Galeotto fu il campus

di ImTiredOfRunning
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** quarto capitolo ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***


1

1.<= /p>

Come accade in molte università del mondo, anche all’università di Las Cruce= s, le matricole erano irrimediabilmente attratte dai ragazzi più grandi, principalmente da quelli che si stavano per laureare. Non facevano eccezion= e Liz Parker, matricola in biologia, e Maria DeLuca, matricola in architettura. E= rano attratte, rispettivamente, da Max Evans, laureando in medicina, e da Michael Guerin, laureando in giurisprudenza.
Le due ragazze, coinquiline nel campus, passavano le serate a guardare un f= ilm, ingurgitare chili di gelato e fantasticare sui due ragazzi più belli dell’università. Domandando in qua e in là, avevano scoperto che Max Evans era il presidente del consiglio degli studenti, brillante, adorato dai professori per le sue doti intellettuali e dalle rag= azze per il suo aspetto fisico e per il suo carattere disponibile. Sotto questo punto di vista, Michael Guerin era assolutamente l’opposto: amico di = Max dai tempi delle elementari, era uno dei ragazzi più schivi del campu= s; sul suo passato si mormoravano pettegolezzi di ogni genere, dal fatto che f= osse stato adottato e che suo padre lo picchiasse, fino all’abbandono della madre, che non aveva più visto né sentito per telefono da qua= ndo aveva cinque anni. Maria e Liz non erano le uniche ad aver subito il loro fascino, così non fu difficile fare amicizia con le altre ragazze e riunire le informazioni che avevano. L’ultima notizia voleva Michael fidanzato con Isabel, sorella di Max nonché bellona del campus, ma si vociferava che lei lo tradisse con un cervellone dell’informatica, un tale Alex Whitman.
Alla prima festa dell’anno, tutto il gruppo del fan club Evans – Guerin si riunì per parteciparvi e farsi notare, ma ovviamente fu tu= tto inutile. Questo non scalfì affatto gli umori delle ragazze, che avev= ano preso tutto questo per un gioco, consce delle loro possibilità pari a zero.
Nei giorni a seguire, successe tuttavia qualcosa di inaspettato: nei loro ritrovi serali, Maria aveva smesso di parlare e passava il tempo ad ascolta= re e basta. Anche Liz se n’era accorta, ma quando le chiedeva se le fosse accaduto qualcosa, lei rispondeva di no: “Non ti preoccupare, Liz, si tratta solo di un periodo passeggero.”
Passarono all’incirca due mesi, e il periodo ‘no’ di Maria sembrava non finire. Una sera, il gruppo di ragazze aveva programmato di uscire, ma Maria esordì dicendo che non si sentiva bene e che sarebbe rimasta a casa; rifiutò nettamente la proposta di Liz di rimanere a = casa e guardare tutte insieme un film, adducendo la scusa di voler andare a dorm= ire presto, per essere in forma il giorno seguente. Fecero come aveva chiesto, e Maria tirò un sospiro di sollievo: “Meno male se ne sono andat= e, altrimenti il mio piano sarebbe saltato.” Si tolse il pigiama per indossare il maglione e i jeans che aveva nel pomeriggio, aspettando di sen= tire bussare alla porta. Non attese molto. Senza aprire bocca, fece entrare Mich= ael. E ancora senza dire una parola, iniziarono a baciarsi con passione, con for= za. In poco tempo furono distesi sul letto di Maria, avvinghiati fra loro, suda= ti e ansimanti. Velocemente com’era iniziato, finì; Michael raccols= e i suoi abiti da terra, li indossò, poi raccolse anche quelli di Maria = e li appoggiò sul letto, sempre in silenzio. Quella era l’unico ges= to carino che lui aveva avuto nei suoi confronti fin dalla prima volta che ave= vano fatto sesso. Perché quello non poteva essere chiamato ‘fare l’amore’. Mai una parola, mai un gesto. Niente. Lei aveva spera= to invano che le cose, col tempo, si sarebbero evolute, ma non era successo, e= lei si era abituata ai suoi bigliettini durante l’ora di lezione. Non sap= eva chi fosse che li metteva nei suoi libri, ma ogni volta che apriva un libro, puntualmente veniva fuori un bigliettino con su scritto ‘Ore 20.00 ne= lla tua stanza’ oppure ‘Ore 22.00 nella mia stanza”. O qualco= sa del genere. Mai una firma, mai un saluto. Ed era così che era cominciato, due giorni dopo la festa: aveva trovato un foglio di carta riciclata nel suo libro di storia dell’arte che diceva ‘Ore 18.= 00 nella tua stanza’. Non aveva la più pallida idea di chi potesse essere il suo ammiratore segreto, si guardò un po’ in giro ma = non scorse nessuno di sospetto. Decise di stare al gioco, tanto a quell’o= ra Liz sarebbe stata a lezione. Comunque non c’era possibilità ch= e le succedesse niente di male, nel campus c’era sempre qualcuno, sarebbe bastato urlare. Aspettò con trepidazione le 18.00 e non rimase delus= a: quando aprì la porta e si trovò davanti il misterioso ragazzo dell’animo di ghiaccio, non seppe spiccicare parola, ma non serv&igra= ve;, infatti Michael entrò con impeto, la baciò con forza e passio= ne, esattamente com’era accaduto poco prima. Solo che quella volta qualco= sa in lei era cambiato: non era più vergine. E lui non se n’era nemmeno accorto, o se lo aveva fatto, Maria non aveva scorto nessun cambiam= ento in lui. Era stato dopo quell’avvenimento che Maria si era chiusa in sé, le mancava il coraggio di raccontare a Liz, sua migliore amica d= ai tempi dell’asilo, come si stava lasciando usare da Michael Guerin. E = le faceva male ascoltare le chiacchiere di quelle pettegole, ma non avrebbe po= tuto sottrarsi anche a quelle, altrimenti si sarebbero insospettite. Tuttavia, a= nche quell’incontro era passato e si decise ad andare a letto. Fu una nott= ata tranquilla, ormai aveva imparato a convivere con la sensazione di inappagato che la pervadeva ogni volta che una porta – che fosse quella della sua stanza o di quella di Michael non importava – veniva sbattuta. Non av= eva nemmeno mai detto il suo nome. Nemmeno lei lo aveva fatto, perlomeno non di fronte a lui.
