Ci sono cose da dimenticare, ci sono spazi vuoti da riempire.

di Sha e Gio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Incontri. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


LEGGERE ASSOLUTAMENTE PRIMA DI INZIARE A LEGGERE IL PROLOGO: 

Heylà! Ciao bella gente ! Sha e Gio vi sono grate se avete scelto di leggerci.
Qui è Sha che vi parla per darvi delle istruzioni prima di iniziare a leggere siccome questo è un lavoro un po' particolare. Dunque questa Fan Fiction è scritta da due ragazze io (Sharon/Sha) e da Giovanna(Gio) due amiche che condividono la passione per D.Gray-man. Vi accorgerete ,quindi, che questa FF ha due narratori : Jane e Sorrow. Quando il narratore è Jane sono io (Sha) a scrivere,quando il narratore è Sorrow,invece, a scrivere è Gio! Voi capirete chi è il narratore dalla scritta in rosso in cui c'è scritto appunto il nome del narratore che si trova all'inzio del capitolo e nel mezzo siccome ogni capitolo contiene i punti di vista sia di Jane che di Sorrow.
Nel prologo i fatti accaduti e raccontati da Jane e Sorrow sono uguali, era un modo per introdurvi a questo metodo di narrazione,ma già a partire dal primo capitolo gli avvenimenti raccontati sarano l'uno il continuo dell'altro e spesso saranno anche totalmente diversi quando le ragazze si troveranno in posti diversi.Inoltre alla fine del capitolo o alla fine del racconto delle narratrici spesso troverete dei disegni realizzati dalla mitica Gio che vi renderanno ancora più partecipi nel corso della Fan Fiction. Quindi un applauso a Gio e al suo talento per il disegno (LOL) .

Beeene penso di aver finito di annoiarvi qui per cui vi lascio al prologo. Buona lettura!

ps.: se non l'aveste già letto tra gli avvertimenti la storia potrebbe contenere spoiler, ma per la maggior parte degli eventi sono frutto della nostra fantasia e non sono presenti nel manga o anime.

 PROLOGO



JANE



Distruggere un Akuma non è mai semplice.


Non lo è mai stato per me. Forse quello che mi fa esitare ogni volta è rendersi conto che tutti quegli Akuma hanno una storia dietro, dietro ad ognuno di loro c’è una persona in preda ad una tale disperazione. Eppure questa è anche la mia forza. La forza che mi fa combattere e mettere ogni volta a repentaglio la mia vita per distruggerli. Il desiderio di liberare quelle anime imprigionate, che meritano di essere libere.

Per questo sono un esorcista.
Mi chiamo Jane. Ho quindici anni e sono un esorcista da sempre,o almeno da quando ne ho memoria.
Non sono l’unica nel mio villaggio ad essere un esorcista,anche la mia amica Sorrow lo è. Spesso mi ha aiutato a sconfiggere gli Akuma. È inquietante quanti ne arrivino in questa città.

