Tu: la mia forza

di its_cinnamon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


.Capitolo 1

 
Dalla finestra la luce entrava accompagnata alla solita brezza fresca del mattino. La sera prima aveva fatto un gran caldo, di quelli afosi e appiccicosi.
Ancora una volta Jamie aveva passato una notte insonne, trascorsa a pensare, pensare e a rigirarsi tra le lenzuola bollenti.
Negli ultimi mesi non era successo nulla che le avesse sconvolto la vita, ma le affioravano alla mente tanti di quei ragionamenti, fino a toglierle sogni tranquilli. Negli ultimi tre giorni doveva aver dormito sì e no un’ora e mezza. E si notava lontano un miglio. A casa faceva di tutto per non darlo a vedere, infatti i suoi genitori erano convinti che la loro piccola avesse una vita perfetta e spensierata. Non era per niente così.
Jamie si girò ancora una volta nel letto.
Rimase per chissà quanto a fissare il soffitto.
Pensava alla sua vita. Pensava a quanti giorni avesse buttato via, a quante volte avesse creduto di essersi circondata di amici che in realtà non erano altro che persone meschine e senza un briciolo di cuore. Certo, non erano pensieri che dovrebbe fare una sedicenne, ma Jamie non era una sedicenne come le altre.
A volte le sembrava quasi che quei ragionamenti le togliessero il respiro, e quei pensieri tante volte l’avevano presa allo stomaco che le faceva patire i peggiori mal di pancia.
Si girò di nuovo per guardare l’orario sul display del cellulare: erano le otto.
Gli anni precedenti non si sarebbe mai aspettata di svegliarsi ad un orario simile durante le vacanze estive, era abituata a svegliarsi per le undici, undici e mezza e poi si andava al mare con le amiche.
Quell’anno, in realtà, non era neppure mai uscita di casa da quando la scuola era finita.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


.Capitolo 2

 
-Jamie, tesoro: perché non chiami Lola e uscite un po’? Eravate così amiche, per caso è successo qualcosa?
La madre della ragazza irruppe nella cucina con la delicatezza di un elefante nell’argenteria, trovando Jamie ancora in pigiama intenta a prepararsi qualcosa che ricordasse una colazione.
-Si, poi la chiamo. – riuscì a mugugnare la ragazza, sapendo che in realtà non l’avrebbe chiamata.
Come avrebbe fatto a spiegare a sua madre che quella che lei definiva migliore amica non aveva fatto altro che farla soffrire senza neppure accorgersene?
Lola era una bravissima ragazza, lo era sempre stata, questo era innegabile. Però con quel suo fare così timoroso e paranoicamente cauto, non aveva fatto altro che frenare Jamie. Di solito quando hai un sogno, non vorresti altro che realizzarlo con il tuo migliore amico. Ecco, Lola doveva prima chiedere il permesso ad i suoi genitori per poter realizzare un suo sogno o perfino per poter acquistare una felpa. Lola non lo sapeva, ma sino ad allora aveva fatto del male a Jamie impedendole di realizzare i suoi sogni. Certo Jamie avrebbe potuto prendere le situazioni fra le mani e cercare di realizzare da sola i propri sogni, ma quando sei un adolescente hai bisogno dell’appoggio di qualcuno che ti vuole bene e che ti invogli a perseguire i tuoi obiettivi. Lola non aveva aiutato Jamie per niente, anzi le aveva smorzato gran parte delle passioni che possedeva prima che si conoscessero, al liceo.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


.Capitolo 3

 
Se ne stava accasciata sul divano del soggiorno sotto il grosso ventilatore da soffitto, quando sua sorella irruppe euforica coprendo con la sua vocetta stridula la voce del televisore:
-Stasera arriva AJ! Sta sera arriva AJ!
- E chi è?
-E’ tuo cugino, - esclamò sua madre spuntando fuori dal corridoio – no te lo ricordi? Andavate alle materne insieme!
“Si, certo: a malapena ricordo i compagni di classe del liceo, figuriamoci se mi ricordo i compagni delle materne” disse tra sé la ragazza che doveva aver assunto involontariamente un’aria interrogativa.
-E perché viene?
-Verrà a stare qui per un mesetto, - riprese sua madre avviandosi verso l’ingresso: stava andando a fare la spesa. -  finché i suoi genitori non chiariscono. Stanno attraversando un brutto momento e la zia Jess mi ha domandato se potevamo ospitare AJ.
La ragazza si stava quasi rassegnando all’idea finché sua madre non concluse il discorso:
-Ah, Jamie – disse prima di uscire definitivamente -  starà in camera con te.
La ragazza non ebbe il tempo di ribattere che sua madre fu fuori di casa.
-Ma se io non l’ho neppure mai visto – disse alla sua sorellina Mandy che si era seduta accanto a lei –e se è uno psicopatico maniaco dell’ordine? Mandy, tu l’hai vista la mia camera, no?
Mandy rise appena:
-No, mi ricordo che era simpatico - disse la bimbetta giocando con uno dei cuscini del divano - e nel caso in cui si fa venire un attacco di panico nel vedere la tua stanza, lo facciamo venire a dormire nella mia: almeno non ci sono calzini sul tappeto da tre mesi come in camera tua!
-Ma non è vero! – Jamie prese un altro dei cuscini del divano e, ridendo, lo diede in faccia a Mandy.
Così i cuscini cominciarono a volare a destra e a sinistra.
-Aspetta! – urlò Mandy dopo un altro colpaccio preciso in faccia– TREGUA!
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


.Capitolo 4

 
“Forse è il caso che io riordini la stanza” disse tra se e se Jamie dopo pranzo.
Una volta raggiunta la camera notò che era messa in condizioni alquanto disastrose: pile di libri si innalzavano sulla piccola scrivania ormai sotterrata dalle cartacce il pavimento era praticamente un labirinto formato da borse e scarpe sparpagliate qua e là. Si lasciavano cadere dalla porta un paio di cinture colorate come fossero state dei serpenti pronti a morderti, mentre sul pomello della porta giacevano da settimane felpe su felpe.
-Ok, al lavoro!
In meno di un ora la ragazza ebbe riassettato tutta la stanza, aveva preparato il letto per suo cugino ed in più aveva anche lavato i pavimenti ed i vetri. Strano: di solito ci metteva molto di più.
Stancamente si mise a sedere sul suo letto e, dopo aver ammirato i risultati del suo lavoro, diede uno sguardo fuori dalla finestra: era davvero una bella giornata. Non c’era una nuvola ad intralciare il cielo, e il sole splendeva illuminando energicamente tutto d’intorno.
Jamie tirò un respiro.
Poi le sorse un dubbio. Si accovacciò per terra e guardò sotto il letto: ok, aveva ancora un po’ di lavoro da fare.
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


