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Autore: _Hiromi_    23/01/2012    4 recensioni
Eccomi qua con una nuova ficcy su KHR! Spero possa piacervi!^^ pairing: 8059 *_* + 1827
Per Gokudera Hayato quella giornata si sta rivelando più pesante e difficile da sopportare di quel che pensasse: sembra che tutta la sfortuna del mondo si sia abbattuta su di lui in un sol colpo! E questa convinzione non può che aumentare quando si trova costretto ad accettare l'aiuto di quell'idiota di Yamamoto Takeshi contro la propria volontà! Secondo il dinamitardo quello è davvero uno dei giorni più sfortunati della sua vita, ma, chissà, forse si sbaglia e quella giornata gli porterà anche qualche piacevole sorpresa...
A voi scoprirlo, cari lettori!! ^o^ kisskiss!!
_Hiro_ =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti carissimi lettori!^^ Eccomi qua con una nuova ficcy sulla meravigliosa coppia formata da Takeshi e Hayato *_*
Questa storiellina è nata inizialmente come one-shot, ma come al solito è diventata troppo lunga e sono stata costretta a dividerla in capitoli^^''' comunque, non credo che sarà molto lunga! in fondo, doveva essere una shot XDXD!
Ho cercato di mantenere il carattere dei personaggi più che ho potuto, ma non credo di esserci poi tanto riuscita^^''' perciò chiedo anticipatamente scusa per l'OOC =(
So che la trama non è chissà quanto originale o particolare, ma spero che comunque apprezzerete questa piccola ficcyna scritta da una fan ^///^
Spero che questo primo capitolo vi possa incuriosire e invitare a seguirla ^///^ mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate di questo primo capitolo ^///^ commenti, critiche, consigli, tutto è ben accetto per aiutarmi a migliorare un pò!
In conclusione, buona lettura! ^o^
P.S. la fanfic presenta accenni 1827!