Il giorno seguente fu come tutti gli altri: la mattina a lezione, a pranzo = alla mensa, il pomeriggio a lezione, la sera a cena con il fan club in una delle camere, a mangiare pizza e a spettegolare sui due bellocci. Come sempre. E = come sempre, quando Maria e Michael si incrociavano nei corridoi, non si scambia= vano nemmeno uno sguardo, perché lui era troppo impegnato a parlare con la sua fidanzata e il suo miglior, se non unico, amico.
Tuttavia una sera, mentre erano impegnate a ingurgitare gelato alla cioccol= ata, una delle ragazze esclamò: “Oggi ho visto Michael Guerin uscire dal nostro stabile! E stando a quello che mi hanno raccontato alcune ragazz= e, pare che si fosse incontrato con qualcuno che abita a questo piano!”<= br> “Ma non era fidanzato con Isabel?” domandò un’altr= a.
“Tutti sanno che lei lo tradisce con quel… come si chiama… ah, Alex Whitman! Forse anche lui si sarà deciso a farsi un’amante. Beata lei!”
Durante la conversazione, Maria rimase impassibile, anche se si domand&ogra= ve; come Michael avesse potuto farsi scoprire.
Questa situazione si protrasse per diversi mesi. Durante le vacanze di Pasq= ua, la maggior parte degli studenti tornò a casa per festeggiare con la propria famiglia, e nel campus rimasero poco più di una decina di persone, tra cui il famoso Michael Guerin. Ovviamente questo fatto non fece= che dare alito a tutti i pettegolezzi nei suoi confronti, di cui lui non si preoccupò minimamente.
Maria e Liz erano tornate a Roswell, ma la prima fu costretta, il sabato di Pasqua, a tornare a Las Cruces perché aveva lasciato i panni sporchi nella sua camera ed era corsa a prenderli. Appena arrivata, incontrò= una delle appartenenti al fan club che le domandò il motivo della sua visita; mentre era impegnata a spiegarle la sua dimenticanza, passò Michael, ma nessuno dei due si scompose.
Mentre Maria era in camera a raccogliere gli abiti sporchi, sentì bussare alla porta. Aprì, convinta che fosse qualche altra ragazza d= el campus che aveva sentito del suo ritorno e volesse aggiornarla sui pettegol= ezzi di Evans – Guerin, ma si sbagliò: era Michael. Si ripeté= ; la solita scena, che però fu interrotta dalla segreteria telefonica men= tre erano impegnati sul letto: “Maria, sono Liz, ci sei? Ti prego, se ci = sei rispondi! C’è stata una sparatoria al Crashdown e… non so come dirtelo… tua madre è rimasta ferita! È stata porta= ta d’urgenza all’ospedale. Appena senti questo messaggio corri a c= asa. Maria ci sei? Forse sei già per la strada.”
Nel sentire queste parole, Maria si era alzata di scatto ed era rimasta lì, accanto al letto, seminuda, ad ascoltare il resto del messaggio, senza dire una parola. Improvvisamente cominciò a raccogliere gli ab= iti da terra e si infilò prima i jeans, poi il maglione di lana, i calzi= ni, le scarpe e infine la sciarpa e il giaccone. Era di fronte alla porta, quan= do si ricordò di Michael, ancora disteso, seminudo, sul suo letto. Tornò indietro, raccolse i suoi abiti e li appoggiò accanto a lui, dicendogli: “Scusami, devo andare. Lì sopra ci sono le ch= iavi della stanza; verrò a riprenderle quando ricominceranno le lezioni s= enza farmi vedere. Ciao.” E uscì come una furia. Michael era rimasto sdraiato sul letto e non aveva aperto bocca. Nonostante avesse appena saputo che sua madre era in fin di vita, quella ragazza aveva trovato la forza per= raccogliere i suoi abiti. Lui lo faceva sempre, ma era diverso. Si alzò, si vestì e si avvicinò alla segreteria, dove lampeggiava una luce rossa con accanto la scritta ‘1’: “Maria, sono Liz, ci se= i? Ti prego, se ci sei rispondi! C’è stata una sparatoria al Crashdown e… non so come dirtelo… tua madre è rimasta ferita! È stata portata d’urgenza all’ospedale. Appena s= enti questo messaggio corri a casa. Maria ci sei? Forse sei già per la strada.”
Crashdown… Michael conosceva quel nome.
Durante il viaggio di ritorno, Maria corse come una pazza. Arrivò all’ospedale di Roswell, dove ad attenderla c’erano Liz, i suoi genitori, e alcune ragazze del fan club che erano venute a passare le vacan= ze a casa sua.
“Liz, che è successo?”
“Vedi… eravamo al Crashdown e stavamo bevendo un caffè. È arrivata tua madre, di ritorno dal suo viaggio a Albuquerque e si è seduta con noi al tavolo, per fare conoscenza con le nostre compag= ne di università. È entrato un uomo che si è seduto al bancone e ha ordinato, poi si è girato ed è venuto verso di m= e, cominciando a fare apprezzamenti volgari nei miei confronti, così tua madre gli ha ordinato di fermarsi e lui, in tutta risposta, le ha gridato di stare zitta, ma lei non lo ha fatto e lui le ha sparato. Mi dispiace così tanto, Maria.”
Con lo sguardo basso, trattenendo a stento le lacrime, la ragazza chiese: “Come sta adesso?”
A prendere la parola fu il signor Parker, padre di Liz: “La pallottola è molto in profondità, si è fermata a pochi centimetri dall’aorta. Operare è molto rischioso, ma in questo momento è in coma.”
A quelle parole, senza versare una lacrima, Maria si aggrappò a Liz,= che la fece sedere su una di quelle sedie blu, di plastica, che caratterizzano = le corsie d’ospedale.
Il medico era venuto un paio di volte da Maria per dirle di andare a casa, = che le condizioni della signora DeLuca erano stazionarie e che se ci fossero st= ate novità, le avrebbero telefonato immediatamente, ma la giovane non vo= lle sentire ragioni.
Ormai era mattino presto, e Maria stava di nuovo discutendo col medico che = voleva mandarla a casa. Gli altri erano seduti e dormivano sulle ginocchia del loro vicino oppure con la testa appoggiata al muro. Maria era l’unica in piedi, oltre al medico. Appena questi ebbe terminato di parlare, arresosi all’idea di convincere quella ragazza ad allontanarsi dalla madre, se= ne andò. Maria rimase lì, in piedi, con la testa appoggiata al m= uro, gli occhi chiusi e le mani dietro la schiena. La sua testa era vuota.
“Ehi.” Al suono di quella voce, Maria aprì gli occhi e li mosse di lato, per rendersi conto che non era un sogno. Ma non si mosse:
“Che ci fai qui?” rispose, richiudendo gli occhi.
“Volevo sapere come sta tua madre. Ho sentito il messaggio. E poi vol= evo ridarti queste” le mostrò le chiavi dell’appartamento del campus “e dirti che gli abiti sporchi che hai lasciato in camera sono nella mia macchina.”