.Capitolo 5
 

AJ sarebbe dovuto arrivare per le sei, quando in realtà spuntò in casa di Jamie che ancora erano le quattro e mezza del pomeriggio.
-Dimmi caro, - domandò la madre di Jamie – com’è andato il viaggio? Ti sei stancato?
Il ragazzo era evidentemente in imbarazzo. Si aggiustò sul naso i grossi occhiali da vista:
-Ehm, non tanto. Sono arrivato in treno: ci ho messo poco.
-Ah, si. Hai ragione. –riprese la donna – Magari ti andrebbe qualcosa da bere? Hai fame?
Si notava che anche la madre di Jamie era agitata: aveva paura che si creassero silenzi imbarazzanti, perciò non riusciva a stare zitta un momento.
Il ragazzo rise timidamente e rifiutò con garbo.
-Va bene – continuò la madre di Jamie – seguimi, ti mostro la “tua camera”.
Quando i due entrarono nella stanza di Jamie, lei, era intenta a leggere un fumetto stesa sul suo letto.
-Jamie, - sua madre la fulminò con lo sguardo – è arrivato AJ.
La ragazza si raddrizzò e scese dal letto forzandosi ad un sorriso:
-Ciao. Puoi lasciare le tue cose dove ti va.
Il ragazzo sorrise di risposta. Si scostò dalla porta dov’era rimasto sino ad allora e, facendosi coraggio, entrò definitivamente nella stanza.
-Allora ragazzi, - riprese la madre di Jamie con un ‘aria visibilmente più sollevata – se avete bisogno di qualcosa, mi trovate in soggiorno.
 

 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
.Capitolo 6

 
-Quanti anni hai? C’è l’hai la ragazza? Che classe fai?
Mandy si era stazionata sul letto accanto ad AJ e lo stava rimpinzando di domande da quando il poveretto era arrivato.
- Ho 17 anni, frequento il quarto liceo e no – rispose gentilmente – non ho la ragazza.
-Come? – Mandy rimase quasi delusa dall’ultima risposta – Non hai la ragazza?! Non ci credo!
Mandy aveva tutto il diritto di rimanerci di stucco: era un ragazzo bellissimo dall’aria dolce. Era alto e magro e quegli occhi scuri e profondi nascosti dai vetri degli occhiali erano magnetici.
-Non ho trovato ancora la ragazza giusta. – rispose AJ arrossendo appena.
Il terzo grado di Mandy continuò per una buona decina di minuti nei quali il ragazzo aveva continuato a rispondere garbatamente senza mai perdere la pazienza.
-Va bene – riprese la bimbetta saltando giù dal letto – adesso devo andare a danza. Ci vediamo più tardi.
Diede un bacio su una guancia al cugino e scappò via dalla stanza saltellando allegramente.
Per un attimo calò il silenzio nella stanza.
-E’ piena di energia tua sorella, eh?
-Fin troppo.
AJ si guardò in giro nella stanza e notò il grosso poster del film “STEP UP 3” appeso su una parete.
-Ti piace l’Hip Hop?
La ragazza guardò anch’essa il poster per un attimo, e arrossì:
-Mi piacerebbe un sacco saperlo ballare …
-TI posso insegnare qualche passo se ti va …

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


.Capitolo 7

 
Passarono una buona mezz’oretta tra chiacchiere e risate, mentre Jamie cercava di imparare a fare il Moonwalk, il famoso passo di Michael Jackson.
-Non ci riuscirò mai! – continuava a ridere Jamie ed AJ rideva insieme a lei.
-Ma è semplice! Dai, riprovaci!
Per Jamie era strano sentire una persona che le dicesse di non arrendersi, era abituata alle sue amiche che non appena non riuscivano a fare un qualcosa, subito mollavano.
-Visto – continuò entusiasta il ragazzo – ci stai riuscendo!
La ragazza non ci credeva: stava davvero facendo un qualcosa che ricordava il suo tanto amato Hip Hop.
AJ ed il suo sorriso l’avevano sostenuta dopo ogni errore che aveva fatto, lei aveva insistito e ce l’aveva fatta.
-Grazie AJ! - sorrise con gli occhi luccicanti e pieni di riconoscenza – in questi giorni ti va di insegnarmi anche qualche altro passo?
-Va bene – rispose il ragazzo tornando a sedersi sul letto con più confidenza – tu mi ospiti e io ti insegno l’Hip Hop: scambio alla pari, no?
I ragazzi risero allegramente: era bella l’aria che si era creata in quella stanza. Sembrava come se si conoscessero da sempre. In fondo era un po’ così.
 
-Ragazzi perché non uscite un po’? E’una giornata stupenda! – esclamò la zia di AJ versando in dei bicchieri del succo di arancia – Dai AJ, dillo anche tu a Jamie che stare in casa tutto il giorno, tutti i giorni, intristisce.
AJ guardò incuriosito e divertito sua cugina:
-Perché, da quanto è che non esci di casa?
-Da quasi due settimane! – esclamò la madre di Jamie rubando la parola alla figlia che avrebbe voluto rispondere in maniera diversa.
-Due settimane? – Allora dobbiamo recuperare i giorni persi.
Riprese il ragazzo aggiustandosi di nuovo gli occhiali sul naso e facendo l’occhiolino a Jamie.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


.Capitolo 8

 
-Quindi spiegami, non esci di casa da quando è finita la scuola?
La ragazza non rispose, ma fece cenno di si con la testa.
-Wow. – disse pensieroso il ragazzo – Ma perché ti era successo qualcosa?
I due camminavano tranquilli per le strade della città sotto gli occhi curiosi di tutti e attirando l’attenzione di tutte le ragazze: quel ragazzo era di una bellezza unica.
-No, ehm.  – rispose titubante Jamie. Non voleva fare la fine del libro aperto e svelare in giro tutti i brutti pensieri che la tormentavano. – Non proprio.
Il ragazzo ad un tratto si frenò di botto fissando una vetrina:
-Pratichi qualche sport?
-Eh?
-Jamie, tu fai qualche sport?
-ah, uh, ehm, no – Jamie non riusciva a capire il motivo di quella domanda – perché?
Il ragazzo indicò la vetrina con su appiccicato un manifesto di una scuola di Hip Hop.
-Iscriviamoci! – riprese entusiasta AJ – Così esci più spesso e impari l’Hip Hop.
Jamie fu colta alla sprovvista. Con Lola ogni passo che faceva, era stato programmato almeno un giorno prima, mentre lì avrebbe dovuto  prendere una decisione al momento.
-Sì. – rispose la ragazza fissando con un sorriso sognante il manifesto colorato.
-Allora che aspettiamo!
- In che senso?– domandò confusa Jamie.
– Adesso sono le sei meno venti -continuò AJ guardando l’ora - torniamo a casa, ci cambiamo, prendiamo i soldi per l’iscrizione e andiamo alla ricerca di questo circolo sportivo. Gli allenamenti cominciano alle sei in punto.  E’ semplice.
-Uh, perché no?! – Jamie si stava cominciando ad abituare a quel modo così semplice e spensierato di affrontare le cose.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


