Valhalla

di Stateira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Valhalla ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** Valhalla ***


Asgard è un mondo senza finestre e senza parapetti.
Nulla che ti dia l’impressione di essere al sicuro. Nulla che chiuda un percorso ideale nelle briglie di un sentiero. Un appiglio qualunque. Anche solo un’asta su cui issare una bandiera.
Va bene così. È quasi perfetto.
Loki preferisce guardare giù senza mediazioni di sorta. Perché perdere gli amici è uno strazio che lascia sempre qualcosa nell’animo. Ma perdere i nemici è molto peggio. La misura della propria grandezza si prende sui denti digrignati, si conta nelle rughe sulla fronte, come gli anelli nelle cortecce degli alberi. E Loki non ha niente. Non ha chi lo degni di essergli nemico. La mano che gli si offre è una soltanto, ed è ridente, è solida, è l’unico parapetto di tutta Asgard. Ma lui, forse, in vita sua, non è mai stato così pronto a saltare.
 
 
*             *             *
 
 
È complicato.
Essere fratelli è una condizione del corpo, prima ancora che della mente. Ci viene consegnata assieme alla prima boccata d’aria che respiriamo. Si è fratelli per tutti i giorni della propria vita. Oppure per nessuno.
È complicato.
Loki aveva dedicato un piccolo mondo al suo stato di fratello. Non a Thor, a se stesso. Quando seppe di non essere davvero fratello di Thor, fu come se ogni singolo istante della sua esistenza fosse stato abortito. Il piccolo mondo divenne un’urna funeraria.
Loki credette di non aver mai saputo cosa fosse una menzogna. Traeva un certo divertimento nel confondere gli altri, sì, ma non aveva mai messo le mani sugli occhi di qualcuno per tutta la vita. Non aveva mai indicato a nessuno strade che non c’erano, e alberi, e ruscelli freddi e cristallini che non esistevano.
Thor, era come se fosse svanito all’improvviso dal suo cuore, lasciando un marchio carbonizzato lì dove per tanto tempo aveva tenuto premuto il suo sorriso incandescente.  
 
 
*             *             *
 
 
Non è che Loki Laufeyson non sappia quale sia la cosa giusta da fare. È evidente in tutto ciò che lo circonda. Ne riconosce i sintomi nel modo in cui Sif arriccia il naso, con un po’ di disprezzo e un po’ di curiosità. Li vede in chi gli è vicino. In quel po’ di padre, in quel po’ di madre che ha avuto. Ne fiuta l’odore, né piacevole né cattivo, ma netto, inconfondibile come quello della pioggia.
È un peso sulle sue palpebre. Un vizio insalubre come il troppo alcol. Un graffio sul fianco che pizzica e prude in continuazione.
E poi c’è Thor. Thor, con i suoi capelli biondi (più biondi di quanto Loki possa sopportare).
Thor il possente, col mantello rosso che gli copre le ampie spalle (più ampie di quanto Loki possa sopportare).
Thor, con il suo Mjölnir (più suo di quanto Loki possa sopportare).
Thor, che non guarda dove sta riversando tutto il suo amore di fratello. In una giara col fondo spaccato, che non si riempie mai, che cola dappertutto e bagna i piedi di Loki, sporca il pavimento, inquina ogni passo.
Ma è quella voce, più di tutto, quella voce che ha nelle orecchie, che supera ogni cosa. Che gli dice fai la cosa sbagliata. (ed è lì, è lì, è sempre lì, che gli suona nelle orecchie, che lo fa impazzire)
No, non è che Loki Laufeyson non sappia quale sia la cosa giusta da fare. Lo sa meglio di chiunque altro. Però, l’unica cosa già decisa per lui è questo. Che sia vento che sbanda fra gli alberi, che continui a camminare nella neve senza un sentiero, con i piedi zuppi dell’amore di suo fratello.
 