Eppure non c’è innocence nelle vicinanze, nessun evento paranormale. Nulla. Mi chiedo cosa attiri gli Akuma.  Per questo oggi con Sorrow partiremo per andare alle sede dell’Ordine Oscuro per chiedere aiuto a chi ne sa più di noi. Casa mia è piccola e modesta, i miei genitori mi hanno adottata, lo so da sempre. Non mi è stato mai nascosto. Per questo sono particolarmente affezionati a me, ed hanno accettato il fatto che sia un esorcista con tranquillità.
“Mamma, andrò con Sorrow alla sede degli esorcisti, partiamo oggi.” Dico a mia madre quando siamo nella cucina della nostra casa.
“Cos..cosa? Dove si trova?” replica mia madre al quanto allarmata.
“Tranquilla mamma,saremo di ritorno presto.”
“Significa che è abbastanza lontano?”
“Tornerò domani per l’ora di cena!”
“Jane rispondimi! Perché vuoi dare tanti pensieri a tua madre?”
“Oh mamma, davvero, non mi succederà nulla, è abbastanza lontanuccio ma lo sai, so badare a me stessa. Vado a prepararmi adesso, ricorda che ti voglio bene!”
Così mi vesto velocemente e mi dirigo indisturbata alla locanda dei genitori di Sorrow, lei lavora sempre lì per aiutare i suoi genitori. Appena la vedo le faccio segno di uscire fuori. Lei posa lo strofinaccio che aveva in mano, saluta i suoi genitori , prende uno zainetto e corre verso di me.
“Allora sei pronta?” mi dice abbastanza eccitata. Lei ama queste cose!
“Sono nata pronta!” dico io decisa.
Camminiamo lentamente una di fianco all’altra e un silenzio tombale ci avvolge. È Sorrow a romperlo.
“Quand’è che ti hanno adottato i tuoi genitori?” mi chiede così improvvisamente, mi lascia del tutto spiazzata.
“Beh…” dico dopo qualche minuto “non è che me lo ricordi ma per quanto ne sappia avevo tre anni quando i miei genitori mi hanno preso con loro.” Concludo.
“Non ricordi niente della tua vecchia famiglia quindi?” domanda ancora curiosa.
“Nulla che sia capace di ricordare. I miei dicono di avere una foto con loro, di uno dei miei familiari, ma che me la faranno vedere solo quando sarò pronta.”
“Pronta a cosa?”
“Magari lo sapessi! Ho provato a cercare ovunque in casa nostra per trovarla ma senza risultati, forse se lo sono inventato per farmi credere che avessi una famiglia che mi voleva bene.” Mi fermo un attimo raccogliendomi nei miei pensieri. “Aaah, ma io ce l’ho una famiglia che mi vuole bene, anche se non abbiamo legami di sangue. Infondo tua madre è colei che ti cresce e non necessariamente colei che ti partorisce no?”  aggiungo sorridendo.
“Forse hai ragione” dice Sorrow chinando il capo. Il berretto che portava le copriva il volto, i capelli biondi raccolti un una coda le cadevano su una spalla ne coprivano il resto. Aveva piovuto di recente qui a Firenze,dove io e Sorrow eravamo cresciute. Dalle pozzanghere sul terreno riuscivo a vedere il mio riflesso. Una ragazza dai capelli rosso fuoco e gli occhi verde smeraldo. I capelli corti e i vestiti rubati da mio padre mi facevano scambiare spesso per un maschio dai passanti. A me non dispiaceva, infondo la donna non è mai presa sul serio come l’uomo. Anche Sorrow non era da meno, spesso rubava i vestiti del fratello e li indossava legando i capelli.
“Dovrei tagliare ancora un po’ i miei capelli” dico scompigliandomi i capelli e specchiandomi in una delle pozzanghere.
“Ancora di più Jane?Vuoi diventare calva?” risponde sorridendo Sorrow.
“Mmmh, hai ragione. Eppure li vedo cresciuti da quando li ho tagliati l’ultima volta!”
“Ah Jane smettila! Li hai tagliati poco fa, proprio non ti ci vedi con dei capelli lunghi?”
“Non a tutti stanno bene come te” sbuffo io incrociando le braccia.
“Chi…è quell’uomo?” dice Sorrow spalancando gli occhi e indicando un uomo in lontananza che indossa un soprabito di un colore chiaro, e sulle spalle aveva uno strano aggeggio, sembrava quasi un telefono.
“Eccovi!” urla quest’uomo correndo verso di noi.
“Evochiamo l’innocence al mio tre” dice Sorrow.
“No ferma! È un finder!”
“Ne sei sicura?”
“Chi altro andrebbe in giro con un telefono sulle spalle?” dico sarcastica.
“Ragazze! Finalmente vi ho trovate,vi ho cercato ovunque!” dice il Finder una volta che ci ha raggiunte.
“Cosa vuole da noi?” rispondo io.
“Voi siete le due esorciste di Firenze vero?”  domanda il Finder.
“Come fa a saperlo?” replico.

“L’Ordine Oscuro mi ha mandato per avvertirvi che sono già in viaggio tre esorcisti per soccorrere il vostro villaggio!”
“Noi…eravamo proprio dirette lì!” interviene Sorrow.
“Vi conviene attendere l’arrivo degli esorcisti.”
“Possiamo conoscere i loro nomi ? Per cercarli quando arrivano” domando io.
“Li riconoscerete dalle divise,fidatevi.”
Così io e Sorrow ci ritroviamo a fare retro-front di nuovo verso casa. Mi domando se degli esorcisti provenienti dall’ Ordine Oscuro riescano a fare qualcosa. A capire perché da anni la nostra città è costantemente attaccata dagli Akuma.



SORROW




Nel mondo succedono tante cose, in questo preciso istante una persona sta morendo, un bambino sta nascendo e stanno nascendo anche altri Akuma. Non sopporto vederli tantomeno combatterli, mi fa sentire quasi un mostro, ma in realtà li sto liberando dalla loro prigione fatta di angoscia e dolore.

