Memorie di una piccola farfalla

di Thumbelina
(/viewuser.php?uid=78746)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Funerale ***
Capitolo 2: *** I brutti sogni ***
Capitolo 3: *** Il terzo piccolo segreto ***
Capitolo 4: *** L'accordo e il sesso con Charlie Weasley ***
Capitolo 5: *** I nuovi sogni ***
Capitolo 6: *** Il sesso con Charlie Weasley, di nuovo ***
Capitolo 7: *** La nuova piaga ***
Capitolo 8: *** La voglia appagata ***
Capitolo 9: *** Il piccolo segreto di Charlie Weasley ***
Capitolo 10: *** Invisibile ***
Capitolo 11: *** Amici? ***
Capitolo 12: *** Dica, dottore ***
Capitolo 13: *** Gli ultimi piccoli segreti ***
Capitolo 14: *** Il regalo più bello ***



Capitolo 1
*** Funerale ***


Il funerale

Tanta gente così non l’avevo proprio mai vista. Ero in quella che la cara Molly Weasley voleva ormai chiamassi casa mia, eppure tutta quella gente non l’avevo mai vista. Mai vista.
La mia mamma dice che le sale rinfresco più piene sono quelle addobbate a matrimonio… o a funerale.
Al funerale di Fred Weasley, quella domenica, c’erano tutti.
Io stavo in piedi, diritta, con il mio vestito nero che ricadeva lungo sulle gambe, la cipria bianca a scolorirmi il volto.
Mio marito Bill era accanto a me, le sue mani stringevano le mie, anche se io non glielo avevo chiesto.
Il feretro del mio defunto cognato era al centro della sala da pranzo di “la Tana”, e la signora Weasley piangeva copiosamente lì vicino, sulla spalla di suo marito. Ginny Weasley, la bambina, sedeva sul divano con il viso fra le mani, e piangeva, piangeva, piangeva sulla spalla di suo fratello Percy, e lui la stringeva a se, ma lei continuava a piangere. Il povero Percy Weasley, dal canto suo, inghiottiva le lacrime che gli ricadevano dagli occhi al labbro, poggiando il viso sulla nuca della sorellina, ma piangeva silenzioso, la giacca pulita. Ronald era presso la porta, accanto a Bill, il viso serio, freddo, voleva apparire più maturo, voleva apparire più grande, ricacciava le lacrime negli occhi. George Weasley era seduto su una sedia, a cavaccioni, gli occhi inespressivi, vuoti, impossibile per lui metabolizzare quella morte, impossibile per lui farsene una ragione, impossibile per lui rendersi pienamente conto di ciò che era successo.
Lo sapevo anche allora, e lo sapevo perché sono una ragazza intelligente oltre che bella, sebbene forse voi ne abbiate dubitato, sapevo che quando si perde qualcuno a cui teniamo troppo, preferiamo dimenticare la sua assenza, anziché piangere la sua morte.
La morte non è una cosa che si può capire, che si può accettare, e credo che George Weasley, in quel momento, preferisse pensare che suo fratello in quel momento non c’era, anziché ammettere che Fred non sarebbe più tornato.
È un ragionamento contorto, ma siamo in tanti a pensarla così.
La gente che io non conoscevo, tutta la gente, si avvicinava uno ad uno alla bara di legno, piangeva la sua lacrima, un lieve inchino, posava un fiore o una preghiera, e poi stringeva la mano in condoglianze a Molly e ad Arthur Weasley. E poi faceva il giro.
Si recavano prima da me e Bill, perché Bill era il maggiore, e lui stringeva serio e diplomatico le mani ripetendo un grazie tante, con un lieve cenno del capo, qualcosa di simile all’annuire. La gente poi stringeva la mano anche a me, ed io facevo lo stesso, fredda come tutti.
Il giro proseguiva con le condoglianze a Ron, a Percy, a Ginny e infine a George, che riceveva le sue facendo con la mano un gesto di saluto, non volendo che qualcuno gli si avvicinasse.
- Qui est ce monsieur? Qui est cette dame? – chiedevo spesso a Bill, al mio fianco, alludendo ad un uomo distinto che posava una rosa sul feretro, o a una donna con uno strano cappello, che s’inchinava tormentando un rosario, e lui mi rispondeva con un nome che io non conoscevo ed un appellativo familiare.
Forse sembrerà atroce, ma quella era una scena che potevo sopportare.
Non era successo nulla a me, e rimanevo impassibile a tutto quel dolore, perché non riuscivo a capirlo. Ero come George Weasley io, sono sempre stata come George Weasley io, io la morte non la capivo. Io la morte non la volevo capire.
E così non c’era nessuno in quella bara, a parer mio, e Fred Weasley era semplicemente assente alla festa, e non c’era nulla da piangere.
Mentre una vecchia col velo nero sul viso salutava il defunto con fiori e lacrime, il mio sguardo si concentrò un istante su una di quelle tante persone che non avevo mai visto.
Indossava una camicia bianca, senza giacca, senza cravatta, quel ragazzo, e dal momento in cui mise piede nella stanza, le persone preferirono allontanarsi dal feretro di Fred.
Piangeva anche lui, il ragazzo che non avevo mai visto, ma piangeva di rabbia, ira, furore, e s’inginocchiò dinnanzi alla bara di Fred, le mani nelle mani a mo’ di preghiera, e poi si morse forte le nocche, fra le lacrime, e lanciò in alto un grido, scaraventando via dalla cassa, con un gesto iracondo del braccio, tutti i fiori che gli invitati vi avevano posto.
- Qui est ce monsieur? – chiesi a mio marito stringendogli il braccio
- È mio fratello, - rispose lui – si chiama Charlie.
Si staccò poi da me, il mio marito, e con suo padre e Ronald Weasley prese Charlie per le braccia, costringendolo a rialzarsi. George guardava impassibile la scena dalla sua scomoda sedia.
Charlie Weasley, ripetei a me stessa, Charlie Weasley.
E lo guardai rialzarsi, Charlie Weasley, e guardai Percy stringerlo in un abbraccio, per sedarlo, e vidi suo padre tentare invano di calmarlo, e Ginny Weasley mordersi le nocche, e Molly urlare più forte.
Charlie Weasley lasciò la sala in quel momento, liberandosi dalla presa del fratello più piccolo, urlando ancora, e mi tappai gli occhi per non sentire, dimenticando le orecchie, che metabolizzarono il suono.
Bill tornò da me, si posizionò nuovamente al mio fianco, e mi prese nuovamente la mano, la mano che non gli avevo chiesto di prendermi.
Inutile sciocca cerimonia. Inutile sciocca cerimonia. E George Weasley sembrava pensarla come me, ci scambiavamo occhiate complici noi due, chiedendoci il perché di tutto quel dolore per una morte che noi non volevamo capire.
- Où est ma sœur? Avez-vous vu ma sœur? – chiesi a Bill voltandomi nuovamente verso di lui.
Lui scosse la testa, senza guardarmi, continuando a stringere le mani a quella gente che forse neppure lui conosceva.
Con un lieve inchino, sussurrando un je serai de retour, mi allontanai silenziosa dalla sala, prima di stringere la mano alla signora con lo strano cappello. Mentre percorrevo il salottino, mi resi conto che nessuno si stava accorgendo della mia piccola fuga, a parte George, che mi seguì con lo sguardo per tutta la sala, rimpiangendo la sua compagna di sguardi.
Uscita dalla sala percorsi il corridoio, entrai nella camera di Bill e in quella di Percy cercando la mia piccola Gabrielle, ma lei non era in nessuna delle due stanze, e così mi recai in cucina, e poi al piano di sopra, e poi in soffitta, e lì sentii dei rumori, come quelli di una finestra che si apre, come quelli che faceva mia sorella aprendo maldestramente lo sportello di un vecchio mobile, quando cercava qualcosa.
E pensai di trovarmela davanti, ma dinnanzi a me v’era solo l’elegante persona di Charlie Weasley, di spalle, in piedi, in equilibrio sul parapetto del balconcino, le braccia aperte al vento.
Si preparava a un salto, Charlie Weasley, e prese in quell’istante un respiro, inghiottendo l’aria a grandi sorsi.
- Charlie Weasley? – chiesi avvicinandomi a lui, pronunciando male il suo nome a causa del mio troppo spiccato accanto francese
Lui si voltò di scatto, aggrappandosi forte al cornicione a causa del mancato equilibrio.
- Chi sei tu? – mi chiese deglutendo – che cosa vuoi? La cerimonia è nell’altra stanza
- Io sono Fleur, sono qui perché cercavo mia sorella – spiegai io
- Una bambina piccolina, bionda? – mi chiese senza voltarsi
- Oui, elle – risposi
- Credo di averla vista che si dirigeva in bagno – rispose Charlie Weasley – va da lei: e lasciami solo.
Feci per andarmene, girando le spalle, ma poi mi voltai di nuovo verso di lui.
- Mi chiamo Fleur - ripetei tendendogli una mano – e forse non dovresti saltare
- Fleur? – ripeté il ragazzo, prendendo la sua mano e saltando giù, atterrando rumorosamente sul pavimento della soffitta – sei la moglie di Bill, vero? Sei la francesina, vero?
Seppur il termine “la francesina” mi avesse lasciato un tanto interdetta, annuii silenziosamente, ripetendo un Fleur.
- Piacere – fece poi – io sono il fratello di tuo marito, Charlie Weasley
- Torniamo in sala, Charlie Weasley – proposi – è pericoloso quaggiù
- Vuoi tenermi alla larga anche dagli oggetti appuntiti, francesina? – mi chiese ancora il ragazzo, alludendo a qualcosa che doveva essere ironica, ma che io non capii del tutto causa la mia mancata piena conoscenza dell’inglese.
- Torniamo in sala – ripetei ancora, guardandolo fisso negli occhi, tendendogli nuovamente la mano.
Charlie Weasley l’afferrò, la strinse, e poi annuì silenziosamente, e permise che io lo conducessi giù e più giù ancora, verso il salotto, aggrappato alla mia mano come un bimbo alla gonna di sua madre.
Giunti in sala lasciò la presa, e guardò George a salutarlo, e questo rispose con un sorriso.
- Non dirlo a nessuno – mi ordinò poi Charlie Weasley, alludendo credo al suo tentato suicidio
- Promesse – risposi io – sera un secret
- Già – confermò lui, parlando forse più a se stesso che a me – il nostro piccolo segreto.
Ora, mentre guardo giù figurando il mio salto, riflettendo su ciò che fin ora vi ho narrato, riflettendo su ciò che avvenne quel giorno, mi sembra tutto tanto, troppo scontato: non poteva finire altrimenti un amore nato ad un funerale.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I brutti sogni ***


