Quel profumo di gelsomino sulla pelle

di Perla_Nera
(/viewuser.php?uid=113320)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Missione impossibile ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Salve a tutti! Questa è la mia prima Dramione, la mia prima avventura con questa coppia. E sono davvero contenta di iniziarla e seguire le esperienze e le vicende che accadranno. L'ispirazione è arrivata all'improvviso, ascoltando una canzone in verità. E' legata relativamente al testo di questa; infatti si ispira sopratutto al video. Si tratta di Cool di Gwen Stefani!
Questo che posto oggi è il prologo della storia, ambientanto diciamo al presente. Spero vi piaccia e vi incuriosisca abbastanza da seguire i prossimi capitoli. 
A presto ^^

http://www.youtube.com/watch?v=TGwZ7MNtBFU












.....................................................................................................................................................................

Prologo. (Oggi)

Avete mai assistito all’alba? L’avete mai vissuta nello stesso modo in cui l’assaporai io quella mattina di giugno?

Erano le cinque e mezza del mattino ed io, Hermione Granger, mi ritrovavo nella mia casa nella contea dell’Hampshire, nel distretto di Hart, in terrazza, con ancora la vestaglia indosso. Mi carezzavo i lunghi capelli assorta nei miei pensieri, nei mie ricordi.
Non avevo mai assistito ad alba migliore. Forse perché avevo la consapevolezza che stavo per rivederlo dopo ben due anni di silenzio.
Ero sempre rimasta affascinata dai colori del sorgere del sole, ma allora ciò che mi procurò un profondo stato d’estasi, era il profumo di quel mattino. L’aria fresca neo estiva mi cingeva in un abbraccio, procurandomi dei leggeri e piacevoli brividi. Sentivo odore di gelsomino e ciò era strano. Era come se avessero riempito l’atmosfera di nuova aria. Un’aria che non avevo mai avvertito prima di allora. Mi inebriava i sensi e mi apriva il torace come per depurarmi.
Mi strinsi nelle spalle carezzando il tessuto setoso della vestaglia chiara. Sorrisi. Ma non era un sorriso come un altro. Era un sorriso amaro intriso di malinconia e piacere. Erano i ricordi a procurarmelo. Era la mia mente che assaporava nuovamente con i pensieri gli attimi vissuti due estati prima.

I miei occhi lucidi parteciparono a quel sorriso nostalgico che aveva il mio viso mentre la brezza del mattino prese a muovere le ciocche dei mie capelli nel vento.
Non era una domenica come altre. Sapevo cosa sarebbe accaduto quella mattina. Un gufo mi aveva avvertito qualche giorno prima.  
Una carta bianca e costosa riportava in oro semplici parole:

So che sei a conoscenza di ciò che sta per accadere nella mia vita.

Ma voglio comunque dirtelo di persona.

Verremo domenica, 10 giugno.

Draco

 

La mia reazione alla notizia fu strana quanto inaspettata. I miei occhi, così come credevo, si fecero lucidi ma subito dopo un grande sorriso riempì il mio viso. Non mi importava quasi di ciò che stava per accadere. Del motivo della sua visita. Mi importava rivederlo. Mi importava vedere i suoi capelli dorati, i suoi occhi di ghiaccio, le sue movenze. Si, le sue movenze. La fotografia custodita nel cassetto della mia scrivania non mi dava reale soddisfazione di quanto potesse donarmi la sua presenza di persona. I suoi atteggiamenti, la sua risata trattenuta, le sue mani passare tra i capelli.
Quella mattina sembrò durare un’eternità. Mi abbandonai ad un bagno rilassante al profumo di vaniglia. Scelsi con cura gli abiti. Una cosa che facevo raramente e non perché fossi sciatta e distratta nel vestirmi, ma perché non davo incisiva importanza a ciò che doveva essere la mia apparenza. Non quella mattina però.

