Unlucky Day

di _Hiromi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part One ***
Capitolo 2: *** Part Two ***
Capitolo 3: *** Part Three ***
Capitolo 4: *** Part Four ***
Capitolo 5: *** Part Five [End] ***



Capitolo 1
*** Part One ***


Ciao a tutti carissimi lettori!^^ Eccomi qua con una nuova ficcy sulla meravigliosa coppia formata da Takeshi e Hayato *_*
Questa storiellina è nata inizialmente come one-shot, ma come al solito è diventata troppo lunga e sono stata costretta a dividerla in capitoli^^''' comunque, non credo che sarà molto lunga! in fondo, doveva essere una shot XDXD!
Ho cercato di mantenere il carattere dei personaggi più che ho potuto, ma non credo di esserci poi tanto riuscita^^''' perciò chiedo anticipatamente scusa per l'OOC =(
So che la trama non è chissà quanto originale o particolare, ma spero che comunque apprezzerete questa piccola ficcyna scritta da una fan ^///^
Spero che questo primo capitolo vi possa incuriosire e invitare a seguirla ^///^ mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate di questo primo capitolo ^///^ commenti, critiche, consigli, tutto è ben accetto per aiutarmi a migliorare un pò!
In conclusione, buona lettura! ^o^
P.S. la fanfic presenta accenni 1827!

***

Può capitare a tutti una 'giornata no', è normale, quasi scontato, ma Gokudera Hayato non riusciva a credere di essere così sfortunato!
La giornata era iniziata male quando aveva scoperto che si era rotto lo scaldabagno allagando tutta la stanza; aveva imprecato quando, sotto la doccia, si era congelato fino alle ossa per potersi lavare perché ovviamente non c'era acqua calda; le cose erano poi peggiorate quando non era riuscito a trovare le sigarette da nessuna parte nonostante le avesse cercate dappertutto. Tuttavia, queste erano inezie in confronto a quello che l'attendeva fuori casa! Dopo la nottata di pioggia un automobilista aveva avuto la brillante idea di passare con la macchina su una pozzanghera vicina al marciapiede, bagnandogli e sporcandogli i pantaloni della divisa e parte della cartella; non era finita lì perché, una volta arrivato a scuola, era scivolato sulle scale per via delle scarpe bagnate e si era fatto male alla caviglia, slogandosela, e ora, disgrazia tra le disgrazie!, era costretto a tornare a casa propria non solo lasciando Decimo in balia di un pazzo e pericoloso (anche se innamorato) Hibari Kyoya, ma facendosi addirittura trasportare (letteralmente) da quell'idiota maniaco del baseball Yamamoto Takeshi!
Gli sfuggì uno sbuffo seccato mentre cercava di ignorare lo sguardo curioso dei passanti che puntualmente non si facevano i fatti propri e li osservavano con estrema curiosità, facendolo peraltro arrossire come una scolaretta.
Certo però, bisognava ammettere che la situazione era strana: non si vedono tutti i giorni per strada ragazzi che vengono portati in spalla da altri ragazzi quasi fosse la cosa più normale del mondo!
-Fammi scendere!- sbottò arrabbiato dopo aver fulminato con lo sguardo l'ennesimo passante che li fissava perplesso.
-Scordatelo.- fu la risposta decisa che ottenne, e sapere che il sorriso divertito che incurvava le labbra dell'atleta non era sparito bensì si era accentuato non faceva altro che irritarlo ancora di più, sempre che ciò fosse possibile.
-Se non mi metti subito a terra, giuro che ti faccio saltare in aria!- ringhiò minaccioso sperando che almeno quello lo convincesse; purtroppo dovette ammettere che il moro si era dimostrato parecchio deciso e irremovibile su quel fronte, resistendo senza difficoltà alle numerose lamentele e minacce che erano giunte dal dinamitardo fin dalla partenza da scuola.
-Ti consiglio di rilassarti.- cominciò a dire lo spadaccino con tono divertito -il dottore ha detto che non devi sforzare la gamba, perciò non c'è possibilità alcuna che ti faccia camminare. E poi manca poco, smettila di lamentarti e goditi la passeggiata!- aggiunse poi ridacchiando.
Gokudera stava per replicare acidamente quando una goccia gli arrivò in testa e lo ammutolì.
'Oh no!' pensò disperato 'Ti prego, tutto tranne la pioggia!'
Detto fatto: nel giro di pochi minuti un vero e proprio temporale si abbatté su di loro, spietato e violento; furono sufficienti pochi secondi affinché si ritrovassero completamente bagnati, zuppi fino alle mutande.
Yamamoto si infilò sotto il primo portico che gli capitò vicino, posando finalmente il ragazzo a terra.
-Mi sa che ci tocca aspettare qua finché non smette un po'.- disse fissando le fitte gocce che cadevano dal cielo. -Certo però che è iniziato all'improvviso! Che sfortuna!-
Gokudera grugnì qualcosa di incomprensibile e si lasciò scivolare lungo il muro alle sue spalle incapace di reggersi sulla gamba dolorante. Portando le gambe al petto le avvolse con le braccia e si strinse in se stesso cercando un po' di calore mentre i primi brividi di freddo cominciavano a fargli venire la pelle d'oca.
'Dannazione!' pensò sempre più irritato 'Non bastava tutto quello che è successo fino ad ora! Ci mancava la pioggia!'
-Dannazione!- sbottò a mezza voce stringendosi maggiormente le ginocchia al petto.
Yamamoto si girò nella sua direzione guardandolo senza dire una parola, poi si avvicinò e si sedette al suo fianco, sistemandosi in modo da poter osservare il ragazzo che gli stava accanto, quasi temesse di perderlo di vista.
Per un attimo il silenzio regnò su di loro, spezzato solamente dallo scrosciare insistente e rumoroso della pioggia battente ma, dopo qualche altro secondo, Hayato non resistette e sbottò, fulminando il moro che non smetteva di fissarlo senza aprire bocca.
-Cos'hai da guardare?!- ringhiò sempre più infuriato, e avrebbe certamente aggiunto qualche insulto se i denti non avessero cominciato a battere insistentemente. 'Che freddo!' pensò ignorando lo sguardo preoccupato dell'atleta e abbracciandosi le gambe il più possibile, in cerca di calore. Chiuse gli occhi lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro: era stanco, decisamente esausto per quella giornata storta che stava mettendo a dura prova i suoi nervi e, dalla fortuna che aveva quel giorno, non era da escludere che le cose potessero peggiorare ulteriormente. 'Ci manca solo una polmonite...' rifletté tristemente mentre tentava di non pensare al freddo che avvertiva e ai capelli che, completamente bagnati, gocciolavano facendogli finire le minuscole gocce gelate dentro la camicia, direttamente a contatto con la pelle.
Gokudera sbarrò gli occhi, sorpreso e confuso, quando si sentì tirare di lato finendo così contro qualcosa di duro ma allo stesso tempo morbido. Sollevò appena lo sguardo e si ritrovò ad osservare le iridi nocciola di Yamamoto, il quale l'aveva strattonato per un braccio per poterlo abbracciare e stringere al petto.
-Che...che stai facendo?!- sbottò con il viso arrossato per l'imbarazzo -Scollati!- rimbeccò cercando di allontanarsi dal moro spintonandolo bruscamente, ma quest'ultimo non sembrava molto intenzionato ad eseguire quell'ordine.
-No che non mi scollo.- ribatté infatti con fare serio -Stai tremando e voglio riscaldarti.- e dopo quell'affermazione lo strinse più forte a sé.
Hayato rimase fermo, indeciso sul da farsi, ma alla fine cedette e si lasciò andare contro il petto dell'altro.
'In condizioni normali non l'avrei mai fatto.' si disse convinto 'E' solo perché ho freddo...' eppure, mentre lo pensava, parte di sé gioiva nel trovarsi a contatto con il corpo dell'atleta così sicuro e accogliente, quasi non avesse desiderato altro per tutta la vita.
Gokudera si ritrovò ad arrossire ancora di più, in imbarazzo ma stranamente felice, per nulla preoccupato all'idea che qualcuno, passando, li scoprisse in una posizione così ambigua, e stringendo tra le dita fredde la camicia fradicia di Yamamoto si avvicinò il più possibile a lui ignorando per la prima volta il proprio orgoglio e la vergogna che quella vicinanza gli provocava.
-Sei un idiota...- borbottò con un mezzo sorriso sulle labbra -anche tu sei tutto bagnato...- e a quelle parole Takeshi ridacchiò divertito, non potendo ribattere in alcun modo.
Fin dall'inizio sapeva che non sarebbe stato in grado di riscaldarlo col proprio corpo zuppo com'era, ma in fondo non poteva certo dirgli che era solo una scusa e che in realtà non aspettava altro che un'occasione simile per poterlo abbracciare e stringere a sé, per averlo tanto vicino da poter sentire il suo odore, la morbidezza della sua pelle, il battito accelerato del suo cuore...
Restarono così per un tempo che parve interminabile; forse erano un paio di minuti, forse ore, ma a loro sembrò passata un'eternità quando la pioggia smise di cadere violentemente trasformandosi in una lieve pioggerellina che avrebbero potuto affrontare senza problemi.
Il primo a muoversi fu Takeshi, probabilmente un po' a disagio per la posizione mantenuta per tutto quel tempo; per quanto piacevole, quella vicinanza si stava rivelando anche una sottile tortura: non era certo semplice stare attaccato in quel modo alla persona che più desideri senza neanche poter sfiorare la sua pelle candida o i suoi capelli chiari: resistere alla tentazione diventava più difficile ad ogni secondo che passava.
-E' meglio se ne approfittiamo ora che la pioggia si è indebolita.-
Hayato rimase immobile per un attimo quasi non l'avesse sentito, ma dopo qualche secondo si allontanò dal suo petto senza sollevare il viso, evitando di incontrare il suo sguardo. Yamamoto si mise in piedi e gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi a sua volta e, dopo un istante di indecisione, l'altro la strinse tirandosi su e barcollando appena quando caricò tutto il peso sul piede dolorante.
Forse fu perché era ancora in imbarazzo per essere rimasto abbracciato al moro senza opporre resistenza, o forse perché era troppo stanco, bagnato ed infreddolito per lamentarsi, fatto sta che non fiatò quando Takeshi lo prese a cavalluccio, incamminandosi di nuovo verso casa sua.

