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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Ma questo, lui non poteva saperlo *** Capitolo 2: *** The show must go on *** Capitolo 3: *** Quell'ossessione dai capelli mossi *** Capitolo 4: *** Lui non era nessuno *** Capitolo 5: *** Questo è il signor Mafoy *** Capitolo 6: *** Un buon punto di partenza *** Capitolo 7: *** Un gran bel casino *** Capitolo 8: *** Come se fosse speciale *** Capitolo 9: *** Decisamente un ospite inatteso *** Capitolo 10: *** Ricatti e rivelazioni *** Capitolo 11: *** Perché ormai era troppo tardi per lasciar correre. *** Capitolo 12: *** Fare chiarezza *** Capitolo 13: *** Andate e ritorni *** Capitolo 14: *** Sufficiente? *** Capitolo 15: *** Tregua *** Capitolo 16: *** Era inutile girarci intorno *** Capitolo 17: *** Ma questo, lei non poteva saperlo ***
Capitolo 1 *** Ma questo, lui non poteva saperlo ***
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PROLOGO
Stava
seduto davanti alla finestra spalancata di un appartamento decisamente
squallido, coi piedi appoggiati al davanzale, e guardava fuori. Era pallido,
Draco Malfoy, aveva la barba un po’ sfatta e i capelli gli ricadevano sulla nuca
e sulla fronte, nascondendo in parte gli occhi stanchi, di chi non riposa bene
da troppo tempo.
Era un inizio giugno bollente, ma in lontananza si
sentiva tuonare e si vedevano dei nuvoloni neri carichi di pioggia avvicinarsi.
Stava arrivando un temporale.
Estrasse il pacchetto che aveva in tasca. Erano quattro
anni che faceva quella vita ormai, e l’unica cosa che aveva imparato ad
apprezzare era il vizio del fumo. Probabilmente era per via di quel messaggio,
IL FUMO UCCIDE.
“Me lo prometti?” si disse da solo leggendo la scritta
stampata a caratteri cubitali, e si accese una
sigaretta.
Era schifato. Aveva passato i suoi primi ventitre anni a
cercare di diventare qualcuno e guadagnarsi il rispetto degli altri; gli ultimi
quattro, invece, li aveva passati così, nascondendosi tra i babbani come un
vigliacco. Non era mai riuscito a concludere nulla, sapeva solo scappare. Forse
era davvero un vigliacco.
Tirò qualche boccata avida di
fumo.
“Ma come facevo a stare senza prima? Non pensavo che i
babbani potessero avere delle idee così illuminanti in fatto di autodistruzione”
commentò con sarcasmo mentre il vento tipico delle burrasche estive gli
spettinava i capelli. Una bella sensazione. Chiuse gli
occhi.
…
Era quello, morire? Beh, non era poi così male. Come
galleggiare nell’ovatta. Cominciava anche a sentire sempre meno dolore.
Aspettate! Ma
non aveva urlato. Aveva a malapena aperto la bocca. Tanto le ombre se ne erano
andate, e anche le voci. Lo avevano lasciato indietro. Non che gli importasse,
poi, stava cominciando a diventare quasi piacevole, l’ovatta. Bastava solo
lasciarsi andare… lasciarsi andare invece che aggrapparsi a quel briciolo di
vita rimasta. Affondare nell’ovatta.
Affondare. O Vivere.
Una figura, un ultimo pensiero lucido, prima di
affondare.
O prima di vivere.
…
“Stupido, stupido
catorcio! Proprio adesso doveva mollarmi a piedi! Merda!”
Questa frase lo riportò alla realtà: giù in strada una
ragazza stava imprecando contro la sua auto. Del resto è noto che le macchine si
aggiustano insultandole. Malfoy si sporse a guardare, incuriosito da quello
sfogo; cominciavano a cadere le prime gocce di
pioggia.
“Perfetto! Anche la pioggia ci mancava. grandioso!” Esclamò stizzita la
giovane donna.
Non credeva ai suoi occhi. “Questa poi…” pensò, e un
attimo dopo, inspiegabilmente, il ragazzo uscì di
casa.
~~~~~~
“Ecco, tu guarda quel cretino! EHI, LOSTOP!”
Hermione si spostava spesso in automobile; viveva in una
città piena di babbani, mica poteva smaterializzarsi e materializzarsi a destra
e a sinistra indisturbata. E poi non poteva fare molto facilmente a meno di
certe cose, come l’elettricità o gli elettrodomestici.
Era diventata guaritrice, ma da qualche anno si era
trasferita negli Stati Uniti e aveva deciso di dedicarsi alla ricerca di nuove
pozioni e incantesimi. Sì, come giovane donna di ventisette anni, la sua vita la
soddisfaceva. Era indipendente, aveva un buon lavoro, degli affetti e degli
amici.
“Ora che succede?” Il motore la stava abbandonando. “No,
non fare così, piccola, su! Non morire così… oh porca vacca!” accostò di fretta
mentre l’auto emetteva gli ultimi rantoli, e scese.
“Stupido, stupido
catorcio! Proprio adesso doveva mollarmi a piedi! Merda!”
inspiegabilmente si mise a imprecare contro la macchina; si sentiva un po’
stupida, sapeva che le macchine non si aggiustano così, però prima ci stava pure
parlando, quindi era giustificata.
“Perfetto! Anche la pioggia ci mancava. grandioso!” Brontolò stizzita, mente
sentiva le prime gocce d’acqua bagnarle il viso. Si sarebbe inzuppata e sarebbe
arrivata in ritardo. Ottimo!
Si guardò in giro, non c’era nessuno nelle
vicinanze.
“Ma sì, dai, non c’è nessuno. Non posso rimanere in panne
sotto la pioggia.” Afferrò la borsa e ne estrasse la sua bacchetta con fare
furtivo.
“Reparo” bisbigliò, nascondendosi alla meglio.
Tutta soddisfatta rimise la bacchetta a posto.
“Granger, non ti facevo così sprezzante delle regole.
Avrebbero potuto vederti. Io ti ho vista.”
Quella voce. Assurdo.
Hermione alzò lo sguardo. Nel vederlo sbucare dal nulla
sbiancò e si appoggiò all’auto, giusto per non sbattere per terra.
“M-M-Malf…?”
“Mi ricordavo una ragazza più eloquente.”
“Ma tu… da dove…” balbettò la
ragazza.
“Si dà il caso che abbia sentito una voce familiarmente
irritante imprecare contro un’auto.” Sembrava divertito Malfoy, aveva il suo
solito ghigno compiaciuto stampigliato sulla
faccia.
“Quattro anni…” disse con un filo di voce
Hermione.
“Mi sposto spesso. Tu, piuttosto, che ci fai qui?” ma lei
non rispose nulla, era troppo sconcertata. “Ci stiamo inzuppando, te ne rendi
conto?” disse lui con una smorfia, vedendo che la ragazza lo fissava lì
impalata.
“Cosa? Ah sì… sali.” Detto ciò aprì la portiera dell’auto
e i due si ripararono dentro, anche se ormai erano già mezzi fradici. Ci fu
qualche attimo di pausa, o qualche minuto, il tempo necessario alla ragazza per
riprendersi dallo shock. Poi fu lui a parlare per
primo.
“Cosa ci fai negli Stati Uniti, dunque?” le chiese con
un’assurda sbadatezza, come se quella fosse una normalissima conversazione tra
due vecchie conoscenze, sfilando una sigaretta dal pacchetto e portandosela alla
bocca.
“Lavoro qua da un paio d’anni, sono ricercatr- ehi! Non
fumerai nella mia macchina, spero!”
Malfoy la guardò di sbieco e si accese la
sigaretta.
“Apri il finestrino,
almeno.”
Si voltò verso di lei e soffiò fuori il fumo con
prepotenza. “Sta piovendo.”
“E chi se ne frega, se vuoi fumare, tiri giù il
finestrino e ti bagni! Tanto ormai…” ribatté. Malfoy alzò un sopracciglio, ma
alla fine obbedì. Granger era sempre Granger.
I due restarono qualche momento in silenzio, poi Hermione
parlò per prima.
“Perché continui a nasconderti? La guerra è finita poco
dopo che tu…” ma le parole le morirono in bocca. Lui rimase zitto a fissare
fuori, mentre la pioggia entrava a inzupparlo ulteriormente dal finestrino un
po’ abbassato.
“Mi piove in macchina.” Hermione gli strappò di mano la
sigaretta, spazientita, e poi la buttò fuori.
“Ma che…?”
“Ti ho fatto una domanda.”
“Ho sentito, non sono
sordo.”
“Senti, se è per le
conseguenze…”
“MA NON CAPISCI?!” fece all’improvviso lui, voltandosi
così di scatto che la ragazza sobbalzò sul sedile per lo spavento. “Il mio
problema non è certo la paura di Azkaban! Chi se ne frega! Sono io che mi faccio
troppo schifo, con che faccia pensi che potrei rifarmi vivo dopo tutto questo
tempo, eh?! E poi ti creerei solo altri problemi.”
Hermione lo fissò, immobile. “Ti credevamo morto.
Tutti lo credevamo…” Balbettò. Non c’era molto altro da aggiungere,
dopotutto.
“Probabilmente non eravate solo voi a crederlo. O magari,
per lui ero un problema di cui occuparsi dopo. Ma non essendoci
stato nessun dopo… “
“Malfoy…” cominciò, ma lui la interruppe, evidentemente
arrabbiato. Con se stesso. Parlava come se non avesse aspettato altro per tutti
quegli anni, come se avere un interlocutore fosse una scusa per sputare fuori
tutto quelle cose che gli affollavano la mente.
“Volevo solo essere rispettato, dimostrare di valere
qualcosa. E adesso guardami. Guarda come mi sono ridotto. Ti sembro forse una
persona da rispettare? Sono anni che continuo a scappare, scappo dal mio
passato, scappo dalmio futuro.
Scappo dal vigliacco che sono. E tu mi dici di fami
vivo…”
Lei tentò di dire qualcosa, tentò di fargli notare che
forse stava esagerando, che dopotutto aveva chiuso col suo passato, ma non c’era
molto da dire. Per la prima volta nella sua vita, Hermione non trovava le
parole, e decise che era meglio ascoltare.
Come se le potesse leggere dentro, lui scrollò la
testa.
“In passato non mi è mai importato di chi avesse ragione
o torto, volevo solo diventare qualcuno e ho scelto la strada più semplice per
me, anche se era quella sbagliata. Poi, la vita mi ha regalato una seconda
possibilità, senza che me la meritassi tra l’altro, e io cosa faccio? Quello che
ho sempre fatto. Scappo. Scappo perché ho paura, scappo perché è più facile
aggirarli, i problemi, piuttosto che affrontarli.”
Hermione lo guardava, lo guardava perché non poteva fare
altro. Si concentrava su quei lineamenti che non avrebbe mai potuto dimenticare,
neanche volendolo. Su quello sguardo freddo e distaccato che adesso, però,
sembrava più che altro stanco, disilluso.
“Sei ingiusto con te stesso. Eri cambiato, e lo sappiamo
entrambi.”
“Non sono stato io a ribellarmi, è stato il caso ad
avermi concesso una gentilezza…”
…
Era più giovane, ma anche più sola e più stufa di vivere
di adesso. Era schifata dalla guerra, da tutte quelle persone che amava ma che
continuavano a morire, proprio come quella notte. Gli scontri avevano assunto
dimensioni più imponenti, ossia, c’erano più corpi senza vita a
terra.
“Andiamo, ormai non c’è più nulla da fare per dei
guaritori…” disse con tono piatto un suo collega più anziano, rialzandosi
sconsolato dal corpo di qualcuno che fu un Auror. Hermione si guardò attorno,
mentre gli altri si smaterializzavano poco a poco verso il San Mungo. Era
davvero disgustata, da tutto. Poi un lamento, debolissimo, poco distante. Si
avvicinò, voltò il corpo e si trovò davanti due occhi grigi che la morte non
aveva ancora opacizzato. Non era possibile.
Lui.
“Hermione…”
Hermione? E da quando? Uno sguardo, un veloce incantesimo
di emergenza e poi…
Non sarebbe mai stata in grado di spiegarsi il perché di
quel suo comportamento, ma afferrò il braccio del Mangiamorte e si concentrò su
casa sua. Stava commettendo un crimine.
…
Tornò la voce dell’uomo a riportarla al presente. “E
comunque, avrei potuto riscattarmi un minimo, collaborando, ma ho preferito fare
quello che so fare meglio: me la sono data a gambe. Che
schifo.”
Malfoy era letteralmente lacerato. Hermione sapeva che in
fondo non era realmente malvagio: era stato il desiderio di affermarsi a
portarlo a fare quello che aveva fatto, non una vera convinzione, e ora stava
pagando per tutti gli errori commessi.
“E’ comprensibile che abbia avuto paura.” Ma la sua voce
tradì un po’ di titubanza. Forse lui la stava convincendo? In un certo senso era
vero. Avrebbe potuto pentirsi ufficialmente, ma preferì continuare a
nascondersi, fino al giorno della sua fuga. Aggirarli, i problemi, piuttosto che
affrontarli, parole sue.
“Non tutti scappano davanti alle difficoltà. Tu non sei
scappata.”
“Io non…”
“O vuoi farmi credere che prendersi in casa un
Mangiamorte, salvargli la vita, nasconderlo, è stata una decisione facile da
prendere? Smettila!”
“NON E’ STATO FACILE!” La giovane donna non avrebbe più
sopportato che lui la zittisse, nessuno lo faceva. “Io ho solo fatto quello che
il mio istinto mi ha detto di fare. Avrei dovuto lasciarti morire? Perché
saresti morto se ti avessi ignorato, quella notte!” disse la ragazza al limite
dell’esasperazione.
“Avresti dovuto denunciarmi, ne avresti avuto ogni
diritto, anzi, ogni dovere.” Le suggerì con una prepotenza assolutamente
inutile, al momento.
“Il perché del mio comportamento non ti riguarda,
Malfoy.”
“Già… ad ogni modo, come vedi non tutti fuggono davanti
alle difficoltà.”
“Adesso
basta compatirti perché ti senti un fallito!” Hermione sbuffò e si aggiustò i
capelli umidi che teneva raccolti con una pinza; i due rimasero in silenzio
mentre la pioggia picchiettava forte contro la carrozzeria. Lui sfilò un’altra
sigaretta dal pacchetto, ma questa volta la ragazza non protestò per il fumo, o
per l’acqua che entrava dalla fessura del finestrino leggermente abbassato.
Dopo qualche minuto ricominciò a parlare, più
calmo.
“Sono scappato da tutto, anche da
noi.”
Fu certa che il suo cuore perse qualche colpo, sentendolo
parlare di quello.
Sono
scappato anche da noi.
Non pensava che tirasse fuori quella storia. Non pensava
vi avesse mai dato davvero peso. Si voltò lentamente e vide che la stava
scrutando, da dietro il suo ciuffo.
…
“Cos’è questa cosa che ci è capitata,
Malfoy?”
“Sei pentita?”
“No. Tu?”
“È la prima cosa di cui non mi sia pentito in troppi
anni.”
“E adesso che
succederà?”
“Non lo so, Granger…”
…
Chiuse gli occhi. “Quella è stata una cosa strana… le
circostanze in cui noi ci siamo trovati, tutta la situazione in sé… è stata una
cosa inaspettata. Coinvolgente, certo, ma senza un futuro.” Cercava di restare
distaccata, ma era molto difficile.
“Avrai anche ragione, ma non dirmi che se ne fosse valsa
la pena, non avresti lottato. È nella tua indole, combattiva fino in fondo. Per
fortuna ho provveduto anche a quello, e ti ho risparmiato la fatica” disse con
sarcasmo, lanciando fuori il mozzicone di sigaretta.
Hermione prese un gran respiro, giusto per schiarirsi le
idee e ripetergli le conclusioni a cui era con fatica arrivata in
passato.
“Non saremmo arrivati a nulla, e avremmo dovuto risolvere
solo dei gran problemi. ENORMI.
Tu saresti sempre stato un Mangiamorte, un Malfoy, e io…” e fece una
piccola pausa, “la mezzosangue Granger.” E inspiegabilmente
sorrise.
“Come fai ad esserne
sicura?”
“Perché la gente può cambiare, ma certe convinzioni non
si sradicano mai totalmente. Prima o poi, avresti pensato di nuovo di essere
superiore a me, magari solo per un attimo, ma sarebbe bastato a farti sentire in
colpa. E anche io, prima o poi, avrei dubitato della tua indole e ti avrei
guardato come un assassino. E saremmo stati entrambi infelici.”
La ragazza si voltò a guardare fuori dal finestrino.
Doveva restare calma, impedire che troppe emozioni prendessero il sopravvento
sulla sua forza d’animo.
Ti avrei guardato come un
assassino.
“è quello
che sono, in fondo.” Disse improvvisamente Malfoy. “Anche in questo sono stato
debole, non ho avuto il coraggio di cercare la mia strada e ho lasciato che
altri lo facessero per me, senza preoccuparmi del fatto che forse non era ciò
che volevo, ma preoccupandomi solo di raggiungere le mie ottuse ambizioni.”
Hermione lo guardò seria, e scosse la testa. “Eri un
adolescente ossessionato dal desiderio di emergere. Hai fatto quello che tutti
si aspettavano da te, quello che ti è sempre stato insegnato come la cosa giusta
da fare…”
“Eravamo tutti
adolescenti.”
E poi nessuno dei due disse più nulla. Hermione guardò il
cruscotto dell’auto, erano le sei passate, la
aspettavano.
“Devi andare, non ti trattengo più.” Le disse, e fece per
scendere. Fuori, la pioggia stava rallentando, quella parentesi si sarebbe
presto richiusa.
Aveva già poggiato un piede sul marciapiede quando
improvvisamente si fermò, richiuse la portiera dell’auto e si avventò sulle
labbra della ragazza. Lei non se lo aspettava minimamente e d’istinto si staccò
da quel bacio con gli occhi sgranati.
“Scusa, non…” ma non fece in tempo a finire la frase.
Un indice tremante era andato a poggiarsi sulle labbra
del ragazzo. Poi, la mano cominciò a sfiorargli la guancia e negli occhi stanchi
ricomparve quel guizzo d’argento vivo che sembrava essersi spento per sempre.
Lentamente, forse troppo, Hermione strinse la presa sulla
sua nuca e gli si avvicinò. Sempre di più, finché le punte dei loro nasi si
sfiorarono leggermente, come altrettanto leggermente si sfiorarono le loro
labbra. E poi chiuse gli occhi, e di nuovo tutte quelle sensazioni che credeva
dimenticate a riportarla indietro di quattro anni, quando le loro vite erano
così diverse, quando questa persona, questo sapore, era l’unica cosa che non la
faceva affondare.
Dopo un periodo di tempo imprecisato, ma prima che fosse
troppo tardi, Malfoy si allontanò dalla ragazza, e i due sguardi tornarono a
incrociarsi, a fissarsi vicini, vicinissimi, come una
volta.
“Eri morto…” disse poi lei, piano, appoggiando la fronte
alla sua.
“Forse sarebbe stato meglio. E comunque, non fa molta
differenza.”
Ci fu una breve pausa. Un attimo che sembrò un’eternità
in cui lei scoprì di nuovo quanto potessero essere taglienti, quegli occhi
grigi. Grigi come due lame affilate.
“Te ne stai per andare, vero?” Domanda retorica.
“Addio.”
Detto questo aprì la portiera, ed Hermione lo guardò
allontanarsi a mani in tasca dalla macchina, e dalla sua
vita.
Cosa sarebbe successo se lui non fosse scappato di nuovo?
Cosa sarebbe successo se si fossero rivisti ancora? Non voleva neanche pensarci,
era passato troppo tempo ed erano successe troppe cose. Ad ogni modo, era
inutile tormentarsi con simili questioni, perché se ne era andato.
Spuntò un raggio di sole.
Anche questo temporale, improvviso come era arrivato, si
stava allontanando e lei sarebbe ritornata alla realtà, quella vera.
Quellarealtà che aveva due taglienti occhi
castani, liscissimi capelli biondi e che la chiamava mamma. Ma che soprattutto,
aveva il sorrisetto più impertinente che Hermione avesse mai visto su di una
bambina di poco più di tre anni.
Forse non era vero che non aveva concluso mai nulla in
tutta la sua vita, Malfoy. Forse l’aveva salvata.
Ma questo, lui non poteva
saperlo.
FINE
***
Vi prego non sparatemi, l’ho scritta
parecchissimo tempo fa e mi sono decisa solo ora a pubblicarla… io per
prima non so che dirne.
L’accenno a una piccola Malfoy vi
disgusta? Non convince particolarmente neanche me, un po’ banale e melenso, ma
che dire a mia discolpa… ho provato a proiettare un piccolo spiraglio di luce
sulla storia, come per dire che dopotutto quello che è successo non è stato
tutto inutile e non andrà mai perso.
Che altro, dite la vostra (ma come
si chiamano la ship D/Hr e i loro fan? Boh, ditemelo se
recensite!)
PREMETTENDO CHE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA FIC E’ NATO COME ONESHOT E
IO CONTINUO A CONSIDERARLO TALE…
PREMETTENDO CHE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA FANFICTION E’
NATO COME ONESHOT E IO CONTINUO A CONSIDERARLO TALE…
…I VOSTRI INCITAMENTI A SCRIVERNE UN SEGUITO MI HANNO
REGALATO DIVERSE “ILLUMINAZIONI”, E ADESSO MI E’ VENUTA VOGLIA DI CONTINUARE
CON QUESTA STORIA! (ANCHE SE NON SO ANCORA DOVE MI PORTERA’, GULP!)
UN GRAZIE A CHI HA COMMENTATO QUELLO CHE ORMAI E’
DIVENTATO IL PROLOGO!! SPERO DI NON DELUDERE NESSUNO, E NON LO DICO PER
IMPIETOSIRVI, MA DAVVERO NON SO MAI VALUTARE SE LE FIC TRISTI CHE SCRIVO (POCHE
E rigorosamente D/He) SONO PENOSE
OPPURE NO. IO SONO PIU’ PER LE COMMEDIE! A QUESTO PUNTO PERO’ RECENSITE!
*** ***
Ma questo, lui
non poteva saperlo – proseguo
1 - The show must go on.
Hermione tirò il freno a
mano e un sospiro enorme contemporaneamente. Non poteva essere successo, non
era giusto. Aveva faticato così tanto a ritrovare un equilibrio, a cacciarsi
alle spalle il passato e guardare avanti, e adesso che c’era riuscita le era
successo questo.
No, in realtà non era
successo proprio un bel niente.
Doveva far finta di nulla
e continuare per la sua strada, come se niente fosse. Non lo aveva mai
incontrato. Perché lui era morto. Morto.
Sì, morto. Palle!
Ma era come se lo fosse,
giusto?
Scese dall’auto e si avviò
verso casa. Adesso viveva in un quartiere ad altissima concentrazione di
babbani, e nonostante col suo lavoro facesse ancora parte della comunità
magica, la sua vita era molto “normale”. Il suo concetto di voltare pagina
aveva incluso anche quello.
Meno legami col passato
hai, meglio è per te.
Suonò alla porta.
“Hermione! Sei arrivata.
Stavo per telefonarti…”
“Scusa, ho trovato un
traffico enorme” mentì. “Mi spiace di aver creato disturbo…”
Carol era la sua vicina di
casa, una donna sui quarantacinque anni. Andava a prendere all’asilo sua figlia
e gliela teneva finché Hermione tornava da lavoro.
“Macché disturbo, cara”
rispose la donna. “Lo sai che vado matta per Rebecca. E poi, ora che mio figlio
è andato via da stare, questa bimba mi fa compagnia… ma che hai? Ti vedo
strana. Stai male?”
“Io? Ah, no sono solo
stanca…” disse, entrando nel salotto della sua vicina. “Allora, peste!
Andiamo?”
Da dietro la spalliera del
divano fece capolino una testolina biondo cenere. Aveva i capelli lunghi fino
alle spalle, con la frangetta raccolta su un lato da un fermaglio e due
occhietti castani particolarmente vispi. Si alzò in piedi sul divano.
“Dov’eri mamma?” la
rimproverò, se così si può dire.
“Ma tu guarda chi è che mi
sgrida…” rispose sorridente Hermione. “Su, forza, ti metto le scarpe e andiamo
a casa!”
“No me le metto io, sono
capace!” protestò la bambina. Hermione fece roteare gli occhi e osservò la
figlia armeggiare con una scarpina da ginnastica.
“Rebecca, non ho intenzione
di stare qua fino a domattina. E poi hai sbagliato piede, quella è la
destra!”rise. E così dicendo aiutò la
piccola a vestirsi.
“Uffi, ma io lo sapevo!”
Dopodiché le stampò un
bacio su una guancia e si incamminarono verso l’uscita.
“Ancora scusa per il
ritardo, Carol” ripeté.
“Ma di che? Hai una figlia
deliziosa…”
“Sì, forse quando dorme.”
“Ma và! E comunque
vivacità e intelligenza vanno di pari passo, nei bambini, non lo sapevi?”
Hermione si voltò
versola figlia. “Allora siamo davanti
a un genio!” rise sbalordita.
“Guarda che sono brava,
io! Vero Carol?” disse Rebecca.
“Certo, piccola!” le
rispose la donna carezzandole la testa. La madre non poté fare a meno di notare
quella faccetta impertinente.
Ruffiana, sei tutta tuo…
Quindi uscirono di casa.
Aveva caldo quella notte,
non riusciva a prendere sonno. Si alzò da letto e andò in cucina a bere. Poi,
prima di tornare in camera sua, passò a controllare Rebecca: dormiva pacifica a
pancia in su stringendo il suo orsetto, il lenzuolo era scivolato un po’ di
lato.
Era la cosa più preziosa
che Hermione avesse al mondo, era arrivata e le aveva salvato vita,
letteralmente.
Ancora non si capacitava
di come a suo tempo, colta dalla paura e dallo stupore per quella notizia
inaspettata, avesse preso in considerazione l’idea di non tenerla, anche se
solo per un attimo.
Le scostò leggermente una
ciocca di capelli dagli occhi e le si sedette accanto. Nel complesso madre e
figlia si assomigliavano molto, lo stesso naso, gli stessi lineamenti del viso.
Ma gli occhi, seppur
castani, avevano qualcosa di diverso, forse il taglio; e i capelli… Meno
male che i capelli non li hai presi da me, Becky, ti sei risparmiata notevoli
complessi adolescenziali.
E poi c’era
quell’espressione. Quel broncetto impertinente e irresistibile che solo lei era
in grado di scolpirsi in volto.
Lei e suo padre.
Ma Rebecca non ce l’aveva,
un padre. Fino ad adesso le sue spiegazioni a riguardo erano state esaurienti,
ma Hermione sapeva che ben presto sarebbero arrivate altre domande a cui avrebbe
dovuto dare altre risposte, perché cresceva in fretta.
Nessun padre; in fondo era
come se Malfoy fosse davvero morto. “Non fa molta differenza”. Parole
sue.
Non è cambiato nulla. Lui ha scelto di andarsene di
nuovo. E poi io e lei ce la caviamo benissimo.
Diede un leggero bacio
sulla fronte alla bambina, che mormorò qualcosa nel sonno rigirandosi, poi si
rialzò lentamente per tornare a dormire. Il giorno seguente avrebbe continuato
con la sua vita, come se non fosse successo nulla.
Perché non era successo
proprio nulla.
~
Parcheggiò l’auto nei
pressi dell’asilo e fece scendere la figlia.
“Allora, mi prometti che
non combini pasticci, oggi?” le disse mettendole lo zainetto sulla spalle.
“Ma mamma non è colpa mia,
è che Adam mi fa sempre arrabbiare…” si giustificò la piccola.
“Beh, se Adam ti fa ancora
arrabbiare non tenerti tutto dentro, capito? Piangi, fagli un dispetto, chiama
la meastra, ma non tenerti tutto dentro. O vuoi che scoprano il nostro
segreto?” spiegò Hermione facendole un occhiolino. Il fatto era che Rebecca
cominciava a manifestare i primi segni di magia, e le ci mancava solo
l’insegnante a dirle di tenerla d’occhio per via di alcuni episodi ‘strani’ che
la coinvolgevano… in fondo era una piccola strega, il suo mondo era un altro.
“Ma io non voglio che lui
mi vede piangere, uffi! Mi fa una rabbia…” mugugnò imbronciandosi. Hermione
sorrise, aveva una bambina orgogliosa e testona già a tre anni e mezzo. Ottimo!
Si incamminarono verso il portone.
“Mamma?”
“Dimmi cucciola.”
“Perché non ho il papà
come gli altri?”
Hermione si sentì gelare
dentro. Ma c’era da aspettarselo che entrando in contatto con altri bambini
sarebbe andata a finire così. “Tesoro, lo sai… purtroppo capita che a volte
qualche bimbo non possa conoscerlo, il suo papà, ma non è colpa di nessuno. Non
sei contenta con me?”
“Sì che lo sono!” sorrise,
e Hermione la abbracciò.
“Dai, entra che è tardi.”
Le aggiustò la coda, la salutò con un bacio e la vide correre incontro a una
sua amichetta. Ne avrebbero riparlato, ma non in quel momento, non cinque
minuti prima di andare a lavoro, diamine!
Quell’episodio però la
fece pensare: anche quella debole probabilità che Malfoy fosse davvero morto
era crollata. Con che faccia in futuro avrebbe guardato sua figlia mentendole
su una cosa del genere?
Tu ce l’hai il papà, piccolina.
E la colpa, ancora una
volta, era sua. Bastardo.
Perché l’aveva fermata, il
giorno prima? Perché scombussolarle la vita in quel modo? Lui lo sapeva benissimo
che si trattava semplicemente di un secondo addio. Maledizione, se ne fosse
stato in disparte senza chiamarla!
Era troppo distratta per
lavorare. Improvvisando una scusa, si prese un pomeriggio libero per pensare.
Sarebbe andata a prendere Rebecca prima del tempo e avrebbe passato il resto
della giornata con lei.
Ferma ad un semaforo, non
poté fare a meno di notare che si trovava proprio nel punto in cui lo aveva
rivisto, il giorno precedente. Istintivamente, si voltò a guardare in quella
direzione e fu allora che lo scorse, una figura pallida appoggiata a una
finestra. Sentì l’adrenalina entrarle immediatamente in circolo.
Doveva vederlo.
Accostò appena possibile,
non aveva intenzione di perdere altro tempo.
Provò a concentrarsi per
materializzarsi direttamente in casa sua, ma niente da fare. Era prevedibile
che avesse generato uno schermo protettivo nell’appartamento.
Ok, avrebbe fatto all’antica.
La finestra era al secondo piano, ma l’interno, quale poteva essere? Entrando nel
portone vide una ragazza, all’apparenza furibonda, che usciva di fretta. La
fermò.
“Scusa, posso chiederti
un’informazione?”
“Sì?”
“In questo palazzo abita
un ragazzo, si chiama Draco Malfoy, è alto, capelli biondo chiaro, un po’
altezzoso… lo conosci?”
“Mi spiace, non conosco
nessuno con quel nome. Al massimo conosco quello stronzo di Derek… e se cerchi
un biondo arrogante, è lui.” Sentenziò acida l’altra.
“Derek?” replicò Hermione.
“Interno nove. Ma se fossi
in te girerei alla larga da quel bastardo.”
“G-Grazie…”
“Figurati.” E se ne andò
scocciata.
Era possibile che si
trattasse di lui? L’appartamento nove stava al secondo piano, ed era anche
plausibile che Draco avesse cambiato nome. Draco, Derek… si fece coraggio e
salì le scale.
Appartamento numero nove,
eccolo.
Bussò.
Sentì dei passi e qualcuno
che blaterava qualcosa al di là della porta.
“Vorrei proprio saper chi
diav…” Ma le parole gli morirono in gola non appena aprì la porta.
Era lui. Il cuore di
Hermione perse qualche colpo.
“Non credevi che ti avrei
mai trovato, vero Malfoy?”
Capitolo 3 *** Quell'ossessione dai capelli mossi ***
Quell’ossessione dai capelli mossi
2 - Quell’ossessione
dai capelli mossi.
Draco Malfoy aveva dormito
male, quella notte. Perché era stato così maledettamente idiota? Perché aveva
dovuto fermare la Granger? In un lampo si era trovato a spiattellarle in faccia
una serie di cose che pensava non avrebbe mai detto a nessuno. In pochi minuti
si era aperto con lei più di quanto non avesse mai fatto in ventisette anni di
vita. Perché? MERDA! Non era possibile che gli facesse ancora quell’effetto!
