The prison of the two universes

di martamatta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: The Rock of the Titans ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Come al solito! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Banda ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Rissa!!! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: The Rock of the Titans ***


La stanza era quasi del tutto buia da dei piccolo spifferi passavano dei leggeri raggi di luce che illuminavano, leggermente, la stanza. Albert era rannicchiato su una branda, aprì leggermente gli occhi,  si guardò intorno con sguardo assonnato poi, sembrava che stette per richiudere gli occhi ma invece li spalancò e venne seduto.
Scrutò la stanza con attenzione vi erano presenti solo la branda, in cui era seduto, e un piccolo specchio dall’altro lato della stanza, non c’era neanche una porta o una finestra. Provò a muovere le mani ma solo in quel momento capì che delle massicce e leggere manette bloccavano le sue braccia, legate fra di loro davanti a sé.
Si alzò bruscamente sconcertato e andò verso lo specchio, mentre non smetteva di guardarsi in torno, arrivato allo specchio si bloccò e notò che i suoi occhi non avevano più quel bagliore rossastro di sempre (dovuto all’effetto del virus Progenitor che gli scorreva nelle vene) ma aveva riacquistato quel colore azzurro, che credeva non avrebbe mai più rivisto occupare le sue orbite. Poi si accorse che i suoi vestiti erano cambiati, non aveva più i suoi abiti neri, ma dei pantaloni arancioni tenuti da una cintura di pelle marroncina; insieme ad una maglietta arancione (abbinata a i pantaloni) con una piccola scritta sopra, in alto a destra, che diceva “A. Wesker” ; l’unica cosa che non era cambiata nel suo abbigliamento erano i suoi anfibi neri, che oltretutto si spogliavano bene con la divisa che aveva.
Stava riflettendo su questo quando sentì un fortissimo rumore e la parete davanti a lui si aprì come se fosse uno sportello di un grande velivolo. Al di là non riusciva a vedere niente se no una forte luce che quasi lo accecava.  Delle persone, che indossavano un armatura nera, salirono quella strana rampa, che prima sembrava il muro della sua stanza, lo circondarono e una di esse attacco una lunga catena alle sue manette. 
A quel punto Albert esplose dalla rabbia  disse –Che volte da ME!!!??- la guardia (quella che gli stava attaccando la catena) sollevò la testa e poi disse in tono autoritario e severo – Wesker Albert, lei è colpevole per aver tentato più e più volte  di far ingoiare il mondo da cui proviene nell’oscurità, pertanto i supremi dei due universi anno deciso di confinarla alla prigione di massima sicurezza all’intreccio dei modi. Dove rimarrà con i suoi coetanei fino a tempo indefinito! E le sue capacità sono state separate da lei!- Albert rimase a bocca aperta “è solo un sogno questo!” e il soldato capendo il suo stato d’animo gli disse –la nostra dimensione è fatta di due universi chiamati Capcom, dalla quale viene lei, invece l’altro universo si chiama Marvel. L’intreccio dei mondi è un mondo molto speciale dove i due universi si collegano, su di esso è stata eretta la più grande e maestosa prigione mai esistita, creata a scopo di contenere e controllare i tipi oscuri e malvagi come lei!-, poi il soldato fece cenno con la testa e altri due militari misero delle catene alle sue caviglie e disse severamente –mi segua senza fare storie- e pian piano Albert seguì il soldato entrando in quella strana e accecante luce, che poi scoprì essere la luce del sole. Dall’altra parte si stagliò uno spettacolo stupefacente, una selvaggia e immensa foresta gli si stagliò davanti, e al centro di essa si trovava un maestoso e sconfinato edificio completamente nero, circondato dalla vegetazione. Era proprio una fortezza con un immenso ingresso davanti a se.
Albert rimase estasiato da quel panorama finché un forte strattone ai polsi non lo fece tornare con i piedi per terra. Seguì silenziosamente la guardia era tropo immerso nei suoi pensieri da non rendersi conto che era finito su una piattaforma a forma ovale, non molto grande, ma poi i suoi pensieri venero interrotti quando la piattaforma cominciò a fluttuare nell’area e si stava dirigendo verso l’immenso edificio, la guardia gli disse ironico e divertito –benvenuto a “The Rock of Titans”, signor Wesker!-.
Quando la piattaforma arrivò davanti la porta, essa si spalancò facendoli passare all’interno c’era molto movimento. All’inizio solo guardie, poi superati diversi ingressi davanti a loro si stagliò un mucchio di corridoi aperte con scale nella quale giravano dei detenuti con manette accompagnati dalle guardie, che entrambi guardavano Albert incuriositi. Diversi metri dopo la piattaforma andò ad incastrarsi in un muro poi il soldato fece cenno ad Albert di scendere. Mentre camminarono passarono molte celle, con porte blindate, e il soldato disse ad Albert –è quasi ora di pranzo quando suonerà la campanella le celle si apriranno e un detenuto ti farà da guida e ti spiegherà come funzionano le cose qui…- mentre parlava si arresto davanti una cella numerata “1994” e l’aprì con una carta speciale. –questa è tutta tua , le auguro un buon soggiorno, signor Wesker! – Albert entrò dentro, poi venne liberato dalle catene e dopo pochi secondi la porta si chiuse con un suono metallico lasciandolo solo ai suoi pensieri.
La cella era piccola aveva un bagno pulito con un lavandino vicino e vicino ad esso una branda con un materasso e delle coperte sopra insieme ad un cuscino. Si accorse all’ultimo momento del marchio dell’Umbrella sul muro davanti alla branda con  vicino uno specchio.
Poi un suono molto acuto si sentì riecheggiare nel corridoio e la porta si riaprì, vedette molte persone vestite come lui passare, senza che facessero caso alla sua presenza. Poi riprese a guardare il marchio dell’Umbrella. 
Finché una voce non interruppe i suoi pensieri dicendogli –i soldati li mettono per non confonderci tra di noi, è un vero onore fare la sua conoscenza signor Wesker!-  Albert si girò di scatto e vedette un uomo con i capelli castani, leggermente ricci, e gli occhi azzurri, che lo guardavano pensieroso, poi l’uomo continuò –ho sentito parlare di te, sei molto temuto nel tuo mondo, quasi quanto me! Ahh, mi scusi non mi sono ancora presentato mi chiamo Victor… Victor Von Doon!-  
 