***

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Capitolo 2
*** Part Two ***


Salve a tutti!!!
Dopo un bel po' di tempo ecco qui il secondo capitolo!^^ Stavolta è più lungo e la trama dovrebbe delinearsi un po' di più^^
Grazie di cuore a Hibari Kyoite, Rebychan e himeno chan per aver recensito il primo capitolo ^///^ grazie davvero! e grazie anche a chi ha letto e salvato la ficcy nelle seguite o nei preferiti ^///^
Buona lettura!

***

Gokudera e Yamamoto impiegarono quasi mezz'ora per raggiungere l'appartamento del dinamitardo, un po' perché la pioggia leggera aveva rallentato l'atleta che doveva trasportare anche l'altro, un po' perché il moro stesso non voleva giungere a destinazione: era piacevole sentire il peso del compagno e il calore del suo corpo contro la schiena, e poi lo rendeva felice poter aiutare il ragazzo che amava, lo faceva sentire utile, necessario, e la sensazione di tepore e serenità che ciò gli provocava era tanto piacevole quanto inebriante.
Un altro motivo per cui Takeshi si era impegnato nel rallentare la camminata era che non voleva separarsi da Hayato, non voleva arrivare a casa sua perché avrebbe significato lasciare lì il ragazzo e andarsene senza poterlo rivedere fino al giorno dopo...
Un sospiro rassegnato gli sfuggì dalle labbra quando intravide a pochi metri l'edificio nel quale Gokudera viveva. Quando raggiunse il portone aiutò il ragazzo a mettere i piedi per terra e lo tenne per un braccio per evitare che cadesse quando lo vide barcollare.
-Sto bene.- sbottò il ragazzo strattonando bruscamente il braccio, lo sguardo basso, il corpo scosso dai tremiti, la voce stranamente bassa. Quel rifiuto, per Yamamoto, fu come una coltellata al cuore, dolorosa e difficile da ignorare, ma si sforzò comunque di nascondere la delusione dietro un sorriso, impedendo a se stesso di fare qualche passo indietro.
Intanto Hayato frugava nella sua borsa alla ricerca delle chiavi scostandosi ogni tanto una ciocca di capelli gocciolanti dal viso con fare scocciato. Quando finalmente riuscì a sfilare il mazzo dalla tracolla afferrandolo per il portachiavi questo gli sfuggì dalle mani bagnate finendo a terra e, borbottando qualche imprecazione, fu costretto a piegarsi sulle ginocchia per raccoglierlo, ignorando totalmente lo scatto che il moro aveva fatto per aiutarlo: non aveva bisogno del suo supporto, poteva farcela benissimo anche da solo, anche con la caviglia malandata e il mal di testa pulsante che lo stava tormentando, e poi...non voleva che l'atleta lo toccasse ancora...la sua vicinanza gli faceva uno strano effetto, gli impediva di ragionare in modo lucido, gli faceva battere il cuore troppo velocemente, gli toglieva ogni capacità di raziocinio, e non capiva perché si sentisse così, e ciò non gli piaceva per niente...
Hayato era più che deciso a fare da solo ma quando tentò di rimettersi in piedi lo colse un improvviso capogiro e la vista gli si offuscò. Barcollò in avanti alla ricerca del portone per appoggiarvisi ma non trovandolo si rassegnò ad accasciarsi al suolo. Yamamoto, che non gli staccava gli occhi di dosso, si accorse subito che c'era qualcosa che non andava e prima che il giovane toccasse terra lo afferrò per un braccio tirandolo verso di se per poi stringergli la vita facendolo poggiare contro il proprio corpo.
-Tutto bene?- chiese preoccupato mentre gli sfilava le chiavi dalle mani facendo poi qualche passo in avanti per aprire il portone.
Quando raggiunsero la porta dell'appartamento Hayato si scostò da lui tenendo lo sguardo basso e gli prese le chiavi dalle mani.
-Puoi anche andartene...- mormorò -non ho bisogno...- lasciò la frase a metà e chiuse gli occhi colto da un altro capogiro, e un secondo dopo barcollò e fu costretto ad appoggiarsi al muro. Yamamoto afferrò nuovamente le chiavi e, dopo essere entrato portando il ragazzo con sé, si diresse nella camera da letto: in quel momento ringraziò il cielo per quell'unica volta che era andato a casa dell'amico, così si sarebbe risparmiato un'inutile ricerca della stanza.
-Gokudera?- lo chiamò dopo averlo fatto sedere sulla sedia posta davanti alla scrivania e averlo liberato dalla cartella. Quando l'altro non rispose si concesse un attimo per osservarlo con attenzione: ansimava pesantemente, gli occhi erano lucidi e li teneva socchiusi, mentre la pelle del viso era arrossata e sudaticcia.
'Dannazione, gli sta salendo la febbre!', e senza rifletterci gli levò la giacca e cominciò a sbottonargli la camicia della divisa, e fu solo quando stava per togliergliela che Hayato capì cosa stava succedendo; sollevando una mano tremante gli afferrò un polso, bloccandolo.
-Cosa credi di fare? Non mi toccare...- e per la prima volta Takeshi ignorò le sue parole e non si degnò nemmeno di rispondere, continuando in quello che stava facendo.
La camicia finì a terra in pochi attimi, subito seguita dal cinto, dalle scarpe e dai calzini. Il dinamitardo si mosse appena sulla sedia, tentando di allontanarsi da quelle mani bollenti che continuavano a spogliarlo impudentemente.
-Non osare...- borbottò allarmato quando le dita dello spadaccino si posarono sulla cerniera del pantalone, ma ammutolì subito quando lo sguardo serio del moro si posò su di sé.
-Hai la febbre, sei fradicio e devi cambiarti. Zitto e lasciami fare.- e chissà come riuscì a zittire l'altro che si bloccò sul posto e abbassò lo sguardo, come sconfitto.
In pochi attimi i pantaloni andarono a far compagnia agli altri indumenti e solo allora Takeshi si accorse di quello che restava da fare: levargli la biancheria intima. Arrossì di colpo, imbarazzato e (nonostante tutto) eccitato all'idea di avere il ragazzo completamente nudo davanti agli occhi.
'Calmati Takeshi. Devi calmarti.'
Prese un profondo respiro e si alzò per aprire il cassetto del comodino e prendere dei boxer asciutti cercando poi gli asciugamani nell'armadio, tentando così di prendere tempo per calmare i battiti accelerati del suo cuore. Per un secondo pensò di lasciargli addosso i boxer, ma erano fradici perciò si rassegnò a dover togliere anche quelli. Si voltò a guardare il giovane seduto a meno di metro da sé, e si decise ad agire solo quando lo vide tremare violentemente per il freddo.
Tentando di guardarlo il meno possibile gli sfilò l'ultimo pezzo di stoffa, e un singulto strozzato sfuggì dalle labbra del malato; sollevando lo sguardo sul suo viso il moro notò che ora teneva gli occhi serrati con forza e le guance erano molto più rosse di prima, e avrebbe scommesso qualunque cosa che quel rossore non era dovuto solo alla temperatura elevata. Ignorando il viso imbarazzato e assolutamente adorabile del compagno, Yamamoto cominciò a frizionare il corpo magro con gli asciugamani e subito dopo gli infilò la biancheria asciutta. Gli frizionò ancora le braccia e le gambe nel tentativo di riscaldarlo un po', e solo quando si ritenne soddisfatto lo sollevò e dopo aver scostato le coperte lo fece sdraiare sul letto per poi coprirlo con le coltri.
-Gokudera?- lo chiamò a bassa voce, sfiorandogli il viso con il dorso della mano, notando così quando fosse caldo. -Gokudera?- lo chiamò ancora vedendo che non si decideva a guardarlo.
Hayato si mosse inquieto sul materasso, aprendo lentamente gli occhi per posare lo sguardo offuscato sul moro, ma non disse nulla, quasi si rifiutasse di parlargli dopo quello che aveva osato fare approfittando di quel suo momento di debolezza.
-Dimmi dove sono le medicine, hai la febbre alta.-
Il Guardiano della Tempesta lo fissò senza dire nulla, ma alla fine mormorò 'bagno' e richiuse gli occhi. Takeshi riempì un bicchiere d'acqua e portò le pastiglie al ragazzo, il quale, dopo averle ingoiate con difficoltà, si ranicchiò sotto le coperte mormorando che aveva ancora freddo, e il moro gli mise addosso la coperta in lana che aveva notato nell'armadio.
Per qualche minuto il silenzio regnò nella stanza mentre Yamamoto osservava attentamente il giovane steso sotto la trapunta e Gokudera pareva essersi assopito.
Guardando il viso del compagno l'atleta decise di restare lì almeno finché non fosse stato sicuro che l'altro stava meglio.
'Però devo avvisare papà... rifletté, e subito prese dalla propria cartella il cellulare; stava per uscire dalla stanza per chiamare e così non disturbare l'altro quando la voce di Hayato lo bloccò.
-Non andare...- sussurrò fissandolo con gli occhi lucidi -resta...-
Un tenero sorriso incurvò le labbra del moro mentre il suo cuore perdeva un battito e una strana e piacevole sensazione di calore lo avvolgeva.
Vuole che resti con lui, vuole che gli stia vicino!
-Non vado da nessuna parte,- lo rassicurò inginocchiandosi affianco al letto e accarezzandogli una guancia -torno subito.- e senza pensarci gli posò un bacio sulla fronte, rivolgendogli un ultimo sorriso prima di uscire dalla stanza.
Dopo aver telefonato al padre ritornò nella camera del dinamitardo e si tolse i vestiti bagnati e si asciugò con un asciugamano, e dopo indossò una vestaglia presa dall'armadio, che per fortuna era abbastanza grande da stargli decentemente: se fosse stata della taglia dell'altro probabilmente non gli sarebbe entrata o gli sarebbe stata stretta.
Una volta asciutto si sentì meglio e tornò ad inginocchiarsi vicino a Gokudera per sfiorargli la fronte: era ancora caldo, ma non tanto quanto prima.
'Uhm...forse gli ho dato la medicina prima che la temperatura aumentasse troppo...
Lasciò il ragionamento a metà quando l'altro aprì gli occhi e lo guardò.
-Credevo fossi addormentato.- Gli disse sorridendo appena.
-Ho freddo...-
Si alzò per cercare un altra coperta o qualcosa di simile ma si bloccò quando avvertì una lieve strattone sulla vestaglia: Hayato l'aveva afferrata con le dita deboli.
-Ho freddo...- mormorò ancora mentre le sue guance si imporporavano un po' di più, e fu chiaro cosa voleva quando scostò un po' le coperte e lo fissò con fare timido. Il cuore dell'atleta perse un battito, un altro ancora, e poi prese a battere più forte: voleva che si sdraiasse vicino a lui? Beh, Yamamoto non ci pensò due volte: si infilò sotto la calda trapunta e strinse il ragazzo a sé cercando di trasmettergli tutto il suo calore. Hayato si avvicinò a lui più che poté e dopo qualche minuto si addormentò tra le braccia di Yamamoto.
Stanco ed affaticato per lo sforzo fisico compiuto e un po' più tranquillo nel notare che Hayato dormiva tranquillo, anche il moro si appisolò, continuando ad abbracciarlo come se da ciò dipendesse la sua stessa serenità.
Quando si svegliò controllò subito le condizioni dell'altro carezzandogli la fronte per assicurarsi che la temperatura fosse calata.
Meno male... pensò sollevato sembra normale.
Takeshi continuò a sfiorargli il viso con leggere carezze e smise solo quando il giovane mugugnò nel sogno e si girò sul fianco, voltandosi nella sua direzione. Osservò il suo viso addormentato, rilassato e dolce, e da quel momento non riuscì più a rilassarsi e quasi si pentì di essersi sdraiato. Certo, era stato l'altro a chiederglielo (anche se non capiva perché) e lui non sarebbe mai riuscito a negarsi quel piccolo piacere, ma ora, con il corpo magro di Hayato stretto a se e senza l'aiuto dell'incoscienza del sonno, sentiva che tutti i sentimenti (in particolare il desiderio) che con difficoltà aveva celato dentro di sé premevano e si sforzavano di venire a galla, spingendolo verso l'altro quasi fosse una calamita.
Che situazione del cavolo! pensò cominciando a sentirsi a disagio: era dannatamente difficile essere quasi completamente nudo, stringere Gokudera e riuscire a trattenersi dal toccare (o anche solo guardare!) quella morbida pelle...non poteva evitarlo, continuava ad immaginare il sapore di quel corpo, di quelle labbra, fantasticando a briglia sciolta sulle cose tutt'altro che caste che desiderava condividere con lui: voleva spogliarlo lentamente, osservare ogni centimetro di quelle membra, carezzarlo e baciarlo con dolcezza per risvegliare in lui la passione, e poi andare oltre, affondare in lui fino a raggiungere il piacere...
Dannazione! Dannazione! Dannazione! L'atleta scosse il capo per allontanare quei pensieri lussuriosi; doveva pensare ad altro o la situazione sarebbe certamente degenerata!
Però, cavolo, pensò fissando il volto addormentato dell'altro è così carino...
Chiuse gli occhi per un attimo e gli sfuggì dalle labbra un sospiro triste: come poteva continuare così? Stava diventando troppo difficile stargli vicino tutti i giorni e non poter confessare i propri sentimenti, continuare a parlargli mentre in realtà moriva dietro a lui e sperava solo in un suo gesto gentile o in un suo sorriso, e sapere che le possibilità di essere ricambiato erano praticamente nulle non aiutava per niente...
-Dannazione...- sussurrò con un sorriso mesto -tra tutti...perché dovevo innamorarmi proprio di te?-
Si distrasse dai suoi tristi pensieri quando Gokudera si avvicinò ulteriormente a lui, stringendolo spasmodicamente quasi avvertisse il bisogno fisico di averlo vicino, e a quel punto lo spadaccino non resistette oltre: con una mano gli afferrò dolcemente il mento e senza aspettare un altro secondo si chinò a baciarlo sfiorandogli appena le labbra con le proprie in un tocco appena accennato, delicato e dolce.
Takeshi sapeva che era ingiusto approfittare dell'incoscienza dell'altro in quel modo. Sapeva che poi si sarebbe pentito di averlo fatto. Sapeva che dopo quel lieve ma dolcissimo contatto sarebbe stato più difficile tenere a bada il desiderio. Sapeva che, se un giorno l'altro l'avesse scoperto, non sarebbero più stati amici (e probabilmente sarebbe morto). Sapeva che si stava complicando la situazione da solo, scavandosi la fossa con le proprie mani, tuttavia non sapeva che in quel momento Hayato era sveglio.

