Cento passi

di _Li_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A cento passi da me ***
Capitolo 2: *** A cento passi da te ***



Capitolo 1
*** A cento passi da me ***



“Rein, tesoro. Cosa stai facendo con le braccia alzate?”
La bimba si voltò sorpresa.
Poi, con sguardo deciso, sorrise alla madre.
“Sto cercando di prendere la Luna!”
Elza scoppiò a ridere.
“Ma tesoro! Non si può prendere la Luna. È troppo lontana.”
Rein la fissò confusa, tendendo sempre le mani verso l’alto.
“Lontana? Ma sembra così vicina!”
“Sembra vicina, ma in realtà è molto lontana. Milioni e milioni di chilometri!”
La bimba abbassò le braccia, delusa: non sapeva bene cosa fosse un milione né tantomeno cosa volesse dire chilomero, ma dal tono di voce della mamma sembrava qualcosa di veramente grande.
“Però è un vero peccato...” sospirò tristemente, ritornando a fissare il cielo notturno.
“Che cosa, tesoro?”
 

 
 
 
Rein scivola lentamente fuori dal letto, appoggiando i piedi nudi sul freddo pavimento della stanza.
Lancia una rapida occhiata a Fine, addormentata con le braccia attorno al cuscino, e sorride intenerita. Dopodiché esce sul terrazzo, richiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
 
L’aria della notte è fresca e le solletica delicatamente il viso.
Rein inspira a pieni polmoni, gli occhi chiusi, le mani poggiate alla balaustra.
Alza lentamente le palpebre ed osserva il giardino fiorito.
Poi sposta lo sguardo verso il cielo: milioni di stelle brillano allegre, circondando con il loro scintillio una magnifica Luna piena. È così bella, con quell’aria maestosa, ma al tempo stesso rassicurante.
E come da bambina, si ritrova a fissarla incredula, affascinata da tanto splendore.
Vecchi ricordi tornano alla mente e Rein, un po’ per nostalgia un po’ per illusione, allunga una mano verso il cielo, provando ancora una volta ad afferrare quella sfera perfetta e luminosa.
Rimane così, immobile, per istanti infiniti.
Un filo di vento le scompiglia i capelli riportandola alla realtà.
Ridendo di sé stessa, la ragazza abbassa finalmente il braccio e lo sguardo, ritornando ad osservare il giardino.
 
Ed è allora che lo vede.
 
 
Se ne sta immobile, seminascosto tra i cespugli di rose.
Le ombre della notte oscurano il suo viso, ma Rein sa che la sta osservando.
E sa anche che lui ha capito che lei lo sta osservando.
Arrossisce di colpo a quel pensiero, voltando le spalle al giardino e fissando confusa il muro di fronte a lei.
Cosa deve fare?
Forse dovrebbe chiamare le guardie: dopotutto è un intruso all’interno del Regno Solare. Eppure per qualche strano motivo una piccola parte del suo cervello – o del suo cuore? – le dice di non farlo.
Volta leggermente la testa, cercando di scrutare il giardino con la coda dell’occhio, e lo vede ancora lì nella stessa identica posizione di prima.
Sembra essere in attesa di qualcosa.
O di qualcuno?
Rein non sa spiegarselo, ma ha la netta sensazione che lui sia lì per lei.
Arrossisce ancor di più al solo pensiero, dandosi mentalmente della stupida, prima di rientrare rapidamente in camera.
Ora sa cosa deve fare: deve semplicemente ignorarlo.
Dopotutto, qualunque cosa stia facendo lì quello strano individuo, di sicuro non è affar suo.
 
 

 

Ignorarlo.
Certo. 
Un ottimo piano.
Infatti è proprio per ignorarlo che ora ti stai dirigendo a passo di carica 
attraverso il giardino, solo per intimargli di allontanarsi dal Regno Solare.
E di allontanarsi da te.

Vero, Rein?

