When a student taught me how to love di DumbledoreFan (/viewuser.php?uid=13062)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Just beat it! ***
Capitolo 3: *** Don't cry for me Argentina ***
Capitolo 4: *** Hey soul sister ***
Capitolo 5: *** Sectionals ***
Capitolo 6: *** Broken ***
Capitolo 7: *** Courage ***
Capitolo 8: *** Strong ***
Capitolo 9: *** Laugh ***
Capitolo 10: *** Welcome to my life ***
Capitolo 11: *** I need a friend ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
...
Lo so. Lo so. Ho dei problemi. Seri. Gravi. MOLTO gravi.
Perchè? Perchè è la quarta FF che sto
postanto, e che ho deciso di mandare avanti CONTEMPORANEAMENTE alle
altre tre. Quando penso io di scrivere? Smetterò di dormire?
Probabile. In fondo, a chi serve il sonno, quando ho tutte queste FF da
scrivere? A nessuno u.u
Anyway, ci tengo particolarmente a cominciare a pubblicare questa
storia perchè ci sto lavorando da Agosto, e ne sono
presissima, ma non riuscivo mai a trovare la motivazione giusta per
scrivere, mandando avanti le altre, e mi sono accorta che era un
peccato mortale, perciò ho deciso di farvi cominciare a
leggere almeno questo primo capitolo, che è proprio un
assaggio, ma per sapere se potrebbe intrigarvi ^^ Le note alla storia
in fondo al capitolo ^^
Enjoy!
When
a student taught me how to love
Kurt si stirò appena, mentre si limava svogliatamente le
unghie nel banco in fondo alla classe, accanto alla sua migliore amica
Mercedes, la quale stava raccontando animatamente della sua discussione
con Rachel riguardo a chi fosse il miglior personaggio dei musical di
sempre.
Il ragazzo sbadigliò leggermente, ancora un po’
assonnato essendo la prima ora della mattina, e grato che la loro
professoressa di inglese avesse contratto un virus di influenza mutato,
che sembrava essere particolarmente aggressivo, così da
lasciargli le prime due ore della giornata libere.
E nonostante sapesse che, essendo il suo ultimo anno avrebbe dovuto
impegnarsi particolarmente, il suo buon senso non ebbe la forza di
frenare il giubilo e la voglia di stendersi sul banco e sonnecchiare
fino alla lezione successiva.
E poco gli importava della supplente che sarebbe arrivata a momenti,
l’avrebbe semplicemente ignorata.
Nel mentre, all’entrata della scuola, un ragazzo che non
dimostrava più 25 anni, si guardava intorno spaesato,
entrando nei corridoi ancora abbastanza affollati quasi con timore.
Era il primo giorno di lavoro per Blaine Anderson, novello professore
senza un briciolo di esperienza, e non era molto sicuro di riuscire a
tenere a bada un’intera classe di adolescenti, soprattutto
per il fatto che era un supplente, e sapeva che i supplenti non
venivano mai presi sul serio.
Si fece dare indicazioni verso l’aula di inglese dove avrebbe
tenuto la sua prima lezione, ed entrò cercando di sembrare
abbastanza sicuro di sé.
Se fosse entrato come un coniglio spaurito nella tana del lupo, non ne
sarebbe uscito vivo, questo era poco ma sicuro.
“Buon giorno ragazzi” salutò allegro il
professore, per non risultare subito noioso, e magari attirare un
po’ d’attenzione.
Infondo, appena qualche anno prima c’era stato lui dietro a
quei banchi, avrebbe sicuramente saputo trovare un po’ di
contatto con i suoi studenti.
Kurt alzò immediatamente lo sguardo incuriosito verso
l’insegnante appena entrato.
La prima cosa che lo studente pensò fu che era davvero
giovane, forse un po’ troppo giovane per fare già
il professore in una scuola pubblica, che era una vera e propria vasca
di squali.
Poi pensò che aveva i capelli decisamente troppo pieni di
gel, e che se l’avesse visto la Coach Sylvester probabilmente
avrebbe riciclato tutte le migliori battute sui capelli del Professor
Schuester contro di lui.
Kurt non le capiva proprio le persone che avevano quei bei ricci e se
li pettivano.
Trovava nei capelli ricci qualcosa di morbidamente sublime, e la
sensazione di affondarci una mano doveva essere davvero deliziosa.
Inoltre, quei capelli così scultorei stonavano un
po’ con l’abbigliamento del giovane professore, che
consisteva in un paio di jeans scuri e una camicia blu con le maniche
arrotolate fino al gomito.
Kurt osservò con curiosità l’insegnante
che scriveva alla lavagna il suo nome in una calligrafia chiara e
lineare, seguendo ogni movimento della sua mano.
“Mr. Anderson”
“Allora ragazzi…come sapete la Signorina Collar
sarà assente per diverse settimane, e io sarò il
vostro supplente fino al suo ritorno. Ora, mi ha lasciato
detto…”
Blaine si interruppe a causa del gesseto che gli era appena caduto
dalle dita, e sperò che nessuno si fosse accorto che era
stata colpa delle mani che tremavano.
Si piegò velocemente a raccoglierlo, e Kurt alzò
un sopracciglio con aria vagamente compiaciuta.
Il nuovo professore aveva proprio un bel fondoschiena.
Kurt appoggiò il viso sulle braccia incrociate sopra il
banco e sogghignò fra sé e sé,
sospirando poi per aver pensato una cosa del genere riguardo ad un suo
insegnante.
Dormire meno di otto ore a notte gli faceva decisamente male.
*
Blaine si sedette con fare stanco ad un tavolo della sala professori,
cercando di non sembrare terribilmente sconvolto, come in effetti era.
La sua prima lezione era stata un totale disastro.
Nei migliori dei momenti era stato completamente ignorato, o del tutto
sovrastato dal baccano, e nei peggiori gli era stata tirata addosso
ogni tipo di cancelleria esistente.
Inoltre, aveva l’orripilante presentimento di aver trovato i
suoi allunni impreparati, e che per la prossima lezione si sarebbero
attrezzati in maniera molto più massiccia per cercare di
rovinargli la giornata, la vita, la macchina, e ogni cosa a lui
correlata.
Ringraziò mentalmente di aver parcheggiato sul retro della
scuola.
“Ehi!”
Blaine alzò lo sguardo sulla figura sorridente che
l’aveva appena saluto.
“Tu sei il nuovo supplente non è vero?”
chiese l’uomo sedendosi e porgendogli la mano.
“Will Schuester” si presentò senza
smettere di sorridere.
Blaine gli strinse la mano e ricambiò il sorriso cortese.
“Blaine Anderson…e sì, sono il nuovo
supplente. Da cosa l’hai capito?”
domandò curioso Blaine.
“Dal terrore nei tuoi occhi” rispose
l’altro professore per poi scoppiare a ridere, mentre Blaine
sospirava rassegnato.
“Si nota tanto vero?” chiese ironico passandosi una
mano sul viso.
“Sì, abbastanza. Ma stai tranquillo, con il tempo
migliorerà…basta solo prenderci un po’
la mano…sembrano terrificanti, ma alla fine sono solo
ragazzi” rispose Will lanciandogli un sorriso
d’incoraggiamento.
“Hai qualche consiglio utile? Perché ne avrei
davvero davvero bisogno” fece Blaine aprendo le mani per dare
enfasi alle sue parole.
Schuester ridacchiò.
“Una mia carissima amica è una supplente, e tutti
i ragazzi l’adorano…la sua filosofia di
insegnamento è, in sostanza…far divertire gli
studenti” rispose Will con tono allegro.
Blaine inarcò un sopracciglio incuriosito.
“Far divertire gli studenti?”
“Vedi, ci sono tanti modi per insegnare ai
ragazzi…ed è ovvio che un professore di ruolo
deve usare i metodi più efficaci, che ahimè, sono
ancora libri e compiti. Ma tu sei un supplente, e sei
giovanissimo…falli divertire un po’ e vedrai che
non ti foreranno le ruote della macchina” rispose Schuester
cercando di tirare su il morale al giovane collega.
Quest’ultimo gli sorrise grato e annuì con il capo.
“Beh direi che potrebbe funzionare…basta farsi
venire in mente qualcosa di carino” acconsentì
Blaine cercando di pensare a come lui avrebbe voluto le sue lezioni, in
quale modo gli sarebbero risultate assolutamente divertenti.
Avrebbe dovuto farsi venire un’idea brillante, ed in fretta.
“Scusi, professore?”
Sia Will che Blaine voltarono lo sguardo verso il ragazzo che aveva
appena parlato, a soli un paio di passi dal loro tavolo.
Era vestito di tutto punto, con un cardigan grigio lungo fino alle
ginocchia, dei jeans attillati del medesimo colore, una camicia celeste
con il colletto bianco e un papillon color ambra.
I suoi capelli castani chiari erano perfettamente pettinati
all’indietro, con il ciuffo modellato in un’onda
alta, e non c’era un minuscolo capello che osava fuggire da
quell’acconciatura perfetta.
La sua pelle era perfettamente pulita, non si scorgeva nessun segno di
impurità, ed era incredibilmente diafana, tanto lattea da
sembrare fragile porcellana.
In tutto l’insieme però, l’elemento che
risaltava più di tutti, con prepotenza, erano gli occhi.
Due pozze cristalline tanto limpide che ci si poteva specchiare
l’anima.
Blaine non potè trattenersi dal pensare che quel ragazzo
fosse bellissimo, bellissimo in una maniera angelica ed eterea, quasi
intoccabile, irraggiungibile.
Inoltre, appena posò lo sguardo su di lui, si
ricordò di averlo già visto nella sua classe
d’inglese quella mattina, e che era stato uno dei pochi a non
lanciargli insulti e oggetti più o meno contundenti.
“Kurt, che succede?” chiese Will interrogativo.
“Puck e Lauren stanno provando un numero in piedi sul
pianoforte. Entrambi! Ho seriamente paura, non possiamo permetterci un
autobus, figuriamoci un pianoforte nuovo!” rispose Kurt con
tono un po’ allarmato.
“Stanno provando…cosa?!” fece Schuester
interdetto.
“Oh è anche una canzone parecchio
sconcia…puntano sul sex-appeal per vincere la
gara!” continuò il ragazzo incrociando le braccia
al petto con fare vagamente indignato.
Will alzò gli occhi al cielo rassegnato per poi scuotere il
capo.
“Arrivo subito…” bofonchiò il
professore sospirando.
Poi alzò lo sguardo interessato su Kurt.
“Con chi duetterai tu?” chiese Will rivolgendo un
sorriso allo studente, che subito ricambiò.
“Rachel…portiamo uno dei nostri cavalli di
battaglia” rispose allegro mettendosi le mani sui fianchi.
“Rent?” fece Schuester curioso.
Kurt scosse il capo.
“Wicked…cantiamo “For Good”.
Io farò Glinda ovviamente” replicò con
aria soddisfatta, e Will sorrise ampiamente.
“Ovviamente…allora arrivo fra un minuto. Tu
intanto cerca di farli scendere” ribattè il
professore, e Kurt annuì vigorosamente.
“Ok…” rispose prima di puntare gli occhi
su Blaine e rivolgergli un breve sorriso di cortesia.
“Arrivederci professore” lo salutò prima
di voltare velocemente i tacchi e uscire dalla sala professori.
Blaine ricambiò il suo sorriso e quando il ragazzo
sparì dietro la porta tornò a guardare il
professore di fronte a lui.
“E’ nella tua classe?” domandò
Will interrogativo.
Blaine fece segno di sì con il capo.
“E’ uno dei pochissimi che non ha cercato di
ferirmi mortalmente, né
psicologicamente…” rispose il giovane insegnante.
Schuester sorrise e annuì.
“Kurt è un ragazzo fenomenale, che purtroppo vive
in un posto dove nessuno sembra capirlo, come praticamente tutti i miei
ragazzi del Glee. Dovresti sentirlo cantare. E’ un
controtenore, fa venire i brividi” commentò Will.
Blaine spalancò appena gli occhi, colpito.
“Wow, sul serio? Non sapevo che questa scuola avesse un Glee
Club” replicò sorpreso.
“Beh rischiamo di essere chiusi praticamente un giorno
sì e l’altro pure, perchè non ci sono
abbastanza fondi, e nessuno si prende la briga di finanziarlo, nessuno
ne tiene di conto” ribattè Schuester con tono
decisamente sconsolato.
Blaine lo guardò confuso.
“Come mai?”
Will sospirò pesantemente.
“I miei ragazzi sono considerati i peggiori perdenti della
scuola, e non siamo ancora riusciti a piazzarci alle Nazionali, quindi
nessuno ci da credito…ed è davvero triste,
perché quei ragazzi, tutti, hanno un enorme
talento” rispose il professore con aria affranta.
Blaine sbarrò gli occhi sbigottito.
“I peggiori perdenti? Ma nella mia scuola, noi del Glee Club
eravamo…eravamo come delle rockstar!”
esclamò sconcertato il giovane insegnante.
Will inarcò un sopracciglio titubante.
“A che scuola andavi?” domandò perplesso.
“Alla Dalton Academy…è una scuola
privata” ribattè Blaine facendo spallucce.
“Davvero? Facevi parte dei Warblers? Ci siamo scontrati
contro di loro l’anno scorso…sono molto
bravi” replicò Schuester stringendo appena le
labbra.
Blaine gli rivolse un sorriso timido, quasi imbarazzato.
“Sì beh…ero il loro solista di punta,
ai tempi…” commentò ricordando con
piacere quei suoi anni di liceo.
“Ai tempi, neanche stessi parlando di 40 anni fa!”
lo scimmiottò un po’ Will, facendolo ridacchiare.
“Comunque, ti sei già risposto da
solo…le cose nella scuola pubblica sono davvero molto, molto
diverse…” ribattè il professore
alzandosi in piedi.
“Se vuoi farci una visita, sei il benvenuto! Io ora vado a
cercare di fermarli dal distruggere l’aula
coro…è l’unica che abbiamo, e non ci
possiamo decisamente permettere altro” fece Schuester
sorridendo con una nota di amarezza.
“Verrò di sicuro a vedervi”
acconsentì Blaine aprendosi in un sorriso lusingato.
Will gli battè un’incoraggiante pacca sulla spalla.
“E per favore, fino a quel momento…vedi di
sopravvivere” gli disse ironico.
“Non garantisco niente, ma posso provarci”
replicò Blaine ridacchiando.
Schuester gli rivolse un ultimo sorriso rassicurante e poi si
avviò fuori dalla stanza.
Blaine si appoggiò sullo schienale della sedia un po'
più rilassato e tirò un sospiro di sollievo.
Forse quel suo primo lavoro non sarebbe stato poi un totale
disastro.
Spazio dell'Autrice.
Here we go!
Ok, ho tipo da dire un miliardo di cose, quindi mettetevi l'anima in
pace e abbiate un attimo di pazienza con la vostra piccola Alexa xD
Come vi ho già scritto, lavoro a questa storia da Agosto (ve
ne avevo anche parlato in un capitolo di CrissColfer Live! Tour 2011) e
da quando ho avuto l'idea, non ho fatto che rimuginarci e lavorarci
"mentalmente", mentre su scritto ho buttato giù solo poco
più di tre capitoli, perchè, appunto, ho tutte le
altre CrissColfer e simili da mandare avanti.
Ma, mi sono accorta di tenere troppo a quest'idea semplicemente per
aspettare di aver finito le altre, e che io, e molti altri (xD) hanno
davvero bisogno di una bella FF con Teacher!BlainexStudent!Kurt, e mi
sento in dovere di farvi felici **
Sarà una long-fic abbastanza lunga, perchè
coprirà tutto l'anno scolastico, e cercherò di
rimanere il più fedele possibile alle vere dinamiche di Kurt
e Blaine, e come vedrete già nel prossimo capitolo, anche
alle canzoni e al loro ordine cronologico.
Ovviamente, la FF non è ambietata al secondo anno di Kurt,
ma al terzo, così che possa diventare maggiorenne in tempo
per poter scrivere le scene lemon (perchè che diamine di FF
TeacherxStudent sarebbe senza del bello e sano smut?)
Però devo avvertirvi che, all'inizio, non ci saranno
porcherie (sottolineo, all'inizio), ma anzi, la loro storia d'amore e
l'evoluzione del loro sentimento sarà molto romantica e
graduale, la voglio sviluppare bene senza affrettare le cose...ci
sarà una bella psicologia dietro.
Nella FF sarà dunque presente Fluff, Smut, e TADADADAAAN
anche del serio Angst, ma c'è tempo per pensare a quello ^^
Bene, non ho altro da dirvi (allelujaaa! xD) perciò vi
lascio!
Spero che questo inizio vi sia piaciuto, e ringrazio tutti quelli che
hanno letto, e soprattutto quelli che recensiranno!
Un bacione <3
Un bacione!
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Capitolo 2 *** Just beat it! ***
Buon
pomeriggio miei cari lettori ^^ Tornata da una noiosissima giornata a
scuola in cui avrò quasi sicuramente recuperato un altro 3 e
mezzo a matematica (non è proprio la mia materia .-.), ho
deciso di non farvi aspettare fino a stasera per aggiornare, dato che
questo e il prossimo capitolo li avevo già scritti e sono
dunque ready to go ^^ Perciò vi lascio alla lettura e ci
risentiamo con le note in fondo al capitolo!
Enjoy!
Kurt uscì dal retro della scuola per dirigersi verso la sua
macchina, parcheggiata accuratamente lontano da cassonetti e
distributori di granita, e non riuscì proprio a trattenere
un sospiro intriso di tristezza e rassegnazione.
Era stanco degli insulti, era stanco di essere gettato fra
l’immondizia, era stanco che i suoi raffinati vestiti firmati
venissero macchiati sempre più spesso, e molte volte
irrimediabilmente, ma era deciso a non deprimersi...o almeno, a
provarci.
Era deciso a non farsi scoraggiare, perché farsi vedere
ferito sarebbe stata una vittoria per i bulli, e lui doveva dimostrare
di essere più forte.
Non potevano scalfirlo, non potevano toccarlo, e presto, molto presto,
lui sarebbe diventato una persona che valeva, e loro sarebbero rimasti
a marcire a Lima.
Si sarebbero visti presto i veri perdenti, e lui cercava di
convincersene ogni giorno più intensamente, colpo dopo
colpo, insulto dopo insulto.
Appena arrivò nel parcheggio però
l’attenzione di Kurt venne catturata da qualcosa in
particolare, e la sua mente venne distolta da quei tristi pensieri.
Si guardò intorno spaesato, alzandosi in punta di piedi per
sovrastare le curve delle auto e scovare da dove provenisse quella voce
soave e un po’ sommessa che si stava diffondendo
nell’aria.
Qualcuno stava cantando.
All’inizio, un po’ per la lontananza e un
po’ per la voce calda e baritonale che modificava
inevitabilmente le note, non riuscì a riconoscere la
canzone, ma poi il ragazzo che stava cantando alzò la voce,
smettendo di canticchiare propria mente fra sé e
sé, e intonando in modo più chiaro le parole,
così Kurt la riconobbe all'istante.
You make me
Feel like I’m
leaving a
Teenage dream, the way
you turn me on,
I can’t sleep,
let’s run away and
Don’t ever
look back, don't ever look back.
Il soprano sorrise leggermente e socchiuse per un attimo gli occhi,
beandosi di quella voce avvolgente e vellutata che stava rendendo
paurosamente la canzone di Katy Perry su ormoni impazziti come quelli
adolescensiali.
Quando riaprì gli occhi, cercò di avvicinarsi
alla fonte di quella melodia, e finalmente, dopo aver oltrepassato una
fila di macchine, lo vide.
Era il giovane professore che faceva da supplente alla sua
professoressa di inglese.
Stava sistemando delle cose nella sua auto cantando appassionatamente,
e Kurt rimase davvero impressionato dalla bravura
dell’insegnante, e soprattutto, da quanto coinvolgente fosse
il suo modo di cantare.
Nonostante non ci fosse base, nonostante stesse cantando sovrapensiero,
nonostante non si fosse preparato e riscaldato, Kurt sarebbe rimasto ad
ascoltarlo volentieri per delle intere ore.
“Wow, questa è decisamente meglio
dell’originale” commentò il soprano ad
alta voce, facendo trasalire per lo spavento il professore, che non si
era accorto di avere del pubblico.
“Scusi, non volevo spaventarla” fece educato Kurt
con le labbra stirate in un sorriso cortese.
Blaine lo ricambiò immediatamente e fece un cenno leggero
con la mano.
“Figurati, ero io che mi ero perso nel mio mondo”
rispose il professore chiudendo lo sportello della macchina.
Kurt lo guardò inclinando un attimo il capo.
“Con un voce del genere, come è finito a fare il
supplente a Lima?” chiese il ragazzo curioso, incapace di
trattenere quella domanda che gli sorse spontanea, forse un po' velata
di paura.
Blaine sorrise lusingato, voltando appena il capo.
“Mi guadagno da vivere…i sogni non
pagano” rispose con un pizzico di amarezza nella voce.
Incrociò le iridi azzurre dello studente e vide il suo
sguardo spegnersi leggermente e appannarsi da un sottile alone di
delusione, così spalancò di scatto gli occhi e
alzò subito le mani.
“No, non intendevo quello! Non intendevo che i sogni non si
realizzano, ma che IO non ce l’ho fatta, perché in
realtà non ho nemmeno provato” si
affrettò a dire Blaine cercando di rimediare a quello che
aveva affermato poco prima.
Dio, il primo studente che gli rivolgeva la parola civilmente, e lui
infrangeva le sue speranze e i suoi sogni di una vita?! Era proprio
pessimo.
Kurt però non sembrò rattristarsi, anzi,
scoppiò in una risata cristallina e scosse il capo.
“Non si preoccupi professore, so anche io che il mondo
lì fuori è duro e ingiusto, e che ci sono altre
migliaia e migliaia di ragazzi come me, anzi meglio di me, e che quindi
probabilmente non ce la farò…”
ribattè il ragazzo con tono tranquillo.
“Ma visto che da qui devo andarmene comunque, tanto vale
provarci, no?” concluse mentre sulle sue labbra si faceva
strada un sorriso lievemente amaro. Blaine annuì con vigore.
“Oh certo! Certo, devi provarci con tutta la determinazione
di cui disponi! E poi il professor Schuester mi ha detto che sei molto
bravo, come tutti i ragazzi del Glee…” rispose
Blaine cercando di usare il tono più convincente e
incoraggiante a cui poteva ricorrere.
Kurt fece spallucce con modestia, un po' falsata dal sorrisino che gli
proruppe sulle labbra.
“Ce la caviamo” disse lo studente abbassando appena
lo sguardo.
Poi tornò a posare le sue grandi pozze azzurre sul
professore di fronte a lui.
“Lei è bravo sul serio. Peccato che non abbia
fatto un tentativo” commentò Kurt, per poi
rivolgergli un sorriso educato e avviarsi verso la sua macchina.
Blaine osservò il ragazzo allontanarsi in silenzio, per poi
sorridere fra sé e sé.
Eccome se era stato un peccato.
Non c’era niente al mondo che amava e che lo divertiva di
più della musica, ma suo padre aveva crudelmente riso
davanti al suo progetto di voler sfondare a Broadway, nonostante tutti
gli avessero ripetuto che il figlio aveva davvero le carte in regola
per riuscirci.
Ma lui non aveva voluto sentir ragioni, e l’aveva spedito
senza diritto di replica a studiare al college per poter esercitare poi
una “vera professione”, come la definiva lui.
Perchè fare il musicista non era un vero lavoro, poteva
essere un hobby, al massimo, anche se era la cosa che amavi fare di
più al mondo.
E così Blaine era sempre lì, intrappolato in
Ohio, a rischiare di essere mangiato vivo da un gruppo di adolescenti
appena sei anni più giovani di lui.
Il giovane professore sospirò rumorosamente e
salì in macchina, accendendo subito lo stereo.
Gli bastarono pochi minuti, cullato dalle note di una melodiosa canzone
di Britney Spears, per tornare con la mente ai ricordi felici degli
ultimi anni di liceo, quando era la punta di diamante del suo Glee Club
e faceva tremare le ginocchia a tutti semplicemente cantando.
Blaine non potè trattenersi dal sospirare di nuovo,
nostalgico, immergendosi a pieno in quei ricordi e riuscendo quasi a
sentire l’odore della felicità che aveva provato,
tanto erano nitidi.
Poi d’un tratto spalancò gli occhi in
un’espressione improvvisamente illumitata.
Forse aveva trovato l’idea che gli serviva per sopravvivere
il giorno dopo.
*
La mattina seguente, Kurt aveva Inglese all’ultima ora, e si
trascinò verso l’aula dopo essersi cambiato, per
la seconda volta quella mattina, la camicia, le due precedenti
macchiate di granita alla ciliegia e all’uva.
Fortunatamente quel pomeriggio aveva le prove con il Glee Club a
tirarlo su di morale, anche se ormai era abituato a non farsi
infastidire dalle docce gelate che i bulli gli facevano fare
regolarmente.
Se fossero state solo quelle l'unico umiliante screzio che gli facevano
subire, avrebbe preso una granita in faccia anche ogni cinque minuti.
Entrò nell’aula prendendo posto accanto a
Mercedes, che lo stava già aspettando e che si
assicurò subito che stesse bene.
Kurt le rivolse un sorriso stanco e annuì lievemente,
sistemandosi una ciocca di capelli che a causa della granita e
dell’acqua per pulirsi era andata per i fatti suoi, ignorando
gli ordini dell’acconciatura perfetta per cui Kurt aveva
impiegato mezz’ora quella mattina.
Dopo appena qualche minuto la porta della classe venne chiusa con un
singolo colpo e Kurt alzò subito gli occhi verso il
professore che era appena entrato.
Questo non salutò gli studenti con il solito tono allegro
che aveva usato il giorno prima, anzi non salutò affatto.
Poggiò con un piccolo tonfo lo stereo blu che aveva in mano
sulla cattedra, dando le spalle agli alunnii incuriositi, che lo
stavano osservando straniti, chiedendosi cosa avesse in mente, e
perché stesse indossando una giacca di pelle arancione.
