You are my only exception.

di SamanthaMcQueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Isn’t he lovely; isn’t he wonderfoul. ***
Capitolo 3: *** I wanna stay up all night, and do it all with you ***
Capitolo 4: *** When I saw your face i fell in love. ***
Capitolo 5: *** I'm only human, I've got a skeleton in me. ***
Capitolo 6: *** You built up a world of magic, because your real life is tragic. ***
Capitolo 7: *** And I've seen you cry, way too many times. ***
Capitolo 8: *** I can see in your eyes. ***
Capitolo 9: *** Ignorance is your new best friend. ***
Capitolo 10: *** I put my faith in you, so much faith, and then you just threw it away. ***
Capitolo 11: *** All I need is you. ***
Capitolo 12: *** Can you see me? ***
Capitolo 13: *** I hear them calling. ***
Capitolo 14: *** Why I must choose? ***
Capitolo 15: *** It's okay not to be okay. ***
Capitolo 16: *** I have nothing, if i don’t have you; ***
Capitolo 17: *** And all his little things. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Allora, mi presento. Sono Sam (no, non è il mio vero nome lol). E’ la mia prima FF, e spero sinceramente che vi piaccia e che qualcuno la seguirà. D: Ne dubito ma okay. Non mi ritengo una grande scrittrice, ma mi faccio fin troppi filmini mentali su questi due, così ho pensato di metterli per iscritto.
Con la speranza che mi seguiate, un bacio a tutti. :)
°Sam.




Prologo.
 

-SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!-
Sobbalzai di scatto e mi tirai a sedere sul letto.
–M-Ma che diavolo?!- Cos’erano tutte quelle urla di prima mattina? Santo cielo che razza di casinisti in quella casa. Mi grattai la testa e lentamente iniziai a girarmi, per guardare cosa stava accadendo. Mia sorella Gemma stava in piedi davanti a me, saltando avanti e indietro come una pazza. Istintivamente guardai la sveglia accanto al letto; le 7 e 15.
–Mi spieghi che diavolo fai vestita a quest’ora?! E di domenica poi?- Mia sorella smise all’istante di svolazzare avanti e indietro per la mia stanza, e mi guardò torvo, quasi le avessi bestemmiato in faccia.
-Insomma Harry, possibile che te ne sia dimenticato?- La guardai con una faccia decisamente sorpresa, cosa mi ero dimenticato, ora?
Gemma iniziò a sbattere i piedi per terra e a sbuffare, scocciata. –Non è possibile, sei sempre il solito! Avevi promesso che il giorno prima che iniziasse la scuola avremmo fatto visita a Lottie!- La guardai con un’espressione decisamente enigmatica. E quando diavolo gliel’avevo promesso? Mah..
Mi alzai piuttosto riluttante della cosa dal mio caldo e confortevole letto, e sgusciai fino all’armadio, infilandomi la prima maglietta pulita e il primo paio di jeans che trovavo.
–Sinceramente- cominciai voltandomi verso di lei –non lo ricordo proprio. E ti avverto, se ero ubriaco quando l’ho promesso, non vale!- Mia sorella sorrise compiaciuta, e scese le scale urlando
–Muoviti o faremo tardi, le avevo detto che saremmo arrivate da lei tra meno di un quarto d’ora. Ti aspetto in macchina!- E sentii sbattere la porta.
Tra tutte le ragazze che giravano a Londra, doveva proprio trovarsi un’amica di penna? E poi poteva anche prendere la metro o un autobus e andarci da sola a conoscerla, e che diamine.
Corsi in bagno a sistemarmi i capelli, particolare importantissimo senza il quale non uscivo di casa, dovevano essere semplicemente perfetti, i miei ricci. Era l’unica cosa che amavo veramente di me stesso. Mi diedi un’ultima occhiata allo specchio, e poi corsi giù per le scale, infilai le scarpe e uscii in fretta a raggiungere Gemma in auto.
-Ora mi spieghi perché a trovare la tua amica non ci puoi andare da sola?- Cominciai con un tono leggermente scocciato. Diciamo che alzarmi verso queste ore la domenica con una pazza furiosa che ti urla in un orecchio, non è certo il massimo.
-Mamma mi ha detto che da sola non posso andarci, e lei non aveva voglia di accompagnarmi, per cui l’unico con la patente qui sei tu.- Sorrise tutta felice. –E poi stai tranquillo, ha un fratello poco più grande di te, magari potete fare amicizia!- Si voltò a guardarmi speranzosa, ma la mia faccia era sempre quella di un cane bastonato.
-Sarà, ma mi hai sempre rovinato la domenica.- Sbuffai e cominciai ad accelerare, altrimenti saremmo arrivati in ritardo.
In una decina di minuti, ringraziando il poco traffico londinese di quella mattina, arrivammo finalmente a casa Tomlinson. Non feci in tempo nemmeno a spegnere il motore della macchina che Gemma si era già fiondata sul campanello; guardandola non potei fare a meno di sorridere, era così contenta che un po’ aveva messo di buon umore anche me. Non capivo sinceramente cosa ci trovasse di così eccitante nel conoscere una persona che non aveva mai visto, le aveva solo scritto tramite e-mail, quindi non si poteva dire che si conoscessero per davvero. Forse ero io, che non avendo mai avuto relazioni di questo tipo non potevo capire, forse.
Non appena l’enorme cancello finalmente si aprì, entrammo nel giardino di casa Tomlinson. Era veramente grande, così come si vedeva dall’esterno la casa. Si vedeva che erano messi bene economicamente, urca. Da dietro il portone principale, spuntò fuori una ragazzina bionda, con due guancette rosse molto carine, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Rimase un attimo ferma sulla soglia con lo sguardo fisso verso Gemma, poi le saltò direttamente addosso. Feci due passi indietro per lasciarle un po’ sole, per così dire. Sembravano talmente contente, diamine.
Dopo ben cinque minuti di abbracci e anche qualche lacrima, finalmente pare che la biondina si accorse della mia presenza.
La prima che mi venne incontro fu Gemma. –Lottie, questo è mio fratello Harry.- Mi sporsi in avanti porgendole la mano –Piacere di conosceri Lottie.- E per fortuna era più educata di metà delle sue amiche, perché mi venne incontro e mi strinse la mano gentilmente, presentandosi a sua volta.
-Beh, comunque non restiamo qua, andiamo nel giardino sul retro, c’è la piscina e gli sdrai, così possiamo stare un po’ al sole e parlare.- Lottie prese mia sorella per mano e la tirò in casa, e automaticamente io le seguii. Già l’ingresso era immenso, e tutto perfettamente pulito e.. brillante, direi. Il pavimento era in marmo chiaro, e davanti a noi si alzava un’enorme scala, con la ringhiera in ferro con piccoli decori con quello che a me parve proprio oro. Le porte erano enormi e in legno massiccio, e i mobili non erano da meno. Veramente una casa stupenda, non c’è che dire.
Lottie tirò mia sorella verso le scale, e dopo aver fatto due grandini si ferò e si girò verso di me.
–Ti dispiace precederci in giardino? Ci sono delle limonate e delle granite se vuoi, poi c’è la piscina in caso volessi fare un tuffo, anche se… beh, non hai il costume che sciocca.-
Si ferò un attimo a pensare e poi continuò –Tra un attimo dovrebbe tornare Lou, così al massimo ti fai prestare un suo costume, oppure giocate a pallone o… non ne ho idea!- Prese a fare strani gesti con le mani, quasi cercasse di spiegarmi qualcosa non a parole, ma con i gesti. In un attimo si voltò e tornòp a correre su per le scale, con mia sorella al fianco. Che strana ragazza….
Beh, prima di tutto chi era Lou? E poi dove diavolo era il giardino sul retro?! Quella casa era enorme. Mi ci volle un attimo, finii in due o tre sgabuzzini (che data la grandezza erano stanze vere e proprie) e in qualche bagno, ma alla fine riuscii a trovare la cucina, dove vi era l’uscita per il giardino.
Una volta uscito mi misi a girare qua e là.. sinceramente non sapevo bene cosa fare, non era casa mia quella e non conoscevo nessuno, probabilmente sarei dovuto tornare a casa, invece che preoccuparmi per Gemma e restare come un idiota a gironzolare in quella sottospecie di villone per ricconi. Su un tavolino trovai delle limonate, così ne presi una e cominciai a sorseggiarla, andando davanti alla piscina, per poterla vedere meglio. Non appena mi chinai per toccare l’acqua, curioso di sapere se era calda o no, sentii qualcuno urlarmi contro -ATTENTOOOOOOOO!!!-
Non feci in tempo a voltarmi che una pallonata mi colpì in piena faccia con una tale forza che non riuscivo a capire se stavo volando o se i miei piedi stessero ancora toccando terra. In un attimo sentii una sensazione di freddo, bagnato… non riuscivo a respirare. Mi si bloccò il respiro e non riuscivo più a muovermi, mi sentivo pesante.
Di colpo sentii qualcosa afferrarmi forte per la vita, e in un attimo mi sentii meglio, riuscivo di nuovo a respirare, e sentivo le mattonelle di bordo piscina calde per il sole sulla schiena e sotto la testa. Sforzandomi con tutto me stesso riuscii ad aprire gli occhi quel poco che bastava per capire cosa mi stava succedendo intorno, ma l’unica cosa che vidi furono due occhi color del cielo penetrarmi fino alle ossa, due occhi lucenti come il sole e profondi come gli abissi. Rimasi impietrito da quegli occhi, anche se dopo pochi secondi, nonostante i miei sforzi, mi addormentai.

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Capitolo 2
*** Isn’t he lovely; isn’t he wonderfoul. ***



Sentii un brusio, accanto a me. Sentivo delle voci, qualcuno che ripeteva insistentemente il mio nome, ma non capivo perché non riuscivo a rispondergli, poi più niente.
Riaprii gli occhi di scatto, per quanto ci riuscii, visto che la luce trafisse i miei occhi e li costrinse a chiuderli appena. Era bianco, tutto bianco.
Non avevo idea di dove fossi, non riuscivo a capire cosa…
-Gemma!- Scattai seduto su quello che notai fu un enorme letto matrimoniale, con delle soffici coperte bianche con ricami in pizzo, sembravano parecchio lavorati, come quelle del cuscino. Grazie a quel furbo gesto iniziò a girarmi la testa, e istintivamente portai entrambe le mani alle tempie. Dio, le sentivo scoppiare.
Sentii qualcosa toccarmi la spalla, e mi voltai a constatare cosa, o meglio chi fosse. Non appena mi voltai, Gemma mi saltò letteralmente addosso.
–Oddio tutto a posto? Non sei ferito vero?- Arretrai appena, per quanto possibile in un letto, la sua voce mi stava stordendo il doppio di quanto già non o fossi di mio, che diavolo. Ma perché dovevo essere ferito? Cosa… di scatto realizzai la situazione.
Eravamo a casa Tomlinson, ci avevo portato Gemma per conoscere quella sua amichetta di penna, e poi mi avevano abbandonato come un baccalà sull’ingresso/salone iper accessoriato e lossuoso della casa. Appena arrivato in giardino, stavo andando a vedere la piscina quando….quando… qualcosa mi ha colpito. Due occhi, ecco cosa. No, non potevano essere due occhi, che idiota che ero.
Eppure per quanto mi sforzassi, l’unica cosa che riuscivo a ricordare era l’azzurro cristallino della piscina, e un attimo dopo un azzurro più intenso, ghiacciato e vivo di due fari che mi stavano squadrando.
-Cosa mi ha colpito?- Le chiesi notando che mi stava fissando perplessa. Dovevo essermi fermato a pensare troppo, mi succedeva fin troppo spesso, ma si sa, vivevo in un mondo tutto mio, un mondo solo e soltanto mio.
-Una pallonata in piena faccia.- Disse lei, ora decisamente più tranquilla, con un risolino che le dipingeva gli angoli della bocca.
-Una..una cosa? Per Dio!-
Io, Harry Styles avevo preso una pallonata in faccia come un povero cretino? –E chi sarebbe l’idiota che ha colpito il mio povero e bellissimo viso?- Dissi con uno sdegno tale da far scoppiare a ridere mia sorella.
-Beh, vedo che ti sei ripreso bene, e in fretta. –
-Smettila di scherzare, allora dimmi; chi diavolo è stato?-
Nel momento in cui stava per rispondermi, si aprì la porta dell’enorme camera da letto, e vi entrò.. un angelo. Mi ci volle una frazione di secondo per riconoscerli, erano loro, proprio loro. Quegli occhi..
-Ecco, è lui.- Disse tranquillamente Gemma.
In quel momento non riuscivo a sentirla, però. Cominciai a squadrarlo dalla testa ai piedi, era veramente bellissimo. Quei lineamenti così delicati, la pelle liscia, labbra rosee perfette, e poi il fisico… indossava una maglietta aderente a righe, gli stava veramente d’incanto. Il suo sguardo però.. era la cosa più bella, potevo dire per certo che poteva ipnotizzarmi.
Aspetta… aspetta aspetta, cosa? Lo stavo fissando da ben cinque minuti senza staccargli gli occhi di dosso, era più forte di me ma..
-Hey deficiente, mi senti??!- A quelle parole mi voltai di scatto.
-Chi hai chiamato deficiente, pulce dei miei stivali?- Lei mi fece la linguaccia, sorridendo.
-Ti ho detto che è stato lui, a tirarti la pallonata.-
Mi girai nella sua direzione, guardandolo sorpreso. Lui si avvicinò un po’ al letto, per potermi guardare meglio in viso per parlarmi, supposi, e si chinò appena per toccarmi la testa.
A quel tocco rimasi leggermente sorpreso, tanto che mi tirai indietro, quasi impaurito. Ma… ma che diamine mi stava succedendo? ‘’Santo cielo Harry, piantala di essere così timido, così idiota!’’ pensavo tra me e me. Il ragazzo ritrasse subito la mano, e fece un passo indietro.
-Perdonami, stavo facendo due palleggi contro il muro e mi è sfuggito un attimo il pallone.- Disse con aria mortificata, sembrava veramente dispiaciuto.
Beh, alla fine non l’aveva fatto apposta, non era stata totalmente colpa sua, per cui..
-Non preoccuparti, poteva capitare a tutti.- Gli dissi cercando di sembrare gentile, anche se mi sentivo un idiota, ero teso e non ne capivo il motivo.
Lui si rilassò all’istante, e mi regalò un sorriso a 32 denti.
–Sono contento che tu non ti sia fatto niente, e non sia arrabbiato.- continuò lui. –Ora, se volete scusarmi..- disse appoggiando una strana boccetta accanto al comodino, un bicchiere pieno d’acqua e un asciugamano –devo proprio scendere da Lottie, è rimasta da sola e devo aiutarla a fare i biscotti. E’ un po’ capricciosa, la ragazza!-
Mise una mano dietro la testa, strofinandosi la chioma, e fece per andarsene, ma arrivando alla porta si voltò e rimase per un minuto buono a fissarmi.
Oddio, perché mi stava fissando? ODDIO, perché stavo arrossendo?
‘’Piantala Harry, stai arrossendo davanti ad un ragazzo, ti pare possibile? Ricomponiti!’’ La mia testa continuava a dirmi che ero un demente, ma stranamente i miei batti continuavano ad accellerare, sempre di più.
Appena si decise a voltarsi e uscire, tirai un sospiro di sollievo.
Vidi mia sorella guardarmi storta, e poi abbozzare un sorriso compiaciuto, come se si fosse fatta una quale battutona in testa.
-Ebbene, cos’erano quegli sguardi d’intesa?- Cominciava a punzecchiarmi, eccola.
Odiavo quando faceva così, a volte era divertente, la battuta ci stava sempre, certo, ma sapevo che di lì a poco sarebbe diventata veramente pesante.
-Cose da uomini, non puoi capire.- Cercai di salvarmi con la prima semi-scusa decente che mi venne in mente.
-Beh, saranno pure cose da uomini, ma quello mi sembrava di averlo capito benissimo.-
Si alzò dalla sedia accanto al mio letto, e venne a sedersi sui morbidi cuscini bianchi accanto a me.
-Piantala pulce, ti ho detto che non puoi capire, quindi non fare strane allusioni.-
-E chi ha detto niente? Sei tu quello che si scalda.- Continuò imperterrita guardandomi di sottecchi.
-Senti, non sono affari tuoi. Di sotto c’è qualcuno che sta facendo biscotti, no? Vai ad aiutare la tua amichetta.- Borbottai guardando guori dalla finestra dalla parte opposta al suo viso. Non volevo continuare a fissarla, perché sapevo di essere rosso come un peperone, e questo interrogatorio non faceva altro che farmi arrossire ancora di più, oltre che farmi venire un’ansia assurda.
-Va bene va bene, ho capito. Mi tolgo dai piedi.- Disse saltando giù dal lettone e correndo fino alla porta. –Vedi di non combinare pasticci, qua da solo.-
Mi sorrise e chiuse la porta.
-Vedi di non farli tu piuttosto!- Le urlai ridendo, sapendo che mi aveva sentito benissimo.
Mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo, finalmente ero solo, potevo riordinarmi le idee. Già che con il mal di testa che mi ero ritrovato grazie alla botta che avevo preso cadendo, facevo fatica a pensare, con Gemma che mi ronzava intorno, come un’ape attorno al fiore, ancora peggio.
Mi distesi completamente nel letto, affondando i capelli in quel tessuto decisamente troppo leggero e morbido per essere vero. Bah, le fortune dei ricchi.
Chiusi gli occhi ed iniziai a pensare, e l’unica cosa che avevo in mente era un illuminava tutta la mia mente, riempiendola di luce. Non riuscivo a capire perché, ma quegli occhi, che finalmente avevano anche un aspetto per intero, in un attimo erano riusciti a stregarmi. Era a dir poco… assurdo. Ma che mi stava succedendo?
Più ci pensavo, e più non riuscivo a capacitarmene. Cioè, fosse stata una ragazza, avrei potuto capire ma… quello che stavo sentendo, non era attrazione verso un ragazzo, vero? VERO?
Forse avevo battuto la testa un po’ troppo forte. Decisamente troppo forte, non c’era altra spiegazione.
Eppure il suo viso continuava a perseguitarmi, il suo modo di toccarsi i capelli… beh, in ogni caso era impossibile che fossi attratto da lui.
Primo, perché era un ragazzo, ovvio. Secondo, l’avevo visto per dieci minuti circa, e tra l’altro non conoscevo neanche il suo nome.
E se anche fosse stato? C’era davvero qualcosa di male ad essere attratto fisicamente da un ragazzo? Insomma, forse non era qualcosa di totalmente giusto, non mi era mai successa una cosa simile, però… era possibile. Decisamente possibile.
Più ci pensavo e più continuava a prendere forma nella mia mente il suo volto, il suo sorriso, la sua voce..
E con questi pensieri, in poco tempo richiusi totalmente gli occhi, addormentandomi come un bambino.
 
 
Appena mi svegliai mi sentii stranamente intontito, dovevo aver dormito per parecchie ore, ma in fondo c’era da aspettarselo, ero un vero dormiglione e su un letto del genere di dormiva da Dio.
Guardai l’orologio appeso al muro sulla parete opposta alla mia, e notai che erano le 19:00. WTF?! Santo cielo era tardissimo! Eravamo andati lì di mattina presto ed eravamo ancora lì? Perfetto, qualcuno a casa mi avrebbe ucciso.
Presi il cellulare dalla tasca e lo estrassi delicatamente, lo accesi e sperai vivamente che mamma non avesse chiamato, quando iniziava poteva diventare una vera bestia, quella donna.
Trovai cinque chiamate perse e due messaggi, ma per fortuna nessuno era suo. Venivano tutti dalla stetssa persona. Sbadigliando, lessi il primo: ‘Hazza, sta sera c’è una festa da urlo da me, i miei sono partiti, ancora, non vedo l’ora di potermi divertire come si deve! xx, Z.’
Borbottai qualcosa e lessi l’altro ‘Sono ancora io, ma dove sei? Fatti trovare almeno per le 11 a casa mia. Insomma, domani si inizia la scuola, quando ce ne capita un’altra? E poi c’è Raquel sta sera, quella ci prova da mesi ormai, potresti anche dargliela vinta. Fatti sentire! Z.’
Alzai gli occhi al cielo, e spensi di nuovo il cellulare.
Quando voleva quel ragazzo era seriamente appiccicoso, eh. Okay che era il mio migliore amico, ma a tutto c’è un limite.
Raquel… ora che ci penso, era tutta l’estate che ‘giocavo’ con lei, bisognava dire che la cosa mi divertita parecchio, lei era bella e forse… no, ma cosa andavo a pensare. Anzi, se prima pensare a lei in qualche modo mi faceva sentire bene e divertire, ora l’unica che occupava i miei pensieri, o per meglio dire l’unico, non era lei.
‘Santo cielo Hazza! Dieci minuti, lo conosci da dieci minuti! L’amore a prima vista NON esiste, datti una santa regolata!’ scossi la testa e scesi dal letto, ritrovando a pochi centimetri le mie scarpe.
Me le infilai di fretta, presi il giacchetto appoggiato sulle lenzuola e mi affrettai ad uscire da quella lussuosa stanza. Se stavano facendo biscotti.. beh, in realtà li stavano facendo ore fa probabilmente, ma la cucina era l’unico posto che sapevo raggiungere con certezza, in quella casa.
Scesi le grandi scale e mi diressi verso la cucina, entrandovi con aria decisa, non dovevo sembrare timido o imbarazzato come prima. Li trovai tutti e tre che mangiavano, o meglio.. divoravano due pizze abbuffandosi come dei morti di fame. Li guardai un attimo e mi uscì un sorriso, erano buffi in effetti.
-Oh, sei sveglio!- Non si capiva bene cosa dicesse Gemma con tutta quella pizza in bocca, ma in qualche modo riuscii a comprendere.
-Sì, scusate se mi sono addormentato, qualcuno sta mattina mi ha svegliato alle sante ore per uscire di casa.- Sorrisi guardandola, e poi mi voltai sui due fratelli. Azzardai un sorriso ad entrambi, poi arretrai appena.
-Ho appena ricevuto un messaggio da Zayn, sta sera c’è una festa da lui. Per cui, prendi la tua roba che andiamo.- Dissi leggermente secco.
-Come? Ma.. Ma Harry…- Aazzardò mia sorella con fare imbronciato.
-Tesoro, la vedrai domani a scuola Lottie, non preoccuparti. Ora, sei stata qua tutto il giorno, penso che la sera potresti lasciarla pure a me.- Sorrisi gentilmente, e notai che aveva capito, per cui si alzò di mala voglia e mi ragguinse al mio fianco.
-Beh, allora buona serata e grazie mille dell’ospitalità, dissi gentilmente.-
Mentre mi voltavo per andarmene, ecco che arriva Lottie con una delle sue tante domande.
-Quale festa?- Chiese lei, ingenuamente.
La guardai un attimo, poi tranquillamente le risposi. –A casa del mio migliore amico, fa una festa oer ‘innaugurare’ l’anno scolastico, diciamo.-
Lei mi guardò un attimo perplessa e poi scattò in piedi. –Se ci sarà tutta la scuola, perché non veniamo anche noi?!-
Saltellava contenta, si vede che a casa con Louis si annoiava proprio.
-Beh, veramente Lottie… sei un po’ piccola ancora, per queste feste.- Lei fece una smorfia e si sedette nuovamente sulla sedia, leggermente imbronciata.
-Beh, io posso venire no?- Disse quella voce, d’improvviso.
Lo guardai un attimo in viso, avevo cercato di non dargli troppo peso fino ad ora.
–Ci sarà tutta la scuola no? Vorrei conoscere qualcuno prima dell’inizio delle lezioni.- continuò lui con fare allegro, sembrava che non gli si poteva togliere quel sorriso a 32 denti dal viso.
-C-certo, sembra una buona idea.- bisbigliai, quasi. Lui sorrise compiaciuto, e tornò a mangiare la sua pizza.
-Beh, allora ci vediamo domani, Lottie.- Disse Gemma prendendomi a braccetto e voltandosi.
Proprio quando stavamo sulla porta, mi ricordai di chiedergli quello che prima non avevo potuto domandargli.
-Aspetta..- mi voltai per guardarlo bene. –Il nome… il tuo nome, qual è?-
Lui mi fissò un attimo perplesso, poi tornò a sorridere. –Louis. Sono Louis.-
Quel sorriso sembrava leggermente diverso, da tutti gli altri. Sembrava più.. felice, come se si aspettasse che glielo chiedessi. Lo guardai ancora un attimo, e poi uscii da quella casa strattonato da mia sorella.
Beh, l’avrei rivisto da lì a poco, quel bellissimo angelo. O meglio, Louis.

 
 
 
 
 
 
 
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Buona sera. :3 Essì, ho messo subito anche il primo capitolo. Il fatto è che ho già scritto un po’ e non avevo pubblicato niente ancora, così ho pensato di mettervelo, in caso.. boh, magari vi incuriosisce un po’ CWC. Anyway, spero possia piacervi, e vedrò per la lunghezza dei capitoli, perché in realtà non so bene se devo allungarli o accorciali.. ci sto lavorando xD
Non ho mai pubblicato niente su EFP, capitemi.
CCComunque, se avete domande, o comunque il capitolo non vi di spiace, o pure se non vi piace, eh D:, mi piacerebbe qualche recensione, anche perché io odio come scrivo, mi piacerebbe sentire altri pareri più..diciamo… parziali, ecco.
E… boh, è tutto. :o Spero continuiate sempre a seguirvi, e se volete darmi una vostra FF da recensire, mandatemela sul mio contatto twitter:
https://twitter.com/SynysterHoran_
Con questo vi lascio, buona notte a tutte le lettrici.
°Sam.

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Capitolo 3
*** I wanna stay up all night, and do it all with you ***


Capitolo 2.

I wanna stay up all night, and do it all with you.


 
-Ho fame ho fame ho fameeeeeeeee!- Urlava Gemma saltando da una parte all’altra della cucina aspettando che mamma finisse di cucinare gli hamburger.
-Ma smettila che hai mangiato pizza fino adesso,  e chissà che altro!- La rimproverai io, ma lei mi fulminò con lo sguardo, quasi volesse uccidermi.
-Ah, e così hai già mangiato?- Mia madre la fissò di sottecchi, e lei come suo solito iniziò a frignare.
-Un pezzetto di pizza, solo un pezzetto di pizza!!- Disse cominciando a coccolare mamma, certo che a fare la lecchina era un fenomeno. In quello e a mangiare, sicuramente.
E mia madre, come suo solito ci cascò in pieno –E va bene, tranquilla tesoro.- disse lei con il suo solito modo di fare dolcissimo.
Le guardai un attimo e poi sputai fuori –se continui a mangiare tanto, da qui a poco non passerai più dalla porta.- scoppiai a ridere e scappai via, con mia sorella furiosa che mi inseguiva.
Mi chiusi in camera e le urlai di sparire, che dovevo prepararmi.
Eh sì, dovevo decisamente essere perfetto, quella sera. Scivolai fino al bagno ed accesi la luce. Quello che vidi mi lasciò pietrificato. Ero io quella massa informe che mi si presentava allo specchio? Santo cielo, ero inguardabile! Come avevo fatto a parlargli conciato così? Oddio oddio ODDIO!
Presi il pettine ed iniziai a sistemarmi, anche se ormai era tardi, il danno l’avevo fatto, oramai. Rassegnato tornai in camera, cominciando a tassare camicia per camicia, pantalone per pantalone e così via. Ora non dovevo essere solo perfetto, di più. Insomma, sembravo uno scappato di casa, facevo paura e mi ero fatto vedere da lui in quello stato e… aspetta, cosa mi importava in fondo? Mi dovevo fare bello per Raquel e nessun altro.
‘Non mi piacciono i ragazzi, dannazione!’ continuavo a ripetermi nella testa. Non capivo cosa mi stava accadendo, era fin troppo assurdo e non riuscivo a capacitarmi della cosa. Fino al giorno prima pensavo solo alle ragazze, a come poterle conquistare, a come poter dominare su tutte loro. E dovevo proprio ammettere, modestia a parte, che ci stavo riuscendo alla grande. Certo, non ero mai stato soddisfatto da nessuna di loro pienamente, anzi.. però avevo avuto un numero considerevole di ragazze, non di ragazzi.
-AAAAAAAAAH!- Urlai esasperato. Non ce la facevo più a pensare, il mio cervello non era di certo abituato. Avevo seriamente paura che di lì a poco avrebbe iniziato a far fumo.
-Tutto a posto lì dentro?- Chiese mia madre preoccupata dalla situazione.
-S-sì mamma!- risposi in fretta, ricordandomi che in casa non ero solo, e mi morsi la lingua. Stavo diventando idiota pensando a quel tipo.
Tornai in bagno e mi spogliai di fretta, buttandomi sotto l’acqua della doccia che lentamente stava lavando via anche ogni mia preoccupazione. Niente era meglio di una bella doccia rinfrescante, niente.
Ci rimasi per una bella mezz’ora, sentire il sapone profumato sulla pelle mi calmava, l’acqua che scorreva sul mio corpo e batteva sulle pareti… ah, che sensazione.
Quando vi uscii ero dieci volte più determinato di prima. Realizzai che in fondo non era importante da chi ero attratto. Dovevo dimenticare Louis e il suo bel faccino, e puntare solo a Raquel, lei era il mio obbiettivo.
Mi avvolsi un asciugamano alla vita e sgambettai tranquillo fino all’armadio, scegliendo una camicia bianca forse un po’ troppo elegante, un paio di jeans appena strappati e un papillon che ricordava il jeans, per la stoffa.
Indossandoli sbottonai appena la camicia, lasciando intravedere il petto e lasciando il papillon appena largo, e i pantaloni decisamente abbassati.
Tornai al mio fantastico bagno personale, ed iniziai una lunga lotta tra pettine e phon per mettemi in ordine i capielli. Non stavano mai come volevo, ci mettevo una vita a sistemarli, ma alla fine ne valeva la pena. Era la cosa che amavo di più del mio corpo, forse l’unica. Mi avevano sempre invidiato tutti i miei ricci morbidi e perfetti, e poi con i miei lineamenti calzavano a pennello, come si suol dire.
Mi diedi un’ultima specchiata veloce, ero a dir poco fantastico. Altro che Raquel, sta sera mi sarei divertito parecchio. L’importante era non incontrarlo.
Sbuffai, notando che si era impossessato nuovamente dei miei pensieri, e scossi la testa, prendendo il giacchetto e scendendo di corsa le scale.
-Non mangi?- chiese mia madre un po’ preoccupata-
-Tranquilla mamma, mangio da Zayn. Ci divertiremo- le feci un sorriso in coraggiante, a cui lei rispose ora un po’ più tranquilla.
-Cerca di non tornare tardi, domani c’è scuola!-
-Tranquilla, sarò a casa presto, e poi tra i due quello a cui dovresti dirlo non sono io..- mi volatai guardando mia sorella che era già al computer che chattava.. probabilmente con Lottie.
Mi infilai le mie solite converse chiare ed uscii di fretta di casa, prendendo le chiavi della macchina.
In realtà non sapevo nemmeno che farmene delle chiavi, abitavo attaccato a Zayn, quindi potevo pure andarci a piedi. Eppure, non potevo evitare di fare le mie solite entrate da macho, se così possiamo dire. Le stendeva tutte, sempre.
Scoppiai a ridere in mezzo alla strada come un cretino da solo, e salii in macchina, dirigendomi al vialetto accanto al mio.
Avevo la chiave magnetica del suo garage, quindi la macchina la parcheggiai lì dentro al sicuro. Con quello che mi era costata, era il minimo che la tenessi con un certo riguardo. Intanto, la mia bella figura l’avevo fatta, perché ad attendermi c’era Raquel, con il suo gruppetto di oche acide che si portava sempre dietro ovunque andasse. Le sorrisi con fare più sensuale possibile, e lei arrossì appena, per poi prendermi a braccetto guardandomi con la stessa intensità. Se c’era qualcosa che non aveva quella ragazza, era la vergogna.
Le misi un braccio sulle spalle ed entrammo a casa di Zayn, che stava su un enorme tavolino di vetro che ballava come un demente in mutande. Lo guardai e scoppiai a ridere come un idiota. Che razza di migliore amico mi ero trovato? Gli andai incontro e lo tirai giù, notando che qualche ragazzina lo stava privando dell’unico indumento che aveva ancora a disposizione, il che solo quello dava ben poco all’immaginazione.
-Hey hey hey. Sono le 11, non ti pare di aver già bevuto un po’ troppo?- Lo guardai storto, ma lui non faceva che sorridermi.
-Eddai Hazza, bisogna divertirsi! Domani è il grande giorno, quando lo faremo più un festino così?- Sorrisi e lo presi a braccetto, dimenticandomi totalmente di Racquel.
Con non poca fatica, visto che tirava a destra e sinistra come un pazzo, riuscii a recuperare in qualche modo la sua maglietta e lo portai fuori in giardino, attento a mettermi in un angolo. Non volevo che mia madre o qualcuno passando per strada lo vedesse mezzo nudo. Gli infilai la maglietta, e mi sedetti sul muretto accanto a lui.
-Sono venuto qui per divertirmi, e per rimorchiare- sottolineai la parola ‘rimorchiare’ con un risolino. –Ti pare che devo stare qui a badare a te due minuti dopo che sono arrivato?- Lui mi guardò storto, e poi si abbassò a posare la testa sulla mia spalla. Che potevo farci, era fatto così, lui. Non sapeva regolarsi, darsi un limite, e queste erano le conseguenze.
-Vai pure a divertirti, io sto qua a calmarmi un altro po’ e poi torno dentro.- mi disse lui come per tranquillizzarmi.
-Tranquillo, tanto non è che mi vada di stare con Raquel- bofonchiai annoiato.
-Come come? Sono mesi che ti viene dietro, e mesi che tu continui a fare tira e molla. Sta sera si aspetta qualcosa in più da te, lo sai. E poi lei ti piace,  me l’hai detto tu.- parlava un po’ troppo in fretta per i miei gusti, iniziava a darmi sui nervi. E che diavolo.
-Lo so, ma.. non lo so.- ero confuso, quella non era di certo una risposta, ma non sapevo che dire.
-Ahi, caro mio!- scoppiò a ridere come un pazzo, al che spalancai gli occhi e lo guardai male.
-L’alcool ti fa veramente male, amico mio!- dissi cominciando a ridere assieme a lui.
-Sì scusami, è che.. non pensavo che Harry Styles potesse prendersi una cotta per qualcuno.- disse tranquillamente con un sorriso sulle labbra. Una cotta? Ma che diavolo stava dicendo? Gli avevo appena detto che non avevo voglia di stare con lei e mi veniva a dire certe cose.. doveva essersi pure fumato qualcosa di pesante, il ragazzo.
-Prima che mi innamori di Raquel credo che gli asini voleranno.- dissi scherzando.
-E chi parlava di Raquel?-
Mi voltai a guardarlo storto, cominciando a non capire seriamente il suo discorso. Non aveva senso, non che i suoi discorsi solitamente ne avessero, ma questo proprio non lo riuscivo a capire.
-Scusami?- chiesi totalmente confuso.
-Non prendermi in giro Harry, ti conosco meglio di chiunque al mondo, ricordatelo. Il tuo sguardo è diverso, e poi quando sei entrato in casa continuavi a guardarti intorno.. non è che stessi aspettando qualcun altro?- mi chiese con quella vocina che odiavo, la usava quando mi aveva beccato a far qualcosa. Sbuffai e mi alzai di fretta.
-Mi dica grande genio della lampada, come hai fatto ad accorgerti che stavo guardando in giro se eri ubriaco?- era come uns sfida, pareva mi stesse prendendo in giro.
-Semplice!- Scattò in piedi più arzillo che mai. –Ti ho visto guardarti in giro da quando sei entrato, quindi sono salito sul tavolino e mi sono messo a fare l’idiota per attirare la tua attenzione.- disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-C-cosa?- dissi io, non capendo bene.
-Non è molto difficile prenderti per i fondelli, ragazzo mio.- continuò lui tranquillamente dandomi una pacca sulla spalla. Si voltò, e cominciò a salire i grandini per entrare in casa, a continuare la festa, ma prima si voltò a guardarmi, e in maniera disinvolta mi chiese –sai per caso dove sono finiti i miei pantaloni?- manco avesse perso un paio di chiavi, per dio.
Scoppiai a ridere come un idiota, d’altronde non potevo farne a meno, ero rimasto interdetto a ciò che era appena successo, quello che mi avevo detto poi.. Zayn riusciva a capirmi meglio di quanto io capissi me stesso, probabilmente. E se avesse avuto ragione? Speravo seriamente che si stesse sbagliando.
Gli corsi incontro, e mi fiondai totalmente nella festa, con scarsi risultati. Bevevo e ballavo con il mio solito sorriso scaltro sulle labbra, ma non riuscivo a non pensare a quello che ci eravamo detti, e beh… a lui. Mi sembrava tutto talmente assurdo..
Non riuscii a combinare niente nemmeno con Raquel, che nonostante mi si strusciasse addosso come una mucca in calore, non mi faceva alcun effetto. A me? Non faceva nessun effetto a me? Più pensavo e più non riuscivo a capire. Ma era una festa quella, no? Lo stavo forse dimenticando? Sono Harry Styles, io sono la festa, non posso essere così moscio!
E fu così che smisi di pensare, cominciai a bere e bere, ovviamente avevo sempre i miei limiti sapendo che accanto a casa mia ci fosse mia madre che cercava di spiare dalla finestra (anche se per nostra fortuna la casa di Zayn aveva muri insonorizzati e taaaante tendine alle fineste), e Zayn che ogni tanto controllava che non ci dessi giù troppo pesante.
Fu proprio quando pensavo che non sarei stato più tranquillo, più rilassato, più..me stesso, in un certo senso, che i miei occhi catturarono qualcosa di unico, qualcosa che illuminava la stanza, impossibile non vederlo.
Mi fermai di colpo, e rimasi a bocca aperta. Era tardi, quindi non credevo arrivasse qualcuno, ma ecco lì, davanti a me, che sembrava avermi visto anche lui, perché non mi staccava gli occhi di dosso. Era bellissimo, aveva dei pantaloni piuttosto accesi, e una maglietta a righe larghe attillatissima che dava ben poco all’immaginazione. Ai piedi delle semplici converse, come me. Che dire, era stupendo.. gli stava tutto da dio, anche se immaginavo che tutto quello che tutto quello che indossasse gli stava da dio.
Ad un certo punto mi fece un risolino divertito, non riuscivo a capire a cosa fosse dovuto, sembrava ci provasse gusto a farmi sentire così impotente, al che mi voltai di scatto, non ce la facevo più a mantenere il suo sguardo, che sembrava anch’esso molto interessato sullo squadrarmi da cima a piedi.
Feci un respiro profondo, ero agitato, diamine, tutta la sera per calmarmi e arriva lui in un minuto di orologio e mi fa perdere la testa.
Quello che successe dopo in realtà era tutto un po’ confuso, iniziai a buttare giù tutto quello che trovavo, ero talmente nervoso che non sapevo come calmarmi, e bisognava dire che l’alcool rilassava parecchio. Raquel, vedendomi così ne aveva approfittata, stavamo ballando praticamente incollati, e lei aveva preso a baciarmi il collo sensualmente, anche se a me la cosa più che sensuale ricordava il cane dei vicini quando sbavava mentre dormiva.
-Scusami, posso?- Sentii d’improvviso, ma non riuscii a capire bene chi fosse, o meglio, non volevo capirlo. Sentii la ragazza con le sue ventose staccarsi da me di mala voglia, e di colpo due mani forti mi presero per i fianchi. Non credevo ai miei occhi, l’alcool mi stava facendo brutti scherzi?
-T-tu..- dissi, anche se non sapevo esattamente cosa stessi dicendo, mi girava un po’ la testa.
-Io.- precisò lui sogghignando appena. Cosa c’era sempre di tanto divertente?
Cercai di indietreggiare appena, sentendomi in imbarazzo, avrei scommesso di avere le guance tutte rosse, ma lui non me lo permise, perché strinse ancora di più la presa sulla mia vita, e si avvicinò ancora di più a me, se possibile.
Non facevo molto caso a nessuno attorno a me, anche se avrei scommesso che ci stessero fissando tutti, eravamo due uomini e stavamo avvinghiati a ballare. E vabbè, a questo punto.. a questo punto credo che avrei dovuto seriamente farci l’abitudine.
Fissandolo negli occhi non riuscii a dire nulla, mi persi in quel mare azzurro, e sembrava volessi affogarci dentro, perché rimasi fisso con gli occhi  nei suoi. Ero.. felice, realizzanto, di sentirmi così vicino a lui, ma sentivo che in parte ciò che stavo provando era sbagliato. Era pur sempre un ragazzo, quindi perché provavo certe emozioni? Era veramente possibile che mi fossi innamorato? Era una cosa inverosimile, eppure..
-Beh, allora ci si vede domani a scuola.-
Mi risvegliai dai miei pensieri, guardandolo che si allontanava da me, con grande dispiacere ed usciva a testa alta dalla casa, sempre con quello strano sorriso sul viso. Io rimasi semplicemente lì come un idiota, non riuscivo a capacitarmi di nulla. Mi aveva veramente lasciato lì? Come un idiota? Che stesse forse giocando con me, il ragazzo? Non riuscivo a capire niente.
L’unica cosa che mi era finalmente chiara, era la piena consapevolezza che nel mio cuore ora ci fosse marchiato un nome, un nome che mi sembrava incancellabile, ed era Louis Tomlinson.
 

