Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Perla_Nera    26/06/2012    1 recensioni
Dal Prologo:
Sorrisi. Ma non era un sorriso come un altro. Era un sorriso amaro intriso di malinconia e piacere. Erano i ricordi a procurarmelo. Era la mia mente che assaporava nuovamente con i pensieri gli attimi vissuti due estati prima.
I miei occhi lucidi parteciparono a quel sorriso nostalgico che aveva il mio viso mentre la brezza del mattino prese a muovere le ciocche dei mie capelli nel vento.
Non era una domenica come altre. Sapevo cosa sarebbe accaduto quella mattina. Un gufo mi aveva avvertito qualche giorno prima.
Una carta bianca e costosa riportava in oro semplici parole:
"So che sei a conoscenza di ciò che sta per accadere nella mia vita.
Ma voglio comunque dirtelo di persona.
Verremo domenica, 10 giugno.
Draco"
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prologo

Salve a tutti! Questa è la mia prima Dramione, la mia prima avventura con questa coppia. E sono davvero contenta di iniziarla e seguire le esperienze e le vicende che accadranno. L'ispirazione è arrivata all'improvviso, ascoltando una canzone in verità. E' legata relativamente al testo di questa; infatti si ispira sopratutto al video. Si tratta di Cool di Gwen Stefani!
Questo che posto oggi è il prologo della storia, ambientanto diciamo al presente. Spero vi piaccia e vi incuriosisca abbastanza da seguire i prossimi capitoli. 
A presto ^^

http://www.youtube.com/watch?v=TGwZ7MNtBFU












.....................................................................................................................................................................

Prologo. (Oggi)

Avete mai assistito all’alba? L’avete mai vissuta nello stesso modo in cui l’assaporai io quella mattina di giugno?

Erano le cinque e mezza del mattino ed io, Hermione Granger, mi ritrovavo nella mia casa nella contea dell’Hampshire, nel distretto di Hart, in terrazza, con ancora la vestaglia indosso. Mi carezzavo i lunghi capelli assorta nei miei pensieri, nei mie ricordi.
Non avevo mai assistito ad alba migliore. Forse perché avevo la consapevolezza che stavo per rivederlo dopo ben due anni di silenzio.
Ero sempre rimasta affascinata dai colori del sorgere del sole, ma allora ciò che mi procurò un profondo stato d’estasi, era il profumo di quel mattino. L’aria fresca neo estiva mi cingeva in un abbraccio, procurandomi dei leggeri e piacevoli brividi. Sentivo odore di gelsomino e ciò era strano. Era come se avessero riempito l’atmosfera di nuova aria. Un’aria che non avevo mai avvertito prima di allora. Mi inebriava i sensi e mi apriva il torace come per depurarmi.
Mi strinsi nelle spalle carezzando il tessuto setoso della vestaglia chiara. Sorrisi. Ma non era un sorriso come un altro. Era un sorriso amaro intriso di malinconia e piacere. Erano i ricordi a procurarmelo. Era la mia mente che assaporava nuovamente con i pensieri gli attimi vissuti due estati prima.

I miei occhi lucidi parteciparono a quel sorriso nostalgico che aveva il mio viso mentre la brezza del mattino prese a muovere le ciocche dei mie capelli nel vento.
Non era una domenica come altre. Sapevo cosa sarebbe accaduto quella mattina. Un gufo mi aveva avvertito qualche giorno prima.  
Una carta bianca e costosa riportava in oro semplici parole:

So che sei a conoscenza di ciò che sta per accadere nella mia vita.

Ma voglio comunque dirtelo di persona.

Verremo domenica, 10 giugno.

Draco

 

La mia reazione alla notizia fu strana quanto inaspettata. I miei occhi, così come credevo, si fecero lucidi ma subito dopo un grande sorriso riempì il mio viso. Non mi importava quasi di ciò che stava per accadere. Del motivo della sua visita. Mi importava rivederlo. Mi importava vedere i suoi capelli dorati, i suoi occhi di ghiaccio, le sue movenze. Si, le sue movenze. La fotografia custodita nel cassetto della mia scrivania non mi dava reale soddisfazione di quanto potesse donarmi la sua presenza di persona. I suoi atteggiamenti, la sua risata trattenuta, le sue mani passare tra i capelli.
Quella mattina sembrò durare un’eternità. Mi abbandonai ad un bagno rilassante al profumo di vaniglia. Scelsi con cura gli abiti. Una cosa che facevo raramente e non perché fossi sciatta e distratta nel vestirmi, ma perché non davo incisiva importanza a ciò che doveva essere la mia apparenza. Non quella mattina però.

Sapevo che il mio stato d’animo non era dettato da un sentimento ancora esistente, ma semplicemente dal ricordo di questo. Da ciò che accadde quell’estate. Ai ricordi che cementati nella mia mente mi regalavano sorrisi amari e malinconici.
Legai i capelli, ormai lisci e ordinati, in una coda alta che scendeva morbida sulle spalle, ciò che solitamente facevo ogni mattina per andare a lavoro al quinto piano del Ministero, all’ Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale.
Ci ripensai. Sciolsi la coda, ma passarono pochi secondi per farmi cambiare idea e rilegare la chioma nella stessa e identica maniera utilizzata in precedenza.
Rifeci il letto e rassettai il salone. Per una casa grande come la mia, la quale mi potei permettere grazie al prestigioso lavoro ottenuto, la questione pulizie ed ordine erano quasi un tabù. A volte mi concedevo qualche incantesimo, ma ho sempre rinunciato alla stupida idea di avere un elfo domestico.

Mi guardai allo specchio almeno un centinaio di volte. Sorrisi di me stessa. Non potevo crederci di comportarmi davvero in quel modo.
Passarono le ore, tra un cambio di abiti e diciassette code di cavallo sciolte e rilegate.

Ero agitata. Il mio stomaco era appena diventato l’ambientazione alla più nervosa e confusionale lotta di farfalle in caos. Allungai la mano al viso e costatai quel leggero tremolio che le mie dita acquistarono con lo scorrere dei secondi. La mia testa era vuota stranamente, il che mi fece preoccupare. Non c’era un secondo in cui io non pensassi, riflettessi o rimuginassi su qualcosa. Ma non era così in quell’occasione. Il vuoto totale. Solo qualche immagine passata rinasceva prepotente tra i miei pensieri. Volevo pensare. Pensare a qualcosa che mi facesse passare quell’agitazione, quell’ansia. Ma non trovai modo di farlo che il suono del campanello della mia porta mi fece sobbalzare dal divano sul quale ero seduta tesa e nervosa.

Il mio sguardo si spalancò guardando insistentemente le punte delle mie scarpe. Strinsi i pugni in grembo e socchiusi gli occhi alzando la testa all’indietro. Espirai pesantemente e mi alzai sistemando i vestiti che indossavo, prendendo a camminare lentamente verso l’entrata.
Superai il salone e la sala da pranzo, erano pochi, ormai,  i passi che mi dividevano dalla porta. La mia mano si poggiò senza accorgermene sulla maniglia ed esitai per qualche attimo.

Dietro quel sottile divisore c’era lui. Poco legno a dividerci. Socchiusi gli occhi e lo immaginai ancora per l’ultima volta come me lo ricordavo. Ricordai i suoi capelli, le sue mani, i suoi occhi. Ricordai le sue labbra e i suoi sorrisi trattenuti ancora una volta.
Poggiai l’altra mano stesa sulla porta come se potessi sentirne il contatto dall’altra parte. Accarezzai inutilmente il legno e con un sorriso mi decisi ad aprire ai miei ospiti.
Prima ancora del contatto visivo, prima ancora che il mio sguardo si potesse poggiare sulle persone che avevo di fronte, sentii qualcosa di familiare che mi fece sciogliere il sangue e agitare  l’esercito di farfalle allo stomaco.
Era il suo profumo. Ma non un qualsiasi profumo maschile zuppo di muschio, piante e chi sa altro. Era il profumo della sua pelle. Debole eppure così percepibile. Dolce e deciso allo stesso tempo.

Alzai lo sguardo e li vidi. Fermi sulla soglia di casa mia. Prima guardai lei. Alta, fisico da modella, dai lunghi capelli neri come la notte che scendevano sul suo petto in morbidi onde. Il suo sguardo era contornato da lunghe ciglia scure e sembrava anche alquanto sereno, non sul punto di guerra ecco. Mi mostrò un lieve ma educato sorriso, al quale ricambiai allungando la mano per salutarla. Eccola Astoria Greengrass in tutta la sua bellezza. La ragazzina scostante e altezzosa trasformata nella bellissima donna dalla pelle diafana e dagli occhi smeraldo.
Repentinamente il suo sguardo capitolò su di lui, su Draco e io non potei fare  a meno che seguirlo.
Fu una sensazione piacevolmente strana rivederlo. Il suo sguardo mi colpì come un’onda che si scaglia inaspettatamente su un surfista incerto. I diamanti che aveva al posto degli occhi mi tolsero il respiro per qualche secondo. Le farfalle si agitarono ancora di più. Sentivo le loro ali fare su e giù dal mio stomaco.