Ma prima che chiunque potesse fare anche una sola domanda, dallo stereo
cominciò ad uscire una melodia ritmata e conosciuta.
Blaine iniziò a muovere le spalle a tempo e subito dopo
prese a cantare.
"They told him don't you
ever come around here
Don't wanna see your
face, you better disappear
The fire's in their eyes
and their words are really clear"
Si girò di colpo con un movimento fluido e si
strattonò appena la giacca.
"So beat it, just beat
it!"
Gli studenti lo osservarono inizialmente attoniti mentre il professore
muoveva degli accurati passi di danza senza smettere di cantare con
enfasi la famosa hit di Micheal Jackson, atteggiandosi perfettamente,
proprio come se fosse stato su un vero palco scenico.
Si sedette sulla cattedra e fece una giravolta, per poi scendere ed
iniziare a ballare fra i banchi seguendo il ritmo della musica,
specialmente con le gambe e il bacino.
I ragazzi, realizzata la situazione e sorpassata l’iniziale
sorpresa, cominciarono a lanciare delle grida di approvazione e a
battere le mani a tempo, mentre sul volto di Blaine si faceva strada un
lieve sorriso compiaciuto.
Dalle labbra di Kurt uscì una risata soave e anche lui
iniziò a tenere il tempo con le mani, osservando divertito e
ammirato il professore tornare verso la cattedra eseguendo una perfetta
moonwalk.
"Just beat it, beat it,
beat it, beat it
No one wants to be
defeated
Showin' how funky and
strong is your fight
It doesn't matter who's
wrong or right"
Blaine salì in piedi sulla cattedra con un solo salto, senza
nemmeno aver bisogno di appoggiarsi sulle mani, e si levò
velocemente la giacca, rimanendo solo con una T-shirt colorata.
Continuò a cantare e ballare imitando il più
possibile la coreografia del video originale, mentre fra gli studenti
si levavano gridolini eccitati e fischi d’approvazione.
Kurt in quel momento capì che la performance a cui aveva
assistito il pomeriggio precedente era solo la punta
dell’iceberg, perché sotto i capelli ingellati e
l’aria allegra, il professor Anderson nascondeva un vero
talento.
Non si vergognò affatto a pensare che era anche molto, molto
più bravo del professor Schuester.
Quando la musica terminò, Blaine reclinò la testa
in avanti e rimase per qualche momento immobile, mentre tutti i ragazzi
si alzavano in piedi entusiasti e applaudivano forte, senza trattenere
una serie di eccitati “wow” e “oh mio
dio”.
Kurt batteva le mani forte e aveva un sorriso raggiante stampato in
volto che non faceva capolino tra le sue labbra da molto tempo.
Era felice che la performance del professor Anderson gli avesse fatto
dimenticare per un po’ i bulli, i suoi vestiti sciupati, il
bruciore agli occhi e la ghiacciata umiliazione che tutte le volte gli
colava addosso.
Blaine, sempre in piedi sulla cattedra, cominciò a ridere
allegro e fece qualche inchino, per poi mettersi a sedere sulla
cattedra con le gambe penzoloni e le mani che si tenevano al bordo del
tavolo.
Gli studenti seguirono il suo esempio e tornarono a sedere, senza
distogliere lo sguardo dal professore.
“Allora…chi mi trova le figure retoriche in questa
canzone?” domandò allegramente Blaine facendo
scorrere lo sguardo verso i suoi alunni, i quali aggrottarono la fronte
confusi.
“Ci sono delle figure retoriche nelle canzoni di Micheal
Jackson?” si lasciò scappare un ragazzo in fondo
all’aula con tono decisamente confuso.
Blaine annuì vigorosamente.
“Ovvio che ci sono figure retoriche nelle canzoni di Micheal
Jackson, in tutte le canzoni ci sono le figure retoriche”
replicò il giovane professore.
“Ragazzi, la musica non è altro che poesia, solo
più semplice da ricordare e più divertente da
ascoltare…ma per il resto, è proprio come la
poesia che si studia sui libri, e si può trattare come
tale” spiegò con un gran sorriso, per poi battere
le mani entusiasta.
“Andiamo, chi mi trova così al volo un paio di
figure retoriche?”
La classe calò un attimo nel silenzio (cosa che Blaine non
si sarebbe mai nemmeno preso il lusso di immaginare!), ma dopo qualche
istante una mano schizzò veloce in aria.
Blaine si voltò verso lo studente con cui aveva parlato il
giorno prima nel parcheggio (Kurt, si ricordò dalla visita
che aveva fatto a Will in sala professori) e gli rivolse un sorriso
incoraggiante.
“Sì Kurt?” fece indicandolo con una mano.
Il ragazzo rimase un attimo stupito dal fatto che sapesse il suo nome,
ma poi fece spallucce e rispose al professore.
“L’allitterazione della t nel ritornello”
Il sorriso di Blaine si allargò a dismisura e scese al volo
dalla cattedra.
“Esatto!” esclamò per poi cominciare a
cercare nella sua tracolla.
Da lì tirò fuori una pila di fotocopie e le
passò ad una ragazza al primo banco per farle distribuire.
“Questo è il testo della canzone, per casa voglio
che la analizziate, e per la prossima settimana, voglio che ognuno di
voi mi porti la sua canzone preferita, anche quella analizzata e anche
confrontata con questa…” disse Blaine scrivendo
alla lavagna i punti dell’analisi.
“Potete cominciare ora” concluse con un permissivo
gesto della mano, e tutti gli studenti si misero a lavoro, parlottando
e ridendo fra di loro, alcuni anche canticchiando.
Blaine si sedette alla cattedra soddisfatto.
Ecco come avrebbe voluto le sue lezioni.
Spazio dell'Autrice.
Ed ecco anche il secondo capitolo!
Secondo capitolo dove abbiamo la prima vera interazione fra Kurt e
Blaine, e su questo e su come si svolgeranno le cose ho una spiegazione
da darvi.
Per motivi puramente tecnici e legati al regolamento di EFP, ho dovuto
mettere Kurt all'ultimo anno, così che in tempo per le scene
lemon possa essere maggiorenne, come sarà, perciò
questo comporterà una sorta di mix tra la trama della
seconda stagione e la trama della terza.
Diciamo che per quanto riguarda la linea Klaine, cercherò di
rimanere, per quanto mi è possibile chiaramente, fedele allo
sviluppo della seconda serie, mentre per il resto mescolerò
un po' della terza serie attutale e un po' di quella che mi ero
immaginata quest'estate, quando ho cominciato a scrivere (per esempio,
nell'altro capitolo è citata Lauren, che per me
c'è sempre, come Sam, del resto, che non se n'è
mai andato...non metterò la cosa della Troubletones,
però credo di inserire Sugar e Rory perchè li
adoro troppo ** Insomma, vedrete)
La cosa a cui voglio rimanere più fedele sono le canzoni, e
loro ordine, di Kurt e Blaine, infatti, come avete letto, la prima
canzone che Kurt sente cantare a Blaine è Teenage Dream,
esattamente come nel telefilm, e così via...
In questo capitolo però mi sono permessa di aggiungere una
canzone che non rientra nel repertorio di Blaine, perchè
"Hey Soul Sister" mi serve in un altro capitolo, e poi per questo suo
numero in classe volevo qualcosa di più incisivo e
più...epico, diciamo xD
E chi meglio di Micheal Jackson?
Che poi Blaine con la giacca di pelle arancione ce lo vedo troppo,
scusate xD
Ero indecisa se fargli cantare questa o Bad (che la cantano nella
puntata tributo, altro segno delle mie capacità di oracolo
xD), però boh, alla fine ho scelto questa **
Una piccola curiosità: il compito che Blaine assegna ai suoi
studenti, quello di analizzare una canzone come una poesia,
è stato dato a me personalmente, l'anno scorso, dalla mia
professoressa di Latino che ci voleva appunto dimostrare che la poesia
è in realtà una cosa che ci circonda nella vita
di tutti i giorni. Io, che sono una grande fan dei Tokio Hotel, portai
la mia canzone preferita, e fu un confronto davvero costruttivo ^^
Ok, ora, per chi non seguisse le mie CrissColfer e non fosse fan della
mia pagina Facebook (che potete trovare qui
) vi rimetto le comunicazioni di servizio riguardo i giorni in cui
settimanalmente pubblico i vari capitoli, e sulla pagina FB
scriverò gli eventuali cambiamenti ^^
"COMUNICAZIONI
DI SERVIZIO:
Gli
aggiornamenti settimanali delle FF che sto portando avanti
in questo momento si svolgeranno, eccetto varie ed eventuali, nel
seguente ordine:
Martedì,
aggiornamento di When a student taught me how to love.
Sabato,
aggiornamento di CrissColfer Live! Tour 2011.
Domenica,
aggiornamento di Forced Cohabitation.
Nymphomaniac purtroppo slitta a questo punto a quando riesco ad
incastrarmi tra tutto il resto, lo so che vi piaceva ma non sarebbe
umano aggiornare 4 FF a settimana e provare anche ad avere una vita e
dei bei voti a scuola xD"
Bene, a questo punto mi restano soltanto i ringraziamenti! (ultimi, ma
decisamente i più importanti!)
Ringrazio con tutta me stessa le ben 28 persone (WOAH.
Sul serio wow! Grazie, grazie mille!) che hanno recensito lo scorso
capitolo, e tutti quelli che hanno letto!! Siete incredibili! Vi amo
<3
Un bacione!
|
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Capitolo 3 *** Don't cry for me Argentina ***
Buon
pomeriggio carissimi lettori <3 Spero che abbiate passato dei
buonissimi giorni di festa, io sono stata molto bene, con tutta la mia
famiglia, anche se mi hanno rimpinzato come un maiale e costretta a
giocare a carte e a tombola contro la mia volontà xD Mi
scuso infatti per il ritardo degli aggiornamenti delle mie due
CrissColfer, ma proprio non ne avevo la forza ç_ç
Comunque questo non poteva mancare <3
Enjoy!
A pranzo, praticamente tutta la scuola stava parlando della lezione del
professor Anderson e della sua perfetta ed entusiasmante performance di
“Beat it”.
I ragazzi che in classe avevano assistito all’esibizione
raccontavano la scena elettrizzati, mentre gli altri non facevano che
chiedere dettagli e maledire i propri corsi d’Inglese e i
propri professori che non si erano ammalati.
Mercedes, al tavolo insieme a Kurt, Tina, Mike e Artie stava parlando
di come il giovane insegnante fosse riuscito a salire in piedi sulla
scrivania soltanto con un salto, continuando ad elogiare la sua
performance, mentre il soprano si limitava ad annuire e sorridere.
“E poi…è un gran figo!”
concluse la ragazza di colore portandosi una mano sulla guancia. Kurt
si voltò verso la sua migliore amica interdetto.
“Oh per favore Merc! E’ un insegnante!”
sottolineò lui scuotendo appena il capo.
Mercedes sbuffò sonoramente.
“Ma andiamo! Quello non ha nemmeno 25 anni, ed ha un
fondoschiena che è la fine del mondo, non dirmi che non
c’hai buttato l’occhio!”
replicò la ragazza guardando in tralice il suo migliore
amico, le cui guance s’imporpognarono appena.
Ovvio che l’aveva notato, ma gli faceva comunque strano
pensare una cosa del genere di un suo professore, che per quanto
giovane poteva essere, era comunque un suo professore.
“Sì ma è più basso di
me” replicò il soprano distrattamente.
La sua migliore amica fece un cenno noncurante con la mano.
“Tanto da sdraiati siamo tutti alti uguali”
commentò facendo spalancare gli occhi a Kurt sconcertato,
mentre gli altri scoppiavano fragorosamente a ridere.
“Tu stai troppo con Santana. Sul serio”
ribattè il soprano sempre sbigottito.
Mercedes roteò gli occhi divertita.
“Comunque, il professor Anderson è sexy, e io sono
molto felice di essere nel suo corso d’inglese”
fece prima di tuffarsi in una dettagliata descrizione
dell’insegnante con Tina.
Kurt scosse appena il capo, tra il rassegnato e il divertito, e
tornò a concentrarsi sul suo pranzo, anche se
“Beat it” continuava a ronzargli insistentemente
nelle orecchie. Gli succedeva di continuo, le canzoni gli rimanevano in
testa con una facilità disarmante.
Addirittura, ogni volta che si svegliava la mattina, aveva una diversa
canzone nelle orecchie, senza che l’avesse sentita
insistentemente il giorno prima, ma proprio come se fosse un juke-box
mentale.
Intanto, in sala professori, Blaine si era seduto ad un tavolo con aria
decisamente più allegra e soddisfatta del giorno precedente.
Si sfilò la giacca e l’appoggiò sulla
sedia, lasciandosi scappare un sorrisino compiaciuto.
La sua idea era stata un totale successo, i suoi ragazzi erano rimasti
entusiasti e aveva dato loro modo di imparare senza annoiarsi, ma anzi,
coinvolgendo le cose che più gli piacevano.
E si sentiva profondamente soddisfatto, illudendosi magari di riuscire
a combattare l’odiosa e tipica monotonia che aleggiava fra i
banchi di scuola.
Quando alzò lo sguardo dal suo pranzo vide Will entrare
nella stanza e gli fece un cenno di saluto, così il
professore si avviò verso di lui.
“Ehi Blaine! Sarai felice di sapere che in questo momento
tutta la scuola sta parlando di te…” disse
Schuester con un grande sorriso, indicando poi la sedia davanti a lui,
chiedendo silenziosamente se poteva unirsi a lui.
“Certo, siediti pure…e, oddio sul
serio?” fece Blaine piacevolmente colpito.
Will si sedette di fronte a lui e annuì vigorosamente, senza
smettere di sorridere.
“La tua performance è stata un successo, a quanto
dicono…Micheal Jackson eh?” replicò
Schuester divertito.
Blaine fece spallucce senza smettere di sorridere.
“Mi serviva qualcosa d’incisivo” si
giustificò cominciando a tirar fuori il suo pranzo.
“Oh, direi che hai raggiunto il tuo obiettivo!”
esclamò Will facendo ridere il giovane insegnante di fronte
a lui.
Cominciarono a parlare allegramente, scambiandosi opinioni sui loro
gusti musicali, raccontando di quando facevano parte del Glee Club
della loro scuola e riferendosi a vicenda aneddoti divertenti.
“Allora…l’invito per venire a vedere i
tuoi ragazzi è ancora valido?” domandò
Blaine pulendosi le mani con un tovagliolo.
“Certo che lo è! Venerdì pomeriggio
abbiamo le prove, se non hai niente di meglio da
fare…” rispose Will con entusiasmo.
“Beh considerando che non devo più preoccuparmi
della mia incolumità, direi che mi sono guadagnato un
po’ di tempo libero…sicuro che non dia
fastidio?” replicò il giovane professore.
“Oh ma per favore…anzi, adoreranno avere qualcuno
che li ascolta…pochi lo fanno…”
ribattè Schuester terminando la frase con una smorfia
sconsolata.
Blaine sentì un immediato moto di tenerezza verso i ragazzi
del Glee Club, verso il fatto che, da quanto gli aveva raccontato
l’altro professore, tutti li considerassero dei perdenti in
piena regola, degli sfigati degni di essere scherniti e umiliati di
continuo.
Dopo lo sprazzo di paradiso che aveva provato alla Dalton, si era quasi
dimenticato di come certi adolescenti potessero essere paurosamente
crudeli.
“Sarà un onore” disse Blaine rivolgendo
a Will un sorriso comprensivo e incoraggiante, che subito venne
ricambiato.
“Sei anche fortunato…dopo la piccola gara dei
duetti, ho indetto quella degli assoli…sai, per tenerli
motivati…sarà un bellissimo spettacolo”
rispose Schuester annuendo con il capo.
Il sorriso di Blaine si fece più ampio.
“Non vedo l’ora!”
*
Quando quel venerdì pomeriggio Blaine andò in
cerca dell’aula coro, era davvero di buon umore. Partecipare
di nuovo ad un Glee club lo rendeva euforico, i piacevoli ricordi di
quando poteva impegnarsi in quello che amava di più al mondo
lo invasero completamente, e quasi si mise a saltellare mentre si
avviava verso la classe.
In quel momento dal corridoio udì la voce di Will e si
avvicinò alla stanza da dove proveniva, affacciandosi alla
porta e bussando educatamente. Schuester si voltò subito
verso di lui e gli sorrise cordiale.
“Posso?” domandò timidamente Blaine,
senza riuscire però a nascondere il sorriso a 32 due denti
che aveva stampato in faccia.
“Vieni, vieni, ti stavo aspettando!” rispose Will
facendogli cenno con la mano di entrare, per poi voltarsi di nuovo
verso i suoi studenti.
“Allora ragazzi, per oggi avremo un ospite speciale. Ho
invitato il professor Anderson ad assistere alla vostra piccola
competizione, e spero che alla fine riuscirà a darci qualche
utile consiglio” disse Schuester spostando lo sguardo dai
suoi alunni a Blaine.
Quest’ultimo aveva appena rivolto un cenno di saluto a Kurt e
Mercedes, la quale quando era entrato si era subito sporta verso
Santana per dirle qualcosa all’orecchio e farla sogghignare
maliziosamente.
“Sapete, il professor Anderson, quando andava a scuola, era
la punta di diamante dei Warblers. Ma immagino sappiate già
tutti quant’è bravo, non è
vero?” continuò Will sorrise complice a Kurt e
Mercedes, i quali annuirono ricambiando il sorriso (la ragazza molto
più vigorosamente dell’amico).
“Oddio davvero? Lei andava alla Dalton?” chiese
curioso Finn.
Blaine fece cenno di sì con il capo.
“Sì, ero il loro solista di punta”
ammise il giovane insegnante con una nota d’orgoglio.
“Oh è fantastico! Può darci consigli su
come batterli!” esclamò immediatamente Rachel.
Blaine aggrottò la fronte mantenendo però
un’espressione divertita.
“Oh mio dio no. Sarebbe come tradirli!” disse
portandosi una mano sul petto in modo teatrale, facendo ridacchiare
tutti.
“Beh, ma non ne abbiamo bisogno. Li abbiamo già
battuti” commentò con un ghignetto soddisfatto
Santana, e Blaine si voltò verso di lei.
“Beh, ma perchè non avevano il loro miglior
solista” replicò il giovane insegnante facendole
l’occhiolino ironico, e il sorrisino della ragazza si fece
ancora più ampio.
“Bene, finiti i convenevoli possiamo anche cominciare.
Blaine, siediti pure insieme ai ragazzi”
Kurt a quelle parole sobbalzò impercettibilmente. Non sapeva
quale fosse il nome del professor Anderson, e il sentirlo chiamare
così gli fece un po’ strano, come se venisse
superata una linea immaginaria che non si sarebbe dovuta scavalcare.
Il giovane insegnante si sedette all’esterno della prima fila
e unì le mani impaziente di sentire i ragazzi cantare.
“Rachel, cominci tu immagino, no?” fece Schuester
indicando la ragazza con la mano.
Lei si alzò di scatto, lisciandosi la gonna a quadri e
prendendo posto davanti al pianoforte.
“Visto che se cantassi un pezzo da un musical la competizione
sarebbe troppo sleale e chiuderei immediatamente la gara, ho deciso di
dedicarmi ad un pezzo pop…” esordì
Rachel con il suo solito sorriso da palcoscenico, per poi voltarsi a
fare un cenno alla band, che cominciò a suonare.
Blaine inarcò lievemente un sopracciglio.
Quella ragazza aveva qualche problema con la modestia, ma appena
cominciò a cantare gli fece dimenticare tutto ciò.
Rachel aveva iniziato ad intonare i primi versi di
“Firework”, e non solo quella era una delle sue
canzoni preferite, ma la sua voce era eccezionale.
Rimase piacevolmente sbigottito di fronte all’interpretazione
della ragazza, e si ritrovò a pensare, nonostante adorasse
Katy Perry, che la sua versione fosse decisamente superiore.
Quando la ragazza terminò Blaine cominciò ad
applaudire fragorosamente, ed esclamò anche un sentito
“brava”.
“Che ne pensa professor Anderson?”
domandò Rachel come se sapesse già la risposta e
ne fosse già soddisfatta.
“Impressionante, sul serio. Sono un grande fan di Katy Perry,
ma non penso riuscirò più ad ascoltare la sua
versione” rispose entusiasta il giovane insegnante, facendo
gongolare la studentessa che tornò compiaciuta a sedere,
negli occhi la solita sicurezza di avere la vittoria in tasca.
Dopo di lei si esibirono Mercedes, Puck e Artie, anche loro tutti
meritevoli di grandi applausi e complimenti.
Will non scherzava, i suoi ragazzi erano davvero bravi.
“Bene, ora a chi tocca?” domandò
Schuester facendo scorrere lo sguardo sui suoi studenti.
“A me!” rispose Kurt alzandosi e dirigendosi verso
il centro della stanza.
Si appoggiò leggermente al pianoforte e rivolse lo sguardo
ai suoi compagni.
“Io non sarò così magnanimo come
Rachel, ho portato la miglior canzone del mio
repertorio…ascoltate, e imparate” disse sorridendo
sarcastico, per poi voltarsi verso Brad, che iniziò a
suonare.
Blaine si sporse leggermente in avanti, come per sentire meglio. Era
davvero curioso di sentir cantare Kurt, a quanto pareva era
mostrosuamente bravo.
"It won't be easy,
you'll think it strange
When I try to explain
how I feel
That I still need your
love after all that I've done"
Appena la voce del ragazzo si diffuse nell’aria, Blaine
rabbrividì e trattenne inconsciamente il respiro,
spalancando anche un po’ gli occhi.
Era impossibile.
Era impossibile che fosse proprio lui a cantare quella canzone con una
voce tanto celestiale da sembrare arrivata direttamente dal paradiso.
Più andava avanti e più Blaine rimaneva
impressionato ed incredulo di fronte alla voce del ragazzo, che
dannazione, era un controtenore.
"Don't cry for me
Argentina
The truth is I never
left you
All through my wild days
My mad existence
I kept my promise
Don't keep your distance"
Se non fosse stato in una stanza piena di adolescenti per lo
più sconosciuti, probabilmente si sarebbe commosso.
C’era qualcosa nella voce e nel tono di Kurt che sembrava
toccare direttamente l’anima; quella non era la semplice
musica che si ascoltava per diletto, quelle era la musica che scavava
affondo dentro le persone fino a far riaffiorare le loro parti
più sensibili, fino ad esporli con forza e obbligarli a
fronteggiare i loro sentimenti più intimi.
Quando Kurt finì di cantare, Blaine scattò in
piedi senza neanche accorgersene, applaudendo il più forte
che poteva, e quando vide lo studente girarsi verso di lui sorpreso,
gli mimò un profondo inchino, facendolo ridere lusingato.
“Sono senza parole, Kurt, sul serio…”
commentò Blaine portandosi entrambe le mani sul petto e
aprendosi in un’espressione quasi commossa.
Il ragazzo abbassò lo sguardo senza smettere di sorridere
deliziato.
“Grazie professore” rispose incrociando di nuovo i
suoi occhi, e l’insegnante si inchinò di nuovo,
facendolo ridere soavemente.
Spazio dell'Autrice.
Ed eccoci qua,
anche questo terzo capitolo è andato ^^
Allora allora...da dove cominciare? (dall'inizio, idiota? NdTutti xD)
Avrete sicuramente notato come Kurt non sia particolarmente incline
all'idea di considerare Blaine più che un insegnante,
addirittura gli fa strano sentire il suo nome, e vi starete chiedendo
"WHAT THE FUCK? Questa non doveva essere una TeacherxStudent?"
E infatti lo sarà. Ma credevate sul serio che vi avrei reso
le cose così semplici, spianandovi subito la strada per la
love-story e il sesso sulla cattedra? (che lo so che lo state
aspettando, anche io fremo per scriverlo xD) Beh, vi sbagliavate.
Io non sono per cose semplici, nè per le cose banali.
Sarà una cosa più graduale, più
intensa, più difficile, ma quando arriverà
sarà...beh, travolgente **
Come vi avevo anticipato nello scorso capitolo, anche qui ho mantenuto
l'ordine delle canzoni, infatti la prima volta nel telefilm in cui
Blaine sente cantare Kurt, è nell'audizione quando appunto
interpreta "Don't cry for me Argentina", e sinceramente ancora non mi
capacito di come siano rimasti tutti così tranquilli quando
l'hanno sentito, insomma io piango ogni volta che lo sento cantare
quella canzone ç__ç (ma io sono io, lo so xD)
Dal prossimo capitolo si entrerà ancor di più nel
vivo della storia, quindi tenetevi pronti ^^
Bene, non vi annoio oltre, vi avverto soltanto che ho pubblicato una
one-shot di Natale Future!Klaine: Let
it snow, mi farebbe davvero tanto piacere se la leggeste **
Concludo ringraziando calorosamente le magnifiche 14
persone che hanno recensito lo scorso capitolo, e tutti
quelli che hanno letto <3 Vi adoro **
Un bacione!
|
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Capitolo 4 *** Hey soul sister ***
Buona
sera miei amatissimi lettori!! Ebbene si, dopo mille peripezie, sono
riuscita a riscrivere il capitolo andato perso con il furto del mio
computer, e ce l'ho fatta in tempo per riprendere i miei soliti ritmi
d'aggiornamento!! Per eventuali annunci, cambiamenti, o simili, vi
consiglio di seguire la mia pagina Facebook QUI
Adesso vi lascio al capitolo, come al solito vi aspettano le mie
noiosissime note in fondo xD
Enjoy!
Quando il professor Schuester entrò nell'aula coro, con in
mano i nuovi spartiti che avrebbe dovuto visionare insieme ai suoi
studenti per la scaletta delle provinciali, tutta la classe gli
lanciò uno sguardo prima di sfuggita, che poi
mutò velocemente in preoccupato facendoli zittire di colpo.