.Capitolo 9

 
Jamie era a dir poco elettrizzata quando con il fiatone per la corsa lo raccontò alla madre che ne fu entusiasta.
AJ non la smetteva di sorridere, cercando di riprendere fiato anch’esso. Di fretta salirono nella stanza a cercare ognuno una borsone e una tuta. Jamie frugò fra i suoi armadi mettendo a soqquadro tutte le magliette accuratamente piegate e riposte sullo scaffale in alto. AJ, invece aveva spalancato il suo trolley sul pavimento e, accovacciato a terra, era tutto intento a cercare un qualcosa che potesse passare per una tuta.
Era un ragazzo simpatico, dolce, e le sue passioni più grandi erano la musica e l’Hip Hop. Non appena ebbe notato il poster di Step Up,  sulla parete della stanza di sua cugina, si sentì sollevato. Ricordava molto dei momenti trascorsi con Jamie da bambini, erano praticamente inseparabili.
Jamie, invece, non ricordava praticamente nulla: stava accumulando tanti di quei brutti ricordi da cancellare inconsciamente quelli belli.
Arrivarono al circolo sportivo alle sei meno cinque e con tutta calma si misero in fila di fronte alla segreteria in attesa che arrivasse il loro turno per iscriversi.
Jamie e AJ stavano continuando a conoscersi  sempre più accuratamente. A Jamie affiorarono alla mente dei primi ricordi delle scuole materne: ricordava che passava molto tempo con questo bimbo dai grossi occhi neri, si ricordava che lei e quel bimbo avevano costruito una grande casa di mattoncini rossi e ricordava che lei voleva molto bene a quel bimbo.
Quel bimbo molto probabilmente era proprio AJ.
Jamie si girò per guardarlo meglio, ma lui si girò verso la ragazza non appena si accorse che lei lo stava guardando e le sorrise:
-Emozionata?
-Tanto!
La fila proseguì abbastanza velocemente e il turno dei due ragazzi arrivò in fretta.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


.Capitolo 10

 
Jamie si cominciò a guardare intorno provando ad indovinare quale potesse essere la porta che portasse alla sala da ballo.
-Mi dispiace – riprese mortificata la segretaria – il corso di Hip Hop non è disponibile.
Jamie ci rimase malissimo, ma AJ non si diede per vinto:
- C’è per caso qualche altro corso disponibile?
La distratta segretaria prese un foglietto e lo diede al ragazzo:
- Questi sono tutti i corsi. Quelli sottolineati in giallo sono quelli attivi.
AJ ringraziò e, insieme a Jamie, si allontanò dalla fila, accostandosi ad un muretto appena fuori dall’edificio.  
-Allora vediamo un po’ … - con la testa chinata sul foglio il ragazzo scorreva i righi sottolineati in giallo col dito indice – Sono rimasti attivi i corsi di Yoga, danza classica per principianti, rugby e Boxe. Sai Jamie, - disse ridendo alando lo sguardo dal piccolo foglio -  ti ci vedrei bene per il rugby.
-Si, proprio come tu sei portato per la danza classica! – rispose a tono la ragazza.
-Ok, quindi eliminando il rugby, e la danza classica ci restano lo yoga e la boxe: quale scegliamo?
Jamie non sapeva davvero che rispondere, erano entrambi sport ai quali non aveva mai pensato. Quando era piccola faceva pattinaggio, ma arrivò al liceo,e  voleva passare più tempo con Lola, ma gli allenamento gli prendevano un mare di tempo. Così quando chiese alla sua amica se avesse voluto praticarlo insieme a lei, si sentì rispondere con un tono secco: “non so pattinare”. Jamie si ricordava di avere insistito per un po’ a dire che glie lo avrebbe insegnato lei. Però quando si sentì rispondere un “Non mi piace, fallo tu!” le si spezzò il cuore credendo di ave offeso Lola. Così decise di mollare il suo amato pattinaggio.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


.Capitolo 11

 
-Se esce testa andiamo a fare Yoga, se esce croce, boxe. Sei d’accordo?
AJ prese una monetina dalla tasca dei jeans e guardò con i suoi occhioni scuri Jamie in attesa di una conferma.
-Andata!
La ragazza fece cenno di si con la testa e il ragazzo lanciò la monetina in aria. Il piccolo dischetto argenteo volteggiò in aria varie volte prima di atterrare sul  palmo della mano di AJ.
-Cosa è uscito? – domandò la ragazza ansiosa.
-Sei pronta a tirare pugni? – esclamò il ragazzo elettrizzato, mostrando la monetina alla ragazza che lo guardava quasi incredula.
-E’ uscita croce?
-Su, non sarà poi tanto male.
-E con l’Hip Hop?
-Quello te lo insegno io.
 
Potevano essere le sei quando i ragazzi si trovarono di nuovo faccia a faccia con la segretaria.
-Se è possibile vorremmo iscriverci al corso di Boxe.
La donna tutta indaffarata fece compilare i moduli ad i ragazzi.
-Ah, ma tu sei un ragazzo?!
-Perché non si vede? – disse il ragazzo incredulo che a stento riusciva a trattenere le risate. Ma come? Era si vedeva lontano anni luce che era maschio! Se fosse stato un altro genere di persona, l’avrebbe presa come un offesa, invece AJ la prese a ridere.
-No, cioè, si. – cercò di riparare la donna che era stata fraintesa – Si lo vedo che sei una ragazzo, volevo dire che dato che sei un ragazzo, non potrai stare nello stessa classe di boxe della tua amica …
AJ si girò verso sua cugina che sembrava si stesse nascondendo dietro le sue spalle.
-Per te va bene?
-Uhm, si. – rispose la ragazza con semplicità cercando di non dare a vedere la piccola delusione – Tranquillo, va benissimo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


.Capitolo 12

 
Si erano messi d’accordo che si sarebbero incontrati all’uscita per tornare a casa.
Si sentiva un po’ persa senza AJ, si sentiva al sicuro finché lo aveva accanto. Si erano rincontrati da più o meno due ore dopo circa 12 anni che non si vedevano, ma Jamie percepiva AJ come un fratellone.
Gli spogliatoi erano semi vuoti, c’era soltanto una ragazza che si stava legando i capelli. In giro c’era un odore di detersivo e il silenzio avvolgeva la stanza.
Poggiò su una panca il suo borsone. Le tornarono alla mente tantissimi ricordi di quando andava al pattinodromo: lo stesso borsone a distanza di tre anni conteneva gli ingombranti pattini a rotelle, ricordava che il cuore le batteva forte il giorno del suo primo allenamento. Proprio come in quel momento.
Infilò la sua tuta e uscì dallo spogliatoio.
La sala dove ci sarebbero stati gli allenamenti era grande e luminosa. C’era una grossa porta che dava su un piccolo cortile alberato. Si stava stranamente bene per essere giugno. Di solito a quell’ora ci sarebbe stata un’afa tremenda, invece lì non si percepiva nulla, anzi, ogni tanto si intrufolava una leggera e piacevole brezzolina fresca.
“Non è poi così male stare qui.” Pensò tra se continuandosi a guardare intorno.
Fece subito amicizia con una ragazza che diceva di chiamarsi Cassie. Era simpatica e solare e quegli occhietti nocciola vispi e vivaci, catturavano subito l’attenzione. Si scambiarono poche chiacchiere, poi una decina di ragazze fece capolino nella palestra: la prima lezione stava per cominciare.
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