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Capitolo 2
*** secondo capitolo ***



2.

Maria rimase senza pa= role. Per non parlare delle ragazze che, come Maria, al suono di quella voce si e= rano svegliate.
“Grazie. Ti dispiace metterle nella mia macchina? Se aspetti un attim= o ti do le chiavi.” Si mosse per prendere la borsa sulla sedia accanto a l= ei, ma ebbe un lieve giramento di testa e Michael la sorresse giusto un attimo prima che cadesse.
“Grazie.” Poi tirò fuori le chiavi e gliele porse, ma il ragazzo non fu d’accordo: “No, tu vieni a casa con me! Da quanto tempo non mangi?”
“Non lo so, probabilmente da ieri a pranzo, prima= di partire per andare a prendere i vestiti a Las Cruce= s.”
“Forza, vieni con me, ti porto a casa. Se ci saranno miglioramenti ti telefoneranno immediatamente, dico bene?” chiese rivolgendosi alle ragazze, che annuirono senza riuscire a spiccicare una parola, incredule de= lla scena che gli si stava parando davanti.
“Su, andiamo. La prese per mano e la trascinò fuori dall’ospedale. La fe= ce salire in macchina e si fece indicare la strada per casa sua. Arrivarono davanti a una piccola abitazione bianca ad un piano, con il giardino e la staccionata bianca.
Il primo a scendere di macchina fu Michael, che andò dalla parte del passeggero, aprì lo sportello e prese la mano di Maria, la quale, an= cora incredula, lo seguì e aprì la porta di casa.
“Aspettami qui, vado a prendere i vestiti sporchi. Disse Michael, che uscì per rientrare poco dopo con un grande sacco = in cui era racchiuso metà dell’armadio di Maria. “Perch&eac= ute; non vai a stenderti? Vieni, ti ci porto io, sempre se mi dici qual è= la tua camera!”
Maria iniziò a camminare lungo il corridoio e si fermò nell’ultima stanza a sinistra. Aprì la porta e si sedette sul letto. Dietro di lei entrò Michael, che sorrise di fronte ai poster = e ai gadget di Scooby Doo che tappezzavano tutta la stanza.
“Cos’hai da ridere?” chiese acidamente Maria.
“Niente, è solo che la tua stanza nel campus è cos&igra= ve; diversa!” rispose gentilmente Michael.
“Credi di sapere tutto di me?” continuò Maria, portandosi davanti a lui e alzando la voce. “Tu non sai un bel niente di me! Dub= ito che conosca anche solo il mio nome, visto che non l’hai mai detto!= 221;
“Ma cosa dici?” ora anche il ragazzo si stava alterando.
“Cosa dico? Che tu mi stai scopando da mesi e mai, mai una volta ti ho sentito pronunciare il mio nome! Se ci pensi bene, questa è la prima conversazione che abbiamo! Buffo, no?”
“Non mi pare che ti sia mai dispiaciuto!”
“Diciamo che ho imparato a convivere con la sensazione di vuoto che mi lasci addosso quando chiudi quella maledettissima porta!”
“Perché non mi hai mai detto niente?”
“Cosa dovevo dirti? ‘Sai Michael, og= gi quando sei entrato e mi hai presa sul mio letto, approfittando dell’assenza di Liz, ti sei preso la mia verginità!’ Non prendermi in giro, te la saresti data a gambe e addio! Eri questo che volevi sentirti dire? Bene, ora lo sai!”
“Eri vergine?” chiese Michael timoroso, pur sapendo la risposta= .
“Sì, sei il primo e l’unico con cui sono andata a letto.= Che bel modo di intraprendere la carriera sessuale, eh? Un giorno sarà u= n bell’argomento per i miei figli: come non perde= re la verginità!” ora stavano urlando entrambi.
“Perché non me l’hai detto?” “Ma sei sordo? Ti ho appena detto che se l’avessi saputo= , te la saresti data a gambe e io… non volevo! Ecco, l’ho detto.R= 21;
“Non puoi fare il processo alle intenzioni! Non sai come avrei reagito!”
“Andiamo, non ci prendiamo in giro! Sei uno dei più bei ragazzi dell’università, fidanzato con la belloccia di turno, nonché miglior amico dell’altro belloccio della scuola. Come avresti potuto reagire, se non scappando? A dire il vero un’altra soluzione ci sarebbe stata: avresti continuato a fare quello che hai fatto,= e cioè fregartene, tanto quella matricola è sempre a disposizio= ne. Che stupida che sono stata!”
“Se è questo che pensi di me, perché sei stata al gioco= ?” chiese Michael, abbassando la voce.
“All’inizio credevo che le cose sarebbero cambiate. ‘Vedrai, è solo timido. Con il tempo cambierà.’ dicevo a me stessa. Però il tempo passava e = non cambiava nulla. Mai una parola, mai una carezza. L’unico gesto nei mi= ei confronti era quello di raccogliere i miei abiti. Alla fine mi sono accontentata e ho imparato a convivere con questa situazione, anche se mi sentivo uno schifo quando la sera ci ritrovavamo= con le altre per spettegolare e dovevo ascoltare le altre fantasticare su come dovevi essere gentile, sotto quella scorsa da duro, e su quanto dovevi esse= re bravo a letto! Per non parlare della frase che mi faceva rabbrividire ogni volta,Beata Isabel<= /span> Evans!’. Era peggio di una pugnalata in pieno p= etto. Non l’ho mai detto a nessuno, anche perché non avrei saputo co= sa inventare; non potevo mica uscirmene con= Sapete, Michael Guerin mi usa per soddisfare le sue vog= lie sessuali, ma non ha mai detto una volta il mio nome!’ Cosa credi che avrebbero pensato di me?”