Sapevo che il mio stato d’animo non era dettato da un sentimento ancora esistente, ma semplicemente dal ricordo di questo. Da ciò che accadde quell’estate. Ai ricordi che cementati nella mia mente mi regalavano sorrisi amari e malinconici.
Legai i capelli, ormai lisci e ordinati, in una coda alta che scendeva morbida sulle spalle, ciò che solitamente facevo ogni mattina per andare a lavoro al quinto piano del Ministero, all’ Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale.
Ci ripensai. Sciolsi la coda, ma passarono pochi secondi per farmi cambiare idea e rilegare la chioma nella stessa e identica maniera utilizzata in precedenza.
Rifeci il letto e rassettai il salone. Per una casa grande come la mia, la quale mi potei permettere grazie al prestigioso lavoro ottenuto, la questione pulizie ed ordine erano quasi un tabù. A volte mi concedevo qualche incantesimo, ma ho sempre rinunciato alla stupida idea di avere un elfo domestico.

Mi guardai allo specchio almeno un centinaio di volte. Sorrisi di me stessa. Non potevo crederci di comportarmi davvero in quel modo.
Passarono le ore, tra un cambio di abiti e diciassette code di cavallo sciolte e rilegate.

Ero agitata. Il mio stomaco era appena diventato l’ambientazione alla più nervosa e confusionale lotta di farfalle in caos. Allungai la mano al viso e costatai quel leggero tremolio che le mie dita acquistarono con lo scorrere dei secondi. La mia testa era vuota stranamente, il che mi fece preoccupare. Non c’era un secondo in cui io non pensassi, riflettessi o rimuginassi su qualcosa. Ma non era così in quell’occasione. Il vuoto totale. Solo qualche immagine passata rinasceva prepotente tra i miei pensieri. Volevo pensare. Pensare a qualcosa che mi facesse passare quell’agitazione, quell’ansia. Ma non trovai modo di farlo che il suono del campanello della mia porta mi fece sobbalzare dal divano sul quale ero seduta tesa e nervosa.

Il mio sguardo si spalancò guardando insistentemente le punte delle mie scarpe. Strinsi i pugni in grembo e socchiusi gli occhi alzando la testa all’indietro. Espirai pesantemente e mi alzai sistemando i vestiti che indossavo, prendendo a camminare lentamente verso l’entrata.
Superai il salone e la sala da pranzo, erano pochi, ormai,  i passi che mi dividevano dalla porta. La mia mano si poggiò senza accorgermene sulla maniglia ed esitai per qualche attimo.

Dietro quel sottile divisore c’era lui. Poco legno a dividerci. Socchiusi gli occhi e lo immaginai ancora per l’ultima volta come me lo ricordavo. Ricordai i suoi capelli, le sue mani, i suoi occhi. Ricordai le sue labbra e i suoi sorrisi trattenuti ancora una volta.
Poggiai l’altra mano stesa sulla porta come se potessi sentirne il contatto dall’altra parte. Accarezzai inutilmente il legno e con un sorriso mi decisi ad aprire ai miei ospiti.
Prima ancora del contatto visivo, prima ancora che il mio sguardo si potesse poggiare sulle persone che avevo di fronte, sentii qualcosa di familiare che mi fece sciogliere il sangue e agitare  l’esercito di farfalle allo stomaco.
Era il suo profumo. Ma non un qualsiasi profumo maschile zuppo di muschio, piante e chi sa altro. Era il profumo della sua pelle. Debole eppure così percepibile. Dolce e deciso allo stesso tempo.

Alzai lo sguardo e li vidi. Fermi sulla soglia di casa mia. Prima guardai lei. Alta, fisico da modella, dai lunghi capelli neri come la notte che scendevano sul suo petto in morbidi onde. Il suo sguardo era contornato da lunghe ciglia scure e sembrava anche alquanto sereno, non sul punto di guerra ecco. Mi mostrò un lieve ma educato sorriso, al quale ricambiai allungando la mano per salutarla. Eccola Astoria Greengrass in tutta la sua bellezza. La ragazzina scostante e altezzosa trasformata nella bellissima donna dalla pelle diafana e dagli occhi smeraldo.
Repentinamente il suo sguardo capitolò su di lui, su Draco e io non potei fare  a meno che seguirlo.
Fu una sensazione piacevolmente strana rivederlo. Il suo sguardo mi colpì come un’onda che si scaglia inaspettatamente su un surfista incerto. I diamanti che aveva al posto degli occhi mi tolsero il respiro per qualche secondo. Le farfalle si agitarono ancora di più. Sentivo le loro ali fare su e giù dal mio stomaco.

