Devil May Cry: Devil out, Angel inside

di Zanna Harris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Iscream ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Electrish ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: A new point of view ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: A bit of sparks ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Me, myself and you ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Crescent ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: White feather ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Gilded cage ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Red like blood, red like passion ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Dangerous ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Like a wild cat ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: By your side ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Empty... ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Unborn child ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Black dog ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: It's a new day ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti!Mi sono iscritta da poco e trovo questo sito una vera e propria benedizione per chi come me ha un sacco di tempo libero e non sa come impiegarlo o semplicemente ama trasmettere emozioni attaraverso la scrittura. Questa è la mia prima storia in assoluto che scrivo. Ultimamente mi sono "fissata", se così si può dire, con questo videogioco, quindi mi sono detta:"Perchè non scriverci una storia dove posso decidere io come vanno a finire le cose! :D" ovviamente, penso sia stato lo stesso pensiero che è passato per la testa anche a tutti voi... l'inizio potrebbe sembrare noioso ma più si va avanti con la storia più diventa interessante. Ok ora la smetto di rompervi e vi auguro buona lettura.
P.s. non siate troppo crudeli nelle recensioni, accetto sia critiche che complimenti, ma vi ricordo che è la mia prima esperinza. Detto questo.. LET'S ROCK! ;D

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Si racconta, che 200 anni orsono, il mondo dei demoni e quello degli umani non erano poi così distanti, ci fu un tempo in cui i demoni potevano varcare le soglie degli inferi ed entrare nel regno mortale causando caos e morte… ma un demone di nome Sparda, noto anche come il Leggendario Cavaliere Nero, sacrificò se stesso e il suo grande potere per difendere l’umanità, schierandosi così contro i suoi stessi fratelli demoni, esseri crudeli e malvagi che della parola amore non conoscevano neanche il significato; i loro animi conoscevano solo lotta e potere, anime fredde e calcolatrici. Sparda sconfisse il re dei demoni, Mundus, ma quando capì che il suo stesso potere era aumentato decise di sigillarlo negli inferi e lui con esso; non è chiaro cosa abbia fatto in seguito, la storia della sua vita divenne un mistero da allora ma fuggito dalla sua prigione, regnò in silenzio sul mondo degli umani mantenendo la più totale armonia; prima della sua morte, Sparda, ricomparve nell’età moderna  dove conobbe  un’umana, Eva: la sua bellezza mortale e il suo animo gentile lasciarono che la parte più nascosta del suo cuore uscisse allo scoperto… Sparda se ne innamorò perdutamente, un amore così forte da riuscire a contrapporsi alle stesse forze demoniache. Decise di sposarla… ma purtroppo il loro amore era destinato a finire, Sparda fu costretto a rinchiudere e sigillare ancora una volta tutti i demoni nell’Inferno per proteggere il mondo umano da morte e devastazione, ma così facendo anch’egli fu imprigionato dalla sua stessa spada, la Yamato, e da allora non se ne seppe più nulla. Gli umani considerano Sparda il loro Salvatore mentre i demoni un traditore; da quel momento Sparda divenne una leggenda, cosi come il resto dei suoi giorni. C’è chi dice che sia ritornato negli Inferi e sia stato ucciso e altri che, modificando la storia, affermano che sia ancora vivo, ma esiliato in qualche luogo desolato e infernale. Molti penseranno che questa sia solo una favola per bambini o una tragica storia d’amore, ma la realtà è che ciò è accaduto davvero… Quello che non vi ho detto è che Sparda ebbe due figli da Eva, due gemelli, Vergil e Dante, fisicamente identici ma mai più diversi interiormente; Vergil sin dalla più tenera età mostrava atteggiamenti calmi e tranquilli, forse anche troppo per un bambino, sempre freddo e distaccato, mentre Dante era l’opposto, una vera e propria testa calda, sempre nei guai e pronto a sfidare tutti con aria spavalda , sicuro di sé, ma allo stesso tempo dolce e gentile. La madre e i due figli condussero una vita idilliaca, nonostante l’enorme eredità demoniaca del padre lasciata ai due ragazzi, essi infatti erano per metà umani e per metà demoni, il loro aspetto era umano ma entrambi avevano caratteristiche quasi albine, capelli bianchi, occhi di ghiaccio e pelle d’avorio. Ma quel momento di pace e serenità che vivevano fu spezzato una sera del 1980… all’età di 17 anni la vita dei due fratelli cambiò radicalmente: un’orda di demoni invase e distrusse il piccolo villaggio dove vivevano, pochi furono i sopravvissuti e quelli che erano riusciti a fuggire erano in gravi condizioni. Dante e Vergil persero la madre, il loro unico punto di riferimento, la perdita turbò violentemente i due gemelli e li segnò in modo irreversibile: Dante iniziò a sviluppare un'avversione ossessiva nei confronti dei demoni, tanto che decise di lasciare gli studi per dare loro la caccia. Vergil, che risentì del lutto in modo particolare, ebbe una sorta di crollo emotivo, e abbandonò ogni legame con il genere umano, che estraniò del tutto, e iniziò ad alimentare la sua parte demoniaca, prendendo quest’ultima come fazione. Le scelte dei rispettivi gemelli indirizzarono l'uno verso un cammino parallelo all'altro, e tra i due i rapporti si sfaldarono del tutto.
Dopo alcuni anni di distanza dall’accaduto, Dante aprì un locale cha fa da ufficio per il suo servizio di cacciatore di demoni: la Devil May Cry.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Iscream ***


1989

*Din din*
-Salve, benvenuto nella nostra tavola calda! Cosa posso servirle?
- Mi porti uno strawberry sundae.
-Certo, arriva fra un minuto!
 
Una donna misteriosa si avvicina al tavolo dicendo: -E così tu devi essere Dante, strano, non ti facevo il tipo da gelato per bambini.
A rispondere quella chiara provocazione fu un ragazzo sulla ventina, seduto  al tavolo vicino alla finestra, osservava l’esterno come per cercare qualcuno ma in realtà non aspettava nessuno, era da solo e ciò non faceva che aumentare quel fascino e carisma che lo avvolgevano. Vestiva un mantello rosso di pelle, lungo fino ai piedi, aveva una camicia nera sotto di esso con rifiniture in stile dark-gothic, un paio di pantaloni di pelle nera, solo il particolare del cavallo di essi era rosso, calzava degli anfibi  in cui finivano i pantaloni, erano neri, alti, con dei cinturini su un lato. Il suo abbigliamento erano in netto contrasto con il suo aspetto fisico, alto e slanciato, con una muscolatura evidente ma non pronunciata, i suoi capelli gli coprivano la fronte e parte degli occhi, erano di un biondo platino con riflessi argentei e lisci, il suo sguardo era di un celeste intenso quasi grigio, mentre la sua pelle chiara gli conferiva un aspetto marmoreo e perfetto. Non c’è che dire, era davvero carismatico, forse troppo per essere un semplice umano.
-Hum..- un mezzo sorriso solcò il suo viso chinato verso il tavolo –Bhe forse ognuno di noi ha un bambino dentro di sé, inoltre nella vita un po’ di dolcezza non guasta mai.-
La donna, anch’essa sulla ventina, rimase in silenzio prendendo quella risposta come un invito a sedersi con lui. Dopo un po’ arrivò l’ordinazione e Dante iniziò a mangiare quel gelato con molta calma senza mai alzare la testa.
-Il mio nome è Trish, arrivo da una cittadina distante da qui - continuò la donna – ho saputo della tua agenzia e so qual è il vero scopo dei tuoi lavoretti da “tutto fare”-
Dante smise per un momento di trangugiare  quel gelato alla fragola che nel frattempo aveva quasi finito e rispose con tono calmo e rilassato –Bene allora dovresti sapere anche che se ti serve un “lavoretto” io chiedo solo in cambio una cospicua somma in denaro.
Trish sorrise – No, vedi sono qui solo per metterti in guardia. Sai ultimamente gira la voce di un demone che vaga per la città in cerca di un mezzosangue, almeno così dicono, e dato che anche tu sei un devil hunter pensavo che avremmo potuto occuparcene insieme.
Dante alzò lo sguardo e con entrambi i gomiti appoggiati sul tavolo fissò dritto negli quella donna bionda, che prima di allora non aveva mai visto ma che sembrava conoscere di lui molte più cose di quanto non lo desse a vedere; aveva qualcosa di familiare ma non capiva cosa. Quella parola, “anche”,stava a significare che non era l’unico a serbare rancore per quegli esseri e cui dava la caccia ormai da anni –Ok, ci sto ma sappi che io preferisco lavorare da solo.- -Sì lo so bene ma in questo caso ti toccherà fare un’eccezione dato che ti servirà il mio aiuto.- Dante delineò sul suo viso un sorriso accattivante e disse – E perché mai mi servirebbe l’aiuto di una donna che neanche conosco?- Trish girò velocemente il suo sguardo verso una lampada da muro che iniziò ad accendersi e spegnersi fino a fulminarsi del tutto. Ovviamente agli occhi degli altri clienti sembrava solo un comune guasto, ma Dante capì che quella donna non era umana ma forse qualcosa di più o un ibrido, proprio come lui. –Ops… toccherà cambiare la lampadina.- Trish si dileguò con questa frase lasciando a Dante un indirizzo. Il ragazzo riprese a mangiare il suo gelato, per nulla scosso, ma si accorse che si era ormai ridotto a una zappetta rosa – Ah bene... il mio gelato è diventato una bevanda- tirò un sospiro seccato.
Verso le 22:30 uscì dalla tavola calda caricandosi sulla spalla destra la custodia di una chitarra che aveva con sé e si incammino verso la sua agenzia e casa, la Devil May Cry. A quell’orario le persone in strada di solito erano ancora presenti, soprattutto per le vie del centro ma in quell’ultimo periodo effettivamente le strade erano quasi deserte. Dante camminava con passo calmo, sguardo basso, con le mani in tasca e il mantello che gli svolazzava dietro di sé mosso dal leggero venticello primaverile. Era solo in quel tratto di strada ma percepiva la presenza di qualcun altro o meglio di qualcos’altro; ad un tratto si fermò di colpo, qualcosa lo aveva destato, si guardò intorno con gli occhi senza muovere la testa quando con un sospiro disse – Sai, sei davvero prevedibile e inoltre sento la tua puzza rivoltante da demone già da un po’, tua madre non ti ha detto che nelle strade isolate si posso fare brutti incontri!- Dante disse queste ultime parole sfoderando la sua enorme spada dal fodero della chitarra e con un velocissimo balzo si scaraventò verso un essere comparso alle sue spalle. Aveva appena ucciso un uomo, sulla trentina, un simile crimine appena compiuto, apparentemente senza alcun motivo valido, l’uomo se ne stava lì disteso in una pozza di sangue, gemeva –Avanti su, basta fingere di fare la parte del povero innocente...- continuò Dante –Perché non ti mostri col tuo vero aspetto!- Così, come se fosse stato un comando, quell’uomo iniziò a muoversi come in preda a degli spasmi facendo schizzare sangue ovunque, la sua pelle incominciò a dilaniarsi trasformandosi in un orribile creatura demoniaca, si rialzò in piedi cacciando un urlo terrificante. Dante sorrise e impugnò ancora una volta la sua spada –Hahaha bene, ora sì che si ragiona, diamo inizio alle danze!- Balzando su un tendone e poi tra i palazzi circostanti iniziò a colpire l’essere con la sua spada Rebellion dal manico a forma di teschio dalle fattezze demoniache. Il mostro iniziò a vacillare dilaniato dai colpi di spada, fino a cadere violentemente su un cumulo di immondizia, così Dante cacciò dal fodero della sua cintura Ebony, la sua arma che insieme ad Ivory  componeva il set di pistole fatte da lui dove sul lato dell'impugnatura erano presenti i ritratti di due dame vittoriane, una donna bruna su Ebony, e una donna bionda su Ivory ; la puntò verso il demone e prima di sparare disse semplicemente –Mi aspettavo di divertirmi molto di più.- Uno sparo, poi silenzio.
Dopo questo breve incontro riprese sui suoi passi fino a giungere a destinazione.
Una volta arrivato alla Devil May Cry chiuse la porta senza nemmeno usare una chiave, si tolse il mantello e lo lanciò disordinatamente sulla scrivania dove poggiavano solo un telefono e una foto incorniciata. Salì le scale e iniziò a sbottonarsi la camicia poi molto rapidamente se la tolse mentre camminava lungo un breve corridoio  che finiva davanti una porta, entrò nella stanza dove vi era solo una finestra spalancata adornata da sottili tende, poco arredata, provvista solo dell’essenziale, un letto, un comodino con una lampada e delle riviste pogiate sopra. Si lasciò cadere sul letto con ancora il pantalone sbottonato e gli anfibi, lo sguardo fisso al soffitto e i capelli che ancora una volta gli coprivano il volto iniziò a rimuginare sulle parole di quella ragazza incontrata alla tavola calda.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Electrish ***