Il professore infatti, più che camminare, si stava
trascinando per la stanza, con gli occhi palesemente lucidi e gonfi, un
colorito tanto verdognolo che non sarebbe stato strano scambiarlo per
un alieno, e il naso arrossato e screpolato, perennemente coperto da un
fazzoletto.
"Professore, si sente bene?" domandò Mercedes aggrottando
appena la fronte.
Schuester si passò stancamente una mano sulla fronte,
lasciandosi sfuggire un sospiro quando avvertì la pelle
scottare, e socchiuse appena gli occhi.
"Sì, io...dobbiamo provare queste nuove canzoni" rispose
l'insegnante con voce roca, portandosi subito dopo una mano alla bocca
per coprire un colpo di tosse e appoggiandosi poi al pianoforte,
visibilmente affaticato dal semplice stare in piedi. I ragazzi si
scambiarono qualche occhiata apprensiva tra di loro, per poi tornare ad
osservare il professore
.
"Prof, scusi se glielo dico, ma sta davvero uno schifo"
commentò Puck alzandosi in piedi per avvicinarsi a
Schuester, il quale aveva l'aria di uno sul punto di svenire da un
momento all'altro. Anche Finn lo imitò senza esitazione.
"Dovrebbe fare un salto in infermeria...o meglio, andare a casa a
riposarsi" continuò quest'ultimo.
"Ma...ragazzi, la prossima settimana ci sono le provinciali, non posso
proprio mancare adesso..." replicò l'insegnante con tono
contrariato, nonostante la sua voce fosse flebile e malaticcia, e
sapesse benissimo, come i suoi alunni, quanto stesse male.
"Beh Prof, sinceramente é meglio se si riguarda e guarisce
in tempo per accompagnarci alle gare" ribatté Finn
appoggiando una mano sulla sua spalla..
"É vero, ci fa più comodo da guarito alle
provinciali, che malato alle prove e moribondo alla competizione"
acconsentì Rachel, e Schuester dopo qualche istante
sospirò sconfitto, arrendendosi, anche se a malincuore, al
fatto che i suoi ragazzi avessero totalmente ragione. In quelle
condizioni non sarebbe stato davvero d'aiuto durante le prove, e
probabilmente non sarebbe arrivato al giorno del provinciali.
"Forse...forse avete ragione" si arrese Schue, per poi seguire Finn con
passo stanco verso l'infermeria.
Una volta uscito, nella stanza si alzò un brusio di sospiri
frustrati e borbottii allarmati, mentre molti si portavano le mani nei
capelli o si lanciavano occhiate turbate.
"Dio ci mancava solo questa" esclamò Tina con aria
preoccupata, mentre Santana sbuffava sonoramente.
"E adesso come diavolo facciamo a prepararci?! Sarà un
disastro!" sbottò l'ispanica muovendosi inquieta sulla sedia.
"Certo se ci facciamo assalire da questo spirito sì che
siamo spacciati!" ribatté Quinn lievemente infastidita dal
pessimismo cronico dell'amica.
"Beh mi pare chiaro che dovrò prendere io in mano le redini
della situazione, come sempre" disse Rachel alzandosi di scatto in
piedi e lisciandosi, come faceva sempre, le pieghe di una delle sue
solite gonne a pieghe dagli abbinamenti di colori più
bizzarri.
"Oh puoi scordartelo nana malefica, mi sono rotta della tua fottuta
dittatura!" si ribellò subito Santana, attaccando duramente
la sua compagna, che sbuffò seccata.
"La mia non é dittatura, ma sono il leader di questo club e
ho il dovere di non farlo naufragare! Per di più cosa
vorresti fare, prendere tu il mio posto?! Ma per piacere, se non si
é ancora capito da che parte stai! Dannazione, se vi faceste
una ragione che sono io la migliore qui dentro, sarebbe tutto
più semplice!" ribatté combattiva e stizzita
Rachel, mettendosi le mani sui fianchi nella sua ormai collaudata posa
canzonatoria.
Lo sguardo di Santana si assottigliò tanto da diventare
terribilmente spaventoso, e nelle sue iridi scure guizzò una
fiamma di rabbia pura che non lasciava presagire niente di buono.
Infatti dopo appena un attimo l'ispanica scattò in avanti
con le braccia ben tese nel chiaro gesto di strozzare la sua compagna,
la quale sobbalzò impaurita cominciando ad urlare.
Fortunatamente la cheerleader venne placcata in tempo e trattenuta
prima che potesse aggredire Rachel, e a quel punto Kurt
roteò gli occhi spazientito e si alzò a sua
volta, frapponendosi tra le due ragazze con le braccia aperte come per
fermarle.
"Ok, adesso basta! Basta basta! Tentare di ucciderci a vicenda non ci
aiuterà a vincere le provinciali" disse Kurt con tono
deciso, facendo slittare lo sguardo dalla sua migliore amica alla
cheerleader, che sbuffò pesantemente.
"Sì ma mi toglierebbe una bella soddisfazione"
ringhiò guardando sempre con aria molto minacciosa Rachel.
"No, ci farebbe solo perdere, perché abbiamo bisogno di
tutti qui dentro, e soprattutto di essere uniti, specialmente ora che
non abbiamo il professor Schue" replicò con convinzione il
ragazzo.
Santana alzò gli occhi al cielo con fare indignato e
incrociò le braccia sotto il seno, sempre con la stessa
espressione combattiva.
"Va bene, ma la nasona dovrà passare sul mio cadavere se
vuole fare la principessa sul pisello" mugugnò con una
smorfia.
Kurt le rivolse un breve sorriso rassicurante e abbassò le
braccia.
"Tranquilla, per questo ho io la soluzione" disse inarcando le
sopracciglia, compiaciuto dell'idea che era appena balenata nella sua
mente.
Santana corrugò la fronte interdetta e lo guardò
curiosa.
"Che cos'hai in mente, ninfa?" gli domandò subito, ed il
sorriso di Kurt si ampliò.
"Stai a vedere"
*
Blaine si passò una mano fra i ricci perfettamente
pettinati, sbuffando lievemente senza staccare gli occhi da uno dei
compiti che stava correggendo. Aveva passato le ultime due ore chiuso
nella sua classe a ricontrollare le analisi sulle canzoni che aveva
assegnato ai suoi studenti, e nonostante alcuni fossero davvero ottimi,
altri lasciavano molto a desiderare, e lui era convinto ad impegnarsi
in ogni modo per riuscire ad aiutare i suoi ragazzi a migliore, anche
se era solo un supplente.
"Professor Anderson?"
Blaine alzò di scatto il capo, volgendo lo sguardo verso la
porta, da dove aveva appena fatto capolino il ragazzo di cui aveva
immediatamente riconosciuto la voce. Un timbro tanto particolare
l'avrebbe riconosciuto al centro della folla più
strepitante, specialmente con il suo orecchio allenato da anni di
musica e soprattutto dopo averlo sentito cantare in modo tanto
stupefacente.
"Kurt" rispose posando la penna sulla cattedra e alzandosi in piedi.
"Vieni pure" lo invitò ad entrare indicando con un mano
davanti a sé.
Il ragazzo stirò le labbra in un sorriso cortese appena
accennato e fece qualche passo avanti.
"Scusi se la disturbo, ma ho un disperato bisogno d'aiuto"
esordì Kurt con tono abbastanza calmo rispetto alla
drammaticità delle sue parole. Blaine aggrottò
appena le sopracciglia e aggirò la cattedra per fronteggiare
lo studente.
"Dimmi tutto" lo incoraggiò il giovane insegnante,
sinceramente incuriosito.
"Poco fa dovevamo avere il nostro incontro con il Glee Club, e quando
é arrivato il professor Schuester era un vero straccio, si
é preso un raffreddore tremendo, e di sicuro una febbre da
cavallo. Quindi, ad una settimana dalle provinciali, siamo rimasti
senza direttore, e questa non solo é una tragedia per le
lezioni, ma perché senza di lui non solo non arriveremo al
giorno della gara preparati per vincere...non ci arriveremo VIVI"
spiegò Kurt stringendo appena le labbra in un'espressione
seriamente preoccupata.
Blaine lo ascoltò con attenzione e si ritrovò ad
annuire con il capo.
"Sì ho notato che nell'aula coro c'é questo forte
sentimento di...competizione" replicò il professore
parafrasando gentilmente quello che aveva davvero percepito all'interno
del Glee Club, e Kurt, come se fosse riuscito a leggergli nel pensiero,
sogghignò sarcastico.
"Diciamo pure che siamo sciacalli pronti a sbranarci per un po' di luce
di uno scadente riflettore" lo assecondò il ragazzo, facendo
ridacchiare l'insegnante.
"Per questo abbiamo assolutamente bisogno di un direttore, non ci sono
speranze di sopravvivere senza, e io...mi stavo chiedendo se lei fosse
disposto a sostituire il professor Schuester finché non si
rimette, visto che credo proprio che lei sia l'unico qui dentro con le
capacità per farlo" continuò Kurt, con gli occhi
cerulei velati d'aspettativa. Blaine incrociò il suo sguardo
e si aprì in un'espressione lusingata, acconsentendo senza
esitazione.
"Sarebbe un onore, nonché un grande piacere" rispose
portandosi una mano sul petto, e sul volto di Kurt comparve un sorriso
sollevato.
"Fantastico!" esclamò lo studente intrecciando le dita sotto
il mento, e quel suo guizzo d'allegria contagiò
immediatamente Blaine, che sorrise smagliante.
"Ok...adesso dovremmo andare. Ho lasciato Santana e Rachel sull'orlo
della rissa, e ci servono entrambe vive, quindi meglio raggiungerle
nell'aula coro il prima possibile" disse dopo appena un istante Kurt,
lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e avviandosi fuori
dall'aula, seguito subito da un allarmato Blaine che lo stava
osservando con gli occhi leggermente sgranati.
"Rissa?" domandò interdetto, e il ragazzo annuì
immediatamente.
"Sì, é una cosa abbastanza frequente al Glee
Club, specialmente se é coinvolta Santana. Vive in un
quartiere molto violento" spiegò Kurt con tono piatto e
tranquillo, come se stesse parlando del tempo, facendo strabuzzare
ancor di più gli occhi del supplente.
"Ah, bene a sapersi" commentò sarcastico Blaine, ma l'altro
lo ignorò.
"Comunque sappia che le dobbiamo moltissimo, prima di tutto un milione
di grazie" fece Kurt voltandosi quanto bastava per incrociare gli occhi
cangianti del professore al suo fianco, notando per la prima volta,
data la vicinanza, quanto fossero effettivamente di un colore
indefinito che oscillava dal nocciola dorato al verde acquoso.
A Kurt non piaceva guardare le persone negli occhi, o almeno non per
molto tempo. Gli dava la fastidiosa sensazione di essere completamente
esposto e messo a nudo, come se dalle sue iridi azzurre potessero
trasparire davvero tutte le sue paure e le sue incertezze.
"Figurati Kurt, sul serio, lo faccio più che volentieri. Il
Glee Club é stato una delle cose che mi ha reso
più felice nella mia vita" rispose Blaine, lasciando vagare
lo sguardo verso un punto indefinito, immergendosi con facilita' in
quei ricordi non troppo lontani.
Venne però quasi subito riportato al presente da un breve
sospiro dello studente, contornato da una nota quasi amara.
"Non c'é bisogno che si spieghi, so esattamente che cosa ha
provato, anzi probabilmente lo so anche di più"
replicò Kurt abbassando il tono delle voce, come se stesse
parlando a sé stesso e non all'insegnante accanto a lui, il
quale si era girato a fissarlo nonostante il ragazzo stesse guardando
dritto davanti a se'.
In quel momento Blaine notò qualcosa che non era riuscito a
scorgere prima nell'unico studente con cui riusciva ad avere un
accennato rapporto: la tristezza.
Non si permise però di indagare oltre, timoroso di essere
invadente e inopportuno, distogliendo quindi gli occhi e seguendolo
senza dire altro. Si accorse di essere vicino all'aula coro almeno due
corridoi prima, sentendo chiaramente gli insulti in spagnolo che una
ragazza, presumibilmente Santana, stava urlando con tutta la sua
notevole voce.
Kurt roteò di nuovo gli occhi con fare stanco, e
accelerò velocemente il passo borbottando fra sé
e sé un "lo sapevo, dovevo farle ingabbiare".
Entrarono nell'aula e Blaine si bloccò praticamente sulla
porta, strabuzzando gli occhi non appena questi si posarono sulla scena
in corso. La ragazza ispanica che riconobbe essere la tanto temibile
Santana, stava sbraitando violentemente, mentre quattro ragazzi la
reggevano e lei continuava a tendere le braccia verso la malcapitata
Rachel, la quale alternava squittii impauriti a risposte decise.
Kurt si lanciò letteralmente verso la sua migliore amica,
parandosi davanti a lei e aprendo un'altra volta le braccia, questa
volta nel gesto di proteggerla.
"SANTANA!! Che cosa ti ho detto dieci minuti fa?!" sbottò il
controtenore guardando severo la cheerleader, senza riuscire
però a scalfire il suo fervore.
"La nana vuole cantare tutti gli assoli, e io voglio reciderle la gola
con i denti!!" sbraitò la ragazza arricciando la bocca in
una smorfia felina, e Kurt si girò verso il professore,
rimasto pietrificato sulla porta.
"Sa, non é molto d'aiuto se fa così" gli disse
facendolo riscuotere da quel suo lieve stato di shock momentaneo.
"Sì giusto...RAGAZZI! Adesso basta o vi mando dal preside!"
esclamò Blaine cercando, senza troppo successo, di sembrare
autoritario, quando in realtà si dimenticava anche di essere
un professore.
Fortunatamente però, i ragazzi che non avevano notato la sua
presenza, troppo presi dall'accesa lotta, si voltarono stupiti verso di
lui, e Santana sembrò sbollire tutto d'un tratto, inarcando
un sopracciglio nella sua direzione, mentre la sua espressione irata
lasciava velocemente posto ad un sorrisino malizioso.
"Uh, il professorino sexy...no, non mi mandi dal preside,
però può mettermi in punizione quando vuole"
rispose la ragazza facendogli l'occhiolino, lasciando un Blaine
completamente attonito con la mascella che rischiava di toccargli
terra, come nei cartoni animati.
"SANTANA! A cuccia!" la sgridò Kurt portandosi una mano
sulla fronte, tra l'incredulo e il rassegnato.
L'ispanica arricciò la bocca e si rimise a sedere, lanciando
però un'altra occhiatina al supplente che stava ancora
sbattendo le palpebre sbigottito.
"Non si preoccupi professore...abbaia ma non morde" lo
rassicurò Kurt notando il suo disagio.
"Solo su richiesta" scherzò maliziosamente la mora, decisa a
non darla vinta al suo compagno, che le lanciò un occhiata
omicida prima di intrecciare le dita con quelle di Rachel e portarla a
sedere accanto a lui, dalla parte opposta rispetto a Santana.
Il giovane professore fece qualche passo non troppo sicuro verso il
centro della stanza, e si schiarì appena la voce.
"Va bene...allora, in...in questi giorni sostituirò il
professor Schuester, finché non guarisce...so che tra una
settimana ci sono le provinciali quindi dobbiamo lavorare sodo...avete
già la scaletta?" cominciò Blaine
riappropriandosi piano piano di quel briciolo di sicurezza che era
riuscito a conquistare quando aveva cantato Micheal Jackson nella sua
classe.
"No, in realtà dovevamo sceglierla oggi" rispose Mercedes
mentre tutti gli altri annuivano silenziosamente con il capo.
"Ok...e avevate qualcosa in mente?" domandò il professore
appoggiandosi con la schiena al pianoforte dietro di lui.
"Non proprio, il professor Schue ci aveva portato degli spartiti"
replicò Rachel indicando il plico di fogli che avevano
appoggiato su una sedia vicino alla batteria.
"Sicuramente roba di qualche band del paleolitico dimenticata da Dio"
bofonchiò Puck facendo una smorfia contrariata.
"Già, speravamo magari di convincerlo, per una volta, a fare
qualcosa di più...recente, perlomeno" commentò
Tina aprendo appena le mani.
"Aspettate, voi...voi non fate le canzoni che vi piacciono?" chiese
confuso Blaine, aggrottando la fronte.
"No, cioé...ci piacciono le canzoni che ci propone il
professor Schue, sono pezzi intramontabili ma...non sono molto..."
cominciò a spiegare Quinn, lasciando che fosse Kurt a finire
la frase per lei.
"Da noi"
Blaine si passò una mano sul mento con aria pensierosa, poi
si strinse nelle spalle e batté le mani con fare
incoraggiante.
"Bene, non ci resta che fare qualcosa che sia da voi allora! Forza,
ditemi qualche bella canzone del momento che vorreste cantare!" li
spronò il supplente ricambiando subito il sorriso che vide
spuntare sul volto dei ragazzi.
"Io sto in fissa con i Train ultimamente!" disse Artie, facendo quasi
illuminare gli occhi di Blaine.
"Dio, "Hey soul sister" é una delle mie preferite...vuoi
fare una prova?" replicò immediatamente il giovane
insegnante, indicandogli il centro della stanza. Artie lo
osservò per qualche istante incerto, storcendo appena le
labbra.
"Io...mmmh non saprei come farla al meglio" rispose il ragazzo con
sincerità.
"Va bene, tranquillo, se vuoi faccio fare un tentativo a qualcun altro
prima...Finn?" ribatté il professore voltandosi verso il
ragazzo che aveva chiamato.
"Io...non l'ho mai sentita" confessò con una punta
d'imbarazzo, beccandosi i "bu" di tutta la classe.
"Ma dove diavolo vivi Finn?!" lo riprese Santana scuotendo il capo.
"Non importa...qualcun altro? Kurt?" provò di nuovo Blaine,
ma anche il controtenore gli fece cenno di no con il capo.
"Non é proprio il mio genere"
Blaine a quel punto fece vagare lo sguardo su tutti i suoi alunni, che
però rimasero in silenzio; così, dopo qualche
secondo, si lasciò scappare un sospiro ironicamente
rassegnato e cominciò a tirarsi su le maniche della camicia.
"Ho capito...qui devo pensarci io" disse divertito mentre le ragazze si
aprivano in un "uh" entusiasta, facendolo ridacchiare lusingato, mentre
lui si voltava verso la band della scuola.
"Attacca!"
Spazio
dell'Autrice.
Ok, e anche questo quarto capitolo e' andato!
Allora, qui oltre ad una sostanziosa scena Klaine, abbiamo anche una
bella scena di gruppo, che devo ammettere mi sono divertita molto a
scrivere, perche' mi ha dato la possibilita' di inquadrare e sviluppare
la mia versione ideale del Glee Club. Piu' che altro, quale versione
dei personaggi preferivo.
Prendiamo Santana per esempio. In queste ultime puntate mi e' caduta
moltissimo, non l'ho tollerata, io adoravo alla follia la Santana di
inizio seconda stagione, la stronza ninfomane, pero' apprezzo che
almeno la sua violenza ispanica l'abbiano conservata (chi si scorda il
mitico COSAS MALAS? xD).
Diciamo che per le sue battute a Blaine ho pensato a quando faceva le
avance a John Stamos xD Bellissima!
Poi, altro mio gigante headcanon con cui, ahime', dovrete vedervela
spesso: L'HUMMELBERRY.
Ok, dovete sapere che l'Hummelberry e' la mia seconda OTP, se non
esistesse Blaine sono troppo convinta che Kurt dovrebbe mettersi con
Rachel, al diavolo di qualche stupida etichetta, sono perfetti per
stare insieme ** Quindi nella mia mente io vivo in una perenne
situazione di stallo stile prima puntata della terza stagione: QUELLO
E' L'HUMMELBERRY PERFETTO! Percio' nelle mie FF sara' sempre come in
quella puntata xD
You're FIERCE Rachel :D
Bene, ora passiamo ad i veri protagonisti di questa storia...Kurt e
Blaine.
Per questa
scena mi sono direttamente ispirata a quella di Holly (vi avevo detto
che avrei mischiato terza e seconda stagione), e come vedete il loro
rapporto rimane sulla giusta linea, anche se gia' dal prossimo capitolo
qualcosa comincera' a vacillare, e un indizio l'ho gia' nascosto qui.
Vediamo se siete tanto bravi da coglierlo ^^
Ok, adesso vi lascio!
Ringrazio con tutto il mio cuore le meravigliose 11 persone che hanno
recensito lo scorso capitolo, e ovviamente tutti quelli che hanno
letto! Sono felice che la mia storia, nonostante sia ancora agli
albori, vi stia appassionando!
E tenetevi pronti, ho appena iniziato a buttare giu' un'altra Klaine :D
Stay tuned!
Buona notte **
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Capitolo 5 *** Sectionals ***
Buona
sera miei carissimi lettori ** Lo so, lo so, sono in ritardo di due
giorni, e mi sa che dovrete farvi una ragione che finche' sono rilegata
ad un Ipad non potro' essere puntualissima, ma ci provero'...per di
piu' ne sto facendo mille in questo periodo, quindi chiedo venia ^^ Per
la pubblicazione di questo capitolo devo ringraziare due dei miei
adorabili compagni di classe, Barbara e Federigo, che durante le due
ore di attivo mi hanno gentilmente dettato il capitolo dal mio
quadernino dove scrivo ** E nessuno che voleva credere che non fosse il
mio solito porno xDD
Bene, adesso vi lascio al capitolo che vi ho fatto aspettare anche
troppo...
Enjoy ^^
Quando Blaine aveva accettato l'offerta di dirigere il Glee Club al
posto di Will, dato che lui era malato, non aveva minimamente esitato o
pensato ai vari effetti collaterali. D'altronde, come avrebbe potuto
dire di no alla richiesta di Kurt? Quel ragazzo si era rivolto a lui
come se Blaine fosse stata la loro unica speranza, e non aveva proprio
considerato la possibilità di rifletterci sopra,
così aveva subito acconsentito, per di più con
una certa serenità.
Insomma, lui era stato il leader e il solista del suo Glee Club, li
aveva condotti a diverse vittorie ed era sempre stato in grado di
mediare e risolvere le situazioni più problematiche, quindi,
di cosa avrebbe dovuto preoccuparsi?
Beh, tanto per cominciare, le New Directions non erano i Warblers.
Blaine e i suoi compagni di scuola avevano avuto un approccio
completamente diverso rispetto al loro Club, già il fatto
che fossero un coro a cappella trasformava il loro punto di vista e il
loro modo di pensare.
Ognuno era importante, ognuno era indispensabile, e le divise da cui
non si separavano mai erano il chiaro segno che lì dentro
erano tutti uguali, tutti speciali allo stesso modo. Questi sentimenti
li legavano e stringevano in un'unione forte e in un rapporto stabile e
leale, che non li portava mai ad infervorati litigi o lotte.
Potevano discutere, potevano avere pareri contrastanti, ma nessuno
aveva mai il violento desiderio di prevalere sull'altro, gli scontri
erano costantemente percepiti come scontri alla pari, e la stima che
stava alla base di tutto quello che facevano insieme li conducevano
inevitabilmente a risolvere le questioni con serenità.
Questo non si poteva certo dire delle New Directions, dove ogni scusa
era buona per cercare di emergere e farsi notare, e nonostante fossero
incredibilmente uniti e tenuti insieme da sentimenti e sogni comuni,
specialmente dal forte senso di esclusione e inadeguatezza, arrivato il
momento di scegliere chi mettere sotto il riflettore, sembravano pronti
a scuoiarsi vivi.
Blaine si era dovuto personalmente mettere in mezzo tra Santana e
Rachel, e al loro ennesimo tentativo di rissa, e la cosa l'aveva
turbato non poco. Blaine era seriamente convinto che la situazione in
quale erano immersi tutti i membri delle New Directions, il fatto che
venissero costantemente considerati "sfigati" senza che gli venisse
concessa la possibilità di dimostrare il contrario, fosse un
collante davvero forte, perché quei ragazzi oltre che alla
passione condividevano la sofferenza, ma allo stesso tempo,
conoscendola così bene, tentavano in ogni modo possibile di
riscattarsi, e in quel momento sembravano come...accecati.
Blaine per questo rimase più di una notte a rigirarsi
insonne nel letto, mentre pensava freneticamente ad una soluzione, che
alla fine arrivò spontanea e quasi con ovvietà.
"Canterete tutti" decretò Blaine, dopo aver preso posto a
sedere sul pianoforte dell'aula coro, le gambe penzoloni e le mani
giunte in grembo.
"Come scusi?" domandò Mercedes perplessa, mentre tutti
osservavano straniti il giovane insegnante.
"Ho passato solo qualche giorno con voi, però ho capito
subito due cose: uno, é che siete tutti pieni di talento, e
due, che siete tutti oppressi dal fatto che nessuno vi apprezza"
replicò Blaine, scendendo poi con un movimento fluido dal
piano.
"Il professor Schuester mi ha parlato molto di voi, e di come venite
trattati, e la cosa, oltre ad avermi rattristato, mi ha anche aiutato a
capirvi: voi avete una costante paura che nessuno vi ammiri, vi
capisca, é per questo che cercate costantemente, e
lasciatevelo dire, anche violentemente, l'attenzione" spiegò
il moro avvicinandosi di qualche passo ai ragazzi.
"E quindi l'unica soluzione a tutto ciò é questa:
avrete tutti la possibilità di stare sotto i riflettori,
sceglieremo pezzi a più voci, o divideremo direttamente la
canzone tra chi ha tonalità simili, e così tutti
avrete il vostro momento" disse Blaine rivolgendo ai suoi studenti un
sorriso incoraggiante.
"Ma...ma così diventerà tutto confusionario, e ci
saranno più possibilità di sbagliare! Professor
Anderson, capisco la nobiltà dei suoi sentimenti, ma non
possiamo rischiare, dovremmo puntare sulle voci migliori e andare sul
sicuro" ribatté Rachel scuotendo appena il capo e tenendo
entrambi i palmi delle mani alzati.
Kurt, seduto accanto alla sua migliore amica, roteò gli
occhi leggermente infastidito, perché nonostante avesse
scoperto una complicità pazzesca con Rachel e adorasse
passare del tempo con lei, quello era uno dei sui tipici comportamenti
che non gli andava a genio, anche se non poteva proprio negare che la
ragazza fosse migliorata sotto quell'aspetto, né che tutto
questo lo compiacesse al limite dell'umano.
