Ma questo, lui non poteva saperlo

di goldfish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma questo, lui non poteva saperlo ***
Capitolo 2: *** The show must go on ***
Capitolo 3: *** Quell'ossessione dai capelli mossi ***
Capitolo 4: *** Lui non era nessuno ***
Capitolo 5: *** Questo è il signor Mafoy ***
Capitolo 6: *** Un buon punto di partenza ***
Capitolo 7: *** Un gran bel casino ***
Capitolo 8: *** Come se fosse speciale ***
Capitolo 9: *** Decisamente un ospite inatteso ***
Capitolo 10: *** Ricatti e rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Perché ormai era troppo tardi per lasciar correre. ***
Capitolo 12: *** Fare chiarezza ***
Capitolo 13: *** Andate e ritorni ***
Capitolo 14: *** Sufficiente? ***
Capitolo 15: *** Tregua ***
Capitolo 16: *** Era inutile girarci intorno ***
Capitolo 17: *** Ma questo, lei non poteva saperlo ***



Capitolo 1
*** Ma questo, lui non poteva saperlo ***


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PROLOGO

 

Stava seduto davanti alla finestra spalancata di un appartamento decisamente squallido, coi piedi appoggiati al davanzale, e guardava fuori. Era pallido, Draco Malfoy, aveva la barba un po’ sfatta e i capelli gli ricadevano sulla nuca e sulla fronte, nascondendo in parte gli occhi stanchi, di chi non riposa bene da troppo tempo.

Era un inizio giugno bollente, ma in lontananza si sentiva tuonare e si vedevano dei nuvoloni neri carichi di pioggia avvicinarsi. Stava arrivando un temporale.

Estrasse il pacchetto che aveva in tasca. Erano quattro anni che faceva quella vita ormai, e l’unica cosa che aveva imparato ad apprezzare era il vizio del fumo. Probabilmente era per via di quel messaggio, IL FUMO UCCIDE.

“Me lo prometti?” si disse da solo leggendo la scritta stampata a caratteri cubitali, e si accese una sigaretta.

Era schifato. Aveva passato i suoi primi ventitre anni a cercare di diventare qualcuno e guadagnarsi il rispetto degli altri; gli ultimi quattro, invece, li aveva passati così, nascondendosi tra i babbani come un vigliacco. Non era mai riuscito a concludere nulla, sapeva solo scappare. Forse era davvero un vigliacco.

Tirò qualche boccata avida di fumo.

“Ma come facevo a stare senza prima? Non pensavo che i babbani potessero avere delle idee così illuminanti in fatto di autodistruzione” commentò con sarcasmo mentre il vento tipico delle burrasche estive gli spettinava i capelli. Una bella sensazione. Chiuse gli occhi.

Era quello, morire? Beh, non era poi così male. Come galleggiare nell’ovatta. Cominciava anche a sentire sempre meno dolore.

Aspettate! Ma non aveva urlato. Aveva a malapena aperto la bocca. Tanto le ombre se ne erano andate, e anche le voci. Lo avevano lasciato indietro. Non che gli importasse, poi, stava cominciando a diventare quasi piacevole, l’ovatta. Bastava solo lasciarsi andare… lasciarsi andare invece che aggrapparsi a quel briciolo di vita rimasta. Affondare nell’ovatta.

Affondare. O Vivere.

Una figura, un ultimo pensiero lucido, prima di affondare.

O prima di vivere.

Stupido, stupido catorcio! Proprio adesso doveva mollarmi a piedi! Merda!”

Questa frase lo riportò alla realtà: giù in strada una ragazza stava imprecando contro la sua auto. Del resto è noto che le macchine si aggiustano insultandole. Malfoy si sporse a guardare, incuriosito da quello sfogo; cominciavano a cadere le prime gocce di pioggia.

“Perfetto! Anche la pioggia ci mancava. grandioso!” Esclamò stizzita la giovane donna.