 

“Eclipse!”
Il ragazzo si volta lentamente nella sua direzione, sorridendo divertito.
“Ti stavo aspettando, principessa. Stavi cercando di prendere la Luna?”
Rein lo fissa furiosa, i pugni stretti e i capelli svolazzanti attorno al volto.
Ignora la sua domanda.
“Che ci fai qui, Eclipse?”
Il sorriso si allarga sempre di più, mentre il ragazzo fa qualche passo avanti, avvicinandosi alla turchina e iniziando a girarle attorno.
 

La preda braccata dal cacciatore.

 
“Sono venuto a trovarti. Non sei contenta, principessa?”
Lei ridacchia sarcastica.
“Oh certo! E quindi io dovrei credere che tu hai fatto tutta questa strada solo per vedere me?”
Scuote lentamente la testa, seguendo ogni suo movimento con gli occhi.
“Che ragazzo romantico...”
Nonostante tutto, però, non riesce ad impedire al suo volto di arrossire.
Lui fa un altro giro attorno a lei, bloccandosi poi alle sue spalle.
“Beh, principessa. Dovresti crederci.”
Fa qualche passo, avvicinando le labbra all’orecchio della ragazza.
“Se sono qui è proprio per vedere te.”
 
 
Rein rabbrividisce improvvisamente.
Forse sono state le sue parole.
Forse è stato il suo fiato sul collo.
Forse è stato semplicemente il freddo.
Ma quel brivido riesce a riscuoterla dalla sua immobilità, la rende capace di allontanarsi da lui e di affrontarlo. Ad un’adeguata distanza dal suo volto.
“Stammi lontano, Eclipse.” sibila lentamente “Almeno a cento passi di distanza.”
Eppure il suo tono di voce vacilla leggermente.
Il ragazzo sembra accorgersene ed un ghigno torna ad illuminargli il volto.
“Cento passi? Ma non saranno troppi?” avanza lentamente verso di lei “Come farai a resistere così lontana da me, principessa?”
Lei fa un cenno noncurante con la mano.
“Oh, tranquillo. Io resisterò.”
E improvvisamente il ghigno scompare dal volto del ragazzo, il suo sguardo diventa più serio.
Con uno scatto si avvicina alla principessa, avvolgendola tra le sue braccia.
“È proprio questo il punto...” sussurra al suo orecchio “Tu resisterai. Ma come farò io a stare così lontano da te?”
E Rein rimane immobile, incapace di agire e tantomeno di pensare.
 

Da quando è la preda a catturare il cacciatore?
  

Restano abbracciati per ore. Forse giorni. Forse addirittura anni.
Quando però Eclipse la lascia andare, la Luna è ancora alta nel cielo.
Rein lo fissa confusa e stupita. Sta ancora cercando di riordinare le idee, di capire cos’è successo.
Lui invece sembra sapere già tutto.
Le sorride. Un sorriso vero questa volta.
Poi si allontana da lei.
 
 
“Eclipse!”
Il ragazzo si blocca di scatto, voltandosi indietro leggermente stupito.
Rein lo fissa seria, i pugni stretti e i capelli svolazzanti attorno al volto.
“Stai a cento passi da me.”
Dopodiché, dandogli le spalle, si avvia velocemente verso il castello.
Lui, perplesso e divertito allo stesso tempo, continua ad osservarla finchè non vede la sua lunga chioma sparire all’interno del palazzo.
Aspetta alcuni minuti. Poi alza lo sguardo verso il terrazzo della camera, scrutando attentamente tra le tende della porta a vetri.
Sa che lei lo sta fissando.
Sorride nuovamente e lancia un’ultima occhiata alla Luna.
 
                                                                                                                                       
 

“Però è un vero peccato...”
La bimba sospirò tristemente, ritornando a fissare il cielo notturno.
“Che cosa, tesoro?”
Rein spostò nuovamente lo sguardo sulla madre, imbronciata.
“Volevo tanto abbracciare la Luna.”

 
 











 










 
 
La voglia di pubblicare c’era. Il tempo pure. Scarso, magari, ma meglio di niente.
L’ispirazione: ecco qual’era il vero problema.
Continuavo ad aspettare, sperando che giungesse l’idea giusta...
 