.Capitolo 13

 
-Allora ragazze, questo mese non sarò io la vostra insegnante, ma a sostituirmi c’è un degno insegnante.  - Le ragazze si guardarono in giro: di questo fantomatico sostituto non v’era traccia. – Voi cominciate a fare un po’ di stretching finche lui non arriva.
La donna fece per uscire dalla sala, poi si voltò:
-Non fatemi fare brutta figura, eh?
Sorrise e uscì leggiadra dalla palestra.
Ogni ragazza cominciò a fare un esercizio di riscaldamento diverso, ma sembrava che tutte loro fossero pienamente sicure di quello che stessero facendo. Per la sala si diffondeva un parlottare soffuso.
Dopo pochi attimi, un ragazzo entrò nella stanza a grandi passi. 
Lasciò cadere il borsone sul pavimento e
Le ragazze tutto d’intorno si zittirono e lo cominciarono a studiare da capo a piedi. Jamie rimase lì, ferma. Udì che una ragazza diceva: “E’ proprio bellissimo.”
Il ragazzo non si accorse di nulla.
-Avete già fatto il riscaldamento?
Il ragazzo si accovacciò sulla sua borsa e cominciò a frugare.
-E tu c’è l’hai una ragazza?
Una bionda dall’aria sfacciata domandò suscitando le risatine delle altre.
L’allenatore alzò la testa e sorridendo per la domanda inattesa.
-No, la ragazza non ce l’ho. – si mise in piedi tenendo tra le mani un CD – Dai,  fate una ventina di addominali e si comincia.
 Il ragazzo si girò e frettolosamente uscì  dalla sala.
Le ragazze quasi tutte sorprese dal fatto di avere un allenatore del genere, si misero a sedere per  terra e cominciarono a fare gli addominali.
Jamie intenta a fare i suoi venti addominali, si divertiva a osservare la reazione di certe ragazze che sembravano non aver mai visto un bel ragazzo.
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


.Capitolo 14

 
Era un ragazzo gentile,  ma se ne stava per lo più sulle sue. Non reagiva alle battutine delle ragazze che tentavano a tutti i costi di attirare la sua attenzione, si limitava a sorridere. Finché sbagliavi un esercizio, ti veniva vicino e ti correggeva, se facevi bene, ti diceva “Ottimo lavoro.” e ti donava uno dei suoi sorrisi.
Aveva messo di sottofondo un CD con delle canzoni di quelle che pulsano e battono: sembravano dare la carica.
-Ma qual è il tuo nome?
Le ragazze non gli davano neppure più del voi, ormai non lo vedevano più come il loro allenatore: era come un compagno di classe.
Per Jamie il problema non si era ancora posto: da quando era entrata  aveva detto si e no una ventina di parola a quella Cassie che al momento era una di quelle che sbavava dietro all’allenatore.
- DuJun . – Si era limitato a rispondere.
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


.Capitolo  15
 

Stava aspettando AJ da una decina di minuti: temeva quasi che lui se ne fosse già tornato a casa. Il pensiero, però, che suo cugino sapesse a mala pena la strada di casa la rassicurava e le faceva pensare che forse stava solo tardando a cambiarsi dopo la lezione.
Un ammasso di voci femminili ruppe il silenzio. Jamie si girò e si trovò di fronte AJ dall’aria imbarazzata che tentava di spiegare a quelle quattro o cinque ragazze che lo circondavano, che doveva andare via.
Quando le ragazze notarono che AJ andava verso Jamie, rimasero ferme e assunsero un espressione infastidita e offesa.
-Allora, - il ragazzo si aggiustò gli occhiali sul naso come se nulla fosse – com’è andato il primo allenamento?
I ragazzi cominciarono a camminare sotto gli occhi vigili ed infastiditi delle ragazze che li fissavano da lontano.
-Hai delle fan?
-Non so neppure chi siano quelle ragazze. –rise il ragazzo con semplicità arrossendo appena – Appena sono uscito dalla sala mi sono venute in contro e hanno cominciato a parlarmi.
-E cosa dicevano? – Jamie si stava cominciando a divertire.
-A dire il vero non lo so – rispose il ragazzo in tutta semplicità – parlavano tutte insieme e troppo velocemente: non ho capito mezza parola!
I due arrivarono a casa per le sette e mezza  parlando e scherzando. Ad accoglierli non appena furono dentro fu Mandy:
-Dove siete andati? Jamie sei tutta sudata! E anche tu AJ! Siete andati a fare Jogging, per caso?
-Ci siamo iscritti ad un corso di Boxe ... – la semplicità di AJ quando parlava, sembrava quasi ti facesse sentire a tuo agio.
-Jamie che fa boxe?! – riprese incredula la piccola e vispa bimbetta – Non ci credo!
-E invece è così – spuntò Jamie da un angolo del soggiorno  - quindi sta attenta …
Jamie corse incontro a sua sorella e le cominciò a fare il solletico: Mandy soffriva il solletico come nessun’altro al mondo.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


.Capitolo 16

 
Dopo cena si ritrovò tutta la famiglia in soggiorno a guardare un film scelto dal padre di Jamie: il film giallo era d’obbligo.
Durò circa un oretta e mezza dopo di che tutti si andarono a preparare per la notte svuotando il soggiorno in un battito di ciglia.
-Ragazzi, - la madre di Jamie fece capolino nella stanza indossando un pigiama rosa confetto – se avete bisogno di qualcosa, sapete dove trovarmi. Dormite bene.
I due ragazzi risposero, poi la donna lasciò la stanza.
Dalla finestra spirava venticello fresco e leggero. La casa era completamente buia, l’unica stanza illuminata era quella di Jamie dalla quale provenivano due voci spensierate e tranquille che chiacchieravano e scherzavano.
-Carino il coniglio! – esclamò il ragazzo indicando il pigiama di Jamie.
-Che hai contro i conigli azzurri? Non essere razzista!
Il ragazzo rise e si tolse gli occhiali.
Jamie si alzò dal suo letto e li raccolse da quello di AJ.
- Ma non ci vedi un tubo!
La ragazza si provò gli occhiali del ragazzo e li tolse subito dopo mettendosi a ridere: con quei cosi sul naso non si vedeva nulla purché delle macchie di colore sfocate.
-Ma non è vero! – si difese il ragazzo con un sorrisetto – Un pochino ci vedo!
-Ah si? Allora quante sono queste?
La ragazza alzò due dita della mano destra.
Il ragazzo strizzò gli occhi cercando di capire quante fossero. Si raddrizzò sul letto e rispose:
-Sono meno di sei!
Entrambi cominciarono a ridere e AJ si rinfilò gli occhiali: non ci vedeva davvero un tubo senza!
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