All’apparenza posso sembrare una comune ragazza di sedici anni ma sono un esorcista, anche se non del tutto,  e svolgo il mio compito sin da quando ho scoperto di possedere l’innocence.

I miei genitori e i miei fratelli sanno del mio essere esorcista ma preferisco non immischiarli in affari che non li riguardano, non voglio che spiegando tutto nei minimi particolari potrebbe metterli in pericolo, soprattutto con tutti questi Akuma in circolazione.

Ormai non ricordo da quando è iniziato l’assedio di questi esseri nella città di Firenze, continua ormai da parecchio tempo. L’unica spiegazione plausibile è la presenza di innocence nella città ma apparte quella mia e della mia amica Jane, anche lei un esorcista, non ce n’è la minima traccia.

Jane ed io abbiamo deciso di recarci alla sede Europea della Dark Religion per chiedere aiuto ai veri esorcisti, solo così possiamo scoprire la causa di questi continui ed insistenti attacchi.

Ma recarci all’Ordine Oscuro non è la parte più difficile, di sicuro sarà più facile rispetto a comunicare ai miei che devo partire oggi stesso.

 

“ Mamma senti ricordi quando ti ho parlato del viaggio che volevo fare con Jane?” le chiedo improvvisamente aiutandola a fare la pulizie.

“ Si angioletto me lo ricordo, perché me lo chiedi?” mi dice leggermente stranita.

“Perché partiamo oggi, devo solo aspettare che Jane venga a prendermi.”

“ Sai benissimo che preferirei che tu rimanessi qui ma ci hai dimostrato di essere responsabile, dove di preciso?”

“ Veramente non lo so.”

“ Come sarebbe a dire non lo sai Sorrow?”

“ Mamma sta tranquilla come hai detto tu sono abbastanza responsabile.”

“Non puoi chiedermi di stare tranquilla sono pur sempre tua madre, però ho fiducia in te ma torna presto e non farmi stare in pensiero d’accordo?”

“ Si mamma grazie mille!” dico dandole un bacio affettuoso sulla guancia.

Appena Jane arriva mi fa un cenno di andare da lei, poso lo straccio per pulire e prendendo lo zaino vado verso di lei. Ho aspettato con ansia questo momento e non vedo l’ora di arrivare.

“Allora sei pronta?” le dico eccitata.

“Sono nata pronta!” mi risponde decisa, è sempre molto determinata

Ci incamminiamo ad una lentezza snaturale e questo silenzio inizia ad innervosirmi così per rompere il silenzio pongo a Jane la domanda che mi ronza da un po’ nella testa.

“Quand’è che ti hanno adottato i tuoi genitori?” le chiedo lasciandola di stucco.

“Beh…” dice dopo minuti di riflessione “non è che me lo ricordi ma per quanto ne sappia avevo tre anni quando i miei genitori mi hanno preso con loro.” .

“Non ricordi niente della tua vecchia famiglia quindi?” le chiedo con curiosità crescente.

“Nulla che sia capace di ricordare. I miei dicono di avere una foto con loro, di uno dei miei familiari, ma che me la faranno vedere solo quando sarò pronta.”

“Pronta a cosa?”

“Magari lo sapessi! Ho provato a cercare ovunque in casa nostra per trovarla ma senza risultati,

 forse se lo sono inventato per farmi credere che avessi una famiglia, che mi voleva bene.”si ferma un attimo e si perde nei suoi pensieri. “Aaah, ma io c’è l’ho una famiglia che mi vuole bene, anche se non abbiamo legami di sangue. Infondo tua madre è colei che ti cresce e non necessariamente colei che ti partorisce no?”  aggiunge con il sorriso stampato in faccia.
“Forse hai ragione” dico chinando il capo tanto che in berretto che porto sempre mi copre

completamente il volto. Di recente ha piovuto qui in città e dalle pozzanghere riesco a vedermi riflessa con accanto a me Jane. Non abbiamo niente in comune, io ho i capelli biondi lunghi che terminano con dei boccoli e occhi azzurri mentre lei capelli rossi cortissimi che si ostina a tagliare in continuazione e occhi color smeraldo.

“Dovrei tagliare ancora un po’ i miei capelli” mi dice vedendo la sua immagine riflessa nella pozzanghera come in uno specchio e spettinandoseli.

“Ancora di più Jane?Vuoi diventare calva?” le rispondo sorridente.

“Mmmh, hai ragione. Eppure li vedo cresciuti da quando li ho tagliati l’ultima volta!”