E finalmente l’idea è arrivata!
Anche questa volta i miei problemi sono stati risolti da una canzone. Precisamente da I cento passi, dei Modena City Ramblers.
L’ho ascoltata alcune volte. Dopodiché il mio cervellino è entrato in azione.
Ha immaginato luoghi, persone e avvenimenti. Ha sviluppato una storia.
Poi l’ha cestinata.
Ne ha sviluppata un’altra. Ha cestinato pure quella.
Infine è arrivato a questa.
E si, qui si è finalmente sentito soddisfatto :)
 
Così è nata questa piccola storiella di due capitoli: strutturalmente separati, ma mentalmente collegati.
E i protagonisti non potevano che essere Rein e Shade.
O meglio, Rein ed Eclipse.
Ho voluto mantenere i nomi del manga: non so, sembravano più adatti per l'intera vicenda!
Ma se voi preferite potete considerare il tutto parte dell’anime, in un periodo in cui Rein ancora non conosce la vera identità del misterioso cavaliere.
 
In qualunque caso, spero che possiate comunque apprezzare la storia :)
E per chi fosse curioso, qui c’è il link de I cento passi.
Anche questa volta la canzone non c’entra nulla con la trama: semplicemente è stata la musa ispiratrice!
C’è da dire, però, che il pezzo iniziale è stato ampiamente sfruttato.
A voi non sembra? Beh, capirete nel prossimo capitolo :)
Un bacio
 
Linda
 

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Capitolo 2
*** A cento passi da te ***


Rein socchiuse gli occhi.
Alzando lo sguardo, osservò meglio l’enorme Luna piena e, sorridendo, ripeté un gesto già compiuto molte volte.
“Che stai facendo con le braccia alzate?”
La voce della sorella le giunse inaspettata, ma Rein non si voltò.
“Sto cercando di prendere la Luna!”
Alle sue spalle, Fine la osservò perplessa.
Si avvicinò alla gemella, poggiando le mani sulla balaustra.
“Ma non credi sia un po’ troppo lontana?”
Rein scoppiò a ridere.

 
 
 
 
La festa nel Regno della Luna è allegra e caotica: gente che danza, ride o scherza in ogni dove. Perfino Fine, solitamente più interessata al cibo, si è lasciata convincere dalla sorella ed ora sta ballando – o meglio, tentando di ballare – con il biondo principe dei Gioielli.
Rein la osserva per un istante, sorridendo intenerita.
Dopodiché si avvicina alle grandi porte spalancate ed esce silenziosamente sul terrazzo.
 
La musica si affievolisce e le luci della sala si allontanano, rendendo le stelle libere di brillare in tutto il loro splendore. Dall’alto, la Luna piena osserva maestosamente il paesaggio e Rein, guardandola, non può che ripensare ad un momento simile.
Un’altra notte. Un altro terrazzo. Un altro Regno.
Abbassa velocemente lo sguardo, certa di vedere una figura misteriosa spuntare tra le rose, ma i suoi occhi incontrano solo sabbia.
È stupita. Tutto si sarebbe aspettata da Eclipse, tranne che ascoltasse seriamente le sue parole.
A quanto pare, però, ha veramente deciso di starle a cento passi di distanza.
Un sorriso vittorioso si apre sul suo volto, vacillando solo per un istante.

 

È fatta.
Hai vinto.
Lui non si avvicinerà più a te.
Ora dovresti essere finalmente soddisfatta
Ma allora cos’è quella strana sensazione all’altezza dello stomaco?
Sembrerebbe quasi... delusione?
No.
 Sicuramente non è così.
 
Vero, Rein?

 
Lancia un’ultima occhiata al cielo.
Poi si volta, pronta ad immergersi nuovamente nel caos della sala.
 
Ed è allora che lo vede.
 