Erano così Elpheba e Glinda!
Kurt strinse più forte la mano di Rachel già
intrecciata con la propria per attirare la sua attenzione, e le rivolse
uno sguardo di rimprovero, mentre lei in tutta risposta gli poggiava il
palmo libero sulla gamba e scuoteva appena il capo.
"Intendevo io e te tesoro" precisò subito la ragazza, e Kurt
non poté proprio trattenere una breve risata
accondiscendente.
Non era proprio quello lo spirito dell'amicizia, accettare le parti
migliori e quelle peggiori dell'altro?
Blaine a quel punto sospirò leggermente, ma senza smettere
di sorridere si avvicinò per fronteggiare la studentessa,
piegandosi un po' sulle ginocchia per poterla guardare negli occhi.
"Rachel..." esordì il professore con tono calmo e
rassicurante.
"Tu sei brava, sul serio...sei formidabile. La tua voce é
oro colato, e non mi stupirei di vederti tra qualche anno su un palco
di Broadway..." le disse sorridendole amichevolmente, per poi
continuare con tranquillità.
"Ma qui siamo al liceo Rachel, e tu non sei la sola qua dentro. Questo
Glee Club ha qualcosa che pochi hanno: ogni membro sarebbe capace
guidare egregiamente un numero, e credo sia il caso di mettere in luce
tutto questo variegata bravura..in questa stanza c'é ogni
tipo di talento che si può desiderare, e dovreste farne il
vostro punto di forza, perché lo é davvero!
Sapete fare di tutto qui, e limitarvi oltre che uno svantaggio,
é un tremendo spreco" continuò Blaine tornando a
rivolgersi a tutti, facendo qualche passo indietro e unendo le mani
davanti al petto.
"Comunque, io vengo da un Glee Club dove non avevamo un direttore e
tutto veniva deciso tramite votazione, perciò possiamo usare
questo metodo anche qui: chi é d'accordo con la mia
proposta?" domandò, vedendo subito dopo le mani di tutti
scattare in aria, eccetto che quella di Rachel che esitò per
qualche attimo, lasciandosi poi convincere da un'occhiata
particolarmente insistente e penetrante di Kurt.
Il sorriso di Blaine di ampliò a dismisura, e questo
batté le mani entusiasta.
"Perfetto! Adesso non ci resta che buttare giù qualche idea"
La scelta della scaletta, dopo quell'accordo, non aveva portato molte
difficoltà, e fino al giorno prima delle Provinciali, era
sembrata a Blaine un ottimo lavoro, e anzi, quasi un lasciapassare per
le Regionali. Avevano provato a lungo e con passione, i numeri erano
emozionanti ed impeccabili, e lui ne era più che entusiasta.
Ma, in quel momento, dietro le quinte dell'auditorium dove si sarebbero
dovuti esibire da lì a poco, il giovane professore si
lasciò prendere dal panico, senza nemmeno troppe cerimonie.
D'un tratto ogni cosa che aveva detto e fatto gli sembrò
terribilmente sbagliata e stupida, e si accorse di aver addirittura
più ansia e paura di quando era lui a doversi esibire. Il
punto era che così sotto pressione, si era reso conto una
volta per tutte della grande responsabilità che incombeva su
di lui, quella che si era preso accettando di condurre il Glee Club
composto da quei ragazzi che avevano fatto del loro gruppo la propria
ancora di salvezza dalla realtà graffiante e il proprio,
meritato sprazzo di felicità.
Che cosa avrebbe fatto, se avessero perso? E se per questo il preside
avesse deciso di chiudere il Club? Che cosa avrebbero fatto quei
ragazzi?
Improvvisamente quelle consapevolezze piombarono tutte insieme fra capo
e collo a Blaine, il quale andò nel panico.
"Professore, si sente bene?"
Il giovane insegnante alzò il capo di scatto, scontrando i
propri occhi con quelli di Kurt, da i quali traspariva una certa
preoccupazione. Il ragazzo si era abbassato appena per fronteggiare
Blaine, seduto su una sedia con la testa tenuta fra le mani in una
posizione che risultava abbastanza disperata, e anche quando
sollevò lo sguardo sullo studente, questo era intriso
d'ansia.
"Sì, certo, tutto bene" rispose un po' troppo velocemente e
con tono un po' troppo acuto per risultare credibile, infatti Kurt
inarcò un sopracciglio e dopo un istante si mise a sedere
accanto a lui.
"Non deve essere preoccupato, non é nemmeno il nostro
direttore" replicò il ragazzo atono, osservando i suoi
compagni girovagare per la stanza mentre finivano di preparasi.
"É proprio per questo che sono preoccupato! Ho fatto una
scelta troppo azzardata, non avrei dovuto, sarei dovuto andare sul
sicuro, così rischiamo e se perdiamo sarà tutta
colpa mia, e voi mi odierete, e oddio potrebbero chiudere il Club..."
cominciò a parlare a raffica Blaine, lasciandosi prendere
dall'inquietudine, mentre Kurt lo guardava sempre più
stralunato, finché non decise di interrompere quella valanga
di parole.
"Aspetti, aspetti!" esclamò lo studente mettendo una mano
sulla spalla del supplente, che a quel punto si zittì di
colpo e rivolse del tutto la sua attenzione al ragazzo.
"Si calmi, sta sclerando, e si sta sbagliando. Il rischio di perdere
c'é sempre, é il principio della competizione, ma
lei non deve assolutamente pentirsi di quello che ha proposto, e
comunque tutti abbiamo accettato senza esitare" disse Kurt guardandosi
poi intorno prima di avvicinarsi a Blaine e abbassare la voce.
"Sinceramente prof, lei in tre giorni ha capito quello che il professor
Schuester ancora fa fatica a capire, o meglio, a mettere in pratica.
Anche se perderemo, mi creda, ne sarà valsa la pena"
confessò il ragazzo stirando poi le labbra in un breve
sorriso, che riuscì a sollevare un po' Blaine.
"É la prima volta che ho la possibilità di far
sentire la mia voce durante una competizione" continuò Kurt
volgendo a terra lo sguardo, senza però permettere
al sorriso di sparire dal suo volto.
Quello era stato l'unico pensiero che era riuscito a dargli un po' di
sollievo durante quei giorni a scuola particolarmente duri. A quanto
pareva, la sconfitta della squadra di football del McKinley aveva
avvelenato particolarmente l'animo di Karofsky e dei suoi degni
compari, che avevano ben deciso di sfogare tutta la loro frustrazione
su di lui, rinchiudendolo in un bagno chimico e aumentando la
quantità di umiliazione pura aggiungendo anche qualche
sputo.
Appena quel ricordo gli balzò in testa, venne percorso da un
feroce brivido d'orrore e i suoi occhi si velarono di un sottile strato
di lacrime. Dio, si odiava quando non era in grado di controllare le
sue reazioni e soprattutto si odiava per non essere in grado di farsi
scivolare tutto addosso, di essere davvero più forte di loro
invece di crederlo e basta.
Sinceramente, stava anche cominciando a dubitarlo. Non voleva concedere
ai bulli la sua sofferenza, ma non ci riusciva, semplicemente non
riusciva ad impedirsi di stare male. E tutto questo gli provocava un
sovraccarico emotivo intollerabile che rischiava a lungo andare di
farlo crollare, ed il solo pensiero lo terrorizzava e al contempo lo
faceva arrabbiare, creando un mix deleterio, che non sapeva nemmeno
nascondere. In quel momento, come in molti altri che aveva passato, si
sentiva irrimediabilmente patetico, e insopportabilmente abbattuto.
"Kurt? Va tutto bene?"
Il ragazzo alzò di scatto il capo per incrociare di nuovo
gli occhi cangianti del professore, il quale lo stava osservando con un
cipiglio preoccupato.
Quella semplice e banale domanda fece boccheggiare Kurt per un paio di
secondi. Non era affatto abituato a sentirsi rivolgere una
così premurosa attenzione, specialmente con un tono
così sincero e allarmato. Nessuno sembrava accorgersi che
c'era qualcosa che non andava, mentre i suoi amici parevano
sottovalutarlo o comunque non dargli troppa importanza, d'altronde
anche loro venivano maltrattati, e per questo non di rendevano conto
che la situazione di Kurt stava seriamente degenerando.
"Sì..." rispose con voce flebile lo studente, non riuscendo
a pronunciare la frase per esteso, perché sarebbe stata una
menzogna troppo evidente.
Blaine lo fissò per un lungo istante, e il ragazzo distolse
subito lo sguardo, cercando di apparire indifferente.
Il giovane insegnante aveva visto chiaramente la scintilla di
sofferenza che aveva attraversato gli occhi di Kurt, e non era proprio
riuscito a trattenere la domanda, come invece aveva evitato la
settimana precedente.
E la risposta incerta del ragazzo lo stava inquietando ancor di
più della tristezza che gli aleggiava intorno. Blaine
poggiò una mano sulla spalla dello studente e lo
invitò ad incrociare i suoi occhi un'altra volta,
osservandolo comprensivo.
"In caso avessi bisogno di qualcosa, non ti assicuro di poter risolvere
qualunque cosa ma...beh, posso ascoltare" gli disse Blaine stringendo
appena le labbra.
Kurt lo guardò sorpreso e quasi incredulo, senza distogliere
gli occhi da quello dell'altro come se cercasse di capire affondo cosa
davvero stesse pensando. Quella era una grande novità nella
sua vita, nessuno gli aveva mai offerto in modo così
spassionato un po' del suo tempo e della sua attenzione, ma per quanto
la cosa gli avesse sinceramente alleggerito per un attimo il cuore, non
credeva di poter accettare l'offerta del professor Anderson.
Sentiva una sorta di barriera la quale gli impediva di spingersi verso
di lui, semplicemente per il fatto che non lo conosceva affatto, e per
quel poco che sapeva aveva capito che il professore veniva da un mondo
e da esperienze totalmente differenti, perciò era convinto
che sarebbe stato davvero arduo per lui capire il suo dramma, e in quel
momento Kurt aveva bisogno, più di ogni altra cosa, di
qualcuno che sapesse come si sentisse, e non che si sforzasse a capirlo.
"Grazie professore" lo ringraziò sinceramente lo studente,
sorridendogli senza remore, perché nonostante tutto,
nonostante le difficoltà, le incertezze, le paure, lui era
stato il primo a vedere quello che Kurt stava passando e provando, e
questo gli aveva iniettato una piccola dose di speranza.
"Figurati" replicò Blaine ricambiando il suo sorriso,
lasciando la presa intorno alla sua spalla. Kurt sospirò
leggermente e si alzò in piedi, cercando di scrollarsi di
dosso quelle spiacevoli sensazioni e tornare a concentrarsi sulla gara.
"Lei piuttosto non si faccia prendere dall'ansia. Andrà
tutto bene, e per di più devo già sopportare
Rachel" disse il ragazzo con tono appena più divertito.
"Tra poco tocca a noi" lo avvertì prima di allontanarsi e
tornare dai suoi compagni, venendo travolto all'istante da Rachel, la
quale gli buttò le braccia al collo e si strinse a lui,
mentre Kurt si lasciava andare ad un altro sospiro, ormai abituato alle
crisi pre-competizione della sua migliore amica.
"Che cos'ha il professor Anderson?" chiese la ragazza una volta
liberato l'altro dalla sua morsa.
"É in preda al panico, si sta facendo venire mille
paranoie...secondo me é troppo giovane per fare questo
lavoro" commentò Kurt lanciando un'altra occhiata
all'insegnante ancora seduto dall'altra parte della stanza,
ritrovandosi a dover trattenere un accenno di sorriso.
"E anche troppo carino" si lasciò scappare Rachel seguendo
lo sguardo dell'amico, il quale arricciò appena le labbra.
Era un'intera settimana che sentiva quel tipo di commenti dalle sue
amiche, specialmente da Santana che in media ogni trenta secondi si
lasciava andare ad uscite molto esplicite, e non riusciva proprio a
capire perché la cosa in un certo senso sembrava
infastidirlo. O meglio, in realtà non riusciva ad accettare
l'idea che sapeva essere alla base di quel disagio, ovvero che era
talmente stanco di ammirare da lontano degli irraggiungibili etero che
per puro istinto di autoconservazione si impediva di farlo, nonostante
pensasse a sua volta che il professor Anderson fosse davvero bello.
Per di più il fatto di fare apprezzamenti su quello che era
comunque un loro insegnante, giovane o no, gli risultava quasi...fuori
luogo. E la cotta per il proprio professore era uno dei più
grandi cliché della storia.
"Rachel...ci sei già passata" la rimproverò
bonariamente Kurt, facendo roteare gli occhi all'amica.
"La mia cotta per il professor Schue é stata una sbandata
giovanile di quando ero ancora ingenua e innocente, e ho passato questa
fase..." ribatté Rachel incrociando le braccia al petto.
In quel momento la luce del camerino lampeggiò, e Blaine
scattò in piedi prendendo un bel respiro, prima di battere
le mani per attirare l'attenzione di tutti e farli riunire intorno a
lui.
"Bene ragazzi, tocca a voi...in bocca al lupo, e date a tutti qualche
lezione!" li spronò con fare incoraggiante, cercando di non
far trasparire tutto il nervosismo che in realtà lo
attanagliava.
I ragazzi applaudirono e si lasciarono andare a qualche gridolino
d'approvazione, per poi dirigersi verso il palco. L'ultimo della fila
era Kurt, e Blaine approfittò per affiancarlo e dargli una
delicata pacca sulla spalla.
"Sarai grande, ne sono certo" gli disse il professore sorridendogli con
sincerità, e Kurt ricambiò all'istante, annuendo
con il capo.
Alla fine poteva almeno ammettere che era piacevole sapere che non
tutti nella vita erano portati a remarti contro e che si poteva avere
l'appoggio di qualcuno oltre a quello dei propri amici.
"Come io sono certo che la sua sia stata una grande idea"
replicò il ragazzo, per poi voltarsi e seguire i suoi
compagni, mentre Blaine scendeva e andava a sedersi per assistere al
numero dei suoi studenti.
Appena prese posto tirò fuori dalla tasca il suo cellulare e
come promesso digitò velocemente il numero di Will, il quale
gli aveva detto di volerli almeno sentire dato che non poteva esseri
lì a vederli.
"Stanno per cominciare" esordì Blaine non appena
sentì la voce di Schuester rispondere dall'altro capo del
telefono
.
"Come ti senti?" gli chiese Will con il tono di uno che sapeva
già la risposta che avrebbe ricevuto.
"Tremo di paura da capo a piedi...invece di essere io a rassicurare
loro, é stato Kurt a darmi una calmata" confessò
Blaine con un breve sospiro, osservando il sipario ancora chiuso e
sentendo lo stomaco accartocciarsi su sé stesso.
"É perfettamente normale, cerca solo di non darlo troppo a
vedere...tipo, evita di vomitare" rispose Schue proprio mentre partiva
l'annuncio che si sarebbero esibite le New Directions.
Blaine di scatto si mise meglio a sedere, sporgendosi con la schiena e
poggiando i gomiti sulle ginocchia, e allontanò il cellulare
dall'orecchio, puntandolo verso il palco. Quando la musica
partì il giovane insegnante venne subito percorso da un
lungo brivido d'emozione che non avrebbe mai immaginato, eppure eccolo
lì a contorcersi le mani elettrizzato e ansioso allo stesso
tempo.
Gli erano bastati pochissimi giorni per affezionarsi ai ragazzi del
Glee Club, ed infatti non riuscì nemmeno ad evitare una nota
d'orgoglio mentre li osservava impegnati nel loro numero in cui stavano
mettendo tutto il loro amore e il loro entusiasmo.
Quei ragazzi sapevano trasmettere la magia della musica.
Nel momento in cui toccò a Kurt cantare, a Blaine
sembrò di scorgere una luce diversa nei suoi occhi,
più viva e brillante, che pareva gridare a gran voce quanto
in quegli istanti il ragazzo si sentisse esattamente nel posto giusto
al momento giusto, come se appartenesse del tutto al palcoscenico, e
lì potesse essere semplicemente sé stesso,
accettato da tutti.
In quegli attimi, senza nemmeno accorgersi di come, Blaine si illuse
che quella scintilla negli occhi di Kurt fosse almeno un po' merito
suo, senza sapere che in realtà aveva ragione.
Spazio
dell'Autrice.
Bene,
che cosa abbiamo qui??
Prima di tutto Blaine con una piccola crisi mistica...essere il
direttore delle New Directions non era certo un compito facile, specie
con Santana e Rachel che tentano la rissa ogni dieci secondi xD
Alla fine ho fatto fare a Blaine quello che sono tre stagioni che
vorrei veder fare a Schue, e che in parte hanno fatto alle provinciali
di questa stagione...i numeri mi sono piaciuti tantissimo proprio per
questo, perche' gira rigira hanno cantato tutti, persino il mio Kurt **
Si insomma, l'avete capito, questa ff sta diventando una specie di mio
Glee ideale xD
Ovviamente nella mia FF Kurt dice a Blaine che e' la prima volta che
canta durante una competizione perche' ovviamente non e' mai stato alla
Dalton...
Parlando di questo, c'e' questa scena carinissima tra Kurt e Blaine in
cui finiscono l'uno per risollevare l'altro...Kurt riesce a calmare la
crisi isterica di Blaine, e Blaine, finalmente, chiede a Kurt cosa c'e'
che non va. Questo puo' sembrare qualcosa di banale, ma per Kurt non lo
e'. Vi ricordate quel "and nobody seems to notice" della 2x06? Beh,
come nel telefilm, anche qui e' Blaine a capirlo, e gli offre il suo
aiuto...aiuto che pero' Kurt non si sente di accettare, e mi sembra
abbastanza chiaro il perche'. Riesce a malapena a parlarne con i suoi
amici, di certo non si butterebbe nelle braccia di un professore con
cui ha condiviso solo una settimana di prove. Un professore di cui sa
solo che andava in una fantastica e felice scuola privata, e che crede
etero.
Da da da daaaaan. Gia'. Kurt ovviamente non sa che Blaine e' gay,
niente gli ha dato modo di capirlo, in fondo a scuola si veste
normalissimo e non fa niente di significativo (poi si capira' piu'
avanti anche perche' evita di mostrare la sua sessualita'
esplicitamente), e Kurt non ha interesse nello scoprirlo...
Percio', per ora, l'offerta di Blaine rimane solo la speranza di un
mondo che forse non fa cosi' schifo.
E...ah, si', c'e' come al solito un po' del mio Hummelberry quotidiano,
e anche per questo vedrete che cos'ho in mente xDD
Per chi non lo sapesse, quel pensiero di Kurt, "Erano cosi' Elpheba e
Glinda" si riferisce alle protagoniste del musical Wicked, le stesse
che cantano For Good **
Bene, adesso vi abbandono...
Un ringraziamento davvero speciale alle 10 persone che hanno recensito
lo scorso capitolo, e a tutti quelli che hanno letto!! Love ya all
<3
Un bacione **
|
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Capitolo 6 *** Broken ***
Buona sera miei amati lettori ** Sì, ce l'ho fatta, incredibile ma vero I'M BACK! Come avevo promesso, finita di scrivere "CrissColfer Live! Tour 2011", mi sono rimessa a lavoro con questa Klaine ** Quindi guarda lascio i commenti alla fine e non vi faccio aspettare oltre!
Enjoy!
“Questo trofeo è quasi più alto di me” scherzò Blaine mentre sistemava in bacheca il premio che avevano conquistato, facendo ridere divertiti i ragazzi.
L’umore di tutti era schizzato alle stelle non appena erano stati annunciati i risultati della competizione e loro erano stati dichiarati vincitori.
L’euforia aveva spazzato via ogni altro tipo d’emozione, e aveva preso il sopravvento su tutti, facendo saltellare i ragazzi per la stanza entusiasti e su di giri. Blaine era quasi rimasto sconvolto di vedere Santana e Rachel abbracciarsi affettuosamente, prima che quest’ultima saltasse letteralmente in collo a Kurt, in quel clima di festa inebriante, che era riuscito a scacciare, almeno per quel momento, i pensieri di tutti, lasciando posto solo alla gioia e alla speranza.
Ad un certo punto il giovane insegnante si era anche ritrovato a dover trattenere un lacrima d’orgoglio e di felicità, senza che ne rimanesse troppo stupito, in realtà: oltre ad essersi affezionato ai ragazzi, si ricordava molto vividamente quello che lui stesso aveva provato solo pochi anni prima, e aveva amato ogni emozione di quei momenti. Per quanto si sforzasse di non pensarci, in quel momento era praticamente impossibile non farsi assalire dalla nostalgia.
Erano anni che Blaine, per non soffrire, evitava di chiedersi come sarebbe stato se avesse avuto il coraggio di andare contro suo padre e inseguire il suo sogno. Forse avrebbe fallito. O forse, sarebbe stato felice. Ma quello non era certo il tempo di pensarci. Ora doveva concentrarsi sui suoi ragazzi e sui loro sogni. Blaine prese posto, come suo solito, sul piano e aspettò che anche gli studenti si mettessero a sedere, prima d’iniziare a parlare.
“Lasciatevelo dire…siete stati grandi, sul serio” cominciò il professore facendo scorrere lo sguardo su tutti, e osservando contento le loro espressioni sempre più raggianti. Rachel in particolare squittì felice e si strinse più forte a Kurt, rischiando quasi di cadere dalle sue ginocchia, infatti il ragazzo le strinse la vita e ridacchiò.
“So che sono stato solo pochi giorni con voi, ma ci tenevo davvero a dirvi che è stato un piacere e un onore lavorare con ragazzi talentuosi come voi, e che sono molto felice di avervi aiutato” disse Blaine sorridendo ampiamente.
“E’ lo stesso per noi, professor Anderson” rispose Finn ricambiando il sorriso, e tutti annuirono con il capo.
“E ci mancherà” disse Tina facendo abbassare lo sguardo di Blaine, lusingato.
“Anche voi”
*
L’euforia della vittoria era riuscita a distrarre Kurt per una giornata e non di più, dato che era lampante quanto a nessuno importasse della loro vittoria.
Nessuno per questo li avrebbe rispettati, specialmente la banda di Karofsky, che, puntuale come un orologio svizzero, tornò ad urlargli dal corridoio i più disparati e volgari epiteti, e a sbatterlo sempre più forte sugli armadietti, tanto che il suo tonfo sulla superficie fredda e sul pavimento riecheggiava sempre più a lungo nel corridoio.
Più che il dolore, quello che davvero odiava Kurt erano i lividi violacei che deturpavano la sua pelle diafana, ricordandogli crudelmente, tutte le volte che si trovava davanti allo specchio, quanto fosse infelice e quanto la fine della scuola fosse ancora troppo lontana. Non era più così sicuro, come all’inizio dell’anno, di poter sopravvivere semplicemente essendo superiore, essendo più forte, essendo sé stesso.
Kurt aveva paura. Ne aveva parlato con Rachel, aveva provato a sfogarsi e tirar fuori il suo malessere, per tentare di alleggerire il peso che gravava incessantemente sul suo stomaco, ma poco dopo si era reso conto di non aver provato sollievo, non si era sentito meglio. La sua migliore amica poteva stringerlo, sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, ma Kurt sapeva che non era quello ciò di cui aveva bisogno, anche se la vera risposta continuava a sfuggire persino a lui.
“Come stai?” gli chiese dolcemente Rachel una volta che lo affiancò davanti agli armadietti.
Kurt fece spallucce e strinse le labbra.
“Come ieri” rispose tristemente il ragazzo, sussultando appena quando qualcuno dietro di lui chiuse di scatto un armadietto.
Rachel lo guardò apprensiva e si avvicinò a lui, per potergli parlare più a bassa voce.
“Sei sicuro di non voler…non so, andare a parlare con qualcuno? Anche solo con la Pillsbury” gli disse la ragazza fissandolo nei suoi occhi spenti.
“Non lo so Rach…dubito che con la Pillsbury sarebbe diverso…non so davvero cosa fare o pensare…so solo che non ce la faccio più” mormorò Kurt con un sospiro profondo, mentre socchiudeva leggermente gli occhi con fare stanco. Era esausto.
“Ehi ragazzi”
I due si voltarono verso la voce che gli aveva appena salutati allegramente, e quando Kurt sollevò lo sguardo si trovò davanti ai grandi occhi cangianti del professor Anderson, che nell’istante in cui incrociarono quelli dello studente, si fecero più cupi e preoccupati.
“Kurt” lo chiamò Blaine con tono allarmato, fermandosi davanti a lui, e ricevendo un accenno di sorriso che invece di rassicurarlo lo inquietò.
“E’ successo qualcosa?” chiese subito senza pensare che magari sarebbe potuto risultare invadente o inopportuno, ma d’altronde quel ragazzo stava male, gli si vedeva così chiaramente in quegli occhi che invece avrebbero dovuto brillare, e Blaine non riusciva a sopportarlo, come non riusciva a sopportare di sentirsi così inerme e incapace di aiutarlo.
Kurt in risposta alla sua domanda scosse debolmente il capo e abbassò lo sguardo, facendo sospirare rumorosamente Blaine, che gli posò una mano sulla spalla.
“La mia offerta è sempre valida, dico sul serio” gli disse il moro non sapendo sinceramente cos’altro aggiungere. Non voleva costringerlo, forzarlo o spingerlo a fare niente, era comunque un ragazzo e non sapeva come avrebbe potuto reagire, ma quello che lo affliggeva sembrava tanto terribile da non poter essere affrontato da solo.
“Grazie” disse quasi in un sussurro Kurt, senza incrociare gli occhi del professore, prima che questo, dopo un’altra stretta alla spalla, si allontanò, salutando con un cenno Rachel, la quale guardò interrogativa il suo migliore amico.
“Proposta?” chiesa la ragazza facendo eco alle parole dell’insegnante.
“Alle provinciali, si è accorto che stavo male e mi ha detto che se volevo parlare lui mi avrebbe ascoltato…” spiegò fievolmente Kurt, lasciandosi poi scappare una risatina amara.