“Ah Jane smettila! Li hai tagliati poco fa, proprio non ti ci vedi con dei capelli lunghi?”

“Non a tutti stanno bene come te” sbuffa incrociando le braccia al petto. E’ sempre la solita, un maschiaccio di natura.

Ad un tratto in lontananza vedo un uomo correre verso la nostra direzione, non ho la più pallida idea di chi sia e temo il peggio.

“Chi…è quell’uomo?” dico spalancando gli occhi

“Eccovi!” urla l’uomo.

“Evochiamo l’innocence al mio tre” le dico.

“No ferma! È un finder!”

“Ne sei sicura?”

“Chi altro andrebbe in giro con un telefono sulle spalle?”  mi dice con tono sarcastico.

“Ragazze! Finalmente vi ho trovate,vi ho cercato ovunque!” dice il Finder con il fiatone per la corsa quando ci raggiunge.

“Cosa vuole da noi?” gli risponde Jane.

“Voi siete le due esorciste di Firenze vero?”  domanda il Finder.

“Come fa a saperlo?” replica Jane

“L’Ordine Oscuro mi ha mandato per avvertirvi che sono già in viaggio tre esorcisti per soccorrere il vostro villaggio!”

“Noi…eravamo proprio dirette lì!” Intervengo, quando si dice il destino.

“Vi conviene attendere l’arrivo degli esorcisti.”

“Possiamo conoscere i loro nomi ? Per cercarli quando arrivano” gli domanda Jane.

“Li riconoscerete dalle divise,fidatevi.”

 E così il nostro viaggio è terminato ancor prima di iniziare. Non vedo l’ora che arrivino gli esorcisti, di sicuro saranno uomini coraggiosi che non temono nulla. Chi sa cosa ci attende adesso.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Incontri. ***


1° CAPITOLO- Incontri.

L’attesa è snervante.

Nonostante siano passate solamente ventiquattro ore dalla visita del Finder, mi sembra passata un eternità.

Continuo a strofinare e a lucidare sempre la stessa teiera di porcellana in modo insistente, poi finalmente decido di lasciare in pace la povera stoviglia e vado nella hall dalla mamma.

“ Tesoro cortesemente puoi andare a chiamare i tuoi fratelli stanno giocando col loro gruppetto di amici in giro per la città per favore?”,mi chiede la mamma.

“ Ma non ci può andare Simon?”, le chiedo, quello stupido di mio fratello maggiore se ne va sempre in giro per la città a fare un bel niente.

“ No Simon non c’è, è in giro per la città.”,

“D’accordo.”, ed esco dalla locanda e sbuffando vado a cercare quelle due pesti.

Camminando per la città piena affino la vista per trovare i bambini, ma non li trovo da nessuna parte.

Arrivo fino al fiume Arno dove finalmente li trovo.

“ Ehi bambini la mamma ha detto che dovete tornare con me!”, urlo ai miei fratelli.

“ Dai Sorrow altri cinque minuti!”, mi pregano tutti e due in coro.

“ D’accordo ma solo cinque, non uno di più!” gli rispondo e felici tornano a giocare mentre io mi stendo sul prato verde in riva al fiume.

Il rumore dell’acqua e delle risate dei bambini è così rilassante.

“ Sorrow la palla si è incastrata tra i rami alti di un albero, va a prenderla!”, mi dice, o meglio ordina, il mio adorato fratellino Teo, proprio quando iniziavo a rilassarmi.

“ La parolina magica Teo!”, lo rimprovero.

“ Si, muoviti!”, mi urla contro e così sbuffando mi alzo e vado verso l’albero dove la suddetta palla sarebbe incastrata.

“ Se non me lo dici con gentilezza te lo sogni che mi arrampico fin lì per prendere la vostra palla!”, gli dico.

“ Per favore, ok? Adesso muoviti!”.

Sempre sbuffando inizio ad arrampicarmi sull’albero.

Dopo varie e coloratissime imprecazioni contro i rami che si spezzavano sotto la pressione, del mio peso arrivo fino al ramo dove è incastrata la dannata palla.

La prendo e la lascio cadere poi, quando sto per scendere, la mia attenzione viene catturata da un uomo, vestito in modo elegante, ma sicuramente non fa parte dell’aristocrazia della città.

Dall’alto riesco solamente a vedere i suoi capelli ricci tiranti all’indietro e sembra anche molto alto.

Spinta dalla curiosità mi sporgo per vedere meglio, ma per poco perdo l’equilibrio quindi scendo il più velocemente possibile per osservare meglio l’uomo.