Non credeva ai suoi occhi. “Questa poi…” pensò, e un attimo dopo, inspiegabilmente, il ragazzo uscì di casa.

~~~~~~

“Ecco, tu guarda quel cretino! EHI, LO  STOP!”

Hermione si spostava spesso in automobile; viveva in una città piena di babbani, mica poteva smaterializzarsi e materializzarsi a destra e a sinistra indisturbata. E poi non poteva fare molto facilmente a meno di certe cose, come l’elettricità o gli elettrodomestici.

Era diventata guaritrice, ma da qualche anno si era trasferita negli Stati Uniti e aveva deciso di dedicarsi alla ricerca di nuove pozioni e incantesimi. Sì, come giovane donna di ventisette anni, la sua vita la soddisfaceva. Era indipendente, aveva un buon lavoro, degli affetti e degli amici.

“Ora che succede?” Il motore la stava abbandonando. “No, non fare così, piccola, su! Non morire così… oh porca vacca!” accostò di fretta mentre l’auto emetteva gli ultimi rantoli, e scese.

Stupido, stupido catorcio! Proprio adesso doveva mollarmi a piedi! Merda!” inspiegabilmente si mise a imprecare contro la macchina; si sentiva un po’ stupida, sapeva che le macchine non si aggiustano così, però prima ci stava pure parlando, quindi era giustificata.

“Perfetto! Anche la pioggia ci mancava. grandioso!” Brontolò stizzita, mente sentiva le prime gocce d’acqua bagnarle il viso. Si sarebbe inzuppata e sarebbe arrivata in ritardo. Ottimo!

Si guardò in giro, non c’era nessuno nelle vicinanze.

“Ma sì, dai, non c’è nessuno. Non posso rimanere in panne sotto la pioggia.” Afferrò la borsa e ne estrasse la sua bacchetta con fare furtivo.

Reparo” bisbigliò, nascondendosi alla meglio. Tutta soddisfatta rimise la bacchetta a posto.

“Granger, non ti facevo così sprezzante delle regole. Avrebbero potuto vederti. Io ti ho vista.”

Quella voce. Assurdo.

Hermione alzò lo sguardo. Nel vederlo sbucare dal nulla sbiancò e si appoggiò all’auto, giusto per non sbattere per terra.

“M-M-Malf…?”

“Mi ricordavo una ragazza più eloquente.”

“Ma tu… da dove…” balbettò la ragazza.

“Si dà il caso che abbia sentito una voce familiarmente irritante imprecare contro un’auto.” Sembrava divertito Malfoy, aveva il suo solito ghigno compiaciuto stampigliato sulla faccia.

“Quattro anni…” disse con un filo di voce Hermione.

“Mi sposto spesso. Tu, piuttosto, che ci fai qui?” ma lei non rispose nulla, era troppo sconcertata. “Ci stiamo inzuppando, te ne rendi conto?” disse lui con una smorfia, vedendo che la ragazza lo fissava lì impalata.

“Cosa? Ah sì… sali.” Detto ciò aprì la portiera dell’auto e i due si ripararono dentro, anche se ormai erano già mezzi fradici. Ci fu qualche attimo di pausa, o qualche minuto, il tempo necessario alla ragazza per riprendersi dallo shock. Poi fu lui a parlare per primo.

“Cosa ci fai negli Stati Uniti, dunque?” le chiese con un’assurda sbadatezza, come se quella fosse una normalissima conversazione tra due vecchie conoscenze, sfilando una sigaretta dal pacchetto e portandosela alla bocca.

“Lavoro qua da un paio d’anni, sono ricercatr- ehi! Non fumerai nella mia macchina, spero!”

Malfoy la guardò di sbieco e si accese la sigaretta.

“Apri il finestrino, almeno.”

Si voltò verso di lei e soffiò fuori il fumo con prepotenza. “Sta piovendo.”

“E chi se ne frega, se vuoi fumare, tiri giù il finestrino e ti bagni! Tanto ormai…” ribatté. Malfoy alzò un sopracciglio, ma alla fine obbedì. Granger era sempre Granger.

I due restarono qualche momento in silenzio, poi Hermione parlò per prima.

“Perché continui a nasconderti? La guerra è finita poco dopo che tu…” ma le parole le morirono in bocca. Lui rimase zitto a fissare fuori, mentre la pioggia entrava a inzupparlo ulteriormente dal finestrino un po’ abbassato.

“Mi piove in macchina.” Hermione gli strappò di mano la sigaretta, spazientita, e poi la buttò fuori.

“Ma che…?”

“Ti ho fatto una domanda.”

“Ho sentito, non sono sordo.”

“Senti, se è per le conseguenze…”

“MA NON CAPISCI?!” fece all’improvviso lui, voltandosi così di scatto che la ragazza sobbalzò sul sedile per lo spavento. “Il mio problema non è certo la paura di Azkaban! Chi se ne frega! Sono io che mi faccio troppo schifo, con che faccia pensi che potrei rifarmi vivo dopo tutto questo tempo, eh?! E poi ti creerei solo altri problemi.”

Hermione lo fissò, immobile. “Ti credevamo morto. Tutti lo credevamo…” Balbettò. Non c’era molto altro da aggiungere, dopotutto.

“Probabilmente non eravate solo voi a crederlo. O magari, per lui ero un problema di cui occuparsi dopo. Ma non essendoci stato nessun dopo… “

“Malfoy…” cominciò, ma lui la interruppe, evidentemente arrabbiato. Con se stesso. Parlava come se non avesse aspettato altro per tutti quegli anni, come se avere un interlocutore fosse una scusa per sputare fuori tutto quelle cose che gli affollavano la mente.

“Volevo solo essere rispettato, dimostrare di valere qualcosa. E adesso guardami. Guarda come mi sono ridotto. Ti sembro forse una persona da rispettare? Sono anni che continuo a scappare, scappo dal mio passato, scappo dal  mio futuro. Scappo dal vigliacco che sono. E tu mi dici di fami vivo…”

Lei tentò di dire qualcosa, tentò di fargli notare che forse stava esagerando, che dopotutto aveva chiuso col suo passato, ma non c’era molto da dire. Per la prima volta nella sua vita, Hermione non trovava le parole, e decise che era meglio ascoltare.

Come se le potesse leggere dentro, lui scrollò la testa.

“In passato non mi è mai importato di chi avesse ragione o torto, volevo solo diventare qualcuno e ho scelto la strada più semplice per me, anche se era quella sbagliata. Poi, la vita mi ha regalato una seconda possibilità, senza che me la meritassi tra l’altro, e io cosa faccio? Quello che ho sempre fatto. Scappo. Scappo perché ho paura, scappo perché è più facile aggirarli, i problemi, piuttosto che affrontarli.”

Hermione lo guardava, lo guardava perché non poteva fare altro. Si concentrava su quei lineamenti che non avrebbe mai potuto dimenticare, neanche volendolo. Su quello sguardo freddo e distaccato che adesso, però, sembrava più che altro stanco, disilluso.

“Sei ingiusto con te stesso. Eri cambiato, e lo sappiamo entrambi.”

“Non sono stato io a ribellarmi, è stato il caso ad avermi concesso una gentilezza…”

Era più giovane, ma anche più sola e più stufa di vivere di adesso. Era schifata dalla guerra, da tutte quelle persone che amava ma che continuavano a morire, proprio come quella notte. Gli scontri avevano assunto dimensioni più imponenti, ossia, c’erano più corpi senza vita a terra.

“Andiamo, ormai non c’è più nulla da fare per dei guaritori…” disse con tono piatto un suo collega più anziano, rialzandosi sconsolato dal corpo di qualcuno che fu un Auror. Hermione si guardò attorno, mentre gli altri si smaterializzavano poco a poco verso il San Mungo. Era davvero disgustata, da tutto. Poi un lamento, debolissimo, poco distante. Si avvicinò, voltò il corpo e si trovò davanti due occhi grigi che la morte non aveva ancora opacizzato. Non era possibile. Lui.

“Hermione…”

Hermione? E da quando? Uno sguardo, un veloce incantesimo di emergenza e poi…

Non sarebbe mai stata in grado di spiegarsi il perché di quel suo comportamento, ma afferrò il braccio del Mangiamorte e si concentrò su casa sua. Stava commettendo un crimine.

Tornò la voce dell’uomo a riportarla al presente. “E comunque, avrei potuto riscattarmi un minimo, collaborando, ma ho preferito fare quello che so fare meglio: me la sono data a gambe. Che schifo.”

Malfoy era letteralmente lacerato. Hermione sapeva che in fondo non era realmente malvagio: era stato il desiderio di affermarsi a portarlo a fare quello che aveva fatto, non una vera convinzione, e ora stava pagando per tutti gli errori commessi.

“E’ comprensibile che abbia avuto paura.” Ma la sua voce tradì un po’ di titubanza. Forse lui la stava convincendo? In un certo senso era vero. Avrebbe potuto pentirsi ufficialmente, ma preferì continuare a nascondersi, fino al giorno della sua fuga. Aggirarli, i problemi, piuttosto che affrontarli, parole sue.

“Non tutti scappano davanti alle difficoltà. Tu non sei scappata.”

“Io non…”

“O vuoi farmi credere che prendersi in casa un Mangiamorte, salvargli la vita, nasconderlo, è stata una decisione facile da prendere? Smettila!”

“NON E’ STATO FACILE!” La giovane donna non avrebbe più sopportato che lui la zittisse, nessuno lo faceva. “Io ho solo fatto quello che il mio istinto mi ha detto di fare. Avrei dovuto lasciarti morire? Perché saresti morto se ti avessi ignorato, quella notte!” disse la ragazza al limite dell’esasperazione.

“Avresti dovuto denunciarmi, ne avresti avuto ogni diritto, anzi, ogni dovere.” Le suggerì con una prepotenza assolutamente inutile, al momento.

“Il perché del mio comportamento non ti riguarda, Malfoy.”

“Già… ad ogni modo, come vedi non tutti fuggono davanti alle difficoltà.”

Adesso basta compatirti perché ti senti un fallito!” Hermione sbuffò e si aggiustò i capelli umidi che teneva raccolti con una pinza; i due rimasero in silenzio mentre la pioggia picchiettava forte contro la carrozzeria. Lui sfilò un’altra sigaretta dal pacchetto, ma questa volta la ragazza non protestò per il fumo, o per l’acqua che entrava dalla fessura del finestrino leggermente abbassato.

Dopo qualche minuto ricominciò a parlare, più calmo.

“Sono scappato da tutto, anche da noi.”

Fu certa che il suo cuore perse qualche colpo, sentendolo parlare di quello.

Sono scappato anche da noi.

Non pensava che tirasse fuori quella storia. Non pensava vi avesse mai dato davvero peso. Si voltò lentamente e vide che la stava scrutando, da dietro il suo ciuffo.

“Cos’è questa cosa che ci è capitata, Malfoy?”

“Sei pentita?”

“No. Tu?”

“È la prima cosa di cui non mi sia pentito in troppi anni.”

“E adesso che succederà?”

“Non lo so, Granger…”

Chiuse gli occhi. “Quella è stata una cosa strana… le circostanze in cui noi ci siamo trovati, tutta la situazione in sé… è stata una cosa inaspettata. Coinvolgente, certo, ma senza un futuro.” Cercava di restare distaccata, ma era molto difficile.

“Avrai anche ragione, ma non dirmi che se ne fosse valsa la pena, non avresti lottato. È nella tua indole, combattiva fino in fondo. Per fortuna ho provveduto anche a quello, e ti ho risparmiato la fatica” disse con sarcasmo, lanciando fuori il mozzicone di sigaretta.

Hermione prese un gran respiro, giusto per schiarirsi le idee e ripetergli le conclusioni a cui era con fatica arrivata in passato.

“Non saremmo arrivati a nulla, e avremmo dovuto risolvere solo dei gran problemi. ENORMI. Tu saresti sempre stato un Mangiamorte, un Malfoy, e io…” e fece una piccola pausa, “la mezzosangue Granger.” E inspiegabilmente sorrise.

“Come fai ad esserne sicura?”

“Perché la gente può cambiare, ma certe convinzioni non si sradicano mai totalmente. Prima o poi, avresti pensato di nuovo di essere superiore a me, magari solo per un attimo, ma sarebbe bastato a farti sentire in colpa. E anche io, prima o poi, avrei dubitato della tua indole e ti avrei guardato come un assassino. E saremmo stati entrambi infelici.”

La ragazza si voltò a guardare fuori dal finestrino. Doveva restare calma, impedire che troppe emozioni prendessero il sopravvento sulla sua forza d’animo.

Ti avrei guardato come un assassino.

è quello che sono, in fondo.” Disse improvvisamente Malfoy. “Anche in questo sono stato debole, non ho avuto il coraggio di cercare la mia strada e ho lasciato che altri lo facessero per me, senza preoccuparmi del fatto che forse non era ciò che volevo, ma preoccupandomi solo di raggiungere le mie ottuse ambizioni.”

Hermione lo guardò seria, e scosse la testa. “Eri un adolescente ossessionato dal desiderio di emergere. Hai fatto quello che tutti si aspettavano da te, quello che ti è sempre stato insegnato come la cosa giusta da fare…”

“Eravamo tutti adolescenti.”

E poi nessuno dei due disse più nulla. Hermione guardò il cruscotto dell’auto, erano le sei passate, la aspettavano.

“Devi andare, non ti trattengo più.” Le disse, e fece per scendere. Fuori, la pioggia stava rallentando, quella parentesi si sarebbe presto richiusa.

Aveva già poggiato un piede sul marciapiede quando improvvisamente si fermò, richiuse la portiera dell’auto e si avventò sulle labbra della ragazza. Lei non se lo aspettava minimamente e d’istinto si staccò da quel bacio con gli occhi sgranati.

“Scusa, non…” ma non fece in tempo a finire la frase.

Un indice tremante era andato a poggiarsi sulle labbra del ragazzo. Poi, la mano cominciò a sfiorargli la guancia e negli occhi stanchi ricomparve quel guizzo d’argento vivo che sembrava essersi spento per sempre.

Lentamente, forse troppo, Hermione strinse la presa sulla sua nuca e gli si avvicinò. Sempre di più, finché le punte dei loro nasi si sfiorarono leggermente, come altrettanto leggermente si sfiorarono le loro labbra. E poi chiuse gli occhi, e di nuovo tutte quelle sensazioni che credeva dimenticate a riportarla indietro di quattro anni, quando le loro vite erano così diverse, quando questa persona, questo sapore, era l’unica cosa che non la faceva affondare.

Dopo un periodo di tempo imprecisato, ma prima che fosse troppo tardi, Malfoy si allontanò dalla ragazza, e i due sguardi tornarono a incrociarsi, a fissarsi vicini, vicinissimi, come una volta.

“Eri morto…” disse poi lei, piano, appoggiando la fronte alla sua.

“Forse sarebbe stato meglio. E comunque, non fa molta differenza.”

Ci fu una breve pausa. Un attimo che sembrò un’eternità in cui lei scoprì di nuovo quanto potessero essere taglienti, quegli occhi grigi. Grigi come due lame affilate.

“Te ne stai per andare, vero?” Domanda retorica.

“Addio.”

Detto questo aprì la portiera, ed Hermione lo guardò allontanarsi a mani in tasca dalla macchina, e dalla sua vita.

Cosa sarebbe successo se lui non fosse scappato di nuovo? Cosa sarebbe successo se si fossero rivisti ancora? Non voleva neanche pensarci, era passato troppo tempo ed erano successe troppe cose. Ad ogni modo, era inutile tormentarsi con simili questioni, perché se ne era andato.

Spuntò un raggio di sole.

Anche questo temporale, improvviso come era arrivato, si stava allontanando e lei sarebbe ritornata alla realtà, quella vera.

Quella realtà che aveva due taglienti occhi castani, liscissimi capelli biondi e che la chiamava mamma. Ma che soprattutto, aveva il sorrisetto più impertinente che Hermione avesse mai visto su di una bambina di poco più di tre anni.

Forse non era vero che non aveva concluso mai nulla in tutta la sua vita, Malfoy. Forse l’aveva salvata.

Ma questo, lui non poteva saperlo.

FINE

***

Vi prego non sparatemi, l’ho scritta parecchissimo tempo fa e mi sono decisa solo ora a pubblicarla… io per prima non so che dirne.

L’accenno a una piccola Malfoy vi disgusta? Non convince particolarmente neanche me, un po’ banale e melenso, ma che dire a mia discolpa… ho provato a proiettare un piccolo spiraglio di luce sulla storia, come per dire che dopotutto quello che è successo non è stato tutto inutile e non andrà mai perso.

Che altro, dite la vostra (ma come si chiamano la ship D/Hr e i loro fan? Boh, ditemelo se recensite!)

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Capitolo 2
*** The show must go on ***


PREMETTENDO CHE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA FIC E’ NATO COME ONESHOT E IO CONTINUO A CONSIDERARLO TALE…

PREMETTENDO CHE IL PRIMO CAPITOLO DI QUESTA FANFICTION E’ NATO COME ONESHOT E IO CONTINUO A CONSIDERARLO TALE

…I VOSTRI INCITAMENTI A SCRIVERNE UN SEGUITO MI HANNO REGALATO DIVERSE “ILLUMINAZIONI”, E ADESSO MI E’ VENUTA VOGLIA DI CONTINUARE CON QUESTA STORIA! (ANCHE SE NON SO ANCORA DOVE MI PORTERA’, GULP!)

UN GRAZIE A CHI HA COMMENTATO QUELLO CHE ORMAI E’ DIVENTATO IL PROLOGO!! SPERO DI NON DELUDERE NESSUNO, E NON LO DICO PER IMPIETOSIRVI, MA DAVVERO NON SO MAI VALUTARE SE LE FIC TRISTI CHE SCRIVO (POCHE E rigorosamente D/He) SONO PENOSE OPPURE NO. IO SONO PIU’ PER LE COMMEDIE! A QUESTO PUNTO PERO’ RECENSITE!

 

 

*** ***

 

Ma questo, lui non poteva saperlo – proseguo

 

1 - The show must go on.

 

Hermione tirò il freno a mano e un sospiro enorme contemporaneamente. Non poteva essere successo, non era giusto. Aveva faticato così tanto a ritrovare un equilibrio, a cacciarsi alle spalle il passato e guardare avanti, e adesso che c’era riuscita le era successo questo.

No, in realtà non era successo proprio un bel niente.

Doveva far finta di nulla e continuare per la sua strada, come se niente fosse. Non lo aveva mai incontrato. Perché lui era morto. Morto.

Sì, morto. Palle!

Ma era come se lo fosse, giusto?

Scese dall’auto e si avviò verso casa. Adesso viveva in un quartiere ad altissima concentrazione di babbani, e nonostante col suo lavoro facesse ancora parte della comunità magica, la sua vita era molto “normale”. Il suo concetto di voltare pagina aveva incluso anche quello.

Meno legami col passato hai, meglio è per te.

 

Suonò alla porta.

“Hermione! Sei arrivata. Stavo per telefonarti…”

“Scusa, ho trovato un traffico enorme” mentì. “Mi spiace di aver creato disturbo…”

Carol era la sua vicina di casa, una donna sui quarantacinque anni. Andava a prendere all’asilo sua figlia e gliela teneva finché Hermione tornava da lavoro.

“Macché disturbo, cara” rispose la donna. “Lo sai che vado matta per Rebecca. E poi, ora che mio figlio è andato via da stare, questa bimba mi fa compagnia… ma che hai? Ti vedo strana. Stai male?”

“Io? Ah, no sono solo stanca…” disse, entrando nel salotto della sua vicina. “Allora, peste! Andiamo?”

Da dietro la spalliera del divano fece capolino una testolina biondo cenere. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, con la frangetta raccolta su un lato da un fermaglio e due occhietti castani particolarmente vispi. Si alzò in piedi sul divano.

“Dov’eri mamma?” la rimproverò, se così si può dire.

“Ma tu guarda chi è che mi sgrida…” rispose sorridente Hermione. “Su, forza, ti metto le scarpe e andiamo a casa!”

“No me le metto io, sono capace!” protestò la bambina. Hermione fece roteare gli occhi e osservò la figlia armeggiare con una scarpina da ginnastica.

“Rebecca, non ho intenzione di stare qua fino a domattina. E poi hai sbagliato piede, quella è la destra!”  rise. E così dicendo aiutò la piccola a vestirsi.

“Uffi, ma io lo sapevo!”

Dopodiché le stampò un bacio su una guancia e si incamminarono verso l’uscita.

“Ancora scusa per il ritardo, Carol” ripeté.

“Ma di che? Hai una figlia deliziosa…”

“Sì, forse quando dorme.”

“Ma và! E comunque vivacità e intelligenza vanno di pari passo, nei bambini, non lo sapevi?”

Hermione si voltò verso  la figlia. “Allora siamo davanti a un genio!” rise sbalordita.

“Guarda che sono brava, io! Vero Carol?” disse Rebecca.

“Certo, piccola!” le rispose la donna carezzandole la testa. La madre non poté fare a meno di notare quella faccetta impertinente.

Ruffiana, sei tutta tuo…

Quindi uscirono di casa.

 

Aveva caldo quella notte, non riusciva a prendere sonno. Si alzò da letto e andò in cucina a bere. Poi, prima di tornare in camera sua, passò a controllare Rebecca: dormiva pacifica a pancia in su stringendo il suo orsetto, il lenzuolo era scivolato un po’ di lato.

Era la cosa più preziosa che Hermione avesse al mondo, era arrivata e le aveva salvato vita, letteralmente.

Ancora non si capacitava di come a suo tempo, colta dalla paura e dallo stupore per quella notizia inaspettata, avesse preso in considerazione l’idea di non tenerla, anche se solo per un attimo.

Le scostò leggermente una ciocca di capelli dagli occhi e le si sedette accanto. Nel complesso madre e figlia si assomigliavano molto, lo stesso naso, gli stessi lineamenti del viso.

Ma gli occhi, seppur castani, avevano qualcosa di diverso, forse il taglio; e i capelli… Meno male che i capelli non li hai presi da me, Becky, ti sei risparmiata notevoli complessi adolescenziali.

E poi c’era quell’espressione. Quel broncetto impertinente e irresistibile che solo lei era in grado di scolpirsi in volto.

Lei e suo padre.

Ma Rebecca non ce l’aveva, un padre. Fino ad adesso le sue spiegazioni a riguardo erano state esaurienti, ma Hermione sapeva che ben presto sarebbero arrivate altre domande a cui avrebbe dovuto dare altre risposte, perché cresceva in fretta.

Nessun padre; in fondo era come se Malfoy fosse davvero morto. “Non fa molta differenza”. Parole sue.

Non è cambiato nulla. Lui ha scelto di andarsene di nuovo. E poi io e lei ce la caviamo benissimo.

Diede un leggero bacio sulla fronte alla bambina, che mormorò qualcosa nel sonno rigirandosi, poi si rialzò lentamente per tornare a dormire. Il giorno seguente avrebbe continuato con la sua vita, come se non fosse successo nulla.

Perché non era successo proprio nulla.

 

~

 

Parcheggiò l’auto nei pressi dell’asilo e fece scendere la figlia.

“Allora, mi prometti che non combini pasticci, oggi?” le disse mettendole lo zainetto sulla spalle.

“Ma mamma non è colpa mia, è che Adam mi fa sempre arrabbiare…” si giustificò la piccola.

“Beh, se Adam ti fa ancora arrabbiare non tenerti tutto dentro, capito? Piangi, fagli un dispetto, chiama la meastra, ma non tenerti tutto dentro. O vuoi che scoprano il nostro segreto?” spiegò Hermione facendole un occhiolino. Il fatto era che Rebecca cominciava a manifestare i primi segni di magia, e le ci mancava solo l’insegnante a dirle di tenerla d’occhio per via di alcuni episodi ‘strani’ che la coinvolgevano… in fondo era una piccola strega, il suo mondo era un altro.

“Ma io non voglio che lui mi vede piangere, uffi! Mi fa una rabbia…” mugugnò imbronciandosi. Hermione sorrise, aveva una bambina orgogliosa e testona già a tre anni e mezzo. Ottimo! Si incamminarono verso il portone.

“Mamma?”

“Dimmi cucciola.”

“Perché non ho il papà come gli altri?”

Hermione si sentì gelare dentro. Ma c’era da aspettarselo che entrando in contatto con altri bambini sarebbe andata a finire così. “Tesoro, lo sai… purtroppo capita che a volte qualche bimbo non possa conoscerlo, il suo papà, ma non è colpa di nessuno. Non sei contenta con me?”

“Sì che lo sono!” sorrise, e Hermione la abbracciò.

“Dai, entra che è tardi.” Le aggiustò la coda, la salutò con un bacio e la vide correre incontro a una sua amichetta. Ne avrebbero riparlato, ma non in quel momento, non cinque minuti prima di andare a lavoro, diamine!

 

Quell’episodio però la fece pensare: anche quella debole probabilità che Malfoy fosse davvero morto era crollata. Con che faccia in futuro avrebbe guardato sua figlia mentendole su una cosa del genere?

Tu ce l’hai il papà, piccolina.

E la colpa, ancora una volta, era sua. Bastardo.

Perché l’aveva fermata, il giorno prima? Perché scombussolarle la vita in quel modo? Lui lo sapeva benissimo che si trattava semplicemente di un secondo addio. Maledizione, se ne fosse stato in disparte senza chiamarla!

Era troppo distratta per lavorare. Improvvisando una scusa, si prese un pomeriggio libero per pensare. Sarebbe andata a prendere Rebecca prima del tempo e avrebbe passato il resto della giornata con lei.

Ferma ad un semaforo, non poté fare a meno di notare che si trovava proprio nel punto in cui lo aveva rivisto, il giorno precedente. Istintivamente, si voltò a guardare in quella direzione e fu allora che lo scorse, una figura pallida appoggiata a una finestra. Sentì l’adrenalina entrarle immediatamente in circolo.

Doveva vederlo.

 

Accostò appena possibile, non aveva intenzione di perdere altro tempo.

Provò a concentrarsi per materializzarsi direttamente in casa sua, ma niente da fare. Era prevedibile che avesse generato uno schermo protettivo nell’appartamento.

Ok, avrebbe fatto all’antica. La finestra era al secondo piano, ma l’interno, quale poteva essere? Entrando nel portone vide una ragazza, all’apparenza furibonda, che usciva di fretta. La fermò.

“Scusa, posso chiederti un’informazione?”

“Sì?”

“In questo palazzo abita un ragazzo, si chiama Draco Malfoy, è alto, capelli biondo chiaro, un po’ altezzoso… lo conosci?”

“Mi spiace, non conosco nessuno con quel nome. Al massimo conosco quello stronzo di Derek… e se cerchi un biondo arrogante, è lui.” Sentenziò acida l’altra.

“Derek?” replicò Hermione.

“Interno nove. Ma se fossi in te girerei alla larga da quel bastardo.”

“G-Grazie…”

“Figurati.” E se ne andò scocciata.

Era possibile che si trattasse di lui? L’appartamento nove stava al secondo piano, ed era anche plausibile che Draco avesse cambiato nome. Draco, Derek… si fece coraggio e salì le scale.

Appartamento numero nove, eccolo.

Bussò.

Sentì dei passi e qualcuno che blaterava qualcosa al di là della porta.

“Vorrei proprio saper chi diav…” Ma le parole gli morirono in gola non appena aprì la porta.

Era lui. Il cuore di Hermione perse qualche colpo.

“Non credevi che ti avrei mai trovato, vero Malfoy?”

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Capitolo 3
*** Quell'ossessione dai capelli mossi ***


Quell’ossessione dai capelli mossi

2 - Quell’ossessione dai capelli mossi.

 

Draco Malfoy aveva dormito male, quella notte. Perché era stato così maledettamente idiota? Perché aveva dovuto fermare la Granger? In un lampo si era trovato a spiattellarle in faccia una serie di cose che pensava non avrebbe mai detto a nessuno. In pochi minuti si era aperto con lei più di quanto non avesse mai fatto in ventisette anni di vita. Perché? MERDA! Non era possibile che gli facesse ancora quell’effetto!

Forse era tempo di andarsene di nuovo. Si guardò attorno… bella vita del cazzo che faceva. Era sempre stato abituato al lusso e adesso si ritrovava a vivere in quella catapecchia, per di più facendosi passare per l’ultimo dei babbani.

E ancora grazie che si era impossessato appena in tempo di gran parte del denaro appartenente alla sua famiglia, prima che tutte le loro proprietà venissero messe all’asta! Non navigava nell’oro, ma per il momento era sufficiente.

E comunque era una sciocchezza falsificare soldi babbani.

Che lavoro fa, Derek?

Sono spiacente signora, ma se glielo dicessi poi dovrei ucciderla, ah ah.

Ah ah.

Derek Miller. Bel nome di merda. Ma almeno aveva conservato le sue iniziali.

 

Suonarono alla porta.

“Allora sei ancora vivo…” disse una ragazza molto carina, anche se nei modi (e pure un po’ nell’aspetto) gli ricordava da vicino la Parkinson.

“A quanto pare”

“Potevi almeno farti sentire, no?” disse un po’ scocciata, entrando in casa.

Merlino, che voce insopportabile. Come ho fatto a venire ripetutamente a letto con te?

“Avrei dovuto?”

Lei inarcò un sopracciglio. “Beh…”

“Non crederai mica che solo perché saltuariamente facciamo del sesso io sia tenuto a renderti conto della mia vita, Jen…” la zittì arrogante. Non era proprio la giornata adatta per stressarlo, no no. Quella povera malcapitata non aveva la benché minima idea del guaio in cui si era cacciata.

La ragazza lo guardò interdetta, boccheggiando per qualche secondo di fronte a quella risposta spiazzante.

“Insomma, siamo mai usciti assieme?” continuò lui. Adorava fare lo stronzo, di questo bisognava prenderne atto; era terapeutico. “Ti ho mai portata a cena fuori o fatto credere che tra noi ci fosse qualcosa, a parte venire a letto con te?”

“Mi dici che cazzo ti prende?” gli chiese perplessa e incavolata. Che si poteva rispondere a una simile freddura?

“Niente, non mi prende proprio un bel niente!” rispose, scandendo lentamente le ultime tre parole. “Credi di conoscermi, forse? Tu non sai proprio nulla di me.”

“Sei uno stronzo psicopatico.” commentò acida dopo qualche istante, indietreggiando verso la porta.

“Sai, sto per cambiare città” le disse alla fine accendendosi una sigaretta, e appoggiandosi alla finestra guardò fuori la fila di auto ferme a un semaforo. La stessa finestra dalla quale aveva visto lei, il giorno prima.

“Posso suggerirti una destinazione appropriata?” gli rispose alterata.

Ridacchiò. “Ci arrivo da solo, Milady. Ma grazie del pensiero.”

Lo fulminò con lo sguardo. “Crepa.”

La sentì sbattere la porta. Certo che era stato un gran bel bastardo con quella poveretta. Ma non era proprio giornata, affatto. Peggio per lei.

 

Granger.

Era dal giorno precedente che lo ossessionava. Quella donna era l’unica persona al mondo che riusciva a tenergli testa. Ma come faceva a controllarlo ancora a quel modo? Dopo tutto quel tempo, poi. Perché non riusciva a togliersela dalla testa? Sbuffò.

Era proprio un coglione, oltre che un fallito.

Sentì bussare di nuovo e andò ad aprire. “Vorrei proprio saper chi diav…”

“Non credevi che ti avrei mai trovato, vero Malfoy?”

La sua ossessione dai capelli mossi stava impalata davanti a lui, con un’espressione che non prometteva nulla di buono. Cosa ci faceva a casa sua?

“Fammi entrare, dobbiamo parlare.” Ma non aspettò il suo benestare per varcare la soglia. “Dimmi perché.”

“Perché cosa?”

“Perché mi hai fermata, ieri. Perché l’hai fatto se tanto sapevi che te ne saresti andato di nuovo.”

Già, perché l’aveva fermata?

Ma se non lo so neanche io, dannazione… come posso risponderti?!

Appoggiato alla porta non sapeva fare altro che fissarla incredulo.

rispondimI!” urlò lei alterata.

“Io… probabilmente non avrei dovuto.”

“No, Malfoy, non sono qua per sorbirmi le tue scuse, io voglio sapere perché. Con che diritto te ne vai una notte senza dirmi niente e poi pensi bene di ricomparire dopo quattro anni a scombussolarmi la vita, eh?! CON CHE DIRITTO!”

“Non lo so, Granger, è stata una coincidenza! È successo, ho sbagliato, avrei dovuto ignorarti. Stop. Fai finta di niente.”

“Non penserai di cavartela con così poco, vero?!” poi si guardò attorno e si fece derisiva. “Così questa è casa tua, Derek?”

“ADESSO BASTA!” tuonò lui. “Ma cosa vuoi, eh? Se mi disprezzi così tanto, potevi anche evitare di cercarmi! Lasciami in pace!”

Erano molto vicini, adesso, lui le puntava un indice diritto in faccia e lei non accennava ad abbassare lo sguardo.

“Non si fa così, Malfoy. Tu non hai idea di cosa io abbia attraversato, e adesso che la mia vita finalmente ha preso una piega giusta, ricompari a mettere tutto sottosopra. Non posso accettarlo.”

“Oh, poverina, la sua vita è stata così difficile! Immagino… Beh, se ti mancano i tuoi amichetti potevi evitare di trasferirti, no?! Sbaglio o Potter è ancora in Inghilt…” ma non terminò la frase, dovette bloccare il polso della ragazza che stava per colpirlo con un ceffone da manuale.

“Non provarci.” Sibilò.

“E tu non parlare della mia vita. Non sai niente di me. NIENTE!

La osservò di sbieco, poi la lasciò andare e si allontanò.

Era bella, era sempre dannatamente bella. Forse ancora più di prima.

“Non prendertela con me se ce l’hai con te stesso. Se ti senti frustrato per quello che sei diventato…”

“Come mi sento sono solo affaracci miei, d’accordo?! Smettila di fare la saccente. Ieri mi hai colto alla sprovvista, ma non ti aspettare che oggi sia uguale.”

Sbuffò e si passò una mano tra i capelli. “Mi dici cosa vuoi sentirti dire? Che ti ho vista e non ho potuto fare a meno di fermarti? Che non so resisterti? Dimmelo, Hermione, che cosa?”

“Io… io…” la sua replica fu per la prima volta titubante.

Già. Perché insisto?  

Forse aveva ragione lui. Che differenza avrebbe fatto avere delle spiegazioni a quel punto? Tanto se ne sarebbe andato lo stesso, e se Rebecca avesse mai avuto una figura paterna, non sarebbe stato lui.

“Non puoi comparire così all’improvviso e distruggere tutto. Io avevo voltato pagina, fino a ieri.”

“E allora continua per la tua strada. Non sono stato poi così importante per te.”

Mi hai dato un motivo per andare avanti. Sei più importante di quanto tu possa credere.

“Non puoi capire.” Bisbigliò.

“E allora spiegamelo! Che cosa, esattamente, non posso capire? Perché ti ho così sconvolto? Sentiamo!” le si avvicinò di nuovo di colpo, costringendola ad arretrare fino al muro, poi la intrappolò col suo corpo poggiandosi con le mani appena sopra le sue spalle. Hermione era in trappola. Rialzò lo sguardo che aveva abbassato un momento e incrociò le iridi con le sue.

Non rispose. Che poteva fare?

“Io non…”

Stupida, Hermione, te la sei cercata.

“Che c’è, hai perso la lingua? Di solito avevi sempre la risposta pronta. Ti metto a disagio, forse?”

“Sei totalmente fuori strada.”

“E allora illuminami con la tua sapienza! Che c’è che ti turba? Segui il mio consiglio: dimenticami!” sbottò.

Smettila, adesso mi fai troppo male.

“Smettila…” e fece una pausa. Le pungevano gli occhi. “Ti prego, basta.”

Lui mollò la presa su di lei lasciandola libera di andarsene. Ma Hermione, non se ne andò. Era come pietrificata.

Era irresistibile, e questo pensiero venne presto tradito da uno strano luccichio dei suoi occhi freddi.

Le scostò i capelli che le si erano ormai spettinati e le coprivano parzialmente il volto. Poi, la mano con la quale le aveva portato una ciocca ribelle dietro all’orecchio si fermò sulla nuca della ragazza.

“Non ho resistito, eccolo il perché. Contenta? Ma ho commesso un errore.”

Hermione si morse un labbro, sentiva il cuore esploderle nel petto.

“Smetterai mai di scappare?”

Certo, come se potesse rispondermi…

Perché adesso quella maledetta mano, scivolata fino alla guancia, non accennava a staccarsi? E perché lei si sentiva vacillare a quel contatto?

Con l’altra mano la afferrò per la vita, sfiorando appena la pelle sotto la maglia, e lei sentì tutto il suo corpo sussultare.

E la baciò di nuovo, come una volta, come il giorno prima. Era sbagliato, ma non poteva farne a meno, lei lo controllava, lo ipnotizzava. Maledizione, era passato tanto di quel tempo…

Questa volta Hermione non si fece trovare impreparata. Cominciò a ricambiarlo, artigliandosi a lui e abbandonandosi completamente, mentre lasciava che quelle lacrime a lungo trattenute si sfogassero sul viso. Percepì i loro corpi trascinarsi via dalla parete (verso un divano, forse?).

Che sto facendo? No, è sbagliato, non così. Non sono venuta per questo, lui se ne andrà e io mi farò solamente dell’ulteriore male. Ma effettivamente, cosa mi ha spinto qua? Lui, merda! Lui! 

“Merda!” esclamò sulle sue labbra in un momento di lucidità. Poi lo spinse via. “Merda, merda, merda!”

Lui si sollevò col respiro mozzato dal corpo della ragazza, che ormai era completamente sdraiata sul divano.

“Così non va, Malfoy. Non sono venuta qua per questo. E’ sbagliato.” riuscì a dire.

“Già…” disse lui ricominciando a baciarle il collo. Ormai non poteva fare altrimenti, non se la sarebbe lasciata scappare tanto facilmente. Ma lei riuscì a divincolarsi di nuovo.

“Che scopo avrebbe? Un po’ di sano revival sessuale e chi si è visto si è visto?” esclamò scocciata zompando in piedi. “Perché tu te ne andrai comunque, giusto?”

Solo un eloquente silenzio a risponderle.

Che poteva dirle? La detestava quando faceva così, quando se ne usciva con queste verità disarmanti.

Sei insopportabile, Granger.

Sempre silenzio, e due occhi a trapanarle i suoi.

Sei insopportabile, Malfoy.

“Sono cambiata. Ho altro a cui pensare, adesso.”

Per qualche attimo, o forse un’eternità, rimasero a squadrarsi, nessuno dei due sapeva che dire.

“Sarà meglio che vada.” Concluse Hermione sistemandosi i capelli. In silenzio uscì dall’appartamento di Malfoy, illudendosi di essere uscita anche dalla sua vita.

 

 

~

 

UN GRAZIE DALLA SOTTOSCRITTA A TUTTI QUELLI CHE HANNO COMMENTATO I CAPITOLI SCORSI (erika, lunachan62, drachetta91, babe, gemellina, bychan, miss malfoy, anfimissy, enough, katta83, andromeda89, Alessandra, luz79, FaN_nOe) E A CHI, MAGARI, VORRA’ COMMENTARE QUESTO: LE RECENSIONI FANNO SEMPRE PIACERE. MA GRAZIE ANCHE A CHI SI LIMITA A LEGGERE, INTENDIAMOCI!

CREDO CHE ANCHE IL PROSSIMO CAPITOLO ARRIVERA’ A BREVE, mentre QUELLI DOPO MAGARI UN PO’ MENO A RAFFICA… GIUSTO IL TEMPO DI CAPIRE QUALE DEI DUE O TRE  (!!)  FINALI CHE LA MIA MENTE MALATA HA PARTORITO SARA’ IL PRESCELTO (TANTO PER RESTARE IN TEMA HP) E INDIRIZZARVI LA STORIA.

HALOA, BEA.

PS:MI RACCOMANDO, STASERA… BISBOCCIA!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Lui non era nessuno ***


3 – E’ un bel nome…

3 – Lui non era nessuno…

 

“MERDA!”

Il rumore di quel posacenere che andava in frantumi riecheggiò per tutto l’appartamento.

No, non stava succedendo questo, non lo avrebbe permesso. Non bastava lui stesso a sentirsi uno schifo, ci voleva pure la Granger a rigirargli il coltello nella piaga, con la sua comparsa.

A che gioco stava giocando? Magari lui aveva sbagliato a rifarsi vivo, ma adesso era stata lei a cercarlo di nuovo. Perché?

Era giunto il momento di cambiare aria.

Si alzò con stizza dal divano, impugnò la sua bacchetta magica e cominciò a raccattare le sue cose, prima di rimpicciolirle per andarsene. Era arrabbiato, una rabbia generalizzata verso di sè, verso il mondo, verso di lei.

Ma si può sapere che mi prende? Perché mi fa questo, quella saccente mezzosangue?

Mezzosangue. Non che ci credesse più a quelle stronzate sulla purezza della stirpe, sia chiaro, ma era pur sempre un bell’insulto per sfogarsi.

Guardò fuori dalla finestra, cercando però di restare in ombra.

La vide, si stava avvicinando a gran passi alla sua automobile. Salì. Ma non partì immediatamente.

Anche se lontano, vide la sagoma della donna portarsi le mani alla testa e poi appoggiarsi sconsolata al volante. Che faceva? Piangeva, forse? Probabilmente pensava; magari imprecava.

Com’era possibile che dopo più di quattro anni durante i quali, a sentire lei, aveva voltato pagina, fosse ancora così coinvolta?

Il suo comportamento non era quello che lui avrebbe definito tipico di chi ha compiuto un cambiamento radicale.

 

Povero inconsapevole, non poteva neanche immaginare quanto la vita della ragazza fosse cambiata, e che cosa le frullasse in testa, in quel momento. Quanto lui ne fosse responsabile.

Stai tranquilla, Granger, non mi dovrai più vedere, sparirò in men che non si dica.

Proseguì con quell’operazione che ormai avrebbe potuto fare ad occhi chiusi, perché troppe volte l’aveva ripetuta, nonostante ciò lo facesse sentire una nullità. Ma questa volta era colpa di quella.

Era stata lei a ‘scuoterlo’, ad aprirgli gli occhi e a fargli fare di nuovo i conti col suo passato, come se non lo facesse già da solo.

Per capriccio.

Non poteva essere altro che un capriccio, andiamo. Altrimenti perché tanta insistenza? Magari era proprio quello il suo scopo, fargliela pagare mettendolo di fronte a quello che era diventato e facendolo sentire un essere insignificante. Come se gli servisse una mano, poi.

Si stoppò di colpo.

Eh no, bella, non te la do vinta questa volta…

Lanciò di nuovo un’occhiata fuori, l’auto era sempre là, ma lei adesso stava ritta con le mani sul volante. Era ancora in tempo.

 

~

 

Hermione si catapultò giù dalle scale come un fulmine, tenendosi una mano sulla fronte. Non doveva andare così, no.

Appena in strada fu investita da un’ondata di caldo e di luce, era una giornata bellissima. Si avvicinò alla macchina e montò su.

“Mi dici cosa vuoi sentirti dire? Che non so resisterti? Dimmelo, Hermione, che cosa?”

Quelle parole sparate a bruciapelo le risuonavano in testa. Già, perché insistere tanto su quel punto? A che scopo?

Lui.

Non erano le spiegazioni ad averla condotta in quella casa, poco prima, bensì una persona in carne e ossa. Una persona che era anche l’ignaro padre di sua figlia.

Ho sbagliato tutto, oggi, dal cercarlo al… al cedere. Cancellare l’episodio di ieri, ecco cosa dovevo fare. Ma lo farò adesso.

Farsi forza e fare finta di niente. Era quello che voleva, quello che volevano entrambi. La sua vita era cambiata, era perfetta così com’era e non l’avrebbe messa a repentaglio per nulla al mondo. Figuriamoci  per una persona che non avrebbe mai smesso di fuggire da se stesso.

Si risollevò dal volante sul quale si era accasciata e inspirando forte cercò di ricomporsi. Non avrebbe pianto, aveva smesso di farlo.

Si erano fatte già le tre e mezza passate, ridendo e scherzando. Avvisò Carol che non c’era bisogno di passare a prendere Rebecca perché aveva il pomeriggio libero, poi inserì la chiave della macchina e mise in moto. Stava per partire quando…

 

CRACK!

“OH MIO DIO!” esclamò la donna, inchiodando istintivamente, anche se era ancora ferma. “MALFOY MA DICO IO SEI PAZZO?! CHE TI E’ SALTATO IN TESTA!” urlò. Voglio vedere, ritrovarsi un tale sbucato dal nulla seduto al posto del passeggero, vuoto fino a un attimo prima.

“Non pensare di liberarti di me così facilmente, ormai ti sei spinta troppo oltre…” disse.

“SCENDI IMMEDIATAMENTE DALLA MIA MACCHINA!”

“E invece resto.”

“Vattene!”

“No, Granger. Mi hai innervosito a sufficienza, non te ne vai come se nulla fosse.”

“Non ho tempo per i tuoi capricci… io devo andare in un posto, adesso!”

Ma lui si limitava a fissarla con le braccia incrociate sul petto. “Ti senti meglio? Dopo avermi ricordato quanto sia schifosa la mia vita, dico. Ti dà soddisfazione?”

La donna chiuse gli occhi e inspirò. “Non hai capito proprio niente… scendi.”

“Sei stata tu a  cominciare questo giochino… non ti tiri più indietro.”

Hermione, che fino a quel momento aveva fissato un punto imprecisato davanti a sé coi pugni serrati cercando di trattenersi dall’eliminarlo all’istante, o almeno dal mollargli un destro, rise teatralmente e poi si voltò verso di lui con uno sguardo pericolosamente incazzato.

“Io non accetto che proprio TU, di tutte le persone, venga a impartirmi lezioni su come non ci si tira indietro. Sono quattro anni che continui a scappare, da te stesso e dalla tua vita, e adesso vieni a fare la morale a me. ME!” tuonò rabbiosamente. “E secondariamente non ho né il tempo, né tantomeno la voglia di starti a sentire.” Concluse.

Touché, Granger. Ma non basterà a farmi cedere, scordatelo.

“Dove vai?”

“Cosa?”

“Dov’è che vai.” chiese con arroganza.

“Non ti riguarda. Scendi e sparisci dalla mia vita.”

“Potrei anche non darti ascolto.”

“Non lo farai. Potrebbe essere pericoloso, magari ti riconoscerebbero…” lo provocò. Anche se era assolutamente impossibile per il luogo dove stava andando, ovvero una scuola babbana.

“Correrò questo rischio. Non sono più così popolare.”

Ma per quale assurda ragione era andato a ripescare il suo vecchio carattere ostinato proprio in quel momento, con lei? Le toccava uscire da quella situazione, ma per quanto lo conosceva non avrebbe ceduto.

“D’accordo, l’hai voluta tu!” sibilò, e ingranando con stizza la prima partì. Per tutti i quindici minuti di tragitto non si scambiarono una parola che fosse una, ma i loro cervelli erano sul punto di esplodere.

Merda, come esco da questa situazione, adesso? Come mi libero di lui?

Cosa voglio ottenere da lei? Perché non la lascio in pace?

Hermione parcheggiò in uno spiazzo poco distante dall’asilo.

“Io sono arrivata.” Disse in poco più che un sussurro. “Puoi anche andartene, adesso.”

Lui di nuovo si limitò a scrutarla cupo, con le sopracciglia aggrottate. “Non fare finta di essermi indifferente, è un po’ tardi…”

“Appunto. Tardi.” Constatò. Non sembrava più arrabbiata, semplicemente sconsolata. “Quante volte devo ripetertelo che la mia vita è cambiata? Non si può più tornare indietro…” adesso sembrava supplicarlo. “Abbiamo sbagliato entrambi, siamo stati troppo impulsivi…”

“Granger, io…” attaccò lui, chinandosi un po’ verso di lei.

Hermione non ce la faceva più, era esasperata da quel comportamento insistente, senza contare che erano le quattro passate. “Per la miseria, Malfoy, mi fai andare a prendere mia figlia?!” lo interruppe con la voce spezzata, quasi senza rendersene conto, mentre le guance le si arrossarono leggermente.

Draco rimase ammutolito qualche secondo, e la sua espressione si fece di nuovo indecifrabile, indice che stava rimuginando qualcosa, dentro quella testa dura.

Ha un figlio? Una famiglia? Si è sposata? D’altronde, il fatto che io non abbia concluso nulla non significa che tutti…

“Te l’avevo detto che la mia vita era cambiata radicalmente.”

Lui restò impassibile. “Dal tuo comportamento non si direbbe… avrai anche una bella famigliola felice, maritino e marmocchi al seguito, ma oggi morivi dalla voglia di vedermi. Non è un comportamento esemplare da parte tua.” La provocò con arroganza.

“Non ti ho parlato di un maritino, quindi evita il sarcasmo.” Lo zittì, pentendosene però due secondi dopo. Questa era una cosa che avrebbe fatto meglio a tenere per sé, probabilmente.

Malfoy si allontanò piano da lei e si accomodò meglio sul sedile, fissando un punto davanti a sé con gli occhi socchiusi per la luce. “Così hai un figlio…” osservò.

“Figlia.”

“E quanti anni ha?”

Hermione doveva assolutamente ingoiare quel pesante groppo che le si era formato in gola. Da quando lui si metteva a intavolare amabili conversazioni sui bambini?

Inspirò. “Rebecca ha tre anni… appena compiuti” mentì. Era passato del tempo e probabilmente lui non avrebbe mai collegato le cose, ma non poteva rischiare di insinuargli quel dubbio.

“Rebecca… hai scelto un bel nome, Granger”  constatò, voltandosi di nuovo verso di lei.

Ci fu qualche altro  attimo di silenzio, prima che fosse lei a parlare di nuovo.

“Ora, io scenderò da quest’auto, andrò a prendere mia figlia, e al mio ritorno non voglio più vederti. Lasciaci in pace. Te lo chiedo per favore.” Concluse, cercando di restare più fredda possibile ma con la voce leggermente incrinata. Lui sembrò non avere nulla da replicare.

 

Ancora dentro l’abitacolo, la seguì con lo sguardo allontanarsi in direzione della scuola a passo sicuro e spedito, per poi entrarvi.

Hermione aveva avuto una figlia. Era cambiata e aveva voltato pagina, per davvero. Si passò una mano sulla fronte.

Ma che ci faccio io qua?

Era una bella giornata, non aveva voglia di smaterializzarsi subito a casa, perciò scese dall’auto intenzionato a tornare a piedi. Ma la curiosità prevalse, alla fine. Si fermò a debita distanza, ma comunque a portata di sguardo, e aspettò che uscisse.

E poi la vide, le vide entrambe. Hermione con una bambina sui tre anni, che non sembrava avere nessunissima voglia di starsene particolarmente buona. Osservò la madre strattonarla per una manica, per impedirle di fiondarsi in mezzo alla strada; poi le disse qualcosa, a occhio e croce un rimprovero, quindi le aggiustò i capelli spettinati e si incamminarono mano nella mano verso la macchina.

Lui sorrise, un sorriso dei suoi.

Non ha tempo per certi giochetti. Hermione è madre, e io non sono nessuno.

Si accese una sigaretta e, voltando le spalle alle due, si incamminò verso casa.

 

 

~

 

 

ALTRO CAPITOLO ANDATO… IN REALTA’ ERA UN’APPENDICE DI QUELLO SCORSO, SEPARATO PRINCIPALMENTE PER MOTIVI DI LUNGHEZZA. MA NON SO, NON MI CONVINCE MOLTO, SARO’ STATA MICA UN PO’ PRECIPITOSA CON QUESTO ULTERIORE CONFRONTO? BOH.

COMUNQUE, SONO CONTENTA CHE QUESTA STORIA VI PIACCIA, PERCHE’ IO CON LE DRACO/HERM MI CI SPACCO LETTERALMENTE LA TESTA! MI VENGONO MOLTO PIU’ FACILMENTE LE COMMEDIE RON/HERM… (E FU COSì CHE UN GRIDO INDIGNATO SI INNALZO’ DA PARTE DI TUTTI COLORO CHE ODIANO IL ROSSO E I KICKERS… NO, VI PREGO, NON ABBANDONATEMI PER QUELLO CHE HO APPENA DETTO!!MI PIACCIONO DA MATTI LE D/Hr!).

VABBUO’, COME AL SOLITO GRAZIE A TUTTI (SOPRATTUTTO A miss malfoy, Ilaria, lunachan62, anfimissi, gemellina, bychan, luz79, drachetta91, andromeda89  CHE HANNO COMMENTATO)!

KISSES BEA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Questo è il signor Mafoy ***


4 – Questo è il signor Malfoy

 

4 – Questo è il signor Malfoy.

 

Suo padre. Quel colpo inferto con forza, senza il minimo riguardo nei confronti dell’unico figlio.

Rabbia. Frustrazione (sono solo un ragazzo).

Perdonatemi, mi rifarò.

Vigliacco, dovresti essere morto. Perdonatemi (sono solo un ragazzo).

Quella notte, dieci anni prima. Buio. Freddo. Un dolore lancinante. Volti incappucciati.

Il marchio. (Il mio destino? Devo).

E poi Hermione.

Bella.

Ho una figlia, sono cambiata. Lasciaci in pace, per favore.

Lacrime. Le sue lacrime (ti ho fatto male, scusa).

Sono quattro anni che scappi. Da te, dalla tua vita. Lasciaci in pace.

Poi le sue labbra, morbide sulle sue. Il suo profumo. Il suo corpo. Le sue carezze, di nuovo. Pelle contro pelle.

Una mano leggera che risale lungo il suo braccio nudo. Lacrime. Baci.

Draco, il marchio!

No, non era possibile. Era di nuovo lì. Scottava, faceva male.

Non si scappa dal passato, Draco.

 

Si svegliò di colpo nella stanza buia con il fiato spezzato e la fronte imperlata di sudore. Istintivamente e rabbiosamente si passò più volte la mano sull’avambraccio, osservandolo con gli occhi dilatati dall’oscurità.

Che idiota, era solo un sogno. Ma lo sapeva, lo aveva fatto altre volte, e il marchio oscuro di certo non sarebbe mai più ricomparso. Solo quella lieve cicatrice a segnarli l’altrimenti bianchissima pelle, a ricordargli cos’era stato.

Dannazione! Era da tanto tempo che ormai aveva smesso di sognare quella cosa, quella notte di dieci anni prima, quando il destino di un ragazzino ancora troppo piccolo veniva segnato per sempre.

Era il suo passato che ogni tanto tornava a farsi vivo, giusto perché non si dimenticasse che lui, Draco Malfoy, quel passato non lo aveva mai affrontato.

E poi c’era Hermione.

Quella strega testarda che prima lo aveva salvato e poi, seppur lievemente, ne aveva scalfito quella pesante corazza di finta indifferenza. E che adesso lo aveva di nuovo sotto controllo.

L’unica donna che avesse mai cercato di capirlo, che avesse mai provato a dargli affetto. Ricambiata? Chissà… lui, come è ben noto, di affetto non ne aveva mai ricevuto, e probabilmente non sarebbe mai stato in grado di darne.

Si alzò stancamente da letto, passandosi una mano tra i capelli. Erano le cinque del mattino, albeggiava appena. Si trascinò fino alla cucina per versarsi da bere.

Aveva sognato di nuovo il marchio. E aveva sognato di nuovo Hermione, i suoi baci e le sue lacrime.

L’aveva rivista pochi giorni prima, lei con sua figlia. Aveva una figlia. Era felice, probabilmente, se non fosse stato per lui, comparso a ricordarle cose appartenenti a un passato che sarebbe stato meglio dimenticare; troppe morti, troppo dolore.

Ma lei era andata avanti.

È una donna forte, molto più forte di me.

Forse anche lui, prima o poi, avrebbe dovuto fare i conti col passato e smettere di scappare da esso, per voltare definitivamente pagina. Forse.

Bevve un sorso d’acqua.

Magari avrebbe potuto cominciare poco per volta.

 

~

 

Erano passati alcuni giorni da quell’ultimo incontro e la sua vita sembrava aver ripreso il suo normale corso. L’ospedale, il laboratorio, Rebecca, gli amici e i colleghi.

Non che ultimamente fosse particolarmente in vena di vedere gente, ma doveva tornare alla normalità, il prima possibile.

 

“Sei strana ultimamente. Va tutto bene?” chiese con gentilezza Carol. Hermione era sinceramente affezionata a quella donna che, con la sua famiglia dall’altra parte dell’oceano, vedeva ormai come una figura materna. Era gentile.

“Dici? No, va tutto bene…” rispose, passandosi una mano sul collo. Quella sera la donna aveva insistito affinché Hermione e la bambina restassero a cena da lei.

Le due donne stavano parlando davanti ad una tazza di tè, mentre Rebecca era una volta tanto tranquilla, intenta a disegnare poco distante da loro.

“Posso farti una domanda?” provò Carol. “Guarda che puoi anche non rispondermi…”

Hermione la guardò e annuì.

“Ti conosco da più di due anni ormai, e per me sei come una figlia, davvero… ma non ti ho mi sentito parlare di suo padre” attaccò titubante, indicando la piccola con una cenno del capo. “Probabilmente non sono affari miei e se non ne vuoi parlare avrai dei validi motivi, ma…”

Hermione accennò un sorrisetto. “Suo padre… fa parte di un passato che mi sono lasciata alle spalle, non senza fatica. È come se fosse una vita fa, o meglio, la vita di un’altra persona.”

“Beh, scusa se ti contraddico, ma mi sembra chiaro che qualche strascico te lo porti sempre dietro, e sarà difficile cancellarlo…” Provò Carol, riferendosi a Rebecca. Ma capì subito che non erano felici i ricordi che aveva risvegliato nella ragazza, e decise che sarebbe stato opportuno cambiare argomento. “Lascia stare, come non…”

“Effettivamente, su questo non posso darti torto” la interruppe però Hermione, con un tono che sembrava quasi divertito.

L’altra donna si limitò a guardarla in silenzio, vagamente sorridente. Poi la ragazza andò avanti.

“Sai, ho scoperto di essere incinta dopo che lui se ne era già andato, letteralmente volatilizzato nel nulla. Non ho neanche provato a cercarlo, sarebbe stato inutile. Fa parte di quelle persone che davanti a un problema preferiscono scappare.” Constatò freddamente.

“E lui non sa che tu…”

Scrollò il capo in senso di diniego. “L’ho rivisto…” ammise quindi, quasi inconsapevolmente; in fondo parlarne le faceva bene. “E non so come, ma mi sono trovata a urlagli in faccia che ormai ho la mia vita, che sono cambiata e che avrebbe fatto meglio a lasciare in pace me e mia figlia. Mia figlia, non sua.” Disse alla fine, fissando l’interno ormai vuoto della tazza. “Ecco cosa mi turba.”

Carol la guardò seria, rigirando la sua tazza anch’essa ormai vuota tra le mani. “Ah. Adesso capisco…” constatò calma. “Ma tu lo amavi?”

Hermione rifletté un momento. Era passato tanto di quel tempo… sinceramente non era mai riuscita, neanche in passato, a definire quello che provava per lui. Lo amava? Era stata solo un’infatuazione dettata dal contesto?

“Io non lo so… era una storia sbagliata, tra due persone sbagliate, in un momento sbagliatissimo.”

“Io però ti avevo fatto un’altra domanda, e la risposta non comprendeva le nozioni di giusto o sbagliato.” Replicò semplicemente l’altra. Ma prima che la ragazza potesse rispondere, vennero interrotte da Rebecca.

“Mamma? Ti piace questo disegno che ho fatto?” chiese la bambina avvicinandosi alle due. Hermione se la prese in braccio e sorridendo diede un occhiata al foglio.

“Ma che bello… queste saremmo noi?”

“Sì! E c’è anche Carol! E Puck!”

La madre aggrottò la fronte. Un brutto presentimento. “E chi sarebbe Puck?” chiese. Ci mancava solo un amico immaginario.

“Il nostro cane!” esclamò candidamente la bimba. Hermione sbuffò.

“Tesoro, ne abbiamo già parlato, niente cane!”

“Uffi, ma io lo voglio… lo voglio, lo voglio, lo voglio!” brontolò Rebecca, in vena di capricci.

“Piantala, tanto non funziona. Te l’ho già detto, al massimo ti prendo un gatto.”

“Ma io volevo un cane…” si lamentò l’altra, imbronciata.

“Guarda che i gatti sono dei begli animali!” spiegò rimettendola a terra. “Lo sai che una volta io ne avevo uno? Si chiamava Grattastinchi…”

“Come si chiamava?”

E per il resto della serata l’argomento ‘Malfoy è tornato dal passato’ non venne più affrontato.

Ma era molto meglio così.

 

~

 

La domenica mattina seguente, Hermione sentì come un istinto omicida nei confronti di sua figlia, e si trattenne a stento dallo scaraventarla giù dalla finestra. Sempre la solita musica, tutte le sante volte. Non ne poteva più.

“Rebecca Granger, esci subito di lì sotto! Immediatamente!

“No! Non lo voglio fare!” piagnucolò la piccola da sotto il letto. Ripensandoci sarebbe stata sufficiente una maledizione Imperius mirata a farle fare il bagno. Era a fin di bene, dopotutto.

“Poche storie, mi sto seriamente arrabbiando! Adesso conto fino a tre, e se quando ho finito non sei uscita fuori da sola, ti vengo a prendere di forza!” la minacciò. Non era possibile che tutto il vicinato dovesse essere informato di quando la Granger faceva il bagno a sua figlia. Non si sarebbe meravigliata se un giorno si fosse vista piombare in casa i servizi sociali per sospetti maltrattamenti su minore.

Uno…” attaccò.

“No, mamma!”

Due…

“Daaaai…” piagnucolò la figlia.

Due e mezzo… TRE!” e si chinò per trascinarla fuori, al che Rebecca capì che sarebbe stato molto più saggio uscire di sua spontanea volontà, e fece capolino da sotto il letto. Hermione la sollevò di peso.

“Come risultato sei ancora più zozza. Credo che ti meriterai una doppia razione di acqua e sapone!”

“Ma mammaaaaa!” protestò mentre veniva trasportata in bagno con la forza.

“Becky, sei grande adesso, le bambine di tre anni non fanno tutte queste storie quando devono lavarsi!”

“Tre e mezzo!” precisò puntigliosa la bambina, strappando un sorriso alla madre.

“Appunto!”

In quel momento suonarono alla porta, Hermione posò a terra la figlia e andò ad aprire. “E guai a te se ti nascondi di nuovo!” la minacciò ad alta voce aprendo la porta di casa col sorriso. Ma quel sorriso si spense immediatamente. Seduto su un gradino vicino all’uscio c’era Draco, ancora più pallido del solito.

“Non cacciarmi. Ho i miei motivi.”

Hermione non rispose, finché la bambina non arrivò correndo verso di lei. Vedendo lo sconosciuto, smise di ridere e si avvinghiò alle gambe della madre, che continuava a starsene zitta.

“Ho forse scelto un momento sbagliato?” chiese Malfoy, dopo aver dato una veloce occhiata alla bambina.

Fu la voce di Rebecca a riportare Hermione alla realtà.

“Tu chi sei?” chiese la piccola, sempre mezza nascosta dietro di lei, che a questo punto parlò.

“Questo è il signor Malfoy. Un amico della mamma.”

 

~

 

 

ECCOCI QUA ALLA FINE DI UN ALTRO CHAP. CHE SUDATA E’ STATO CERCARE DI ANALIZZARE LA MENTE MALATA DI DRACUZZO!

PRECISAZIONE DOVEROSA:

COM’E’ CHE DRACO NON SE LA DA SUBITO CHE REBECCA E’ FIGLIA SUA? INNANZITUTTO PERCHE’ LO DECIDO IO ^_-.

POI, LA BAMBINA IN QUESTIONE NON L’HO IMMAGINATA COME LA CLASSICA MALFOY IN MINIATURA… CIOE’, E’ BIONDA E HA I CAPELLI LISCI, MA DI BIONDI CE N’E’ TANTI. E, broncio a parte, ASSOMIGLIA ANCHE ALLA MADRE (UNICA VOLTA NELLA STORIA DELLE FF IN CUI HERMIONE HA UNA FIGLIA CHE LE SOMIGLIA, CHIUNQUE SIA IL PADRE. SE LO MERITA!).

E COMUNQUE HERM GLI HA MENTITO SULL’ETA’ DICENDOGLI CHE E’ PIU’ PICCOLA, E LUI NON SI PONE IL PROBLEMA: PREDISPOSIZIONE GENETICA DI OGNI ESSERE MASCHIO A NON ASSUMERSI RESPONSABILITA’ (EHM… UMILE OPINIONE UN PO’ ACIDO-FEMMINISTA).

MA LO CAPIRA’…

 

DETTO Ciò… UN SALUTO A artemide82, Drachetta91, anfimissi, bychan, andromeda89 E ALLA PROSSIMA! MI RACCOMANDO, COMMENTATE!

KISS!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Un buon punto di partenza ***


5 – Un buon punto di partenza

5 – Un buon punto di partenza

 

Fare i conti con quel passato.

Ecco cosa doveva fare, perché non avrebbe più retto a quella vita. Sapeva che non sarebbe stato semplice, ma il destino gli aveva dato una mano: gli aveva mostrato un punto di partenza, glielo aveva fatto incontrare così, un pomeriggio a caso, in una città a caso. Un temporale, un’auto.

Hermione Granger, eccolo il suo inizio. Un legame con quel passato che si era lasciato alle spalle senza però averlo mai affrontato, perché era troppo difficile.

In fondo, tutto era partito da lei più di quattro anni prima, quando quella notte in cui sarebbe dovuto morire venne salvato. E con lei si sarebbe concluso, adesso. Dopo sarebbe stato quello che sarebbe stato, tanto a lui non importava più.

Ecco cosa spinse Draco Malfoy a fare quello che fece.

Lui, nobile e ricco purosangue che voleva solo essere considerato qualcuno.

Lui, che si era rovinato perché troppo debole, prima incapace di ribellarsi a decisioni prese senza troppi scrupoli da altri al posto suo, e poi incapace di tornare indietro e porvi rimedio. Troppo fragile.

 

Essere considerato qualcuno. Che cosa significasse, poi…

Ormai albeggiava, tra le imposte filtravano i primi raggi di luce. Non aveva tempo da perdere, il cerchio doveva richiudersi e l’inizio era già stato tracciato.

Avrebbe smesso di scappare, non avrebbe più dato retta a quella donna che gli diceva di lasciarla in pace. L’avrebbe trovata e con lei avrebbe recuperato i primi cocci della sua vita.

Senza contare che non riusciva, letteralmente, a togliersela dalla testa.

 

~

 

Quanto tempo avrà passato davanti a quella porta? Quanto sarà stato a fissare quell’ultima barriera tra sé e l’inizio della fine? Difficile da quantificare, anche se qualcosa gli diceva che il lasso di tempo superava, e non di poco, i dieci minuti.

Cazzo, devo darmi una mossa, ho aspettato pure troppo.

Fu tutto molto rapido. Lui che suonava il campanello, delle parole dette a alta voce dall’altra parte, una porta che si apriva e un sorriso che moriva su quel bel volto.

Peccato.

“Non cacciarmi. Ho i miei motivi.”

Perché diavolo Hermione non apriva bocca? Anche se avesse urlato, sarebbe comunque stato qualcosa, un inizio per rompere il ghiaccio. Ma niente. Sentì dei piccoli passi e dei risolini avvicinarsi di fretta, e poi una bambina comportarsi nel più tipico dei modi di fronte a uno sconosciuto: farsi scudo con le gambe della madre e scrutare dubbiosa la persona che aveva davanti. Onestamente, Malfoy dovette ammettere che la Granger aveva una figlia piuttosto graziosa.

“Ho forse scelto un momento sbagliato?”

Niente, solo un volto sbalordito.

“Tu chi sei?” si fece poi viva la piccola, sempre mezza nascosta dietro la madre. Almeno lei riportò Hermione alla realtà.

“Questo è il signor Malfoy. Un amico della mamma.” Disse con tono piatto senza scollargli quegli occhi di dosso. Senza scollarli dai suoi.

“Fammi entrare, dobbiamo parlare” le disse lui, e Hermione (con suo gran stupore) indietreggiò un po’ senza fare una piega, aprì di più la porta e lo lasciò passare. Il problema era che anche lei, per quanto fosse una donna ferma e risoluta, non riusciva più a restare indifferente a quello sguardo che gli aveva visto trovandoselo davanti. Era diverso dal solito; preoccupato, forse?

Poi venne colta dal panico.

Che sospetti qualcosa? Che abbia dei dubbi su Rebecca? No, no. E’ assurdo. Se uno vede una ex con un figlio non pensa subito di esserne il padre, giusto? Non è così immediato. È un uomo, dopotutto!

“Rebecca, puoi andare a giocare in camera tua, che devo parlare con questo signore?” le disse. Dovevano restare soli.

Ma la bambina non si mosse, continuava a scrutare curiosa Draco.

“Dai tesoro, obbedisci. Non sto scherzando.” Ripeté la donna, senza più ridere. E la figlia capì che sua madre era davvero seria, perché si allontanò senza troppe proteste. “Va bene…” e scomparve nell’altra stanza, lasciando soli i due. Dopotutto era un bagno posticipato.

 

“Che ci fai qua? Come mi hai trovata?” gli chiese poi Hermione a bruciapelo.

Lui la guardò per un attimo. Perché doveva essere sempre così splendida?

“Beh, dove non arriva la magia tradizionale…” attaccò Malfoy, “…arrivano gli elenchi telefonici. Ho immaginato avessi un telefono, insomma, considerata la tua famiglia” concluse, con un mezzo sorrisetto.

Lei lo guardò perplessa, ma un po’ divertita. “Cavolo. Draco Malfoy che si abbassa a consultare un babbanissimo elenco telefonico. Dove andremo a finire?”

“A stare con lo zoppo si impara a zoppicare…” replicò lui. Poi si fecero entrambi di nuovo seri e lei lo guidò verso la cucina. Si sedettero uno di fronte all’altra.

“Cosa vuoi?” chiese lei.

Dopo un breve silenzio, attaccò. “Avevi ragione tu, sono quattro anni che mi faccio schifo. Poi ho visto te, l’unico contatto che mi è rimasto col mio passato e… beh, sei un buon punto di partenza.”

Ma cosa sta blaterando?

“Partenza per che cosa?” domandò, aggrottando la fronte.

“Per ricominciare a non essere più disgustato di me stesso. Smettere di nascondermi da quello che ero e che sono adesso.” Spiegò, assolutamente impassibile, quasi se lo fosse imparato a memoria quel discorso.

Hermione continuava a essere perplessa. “E in tutto questo, io cosa c’entro?” insisté lei, in poco più di un sussurro.

“Non fare finta di non capire, Granger.” le rispose con sufficienza. “Tu c’entri moltissimo. Mi hai salvato, anni fa, e non solo la vita. Nel tuo piccolo hai provato a capirmi più di qualsiasi altra persona, e mi hai fatto capire ancora di più. Eppure io sono scappato lo stesso. Non so fare altro, l’hai detto anche tu. Ma adesso voglio finirla.”

Di nuovo lei non sapeva che dire. Ultimamente le succedeva un po’ troppo spesso, per i suoi gusti.

“Ha avuto tutto inizio da lì!” continuò. “Tu sei quel legame con la versione di me da cui mi ostino a nascondermi. Ma adesso sono stufo. Mi spiace, in pace non ti ci lascio.” Le disse scrollando la testa, vagamente ammiccante.

Malfoy, sei odiosamente cocciuto. Ma anche… diverso.

Era sempre lui, in determinati atteggiamenti. Ma in altri… non avrebbe mai ammesso i suoi sbagli con una simile facilità, in passato, era troppo orgoglioso. Una persona può cambiare così tanto? Che poi lei lo sapeva che si trattava semplicemente di una maschera, magari talmente ben modellata da sembrare quasi autentica, ma pur sempre una maschera.

Però era diverso. Come un po’ di giorni prima, durante il temporale. Era più se stesso. Più debole, per certi aspetti.