 
 
 
 
________________________________________________________________________________
 
Ed eccoci qui! Ditemelo che sono un razzo a scrivere u.u eeeeeh! Però scrivendo così male, si può capire. Lol
In ogni caso, questo è solo il secondo capitolo, quindi questo ‘approccio’ che i due hanno avuto, beh.. ancora non è successo niente, e non si capisce bene cosa stia combinando Lou u.u
Spero di poterla continuare presto (sempre che qualcuno la legga D: ) perché devo studiare per i test di recupero, visto che sono tarda e ho un debito ç^ç.
In ogni caso spero di riuscirlo a scrivere piuttosto in fretta e postarvelo domani. Detto ciò, non preoccupatevi per Hazza che sembra un idiota in ogni capitolo che scrivo, ricordate che lui è Harry Styles, non si farà tanto mettere i piedi in testa. E… non voglio anticiparvi niente, sperando che vi sia piaciuto il capitolo, alla prossima! :3
Se volete che recensisca le vostre storie, mandatemele qui:
https://twitter.com/SynysterHoran_
E se vi va visitate pure la mia pagina face book: http://www.facebook.com/pages/Larry-Stylinson-is-the-way/287801831290301
Rigorosamente Larry u.u
°Sam.

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Capitolo 4
*** When I saw your face i fell in love. ***




Capitolo 3.

When I saw your face i fell in love.

 

La mattina seguente mi svegliai con un bel casino in testa. Avevo dolori ovunque, la sentivo pulsare quasi dovesse esplodere. Avevo deciso di non bere tanto, di divertirmi e magari di farmi qualche ragazza quella sera, e invece lui aveva scombussolato tutti i miei piani per quella serata.
Ecco il risultato della mia stupidità. Non ricordavo nemmeno bene cosa fosse successo quella sera, ricordavo le sue mani sui miei fianchi, la nostra vicinanza, i suoi occhi.. e quel sorrisetto furbo che stavo iniziando ad amare seriamente. Aspetta, amare? Frena, torna indietro e riavvolgi tutto!
Lo trovavo solamente molto carino, ecco.
Eppure non riuscivo a capire cosa avesse voluto fare, era rimasto un attimo con me e poi era sparito come se nulla fosse. Aveva detto di voler venire a conoscere gli studenti della scuola, per fare un po’ di amicizia, ma a quanto pare non era esattamente così, altrimenti non se ne sarebbe andato subito.
-Forza, muoviti che è tardi!- Urlava mia sorella fuori alla porta, bussando insistentemente.
-Sono sveglio! Ti ho sentito, non serve che mi sradichi la porta!- Le urlai esasperato, mi stava stordendo i timpani con tutto il rumore che faceva.
-E allora tu invece di startene nel tuo bel mondo di nuvolette rosa e unicorni, vedi di rispondermi!- Terminò scocciata, e scese le scale per andare a fare colazione. Sapeva quanto fossi lento ad alzarmi, possibile che tutte le mattina dovesse smuovere mezza casa? Bah.
Mi alzai dal letto di controvoglia, avevo ancora la testa che mi faceva male, e cercare di ripensare alla sera prima non faceva che farmi aumentare il dolore. Strisciai quasi, fino al bagno e mi buttai sotto la doccia. Ottima idea proprio, almeno mi sarei svegliato un po’.
Mi asciugai il più in fretta possibile, notando che ero già notevolmente in ritardo di mio, e corsi per metà stanza a cercare i resti della mia povera uniforme, che avevo buttato in giro dopo che mamma me li aveva lavati, e poi non avevo minimamente toccato per tutta l’estate.
-Dove… dove diavolo è finita quella benedetta unifome?!-
La ricerca fu più dura di quanto mi pensassi, ma forse c’era da aspettarselo, dato che l’ultima volta che avevo pulito la mia stanza era stato… quando era stato?
La trovai tutta spiegazzata sotto una montagna di vestiti e vicino ad un cartone della pizza, che detto sinceramente non avevo proprio idea da quanto tempo fosse lì. Lo guardai un attimo stranito e poi presi di fretta la mia uniforme, ricordandomi a che ora mi ero alzato.
Era tutta stropicciata, ma pazienza, mi avrebbe dato un’idea più da duro, no? (No.)
Corsi davanti allo specchio a sistemarmi i capelli, l’unica cosa di me che doveva essere perfetta, e dopo dieci minuti buoni a passare lacca e pettine, uscii dalla mia stanza, notando Gemma che mi aspettava pronta davanti alla porta con una faccia piuttosto furiosa.
-Arrivo, arrivo!- Dissi per tranquillizzarla correndo in cucina a prendere la mia fetta biscottata.
Me la misi in bocca e mi fiondai fuori di casa, mentre mi infilavo la giacca, mettevo le scarpe e tenevo le chiavi della macchina.
Non avevo nemmeno idea di come ci riuscissi.
-E’ tardi, dannazione! E’ il primo giorno, potresti evitare di arrivare tardi pure oggi?-
Sbuffai guardandola, possibile che aveva sempre da lamentarsi? Di prima mattina poi, aveva un caratteraccio..
Misi in moto e andai il più veloce possibile, sorpassando anche qualche auto anche se non era proprio consentito, e prendendomi pure qualche insulto. Grazie a quello però, almeno, riuscimmo ad arrivare puntuali, giusti giusti cinque minuti prima del suono della campanella.
Gemma scese dalla macchina e corse immediatamente dalle sue amichette, tutte oche quelle. La lasciai perdere subito, avendo paura che una di loro venisse a provarci o qualcosa del genere. Non avevo la pazienza di sentir starnazzare oche già di prima mattina.
Non sapevo se dovevo andare da Zayn. Sapevo che mi aveva visto, ne ero sicuro, e conoscendolo mi avrebbe riempito di domande fino alla morte, non avevo proprio bisogno di un interrogatorio quel giorno.
Passai in mezzo agli studenti che si affrettavano ad entrare nell’edificio mescolandomi tra la folla, abbassandomi appena così che non mi vedesse, guardandomi intorno per controllare dove fosse, quando finalmente lo trovai. In effetti la ricerca non fu difficile, bastava cercare una specie di ciminiera che oscurava il cielo, e l’avrei trovato. Ed eccolo lì, bello pompato come suo solito, con la sua amata sigaretta fra le labbra che parlava con..
Sbiancai di colpo e rimasi impietrito a guardare la scena. Proprio accanto a lui, c’era qualcun altro che gli stava dando delle pacche sulla spalla. Non mi ci volle niente a capire chi fosse, avrei potuto riconoscerlo in una folla di mille persone.
Louis? Che diavolo ci faceva Louis Tomlinson insieme a Zayn a ridere e scherzare come se fossero amici di vecchia data?
Non potevo svignarmela, non ora, non dopo la paura di quello che potevano dirsi. Ma poi,non era successo niente tra di noi, quindi cosa potevano dirsi? ‘’Aaaaaah, troppa confusione per il mio povero cervellino!’’
Preso dal panico cercai di tornare tra la folla, per passare sul retro ed andare in classe, ma a quanto pare la mia chioma non mi aiutò molto in quell’occasione. Cercai di sfoggiare il mio sorriso più gentile e naturale possibile, e tornai indietro nella loro direzione, impaurito, decisamente impaurito.
-Hey, Zayn.. Louis.- Dissi con quanta disinvoltura riuscii. –E così vi conoscete, eh?-
Zayn si voltò per guardarmi in pieno viso e mi sorrise, anzi, direi che quello non era un sorriso cordiale di quando si saluta un amico, ma piuttosto un ghigno perfido di quando si ha scoperto qualcosa, o si ha fatto qualcosa.
-Hazza, amico mio!- Disse, tornando ad avere un aspetto ‘normale’, se così possiamo dire, e mi diede una pacca sul sedere, divertito. Lo guardai un attimo perplesso, e feci un sorriso timido. –Dovresti piantarla di fare il cretino in questo modo..-
Possibile che doveva fare l’idiota proprio ora?
-Eddai su, stavo solo scherzando, non fare tanto il permaloso.- Aggiunse, dandomi una seconda pacca sul sedere, più forte però, e non riuscii a trattenere un gemito.
Ora stava veramente esagerato, quell’idiota. –Ma che cazzo fai, stupido! Datti una regolata, se non vuoi che te le do io due sculacciate come si vede!-
Urlai senza pensarci troppo, Zayn non sapeva fare altro che farmi incazzare, non capivo bene perché fossimo migliori amici.
In quell’istante una risata cristallina prese totalmente l’attenzione delle mie orecchie. Mi voltai, e trovai un Louis più bello che mai, che rideva quasi piegato in due, sicuramente divertito dalla situazione.
Parlando, anzi, litigando con Zayn mi ero completamente dimenticato che fosse lì, accidenti.
-Meno male che alla fine ti sei snodato, play-boy dei miei stivali.- Zayn mi guardava divertito.
Non sapevo cosa dire, ero indeciso se mandarlo a cagare direttamente o tirargli un pugno in piena faccia, ma poi, ricordandomi chi altro avevo accanto, decisi che forse non era proprio il caso, non volevo fare brutte figure, non con lui.
-Allora, ti sei ambientato bene qui?- Cominciò Zayn rivolgendosi a Louis in un momento di assoluto silenzio.
-Beh, Londra è sicuramente bellissima.. mi piace molto questa città, spero di trovare tante amicizie in fretta.-
Mentre parlava, infilava una mano in tasca, e con l’altra si massaggiava lentamente il capo, in un modo talmente suadente che mi saliva ogni secondo che passava di saltargli addosso, letteralmente addosso.
Volevo sentire di nuovo la sensazione delle sue grandi mani addosso, dovevo, sentirla di nuovo.
Mentre la mia mente stava iniziando a prendere una piega leggermente a luci rosse, qualcosa lì sotto iniziò ad alzarsi involontariamente, al che mi trovai leggermente spiazzato.
Scossi forte la testa, cercando di smetterla di far viaggiare la mia sfrenata fantasia. Appena mi ripresi, notai che i due ragazzi mi stavano fissando con aria interrogativa, anche un po’ divertita, avrei giurato.
-S-scusatemi, avevo dimenticato che devo consegnare un fascicolo al vice preside prima dell’inizio delle lezione, scusate!- Ovviamente io e le mie scuse eravamo sempre piuttosto scadenti, ma non si può essere perfetti in tutto, no?
Corsi il più velocemente possibile in bagno, schivando letteralmente Raquel e le sue amiche che cercavano di placcarmi per fermarmi con loro.
Mi chiusi nel primo bagno accanto alla finestra, notando con mia sorpresa (forse non molta) che il disastro intestinale di Zac Helton era ancora incollato, o per meglio dire, ora doveva essere incrostato, nell’angolino in basso della parete, facendo risultare quel luogo ancora più vomitevole di quanto già non fosse, se possibile.
Sospirai e mi sedetti sul water, cercando di ricomporci, io e il mio amichetto là sotto.
Non era possibile che mi fossi eccitato pensando ad un ragazzo, anche se ormai era inutile negare l’evidenza, per quanto la cosa mi spaventasse a morte.
Forse avrei dovuto provarci, con lui, in fondo era appena arrivato e conosceva solo me e Zayn, magari avrei avuto qualche chance..
Ma cosa andavo a pensare?! Dovevo farmi passare questa cotta, questa ‘cosa’! Sarebbe bastato ignorarlo per un po’, e la cosa sarebbe passata, sicuramente.
Dopo essermi rassicurato, e calmato totalmente, uscii dal bagno di corsa e corsi verso la mia classe, notando che era già suonata e non avevo nemmeno sentito.
-Ah, signorino Styles!- Stavo per abbassare la maniglia tutto di corsa qualcuno mi chiamò.
Mi ritrovai quell’occhialuto insopportabile del vice preside davanti, con quella sua espressione accigliata che tanto mi dava sui nervi. Accanto a lui invece.. eccolo.
Ma possibile che me lo trovassi ovunque? Forse avrei dovuto rinchiudermi in quarantena in camera, almeno lì non lo avrei rivisto.
-Buon giorno, signor vice-preside.- Dissi con fare svogliato, parlare con quell’uomo, oltre che innervosirmi mi faceva salire anche un certo sonno, come se me ne servisse altro, la mattina. Era già bello se riuscivo a stare sveglio i primi dieci minuti di lezione, con lui non era possibile nemmeno quello.
L’uomo mi guardò aggrottando le folte sopracciglia e continuò. –Questo è il signor Tomlinson. E’ arrivato qui da Doncaster, oggi è il suo primo giorno.- Lo indicò e mi fece segno di salutare e presentarmi.
-Oh sì certo signore, lo conosco ormai da qualche giorno.- Sfoggiai uno dei miei sorrisi più finti, e abbassai la maniglia della porta dell’aula. –Ora se volete scusarmi, devo tornare alla lezione.-
-Aspetti un attimo- continuò il vecchio, con fare insistente. –Vi conoscete?-
-Le sembra che io parli arabo o cosa?- Chiesi scocciato.
-Non si rivolga a me con quel tono, signorino.- Se continuava a ronzarmi attorno in quel modo fastidioso come facevo a non rispondergli in quel modo?
-In ogni caso, visto che vi conoscete, credo che sia giusto che sia lei a portarlo a fare il giro della scuola.- Continuò lui.
Rimasi a fissarlo un attimo interdetto, e poi gli rifilai una delle mie solite ed inutili scuse. –Mi spiace signore, ma proprio oggi che è il primo giorno di scuola, non mi va di rimanere indietro.-
Lui alzò un sopracciglio e piegò le labbra in quelle che mi sembrarono un ghigno, ma non ne fui del tutto certo. –Non credo che il banco sentirà la sua mancanza, può pure tornare a riposare dopo aver fatto conoscere la nostra amata scuola a Tomlinson.-
Okay, dovevo iniziare ad esercitarmi ad inventare scuse convincenti, o un giorno o l’altro sarei finito male.
Feci una smorfia scocciata e annuii col capo. –Ma certamente..-
-Bene, veda di non metterci troppo, avviserò personalmente le vostre insegnanti del motivo della mancata presenza a lezione!-
E con questo entrò in classe.
Iniziai a camminare per i corridoi, sentendo dei passi che mi seguivano. Ero indubbiamente teso, ma dovevo ricordarmi di stare calmo, e tutto sarebbe andato bene.
Passai in fretta per l’aula di musica, la palestra, l’aula di scienze, la presidenza e così via, e iniziammo a parlare del più e del meno. Se prima ero terrorizzato all’idea di parlare con lui, trovai poi che la sua compagnia era veramente unica, ed era rilassante parlarci, era così allegro e solare, sempre con il sorriso sulle labbra. Avevo sempre un certo nervosismo addosso, ma mi veniva più facile e spontaneo del previsto scherzare con lui, e dire che pensavo di non riuscire a formulare nemmeno una frase di senso compiuto.
In quel momento pensai che forse saremmo potuti anche diventare amici, dovevo solo cercare di non pensare a lui in quella maniera, e saremmo diventati grandi amici. A quel pensiero sorrisi, ora meno spaventato di quella mattina, in cui credevo seriamente innamorato. Sarà stata solo una specie di infatuazione o qualcosa di simile.
Mi raccontò qualcosa di Doncaster, di sua sorella e della sua scuola, ma non disse nemmeno una volta il motivo per cui si era trasferito qui.
E poi, ero curioso di sapere se avesse una ragazza. O un ragazzo. In fondo non c’era niente nel male nel chiederlo, però.. la cosa mi interessava un po’ troppo direi. Non dovevo pensarci in quel modo, dannazione.
Ad un certo punto arrivammo alla mensa, e poi entrammo in cucina. Non serviva veramente mostrargliela, perché probabilmente non l’avrebbe più rivista in vita sua, però il lunedì era la giornata del budino, e avevo una fame da lupi, per cui..
-Senti, non sarebbe totalmente corretto, anzi, se devo essere sincero se ci beccano siamo fritti, ma ho veramente voglia di budino e..- cominciai io, iniziando a mugugnare come mio solito.
-Fai fai, tranquillo.- Mi disse lui facendomi l’occhiolino, e io sorrisi compiaciuto, pensando solamente di mettere le mani su quel benedetto bicchierino.
Mi guardai intorno, sperando che la cuoca non fosse ancora arrivata, se mi avesse beccato grossa com’era, tirandomi una sberla mi avrebbe buttato all’altro capo del mondo.
Preso da una tutta mia frenesia, corsi davanti a dei vassoi e presi il mio tanto agoniato budino.
L’avevo stretto tra le mani, quando sentii qualcosa sbattere, un rumore sordo, e sobbalzai, inciampando nei miei stessi piedi mentre mi voltavo. Che goffo.
L’impatto con il pavimento fu piuttosto morbido però, sentivo qualcosa di caldo e morbido avvolgermi, ed aprii gli occhi per constatare grazie a cosa avessi attutito la caduta.
Mi accorsi, con mia grande sorpresa, di essere tra le braccia di quel bellissimo angelo, che mi fissava con i suoi due occhioni, dritto negli occhi, a pochi centimetri da me. La mia faccia non potè fare a meno di prendere un colore rosso-violaceo, la sentivo fumare, caldissima.
In quell’istante un sorriso compiaciuto apparve agli angoli delle labbra del ragazzo, che mi tenne saldamente per i fianchi e mi rigirò su me stesso, mettendosi a cavalcioni su di me.
Non sapevo cosa fare, ero sdraiato su un pavimento ghiacciato, ma dentro mi sentivo ardere, andare a fuoco.
Lui continuava a tenere lo sguardo fisso sul mio viso, mentre invece io ero pietrificato, e non volli nemmeno pensare all’espressione da idiota che dovevo avere.
Louis allungò una mano vergo il mio viso, sfregò un dito delicatamente sulla mia guancia e poi lo mise in bocca.
-Vaniglia.- Disse quasi in contemplazione.
Sul subito non me n’ero accorto, ma cadendo il budino mi aveva sporcato la faccia, e sperai nient’altro, altrimenti non avrei saputo come spiegarlo.
Quella situazione si stava prolungando troppo, stavo per esplodere e non riuscivo a capire le sue intenzioni, così feci per alzarmi ma lui me lo impedì facilmente, bloccandomi a terra entrambi i polsi con le mani.
Eravamo in una posizione veramente ambigua, se qualcuno ci avesse visto non avrebbe potuto immaginarsi molte diverse prospettive, avrebbe sicuramente immaginando che lo stavamo facendo sul pavimento della cucina della scuola.
Ma in quel momento, i miei pensieri svanirono, come la mia mente, tutto svanì nell’esatto istante in cui lui avvicinò sempre di più le labbra alle mie.
-Che diavolo sta succedendo qui?!- L’urlo della cuoca riecheggiò in tutta la stanza, e sentii la pressione del corpo del ragazzo sopra di me diminuire lentamente.
-Stavamo studiando la cucina, non si vede?- Disse disinvolto Louis.
Se prima ero totalmente rosso dalla vergogna, non osavo immaginare di che colore fosse la mia faccia in quel momento.
-C-ci scusi tanto.- Dissi solamente, incapace probabilmente di professare qualsiasi altra parola, ed uscii correndo dallo stanzone.
Che diavolo era appena successo lì dentro? Iniziavo a non capirci più niente.
 
 
 
 
 

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Buona pera! :3 No okay, non sto tutta apposto T^T sono le 00:40, non è nemmeno tanto tardi ma sono totalmente fuori de capoccia ç_ç, infatti si vede da questa sottospecie di capitolo che ho tirato fuori.
Scusatemi per la schifezza, ma volevo aggiornarvelo, e ho cercato di lasciarmi andare alla fantasia, ma a quanto pare la cosa porta pessimi risultati. Lol
Boh, inizia a succede qualcosa, la storia inizia pian piano a svilupparsi, ma vi avviso che prima che prenda una piega decente ci vorrà un po’! u.u
Boh, detta così non si capisce che voglio dire D: sono incomprensibile lo so. T^T Beh, meglio così, almeno non vi anticipo niente.
Voi leggete e recensite (sì, sto parlando ai miei amichetti immaginari :’D) mi raccomando!!
Siete state dolcissime tutte quante, ogni volta che mi scrivete due paroline mi commuovo, awwwww. ç_ç Grazie per chi mi da il suo appoggio, davvero!
Domani non so se aggiornerò sarò fuori tutto il giorno e non ho idea di quando avrò il tempo per scrivere qualcosa di decente, anche se la cosa non succede mai, ma okay.

 
Ah, e ricordo che chi vuole può seguirmi su twitter: https://twitter.com/SynysterHoran_
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Capitolo 5
*** I'm only human, I've got a skeleton in me. ***




Capitolo 4.

I'm only human, I've got a skeleton in me;

 

Stavo correndo senza guardare esattamente dove stavo andando, ero troppo agitato per tornare in classe, dovevo pensare un attimo a quello che era appena successo e calmarmi.
Non optai per i bagni, come si faceva a pensare con quella puzza di candeggina mischiata a.. beh, meglio non approfondire.
Passai per la scala antincendio ed andai nello spogliatoio maschile della palestra, essendo ben consapevole che il primo giorno di scuola non ci fosse nessuno a fare ginnastica. Mi rannicchiai in un angolo, sedendomi sul pavimento a riprendere lentamente fiato, avevo fatto il giro di metà edificio in un minuto e mezzo di orologio, ero decisamente a terra.
Il mio cuore continuava a battere all’impazzata però, ed ero certo che la causa non fosse solo la corsa. Infatti, era qualcos’altro a causarmi tutti quegli scombussolamenti interni, o meglio, qualcun altro. Il suo viso perfetto, così vicino al mio continuava a torturare la mia mente, non riuscivo a pensare ad altro, mi aveva completamente spiazzato. Ma.. beh, chi non avrebbe spiazzato? Cioè, lui aveva cercato di…
Non riuscii nemmeno a terminare la domanda che mi ero posto mentalmente, tanto era imbarazzante per me. Quella sua vicinanza mi aveva ucciso, letteralmente.
Ricordavo ancora la sensazione delle sue mani che mi tenevano saldamente i polsi, il petto caldo contro il mio, e le sue labbra che stavano per sfiorarmi, quando… tutto finì.
Beh, la colpa era stata della cuoca, è vero, ma forse era stato un  bene. Non avrei saputo che fare se veramente mi avesse baciato. E poi chissà cosa aveva pensato, quella vecchia cicciona pettegola, probabilmente lo stava già raccontando a metà del corpo docente, doveva pur passare in qualche modo le sue giornate.
Misi me dita fra i capelli tirandoli indietro, come se il gesto in qualche modo mi aiutasse a riflettere.
Sentii una sensazione appiccicosa però, e ricordai del budino che mi ero versato addosso. Ero troppo impegnato a pensare a Louis che mi era andato via di mente.
Mi alzai ed andai fino alle docce, dove c’erano anche i lavandini, e sopra ogni lavandino uno specchio.
Avevo metà faccia piena di budino, e un po’ anche tra i capelli, il che era strano, perché non me lo sentivo per niente addosso.
Presi un panno e cominciai a lavarmi la faccia e ripulirmi, mettendomi a posto il più possibile.
Per fortuna non era arrivato praticamente nulla ai miei vestiti, così che potei tornare in fretta nella mia classe, prima che qualcuno mi vedesse in giro e mi mandasse dal preside già il primo giorno.
Quando entrai in classe mi guardarono tutti straniti, come se avessero appena visto un fantasma passargli davanti, insegnante compresa.
-Che avete tutti da fissare?- Dissi di botto scocciato, non era proprio giornata, ero teso, irritato, eccitato e profondamente imbarazzato allo stesso tempo.
-Styles, vada a sedersi- m’intimò la signorina Parson, che si girò e tornò a scrivere equazioni alla lavagna. Mhm… divertente.
Tornai al mio banco, notando che era accanto a quello di Zayn. Era stato carino a tenermi il banco accanto a lui. Gli sorrisi, ma mi accorsi che mi stava guardando con aria interrogativa e terribilmente curiosa, al che mi voltai dall’altra parte e rimasi tutta la lezione concentrato sulla lavagna. Era difficile ignorare Zayn e al contempo cercare di non pensare a Louis, così decisi che se pur noiosa, almeno l’algebra mi teneva impegnato.
Fortunatamente era l’ultima ora prima della pausa pranzo, con Louis avevo passato praticamente tutta la mattinata e non dovevo subirmi ancora quella noia.
Al suono della campanella quindi, sgattaiolai fuori dall’aula quasi correndo, passai ancora più in fretta il corridoio e mi spicciai ad uscire. Appena misi piede fuori da scuola però, qualcosa mi strattono forte il colletto della camicia, e dovetti fermarmi se non volevo essere strozzato.
-Ma che diavolo..?!-
Mi voltai a vedere chi fosse, e mi trovai Zayn con il suo solito ghigno in faccia. Possibile che da queste parti tutti i ragazzi che conoscevo dovevano avere quell’odioso sorrisetto stampato in faccia?!
Aspettai che mi lasciasse, e lo seguii a ruota in cortile, in una parte che si poteva dire essere un po’ più appartata rispetto alle altre, perché era praticamente in fondo al cortile, su un muretto attaccato all’edificio.
Il ragazzo in tutta calma come suo solito, estrasse la sua solita amata sigaretta dal pacchetto e con una grazia che faceva svenire tutte le ragazze, se la mise in bocca e l’accese. Fece un tiro, buttandomi tutto il fumo in faccia anche se sapeva bene che non lo sopportavo, e poi parlò.
-Allora, mi spieghi che è successo?-
Non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia, sapevo che riusciva a capire subito se c’era qualcosa che non andava, ma provai lo stesso con una delle mie solite scuse.
-Nulla, che vuoi che sia successo. Quel noioso del vice preside mi ha beccato prima di entrare a lezione e mi ha detto di far fare un giro della scuola al nuovo arrivato.-
In effetti era la verità, non avevo proprio precisato cosa fosse successo nei dettagli, ma non era una bugia.
-E poi?- mi intimò lui con fare insistente.
Io sbuffai e lo guardai in faccia. –E poi cosa? E poi sono tornato in classe!-
Lui fece un altro tiro prima di parlare. –Caro amico mio, credi che non ti conosca? Ma ti sei visto con che faccia sei tornato in classe? Eri uno straccio.
Non sapevo come giustificarmi, probabilmente aveva ragione, ero distrutto e combattuto, e forse anche un tantino deluso per quello che non era successo, anche se non volli ammetterlo nemmeno a me stesso.
-Senti,- Zayn aveva un’aria decisa, sapevo che stava per dirmi qualcosa di serio, così lo lasciai parlare –ho visto come lo guardi, e sinceramente non capisco perché tu ancora non mi abbia detto niente.-
Non specificò niente, quindi non ero sicuro parlasse di Louis, anche se la cosa mi sembrasse ben chiara.
-Non capisco di cosa stai parlando Zayn, smettila di sparare stupidaggini.-
Feci per alzarmi irritato ma lui me lo impedì, tenendomi stretto per una spalla. Era mai possibile che oggi tutti mi manipolassero come volevano?
-Ascoltami, Styles, non sono un idiota come tu pensi. Il fatto che ti piaccia un ragazzo non mi porterà ad odiarti, quindi credo che tu possa pure ammetterlo.- Ammise lui, capendo che da solo non gli avrei mai detto una cosa del genere. –Sempre che prima tu riesca a farlo con te stesso.- Aggiunse infine lui.
-Ascoltami Zayn, io..- ma non mi fece nemmeno terminare la frase, buttò via la sua sigaretta, ormai interamente consumata e rientrò velocemente a scuola, senza degnarmi più di uno sguardo.
Per il resto delle lezioni non mi calcolò minimamente, come se io  non ci fossi. Non capivo cosa l’avesse portato ad infuriarsi con me, non avevo fatto niente. Era forse il fatto di non averglielo detto? Ma.. beh, non c’era niente da dire. Non mi piaceva un ragazzo, forse ero attratto da lui fisicamente per qualche strana ragione, di cui ora ancora non riuscivo a trovare una risposta, ma di certo non mi piaceva. Non troppo, ecco.
 