“Maria…”
“Allora sai veramente come mi chiamo! Sai anche il cognome?”
“Non prendermi in giro!”
“Sto facendo quello che tu hai fatto con me durante tutti questi mesi= . Michael non sapeva cosa rispondere, così= ; fu Maria a continuare “E poi oggi sei apparso in ospedale, chiedendomi d= elle condizioni di mia madre. Ti sei reso conto che c’erano molte mie comp= agne di corso e che, dopo le vacanze, se non prima, tutta Las Cruces saprà che fra me e te c’è qualcosa? Bello mio, non &egr= ave; stata una mossa intelligente restituirmi le chiavi del mio appartamento dav= anti a tutti e soprattutto presentarti con i miei abiti, perché questo implica che sei stato in camera mia! Ci avevi pensato? O forse è pro= prio quello che volevi, così da vendicarti della cara principessa di ghia= ccio che ti ha messo un bel paio di corna con quel ragazzo del corso di informatica!”
Isabel non è la mia ragazza, non = lo è mai stata!”
Dopo un attimo di esitazione, Maria riprese: “Ma non prendermi in gir= o, lo sanno tutti!”
“Non tutto quello che si dice in giro è vero! In giro si dice = che tu non abbia un padre perché tu, in realtà, non sai chi &egra= ve; tuo padre. I pettegolezzi ti vogliono figlia di una ex prostituta che una sera è incappata in un incidente di percorso.R= 21;
“Cosa…? Ma come…?”
“Vedi, non tutto quello che si mormora è vero! Mi credi adesso?”
“Non lo so… Di te si dice che sei stato adottato, che tuo padre= ti picchiasse e che tua madre se ne sia andata quando tu avevi cinque anni e da allora non hai più avuto sue notizie.”<= br> “In questo caso è tutto vero. Sono stato trovato abbandonato n= el deserto e sono stato adottato. Ho vissuto con un padre ubriacone che rientr= ava in casa sempre più ubriaco e che si toglieva la cintura per picchiar= e me e mia madre quasi ogni sera. Quando avevo cinque anni, mia madre se ne andò e preferì lasciarmi in quell’= inferno, piuttosto che rischiare un’accusa per sequestro di minore. Ho vissuto= con Hank fino all’età di sedici anni, = poi ho chiesto aiuto a un avvocato, Philip Evans, padre di Max e Isabel, per inoltrare la richiesta di emancipazione. È stato in quel caso che li ho conosciuti. Erano gli unici a conoscere la mia situazione, così siamo diventati amici. Se avevo una giornata storta, non facevano domande. Questo è il miglior modo per andare d’accordo con me. Ho cercato un appartamento e un lavoro e sono stato assunto al Crashdown come cuoco. Lavoravo ogni pomeriggio e studiavo la sera. Di punto in bianco sono diventato uno dei più bravi della classe, tanto da poter aspirare a una borsa di studi= o. Sarebbe stato l’unico modo per me di potermi permettere il college, e= ci sono riuscito. Questo è tutto.
Michael aveva raccontato la sua storia dopo essersi seduto sul letto di Mar= ia, con le mani intrecciate, senza alzare lo sguardo da ess= e nemmeno una volta. Maria gli si sedette accanto e iniziò a parlare: “Mia madre è sempre stata una di quelle ragazze alternative che avevano come motto ‘peace and love’, hippy potremmo definirla. Un giorno si incatenò ad un albero per protesta e li incontrò mio padre, B= rian DeLuca. Fu amore a prima vista. Dopo un mese an= darono a convivere e dopo un anno nacqui io. Nonostante fosse contro i loro princi= pi, si sposarono, ma quello fu il grande errore: entrambi percepirono questo le= game come una costrizione, ma per il mio bene decisero di sopportarsi. Quando av= evo sette anni, mio padre si alzò, nel bel mezzo della notte, raccolse g= li abiti del giorno prima e se ne andò. Non ho più avuto sue notizie. Mia madre pianse fiumi di lacrime, ma quando le chiedevo dov’= ;era mio padre, mi rispondeva che era partito per un viaggio di lavoro. Questo viaggio durò per anni, finché compresi che se n’era and= ato di sua volontà. Ma non mi sono lasciata abbattere e ho continuato pe= r la mia strada, per arrivare dove sono oggi…” Maria si interruppe ma riprese subito dopo “…con mia madre in fin di vita all’ospedale di Roswell, perché un balordo che faceva apprezzamenti su L= iz le ha sparato!” e scoppiò in un pianto liberatorio, che chiede= va insistentemente di uscire da quando aveva ascoltato il messaggio in segrete= ria.
“Vieni qui, piccola. Vieni qui e sfogati.” le disse Michael, abbracciando= la e facendola appoggiare alla sua spalla. “Non puoi tenerti tutto dentro.= Se non ti sfoghi, prima o poi crollerai, e tu non puoi crollare, perché quando tua madre si riprenderà, vorrà vederti accanto a s&eac= ute;.”
Maria annuì, allora si sdraiarono entrambi sul letto, con la testa d= ella ragazza sul petto di lui, singhiozzando vistosamente. Quando si calmò= ;, Michael seppe che si era addormentata. Meglio così. Lui avrebbe avuto tempo per comprendere il motivo che l’aveva spinto a precipitarsi a <= span class=3DSpellE>Roswell
. Aveva un sospetto, ma era difficile da crede= re.