 
Se ne sta a pochi passi da lei, seminascosto in un angolo buio del terrazzo, e la osserva tranquillo.
Chissà da quanto tempo è lì?
Un ghigno sarcastico gli appare sul volto non appena nota la faccia sorpresa – sollevata? – della principessa.
E ancora una volta Rein non riesce ad impedirsi di arrossire.
 
“Eclipse...”
È solo un sussurro quello che esce dalle sue labbra, ma lui sembra sentirla.
Con un movimento fluido si allontana dal muro, avanzando lentamente verso di lei.
Rein rimane immobile, ancora appoggiata alla balaustra del terrazzo. Per qualche strano motivo il suo corpo sembra non reagire, e la ragazza si ritrova improvvisamente a fissare un paio di occhi magnetici.  
Magnetici e troppo vicini.
 

È  una pedina incastrata nel suo gioco.

 
Deglutisce a vuoto un paio di volte, tentando di riprendere il controllo di sé.
“Eclipse.”
Questa volta il tono di voce è più deciso.
“Cosa ci fai qui?”
Lui sorride divertito, tenendo sempre lo sguardo fisso sul suo volto.
“Perché continui a fare le stesse domande, principessa, se ormai conosci la risposta?”
Rein arrossisce maggiormente, ma il suo sguardo si fa più serio.
“Smettila di giocare con me, Eclipse .”
Il ghigno scompare lentamente dal suo volto e il ragazzo si sposta, affiancandosi a lei ed osservando la Luna.
“Giocare, dici?”
Il suo tono è diventato improvvisamente pensieroso.
“Certo. Possiamo fare un ultimo gioco. E poi forse riuscirai a capire cosa voglio da te.”
Rein è stupita da quelle parole. Stupita e leggermente preoccupata.
Nonostante tutto, però, non può fare a meno di voltarsi verso di lui, invitandolo a spiegarsi con un cenno del capo.
Ma le parole che sente la lasciano spiazzata.
 
 
“Sai contare, principessa?”
La ragazza lo fissa confusa.
“... Contare?” ripete dopo un secondo di silenzio.
“Si, contare.”
“Beh... certo.”
“E sai camminare?”
Rein è sempre più perplessa.  Ed ora anche leggermente irritata.
“Certo, ma non capisco come...”
“E contare e camminare assieme?” la interrompe lui “Questo lo sai fare?”
La ragazza sospira, rassegnata.
“Si. So farlo.”
“Bene.”
Finalmente Eclipse ritorna a fissarla. I suoi occhi, però, non mostrano alcuna traccia di divertimento.
“Cento passi.”
Indica una scalinata poco distante da loro.
“Cento passi in quella direzione. È tutto quello che ti chiedo.”
“Cosa? Ma perché...?”
Ma prima che riesca a terminare la frase, lui se n’è già andato, diretto verso l’interno del palazzo. Rein lo insegue, ma presto Eclipse si confonde tra la folla e la ragazza non può far altro che osservare confusa la sala gremita.
 

 

Non c’è da fidarsi di Eclipse.
È un individuo misterioso, uno sconosciuto.
Invece tu, principessa, tu sei una ragazza intelligente, una persona prudente.
Di sicuro ora tornerai dentro, nuovamente immersa nella musica e nei colori.
 
Vero, Rein? 

 
 
 
 
Undici... Dodici... Tredici...
 

È una follia. Perché lo sto facendo?

 
Trentasei... Trentasette...
 

Magari è una trappola...

 
Sessantanove... Settanta... Settantuno...
 

Non dovrei essere qui...
 Sicuramente Fine mi starà cercando.
 

Novantadue... Novantatre... Novantaquattro...
 

Basta. Ora torno indietro.

 
Cento.
 
 
 

Rein si ferma improvvisamente, osservandosi velocemente intorno.
Si trova su un altro terrazzo, più ampio e sicuramente più silenzioso del primo. Lì le stelle splendono con vigore ancora maggiore, illuminando a giorno l’intero deserto sottostante.
 