***

Ed eccoci alla fine del secondo cappy^^
spero vi sia piaciuto almeno un pochino-pochetto ^///^ mi farebbe piacere sapere che ne pensate =) in fondo, perdere due minutini del vostro tempo per lasciare un commentuccio non costa nulla, e farete felice un'inutile autrice che vorrebbe sapere se vale la pena o meno di continuare questa ficcyna ^///^
Alla prossima!!!
Bacioni!

_Hiro_ ^o^

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Capitolo 3
*** Part Three ***


Salve a tutti!!!
Dopo un bel po' di attesa ecco a voi il terzo capitolo^^ In realtà non sono per niente convinta di come è venuto fuori, ma l'ho scritto di getto, e modificarlo dopo si è rivelato assai complicato^^''' Per questo motivo mi piacerebbe sapere com'è venuto, e se magari c'è qualcosa che devo cambiare o migliorare...i consigli sono sempre ben accetti!^^
Buona lettura!!

***

Quando Hayato si svegliò la prima volta non riuscì neanche a capire cosa gli accadeva intorno. La testa gli martellava violentemente, aveva tutto il corpo indolenzito, sentiva le palpebre pesanti e non provò nemmeno a sollevarle. L'unica cosa di cui era consapevole nella semi-incoscienza era di quel piacevole tepore che lo avvolgeva, quella sensazione di sicurezza che lo tranquillizzava e che lo fece addormentare nuovamente in pochi minuti.

Quando Hayato si svegliò la seconda volta si sentiva molto meglio: il mal di testa era diminuito e riuscì anche ad aprire gli occhi senza problemi.
'Che palle...' si ritrovò a pensare 'lo sapevo io che ci mancava solo la febbre per completare questa magnifica giornata...'
Piuttosto irritato con la Dea Bendata che quel giorno aveva deciso di stargli molto, molto alla larga, si guardò attorno per capire dove si trovava: era steso sul suo letto, vestito con la sola biancheria intima e avvolto dalla pesante trapunta. Per un attimo non capì perché avvertiva un peso sul fianco ma, quando si ritrovò a sfiorare con le dita il braccio di qualcuno, ricordò ciò che era successo e il viso gli andò letteralmente a fuoco.
'Yamamoto! Quel bastardo!'
Fece per voltarsi e tirargli un pugno in faccia, furioso e decisamente imbarazzato, ma la stretta sul suo addome era troppo ferrea e lui troppo debole per riuscire a liberarsene, perciò si rassegnò a restare in quella strana posizione, con la schiena premuta contro il petto bollente di quel maniaco del baseball che poco più di un'ora prima aveva osato spogliarlo quasi fosse una bambola. Arrossì di nuovo al ricordo di quelle mani che lo privavano di ogni indumento fradicio, lasciandolo completamente nudo ed indifeso davanti allo sguardo sfacciato del moro.
'Dio! Che vergogna!' pensò serrando con forza gli occhi nel tentativo di scacciare quell'imbarazzante immagine 'Ha visto tutto! E mi ha toccato dappertutto!!' si disperò ancora, ignorando meglio che poteva quello strano formicolio che gli attraversò le membra al pensiero di quelle dita che lo sfioravano mentre lo spogliavano, un formicolio che si stava rivelando fin troppo piacevole per non essere preoccupante.
Si portò le mani al viso per nascondersi, confuso e preoccupato da tutte quelle sensazioni che non riusciva a comprendere e che lo inquietavano con la loro intensità, lasciandolo come in balia di una violenta tempesta interiore che non sapeva come affrontare.
'Che mi sta succedendo?' si chiese 'Perché un ragazzo deve farmi sentire in questo modo? E perché proprio quell'imbecille senza cervello?!'
E fu in quel momento che si ricordò di un altro piccolo, insignificante dettaglio: lui che chiedeva a Yamamoto di stendersi affianco a lui, spostando le coperte ed invitandolo a raggiungerlo sul letto.
'O MIO DIO! Che cosa ho fatto? Come mi è venuto in mente!?!' In quel momento aveva freddo, i brividi lo scuotevano con forza, e l'idea di avere Takeshi vicino a sé gli era parsa irresistibile e così aveva agito senza riflettere. Ma che gli era preso?!
Chiuse ancora gli occhi, stravolto, e qualche tremito gli scosse il corpo: e adesso come avrebbe spiegato quel suo stupido, irrazionale comportamento?!
Prese un profondo respiro per calmarsi e poi un altro ancora, dicendosi che si stava preoccupando troppo: se il discorso fosse saltato fuori, avrebbe dato la colpa alla febbre, avrebbe detto che non era in sé, e non ci sarebbero stati problemi. E anche quella inspiegabile confusione e le strane sensazioni che il moro gli provocava erano chiaramente colpa della febbre: in fondo, perché mai avrebbe dovuto volere quell'idiota vicino a sé?