I brutti sogni

Dopo la cerimonia mi ero recata con Bill in camera da letto. Dato il lutto, date le circostanze, e dato un altro po’ di quelle cose inutili che la signora Molly Weasley continuava a ripetere, io e Bill saremmo rimasti in casa Weasley a tempo indeterminato, e pure il ragazzo Charlie Weasley sarebbe rimasto qui.
Il mio marito, Bill Weasley, mi aveva chiesto, una volta giunti in camera, perché mai non avessi pianto al funerale, ed io gli avevo donato in risposta la mia teoria sulla morte, cioè il suo volontario allontanamento da tutti i pensieri eccetera, e lui, come immagino tutti voi del resto, l’aveva definita una cosa stupida, e mi aveva detto che sarebbe stato consigliabile piangere ad un funerale, per non sembrare una persona troppo fredda. Ricordo che mi chiesi, in quel momento, se sembrare fredda fosse davvero troppo peggio di comportarsi da falsa, e non mi risposi.
A mio marito, dal canto suo, risposi che neppure lui aveva pianto, e che inoltre in quanto fratello avrebbe dovuto essere più afflitto di me per quel terribile lutto, ma lui mi rispose che era un uomo, che non faceva scandalo a nessuno se un uomo non piangeva a un funerale, che erano le donne a dover piangere, anche se non ne sentivano il bisogno, suppongo.
Annuii comunque, e promisi che avrei pianto quando lui lo avrebbe reputato conveniente, e lo accarezzai invitandolo a fare l’amore, ma lui mi rispose che non è bello dopo un funerale. Risposi che non lo avrebbe saputo nessuno.
Finito l’amplesso mi lasciai scivolare nel letto, sotto le lenzuola, Bill al mio fianco, soddisfatto anche lui. Quante soddisfazioni danno le cose che non dovrebbero essere fatte!
Quella fu la prima volta che feci quel sogno.
Era un sogno strano, brutto, inquietante. Mi trovavo nella sala da pranzo, al funerale di Fred, e ricordavo tutti i fatti avvenuti, e non aspettavo altro che si ripetessero. Ma mancava qualcosa, nel sogno non capivo che cosa mancasse, ma c’era un buco, c’era un vuoto, mancava un dettaglio che avrebbe dovuto essere lì. Ma cosa? V’era la donna con lo strano cappello, v’era l’uomo che per primo mi aveva stretto la mano, c’era zia Murriel e c’erano tutti, ed io mi guardavo intorno in cerca di quell’assente a me sconosciuto.
E poi, capendo, alzavo gli occhi alla porta, e mi chiedevo come mai Charlie Weasley non fosse ancora arrivato a fare la sua scenata, dato che la donna con il rosario se ne era già andata da un po’. Lo cercavo nel nulla, perlustravo con lo sguardo ogni angolo della sala per trovarlo, ma niente.
E poi lo sguardo mi cadeva sul biglietto d’invito al funerale stretto dall’invitato di turno fra le mani, e alzando lo sguardo vedevo Fred ridere accanto al suo gemello. L’invito cominciava con amato Charlie Weasley.
E poi tutto svaniva, ed io non me ne accorgevo ma mi trovavo di nuovo in soffitta, seppur parevo non avvertir quel cambiamento. Ricordo che voltandomi verso la finestra vedevo Charlie Weasley in piedi sul parapetto, mi sorrideva e guardandomi ripeteva ancora complice il nostro piccolo segreto, e poi si lasciava cadere giù.
Mi svegliai urlando quella notte, e dissi a mio marito di aver fatto un brutto sogno, ma di non ricordare nulla, e poi dissi di voler bere un bicchier d’acqua, e mi allontanai dalla mia stanza.
Ricordo che entrai pian piano nella stanza del ragazzo Charlie Weasley, e che non provai nulla quando lo vidi vivo nel suo letto, ma che per accertarmi meglio della sua non-morte mi avvicinai a lui, prendendo in mano il suo polso per sentire i suoi battiti. Accertatami che fui del fatto che mio cognato fosse ancora vivo lasciai la sua stanza, mi recai davvero in cucina per bere il mio bicchier d’acqua e poi tornai nella mia stanza, stendendomi di nuovo accanto a mio marito.
Facevo quel sogno tutte le notti da una settimana ormai, e tutte le notti mi svegliavo urlando, poi fingevo di non ricordar nulla, usavo la scusa del bicchier d’acqua, mi recavo dal ragazzo Charlie Weasley, controllavo il suo polso, e poi me ne tornavo a letto. Mio marito mi aveva detto di bere una pozione che sfavorisse i sogni, ma io l’avevo versata nei gerani: non avrei mai bevuto quella robaccia. Era come se quei sogni mi dicessero, tutte le notti, che il ragazzo Charlie Weasley era in pericolo, e che io potevo salvarlo, e che una di quelle notti, svegliandomi dal mio sogno, lo avrei trovato su quel parapetto, ed avrei potuto salvarlo ancora.
Solo io. Il nostro piccolo segreto.
È chiaro che non potevo bere quella pozione, perché se qui sogni non mi avessero perseguitata io non mi sarei svegliata e non avrei potuto correre a salvarlo.
Somministrai a mia volta una pozione a mio marito in modo che non sentisse i rumori di notte, e che non si svegliasse quindi per le mie urla post-sogno.
E continuai la mia routine, come al solito, per una settimana ho detto, e poi, la notte dell’ottavo giorno, entrando nella sua camera, la trovai vuota.
La prima cosa che feci fu correre in soffitta, perché sapevo di trovarlo lì, di nuovo suicida.
Ed invece la stanza era vuota, buia, e la finestra era chiusa: non poteva essersi buttato da lì.
Scesi comunque in giardino, a grandi passi, ricordo perfettamente il freddo che provocò alla mia carne il contatto con l’aria fredda, coperta solo dalla mia misera sottana color pervinca, e ricordo i piedi nudi sull’erba fredda, e il senso di solletico.
Camminai un po’ nel prato, cercando qualcosa qualcuno qualcosa, forse un cadavere, forse no, di certo non ero a conoscenza neppure io di quello che stavo cercando, né di quello che avrei trovato, né di tutte le conseguenza a cui avrebbe portato questa mia scoperta.
Comunque, quello che trovai fu lo stesso Charlie Weasley, seduto sull’erba, una sigaretta accesa nella bocca. Strano, pensai, non sapevo che fumasse il ragazzo Charlie Weasley.
- Hey – fece lui vedendomi
- Hey – risposi a mia volta, pur non conoscendo il significato della mia espressione, ma pure ad esso non credo che quest’esclamazione ne abbia uno
- Fleur, giusto? – chiese guardandomi
- Giusto – risposi.
Forse, non sarei dovuta andare a sedermi accanto a lui, eppure lo feci lo stesso, quante cose non sapevo allora…
- Che cosa, fai? – gli chiesi quando gli fui accanto
- Fumo, non si vede?
- Sì – risposi – si vede.
- Come mai sei qui? È strano girare a quest’ora di notte in giardino
- Ero venuta a vedere se eri morto o no, ti sogno suicida tutte le notti.
- Risposta interessante – commentò lui sputando fumo fuori bocca – almeno non potrò dire che tu non sia sincera. Ed allora sei tu?
- Sono io chi?
- Sei tu quella che entra nella mia stanza tutte le notti, e mi prende la mano fra le mani
- Vous vraiment prendre le pouls, je me sens si vous êtes en vie ou non
- Già, questo lo avevo capito – mi rispose Charlie Weasley – ma credevo che fosse mia madre, e invece eri tu: divertente. – sostò a guardarmi e poi, pensieroso, ricominciò a parlare – Credi che tenterò ancora il suicido?
- Vuoi tentare ancora il suicidio? – chiesi io
- Non lo so – rispose lui, lo sguardo perso – non so più neppure cosa farò domani, ma non vorrei mai che ti trovassi dinnanzi il mio cadavere impiccato al soffitto, quindi suppongo che dovrò abbandonare quest’idea, sai ce l’avevo in mente da un po’, e dire che mi sembrava così buona…
- Vous j'ai vraiment trouver une autre solution à vos problèmes, si ce n'est la mort, Charlie Weasley?
- Un’altra soluzione? No, non credo, non ne vedo alcuna, non ce la faccio.
- Suppongo che continuerò a fare brutti sogni e a svegliarmi urlando di notte, e a venire nella tua stanza, e a prenderti il polso. Mi stai regalando delle notti terribili.
Rise allora, il ragazzo Charlie Weasley, e mi allungò la sua sigaretta.
- Je ne fume pas. – risposi rifiutando la sua offerta. - Bill dice che non devo fumare, che non mi si addice, che il fumo non fa bene.
- Fa nulla – rispose lui porgendomi nuovamente la sigaretta – lui tanto non lo saprà mai. Sarà solo un altro piccolo segreto.
Portai la sua sigaretta alla bocca e ricordo che il fumo mi fece tossire.
Ne avremmo totalizzati tanti, con il tempo, di nostri piccoli segreti, ragazzo Charlie Weasley.

Ciao. Allora, volevo dirvi che questa storia mi è venuta in mente in astratto ma che la reputo già la migliore di quelle che ho scritto. Quindi vi ringrazio davvero di averla letta. Se avete critiche, se avete consigli, recensite mi raccomando, magari anche solo per far un complimento, perchè i complimenti fanno sempre piacere. Baci. Giulia.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il terzo piccolo segreto ***


Il terzo piccolo segreto

Guardo giù e, cosa stana, non sento alcuna vertigine, e pensare che l’altezza è sempre stata una delle mie grandi paure. Forse, se non fossi andata da lui quella notte, avrei ancora i brividi adesso…
Non andavo più nella stanza del ragazzo Charlie Weasley da un po’ ormai, da quando avevo sentito il sapore del fumo nella mia bocca e lui mi aveva promesso che forse non si sarebbe suicidato più. Da allora non avevo più avuto alcun brutto sogno.
Quella mattina, la mattina di un giorno di cui non credo di ricordare la data, lui era seduto accanto a me, e mentre spalmavo un po’ di marmellata sulle mie fette biscottate lo notai guardare bramante, ammirato, l’affilata lama del coltello che Bill stava usando per tagliare il pane.
Strana la luce che aveva negli occhi, strano il suo sguardo, ed io non dissi nulla, anche se sapevo che i miei brutti sogni sarebbero ritornati a farmi visita quella notte.
E quella notte mi svegliai urlando, di nuovo. Urlando stavolta però per un sogno che non riuscivo a ricordare, un duplice ammonimento, suppongo, un avvertimento, un freno, un consiglio, un monito che non riuscii ad afferrare, e mi recai così a controllare se il ragazzo Charlie Weasley fosse vivo oppure no.
Scesi piano dal mio letto, accarezzando il mio maritino dormiente, dandogli un bacio sulla fronte, e poi indossai un paio di squallide pantofole ed coprii il mio corpo nudo dopo quella notte d’amore con la vestaglia mollemente abbandonata sul pavimento. Scesi piano le scale.
Percorsi il corridoio contando ad uno ad uno i passi che mi separavano dalla camera di Charlie Weasley. 28. 29. 30.
Entrai pian piano, senza bussare, e lo vidi come sempre calmo, nel suo letto.
Mi avvicinai pian piano, per far silenzio, al suo letto. Presi il suo polso fra le mie mani. Presuppongo ora che non avrei dovuto farlo.
In un momento, quasi senza accorgermi, sentii Charlie Weasley stringermi a sua volta i polsi, ma in modo forte e violento che mi fece male, e mi atterrò con le spalle al suo letto, ed in un momento mi fu sopra, tenendomi ancora i polsi, inginocchiato sopra di me.
- Sapevo che saresti venuta qui stanotte, Fleur – mi disse spingendomi con ancora più forza contro il letto – sapevo che mi avresti sognato se mi avessi visto nuovamente incline al suicidio, geniale, non trovi?
- Que voulez-vous? Permettez-moi de me laisser me laisser! – gridai divincolandomi, cercando di sottrarmi alla sua presa
- Come hai fatto? – mi chiese lui bloccando i miei movimenti, premuto contro di me – Come ci sei riuscita? Quale subdolo trucchetto da veela conoscete voi francesine, eh? Eh?
- Non capisco di cosa stai parlando – risposi continuando a dimenarmi – Charlie lasciami andare! Lasciami andare!
- Quella cosa dei sogni, - mi spiegò Charlie Weasley – come hai fatto a ritorcermela contro? Come?
- Ritorcertela contro? – chiesi io – Che vuoi dire? Non ti capisco
- Voglio dire che tu entri nei miei sogni tutte le notti, Fleur Delacour, tutte le notti, nei miei sogni, tutte le notti. Come hai fatto, Fleur Delacour?
- Ce n'est pas moi! Je n'ai rien fait! – cercai di auto-scagionarmi io
- Ah no? – chiese aumentando la pressione su di me - Beh, ho cominciato a sognarti dopo la nostra ultima chiacchierata, quando mi hai chiesto di non suicidarmi per non portarti a brutti sogni, ricordi? Beh, come ho già detto, è da quella notte che ti sogno.
- Quel genre de rêves? Quel genre de rêves? – domandai
- Che tipo di sogni? – chiese lui prima che un sorriso malizioso gli colorasse le labbra. Poi, senza mollare i miei polsi, si piegò ancora di più su di me, e con il viso cercò di scostare la vestaglia dal mio corpo, prendendo a darmi piccoli baci sul petto, il che mi provocò una sensazione stranissima, una specie di vuoto un po’ più giù dello stomaco, e suppongo che emisi un piccolo gemito. Inarcai la schiena. – tu entri nella mia camera tutte le notti, Fleur Delacour, - mi spiegò poi, continuando a baciarmi – e ti spogli, piano piano, lentamente, e mi baci, e facciamo l’amore, facciamo l’amore per tutta la notte, per tutta la notte, e i tuoi capelli sono sciolti sulla tua schiena bianca, ed i miei occhi si perdono nei tuoi, e il tuo corpo bianco freme sotto il mio, e siamo quasi arrivati, sento che il momento dell’amplesso è vicino, e lo senti anche tu, ma ti separi bruscamente scacciandomi via, e quel frettoloso distacco fra male a tutti e due, e poi ti rivesti velocemente, mormorando un misero devo andare, ed esci dalla mia stanza. Io penso che ti inseguirò, mi sto alzando dal letto scostando via le lenzuola bianche ma… io mi sveglio.
- Pas moi, pas je vous ai envoyé ces rêves, - cercai di spiegargli ancora, dimenandomi sotto di lui - je... je ...Charlie, s'il vous plaît ...Aha –gridai inarcandomi sotto i suoi baci - S'il vous plaît laissez-moi! S'il vous plaît, s'il vous plaît… no! No!
Ma presumo che il ragazzo Charlie Weasley stesse dando in quel momento ben poca importanza a ciò che avevo da dire, dato che preferì lasciar andare momentaneamente i miei polsi ed aprirmi completamente la mia vestaglia, per poi calarsi completamente su di me affondando il viso fra i miei capelli.
- Io ti desidero, Fleur Delacour, – mi sussurrò mentre io continuavo a gemere e a dimenarmi – ti desidero molto più di quanto tu non possa immaginare
Ed io emisi ancora un altro piccolo gemito prima che il ragazzo Charlie Weasley si staccasse da me, lasciandomi andare, e richiusi svelta la sottana fuggendo via veloce dalla sua stanza.
- Vuoi salvarmi la vita, Fleur Delacour? – mi gridò dietro lui, ed anche se non mi girai né tornai indietro gli prestai attenzione – Perché credo che questo sia l’unico modo.
Fuggii comunque, fingendo di non averlo sentito, fuggii verso camera mia, via da lui, lontano dal ragazzo Charlie Weasley, un terribile bivio nella testa: volevo o non volevo salvare il ragazzo Charlie Weasley?

Salve, lettori, come va? In caso non fosse stato chiaro "il ragazzo Charlie Weasley" non ha stuprato Fleur, il mio personaggio non l'avrebbe mai fatto, si è limitato a quei baci sopra descritti. Ok, spero che la storia continui a piacervi. Baci. Giulia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'accordo e il sesso con Charlie Weasley ***