Maledette farfalle.
Anche lui come me aveva le labbra dischiuse e gli occhi persi in chissà quale ricordo. Fu lui il primo a dedicarmi un sommesso sorriso.
Allungai la mano per salutarlo e lui sorpreso la strinse annuendo tra sé e sé. Il contatto con la sua pelle non era decisamente nuovo, ma diverso. Le sue mani erano ancora fredde ma ruvide, non più lisce e setose come una volta. Come due estati prima.
Istantaneamente le stesse dita che sfioravo si allungarono verso i miei capelli, carezzando la mia coda di cavallo. Non erano più le onde che lui ricordava. Erano lisci  e ordinati. Erano cambiati. E se ne accorse.
Abbassò lo sguardo e non potei fare a meno di imitarlo notando solo allora l’ennesimo particolare che mi fece perdere un battito. Si tenevano per mano. Certo, non potevo aspettarmi diversamente. Eppure ci rimasi quasi male. Abbozzai un sorriso tra me e me. Ancora una volta un sorriso amaro e malinconico.

- Ehm… accomodatevi! Dai venite!
Li invitai ad entrare forzando l’entusiasmo, incitandoli a fare alcuni passi avanti, chiudendo la porta dietro le loro spalle. Approfittai dell’istante rivolta verso la porta per espirare ancora e preparami il nuovo e sapevo non unico sorriso.
Ripresi a camminare davanti a loro, guidandoli per la casa che notavo ammiravano piacevolmente. Li portai in salone per farli accomodare sul divano. Mi voltai per parlare quando qualcosa mi colpì.

Alzai lo sguardo e subito i suoi occhi di ghiaccio mi trafissero. Imbarazzata abbassai subito la testa sorridendo in maniera nervosa e facendogli spazio. Draco non sorrise e non staccò gli occhi da me prima di sedersi insieme ad Astoria sul divano a tre posti.
Mi accomodai sulla poltrona accanto, imbarazzata, senza saper che dire.
Pensa Hermione, pensa. Com’è allora? O parli troppo o niente? Almeno fagli gli auguri per il suo compleanno passato ormai da cinque giorni. Cosa ti passa per la testa? Lo so cosa mi passa per la testa. Il vuoto del presente, di questi attimi e i ricordi di ieri, di due estati fa.

- Sono contento di rivederti… E’ passato tanto tempo…
Draco e la sua voce. Bassa, profonda e decisa. Lancinante come un tuono d’estate. Tagliente come la lama della spada più lucente. Ma era anche melodiosa ed elegante.

Avevo ancora la testa abbassata. Non volevo guardalo perché altrimenti la testa si svuotava e i ricordi tornavano a tormentarmi privandomi della capacità di ragionare in quei momenti. Fissavo il parquet al pavimento. Seguivo le linee che disegnava. Ma non potevo rimanere in silenzio. Dovevo comportarmi almeno da buona padrona di casa. Dovevo staccarmi da quello che Draco mi ricordava. Dovevo vederlo per quello che era in quella circostanza. Dovevo essere indifferente.

Così, decisa, alzai lo sguardo con un sorriso. E poi mi persi. Mi persi nell’infinità che furono quei pochi secondi.
I suoi occhi. Li rividi alla luce del sole di luglio, in quelle mattine d’estate sul lago di Como. Li rividi sorpresi, amareggiati, disgustati e languidi. Li rividi socchiusi sotto le stelle. Li rividi nei miei. Il tempo sembrò fermarsi e trascinarci nel vortice delle immagini che condividemmo. Per me fu questa la sensazione. Ma fu come se il suo sguardo mi dicesse lo stesso. La mia casa sembrò mutarsi nel paesaggio mediterraneo che mi incantò in passato e il parquet divenne asfalto e sabbia. L’aria sapeva di gelsomino. Ancora. C’era gelsomino ovunque.