Quando Hayato si svegliò la terza volta non si era nemmeno accorto di essersi addormentato. Ancora mezzo assopito si girò su se stesso e mugugnò di piacere nel sentire le braccia di Yamamoto avvolgerlo, e subito sentì il corpo dell'atleta irrigidirsi contro il suo, ma non se ne curò troppo e continuò a godersi quel piacevole tepore che lo avvolgeva. E stava per appisolarsi di nuovo quando la voce dell'atleta lo riportò bruscamente alla realtà.
-...perché dovevo innamorarmi proprio di te?-
Il cuore di Gokudera perse un battito, completamente sotto shock, e istintivamente si strinse ancora di più al corpo del moro, quasi volesse sparire al suo interno per non dover affrontare quella confessione inaspettata. Aveva la mente totalmente in bianco, non riusciva a pensare a nulla che non fossero le parole dell'atleta; continuavano a rimbombargli nella testa in continuazione, come un disco rotto, senza sosta, e anche se sapeva di averle veramente sentite non riusciva a credere che l'altro le avesse pronunciate sul serio.
'Ho sentito male...non è possibile...non ho mai avuto l'impressione che...'
Ogni pensiero venne interrotto nel momento in cui Yamamoto gli afferrò il mento e sentì qualcosa di caldo e morbido posarsi sulle sue labbra, e a quel punto il suo battito cardiaco andò del tutto fuori controllo: lo stava baciando! Era un tocco appena accennato e delicato ma, per quanto inesperto in quel campo, era innegabile che quello fosse un bacio.
'Mi sta baciando.... fu l'unico pensiero coerente che riuscì a formulare.
Veloce come l'aveva iniziato il moro interruppe il contatto, e il cuore del dinamitardo si bloccò quando si accorse del rischio che correva in quel momento: e se si accorgeva che in realtà era sveglio?
Per fortuna il problema non si pose perché Takeshi, anche volendo, non si sarebbe mai potuto accorgere della finzione di Gokudera nonostante questa fosse evidente: era sconvolto tanto quanto l'altro, sorpreso per quello che aveva appena fatto e terrorizzato dalle forti emozioni che quel misero contatto era riuscito a risvegliare in lui. Un solo bacio l'aveva profondamente turbato e infiammato, l'aveva mandato in fibrillazione, gli aveva spento il cervello, l'aveva eccitato con una facilità preoccupante, e ora si ritrovava a dover fronteggiare un'erezione che, complici i pensieri poco casti di poco prima, doleva per il bisogno di essere soddisfatta.
'Porca...che situazione del cavolo!'
Senza rifletterci Yamamoto si fiondò fuori dal letto e dalla stanza, lontano da quella tentazione irresistibile, da quel corpo magro che lo seduceva e faceva nascere in lui desiderio, brama, e quel senso di colpa che non poteva trascurare, un continuo tormento che gli ricordava che era sbagliato provare simili emozioni per un ragazzo, per un suo amico, e che non era giusto approfittare della debolezza di un compagno in quel modo.
Eppure, in quel momento, era troppo preso dal suo bisogno, dalla sua voglia, per potersi preoccupare di altro, e così si chiuse in bagno, si tolse la vestaglia e si infilò sotto la doccia, e dopo perse completamente la connessione con la realtà, preso solo dal proprio piacere.
Intanto Hayato, ancora immobile sul letto, stava cercando di mettere ordine nelle sue emozioni, sempre più caotiche e complicate. Già prima era molto confuso riguardo ai suoi sentimenti, ma ora, dopo quel lieve bacio rubato, non riusciva neanche a pensare coerentemente; era arrabbiato, decisamente furioso con quel bastardo che aveva approfittato della sua debolezza per spogliarlo, toccarlo e baciarlo, eppure non riusciva ad ignorare quella lieve sensazione di benessere e soddisfazione che lo avvolgeva e lo riscaldava, quasi avesse aspettato quel momento da tanto tempo...
'Che mi succede? si chiese per la centesima volta in quella giornata, per la millesima volta in quella settimana, per l'ennesima volta da quando si era accorto che quel maniaco del baseball lo faceva sentire strano.
Quando sentì i passi di Yamamoto che si avvicinavano si ranicchiò sotto le coperte, coprendosi il viso, gli occhi chiusi e le guance arrossate; si irrigidì un poco quando capì che era vicino al letto, ma così silenzioso come si era avvicinato il moro si allontanò, chiudendo la porta della stanza alle sue spalle. Quando sentì anche la porta d'ingresso chiudersi con un attutito tonfo, Gokudera si mise a sedere poggiando la schiena contro la testiera, e fu allora che notò il bigliettino poggiato sul cuscino. Con una mano tremante lo afferrò, portandolo lentamente davanti al viso, quasi avesse paura delle parole che vi avrebbe letto, e dopo aver preso un profondo respiro per calmarsi, si decise a dare un'occhiata al messaggio.

Mi dispiace di averti lasciato solo. Se hai bisogno di qualcosa chiamami.
Yamamoto
.

In un primo momento Hayato provò una lacerante fitta di delusione: tutto lì? Quattro parole in croce? Ma in fondo, che altro si aspettava? Un'altra dichiarazione d'amore? Qualche frase sdolcinata per augurargli una pronta guarigione? Poi, accorgendosi della piega che stavano prendendo i suoi pensieri, si impose di ignorare quella sgradevole sensazione.
'Mi sto rincretinendo. Perché dovrei aspettarmi qualcos'altro? E' solo quel maniaco del baseball pervertito, non m'importa che se ne sia andato...'
Eppure ti manca. gli fece notare una vocina nella sua testa, e quel fugace pensiero lo fece irrigidire, sconvolto, poi scosse il capo e si sfiorò la fronte con una mano. 'Idiozie. Probabilmente mi sta tornando la febbre.' si disse deciso mentre tornava a stendersi.
Eppure, dando un veloce sguardo al biglietto prima di poggiarlo sul comodino e pensando a quel deficiente che non faceva che preoccuparsi inutilmente per lui, non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito e un mezzo sorriso, e poco dopo si riaddormentò.

***

Yamamoto non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ne tanto meno perché stesse accadendo. Si era sforzato di pensare ad una spiegazione plausibile e ragionevole, ma non aveva cavato ragno dal buco nonostante i suoi sforzi.
Il suo problema? Gokudera lo stava evitando senza motivo.
Takeshi chiuse gli occhi e si stese completamente sul letto.
”Perché Hayato mi ignora?” si chiese per l'ennesima volta ”Avrò fatto qualcosa di sbagliato?”
Sospirò e si girò su un fianco, irrequieto.
Non capiva il motivo, non capiva e soffriva per quello. Anche se non era molto gli mancava potergli stare vicino, potergli parlare e poter scherzare con lui; cavolo! gli mancava pure litigare con lui!
E oltre a patire per la lontananza immotivata dell'altro, non riusciva a scacciare il timore che il dinamitardo avesse scoperto i suoi sentimenti e lo stesse evitando perché disgustato.
”No, no, no, no...è impossibile, sono stato attento, mi sono comportato come sempre...”. Eppure, nonostante cercasse di rassicurarsi, quella paura rimaneva accesa dentro di lui, impossibile da ignorare.
Si girò ancora sul letto, incapace di rilassarsi.
Erano state due settimane difficili, lunghissime, in cui si era ritrovato a evitare a sua volta il guardiano della Tempesta e Tsuna, terrorizzato all'idea di esser stato scoperto e di esser stato rifiutato ancor prima di provare.
Che pessima situazione...non posso continuare a scappare così, ma non so che fare...
Si rigirò per la milionesima volta e alla fine, esausto, si addormentò.