L'accordo e il sesso con Charlie Weasley

Guardo giù e muovo ancora un altro passo. Fra poco spiccherò il volo. Ho quasi paura.
I miei sogni peggiorarono da quella notte.
Ora era tutto differente, il luogo era differente, il contesto era differente, anch’io ero differente. Arrivavo salendo le scale fino alla soffitta, vi entravo pian piano, i contando i miei passi, calma come un fantasma. E lì trovavo il ragazzo Charlie Weasley, in piedi sul parapetto, come al solito, che mi guardava preparandosi al suo salto. Io continuavo ad avvicinarmi a lui, mormorando nuovamente un forse non dovresti saltare, e lui annuiva, spaventato, e per la paura, perdeva l’equilibrio, e cercava nel vuoto le mie mani a cui potersi aggrappare per salvare la vita, ma io continuavo a fissarlo, ferma immobile, senza aiutarlo. Senza muovere un passo verso di lui.
Non mi risvegliavo urlando da questi sogni, anzi, mentre Charlie stava cadendo la mia persona nel sogno capiva di trovarsi soltanto in un incubo e così, mi svegliavo tranquilla, nel mio letto. Eppure quei sogni mi sembravano molto più inquietanti dei primi.
E fu per questo che lo feci: per non doverlo più incontrare nei miei sogni tutte le notti, il ragazzo Charlie Weasley, per non dover più guardarlo morire, stanca di svegliarmi agitata tutte le notti.
Non provavo nulla allora per il ragazzo Charlie Weasley, né odio, né amore, né disgusto, forse non sapevo neppure perché volessi a tutti i costi salvarlo. Forse, l’unica cosa di cui mi importava davvero era solo il semplice fatto di non ritrovarlo più nei miei sogni.
Comunque, non ha importanza perché lo feci, credo che siano più importanti le conseguenze della mia scelta…
Mi recai nella stanza del ragazzo Charlie Weasley alle tre di notte, all’incirca, indossando solo una vestaglia vecchia che non indossavo più da circa quattro anni, senza biancheria, senza ciabatte, e lo svegliai chinandomi a sedere vicino a lui.
- Sono io, Fleur – sussurrai al suo orecchio, scostandogli i capelli rossi dal viso.
Lui si risvegliò pigramente, stropicciandosi gli occhi assonnato.
- Hey, sei tu – esclamò poi vedendomi – credevo che non saresti mai venuta.
- Io farò l’amore con te stanotte, Charlie Weasley – spiegai io, fredda – ma lo farò a un patto: tu non dovrai mai più tentare il suicidio, devi giurarmi che non lo farei mai più, e non Bill non lo dovrà mai venire a sapere, per nessuna ragione al mondo, d’accordo?
- Cioè, fammi capire – mormorò lui, cedendo ad uno sbadiglio – tu sei venuta a svegliarmi alle tre di notte per avvertirmi che vuoi fare sesso con me al solo patto che io non mi suicidi?
- E che Bill non lo sappia – aggiunsi nuovamente io – è la clausola più importante del nostro accordo: Bill non dovrà mai venirlo a sapere.
Ricordo ancora e perfettamente la sua espressione: il ragazzo Charlie Weasley mi guardò un momento alquanto accigliato, quasi non capisse che lingua io parlassi, poi sbuffò sonoramente, si alzò lentamente e prese la mia mano per stringerla alla sua, commentando il mio accordo con un semplice:
- Affare fatto.
Aveva già blindato a bacchetta la porta, il ragazzo Charlie Weasley, ed insonorizzato la stanza, quando mi ordinò di stendermi.
Obbedii senza opporgli alcuna obiezione calandomi lentamente sul suo letto, seria, fredda, ma anche tremendamente impaurita. Lui si sedette in ginocchio sopra di me, impossessandosi prima di tutto del mio collo, e i suoi morsi, e i suoi baci, e la sua lingua mi provocavano un piacere strano, qualcosa che non avrei voluto provare, ed agganciai le mani al materasso conficcandovi dentro le unghie, per non gemere.
Lui non lo doveva sapere. Il ragazzo Charlie Weasley non doveva sapere che i suoi movimenti mi piacevano anche solo parzialmente, io dovevo rappresentare per lui quella donna matura e fedele che si concedeva al fratello di suo marito solo per salvargli la vita. Nessun sentimento.
Dopo aver abbandonato il mio collo, ricordo che il ragazzo Charlie Weasley aprì completamente la mia vestaglia, per ammirare il mio corpo. Ecco una cosa che avevo sempre odiato.
Seppur la perdita della mia verginità risalisse infatti a data quanto mai remota, il mio senso del pudore era ancora molto forte, al punto che odiavo farmi vedere integralmente nuda da un uomo. Mi succedeva pure con mio marito, preferivo che le luci fossero spente ed io già sotto le coperte quando cominciavamo a spogliarci. Ho sempre odiato il mio nudo.
Nonché io avessi un brutto nudo, casomai il contrario, il mio corpo a quei tempi era quanto di più perfetto si possa immaginare, nulla a che vedere del mio attuale grembo sformato dalla gravidanza, anche se continuo comunque ad essere bellissima.
Come ho già detto, comunque, il ragazzo Charlie Weasley mi spalancò la vestaglia, e si fermò a rimirare il mio corpo. Suppongo che arrossii terribilmente, e chiusi quanto più possibile le gambe.
Rise, il ragazzo Charlie Weasley.
- Qualcosa ti disturba, Fleur? – mi chiese poi con il sorriso ancora sulle labbra
- Mi dà fastidio essere vista nuda, ma non è nulla, non era una clausola dell’accordo – risposi io riaprendo timidamente le gambe
- Se ti disturba posso anche richiudertela la sottana – rispose lui, e poi fece come aveva detto, lasciando però aperto lo spacco dai miei fianchi in giù.
Entrò dentro di me con una sola spinta, forte, violenta, e all’impatto dovetti posizionare la mia bocca aperta sulla sua scapola sinistra e la richiuderla in un morso ad impedirmi di urlare. La mia stretta però non sembrò fargli affatto male, anzi, lo eccitò ancora di più.
- Non mi danno fastidio i gemiti – mi comunicò con una sorta di sorriso contorto sulle labbra. – quindi, se è per me che ti fai tanti scrupoli, hai il mio permesso di…
Mossi violentemente il mio bacino contro il suo al solo scopo di farlo stare zitto, e il ragazzo Charlie Weasley penetrò ancora più a fondo dentro di me, ed io morsi più forte.
Ricordo che venne prima lui, che lo sentii venire dentro di me e che la cosa mi fece salire un conato di vomito alla bocca, che riuscii a rimandare giù solo auto-convincendomi che al posto dello spiacevole Charlie Weasley vi fosse mio marito Bill. Pensavo che si sarebbe fermato a quel suo amplesso, il ragazzo Charlie Weasley, ed invece continuò a muoversi dentro di me affinché venissi anch’io. Questo mi sembrò ancora più squallido e disgustoso.
Quando ebbe finito si lasciò crollare sopra di me, con la testa sul mio seno, ed immagino volesse forse una coccola, un bacio, una carezza, ed io invece lo scostai richiudendo del tutto la vestaglia, e rialzatami in fretta, uscii dalla sua camera chiudendo la porta dietro di me.
Addio, Charlie Weasley, pensai, addio a te e a tutti i miei sogni.

Salve, miei cari lettori. Sono contenta che la storia vi piaccia e vi intrighi, e sono contenta di esser riuscita a partorire qualcosa di diverso e strano, a suo modo. Mi scuso per gli eventuali errori di francese, ma si da il caso che io non conosca la lingua e che utilizzi il traduttore di google (un traduttore alquanto scadente a dir la verità). Comunque, se qualcuno si offrisse di darmi una mano con la traduzione in francese accetterei volentieri! No, la mia Fleur, come ho voluto sottolineare nel capitolo precedente, non prova nulla, al momento, per "il ragazzo Charlie Weasley", la cosa si svilupperà con il tempo. I sogni di Fleur, tra l'altro, la faranno da padroni soprattutto in questa parte della storia. Ho però per voi lettori una piccola domanda (una mia curiosità, niente di che) questa è la prima Charlie/Fleur del sito o ce ne sono altre? Se ce ne sono potreste fornirmi i titoli? Vorrei leggiucchiarle un pò! Ok, ho finito, baci. Giulia.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I nuovi sogni ***


I nuovi sogni

A guardare il mondo da quassù una sola ipotesi diventa certezza: ossia che quando credi di aver toccato il fondo, il pavimento si spezza e tu cadi ancora più giù.
I miei sogni peggiorarono quella notte.
Non avevo mai fatto sogni erotici prima di allora, giuro, né ne avrei più fatti in seguito, ma dopo il sesso con Charlie Weasley questi cominciarono ad affollare le mie notti.
Mi svegliavo sudata nel mio letto, Bill al mio fianco, e bevevo un sorso d’acqua per calmare i bollori, prima di rimettere la testa sul cuscino e riprendere a dormire, ma mi svegliavo nuovamente, dagli stessi sogni.
Ogni volta era un sogno diverso, erotico anch’esso, certo, ma diverso. Ero sempre con lui, il ragazzo Charlie Weasley, ed ero da tutte le parti del mondo, facendo l’amore in tutti i modi del mondo, ed era caldo, e la vista mi si offuscava, e il corpo di Charlie Weasley entrava e entrava ancora dentro il mio. Vedevo tutto. Vedevo la sua schiena forte, muscolosa ornata da gocce di sudore, lo vedevo muoversi regolarmente avanti e indietro sopra di me, sentivo il suo respiro pesante, affannoso, sentivo il cigolio del letto ai nostri movimenti, prima di svegliarmi e rassicurarmi che fosse stato soltanto un sogno.
Maledetto Charlie Weasley, pensavo allora, maledetti tu e tutti i miei sogni, maledetto il tuo suicidio, maledetto il sapore del tuo fumo nella bocca, maledetto il nostro accordo, maledetto il sesso che abbiamo consumato, e maledetti ancora i tuoi sogni, che ritornarono di nuovo.
Avevo provato di tutto, di tutto, lo giuro. Avevo posizionato una piccola sveglia sotto il mio cuscino e l’avevo impostata affinché suonasse ad ogni venticinque minuti, ed ogni venticinque minuti mi svegliavo quindi dai miei sogni peccaminosi, ed ogni volta speravo che riaddormentandomi avrei visto qualcosa di diverso, ed invece era ancora e soltanto sesso.
Lo odiavo.
E fu proprio l’esasperazione che mi portò a una risoluzione così bizzarra quella notte.
Ricordo che scesi silenziosamente dal mio letto, indossando il mio pigiama di seta color rosa perla, e che mi incamminai verso la sua stanza.
Lo trovai dormiente, il ragazzo Charlie Weasley, proprio come avevo sperato, sistemato di lato, con il volto ed il corpo rivolti verso la porta, il corpo ad arco, e mi posizionai anch’io nel suo letto, dandogli le spalle, il mio corpo accanto al suo.
- Ma che cosa…? – fece lui risvegliandosi confuso
- Sono io, sono Fleur – risposi
- Fleur? Che cosa ci fai qui? – domandò lui
- Mi stai provocando dei sogni erotici che non riesco ad evitare, ragazzo Charlie Weasley, - spiegai io - ed ho pensato che dormirti accanto potesse aiutarmi ad alleviarli. Posso rimanere qui?
Rimase un attimo in silenzio, intento a comprendere il significato delle mie parole e poi annuì con un semplice:
- Ma certo
Ed io rimisi la testa sul cuscino, dandogli le spalle.
- Posso abbracciarti? – mi sussurrò lui
- Fa come vuoi – gli risposi io fredda, e lui pose le sue braccia a cingermi i fianchi, ed io posizionai le mie mani sulle sue.
Capii allora e solo allora che l’unico modo per togliermi il ragazzo Charlie Weasley dalla mente, sarebbe stato fare di nuovo l’amore con lui.

Salve, scusate se il capitolo è breve. Il pudore di Fleur riserva una sconvolgente sorpresa che scoprirete con il tempo, sono contenta di impersonare bene i sentimenti di Fleur raccontandovi la storia attraverso i suoi occhi, e sono anche felice che la mia storia sia sempre più strana!
Sono inoltre orgogliosa di informarvi che (e mi sono documentata) questa storia è la prima e per il momento unica Charlie/Fleur del sito! Huppy!!!
Ok, la mia dose di cavolate per il momento è terminata.
Baci.
Giulia.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il sesso con Charlie Weasley, di nuovo ***


Il sesso con Charlie Weasley, di nuovo

Mia zia Dominique faceva l’attrice. Era una delle donne più grintose ed affascinanti che io avessi mai conosciuto in tutta la mia vita. Quando da piccola passavo le domeniche da lei, soleva raccontarmi le storie dei suoi tanti amori, e una volta ricordo mi disse che se un uomo e una donna si trovano da soli in un posto chiuso per più di una volta finiscono per fare l’amore. È vero, aveva ragione lei.
C’era un’ora dei giorno in cui ci trovavamo da soli io e il ragazzo Charlie Weasley. Era l’ora fatidica in cui la mia odiata cognata Molly Weasley usciva per fare la spesa, vale a dire dalle undici di mattina a mezzogiorno, e a quell’ora il mio adorato maritino era già al lavoro da cinque ore ormai, ed anche suo padre e il fratello Percy, il ragazzo Ronald Weasley, la bambina Ginny e mia sorella Gabrielle erano a scuola, ed il mio compagno di sguardi George Weasley aveva ripreso il lavoro nel negozio di scherzi che aveva aperto insieme al mio defunto cognato Fred, e si recava in negozio ogni mattina alle dieci e mezza. Così, come ho già detto, ci trovavamo da soli a quell’ora del giorno io e lui.
Lo avevo capito già da molto tempo, lo avevo capito la notte in cui mi aveva permesso di dormire al suo fianco, ed infondo sapevo che quella sarebbe stata la cosa giusta da fare.
Mi ricordo che non ricordo neppure che giorno fosse, ma che lo aspettai seduta sul tavolo della cucina, dietro di me saliera e zuccheriera, e un po’ si farina sparsa sul tavolo, e lo aspettai a gambe aperte, il mio vestitino carta da zucchero che mi arrivava alle ginocchia in dosso, ed avevo studiato i suoi movimenti, sapevo che sarebbe arrivato in cucina ancora insonnolito, stropicciandosi gli occhi, il pigiama ancora in dosso, pronto per la sua colazione, e sapevo anche che, molto probabilmente, gli sarebbe preso un colpo nel vedermi.
Tutte le mie previsioni si avverarono.
Il ragazzo Charlie Weasley entrò in cucina quella mattina con gli occhi ancora lacrimanti dal sonno, e trasalì nel mettermi a fuoco.
- Ma che cosa…? – chiese dopo aver portato una mano al cuore per la sorpresa
- I tuoi sogni sono finiti, ragazzo Charlie Weasley, quando abbiamo fatto l’amore io e te? – gli domandai io fissandolo fredda
- Io… - balbettò lui – sì, credo di sì
- Bene. – commentai – in questo caso credo che dovremo fare l’amore noi due.
Ricordo che un brivido mi attraversò la schiena mentre vidi il ragazzo Charlie Weasley incatenare il suo sguardo al mio, ed avvicinarsi pian piano, fino a posizionarsi nello spazio fra le mie gambe, aspettando la mia prossima mossa.
Ricordo che aprii il contenitore dello zucchero e che feci vagare per un po’ le dita fra quella sabbia bianca, e che poi le portai alle labbra per assaporare il suo gusto dolce, e che mi inzuccherai le dita ancora, per poi andarle a posare sul volto di Charlie Weasley, sullo spazio di carne fra il naso e le labbra, come a disegnargli dei baffi di zucchero, mentre lui rimaneva immobile a guardarmi, e che portai le mie labbra sulle sue.
Quello fu il nostro primo bacio, un bacio che ricordo a mala pena. Ricordo il sapore dolce della passione di Charlie Weasley nella bocca, la sua brama che potevo captare anche al semplice contatto delle labbra, e che lasciai andare le sue labbra per scrollarmi via dai capelli il fermaglio che li reggeva in una cipolla mal fatta, per lasciarli sciolti e lunghi come piacevano a lui, e che posizionai le mani sulle sue spalle inarcando la schiena, e che annuii come a dirmi pronta.
Ricordo i suoi movimenti, ricordo la passione che vedevo negli occhi di lui, ricordo che tentai di non farmi piacere i suoi movimenti, di trattenere almeno i gemiti, non potendo fermare il respiro affannoso, e che tentavo ancora di nasconderglielo, sussurrando solo dei plus, s'il vous plaît, plus, o merveilleux o en moi, sperando le lui non comprendesse la mia lingua (solo tre mesi dopo avrei scoperto che il ragazzo Charlie Weasley aveva passato all’età di diciannove anni quasi due anni in Francia, e che quindi ormai parlava e capiva il francese come fosse madre lingua). Ricordo che venni prima io, ma che sperai che continuasse comunque, e che quando anche lui toccò l’orgasmo al mio godimento si aggiunse il rammarico il nostro sesso fosse già nuovamente finito.
Stavolta non lo scostai bruscamente, lasciai che riposasse un poco con il viso sul mio seno, ed aspettai che il suo battito tornasse regolare, e che, quando finalmente alzò gli occhi verso di me, il mio sguardo gelido parlò per la sottoscritta, e lui si scansò da solo, mentre io scendevo con un salto dal tavolo, raccogliendo da terra il mio fermacapelli e appuntandolo nuovamente in quella cipolla sfatta che avevo portato mezz’ora prima, ed uscii dalla cucina mormorando un merci.