Nota dell'autrice:
 
spero che vi sia piaciuta, diciamo che volevo fare diversi cross-over, chissà forse farò anche quello di mischiare il mondo di Batman con quello di Resident Evil, poi si vedrà. E poi volevo proprio scrivere qualcosa di diverso, spero che vi sia piaciuto, non so fra quanto scriverò il seguito però.
Comunque torniamo a noi, se siete appassionati di fumetti e videogiochi troverete molti personaggi famosi in questo cross-over (almeno quelli che piacciono a me e conosco). Alla prossima un bacione e ricordate che una recensione fa sempre piacere, 
 
baci martamatta

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Come al solito! ***


Albert lo guardava fisso, si era presentato come se fosse qualcuno di famoso, ma lui non l’aveva mai visto prima d’ora. Victor si avvicinò a lui e gli disse –sarò la sua guida, immagino che quando è entrato la guardia glielo abbia detto, ma in ogni caso io glielo ripeto comunque: benvenuto a “The Rock of the Titans”, la prigione di massima sicurezza dei due universi. Posso darle del “tu” signor Wesker?- , Albert lo fissava sbalordito era come se fosse finito in un’altra realtà non capiva cosa fossero tutte queste assurde storie sui due universi uniti tra loro. Poi scosse la testa e annuì a Victor ancora un po’ disorientato e lui disse divertito –sei un gran chiacchierone tu è…? Comunque credo che chiamarti Wesker sia troppo formale, soprattutto in luogo come questo. Di sicuro ce l’hai un nome di battesimo vero? E non essere timido, guarda che la vedo l’iniziale “A” vicino al tuo cognome, sulla maglietta. Com’è Adrian…Adam…- alla fine Wesker parlo, in modo freddo e distaccato  –Albert!-, Victor gli sorrise e disse –finalmente sento la tua voce, dai segui me, ti faccio strada per arrivare alla mensa!-.
Uscirono dalla cella e percorsero un lungo corridoio bianco, mentre camminavano Victor gli disse –ora mangiamo qualcosa, poi ti faccio fare un giro turistico. Intanto hai qualche domanda?- Albert rifletté e poi chiese –cosa sono i due universi? E chi sono i supremi?-, Victor ridacchio e poi disse –mi aspettavo una domanda del genere! I due universi sono ciò che compongono questa dimensione e ogni universo è composto da vari mondi dove in essi alberga sia luce che tenebra. I supremi sono coloro che controllano l’equilibrio tra queste due forze, poiché se non c’è l’equilibrio i mondi muoiono e vengono distrutti dal nulla. È per questo che ci hanno chiusi qui! I nostri mondi, sia il mio e il tuo e di chiunque si trovi qui, sono stati riempiti di luce svuotando le tenebre che lo governavano. I supremi voglio mantenere “l’equilibrio” ma non c’è equilibrio se porti via le tenebre dalla luce poiché una delle due non può esistere senza l’altra. Eppure si credono che sia cosa giusta, sconvolgendo i mondi così. Forse pensano che la luce sia la sola che possa salvare i mondi, ma secondo me l’equilibrio non deve essere toccato o sconvolto da nessuno perché ogni mondo sa badare a se stesso e non ha bisogno di nessuna balia. Di sicuro è solo un pretesto per qualcosa…-, Albert stava riflettendo a ciò che gli stava dicendo Victor, infatti pareva assurdo anche a lui “se i supremi volevano mantenere l’equilibrio allora perché separare due facce della stessa medaglia, luce e ombra?”.
Mentre entrambi camminava e pensavano a questo, Albert notò un ragazzo appoggiato lungo il muro del corridoio, vestito come loro, lo fissava in modo indifferente e freddo, aveva i capelli bianchi tirati all’indietro e gli occhi azzurri, gelidi anche più del ghiaccio. Lo fissava come se lo stesse studiando, Albert non riuscì a leggere il suo nome sulla maglietta arancione, poiché era coperto dalle sue braccia conserte. E gli passò accanto in modo da apparire indifferente al suo sguardo.
 
Dopo il lungo corridoio e una larga porta di metallo, che attraversarono, si stagliò davanti a loro una grande mensa, c’era molta confusione all’interno. C’erano molti tavoli con lunghe panchine fatti di metallo sparsi in modo lineare e geometrico per la grande stanza (otto in tutto). Alcuni erano pieni completamente, sia di gente che di chiacchiere e pettegolezzi che i detenuti si scambiavano fra di loro e altri quasi completamente vuoti.
Victor gli fece cenno di seguirlo, e lo condusse ad una enorme fila di vassoi seguita da un banco dove si poteva prendere dei piatti di carta contenente del cibo, entrambi presero un vassoio. Albert aveva un po’ di fame, quando aveva il virus in corpo mangiare gli era diventato più un lusso che una necessità, ma adesso era tutto diverso si sentiva più debole più fragile. Prese dell’insalata di pattate e del pollo, anche Victor lo imitò prendendo le stesse cose, e poi entrambi si andarono a sedere vicini in un tavolo quasi completamente vuoto.
 