Maledette farfalle.
Anche lui come me aveva le labbra dischiuse e gli occhi persi in chissà quale ricordo. Fu lui il primo a dedicarmi un sommesso sorriso.
Allungai la mano per salutarlo e lui sorpreso la strinse annuendo tra sé e sé. Il contatto con la sua pelle non era decisamente nuovo, ma diverso. Le sue mani erano ancora fredde ma ruvide, non più lisce e setose come una volta. Come due estati prima.
Istantaneamente le stesse dita che sfioravo si allungarono verso i miei capelli, carezzando la mia coda di cavallo. Non erano più le onde che lui ricordava. Erano lisci  e ordinati. Erano cambiati. E se ne accorse.
Abbassò lo sguardo e non potei fare a meno di imitarlo notando solo allora l’ennesimo particolare che mi fece perdere un battito. Si tenevano per mano. Certo, non potevo aspettarmi diversamente. Eppure ci rimasi quasi male. Abbozzai un sorriso tra me e me. Ancora una volta un sorriso amaro e malinconico.

- Ehm… accomodatevi! Dai venite!
Li invitai ad entrare forzando l’entusiasmo, incitandoli a fare alcuni passi avanti, chiudendo la porta dietro le loro spalle. Approfittai dell’istante rivolta verso la porta per espirare ancora e preparami il nuovo e sapevo non unico sorriso.
Ripresi a camminare davanti a loro, guidandoli per la casa che notavo ammiravano piacevolmente. Li portai in salone per farli accomodare sul divano. Mi voltai per parlare quando qualcosa mi colpì.

Alzai lo sguardo e subito i suoi occhi di ghiaccio mi trafissero. Imbarazzata abbassai subito la testa sorridendo in maniera nervosa e facendogli spazio. Draco non sorrise e non staccò gli occhi da me prima di sedersi insieme ad Astoria sul divano a tre posti.
Mi accomodai sulla poltrona accanto, imbarazzata, senza saper che dire.
Pensa Hermione, pensa. Com’è allora? O parli troppo o niente? Almeno fagli gli auguri per il suo compleanno passato ormai da cinque giorni. Cosa ti passa per la testa? Lo so cosa mi passa per la testa. Il vuoto del presente, di questi attimi e i ricordi di ieri, di due estati fa.

- Sono contento di rivederti… E’ passato tanto tempo…
Draco e la sua voce. Bassa, profonda e decisa. Lancinante come un tuono d’estate. Tagliente come la lama della spada più lucente. Ma era anche melodiosa ed elegante.

Avevo ancora la testa abbassata. Non volevo guardalo perché altrimenti la testa si svuotava e i ricordi tornavano a tormentarmi privandomi della capacità di ragionare in quei momenti. Fissavo il parquet al pavimento. Seguivo le linee che disegnava. Ma non potevo rimanere in silenzio. Dovevo comportarmi almeno da buona padrona di casa. Dovevo staccarmi da quello che Draco mi ricordava. Dovevo vederlo per quello che era in quella circostanza. Dovevo essere indifferente.

Così, decisa, alzai lo sguardo con un sorriso. E poi mi persi. Mi persi nell’infinità che furono quei pochi secondi.
I suoi occhi. Li rividi alla luce del sole di luglio, in quelle mattine d’estate sul lago di Como. Li rividi sorpresi, amareggiati, disgustati e languidi. Li rividi socchiusi sotto le stelle. Li rividi nei miei. Il tempo sembrò fermarsi e trascinarci nel vortice delle immagini che condividemmo. Per me fu questa la sensazione. Ma fu come se il suo sguardo mi dicesse lo stesso. La mia casa sembrò mutarsi nel paesaggio mediterraneo che mi incantò in passato e il parquet divenne asfalto e sabbia. L’aria sapeva di gelsomino. Ancora. C’era gelsomino ovunque.

- So che il passato che ci ha legato non è stato dei migliori, però è passato giusto? Siamo qui per invitarti al nostro matrimonio!!!

Il sorriso luminoso di Astoria mi fece tornare al presente. Lei cercò lo sguardo del suo futuro marito trovandolo subito. Draco si voltò a guardarla, spezzando il vortice che ci imprigionava,  stringendole la mano come a rinforzare ciò che la sua fidanzata aveva appena detto.

Li guardai fissarsi e costrinsi un sorriso al mio viso. Un sorriso amaro e malinconico.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Perla_Nera