Che dolce emozione quella di una pagina biana e liscia, pronta per essere scritta in bella calligrafia; un piacere costituito dall'immagine mentale che già ci prefiguriamo di tutto ciò che potremmo realizzare su quella pagina; un'immagine che si delinea meravigliosa, giacchè se uno crea immaginativamente, lo fa inseguendo lo splendore.
Ma un piacere costituito anche dall'idea stessa della nostra imminente azione, del tempo e lavoro che impiegheremo nella realizzazione del progetto.
Arrivati alla conclusione però, magari ci accorgiamo di non essere riusciti a evitare sbavature, freghi o sbagli di ortogafria. Forse la vita è proprio così, una somma di aspettative, un'attesa di perfezione che non sarà mai possibile raggiungere.
Poi, ti accorgi di provare un tenero piacere anche nel toccare con i palmi delle dita i solchi lasciati dalla penna sulle pagine ormai consumate; e un brivido, nell'ascoltare il fruscio morbido quando le giri. E ti rendi conto che provi persino soddisfazione nella possibilità di sfogliare pagina per pagina tutto ciò che fino a quel momento hai scritto, nell'avere un segno tangibile dei tuoi sforzi, poter guardare indietro in ogni momento, per ricordarti da dove sei partito e dove ti trovi adesso.
Quindi forse non sono importanti la perfezione o un ideale inaccessibile, quanto il fatto stesso di scrivere, andare avanti – vivere.