Cacchio, sono diventata una persona troppo empatica.

“Dai, sei troppo ingiusto con te stesso. L’altro giorno magari ho esagerato a dirti tutte quelle cose… ero solo arrabbiata.” Provò a dire. Chissà come mai, ma non riusciva a essere pungente come da copione.

Sono una scema. Sta solo cercando una scusa per portarmi a letto.

“Sarà…”

Ma nonostante i suoi sospetti, nonostante la sua totale non-fiducia, Hermione capì che non lo avrebbe ancora respinto, né ignorato. Non ce l’avrebbe più fatta, ormai si era spinto troppo oltre. C’erano talmente tante cose in ballo, come avrebbe potuto restare indifferente? Non era nella sua indole. E quella specie di magnetismo tra di loro… era come se continuassero a rincorrersi. Come se quei quattro anni di lontananza si fossero annullati e loro due fossero tornati a essere quelli di una volta.

Storia, persone e momento sbagliati. Parole mie.

“Senti, io voglio solo che tu…”

“Draco, ora non è il momento.” Lo interruppe. Doveva prendere tempo. “Ma se vuoi possiamo riparlarne… da soli, dico, con calma.”

Prima che lui potesse aprire bocca ci fu un lunghissimo momento di silenzio, interrotto solo dal suono improvviso del telefono. Lei balzò in piedi. “Scusa, ci metto un secondo.” E scomparve dalla cucina per andare a rispondere in salotto.

 

Malfoy si guardò attorno. Ma che stava succedendo? Che ci faceva lì?

Anche se lui, lo sapeva benissimo cos’era. Loro ‘si rincorrevano’. In fondo, non riusciva a togliersela dalla testa.

Sei un idiota. Un debole. In cosa ti stai cacciando? Ormai ti stavi abituando a quella vita. Squallida, d’accordo, ma ci avevi fatto il callo.

Distratto, non si rese conto di una piccola figura spuntare dallo stipite della porta.

“Ciao” si sentì dire, e si voltò. Era la figlia di Hermione.

“Ciao…” rispose un po’ distaccato. Non è che lui ci sapesse molto fare coi bambini, soprattutto sui tre anni.

“Come ti chiami?” chiese la bambina.

“Draco.”

Al che Rebecca strabuzzò gli occhi. “Ti chiami Drago?!” esclamò stupita.

“Non Drago, Draco. Con la ‘C’…” precisò. Tutte le volte la stessa storia. Avrebbe dovuto dirle Derek.

Lei continuò a guardarlo sempre perplessa. “Ma non è un nome!” ridacchiò. “Io invece sono Rebecca.” disse poi, portandosi più vicina a lui.

 “Ehm, piacere.” Assecondarla, ecco cosa doveva fare.

“Piaceeere.”

Santo cielo, sei proprio la figlia di Hermione. Ti ha ammaestrato per benino…

Rebecca restò un po’ in silenzio, poi riattaccò. “Lui è il mio orso!” aggiunse, mostrandogli il suo inseparabile pupazzo.

“Ah… E… come si chiama?” chiese Malfoy, in un inaspettato slancio di loquacità.

Di nuovo quegli occhioni castani sgranati per lo stupore. “Ma non lo conoooosciiii?!” esclamò indignata. “E’ Winnie! Winnie Pooh! L’orso più famosissimo di tutti!”

Draco imprecò mentalmente. Doveva starsene zitto. “Beh, io non lo sapevo. Ma… grazie per avermelo detto.” Rispose titubante.

“Ma tutti conoscono Winnie Pooh!” commentò lei un po’ interdetta.

Ma porca vacca, sei tutta tua madre, piccola saputella!

Senza alcun preavviso la bambina si arrampicò sulla sedia vicino all’uomo e continuò a scrutarlo interessata, mettendolo vagamente in soggezione. “Sai, a Winnie non piace fare il bagno. E neanche a me!”

“Beh, però bisogna farlo”

Rebecca fece una smorfia (che stavolta con la madre c’entrava molto poco, ma lui non sembrò rendersene conto). “Ma non mi va! Mi scende tutta l’acqua sulla faccia e poi mi brucia gli occhi! E io allora mi nascondo sotto il letto o dietro il divano. Però poi la mia mamma si arrabbia… ma a me non mi piace, uff!” concluse, sempre imbronciata.

Malfoy non poté non lasciarsi scappare un sorrisetto. Lui non era uno che amava particolarmente intrattenere i mocciosi, ma doveva ammettere che quella bambina aveva un certo charme.

“Mi sembri piuttosto sveglia per avere appena tre anni, piccoletta.”

E avevamo dei dubbi? Stiamo parlando della figlia della ‘sottuttoio’ Granger.

Ma prima che lei potesse correggerlo come era suo solito, precisando che di anni ne aveva ben tre e mezzo, venne interrotta da Hermione, che fece la sua ricomparsa in cucina.

“Non infastidire il signor Malfoy, Rebecca!” esclamò prontamente la madre. Fin troppo.

“Tranquilla, non mi infastidisce…” spiegò lui. “Strano a dirsi, ma tua figlia mi piace.”

Lui sul momento non fu in grado di spiegarselo, ma quella frase fece sussultare impercettibilmente Hermione, che si sbrigò a trascinare via di peso la bambina, ignorando totalmente le sue proteste scocciate. Poi si rivolse di nuovo a Malfoy.

“Senti, ora ho da fare, ma non mi sono dimenticata di prima. Se vuoi passa stasera… per le nove. Usciamo e ne parliamo con calma. Ok?” gli disse alla fine, cercando di tenere a bada Rebecca che si ribellava alla sua presa. Non sapeva ancora bene spiegarsene il perché, ma vederlo così l’aveva colpita, e adesso dargli una mano a far pace con se stesso le sembrava il minimo.

Non avrebbe potuto fare altrimenti.

Dannazione a me e alla mia empatia acutizzata, mi sa che mi vado a cacciare in un bel casino…

“D’accordo.” Le disse lui.

“Ah, sia chiaro,” aggiunse Hermione alla fine, con il tono divertito di chi cerca di sdrammatizzare “il fatto che tu sei depresso non costituisce un pretesto per provarci con me, intesi? Perché se è così te ne vai diritto in analisi…”

“In analisi? Che significa?” domandò il ragazzo, facendo il finto tonto.

“Non pigliarmi per il cu… in giro, Malfoy. Lo sai benissimo…” rispose lei, riuscendo in tempo a contenere i turpiloqui a causa della figlia.

Sorrise. “Recepito, Granger. E comunque non sono depresso, solo molto confuso…” rispose lui prontamente.

Non che non sentisse l’istinto irrefrenabile di baciarla di nuovo, ovvio, ma valutò che sarebbe stato meglio fare come diceva. E, credeteci o no, in quel momento era sincero.

Esattamente come Hermione era sinceramente consapevole che avrebbe fatto meglio a starsene zitta.

Molto meglio.

 

 

~

 

ARGH! OGNI CAPITOLO E’ SEMPRE PIU’ FATICOSO DA SCRIVERE PER LA MIA TESTOLINA! COMINCIANO A ENTRARE IN BALLO TROPPE COSE…

COME AL SOLITO, MANY THANKS (raga che poliglotta) TO luz79, andromeda89, ale69, gemellina, lunachan62, drachetta’91 PER IL COMMENTUCOLO… SPERO VI SIA PIACIUTO ANCHE QUESTO!

KISS, GLODFISH.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Un gran bel casino ***


6 – Un gran bel casino

6 – Un gran bel casino

 

“Draco… dico… sul serio…”

Hermione spinse il corpo del ragazzo al quale era avvinghiata fino al letto, e poi lo fece affondare sul materasso sotto il suo (seppur esile) peso.

Cavoli. Cosa stava succedendo? Lei non voleva che accadesse, era tutto troppo presto, troppo sbagliato, troppo… fantastico.

In realtà l’aveva voluto non appena l’aveva rivisto, ma si era imposta di non cedere. Dove era finita tutta la sua risoluzione, adesso? Ma soprattutto, come era finita fino a quel punto?

L’ultima cosa che si ricordava era di essere tornata a casa abbastanza presto. Non che la serata fosse andata male, era stata strana magari, ma non male. Solo preferiva non concedergli più di un paio d’ore.

Erano davanti all’uscio di casa, i convenevoli di rito, uno sguardo strano, un bacio inaspettato, la solita frecciatina che a pensarci bene sembrava più che altro un invito (“Sei patetico, Malfoy. Guarda a che ti riduci per portarti una donna a letto…”). Poi un altro bacio, più deciso, un braccio che le cingeva la vita e quella sensazione insopportabile di venir smaterializzata chissà dove a tradimento.

E così si era ritrovata a casa di Malfoy, in reggiseno e con nessuna voglia di riacquistare il controllo.

Come? Racconto troppo frettoloso? Ok, procediamo con ordine…

 

~

 

Era consapevole di essersi cacciata in un bel casino nel momento in cui aveva dato spago a Draco e lo aveva invitato a uscire. Arrivata la sera, aveva dato la cena a Rebecca e poi aveva aspettato l’arrivo di Carol, che aveva senza problemi accettato di badare alla bambina anche fino oltre la mezzanotte.

Sei giovane, Hermione, esci… tanto io non vado mai a letto presto, davvero!”

Magari la ragazza avrebbe quasi preferito il contrario, almeno avrebbe avuto una scusa per scappare dalle grinfie di Malfoy in caso di necessità.

 

Quando vuoi sai essere puntuale…”

“Capita anche questo.”

“Sei un opportunista…” ghignò lei in cambio.

Così Hermione accolse Draco, che alle nove spaccate si era ripresentato alla sua porta.

Diede la buona notte alla figlia (che appena vide Malfoy cominciò a commentare “sei il signor Drago!”) e poi uscirono di casa.

Andarono in un locale babbano, tanto per restare nell’anonimato. Era tutto così strano, troppo strano. Dopo quattro anni si ritrovava faccia a faccia con uno che pensava aver dimenticato, e che casualmente era anche il padre di sua figlia. Il padre di sua figlia erroneamente creduto morto, ad essere sinceri.

“Allora, adesso che siamo noi due, mi dici che vuoi?” esordì entrando subito nell’argomento. Prima si rompeva il ghiaccio, meglio era.

“Te l’ho detto… mi sono stufato di fare finta di essere un’altra persona. Vedere te è un po’ come cominciare a ritrovare il vecchio me stesso.

“Ed è quello che vuoi?” chiese secca lei, mentre il cameriere portava da bere ai due.

“Sì. Altrimenti non ti avrei cercato…” spiegò acido.

“Magari volevi solo provarci con me…”

“Magari…” commentò lui, indispettendola non poco con la su arroganza. “Magari, se fosse solo quello, non ti avrei fatto capire quanto mi sento uno schifo, ora come ora.”

“Potrebbe essere una tattica come un’altra… farmi pietà, dico. Ribatté spavalda.

“Potresti essere tu a sopravvalutarti… o a sottovalutare me.

Stava letteralmente fumando dalle orecchie e lanciando fiammate con gli occhi.

“Sei insopportabile.”

“Lo so.” Ghignò lui.

Ci fu un altro po’ di silenzio, durante il quale i due cercarono di scolarsi la bibita per evitarsi a vicenda, poi lui riattaccò a parlare, meno arrogante e all’apparenza più sincero.

“Non fare la sostenuta. Sono sincero… ho passato quattro anni di merda e rivederti mi ha colpito. Non so se te ne rendi conto, ma tu sei l’unica persona che abbia mai provato a fidarsi di me. A capirmi, a… a darmi affetto, ecco.”

“Esagerato…” sussurrò Hermione.

“Non esagero. Prima che tu mi salvassi non sapevo neanche cosa fossero queste cose.

Cosa ne sai di quello che provavo per te?” chiese lei.

“Probabilmente nulla.” Ammise. “Però, qualunque cosa fosse, era una novità. E sono stato un vero stronzo, nonché stupido, a scappare via.” Concluse, senza scollare quei maledetti occhi grigi dai suoi.

Anche se aveva l’aspetto un po’ stanco, se era ancora più pallido, disilluso, restava sempre attraente, Malfoy. A suo modo, come in passato, la teneva in pugno. Lei abbassò lo sguardo e cominciò a parlare, piano, trattenendo il più possibile l’emozione che le stava nascendo in petto.

“E’ passato un sacco di tempo…”

“Già.”

“Non dovevi andartene. Dovevi restare e darmi retta. Dovevi fare pace con te stesso allora, non adesso. È tardi, adesso.”

“Probabilmente.”

Lei alzò la testa per guardarlo di nuovo. “Credi che sia stata contenta, quando te ne sei andato? Che non abbia sperato fino alla nausea che tu ritornassi, che ti rifacessi vivo? Magari a te non importa, e puoi anche non credermi, ma ti informo che non ho tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, quando quella mattina mi sono svegliata sola.”

Queste parole lo colpirono a tradimento come un pugno in pieno stomaco. Era stato un egoista allora e continuava a esserlo ancora adesso. Non si era posto il problema di come avrebbe reagito lei, nel rivederlo. Aveva pensato solo a se stesso, come sempre.

“Vorrei dire qualcosa per giustificarmi, ma non avrebbe molto senso…” si limitò a commentare.

“Esatto.”

Estrasse il pacchetto di sigarette dalla tasca. Doveva cambiare argomento, quella situazione lo stava mettendo pericolosamente a disagio. “Però almeno tu ti sei ripresa in fretta, mi pare. Altrimenti non avresti una figlia che ti aspetta a casa…” disse casualmente.

Cosa stai insinuando?!” sbottò lei, cambiando colore in volto.

“Niente! Dico solo che se tua figlia ha tre anni… beh, hai voltato pagina abbastanza presto. Buon per te.” Ne convenne lui, imprecando subito dopo tra sé e sé contro il divieto di fumo in quel locale.

“Non sarai geloso, vero?!” esordì Hermione, dopo un piccolo shock emozionale.

“Assolutamente. Era così per dire… immagino che avere un figlio aiuti molto a riprendersi.

Era lei a dover cambiare discorso, adesso. “Non ti conviene farmi il terzo grado, Malfoy, perché ho come l’impressione che la tua pseudo-depressione non ti abbia impedito di trattare male diverse donne…” lo pungolò maliziosa. “Ad esempio, quando mi sono catapultata a casa tua, ho incrociato una ragazza all’apparenza furibonda con un tal Derek Miller…”

Lui fece una smorfia mezzo divertito, poi sbuffò. “Jennifer… povera ragazza, ammetto di essere stato uno stronzo. Ma sai com’è, ti avevo appena rivista” spiegò con un sorrisetto beffardo.

“Ah, il furetto latin lover”

Lui rise. “Furetto… cacchio, erano anni che nessuno mi chiamava più così… mi mancava, sai, mezzosangue?!

“Per tua informazione, mezzosangue è molto più offensivo di furetto!”

“Dipende… e anche furetto può far male, a suo modo. Insomma, per il me quattordicenne quell’episodio è stato una vera tragedia!”

Lei lo guardò torva… “Anche sentirsi chiamare sporca, sudicia e puzzolente mezzosangue per sette anni filati non scherza, Malferret!”

Fece schioccare la lingua e inarcò un sopracciglio. “Può darsi…”

E così si erano ritrovati a ridacchiare, quando fino a poco prima la serata sembrava prendesse una brutta piega.

“Mi dici come fai?” chiese Hermione all’improvviso sporgendosi un po’ verso di lui.

“A far che?”

“A rigirati le frittate in questo modo. Fino a poco tempo fa ti stavo facendo la predica, e adesso flirtiamo come due diciottenni spensierati. Quando invece…”

Che vuoi… è un dono innato.” Bisbigliò avvicinandosi a sua volta.

Erano troppo vicini, adesso, e la cosa non aiutava la donna che cominciò a tremare sulla sedia.

“Ora… credo che dovrò andare.”

Di già?”

“Ti ho dedicato fin troppo tempo, per stasera. Lo zittì, prima di alzarsi da tavola.

 

Fu così che si ritrovarono davanti a casa di Hermione, ancora prima delle undici.

“Malfoy, potrai anche non crederci, ma ci sono stati attimi in cui non ti avrei preso a sassate.

Sono lusingato… lo stesso vale per me.”

Stava per infilare la chiave nella toppa, quando la mano del ragazzo la bloccò. Lei si voltò e in un attimo trovò le loro labbra appoggiate le une sulle altre: la cosa più temuta, ma allo stesso tempo più desiderata, di tutta la sera.

Lentamente si allontanò da lui.

“Sei patetico, Malfoy. Guarda a che ti riduci per portarti una donna a letto…”

Lui in tutta risposta si limitò a ripetersi, e questa volta non si trattava più di un leggero sfiorarsi di labbra. Con tutta la sua buona volontà lei non riuscì a opporsi, e a lui fu subito chiaro. E poi quella fastidiosa sensazione di perdere il controllo del proprio corpo, sentirsi risucchiare via verso… verso dove? Detestava quando le capitava.

“Brutto stronzo” protestò, appena si rese conto che si trovavano esattamente a casa del ragazzo.

“Non dirmi che non ti andava…” le mormorò, attaccando a baciarle il collo.

Merda! Perché deve fare così? Perché io devo… devo volerlo così?!

“Io… no… cioè… forse, ma…” balbettò.

Ma intanto lo aveva già privato della maglietta, al che lui non ci pensò due volte a seguire il suo esempio, lasciandola in reggiseno.

“E’ sbagliato…”

“Certo… un errore… imperdonabile…”

“Draco… dico… sul serio…”

E senza neanche accorgersene lo spinse fino al letto piombandogli avidamente addosso.

Anche io… sono serissimo…”

“Insomma, io avevo giurato… che non…”

Bella, quella conversazione assurda intervallata da baci un po’ dappertutto.

Poi lui si bloccò e le strinse il capo tra le mani, passandole le dita tra i capelli.

“Ora, però, mi sono stufato di parlare” le suggerì piano prima di avvinghiarsi di nuovo a lei, ruotando per farla scivolare sotto di lui. E per una volta erano d’accordo, a giudicare dalla sua reazione.

 

~

 

“Devo andare.” disse Hermione rimettendosi a sedere.

Di già?”

“Mi aspettano.” Rispose semplicemente, andando in cerca della sua biancheria. Cavolo, si era cacciata proprio in un gran bel casino, se solo fosse stata un po’ più determinata…

“Ci sei riuscito alla fine, brutto porco…” mugugnò poi tra i denti, divertita ma anche vagamente seccata.

Lui si portò a sua volta a sedere e attaccò a ridacchiare. “Non perderai mai quel vizio, vero Hermione?”

Che vizio?” chiese voltandosi verso di lui, mentre si riallacciava il reggiseno.

“Di sottolineare che è tutta colpa mia, se hai ceduto. Sottolinearlo dopo, ovviamente.”

“Io non ho questo vizio!” rispose indignata.

“Oh, sì…”

“Beh, per tua informazione, se lo faccio (che poi è tutto da vedere), ne hai l’esclusiva. Tu… non sei il tipo di relazione che fa per me, ecco. lo zittì.

E perché”

Perché ti conosco.” Disse. “Non posso permettermi di perdere tempo con uno che probabilmente sparirà di nuovo nel nulla a breve.

Questa constatazione gli tolse quel sorrisetto beffardo dal volto, che si fece di nuovo serio.

Che ne sai?”

“Non è così?”

Lui rimase zitto mentre lei finì di vestirsi, sentendosi una vera stupida, adesso. Cosa si aspettava? Poi lo vide alzarsi, rivestirsi alla meglio e avvicinarsi a lei.

“Per ora non nessuna intenzione di sparire, mi spiace.” Le suggerì, prima di baciarla leggermente e guardarla sparire alla volta di casa sua, con uno strano scintillio negli occhi.

 

~

 

E FU COSI’ CHE ANCHE LA STOICA HERMY SI RITROVO’ A CEDERE ALLE AVANCES DEL BEL BIONDO… SPERO QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO! DITEMELO!

UN SALUTO A TUTTI QUANTI, COMMENTATORI E LETTORI! E UN BACIOTTO A gemellina, anfimissi, drachetta’91, lunachan62 e luz 79 CHE HANNO COMMENTATO COME SEMPRE LO SCORSO CAPITOLO! GRAZIE BELLE!

GOLDFISH - BEA

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Capitolo 8
*** Come se fosse speciale ***


sap

7 – Come se fosse speciale

 

La consapevolezza di essere finita a letto con lui le aveva regalato un costante senso d’ansia, come una specie di martello pneumatico a metà strada tra lo stomaco e il petto.

In che cosa si sarebbe cacciata?

 

-È uno stronzo, probabilmente ora che abbiamo fatto sesso si sarà tolto la voglietta e mi lascerà in pace.

-Appunto! Bastardo approfittatore!

-No, è quasi meglio così… in fin dei conti ero innanzitutto io che non volevo avere più nulla a che fare con lui!

-Certo, prima che mi usasse come sollazzo fisico!

-Come se io non avessi voluto…

-Che c’entra questo, adesso?!

-Sono confusa. E Rebecca?! Come la mettiamo con nostra figlia?!

 

Hermione si sentiva vittima di uno sdoppiamento di personalità, perché due versioni contrastanti di lei si davano battaglia in testa. La prima Hermione, quella razionale, non voleva che Malfoy tornasse a scompigliarle la vita, ma l’altra, quella vittima dell’emotività (quella che l’aveva spinta tra le sue braccia e nel suo letto, per intenderci), non poteva fare a meno di pensare che aveva desiderato fin troppo rivederlo, in passato, e che il fatto che fosse il padre di Rebecca non semplificava le cose.

E se…

No, era impossibile. Proprio non ce l’avrebbe mai visto Draco Lucius Malfoy in versione paparino perfetto. Assolutamente.

Ma allora cos’era quella sensazione mista di ansia, preoccupazione e emozione quando le era capitato di vederli vicini? Lui era tornato. L’aveva anche conosciuta.

Padre e figlia.

Ma lei aveva deciso, e Rebecca sarebbe cresciuta senza un padre. Era un’egoista a pensarci bene, ma non avrebbe accettato di cedere. Tutta colpa della sua testardaggine.

E se lui fosse sparito di nuovo? Il suo, di cuore, era forte, l’avrebbe rattoppato di nuovo, ma non avrebbe mai permesso che la sua bambina soffrisse. Per nulla al mondo.

Tutti questi ragionamenti le intasavano il cervello ancora di più, se considerato che lei per prima sentiva che Malfoy non sarebbe scappato di nuovo.

-Non ancora, vorrai dire…

-Oh, basta!!

 

E sotto sotto, Hermione, aveva ragione. Quella sera, puntuale come un orologio svizzero, il biondo in questione si era presentato alla loro porta. Aveva decisamente un brutto vizio, Malfoy junior.

“Draco… che ci fai qua?”

“Niente. Volevo vedere se eri ancora viva… sai, dopo l’altra sera. Te l’ho detto Granger, sei l’unico dettaglio positivo che mi sia capitato in troppi anni. Non ci tengo  farti scappare.”

Ma chi è questo qua? Non c’è che una spiegazione plausibile: gli alieni l’hanno rapito e quindi hanno mandato sulla terra un clone sostitutivo.

“Non credo che sia il caso… sai, abbiamo appena cenato, devo ancora sistemare casa, e c’è Rebecca…” si trovò a dire.

“Che palle, Granger! Cercherò di sopravvivere qualche ora vicino a una bambina di tre anni… sarà dura ma se mi impegno potrò riuscirci” rispose con sarcasmo lui, ignorandola e entrando in casa.

“No aspett…”

Troppo tardi.

La bambina, che stava stesa sul tappeto a guardare dei cartoni animati, inconsapevole, si voltò verso di lui.

“Ciao!”

“Ciao piccoletta…” rispose lui.

“Cosa ci fai qua?”

“Passavo a salutare tua mamma…”

Hermione cercò invano di interromperli. “Ecco, appunto…”

“E perché?” la ignorò la bambina.

Maledetti mocciosi coi loro odiosi perché…

“Perché… è una mia amica.”

La madre di nuovo cercò di intervenire. “Rebecca, ora…”

“E perché è tua amica?” proseguì la figlia.

Imprecazione mentale di Draco.

Devo smetterla di dare confidenza ai bambini, specie se figli di Hermione, che da piccola deve essere stata onestamente insostenibile.

“Perché… perché la conosco da tanto. Andavamo a scuola assieme.”

“Anche io vado a scuola!” disse quindi Rebecca dopo una breve pausa.

Malfoy alzò un sopracciglio. “Andrai all’asilo…”

“No no! Io vado proprio a scuola!” protestò la bambina.

Hermione sorrise, nonostante tutto quella scenetta era quasi divertente, anche se la turbava un po’. “Si sente più importante se le si dice che va a scuola come i grandi” spiegò piano all’altro, che annui.

“E ti piace?”

“Sì!”

Ma dai? Com’è che non sono sorpreso?

Era strano, però, nonostante tutto quella era una delle poche bambine che riuscivano a non infastidirlo, o farlo sentire fuori luogo.

“Becky, tesoro, perché non giochi un po’ con i tuoi… ehm… giochi?” riuscì a intervenire a questo punto Hermione, agitatissima. Non poteva permettere che in lui si facesse strada un sospetto, seppur minimo.

“Perché?”

“Perché sì!”

“Ma non ho voglia…”

“Prova a fare un bel disegno allora, e poi ce lo porti, ok?”

“Un disegno per il tuo amico Drago?”

“Sì! O per me… fallo per chi vuoi, Rebecca!” sospirò.

Dopo qualche minuto la bambina stava disegnando pacifica sul tavolo della cucina e Hermione la controllava da lontano, seduta in soggiorno con Malfoy.

Dovevano parlare di molte cose. Di loro, della sera passata assieme e di quanto era successo.

Per quanto cercasse di negarlo anche a se stessa, una piccola parte di lei era felice che lui fosse lì con lei, quasi come se fosse ‘normale’.

Fu a questo punto che la sua mente cominciò a vagare selvaggia.

Lei, Draco e Rebecca. A casa assieme.

Padre, madre e figlia.

Si sentì assalire da una strana ansia.

Era così che in teoria dovrebbero essere le cose, quasi come una famiglia. E se glielo avesse detto? Avrebbe potuto rischiare, dopotutto era chiaro che il legame tra loro due si facessi sentire, a suo modo.

Magari avrebbe un po’ sbraitato ma poi avrebbe preso atto della cosa… e la bimba era ancora piccola, certe batoste vanno affrontate il prima possibile.

Ma poi pensò anche che la realtà era ben diversa. Esistevano solo lei con la sua bambina. Draco non sarebbe mai stato un padre, chi voleva prendere in giro? Senza contare che era pure una specie di latitante…

 

“Mi dici perché ti innervosisce così tanto quando io e tua figlia siamo nella stessa stanza?” questa frase risvegliò Hermione, che balzò sulla poltrona.

“Non mi innervosisce proprio!”

“Granger, sarai anche tanto geniale, ma a dire palle fai pena…”

“Ok, il fatto è che… tu non avrai voglia di marmocchi che ti gironzolano tra i piedi. Stop.”

“Resisterò…” rise lui.

“E’ qua che ti sbagli!” disse a questo punto Hermione. “Non devi resistere. Non si tratta di qualcosa che mi riguarda alla lontana con cui puoi imparare convivere! Lei è tutta la mia vita e non ho bisogno di qualcuno che sopporti con un po’ di buona volontà la sua presenza… lo capisci?”

“Adesso calmati!” si difese lui. “Se vuoi saperla tutta, Rebecca mi è simpatica. Davvero.”

La donna gli lanciò uno sguardo strano, con le guance un po’ arrossate, ed era sul punto di rispondergli che un po’ di simpatia non era sufficiente per lei, ma vennero interrotti.

“Guardate!”

Esclamò la figlia di ritorno dalla cucina, con un foglio in mano. La madre afferrò il disegno, senza però staccare gli occhi da Malfoy. Poi lo esaminò.

“Piace?” Chiese la piccola ai due.

“Bello... ma io lo so che cos’è, e non attacca…” disse Hermione inarcando un sopracciglio. Non ne poteva più.

“Ma mamma…”

Malfoy allungò lo sguardo sul foglio. Quel disegno era più che altro uno sgorbio tondo con delle protuberanze.

“Si può sapere che è?” chiese.

“E’ il mio cane, Puck!” disse la bambina trionfante.

“Rebecca, lo so che lo vorresti tanto, ma il cane non te lo compro!”

Poi si voltò verso il ragazzo.

“E’ ossessionata! Continua a disegnare cagnolini nella speranza che gliene compri uno!”

Lui sorrise. “Immagino che crescendo affinerà la sua tecnica di convincimento… ma non è un cattivo inizio, la tortura psicologica.”

Intanto la figlia si era arrampicata sul divano.

“Mamma... posso stare a vedere i cartoni?”

“Non ce ne sono a quest’ora… anzi, a quest’ora dovresti andare a dormire…”

“Voglio venire in braccio…” disse sbadigliando con la voce strascicata, fregandosi gli occhi.

Hermione lanciò un’occhiata a Malfoy, che alzò le spalle in senso di assenso, quindi si portò la bambina in braccio.

“Lei è tutta le mia vita, Draco” bisbigliò, carezzandole la testa.

“Lo so.”

Dopo pochi minuti la piccola dormiva profondamente, e Hermione la mise a letto.

Di ritorno dalla sua stanza si trovò faccia a faccia con un biondo dallo sguardo eloquente in piedi in mezzo alla stanza.

“Che ne dici, mettiamo a letto anche la mamma, adesso?”

Effettivamente, Hermione aveva un discreto sonno.

 

~

“Sono una pessima madre.”

“Sei troppo complessata…”

“La mia piccola verrà su con una donna che si porta gli uomini a casa.”

“Sta dormendo, non sa che io sono qui.”

Erano infossati sotto la coperta, lei e Malfoy, ma stavano l’uno di fronte all’altra, appoggiati alle due estremità del letto.

“Non fa differenza!”

Lui a questo punto alzò gli occhi al cielo, sicuro che non avrebbe mai potuto averla vinta con la Granger.

“Datti una calmata, me ne vado…” disse.

Hermione si sentì vagamente in colpa. Più che lui a scappare, sembrava che fosse lei a farselo sfuggire… ma c’erano così troppe cose in ballo affinché riuscisse a restare razionale.

“Dai, non intendevo questo… è che se si svegliasse?” cercò di rimediare la donna.

“Se si svegliasse la sentiresti chiamarti, ti alzeresti e andresti da lei. E poi tua figlia dorme come un sasso da due ore abbondanti.”

“Malfoy…” sbuffò Hermione. “Mettiamo le cose in chiaro: tu di bambini non sai un’accidenti!”

“Questo è vero.”

“E se si fosse svegliata prima?!”

“Non l’ha fatto.”

“Ma avrebbe potuto! Bell’esempio con cui crescere, eh?! A dodici anni diventerà una di quelle sciacquette smaliziate, e dovrò biasimare solo me stessa.”

Granger, sei insopportabile quando fai così…

Lentamente, lui strisciò sotto la coperta fino a raggiungerla al suo lato. “Hermione ti calmi adesso, sì o no? Stai diventando insostenibile…”

Lei sbuffò. “Domani morirò di sonno, a lavoro. E tutto per colpa tua.”

Non potendone più di questa nenia, il ragazzo decise che era arrivato per lui il momento di congedarsi.

Si rivestì e, prima di andarsene, le si sedette accanto.

“Senti, altezzosa mezzosangue, sturati le orecchie. Io non ti ho detto tutte quelle cose solo per portarti a letto, sia chiaro. Si fosse trattato di una scopata e via avrei usato un’altra tattica. Io mi sono esposto moltissimo con te, ti ho fatto apertamente capire che la mia vita è uno schifo, e che tu sei l’unica possibilità che ho per odiarmi un po’ di meno… a questo punto, se credi che me ne vada ti sbagli di grosso..”

Hermione lo guardò, indecisa se odiarlo per la sua strafottenza o baciarlo per il significato di quelle parole. Non pensava che a quasi ventisette anni e con una figlia qualcuno l’avrebbe fatta sentire ancora così.

Come se fosse speciale.

Alla fine optò per la seconda possibilità, anche se non avrebbe voluto.

“Sei odiosamente arrogante…”

“Ne sono consapevole.”

 

 

~

 

 

 

HOLA!

IN REALTA’ QUESTO CAPITOLO NON MI CONVINCE… ANZI, TEMO SIA PIUTTOSTO INUTILE, MA MI SALVO DICENDO CHE E’ UNA SORTA DI CAPITOLO DI TRANSIZIONE. NON POTEVO PASSARE DI BOTTO A QUELLO CHE HO IN MENTE DI SCRIVERE PROSSIMAMENTE, CI VOLEVA UNO STACCO (IN CUI IL MIO ISTINTO DA FANWRITER DI COMMEDIE HA AVUTO LA MEGLIO, TRA L’ALTRO).

PERCIO’ AVVERTO CHE TRA NON MOLTO, I TONI SI ABBASSERANNO DI NUOVO, ANCHE PERCHE’ HO GIA’  IN MENTE IL FINALE, E TUTTO STA NELL’ARRIVARCI!

UN SALUTO AI LETTORI E ALLE SEMPRE BENE ACCETTE CHE COMMENTANO! Lunachan62, gemellina, lupa (alla quale mi sento di dire che se potessi distribuire bei biondi avrei una simpatica esposizione in casa mia), anfimissi, drachetta’91, luz79.

SIETE GRANDI! GOLDFISH.

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Capitolo 9
*** Decisamente un ospite inatteso ***


8 – Decisamente un ospite inatteso.

 

Farei schiattare il carissimo Lucius, se potesse vedermi…

Sorrise amaramente.

Forse avrei dovuto svegliarmi prima.

Se un mese prima qualcuno avesse detto a Draco Malfoy che la sua vita avrebbe preso un simile piega, lui non ci avrebbe creduto. Probabilmente si sarebbe prodigato in un’accurata fase di insulti pesanti, per poi concludere il tutto con un bel Petrificus punitivo. Lasciando a qualcun altro l’incombenza di preoccuparsi della sorte del povero malcapitato, ovviamente.

Ma invece era così.

Il disgusto che provava per quello che era diventato stava ogni giorno scemando sempre di più. Poteri della Granger. La conferma che le storie sulla superiorità dei purosangue erano tutte stronzate colossali.

Quella donna possedeva qualcosa che gli faceva dimenticare tutto il resto e, seppur per poco, lo faceva sentire meglio, meno inutile. O forse lo faceva sentire semplicemente più se stesso, perché con lei non doveva continuare a nascondersi dietro un nome falso e un castello di bugie.

Lei sapeva tutto di lui.

In passato si era messa in una posizione estremamente rischiosa solo per aiutarlo, per aiutare il Mangiamorte che l’aveva sempre insultata. Perché, poi? Semplicemente per assecondare un suo inspiegabile istinto: d’altronde, Hermione Granger decideva qualcosa, Hermione Granger lo portava a termine, giusto o sbagliato che fosse, noncurante delle conseguenze. Un comportamento così dannatamente e odiosamente Grifondoro!

E non contenta di ciò, in qualche mese era riuscita ad aprirgli gli occhi su molte cose, anche se a suo tempo il suo orgoglio non glielo aveva mai fatto ammettere. A suo tempo, perché adesso il suo orgoglio era onestamente andato a farsi fottere.

Ma se da un lato riconoscere ciò che quella donna rappresentava per lui aveva costituito uno schiaffo alla sua fermezza, dall’altro si trattava innegabilmente di un enorme passo avanti.

Cominciare a prendere consapevolezza di chi era davvero Draco Malfoy (e non Derek Miller. Che odioso quel nome, così… così babbano!).

 

Quello che però lo faceva davvero ridere, in tutta quella situazione ricreatasi, era come in sua presenza riusciva a cambiare. Le sue difese crollavano inesorabilmente, portandolo ad esporsi in una maniera che non avrebbe mai creduto possibile.

Riusciva persino a non odiare e non farsi odiare da una bambina di tre anni! Ma d’altronde Rebecca vantava geni Granger. Geni mezzosangue? Ciò non impediva che catalizzassero l’attenzione di tutti, comunque.

Draco a volte era curioso di sapere chi fosse suo padre, ma non aveva mai indagato più di tanto, era fin troppo ovvio che non si trattava di un argomento del quale la Granger parlava volentieri.