 
*             *             *
 
 
Rifiutare con sprezzo un dono mai offerto. Salire un gradino e distruggere quello precedente, per non essere seguito. Per non dover vedere che non c’è nessuno a seguirti.
E comunque, se Thor volesse…
 Ad ogni passo, il mantello fruscia, sussurra come un amico raccolto in una meditazione profonda e tormentata. L’aria a volte ci si incastra all’interno producendo dei rimbombi strani, che sembrano i battiti di un cuore.
L’ultima volta che Loki ha sentito battere il cuore di sua madre, era soltanto un figlio, e l’odore dolciastro del latte bollente servito per la colazione, i sorrisi di lei che lo lasciava mangiare seduto sulle sue ginocchia, erano ciò che, in tutta la sua vita, si erano più avvicinati ad un’idea di normalità.
Il cuore di suo padre, Loki non crede di averlo mai sentito battere.
Mentre Thor gli ha permesso di sentire il suo fino a ben oltre il limite in cui l’adolescenza è arrivata a seminare un freddo, necessario pudore fra loro. Si stendevano insieme nel letto di Thor, a leggere. E poi a parlare, fin quasi all’alba. Thor lo lasciava dire, lasciava che la sua voce facesse da rintocco alla notte, anche se ogni tanto si distraeva a giocare con un ciuffo dei suoi capelli, come se quel nero così straniero gli nascondesse qualcosa.
E lo faceva, certo.
Ma Thor non ci credeva. Aveva sempre creduto alle sue menzogne, ma mai alle sue verità. Il suo torace era già ampio, Loki cercava sempre un modo per poterlo almeno sfiorare.
“È mio fratello”, si ripeteva, e poco gli importava di dire altro, perché ciò che taceva alle sue orecchie esplodeva nelle sue dita.
È mio fratello.
È la mano che mi tocca quando chiudo gli occhi.
 
 
*             *             *
 
 
C’è una crepa vicino allo stipite della porta della stanza da letto di Loki. Parte dal soffitto e insegue l’angolo brusco della parete per un po’, poi devia inaspettatamente verso sinistra, scende in basso, e muore all’altezza della maniglia, senza mai trovare la porta. Senza mai trovare l’uscita.
Loki a volte pensa di essere troppo debole persino per rompersi. Quando ci prova – il cielo lo sa – l’amore di Thor lo rimette insieme alla rinfusa, in piccoli pezzi via via sempre più piccoli, sempre più disordinati. Prima o poi, diventerà polvere.
Prima o poi, ma non ancora.
Sull’orlo di un crepaccio, scorge quei tre passi d’aria solida su cui poter camminare oltre il precipizio, prima di precipitare. Tre passi che abbagliano, per un istante, l’universo intero. Mostrano ciò che lui è.
L’abominevole puttana del destino.
 
 
*             *             *
 
 
Loki ha tanti anni quante sono le lettere del suo nome, e farebbe qualsiasi cosa perché Thor lo guardi. Il suo non è un capriccio, è piuttosto una paura, la prima, grande paura che si è trovato ad affrontare in vita sua.
Perché Thor già corre veloce come l’acqua di un fiume, già sembra una folgore quando balza giù per le scalinate del palazzo, e lui è troppo piccolo per stargli dietro, troppo piccolo per saper dire “aspettami”.
Vengo con te.
Con gli occhi bassi e impotenti, Loki si siede davanti alla porta della camera di Thor, e spera nel suo ritorno, il piccolo cuore che batte forte nel petto scarno. Batte forte quanto quello di Thor, che corre lungo i corridoi deserti, che salta oltre i piedistalli delle statue, che sguscia fra le gambe delle guardie. Loki non fa nulla di tutto ciò, ma il suo cuore batte forte ugualmente, forte quanto quello di Thor, vivendo del suo sforzo riflesso.
 
Loki ha tanti anni quanti ne hanno i libri di leggende degli uomini di Midgard, e ha imparato ad uccidersi pur di attirare l’attenzione di Thor. A morire ancora, e ancora, e ancora, pur di morire con gli occhi di suo fratello nei suoi. La sua vita è fatta da un continuo susseguirsi di ultimi istanti, perché Loki può pure avere tanti anni quanti sono i fiocchi di neve caduti sulle terre dei mortali, ma non ha ancora imparato a dire a Thor “mi sei caro più della mia vita”, a dirgli “mi dispiace”.
Vieni con me.
 