Ok, un altro capitolo è andato, spero che la mia Fleur si sia dimostrata abbastanza "interessante"! Baci. Giulia.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La nuova piaga ***


La nuova piaga

Forse quella di fare sesso con lui quel giorno non fu la scelta migliore, penso adesso che sto sull’orlo del baratro, ma la nostra vita è tutta una scelta, la nostra vita è fatta interamente di scelte, e queste cambiano la vita, ma non so dirvi se in meglio o in peggio.
E la mia vita cambiò infatti quel giorno. I miei sogni terminarono infatti, e cominciò la voglia.
Una voglia implacabile di lui, un desiderio puramente sessuale ed irrefrenabile, al punto che ogni suo gesto, dal semplice spalmare della marmellata d’albicocca sulle fette tostate fino al suo modo di ridere mentre portava distrattamente la tazza di caffellatte alla bocca, mi pareva incredibilmente eccitante.
Non lo faceva apposta, il ragazzo Charlie Weasley, anzi, a dire il vero non si accorgeva neppure dell’assiduità dei miei sguardi, del modo in cui cercavo di trattenermi dal saltargli addosso anche solo quando lo vedevo scuotere la criniera a testa in giù per portare i suoi capelli ad asciugarsi senza l’uso del phon, e pensavo che fosse una fortuna per me il fatto che non sene accorgesse, seppur dentro sentivo un cocente bisogno di svelare a qualcuno la mia immensa e corrosiva voglia di lui.
No, il sesso con mio marito non mi bastava più, non era abbastanza, il caro Bill non era più in grado di soddisfarmi, facevo l’amore con lui solo per farlo contento, fingendo che quel sesso piacesse anche a me, ma erano tutte recite, ed io la bravissima attrice che le impersonava, e appena finita la bugia tornavo a pensare a Charlie.
Era diventata la mia ossessione.
Avevo pregato, avevo scongiurato, avevo desiderato con tutte le mie forze che quei sogni da cui un giorno prima ero scappata tornassero a farmi visita, ma nulla, i miei sogni finirono dopo il nostro sesso in cucina: e non ritornarono più.
Avevo pensato di parlarne con qualcuno, non con mio marito, ovviamente, ma con qualcuno. Avevo pensato a mia sorella, ma l’avevo scartata, avevo pensato a mia madre, ed avevo scartato pure lei, avevo pensato di telefonare ad alcune mi vecchie compagne di scuola e poi… e poi mi ero finalmente resa conto che tutte le loro parole, per critiche o ammiccamenti che esse fossero non mi avrebbero dato ciò che in quel momento bramavo all’ossessione: ossia Charlie Weasley, di nuovo.
Il ragazzo Charlie Weasley, dal canto suo, non dava segni di interessamento, per quanto speravo che ne provasse, anzi, aveva preso l’oltremodo orrenda abitudine di andare a correre in mattinata, e questo ci portava a non poter più condividere la nostra ora da soli in casa Weasley, e me a rimpiangere il fatto di non averlo vicino.
Non andavo a fare la spesa con Molly perché speravo ogni volta che lui ritornasse a casa prima di lei, e che potessimo fare l’amore noi due, ma questo non succedeva mai, ed io continuavo a desiderarlo in modo cocente e tremendo, al punto che, se i sogni non mi aiutavano, sotto la doccia facevo vagare la fantasia in tutti quei luoghi, in tutti quei modi, in cui sogni erotici avevamo fatto l’amore.
No, non ne potevo più. Mi sentivo una ninfomane, un’invasata, perché con il passare del tempo ogni singolo gesto, ogni singola parola, mi provocava ondate di sudore ed un piacere che Bill in tutta la nostra vita insieme non era mai stato in grado di donarmi. E se poi, per caso, per sbaglio, il suo gomito sfiorava il mio quando eravamo a tavola…
Avrei voluto morire. Per evitare di perdere il controllo di me stessa mi congedavo all’istante per andare a rinchiudermi in bagno e lì mi sciacquavo il viso con l’acqua gelida, con l’intento di liberarmi da quella libidine, ma mi bastava guardarlo, o a volte solamente pensarlo, che quella voglia tornava di nuovo.
Sì, dovevo assolutamente fare di nuovo l’amore con lui.
TO BE CONTINUED...


Cari lettori, d'ora in poi ogni capitolo di questa storia finirà con un "TO BE CONTINUED" e questo perchè mi sono resa conto che al penultimo capitolo voi potreste pensare che la storia sia già finita ma non sarà così. Inoltre, volevo informarvi che con il precedente capitolo credo che si sia concluso il paragrafo de "I Sogni", i quali infatti non credo torneranno mai più a disturbare le notti della povera Fleur.
Inoltre, volevo chiedervi se voi sappiate come si faccia a pertecipare ad un concorso di ff (magari su Harry Potter), perchè l'idea mi solletica da un pò di tempo. Rispondetemi, please.
OOOOk. Ora rispondo alle vostre recensioni:
maltrerio: mormorando un Merci? sì lo so, è proprio strana! è una persona un pò ectoplasmatica, un pò inquietante, per come la vedo io, ma nasconde dei segreti, uno in particolare che l'ha davvero segnata. In quanto ai suoi gusti non posso che darle ragione: io sono un tipo abbastanza femminista, e Bill è un uomo vecchio stampo del tipo "tu devi piangere al funerale pure se non provi nulla perchè sei una donna e le donne piangono" (?!?!?!?!), come nel secondo capitolo, che pretende di poter decidere della vita della moglie, proibendole di fumare, reputando "stupide" le sue teorie (come quella suella morte, teoria che, rischiando di anticiparti troppo, sarà fondamentale per lo svolgimento della storia). Quindi no, il "mio" Bill non mi piace affatto, e poi Charlie è più bello di lui! Certo, se la fa con la moglie del fratello e questo lo trovo moooooooooolto scorretto, ma anche lui un piccolo segretuccio ce l'ha... Cmq se non ti piace la coppia Charlie Fleur io la vedo brutta dato che la storia parla essenzialmente di loro! OK, spero di non perdere una delle mie lettrici preferite. Baci. Giulia.
mayetta: hum... previsione azzeccata?!?!? vbb, comunque nel capitolo precedente erano stati davvero i suoi sogni a portarla a far sesso con lui, ma ora non ha proprio più scusanti. A che cosa porterà? Al finale della mia ff, ovviamente!!!! Spero che il capitolo ti sia piaciuto. Baci. GIulia.
vulneraria: questa volta non ho proprio avuto bisogno del francese!! L'idea dello zucchero è piaciuta tanto anche a me, insomma, era come avere davanti tutta la scena, e poi lei è strana quindi anche il suo comportamento doveva esserlo! Grazie per i tuoi complimenti: questa è la mia ff preferita fra quelle che sto scrivendo e quindi tengo particolarmente a lei! DOmanda: lo sapevi che le ff LIly/Sev si chiamano "Snevans"??? io lo trovo un nome fantastico!! E le Charlie/Fleur (ossia solo questa dato che è l'unica del sito, e probabilemente del mondo -.-) come dovrebbero chiamarsi? "Fleurlie"? no, questo nome fa schifo. Ok, ne cercherò un altro, scusa per le cazzate appena scritte. Spero che il cap ti sia piaciuto. Baci. Giulia.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La voglia appagata ***


La voglia appagata

No, io dovevo assolutamente fare di nuovo l’amore con Charlie Weasley o sarei morta, ne ero sicura.
Non ne potevo più di guardarlo dal mio cantuccio desiderando il contatto con la sua carne, non ne potevo più di fremere ogni volta che portava una mano fra i capelli, non potevo più trovare afrodisiaco ogni cibo se mangiato in sua presenza.
Io, la ragazza Fleur Delacour, dovevo necessariamente fare di nuovo l’amore con lui.
Ed allora cominciai a macchinare qualcosa, la mia splendida testolina bionda non era allora come non è mai stata vuota, al contrario di quello che molti di voi sicuramente avranno pensato a riguardo, e così misi in atto il mio piano.
Mi serviva che lui non andasse a correre per almeno una mattinata, mi serviva quanto l’ossigeno il fatto che lui rimanesse solo in casa con me.
Il mio piano, quindi, era ben congeniato e perfettamente applicabile, ed avevo già deciso il giorno in cui metterlo in atto: un giorno dopo una cena a base di zuppa.
No, non ridete, dico davvero. Dovete sapere che ogni mattina, durante la colazione in comune, Molly si lamentava del mio non far niente in casa domandandosi ad alta voce come avrei fatto a prendermi cura da sola di mio marito quando saremmo tornati a vivere a Villa Conchiglia. Ricordo che dopo tre settimane che sentivo la stessa lamentela nell’orecchio, ossia circa quattro giorni prima di ciò che sto per raccontarvi, scocciata le risposi:
- prenderò un elfo domestico che si occuperà della casa, d'altronde Bill non mi ha certo sposata per le mie abilità culinarie o per utilizzarmi come colf, mi ha scelta perché sono bella e molto brava a fare sesso.
Ricordo che la tenera, cara, dolcissima, odiatissima Molly rimase di stucco, che Charlie scoppiò in una rumorosa risata seguito a ruota da George e che Bill mi fulminò con uno sguardo che stava a dire ne riparliamo dopo, e così io non potei godermi quella risata che tanto piacevolmente avrei condiviso con l’uomo di cui avevo cotanta voglia, e così mi limitai a mordermi le labbra e ad abbassare gli occhi con aria colpevole.
Quella notte Bill passò tutta la notte a rimproverarmi, ma io avevo ancora Charlie a cui pensare, ricordate? Comunque all’indomani dovetti chiedere scusa a Molly, ed io recitai ancora la mia parte da attrice, e così dalla mattina dopo la tiritera della signora Weasley ricominciò, ed andò avanti giorno dopo giorno, senza che io mi opponessi mai più.
Comunque, stavo dicendo, dopo la sua lamentela quotidiana, la mia carissima suocera, mi dava sempre qualcosa da fare, a volte era quella di ripiegare la tovaglia, quella grande, altre volte aiutarla a lavare i piatti, e, quando a cena la sera c’era stato il brodo, la minestra o la zuppa come quella sera, spesso la mia “penitenza” consisteva nello svuotare nel gabinetto il contenuto residuo dell’enorme pentolone.
E meno male che Molly si sbrigò a fare quella stramaledettissima zuppa, e meno male che non cambiò sanzione quel giorno tanto così, per sembrar più originale, perché stavi pianificando quel giorno da quasi un mese ormai.
Il mio piano era arguto, preciso e puntuale, un piano degno del migliore fra gli strateghi, e consisteva, precisamente, nel versargli addosso, accidentellement des cours , l’intera brodaglia. E così sarebbe dovuto andare a cambiarsi, cambiarsi nell’ora fra le undici e mezzogiorno, ovviamente, e quindi la sua solita corsa avrebbe, malheureusement, ritardato. E saremmo rimasti in casa da soli noi due…
Mi veniva da sudare anche solo all’idea della nostra complice solitudine, noi che… noi due insieme che… ed i miei pensieri diventavano una nebbia lattea, affannosa, pesante, ed avevo bisogno di correre in bagno per non esplodere…
E così lo feci, così, di getto, con e camminai fingendo di barcollare sotto il peso della casseruola, ed inciampai nel nulla riversandogliela in dosso nel momento in cui Charlie Weasley si alzava per gettare la sua tazza nel lavello.
La prima espressione che si dipinse sul mio volto fu un désolé, mentre la sua fu una smorfia di disgusto al contatto della pelle con tutta quella brodaglia che odiava tanto.
Non ricordo neppure cosa disse, ricordo solo un enorme desiderio di averlo mischiato ad una grandissima voglia di ridere: il mio piano era riuscito a puntino, o almeno credevo…
Quando restammo da soli io e lui ricordo che mi mossi a passo svelto verso camera sua, che salii piano piano le scale sbottonando il mio vestitino color lavanda d’un bottoncino ad ogni gradino. Entrai nella sua camera credendo di trovarlo lì, intento a cambiarsi i vestiti, ed invece sentii il fruscio dell’acqua e capii che doveva essersi chiuso nel suo box doccia per scacciar via quella brodaglia dal suo bello, bellissimo corpo.
Fui silenziosa, mi mossi in modo che non potesse sentirmi, aprii la porta del suo bagno con una lentezza ed un’attenzione tale che non riuscì a sentirmi e si accorse di me soltanto quando si girò dalla mia parte, intento a risciacquar via lo shampoo, che gli prese un colpo a vedermi.
- Cazzo, Fleur, tu dovresti bussare – si limitò a dire quando i suoi polmoni gli permisero nuovamente di riprendere fiato.
- Devo parlarti – gli dissi
- Di nuovo brutti sogni? – ipotizzò lui mentre io mi ipnotizzavo a guardarlo: era la prima volta che lo vedevo integralmente nudo.
La prima volta che avevamo fatto l’amore ero distesa sulla sua branda, ad occhi chiusi, e non seppur era nudo non ci feci caso di certo, e la seconda volta si era limitato soltanto ad abbassarsi i di un poco i pantaloni, ed io non lo avevo guardato comunque, e così quella fu la mia prima volta. E lui si accorse del mio sguardo, e finse un colpo di tosse, nascondendo una risata quando io alzai il volto arrossato dalla vergogna a guardarlo.
- No, niente sogni – risposi scuotendo la testa, intrecciandomi convulsamente i capelli intorno al dito – è che io… io…
- Tu?
- Io ti voglio.
Ricordo che il silenzio fu tale che alle nostre orecchie non arrivò neppure il rumore dello scrosciare dell’acqua, e che Charlie Weasley rimase fermo immobile a guardarmi, ed io feci lo stesso.
- Che cosa vorresti dire, scusa? – mi domandò infine
- Voglio dire che non vivo più se non ti penso, che voglio il tuo corpo sul mio, e lo voglio adesso, che se mi sei vicino sudo e tremo, e se mi stai lontano morirei, che il sesso con Bill non mi basta più, che sei diventato il mio unico amante, la mia unica voglia. Il mio amante assente, la mia voglia fantasma. Charlie, ti prego…
Ma lui non mi lasciò finire, si avvicinò un poco a me così che io lo potessi baciare, stringerlo fra le mie braccia con tutta la forza e la voglia che avevo.
- Lusingato – commentò poi, quando staccai finalmente le mie labbra dalle sue, ed io lo abbracciai di nuovo, mentre lui mi premeva la schiena contro il muro.
Non tolsi il vestito, ma lasciai scivolare via il mio piccolo slip, mentre riprendevo a baciarlo e a guardarlo negli occhi.
Un’altra prima volta, quella, la prima volta in cui i miei occhi incontravano i suoi mentre facevamo l’amore.
Addio alla timidezza, addio alla freddezza, guardarlo negli occhi era la cosa più bella del mondo, e fu forse quella la prima volta che facemmo l’amore, nel senso letterale della parola intendo. L’amore, l’amore mentre tutta mia mente cessava di esistere, l’amore mentre scordavo il posto, il luogo, il tempo, ricordo che non captai neppure le gocce d’acqua che mi scorrevano sulla pelle, non avvertii neppure l’incollarsi del mio vestito fradicio sulla pelle, e non calcolai che avrei dovuto staccarmi di lui prima o poi, ed anche quando raggiungemmo entrambi l’amplesso, cosa che avvenne quasi contemporaneamente, non gli permessi di uscire da me, e lo trattenni nel mio corpo un altro po’, senza che nessuno noi muovesse arto.
Poi si staccò da me, dolcemente, regalandomi un ultimo bacio, e chiuse la doccia infilandosi sotto il suo morbido accappatoio, e che mossi qualche passo verso di lui, e che lui tirò via il vestito tutto bagnato, e che non provai alcuna vergogna del mio corpo quella volta, nessun pudore, nessuna soggezione, ma che lui, ricordandosi del mio imbarazzo, mi fece entrare fra le sue braccia, e poi richiuse entrambi in quell’ovattata vestaglia.
Ci movemmo a passi piccoli piccoli piccoli, il suo corpo attaccato al mio ai limiti dell’inverosimile, incapaci di qualsivoglia movimento, e che movemmo passi passi verso la sua camera, verso il suo letto.
E nuda su di lui facemmo l’amore ancora, perché lo volevo ancora, ed ancora e ancora, e che mi sciolsi sulle sue braccia quando mi avvolse nel suo abbraccio dopo che fummo nuovamente venuti insieme, e che mi stesi poi accanto a lui, provando tutti i brividi del mondo in un solo momento, stringendomi ancora nel suo calore. Non so dirvi se fosse amore, in quel momento l’amore non mi passava proprio per la mente, ottimo sesso, ottimi sorrisi, quelli che mi regalava il ragazzo Charlie Weasley, e pensai che sarei rimasta volentieri accanto a lui per tutta la vita.
Sentimmo poi, mentre eravamo ancora stesi l’uno accanto all’altra, con udito da pipistrelli immagino, la chiave di Molly Weasley muoversi serpentina nella serratura ad aprire la porta d’ingresso di “La Tana”, e sgattaiolai allora via dalla sua stanza mormorando un pardon.
Mi chiusi a chiave in camera mia e rimasi per un po’ nuda sul mio letto, ridendo ancora del nostro sesso nella doccia e sul letto, e non riuscivo a sorridere e sorridere, e non riuscivo a smettere di pensare alla nostra sconsideratezza, ed era fantastico non riuscire a smettere di farlo.
Ero stata sua, totalmente sua, e lo ero stata per ben due volte nell’arco di un’ora sola, e capii in quel momento che non mi sarebbe mai passata la voglia di fare a l’amore con lui.
I miei piani, però, non andarono come previsto.
TO BE CONTINUED...