- So che il passato che ci ha legato non è stato dei migliori, però è passato giusto? Siamo qui per invitarti al nostro matrimonio!!!

Il sorriso luminoso di Astoria mi fece tornare al presente. Lei cercò lo sguardo del suo futuro marito trovandolo subito. Draco si voltò a guardarla, spezzando il vortice che ci imprigionava,  stringendole la mano come a rinforzare ciò che la sua fidanzata aveva appena detto.

Li guardai fissarsi e costrinsi un sorriso al mio viso. Un sorriso amaro e malinconico.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Missione impossibile ***


Missioneimpossibile

Cap 1° - Missione impossibile (ieri)

.

.

E’ il mio giorno libero. Non è affatto giusto.

Mi hanno avvisato dall’ufficio che hanno bisogno di parlarmi di un lavoro urgente ed estremamente importante. Non mi hanno dato dettagli per paura che i gufi possano essere rintracciati. Quando ho ricevuto il messaggio ero intenta a farmi un bagno profumato alla vaniglia, rilassarmi tra la schiuma e le bolle. Avrei poi fatto visita a Luna, spendendo la mattina con lei. Il pomeriggio era dedicato invece ad un buon libro in compagnia di Grattastinchi e la sera tutti a bere burrobirra insieme ad Harry e Ginny.
Ma ovviamente le cose non dovevano andare in questo modo. Mi ritrovo quindi al quarto piano del Ministero della Magia, all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale dove lavoro, pronta ad ascoltare Kurt Halliween, il mio capo, parlarmi di un importante lavoro, durante il mio giorno libero settimanale. Meglio di così?!?

Entro con la grazia di un elefante, mostrando a tutti il mio entusiasmo per la cosa e mi dirigo subito su una delle sedie che circondavano il lungo tavolo ovale dell’ufficio di Kurt.
- Signorina Granger. Grazie per essere qui. – mi dice comprendendo il mio stato d’animo da festa.
Abbozzo un sorriso ironico e mi do uno sguardo in giro. Oltre me e Kurt sono presenti la sua segretaria, due dirigenti degli uffici del quarto piano e sorprendentemente mi accorgo della presenza del vicepresidente del Corpo Magico Speciale, dedicato alle missioni più difficili e losche del nostro mondo.
Kurt si accorge del mio sguardo curioso e non esita a parlare spiegandomi finalmente il motivo per cui mi trovo qui.
- Bene, Granger ti presento Marcus Bluespot , penso tu sappia già chi è.
- Si, certo. – rispondo facendo cenno con il capo all’uomo alto e moro che sottostà al ruolo di vicepresidente del CMS.
- E’ qui per chiederci aiuto. Il ministero ha  un problema con dei traffici illegali di piante magiche con i babbani. Si pensa che in Italia, il ministro Basilio Pennaspina sia immischiato in questa faccenda.
- E noi della cooperazione cosa centriamo? – chiedo scettica. Solitamente i nostri casi riguardano la burocrazia degli scambi commerciali, riunioni noiose sulle idee contrastanti dei vari ministri nel mondo, proposte di pace, tregua e cose del genere tra nazioni in scontro.
- Abbiamo bisogno di un valido elemento della cooperazione che collabori per venire a capo di questa faccenda. Noi agiamo, voi ragionate. Vogliamo la mente della missione. – interrompe Bluespot.
- Quando Marcus mi ha messo a conoscenza della cosa ho pensato immediatamente a te Granger. Credo che nessuno meglio di te possa adempiere a questo lavoro. Ovviamente avrai una promozione nel caso accettassi.