 
*             *             *
 
 
Fra lui e Thor c’è una distanza incolmabile che si chiama amore.
Due forze uguali ed opposte che tentano di abbracciarsi con la stessa intensità, e alla fine si stritolano. Si sciolgono. Si arrendono.
Thor lo ama come il fratello che non è più. Loki è stanco di tenersi il suo nome sulla lingua e confidarlo al cuscino mentre fa al suo corpo cose che Thor non gli farebbe mai. Il fatto è che Thor è bello, e a Loki piacciono le cose belle più di quanto sia lecito.
Loki ha vinto la sua battaglia quando ha preso una decisione. Ha deciso che è l’amore di Thor ad essere sbagliato. Che i suoi abbracci fraterni sono perversi, che è colpa sua, che il modo in cui entrano in contatto, così intenso e così privo di sfogo, va condannato.
Gli estremi opposti vanno fatti vacillare. È solo una questione di orientamento, di spostare di un poco gli equilibri. E lui è bravo a farlo, molto bravo. Far cadere tutto sulle spalle di Thor, però, non è abbastanza. Perché le spalle di Thor sono forti.
Perché Loki ama vincere quasi quanto ama perdere.

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Capitolo 2
*** 2. ***


PREMESSA
D’accordo.
Questa cosa continuerà. Non doveva essere così, e inveceh…
Ho semplicemente deciso di trasformare Valhalla da shot a raccoltina, perché mi sembrava stupido aprirne una nuova, dato che si tratta sempre di drabbline o cosette corte in generale. Tanto, il tutto è allegramente senza capo né coda, come vedete, perciò non è che dovete aspettare con ansia il seguito e/o capire cosa succede. Per quello ci sarà tempo.
Sto progettando una long, sì.
Qualcuno mi salvi.
Probabilmente la troverete nel fandom Avengers, visto che saranno coinvolti anche gli altri personaggi, ma insomma, andiamo con calma e con ordine. Intanto, sparatevi queste cose qui sotto. E poi sparate a me.
NB: la prima double drabble della serie è titolo dotata, come vedete, e vi spiego perché: ha partecipato alla Notte Bianca di Maridichallenge, su Livejournal. È stata scritta, appunto, per il prompt “solitudine”. Un’allegria che non vi dico. Non aveva senso pubblicarla da sola, perciò l’ho inclusa qui. Se anche voi avete qualche bel prompt stuzzicante da suggerirmi, fatevi avanti! Sarei ben felice di ricevere qualche spunto!
A presto con altri mirabolanti, lunghissimi e sensatissimi capitoli!
 

 


 
 
 
Solitudine
 
La verità è che Loki è sempre stato lontano. Adesso lo è anche con il corpo, ma non c’è quasi differenza rispetto a prima
Quasi.
Adesso che c’è tutto l’universo a separarli, a Thor Loki sembra di nuovo una cosa che non gli sembrava più da tanto tempo. Gli sembra piccolo. Piccolo come tutte le volte che aveva tentato di farsi grande mettendosi addosso la corazza di loro padre, e incespicando su e giù per gli immensi corridoi del palazzo, “Guardami fratello, guardami, sono un guerriero”.
Thor lo guardava.
Con l’amore negli occhi, e il rispetto, e qualcos’altro.
Lo guardava farsi sempre più bello, e pericoloso, e solo, e se non osava fare nulla era soltanto perché era grande, grosso e stupido, e pensava che più Loki sarebbe stato solo, più sarebbe stato suo.
Ed ora è su Midgard, per sentirsi alieno fra i mortali. Loki si è consegnato alla sua stessa solitudine, è andato a scontarla in qualche luogo sconosciuto, ma Thor? Thor è rimasto a casa, a camminare lentamente su e giù per gli immensi corridoi del palazzo, a guardare lo spettro di Loki che ancora gli chiede “guardami, guardami”. E se non altro può dirsi più coraggioso di suo fratello, perché di forza ce ne vuole tanta, davvero tanta, per restare soli fra le mura amiche.
 