***

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Capitolo 4
*** Part Four ***


***

Il candidato a decimo boss dei Vongola era sul tetto della scuola superiore Nami, poggiato alla balaustra ed intento ad osservare il paesaggio davanti a sé senza davvero vederlo, totalmente assorto nei suoi pensieri.
Nonostante provasse a mantenere la calma non riusciva a togliersi dalla testa Gokudera e Yamamoto, che in quei giorni si stavano comportando in modo strano e lo stavano facendo preoccupare. Ormai si era accorto del sentimento nato tra i due e ipotizzava che fosse proprio quello il problema, ma anche se aveva provato a parlarne con i diretti interessati, facendo loro domande e rendendosi disponibile ad ascoltarli qualora ne avessero bisogno, entrambi avevano negato qualunque insinuazione rassicurandolo sull'assenza di un qualche problema.
-Sei silenzioso.-
Sawada Tsunayoshi sussultò e un brivido gli percorse la schiena al sentire il respiro caldo del ragazzo sfiorargli l'orecchio mentre quest'ultimo lo stringeva in vita per poi poggiargli il petto contro la schiena.
-Oh, credevo ti fossi addormentato Kyo-kun.- disse allegro, e in risposta ottenne solo un mugugno indistinto che lo fece sorridere.
Tsuna girò su se stesso per poter guardare il proprio compagno, ma si ritrovò a chiudere gli occhi quando le sue labbra vennero catturate da quelle del presidente del comitato disciplinare, e per qualche attimo tutto ciò che lo circondava, tutto ciò che lo preoccupava venne relegato in un angolo recondito della sua mente permettendogli così di godere appieno di quella bocca decisa che lo stava divorando con passione. Quando si separarono Tsuna affannava appena e aveva le guance imporporate; con un piccolo sorriso si appoggiò alla balaustra alle sue spalle.
-Sei silenzioso oggi.- ripeté Kyoya scrutandolo attentamente, e il giovane Vongola ridacchiò mentre allungava la mano per cominciare a giocare con la cravatta del presidente.
-Non è più semplice chiedere cosa mi preoccupa piuttosto che utilizzare questi sotterfugi?- lo prese in giro con un sorriso divertito, e l'altro si limitò a schioccare la lingua con fare seccato.
Tsuna si lasciò andare lungo le sbarre di metallo e si sedette a terra, seguito a breve da Hibari.
-Gokudera e Yamamoto mi preoccupano...- cominciò a dire mentre portava le gambe al petto e le stringeva con le braccia -si comportano in modo strano da quando Gokudera si è ripreso dall'influenza, ma non so cosa sia successo tra loro...si evitano, mi evitano...e mi sembrano molto inquieti...e non vogliono parlarne...non so che fare...- concluse nascondendo il viso tra le braccia.
Per un attimo il silenzio regnò tra i due, ma all'improvviso Kyoya afferrò il compagno per un braccio e se lo tirò addosso, sistemandolo sulle proprie gambe.
-Non puoi fare niente.- cominciò il moro e continuò prima che Tsuna lo interrompesse -Devono vedersela tra loro.-
-Lo so...- mormorò il Vongola lasciandosi andare contro il petto dell'altro -ma ormai sono passate due settimane e non vedo nessun miglioramento! Anzi, pare che si stiano allontanando! Non sopporto vederli così abbattuti solo perché non vogliono ammettere i loro sentimenti! E' da stupidi comportarsi così!- si sfogò irritato.
A quelle parole un sorriso divertito incurvò le labbra di Hibari.
-Non puoi biasimarli Tsunayoshi, io ho dovuto aspettare più di un mese prima che ti decidessi a cedere.-
Sawada arrossì violentemente ma non disse niente, sapendo perfettamente di essere l'ultima persona con il diritto di giudicare il comportamento dei due guardiani, considerando che lui stesso era scappato da Hibari, terrorizzato dai forti sentimenti che provava per la Nuvola e parecchio sorpreso del fatto che Hibari si fosse innamorato proprio di lui. Se ci rifletteva ora che erano una coppia si sentiva davvero idiota per essere fuggito in quel modo, spaventato da non-sapeva-cosa, e proprio perché aveva capito la stupidità del suo comportamento non riusciva a sopportare che i suoi due amici sprecassero tutto quel tempo inutilmente, tempo che invece avrebbero dovuto passare insieme.
-Non ti stancherai mai di ricordarmelo, vero?- sbuffò divertito mentre avvolgeva le braccia intorno al collo del moro per poterlo tirare verso di sé e posargli un bacio sulla guancia. Kyoya non disse nulla, limitandosi a stringerlo più forte in vita, ma Tsunayoshi lo conosceva bene, sapeva che quel mese di attesa era stato un inferno per lui, sconvolto dai quei nuovi sentimenti che provava per un erbivoro e timoroso che quello stesso stupido e debole erbivoro potesse rifiutarlo e ferirlo. Lo sapeva, e capiva anche che al 99% il problema dei guardiani era proprio quello: la paura di essere feriti.
Sospirò e, chiudendo gli occhi, tornò ad appoggiarsi contro il moro.
-So che devono affrontare la questione da soli, ma che male c'è se li aiuto un pochino? In fondo, anche io sono stato aiutato! Se non fosse per Reborn sicuramente ci avrei messo molto più tempo a trovare il coraggio per dichiararmi!-
-Se ci avessi messo di più ti avrei morso a morte.- sentenziò il presidente che non aveva decisamente gradito tutta quell'attesa.
Tsuna stava per dire qualcosa quando una fredda goccia di pioggia lo colpì sulla testa, seguita a breve da un'altra e un'altra ancora.
-Meglio rientrare prima che aumenti; tanto la pausa pranzo sta per finire.-
Senza dargli il tempo di muoversi Hibari lo strinse forte a sé, si alzò tenendolo tra le braccia e poi si avviò verso le scale. Per un attimo il giovane Vongola pensò di opporsi, preoccupato che qualcuno potesse vederli, ma alla fine lasciò perdere e decise di godersi la vicinanza dell'altro finché non fossero arrivati nell'aula del comitato disciplinare. E poi, chi mai poteva essere così pazzo da fare qualche commento su di loro? In fondo, si trattava pur sempre di Hibari Kyoya!

***

Gokudera si lasciò andare contro il muro della cabina, per niente felice di essersi nascosto nel bagno ma non sapendo dove altro andare.
Quando il suono della campanella aveva segnato l'inizio della pausa pranzo era rimasto immobile al suo posto, aspettando che l'idiota del baseball uscisse per primo dalla classe, e subito dopo aveva seguito il Decimo. Quando lo aveva raggiunto sul tetto della scuola l'aveva trovato insieme al Guardiano della Nuvola, intenti in attività che di certo non volevano ne interrompere ne condividere con lui; e così, con una stretta al cuore non meglio definita, aveva cominciato a girovagare per i corridoi, e quando aveva intravisto la figura di Yamamoto tra gli studenti che si avvicinavo, si era rifugiato nel primo luogo che gli era capitato a tiro: i bagni. Ed ora lì si trovava, nascosto in uno dei cubicoli, solo e senza sapere che fare.
'Codardo. Stai scappando.' gli fece notare la sua coscienza, ma lui scacciò quella considerazione come si fa con una mosca, dicendosi che in realtà non stava fuggendo, che stava solo facendo un favore a se stesso e all'atleta, evitando ad entrambi una situazione potenzialmente imbarazzante.
'Yamamoto non sa che tu sai.' continuò imperterrita la sua coscienza che, a quanto pareva, quel giorno aveva deciso di farlo sentire più stupido e miserabile di quanto già non si sentisse.
'E' vero...lui non sa che ero sveglio e ho sentito...'
Era l'ennesima volta che se lo diceva da quel fatidico giorno; sapeva di poter far finta di niente, ed in effetti all'inizio era quello il suo piano, eppure...quando era tornato a scuola dopo l'influenza e si era ritrovato davanti quell'imbecille sorridente che si comportava come al solito, non ce l'aveva fatta, non era riuscito a fingere e subito gli era tornato in mente quel casto bacio che gli aveva dato, e a quel punto era andato in confusione ed era scappato. E da quel momento avevano iniziato ad ignorarsi, a evitarsi...
Hayato sospirò, stanco di quella situazione che lo innervosiva e gli faceva stranamente male. Però, che poteva fare? Ogni volta che lo vedeva il cuore cominciava a battergli all'impazzata, arrossiva come un idiota e gli tornava in mente quella dichiarazione che non avrebbe dovuto sentire, e poi non riusciva più a ragionare e andava completamente nel panico, come se Takeshi aspettasse davvero una sua risposta.
In quelle ultime due settimane si era scervellato alla ricerca di una motivazione a tutto ciò, ma le poche che era riuscito ad elaborare erano o troppo stupide o troppo improbabili, e ogni volta si era ritrovato punto e a capo. Inoltre, insieme ai mille pensieri incasinati che gli riempivano la testa, doveva far fronte anche alla strana sensazione di solitudine che lo attanagliava senza tregua, e nonostante cercasse di convincersi, sapeva perfettamente che quel senso di mancanza che avvertiva non c'entrava con il Decimo.
'E' tutta colpa di quell'idiota! Non sarei in queste condizioni se non fosse per lui!'
Chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro il muro, sospirando di nuovo.
Perché doveva sentirsi così strano? Non era la prima dichiarazione che riceveva (in effetti riscuoteva parecchio successo tra le sue coetanee), ma mai nessuna confessione d'amore gli aveva fatto quell'effetto, scombussolandolo in quel modo...
Dopo qualche altro minuto la campanella suonò nuovamente segnando la fine della pausa, e così si alzò e tornò stancamente in classe resistendo a malapena alla voglia di svignarsela da scuola.