A lui stava bene anche così, al momento voleva solo continuare per la strada che aveva intrapreso, quella che lo faceva stare bene. Meglio di prima, se non altro.

D’altronde, lui non era un Grifondoro; lui, da buon Serpeverde, metteva il suo benessere prima di ogni altra cosa.

E il suo benessere era momentaneamente collegato a Hermione.

Ma sarà sufficiente per scrivere la parola fine a tutto questo schifo?

Basterà davvero scendere a compromessi con la Granger?

Sinceramente preferiva non saperlo.

~

Hermione era tornata a casa da non molto, quel pomeriggio.

Luglio era finalmente arrivato portandosi dietro le sospirate ferie, e lei poteva godersi un po’ di riposo nonché la compagnia di sua figlia, la cosa che le mancava di più durante l’anno.

E poi c’era Malfoy.

Ogni giorno che passava era sempre peggio per lei.

Se si fosse trattato di un fugace incontro sarebbe stato più semplice. Si sarebbe arrabbiata, forse avrebbe sofferto, ma la sua vita non ne avrebbe risentito più di tanto. Ma, con suo grande stupore, quella cosa non si stava rivelando come ‘roba di una notte’.

E mentre la donna istintiva non voleva farsi troppi problemi e limitarsi a viversela alla giornata, la madre razionale sapeva benissimo che non sarebbe potuta andare avanti così ancora per molto.

Non poteva intraprendere quella storia con Malfoy come fosse una storia qualunque, perché lui non era uno qualunque. Lui era il suo errore, quell’errore irresistibile che le aveva cambiato la vita.                              

Era il padre di sua figlia sbucato dal passato (o meglio dal nulla, per non dire dall’aldilà), non poteva continuare a mentirgli. Doveva dirglielo prima o poi.

Anche perché quei due stavano inspiegabilmente istaurando una specie di rapporto. Tutto si sarebbe aspettata da quell’uomo, fuorché legasse con una bambina. Ma probabilmente, ciò che li univa era troppo forte per essere ignorato, anche se ancora non ne era consapevole.

Merda, questo comportamento immaturo non è un da me!

Ha una figlia, deve saperlo. E Rebecca ha diritto ad un padre, per malandato che possa essere.

Ma più il tempo passava, più le mancava il coraggio, più lei rimandava.

“Mamma cosa fai?” chiese la bambina avvicinandosi alla madre che, davanti allo specchio del bagno stava lottando armata di fermagli e bacchetta contro i suoi capelli, cercando in tutti i modi di raccoglierli decentemente. Quei riccioli erano ribelli anche per la magia!

“Cerco di tirarmi su questi maledetti boccoli… non sai la fortuna che hai avuto a nascere coi capelli lisci.” mugugnò a denti stretti.

“Mi fai anche a me la magia ai capelli?”

Hermione sorrise e si voltò verso la bambina.

“Rebecca, io te la faccio, però non andare a dire in giro tua mamma fa le magie, perché poi pensano che sei mezza matta, d’accordo? Ti ricordi il nostro segreto?”

“Non lo dico!” disse prontamente la bambina, sorridendo alla sua maniera.

Ma come fa a non essersi accorto di questo sorrisetto?!

Si accucciò vicino a lei e le slegò i capelli che stavano raccolti in una coda. Con un veloce incantesimo trasformò la chioma della bimba in una cascata di boccoli, molto simile alla sua. Rebecca rise.

“Sembro te!”

“Già…” ne convenne Hermione sorridendo a sua volta e dandole un bacio sulla guancia.

“E adesso guarda…” un altro veloce click e i capelli tornarono di nuovo lisci, ma più lunghi.

“Così sembro una principessa!” disse la piccolina guardando la sua chioma chiara che arrivava fino in fondo alla schiena.

“Contenta?! Adesso però basta…” disse Hermione riportandoli alla normalità.

“Poi lo rifacciamo?”

“Vediamo…” si rialzò accarezzando la testa della figlia, che uscì poco dopo dal bagno. E proprio quando era riuscita a dare una certa dignità ai suoi capelli, con la coda dell’occhio vide qualcosa che sfrecciava per il corridoio a circa un metro da terra, accompagnato di risolini divertititi.

“Rebecca!” esclamò Hermione, catapultandosi fuori dal bagno. Maledette scope giocattolo e maledetto Harry Potter che aveva avuto la brillante idea di regalargliela.

 

~

Malfoy era un po’ pigro quel giorno, e decise di andare a casa di Hermione prima del previsto usando la materializzazione. Andiamo, perché doveva comportarsi da babbano pure con lei?

Fece appena in tempo a comparire nel salotto di casa che vide uno scricciolo svolazzare ridendo a circa un metro da terra, seguito dalla voce pericolosamente autoritaria della madre che si stava avvicinando.

“Ciao Draco!” salutò Rebecca. Poi barcollò un po’, ma lui la afferrò in braccio prima che potesse cadere.

“Attenta…” le disse. “Lo sai che tua madre sarà furiosa, vero?”

Ma la bambina si limitò a continuare a ridere. Appena Hermione li raggiunse in salotto, si bloccò per lo spavento e non riuscì a trattenere un piccolo urlo vedendo sua figlia in braccio a un uomo.

“OH MIO… ah sei tu… santo cielo, non farlo mai più!” esclamò tornando autoritaria.

“Cosa? Raccattare tua figlia prima che cada?”

“Sì! Cioè, NO! Io… non comparire così dal nulla! Mi è preso un colpo. E se ci fosse stato qualcuno? Odio cancellare la memoria alla gente!”

“Ma non c’è nessuno…” disse guardandosi attorno.

Hermione sembrava un po’ interdetta.

“Sì, ma…” tentennò. “E tu, signorina, mi vuoi fare prendere un colpo?! Lo sai che voglio che mi avverti quando prendi quell’affare.”

“Ma mamma…”

“Andiamo, è una bambina…” cercò di difenderla l’altro mentre la posava a terra.

“Appunto! Sarebbe potuta cadere! Farsi male, rompersi una gamba… o peggio!”

Malfoy alzò gli occhi al cielo. “Solo perché tu sei terrorizzata all’idea di volare non significa che anche lei lo sia!”

“E infatti non lo è…” constatò sconsolata la ragazza, mentre Rebecca cominciava a piagnucolare a sua discolpa. “Ora mi sente quello là! Lui e i suoi maledetti regali pericolosi…” disse tra sé e sé. “E tu non frignare!” continuò minacciosa rivolgendosi alla figlia. “Quante volte ti ho detto di non salire lì sopra senza avvertirmi? Ma quanto in alto possono arrivare?!”

“Dai, sei troppo catastrofica.” Si intromise di nuovo Malfoy.

Fu a questo punto che Hermione esplose.

“Che c’è, ora ti metti a dirmi come devo educare mia figlia?!”

Draco rimase alquanto interdetto e alzò un sopracciglio. “Che cosa? Ok, scherzi, vero? Era solo così per…”

“Non scherzo! Solo perché hai scoperto una bambina sulla faccia della Terra che non ti odia e viceversa, ti metti a sputare sentenze? Ma chi ti credi di essere? Cioè, cosa rappresenti?”

Lui era troppo scioccato da questa inspiegabile reazione per poter parlare.

“Secondo te io mi diverto a fare sempre la madre isterica e paranoica?!”

“Herm ora stai esagerando…” disse a sua volta spazientito. “Se sei nervosa peri fatti tu…”

“Credi che sia facile per me crescerla da sola?! No, ma devo! Ma d’altronde tu che ne vuoi sapere!”

“Granger, quello che credo è che tu abbia dei problemi. Seriamente, Non stai bene.”

“Hai ragione Malfoy, non sto bene! Per niente!”

E detto ciò si volatilizzò via dal salotto, lasciando gli altri due sconcertati. Persino Rebecca, che si era già prodigata nella produzione strategica di lacrimoni collaudati, aveva interrotto la sua operazione.

“Mia mamma si è arrabbiata…” commentò con gli occhi umidi dopo qualche secondo, rivolgendosi a Malfoy. Lui si voltò verso la bambina.

“Dici?”

“Sì, e proprio tanto!”

Lo dicevo io che non mi conveniva avere molto a che fare con quella schizoide della Granger. Che se ne vada al diavolo, io non corro dietro a nessuno.

Sbuffò, poi le passò una mano sui capelli e la salutò.

“Ciao piccoletta… raggiungi tua mamma, io ora me ne vado.” Disse lapidario.

“Perché vai di già?”

“Perché tua mamma ha deciso che oggi non vuole vedermi…”

“E tu non vuoi?”

“Se lei non vuole, a me non interessa…” disse piano. “MI HAI ROTTO, IO VADO!” annunciò poi ad alta voce. Rebecca lo guardò un po’ incuriosita uscire di casa.

A volte i grandi sapevano essere molto complicati.

 

~

Quando Malfoy arrivò incavolato davanti alla porta di casa sua era piuttosto buio, e non vide la figura che si nascondeva nell’ombra poco più in là. Infilò la chiave nella toppa.

“Ehi, Draco! Chi non muore si rivede. Saranno… quattro anni? Anche di più…”

Lui si sentì gelare il sangue nelle vene. Quella voce falsa, a distanza di anni, ma ancora inconfondibile. Lentamente si voltò, per vedere la donna uscire dalla penombra avanzando verso di lui. Il volto era più scavato, gli occhi più stanchi, ma era senza alcun dubbio lei.

“Ti trovo bene…” proseguì la donna. “Beh, sicuramente te la sei passato meglio di me. Sai, Azkaban non è propriamente un albergo a cinque stelle.”

Rimase in silenzio per qualche attimo prima di replicare seccato. “Potevi avvisarmi di questa bella improvvisata. Avessi saputo che aspettavo visite, avrei comprato un dolce.”

“Vedo che abbiamo senso dell’umorismo.” Commentò acida la donna.

“Ce l’ho sempre avuto, Pansy. Ora dimmi cosa vuoi e facciamola finita.”

Decisamente un ospite inatteso.

 

~

 

TA-DA’!! E’ ARRIVATA LA STREGA GUASTAFESTE… COMPLICATIONS!

HO UN’INDECISIONE. FARE SCOPRIRE LA VERITA’ A DRACUZZO PER CASO CON RELATIVO CASOTTO, OPPURE FARGLIELO URLARE IN FACCIA DA HERMIONE (SEMPRE CON CASOTTO ANNESSO, LOGICO)?! SONO COMBATTUTA, HO IN TESTA DUE SCENETTE ENTAMBE MERITEVOLI (SECONDO ME). AD OGNI MODO, QUALUNQUE SIA LA MIA SCELTA FINALE, ARRIVERA’ PROSSIMAMENTE…

COMUNQUE, COME AL SOLITO UN SALUTONE A TUTTI E UN GRAZIE A  gemellina, anfimissi, lupa, Drachetta’91, lunachan62, merryluna e Alessandra PER IL COMMENTO COME SEMPRE CARINO AL CAPITOLO SCORSO!

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Capitolo 10
*** Ricatti e rivelazioni ***


9 – Ricatti e rivelazioni

 

“Non mi fai entrare, Draco? Sono curiosa di vedere come il famoso Malfoy si è ridotto a vivere mischiandosi ai babbani…” sibilò la donna.

Draco le lanciò un’occhiata carica di puro odio e poi, con un sorriso palesemente e volutamente falso, le tenne aperta la porta per farla entrare.

“Accomodati, Pansy. Scusami per il disordine e fà come se fossi a casa tua…” disse in tono ironico. Quindi entrò a sua volta, si avvicinò alla finestra cercando attentamente di non degnarla di uno sguardo e si accese una sigaretta. Che cosa diavolo voleva da lui quella vipera, adesso? Perché era arrivata a guastare la sua esistenza proprio quando sembrava cominciare a riacquistare un senso?

“Fumi?” le chiese con finta cordialità.

La ragazza non rispose nulla e gli si portò più vicina, incrociando le braccia. Poi chinò leggermente il capo per andare a incrociare lo sguardo di Malfoy che era rivolto da tutt’altra parte.

“Sai, non ho mai creduto alla storiella che fossi morto. Non so perché, ma ho sempre avuto la sensazione che ti nascondessi da qualche parte… d’altronde, è comprensibile. Meglio l’anonimato ad Azkaban. Anche se devo ammettere che da quando non ci sono più i Dissennatori non è male come prima.”

Draco si voltò verso di lei, e soffiò fuori con prepotenza il fumo della sigaretta.

“Piantala con questi giochetti e dimmi quello che vuoi. Ho altro a cui pensare al momento.”

L’altra lo guardò incuriosita, inarcando un sopracciglio e sfoderando un leggero ghigno.

“Devi vederti con la tua mezzosangue preferita?”

“Chiudi quella boccaccia.”

“Uh, ti ho punto sul vivo. Non dirmi che ti sei innamorato della Granger… sai, in realtà è da un po’ che ti seguo e ho visto che vi frequentate assiduamente; potreste sembrare quasi una bella famigliola moderna: un purissimo Malfoy con la sua amata mogliettina sanguesporco e la loro adorabile figlioletta bastarda…” disse con perfida ironia.

Lui si voltò di scatto verso di lei e la afferrò per un polso in malo modo, e strattonandola con cattiveria la avvicinò a sé. Non avrebbe permesso a quell’insetto di parlare così di Hermione e sua figlia. Lei non sapeva nulla di loro, non c’entrava nulla e non aveva neanche il diritto di pronunciare i loro nomi.

“Senti, stronzetta, invece di sputare veleno gratuito su persone che non devi neanche permetterti di nominare faresti meglio a dirmi che vuoi.” Bisbigliò. Pansy sostenne il suo sguardo con orgoglio.

“Però, vedo ti ha fatto un bel lavaggio del cervello… scommetto che con lei non sei così maleducato.”

Lui strinse ulteriormente la stretta sulla ragazza, che si lamentò un pochino.

“Mi fai male… lasciami.” Mormorò con la voce strozzata.

Dopo qualche attimo Malfoy la lasciò andare. Allontanandosi da lui, la donna  prese a massaggiarsi il polso ossuto per il quale la stringeva, continuando però a guardarlo con aria di sfida.

“Ok, veniamo al dunque. Ho passato più di quattro anni in quella fogna di carcere, e se ne sono uscita adesso è solo perché non mi sono fatta troppi scrupoli a sputtanare più gente possibile.” Attaccò la donna. “Poi, succede che vengo a scoprire che non sei stecchito. Per puro caso, intendiamoci, non che io ami passare in questa zona della città così piena di babbani; ma sai com’è, ultimamente ricevo certe occhiatacce dalle nostre parti…”

L’altro continuava a guardarla sospettoso, anche se temeva di sapere dove volesse arrivare.

“Sai, magari potrei inavvertitamente lasciarmi scappare il fatto che sei molto più vivo di me e che abiti in questo delizioso appartamento… a meno che tu...”

“Non lo farai.” La minacciò, puntandole un indice contro.

“Ah, no?! E cos’è che mi tratterrebbe, esattamente?” rispose alterata. “Io non ho nulla da perdere, il mio debito con la giustizia l’ho saldato. E tu?!"

“Che cazzo vuoi?” la zittì.

Lei sfoggiò un ghigno da manuale. “Come sei prevenuto, subito pensi che ti voglia ricattare.”

“Non è così?!”

Pansy sbuffò e si portò indietro i capelli con disinvoltura. “D’accordo, diciamo che hai interpretato il mio pensiero. D’altronde un tempo mi conoscevi bene.”

“Se cerchi soldi caschi male, Parkinson.”

“Non prendermi in giro, Malfoy. Sono anni che vivi da babbano, e immagino che i Galeoni non siano la valuta correntemente accettata da queste parti. Forse non avrai più le tue magnifiche tenute, ma ci sono un sacco di soldi che sono scomparsi prima che potessero venir confiscati…”

Lui la afferrò di nuovo con odio per le spalle e la spinse contro la parete.

“Lasciami in pace.”

Lei lo squadrò seria, sotto la sua morsa. “Come vuoi… capisco che è una decisione difficile. Oggi mi sento magnanima, ti lascio il tempo di pensarci” disse. Poi riuscì a divincolarsi dalla stretta dell’uomo e si diresse verso la porta. “Ci si rivede, Draco. E non sforzarti di scappare, tanto ti ritrovo…” fece un occhiolino e si congedò da lui.

 

Draco si buttò stizzito sul divano.

Merda!

Non doveva succedere, non adesso. Quella troia non poteva permettersi di rovinargli la vita.

Ma forse era anche colpa sua. Era il prezzo da pagare per essere un vigliacco, per aver passato anni a fuggire da se stesso senza affrontare la realtà.

Prima o poi il passato ti chiede il conto, Draco. Lo sapevi benissimo. Lo hai sempre saputo.

Sbuffando affondò un pugno su un bracciolo un po’ consumato. Che poteva fare, adesso? Quella stronza non lo avrebbe lasciato in pace, questo era sicuro. Probabilmente prima di denunciarlo avrebbe cercato in ogni modo di estorcergli del denaro, ma nel peggiore dei casi, non si sarebbe fatta troppi scrupoli.

Era sempre stata un’assetata di potere. E adesso lei aveva potere su di lui.

Poi c’era Hermione.

Lei non doveva essere coinvolta in tutto questo schifo, non lo avrebbe mai permesso.

~

Hermione aveva appena dato la cena a Rebecca e stava per mettersi a mangiare a sua volta. Forse la sgridata che sua figlia si era beccata per averle disubbidito, quel pomeriggio, era stata un po’ esagerata, ma come poteva fare altrimenti? Di certo non le piaceva passare sempre per la cattiva, ma crescere una figlia da sole comporta anche essere un po’ più severe di quanto non si vorrebbe.

Comunque,quella storia non sarebbe andata avanti a lungo.

È inconcepibile che non abbia ancora detto la verità a Draco. Lo farò presto.

E stavolta era decisa.

Afferrò carta e penna:

 

Se oggi sono esplosa c’è un motivo. Dobbiamo parlare, DA SOLI.

Ci vediamo alle nove al bar dove siamo usciti la prima volta, te lo ricordi?

Ti prego, è importante.

 

Hermione

 

Una decina di minuti dopo che il suo gufo era decollato dal balcone della sua finestra, lo vide fare ritorno.

Entrò in casa planando dolcemente e gli porse una zampetta. Lei afferrò il biglietto.

 

Anche io devo parlarti. Ci vediamo dove dici tu, ricordo il posto.

Draco

 

Lo lesse e inspirò con forza. Era giunto il momento che lui sapesse.

 

Quando arrivò davanti al locale erano le nove in punto,ma Malfoy la stava già aspettando.

Aveva un’espressione indecifrabile, pensò Hermione, un’espressione che da qualche tempo vedeva con sempre minor frequenza. Ebbe uno strano presentimento, ma decise di non darvi peso.

“Ciao.”

“Ciao. Entriamo?” propose lui freddamente aggrottando la fronte e spegnendo la sigaretta sotto una scarpa. Ma cosa gli era successo in quelle poche ore da cambiare così tanto? Stava tornando il vecchio Malfoy? Improvvisamente tutta la sua determinazione di dirgli la verità su loro figlia scomparve.

“Che cosa volevi dirmi di importante, Granger?” domandò distrattamente.

Ma che gli prende? Non è più lui…

Hermione si morse un labbro.

“Già, io devo dirti questa cosa e…” ma poi si bloccò, perché era fin troppo evidente che in quel momento lui non ci stava con la testa. “Malfoy, mi dici che ti succede?”

“Niente. Dicevi?” replicò freddo.

Lei apparve irritata. “Sì, ma… sei strano, non sembri tu. O meglio, sembri tornato quello…”

“Quello di prima?” terminò per lei con strafottenza. “Hermione, io sono sempre stato quello di prima, anche se ammetto che ultimamente potevo dar l’impressione di essere cambiato…”

Lei lo guardava con la bocca spalancata. “Dove vuoi arrivare?”

“Da nessuna parte, dico solo che potresti anche avermi frainteso. Ora dimmi quello che dovevi dirmi…”

“Draco ma che ti prende?!” sbottò Hermione, evidentemente alterata. Non doveva andare così, assolutamente.

Lui sbuffò passandosi una mano sulle tempie, poi chiuse gli occhi qualche istante, quindi rialzò lo sguardo e di nuovo lo proiettò sul suo.

“Beh, se hai cambiato idea, procedo con quello che dovevo dirti io.”

Fece una pausa, durante la quale lei non seppe far altro che fissarlo stranita.

“Granger, dimenticami. Noi due non dobbiamo avere più nulla a che fare.”

 

Granger, dimenticami. Noi due non dobbiamo avere più nulla a che fare.

Le parole possono fare male?

Perché Hermione si sentì colpita come da uno schiaffo in pieno volto. Anzi peggio, perché uno schiaffo lascia un rossore temporaneo su una guancia, ma le parole, sparate in quel modo, restano.

“CHE COSA?!” fu solo in grado di dire lei.

“Hai capito benissimo. Questa storia tra di noi non ha un futuro, quindi sarà meglio metterci un pietra sopra al più presto.”

Hermione scosse la testa, incredula. “Io… io non lo accetto! SCORDATELO! Non puoi essere cambiato così di punto in bianco, in un pomeriggio, è assurdo! Ora mi dici che cazzo ti passa per quella testaccia bacata e…”

“NIENTE, HERMIONE!” adesso anche lui alzò la voce, ma fortunatamente il locale era abbastanza rumoroso perché non dessero nell’occhio. “Noi due… siamo troppo diversi, non avremmo mai un futuro, quindi faresti meglio a non perdere tempo con me. E ora scusami perché devo andarmene.”

“Tu non vai proprio da nessunissima parte! Non te lo permetto!” esplose lei.

“Non me lo permetti?!”

“No! Non lo permetto! Non puoi giocare così con la mia vita. Prima ne entri a far parte, poi scappi, poi ricompari di nuovo dal nulla e, quando comincio a credere che forse potrebbe davvero funzionare, che fai? Te ne vai di nuovo! Io non accetto di farmi spezzare il cuore solo perché sei un vigliacco.”

Lui la fissò impassibile durante tutto questo suo sfogo, stringendo le mascelle senza dire nulla, ma visibilmente irritato.

Sono un vigliacco. L’hai capito finalmente… ma che dovrai fare, eh?

“Questa volta ero davvero convinta che fossi tornato per restare.” Commentò a testa bassa. Poi fece una breve pausa, per controllarsi e impedire che le emozioni avessero la meglio sul suo orgoglio, quindi rialzò lo sguardo. Evidentemente mi sbagliavo, ma sappi che ti sei spinto troppo oltre.”

Lui la guardò glaciale. “Sopravviverai.”

“Questo è poco ma sicuro. Solo non amo accettare passivamente le scelte altrui.”

I due rimasero in silenzio a scrutarsi.

Lei, carica di rabbia verso di lui e verso se stessa per essersi lasciata coinvolgere.

Lui, carico di rabbia verso la sua vita e verso di lei che rendeva tutto così difficile, con la sua testardaggine.

Hermione si passò una mano tra i capelli. “Dovevi pensarci prima, se volevi liquidarmi. Riprendersi dopo una notte passata assieme è facile, ma adesso sono in ballo troppe cose… c’è Rebecca, e…”

“Andiamo, Rebecca è solo una bambina…” disse lui con sufficienza.

Solo una bambina? Cosa hai detto?

Spesso, i caratteri apparentemente razionali come quello della donna sono i peggiori, perché quando esplodono è davvero la fine, e c’è solo da aspettarsi il peggio.

“Solo una bambina?” bisbigliò tra i denti. “Solo una bambina?! Ma non capisci che Rebecca è TUA FIGLIA?! Nostra! A volte mi domando come hai fatto a non arrivarci da solo! esclamò tutto d’un fiato.

Fu alla fine della frase che Hermione si rese davvero conto di ciò che si era lasciata scappare. Lo squadrò cupa e imprecò sottovoce per la sua perdita di controllo.

Dopo alcuni attimi di puro sconcerto, Draco strinse gli occhi e spalancò la bocca per lo stupore.

“Che… che cosa hai detto?” domandò, incredulo, scrollando il capo. “Rebecca è… ma non…”

Hermione abbandonò il volto tra le mani. “Hai capito benissimo, Malfoy! Ti ho mentito, perché temevo che sarebbe successo esattamente quello che sta succedendo adesso. In realtà ha più di tre anni e mezzo. Ho scoperto di aspettarla quando te ne eri già andato.” Disse sottovoce, pentendosi amaramente della sua impulsività.

“Mi… stai dicendo che per… per tutto questo tempo… io che credevo… e in realtà lei è mia...” cominciò lui, così alterato e scioccato da non riuscire a formulare un frase di senso compiuto.

Hermione risollevò il capo che aveva infossato nei palmi e lo guardò seria.

Capì, che Rebecca non avrebbe mai avuto un padre.

Non avrebbe mai permesso che sua figlia soffrisse, e in quel momento ebbe la certezza che l’avrebbe fatto, come stava soffrendo lei. Era una prerogativa di Malfoy.

“Lei è mia figlia, Malfoy. Solo mia. Dimentica questo discorso, non avrei mai dovuto lasciarmelo scappare.”

Si alzò e uscì dal locale, lasciando Draco troppo sconcertato per seguirla e dirle che ormai era un po' tardi per rimangiarsi certe cose.

 

~

 

E FU COSì CHE LA VERITA’ VENNE A GALLA…

ALLA FINE HO OPTATO PER UNA RIVELAZIONE DI HERMIONE FATTA IMPULSIVAMENTE, MI PIACEVA DI PIU’ E MI SEMBRAVA MENO ‘FORZATA’.

UN SALUTONE A TUTTE, E UN GRAZIE COME SEMPRE A: Venus (meglio tardi che mai! No, ora sembro un pallone gonfiato. Sorry.), anfimissi, lunachan62,  gemellina, luz79 (tranqui che dracuzzo avrà modo di arrabbiarsi!), merryluna (perché non avrei dovuto includerti nei saluti?! Ti eri scordata di aver commentato?), drachetta’91.

CIAOOOOOOOOO!!!

 

  

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Perché ormai era troppo tardi per lasciar correre. ***


10 – Perché ormai era troppo tardi per lasciar correre.

 

Erano passati due giorni, ma Hermione continuava a sentirsi emotivamente a pezzi.

Dopo tutto quel tempo pensava che ne sarebbe uscita indenne, ma quella sera capì che si sbagliava di grosso.

A restare scottati non ci si abitua; con suo sommo dispiacere, Hermione aveva potuto constatare che ogni volta fa sempre male, allo stesso modo.

Lui le aveva detto addio di nuovo, per chissà quale astruso motivo, tra l’altro. Forse semplicemente perché non sarebbe mai cambiato, anche se si era illusa del contrario.

Non avrebbe dovuto dirgli di Rebecca, ma l’aveva fatto. La sua impulsività di solito così magistralmente controllata aveva avuto la meglio. Il fatto era che sentirlo dire quelle parole, ‘è solo una bambina’, l’aveva fatta uscire di testa. Lei non era una bambina qualunque, era la sua bambina. Quale idiota parlerebbe in un modo simile a una madre?

Giusto uno come Malfoy…

Se non altro si era rivelato per quello che era in tempo, prima che la situazione si complicasse ulteriormente.

 

Due giorni spesi a elargire sorrisi smaglianti a conoscenti e amici, quando dentro avrebbe solo avuto voglia di urlare tutta la sua rabbia. Verso se stessa per aver abbassato di nuovo la guardia, e verso di lui che ancora una volta l’aveva ferita.

L’unica persona che aveva capito che non era tutto luccicante come lei cercava di far credere era stata Carol. L’aveva capito non appena l’aveva vista tornare furibonda a casa, due sere prima.

“E’ suo padre, vero? È con lui che ti vedi.”

“Sì.”

“Ti ha di nuovo ferita?”

“Sto bene. E comunque non ha molta importanza perché non avrò mai più nulla a che fare con lui. Non dovevo farmi coinvolgere.”

“Non siamo noi a scegliere con chi restare coinvolti. Succede e basta.”

“Non succederà più.”

 

Era una pallida mattina, Hermione aveva appena dato la colazione a Rebecca che adesso stava giocando pacifica con delle costruzioni poco distante da lei.

Meno male che aveva lei. Le aveva dato un motivo per voltare pagina in passato, e continuava a farlo adesso. Vederla giocare e parlottare da sola, sorridente e spensierata, sapere che qualunque cosa sarebbe successa lei ci sarebbe sempre stata, le dava forza.

Ma al tempo stesso la rattristava enormemente il pensiero che, anche se solo per poco, si era illusa di poterle dare una famiglia. Darle quel padre di cui cominciava a chiederle.

Ma come aveva fatto, Malfoy, a non capirlo da subito? Certi atteggiamenti, certe espressioni…

Dicono che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Evidentemente funziona anche per il vedere.

Inaspettatamente, gli occhi le si gonfiarono di lacrime non chiamate.

Perché doveva fare ancora così male?

“Ti sei fatta male, mamma?”

“Cosa?”

“Perché piangi? Ti sei fatta la bua?”

Hermione sorrise leggermente e si asciugò gli occhi con le mani, cercando di cacciare indietro quel momento di debolezza. “No, tesoro.”

“E allora perché?”

“A volte i grandi piangono anche se non si fanno male. Un po’ come fai tu quando fai i capricci, o ti sgrido…”

La bambina si imbronciò e incrociò le braccia. “Io non faccio i capricci!” disse con una punta di orgoglio.

“Ah no?” le rispose la madre alzando un sopracciglio. “Com’è che non ti credo?”

Poi la sollevò in braccio, la abbracciò e le diede un bel bacio.

Aveva bisogno di rimettere ordine nella sua vita, ma non poteva coinvolgere anche sua figlia.

I suoi genitori continuavano a ripeterle quanto gli mancava la loro nipotina, magari poteva farle passare un’estate a Londra. Magari.

 

~

Draco aveva passato due giorni di merda.

Prima la storia di Pansy, poi Hermione che gli diceva che Rebecca era sua… figlia.

Dannazione, faceva quasi fatica a pensarlo!

Gli aveva tenuto nascosto tutto, fin dall’inizio. Ma come aveva potuto fargli una cosa simile?!

Aveva diritto di saperlo, era suo padre!

Lei sapeva quello che aveva attraversato, sapeva quanto schifo gli facesse la sua esistenza con quella totale mancanza di uno scopo. Tenergli nascosta una cosa simile,era stata una carognata bella e buona.

Abbozzò un sorriso, passandosi una mano sulla fronte.

Porca puttana, quella bambina era sua. Sua e di Hermione.

Ogni volta che questo pensiero lo attraversava, sentiva un strana sensazione di occlusione all’altezza dello stomaco.

Ovvio, la notizia l’aveva indubbiamente scioccato, su due piedi, ma ripensandoci a sangue freddo, gli sembrava l’unica cosa di buono che avesse mai concluso in tutta la sua vita.

Se non altro si spiegavano anche molte cose, ad esempio il fatto che non la odiasse, e viceversa. Che in lei trovasse qualcosa di intrigante, che lo incuriosiva.

Dicono che certi legami sono troppo forti da ignorare, si trattava probabilmente di quello. A dir la verità non ci aveva mai creduto a cavolate del genere:  suo padre l’avrebbe volentieri ammazzato con le sue stesse mani innumerevoli volte, e sua madre era sempre stata poco più di un pezzo di ghiaccio, nei suoi confronti.

Ma lui era diverso, evidentemente, e forse proprio per come era stato cresciuto, senza amore.

Un impeto di rabbia.

No, lei non doveva tenerlo all’oscuro per tutto quel tempo.

 

“Ti ho mentito, perché temevo che sarebbe successo esattamente quello che sta succedendo adesso.”

 

Come darle torto?

L’aveva piantata, due volte. L’aveva ferita. Probabilmente l’aveva illusa.

Ma lei non poteva capire il perché del suo comportamento, non poteva sapere che ora come ora voleva solo proteggerla, perché con uno come lui non sarebbe mai arrivata a nulla.

Non aveva un futuro, a causa del suo passato.

Il destino era stato davvero infame a spedirgli quella stupida della Parkinson, proprio in quel momento.

“Io il mio conto con la giustizia l’ho saldato. E tu?”

E lui?

No.

Sbuffò.

Non voleva scombussolare di nuovo la vita a Hermione, soprattutto adesso che di mezzo c’era anche una bambina.

Ma non poteva neanche far finta di niente, proprio perché c’era di mezzo una bambina.

Decise. Avrebbe smesso di scappare di fronte ai problemi.

 

~

Era sera, Rebecca era crollata stremata moto prima del solito, avendo passato tutto il pomeriggio a saltare come una matta con una sua amichetta, figlia di una collega di Hermione.

Almeno con loro non doveva preoccuparsi se inavvertitamente faceva esplodere un bicchiere per la rabbia.

Guardava con lo sguardo assente la bustina di una tisana in infusione colorare lentamente l’acqua calda, quando un fin troppo conosciuto scroscio la fece trasalire. Sussultò sulla sedia e rovesciò la tazza.

“Merda...”

Poi si voltò e lo vide. Sbiancò.

“Vattene!”

“No.”

“Malfoy, fino a prova contraria sei a casa mia, e quando ti dico di andartene tu devi farlo!” rispose arrabbiata, mentre con un veloce incantesimo rimediò all’aver rovesciato il liquido.

“Scordatelo”

“Ma che vuoi?” sbottò lei. “Non mi avevi detto che non dovevo avere più nulla a che fare con te?! Bene, vai! Ti ho dimenticato, sparisci!”

Gli si avvicinò con rabbia cercando di trascinarlo di peso verso la porta di casa per farlo uscire, ma lui non glielo permise e la attirò a sé.

“Non credi che sia un po’ tardi?” bisbigliò.

“Lasciami e vattene via da casa MIA!”

“Dimmi, Hermione, quando pensavi di dirmelo? Ma certo, che stupido, tu non pensavi di dirmelo…”

“E infatti non mi perdonerò mai per essermelo lasciata scappare.” Sibilò lei, scocciata.

“Dico, ma ti rendi conto?! Io sono suo padre, dannazione! Avevo il diritto di sapere!”

Hermione, a suono di quelle parole, prese fuoco.

“DIRITTO?! Tu che vieni a parlare di diritti CON ME? Solo perché hai scoperto questa cosa da un paio di giorni… tu non sei proprio nessuno, quindi sparisci dalla nostra vita. È quello che volevi fare, no?”

Draco la guardò fisso negli occhi mantenendo saldamente la stretta su di lei.

“Non puoi pensare che io me ne stia in questo modo delle tue decisioni!”

“E invece sì! Tu mi dici che sei suo padre… davvero?!” esclamò con tono derisivo. “E allora dov’eri quando è nata? O tutte le volte che si è svegliata piangendo nel bel mezzo della notte? Dov’eri la prima volta che mi sono sentita chiedere perché non poteva avere anche lei un papà?! Rebecca non ce l’ha, un padre. Tu non sei proprio nessuno!”

“Cristo, ma come potevo saperlo?!” rispose lui arrabbiato.

“Infatti, non potevi saperlo perché non c’eri… e non ci sarai mai.”

“Questo è tutto da vedere.”

La donna scoppiò a ridere.

“Che c’è, questa scoperta ti ha improvvisamente responsabilizzato? E quanto durerà questa fase? Quanto dovrò aspettare ancora prima che tu te ne vada di nuovo?! Perché lo farai… l’hai sempre fatto.”

“Tu non puoi sapere i miei motivi… fosse dipeso da me le cose sarebbero andate diversamente! Ma dopo che…”

Ma lei lo interruppe di nuovo.

“Malfoy, io non voglio sapere gli importantissimi motivi che ti costringono a tagliare la corda! Mi importa solo di mia figlia. Tu puoi anche giocare finché vuoi, con me, puoi prendermi il cuore e ridurlo a brandelli. Ma non ti permetterò di farlo anche con lei. Non ti permetterò di entrare nella sua vita per poi uscirne… io devo proteggerla da chi le può far male” disse cupamente.