Quando suonò la campanella di fine lezione, finalmente potei sgusciare fuori dall’aula. Corsi fuori con la stessa velocità di prima, ma questa volta non mi interruppe nessuno, ed arrivai alla macchina senza trovarmi lui davanti. Questa volta sembrava che il destino volesse darmi una mano.
Salii subito in auto, avendo paura di potermi ritrovare Zayn con uno sguardo furioso che mi scrutava da chissà quale parte del parcheggio, o peggio ancora, di trovarmi qualcun altro.
Rimasi a guardare immobile fisso davanti a me per un bel po’, visto che dovevo aspettare i comodi di sua maestà Gemma, che sicuramente doveva discutere di argomenti di vitale importanza con le sue amichette, come ‘che smalto mi metto sta sera’, o ‘che figo che era Adam Levine in quel video’ e bla bla bla.
Per mia fortuna non ci mise nemmeno molto, anzi si affrettò ad entrare in macchina, si infilò la cintura e non proferì parola.
Perfetto, Gemma imbronciata, questa giornata non poteva andarmi peggio.
-Hey pulce, cos’è successo?-
Mi sembrava piuttosto giù di corda, mi spiaceva per lei. Ero sempre suo fratello, quindi alla fine mi faceva piacere poterla consolare.
-Zitto e guida.-
Mamma mia che simpatia. La guardai torva e misi in moto, squadrandola con la coda dell’occhio di tanto in tanto.
-Se non mi dici che cos’hai, non posso aiutarti.- Cercai nuovamente di parlarle.
-Non ho niente, solo che.. Lottie non è venuta oggi a scuola.- Sbuffò Gemma, contrariata.
-E come mai?-
-Louis mi ha detto che ha preso una piccolo avvelenamento alimentare o intossicazione alimentare, oqualcosa del genere, insomma. Nulla di grave, ma mancherà per i primi giorni di scuola.
A sentire il suo nome, la mia mente tornò a qualche ora prima, in quella cucina che da oggi in poi avrei sicuramente amato. Sicuramente.
Quando si accorse che mi ero perso tra i miei pensieri, probabilmente con la mia solita faccia da scemo, mia sorella mi dette una botta in testa. –Oh, ricomponiti, che tra poco sbavi!- Mi stava urlando in un orecchio, per dio.
-Non sono sordo, stupida. E sto guidando, non fracassarmi le orecchie!-
-Beh, ma ti eri imbambolato. A che stavi pensando? Ad una bella ragazza? Mentre ti parlo dei miei problemi?- Si voltò di scatto verso il finestrino, imbronciata il doppio di prima.
Ecco, perfetto.
-Ma no, io… non stavo pensando… cioè, non stavo pensando ad una ragazza… cioè, non che io pensi ad altri, cioè…-
Mi stavo incasinando da solo. Bravo Harry, bravo.
-Scusami tesoro, non stavo pensando a nessuna ragazza, okay? Piuttosto, hai parlato con Lottie? Chiamala e chiedile se sta bene..-
-L’ho già chiamata.- Disse senza voltarsi. –Ha detto che sta abbastanza bene, ma non può uscire in questi giorni. Non è che possiamo andare a trovarla?-
Eccola, sempre che mi metteva nei pasticci.
-Gemma… potrebbe attaccarti qualcosa, è malata. Aspetta che si sia ripresa completamente..-
-Ma io voglio vederla subito!!-
-Gemma, non hai cinque anni. Fai la brava, insomma. A casa la chiami, e chiacchierata fino a quando volete, okay?-
La ragazza si limitò soltanto a fare un cenno con la testa, per poi tornare a guardare fuori.
Appena arrivati a casa buttai con noncuranza le chiavi sul mobiletto dell’entrata, sfilai di fretta le scarpe e corsi al piano di sopra.
Mi chiusi in camera, e lentamente iniziai a sbottonarmi la camicia, per poi lanciarla in qualche angolo sperduto della mia stanza, rimanendo a petto nudo sul letto.
Iniziai a massaggiarmi lentamente il petto, amavo quando una ragazza me lo faceva, mi aiutava a rilassarmi. Certo, fatto da me non era proprio lo stesso, ma mi calmava comunque.
Ripresi per l’ennesima volta a ripensare all’intera giornata, che era stata senza dubbio un primo giorno disastroso.
Decisi che era meglio concentrarmi sulla litigata con Zayn, primo perché era il mio migliore amico e odiavo litigare con lui, secondo perché pensare a quell’altra cosa mi avrebbe diventare pazzo, senza sicuramente capirci qualcosa, alla fine.
Come mi ero appena sdraiato, mi rialzai dal letto, e corsi fuori di casa, prendendo le scarpe e mettendomele per la strada.
Mentre attraversavo il vialetto notai che delle ragazzine mi stavano fissando scioccate, e solo in quell’istante rammentai che non avevo nessuna indumento che mi coprisse petto e pancia.
Sorrisi compiaciuto, vanitoso come al solito e rallentai la mia camminata verso casa di Zayn, lasciando che mi ammirassero in tutta la mia bellezza.
Non per niente ero amico di Zayn, eh.
Arrivato davanti alla porta di casa sua, feci un respiro profondo e suonai il campanello.
Ci volle un momento prima che qualcuno arrivasse ad aprirmi, e per fortuna quello non fu Zayn, ma sua madre.
-Oh, Harry, che ci fai qui?- Aveva una voce stranamente.. suadente, potrei dire.
-Mi scusi signora, dov’è Zayn?-
La donna rimase a squadrarmi un attimo e poi mi fece cenno delle scale, doveva essere in camera sua.
Ricordai sempre che ero a petto nudo, di conseguenza mi scappò un sorriso ed entrai, sta volta però quasi correndo al piano di sopra, avevo veramente urgenza di parlargli.
Spalancai la porta e lo trovai sdraiato sul letto, con un’espressione piuttosto imbronciata, con la solita sigaretta in bocca.
-Non stai fumando un po’ troppo oggi?- Mi lasciai scappare, dimenticando quasi che avevamo semi.litigato. –E poi da quando fumi in camera tua?-
Lui alzò un sopracciglio, restando un istante a fissarmi, per poi tornare ad ammirare il soffitto.
Odiavo quando mi ignorava, lo odiavo più di ogni altra cosa.
Senza pensarci troppo chiusi la porta e mi andai a sedere vicino a lui sul letto, notando la sua espressione accigliata.
-Allora, mi spieghi che ti ho fatto?- Dissi, totalmente sfiancato dalla situazione.
Zayn allungò appena il braccio per arrivare al posa cenere sul suo comodino, ma era veramente troppo lentamente, che alla fine tutta la cenere cadde a terra. La guardò sfiancato e tornò al suo amato soffitto, rimettendosi la sigaretta fra le labbra.
-Zayn.. ma che hai?- Non riuscivo a capire, cioè, okay che non gli avevo detto di Louis, ma stava avendo una reazione esagerata.
Gli passai lentamente una mano sulla maglietta, massaggiandogli il petto, cercando di rilassarlo. Con me funzionava, oh.
Dopo circa cinque minuti di silenzio assoluto, finalmente ebbi l’attenzione del mio migliore amico. Prese a fissarmi intensamente, mi faceva quasi paura quello sguardo. Ma che gli prendeva?
Di colpo però, abbassò la testa, abbozzò un sorriso e si tirò a sedere accanto a me.
-Lasciamo stare.. così è andata.- Sussurrò talmente piano che non fui nemmeno sicuro di averlo sentito bene.
-Cosa?- Chiesi.
-Nulla, nulla.-
Aveva il suo solito sorriso, sembrava tornato il solito Zayn, eppure era strano. Cos’era quella reazione esagerata? E poi perché era tornato normale di colpo..?
-Allora, raccontami un po’ di Louis.- Mi intimò il mio migliore amico dandomi una spalla giocosa, senza però guardarmi in faccia. Che strano che era oggi..
-Beh, non è che ci sia molto da dire…..- cominciai io leggermente confuso e incerto sulle parole che avrei dovuto usare. Non sapevo nemmeno io come definire Louis, quello che era per me. –Ecco…-
-Sei innamorato?- Mi bloccò di colpo, lui.
Mi voltai a guardalo un po’ stupito. Domanda da un milione di dollari… ero innamorato? Dopo così poco tempo, io che non avevo mai provato vero amore in vita mia? Non sapevo nemmeno bene cosa fosse, come ci si sentisse ad essere innamorati.
-Io.. ancora non lo so.- Confessai. Non era la risposta che voleva probabilmente, ma era la verità.
D’improvviso il ragazzo si sporse verso di me, mi mise un braccio attorno al collo e mi diede un bacio sulla guancia.
Dire che ero spiazzato era dire poco. Da quando si comportava così? Doveva essersi preso qualche virus o qualcosa di simile. Oppure aveva semplicemente battuto la testa.
Dopo quel bacio dolcissimo, perché bisognava ammetterlo, mi aveva dato un bacio con una dolcezza che mai mi sarei aspettata proprio da lui, calò la quiete.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio, poi lui si alzò in piedi, fissò la parete per un attimo, per poi voltarsi di scatto e tirarmi una cuscinata in faccia.
-Ma che cazz..?- Scoppiai a ridere e senza pensarci un attimo afferrai un peluche che teneva accanto al letto (che carino, teneva ancora qualche peluche, il piccolo) e glielo tirai addosso, ma purtroppo per me era troppo veloce, e riuscì a schivarlo e mi saltò addosso, buttandosi sopra di me e scoppiando a ridere.
Rimase un attimo a guardarmi, al che pensai si fosse imbambolato.
Da quando Zayn Malik si fermava a riflettere ogni tre secondi tanto da imbambolarsi?
Non finii nemmeno di formulare quel pensiero che mi blocco la faccia con il cuscino del suo letto, e la lotta ricominciò finchè non fummo totalmente esausti.
Sembravamo due bambini delle elementari, eppure… grazie a lui, ero riuscito a dimenticare Louis, almeno per qualche ora.
 
 
 




____________________________________________________________
 
Eccoci qui con un nuovo capitolo!
Premetto che ve lo posto senza rileggerlo, perché è talmente lungo e noioso che mi viene la pecola (sì, la pecola.) a leggerlo.
E’ noioso, è brutto… non mi piace T^T. Però credo sia giusto dare spazio anche alla loro amicizia in fondo, non solo a Hazza e Lou. E poi c’è tempo per far stare insieme quei due, urca! u.u
Stanno succedendo diverse cose e… vabbè, io non dico niente. v.v
Chiedo scusa nuovamente per lo schifo, spero comunque che non smetterete di seguire la storia(?).
E.. niente, spero di poter aggiornare presto, mi pare di essere sempre stata piuttosto puntuale, per cui cercherò di non deludere le due porelle che mi seguono :’D
Ci si vede al prossimo capitolo! :3
Grazie a tutte quelle che recensiscono, amo leggerle, per cui scrivetemele in tante, tanto non costa nulla.
 
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Capitolo 6
*** You built up a world of magic, because your real life is tragic. ***




Capitolo 5.

You built up a world of magic, because your real life is tragic.

 

Quella mattina mi svegliai di buon umore, stranamente di buon umore. Mi sembrava tutto brillante e colorato, insomma.. mi sembrava tutto perfetto. Più che perfetto però, userei la parole ‘giusto’. Tutto andava per il verso giusto.
La scuola era iniziata quasi da una settimana intera, ero popolare tra tutte le ragazze come mio solito, Zayn era tornato quello di sempre e la strana sfortuna che mi perseguitava facendomi incontrare praticamente giorno e notte con Louis sembrava sparita.
Infatti non l’avevo più visto, non essendo nella stessa classe e nemmeno nello stesso piano, era difficile incontrarsi, l’unica opportunità era durante la pausa pranzo, di cui mi premunivo sempre e restavo perennemente in classe, comprandomi qualcosa al bar accanto alla fermata degli autobus la mattina. Faceva delle focacce che..
Insomma, non l’avevo più visto, nemmeno si sfuggita. La cosa mi creava non poco piacere, perché sapevo fin troppo bene che quello era l’unico modo di togliermelo dalla testa.
Però iniziava a mancarmi. Cioè, non lui, non proprio lui, ma… beh, qualcosa di lui, ecco.
Non aveva molto senso come ragionamento, ma auto convincersi che fossi così era meglio che arrendersi alla realtà e ammettere che invece mi mancava e basta.
Per fortuna c’era Zayn. Con lui accanto a sparare le sue sciocchezze tutto il giorno mi dimenticavo degli altri.
Sorrisi e scesi dal letto ancor prima che suonasse la sveglia, cosa che mi fece sentire veramente realizzato, non mi era mai successo.
Sgattaiolai in bagno, lanciandomi quasi nella doccia. Avevo proprio bisogno di una doccia calda, calda e rilassante. Non troppo però,o mi sarei addormentato in piedi lì dentro.
Vi saltai fuori di fretta, correndo ad asciugarmi e rivestirmi il prima possibile, sentendo il forte impatto tra la calda acqua della doccia pochi secondi prima, e la fredda (anzi, gelida) aria mattutina Londinese, che si sentiva nonostante il riscaldamento dei termosifoni bello alto.
Dopo essermi infilato l’intera uniforme, che odiavo più di ogni altra cosa al mondo, tornai al mio amato specchio in bagno e cominciai a torturare i miei poveri capelli, come ogni mattina d’altronde.
Presi cellulare e un paio di libri che avevo assolutamente necessità di portare a scuola, e mi diressi al piano di sotto, in cucina per fare colazione.
Mi ritrovai Gemma davanti ad una scodella decisamente troppo grande, a fissare con occhi a cuoricino i cereali inzuppati nel latte. No, non facevamo la colazione tipica delle famiglie inglesi. Ma chi la faceva più ai giorni nostri?
Mia sorella alzò lo sguardo sentendosi osservata, e mi scrutò con aria torva.
-Chi sei tu? Che ne hai fatto di mio fratello?-
Santo cielo, la mattina stava proprio fumata questa ragazza.
-Scusami?- Dissi alzando un sopracciglio mente prendevo la mia tazza di cereali e mi sedevo accanto a lei.
-B-beh..- cominciò con la bocca piena, non si capiva quasi quello che stesse dicendo. –Mio fratello non si sognerebbe mai di alzarsi a quest’ora, a me no che non fosse sicuramente malato.-
Si alzò di scatto dalla sedia e allungò una mano per poi appoggiarla sulla mia fronte.
-No, non sei malato.- Riflettè ad alta voce. Come faceva a dire tante sciocchezze con quell’aria seria? AAAAh, chi la capisce è bravo.
-Mi sono semplicemente svegliato presto oggi, sono di buon umore, tutto qua.-
Alle parole ‘sono di buon umore’, la ragazza drizzò le orecchie e prese a guardarmi, masticando voracemente sempre quei poveri cereali.
-Beh, e a cosa dobbiamo tutta questa felicità da farti alzare a quest’ora?-
-Non sono affari tuoi, pulce.- Dissi con un ghigno sulla faccia, notando che anche a lei stava spuntando il sorriso.
Finalmente, erano giorni che mi teneva il muso.
-Beh…- iniziò con una strana vocina, alzandosi e mettendosi dietro di me, per cominciare a farmi piccoli massaggi sulle spalle. –allora………-
Mi voltai per guardarla, avendo già capito il suo giochetto.
-Allora, che cosa vuoi? Spara.-
Conclusi rassegnato, sapendo già che voleva qualche favore strano, qualcosa a cui probabilmente di solito io avrei detto di no.
Amava approfittarsi di me quando ero di buon umore, le concedevo tutto.
-Domani non c’è scuola, è sabato. Quindi oggi, dopo le lezioni, portami a vedere come sta Lottie.-
Avevo forse appena detto che le concedevo tutto? Non proprio.
-Gemma…- iniziai, ma lei mi bloccò le parole in bocca, guardandomi con quel suo faccino da cucciola che usava sempre per far fare a mamma tutto quello che voleva.
-Non pensare che io..- ripresi, ma lei iniziava a guardarmi con quell’espressione che non riuscii a terminare la frase.
Alla fine mi arresi e feci un cenno con il capo, acconsentendo.
Lei cominciò a saltare a destra e a manca, per poi abbracciarmi forte.
-Ti voglio bene, fratellone mio.- Disse felice, e riprese a saltellare uscendo di casa con la tazza di cereali e il cucchiaio in mano.
E beh, quando era felice il cibo proprio non poteva mancare.
Sorrisi tra me e me, in fondo mi faceva piacere vederla così sorridente.
Il problema ora era un altro. Stavo per andare nella tana del lupo, a scavarmi la fossa da solo. Certo che ero proprio un genio, eh.
Il viaggio in macchina fu un continuo insultare e imprecare contro mia sorella che spargeva latte ovunque macchiandomi tutta l’auto, la mia amata, amatissima auto. Arrivai al punto di prenderle la tazza, quasi finita ormai, e buttargliela fuori dal finestrino senza pensarci troppo.
La buttai a lato della strada, quindi caso mai avevo beccato qualcuno in testa, pazienza.
Lei rimise il broncio come suo solito, ma aveva comunque un’aria allegra e soddisfatta.
 
 
La giornata a scuola passò piuttosto in fretta. Troppo in fretta, per i miei gusti. Speravo di dover ritardare quel momento il più possibile, invece più tentavo di trovare una soluzione, una qualche scusa, il tempo passava e io entravo nel panico.
Però.. in fondo ero contento di poterlo rivedere. Giusto un po’, ecco.
Stavo tornando verso la macchina, notando che Gemma era già lì ad aspettarmi ansiosa, e cominciai a tastarmi le tasche alla ricerca delle chiavi della macchina.
-Torni già a casa?-
Una voce alla mie spalle mi prese alla sprovvista, e sobbalzai. Zayn mi guardava con un sopracciglio alzato, una mano infilata in tasta, aria da duro, come sempre del resto.
-Oh, Zayn sei tu-
-No, sono mago Merlino.- Disse ironicamente alzando gli occhi al cielo. –Come mai sei tanto agitato? E’ successo qualcosa? Ho notato anche che oggi in classe eri piuttosto distratto..-
Sospirai, avendo ormai capito che non potevo proprio nascondergli nulla.
-No, scusami è che…. Beh, oggi dovrei portare Gemma a trovare Lottie.- Sputai fuori, senza pensarci troppo.
-Lottie chi?- Il ragazzo inarcò leggermente il capo con aria interrogativa.
Eh già, ora che ci pensavo Lottie non si era ancora fatta vedere a scuola, è ovvio che non la conoscesse.
-Oddio giusto, tu non sai chi è. E’ la sorella minore di Louis, è tanto amica di Gemma, e inizierà la scuola tra qualche giorno presumo, dato che è dovuta restare a casa per qualche giorno..- spiegai in fretta io, notando poi la sua espressione cambiare, specialmente quando dissi ‘la sorella minore di Louis’.
-Vuoi davvero andare a casa sua?- Mi disse, guardandomi accigliato.
-E perché no? Tranquillo dj Malik, non mi succederà niente, ok?-
Lui rimase a guardarmi un attimo con aria preoccupata, ma poi fece un cenno col capo. –Ok. Fai attenzione, però. Non mi sembra affidabile come tu credi quel ragazzo.- Si limitò a dirmi, per poi voltarsi facendomi un cenno di saluto con la mano, ed andare verso Liam, un nostro carissimo amico. In effetti in questi giorni non si era visto, era appena tornato dalla casa al mare in Australia, era abbronzato da fare schifo. Quel giorno ero stato talmente preso dai miei problemi sentimentali che non ero nemmeno andato a salutarlo.
Mi azzardai a fare un paio di passi nella sua direzione per andarlo a salutare, ma sentii due mani afferrarmi il braccio sinistro, così sospirai.
-Scusami Gemma, adesso andiamo.-
Notai che Liam mi stava fissando, e gli sorrisi facendogli strani cenni, facendogli capire che l’avrei salutato domani, sicuramente.
Insomma, era uno dei miei più cari amici, possibile che mia sorella non poteva nemmeno farmelo salutare? Bah.
Salimmo in macchina e lei iniziò un lungo e noioso monologo apparentemente senza fine raccontandomi una marea di stupidate. Doveva essere proprio contenta per parlare a vanvera così tanto. Ma non le dissi niente, non volevo spegnere tutto il suo entusiasmo.
Grazie al cielo arrivammo in fretta, così non dovetti sorbirmi tutte le sue entusiasmanti storie dei suoi trasgressivi sabato sera.
Scendemmo dall’auto e come la scorsa volta aspettammo che qualcuno ci venisse ad aprire.
Ci volle un attimo, ma alla fine una signora sulla sessantina ci aprì il portone salutandoci cordialmente ed invitandoci ad entrare. Dato l’abbigliamento doveva essere una cameriera.
Le sorrisi ed entrai nell’ingresso, per poi fermarmi lì.
-Gemma, tu va pure da Lottie, chiamami quando devo venirti a prendere.-
-Come? Tu non resti?- Chiese ingenuamente mia sorella.
-No.- E così mi congedai, sorridendole.
Era meglio così, non era ancora il momento di vederlo, dopo quello che era successo pochi giorni prima.. non sapevo nemmeno perché l’avesse fatto. Forse per provocarmi? Beh, ora questo non era importante. Ora quel che importava era uscire da quella casa.
-Oh..- arrivò una voce troppo famigliare alle mie orecchie. –Già te ne vai?-
Ero quasi uscito quando dovetti rientrare, per affrontarlo, diciamo.
-Sì, sono venuto solo ad accompagnare Gemma e..- lui mi guardò con una tale intensità da zittirmi.
-E allora penso che la benzina costi. Resta qui con  noi.- Mi sorrise cordialmente e attese una mia risposta.
Il fatto è che non sapevo come uscirmene, o come poter scappare da quel suo sguardo che mi scrutava dalla testa ai piedi, sembrava volesse mangiarmi.
Alla fine non feci altro che rimanere in silenzio con aria seria, non riuscivo a capire a che gioco stesse giocando, era impossibile che io gli piacessi. O forse mi stavo sbagliando?
-Okay…….- cominciò mia sorella, scandendo ogni singola lettera. –Qua mi sento un tantino di troppo, quindi mi dileguo. Divertitevi!- si voltò a guardarmi con un sorrisetto furbo sul viso, e saltellò su per le scale alla ricerca di Lottie.
Ma che carina mia sorella, proprio un angioletto. Alzai gli occhi al cielo, esasperato.
-Beh, vuoi restare lì davanti ancora per molto?-
Lo guardai un attimo, poi risposi. –Certo che no.- Non dovevo dar a vedere che quello che era successo mi aveva scombussolato, o ancora peggio che lui avesse tutta questa influenza su di me. Non l’avrei sopportato.
Feci un respiro profondo e lo seguii in salotto, dove ci rimanemmo per un bel po’ a chiacchierare, come qualche mattina prima. Dire che ero agitato era dire poco, però mi sforzai di tenere un atteggiamento forte e deciso, e sopra ogni luogo, un atteggiamento spontaneo e naturale.
Mi fece fare un piccolo tour della casa, anzi, più che ‘piccolo tour’ era più una visita guidata, quella casa era una reggia, non ricordavo nemmeno più quanti bagni avevamo visto. Eppure non sembravano per niente viziati quei due, e la cosa mi piaceva parecchio.
L’ultima stanza che visitammo fu la sua camera, dove ci fermammo a giocare alla play station. Ad ogni gioco che metteva continuava a schiacciarmi. Io, il mago della play.
Beh, ovviamente non era tutta la sua bravura che lo aiutava a vincere, ma bensì la mia distrazione. Ero intento ad ammirare e memorizzare ogni piccolo particolare della stanza.
Era di un color celeste opaco, con delle righe bianche di tanto in tanto. Aveva mobili decisamente più moderni di quelli del resto della villa, probabilmente li aveva fatti arrivare apposta lui per personalizzare la sua camera. Era il mio tipo di stanza ideale, due begli armadi grandi, uno specchio enorme su una parete, una vetrata che prendeva una parete intera, la quale dava totalmente sul giardino, nonché poi tutto il resto del panorama Londinese che era a dir poco stupendo, e un enorme letto al centro dell’unica parete vuota, con accanto un piccolo comodino. Era elegante e sofisticata.
-Harry? Hei Harry!- Il ragazzo mi toccò appena una spalla, e feci un salto da canguro, voltandomi a guardarlo.
-S-sì?-
Lui scoppiò a ridere della mia reazione. Accidenti, mi ero distratto un attimo ed ecco che stavo iniziando a scoppiare.
-Lascia stare, è solo che… sei una frana alla play, vuoi fare altro?- A quelle parole lo guardai imbronciato. Sei tu che mi distrai, stupido. A quel pensiero la mia faccia divenne paonazza, al che mi voltai per non farmi vedere in viso, e cominciai a curiosare sui mobiletti.
C’erano poche foto appese, e ritraevano tutte Lottie e Louis, da soli, apparte due, che ritraevano Louis insieme ad un biondino, abbracciati. Sgranai gli occhi e mi misi a studiare quelle due foto, cercando di intuire se quegli abbracci erano soltanto qualcosa di amichevole, o qualcosa di più.
Quando vide che mi ero soffermato su quelle, il ragazzo mi si avvicinò.
-Lui è Niall, il mio migliore amico. Figo eh?- A quelle parole mi rilassai di colpo.
Diedi un’altra occhiata alle foto, notando che quel ragazzetto, Niall, era davvero stupendo. Occhi azzurrissimi, capelli biondi, fisico perfetto. Sarebbe stato veramente un bel problema, quello.
Sospirai più tranquillo, e sentii una risatina alle mie spalle.
Contegno Hazza, contegno.
D’un tratto la mia curiosità fu attirata da un’altra foto, in un angolo della stanza. Forse era per quello che sul subito non l’avevo notata. Mi avvicinai per guardarla meglio, insomma, si sapeva che ero un curiosone di prima categoria, e poi volevo sapere  il più possibile su di lui, che anche una sola foto mi sarebbe andata bene.
C’era lui, con in braccio una ragazza molto bella, capelli linghi, lisci e castani, magrissima con un bel portamento, o almeno così mi pareva dalla foto.
Sembrava piuttosto recente, perché aveva lo stesso taglio di capelli. Doveva essere stata scattata qualche mese prima. Squadrai un attimo la fotografia, e la presi in mano.
Erano davvero carini i due, sorridevano così contenti che.. mi scappò un sorriso.
-E questa tua amica chi è?- Chiesi senza pensarci voltandomi verso di lui.
Louis mi venne incontro, guardando la foto con aria depressa, avrei giurato. –Quella non è una mia amica…. E’ la mia ragazza, Eleanor.-
L-la sua cosa?! Aveva una ragazza? Non vi capii più niente, e senza farlo apposta mi cadde la foto dalle mani, il cui vetro al contatto con il pavimento andò in mille pezzi.
Rimasi un attimo a guardarlo scioccato. Forse… forse avrei dovuto aspettarmelo, però.. non riuscivo a concepirlo.
Che sciocco che ero stato. Era ovvio che a lui piacessero le ragazze, come tutte le persone normali. Io al contrario, ero tutto tranne che normale, ero un mostro.
Mi sforzai di trattenere le lacrime, che spingevano con forza ai lati dei miei occhi pur di uscire.
Lui guardava per terra, la foto. Continuava a fissarla instancabilmente, con aria quasi furiosa.
Non riuscivo più a sostenere quella situazione, stavo per scoppiare in lacrime, me lo sentivo.
Lo sorpassai di fretta, senza ripulire il disastro che avevo combinato, e feci per uscire, quando però lui mi ferrò per un polso con tanta forza che immaginai quasi che me lo staccasse, e mi buttò sul letto, sedendosi sopra di me.
-Ma che diavolo..?!- Cercai di dire, ma come sempre i suoi occhi mi zittirono.
Il suo sguardo era un misto tra la furia e il divertimento. Cercai più volte di alzarmi, ma lui non me lo permise, tenendomi stretto.
-Piantala, lasciami andare Louis!- Gli urlai io, senza pensarci due volte.
Lui avvicinò il suo viso al mio, posando le sue labbra sul mio orecchio destro. –Non voglio.- Furono le sue uniche parole. Secche, sensuali, ammalianti.
Come mio solito rimasi un attimo stordito, perché non voleva lasciarmi andare? Perché stava torturando me e il mio cuore in quel modo?
Quell’angelo che tanto mi aveva stregato.. forse non era proprio così puro come lo vedevo io.
-Che cosa vuoi, Louis?-
Lui continuava a sogghignare divertito, iniziava a darmi sui nervi. –Voglio quello che vuoi tu, mi sembra ovvio.-
Quello che volevo io? Ma cosa si era fumato?
Cercai nuovamente di sfuggire alla sua presa, ma era veramente troppo forte per me. Il che era strano, perché sembrava così magro e fragile. Non ero proprio capace a giudicare le persone.
-Non voglio niente da te, quindi levati subito!-
-Oh, ma come siamo bugiardi.-
Non ce la facevo più, iniziavo a sentirmi male. Una lacrima che non riuscii a controllare scese lentamente sulla mia guancia, lasciando un attimo interdetto il ragazzo sopra di me, che però non mollò la presa nemmeno per un secondo.
-Tu.. hai già una ragazza, no? Quindi per favore, smettila di giocare con me.-
Non credevo di essere seriamente riuscito a dirlo, avevo praticamente ammesso di essere innamorato.
Immaginavo che lui sarebbe rimasto disgustato dalla cosa, invece mi sorrise. Però non era il suo solito bellissimo sorriso, non era il suo. Era il sorriso di qualcun altro, falso, cattivo.
-Ho appena iniziato a giocare con te.- Si limitò a dire.
Perché? Perché?! PERCHE’?
Rimasi talmente deluso dalle parole che professò che una rabbia mi investì di colpo, colpendolo al petto con tutta la forza che avevo, così da buttarlo giù dal letto, così da potermi alzare.
Per la prima volta che il mio cuore aveva visto qualcosa di diverso, qualcosa di speciale in qualcuno..
Non potevo credere di essere stato così sciocco, così idiota. Non avevo capito niente di lui, si divertiva a prendermi in giro, mi ripudiava e aveva deciso di umiliarmi, di usarmi. Ma poi per quale motivo? Lui aveva una ragazza, no? Allora perché fare una cosa del genere?
Mentre correvo giù dalle scale, con la vista leggermente scomposta dalle lacrime, l’unica cosa che sentii fu mia sorella che mi urlava qualcosa, probabilmente mi aveva visto piangere, ma non vi badai. L’unica cosa che avevo in mente ora era scappare via, e cercare di salvare quelle poche parti del mio cuore che ancora potevano salvarsi.
 
 
 
 
 



_____________________________________________________________________________________________
 
Hola! :3
Lo so, lo so, non ve lo aspettavate. Louis è uno stronzo. e.e
Sì sì, ditelo pure, perché è così. Ma sarà veramente questa la sua vera natura? Chissà v.v lo vedrete c:
Ora, non preoccupatevi di Hazza, ricordate che anche se è un poco sfigato e taaaaaaanto impacciato è sempre Harry Styles! Cioè, eh. u.u
E… boh, state tranquille, non deludetevi troppo, perché la storia deve ancora evolversi, ci sono molte cose che dobbiamo scoprire, che si evolveranno.
Vi lascio i miei soliti due link, in caso vogliate seguirmi.

Il mio twitter: https://twitter.com/#!/SynysterHoran_
La mia pagina face book LARRY: http://www.facebook.com/pages/Larry-Stylinson-is-the-way/287801831290301
Speri vivamente vi sia piaciuto il capitolo, so che è diverso da come ve lo aspettavate però…. Vabbè niente. CWC Alla prossima <3
°Sam.

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Capitolo 7
*** And I've seen you cry, way too many times. ***




Capitolo 6.

And I've seen you cry, way too many times.