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il piccolo segreto di Charlie Weasley ***


Il piccolo segreto di Charlie Weasley

Il mio più grande dolore mi è stato arrecato mentre avevo il sorriso sulle labbra. Credo quindi che sia più facile quando si è felici provare dolore.
Il sesso con Charlie Weasley mi aveva donato una felicità nuova, ed un nuovo sofferenza era infatti già pronta a trafiggermi.
Insomma, per me era stato stupendo, non solo dal punto di vista erotico, ma anche psicologico, mi ero sentita sua quanto non ero mai stata di Bill, e non vedevo l’ora di tornare da lui.
Ovviamente la voglia non mi era passata dopo il nostro rendez-vous nella doccia, anzi, la mia voglia era aumentata, e cambiata, volevo ritornare a fare l’amore con lui perché lui mi piaceva, perché lui mi completait.
Pensavo che per lui fosse lo stesso, pensavo che il nostro sesso gli piacesse almeno quanto piaceva a me, che lo volesse almeno quanto lo volevo io, a quanto pare mi sbagliavo.
Pensavo che non sarebbe più andato a correre, dopo il nostro incontro, per rimanere con me, ed invece mi sbagliavo, perché le sue corse ricominciarono tali e quali.
Usavo ora inoltre rivolgergli dei mezzi sorrisi, a colazione, a cena o a pranzo, usavo cercare di incatenare il mio sguardo con il suo per raccontargli quanto era bella la felicità che mi aveva portato in dono, ed invece lui aveva preso ad ignorarmi completamente.
Insomma, non era come prima, in cui evitavamo di guardarci per nascondere il nostro piccolo segreto, ora era diverso, ora era peggiore, o almeno a me sembrava fosse peggiore, perché ora cercavo i suoi sguardi senza ottenere risposta, e ciò mi faceva male.
Non sorrideva alle mie battute, si girava dalla parte opposta se solo provavo a guardarlo, e se gli chiedevo un favore da farmi lui lo delegava a qualcun altro.
In qual brutta situazione avevo finito per cacciarmi!
Dovevo assolutamente capire che cosa stava succedendo, insomma, io non vivevo senza di lui e lui mi ricambiava così?
Non sapevo come bloccarlo, non sapevo come riuscire a rimanere da sola con lui per potergli parlare, insomma, non potevo vuotargli di nuovo addosso la zuppa, ed avevo pensato di recarmi di lui di notte, ma il ragazzo Charlie Weasley aveva bloccato anche quella mia idea sul nascere, chiudendosi tutte le notti a chiave nella sua stanza.
La situazione era diventata ingestibile, il ragazzo Charlie Weasley doveva avere qualcosa in mente, o no?
Per mia fortuna, e sua sfortuna, il suo correre in canottiera fra la brina mattutina ogni giorno gli causò una mezza febbre.
Se fosse stato per lui, menefreghista e testardo com’era, se ne sarebbe fregato altamente, ma la chioccia amore di mamma quale Molly Weasley aveva insistito così tanto e lui non aveva potuto che cedere.
Non sarebbe andato a correre quel giorno: la mia occasione perfetta.
Ricordo che, quando tutti furono usciti, mi chiusi in camera per dieci minuti, per farmi più bella, perché doveva esserci un motivo se Charlie stava deliberatamente cercando di evitarmi, o no? Pettinai i capelli senza intrecciarli con alcun fermaglio, perché sapevo che era così che piacevano a lui, ed indossando il vestitino magenta che mi toccava giusto l’inizio delle cosce, salii in camera sua.
Mi trattenni dal saltargli subito addosso, quando lo vidi sdraiato pigramente sdraiato sul suo letto, ma che gli dedicai il mio sorriso migliore.
- Ci fai tu qui? – scattò lui appena mi vide, saltando in piedi
- Sono venuta per te – risposi io chiudendogli le labbra in un bacio, ancora sorridente.
- No! – fece lui staccandosi da me – no, tu non devi toccarmi, dobbiamo troncare questa cosa ed alla svelta, mi hai capito?
No, non lo avevo capito, e continuai a non capirlo, e tentai di baciarlo ancora, mormorando un innocentissimo:
- Che c’è? Non mi vuoi?
Pensavo che fosse un invito molto eccitante, soprattutto se accompagnato dalle mie labbra che si chiudevano nuovamente a rinchiudere le sue, ma lui mi allontanò ancora.
- No, Fleur – rispose lui – no, io non ti voglio, e te ne devi andare subito via di qui
Continuavo a non capirlo, le sue parole mi scorrevano addosso quanto le gocce di pioggia in un giorno d’autunno. Non mi graffiavano, non mi colpivano, tanto era inverosimile alle mie orecchie il loro suono, e così continuavo a sorridere, perché ero sicura che lui mi volesse ancora.
- Stai mentendo, - gli dissi – lo so che mi vuoi
E lo strinsi nuovamente fra le mie labbra, e lui si lasciò andare per un secondo, chiudendo gli occhi e rispondendo al mio bacio, e quando riuscì a riprendere il controllo di se io ero ben decisa a non lasciarlo mai più, e lui mi scacciò via con uno schiaffo.
Mi ritrovai gemente sul suo letto, la mano a massaggiarmi la guancia dolorante. Forse adesso avevo capito.
- Che cosa…? – gli chiedetti – perché…?
- Ho detto che te ne devi andare – ripeté lui – non voglio vederti mai più, Fleur, mai più, lo capisci questo?
- Ma perché? Noi…
- No! Non c’e nessun noi, Fleur, e tu devi andartene via!
- Ma… - ed i miei occhi incontrarono i suoi, freddi come non li avevo mai visti – ti prego, Charlie, spiegami almeno perché non vuoi stare con me.
Il ragazzo Charlie Weasley mi parve guardarmi con un’occhiata pari a un misto fra la scocciatura e l’odio, e, dopo averci riflettuto un po’ esordì con un semplice:
- Sei fredda, Fleur, sei tanto, troppo fredda.
Rimasi un secondo a guardarlo, tentando di comprenderlo.
- Fredda? – gli chiesi non capendo, con un principio di lacrime agli occhi
- Già – rispose lui – fredda.
- Ma come…? Io, io non capisco, io…
- Dio mio, Fleur, davvero non te ne rendi conto?? Sembri una scema. Quando mi hai salvato la vita, quando stavo per buttarmi, mi hai teso la mano proponendomi di non saltare, PROPONENDOMI, Fleur, capisci? Hai fatto per andartene quando ti ho detto dov’era tua sorella, e mi hai detto di non saltare come fosse un’ipotesi qualunque, chiunque avrebbe gridato, chiunque mi avrebbe fermato, ma a te non sarebbe fregato nulla. E poi, poi tu mi hai chiesto di non suoicidarmi solo per non avere un qualche incubo la notte, della mia incolumità non te ne sarebbe fregato nulla se solo tu fossi riuscita a fare dei sogni tranquilli! Dimmelo, Fleur, dimmi la verità, saresti venuta a letto con me quando l’avevo definito l’unico modo per salvarmi se i tuoi brutti sogni non sarebbero tornati a tormentarti? No, Fleur, non lo avresti fatto. E hai tradito tuo marito soltanto perché dei sogni erotici non ti solleticassero più le notti, e lo hai tradito ancora per soffocare una tua voglia personale, ci sei sempre e solo tu, Fleur, non te ne importa nulla di chi ti sta intorno! Dio mio, non hai nemmeno pianto al funerale di Fred, non te ne è fregato proprio niente, tu…
- No, aspetta – lo interruppi io, piangendo – forse hai ragione, forse sono davvero sbagliata come tu mi descrivi, però non è per questo che non ho pianto al funerale di Fred, io gli volevo bene davvero, se non ho pianto è per… è per una mia teoria che…
- Esponi – fece lui
- No, lascia stare – risposi io – Bill dice che è una cosa stupida
- Bill è stupido – rispose lui.
Rimasi immobile per qualche secondo a guardarlo, prima che lui andasse avanti.
- Ha seguito le orme di papà a lavoro, è una persona totalmente priva di qualsivoglia identità o carattere, è un uomo che vecchio stampo che fa quello che è convenzione venga fatto, vive nella sua mediocrità e la chiama giudizio, davvero, Fleur, mi chiedo come tu faccia a stare con un uomo come lui.
- Noi… noi siamo felici – balbettai io
- Voi siete felici, Fleur, o lui è felice? Prova a ragionarci qualche volta.
- Sei strano, ragazzo Charlie Weasley
- Sono strano? Ed in che senso?
- Nel senso che fin ora ho conosciuto solo fratelli minori che fossero in qualche modo gelosi dei loro fratelli maggiori, che li invidiassero, ed invece tu sembri rifiutare totalmente ogni cosa gli assomigli, sei così diverso dagli altri, o lo sembri soltanto, forse?
- Mi stai chiedendo se sono geloso di mio fratello, Fleur? No, non lo sono, come potrei esserlo? Chiuso tutto il giorno nel suo piccolo ufficio, lo hanno ammesso a lavoro solo per non dover pagare la cancellazione del nome “Weasley” dalla scrivania su cui prima sedeva mio padre, non ha mai avuto un sogno, non ha mai urlato a un concerto, la sua vita è solo una stupida, sciocca, mediocre convenzione. Non l’ho mai invidiato, Fleur, mai. Forse solo una volta.
- Racconta. – feci io, e lui si voltò verso le ante del suo armadio, dandomi le spalle
- È successo un anno fa – cominciò a raccontare – io ero ancora in Romania allora, e stavo lavorando quel giorno quando mi arrivò una lettera da casa, era di Bill, e lo scritto soccombeva sotto l’immagine: lì dentro c’era il suo futuro: era la cosa più bella che avessi mai visto
- Che… che cosa c’era in quella lettera?
- Tu. Era l’invito al vostro matrimonio, il giudiziosissimo Bill offriva il posto di testimone al fratello scampanato…
- Non sei venuto al nostro matrimonio - riflettei ad alta voce
- E come avrei potuto? Come avrei potuto, Fleur, guardarti avanzare verso di lui giurandogli fedeltà, Fleur, come avrei potuto? Mi sono innamorato di te al solo guardare quella foto.
- No, - protestai io – no, no, non è possibile, non ci si può innamorare di una foto, è impossibile è…
- No, Fleur – rispose lui – non lo è: io ne sono la prova. Credi che avrei rinunciato al suicidio se non fossi stata tu a chiedermi di non farlo? Credi che avrei afferrato la mano di chiunque per saltare giù? Credi che mi sarei messo in questo grande casino di merda per una ragazza qualunque?
- Credevo fosse solo sesso – risposi io, parlando forse più a me stessa che a lui
- No, Fleur – rispose lui – il tuo era solo sesso. Per me era molto di più.
- Ma…? come…?
- Non capisci quanto ciò mi faccia male, Fleur? Non capisci che mi stai usando come tua valvola di sfogo per placare un sogno o una voglia mentre io mi muoio per te? Non capisci che ti odio perché non riesco a resisterti? Mi fai male, Fleur, perché mi stai trattando come una tua puttana. Insomma, fai sesso con me e poi te ne vai soddisfatta, sono lusingato, dico davvero, ma non è quello che voglio. Non merito di essere trattato così, Fleur, posso sembrarti un cretino irresponsabile e superficiale, lo so, è l’impressione che faccio a molti, ma provo qualcosa Fleur, ho cuore anch’io, e tu mi stai annientando. Ora, se permetti, vorrei essere lasciato da solo, puoi andare.
Mi alzai dal suo letto i mi mossi verso la porta della sua stanza sotto lo guardo vigile di lui.
- Charlie, - gli chiesi poi – se io mi accorgessi di essere innamorata di te, tu…
- Se ti accoglierei fra le mie braccia? Certo che lo farei – rispose lui
- D’accordo – annuii – e come faccio a sapere se sono innamorata di te?
Lui piegò il volto in un’espressione di amara ironia.
- Và pure, Fleur – mi disse poi – e sii felice con tuo marito: se fossi davvero innamorata di me non avresti bisogno di una tale domanda.
TO BE CONTINUED...

Che ne dite??? Povero Charlie!
Innanzi tutto vorrei fare un plauso speciale a vulneraria per avermi aiutato con il francese, e passo ora a sispondere alle vostre recensioni!
maltrerio: hum... ecco cosa ne pensa Charlie!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e che anche il mio Charlie non ti sembri più così brutto! Ti ho colpito? Spero di sì, credo che questo dia una grande svolta alla storia, non credi?
mayetta: tutte impressioni azzeccate, ipotizza nella prossima recensione un finale della storia, secondo me ci azzacchi! Questo capitolo è meno piccante del precedente, ma mi sembra comunque moolto interessante, che ne pensi? Te lo aspettavi un Charlie così innamorato?
Alohomora: già, Fleur nella mia ff Molly proprio non la può vedere, e quindi agisce di conseguenza! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! P.S. forse non te ne sei accorta, ma ho aggiorato con il secondo capitolo di "Il traggico segreto di Lily Evans".
vulneraria: grazie per il francese! Che ne dici del capitolo, a mio parere complica un tantino le cose, tu che ne pensi????