Forse era tempo di andarsene
di nuovo. Si guardò attorno… bella vita del cazzo che faceva. Era sempre stato
abituato al lusso e adesso si ritrovava a vivere in quella catapecchia, per di
più facendosi passare per l’ultimo dei babbani.
E ancora grazie che si era
impossessato appena in tempo di gran parte del denaro appartenente alla sua
famiglia, prima che tutte le loro proprietà venissero messe all’asta! Non
navigava nell’oro, ma per il momento era sufficiente.
E comunque era una
sciocchezza falsificare soldi babbani.
“Che lavoro fa, Derek?”
“Sono spiacente
signora, ma se glielo dicessi poi dovrei ucciderla, ah ah.”
Ah ah.
Derek Miller. Bel nome di merda.
Ma almeno aveva conservato le sue iniziali.
Suonarono alla porta.
“Allora sei ancora vivo…”
disse una ragazza molto carina, anche se nei modi (e pure un po’ nell’aspetto)
gli ricordava da vicino la Parkinson.
“A quanto pare”
“Potevi almeno farti
sentire, no?” disse un po’ scocciata, entrando in casa.
Merlino, che voce insopportabile. Come ho fatto a venire ripetutamente a letto
con te?
“Avrei dovuto?”
Lei inarcò un
sopracciglio. “Beh…”
“Non crederai mica che
solo perché saltuariamente facciamo del sesso io sia tenuto a renderti conto
della mia vita, Jen…” la zittì arrogante. Non era proprio la giornata adatta
per stressarlo, no no. Quella povera malcapitata non aveva la benché minima
idea del guaio in cui si era cacciata.
La ragazza lo guardò
interdetta, boccheggiando per qualche secondo di fronte a quella risposta
spiazzante.
“Insomma, siamo mai usciti
assieme?” continuò lui. Adorava fare lo stronzo, di questo bisognava prenderne
atto; era terapeutico. “Ti ho mai portata a cena fuori o fatto credere che tra
noi ci fosse qualcosa, a parte venire a letto con te?”
“Mi dici che cazzo ti
prende?” gli chiese perplessa e incavolata. Che si poteva rispondere a una
simile freddura?
“Niente, non mi prende
proprio un bel niente!” rispose, scandendo lentamente le ultime tre parole.
“Credi di conoscermi, forse? Tu non sai proprio nulla di me.”
“Sei uno stronzo
psicopatico.” commentò acida dopo qualche istante, indietreggiando verso la
porta.
“Sai, sto per cambiare
città” le disse alla fine accendendosi una sigaretta, e appoggiandosi alla
finestra guardò fuori la fila di auto ferme a un semaforo. La stessa finestra
dalla quale aveva visto lei, il giorno prima.
“Posso suggerirti una
destinazione appropriata?” gli rispose alterata.
Ridacchiò. “Ci arrivo da
solo, Milady. Ma grazie del pensiero.”
Lo fulminò con lo sguardo.
“Crepa.”
La sentì sbattere la
porta. Certo che era stato un gran bel bastardo con quella poveretta. Ma non
era proprio giornata, affatto. Peggio per lei.
Granger.
Era dal giorno precedente
che lo ossessionava. Quella donna era l’unica persona al mondo che riusciva a tenergli
testa. Ma come faceva a controllarlo ancora a quel modo? Dopo tutto quel tempo,
poi. Perché non riusciva a togliersela dalla testa? Sbuffò.
Era proprio un coglione,
oltre che un fallito.
Sentì bussare di nuovo e
andò ad aprire. “Vorrei proprio saper chi diav…”
“Non credevi che ti avrei
mai trovato, vero Malfoy?”
La sua ossessione dai
capelli mossi stava impalata davanti a lui, con un’espressione che non
prometteva nulla di buono. Cosa ci faceva a casa sua?
“Fammi entrare, dobbiamo
parlare.” Ma non aspettò il suo benestare per varcare la soglia. “Dimmi
perché.”
“Perché cosa?”
“Perché mi hai fermata,
ieri. Perché l’hai fatto se tanto sapevi che te ne saresti andato di nuovo.”
Già, perché l’aveva
fermata?
Ma se non lo so neanche io, dannazione… come posso risponderti?!
Appoggiato alla porta non
sapeva fare altro che fissarla incredulo.
“rispondimI!” urlò lei alterata.
“Io… probabilmente non
avrei dovuto.”
“No, Malfoy, non sono qua
per sorbirmi le tue scuse, io voglio sapere perché. Con che diritto te ne
vai una notte senza dirmi niente e poi pensi bene di ricomparire dopo quattro
anni a scombussolarmi la vita, eh?! CON CHE DIRITTO!”
“Non lo so, Granger, è
stata una coincidenza! È successo, ho sbagliato, avrei dovuto ignorarti. Stop.
Fai finta di niente.”
“Non penserai di cavartela
con così poco, vero?!” poi si guardò attorno e si fece derisiva. “Così questa è
casa tua, Derek?”
“ADESSO BASTA!” tuonò lui.
“Ma cosa vuoi, eh? Se mi disprezzi così tanto, potevi anche evitare di
cercarmi! Lasciami in pace!”
Erano molto vicini,
adesso, lui le puntava un indice diritto in faccia e lei non accennava ad
abbassare lo sguardo.
“Non si fa così, Malfoy.
Tu non hai idea di cosa io abbia attraversato, e adesso che la mia vita
finalmente ha preso una piega giusta, ricompari a mettere tutto sottosopra. Non
posso accettarlo.”
“Oh, poverina, la sua vita
è stata così difficile! Immagino… Beh, se ti mancano i tuoi amichetti potevi
evitare di trasferirti, no?! Sbaglio o Potter è ancora in Inghilt…” ma non
terminò la frase, dovette bloccare il polso della ragazza che stava per
colpirlo con un ceffone da manuale.
“Non provarci.” Sibilò.
“E tu non parlare della
mia vita. Non sai niente di me. NIENTE!”
La osservò di sbieco, poi
la lasciò andare e si allontanò.
Era bella, era sempre
dannatamente bella. Forse ancora più di prima.
“Non prendertela con me se
ce l’hai con te stesso. Se ti senti frustrato per quello che sei diventato…”
“Come mi sento sono solo
affaracci miei, d’accordo?! Smettila di fare la saccente. Ieri mi hai colto
alla sprovvista, ma non ti aspettare che oggi sia uguale.”
Sbuffò e si passò una mano
tra i capelli. “Mi dici cosa vuoi sentirti dire? Che ti ho vista e non ho
potuto fare a meno di fermarti? Che non so resisterti? Dimmelo, Hermione, che cosa?”
“Io… io…” la sua replica
fu per la prima volta titubante.
Già. Perché insisto?
Forse aveva ragione lui.
Che differenza avrebbe fatto avere delle spiegazioni a quel punto? Tanto se ne
sarebbe andato lo stesso, e se Rebecca avesse mai avuto una figura paterna, non
sarebbe stato lui.
“Non puoi comparire così
all’improvviso e distruggere tutto. Io avevo voltato pagina, fino a ieri.”
“E allora continua per la
tua strada. Non sono stato poi così importante per te.”
Mi hai dato un motivo per andare avanti. Sei più importante
di quanto tu possa credere.
“Non puoi capire.”
Bisbigliò.
“E allora spiegamelo! Che
cosa, esattamente, non posso capire? Perché ti ho così sconvolto? Sentiamo!” le
si avvicinò di nuovo di colpo, costringendola ad arretrare fino al muro, poi la
intrappolò col suo corpo poggiandosi con le mani appena sopra le sue spalle.
Hermione era in trappola. Rialzò lo sguardo che aveva abbassato un momento e
incrociò le iridi con le sue.
Non rispose. Che poteva
fare?
“Io non…”
Stupida, Hermione, te la sei cercata.
“Che c’è, hai perso la
lingua? Di solito avevi sempre la risposta pronta. Ti metto a disagio, forse?”
“Sei totalmente fuori
strada.”
“E allora illuminami con
la tua sapienza! Che c’è che ti turba? Segui il mio consiglio: dimenticami!”
sbottò.
Smettila, adesso mi fai troppo male.
“Smettila…” e fece una
pausa. Le pungevano gli occhi. “Ti prego, basta.”
Lui mollò la presa su di
lei lasciandola libera di andarsene. Ma Hermione, non se ne andò. Era come
pietrificata.
Era irresistibile, e
questo pensiero venne presto tradito da uno strano luccichio dei suoi occhi
freddi.
Le scostò i capelli che
le si erano ormai spettinati e le coprivano parzialmente il volto. Poi, la mano
con la quale le aveva portato una ciocca ribelle dietro all’orecchio si fermò
sulla nuca della ragazza.
“Non ho resistito, eccolo
il perché. Contenta? Ma ho commesso un errore.”
Hermione si morse un
labbro, sentiva il cuore esploderle nel petto.
“Smetterai mai di
scappare?”
Certo, come se potesse rispondermi…
Perché adesso quella
maledetta mano, scivolata fino alla guancia, non accennava a staccarsi? E
perché lei si sentiva vacillare a quel contatto?
Con l’altra mano la
afferrò per la vita, sfiorando appena la pelle sotto la maglia, e lei sentì
tutto il suo corpo sussultare.
E la baciò di nuovo, come
una volta, come il giorno prima. Era sbagliato, ma non poteva farne a meno, lei
lo controllava, lo ipnotizzava. Maledizione, era passato tanto di quel tempo…
Questa volta Hermione non
si fece trovare impreparata. Cominciò a ricambiarlo, artigliandosi a lui e
abbandonandosi completamente, mentre lasciava che quelle lacrime a lungo
trattenute si sfogassero sul viso. Percepì i loro corpi trascinarsi via dalla
parete (verso un divano, forse?).
Che sto facendo? No, è sbagliato, non così. Non sono
venuta per questo, lui se ne andrà e io mi farò solamente dell’ulteriore male.
Ma effettivamente, cosa mi ha spinto qua? Lui, merda! Lui!
“Merda!” esclamò sulle
sue labbra in un momento di lucidità. Poi lo spinse via. “Merda, merda, merda!”
Lui si sollevò col respiro
mozzato dal corpo della ragazza, che ormai era completamente sdraiata sul
divano.
“Così non va, Malfoy. Non
sono venuta qua per questo. E’ sbagliato.” riuscì a dire.
“Già…” disse lui
ricominciando a baciarle il collo. Ormai non poteva fare altrimenti, non se la
sarebbe lasciata scappare tanto facilmente. Ma lei riuscì a divincolarsi di
nuovo.
“Che scopo avrebbe? Un
po’ di sano revival sessuale e chi si è visto si è visto?” esclamò scocciata
zompando in piedi. “Perché tu te ne andrai comunque, giusto?”
Solo un eloquente
silenzio a risponderle.
Che poteva dirle? La
detestava quando faceva così, quando se ne usciva con queste verità disarmanti.
Sei insopportabile, Granger.
Sempre silenzio, e due
occhi a trapanarle i suoi.
Sei insopportabile, Malfoy.
“Sono cambiata. Ho altro
a cui pensare, adesso.”
Per qualche attimo, o
forse un’eternità, rimasero a squadrarsi, nessuno dei due sapeva che dire.
“Sarà meglio che vada.”
Concluse Hermione sistemandosi i capelli. In silenzio uscì dall’appartamento di
Malfoy, illudendosi di essere uscita anche dalla sua vita.
~
UN
GRAZIE DALLA SOTTOSCRITTA A TUTTI QUELLI CHE HANNO COMMENTATO I CAPITOLI SCORSI
(erika, lunachan62, drachetta91, babe, gemellina, bychan, miss malfoy,
anfimissy, enough, katta83, andromeda89, Alessandra, luz79, FaN_nOe) E A
CHI, MAGARI, VORRA’ COMMENTARE QUESTO: LE RECENSIONI FANNO SEMPRE PIACERE. MA
GRAZIE ANCHE A CHI SI LIMITA A LEGGERE, INTENDIAMOCI!
CREDO
CHE ANCHE IL PROSSIMO CAPITOLO ARRIVERA’ A BREVE, mentre QUELLI DOPO MAGARI UN PO’ MENO A RAFFICA… GIUSTO IL
TEMPO DI CAPIRE QUALE DEI DUE O TRE(!!)FINALI CHE LA MIA MENTE
MALATA HA PARTORITO SARA’ IL PRESCELTO (TANTO PER RESTARE IN TEMA HP) E
INDIRIZZARVI LA STORIA.
Il rumore di quel
posacenere che andava in frantumi riecheggiò per tutto l’appartamento.
No, non stava succedendo
questo, non lo avrebbe permesso. Non bastava lui stesso a sentirsi uno schifo,
ci voleva pure la Granger a rigirargli il coltello nella piaga, con la sua
comparsa.
A che gioco stava
giocando? Magari lui aveva sbagliato a rifarsi vivo, ma adesso era stata lei a
cercarlo di nuovo. Perché?
Era giunto il momento di
cambiare aria.
Si alzò con stizza dal
divano, impugnò la sua bacchetta magica e cominciò a raccattare le sue cose,
prima di rimpicciolirle per andarsene. Era arrabbiato, una rabbia generalizzata
verso di sè, verso il mondo, verso di lei.
Ma si può sapere che mi prende? Perché mi fa questo,
quella saccente mezzosangue?
Mezzosangue. Non che ci
credesse più a quelle stronzate sulla purezza della stirpe, sia chiaro, ma era
pur sempre un bell’insulto per sfogarsi.
Guardò fuori dalla
finestra, cercando però di restare in ombra.
La vide, si stava
avvicinando a gran passi alla sua automobile. Salì. Ma non partì
immediatamente.
Anche se lontano, vide la
sagoma della donna portarsi le mani alla testa e poi appoggiarsi sconsolata al
volante. Che faceva? Piangeva, forse? Probabilmente pensava; magari imprecava.
Com’era possibile che dopo
più di quattro anni durante i quali, a sentire lei, aveva voltato pagina, fosse
ancora così coinvolta?
Il suo comportamento non
era quello che lui avrebbe definito tipico di chi ha compiuto un cambiamento
radicale.
Povero inconsapevole, non
poteva neanche immaginare quanto la vita della ragazza fosse cambiata, e che
cosa le frullasse in testa, in quel momento. Quanto lui ne fosse responsabile.
Stai tranquilla, Granger, non mi dovrai più vedere,
sparirò in men che non si dica.
Proseguì con
quell’operazione che ormai avrebbe potuto fare ad occhi chiusi, perché troppe
volte l’aveva ripetuta, nonostante ciò lo facesse sentire una nullità. Ma
questa volta era colpa di quella.
Era stata lei a
‘scuoterlo’, ad aprirgli gli occhi e a fargli fare di nuovo i conti col suo
passato, come se non lo facesse già da solo.
Per capriccio.
Non poteva essere altro
che un capriccio, andiamo. Altrimenti perché tanta insistenza? Magari era
proprio quello il suo scopo, fargliela pagare mettendolo di fronte a quello che
era diventato e facendolo sentire un essere insignificante. Come se gli
servisse una mano, poi.
Si stoppò di colpo.
Eh no, bella, non te la do vinta questa volta…
Lanciò di nuovo
un’occhiata fuori, l’auto era sempre là, ma lei adesso stava ritta con le mani
sul volante. Era ancora in tempo.
~
Hermione si catapultò giù
dalle scale come un fulmine, tenendosi una mano sulla fronte. Non doveva andare
così, no.
Appena in strada fu
investita da un’ondata di caldo e di luce, era una giornata bellissima. Si
avvicinò alla macchina e montò su.
“Mi dici cosa vuoi sentirti dire? Che non so resisterti?
Dimmelo, Hermione, che cosa?”
Quelle parole sparate a
bruciapelo le risuonavano in testa. Già, perché insistere tanto su quel punto?
A che scopo?
Lui.
Non erano le spiegazioni
ad averla condotta in quella casa, poco prima, bensì una persona in carne e
ossa. Una persona che era anche l’ignaro padre di sua figlia.
Ho sbagliato tutto, oggi, dal cercarlo al… al cedere.
Cancellare l’episodio di ieri, ecco cosa dovevo fare. Ma lo farò adesso.
Farsi forza e fare finta
di niente. Era quello che voleva, quello che volevano entrambi. La sua vita era
cambiata, era perfetta così com’era e non l’avrebbe messa a repentaglio per
nulla al mondo. Figuriamociper una
persona che non avrebbe mai smesso di fuggire da se stesso.
Si risollevò dal volante
sul quale si era accasciata e inspirando forte cercò di ricomporsi. Non avrebbe
pianto, aveva smesso di farlo.
Si erano fatte già le tre
e mezza passate, ridendo e scherzando. Avvisò Carol che non c’era bisogno di
passare a prendere Rebecca perché aveva il pomeriggio libero, poi inserì la
chiave della macchina e mise in moto. Stava per partire quando…
CRACK!
“OH MIO DIO!” esclamò la
donna, inchiodando istintivamente, anche se era ancora ferma. “MALFOY MA DICO
IO SEI PAZZO?! CHE TI E’ SALTATO IN TESTA!” urlò. Voglio vedere, ritrovarsi un
tale sbucato dal nulla seduto al posto del passeggero, vuoto fino a un attimo
prima.
“Non pensare di liberarti
di me così facilmente, ormai ti sei spinta troppo oltre…” disse.
“SCENDI IMMEDIATAMENTE
DALLA MIA MACCHINA!”
“E invece resto.”
“Vattene!”
“No, Granger. Mi hai
innervosito a sufficienza, non te ne vai come se nulla fosse.”
“Non ho tempo per i tuoi
capricci… io devo andare in un posto, adesso!”
Ma lui si limitava a
fissarla con le braccia incrociate sul petto. “Ti senti meglio? Dopo avermi
ricordato quanto sia schifosa la mia vita, dico. Ti dà soddisfazione?”
La donna chiuse gli occhi
e inspirò. “Non hai capito proprio niente… scendi.”
“Sei stata tu acominciare questo giochino… non ti tiri più
indietro.”
Hermione, che fino a quel
momento aveva fissato un punto imprecisato davanti a sé coi pugni serrati
cercando di trattenersi dall’eliminarlo all’istante, o almeno dal mollargli un
destro, rise teatralmente e poi si voltò verso di lui con uno sguardo
pericolosamente incazzato.
“Io non accetto che
proprio TU, di tutte le persone, venga a impartirmi lezioni su come non ci si
tira indietro. Sono quattro anni che continui a scappare, da te stesso e dalla
tua vita, e adesso vieni a fare la morale a me. ME!” tuonò rabbiosamente. “E secondariamente non ho né
il tempo, né tantomeno la voglia di starti a sentire.” Concluse.
Touché,
Granger. Ma non basterà a farmi cedere, scordatelo.
“Dove vai?”
“Cosa?”
“Dov’è che vai.” chiese
con arroganza.
“Non ti riguarda. Scendi e
sparisci dalla mia vita.”
“Potrei anche non darti
ascolto.”
“Non lo farai. Potrebbe essere
pericoloso, magari ti riconoscerebbero…” lo provocò. Anche se era assolutamente
impossibile per il luogo dove stava andando, ovvero una scuola babbana.
“Correrò questo rischio.
Non sono più così popolare.”
Ma per quale assurda
ragione era andato a ripescare il suo vecchio carattere ostinato proprio in
quel momento, con lei? Le toccava uscire da quella situazione, ma per quanto lo
conosceva non avrebbe ceduto.
“D’accordo, l’hai voluta
tu!” sibilò, e ingranando con stizza la prima partì. Per tutti i quindici
minuti di tragitto non si scambiarono una parola che fosse una, ma i loro
cervelli erano sul punto di esplodere.
Merda, come esco da questa situazione, adesso? Come mi
libero di lui?
Cosa voglio ottenere da lei? Perché non la lascio in pace?
Hermione parcheggiò in uno
spiazzo poco distante dall’asilo.
“Io sono arrivata.” Disse
in poco più che un sussurro. “Puoi anche andartene, adesso.”
Lui di nuovo si limitò a
scrutarla cupo, con le sopracciglia aggrottate. “Non fare finta di essermi
indifferente, è un po’ tardi…”
“Appunto. Tardi.”
Constatò. Non sembrava più arrabbiata, semplicemente sconsolata. “Quante volte devo
ripetertelo che la mia vita è cambiata? Non si può più tornare indietro…”
adesso sembrava supplicarlo. “Abbiamo sbagliato entrambi, siamo stati troppo
impulsivi…”
“Granger, io…” attaccò
lui, chinandosi un po’ verso di lei.
Hermione non ce la faceva
più, era esasperata da quel comportamento insistente, senza contare che erano
le quattro passate. “Per la miseria, Malfoy, mi fai andare a prendere mia
figlia?!” lo interruppe con la voce spezzata, quasi senza rendersene conto,
mentre le guance le si arrossarono leggermente.
Draco rimase ammutolito
qualche secondo, e la sua espressione si fece di nuovo indecifrabile, indice
che stava rimuginando qualcosa, dentro quella testa dura.
Ha un figlio? Una famiglia? Si è sposata? D’altronde, il
fatto che io non abbia concluso nulla non significa che tutti…
“Te l’avevo detto che la
mia vita era cambiata radicalmente.”
Lui restò impassibile.
“Dal tuo comportamento non si direbbe… avrai anche una bella famigliola felice,
maritino e marmocchi al seguito, ma oggi morivi dalla voglia di vedermi. Non è
un comportamento esemplare da parte tua.” La provocò con arroganza.
“Non ti ho parlato di un
maritino, quindi evita il sarcasmo.” Lo zittì, pentendosene però due secondi
dopo. Questa era una cosa che avrebbe fatto meglio a tenere per sé,
probabilmente.
Malfoy si allontanò piano
da lei e si accomodò meglio sul sedile, fissando un punto davanti a sé con gli
occhi socchiusi per la luce. “Così hai un figlio…” osservò.
“Figlia.”
“E quanti anni ha?”
Hermione doveva
assolutamente ingoiare quel pesante groppo che le si era formato in gola. Da
quando lui si metteva a intavolare amabili conversazioni sui bambini?
Inspirò. “Rebecca ha tre
anni… appena compiuti” mentì. Era
passato del tempo e probabilmente lui non avrebbe mai collegato le cose, ma non
poteva rischiare di insinuargli quel dubbio.
“Rebecca… hai scelto un
bel nome, Granger”constatò, voltandosi
di nuovo verso di lei.
Ci fu qualche altroattimo di silenzio, prima che fosse lei a
parlare di nuovo.
“Ora, io scenderò da
quest’auto, andrò a prendere mia figlia, e al mio ritorno non voglio più
vederti. Lasciaci in pace. Te lo chiedo per favore.” Concluse, cercando di
restare più fredda possibile ma con la voce leggermente incrinata. Lui sembrò
non avere nulla da replicare.
Ancora dentro l’abitacolo,
la seguì con lo sguardo allontanarsi in direzione della scuola a passo sicuro e
spedito, per poi entrarvi.
Hermione aveva avuto una
figlia. Era cambiata e aveva voltato pagina, per davvero. Si passò una mano
sulla fronte.
Ma che ci faccio io qua?
Era una bella giornata,
non aveva voglia di smaterializzarsi subito a casa, perciò scese dall’auto
intenzionato a tornare a piedi. Ma la curiosità prevalse, alla fine. Si fermò a
debita distanza, ma comunque a portata di sguardo, e aspettò che uscisse.
E poi la vide, le vide
entrambe. Hermione con una bambina sui tre anni, che non sembrava avere
nessunissima voglia di starsene particolarmente buona. Osservò la madre
strattonarla per una manica, per impedirle di fiondarsi in mezzo alla strada;
poi le disse qualcosa, a occhio e croce un rimprovero, quindi le aggiustò i
capelli spettinati e si incamminarono mano nella mano verso la macchina.
Lui sorrise, un sorriso
dei suoi.
Non ha tempo per certi giochetti. Hermione è madre, e io
non sono nessuno.
Si accese una sigaretta e,
voltando le spalle alle due, si incamminò verso casa.
~
ALTRO
CAPITOLO ANDATO… IN REALTA’ ERA UN’APPENDICE DI QUELLO SCORSO, SEPARATO
PRINCIPALMENTE PER MOTIVI DI LUNGHEZZA. MA NON SO, NON MI CONVINCE MOLTO, SARO’
STATA MICA UN PO’ PRECIPITOSA CON QUESTO ULTERIORE CONFRONTO? BOH.
COMUNQUE,
SONO CONTENTA CHE QUESTA STORIA VI PIACCIA, PERCHE’ IO CON LE DRACO/HERM MI CI
SPACCO LETTERALMENTE LA TESTA! MI VENGONO MOLTO PIU’ FACILMENTE LE COMMEDIE
RON/HERM… (E FU COSì CHE UN GRIDO INDIGNATO SI INNALZO’ DA PARTE DI TUTTI
COLORO CHE ODIANO IL ROSSO E I KICKERS… NO, VI PREGO, NON ABBANDONATEMI PER
QUELLO CHE HO APPENA DETTO!!MI PIACCIONO DA MATTI LE D/Hr!).
VABBUO’,
COME AL SOLITO GRAZIE A TUTTI (SOPRATTUTTO A miss malfoy, Ilaria,
lunachan62, anfimissi, gemellina, bychan, luz79, drachetta91, andromeda89CHE HANNO COMMENTATO)!
Suo padre. Quel colpo
inferto con forza, senza il minimo riguardo nei confronti dell’unico figlio.
Rabbia. Frustrazione
(sono solo un ragazzo).
Perdonatemi, mi rifarò.
Vigliacco, dovresti essere
morto. Perdonatemi (sono solo un ragazzo).
Quella notte, dieci
anni prima. Buio. Freddo. Un dolore lancinante. Volti incappucciati.
Il marchio. (Il mio
destino? Devo).
E poi Hermione.
Bella.
Ho una figlia, sono
cambiata. Lasciaci in pace, per favore.
Lacrime. Le sue lacrime
(ti ho fatto male, scusa).
Sono quattro anni che
scappi. Da te, dalla tua vita. Lasciaci in pace.
Poi le sue labbra,
morbide sulle sue. Il suo profumo. Il suo corpo. Le sue carezze, di nuovo.
Pelle contro pelle.
Una mano leggera che
risale lungo il suo braccio nudo. Lacrime. Baci.
Draco, il marchio!
No, non era possibile.
Era di nuovo lì. Scottava, faceva male.
Non si scappa dal
passato, Draco.
…
Si svegliò di colpo nella
stanza buia con il fiato spezzato e la fronte imperlata di sudore.
Istintivamente e rabbiosamente si passò più volte la mano sull’avambraccio,
osservandolo con gli occhi dilatati dall’oscurità.
Che idiota, era solo un
sogno. Ma lo sapeva, lo aveva fatto altre volte, e il marchio oscuro di certo
non sarebbe mai più ricomparso. Solo quella lieve cicatrice a segnarli
l’altrimenti bianchissima pelle, a ricordargli cos’era stato.
Dannazione! Era da tanto
tempo che ormai aveva smesso di sognare quella cosa, quella notte di dieci anni
prima, quando il destino di un ragazzino ancora troppo piccolo veniva segnato
per sempre.
Era il suo passato che
ogni tanto tornava a farsi vivo, giusto perché non si dimenticasse che lui,
Draco Malfoy, quel passato non lo aveva mai affrontato.
E poi c’era Hermione.
Quella strega testarda che
prima lo aveva salvato e poi, seppur lievemente, ne aveva scalfito quella
pesante corazza di finta indifferenza. E che adesso lo aveva di nuovo sotto
controllo.
L’unica donna che avesse
mai cercato di capirlo, che avesse mai provato a dargli affetto. Ricambiata?
Chissà… lui, come è ben noto, di affetto non ne aveva mai ricevuto, e
probabilmente non sarebbe mai stato in grado di darne.
Si alzò stancamente da
letto, passandosi una mano tra i capelli. Erano le cinque del mattino,
albeggiava appena. Si trascinò fino alla cucina per versarsi da bere.
Aveva sognato di nuovo il
marchio. E aveva sognato di nuovo Hermione, i suoi baci e le sue lacrime.
L’aveva rivista pochi
giorni prima, lei con sua figlia. Aveva una figlia. Era felice, probabilmente, se
non fosse stato per lui, comparso a ricordarle cose appartenenti a un passato
che sarebbe stato meglio dimenticare; troppe morti, troppo dolore.
Ma lei era andata avanti.
È una donna forte,
molto più forte di me.
Forse anche lui, prima o
poi, avrebbe dovuto fare i conti col passato e smettere di scappare da esso,
per voltare definitivamente pagina. Forse.
Bevve un sorso d’acqua.
Magari avrebbe potuto
cominciare poco per volta.
~
Erano passati alcuni
giorni da quell’ultimo incontro e la sua vita sembrava aver ripreso il suo
normale corso. L’ospedale, il laboratorio, Rebecca, gli amici e i colleghi.
Non che ultimamente fosse
particolarmente in vena di vedere gente, ma doveva tornare alla normalità, il
prima possibile.
“Sei strana ultimamente.
Va tutto bene?” chiese con gentilezza Carol. Hermione era sinceramente
affezionata a quella donna che, con la sua famiglia dall’altra parte
dell’oceano, vedeva ormai come una figura materna. Era gentile.
“Dici? No, va tutto bene…”
rispose, passandosi una mano sul collo. Quella sera la donna aveva insistito
affinché Hermione e la bambina restassero a cena da lei.
Le due donne stavano
parlando davanti ad una tazza di tè, mentre Rebecca era una volta tanto
tranquilla, intenta a disegnare poco distante da loro.
“Posso farti una domanda?”
provò Carol. “Guarda che puoi anche non rispondermi…”
Hermione la guardò e
annuì.
“Ti conosco da più di due
anni ormai, e per me sei come una figlia, davvero… ma non ti ho mi sentito
parlare di suo padre” attaccò titubante, indicando la piccola con una cenno del
capo. “Probabilmente non sono affari miei e se non ne vuoi parlare avrai dei
validi motivi, ma…”
Hermione accennò un
sorrisetto. “Suo padre… fa parte di un passato che mi sono lasciata alle
spalle, non senza fatica. È come se fosse una vita fa, o meglio, la vita di
un’altra persona.”
“Beh, scusa se ti
contraddico, ma mi sembra chiaro che qualche strascico te lo porti
sempre dietro, e sarà difficile cancellarlo…” Provò Carol, riferendosi a
Rebecca. Ma capì subito che non erano felici i ricordi che aveva risvegliato
nella ragazza, e decise che sarebbe stato opportuno cambiare argomento. “Lascia
stare, come non…”
“Effettivamente, su questo
non posso darti torto” la interruppe però Hermione, con un tono che sembrava
quasi divertito.
L’altra donna si limitò a
guardarla in silenzio, vagamente sorridente. Poi la ragazza andò avanti.
“Sai, ho scoperto di
essere incinta dopo che lui se ne era già andato, letteralmente volatilizzato
nel nulla. Non ho neanche provato a cercarlo, sarebbe stato inutile. Fa parte
di quelle persone che davanti a un problema preferiscono scappare.” Constatò
freddamente.
“E lui non sa che tu…”
Scrollò il capo in senso
di diniego. “L’ho rivisto…” ammise quindi, quasi inconsapevolmente; in fondo
parlarne le faceva bene. “E non so come, ma mi sono trovata a urlagli in faccia
che ormai ho la mia vita, che sono cambiata e che avrebbe fatto meglio a
lasciare in pace me e mia figlia. Mia figlia, non sua.” Disse alla fine,
fissando l’interno ormai vuoto della tazza. “Ecco cosa mi turba.”
Carol la guardò seria,
rigirando la sua tazza anch’essa ormai vuota tra le mani. “Ah. Adesso capisco…”
constatò calma. “Ma tu lo amavi?”
Hermione rifletté un
momento. Era passato tanto di quel tempo… sinceramente non era mai riuscita,
neanche in passato, a definire quello che provava per lui. Lo amava? Era stata
solo un’infatuazione dettata dal contesto?
“Io non lo so… era una
storia sbagliata, tra due persone sbagliate, in un momento sbagliatissimo.”
“Io però ti avevo fatto un’altra
domanda, e la risposta non comprendeva le nozioni di giusto o sbagliato.”
Replicò semplicemente l’altra. Ma prima che la ragazza potesse rispondere,
vennero interrotte da Rebecca.
“Mamma? Ti piace questo
disegno che ho fatto?” chiese la bambina avvicinandosi alle due. Hermione se la
prese in braccio e sorridendo diede un occhiata al foglio.