---

L'ultima lezione del giorno, quella di educazione fisica, era finita da pochi minuti e Tsuna si trovava negli spogliatoi maschili; aveva già fatto la doccia, e ora stava indossando i vestiti puliti e sistemando la canadese sudata nella borsa. Una volta concluse quelle abitudinarie operazioni si guardò intorno alla ricerca di Gokudera e Yamamoto ma, come accadeva ogni volta, i due si erano già volatilizzati lasciandolo solo.
Sospirò stancamente e chiuse l'armadietto prima di uscire diretto all'aula del Comitato Disciplinare, così come faceva ogni giorno alla fine della giornata di scuola: appena finivano le lezioni andava da Hibari per salutarlo prima di tornare a casa, e spesso capitava che restasse lì a fare i compiti aiutato da Kyoya. Doveva ammettere che il moro era davvero un bravo insegnate, anche se a volte perdeva la pazienza e Tsuna temeva di essere morso a morte!
Un sorriso gli incurvò le labbra mentre ripensava al fidanzato, ma la sua allegria si attenuò quando gli tornarono in mente i suoi due guardiani.
Che posso fare per aiutarli? si chiese per l'ennesima volta.
Davvero voleva fare qualcosa per loro, per ricostruire in qualche modo il loro rapporto, ma non riusciva a pensare a nulla di utile e concreto. Eppure doveva fare qualcosa! Non potevano continuare così! Per fortuna lui aveva Hibari e, nonostante sentisse la mancanza degli amici, era riuscito a non deprimersi troppo per la forzata lontananza, ma immaginava che per quei due la situazione fosse diversa: Yamamoto amava troppo Hayato e stare lontano da lui lo stava facendo sicuramente soffrire, e Gokudera aveva la brutta abitudine di allontanare tutti quando era arrabbiato o triste, ma ora che aveva degli amici stare da solo non doveva essere facile per lui.
Tsuna prese il cellulare dalla tasca e cercò il contatto di Yamamoto nella rubrica: forse non era abbastanza intelligente da pensare ad un modo per risolvere la situazione, ma almeno poteva parlare con i diretti interessati e cercare di farli ragionare. Stava per preme il tasto di chiamata quando sentì la voce di Takeshi poco lontano. Sollevò lo sguardo e sbarrò gli occhi alla scena che gli si parò di fronte: Gokudera era appoggiato contro il muro dell'edificio scolastico e lo spadaccino l'aveva inchiodato dov'era poggiando le mani ai lati del suo corpo, impedendogli la fuga.
Il giovane Vongola rimase immobile per un attimo, indeciso sul da farsi, temendo che quei due arrivassero alle mani, ma alla fine si convinse a girarsi ed andare via lasciandoli da soli.
L'avevano costretto a fare l'intero giro della scuola per poter entrare dall'altro ingresso, ma poco gliene importava, sperava solo che ne valesse la pena e che la situazione tra i due tornasse alla normalità. Però, nonostante tutti i timori, si sentiva abbastanza fiducioso al riguardo: per due intere settimane si erano ignorati e avevano evitato qualunque contatto, mentre ora si trovavano l'uno di fronte. Sicuramente avrebbero litigato, forse si sarebbero picchiati, ma almeno adesso non si ignoravano più e, in un modo o nell'altro, era certo che sarebbero riusciti a chiarire.
Tsunayoshi non riuscì a trattenere un piccolo sorriso e, mentre tornava sui suoi passi, pregò affinché quei due trovassero finalmente il coraggio di essere sinceri.

***

Ecco a voi il quarto capitolo! Considerando che sto studiando moltissimo, sono riuscita ad aggiornare abbastanza in fretta eheh^^'''
Spero che questo capitolo vi possa piacere anche se è di passaggio^^'''
Mi piacerebbe sapere se vi piace, e qualche consiglio/critica è sempre ben accetta ^///^

_Hiro_ =)

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Capitolo 5
*** Part Five [End] ***


Hellooooo!!! \(^o^)/
Ecco a voi l'ultimo capitolo di questa ficcyna^^ In realtà non avrei dovuto postarlo oggi, ma ieri mi sono presa un giorno di pausa dallo studio e ho avuto tutto il tempo di finirlo! Soprattutto perché, stranamente, questo capitoletto non mi ha creato nessun problema *__* si è scritto da solo e non ho avuto voce in capitolo ihihih =) e poi, mi è uscito anche abbastanza lungo O_O rimango sorpresa di me stessa XDXD
Beh, bando alle ciance! Buona Lettura!!! ^o^

***

Gokudera non riusciva a capire come diavolo fosse finito in quella situazione spinosa, imbarazzante e potenzialmente pericolosa per la sua capacità di raziocinio.
Era successo tutto troppo in fretta, e l'unica cosa di cui era certo era che Yamamoto era uscito fuori di testa, perché solo in quel caso il suo comportamento sarebbe stato giustificabile: una persona normale non l'avrebbe preso per un braccio, strascinato fuori dagli spogliatoi e poi sbattuto contro il muro dell'edificio senza un valido motivo!
'Ti sei rifiutato di parlare con lui.'
Fastidiosa come sempre la voce della sua coscienza gli fece notare che forse era un po' colpa sua: quando la lezione di educazione fisica era finita l'atleta l'aveva raggiunto (precludendogli ogni via di fuga) dicendo che doveva parlargli, ed evidentemente non aveva preso bene il suo rifiuto perché poi l'aveva afferrato e se l'era tirato dietro quasi fosse una bambolina nonostante si fosse opposto.
'Vabbe' che gli ho detto no, ma ci sono modi e modi!'
-Idiota! Ma sei impazzito?!- sbottò alla fine massaggiandosi la nuca dolorante per il colpo e fissando truce il giovane davanti a lui.
-Dobbiamo parlare.- fu la risposta seria che ottenne, e quelle due semplici parole lo misero in agitazione così come avevano fatto poco prima negli spogliatoi: di cosa voleva parlare? Di come lo avesse ignorato apparentemente senza motivo? Del perché l'avesse evitato quando aveva cercato di parlargli? Oppure voleva confessargli apertamente i suoi sentimenti e togliersi quel peso dal cuore?
-Non abbiamo niente da dirci.-
Hayato fece per andarsene, deciso a continuare a scappare finché ci fosse riuscito, ma quando il moro lo inchiodò sul posto poggiando le mani ai lati del suo corpo impedendogli così di darsela a gambe, capì di non avere più quella possibilità: Yamamoto non gli avrebbe più permesso di fuggire, non più.
-Dobbiamo parlare, che tu lo voglia o meno.-
-Non ho intenzione di stare a sentire un idiota come te.-
Notando che il moro non sembrava per niente intenzionato a spostarsi Gokudera si decise a passare alle maniere forti, e stava per tirargli un pugno in faccia quando, per la prima volta da quando lo aveva trascinato lì, Takeshi parve titubare nelle sue intenzioni e distolse lo sguardo sospirando mestamente; forse ci era rimasto male per quello che gli aveva detto...
-Sono un idiota, lo so, ma...- cominciò a dire facendo un passo indietro per lasciarlo libero -lo sono così tanto da non meritare neanche un po' della tua attenzione?-
A quelle parole Hayato sussultò appena, pentendosi di aver parlato e rendendosi conto di essere stato piuttosto duro e sgarbato solo per paura di quello che una simile conversazione avrebbe comportato; e poi, una cosa era insultarlo quando stavano con Tsuna e con gli altri, e un'altra quando non si rivolgevano la parola da più di due settimane e lo spadaccino stava cercando di intavolare una discussione seria per chiarirsi.
-Io non...- cominciò a dire in difficoltà, sentendosi in colpa ma non sapendo che dire per scusarsi. In tutti i casi non fu necessario aggiungere altro perché Yamamoto non gliene diede il tempo riprendendo a parlare, quasi non le interessasse la risposta o non riuscisse più ad aspettare oltre per esprimere ciò che aveva da dirgli.
-Non capisco...- disse infatti fissandolo dritto negli occhi -ci ho pensato e ripensato ma non capisco qual'è il problema, se è colpa mia, se ho fatto qualcosa di sbagliato o ti ho ferito in qualche modo...non so il perché di tutto questo, ma non posso andare avanti così...-
Mentre Takeshi parlava, Gokudera non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo: tutta la sofferenza, l'incertezza, il timore di essere la causa di tutto e l'inevitabile senso di colpa che l'altro provava gli si leggevano negli occhi cerchiati da profonde occhiaie, inconfutabile prova delle notti poco riposanti che aveva passato.
E mentre lo guardava, la consapevolezza di essere lui la causa di quella situazione e delle condizioni del moro lo faceva sentire male, gli stringeva il cuore in una morsa dolorosa e gli metteva addosso l'irrefrenabile voglia di stringere l'altro a sé per rassicurarlo sul fatto che per lui ci sarebbe sempre stato, che non aveva motivo di preoccuparsi o di sentirsi colpevole per qualcosa.
'No...non voglio abbracciarlo...sono solo confuso...quest'idiota non mi piace...non è possibile una cosa simile!'
-Tutto questo mi fa star male...- continuò Takeshi distogliendolo dai suoi pensieri -perciò, se non mi sopporti più, dillo apertamente e chiudiamo qui la questione.-
Hayato sbarrò gli occhi sconvolto da quelle parole, non aspettandosi che una persona come Takeshi potesse mai pronunciarle, e intanto ansia e apprensione si impadronivano insensatamente di lui mandandolo in tilt, non facendogli capire più nulla.
'Vuole allontanarsi da me? Vuole abbandonarmi dopo quello che mi ha detto? Non può!' La rabbia si impadronì di lui in un attimo, infiammandogli il sangue: per colpa di quel deficiente e della sua dichiarazione le ultime due settimane erano state un incubo, quell'imbecille gli era mancato come mai nessuno prima di allora e gli aveva fatto provare nuove e sconosciute emozioni che l'avevano scombussolato e confuso, e lui odiava sentirsi perso e non avere la situazione sotto controllo. E ora, dopo tutto quel tempo che aveva passato facendosi mille seghe mentali, voleva voltargli le spalle e far finta di niente?! Non lo avrebbe permesso!
-Idiota!- gridò furioso spintonandolo con forza -Sei un fottuto vigliacco! Preferisci scappare che dirmi in faccia la verità?! Codardo!-
Takeshi, preso alla sprovvista e senza capire quell'improvviso cambio di umore, barcollò all'indietro e quasi perse l'equilibrio.
Che era successo? Un momento prima Gokudera stava in silenzio e sembrava pronto a fuggire appena gli si fosse presentata l'occasione, e un secondo dopo si trasformava in una belva incazzata?!
-Ma che ti prende?!- sbottò alla fine sconcertato e perplesso.
Il pugno del dinamitardo lo trovò privo di difese e lo colpì in pieno viso, mandandolo lungo disteso per terra senza avere la possibilità di opporsi in alcun modo. Si mise a sedere massaggiandosi la parte dolorante, e qualunque lamentela che stava per pronunciare si spense nella sua gola quando vide il viso del compagno: aveva le guance rosse per la rabbia, le labbra leggermente dischiuse e gli occhi umidi.
Il moro si alzò sempre più turbato, senza capire come mai la situazione stesse prendendo quella strana e imprevista piega.
-Go...Gokudera...- mormorò indeciso avvicinandosi alla Tempesta -non cap...- e l'occhiataccia che l'albino gli rivolse lo mise subito a tacere e lo confuse ulteriormente: non capiva se stesse per scoppiare a piangere oppure se l'avrebbe preso a pugni fino a lasciarlo incosciente.
A quanto pareva nessuna delle due, si rispose quando Hayato si girò e fece qualche passo per andarsene prima di essere fermato dalla presa dell'altro. Quando i loro sguardi si incrociarono Takeshi trattenne il fiato, sconvolto, non capendo il perché del dolore e della delusione che leggeva nell'espressione del compagno.
-Gokudera,- ritentò nuovamente sperando di non essere interrotto -perché piangi?-
Il ragazzo parve sorpreso di sentire quelle parole, quasi non si fosse accorto di essere sull'orlo delle lacrime, e lo fissò senza capire finché non strattonò il braccio per liberarsi della sua stretta e strofinarsi gli occhi con rabbia.
-Non sto piangendo, bastardo!-
E Yamamoto, vedendolo così agitato, non riuscì a controllare la preoccupazione e a trattenersi: senza dare all'altro il tempo di reagire lo riafferrò per il polso e lo strattonò verso di sé, avvolgendolo con le braccia per impedirgli di sottrarsi al suo abbraccio.
-Mi dispiace,- disse velocemente prima che l'altro potesse realizzare cosa era successo -non volevo farti arrabbiare, ne tanto meno ferirti. Io...credevo solo che allontanarmi fosse la soluzione migliore se mi odi tanto da evitarmi con tutte le tue forze...-
-Non m'importa se te ne vai, non me ne frega un cazzo!- sbottò Hayato -non me ne faccio niente di un codardo che si tira indietro!-
Eppure, nonostante la sferzante risposta data, l'albino non tentò di sfuggire alla stretta dell'altro, restando immobile tra quelle calde e accoglienti braccia a godersi la vicinanza del moro dopo tutto quel tempo.
Ti è mancato stargli vicino. gli fece notare la sua coscienza e, per la prima volta, il ragazzo non tentò di negare in alcun modo quei sentimenti; semplicemente si lasciò andare contro il petto della Pioggia smettendo di pensare a tutto il resto.
-Ti amo.-
Le parole di Yamamoto aleggiarono nell'aria, sincere e sconvolgenti nella loro intensità.
-Lo so...-
Yamamoto se ne fregò di quella strana risposta: non gli importava di come l'altro avesse scoperto i sentimenti che nutriva per lui, non gli importava capire lo strano comportamento dell'altro; quello che gli premeva davvero era conoscere la sua risposta.
-E tu? Mi ami?- chiese diretto, fregandosene di essere indelicato domandando qualcosa di simile: in quel momento era troppo preoccupato, troppo spaventato per poter pensare a certi dettagli. Aveva ceduto e si era lasciato trasportare dalla situazione confessando ad alta voce quello che provava, aveva appena aperto il suo cuore e lasciato nelle mani dell'altro la sua unica possibilità di essere felice, che importanza potevano avere simili sottigliezze?
-Non lo so...- il cuore del moro perse un battito -...è tutto così complicato...- ne perse un altro ancora -io...credo di si...- e quello fu più che sufficiente per Takeshi: dette da Hayato quelle parole insicure erano pari ad una certezza. Senza attendere oltre si chinò sulle labbra della Tempesta e lo baciò con dolcezza, sfiorando quelle labbra sottili con le proprie, con delicatezza, con amore, con la paura che tutto ciò fosse solo un bel sogno; e quel timore restò appigliato alla sua mente e al suo cuore finché il compagno non rispose timidamente al contatto. Lo spadaccino approfondì il bacio, premendo le labbra con più decisione, obbligando l'altro a schiudere la bocca per permettergli di saggiare finalmente quella lingua umida e calda che tanto aveva desiderato.
Quando si staccarono Gokudera aveva le guance arrossate e Yamamoto un sorriso ebete ad illuminargli il viso.
-Quindi, ora stiamo insieme?-
Il Guardiano della Tempesta alzò gli occhi al cielo.
-Sei davvero un'idiota.- gli fece notare scuotendo il capo rassegnato -però...poteva anche andarmi peggio.-
Takeshi rise stringendolo più forte a sé: si aspettava una risposta simile, tipica del dinamitardo che non cedeva (quasi) mai, ma in fondo era anche per quello che lo amava, e non l'avrebbe cambiato per nulla al mondo.
-Finalmente sei mio.- sentenziò alla fine baciandolo nuovamente con trasporto, e la Tempesta non ebbe nulla da obbiettare.