.Capitolo 17
 

-Da quanto è che non ci vedevamo?
La ragazza rifletté un attimo.
-L’ultima volta che ci siamo visti, io potevo avere quattro anni. – fece una pausa – Saranno si e no dodici anni.
Il ragazzo se ne stava seduto sul suo letto con lo sguardo perso nel vuoto a frugare fra i suoi ricordi:
-Jamie, - domandò guardandola – tu cosa ti ricordi di quando eravamo alle scuole materne?
La ragazza arrossì.
-Mi ricordo di una casetta di mattoncini che facemmo insieme … - Il ragazzo sorrise con gli occhi luminosi: se ne ricordava anche lui. – Poi non ricordo nient’altro …
-Io mi ricordo che eravamo sulle altalene e tu tentavi a tutti i costi di salirci in piedi. Poi cadesti faccia a terra.
Jamie si mise a ridere. Le parole del ragazzo la aiutavano a ricordare:
-Mi ricordo! Poi mi misi a piangere e tu mi accompagnasti alla fontana per sciacquarmi la faccia.
-Ma perché non ti ricordi della nostra navetta spaziale costruita con le scatole di cartone? – AJ  rise insieme a sua cugina – Ci mettemmo due settimane per costruirla, la lasciammo nel giardino di casa e alla fine il camion dei rifiuti ce la portò via.
-Ci rimasi malissimo!
-Non dirlo a me: ci avevo messo tutto il mio cuore nel farla!
Il ragazzo imitò una voce drammatica e poi tornò a ridere.
Dopo una manciata di minuti smisero di ridere.
-AJ, - riprese Jamie tornando seria – posso farti una domanda?
-Dimmi. – il ragazzo rispose in tono dolce. Si sentiva come se fosse tornato bambino, era da molto che non rideva in quel modo.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


.Capitolo 18
 

-Perché ti hanno mandato qui?
-Ho paura che i miei divorzino ...
-Ma no, tranquillo. –cercava di consolarlo lei – Vedrai che tornerà tutto come era. Te lo assicuro.
-I miei genitori litigano spesso e tante volte mio padre usciva di casa furibondo sbattendo la porta. Di solito lo risentivo tornare la notte fonda e la mattina dopo lo trovavo che dormiva sul divano.  - Il ragazzo non aveva l’aria preoccupata, più che altro sembrava rassegnato.- L’altro giorno  è venuto il mediatore familiare a casa e ha detto che io sarei dovuto stare lontano da entrambi i miei genitori per un po’. Per questo sono qui. – disse il ragazzo giocando con un lembo del lenzuolo.
-eh, adesso non dovrai sorbirti i loro litigi, ma dovrai sorbirti me! – la ragazza balzò dal suo letto fino ad arrivare su quello di AJ e cominciò a fargli il solletico. Il ragazzo si contorceva tra una risata e l’altra: Jamie gli aveva fatto tornare il buon umore.
I due si misero a sedere sul letto. Jamie aveva i capelli arruffati e quelli di AJ non erano da meno.
-Mi devi promettere una cosa, però. – continuò la ragazza cercando lo sguardo di AJ.
Il ragazzo alzò la testa e guardo Jamie con aria interrogativa.
-Mi devi promettere che non ci perderemo più di vista.  - la ragazza alzò il dito mignolo verso AJ. –Me lo prometti?
Il ragazzo scacciò via i brutti pensieri a proposito dei suoi genitori e sorrise alzando il suo mignolo e stingendo quello di Jamie.
-Te lo prometto.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


.Capitolo 19

 
-Buona notte.
-Dormi bene.
Spenta la luce , entrambi i ragazzi entrarono sotto le lenzuola dei rispettivi letti.
Jamie si rigirò rumorosamente varie volte prima i riuscire a trovare un verso che potesse andare.
Si trovò a fissare anche quella notte il soffitto. Questa volta era diverso. LEI si sentiva diversa.
Si girò a guardare AJ che, sul letto accanto al suo, aveva subito preso sonno. Neppure quel ragazzo doveva aver avuto una vita facile, eppure sorrideva sempre.
Era un ragazzo forte.
 Il suo arrivo nella vita di Jamie era stata come un’abboccata d’aria fresca: ne aveva bisogno.
E poi il corso di boxe? Era stata una vera e propria botta alla monotonia della vita di Jamie, sempre costretta per colpa delle sue amiche timorose, a dover programmare tutto almeno due giorni prima.
Non ce l’aveva con loro, questo no,  ma riconosceva che parte della sua mancata felicità era merito loro. Si sentiva come stretta in una morsa che non le impediva di fare liberamente i suoi movimenti.
-Non riesci a dormire?
Il ragazzo aveva la voce impastata dal sonno, ma si era accorto che Jamie non si era ancora addormentata.
-No, no. – rispose sottovoce lei – adesso chiudo gli occhi e prendo sonno.
Sentì che il ragazzo tornò ad avere il respiro regolare: si era addormentato di nuovo.
Jamie chiuse gli occhi e provò a rilassarsi, proprio come provava tutte le sue sere insonni.
Quella sera, però, diversamente dalle altre, funzionò.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


.Capitolo 20

 
Allenamento dopo allenamento, la boxe stava cominciando a piacere sempre di più a Jamie.
Inizialmente aveva rimpianto che quella monetina non l’ avesse indirizzata al corso di yoga. A rifletterci, però,  non c’era sport migliore per Jamie in quel momento della sua vita: la rabbia che le scorreva nelle vene da un po’ si trasformava in adrenalina , ed il grosso sacco che si trovava in palestra era diventato una vera e propria valvola di sfogo.
Le ragazze del corso non erano poi così male, dopotutto. Erano soltanto un po’ oche di tanto in tanto: ad esempio quando Doo Joon rimaneva in canotta o quando diceva una qualsiasi cosa, loro cominciavano a starnazzare e ad emettere strani e fastidiosi versetti. In fondo, però, erano brave ragazze.
L’allenatore era come un punto interrogativo per Jamie. Non dava a vedere alcuno dei suoi sentimenti. Sorrideva, parlava, aiutava le ragazze in difficoltà, ma era sempre così sfuggente. Dopo gli allenamenti, lei e altre ragazze, lo avevano spesso visto scappare via di corsa, come se stesse facendo tardi ad un ‘appuntamento. Si diceva che si incontrasse con la sua ragazza, definita dalle altre “la fortunata”.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


.Capitolo 21

 
-Come devo fare, Jamie? – sussurrò AJ con voce infastidita.
Jamie si girò e trovò a pochi passi da loro, più o meno nei pressi dell’ingresso degli spogliatoi, un gruppetto di ragazze che fissavano AJ sognanti emettendo dei gridolini acuti ogni volta che lui si girava.
La ragazza guardò prima le ragazze, poi il ragazzo: loro erano i soli a sapere di essere cugini.
-Allora, - disse Jamie afferrando la mano di AJ – andiamo a casa?
Il ragazzo capì immediatamente il piano.
-Certo, tesoro. - E stringendo la mano di sua cugina, cominciarono a camminare verso casa sotto gli sguardi ingelositi delle ragazze.
Una volta lontani dalla palestra cominciarono a ridere e si lasciarono la mano:
-Ma le hai viste che facce?
-Un po’ mi dispiace, ma non ne potevo più! Spero che adesso mi lascino in pace …
Il ragazzo si aggiustò il borsone su una spalla.
-Al massimo cominceranno a perseguitare me!
I due tornarono a ridere.
Sulla via di casa passarono davanti la vetrina colorata e allegra di una gelateria.
-Ti va un gelato? – Jamie si mise le mani nelle tasche alla ricerca di qualche monetina.
-Per me alla fragola! – esclamò il ragazzo intrufolandosi nel negozio.
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


.Capitolo 22

 
Lei era lì. Jamie ebbe l’impulso di nascondersi, ma poi le andò incontro: si sentiva spensierata, come se non le sarebbe potuto succedere nulla.
Lola stava appoggiata al vetro del bancone ridendo e scherzando con altre due ragazze che si assomigliavano molto.
-Ciao – esclamò Lola con la faccia sorpresa – come mai non ti sei più fatta viva?
Jamie non poteva essere sincera con lei, pur essendo forse quella che sarebbe stata definita la sua “migliore amica”qualche mese prima.
-Ho avuto da fare …
-Che donna impegnata! – rispose Lola facendo la vocetta ironica che tanto infastidiva Jamie – Sei venuta da sola?
-No, - rispose fiera alzandosi la spalliera del borsone -sono con mio cugino.
Lola si sporse in avanti e rimase a fissare AJ che se ne stava tutto tranquillo seduto ad un tavolino. Anche le due ragazze che si accompagnavano a Lola guardarono verso di lui, facendo una smorfia di stupore.
-Non sapevo che avessi un cugino del genere – riprese Lola quasi scioccata – non me ne hai mai parlato!
Jamie sorrise imbarazzata: perché mai avrebbe dovuto parlarle in precedenza,  di un suo cugino che non vedeva da anni?
-Che ne dici di vederci un giorno di questi? Come facevamo prima.
Jamie rispose di si, le sembrava che tutto fosse diventato più limpido. Non sentiva più tutta quella rabbia dentro di se. Si sentiva libera di fare ciò che avrebbe voluto.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


.Capitolo 23

 
-Perché tutti mi fissano?
AJ odiava stare al centro dell’attenzione, eppure era inevitabile che un ragazzo del genere attirasse su di se gli sguardi di tutte le ragazze.
-Sarà che sei carino … - Jamie gli diede un pizzicotto su una guancia.
Il ragazzo rise.
-Che ne dici se dopo cena ti faccio vedere qualche passo?
Jamie ne fu entusiasta e una volta cenato corse al piano di sopra insieme  a suo cugino.
Si muoveva benissimo: sembrava elastico. Sapeva fare di tutto, dalla breakdance alle acrobazie in aria. Jamie rimase incantata.
In pochi gesti la stanza della ragazza si trasformò in una pista da ballo. Spostarono i letti sotto il muro, allontanarono la scrivania, accesero lo stereo  ed ecco creata la pista.
AJ riuscì ad insegnarle un paio di passi già in una sola serata.
Jamie si sentiva stranamente felice da quando suo cugino aveva fatto irruzione nella monotonia dei suoi giorni. Le sembrava di aver ritrovato la spensieratezza, il buon umore. Dormiva tutte le notti, e pure fino alla mattina tardi e AJ doveva fare i salti mortali per svegliarla. Quando incontrò Lola, si sentiva leggera, come quella ragazza non avesse potuto fare nulla per scalfirla: magari avrebbe ricominciato persino ad uscirci.
Si sentiva felice di vivere giorno per giorno. Prima odiava fare qualsiasi cosa, ma l’arrivo di AJ aveva fatto sì che si godesse ogni piccola cosa.
E’ quello il bello della vita: che dietro le piccole cose si nascondono quelle grandi. La bravura sta nello scovarle.
Prima o poi, però, tutti dobbiamo risvegliarci, persino dai bei sogni.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


.Capitolo 24

 
Erano già trascorse tre settimane e luglio era alle porte. I genitori di AJ giunsero ad un accordo e il mediatore familiare chiamò il ragazzo per dirgli di tornare a casa.
In casa era tutto un po’ triste: tutti si erano affezionati a quel ragazzo.
-Sta attento, - l’abbracciò sua zia – e chiama a casa nostra per qualsiasi cosa.
- Certo zia - AJ restituì l’abbraccio  - lo farò.
-Ragazzo, puoi contare su di noi ogni volta che ne avrai bisogno. – Il padre di Jamie gli diede una pacca su una spalla e gli scompigliò i capelli.
Prima che AJ potesse rispondere, si ritrovò di fronte la sua cuginetta Mandy:
-Si sentirà la tua mancanza.
AJ si chinò un po’ le diede un bacio su una guancia:
-Anche io sentirò la tua.
Non appena ebbe di fronte Jamie, non le disse nulla. L’abbracciò e basta.
Era stato benissimo in quei giorni: aveva ritrovato la sua migliore amica perduta  tredici anni prima.
Jamie  strinse forte le sue braccia intorno alle spalle de ragazzo.
-Non dimenticarti della promessa … - gli sussurrò Jamie con gli occhi lucidi dopo aver sciolto l’abbraccio.
-Te lo prometto … - disse il ragazzo alzando il mignolo della mano destra.
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


.Capitolo 25

 
Quando tornò a casa dalla stazione stava ancora un po’ giù di morale. Cominciò a riordinare qua e la nella stanza. Era triste per la partenza di AJ, ma dopo tutto era felice: quello non era stato mica un addio?! Suo cugino abitava a poche ore di treno da lì, sarebbe stato facile raggiungerlo, e poi i suoi genitori avevano trovato un accordo, ciò voleva dire che non avevano intenzione di divorziare!
Jamie raccolse da terra una maglietta che era scivolata giù da una sedia.
Guardò l’orologio: stava per fare tardi all’allenamento!
Le sarebbe mancato incontrare AJ all’uscita degli allenamenti. Se ne sarebbe fatta una ragione.
Prese il borsone da dietro la porta e si avviò verso la palestra.
Tutto andò come al solito, e dopo quell’oretta e mezza passata a tirare calci e pugni alternandoli ad addominali e flessioni, si rivestì e tornò a casa.
La strada, fatta da sola, era noiosa. Triste. Le tornarono in mente tutte le risate a crepapelle fatte con AJ.
-Jamie, ma sei tu?
Alla ragazza sembrò quasi le si fosse gelato il sangue nelle vene. Lentamente si girò:
-Lola, ciao.
La ragazza le si avvicinò guardando con aria sospetta il borsone che portava sulla spalla destra:
-Dove sei stata?
-In palestra. – rispose come se fosse stata la cosa più logica del mondo.
-In palestra?! Non mi hai detto nulla!
Ecco, questo era un altro difetto di quella ragazza: si impicciava di tutti i fatti tuoi, non lo faceva apposta, ma era più forte di lei. Voleva che le si fosse detto tutto. E con il termine “tutto” intendo realmente TUTTO
Le due ragazze cominciarono a camminare chiacchierando.
Jamie si sentiva allegra. Sentiva come se la sua allegria non avesse fine, come se la tristezza non le appartenesse più. Si sentiva positiva.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


.Capitolo 26
 

Le due ragazze ripresero ad uscire. Le prime uscite erano entusiasmanti: non essendosi frequentate per un bel mesetto, avevano molto da dirsi.
Jamie era contenta di aver ricominciato ad uscire come una volta. AJ le aveva fatto capire di quanto le stessero strette le mura di casa.
Lola e Jamie cominciarono a frequentarsi sempre più assiduamente. Passavano insieme interi pomeriggi e tante volte si vedevano anche la mattina per fare una passeggiata. Jamie, però, non saltava neppure un allenamento di Boxe. Era diventata la sua passione.
Col passare del tempo, però, stava succedendo una cosa strana: Jamie stava tornando ad essere quella che era.
Lei non se ne rendeva neppure conto, ma trascorrendo tanto tempo con quella ragazza stava tornando la frustrata Jamie di sempre.
Le uscite erano sempre programmate passo dopo passo e ogni passo era identico a quello precedente: la monotonia si stava ripristinando come se i giorni trascorsi con AJ fossero stati nulli.
Era come se Lola inconsapevolmente succhiasse via la voglia di vivere di Jamie che sembrava non capire, ma si sentiva ogni giorno più triste e svogliata. Aveva spesso voglia di piangere e non sapeva neppure il perché. Si sentiva di nuovo stretta in quella morsa che era diventata la sua inutile esistenza.
La boxe la aiutava a scaricare la rabbia, ma non più come prima.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


.Capitolo 27
 

Jamie era seduta su una delle panche degli spogliatoi. L’allenamento era finito da un bel pezzo, e tutte le ragazze si erano rivestite ed erano andate via.
Jamie era ancora lì, nello stesso punto di dieci minuti prima, a pensare. Immobile.
Sguardo perso nel vuoto.
La vita le scivolava addosso senza che lei potesse afferrarla e viverla. Si trovava di nuovo sola. Anzi, accompagnata ad una persona che non le faceva che del male.
Sentiva come se fosse stata lacerata dentro. Come se stesse sciupando i suoi giorni senza portarli a nulla di concreto. Si sentiva perduta, come se nulla al mondo l’avesse potuta salvare.
Lentamente si alzò dalla panchetta. Sentì le vene delle mani irrigidirsi sempre di più.
Tornò nella palestra. Non era molto illuminata: poco importava.
Si avvicinò con aria circospetta al grosso sacco che pendeva dal soffitto.
Diede un pugno.
Sentiva la rabbia affiorarle alle mani come mai le era successo prima di allora.
Ne diede un altro.
Questa volta più forte. La sua mente era piena, straripante di pensieri.
E ancora un altro.
Ora più veloce. Sentiva la testa pulsarle sulle tempie.
Una serie di pugni sordi uno dietro l’altro. Il sacco tintinnava ad ogni impatto.
Le sembrava non ci fosse una via d’uscita. Non sapeva cosa fare della sua vita, si sentiva come un batuffolo di polvere in balia del vento: per quanto potesse provarci, non sarebbe mai riuscito a mettersi in salvo.
Lei non stava vivendo, stava subendo la sua stessa vita.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


.Capitolo 28
 

Sentiva la gola stringersi in un nodo. Gli occhi le bruciavano. Le mani le erano diventate bollenti a causa dei colpi, ma non si fermava.
Più sentiva il dolore e più forte colpiva.
La sala stava diventando sempre più scura, il silenzio interrotto soltanto dal rumore regolare dei pugni sul sacco come i battiti del cuore.
Cercava di sgomberare la mente in ogni modo, ma appena riusciva  scacciare un pensiero, un altro più doloroso  prendeva il suo posto.
Una lacrima. Pesante e sofferta.
La rabbia con cui colpiva aumentava ad ogni pugno.
Sentì un tocco leggero posarsi su una sua spalla.
Non si girò. Continuò a tirare pugni con violenza.
-Va tutto bene?
La ragazza non prestò attenzione a quelle parole.
Un'altra lacrima.
Le mani le facevano male, ma non poteva fermarsi.
Sentì che qualcosa le bloccò i polsi. Jamie continuava a dimenarsi. Non poteva stare ferma, a costo che le fossero cominciate a sanguinare le mani: doveva scaricare almeno un po’ di quella frustrazione.
Quelle stesse mani che le avevano immobilizzato i polsi, avevano avvicinato Jamie: non poteva muoversi.
La ragazza alzò lo sguardo. I suoi occhi verdi pieni di lacrime incontrarono quelli neri e invalicabili di DuJun.
Jamie scoppiò in un pianto dirotto. Cercò di liberare i polsi dalla presa del ragazzo per coprirsi il volto.
Il ragazzo non glie lo permise.
Jamie lasciò cadere verso il basso la testa mossa dai singhiozzi e dalle lacrime che come cristalli si infrangevano sul pavimento.
 
 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


.Capitolo 29

 
L’avvicinò ancora di più a se. Non riusciva a vederla piangere. Non lei.
La strinse a se. Le mani della ragazza tremavano deboli.
I singhiozzi di Jamie rimbombavano nel sottile silenzio della palestra.
Il cuore le batteva forte, quasi volesse uscire via da un momento all’altro. Respirava affannosamente tra i singhiozzi. Chiuse gli occhi. Quell’abbraccio le era stato più utile di quanto quel ragazzo non si fosse mai aspettato: le diede forza. Non durò molto, ma quando DuJun  lasciò la ragazza, Jamie sembrava più tranquilla. Le lacrime le scendevano veloci come rivoli sulle guance, ma almeno aveva smesso di singhiozzare.
Con quel pianto si stava sfogando in qualche modo.
Si sentiva alleggerire lacrima dopo lacrima.
Il ragazzo, che ancora le teneva i polsi, delicatamente le si avvicinò.
Non disse una parola, ma il suo sguardo diceva molto.
Jamie non avrebbe saputo descrivere il suo stato d’animo. Era confusa, era arrabbiata, era triste: era un miscuglio di tante emozioni indecifrabili.
Sentì il respiro caldo e dolce del ragazzo accarezzarle la pelle.
S’irrigidì. Le labbra del ragazzo timide sfiorarono quelle della ragazza bagnate dalle lacrime. DuJun teneva ancora i polsi della ragazza fra le sue mani, sentì che i nervi le si distendevano. La ragazza smise di tremare. Il ragazzo sentiva il respiro di lei che da affannoso, si regolarizzava. Lasciò scivolare delicatamente le sue mani e strinse quelle di Jamie.
Si sentiva protetta.
 Non riusciva a pensare.
Non riusciva ad agire.
Era in balia delle braccia di quel ragazzo che tante volte l’aveva corretta su come tirare i pugni o schivare un attacco frontale.
Il ragazzo si allontanò dolcemente dalle labbra di Jamie.
Rimasero immobili, gli occhi verdi di Jamie si riflettevano ancora in quelli scuri di DuJun.
La ragazza corse via.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