“Ma che bello… queste
saremmo noi?”
“Sì! E c’è anche Carol! E
Puck!”
La madre aggrottò la
fronte. Un brutto presentimento. “E chi sarebbe Puck?” chiese. Ci mancava solo
un amico immaginario.
“Il nostro cane!” esclamò
candidamente la bimba. Hermione sbuffò.
“Tesoro, ne abbiamo già
parlato, niente cane!”
“Uffi, ma io lo voglio… lo
voglio, lo voglio, lo voglio!” brontolò Rebecca, in vena di capricci.
“Piantala, tanto non
funziona. Te l’ho già detto, al massimo ti prendo un gatto.”
“Ma io volevo un cane…” si
lamentò l’altra, imbronciata.
“Guarda che i gatti sono
dei begli animali!” spiegò rimettendola a terra. “Lo sai che una volta io ne
avevo uno? Si chiamava Grattastinchi…”
“Come si chiamava?”
E per il resto della
serata l’argomento ‘Malfoy è tornato dal passato’ non venne più
affrontato.
Ma era molto meglio così.
~
La domenica mattina
seguente, Hermione sentì come un istinto omicida nei confronti di sua figlia, e
si trattenne a stento dallo scaraventarla giù dalla finestra. Sempre la solita
musica, tutte le sante volte. Non ne poteva più.
“Rebecca Granger, esci
subito di lì sotto! Immediatamente!”
“No! Non lo voglio fare!”
piagnucolò la piccola da sotto il letto. Ripensandoci sarebbe stata sufficiente
una maledizione Imperius mirata a farle fare il bagno. Era a fin di bene,
dopotutto.
“Poche storie, mi sto
seriamente arrabbiando! Adesso conto fino a tre, e se quando ho finito non sei
uscita fuori da sola, ti vengo a prendere di forza!” la minacciò. Non era
possibile che tutto il vicinato dovesse essere informato di quando la Granger
faceva il bagno a sua figlia. Non si sarebbe meravigliata se un giorno si fosse
vista piombare in casa i servizi sociali per sospetti maltrattamenti su minore.
“Uno…” attaccò.
“No, mamma!”
“Due…”
“Daaaai…” piagnucolò la
figlia.
“Due e mezzo… TRE!”
e si chinò per trascinarla fuori, al che Rebecca capì che sarebbe stato molto
più saggio uscire di sua spontanea volontà, e fece capolino da sotto il letto.
Hermione la sollevò di peso.
“Come risultato sei ancora
più zozza. Credo che ti meriterai una doppia razione di acqua e sapone!”
“Ma mammaaaaa!” protestò
mentre veniva trasportata in bagno con la forza.
“Becky, sei grande adesso,
le bambine di tre anni non fanno tutte queste storie quando devono lavarsi!”
“Tre e mezzo!” precisò
puntigliosa la bambina, strappando un sorriso alla madre.
“Appunto!”
In quel momento suonarono
alla porta, Hermione posò a terra la figlia e andò ad aprire. “E guai a te se
ti nascondi di nuovo!” la minacciò ad alta voce aprendo la porta di casa col
sorriso. Ma quel sorriso si spense immediatamente. Seduto su un gradino vicino
all’uscio c’era Draco, ancora più pallido del solito.
“Non cacciarmi. Ho i miei
motivi.”
Hermione non rispose,
finché la bambina non arrivò correndo verso di lei. Vedendo lo sconosciuto,
smise di ridere e si avvinghiò alle gambe della madre, che continuava a
starsene zitta.
“Ho forse scelto un
momento sbagliato?” chiese Malfoy, dopo aver dato una veloce occhiata alla
bambina.
Fu la voce di Rebecca a
riportare Hermione alla realtà.
“Tu chi sei?” chiese la
piccola, sempre mezza nascosta dietro di lei, che a questo punto parlò.
“Questo è il signor
Malfoy. Un amico della mamma.”
~
ECCOCI QUA ALLA FINE DI UN ALTRO CHAP. CHE SUDATA E’ STATO
CERCARE DI ANALIZZARE LA MENTE MALATA DI DRACUZZO!
PRECISAZIONE DOVEROSA:
COM’E’ CHE DRACO NON SE LA DA SUBITO CHE REBECCA E’ FIGLIA
SUA? INNANZITUTTO PERCHE’ LO DECIDO IO ^_-.
POI, LA BAMBINA IN QUESTIONE NON L’HO IMMAGINATA COME LA
CLASSICA MALFOY IN MINIATURA… CIOE’, E’ BIONDA E HA I CAPELLI LISCI, MA DI
BIONDI CE N’E’ TANTI. E, broncio a parte,
ASSOMIGLIA ANCHE ALLA MADRE (UNICA VOLTA NELLA STORIA DELLE FF IN CUI
HERMIONE HA UNA FIGLIA CHE LE SOMIGLIA, CHIUNQUE SIA IL PADRE. SE LO MERITA!).
E COMUNQUE HERM GLI HA MENTITO SULL’ETA’ DICENDOGLI CHE E’
PIU’ PICCOLA, E LUI NON SI PONE IL PROBLEMA: PREDISPOSIZIONE GENETICA DI OGNI
ESSERE MASCHIO A NON ASSUMERSI RESPONSABILITA’ (EHM… UMILE OPINIONE UN PO’
ACIDO-FEMMINISTA).
MA LO CAPIRA’…
DETTO Ciò… UN SALUTO A artemide82, Drachetta91, anfimissi, bychan,
andromeda89 E ALLA PROSSIMA! MI RACCOMANDO, COMMENTATE!
Ecco cosa doveva fare,
perché non avrebbe più retto a quella vita. Sapeva che non sarebbe stato
semplice, ma il destino gli aveva dato una mano: gli aveva mostrato un punto di
partenza, glielo aveva fatto incontrare così, un pomeriggio a caso, in una
città a caso. Un temporale, un’auto.
Hermione Granger, eccolo
il suo inizio. Un legame con quel passato che si era lasciato alle spalle senza
però averlo mai affrontato, perché era troppo difficile.
In fondo, tutto era
partito da lei più di quattro anni prima, quando quella notte in cui sarebbe
dovuto morire venne salvato. E con lei si sarebbe concluso, adesso. Dopo
sarebbe stato quello che sarebbe stato, tanto a lui non importava più.
Ecco cosa spinse Draco
Malfoy a fare quello che fece.
Lui, nobile e ricco
purosangue che voleva solo essere considerato qualcuno.
Lui, che si era rovinato
perché troppo debole, prima incapace di ribellarsi a decisioni prese senza
troppi scrupoli da altri al posto suo, e poi incapace di tornare indietro e
porvi rimedio. Troppo fragile.
Essere considerato
qualcuno. Che cosa significasse,
poi…
Ormai albeggiava, tra le
imposte filtravano i primi raggi di luce. Non aveva tempo da perdere, il
cerchio doveva richiudersi e l’inizio era già stato tracciato.
Avrebbe smesso di
scappare, non avrebbe più dato retta a quella donna che gli diceva di lasciarla
in pace. L’avrebbe trovata e con lei avrebbe recuperato i primi cocci della sua
vita.
Senza contare che non riusciva,
letteralmente, a togliersela dalla testa.
~
Quanto tempo avrà passato
davanti a quella porta? Quanto sarà stato a fissare quell’ultima barriera tra
sé e l’inizio della fine? Difficile da quantificare, anche se qualcosa gli
diceva che il lasso di tempo superava, e non di poco, i dieci minuti.
Cazzo, devo darmi una
mossa, ho aspettato pure troppo.
Fu tutto molto rapido. Lui
che suonava il campanello, delle parole dette a alta voce dall’altra parte, una
porta che si apriva e un sorriso che moriva su quel bel volto.
Peccato.
“Non cacciarmi. Ho i miei
motivi.”
Perché diavolo Hermione
non apriva bocca? Anche se avesse urlato, sarebbe comunque stato qualcosa, un
inizio per rompere il ghiaccio. Ma niente. Sentì dei piccoli passi e dei
risolini avvicinarsi di fretta, e poi una bambina comportarsi nel più tipico
dei modi di fronte a uno sconosciuto: farsi scudo con le gambe della madre e
scrutare dubbiosa la persona che aveva davanti. Onestamente, Malfoy dovette
ammettere che la Granger aveva una figlia piuttosto graziosa.
“Ho forse scelto un
momento sbagliato?”
Niente, solo un volto
sbalordito.
“Tu chi sei?” si fece poi
viva la piccola, sempre mezza nascosta dietro la madre. Almeno lei riportò
Hermione alla realtà.
“Questo è il signor
Malfoy. Un amico della mamma.” Disse con tono piatto senza scollargli quegli
occhi di dosso. Senza scollarli dai suoi.
“Fammi entrare, dobbiamo
parlare” le disse lui, e Hermione (con suo gran stupore) indietreggiò un po’
senza fare una piega, aprì di più la porta e lo lasciò passare. Il problema era
che anche lei, per quanto fosse una donna ferma e risoluta, non riusciva più a
restare indifferente a quello sguardo che gli aveva visto trovandoselo davanti.
Era diverso dal solito; preoccupato, forse?
Poi venne colta dal
panico.
Che sospetti qualcosa? Che abbia dei dubbi su Rebecca? No,
no. E’ assurdo. Se uno vede una ex con un figlio non pensa subito di esserne il
padre, giusto? Non è così immediato. È un uomo, dopotutto!
“Rebecca, puoi andare a
giocare in camera tua, che devo parlare con questo signore?” le disse. Dovevano
restare soli.
Ma la bambina non si
mosse, continuava a scrutare curiosa Draco.
“Dai tesoro, obbedisci.
Non sto scherzando.” Ripeté la donna, senza più ridere. E la figlia capì che
sua madre era davvero seria, perché si allontanò senza troppe proteste. “Va
bene…” e scomparve nell’altra stanza, lasciando soli i due. Dopotutto era un
bagno posticipato.
“Che ci fai qua? Come mi
hai trovata?” gli chiese poi Hermione a bruciapelo.
Lui la guardò per un
attimo. Perché doveva essere sempre così splendida?
“Beh, dove non arriva la
magia tradizionale…” attaccò Malfoy, “…arrivano gli elenchi telefonici. Ho
immaginato avessi un telefono, insomma, considerata la tua famiglia” concluse,
con un mezzo sorrisetto.
Lei lo guardò perplessa,
ma un po’ divertita. “Cavolo. Draco Malfoy che si abbassa a consultare un
babbanissimo elenco telefonico. Dove andremo a finire?”
“A stare con lo zoppo si
impara a zoppicare…” replicò lui. Poi si fecero entrambi di nuovo seri e lei lo
guidò verso la cucina. Si sedettero uno di fronte all’altra.
“Cosa vuoi?” chiese lei.
Dopo un breve silenzio,
attaccò. “Avevi ragione tu, sono quattro anni che mi faccio schifo. Poi ho
visto te, l’unico contatto che mi è rimasto col mio passato e… beh, sei un buon
punto di partenza.”
Ma cosa sta blaterando?
“Partenza per che cosa?”
domandò, aggrottando la fronte.
“Per ricominciare a non
essere più disgustato di me stesso. Smettere di nascondermi da quello che ero e
che sono adesso.” Spiegò, assolutamente impassibile, quasi se lo fosse imparato
a memoria quel discorso.
Hermione continuava a
essere perplessa. “E in tutto questo, io cosa c’entro?” insisté lei, in poco
più di un sussurro.
“Non fare finta di non
capire, Granger.” le rispose con sufficienza. “Tu c’entri moltissimo. Mi hai
salvato, anni fa, e non solo la vita. Nel tuo piccolo hai provato a capirmi più
di qualsiasi altra persona, e mi hai fatto capire ancora di più. Eppure io sono
scappato lo stesso. Non so fare altro, l’hai detto anche tu. Ma adesso voglio finirla.”
Di nuovo lei non sapeva
che dire. Ultimamente le succedeva un po’ troppo spesso, per i suoi gusti.
“Ha avuto tutto inizio da
lì!” continuò. “Tu sei quel legame con la versione di me da cui mi ostino a
nascondermi. Ma adesso sono stufo. Mi spiace, in pace non ti ci lascio.” Le
disse scrollando la testa, vagamente ammiccante.
Malfoy, sei odiosamente cocciuto. Ma anche… diverso.
Era sempre lui, in
determinati atteggiamenti. Ma in altri… non avrebbe mai ammesso i suoi sbagli
con una simile facilità, in passato, era troppo orgoglioso. Una persona può
cambiare così tanto? Che poi lei lo sapeva che si trattava semplicemente di una
maschera, magari talmente ben modellata da sembrare quasi autentica, ma pur
sempre una maschera.
Però era diverso. Come un
po’ di giorni prima, durante il temporale. Era più se stesso. Più debole, per
certi aspetti.
Cacchio, sono diventata una persona troppo empatica.
“Dai, sei troppo ingiusto
con te stesso. L’altro giorno magari ho esagerato a dirti tutte quelle cose…
ero solo arrabbiata.” Provò a dire. Chissà come mai, ma non riusciva a essere
pungente come da copione.
Sono una scema. Sta solo cercando una scusa per portarmi a
letto.
“Sarà…”
Ma nonostante i suoi
sospetti, nonostante la sua totale non-fiducia, Hermione capì che non lo
avrebbe ancora respinto, né ignorato. Non ce l’avrebbe più fatta, ormai si era
spinto troppo oltre. C’erano talmente tante cose in ballo, come avrebbe potuto
restare indifferente? Non era nella sua indole. E quella specie di magnetismo
tra di loro… era come se continuassero a rincorrersi. Come se quei quattro anni
di lontananza si fossero annullati e loro due fossero tornati a essere quelli
di una volta.
Storia, persone e momento sbagliati. Parole mie.
“Senti, io voglio solo che
tu…”
“Draco, ora non è il momento.”
Lo interruppe. Doveva prendere tempo. “Ma se vuoi possiamo riparlarne… da soli,
dico, con calma.”
Prima che lui potesse
aprire bocca ci fu un lunghissimo momento di silenzio, interrotto solo dal
suono improvviso del telefono. Lei balzò in piedi. “Scusa, ci metto un
secondo.” E scomparve dalla cucina per andare a rispondere in salotto.
Malfoy si guardò attorno.
Ma che stava succedendo? Che ci faceva lì?
Anche se lui, lo sapeva benissimo
cos’era. Loro ‘si rincorrevano’. In fondo, non riusciva a togliersela dalla
testa.
Sei un idiota. Un debole. In cosa ti stai cacciando? Ormai
ti stavi abituando a quella vita. Squallida, d’accordo, ma ci avevi fatto il
callo.
Distratto, non si rese
conto di una piccola figura spuntare dallo stipite della porta.
“Ciao” si sentì dire, e si
voltò. Era la figlia di Hermione.
“Ciao…” rispose un po’
distaccato. Non è che lui ci sapesse molto fare coi bambini, soprattutto sui
tre anni.
“Come ti chiami?” chiese
la bambina.
“Draco.”
Al che Rebecca strabuzzò
gli occhi. “Ti chiami Drago?!” esclamò stupita.
“Non Drago, Draco. Con la
‘C’…” precisò. Tutte le volte la stessa storia. Avrebbe dovuto dirle Derek.
Lei continuò a guardarlo
sempre perplessa. “Ma non è un nome!” ridacchiò. “Io invece sono Rebecca.”
disse poi, portandosi più vicina a lui.
“Ehm, piacere.” Assecondarla, ecco cosa doveva fare.
“Piaceeere.”
Santo cielo, sei proprio la figlia di Hermione. Ti ha
ammaestrato per benino…
Rebecca restò un po’ in
silenzio, poi riattaccò. “Lui è il mio orso!” aggiunse, mostrandogli il suo
inseparabile pupazzo.
“Ah… E… come si chiama?”
chiese Malfoy, in un inaspettato slancio di loquacità.
Di nuovo quegli occhioni
castani sgranati per lo stupore. “Ma non lo conoooosciiii?!” esclamò indignata.
“E’ Winnie! Winnie Pooh! L’orso più famosissimo di tutti!”
Draco imprecò mentalmente.
Doveva starsene zitto. “Beh, io non lo sapevo. Ma… grazie per avermelo detto.”
Rispose titubante.
“Ma tutti conoscono Winnie
Pooh!” commentò lei un po’ interdetta.
Ma porca vacca, sei tutta tua madre, piccola saputella!
Senza alcun preavviso la
bambina si arrampicò sulla sedia vicino all’uomo e continuò a scrutarlo
interessata, mettendolo vagamente in soggezione. “Sai, a Winnie non piace fare
il bagno. E neanche a me!”
“Beh, però bisogna farlo”
Rebecca fece una smorfia
(che stavolta con la madre c’entrava molto poco, ma lui non sembrò rendersene
conto). “Ma non mi va! Mi scende tutta l’acqua sulla faccia e poi mi brucia gli
occhi! E io allora mi nascondo sotto il letto o dietro il divano. Però poi la
mia mamma si arrabbia… ma a me non mi piace, uff!” concluse, sempre
imbronciata.
Malfoy non poté non
lasciarsi scappare un sorrisetto. Lui non era uno che amava particolarmente
intrattenere i mocciosi, ma doveva ammettere che quella bambina aveva un certo
charme.
“Mi sembri piuttosto
sveglia per avere appena tre anni, piccoletta.”
E avevamo dei dubbi? Stiamo parlando della figlia della
‘sottuttoio’ Granger.
Ma prima che lei potesse
correggerlo come era suo solito, precisando che di anni ne aveva ben tre e
mezzo, venne interrotta da Hermione, che fece la sua ricomparsa in cucina.
“Non infastidire il signor
Malfoy, Rebecca!” esclamò prontamente la madre. Fin troppo.
“Tranquilla, non mi infastidisce…”
spiegò lui. “Strano a dirsi, ma tua figlia mi piace.”
Lui sul momento non fu in
grado di spiegarselo, ma quella frase fece sussultare impercettibilmente
Hermione, che si sbrigò a trascinare via di peso la bambina, ignorando
totalmente le sue proteste scocciate. Poi si rivolse di nuovo a Malfoy.
“Senti, ora ho da fare, ma
non mi sono dimenticata di prima. Se vuoi passa stasera… per le nove. Usciamo e
ne parliamo con calma. Ok?” gli disse alla fine, cercando di tenere a bada
Rebecca che si ribellava alla sua presa. Non sapeva ancora bene spiegarsene il
perché, ma vederlo così l’aveva colpita, e adesso dargli una mano a far pace
con se stesso le sembrava il minimo.
Non avrebbe potuto fare
altrimenti.
Dannazione a me e alla mia empatia acutizzata, mi sa che
mi vado a cacciare in un bel casino…
“D’accordo.” Le disse lui.
“Ah, sia chiaro,” aggiunse
Hermione alla fine, con il tono divertito di chi cerca di sdrammatizzare “il
fatto che tu sei depresso non costituisce un pretesto per provarci con me, intesi?
Perché se è così te ne vai diritto in analisi…”
“In analisi? Che
significa?” domandò il ragazzo, facendo il finto tonto.
“Non pigliarmi per il cu… in
giro, Malfoy. Lo sai benissimo…” rispose lei,
riuscendo in tempo a contenere i turpiloqui a causa della figlia.
Sorrise. “Recepito,
Granger. E comunque non sono depresso, solo molto confuso…” rispose lui
prontamente.
Non che non sentisse
l’istinto irrefrenabile di baciarla di nuovo, ovvio, ma valutò che sarebbe
stato meglio fare come diceva. E, credeteci o no, in quel momento era sincero.
Esattamente come Hermione
era sinceramente consapevole che avrebbe fatto meglio a starsene zitta.
Molto meglio.
~
ARGH!
OGNI CAPITOLO E’ SEMPRE PIU’ FATICOSO DA SCRIVERE PER LA MIA TESTOLINA!
COMINCIANO A ENTRARE IN BALLO TROPPE COSE…
COME
AL SOLITO, MANY THANKS (raga che poliglotta) TO luz79, andromeda89, ale69,
gemellina, lunachan62, drachetta’91 PER IL COMMENTUCOLO… SPERO VI SIA
PIACIUTO ANCHE QUESTO!
Hermione spinse il corpo
del ragazzo al quale era avvinghiata fino al letto, e poi lo fece affondare sul
materasso sotto il suo (seppur esile) peso.
Cavoli. Cosa
stava succedendo? Lei non voleva che accadesse, era tutto troppo presto, troppo
sbagliato, troppo… fantastico.
In realtà
l’aveva voluto non appena l’aveva rivisto, ma si era imposta di non
cedere. Dove era finita tutta la sua risoluzione,
adesso? Ma soprattutto, come era finita fino a quel
punto?
L’ultima cosa che si
ricordava era di essere tornata a casa abbastanza presto. Non che la serata fosse andata male, era stata strana magari, ma non male.
Solo preferiva non concedergli più di un paio d’ore.
Erano davanti
all’uscio di casa, i convenevoli di rito, uno sguardo strano, un bacio
inaspettato, la solita frecciatina che a pensarci bene sembrava più che
altro un invito (“Sei patetico,
Malfoy. Guarda a che ti riduci per portarti una donna a letto…”).
Poi un altro bacio, più deciso, un braccio che le cingeva la vita e
quella sensazione insopportabile di venir
smaterializzata chissà dove a tradimento.
E così si era ritrovata a casa di Malfoy, in
reggiseno e con nessuna voglia di riacquistare il controllo.
Come? Racconto troppo
frettoloso? Ok, procediamo con ordine…
~
Era consapevole di essersi
cacciata in un bel casino nel momento in cui aveva dato spago a Draco e lo
aveva invitato a uscire. Arrivata la sera, aveva dato
la cena a Rebecca e poi aveva aspettato l’arrivo di Carol,
che aveva senza problemi accettato di badare alla bambina anche fino oltre la
mezzanotte.
“Sei giovane, Hermione,
esci… tanto io non vado mai a letto presto, davvero!”
Magari la ragazza avrebbe
quasi preferito il contrario, almeno avrebbe avuto una scusa per scappare dalle
grinfie di Malfoy in caso di necessità.
“Quando
vuoi sai essere puntuale…”
“Capita anche questo.”
“Sei un opportunista…”
ghignò lei in cambio.
Così Hermione
accolse Draco, che alle nove spaccate si era ripresentato alla sua porta.
Diede la buona notte alla figlia (che appena vide Malfoy
cominciò a commentare “sei il
signor Drago!”) e poi uscirono di casa.
Andarono in un locale
babbano, tanto per restare nell’anonimato. Era tutto così strano,
troppo strano. Dopo quattro anni si ritrovava faccia a faccia con uno che pensava aver dimenticato, e che
casualmente era anche il padre di sua figlia. Il padre di sua figlia
erroneamente creduto morto, ad essere sinceri.
“Allora, adesso che
siamo noi due, mi dici che vuoi?” esordì
entrando subito nell’argomento. Prima si rompeva il
ghiaccio, meglio era.
“Te l’ho detto… mi sono stufato di fare finta di essere
un’altra persona. Vedere te è un po’ come cominciare a
ritrovare il vecchio me stesso.”
“Ed è quello
che vuoi?” chiese secca lei, mentre il cameriere
portava da bere ai due.
“Sì. Altrimenti non ti avrei cercato…” spiegò
acido.
“Magari volevi solo
provarci con me…”
“Magari…”
commentò lui, indispettendola non poco con la su arroganza. “Magari,
se fosse solo quello, non ti avrei fatto capire quanto
mi sento uno schifo, ora come ora.”
“Potrebbe essere una
tattica come un’altra… farmi pietà, dico.”
Ribatté spavalda.
“Potresti essere tu
a sopravvalutarti… o a sottovalutare me.”
Stava letteralmente fumando
dalle orecchie e lanciando fiammate con gli occhi.
“Sei
insopportabile.”
“Lo so.” Ghignò
lui.
Ci fu un altro po’
di silenzio, durante il quale i due cercarono di scolarsi la bibita per
evitarsi a vicenda, poi lui riattaccò a parlare, meno arrogante
e all’apparenza più sincero.
“Non fare la
sostenuta. Sono sincero… ho passato quattro anni di merda e rivederti mi
ha colpito. Non so se te ne rendi conto, ma tu sei l’unica persona che abbia mai provato a fidarsi di me. A capirmi, a… a
darmi affetto, ecco.”
“Esagerato…”
sussurrò Hermione.
“Non esagero. Prima
che tu mi salvassi non sapevo neanche cosa fossero queste cose.”
“Cosa
ne sai di quello che provavo per te?” chiese lei.
“Probabilmente
nulla.” Ammise. “Però, qualunque
cosa fosse, era una novità. E sono stato un vero stronzo, nonché stupido, a scappare via.” Concluse,
senza scollare quei maledetti occhi grigi dai suoi.
Anche se aveva l’aspetto un po’ stanco, se
era ancora più pallido, disilluso, restava sempre attraente, Malfoy. A
suo modo, come in passato, la teneva in pugno. Lei abbassò lo sguardo e
cominciò a parlare, piano, trattenendo il più possibile
l’emozione che le stava nascendo in petto.
“E’ passato un
sacco di tempo…”
“Già.”
“Non dovevi
andartene. Dovevi restare e darmi retta. Dovevi fare pace con te stesso allora,
non adesso. È tardi, adesso.”
“Probabilmente.”
Lei alzò la testa
per guardarlo di nuovo. “Credi che sia stata contenta, quando te ne sei
andato? Che non abbia sperato fino alla nausea che tu
ritornassi, che ti rifacessi vivo? Magari a te non importa, e puoi anche non
credermi, ma ti informo che non ho tirato un sospiro
di sollievo per lo scampato pericolo, quando quella mattina mi sono svegliata sola.”
Queste parole lo colpirono
a tradimento come un pugno in pieno stomaco. Era stato un egoista allora e
continuava a esserlo ancora adesso. Non si era posto
il problema di come avrebbe reagito lei, nel rivederlo. Aveva pensato solo a se
stesso, come sempre.
“Vorrei dire
qualcosa per giustificarmi, ma non avrebbe molto senso…” si
limitò a commentare.
“Esatto.”
Estrasse il pacchetto di
sigarette dalla tasca. Doveva cambiare argomento, quella
situazione lo stava mettendo pericolosamente a disagio. “Però almeno tu ti sei ripresa in fretta, mi pare. Altrimenti non avresti una figlia che ti aspetta a
casa…” disse casualmente.
“Cosa
stai insinuando?!” sbottò lei, cambiando colore in volto.
“Niente! Dico solo
che se tua figlia ha tre anni… beh, hai voltato pagina abbastanza presto.
Buon per te.” Ne convenne lui, imprecando subito dopo tra sé e
sé contro il divieto di fumo in quel locale.
“Non sarai geloso,
vero?!” esordì Hermione, dopo un piccolo
shock emozionale.
“Assolutamente. Era
così per dire… immagino che avere un figlio aiuti molto a
riprendersi.”
Era lei a dover cambiare
discorso, adesso. “Non ti conviene farmi il terzo grado, Malfoy, perché
ho come l’impressione che la tua pseudo-depressione
non ti abbia impedito di trattare male diverse donne…” lo
pungolò maliziosa. “Ad esempio, quando mi sono catapultata a casa
tua, ho incrociato una ragazza all’apparenza furibonda con un tal DerekMiller…”
Lui fece
una smorfia mezzo divertito, poi sbuffò. “Jennifer… povera ragazza, ammetto di essere stato uno
stronzo. Ma sai com’è, ti avevo appena
rivista” spiegò con un sorrisetto beffardo.
“Ah, il furetto latin lover”
Lui rise.
“Furetto… cacchio, erano anni che nessuno mi chiamava più
così… mi mancava, sai, mezzosangue?!”
“Per tua
informazione, mezzosangue è molto più offensivo di
furetto!”
“Dipende… e
anche furetto può far male, a suo modo. Insomma, per il me quattordicenne
quell’episodio è stato una vera
tragedia!”
Lei lo guardò
torva… “Anche sentirsi chiamare sporca, sudicia e puzzolente
mezzosangue per sette anni filati non scherza, Malferret!”
Fece schioccare la lingua
e inarcò un sopracciglio. “Può darsi…”
E così si erano ritrovati a ridacchiare,
quando fino a poco prima la serata sembrava prendesse una brutta piega.
“Mi dici come
fai?” chiese Hermione all’improvviso sporgendosi un po’ verso
di lui.
“A far che?”
“A rigirati le
frittate in questo modo. Fino a poco tempo fa ti stavo facendo la predica, e
adesso flirtiamo come due diciottenni spensierati. Quando invece…”
“Che
vuoi… è un dono innato.” Bisbigliò avvicinandosi a
sua volta.
Erano troppo vicini,
adesso, e la cosa non aiutava la donna che cominciò a tremare sulla
sedia.
“Ora… credo
che dovrò andare.”
“Di
già?”
“Ti ho dedicato fin
troppo tempo, per stasera.” Lo zittì,
prima di alzarsi da tavola.
Fu così che si
ritrovarono davanti a casa di Hermione, ancora prima delle undici.
“Malfoy, potrai
anche non crederci, ma ci sono stati attimi in cui non ti avrei preso a sassate.”
“Sono
lusingato… lo stesso vale per me.”
Stava per infilare la
chiave nella toppa, quando la mano del ragazzo la bloccò. Lei si
voltò e in un attimo trovò le loro labbra appoggiate le une sulle
altre: la cosa più temuta, ma allo stesso tempo più desiderata,
di tutta la sera.
Lentamente si
allontanò da lui.
“Sei patetico,
Malfoy. Guarda a che ti riduci per portarti una donna a letto…”
Lui in tutta risposta si
limitò a ripetersi, e questa volta non si trattava più di un
leggero sfiorarsi di labbra. Con tutta la sua buona volontà lei non
riuscì a opporsi, e a lui fu subito chiaro. E poi quella fastidiosa sensazione di perdere il controllo
del proprio corpo, sentirsi risucchiare via verso… verso dove? Detestava quando le capitava.
“Brutto
stronzo” protestò, appena si rese conto che si trovavano
esattamente a casa del ragazzo.
“Non dirmi che non ti andava…” le mormorò,
attaccando a baciarle il collo.
Merda! Perché deve
fare così? Perché io devo… devo volerlo così?!
“Io… no…
cioè… forse, ma…”
balbettò.
Ma intanto lo aveva
già privato della maglietta, al che lui non ci pensò
due volte a seguire il suo esempio, lasciandola in reggiseno.
“E’
sbagliato…”
“Certo… un
errore… imperdonabile…”
“Draco… dico…
sul serio…”
E senza neanche accorgersene lo spinse fino al letto
piombandogli avidamente addosso.
“Anche
io… sono serissimo…”
“Insomma, io avevo
giurato… che non…”
Bella, quella
conversazione assurda intervallata da baci un po’ dappertutto.
Poi lui si bloccò e
le strinse il capo tra le mani, passandole le dita tra i capelli.
“Ora, però, mi
sono stufato di parlare” le suggerì piano prima di avvinghiarsi di
nuovo a lei, ruotando per farla scivolare sotto di lui. E
per una volta erano d’accordo, a giudicare dalla sua reazione.
~
“Devo andare.”
disse Hermione rimettendosi a sedere.
“Di
già?”
“Mi
aspettano.” Rispose semplicemente, andando in cerca della sua biancheria.
Cavolo, si era cacciata proprio in un gran bel casino, se solo fosse stata un po’ più determinata…
“Ci sei riuscito alla fine, brutto porco…” mugugnò poi tra
i denti, divertita ma anche vagamente seccata.
Lui si portò a sua
volta a sedere e attaccò a ridacchiare. “Non perderai mai quel
vizio, vero Hermione?”
“Che
vizio?” chiese voltandosi verso di lui, mentre si riallacciava il
reggiseno.
“Di sottolineare che è tutta colpa mia, se hai ceduto. Sottolinearlodopo,
ovviamente.”
“Io non ho questo
vizio!” rispose indignata.
“Oh,
sì…”
“Beh, per tua
informazione, se lo faccio (che poi è tutto da vedere), ne hai l’esclusiva. Tu… non sei il tipo di
relazione che fa per me, ecco.”lo zittì.
“E
perché”
“Perché
ti conosco.” Disse. “Non posso permettermi di perdere tempo con uno
che probabilmente sparirà di nuovo nel nulla a breve.”
Questa constatazione gli
tolse quel sorrisetto beffardo dal volto, che si fece di nuovo serio.
“Che
ne sai?”
“Non è
così?”
Lui rimase zitto mentre lei finì di vestirsi, sentendosi una
vera stupida, adesso. Cosa si aspettava? Poi lo vide
alzarsi, rivestirsi alla meglio e avvicinarsi a lei.