*Il Giorno Dopo*

Quella mattina, quando Tsunayoshi uscì per andare a scuola, non trovò né Gokudera né Yamamoto ad aspettarlo, e la cosa lo preoccupò non poco. In quelle ultime due settimane si era abituato ad andare e tornare da scuola da solo visto che i suoi amici si evitavano, ma dopo quello che aveva visto il pomeriggio precedente aveva pensato che la situazione si sarebbe risolta e tutto sarebbe tornato come prima ma, forse, era stato troppo ottimista...
Il giovane Vongola sospirò e si avviò molto lentamente verso l'edificio scolastico, troppo sconsolato per preoccuparsi di un eventuale ritardo: Kyoya si sarebbe arrabbiato, ma Tsuna era certo che non avrebbe infierito più di tanto su di lui, o almeno così sperava.
Nonostante il passo lento arrivò giusto qualche minuto prima che chiudessero il cancello e trovò Hibari ad aspettarlo a pochi metri dall'ingresso.
-Sei in ritardo Tsunayoshi.- disse avvicinandosi a lui.
-Quasi in ritardo.- gli fece notare l'altro con un sorriso sulle labbra mentre lasciava che la Nuvola lo stringesse in vita per avvicinarlo a sé. Il moro si chinò per potersi appropriare di quelle morbide labbra ma, prima che potesse tuffarvisi con impeto, l'erbivoro che aveva catturato voltò il capo per impedirgli di portare a termine i suoi propositi.
-Tsunayoshi...- lo ammonì socchiudendo gli occhi e guardandolo torvo, per niente contento di esser stato privato del suo bacio mattutino.
-Gli insegnanti potrebbero vederci...- disse il decimo arrossendo leggermente -e finiremmo nei guai.-
Hibari sbuffò contrariato: altro che professori! L'aveva capito da tempo, il problema era che Tsuna, riservato e timido com'era, si imbarazzava ad essere baciato in pubblico. Per farsi perdonare il castano si sollevò sulle punte dei piedi e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
-Dannato Hibari! Smetti di importunare il Decimo!!-
Tsunayoshi sussultò appena, sorpreso, non aspettandosi quelle parole urlate ai quattro venti. Quasi senza credere alle proprie orecchie si voltò e vide Gokudera procedere a passo di carica nella sua direzione, ma quello che lo lasciò ancora più perplesso fu notare il Guardiano della Pioggia camminare vicino a quello della Tempesta, appena pochi passi più indietro. Un sorriso gli incurvò le labbra a quella visione: non era stato troppo ottimista, quei due erano davvero riusciti a chiarirsi!
-Non urlare Gokudera-kun.- disse senza smettere di sorridere -Kyoya non mi sta affatto importunando.-
Ignorando il proprio fidanzato e il suo scocciato commento che somigliava ad un 'Solo perché ci hanno interrotti', Sawada fece qualche passo verso i suoi guardiani, felice di poterli avere nuovamente accanto, contento che la situazione si fosse risolta e, in cuor suo, speranzoso che il rapporto che ora legava i suoi amici non fosse più di amicizia.
-Ehilà Tsuna.- lo salutò Yamamoto con il solito sorriso sulle labbra, e stava per aggiungere altro quando venne interrotto dall'ormai fidanzato.
-Buongiorno Decimo! Mi scuso profondamente per il comportamento mio e di quest'idiota, non accadrà più!-
-Bene, ora che hai visto Tsuna e ti sei scusato, la smetti di sviare le mie domande?- si lamentò Yamamoto e inspiegabilmente l'interpellato arrossì furiosamente.
-Ti ho detto che non mi va di discuterne ora!-
-Ma che ti costa darmi una risposta?- insisté il moro imbronciandosi.
-Ho detto di no! Non ci vengo a casa tua!-
Il Vongola rimase lì impalato, perplesso, sicuro di essersi perso parte della conversazione, e in effetti non poteva sapere che fino a qualche attimo prima i suoi guardiani stavano discutendo per colpa dello spadaccino che, più o meno innocentemente, con la scusa di non aver capito niente aveva proposto a Gokudera di andare a casa sua quel pomeriggio per studiare matematica. Peccato avesse poi aggiunto che il padre non sarebbe stato in casa.
-Ma perché? Ho bisogno di aiuto.-
-Aiutati da solo!-
-Eddai Gokudera.-
-No!-
-Tsuna, cerca di farlo ragionare!-
Il diretto interessato non ebbe il tempo di dire nulla perché il dinamitardo, ormai rosso come un peperone, lo azzittì.
-Non ci sto da solo in camera con te, chiaro?!- e dopo quella risposta tutti i presenti capirono qual'era il problema: Tsuna sussultò sorpreso, Hibari ghignò divertito e Yamamoto sorrise malizioso. Solo dopo qualche secondo il ragazzo si rese conto di essersi fregato con le proprie mani e decise di darsela a gambe.
-Vi aspetto in classe...- borbottò allontanandosi in completo imbarazzo. Tsuna, capendo l'allusione, arrossì leggermente mentre Yamamoto, estremamente divertito, non si perse d'animo e seguì il compagno.
-Non starai pensando a cose sconce?- furono le ultime parole che il Vongola gli sentì pronunciare prima che fosse troppo lontano per poterlo sentire.
-Sono contento che si siano chiariti,- disse quando furono spariti dalla visuale -e a quanto pare si sono messi insieme!- sorrise ancora senza riuscire a smettere, poi si avvicinò a Hibari e, visto che non c'era nessuno in giro, gli schioccò un veloce bacio sulle labbra -Ci vediamo dopo!-
Sawada fece un pacco per andarsene ma venne bloccato dalla stretta del moro sul polso.
-Dimentichi una cosa Tsunayoshi.-
Il ragazzo si voltò a guardarlo perplesso.
-Eh?-
-Dovresti essere già in classe.- e il giovane seppe come sarebbe finita quella conversazione ancor prima che il compagno continuasse e quindi cercò subito di giustificarsi.
-Ehm...sono arrivati Gokudera-kun e Yamamoto e...mi sono un po' distratto e ho perso tempo...-
-Ora si che sei in ritardo,- disse Hibari con un sorriso ferino per niente rassicurante -sono obbligato a metterti in punizione.-
-Ma...- provò ad obiettare inutilmente.
-Non accetto obbiezioni.-
-Uffa!- si lamentò Tsuna per nulla contento -non puoi lasciar perdere per una volta?- gli chiese fissandolo con gli occhioni da cucciolo.
-Non faccio favoritismi.- disse l'altro tirandoselo addosso e stringendolo al petto -Ti aspetto nell'aula del Consiglio Disciplinare dopo le lezioni. Mi occuperò personalmente della tua punizione.-
Tsuna lo guardò senza capire: le punizioni non si scontavano in un'apposita aula con un professore? Poi notò lo sguardo del fidanzato e arrossì fino alla radice dei capelli. 'Di certo Kyoya non intendeva...'
-Sarà una punizione piacevole.- mormorò la Nuvola chinandosi a mordicchiargli il lobo dell'orecchio.
-Kyoya!- sbottò avvampando, ma nonostante l'imbarazzo e le proteste non cercò di sfuggire all'abbraccio del moro e quest'ultimo ne approfittò per mordergli il collo e poi suggere appena la pelle morbida che aveva sotto i denti, lasciandogli così un lieve segno rossastro.
-Ora fila in classe erbivoro, o dovrò morderti a morte.-
-Mi hai già morso.- gli fece notare divertito ma fece come gli era stato detto sperando che il professore lo accettasse nonostante i cinque minuti di ritardo.