*Toc toc toc*
-Mmmmmmh.. sto cercando di dormire, passa più tardi e parleremo del lavoro e su come intende pagarmi….
-Dante, sono io Morrison.
Dante aveva la testa sotto il cuscino come se volesse estraniarsi completamente dal resto del mondo -Cosa ci fai qui è presto per rifilarmi un nuovo lavoro, ho passato una notte abbastanza movimentata.
-Dante sono le due del pomeriggio, penso che tu abbia dormito abbastanza- disse Morrison, il suo aiutante e amico mentre apriva la porta della stanza. Morrison era un uomo sui 50 con baffi e una statura abbastanza imponente, era solo un umano il cui compito era quello di trovare per Dante dei lavori “normali” che non includessero uccisioni di demoni e altri spargimenti di sangue, ma Dante era come una calamita per queste cose quindi ogni incarico affidatogli risultava essere l’ennesimo scontro a colpi di spada.
Il ragazzo emise solo un lungo sospiro, ma che bastava per capire quanto fosse seccato da quell’intrusione, poi fu costretto ad alzarsi, disturbato dalla luce che trapelava dalle persiane della sua finestra.
-Ok Morrison, sono sveglio e spero per te che tu abbia interrotto un sogno pieno di pollastrelle per un valido motivo.- disse Dante mentre si sedeva a bordo letto.
-Hahahaha Dante, sei sempre il solito, se tu volessi i tuoi non sarebbero solo sogni.- disse l’uomo spingendo con una spalla il ragazzo ancora intontito.
-Morrison, lo sai che… - -Sì sì tu preferisce restare da solo, perché è la cosa migliore e che nessuna ragazza, nessun essere umano potrebbe mai amare un demone- interruppe Morrison finendo una frase sentita già troppo volte ormai imparata a memoria.
-Bene, allora se lo sai smettila di ritornare su questo argomento, ho ben altro a cui pensare.- disse Dante che nel frattempo si era alzato e guardava fuori dalla finestra aperta.
-Ma, ragazzo hai appena ventisei anni! Sei troppo giovane per prendere decisioni del genere, tutti noi abbiamo bisogni di amore nella nostra vita, è quello che ci spinge ad andare avanti ogni giorno…
-Morrison forse per voi umani funziona così! Io sto bene e l’unica cosa che mi fa andare avanti è il fatto di avere le possibilità di uccidere ogni demone che incontro, e questa è l’unica cosa che mi rende davvero appagato, uccidere demoni. L’amore sarebbe solo un impedimento e una distrazione per me. So bene a cosa porta l’amore, mio padre e mia madre si amavano dal profondo del loro cuore ma l’amore significa anche sofferenza e io non ho bisogno di altra sofferenza nella mia vita.-
Morrison si ammutolì e rimase in silenzio per un po’, poi cambiò discorso rapidamente:
-Ok, ho capito…non torniamo più sull’argomento. Ho appena trovato un lavoro per te, vedrai niente di impegnativo, oggi stesso porterò qui la cliente, ma non preoccuparti ci sarà un compenso. Ora vado, ti lascio un po’ da solo.
-Hum… lo spero, ho accumulato tanti di quei debiti, mi servono soldi.-
-Bhe potresti iniziare a risparmiare non mangiando sempre pizza e bere birra- finì Morrison con aria scherzosa in piedi sulla porta prima di andarsene, ma Dante era turbato e non rise di quella battuta, anzi fulminò Morrison con uno sguardo e quest’ultimo pazientemente capì che avrebbe dovuto lasciar calmare le acque almeno fino al suo prossimo rientro.
Dopo essersi rivestito, Dante scese le scale e andò nel suo ufficio dove si sedette sulla scrivania, era solito sdraiarsi completamente sulla sedia con i piedi accavallati uno sull’altro appoggiati sul tavolo, leggeva spesso riviste, di ogni genere e a dire il vero oltre a leggerle le usava come maschera copri occhi per concedersi oziosi riposi. Nel suo ufficio vi erano in oltre un divano e 3 posti, un tavolo da biliardo e un attaccapanni, quasi mai utilizzato, dopotutto lui lasciava il suo guardaroba dove capitava. Dante ascoltava musica rock e heavy metal, aveva familiarità anche con alcuni strumenti come batteria e chitarra elettrica che aveva nel suo ufficio e suonava di tanto in tanto.
Mentre era sdraiato sulla sedia a guardare come ipnotizzato le pale del ventilatore che giravano lente iniziò a riflettere sull’identità di Trish, la donna incontrata il giorno prima. Non l’aveva mia vista prima eppure il suo volto aveva qualcosa di familiare, qualcosa di rassicurante; Dante non era stupido e avrebbe potuto pensare che quello fosse solo un tranello, ma qualcosa gli disse che doveva rivederla e fu proprio per questo che decise di prendere l’indirizzo scritto sul foglietto e di recarsi lì. Indicava un vecchio magazzino abbandonato vicino Bridge street che Dante raggiunse con la sua moto in breve tempo. Entrò nel magazzino ormai abbandonato da tempo e polveroso, sapeva di dover essere pronto a tutto così decise di impugnare le sue due pistole come precauzione.
-Hum… alla fine sei venuto, quasi non ci speravo, ma ciò che importa ora è che sei qui e non voglio perdere altro tempo, quel demone ieri notte ha ucciso altre 4 vittime e io non ho intenzione di starmene qui a guardare senza far nulla.- disse Trish spuntando da dietro una vetrata opaca.
-Hey, hey vacci piano... chi lo ha detto che io sono qui perché ho accettato la tua proposta, la mia è sola curiosità. Se c’è un demone in città sono io quello che ci deve pensare.-
-Come immaginavo, il solito maschietto so-tutto-io… ma d'altronde sapevo che non saresti stato un tipo facile, devi sapere che  io so essere molto persuasiva…- Trish si avvicinò a Dante con aria ammiccante e i suoi abiti succinti non facevano altro che rendere la situazione ancora più piccante ma allo stesso tempo imbarazzante. Dante non era affatto un tipo facile e di sicuro un bel faccino con un bel corpo non lo avrebbero convinto facilmente, era abituato a trucchetti di questo genere ormai ed era anche per questo che non voleva cedere affetto così facilmente, per lui sono sempre stati tutti  lupi vestiti d’agnelli quindi aveva un forte autocontrollo così rispose con aria ironica: - Senti non so cosa tu abbia in mente ma sono stanco e non mi va di giocare, poi ci siamo appena conosciuti non credi si debba passare prima per la cena e poi per il dolce?- Ancora una volta era comparso quel mezzo sorriso malizioso sul suo viso ma Trish voleva metterlo alla prova e per lei giocare significava sfidarlo per testare la sua forza e vedere se le sue aspettative sarebbero state confermate, così dalle sue mani iniziarono a comparire piccoli fasci di corrente elettrica che pian piano si diffusero su tutto il corpo, era chiaro lei voleva davvero metterlo alla prova e Dante lo aveva capito sin dall’inizio, così disse: -Oh bene la cosa sembra allettante ma non ho tempo da perdere, quindi adiòs!- Fece un cenno con le dita della mano destra e voltandosi si diresse verso la porta ma un fulmine gli blocco il cammino. –Mmmh… scotti davvero tanto… bene allora vuoi davvero divertirti con me, però ti avverto piccola, non sarò affatto delicato…- -E chi dice che io lo sarei stata con te, ragazzino…- ribattè Trish. Dante iniziò a sparare colpi a raffica con un agilità incredibile e tra giravolte e salti vertiginosi i due si sfidarono a colpi di pistole e… filmini, anche Trish aveva delle armi con sé che non si risparmiò di usare e dopo aver schivato tutti i colpi iniziò a sferrarne dei suoi, nel frattempo il magazzino stava subendo le conseguenze di quello scontro con vetri rotti e intonaco sparso ovunque, non c’era verso di farli fermare, era uno scontro alla pari, il primo che Dante aveva mai affrontato ma dopo aver impugnato Rebellion la situazione prese una piega diversa, inizò a  sferrare colpi velocissimi e devastanti ma Trish, grazie alla sua agilità, riuscì a cavarsela con un piccolo graffio sul labbro superiore da cui usciva appena un po’ di sangue ma che fece presto ad eliminare con la lingua, poi provocò Dante –Tuo padre non ti ha insegnato a usare la spada?-. Dopo aver sentito queste parole Dante si diresse verso di lei come una furia, lo scontro continuò ma nessuno dei due sembrava voler mollare e perdere quando si fermarono e Trish con un sorriso disse: - Mmh… hai intenzione di andare avanti? Io non ho tutto il tempo del mondo- Dante si sentì provocato e rispose con altrettanta sfacciataggine: - Non so, io  posso andare avanti tutta la notte…-
-Sì ne sono sicura ma ci conviene finirla qui, mi è bastato per capire; dobbiamo risparmiare le forze per cercare e uccidere il demone.- Dante ripose la spada e annuì sorridendo, lo aveva convinto e così entrambi si dileguarono da quel luogo ormai ridotto quasi ad un cumulo di macerie.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: A new point of view ***


-Heyyy!! Rallenta! Fammi scendere! Basta Jake! Voglio scendere da questa macchina! ORA!-*vrrrroooommmm*
-Vai, vai pure! Tanto non eri affato divertente, andrò a cercare qualcun’altra con cui spassarmela! Hahahahaha.
*vrrrroooommmm*
-Ooh… e adesso come torno a casa, ok… mi arrangerò da sola.-
La ragazza si incamminò da sola per le strade isolate della periferia con aria spaventata e passo svelto, cercando di arrivare a casa più in fretta possibile ma si accorse che qualcuno la stava pedinando, sentiva il rumore di passi dietro di sé, poi ne sentì altri aggiungersene e altri ancora, iniziò ad affrettare il passo canticchiando per cercare di distrarsi ma due loschi individui gli si pararono davanti sbarrandole la strada, la ragazza si fermò e tornò indietro ignorandoli ma altri uomini la attendevano; sentì il cuore pulsare più velocemente, sudava freddo e le pupille si dilatarono, corse via da lì fino allo sfinimento, quando alla fine si fermò per riprendere fiato si accorse che il rumore di passi dietro di lei era cessato e si tranquillizzò; riprese il suo cammino guardandosi attorno con aria prudente ma all’improvviso da un vicolo uscì un uomo che le si impuntò davanti, era un maniaco! Ma lei non fece in tempo a voltarsi che gli stessi individui di prima l’accerchiarono e la bloccarono in una morsa, la ragazza urlò più forte che potè, sembrava spacciata e senza via di scampo ma ad un tratto si sentì un rumore metallico, come se qualcosa di tagliente avesse attraversato l’aria e calò il silenzio; nessuno mosse un muscolo quando ad un tratto la testa di uno degli assalitori lentamente scivolò giù dal corpo che si accasciò senza vita sul marciapiede, il silenzio continuava ma questa volta gli uomini fecero un passo indietro e uno ad uno vennero colpiti nel silenzio della nebbia. La ragazza rimase ferma e impaurita, non sapendo cosa fare, digrignava i denti e i suoi occhi erano colmi di lacrime, si girava nervosamente in torno cercando di capire cosa stesse succedendo, ormai quell’evento l’avrebbe segnata per sempre ma era viva, grazie a chi? Questo doveva ancora scoprirlo ma il silenzio divenne insopportabile così l’unica frase che le venne in mente e che disse con un urlo strozzato fu: -Chi sei tu! Fatti vedere!- le lacrime non cessavano, era in evidente stato di shock, l’ultimo briciolo di coraggio e forse lo setsso istinto di sopravvivenza la spinsero a raccogliere da terra una pezzo di vetro abbastanza affilato che usò per minacciare un altro possibile aggressore. –Hey, calmati, ti ho appena salvato la vita ed è così che vengo ripagato? Aaah.. non importa non mi aspetto un ringraziamento, dopotutto questo è il mio lavoro, quegli uomini erano dei demoni, si impossessano spesso di malviventi attratti dalle loro perversioni e anime corrotte, io ho solo fatto il mio dovere- disse Dante con il suo classico tono rilassato e per nulla sorpreso; uscì allo scoperto, ormai la nebbia era andata via così la ragazza potè vederlo negli occhi, vedere il volto del suo salvatore. Le lacrime ormai erano quasi cessate ma continuava a tenere stretto quel pezzo di vetro fra le mani, così forte da graffiarla, tremava e non sapeva che fare mentre guardava i cadaveri sparsi di esseri di un altro mondo a lei sconosciuto.–Ti prego! Non avvicinarti o io.. io…- -Tu cosa…- disse Dante mentre era ormai a un metro da lei. –Io mi difenderò con questo pezzo di vetro! Quindi stai lontano se non vuoi ritrovartelo conficcato da qualche parte!- Dante era stupito da quella ragazza, aveva paura eppure aveva abbastanza grinta da non scappare e affrontare di petto la situazione, avrebbe potuto voltarsi e fuggire via ma non lo fece. –Avanti, posa quel vetro, sembra che in realtà sia lui a procurarti più danni… io non voglio farti nulla, non rientri nei miei interessi, a meno che tu non sia un mostro con corna e sei braccia, ed è evidente che non lo sei, quindi posa quel pezzo di vetro.- Dante disse quelle parole fissandola dritto negli occhi, il suo sguardo magnetico l’aveva catturata e convinta, così la ragazza buttò il vetro a terra e si strinse le mani  doloranti piene di sangue. –Ma.. tu chi sei, non ti ho mai visto da queste parti.- - Il mio nome non ha importanza, in quanto al fatto che tu non mi abbia mia visto è tutto un altro conto, quanti anni hai 16… 17…- - Ne ho 20! Disse la ragazza con tono irritato. Continuava a squadrarlo cercando di capire come poteva un ragazzo del genere avere un’aria così sfacciata e ammiccante dopo aver appena compiuto una strage, ne rimase affascinata a tal punto da avvicinarsi e porgere la mano in segno di saluto. –Il mio nome è Jane.- Jane, Jane… quel nome sembrava starle così bene pensò Dante, la guardò e pensò a quanto fosse bella, capelli lunghi e mossi, di un castano chiaro quasi biondo, i suoi occhi potevano sembrare banalmente castani ma erano di un verde impercettibile, erano magnetici e trasmettevano un senso di inquietitudine. Era formosa ma non troppo, magra e mediamente alta. Indossava un impermeabile beige sbottonato sopra una maglia di filo bianco e una  minigonna che lasciava trasparire le sue gambe rimanendo sempre nella più completa semplicità. Dante non espresse alcun  suono per un attimo  e non fece alcun movimento, poi disse con aria severa, quasi come se volesse nascondere il suo stato d’animo turbato da quell’incontro –Sembra che tu abbia bisogno di medicazioni…- Jane ritirò la mano confusa, poi se le guardo entrambe come per capire di cosa stesse parlando quel ragazzo tanto strano quanto carismatico che aveva catturato la sua attenzione in modo ossessivo –Oh parli di questo… non importa andrò a casa e ci penserò io, non abito molto lontano da qui.- Dante continuava a fissarla e si avvicinò ancora di più fino ad esserle vicinissimo, a questo punto la sua fisicità risaltava ancora di più vicino a quella giovane ragazza che le arrivava solo al torace. –Non mi fido di queste strade, meglio che ti porti in un luogo sicuro, in oltre se non elimini tutte le schegge di vetro potrebbe infettarsi.- Jane abbassò lo sguardo e annuì con un leggero sospiro, poi seguì quel ragazzo fino alla sua moto parcheggiata non molto lontano da lì. Mentre seguiva Dante quella ragazza non smetteva di fissarlo, lo scrutava attentamente come se cercasse qualcosa, e a dire la verità pensava che fu davvero fortunata quella sera, se non fosse intervenuto sapeva che sarebbe finta molto peggio. Camminavano uno dietro l’altro con passo deciso e una volta arrivati alla moto Dante salì in sella e con un brusco movimento della gamba la mise in moto –Avanti sali, andrò piano.- disse con quel sorrisetto malizioso. Jane non se lo fece ripeter due volte, era così carino e il suo sguardo talmente ipnotico da confonderle i pensieri, così salì dietro di lui e partirono.
Con la moto ci volle un quarto d’ora prima di arrivare alla Devil May Cry ma quei quindici minuti per Jane sembrarono non finire mai, passarono sulla strada che fiancheggiava il fiume della città mentre stringeva forte Dante per non perdere l’equilibrio e sentì un brivido che le percorse tutta la schiena, percepiva i suoi muscoli contrarsi ad ogni minimo movimento e quei capelli argentei come la luna piena che quella notte si specchiava sul fiume sfiorarle il viso, poi appoggiò la testa sulle sue spalle e chiuse gli occhi.
Una volta arrivati Dante spense il motore e scese per primo dalla moto ancora calda, aiutò Jane a scavalcare il sellino e salirono quei quattro scalini che portavano alla porta del suo ufficio ed entrarono –Mettiti pure comoda, arrivo fra un minuto- Jane si sedette sul divano in pelle e aspettò Dante dando uno sguardo curioso in giro. Dante arrivò, si tolse il cappotto e lo appoggiò ancora una volta sulla scrivania, poi si avvicinò al divano e si sedette accanto a Jane,  con aria premurosa e al tempo stesso distaccata disse –Bene fammi vedere…- Jane aprì le mani e le porse nelle sue, sembravano così fragili e delicate rispetto alle mani di Dante che come sempre portava dei guanti da motociclista neri senza dita. –Fortunatamente non ci sono schegge, quindi te la caverai benone- disse mentre apriva una bottiglietta di vetro scuro, poi  con un contagocce versò una piccola gocciolina sulle ferite che si rimarginarono incredibilmente in pochissimi attimi. –Cosa… cosa mi hai fatto?- disse Jane guardandosi e toccandosi le mani incredula. –Ti ho semplicemente dato un po’ di essenza demoniaca, ripristina la salute e rimargina le ferite- rispose Dante mentre guardava quell’impacciata ragazzina. –Da questo devo dedurre che hai abbastanza confidenza con queste cose… credevo che fossero solo vecchie storie o favole per spaventare i bambini capricciosi per farli dormire.- Dante sorrise – Hum.. è quello che raccontavano ad una bambina capricciosa.- poi continuò –No, non sono leggende… purtroppo è la realtà ma non preoccuparti, finchè ci sarò io in circolazione i demoni non avranno vita facile- finì col dire mettendosi le mani dietro la testa, chiudendo gli occhi e appoggiando i piedi sul tavolino davanti il divano facendo cadere alcuni ritagli di giornale. Jane approfittò del suo momento di distrazione per guardarlo ancora una volta. Aveva un fisico asciutto e proporzionato, sul viso non vi era l’ombra di barba e la sua pelle era liscia, come se il tempo per lui si fosse fermato,  i suoi lineamenti perfetti erano in parte coperti dall’ombra dei suoi  capelli chiari e dai capelli stessi, poi come da un sogno si svegliò e disse –Che cosa sei?- Dante aprì gli occhi ma non si mosse da quella comoda posizione e disse schiarendosi la voce –Cosa pensi che io sia?- Jane non disse nulla poi ci pensò e rispose –Non so, non capita tutti i giorni di incontrare persone come te, insomma… hai ucciso tutti quei demoni da solo, voglio dire è incredibile! E senza nemmeno un graffio…- Jane aveva l’aria perplessa e in cerca di una valida risposta a tutto ma Dante non voleva dare risposta ad una domanda simile “Cosa sei?”… a volte nemmeno lui lo sapeva e di certo non poteva dire di essere un mezzo demone, quella ragazzina aveva passato già un brutto momento, non le servivano altri shock. Così si limitò a cambiare discorso –Ormai ci sono abituato e mi alleno molto, ma ora è meglio che tu vada… la tua famiglia sarà in pensiero, sono le 3 del mattino.- -I miei genitori sono scomparsi da tempo ormai, io vivo con mia sorella minore e mia nonna, è molto anziana… ormai starà dormendo, non avrà nemmeno fatto caso alla mia assenza.- Dante sì alzò dal divano e disse –Devi tornare a casa adesso…- Jane sì alzò e la pelle del divano emise un suono fastidioso,  fu accompagnata alla porta con una mano sulla schiena pogiata delicatamente e con l’altra le fu aperta la porta, poi Dante chiamò un taxi con un fischio e una macchina si fermò subito, aprì la portiera alla ragazza ma lei prima di salire sì voltò e guardandolo fisso negli occhi disse semplicemente – Grazie…- Dante mise le mani in tasca e ricambiò con lo sguardo quel saluto, poi Jane affrettandosi a salire aggiunse –Come posso rintracciarti, non conosco nemmeno il tuo nome.- Dante era davvero ammaliato dall’innocenza di quella ragazzina, senza malizie e impacciata, era così fragile ma allo stesso tempo forte, sentiva di darle delle risposte e ne sentiva il bisogno perché per la prima volta dopo tutto questo tempo scattò qualcosa dentro di sé, era un tipo schivo e non molto facile da trattare ma per un qualche motivo le rispose. –Dante, il mio nome è Dante.- Jane sì voltò sorridendo e chiuse la portiera poi la macchina finalmente partì. Sospirando ripetè il suo nome.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: A bit of sparks ***