“Per ora non nessuna intenzione di sparire, mi spiace.” Le suggerì,
prima di baciarla leggermente e guardarla sparire alla volta di casa sua, con
uno strano scintillio negli occhi.
~
… E
FU COSI’ CHE ANCHE LA STOICA HERMY SI RITROVO’ A CEDERE ALLE
AVANCES DEL BEL BIONDO… SPERO QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO! DITEMELO!
UN SALUTO A TUTTI QUANTI,
COMMENTATORI E LETTORI! E UN BACIOTTO A gemellina, anfimissi, drachetta’91, lunachan62 e luz 79 CHE HANNO COMMENTATO COME SEMPRE LO SCORSO CAPITOLO! GRAZIE
BELLE!
La consapevolezza di essere finita a letto con lui
le aveva regalato un costante senso d’ansia, come una specie di martello
pneumatico a metà strada tra lo stomaco e il petto.
In che cosa si sarebbe
cacciata?
-È uno
stronzo, probabilmente ora che abbiamo fatto sesso si sarà tolto la voglietta e
mi lascerà in pace.
-Appunto!
Bastardo approfittatore!
-No, è
quasi meglio così… in fin dei conti ero innanzitutto io che non volevo avere più
nulla a che fare con lui!
-Certo,
prima che mi usasse come sollazzo fisico!
-Come se
io non avessi voluto…
-Che
c’entra questo, adesso?!
-Sono
confusa. E Rebecca?! Come la mettiamo con nostra
figlia?!
Hermione si sentiva vittima di uno sdoppiamento di
personalità, perché due versioni contrastanti di lei si davano battaglia in
testa. La prima Hermione, quella razionale, non voleva che Malfoy tornasse a
scompigliarle la vita, ma l’altra, quella vittima dell’emotività (quella che
l’aveva spinta tra le sue braccia e nel suo letto, per intenderci), non poteva
fare a meno di pensare che aveva desiderato fin troppo rivederlo, in passato, e
che il fatto che fosse il padre di Rebecca non semplificava le cose.
E
se…
No, era impossibile. Proprio non ce l’avrebbe mai
visto Draco Lucius Malfoy in versione paparino perfetto.
Assolutamente.
Ma allora cos’era quella sensazione mista di ansia,
preoccupazione e emozione quando le era capitato di vederli vicini? Lui era
tornato. L’aveva anche conosciuta.
Padre e figlia.
Ma lei aveva deciso, e Rebecca sarebbe cresciuta
senza un padre. Era un’egoista a pensarci bene, ma non avrebbe accettato di
cedere. Tutta colpa della sua testardaggine.
E se lui fosse sparito di nuovo? Il suo, di cuore,
era forte, l’avrebbe rattoppato di nuovo, ma non avrebbe mai permesso che la sua
bambina soffrisse. Per nulla al mondo.
Tutti questi ragionamenti le intasavano il cervello
ancora di più, se considerato che lei per prima sentiva che Malfoy non sarebbe
scappato di nuovo.
-Non
ancora, vorrai dire…
-Oh,
basta!!
E sotto sotto, Hermione, aveva ragione. Quella
sera, puntuale come un orologio svizzero, il biondo in questione si era
presentato alla loro porta. Aveva decisamente un brutto vizio, Malfoy
junior.
“Draco… che ci fai qua?”
“Niente. Volevo vedere se eri ancora viva… sai,
dopo l’altra sera. Te l’ho detto Granger, sei l’unico dettaglio positivo che mi
sia capitato in troppi anni. Non ci tengofarti scappare.”
Ma chi è
questo qua? Non c’è che una spiegazione plausibile: gli alieni l’hanno rapito e
quindi hanno mandato sulla terra un clone sostitutivo.
“Non credo che sia il caso… sai, abbiamo appena
cenato, devo ancora sistemare casa, e c’è Rebecca…” si trovò a
dire.
“Che palle, Granger! Cercherò di sopravvivere
qualche ora vicino a una bambina di tre anni… sarà dura ma se mi impegno potrò
riuscirci” rispose con sarcasmo lui, ignorandola e entrando in
casa.
“No aspett…”
Troppo tardi.
La bambina, che stava stesa sul tappeto a guardare
dei cartoni animati, inconsapevole, si voltò verso di lui.
“Ciao!”
“Ciao piccoletta…” rispose
lui.
“Cosa ci fai qua?”
“Passavo a salutare tua
mamma…”
Hermione cercò invano di interromperli. “Ecco,
appunto…”
“E perché?” la ignorò la
bambina.
Maledetti
mocciosi coi loro odiosi perché…
“Perché… è una mia amica.”
La madre di nuovo cercò di intervenire. “Rebecca,
ora…”
“E perché è tua amica?” proseguì la
figlia.
Imprecazione mentale di
Draco.
Devo
smetterla di dare confidenza ai bambini, specie se figli di Hermione, che da
piccola deve essere stata onestamente insostenibile.
“Perché… perché la conosco da tanto. Andavamo a
scuola assieme.”
“Anche io vado a scuola!” disse quindi Rebecca dopo
una breve pausa.
Malfoy alzò un sopracciglio. “Andrai
all’asilo…”
“No no! Io vado proprio a scuola!” protestò la
bambina.
Hermione sorrise, nonostante tutto quella scenetta
era quasi divertente, anche se la turbava un po’. “Si sente più importante se le
si dice che va a scuola come i grandi” spiegò piano all’altro, che
annui.
“E ti piace?”
“Sì!”
Ma dai?
Com’è che non sono sorpreso?
Era strano, però, nonostante tutto quella era una
delle poche bambine che riuscivano a non infastidirlo, o farlo sentire fuori
luogo.
“Becky, tesoro, perché non giochi un po’ con i
tuoi… ehm… giochi?” riuscì a intervenire a questo punto Hermione, agitatissima.
Non poteva permettere che in lui si facesse strada un sospetto, seppur
minimo.
“Perché?”
“Perché sì!”
“Ma non ho voglia…”
“Prova a fare un bel disegno allora, e poi ce lo
porti, ok?”
“Un disegno per il tuo amico
Drago?”
“Sì! O per me… fallo per chi vuoi, Rebecca!”
sospirò.
Dopo qualche minuto la bambina stava disegnando
pacifica sul tavolo della cucina e Hermione la controllava da lontano, seduta in
soggiorno con Malfoy.
Dovevano parlare di molte cose. Di loro, della sera
passata assieme e di quanto era successo.
Per quanto cercasse di negarlo anche a se stessa,
una piccola parte di lei era felice che lui fosse lì con lei, quasi come se
fosse ‘normale’.
Fu a questo punto che la sua mente cominciò a
vagare selvaggia.
Lei, Draco e Rebecca. A casa
assieme.
Padre, madre e figlia.
Si sentì assalire da una strana
ansia.
Era così che in teoria dovrebbero essere le cose,
quasi come una famiglia. E se glielo avesse detto? Avrebbe potuto rischiare,
dopotutto era chiaro che il legame tra loro due si facessi sentire, a suo
modo.
Magari avrebbe un po’ sbraitato ma poi avrebbe
preso atto della cosa… e la bimba era ancora piccola, certe batoste vanno
affrontate il prima possibile.
Ma poi pensò anche che la realtà era ben diversa.
Esistevano solo lei con la sua bambina. Draco non sarebbe mai stato un padre,
chi voleva prendere in giro? Senza contare che era pure una specie di
latitante…
“Mi dici perché ti innervosisce così tanto quando
io e tua figlia siamo nella stessa stanza?” questa frase risvegliò Hermione, che
balzò sulla poltrona.
“Non mi innervosisce
proprio!”
“Granger, sarai anche tanto geniale, ma a dire
palle fai pena…”
“Ok, il fatto è che… tu non avrai voglia di
marmocchi che ti gironzolano tra i piedi. Stop.”
“Resisterò…” rise lui.
“E’ qua che ti sbagli!” disse a questo punto
Hermione. “Non devi resistere. Non si
tratta di qualcosa che mi riguarda alla lontana con cui puoi imparare convivere!
Lei è tutta la mia vita e non ho bisogno di qualcuno che sopporti con un po’ di buona volontàla sua presenza… lo
capisci?”
“Adesso calmati!” si difese lui. “Se vuoi saperla
tutta, Rebecca mi è simpatica. Davvero.”
La donna gli lanciò uno sguardo strano, con le
guance un po’ arrossate, ed era sul punto di rispondergli che un po’ di simpatia
non era sufficiente per lei, ma vennero interrotti.
“Guardate!”
Esclamò la figlia di ritorno dalla cucina, con un
foglio in mano. La madre afferrò il disegno, senza però staccare gli occhi da
Malfoy. Poi lo esaminò.
“Piace?” Chiese la piccola ai
due.
“Bello... ma io lo so che cos’è, e non attacca…”
disse Hermione inarcando un sopracciglio. Non ne poteva
più.
“Ma mamma…”
Malfoy allungò lo sguardo sul foglio. Quel disegno
era più che altro uno sgorbio tondo con delle
protuberanze.
“Si può sapere che è?”
chiese.
“E’ il mio cane, Puck!” disse la bambina
trionfante.
“Rebecca, lo so che lo vorresti tanto, ma il cane
non te lo compro!”
Poi si voltò verso il ragazzo.
“E’ ossessionata! Continua a disegnare cagnolini
nella speranza che gliene compri uno!”
Lui sorrise. “Immagino che crescendo affinerà la
sua tecnica di convincimento… ma non è un cattivo inizio, la tortura
psicologica.”
Intanto la figlia si era arrampicata sul
divano.
“Mamma... posso stare a vedere i
cartoni?”
“Non ce ne sono a quest’ora… anzi, a quest’ora dovresti andare a dormire…”
“Voglio venire in braccio…” disse sbadigliando con
la voce strascicata, fregandosi gli occhi.
Hermione lanciò un’occhiata a Malfoy, che alzò le
spalle in senso di assenso, quindi si portò la bambina in
braccio.
“Lei è tutta le mia vita, Draco” bisbigliò,
carezzandole la testa.
“Lo so.”
Dopo pochi minuti la piccola dormiva profondamente,
e Hermione la mise a letto.
Di ritorno dalla sua stanza si trovò faccia a
faccia con un biondo dallo sguardo eloquente in piedi in mezzo alla
stanza.
“Che ne dici, mettiamo a letto anche la mamma,
adesso?”
Effettivamente, Hermione aveva un discreto
sonno.
~
“Sono una pessima madre.”
“Sei troppo complessata…”
“La mia piccola verrà su con una donna che si porta
gli uomini a casa.”
“Sta dormendo, non sa che io sono
qui.”
Erano infossati sotto la coperta, lei e Malfoy, ma
stavano l’uno di fronte all’altra, appoggiati alle due estremità del
letto.
“Non fa differenza!”
Lui a questo punto alzò gli occhi al cielo, sicuro
che non avrebbe mai potuto averla vinta con la Granger.
“Datti una calmata, me ne vado…”
disse.
Hermione si sentì vagamente in
colpa. Più che lui a scappare, sembrava che fosse lei a farselo sfuggire… ma
c’erano così troppe cose in ballo affinché riuscisse a restare
razionale.
“Dai, non intendevo questo… è che se si
svegliasse?” cercò di rimediare la donna.
“Se si svegliasse la sentiresti chiamarti, ti
alzeresti e andresti da lei. E poi tua figlia dorme come un sasso da due ore
abbondanti.”
“Malfoy…” sbuffò Hermione. “Mettiamo le cose in
chiaro: tu di bambini non sai un’accidenti!”
“Questo è vero.”
“E se si fosse svegliata
prima?!”
“Non l’ha fatto.”
“Ma avrebbe potuto! Bell’esempio con cui crescere,
eh?! A dodici anni diventerà una di quelle sciacquette smaliziate, e dovrò
biasimare solo me stessa.”
Granger,
sei insopportabile quando fai così…
Lentamente, lui strisciò sotto la coperta fino a
raggiungerla al suo lato. “Hermione ti calmi adesso, sì o no? Stai diventando
insostenibile…”
Lei sbuffò. “Domani morirò di sonno, a lavoro. E
tutto per colpa tua.”
Non potendone più di questa nenia, il ragazzo
decise che era arrivato per lui il momento di congedarsi.
Si rivestì e, prima di andarsene, le si sedette
accanto.
“Senti, altezzosa mezzosangue, sturati le orecchie.
Io non ti ho detto tutte quelle cose solo per portarti a letto, sia chiaro. Si
fosse trattato di una scopata e via avrei usato un’altra tattica. Io mi sono
esposto moltissimo con te, ti ho fatto apertamente capire che la mia vita è uno
schifo, e che tu sei l’unica possibilità che ho per odiarmi un po’ di meno… a
questo punto, se credi che me ne vada ti sbagli di
grosso..”
Hermione lo guardò, indecisa se odiarlo per la sua
strafottenza o baciarlo per il significato di quelle parole. Non pensava che a
quasi ventisette anni e con una figlia qualcuno l’avrebbe fatta sentire ancora
così.
Come se fosse speciale.
Alla fine optò per la seconda possibilità, anche se
non avrebbe voluto.
“Sei odiosamente arrogante…”
“Ne sono consapevole.”
~
HOLA!
IN REALTA’ QUESTO CAPITOLO NON MI
CONVINCE… ANZI, TEMO SIA PIUTTOSTO INUTILE, MA MI SALVO DICENDO CHE E’ UNA SORTA
DI CAPITOLO DI TRANSIZIONE. NON POTEVO PASSARE DI BOTTO A QUELLO CHE HO IN MENTE
DI SCRIVERE PROSSIMAMENTE, CI VOLEVA UNO STACCO (IN CUI IL MIO ISTINTO DA
FANWRITER DI COMMEDIE HA AVUTO LA MEGLIO, TRA
L’ALTRO).
PERCIO’ AVVERTO CHE TRA NON MOLTO,
I TONI SI ABBASSERANNO DI NUOVO, ANCHE PERCHE’ HO GIA’IN MENTE IL FINALE, E TUTTO STA
NELL’ARRIVARCI!
UN SALUTO AI LETTORI E ALLE SEMPRE
BENE ACCETTE CHE COMMENTANO! Lunachan62,
gemellina, lupa (alla quale mi sento di dire che se potessi distribuire bei
biondi avrei una simpatica esposizione in casa mia), anfimissi, drachetta’91,
luz79.
Farei schiattare il carissimo
Lucius, se potesse vedermi…
Sorrise amaramente.
Forse avrei dovuto svegliarmi
prima.
Se un mese prima qualcuno
avesse detto a Draco Malfoy che la sua vita avrebbe preso un simile piega, lui
non ci avrebbe creduto. Probabilmente si sarebbe prodigato in un’accurata fase
di insulti pesanti, per poi concludere il tutto con un bel Petrificus
punitivo. Lasciando a qualcun altro l’incombenza di preoccuparsi della sorte del
povero malcapitato, ovviamente.
Ma invece era così.
Il disgusto che provava per
quello che era diventato stava ogni giorno scemando sempre di più. Poteri della
Granger. La conferma che le storie sulla superiorità dei purosangue erano tutte
stronzate colossali.
Quella donna possedeva
qualcosa che gli faceva dimenticare tutto il resto e, seppur per poco, lo faceva
sentire meglio, meno inutile. O forse lo faceva sentire semplicemente più se
stesso, perché con lei non doveva continuare a nascondersi dietro un nome falso
e un castello di bugie.
Lei sapeva tutto di lui.
In passato si era messa in una
posizione estremamente rischiosa solo per aiutarlo, per aiutare il Mangiamorte
che l’aveva sempre insultata. Perché, poi? Semplicemente per assecondare un suo
inspiegabile istinto: d’altronde, Hermione Granger decideva qualcosa, Hermione
Granger lo portava a termine, giusto o sbagliato che fosse, noncurante delle
conseguenze. Un comportamento così dannatamente e odiosamente Grifondoro!
E non contenta di ciò, in
qualche mese era riuscita ad aprirgli gli occhi su molte cose, anche se a
suo tempo il suo orgoglio non glielo aveva mai fatto ammettere. A suo tempo,
perché adesso il suo orgoglio era onestamente andato a farsi fottere.
Ma se da un lato riconoscere
ciò che quella donna rappresentava per lui aveva costituito uno schiaffo alla
sua fermezza, dall’altro si trattava innegabilmente di un enorme passo
avanti.
Cominciare a prendere
consapevolezza di chi era davvero Draco Malfoy (e non Derek Miller. Che odioso
quel nome, così… così babbano!).
Quello che però lo faceva
davvero ridere, in tutta quella situazione ricreatasi, era come in sua presenza
riusciva a cambiare. Le sue difese crollavano inesorabilmente, portandolo ad
esporsi in una maniera che non avrebbe mai creduto possibile.
Riusciva persino a non odiare
e non farsi odiare da una bambina di tre anni! Ma d’altronde Rebecca vantava
geni Granger. Geni mezzosangue? Ciò non impediva che catalizzassero l’attenzione
di tutti, comunque.
Draco a volte era curioso di
sapere chi fosse suo padre, ma non aveva mai indagato più di tanto, era fin
troppo ovvio che non si trattava di un argomento del quale la Granger parlava
volentieri.
A lui stava bene anche così,
al momento voleva solo continuare per la strada che aveva intrapreso, quella che
lo faceva stare bene. Meglio di prima, se non altro.
D’altronde, lui non era un
Grifondoro; lui, da buon Serpeverde, metteva il suo benessere prima di ogni
altra cosa.
E il suo benessere era
momentaneamente collegato a Hermione.
Ma sarà sufficiente per
scrivere la parola fine a tutto questo schifo?
Basterà davvero scendere a
compromessi con la Granger?
Sinceramente preferiva non
saperlo.
~
Hermione era tornata a casa da
non molto, quel pomeriggio.
Luglio era finalmente arrivato
portandosi dietro le sospirate ferie, e lei poteva godersi un po’ di riposo
nonché la compagnia di sua figlia, la cosa che le mancava di più durante l’anno.
E poi c’era Malfoy.
Ogni giorno che passava era
sempre peggio per lei.
Se si fosse trattato di un
fugace incontro sarebbe stato più semplice. Si sarebbe arrabbiata, forse avrebbe
sofferto, ma la sua vita non ne avrebbe risentito più di tanto. Ma, con suo
grande stupore, quella cosa non si stava rivelando come ‘roba di una notte’.
E mentre la donna istintiva
non voleva farsi troppi problemi e limitarsi a viversela alla giornata, la madre
razionale sapeva benissimo che non sarebbe potuta andare avanti così ancora per
molto.
Non poteva intraprendere
quella storia con Malfoy come fosse una storia qualunque, perché lui non era uno qualunque. Lui
era il suo errore, quell’errore irresistibile che le aveva cambiato la
vita.
Era il padre di sua figlia
sbucato dal passato (o meglio dal nulla, per non dire dall’aldilà), non poteva
continuare a mentirgli. Doveva dirglielo prima o poi.
Anche perché quei due stavano
inspiegabilmente istaurando una specie di rapporto. Tutto si sarebbe aspettata
da quell’uomo, fuorché legasse con una bambina. Ma probabilmente, ciò che li
univa era troppo forte per essere ignorato, anche se ancora non ne era
consapevole.
Merda, questo comportamento
immaturo non è un da me!
Ha una figlia, deve saperlo. E
Rebecca ha diritto ad un padre, per malandato che possa essere.
Ma più il tempo passava, più
le mancava il coraggio, più lei rimandava.
“Mamma cosa fai?” chiese la
bambina avvicinandosi alla madre che, davanti allo specchio del bagno stava
lottando armata di fermagli e bacchetta contro i suoi capelli, cercando in tutti
i modi di raccoglierli decentemente. Quei riccioli erano ribelli anche per la
magia!
“Cerco di tirarmi su questi
maledetti boccoli… non sai la fortuna che hai avuto a nascere coi capelli
lisci.” mugugnò a denti stretti.
“Mi fai anche a me la magia ai
capelli?”
Hermione sorrise e si voltò
verso la bambina.
“Rebecca, io te la faccio,
però non andare a dire in giro tua mamma fa le magie, perché poi pensano che sei
mezza matta, d’accordo? Ti ricordi il nostro segreto?”
“Non lo dico!” disse
prontamente la bambina, sorridendo alla sua maniera.
Ma come fa a non essersi
accorto di questo sorrisetto?!
Si accucciò vicino a lei e le
slegò i capelli che stavano raccolti in una coda. Con un veloce incantesimo
trasformò la chioma della bimba in una cascata di boccoli, molto simile alla
sua. Rebecca rise.
“Sembro te!”
“Già…” ne convenne Hermione
sorridendo a sua volta e dandole un bacio sulla guancia.
“E adesso guarda…” un altro
veloce click e i capelli tornarono di nuovo lisci, ma più lunghi.
“Così sembro una principessa!”
disse la piccolina guardando la sua chioma chiara che arrivava fino in fondo
alla schiena.
“Contenta?! Adesso però
basta…” disse Hermione riportandoli alla normalità.
“Poi lo rifacciamo?”
“Vediamo…” si rialzò
accarezzando la testa della figlia, che uscì poco dopo dal bagno. E proprio
quando era riuscita a dare una certa dignità ai suoi capelli, con la coda
dell’occhio vide qualcosa che sfrecciava per il corridoio a circa un metro da
terra, accompagnato di risolini divertititi.
“Rebecca!” esclamò Hermione,
catapultandosi fuori dal bagno. Maledette scope giocattolo e maledetto Harry
Potter che aveva avuto la brillante idea di regalargliela.
~
Malfoy era un po’ pigro quel
giorno, e decise di andare a casa di Hermione prima del previsto usando la
materializzazione. Andiamo, perché doveva comportarsi da babbano pure con
lei?
Fece appena in tempo a
comparire nel salotto di casa che vide uno scricciolo svolazzare ridendo a circa
un metro da terra, seguito dalla voce pericolosamente autoritaria della madre
che si stava avvicinando.
“Ciao Draco!” salutò Rebecca.
Poi barcollò un po’, ma lui la afferrò in braccio prima che potesse cadere.
“Attenta…” le disse. “Lo sai
che tua madre sarà furiosa, vero?”
Ma la bambina si limitò a
continuare a ridere. Appena Hermione li raggiunse in salotto, si bloccò per lo
spavento e non riuscì a trattenere un piccolo urlo vedendo sua figlia in braccio
a un uomo.
“OH MIO… ah sei tu… santo
cielo, non farlo mai più!” esclamò tornando autoritaria.
“Cosa? Raccattare tua figlia
prima che cada?”
“Sì! Cioè, NO! Io… non
comparire così dal nulla! Mi è preso un colpo. E se ci fosse stato qualcuno?
Odio cancellare la memoria alla gente!”
“Ma non c’è nessuno…” disse
guardandosi attorno.
Hermione sembrava un po’
interdetta.
“Sì, ma…” tentennò. “E tu,
signorina, mi vuoi fare prendere un colpo?! Lo sai che voglio che mi avverti
quando prendi quell’affare.”
“Ma mamma…”
“Andiamo, è una bambina…”
cercò di difenderla l’altro mentre la posava a terra.
“Appunto! Sarebbe potuta
cadere! Farsi male, rompersi una gamba… o peggio!”
Malfoy alzò gli occhi al
cielo. “Solo perché tu sei terrorizzata all’idea di volare non significa che
anche lei lo sia!”
“E infatti non lo è…” constatò
sconsolata la ragazza, mentre Rebecca cominciava a piagnucolare a sua discolpa.
“Ora mi sente quello là! Lui e i suoi maledetti regali pericolosi…” disse tra sé
e sé. “E tu non frignare!” continuò minacciosa rivolgendosi alla figlia. “Quante
volte ti ho detto di non salire lì sopra senza avvertirmi? Ma quanto in alto
possono arrivare?!”
“Dai, sei troppo
catastrofica.” Si intromise di nuovo Malfoy.
Fu a questo punto che Hermione
esplose.
“Che c’è, ora ti metti a dirmi
come devo educare mia figlia?!”
Draco rimase alquanto
interdetto e alzò un sopracciglio. “Che cosa? Ok, scherzi, vero? Era solo così
per…”
“Non scherzo! Solo perché hai
scoperto una bambina sulla faccia della Terra che non ti odia e viceversa, ti
metti a sputare sentenze? Ma chi ti credi di essere? Cioè, cosa
rappresenti?”
Lui era troppo scioccato da
questa inspiegabile reazione per poter parlare.
“Secondo te io mi diverto a
fare sempre la madre isterica e paranoica?!”
“Herm ora stai esagerando…”
disse a sua volta spazientito. “Se sei nervosa peri fatti tu…”
“Credi che sia facile per me
crescerla da sola?! No, ma devo! Ma d’altronde tu che ne vuoi sapere!”
“Granger, quello che credo è
che tu abbia dei problemi. Seriamente, Non stai bene.”
“Hai ragione Malfoy, non sto
bene! Per niente!”
E detto ciò si volatilizzò via
dal salotto, lasciando gli altri due sconcertati. Persino Rebecca, che si era
già prodigata nella produzione strategica di lacrimoni collaudati, aveva
interrotto la sua operazione.
“Mia mamma si è arrabbiata…”
commentò con gli occhi umidi dopo qualche secondo, rivolgendosi a Malfoy. Lui si
voltò verso la bambina.
“Dici?”
“Sì, e proprio tanto!”
Lo dicevo io che non mi
conveniva avere molto a che fare con quella schizoide della Granger. Che se ne
vada al diavolo, io non corro dietro a nessuno.
Sbuffò, poi le passò una mano
sui capelli e la salutò.
“Ciao piccoletta… raggiungi
tua mamma, io ora me ne vado.” Disse lapidario.
“Perché vai di già?”
“Perché tua mamma ha deciso
che oggi non vuole vedermi…”
“E tu non vuoi?”
“Se lei non vuole, a me non
interessa…” disse piano. “MI HAI ROTTO, IO VADO!” annunciò poi ad alta voce.
Rebecca lo guardò un po’ incuriosita uscire di casa.
A volte i grandi sapevano
essere molto complicati.
~
Quando Malfoy arrivò
incavolato davanti alla porta di casa sua era piuttosto buio, e non vide la
figura che si nascondeva nell’ombra poco più in là. Infilò la chiave nella
toppa.
“Ehi, Draco! Chi non muore si
rivede. Saranno… quattro anni? Anche di più…”
Lui si sentì gelare il sangue
nelle vene. Quella voce falsa, a distanza di anni, ma ancora inconfondibile.
Lentamente si voltò, per vedere la donna uscire dalla penombra avanzando verso
di lui. Il volto era più scavato, gli occhi più stanchi, ma era senza alcun
dubbio lei.
“Ti trovo bene…” proseguì la
donna. “Beh, sicuramente te la sei passato meglio di me. Sai, Azkaban non è
propriamente un albergo a cinque stelle.”
Rimase in silenzio per qualche
attimo prima di replicare seccato. “Potevi avvisarmi di questa bella
improvvisata. Avessi saputo che aspettavo visite, avrei comprato un dolce.”
“Vedo che abbiamo senso
dell’umorismo.” Commentò acida la donna.
“Ce l’ho sempre avuto, Pansy.
Ora dimmi cosa vuoi e facciamola finita.”
Decisamente un ospite
inatteso.
~
TA-DA’!! E’
ARRIVATA LA STREGA GUASTAFESTE… COMPLICATIONS!
HO
UN’INDECISIONE. FARE SCOPRIRE LA VERITA’ A DRACUZZO PER CASO CON RELATIVO
CASOTTO, OPPURE FARGLIELO URLARE IN FACCIA DA HERMIONE (SEMPRE CON CASOTTO
ANNESSO, LOGICO)?! SONO COMBATTUTA, HO IN TESTA DUE SCENETTE ENTAMBE MERITEVOLI
(SECONDO ME). AD OGNI MODO, QUALUNQUE SIA LA MIA SCELTA FINALE, ARRIVERA’
PROSSIMAMENTE…
COMUNQUE,
COME AL SOLITO UN SALUTONE A TUTTI E UN GRAZIE Agemellina, anfimissi, lupa, Drachetta’91, lunachan62,
merryluna e AlessandraPER IL COMMENTO COME
SEMPRE CARINO AL CAPITOLO SCORSO!
“Non mi fai entrare, Draco? Sono curiosa di vedere
come il famoso Malfoy si è ridotto a vivere mischiandosi ai babbani…” sibilò la
donna.
Draco le lanciò un’occhiata carica di puro odio e
poi, con un sorriso palesemente e volutamente falso, le tenne aperta la porta
per farla entrare.
“Accomodati, Pansy. Scusami per il disordine e fà
come se fossi a casa tua…” disse in tono ironico. Quindi entrò a sua volta, si
avvicinò alla finestra cercando attentamente di non degnarla di uno sguardo e si
accese una sigaretta. Che cosa diavolo voleva da lui quella vipera, adesso?
Perché era arrivata a guastare la sua esistenza proprio quando sembrava
cominciare a riacquistare un senso?
“Fumi?” le chiese con finta
cordialità.
La ragazza non rispose nulla e gli si portò più
vicina, incrociando le braccia. Poi chinò leggermente il capo per andare a
incrociare lo sguardo di Malfoy che era rivolto da tutt’altra parte.
“Sai, non ho mai creduto alla storiella che fossi
morto. Non so perché, ma ho sempre avuto la sensazione che ti nascondessi da
qualche parte… d’altronde, è comprensibile. Meglio l’anonimato ad Azkaban. Anche
se devo ammettere che da quando non ci sono più i Dissennatori non è male come
prima.”
Draco si voltò verso di lei, e soffiò fuori con
prepotenza il fumo della sigaretta.
“Piantala con questi giochetti e dimmi quello che
vuoi. Ho altro a cui pensare al momento.”
L’altra lo guardò incuriosita, inarcando un
sopracciglio e sfoderando un leggero ghigno.
“Devi vederti con la tua mezzosangue
preferita?”
“Chiudi quella boccaccia.”
“Uh, ti ho punto sul vivo. Non dirmi che ti sei
innamorato della Granger… sai, in realtà è da un po’ che ti seguo e ho visto che
vi frequentate assiduamente; potreste sembrare quasi una bella famigliola
moderna: un purissimo Malfoy con la sua amata mogliettina sanguesporco e la loro
adorabile figlioletta bastarda…”
disse con perfida ironia.
Lui si voltò di scatto verso di lei e la afferrò
per un polso in malo modo, e strattonandola con cattiveria la avvicinò a sé. Non
avrebbe permesso a quell’insetto di parlare così di Hermione e sua figlia. Lei
non sapeva nulla di loro, non c’entrava nulla e non aveva neanche il diritto di
pronunciare i loro nomi.
“Senti, stronzetta, invece di sputare veleno
gratuito su persone che non devi neanche permetterti di nominare faresti meglio
a dirmi che vuoi.” Bisbigliò. Pansy sostenne il suo sguardo con
orgoglio.
“Però, vedo ti ha fatto un bel lavaggio del
cervello… scommetto che con lei non sei così maleducato.”
Lui strinse ulteriormente la stretta sulla ragazza,
che si lamentò un pochino.
“Mi fai male… lasciami.” Mormorò con la voce
strozzata.
Dopo qualche attimo Malfoy la lasciò andare.
Allontanandosi da lui, la donna prese a massaggiarsi il polso ossuto per
il quale la stringeva, continuando però a guardarlo con aria di sfida.
“Ok, veniamo al dunque. Ho passato più di quattro
anni in quella fogna di carcere, e se ne sono uscita adesso è solo perché non mi
sono fatta troppi scrupoli a sputtanare più gente possibile.” Attaccò la donna.
“Poi, succede che vengo a scoprire che non sei stecchito. Per puro caso,
intendiamoci, non che io ami passare in questa zona della città così piena di
babbani; ma sai com’è, ultimamente ricevo certe occhiatacce dalle nostre
parti…”
L’altro continuava a guardarla sospettoso, anche se
temeva di sapere dove volesse arrivare.
“Sai, magari potrei inavvertitamente lasciarmi scappare il
fatto che sei molto più vivo di me e che abiti in questo delizioso appartamento…
a meno che tu...”
“Non lo farai.” La minacciò, puntandole un indice
contro.
“Ah, no?! E cos’è che mi tratterrebbe,
esattamente?” rispose alterata. “Io non ho nulla da perdere, il mio debito con
la giustizia l’ho saldato. E tu?!"
“Che
cazzo vuoi?” la zittì.
Lei sfoggiò un ghigno da manuale. “Come sei
prevenuto, subito pensi che ti voglia ricattare.”
“Non è così?!”
Pansy sbuffò e si portò indietro i capelli con
disinvoltura. “D’accordo, diciamo che hai interpretato il mio pensiero.
D’altronde un tempo mi conoscevi bene.”
“Se cerchi soldi caschi male,
Parkinson.”
“Non prendermi in giro, Malfoy. Sono anni che vivi
da babbano, e immagino che i Galeoni non siano la valuta correntemente accettata
da queste parti. Forse non avrai più le tue magnifiche tenute, ma ci sono un
sacco di soldi che sono scomparsi prima che potessero venir
confiscati…”
Lui la afferrò di nuovo con odio per le spalle e la
spinse contro la parete.
“Lasciami in pace.”
Lei lo squadrò seria, sotto la sua morsa. “Come
vuoi… capisco che è una decisione difficile. Oggi mi sento magnanima, ti lascio
il tempo di pensarci” disse. Poi riuscì a divincolarsi dalla stretta dell’uomo e
si diresse verso la porta. “Ci si rivede, Draco. E non sforzarti di scappare,
tanto ti ritrovo…” fece un occhiolino e si congedò da lui.
Draco si buttò stizzito sul
divano.
Merda!
Non doveva succedere, non adesso. Quella troia non
poteva permettersi di rovinargli la vita.
Ma forse era anche colpa sua. Era il prezzo da
pagare per essere un vigliacco, per aver passato anni a fuggire da se stesso
senza affrontare la realtà.
Prima o
poi il passato ti chiede il conto, Draco. Lo sapevi benissimo. Lo hai sempre
saputo.
Sbuffando affondò un pugno su un bracciolo un po’
consumato. Che poteva fare, adesso? Quella stronza non lo avrebbe lasciato in
pace, questo era sicuro. Probabilmente prima di denunciarlo avrebbe cercato in
ogni modo di estorcergli del denaro, ma nel peggiore dei casi, non si sarebbe
fatta troppi scrupoli.
Era sempre stata un’assetata di potere. E adesso
lei aveva potere su di lui.
Poi c’era Hermione.
Lei non doveva essere coinvolta in tutto questo
schifo, non lo avrebbe mai permesso.
~
Hermione aveva appena dato la cena a Rebecca e
stava per mettersi a mangiare a sua volta. Forse la sgridata che sua figlia si
era beccata per averle disubbidito, quel pomeriggio, era stata un po’ esagerata,
ma come poteva fare altrimenti? Di certo non le piaceva passare sempre per la
cattiva, ma crescere una figlia da sole comporta anche essere un po’ più severe
di quanto non si vorrebbe.
Comunque,quella storia non sarebbe andata avanti a
lungo.
È
inconcepibile che non abbia ancora detto la verità a Draco. Lo farò
presto.
E stavolta era decisa.
Afferrò carta e penna:
Se oggi sono esplosa c’è un motivo. Dobbiamo
parlare, DA SOLI.
Ci vediamo alle nove al bar dove siamo usciti la
prima volta, te lo ricordi?
Ti prego, è importante.
Hermione
Una decina di minuti dopo che il suo gufo era
decollato dal balcone della sua finestra, lo vide fare
ritorno.
Entrò in casa planando dolcemente e gli porse una
zampetta. Lei afferrò il biglietto.
Anche io devo parlarti. Ci vediamo dove dici tu,
ricordo il posto.
Draco
Lo lesse e inspirò con forza. Era giunto il momento
che lui sapesse.
Quando arrivò davanti al locale erano le nove in
punto,ma Malfoy la stava già aspettando.
Aveva un’espressione indecifrabile, pensò Hermione,
un’espressione che da qualche tempo vedeva con sempre minor frequenza. Ebbe uno
strano presentimento, ma decise di non darvi peso.
“Ciao.”
“Ciao. Entriamo?” propose lui freddamente
aggrottando la fronte e spegnendo la sigaretta sotto una scarpa. Ma cosa gli era
successo in quelle poche ore da cambiare così tanto? Stava tornando il vecchio
Malfoy? Improvvisamente tutta la sua determinazione di dirgli la verità su loro
figlia scomparve.
“Che cosa volevi dirmi di importante, Granger?”
domandò distrattamente.
Ma che
gli prende? Non è più lui…
Hermione si morse un labbro.
“Già, io devo dirti questa cosa e…” ma poi si
bloccò, perché era fin troppo evidente che in quel momento lui non ci stava con
la testa. “Malfoy, mi dici che ti succede?”
“Niente. Dicevi?” replicò
freddo.
Lei apparve irritata. “Sì, ma… sei strano, non
sembri tu. O meglio, sembri tornato quello…”
“Quello di prima?” terminò per lei con
strafottenza. “Hermione, io sono sempre stato quello di prima, anche se ammetto
che ultimamente potevo dar l’impressione di essere
cambiato…”
Lei lo guardava con la bocca spalancata. “Dove vuoi
arrivare?”
“Da nessuna parte, dico solo che potresti anche
avermi frainteso. Ora dimmi quello che dovevi dirmi…”
“Draco ma che ti prende?!” sbottò Hermione,
evidentemente alterata. Non doveva andare così, assolutamente.
Lui sbuffò passandosi una mano sulle tempie, poi
chiuse gli occhi qualche istante, quindi rialzò lo sguardo e di nuovo lo
proiettò sul suo.
“Beh, se hai cambiato idea, procedo con quello che
dovevo dirti io.”
Fece una pausa, durante la quale lei non seppe far
altro che fissarlo stranita.
“Granger, dimenticami. Noi due non dobbiamo avere
più nulla a che fare.”
Granger,
dimenticami. Noi due non dobbiamo avere più nulla a che
fare.
Le parole possono fare male?
Perché Hermione si sentì colpita come da uno
schiaffo in pieno volto. Anzi peggio, perché uno schiaffo lascia un rossore
temporaneo su una guancia, ma le parole, sparate in quel modo,
restano.
“CHE COSA?!” fu solo in grado di dire
lei.
“Hai capito benissimo. Questa storia tra di noi non
ha un futuro, quindi sarà meglio metterci un pietra sopra al più
presto.”
Hermione scosse la testa, incredula. “Io… io non lo
accetto! SCORDATELO! Non puoi essere cambiato così di punto in bianco, in un
pomeriggio, è assurdo! Ora mi dici che cazzo ti passa per quella testaccia
bacata e…”
“NIENTE, HERMIONE!” adesso anche lui alzò la voce,
ma fortunatamente il locale era abbastanza rumoroso perché non dessero
nell’occhio. “Noi due… siamo troppo diversi, non avremmo mai un futuro, quindi
faresti meglio a non perdere tempo con me. E ora scusami perché devo
andarmene.”
“Tu non vai proprio da nessunissima parte! Non te
lo permetto!” esplose lei.
“Non me lo permetti?!”
“No! Non lo permetto! Non puoi giocare così con la
mia vita. Prima ne entri a far parte, poi scappi, poi ricompari di nuovo dal
nulla e, quando comincio a credere che forse potrebbe davvero funzionare, che
fai? Te ne vai di nuovo! Io non accetto di farmi spezzare il cuore solo perché
sei un vigliacco.”
Lui la fissò impassibile durante tutto questo suo
sfogo, stringendo le mascelle senza dire nulla, ma visibilmente
irritato.
Sono un
vigliacco. L’hai capito finalmente… ma che dovrai fare, eh?
“Questa volta ero davvero convinta che fossi
tornato per restare.” Commentò a testa bassa. Poi fece una breve pausa, per
controllarsi e impedire che le emozioni avessero la meglio sul suo orgoglio,
quindi rialzò lo sguardo. “Evidentemente mi sbagliavo, ma sappi
che ti sei spinto troppo oltre.”
Lui la guardò glaciale.
“Sopravviverai.”
“Questo è poco ma sicuro. Solo non amo accettare
passivamente le scelte altrui.”
I due rimasero in silenzio a scrutarsi.
Lei, carica di rabbia verso di lui e verso se
stessa per essersi lasciata coinvolgere.
Lui, carico di rabbia verso la sua vita e verso di
lei che rendeva tutto così difficile, con la sua testardaggine.
Hermione si passò una mano tra i capelli. “Dovevi
pensarci prima, se volevi liquidarmi. Riprendersi dopo una notte passata assieme
è facile, ma adesso sono in ballo troppe cose… c’è Rebecca,
e…”
“Andiamo, Rebecca è solo una bambina…” disse lui
con sufficienza.
Solo una
bambina? Cosa hai detto?
Spesso, i caratteri apparentemente razionali come
quello della donna sono i peggiori, perché quando esplodono è davvero la fine, e
c’è solo da aspettarsi il peggio.
“Solo una bambina?” bisbigliò tra i denti. “Solo una bambina?! Ma non capisci che
Rebecca è TUA FIGLIA?! Nostra! A volte mi domando come hai fatto a
non arrivarci da solo!” esclamò
tutto d’un fiato.
Fu alla fine della frase che Hermione si rese
davvero conto di ciò che si era lasciata scappare. Lo squadrò cupa e imprecò sottovoce per la sua perdita di controllo.
Dopo alcuni attimi di puro sconcerto, Draco strinse
gli occhi e spalancò la bocca per lo stupore.
“Che… che cosa hai detto?” domandò, incredulo,
scrollando il capo. “Rebecca è… ma non…”
Hermione abbandonò il volto tra le mani. “Hai
capito benissimo, Malfoy! Ti ho mentito, perché temevo che sarebbe successo
esattamente quello che sta succedendo adesso. In realtà ha più di tre anni e
mezzo. Ho scoperto di aspettarla quando te ne eri già andato.” Disse sottovoce,
pentendosi amaramente della sua impulsività.
“Mi… stai dicendo che per… per tutto questo tempo…
io che credevo… e in realtà lei è mia...” cominciò lui, così alterato e
scioccato da non riuscire a formulare un frase di senso
compiuto.
Hermione risollevò il capo che aveva infossato nei
palmi e lo guardò seria.
Capì, che Rebecca non avrebbe mai avuto un padre.
Non avrebbe mai permesso che sua
figlia soffrisse, e in quel momento ebbe la certezza che l’avrebbe fatto,
come stava soffrendo lei. Era
una prerogativa di Malfoy.
“Lei è mia figlia, Malfoy. Solo mia. Dimentica
questo discorso, non avrei mai dovuto lasciarmelo
scappare.”
Si alzò e uscì dal locale, lasciando Draco troppo
sconcertato per seguirla e dirle che ormai era un po' tardi per rimangiarsi
certe cose.
~
E FU COSì CHE LA VERITA’ VENNE A
GALLA…
ALLA FINE HO OPTATO PER UNA
RIVELAZIONE DI HERMIONE FATTA IMPULSIVAMENTE, MI PIACEVA DI PIU’ E MI SEMBRAVA
MENO ‘FORZATA’.
UN SALUTONE A TUTTE, E UN GRAZIE
COME SEMPRE A: Venus (meglio tardi
che mai! No, ora sembro un pallone gonfiato. Sorry.), anfimissi, lunachan62,gemellina, luz79 (tranqui
che dracuzzo avrà modo di arrabbiarsi!), merryluna (perché non avrei dovuto
includerti nei saluti?! Ti eri scordata di aver commentato?),
drachetta’91.
Capitolo 11 *** Perché ormai era troppo tardi per lasciar correre. ***
10 – Perché ormai era troppo
tardi per lasciar correre.
Erano passati due giorni, ma
Hermione continuava a sentirsi emotivamente a pezzi.
Dopo tutto quel tempo pensava
che ne sarebbe uscita indenne, ma quella sera capì che si sbagliava di
grosso.
A restare scottati non ci si
abitua; con suo sommo dispiacere, Hermione aveva potuto constatare che ogni
volta fa sempre male, allo stesso modo.
Lui le aveva detto addio di
nuovo, per chissà quale astruso motivo, tra l’altro. Forse semplicemente perché
non sarebbe mai cambiato, anche se si era illusa del contrario.
Non avrebbe dovuto dirgli di
Rebecca, ma l’aveva fatto. La sua impulsività di solito così magistralmente
controllata aveva avuto la meglio. Il fatto era che sentirlo dire quelle parole,
‘è solo una
bambina’, l’aveva fatta uscire di testa. Lei non era una bambina qualunque,
era la sua
bambina. Quale idiota parlerebbe in un modo simile a una madre?
Giusto uno come Malfoy…
Se non altro si era rivelato
per quello che era in tempo, prima che la situazione si complicasse
ulteriormente.
Due giorni spesi a elargire
sorrisi smaglianti a conoscenti e amici, quando dentro avrebbe solo avuto voglia
di urlare tutta la sua rabbia. Verso se stessa per aver abbassato di nuovo la
guardia, e verso di lui che ancora una volta l’aveva ferita.
L’unica persona che aveva
capito che non era tutto luccicante come lei cercava di far credere era stata
Carol. L’aveva capito non appena l’aveva vista tornare furibonda a casa, due
sere prima.
“E’ suo padre, vero? È con lui
che ti vedi.”
“Sì.”
“Ti ha di nuovo ferita?”
“Sto bene. E comunque non ha
molta importanza perché non avrò mai più nulla a che fare con lui. Non dovevo
farmi coinvolgere.”
“Non siamo noi a scegliere con
chi restare coinvolti. Succede e basta.”
“Non succederà
più.”
Era una pallida mattina,
Hermione aveva appena dato la colazione a Rebecca che adesso stava giocando
pacifica con delle costruzioni poco distante da lei.
Meno male che aveva lei. Le
aveva dato un motivo per voltare pagina in passato, e continuava a farlo adesso.
Vederla giocare e parlottare da sola, sorridente e spensierata, sapere che
qualunque cosa sarebbe successa lei ci sarebbe sempre stata, le dava forza.
Ma al tempo stesso la
rattristava enormemente il pensiero che, anche se solo per poco, si era illusa
di poterle dare una famiglia. Darle quel padre di cui cominciava a
chiederle.
Ma come aveva fatto, Malfoy, a
non capirlo da subito? Certi atteggiamenti, certe espressioni…
Dicono che non c’è peggior
sordo di chi non vuol sentire. Evidentemente funziona anche per il vedere.
Inaspettatamente, gli occhi le
si gonfiarono di lacrime non chiamate.
Perché doveva fare ancora così
male?
“Ti sei fatta male, mamma?”
“Cosa?”
“Perché piangi? Ti sei fatta la
bua?”
Hermione sorrise leggermente e
si asciugò gli occhi con le mani, cercando di cacciare indietro quel momento di
debolezza. “No, tesoro.”
“E allora perché?”
“A volte i grandi piangono
anche se non si fanno male. Un po’ come fai tu quando fai i capricci, o ti
sgrido…”
La bambina si imbronciò e
incrociò le braccia. “Io non faccio i capricci!” disse con una punta di
orgoglio.
“Ah no?” le rispose la madre
alzando un sopracciglio. “Com’è che non ti credo?”
Poi la sollevò in braccio, la
abbracciò e le diede un bel bacio.
Aveva bisogno di rimettere
ordine nella sua vita, ma non poteva coinvolgere anche sua figlia.
I suoi genitori continuavano a
ripeterle quanto gli mancava la loro nipotina, magari poteva farle passare
un’estate a Londra. Magari.
~
Draco aveva passato due giorni
di merda.
Prima la storia di Pansy, poi
Hermione che gli diceva che Rebecca era sua… figlia.
Dannazione, faceva quasi fatica
a pensarlo!
Gli aveva tenuto nascosto
tutto, fin dall’inizio. Ma come aveva potuto fargli una cosa simile?!
Aveva diritto di saperlo, era
suo padre!
Lei sapeva quello che aveva
attraversato, sapeva quanto schifo gli facesse la sua esistenza con quella
totale mancanza di uno scopo. Tenergli nascosta una cosa simile,era stata una
carognata bella e buona.
Abbozzò un sorriso, passandosi
una mano sulla fronte.
Porca puttana, quella bambina
era sua. Sua e di Hermione.
Ogni volta che questo pensiero
lo attraversava, sentiva un strana sensazione di occlusione all’altezza dello
stomaco.
Ovvio, la notizia l’aveva
indubbiamente scioccato, su due piedi, ma ripensandoci a sangue freddo, gli
sembrava l’unica cosa di buono che avesse mai concluso in tutta la sua vita.
Se non altro si spiegavano
anche molte cose, ad esempio il fatto che non la odiasse, e viceversa. Che in
lei trovasse qualcosa di intrigante, che lo incuriosiva.
Dicono che certi legami sono
troppo forti da ignorare, si trattava probabilmente di quello. A dir la verità
non ci aveva mai creduto a cavolate del genere: suo padre l’avrebbe
volentieri ammazzato con le sue stesse mani innumerevoli volte, e sua madre era
sempre stata poco più di un pezzo di ghiaccio, nei suoi confronti.
Ma lui era diverso,
evidentemente, e forse proprio per come era stato cresciuto, senza
amore.
Un impeto di rabbia.
No, lei non doveva tenerlo
all’oscuro per tutto quel tempo.
“Ti ho mentito, perché temevo
che sarebbe successo esattamente quello che sta succedendo
adesso.”
Come darle torto?
L’aveva piantata, due volte.
L’aveva ferita. Probabilmente l’aveva illusa.
Ma lei non poteva capire il
perché del suo comportamento, non poteva sapere che ora come ora voleva solo
proteggerla, perché con uno come lui non sarebbe mai arrivata a nulla.
Non aveva un futuro, a causa
del suo passato.
Il destino era stato davvero
infame a spedirgli quella stupida della Parkinson, proprio in quel momento.
“Io il mio conto con la
giustizia l’ho saldato. E tu?”
E lui?
No.
Sbuffò.
Non voleva scombussolare di
nuovo la vita a Hermione, soprattutto adesso che di mezzo c’era anche una
bambina.
Ma non poteva neanche far finta
di niente, proprio perché c’era di mezzo una bambina.
Decise. Avrebbe smesso di
scappare di fronte ai problemi.
~
Era sera, Rebecca era crollata
stremata moto prima del solito, avendo passato tutto il pomeriggio a saltare
come una matta con una sua amichetta, figlia di una collega di Hermione.
Almeno con loro non doveva
preoccuparsi se inavvertitamente faceva esplodere un bicchiere per la
rabbia.
Guardava con lo sguardo assente
la bustina di una tisana in infusione colorare lentamente l’acqua calda, quando
un fin troppo conosciuto scroscio la fece trasalire. Sussultò sulla sedia e
rovesciò la tazza.
“Merda...”
Poi si voltò e lo vide.
Sbiancò.
“Vattene!”
“No.”
“Malfoy, fino a prova contraria
sei a casa mia, e quando ti dico di andartene tu devi farlo!” rispose
arrabbiata, mentre con un veloce incantesimo rimediò all’aver rovesciato il
liquido.
“Scordatelo”
“Ma che vuoi?” sbottò lei. “Non
mi avevi detto che non dovevo avere più nulla a che fare con te?! Bene, vai! Ti
ho dimenticato, sparisci!”
Gli si avvicinò con rabbia
cercando di trascinarlo di peso verso la porta di casa per farlo uscire, ma lui
non glielo permise e la attirò a sé.
“Non credi che sia un po’
tardi?” bisbigliò.
“Lasciami e vattene via da casa
MIA!”
“Dimmi, Hermione, quando
pensavi di dirmelo? Ma certo, che stupido, tu nonpensavi di
dirmelo…”
“E infatti non mi perdonerò mai
per essermelo lasciata scappare.” Sibilò lei, scocciata.
“Dico, ma ti rendi conto?! Io
sono suo padre, dannazione! Avevo il diritto di sapere!”
Hermione, a suono di quelle
parole, prese fuoco.
“DIRITTO?! Tu che vieni a
parlare di diritti CON ME? Solo perché hai scoperto questa cosa da un paio di
giorni… tu non sei proprio nessuno, quindi sparisci dalla nostra vita. È quello
che volevi fare, no?”
Draco la guardò fisso negli
occhi mantenendo saldamente la stretta su di lei.
“Non puoi pensare che io me ne
stia in questo modo delle tue decisioni!”
“E invece sì! Tu mi dici che
sei suo padre… davvero?!” esclamò con tono derisivo. “E allora dov’eri quando è
nata? O tutte le volte che si è svegliata piangendo nel bel mezzo della notte?
Dov’eri la prima volta che mi sono sentita chiedere perché non poteva avere
anche lei un papà?! Rebecca non ce l’ha, un padre. Tu non sei proprio
nessuno!”
“Cristo, ma come potevo
saperlo?!” rispose lui arrabbiato.
“Infatti, non potevi saperlo
perché non c’eri… e non ci sarai mai.”
“Questo è tutto da vedere.”
La donna scoppiò a ridere.
“Che c’è, questa scoperta ti ha
improvvisamente responsabilizzato? E quanto durerà questa fase? Quanto dovrò
aspettare ancora prima che tu te ne vada di nuovo?! Perché lo farai… l’hai
sempre fatto.”
“Tu non puoi sapere i miei
motivi… fosse dipeso da me le cose sarebbero andate diversamente! Ma dopo
che…”
Ma lei lo interruppe di
nuovo.
“Malfoy, io non voglio sapere
gli importantissimi motivi che ti costringono a tagliare la corda! Mi importa
solo di mia figlia. Tu puoi anche giocare finché vuoi, con me, puoi prendermi il
cuore e ridurlo a brandelli. Ma non ti permetterò di farlo anche con lei.
Non ti permetterò di entrare nella sua vita per poi uscirne… io devo proteggerla
da chi le può far male” disse cupamente.
Lui, finalmente, la lasciò
andare.
“Io non voglio farle del male.
Come non volevo farne a te…”
“Però l’hai fatto. In passato,
come due giorni fa. Forse ancora di più, perché io mi sono stupidamente illusa
che tu fossi cambiato.”
Malfoy crollò a sedere. Ecco
cosa aveva prodotto il suo tentativo di proteggerla, l’aveva fatta soffrire.
Puoi prendermi il cuore e
ridurlo a brandelli.
“Io sono cambiato, puoi non
credermi, ma è così. Sono le circostanze che…”
“Raccontala a qualcun’altra la
storia delle circostanze, perché non ti credo.” Rispose seccata.
Era sempre furiosa, ma stava
cominciando ad abbassare la guardia. Approfittando di questo, lui si alzò di
nuovo in piedi, le afferrò una mano e se la posò sul petto, lasciandola
spiazzata.
“Lo senti? Io non credevo
neanche di averne uno, fino a un po’ di tempo fa.”
Hermione si sentì mancare. Era
davvero Malfoy, quella persona che le stava di fronte? Quell’uomo che le teneva
una mano posata all’altezza del cuore, e che a modo suo le faceva capire quanto
fosse importante per lui?
No, lui era diverso. Lui era il
bastardo che le aveva chiaramente suggerito di dimenticarlo al più presto. Era
quello che si divertiva a giocare con i suoi sentimenti.
“E allora perché ti diverti a
spezzare il mio?” disse piano, facendo appello a quanto più autocontrollo avesse
in corpo.
Lui non le rispose nulla, ma la
attirò a sé per abbracciarla, e lei si trovò a cedere, contro la sua
volontà.
Che poteva dirle? Non era bravo
con le parole. Non era tipo da esprimere apertamente quello che gli passava per
la testa, anzi, mai in vita sua avrebbe mai pensato di fare quello che stava
facendo in quel momento.
“Ti giuro che l’ultima cosa che
volevo fare era ferirti…”
“Però l’hai fatto...”
La allontanò da sé dopo qualche
istante e le prese il viso tra le mani, guardandola diretto negli occhi appena
lucidi. Hermione si morse un labbro. Gliel’avrebbe di nuovo data vinta?
“Dov’è adesso?” chiese poi.
Lei corrugò la fronte.
“Dorme.”
“Voglio vederla…”
“No, Draco…”
Ma ormai lui si era già
incamminato a passo spedito verso la stanza della bambina, con Hermione che lo
seguiva a ruota. Nel buio della camera vide la figura della bambina dormire
rilassata, inconsapevole di quello che stava succedendo. Si fermò a debita
distanza.
Come ho fatto a non
accorgermene subito? È perfetta…
“Hermione, sono stato fin
troppo vigliacco nella mia vita per lasciar correre anche questa cosa. Tu non
puoi dirmi una cosa del genere e pretendere che io faccia finta di niente.”
bisbigliò, senza staccare gli occhi da Rebecca addormentata a pochi metri da
lui.
Lei scrollò la testa,
appoggiata allo stipite della porta. “Ma se non ti avessi detto di lei, adesso
saresti chissà dove. Chi mi garantisce che non lo farai di nuovo?”
Lui si voltò verso di lei.
“Non volevo causarti ulteriori
problemi.”
Hermione lo guardò scocciata.
Che razza di scusa si stava inventando, adesso?
“Draco, questa storia mi sta
stancando. Ma che cavolo stai dicendo?”
“Dico che il passato, prima o
poi, presenta il conto a chi è stato troppo codardo da non farci pace una volta
per tutte.”
Altro sguardo perplesso in
risposta.
“Draco Malfoy potrebbe presto
tornare dall’Inferno nel quale tutti lo credevano. Non sei solo te a sapermi
vivo.”
Dette queste
parole, ignorando la faccia stupita e sempre interrogativa di Hermione, tornò a
guardare sua figlia e a maledire se stesso per non aver avuto il coraggio di
uscire allo scoperto quando avrebbe dovuto.
Perché nessuno lo avrebbe più
ricattato, adesso.
~
HOLA
RAGAZZUOLE! ECCO UN ALTRO CHAP, UN PO’ PIU’ LUNGHETTO DEL SOLITO, FORSE… CHE NE
DITE?
A ME TUTTO
SOMMATO SODDISFA (COSA MOOOOLTO RARA. IO SONO SEMPRE AUTOCRITICA E OGNI VOLTA MI
PARE DI SCRIVERE SCHIFEZZE, MAH). DRACUZZO CHE MI SI SCIOGLIE SUL FINALE MAGARI
E’ UN PO’ AFFRETTATO, MA NON CE LA FACEVO PIU’ A FARLI LITIGARE… IN FONDO (MOLTO
IN PROFONDITA’, SIA CHIARO) HO UN CUORE ROMANTICO, IO. E POI HANNO GIA’ CASINI A
SUFFICIENZA, PORELLI!!
BEH, UN CIAO
GENERALIZZATO A TUTTI E UN GRAZIE TRIDIMENSIONALE A
gemellina
(grazie per il termine ’successone’! ma davvero?! Bah…), Alessandra (la
vipera tornerà presto in scena, anche se lui ormai sa…), luz79 (ma perché
devi sempre farmi spaccare dalle risate nei tuoi commenti – e nelle risposte ai
commenti della tua storia-?! Un vecchio con possedimenti in Perù?! Mitico! XD), Fania
(fantastica?! Cavoli, grazie! Spero non cambierai idea col procedere!
ciao), Hila
smemo4ever (lo sai che stavo pensando pure io che questa storia è un po’
tanto ‘babban-style’? E si vede che mi riescono meglio le beautifulate, delle
magie!),
lunachan62 (moi? Crudele? Ma dai ^^’… Cmq, la piattola mi sta un po’ sulle
palle e ogni volta che la infilo in una storia mi viene OOC… allora ho evitato;
ma almeno Pansy la gran meretrice ci voleva!), merryluna (mi sa
che ho trovato una svitata quasi quanto me! In senso
buono, dico! ^_^ ti è piaciuto Dracuz qua? Un po’ meno idiota di prima…), Ciara (una delle
storie più belle che hai letto?! O_O guarda che poi mi monto la testa! Vabbè,
scherzo, non ti credo ma apprezzo il complimento. ciao!).
Ma lui non le rispose. Appoggiato all’armadio, con lo sguardo svuotato
rivolto a Rebecca, pensava che quell’esserino che aveva davanti e che aveva già
avuto il piacere di conoscere, non era una bimbetta qualunque, ma sua figlia.
Era irritante sapere di essersi perso così tante cose in quegli anni, ma ancora
più odioso era non avere la minima idea di come fare per conoscerne di altre,
perché la sua situazione era quella che era.
Se solo si fosse fatto coraggio a suo tempo, quando Hermione continuava a
ripetergli che avrebbe fatto meglio a pentirsi ufficialmente con quelli
dell’Ordine, forse le cose starebbero diversamente. Probabilmente non sarebbe
venuto a conoscenza di lei in un modo simile. Probabilmente lui avrebbe una
figlia, non sarebbe semplicemente Mr. Nessuno che scopre di averla combinata
grossa, anni addietro.
Ma ragionare sui 'se' non ha mai portato a nulla, perciò si impose
di smettere di farlo.
A parte questo gli scappava quasi da ridere. Lui che aveva avuto una figlia
con Hermione Granger: una di quelle persone che gli era sempre stato insegnato a
disprezzare dal profondo, etichettate come feccia da cui tenersi a debita
distanza. Quante cazzate... peccato che avessero già fatto fuori buona parte della
sua famiglia, perché altrimenti ci avrebbe pensato lui a mandarne parecchi
all’altro mondo, con un paio di attacchi cardiaci ben piazzati. Il purissimo
sangue dei Malfoy e dei Black schifosamente e irrimediabilmente infangato.
Sarebbe stato l’ennesimo buco nero sul suo albero genealogico.
E chi l’avrebbe mai detto, un tempo?
Quasi quasi gli dispiaceva non potersi godere le loro facce inorridite a
quella scoperta.
"Ma io lo dicevo che non era normale che io provassi tutta questa simpatia
per una mocciosetta…"
"Indubbiamente, Malfoy."
"E ora che ci faccio caso, non ha mica preso proprio tutto da te…" commentò
con un mezzo sorrisetto, voltandosi verso la donna.
Hermione sorrise. "Ah, no… in particolare il carattere!"
"Sì, come se tu fossi una docile…"
Hermione chiuse gli occhi e sogghignò. Tutto si sarebbe aspettata fuorché
trovarsi ad assistere a una scena simile. "Dai, andiamo prima che si
svegli" disse piano. "E fidati, tu non vuoi che si svegli."
Dopo qualche attimo lo afferrò per un braccio e lo accompagnò fuori dalla
stanza.
"Mi dici che significa quell’uscita che hai fatto prima?" gli chiese un po’
preoccupata dopo aver richiuso la porta.
Lui la guardò serio. "Quello che ti ho detto, non si può scappare in eterno.
Era ovvio che prima o poi qualcuno mi avrebbe trovato."
"Chi?" lo incalzò Hermione.
Sbuffò e le raccontò tutta la storia di Pansy e di come lei cercasse di
approfittare della situazione a proprio vantaggio. Alla fine del resoconto parve
un po’ turbata, ma non perse la sua tipica risoluzione.
"Beh, penso che prima di denunciarti insisterà per benino affinché tu la
assecondi… altrimenti non ci guadagnerebbe nulla."
Malfoy scrollò la testa.
"Probabile… a parte il piacere personale di cacciarmi nei casini. E fidati
che se non le do retta, cosa che sono seriamente intenzionato a fare, nei casini
mi ci caccerà volentieri."
Ci fu qualche attimo di silenzio, rotto di nuovo da Malfoy. "Te l’avevo
detto, Granger. Io creo solo problemi, devi prenderne atto."
Hermione rimase impassibile, lo sguardo proiettato in quello dell’altro.
Scordati di fare di nuovo marcia indietro, Malfoy. Questa volta davvero non
te lo permetto.
"Però mi hai cercata lo stesso."
"E forse non avrei dovuto. Ma…"
"MA?!" saltò su lei.
"Ma come potevo fare finta di niente? Suonerà
anche assurdo, ma onestamente mi sembra l’unica cosa di buono che mi si
successa. L’unica cosa che possa dire di aver concluso."
"Secondo me è solo una questione di orgoglio, ti sei impuntato perché ti ho
mentito." Replicò secca.
"Può darsi. Ciò non toglie che adesso sono qua."
La donna lo guardò seria, inarcando un sopracciglio. "Te ne andrai di
nuovo?"
"No."
"Promettimelo. Promettimi che non dovrò più leggere un biglietto con due
righe di addio, tanto stupide quanto superflue."
Tergiversò qualche secondo, poi si fece più vicino. "Te lo prometto."
Lei allungò una mano verso il suo viso, portandogliela alla fronte, e con lo sguardo seguì le
sue dita che scorrevano facilmente tra le ciocche lisce del ragazzo.
"E allora troveremo una soluzione a questo schifo." Mormorò Hermione, con la
voce leggermente rotta.
Poi si trovò ancora più vicina a lui. Un braccio che le cingeva la vita e la
attirava a sé facendo aderire i loro corpi, una mano che le accarezzava la
guancia e le torturava i capelli; due labbra che si chinavano sulle sue per
assaggiarla di nuovo, con una lentezza esasperante, un’irresistibile tortura.
Non lo aveva mai desiderato tanto come in quel momento.
Per quanto avesse fatto appello a tutta la sua risoluzione per evitare di ritrovarsi
nuovamente in quella situazione, adesso c’era dentro fino al collo, suo
malgrado. Non poteva fare a meno di lui, dei suoi baci e della sua semplice presenza.
Qualcosa più forte di lei e di loro li teneva legati. Più forte dell’attrazione
e del sesso, perché ormai si erano spinti troppo oltre. Ora che anche
l’ultimo muro di menzogne era crollato, erano rimaste semplicemente due persone
che avevano bisogno l’uno dell’altra, anche se i rispettivi orgogli non
l’avrebbero mai ammesso, neanche sotto tortura.
Lui allontanò per qualche istante il volto da quello della ragazza,
interrompendo il bacio.
"E se non la trovassimo, questa soluzione?"
Hermione deglutì.
"La troveremo."
Quindi, afferrandolo per la nuca, tornò a baciarlo come prima, ma con più
avidità. Basta lente torture.
La troveremo.
Davvero?
Nessuno dei due lo sapeva, ma per il momento preferirono
non pensarci e passare del tempo come se non fossero loro, ma solo un uomo e una
donna. La donna che amava? Chi poteva dirlo, Malfoy non era capace di provare
amore; non sapeva neanche che cosa volesse dire, né
pensava che sarebbe mai stato in grado di riconoscerlo, nella remota possibilità
che qualcuno gliene avesse offerto un po’. Si trattava solo di uno stupido sentimento, di quelli che
indeboliscono e rendono vulnerabili; e lui aveva da tempo imparato a controllare le proprie emozioni.
Ma quella sera, anche se con tutta probabilità non l’avrebbe mai confessato a
nessuno incluso se stesso, una piccola parte di Draco Malfoy apprese qualcosa
di nuovo. Apprese che oltre l’odio, la rabbia e il rancore, oltre la
disillusione, c’era dell’altro. E che non sempre le emozioni rendono vulnerabili.
A volte, rendono più forti.
~
"Mi ero ripromessa che non avrei mai più avuto nulla a che fare con te…"
disse Hermione rotolando di lato e rivolgendogli la schiena. "Se vuoi saperlo
sei l’unico che riesce ad avere la meglio sulla mia testaccia."
"Ne sono onorato…" poi le si avvicinò di nuovo e prese a
baciarle l’incavo tra la spalla e il collo, facendole il solletico. Lei si voltò di
scatto verso di lui, baciandolo a sua volta perché la smettesse di infastidirla.
Ma ben presto le risate si fecero più deboli, e i due tornarono seri. "Sei
ancora in tempo per andartene e considerare questa notte come un piacevole
commiato" gli disse piano, guardandolo dall’alto mentre lo sovrastava, coi
capelli che le ricadevano ai lati del viso.
"E’ quello che vuoi?"
Hermione si morse un labbro, senza rispondere.
"Ah, ecco…"
"Beh, stavo solo considerando il tuo egoismo e la tua testa bacata; e ho
pensato di essere comprensiva, una volta tanto."
"Grazie del complimento, Granger. E grazie anche della comprensione, non si
sa mai."
Hermione ghignò. "Sei uno stron…" non finì la frase, perché lui la baciò di
nuovo costringendola a rotolare di nuovo di lato. Ma dopo un po’ quella
sensazione sgradevole di incertezza tornò a corrucciare il viso della
ragazza.
"Io non voglio che tu te ne vada. Mi rattrista solo non poterci godere questa
cosa come dovremmo."
Le mise una mano sulla guancia senza smettere di guardarla.
"Per stanotte non voglio pensarci."
Dopo aver annuito semplicemente, Hermione si abbandonò sulla sua spalla, con
gli occhi chiusi. "E domani?" mormorò.
"Vedremo."
"Poi c’è Rebecca…" disse lei titubante. "Draco, lo so che sono stata egoista e
mi sono comportata male, non dicendoti nulla di lei; e non dovevo nemmeno lasciarmelo
sfuggire in uno scatto d’ira. Ma non sapevo cosa pensare della tua ricomparsa,
noi avevamo raggiunto il nostro equilibrio e io avevo paura di
spezzarlo. Lei è così piccola e tu…"
"…E io non sono proprio nessuno. Hai ragione, mi sembri più che
giustificata." commentò Draco, inarcando un sopracciglio.
"Non intendevo questo."
Aveva un’espressione strana, indecifrabile. Non era arrabbiato, non era
neanche pentito; forse nascondeva un punta di amarezza, ma non era facile
definire neanche quella, con certezza.
"Ma è vero. Andiamo, non so neanche quando è nata!"
"Il quindici novembre alle undici di sera."
"Grazie, posso davvero dire di conoscerla, adesso."
Hermione sorrise leggermente. "Dai è ancora piccola… e poi le sei simpatico.
Dico davvero."
"Mi sento sempre più sollevato, non c’è che dire…"
"Imparerai a conoscerla." Fece una pausa. "Sempre… sempre se lo vorrai,
logico." Precisò subito con un filo di voce, dopo che non lo sentì
rispondere.
Lui sembrò vagamente dubbioso. "Onestamente, ne vale la pena? Non
sono nessuno, non ho niente da offrirle e rischio seriamente di fare una
pessima fine. Cosa ci guadagnerebbe, a parte una vita scombussolata?" disse
rivolgendosi verso di lei, che si irrigidì all’istante, stringendo gli occhi in due
fessure piene di rabbia e gelo.
"Vuoi rimangiarti tutto?"
Draco restò zitto qualche istante.
Ho smesso di scappare.
"No. Era solo un pensiero. Lascia stare."
"Non è vero che Rebecca non avrebbe nulla da guadagnarci, Draco. Tu sei suo
padre, e un padre non è mai superfluo."
Ci fu una breve pausa, durante la quale nessuno dei due sembrava azzardarsi a
dire qualcosa.
"E’ tardi, credo che sia meglio che vada."
Si mise a sedere e si allungò alla ricerca dei suoi vestiti, quando avvertì la
mano della ragazza bloccargli un braccio. Si voltò, Hermione lo guardava con due
occhi che lasciavano trapelare ogni sua emozione, probabilmente contro la sua
stessa volontà. Vi lesse tutta l’amarezza che le guastava il momento, ma anche
un briciolo di speranza, desiderio e una discreta dose di rabbia verso se
stessa, perché qualcuno avrebbe potuto definirla quasi implorante.
Ma non lui, che la trovò semplicemente splendida.
"Non andare."
"Hermione…"
"Ti prego, non voglio svegliarmi in un letto vuoto,
domani. Questa notte non è ancora finita."
Lo vide avvicinarsi e chinarsi verso di lei, afferrarla per la nuca e di
nuovo andare a cercare la sua pelle e le sue labbra. Accarezzarla come solo lui
sapeva fare, in un modo di cui non si sarebbe mai stufata.
Non c’era molto altro da dirsi, per quella notte: spesso, tante parole sono
superflue.
~
CHIEDO VENIA SE NON SUCCEDE GRAN CHE IN QUESTO CHAP, MA A VOLTE SERVONO PURE
CAPITOLI DI TRANSIZIONE, PER FARE UN PO’ DI CHIAREZZA E LASCIAR RESPIRARE LA
STORIA! COMUNQUE IL PROSSIMO E’ A BUON PUNTO, QUINDI ARRIVERA’ ABBASTANZA IN
FRETTA, SALVO IMPREVISTI NEL 'MONDO REALE'…
UN BACIO A VOI CHE LEGGETE, MA SOPRATTUTTO A lunachan62 (ti garba
Draco che mi diventa un po’ più responsabile? Devo forgiarlo per benino, in
attesa della vipera! Ciao!), gemellina (sono contenta che ti sia piaciuto
il chap scorso. E questo un po’ più dolcioso? Sai, anche noi limoni ogni tanto
ci lasciamo andare… bye e grazie della rece!), Alessandra (Draco pian piano
lo trasformo nell’uomo dei sogni, e preparati che sto organizzando una spedizione
puntitiva anti-biscia! Come osa intromettersi quella?! Tsè! Ciao!),
luz79 (Rita, sono commossa che tu abbia notato la mia caduta di finezza
da lei a lui lo scorso chap… e aspetto nella tua storia gli effetti della
tattica ‘teniamoci stretto il biondo col sesso’! Ciaoooooo!), merryluna (volevi il bacio?!
Voilà! Meritava più spazio, non credi? per me è insito nella nostra natura di
donne andare alla ricerca di zucchero nelle ff… perfettamente normale. Ciao!!), Hila
smemo4ever (non mi lasci in pace?! Ma grazie! -dovresti saperlo
che l’autostima di noi ‘scrittori della domenica’ si gonfia proporzionalmente
alla crescita di quel numerino blu. A te non capita?- Ciao!).
PS: DI SICURO VI ROMPERO’ DI NUOVO LE
PALLE PRIMA DEL 25, MA SE NON CE LA FACESSI…
Quando Malfoy si
svegliò la camera era ancora avvolta nel buio, ma che fosse già mattina
inoltrata era ben percepibile dai raggi di luce che filtravano attraverso le
tende. Con un lamento strozzato si portò le mani alla faccia, poi si rese conto
che era ancora a casa della Granger ma che lei non era più al suo fianco. Un po’
sottosopra, si alzò in piedi e si rivestì controvoglia, e una volta uscito venne
invaso da un’ondata di chiarore. Perché cavolo quella donna non tirava le tende,
ogni tanto? A lui piaceva la penombra, e quella casa sembrava irradiare come una
luce propria. Sentì delle voci dalla cucina.
…
"Ma dorme
ancooooraaa?!"
"Evidentemente."
"Lo posso
svegliare?"
"Lascialo in
pace e bevi il tuo succo di frutta."
"Non mi
va."
"Ma sei hai
frignato perchè lo volevi, prima!"
"Ora non mi va
più!"
"Sei un incubo,
Rebecca… e anche se non hai più voglia del succo non farci schifezze, per
cortesia."
Malfoy,
entrando, osservò Rebecca tutta intenta a far ribollire il suo succo di frutta
soffiandoci dentro, mentre Hermione, di spalle, consultava e scribacchiava
qualcosa su dei fogli. Da quando indossava gli occhiali? Probabilmente a furia
di infossare il naso in quei libri si era rovinata la vista.
"Rebecca, ho
detto piantala di soff…"
"Ehi, si è
svegliato! Ciao Draco!" lo salutò la bambina.
"Buongiorno…"
ricambiò con un po’ di indecisione, passandole istintivamente una mano sul capo.
Hermione si voltò verso di lui e gli sorrise leggermente, sfilandosi gli
occhiali. Ricevette lo stesso tipo di saluto.
"Potevi anche
svegliarmi…"
"Ma sembravi
così rilassato. E tanto avevo questo lavoro extra da sbrigare, non è una cosa
pesante, e…"
"E non cambierai
mai." concluse sottovoce, ottenendo in cambio una mezza smorfia.
"Mia mamma dice
che non bisogna dormire così tanto…" li interruppe la bimba con un tono di vaga
disapprovazione; un tono molto Hermionesco a dirla tutta.
"Reb, lascialo
in pace…"
"Dai non
importa… hai ragione, non si dovrebbe dormire tanto la mattina." Disse
rivolgendosi a Rebecca. Poi tornò a guardare Hermione. "Ma tu da quando porti le
lenti?"
"Oh… un paio
d’anni. Ma solo per legg…"
"Sei il
fidanzato della mamma?"
Di nuovo questa
frase sparata a bruciapelo li zittì, facendoli voltare entrambi con sconcerto
verso Rebecca che li guardava candidamente da dietro il suo
bicchiere.
"Tesoro, tu che
ne sai, di fidanzati?" chiese Hermione con voce tremolante.
"Sarah dice che
è il fidanzato di sua mamma quello che sta sempre a dormire da loro. Come mai
non va a casa sua? Non ce l’ha?"
I due adulti si
scambiarono un’occhiata inorridita, poi guardarono di nuovo lei.
"Certo che ha
una casa, ma… a volte capita che si faccia troppo tardi per tornarci." Buttò lì
la madre.
"Perché viene
tardi?"
Lo sguardo di
Hermione urlava pietà. "Perché… a volte il tempo
passa senza accorgersene, come quando tu fai un gioco e anche se hai sonno non
vuoi andare a letto. E io ti dico che è tardi…"
La bambina
sembrò soddisfatta della risposta, ma purtroppo per loro continuò per la sua
strada.
"Capito… tu sei
il fidanzato di mamma, allora!"
Malfoy inarcò un
sopracciglio, non avevano ancora discusso di queste dinamiche. "Ehm… io… diciamo
che sono un suo amico" si trovò a risponderle, non senza un leggero sorriso
sulla faccia.
"Ma hai dormito
qua!"
Questa bambina è
sbucata da un’agenzia di controspionaggio internazionale, o
cosa?!
"Anche agli
amici a volte possono fermarsi a dormire, Rebecca! E ora piantala!" disse
risoluta Hermione, vuotando in un attimo il bicchiere dal succo di frutta ormai
irrecuperabile e porgendo una tazza con del caffé a Draco.
"Vuoi?"
Lui la afferrò e
si andò a sedere. "Poi credo che dovremmo parlare, con calma."
"Già…" sospirò
lei. "La prossima settimana porto Rebecca a Londra, dai miei. A loro fa piacere
vederla e io non voglio coinvolgerla in faccende più grosse di lei."
Lui annuì e
lanciò un’occhiata in tralice a sua figlia, che aveva ripreso a giocherellare
beata con dei pupazzetti. Prima dovevano sistemare altri, decisamente
ingombranti, problemi e dopo avrebbero pensato a gestire la situazione con lei,
anche se una piccola parte di sé avrebbe forse preferito il contrario. O magari
gestire solo la seconda faccenda.
Ma purtroppo,
non era possibile.
~
Giorni
assolutamente fuori dal normale.
"Draco,
troveremo modo di uscirne…"
Gliel’aveva
detto con gli occhi quasi lucidi, Hermione, l’aveva detto con tutta la forza che
aveva in corpo per non crollare di fronte a quella realtà. Che detestasse
starsene con le mani in mano era ovvio, era sempre stata una ragazzina cocciuta
e irritante, dall’intercedere fiero dietro al rosso e all’oro della sua divisa.
E adesso che nelle divise non ci credeva più, continuava a essere una donna
testarda, spesso ugualmente irritante; e lui era pazzo di lei.
Sentirsi
impotenti e in balia del volere altrui era insopportabile. Tutta la situazione
in sé era insopportabile, salvo quel piccolo dettaglio, quella persona che
ridendo assumeva la sua stessa espressione. L’aveva vista un paio di mesi prima
e aveva pensato che fosse una nanerottola alquanto graziosa. Poi aveva saputo
che era sua, e da allora non riusciva a non
ripeterselo ogni volta che la guardava, come se altrimenti l’avesse
scordato.
"Non poteva non
essere perfetta. È nostra, mia e tua."
Se lo era
lasciato scappare una sera, una di quelle volte in cui le parlava col cuore in
mano, vinto dal suo sguardo.
In tutta
sincerità aveva da tempo stabilito che non avrebbe mai avuto figli: legami
simili non facevano per lui, non sarebbe mai stato in grado di gestirli. Ma la
vita non sempre permette di prendere a tavolino tutte le scelte e lui si era
ritrovato in quella situazione, stranamente senza nessuna voglia di voltarle le
spalle.
Non credeva di
sapere che cosa dare a un figlio, ma ben presto capì che gli sarebbe bastato
ricordarsi di quel bambino che dalla sua gabbia dorata, di nascosto e non senza
imbarazzo, invidiava agli altri quel calore umano che non avrebbe mai ricevuto.
Viziato con tutto: abiti eleganti, scope ultimo modello. E tanta solitudine, che
nessun giocattolo costoso avrebbe mai colmato.
~
"Io e la mia
mamma andiamo sull’arereo come a Natale! Che bello!" trillava la bimba in
procinto di uscire.
"Si dice aereo, Reb!"
"Sì,
arereo!"
Hermione
sorrise, prima di rivolgersi a Malfoy. "Starò dai miei per qualche giorno… ma
torno presto."
Lui annuì e si
chinò leggermente verso la bambina, alzando un sopracciglio. "E tu non mi
saluti?"
"Vado
sull’arereo!" ripeté sorridente e eccitata la piccola, allungando le braccia
verso di lui per farsi prendere in braccio. La strinse, perché non fu capace di
farne a meno.
"Ciao
piccoletta…"
Un po’ di quel
calore umano che non aveva mai ricevuto.
"Draco, quando
torno mi porti sulla scopa? La mamma non vuole mai…"
Lo faceva sempre
sorridere quando lo chiamava per nome, enfatizzando anche troppo quella ‘R’, che
fino a qualche mese prima non riusciva a pronunciare molto bene.
"Vedremo. E se
tua mamma non vuole, è perché ha paura…" rispose, noncurante dello sbuffo di
Hermione.
"Allora… noi
andiamo."
Inarcò un
sopracciglio. "Bene."
Hermione si
passò velocemente la lingua sulle labbra e abbassò la testa, dopo qualche attimo
di incertezza; quindi prese per mano sua figlia e si avviò verso l’uscio di
casa, ma prima di andarsene si voltò un’ultima volta verso di lui, lasciando che
i loro sguardi si incrociassero ancora, rapidi ed eloquenti. Infine la porta si
richiuse alle sue spalle, dividendoli.
A presto.
Speriamo.
~
Mentre Draco
ripensava a quei giorni assolutamente fuori del normale, mentre di ritorno
dall’Inghilterra Hermione aspettava che la sua valigia comparisse sul rullo dei
bagagli all’aeroporto, una donna pallida e magra risaliva nell’ombra le scale di
un palazzo abitato da babbani. Quando lui aprì la porta di casa non fu stupito
di vedersela davanti, non più. Anzi, attendeva con impazienza che si rifacesse
viva, per smetterla di starsene in balia delle sue decisioni. Voleva partecipare
attivamente al gioco.
"Ti sono
mancata?"
Senza rivolgerle
parola lasciò che entrasse, esibendo un’espressione fredda degna del Draco
Malfoy di anni prima.
"Sai, sono stata
molto combattuta… non è facile giocarsi al meglio le proprie carte. Mi dico: Pansy, pensaci con attenzione, potresti sprecare
un’occasione! "
"Beh, puoi anche
far riposare quei pochi neuroni, perché non intendo prestarmi ai tuoi
giochetti."
Lei fece una
smorfia volutamente esasperata. "Che modi… cominciamo decisamente col piede
sbagliato."
"E parlando di
piedi, dovresti incamminarti fuori da casa mia e non farti mai più
vedere."
Lei stirò le
labbra in un sorrisetto. "Ah-ah... Draco, non ti conviene fare così. Sono io che
ho il coltello dalla parte del manico." Sibilò piano, portandosi vicino
all’orecchio del ragazzo che istintivamente si scostò.
"Te lo ripeto,
Pansy, non ci guadagnerai niente, da questa faccenda."
"Forse. Ma al
contrario tuo, non ho neanche nulla da perderci."
A questa
risposta non riuscì a conservare il distacco che aveva tenuto fino a quel
momento, la strattonò con rabbia per un polso appiattendola contro il muro e
puntandole al petto la bacchetta magica, prontamente sfoderata.
"Che c’è, vuoi
eliminarmi? Ti ricordi come si fa? A-va-da… Ke-da…"
ribatté ironica.
"Stai molto attenta…"
"Uh, sto
tremando… però, una volta quando mi scaraventavi contro una parete avevi ben
altri scopi" commentò a metà tra l’acido, il malizioso e il
divertito.
"Non so, ho
cancellato certi ricordi nauseanti dalla mia mente."
Lei ridacchiò.
"Lo so… e per cortesia sposta quell’affare, non sei credibile" disse,
riferendosi all’arma che continuava a tenerle puntata contro il petto. "La
mezzosangue ti ha proprio fatto il lavaggio del cervello, vero?!"
Lui si limitò ad
aumentare la stretta su di lei e a fissarla silenzioso negli occhi scuri,
carichi di rabbia e di… di rassegnazione? Tristezza?
Con chi ce
l’hai, Pansy?
Sorrise
amaramente. "Ora ho capito… sei talmente sola al mondo che tormentarmi e
impedirmi di vivere la mia vita ti fa stare meglio: non sono i soldi che vuoi,
ma solo una misera vendetta. Far soffrire gli altri sperando che la cosa possa
far soffrire di meno te."
Glielo aveva
letto in faccia e l’aveva detto quasi senza pensarci. Aveva ragione, perché la
sentì trasalire udendo quelle parole così esatte da fare male, uccidere in
una frase tutta la strafottenza che aveva mostrato. A volte una triste realtà fa
più male di mille offese, specie se non si ha mai avuto il coraggio di
accettarla nemmeno con se stessi.
"Acuto
osservatore…" disse, cercando di camuffare con l’arroganza quella vena di
tristezza che traspariva dal volto. "Ma non mi sembri nella posizione di
giudicare, Draco. Solo perché ti illudi di aver trovato qualcuno a cui importa
di te…"
"NON - PARLARE!
Zitta!" si trovò a urlarle mentre un ghigno amaro le si dipinse in
volto.
"Ti ho punto sul
vivo?"
"Mi fai solo
pena… non sai proprio un bel niente di me, quindi non ti azzardare ad
aprire bocca!" Replicò secco. Poi la lasciò andare, spostandola di lato con
cattiveria ma senza abbassare la bacchetta. Pansy si allontanò ulteriormente da
lui, portandosi una mano al petto e respirando affannosamente, il capo
leggermente reclinato e gli occhi sempre fissi nei suoi, due fessure
cariche di odio.
"Non finisce
qua, Malfoy" sentenziò lapidaria sistemandosi una ciocca di capelli scomposta
dietro un orecchio. E senza aggiungere altro uscì di casa.
Non appena la
porta si richiuse, Draco non riuscì a non imprecare a vuoto.
Non sapeva che,
in quell’esatto momento, la ragazza che se ne era appena andata e Hermione si
trovavano faccia a faccia, divise soltanto da mezza rampa di scale.
ANCORA BUON NATALE
E UN BACIO A TUTTI,
SPECIALMENTE lunachan62, Hila smemo4ever, gemellina, merryluna
(me la vedo troppo la vecchia Black sbraitare! ma immagino che pure Malfoy Manor
sia tappezzata da alberi genealogici, no?), luz79, anfimissi, Olivia
86(bentornata, allora!).
PS: posso farmi un po’ di pubblicità? Daaaai… se andate
sulla mia pagina c’è un disegnino che ho fatto io! A me sembra carino… uff, lo
so che non sono Michelangelo!
L’aeroporto pullulava di persone che si affaccendavano in tutte le direzioni.
Chi andava di fretta tirandosi appresso solo un piccolo trolley, probabilmente
in viaggio di lavoro. Chi invece era chiaramente di ritorno dalle vacanze,
riconoscibile dall’abbronzatura fresca da sfoggiare, da parenti o amici urlanti
al proprio fianco e da quello sguardo un po’ malinconico di chi realizza che le
ferie sono davvero finite. Altri erano in partenza, eccitati come non mai e coi
nervi a fior di pelle. E poi c’era lei, che fissava il nastro trasportatore dei
bagagli con lo sguardo assente, mentre nella sua testa non riusciva a non
pensare a che cosa l’avrebbe attesa, adesso. Sentiva già la mancanza di sua
figlia, nonostante le avesse parlato al telefono solo pochi minuti prima. E,
come le capitava tutte le volte che la rivedeva, sentiva la mancanza di sua
madre. Avrebbe voluto averla più vicina, poter parlare liberamente con qualcuno
a proposito di quello che le stava succedendo.
Vide la sua valigia rossa sbucare sul rullo in mezzo alle altre e fece una
smorfia, constatando come fosse stata posizionata assolutamente senza cura.
Silenziosa in coda per il controllo passaporti, venne colta da una strana
sensazione. Un senso di ansia difficilmente identificabile che non presagiva
nulla di buono.
Devo vederlo.
Un presentimento illogico, ma l’impulso di darvi retta la portò a lanciarsi
in bagno non appena passato il controllo alla dogana, a chiudersi in un cubicolo
e, quando ebbe la certezza di essere inosservata, smaterializzarsi verso
casa.
Abbandonato il bagaglio provò a ragionare qualche istante. Cosa significava
questo suo comportamento? Se c’era una cosa di cui era certa era che lei
non possedeva la vista. Assolutamente. Ma talvolta, anche senza la vista,
capita a tutti di avere dei presagi; capita anche i babbani di trovarsi a
percepire che qualcosa non va come dovrebbe.
Qualcosa di brutto.
Avrebbe dovuto riposarsi dalle parecchie ore di volo. Avrebbe dovuto darsi
una rinfrescata. Ma quella volta preferì seguire il suo istinto, al diavolo le
precauzioni, e comparve direttamente a casa di Malfoy pronta, se necessario, a
cancellare la memoria di un malcapitato inquilino. Fortunatamente, il palazzo
era deserto e si avviò spedita verso le scale.
Gradino dopo gradino, si ripeteva che stava facendo una cosa assurda, perché
non era possibile dare una spiegazione logica a quello che l’aveva spinta ad
andare diretta da lui, a quella specie di presentimento. Razionalmente si diceva
che anche se fosse successo un imprevisto non c’era motivo che lei lo
avvertisse.
Ma la sua vita negli ultimi tempi aveva preso una piega bel lontana dalla
razionalità.
Un’ultima rampa di scale prima di raggiungere il pianerottolo.
Lei non la vide subito scendere, troppo assorta nei suoi pensieri aveva lo
sguardo piantato a terra. Solo alla fine alzò lo sguardo e si fermò
istintivamente, notando che anche un’altra persona aveva fatto lo stesso.
Una ragazza magra, di una magrezza non naturale, sofferta. Occhi e capelli
neri come la pece che incorniciavano uno sguardo pallido e carico di rabbia,
puntato nel suo.
"Parkinson…" disse atona.
L’altra ricompose il suo viso nella maschera di strafottenza che ben
ricordava fin dagli anni di scuola.
"Toh, la mezzosangue…" ribatté ironica.
Hermione strinse gli occhi aggrappandosi saldamente al corrimano. Anche la
voce era cambiata, lo squittio acuto e irritante si era fatto più cupo, quasi
strascicato; meno tagliente, ma comunque sprezzante.
Cercò di rispondere a tono. "Noto con piacere che sei sempre molto educata."
"E che tu ami sempre bazzicare casa di Malfoy… ti piace proprio sbattertelo,
eh?"
Lei non voleva darle corda, ma non resisté a quell’insopportabile arroganza. "Fa
chi può…" disse dopo qualche istante.
Pansy sorrise, pareva divertita da quella battuta di spirito, e riprese a
scendere lentamente le scale portandosi solo qualche gradino al di sopra di
lei, giusto quanto bastava per guardarla dall’alto al basso come si era
sempre ritenuta in diritto di fare, senza mai riuscirvi davvero.
"Cosa vuoi dalla mia vita?"
"Dalla tua, niente. A meno che non vi siate già spinti così oltre da essere
un delizioso tutt’uno."
"Sei solo una stupida, Parkinson. Non otterrai mai nulla."
"Questo lo dici tu." intimò, scandendo molte nitidamente le parole. "Cos’è,
la tua bacchetta quell’affare che stai inutilmente cercando di nascondere?"
"Lo stesso vale per te, vero? Almeno che quella mano in tasca non stia
stringendo un portafortuna decisamente kitsch."
"Caspita, Granger, devi piantarla con queste battute di spirito o va finire
che diventiamo amiche! Ti facevo più noiosa…"
Poi, senza che Hermione potesse evitarlo, le afferrò un braccio e si
smaterializzò.
Fu tutto molto rapido: non appena le due ricaddero a terra, si rialzarono
prontamente e nel giro di pochi secondi avevano sfoderato le proprie bacchette,
puntandosele vicendevolmente contro, due braccia simmetricamente tese l’una
contro l’altra e un’elettricità che scorreva tra le due.
"Ti piace Hermione? Siamo sul tetto… non amo le piazzate nei
pianerottoli."
"Sono d’accordo. Ma adesso smettila con questo teatrino e dimmi che vuoi."
rispose freddamente l’altra.
"Lo sai benissimo."
"MA NON CAPISCI?!" urlò Hermione, ormai spazientita. "Non otterrai mai nulla,
che lo denunci oppure no! Puoi rispedirlo diretto ad Azkaban con un calcio in
culo, che tanto non ci avrai ricavato niente. A parte dei guai seri dalla
sottoscritta, logico…"
Anche Pansy adesso aveva messo da parte il sarcasmo e sembrò sputare fuori
quello che aveva dentro, con una buona dose di sincerità. "Ma cosa ne sai tu di
quello che voglio? Credi di sapere qualcosa di me?!"
"NO! Ti dico solo come stanno le cose…"
"Non mi interessa un bel niente di come pensi che stiano le cose!"
Era veloce Pansy, avrebbe schiantato in un attimo chiunque. Ma Hermione lo
era di più, e quell’expelliarmus perfetto non lasciò scampo all’altra, che si
ritrovò ben presto disarmata e costretta conto una parete scrostata con la
bacchetta di Hermione alla gola.
"Sei sempre veloce mezzosangue."
"Parkinson, non ti azzardare a mettermi i bastoni tra le ruote. E comunque te
lo dico un’ultima volta: non ci guadagneresti nulla."
L’altra la guardò con rabbia ma anche tanta sofferenza, che cercava di
nascondere con l’ira.
"Non hai mai considerato che potrei anche provarci gusto
a saperlo in quello schifo di posto dove sono marcita io questi anni?
Perché lui no? Se
lo meriterebbe, dopotutto, come me lo sono meritato io!" sbottò. "Ma tu cosa vuoi
saperne, dall’alto del tuo mondo perfetto… non sai che significa stare là
dentro, anni, e poi uscirne senza niente e senza nessuno. Soli."
Hermione vacillò.
Era questo che voleva davvero? Vendetta? Il puro piacere di vederlo soffrire come
aveva sofferto lei? La punta della sua arma le sfiorava il collo magro, i suoi
occhi la scrutavano con una punta di compassione, oltre che odio.
"FALLO! Eliminami, sono totalmente indifesa… mi faresti un piacere, lo sai?!
Mi toglieresti da questo schifo una volta per tutte! Avanti!"
Era distrutta.
"Farlo soffrire non servirà a far stare meglio te. È qualcosa che devi gestire
da sola."
L’altra rise amaramente.
"Vi siete messi
d’accordo con queste perle di saggezza?! Beh, avete torto. Onestamente, credo che se facesse i conti con il suo
passato sarebbe meglio per tutti. Anche per lui."
Hermione non riuscì a restare impassibile a questo. Si staccò dall’altra con
lo sguardo perso nel vuoto, rivolto su di lei ma senza realmente
guardarla.
Fare pace con se stesso. Ci sono io, per questo. Mi ha cercata.
Me lo ha promesso.
"Non spetta a te decidere il suo bene, quindi evita di dire stronzate." Disse
dopo essersi ripresa.
"Io penso solo al mio, di bene…" rispose piattamente l’altra, che ormai non
sembrava quasi più arrabbiata, ma soltanto a pezzi. Si era lasciata andare, le
aveva mostrato quel lato debole che teneva ben nascosto a tutti.
"Mi toglieresti da questo schifo una volta per tutte…"
Si era esposta così com'era, distrutta. Era questo che faceva Azkaban,
distruggeva, anche senza Dissennatori.
Saperlo a patire quello che aveva patito lei l’avrebbe aiutata? Questo non lo poteva
dire, e c’era arrivata anche senza il loro aiuto. Ma aveva deciso che avrebbe
tentato, perché comunque non aveva nulla da perdere.
Guardò Hermione. Aveva il volto contratto, sembrava preoccupata. Sembrava che
non provasse più soltanto odio nei suoi confronti. Non riuscì a restare
inflessibile, gli occhi le pungevano e aveva la gola si faceva stretta come in
un nodo pesante.
"Non è così che troverai la tua pace…" ribadì Hermione, che si era imposta di
cacciare via dalla sua mente quei pensieri scomodi, il tarlo di quel dubbio che
lei gli aveva insinuato.
"E tu pensi di avergli fatto trovare la sua?"
Hermione non disse nulla e si lasciò scrutare ancora dagli occhi neri di
Pansy.
Che cosa c’entriamo noi, adesso? Stai zitta brutta…
"E’ sua, vero?" chiese senza preavviso l’altra, interrompendo il flusso dei
suoi pensieri.
"C-cosa?"
"Tua figlia. È Draco il padre, non è così?"
Ancora nessuna risposta, ma uno sguardo eloquente che sapeva di
sì.
"E scommetto che non lo sa nemmeno… a volte gli uomini sono proprio ottusi…"
disse con un sarcasmo che poteva anche risultare fuori luogo, in quel
contesto.
"Non vedo come lei ti debba interessare. Rebecca va tenuta fuori da
questa storia, non devi neanche permetterti di nominarla."
"Già…"
Pansy chiuse gli occhi.
In tutta la sua vita aveva provato sempre e solo odio. Un odio generalizzato,
verso tutti e nessuno in particolare. E a cosa l’aveva portata, quest’odio? A
niente. O meglio, a soffrire.
Odio che uccide, non solo le vittime.
Forse doveva davvero cercare un altro modo per scaricare quella rabbia che corrode
dentro. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi.
Odio che porta solo altro odio.
Rialzando le palpebre cercò di nuovo il volto di Hermione, che aveva
abbassato la guardia arretrando di qualche passo e puntando la bacchetta al
suolo, più che verso di lei. Contrasse le labbra, tornando a fissarla con
intensità.
"D’accordo, Granger. Hai vinto tu, vi lascerò in pace." Concluse con un sorrisetto
affettato. "Spero per te che sia sufficiente."
Hermione era ancora immobile, ferma a guardarla.
"Park…"
"Non aggiungere altro, prima che cambi idea."
E la guardò scomparire.
Aprì il pugno serrato, le cui nocche erano ormai diventate bianche, e sentì
il suono della sua bacchetta che cadeva a terra. Si lasciò scivolare seduta.
L’avrebbe davvero lasciati in pace? Era davvero chiuso, quel capitolo?
Portandosi le mani alle tempie decise che sarebbe andata da lui.
L’avrebbe visto, gli avrebbe spiegato. L’avrebbe riabbracciato.
Velocemente, si rialzò e si incamminò verso le scale, ma
ormai era troppo tardi perché il suo cervello non avesse immagazzinato quell’ultima frase:
"Spero per te sia sufficiente."
~
MAMMA MIA, CHE FATICA QUESTO CHAP!! MI HANNO AIUTATO
I POSTUMI DA CAPODANNO (IL CHE NON E’ UN BENE, PROBABILMENTE…).
E’ DIFFICILE CERCARE DI TOGLIERE DI MEZZO LA BISCIA
CON UN MINIMO DI DIGNITA’ (LO SO, SONO UNA PERSONA TROPPO BUONA, FORSE AVREI
DOVUTO FARCELA CADERE DA QUEL TETTO). BOH NON SE CHE DIRE… SE NON ALTRO I
PROSSIMI LI HO GIA’ IN TESTA QUINDI E’ TUTTA IN DISCESA!
UN SALUTO A TUTTI, TRA CUI: nightyrock
(fare a te un disegno?! Davvero?! Ma c’è un sacco di gente mooooolto
più brava di me! *me commossa*. Comunque qua in fondo ci sono anche
i due ciccini! Grazie mille anche per il commento alla mia ficcy, sono contenta
ti piaccia, ciao!), lunachan62 (Ciao! Davvero,
grazie tantissimo per il tuoi commenti che sono sempre molto belli…
questo chap mi lascia un po’ perplessa, che ne dici? vabbè, come è, è qua.
Un bacio!), gemellina (hola! Grazie per il commento, puntuale come
sempre, e anche per il brava
riferito al disegno… spero che questo chap ti sia
piaciuto, eliminare la serpe è stata un po’ una sudata… baci!), Olivia86
(serpe eliminata! Per un attimo ho pensato di farle fare una fine lenta e
dolorosa –tipo sotto un treno, o il Nottetempo- ma poi il mio lato buono ha
ceduto… grazie per il commento, spero che continuerai a leggere! Ciao!),
merryluna (che bello, io ci sto a liberare i babbi da balcone!Mi fanno
pure un po’ impressione, sembrano feticci voo-doo… Allora la serpe è stata
eliminata, visto? Sono stata troppo buona? Boh, il Tassorosso che è in me avrà
prevalso. Per la storia… in effetti, credo che ci saranno ancora tre o quattro
capitoli, non so… PS: fidati ci sono un saaaaaacco di cose che non so
assolutamente fare! Un bacio!), Alessandra (ciao! Finalmente la vipera è stata tolta
di mezzo, ma adesso? Spero che questo chap ti sia piaciuto, a dir la verità io
avevo dei dubbi, mah… i prossimi però li vedo più limpidi nel mio cranio… un
bacio e a presto!)
AUGURO A TUTTI QUANTI UN FELICE
2007!!
BACI, Bea.
PS : ci ho preso gusto a sponsorizzare miei disegnini
(che faccio da quando non sapevo neanche cosa fossero le ff, tra l'altro...),
per cui, restando in tema, qua sotto ci sono Draco (una versione un po'
mangiamortesca) e Hermione!
Non andò ad aprirle alla porta, la serratura scattò da sola evidentemente per
un incantesimo. Entrando in casa lo vide appoggiato alla finestra, intento a
guardare fuori; una sigaretta stretta tra le dita si stava praticamente
consumando da sola e la cenere lottava contro la forza di gravità per non
cadere.
Si voltò verso di lei riservandole per qualche istante uno dei suoi più
classici sguardi indecifrabili, di quelli che, adesso Hermione lo sapeva,
nascondevano pensieri amari. Poi tornò a volgere la sua attenzione su quanto
stava succedendo di fuori: ovvero, nulla in particolare.
"Hermione."
"Draco… l’ho vista. Le ho parlato."
Questa frase lo fece di nuovo voltare verso di lei, silenzioso e stupito.
"Con… Pansy… credo che non ti darà più fastidio."
"Cosa?!" bisbigliò, dubbioso. "Stai dicendo sul serio?"
Lei annuì mordendosi un labbro, come faceva sempre nelle situazioni delicate;
quindi si avvicinò a lui e gli spiegò tutto quello che era successo tra le due.
Lui sembrava sempre scettico.
"Non lo credo possibile. Sei troppo ingenua, quella è capace di tutto e io
non…"
"Ascoltami." Lo interruppe. "Non sarei qua a dirtelo se non ne fossi
sufficientemente convinta e farò finta di non essermi offesa per avermi
considerata un’ingenua. Lei si illudeva solo che così facendo avrebbe smesso di
essere arrabbiata, ma non…"
"…ma non è così che si risolvono i problemi."
"Già."
Malfoy si inumidì leggermente le labbra e poggiò una mano sulla sua spalla
esposta, carezzandola leggermente con due dita e giocando con la spallina
sottile della sua canottiera. Hermione guardò la sua espressione corrucciata, le
labbra contratte mentre seguiva i movimenti delle proprie dita con gli occhi,
che alla luce sembravano essere ancora più trasparenti.
"Malfoy…" disse, portandogli una mano sulla guancia. "Io sono qua." E così
facendo lo costrinse a posare nuovamente il suo sguardo su di lei.
La guardò, mentre sul suo volto compariva di nuovo il suo tipico ghigno.
"Mi mancava sentirmi chiamare per cognome, Granger. La tua voce acquista un
suono piacevolmente irritante, nel pronunciarlo."
Hermione sorrise di sbieco.
"Davvero, Malfoy?!"
"Davvero, mezzosangue…"
Mentre arricciava le labbra in un’espressione in parte
divertita, in parte teatralmente offesa, lasciò che la mano poggiata
sulla guancia scivolasse leggermente all’indietro, fino ad aggrapparsi alla nuca stringendola più del
dovuto, come per fargli male in segno di punizione.
Ma poi quella presa si sarebbe presto allentata e lei l’avrebbe attirato a sé,
l’avrebbe guardato, carezzato, avrebbe fatto scorrere le sue dita tra i capelli.
L’avrebbe baciato, perché spesso non servono tante parole. E si sarebbe fatta stringere
a sua volta. L’avrebbe avuto per sé.
~
"Prima o poi te lo levo quel viziaccio…"
Lui inarcò un sopracciglio, assumendo un’aria interrogativa.
"Il fumo. Fa male alla salute e alla forza di volontà. E per tua
informazione non è un'esperienza estatica baciare un posacenere…"
Al che si avvicinò ulteriormente a lei, che sdraiata a pancia in giù con la
testa appoggiata su un palmo lo guardava divertita.
"E allora non baciarmi. Solo sesso animalesco, distaccato e senza
dimostrazioni d’affetto…"
"Ah - ah. Guarda che lo faccio anche per te, cosa credi?"
"Mi vuoi levare pure il tabacco? Come se non fossi già cambiato abbastanza…"
rispose con naturalezza, quasi senza rendersi conto del vero significato di
quelle parole. Significato che però non sfuggì a lei, che bloccandogli la mano
con cui le stava carezzando un braccio mutò espressione.
"E ti dispiace?"
Domanda secca, inaspettata.
"No."
Risposta decisa.
"Bene…" e di nuovo la mano fu libera di vagare sulla sua pelle, fino ad
addentrarsi tra i boccoli, anche se ancora per poco.
"Ma sai che ti dico?! Che questo parlar di fumare me ne ha fatto venir
voglia!" Malfoy si alzò e andò a cercare il famigerato pacchetto, quindi si
accese una sigaretta appoggiato a una parete dal lato opposto della stanza.
"Sei disgustoso" protestò la ragazza. Si alzò a sua volta, avvolgendosi nel
lenzuolo, e si avvicinò. Lentamente, gli sfilò la famigerata pietra dello
scandalo dalle labbra e tirò una boccata di fumo, prima di spegnerla
praticamente ancora intera.
Lui fece appena in tempo ad allargare le braccia in segno di protesta, poi
sorrise.
"Per tua informazione, Granger, stai diventando verde…"
"Non… ehm… non è vero…" si giustificò Hermione, lottando con il suo stomaco
non abituato al tabacco, lontano e vago ricordo. "Comunque voglio dimostrarti
quanto poco sexy sia baciare un fumatore."
Quindi lo afferrò per la nuca prodigandosi in una dimostrazione molto approfondita. Dopo
essersi allontanata, lo guardò smagliante cercare di restare impassibile, mentendo
spudoratamente.
"Io non ci trovo niente di disgustoso… anzi, adesso
sai pure di nicotina" e con un sorrisetto la spinse indietro, fino a farla
ricadere sul letto tra risa e proteste.
Ma poi
scattò qualcosa, in lui. Non sapeva spiegarsene con precisione l’origine, si
trattava di una di quelle volte in cui un malessere, una
strana sensazione d’ansia e maliconia, ci coglie alla sprovvista nei momenti più
disparati.
Un attimo prima di
addormentarsi.
Quando ci si guarda attorno in un posto
affollato.
Mentre si ride con l’unica persona ancora in grado
di farci ridere.
Fermandosi senza preavviso le scostò i capelli dalla fronte, per osservarla
meglio nella sua completezza, nella sua bellezza. In silenzio.
"Che c’è?"
Quanto durerà?
"Niente."
"Bugiardo."
Silenzio, di nuovo, pesante silenzio.
"Credi che sia davvero finita? Che si sia sistemato tutto, e vissero per
sempre felici e contenti?"
Amarezza.
"Non lo so, Draco, posso solo limitarmi a sperarlo. E tu? Speri anche tu
che sia tutto sistemato?"
La guardò qualche istante, leggendole dentro tanta, troppa tristezza,
l’ultima cosa che lei si meritava.
"Io… certo che lo spero."
"Sicuro?"
Lui si inumidì leggermente le labbra.
"Mi sembra soltanto tutto troppo facile…"
Hermione sospirò chiudendo gli occhi e poi gli regalò un leggero sorriso.
"Anche a me. Ma non è detto che tutto debba sempre essere complicato."
~
Anche quel mese di agosto era passato.
Tranquillo e sonnolento, cullato dall’afa estiva che avvolgeva la città
bollente di cemento e asfalto. Tranquilli anche Draco e Hermione, come se non
fossero realmente Draco Malfoy e Hermione Granger.
Lei che tornava da lavoro la
sera e lo trovava ad aspettarla silenzioso, a volte ammiccante, a
volte corrucciato da chissà quale pensiero. Notti afose passate senza la voglia di
dormire, sdraiati sopra le lenzuola, accanto ad una finestra spalancata per il
caldo. A fare l’amore, o solamente a stare vicini. Mani che si intrecciavano nel
buio, dita che torturavano capelli, frasi pungenti che avevano come unico scopo
vedere quel leggero ghigno fare capolino sul viso di uno o dell’altra.
Mi sembra così facile. Troppo.
Ma non era tutto troppo facile e non lo sarebbe stato.
Lui lo sapeva anche se ancora non osava, né voleva, ammetterlo a se stesso;
figurarsi a Hermione. E anche lei lo sapeva, anche se non voleva pensarci; per
la prima volta in vita sua, Hermione Granger scelse l’ignoranza, fingere di non
capire e portare avanti le cose così come venivano, "perché non è detto che
tutto debba sempre essere complicato."
"Cos’hai?"
"Va tutto bene."
Non va tutto bene. Non è necessario che vada sempre tutto bene…
"Ti sei di nuovo svegliato di soprassalto?"
"Sì."
Lei gli toccò la fronte con una mano.
"Sei sudato…"
"Ho caldo."
Non la guardò neanche mentre le rispose, aveva gli occhi chiusi e la mente
chissà dove.
"Draco, se hai un problema…"
"NON HO – NESSUN - PROBLEMA. Intesi?!"
Quella reazione improvvisa, quello scatto di rabbia, la fece sussultare
leggermente sul materasso.
E poi dici che è tutto a posto?
"Io ho il diritto di saperlo, se soffri per causa mia."
"Ma la vuoi smettere di metterti sempre in mezzo ad ogni cosa?!" sbottò di
nuovo lui. "Io non ho nessun problema e se anche fosse non c’entreresti per
forza tu."
Si trattava di quel genere di risposta che non necessita alcuna replica.
Hermione sapeva che le stava mentendo, ma sapeva anche che continuando ad
insistere non sarebbe arrivata a nulla: lei era testarda, ma lui la
superava.
"Non parlarmi in questo modo" disse con freddezza.
Lui si voltò verso la ragazza che lo guardava con gli occhi spalancati,
visibilmente irritati nonostante il buio e il tono di voce all’apparenza
inespressivo. Era stato impulsivo, probabilmente duro; ma era il suo
temperamento: quando veniva messo in discussione, Draco Malfoy scattava sulla
difensiva; malamente, se necessario.
"E tu non farmi più interrogatori" disse piano. "È tutto a posto,
finché sei qua…" le carezzò una guancia e si portò più vicino, fino a sfiorare la
fronte con la sua in quel contatto lo faceva stare così bene.
Hermione sapeva che non era tutto a posto. Lo sapeva, ma si impose di non
pensarci.
~
Quel giorno Draco non
si smaterializzò verso casa di Hermione ma preferì arrivarci a piedi, normalmente, godendosi
la camminata e il sole negli occhi. Riflettendo su quanto lo
avrebbe aspettato, adesso, su come avrebbe portato avanti la sua esistenza. Fu la prima
volta che realizzò davvero che ora, nella sua esistenza, era coinvolto qualcun
altro. Una piccola persona che aveva il suo sorriso, quel sorriso che così
poche volte gli compariva in volto.
Inspirò forte, facendo roteare la testa all’indietro e rilassando i muscoli
del collo. Era quello che voleva, era la cosa giusta da fare… ma quella domanda,
quel "Mi sembra soltanto tutto troppo facile" ogni tanto tornava
prepotentemente ad adombrare suoi pensieri, nonostante la ricacciasse prontamente
all’indietro.
Suonò il campanello e una splendida e accaldata Hermione
gli aprì la porta con un sorriso.
"Draco, non ti aspettavo così… così" disse, mentre cercava di comporre i
capelli all’interno di una pinza.
"Avevo voglia di fare quattro passi" spiegò entrando in casa.
"Ciao Draco!" la bimba gli corse incontro aggrappandosi alla gamba di
lui che, senza pensarci troppo, la prese in braccio. Rebecca era davvero una
bambina splendida, non si capacitava di come potesse essere sua. Dalla madre, oltre che
i lineamenti del viso e quel nasino impertinente, aveva ereditato anche una
solarità che con lui di certo non aveva nulla a che fare; quella capacità di
affezionarsi alle persone facilmente, probabilmente contro i suoi stessi
interessi, e di sorridere al prossimo.
"Ciao… allora a Londra come è stata?!"
"Bellissimo!" poi protestò un po’ per scendere e proseguì col suo
personalissimo racconto di tutte le cose che aveva fatto coi suoi nonni.
È assurdo. Io sto qua, con la Granger e uno scricciolo di neanche quattro
anni e mi sento… bene. Assurdo.
Assurdo oltre ogni immaginazione, di questo se ne accorse anche Hermione.
"Draco, poi mi ci porti sulla scopa?!"
"Ancora con questa storia?!" intervenne la madre.
"Ma uffi…"
Malfoy si sentì chiamato in causa. "Dai, diciamo che ci farò un pensierino"
disse, occhieggiando verso la donna che fece roteare gli occhi in segno di
disapprovazione.
"Rebecca, vieni un secondo… la mamma ti deve dire una cosa."
Non aveva senso aspettare ancora, perché avrebbe solo complicato
ulteriormente le cose. Se la prese in braccio e le sistemò i capelli un po’
spettinati.
"Ti è simpatico Draco?"
"Sì!"
"E ti fa piacere quando ci viene a trovare?"
"Sì… magari mi porta sulla scopa!"
Mia figlia è davvero monotematica. Mi farà partire le coronarie, letteralmente, tra
qualche anno.
"Sai, io ti ho sempre detto che noi siamo sole e che non hai il papà…" quindi
temporeggiò mentre lei annuiva, senza capire molto però. Poi lanciò uno sguardo
a Malfoy che, con evidente terrore, aveva invece perfettamente compreso dove
volesse arrivare.
"Beh, in realtà Draco non è solo un mio amico. Lui…"
"Lui?"
"Tu ce l’hai il papà, non era vero quello che ti dicevo. E' lui il tu papà"
spiegò piano, con evidente ansia. Ma era convinta che arrivare diretti al
nocciolo della questione fosse la cosa migliore da fare.
Rebecca sgranò gli occhi, prima di controbattere dopo un po’, incerta.
"Ma io non ce l’ho il papà… lo dicevi sempre."
"Beh, il fatto è che prima non poteva stare con noi."
La bambina si aggrappò un po’ di più alla madre e guardò di sbieco il padre che, con evidente
agitazione, si passava una mano tra i capelli lanciando fiammate in direzione
della donna. Che diavolo, poteva almeno avvertirlo, quella testona di una
donna! Non si fanno certe cose così a bruciapelo senza avvisare nessuno.
"Hermione... Rebecca…" provò a dire Malfoy.
"E perché non c’era?" mormorò la bambina.
"Aveva dei problemi, non poteva, anche se avrebbe voluto."
Guardò Hermione, poi di nuovo Malfoy, sempre accoccolata nel grembo della madre e con lo sguardo
curioso.
"E' il mio papà come il papà di Miriam e Emma? E dei miei amici di
scuola?" chiese piano.
Lui si alzò in piedi, risoluto, e le si avvicinò.
"Vieni qua, forza" le disse. La bambina sembrava un
po’ titubante, ma scivolò verso il pavimento e si portò in piedi davanti a lui,
guardandolo stranita con un dito in bocca.
"Ehi, mica mordo, lo sai?"
Strappato un sorriso alla piccola le passò una mano su un braccio, e poi
sulla spalla. "Io per te sono sempre Draco, d’accordo? O Drago, come preferisci.
Non importa quello che ti ha detto la mamma…"
Lei lo guardò ancora qualche istante.
"Mi ci porti lo stesso sulla scopa?" mormorò piano, sorridendogli leggermente e ricevendo in cambio un'espressione molto
simile.
"Vediamo..."
Capelli a parte, Rebecca assomigliava molto ad Hermione. Da lei aveva
ereditato la forma del viso, il colore degli occhi, i lineamenti. Ma nel preciso
istante in cui si vide rivolgere quel sorrisetto vago, Draco trovò l'unica cosa
che forse avrebbe messo a tacere per un po’ quei pensieri scomodi che ogni tanto
tornavano a tormentarlo. Un sorriso esattamente come il suo. Ma il punto era
quanto tempo ancora sarebbe durata, quella tregua.
Quanto tempo avrebbe dormito in pace prima di svegliarsi di nuovo di
soprassalto, sudato e stringendosi il braccio sinistro?
Sul momento, preferì non pensarci.
~
HOLA TODOS! IN QUESTI DUE GIORNI, SVARIATI FATTI MI HANNO
RISOLLEVATO IL MORALE E SONO DIVENTATA ESTREMAMENTE PRODUTTIVA E RAPIDA! BISOGNA
ANCHE DIRE CHE SONO CAPITOLI GIA’ ABBASTANZA DELINEATI NELLA MIA ZUCCA, PER CUI
E’ PIU’ SEMPLICE (E POI LA SERA ALLA TV NON DANNO MAI NIENTE DI DIGNITOSO!
Voglio Sky
!).
ORA, NON LINCIATEMI SE VI HO UN PO’ RATTRISTATO SUL FINIRE (ma era il mio scopo, e se non
ci sono riuscita, ditemelo !). PURTROPPO, LE COSE NON SONO SEMPRE
TUTTE ROSE E FIORI! (‘hai capito, versione di Bea schiava delle storie
tutte cuoricini e risate?!’).
MA NON FASCIATEVI LA TESTA, OK?
PASSANDO A SALUTARE… UN BACIONE A
luz79 (Luz,io di dolci ne ho mangiati fin troppi e la cosa si ripercuote
non solo nella storia ma anche sulla bilancia -d'oh-...sono troppo buona
d'animo, è questo il punto. Ma con sto chap temo di aver cominciato la dieta…non
volermene! Un bacio),
Olivia86(Ciao! Questo cap ti ha fatto un po’ di chiarezza? Il Draco continua a
essermi ancora un po’ pensieroso… spero non ti abbia deluso come capitolo, però!
Grazie e ciaooooo!!),
lunachan62(Ciao! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il cap scorso, davvero non ne ero del tutto
convinta, non saprei dirti come mai… e questo? Normalmente direi che è un po’ più
nelle mie corde, ma non so. Un bacio!),
Rossellaura (Parli con una che è da sempre -ora non volermene ^^'!!-
una ferma Sidekick, per cui... Ma anche Draco e Herm sono troppo belli assieme! E il
fatto che non succederà mai nulla in canon apre la strada a dei gran viaggi
mentali, non credi?! Grazie della recensione e dei complimenti!Ciao!),
Alessandra (la pseudo-tregua tra le due non sarebbe male… ormai la mia fic sta
volgendo al termine quindi non so, però potrebbe essere uno spunto per una futura
e magari un più happy! Ad ogni modo: questo capitolo ti ha rattristata? Uffi,
non volevo. Cioè, in realtà un po’ di sana amarezza era quello che volevo. Ma
non per farvi una cattiveria... –che contorta sono?! – un bacio e alla
prossima!),
gemellina (Non era sufficiente?! Nooooooo!!! Ora mi deprimo!! ^_^ Scherzo, dai. Però sono
stata ultra rapida con questo, devi prenderne atto! Come ti pare? Credo che ci
stiamo avviando verso il termine… un bacio!),
merryluna (ciao bella! Allora, questo capitoletto ti
ha un po’ illuminata sulla frase della biscia? Beh, io
spero di sì,almeno un pochino. Riguardo a Pansy, ti posso
dire che è eliminata, ma per il resto... Il Dracuzzo mi è un
po’ sfasato. Non volermene, però, perché anche io ci soffro da sola di quello che scrivo!
Scrivo e mi deprimo. -help!- Ciao ciao e alla prossima! Un bacio!),
anfimissi (ciao! Più che aria di tempesta tira aria di crisi di nervi per draco. Riuscirà a farsela passare?
Anche secondo me Dracuzzolo non sarebbe male come papi, forse un po'
atipico ma per questo anche speciale. Mah… un bacio e grazie dei
complimenti!).
Lui stava male, era inutile girarci intorno. Era
passato del tempo da quando teoricamente la sua vita avrebbe potuto prendere
un’altra piega e lui avrebbe potuto essere più felice, normale. Ma si sa, la
felicità, se il tuo nome è Draco Malfoy, non può essere così maledettamente
facile da ottenere.
L’autunno era ormai ampiamente inoltrato e qualcuno, estraneo alla loro
situazione, avrebbe potuto dire che non c’erano motivi per cui preoccuparsi.
Aveva Hermione, la mezzosangue da disprezzare alla quale andava il merito di
avergli fatto scoprire tutta una serie di emozioni che non credeva neanche di
essere in grado di provare. Aveva Rebecca, quella figlia che aveva scoperto di
avere e l’unica in grado di strappargli un sorriso sincero. Merlino solo sapeva
come fosse possibile una cosa simile.
Ma poi c’era lui, e con lui andava tutto male.
Draco Malfoy era stanco. Stanco di svegliarsi la notte dopo aver di nuovo
sognato quel maledetto marchio, segno di un passato che non aveva ancora
sistemato: messo da parte, accantonato, ma non risolto.
Era stufo. Stufo di provare quel senso d’incertezza, quella costante
possibilità che una qualsiasi Pansy Parkinson potesse distruggere l’unica cosa
decente che aveva ottenuto in tutta la sua vita. Stufo di non poter essere altro
che un comunissimo Derek Miller per le due persone più importanti che aveva.
Probabilmente, così come inizialmente lo aveva aiutato a
restare in piedi, col tempo Hermione lo avrebbe fatto crollare, perché restarle
accanto in quel modo equivaleva esattamente a una fuga da se stesso.
"Hermione, mi dispiace. Devo farlo."
Dopo una serata caratterizzata dai monosillabi, questa era stata la sua prima
frase. Hermione, che fino a quel momento gli sedeva a fianco leggendo un libro,
si voltò inorridita verso di lui fingendo di non capire, anche se in realtà
sapeva benissimo cosa intendesse.
Lo sapeva fin troppo bene, da troppo tempo. Lo aveva intuito dal modo
in cui talvolta lo vedeva guardare lei e la loro bambina. Ne aveva la
conferma tutte le notti che lo sentiva agitarsi nel sonno e
svegliarsi sfregandosi rabbiosamente il braccio sinistro; quando lei fingeva di dormire, silenziosa,
anche se gli occhi le si inumidivano a tradimento. Aveva paura, temeva che non
avrebbe più retto a quella situazione e le avrebbe lasciate di nuovo, vinto
dall’esigenza di fuggire.
"Spero per te che sia sufficiente."
Parole che si era sentita dire tempo
prima da una persona che, nonostante tutti i suoi difetti, sapeva meglio di
lei quali fossero quei demoni con cui lui doveva fare pace, una volta per
tutte. Ma Hermione aveva scelto l’ignoranza, aveva preferito fingere di non
capire quale fosse quel tassello mancante. Si era auto-convinta che la sua presenza,
assieme a quella di Rebecca, fosse davvero sufficiente.
No che non lo è.
"Fare cosa?"
Domanda stupida, Hermione.
"Lo sai. Ho deciso, Draco Malfoy non è morto ed è ora che si sappia."
La sua espressione era impassibile e gli occhi grigi, privi di ogni emozione,
riflettevano quelli intensi di una donna carica di rabbia e terrore allo stato
puro.
"Vuoi consegnarti? Scordatelo Malfoy. Ormai è tardi, dovevi pensarci tempo
fa."
"Non hai capito, io non ti sto chiedendo un parere. Ti sto informando.
E comunque non puoi dirmi cosa devo fare della mia vita, è inutile
lamentarsi."
A queste parole lei proprio non riuscì a conservare la compostezza che
avrebbe voluto.
"Io posso eccome, invece! Sei solo uno schifoso egoista e non ti permetterò
di piantarmi di nuovo in asso, non dopo tutto quello che… che c’è! Cristo, te ne
rendi conto che non si tratta più solo di noi due?!" sbottò su tutte le furie,
alzandosi in piedi.
Lui scrollò la testa con gli occhi chiusi.
Me ne rendo conto. Mi rendo conto che sono solo un bastardo.
Uno schifosissimo bastardo.
"E tu non capisci che io non posso andare avanti così?!" sibilò. "Non fare finta di non
sapere che dormo male la notte, e che di giorno sto anche peggio… io devo risolvere
questa cosa, perché non arriverò mai a nulla fingendo di essere chi non sono
e…"
"NO! Non te lo permetto! Ma porca… a Rebecca non ci pensi, vero?!"
Poi chiuse gli occhi stringendo i pugni e facendo appello a quanto più autocontrollo avesse. "Ma certo che
non ci pensi, perché sei solo un bastardo. Non ti importa di farla
soffrire, di farci soffrire entrambe, tu pensi solo a te stesso…"
A lui però importava, eccome. Ma sapeva anche che non sarebbe mai stato in
grado di restarle accanto così. Come un signor nessuno che da un momento
all’altro poteva venir scoperto.
"Lo so, ma…"
"TU NON LO SAI, DRACO! Altrimenti non la lasceresti." Era
difficile per lei non gridare e la voce era ormai irrimediabilmente spezzata,
nonostante riuscisse a trattenere il pianto. "Cazzo, me lo avevi promesso!"
protestò, prima di sprofondare di nuovo nella poltrona stringendo la testa tra
le mani. "Mi avevi promesso che non ci avresti più lasciate" mormorò. "Ricordi
cosa ti dissi, Draco? Che potevi giocare quanto vuoi col mio, di cuore, ma non
dovevi toccare quello della mia
bambina…"
Risollevò il capo per fissarlo; finalmente anche lui non sembrava più così
impassibile come prima.
"Andiamo, credi davvero che voglia farla soffrire? O che voglia far soffrire
te?"
"E’ quello cha stai facendo, che fai tutte le volte che io commetto
l’errore di fidarmi di te."
Lui si alzò in piedi e la raggiunse, inginocchiandosi vicino a
lei e cercando di sfiorarle una mano, prontamente ritratta.
"Mi dici che cosa posso darle, che razza di padre sarei? Sempre in fuga da
chissà cosa, costretto a nascondermi… cazzo, non posso neanche darle il mio
nome, Hermione!"
"Ci sono cose molto più importanti di un fottuto nome che tra l’altro dici di
odiare."
Lui fece una breve pausa, poi le sollevò il mento con due dita e la guardò
diretto negli occhi.
"Questa volta è stata la Parkinson. La prossima volta? Chi sarà
a rischiare di mandare a puttane tutto quanto? Non riuscirai a far ragionare tutti come
hai fatto con lei…"
Lei lo guardò, con gli occhi gonfi e rossi, lucidi
di rabbia. Contrasse le labbra in una smorfia, prima di arricciare di nuovo le
palpebre e imporsi di non piangere. Si alzò e si avvicinò alla finestra, al di
fuori della quale il cielo terso era un manto stellato.
"Io lo sapevo… lo sapevo che non dovevo farlo, non dovevo permettermi di cascarci
di nuovo. Tu porti solo scompiglio nella mia vita" disse con lo sguardo sempre
puntato fuori. Poi si voltò verso di lui. "Ma lo sai cosa mi fa più rabbia?
Il fatto che per quanto ti odi in questo momento, forse un po’ ti capisco.
E che se non mi ritrovassi con il cuore a pezzi ti direi che probabilmente
è la cosa giusta da fare, se vuoi davvero rimpossessarti della tua vita."
Lui le si avvicinò di nuovo, cercando di toccarla, ma la donna si scostò.
"Devo farlo…"
Una lacrima.
"No che non devi."
"Sì."
Un'altra.
"Che cosa devi fare, papà? E perché mamma piange?"
Rebecca, probabilmente, si era svegliata sentendoli discutere e in
silenzio si era trascinata verso il soggiorno. I genitori si voltarono
contemporaneamente, sentendo queste parole, e la videro starsene in piedi sulla
porta, con il suo pupazzo in mano e gli occhi assonnati.
Papà.
Era la prima volta che si sentiva chiamare così.
Cazzo, proprio adesso?
Hermione si asciugò stancamente le lacrime e si sforzò di sorridere alla
bambina.
"Niente, tesoro, ora torna a letto."
Superò Draco per avvicinarsi a lei. Lui era silenzioso e la
guardava, Hermione giurò di vederlo vacillare, forse per essersi sentito chiamare in quel
modo. Di nuovo un’ombra scura comparve a intaccare quelle iridi trasparenti.
"Rebecca…" provò.
Hermione lo sentì farsi più vicino ma, bloccandosi di colpo, allungò un braccio
per impedire che andasse oltre.
"Non provarci. Hai già fatto abbastanza, per stasera." Poi prese in
braccio sua figlia mentre lui, in disparte, non poté fare altro che incrociare il
suo sguardo in quello interrogativo della bambina, che lo guardava da dietro
la spalla della madre succhiandosi un pollice.
Merda. Ora sono proprio fottuto.
~
Che cosa devi fare, papà?
Quella frase continuava a ronzargli per il cervello e sembrava non
volerlo lasciare in pace. Sentirsi chiamare in quel modo lo aveva tutto
sommato sconvolto ma non avrebbe cambiato la sua idea, a maggior ragione. Ne
avrebbe sofferto, si sarebbe fatto odiare, ma almeno avrebbe sistemato gli ultimi
cocci della sua esistenza, perché se inizialmente aveva creduto che riallacciare i rapporti
con Hermione lo avrebbe aiutato, si sbagliava di grosso. Forse in partenza lo
aveva spronato a prendere di nuovo in mano il controllo della sua esistenza. Ma
alla lunga lo aveva portato a desiderare intensamente di andare fino in fondo.
Era un vigliacco, lo era sempre stato. Ma ora, Draco Malfoy aveva detto
basta. Con che faccia sarebbe rimasto accanto a loro così, costretto a scappare?
Non ce l’avrebbe fatta.
Poi, lei suonò alla sua porta. Lui lo sapeva ancora prima di vedersela davanti.
"Hermione."
"Draco. Temevo di non trovarti più."
Lui non disse nulla, perché non ce n’era effettivamente bisogno, e si limitò a osservarla
entrare.
"Io ti odio. Ti disprezzo e sono stata una stupida a permetterti di entrare
di nuovo nella mia vita…"
"Granger…"
"MA…" lo interruppe, "ma allo stesso tempo non ce la faccio a restare impassibile a guardarti mentre ti rovini
con le tue stesse mani. Credo che una mia testimonianza sul tuo pentimento ti farà
comodo."
Lui la guardò con gli occhi spalancati. Che cacchio stava blaterando, quella
pazza?
"Scordatelo! Ti caccerai nei casini e io non intendo lasciartelo fare!"
"Malfoy…" rispose Hermione, scrollando il capo. "A me
non succederà nulla. Quando te ne sei andato quattro anni fa, presa dai
sensi di colpa ho confessato tutto. Tutto. E alla fine, vuoi perché ero amica di
Harry Potter, vuoi perché ti eri pentito e le informazioni che mi avevi
dato erano state davvero importanti, hanno archiviato il mio caso, nell’euforia per la vittoria
contro Voldemort. Dopotutto ero pur sempre un membro dell’Ordine e avevo
procurato quelle informazioni... credo che non farà male rinfrescare loro
la memoria" concluse la ragazza.
Lui la scrutò qualche attimo,
realizzando quello che stava dicendo.
"Tu mi odi, mi disprezzi e non ti perdoni. Perché lo fai?"
Perché mi sono innamorata di te.
Perché sono una stupida.
"Non lo so."
Malfoy si allontanò da lei, passandosi una mano nei capelli.
"E Rebecca?"
Lei sussultò, riservandogli poi una risatina ironica. "E che vuoi che
le dica?" disse rassegnata. "Il concetto del fare pace con un passato da cui
stai scappando da anni mi pare un po’ troppo per una bambina di quattro anni,
per sveglia che possa essere."
Come al solito, Hermione aveva ragione. Di nuovo Malfoy si portò più vicino alla
donna, che lo guardava severa puntando gli occhi dritti nei suoi.
"Non insegnarle a odiarmi" le disse, sfiorandole una guancia.
"Non lo farò. Ma non ti garantisco che non lo faccia da sola."
Draco abbassò lo sguardo.
"Vorrei parlarle."
"E io vorrei che non mi abbandonassi
ancora."
"Potrà suonarti assurdo, ma io non ti sto abbandonando."
"Sì, invece…"
E alla fine, mentre lo stringeva a sé, una singola lacrima traditrice scese a
rigarle una guancia.
~
"Me lo dai un bacio, piccolina?"
Lei annuì e poggiò le labbra sulla sua guancia, nonostante fosse un po' imbronciata.
"Perché vai via, papà?"
"Perché devo."
"Ma poi torni?"
"Forse… e tu mi vorrai ancora?"
"Sì."
"Promesso?"
"Promesso. Ma io non voglio che tu vai via."
Lui restò zitto. Neanche lui lo voleva, ma
non voleva neanche che lei crescesse senza poter dire chi fosse suo padre.
Senza potersi far vedere con lui.
"Lo sai che ti penserò sempre, vero?"
Lei annuì di nuovo e lui la strinse a sé.
Probabilmente sua figlia l’avrebbe odiato, di lì a qualche tempo. O peggio, l’avrebbe
dimenticato. Cancellato.
"Vuoi farlo un giro in scopa?"
Rebecca sorrise.
Improvvisamente non gli interessò più nulla dell’odio. Gli bastò quel
sorriso.
...
Mentre richiudevano dietro di lui la porta della sua cella,
Malfoy ringraziò Merlino, tutti gli stregoni del Medioevo e anche qualche santo
babbano che non ci fossero più i Dissennatori, ad Azkaban, perché si sarebbe tenuto
stretto quel ricordo che nessuno gli avrebbe mai potuto rubare. Quelle parole di
una bambina impresse nella sua mente. E anche quei due occhi infuocati che
lo guardavano un’ultima volta da lontano, prima che li separassero. Quello
sguardo lucido e intenso che non avrebbe mai dimenticato.
~
VI PREGO NON AVADAKEDAVRIZZATEMI!!!
PERCHE’ IO, ESATTAMENTE COME DRACO, DOVEVO FARLO . SONO MASOCHISTA,
LO SO, MA CREDO CHE SOLO COSì POSSA TROVARE DAVVERO UN PO’ DI TRANQUILLITA’ E
SMETTERLA DI AUTOCOMMISERARSI. UFFI, A ME PIACCIONO LE STORIE ALLEGRE!
DAVVERO!
VI RINRAZIO DI CUORE, SPERANDO DI NON ESSERMI GUADAGNATA IL VOSTRO ODIO CON
QUESTO CAPITOLO ^_^’
UN BACIO A:
Alessandra (Concordo sul fatto che Draco non sia semplice come
personaggio… o viene supersexy, o superfrustrato –che è il clichè in cui spesso
temo di cadere-… Il mio amore per le commedie mi rende molto più semplici le
ron/herm –me si fa pubblicità occulta >_>. Però se ti va leggile, ne ho
scritte diverse! Ciao!!!), Valemione (Mamma mia, quanti aggettivi… ora mi
commuovo! grazie, pensare che ti sei sparata tutta questa storia d’un fiato mi
fa piacere. Ti ho mica depressa, ora? Nuuuuu…), Nightyrock (Come vedi, il
problema non era Pansy, ma Dracuzzo stesso che è un po’ sfasato. Spero di non
averti delusa, con questo chap, io a avevo il terrore di cadere nel patetico!
Grazie e un bacio!), Gemellina (Purtroppo il Voldie è stecchito, ma il
punto è Draco… che ne pensi? Secondo me era necessario…-tanto per citare il
titolo! Ciao!), Lunachan62 (Ebbene sì, non durerà. Dopotutto sono Draco e
Hermione. Che ne dici di questo? Per me è giusto così, se vuol davvero chiudere
il capitolo ‘vigliacco’… Ciao e grazie della rece!), Truelena (mi ricordo
il tuo nick in qualche altra mia storia –Ron/Herm, ovvio- e rivederlo qua, con
te che mi dici che oltretutto non vai matta per la coppia, non può che farmi
ancora più piacere. Anche perché mi hai lasciato un commento molto bello,
grazie! un bacio!), Olivia86 (bellaaaaaa Oliviaaaaaa!, e far fare il
tenerone a Draco, che è un noto pezzo di ghiaccio, mi diverte troppo… Anche se
in questo capitolo… sniff, mi deprimo da sola. Bye!), Luz79 (Ma ciao! In
effetti, mi è piaciuto un sacco scrivere il cap scorso, e se mi dici che mi è
venuto bene sarà per quello… grazie mille tesoro! Un bacione!), Hila
smemo4ever (hai centrato in pieno il problema dei dubbi… però credo che
questo fosse necessario, per far chiudere il cerchio. Tu che dici? Ciao!),
Sere85 (Ciao!sono contenta che la storia ti piaccia… considerato che ero
convinta restasse una oneshot! Però tra un po’ si concluderà… ciao e grazie del
commento!), Lady_Eowyn
(come hai visto, non sono solo i carlini a creare problemi. A volte sono anche i
biondi… ma avevo deciso così da tempo, ormai! Sono contenta che comunque ti sia
piaciuta –almeno fino al cap scorso! Ciao!).
Capitolo 17 *** Ma questo, lei non poteva saperlo ***
16 – Ma questo, lei non poteva
saperlo.
"Mi raccomando Rebecca, non combinare pasticci a scuola, d’accordo?"
"D’accordo…" rispose scocciata la bambina, incrociando le braccia.
"E’ inutile che sbuffi, signorina!"
"Ma ho preso 'Ottimo' di dettato, ieri!"
"E hai anche una linguaccia troppo lunga!"
"Non è vero…"
"Io dico di sì. E anche la maestra."
La bambina annuì, sapendo che avrebbe fatto meglio a non andare avanti con le giustificazioni. Mettendo un
piccolo broncio salutò ed entrò a scuola sotto l’occhio vigile della
madre. Sua figlia era in gamba, a sette anni ne aveva passate già tante ma non
sembrava averne risentito, almeno in superficie.
Non avrebbe mai potuto fare finta che la parentesi con Draco non fosse
mai successa, anzi, lasciava che ne parlasse e a volte glielo ricordava. Ma era
stata semplicemente Rebecca stessa che, almeno in apparenza, sembrava non
pensarci più. Magari l’aveva conosciuto troppo poco perché fosse davvero un
padre per lei. Magari era ancora troppo piccola perché quell’abbandono la
segnasse. O magari aveva semplicemente accettato la realtà per come veniva.
Esattamente come lei.
Hermione era andata avanti: le donne forti non stanno a piangersi addosso,
affrontano le difficoltà a testa alta e le superano. E comunque, anche volendo,
lui era stato fin troppo chiaro.
"Non buttare via il tuo tempo con me."
"Io non sto buttando il mio tempo, Draco. Sei un ingrato."
"Forse, ma non riesco a vederti qua."
"Sono io a volerlo… così continui a farmi male, non capisci?"
Non che non ne comprendesse i motivi contorti. Lui non voleva toglierle il
sacrosanto diritto di rifarsi una vita, magari con qualcuno di più affidabile e
che non fosse rinchiuso in un carcere. Ma comprenderne i motivi non le impediva
di provare rabbia: come al solito, Malfoy aveva fatto di testa sua.
Dannatamente testardo.
Diede un’occhiata veloce alla posta che le era stata recapitata a lavoro e,
tra scartoffie burocratiche o relazioni da esaminare, la colpì una lettera
anomala.
Ministero della Magia
Dipartimento di Giustizia.
La aprì con una mano tremante, provando ad indovinarne il significato.
E infatti. Draco non avrebbe mai smesso di fare parte della sua vita.
~
"Proprio una bella giornata."
Furono queste le prime cose che Malfoy pensò, tornando a vedere la luce del
sole pallido di febbraio.
Aveva passato più di tre anni in quello schifo di posto e alla fine
ne era uscito un po’ prima del dovuto, in parte per la condotta impeccabile e
in parte perché era chiaro a tutti che non costituiva più un pericolo per la
società. Una volta fuori dal Ministero della Magia degli Stati
Uniti, dove la Passaporta come da prassi lo aveva condotto, si guardò un po'
attorno prima di allontanarsi a passo lento. Doveva ricominciare da zero.
Chissà, magari doveva ricominciare da loro:
la costante che lo aveva accompagnato in tutto quel tempo, il suo unico appiglio
per un briciolo di evasione, almeno con il pensiero. Gli era costato molto
mostrarsi freddo con Hermione e indurla a non cercarlo più, ma sul momento aveva
ritenuto che fosse la cosa giusta da fare. Non sopportava l’idea di vedere una
ragazza giovane, intelligente e che dalla vita meritava solo il meglio sprecarsi
con lui. Gli bastavano le poche notizie che lei gli spediva via lettera, qualche
foto. Ma adesso…
Adesso posso anche ritornare a tormentarti, Granger.
Ghignò da solo, noncurante di passare per uno svitato. Poi, quella voce alle
sue spalle.
"Ce l’hai un posto dove andare?"
Si voltò piano e la guardò di nuovo, dopo anni. Era appoggiata ad un muro nei
pressi dell’uscita, portava una sciarpa scarlatta sollevata fin quasi sulla
bocca e i boccoli liberi di fluttuare al vento le circondavano il viso arrossato
per il freddo. Bella come sempre.
"No che non ce l’ho."
"Sei contraddittorio, Malfoy. Prima mi dici di non sprecare il mio tempo con
te e poi mi fai recapitare la lettera del tuo rilascio…"
"Lo sai come vanno queste cose… ti chiedono dei recapiti, chi devono
informare… e tu sei l’unica persona che mi sia venuta in mente. Nonché la madre
di…"
"...Nostra figlia."
"Già."
"E… come sta?"
"Bene. Adesso è a scuola."
Lui corrugò un po’ la fronte, a quel pensiero. Era una bambina, faceva quello
che fanno tutte le bambine. Dopo anni, Rebecca stava riacquistando la
consistenza di un persona reale, non di un semplice ricordo.
"E com’è che tu non sei a lavoro?" chiese, cercando di tornare beffardo.
"Ogni tanto anche noi stacanovisti ci prendiamo delle giornate libere, sai,
per le occasioni speciali: matrimoni, funerali… la scarcerazione del padre della
propria figlia…"
Entrambi sorrisero amaramente, poi di nuovo calò il silenzio tra di loro. Un
pesante, scomodo, inevitabile silenzio, durante il quale Hermione lo osservò un
po’ meglio. Non era messo poi così male come pensava di trovarlo, era
obiettivamente dimagrito e con il viso un po’ sciupato, ma tutto sommato non
c’era di che lamentarsi.
Prese a tamburellarsi il labbro con un dito.
"Cosa devo fare con te, Draco?"
L’unica sua risposta fu il silenzio di uno sguardo. Onestamente
era il primo a non sapere che cosa dovesse fare con lui. Che poteva dirle? Che
se si era comportato come un verme era stato a fin di bene?
"Dovevi fare come ti avevo detto" commentò dopo qualche attimo.
Hermione scosse il capo.
"E liquidarti con disinvoltura?" gli rispose, estremamente calma.
"Potevi rifarti una vita,
ne avresti avuto ogni diritto e io non volevo ostacolarti."
"Certe cose non si decidono a tavolino, non si può scegliere di dimenticare
una persona. Se è destino, succede e basta."
Malfoy si portò di fronte a lei.
"Ed è successo?"
La vide abbassare le palpebre, quasi
rassegnata. Hermione sapeva benissimo che non sarebbe mai successo.
"Tutte le volte che ti ho lasciato entare nella mia vita sono
rimasta scottata. Troppo in profondità, troppe volte. Ma adesso dico basta."
"E’ comprensibile."
Aveva un tono di voce assolutamente neutro, il che non
le facilitava di certo le cose. Il punto era che lei stessa non sapeva che
pensare di loro, proprio come lui.
"Davvero non hai un posto dove andare?" gli chiese dopo qualche istante.
"Secondo te?"
Sospirò.
"Seguimi, forza…"
"Granger…"
"Eh, no. Adesso decido io." E facendosi minacciosa gli
ordinò di seguirlo a casa sua.
Dopo una doccia
bollente, Draco si lasciò sprofondare sul divano del salotto di Hermione, stirandosi:
sembrava stanco e, comprensibilmente, lo era.
"Hermione, non sei tenuta a fare tutto questo."
Mutando espressione lo fissò per qualche istante con freddezza,
poi cambiò argomento.
"Sei uno straccio, Malfoy, dovresti riposare.
Ora sdraiati e..."
Fece per voltarsi, ma lui la strattonò per un braccio costringendola ad
ascoltarlo.
"Io non voglio che tu faccia le cose perché ti senti in dovere, me la cavo anche da solo" bisbigliò
tra i denti.
"Lo so.
Mi va di farlo e basta."
Si
liberò dalla sua presa, chiuse le persiane e scomparve nell’altra stanza, sentendosi quegli occhi
grigi puntati addosso. Quando tornò in salotto, vide che Malfoy si era addormentato e gli si
avvicinò; sembrava rilassato, i lineamenti non erano tesi come li ricordava in passato. Gli
passò leggermente una mano sulla fronte.
Forse aveva
davvero trovato un po’ di pace.
~
"Che bello che oggi sei venuta
a prendermi, mamma!" trillò Rebecca rientrando in casa. Hermione le annuì
appena, volgendo subito lo sguardo al divano, che però era vuoto.
"Sai che oggi due di quarta si sono picchiati in corridoio?" continuò
la bambina, che dopo essersi tolta in fretta il berretto di lana aveva tutti i capelli ritti per aria a
causa dell’elettricità statica. "Alla fine li hanno dovuti dividere i maestr…"
Ma alla vista di chi la stava guardando dall’altro capo del
corridoio, Rebecca si zittì di colpo, facendosi scivolare dalle mani il cappellino.
"Ciao..."
"Pa… papà?" bisbigliò impercettibilmente.
Draco si avvicinò di pochi passi
a sua figlia. Era cresciuta moltissimo e nel vederla spalancare quegli occhi vispi e
taglienti verso di lui, con i capelli fini fluttuanti a mezz’aria e le guance
arrossate per lo sbalzo di temperatura, non riuscì non emozionarsi un po'.
"Ti ricordi di me?"
Lei annuì, incredula. "Che cosa ci fai qua?" mormorò.
"L’avevo detto che sarei ritornato appena possibile,
piccola" rispose facendo qualche altro passo verso di lei, che restò immobile a torturarsi le mani.
"Sei stato via tanto."
"Mi dispiace, non avrei dovuto."
Cercò di restare controllato e si avvicinò ancora, portandosi di fronte a lei
e guardandola dall’alto al basso.
"E quando te ne vai di nuovo?" gli chiese dopo qualche attimo. Erano parole che gli facevano
male, in un modo mai provato prima.
"Non voglio andarmene di nuovo."
La bambina lo guardò silenziosa e corrucciata, abbassando un po’ la
testa.
"La mamma mi diceva che dovevi andartene per forza… ma io non capisco perché."
Draco notò che nel parlare le tremava il mento, al che le sfiorò con delicatezza
una guancia e le risollevò il viso con due dita. Inarcò leggermente le
labbra, ricevendo in cambio un risposta molto simile.
"Mi spiace. Mi perdoni?"
"Davvero non vai di nuovo via?"
"Davvero…"
In quel momento, guardando quegli occhi spalancati, Draco capì che avrebbe recuperato il rapporto
con lei ad ogni costo. Non sarebbe stato semplice, probabilmente, ma
quella bambina era la cosa migliore che gli fosse capitata e l’idea di poterla
finalmente guardare senza sentirsi in colpa, lo avrebbe motivato a fare di
tutto.
Alzò lo sguardo verso Hermione, visibilmente preoccupata e impegnata a
mordersi il labbro.
Avrebbe recuperato anche con lei.
~
Il fatto che lui frequentasse sua figlia aveva fatto riavvicinare anche i genitori, in quell'ultimo
periodo.
"Rebecca oggi resta da Emily, dopo la scuola."
Lui fece una smorfia. "Mia figlia in una scuola babbana, circondata da
babbani, con amici babbani. Ancora la mia mente si rifiuta di accettarlo."
"Un’istruzione a 360° costituirà sicuramente una marcia in più, per lei.
Guarda me… ad ogni modo, ho in serbo una sorpresa per te, Malfoy."
La voce di Hermione non era naturale nel pronunciare le ultime parole,
sembrava intaccata da una punta di malizia e divertimento, il che lo insospettì
non poco.
"Ovvero?" chiese, stringendo gli occhi. La donna, che fino a quel momento
aveva tenuto le mani nascoste dietro alla schiena, gli mostrò un paio di
forbici. Draco sgranò gli occhi, terrorizzato.
"E’ giunto il momento di tagliarsi i capelli."
"Ma non sono mica lunghi… e poi dove credi che sia stato
in questi anni?"
"Poche storie, su."
"Io non mi sottopongo a queste pratiche barbariche! Non puoi usare un
incantesimo?"
"Ma così non mi diverto! E poi, che ti aspettavi da
una mezzosangue?" disse ironica.
Lui boccheggiò qualche istante, ma alla fine si trovò costretto a cedere,
bofonchiando qualcosa su purosangue, barbarie e assolutamente
inammissibile mentre lei lo costringeva su una sedia.
Ma dovette anche ammettere che la situazione in sé era quasi sexy. Il volto
della ragazza era concentrato nell’esecuzione di un taglio il più possibile
simmetrico, le dita affusolate scorrevano sensualmente tra le ciocche umide dei
suoi capelli e i loro corpi erano molto vicini, lasciando via libera a quel
consueto scambio di vibrazioni.
Mi ha sempre fatto impazzire quell’abitudine di mordicchiarti il labbro…
In quel momento Malfoy ebbe come il dubbio che
andare da un parrucchiere babbano non fosse proprio così, ma non indagò oltre, quelle
mani intrecciate ai suoi capelli erano un piacere troppo bello da interrompere con stupide
frasette provocatorie.
Dopo aver sferruzzato per un po’, Hermione posò le forbici e diede un'ultima controllata al taglio.
"Ecco, direi che così va meglio…" disse,
anche se quelle dita proprio non volevano smettere di scorrere tra i suoi
capelli morbidi.
"Decisamente" commentò malizioso. Lei gli lanciò un’occhiataccia, ma poi
sorrise e lasciò che la attirasse un po’ a sé per la vita, facendo in modo che
gli cadesse in braccio.
"Granger, adesso io ti bacerò e tu non potrai fare nulla per
impedirmelo."
"Sei troppo sicuro di te."
"Pessimo difetto, lo riconosco" disse, così vicino che le loro labbra parvero quasi sfiorarsi, muovendosi.
Hermione improvvisamente realizzò quanto fosse stufa di farsi violenza da sola per
resistergli, stufa di decidere a tavolino che non ci sarebbe cascata di nuovo;
anche perché era troppo tardi.
Lei gli apparteneva, nulla avrebbe mai cambiato quel
dato di fatto.
Allontanandosi un po’ gli prese il volto tra le mani,
carezzandone con i polpastrelli la nuca adesso di nuovo scoperta, e lo fissò. Le
dita ripresero in automatico a scorrergli tra i capelli ancora umidi e
il suo sguardo, fino a quel momento proiettato nel suo, scese fino a soffermarsi
sulle sue labbra. Sorrise leggermente, ricambiata.
Poi lo baciò.
Lentamente, assaporandone ogni minimo dettaglio, perché ormai non avevano più
fretta. Nessun senso di colpa avrebbe inquinato quel bacio, che rappresentava
semplicemente il legame indissolubile tra due persone.
Si appartenevano, nulla avrebbe mai cambiato quel dato di fatto.
Ignorando le proteste della ragazza, Malfoy si staccò un poco e appoggiò la fronte sulla sua,
facendo sfregare l'una sull'altra le punte dei loro nasi.
"Hermione voglio che tu…"
"Shh…" lo interruppe, posandogli un indice sulle
labbra. "Niente spiegazioni, né inutili promesse. Mi basta guardarti negli occhi."
Aveva ragione lei, non servivano troppe parole. Velocemente cercò di nuovo il contatto
con la sua bocca e, alzandosi, la trascinò verso il materasso poco
lontano, facendola ricadere su di lui. L’aveva desiderata dal primo momento che l’aveva
rivista, avvolta in quella sciarpa scarlatta e con le guance arrossate per
il freddo.
Era sdraiata
su di lui, quando di scatto si rialzò un po’ sui gomiti e lo
osservò seria, ma serena. "Dannazione, avevo giurato di non innamorarmi mai più
di te…"
Lui sorrise.
"Beh, sappi che la cosa è reciproca" disse, affondando
la bocca nel suo collo.
Hermione si allontanò un po’ e lo guardò incuriosita. "Cioè?"
"Niente…" ghignò lui, prima di tornare a baciarla.
Avrebbe voluto dirle meglio che per lui ero
la stesso. Avrebbe voluto dirle che, nonostante tutti i suoi irritanti
difetti e quella maledetta cocciutaggine da Grifondoro, l’amava da impazzire e che davvero
non avrebbe più sofferto a causa sua. Avrebbe voluto dirle tutto ciò, ma
Draco Malfoy non esternava con facilità le proprie emozioni; anche Hermione ne era pienamente
consapevole.
"Mi basta guardarti negli occhi."
Parole sue.
Forse, un giorno si sarebbe lasciato andare e le avrebbe confessato tutto
(o quasi). Forse, quel giorno non avrebbe poi tardato molto ad arrivare.
Ma questo, lei non poteva saperlo.
~ FINE ~
~
EBBENE SI', LA STORIA ADESSO
E' DAVVERO FINITA!! A PENSARE CHE QUANDO L'HO
PUBBLICATA ERA UNA ONESHOT CHE NON AVREI MAI CREDUTO DI CONTINUARE
MI FA SORRIDERE...
COMUNQUE, CHE VI DICEVO?
IO NON RIESCO PROPRIO A FARE A MENO DEL LIETO FINE, E' PIU' FORTE DI ME!!
SPERO CHE VI SIA PIACIUTA LA CONCLUSIONE, A ME E' PIACIUTO MOLTO SCRIVERLA,
ANCHE SE NON E' STATO SEMPLICE (ANSIA DA PRESTAZIONE? MAH...).
INNANZITUTTO VORREI
RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE L'HANNO SEGUITA CAPITOLO PER CAPITOLO, ERAVATE IN
MOLTI E LA COSA NON POTEVA CHE FARMI CONTENTA (ANCHE SE TANTI AVRANNO CLICCATO
LA' PER CASO, CHISSA'...). POI UN SALUTO PARTICOLARE A TUTTI
QUELLI CHE CON COSTANZA LASCIAVANO I LORO COMMENTI, IN QUESTO CASO
A:
gemellina
(davvero ti ho commosso il cap scorso? Cavoli, credo sia una cosa
molto difficile -anche io, come te, sono donna difficielmente commuovibile, o
come caspita si dice... Piaciuta la happy ending? spero di sì, sai, io non riesco
a farle finire male, le storie... è più forte di me! Un bacio!)
anfimissi
(Draco ad Azkaban ti ha sorpresa? Meno male, io credevo che si capisse fin
dall'inizio particamente!! mi hai fatto felice nel dirmi che sono riuscita a
regalare un ultimo 'colpo di scena'-vedi, basta poco- Giuro! boh, magari dipendeva
dal fatto che io sapevo come sarebbe andata avanti la storia, ma mi sembrava
ovvio! ciao e un bacio!)
lunachan62 (Ciao!! io sono una dipenente da happy
ending, come vedi. Con tutti i problemi e le delusioni che ci troviamo a
sopportare normalmente credo che almeno nelle storielle che scriviamo un po' di
abusato e scontato lieto fine sia meritato! Grazie per aver commentato tutta la
storia, capitolo per capitolo e sempre con opinioni molto belle, mi ha
fatto piacere!!)
Alessandra (sono commossa se mi dici che sono stata
io a ispirarti una d/hr! E mi spiace, non volevo farti partire le
coronarie con la faccenda di Azkaban ma era inevitabile. Ma hai visto che
la fine happy-happy poi è arrivata?! Io non ci riesco a far finire una
storia 'e vissero tutti infelici e scontenti'. Perché? ci sono già tante
cose tristi nel mondo reale, non toglieteci pure le fan fiction a lieto fine! Un
bacio bella!!)
SweetChocolate (sarò
sadica, ma pur sempre devota agli happy
ending, visto?! anche se non hai mai commentato mi fa piacere che abbia seguito
dall'inizio, vuol dire che non ti ho annoiato in tutto questo evolversi di
problemi! PS: viva il cioccolato, concordo!! Ciao!)
Sere85 (adesso,
una beatificazione... non credo di meritare l'aureola, no no... scherzi a parte,
sono contenta che la pensi come me sul fatto che la tristezza del capitolo
prima ci voleva tutta. Altrimenti sarebbe rimasto sempre qualcosa in sospeso.
spero che anche la conclusione -happy!- ti sia piaciuta...
ciao!!)
truelena (grazie
per un'altra recensione davvero piacevole. dico
piacevole, nel senso che è bello sentirsi dire che ti è piaciuta più di
una storia che ho scritto... è un po' come un premio fedeltà! dai, scherzo... comunque,
era inutile, Draco doveva mettere assieme tutti i pezzi, prima
di passare al lieto fine!! un bacio!)
Lady_Eowyn (visto che il lieto fine è arrivato? non
riesco a farne a meno, davvero... però sapere che ti sarebbe piaciuto anche una
conclusione triste mi fa piacere, anche perché per un po' ammetto di esserne
stata tentata. questo prima che il mio lato buono prevalesse. Ciao!)
Valemione (se
davvero ti ho commosso sono commossa -ehm, dai ci siam capite- perchè credo che
sia molto difficile riuscirci! però hai visto che bella happy ending?
tutti felici e innamorati... la vita è piena di tristezze, purtroppo,
non voglio farle subire pure nelle mie storie. Un bacio!)
Olivia86 (wow,
mi sono scampata Azkaban -ma sappi che è solo perchè mi hai detto che draco
non era incluso nel pacchetto detenzione- lieto fine, visto?! con me
comunque si va abbastanza sul sicuro, io mi sento in colpa a far finire le
storie male, davvero! mi dico 'ma perchè poverini? poi ce l'hanno con
me...'. lo so, parlare con le ff è da malati di mente.
Bellaaaaaaaaa!)
merryluna
(tesoro, questa sì che era una recensione, perchè avrei dovuto prenderla a male
nel vederti scendere nei dettagli?! Mi hai detto una serie di cose
splendide, una più splendida dell'altra e che non credo neanche di meritami del tutto -non lo dico
per falsa modestia, davvero-... sì, sono commossa. come vedi mi basta poco. credi
sul serio che le tragedie mi vengano bene? secondo me sono più
difficili da scrivere, mi sembra sempre di scivolare nel banale
e io ODIO le banalità con tutta me stessa. concordo anche sul fatto che forse
ho fatto 'lacrimare' un po' troppo herm, ma in questo mi sono
lasciata condizionare da me stessa: io in una situazione così avrei perso diverse
diottrie a furia di imprecare contro tutti i santi! Ti mando un bacio
grandissimo, sperando tanto che anche il finale ti sia piaciuto e non ti abbia
delusa... Ciaooooo!!!)
Hilasmemo4ever (visto che non gli ho dato troppi anni? sarò sadica,
ma alla fine mi redimo sempre, perchè sotto la scorza spessa ho un cuore tenero
tenero. Un po' come un sofficino. -che bella similitudine, poetica. molto
nel mio stile, comunque, che di poetico temo di aver ben poco.- Spero che
l'ultimo capitolo non ti abbia delusa!! Un baciooooo!!!)
luz79 (Ciao
Rita!! fu così
che Bea finì la sua storia e non riuscì a non scrivere una bella happy
ending. Ma sì, perchè dobbiamo convivere con l'amaro in bocca pure nel mondo
'ovattato' di efp? io già mi faccio del gran sangue marcio tutto il giorno!! ripeto
però che le storie lunghe sono estenuanti, e credo che dopo questa tornerò
alle mie amate oneshot... tu però non abbandonarci, ok? voglio proprio vedere
cosa combinano i nostri pucci che si lasciano andare al richiamo della foresta
in luoghi pubblici...-che herm si sia 'immolata' con tanta fatica alla
causa non me la racconta, mi spiace-. Un bacio e alle prossime rece
anti-maschio. smack!)
DAVVERO, RAGAZZE, UN
GRAZIE ENORME A TUTTE... SIETE GRANDI!! E AMMETTO CHE VEDERE QUEL NUMERINO
ACQUISTARE LA TERZA CIFRA E' STATO DAVVERO UN PIACERE...