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Capitolo 3
*** terzo capitolo ***


3

3.<= /p>

Un paio di ore dopo, = il telefono squillò. Maria continuò a dormire, pertanto rispose Michael. Meno male che l’apparecchio era sul comodino, altrimenti avr= ebbe dovuto svegliarla.
“Pronto?”
“…Michael, sei tu?”
“Sì. Chi parla?”
“Sono Liz. Maria è con te?”
“È qui, sta dormendo. È successo qualcosa?”
“Purtroppo le condizioni di Amy sono peggiorate. La stanno operando. = Ho pensato che Maria dovrebbe essere qui.”
“Ok, grazie. Ci penso io.”
“Va bene, ciao.”
Michael non rispose al saluto, si preoccupò solo di come avvertire Maria. Era così bella e così pacifica mentre dormiva. Era un peccato svegliarla, ma non poteva fare diversamente.
“Piccola, svegliati. Maria?”
“Mm” e si strinse ancora di più al suo petto.
“Svegliati, dobbiamo andare all’ospedale.”
A quelle parole, i suoi occhi si spalancarono: “Che è successo? Michael, rispondi!”
“Ha telefonato Liz. Stanno operando tua madre perché pare ci s= iano state delle complicazioni. Dobbiamo andare.”
Maria non se lo fece ripetere due volte, in un batter d’occhio era in= piedi, pronta per correre all’ospedale. Arrivarono in pochi minuti. Maria sc= ese come una furia e Michael dietro di lei. Raggiunsero gli altri, che si trova= vano ancora dove li avevano lasciati. Le loro facce erano indescrivibili. Nessuno sapeva spiegarsi tutta quella confidenza tra loro. Durante le loro serate, = lei aveva sempre detto di non conoscerlo, e poi… non restava che chiedere spiegazioni a loro. Più tardi forse.
“Liz, cos’è successo? Perché stanno operando mia madre?”
“Eravamo tutti qui quando sono cominciati ad arrivare dottori e infermiere. Poi il medico è uscito e ci ha detto che le sue condizio= ni erano peggiorate e che aveva avuto un’emorragia interna. Andava opera= ta subito, così l’hanno portata in sala operatoria all’inci= rca mezz’ora fa. Appena se ne sono andati, ti ho chiamata.”
Maria rimase senza parole, si portò una mano tremante davanti alla b= occa senza dire niente. Michael, dietro di lei, le mise una mano sulla spalla e questo gesto bastò per farla scoppiare: si voltò e pianse tut= te le sue lacrime fra le braccia di quel ragazzo alto e bello che continuava ad accarezzarle la testa con una mano, e con l’altra l’abbracciava= .
“Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene. Sediamoci.̶= 1; Così dicendo si sedette su una sedia, Maria accanto a lui, con la te= sta appoggiata sulla sua spalla. Non ci furono notizie di Amy per molto tempo, durante il quale Michael si era addormentato seduto, con un braccio intorno alla spalla di Maria e la testa contro il muro. Maria non era riuscita a chiudere occhio, doveva aver dormito molto quel pomeriggio, mentre lui era rimasto a vegliarla per tutto il tempo. Erano tornati a casa per mangiare, = ma si erano fatti prendere dalla loro lite e avevano digiunato. Evitando di svegliarlo, si alzò e si diresse oltre il corridoio, dove si trovava= no le macchinette distributrici di schifezze. Meglio che nulla. Non aveva idea= dei gusti di Michael, così decise che avrebbe scelto lei. Prese quattro merendine e una bottiglietta d’acqua naturale. Stava tornando dagli a= ltri quando sulla sua strada incontrò Liz.
“Da quanto tempo va avanti questa storia?”
“Da dopo la festa.”
“Perché non me l’hai mai detto? Dopotutto sono la tua migliore amica.”
“Diciamo che non vado fiera del modo in cui abbiamo iniziato questa… cosa, e temevo il tuo giudizio.”
“Questa ‘cosa’? Maria, lui ti ha seguito da Las Cruces ap= pena ha saputo che tua madre stava male, è stato l’unico che &egrav= e; riuscito a farti andare a casa a riposare, ha risposto al telefono a casa t= ua e, mentre piangevi, sei corsa fra le sue braccia! Questa non è una ‘cosa’, Maria, questo si chiama amore.”
“Ma fammi il piacere! Fra me e lui c’è stato solo sesso. Pensa che ha detto il mio nome per la prima volta oggi. Ti rendi conto? In questi mesi non ha mai detto il mio nome. Dubitavo anche che lo sapesse. Qu= ando tu hai telefonato a Las Cruces, era in camera e ha sentito tutto. Io sono uscita e l’ho lasciato lì, ecco perché aveva le chiavi = e i miei abiti, sono corsa via e li ho dimenticati un’altra volta. &Egrav= e; stata la prima volta che gli ho parlato! Capisci perché mi vergognavo?”
“No, non capisco. Se ti trattava così, perché non ti sei ribellata? Maria, tu eri vergine! Oppure mi hai mentito anche su quello?= 221;
“No,” continuò Maria con la voce rotta “prima di Michael non c’era stato nessuno. Quando l’abbiamo fatto per la prima volta, io non gli ho detto che ero vergine, e non gliel’ho mai detto fino ad oggi pomeriggio perché, se l’avessi fatto, sareb= be fuggito da me. E io non volevo. Liz, lui era l’unico che aveva scelto= me solo perché ero io. Non ci avevo mai parlato, quindi non mi aveva sc= elta ovviamente per le mie doti intellettuali, ma non mi importava. Lui aveva sc= elto me. Nessuno l’aveva mai fatto. Mio padre è rimasto perch&eacut= e; costretto dalle responsabilità dell’essere padre, ma poi se n’è andato lo stesso. Mia madre è rimasta con me, in teoria, ma lo sai meglio di me, con la scusa dei suoi viaggi di lavoro, non c’è mai. E invece lui è rimasto per me.” “So che non è il momento, Maria, ma sono sempre stata sincera con te, e voglio esserlo anche adesso: mi hai delusa. Hai buttato via la tua verginità con un ragazzo che, stando a quanto dici tu, ti ha solo us= ata! Che fine ha fatto la Mar= ia che conosco?” urlò Liz.
“Sta morendo insieme a sua madre in quella sala operatoria!” e = se ne andò verso l’esterno dell’ospedale in lacrime.
Liz, in colpa per ciò che le aveva detto, decise di lasciarla sola e= se ne tornò dagli altri, ma dietro l’angolo ebbe un incontro inaspettato: Michael, appoggiato al muro, che non la degnò minimamen= te di uno sguardo, ma la lasciò passare, per poi prendere la stessa direzione di Maria. La trovò nel giardino dell’ospedale in lacrime. Le si avvicinò e le chiese: “Tutto bene?” Maria= non rispose. “Piccola, non devi credere a quello che ha detto Liz. E devi toglierti dalla mente l’idea che io ti abbia usata, capito?” Ma= lei continuava solo a singhiozzare.
Michael pensava a come farle capire che doveva stare tranquilla, finch&eacu= te; non arrivò Liz, eccitata, dicendo che l’operazione di Amy era andata bene e che si era svegliata. Se voleva, poteva vederla. Maria balz&o= grave; in piedi e corse verso la camera della madre, Michael e Liz la seguirono lentamente, senza scambiarsi una parola. Ora che le condizioni della signora DeLuca erano stabili e non preoccupanti, se ne andarono tutti a casa, ad eccezione di Liz e Michael, che rimasero seduti davanti alla stanza in cui = si trovavano Maria e sua madre. Dopo circa un’ora, fu la ragazza a rompe= re il silenzio: “Sei di poche parole, eh?”
“Cosa dovrei dire?” chiese lui senza staccare gli occhi dal pavimento.
“Non lo so, ma credo che ‘meno male tutto è finito bene’ sarebbe stato sufficiente!”
“Io non parlo con una che ha appena detto alla mia ragazza che la sto usando e che ha buttato via la sua verginità con me, ma che si defin= isce ugualmente la sua migliore amica. Avete un concetto strano di amicizia da queste parti!”
“La tua ragazza?”
“C’è qualcosa di strano?”
“Credo che questo sia un concetto non chiaro per Maria. Non so quanto= tu abbia sentito, ma quando abbiamo iniziato a parlare, lei ha definito quello= che c’è fra voi ‘cosa’ e io le ho fatto notare che ciò che tu hai fatto per lei, io lo chiamo ‘amore’, ma l= ei ha insistito nel dire che, almeno da parte tua, era solo sesso. Non ha apertamente detto che lei prova qualcosa, ma la conosco, e non si era mai a= ggrappata a qualcuno come ha fatto con te. Ricordatelo. Ora vado a casa, ma se ci dovessero essere novità, Maria ha il mio numero. Dalle un bacio da p= arte mia e ti prego, dille che mi dispiace. Prendo la sua macchina, tanto immaginò tornerà insieme a te. Ciao.” Michael le rispos= e con un cenno della testa.
L’orario di visite stava per terminare, e visto che Amy DeLuca era fu= ori pericolo, il ragazzo s’immaginò che Maria sarebbe uscita prest= o. Non sbagliò. Pochi minuti dopo, Maria uscì e rimase visibilme= nte sorpresa di trovarlo ancora lì.
“Cosa ci fai ancora qui? Mia madre sta bene, potevi andartene come ha= nno fatto gli altri, non mi sarei offesa.”
“Lo so, ma volevo vedere come stavi tu.”
“Io? Bene, grazie. Ora se vuoi puoi andare.”
“Sei sicura?”
“Sì.”
“Liz ha detto di chiamarla in caso di novità, e poi mi ha chie= sto di farti le sue scuse e darti questo.” La prese per un braccio, la portò verso di sé e la baciò dolcemente sulle labbra. Quando si trovavano ancora a pochi centimetri l’uno dall’altro, continuò “Forse non era proprio lì che mi aveva chiesto= , ma ho preferito fare di testa mia. Sai come sono fatto.”
“No, veramente non lo so. Però adesso non ho la forza per discutere, quindi ti prego, lasciami andare a casa.”
“Sarà difficile, visto che Liz è tornata a casa con la = tua auto!”
“Porca…”
“Non si dicono le parolacce. Vieni con me, tanto ormai conosco la strada.”
“Non vedo alternative.”

Durante il tragitto, nessuno parlò. Arrivati davanti casa, Maria si rivolse a Michael: “Vuoi entrare? Dopo tutto quello che hai fatto per= me, il minimo che posso fare è darti un posto per la notte; ormai &egrav= e; tardi, rischi di arrivare a Las Cruces a notte inoltrata.” Michael acconsentì, posteggiò l’auto nel vialetto ed entr&ograv= e; insieme a Maria. “Hai fame? Se vuoi ti preparo qualcosa, sono brava in cucina!”
Michael non sapeva cosa dire, era rimasto esterrefatto dal cambiamento della ragazza: un attimo prima era piccola e indifesa, poi, subito dopo il miglioramento della madre, era diventata una forza della natura. Se ne stet= te lì, in silenzio, ma il suo stomaco rispose per lui.
Maria mise una pentola piena d’acqua sul fuoco, poi estrasse da un cassetto due tovaglie di plastica con i personaggi Disney, piatti, bicchier= i, posate, tovaglioli, e un buffo sottopentola in metallo a forma di gatto, su= cui avrebbe appoggiato la pentola. Mentre aspettava che l’acqua bollisse, mise un po’ a posto ciò che la madre aveva lasciato da fare, qualche piatto da sciacquare, qualche pentola ecc. ecc., e Michael la guard= ava destreggiarsi come una vera padrona di casa. L’acqua bolliva e Maria decise di preparare qualcosa di leggero, altrimenti non l’avrebbero digerito. Optò per i ravioli burro e salvia, ma quando aprì lo sportello per prenderli, si rese conto che erano troppo in alto per lei. Sbuffò, poi si voltò per prendere una sedia, ma Michael la fermò: “Che fai?”
“Devo prendere i ravioli, ma non ci arrivo.”
“Lascia stare, ci penso io.” Si posizionò lungo la schie= na di Maria e, appoggiando una mano sui fianchi di lei, si allungò per prendere la scatola.
Il cuore di Maria batteva all’impazzata, non riusciva a smettere, e quando lui le passò i ravioli, lei nemmeno se ne accorse: “Mar= ia? Maria? Mi senti?”
“Cosa? Ah, sì, scusa.”
“Ecco i tuoi ravioli.”
“Grazie.” Maria li prese e li mise nell’acqua, aspettando= che fossero pronti. “Se vuoi, puoi guardare un po’ di televisione.”
“No, grazie. Preferisco guardare te.” A quelle parole, il cuore= di Maria, che non aveva ancora finito di battere all’impazzata, si fermò di netto.
“Scusa?”
“Hai capito bene. Quello che non capisce sono io. Perché hai d= etto a Liz che fra noi c’è solo sesso?”
“Chi te l’ha detto?”
“Mentre discutevate, io ero dietro l’angolo. Ero venuto a veder= e se ti era successo qualcosa, dato che te n’eri andata mentre dormivo. E = poi me lo ha confermato Liz mentre tu eri nella camera di tua madre. È così? Credi veramente che io abbia fatto tutti questi chilometri solo per del buon sesso? Secondo Liz, tu provi qualcosa per me e io, adesso, qui, voglio sapere se è vero.”
“Non so cosa dire.”
“La verità. Solo la verità.”
“Non so cosa tu abbia sentito, ma sì, ho questa convinzione. O meglio, l’avevo, perché dopo tutto quello che tu hai fatto per= me, io non lo so più. Liz dice che è amore, ma mi sembra una paro= la troppo grossa. Eppure…”
“Eppure cosa?” chiese Michael, che si era alzato un’altra volta, per porsi di fronte a Maria.
“Eppure poco fa, quando hai preso la pasta, io ho sentito qualcosa= 230; il mio cuore ha iniziato a battere forte, sempre più forte, e non riuscivo a farlo smettere, finché hai detto che preferivi guardare me piuttosto che la televisione.”
“Era la verità.”
“Io non lo so, Michael, non capisco. Da quando ti conosco, io sono cambiata: la vecchia Maria DeLuca non avrebbe mai fatto quello che questa M= aria DeLuca ha lasciato che tu le facessi. Ti rendi conto che tu sei entrato in = camera mia con uno stupido trucco e mi hai portata a letto per dei mesi, senza che= ci scambiassimo una parola?”
“Ti rendi conto che, nonostante questo, io mi sono follemente innamor= ato di te?” e si avvicinò ulteriormente.
“Non prenderti gioco di me, per favore.” disse Maria, cercando = di allontanarsi da lui, che invece si avvicinava sempre di più.
“Ascolta, sempre secondo il pozzo di conoscenza Liz Parker, sembra che anche tu provi qualcosa di non ben definito per me, perché altrimenti non ti saresti aperta come hai fatto. A questo punto, anch’io ho biso= gno di capire: sei innamorata di me almeno la metà di quanto io lo sono = di te?”
Maria, che si trovava ormai a pochi centimetri da lui, non trovò le parole, ma passò ai fatti, si alzò sulle punte e lo baci&ogra= ve;, dolcemente e appassionatamente allo stesso tempo, passando le braccia oltre= il suo collo. Michael la alzò da terra e la fece sedere sul davanzale d= ella cucina. Le sue mani dappertutto sul corpo di lei. Le mani di lei ovunque sul corpo di lui. La sintonia fra i due era innegabile, tuttavia, prima di pass= are ai fatti, avevano delle questioni in sospeso.
“Maria… aspetta. Prima di questo, credo sia il caso di parlare.”
La ragazza, visibilmente delusa, non poté che dargli ragione: “Sì lo so, che ne dici se lo facciamo davanti al piatto di ravioli?”
“Va bene.”
In pochi secondi la pasta era nel piatto, e i due giovani stavano parlando; Michael spiegò a Maria che effettivamente era nato tutto per una for= te attrazione fisica, ma che lentamente aveva scorto dei cambiamenti nel propr= io stato d’animo quando doveva incontrarla. Per tutta risposta, lei gli raccontò di come si fosse praticamente innamorata di lui la prima vo= lta che l’aveva visto passare nel corridoio e di come lei e Liz, che si e= ra a sua volta invaghita di Max, avessero messo su un loro fan club, con cui si ritrovavano ogni sera, a turno in una camera differente, per aggiornarsi sui pettegolezzi che li riguardassero e per mangiare schifezze di qualunque gen= ere. Michael rise a crepapelle durante tutto il racconto e Maria giurò di= non aver mai visto spettacolo più bello. A fine cena, mentre Maria stava risciacquando le stoviglie, sentì Michael stringerla da dietro e voltarla verso di lui, mentre le diceva: “Abbiamo un conto in sospeso= io e te, o sbaglio?”
Ripresero da dove avevano lasciato prima di cena, lì, sul ripiano de= lla cucina, per spostarsi in camera da letto della ragazza. Fecero l’amore come non l’avevano mai fatto, stavolta non c’era solo passione,= ma anche dolcezza e sentimento. Per la prima volta, dopo molti mesi, poterono gemere i rispettivi nomi senza temere la reazione dell’altro. Per la prima volta non ci fu nessuna porta sbattuta, ma solamente due ragazzi che = si amavano, addormentati insieme in un letto singolo. Ma a loro bastava.<= /o:p>

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Capitolo 4
*** quarto capitolo ***


4

4.<= /p>

La mattina seguente, = la prima a svegliarsi fu Maria. Si trovò con la testa appoggiata sul petto di Michael. Com’era bello. I suoi lineamenti erano distesi, e si poteva scorgere quasi un sorriso su quel volto leggermente rivolto a sinistra, dove giaceva lei. Schioccò un piccolo bacio su quel petto senza un pelo e= si alzò, recandosi in cucina, per tornare dopo mezz’ora, con un vassoio in mano.
“Buongiorno.” Michael aprì un occhio e mugolò qualcosa di incomprensibile. “Dai, pigrone, che ti ho portato la cola= zione a letto!” Il ragazzo aprì anche l’altro e si stiracchiò.
“A cosa dobbiamo questa gentilezza?”
“Non lo so, ma non ti ci abituare!”
“A me non dispiacerebbe!”
“Ehi Guerin, potrei prenderla come una pr= oposta di matrimonio. Stai attento!” continuò la ragazza ridendo, usc= endo dalla camera.
Michael rise, mangiò il toast con la marmellata e bevve il succo d’arancia che gli aveva preparato, poi si vestì e portò= il vassoio in cucina, dove Maria stava preparando una tazza di the per s&eacut= e;.
“Grazie per la colazione. Le disse baciandole una guancia.
“Prego. Siediti, io intanto preparo qualcosa per me. Michael obbedì e si sedette mentre lei preparava la piccola tovaglia in plastica del giorno prima, una tazza in cui aveva versato l’acqua calda e il filtro del the, e qualche biscotto da inzuppare. Mangiarono e poi decisero cosa fare; c’era ancora molto tempo prima del passo all’ospedale, quindi decisero di andare un po’ a giro per la città per poi andare a pranzare al Crashdown, dove i proprietari ricon= obbero in Michael il loro vecchio cuoco. Ben presto furono sulla strada per l’ospedale. Durante il tragitto, Maria porse timorosa una domanda al ragazzo: “Michael, ti va di conoscere mia madre? Senza impegno.”= ;
“Certo, ne sarei felice.”
Arrivati a destinazione, Michael fece la conoscenza di Amy DeLuca e il suo primo pensiero fu che, se la fi= glia assomigliava alla madre, le si prospettava una g= rande vecchiaia, la signora DeLuca era veramente anco= ra bella!
I giorni passarono e Amy rimase ancora in osservazione. Michael non lasciò mai il fianco di Maria, fino alla d= ata di dimissioni di sua madre, che coincideva con quella del loro rientro a La= s Cruces. I due ragazzi andarono a prenderla, la portar= ono a casa e, qualche ora dopo, tornarono all’università insieme; Liz
avrebbe provveduto all’auto di Maria.
Quando
giunsero a destinazione erano già rientrati quasi tutt= i. I due si divertirono moltissimo nel vedere le espressioni dei compagni che li avevano notati arrivare sulla stessa macchina. Il momento migliore, tuttavi= a, arrivò quando lui scaricò i bagagli di l= ei e glieli portò, da vero cavaliere, in camera. I mormorii non si placar= ono per molti giorni, ma loro sembravano non preoccuparsene e anzi, decisero che avrebbero trovato il modo di far conoscere anche Max e Liz.

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