“E’ stata l’unico adulto ad accorgersene” aggiunse sentendosi ancora più miserabile. La sua vita stava diventando un inferno e nessuno sembrava accorgersene.
“Beh potresti dargli una possibilità…il professor Anderson è giovane e si vede che è una persona intelligente…male non può fare, no?” ribattè Rachel.
“Invece sì, può far male, può far male dover spiegare tutto ad un quasi sconosciuto, ammettere tutte le mie debolezze, e ritrovarmi da punto e da capo, senza aiuto o altro…” replicò Kurt un po’ alterato, per tirare l’ennesimo sospiro e calmando l’ondata di rabbia.
“Scusa Rachel, sono insopportabile, lo so…sono più lunatico di una donna incinta” borbottò il ragazzo passandosi una mano sulla fronte.
“Tranquillo” lo rassicurò lei abbracciandolo.
“E non sei insopportabile, sei il mio migliore amico. E tutto andrà bene, te lo prometto”
*
Per tutta la mattina, Kurt rimase un pensiero sordo nella mente di Blaine, sfocato ma persistente.
Nonostante si concentrasse sulle lezioni o sui compiti da correggere, lo sentiva ronzare nella sua testa come un costante sottofondo, lontano ma distinto, e solo quando arrivò in sala professori per pranzare gli si ripresentò davanti con chiarezza. Rivide lo sguardo affranto e spento che il ragazzo gli aveva rivolto quella stessa mattina e si rabbuiò, sentendosi male per quanto fosse consapevole di essere del tutto impotente, dato che non aveva nemmeno idea di quale fosse il problema di Kurt, e questo non sembrava affatto intenzionato a rivelarglielo.
Senza sapere cosa lo affliggeva, non poteva neanche provare ad aiutarlo, e questo lo faceva soffrire. Era sempre stato nella sua natura fare il possibile per il prossimo.
“Blaine!”
Il giovane insegnante, seduto da solo ad un tavolo vicino alla finestra, alzò il capo verso un sorridente Schuester appena entrato nella stanza, e ricambiò immediatamente il suo sorriso.
“Will! Come stai?” rispose il moro alzandosi subito in piedi per salutarlo.
“Decisamente meglio.” replicò Schue stringendogli la spalla affettuosamente, per poi sedersi al tavolo con lui, con aria tranquilla e un’espressione decisamente sollevata. Era ben tangibile quanto fosse contento di essere tornato a scuola.
“Era una gran brutta influenza, ma è passata… Piuttosto! Voglio sapere tutto sulla vittoria! Come stanno i ragazzi?” domandò trepidante il professore, facendo sorridere di nuovo Blaine.
“Quando siamo tornati non riuscivano a stare fermi, letteralmente. E non hanno litigato per un’intera giornata da quanto erano felici, nemmeno Rachel e Santana! Abbiamo contemplato il trofeo e festeggiato, ma…” cominciò a raccontare il giovane supplente, fermandosi poi quando si ricordò che quei momenti erano durati davvero poco, e il suo promemoria fu l’immagine di Kurt e del suo volto intriso di tristezza che fece nuovamente capolino nella sua testa.
“L’euforia non è durata molto.” confessò mentre il sorriso scemava dalle sue labbra, rendendosi conto di come si doveva esser sentito Will quel primo giorno di scuola quando gli aveva raccontato cosa doveva passare il suo Glee Club. Schuester sospirò con chiara rassegnazione, e si passò una mano fra i capelli.
“Tutte le volte mi illudo che le cose migliorino, ed invece rimango sempre deluso.” commentò Schue amaramente, stringendo le labbra in una smorfia triste, che contagiò anche Blaine.
“E’ così assurdo per me… Alla Dalton era tutto così diverso…” replicò il giovane insegnante, picchiettando senza entusiasmo la sua insalata.
“Non se lo meritano proprio.” borbottò Will rivolgendo a sua volta l’attenzione verso il suo pranzo.
“E’ successo qualcosa in particolare?” chiese dopo qualche istante, sperando in una risposta negativa. Blaine scrollò le spalle e scosse lievemente il capo.
“Non che io sappia…” rispose inizialmente atono, per poi bloccarsi di colpo e spalancare leggermente gli occhi. Appena aveva pronunciato quelle poche parole, gli era balzato in mente che sì, lui non sapeva niente, non sapeva quale poteva essere il problema di Kurt… Ma forse Will sì.
“Posso farti una domanda?” chiese subito, sporgendosi appena verso l’altro per poter abbassare la voce.
“Certo.” rispose Schuester con una nota stranita, ma comunque tranquillo.
“Sono giorni che Kurt è… Triste. Molto triste. In realtà è da quando l’ho visto che è così ma, anche stamani era proprio… Distrutto. Tu sai qualcosa?” spiegò il moro osservando cautamente l’altro, il quale sospirò di nuovo, ancor più rumorosamente.
“Kurt sono anni che è preso pesantemente di mira dai bulli… Forse più di tutti qui” rispose Will, per poi concludere con amarezza.
"Non è facile essere gay dichiarati in questa scuola.”
Blaine appena udite quelle parole rimase completamente pietrificato, osservando sbalordito il collega per dei lunghi istanti, prima di sobbalzare e sbattere velocemente le palpebre.
Gay.
Kurt era gay.
Come era possibile che, dopo tutti quei giorni, a Blaine non fosse passato nemmeno per l’anticamera del cervello? Come era possibile che non lo avesse attraversato neanche il minimo sospetto? Eppure, ora che Schuester gliel’aveva detto, quella certezza gli apparve come la cosa più chiara del mondo.
Kurt era palesemente gay.
Blaine si diede mentalmente dello stupido e dovette impedirsi con forza di battersi la fronte con il palmo della mano.
Come aveva fatto a non rendersene conto subito? Sarà che non attivava il suo “Gayradar” sui suoi studenti, sarà che non era proprio nella sua indole il giudicare le persone dall’apparenza (Perché avrebbe dovuto dare per scontato che Kurt fosse gay solo per il fatto che tenesse ai suoi vestiti?), sarà che aveva sempre avuto in mente l’idea, e quindi dato per scontato che Kurt stesse insieme a Rachel (Insomma, che cosa avrebbe dovuto pensare? Quei due erano inseparabili.), stava di fatto che fino a quel momento non ci aveva proprio pensato.
Ma adesso tutto tornava.
E soprattutto, adesso Blaine poteva riconoscere la paura e la sofferenza che aveva scorto negli occhi di Kurt, perché anni prima, quella stessa paura e quella stessa sofferenza erano state le sue.
Blaine aveva provato in prima persona l’umiliazione e il dolore dovuto al bullismo, anzi aveva subìto molto e molto di più. Il moro veniva ancora percorso da dei violenti brividi quando faceva viaggiare la mente verso quei ricordi lontani ma distinti, di quando era stato picchiato a sangue da alcuni bulli della sua scuola, in prima superiore, colpevole soltanto di essere andato al ballo con un suo amico.
Sperò che con Kurt non fossero arrivati fino a quel punto, ma anche se si era sempre salvato dalle vere e proprie botte, la violenza psicologica doveva essere stata a sufficienza: Kurt era a pezzi.
“Oh.” fu l’unica cosa che il giovane insegnante riuscì a dire, abbassando lo sguardo.
“Già…” acconsentì Will a sua volta con aria affranta.
Passarono alcuni minuti in silenzio, nei quali la mente di Blaine macchinò tanto furiosamente che sentì le parole del collega quasi fossero un eco, infatti quando incrociò il suo sguardo e lo trovò in attesa di una sua risposta, questo si riprese appena e scosse leggermente la testa.
“Come scusa?”
Will sorrise e ripeté.
“Posso farti una proposta che non potrai rifiutare?”
Spazio dell'Autrice.
VIDEO RINGRAZIAMENTI + ANNUNCI + COMMENTO QUI ---> http://www.youtube.com/watch?v=i2YnhOajefs
Eccoci qua xD
Lo so cosa state pensando: Blaine non si era accorto che Kurt era gay?!
Beh, no.
Prima di tutto perchè Blaine non si pone il problema se Kurt lo sia o no. E' un suo studente, non se lo chiede, e dopo tutti gli anni di pregiudizi, di sicuro Blaine non è uno che giudica così le persone senza conoscerle. Anche perchè alla fine Blaine non ha passato molto tempo con Kurt, ha visto che si veste in modo accurato, ma niente di più.
Tra l'altro, c'è il fattore Hummelberry (TADADADAAAAN! XD)
Esatto, Blaine aveva sempre dato per scontato, vedendo Kurt e Rachel mano per la mano, seduti uno sull'altro, sempre insieme, che appunto stessero insieme...
Ma nel momento in cui Schuester gli fa notare che Kurt è gay, per Blaine è tutto chiaro.
E ora comincia il bello xD
Piccola citazione filosofica "Per tutta la mattina, Kurt rimase un pensiero sordo nella mente di Blaine"
Pensiero sordo è un concetto post-cartesiano e Leibniziano, in questo caso più post-cartesiano...infatti, al contrario di Cartesio stesso, i suoi "adepti", specie Lamy, credevano che esistessero questi pensieri sordi, ovvero che ci ronzano in testa ma non consciamente, che stanno praticamente nel nostro inconscio.
Sì, la scuola mi fa male, lo so xD
Bene, adesso vi lascio **
Grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo e grazie a tutti quelli che leggono!!
Un bacione e buona notte <3
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Capitolo 7 *** Courage ***
Buona sera miei adorati ** Ed ecco l'aggiornamento settimanale della Klaine ** Con il capitolo che, credetemi, stavamo aspettando tutti, quello che a me piace definire il "capitolo scintilla". Perchè è qui che SCATTA qualcosa. Ma non voglio dilungarmi oltre e vi lascio subito alla lettura **
Enjoy!
Quando Will entrò in aula coro lunedì pomeriggio, la sua naturale allegria venne bruscamente stroncata una volta assaggiata l’atmosfera generale. I ragazzi del Glee infatti erano tutti apaticamente seduti sulle sedie, alcuni sonnecchianti, altri con lo sguardo un po’ assente, e regnava un inusuale silenzio rotto solo da un leggero brusio.
“Ragazzi, che succede?” domandò perplesso il professore, ricevendo diverse occhiate scoraggiate, mentre alcuni si scambiavano fra di loro sguardi titubanti, come se non sapessero da dove cominciare.
“Diciamo che la scuola ci sta facendo passare dei brutti momenti” cominciò Artie con tono un po’ affranto, cercando l’appoggio degli altri.
“La squadra di football e la squadra di hockey hanno deciso di entrare in guerra per la supremazia della scuola, e oltre a massacrarsi a vicenda gareggiano per chi massacra di più gli altri… Noi, ovviamente, siamo la loro preda preferita” spiegò stancamente Finn, mentre Mike, Sam e Puck annuivano con aria triste e vagamente rassegnata.
“Per di più, la coach Sylvester vuole mettere allenamenti tutti i giorni per cercare di farci mollare il Glee.” aggiunse Quinn con un gran sospiro.
Schuester fece scorrere lo sguardo su tutti i suoi ragazzi, notando sistematicamente le loro espressioni scontente e deluse mentre osservavano mestamente il pavimento, persi in pensieri chiaramente infelici, e sentendo il cuore farsi più pesante.
“Beh, per quanto possa aiutare, io avrei una buona notizia.” ribatté il professore cercando, per quanto possibile, di recuperare un po’ della sua persa allegria e risollevare, anche solo per pochi istanti, l’umore degli studenti, che infatti drizzarono prontamente le orecchie.
Se c’era una cosa di avevano bisogno, era decisamente una buona notizia.
“Visto il grande successo alle provinciali e la schiacciante vittoria, per non parlare del bel lavoro fatto durante la mia assenza, ho chiesto al professor Anderson se fosse interessato a diventare co-direttore del Glee.” spiegò Will unendo le mani davanti a sé e tentando di contagiare i ragazzi con il suo sorriso, lasciando un attimo di suspance.
“E ha accettato.” concluse dopo qualche istante, indicando con una mano la porta dell’aula da dove apparve, quasi per magia, il giovane insegnante, con un sorriso smagliante che vacillò a sua volta nel momento esatto in cui incontrò gli occhi affranti degli studenti, nonostante questi, per la notizia, si fossero tutti drizzati sulle sedie con una nota di entusiasmo e avessero cominciato ad applaudire e sorridere mestamente.
Blaine fece un breve ed ironico inchino, dopo aver salutato tutti felice, dato che la richiesta decisamente inaspettata di Will, pochi giorni prima, lo aveva spiazzato quanto rallegrato. Passare del tempo con quei ragazzi gli sembrava essere la cosa migliore da poter fare in quella scuola, e come due settimane prima, aveva acconsentito senza esitazione.
Il Glee Club mancava da troppo tempo nella sua vita per poter rifiutare.
Quando Blaine si guardò velocemente intorno però, il sorriso che era traballato sulle sue labbra morì del tutto, perché gli occorse un solo secondo per accorgersi che mancava qualcuno.
“Dove sono Kurt e Rachel?” domandò di scatto, voltandosi interrogativo verso Schuester, che invece di rispondere si girò a sua volta verso i ragazzi.
“Non lo sappiamo.” rispose Tina, con una lieve nota di preoccupazione nella voce.
“E’ un bel po’ che quei due stanno più appiccicati di una cozza allo scoglio” ribatté Mercedes incrociando le braccia sotto il seno.
“Che Kurt abbia deciso di rivalutare il fascino dell’antro oscuro delle donne?” commentò malizioso Puck tirando una gomitata complice a Sam, che ridacchiò appena con l’amico.
“Ma per favore, nessuno diventerebbe etero per la Berry! L’unica tanto sexy da far cambiare sessualità alle persone sono io, e non ho ancora ricevuto avance da Hummel.” replicò Santana con fare quasi scocciato, osservandosi attentamente le unghie.
“Ragazzi” li richiamò appena Schuester, evitando che degenerassero in inutili discussioni quando in realtà sentiva in fondo allo stomaco un pizzico di inquietudine. Rachel e Kurt non saltavano mai le lezioni del Glee, nemmeno quando stavano male, e se non erano già in aula a quell’ora doveva voler dire che era successo qualcosa, e qualcosa di grosso, solo quello avrebbe potuto trattenerli.
“Scusate.”
Tutti i presenti si voltarono di scatto non appena udirono la voce flebile di Rachel, la quale aveva varcato la soglia dell’aula tenendo stretto per il braccio un Kurt visibilmente sconsolato, che non accennò a sollevare lo sguardo dal pavimento.
“Abbiamo dovuto fare una sosta bagno.” si giustificò la ragazza lanciando un’occhiata eloquente ai suoi compagni che annuirono quasi inconsciamente, mentre Schuester stringeva le labbra comprensivo e Blaine sbatteva le palpebre facendo scorrere lo sguardo dal collega ai ragazzi senza riuscire davvero a capire che cosa fosse successo, ma percependo che non doveva essere stato piacevole.
Quando i due ultimi arrivati si misero a sedere e Rachel alzò il capo verso il centro della stanza, spalancò leggermente gli occhi una volta accortasi della presenza di Blaine.
“Professor Anderson? Che ci fa qui?” chiese dubbiosa, e appena il suo nome scivolò fuori dalle sue labbra, Kurt sollevò di colpo lo sguardo.
Ed eccola lì.
Blaine la vide tanto chiaramente nelle iridi del ragazzo che rabbrividì da capo a piedi, come se avesse appena fatto una doccia fredda di ricordi ancora troppo vividi per essere rievocati con tanta forza.
Blaine vide la paura negli occhi di Kurt.
Vide la paura mista a rabbia, frustrazione e sofferenza che aveva albergato dentro di lui per dei lunghi, interminabili mesi, e si sentì assalire dal più chiaro e puro malessere, senza abbandonare per un attimo il contatto con gli occhi dello studente.
Non poteva crederci.
Non voleva crederci.
Nessuno avrebbe dovuto provare quello che aveva provato lui.
Nessuno.
*
Blaine si avviò nel parcheggio della scuola senza badare veramente a dove stesse andando, intrappolato nel vortice di pensieri che lo aveva assalito in aula coro. Lo sguardo spento e impaurito di Kurt lo aveva allarmato quanto spaventato, perché sapeva perfettamente come si sentiva il ragazzo in quel momento, sapeva cosa stava passando per la sua testa e come i sentimenti stessero giocando con lui, ma soprattutto, sapeva quanto poco gli sarebbe bastato per crollare. Perché Blaine stesso c’era andato troppo vicino, e le conseguenze, oltre che disastrose, potevano essere tragiche.
Quando si accorse di essere finito dalla parte opposta a dove aveva parcheggiato, sospirò pesantemente e fece dietro front, alzandosi in punta di piedi quanto bastava per sovrastare le file di macchine e adocchiare la sua auto; ma una volta lasciato scorrere lo sguardo lontano avvistò molto più di quello che stava cercando, e il sangue gli si gelò nelle vene. Un po’ più in là rispetto a dov’era lui, vicino ai cassonetti della spazzatura, riconobbe immediatamente Kurt, accerchiato da tre ragazzi con addosso la giacca rossa da football, i quali lo stavano leggermente spintonando, come se volessero passarselo nemmeno fosse una palla.
Il giovane insegnante, dopo un attimo di smarrimento velato da un pizzico di terrore, attraversò velocemente il parcheggio e arrivò davanti a loro in tempo per fermarli, proprio mentre stavano sollevando Kurt.
“Ehi!!” sbraitò Blaine con fare autoritario, attirando immediatamente l’attenzione dei ragazzi che sobbalzarono e lasciarono andare Kurt, presi alla sprovvista.
“Che diamine state facendo?!” fece il moro osservando severo i giocatori, i quali gli rivolsero un tranquillo sguardo di sufficienza.
“Niente professore, stavamo scherzando con un nostro amico, vero Kurt?” disse il più alto dei tre, lanciando un’occhiata eloquente a Kurt che rimase mestamente in silenzio, anche se non avrebbe avuto il tempo materiale per rispondere, dato che Blaine si intromise prontamente.
“Bene allora andare a scherzare nell’ufficio del preside, forza!” intimò ai tre indicandogli con la mano l’edificio della scuola, mentre questi sbuffano indignati e fintamente increduli.
“Ma perché?! Non abbiamo fatto niente!” si lamentò uno di loro seccato.
“Non m’interessa, andate a spiegarlo al preside, e anche di corsa!” insistette Blaine con tono che non ammetteva ulteriori repliche, e infatti i tre giocatori, dopo un’ultima occhiata cupa, si allontanarono senza lamentarsi oltre.
Blaine a quel punto rivolse tutta la sua attenzione a Kurt, guardandolo apprensivo e poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla. A quel cenno lo studente alzò lentamente i propri occhi per incontrare quelli del giovane supplente, e questo sentì mancargli un battito quando si trovò nuovamente faccia a faccia con quella paura che era stata anche la sua.
“Kurt, va tutto bene?” chiese preoccupato, e un po’ retoricamente, dato che il moro conosceva perfettamente la risposta; sapeva che no, non andava affatto bene, ma doveva parlare con quel ragazzo, doveva farlo a tutti i costi.
“Sì, non si preoccupi.” rispose Kurt con fare quasi sbrigativo e per niente convincente, scrollando appena le spalle. Blaine strinse un po’ più forte la stretta e abbassò la voce quanto bastava per non farsi sentire se fosse passato qualcuno.
“In realtà mi preoccupo Kurt, mi preoccupo davvero… Ti si legge negli occhi che stai male e credimi, hai bisogno di aiuto… Non perché non sei forte abbastanza, ma perché tutti hanno bisogno d’aiuto… Ora, lo so che è una situazione difficile…” cominciò a parlare tentando di convincere il ragazzo a confessargli almeno il suo problema, ma questo lo interruppe bruscamente, alzando il capo di scatto.
“No professore, lei non sa! Non ha idea e non potrebbe capire!” sbottò Kurt senza volere, il volto improvvisamente attraversato da una nota di rabbia e frustrazione che scemò esattamente come era apparsa, lasciando spazio ad un’espressione quasi imbarazzata.
A quelle parole Blaine non poté far altro che abbassare a sua volta gli occhi e aprirsi in una risatina tanto amara che riecheggiò forte nelle orecchie di Kurt, spiazzandolo. Incrociò di nuovo gli occhi cangianti del professore e vi scorse un’insolita luce che non riuscì a decifrare, e che lo turbò appena. I due si fissarono per qualche secondo in silenzio, poi Blaine sospirò di nuovo e diede una leggera pacca sulla spalla di Kurt.
“Vieni, ti offro un caffè.”
*
Kurt stava osservando Blaine con autentica curiosità da quando erano entrati nella caffetteria, mentre questo si mostrava apparentemente tranquillo e indifferente. Ma lo studente sapeva che l’altro era sul punto di confessargli qualcosa, e anche se non aveva idea di quello che gli avrebbe detto da lì a poco, non riusciva proprio a smettere di guardarlo in aspettativa e con una punta di sincera speranza. Perché a quel punto, Kurt era ben consapevole che si sarebbe aggrappato a tutto, a qualunque cosa che riuscisse a smuovere anche di un solo briciolo la situazione in cui era piombato e che lo stava soffocando.
Kurt aveva bisogno di una mano a cui aggrapparsi, o sarebbe affogato, ne era certo.
E che quella mano fosse proprio quella del suo supplente di Letteratura Inglese, poco gli importava.
Si sedettero senza dire niente ad un tavolo un po’ appartato, nell’angolo del locale, con i bicchieri caldi in mano, evitando di incrociare lo sguardo. Blaine specialmente fissava intensamente il tavolo, mentre si rigirava la tazza tra le mani e con la mente viaggiava lontano, lontano da quella caffetteria, lontano da quella scuola, lontano da Kurt.
“La prima vera cotta della mia vita l’ho avuta quando avevo sei anni” cominciò a raccontare il giovane insegnante, con le labbra che improvvisamente si atteggiarono ad un lieve sorriso allegro e un po’ nostalgico. Kurt si sporse inconsciamente sulla sedia per avvicinarsi appena e ascoltare con attenzione le parole del professore.
“Fu una sbandata tanto forte per me che me la ricordo ancora come se fosse ieri, ed era una cosa davvero seria: arrossivo e mi batteva il cuore a solo sentire il suo nome” continuò Blaine mentre il suo sorriso si allargava sempre di più.
“Mio fratello maggiore si divertiva tanto che faceva partire le sue canzoni all’improvviso solo per vedermi squittire e sciogliermi come neve al sole. Molto probabilmente è proprio a causa sua che amo tanto la musica.” raccontò alzando finalmente gli occhi dal caffè a Kurt, il quale aveva appena aggrottato un po’ la fronte con aria vagamente perplessa.
“Ricky Martin. A sei anni ero innamorato follemente di Ricky Martin.” confessò dopo una piccola pausa Blaine con fare divertito, e se Kurt non fosse rimasto tanto sconvolto, era sicuro sarebbe scoppiato a ridere fragorosamente, risa che però non tardarono a fare capolino sulle labbra del moro.
“Pensa che mia mamma mi ha raccontato che una volta, ero in piedi incantato davanti alla tv che guardavo un suo concerto con aria completamente sognante e incantata, e di punto in bianco l’ho chiamata con lo stesso tono di uno che sta per svenire dicendo ‘Mamma… Ma io lo amo’. E devo confessarti che ancora oggi, quando sento “Maria”, mi viene il batticuore” spiegò alzando appena gli occhi al cielo, poi dopo qualche istante, il sorriso morì sulla sua bocca e il suo sguardo si incupì vagamente.
“A quei tempi trovavano tutti molto divertente che mi fossi innamorato di un ragazzo… Poi quando è successo di nuovo, a quattordici anni, beh… Non sono rimasti della stessa opinione.” continuò Blaine stringendo appena le labbra e tornando a fissare il proprio bicchiere. Non credeva che rivelarlo facesse ancora così male, ma evidentemente quella era una di quelle classiche ferite che il tempo non era in grado di risarcire.
Kurt, d’altro canto, sgranò gli occhi e osservò incredulo l’insegnante, sbattendo poi velocemente le palpebre e aprendo la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma niente uscì dalla sua gola improvvisamente secca.
La sua bocca non riuscì ad articolare nemmeno la frase più semplice, ma la sua mente iniziò a lavorare freneticamente e accostare pensiero dopo pensiero, uno dietro l’altro, chiarendo verità fino a quel momento nascoste, prima su tutte, la luce che aveva visto poco prima negli occhi del supplente quando l’aveva accusato di non poter capire.
“Il mio coming out non è stato affatto semplice, anzi…. È stato tanto traumatico quanto doloroso. Mio padre si infuriò tanto da minacciare di buttarmi fuori di casa, mia madre era completamente sconvolta, e mio fratello, l’unico da cui ricevevo un po’ d’appoggio, era al college in California. La notte in cui parlai con i miei della mia sessualità la ricordo come la peggiore della mia vita. Mai, mai mi sono sentito tanto sbagliato in tutta la mia esistenza. Ma come dovevo sentirmi d’altronde, quando avevo addirittura fatto vacillare l’amore dei miei genitori, come dovevo stare sentendomi dire che avrebbero preferito non avermi, se non un dannato scherzo della natura? Era insostenibile per un ragazzino.” raccontò Blaine senza nascondere la piccola lacrima che si era venuta a formare agli angoli dei suoi occhi.
“Quella notte fu l’unica volta, in assoluto, in cui abbia mai seriamente considerato di togliermi la vita.” confessò poco dopo, sapendo che non era prudente rivelare una cosa tanto personale ad uno studente, ma senza riuscire a trattenersi una volta che aveva iniziato ad aprirsi. In un certo senso, voleva che Kurt vedesse e sentisse quanto la sua vita fosse stata miserabile, per farlo arrivare dove lo voleva portare.
“Poi però, è sorto il sole.” Andò avanti, sollevando finalmente gli occhi un po’ lucidi per incrociare quelli rapiti e sua volta un po’ commossi di Kurt.
“E’ questo il bello della vita. Che per quanto una giornata possa andare male, per quanto le cose ci possano sembrare irreparabili, poi il giorno passa. E il sole sorge di nuovo, esattamente come tutti gli altri giorni. E’ questo il motivo per cui vale sempre la pena di vivere.” disse sorridendo appena e rivolgendosi direttamente a Kurt, prima di riprendere il suo racconto.
“Non voglio mentirti, non ti dirò che sarà tutto rose e fiori, sai già che non lo è. Non ti dirò che il giorno dopo mio padre è venuto in camera mia piangendo e pregandomi di scusarlo, mentre mi diceva di amarmi, perché non lo ha fatto. Ma ti giuro, ti giuro che è andata meglio. Ti giuro che andrà meglio, Kurt.” continuò allungando appena la mano per posarla sul braccio dello studente, il quale avrebbe voluto con tutto sé stesso cominciare a piangere e gettarsi tra le braccia del professore perché per la prima volta in tutta la sua vita, aveva davanti qualcuno che lo capiva, che aveva passato tutto quello che stava accadendo anche a lui, e che ce l’aveva fatta.
Che nonostante tutto, adesso era lì, e non si era lasciato abbattere da niente, nemmeno nei momenti peggiori.
Eccolo lì, quello che Kurt sarebbe voluto essere tra qualche anno. Eccolo lì, la prova che si poteva davvero essere più forti.
Kurt avrebbe voluto piangere, ma non lo fece.
Piuttosto, poggiò a sua volta una mano su quella del professore e lo guardò cercando di mettere in quello sguardo tutte le parole che non si sentiva di dire, ma che per una volta, sapeva sarebbero state capite.
E infatti così fu.
Blaine sorrise di nuovo al ragazzo e strinse appena la presa intorno al suo polso.
“Si può fare, te lo prometto. Basta solo un po’ di coraggio, solo quello.” commentò il giovane supplente, per poi mormorare, più a sé stesso che a Kurt…
“Coraggio.”
Spazio dell'Autrice
IMPORTANTE: VIDEO CON COMMENTO E RINGRAZIAMENTI PERSONALI QUI ---> http://www.youtube.com/watch?v=jSE6l7NVw9E&feature=youtu.be
Sì, avevo in mente di fare solo lo Spazio dell'Autrice multimediale, ma naturalmente il Karma che ce l'ha con me ha ben deciso di non far funzionare internet, quindi ho collegato l'Iphone al computer per postare, ma naturalmente non ce la fa a caricarmi il video, quindi lo pubblicherò domani ^^
Intanto sappiate le cose fondamentali su questo capitolo:
1) Ho pianto come una disperata mentre scrivevo l'ultima parte (lo vedrete bene nel video perchè quando l'ho registrato mi ero appena calmata).
Probabilmente a voi non farà lo stesso effetto, ma io sono proprio crollata perchè ero completamente immersa nel personaggio di Blaine, ho rivisto i flash di quella notte tremenda e percepito il suo pensiero di suicidarsi...insomma, è stata un'esperienza davvero forte, anche se personalmente amo quando mi immergo tanto in un personaggio. E' lo spirito dell'essere scrittore, no?
2) Se pensavate che avrei fatto scattare il colpo di fulmine tra Kurt e Blaine, vi sbagliate di grosso. Io non credo nel colpo di fulmine. Io credo che l'amore sia un sentimento che si costruisce, più o meno in fretta non importa, ma deve avere delle basi, sennò è solo illusione e alla prima cosa crolla.
3) Kurt ha finalmente trovato quello che cercava da sempre: una persona che lo capisce, che sa cosa sta passando perchè lo ha passato lui stesso, e che CE L'HA FATTA.
4) La battuta che Blaine fa guardando Ricky Martin ("Mamma...ma io lo amo") ha il copyright della mia migliore amica, Giada, che da piccola aveva questa impossibile cotta per Ricky Martin e ha detto testuali parole davanti alla TV *w*
5) Le battutine Hummelberry sono un must, fatevene una ragione **
Grazie infinite alla mia bellissima beta Chemical Lady ( I love you so much <3 ) e a tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo (i ringraziamenti personali di tutti sono nel video), e ovviamente a tutti quelli che hanno letto!!
Vi amo!
Alla prossima settimana!
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Capitolo 8 *** Strong ***
Buona sera miei amati! Quante vi scuse vi devo per questo immane ritardo? Millemila. Mi dispiace davvero, ma credetemi, questi ultimi mesi di scuola mi distruggono sempre, ed sono appena cominciati! Questi tre giorni di vacanza sono stata al mare con la mia migliore amica ed altre amiche ed è stato bellissimo, abbiamo solo dormito, mangiato e bevuto, esattamente quello che mi ci voleva, riposo assoluto senza pensare a nulla ** Ero esausta, ma vi giuro che mi impegnerò a fare meglio...anche perchè, appena comincia ad avvicinarsi l'estate, l'ispirazione sale! Pensate che è proprio in questi giorni che l'anno scorso ho scritto la mia prima CrissColfer, You smell delicious ** Adesso però, visto che avete aspettato tanto, vi lascio al capitolo!
Enjoy!
Questo capitolo, come tutto quello che pubblico, scrivo e creo, è dedicato all'amore della mia vita, Jessika.
Lei è la mia musa, è la mia ispirazione, è tutto ciò che c'è di bello in questo sporco mondo,
è un dono che non riesco a capire perchè mi sia stato fatto, perchè lo merito.
E' una delle cose migliori che mi sia capitata nella vita ed è merito suo se ultimamente sono più splendente e raggiante.
Grazie di tutto questo, grazie di essere la mia soulmate, grazie di esserci.
Ti amo <3
Senza che se ne accorgessero, Kurt e Blaine passarono quasi due ore in quella caffetteria, persi nelle parole e nei ricordi, e per quanto alcuni di questi potessero essere duri o dolorosi, entrambi avevano acquistato un nuovo senso di serenità.
In realtà, Kurt parlò molto poco, si limitò ad ascoltare le parole di Blaine, assetato dei suoi racconti, sia di quelli piacevoli che di quelli amari, visto che a raccontarli era lui in persona, e quindi poteva trarne solo coraggio e speranza.
Lo studente non riusciva a trattenersi dal guardarlo affascinato e dall’ascoltarlo con la massima attenzione; da anni ormai si era dato per vinto, credendo che non avrebbe trovato nessuno come lui finché non se ne sarebbe andato da Lima, e che per questo, come gli aveva detto suo padre, si sarebbe dovuto abituare ad andare avanti da solo. In quel momento però, quella crudele certezza si era sbriciolata davanti a lui, facendo posto al suo professore d’Inglese e alla sua mano tesa per aiutarlo.
Blaine gli raccontò praticamente tutta la sua vita, incoraggiato dallo sguardo quasi bramoso e incantato del ragazzo, senza lasciarsi angosciare dal suo silenzio. Gli raccontò di tutto il bullismo che aveva subito, fino al picco toccato quando dei bulli lo avevano pestato a sangue facendolo finire in ospedale; gli raccontò di tutti i problemi con la sua famiglia e con la scuola a causa di questo e della violenta lotta interiore con cui dovette convivere quando gli si presentò davanti la possibilità di trasferirsi alla Dalton. Gli raccontò di come aveva dovuto convivere con il rimpianto e la vergogna di essere fuggito per i primi tempi, e poi, finalmente, gli raccontò di come invece era riuscito a trovare un po’ di felicità.
Gli parlò della sua scuola con occhi incantati, di come era stata bella la sensazione di poter camminare sereno nei corridoi sapendo che nessuno lo avrebbe additato come diverso o gli avrebbe urlato contro qualche crudele insulto, di come era stato bello sapere che le persone lo giudicavano per quello che valeva davvero, e non per i suoi gusti. Gli raccontò di come presto, da cagnolino impaurito e tremolante si era fatto strada nel Glee Club ed era riuscito a diventarne il leader, a farsi degli amici veri e a trovare anche un po’ d’amore. A come, nonostante tutto, la sua vita era diventata degna di quel nome.
Kurt dopo tutto questo si sentì letteralmente inondato di informazioni e pensieri, rendendosi conto che aveva un martellante bisogno di rinchiudersi in camera sua, da solo, e di riflettere, riordinare le idee e capire che cosa avrebbe dovuto fare, o prima ancora, pensare. Lanciò un’occhiata al suo orologio da polso e si accorse del tempo che era passato, imitato immediatamente da Blaine, che sobbalzò sulla sedia.
“Oddio, ma è tardissimo! Scusa, non volevo trattenerti tanto.” disse il giovane professore con tono sinceramente desolato, facendo scuotere il capo a Kurt.
“Si figuri, anzi…” replicò il ragazzo alzandosi in piedi, imitato dall’altro che gli rivolse l’ennesimo sorriso cortese, prima che si avviassero insieme verso il parcheggio della caffetteria, dove avevano lasciato le macchine. Prima di montare ognuno sulla rispettiva auto e andarsene, si fermarono e rimasero per qualche istante l’uno di fronte all’altro in silenzio, a fissarsi come se improvvisamente non sapessero cosa dirsi. Fu Blaine, di nuovo, a rompere il silenzio e il momentaneo imbarazzo, poggiando una mano sul braccio di Kurt.
“Per qualunque cosa…io ci sono,” disse semplicemente il giovane insegnante, guardando il ragazzo dritto negli occhi azzurri. Questo socchiuse appena le labbra per dire qualcosa, ma rimase ancora una volta senza parole, incerto, non sapendo bene come rispondere. Blaine però non sembrò notarlo più di tanto, alzando di scatto gli occhi al cielo con fare pensieroso, per poi cominciare a tastarsi le tasche della giacca.
“Hai un foglietto?” domandò estraendo una penna, mentre Kurt scuoteva lievemente il capo e faceva spallucce, porgendogli poi il dorso della mano.
“Questo è il mio numero di telefono… Per qualunque cosa, di qualunque cosa tu abbia bisogno, anche solo parlare, chiamami, a qualsiasi ora del giorno e della notte…” continuò Blaine scrivendo sulla sua pelle il proprio cellulare. Kurt osservò attentamente il moro mentre in quelle parole metteva tutta la sua convinzione, e non riuscì proprio a trattenere quella domanda appena sussurrata con una nota di scetticismo e incredulità.
“Perché fa tutto questo per me?”
Blaine rimase qualche istante pietrificato di fronte alle parole di Kurt, agghiacciato dal suo tono disincantato e dallo sguardo spento. Fu praticamente una pugnalata al cuore rendersi conto che per Kurt era impossibile da credere che qualcuno volesse semplicemente aiutarlo senza chiedere niente in cambio, che si impegnasse tanto per farlo e si preoccupasse di lui, e soprattutto, che non fosse davvero destinato a cavarsela da solo. Fu una pugnalata perché anche lui si era sentito così, anche lui aveva guardato con diffidenza la Dalton come se dietro l’angolo si fosse nascosto l’ennesimo dolore, l’ennesimo abuso, l’ennesima umiliazione.
“Perché anche io avrei voluto che qualcuno mi tendesse la mano. Perché so perfettamente quello che provi e ne soffro al solo pensiero… Nessuno dovrebbe passare quello che ho passato io” rispose incrociando con forza lo sguardo di Kurt, il quale sussultò appena e si ritrovò di nuovo a boccheggiare. Poi finalmente, abbassò lo sguardo e sospirò ampiamente, torturandosi le mani.
“Io… Prof… Insomma… Grazie.” mormorò stringendo poi le labbra con forza.
Perché gli era tornata quella sferzante e irresistibile voglia di piangere? Forse perché non desiderava altro che tirare tutto fuori, forse perché per una volta sentiva di potersi finalmente concedere di apparire debole, o forse perché, semplicemente, dopo settimane si sentiva davvero meglio, in un modo indecifrabile, ma sapeva di stare meglio.
Blaine in tutta risposta si abbassò quanto bastava per incrociare lo sguardo del ragazzo e rivolgergli un grande sorriso.
“Ehi, ti ho appena raccontato tutta la mia vita, anche le cose più imbarazzanti, e sei tu a fare il timido? Sono io che dovrei sotterrarmi.” gli disse con tono scherzoso il giovane insegnante, strappando finalmente a Kurt una risata, e rimanendo qualche istante ad osservarlo affascinato.
Quelle brevi risa gli avevano illuminato tutto il volto facendogli risplendere gli occhi di una luce propria che sembrava appartenergli ma aver perso da un po’, e Blaine non si rese nemmeno conto di pensare a quanto fosse bello il ragazzo con quell’espressione splendente, anche se si ripromise inconsciamente di farlo sorridere più spesso.
“Ci vediamo domani, ok?” gli disse e Kurt annuì vigorosamente con il capo.
“Certo, a domani.” lo salutò con un sorriso sincero che diede un po’ di sollievo al cuore indolenzito di Blaine.
Dopo un ultimo sguardo entrambi salirono in macchina, mettendo in moto e salutandosi con un ultimo cenno della mano.
Una volta arrivato a casa, Kurt filò dritto in camera sua portandosi dietro un paio di toast, ma non riuscì a dormire.
Si rigirò per ore nel letto ripensando ad ogni singola parola del professor Anderson, e quando si accorse che i racconti che più lo avevano colpito erano quelli della Dalton, scattò a sedere, colpito da una fulminea idea che non credeva avrebbe mai contemplato. Iniziò a fare avanti e indietro per la stanza improvvisamente su di giri, preda di un gran vortice emotivo, finché non si batté una mano sulla fronte e non si decise a darsi una calmata, ammonendosi sottovoce. Si sedette di nuovo sul letto e buttò indietro la schiena, ritrovandosi faccia a faccia con il soffitto e tirando l’ennesimo sospiro pensieroso.
Doveva parlare di nuovo con il professor Anderson.
*
Per tutta la mattina successiva Kurt rimase prigioniero dei suoi pensieri, era tanto distratto che per attirare la sua attenzione doveva essere richiamato almeno tre volte, non prestò davvero ascolto a neanche una misera lezione, e rischiò di andare a sbattere contro un paio di colonne (si sarebbe ritrovato con un bernoccolo gigante a fine giornata, ne era certo).
Tutti si accorsero che c’era qualcosa di diverso in lui e che in effetti si comportava in modo un po’ strano, ma Kurt non fece che negare e sviare il discorso, liquidando tutti il più velocemente possibile per poter riflettere e rimuginare in pace, convincendosi con crescente fermezza di avere un lancinante e impellente bisogno di parlare con il suo supplente di Inglese, scalpitando sempre di più mano a mano che si avvicinava la pausa pranzo. Quel giorno Kurt non aveva lezione con lui né le prove del Glee Club, perciò non incrociò il professor Anderson per tutta la mattina e si arrese all’idea che, se avesse voluto parlargli, sarebbe dovuto andare a cercarlo nel pomeriggio; così, con una scusa molto vaga, lasciò Rachel in biblioteca con Tina e si avviò verso la sua aula d’inglese. Arrivato lì bussò leggermente alla porta della classe e aspettò che venisse invitato ad entrare prima di affacciarsi e incrociare gli occhi cangianti del giovane supplente, il quale appena lo vide, sussultò appena.
“Kurt” lo chiamò alzandosi in piedi da dietro la scrivania, e il ragazzo entrò nell’aula chiudendosi la porta alle spalle.
“Volevo…vorrei parlarle, se non ha da fare” rispose Kurt con voce flebile, e Blaine annuì immediatamente, indicandogli con una mano di mettersi a sedere.
“Certo…è successo qualcosa?” domandò il professore con una nota preoccupata, mentre prendeva una sedia e si spostava vicino al ragazzo per fronteggiarlo, mentre a dividerli c’era solo lo spigolo del banco.
Kurt prese un ampio respiro e abbassò lo sguardo verso le sue dita intrecciate, le quali si stavano muovendo scompostamente, strusciandosi tra di loro come degli agitati serpenti in gabbia.
“No, non è successo niente…” rispose prima di fermarsi e restare qualche secondo in silenzio, riflettendo visibilmente su cosa dire, o meglio, su come dirlo. Blaine aspettò paziente che il ragazzo riprendesse a parlare, e quando lui si decise a farlo, riuscì anche ad incrociare i suoi occhi.
“E’ possibile trasferirsi alla Dalton ad anno iniziato?”
Di tutte le cose che poteva aspettarsi di sentirsi chiedere da Kurt, per quel poco che lo conosceva, quella fu per Blaine un vero e proprio fulmine a ciel sereno, tanto che si ritrovò a fissare il ragazzo con gli occhi sgranati senza preoccuparsi di mascherare lo sconcerto.
“Dalton?” chiese come se non avesse sentito bene, quando in realtà aveva sentito benissimo. Kurt annuì timidamente e distolse di nuovo lo sguardo con espressione quasi imbarazzata.
“Ho pensato molto a quello che mi ha detto ieri, professore. Sinceramente, c’ho pensato tutta la notte, non ho chiuso occhio, e dopo tutto quel rimuginare, mi sono reso conto di essermi perso a fantasticare sul… Trasferirmi. A come sarebbe svegliarmi la mattina senza il pungolo della paura, andare in una scuola con serenità, non dovendo guardarmi le spalle ogni dieci secondi… Smettere di sobbalzare come un gatto spaurito ogni volta che qualcuno chiude un armadietto. E a quel punto mi sono detto, perché no? Io… Io non merito tutto questo.” cominciò a spiegare lo studente, il tono piano piano sempre più traballante.
“Voglio solo stare tranquillo.” confessò esausto, scuotendo appena il capo e tirando su con il naso, mentre le lacrime tornavano a pungergli gli angoli degli occhi.
“Sono anni, anni che vivo in queste condizioni, e nell’ultimo periodo è puro terrore. A scuola non faccio vita, vengo umiliato in ogni modo possibile, ed è così dalla prima.. Ho combattuto da solo per tutto questo tempo, senza che nessuno si preoccupasse di me o si accorgesse di quello che stavo passando. Qui è l’inferno, e l’ho sopportato per troppo” si sfogò Kurt con semplicità, esternando la sua sofferenza e la sua frustrazione, giustificandosi quando non ce n’era bisogno.
Blaine rimase ad ascoltarlo attentamente e ad osservarlo senza dire niente per almeno un minuto, trovandosi seriamente in difficoltà su cosa rispondere, per poi decidere che la strada giusta poteva e doveva essere solo quella dell’onestà.
Perciò sospirò ampiamente e si sporse quanto bastava verso l’altro, ritrovando i suoi occhi.
“Sono stato assolutamente sincero con te Kurt, in tutto quello che ti ho detto, e non voglio che questo cambi, anche se potrei sembrarti… Beh, forte” disse Blaine poggiando a sua volta le mani sul banco.
“Io ero felice alla Dalton, lo ero davvero… Ma non c’è stato giorno in cui non abbia fatto i conti con il rimpianto. A volte era solo una flebile eco, a volte era un allarme martellante, ma non mi ha mai abbandonato. Perciò, prima di scegliere, devi decidere se ne vale la pena. Tu… Tu ce l’hai quasi fatta Kurt. Sei ad un passo dall’averli battuti, dal dimostrargli che non possono cambiarti e non possono sconfiggerti. Tu sei forte, sei più forte di loro, e sei più forte di me…” continuò il giovane insegnante, percependo chiaramente dentro di sé quanto fosse forte la stima per quel ragazzo e per tutto quello rappresentava. Quanto avrebbe voluto essere come lui al liceo…
“NON E’ VERO!”
L’urlo di Kurt arrivò tanto inaspettatamente che Blaine saltò sulla sedia e guardò il ragazzo incredulo mentre questo stringeva i pugni sul banco e le guance gli si imporporavano di rossa rabbia.
“Io non sono forte! E SONO STANCO DI PROVARCI! Io lotto, e lotto, e stringo i denti, e il mondo non mi da niente in cambio! Non ne posso più! Voglio vivere una vita normale, voglio smettere di aver paura, voglio che la gente smetta di farmi sentire sbagliato quando non c’è niente che non vada in me! Voglio solo essere felice”
Il tono di Kurt passò da rasentare le grida al ridursi ad un singulto strozzato, e alla fine scoppiò a piangere. Cominciò a singhiozzare violentemente e a versare tutte le lacrime che si era imposto di trattenere, tentando di buttare fuori tutto il dolore che lo stava avvelenando e lasciando crollare tutte le sue barriere.
Blaine rimase spiazzato solo per un secondo, poi senza esitazione eliminò ogni distanza che c’era fra lui e Kurt e lo abbracciò, stringendolo a lui e accarezzandogli le spalle mentre il ragazzo, dopo un attimo di smarrimento, affondava il viso nell’incavo della sua spalla e si aggrappava a lui. Il giovane supplente si sporse per avvicinare la labbra al suo orecchio e sussurrargli un rassicurante “sssh”, cercando di farlo calmare, senza smettere di stringerlo con forza. Dopo diversi minuti i singhiozzi di Kurt si fecero più flebili e le sue lacrime più sporadiche, finché finalmente il pianto non terminò e il ragazzo si lasciò andare ad un grande sospiro, beandosi di quell’abbraccio che era riuscito a tranquillizzarlo. Blaine a quel punto si allontanò il minimo necessario per guardare il ragazzo negli occhi, e con il pollice gli asciugò le sue ultime lacrime, sorridendogli appena.
“Andrà tutto bene Kurt, te l’ho promesso” gli disse a bassa voce, lasciando che l’oro dei suoi occhi si mescolasse con l’azzurro di quelli del ragazzo, finché questo non accennò ad un debole sorriso. Blaine gli fece un’ultima carezza sulla guancia e poi si staccò del tutto, rassettandosi la camicia e rivolgendogli un sorriso incoraggiante.
“Forza, andiamo via da qui. Ti porto in un posto che sono certo ti tirerà su il morale.” gli disse dandogli una pacca sulla spalla e facendogli con il capo un cenno verso la porta. Kurt si asciugò gli occhi e lo guardò curioso.
“Dove?”
Blaine gli fece l’occhiolino.
“Sorpresa.”
Spazio dell'Autrice.
Bene, prima di tutto voglio dirvi questo: scrivere questo capitolo è stato UN PARTO. Credo per la stanchezza, perchè in realtà ce l'avevo bello chiaro in testa, però non so...vi giuro che tutte le volte che lo rileggevo mi faceva sempre più schifo, e non lo dico per sentirmi dire "no, ma che diciii", perchè io sono sempre onesta con me stessa. Quando una cosa che scrivo mi piace, lo dico, quando non mi piace, lo dico, e così era per questo. Infatti c'ho messo tantissimo a buttarlo giù, e spero che dopo l'ultima stesura vi piaccia. Ho fatto il massimo che potevo, credetemi (siete liberi di tirarmi i pomodori xD).
Questo capitolo è solo Kurt e Blaine, ed è anche bello carico, da entrambi i punti di vista. Blaine racconta tutto, tutto di lui a Kurt, e questo alla fine sbotta davanti a lui, si mostra per quello che è, lascia cadere le barriere e si sfoga. E' una cosa molto importante, perchè è qui che comincia il loro rapporto. Iniziano a conoscersi, e nel prossimo vedrete che ci sarà una sorta di equilibrio...i ruoli cominceranno a livellarsi, perchè questa secondo me è un'altra delle cose fondamentali in una relazione: l'equilibrio. Non esiste un rapporto di amore se uno è inferiore o superiore all'altro. Certo pareggiare i livelli non sarà semplice, e vedrete che ci sarà uno dei due che sarà abbastanza remissivo a farlo.
Un'altra cosa abbastanza importante per l'inizio della loro storia: quando Kurt sorride, Blaine pensa che sia bello, bello davvero, non come lo aveva pensato nel primo capitolo, e d'ora in poi la cosa gli sarà sempre più evidente.
Altra cosuccia direttamente dal testo: ho paragonato Blaine ad un cagnolino e Kurt ad un gattino *w* Avete presente le adorabili gif di Tumblr con loro versione cane e gatto? Ci sono ossessionata AHAHAHA li disegno ovunque xD
E alla fine abbiamo Blaine che vuole portare Kurt in un posto. Non indovinerete MAI xDD Non perchè dubiti delle vostre doti da Sherlock Holmes, ma perchè è un posto che non c'entra niente nè con Blaine nè con Kurt, mi è venuto in mente guardando un'altra cosa che spiegherà direttamente Kurt nel capitolo, quindi è praticamente impossibile da collegare xDD Però si accettano scommesse, magari se sapete entrare bene nella mia testa (tanto c'è poco) ci riuscite xD
Ok, adesso ci do un taglio e vi saluto!
Ringrazio caldamente e con tutto il mio cuore Jessika, aka Chemical Lady, che mi ha betato il capitolo è che è fottutamente perfetta per me **
Ringrazio con amore colfersdietcoke, kiamilachan (ODDIO ERANO ANNI CHE NON SCRIVEVO IL TUO NOME çOç <3), fairynight95, Livia_vitty, Carolina110411, GiNeVrA_21, Sirymcgregor, crocky, Estel84, saechan e MartyYeppa per aver recensito il capitolo ** Vi amo!!
E naturalmente grazie a tutti quelli che hanno letto! SIETE TUTTO PER ME <3
Buona notte e buona Pasqua! (o quello che ne rimane xDD)
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Capitolo 9 *** Laugh ***
...ah ah è l'una e quaranta di martedì notte e io posto, ma quanto sono sclerata da uno a dieci? xD Sì ho dei problemi, lo so, ne sono consapevole (e questo è il primo passo per affrontarli, no?). Tra l'altro sono una persona assurdamente orribile perchè l'altra settimana persa tra smut e simili non ho fatto l'aggiornamento settimanale D: Odiatemi, me lo merito. Maaa...finalmente è arrivato anche questo xD Capitolo abbastanza fluffoso, si abbandona un po' l'atmosfera triste per una un po' più rilassata, sempre dedicata ai nostri protagonisti! Spero vi piaccia!
Enjoy!
Per tutto il viaggio in macchina Kurt rimase per lo più silenzioso, lanciando qualche occhiata furtiva al professore che stava guidando con espressione serena, nonostante più di un pensiero gli stesse vorticando in testa. La reazione del ragazzo l’aveva colpito quanto spiazzato, così come la sua intenzione a trasferirsi. Era una questione estremamente delicata, lo sapeva bene perché quella scelta ancora un po’ lo tormentava, e per questo aveva bisogno di tranquillizzare Kurt e fargli schiarire la mente, magari distraendolo anche un po’.