 

Uscii il più in fretta possibile da quella casa, non volevo restarci un minuto di più. Mi sentivo preso in giro, raggirato, e in parte anche tradito.
Beh, ma lui non mi aveva tradito in fondo, non c’era mai stato niente tra di noi, oltre che un’enorme bugia.
Stavo morendo dentro, non riuscivo a sopportare quella sensazione di malessere, quella fitta al cuore che sembrava volerlo stritolare per poi farlo in un milione di pezzi.
Sapevo che non dovevo cercarlo, che dovevo smettere di provare quelle forti emozioni per lui, che era sbagliato, era malato. E così il destino mi aveva punito.
Salii in macchina più sconvolto di prima, se possibile, prendendo sempre più atto della situazione. Non volevo crederci, non potevo crederci, ma nonostante questo le lacrime non smettevano di sgorgare inflessibili dai miei poveri occhi.
Misi in moto con non poca fatica, non riuscivo a vedere il foro per inserire le chiavi, così mi fermai un attimo, asciugai le lacrime per quanto possibile, almeno quel poco da poter vedere di nuovo chiaramente, e poi feci un respiro profondo, partendo per le strade affollate di Londra.
Dovevo stare calmo e concentrarmi sulla guida. Solo sulla guida.
Non potevo fare un incidente per uno stupido, ignorante, menefreghista da quattro soldi che sapeva solo usare le persone e buttarle via come fossero salviette per pulirsi il fondo schiena.
Il tragitto per tornare a casa, seppur breve, mi sembrò più faticoso del solito, non riuscivo a vedere bene la strada, non riuscivo a concentrarmi e pensare.
Non so come arrivai tutto intatto a casa, e il mio cellulare cominciò a squillare ripetutamente.
Lo presi e notai cinque chiamate perse da Gemma, più un messaggio.
Lo aprii e mi scese di nuovo qualche lacrima, leggendolo. ’Heyscemo, perché sei andato via piangendo? Che è successo? Lou si è chiuso in camera, sembrava una furia, tirava ogni cosa che si ritrovava in mano. Sono preoccupata per favore richiamami.’’
Richiusi il telefono mettendomelo in tasca, senza risponderle. Non sapevo cosa potevo scrivere, sinceramente non mi andava nemmeno di mentire. Non mi andava di fare niente, volevo solo sparire. Sparire per sempre da questo schifoso mondo, che mi aveva riservato uno scherzo tanto tremendo.
Ignorai totalmente mia madre che mi stava venendo in colpo preoccupata, vedendomi probabilmente con gli occhi un po’ gonfi dal pianto che mi ero fatto, e nonostante mi urlasse di tornare al piano di sotto per parlare con lei, mi chiusi in camera, e mi buttai sul letto.
Non ho nemmeno idea di quante ore vi rimasi, avevo perso la cognizione del tempo e dello spazio, non ero nemmeno più certo di essere in camera mia.
Non pensavo a niente, non sentivo niente, un sensazione di totale vuoto mi avvolse, e mi sentii meglio.
Stavo meglio non provando nulla, sicuramente. Almeno per il momento, perché presto sarei dovuto tornare alla realtà, alla mia solita vita, e continuare a vederlo, giorno dopo giorno con il cuore a pezzi, mentre lui tranquillo sogghignava alle mie spalle. Squallido.
Sentii di scatto bussare alla porta, ma continuai ad ignorare i colpi che si facevano man mano sempre più insistenti.
Ad un certo punto una voce familiare giunse alle mie orecchie, così voltai appena il capo per guardare la porta.
-Harry! Hey Harry, brutto idiota cerebroleso, vedi di aprire questa dannata porta se non vuoi che la butti giù a suon di pugni!-
Grugnii appena svogliato, non trovavo la forza di alzarmi dal letto.
-Harry, tua madre è andata a prendere Gemma, l’hai lasciata a casa di Louis da sola. Ma che è successo? Mi ha chiamata preoccupata per chiedermi se ti avevo visto, vuoi spiegarmi?-
Ancora silenzio, non riuscivo a professare alcuna parola, mi sentivo un guscio vuoto.
-E apri questa maledetta porta, cristo!-
Quando il moro diede un calcio alla porta, sentii le assi del pavimento vibrare, e le viti che la tenevano ferma oscillare un po’ troppo forte.
Mi trovai costretto ad alzarmi dal mio morbido letto, arrivando stancamente fino alla porta, e non appena girai la chiave nella serratura, la porta si spalancò di colpo, facendomi quasi cadere a terra, se due forti braccia non mi avessero afferrato prima che andassi ad abbracciare il pavimento.
Non riuscivo a guardarlo in faccia. Insomma, lui mi aveva detto di non andare, ma non pensavo sarebbe successa una cosa simile, non pensavo sarei stato devastato dalla situazione.
In fondo non lo conoscevo da molto, avevo appena iniziato a scoprire qualcosa di lui, qualcosa che forse non avrei voluto sapere, tra l’altro, e mi era bastato. Mi era bastato per rendermi conto che non era ciò che mi serviva, ciò di cui avevo bisogno per essere felice.
Allora perché quel dolore, quella tristezza che sembrava non avere una fine? Perché?!
Zayn mi scosse violentemente le spalle, supposi per avere una mia qualche reazione, ma ancora non riuscivo ad alzare lo sguardo, perché sapevo che avrebbe capito come stavo solo guardandomi negli occhi.
Mi passai una mano sui capelli arruffati, cercando inutilmente di coprirmi il volto.
Il moro invece mi alzò il mento con due dita, finalmente immergendo i suoi occhi castani nei miei. Vidi la sua espressione cambiare lentamente, dalla rabbia che vi leggevo prima, ad un leggero stupore, alla rassegnazione e la tristezza.
Lo sapevo. Solo guardandomi sapeva in che condizioni stavo.
Rimanemmo a guardarci negli occhi per un periodo forse un po’ più lungo del normale, fino a quando involontariamente arrossii. E come non avrei potuto? Mi stava guardando con quel suo strano sguardo intenso che poche volte avevo visto riflesso nel suo viso, nella sua espressione.
Cominciò ad avanzare deciso, e trovandomi davanti a lui non potei fare a meno che arretrare, fino ad arrivare al letto, su cui cademmo sopra. O almeno, io ci caddi sopra.
Lui si limitò a guardarmi (ancora), per poi sedersi lentamente accanto a me, e poi sdraiarmi, abbracciandomi.
Era il gesto più dolce che gli avessi mai visto fare, al che non ce la feci più. Scoppiai il lacrime come un bambino, e lui, dolcemente, asciugava ogni mia lacrima e mi consolava, accarezzandomi dolcemente il capo. Probabilmente non mi meritavo un migliore amico così buono con me. Non sapevo come avrei mai potuto ringraziarlo.
Rimanemmo in quella posizione per un po’, anche quando finii di frignare. Mi piaceva sentirlo così vicino, mi sembrava così sicuro, il contrario di ciò che ero io.
Mi sentivo protetto, in un certo senso.
Ad un certo punto lui si mise a sedere, si colpo, e io lo guardai un po’ smarrito. Mi bastò un suo sguardo per capire, così cominciai a guardare la parete davanti a me, ed iniziai a raccontargli cos’era successo.
Non che ci fosse poi così tanto da raccontare, alla fine.
-Che figlio di..- provò a dire Zayn, ma io lo fermai.
-Calmo, calmo. Adesso sto meglio, giuro. Grazie a te.- Io abbassai lo sguardo imbarazzato dicendo quelle parole. Non eravamo mai stati tanto intimi, per cui era comprensibile.
Lui sorrise compiaciuto, non capii se lo era per le mie parole o perché ero arrossito come un idiota.
In ogni caso lasciai stare, perché sentii aprirsi la porta al piano di sotto.
Ed eccole tornate.
-Zayn, non mi va di vedere Gemma…- bofonchiai io. Certo che ero un vero bambino, mi lamentavo sempre.
Lui mi guardò un attimo inarcando un sopracciglio, poi scoppiò a ridere.
-E non ridere, scemo!- Gli dissi io, cominciando a ridere a mia volta contagiato dalla sua risata.
Lui si alzò con disinvoltura dal letto e iniziò a prendere i dei miei vestiti puliti dall’armadio.
-Che fai?- chiesi accigliandomi.
Non mi rispondeva. Viva l’educazione, eh.
In un attimo Gemma e mia madre si precipitarono al piano di sopra, probabilmente vedendo a vedere come stavo, o qualcosa di simile.
Dovevo avere una faccia spaventosa, perché sgranarono gli occhi quasi avessero visto un mostro.
Io feci finta di niente, altrimenti le avrei mandato entrambe a quel paese e non mi sembrava molto carino da parte mia.
-Signora Styles, mi scuso per non averla avvertita prima, ma Harry dormirà da me sta notte.- Disse lui sicuro di sé. In effetti tutto quello che chiedeva a mia madre gli veniva sempre acconsentito. Era lui il cocco di mamma, mica io.
Lei ci sorrise e si limitò a fare un cenno col capo. Ecco.
Lui mi prese per mano soddisfatto, e mi trascinò fuori di casa, ignorando totalmente Gemma che continuava a farci domande.
Una volta arrivati a casa sua mi sentii meglio. Almeno non dovevo affrontare ancora quel problema parlandone a mia sorella, anche se in realtà non credo le avrei detto la verità, mi vergognavo a morte a dire una cosa del genere.
Nel salotto di casa Malik mi trovai Liam, seduto sul divano, che guardava e commentava uno show televisivo con la nonna di Zayn. Sembravano parecchio presi.
Io scoppiai a ridere, così da far voltare i due. Liam si alzò in piedi quasi saltando, felice e corse ad abbracciarmi.
-Come stai? Diamine se sei abbronzato!-
Lui sorrise un po’ imbarazzato. –Ho fatto surf tutti i giorni sotto il sole, come volevi che diventassi?- e mi diede una pacca sulla spalla.
-Nonna, noi andiamo di sopra.- Disse Zayn, e cominciò a salire le scale. Noi lo seguimmo a ruota, chiacchierando della sua vacanza, di quello che era successo, se aveva conosciuto qualche ragazza.. insomma, di tutto. Eravamo talmente elettrizzati.
Quella serata la passammo così, ridendo e scherzando. Mi sentivo meglio, stare con i miei amici mi aiutava a non pensare a quello che era successo, a quello che era successo al mio cuore, poche ore prima.
Tra chiacchiere e videogiochi, la serata passò in fretta, e Liam ad una certa ora si sentì costretto ad andarsene, altrimenti la mattina dopo non si sarebbe svegliato, e ciao scuola.
Lo accompagnammo alla porta, per poi salutarlo e tornare in camera, a pulire tutti i pop corn che avevamo buttato per terra, e carte di brioches varie.
-Sarebbe ora che andassimo a dormire.- Mi disse Zayn, tranquillamente.
In effetti iniziavo ad avere un certo sonno.. –Mhm, hai ragione, meglio se andiamo a letto.
In un attimo Zayn si era svestito, infilandosi una maglia senza maniche un po’ troppo larga per lui, da usare come pigiama. Io invece, d’altro canto, iniziai a svestirmi e basta.
La mia brutta abitudine di dormire senza niente addosso ce l’avevo fin da piccolo, non lo potevo evitare.
Mi tolsi velocemente i pantaloni e la t-shirt, restando solamente in boxer, e quando stavo per togliermi anche quelli Zayn mi afferrò la mano con tutta la forza che aveva.
Mi voltai e lo trovai a fissarmi allucinato.
-Che c’è? Lo sai che dormo senza vestiti, quando eravamo piccoli mi hai visto senza niente addosso milioni di volte!- Borbottai io ridendo della sua faccia.
-Sì, ma non abbiamo più cinque anni, Harry.- Continuò serio lui.
Lo guardai stranito, poi mi arresi.
-V-va bene, non pensavo che il signor Zayn Malik fosse così vergognoso.- lo sfottei, ma stranamente non mi rispondeva.
Sospirai e mi infilai nel mio letto, accanto al suo. Così fece anche lui, e poi spense la luce.
Mi faceva un po’ strano dormire lì, erano anni d’altronde che non lo facevo, Zayn era sempre così riservato che non mi aveva più invitato a dormire con lui, e sinceramente non ne avevo mai capito il motivo. In fondo siamo migliori amici, lo siamo sempre stati, eppure quello non me l’aveva più permesso.
Chiusi gli occhi, cercando di prendere sonno con scarsi risultati. Non riuscivo a dormire, chiudere gli occhi mi faceva solo tornare alla mente quei pochi minuti di qualche ora prima, non potevo farne a meno, e la cosa mi faceva stare male.
Ero uno sciocco, un povero stupido. Come potevo essermi innamorato tanto in così poco tempo di qualcuno che non conoscevo? Ridicolo.
-Non riesci a dormire, eh?- Due braccia leggermente tremolanti mi cinsero i fianchi, e sentii un corpo caldo entrare nelle lenzuola e premere contro il mio.
Ringraziai il cielo che la luce fosse spenta e che quindi non si vedesse nulla, perché la mia faccia iniziò a prendere fuoco. Insomma, ero in boxer e lui aveva solo una maglietta addosso (e i boxer pure lui, ovviamente.). E poi c’era anche da considerare il fatto che negli ultimi tempi ero attratto più dai ragazzi che dalle ragazze, la cosa era alquanto imbarazzate.
-N-n-n-on tant-t-to.-Balbettai io come un cretino. Lui rise.
L’avrei fatto anche io fossero state le parti invertite, probabilmente.
-Stai tranquillo, passerà. Lentamente ma passerà.-
-Cosa?- Chiesi leggermente confuso.
-Il dolore al petto, quel dolore intenso che nonostante ti sforzi sembra non voler scomparire mai. Ci vuole un po’, ma alla fine ti senti meglio, più forte anche.-
Iniziai a capire lentamente di cosa stesse parlando, e ritrovai le stesse sensazioni che stavo provando in ciò che lui mi stava descrivendo.
-Hai avuto anche tu un amore non corrisposto?- Chiesi senza pensarci, dando libero sfogo ai miei pensieri.
Lui strinse leggermente la presa sui miei fianchi, ma non disse nulla. Mi bastò quello per capire.
-Mi dispiace.. devi esserti sentito solo, non parlandone con nessuno. Potevi dirlo a me, però, lo sai che ci sono sempre per te.-
-Quanto sei ingenuo, piccolo Styles.-
A quelle parole non seppi cosa rispondere. A cosa si stava riferendo? Forse lo capivo meno di quanto pensassi, quel ragazzo.
-Su forza, adesso chiudi gli occhi e dormi.- Iniziò a coccolarmi, come faceva quando eravamo bambini, quando piangevo. Mi lasciava piccoli baci sulla spalla, e mi accarezzava i capelli. Amavo quando lo faceva, glielo chiedevo sempre, però erano anni che aveva smesso di coccolarmi così, era cambiato, era diventato più chiuso, in un certo senso.
Invece quella sera, quella notte, sembrava il vecchio Zayn, quello che amavo tanto.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare come un bimbo tra le sue braccia, addormentandomi in pochi minuti.
 
 
Restai da Zayn per tutto il fine settimana, e per mia fortuna non ci furono più momenti imbarazzanti come quello.
Lunedì mattina, quando mi svegliai, Zayn stava nel suo letto a ronfare come suo solito.
Mi ci volle un po’ per svegliarlo, nemmeno le cannonate funzionavano con lui, mi chiedevo come facesse sua madre a buttarlo giù dal letto la mattina.
Alla fine, scocciato, presi la sua amata trombetta da stadio e gliela suonai in un orecchio. Fece un salto olimpionico, oserei dire, scattando in piedi.
Forse ora non l’avrebbe più amata così tanto.
Scoppiai a ridere, con Zayn che mi guardava furioso imprecandomi dietro, per poi scappare a vestirmi e prepararmi nel suo bagno.
Era tutto perfettamente pulito e lucidato, il contrario del mio. Sospirai e cominciai a lavarmi e vestirmi,  per poi passare ai capelli, che quella mattina sembrava non volessero uscirmi qualcosa di decente.
-Allora, ti vuoi muovere? Serve anche a me il bagno!- Borbottò Zayn fuori dalla porta, bussando insistentemente.
Io uscii di scatto, sbuffandogli in faccia. –Prego, sua maestà.-
E lui entrò in bagno tutto felice, per restarci dentro per una quantità di tempo che mi parve non finire più. Ma quanto era lento? Peggio di una donna, altro che io, che pensavo già di essere esagerato.
Dopo circa quaranta minuti (sì, quaranta.) uscì da quel benedetto bagno tutto profumato e ingellato come suo solito, con una cresta alta almeno quattro centimetri.
Io avevo già fatto colazione, nel frattempo che lui passava le ore a specchiarsi, mentre lui prese solamente una fetta biscottata e uscì di fretta di casa.
In auto non parlammo per niente, ero troppo occupato a concentrarmi.
Dovevo solo essere forte. Non gli avrei più permesso di manipolarmi e usarmi in quel modo, mai più. Per me Louis Tomlinson era morto. Il suo divertimento poteva definirsi concluso.
-Allora, pronto?- Mi disse Zayn, facendomi accorgere che eravamo ed aveva parcheggiato.
-Sicuro- Gli sorrisi e scendemmo dall’auto, belli e perfetti come nostro solito.
Arrivati verso l’entrata della scuola notai qualcosa di piccolo e giallo che saltellava, attirando la mia attenzione. Mettendo meglio a fuoco, chiudendo appena gli occhi mi accorsi che era Lottie.
Gli rivolsi un sorriso gentile e feci per alzare la mano per ricambiare il saluto, quando notai che qualcuno accanto a lei sogghignava contento. Il mio sorriso si spense. Mi voltai e tornai da Zayn, che nel frattempo si era già acceso una sigaretta e stava chiacchierando con Liam, arrivato da pochi minuti.
Che nervi che mi venivano, che nervi! Quel sorrisetto impertinente mi faceva saltare la pazienza. Eppure dovevo ricordarmi di ignorarlo e non pensarci, ma era più forte di me.
Avrei tanto voluto tirargli un cartone in piena faccia con tutta la forza che avevo, ma allo stesso tempo avrei voluto fare ben altro.
Scossi la testa, confuso. –Forse non sono così pronto.- dissi tra me e me senza pensarci, e i due ragazzi mi guardarono. Zayn mi capì al volo, Liam invece continuava a fissarmi curioso, ma non dissi altro.
Al suono della campanella ci limitammo ad entrare, correndo agli armadietti per prendere i libri per la prima ora di letteratura. Mi piaceva letteratura, quindi come prima ora non era per niente pesante, per mia fortuna.
Appena entrai in classe però l’insegnante mi diede un biglietto.
-Ti ha convocato il preside, vuole parlarti. Per la mia ora sei assolto.- Senza darmi nemmeno il tempo per chiedere cosa volesse da me il preside, si voltò e cominciò a compilare il registro, al che io senza degnarla più di uno sguardo mi avviai ad uscire dall’aula, facendo gesti a Zayn, volendogli dire ‘ti spiego dopo’. Lui capì e sbuffò.
Io lo guardai e sorrisi, per poi uscire, attraversando il lungo corridoio fino all’ufficio del preside. Ammetto si essere stato un po’ preoccupato, visto che le poche volte che ci finivo non era mai per cose belle. Come per ogni studente, d’altro canto.
Bussai un paio di volte, quando la segretaria mi disse di muovermi e di entrare, così non aspettai un secondo di più e varcai la porta.
Rimasi un attimo sbigottito da chi mi trovai davanti.
-Oh, Styles finalmente.-
Il destino era veramente tremendo, ce l’aveva proprio con me, cosa mai gli avevo fatto di tanto cattivo per farmi odiare tanto?
Il preside e Louis mi guardavano sorridenti, facendomi cenno di andarmi a sedere. Avrei voluto sputargli in faccia. A tutti e due.
Mi accomodai nella poltrona in pelle davanti alla scrivania del preside, che come mi sedetti iniziò a parlare.
-Bene, Styles l’ho fatta chiamare perché vorrei aiutasse il signor Tomlinson. Mi spiego.. il signor Tomlinson proviene da una rinomata famiglia inglese, e ha mandato qua i suoi figli appunto per avere un’istruzione più adeguata al loro livello e stile di vita. Come sa la nostra è un’ottima scuola, prepara gli studenti a college impegnativi come Harvard e Oxford, quindi le chiederei un suo aiuto.
Ho già parlato con sua sorella minore, che si è impegnata ad aiutare la piccola Lottie nella sua integrazione ai nuovi orari e il nuovo ambiente.
Pur troppo non c’è nessuno che conosca il signorino Louis a parte lei, a quanto lui mi ha detto, quindi anche se non siete della stessa classe e dello stesso anno, vorrei che per qualche settimana lei si impegnasse ad aiutarlo ad abituarsi alla nuova scuola. E’ tutto chiaro?-
Fissai il preside con una faccia da pesce lesso. Cioè, ma lo stava facendo apposta?
Ovviamente avevo già capito tutto. Gli studenti non aiutavamo mai i nuovi arrivati ad integrarsi, mai. Ma ovviamente credo che per chi proviene da una famiglia talmente ricca da far uscire soldi pure quando si va in bagno, credo che il modo in cui venivano trattati fosse leggermente diverso.
Sospirai, sapendo di non potermela cavare proprio in quella situazione, non avrebbe accettato un rifiuto, e Louis aveva fatto apposta a fare il mio nome, per farmi scoppiare.
Ma non avrei ceduto, assolutamente.
Feci un sorriso beffardo, sorprendendo il preside, ma specialmente Louis, perché fece una faccia strana, leggermente delusa, e forse anche un po’ irritata. Dovevo essere forte, dovevo resistere e ripagarlo con la sua stessa moneta.
-Ovviamente, mi farebbe piacere signor preside. Nessuno di noi vorrebbe che si sentissero a disagio tanto da doversene andare dalla scuola.-
Al che il preside sorrise soddisfatto. Tanto non avrei potuto rispondere altrimenti, per cui.
-Bene, potete andare. Styles, so che sarà impegnativo, ma passerai metà delle lezioni con Louis. So che è un anno avanti a te perché è più grande, ma in cambio ti sarà concesso un aiuto nello studio da Louis stesso, che essendo molto preparato si è offerto personalmente di aiutarti con le materie in cui ti troverai indietro. Sei un ragazzo brillante, hai i tuoi alti e bassi ma credo che non avrai problemi e non resterai indietro, specialmente con lui in tuo aiuto.- ed indicò il ragazzo, che sorrideva gentile.
Uscimmo dalla sala del preside, e mi sentii molto più pesante di prima.
Sbuffai, leggermente scocciato, quando mi sentii soffiare sul collo. Mi venne la pelle d’oca ed arretrai.
-Dovresti smetterla di fare l’idiota, non sono più un giocattolino. Non lo sono mai stato.- puntualizzai, con aria di sfida. Mi sentivo stranamente sicuro di me, la rabbia mi aiutava a tenere lo sguardo fermo, sicuro di me stesso.
Lui mi guardò appena inclinando il capo, e mi si avvicinò pericolosamente. Io di conseguenza arretrai, non sopportavo di sentirlo troppo vicino, la sua presenza mi infastidiva.
Dovetti fermarmi quando dietro di me trovai il muro, che non mi permise di continuare la mia camminata da gambero.
Lui si fermò a pochi centimetri dal mio viso, e sorrise compiaciuto, vedendo che la maschera che con tanta fatica stavo tentando di costruirmi stava crollando lentamente, stava facendo emergere le mie vere emozioni, la mia paura.
-Quanto sei ingenuo, piccolo Styles.- Le stesse parole di Zayn. Si erano forse messi d’accordo, quei due? Eppure non ero così ingenuo come loro credevano.
Prima che potessi controbattere, le sue labbra si avventarono feroci sulle mie. Mi sentii pressare al muro con tutta la forza che aveva, le sue labbra si muovevano piano sulla mie, cominciando a leccarle lentamente, forzandomi quasi a schiuderle. Quando le nostre lingue si incrociarono non potei più controllarmi, e mi lasciai andare. Desideravo assaggiare le sue labbra così tanto che non resistetti, e infilai con forza una mano tra i suoi capelli, ricambiando il bacio con tutta la passione che avevo in corpo. Le nostre lingue si sfioravano, si scontravano, si intrecciavano ripetutamente, fino a che non dovetti staccarmi in totale mancanza di ossigeno.
Il moro mi guardò e sorrise compiaciuto, facendo un passo indietro e voltandosi, tornando nella sua classe. –Mi raccomando, fatti dare il programma delle mie lezioni. Ci vediamo domattina.-
Diamine, c’ero cascato ancora.
 
 
 
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Halohaaaaaa.(?) Premettendo che ho scritto più del solito in questo capitolo e che probabilmente è di una noia mortale, ZAN ZAN ZAN ecco che fra i due succede qualcosa.
Sakhfdifhdifhsda solo un bacio CWC. E dire che volevo aspettare di più, ma mi sentivo cattiva sia nei vostri confronti a non regalarvi un momento Larry come si deve, sia con Harry che poverino è innamorato perso.
Anyway, spero vi sia piacuto, perché giuro non avevo fantasia, c’ho messo delle ore a scriverlo, stavo sempre ad un punto morto e non sapevo che metterci e come finirlo, per questo è tanto lungo D:
Recensite in tante mi raccomando, non fatemi sentire sola, o mi demoralizzo del tutto T_T.
Al prosssimo capitolo (che non ho idea di quando sarà lalalalalala :’’’D)!!

 
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°Sam.

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Capitolo 8
*** I can see in your eyes. ***




Capitolo 7.

I can see in your eyes.

 

Il resto della mattinata fu un’agonia totale. Ero agitato, troppo agitato.
Quel bacio era stato.. diverso, da tutto quello che mai avevo provato con una ragazza nella mia vita,  e ne avevo provate, di ragazze. In tutti i sensi.
Sentivo ancora le sue labbra carnose premere contro le mie, e poi.. qualcosa di più. La sua lingua, tanto esperta giocava con la mia, intrecciandosi così bene, così perfettamente che sembravano essere fatte l’una per l’altra. E poi sentirlo così vicino, i nostri respiri un tutt’uno.. volevo morire. Stavo morendo, in effetti, ma davanti a lui non potevo permettermi di cedere più di quanto io non avessi già fatto.
Non potevo credere di aver ricambiato il suo bacio. Ero stato così idiota, mi ero ripetuto per due giorni quanto lo odiassi per poi saltargli al collo?
Scossi la testa, cercando di entrare quasi in simbiosi con il libro di biologia, ma la cosa mi risultò alquanto difficile, data la noia mortale della materia. Non poteva capitarmi una materia più interessante proprio ora?
Sbuffai, rileggendo per la quindicesima volta la teoria evoluzionista di Darwin, non capendoci una mazza per la quindicesima volta. Non ero convinto se la mia stupidità in quel momento era data dalla mia scarsa concentrazione o se era proprio l’argomento ad essere una palla mortale.
In quel momento ero veramente indeciso sulle due cose.
-Pss…- Mi voltai, trovandomi Zayn che faceva strani gesti nella mia direzione, probabilmente stava cercando di attirare l’attenzione. Io rimasi a guardarlo un attimo, per poi passarmi una mano davanti alla bocca per non ridere.
Avevo i nervi a fior di pelle, e in quel momento era come se vedessi tutto in maniera esagerata.
Il moro mi guardò alzando un sopracciglio irritato, poi mi lanciò un bigliettino di carta sul banco, stando ben attento a non farsi beccare dall’insegnante.
‘’Allora, che voleva il vecchio?’’ io sorrisi e stracciai il bigliettino, dicendogli piano, con aria più seria –Ti spiego dopo.-
Il resto della lezione la passai a pensare ad un qualunque modo per evitare di passare le ore scolastiche con Louis, oppure ad un modo per convincere mia madre a farmi smettere di andare a scuola. Entrambe mi sembravano due idee impossibili, non avrei trovato una scusa abbastanza valida per evitare quell’idiota, non ero nemmeno in grado di inventarmi una scusa convincente perché il prof mi lasciasse andare in bagno.
Sospirai rumorosamente, forse un po’ troppo, perché tutti, insegnante compreso, si voltarono verso di me a fissarmi. Sentii anche qualche risatina dagli ultimi banchi in fondo, ma ben presto la lezione ricominciò senza che nessuno mi riprendesse, per mia fortuna.
Al suono della campanella, mai amato tanto come quella mattina, presi Zayn per mano e volai fuori dall’aula.
Uscimmo fuori in cortile, sul nostro solito muretto che da tanto per colpa di Louis non avevo più visto.
-Allora? Dai, sono curioso. Racconta!- mi intimò Zayn.
Io sospirai, per poi allungargli un foglietto. Lui lo aprì, e lo lesse attentamente, per poi guardarmi incuriosito. –Che diavolo è? Cambi sezione?-
-No..- cominciai io. –Questo me l’ha dato la segretaria prima che tornassi in classe. Sono gli orari di lezione di Louis.- confessai alla fine, sospirando nuovamente.
-C-come hai detto scusa? E che ci vuoi fare?-
-Il preside.. ha detto che visto che sono il suo unico conoscente qui, devo aiutarlo ad ambientarsi.-
Zayn mi guardò esterrefatto, non credendo alle mie parole.
-Assurdo, e come fai con le lezioni? E poi non può ambientarsi da solo?-
Io lo guardai e poi sorrisi. –Non so se hai notato, ma la famiglia di Louis tra poco li caga i soldi. Ne hanno talmente tanti che sicuramente i genitori avranno fatto un bel discorso al preside, e poi lui vorrà sicuramente che persone così facoltose parlino bene della scuola, sai, per pubblicità e scemate varie. Che vuoi che gli importi di un poveraccio come me?-
-Quell’uomo sì che è un vero idiota.- Si limitò a dire Zayn, per poi accendersi una sigaretta frettolosamente.
-Danne una anche a me.- Gli dissi prendendomi il suo pacchetto ed estraendone una.
-Tu odi il fumo, Harry.- Puntualizzò lui.
Io mi limitai ad alzare spallucce e mi accesi la sigaretta. Ero talmente nervoso che almeno quella mi avrebbe aiutato a calmarmi, speravo.
Più tentavo di stare calmo, e più mi tornava in mente l’immagine di poche ora prima. Le sensazioni, più che altro. Erano state talmente forti che sentivo ancora il mio corpo tremare. Possibile che davvero Louis non avesse sentito niente? Ero così maledettamente insignificante per lui?
Mi passai una mano fra i capelli distrattamente con la mano libera, guardando delle ragazze vicino al portone d’entrata principale che ci indicavano ridendo. Che oche.
Ero seriamente troppo instabile per sopportarle oggi, anche se normalmente mi avrebbe fatto molto più che piacere avere gli sguardi di povere bimbe arrapate su di me.
-Allora, volete sparire?!- Dissi irritato guardandole.
Loro mi fissarono leggermente intimidite e corsero all’interno dell’edificio in una frazione di secondo. Beh, almeno a spaventare la gente ero bravo.
-Hey, ma che ti prende?-
Lo guardavo scocciato, sembravo allergico pure all’aria, mi dava tutto fastidio. Il ragazzo mi diede una pacca confortevole sulla spalla, sorridendomi come faceva solitamente per tirarmi su di morale, ma non funzionava.
-Zayn, io..- iniziai, ma non sapevo cosa dire. O meglio, lo sapevo, ma non avevo idea di come dirglielo. Era il mio migliore amico, con chi potevo confidarmi se non con lui? Non riuscivo più a tenermi questa cosa dentro, dovevo parlarne con qualcuno o sarei esploso.
Lui capì che ero in difficoltà, e si sedette a terra, tranquillo, facendomi cenno di continuare.
Mi sedetti accanto a lui e presi un respiro profondo.
-Beh ecco… sinceramente non credo di farcela. Non dopo quel bacio, ecco io..- non sapevo come continuare, mi sentivo così impacciato per la prima volta in vita mia.
In questo genere di cose ero sempre stato molto deciso e diretto, invece ora il solo pensiero di cosa poter fare mi faceva girare la testa.
Mi voltai verso Zayn non sentendo alcuna risposta, nessuna parola di conforto, e lo trovai che mi squadrava torvo, stranito quasi.
-Scusa, che hai detto?-
Io lo guardai un attimo, cominciando a credere di aver soltanto mosso le labbra senza averne fatto uscire alcun suono.
-Beh, ho detto che..- partii io, intento a ripetere (possibilmente in modo più comprensibile sta volta) tutto d’accapo, ma lui mi fece cenno di stare zitto.
-Non puoi esserti fatto raggirare in questo modo. Com’è successo?-
Si prudeva le mani insistentemente, sembrava volesse raschiare via la pelle, al che gliele afferrai delicatamente, tentando di farlo smettere.
-Lo so lo so, sono stato un idiota, non l’ho fatto apposta! Cioè.. un attimo prima lui era là.. e poi…- rieccomi con la mia spiegazione balbettante. Era comprensibile se non ci capisse una mazza di quel che dicevo.
-Non ti preoccupare Harry, troveremo una soluzione.- Mi disse il moro, rassegnato quasi.
-Il fatto è che… Zayn. Mi è piaciuto.. e tanto.- ammisi alla fine io. Avevo pur il bisogno di buttare fuori le mie emozioni. Se non con lui, con chi?
Lui annuì con il capo, come se non fosse una novità.
-Troveremo una soluzione anche a questo.-
In quel momento suonò la campanella, e io e Zayn ci affrettammo a rientrare in aula, non prima di esserci trovati davanti proprio la persona che meno al mondo avrei voluto vedere.
Ci fu qualche attimo di silenzio, in cui il moro passò davanti a me con fare protettivo, sfidando Louis con lo sguardo.
Non riuscivo a capire come facesse lui ad essere più arrabbiato di me per tutta quella faccenda, in fondo lui non centrava nulla.
-E’ inutile che continui a sperare, non capirà mai niente. E poi lui è mio.- Disse Louis spezzando il silenzio che si era creato, mostrando poi quel suo sorrisetto strafottente, che in fondo in fondo mi attirava non poco.
Zayn al contrario aveva la mascella serrata, stringeva i pugni. Vedevo quando si stava sforzando nel tentativo di non saltargli addosso.
Eppure non controbatteva. Non diceva niente, come se fosse impotente davanti alle sue parole.
Io invece non capivo una mazza. Non che di solito di capissi molto, ma quei discorsi proprio non riuscivo a seguirli, a parte le ultime parole. ‘’Lui è mio’’. Arrossii notevolmente, anche se un po’ mi ritenevo offeso, parlare di me come se fossi un oggetto era più un insulto che un complimento.
-Beh, noi andiamo.- Disse Zayn, trasformando quella sua specie di ringhio in un sorrisetto, prendendomi per mano e trascinandomi in classe.
Louis invece rimase lì, fermo.
Quei due erano veramente bizzarri, non c’è che dire.
Le ultime, noiose ore di lezione Zayn si isolò in un mondo a parte, nei suoi pensieri, rimanendo a fissare fuori dalla finestra tutto il tempo. Non mi rivolse nemmeno uno sguardo, sembrava così.. triste.
Ero preoccupato per lui, così decisi di invitarlo da me per una serata tra play e pizza. Sapevo che lo facevano stare meglio.
Così quando suonò l’ultima ora, lo seguii fuori dall’aula.
-Hey hey, aspetta.- Dovetti afferrarlo per un braccio, visto che sembrava non volersi fermare. –Che ti prende?-
Lui alzò lo sguardo verso il mio, rimanendo immobile. Aveva gli occhi leggermente lucidi, se non lo conoscessi da sempre avrei detto che stava per piangere.
Istintivamente portai una mano sulla sua guancia, allungando il pollice verso l’occhio, ma lui non me lo permise. Si voltò e riprese a camminare, come niente fosse.
Così gli andai dietro, riprendendo i piani per quella serata.
-Beh, vuoi venire da me sta sera? Una pizza in camera mia, ci stai?-
Lui continuava a fissarmi, senza parlare. Ad un certo punto sembrò individuare qualcuno tra la folla, e si rilassò. Notai che Liam ci stava guardando dal fondo del cortile, accigliato.
-Scusami, sta sera ho da fare.-
E cominciò a camminare infilandosi nella mischia, schivando agilmente tutti quelli che gli venivano addosso, fino ad arrivare a Liam, che afferrò per un braccio, sembrava quasi volesse staccarglielo, e lo portò via.
Io rimasi fermo invece, a guardarli. Non sapevo cosa mi stava prendendo, ma era come se per la prima volta il mio migliore amico mi avesse scaricato. Forse era proprio quello che aveva fatto, alla fine.
Mi aveva lasciato lì, solo, quando lui era l’unica persona di cui avessi bisogno in quel momento. Quasi, l’unica.
Corsi alla macchina, non vedevo l’ora di tornare a casa. Nel viaggio di ritorno Gemma non  proferì parola, per mia grande fortuna. Forse aveva intuito qualcosa dalla mia faccia, non era poi così difficile capire che ero arrabbiato.
A casa non mangiai neanche a cena, non avevo fame. Quella giornata mi aveva stancato la mente, la sentivo affaticata e confusa.
Mi chiusi come sempre nella mia amata camera, e svestendomi velocemente mi ficcai sotto le lenzuola, addormentandomi in poco tempo.
 
 
La giornata successiva fu un inferno.
Arrivato a scuola Zayn mi degnava di poche attenzioni, continuava a parlare con Liam. Cioè, non sembrava arrabbiato con me, solo non mi considerava come al solito. Sembrava quasi non ci fossi, per lui.
Questo già mi bastava a rovinarmi il pomeriggio, ma non era ancora tutto.
Dopo la prima ora dovetti correre in quella di Louis in tempo, dall’altra parte dell’edificio. Visto che non avevano abbastanza banchi, poi, dovetti anche dividerlo con lui, e dire che si approfittò della cosa era dire poco.
Continuava a…toccarmi. Ovunque poteva.
Ogni volta che il professore si voltava non perdeva tempo a mettermi una mano sulla gamba, strofinandola avanti e indietro, oppure prendermi l’orlo dei pantaloni, cercando di arrivare alla mia pelle, che a contatto con le sue dita fredde mi faceva sussultare ogni volta.
Insomma, non fu per niente facile stare in quell’aula senza dover urlargli di smetterla nemmeno una volta. Eppure il signor Louis-sono-un-riccone-Tomlinson non perdeva l’occasione per farmi saltare i nervi. Lo trovava divertente, lui.
Però io ero concentrato su altro. Forse era per quello che non cedevo alle sue provocazioni.
Continuavo a pensare a Zayn, era strano, ed ero preoccupato. Avevo paura di aver fatto qualcosa che lo avesse fatto arrabbiare, e non volevo perdere la sua amicizia.
Quando rinvenni improvvisamente dalla mia trans mi accorsi che finalmente quell’idiota bellissimo aveva smesso di stuzzicarmi.
Anzi, ora aveva un’aria seria, al contrario di prima. Sembrava arrabbiato, o almeno pensavo, anche perché far arrabbiare Louis Tomlinson sembrava un’impresa veramente ardua.
Guardando quel faccino imbronciato non riuscii a trattenere un sorriso. Era così bello, perfetto. Sembrava tenero, e la cosa era alquanto strana.
Lui ricambiò il mio sorriso, ma non con uno di quei soliti sorrisetti furbi che mi facevano irritare, ma bensì uno di quei sorrisi che gli avevo visto solo la prima volta che ci eravamo incontrati. Illuminava la stanza.
Arrossii, e mi voltai a guardare la lavagna.
Alla fine dell’ora cambiammo aula, andando nel laboratorio di chimica, e passammo tutti e i 60 minuti a parlare, un po’ come avevamo fatto il primo giorno.
Era strano perché non sembrava più quell’arrogante di un’ora prima, qualcosa gli aveva fatto cambiare umore, o semplicemente era lunatico e cambiava a seconda del tempo.
Non ne avevo idea, ma mi piaceva. Sembrava sincero, gentile, i suoi modi di fare erano cambiati e scoprii che quando voleva poteva essere divertente, ma divertente davvero.
Era un po’ un pagliaccio in fondo.
Dopo qualche strigliate da parte del professore e molte, molte risate dovetti tornare in classe, visto che l’ultima ora la dovevo passare nella mia, di aula.
Quando uscimmo dal laboratorio feci per andare verso le scale, ma la sua voce mi fermò, facendomi voltare, sentendomi chiamato per nome.
-Ci vediamo domani.- disse semplicemente lui, e mi diede un bacio sulla guancia.
Arrossii e corsi giù per le scale, notando che tutti gli studenti della sua classe ci stavano guardando.
Lui rise divertito e tornò al suo banco, mentre io corsi in classe rosso come un peperone.
In fondo capii che c’era qualcosa che forse non avevo visto in lui, o che forse io e soltanto io avevo visto fin dall’inizio ma che teneva nascosto a tutti.
Sorrisi tra me e me, realizzando che Louis Tomlinson non era il mostro che mi aspettavo.
Avrei presto fatto una chiacchieratina con Lottie, volevo saperne di più. Sempre di più.
 
 
 
 




_______________________________________________________________

Ed eccomi qua! Lo so, c’ho messo un po’ ad aggiornare, ma non sapevo bene come mettere questo capitolo, infatti l’ho messo di cacca.(?)
No serio, questo proprio non mi piace, non so se è perché a me non piace niente di quello che scrivo o perché veramente fa pietà, comunque pazienza D:
Spero che a voi piaccia :3
Nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa si assolutamente DECISIVO che porterà il nostro Hazza a capirci qualcosa finalmente. Ma su chi? Su Zayn o su Lou?
Chisssssssà.
Prometto che il prossimo lo metterò più in fretta u.u
e… niente, grasie per le 7 recensioni dello scorso capitolo, spero possiate scrivermene altrettante pure per questo capitolo, giuro mi riempite il cuore.<3
 
Ricordo sempre (LOL)
Il mio account twitter, per chi mi volesse seguire, basta che poi mi scrive qualcosa e lo seguo volentieri :3 :
https://twitter.com/#!/SynysterHoran_
La mia pagina face book LARRY: http://www.facebook.com/pages/Larry-Stylinson-is-the-way/287801831290301
 
Alla prossima!
°Sam.

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Capitolo 9
*** Ignorance is your new best friend. ***




Capitolo 8.

Ignorance is your new best friend.

 

-Insomma dormiglione, non è il momento di andare il letargo!- Urlava una voce non poco fastidiosa fuori dalla mia stanza.
Ero troppo stanco per rispondere, ero troppo stanco pure per muovermi.
Avevo passato praticamente la notte in bianco a pensare alla giornata precedente, così diversa da come me la immaginavo.. era stata bella, diciamo.
Ovviamente se non fosse stato per Zayn.
Non capivo che avessero quei due ragazzi, sembrava seriamente che avessero le mestruazioni. Uno era gentile cinque minuti prima, e distaccato cinque minuti dopo.
L’altro era stronzo e menefreghista un minuto prima, e invece quello dopo era dolce e solare.
La situazione mi stava sfuggendo di mano, non ci capivo nulla. Non che solitamente io ci capissi qualcosa, per me quei due erano un mistero vero e proprio.
Una cosa era certa, però. Non volevo perdere il mio migliore amico per un ragazzo che non aveva alcuna attenzione per me. Specialmente perché gli piacevano le ragazze.
Sospirai, essendo ben cosciente che quel groviglio che avevo in testa non si sarebbe mai snodato se io personalmente non facevo qualcosa. Ma poi, cosa dovevo fare?
-Insomma, devo chiamare la carrozza e stenderti un tappeto rosso per farti scendere?- Urlò Gemma stizzita come sempre di prima mattina, spalancando la porta della mia stanza.
Improvvisamente sembrò ricordare il motivo per cui non lo faceva mai, ma era tardi. Si coprì gli occhi all’istante e si voltò. Io d’altro canto scoppiai a ridere divertito.
-No, vorrei anche che mi versaste dei petali di rosa al mio passaggio.- Dissi risolutamente.
La sentii emettere un suono che interpretai come una risata nervosa, per poi voltarsi lentamente, sempre con la mano sugli occhi.
-Tra dieci minuti ti voglio di sotto, ci viene a prendere Lottie, andiamo con loro a scuola, quindi muoviti che non possiamo aspettare i tuoi comodi.- Disse irritata. Se ne stava andando, finalmente, quando si fermò ancora voltata di schiena. –E mettiti qualcosa addosso, maniaco!-
Io scoppiai a ridere che quasi mi piegai in due, e mi alzai correndole dietro completamente nudo, come al solito. Lei iniziò ad urlare e scappò al piano di sotto.
Mi ci voleva un po’ di movimento, per svegliarmi. Sorrisi compiaciuto e volai in bagno a svolgere la mia solita routine mattutina.
Avevo quasi finito di cambiarmi che mi si accese una lampadina in testa. Andavamo a scuola… con Lottie? Ma lei non sapeva guidare, era ancora troppo piccola.
Per cui….oh no.
Sbarrai gli occhi nel panico e tornai davanti allo specchio a mettermi in ordine, anche se ero già perfetto così. Imprecai per la miliardesima volta contro quella schifosa uniforme che ogni giorno dovevo portare, e scesi le scale.
Gemma mi aspettava in cucina, sgranocchiando una barretta di cioccolato tutta indaffarata. Sembrava nervosa, lo capivo dal suo continuo guardare da tutte le parti, come se niente le andasse bene.
Perfetto, così non sarei stato l’unico imbranato con i nervi a fior di pelle, alla fine.
Non volli chiederle nulla, anche perché con Gemma in quello stato, con una parola di troppo avevo paura di non uscire vivo da quella casa. Sospirai rassegnato, ed aprii la porta, trovandomi davanti qualcosa di diverso, da quello che mi aspettavo.
Lottie mi sorrideva cordialmente come ogni mattina che la trovavo a scuola, ma accanto a lei, alla guida, non c’era colui che tanto stavo aspettando di vedere.
Due fari azzurri come il ghiaccio mi trafissero da testa a piedi, squadrandomi. I capelli biondi luccicavano insieme al sole mattutino londinese.
Restai a fissare un attimo il ragazzo, ma mi ci volle una frazione di secondo nel ricordare chi fosse. Una strana rabbia si impossessò di me, e nonostante lui mi sorridesse con un sorriso a trentadue denti apparentemente cordiale, io lo fulminai con gli occhi. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, ora sarebbe già stecchito per terra.
Il suo sorriso si spense, guardandomi confuso, e io continuai a ringhiargli contro.
-Hey Harry, buon giorno. Questo è un mio amico, Niall.- Disse cordialmente Lottie, leggermente intimorita dalla mia espressione.
-Buon giorno.- bofonchiai io a malapena. Non volli nemmeno sapere perché era venuto proprio a Londra, temendo già di saperne la risposta. Ma non poteva tornarsene immediatamente da dove era venuto?
Purtroppo, data l’uniforme identica alla mia, presumevo proprio che non fosse così.
Sentii la porta chiudersi violentemente, e mi voltai a guardare quale elefante l’avesse chiusa. Ma aveva intenzione forse di buttarla giù?
Gemma ci corse incontro, dando un bacio sulla guancia a Lottie e sorridendo timidamente a Niall, facendogli un cenno col capo.
Un attimo… timidamente? Eh sì, era arrossita.
Guardai la scena leggermente smarrito, non riuscendo a capacitarmi seriamente che mia sorella potesse arrossire davanti ad un tipo come quello.
Ora sì che avevo paura. Scossi la testa, infilandomi una mano tra i ricci, notando che tutti mi stavano fissando. Forse si chiedevano perché non salissi.
-Beh, divertitevi.- Dissi solamente io, dirigendomi verso la mia auto. Non mi sarei di certo fatto scarrozzare da un tipo come quello, mi stava antipatico già quando l’avevo visto in foto.
Oppure era perché l’avevo visto abbracciato a Louis? Bah, chi se ne importa.
Sentii Gemma chiamarmi dal sedile posteriore, ma non l’ascoltai.
Era già una giornata pessima.
Forse la cosa più confortante di quella storia è che potei farmi il viaggio in totale tranquillità, senza dover sorbirmi i capricci di quella pulce.
Arrivato a scuola invece il mio cattivo umore peggiorò ulteriormente. Trovai Niall, che aveva un braccio attorno alla spalla di Louis, che camminava verso l’entrata mentre parlava con mia sorella.
Stavano tutti ridendo, sembrava che il tipo fosse divertente. Per loro, almeno.
Mi uscì un sibilo, avevo una tale voglia di spingerlo via da loro, eppure.. non potevo fare niente. Nemmeno confidarmi con Zayn, che quel giorno non si era nemmeno degnato di farsi vedere a scuola. Non c’era nemmeno Liam, perfetto. Con chi potevo parlare, ora?
In men che non si dica però, due braccia si avvinghiarono attorno alle mie spalle, prendendomi da dietro. Mi trovai Raquel, sorridente e stupida come al solito, che mi sorrideva contenta.
Erano settimane che non ci parlavamo, e ora tornava così? Forse l’avermi visto da solo le aveva dato un po’ di coraggio.
Le avrei detto volentieri di levarsi dai piedi, volevo tutto meno che la sua compagnia, ma d’altro canto forse era meglio che restare da solo.
Così sfoggiai uno dei miei sorrisi più falsi, toccandole teneramente i capelli e dandole un bacio all’angolo della bocca.
-Bellissima, è da un po’ che non ci si vede.- Dissi io con disinvoltura.
Seriamente, forse rimorchiare era l’unica cosa che sapessi fare bene in vita mia.
Lei arrossì, guardandomi di sbieco.
–Lo so, sembrava quasi ti fossi dimenticato di me.- Fece un broncio con il labbro inferiore, cominciando a strusciarsi sulla mia povera e innocente gamba, come una gatta morta. Che avevo fatto di male?
-E come potrei dimenticarmi di una tale meraviglia?-
Un altro sorriso. Non ce la facevo più, ma ero accecato dalla rabbia, almeno lei come valvola di sfogo funzionava alla grande. Sembrava una di quelle bambole gonfiabili per fare a pugni in palestra, parlava solo quando la colpivi. Il minimo indispensabile, come lei.
Le misi un braccio attorno alle spalle, guardandola intensamente per poi ridere, mostrando tutti i miei bellissimi denti bianchissimi.
Quando mi voltai per dirigermi verso il portone d’entrata però, qualcosa mi fermò per un attimo il battito cardiaco. O meglio, qualcuno.
Louis ci stava guardando, da lontano. Non riuscivo a capire la sua espressione, ero rapito da quei fari color del ghiaccio, che mi avevano intrappolato nella loro morsa.
Abbassai lo sguardo, non riuscivo a sostenerlo. Afferrai Raquel più forte per le spalle, e mi avviai verso l’ingresso, dove ci stava mia sorella con tutta la sua bella nuova compagnia, e li ignorai, prestando attenzione solo alla compagna accanto a me.
Infondo era più facile guardare lei che chiunque tran quel gruppo. Uno avrei voluto prenderlo a pugni, l’altra mi avrebbe ammazzato col pensiero, e poi lui.. beh, a lui avrei voluto fare altro.
Arrossii e corsi in classe, non prima di aver accompagnato Raquel nella sua, però.
 
Per fortuna quel giorno non avevo nessuna lezione con Louis, o almeno, non ero obbligato ad andarci visto che aveva educazione fisica, e quella poteva farla benissimo da solo.
Dissi comunque alla mia insegnante di storia che dovevo andarci, tanto per saltare quella noia. In effetti parlare di gente vissuta centinaia di anni fa era di una palla mortale, mi avrebbe solo fatto deprimere ulteriormente.
Mentre passavo per i corridoi, cercando un posto isolato in cui sistemarmi, mi trovai una chioma bionda davanti a me, che mi sorrideva gentilmente.
Possibile che quella ragazza non mettesse mai il broncio?
-Lottie.- Dissi alzando il capo, come cenno di saluto.
Lei ricambiò con un cenno della mano, e mi venne incontro.
-Dove vai di bello?-
-Beh, in realtà sto solo cercando una qualche scusa per starmene in giro fino alla fine dell’ora. Odio biologia.- Disse lei con fare scocciato.
-In effetti, quella sì che è una noia.- Sorrisi.
-Tu?-
-Io ho detto che sarei andato nella classe di tuo fratello, ma visto che oggi ha ginnastica io…- bofonchiai.
-Capito.- Disse lei mimando un ‘sì’ con il capo. –Beh, allora troviamoci un posticino tranquillo.-
-Giusto.- Acconsentii io. –Vieni con me.- Le feci l’occhiolino e mi incamminai giù per la scala posteriore dell’edificio. Era vecchia, e poco usata. Ormai c’era quella principale che era più comoda, quella si usava solo se si era in ritardo. Infatti da certi punti della scuola si faceva molto prima, era un po’ un labirinto ed era piena zeppa di scorciatoie.
La portai fino alle caldaie. Sì stava bene lì giù, c’era un po’ odore di umido, ma la quiete regnava sovrana, e per di più non la controllava mai nessuno, quindi ci si poteva stare tranquilli.
Ci mettemmo sotto una finestrella che dava sul prato del cortile, ma si vedeva poco e niente visto che la stanza era sotto terra, arrivava appena sul soffitto al livello del terreno.
Facemmo in coro un sospiro di sollievo, sapendo che quell’ora l’avevamo saltata sicuramente.
-Comunque mi sembra giusto avvisarti che dovrai guardare anche Niall, visto che sta in classe assieme a mio fratello.- Cominciò lei interrompendo il silenzio, dopo svariati minuti.
Io la guardai torvo, sperando che stesse scherzando, poi sopirai.
-Evviva.-
Lei mi guardò un secondo, per poi sorridere compiaciuta.
-Non serve che tu sia geloso, Niall è il suo migliore amico.-
A quel punto sbiancai. Geloso? E di chi diavolo dovevo essere geloso, io?
La guardai di sbieco atterrito. –Scusami, non riesco proprio a seguirti.-
Lei alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente. –Perché mi prendete tutti per una bambina? Non sono scema, anzi, tu lo sei molto più di me, se proprio lo vuoi sapere.-
Mi ero sempre chiesto perché Lottie e Gemma andassero così tanto d’accordo. Ora il mistero era svelato. Uguali. Diaboliche e meschine.
Risi innervosito, passandomi il pollice sulla fronte.
Lei mi guardò stizzita, e capii che era inutile fare il finto tonto. Oltre a non esserne in grado, era anche piuttosto inutile.
Abbassai lo sguardo, infilando la testa fra le gambe.
-Tanto non importa.- Sospiravo tra una parola e l’altra, triste. –A lui.. non importa niente. Di me, intendo.-
Sollevai la testa appena per guardarla in viso, e la sua espressione mi fece sussultare.
-Che c’è?- Chiesi confuso. Invece che essere dispiaciuta per me, sembrava arrabbiata.
-Ma quanto sei idiota, Styles?- Disse lei con tono di rimprovero.
-E’ inutile che fai quella faccia con me. E’ colpa del tuo fratellino adorato, che passa le giornate a prendermi in giro credendo che io sia il suo piccolo divertimento mentre aspetta la sua bella ragazza che torni tra le sue braccia, non preoccupandosi minimamente che anche io abbia un cuore, e forse potrei starci male.-
Quelle parole mi uscirono tutte di colpo, non respiravo quasi tra una parola e l’altra. Non avevo detto qualcosa di totalmente sensato, ma avevo buttato fuori quello che sentivo. Senza Zayn con cui parlarne mi sentivo perso.
Lei mi guardò un attimo perplesso, come se le avessi bestemmiato in faccia.
Avevo appena ammesso che mi piaceva ad alta voce davanti a sua sorella, probabilmente era per quello, però pensavo che avesse capito e..
-COSA?!- Urlò lei.
Io le feci cenno di stare zitta, guardandola un attimo scioccato. Che c’era da urlare ora?
-Mi dispiace che tu sia venuta a conoscenza di un lato di tuo fratello che forse non conoscevi, però mi sembrava giusto essere sincero con te, dato che sei proprio sua sorella minore.-
Lei mi guardava inviperita, eppure non le avevo mentito.
-Scusa, ma di quale ragazza stai parlando, precisamente?- Disse calmandosi un poco, finalmente.
-Beh, quante ne dovrebbe avere?- Dissi quasi ridendo, anche se il pensiero che prendesse in giro anche quella povera ragazza mi faceva solo stare peggio.
Quando vidi però che la sua espressione non era per niente scherzosa, continuai. –A casa vostra, quel giorno.. ho visto la foto con quella ragazza, sul comodino. Mi disse che è la sua fidanzata.- Puntualizzai.
Lei sospirò triste, e tornò a sedersi accanto a me, visto che dalla collera era scattata in piedi.
-Harry, Louis non ha nessuna ragazza. O meglio, non più; e da tempo, ormai.- Fissava la finestrella, senza guardarmi in faccia.
Non aveva una ragazza? E allora quella chi era?
Quei nodi che stavano torturando la mia povera mente stavano finalmente iniziando a sciogliersi. Finalmente iniziavo a capire, o per lo meno grazie a Lottie avrei potuto capirne di più.
Forse, e dico forse, per una volta ci avevo visto giusto.
Dopo molte settimane, il mio cuore tornò leggero come una piuma, e un barlume di speranza si aprì di fronte a me.
 
 
 
 




______________________________________________________________________
 
Ed eccomi qui :3
Zayn è piccolo e geloso, Louis nasconde qualcosa…e....e.... Beh, non ho molto da dire…lascio i commenti a voi!
Anche perché non ho molto tempo per stare qua a scrivere.
Spero che il capitolo vi piaccia, e ringrazio a tutti gli angeli che hanno recensito e che continueranno, e a tutte le meraviglie che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate!
Siete pure troppe, per me. Grazie. CWC
Al prossimo capitolo!


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Capitolo 10
*** I put my faith in you, so much faith, and then you just threw it away. ***




Capitolo 9.

I put my faith in you, so much faith, and then you just threw it away.

 

Ed eccoci lì, in quella stanza buia ed umida, che ci fissavamo entrambi con aria curiosa.
Mi ci volle qualche minuto buono prima di formulare una frase di senso compiuto, non riuscivo a credere alle sue parole, nella mia mente stavo già iniziando ad immaginarmi le più inverosimili situazioni, ma ero come sollevato, ora forse avevo qualche possibilità, forse no.
Non dovevo dimenticarmi che lui fino ad ora mi aveva solo usato. Anche se il giorno precedente era stato gentile con me, non contava nulla. Magari era solo una strategia per farmi cadere fra le sue braccia.
-In-in che senso non ha una ragazza?-
Lei mi guardava, ma sembrava non volermi rispondere.
Stavo iniziando a scocciarmi, la curiosità mi stava divorando, ma quando stavo per chiederglielo nuovamente, un suono mi disturbò. Eccola, quella maledetta campanella dei miei stivali, non poteva ritardare di qualche minuto?
Lottie si alzò svogliatamente, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
-Te ne parlerò oggi, ti va un frullato? Ho visto un posto carino non molto lontano da qui, possiamo andarci con la tua macchina. Così ti racconto.-
-Sì ma… Gemma?- Non potevo di certo lasciarla andare a casa a piedi, ci avrebbe messo come minimo due ore, mi avrebbe ucciso, sicuramente.
-Non preoccupartene, la porta a casa Niall.- Mi fece l’occhiolino e prese a camminare verso la porta in fondo alla stanza, in direzione della sua classe.
Io sorrisi, soddisfatto. Okay, non mi andava che quel ragazzo le stesse troppo vicino, ma in fondo mi fidavo di Lottie, aveva qualcosa che mi ispirava fiducia, forse perché assomigliava tanto a mia sorella, non avrei saputo dirlo.
E poi avevo appena trovato una sorta di alleata, qualcuno con cui ero sicuro di poter raccontare di Louis senza che mi guardasse come se fossi una cavia da laboratorio, oppure desse i numeri ogni tre secondi come Zayn.
Sollevato, le corsi incontro e l’accompagnai in classe, tornando pigramente nella mia.
 
Le ore che dovetti aspettare mi sembrarono infinite, non avevo nessuno con cui passare la giornata, con cui scherzare, e per di più ero ansioso di conoscere la storia della ragazza-non ragazza di Louis, volevo sapere molte cose del suo passato, e finalmente avevo trovato un’amica che avrebbe saputo rispondere ai miei dubbi.
Tra filosofia, fisica ed economia non avevo idea di come ne sarei uscito vivo.
Non odiavo la scuola, anzi, mi piaceva in fondo studiare, conoscere nuove cose, stare con i miei amici, ma fino ad un certo punto. Per me tre ore erano più che sufficienti, stavo a malapena sveglio in quelle. Eppure andavo piuttosto bene, non avevo problemi a memorizzare praticamente nulla.
La cosa in effetti era strana, perché Zayn mi diceva sempre che ero un idiota patentato, mentre tra i due quello con milioni di note ed insufficienze non ero di certo io. Mi limitavo a riderci sopra.
Anche la pausa pranzo fu infernale.
Mi recai in mensa, tanto per cambiare, cercando qualcuno con cui magari scambiare due chiacchere, visto che Zayn non rispondeva nemmeno ad un messaggio che gli mandavo.
Trovai qualcuno della squadra di football, diciamo qualche bulletto, non mi stavano molto simpatici, ma almeno erano divertenti. Delle teste vuote.
Però anche lì ero perseguitato. Mi ritrovai Louis, Niall e Gemma ad un tavolo non molto lontano dal mio, che ridevano e scherzavano come amici di vecchia data. In effetti lo erano, ma Gemma? Stava incollata a quel biondino come se avesse le ventose al posto delle mani.
Non credevo che a mia sorella potesse piacere un ragazzo, sempre che gli piacesse, e non avrei mai immaginato fosse il migliore amico del ragazzo di cui ero interessato io. Che problema.
Mandai un altro sms a Zayn, dovevo sembrargli una specie di stalker.
‘’Dj Malik, manchi qui a scuola, ma dove sei? Potevi dirmelo che saltavi scuola oggi, ti avrei fatto compagnia! Rispondi, per favore! Xx H’’
Misi via il cellulare e tornai in classe, a vegetare sul mio banco in attesa che ricominciasse la lezione, e mi addormentai.
Il risveglio non fu affatto piacevole, perché risentivo di un terribile mal di testa, e non ne capivo il motivo. Quando alzai lo sguardo però, mi ritrovai l’insegnate di economia con un librone in mano, che lo scuoteva come un pazzo.
Feci la mia solita figura da scemo, e finii fuori dalla classe.
Per mia fortuna non mi mise nessuna nota o ammonizione, altrimenti sarei dovuto restare il pomeriggio a svolgere qualche castigo.
Alla fine delle lezioni, non mi sembrava vero di esserne uscito vivo. Quella giornata sembrava infinita, avevo un’ansia incredibile, non ce la facevo più.
Buttai tutti i miei libri nell’armadietto frettolosamente, ignorando i bidelli che mi insultavano, urlandomi di non correre per i corridoi, e appena la vidi afferrai Lottie per un braccio, facendo poco caso alla ragazza con cui stava parlando, che rimase a bocca aperta vedendo che quasi la stavo rapendo.
-Bene, dove vuoi andare?- Mi voltai a guardarla elettrizzato, e lei scoppiò a ridere.
-Frena gli istinti, leone. Stai calmo, abbiamo tutto il tempo di parlare..- Mi vide fare il broncio e non terminò la frase. .Okay, al molo.- Alzò gli occhi al cielo e salì in macchina, attendendo che io mettessi in moto.
Il viaggio fu tranquillo, senza traffico.
-Ho detto a Louis che andavo in giro con una mia amica, quindi per cortesia non dirgli che abbiamo parlato.- Aveva lo sguardo serio, leggermente preoccupato.
-Perché scusa? Se esci con un ragazzo ci sono problemi?-
Lei sorrise, prima di rispondermi. –No, ma non vuole che io parli con te. Probabilmente non vuole esporsi troppo, ha paura che io ti dica qualcosa che lui non vuole.-
-E in effetti, è quello che stai già facendo.- Dissi io, sogghignando.
-Sì, ma non mi va che lui lo sappia. Non subito, almeno.- Mi fece l’occhiolino e si mise a guardare fuori, nell’attesa che arrivassimo al molo.
Scesi dalla macchina, ci fermammo in un piccolo baretto accanto ad alcune barche, non l’avevo mai notato in vita mia. In effetti, era minuscolo.
Prendemmo due frullati alla fragola, e cominciammo a passeggiare sulle enormi travi di legno che ci dividevano dall’acqua.
-Mi piace questo posto.- Dissi quasi senza pensarci. Lei mi sorrise ed andò a sedersi su un’enorme asse di legno, attendendo che la raggiungessi.
-Beh, credo che ora dovrei proprio raccontarti qualcosa.. non credi?-
Acconsentii con il capo, e lei iniziò a parlare.
Finalmente. Finalmente avrei capito perché era così, o almeno lo speravo.
-Hai presente quella ragazza, Eleanor, giusto?- Non aspettò nemmeno che acconsentissi ed andò avanti –beh, in effetti era la ragazza di Louis. Non saprei bene come spiegarti, ma…- un sospiro.
Iniziavo a preoccuparmi, ma non ne capivo la ragione.
-Loro erano molto innamorati, o almeno sembravano.
Sai, nelle famiglie come la nostra, anche se sono cambiati i tempi e i modi di vedere queste cose, certe volte esistono ancora quelli che chiamiamo ‘matrimoni combinati’. Insomma, non sarebbero proprio così obbligatori di questi tempi, certe famiglie decidono di far fidanzare due ragazzi, ma visto che la società è completamente cambiata, in caso di totale rifiuto di uno dei due, si può evitare il matrimonio.
Beh, Eleanor era figlia di un ricco imprenditore amico di papà da anni.. hanno sempre voluto unire in modo appropriato le loro società, così hanno deciso di usare mio fratello e lei come.. intermediari, diciamo.
Louis odiava queste cose.. queste ingiustizie, diceva che voleva trovarsi qualcuno da amare davvero, che non accettava una simile situazione.
Così si rifiutò a prescindere, e così fece anche Eleanor.-
Lei si voltò a guardarmi, probabilmente per constatare che faccia vessi.
Ero un po’ sorpreso da questa scoperta, insomma, non siamo più nel 1800, non pensavo si facessero ancora sciocchezze come ‘matrimoni combinati’, però se si erano rifiutati a vicenda, non capivo perché dicesse che fosse la sua fidanzata, o comunque perché Lottie avesse quel visetto preoccupato.
-Quindi.. mi ha detto di avere una ragazza per confondermi le idee? Per vedere la mia reazione? Non capisco.- Ammisi.
-Fammi finire.- Si intromise lei, così la guardai sempre più incuriosito, al che lei capì che poteva continuare.
-Facevamo tutti e tre la stessa scuola. Pian piano i due iniziarono a conoscersi, e.. beh, diciamo che si innamorarono. Dopo soli due mesi che si conoscevano, si misero insieme ufficialmente.
Ricordo di non aver mai visto Louis felice come il giorno in cui annunciò alla nostra famiglia di essersi fidanzato con Eleanor. Erano felici, erano belli, insieme.-
Il mio cuore si fermò. E così in fondo non era del tutta una bugia, quella era la sua ragazza e.. –Ma…- riprese lei, con tono più triste notando anche la mia espressione. –Qualcosa poi cambiò.
La loro relazione durò per tre anni, erano innamorati, si vedeva, ma quella era solo una facciata.
Louis era talmente felice che nemmeno io mi ero accorta di cosa stava succedendo.
Per fortuna, un giorno Niall venne a trovarci, e quei due come al solito cominciarono a stuzzicarsi e giocare come due idioti. Cominciarono a correre per tutta la villa, fino a che non sentirono strani rumori, e curiosi com’erano iniziarono ad origliare in giro.
Inizialmente si sentiva solo la voce di nostro padre, era nel suo studio.. ma poi sentimmo quella di Eleanor.-
Ero totalmente concentrato nel suo racconto, mi ci stavo immergendo, quasi. Sentivo una fitta divorarmi il petto, avevo paura sarebbe successo qualcosa di brutto da un momento all’altro. O meglio, che mi avrebbe detto qualcosa di brutto da un momento all’altro.
-Quei due non erano mai andati d’accordo, per quello a Louis parve strano. Però ridevano e scherzavano come se fossero amici da anni, non riuscivamo a capire..
Nei giorni seguenti la tenemmo d’occhio. Non solo io, ma anche Niall, e ovviamente anche Louis. Non diffidava di lei, ma voleva comunque scoprire cosa stava succedendo.
Alla fine non ci volle molto a metterla alle strette. Quel giorno, in quel giardino, a scuola.. lui le chiese delle spiegazioni, aveva paura che nostro padre l’avesse minacciata o che altro.
Invece lei scoppiò a ridere. Non era mai stata…innamorata. La nostra famiglia è molto più ricca della sua, così lei si è messa d’accordo con nostro padre per..-
Non terminò la frase quando vide la mia faccia, ero sbancato.
E così era questo che non mi aveva detto? Era questo che gli avevano fatto? Forse… forse è per quello che era così cattivo nei miei confronti, forse voleva farmi soffrire, come in fondo avevano fatto soffrire anche lui.
Mi alzai in piedi, camminando nella direzione del mare. Guardavo le barche, cercando di togliermi dalla mente quello che mi aveva appena detto Lottie.
Per me era devastante, non capivo il motivo, però.. come aveva potuto qualcuno fare una cosa simile a quell’angelo dagli occhi di ghiaccio?
-Fu un vero colpo per lui, smise di parlare per giorni. Poi, beh.. aveva talmente tanto rancore con papà che alla fine se ne andò di casa, e io lo seguii. Non potevo lasciarlo da solo, capisci?-
Lottie mi aveva seguito, e stava al mio fianco.
-Mi dispiace se ti ha trattato in modo duro, se si è comportato in quel modo. E’ solo una maniera per non affezionarsi a te.-
Io la guardai leggermente sorpreso. Non riuscivo a parlare, ad esprimermi. Non avevo capito niente, l’avevo giudicato in maniera sbagliata, mi sentivo uno sciocco.
-Però.. come non voleva affezionarsi a me? Sono un ragazzo.- riuscii a dire sforzandomi.
La ragazza mi sorrise dolcemente, accarezzandomi i capelli. Sembrava molto più matura di me, per la sua età.
-Non conta che tu sia un ragazzo o una ragazza.. credi che io non conosca mio fratello? Fa così per allontanarti, perché probabilmente ha visto qualcosa, in te.-
Io arrossi appena, e cominciai a camminare verso la macchina, lentamente.
 
Nessuno proferì parola per tutto il viaggio di ritorno. Sinceramente non sapevo che dire, mi trovavo un po’ in imbarazzo, dovevo pensare, pensare bene a quello che mi aveva detto e decidere che cosa fare.
Avrei dovuto parlargliene? Avrei dovuto stargli lontano?
Non ne avevo idea, in quell’istante avrei soltanto voluto abbracciarlo e stargli accanto, volevo far battere il suo cuore di gioia, farlo sentire a casa, al sicuro. Con me.
Sospirai quando arrivammo a casa Tomlinson, e mi fermai per far scendere Lottie.
-E’ più fragile di quanto non immagini. Lui è prezioso, non spezzargli il cuore, capito?- Rimasi un attimo interdetto da quella frase detta all’improvviso. Louis veramente provava qualcosa per me? Non ne ero certo, in fondo gli piacevano le ragazze e..
Non feci in tempo a risponderle che saltò giù dall’auto e corse verso casa. Sbuffai rumorosamente e misi in moto, tornandomene finalmente a casa.
Quella giornata mi aveva sfiancato, veramente… però ora finalmente capivo. Ora quell’enorme groviglio che avevo in testa in parte era svanito, mi sentivo leggero.
Ora potevo finalmente fare qualcosa. Sì certo, ma cosa?
Forse, alla fine, ero più in certo sul da farsi ora, invece che prima di scoprire ciò che realmente mi stava nascondendo.
Non avevo idea di cosa mi stesse succedendo, non avevo mai sentito un’emozione simile. Sentivo che potevo provarci, dovevo provarci, o me ne sarei pentito per sempre.
 
 








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Eccomi qui! Non odiatemi, c’ho messo na vita ad aggiornare, non ci avevo mai messo così tanto.
E sapete una cosa? So che lo dico sempre, ma questo è il peggior capitolo che io abbia mai scritto.
Non ha senso… boh. ._.
Ma volevo comunque pubblicarlo, non posso mica farvi aspettare secoli e secoli. Spero che comunque non smettiate di seguirmi.
E… beh, Harry ha una nuova amica, ed una vera alleata, se così possiamo dire xD
Mo vediamo che farà con Louis, e se farà pace con Zayn!
Recensite in tante, se arriviamo alle 10 recensioni giuro che vi sposo.
 

Come al solito metto i soliti, noiosi link.
Il mio twitter: https://twitter.com/SynysterHoran_
La mia pagina face book LARRY: http://www.facebook.com/pages/Larry-Stylinson-is-the-way/287801831290301
 
Ah, e se volete chiacchierare un po’ con me, di quello che volete eh, o volete chiedermi della FF, potete aggiungermi qua -> http://www.facebook.com/SynysterGatesSeiMio
Al prossimo capitolo!
°Sam.

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Capitolo 11
*** All I need is you. ***




Capitolo 10.

Everything I need is you.