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Invisibile ***


Invisibile

Sapevo che sarebbero cambiati i nostri rapporti dopo quella confessione, o quantomeno lo sospettavo, ma mai e poi mai avrei creduto di poter diventare così invisibile ai suoi occhi.
Il nulla. Per lui ero diventata il nulla. Non parlava con me, non scherzava con me, non rideva con me, e se per caso gli chiedevo di passarmi qualcosa a tavola si limitava a delegare il compito a qualcun altro, o a passarmela senza voltarsi verso di me, continuando a ridere, giocare, scherzare, con tutti gli altri. Era veramente stressante, veramente terribile.
Mi accorsi ben presto, mentre lo vedevo abbracciare Ginny o ridere dei baffi di latte e cioccolato di Ron, che forse la cosa che più mi mancava di lui non era certo il suo sesso, un sesso fenomenale, intendiamoci, ma quel che mi mancava di più era… tutto il resto.
Mi mancavano i suoi sorrisi, il fumo della mia prima sigaretta, il suo sguardo complice, il suo pronunciare parole a mezza voce in modo che solo io potessi sentirlo, i suoi commenti stupidi, il suo sguardo sbigottito, il sguardo provocante, il suo modo di lasciar ciondolare un braccio dalla poltrona, quello di portare la tazza di caffé latte alla bocca, quello di togliersi il cappotto e lasciarlo svogliatamente cadere sulla poltrona più vicina, quello di…
Che strana, strana, stranissima nostalgia, quella provocatami dal ragazzo Charlie Weasley.
E non sapevo neppure perché, insomma, non sapevo perché il mio essere completamente invisibile ai suoi occhi mi facesse così male, insomma, il sesso era una cosa e la nostalgia era un’altra, ed in più tutto ciò mi provocava un’enorme, immenso punto interrogativo nel cervello, al punto che non riuscivo a smettere di pensare a lui.
Dico davvero, non è una battuta, non è una frase fatta, io pensavo a lui continuamente, il nostro ultimo discorso mi rimbombava nei timpani in ogni singolo istante, anche quando facevo l’amore con Bill e non riuscivo a pensare ad altro, insomma, era una cosa impossibile da vivere.
Ed inoltre le sue domande, le sue affermazioni, la sua confessione, cominciarono a farmi riflettere:
Aveva detto infatti, il ragazzo Charlie Weasley, che non ero felice con Bill, e questo mi fece riflettere.
Non mi ero mai posta questa domanda, eppure era una gran buona domanda. Ero felice con mio marito Bill? Ero davvero innamorata di lui? Sì, sicuramente sì, insomma, dovevo per forza essere felice, era la regola, o no? Insomma, dovevo amarlo per forza, altrimenti non lo avrei sposato. E perché mai lo avevo sposato? Che cosa mi aveva indotto ad accettare? Perché diamine non ci avevo pensato un po’ di più prima di approvare quell’insana proposta? Ed, infine, perché mai mi facevo tutte queste assurde domande?
Dannato te e la tua dannata confessione, ragazzo Charlie Weasley, dannato tutto quello che hai detto e non detto, dannato il momento in cui ti sei dichiarato e dannati i momenti in cui non l’hai fatto, ed infine dannata me che ti ho dato ascolto.
Domande domande e domande, pensieri pensieri e pensieri, e lui, il solo che avrebbe potuto rispondermi, l’unico che avrebbe potuto alleggerire il mio collasso emotivo non c’era, o almeno non c’era per me, ed in cuor mio sapevo che non ci sarebbe stato mai più per me.
Avevo appena preso per sempre la persona più strana, più odiosa, più arrogante, più temibile ed allo stesso modo più eccezionale che io avessi mai conosciuto.


Rispondo alle vostre recensioni:
mayetta: basta, mi sono depressa, insomma, sei una legilimens???' Mi hai fatto venire voglia di cancellare la storia, insomma, non credevo di essere così scontata. Comunque hai indovinato la parte centrale, non le cose che stanno per succedere e non il finale, e questo mi rallegra. Hai mai pensato di giocare alcuni numeri a lotto o partecipare al totocalcio? Per me vinceresti!
maltrerio: allora, Fleur non è una senza cervello nè un'insensibile, è solo che non lo ha capito! Comunque è davvero molto strana come ragazza, molto riflessiva, ma il suo passato è ancora tutto da raccontare...
vulneraria: come andrà a finire? nei prossimi capitoli si svilupperà qualcosina... ma non ti anticipo nulla!
Tali: ti piace davvero? grazie! suppongo che sia la mia storia migliore e mi fa piacere che anche a voi piaccia!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Amici? ***


Amici?

Quella notte non c’era la luna, o forse c’era ma non me ne accorsi, non era certo il mio pensiero primario mentre mi muovevo lentamente verso camera sua.
Ricordo che gli scostai i capelli dalla fronte, e che mi sedetti sopra il suo letto, aspettando che si svegliasse, cosa che avvenne quasi immediatamente.
- Fleur? – chiese lui quando i suoi occhi, abituatisi al buio, seppero riconoscermi – Ma che diavolo ci fai tu qui in piena notte? Ti avevo detto che non volevo vederti mai più.
- Sì, me lo avevi detto, - risposi io sorridendo – ma non intendo darti ascolto: tu mi manchi.
- Te ne farai una ragione. – rispose lui freddo – a meno che per “tu mi manchi” tu non intenda dire che mi ami, e che sei disposta a mollare Bill per me, perché in quel caso sarebbe tutta un’altra storia, penso che potrei…
- Non ho intenzione di lasciare mio marito, sarebbe sbagliato, – lo interruppi io – e poi io amo Bill, suppongo, e non… io non credo di essere innamorata di te. Però mi manchi lo stesso.
Il ragazzo Charlie Weasley mi guardò alquanto schifato, per quello che riuscii a vedere nel buio, e poi mi agirò per alzarsi dal letto e prendere a camminare avanti e indietro per tutta la stanza.
- se tuo marito non riesce a soddisfarti sessualmente, Fleur, ci sono dei consulenti che possono aiutarvi, - fece poi – non puoi fartela con il fratello del tuo uomo, Fleur, sarebbe sbagliato – mi canzonò – quindi, se hai intenzione di rimanere con lui, esci all’istante dalla mia stanza, e non tornare, per favore.
- Ma non mi hai fatto finire di parlare, io…
- Forse non ti ho fatto finire di parlare – mi interruppe lui – perché quello che hai da dire non mi interessa.
- Per favore! – lo supplicai – non ti chiedo molto: ascoltami solo questa volta.
- Non ne ho voglia, Fleur.
- Ma…
- No!
- Charlie, non voglio fare l’amore con te, io voglio esserti amica!
- Fleur, per favore, esci di qui immediatamente.
- Uscirò solo dopo che mi avrai ascoltata, ok?
Il ragazzo Charlie Weasley mi guardò sbuffando e si risedette sul letto.
- avanti, parla pure, - mi concesse infine – al solo patto che tu te ne vada non appena avrai finito.
- Lo giuro. – risposi raggiante – allora, il tuo sesso mi è piaciuto, il tuo sesso mi piace e lo sai, sarebbe inutile da parte mia negarlo, ma non è per questo che sono qui.
- Ah davvero? – commentò lui – Questa sarebbe una novità!
- Fammi finire, per favore. – chiesi lui fredda – Stavo dicendo che non è per fare l’amore con te che sono qui, sono qui per dirti che… che quello che più di te non è… quella cosa, quello che mi è mancato di più è… è…- e ricordo chiaramente che qui vi fu un attimo di puro silenzio – è… è tutto il resto.
Lo vidi guardarmi, il ragazzo Charlie Weasley, lo vidi guardarmi a lungo, e poi si alzò, continuando a fissarmi, mi girò attorno, e poi si posizionò dinnanzi a me, il suo corpo distante solo pochi centimetri dal mio, e mi alzò il volto con due dita in modo che i miei occhi potessero incontrare in linea retta i suoi.
- Che cosa intendi con “tutto il resto”? – mi chiese infine, mentre io cercavo di non sciogliermi al contatto con il suo respiro.
Pensai a quanto avrei voluto baciarlo.
- Intendevo dire – ripresi dopo aver deglutito – intendevo dire che mi mancano quei momenti, i momenti della mattina e della sera…
- Avanti, Fleur – mi canzonò lui – una frase più finta non la sapevi trovare?
Trattenni le lacrime al vederlo ridere di me, trattenni le lacrime al sentirlo deridere i sentimenti ch’io provavo per lui, e poi non trattenni più nulla, e mentre lui rideva, e mentre le lacrime cominciavano a scivolarmi sul volto, alzai la voce per sopraffare la sua voce, e mi feci forza per continuare.
- mi mancano le risate a pranzo, e i commenti sul quidditch di cui dicevi che io campivo nulla, e quelli sulla musica che mi piace sentire e che a te fa schifo, e…
- oh, finiscila, Fleur, tu…
- e mi manca il modo in cui riprendevi tua sorella Ginny se lei indossava vestiti troppo corti o scollati – continuai ingoiando una lacrima e parlando ancora più forte – mi manca il profumo che mettevi di mattina, che tra l’altro è certamente uno dei profumi per uomini peggiori che io abbia mai sentito in vita mia, e mi manca la voce di tua madre che ti diceva di non mangiarti le unghie, le smorfie che facevi quando te lo diceva…
- abbassa la voce, se qualcuno ti sente…
- Je n'aime pas! vous êtes plus important que ce, je dois dire est plus important que ce!
Ricordo, ricordo, che rimase fermo per qualche istante a guardarmi, ricordo che si tolse finalmente quel ghigno beffardo dalla faccia, e che taccette, finalmente.
- ok, ok allora – disse tornando a sedersi – non ti interrompo più, l’importante è che abbassi la voce.
Incrocia lo sguardo con il suo, pensai a quanto fosse divertente e appagante quella mia piccola vittoria, e continuai quindi la mia orazione.
- mi manca tutto di te, ragazzo Charlie Weasley, tutto. Che puoi fare a riguardo?
- Tu cosa proponi?
- Io propongo… - dissi con voce tremante – io propongo di rimanere amici, ragazzo Charlie Weasley, propongo di… propongo di fingere che fra noi non sia mai successo niente, e propongo di essere amici, di ricominciare tutto da capo, io ti sto chiedendo ufficialmente di essere il mio migliore amico, ragazzo Charlie Weasley – dissi inginocchiandomi dinnanzi a lui, mentre mi trattenevo dal ridere fra le lacrime – vuoi accettare?
Ricordo che rise anche lui, e che poi mi fece cenno di alzarmi.
- pensi che uomo che ami davvero una donna – mi disse poi facendo vagare lo sguardo sul soffitto – possa accontentarsi di essergli amico, ed amico e basta?
- Io credo – dissi accarezzandogli il volto – che un uomo che ami davvero una donna, sarebbe disposto ad essere anche il suo cane, pur di restargli vicino.


SORRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY! Scusate per il ritardo PAZZESCO ma mi mancava totalmente l'ispirazione giusta per tornare a scrivere qualcosa e quindi ho pensato che sarebbe stato meglio se mi fossi fermata un attimo invece che rischiare di scrivere controvoglia un qualcosa che non piacesse nemmeno a me, che dite? mi perdonate???? Cmq, forse vi starete chiedendo perchè mai io abbia ricominciato a scrivere adesso, e beh, dovete ringraziare il professore di italiano che oggi ha messo un bellissimo 8 al mio tema!!!!! ahahaha! prometto che da ora in poi ricomincerò ad aggiornare più frequentamente (ispirazione/compiti permettendo) non solo questa ma anche le mie altre ff.
Cmq volevo rassicurarvi: questa cosa degli "amici" fra Charlie e Fleur, che prevedo già non v convinca troppo, non durerà a lungo, e sarei molto curiosa di sentire le vostre previsioni su cosa accadrà poi, anche se vi avverto che nessuna vostra proposta potrà deviare il percorso già prestabilito della mia ff. parlatemi magari del mio Charlie, nelle vostre recensioni, di come ve lo immaginate, e se vi piacciono la mia fleur, e la mia molly, e la mia ginny ed il mio bill e... dai dai dai che sono curiosa!!!
ok, ora vado, c'è una ragazza che è arrivata a capitolo 30 di una ff bellissima ed io sono rimasta a capitolo 12!! (la mia pausa di riflessione ha riguardato efp in generale, non solo la scrittura ma anche la lettura).bacioni. scusate ancora. bacioni bacioni bacioni. Giulia.
P.S.: le recensioni contribuiscono in modo impressionante a sollecitare la velocità di uno scrittore, quindi mi raccomando recensite!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Dica, dottore ***


Dica, dottore

Cosa vi state chiedendo adesso?? Cosa vorreste chiedere ora ad una povera suicida che muove barcollando il terzo dei passi che la condurranno a cadere dall’orlo del baratro della sua tragica storia?? Se Charlie accettò quella sera?? Se mi rimase accanto, come amico?? Vi state forse chiedendo se è per questo che sono qui?? Se è per la sua mancata amicizia che mi sono decisa a saltare giù?? No, non fu così. Il ragazzo Charlie Weasley mi rimase vicino, come amico, e cominciò un periodo davvero stupendo della mia vita, un periodo segnato dalla una speciale complicità fra di noi, e questo è il problema. Se si fosse allontanato da me quel giorno, se mi avesse scacciata come tanto temevo facesse, se lo avesse fatto probabilmente ora non sarei qui su pronta a salvare, o forse sarei già morta, chi lo sa, suicida tanti mesi fa. Maledetto, ragazzo Charlie Weasley, maledetta la scelta che facesti, e che al momento mi rese così felice.
E così il ragazzo Charlie Weasley divenne il mio migliore amico, ma che dico il mio migliore amico, Charlie Weasley divenne il mio dottore, ossia l’unico e il solo da cui io accettassi di farmi curare da quella tremenda malattia che mi stava lacerando da dentro, dal virus della mia enorme indecisione, dal germe della mia infinita insicurezza.
Ora fra noi era tutto diverso. Lui non andava più a correre la mattina, e rimaneva con me, a chiacchierare, ed io gli raccontavo tutto di me, davvero tutto, tutti quei segreti che Bill non sapeva né avrebbe saputo mai, e suppongo che fu questo che lo portò a divenire, nell’arco di un misero mese, la persona che sapesse più di me al mondo.
Oh, le nostre mattinate erano stupende, stesi entrambi sul mio letto o sul suo a conoscerci in tutto e per tutto. Adoravo star rinchiusa nelle sue braccia, mi piaceva il suo modo di giocare con i miei capelli, senza che nemmeno un pizzico di malizia, almeno non da parte mia.
Era bello averlo vicino senza aver più nulla da nascondere, senza temere più di venir scoperti da mio marito, perché il sesso nella neonata relazione con il ragazzo Charlie Weasley era una cosa assolutamente bannata, e così quella sottile patina di amore che stavo cominciando a provare nei suoi confronti rimase impigliata un po’ troppo a lungo nell’infingarda tela di ragno della nostra amicizia, e lui rimase legato a me come un’amante nella poesia provenzale, che si accontenta dell’amor fino della sua dama migliorandosi di giorno in giorno per conquistarla. Oh Andrea Cappellano sarebbe stato così fiero di lui!
Comunque, tornando a noi, suppongo che fu molto sbagliato ed egoistico da parte mia chiedere di essermi amico alla persona che già allora mia amava quanto ora io amo lui.