Dopo l’incontro di quella sera Dante si sentì meglio e gli incubi che lo tormentavano ogni notte quella volta non si presentarono, non faticò a prendere sonno fissando il soffitto crepato.
La mattina seguente Morrison entrò nel locale e fu sorpreso di vedere Dante seduto già alla sua scrivania leggere una rivista di moda, sapeva che Dante leggeva di tutto ma non si aspettava di trovarlo alzato già alle 10 di mattina –Dante! Sei già sveglio o non sei mai andato a dormire?- disse Morrison con ironia. Dante non lo guardò nemmeno continuando a sfogliare la rivista –Divertente Morrison… Hum… mi domando come mai dei vestiti costino così tanto- Morrison sorrise e continuò dicendo –Bhe ogni cosa ha il suo valore, magari per le donne sono più importanti certe cose che altre, invece mi sembra che per te la pizza sia l’unica cosa per cui saresti disposto a tutto- disse Morrison facendo notare che la scrivania era piena di scatole di pizza vuote e di alcune lattine di birra ammaccate. –Quando ti deciderai a dare una ripulita a questo posto?- continuò l’uomo con rassegnazione. Dante non rispose continuando a sfogliare quel giornale di moda con aria del tutto disinteressata, poi Morrison aggiunse –Ieri non ho potuto rintracciare la cliente, per questo non mi sono presentato… ma ho lasciato l’indirizzo dell’agenzia alla donna, così appena potrà verrà lei da te.- Dante chiuse la rivista e tolse i piedi dalla scrivania, si alzò e andò a fare dei tiri col suo biliardo, Morrison si avvicinò con aria perplessa e disse –Sei strano oggi, più strano del solito… non sei un uomo di molte parole ma non hai accennato nemmeno ai soldi del compenso, i tuoi debiti ammontano e non sembra affatto importartene- nel frattempo Dante continuava a mandare palle in buca infischiandosene della presenza di Morrison, poi si voltò e si accostò al tavolo mentre prese a palleggiare con la pallina bianca dicendo –Per una volta mi sono concesso delle distrazioni, se pensassi sempre  ai debiti e ai soldi non condurrei una vita felice, in oltre Lady mi deve un bel mucchio di contanti; è incredibile: quella ragazza riesce sempre a fregarmi!- A questo punto bisogna che vi spieghi chi è Lady. La ragazza di cui parlava Dante era senz’altro una delle più scaltre, furbe e sexy che giravano in circolazione. Anche Lady come Dante e Trish era una devil hunter, indossava abiti succinti e conosceva tecniche di combattimento che includevano arti marziali e armi da fuoco, la sua preferita era un lanciarazzi con una baionetta dalla lama seghettata ma adoperava con grande agilità anche pistole automatiche e doppiette. I due si conoscevano già da un po’ e spesso si aiutavano a vicenda nell’uccidere demoni, a dire il vero il più delle volte erano in competizione su chi si sarebbe accaparrato il compenso della missione e di solito finiva col fatto che Lady se ne approfittasse ingannando Dante; nonostante ciò erano in buoni rapporti e anche se seccato Dante si fidava di lei, che ogni tanto andava a fargli visita nella sua agenzia. Non è chiara la provenienza di Lady, era un’umana e la sua unica  particolarità erano gli occhi di colori diversi, uno azzurro l’altro rosso, aveva capelli nero corvino con un taglio corto e spettinato, era formosa e gli abiti che indossava non facevano che evidenziarlo. Il suo vero nome era Mary ma lei lo rifiutò quando suo padre, Arkham, assassinò la madre; fu Dante a chiamarla Lady quando si incontrarono per la prima volta e lei si rifiutò di rivelargli il suo nome, da allora si fa chiamare così. –Hahaha Dante… sei tu che ti lasci fregare.- disse Lady appena entrata ferma sulla porta; era entrata senza che nessuno dei due se ne fossero accorti e quando sentirono la sua voce si girarono all’unisono. –Lady, stavamo giusto parlando di soldi, ma guarda un po’- disse Dante mentre continuava a passarsi fra le mani quella pallina bianca. Morrison guardando l’orologio si accorse che era tardi e che aveva delle commissioni da sbrigare così se ne andò dicendo –Dante ora devo andare, mi raccomando non farti mettere i piedi in testa da lei, è più astuta di quanto sembri…- Lady sorrise e si diresse verso la scrivania per posare la sua cintura con ai lati delle pistole; indossava come sempre una camicetta leggera corta e scollata, indossava una minigonna scozzese vertiginosamente corta, sulla coscia sinistra aveva due cinturini in pelle nera con fibia ai quali poteva agganciare pistole o coltelli e indossava come sempre stivali alti fin sotto le ginocchia, si avvicinò a Dante e prese una stecca da biliardo, poi disse –Allora, cosa sono queste voci che corrono in giro.- -Quali voci?- replicò Dante facendo finta di nulla. –A parte gli evidenti omicidi che stanno avvenendo ultimamente, dicono che sia opera di un demone.- disse Lady afferrando la pallina a mezz’aria che Dante le aveva lanciato. –Oh sì… ultimamente ho avuto a che fare con una ragazza, si chiama Trish, dice che ha bisogno di me per eliminarlo, non è umana ma devo ancora capire cosa c’entri in tutta questa storia. Il suo nome ti dice qualcosa?- -No, mai sentita ma sappi che arriverò io per prima a quel demone… non voglio lasciarmelo scappare, sembra un pezzo grosso e non uno dei soliti pesci piccoli.- disse Lady mentre si chinò in avanti per colpire la palla. Dante si avvicinò a Lady e si chinò su di lei, poi le prese il braccio che manteneva la stecca e diresse in buca tutte le palle con un colpo solo –Se è davvero un pezzo grosso lascia che ti aiuti io-
 si rialzarono e Lady si appoggiò al tavolo con ancora la stecca in mano –Hum… Pensi che da sola non potrei farcela? Oooh mi sottovaluti.- Dante si avvicinò ancora di più e con una voce bassa e ammiccante le sussurrò nell’orecchio –No, io non ti sottovaluto affatto, ti conosco troppo bene e so che terresti i soldi della ricompensa tutti per te, ma a quanto pare quel demone è qui per una ragione ben precisa.- Lady prese la stecca che aveva in mano e la usò per avvicinare a sé Dante, gli mise una mano dietro la testa e sussurrò nell’orecchio –Lo sai che non sono solo i soldi che mi interessano- Dante sì tirò indietro sorridendo maliziosamente, tra i due vi era solo un rapporto di amicizia ma occasionalmente capitava che la loro amicizia finisse sotto le lenzuola. –Haha no Lady questa volta non riuscirai a corrompermi ma se proprio ci tieni lascerò che tu partecipi alla caccia.- -HAHA! Partecipare... sbaglio o l’altra notte ho fatto più che partecipare…- Lady adorava provocarlo e spesso riusciva ad ottenere ciò che desiderava, si avvicinò di nuovo a lui e iniziò ad accarezzargli il petto cercando la cerniera della maglia, era la sola che sapeva trattare Dante nella vita e a letto. Quella volta Dante però non cambiò espressione e rimase sulle sue bloccandole la mano –Lady, quei tempi sono finiti- La ragazza sorpresa lo fissò dritto negli occhi e disse –E da quando? Pensavo ti piacesse.- -Infatti è così ma ho deciso che è meglio restringere il nostro rapporto alla semplice amicizia.- -Va bene, come vuoi… ma sappi che ti pentirai della tua decisione- finì Lady ridendo, riagganciandosi la cintura in vita e avvicinandosi alla porta. Dante sorrise e si riaccostò di nuovo a quel tavolo da biliardo spesso usato impropriamente e pensando a quei momenti  disse –Ne sono sicuro ma… penso che sopravviverò anche senza vederti nuda.- Lady lo prese come un saluto e sorridendo chiuse la porta dietro di sé. Dante fu di nuovo solo, e si rese conto che la sua decisione era stata davvero insolita, non era da lui rifiutare le avance di una bella donna che conosceva da tempo, ma qualcosa gli disse che era ora  di crescere e di iniziare a pensare con la testa. Si sdraiò sul divano e iniziò a ripensare alla sera scorsa, a quella ragazza, i suoi occhi, tanti flash-back messi assieme invasero la sua mente, non capiva davvero cosa gli prendesse, non aveva sperimentato emozioni simili prima di allora almeno per quanto se ne ricordasse. Sentiva il bisogno incessante di rivederla così si alzò dal divano, indossò il suo cappotto rosso e uscì in strada.
Era quasi ora di pranzo così decise di recarsi alla tavola calda, un piccolo posticino accogliente ad angolo tra Brownie Street e South River Road. Ormai Dante era diventato  un cliente abituale e tutti quelli che ci lavoravano lo conoscevano, in oltre una persona così non passava di certo inosservata così quando entrò tutti si voltarono al suono del campanello sovrastante la porta, una cameriera sui roller si avvicinò con un vassoio al tavolo dove si era seduto –Ciao Dante! Il solito vero?- Dante annuì e la ragazza scivolò velocemente verso il bancone per dare l’ordinazione. Quella volta non c’era molta gente così il proprietario del locale che gestiva il bancone si rivolse a Dante mentre asciugava alcuni bicchieri –Hey Dante, ultimamente non ti sei fatto vivo, mi domandavo che fine avessi fatto.- Dante assunse una posizione comoda sul divanetto e rispose –Sam lo sai che sono un tipo inaffidabile io- il vecchio Sam emise una breve risata poi aggiunse –Oooh sì l’avevo capito ormai, mi domando come fanno le donne a starti dietro- l’uomo alludeva al fatto che in quel momento delle cameriere stavano ridacchiando e parlando sotto voce, litigavano amichevolmente su chi avrebbe portato a Dante la sua ordinazione. Il rgazzo con un mezzo sorriso replicò –Saranno affar loro.- l’uomo sorrise e finì di asciugare i bicchieri, poi disse –La tua pizza è quasi pronta.- dopo un po’ arrivò la stessa cameriera di prima che servì a Dante una pizza gigante e un boccale di birra –Ecco la tua pizza, ovviamente senza olive, la pinta di birra la offre la casa. Buon appetito- disse con aria gioviale la ragazza cercando di strappargli uno sguardo o un sorriso. Dante si chinò sul piatto e iniziò a mangiare la pizza, fetta dopo fetta  ogni tanto faceva una pausa per sorseggiare la birra, era davvero di ottima qualità pensò. Stava quasi per finire quando un uomo seduto in un angolo si alzò e si avvicinò a lui, aveva un’aria strana, Dante non lo aveva mai visto in quel locale prima e non aveva ragione di conoscerlo; era esile con una statura abbastanza bassa, non sembrava il classico tipo in cerca di guai o lo spaccone di turno che voleva confrontarsi con Dante per testare la propria virilità e fare colpo sulle ragazze, no… era diverso ma in un certo qual modo il sesto senso di Dante gli diceva che c’era qualcosa sotto. Fece finta di non vederlo e continuò a bere la sua birra quando quest’uomo appoggiò le mani sul tavolo e si sporse in avanti sussurrando qualcosa che turbò di molto la quiete del ragazzo. Sul volto dell’uomo era comparso un ghigno, Dante spalancò gli occhi e con un gesto cruento lo afferrò per il collo facendo versare sul tavolo il resto della birra in un fragoroso rumore. I pochi clienti presenti, Sam e le cameriere si voltarono di scatto mentre in silenzio guardavano quella scena, il tempo sembrava essersi fermato, cosa aveva spinto Dante a reagire in quel modo si chiedevano, erano allibiti e senza parole poi Sam con aria preoccupata li invitò a calmarsi e gestire la situazione da uomini maturi e soprattutto fuori dal suo locale. Dante allentò la presa e si alzò dal divanetto, uscì fuori senza dire una parola sotto lo sguardo incredulo della gente mentre l’uomo continuava a strofinarsi il collo dolorante riprendendo fiato. Mentre camminava in un vicolo stretto e isolato Dante si sentì afferrare alle spalle così si voltò e sparò un colpo –Chi sei tu e cosa vuoi da me?- disse sapendo di averlo solo ferito, l’uomo di prima tenendosi il braccio insanguinato rispose sghignazzando –Il mio nome è Phantom signore dell’Inferno di ghiaccio. Il mio padrone ti sta cercando e ha mandato me per portarti da lui…. È ancora troppo debole e ha bisogno di altro sangue umano per riprendersi del tutto, ha detto che ti vuole vivo… ma se dipendesse da me ti ucciderei all’istante! Il figlio del Traditore, ho aspettato per 200 anni questo momento!- l’uomo da esserino gracile ed insignificante si trasformò in un orribile ragno gigante pieno di aculei di ghiaccio. Dante non era affatto sorpreso che questi esseri lo cercassero per riscuotere vendetta attraverso di lui; dopo la scomparsa di Sparda tutti i demoni vennero rinchiusi dietro le porte dell’Inferno ma alcuni di loro riuscirono a scappare e altri iniziarono ad essere rievocati da persone malvagie e senza scrupoli, così la loro presenza era incessante. I demoni volevano il sangue di Dante, oltre che per motivi di vendetta anche per motivi di potere, nelle vene del ragazzo scorreva il sangue di Sparda e se anche uno di quei mostri se ne sarebbe impossessato avrebbe acquisito gli stessi poteri e sarebbe stato invincibile. Dante non aveva mai conosciuto suo padre ma sapeva della sua lotta per la giustizia, il suo sacrificio per gli umani e sapeva anche che doveva fare di tutto pur di non  rendere quel sacrificio vano. –Allora se e me che vuoi vieni a prendermi!- disse Dante mettendo la mano sull’impugnatura della sua spada pronto a scattare. Il mostro si scaraventò su di lui e iniziò a colpire con tutte le sue otto zampe, ma non era abbastanza veloce che Dante riusciva a scansare tutti i colpi –è tutto qui quello che sai fare ragnetto?- ancora una volta la sua sfacciataggine gli faceva prendere tutto alla leggera, ci trovava davvero gusto a provocare i suoi nemici, più erano arrabbiati più sarebbe stato divertente. Il mostro lanciò degli spuntoni di ghiaccio che gli fuoriuscivano dal dorso ma Dante li schivava salto dopo salto avvicinandosi sempre di più al gigantesco ragno per sferrare il suo attacco, mentre stava per colpirlo con un balzo dritto in faccia il suono di uno sparo lo interruppe e vide il mostro iniziare a sanguinare da un lato, poi da un tetto scese con un salto acrobatico una figura femminile, era Trish –Mi stai pedinando per caso?!- disse Dante seccato dall’intrusione della donna che rispose a tono –In verità stavo pedinando lui, ma  sembra che tu lo abbia trovato prima di me…- Dante sorrise –Lo sai sono una calamita per questi bestioni- il demone era intontito e continuava a perdere sangue –Che ne dici di un lavoro di squadra- disse Trish mentre ricaricava la sua pistola, Dante fece un mezzo sorriso –Ti ho già detto che lavoro da solo!- disse le ultime due parole mentre mozzò un arto del mostro, Trish  saltò in groppa al ragno continuando quella conversazione come se in quel momento stessero svolgendo una banalissima azione, come se in quel momento non stessero affrontando un ragno gigante da 300 chili ricoperto di ghiaccio. –Perché vuoi tenerti il divertimento tutto per te? Se lavoreremo in squadra ci leveremo da torno questi esseri più in fretta.- Dante prese una rincorsa e scivolò sotto il ventre del ragno infilzando la spada nel suo addome provocando una fontana di liquido verdastro e fetido, si rialzò dietro di lui mentre il demone, ormai dilaniato stava iniziando a vacillare fino a cadere in un sonoro tonfo per terra senza vita alzando un bel po’ di polvere, Dante si ripulì i vestiti dai residui di polvere che li aveva ricoperti e andò a recuperare la spada, il ragno si disciolse in una pozza scura. –Non è stato difficile- disse Trish inseguendo Dante che stava andando via con la sua spada appoggiata sulle spalle. –Hum… già, speravo qualcosa di meglio per un mega insettone.- -Credi che abbia a che vedere con il nostro demone?- chiese Trish, Dante si fermò e guardando in alto disse –Credo? Lo so! Quel coso mi ha detto che era qui per servizio del suo padrone… a quanto pare sono parecchio gettonato nel mondo infernale. Comunque sia mi farebbero comodo un po’ di scintille.- finì mentre riprese  camminare senza voltarsi neanche una volta, Trish sorrise e lo salutò dicendo –Bene, allora ci rivedremo presto.- e si allontanò dalla parte opposta.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Me, myself and you ***


La personalità di Dante era delineata da una spiccata dualità, istintivo eppure riflessivo, solitario eppure socievole, innaturalmente calmo eppure irrefrenabile, riservato eppure espansivo. Anche se schivo e di poche parole, Dante riusciva comunque ad integrarsi nel contesto che lo circondava, ma in quel momento il suo lato più calmo e distaccato placarono l’altra sua metà. Una strana sensazione invase la sua mente, era come se non avesse né caldo né freddo, non era né felice né triste, era inquieto ma non capiva il perché… di solito quando riduceva un demone in un colabrodo si sentiva appagato ma quella volta sentì solo il bisogno di recarsi alla Black Knight Square per meditare in tranquillità. La piazza si trovava in centro città, uno spazio aperto circondato da alberi e aiuole, era dedicata al Leggendario Cavaliere Nero, aveva al centro la statua equestre che lo raffigurava col suo elmo da cui spuntavano delle corna, il cavallo rampante sembrava prendere vita mentre il cavaliere agitava in aria la sua spada come se si stesse preparando per scendere in battaglia. La piazza era un luogo di ritrovo per persone di ogni età, gli anziani che davano da mangiare ai piccioni seduti oziosamente sulle panchine, alcuni bambini si divertivano a giocare a palla, qualcun’altro portava  a spasso il proprio cane mentre le coppiette sedute su delle panchine si scambiavano tenere effusioni e promesse d’amore. Erano le cinque del pomeriggio e il sole splendeva offuscato da leggere nuvole, c’era una gran pace e Dante spesso si recava lì per restare solo con se stesso e i suoi pensieri. Oltrepassò uno degli archi che aprivano l’ingresso della piazza e si sedette su una delle  panchine che circondavano la statua in marmo bianco, iniziò a guardarla come se si aspettasse di trovare alcune risposte, per lui quella statua era l’unico modo per capire come fosse fatto suo padre, gli somigliava tanto eppure in un certo senso voleva rifiutare di riconoscersi in un demone. Non aveva  mai capito nemmeno se gli avesse davvero voluto bene, poi pensò a sua madre, Eva, e a quanto avesse sofferto per l’abbandono del suo amato, un demone capace di amare, impossibile si disse, però poi capì che era stato possibile, altrimenti gli umani non avrebbero eretto una statua in suo onore, altrimenti non sarebbero lì felici di vivere le loro vite sapendo che un tempo un essere che credevano fosse un mostro li salvò tradendo i suoi stessi fratelli, altrimenti lui non sarebbe lì… per Dante la parola amore aveva un significato enorme, platonico, quasi, un sentimento che aveva provato per la madre e che dopo la sua morte era svanito insieme a lei, però quella sera, tra la nebbia, vide una ragazza spaventata che aveva bisogno di protezione e qualcosa si rianimò, una leggera fiamma iniziò ad accendersi in fondo alla sua anima corrotta dall’ossessivo bisogno di cercare vendetta e che aveva conosciuto fin troppa sofferenza, si può dire che quella sera di dieci anni fa Dante perse una parte di sé e ne conobbe un’altra. Del fratello non aveva notizie da anni ormai… per lui poteva anche essere morto dato che aveva deciso di vivere come uno di loro, quindi era solo nonostante fosse circondato da persone che lo conoscevano e che vedeva tutti i giorni, gli mancava quel certo tipo di affetto che quella ragazza gli aveva trasmesso col suo sguardo innocente. Voleva riprovare quella sensazione ma dentro di lui ancora una volta una voce gli diceva che doveva lasciarla perdere, che sarebbe stata solo una distrazione o peggio, un ostacolo. La sua lotta interiore era incessante, durava da sempre ed era una continua frustrazione, si chiedeva perché non poteva vivere come tutti gli altri umani, ogni sua decisione doveva essere frutto di calcoli e meditazioni, non poteva affezionarsi troppo a qualcuno perché significava mettere la vita di quella persona in pericolo, era già successo una volta e non voleva che si ripetesse. Si alzò dalla panchina e prima di andare si voltò a dare uno sguardo alla statua e sottovoce disse –Come ci sei riuscito padre… perchè hai tradito i tuoi fratelli e sacrificato la tua vita per degli esseri deboli ed egoisti?- la risposta se la diede da solo o meglio si rispose con un’altra domanda come se da quella statua si aspettasse delle parole di conforto –si è davvero disposti a tutto in nome del’amore vero…- e prima di voltarsi e andare via aggiunse –Che stupido sei stato…- Dante non lo pensava davvero, era solo una recita per se stesso, per convincersi che stava bene così e che non aveva bisogno di altro.
Mentre si allontanava dalla piazza sentì una voce che lo chiamava per nome, si voltò per vedere chi era –Heeyy! Dante! Sono io, Jane!- la ragazza si sbracciava per attirare la sua attenzione, era da sola e portava a spasso il suo cane, Dante si avvicinò con disinvoltura, da un lato era felice di rivederla ma era bravo a nascondere le cose quindi si rivolse a lei senza mostrare alcunché. –Hey ciao, come vanno le mani?- La ragazza,  felice di averlo rivisto,  era eccitata e parlava in modo euforico –Sì,  va tutto bene, non mi danno alcun fastidio.- Dante rimase ancora una volta catturato dall’ingenuità e semplicità di quella ragazza, bastava poco per farla sorridere, pensò sorridendo con gli occhi. –Sai, non ho avuto modo di ringraziarti per quello che hai fatto per me, se non fossi intervenuto ora il mio corpo sarebbe stato ritrovato in un mucchio di rifiuti.- anche lei come Dante amava inserire dell’humor nei suoi discorsi, era un modo per alleggerire le situazioni imbarazzanti e strappare un sorriso alla persona con cui interloquiva. Dante rise,  poi disse con tono protettivo –Non ce n’è bisogno, lo hai già fatto.- La ragazza non capiva di che stesse parlando il ragazzo e  poi aggiunse –Magari potremmo vederci qualche volta, cioè ci siamo appena visti ora… ma intendo…- -Uscire insieme?- continuò Dante. Intanto il cane che portava al guinzaglio non smetteva di odorare le sue scarpe e di muoversi eccitato attorcigliando il guinzaglio fra le gambe di Dante e della padrona, tanto che la situazione divenne ancora più imbarazzante –Finiscila Rocky! Dio… mi dispiace tanto, di solito non si comporta così, gli devi piacere davvero tanto!- Dante sorrise e notò che le sue guance diventarono rosse; dentro di sé Jane sentiva di aver fatto una grande figuraccia, fu già un grande passo per lei chiedere di rincontrarlo nonostante la sua insicurezza, poi dopo aver ripreso il controllo del cane si concentrò su quello che aveva detto Dante poco prima. –Sì, uscire insieme era quello che intendevo… ma non pensare male, non come una specie di appuntamento o roba del genere, solo un’uscita come due…- Il cane riprese a tirare forte il guinzaglio non facendo finire la frase a Jane, ma Dante finì al posto suo -…Amici?- -Sì, esatto amici! Era proprio quello che intendevo! Allora che ne pensi?- la ragazza aveva ancora le guance arrossate,  i capelli le si erano spettinati lasciando che una ciocca non raccolta nella coda che portava le scendesse su un occhio ed era ferma in una strana posa per cercare di tener bloccato Rocky, Dante continuava a guardarla sorridendo,  poi zittì la sua voce interiore e disse il contrario di ciò che avrebbe dovuto dire –Sì, perché no… ti passo a prendere sotto casa tua verso le 21:00, questa sera va bene?.- Jane era incredula e si sentiva come se avesse raggiunto un traguardo, poi mantenendo la più totale calma annuì –Hum hum… sì.. sì va benissimo stasera, allora ci vediamo! Ciao- Dante rimase immobile dov’era mentre guardava allontanarsi Jane con il cane che la strattonava, poi la ragazza tornò in dietro e con aria distratta disse –Oh scusa.. credo ti serva l’indirizzo vero?- -Già, lo credo anche io…- rispose Dante quasi divertito da quella ragazzina timida e goffa,  ma ovviamente in senso positivo. Jane prese una penna dalla sua borsetta a tracolla che portava e scrisse sull’avambraccio di Dante il suo indirizzo di casa dato che non aveva un supporto più convenzionale, riattappò la penna con la bocca dato che aveva l’altra mano occupata e lo salutò di nuovo. Mentre si allontanava continuava a pensare ad alta voce –Che stupida che sei Jane, stupida, stupida, stupida!- Anche Dante si allontanò dalla parte opposta,  ma riuscì comunque a sentire quel monologo, continuò a camminare e a sorridere, quella sera l’avrebbe rivista e per una volta aveva mandato a farsi sfottere la voce dentro di lui ascoltando il suo istinto.
Dante rientrò all’agenzia e si sedette alla scrivania ormai invasa da scatole di pizza. Decise così di dare una ripulita –E va bene… se non lo faccio io…- disse mentre si rimboccò le maniche della giacca. Dopo aver ripulito il tutto senza una gran voglia si risedette sulla sedia, prese una rivista e se la pogiò sugli occhi. Trascorsero 10 minuti nel più totale silenzio, si percepiva solo il movimento dell’aria spostata dalle pale del ventilatore, erano  qausi le sette quando sentì la porta di vetro aprirsi e richiudersi, era entrata una signora, una cliente, Dante si ricompose e si levò la rivista dalla faccia, si schiarì la voce e accolse la cliente –Sì, mi dica pure.- la donna che si presentò era la stessa che Morrison aveva cercato di contattare la scorsa volta, non era più tanto giovane ma aveva mantenuto il fascino di un tempo ormai andato; indossava una maglia di cotone rosa e una gonna lunga fino alle ginocchia e i capelli raccolti in un acconciatura comoda. Si rivolse a Dante pensando si averlo disturbato – Mi scusi, credevo fosse aperto, se vuole torno più tardi…- -No, non si preoccupi, la Devil May Cry è sempre aperta. Cosa le serve?- rispose Dante appoggiandosi sullo schienale della sedia. –Vede, il signor Morrison ha detto che sareste stata la persona più indicata per svolgere questo incarico e di cui mi sarei potuta fidare per custodire questo…- La donna pogiò sul tavolo un pendente, era d’argento con al centro una pietra rossa. Dante rimase sorpreso e disse –Tutto qui? Dovrei solo custodire questa collana? Ok, accetto questa ardua impresa.- La donna abbassò lo sguardo e disse –Questo amuleto non è ciò che sembra, appartiene alla mia famiglia da generazioni, i demoni lo bramano da sempre ma solo uno potrà essere in grado di possederlo, solo il demone cui il suo sangue è rinchiuso al suo interno potrà impossessarsene, e se lo facesse acquisirebbe una forza pari al re dei demoni.- Dante sentiva che c’era qualcosa sotto, un semplice pendente? Ma davvero? Il ragazzo accettò l’incarico ma chiese alla donna come mai non poteva più portarlo con sé, la signora rispose che ormai non era più al sicuro nelle sue mani, il demone era giunto in città e se ne sarebbe impadronito facilmente se avesse continuato a custodirlo lei. Dante iniziò a ricollegare le sue parole con gli avvenimenti delle ultime settimane e capì che la salvezza dell’umanità era racchiusa in quel ciondolo ma in mani sbagliate ne avrebbe causato la devastazione. La donna se ne andò e fece un ultima raccomandazione –Mi fido di te, so che puoi porre fine a questa storia.- poi chiuse la porta dietro di sé e si dileguò in fretta. Dante continuava a fissare il pendente girare su se stesso, la luce si rispecchiava sul metallo  riflettendo la luce sul suo volto, Dante era ipnotizzato da quel cristallo incastonato al centro, era di forma circolare e  notò che intorno, inciso sulla parte argentea, vi era un’iscrizione in una lingua arcaica e incomprensibile –Chissà cosa vorrà dire…- disse pensando ad alta voce, poi aprì il cassetto della sua scrivania, c’era un doppio fondo, così aprì anche quello e lo ripose delicatamente al suo interno, dopodichè richiuse il cassetto a chiave. Sì alzò dalla sedia e  si diresse verso il Jukebox presente nel suo ufficio e mise una delle sue canzoni heavy metal preferite, Rock me baby. La musica lo aiutava a rilassarsi, diceva che alcune canzoni potevano arrivare dritto all’anima e che non c’era nulla di meglio che il suono di una chitarra che suonava a ritmo incessante e violento. Si sgranchì le mani e le braccia, prese una stecca e iniziò a tirare qualche colpo alle palline, poi prima di colpire la pallina bianca con un altro dei suoi tiri  vincenti, sì guardò il braccio destro e sorrise.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Crescent ***


-AAAAAAAHHH!!! Come è possibile che nessuno di voi, schifosi vermi, non è riuscito ad uccidere quel moccioso!- urlò furioso Berial mentre stritolava fra le sue mani dei demoni suoi servitori. Berial era il Signore dell’Inferno di fuco, era un centauro gigante con un corpo squamoso inferiore, un corpo umanoide superiore e con un paio di ali di fuoco tutte coperte di fiamme, aveva un lunga coda e la sua testa leonina era sovrastata da enormi corna, il suo corpo era perennemente ricoperto dal fuoco ma era ancora troppo debole così la sua fiamma non era ardente, la sua spada era una Zweihänder enorme e dato che era di pessimo umore e arrabbiato con i demoni al suo servizio, la scaraventò contro di loro. –Mio signore, quel ragazzo è molto più forte di quanto sembri, è il figlio di Sparda!- disse un demone avvicinandosi al suo padrone cercando di trovare una scusa per non essere incenerito. –So bene chi è, ed è per questo che ho deciso che una volta aver riacquistato i miei pieni poteri mi occuperò personalmente di lui!.- i demoni, nettamente più piccoli e deboli di lui erano terrorizzati dalla sua ira, Berial non aveva ancora tutta la sua forza ma la malvagità e la sua crudeltà non lo avevano mai abbandonato. Il gigante si alzò dal suo trono mentre si apriva la strada fra i suoi demoni poi, calmando il suo tono, disse  –Ha ucciso mio fratello Phantom e ho intenzione di ripagarlo con la sua stessa moneta. Avrò il suo sangue e finalmente potrò diventare il Signore supermo, demoni e umani si inchineranno al mia cospetto!- Berial terminò il suo monologo con un’agghiacciante risata seguito dai suoi leccapiedi che lo emularono.
Ritornando al nostro ragazzo in questione, erano quasi le nove, il tempo era volato via e Dante uscì di fretta dall’agenzia e salì sulla sua moto, pensò che non poteva presentarsi così ma era anche troppo tardi per trovare un negozio ancora aperto. Si diresse comunque in città per tentare la fortuna e trovò miracolosamente un piccolo negozio di fiori ancora aperto, era un posto accogliente e pieno di vasi ricolmi di piante e fiori profumati al suo esterno, l’interno invece era ancora più delizioso con tulipani e rose ovunque. Non era nello stile di Dante fare regali né tanto meno compare dei fiori, ma per quella volta fece comunque uno sforzo ed entrò. –Salve, cosa desidera?.- disse la proprietaria del negozio; era una donna abbastanza in carne, bassa e riccia, indossava un camice verde e dei guanti , stava tagliando via delle spine da alcune rose quando si avvicinò a Dante con un sorriso sincero. –Vorrei regalare dei fiori ad una ragazza, speravo che lei potesse darmi una mano dato che non ci capisco niente di fiori…- la donna lo guardò, il suo sorriso era sempre lì ed era felice di offrire il suo aiuto per una cosa del genere –Certo! Ultimamente i giovani non vanno più così spesso in un negozio di fiori, ormai la gentilezza e le buone maniere stanno scomparendo ma sono davvero felice che ci sia ancora qualcuno che pensa ancora a queste cose- disse la donna mentre si toglieva i guanti e posava le rose. Dante rimase fermo guardando quella donna indaffarata nel cercare qualcosa tra i suoi fiori. La signora rovistava fra i suoi fiori per cercare quelli più adatti, avrebbe scelto per lui dei fiori dalla grande importanza e simbologia; rovistò fra le camelie e dopo aver selezionato le più belle le tirò con cura fuori dal mucchio, poi prese qualche tulipano variegato e infine raccolse una rosa. Li distribuì in mazzo decorando i fiori con della felce e del biancospino poi glieli porse dicendo –Con questi fiori non potrai spagliare, racchiudono in loro importanti simbologie e la ragazza che li riceverà in dono capirà subito cosa vuoi dirle  senza bisogno di parole.- Dante non capiva bene di che stesse parlando, non se ne intendeva ma si fidava di quella signora che sembrava avesse capito cosa fare già dal primo momento, Dante pagò e uscì dal negozio ringraziando la donna per avergli concesso il suo tempo, lei ricambiò il saluto –Ragazzo, con quei fiori non sbaglierai e buona fortuna!- Dante sorrise e salì sulla motocicletta, ma quando stava per metterla in moto si rese conto di non saper dove mettere quel mazzo di fiori, poi trovò una soluzione, non molto ortodossa ma comunque accettabile dato che non aveva altra scelta; mise in moto il veicolo con il piede e partì in fretta con i fiori stretti fra i denti.
Era in leggero ritardo quando si presentò sotto casa di Jane; era una villetta a due piani non molto grande ma nemmeno piccolissima, aveva un giardino con piante e fiori sul retro e un dondolo sul porticato antistante. Bussò al campanello e aspettò sotto il portico. Jane urlò dall’interno –Sì, sto arrivando!- Dante fece un mezzo sorriso e si allontanò dalla porta, aveva messo i fiori dietro di sé come per voler fare una sorpresa, era ansioso di darli a Jane e quando vide la porta che stava per aprirsi la sua trepidazione aumentò ma ad accoglierlo non fu Jane –Cosa vuole? Non abbiamo bisogno di nulla, grazie comunque- e gli fu sbattuto la porta in faccia prima che potesse rispondere. Un istante dopo Jane riaprì la porta e si scusò profondamente –Dante, mi dispiace così tanto… mia nonna è molto anziana… e spesso le bussano dei venditori…- Dante rise  poi per mettere Jane a suo agio disse –Non preoccuparti, in effetti sono una scocciatura questi venditori porta a porta, non me la sono presa, davvero…- Jane sorrise sollevata, poi notò che Dante aveva qualcosa in mano dietro di sé –Ma, cos’hai lì?- chiese perplessa. Dante per la prima volta in tutta la sua vita si trovava a disagio; uccidere mostri per lui era uno scherzo ma essere dolce e gentile era davvero un’impresa per lui. –Ah sì, ho pensato ti sarebbero piaciuti…- disse infine mentre gli porse il mazzo. –Oh Dante sono stupendi! Grazie.- disse Jane mentre odorava i fiori  e li  guardava con gioia. –Hanno tutti un bellissimo profumo.- continuò, Jane adorava quei fiori e per di più ne conosceva anche la simbologia ma non disse nulla a proposito. –Vieni, accomodati pure, e non far caso al disordine… mia sorella è una peste!- disse Jane invitando Dante in casa sua; il ragazzo entrò e percepì subito un clima familiare felice e per nulla deturpato dalla mancanza dei genitori di Jane. –Ecco fatto, spero che Amanda non distrugga questo vaso giocando con Rocky nei prossimi 5 minuti…- disse Jane mentre pogiava il vaso con i fiori su un tavolino. Nel frattempo Rocky si era accorto della presenza di Dante e subito corse da lui facendogli le feste e saltandogli sulle gambe. –Devi piacergli davvero tanto eh… non fa così con tutti.- disse Jane mentre sistemava i fiori; -Hahaha sì, credo di sì!- disse Dante mentre il cane lo leccava dappertutto, poi per un attimo il suo sguardo si posò su Jane, su come stava sistemando quei fiori, trasmetteva amore e innocenza, si mordeva le labbra e un ciuffo di capelli le finiva sul viso, aveva un vestito color pesca mediamente corto e sbarazzino, i capelli erano raccolti in una treccia a spina di pesce e un po’ scombinati, la sua semplicità era l’essenza della sua bellezza; Dante la continuò a fissare finche lei non se ne accorse e disse con ironia –Hey! Hai intenzione di stare fermo lì a guardarmi o di uscire?- Dante aveva come dimenticato di quel dettaglio, poi facendo l’indifferente si schiarì la voce e disse –Sì, giusto. Ti aspetto fuori.- Dante uscì grattandosi la testa e una mano in tasca, anche lui era di una bellezza disarmante che lasciò di stucco anche la sorella sedicenne di Jane, Amanda, che nel frattempo scese le scale per vedere chi fosse venuto, lo intravide fuori dalla porta, poi scese lentamente le scale e si avvicinò a sua sorella; anche Amanda era bella solo che era diversa da sua sorella maggiore sia fisicamente che interiormente, era bionda con occhi verde-acqua e aveva una personalità carismatica come sua sorella ma più ribelle e propensa al rischio. Andavano molto d’accordo fra di loro ed erano migliori amiche tanto che fu l’unica a cui Jane raccontò di cosa le fosse successo la scorsa notte.  –J! Chi è quel bell’imbusto fuori casa nostra?- Jane sorrise e sottovoce, per non farsi sentire, disse –Amanda è lui! Il ragazzo dell’altra notte!- -Chi?! Quel tizio super focoso che ti aveva salvato la vita uccidendo dei demoni?!- disse Amanda alzando la voce dall’incredulità; Jane  le tappò la bocca perché voleva essere più indiscreta possibile –Sssshhhh, abbassa la voce!! Comunque sì e lui!!- le due ragazze emisero degli strilletti acuti –Non è che ha un fratello? Così per dire…- disse maliziosamente Amanda, Jane si fece tutta rossa e rispose cercando di liberarsi dalla presa della sorella che non voleva lasciarla andare curiosa di saperne di più –Non lo so! Non so praticamente nulla di lui. Ora lasciami che non voglio farlo a spettare.- -Wow sorellona non è da te uscire con degli estranei, gran passo avanti…- disse la sedicenne  con aria superba; Amanda in fine lasciò la sorella uscire, la seguì fino all’ingresso e si appoggiò contro la porta spalancanta, poi prese a giocare con i capelli e con aria svenevole si presentò a Dante –Hey ciao, io sono Amanda, la sorella di Jane…- -Ciao Amanda.- Dante era molto interessato a lei come lo era per Jane nonostante avesse capito che era più aggressiva e provocante. -Hai un fratello per caso? Perché io sono qui tutta sola e vorrei qualcuno che mi tenesse compagnia…- Dante sorrise, poi disse –In realtà sì, ma credo sia troppo grande per te ragazzina.- Amanda  rimase senza parole, odiava essere trattata come una bambina così chiuse la porta con insolenza e disse –Divertitevi!-; Jane si arrossì e il suo imbarazzo era quasi palpabile mentre si avvicinavano alla moto –Devi scusarla, mia sorella a volte è davvero fuori luogo, ha solo sedici anni ma si comporta come se fosse più grande di me, le voglio bene con tutta me stessa ma dopo la scomparsa dei nostri genitori è diventata così ribelle e strafottente, crede che le azioni che compie non abbiano conseguenze, spesso esaspera mia nonna con i suoi atteggiamenti- -Sì, conosco i tipi come lei, mi ricorda tanto me stesso alla sua età, col tempo maturerà, ora è solo una piccola donna in cerca di se stessa.- disse Dante  mentre l’aiutò a salire sulla moto. Jane rimase colpita da quella risposta poi aggiunse –Lo spero per lei, se continuerà così per sempre non so in che guai si caccerà in futuro.- -Non preoccuparti, alla fine tutti noi subiamo dei cambiamenti durante la nostra vita, gli eventi con cui entriamo in contatto sono imprevedibili…- finì Dante prima di mettere in moto.
La prima tappa fu un piccolo Caffè  con dei tavolini all’aperto, si stava bene all’esterno così si sedettero lì; non passò molto tempo prima che un cameriere si avvicinò a loro chiedendo cosa volessero ordinare, -Per me uno Strawberry Sundae!- Dissero all’unisono, si guardarono increduli poi Jane sorrise e abbassò lo sguardo, Dante la guardò sorpreso mentre il cameriere si congedò ribadendo l’ordinazione dei due gelati alla fragola. –Credevo di essere l’unico adulto in circolazione a ordinare ancora quel gelato.- disse Dante soridendo. Jane rialzò lo sguardo e rise – Non si è mai troppo adulti per uno Strawberry Sudae!- disse la ragazza enfatizzando ironicamente. Avevano in comune molte cose, forse molto più di quanto sembrasse, ma nessuno dei due sembrava accorgersene. Qualche minuto dopo arrivarono i gelati; lo Strawberry Sundae era un gelato alla vaniglia servito solitamente in una coppa per gelato e guarnito con panna, pezzi di fragole, meringhe, biscotti di mandorle e sciroppo di fragole o marmellata di lamponi, era davvero una delizia, sia per gli occhi che per il palato ed era per Dante, insieme alla pizza, l’unica pietanza che mangiava. Iniziarono a mangiare in silenzio, poi Jane per rompere il ghiaccio disse –Mmmmh.. è davvero buono!- Dante le sorrise ancora una volta notando che aveva della panna sul naso, così gli fece cenno di pulirsi. Jane arrossì le guance, scoppiò a ridere e si asciugò con un tovagliolo, poi disse per distogliere la sua attenzione da quel momento –Allora, parlami un po’ di te! Della tua vita, cosa fai…- -Sembra strano detto così, sembra di essere ad un colloquio di lavoro.- rispose Dante ironicamente, in realtà non sapeva che dire, poi come diversivo fece la stessa domanda a Jane. –Fai il misterioso eh! Comunque la mia vita non credo sia più interessante della tua, giorni tutti uguali, fra studio, lavoro, mia sorella che si caccia nei guai, le solite cose… non vado in giro ad uccidere demoni e salvare gente.- Dante fece un mezzo sorriso, poi disse –Ah davvero? Sai anche la mia vita potrebbe risultare noiosa, sempre con la stessa routine, ma per divertirmi di più invento sempre nuovi modi per far fuori quei demoni, col tempo si apprendono nuove tecniche e si migliora.- -Sei davvero particolare, sei insolito per essere un ragazzo così giovane… a proposito non so nemmeno quanti anni hai!- disse Jane ridacchiando, Dante per la prima volta non si sentì strano nonostante le parole di Jane, non in senso negativo, ma semplicemente diverso, poi disse –Non credo che la mia età sia così importante, spesso mi comporto come un adolescente nonostante io abbia oltrepassato quella fase già da un po’.- In effetti Dante non sembrava essere vicino ai 30 anni, almeno non con l’età biologica; Dante sembrava ancora un ragazzino e sul suo viso non c’era alcuna imperfezione né segni del tempo, era anche questo, insieme al suo fisico asciutto e slanciato, che lo rendevano interessante e seducente agli occhi delle ragazze. Finirono il gelato e Dante lasciò il conto sul tavolo, poi i due si diressero lungo la strada che contornava il fiume per una passeggiata intima e tranquilla. Camminavano lungo il largo marciapiede e Jane camminava sottobraccio con Dante,  parlarono per un po’ del più e del meno poi Jane, come se ci stesse pensando da tempo e avesse trovato all’improvviso il coraggio di  chiedere, disse –Dante, davvero hai un fratello?- Dante continuava a guardare avanti poi si fermarono e si pogiarono sulla ringhiera che delimitava il marciapiede, non gli piaceva parlare dei suoi familiari e per ovvie ragioni ma decise comunque di risponderle; -Sì, in realtà ho un fratello gemello, Vergil…credo sia morto, o meglio è scomparso dopo un nostro scontro ma per me è come se fosse morto già da tempo. Dopo la morte di nostra madre ha fatto una scelta diversa dalla mia, ha scelto la strada sbagliata.- Jane rimase perplessa, si chiedeva come mia Dante potesse odiare suo fratello così tanto –Mi dispiace… non avrei dovuto chiedertelo.- -No, non preoccuparti è tutto apposto.- disse Dante guardando quegli occhi in cui vedeva solo innocenza e sincerità, poi si voltò a guardare la luna che era nel suo primo quarto e disse –Stupenda vero?- -La luna intendi?- chiese Jane voltando anche lei lo sguardo verso il cielo ghermito di stelle. –Sì, è la fase che preferisco, anche più bella della luna piena. É come se non volesse mostrarci una parte di sé, la nasconde perché non brilla come l’altra sua metà, spesso mi sento così anche io.- -Dante si voltò a guardarla mentre lei continuava ad ammirare quella luna che l’affascinava tanto, in quel momento capì che quella ragazzina aveva qualcosa di speciale, si sentiva capito perché anche lei aveva i suoi scheletri nell’armadio, doveva solo capire quale fosse l’altra sua metà ma intanto iniziò a definire dei sentimenti per lei. –Cosa intendi..- chiese il ragazzo; Jane abbassò lo sguardo verso l’acqua scura del fiume, questa volta era stato lui a toccare le corde più intime della sua anima. –Ci sono cose molto più grandi di noi, cose che ci cambiano la vita, o che ne fanno parte già da prima che questa possa nascere.- Dante la capiva perfettamente, provava le stesse sensazioni, le stesse angosce,le stesse   frustrazioni, dopo essere stata un minuto in silenzio rimasta a guardare il fiume continuò –Avevo solo 8 anni quando i miei genitori morirono, o meglio furono uccisi … mia sorella non ricorda quasi nulla, come poteva capire allora… era così piccola…- Dante si avvicinò leggermente senza fiatare, capì che Jane aveva bisogno solo di qualcuno che l’ascoltasse, poi notò che gli occhi della ragazza iniziarono a luccicare –Dissero che era stato un incidente, che dopo un litigio furioso mio padre aveva accidentalmente spinto mia madre giù dalle scale e che si suicidò dopo aver capito di averla uccisa, ma… i miei genitori si amavano e amavano le loro figlie… non avevano ragioni per litigare.- Dante le mise una mano sulla schiena per confortarla, poi disse –Spesso le persone che crediamo felici, nascondono dentro di sé tristezza e rabbia. Nessun genitore vorrebbe mostrare a suo figlio quel lato.- -No! Io c’ero quella notte! Ricordo tutto come se fosse successo ieri, è come  un ricordo indelebile che preferirei dimenticare ma che mi porto dietro ormai da anni imparando a conviverci.- disse Jane mentre una lacrima gli scendeva lungo il viso, poi continuò –Era tardi e ricordo che pioveva. I miei avevano da poco messo a letto me e mia sorella, allora abitavamo in una grande casa fuori città e le nostre camere erano al piano di sopra. Stavo quasi per addormentarmi quando sentì un forte rumore, come se una vetrata venisse colpita da qualcosa di pesante. Mi svegliai di colpo e per un attimo rimasi immobile nel letto, incapace di muovere o di urlare, poi mi feci coraggio e scesi dalle lenzuola mentre udivo altro frastuono, anche mai sorella si era svegliata ma la rimandai a dormire dicendo di non muoversi dalla stanza mentre mi avvicinavo alla porta, scesi le scale e… dovevo essere scalza perché ricordo che calpestai dei pezzi di vetro o legno graffiandomi. Iniziai a sentire le urla di mia madre e mio padre che le diceva di andare via, feci capolino da dietro la porta che dava sulla stanza da pranzo e vidi mio padre, inizialmente non credevo fosse lui perché aveva l’aspetto di un demone, brandiva la spada che avevamo sul caminetto e combatteva contro un altro essere non umano, ma quel mostro ebbe la meglio e uccise mio padre con un solo colpo, lui cadde a terra senza vita in una pozza di sangue e io l’avevo appena visto morire. Mia madre si riversò su di lui piangendo e urlando, poi si rialzò e vidi che dalle sue spalle iniziarono a venir fuori delle ali, erano bianche, non avevo mai visto nulla del genere, nulla che potesse eguagliare quella bellezza… il suo corpo si ricoprì di piume e nella sua mano comparì una spada. Iniziò a graffiare con i suoi artigli quel demone e a infliggergli colpi con la sua arma ma lui con un braccio la scaraventò sulle scale vicine, come se fosse un fastidioso moscerino,  le ruppe il collo. Mi tappai la bocca per non urlare, le lacrime invasero il mio viso e indietreggiai cercando di non fare rumore, poi il demone se ne andò, credo non sapesse di me e Amanda altrimenti avrebbe ucciso anche noi. La polizia arrivò dopo mezz’ora, furono i vicini a chiamare gli agenti che accorsero sul posto. Trovarono prima mio padre e poi mia madre… alla fine dedussero che fu un omicidio-suicidio chiudendo così il caso… come se non avesse importanza! Da allora nostra nonna si prende cura di noi.- Dante era a dir poco sconcertato, una rivelazione del genere fu un grosso colpo per lui, neanche Jane era umana, figlia di un demone e di un angelo, non poteva crederci poi disse –Perché non  hai detto a nessuno ciò che vedesti quella notte?- -Non avrebbero mai creduto alle parole di una bambina di 8 anni che aveva appena perso entrambi i genitori in una notte, non ne ho parlato nemmeno con mia sorella.- rispose Jane voltandosi verso Dante –So benissimo come ti senti, i demoni hanno ucciso anche mia madre, hanno portato l’odio nel mio cuore ed è per questo gli dò la caccia da quel giorno.- disse Dante, poi aggiunse –Nessuno può cambiare il corso del proprio destino, chi poteva immaginare che un demone si sarebbe innamorato di una donna mortale ribaltando completamente le sorti degli umani. Quella sera i demoni uccisero mia madre per colpa mia e di mio fratello, volevano impossessarsi del nostro sangue, del sangue di nostro padre. È  solo colpa mia se mia madre è morta e maledico ogni giorno il fatto di essere un umano per metà, ma poi ci ripenso e mi convinco che se sono nato così un motivo ci sarà, il mio dovere è quello di uccidere i demoni con le forze che mi sono state donate dalla nascita, solo così potrò riscattare il demone che alberga in me.- Jane si asciugò le lacrime e disse –No Dante, non è colpa tua. Non è colpa nostra-. Condividevano lo stesso fardello, non erano umani ma si completavano, nessuno dei due si voltò per guardarsi negli occhi perché avevano già sbirciato l’uno dentro il cuore dell’altra. Jane sorrise e gli prese la mano, la strinse e appoggiò la testa sulla spalla di Dante, rimasero fermi così a guardare quella luna divisa a metà, non erano soli, non più.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: White feather ***


-Dio… di solito non vado in giro a raccontare la mia vita, specialmente al primo appuntamento!- disse Jane districando le sue dite da quelle di Dante sentendosi in leggero imbarazzo. -Hum… per lo meno è stato un appuntamento diverso dal solito no?- Disse Dante sorridendo voltandosi leggermente verso di lei. –Già… che vita incasinata… secondo te perché ci capitano queste cose? È il destino?- chiese Jane sospirando malinconicamente –Non lo so, ma il destino può riservarci anche momenti felici.- I due si scambiarono uno sguardo di complicità e sorrisero. Quella serata rimase sospesa fra il sogno e la realtà, era tutto così perfetto, nulla poteva rovinare quel momento, tranne un gruppo di demoni che si avvicinava, e non aveva di certo buone intenzioni. –Bene bene… iniziavo a sentire  il bisogno di massacrare qualche bastardo, ma questo non mi sembra il momento adatto, ma se proprio ci tenete…sarò breve!- Dante, non aveva con se Rebellion ma per il momento Ebony&Ivory bastarono per tenere a bada i mostri; Jane cadde a terra, era terrorizzata e non sapeva che fare, guardava i demoni che avanzavano e Dante che sparava, la paura la paralizzò completamente, si sentiva come quella notte di tanti anni fa, non percepiva rumori, sentiva solo il suo cuore battere e il suo respiro farsi affannoso, ma ad un tratto si risvegliò da quello stato catatonico –SCAPPA JANE!! CORRI!- le Urlò Dante per riportarla in sé mentre cercava di non far avvicinare i demoni. Jane si rialzò e scappò via, il cuore sembrava stare per esploderle in petto, mentre le lacrime le rigavano il viso e proprio come quella notte, quando i suoi genitori morirono sotto i suoi occhi, iniziarono a comparire strane escrescenze sul viso e sul braccio destro. –Non di nuovo! Non adesso!- supplicò Jane; dalla pelle iniziarono ad emergere delle piccole piume, le faceva male e non sopportava quella sensazione, in occasioni simili le era già capitato ma non aveva mai capito cosa fosse, quando si rese conto che i suoi genitori non erano semplici esseri umani, capì che nemmeno lei lo sarebbe stato, ma non sapeva di preciso in cosa consisteva ciò. Quando aveva forti scatti d’ira o era spaventata, da bambina, quelle strane escrescenze si presentavano e spesso veniva derisa dagli altri bambini, l’additavano dandole del mostro, i bambini si sa, posso essere capaci di grande cattiveria, così Jane non aveva quasi mai un’amica con cui parlare e giocare. Le cose si fecero più serie durante la sua adolescenza; per i ragazzi le fasi ormonali e i continui sbalzi d’umore erano comuni, ma per Jane era diverso, le comparivano sulle braccia e sul viso piccoli puntini bianchi che si sarebbero poi trasformati in piume; Jane era frustrata e si vergognava del suo aspetto, se le staccava per non essere derisa ma ogni volta che lo faceva soffriva molto. Superata quella fase Jane non ebbe più problemi e potè condurre una vita normale, convinta che il problema si fosse risolto da solo, ma quella volta le piume iniziarono a spuntare come funghi sulla sua pelle, non potava andare peggio di così pensò, ma mai premunizione più sbagliata aveva formulato; le piume le comparvero anche sulle gambe e sentiva che qualcosa si muoveva fra le sue scapole, si fermò e finì la sua folle corsa in un vicolo buio. Nel frattempo Dante si arrangiava come poteva per combattere, usando ogni oggetto che trovava come arma –Woh! Siete davvero tanti… aaah… mi toccherà fare gli straordinari.- disse Dante sedendosi un momento su una panchina aspettando la seconda ondata di demoni, ovviamente era così sfacciato e sicuro di sè che per lui era come una sfida a premi; la gente che occupava i tavolini scapparono via appena videro arrivare le creature quindi lasciarono un gran disordine. Dante approfittò della situazione per sorseggiare della birra lasciata su un tavolo –Ma guarda, cosa ci fai qui sola soletta..- disse ironicamente rivolgendosi alla bottiglia semi vuota e mentre sorseggiava, senza nemmeno guardare, sparava e mandava a segno tutti i colpi eliminando molti altri demoni, lanciò per aria la bottiglia vuota e staccò un pezzo di ferro da una ringhiera, era abbastanza appuntito e lo usò prima come spada sferrando fendenti devastanti e dopo come lancia, la scaraventò con una tale forza da impalare contro un muro come uno spiedino i demoni restanti. –Hummm… la prossima volta ci ripenserete due volte prima di fare gli scortesi davanti una signora.- finì Dante mentre si puliva le mani, poi il suo sorriso appagato svanì e pensò ad alta voce –JANE!- Dante corse per un lungo tratto di strada, ormai il lungo fiume aveva lasciato spazio alle comuni stradine del centro storico cittadino, era preoccupato per lei, urlava il suo nome per le strade isolate, temeva che qualcosa le avrebbe fatto del male e correva come un pazzo ma poi, si fermò di colpo al suono di alcuni singhiozzi, si addentrò in un vicolo cautamente –Jane… sei tu?- disse Dante toccano la sua pistola. -Vattene via!- disse una voce dall’oscurità del vicolo cieco, era una voce femminile, era Jane ma piangeva così forte che sembrava distorta. –Jane cosa succede… sono io!- disse Dante con tono fortemente preoccupato. –Ti ho detto di andare via! NON GUARDARMI!- Dante si avvicinava sempre di più e la luce della luna illuminava una striscia di asfalto e una gamba, o almeno quello che poteva rimanere di una gamba umana; Dante non tolse via le mani dalla sua pistola ma quando si accorse che era proprio Jane la ripose e corse da lei –Jane! Ma che Diavolo…- Dante non poteva credere ai suoi occhi, rimase immobile a guardare quella creatura rannicchiata in una angolo, intravedeva delle enormi ali bianche piumate, la coprivano lasciando scoperta solo una gamba, anch’essa ricoperta di candide piume, Jane singhiozzava e piangeva, si sentiva orribile e provava un grande vergogna nel farsi vedere in quello stato –Dante.. ti prego… sono un mostro!- Dante si avvicinò ancora di più e si chinò al suo fianco, poi disse –Dai Jane… non essere così melodrammatica, ti aiuto ad alzarti.- Dante la prese una mano e Jane l’afferrò, si rialzò in piedi ma continuava a nascondersi nell’oscurità, così Dante disse –Jane, avvicinati…- Jane era riluttante ma si avvicinò a lui con passo pesante e sguardo basso, con le braccia conserte e ripiegata in avanti. –Sono orribile…- disse sottovoce calmando il singhiozzio, ma le lacrime continuavano a  rigarle il viso; Dante la guardò e vide una creatura nuda, ricoperta interamente di piume come se fossero una seconda pelle, la sua statura era aumentata e aveva delle ali così ingombranti che doveva tenerle chiuse per non farsi male contro le pareti del vicolo, l’unica parte che non era interamente ricoperta di piume era il volto dove pian piano andavano a  diminuire intorno al contorno viso, i capelli erano ora più lunghi e biondi e i suoi occhi cremisi. Dante sorrise incredulo –Lo so, sono inguardabile!- disse Jane vedendo la sua reazione e voltò la testa. Dante si avvicinò ancora di più e le sfiorò la guancia dirigendole lo sguardo verso i suoi occhi, poi disse dolcemente –Non ho mia visto nulla di più bello in tutta la mia vita…- Dante le asciugò le lacrime e Jane lo guardò negli occhi, non poteva credere a ciò che aveva detto, nessuno le aveva mai detto una cosa del genere –Grazie…- disse infine sorridendo con ancora gli occhi lucidi. -Dante… anche tu puoi..- -Trasformarti?- finì il ragazzo –Sì… solo che la mia natura non è così incantevole come la tua, fidati, io non mi lamenterei se fossi in te…- continuò Dante ridacchiando e grattandosi il capo, era riuscito a farla ridere così si sentì meglio, la Jane ironica e dolce che era prima si ripresentò –Avanti… sembro una gallina! E in oltre ho delle gigantesche ali di piccione che mi sbucano dalle spalle!- disse Jane voltandosi per farle notare, Dante sorrise, poi ribattè –Vuoi fare a gara per vedere chi è più spaventoso per caso? Ti avverto, perderesti… i demoni non sono noti per aver vinto concorsi di bellezza!- Jane iniziò a ridere ancora di più, era così buffo Dante in quella situazione ma più rideva, più era felice e il suo corpo iniziò a normalizzarsi, lei rideva ma non se ne accorgeva che stava ritornando umana e che era completamente nuda! –Cristo! Dante girati!!- urlò Jane arrossita rendendosi conto di non avere nulla che la copriva. -Hem… cosa? Oh si scusami! Non ti guardo…- Dante si voltò dall’altra parte di scatto, era imbarazzante ma si lasciò scappare un mezzo sorriso e diede  delle lievi sbirciatine mentre Jane cercava di infilarsi l’abito ormai rovinato –Allora…. Stavo pensando che magari questa serata, potrebbe avere un seguito. Magari cercheremo di avere un appuntamento più normale…- Jane mentre si rivestiva guardava Dante girato di spalle e sorrideva sentendo le sue parole, poi disse –Sì! Sarebbe stupendo!- Dante era girato e ne approfittò per non mostrare a Jane il suo volto soddisfatto, poi riprese il tono serioso e continuò –Quindi… dici che posso offrirti un altro Strawberry Sundae?- Jane aveva quasi finito, le mancavano le scarpette, ormai inutilizzabili per via del tacco rotto, così non le indosso e le buttò via, si avvicinò a Dante e alzandosi sulle punte gli diede un bacio sulla guancia, poi disse –Ne sarei felicissima!- Dante sorrise ma era tardi e doveva riportare Jane a casa. –Bene… allora sarebbe meglio riportarti a casa prima che faccia giorno…- Jane annuì e si avviarono lentamente verso la moto. Dante partì a razzo costringendo Jane a tenersi stretta a lui; arrivarono in poco tempo e Dante accompagnò Jane fin sotto il portico di casa –Grazie per la serata…- disse Jane con occhi sorridenti. –Sarebbe potuta andare meglio se quei demoni non avessero rovinato tutto! Sembra che io non sia destinato ad avere una vita normale- rispose Dante. –Quei demoni non hanno rovinato nulla…- finì Jane baciandolo fugacemente sulle labbra tirandosi subito in dietro; Dante la guardò incredulo, poi le prese il viso tra le mani e l’avvinò al suo finchè le labbra non si sfiorarono ancora una volta, quel bacio sembrava interminabile, era sublime pensò Jane, passionale ma allo stesso tempo dolce e delicato. Le labbra si staccarono e Jane indietreggiò con occhi chiusi come se stesse sognando, poi si riprese e si avvicinò alla porta di casa, mentre l’apriva silenziosamente salutò Dante –Buona notte…- Dante ricambiò il saluto e salì sulla sua moto rossa. Il sole stava quasi per spuntare da dietro le montagne mentre correva sulla strada deserta, era come se fosse una gara fra i due, a chi sarebbe arrivato prima. Dante arrivò esausto alla Devil May Cry, come al solito si tolse il cappotto e andò al piano di sopra, fece solo in tempo a togliersi gli altri indumenti prima di cadere sul letto stremato. Chiuse gli occhi e sorrise, era felice.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Gilded cage ***


Quando Sparda decise di ribellarsi al suo re, non tutti i demoni si schierarono dalla parte di quest’ultimo, ma alcuni come i fratelli Baul e Modeus, cui Sparda faceva loro da mentore e maestro, si schirearono al suo fianco e difesero il mondo umano aspettando il ritorno di Sparda, ma che mai fece la sua comparsa. In oltre gli angeli, avevano da sempre avuto il compito di salvaguardare l’umanità, erano molto distaccati dagli uomini, come entità superiori che dovevano badare alle loro sorti, ma erano da sempre nemici dei demoni e i loro due mondi, sempre in continuo scontro trovarono pace solo quando Sparda rinchiuse Cerberus, Agni e Rudra, Nevan, Beowulf e Leviathan, noti come i Sette Peccati, nella Temen-ni-gru, lasciando spazio ad un, relativamente breve, periodo di armonia. Un giorno il demone Modeus si trovò a combattere al fianco di un angelo, il più bello di tutte le 9 Sfere Angeliche, il suo nome era Leila; Modeus rimase incantato dalla sua bellezza e se ne innamorò appena la vide. Combatterono insieme le legioni demoniache difendendo gli umani come Sparda aveva fatto prima di loro, ma Modeus era un demone e non avrebbe mai potuto far innamorare di sé un angelo, il suo esatto contrario. Così proprio come Sparda conobbe Eva, Modeus assunse delle sembianze umane lasciando che Leila se ne invaghisse a sua volta. L’angelo sapeva che Modeus era un demone, ma se ne’innamorò comunque, e avrebbe accettato l’esilio dal suo Mondo pur di passare il resto della sua vita con lui; Così Leila fu costretta ad abbandonare il Paradiso e a vivere come un umana, ma i suoi poteri non le erano stati negati perché nel suo cuore aveva provato l’amore e questa virtù fece sì che Leila potè continuare ad avere le sue ali. Si giurarono amore eterno da allora e dalla loro unione, nacque la primogenita, Elizabeth Jane e quattro anni più tardi ebbero una seconda figlia, Amanda. Le due sorelle erano diverse l’una dall’altra ma molto legate già dall’infanzia. Dopo la morte dei loro genitori, le due bambine furono affidate ad una vecchia amica di famiglia, conosceva il segreto dei genitori ma giurò che si sarebbe presa cura delle loro figlie pur sapendo che non erano umane; le due ragazzine da allora credono che sia davvero la loro nonna ma la donna nel corso degli anni non smentì mai questa convinzione. Jane e Amanda crebbero inconsapevoli delle loro diverse nature ma che presto riaffiorarono creando confusione e disagi nelle loro vite. Jane aveva una natura più angelica ed era poca l’influenza demoniaca del padre, mentre Amanda era il divoletto di casa. Nonostante la loro diversità erano molto legate e si aiutarono a vicenda nei momenti peggiori ma senza comunque mai riuscire a capirne fino in fondo.

-Jane… svegliati!- la ragazza iniziò ad aprire gli occhi –Jane alza quel culo dal letto!- -Mmmh cosa..- era intontita e assonnata, sapeva che doveva alzarsi ma proprio non ce la faceva –CRISTO JANE! NON COSTRINGERMI A PRENDERE IN OSTAGGIO MR. FLUFFY!- le urlò Amanda tenendo fra le mani un orsacchiotto di peluche come se volesse staccargli la testa; ovviamente non lo avrebbe mai fatto ma fu una mossa geniale per convincere la sorella ad alzarsi dal letto –No! Ferma! Lui non c’entra!- disse Jane alzandosi di scatto sul letto preoccupata per l’incolumità del giocattolo di pezza che aveva fin da piccola. –Hahahaha calmati Jane! Dovevo pur inventarmi qualche scusa per convincerti a svegliarti...- borbottò Amanda –che ore sono?- chiese Jane stropicciandosi gli occhi –Mmmh… sono le cinque- rispose Amanda guardando l’orologio sveglia sul comodino di fianco al letto di Jane. –Di mattina!?- esclamò Jane non ancora sveglia del tutto –No, Scemina! Di pomeriggio! Caspita hai dormito davvero tanto…- continuò Amanda; Jane si lasciò cadere sul letto ancora sfatto seguita da sua sorella che si sdraiò accanto a lei, guardando il soffitto decorato da finte stelle aprirono l’argomento “Appuntamento”. –Jane ti ha davvero ridotta come uno straccio quel ragazzo! Come è stato??- Jane si girò verso di lei, poi con aria attonita rispose –Amanda! Tu hai in testa solo quello! Al primo appuntamento poi?!- -Cosa posso farci, sono in piena fase ormonale… non è colpa mia se ho sempre la voglia improvvisa di farmi un bel ragazzo!- Jane la guardò con uno sguardo a metà fra disgusto e il serio –Amanda, sei irrecuperabile!- disse poi iniziando a ridere seguita da sua sorella –Comunque, è stata una serata pazzesca! Inizialmente è stata tranquilla, abbiamo passato il tempo a parlare di noi, lui era così dolce! E sai la cosa più incredibile?- interruppe Jane guardando Amanda che pendeva letteralmente dalle sue labbra –Cosa! Jane, parla!- disse Amanda curiosa di sapere. –Anche lui va matto per lo strawberry sundae!- finì Jane con un enorme sorriso; Amanda era delusa, si aspettava qualcosa di più interessante –Ah… forte… mi fa piacere che ti sei divertita col tuo gelato alla fragola, ma ora cerca di sbrigarti, la nonna è incazzata come il diavolo e questa volta non per colpa mia…- Jane lesse la delusione sul volto di Amanda ma non poteva raccontarle come fosse andata davvero quella serata, non voleva turbarla e così decise di rimanere sul vago lasciando che lei si disinteressasse pian piano; Jane agiva così unicamente per il suo bene e anche se Amanda sapeva di non essere come tutte le altre sue amiche proprio come lei, non voleva allarmarla in alcun modo. Amanda uscì dalla camera da letto chiudendo la porta dietro di sé lasciando a Jane la sua privacy ma fu bloccata da Rocky che entrò bruscamente nella stanza saltando addosso a sua sorella –Ciaooo Rocky!! Come sta il mio cucciolo!- disse Jane emettendo una voce stridula e infantile mentre il cane le leccava il viso. –Oooh Rocky! Credo di essermi innamorata…me lo sento, è quello giusto!- disse Jane accarezzando l’Husky; Jane parlava spesso col suo cane perché era convinta che fosse l’unico che l’ascoltasse davvero, un silenzioso e sincero amico, come spesso diceva lei parlando del cane. Rocky era un Husky bianco e nero, il pelo folto era soffice e i suoi occhi sembravano di ghiaccio, così ipnotici, e le orecchie appuntite gli conferivano un aspetto minaccioso, ma nonostante la sua stazza era un cucciolone e non avrebbe mai fatto del male a nessuno; Rocky è sempre stato il cane di famiglia ed era con Jane e Amanda fin dalla loro nascita, non era più giovane come una volta ma spesso sembrava dimenticarsene e la sua energia era interminabile.
-JAAAANE!- sentì una voce che la chiamava dal piano inferiore, era sua nonna, così si alzò e scese le scale seguita da Rocky. –Sì nonna, eccomi sono qui…- disse Jane entrando nella cucina, sapeva di aspettarsi una ramanzina dall’anziana signora. –Jane! Hai idea di quanto io sia stata in pensiero per te! Non ho chiuso occhio tutta la notte non sapendoti a casa!- disse la donna con tono severo e allarmato –Sì nonna, hai ragione… mi dispiace ma non ricapiterà più! Lo giuro!- rispose Jane mortificata. –Vieni qui…- disse la donna prendendola per mano, poi l’abbracciò e con occhi lucidi le disse –Non permetterei mai a nessuno di farti del male, né a te, né a tua sorella…  12 anni fa feci una promessa a me stessa e ai tuoi genitori e intendo mantenerla finche sarò in vita.- -Sì nonna, ho capito… ma non preoccuparti sono qui, con te! Sana e salva!- disse Jane lasciando le braccia di sua nonna; a volte non capiva se la nonna fosse a conoscenza di tutto o era semplice coincidenza, ma anche quella volta sentì che la donna era davvero preoccupata per la sua sorte. La nonna la baciò sulla fronte e le carezzò i capelli dicendo –Oh Elizabeth Jane… se solo i tuoi genitori potessero vedere che donna sei diventata… sei identica a tua madre, gli stessi occhi, le stesse labbra…- Jane la guardò e dolcemente posò la sua mano su quella di sua nonna dicendo –Grazie nonna… ma non credo di essere bella come mia madre.- -è vero Jane, non lo sei… sei ancora più bella- disse la donna sorridendo evidenziando i segni del tempo che le rigavano il volto e gli occhi; poi aggiunse –Niente a che vedere con tua sorella eh! Quella streghetta ne ha combinata un’altra delle sue! Ma ora mi sente!- finì la nonna chiamando sua sorella nervosamente e cercandola per casa. Jane iniziò a ridere, ovviamente la nonna diceva sempre così ma alla fine Amanda se la cavava ogni volta con una sonora sgridata.

Jane non si era ancora ripresa del tutto dalla sera precedente, continuava a sentire la sua voce nella testa, i suoi occhi che la guardavano, la sincerità che esprimeva… si sentiva legata a Dante, ormai lo era e iniziò a sentirsi più sicura di sé, più forte! L’altra sua metà non sarebbe stata un impedimento, un freno, non quella volta, non ‘sta volta! Migliaia di pensieri affollarono la sua mente e il cuore nel suo petto sembrava non trovare pace, “era questo l’amore?” si chiese, ma era una domanda che non aveva bisogno di una risposta precisa, sentiva che qualcosa dentro di lei stava cambiando e le piaceva, incominciò ad insinuarsi nella testa l’idea di sfruttare le sue doti, di accettarle una volta per tutte perché se era nata così voleva dire che un motivo ci sarebbe stato, così decise di aprire a calci le sbarre della sua gabbia dorata e di volare via! Era libera.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Red like blood, red like passion ***


-DANTE!- una voce femminile irruppe nelle sue orecchie facendolo sobbalzare –Lady…che piacere… non hai letto il cartello “CHIUSO” appeso fuori la porta?- disse Dante levandosi dal viso una rivista sui luoghi di vacanza. –Certo che l’ho visto! Ma ho pensato che sarebbe stato comunque il momento giusto per parlare.- rispose Lady sedendosi prepotentemente sulla scrivania, lasciando che la cortissima minigonna mostrasse più del dovuto. Dante pogiò la rivista sul tavolo e cercò di non fare caso a quella posizione abbastanza prorompente, poi disse –Se vuoi parlare, ti ascolto. Sono tutto orecchie- -Ho saputo che l’altra notte sei uscito con una ragazza, o meglio, ti ho visto uscire con una ragazza…- continuò Lady sporgendosi in avanti verso Dante; ora il ragazzo doveva fare i conti anche con quella scollatura che gli si presentava davanti, non era facile per lui, ma si trattenne e con tono distaccato rispose –È forse un problema?- -No Dante... figurati, non m’interessa chi scegli di frequentare ma dei demoni che hai affrontato e il fatto che lei non sia umana.- -Ora mi spii anche, si vede che non riesci a stare lontana da me per più di 10 m…- Dante non riuscì a finire la frase che Lady gli sparò un colpo in fronte facendolo cadere all’indietro dalla sedia. Si rialzò con un vistoso buco che gli attraversava la testa da cui scorrevano rivoli di sangue –Lady! Quante volte devo ripe…- ed ecco  un altro colpo sparato da Lady che scoppiò a ridere –Scusami Dante… ma è più forte di me, ma te la sei cercata tu!- Dante si rialzò e bruscamente le tolse la pistola dalle mani, poi disse –Potrò anche non morire ma è sempre fastidioso ritrovarsi una pallottola nel cervello! Per non parlare del sangue sulle pareti!- borbottò Dante mentre parlava con una Lady abbastanza divertita. La ferita si rimarginò abbastanza velocemente e dopo essersi asciugato la fronte si alzò per parlare meglio con Lady. –Quindi ieri notte hai visto tutto…- disse Dante senza guardarla nemmeno, si era sentito offeso da quei colpi in fronte. –In realtà, non ti stavo seguendo, stavo solo svolgendo il mio dovere… quando ad un tratto i demoni che stavo affrontando si sono fermati e mi hanno ignorata del tutto tornando indietro. Così li ho seguiti e come al solito c’eri tu che mi rubavi tutto il divertimento… ti ho visto combattere, e devo dire che eri davvero sexy…- Dante sorrise –e poi ho visto la ragazza correre via, aveva delle strane cose che le spuntavano sulle braccia e sul resto del corpo, l’ho seguita con lo sguardo finche ho potuto.- finì Lady. –E così, da brava gattina gelosa che sei, hai pensato che venirmelo a dire avrebbe significato il completo ripensamento su quella ragazza da parte mia?- disse Dante mentre appuntiva delle stecche da biliardo. –No Dante, io non sono affatto gelosa!- rispose Lady stizzita; in realtà un po’ lo era ma non era innamorata di Dante, per lei era tutta questione di fisicità, niente di più, ma ora che Dante sembrava avesse trovato un nuovo giocattolo con cui giocare, ne era arrabbiata. –Calmati Lady… comunque so che non è umana, è la figlia di un demone e di un angelo, anche se la sua parte angelica predomina sull’altra.- spiegò Dante posando le stecche sul tavolo dando le spalle a Lady. –Mezzo angelo, mezzo demone, mmmh… eccitante! Una vera rarità devo dire! Te le scegli bene.- disse Lady con tono ammiccante avvicinandosi a Dante. –Non è l’unica, ha anche una sorella, Amanda. Sembra che in lei la parte demoniaca sia più forte… l’ho capito dai suoi atteggiamenti. In oltre ho percepito la presenza di una terza entità non di questo mondo, ma non ho capito bene di cosa si trattasse.- -TRE piccioni con una fava… comunque sai che lei è in pericolo vero?- disse Lady con aria preoccupata, aveva capito che Dante era innamorato di questa ragazza, che si sentiva legato a lei. –Sì… lo so… ma farò di tutto pur di proteggerla. Non credo abbia piena coscienza delle sue capacità e non voglio che le debba scoprire troppo tardi.- -Cosa intendi fare? Allenarla a diventare una devil hunter?- chiese Lady perplessa –Voglio solo essere sicuro che se dovesse servire, Jane saprà difendersi. Dovrà farlo! Il sangue che scorre nelle sue vene è troppo prezioso per finire in mani sbagliate…- -Come te Dante… del resto i demoni danno anche a te la caccia, ma ora che hanno scoperto dell’esistenza delle due sorelle, non credo rimarrai il loro unico interesse.- Dante aveva capito che proteggere Jane non era il semplice fatto di proteggere colei che amava, ma di proteggere anche tutti gli altri. Lady sorrise e lasciò Dante da solo, ma prima di andare aggiunse –Jane, è una ragazza fortunata. Conta sul mio aiuto se dovesse servire.- un occhiolino e scomparve dietro la porta.
 
Dante era convinto che avrebbe dovuto aiutarla, Jane aveva rinchiuso in sé un enorme potere, doveva solo trovare la chiave giusta che aprisse il sigillo che lo teneva segregato al suo interno. Si sedette sulla sedia e aprì il cassetto della scrivania, prese a giocherellare con quel ciondolo così enigmatico; doveva ancora capire cosa ci fosse scritto, ma una certa idea se l’era già fatta –Mmmmh… di certo non sei un semplice accessorio femminile…- disse pensando ad alta voce.
 
*TOC TOC!*
la sua meditazione fu interrotta da quel fragoroso bussare, poi apprestandosi a riporre il ciondolo nel cassetto si dimenticò di chiuderlo e si alzò per andare ad aprire la porta di vetro; aveva intravisto una ragazza ma le persiane non gli permettevano di guardarle il volto, si aspettava di ritrovarsi davanti ancora Lady ma… –Jane! Sei venuta fin qui da sola?- disse Dante sorpreso di vederla e facendo accomodare la ragazza, Jane entrò e lasciò sulla guancia pallida di Dante una macchia di rossetto rosso, poi disse- -Ma no! Non sono da sola! Con me c’è Rocky!- Jane era venuta in compagnia di Rocky per sentirsi più sicura, in oltre era un ottimo deterrente per chi si volesse avvicinare con brutte intenzioni –Ah… vedo!- cercò di dire Dante mentre il cane gli era letteralmente saltato addosso dalla gioia; Jane li guardava divertita, Dante era così buffo  mentre Rocky lo leccava dappertutto. La ragazza  si sedette sul divano per non cadere, tanto che rideva forte, non faceva nulla per aiutare il ragazzo steso a terra, tenuto in ostaggio da Rocky… era una scena troppo esilarante e non aveva alcuna intenzione di porne fine. Dante riuscì a rialzarsi dopo qualche minuto, ricoperto di bava dalla testa ai piedi, si sedette sul divano e tentò di abbracciare Jane che subito si scostò –NO! FERMO! CHE SCHIFO, NON TI AVVICINARE!- urlava Jane mentre Dante le faceva il solletico –Avanti su.. non vuoi darmi un bacio?- ironizzò il ragazzo –Prima levati quella schifezza di dosso, poi discuteremo sulla tua possibilità di baciarmi…- ripose Jane tra le grinfie di Dante che sembrava non volerla lasciare; ormai erano sdraiati sul divano, l’uno sull’altra e Dante le bloccava le braccia per non farla dimenare; rimasero in silenzio a guardarsi per pochi secondi, i loro sguardi s’incrociavano in una danza senza fine, erano vicinissimi e Dante non faceva altro che avvicinarsi ancora di più alla bocca di Jane, quest’ultima fece una finta, come se volesse baciarlo ma lo calciò via riuscendo a liberarsi. –Ok… ho capito, vado a darmi una ripulita!- disse Dante deluso e rassegnato; Jane sorrise e aspettò Dante rannicchiata sul divano in pelle accarezzando Rocky, poi si alzò e si avvicinò al tavolo da biliardo, prese una stecca e tentò di tirare ma senza mettere a segno nemmeno una pallina, ci riprovò ma questa volta sentì qualcosa che gli bloccava la stecca, si voltò e vide Dante, non aveva la maglia, solo i pantaloni di pelle e gli anfibi con un asciugamano appoggiata sulla spalla sinistra; Dante le era vicinissimo e lentamente le sfilò la stecca dalle mani senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi verdi; Jane era immobile, le stava così vicino che non poteva muoversi, poi il ragazzo avvicinò il volto con l’intenzione di baciarla appassionatamente ma Jane prontamente staccò le mani dal tavolo dietro di sé e afferrò l’asciugamano, parandolo davanti alle sue labbra costringendo Dante a baciare quel panno bianco invece che lei, dopodiche scivolò alle sue spalle approfittando della distrazione –Heyy! Ti  va di giocare…- disse Dante sorridendo maliziosamente, poi l’afferrò per la vita tirandola a sé con violenza e si abbandonarono ad un profondo bacio.
Ad interrompere quel momento fu Rocky che abbaiando richiamò l’attenzione dei due giovani; aveva qualcosa in bocca, era il ciondolo! –No Rocky… no… molla bello, molla!- disse Dante sforzandosi di tirare via dalle fauci del cane la collana, ma senza riuscirci; il cane iniziò a correre per tutta la stanza rincorso da Dante e Jane, era una scena davvero strana: Dante che correva per l’ufficiò ribaltando sedia e scrivania, mentre Jane si lanciava sul cane per placcarlo, ma solo dopo una folle corsa Dante riuscì a recuperare il prezioso pendente, tirò un sospiro di sollievo e disse –Ma, che gli è preso?!- - Non lo so, ultimamente si comporta in modo strano- rispose Jane allarmata; in effetti il cane aveva mostrato già nei giorni precedenti uno spiccato nervosismo, insolito per lui. –Caspita, è davvero agile! Quanti anni ha?- chiese Dante guardando l’animale seduto che lo fissava –Di sicuro più di 20, è il nostro cane di famiglia, era con noi anche quando i miei genitori erano vivi, ricordo che è sempre stato presente nella mia vita. È il nostro guardiano.- rispose Jane mentre lo accarezzava sorridente. “Mmmh… davvero un’età insolita per un cane.” Pensò Dante. –Ma cos’è quella collana che hai lì ditero? Avanti è inutile che la nascondi, tanto la vedo comunque…- disse Jane  avvicinandosi al ragazzo ancora a torso nudo. –N-niente è solo una cianfrusaglia…- divagò Dante, ma Jane era troppo curiosa e non era soddisfatta di quell’evidente finta spiegazione, così con uno scatto, sotto lo sguardo incredulo di Dante, l’afferrò e iniziò a scrutarla sedendosi sul divano, aveva qualcosa di familiare, pensò e non riusciva a togliere gli occhi di dosso da quel rubino incastonato al centro. –Lo conosco…- disse con un filo di voce la ragazza mentre memorie che credeva ormai perse iniziarono ad affiorare nella sua mente. –Cosa?!- disse Dante scosso  da quell’affermazione. –Sì, l’ho già visto ma non ricordo dove…- rispose la ragazza, poi iniziò ad intonare una vecchia cantilena che conosceva da piccola, che gli veniva cantata da bambina per farla dormire -…rosso come la rosa il rubino, rosso come il sangue, rosso come il destino… non temer alcun male se il rosso rubino in mani sapienti verrà custodito… ma se nel cuore malvagio verrà ripartito, rosso come la rosa il rubino, rosso come il sangue, rosso come il destino che di morte si tingerà….- Jane non sapeva nemmeno lei da dove spuntasse quella cantilena, credeva di aver perso per sempre quel ricordo; Dante la guardò sbalordito e si avvicinò a lei notando sul viso un’espressione al quanto scossa –N-non credevo di ricordarla, mia mamma me la cantava ogni sera prima di addormentarmi… ricordo la sua voce, così dolce… e quelle parole, che mi venivano sussurrate nell’orecchio, poi ogni notte sognavo questo ciondolo… credevo fosse solo la mia fantasia, influenzata dalla cantilena, ma ricordo che la rivedevo puntualmente in sogno questa collana e spesso nei mie incubi...- ora sul volto di Jane si era fermato uno sguardo perso nel vuoto, come se quegli incubi le fossero tornati in mente tormentandola, poi si rianimò –Ma erano solo brutti sogni giusto?- Dante la guardò preoccupato, era un chiaro segno, un segno negativo. –Non lo so Jane, non voglio mentirti, ma credo che questo ciondolo abbia a che vedere con un potente demone ritornato dall’Inferno in cerca di vendetta. Io non voglio ti succeda nulla di male, ma ho l’obbligo di metterti al corrente di ciò che succederà a breve temo.- Jane gli prese le mani e le strinse nelle sue, si avvicinò a Dante e lo baciò dolcemente sulle labbra, poi disse –Se rimarremo uniti, nulla potrà farci del male… noi siamo più forti dell’odio, della vendetta, più forti di quel demone e di tutti gli altri… ti prego… non lasciarmi… mai.- Jane strinse forte a sé Dante che le carezzò i capelli, poi distaccò Jane da sé e appoggiando la sua fronte contro quella della ragazza e tenendo il suo viso fra le mani disse –Jane, io non ti lascerò, non voglio farlo e insieme affronteremo ogni cosa… te lo prometto.- la baciò come se non lo avesse mai fatto prima, era frenetico e dolce allo stesso tempo; Jane sentì un brivido percorrerle tutta la schiena e pian pian si piegò all’indietro, sempre di più, lasciando che Dante si sdraiasse su di lei; sentiva il suo corpo avvolgerla e una mano che le saliva lungo la gamba fino a raggiungere la coscia con una tale prepotenza da lasciarla senza respiro, già compromesso da quel bacio che sembrava le stesse risucchiando l’anima; forse Dante era troppo aggressivo, non solo quando uccideva i demoni, ma quella sensazione le piaceva, così iniziò a sbottonargli i pantaloni e a tirare giù la zip mentre Dante continuava a baciarla cercando di sfilarle l’intimo da sotto la minigonna…. *Woofff wofff!* Rocky aveva iniziato a ringhiare e ad abbaiare nervosamente costringendo i due a bloccarsi per la seconda volta, Dante si alzò seccato e si riabbottonò i pantaloni mentre Jane si ricompose, si stavano spingendo troppo oltre e Rocky si era sentito in dovere di fermarli –Rocky! Il solito gelosone! Dante credo sia ora che io debba andare, si è fatto buio…- disse Jane rimettendo il guinzaglio al cane –Sì, va bene… hai ragione.- rispose Dante grattandosi la testa; l’accompagnò alla porta e si salutarono con un altro bacio appassionato –Mi dispiace Dante… sarà per la prossima volta, verrò da sola però!- disse rivolgendosi al cane strattonandolo col guinzaglio –non preoccuparti, non voglio metterti fretta… a volte non riesco a controllare i miei istinti.- rispose Dante con quel suo sorriso malizioso, Jane rise e non emise alcuna sentenza, poi si allontanò con Rocky voltandosi di tanto in tanto per guardare Dante, ancora fermo sullo stipite della porta che a sua volta la guardava andare via. Jane si allontanò lentamente, aveva la testa fra le nuvole e il corpo altrove, si mordeva le labbra e aveva stampato in viso un sorriso da ebete, era pazza di lui, ormai non poteva più farne a meno. Tornò a casa e anche se era ora di cena non aveva fame ma si diresse immediatamente al piano di sopra, si fiondò sul letto e chiuse gli occhi; quella sera entrambi si rincontrarono in sogno.
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Aaaahhh... questi cani sempre in mezzo! Mi raccomando se avete qualcosa da dire non trattenetevi dal recensirlo ;) al prossimo capitolo cari lettori.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Dangerous ***


-P-p-padrone… abbiamo trovato una delle due figlie di Modeous.- -Bene, e dov’è?- -Mi-mi dispiace mio signore ma quel ragazzo… è sempre fra i piedi!- -Mi stai dicendo che non siete riusciti a catturarla… né lei, né Dante?!- -N-no signore…- -COSA?!- -Vi prego mio padrone…non uccidetemi!- il piccolo demone piagnucolava implorando pietà ma Berial era furioso e doveva sfogare la sua rabbia su qualcuno, così ogni supplica risultò vana. Il demone ora aveva accresciuto le sue forze e il suo potere si faceva giorno per giorno sempre più potente: ormai la resa dei conti era vicina.
 
-Allora Jane…ecco la nostra prima lezione: i tuoi poteri possono essere controllati, devi solo lasciarti andare.- -Lasciarmi andare? Cosa vuoi dire?- -Bhe ricordi la sera scorsa? Hai lasciato che le emozioni prendessero il controllo e ti sei trasformata in angelo… devi solo cercare di ricreare quelle sensazioni. Cos’hai provato?- -Bhe… non era chiaro cosa provassi in quel momento, forse paura… rabbia… impotenza…- erano soli, in una stradina isolata, lontani da occhi indiscreti ma Jane iniziò a strofinarsi un braccio e a guardare in basso; non voleva riprovare quelle tremende emozioni che la soffocavano da anni. –Sono tutte molto forti Jane, ma credo che anche altre emozioni possano scaturire in te la trasformazione.- Jane alzò lo sguardo e guardò Dante, non capiva cosa intendesse dire ma vedeva in lui un’espressione diversa, come quella di un bambino che aveva trovato qualcosa che cercava da tempo –felicità, speranza…- disse Dante avvicinandosi a Jane –amore…- continuò la ragazza. –Sì… amore…- ripetè Dante sfiorandole il viso; Jane sorrise ma dovette abbassare lo sguardo perché gli occhi di Dante erano diventati un peso insostenibili da sopportare, quegli occhi di ghiaccio, così chiari, così innaturali; Dante si abbassò leggermente per cercare le sue labbra, la baciò, ma questa volta fu più delicato, come se volesse farle capire che il suo era vero amore; per gli esseri non umani, i sentimenti e le emozioni erano amplificati di molto rispetto a quelle dei comuni uomini, erano capaci di provare l’odio più profondo fino all’amore più intenso se avessero trovato qualcuno con cui condividerlo. Si può dire che Dante e Jane si erano cercati a vicenda e finalmente si erano trovati per non lasciarsi mai più. Jane indietreggiò, poi disse –Ok, ora ci provo…- Dante le lasciò un po’ di spazio e rimase in silenzio a guardarla, si sorridevano e Jane si sentiva al sicuro con lui, ma passarono i minuti e sulla sua pelle non comparve ancora nulla, non funzionava, non stava funzionando! Jane iniziò pian piano a perdere le speranze, cercava di scavare fra i suoi ricordi più belli, almeno quei pochi che le rimanevano, come le lunghe chiacchierate notturne con sua sorella o il volto di sua nonna che le sorrideva, ma niente di tutto ciò faceva scattare in lei quella scintilla. –Dante… non funziona! Non ci riesco!- Jane era frustrata e si inginocchiò a terra piangendo; sentiva di aver fallito in qualcosa e non lo sopportava. Dante andò da lei, la rassicurò, la spinse a  riprovare ancora una volta,aveva fiducia in lei –Jane, riprova... ma questa volta visualizza nella tua mente un ricordo, quello più bello che porti dentro e che è custodito nell’angolo più luminoso della tua mente.- