Pensiero

di Reptilian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scrivere ***
Capitolo 2: *** Casa ***
Capitolo 3: *** Vorrei. ***
Capitolo 4: *** Offerta ***
Capitolo 5: *** La morta ***



Capitolo 1
*** Scrivere ***


Che dolce emozione quella di una pagina biana e liscia, pronta per essere scritta in bella calligrafia; un piacere costituito dall'immagine mentale che già ci prefiguriamo di tutto ciò che potremmo realizzare su quella pagina; un'immagine che si delinea meravigliosa, giacchè se uno crea immaginativamente, lo fa inseguendo lo splendore.

Ma un piacere costituito anche dall'idea stessa della nostra imminente azione, del tempo e lavoro che impiegheremo nella realizzazione del progetto.

Arrivati alla conclusione però, magari ci accorgiamo di non essere riusciti a evitare sbavature, freghi o sbagli di ortogafria. Forse la vita è proprio così, una somma di aspettative, un'attesa di perfezione che non sarà mai possibile raggiungere.

Poi, ti accorgi di provare un tenero piacere anche nel toccare con i palmi delle dita i solchi lasciati dalla penna sulle pagine ormai consumate; e un brivido, nell'ascoltare il fruscio morbido quando le giri. E ti rendi conto che provi persino soddisfazione nella possibilità di sfogliare pagina per pagina tutto ciò che fino a quel momento hai scritto, nell'avere un segno tangibile dei tuoi sforzi, poter guardare indietro in ogni momento, per ricordarti da dove sei partito e dove ti trovi adesso.

Quindi forse non sono importanti la perfezione o un ideale inaccessibile, quanto il fatto stesso di scrivere, andare avanti – vivere.

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Capitolo 2
*** Casa ***


Finalmente te l'ho detto. Quello che provo per te. Poi, sola, chiudo gli occhi, e i sentimenti così tante volte passati in rassegna riaffiorano. Pensavo si fossero affievoliti, credevo che fingendo, convincendo me stessa, anch'essi sarebbero scomparsi.
Mi accorgo che i miei occhi chiusi stanno osservando qualcosa. Solo effetti ottici, ovviamente, ma la mia razionalità non toglie loro poesia. Mi affanno a non perderli, per non interrompere il flusso di strane immagini mai viste; un movimento impercettibile della palprebra e tutta la scena cambierebbe. La parte ancora bambina di me prende il sopravvento, è un gioco, sorrido. I puntini disposti in file infinite sullo sfondo nero, a formare muraglie misteriose, diventano stelle; sto viaggiando per vortici, tunnel, sentieri, nell'intero universo. Mi domando se fra quei miliardi di stelle, galassie, pianeti, lune e asteroidi ci sia ciò che non sono ancora riuscita a trovare qui: un luogo da poter chiamare casa.
Mi ricordo, allora, che da piccola pensavo continuamente “Voglio andare a casa”, avevo sempre in mente casa, casa, casa. E mi sembrava così assurdo, anche quando mi trovavo effettivamente a casa mia, coi miei genitori, questo pensiero non svaniva; l'idea di tornare a casa, dovunque e qualsiasi cosa fosse, mi assillava. Mi capita ancora, a volte; forse la ricerca continuerà in eterno, vagante, perchè non può esistere un luogo a cui sento veramente di appartenere, il mio posto, CASA.

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Capitolo 3
*** Vorrei. ***


Vorrei che i miei sogni arrivassero a te
in eliche traslucide e iridate;
che tu potessi sentire il suono
del mio pensiero
che ti chiama in lontananza,
toccare l'intensità dei miei sentimenti.

Vorrei dalle tue labbra
quella parola che sempre mi negherai
amore.

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Capitolo 4
*** Offerta ***


Mi ha chiesto di ballare senza musica in una piazza vuota e oscura, mi ha domandato cosa volessi IO, mi ha chiesto di dimenticare quello che credo di essere, di andare a Venezia. Mi ha offerto il suo nome, il suo sguardo, le sue due lingue, due occhi color nocciola, la sua sfrontatezza; mi ha offerto i miei sogni e i miei desideri. Ma ho detto no. Ho dovuto o ho voluto?

Mi stava offrendo la chiave per liberarmi da anni di catene che mi sono stretta addosso io stessa e in cui ho lasciato che altri mi avvolgessero. Mi stava offrendo una bomba nucleare che sarebbe esplosa nello stomaco, illuminando la notte.

Qual è il confine tra decidere attivamente di sottostare a regole esterne e limiti prefissati, e accettare passivamente per paure e condizionamenti autoimposti?

Avrei voluto dirgli: «Questa non sono io, stai vedendo una visione migliorata, all'alba scadrà». Ma temevo che mi avrebbe obbligato a confrontarmi con me stessa: «E se invece questa fossi davvero tu? La tua verità, e il resto del tempo il riflesso di ciò che gli altri ti chiedono e si aspettano che tu sia?» Una delle domande più terribili che ti possano fare, no?

Allora fermi tutto e dici no, non posso; il mondo e il tempo si congelano e la loro staticità, l'assenza di movimento, fanno emergere ancora di più l'ansia che tu cercavi di scacciare.Ma continui a dire no, perché non sai come altro agire, nessuno te lo ha mai insegnato e neanche tu sei riuscita ad essere una brava maestra per la tua anima.

Continui a dire no, adesso a te stessa, non più a lui, mentre lo guardi allontanarsi lungo un viale blu, deserto.

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Capitolo 5
*** La morta ***


Chiuse gli occhi e morì, finalmente.

 

Il desiderio che aveva inseguito una vita intera. Finalmente, l'aveva afferrato.

Nell'istante immediatamente prima che tutte le energie l'abbandonassero pensò all'ironia di ciò che stava sperimentando: le ci era voluta una vita per la morte. Ironia o assurdità? Forse entrambe.

 

Strano, aveva sempre avuto paura che quando si fosse trovata faccia a faccia con la fine, un impeto estremo, un riflesso condizionato di vita l'avrebbero scossa, l'avrebbero fatta pentire di aver passato la sua intera esistenza a desiderare di morire. E invece no. Più un orgasmico piacere di aver infine ottenuto e realizzato il suo progetto più importante.

 

Il progetto di una vita: morte.

 

Cosa c'era poi di così strano? Nessuno aveva mai capito la sua aspirazione, nessuno aveva mai capito il suo «Voglio morire». Cosa vuoi fare da grande? La morta.

 

Cos'erano infondo i fiori colorati e abbaglianti con cui la gente sorridente – in maniera grottesca – decorava le proprie case, i capelli, i dipinti, le pareti? Possibile che non vedessero che erano cadaveri? Possibile che fossero così ciechi? Trovavano bellezza in un corpo in putrefazione, godevano della sua decadenza senza rendersene conto, e non riuscivano a comprendere una pulsione di morte.

La cosa era reciproca: lei non capiva la gente. Non capiva tutti quei modi, tutte quelle recite, convenzioni, usanze arbitrarie.

Quanto sarebbe stato più semplice se ognuno fosse stato veramente libero di realizzare le proprie aspirazioni?E invece solo pochi eletti potevano, e per farlo calpestavano ogni altro essere vivente sulla faccia del pianeta. No, non capiva proprio.

 

Lei desiderava morire, o almeno passare il resto dei suoi giorni immersa nell'oscurità e nella solitudine totali. Così. Lasciatela che si spenga lentamente. Non darà fastidio. Non metterà i bastoni fra le ruote a nessuno. Lei vuole solo morire.

Lasciatela, lasciatela.

 

Oscurità. La madre dalla quale tutti veniamo. Apre le sue braccia piene e calde. Dischiude lo spazio di silenzio e vuoto. Ad alcuni il silenzio e il vuoto non fanno paura.

Quando sei assediato da te stesso, il silenzio e il vuoto sono l'anelito irraggiungibile e quindi più forte. Il mio paradiso sarà fatto di profondità infinite, buio accecante, silenzi assordanti.

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