 

Quella sera, quando tornai a casa, come bella sorpresina mi ritrovai un cespuglio biondo rintanato sul divano del mio salotto, circondato da due pazze elettrizzate.
Fissai la scena un attimo, in silenzio, con loro tre che mi fissavano. Alla fine, disgraziatamente, mi decisi a parlare.
-Mamma, Gemma… Niall. Sono tornato.-
Niall fu l’unico che provò almeno a salutare, le altre due manco mi guardarono. Aveva tutta l’attenzione puntata contro, quel povero ragazzo, non sapeva a cosa stava andando incontro.
-Ciao Harry, ho accompagnato a casa Gemma, poi tua madre mi ha visto e mi ha invitato ad entrare e… hai una bella casa.- cominciò lui gentilmente, con quel sorrisone che sembrava non volesse mai sparire dal suo viso.
A guardarlo così, sembrava il ragazzo perfetto, sempre sorridente, composto, educato, e aveva un modo di fare piuttosto.. perfettino. Sicuramente mia madre già lo amava, bastava vedere come lo guardava.
Sospirai sommessamente, andando verso la cucina.
-Che mangiamo sta sera?- Dissi, stanco. Non sapevo se fosse stato il viaggio, o quello che avevo scoperto, ma mi sentivo senza forze, mi girava la testa.
Mia madre sbucò da dietro alla porta, aprendomi il forno. Aveva fatto la pizza.
I miei occhi diventarono due cuoricini giganti, tipo quelli dei cartoni animati, e quasi mi gettai sulla teglia come se volessi farci il bagno dentro. Mia mamma però richiuse il forno in fretta, lasciando così che quel buonissimo profumo svanisse.
Sbuffai appena e poi corsi in bagno a lavarmi le mani, era praticamente ora di cena.
Tornai in salone a preparare la tavola, a causa di quel biondino che aveva imbambolato quelle due, e poi ci sedemmo tutti insieme a tavola.
Continuava a girarmi la testa, forse non era per il viaggio, forse era perché non avevo mangiato praticamente nulla quel giorno, non avevo fame, ero agitato.
Quando iniziò la cena, notai qualcosa che mi fece sorridere. Proprio di fronte a me, invece che due persone, c’erano due animali imbufaliti che si avventavano sul piatto e spazzavano via tutto quello che gli capitasse sotto al naso.
Gemma e Niall in effetti su quello sembravano affiatati. E dire che mi sembrava un ragazzo così timido.. ma quando gli mettevi davanti del cibo, diventava un cannibale. Io e mamma restammo tutta la serata a fissarli, io ridendo come un idiota, lei a fantasticare su chissà che cosa.
Beh, alla fine non erano così male insieme, in qualcosa erano simili.
La serata passò in fretta, imparai a conoscere meglio quel ragazzino timido, e in fondo era dolce come pochi, l’avevo giudicato male solo a causa di una foto, ero stato avventato. E che foto. Io non riuscivo bene a concentrarmi su di loro, continuavo ad avere caldo, e mi facevano male le tempie.
Barcollando un po’ mi diressi verso la mia camera, continuava a girarmi la testa, forse era la stanchezza.
-Dove pensi di andare tu?- mi bloccò mia madre prima che salissi le scale, e io mi voltai a guardarla scocciato. Mi sembrava già piuttosto indaffarata a torturare Niall, cosa voleva da me?
-In camera, dove se no?-
-Resta qua a farci compagnia, Niall non conosce nessuno qui, sarebbe carino se tu ci facessi amicizia.- continuò lei speranzosa.
-Mamma, non mi sento bene ora, scusami.- Mi voltai senza darle la possibilità di rispondere, e la sentii voltarsi per tornare da dove era venuta.
Mi aggrappai al corrimano della scala ed iniziai a salire. Non riuscivo a vedere bene, e poi mi sentivo bollente.
Una volta arrivato in camera non ci pensai due volte, mi levai tutto quello che avevo addosso e mi buttai sul letto sfinito, sentendo la pelle che bruciava.
Cercai di dormire ma con scarsi risultati, continuavo a sudare, mi sentivo debole. Passarono diversi minuti, un’ora, due. Sentii la porta aprirsi e Niall che se ne andava, sentivo risate, sospiri, mia sorella che correva in camera sua per scappare a mia madre. Che bambine.
Mi ci volle un po’, ma alla fine chiusi gli occhi abbandonandomi completamente al sonno, sfinito e provato.
Quando finalmente riuscivo a riposare un po’, ecco che qualcosa, un suono, mi fece aprire gli occhi di colpo; il cellulare.
Mi passai una mano sugli occhi, sbadigliando forse un po’ troppo forte, e mi misi seduto con non poca difficoltà, afferrando l’apparecchio elettronico e portandomelo all’orecchio.
-Pronto?- Cercai di dire, sperando di avere una voce sveglia.
-Harry, sei tu?- Sobbalzai nel sentire la sua voce, per poi sorridere.
-Non so, con questo numero chi pensavi che fossi?-
Una risata. Quanto mi era mancata quella risata, per pochi giorni che non l’avevo sentita.
-Scusa, è che..- iniziò lui con il suo solito tono torvo.
-Mi manchi.- mi limitai a dire io, deciso. Non sentendo una risposta, continuai. –Ci vediamo sotto.-
Senza lasciarlo rispondere, attaccai di fretta, sapevo che mi avrebbe detto di no e non volevo.
Feci per alzarmi, ma mi mancò l’equilibrio e caddi a terra.
La testa, mi girava la testa, non riuscivo a stare bene in piedi. Ma che diavolo?!
Tenendomi al bracciolo del letto mi tirai in piedi, e restai un attimo immobile per ritrovare l’equilibrio. Accesi la luce e mi infilai i pantaloni della tuta, controllando l’ora prima di uscire. Le 4:00?! Quell’idiota, solo lui poteva chiamarmi a certe ore.
Mi passai una mano sulla fronte per scostarmi una ciocca di capelli dal viso, che si era attaccata a causa del sudore, ero bollente.
Feci attenzione a non svegliare nessuno, e sgattaiolai fuori di casa in tutta fretta.
Con mia grande sorpresa me lo ritrovai subito sotto casa, che trafficava con il cellulare in mano, la testa china, seduto sui grandini davanti all’entrata.
Non appena si accorse della mia presenza scattò in piedi, riponendo il telefono in tasca, iniziando a scrutarmi. Io avanzai verso di lui, arrivandogli davanti a pochi centimetri, iniziando a fissarlo a sua volta. Dovevo guardarlo negli occhi, per capire.
Non appena incrociai lo sguardo con il suo, mi intristii. Erano degli occhi stanchi, tormentati, sfiniti.
-Allora, cosa succede Zayn? Perché non fai altro che evitarmi?- Iniziai ad accusarlo. E cosa potevo fare? Abbracciarlo e scordare tutto? Era il mio migliore amico e di punto in bianco aveva iniziato a far finta che non esistessi, e non avevo fatto nulla per meritarmi quello, ne ero sicuro.
-Harry, è un momento difficile… mi dispiace.-
Se continuava a guardarmi con quegli occhi però, non andava bene. Mi scioglievo quando faceva così, si vedeva che era pentito.
-Dimmi almeno perché. Cosa ho fatto?-
-Niente.- Stringeva i pugni, era strano.
-Pensi davvero che ti creda? Non sono un idiota, Zayn dimmelo.- rimarcai il concetto, sperando che capisse quanto fossi arrabbiato e quanto volevo che mi dicesse la verità. Ma lui non parlava, si limitava a guardarmi, quasi furioso. –Perché mi guardi così? Sono io quello che dovrebbe essere arrabbiato, non tu. Sono rimasto da solo, sai che ho bisogno di te, anche per me è stato un momento difficile, ma tu non c’eri e io..-.
Un dito. Mi fermò posandomi un dito sulle labbra. Posò una mano sulla mia spalla, avvicinandosi pericolosamente a me. Iniziai a spaventarmi, ero confuso. Il suo dito si spostò dalla mia bocca, ma non riuscii a parlare. La sua mano sinistra iniziò ad accarezzarmi il viso, e non potei fare a meno di arrossire. Il modo in cui mi toccava e mi guardava.. era diverso, in un certo senso, mi intimidiva.
Eppure non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo, come se una qualche forza nei suoi occhi li tenesse incatenati ai miei.
Quando però iniziò ad avvicinare il viso al mio, un po’ troppo vicino, iniziai a capire. Forse non volevo, forse mi stavo sbagliando ma..
Arretrai in fretta, di scatto, avendo paura di quello che poteva fare, quello che mi sembrava stesse per fare.
Da quell’istante non capii più nulla. Quello scatto che avevo fatto era stato troppo, sentii le vertigini, le tempie scoppiare, e non vidi più nulla.
 
Il momento in cui mi svegliai, una luce forte mi accecò gli occhi. Li aprii a fatica, cercando di capire dove fossi. Okay, era la mia camera senza dubbio.
Che ci facevo in camera mia? Non ero con Zayn? Zayn.. oddio Zayn.
Mi tirai su di scatto, ricordandomi di colpo cos’era successo. Stavo con Zayn in cortile, stavamo parlando, poi lui si era avvicinato e io.. ero svenuto. Che idiota.
-Allora, come ti senti?- Sentendo una voce accanto a me mi voltai a vedere chi fosse, e trovai Zayn che mi guardava, preoccupato.
Sbattei un attimo gli occhi, guardandomi meglio intorno. C’era anche mia madre, anche lei con uno sguardo triste.
-Cos’è successo?- Chiesi leggermente confuso, e ancora un po’ stordito.
-Tesoro, sei caldissimo, torna a stenderti, hai la febbre. Possibile che non te ne sia accorto?- disse mia madre di fretta, intimandomi a stendermi buttandomi sul materasso.
Iniziai a lamentarmi come un bambino, mi sentivo decisamente meglio, anche se la pelle bruciava ancora, come il sangue nelle vene.
Mia mamma iniziò a medicarmi, a passarmi le bende sulla fronte, e mi diede anche una sottospecie di medicina che puzzava di fango, che schifo.
La mia attenzione però passò sul moro che mi guardava sollevato, quando qualcosa nella sua tasca squillò. Non ci mise nemmeno due secondi a rispondere, in fretta.
-Ah, Liam.. aspetta.- disse lui, per poi alzarsi ed uscire dalla stanza.
Alzai lo sguardo a fissare la sveglia, erano le 8:00 del mattino. Che voleva Liam da Zayn alle 8 di mattina? Di sabato, poi, non c’era nemmeno scuola oggi.
Volevo andare ad origliare attaccato alla porta, ma mia madre, come prima, non me lo permise, iper protettiva come suo solito.
Quando tornò aveva un’aria strana.
-Signora Styles, Hazza. Scusate, ho un impegno importante, devo proprio uscire.- Si limitò a bofonchiare lui di fretta.
Mia madre gli rivolse un saluto sorridendogli, per poi correre a cambiare l’acqua della bacinella in bagno. Io gli sorrisi, per poi fargli cenno di avvicinarsi.
Quando arrivò abbastanza vicino, lo tirai per un braccio, facendolo arrivare alla mia altezza.
-Appena sto meglio ne riparliamo, ok?- lui fece un ‘sì’ con la testa, così mi allungai a dargli un bacio sulla guancia. –ci si sente.-
Lui si tirò su in piedi di fretta, probabilmente si vergognava a fare quelle cose. In fondo era Zayn Malik lui, non era il tipo da queste cose sdolcinate. Anche se.. ultimamente si stava mostrando un po’ troppo per quello che era.
Si voltò e corse fuori dalla stanza, scendendo le scale e richiudendo la porta delicatamente, come al solito. Sospirai e mi ributtai giù, attendendo mia madre tornare dal bagno.


 

Louis Tomlinson.


 

-Grazie Niall, ci sentiamo più tardi.- Spensi il cellulare, buttandolo nei sedili posteriori ed uscii dall’auto, arrivato a destinazione, finalmente.
Con la mia solita eleganza che sapevo poteva far stendere qualsiasi ragazza ai miei piedi, mi infilai gli occhiali da sole, guardandomi intorno circospetto, per poi avviarmi verso quel vialetto.
Dovevo essere deciso, come al solito, anche se in realtà ero un tantino nervoso, e non capivo il perché. Da quando Eleanor mi aveva lasciato, non c’era stato nessuno che fosse riuscito di nuovo a farmi battere il cuore, nessuno. D’altro canto, non lasciavo nemmeno che qualcuno si avvicinasse a me più del dovuto. Ero stanco di soffrire, di sentirmi preso in giro, raggirato. Era il mio momento per divertirmi, ora. Per far provare a tutti come mi ero sentito, per far capire agli altri cosa si prova nell’amare qualcuno per poi rimanerne delusi immensamente.
Da quel giorno infatti non c’era stato momento in cui non mi fossi divertito, quanti cuori avevo spezzato, distrutto, devastato. Mi divertivo a giocare con i sentimenti delle persone, ad usarle per i miei scopi personali. Non mi importava nemmeno che fossero uomini o donne, se vedevo che qualcuno era interessato a me, non perdevo tempo nel conquistarlo, e poi stravolgerlo completamente.
Dovevo ammettere però che Harry Styles era diverso dagli altri che avevo conosciuto. Non era di certo il primo ragazzo che mi ero accalappiato, ormai avevo anche una certa esperienza in campo maschile, ma lui aveva qualcosa di diverso, mi attirava. Non facevo altro che pensare alla prossima mossa da fare nei suoi confronti, quasi ossessivamente.
Mi divertiva e mi attraeva allo stesso tempo.
Avevo pensato di ignorarlo dopo un po’, dato lo strano effetto che riusciva a farmi, ma non ne ero capace. Dovevo averlo, doveva essere mio, poi me ne sarei andato, non avrei lasciato il mio cuore affezionarsi, ma dovevo sentirlo mio.
Ed ecco il motivo per cui ero lì. Quasi a farlo apposta, Niall si era interessato alla sorella di Harry, e in men che non si dica si era già trovato a casa loro, il che era un bene, così avevo finalmente il loro indirizzo che Lottie non voleva darmi, e avevo anche l’occasione per conquistarlo.
Infatti Niall mi aveva appena avvisato che il povero ragazzo aveva la febbre, e non poteva venire a scuola. In effetti mi stavo chiedendo perché erano giorni che non venisse, era già venerdì, era passata quasi una settimana e non l’avevo visto nemmeno una volta.
Visto che a quanto pare si era quasi del tutto ripreso, avevo deciso di fargli una sorpresina.
Avevo scelto il momento perfetto. Non avevo bene idea del motivo, visto che il biondo odiava quando mi comportavo in quel modo e tentava sempre di fermarmi, ma quel giorno aveva attirato fuori di casa sia Gemma che sua madre, con la scusa di portarle in un bel posto, e mi aveva lasciato il via libera in casa.
In effetti era troppo bizzarro… che pensasse seriamente che quel ragazzo fosse diverso? Che se ne fosse accorto anche lui? Bah, alla fine non faceva molta differenza, l’importante ora era essere perfetto come sempre, e farlo mio. Non avevo mai desiderato tanto una ‘preda’ come lui, e la caccia era durata anche troppo.
Bussai alla porta, aspettando pazientemente che arrivasse ad aprire.
Quando la porta si spalancò, sorrisi soddisfatto, ottenendo la reazione che speravo. Il riccio di fronte a me era sbiancato, e mi fissava quasi avesse paura che me lo mangiassi. In effetti, non era totalmente sbagliata come idea.
Lo squadrai da testa a piedi, notando che senza l’uniforme scolastica era ancora più perfetto del solito. Pantaloni della tuta larghi e maglietta aderente che scolpiva ogni muscolo del suo corpo.
-Beh, non mi fai entrare?- dissi risolutamente, sorridendo beffardo.
Sapevo bene come mi ero comportato la settimana precedente a scuola, ero stato stupido. Non sapevo perché mi fossi lasciato trasportare in quel modo, perché ero stato così dolce, ma poco importava, meglio così. Forse in quel modo me l’ero lavorato per bene, forse ora si fidava di più, avevo un’occasione in più da sfruttare.
Il riccio fece una smorfia che non riuscii bene ad interpretare, per poi scansarsi appena per lasciarmi entrare.
Iniziai a studiare la casa, era piuttosto piccola. O forse per i miei standard era piccola, ma la trovavo piuttosto accogliente. Feci un giro per le stanze del primo piano, senza chiedere il permesso, tanto non parlava, per cui.
Quando arrivai al salotto, scivolai fino al divano, sedendomi comodamente sopra, mettendomi in una posa non poco provocante.
Harry i raggiunse in fretta, sedendosi accanto a me, anche se per i miei gusti era un po’ troppo lontano, si teneva a distanza di sicurezza. Guardarlo mi faceva sorridere, era tenero. Teneva le mani sulle ginocchia, tremava appena, e si mordeva il labbro insistentemente, particolare che avevo notato quasi subito in lui, lo faceva quando era agitato.
-Allora dimmi, come ti senti? So che avevi la febbre alta.- Lo vidi sobbalzare, forse preso in contropiede.
-Si, sto meglio, sono andato al porto l’altro giorno e ho preso un po’ troppo vento.- Parlò finalmente lui.
-Ah sì? Beh, siamo a Londra, non in Australia, dovevi immaginare che potevi prenderti qualcosa.- iniziai a sogghignare, proprio per non scoppiargli a ridere in faccia.
-Non importa, quel giorno ho scoperto un sacco di cose interessanti, ne è valsa la pena.- disse lui guardandomi intensamente. Il suo sguardo era cambiato, era più deciso, diverso da prima.
Eppure non doveva essere così, doveva avere paura di me, non essere così deciso.
Così, decisi di affrettarmi, volevo fare le cose con calma, ma se continuava a guardarmi così avrebbe finito per farmi impazzire.
Iniziai a spostarmi verso di lui lentamente, sempre più vicino, notando la sua espressione cambiare di nuovo. Sorrisi compiaciuto, posando una mano sulla sua coscia.
-E dimmi.. cosa hai scoperto di tanto interessante?-
Lo sentii irrigidirsi, non riuscivo a smettere di sorridere, quasi ridevo.
Anche io mi sentivo in un certo senso teso, ero leggermente confuso dalla sua vicinanza, era colpa dei suoi occhi. Mi stregavano, era più forte di me.
Iniziai ad avvicinarmi sempre di più al suo viso, notando che continuava ad indietreggiare, fino a che purtroppo non riuscì più a proseguire, così iniziò a scendere, a sdraiarsi pur di allontanarsi da me.
-Dovremmo parlare di una cosa che..- provò a dire lui, balbettando, ma lo fermai.
-Sei crudele.- Azzardai io, posando una mano sulla sua guancia.
Ormai l’avevo in pugno, eravamo praticamente stesi sul divano, e lui non aveva la forza per mandarmi via, sapevo quanto mi desiderava.
Mi stesi totalmente su di lui, fissandolo un attimo negli occhi.
La mia mano scese, dalla sua guancia al suo collo, per poi arrivare alla fine della sua t-shirt, per infilarvi una mano sotto, sentendo la sua pelle bollente, i suoi pettorali perfetti, accarezzandoli.
Con l’altra mano scesi ancora, posandola sulla sua intimità coperta dallo spesso tessuto della tuta.
Riuscivo a sentirlo lo stesso, quanto mi desiderasse, era già in tiro. La cosa mi fece sorridere non poco, ed iniziai a mordergli le labbra, voglioso.
Era mio, ormai era mio, non volevo altro.
Quando portai le mie dita a giocare con l’elastico dei suoi pantaloni, iniziai a sentirlo gemere, ansimare. Probabilmente era la sua prima volta, almeno con un ragazzo, con il faccino ed il fisico che si ritrovava doveva essere un vero play boy.
Era tutto perfetto, tra poco sarebbe stato mio, e poi avrei potuto distruggerlo, come sempre d’altro canto, come con chiunque. Sarebbe stato un bene anche per me, in fondo era solo quello, che volevo, volevo averlo e nient’altro, se ci avessi impiegato altro tempo, avrei finito con l’affezionarmi, me lo sentivo.
Portai una mano sotto i suoi pantaloni, pronto a levarglieli quando quel momento perfetto fu totalmente rovinato.
Il campanello suonò, ed il riccio sembrò riprendere di colpo conoscenza, come se si fosse appena svegliato, e mi allontanò bruscamente da lui.
Che delusione, e dire che l’avevo in pugno. Svogliatamente mi scansai, alzandomi e andando verso la porta.
-Dove vai?!- mi urlò il moro.
-A sculacciare chi ci ha disturbati, dove sennò?- dissi io, facendogli l’occhiolino. Lui mi guardò irritato, anzi furioso, forse si era appena reso conto di cosa stavo per fargli?
Lo ignorai e svolazzai fino all’entrata, trovandomi davanti il guastafeste per eccellenza.
Sembrava avesse un radar quel ragazzo, ogni volta che stavo accanto ad Hazza sbucava fuori.
-Zayn.- Dissi alzando spallucce, sorridente, trovandomi davanti quel meraviglioso ragazzo che mi fissava con aria sconvolta.
Eh sì, quel pomeriggio stava prendendo una piega imprevista, accidenti a lui.
 
 













_____________________________________________________________________________________

I’m bacccccck!! Lol
Scusatemi ragazze, ho tardato non so quanti giorni ad aggiornare, anzi, spero che mi pubblichi il capitolo perché qua internet fa cacare i cani. T_T
Anyway, ho lasciato parlare un po’ anche Louis, che dite? Avevo pensato di far parlare solo Harry, ma penso che per voi sarebbe noioso, quindi ho deciso che prossimamente darò spazio anche gli altri personaggi, ma Hazza spiccherà sempre di più, eh. e.e
Ah, beh, sapete come la penso, ma lo dico comunque: QUESTO CAPITOLO FA VENIRE LA DISSENTERIA :’D ma okay, facciamo finta che sia bellissimo. Non lo rileggo nemmeno, altrimenti lo cancello vah.
Avviso che sono al mare, la connessione non va un caiser (se non si era giù capito lol) quindi ho più tempo per scrivere suvvia, anche se non sono quasi mai in casa, ma in questi giorni fa brutto, per cui.. u.u Ah, e scusate non riesco a rispondere alle vostre recensioni, appena mi va la connessione decentemente risponderò! Ç_ Ç
Beh, smetto di annoiarvi, altrimenti lo spazio autrice diventa più lungo del capitolo stesso, lol, anche se questo è il più lungo che abbia mai scritto, per cui u_u.
E… niente, scappo perché sono di fretta, scusatemi ancora per il ritardo, prometto che al prossimo ci metterò meno di una settimana ad aggiornarlo! ç_ç
Al prossimo capitolo!
°Sam.

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Capitolo 12
*** Can you see me? ***




Capitolo 11.

Can you see me?

 

Fu un momento che mi sembrò infinito. La pelle bruciava, sembrava quasi lacerarsi ad ogni suo tocco, mi sembrava di star diventando pazzo.
Il suo respiro sul mio collo, le sue mani sul mio petto.. era una sensazione unica, mai provata in vita mia, mi sembrava di star per esplodere. E la cosa buffa era che ne volevo di più, non ne avevo mai abbastanza.
In quel momento non mi importava. Non mi importava nulla; le conseguenze, il rifiuto, il dolore che avrei provato sicuramente dopo sarebbe stato giustificato, perché almeno avrei potuto assaggiare qualcosa di lui, sentirlo mio anche solo per un attimo, per quanto falso quel momento potesse essere.
Poi però, quando la mia mente aveva totalmente perso il controllo, ecco che qualcosa mi riportò alla realtà. Un suono tonfo, deciso, fastidioso.
Era come se avessi appena aperto gli occhi, e non potei fare a meno di spingerlo via, notando cosa stava per succede. Certo, sentirlo così vicino a me era così… era fantastico, ma dopo? Cosa ne sarebbe stato di me?
Come se non bastasse, chi mi trovai sulla soglia di casa? Certo che ero un ragazzo davvero sfortunato. Sfido a trovare qualcuno più sfortunato di me.
-Zayn- dissi senza pensarci troppo, notando il suo sguardo accusatore nei miei confronti.
Lanciò uno strano sguardo verso Louis che non riuscii bene a decifrare, per poi accomodarsi in casa senza degnarlo più di uno sguardo.
-Ma certo, sì sì entra pure..- disse Louis in tono scherzoso.
-Dobbiamo parlare.- bofonchiò Zayn.
-Credo abbiate avuto abbastanza tempo per parlare, se permetti ora vorrei tornare a quello che stavamo facendo prima che arrivassi.-
Il moro si mise a ridere, e io mi girai a guardarlo sorpreso, quanto confuso.
-Penso che invece te ne dovresti andare.-
-Veramente credi che lui preferirebbe stare con te?-
A quelle parole vidi il mio migliore amico sussultare. Il suo solito sguardo beffardo si spense in un attimo, cosa che non era decisamente da lui.
-Piantatela, voi due.- iniziai io, scocciato da quella situazione. Ma perché stavano litigando, poi?
-Non ti intromettere, tu.-
Guardai Zayn confuso, sbuffando. –Siete in casa mia, quindi finchè resterete qua dentro, farete esattamente ciò che vi dico, chiaro?- ringhiai io.
I due mi guardarono riluttanti, sembrava quasi che non stessi parlando con loro, ma con la mia ombra riflessa dietro le loro figure.
Come se non avessi detto niente, i due continuarono.
-Devi stare lontano da Harry, chiaro? So cosa hai in mente, e persone come te mi disgustano.-
Louis lo guardò accigliato, passò lo sguardo su di me, attentamente per poi tornare su Zayn.
-Che ne sai tu di quello che vorrei fare io? Smettila di farti divorare dalla gelosia, non ne vale la pena. Non sei alla sua altezza, non ti considera nemmeno. Io mi farei due domandine, fossi in te.- sfoggiò uno dei suoi sorrisi più furbi quanto maligni, e vidi l’espressione del moro cambiare ancora. Afferrò Louis per il colletto della maglietta, tirandolo fuori dalla stanza a suon di spintoni.
Io ero sconvolto. Non ci capivo più niente, o forse stavo veramente cercando con tutto me stesso di non capire. Sentivo che era cambiato qualcosa, stavo arrivando sempre più consapevolmente ad una verità che avrei voluto vivamente ignorare, ma forse mi stavo solo immaginando tutto, forse ero io e basta.
Inseguii i due che si muovevano per la casa, verso l’ingresso cercando perlomeno di fermarli, mettendomi tra di loro, ma la cosa sembrava non funzionare.
La cosa peggiore era che Zayn era furibondo, lo conoscevo bene, sapevo che perdeva le staffe difficilmente, era sempre piuttosto controllato. E poi Louis con quella faccetta divertita, non aiutava per niente.
Era buffo; insomma, quando il tuo migliore amico arriva a difenderti, bisognerebbe essere contenti, però ero più felice del fatto che Louis non se ne andasse. Se fossimo a parti invertite, vedendo Zayn lascerei perdere, specialmente per una persona di cui non me ne importasse nulla. Quindi forse a Louis importavo un po’? Quella speranza sotto sotto mi faceva sentire meglio, mi faceva sorridere.
Cosa che durò poco, perché prima che potessi accorgermene Zayn aveva alzato il pugno destro, e l’aveva conficcato nello stomaco di Louis.
-Zayn, ma che diavolo stai facendo?!- urlai, anche se tardi. Corsi a tirare in piedi il ragazzo che aveva portato entrambe le mano al petto, cercando di minimizzare il dolore in qualche modo.
Il moro mi guardò dispiaciuto, forse preso com’era non di era reso conto di quello che faceva, ma non era di certo una giustificazione.
Per fortuna non ci mise molta forza, perché Louis si tirò in piedi con poca difficoltà, aveva attutito bene il colpo. Io sospirai, sollevato.
-Non capisci che ti farà solo soffrire? Non capisci cosa vuole da te?-
-Certo che lo so.- dissi io, amareggiato dalla triste realtà.
Alzai lo sguardo, notando che Louis mi stava guardando, e vicino com’era al mio viso arrossii. Non potevo farne a meno.
Presi un respiro profondo, poi continuai. –So che cosa vuole, e non lo avrà. Mi conosci da una vita Zayn, sei il mio migliore amico, come puoi avere così poca fiducia in me? E tu, Louis.- mi voltai a guardarlo –So cos’è successo con Eleanor.- mi limitai a dire quello, e a quanto pare bastò a farlo impallidire di colpo.
-Chi diavolo te l’ha detto?-
-Ho le mie conoscenze.- sorrisi compiaciuto, anche se non era proprio il momento, e lo sapevo bene.
-Chi è Eleanor?- si intromise Zayn di soprassalto.
-Tu fatti gli affari tuoi, cagnolino dei miei stivali.- sputò Louis come un idiota. Certo che era il re della maleducazione quel ragazzo.
-Non sono un cagnolino, e faresti meglio a pensare prima di parlare, a me no che tu non voglia un altro cazzotto in pieno stomaco.-
-Ah, non lo sei? Guarda come ti fai trattare, fossi in te io non riuscirei a reprimere come fai tu i tuoi sentimenti.-
-Non sai niente di me, né dei miei sentimenti, piccolo uomo senza cuore.-
-Ne so molto di più di quanto pensi.-
A quel punto, tornavo a non capirci più niente. –Volete piantarla?! Non ci capisco niente.- sbottai di colpo, esasperato.
-Andiamo Harry, veramente non capisci?-Guardai Louis perplesso, poi lui continuò. –Lascia stare.. ora andiamo via, abbiamo qualcosa di cui parlare.- al che io capii. Eleanor, certo.
Il ragazzo mi prese per un braccio, attirandomi fuori dall’edificio, ma non appena feci un passo fuori di casa sentii la mano calda di Zayn che mi afferrava la spalla.
-Voi non ve ne andate da nessuna parte.- La sua voce era roca, sicura ed autoritaria.
-Hai perso Malik, rassegnati.-
-Harry, non ascoltarlo e vieni qui, dobbiamo parlare.-
Cosa dovevo fare? Non ci capivo più niente, ma perché non mi avevano semplicemente lasciato dormire quel pomeriggio?
A quel punto il moro iniziò ad ignorare Louis, forse capendo che era inutile parlare con lui, non sarebbero mai andati d’accordo. Lo prese con forza e lo spinse fuori dalla porta, chiudendola con impeto, per poi far scoccare la serratura, chiudendo così a chiave.
Fece finta di non sentire i continui colpi e le imprecazioni che venivano da fuori, e con la sua solita camminata decisa venne verso di me, in salotto dove mi ero andato a ‘nascondere’ da quel casino. Mi afferrò per un braccio a mio avviso un po’ troppo forte, e mi tirò verso di lui, trascinandomi quasi a forza al piano di sopra.
Io mi feci strattonare fino alla mia camera, d’altronde non è che potessi fare molto d’altro, data la stretta ferrea sul mio braccio che avrei giurato da un momento all’altro si staccasse.
Louis ci fissava perplesso, ma si rassegnò appoggiandosi alla porta d’ingresso con la schiena, ed aspettando.
Non appena varcammo la soglia della mia stanza, Zayn mi diede uno strattone, facendomi cadere a terra, ma per fortuna riuscii ad aggrapparmi al letto prima di andare ad abbracciare il pavimento. Richiuse la porta dietro di sé e tacque, tacque per minuti e minuti, sembrava non voleva decidersi a parlare.
Le luci erano spente, e le persiane abbassate, entrava solo qualche spicchio di luce dalle piccole fessure della finestra, ma non riuscivo comunque a vedere il suo viso, anche se avevo una mezza idea di che faccia avesse.
Dopo estenuanti minuti, mi decisi a strozzare quel silenzio che stava cominciando a diventare veramente imbarazzante.
-Mi hai fatto male.- Beh, che altro potevo dire? Sentivo ancora la sua mano calda sul mio polso, anche se era già qualche minuto che non la teneva più salda.
Ancora silenzio. Sembrava non volesse nemmeno muoversi, restava soltanto lì, inerme attaccato alla porta nascondendo il viso nella penombra.
-Zayn, perché fai così? Non sei tipo da fare queste scenate. Posso capire che tu voglia aiutarmi, e ti ringrazio di essere arrivato in questo momento, se no non ho proprio idea di cosa sarebbe potuto succedere, però.. questo non giustifica il tuo comportamento.- Sbottai alla fine.
Continuava a restare in silenzio, e dovevo ammettere che iniziava a darmi sui nervi.
-Zayn.- Mi avvicinai a lui, e finalmente lo vidi sussultare.
-Perché lui?-
Lo disse così piano che avevo creduto di essermelo immaginato.
-Scusami? Zay, io..-
-Ti ho fatto una domanda.- sbuffò a denti stretti.
Io sospirai guardandolo, e cercai di pensare bene ad una risposta che avrebbe potuto soddisfarlo, ma.. come spiegargli? Nemmeno io lo sapevo in verità, era così e basta.
-Non si sceglie di chi innamorarsi, succede e.. bisogna accettarlo.- Dissi, avvicinandomi maggiormente alla figura del ragazzo di fronte a me.
-Già, questo lo sapevo anche io.-
Zayn sospirò, e poi notai i suoi nervi stendersi, finalmente si stava rilassando un po’. Sospirai soddisfatto, e mi avvicinai ulteriormente fino a posargli una mano sulla spalla.
Nell’istante in cui si voltò a guardarmi però, non mi trovai di fronte l’immagine che mi aspettavo, il mio migliore amico con lo sguardo fiero e la testa alta, come sempre, ma vi trovai due lacrime a rigargli il viso.
Rimasi perplesso a guardarlo, non l’avevo mai visto piangere.
Non riuscii ad evitare di attirarlo a me ed abbracciarlo, per poi farlo sedere sul letto. Il moro mi stringeva, mi stringeva forte, finchè non smise di piangere.
Lo allontanai appena, per poterlo guardare in viso.
-Che ti succede Zayn? Perché stai piangendo?-
-Davvero non lo sai?- si affrettò a dire lui mentre si passava una mano sulla guancia.
-Beh..- iniziai a pensare, a riflettere sulle sue parole. Insomma, effettivamente in quei giorni era stato piuttosto strano, senza contare la scenata che aveva appena fatto al piano di sotto, e poi si era messo a piangere.. anche il modo in cui le settimane precedenti l’aveva trattato, quella sera sotto le coperte,  il modo in cui l’aveva coccolato.. e la settimana precedente, quando l’aveva guardato in quel modo, in quel modo talmente intenso che pensava l’avrebbe potuto uccidere con una sola occhiata, prima che svenisse.
Iniziò ad accendersi qualcosa, nella mia mente, qualcosa che mai credevo avrebbe potuto immaginare, qualcosa che nemmeno in quel momento credevo fosse possibile davvero.
Il mio cuore iniziò ad agitarsi, senza preavviso, e mi sorpresi di cosa stava accadendo davvero.
Quando il moro mi afferrò le mani, andai in iperventilazione, avevo paura.
-Zayn, io..- ma non mi fece terminare la frase, che sentii le sue labbra pressare con forza sulle mie, quasi volesse entrarmi dentro, e una sensazione che in quel momento non riuscii ad identificare m’invase totalmente. Era.. stupore? Rabbia? Angoscia? Forse un misto di tutte. Ma c’era anche qualcosa, qualcosa che mi attraeva da impazzire, qualcosa che non riuscivo a spiegarmi.
L’unica cosa che riuscii a fare fu spingerlo via con forza, totalmente scioccato, e vedendo i suoi occhi spegnersi ancora di più, se possibile.
Non ci furono altre parole, lo vidi semplicemente voltarsi ed uscire dalla porta, per poi sentire i suoi passi rimbombare sulle scale, e poi un tonfo, sordo e deciso della porta che sbatteva, e più niente.
Io rimasi totalmente immobile, fermo, incapace di pensare a cosa fare d’ora in avanti.
Mi ero perso, il mio mondo si era perso.
 
 
 
 
 
 
 
 





Ed eccomi. Allora, questo capitolo…. è un macello. No seriamente, è un vero macello, non vi dico che c’ho messo per scriverlo, è che.. non sapevo bene come far muovere i personaggi, e alla fine è stato un disastro, ma okay.
Spero che invece a voi piaccia, e che non vi abbia deluso. Essì, un bacio, anche se è stato un bacetto suvvia, senza lingua u.u
L’avevate capito tutti che Zayn era innamorato, tanto D: per cui.. beh, credo che abbiate capito anche cosa ne pensa Hazza, e per quanto riguarda Lou.. beh, per quanto riguarda Louis ho deciso di dedicargli molto spazio nel prossimo capitolo, che prometto sarà migliore di questo. E’ pure corto, boh. ._.
Comunque, ho avuto problemi famigliari e non sono riuscita a connettermi, per cui appena mi sono connessa l’ho pubblicato, suvvia. ç_ç
Ora devo proprio scappare, vi prego lasciatemi delle recensione, anche negative, giuro che se questo capitolo non vi piace lo riscrivo, lo farei volentieri (Y) lololol.
Per cui, fatevi sentire in tante, se volete dare anche qualche consiglio, sono sempre aperta alle idee :3 alla prossima!
°Sam.

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Capitolo 13
*** I hear them calling. ***




Capitolo 12.

I hear them calling.