Lui, finalmente, la lasciò andare.

“Io non voglio farle del male. Come non volevo farne a te…”

“Però l’hai fatto. In passato, come due giorni fa. Forse ancora di più, perché io mi sono stupidamente illusa che tu fossi cambiato.”

 

Malfoy crollò a sedere. Ecco cosa aveva prodotto il suo tentativo di proteggerla, l’aveva fatta soffrire.

Puoi prendermi il cuore e ridurlo a brandelli.

“Io sono cambiato, puoi non credermi, ma è così. Sono le circostanze che…”

“Raccontala a qualcun’altra la storia delle circostanze, perché non ti credo.” Rispose seccata.

Era sempre furiosa, ma stava cominciando ad abbassare la guardia. Approfittando di questo, lui si alzò di nuovo in piedi, le afferrò una mano e se la posò sul petto, lasciandola spiazzata.

“Lo senti? Io non credevo neanche di averne uno, fino a un po’ di tempo fa.”

Hermione si sentì mancare. Era davvero Malfoy, quella persona che le stava di fronte? Quell’uomo che le teneva una mano posata all’altezza del cuore, e che a modo suo le faceva capire quanto fosse importante per lui?

No, lui era diverso. Lui era il bastardo che le aveva chiaramente suggerito di dimenticarlo al più presto. Era quello che si divertiva a giocare con i suoi sentimenti.

“E allora perché ti diverti a spezzare il mio?” disse piano, facendo appello a quanto più autocontrollo avesse in corpo.

Lui non le rispose nulla, ma la attirò a sé per abbracciarla, e lei si trovò a cedere, contro la sua volontà.

Che poteva dirle? Non era bravo con le parole. Non era tipo da esprimere apertamente quello che gli passava per la testa, anzi, mai in vita sua avrebbe mai pensato di fare quello che stava facendo in quel momento.

“Ti giuro che l’ultima cosa che volevo fare era ferirti…”

“Però l’hai fatto...”

 

La allontanò da sé dopo qualche istante e le prese il viso tra le mani, guardandola diretto negli occhi appena lucidi. Hermione si morse un labbro. Gliel’avrebbe di nuovo data vinta?

“Dov’è adesso?” chiese poi.

Lei corrugò la fronte. “Dorme.”

“Voglio vederla…”

“No, Draco…”

Ma ormai lui si era già incamminato a passo spedito verso la stanza della bambina, con Hermione che lo seguiva a ruota. Nel buio della camera vide la figura della bambina dormire rilassata, inconsapevole di quello che stava succedendo. Si fermò a debita distanza.

Come ho fatto a non accorgermene subito? È perfetta…

“Hermione, sono stato fin troppo vigliacco nella mia vita per lasciar correre anche questa cosa. Tu non puoi dirmi una cosa del genere e pretendere che io faccia finta di niente.” bisbigliò, senza staccare gli occhi da Rebecca addormentata a pochi metri da lui.

Lei scrollò la testa, appoggiata allo stipite della porta. “Ma se non ti avessi detto di lei, adesso saresti chissà dove. Chi mi garantisce che non lo farai di nuovo?”

Lui si voltò verso di lei.

“Non volevo causarti ulteriori problemi.”

Hermione lo guardò scocciata. Che razza di scusa si stava inventando, adesso?

“Draco, questa storia mi sta stancando. Ma che cavolo stai dicendo?”

“Dico che il passato, prima o poi, presenta il conto a chi è stato troppo codardo da non farci pace una volta per tutte.”

Altro sguardo perplesso in risposta.

“Draco Malfoy potrebbe presto tornare dall’Inferno nel quale tutti lo credevano. Non sei solo te a sapermi vivo.”

 

Dette queste parole, ignorando la faccia stupita e sempre interrogativa di Hermione, tornò a guardare sua figlia e a maledire se stesso per non aver avuto il coraggio di uscire allo scoperto quando avrebbe dovuto.

Perché nessuno lo avrebbe più ricattato, adesso.

 

 

~

 

 

 

 

HOLA RAGAZZUOLE! ECCO UN ALTRO CHAP, UN PO’ PIU’ LUNGHETTO DEL SOLITO, FORSE… CHE NE DITE?

A ME TUTTO SOMMATO SODDISFA (COSA MOOOOLTO RARA. IO SONO SEMPRE AUTOCRITICA E OGNI VOLTA MI PARE DI SCRIVERE SCHIFEZZE, MAH). DRACUZZO CHE MI SI SCIOGLIE SUL FINALE MAGARI E’ UN PO’ AFFRETTATO, MA NON CE LA FACEVO PIU’ A FARLI LITIGARE… IN FONDO (MOLTO IN PROFONDITA’, SIA CHIARO) HO UN CUORE ROMANTICO, IO. E POI HANNO GIA’ CASINI A SUFFICIENZA, PORELLI!!

 

BEH, UN CIAO GENERALIZZATO A TUTTI E UN GRAZIE TRIDIMENSIONALE A gemellina (grazie per il termine ’successone’! ma davvero?! Bah…), Alessandra (la vipera tornerà presto in scena, anche se lui ormai sa…), luz79 (ma perché devi sempre farmi spaccare dalle risate nei tuoi commenti – e nelle risposte ai commenti della tua storia-?! Un vecchio con possedimenti in Perù?! Mitico! XD), Fania (fantastica?! Cavoli, grazie! Spero non cambierai idea col procedere! ciao), Hila smemo4ever (lo sai che stavo pensando pure io che questa storia è un po’ tanto ‘babban-style’? E si vede che mi riescono meglio le beautifulate, delle magie!), lunachan62 (moi? Crudele? Ma dai ^^’… Cmq, la piattola mi sta un po’ sulle palle e ogni volta che la infilo in una storia mi viene OOC… allora ho evitato; ma almeno Pansy la gran meretrice ci voleva!), merryluna (mi sa che ho trovato una svitata quasi quanto me! In senso buono, dico! ^_^ ti è piaciuto Dracuz qua? Un po’ meno idiota di prima…), Ciara (una delle storie più belle che hai letto?! O_O guarda che poi mi monto la testa! Vabbè, scherzo, non ti credo ma apprezzo il complimento. ciao!).

 

…STASERA MI SENTIVO LOGORROICA NEI SALUTI…

RICIAOOOO!!

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Capitolo 12
*** Fare chiarezza ***


11 – Fare chiarezza

"Draco…"

Ma lui non le rispose. Appoggiato all’armadio, con lo sguardo svuotato rivolto a Rebecca, pensava che quell’esserino che aveva davanti e che aveva già avuto il piacere di conoscere, non era una bimbetta qualunque, ma sua figlia. Era irritante sapere di essersi perso così tante cose in quegli anni, ma ancora più odioso era non avere la minima idea di come fare per conoscerne di altre, perché la sua situazione era quella che era.

Se solo si fosse fatto coraggio a suo tempo, quando Hermione continuava a ripetergli che avrebbe fatto meglio a pentirsi ufficialmente con quelli dell’Ordine, forse le cose starebbero diversamente. Probabilmente non sarebbe venuto a conoscenza di lei in un modo simile. Probabilmente lui avrebbe una figlia, non sarebbe semplicemente Mr. Nessuno che scopre di averla combinata grossa, anni addietro.

Ma ragionare sui 'se' non ha mai portato a nulla, perciò si impose di smettere di farlo.

A parte questo gli scappava quasi da ridere. Lui che aveva avuto una figlia con Hermione Granger: una di quelle persone che gli era sempre stato insegnato a disprezzare dal profondo, etichettate come feccia da cui tenersi a debita distanza. Quante cazzate... peccato che avessero già fatto fuori buona parte della sua famiglia, perché altrimenti ci avrebbe pensato lui a mandarne parecchi all’altro mondo, con un paio di attacchi cardiaci ben piazzati. Il purissimo sangue dei Malfoy e dei Black schifosamente e irrimediabilmente infangato. Sarebbe stato l’ennesimo buco nero sul suo albero genealogico.

E chi l’avrebbe mai detto, un tempo?

Quasi quasi gli dispiaceva non potersi godere le loro facce inorridite a quella scoperta.

"Ma io lo dicevo che non era normale che io provassi tutta questa simpatia per una mocciosetta…"

"Indubbiamente, Malfoy."

"E ora che ci faccio caso, non ha mica preso proprio tutto da te…" commentò con un mezzo sorrisetto, voltandosi verso la donna.

Hermione sorrise. "Ah, no… in particolare il carattere!"

"Sì, come se tu fossi una docile…"

Hermione chiuse gli occhi e sogghignò. Tutto si sarebbe aspettata fuorché trovarsi ad assistere a una scena simile. "Dai, andiamo prima che si svegli" disse piano. "E fidati, tu non vuoi che si svegli."

Dopo qualche attimo lo afferrò per un braccio e lo accompagnò fuori dalla stanza.

"Mi dici che significa quell’uscita che hai fatto prima?" gli chiese un po’ preoccupata dopo aver richiuso la porta.

Lui la guardò serio. "Quello che ti ho detto, non si può scappare in eterno. Era ovvio che prima o poi qualcuno mi avrebbe trovato."

"Chi?" lo incalzò Hermione.

Sbuffò e le raccontò tutta la storia di Pansy e di come lei cercasse di approfittare della situazione a proprio vantaggio. Alla fine del resoconto parve un po’ turbata, ma non perse la sua tipica risoluzione.

"Beh, penso che prima di denunciarti insisterà per benino affinché tu la assecondi… altrimenti non ci guadagnerebbe nulla."

Malfoy scrollò la testa.

"Probabile… a parte il piacere personale di cacciarmi nei casini. E fidati che se non le do retta, cosa che sono seriamente intenzionato a fare, nei casini mi ci caccerà volentieri."

Ci fu qualche attimo di silenzio, rotto di nuovo da Malfoy. "Te l’avevo detto, Granger. Io creo solo problemi, devi prenderne atto."

Hermione rimase impassibile, lo sguardo proiettato in quello dell’altro.

Scordati di fare di nuovo marcia indietro, Malfoy. Questa volta davvero non te lo permetto.

"Però mi hai cercata lo stesso."

"E forse non avrei dovuto. Ma…"

"MA?!" saltò su lei.

"Ma come potevo fare finta di niente? Suonerà anche assurdo, ma onestamente mi sembra l’unica cosa di buono che mi si successa. L’unica cosa che possa dire di aver concluso."

"Secondo me è solo una questione di orgoglio, ti sei impuntato perché ti ho mentito." Replicò secca.

"Può darsi. Ciò non toglie che adesso sono qua."

La donna lo guardò seria, inarcando un sopracciglio. "Te ne andrai di nuovo?"

"No."

"Promettimelo. Promettimi che non dovrò più leggere un biglietto con due righe di addio, tanto stupide quanto superflue."

Tergiversò qualche secondo, poi si fece più vicino. "Te lo prometto."

Lei allungò una mano verso il suo viso, portandogliela alla fronte, e con lo sguardo seguì le sue dita che scorrevano facilmente tra le ciocche lisce del ragazzo.

"E allora troveremo una soluzione a questo schifo." Mormorò Hermione, con la voce leggermente rotta.

Poi si trovò ancora più vicina a lui. Un braccio che le cingeva la vita e la attirava a sé facendo aderire i loro corpi, una mano che le accarezzava la guancia e le torturava i capelli; due labbra che si chinavano sulle sue per assaggiarla di nuovo, con una lentezza esasperante, un’irresistibile tortura.

Non lo aveva mai desiderato tanto come in quel momento.

Per quanto avesse fatto appello a tutta la sua risoluzione per evitare di ritrovarsi nuovamente in quella situazione, adesso c’era dentro fino al collo, suo malgrado. Non poteva fare a meno di lui, dei suoi baci e della sua semplice presenza. Qualcosa più forte di lei e di loro li teneva legati. Più forte dell’attrazione e del sesso, perché ormai si erano spinti troppo oltre. Ora che anche l’ultimo muro di menzogne era crollato, erano rimaste semplicemente due persone che avevano bisogno l’uno dell’altra, anche se i rispettivi orgogli non l’avrebbero mai ammesso, neanche sotto tortura.

Lui allontanò per qualche istante il volto da quello della ragazza, interrompendo il bacio.

"E se non la trovassimo, questa soluzione?"

Hermione deglutì.

"La troveremo."

Quindi, afferrandolo per la nuca, tornò a baciarlo come prima, ma con più avidità. Basta lente torture.

La troveremo.

Davvero?

Nessuno dei due lo sapeva, ma per il momento preferirono non pensarci e passare del tempo come se non fossero loro, ma solo un uomo e una donna. La donna che amava? Chi poteva dirlo, Malfoy non era capace di provare amore; non sapeva neanche che cosa volesse dire, né pensava che sarebbe mai stato in grado di riconoscerlo, nella remota possibilità che qualcuno gliene avesse offerto un po’. Si trattava solo di uno stupido sentimento, di quelli che indeboliscono e rendono vulnerabili; e lui aveva da tempo imparato a controllare le proprie emozioni.

Ma quella sera, anche se con tutta probabilità non l’avrebbe mai confessato a nessuno incluso se stesso, una piccola parte di Draco Malfoy apprese qualcosa di nuovo. Apprese che oltre l’odio, la rabbia e il rancore, oltre la disillusione, c’era dell’altro. E che non sempre le emozioni rendono vulnerabili. A volte, rendono più forti.

~

"Mi ero ripromessa che non avrei mai più avuto nulla a che fare con te…" disse Hermione rotolando di lato e rivolgendogli la schiena. "Se vuoi saperlo sei l’unico che riesce ad avere la meglio sulla mia testaccia."

"Ne sono onorato…" poi le si avvicinò di nuovo e prese a baciarle l’incavo tra la spalla e il collo, facendole il solletico. Lei si voltò di scatto verso di lui, baciandolo a sua volta perché la smettesse di infastidirla.

Ma ben presto le risate si fecero più deboli, e i due tornarono seri. "Sei ancora in tempo per andartene e considerare questa notte come un piacevole commiato" gli disse piano, guardandolo dall’alto mentre lo sovrastava, coi capelli che le ricadevano ai lati del viso.

"E’ quello che vuoi?"

Hermione si morse un labbro, senza rispondere.

"Ah, ecco…"

"Beh, stavo solo considerando il tuo egoismo e la tua testa bacata; e ho pensato di essere comprensiva, una volta tanto."

"Grazie del complimento, Granger. E grazie anche della comprensione, non si sa mai."

Hermione ghignò. "Sei uno stron…" non finì la frase, perché lui la baciò di nuovo costringendola a rotolare di nuovo di lato. Ma dopo un po’ quella sensazione sgradevole di incertezza tornò a corrucciare il viso della ragazza.

"Io non voglio che tu te ne vada. Mi rattrista solo non poterci godere questa cosa come dovremmo."

Le mise una mano sulla guancia senza smettere di guardarla.

"Per stanotte non voglio pensarci."

Dopo aver annuito semplicemente, Hermione si abbandonò sulla sua spalla, con gli occhi chiusi. "E domani?" mormorò.

"Vedremo."

"Poi c’è Rebecca…" disse lei titubante. "Draco, lo so che sono stata egoista e mi sono comportata male, non dicendoti nulla di lei; e non dovevo nemmeno lasciarmelo sfuggire in uno scatto d’ira. Ma non sapevo cosa pensare della tua ricomparsa, noi avevamo raggiunto il nostro equilibrio e io avevo paura di spezzarlo. Lei è così piccola e tu…"

"…E io non sono proprio nessuno. Hai ragione, mi sembri più che giustificata." commentò Draco, inarcando un sopracciglio.

"Non intendevo questo."

Aveva un’espressione strana, indecifrabile. Non era arrabbiato, non era neanche pentito; forse nascondeva un punta di amarezza, ma non era facile definire neanche quella, con certezza.

"Ma è vero. Andiamo, non so neanche quando è nata!"

"Il quindici novembre alle undici di sera."

"Grazie, posso davvero dire di conoscerla, adesso."

Hermione sorrise leggermente. "Dai è ancora piccola… e poi le sei simpatico. Dico davvero."

"Mi sento sempre più sollevato, non c’è che dire…"

"Imparerai a conoscerla." Fece una pausa. "Sempre… sempre se lo vorrai, logico." Precisò subito con un filo di voce, dopo che non lo sentì rispondere.

Lui sembrò vagamente dubbioso. "Onestamente, ne vale la pena? Non sono nessuno, non ho niente da offrirle e rischio seriamente di fare una pessima fine. Cosa ci guadagnerebbe, a parte una vita scombussolata?" disse rivolgendosi verso di lei, che si irrigidì all’istante, stringendo gli occhi in due fessure piene di rabbia e gelo.

"Vuoi rimangiarti tutto?"

Draco restò zitto qualche istante.

Ho smesso di scappare.

"No. Era solo un pensiero. Lascia stare."

"Non è vero che Rebecca non avrebbe nulla da guadagnarci, Draco. Tu sei suo padre, e un padre non è mai superfluo."

Ci fu una breve pausa, durante la quale nessuno dei due sembrava azzardarsi a dire qualcosa.

"E’ tardi, credo che sia meglio che vada."

Si mise a sedere e si allungò alla ricerca dei suoi vestiti, quando avvertì la mano della ragazza bloccargli un braccio. Si voltò, Hermione lo guardava con due occhi che lasciavano trapelare ogni sua emozione, probabilmente contro la sua stessa volontà. Vi lesse tutta l’amarezza che le guastava il momento, ma anche un briciolo di speranza, desiderio e una discreta dose di rabbia verso se stessa, perché qualcuno avrebbe potuto definirla quasi implorante.

Ma non lui, che la trovò semplicemente splendida.

"Non andare."

"Hermione…"

"Ti prego, non voglio svegliarmi in un letto vuoto, domani. Questa notte non è ancora finita."

Lo vide avvicinarsi e chinarsi verso di lei, afferrarla per la nuca e di nuovo andare a cercare la sua pelle e le sue labbra. Accarezzarla come solo lui sapeva fare, in un modo di cui non si sarebbe mai stufata.

Non c’era molto altro da dirsi, per quella notte: spesso, tante parole sono superflue.

~

CHIEDO VENIA SE NON SUCCEDE GRAN CHE IN QUESTO CHAP, MA A VOLTE SERVONO PURE CAPITOLI DI TRANSIZIONE, PER FARE UN PO’ DI CHIAREZZA E LASCIAR RESPIRARE LA STORIA! COMUNQUE IL PROSSIMO E’ A BUON PUNTO, QUINDI ARRIVERA’ ABBASTANZA IN FRETTA, SALVO IMPREVISTI NEL 'MONDO REALE'…

UN BACIO A VOI CHE LEGGETE, MA SOPRATTUTTO A lunachan62 (ti garba Draco che mi diventa un po’ più responsabile? Devo forgiarlo per benino, in attesa della vipera! Ciao!), gemellina (sono contenta che ti sia piaciuto il chap scorso. E questo un po’ più dolcioso? Sai, anche noi limoni ogni tanto ci lasciamo andare… bye e grazie della rece!), Alessandra (Draco pian piano lo trasformo nell’uomo dei sogni, e preparati che sto organizzando una spedizione puntitiva anti-biscia! Come osa intromettersi quella?! Tsè! Ciao!), luz79 (Rita, sono commossa che tu abbia notato la mia caduta di finezza da lei a lui lo scorso chap… e aspetto nella tua storia gli effetti della tattica ‘teniamoci stretto il biondo col sesso’! Ciaoooooo!), merryluna (volevi il bacio?! Voilà! Meritava più spazio, non credi? per me è insito nella nostra natura di donne andare alla ricerca di zucchero nelle ff… perfettamente normale. Ciao!!), Hila smemo4ever (non mi lasci in pace?! Ma grazie! -dovresti saperlo che l’autostima di noi ‘scrittori della domenica’ si gonfia proporzionalmente alla crescita di quel numerino blu. A te non capita?- Ciao!).

PS: DI SICURO VI ROMPERO’ DI NUOVO LE PALLE PRIMA DEL 25, MA SE NON CE LA FACESSI…

BUON NATALE!!!

SMACK! BEA - GOLDFISH

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Capitolo 13
*** Andate e ritorni ***


12 - Andate e ritorni

Quando Malfoy si svegliò la camera era ancora avvolta nel buio, ma che fosse già mattina inoltrata era ben percepibile dai raggi di luce che filtravano attraverso le tende. Con un lamento strozzato si portò le mani alla faccia, poi si rese conto che era ancora a casa della Granger ma che lei non era più al suo fianco. Un po’ sottosopra, si alzò in piedi e si rivestì controvoglia, e una volta uscito venne invaso da un’ondata di chiarore. Perché cavolo quella donna non tirava le tende, ogni tanto? A lui piaceva la penombra, e quella casa sembrava irradiare come una luce propria. Sentì delle voci dalla cucina.

"Ma dorme ancooooraaa?!"

"Evidentemente."

"Lo posso svegliare?"

"Lascialo in pace e bevi il tuo succo di frutta."

"Non mi va."

"Ma sei hai frignato perchè lo volevi, prima!"

"Ora non mi va più!"

"Sei un incubo, Rebecca… e anche se non hai più voglia del succo non farci schifezze, per cortesia."

Malfoy, entrando, osservò Rebecca tutta intenta a far ribollire il suo succo di frutta soffiandoci dentro, mentre Hermione, di spalle, consultava e scribacchiava qualcosa su dei fogli. Da quando indossava gli occhiali? Probabilmente a furia di infossare il naso in quei libri si era rovinata la vista.

"Rebecca, ho detto piantala di soff…"

"Ehi, si è svegliato! Ciao Draco!" lo salutò la bambina.

"Buongiorno…" ricambiò con un po’ di indecisione, passandole istintivamente una mano sul capo. Hermione si voltò verso di lui e gli sorrise leggermente, sfilandosi gli occhiali. Ricevette lo stesso tipo di saluto.

"Potevi anche svegliarmi…"

"Ma sembravi così rilassato. E tanto avevo questo lavoro extra da sbrigare, non è una cosa pesante, e…"

"E non cambierai mai." concluse sottovoce, ottenendo in cambio una mezza smorfia.

"Mia mamma dice che non bisogna dormire così tanto…" li interruppe la bimba con un tono di vaga disapprovazione; un tono molto Hermionesco a dirla tutta.

"Reb, lascialo in pace…"

"Dai non importa… hai ragione, non si dovrebbe dormire tanto la mattina." Disse rivolgendosi a Rebecca. Poi tornò a guardare Hermione. "Ma tu da quando porti le lenti?"

"Oh… un paio d’anni. Ma solo per legg…"

"Sei il fidanzato della mamma?"

Di nuovo questa frase sparata a bruciapelo li zittì, facendoli voltare entrambi con sconcerto verso Rebecca che li guardava candidamente da dietro il suo bicchiere.

"Tesoro, tu che ne sai, di fidanzati?" chiese Hermione con voce tremolante.

"Sarah dice che è il fidanzato di sua mamma quello che sta sempre a dormire da loro. Come mai non va a casa sua? Non ce l’ha?"

I due adulti si scambiarono un’occhiata inorridita, poi guardarono di nuovo lei.

"Certo che ha una casa, ma… a volte capita che si faccia troppo tardi per tornarci." Buttò lì la madre.

"Perché viene tardi?"

Lo sguardo di Hermione urlava pietà. "Perché… a volte il tempo passa senza accorgersene, come quando tu fai un gioco e anche se hai sonno non vuoi andare a letto. E io ti dico che è tardi…"

La bambina sembrò soddisfatta della risposta, ma purtroppo per loro continuò per la sua strada.

"Capito… tu sei il fidanzato di mamma, allora!"

Malfoy inarcò un sopracciglio, non avevano ancora discusso di queste dinamiche. "Ehm… io… diciamo che sono un suo amico" si trovò a risponderle, non senza un leggero sorriso sulla faccia.

"Ma hai dormito qua!"

Questa bambina è sbucata da un’agenzia di controspionaggio internazionale, o cosa?!

"Anche agli amici a volte possono fermarsi a dormire, Rebecca! E ora piantala!" disse risoluta Hermione, vuotando in un attimo il bicchiere dal succo di frutta ormai irrecuperabile e porgendo una tazza con del caffé a Draco.

"Vuoi?"

Lui la afferrò e si andò a sedere. "Poi credo che dovremmo parlare, con calma."

"Già…" sospirò lei. "La prossima settimana porto Rebecca a Londra, dai miei. A loro fa piacere vederla e io non voglio coinvolgerla in faccende più grosse di lei."

Lui annuì e lanciò un’occhiata in tralice a sua figlia, che aveva ripreso a giocherellare beata con dei pupazzetti. Prima dovevano sistemare altri, decisamente ingombranti, problemi e dopo avrebbero pensato a gestire la situazione con lei, anche se una piccola parte di sé avrebbe forse preferito il contrario. O magari gestire solo la seconda faccenda.

Ma purtroppo, non era possibile.

~

Giorni assolutamente fuori dal normale.

"Draco, troveremo modo di uscirne…"

Gliel’aveva detto con gli occhi quasi lucidi, Hermione, l’aveva detto con tutta la forza che aveva in corpo per non crollare di fronte a quella realtà. Che detestasse starsene con le mani in mano era ovvio, era sempre stata una ragazzina cocciuta e irritante, dall’intercedere fiero dietro al rosso e all’oro della sua divisa. E adesso che nelle divise non ci credeva più, continuava a essere una donna testarda, spesso ugualmente irritante; e lui era pazzo di lei.

Sentirsi impotenti e in balia del volere altrui era insopportabile. Tutta la situazione in sé era insopportabile, salvo quel piccolo dettaglio, quella persona che ridendo assumeva la sua stessa espressione. L’aveva vista un paio di mesi prima e aveva pensato che fosse una nanerottola alquanto graziosa. Poi aveva saputo che era sua, e da allora non riusciva a non ripeterselo ogni volta che la guardava, come se altrimenti l’avesse scordato.

"Non poteva non essere perfetta. È nostra, mia e tua."

Se lo era lasciato scappare una sera, una di quelle volte in cui le parlava col cuore in mano, vinto dal suo sguardo.

In tutta sincerità aveva da tempo stabilito che non avrebbe mai avuto figli: legami simili non facevano per lui, non sarebbe mai stato in grado di gestirli. Ma la vita non sempre permette di prendere a tavolino tutte le scelte e lui si era ritrovato in quella situazione, stranamente senza nessuna voglia di voltarle le spalle.

Non credeva di sapere che cosa dare a un figlio, ma ben presto capì che gli sarebbe bastato ricordarsi di quel bambino che dalla sua gabbia dorata, di nascosto e non senza imbarazzo, invidiava agli altri quel calore umano che non avrebbe mai ricevuto. Viziato con tutto: abiti eleganti, scope ultimo modello. E tanta solitudine, che nessun giocattolo costoso avrebbe mai colmato.

~

"Io e la mia mamma andiamo sull’arereo come a Natale! Che bello!" trillava la bimba in procinto di uscire.

"Si dice aereo, Reb!"

"Sì, arereo!"

Hermione sorrise, prima di rivolgersi a Malfoy. "Starò dai miei per qualche giorno… ma torno presto."

Lui annuì e si chinò leggermente verso la bambina, alzando un sopracciglio. "E tu non mi saluti?"

"Vado sull’arereo!" ripeté sorridente e eccitata la piccola, allungando le braccia verso di lui per farsi prendere in braccio. La strinse, perché non fu capace di farne a meno.

"Ciao piccoletta…"

Un po’ di quel calore umano che non aveva mai ricevuto.

"Draco, quando torno mi porti sulla scopa? La mamma non vuole mai…"

Lo faceva sempre sorridere quando lo chiamava per nome, enfatizzando anche troppo quella ‘R’, che fino a qualche mese prima non riusciva a pronunciare molto bene.

"Vedremo. E se tua mamma non vuole, è perché ha paura…" rispose, noncurante dello sbuffo di Hermione.

"Allora… noi andiamo."

Inarcò un sopracciglio. "Bene."

Hermione si passò velocemente la lingua sulle labbra e abbassò la testa, dopo qualche attimo di incertezza; quindi prese per mano sua figlia e si avviò verso l’uscio di casa, ma prima di andarsene si voltò un’ultima volta verso di lui, lasciando che i loro sguardi si incrociassero ancora, rapidi ed eloquenti. Infine la porta si richiuse alle sue spalle, dividendoli.

A presto. Speriamo.

~

Mentre Draco ripensava a quei giorni assolutamente fuori del normale, mentre di ritorno dall’Inghilterra Hermione aspettava che la sua valigia comparisse sul rullo dei bagagli all’aeroporto, una donna pallida e magra risaliva nell’ombra le scale di un palazzo abitato da babbani. Quando lui aprì la porta di casa non fu stupito di vedersela davanti, non più. Anzi, attendeva con impazienza che si rifacesse viva, per smetterla di starsene in balia delle sue decisioni. Voleva partecipare attivamente al gioco.

"Ti sono mancata?"

Senza rivolgerle parola lasciò che entrasse, esibendo un’espressione fredda degna del Draco Malfoy di anni prima.

"Sai, sono stata molto combattuta… non è facile giocarsi al meglio le proprie carte. Mi dico: Pansy, pensaci con attenzione, potresti sprecare un’occasione! "

"Beh, puoi anche far riposare quei pochi neuroni, perché non intendo prestarmi ai tuoi giochetti."

Lei fece una smorfia volutamente esasperata. "Che modi… cominciamo decisamente col piede sbagliato."

"E parlando di piedi, dovresti incamminarti fuori da casa mia e non farti mai più vedere."

Lei stirò le labbra in un sorrisetto. "Ah-ah... Draco, non ti conviene fare così. Sono io che ho il coltello dalla parte del manico." Sibilò piano, portandosi vicino all’orecchio del ragazzo che istintivamente si scostò.

"Te lo ripeto, Pansy, non ci guadagnerai niente, da questa faccenda."

"Forse. Ma al contrario tuo, non ho neanche nulla da perderci."

A questa risposta non riuscì a conservare il distacco che aveva tenuto fino a quel momento, la strattonò con rabbia per un polso appiattendola contro il muro e puntandole al petto la bacchetta magica, prontamente sfoderata.

"Che c’è, vuoi eliminarmi? Ti ricordi come si fa? A-va-da… Ke-da…" ribatté ironica.

"Stai molto attenta…"

"Uh, sto tremando… però, una volta quando mi scaraventavi contro una parete avevi ben altri scopi" commentò a metà tra l’acido, il malizioso e il divertito.

"Non so, ho cancellato certi ricordi nauseanti dalla mia mente."

Lei ridacchiò. "Lo so… e per cortesia sposta quell’affare, non sei credibile" disse, riferendosi all’arma che continuava a tenerle puntata contro il petto. "La mezzosangue ti ha proprio fatto il lavaggio del cervello, vero?!"

Lui si limitò ad aumentare la stretta su di lei e a fissarla silenzioso negli occhi scuri, carichi di rabbia e di… di rassegnazione? Tristezza?

Con chi ce l’hai, Pansy?

Sorrise amaramente. "Ora ho capito… sei talmente sola al mondo che tormentarmi e impedirmi di vivere la mia vita ti fa stare meglio: non sono i soldi che vuoi, ma solo una misera vendetta. Far soffrire gli altri sperando che la cosa possa far soffrire di meno te."

Glielo aveva letto in faccia e l’aveva detto quasi senza pensarci. Aveva ragione, perché la sentì trasalire udendo quelle parole così esatte da fare male, uccidere in una frase tutta la strafottenza che aveva mostrato. A volte una triste realtà fa più male di mille offese, specie se non si ha mai avuto il coraggio di accettarla nemmeno con se stessi.

"Acuto osservatore…" disse, cercando di camuffare con l’arroganza quella vena di tristezza che traspariva dal volto. "Ma non mi sembri nella posizione di giudicare, Draco. Solo perché ti illudi di aver trovato qualcuno a cui importa di te…"

"NON - PARLARE! Zitta!" si trovò a urlarle mentre un ghigno amaro le si dipinse in volto.

"Ti ho punto sul vivo?"

"Mi fai solo pena… non sai proprio un bel niente di me, quindi non ti azzardare ad aprire bocca!" Replicò secco. Poi la lasciò andare, spostandola di lato con cattiveria ma senza abbassare la bacchetta. Pansy si allontanò ulteriormente da lui, portandosi una mano al petto e respirando affannosamente, il capo leggermente reclinato e gli occhi sempre fissi nei suoi, due fessure cariche di odio.

"Non finisce qua, Malfoy" sentenziò lapidaria sistemandosi una ciocca di capelli scomposta dietro un orecchio. E senza aggiungere altro uscì di casa.

Non appena la porta si richiuse, Draco non riuscì a non imprecare a vuoto.

Non sapeva che, in quell’esatto momento, la ragazza che se ne era appena andata e Hermione si trovavano faccia a faccia, divise soltanto da mezza rampa di scale.

~

*dlin dlon dlan* ... OH OH OH ... *dlin dlon dlan* (campanelli delle renne)

SUBITO DOPO BABBO NATALE ARRIVA LA MIA STORIA…

ANCORA BUON NATALE E UN BACIO A TUTTI, SPECIALMENTE lunachan62, Hila smemo4ever, gemellina, merryluna (me la vedo troppo la vecchia Black sbraitare! ma immagino che pure Malfoy Manor sia tappezzata da alberi genealogici, no?), luz79, anfimissi, Olivia 86(bentornata, allora!).

PS: posso farmi un po’ di pubblicità? Daaaai… se andate sulla mia pagina c’è un disegnino che ho fatto io! A me sembra carino… uff, lo so che non sono Michelangelo!

Ciao ciao, Bea

 

 

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Capitolo 14
*** Sufficiente? ***


13 – Sufficiente?

L’aeroporto pullulava di persone che si affaccendavano in tutte le direzioni. Chi andava di fretta tirandosi appresso solo un piccolo trolley, probabilmente in viaggio di lavoro. Chi invece era chiaramente di ritorno dalle vacanze, riconoscibile dall’abbronzatura fresca da sfoggiare, da parenti o amici urlanti al proprio fianco e da quello sguardo un po’ malinconico di chi realizza che le ferie sono davvero finite. Altri erano in partenza, eccitati come non mai e coi nervi a fior di pelle. E poi c’era lei, che fissava il nastro trasportatore dei bagagli con lo sguardo assente, mentre nella sua testa non riusciva a non pensare a che cosa l’avrebbe attesa, adesso. Sentiva già la mancanza di sua figlia, nonostante le avesse parlato al telefono solo pochi minuti prima. E, come le capitava tutte le volte che la rivedeva, sentiva la mancanza di sua madre. Avrebbe voluto averla più vicina, poter parlare liberamente con qualcuno a proposito di quello che le stava succedendo.

Vide la sua valigia rossa sbucare sul rullo in mezzo alle altre e fece una smorfia, constatando come fosse stata posizionata assolutamente senza cura.

Silenziosa in coda per il controllo passaporti, venne colta da una strana sensazione. Un senso di ansia difficilmente identificabile che non presagiva nulla di buono.

Devo vederlo.

Un presentimento illogico, ma l’impulso di darvi retta la portò a lanciarsi in bagno non appena passato il controllo alla dogana, a chiudersi in un cubicolo e, quando ebbe la certezza di essere inosservata, smaterializzarsi verso casa.

Abbandonato il bagaglio provò a ragionare qualche istante. Cosa significava questo suo comportamento? Se c’era una cosa di cui era certa era che lei non possedeva la vista. Assolutamente. Ma talvolta, anche senza la vista, capita a tutti di avere dei presagi; capita anche i babbani di trovarsi a percepire che qualcosa non va come dovrebbe.

Qualcosa di brutto.