.Capitolo 30

 
Quella sera arrivò a casa per le nove.
Non cenò neppure: non aveva fame. Andò dritta in camera sua.
Meno male che quella sera sua madre non era in vena di interrogatori, altrimenti non sarebbe riuscita ad inventare nulla.
Non riusciva a seguire un minimo filo logico: i pensieri le si accavallavano. La sua vita.  Lola. AJ e i suoi  genitori e adesso anche DuJun.
Tutto sembrasse volerla indurre ad una crisi di nervi. 
Si accasciò stancamente sul letto senza neppure accendere la luce.
Percepì il contatto della sua pelle calda con le lenzuola fresche ed asciutte. Si guardò le nocche delle mani diventate rosse dopo il lungo sfogo contro il pesante sacco in palestra.
Forse per la prima volta si era sentita “viva” sentiva il sangue scorrerle nelle vene, le mani farle male e il cuore pulsarle forte nel petto.
Appoggiò il viso sul cuscino. Guardò fuori dalla finestra che aperta portava nella stanza l’ara fresca e limpida della sera che si preparava a scendere.
Jamie sentiva gli occhi ancora umidi e appiccicosi, reduci dal suo grande pianto.
Ripensava alle azioni di quel ragazzo. L’aveva abbracciata con una dolcezza inimmaginabile e l’aveva baciata.
Lei non si era mossa, non aveva reagito in alcun modo.
Quel bacio le aveva dato la forza di restare in piedi, di non lasciarsi cadere al suolo, le aveva dato la forza di continuare a respirare.
Chiuse gli occhi alle ultime lacrime. Si addormentò.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


.Capitolo 31

 
Nelle giornate seguenti Lola insistette molto con le chiamate a tal punto che Jamie spense il cellulare, ritornando alla vita di un mese prima. Stava a casa, buttava il suo tempo a fare nulla.
-Ma oggi non vai agli allenamenti, cara?
-No, mamma – aveva mentito lei – sono finiti. Se ne riparla l’anno prossimo.
Non usciva più di casa: stava mettendo a repentaglio la sua sanità mentale.
I giorni passavano e la vita di Jamie stava cominciando a fare la muffa. Avrebbe potuto chiamare AJ, sarebbe arrivato il prima possibile, questo era poco ma sicuro, ma non avrebbe voluto mentirgli, e non le andava di affrontare il suo problema di nuovo passo passo. Era stanca.
DuJun era preoccupato: perché Jamie non andava più agli allenamenti?
Forse era colpa sua.
Con quel gesto poteva averla offesa, forse.
 Doveva incontrarla di nuovo. Capire cosa le stava succedendo o almeno chiederle scusa.
Controllò sul modulo d’iscrizione la via di casa sua: si sarebbe messo lì nelle vicinanze e non appena lei sarebbe uscita, lui le sarebbe andato incontro dicendo che si trovava lì di passaggio.
Un giorno. Due. Tre. Quattro.
Cominciò a pensare che quella non fosse casa sua.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


.Capitolo 32

 
I giorni passavano, ma Jamie stava lì a guardarli.
Si guardò intorno: fuori c’era un mondo che girava, che viveva.
Si raddrizzò sul letto, e decise che quella sera avrebbe dovuto affrontare i suoi problemi, metterli spalle al muro, prenderli di petto.
La camera era immersa dal buio della notte: anche quella sera non riusciva a dormire, non avrebbe chiuso occhio finchè non avesse capito qual era l’inghippo della sua vita. Strano che una sedicenne pensi già al significato della vita, ma Jamie era speciale. E questo DuJun lo sapeva.
Si era stancata di vivere passivamente i suoi giorni.
Ripensò a quel ragazzo.
Lui, pur non sapendolo, era diventato la forza che spingeva quella ragazza a trovare le risposte alle sue domande: DuJun era la forza di Jamie.
Così, la ragazza cominciò a fare le cose che le piacevano.
Passava ore al telefono con AJ, aveva tagliato la gran parte di contatti con Lola da non permetterle di contagiarla con la sua tristezza e monotonia. Erano compagne di scuola. Nient’altro.
 Jamie stava cominciando a capire cosa voleva davvero.
Le restava da affrontare soltanto il fatto della boxe, ma detto fatto.
Una sera, per le sette, Jamie uscì sul pianerottolo per portare fuori la spazzatura come praticamente le aveva imposto sua madre.
-Jamie. – la chiamò avvicinandosi.
Notò che era più bella di quanto si ricordasse. Indossava dei jeans e una maglietta, niente di che, ma quella bellezza semplice e naturale la rendeva irresistibile agli occhi di DuJun.  E poi aveva qualcosa di diverso, come una luce negli occhi.
Jamie venne colta di sorpresa: cosa ci faceva lui lì?
-DuJun tu cosa…
- Ti andrebbe di fare un  giro? – La interruppe lui timidamente.
Lei esitò un attimo. Poi chiuse la porta di casa alle sue spalle e raggiunse il ragazzo in strada. Cominciarono a parlare, ma non fecero parola del loro ultimo incontro.
-Ti posso portare in un posto?
 
 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


.Capitolo 33

 
Lissù faceva abbastanza fresco, più di quanto ne facesse per la strada.
Era un terrazza enorme di un grattacielo che sembrava davvero sfiorare le nuvole.
Di fronte agli occhi di Jamie si aprì una visuale della città magnifica, a quell’ora, poi, con il sole che stava per tramontare il cielo si tingeva di tante sfumature che davano un senso di familiarità a tutto.
-Da qui tutto sembra magnifico …
-Chi ti dice che non lo sia?
La ragazza esitò.
-DuJun, è qui che scappavi alla fine degli allenamenti?
Il ragazzo abbassò la testa e sorrise:
-Quando hai una vita che non è come la vorresti , a volte è un bene scappare – rispose – Bisogna scappare in uno di quei posti in cui pensi che non ti possa succedere nulla. Quei posti che ti fanno sentire davvero a casa.
La ragazza sorrise dolcemente, poi si sedette su uno scalino.
-Volevo parlarti dell’ultima volta. In palestra …
-Aspetta,  - la interruppe lui con tono dolce sedendosi accanto a lei – io ti devo chiedere scusa.
-Scusa?! – continuò la ragazza quasi incredula sempre con un filo di tenerezza che accompagnava le sue parole.
-Si,  -il ragazzo era evidentemente in imbarazzo – io ho agito d’impulso. Mi dispiace. Io a volte non …
La ragazza avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo.
DuJun desiderava quel bacio proprio quanto lo desiderava Jamie.
La ragazza sorrise teneramente:
-Ho capito una cosa – continuò la ragazza – fino ad ora sono stata la persona più triste che esistesse, poi tu mi hai baciata. All’inizio non riuscivo a capire e continuavo ad essere triste, poi ho realizzato. Per essere felice avevo bisogno di quella persona che mi facesse sentire protetta anche quando le paure mi assalivano, quando mi sembra che tutto d’intorno nulla potesse andare per il verso giusto. – Jamie prese fiato - DuJun, a me non importa se non so nulla di te, l’unica cosa che so  è che tu sei la mia forza.
 

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