 

Era stato.. non sapevo nemmeno definirlo io stesso. Di certo l’ultima cosa che mi aspettassi era che il mio migliore amico mi saltasse addosso per baciarmi, ecco.
Non riuscivo ancora a capacitarmene, era tutto così irreale, così tanto che iniziai ad auto-convincermi che quello fosse tutto un sogno, che la realtà era ben diversa, era chiara ai miei poveri occhi che per tanto tempo non erano riusciti a vedere la verità di fronte a me. Ma come diavolo avevo fatto a non accorgermene? Ero un povero idiota, solo ora me ne rendevo conto.
Tutto, avevo sbagliato tutto, e finalmente riuscivo a capire i suoi comportamenti strani, i suoi sbalzi s’umore.. tutto.
Come avrei mai potuto rimediare al danno fatto?
La mia mente era invasa dai suoi occhi, i suoi occhi tristi e desolati puntati su di me, l’unico responsabile di questa orribile situazione.
Rimasi sul mio letto, inerme, seduto lì a fissare il vuoto per troppo, veramente troppo tempo.
Non mi importava nemmeno dove fosse Louis in quell’istante, poteva essere rimasto lì o essersene andato a casa, non era importante, non ora.
Non sapevo che fare, cosa pensare, era tutto troppo confuso.
Sforzandomi forse un po’ più del dovuto, mi alzai dal letto e scesi al piano di sotto a prendere un bicchiere d’acqua, stavo iniziando a sudare freddo, e per fortuna non vi trovai nessuno. Al momento credo che non sarei riuscito a sostenere una conversazione nemmeno con un criceto.
Sgusciai fino alla cucina, aprii la dispensa e vi tirai fuori una bottiglia d’acqua, iniziando a bere lentamente direttamente dalla bottiglietta, non mi andava di prendere un bicchiere.
Mi sedetti su una sedia, posando il capo sul tavolo della cucina, e cominciai a ragionare sul da farsi, a mente più lucida.
Il mio migliore amico mi aveva… le sue labbra.. e io l’avevo respinto. Ma che altro avrei dovuto fare?
La cosa che mi sconvolgeva di più di tutte, era che c’era qualcosa in quel contatto fra di noi, che non mi era dispiaciuto affatto, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Ero certo di non essere innamorato di Zayn, era il mio migliore amico da una vita, come facevo ad esserlo? L’avevo sempre visto come un fratello, per quello quel tocco fra di noi, così intimo mi aveva totalmente sconvolto.                                                                      
Che cosa avrei potuto dirgli? Non capivo nemmeno io stesso quali fossero i miei sentimenti.
E poi quel momento con Louis.. quanto l’avevo desiderato, quanto.
Il solo sentirlo tanto vicino a me mi faceva credere di poter capire chi lui fosse realmente, lui non era cattivo, ne ero certo.
Più ci pensavo e più la testa mi scoppiava, dannazione che situazione disastrosa.
-Oh, eccoti, mi aspettavo di vederti poltrire.- sentendo una voce familiare mi voltai a vedere chi fosse, e mi trovai Gemma che mi fissava perplesso.
-Non sono dell’umore per sentire i tuoi capricci, Gemma. Sparisci.-
Effettivamente non avevo proprio la pazienza di sentire le sue lagne, o di ascoltare per filo e per segno la sua giornata con Niall. Non ero dell’umore per niente, avrei voluto solo sparire per sempre.
Prima di sentirla ribattere come suo solito, mi alzai svogliatamente dalla sedia per tornarmene in quella odiata stanza, a malincuore in realtà, perché rimanere lì dentro  non faceva altro che ricordarmi cosa fosse successo un’ora prima.
Invece, prima che potessi uscire dalla cucina Gemma mi afferrò per un braccio, facendomi voltare. Volevo correre via in fretta, non ce la facevo più a restare lì, serio, come se nulla fosse successo.
-Hei, Harry..  è successo qualcosa?- Il suo bel visino sempre imbronciato, ora aveva preso una piega decisamente preoccupato, la fronte tirata, gli occhi indagatori.. al che non ce la feci più, e guardandomi le scarpe le lacrime iniziarono a scendere sulle mie guance. Non me ne accorsi quasi, perché il mio cuore stava piangendo da quando Zayn era uscito da quella stanza, non ci vedevo molta differenza ora.
Gemma si avvicinò a me e mi strinse forte fra le braccia, e non potei fare a meno di ricambiare stringendola più forte che potei.
Non eravamo mai stati di quei fratelli tutti coccole e carezze, erano gli altri i modi in cui noi ci dimostravamo affetto, ma ogni tanto sentirla vicina in quel modo, mi faceva sentire a casa.
Le passai un braccio attorno al collo, spostandomi appena da quell’abbraccio, e passandomi la mano libera sugli occhi, sfregandoli con forza per far andare via le lacrime.
Lei rimase a guardarmi e a sorridermi, finchè non ce ne andammo sul divano a guardare talent show idioti da quattro soldi, abbracciati come prima, a coccolarci sotto una coperta.
Era stranamente rilassante, sinceramente non pensavo sarei riuscito a stare più di cinque minuti con mia sorella senza litigare. In fondo era una sensazione piacevole.
Di punto in bianco però la vidi alzarsi, di scatto, piazzarsi davanti alla mia figura.
-Che succede?- dissi io leggermente confuso.
Lei mi guardò alzando un sopracciglio, poi tirò fuori dalla tasca due foglietti di carta, iniziando a sventolarli.
-Luna Park.- Disse lei, sorridendo come un’ebete.
-Luna Park..- ripetei io leggermente confuso.
-Stupido, io e te, domani. Luna Park. Io.e.te… ci siamo?- Scandiva le parole come se fossi un neonato, e che stesse cercando di farmi dire la mia prima parola.
-Dove li hai presi quelli?- chiesi io riprendendomi, e allungando un dito verso i due biglietti.
-Me li ha dati… mamma.-
Povera Gemma, non era proprio brava a dire le bugie. Era identica a me, in quello. Abbassava la testa, si mordeva il labbro frustratamente.
-Te li ha dati Niall.- Conclusi io senza aver bisogno che lei dicesse altro.
-No!- Sbottò lei di colpo, e non potei fare a meno che scoppiare a ridere, buttandomi sul divano.
-Aaaah, c’è del tenero tra i due. E io che pensavo l’avresti spaventato in un paio di giorni..-
La ragazza mi si buttò addosso decisamente imbufalita, iniziando a pizzicarmi ovunque. Era da quando avevamo.. circa io 8 anni, e lei 6 che non giocavamo più in quel modo.
Quando finalmente finì di torturare me e il mio povero stomaco, tornammo seri.
-Dovresti andarci con lui, sia?-
-Certo che lo so! Il fatto è che sono troppo buona.- non mi fece nemmeno il tempo di rispondere e si alzò in piedi, di nuovo. –Vado a scegliere cosa mettermi domani, e a disdire un appuntamento… ti conviene fare il bravo, domani, o ti riterrò per sempre responsabile della rovina della mia vita!-
Alzai gli occhi al cielo, esasperato. Un po’ più tragica no? Era solo un appuntamento, poteva averne altri mille. Anche se.. un po’ mi spiaceva, insomma, finalmente sembrava che Gemma avesse trovato qualcuno..
-Grazie.- sputai fuori senza pensarci troppo, notando con stupore che la ragazza si soffermò a sorridermi, prima di correre in camera sua.
Non era tutto sistemato… affatto. Però dovevo cercare di schiarirmi le idee, una serata fuori da quella schifosa stanza mi avrebbe fatto solo bene.
-Penso che… penso che sta notte, dormirò sul divano.- E detto questo, mi avviai verso il piano di sopra a prendere le mie cose.

 

Louis Tomlinson.


 

Ero lì fuori, ad aspettare come un idiota che qualcuno mi aprisse la porta, patetico. Ma seriamente ero stato sbattuto fuori?
Dopo svariati minuti di vani tentativi di rientrare in quella maledetta casa, mi sedetti sui gradini davanti all’entrata, e rimasi in attesa. Stavo morendo di.. non sapevo nemmeno io di cosa. Volevo entrare lì dentro, ad ogni costo, non mi andava che quello stupido con l’intelligenza pari ad un bradipo stesse troppo con la mia preda. Che poi… potevo definirla in tal modo? Mi dava un certo fastidio, chiamarla così. Forse sarebbe stato meglio chiamarlo col suo nome, Harry. Sì… Harry.
Quando pensavo che fossero quasi morti, lì dentro, cominciai a sentire dei rumore, qualcosa che sbatteva, non riuscivo a capire, ma non appena sentii la porta aprirsi alle mie spalle d’istinto mi alzai in piedi e mi voltai, per vedere chi aveva aperto.
Zayn uscì furioso chiudendo la porta alle sue spalle violentemente, per poi venirmi incontro e darmi uno spintone talmente forte da farmi fare un bel volo prima di volare a terra.
Non feci in tempo nemmeno ad aprir bocca che ero già per terra.
-Ma sei scemo? Tutto il gel che hai in quella zucca vuota ti ha offuscato il cervello?-
Non fu proprio una delle mie trovate migliori, rispondergli, perché non gli ci volle niente per alzarmi da terra e sbattermi contro la mia auto, tenendomi decisamente troppo forte per il colletto della mia t-shirt.
Avevo sentito dire che quel ragazzo qualche anno prima era stato un bullo.. specialmente da quando non era più molto amico di Hazza. Mi ero informato bene sull’argomento, quando avevano fatto pace era tornato inspiegabilmente un agnellino, ma prima, sembrava non fosse una delle migliori amicizie che potessi farti.
-Non avvicinarti a lui, ok? Puoi avere chi vuoi con i tuoi sporchi soldi, non toccarlo.-
Pensai di rispondergli, e di certo non a parole, ma non lo feci. Rimanemmo in silenzio a fissarci, io ero furioso, avrei voluto spaccargli la faccia ma sapevo che non potevo farlo, l’immagine della mia famiglia era una cosa troppo importante, chissà cosa avrebbe detto mia madre se l’avesse saputo.
E poi, per uno come Harry… non avrei di certo dovuto farlo.
Quando il moro mi lasciò andare mi sentii meglio, anche se la voglia di saltargli addosso mi stava divorando, non riuscivo quasi più a controllarmi.
-Che è successo là dentro?-
-Perché, ti interessa?- Mi disse Zayn con aria di sfida. Merda, non dovevo chiederglielo. Ma non mi interessava… no? Certo che no, ovvio.
-Va bene, non dirmi niente, fa come ti pare.-
Prima di sentirmelo avvicinare di nuovo, salii in macchina e partii verso casa, sapendo che non se ne sarebbe andato finchè io non lo avessi fatto per primo.
 
Una volta a casa mi sentivo distrutto. Nella litigata non avevo fatto caso a quanto le ossa mi facevano male. Mi aveva buttato contro un’aiuola del vialetto, che era tutta contornata da sassi piuttosto appuntiti. Non perdevo sangue, ne ero certo, ma sentivo un dolore allo stomaco e alla schiena, per non parlare della faccia dove mi aveva colpito.
-Uh, finalmente sei tor..-
-Lottie.- Dissi io sorridendole, per poi passare a guardarla stranito, visto che era rimasta a fissarmi. Non ci misi molto a fare due più due. –Sono conciato tanto male?- bofonchiai io.
-Beh, dipende da cosa intendi tu con ‘male’..-
Mi diressi deciso verso lo specchio più vicino che avevo a portata, abbastanza grosso da potermi vedere almeno fino alla vita.
Quando vidi la mia immagine riflessa nello specchio, strabuzzai appena gli occhi.
Avevo la t-shirt tutta sgualcita, era tutta sporca e leggermente strappata, ero spettinato e sul torace avevo dei segni violacei. Il viso non aveva riportato poi molti danni, Zayn davanti ad Harry probabilmente non aveva osato colpirmi molto forte, ero leggermente viole sotto la guancia, ma con un po’ di trucco di Lottie sarebbe sparito.
-Beh, questa nuova acconciatura devo dire che ti dona.-
-Uh, simpatica. Devi segnartela questa da usare qualche volta.-
Sentii Lottie sbuffare, per poi vedere arrivare anche la sua immagine riflessa nello specchio, dietro di me.
-Non può andarti sempre bene, Boo.-
Mi voltai a guardarla in faccia, con un sopracciglio alzato. –Non chiamarmi boo, sai che lo odio. Comunque non ha importanza.. credo che lascerò perdere.-
Invece di vederla contenta come mi aspettavo, dato che sapevo che nutrisse una certa simpatia per Harry e odiava il mio modo di comportarmi, mi guardò con aria assassina.
-Ma sei forse scemo?! Ora, dovresti mollare? Dopo che ti sei fatto ridurre in questo stato, vuoi mollare? Ci sei vicino, Boo.-
Il fatto che mi urlasse contro non era poi tanto strano, ma il fatto che mi incoraggiasse a buttarmi fra le braccia di una persona, specialmente di un ragazzo, quando sapeva che volevo solo usarla, mi sembrava strano. Che non si aspettasse davvero che lui mi avrebbe cambiato? Che mi avrebbe reso una persona migliore e che mi avrebbe fatto innamorare?
Le bambine, hanno una fervida immaginazione al giorno d’oggi.
-Lottie, non sono affari tuoi, vai in camera.- Sapevo che odiava quando facevo la ‘parte del cattivo’, come la chiamava lei, ma qualcuno in quella casa doveva comportarsi pur da genitore, no? Visto che ora non ne avevano, o meglio.. era come se non ne avessero mai avuti.
La ragazza restò a fissarmi imbronciata per un po’, doveva sempre fare la bambina in quei momenti, mi irritava. Alla fine mi decisi io ad andarmene in un’altra stanza, non ero proprio in condizione di sentire i suoi capricci.
-Aspetta, Boo!-
-Non chiamarmi così, ti ho detto. Che c’è?- chiesi voltandomi.
Lei tirò fuori il cellulare sorridente, e mi venne incontro.
-Luna Park.-
-Luna Park..- ripetei io.
-Domani, ti va? Te lo copro io quel livido osceno. Ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego.- Eccoli lì, gli occhietti da cucciola che tirava fuori nei momenti disperati. Cercai di guardare altrove, ma quelle pozze azzurre mi guardavano con tale intensità che cedetti.
-E sia.-
Lottie iniziò a saltellare avanti e indietro per l’ingresso soddisfatta, per poi darmi un bacio sulla guancia saltandomi addosso con un po’ troppa foga.
-Ahi!- sbottai io.
-Scusa, scusa.. vado a farmi un bagno, macho man.- Disse sorridente. –Ah fratellone, e se vuoi un consiglio amorevole… fattene uno anche tu.-
Rimasi un attimo a fissarla come un demente, guardandola saltellare su per le scale felicemente.
Alla fine scossi il capo e sorrisi, andandomi a stendere un attimo.
 
Luna Park.. evvai.
 
 
 
 



_______________________________________________________________________________________

Hola hola hola hola hola ç_ç. Sono tornata, sono viva, oh.
Scusate l’immenso ritardo, sarò sincera. Non avevo voglia/ispirazione/qualcosa di indefinito, per cui non ho mai finito questo capitolo. In realtà la scena del luna park volevo metterla tutta in questo capitolo, ma poi è venuto troppo lungo o.o. quindi posso ben capire che questo sia di una noia mortale, ma suvvia, pazienza.
Nel prossimo capitolo troveremo qualcosa di più interessante sicuramente,ma NON VI DICO NIENTE ewe, spero che chi mi seguisse prima continui a farlo nonstante la mia lentezza da bradipo :°D. lol Ah, e so che tutti i titoli dei miei capitoli possano sembrare strampalati e messi a caso, così, ma ognuno ha il suo significato c: #mecomplicata.
E.. niente, al prossimo capitolo, recensite recensite recensite, io intanto rispondo alle recensioni a cui non ho ancora risposto.
°Sam.

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Capitolo 14
*** Why I must choose? ***



Capitolo 13.

Why i must choose?

 
Quella mattina quando aprii gli occhi, sentii immediatamente un dolore allucinante alla schiena, e le mie povere gambe intorpidite. Ero totalmente rintonato, tanto che appena mi alzai andai a sbattere contro il tavolino del salotto, non essendo abituato ad avere qualcosa accanto al ‘letto’ la mattina.
Certo che potevo anche andarmene in camera a dormire, povero idiota deficiente che non ero altro. Però, ripensando al giorno prima, l’idea di dormire lì, nonostante i dolori dati da quegli stupidi cuscini duri come mattoni, era quasi piacevole. Anzi, senza dubbio lo era.
E poi dovevo dormire in boxer. In boxer, io? Dovevo andarmene a vivere da solo, così avrei potuto girarmene nudo per casa senza qualche urlo isterico o qualche momento shock da parte di certe teenager con problemi psicologici.
Con fatica mi alzai dal divano, e mi diressi nel bagno del piano di sotto, cercando di non urtare per sbaglio ancora qualche mobile/vaso/parete.
Come ogni mattina mi buttai sotto la doccia, sprofondando nella più totale beatitudine a contatto con le calde goccioline d’acqua. Tra una cosa e l’altra mi preparai piuttosto in fretta, avevo scelto una delle mie camicie preferite, mi metteva di buon umore indossarla, e un paio di pantaloni a vita bassa, anzi bassissima tenuti su a mala pena da una cintura in cuoio moooolto stretta.
Ero perfetto, pelle perfetta, abbigliamento perfetto, capelli perfetti. Mancava solo una cosa.. Gemma.
-Possibile che tu debba fare tardi pure la domenica mattina?- Gridai come un disperato dal piano inferiore.
-E’ proprio perché è domenica che gradirei dormire!-
Dopo qualche (okay, forse molte) urla da parte mia, riuscii finalmente a farla uscire di casa, e non in pigiama!
La caricai in macchina alla velocità della luce, prima che si potesse fiondare sul frigorifero, e partii in tutta fretta.
Avevo bisogno di distrarmi e divertirmi, e anche se sembrava la persona meno adatta, Gemma era chi più di tutti sapeva come farmi ridere. Beh, come tutti dopo… -Dannazione!- sibilai stringendo la presa sul volante.
-Tutto a posto?- Mi chiese Gemma, mentre si truccava, pettinava e finiva di vestirsi tutto contemporaneamente (ancora non so come).
-Presto sarà tutto a posto, vedrai.- le sorrisi e tornai a concentrarmi sulla guida.. e su nient’altro.
 
 
-Se non scendi da quella sottospecie di pony, penso che ti lascerò qua.-
Un ragazzo di 18 anni come me non poteva permettersi di portare una ragazza di 16 su una giostra per bambini, e starla a guardare mentre agitava braccia e gambe come una neonata di 5 anni pressappoco. Avevo una fottuta reputazione da difendere, e che diamine! C’era mezza scuola in quel Luna Park, possibile che a Gemma importasse poco e niente? Diamine, che razza di sorella..
-Arrivo, arrivo!- Urlò lei venendomi incontro, sbracciandosi come una matta come se non riuscissi a vederla.
-Perché sei così idiota?-
-E perché tu così snob?- Oltre alla frase palesemente poco cortese, mi arrivò anche un bel cazzotto come contorno.
-Ahio! E pure manesca, dimenticavo.-
Scoppiamo entrambi a ridere, continuando a girare in lungo e in largo in cerca di qualcosa da fare, qualche nuova giostra da provare. Senza nemmeno rendermene conto, stavo dimenticando ogni preoccupazione del giorno precedente, non sentivo più quel peso sullo stomaco che mi faceva sentire debole e impotente.
Gemma passò ad ogni bancherella a comprare hot dog caldi, zucchero filato, caramelle, mele caramellate, lecca lecca smisurati.. insomma, se non si beccava una carie ‘sta volta, non la beccava più. Io mi divertii a prenderla in giro, e poi, cosa ancora migliore, avendo i biglietti non dovevano pagare nulla, quindi ci fiondavano su ogni tipo di giostra ci trovavamo davanti.
 
Tutto cambiò non appena entrammo nella ‘casa’, se così si poteva definire, pareva più una baracca.. degli orrori. Beh, in effetti era proprio orrenda.
A differenza delle giostre precedenti (esclusa la ruota con i pony, eh.) era piuttosto noiosa. Ero sempre stato così fifone, eppure quei pupazzetti di gomma non facevano paura nemmeno ad un bambino. Gemma si divertiva a correre dietro ai pipistrelli di gelatina, saltando in continuazione per cercare di afferrarli, oppure si metteva dietro agli scheletri di plastica prima che si illuminassero facendo strani versi piuttosto imbecilli, ma che mi facevano morire dal ridere.
D’un tratto, sentii qualcosa di familiare. Era.. un profumo, e poco dopo vidi una testolina scura spuntare dal fondo della stanza. Non avevo idea di come avevo fatta a notarla, ma sicuramente c’era qualcuno, il macchinista, probabilmente..
Mi sembrò una figura familiare, talmente tanto che senza accorgermene mi trovai ad avvicinarmi, dimenticandomi totalmente da chi stavo lasciando in mezzo alla giostra.
Quel buco era fatto talmente male che si vedeva pure la cabina del macchinista, roba da matti.
Non appena vi fui talmente vicino da non poter essere accecato dai neon fosforescenti, riconobbi subito quella figura alta, robusta davanti a me, dietro al vetro.
-Liam!- urlai, alzando una mano in segno di saluto.
Lui ricambiò, invitandomi ad entrare in quello piccolo spazio. Quando aprii la porta, ancora prima di aprir bocca però, non potei far a meno di irrigidirmi, sentendo quella voce.
-Trovato! Stupido foglietto dei miei stivali..- da dietro una scrivania piena di piccoli comandi, sbucò la testa del moro, che si ammutolì improvvisamente nell’istante in cui mi vide.
Ecco che quella giornata era rovinata. Cosa potevo fare, o dire? Non lo sapevo proprio.. avevo paura, troppa paura.
Iniziavo a tremare quasi senza accorgermene, il mio corpo mi stava dicendo in tutti i modi di scappare via, non sarebbe riuscito a sostenere quella situazione ancora per molto.
-Ecco, io.. ci si vede un’altra volta, Liam.- strinsi i pugni e mi voltai, iniziando a correre verso quella che mi sembrava un’uscita piuttosto nascosta.
Mi fiondai nel piccolo bosco dietro la casa degli orrori, sapendo che nascondendomi lì, nessuno avrebbe potuto vedere le lacrime che lentamente iniziavano a rigare il mio viso, tormentandolo.
Prima che mi fu chiara del tutto la situazione, prima ancora di fermarmi però, una mano mi strattono forte, facendomi bloccare forzatamente di colpo, talmente tanto che sentii la camicetta che indossavo strapparsi per una manica. Ricacciai in qualche modo indietro le lacrime il più in fretta possibile prima di voltarmi a vedere chi fosse, anche se non avevo molti dubbi su chi potesse essere, non più.
-Mi dispiace, Zayn..- lo dissi così piano che quasi non lo sentii nemmeno io stesso.
Lui non rispose. Come sempre d’altronde, era troppo ‘’uomo’’ per dirmi quello che stesse pensando in quel momento. E dire che ne avevo un così disperato bisogno.. si limitò a stringermi in un abbraccio, un abbraccio che forse inizialmente fraintesi, ma poi, trovandomi fra le sue enormi spalle, le sue braccia calde, non potei fare a meno di ricambiare.
Era pur sempre il mio migliore amico.

 

Louis Tomlinson.
 
-Perché tra tutte le giostre, una così infantile? Guarda che ti lascio qua!-
Mi voltai e presi per andarmene tranquillo, lasciando Lottie su quella stupida giostra per bambini. Mi vergognava portarla su una ‘cosa’ simile, non aveva più sei anni, dannazione.
-Eddai, Lou! Non lasciarmi qua!-
-E’ un’ora che mi fai girare avanti e indietro sulle giostre più stupide, possiamo andare a casa adesso?-
Sapevo che non sarei dovuto venire, lo sapevo. Ma quale distrazione e distrazione, avevo solo bisogno di trovarmi qualcosa di davvero appagante per soddisfarmi. Non sapevo nemmeno come avevo fatto a farmi convincere da quel piccolo mostro, il modo in cui sapeva raggirarmi dava dell’incredibile.
-Solo qualche giostra ancora…Lou..- ed ecco quel suo faccino da cucciolo smarrito. Mostro.
-E va bene, ancora una, non di più. Sai che non sono il tipo che ama stare in mezzo alla gente..-
La presi sotto braccio, dandole un piccolo bacio sulla fronte, e mi feci guidare a modi cagnolino al prossimo traguardo.
-Eccola!- Lottie indicò una catapecchia accanto al bosco in fondo al luna park. Chissà perché l’avevano messa così lontano.. chissà.
Mentre stavamo entrando, mi accorsi di qualcosa, o meglio, qualcuno che stava correndo sul retro a velocità supersonica. Non mi ci volle molto a riconoscere quei ricci fin troppo familiari, ora.
Non appena mi accorsi di chi lo stava inseguendo, mi salì in groppo in gola. Mi si irrigidì la fronte, ed iniziai a tremare.
Cosa avrei dovuto fare? Il mio orgoglio mi impediva di inseguirli, la mia mente diceva che era stupido, cosa poteva importarmi? Ma c’era qualcosa, nel mio petto, che faceva male.
Perché faceva male, perché ora?
Vedere quel piccolo riccio dagli occhi smeraldi iniziava a darmi alla testa, era come una specie di droga, e non avrei voluto diventarne dipendente.
-Su, vai.- stava sbuffando sonoramente, la piccola. La guardai un attimo sbigottito. –Come scusami? Non è che lo sapevi?-
-Del terzo incomodo? Certo che no!-
Del terzo incomodo? Che tipa, un mostro, l’avevo detto.
Mi voltai ed iniziai a correre nella direzione dov’erano diretti, senza fermarmi, anche se non c’era alcun sentiero a guidarmi, avrei potuto perdermi in un attimo.
Per mia fortuna non erano poi così silenziosi, anzi. Sentii un forte brusio poco distante da dove mi trovavo, e seguii il rumore, fino a che non mi trovai obbligato a fermarmi, a causa del mio cuore. Aveva iniziato a palpitare, ed ero sicuro non fosse per la corsa. Mi portai una mano al petto, mentre guardavo la scena inerme, sperando non fosse quel che pensavo.
Ma io ero Louis Tomlinson, no? Così, mi decisi a parlare.
-Che succede qui?- il mio solito tono strafottente, mi era mancato.
I due si staccarono di scatto, iniziando ad arrossire sensibilmente. Probabilmente, non si erano accorti fossi io. Lo notai soprattutto dalla faccia imbufalita del moro, sicuramente gli avevo rovinato il momento.
Continuai a guardarlo con la mia solita, bellissima espressione da angelo vendicatore, come se fossi al di sopra di ogni cosa. Più si infastidiva, più era divertente.
Una voce, di scatto, interruppe quest’amaro silenzio. –Cosa ci fai tu qui, Louis? Ci stavi spiando forse?- l’espressione indagatoria del riccio mi fece sorridere.
-Stavo facendo una passeggiata per di qua e mi sono ritrovato davanti una scena d’amore.- risposi con la voce più convincente che riuscii.
-Non era una storia d’amore.- puntualizzò secco Harry.
-Ah no, e allora.. cosa stavate facendo?- la curiosità iniziava a tradirmi, dovevo essere indifferente a tutto ciò, ma era più forte di me, quando il moro si metteva di mezzo.. che fastidio.
-Non sono affari tuoi.- rispose secco Zayn.
Questa situazione.. non ne eravamo appena usciti ieri? Beh.. dei fenomeni siamo.
Tirai un respiro profondo, per poi parlare –Forse sono più miei di quanto non siano tuoi.-
Zayn si voltò a guardarmi allucinato, sembrava furioso. Fece per avanzare verso di me, ma questa volta invece che un cazzotto in piena faccia, vi trovai quella di Harry che bloccava la sua.
-Smettila, che vuoi fare?- chiese il ‘piccolo’ con una vocina piuttosto spaventata.
-No Harry, smettila tu.- Sbottò il moro. –perché non lo lasci perdere? Non ti vuole, o meglio non ti vuole davvero, ne mai lo farà. Non ha un cuore, ha solo un grande computer al suo posto che monitora tutte le sue emozioni.
Se…… se ci fossi io, vicino a te.. sarebbe diverso. Io ti conosco bene, tu mi conosci bene.. sai che non avremmo problemi, saremmo perfetti insieme, con me saresti al sicuro. Lui cosa potrebbe darti? Una scopata e ‘ciao, tanti saluti’? Devi capire chi tiene veramente a te, ti prego Harry..-
-Piantala di blaterare, la tua voce mi da fastidio- lo punzecchiai io senza nemmeno un filo d’ironia.
Lui mi guardò male, ma restò buono accanto al riccio, molto teso all’apparenza.
Restammo immobili per qualche minuti finchè non fu proprio lui a parlare per primo.
-Non so perché voi due siate tanto idioti.- e una lacrima, iniziò a rigargli il volto, e un battito perse il mio cuore in quell’istante.
-Harry…- sussurrai appena, cosciente del fatto che non mi stava ascoltando.
Senza preavviso, fu Zayn a parlare (di nuovo). –Devi scegliere.
Furono due parole secche, tristi, brutte.. parole che io non gli avrei mai fatto pronunciare.
-Come….?- Il viso di Harry era spento, piuttosto assente. Non riuscivo a vederlo così e nemmeno ne sapevo il perché.
-Stammi a sentire. Così non si può andare avanti, non possiamo ridurci in questo stato. Per cui.. devi scegliere. Ti darò tempo due settimane, massimo tre per poter capire cosa vuoi fare e dire ad ognuno di noi, così che non potremmo più interferire. Ci stai?- E con l’ultima domanda non stava guardando solo il riccio.
Io mi scambiai uno sguardo d’intesa con Zayn, avendo capito che ormai, per ora, tutto dipendeva da Harry. Anche se io, sinceramente, non sapevo più niente a questo punto.
Harry.. lo volevo davvero? E in quale senso? Non ero più sicuro del motivo per cui lo cercavo o gli parlavo, non capivo come potessi divertirmi e ridere tanto con una persona, essere…felice.
Il riccio si voltò, ed iniziò a camminare dalla parte in cui eravamo venuti, senza fiatare una parola.
Il futuro ora era incerto, cosa ne sarebbe stato di me? Cosa avrebbe deciso Harry? Ma soprattutto… cos’era questa sensazione fastidiosa che sentivo al petto?
Era tornato, il vecchio Lou stava tornando, ed avevo paura.
 

 

Zayn Malik
 
Cominciai  correre verso la casa degli orrori il più velocemente possibile.
Ma come avevo potuto chiedergli una cosa del genere? Non potevo davvero averlo fatto. Scegliere.. e poi scegliere cosa? Non.. non avrei dovuto.
Ero stanco, troppo stanco. La testa esplodeva, non ce la facevo più da anni, pensavo che dopo che Harry lo avesse scoperto sarei stato meglio, e invece… per colpa di quel Tomlinson, non è stato così.
Arrivato alla cabina della giostra, afferrai tutte le mie cose, le buttai nello zaino e presi Payne per la maglia, noncurante di come fosse preso davanti ai meccanismi.
-E.. la giostra?!- chiese lui spaventato.
Io lo ignorai. Avrei anche potuto rispondergli, ma erano altre le esigenze ora, non riuscivo a parlare, altrimenti avrei urlato.
Caricai tutto in macchina e misi in moto al massimo.
Arrivato a casa, con il mio solito modo di fare brusco e scostante liquidai mia madre e mia nonna, e corsi al piano di sopra con Liam alle spalle.
Quando entrammo, fu un attimo. Le luci spense, Liam contro la parete della porta, il fiato corto, i gemiti sommessi, ed io che mi gettavo con foga sulle sue labbra, lasciando che la passione mi mangiasse vivo, chiudendo gli occhi ed immaginandomi una persona che purtroppo, lì non c’era.
 
 
 




Buona sera. Spazio autrice più corto che posso perché sono esausta.
Inizio col dire che attualmente sono sotto dose di sonniferi, quindi non capisco bene cosa io abbia scritto alla fine di questo capitolo, e qualunque errore grammaticale, o dialoghi non messi in grassetto.. mi scuso. Le foto sono messe a cavolo e so pure brutte.
PPPPPPPoi, ho mille cose da chiedere scusa! Più o meno sono due mesi, quasi, e sono mortificata. Inizialmente dovevo studiare per gli esami di settembre, poi sono successe tante cose in cui dico solo che ero più tempo all’ospedale che a casa, e quando vi ero cercavo di tener aggiornata la pagina.
So.. scusatemi, davvero, spero che nessuno abbia smesso di seguirla, davvero.
Anyway, scusate ma scappo perché sto crollando e vedo doppio (no, non scherzo), e la cosa è inquietante!
Al prossimo capitolo, che scriverò in base a quanto è piaciuto questo. v.v
-Sam.

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Capitolo 15
*** It's okay not to be okay. ***




Capitolo 15.

It’s okay not to be okay.

 

Non mi era totalmente chiaro perché ero caduto in questa situazione. Ero passato da sex simbol a.. non sapevo nemmeno come classificarlo con esattezza. Ero abituato ad avere molte ragazze dietro, e lo sapevo benissimo, ma non avevo molta pratica con i ragazzi. Specialmente se facciamo caso che uno è, o era il mio migliore amico, e l’altro non era un semplice ragazzo, era IL ragazzo.
Tutto era più confuso che mai, e a quanto pare Zayn aveva dato una data di scadenza ai miei sentimenti come uno yogurt del supermercato, il che faceva il tutto ancora più complicato, più incerto.
Cosa avrei dovuto fare? Dovevo scegliere? E cosa di preciso?
Sapevo di provare qualcosa per Louis, anche se i miei sentimenti erano cambiati, il suo comportamento non faceva altro che allontanarmi da lui, ma c’era qualcosa che.. Dio, avrei pregato di sapere cosa fosse che mi faceva restare così legato a lui, che mi faceva vedere qualcosa al di là della sua espressione strafottente che non mancava occasione di pavoneggiare ovunque. E poi c’era Zayn. Era il mio migliore amico, non avevo mai immaginato che potesse piacermi, mai lo avevo considerato davvero.. e ora stavo davvero immaginandomi una relazione assieme a lui.
Come sarebbe stata? Forse, stupenda. Facendoci caso, eravamo sempre stati nella più totale sintonia, andavamo sempre d’accordo, e quando litigavamo ci veniva naturale scusarci subito. Poi lui era così protettivo nei miei confronti, così dolce, e..
-Harry!-
Sentii una voce familiare dietro di me, e scocciato, mi voltai per appurare la mia deduzione.
-Raquel.- Dissi sfoggiando uno dei miei più falsi sorrisi. Ne mancava un’altra, per peggiorarmi la settimana disastrosa..
-E’ tantissimo che non ci sentiamo..- disse lei avvicinandosi a me con andamento che io avrei definito con un nome ben preciso, ma che forse era meglio non dire ad alta voce, e nemmeno pensarlo. Era una strega quella ragazza. –perché non facciamo qualcosa oggi? Insomma, ecco… Steven Devlin organizza una specie di festa, una cosa intima, saremo in pochi.. e così, ho pensato sarebbe stato belli invitarti. Ci divertiremo un sacco, Steve ha sempre molti giochi divertenti da proporre. – concluse lei con aria maliziosa.
Portai gli occhi al cielo, e mi grattai il capo con energia, pensando a come declinare per l’ennesima volta il suo invito. Ormai era chiaro che non mi importasse niente di lei, più o meno a tutti… tranne lei. Non la consideravo, non rispondevo ai suoi messaggi, ma continuava ad insistere. Avrei voluto urlarle che la sporgenza che aveva lì sotto non rientrava esattamente tra i miei interessi, ma oltre a scioccarla sicuramente, avrei anche subito conseguenze poco..divertenti, diciamo, alle mie parole.
Però poi ripensai alla sera della settimana precedente. Nonostante non avessi parlato con nessuno dei due d’allora, continuavo a pensare e ripensare a questa situazione, e mi sentivo così male, così debole ed indifeso, che non mi riconoscevo nemmeno più. Dov’era l’Harry Styles di un tempo?
Forte, bello, rubacuori che poteva fare tutto ciò che voleva, desiderava. Avevo tutto, e non volevo rinunciarci a causa di due ragazzi.
-Ci sto. ‘Sta sera? A che ora?- intimai curioso, sorridendole.
-A…alle 10. Passa a prendermi alle 10!- saltellò soddisfatta su se stessa, per poi saltarmi addosso come una piovra e lasciarmi un bacio a stampo, e correndo via verso il gruppetto delle oche, quale lei presidentessa da quando è entrata nella scuola.
Bene, avevo fatto la più grossa sciocchezza della mia vita. O forse, quella era stata incontrare un certo imbecille senza cuore..
Senza dar conto a nessuno, uscii da scuola e salii in macchina, guidando fino ad un piccolo pub piuttosto lontano da Londra. Mi feci una bella guidata, in effetti.
Avevo voglia di staccare un attimo, e poi non mi andava di vedere Zayn, o di sorbirmi gli strani sguardi di Liam, che ultimamente era diventato piuttosto cupo.
Rimasi lì per qualche ora, noncurante di nulla, a bere cioccolata calda mentre guardavo fissavo fuori dalla finestra un punto non ben definito, in attesa di una qualche illuminazione che da giorni non arrivava.
 
Quando mi risvegliai dalla mia trance, però, mi accorsi che la scuola era finita da un pezzo, cominciava a venire buio, e dovevo fare un sacco di strana in macchina, prepararmi e poi uscire con… Raquel.
Mi ero davvero perso nei miei pensieri, ed il tempo era letteralmente volato.
Mi ci volle non poca fatica a scrostarmi dalla sedia attaccata a quel piccolo termos caldissimo, andare a pagare ed andarmene, con grande felicità del proprietario che non vedeva l’ora sloggiassi, dopo aver passato il pomeriggio a fare il nulla più assoluto, dopo avergli ordinato una misera tazza di cioccolata.
Accesi la radio, e partì una delle mie canzoni preferite, ‘’Who you are’’ di Jessie J. Non l’avevo mai amata molto come artista, ma quella canzone mi lasciava davvero pensare, anche la melodia era perfetta.
Mi lasciai cullare dalle note di quella dolce melodia, mentre l’auto iniziava a scaldarsi, così come le mie povere ossa dal vento freddo londinese, e iniziai a guidare più veloce, accelerare.. mi sentivo più libero, così. Io, la mia auto, i miei pensieri e la mia musica. Infondo non mi serviva nient’altro, me ne sarei potuto andare per sempre, avrei risparmiato molti problemi ad un sacco di persone, me stesso prima di chiunque altro.
Ma forse scappare non era la giusta scelta da seguire. Se c’era una cosa che mi aveva insegnato mia madre, era di prendere di petto i problemi, affrontarli con dignità e determinazione, proprio come lei ha sempre fatto. E se l’è sempre cavata magnificamente, devo aggiungere.
 
*
 
Tempo di infilarmi la prima t-shirt attillata che trovai, cambiarmi i pantaloni della divisa scolastica con un paio di jeans a sigaretta, ed ero pronto.
Non avevo nemmeno voglia di pettinarmi, il che non mi si addiceva affatto. Nonostante questo, giusto per non far brutta figura, mi diedi una sistematina, mi spruzzai la mia solita acqua di colonia, e mi fiondai di casa buttando lì un ‘’esco’’ prima di varcare l’uscita.
In una decina di minuti, le 10.05 esatte, ero già sotto casa di Raquel, che si presentò con un ritardo di circa 20 minuti fuori di casa.
Si era messa uno straccetto che le copriva a malapena seno e parti intime, con tacchi forse un po’ troppo alti data l’occasione, e i capelli liscissimi che le ricadevano sulle spalle, ornati da un cerchietto rosa shocking che brillava come un lampione.
Insomma, per indossare quei quattro straccetti aveva dovuto metterci così tanto?
Sospirai, cercando di non darci peso, e dandomi nuovamente del ‘povero coglione imbecille’ per aver accettato seriamente ad uscire questa sera. Probabilmente, ora eravamo già una coppia ufficiale a scuola, chissà che aveva raccontato Raquel.
Non appena uscì dal piccolo cancelletto di ferro arrugginito, mi salutò sbracciandosi come un’isterica, e zompettò barcollando appena con quei trampoli, fino alla macchina.
-Scusami se ti ho fatto aspettare.-
-Oh, non preoccuparti dolcezza.- Eccomi che ero tornato come un tempo. Devo ammettere che non mi era per niente mancato, il vecchio me. –Allora, andiamo?-
-Certo!- mi incitò lei entusiasta.
E quando non lo era.
Sorbirmi tutti i suoi monologhi su quanto aveva faticato per la stiratura dei capelli quella sera, o di quanto era stato cafone Richard Bellyston a non farle copiare i compiti di matematica, era assai difficile, ma sopportare che sfregasse in continuazione la mano sulla mia povera gamba, era quasi un affronto.
Per fortuna non c’era molto traffico quella sera, e guidai a manetta, non vedevo l’ora di arrivare e levarmela di torno.
-Potresti anche andare un po’ più piano, sai.- commentò Raquel un po’ stizzita dopo una curva un po’ troppo tirata.
-Scusami, ma è tanto che non vedo i ragazzi, e poi.. non sarai mica una fifona.- la stuzzicai, sperando che stupida com’era abboccasse all’istante.
E così fece, in effetti, perché mi guardò con aria prima scioccata, per poi ricomporla e far finta di niente, mettendosi a guardare fuori.
Fu un viaggio veramente pesante, nemmeno Gemma era così logorroica, così quando arrivammo, fu quasi una liberazione. Quasi, perché tempo lampo me la ritrovai attaccata, che mi stritolata il braccio sinistro mentre si faceva largo in casa senza nemmeno chiedere ‘permesso’.
Non appena vide la sua migliore amica, Lucy Malbourne, le corse incontro, e si fiondò in un’altra stanza, probabilmente per raccontarle ciò che avevamo fatto/non fatto in macchina. Chissà che si stava inventando ora.
Eravamo davvero in pochi. Una quindicina oserei dire, forse nemmeno, e c’erano solo i più popolari della scuola. Vedendomi lì, con loro, non potei che pensare che forse era quello il mio posto, e forse era meglio così.
Quando scorso Steven uscire da quello che mi sembrava un salottino, gli corsi incontro per salutarlo. Lui mi diede una forte stretta di mano, per poi darmi una pacca sulla spalla.
Rimanemmo un po’ a chiacchierare, per lo più di calcio, l’avevo abbandonato dallo scorso anno, ma prima giocavamo nella stessa squadra, e non me la cavavo nemmeno così male. Anzi, ero quasi diventato capitano, ma poi gli impegni e tutto il resto mi hanno fatto perdere interesse, così lasciai la squadra. Steven era l’unico con cui ero rimasto in buoni rapporti, gli altri se l’erano presa a morte con me, e non gli era ancora passata.
Stando con lui, almeno potevo stare alla larga da Raquel, il che era già qualcosa. In più mi fece conoscere metà degli invitati, persone che conoscevo solo di vista ma con cui non avevo mai parlato. Feci amicizia quasi subito, e cominciai a sentirmi stranamente meglio, rispetto al mio solito.
Ero veramente di buon umore quella sera, mi stavo divertendo ed era una cosa veramente inaspettata. Inaspettata ed anche piuttosto strana, ma piacevole.
Senza nemmeno rendermene conto, partì la musica, le luci si abbassarono appena, ed iniziò la festa vera e propria.
Decisi bene di smetterla di preoccuparmi di ogni cosa, ed iniziai a scatenarmi davvero. Era la mia serata questa, non una delle tante che mi facevano passare insonni Zayn e Louis, no. Era mia e mi sarei divertito.
Anche io me lo meritavo, dopo tutto il dolore che avevo provato.
La nota negativa della serata, è che cominciai a bere non appena arrivò Trevor McKinney con i cassoni di birra, e dovevo sapere che quando inizio, non smetto più.
E poi, dopo la festa di Zayn prima dell’inizio della scuola, non avevo più toccato nemmeno un alcolico leggero quanto potesse essere una birra, quindi iniziai a vedere storto dopo la 3/4, e non mi ci volle molto a capire che stavo esagerando.
Raquel non si faceva più vedere da un po’, dopo quei due o tre balli da poco di buono in cui mi si era strusciata addosso per tutto il tempo, notando che non facevo una piega se n’era andata scocciata, e chi l’aveva più vista? Così strisciai fino ad un divanetto in una piccola stanzetta appartata in cui non c’era nessuno, e non si sentiva molto nemmeno la musica. Mi girava la testa, stare un attimo da solo e tranquillo mi avrebbe fatto bene per smaltire un po’.
Ma non feci quasi tempo a sedermi sul divano, che qualcosa, o meglio qualcuno, mi prese da dietro le spalle. La risata era inconfondibile.
-Che ci fai qui tutto solo soletto?- Poveretta, stupida e pure ubriaca, accoppiata perfetta.
-Raquel, puzzi di alcool, sparisci.- Dissi io secco, non avevo voglia di sentirla con il mal di testa imminente, volevo solo stare tranquillo dieci minuti, e poi andarmene a casa.
-Cos’è questo tono scocciato?- trillò lei come se si fosse appena risvegliata. Poi tornò a ridere, segno che non mi stava seriamente ascoltando.
Perfetto.
Ignorandola, andai a sdraiarmi sul divano, e portai un braccio a coprirmi il volto, in modo da non vedere la luce che mi infastidiva.
Non le ci volle molto a saltarmi sopra, però.
-Raquel…- cominciai io alzando il capo, ma non feci nemmeno in tempo a parlare che mi ficcò qualcosa in bocca, per poi darmi un bacio, e senza farlo apposta, cercando di scansarla la mandai giù.
Lei iniziò a ridere mentre cadeva sul pavimento dopo lo spintone che le avevo dato, ubriaca persa, mentre io sentivo una terribile sensazione.
-Che diavoleria era quella?- le urlai contro scocciato, alzandomi dal divano per andarle incontro.
Lei continuava a ridere, anche mentre si rialzava, e mi venne incontro cingendomi i fianchi, mentre mi guardava con quello che doveva essere uno sguardo ‘sensuale’.
Feci per dirle qualcosa, ero arrabbiato, ma d’improvviso la testa iniziò a girarmi, a girarmi davvero, dieci volte più intensamente di come non facesse già prima. –Ma che..?-
In un attimo mi ritrovai catapultato sul divano, e qualcosa, o meglio qualcuno, iniziò a fare pressione sopra di me, sfregandomi il petto sopra la t-shirt.
Tentai di guardare che cosa stesse combinando, ma la vista mi dava problemi, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, mi sentivo spaesato.
Sentii qualcosa di freddo toccare la mia pelle infuocata sul petto, e delle labbra umide sulle mie.
Fu in quel momento che non capii veramente più niente. Intravedevo una figura davanti a me, sopra di me, per la precisione, sentivo le sue mani, ma non erano morbide come le sue.
Cosa stava succedendo?
-…Louis.- Cercai di chiamarlo, sapevo che era lì. O forse no?
Dove mi trovavo io?
In un attimo tutto si rabbuiò di colpo, e non sentii più niente.
 


 

______________________________________________________
Buona sera.
Chi non muore si rivede,no? Chiedo scusa (io chiedo sempre scusa, lol) a tutte le ragazze che seguono, che recensiscono e che mettono tra le preferite la mia storia, sono davvero lusingata, e mi spiace di non aver aggiornato per così tanto tempo.
In verità, sapete che non mi piace come scrivere. Cioè, mi piace scrivere, ma non mi soddisfa il modo in cui lo faccio.(?) e mi butto giù facilmente. D:
quindi, sarò sincera, non avevo intenzione di portare avanti questa ff, però poi mi sono sentita in colpa per chi, non so per quale astrusa ragione, la seguisse davvero, e mi sono rimessa a scriverla.
Magari non interesserà a nessuno, però ci tenevo a ringraziare davvero chiunque l’abbia seguita, mi sento davvero lusingata da tutte le visualizzazioni che vedo e dalle belle recensioni che leggo a cui non so mai come rispondere!
Vedrò di aggiornare mo, perché ho anche chi mi scoccia su face book, lol.
Anyway, per il capitolo non è il massimo, dovevano parlare anche Louis e Zayn singolarmente, ma ahimè la cosa è venuta più lunga del previsto e non volevo annoiarvi, così li inserirò nel prossimo capitolo.
Spero qualcuno la legga ancora, non mi stupirei se così non fosse, ma spero che comunque qualcuno vi si appassioni.
Spero recensirete in tante, ci tengo seriamente, perché una recensione, corta o lunga che sia mi emoziona e mi fa sorridere sempre.
Al prossimo capitolo, allora!
Se mi volete su face book, mi trovate sulla pagina ‘’Larry Stylinson is the way’’.
°Sam.

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Capitolo 16
*** I have nothing, if i don’t have you; ***




Capitolo 16.
I have nothing, if i don’t have you;

 

La prima cosa che notai, appena sveglio, era quel dolce profumo di fresco e pulito che m’invadeva totalmente, e quella sensazione di.. come spiegare? Morbido e soffice, come una nuvola.
Sempre che una nuvola avesse una consistenza del genere, cosa di cui dubitavo fortemente.
Ci misi un po’ a mettere a fuoco la situazione, stordito com’ero. Sentivo la gola secca, intorpidita da qualcosa, gli arti leggermente doloranti e la testa… beh, lasciamola riposare in pace.
Quando la luce sovrastò ogni mio minimo pensiero e mi costrinse a coprirmi il viso con le mani, tentai in qualche modo di mettermi seduto.
Mettere a fuoco una situazione come questa era..complicato.
Mi trovavo in una stanza ambigua, ma con qualcosa di famigliare.. la luce era ben alta e mi intorpidiva gli occhi, probabilmente avevo dormito per un bel po’. Ma la cosa più sconcertante era che non indossavo più niente dalla vita in su. Dov’era finita la mia maglietta?
Goffamente scesi da quello che mi sembrava, o meglio, era, un bellissimo letto matrimoniale, anzi sembrava anche molto più grande. Iniziai a rovistare per il letto e i mobili, in cerca di qualcosa con cui coprirmi.
Più mi spostavo nella stanza, più aveva qualcosa di famigliare.. ma cosa?
Portai entrambe le mani alle tempie, sforzandomi di pensare, nonostante il lancinante mal di testa che mi ero ritrovato.
Di colpo ricordai. Louis! O meglio.. la stanza di Louis.
O, meglio ancora.. la stanza degli ospiti in casa sua.
Anche quella volta presi una bella botta in testa, ma me la ricordo bene, questa stanza.
Come a voler tornare a quell’istante, mi rifiondai nel letto, affondando la testa nel cuscino soffice di seta, e lasciandomi andare ad un sospiro sollevato.
Non sapevo bene il perché, ma sapere che ero a casa di Louis mi rasserenava.
Però… perché mi trovavo a casa di Louis? Ero ad una festa, quando Raquel mi ha infilato una strana pastiglietta in bocca, giusto? No, forse non era andata così.. mi sentivo debole, e avevo quella sanguisuga addosso, di quello ne ero certo. Ma cosa c’entrava Louis in tutto questo? Che abbia chiesto lui a Raquel di farmi tutto ciò per poi portarmi qui?
Di colpo, una rabbia che nemmeno io sapevo di avere mi ribollì dentro. Ero stanco. Stanco di essere preso in giro, rigirato e malmenato a piacere, come se davvero non contassi nulla per nessuno a questo mondo.
Scesi nuovamente dal letto e mi diressi verso la porta, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Mi avvicinai alla mia immagine riflessa nell’enorme specchio di fronte a me, e poggiai istintivamente la mano su quell’ambiguo livido viola e blu che avevo sul collo.
Nel tempo che riuscii a metabolizzare, qualcosa mi sfiorò un fianco. Feci per voltarmi, quando mi ritrovai Louis ad un centimetro di distanza dal naso. Colto di sorpresa arretrai, andando a sbattere contro lo specchio.
Sentendolo ridere tentai di ricompormi, anche se inutilmente. La figuraccia ormai era fatta.
-Che ci faccio io qui?- Balbettai un po’ in soggezione a causa della situazione creatasi.
Lui si limitò a squadrarmi in maniera insolita, ma con sempre il suo solito sorrisetto strafottente. Invece di irritarmi profondamente, la cosa mi imbarazzava. Sentire il suo continuo sguardo su di me mi faceva diventare matto.. e non era da me. Con tutti ero sempre così sicuro, ma sentirlo vicino mi faceva diventare talmente vulnerabile in un attimo.. non era possibile. Questo non ero io.
-Non ricordi niente?- Finalmente il più grande si decise a parlare, e lo fissai. Lo fissai con tutta l’intensità che riuscii, cercando di penetrargli la mente, cercando i ricordi che mi erano stati portati via. Cos’era successo? Quando ero finito qui?
D’improvviso, ricordai cosa avevo appena visto.
-Questo me l’hai fatto tu?- Era imbarazzante da chiedere, ma necessario. Lui si limitò a sogghignare, per poi aggiungere un ‘’chissà’’ un po’ troppo vago.
Dio, quanto mi faceva incazzare. Voleva forse farmi restare con il dubbio per sempre? Non l’avrei sopportato. Eppure poteva essere stata anche Raquel. La ricordo di sfuggita, ma il suo dolce peso sopra di me, a differenza di altro, mi era rimasto ben impresso.
-Che cosa… avevo preso?-
-Niente di pesante, non preoccuparti.- Mi liquidò in un attimo, avvicinandosi pericolosamente a me. Il suo sguardo scese sul mio ventre e i miei pettorali, al che mi ricordai che non avevo niente addosso.
La sua mano scivolò lenta dal mio collo ai miei pettorali, lenta e sensuale. Io non riuscivo a fare niente, ero inerme ad ogni suo tocco, mi paralizzavano. Mi facevano sentire bene e bruciavano maledettamente al tempo stesso.
Avevo perso anche la cognizione del tempo e dello spazio, cosa stava succedendo? Non avevo io stesso promesso al mio povero ego che non mi sarei più fatto schiacciare?
Ma le sue mani.. continuavano ad accarezzarmi, e quando scesero un po’ troppo in basso del dovuto mi arresi.
Sentivo qualcosa premere sotto la cerniera dei miei jeans, e non era buon segno.
Mi spinse contro la parete con veemenza, forse un po’ troppa, perché a petto nudo il contatto con il cemento non era il massimo, cosa che mi fece uscire un piccolo sibilo. Lo sentii sogghignare, per poi accanirsi contro le mie labbra.
In meno di un secondo le mie mani corsero contro il colletto della sua camicia e lo tirarono il più forte possibile, mentre la sua continuava a giocherellare con la cerniera dei miei jeans, che stavano disperatamente chiedendo di essere strappati da lì ai prossimi cinque secondi.
Prima di rendermene conto seriamente, eravamo stessi sul letto uno sopra l’altro.
Era strano.. i suoi baci erano strani, e non era la prima volta che le sue labbra si posavano sulle mie. Ma queste erano diverse.. come spiegarlo? Sembrava mi desiderasse davvero, che fossi la cosa più irraggiungibile per lui, quasi quanto lui lo fosse per me.
La consapevolezza di ciò mi fece sentire improvvisamente leggero. Che mi stessi prendendo in giro? Forse, o forse no. Ma il calore che sentivo dentro mi stava divorando vivo, non potevo più aspettare.
Ma a quanto pare, non era ancora il momento, perché proprio mentre stavo alzando la maglietta all’essere più perfetto che avessi mai visto, una testolina bionda, e da quanto riuscii a focalizzare anche scandalizzata entrò nella stanza, per poi chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie di colpo.
Ora l’unico calore che sentivo era quello che mi stava facendo sprofondare sei metri sotto terra, e vidi Louis fare un balzo felino e saltare giù dal materasso.
Sicuri che sia umano?
Prese per un braccio la sorella e la scaraventò fuori dalla stanza senza molti modi, seguendola a ruota.
La sentii ridere, ma prima che lui chiudesse la porta, si fermò un attimo a guardarmi, per poi lasciarmi con un –ho chiamato tua madre, sta venendo a prenderti. Fatti trovare pronto tra mezz’ora-.
Se non lo conoscessi abbastanza bene, avrei giurato che fosse rosso come un peperone. Ma.. non era da lui.
Alla fine, facendo due calcoli, non avevo scoperto cosa fosse successo la sera prima, e invece di avere un solo succhiotto, ora ne avevo tre, ma per fortuna due si trovavano abbastanza in basso e potevo coprirli. E almeno quelli sapevo chi me li aveva fatti… e la cosa non mi spiaceva per niente.
Sorrisi, passandomi una mano sulle labbra ancora gonfie, ancora con quel tepore e quel sapore che.. mi facevano impazzire.
Ma non appena il ricordo si fece troppo nitido nella mia povera mente malata, dovetti correre nel bagno annesso alla camera e chiudermici per una ventina di minuti.
 
 
 

Louis Tomlinson.

 
Volevo ucciderla. Strangolarla e poi farla a pezzi.
Ma è mai possibile che in una casa grossa come questa, la stanza in cui doveva entrare era proprio quella di Harry? Con tutte le cose che faceva tutto il giorno chiusa in camera sua, dannazione.
-La pianti di ridere?- Dissi scocciato, passandomi le mani sul viso, tentando in qualche modo di alleviare il calore che mi era salito dentro.
-Scusa, scusa!- E rideva. Quelle erano seriamente delle scuse? Santo cielo che sorella mi toccava avere.. –Piuttosto, volevo dirti che ha chiamato la madre di Harry, ancora, e ha detto che sarà qui tra poco. Volevo solo dirti questo, mi dispiace se ho interrotto la tua.. come dire…- e scoppiò a ridere di nuovo.
Le tirai un colpo forse un po’ troppo forte sulla nuca, al che si girò e mi guardò male.
-Bastava che la piantassi.- ribattei io al suo sguardo accusatorio mettendomi a guardare in giro.
Almeno così si diede una calmata.
-Beh, allora io vado nella mia stanza, tu torna pure a fare… quello che stavi facendo.- Ed ecco quella sua nota irritante di sarcasmo. Si vedeva che eravamo fratelli.
-No, aspetta Lottie!- Urlai dal piano di sotto, visto che se la stava già svignando a gambe levate. –Stai tu con la madre di Harry, okay? Io ho da fare.-
Non aggiunsi altro e mi voltai, andando verso il salone, poi la cucina e poi, finalmente, la porta sul retro.
La sentii sbuffare, ma non aggiungere altro, quindi ero sicuro se ne sarebbe occupata lei. Sospirai ed uscii nel giardino sereno, per poi chiudere gli occhi e correre verso la piscina, tuffandomi dentro senza nemmeno prendere la briga di levarmi i panni di dosso.
Sentii l’acqua penetrarmi negli abiti e nella pelle, quasi a purificarmi. Continuai a tenere gli occhi serrati, mentre ricostruivo quel giorno di non poco tempo fa.
Le urla, quella goffa figura che cade in acqua, e poi la sua pelle fredda a contatto con la mia. E poi… beh, come dimenticarli. I suoi occhi verde smeraldo, uno spettacolo. Erano quelli che mi avevano stregato, ne ero sicuro.
Erano loro che mi avevano fatto venir voglia di interessarmi a lui, di prendermelo. Ma non fino a questo punto, non doveva sconvolgermi.
Perché ormai.. ormai me ne ero reso conto, era troppo tardi. Vedere Raquel che lo toccava, Zayn che.. ah, perché rovinarmi la giornata pensando a quell’idiota?
Ero geloso. Gelosia, che cosa orribile.. avrei voluto sparire. Non poteva essere successo davvero, non potevo essermi fatto coinvolgere da un ragazzino.
Cosa avrei potuto fare? Andarmene? Cambiare scuola? In ogni caso non credo avrebbe funzionato, senza vederlo mi sarei sentito male, ne ero certo.
Tornai a galla ed emisi un enorme sospiro, seguito dal sole che m’invase totalmente la vista. Quanto ero stato sott’acqua? Non ero mai stato molto bravo a tenere il fiato..
Mi tirai indietro i capelli che mi infastidivano a contatto con il viso, poi tornai a bordo piscina, sedendomi sulle mattonelle grigie caldissime. Rimasi lì, inerme, con la mente vuota e il cuore che emetteva strani lamenti, già visti, già conosciuti, già sofferti.
Volevo andarmene, sparire per sempre, anche se non serviva più a niente ormai.
Ormai era certo, ero coinvolto. Ero innamorato di Harry Styles.
 







Hiiiiiiiiiiiiii!
Lo so, non era quello che vi aspettavate.. nemmeno per me, tranquille! Ahhah.. D:
anyway, grazie a chi ancora segue la storia, e chi se la rileggerà perché non si ricorda un caiser :°D
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, la storia inizia davvero a prendere forma, e magari anche qualche piega positiva, che dite?
O magari è tutta un’illusione, un contentino dell’ultimo minuto? :c
Maybe… comunque, ora vado che sono stanca, domani ho scuola e poi lavoro, non sapete il divertimento…. SE IL CAPITOLO VI PIACE RECENSITE!
Mi raccomando eh ç_ç non siate cattive, su.
Se mi cercate potete trovarmi qua, così se volete insultarmi perché non aggiorno, potete farlo in santa pace :’D : http://www.facebook.com/felicity.armstrong.96
Peace, love and larry stylinson. Al prossimo capitolo!
-Sam.

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Capitolo 17
*** And all his little things. ***


 
Capitolo 17.
And all his little things.

 
Non appena arrivò mia madre salutai Lottie senza tanti convenevoli ed uscii da casa di Louis. Mi sentivo leggermente in imbarazzo nel guardarla, specialmente data l’espressione ambigua che assumeva ogni volta che mi fissava, dopo ciò che era successo.
 
Dovetti subirmi una lunga e dura ramanzina per tutto il tragitto, decisamente comprensibile, direi, data la mia negligenza e totale irresponsabilità da parte mia. Sono sempre stato un festaiolo, mi piaceva fare l’idiota alle feste e divertirmi, ma sono sempre stato attento a rientrare ad un orario decente, oppure a far sempre sapere dove andavo e cosa facevo.
Riflettendoci su, era la prima volta che combinavo un pasticcio del genere. Dopo che papà se n’era andato, mamma era diventata parecchio protettiva, quindi non riuscivo nemmeno ad immaginare quanto si fosse preoccupata per tutta la notte, senza ricevere nemmeno un mio messaggio.
Anzi, data la voce squillante che mi perforava i timpani, direi che una mezza idea l’avevo anche.
Annuii svogliatamente facendo finta di ascoltare ciò che stava dicendo, ma anche sforzandomi tutto ciò che arrivava al mio cervello erano dei piccoli frammenti di tutto il suo noioso discorso. La mia mente, purtroppo, era altrove.
Non riuscivo a smettere di pensare a quello che era successo poco prima. Non capivo se dovevo essere arrabbiato, euforico, offeso, stordito.
Se solo avessi capito le sue intenzioni. Sapevo che tutto poteva darmi tranne che amore, ma le sue mani mi avevano toccato in maniera così appassionata e dolce allo stesso tempo, la sua bocca divorava la mia con così tanto desiderio, che non potevo davvero credere non provasse nulla per me. Forse erano solo speranze vane, forse uno come Louis non poteva cambiare, sarebbe rimasto sempre e solo un emerito stronzo, ma in fondo, dentro di sé non era così che la pensava. Sapevo con certezza che c’era qualcosa di profondamente dolce in lui, poteva sentirlo, vederlo.
Volevo scoprire di più, volevo andare fino in fondo alla questione, ora.
Mi raddrizzai sul sedile, nel quale stavo lentamente sprofondando, e mi schiaffeggiai piano le guance, che stavano prendendo un leggero color porpora, dati i pensieri che stava facendo.
-Mi stai ascoltando?!- Ringhiò mia madre, notando finalmente che non avevo registrato nemmeno una parola del suo noioso sproloquio.
-Certo, scusami.. ho solo un gran mal di testa.- Bofonchiai, cercando una scusa.
Lei si limitò a squadrarmi un attimo, per poi sbuffare e tornare a concentrarsi sul volante.
-Vedi di non farmi mai più una cosa del genere. Capito? E come punizione, sei segregato in camera tua per una settimana. Niente scappatelle, nemmeno da Zayn.-
Nel sentire il suo nome, mi rabbuiai. Avevo cercato talmente tanto di dimenticare gli avvenimenti degli ultimi giorni con quella sbornia, che c’ero quasi riuscito. Almeno per un po’.
Zayn voleva una risposta, e io sinceramente non ero disposto a perdere il mio migliore amico, non l’avrei sopportato.
Dio, quanto avrei voluto poter cambiare i miei sentimenti a comando. Ma non era così che funzionava, purtroppo. Sapevo con certezza a chi appartenessi, per quanto sbagliata la cosa potesse sembrare in realtà, ma non vedevo altre ‘scelte’, se così possiamo chiamarle.
Forse sarei dovuto sparire. Sarebbe stato meglio per tutti, per Zayn, per mamma, per me stesso. Ma il pensiero di non rivedere più Lou mi faceva sentire triste, solo.
 
Mi resi conto che eravamo arrivati solo quando mamma sbattè con veemenza la portiera dopo essere scesa dall’auto, gesto che mi fece tornare in me.
La seguii all’istante, facendo attenzione a non starle vicino per non infastidirla, e a non parlare per non farla infuriare ancora di più. Mi limitai ad entrare il più silenziosamente possibile in casa, slacciare giacca e scarpe, e poi filare dritto nella mia stanza.
Il dolce silenzio che seguì, fu interrotto bruscamente da un rumore che veniva da fuori. Qualcuno bussava alla porta.
Aspettai un attimo, poi mi alzai ed andai ad aprire. Nemmeno fosse stata chiusa a chiave, era tanto difficile girare un pomello?
Fuori dalla porta c’era Gemma, un sorrisetto stampato in faccia, che mi fissava in silenzio.
Mi ci volle un po’ per capire esattamente cosa volesse, al che arretrai, e non appena sentii le guance riprendere il colore porpora-violaceo di prima, mi affrettai a chiudere la porta.
Lei iniziò a ridere, incalzandomi ad aprire la porta.
-Dio, voi due siete davvero due arpie ficcanaso. Sparisci adesso.- In qualche modo, nonostante l’imbarazzo, mi veniva quasi da ridere.
-Eddai Harry, non fare così. Lo sai che io e Lottie non abbiamo segreti!- Continuò a cinguettare lei da fuori.
Quando sentii mamma che si lamentava per il baccano, mi arresi ed aprii la porta, afferrando mia sorella e tirandola dentro, richiudendola alle spalle.
Seguì un breve silenzio, in cui lei si divertiva a fissarmi, quasi non mi avesse mai visto prima. Visto che le uniche parole che mi venivano in mente erano decisamente troppo pesanti per una ragazzina della sua età, cercai di starmene zitto, sperando che la smettesse di ridacchiare e dicesse qualcosa.
-Non fare quella faccia. Vi trovo carini, insieme, sai.-
Io ero indignato. Indignato e sorpreso. –Non è come pensi- Mi affrettai a dire, preso un attimo in contropiede. Mi aspettavo che iniziasse a prendermi in giro, per poi schernirmi in maniera pesante, dato che ciò che era successo, ai suoi occhi, non doveva essere totalmente naturale. In tutta onestà, non lo era nemmeno ai miei.
Gemma si limitò a sbuffare, aggiungendo un –non devi preoccuparti. Solo…vedi di trattarlo bene, è davvero un bravo ragazzo, anche se non sembra.-
-Io dovrei trattarlo bene?- sputai fuori senza pensare, per poi pentirmene subito. D’altro canto, lei non sembrava turbata. Si limitò a darmi un bacio sulla guancia, e sorridermi.
Dopo di che, girò i tacchi ed uscì dalla stanza, senza aggiungere altro.
Non avevo ben capito se mi stesse appoggiando, incoraggiando o cosa. Sapevo solo che era stata la conversazione più strana che avessi mai avuto con mia sorella.
O meglio, la più strana-imbarazzante. Non avevo saputo reagire, mentre lei era stata così..così matura.
Mi uscì spontaneamente un sorriso. In fondo ero felice di questa cosa, anche se sapevo che Gemma sospettasse qualcosa, data la mia innata capacità di mentire al prossimo, non aveva prove per pensare davvero che potesse piacermi un ragazzo.
Ma..beh, era quello giusto, no? Cercai di non pensare alla festa, alla mamma, a Gemma, a Zayn, a tutte le persone che avevo avuto contro nelle ultime settimane, e mi sedetti un attimo sul letto, a pensare. Mi proiettai la sua immagine nella testa, quasi lo avessi davanti in quel momento. Gli zigomi, il sorriso strafottente, le ciglia lunghe, gli occhi meravigliosi, immensi, di quel celeste intenso che faceva tanto pensare ad una distesa di acqua salata, un’enorme distesa d’acqua salata, in cui tuffarsi dentro, senza pensare ad altro. Ricordai la sensazioni delle mie dita tra i suoi capelli, sul suo collo, sul suo petto.
Era lui che volevo, per quanto fosse stato stronzo, insensibile, anche se voleva usarlo, lui voleva capire.
Afferrai il cellulare, cercando un numero nella rubrica. L’unica cosa che riuscii a scrivere fu vediamoci domani, fuori da scuola, devo parlarti di una cosa importante. Domani non c’era scuola, ma era il primo posto che mi era venuto in mente, non conoscendo posti più intimi. Quando c’erano feste o vacanze, era un luogo veramente deserto e pacifico, non ci andava nessuno. Comprensibile, d’altronde, chi andava anche solo nel parcheggio della scuola, se poteva evitarselo?
Sperando in una sua risposta, mentre mi lasciavo divorare vivo dall’ansia, mi sdraiai sul letto, portando il telefono vicino al viso, e continuando a fissarlo, sperando in una sua risposta, e preso dalla stanchezza del giorno prima che ancora mi rendeva piuttosto intontito, mi assopii lentamente, sprofondando nel sonno.
 





Bazinga! Questa fan fiction è morta e sepolta, oramai, ma date le numerose –mica tante- richieste, giuri e spergiuri, malocchi vari e chi più ne ha più ne metta, ho pensato di continuarla.
Non avete idea della forza di volontà che ci ho messo, ma mi spiaceva comunque non terminarla, perché c’è chi ha sprecato il suo tempo prezioso per leggerla, e mi sembra anche giusto finirla.
Non succede niente in questo capitolo, era solo per riabituarmi un po’ a buttare giù le mie solite schifezze, e per stare un po’ tranquilli, data la sfiga di questo povero ragazzo.
Ma perché l’ho fatto così sfigato, io mi chiedo.
Detto ciò, chiedo scusa se non rispondo alle MERAVIGLIOSE recensioni che mi avete scritto, siete state così dolci che mi sono commossa, sapete che non amo il mio modo di scrivere, e probabilmente non mi piacerà mai, però ringrazio invece voi che siete così gentili e di supporto. Non rispondo semplicemente perché sono passati mesi, e mi sembra fuori luogo. Della serie, entrate su EFP e vedete una risposta ad una recensione fatta secoli e secoli fa. E’ troppo LOL, e io sono troppo cafona AHAHAH
Per cui, se seguite la storia vi arriverà l’avviso che ho pubblicato qualcosa di nuovo.. ovviamente chi avrà voglia dovrà rileggerla da capo, e chi se la ricorda più.
Se il capitolo è di vostro gradimento, mi raccomando RECENSITE *sventola bandierina bianca* in ogni caso, grazie anche solo per averlo letto!
Spero a presto, sicuramente, anche se non mi cagherà nessuno, persevererò con le mie schifezze ed andrò avanti fino alla fine (Y)
Scusate per il papiro, alla prossima..settimana? Sì dai.
-Sam.

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