Non riesco a comprendere la mia curiosità verso di lui e nemmeno perché continuo ad osservarlo costantemente.

Cerco di pensare ad altro ma non riesco a distogliere le sguardo.

 “ Ehi Sorrow, ti ho cercata dappertutto!”, mi volto verso la voce e vedo Jane che corre verso di me.

“ Scusa, ma sono dovuta scappare per andare a cercare queste pesti e ho perso più tempo del previsto.”, le dico giustificandomi quando si avvicina.

“ Non preoccuparti. Chi stavi fissando?” mi chiede sorridendo in modo furbo.

Cavolo, colta in flagrante.

Quando sto per dire qualcosa i bambini corrono verso di noi per poi nascondersi.

“ Sorrow, Jane aiutateci!” dicono stringendosi alle nostre gambe.

Io e la mia amica ci guardiamo stranite poi la voce di un uomo attira la nostra attenzione:

“ Credo che questa appartenga a voi.”,

L’uomo che prima osservavo adesso mi sta porgendo la palla dei bambini, solo adesso capisco perché si sono nascosti dietro di noi; hanno lanciato la palla contro di lui.

“ Mi dispiace tanto signore, sono terribilmente mortificata. Li perdoni sono solo dei bambini!”, gli dico chinandomi in segno di scusa.

“ Non preoccuparti.”, mi dice e porge la palla al mio fratellino Teo sorridendogli così il bambino la riprende e torna a giocare.

“ Ehi pesti tornate qui!,” gli urlo contro.

“ Sono sempre i soliti Sorrow non puoi farci niente.”, mi dice Jane ma la mia rabbia è salita, la loro educazione dov’è finita? Ad un tratto una risata mi fa voltare verso l’uomo.

“ Scusatemi se rido,ma non importa. Sono solo dei bambini che vogliono

giocare. Davvero non preoccupatevi.”, ci dichiara.

“ Voi non siete di questa città giusto?”, gli chiede Jane.

“ No, sono semplicemente di passaggio per lavoro. Che maleducato non mi sono presentato, mi chiamo Tyki mentre tu sei ?”, risponde presentandosi.

“ Io sono Jane.” dice Jane,dal suo sguardo intuisco che sospetta qualcosa su Tyki.

“ E tu sei Sorrow. Bene ragazze è stato un grande piacere conoscervi.” Si congedanda frettolosamente per poi allontanarsi a passo veloce.

“ Anche per noi signor Tyki, buona fortuna per il vostro lavoro.”, dico.

“ Sorrow dobbiamo stare attente,  quel tipo non mi piace affatto.” dice Jane e io annuisco.

Riaccompagniamo i miei fratelli a casa e andiamo a perlustrare la città.

“ Molto strano, sembra che gli Akuma abbiano rinunciato ad attaccare la città.” le dico.

“ Forse si sono accorti che non c’è traccia di innocence a parte la nostra così hanno rinunciato.”, afferma lei a sua volta.

“ Meglio così.”,

“ E se quell’uomo di prima fosse un Akuma?”, chiede Jane ad un tratto.

“ Ci avrebbe attaccate subito.”,

“ Fatto sta che non mi convince affatto.”, ribatte lei.

Rassegnata, non rispondo e credo che questo l’abbia fatta insospettire, meglio non dire niente sull’improvvisa curiosità che ho provato nei confronti del signor Tyki.

Continuando a camminare da lontano, vicino la locanda dei miei genitori, intravediamo tre figure incappucciate di nero con una strana divisa.

Finalmente gli esorcisti sono arrivati.


  JANE

“Gli esorcisti.”, dice con euforia Sorrow.
“Quel tipo ha i capelli bianchi?”, osservo perplessa indicando uno dei strani ragazzi incappucciati, dal cappuccio spuntano dei ciuffi bianchi. Rimango sbalordita.
“Hai ragione!”, dice Sorrow scoppiando a ridere con molta “eleganza”
“Dici che ci hanno accalappiato tre vecchi?”,
“Mmmh, non mi pare… insomma non mi sembra una persona vecchia, ha solo…i capelli…bianchi!”, dice scoppiando a ridere nuovamente.
La sua risata mi contagia, così arriviamo ridacchiano dagli altri tre esorcisti, bene. Bella figura insomma.

 I genitori di Sorrow ci guardano come a rimproveraci e io e lei ci ricomponiamo velocemente.
“Em… piacere, sono Allen”, si presenta il ragazzo dai capelli bianchi abbassandosi il cappuccio e sfoggiando la sua chioma bianca.
“Io sono Jane e lei è Sorrow.”, dico indicando la mia amica.
“Bene, loro sono Miranda e Kuro-chan. Voi dovete essere le esorciste di Firenze vero?”,
“Esattamente.”, rispondo.
“Qual è il problema?”, domanda il giovane.
“Akuma. C’è ne sono troppi e non capiamo perché. Non c’è innocence in giro.”, risponde Sorrow.
“Ma… in questi giorni pare siano misteriosamente spariti, le aggressioni si sono fermate, e non capiamo il motivo neanche di questo.”, sbuffo quasi come se stessi ammettendo una sconfitta.
“Piuttosto bizzarro.”, interviene Miranda.
“Non so se possa c’entrare qualcosa ma…conoscete un certo Tyki?”. domando improvvisamente interrompendo qualche minuto di silenzio.
“Ty…Tyki?” , balbetta Kuro-chan.
“Lo conoscete!?”, domanda improvvisamente Sorrow quasi allarmata.
“Voi piuttosto, come fate a conoscerlo?”, domanda Allen.
“Un tipo di nome Tyki prima si è avvicinato a noi. In tono del tutto amichevole in verità ma non me la conta giusta.”,
“Comprensibile.”, bisbiglia Miranda.
“Emmm…direi di fare un giro per la città per investigare, che ne dite?”, Allen cambia discorso.
“ Ok!”, rispondono a coro i sui compagni.
“Non troverete nulla.”, mi intrometto.
“Preferisco fare un giro per la città comunque”, replica Allen sorridendomi.
Appena gli ‘incappucciati’ si allontanano, prendo Sorrow sotto braccio e mi allontano.
“Senti, secondo me ci hanno mandato tre deficienti.”, le sussurro
“Dai, a me sembrano persone affidabili.”,
“A me tre deficienti.”, sbuffo mettendo le mani delle tasche della felpa che indossavo.
“Jane… dietro di te.”, mi fa segno Sorrow con gli occhi sgranati.
“Cosa…”, dico voltandomi.  Una moltitudine infinita di Akuma mi si presentano davanti. Ripetono con tono agghiacciante tutti la stessa cosa: ‘Innocence’.
“O mio Dio! Non riusciremo mai ad eliminarli tutti.”,  sussurro a Sorrow.
“Siamo spacciate!”, esclama pessimista.
“Vale comunque la pena combattere” dico io facendo un passo in avanti, e quando sto per evocare la mia innocence, quando vedo Allen saltare in aria improvvisamente, si toglie il cappuccio e sfoggia uno strano artiglio.
“Cosa ci fai qui Road?”, urla contro qualcuno, ma non riesco a capire chi, mentre atterra su un tetto.
“Come se non lo sapessi.”, solo adesso noto la figura minuta di una ragazzina seduta su di un Akuma.
“Sei tu la causa dell’attacco degli Akuma?”, urla di nuovo Allen.
“Io, oh forse… sai…”,
“Road!”, un uomo si intromette nella conversazione. Riesco chiaramente a capire che si tratta dello stesso uomo con cui parlavamo oggi, Tyki.
“Tyki!”, urla la ragazzina sorridendo.
“Vieni via, non è ancora ora.”, la ammonisce l’uomo con tono pacato
“Ma come? Proprio sul più bello?”, sbuffa Road.
“Ordini del Conte del Millennio.”,
“D’accordo.” sbuffa nuovamente la ragazzina.
In un attimo la marmaglia di Akuma sparisce, insieme a Road e Tyki. Inutili i tentativi di Allen di fermarli.
“Hey tu!”, urlo verso Allen.
“Sì?”, dice il ragazzo scendendo dal tetto.
“Ci devi delle spiegazioni.” lo freddo.
“Forse sì.”

“Chi erano quei tipi? E cosa volevano tutti quegli Akuma?”.
“Credo che qualsiasi cosa vogliano, riguarda voi due.”,
“Noi?”, chiede perplessa Sorrow.
“Sì. Credo proprio di sì.”

 

Ok,se sei arrivato fin qui puoi aspettare cinque minuti e leggere a anche qui no? u.u
Vooolevo solo chiarire una cosuccia! La parte che ha scritto Gio è venuta staccata ad ogni rigo e la mia invece tutta attaccata ho provato ad attaccare anche la sua ma viene fuori un casino perche mi è impazzito html D: cooomunque! Grazie di aver letto, vi saremmo grate se lasciaste una piccola recenzione.
Sha. 


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