 
 
*                             *                             *
 
 
 
In estate bastano tre minuti di pioggia a cambiare tutto. Quell’illusione di luce perenne, onnipotente, viene spazzata via dalle nuvole. L’aria che si raffredda, e tu che ti fai sorprendere vestito quasi di niente, e ti metti a tremare chiedendoti come può essere che l’estate ti abbia tradito e sia diventata all’improvviso umida, appiccicosa, grigia e fredda. Mentre d’inverno? Che cos’è la pioggia d’inverno? Solo altro freddo, ecco cosa.
Ma ad Asgard regna un’estate eterna. Per questa ragione gli asgardiani hanno i capelli del colore del grano, la pelle calda e soffusa di luce. E forse è questo. Forse Loki, più di ogni altra cosa, non sopportava l’estate di Asgard. Forse si sentiva tradito, forse aveva fatto del suo meglio per essere la nuvola che portava pioggia e buonsenso, ma c’era sempre un sole, sopra di lui, un sole invincibile che sbrindellava e scioglieva ogni suo tentativo di rendere la sua diversità qualcosa di migliore.
Che faccia pure.
Così com’è, Loki sa che Thor ha bisogno di lui. Non nel modo che ha sempre immaginato, non nel senso segreto che la sua fantasia vorrebbe. No. È tutto molto più semplice, molto meno retorico. Il sole di Asgard continua a bruciare la sua estate perpetua nella gloria e nella benevolenza che lo accompagnano. Ma senza di lui, senza la pioggia e le sferzate di vento freddo, resterà ciò che un sole per natura è.
Arido.
 
 
 
*                             *                             *
 
 
 
Thor di Asgard non vede di buon occhio le mezze misure. Gli sembra che lascino sempre qualcosa di incompiuto, come mordere un frutto senza arrivare al nocciolo. Se deve pensare alla vittoria in guerra, vede un campo sterminato di nemici annientati, e nient’altro che Mjolnir levato in cielo. Niente prigionieri, niente patti di resa.
Questo, naturalmente, non vale per suo fratello. Loki è un’eccezione, anzi è l’eccezione assoluta. Thor fa eccezioni, per lui, che non farebbe per nessun altro. Nel mondo bianco e nero di Thor, Loki è semplicemente un altro colore. Thor sa benissimo che tutti pensano sia accecato da troppo affetto. Gli va bene così, si vergognerebbe ad ammettere che la sua è soltanto paura. Thor conosce i suoi limiti. Sa di non essere bravo a domare le proprie emozioni. E come potrebbe quindi non avere paura di amare suo fratello un po’ di più senza varcare un confine che non dovrebbe mai essere varcato?
Loki è l’eccezione, ed è anche la mezza misura. Thor lo tiene a galleggiare sulla superficie del suo cuore, cerca di evitare che vada più a fondo di così.
Ma Loki sguazza. Smuove l’acqua, la impregna del suo odore, e lentamente scende, e se Thor non ha il coraggio di varcare quel confine che non dovrebbe mai essere varcato, ha paura che prima o poi sarà Loki a farlo.
 
 
 
*                             *                             *
 
 
 
E comunque Heimdall non è in grado di leggere nella mente. Quelle sono solo leggende buone per costringere i bambini a comportarsi bene. Il potere di Heimdall è ben più straordinario di questo. Vede, ascolta. Partecipa di ogni soffio d’esistenza che compone l’universo. Tutte le creature sono granelli di polvere per lui, granelli tutti differenti, inconfondibili, granelli fatti di granelli più piccoli.
I pensieri sono ingannevoli, e per questo Heimdall non perde tempo a leggerli. Ascolta il cuore, ne conosce le frequenze e le sa decifrare come un codice. Osserva le pupille degli occhi che si dilatano, si distolgono, si offuscano. Conosce gli ingranaggi di cui sono composti i sentimenti, distingue i brividi sulla pelle di un braccio, distingue l’odore di un corpo spaventato da quello di un corpo innamorato.
Da bambino Loki odiava trovarsi al cospetto di Heimdall e sperava di essere abbastanza bravo da non tradire i suoi pensieri rabbiosi e frustrati. Adesso, davanti a quello stesso sguardo, ciò che spera è che l’odore del suo corpo sia spaventato almeno quanto è innamorato.
 