Il mio cervello cominciò a produrre idee contrastanti in pochissimi secondi. Accetto? Non accetto? Ce la farò? Sarò in grado? Deluderò loro o me stessa? I pensieri si scontrano come nella peggiore e scorretta partita di Quidditch mai vista. Certo sarebbe un’esperienza nuova e importante, che potrebbe comportarmi anche una promozione. Poi tutta questa faccenda mi sa tanto di avventura e io di avventure ne ho vissute in passato. La guerra è stata l’avventura più grande, pericolosa, dolorosa della mia vita. Non mi farei di certo fermare  da uno spacciatore italiano.
- Beh… accetto, certo!
Lo sguardo di Kurt si illumina felice. E’ entusiasta di mostrare alla CMS quella che definisce la migliore dei suoi uffici, cioè io.
- Fantastico!!! Marcus ti spiegherà immediatamente di cosa si tratta. – esclama contento come un bambino in una piscina di cioccolata alla parola “fantastico”, passando poi all’essere serio nella conclusione.
Kurt si volta verso Amber, la segretaria, e gli altri due componenti della compagnia, incitandoli con un cenno a lasciare l’ufficio. In fila, composti, escono lasciando che la porta si richiuda da sola. Restiamo solo noi tre e questo è forse di incipit a Marcus che inizia a illustrare la faccenda.

- Il soggetto si trova in Italia, precisamente nella località del lago di Como, dove possiede e vive abitualmente in una villa . Una soffiata ci dice che gli scambi avvengono proprio lì. Partirai la settimana prossima Granger insieme ad uno dei nostri migliori agenti. Fingerete di essere turisti, la vostra copertura dovrà rimanere intatta. Niente uso della magia quindi, se non in caso di estremo pericolo. Non tornerete fin quando non avrete scoperto qualcosa. Farete rapporto solo di persona, niente gufi. Manderemo qualcuno per assicurarci che la cosa proceda e lascerete a lui le novità del caso.
Marcus smonta la sua postura plastica, mantenuta durante tutto il discorso, avvicinandosi al tavolo per passarmi un fascicolo ricco di informazioni. Do uno sguardo veloce. Ci sono foto, pile di fogli scritti e che continuano a scriversi da soli. Lo richiudo tornando a Marcus che riprende il dialogo.
- Ovviamente il tutto è estremamente segreto per la sicurezza dei maghi e delle streghe coinvolte. Spie e traditori ce ne sono in continuazione, ma immagino tu lo sappia meglio di me. – dice alludendo probabilmente alla guerra.

Sono passati ormai due anni dalla fine del grande scontro ma le vite di coloro che ne sono stati coinvolti proseguono più o meno in maniera normale. Ovviamente c’è maggior controllo per la sicurezza di ognuno di noi. Giusto un paio di mesi fa Ron è stato immischiato in una faccenda con dei mangiamorte, i Sopravvissuti, così chiamano i seguaci del signore Oscuro scampati alla guerra. E’ stato attaccato ma fortunatamente tutto è andato per il meglio. Loro sono fuggiti ma Weasley se l’è cavata con qualche taglietto.
Non sento Ron da tanto tempo ormai. La nostra è stata una storia breve ma intensa. Un amore adolescenziale e superficiale, ma che lascia i ricordi più dolci delle prime esperienze. La relazione è finita civilmente. Entrambi abbiamo capito che non c’era più nulla da fare. Non litigavamo neppure e questo ci aiutò a comprendere che l’amore era finito o, almeno, non era così forte da far durare la nostra storia.
Harry e Ginny invece vanno alla grande. Lui è allenatore di Quidditch dei Chudley Cannons, che ha portato alla ribalta, e lei è giornalista sportiva per la Gazzetta del Profeta. Sono una coppia straordinaria ma soprattutto degli amici fedeli e sinceri. Da quando la guerra è finita le nostre vite sono slittate verso il successo personale, probabilmente per distrarci da tutto ciò che abbiamo passato. Non ci sentiamo più come prima, però sappiamo che possiamo sempre contare l’uno per l’altra.

Kurt mi distoglie dai miei pensieri portando la mia attenzione nuovamente al presente.
- Granger questo è il contratto da firmare che non serve ad altro se non ad ufficializzare il tuo impegno nella missione. Tutto ciò che c’è da sapere te lo ha illustrato Marcus. Sei la persona ideale per questo lavoro, per la tua intelligenza, razionalità ma soprattutto per la tua fedeltà. Posso assicurarti una promozione con i fiocchi che, so già da ora, meriterai a pieno.
Le sue parole mi fanno risalire i goccioloni agli occhi. Mi emoziono ogni qualvolta una persona si complimenta o esalta la mia personalità. Soprattutto se questa persona è il mio capo. Afferrò il foglio che mi ha passato. Lo leggo con calma ritrovandomi con tutto ciò che Marcus Bluespot mi ha già spiegato. Prendo una penna dal portaoggetti al centro del tavolo e firmo entusiasta il contratto.
- Perfetto. Sono orgoglioso di te – fa Kurt quasi sottovoce.
Sorrido e prendo a torturami i ricci che scendono ormai sul mio seno. A volte cose semplici come la crescita dei capelli mi fanno pensare a quanto velocemente il tempo scorra lasciandosi dietro ricordi ed emozioni.
- Vedo se è arrivato. – esclama di punto in bianco Marcus lasciando l’ufficio.
Il mio viso si volta istantaneamente verso Kurt mostrandogli la mia espressione incuriosita e dubbiosa.
- E’ l’agente che hanno scelto per la missione. Vi incontrerete solo ora e qui prima di partire la settimana prossima con un normalissimo aereo che vi porterà in Italia. Quindi tutto ciò di cui dovrete discutere, chiarire e parlare riguardo la missione o altro lo farete in questo ufficio – dice tutto d’un fiato.
Il suo tono di voce incalza con uno strano accento sulle parole “discutere”, “chiarire” e “altro”. Kurt fa così solo quando è nervoso o preoccupato, come quando ad esempio abbiamo da sostenere un’importante riunione o conferenza.
Non ho il tempo di elaborare e sciogliere i miei dubbi che lascia l’ufficio sibilando un sottile e flebile “Lo faccio entrare…”.

Accade tutto velocemente. Kurt lascia l’ufficio, la porta si chiude, io avvolgo le mie dita nei riccioli, abbasso lo sguardo pensierosa, la porta si riapre, una figura entra, rialzo lo sguardo, i miei occhi si sbarrano e la mia bocca si spalanca traumatizzata.
Talmente che il mio sistema nervoso sta andando in tilt ho bisogno di riconoscere il soggetto attraverso collegamenti sensoriali. Capelli dorati chiarissimi, un po’ più lunghi e disordinati, occhi ghiaccio, serpeverde, tre chili di profumo e movenze di altri tempi. Tutto mi riporta, ahimè, ad un solo nome: Draco Lucius Malfoy.
- Tu? – dice la sua voce con disprezzo quando anche la sua bocca si richiude come la porta alle sue spalle.
- O beh, come se per me questa sia una piacevole sorpresa. Kurt mi ha preso in giro facendomi firmare quel dannato contratto. Sapeva che con Malfoy non ci avrei lavorato. – dico sobbalzando dalla sedia pronta a fiondarmi alla porta.
- E’ inutile che ci provi Granger, è chiusa con un incantesimo. – butta fuori disgustato.
- Tu lo sapevi?  – gli urlo quasi in viso.
- Certo che no sciocca! Pensi davvero avrei accettato?! Sono sorpreso quanto te non lo capisci?!
- No, ma non posso lavorare con Malfoy… ci dev’essere un modo per disfare il contratto.