Mangiarono in silenzio, ma una voce ruppe quella quiete dicendo –è sulla bocca di tutti il suo nome signor Wesker!-, entrambi sollevarono la testa, ed Albert si ritrovò davanti un uomo tra i sessanta e i cinquant’anni con dei lunghi capelli bianchi (che gli ricadevano sulla fronte) e gli occhi grigi con qualche accenno all’azzurro. Victor disse allegramente -ehi Albert ti presento un mio amico barra collega. Erik,Lensherr, Erik ti presento Albert Wesker!-, l’uomo sbuffò e disse –so chi è lui, essendo nuovo il suo nome è sulla bocca di tutti, e lo rimarrà per qualche giorno. E poi Victor sai che non mi piace essere chiamato per nome o cognome!- Victor disse annoiato –già tu preferisci essere chiamato con il nome che ti sei affibbiato nel tuo mondo “Magneto!!”-.
Albert si alzò e gli strinse cordialmente la mano e poi Victor disse –vieni pure a mangiare qui!- e magneto annuì e si sedette di fronte a lui. Poi Albert disse curioso -perché nel tuo mondo ti chiamano “Magneto”?- Erik si fermò di botto e lo guardò freddamente poi mormorò –nel mio mondo sono presenti degli esseri speciali che gli abitanti chiamano “Mutanti” che sono dotati di capacità sovraumane, io sono uno di loro e ho la capacità di manovrare qualunque genere di metallo a mio piacimento- Albert ne rimase a bocca aperta e poi rivolse lo sguardo a Victor e lui capendo i suoi pensieri gli disse –io nel mio mondo mi chiamo Dottor Destino! Sono uno dei più grandi scienziati nel mio universo e ho anche poteri basati sulle conoscenze occulte e la magia nera e quello di controllare l’elettricità nel tempo libero! Tu invece?-, Albert si sentì un po’ a disagio come se il suo virus l’avesse preso all’asta di un mercatino da quattro soldi. E poi notò che entrambi lo guardavano incuriositi e lui alla fine disse –niente di speciale… ho sempre avuto un intelletto sovraumano, ma nel mio mondo mi sono iniettato un virus che mi ha trasformato in una specie di “super uomo”!-. Si accorse che entrambi lo guardavano  interessati, finché Magneto non disse –non credo che sia “niente di che”! Visto che qui sei temuto quasi quanto Akuma! E si Akuma proviene dal tuo universo ma non chiederci niente su di lui, non ne sappiamo molto, solo che è il più forte della Capcom!-.
Victor disse abbassando lo sguardo con un tono triste –poi arrivano loro…i soldati! Quando meno te lo aspetti, ti soprasalgono, puntando più sul numero che sulle capacità e ti tolgono ciò che ti è più caro! I tuoi poteri! E ti strappano via dal tuo mondo…- tutti e tre abbassarono lo sguardo e poi Victor continuò –però da una parte gli sono grato, quando hanno separato i miei poteri dal mio corpo, mi hanno ridato il mio aspetto da uomo e non da mostro!- Albert e Magneto lo fissavano con un po’ di sorpresa. E magneto disse –e poi ti svegli in una stanza buia e ti portano qui! È successo a tutti così giusto Victor!- lui annuì rialzando lo sguardo e dicendo –come al solito!-.
Albert ripensò intensamente a quando lo venerò a “prendere”:
 
La sua scrivania era in disordine come al solito coperta di carte e varie scartoffie, Wesker guadava fuori la finestra mentre un ghigno crudele e oscuro gli copriva il viso “UROBOROS è ormai pronto, oh Chris! Vedrai la bella sorpresa che ti ho preparato in Africa sarà la tua fine Readfield! Il mondo sarà mio, lo condurrò all’evoluzione e alla salvezza” si mise a ridere ed alta voce disse –IO sarò un DIO!!!-. Poi qualcuno disse –lo vedremo Wesker!!!- lui si girò di scatto e degli uomini avevano invaso la porta l’ingresso del suo studio erano tre in tutto, avevano delle tutte nere, indossavano dei casci che coprivano il loro volto e imbracciavano delle strane armi. L’uomo di prima parlò di nuovo dicendo –deve venire con noi, signor Wesker!- Albert si girò del tutto mentre si sistemò meglio gli occhiali da sole che aveva sul naso e disse –volete giocare? Bene allora prima…- il soldato lo vide sparire di fronte ai propri occhi, e la sua voce fredda riprese a sussurrargli nell’orecchio -…dovete prendermi!- Wesker era riapparso vicino al suo fianco e aveva stesso con un colpi gli altri due soldati.
Il soldato di corsa gli puntò l’arma contro e cominciò a sparare ma con grande sorpresa Albert aveva schivato tutti i proiettili come se fossero palle da baseball. Lui lo prese per il collo ma il soldato lo colpì in faccia con il calcio dell’arma e gli fece volare via gli occhiali da sole. Wesker strinse ancora più forte il collo girando la testa verso il soldato e aprendo gli occhi. Ciò che vide il soldato non lo dimenticherà mai, i suoi occhi erano delle iridi rosso sangue che brillavano furiose, aveva sentito che Wesker fosse forte e pericoloso ma non aveva mai immaginato fino a quale punto. Wesker continuò a stringere il collo, ma sentì un forte pizzico alla gamba, lasciò cadere il soldato a terra e vide che una siringa contenete un liquido verdastro  si era svuotata nel suo corpo. La staccò e vide che uno dei soldati che aveva messo fuori gioco aveva imbracciato un arma e gli aveva sparato un colpo prima di svenire al suolo.
 Si senti indebolito,  cominciò a correre uscendo dallo studio, in un lungo corridoio buoi “questa roba mi sta indebolendo, la vista mi si appanna! Per sicurezza è meglio andare in un luogo sicuro, quei tre sono fortunati! Se non mi sentissi così male li avrei già uccisi! Devo capire cosa è questa robaccia che adesso mi scorre nelle vene!”. Attraversò una porta metallica e si ritrovò in un enorme spazio, non vedeva oltre due passi da lui. Si accorse troppo tardi che più di 20 soldati erano di fronte a lui e gli puntavano le armi addosso. Gli spararono in tutto 6 siringe addosso, tre sul petto, due sul braccio sinistro e una sulla coscia destra. 
Wesker barcollò facendo qualche passo poi cadde in ginocchio, non sentiva più il suo corpo. I soldati si avvicinarono ma lui con gran sorpresa di tutti cacciò un enorme urlo dicendo –NON  MI AVRETE MAI!!!!!BASTRADI!!!- e stette per rialzarsi, le sue iridi brillavano minacciose incutendo un certo timore fra i presenti. Allora i soldati lo accerchiarono e gli spararono altre quattro siringe sulla schiena, ma Albert non cedette ansi sembrava più determinato che mai.
I soldati lo afferrarono cercando di bloccargli gli arti, ma facevano fatica perché lui si dimenava furiosamente. Un soldato gli puntò l’arma in fronte e disse freddamente –buona notte!-.
 A quel puntò Albert ricordò che l’ultima cosa che ebbe sentito era lo sparò, poi si fece tutto nero.
 