Avrebbe dovuto riposarsi dalle parecchie ore di volo. Avrebbe dovuto darsi una rinfrescata. Ma quella volta preferì seguire il suo istinto, al diavolo le precauzioni, e comparve direttamente a casa di Malfoy pronta, se necessario, a cancellare la memoria di un malcapitato inquilino. Fortunatamente, il palazzo era deserto e si avviò spedita verso le scale.

Gradino dopo gradino, si ripeteva che stava facendo una cosa assurda, perché non era possibile dare una spiegazione logica a quello che l’aveva spinta ad andare diretta da lui, a quella specie di presentimento. Razionalmente si diceva che anche se fosse successo un imprevisto non c’era motivo che lei lo avvertisse.

Ma la sua vita negli ultimi tempi aveva preso una piega bel lontana dalla razionalità.

Un’ultima rampa di scale prima di raggiungere il pianerottolo.

Lei non la vide subito scendere, troppo assorta nei suoi pensieri aveva lo sguardo piantato a terra. Solo alla fine alzò lo sguardo e si fermò istintivamente, notando che anche un’altra persona aveva fatto lo stesso.

Una ragazza magra, di una magrezza non naturale, sofferta. Occhi e capelli neri come la pece che incorniciavano uno sguardo pallido e carico di rabbia, puntato nel suo.

"Parkinson…" disse atona.

L’altra ricompose il suo viso nella maschera di strafottenza che ben ricordava fin dagli anni di scuola.

"Toh, la mezzosangue…" ribatté ironica.

Hermione strinse gli occhi aggrappandosi saldamente al corrimano. Anche la voce era cambiata, lo squittio acuto e irritante si era fatto più cupo, quasi strascicato; meno tagliente, ma comunque sprezzante.

Cercò di rispondere a tono. "Noto con piacere che sei sempre molto educata."

"E che tu ami sempre bazzicare casa di Malfoy… ti piace proprio sbattertelo, eh?"

Lei non voleva darle corda, ma non resisté a quell’insopportabile arroganza. "Fa chi può…" disse dopo qualche istante.

Pansy sorrise, pareva divertita da quella battuta di spirito, e riprese a scendere lentamente le scale portandosi solo qualche gradino al di sopra di lei, giusto quanto bastava per guardarla dall’alto al basso come si era sempre ritenuta in diritto di fare, senza mai riuscirvi davvero.

"Cosa vuoi dalla mia vita?"

"Dalla tua, niente. A meno che non vi siate già spinti così oltre da essere un delizioso tutt’uno."

"Sei solo una stupida, Parkinson. Non otterrai mai nulla."

"Questo lo dici tu." intimò, scandendo molte nitidamente le parole. "Cos’è, la tua bacchetta quell’affare che stai inutilmente cercando di nascondere?"

"Lo stesso vale per te, vero? Almeno che quella mano in tasca non stia stringendo un portafortuna decisamente kitsch."

"Caspita, Granger, devi piantarla con queste battute di spirito o va finire che diventiamo amiche! Ti facevo più noiosa…"

Poi, senza che Hermione potesse evitarlo, le afferrò un braccio e si smaterializzò.

Fu tutto molto rapido: non appena le due ricaddero a terra, si rialzarono prontamente e nel giro di pochi secondi avevano sfoderato le proprie bacchette, puntandosele vicendevolmente contro, due braccia simmetricamente tese l’una contro l’altra e un’elettricità che scorreva tra le due.

"Ti piace Hermione? Siamo sul tetto… non amo le piazzate nei pianerottoli."

"Sono d’accordo. Ma adesso smettila con questo teatrino e dimmi che vuoi." rispose freddamente l’altra.

"Lo sai benissimo."

"MA NON CAPISCI?!" urlò Hermione, ormai spazientita. "Non otterrai mai nulla, che lo denunci oppure no! Puoi rispedirlo diretto ad Azkaban con un calcio in culo, che tanto non ci avrai ricavato niente. A parte dei guai seri dalla sottoscritta, logico…"

Anche Pansy adesso aveva messo da parte il sarcasmo e sembrò sputare fuori quello che aveva dentro, con una buona dose di sincerità. "Ma cosa ne sai tu di quello che voglio? Credi di sapere qualcosa di me?!"

"NO! Ti dico solo come stanno le cose…"

"Non mi interessa un bel niente di come pensi che stiano le cose!"

Era veloce Pansy, avrebbe schiantato in un attimo chiunque. Ma Hermione lo era di più, e quell’expelliarmus perfetto non lasciò scampo all’altra, che si ritrovò ben presto disarmata e costretta conto una parete scrostata con la bacchetta di Hermione alla gola.

"Sei sempre veloce mezzosangue."

"Parkinson, non ti azzardare a mettermi i bastoni tra le ruote. E comunque te lo dico un’ultima volta: non ci guadagneresti nulla."

L’altra la guardò con rabbia ma anche tanta sofferenza, che cercava di nascondere con l’ira.

"Non hai mai considerato che potrei anche provarci gusto a saperlo in quello schifo di posto dove sono marcita io questi anni? Perché lui no? Se lo meriterebbe, dopotutto, come me lo sono meritato io!" sbottò. "Ma tu cosa vuoi saperne, dall’alto del tuo mondo perfetto… non sai che significa stare là dentro, anni, e poi uscirne senza niente e senza nessuno. Soli."

Hermione vacillò.

Era questo che voleva davvero? Vendetta? Il puro piacere di vederlo soffrire come aveva sofferto lei? La punta della sua arma le sfiorava il collo magro, i suoi occhi la scrutavano con una punta di compassione, oltre che odio.

"FALLO! Eliminami, sono totalmente indifesa… mi faresti un piacere, lo sai?! Mi toglieresti da questo schifo una volta per tutte! Avanti!"

Era distrutta.

"Farlo soffrire non servirà a far stare meglio te. È qualcosa che devi gestire da sola."

L’altra rise amaramente.

"Vi siete messi d’accordo con queste perle di saggezza?! Beh, avete torto. Onestamente, credo che se facesse i conti con il suo passato sarebbe meglio per tutti. Anche per lui."

Hermione non riuscì a restare impassibile a questo. Si staccò dall’altra con lo sguardo perso nel vuoto, rivolto su di lei ma senza realmente guardarla.

Fare pace con se stesso. Ci sono io, per questo. Mi ha cercata.

Me lo ha promesso.

"Non spetta a te decidere il suo bene, quindi evita di dire stronzate." Disse dopo essersi ripresa.

"Io penso solo al mio, di bene…" rispose piattamente l’altra, che ormai non sembrava quasi più arrabbiata, ma soltanto a pezzi. Si era lasciata andare, le aveva mostrato quel lato debole che teneva ben nascosto a tutti.

"Mi toglieresti da questo schifo una volta per tutte…"

Si era esposta così com'era, distrutta. Era questo che faceva Azkaban, distruggeva, anche senza Dissennatori.

Saperlo a patire quello che aveva patito lei l’avrebbe aiutata? Questo non lo poteva dire, e c’era arrivata anche senza il loro aiuto. Ma aveva deciso che avrebbe tentato, perché comunque non aveva nulla da perdere.

Guardò Hermione. Aveva il volto contratto, sembrava preoccupata. Sembrava che non provasse più soltanto odio nei suoi confronti. Non riuscì a restare inflessibile, gli occhi le pungevano e aveva la gola si faceva stretta come in un nodo pesante.

"Non è così che troverai la tua pace…" ribadì Hermione, che si era imposta di cacciare via dalla sua mente quei pensieri scomodi, il tarlo di quel dubbio che lei gli aveva insinuato.

"E tu pensi di avergli fatto trovare la sua?"

Hermione non disse nulla e si lasciò scrutare ancora dagli occhi neri di Pansy.

Che cosa c’entriamo noi, adesso? Stai zitta brutta…

"E’ sua, vero?" chiese senza preavviso l’altra, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

"C-cosa?"

"Tua figlia. È Draco il padre, non è così?"

Ancora nessuna risposta, ma uno sguardo eloquente che sapeva di sì.

"E scommetto che non lo sa nemmeno… a volte gli uomini sono proprio ottusi…" disse con un sarcasmo che poteva anche risultare fuori luogo, in quel contesto.

"Non vedo come lei ti debba interessare. Rebecca va tenuta fuori da questa storia, non devi neanche permetterti di nominarla."

"Già…"

Pansy chiuse gli occhi.

In tutta la sua vita aveva provato sempre e solo odio. Un odio generalizzato, verso tutti e nessuno in particolare. E a cosa l’aveva portata, quest’odio? A niente. O meglio, a soffrire.

Odio che uccide, non solo le vittime.

Forse doveva davvero cercare un altro modo per scaricare quella rabbia che corrode dentro. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi.

Odio che porta solo altro odio.

Rialzando le palpebre cercò di nuovo il volto di Hermione, che aveva abbassato la guardia arretrando di qualche passo e puntando la bacchetta al suolo, più che verso di lei. Contrasse le labbra, tornando a fissarla con intensità.

"D’accordo, Granger. Hai vinto tu, vi lascerò in pace." Concluse con un sorrisetto affettato. "Spero per te che sia sufficiente."

Hermione era ancora immobile, ferma a guardarla.

"Park…"

"Non aggiungere altro, prima che cambi idea."

E la guardò scomparire.

Aprì il pugno serrato, le cui nocche erano ormai diventate bianche, e sentì il suono della sua bacchetta che cadeva a terra. Si lasciò scivolare seduta. L’avrebbe davvero lasciati in pace? Era davvero chiuso, quel capitolo?

Portandosi le mani alle tempie decise che sarebbe andata da lui.

L’avrebbe visto, gli avrebbe spiegato. L’avrebbe riabbracciato.

Velocemente, si rialzò e si incamminò verso le scale, ma ormai era troppo tardi perché il suo cervello non avesse immagazzinato quell’ultima frase:

"Spero per te sia sufficiente."

~

MAMMA MIA, CHE FATICA QUESTO CHAP!! MI HANNO AIUTATO I POSTUMI DA CAPODANNO (IL CHE NON E’ UN BENE, PROBABILMENTE…).

E’ DIFFICILE CERCARE DI TOGLIERE DI MEZZO LA BISCIA CON UN MINIMO DI DIGNITA’ (LO SO, SONO UNA PERSONA TROPPO BUONA, FORSE AVREI DOVUTO FARCELA CADERE DA QUEL TETTO). BOH NON SE CHE DIRE… SE NON ALTRO I PROSSIMI LI HO GIA’ IN TESTA QUINDI E’ TUTTA IN DISCESA!

UN SALUTO A TUTTI, TRA CUI: nightyrock (fare a te un disegno?! Davvero?! Ma c’è un sacco di gente mooooolto più brava di me! *me commossa*. Comunque qua in fondo ci sono anche i due ciccini! Grazie mille anche per il commento alla mia ficcy, sono contenta ti piaccia, ciao!), lunachan62 (Ciao! Davvero, grazie tantissimo per il tuoi commenti che sono sempre molto belli… questo chap mi lascia un po’ perplessa, che ne dici? vabbè, come è, è qua. Un bacio!), gemellina (hola! Grazie per il commento, puntuale come sempre, e anche per il brava riferito al disegno… spero che questo chap ti sia piaciuto, eliminare la serpe è stata un po’ una sudata… baci!), Olivia86 (serpe eliminata! Per un attimo ho pensato di farle fare una fine lenta e dolorosa –tipo sotto un treno, o il Nottetempo- ma poi il mio lato buono ha ceduto… grazie per il commento, spero che continuerai a leggere! Ciao!), merryluna (che bello, io ci sto a liberare i babbi da balcone!Mi fanno pure un po’ impressione, sembrano feticci voo-doo… Allora la serpe è stata eliminata, visto? Sono stata troppo buona? Boh, il Tassorosso che è in me avrà prevalso. Per la storia… in effetti, credo che ci saranno ancora tre o quattro capitoli, non so… PS: fidati ci sono un saaaaaacco di cose che non so assolutamente fare! Un bacio!), Alessandra (ciao! Finalmente la vipera è stata tolta di mezzo, ma adesso? Spero che questo chap ti sia piaciuto, a dir la verità io avevo dei dubbi, mah… i prossimi però li vedo più limpidi nel mio cranio… un bacio e a presto!)

AUGURO A TUTTI QUANTI UN FELICE 2007!!

BACI, Bea.

PS : ci ho preso gusto a sponsorizzare miei disegnini (che faccio da quando non sapevo neanche cosa fossero le ff, tra l'altro...), per cui, restando in tema, qua sotto ci sono Draco (una versione un po' mangiamortesca) e Hermione!

Draco/Herm

E nella mia pag ce ne sono altri...

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Capitolo 15
*** Tregua ***


14 – Tregua?

Non andò ad aprirle alla porta, la serratura scattò da sola evidentemente per un incantesimo. Entrando in casa lo vide appoggiato alla finestra, intento a guardare fuori; una sigaretta stretta tra le dita si stava praticamente consumando da sola e la cenere lottava contro la forza di gravità per non cadere.

Si voltò verso di lei riservandole per qualche istante uno dei suoi più classici sguardi indecifrabili, di quelli che, adesso Hermione lo sapeva, nascondevano pensieri amari. Poi tornò a volgere la sua attenzione su quanto stava succedendo di fuori: ovvero, nulla in particolare.

"Hermione."

"Draco… l’ho vista. Le ho parlato."

Questa frase lo fece di nuovo voltare verso di lei, silenzioso e stupito.

"Con… Pansy… credo che non ti darà più fastidio."

"Cosa?!" bisbigliò, dubbioso. "Stai dicendo sul serio?"

Lei annuì mordendosi un labbro, come faceva sempre nelle situazioni delicate; quindi si avvicinò a lui e gli spiegò tutto quello che era successo tra le due. Lui sembrava sempre scettico.

"Non lo credo possibile. Sei troppo ingenua, quella è capace di tutto e io non…"

"Ascoltami." Lo interruppe. "Non sarei qua a dirtelo se non ne fossi sufficientemente convinta e farò finta di non essermi offesa per avermi considerata un’ingenua. Lei si illudeva solo che così facendo avrebbe smesso di essere arrabbiata, ma non…"

"…ma non è così che si risolvono i problemi."

"Già."

Malfoy si inumidì leggermente le labbra e poggiò una mano sulla sua spalla esposta, carezzandola leggermente con due dita e giocando con la spallina sottile della sua canottiera. Hermione guardò la sua espressione corrucciata, le labbra contratte mentre seguiva i movimenti delle proprie dita con gli occhi, che alla luce sembravano essere ancora più trasparenti.

"Malfoy…" disse, portandogli una mano sulla guancia. "Io sono qua." E così facendo lo costrinse a posare nuovamente il suo sguardo su di lei.

La guardò, mentre sul suo volto compariva di nuovo il suo tipico ghigno.

"Mi mancava sentirmi chiamare per cognome, Granger. La tua voce acquista un suono piacevolmente irritante, nel pronunciarlo."

Hermione sorrise di sbieco.

"Davvero, Malfoy?!"

"Davvero, mezzosangue…"

Mentre arricciava le labbra in un’espressione in parte divertita, in parte teatralmente offesa, lasciò che la mano poggiata sulla guancia scivolasse leggermente all’indietro, fino ad aggrapparsi alla nuca stringendola più del dovuto, come per fargli male in segno di punizione.

Ma poi quella presa si sarebbe presto allentata e lei l’avrebbe attirato a sé, l’avrebbe guardato, carezzato, avrebbe fatto scorrere le sue dita tra i capelli. L’avrebbe baciato, perché spesso non servono tante parole. E si sarebbe fatta stringere a sua volta. L’avrebbe avuto per sé.

~

"Prima o poi te lo levo quel viziaccio…"

Lui inarcò un sopracciglio, assumendo un’aria interrogativa.

"Il fumo. Fa male alla salute e alla forza di volontà. E per tua informazione non è un'esperienza estatica baciare un posacenere…"

Al che si avvicinò ulteriormente a lei, che sdraiata a pancia in giù con la testa appoggiata su un palmo lo guardava divertita.

"E allora non baciarmi. Solo sesso animalesco, distaccato e senza dimostrazioni d’affetto…"

"Ah - ah. Guarda che lo faccio anche per te, cosa credi?"

"Mi vuoi levare pure il tabacco? Come se non fossi già cambiato abbastanza…" rispose con naturalezza, quasi senza rendersi conto del vero significato di quelle parole. Significato che però non sfuggì a lei, che bloccandogli la mano con cui le stava carezzando un braccio mutò espressione.

"E ti dispiace?"

Domanda secca, inaspettata.

"No."

Risposta decisa.

"Bene…" e di nuovo la mano fu libera di vagare sulla sua pelle, fino ad addentrarsi tra i boccoli, anche se ancora per poco.

"Ma sai che ti dico?! Che questo parlar di fumare me ne ha fatto venir voglia!" Malfoy si alzò e andò a cercare il famigerato pacchetto, quindi si accese una sigaretta appoggiato a una parete dal lato opposto della stanza.

"Sei disgustoso" protestò la ragazza. Si alzò a sua volta, avvolgendosi nel lenzuolo, e si avvicinò. Lentamente, gli sfilò la famigerata pietra dello scandalo dalle labbra e tirò una boccata di fumo, prima di spegnerla praticamente ancora intera.

Lui fece appena in tempo ad allargare le braccia in segno di protesta, poi sorrise.

"Per tua informazione, Granger, stai diventando verde…"

"Non… ehm… non è vero…" si giustificò Hermione, lottando con il suo stomaco non abituato al tabacco, lontano e vago ricordo. "Comunque voglio dimostrarti quanto poco sexy sia baciare un fumatore."

Quindi lo afferrò per la nuca prodigandosi in una dimostrazione molto approfondita. Dopo essersi allontanata, lo guardò smagliante cercare di restare impassibile, mentendo spudoratamente.

"Io non ci trovo niente di disgustoso… anzi, adesso sai pure di nicotina" e con un sorrisetto la spinse indietro, fino a farla ricadere sul letto tra risa e proteste.

Ma poi scattò qualcosa, in lui. Non sapeva spiegarsene con precisione l’origine, si trattava di una di quelle volte in cui un malessere, una strana sensazione d’ansia e maliconia, ci coglie alla sprovvista nei momenti più disparati.

Un attimo prima di addormentarsi.

Quando ci si guarda attorno in un posto affollato.

Mentre si ride con l’unica persona ancora in grado di farci ridere.

Fermandosi senza preavviso le scostò i capelli dalla fronte, per osservarla meglio nella sua completezza, nella sua bellezza. In silenzio.

"Che c’è?"

Quanto durerà?

"Niente."

"Bugiardo."

Silenzio, di nuovo, pesante silenzio.

"Credi che sia davvero finita? Che si sia sistemato tutto, e vissero per sempre felici e contenti?"

Amarezza.

"Non lo so, Draco, posso solo limitarmi a sperarlo. E tu? Speri anche tu che sia tutto sistemato?"

La guardò qualche istante, leggendole dentro tanta, troppa tristezza, l’ultima cosa che lei si meritava.

"Io… certo che lo spero."

"Sicuro?"

Lui si inumidì leggermente le labbra.

"Mi sembra soltanto tutto troppo facile…"

Hermione sospirò chiudendo gli occhi e poi gli regalò un leggero sorriso. "Anche a me. Ma non è detto che tutto debba sempre essere complicato."

~

Anche quel mese di agosto era passato.

Tranquillo e sonnolento, cullato dall’afa estiva che avvolgeva la città bollente di cemento e asfalto. Tranquilli anche Draco e Hermione, come se non fossero realmente Draco Malfoy e Hermione Granger.

Lei che tornava da lavoro la sera e lo trovava ad aspettarla silenzioso, a volte ammiccante, a volte corrucciato da chissà quale pensiero. Notti afose passate senza la voglia di dormire, sdraiati sopra le lenzuola, accanto ad una finestra spalancata per il caldo. A fare l’amore, o solamente a stare vicini. Mani che si intrecciavano nel buio, dita che torturavano capelli, frasi pungenti che avevano come unico scopo vedere quel leggero ghigno fare capolino sul viso di uno o dell’altra.

Mi sembra così facile. Troppo.

Ma non era tutto troppo facile e non lo sarebbe stato.

Lui lo sapeva anche se ancora non osava, né voleva, ammetterlo a se stesso; figurarsi a Hermione. E anche lei lo sapeva, anche se non voleva pensarci; per la prima volta in vita sua, Hermione Granger scelse l’ignoranza, fingere di non capire e portare avanti le cose così come venivano, "perché non è detto che tutto debba sempre essere complicato."

"Cos’hai?"

"Va tutto bene."

Non va tutto bene. Non è necessario che vada sempre tutto bene…

"Ti sei di nuovo svegliato di soprassalto?"

"Sì."

Lei gli toccò la fronte con una mano.

"Sei sudato…"

"Ho caldo."

Non la guardò neanche mentre le rispose, aveva gli occhi chiusi e la mente chissà dove.

"Draco, se hai un problema…"

"NON HO – NESSUN - PROBLEMA. Intesi?!"

Quella reazione improvvisa, quello scatto di rabbia, la fece sussultare leggermente sul materasso.

E poi dici che è tutto a posto?

"Io ho il diritto di saperlo, se soffri per causa mia."

"Ma la vuoi smettere di metterti sempre in mezzo ad ogni cosa?!" sbottò di nuovo lui. "Io non ho nessun problema e se anche fosse non c’entreresti per forza tu."

Si trattava di quel genere di risposta che non necessita alcuna replica. Hermione sapeva che le stava mentendo, ma sapeva anche che continuando ad insistere non sarebbe arrivata a nulla: lei era testarda, ma lui la superava.

"Non parlarmi in questo modo" disse con freddezza.

Lui si voltò verso la ragazza che lo guardava con gli occhi spalancati, visibilmente irritati nonostante il buio e il tono di voce all’apparenza inespressivo. Era stato impulsivo, probabilmente duro; ma era il suo temperamento: quando veniva messo in discussione, Draco Malfoy scattava sulla difensiva; malamente, se necessario.

"E tu non farmi più interrogatori" disse piano. "È tutto a posto, finché sei qua…"  le carezzò una guancia e si portò più vicino, fino a sfiorare la fronte con la sua in quel contatto lo faceva stare così bene.

Hermione sapeva che non era tutto a posto. Lo sapeva, ma si impose di non pensarci.

~

Quel giorno Draco non si smaterializzò verso casa di Hermione ma preferì arrivarci a piedi, normalmente, godendosi la camminata e il sole negli occhi. Riflettendo su quanto lo avrebbe aspettato, adesso, su come avrebbe portato avanti la sua esistenza. Fu la prima volta che realizzò davvero che ora, nella sua esistenza, era coinvolto qualcun altro. Una piccola persona che aveva il suo sorriso, quel sorriso che così poche volte gli compariva in volto.

Inspirò forte, facendo roteare la testa all’indietro e rilassando i muscoli del collo. Era quello che voleva, era la cosa giusta da fare… ma quella domanda, quel "Mi sembra soltanto tutto troppo facile" ogni tanto tornava prepotentemente ad adombrare suoi pensieri, nonostante la ricacciasse prontamente all’indietro.

Suonò il campanello e una splendida e accaldata Hermione gli aprì la porta con un sorriso.

"Draco, non ti aspettavo così… così" disse, mentre cercava di comporre i capelli all’interno di una pinza.

"Avevo voglia di fare quattro passi" spiegò entrando in casa.

"Ciao Draco!" la bimba gli corse incontro aggrappandosi alla gamba di lui che, senza pensarci troppo, la prese in braccio. Rebecca era davvero una bambina splendida, non si capacitava di come potesse essere sua. Dalla madre, oltre che i lineamenti del viso e quel nasino impertinente, aveva ereditato anche una solarità che con lui di certo non aveva nulla a che fare; quella capacità di affezionarsi alle persone facilmente, probabilmente contro i suoi stessi interessi, e di sorridere al prossimo.

"Ciao… allora a Londra come è stata?!"

"Bellissimo!" poi protestò un po’ per scendere e proseguì col suo personalissimo racconto di tutte le cose che aveva fatto coi suoi nonni.

È assurdo. Io sto qua, con la Granger e uno scricciolo di neanche quattro anni e mi sento… bene. Assurdo.

Assurdo oltre ogni immaginazione, di questo se ne accorse anche Hermione.

"Draco, poi mi ci porti sulla scopa?!"

"Ancora con questa storia?!" intervenne la madre.

"Ma uffi…"

Malfoy si sentì chiamato in causa. "Dai, diciamo che ci farò un pensierino" disse, occhieggiando verso la donna che fece roteare gli occhi in segno di disapprovazione.

"Rebecca, vieni un secondo… la mamma ti deve dire una cosa."

Non aveva senso aspettare ancora, perché avrebbe solo complicato ulteriormente le cose. Se la prese in braccio e le sistemò i capelli un po’ spettinati.

"Ti è simpatico Draco?"

"Sì!"

"E ti fa piacere quando ci viene a trovare?"

"Sì… magari mi porta sulla scopa!"

Mia figlia è davvero monotematica. Mi farà partire le coronarie, letteralmente, tra qualche anno.

"Sai, io ti ho sempre detto che noi siamo sole e che non hai il papà…" quindi temporeggiò mentre lei annuiva, senza capire molto però. Poi lanciò uno sguardo a Malfoy che, con evidente terrore, aveva invece perfettamente compreso dove volesse arrivare.

"Beh, in realtà Draco non è solo un mio amico. Lui…"

"Lui?"

"Tu ce l’hai il papà, non era vero quello che ti dicevo. E' lui il tu papà" spiegò piano, con evidente ansia. Ma era convinta che arrivare diretti al nocciolo della questione fosse la cosa migliore da fare.

Rebecca sgranò gli occhi, prima di controbattere dopo un po’, incerta.

"Ma io non ce l’ho il papà… lo dicevi sempre."

"Beh, il fatto è che prima non poteva stare con noi."

La bambina si aggrappò un po’ di più alla madre e guardò di sbieco il padre che, con evidente agitazione, si passava una mano tra i capelli lanciando fiammate in direzione della donna. Che diavolo, poteva almeno avvertirlo, quella testona di una donna! Non si fanno certe cose così a bruciapelo senza avvisare nessuno.

"Hermione... Rebecca…" provò a dire Malfoy.

"E perché non c’era?" mormorò la bambina.

"Aveva dei problemi, non poteva, anche se avrebbe voluto."

Guardò Hermione, poi di nuovo Malfoy, sempre accoccolata nel grembo della madre e con lo sguardo curioso.

"E' il mio papà come il papà di Miriam e Emma? E dei miei amici di scuola?" chiese piano.

Lui si alzò in piedi, risoluto, e le si avvicinò.

"Vieni qua, forza" le disse. La bambina sembrava un po’ titubante, ma scivolò verso il pavimento e si portò in piedi davanti a lui, guardandolo stranita con un dito in bocca.

"Ehi, mica mordo, lo sai?"

Strappato un sorriso alla piccola le passò una mano su un braccio, e poi sulla spalla. "Io per te sono sempre Draco, d’accordo? O Drago, come preferisci. Non importa quello che ti ha detto la mamma…"

Lei lo guardò ancora qualche istante.

"Mi ci porti lo stesso sulla scopa?" mormorò piano, sorridendogli leggermente e ricevendo in cambio un'espressione molto simile.

"Vediamo..."

Capelli a parte, Rebecca assomigliava molto ad Hermione. Da lei aveva ereditato la forma del viso, il colore degli occhi, i lineamenti. Ma nel preciso istante in cui si vide rivolgere quel sorrisetto vago, Draco trovò l'unica cosa che forse avrebbe messo a tacere per un po’ quei pensieri scomodi che ogni tanto tornavano a tormentarlo. Un sorriso esattamente come il suo. Ma il punto era quanto tempo ancora sarebbe durata, quella tregua.

Quanto tempo avrebbe dormito in pace prima di svegliarsi di nuovo di soprassalto, sudato e stringendosi il braccio sinistro?

Sul momento, preferì non pensarci.

~

HOLA TODOS! IN QUESTI DUE GIORNI, SVARIATI FATTI MI HANNO RISOLLEVATO IL MORALE E SONO DIVENTATA ESTREMAMENTE PRODUTTIVA E RAPIDA! BISOGNA ANCHE DIRE CHE SONO CAPITOLI GIA’ ABBASTANZA DELINEATI NELLA MIA ZUCCA, PER CUI E’ PIU’ SEMPLICE (E POI LA SERA ALLA TV NON DANNO MAI NIENTE DI DIGNITOSO! Voglio Sky !).

ORA, NON LINCIATEMI SE VI HO UN PO’ RATTRISTATO SUL FINIRE (ma era il mio scopo, e se non ci sono riuscita, ditemelo !). PURTROPPO, LE COSE NON SONO SEMPRE TUTTE ROSE E FIORI! (‘hai capito, versione di Bea schiava delle storie tutte cuoricini e risate?!’).

MA NON FASCIATEVI LA TESTA, OK?

PASSANDO A SALUTARE… UN BACIONE A

luz79 (Luz,io di dolci ne ho mangiati fin troppi e la cosa si ripercuote non solo nella storia ma anche sulla bilancia -d'oh-...sono troppo buona d'animo, è questo il punto. Ma con sto chap temo di aver cominciato la dieta…non volermene! Un bacio),

Olivia86(Ciao! Questo cap ti ha fatto un po’ di chiarezza? Il Draco continua a essermi ancora un po’ pensieroso… spero non ti abbia deluso come capitolo, però! Grazie e ciaooooo!!),

lunachan62(Ciao! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il cap scorso, davvero non ne ero del tutto convinta, non saprei dirti come mai… e questo? Normalmente direi che è un po’ più nelle mie corde, ma non so. Un bacio!),

Rossellaura (Parli con una che è da sempre -ora non volermene ^^'!!- una ferma Sidekick, per cui... Ma anche Draco e Herm sono troppo belli assieme! E il fatto che non succederà mai nulla in canon apre la strada a dei gran viaggi mentali, non credi?! Grazie della recensione e dei complimenti!Ciao!),

Alessandra (la pseudo-tregua tra le due non sarebbe male… ormai la mia fic sta volgendo al termine quindi non so, però potrebbe essere uno spunto per una futura e magari un più happy! Ad ogni modo: questo capitolo ti ha rattristata? Uffi, non volevo. Cioè, in realtà un po’ di sana amarezza era quello che volevo. Ma non per farvi una cattiveria... –che contorta sono?! – un bacio e alla prossima!),

gemellina (Non era sufficiente?! Nooooooo!!! Ora mi deprimo!! ^_^ Scherzo, dai. Però sono stata ultra rapida con questo, devi prenderne atto! Come ti pare? Credo che ci stiamo avviando verso il termine… un bacio!),

merryluna (ciao bella! Allora, questo capitoletto ti ha un po’ illuminata sulla frase della biscia? Beh, io spero di sì,almeno un pochino. Riguardo a Pansy, ti posso dire che è eliminata, ma per il resto... Il Dracuzzo mi è un po’ sfasato. Non volermene, però, perché anche io ci soffro da sola di quello che scrivo! Scrivo e mi deprimo. -help!- Ciao ciao e alla prossima! Un bacio!),

anfimissi (ciao! Più che aria di tempesta tira aria di crisi di nervi per draco. Riuscirà a farsela passare? Anche secondo me Dracuzzolo non sarebbe male come papi, forse un po' atipico ma per questo anche speciale. Mah… un bacio e grazie dei complimenti!).

E POI UN SALUTO A TUTTI GLI ALTRI LETTORI!!

SMACK, GOLDFISH.

 

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Capitolo 16
*** Era inutile girarci intorno ***


15 – Era inutile girarci intorno

Lui stava male, era inutile girarci intorno. Era passato del tempo da quando teoricamente la sua vita avrebbe potuto prendere un’altra piega e lui avrebbe potuto essere più felice, normale. Ma si sa, la felicità, se il tuo nome è Draco Malfoy, non può essere così maledettamente facile da ottenere.

L’autunno era ormai ampiamente inoltrato e qualcuno, estraneo alla loro situazione, avrebbe potuto dire che non c’erano motivi per cui preoccuparsi. Aveva Hermione, la mezzosangue da disprezzare alla quale andava il merito di avergli fatto scoprire tutta una serie di emozioni che non credeva neanche di essere in grado di provare. Aveva Rebecca, quella figlia che aveva scoperto di avere e l’unica in grado di strappargli un sorriso sincero. Merlino solo sapeva come fosse possibile una cosa simile.

Ma poi c’era lui, e con lui andava tutto male.

Draco Malfoy era stanco. Stanco di svegliarsi la notte dopo aver di nuovo sognato quel maledetto marchio, segno di un passato che non aveva ancora sistemato: messo da parte, accantonato, ma non risolto.

Era stufo. Stufo di provare quel senso d’incertezza, quella costante possibilità che una qualsiasi Pansy Parkinson potesse distruggere l’unica cosa decente che aveva ottenuto in tutta la sua vita. Stufo di non poter essere altro che un comunissimo Derek Miller per le due persone più importanti che aveva.

Probabilmente, così come inizialmente lo aveva aiutato a restare in piedi, col tempo Hermione lo avrebbe fatto crollare, perché restarle accanto in quel modo equivaleva esattamente a una fuga da se stesso.

"Hermione, mi dispiace. Devo farlo."

Dopo una serata caratterizzata dai monosillabi, questa era stata la sua prima frase. Hermione, che fino a quel momento gli sedeva a fianco leggendo un libro, si voltò inorridita verso di lui fingendo di non capire, anche se in realtà sapeva benissimo cosa intendesse.

Lo sapeva fin troppo bene, da troppo tempo. Lo aveva intuito dal modo in cui talvolta lo vedeva guardare lei e la loro bambina. Ne aveva la conferma tutte le notti che lo sentiva agitarsi nel sonno e svegliarsi sfregandosi rabbiosamente il braccio sinistro; quando lei fingeva di dormire, silenziosa, anche se gli occhi le si inumidivano a tradimento. Aveva paura, temeva che non avrebbe più retto a quella situazione e le avrebbe lasciate di nuovo, vinto dall’esigenza di fuggire.

"Spero per te che sia sufficiente."

Parole che si era sentita dire tempo prima da una persona che, nonostante tutti i suoi difetti, sapeva meglio di lei quali fossero quei demoni con cui lui doveva fare pace, una volta per tutte. Ma Hermione aveva scelto l’ignoranza, aveva preferito fingere di non capire quale fosse quel tassello mancante. Si era auto-convinta che la sua presenza, assieme a quella di Rebecca, fosse davvero sufficiente.

No che non lo è.

"Fare cosa?"

Domanda stupida, Hermione.

"Lo sai. Ho deciso, Draco Malfoy non è morto ed è ora che si sappia."

La sua espressione era impassibile e gli occhi grigi, privi di ogni emozione, riflettevano quelli intensi di una donna carica di rabbia e terrore allo stato puro.

"Vuoi consegnarti? Scordatelo Malfoy. Ormai è tardi, dovevi pensarci tempo fa."

"Non hai capito, io non ti sto chiedendo un parere. Ti sto informando. E comunque non puoi dirmi cosa devo fare della mia vita, è inutile lamentarsi."

A queste parole lei proprio non riuscì a conservare la compostezza che avrebbe voluto.

"Io posso eccome, invece! Sei solo uno schifoso egoista e non ti permetterò di piantarmi di nuovo in asso, non dopo tutto quello che… che c’è! Cristo, te ne rendi conto che non si tratta più solo di noi due?!" sbottò su tutte le furie, alzandosi in piedi.

Lui scrollò la testa con gli occhi chiusi.

Me ne rendo conto. Mi rendo conto che sono solo un bastardo.

Uno schifosissimo bastardo.