 
 
*                             *                             *
 
 
 
La sua mano era minuscola. Spuntò dal lenzuolo bianco che lo avvolgeva come una specie di germoglio paffuto quando Frigga sussurrò: “Chi è il tuo fratello grande?”. A Thor quella creaturina sembrava spaventosamente debole. Però, doveva essere un’impressione sbagliata la sua, perché Loki sgranò gli occhi e lo guardò intensamente, con una concentrazione totale, come se stesse valutando nella sua testolina quali equilibri nell’universo avessero scelto quel ruolo per lui. Tese la sua manina verso di lui con tutte le sue forze, come se ne andasse della sua vita. Thor si agitò, e fece subito un passo in avanti perché Loki potesse vederlo, e non dovesse più preoccuparsi, perché aveva risposto bene,  il suo fratello grande era proprio lui.
Allora Loki disse “Aaaaah”. Un lungo gorgheggio pieno di eccitazione e di ansia, e lo guardò con un’impazienza millenaria, con una dolcezza così grezza e potente che persino un ragazzetto come lui arrivava a capirla.
Sua madre lo invitò a fargli una carezza. Thor non sapeva come i bambini venissero al mondo, ma quello senz’altro gli sembrava il modo migliore.
La guancina che baciò era morbidissima. Gli fece venire voglia di baciarla di nuovo, ma pensò che non fosse un comportamento giusto per bambino grande. Tanto, da quel momento in poi Loki e le sue guancine sarebbero rimaste sempre con lui, gli avevano detto. Perciò avrebbe avuto tutto il tempo per dargli altri baci senza che sua madre e suo padre lo prendessero in giro.
Loki chiuse il suo piccolo pugno su una ciocca dei suoi capelli biondi, e Thor pensò che andava bene, che se lui voleva poteva tenerlo per le briglie così. Aveva due occhi grandi e verdi, e se fossero rimasti sempre così non avrebbe mai avuto bisogno di imparare a parlare.
“Sei tu, vero, il mio fratello grande? Per favore, sii il mio fratello grande”.
Thor sapeva che non si dice mai di no a qualcosa chiesto per favore. Cercò di parlare nella stessa lingua di Loki, nella lingua degli occhi, e gli disse di sì, gli promise che sarebbe stato per sempre il suo fratello maggiore. E all’improvviso la fragilità di quel corpicino non lo spaventò più perché lo fece sentire importante, lo fece sentire capace di proteggerlo da qualunque minaccia. 
Ma Loki non gli aveva mai chiesto di proteggerlo. Tutto ciò che gli aveva chiesto era di essere suo fratello.
Di questo Thor era certo.
Ne era stato certo allora.
Ne è certo ancora oggi.
 

 
 


 
 
 
 