Pensa, pensa Hermione. No! Rivedo il contratto nella mia mente. La mia benedetta memoria fotografica. Rileggo a sommi capi il tutto arrivando alla frase che desta in me delusione e rabbia. “Contratto non scioglibile. Sigillato magicamente”. E’ sigillato cavoli. Ciò significa che potrei perdere tutto, persino la mia magia se non agisco così come promesso su quel dannato foglio di carta.
- E’ sigillato! – esclamo battendo una mano sul tavolo a denti stretti.
- Ci hanno incastrati…
La sua voce è un sussurro. Il suo capo è chino  fin quando non alza gli occhi per guardami.
- Dobbiamo farlo… per forza… - sento il suo disgusto e la sua contrarietà in ogni sillaba.
Sono scettica. Ed arrabbiata, ovvio.  Io dovrei lavorare con Malfoy, colui che per la durata di tutti gli anni trascorsi ad Hogwarts non ha fatto altro che prendermi in giro e sminuirmi ogni qualvolta poteva farlo. L’ultima volta che l’ho visto era quasi in lacrime, mentre stava per decretarsi la fine di un’era. Pensandoci, non l’ho più rincontrato e la cosa strana è il fatto che lavora anche lui qui, nel CMS. Ora ci devo anche trascorrere una finta vacanza in Italia. Infondo però c’è il sigillo. E la promozione. Non posso dargliela vinta. E’ troppo importante per me.  Ne va della mia carriera, della mia serietà professionale e della magia stessa.
- Anche a te hanno promesso una promozione vero? – dice con un sorrisino losco agghiacciandomi con gli occhi.
- Cosa ne sai tu, Malfoy?
- Ci stai pensando troppo e ancora non hai cominciato a sbraitare come una quindicenne contrariata.
- Non osare ad insultarmi! Non sono più la ragazzina che prendevi in giro tanto tempo fa.
- Non ho detto questo Granger, cerca di essere intelligente una buona volta!
- Oh mio caro, io lo sono, certo che lo sono. Quello senza cervello qui sei tu! E poi fammi il piacere, il Corpo Magico Speciale? Come hanno fatto a prenderti?
- Non sono affari che ti riguardano ragazzina. Non devo spiegazioni della mia vita a te!
- Beh intanto però dovremo convivere per un po’ di tempo Malfoy, come pensi di fare?
- C-o-n-v-i-v-e-r-e! Non di certo scambiarci racconti d’infanzia e dividere un thè insieme. Mi sorprende che abbiano scelto te. Non è di certo una passeggiata. Si tratta di una missione, non credo tu sia capace di affrontarla o di capire anche solo cos’è!
- Cosa? Ti devo ricordare un qualcosina chiamata guerra? Ti devo ricordare il fatto che ne sono uscita fuori viva e che è soprattutto grazie a me e ad i miei amici che questa sia finita per il meglio?

Il suo sguardo si assottiglia improvvisamente e, se è possibile, i suoi occhi diventano ancora più grigi di quello che sono già. Abbassa il capo e le sue labbra si arricciano, ma non sembra nervoso o furioso. Le sue nocche diventano ancora più bianche del tono naturale della sua pelle mentre stringono forte il bordo del tavolo. Non riesco a decifrare la sua espressione, questo suo atteggiamento, non lo conosco abbastanza forse per comprendere.
- Facciamo che andiamo in Italia, arrestiamo questo Pennaspina e ce ne torniamo a prendere questa benedetta promozione. Nessuno ci obbliga a diventare amici.
- Amici? Tsè! Perfetto, guarda che sono una persona professionale io. – rispondo di tono.
Di nuovo quel sorrisino malizioso e beffardo sul suo viso. Di nuovo quei denti bianchi che risaltano tra le sue labbra sottili e compiaciute.
- Vedremo….
La sua voce è quasi gelida ma la cosa che mi fa aggrottare la fronte è la nota di malinconia sporca e debole che c’è nel suo tono. Non alza più lo sguardo, non mi lincia più con il ghiaccio dei suoi occhi. Si volta, elegante e nobile come sempre lui ha ostentato di apparire, ed esce fuori dall’ufficio lasciando la porta semi aperta.

In questo momento, svanisce la razionalità. Non m’importa neanche più di Malfoy, sono solo arrabbiata per essere stata presa in giro.
- KURT!!! – urlò non curante a braccia conserte aspettando il mio capo
.

 

 

................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo che introduce il passato. Grazie a tutti anche solo di averlo letto. 
Sono molto entusiasta di questa storia. 
E bene si, tutto ebbe inizio così! Fatte le valigie? Si parte per il lago di Como!!!!

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1129682