"E tu non capisci che io non posso andare avanti così?!" sibilò. "Non fare finta di non sapere che dormo male la notte, e che di giorno sto anche peggio… io devo risolvere questa cosa, perché non arriverò mai a nulla fingendo di essere chi non sono e…"

"NO! Non te lo permetto! Ma porca… a Rebecca non ci pensi, vero?!"

Poi chiuse gli occhi stringendo i pugni e facendo appello a quanto più autocontrollo avesse. "Ma certo che non ci pensi, perché sei solo un bastardo. Non ti importa di farla soffrire, di farci soffrire entrambe, tu pensi solo a te stesso…"

A lui però importava, eccome. Ma sapeva anche che non sarebbe mai stato in grado di restarle accanto così. Come un signor nessuno che da un momento all’altro poteva venir scoperto.

"Lo so, ma…"

"TU NON LO SAI, DRACO! Altrimenti non la lasceresti." Era difficile per lei non gridare e la voce era ormai irrimediabilmente spezzata, nonostante riuscisse a trattenere il pianto. "Cazzo, me lo avevi promesso!" protestò, prima di sprofondare di nuovo nella poltrona stringendo la testa tra le mani. "Mi avevi promesso che non ci avresti più lasciate" mormorò. "Ricordi cosa ti dissi, Draco? Che potevi giocare quanto vuoi col mio, di cuore, ma non dovevi toccare quello della mia bambina…"

Risollevò il capo per fissarlo; finalmente anche lui non sembrava più così impassibile come prima.

"Andiamo, credi davvero che voglia farla soffrire? O che voglia far soffrire te?"

"E’ quello cha stai facendo, che fai tutte le volte che io commetto l’errore di fidarmi di te."

Lui si alzò in piedi e la raggiunse, inginocchiandosi vicino a lei e cercando di sfiorarle una mano, prontamente ritratta.

"Mi dici che cosa posso darle, che razza di padre sarei? Sempre in fuga da chissà cosa, costretto a nascondermi… cazzo, non posso neanche darle il mio nome, Hermione!"

"Ci sono cose molto più importanti di un fottuto nome che tra l’altro dici di odiare."

Lui fece una breve pausa, poi le sollevò il mento con due dita e la guardò diretto negli occhi.

"Questa volta è stata la Parkinson. La prossima volta? Chi sarà a rischiare di mandare a puttane tutto quanto? Non riuscirai a far ragionare tutti come hai fatto con lei…"

Lei lo guardò, con gli occhi gonfi e rossi, lucidi di rabbia. Contrasse le labbra in una smorfia, prima di arricciare di nuovo le palpebre e imporsi di non piangere. Si alzò e si avvicinò alla finestra, al di fuori della quale il cielo terso era un manto stellato.

"Io lo sapevo… lo sapevo che non dovevo farlo, non dovevo permettermi di cascarci di nuovo. Tu porti solo scompiglio nella mia vita" disse con lo sguardo sempre puntato fuori. Poi si voltò verso di lui. "Ma lo sai cosa mi fa più rabbia? Il fatto che per quanto ti odi in questo momento, forse un po’ ti capisco. E che se non mi ritrovassi con il cuore a pezzi ti direi che probabilmente è la cosa giusta da fare, se vuoi davvero rimpossessarti della tua vita."

Lui le si avvicinò di nuovo, cercando di toccarla, ma la donna si scostò.

"Devo farlo…"

Una lacrima.

"No che non devi."

"Sì."

Un'altra.

"Che cosa devi fare, papà? E perché mamma piange?"

Rebecca, probabilmente, si era svegliata sentendoli discutere e in silenzio si era trascinata verso il soggiorno. I genitori si voltarono contemporaneamente, sentendo queste parole, e la videro starsene in piedi sulla porta, con il suo pupazzo in mano e gli occhi assonnati.

Papà.

Era la prima volta che si sentiva chiamare così.

Cazzo, proprio adesso?

Hermione si asciugò stancamente le lacrime e si sforzò di sorridere alla bambina.

"Niente, tesoro, ora torna a letto."

Superò Draco per avvicinarsi a lei. Lui era silenzioso e la guardava, Hermione giurò di vederlo vacillare, forse per essersi sentito chiamare in quel modo. Di nuovo un’ombra scura comparve a intaccare quelle iridi trasparenti.

"Rebecca…" provò.

Hermione lo sentì farsi più vicino ma, bloccandosi di colpo, allungò un braccio per impedire che andasse oltre.

"Non provarci. Hai già fatto abbastanza, per stasera." Poi prese in braccio sua figlia mentre lui, in disparte, non poté fare altro che incrociare il suo sguardo in quello interrogativo della bambina, che lo guardava da dietro la spalla della madre succhiandosi un pollice.

Merda. Ora sono proprio fottuto.

~

Che cosa devi fare, papà?

Quella frase continuava a ronzargli per il cervello e sembrava non volerlo lasciare in pace. Sentirsi chiamare in quel modo lo aveva tutto sommato sconvolto ma non avrebbe cambiato la sua idea, a maggior ragione. Ne avrebbe sofferto, si sarebbe fatto odiare, ma almeno avrebbe sistemato gli ultimi cocci della sua esistenza, perché se inizialmente aveva creduto che riallacciare i rapporti con Hermione lo avrebbe aiutato, si sbagliava di grosso. Forse in partenza lo aveva spronato a prendere di nuovo in mano il controllo della sua esistenza. Ma alla lunga lo aveva portato a desiderare intensamente di andare fino in fondo.

Era un vigliacco, lo era sempre stato. Ma ora, Draco Malfoy aveva detto basta. Con che faccia sarebbe rimasto accanto a loro così, costretto a scappare? Non ce l’avrebbe fatta.

Poi, lei suonò alla sua porta. Lui lo sapeva ancora prima di vedersela davanti.

"Hermione."

"Draco. Temevo di non trovarti più."

Lui non disse nulla, perché non ce n’era effettivamente bisogno, e si limitò a osservarla entrare.

"Io ti odio. Ti disprezzo e sono stata una stupida a permetterti di entrare di nuovo nella mia vita…"

"Granger…"

"MA…" lo interruppe, "ma allo stesso tempo non ce la faccio a restare impassibile a guardarti mentre ti rovini con le tue stesse mani. Credo che una mia testimonianza  sul tuo pentimento ti farà comodo."

Lui la guardò con gli occhi spalancati. Che cacchio stava blaterando, quella pazza?

"Scordatelo! Ti caccerai nei casini e io non intendo lasciartelo fare!"

"Malfoy…" rispose Hermione, scrollando il capo. "A me non succederà nulla. Quando te ne sei andato quattro anni fa, presa dai sensi di colpa ho confessato tutto. Tutto. E alla fine, vuoi perché ero amica di Harry Potter, vuoi perché ti eri pentito e le informazioni che mi avevi dato erano state davvero importanti, hanno archiviato il mio caso, nell’euforia per la vittoria contro Voldemort. Dopotutto ero pur sempre un membro dell’Ordine e avevo procurato quelle informazioni... credo che non farà male rinfrescare loro la memoria" concluse la ragazza.

Lui la scrutò qualche attimo, realizzando quello che stava dicendo.

"Tu mi odi, mi disprezzi e non ti perdoni. Perché lo fai?"

Perché mi sono innamorata di te.

Perché sono una stupida.

"Non lo so."

Malfoy si allontanò da lei, passandosi una mano nei capelli.

"E Rebecca?"

Lei sussultò, riservandogli poi una risatina ironica. "E che vuoi che le dica?" disse rassegnata. "Il concetto del fare pace con un passato da cui stai scappando da anni mi pare un po’ troppo per una bambina di quattro anni, per sveglia che possa essere."

Come al solito, Hermione aveva ragione. Di nuovo Malfoy si portò più vicino alla donna, che lo guardava severa puntando gli occhi dritti nei suoi.

"Non insegnarle a odiarmi" le disse, sfiorandole una guancia.

"Non lo farò. Ma non ti garantisco che non lo faccia da sola."

Draco abbassò lo sguardo.

"Vorrei parlarle."

"E io vorrei che non mi abbandonassi ancora."

"Potrà suonarti assurdo, ma io non ti sto abbandonando."

"Sì, invece…"

E alla fine, mentre lo stringeva a sé, una singola lacrima traditrice scese a rigarle una guancia.

~

"Me lo dai un bacio, piccolina?"

Lei annuì e poggiò le labbra sulla sua guancia, nonostante fosse un po' imbronciata.

"Perché vai via, papà?"

"Perché devo."

"Ma poi torni?"

"Forse… e tu mi vorrai ancora?"

"Sì."

"Promesso?"

"Promesso. Ma io non voglio che tu vai via."

Lui restò zitto. Neanche lui lo voleva, ma non voleva neanche che lei crescesse senza poter dire chi fosse suo padre. Senza potersi far vedere con lui.

"Lo sai che ti penserò sempre, vero?"

Lei annuì di nuovo e lui la strinse a sé.

Probabilmente sua figlia l’avrebbe odiato, di lì a qualche tempo. O peggio, l’avrebbe dimenticato. Cancellato.

"Vuoi farlo un giro in scopa?"

Rebecca sorrise.

Improvvisamente non gli interessò più nulla dell’odio. Gli bastò quel sorriso.

...

Mentre richiudevano dietro di lui la porta della sua cella, Malfoy ringraziò Merlino, tutti gli stregoni del Medioevo e anche qualche santo babbano che non ci fossero più i Dissennatori, ad Azkaban, perché si sarebbe tenuto stretto quel ricordo che nessuno gli avrebbe mai potuto rubare. Quelle parole di una bambina impresse nella sua mente. E anche quei due occhi infuocati che lo guardavano un’ultima volta da lontano, prima che li separassero. Quello sguardo lucido e intenso che non avrebbe mai dimenticato.

~

VI PREGO NON AVADAKEDAVRIZZATEMI!!!

PERCHE’ IO, ESATTAMENTE COME DRACO, DOVEVO FARLO . SONO MASOCHISTA, LO SO, MA CREDO CHE SOLO COSì POSSA TROVARE DAVVERO UN PO’ DI TRANQUILLITA’ E SMETTERLA DI AUTOCOMMISERARSI. UFFI, A ME PIACCIONO LE STORIE ALLEGRE! DAVVERO!

VI RINRAZIO DI CUORE, SPERANDO DI NON ESSERMI GUADAGNATA IL VOSTRO ODIO CON QUESTO CAPITOLO ^_^’

UN BACIO A:

Alessandra (Concordo sul fatto che Draco non sia semplice come personaggio… o viene supersexy, o superfrustrato –che è il clichè in cui spesso temo di cadere-… Il mio amore per le commedie mi rende molto più semplici le ron/herm –me si fa pubblicità occulta >_>. Però se ti va leggile, ne ho scritte diverse! Ciao!!!), Valemione (Mamma mia, quanti aggettivi… ora mi commuovo! grazie, pensare che ti sei sparata tutta questa storia d’un fiato mi fa piacere. Ti ho mica depressa, ora? Nuuuuu…), Nightyrock (Come vedi, il problema non era Pansy, ma Dracuzzo stesso che è un po’ sfasato. Spero di non averti delusa, con questo chap, io a avevo il terrore di cadere nel patetico! Grazie e un bacio!), Gemellina (Purtroppo il Voldie è stecchito, ma il punto è Draco… che ne pensi? Secondo me era necessario…-tanto per citare il titolo! Ciao!), Lunachan62 (Ebbene sì, non durerà. Dopotutto sono Draco e Hermione. Che ne dici di questo? Per me è giusto così, se vuol davvero chiudere il capitolo ‘vigliacco’… Ciao e grazie della rece!), Truelena (mi ricordo il tuo nick in qualche altra mia storia –Ron/Herm, ovvio- e rivederlo qua, con te che mi dici che oltretutto non vai matta per la coppia, non può che farmi ancora più piacere. Anche perché mi hai lasciato un commento molto bello, grazie! un bacio!), Olivia86 (bellaaaaaa Oliviaaaaaa!, e far fare il tenerone a Draco, che è un noto pezzo di ghiaccio, mi diverte troppo… Anche se in questo capitolo… sniff, mi deprimo da sola. Bye!), Luz79 (Ma ciao! In effetti, mi è piaciuto un sacco scrivere il cap scorso, e se mi dici che mi è venuto bene sarà per quello… grazie mille tesoro! Un bacione!), Hila smemo4ever (hai centrato in pieno il problema dei dubbi… però credo che questo fosse necessario, per far chiudere il cerchio. Tu che dici? Ciao!), Sere85 (Ciao!sono contenta che la storia ti piaccia… considerato che ero convinta restasse una oneshot! Però tra un po’ si concluderà… ciao e grazie del commento!), Lady_Eowyn (come hai visto, non sono solo i carlini a creare problemi. A volte sono anche i biondi… ma avevo deciso così da tempo, ormai! Sono contenta che comunque ti sia piaciuta –almeno fino al cap scorso! Ciao!).

AL PROSSIMO CAPITOLO, L’ULTIMO!!

CIAOOOOO!!

 

 

 

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Capitolo 17
*** Ma questo, lei non poteva saperlo ***


16 – Ma questo, lei non poteva saperlo.

"Mi raccomando Rebecca, non combinare pasticci a scuola, d’accordo?"

"D’accordo…" rispose scocciata la bambina, incrociando le braccia.

"E’ inutile che sbuffi, signorina!"

"Ma ho preso 'Ottimo' di dettato, ieri!"

"E hai anche una linguaccia troppo lunga!"

"Non è vero…"

"Io dico di sì. E anche la maestra."

La bambina annuì, sapendo che avrebbe fatto meglio a non andare avanti con le giustificazioni. Mettendo un piccolo broncio salutò ed entrò a scuola sotto l’occhio vigile della madre. Sua figlia era in gamba, a sette anni ne aveva passate già tante ma non sembrava averne risentito, almeno in superficie.

Non avrebbe mai potuto fare finta che la parentesi con Draco non fosse mai successa, anzi, lasciava che ne parlasse e a volte glielo ricordava. Ma era stata semplicemente Rebecca stessa che, almeno in apparenza, sembrava non pensarci più. Magari l’aveva conosciuto troppo poco perché fosse davvero un padre per lei. Magari era ancora troppo piccola perché quell’abbandono la segnasse. O magari aveva semplicemente accettato la realtà per come veniva. Esattamente come lei.

Hermione era andata avanti: le donne forti non stanno a piangersi addosso, affrontano le difficoltà a testa alta e le superano. E comunque, anche volendo, lui era stato fin troppo chiaro.

"Non buttare via il tuo tempo con me."

"Io non sto buttando il mio tempo, Draco. Sei un ingrato."

"Forse, ma non riesco a vederti qua."

"Sono io a volerlo… così continui a farmi male, non capisci?"

Non che non ne comprendesse i motivi contorti. Lui non voleva toglierle il sacrosanto diritto di rifarsi una vita, magari con qualcuno di più affidabile e che non fosse rinchiuso in un carcere. Ma comprenderne i motivi non le impediva di provare rabbia: come al solito, Malfoy aveva fatto di testa sua.

Dannatamente testardo.

Diede un’occhiata veloce alla posta che le era stata recapitata a lavoro e, tra scartoffie burocratiche o relazioni da esaminare, la colpì una lettera anomala.

Ministero della Magia

Dipartimento di Giustizia.

La aprì con una mano tremante, provando ad indovinarne il significato.

E infatti. Draco non avrebbe mai smesso di fare parte della sua vita.

~

"Proprio una bella giornata."

Furono queste le prime cose che Malfoy pensò, tornando a vedere la luce del sole pallido di febbraio.

Aveva passato più di tre anni in quello schifo di posto e alla fine ne era uscito un po’ prima del dovuto, in parte per la condotta impeccabile e in parte perché era chiaro a tutti che non costituiva più un pericolo per la società. Una volta fuori dal Ministero della Magia degli Stati Uniti, dove la Passaporta come da prassi lo aveva condotto, si guardò un po' attorno prima di allontanarsi a passo lento. Doveva ricominciare da zero.

Chissà, magari doveva ricominciare da loro: la costante che lo aveva accompagnato in tutto quel tempo, il suo unico appiglio per un briciolo di evasione, almeno con il pensiero. Gli era costato molto mostrarsi freddo con Hermione e indurla a non cercarlo più, ma sul momento aveva ritenuto che fosse la cosa giusta da fare. Non sopportava l’idea di vedere una ragazza giovane, intelligente e che dalla vita meritava solo il meglio sprecarsi con lui. Gli bastavano le poche notizie che lei gli spediva via lettera, qualche foto. Ma adesso…

Adesso posso anche ritornare a tormentarti, Granger.

Ghignò da solo, noncurante di passare per uno svitato. Poi, quella voce alle sue spalle.

"Ce l’hai un posto dove andare?"

Si voltò piano e la guardò di nuovo, dopo anni. Era appoggiata ad un muro nei pressi dell’uscita, portava una sciarpa scarlatta sollevata fin quasi sulla bocca e i boccoli liberi di fluttuare al vento le circondavano il viso arrossato per il freddo. Bella come sempre.

"No che non ce l’ho."

"Sei contraddittorio, Malfoy. Prima mi dici di non sprecare il mio tempo con te e poi mi fai recapitare la lettera del tuo rilascio…"

"Lo sai come vanno queste cose… ti chiedono dei recapiti, chi devono informare… e tu sei l’unica persona che mi sia venuta in mente. Nonché la madre di…"

"...Nostra figlia."

"Già."

"E… come sta?"

"Bene. Adesso è a scuola."

Lui corrugò un po’ la fronte, a quel pensiero. Era una bambina, faceva quello che fanno tutte le bambine. Dopo anni, Rebecca stava riacquistando la consistenza di un persona reale, non di un semplice ricordo.

"E com’è che tu non sei a lavoro?" chiese, cercando di tornare beffardo.

"Ogni tanto anche noi stacanovisti ci prendiamo delle giornate libere, sai, per le occasioni speciali: matrimoni, funerali… la scarcerazione del padre della propria figlia…"

Entrambi sorrisero amaramente, poi di nuovo calò il silenzio tra di loro. Un pesante, scomodo, inevitabile silenzio, durante il quale Hermione lo osservò un po’ meglio. Non era messo poi così male come pensava di trovarlo, era obiettivamente dimagrito e con il viso un po’ sciupato, ma tutto sommato non c’era di che lamentarsi.

Prese a tamburellarsi il labbro con un dito.

"Cosa devo fare con te, Draco?"

L’unica sua risposta fu il silenzio di uno sguardo. Onestamente era il primo a non sapere che cosa dovesse fare con lui. Che poteva dirle? Che se si era comportato come un verme era stato a fin di bene?

"Dovevi fare come ti avevo detto" commentò dopo qualche attimo.

Hermione scosse il capo. "E liquidarti con disinvoltura?" gli rispose, estremamente calma.

"Potevi rifarti una vita, ne avresti avuto ogni diritto e io non volevo ostacolarti."

"Certe cose non si decidono a tavolino, non si può scegliere di dimenticare una persona. Se è destino, succede e basta."

Malfoy si portò di fronte a lei.

"Ed è successo?"

La vide abbassare le palpebre, quasi rassegnata. Hermione sapeva benissimo che non sarebbe mai successo.

"Tutte le volte che ti ho lasciato entare nella mia vita sono rimasta scottata. Troppo in profondità, troppe volte. Ma adesso dico basta."

"E’ comprensibile."

Aveva un tono di voce assolutamente neutro, il che non le facilitava di certo le cose. Il punto era che lei stessa non sapeva che pensare di loro, proprio come lui.

"Davvero non hai un posto dove andare?" gli chiese dopo qualche istante.

"Secondo te?"

Sospirò.

"Seguimi, forza…"

"Granger…"

"Eh, no. Adesso decido io." E facendosi minacciosa gli ordinò di seguirlo a casa sua.

Dopo una doccia bollente, Draco si lasciò sprofondare sul divano del salotto di Hermione, stirandosi: sembrava stanco e, comprensibilmente, lo era.

"Hermione, non sei tenuta a fare tutto questo."

Mutando espressione lo fissò per qualche istante con freddezza, poi cambiò argomento.

"Sei uno straccio, Malfoy, dovresti riposare. Ora sdraiati e..."

Fece per voltarsi, ma lui la strattonò per un braccio costringendola ad ascoltarlo.

"Io non voglio che tu faccia le cose perché ti senti in dovere, me la cavo anche da solo" bisbigliò tra i denti.

"Lo so. Mi va di farlo e basta."

Si liberò dalla sua presa, chiuse le persiane e scomparve nell’altra stanza, sentendosi quegli occhi grigi puntati addosso. Quando tornò in salotto, vide che Malfoy si era addormentato e gli si avvicinò; sembrava rilassato, i lineamenti non erano tesi come li ricordava in passato. Gli passò leggermente una mano sulla fronte.

Forse aveva davvero trovato un po’ di pace.

~

"Che bello che oggi sei venuta a prendermi, mamma!" trillò Rebecca rientrando in casa. Hermione le annuì appena, volgendo subito lo sguardo al divano, che però era vuoto.

"Sai che oggi due di quarta si sono picchiati in corridoio?" continuò la bambina, che dopo essersi tolta in fretta il berretto di lana aveva tutti i capelli ritti per aria a causa dell’elettricità statica. "Alla fine li hanno dovuti dividere i maestr…"

Ma alla vista di chi la stava guardando dall’altro capo del corridoio, Rebecca si zittì di colpo, facendosi scivolare dalle mani il cappellino.

"Ciao..."

"Pa… papà?" bisbigliò impercettibilmente.

Draco si avvicinò di pochi passi a sua figlia. Era cresciuta moltissimo e nel vederla spalancare quegli occhi vispi e taglienti verso di lui, con i capelli fini fluttuanti a mezz’aria e le guance arrossate per lo sbalzo di temperatura, non riuscì non emozionarsi un po'.

"Ti ricordi di me?"

Lei annuì, incredula. "Che cosa ci fai qua?" mormorò.

"L’avevo detto che sarei ritornato appena possibile, piccola" rispose facendo qualche altro passo verso di lei, che restò immobile a torturarsi le mani.

"Sei stato via tanto."

"Mi dispiace, non avrei dovuto."

Cercò di restare controllato e si avvicinò ancora, portandosi di fronte a lei e guardandola dall’alto al basso.

"E quando te ne vai di nuovo?" gli chiese dopo qualche attimo. Erano parole che gli facevano male, in un modo mai provato prima.

"Non voglio andarmene di nuovo."

La bambina lo guardò silenziosa e corrucciata, abbassando un po’ la testa.

"La mamma mi diceva che dovevi andartene per forza… ma io non capisco perché."

Draco notò che nel parlare le tremava il mento, al che le sfiorò con delicatezza una guancia e le risollevò il viso con due dita. Inarcò leggermente le labbra, ricevendo in cambio un risposta molto simile.

"Mi spiace. Mi perdoni?"

"Davvero non vai di nuovo via?"

"Davvero…"

In quel momento, guardando quegli occhi spalancati, Draco capì che avrebbe recuperato il rapporto con lei ad ogni costo. Non sarebbe stato semplice, probabilmente, ma quella bambina era la cosa migliore che gli fosse capitata e l’idea di poterla finalmente guardare senza sentirsi in colpa, lo avrebbe motivato a fare di tutto.

Alzò lo sguardo verso Hermione, visibilmente preoccupata e impegnata a mordersi il labbro.

Avrebbe recuperato anche con lei.

~

Il fatto che lui frequentasse sua figlia aveva fatto riavvicinare anche i genitori, in quell'ultimo periodo.

"Rebecca oggi resta da Emily, dopo la scuola."

Lui fece una smorfia. "Mia figlia in una scuola babbana, circondata da babbani, con amici babbani. Ancora la mia mente si rifiuta di accettarlo."

"Un’istruzione a 360° costituirà sicuramente una marcia in più, per lei. Guarda me… ad ogni modo, ho in serbo una sorpresa per te, Malfoy."

La voce di Hermione non era naturale nel pronunciare le ultime parole, sembrava intaccata da una punta di malizia e divertimento, il che lo insospettì non poco.

"Ovvero?" chiese, stringendo gli occhi. La donna, che fino a quel momento aveva tenuto le mani nascoste dietro alla schiena, gli mostrò un paio di forbici. Draco sgranò gli occhi, terrorizzato.

"E’ giunto il momento di tagliarsi i capelli."

"Ma non sono mica lunghi… e poi dove credi che sia stato in questi anni?"

"Poche storie, su."

"Io non mi sottopongo a queste pratiche barbariche! Non puoi usare un incantesimo?"

"Ma così non mi diverto! E poi, che ti aspettavi da una mezzosangue?" disse ironica.

Lui boccheggiò qualche istante, ma alla fine si trovò costretto a cedere, bofonchiando qualcosa su purosangue, barbarie e assolutamente inammissibile mentre lei lo costringeva su una sedia.

Ma dovette anche ammettere che la situazione in sé era quasi sexy. Il volto della ragazza era concentrato nell’esecuzione di un taglio il più possibile simmetrico, le dita affusolate scorrevano sensualmente tra le ciocche umide dei suoi capelli e i loro corpi erano molto vicini, lasciando via libera a quel consueto scambio di vibrazioni.

Mi ha sempre fatto impazzire quell’abitudine di mordicchiarti il labbro…

In quel momento Malfoy ebbe come il dubbio che andare da un parrucchiere babbano non fosse proprio così, ma non indagò oltre, quelle mani intrecciate ai suoi capelli erano un piacere troppo bello da interrompere con stupide frasette provocatorie.

Dopo aver sferruzzato per un po’, Hermione posò le forbici e diede un'ultima controllata al taglio.

"Ecco, direi che così va meglio…" disse, anche se quelle dita proprio non volevano smettere di scorrere tra i suoi capelli morbidi.

"Decisamente" commentò malizioso. Lei gli lanciò un’occhiataccia, ma poi sorrise e lasciò che la attirasse un po’ a sé per la vita, facendo in modo che gli cadesse in braccio.

"Granger, adesso io ti bacerò e tu non potrai fare nulla per impedirmelo."

"Sei troppo sicuro di te."

"Pessimo difetto, lo riconosco" disse, così vicino che le loro labbra parvero quasi sfiorarsi, muovendosi. Hermione improvvisamente realizzò quanto fosse stufa di farsi violenza da sola per resistergli, stufa di decidere a tavolino che non ci sarebbe cascata di nuovo; anche perché era troppo tardi.

Lei gli apparteneva, nulla avrebbe mai cambiato quel dato di fatto.

Allontanandosi un po’ gli prese il volto tra le mani, carezzandone con i polpastrelli la nuca adesso di nuovo scoperta, e lo fissò. Le dita ripresero in automatico a scorrergli tra i capelli ancora umidi e il suo sguardo, fino a quel momento proiettato nel suo, scese fino a soffermarsi sulle sue labbra. Sorrise leggermente, ricambiata. 

Poi lo baciò.

Lentamente, assaporandone ogni minimo dettaglio, perché ormai non avevano più fretta. Nessun senso di colpa avrebbe inquinato quel bacio, che rappresentava semplicemente il legame indissolubile tra due persone.

Si appartenevano, nulla avrebbe mai cambiato quel dato di fatto.

Ignorando le proteste della ragazza, Malfoy si staccò un poco e appoggiò la fronte sulla sua, facendo sfregare l'una sull'altra le punte dei loro nasi.

"Hermione voglio che tu…"

"Shh…" lo interruppe, posandogli un indice sulle labbra. "Niente spiegazioni, né inutili promesse. Mi basta guardarti negli occhi."

Aveva ragione lei, non servivano troppe parole. Velocemente cercò di nuovo il contatto con la sua bocca e, alzandosi, la trascinò verso il materasso poco lontano, facendola ricadere su di lui. L’aveva desiderata dal primo momento che l’aveva rivista, avvolta in quella sciarpa scarlatta e con le guance arrossate per il freddo. 

Era sdraiata su di lui, quando di scatto si rialzò un po’ sui gomiti e lo osservò seria, ma serena. "Dannazione, avevo giurato di non innamorarmi mai più di te…"

Lui sorrise.

"Beh, sappi che la cosa è reciproca" disse, affondando la bocca nel suo collo.

Hermione si allontanò un po’ e lo guardò incuriosita. "Cioè?"

"Niente…" ghignò lui, prima di tornare a baciarla.

Avrebbe voluto dirle meglio che per lui ero la stesso. Avrebbe voluto dirle che, nonostante tutti i suoi irritanti difetti e quella maledetta cocciutaggine da Grifondoro, l’amava da impazzire e che davvero non avrebbe più sofferto a causa sua. Avrebbe voluto dirle tutto ciò, ma Draco Malfoy non esternava con facilità le proprie emozioni; anche Hermione ne era pienamente consapevole.

"Mi basta guardarti negli occhi."

Parole sue.

Forse, un giorno si sarebbe lasciato andare e le avrebbe confessato tutto (o quasi). Forse, quel giorno non avrebbe poi tardato molto ad arrivare.

Ma questo, lei non poteva saperlo.

~ FINE ~

~

EBBENE SI', LA STORIA ADESSO E' DAVVERO FINITA!! A PENSARE CHE QUANDO L'HO PUBBLICATA ERA UNA ONESHOT CHE NON AVREI MAI CREDUTO DI CONTINUARE MI FA SORRIDERE...

COMUNQUE, CHE VI DICEVO? IO NON RIESCO PROPRIO A FARE A MENO DEL LIETO FINE, E' PIU' FORTE DI ME!! SPERO CHE VI SIA PIACIUTA LA CONCLUSIONE, A ME E' PIACIUTO MOLTO SCRIVERLA, ANCHE SE NON E' STATO SEMPLICE (ANSIA DA PRESTAZIONE? MAH...).

INNANZITUTTO VORREI RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE L'HANNO SEGUITA CAPITOLO PER CAPITOLO, ERAVATE IN MOLTI E LA COSA NON POTEVA CHE FARMI CONTENTA (ANCHE SE TANTI AVRANNO CLICCATO LA' PER CASO, CHISSA'...). POI UN SALUTO PARTICOLARE A TUTTI QUELLI CHE CON COSTANZA LASCIAVANO I LORO COMMENTI, IN QUESTO CASO A:

gemellina (davvero ti ho commosso il cap scorso? Cavoli, credo sia una cosa molto difficile -anche io, come te, sono donna difficielmente commuovibile, o come caspita si dice... Piaciuta la happy ending? spero di sì, sai, io non riesco a farle finire male, le storie... è più forte di me! Un bacio!)

anfimissi (Draco ad Azkaban ti ha sorpresa? Meno male, io credevo che si capisse fin dall'inizio particamente!! mi hai fatto felice nel dirmi che sono riuscita a regalare un ultimo 'colpo di scena'-vedi, basta poco- Giuro! boh, magari dipendeva dal fatto che io sapevo come sarebbe andata avanti la storia, ma mi sembrava ovvio! ciao e un  bacio!)

lunachan62 (Ciao!! io sono una dipenente da happy ending, come vedi. Con tutti i problemi e le delusioni che ci troviamo a sopportare normalmente credo che almeno nelle storielle che scriviamo un po' di abusato e scontato lieto fine sia meritato! Grazie per aver commentato tutta la storia, capitolo per capitolo e sempre con opinioni molto belle, mi ha fatto piacere!!)

Alessandra (sono commossa se mi dici che sono stata io a ispirarti una d/hr! E mi spiace, non volevo farti partire le coronarie con la faccenda di Azkaban ma era inevitabile. Ma hai visto che la fine happy-happy poi è arrivata?! Io non ci riesco a far finire una storia 'e vissero tutti infelici e scontenti'. Perché? ci sono già tante cose tristi nel mondo reale, non toglieteci pure le fan fiction a lieto fine! Un bacio bella!!)

SweetChocolate (sarò sadica, ma pur sempre devota agli happy ending, visto?! anche se non hai mai commentato mi fa piacere che abbia seguito dall'inizio, vuol dire che non ti ho annoiato in tutto questo evolversi di problemi! PS: viva il cioccolato, concordo!! Ciao!) 

Sere85 (adesso, una beatificazione... non credo di meritare l'aureola, no no... scherzi a parte, sono contenta che la pensi come me sul fatto che la tristezza del capitolo prima ci voleva tutta. Altrimenti sarebbe rimasto sempre qualcosa in sospeso. spero che anche la conclusione -happy!- ti sia piaciuta... ciao!!)

truelena (grazie per un'altra recensione davvero piacevole. dico piacevole, nel senso che è bello sentirsi dire che ti è piaciuta più di una storia che ho scritto... è un po' come un premio fedeltà! dai, scherzo... comunque, era inutile, Draco doveva mettere assieme tutti i pezzi, prima di passare al lieto fine!! un bacio!)

Lady_Eowyn (visto che il lieto fine è arrivato? non riesco a farne a meno, davvero... però sapere che ti sarebbe piaciuto anche una conclusione triste mi fa piacere, anche perché per un po' ammetto di esserne stata tentata. questo prima che il mio lato buono prevalesse. Ciao!)

Valemione (se davvero ti ho commosso sono commossa -ehm, dai ci siam capite- perchè credo che sia molto difficile riuscirci! però hai visto che bella happy ending? tutti felici e innamorati... la vita è piena di tristezze, purtroppo, non voglio farle subire pure nelle mie storie. Un bacio!)

Olivia86 (wow, mi sono scampata Azkaban -ma sappi che è solo perchè mi hai detto che draco non era incluso nel pacchetto detenzione- lieto fine, visto?! con me comunque si va abbastanza sul sicuro, io mi sento in colpa a far finire le storie male, davvero! mi dico 'ma perchè poverini? poi ce l'hanno con me...'. lo so, parlare con le ff è da malati di mente. Bellaaaaaaaaa!)

merryluna (tesoro, questa sì che era una recensione, perchè avrei dovuto prenderla a male nel vederti scendere nei dettagli?! Mi hai detto una serie di cose splendide, una più splendida dell'altra e che non credo neanche di meritami del tutto -non lo dico per falsa modestia, davvero-... sì, sono commossa. come vedi mi basta poco. credi sul serio che le tragedie mi vengano bene? secondo me sono più difficili da scrivere, mi sembra sempre di scivolare nel banale e io ODIO le banalità con tutta me stessa. concordo anche sul fatto che forse ho fatto 'lacrimare' un po' troppo herm, ma in questo mi sono lasciata condizionare da me stessa: io in una situazione così avrei perso diverse diottrie a furia di imprecare contro tutti i santi! Ti mando un bacio grandissimo, sperando tanto che anche il finale ti sia piaciuto e non ti abbia delusa... Ciaooooo!!!)

Hila smemo4ever (visto che non gli ho dato troppi anni? sarò sadica, ma alla fine mi redimo sempre, perchè sotto la scorza spessa ho un cuore tenero tenero. Un po' come un sofficino. -che bella similitudine, poetica. molto nel mio stile, comunque, che di poetico temo di aver ben poco.- Spero che l'ultimo capitolo non ti abbia delusa!! Un baciooooo!!!)

luz79 (Ciao Rita!! fu così che Bea finì la sua storia e non riuscì a non scrivere una bella happy ending. Ma sì, perchè dobbiamo convivere con l'amaro in bocca pure nel mondo 'ovattato' di efp? io già mi faccio del gran sangue marcio tutto il giorno!! ripeto però che le storie lunghe sono estenuanti, e credo che dopo questa tornerò alle mie amate oneshot... tu però non abbandonarci, ok? voglio proprio vedere cosa combinano i nostri pucci che si lasciano andare al richiamo della foresta in luoghi pubblici...-che herm si sia 'immolata' con tanta fatica alla causa non me la racconta, mi spiace-. Un bacio e alle prossime rece anti-maschio. smack!)

DAVVERO, RAGAZZE, UN GRAZIE ENORME A TUTTE... SIETE GRANDI!! E AMMETTO CHE VEDERE QUEL NUMERINO ACQUISTARE LA TERZA CIFRA E' STATO DAVVERO UN PIACERE...

UN BACIOOOOOO!!

BEA - GOLDFISH

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