TO BE CONTINUED


salve, ragazzi, dedico questo capitolo a vulneraria che mi ha suggerito di aggiornare e spero che non se lo sia perso! inoltre, senza offendere i miei lettori, vorrei spiegare in caso qualcuno non lo sappia, che andrea cappellano (il professsore Gigante sarebbe davvero fiero di me!) è lo scrittore del "de amore", un trattato con il quale il prete parla dell'amor cortese nei primi due volumi per poi bannar tutto ciò che aveva scritto in precedenza nel terzo ed ultimo volume, si suppone per evitare che il suo libbro fosse oggetto di censura, cosa che avvenne comunque dato che la chiesa dichiarò il suo libbro eretico (8 all'interrogazione!)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Gli ultimi piccoli segreti ***


Gli ultimi piccoli segreti

Me la ricordo quella giornata, me la ricordo perfettamente. Io stesa lì, sopra il suo letto, lui che giocava con i miei capelli. Dovevamo essere lì da circa un’ora, forse di più, sdraiati sul mio letto, a parlare di tutto e di altro ancora. Quel che non mi ricordo però, e giuro che mi ci metto con tantissimo impegno per ricordarlo, è come mai entrammo in discorso. Insomma, capitava spesso che chiacchierassimo noi due, chiacchieravamo sempre infatti, passavamo tutto il nostro tempo a parlare, eppure quel giorno i nostri discorsi si stavano incamminando in bilico sul filo di argomenti forse un po’ troppo delicati. Non ricordo perché, non ricordo con quale coraggio, ricordo solo che fui io a chiederglielo per prima, che gli chiesi, infine:
- Un’ultima domanda.
- Dimmi tutto. – mi rispose lui, intrecciando le sue dita ai miei capelli.
- Perché lo hai fatto?
Mi guardò con aria interrogativa. Lasciandomi andare le ciocche per qualche secondo.
- Fatto cosa? – mi chiese poi
- Giusto, sbagliavo, – mi corressi – volevo dire, perché volevi farlo?
- Fare cosa? – chiese ancora - Non capisco cosa tu intend… ah, - e la sua espressione si fece subito più cupa, e lui si tirò su a sedere – tu parli del suicidio.
- Sì, esatto. – mi morsi le labbra – Come ti è venuto in mente? Perché?
Prese aria ai polmoni. Ispirò ed espirò per una trentina di volte.
- Ero triste, la morte di Fred mi ha devastato. – rispose poi, senza perdersi in troppe chiacchiere.
- Non è una buona scusa. – argomentai io – Eravamo tutti devastati. George era devastato. Molly era devastata. Arthur era devastato. Bill era devastato. Ron e Ginny e Percy erano devastati. Io ero devastata. Nessuno di noi ha tentato il suicidio.
Respirò a pieno fiato per un altro po’ ancora.
- Non è la stessa cosa, - rispose lui – non è la stessa cosa per niente, perché lì tu c’eri, perché lì c’erano tutti, perché lì c’eravate tutti, io no invece.
- Che vuoi dire? - chiesi io
- È assurdo, lo so che è assurdo, so che tu mi dirai che è assurdo, so che tutti mi diranno che è assurdo, è solo che io continuo a chiedermi, e me lo chiedo continuamente, come sarebbero andate le cose, se ci fossi stato anche io. Forse, forse lui sarebbe vivo, forse saremmo vivi entrambi, o forse sarei morto io per lui, io per lui e lui sarebbe vivo adesso. Dovevo esserci io al posto suo. Dovevo. Io dovevo. Io avrei dovuto…
Piangeva adesso, il ragazzo Charlie Weasley, piangeva in quel modo strano, in quel modo orribile in cui solo gli uomini sanno piangere, ed io mi alzai a sedere per raggiungerlo, e lasciai che la sua testa si appoggiasse sul mio seno, carezzandogli i capelli rosso oro. Sentivo le sue lacrime scivolarmi sulla pelle, e mi sentivo bruciare. Lo cullavo forte a me.
- E’ tutta colpa mia. – continuava a ripetere fra i singhiozzi – E’ tutta colpa mia. È tutta colpa m…
- No, no, no, ti giuro no, ti giuro non è colpa tua, te lo giuro, Charlie, te lo giuro – dicevo piangendo a mia volta, perché il suo pianto ormai aveva contagiato anche me. – se ci fossi stato tuo, se ci fossi stato anche tu, probabilmente non sarebbe cambiato nulla, proprio nulla, o se fosse cambiato sarebbe cambiato solo in peggio, ti giuro, ti giuro che non è colpa tua, ti giuro che…
- Dovevo esserci io lì, Fleur, non capisci? – mi interruppe lui, parlando in quello che era più un urlo che una voce – Io al posto suo. Io al posto suo, lottare al posto suo, morire al posto suo. Io al posto suo. Io al posto suo. In quella bara al posto suo. Io al posto suo. Io. Io. Io. Io.
- Basta, Charlie, basta! Ti prego, ti prego, basta! Non è colpa tua, sarebbe successo lo stesso, sarebbe successo anche peggio e se fossi morto tu… se ci fossi stato tu in quella bara… se fossi stato tu io… io non lo so come starei vivendo adesso, anzi, non so nemmeno se starei vivendo adesso. Io ti giuro che…
Si alzò di getto dal suo letto, ed entrò un momento in bagno. Sbattendo rumorosamente la porta dietro di se. Sentivo, sentivo i suoi singhiozzi, la voce del suo pianto, lo sentivo gemere da dietro quella porta, anche se lui aveva aperto l’acqua per non farsi sentire. Ed io sentivo entrambi, sentivo il frusciare dell’acqua nel lavandino, e immaginavo fosse acqua fredda, e sentivo le sue lacrime, naturalmente, calde loro, invece.
Quando uscì da quel bagno, sbattendo di nuovo la porta fra l’altro, aveva la faccia tutta rossa, ma si era asciugato le lacrime alla ben e meglio, e così fingeva adesso che fosse tutto a posto, che si fosse ripreso.
Mi alzai per andargli incontro. Per abbracciarlo.
Invece lui mosse le mani e piegò il volto un modo che voleva dire quello che poi confermò a parole.
- Và tutto bene, và tutto benissimo. – mi disse – Sto bene, è stato solo un momento, mi è già passata.
- Ne sei sicuro? – gli chiesi io guardandolo con pietà, asciugandomi a mia volta le lacrime con i palmi delle mani, sapendo comunque alla perfezione, che il ragazzo Charlie Weasley non stava affatto bene, e che avrebbe avuto davvero bisogno di piangere ancora.
- Sicurissimo. – rispose lui – ma ora basta parlare di me, tocca a me farti qualche bella domanda, e ti assicuro che sarò terribile.
Ci lasciammo cadere di nuovo sul letto. Poi io mi ricomposi sedendomi a indianina e muovendo le gambe a farfalla, mentre lui rimaneva straiato a guardarmi. Era terribilmente bello con quel sorriso che gli rigava il volto e gli occhi ancora arrossati dal pianto. Avrei voluto completare quell’immagine per ore ed ore, non distogliere mai lo guardo dalle sfumature dei suoi occhi, dal suo corpo, da tutto il resto. E anche lui mi guardava, mi guardava. Mi chiedo davvero come mai non restammo a guardarci per sempre. Ah, già, quasi dimenticavo, fui io a rompere il silenzio.
- Allora? Che domanda hai scelto di farmi? – gli chiesi ridendo.
- Ci sto ancora pensando. – rispose lui ridendo con me – Sai, è difficile far domande a qualcuno di cui ormai sai praticamente tutto. Quante cose ci siamo già chiesti… ecco! Ecco una cosa di te che ancora non so, ecco una cosa di te che non so affatto.
- Dimmi tutto.
- Quando è stata?
- Che cosa? – gli chiesi io sorridente.
- Quando è stata la prima volta che hai fatto sesso con qualcuno, – rispose lui – e non provare a dirmi che sei arrivata vergine al matrimonio, perché tanto non ci casco!
Ricordo che mi rabbuiai all’istante. Il mio corpo divenne freddo, gelido, mi paralizzai per qualche istante, divenni una statua. Era bianca in volto, ed anche il resto della mia pelle sembrava d’avorio.
- Non ne voglio parlare. – risposi fredda.
- E dai! – insistette lui.
- Ho detto che non ne voglio parlare e non ne parleremo, punto e basta.
- Ma come? – fece lui – io ti ho detto tutto di me, ho risposto anche a quella cazzo di domanda sul suicidio e tu adesso non puoi dirmi quando è stata la tua prima volta? Insomma, non sarà stato con Bill, spero?!
- Ho detto di no, Charlie. Per favore. – dissi cercando di alzarmi da quel letto infernale.
- Ma stai scherzando, forse?
Mi alzai e corsi verso il bagno a mia volta. Sentivo conati di vomito aspro salirmi alla bocca. Mi giungeva forte dal letto la voce di Charlie.
- Fleur, ma sei impazzita? Che c’è di così grave.
Lasciai che quel surrogato di schifo che mi era salito alla gola sprofondasse nel gabinetto e tirai la catena. Mi sciacquai la bocca tre volte con l’acqua gelida con altra acqua mi rinfrescai il viso. La voce di Charlie mi arrivava ancora.
- Dimmi almeno con chi!
Avevo voglia di spaccargli la faccia, e di mandare in frantumi lo specchio che rifletteva la mia. Avevo la nausea. Ero arrabbiata da morire con lui. Pensai che se il lavabo del lavandino non fosse stato costituito da un materiale così duro probabilmente le mie unghie ci sarebbero conficcate dentro, ed invece si spezzarono nel vano tentativo. Continuava a ripetere la sua ultima domanda. Bagnai d’acqua fredda i capelli. Presi forza.
Uscii da quel bagno spingendo la porta con tale violenza che non mi sarei stupida affatto se si fosse scardinata, e lo cosa non mi avrebbe toccato minimamente. Rimasi lì, sulla soglia, con le braccia aperte, e il volto bianco, bagnato.
- E’ stato con un mio professore. – risposi infine.
- Il tuo professore?! – chiese lui ridendo – dovevi aver tutti voti alti! Fammi indovinare, era quello di storia? No, no, quello di inglese? Sì, lo sai molto bene l’inglese, potrebbe essere. Quando è stato, il quarto, in quinto liceo?
Rideva lui. Io no. Lo guardavo impassibile.
- E’ stato in terzo. – risposi – Elementare.
Il suo volto giocondo si spense all’istante, un’espressione di non-capisco-ciò-che-vuoi-dire gli colorò la faccia. Non riusciva a parlare. Proseguii io.
- Era un nuovo insegnante. Aveva quarant’anni, forse un po’ di più. Era un uomo robusto. Aveva dei capelli neri, un po’ riccioluti, corti corti, con un principio di calvizie, poco poco però, ed una barba nera, sarà stata lunga, non so, tre, quattro centimetri. Me lo vedo ancora davanti. Insegnava geografia e storia, e francese, sì, insegnava anche francese. Arrivò a scuola quando io facevo il terzo anno, e lui mi diceva, mi diceva che ero bellissima, che era sposato, ed aveva due figli, uno era di un anno più piccolo di me, me lo diceva mentre spingeva il suo membro nella mia pelle ed io piangevo, mi diceva che era tutta colpa mia, che ero troppo, troppo bella, che lui non avrebbe mai toccato una bambina, se solo io non fossi stata così dannatamente bella. Mi diceva che non avrei dovuto dirlo a nessuno. Diceva che sarebbe finito in carcere e che lui non poteva perché aveva la moglie e i figli, e che sarebbe morto se fosse andato in prigione, e che era tutta colpa mia, solo colpa mia, non sua, ma mia perché ero bella.
- Fleur, io…
- Io non lo dissi mai a nessuno. Mantenni il segreto. Dicevo alla mamma che non volevo andare a scuola, speravo che capisse da sola, ed invece non capì proprio niente, quella stupida. Volevo morire. Poi passarono tre anni, tre anni di osceni abusi, ed io, beh io fui finalmente libera da quell’orco, cominciai le scuole medie, pronta a dimenticare tutto fino a che…
- Fino a che…?
- Ne avevamo parlato più volte, con i miei, io avevo insistito particolarmente, ed alla fine avevamo deciso affinché Gabrielle frequentasse una scuola diversa dalla mia per le elementari, ed invece, all’ultimo momento, i miei genitori cambiarono idea e la iscrissero a quello che era stato il mio stesso indirizzo.
- Fleur…
- Mia sorella mi ha sempre somigliato così tanto!
- Fleur…
- Io non volevo dirlo, lo giuro, ma avevo paura che lui potesse farle quello che aveva fatto a me. Lo dissi ai miei, loro lo dissero alla polizia, e la polizia mi credette. Lui continuava a difendersi, diceva che era tutta colpa mia, tutta e soltanto colpa mia, per dio, mi sembra ancora di sentire le sue parole nelle orecchie.
- Finì bene quindi, quel mostro è in carcere adesso.
- No, non c’è. Lo diceva sempre, lo diceva sempre che in prigione non ci sapeva stare, che sarebbe morto se non fosse uscito di lì. Si impiccò un mese dopo il processo. Lo trovò morto la guardia che era andata a portargli la colazione alle 7 quella mattina.
- Mio dio…
- L’ho ucciso io. Diceva che era tutta colpa mia. Tutta colpa mia. Colpa mia. Mia.
Charlie si alzò e mi avvolse fra le sue braccia.
- Non è vero. Non è vero. Era solo uno sporco bastardo. Non è vero. Non è vero. È colpa sua, sua e basta, sua per tutto…
- Ci fu il processo, e poi i media, e i giornali con i loro articoli che io… dovemmo cambiare città, i miei mi mandarono da uno psicologo e ci mandarono anche Gab, anche se lei quel mostro non lo aveva mai conosciuto, e poi decisero che di questa cosa non se ne doveva parlare più, per non turbarci ancora emotivamente. Capisci, Charlie? Ero stata stuprata, quell’uomo si era ucciso, e non se ne doveva più parlare! Mai più! Ti rendi conto?! Con me non affrontarono mai una volta il discorso, uscivano dalla stanza quando la polizia parlava con me, questa storia non la volevano proprio sentire. Io ero stata stuprata e loro non lo volevano sentire. Sai cosa avrei voluto fare? Avrei voluto urlar loro che far finta che non fosse successo nulla non avrebbe cancellato le ferite dal mio corpo, che il loro silenzio non avrebbe fatto tacere i giornali. Avrei voluto gridare, uccidere il mio psicologo, distruggere la mia stanza, io volevo essere ascoltata.
- Amore mio, non sai quanto mi dispiace, ma ci sono io adesso, son contento che tu me ne abbia parlato.
- Non lo sa nessuno, Charlie. Non lo sanno le mie amiche, non lo sa Bill, e nemmeno Gab, non proprio almeno. Promettimi che non glielo dirai, promettimi che non glielo dirai mai, che non lo dirai mai a nessuno.
- Te lo prometto.
Mi asciugai le lacrime.
- Lo sai che cosa volevo fare da grande, quando ero così piccina?
- Che cosa?
- Io, è assurdo lo so, sapevo che era assurdo già da allora eppure, eppure quel che volevo non era fare il dottore, o la veterinaria, o la velina, io volevo, quando erano gli anni del processo e del mio dolore, io volevo, volevo diventare una farfalla, sì una farfalla, per volare via da quello schifo. Via da tutto e tutti. Via per sempre.
Mi sciolsi completamente nel suo abbraccio, e lui mi strinse forte a se. Scostandomi con le labbra i capelli dalle orecchie mi sussurrò, ricordo
: - Lascia che sia io le tue ali.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Il regalo più bello ***


Il regalo più bello

Al mio compleanno ormai non dovrebbe mancare molto. Forse settimane, forse mesi, forse giorni. Da qualche tempo a questa parte, ormai, il tempo scorre inesorabile sopra al cigno di cera che è diventata la mia persona, ed intanto è come se non passasse mai, e l’attimo diventa l’ora, e il mese diventa un giorno, e i secondi cedono il posto ai minuti, e poi i minuti ai secondi, e poi ancora, e ancora, le lancette si invertono, si scambiano di posto, i giorni del calendario si danno il cambio piano piano, ed il tempo ormai non esiste più. Per quanto mi riguarda, il mio compleanno potrebbe essere già passato, o potrebbe essere oggi, ed io non me ne accorgerei comunque. Si dice che lo scorrere del tempo, che la durata di un attimo, che la lunghezza di un minuto, che tutte queste non siano affatto proporzionate al peso di una lancetta, né al chicco di sabbia in una clessidra, ma alle nostre aspettative, a ciò che pensiamo ci attenda un secondo più in là. Si dice che il tempo rallenti in maniera inesorabile, che paia quasi annullarsi del tutto quando siamo in attesa di un qualcosa di importante e che spicchi il volo veloce come il vento, quando questa la si sta vivendo. Sarà per questo forse che nel mio universo il tempo ha totalmente cessato di esistere, perché non vivo nulla di così importante da farlo correre, ad al contempo non aspetto nulla da farlo rallentare. Potrei anche aver compiuto trent’anni senza essermene accorta.
Bill dice che si farà perdonare, il mio ultimo compleanno non è stato proprio come lui se l’aspettava, immagino, con la mia brutta sorpresa, la nostra discussione a tutto il resto, ma dice che in questo si farà perdonare, organizzerà qualcosa di grande, immagino, dicono tutti che avrei davvero bisogno di festeggiare. Credo abbia intenzione di preparare un bel pranzo in una qualche locanda, con cibi prelibati e camerieri, e se ci penso a me sale il vomito in gola. La mia premurosa odiata suocera mi ha promesso di portarmi in giro a comprare un bell’abito, sa bene che non ci andrei mai da sola, e credo che abbiano già parlato con una parrucchiera, come se fra i miei capelli ci fosse ancora qualcosa da recuperare… Possibile che abbiano già pensato anche al regalo, credo di aver sentito addirittura parlare di brillanti. Il ristorante, lo shopping, il regalo… Sì, li ha fatti davvero bene i conti il mio caro marito, vuole che ogni cosa sia perfetta questa volta. Quel che non capisce, quel che non potrà mai capire, il mio caro amato ottuso Bill, è che è già stato perfetto, e che il giorno del mio compleanno sarà già stato perfetto precisamente un anno fa.
Me lo ricordo perfettamente quel giorno.
Penso che i ventuno anni non siano poi un traguardo così importante. Non hanno il fascino dei diciassette, la suspence dei diciotto, né lo spauracchio del numero due che fa da preludio ai venti. Sono un numero e basta, un’età come un’altra, eppure penso che io i miei li ricorderò per sempre. Ciò che è successo nei miei ventuno anni d’età non si ripeterà più, e credo di non sbagliare se ora vi dico, che probabilmente questo è stato l’anno più significativo della mia vita. Tutti i miei cambiamenti, tutta la concezione di ciò che sono stata, tutta la mia coscienza di quello che sono, tutta la mia speranza in quella che un giorno sarò, è stata, è e sarà per sempre condizionata da questo singolo misero stupido anno d’età. È un concetto così assurdo!
Però quel giorno ve lo voglio raccontare. Non fu il miglior compleanno della storia del mondo, forse io stesso ne ho avuti di migliori, e non credo neppure che sia di una qualche grandiosa importanza ai fini della storia. Eppure ve lo voglio raccontare. Forse solo perché si tratta di un momento felice, forse perché ho ancora la sua impronta stampata sulla pelle, o forse perché sono stanca di raccontarvi pensieri tristi, e perché ancora più tristi son quelli che in seguito dovrò raccontarvi, e quindi acquista ancor più valore un piccolo sorso di gioia. Perdonatemi quindi, per questo mio ricordo inutile, siete liberi di tapparvi le orecchie, mentre io comincio a narrare.
Ah, già, dimenticavo, dedico questa mia piccola memoria al mio amato venerato amante Charlie Weasley, questo fu il suo piccolo capolavoro.
Forse le ragazze che stanno ascoltando avranno presente quella vaga sensazione che si prova la mattina quando si spazzolano i capelli dinnanzi allo specchio. Così, semplicemente, senza fretta, e mentre la nostra acconciatura assume i caratteri dell’accettabile i nostri pensieri fanno lo stesso, soffiando via la nebbia degli ultimi sogni del mattino. Ero senza un filo di trucco quando Charlie irruppe nel bagno. Bill se ne era già andato a lavoro da un po’, dopo avermi svegliato con un bacio ed avermi augurato felice compleanno con mazzo di dieci rose. Stupido, stupido uomo, non è forse risaputo che i fiori si comprano dispari? A paia si comprano le uova, non i fiori. Avrei preferito che me ne avesse comprate solo due, simbolo degli anni che avevamo trascorso insieme, o ventuno, come la mia novella età, o tredici magari, o ventotto, od un altro qualsiasi numero con un po’ di carattere forse, ma non un dieci.
Anche Molly era fuori, a fare la spesa per il pranzo, credo, e tutti gli altri erano fuori o a scuola o a lavoro. Il ragazzo Charlie Weasley entrò dalla mia finestra con un salto. La casa era vuota, avrebbe potuto tranquillamente usare la porta, eppure lui entrò con un salto. Mi sembrava una cosa carina.
- Che modo triste di passare un compleanno, Fleur Delacour, - commentò sorridente quando mi vide – tutta sola a pettinarti i capelli!
- Non è ora la festa – risposi io sbrigandomi a posare la spazzola per mettere mano al belletto – questa sera farò in modo di sembrarti più contenta.
- Tuo marito ti ha già dato il suo regalo? – chiese Charlie mettendosi comodamente a sedere sul muretto della doccia.
- Ah ah – risposi io scuotendo la testa – me lo darà stasera, dopo la torta, tua madre dice che è tradizione.
- Ah, capito, - commentò lui – si tratta di una borsa comunque. Ci ha speso un bel po’, mi ha chiesto se mi piacesse ed io ho detto di sì, in realtà non mi piace affatto, e questo è divertente. Mamma ti ha regalato un libro di cucina, le sono scoppiato a ridere in faccia quando l’ho saputo, mentre George ti ha preso quello strano paio di occhiali da sole che dice avevi apprezzato nel suo negozio quando sei andata in visita due settimane fa. Da quando è morto Fred parla poco, ma ascolta molto. Ginny, Percy e Ronald hanno cercato di aggiungermi alla loro colletta per il tuo regalo, credo che ti faranno un profumo, o un bracciale, o qualcosa di simile. Mi hanno chiesto di partecipare, fossi matto! Quanto a papà, beh lui…
- Sei venuto qui per farmi una rassegna dei miei futuri regali o è per qualche vero scopo che sei entrato nel mio bagno? – gli chiesi interrompendo la sua lista.
- Un motivo ce l’ho, - mi rispose lui sorridendo, togliendomi la matita di mano e posandola sul piatto dei trucchi – ce l’ho eccome.
Vorrei riuscire a ripetere il tono della sua voce, ma dubito che riuscirei a riproporlo. Così intenso, così suadente…
Poi si allontanò ridendo da me, e ritornò alla finestra.
- Vestiti, - mi disse uscendo con il solito salto – che ti porto a ricevere il mio regalo.

Io non lo sapevo che avesse una moto. Era color giallo canarino, con delle fiamme nere a sfumature verdi, ed un sellino un po’ troppo grande rispetto alla struttura rivestito di una squamosa pelle di drago color arancio intenso. Potrebbe essere la moto più brutta che io abbia mai visto. Dico davvero, non dovrebbero fabbricarne così. La figura orribile della sua moto, la scomodità del suo sedile, sono comunque l’unica cosa che posso descrivervi parlandovi del viaggio. Un foulard giallo a mimose viola mi coprì gli occhi per tutto il percorso, mentre i miei ricci biondi si perdevano nel vento ed io mi stringevo al corpo di Charlie lungo tutta la strada.
Quella, quella è una cosa che vorrei poter cambiare. Vorrei avergli detto di no quando mi ordinò di bendarmi gli occhi per farmi la sua sorpresa, vorrei aver guardato ogni cosa, il sole, il paesaggio, vorrei essere in grado di descrivervi ogni cosa, dal verde del prato all’azzurro del cielo, vorrei potervi dire quanto fosse bella la macchina rossa che ci sorpassò in mezzo alla strada, o a quanto fosse brutto il tipo grasso in canottiera sudata che inveiva pesantemente contro il motore ottuso della sua macchina. Vorrei potervi descrivere dei bambini che ci facevano le boccacce dai loro sedili posteriori, o un vigile che guardava arcigno le vetture che gli sfrecciavano davanti, o il lavavetri, o le donne che attraversavano la strada. Vorrei potervi descrivere ogni cosa così come fu, ed invece dobbiamo accontentarvi solo della mia immaginazione, che seppure una di queste cose ci fu, io non la vidi per raccontarvela.
Quando la benda mi fu tolta, ero già scesa dalla moto da un po’. Charlie mi aveva preso la mano, e fra lui ondeggiavo in un luogo rumoroso che risuonata delle più varie voci di gente. Dovevo spostarmi spesso, zigzagare fra la folla, doveva essere un qualche mercato. Credo che Charlie abbia poi sollevato la porta della tenda, sì, è molto probabile che l’abbia fatto, e che mi abbia spinto ad entrare.
Quando mi tolse la benda dagli occhi, questi ebbero un po’ di difficoltà a mettere a fuoco l’ambiente, ed ancora di più a comprenderlo.
- E’ lei? – domandò a Charlie un uomo alto, con i capelli scuri ed un pizzetto verde, ed un enorme orecchino a forma di centauro che gli pendeva dal lobo sinistro.
- È lei – rispose lui Charlie stringendomi più forte la mano.
È molto probabile che io qui per un istante abbia provato paura.
- Avevate già qualcosa in mente – ci chiese il tizio con l’orecchino.
- Sì, credo di sì, - rispose Charlie sorridendomi.
- Perfetto, siediti lì. – mi disse l’uomo, e il mio compagno mi guidò fino ad un rudimentale lettino.
Fu quando il tizio che era con noi scoprì involontariamente il braccio per organizzare i suoi attrezzi che capii cosa stava succedendo. Probabilmente non avevo mai fatto una cosa così pazza e stupida nella mia vita.
E poi ci accadde una cosa che prima non c’era mai successa. Senza che ci fossimo messi d’accordo, senza che ci fossimo neppure guardati, io e Charlie dicemmo, contemporaneamente, all’uomo:
- Vorremmo che fosse una farfalla.

No, non sono io il classico stereotipo della ragazza col tatuaggio. Non è una cosa da me, non lo è mai stata, non ci avrei scommesso un soldo bucato su quella possibilità. Ed ora è qui invece, cucita sulla mia scapola una farfalla si posò sulla mia pelle il giorno del mio ventunesimo compleanno, per non andarsene mai più. Non posso descrivervi la gioia che provai nel vederla fiorire pian piano sul bianco della mia pelle, né il dolore che mi provocò quell’ago, mentre Charlie mi stringeva forte la mano, o la felicità nel guardarmi allo specchio. Dopo dieci più di dieci anni il mio sogno di bambina triste si era realizzato, finalmente, ed io avrei potuto spiccare il mio volo. Ero una farfalla quel giorno, lo sarei rimasta per sempre, le ali del tatuaggio erano le mie.
E ve la immaginate adesso, la faccia del mio caro maritino e dalla sua cara famiglia quando ci videro entrare in casa ridendo come cretini, me ed il ragazzo Charlie Weasley, con quella farfalla color nero notte che ardeva sulla mia spalla.
Dio quanto furono alte le urla, gli occhi di Bill uscirono fuori dalle orbite, e cominciò a inveire contro suo fratello con parole e modi che credo di non aver neppure capito del tutto, o che comunque non riuscirei a ricordare. Ma Charlie continuava a ridere, per riuscire a smetterla ci avrebbe messo un bel po’, ed io non riuscivo ad offendermi per quello che stava dicendo, né a prenderla sul serio. Neppure mentre la discussione infuriava, ed anche Charlie ne aveva preso parte, e tutti gli altri tentavano preoccupati di calmarli, io rimanevo tranquilla, lieta, in silenzio, come se non stesse accadendo un bel niente, come se tutti i fatti, tutte le voci di quella stanza fossero da me lontani anni luce, ed io mi librassi in alto, più in alto, più in alto da tutte quelle stupide cose. La metamorfosi era completa, ed io ero diventata una farfalla.

TO BE CONTINUED...



Scusate l'increscioso ritardo, scusate davvero. In caso qualcuno volesse pensare la cosa più grande di come è, sappiate che la lite fra Charlie e Bill è nata per il tatuaggio, solo e soltanto per il tatuaggio, Bill ancora non sopsetta nulla. Spero di avervi soddisfatti. Baci. Giulia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=484921