EXTRA

*Pausa Pranzo*

Yamamoto raggiunse Tsunayoshi e Gokudera sul tetto della scuola e prese posto davanti al castano, e quando fu abbastanza vicino notò qualcosa che quella mattina non c'era.
-Ehi Tsuna, cos'è quel segno rosso che hai sul collo?-
Il diretto interessato arrossì vistosamente e coprì il succhiotto con la mano balbettando qualcosa di incomprensibile.
-Oh capisco,- continuò la Pioggia con un sorriso malizioso -Hibari preferisce marcare il proprio territorio.- e a quelle parole anche Hayato arrossì.
-Ma...ma...siamo a scuola! Non può fare quelle...quelle cose a scuola! E poi il Decimo è ancora troppo giovane!-
-Abbiamo quasi diciassette anni.- ribatté il moro sempre più divertito dalla piega che stava prendendo la conversazione -Aaaah Gokudera, sei ancora così innocente! Non vedo l'ora di educarti in materia!- concluse poi avvolgendogli un braccio intorno alle spalle del compagno per avvicinarlo al proprio corpo.
-E poi osi chiedere perché non vengo a casa tua?!- la Tempesta si oppose a quel mezzo abbraccio arrossendo sempre di più, ma l'altro non lo lasciò andare e gli rispose con una risata divertita.
Sawada, ancora un po' imbarazzato, si unì alla risata dell'atleta, felice di vedere i suoi amici così uniti e affiatati. Poi il suo Guardiano della Pioggia se ne uscì con la domanda più imbarazzante che potesse fargli, mandandolo nel panico.
-Ehi Tsuna, a che punto siete arrivati tu e Hibari?-
Il Vongola sbarrò gli occhi, quasi si strozzò col succo e avvampò rischiando l'autocombustione.
-Ma che razza di domande fai?!- sbraitò il dinamitardo tirandogli una gomitata mentre la voglia di farlo saltare in aria saliva alle stelle.
-Ahia, non ti arrabbiare Gokudera, sono solo curioso.-
-Smettila di dire cose imbarazzanti!-
-Ormai anche noi siamo una coppia, dobbiamo parlare di queste cose, no? Però, in effetti non è giusto chiedere senza dire nulla.- rifletté lo spadaccino -Beh, io e Gokudera ci siamo appena messi insieme e non abbiamo avuto il tempo di sperimentare nulla, ci siamo solo baciati. Ora tocca a te Tsuna.-
Il Guardiano della Tempesta era talmente sconvolto dal poco pudore dimostrato dal fidanzato che non riuscì neanche ad esprimere la propria rabbia e vergogna, restando praticamente senza parole a fissare il suolo con estremo interesse mugugnando di tanto in tanto qualcosa di incomprensibile.
-Allora Tsuna?-
-Ehm...io non...-
-Sei timido come Gokudera!- ridacchiò Yamamoto -uhm, allora...siete arrivati ai preliminari?- Non ottenendo risposta il moro continuò nel suo interrogatorio -petting?- non ottenne risposta nemmeno stavolta e così sbarrò leggermente gli occhi -siete arrivati fino in fondo?!- borbottò sorpreso, non aspettandoselo.
-No!- un lungo silenzio seguì quella risposta disperata e proseguì finché Tsuna non si decise a cedere -...pre...limina...ri...- disse con il tono di voce più flebile che potesse uscirgli dalle labbra, tanto lieve che gli altri due quasi no lo sentirono.
-Oh, non credevo Hibari fosse così paziente! Da quanto state insieme? Quasi tre mesi? Gokudera non mi farai aspettare così tanto, vero?-
E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
-IDIOTA!-
Hayato lo scansò e lo colpì forte in testa, il volto completamente bordeaux e gli occhi che mandavano scintille.
-Sei un pervertito!- sbraitò colpendolo di nuovo, poi afferrò Tsuna per un braccio e se lo strascinò dietro ignorando le lamentele del proprio ragazzo.
-Decimo! Non dobbiamo dar retta a questi maniaci travestiti da adolescenti!-
Sawada sospirò e seguì il proprio braccio destro senza opporre resistenza: i suoi guardiani gli erano mancati da morire ed era contento che finalmente si fossero dichiarati ma, a quanto pareva, quella nuova condizione aveva reso Yamamoto molto più curioso e espansivo di quanto già non fosse, e Tsuna non era certo di poter affrontare altre conversazioni del genere visto che già una era stata super-imbarazzante!
Quando furono tornati in classe Tsunayoshi si sedette al suo posto e Hayato davanti a lui rubando il posto ad un compagno che ancora non era tornato dalla pausa.
-Sono contento che tu e Yamamoto abbiate chiarito.- cominciò il giovane boss con un sorriso sereno -Mi siete mancati in queste settimane.-
-Mi dispiace Decimo...è stata tutta colpa mia...mi sono comportato da codardo...-
-Eh eh, credo sia normale: quando ero nella tua situazione non sono stato molto più coraggioso!- lo rassicurò il Vongola ridacchiando divertito -E poi, l'importante è che tutto si sia chiarito tra te e Yamamoto e che la Famiglia sia di nuovo unita.- concluse sorridendo.
Gokudera ricambiò il sorriso e non poté che dargli ragione: l'importante era poter affiancare il proprio boss e poter stare con quell'idiota di cui si era irrimediabilmente e inspiegabilmente innamorato.

THE END.

Ed eccoci arrivati alla fine!! Come sempre, un po' mi spiace finire una ficcyna, per quanto breve ç_ç però, devo dire che stavolta sono quasi soddisfatta del risultato ottenuto, il che è davvero strabiliante XDXD questa è una data da segnare sul calendario!!!!
Coooomunque, spero che questa capitolo finale vi sia piaciuto almeno un po' ^///^ spero che la parte di Gokudera e Yamamoto non sia risultata troppo incasinata con i continui sbalzi di umore della nostra adorata Tempesta ma quella parte mi è uscita così e non voluto modificarla^^''' volevo descrivere la confusione e l'incertezza di Hayato, e quella prima parte è quello che ne è uscito fuori^^''' in fondo, il nostro cucciolo sta affrontando il primo amore, ho pensato fosse più coerente rendere il tutto più confusionario per rispecchiare le emozioni di Gokudera, spero di esser riuscita nell'intento^^'''
Che altro dire? ho aggiunto il secondo paragrafo un po' perché volevo ficcarci in mezzo un po' di 1827, e un po' perché avevo in testa la scena dell'EXTRA e volevo assolutamente scriverla (adoro Yamamoto quando fa il maniaco ihihih) e quindi quella parte mi era indispensabile^^
In conclusione, ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia, a quelli che messo la fanfic tra le preferite/seguite/ricordate, e in particolare ringrazio Kyoite, Rebychan e himeno chan per aver recensito questa piccola storiella e per averla seguita fino alla fine ^///^ grazie di cuore!
Mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate di questa ultimo capitolo ^///^ spero che recensirete in tanti, perché sono i consigli e le critiche a permettermi di migliorare poco alla volta ^///^

Alla Prossima!!

_Hiro_ =)

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