Victor lo riportò al presente dandogli una gomitata e gli chiese –a che pensi?- Wesker stette un momento a riflettere poi disse –i nostri poteri sono stati separati da noi giusto? E allora dove sono?- Magneto gli rispose semplicemente –nei profondi sotterranei della prigione, come chiusi in provette insieme ai nostri oggetti personali. Le guardie e noi prigionieri li chiamiamo gli “Archivi” l’altra parte di noi stessi chiusa qui dentro, sotto i nostri piedi!-.       
 
nota dell'autrice:
ecco qua allora che ne pensate? spero che vi sia piaciuto, una prigione un po' particolare^^
adesso vi chiedo Chi è il ragazzo dai capelli bianchi che osservava Wesker? Cosa troverà il nostro protagonista in questo particolare posto? quali altri magici incontri farà?
Al prossimo capitolo ragazzi (spero di pubblicarlo presto) e vi prego una recensione per sapere se vi piace o se vi fa schifo. Va be che dramma!!! Ringrazio a chi leggerà e sopratutto a chi scriverà una recensione.
Baci, martamatta

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Banda ***


Albert si portò la mano destra sul mento, Magneto notando il suo gesto e cogliendo i suoi pensieri disse –non pensarci nemmeno!-, Albert sussultò e disse –non so di che parli…- Magneto gli rispose seccamente –lo dico per il tuo bene ragazzo! Nessuno conosce lessata collocazione degli “archivi” e chi la trovata non è rimasto del tutto intero per raccontarlo. Se non fossero così sicuri di saper proteggere quel posto non lo avrebbero mica collocato così vicino ai detenuti. Come si può dire…”mettere lucchetto e chiave nello stesso posto, cercando di tenerli comunque separati…” un modo comodo e conveniente!-.
Victor interruppe il loro discorso dicendo –veramente, qualcuno c’è stato!- entrambi lo guardavano sbalorditi e lui continuo –come Magneto non l’hai saputo? Mi riferisco ad Akuma! Lui a tentato di penetrare gli Archivi e per poco non c’è riuscito, adesso si trova in una cella di isolamento speciale dove rimarrà a tempo indefinito-.
Magneto disse seccato –questa è un'altra affermazione che è impossibile accedere agli Archivi, se non c’è riuscito un tipo come Akuma che possibilità hai tu o uno di noi senza i nostri poteri?-. Victor annuì ma Albert era ancora più pensieroso di prima e pensò “nascondere chiave e lucchetto nello stesso posto… è veramente un idea stupida! Nessun posto è impenetrabile, ma devo aspettare! Il virus tornerà da me, lo sento che mi sta chiamando. E a quel punto giuro che la farò pagare a quei pupazzi militari vestiti di nero…”.
Avevano finito tutti di mangiare quando Victor disse –ok iniziamo il giro turistico? Vieni con noi Erik?- Magneto sbuffò e poi annuì seccato, ed Albert pensò “si vede che non gli piace essere chiamato per nome”.
Si stavano alzando quando si sentirono delle forti risa riecheggiare per tutta la mensa a quel punto tutti e tre si voltarono. Dall’altra parte della sala un gruppo di detenuti ridevano ed osservavano un uomo dai capelli rossi e gli occhi verdi,tra i quaranta e i cinquant’anni, che stava maltrattando un ragazzo moro molto giovane, avrà avuto venticinque trent’anni.
Albert si sentì che la rabbia lo stava montando nel vedere che questo ragazzo subiva maltrattamenti e stava per avvicinarsi con rabbia e determinazione ma Victor e Magneto lo bloccarono afferendolo ad un braccio e dicendogli –noi anche vogliamo farla pagare a quei bastardi per come trattano quel ragazzo…ma se lo fai avrai mezza prigione che ti prende di mira-, Albert disse con rabbia  –chi sono quelli?-, Magneto rispose irrigidito –nel nostro universo c’è un tale di nome Wilson Fisk è uno dei peggioro cattivi, tanto che si fa chiamare Kingpin. Quando l’hanno portato qui ha pensato bene di esaminare ogni singolo prigioniero e di reclutare quelli che ritiene più adatti, per formare una banda, in modo da controllare questo posto- Albert rifletté un momento poi disse –cavolo avete manie esibizioniste per tutti questi sopranomi! Quali di loro è Fisk? E se è del vostro mondo perché anche voi non fate parte di questa patetica banda?- Victor sbuffò –sia a me che a Erik non è mai piaciuto quel tipo tanto meno quelli che lo circondano, sono tutti patetici, il vero potere se lo si merita o si acquista a fatica e no leccando i piedi a un tipo del genere! Sapendo chi siamo ci ha fatto un offerta ma l’abbiamo caldamente rifiutata dicendo che non ci interessava!- poi Magneto continuò –se cerchi Fisk lui a già mangiato da un pezzo. Si starò godendo l’aria fresca fuori. Intanto lascia che ti presenti l’uomo dai capelli rossi. Si chiama Norman Osborn detto Goblin è il tipo di uomo che farebbe di tutto per raggiungere i suoi scopi. Sulla sua destra, dietro di lui, quello con il viso sfigurato che sembra uscito da un film horror di serie B è Billy Russo detto Mosaico è un tipo che farebbe di tutto pur di arricchirsi! Sono i principali lecca piedi di Kingpin. Due veri bastardi!-.
Albert prese a fissare la scena più attentamente, appena il ragazzo cercava di rialzarsi da terra Osborn lo scaraventava di nuovo a terra. Non sapeva spiegarsi però il fatto che lui desse fastidio vedere una persona che veniva maltrattata, a lui che  nel suo mondo era noto per il suo egoismo e la sua malvagità, forse centrava il fatto che le manie di bullismo non gli sono mai piaciute fin da quando era un bambino come successe all’accademia della Umbrella molti anni fa quando conobbe William Birkin, o forse anche perché senza il virus in corpo si sentiva più vicino alle emozioni umane. 
Dopo un po’ di silenzio domandò ai suoi compagni –chi è il ragazzo? Quale strano sopranome si è affibbiato? È che ha fatto per meritarsi questo?- Victor rise sotto i baffi e disse –quel “ragazzo”  è il Dio asgardiano dell’inganno e delle malefatte, e ti sorprenderò sapere che non ha nessun sopranome! Ecco a te Loki!- Wesker rimase a bocca aperta poi Magneto continuo –a parte il fatto che con Kingpin a sempre alzato la cresta, ma poi lui e i suoi sgherri non lo sopportano poiché è un autentico Dio, invidia i suoi poteri e quindi l’hanno preso di mira come per dirgli “adesso qui non sei più tanto divino è? Sei come noi!”.la stessa invidia che provano nei nostri confronti, ma noi non alziamo mai la cresta soprattutto perché non abbiamo niente contro di loro e loro contro di noi!-, Albert riflette profondamente “Loki, nella mitologia nordica è un Dio notato di grande astuzia e diabolicità, gli antichi nordici sostenevano che la malvagità di Loki era necessaria per mantenere l’equilibrio cosmico, davvero interessante questo universo Marvel, sembra un parco giochi rispetto al mio mondo è così complicato!”.
Alla fine Victor ruppe i suoi pensieri dicendo –andiamo campione! Iniziamo il giro!- e lo spinse delicatamente verso la porta d’uscita seguito da Magneto.
Si lasciarono alle spalle la mensa, attraversarono un lungo corridoio e poi Victor si fermò davanti una stanza con la porta aperta e disse –questa è la biblioteca se vuoi leggere o hai semplicemente bisogno di un po’ di quiete puoi venire qui- Albert si affacciò leggermente e vedete dei tavoli vuoti con dei libri appoggiati al di sopra, circondati da parecchi scafali pieni zeppi di libri.
Andarono avanti e Victor si affacciò ad un enorme finestra dove si vedevano delle rocce e delle buche dove dei detenuti stavano scavando con delle pale o rompendo le rocce con dei picconi e Magneto disse annoiato –ecco l’attività ricreativa che ci aspetta ogni giorno per 7 ore, delle volte dalla mattina presto fino dopo l’ora di pranzo e al’altre volte dal pomeriggio fino tarda sera. So cosa stai pensando “che razza di rieducazione è questa” ma dobbiamo stare qui punto, non per essere rieducati! È un modo per tenerci occupati-, poi Victor continuò –invece dall’altro lato della prigione, collegato alla mensa, c’è il parco giochi di noi detenuti: pesi per allenarci, panchine per oziare eccetera eccetera….poi le docce si trovano al secondo piano, bagno tre volte a settimana con cambio di vestiti che quelli sporchi dovrai lavarti da solo nel tempo libero nella lavanderia che si trova proprio vicino alle docce. A grandi linee è questo quello che devi sapere qui! Hai capito?- Albert annuì poi all’improvviso si senti un’acuta campanella riecheggiare per i corridoi e Victor disse –essendo nuovo oggi non farai granché! Ma preparati che domani mattina anche per te inizierà la “rieducazione”, ti vengo a prendere io quando sarà il momento. Adesso torna in cella e ci vediamo domani- Albert annuì e li salutò con distacco e indifferenza.
Era immerso nei suoi pensieri per lui era tutto assurdo, infondo per chiunque si sia svegliato in una stanza semi buia senza porte e abbia scoperto dell’esistenza di due universi paralleli legati tra loro. Appena entrò nella sua cella la porta gli si chiuse alle spalle, poi si sdraiò dolcemente sulla branda, era stranamente molto stanco. Da quando il suo dolce elisir si era separato da lui si sentiva più fragile, più vulnerabile e questo lo rendeva più cauto e pericoloso che mai.          
 
 
nota dell'autrice:
allora cosa ne pensate? spero che vi sia piaciuto e che abbiate riconosciuto molti personaggi del mondo Marvel.
Comunque scusate per l'attesa ho avuto parecchio da fare.
un grazie a chi segue e a che scriverò delle recensioni
baci, martamatta 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Rissa!!! ***


Nei giorni seguenti per Albert divenne tutto quotidiano, i discorsi sui mondi e lavorare con delle pale o dei picconi; dalla mattina presto fino a dopo l’ora di pranzo, ogni giorno. Le sue mani si erano screpolate e riempite di calli, ma a lui non importava granché, dopotutto il suo fisico doveva trovare un modo per mantenersi.
Stava molto con Magneto e Victor, li trovava entrambi interessanti e gradiva la loro compagnia, dopotutto Albert li trovava simili a lui più di quanto potesse credere. Quando invece stava da solo era per rifugiarsi in biblioteca; in quel posto Albert trovava calma e tranquillità per schiarirsi le idee e magari leggere e scoprire qualcosa in più sugli universi.
Ogni giorno studiava ciò che lo circondava dalle guardie a ogni singolo centimetro di ogni posto dove andava. C’era un modo per penetrare negli Archivi, ma sarebbe stato del tutto impossibile farlo da solo, per questo aveva già in mente un piano. Ma ci sarebbe voluto tempo per attuarlo è per questo studiava tutto ciò che osservava nell’ambiente circostante.
 
I giorni si confondevano tra di loro anche se fino ad ora ne erano passati pochi; e ad un certo punto Wesker non ebbe più saputo dire quanto tempo fosse passato da quando le guardie lo ebbero strappato via dal suo mondo.
Alla fine arrivò un caldo pomeriggio ed insieme ai suoi compagni (Victor ed Erik), Albert se lo stava godendo nell’ozio, nel “parco giochi” dei detenuti: Il parco giochi era un grande spazio dove i prigionieri potevano tranquillamente oziare e chiacchierare su degli appalti, collocati al lato destro del parco; oppure potevano allenarsi con dei pesi collocati al lato opposto; o semplicemente giocare e divertirsi nel campo da basket, al centro del parco.   
 Avevano appena finito di lavorare e cercavano di riposarsi chiacchierando del più e del meno, stando seduti su gli appalti. O almeno era quello che facevano Erik e Victor, al contrario di loro Albert era seduto silenzioso ed era immerso nei suoi pensieri, era molto annoiato e il desiderio di tornare a casa per completare il piano UROBOROS, lo bramava sempre di più. Anche se con la sua assenza per tutti questi giorni, che si confondevano tra di loro, il suo piano prefetto di sicuro era andato già da un pezzo a rotoli,  soprattutto se Excella ne avesse preso il controllo.
 
Sbuffò come stufo poi prese a guardarsi intorno, mezza prigione si trovava lì fuori, visto che l’altra metà era ai lavori forzati. C’era sia calma che confusione, dipendeva da quale lato Albert si girasse. Ad un certo punto il suo sguardo si soffermò su un ragazzo dai capelli bianchi, che lo guardava con insistenza e freddezza. Albert si accorse subito che quel ragazzo era lo stesso che aveva incrociato il primo giorno in corridoio, quando entrò nella prigione.
Gli dava molto fastidio lo sguardo che il ragazzo gli stava rivolgendo, e alla fine decise di guardarlo a sua volte con la stessa espressione e anche con un accenno di sfida.
Per parecchi minuti si fissarono, poi qualcosa attirò lo sguardo del ragazzo. Che si voltò dalla parte opposta e osservò attentamente ciò che aveva attirato la sua attenzione. Alla fine il ragazzo scosse la testa con aria delusa e si voltò dall’altra parte, di dove aveva rivolto lo sguardo, non curandosi più di Albert che non aveva smesso di osservare ogni sua mossa.
Incuriosito dalla reazione del ragazzo, Albert guardò nella medesima direzione.
Si ritrovò davanti la stessa scena della mensa che gli si era presentata diversi giorni fa, Norman Osborn che si divertiva a tormentare e a pestare Loki, mentre dietro di loro si trovava Mosaico e altri uomini che ridevano osservando soddisfati la scena.
 
Albert sbuffò e sorrise malignamente, si alzò e cominciò a dirigersi verso la rissa. La voce di Magneto lo fermò dicendo –Ehi Albert che vuoi fare? Sei impazzito?-, Albert si voltò e disse annoiato –Voglio allenarmi un po’, e visto che si sta presentando un occasione propizia….ne approfitto! E non fraintendetemi vado ad aiutare quel ragazzo non solo perché mi irrita vedere quei visi maligni così soddisfatti e contenti, lo faccio perché sono molto annoiato e l’idea di affrontare una BOW mi stuzzica da un po’. Ma visto che non posso tornare nel mio mondo e sono bloccato qui, mi accontenterò di uno scontro più semplice con questi buoni a nulla!-, Magneto si irrigidì a quelle parole e Victor disse preoccupato –Mi sa che la noia ti ha fatto davvero male al cervello! E poi cos’è una BOW…? -. Wesker risse e disse –Da ciò che ho appreso di voi in questi giorni e che nel vostro mondo siete persino più pericolosi e temuti di me! Ma a vedere come vi comportate non si direbbe, se no ci foste voi a capo di una banda! Oppure siete pentiti e volete rigare dritto d’ora in poi? Desiderate tornare a casa e far vedere a queste guardie che siete cambiati? In effetti e ciò che cominciò a pensare anche io pur di andarmene, ma visto che non ci faranno mai uscire di qui tanto vale tenerci occupati un po’ prima che la noia ci schiacci!-. Detto questo si diresse verso la rissa e i due compagni lo guardavano a bocca aperta e in cuor loro sapevano che Albert aveva detto il vero.
 
Loki era a terra e Norman sopra di lui che lo teneva per la maglietta e lo guardava sorridendo malignamente, invece Loki lo fissava con fare determinato come qualcuno che non si sarebbe mai arreso. Alla fine Osborn irritato dal suo sguardo caricò un pugno e in sotto fondo si sentiva tutto il resto della banda lanciare urla di incitamento; il pugno era a pochi centimetri dal ragazzo moro, quando la voce fredda di Albert raggiunse l’orecchio di Osborn ,facendogli bloccare il pugno, -Perché non te la prendi con qualcuno più grosso di te?-, Norman irritato alzò lo sguardo e guardò fisso Albert per qualche secondo, studiandolo con attenzione. Era curioso di conoscere il nome del suo nuovo avversario, ma Wesker aveva coperto la scritta del suo nome con le braccia incrociate.
Osborn si mise in piedi e poi mormorò con tono scocciato –Tipo te bel biondino? Scusa se te lo dico ma sembri un po’ gracilino!-, Albert scoppio a ridere –Sai rosso l’apparenza inganna sempre! E può essere fatale delle volte! E poi infondo se non si prova, non si scoprono mai le potenzialità che può avere una persona-.
Norman lo fissò ancora più irritato, mentre il resto della banda si era zittito ed osservava Albert con attenzione e curiosità. Vedendo nessuna reazione da parte dell’uomo dai capelli rossi Albert parlò in tono di sfida –Che c’è? Hai paura che un “gracilino” come me possa batterti? Infondo non sei niente di speciale, sei solo molto arrogante e fai la voce grossa con chi è più debole di te! C’è ne sono un sacco come te in entrambi gli universi e questo vostro comportamento è molto irritante!-.
A quel punto Norman scoppiò di rabbia –Come osi parlarmi così? Ti meriti una bella lezione, sei tu quello arrogante che non sa con chi sta parlando!-, Albert sbuffò - Norman Osborn, un uomo che come tanti in questo posto, nel suo mondo è stato corrotto dalla sete di potere! Solo chi ha le capacità di diventare forte acquista il diritto di essere potente e di poter predominare su gli altri!-.
Dal gruppetto dietro Norman; Mosaico guardava stupefatto Albert, da come parlava si poteva benissimo pensare che questo “gracile biondo”  non era un uomo comune e che sapeva bene ciò che diceva, perché le sue parole fiorivano dall’esperienza del passato. Mosaico non era uno stupido e voleva saggiare le capacità di ogni singolo prigioniero, tanto che si era studiato per bene ogni profilo psicologico e fisico di ogni detenuto. Il ragazzo biondo aveva un aria familiare, di sicuro aveva letto anche di lui, ma non riusciva a ricordare il nome e le capacità.
Alla fine Mosaico sbuffò e parlò, nel tentativo di assaggiare le capacità del biondo scatenando una rissa, –Perché non gli fai vedere quanto vali veramente Osborn? Mostragli che si sbaglia!-. Norman sorrise –Ti ridurrò male “faccia d’angelo”, infatti non capisco come un tipo che sembra così indifeso sia potuto entrare qui! Sembri tutto l’opposto di pericoloso e cattivo! Sarà che nel tuo mondo siete tutti pappe molli-. Detto questo Norman si gettò a capofitto su di lui nel tentativo di afferrarlo, ma Albert lo schivò senza il minimo sforzo e lui cadde a terra. Mentre Norman si alzava da terra Wesker parlò rivolto a Loki –Ti conviene allontanarti da qui prima che tu venga di nuovo coinvolto in un’altra rissa, sei piuttosto ridotto male!-, il ragazzo moro annuì e si alzò allontanandosi di qualche metro, ma rimase a guardare lo scontro che presto avrà avuto inizio, anche lui come Mosaico era curioso di vedere come se la cavava l’uomo che Norman aveva definito “faccia d’angelo”.
Norman ormai si era rialzato ed Albert mormorò annoiato –Sei lento!-, a quel punto il rosso attaccò con una scarica di violenti pugni, ma Albert senza nessuno sforzo li schivò e li parò tutti. Norman ne rimase a bocca aperta ed Albert approfittando della sua distrazione gli diede un forte calcio all’addome, facendolo cadere in ginocchio e il rosso si portò le braccia sul punto colpito, mugugnando delle parole di dolore senza senso.
Intanto intorno a loro si stavano avvicinando molti detenuti, curiosi di chi stava finalmente dando una lezione all’arrogante Goblin.
Mosaico cercò di sbirciare il nome del biondo, dato che non aveva più le braccia conserte davanti alla maglietta, ma non ci riuscì siccome quando aveva sferrato il calcio al suo compagno si era girato di spalle, ma comunque sia non perdeva occasione per scorgere la scritta nera.
Osborn imprecava dolorosamente –Brutto bastardo “faccia d’angelo” questa te la faccio pagare cara stanne certo!-, si alzò faticosamente e con ammirevole audacia si gettò di nuovo contro Albert e lui lo schivò per la seconda volta, ma stavolta lo prese per il braccio che dolorosamente gli mise dietro la schiena. Dal dolore Norman si inginocchiò e a quel punto Albert finì di immobilizzarlo facendo ancora più pressione sul braccio.
In quel momento Mosaico poté scorgere il suo nome e rimase immobile e pensò “Wesker! Norman non ha nessuna possibilità contro un soldato perfettamente addestrato dalla corporazione del suo mondo. Già il suo mondo…l’incubo dove non ti vorresti mai trovare. Il peggior mondo dell’universo CAPCOM ha generato il peggior essere umano mai visto! Wesker nel suo mondo rappresenta il lato oscuro nell’umanità: ingegno, razionalità e egoismo! Tutto messo insieme, non l’avevo riconosciuto subito perché nella foto del suo profilo era vestito di nero, indossava degli occhiali da sole e aveva i capelli messi più in ordine…”.
 
A quel punto Albert si accovacciò vicino a Norman, per sussurrargli all’orecchio; -Tu dici che nel mio mondo siamo tutti dei pappe molli vero? Io ho visto cose che ogni notte della tua vita verrà per sempre segnata da incubi. Ho fatto cose che non penseresti mai che un uomo potrebbe esserne capace. Nel mio mondo ogni passo è contato, non puoi tornare indietro dalla strada presa e se non stai attento a scegliere la via che percorri, potresti morire senza neanche accorgertene oppure prima di morire saresti segnato da un enorme sofferenza fisica del quale non avresti scampo di sopravvivere…”. A quel punto Albert lasciò la presa e Norman finì completamente a terra e per riprendersi dal dolore, ma soprattutto dalle parole ascoltate, fece dei respiri profondi.
In quel momento Albert si guardò intorno e vide che tutto intorno a lui e a Norman c’era una folla di detenuti che li fissavano stupefatti tra di essi insieme a Loki c’erano Magneto e Victor e il ragazzo dai capelli bianchi, ed un pauroso silenzio riecheggiava nell’aria.
Ad un tratto un piccolo applauso ruppe il cupo silenzio, ed ognuno si girò verso la fonte di quel rumore. Un enorme e robusto uomo era in piedi e fissava con soddisfazione Albert, si stava avvicinando a lui ed Albert poté leggere chiaramente la scritta nera sulla maglietta “W. Fisk”. L’uomo si avvicinò e disse –La sua fama lo precede! E vero ciò che si dice di lei, è davvero temibile signor Wesker! Direi proprio come dice Norman “l’aspetto di un angelo”, ma aggiungerei “l’anima di un diavolo” -, a quelle parole un enorme bisbiglio di voci riempì l’aria tra la folla di prigionieri.
Albert fissò freddamente il capo banda della prigione –Per me è un piacere conoscerla Kingpin! Ho sentito parlare molto di lei-, entrambi con educazione e rispetto reciproco si strinsero la mano. Poi Fisk guardò con delusione e divertimento Norman dicendo –L’hai trovato qualcuno che ti tiene a bada vero Osborn?- poi rivolse lo sguardo di nuovo a Wesker –Ci farebbe comodo un tipo come lei! Perché non entra a far parte della nostra banda?-, Albert sbuffò e rispose – La ringrazio per la proposta, ma devo declinarla, mi scusi!-, Fisk lo guardò non convinto e disse – Se posso chiedere, perché?-. Albert rispose in tono convinto e freddo –Perché un uccello in gabbia non potrà mai volare libero…-.
Kingpin lo guardò un po’ irritato e disse –Come vuole, se cambia idea basta che ritorna da me per parlarne! Ma comunque sa che ha pestato uno dei miei, quindi penso che sia giusto risaldare il conto!-, Kingpin fece un cenno con la testa verso la sua banda, e degli uomini molto robusti e grossi si avvicinarono dicendo –Vuole che gli diamo una lezione capo?- Fisk annuì aggiungendo –Un consiglio, evitate  la faccia però, dopotutto è pur sempre una “faccia d’angelo”!- .
Fisk se ne andò senza dire altro; ed Albert si ritrovò davanti tre uomini robusti pronti all’attacco. Senza preavviso uno di essi lo prese alle spalle e lo immobilizzò dalle braccia, Wesker cercò di liberarsi ma solo in quel momento si accorse di quanto fosse debole senza il virus. Gli altri uomini cominciarono a colpirlo prima in pancia e all’addome poi, non seguendo il consiglio del loro capo, lo colpirono ancora più forte in faccia.
Ad ogni colpo Albert poteva sentire le ossa dei suoi avversari scontrarsi contro le sue, una sinfonia dolorosa e sanguinosa che lo riportavano indietro; quando, prima di diventare un essere superiore, era ancora un semplice uomo.
E in quegli istanti si accorse di non aver altra scelta che ricorrere all’arma peggiore che aveva a disposizione e che i soldati in nero non gli aveva portato via: l’ingegno.
 