“Ti stavo aspettando, principessa.”
Rein si volta di scatto, stupita più che spaventata dalla voce.
Eclipse si trova giusto alle sue spalle e regge tra le mani quella che, ad un primo sguardo, sembra essere una comune ciotola colma d’acqua.
“Ho una sorpresa per te.”
Per l’ennesima volta, la ragazza si ritrova a fissarlo confusa.
“Una sorpresa?”
Allunga le mani, afferrando ciò che il ragazzo le sta porgendo: a tutti gli effetti una comune ciotola colma d’acqua.
“Cos’è?”
Eclipse sorride.
“La Luna.”
 
Ed è allora che Rein la vede.
 
 
L’enorme Luna piena si riflette perfettamente all’interno della ciotola, brillando radiosa tra le sue mani.
Rein allunga un dito, sfiorando appena la superficie dell’acqua.
La superficie della Luna.
Rimane così immobile, per istanti infiniti. E quando finalmente rialza il volto, anche lei brilla radiosa, osservando felice il ragazzo di fronte a sé.
“Eclipse... Io non so che dire! Davvero...”
Ma lui la interrompe con un cenno della mano.
Così Rein si limita a sorridere.
“Grazie, Eclipse!”
E questa volta è lui ad arrossire.
 
Imbarazzato, sposta lo sguardo verso il cielo, tentando di riprendere il controllo di sé.
Alcuni minuti passano così, con i due ragazzi che, in silenzio, osservano la Luna. Chi in cielo, chi tra le mani.
“Principessa...”
È Eclipse a rompere il silenzio.
“Volevi scoprire cosa voglio da te, vero?”
Rein alza rapidamente il volto. Per un istante aveva dimenticato il vero motivo per cui aveva percorso quei cento passi.
Lui aspetta un po’ prima di continuare.
“In realtà non sarebbe giusto chiedersi Cosa voglio da te...” 
Sembra soppesare con cura ogni parola.
“La verità è che io non voglio qualcosa da te...”
Abbassa gli occhi e ritorna a fissare la principessa.
“Io voglio te.
 
 
Rein rimane spiazzata.
Resta immobile, osservando quel volto deciso, quegli occhi sinceri.
Sa che non sta mentendo.
E quindi non fa nulla quando vede che lui inizia ad avvicinarsi a lei.
Non fa nulla quando percepisce il suo fiato sul viso.
Non fa nulla quando sente le labbra del ragazzo poggiarsi delicatamente sulle sue.
Semplicemente chiude gli occhi, perdendosi in un oceano di sensazioni nuove e meravigliose.

 

Se questo è il gioco, non è poi così male essere la pedina.

 
 
Rimangono così per ore. Forse giorni. Forse addirittura anni.
Quando però Eclipse la lascia andare, la Luna è ancora alta nel cielo.
Rein lo fissa felice e stupita. Sta ancora cercando di riordinare le idee, di capire cos’è successo.
Lui invece sembra sapere già tutto.
Le sorride.
E questa volta anche lei risponde al sorriso.
 

 
 
 

“Ma non credi che la Luna sia un po’ troppo lontana?”
Rein scoppiò a ridere.
“Lontana? No, non direi.”
Fissò per un istante la gemella.
Poi, portando la mano all’altezza del cuore, ritornò ad osservare il cielo.
“Dopotutto dista solo cento passi.”

 
 
 
 
 
 
 




















Ebbene si!
Finalmente mi decido a postare il finale di questo piccolo lavoretto. Spero di essere stata all’altezza delle (eventuali) aspettative. :)
Come avrete notato, anche in questo caso non mancano ripetizioni e parallelismi. È per questo che, seppur isolate, considero le due one-shot indissolubilmente legate l'una all'altra.

D'accordo... Poichè è ora di pranzo non mi dilungo oltre. 
Ringrazio di cuore le magnifiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo e soprattutto tutti coloro che hanno letto e che, chissà, magari dentro di loro hanno pure apprezzato!
Un bacio anche a chi passerà nuovamente di qui!
Io per ora vi saluto e vado a mangiare...

Au revoir!
 
Linda

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