ANGOLINO SERIOSETTO
Ovvero, della complicata questione Thor/Loki su EFP
 
Molti di voi avranno seguito la questione nata in mille e più lidi – dal forum EFP, a Facebook, a Twitter – e magari vi avranno anche preso parte. Io non amo buttarmi nelle discussioni, specie su Facebook che ha questo straordinario potere di rendere tutto, anche il dialogo più pacato e interessante, un infantile e ridicolo gne gne. Quindi mi limiterò a dire la mia in questo spazietto, e prendetela per ciò che è, ovvero la mia personalissima opinione.
EFP ha un regolamento. Un regolamento che per due volte mi è costato la cancellazione di due fic dal sito. Quindi no, non parlo “senza sapere cosa si prova”. Un regolamento che, se letto bene, non vieta di trattare il tema dell’incesto, ma solo di trattarlo con scene di sesso esplicite. È come quando si va nelle piscine comunali: gli scivoli sono vietati sopra il metro di altezza, non ci si può buttare a bomba nell’acqua, bisogna pocciare i piedi nell’acquetta gelida delle vasche d’ingresso anche se è una delle sensazioni più brutte del pianeta. Sono regole decise dai legittimi proprietari/amministratori/responsabili del sito. Vanno rispettate. Oppure si va altrove. Io davvero non capisco cos’altro ci sia da discutere su questo punto.
Oltretutto, non vedo il problema. Giustamente qualcuno ha già suggerito di spostare le fic a rating alto su Livejournal, che è esattamente ciò che faccio io da un annetto a questa parte, quando ho cominciato a scrivere fic contrarie al regolamento di EFP. Ottima anche l’idea di aprire un archivio dedicato in cui le Thorki a rating alto siano accettate, in modo da creare uno spazio alternativo a cui tutti gli appassionati del pairing sanno di poter fare riferimento. Un po’ come è Nocturne Alley per il fandom di Harry Potter.
Adesso, siamo onesti. Toccherò due tasti molto dolenti, e lo farò con la massima franchezza, perché odio gli scambi di banalità.
EFP ha una visibilità che Livejournal o un archivietto neonato non garantiscono. Non facciamo finta che questo punto non sia importante. Nessuno vuole spostare i propri gioiellini in angoli sperduti del web dove andranno a leggerli venti persone. Quindi lasciatemi dire una cosa che mi è già capitato di dire tempo fa in altri fandom: la visibilità ce la si guadagna. Il nome ce lo si fa. Non è una questione di dove, è una questione di come. Quando cominciai a scrivere su Nocturne Alley eravamo un pugno di autori stufi di essere soffocati dalle Dramione e dai limiti che EFP ci poneva in tema di incesto, pratiche sessuali estreme ecc. C’era un numero di iscritti che se ve lo dico vi mettete a ridere. Magari qualcuno di voi se lo ricorda. Con il tempo siamo diventati il punto di riferimento indiscusso dello slash potteriano italiano. Abbiamo superato EFP, ma di gran lunga, e i lettori che vogliono leggere dello slash serio su Harry Potter lo sanno, e vanno lì. Ci siamo specializzati, e ci siamo distinti per la qualità.
Ed ecco il secondo tasto dolente. La qualità. Ho letto tutto ciò che di Thorki ha da offrire questa sezione qui su EFP. Mi dispiace dirlo, e non voglio davvero offendere nessuno, ma sarò onesta, trovo che la qualità sia piuttosto scarsa. Parlo in generale, facendo un media, e mi includo assolutamente in questo conteggio. Di certo non si ottiene molto, continuando così, a seppellire di complimenti fic che in altre sezioni verrebbero stroncate solo perché siamo in pochi e dobbiamo sostenerci. Da qui vorrei fare una proposta: parallelamente a Livejournal e/o a un archivio dedicato per le lemon, perché non cerchiamo, tutti insieme, di risollevare questa sezione con delle fanfiction Thorki che puntino tutto sulla qualità? L’assenza forzata di scene di sesso è una grandissima occasione per lavorare sulla caratterizzazione, per scavare nei personaggi, nella complessità del loro rapporto, per sviluppare il tema dell’incesto con la profondità che merita, per scrivere cose diverse dal solito, liberandosi dal cliché del “Oh, no, ora se lo porta a letto”. Sono più che certa che, sia come autori che come lettori, il nostro amore per Thor e Loki vada ben oltre la scena hot. Vederli rotolare fra le lenzuola è sempre cosa buona e giusta, e personalmente mi sto già dando da fare in merito, ma altrove, come già detto, su Livejournal. Qui cerco di esplorare il lato “altro” della coppia, quello che in una sana lemon è completamente eclissato dai muscoli di Thor.
Ecco, penso che sia un bel modo per dimostrare che le fan del Thorki sanno scrivere fic che spaccano quanto Hulk senza bisogno di andare a parare sul sesso.
Un’ultima cosa con cui voglio chiudere: ho letto insulti tristi e pesanti rivolti a persone. Questo mi è dispiaciuto più di qualsiasi argomentazione debole, o opinione diversa, o regola ridicola. L’insulto è l’argomentazione di chi non ha argomentazioni. Sentirsi superiore, sentirsi migliore a chi la pensa diversamente è una grande occasione mancata. Sempre.
Grazie per l’attenzione e spero di non avervi annoiati troppo con tutto questo blabla! A presto!
 

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