Con molta rapidità, mentre uno dei due energumeni caricava un pugno, lui spostò la testa all’ultimo momento e il pugno andò a scontrarsi con il viso di chi lo stava trattenendo. Esso barcollò e lasciò andare Wesker, che subito si buttò su uno dei due assalitori e lo spinse con tutta la forza che aveva in corpo a terra, cominciandogli a dare dei violente e pesanti pugni sul viso, ricambiandogli il favore.
L’altro rimase per alcuni secondi di stucco, poi cercò di afferrarlo, ma Albert fu più rapido e si spostò in tempo per evitarlo. Poi spedì al suo nemico un profondo calcio allo stomaco che lo fece cadere a terra, proprio sopra al suo compagnio.
Wesker respirava affannosamente e si guardava in torno, aveva i capelli biondi schiacciati dal sudore sulla fronte e i suoi muscoli si erano irrigiditi per lo sforzo; dopotutto era da molto tempo che non affrontava qualcuno senza la benedizione del virus, che non lo faceva mai stancare. In cuor suo gli era mancata tutta quella fatica, il potere di far del male ad un essere umano con la sua stessa forza se non superiore affidandosi all’ingegno. Aveva colpito i nemici a terra in punti molto delicati in modo da metterli fuori combattimento subito, soprattutto il nemico a cui aveva sferrato il calcio; l’aveva colpito ad un punto vitale in maniera così precisa da farlo quasi svenire.
C’era un immensa folla che lo guardava stupefatto, ma poi il suo sguardo si posso sul energumeno che lo aveva immobilizzato, lo fissava con tono di rabbia e freddezza. Esso notando ciò che Albert aveva fatto ai suoi compagni in pochissimo tempo si spaventò e scosse la testa in senso di resa.
Mosaico si avvicinò e disse –“Faccia d’angelo” pare che ti hanno trovato un nuovo sopranome, ma combatti davvero come un demonio. Ho letto di te mi vengono i brividi solo a pensare a cosa potresti fare se avessi ancora le tue capacità! Comunque sia la rissa è finita sei davvero temibile!-, Albert lo squadrò per bene poi disse sarcastico –Tu devi essere Mosaico, cerchi guai anche tu?-.
Mosaico rise –No sta tranquillo porto via questi qui!- e con un cenno il resto della banda fece alzare gli sconfitti, Mosaico prima di andarsene aggiunse –Ti consiglio di farti vedere quel labbro, non credo che te ne sei accorto, ma sta sanguinando e oltretutto ti verrà un bel occhio nero. Comunque sia è stato un onore conoscerti Wesker!-.
La banda si dileguò, come i detenuti che avevano assistito alla rissa, ritornando a fare ciò che stavano facendo prima. Alla fine Albert crollò esausto al suolo, poi si toccò il labbro ripensando a ciò che gli aveva detto Mosaico. Si portò le dita davanti agli occhi e vide del sangue, il suo sangue; Quel sangue che non aveva mai più rivisto dopo la Villa, quando tradì la STRARS.
Senza che se ne accorgesse qualcuno si avvicinò a lui e gli tese la mano, e solo in quel momento Albert alzò lo sguardo. Davanti a lui c’era Loki che mormorò –Grazie! Ma non dovevi-, il biondo sorrise e poté scorgere meglio il viso di Loki; era molto giovane e i suoi occhi erano verde smeraldo. Albert gli prese la mano e mentre si alzava a fatica disse –Non devi ringraziarmi! Più che altro l’ho fatto per noia, ma non mi sono mai piaciuti i bulli!-, Loki gli sorrise ma una voce interruppe la conversazione –Anche se Loki te la sei cercata, alzi molto la cresta con loro e ti comporti da arrogante!-.
Entrambi si voltarono e Wesker si ritrovò davanti il ragazzo dai capelli bianchi. –Ad ogni modo Albert combatti davvero come un demonio, e puoi starne certo se lo dico io che sono un vero esperto di demoni! Mi chiamo Virgil piacere di conoscerti-.
Albert lo fissò attentamente aveva all’incirca la stessa età di Loki. Poi parlò irritato –Perché ti ostinavi a guardarmi sempre in quella maniera?-, Virgil rispose in maniera indifferente –Scusami se ti ho creato disagio! Ma il fatto è che ti ho squadrato subito come una persona interessante. Volevo studiarti per capire come sei! E fin’ora devo dire che sei un uomo forte….-, -Ma comunque sia è meglio se vai in infermeria a farti controllare- disse qualcuno alle loro spalle.
Tutti si giravano e trovarono Victor e Magneto con le braccia incrociate a guardare Albert con severità, -Ti avevo detto di non montarti la testa!- disse Magneto scocciato –Vieni ti accompagno in infermeria è meglio se ti danno un’occhiata-. Tutti annuirono dicendo che era un ottima idea ed Albert senza obbiettare si fece portare in infermeria.
 
L’infermeria si trovava ai piani alti della prigione e quando arrivarono il gruppo lasciò Albert su un lettino. I suoi compagni non potevano fargli compagnia, era contro le regole, e poi lui preferiva stare da solo.
E mentre Albert aspettava chi doveva curarlo osserva con attenzione la stanza. Era molto grande e c’erano diversi lettini posizionati in modo ordinato per la stanza. Ma la cosa che attirò la vista di Albert fu un computer posizionato a pochi passi da lui su una scrivania; con quello poteva bucare la rete della prigione e scoprirne tutti i segreti, il reale motivo del perché erano tutti rinchiusi lì e magari anche le mappe digitale della prigione compresi gli Archivi.
La tentazione si fece sempre più forte, ma dei passi leggeri e calmi lo distolsero da questi pensieri. Poi una voce lo raggiunse –Non so perché a voi detenuti piaccia pestarvi a vicenda!-, Albert rimase immobile, quella voce l’aveva già sentita molti anni fa. Ad un certo punto dalla porta, dall’altra parte della stanza, entrò una giovane donna dai capelli rossi e gli occhi azzurri. Albert sentì un groppo in gola e inspiegabilmente il cuore cominciò a battergli forte, come se volesse uscire dal petto. E Disse agitato –Cl…Claire…?!-  


nota dell'autrice:
cavolo scometto che vi siete fossilizati a furia di aspettare l'aggiornamento chiedo scusa ed il bello è che non so quando metterò il prossimo capitolo visto che sono impegnata con le altre storie!
Perdonoooooooo!!!! Comunque sia ringrazio chi mi segue e ancor di più chi vorrà scrivere una recensione.
Baci, martamatta          

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