***

Può capitare a tutti una 'giornata no', è normale, quasi scontato, ma Gokudera Hayato non riusciva a credere di essere così sfortunato!
La giornata era iniziata male quando aveva scoperto che si era rotto lo scaldabagno allagando tutta la stanza; aveva imprecato quando, sotto la doccia, si era congelato fino alle ossa per potersi lavare perché ovviamente non c'era acqua calda; le cose erano poi peggiorate quando non era riuscito a trovare le sigarette da nessuna parte nonostante le avesse cercate dappertutto. Tuttavia, queste erano inezie in confronto a quello che l'attendeva fuori casa! Dopo la nottata di pioggia un automobilista aveva avuto la brillante idea di passare con la macchina su una pozzanghera vicina al marciapiede, bagnandogli e sporcandogli i pantaloni della divisa e parte della cartella; non era finita lì perché, una volta arrivato a scuola, era scivolato sulle scale per via delle scarpe bagnate e si era fatto male alla caviglia, slogandosela, e ora, disgrazia tra le disgrazie!, era costretto a tornare a casa propria non solo lasciando Decimo in balia di un pazzo e pericoloso (anche se innamorato) Hibari Kyoya, ma facendosi addirittura trasportare (letteralmente) da quell'idiota maniaco del baseball Yamamoto Takeshi!
Gli sfuggì uno sbuffo seccato mentre cercava di ignorare lo sguardo curioso dei passanti che puntualmente non si facevano i fatti propri e li osservavano con estrema curiosità, facendolo peraltro arrossire come una scolaretta.
Certo però, bisognava ammettere che la situazione era strana: non si vedono tutti i giorni per strada ragazzi che vengono portati in spalla da altri ragazzi quasi fosse la cosa più normale del mondo!
-Fammi scendere!- sbottò arrabbiato dopo aver fulminato con lo sguardo l'ennesimo passante che li fissava perplesso.
-Scordatelo.- fu la risposta decisa che ottenne, e sapere che il sorriso divertito che incurvava le labbra dell'atleta non era sparito bensì si era accentuato non faceva altro che irritarlo ancora di più, sempre che ciò fosse possibile.
-Se non mi metti subito a terra, giuro che ti faccio saltare in aria!- ringhiò minaccioso sperando che almeno quello lo convincesse; purtroppo dovette ammettere che il moro si era dimostrato parecchio deciso e irremovibile su quel fronte, resistendo senza difficoltà alle numerose lamentele e minacce che erano giunte dal dinamitardo fin dalla partenza da scuola.
-Ti consiglio di rilassarti.- cominciò a dire lo spadaccino con tono divertito -il dottore ha detto che non devi sforzare la gamba, perciò non c'è possibilità alcuna che ti faccia camminare. E poi manca poco, smettila di lamentarti e goditi la passeggiata!- aggiunse poi ridacchiando.
Gokudera stava per replicare acidamente quando una goccia gli arrivò in testa e lo ammutolì.
'Oh no!' pensò disperato 'Ti prego, tutto tranne la pioggia!'
Detto fatto: nel giro di pochi minuti un vero e proprio temporale si abbatté su di loro, spietato e violento; furono sufficienti pochi secondi affinché si ritrovassero completamente bagnati, zuppi fino alle mutande.
Yamamoto si infilò sotto il primo portico che gli capitò vicino, posando finalmente il ragazzo a terra.
-Mi sa che ci tocca aspettare qua finché non smette un po'.- disse fissando le fitte gocce che cadevano dal cielo. -Certo però che è iniziato all'improvviso! Che sfortuna!-
Gokudera grugnì qualcosa di incomprensibile e si lasciò scivolare lungo il muro alle sue spalle incapace di reggersi sulla gamba dolorante. Portando le gambe al petto le avvolse con le braccia e si strinse in se stesso cercando un po' di calore mentre i primi brividi di freddo cominciavano a fargli venire la pelle d'oca.
'Dannazione!' pensò sempre più irritato 'Non bastava tutto quello che è successo fino ad ora! Ci mancava la pioggia!'
-Dannazione!- sbottò a mezza voce stringendosi maggiormente le ginocchia al petto.
Yamamoto si girò nella sua direzione guardandolo senza dire una parola, poi si avvicinò e si sedette al suo fianco, sistemandosi in modo da poter osservare il ragazzo che gli stava accanto, quasi temesse di perderlo di vista.
Per un attimo il silenzio regnò su di loro, spezzato solamente dallo scrosciare insistente e rumoroso della pioggia battente ma, dopo qualche altro secondo, Hayato non resistette e sbottò, fulminando il moro che non smetteva di fissarlo senza aprire bocca.
-Cos'hai da guardare?!- ringhiò sempre più infuriato, e avrebbe certamente aggiunto qualche insulto se i denti non avessero cominciato a battere insistentemente. 'Che freddo!' pensò ignorando lo sguardo preoccupato dell'atleta e abbracciandosi le gambe il più possibile, in cerca di calore. Chiuse gli occhi lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro: era stanco, decisamente esausto per quella giornata storta che stava mettendo a dura prova i suoi nervi e, dalla fortuna che aveva quel giorno, non era da escludere che le cose potessero peggiorare ulteriormente. 'Ci manca solo una polmonite...' rifletté tristemente mentre tentava di non pensare al freddo che avvertiva e ai capelli che, completamente bagnati, gocciolavano facendogli finire le minuscole gocce gelate dentro la camicia, direttamente a contatto con la pelle.
Gokudera sbarrò gli occhi, sorpreso e confuso, quando si sentì tirare di lato finendo così contro qualcosa di duro ma allo stesso tempo morbido. Sollevò appena lo sguardo e si ritrovò ad osservare le iridi nocciola di Yamamoto, il quale l'aveva strattonato per un braccio per poterlo abbracciare e stringere al petto.
-Che...che stai facendo?!- sbottò con il viso arrossato per l'imbarazzo -Scollati!- rimbeccò cercando di allontanarsi dal moro spintonandolo bruscamente, ma quest'ultimo non sembrava molto intenzionato ad eseguire quell'ordine.
-No che non mi scollo.- ribatté infatti con fare serio -Stai tremando e voglio riscaldarti.- e dopo quell'affermazione lo strinse più forte a sé.
Hayato rimase fermo, indeciso sul da farsi, ma alla fine cedette e si lasciò andare contro il petto dell'altro.
'In condizioni normali non l'avrei mai fatto.' si disse convinto 'E' solo perché ho freddo...' eppure, mentre lo pensava, parte di sé gioiva nel trovarsi a contatto con il corpo dell'atleta così sicuro e accogliente, quasi non avesse desiderato altro per tutta la vita.
Gokudera si ritrovò ad arrossire ancora di più, in imbarazzo ma stranamente felice, per nulla preoccupato all'idea che qualcuno, passando, li scoprisse in una posizione così ambigua, e stringendo tra le dita fredde la camicia fradicia di Yamamoto si avvicinò il più possibile a lui ignorando per la prima volta il proprio orgoglio e la vergogna che quella vicinanza gli provocava.
-Sei un idiota...- borbottò con un mezzo sorriso sulle labbra -anche tu sei tutto bagnato...- e a quelle parole Takeshi ridacchiò divertito, non potendo ribattere in alcun modo.
Fin dall'inizio sapeva che non sarebbe stato in grado di riscaldarlo col proprio corpo zuppo com'era, ma in fondo non poteva certo dirgli che era solo una scusa e che in realtà non aspettava altro che un'occasione simile per poterlo abbracciare e stringere a sé, per averlo tanto vicino da poter sentire il suo odore, la morbidezza della sua pelle, il battito accelerato del suo cuore...
Restarono così per un tempo che parve interminabile; forse erano un paio di minuti, forse ore, ma a loro sembrò passata un'eternità quando la pioggia smise di cadere violentemente trasformandosi in una lieve pioggerellina che avrebbero potuto affrontare senza problemi.
Il primo a muoversi fu Takeshi, probabilmente un po' a disagio per la posizione mantenuta per tutto quel tempo; per quanto piacevole, quella vicinanza si stava rivelando anche una sottile tortura: non era certo semplice stare attaccato in quel modo alla persona che più desideri senza neanche poter sfiorare la sua pelle candida o i suoi capelli chiari: resistere alla tentazione diventava più difficile ad ogni secondo che passava.
-E' meglio se ne approfittiamo ora che la pioggia si è indebolita.-
Hayato rimase immobile per un attimo quasi non l'avesse sentito, ma dopo qualche secondo si allontanò dal suo petto senza sollevare il viso, evitando di incontrare il suo sguardo. Yamamoto si mise in piedi e gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi a sua volta e, dopo un istante di indecisione, l'altro la strinse tirandosi su e barcollando appena quando caricò tutto il peso sul piede dolorante.
Forse fu perché era ancora in imbarazzo per essere rimasto abbracciato al moro senza opporre resistenza, o forse perché era troppo stanco, bagnato ed infreddolito per lamentarsi, fatto sta che non fiatò quando Takeshi lo prese a cavalluccio, incamminandosi di nuovo verso casa sua.

***

   
 
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