Se era davvero intenzionato a considerare una simile scelta, doveva valutarla con lucidità, senza essere contaminato da rabbia o dolore, anche se era quasi impossibile. Ma se non altro, Blaine si sentiva in dovere di aiutarlo il più possibile, cercando di non farlo essere troppo avventato, visto che l’idea gliel’aveva più o meno suggerita lui.
Era sempre stato consapevole che aprirsi tanto ad un adolescente in difficoltà com’era stato lui avrebbe comportato delle responsabilità, e Blaine non si sarebbe tirato indietro, specie in un momento come quello.
Quando lo studente cominciò a non riconoscere più i paesaggi che sfrecciavano fuori dal finestrino lanciò un’occhiata all’orologio, rendendosi conto che era passata già mezz’ora da quando erano partiti, così si voltò interrogativo verso il giovane insegnante.
“Manca ancora molto?” chiese confuso Kurt mentre Blaine si girava appena verso di lui.
“No, dieci minuti o poco più” rispose il moro tornando a posare gli occhi sulla strada con attenzione. Il ragazzo annuì quasi impercettibilmente e si voltò di nuovo, abbassando lo specchietto sopra di lui per darsi una veloce occhiata al viso ancora un po’ provato.
“E’ un posto molto frequentato?” domandò il ragazzo tirandosi lievemente gli angoli degli occhi ancora un po’ arrossati.
“No, in realtà no…non preoccuparti” replicò il moro, facendo inarcare un sopracciglio all’altro, che però non insistette oltre e si limitò ad osservare il paesaggio sempre più vago, fatto da alti alberi e case via via più rade.
Ad un certo punto Blaine iniziò a rallentare per parcheggiare in uno spiazzo sulla sinistra, e Kurt incollò il naso al finestrino per seguire con lo sguardo il piccolo e unico edificio appena apparso, con il tetto ricoperto di travi di legno e una grande vetrina che padroneggiava su tutta la facciata.
L’insegna marrone appesa sopra la porta diceva, a carattere fluidi ed eleganti “Chocolaterie Armandi since 1943”.
Blaine spense il motore e rivolse uno sguardo d’incoraggiamento a Kurt, per poi aprire lo sportello e scendere dall’auto, imitato subito dall’altro.
“Questa è la cioccolateria migliore di tutto l’Ohio” cominciò a spiegare il giovane supplente, affiancando il ragazzo e avviandosi con lui verso l’entrata.
“I fondatori originari erano italiani immigrati in Francia, scappati poi dall’Europa per fuggire alla guerra” raccontò il moro.
“Produce per la maggior parte cioccolato per grandi rifornitori, ma qui ha questo piccolo laboratorio di decorazioni che vende anche al singolo, e ti assicuro, fanno una cioccolata calda che è capace di far risuscitare i morti” concluse il moro sorridendo ampiamente al ragazzo mentre gli teneva la porta aperta con un braccio per farlo entrare.
Appena Kurt mosse un passo nel negozio rimase letteralmente a bocca aperta: il locale non era molto grande ma ben illuminato, le pareti erano di un avvolgente color crema con delle rifiniture arancioni, e sulla curva del lunghissimo bancone che costeggiava ben due pareti c’era subito in bella vista un’alta fontana di cioccolato, dentro la quale una ragazza vestita con una precisa uniforme bianca e marrone stava immergendo delle fragole.
Quando lì sentì entrare alzò lo sguardo e sorrise salutandoli cordiale, per poi tornare alla sua occupazione, mentre Kurt ricambiò il saluto e lasciò vagare il suo sguardo sul resto del negozio, ammirando le vetrine e gli scaffali dove erano esposte sculture di cioccolato di tutte le forme e misure, affiancate da infiniti tipi di cioccolatini.
“Ogni volta che sono inguaribilmente triste vengo qui…con un po’ di cioccolata va sempre meglio” disse allegro Blaine con tono lievemente estasiato, facendo girare Kurt che dopo qualche istante si lasciò andare ad una risata completamente limpida e rilassata, come se ogni pensiero o costrizione fosse sparita; una risata pura che in pochi attimi riempiì l’aria tutto intirno a loro e il cuore di Blaine. Quest’ultimo lo guardò felice, perché sapeva quanto la risata del ragazzo fosse preziosa, quasi un bene da preservare o un tesoro da raggiungere.
Blaine era stato almeno un anno senza ridere, e la sensazione di non esserne più capace era stata devastante. Quando per la prima volta aveva ricominciato a farlo, quando aveva sentito nuovamente il sollievo e la leggerezza di una vera risata (e non si sarebbe mai dimenticato la scena di Wes che cadeva nel laghetto del cortile della Dalton), si era sentito come rinato.
E voleva che anche Kurt si sentisse così.
Quella doveva essere la sua missione.
Farlo ridere.
“Devo cominciare a chiamarla Professor Lupin?” domandò divertito lo studente, senza smettere di ridacchiare e arricciare il naso in modo assolutamente adorabile, mentre a quel punto anche Blaine veniva contagiato dalla sua ilarità.
“Ok, ok, lo ammetto, mi hai scoperto! Potrei aver preso ispirazione da lì, ma capiscimi…sono uno sfegatato fan di Harry Potter” acconsentì il moro avvicinandosi verso la cassa.
“Cosa vuoi? Puoi scegliere qualunque cosa” disse subito dopo indicando con una mano tutta la vetrina di fronte a loro. Kurt la osservò pensieroso per qualche secondo, lanciando poi uno sguardo titubante al supplente.
“Il cioccolato fa venire i brufoli” bofonchiò sconsolato il ragazzo, facendo roteare gli occhi al moro che sbuffò senza trattenere il sorriso.
“Il cioccolato fa produrre endorfine, che rendono felici…è scientificamente provato” rispose Blaine con un tono quasi da pubblicità, mentre gli puntava un dito contro. Kurt ridacchiò di nuovo e alzò gli occhi al cielo con muto consenso.
“Una cioccolata calda andrà benissimo” rispose lo studente cedendo all’offerta di Blaine, che sorrise allegro e gli toccò una spalla.
“Vai pure a sedere, ci penso io” gli disse gentile prima di mettersi in fila, mentre Kurt gli sorrideva grato, voltandosi poi e salirendo le scale del piccolo soppalco per andare a sedersi ad un tavolino tondo, scapeggiando di tanto in tanto per tenere d’occhio il professore, il quale dopo pochi minuti lo raggiunse.
“Adesso arrivano” gli disse mettendosi a sedere di fronte a lui.
“Mi sono permesso di far aggiungere un po’ di panna, perché le cose si fanno per bene o non si fanno…per di più, lo zucchero è il cibo del cervello” continuò beccandosi un’occhiata scettica da Kurt.
“Ma…ha un libro di queste frasi da spot socialmente utile o se le inventa sul momento?” chiese seriamente dubbioso il ragazzo facendo scoppiare Blaine in una fragorosa risata.
“A dire il vero sì, ho un libro…l’ho comprato appena mi hanno assunto, perché passare dalle confraternite a fare il professore in così poco tempo mi ha mandato un po’ in crisi” rispose appena le risa scemarono dalle sue labbra.
“Insomma…se lo fai per vera vocazione e non perché non hai idea di cosa fare della tua vita, è un po’ destabilizzante…o probabilmente sono io che mi faccio infinite paranoie” continuò un po’ incerto, finendo poi per scuotere una mano.
“Scusa, lascia perdere…a volte vaneggio” si giustificò distogliendo lo sguardo, e Kurt si strinse nelle spalle sorridendo leggermente.
“Non si preoccupi” lo rassicurò, adocchiando poi il cameriere che stava arrivando con le loro ordinazioni. Le posò sul tavolino rivolgendo ad entrambi un ampio sorriso e se ne andò, lasciando che affondassero in un breve silenzio, per concentrarsi sulle loro cioccolate. Fu Kurt questa volta a romperlo per primo, senza incertezze.
“Le piace Harry Potter?” domandò lo studente con una nota decisamente compiaciuta.
“Oh molto di più…sono cresciuto con quella saga, è vera ispirazione per me” rispose Blaine con il tono di che sembrava trattenere un sospiro sognante, facendo annuire Kurt.
“Anche per me è esattamente lo stesso. Hogwarts è sempre stata e sarà sempre la mia seconda casa” commentò stringendo appena le labbra, ripensando a quanto in quei libri, così come nei musical e nella musica in generale, fosse riuscito a trovare rifugio, costruendosi intorno una vera e propria fortezza. In un certo senso, erano stati proprio quelli la sua salvezza.
“Mi stavo chiedendo di che casa facesse parte” disse dopo un po’ il ragazzo, per poi prendere un sorso della sua bevanda, continuando ad osservare direttamente il professore, la cui espressione si fece appena più pensierosa.
“Questa sì che è una bella domanda…ci ho riflettuto più di una volta, e ti dirò, credo proprio che sarei un Tassorosso” confessò il moro facendo spalancare gli occhi a Kurt con un certo scetticismo.
“Tassorosso? Io so i libri a memoria e non ho ancora capito qual è il loro spessore, o quali sono le loro qualità, se ne hanno…o forse è proprio la casa per chi non è speciale” replicò lo studente aprendo una mano con ironica confusione.
“Ehi! Non possiamo mica essere tutti degli impavidi e audaci Grifondoro” ribatté Blaine fintamente offeso, mentre l’altro inclinava appena il capo e aggrottava la fronte.
“Mi sta dando del Grifondoro? No perché potrei offendermi” disse Kurt senza nascondere il sorriso divertito, e facendo roteare gli occhi al moro, con altrettanta allegria.
“E quindi tu saresti?” chiese prendendo poi un altro sorso di cioccolata.
“Orgogliosamente Serpeverde” rispose Kurt alzando una mano in gesto solenne, mentre l’altro rideva con tranquillità.
“Dovevo aspettarmelo…”
Kurt e Blaine andarono avanti a parlare in tutta tranquillità e allegria come se fosse la cosa più naturale e spontanea del mondo, lasciando apparentemente dietro la porta della cioccolateria tutte le paure, i dubbi, il dolore, e il mondo intero. Da Harry Potter iniziarono a parlare di libri perdendosi in un meandro apparentemente senza fine, da cui però riuscirono a riemergere aggrappandosi all’amo dei musical, finendo per salire sulla nave della moda e delle riviste, facendo sentire Kurt…esattamente normale.
Proprio mentre parlavano della loro copertina preferita di Vogue, lo studente si rese conto di non essersi mai sentito tanto a suo agio con qualcuno in tutta la sua vita, di non essersi mai sentito tanto…giusto.
Certo, amava le sue amiche, ma il professor Anderson era…come lui.
Era semplice parlare con lui senza sentirsi fuori luogo, senza sentirsi sbagliato, e quella era una sensazione del tutto nuova per Kurt.
Ancora una volta, sormontate dalla scoperta di passioni e interesse comuni che potevano unirli, cose futili come il tempo andarono completamente dimenticate da entrambi, finché allo studente non vibrò l’Iphone e si ritrovò faccia a faccia con l’ora.
“Oddio! Non ci posso credere, è tardissimo…di nuovo” esclamò il ragazzo prendendo il telefono per dare un’occhiata veloce al messaggio di Rachel, riponendolo poi in tasca mentre anche Blaine controllava l’ora sul suo orologio da polso.
“Dannazione…” mormorò mestamente il moro alzandosi in piedi per infilarsi la giacca, imitato subito dall’altro.
“Se ti faccio passare dei guai altro che paranoia, sarà un trauma per la mia carriera da professore” commentò battendosi una mano sulla fronte, mentre il ragazzo ridacchiava scuotendo leggermente il capo.
“Non si preoccupi, mi basta avvertire che sono un po’ in ritardo, non morirà nessuno” lo rassicurò per poi seguirlo verso l’uscita del negozio e raggiungere velocemente la macchina.
Una volta partiti li avvolse chiaramente un silenzio pensieroso che però non risultava pesante, solo necessario, fino a quando Blaine lanciò uno sguardo dritto a Kurt e si decise, nonostante preferisse di gran lunga vederlo allegro e sorridente, a riprendere il discorso che avevano lasciato a metà solo qualche ora prima a scuola.
“Ascolta Kurt…” esordì il professore attirando l’attenzione del ragazzo, il quale gli puntò addosso i suoi occhi azzurri vagamente dubbiosi.
“Io…lo so che non ce la fai più. E’ normale, è umano, e ci sono passato anche io. So quanto è forte la voglia di cedere e mandare tutto al diavolo, perché è giusto che tu stia tranquillo” iniziò a dire il moro facendo guizzare lo sguardo di tanto in tanto verso Kurt per riuscire ad intercettare le sue reazioni.
“Però non posso che essere assolutamente sincero con te…quando io mi sono trasferito ero al primo anno ed ero finito in ospedale, e ancora oggi rimpiango di non essere stato abbastanza forte, rimpiango di aver permesso ai bulli di avermi cacciato e di averli fatti vincere, nonostante alla Dalton sia stato davvero felice” spiegò cercando di essere il meno brusco possibile e mantenere un certo tatto.
“Sono passati quasi dieci anni e ancora, prima di addormentarmi, mi ritrovo a chiedermi “ma se…”, e ti posso assicurare che lo farò ancora per un bel po’. Quello che sto cercando di dirti è che una scelta del genere è qualcosa di grosso che potresti portarti dietro per tutta la vita, perciò devi pensarci bene. Devi pensare a quanto hai lottato, a tutte le cose a cui sei sopravvissuto, a tutte le volte che sei caduto e ti sei rialzato, devi ripensare a questo e chiederti se vale davvero la pena abbandonare tutto a pochi passi dal traguardo” continuò riuscendo ad incrociare per qualche istante gli occhi di Kurt, i quali lo stavano fissando con aria assorta.
“Io ti prometto che non ti giudicherò e che ti aiuterò in qualsiasi caso, ma tu devi promettermi che ci penserai davvero davvero bene” concluse Blaine con tono quasi supplichevole, mentre lo studente si apriva in un sonoro sospiro.
“Glielo prometto prof, ma non posso promettergli di riuscire a sopravvivere…tutte le umiliazioni che subisco si accumulano in frustrazione che sono certo finirà per uccidermi se non trovo un modo efficace per…sfogarla” rispose Kurt con tono sconsolato e un po’ disilluso.
Blaine però a quelle parole si aprì in un lieve sorriso.
“Beh, per questo possiamo inventarci qualcosa…”
Spazio dell'Autrice.
VIDEO COMMENTO CON I RINGRAZIAMENTI SINGOLI AI RECENSORI DELLO SCORSO CAPITOLO E AI LETTORI: http://www.youtube.com/watch?v=U6JM95_5YrU
Cercherò di essere veloce perchè tra poco c'è la puntata xD
Allora...BLAINE LO PORTA IN CIOCCOLATERIAAA! Perchè la cioccolata è tipo una specie di dono divino, e perchè, non chiedetemi per quale oscura ragione, tempo fa mi era venuto di associare la figura di Blaine professore a quella di Lupin...e chi non si ricorda di come Remus propina ogni tre per due la cioccolata a Potter, dicendogli che lo avrebbe fatto stare meglio.
Beh, erano professore e studente, la cosa mi era rimasta impressa e BAM ecco l'idea, Blaine lo porta in questa cioccolateria un po' sperduta, che in realtà fa solo la cioccolata in sè e per sè, ma che ha questo piccolo laboratorio che è anche negozio, e dove possono prendersi una bella cioccolata calda e stare un po' in pace.
Il tema Potter padroneggia il capitolo (beh in questi giorni mi sono tipo drogata di Pottermore, volevo cogliere l'occasione al balzo xD), e i nostri due eroi parlano amabilmente della saga, facendosi la classica domanda fatidica, e nessuno mi toglierà mai il mio grandissimo headcanon che Blaine è un Tassorosso e Kurt un Serpeverde (Darren un Grifondoro e Chris un Corvonero xD).
Kurt e Blaine in questa scena sono molto meno "professore-alunno", non è come il giorno prima che c'è questo divario tra Blaine che è una sorta di mentore e Kurt che si limita ad ascoltare...qui sono più, beh, amici. Tanto che Kurt si sente esattamente a suo agio (avete presente la scena della 2x07, di loro due a cena insieme com Mercedes? Beh un po' meno euforica, un po' meno gay, ma un'atmosfera del genere xD).
Poi però si torna alle noti dolenti, e finiamo il capitolo con un'altra idea di Blaine...
TADADADAAAAAN!
Bene, adesso posso anche dileguarmi!
Intanto grazie a tutte le meravigliose 9 persone che hanno commentato lo scorso capitolo e tutti quelli che hanno letto! Vi adoro!!
Ora andate a godervi la puntata **
Buona notteee!
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Capitolo 10 *** Welcome to my life ***
Buon giorno miei amati lettori!
E ci siamo anche con questo aggiornamento! Mi manca solo Two Worlds Collide e mi sono rimessa in pari :D (no ok ci sarebbe anche Nymphomaniac ma tanto quello è solo smut, non interessa a nessuno...)
Come al solito mi scuso per l'immenso ritardo ma la scuola bla bla bla matematica sotto bla bla bla un sacco di studio e impegni bla bla bla altre millemila FF bla bla...insomma le avete già sentite quindi mi limito a chiedere umilmente perdono e a darvi il capitolo!
Enjoy!
“Will, posso rubarti la parola solo per un istante?” chiese Blaine non appena Schuester finì di salutare i ragazzi del Glee. Il moro scese con un balzo dal pianoforte, dove si era subito messo a sedere una volta entrato nell’aula coro, e prese il posto dell’altro professore che con un cenno affermativo e un sorriso gli lasciò il centro della stanza.
Blaine a quel punto sospirò leggermente e lanciò uno sguardo complice a Kurt, annuendo con il capo quando riconobbe nei suoi occhi la conferma che cercava, e andò a prendere uno sgabello e la chitarra classica.
“Prima di dare il nuovo compito della settimana, io e Kurt ci tenevamo a farvi sentire un pezzo su cui abbiamo lavorato” annunciò il giovane insegnante, mentre il ragazzo si alzava in piedi e lo raggiungeva al centro della stanza, lisciandosi accuratamente i pantaloni firmati e tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.
“E’ una…beh, una sorta di sfogo” disse Kurt con voce un po’ traballante. La canzone che aveva riarrangiato e provato con il professor Anderson era tanto forte quanto accurata per esprimere al meglio come si sentiva, e sapeva che non esisteva modo migliore per incanalare i suoi sentimenti se non la musica. Era sempre stata una sorta di magia per lui, riusciva a scuoterlo dentro, a fargli percepire e riconoscere tutto ciò che lo scombussolava e a liberare le sue idee e le sue emozioni nel modo più sincero possibile.
Kurt sapeva che cantando non si poteva mentire, lo sapevano tutti in quella stanza, come sapevano che la musica li univa inevitabilmente, e per questo il ragazzo aveva sempre nutrito un po’ di timore.
Cantando, loro avrebbero capito.
Non avrebbero potuto farne a meno.
Cantando, Kurt si sarebbe messo a nudo per quello che davvero era e avrebbe tirato fuori ogni sentimento che aveva costudito gelosamente per apparire forte e intoccabile.
Cantando, Kurt avrebbe mostrato la sua parte debole.
Ma si sarebbe liberato, ed era la libertà quello che cercava. La leggerezza, lo sfogo…e la comprensione.
Così, lanciò uno sguardo al professore seduto al suo fianco, già con la chitarra in mano, e gli fece un cenno affermativo con il capo, per incitarlo a cominciare. Blaine annuì a sua volta ed iniziò a suonare.
“Do you ever feel like breaking down? Do you ever feel out of place? Like somehow you just don’t belong, and no one understands you?”
Kurt cominciò a cantare quasi con timidezza, con voce bassa ma ferma, le braccia stese lungo i fianchi e gli occhi socchiusi in un chiaro segno di concentrazione. Aveva bisogno di qualche attimo di estraniazione per sentire la musica pervadergli nelle vene e avvolgergli le membra, così che potesse accendere quella scintilla in lui.
Quando cantava Kurt si sentiva più vivo che mai.
“Do you ever wanna run away? Do you lock yourself in your room? With the radio on turned up so loud that no one hears you’re screaming?”
Kurt aprì gli occhi e sollevò lo sguardo, stirando le labbra in un accenno di sorriso amaro quando quelle parole riportarono alla mente più di qualche ricordo di lui, chiuso nella sua camera, con la sola compagnia della musica, ad un volume tanto alto da coprire perfino il rumore dei suoi pensieri.
“No you don’t know what it’s like when nothing feels alright…you don’t know what it’s like, to be like me…”
Lo sguardo di Kurt saettava velocemente dal pavimento al soffitto, evitando attentamente il contatto con chiunque in quella stanza, e alla fine decise di chiudergli di nuovo e arrendersi alla musica.
“To be hurt, to feel lost, to be left out in the dark…to be kicked when you’re down, to feel like you’ve been pushed around…to be on the edge of breaking down and no one’s there to save you…no you don’t know what it’s like…welcome to my life”
Arrivato a cantare quelle ultime parole, mosso da una forza interiore che nemmeno lui avrebbe saputo identificare, strinse i pugni e aprì gli occhi di colpo, sollevando il capo dritto verso i suoi compagni, i quali lo stavano osservando in religioso silenzio e con sguardo visibilmente affranto.
Lo stavano sentendo il suo dolore? Lo stavano sentendo con cosa era costretto a convivere ogni giorno?
Stavano capendo che non potevano capire?
Kurt continuò a cantare con più enfasi, con più decisione, sentendo le note nel sangue pungerlo, e perdendo ogni sorta di riluttanza ad incrociare lo sguardo dei suoi amici. Al contrario, fece scorrere gli occhi su tutti loro, desideroso di cogliere ogni guizzo di reazione, di sentire quel ponte che li avrebbe condotti fra le braccia della sua inquietudine.
“No you don’t know what it’s like when nothing feels alright…you don’t know what it’s like, to be like me”
Quella volta, le parole gli uscirono più taglienti, strisciando sulla punta dei suoi denti, colto da un brivido di fervore che sembrò affievolirsi per un istante quando, pronunciando quelle ultime quattro parole, Kurt si voltò ad incrociare lo sguardo del professor Anderson. Lo fece senza pensarci, con naturalezza, perché quella scintilla di rabbia gli aveva inconsciamente ricordato che c’era lì qualcuno che sapeva perfettamente come si sentiva, che sapeva cosa voleva dire…essere come lui.
Così, quando gli occhi cerulei dello studente si scontrarono con quelli cangianti del giovane insegnante, il tormento, la collera e la frustrazione vennero avvolti da una sorta di energia che poteva essere quasi speranza, riuscendo a far cantare Kurt nel modo più spontaneo e meno spaventato possibile.
“To be hurt, to feel lost, to be left out in the dark, to be kicked when you’re down, to feel like you’ve been pushed around…to be on the edge of breaking down and no one’s there to save you…no you don’t know what it’s like…”
Kurt abbassò di nuovo il capo, raccogliendosi in se stesso e cantando con voce appena più flebile e tranquilla, come se pervaso da una sorta di nuova consapevolezza, mentre sentiva un familiare magone allo stomaco dissiparsi.
Quando sollevò il viso per cantare gli ultimi versi, i suoi compagni riuscirono a vedere che una sola lacrima gli aveva solcato il volto, ma che era stata abbastanza.
Kurt era stanco di piangere.
“Welcome to my life”
Il ragazzo aprì le braccia in un gesto arrendevole e fece scivolare un’ultima volta lo sguardo sui suoi compagni, che dopo un attimo di silenzio iniziarono ad applaudire. Kurt sorrise mestamente, un sorriso un po’ triste, e Rachel non fece in tempo ad alzarsi per andare ad abbracciarlo che lui si era già voltato e diretto a grandi passi fuori dall’aula, lasciando la ragazza perplessa ad osservare il punto dov’era sparito con aria mortificata.
“Ci penso io” disse Blaine alzandosi dallo sgabello e posando la chitarra, per poi uscire a sua volta. Si guardò un po’ intorno nel corridoio vuoto, poi svoltò e dopo poco scorse la figura di Kurt, a sedere sulle scale, con lo sguardo fisso davanti a sé e le braccia stese sulle cosce. Non sembrava sofferente o malinconico come gli era già capitato di vederlo, solo molto più assorto. Non sollevò gli occhi quando sentì i passi di Blaine avvicinarsi, così quest’ultimo si sedette in silenzio accanto a lui e aspettò qualche secondo, prima di decidersi a parlare.
“Ti senti meglio?” gli chiese con una certa aspettativa nella voce.
“Sì”
La risposta di Kurt arrivò senza esitazione, e con tono sorpreso, cosa che fece sorridere Blaine all’istante.
Ed era vero. Kurt si sentiva meglio. Non solo perché la musica aveva incanalato le sue energie negative facendole uscire e rimestato dentro di lui in modo che potesse sfogarsi, ma anche perché Kurt sentiva di essere tornato a reagire.
Come aveva sempre fatto. Non si era mai lasciato abbattere, si era sempre rialzato, aveva affrontato i suoi bulli e scacciato il dolore. Poi, in quell’ultimo tempo, stremato, aveva dimenticato come si faceva a combattere. Aveva intravisto la possibilità di una via di fuga, e si era perso a fantasticare su come sarebbe stato semplice e gratificante, abbandonare. Aveva perso la sua vena combattiva. E aveva avuto bisogno di qualcuno che sapesse quale corda toccare per riaccenderla.
“Grazie” disse di getto Kurt, voltandosi verso il professore di colpo.
“Grazie? E di cosa?” chiese Blaine interrogativo senza però riuscire a smettere di sorridere.
“Grazie per avermi ricordato chi sono, e fatto ritrovare la scintilla che avevo perso” rispose il ragazzo con sincerità, sentendo le labbra stendersi irrimediabilmente in un sorriso intriso di sincera gratitudine.
“E grazie per essersi interessato a me quando nessuno sembrava disposto a farlo” concluse con un sospiro quasi impercettibile. Quelle ultime parole scaldarono letteralmente il cuore di Blaine, e non solo perché era riuscito ad aiutare Kurt, ma specialmente perché riuscì a sentire di aver fatto la differenza. Di aver cambiato le cose dopo aver subito un’ingiustizia. Lui era stato solo ed ignorato, e si era ripromesso di non far sentire nessuno così, perché nessuno se lo meritava. E ce l’aveva fatta. Era stato una persona migliore per qualcuno, e in quel momento non gli dispiacque poi più di tanto aver dovuto abbandonare i suoi sogni per fare l’insegnante.
Kurt e Blaine si scambiarono uno sguardo di reciproca riconoscenza che durò più di un istante, poi quest’ultimo si aprì in un sorrisino furbo e poggiò una mano sulla spalla dell’altro.
“Lo so che non dovrei proportelo perché sono un professore ma…ti va di marinare il resto del Glee Club? Non penso che al professor Schuester seccherà la nostra assenza, è una persona comprensiva” chiese guardandosi poi in giro. Kurt ridacchiò sommessamente e annuì con il capo.
“Solo se ci prendiamo anche una granita” rispose il ragazzo con gli occhi finalmente più brillanti. Blaine si tirò su e porse la mano a Kurt per aiutarlo ad alzarsi.
“Va bene, però offro io”
*
“E quindi abbiamo rischiato di dare fuoco al capanno degli attrezzi!”
Kurt si fermò appena in tempo dal prendere un altro sorso di granita e scoppiò a ridere fragorosamente, seguito a ruota da un Blaine decisamente divertito di rispolverare gli aneddoti più divertenti del suo repertorio, pescando nel cesto delle scorribande che aveva fatto con i Warblers. La divisa poteva anche farli sembrare dei ragazzi educati e composti, ma era solo una copertura.
“Non pensavo che nelle scuole private regnasse un tale delirio” rispose il ragazzo quando riuscì a smettere di ridere.
“Ed è questo quello a cui noi puntiamo! Che le persone PENSINO che nelle scuole private sia tutto perfetto, specialmente i professori. Basta dare l’apparenza e indossare una divisa stirata e il gioco è fatto! In realtà ne abbiamo combinate di tutti i colori…l’importante era non farsi scoprire” ribatté Blaine gesticolando ampiamente e girandosi del tutto per fronteggiare lo studente seduto al suo fianco sulle gradinate fuori dalla scuola. Il sole che quel pomeriggio picchiava sul Lima rendeva il clima più piacevole del solito, e i due avevano deciso di approfittarne.
“E nel mentre riuscivate anche a studiare?” domandò Kurt sollevando un sopracciglio con fare scettico.
“Certo, e il bello veniva proprio lì! Studiavamo un sacco, perché era una scuola molto pretenziosa, ma questo ci portava a dare di matto ancor di più” rispose Blaine con entusiasmo, sinceramente felice di quel tuffo nei ricordi.
“Ho perso il conto di tutte le volte che ci siamo ritrovati in camera di qualcuno a studiare furiosamente, mettendoci a piangere e tirando fuori le bottiglie di liquore alle 5 di pomeriggio” raccontò facendo sgranare gli occhi di Kurt, che dopo poco riprese a ridere.
“Non ci posso credere! Ma…oddio! Nascondete davvero un lato oscuro dietro il blazer” esclamò divertito il ragazzo mentre l’altro annuiva con allegria.
“Te l’avevo detto” gli fece eco il giovane insegnante, per poi buttare giù l’ultimo sorso di granita. Kurt lo imitò e un istante dopo controllò il suo cellullare.
“Oh, a questo non posso credere! Abbiamo fatto di nuovo tardi” disse non appena l’ora campeggiò sullo schermo illuminato del suo Iphone.
“La prossima volta che ci perdiamo in chiacchiere dobbiamo ricordarci di mettere una sveglia” scherzò il ragazzo per poi alzarsi in piedi, seguito subito da Blaine.
“Probabilmente ci scorderemmo anche di quella” rispose con altrettanta ironia mentre iniziavano ad avviarsi verso il parcheggio. Una volta lì però, Kurt diede un veloce sguardo alle macchine rimaste e imprecò sottovoce.
“Dannazione! Mi ero scordato che sono venuto con Finn stamani! E lui ora sarà di sicuro corso a casa di Puck” sbuffò il ragazzo passandosi una mano fra i capelli.
“Nessun problema, ti do un passaggio io” rispose immediatamente Blaine indicandogli la sua macchina. Kurt esitò un istante e si morse leggermente il labbro inferiore.
“Non voglio disturbarla” disse con un po’ di preoccupazione, e beccandosi dal moro un’occhiata in tralice.
“Per favore, niente convenevoli e smettila di preoccuparti per queste sciocchezze…niente disturbo per un passaggio” lo rassicurò Blaine con tranquillità, facendo il giro dell’auto per salire dalla parte del conducente, mentre Kurt montava dalla parte opposta. Il tragitto dalla scuola a casa sua era abbastanza breve, quindi non ebbero molto tempo di parlare d’altro, e quando la macchina si fermò, Kurt si girò verso Blaine e sospirò appena.
“Grazie ancora” gli disse per poi aprire lo sportello dell’auto.
“Di niente…ci vediamo domani Kurt” lo salutò Blaine con un sorriso gioviale, che l’altro ricambiò subito.
“A domani professore”
Spazio dell'Autrice.
Allora, prima di tutto la canzone è questa, vi consiglio di sentirla perchè la versione acustica è anche più bella della versione normale: http://www.youtube.com/watch?v=C4imfyyU_3E
E' da quando ho visto un video su YouTube su Kurt con questa canzone che immagino di fargliela cantare, perchè è perfetta per lui, rappresenta perfettamente quello che ha passato, e la cosa che più mi ha colpito di quel video, è che il commento con più mi piace che aveva ricevuto diceva: "Il messaggio di questo video è perchè Blaine Anderson è stato creato"
Vero, vero e ancora vero.
Poi immaginare Blaine alla chitarra che lo accompagna era ancora più *O* Che tra l'altro, era questo che intendeva Blaine alla fine dello scorso capitolo con "trovare un modo per sfogarsi", porcellini xDDD Cantare ** Al sesso ci pensiamo fra un po', don't worry xD
La seconda parte della storia è MOOOLTO autobiografica.
La scena di loro due sulle gradinate siamo io e la mia professoressa d'Italiano che prendiamo il caffè a casa mia e ridiamo dei suoi aneddotti di quando insegnava a Philadelphia (sì, la mia prof all'età di Blaine, 24 anni, insegnava all'università di Philadelphia italiano e latino **).
Infatti, quando sono indecisa su qualcosa da far dire a Blaine, mi chiedo "ma la prof. P. mi direbbe una cosa del genere?" e mi regolo xD
Poi Blaine che dice di loro che durante le sedute di studio piangono e bevono il liquore alle 5 di pomeriggio siamo io e i miei compagni di classe xD All'ultima seduto di studio eravamo in lacrime e ho dovuto tirar fuori limoncello e liquore al cioccolato, sennò di solito ci diamo di vodka...
Non fate mai il liceo scientifico, vi prego xD
Detto questo, vi lascio <3
Un grazie speciale a tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, e a tutti quelli che hanno letto!! <3 Vi adoro!
Per le news sugli aggiornamenti delle mie FF seguitemi sulla mia pagina FB: http://www.facebook.com/pages/Some-dudes-are-straight-Until-they-meet-the-right-guy-DumbledoreFans-FF/247446328619609
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Capitolo 11 *** I need a friend ***
Un giorno di ritardo, solo un giorno di ritardo! Mi sento soddisfatta! Certo, mi scala CrissColfer is out, bitches!, ma potrei aggiornare stanotte...o comunque, mi basta aver aggiornato sia quella che FC per il week-end e dovrei essere apposto...diassa, questi aggiornamenti sono peggio di una corsa ad ostacoli xD I miei amici non mi sopportano più, non faccio che dire "oddio, devo aggiornare, sono in ritardo, sono in ritardo, oggi devo scrivere tre capitoli aaaaaaaah". L'altro giorno, una mia compagna di classe mi fa "allora, come va a lavoro?" e io "sì, lo stage è un po' faticoso, però mi piace lavorare nella moda..." e lei "no, intendevo le fanfiction" LOL. Bene, adesso basta chiacchiere, vi lascio al capitolo.
Enjoy!
Kurt aveva messo sottosopra tutta la sua stanza, e la cosa non faceva che aggiungere inquietudine a quella che già lo aveva spinto a rivoltare la sua camera. Si fermò al centro e si guardò intorno con aria afflitta, abbandonandosi ad un gran sospiro mentre si passava preoccupato una mano fra i capelli.
Kurt aveva perso il suo cellulare.
Il giorno prima, appena tornato a casa si era messo con Carole in cucina per aiutarlo a preparare il soufflè e distrarsi un po’, cercando di sfruttare quel suo nuovo acquistato buon umore. Cenarono tutti insieme, come ogni venerdì sera, e poi si misero davanti alla TV finchè il sonno non aveva cominciato a farsi sentire, e Kurt era andato a letto con una certa serenità; serenità che venne minata la mattina successiva, quando dopo essersi alzato aveva cercato il telefono nella sua borsa, invano. Così come nella sua giacca, sul mobile all’ingresso, in camera sua, in cucina, perfino in bagno.
Niente.
Non aveva idea di che fine avesse potuto fare il suo telefono e non riusciva nemmeno a ricordare l’ultima volta che lo aveva usato, facendosi prendere dal panico. Dentro il suo cellulare c’era la sua vita, non poteva averlo perso.
Continuò a cercarlo e cercarlo, controllando in ogni anfratto della casa, perfino nella stanza di Finn, in cui non entrava mai per paura di contrarre qualche strana mutazione del virus dell’ebola, andando a vedere anche in punti in cui era già stato, solo per essere sicuro, ma nulla.
Iniziò a pensare dove gli fosse potuto essere caduto e se avessero potuto rubarglielo, ma non gli venne in mentre niente, cosa che lo inquietò ancor di più.
“Kurt, c’è Rachel al telefono!”
Il ragazzo sentì la voce di Carole provenire forte dal piano di sotto, e si avviò con passo strascicato verso la cornetta abbandonata sul pavimento, prendendo la chiamata.
“Pronto?”
“Perché non mi rispondi al telefono?”
Kurt tirò un sospiro tanto profondo che era certo fossero riusciti a sentirlo anche dall’altra parte della città. Tornò ad accarezzarsi nervosamente i capelli e riprese a guardare fra i cuscini del letto.
“Perché l’ho perso Rach, l’ho perso! Non riesco a trovarlo da nessuna parte!” sbottò con tono lamentoso, finendo poi per accasciarsi arreso sul materasso.
“Oddio, mi dispiace! Comunque volevo chiederti se ti andava di andare a fare un giro al centro commerciale, ci prendiamo un frappè e guardiamo qualche vetrina…così magari ti tiro un po’ su di morale” disse l’amica con una nota speranzosa nella voce, e Kurt aspettò qualche istante prima di rispondere. Che il suo umore fosse nero era un dato di fatto innegabile, e questo lo spingeva naturalmente ad accoccolarsi sul suo letto con una vaschetta di gelato di soia e il suo musical preferito; ma d’altro canto sapeva che uscire e
distrarsi un po’ gli avrebbe potuto fare solo bene, specie se il programma era gelato e shopping con la sua migliore amica.
“Va bene, ci sto…ti passo a prendere io fra un’ora” rispose Kurt mentre dall’altro lato del telefono Rachel squittiva entusiasta e lo salutava allegro.
Kurt si rigirò nel letto e poggiò malamente la testa sul cuscino con aria depressa.
Oh sì, gli serviva proprio un po’ di centro commerciale con la sua migliore amica.
*
Bene, c’era qualcosa che non andava.
Kurt non sopportava più quei suoi prepotenti sbalzi d’umore, si sentiva peggio di una donna incinta, e non comprendeva perché non riuscisse proprio a stare semplicemente tranquillo per qualche ora di fila.
La sera prima, dopo il Glee Club, era stato allegro e pimpante, aveva saltellato per la cucina e canticchiato canzoni spensierate, quando solo poche ore prima si era sentito impaurito, depresso e sofferente. Poi aveva cantato, e a quel punto si era sentito toccato ma più leggero. Dopo essere uscito dalla classe, seduto sulle scale aveva provato confusione, contemporaneamente ad avvilimetnto e determinazione. Con l’arrivo del professor Anderson, al mix esplosivo dei suoi sentimenti si era aggiunta anche la gratitudine, e un po’ di serenità, consolidata durante la loro chiacchierata.
Poi il telefono smarrito, e di nuovo era tornato il nervoso e l’abbattimento.
Quando aveva chiamato Rachel, si era convinto che avrebbe finalmente passato un pomeriggio SOLO tranquillo, ma evidentemente si era illuso.
Eppure non stava succedendo niente di insolito o strano, anzi, lui e la sua migliore amica stavano passando quel giorno esattamente come tutte le loro tipiche giornate al centro commerciale, mangiando gelato, guardando le stesse vetrine, parlando delle solite cose un po’ frivole per distrarsi un po’.
Ma Kurt non stava bene.
E ad affliggerlo non era quel solito sentimento di tristezza cosmica e perenne, ma la sferzante situazione che ci fosse qualcosa che non andava, che gli mancasse qualcosa, come se si sentisse incompleto e per niente motivato. Era anche molto più taciturno del normale, e impiegò almeno due ore a capirne il motivo; poi il suo inconscio si tramutò lentamente in consapevolezza, quando realizzò che ogni volta che stava per dire qualcosa, nel suo cervello appariva una vocina che lo scoraggiava, dicendogli “tanto non capirebbe davvero”.
Ed era assurdo. Rachel lo capiva, da quando erano diventati amici lo aveva sempre fatto, e si era dimostrata più simile a lui di quanto si sarebbe mai immaginato. Rachel era in grado di capire a cosa stesse pensando solo fissandolo negli occhi, sapeva di cosa aveva bisogno e di cui aveva voglia.
Come di quella giornata al centro commerciale.
Eppure qualcosa era cambiato, e gli ci volle almeno un’altra ora per ammetterlo.
Kurt aveva scoperto cosa voleva dire parlare con qualcuno come lui.
Che non si limitava a capire quello che provava, ma se lo ricordava, perché l’aveva vissuto. E in quel momento gli faceva strano essere tornato alla situazione originaria, come è sempre difficile tornare al buio dopo aver visto la luce.
“E’ tutto ok?”
Come volevasi dimostrare, Rachel aveva notato che qualcosa non andava, forse da prima di lui, ma aveva aspettato prima di chiedere.
“Sì, sono solo…sovrappensiero” rispose Kurt facendo spallucce e tenendo gli occhi fissi sulla vetrina di fronte a lui, osservando con un po’ troppa attenzione una camicia.
“Non ti ho chiesto di ieri pomeriggio, non so se ti andava di parlarne…” disse la ragazza sollevando lo sguardo su di lui con un po’ d’incertezza.
“Non c’è molto da dire…sono uscito solo perché avevo bisogno di schiarirmi le idee, e poi sono andato a casa” replicò Kurt mentendo alla fine, senza neanche sapere perché, avendo semplicemente e spontaneamente sentito l’istinto di non rivelare a Rachel delle sue chiacchierate con il professor Anderson; e anche di quello non riusciva a spiegarsi il perché.
La sua migliore amica comunque decise di non indagare oltre: gli afferrò dolcemente la mano, rivolgendogli un sorriso brillante e trascinandolo verso il negozio di musica, e Kurt gliene fu silenziosamente grato.
*
Lunedì a scuola Kurt passò un’altra mattina con la testa completamente fra le nuvole, rimuginando e rimuginando sul fine settimana appena trascorso. Aveva speso la domenica con Rachel, Tina e Mercedes a casa di quest’ultima, una delle loro tipiche giornate tra ragazze, ma non l’aveva mai abbandonato quella sensazione che lo attanagliava da quando il pomeriggio prima era andato al centro commerciale con Rachel, e non sapeva che cosa gli stesse succedendo.
O meglio, lo sapeva, ma non capiva come poterlo metabolizzare.
All’ultima ora aveva lezione d’inglese, ed entrò in classe trattenendo un sospiro.
Il professor Anderson non era ancora arrivato, e lui era stranamente ansioso di vederlo. Si mise a sedere come sempre accanto a Mercedes, rivolgendole un breve sorriso prima di accasciarsi stanco sul banco, continuando la sua opera di autoconvincimento mentale sul tranquillizzarsi.
“Buon giorno ragazzi”
Appena udì la voce del professore, alzò il capo di scatto proprio in tempo per vedere che lui stava guardando nella sua direzione, e che stava anche sorridendo. Kurt ricambiò spontaneamente, e come gli era già capitato più di una volta, si sentì meglio. La presenza del professor Anderson lo rasserenava, in un modo o nell’altro.
Il professore si sedette, come suo solito, sulla cattedra (Kurt aveva notato che aveva una certa affinità con i mobili), e si mise il libro sulle ginocchia, chiedendo ai suoi alunni di aprirlo a loro volta a pagina 483 e cominciare a leggere.
La lezione si svolse tranquilla: essendo l’ultim’ora della mattina la maggior parte dei ragazzi dormicchiava o scarabocchiava per non addormentarsi, mentre Kurt cercava di seguire il più possibile, ed ogni volta che incrociava lo sguardo del professore, l’idea che era balzata nella sua testa guadagnava sempre più convinzione.
La campanella suonò proprio mentre Kurt era nel mezzo ad una specie di conflitto interiore, ed infatti sobbalzò scompostamente beccandosi un’occhiata stranita da Mercedes, che liquidò con un semplice “ero sovrappensiero”. Cominciarono tutti ad andarsene velocemente, Kurt mise il libro in borsa e si avviò verso l’uscita dell’aula, venendo però fermato una volta accanto alla cattedra.
“Kurt, scusa, puoi rimanere un attimo?”
Il ragazzo si voltò a guardare il professore che aveva appena parlato con aria un po’ incerta, però si limitò ad annuire e aspettare che la classe si svuotasse. Una volta da soli, il professor Anderson non disse niente, ma si sporse per cercare nella sua borsa, ed estrarne alla fine l’Iphone di Kurt. Lo studente appena lo vide spalancò gli occhi quasi avesse avuto una visione divina e si portò una mano sulla bocca, squittendo un “oh mio Dio” mentre l’altro gli porgeva il cellulare con un gran sorriso stampato in volto.
“Ti deve essere scivolato venerdì quando ti ho portato a casa, l’ho trovato sul sedile” spiegò Blaine senza smettere di sorridere.
“Oh santo cielo grazie, sono impazzito quando mi sono accorto di averlo perso!” rispose Kurt improvvisamente euforico, riprendendo il telefono in mano come fosse una specie di reliquia.
“Non ti ho chiamato per avvertirti perché…beh, ce l’avevo io il tuo telefono” replicò il professore finendo per ridacchiare.
“Mi dispiace se ti sei preoccupato” continuò passandosi una mano fra i capelli.
“Nessun problema, anzi…adesso va meglio” ribatté Kurt sorridendo allegro, mentre Blaine annuiva. In quel momento, calò il silenzio, un silenzio pensieroso, come se entrambi stessero pensando il più possibile a qualcosa da dire per non doversi salutare, e ristando qualche istante a guardarsi, continuando a sorridere. Il primo a distogliere lo sguardo fu Kurt, che quasi con imbarazzo tornò a fissare il suo cellulare, riprendendo il conflitto interiore che aveva abbandonato pochi minuti prima. Fu proprio osservando il suo telefono che si decise a parlare.
“Prof…posso…posso chiederle una cosa?” domandò con la voce ridotta ad un sussurro, senza alzare lo sguardo, mentre Blaine inclinava il capo e lo guardava incuriosito.
“Certo, qualunque cosa…” rispose immediatamente il moro appoggiandosi con le mani alla cattedra dietro di lui. Kurt cominciò a grattarsi la nuca visibilmente a disagio e sospirò.
“Vede…lo so che è una cosa un po’…sconveniente, perché…beh, lei è il mio…professore…e io…ecco…” iniziò a balbettare Kurt, che venne fermato da Blaine il quale gli posò una mano sulla spalla e lo scosse appena, facendogli finalmente alzare lo sguardo.
“Ehi, non essere imbarazzato, davvero…puoi chiedermi qualsiasi cosa, voglio che tu mi chieda qualsiasi cosa…proprio perché sono il tuo professore e sono adulto, sono la migliore persona con cui parlare, specie del sesso, che già può essere spaventoso per i ragazzi etero, figuriamoci per quelli gay…” cominciò a spiegare il professore con tono assolutamente tranquillo, e quando nominò il sesso, Kurt sgranò gli occhi sconvolto e arrossì da capo a piedi.
“Oddio!! No, no, prof! Non volevo parlare di quello!” sbottò il ragazzo coprendosi il viso con le mani, mentre anche Blaine spalancava gli occhi dispiaciuto per la reazione dello studente.
“Oh scusa! Scusami, non volevo metterti a disagio ancor di più, solo che…credevo…ah, mi dispiace!” ribatté immediatamente il moro unendo le dita davanti alla bocca, mentre Kurt faceva capolino dalle sue mani.
“Non…non si preoccupi…effettivamente ho cominciato in modo…fraintendibile” rispose il ragazzo scoprendosi finalmente il viso, anche se il rossore permaneva.
“Sono un pessimo professore” sospirò Blaine mettendosi a sedere.
“Lei è un ottimo professore” replicò Kurt subito, mettendosi a sedere accanto a lui, il quale gli rivolse un ampio sorriso.
“Grazie…e scusa comunque, parla pure, e dimmi tutto con la massima tranquillità. Se non vuoi parlarmi del sesso, che è la cosa in assoluto più imbarazzante, puoi stare tranquillo che il resto può solo essere meglio” ribatté il moro con tono divertito, e Kurt annuì ricambiando appena il sorriso.
“Ok” disse lo studente, prendendo poi un bel respiro.
“Ricomincio…allora, lo so che ci sono determinate barriere, e limiti, e non voglio sembrare inappropriato o altro, solo che mi sono accorto di una cosa, e non sarebbe niente di male, o almeno credo, cioè pensandoci è più a chiederglielo che altro, perché di per sé non è niente di che, però comunque non è propriamente una cosa normale…” cominciò a parlare Kurt sempre più veloce, arrivando ad un punto che tratteneva addirittura il respiro, e Blaine sospirò appena e gli afferrò le spalle, scuotendolo appena.
“Kurt! Dimmelo e basta” esclamò cercando di trattenere un sorriso divertito.
Il ragazzo smise di parlare di punto in bianco e fissò gli occhi cangianti del professore per qualche istante, finendo per sospirare a sua volta e abbassare il capo.
“Ho bisogno di un amico” disse semplicemente, con tono di resa.
“Un amico come…me. Ma non conosco nessuno…e lei è l’unica cosa più vicina ad un amico che ho…e mi ha detto che ci teneva ad aiutarmi per sistemare questa situazione, per sopportare questo periodo, e visto che non voglio cambiare scuola, ma ho deciso che voglio combattere fino alla fine, credo che con un…alleato, sarebbe tutto più semplice. Anche se è sconveniente, perché lei è il mio professore. Però sarebbe una cosa…extra, un aiuto ecco, semplicemente parlare come abbiamo fatto…” spiegò Kurt tornando a parlare con tono spedito e senza prendere fiato, obbligando Blaine a scuoterlo di nuovo.
“Kurt!” lo chiamò un’altra volta il professore, per poi lasciarlo andare, mentre il ragazzo lo osservava in silenzio, aspettando ansioso che il moro dicesse qualcosa; qualsiasi cosa.
Blaine lo guardò attentamente, senza smettere di sorridere.
Kurt aveva bisogno di un amico.
Chiaro che ne avesse bisogno, anche lui ne aveva avuto bisogno.
E lui non poteva certo rifiutare. Si era deciso che avrebbe fatto di tutto per far vivere a Kurt quella situazione con tranquillità e, per di più, quella richiesta gli aveva ricordato troppo il suo libro preferito.
Così, il professore ampliò il suo sorriso e tese la mano davanti a lui.
“Piacere, mi chiamo Blaine e abbiamo un sacco di cose in comune. Ti va di essere amici?”
Spazio dell'Autrice.
Blaine sarà anche un prof, ma è sempre il solito rincoglionito LOL Certe cose non cambiano mai, potrebbe anche essere il presidente degli USA xD
Questo capitolo è molto Kurt!Centric, e molto introspettivo, però alla fine arriviamo a qualcosa (FINALMENTE xD Ho deciso che mi sto rompendo, abbiamo capito che ci stanno andando piano, e tutti carini, ora si cambia registro u.u Sì, sto facendo tutto da me, è regolare xD Me le canto e me le suono).
Ho voluto andarci piano, perchè ci tenevo, e l'ho ripetuto di continuo: se volevo scrivere una smut senza trama, facevo "colpo di fulmine", li facevo scopare sulla cattedra e fine. Ma non voglio questo. Voglio che sia credibile, voglio che segua dei tempi credibili, voglio che Kurt si faccia dei dannati problemi perché è il suo professore, e voglio che lo consideri tale. L'ha fatto, ma ora si è mosso qualcosa.
Kurt ha bisogno di un amico. Vi ricordate nella 2x07, quando Kurt dice a Mercedes che lui e Blaine non stanno insieme, ma che vuole avere un amico come lui con cui parlare? Mi sono rifatta a quello. E Blaine ovviamente non si può tirare indietro.
Qui comincia il declino. Ma caduta libera proprio. A questo punto non si può tornare indietro.
Quindi...bon, ci siamo xD
Grazie mille alle bellissime persone che hanno recensito, e a tutti quelli che hanno letto!!
Grazie mille alla mia migliore amica Flavia, che ha gentilmente betato il capitolo nonostante dovesse studiare i topi <3
E grazie a tutti!! Vi amo infinitamente!
Baci *w*
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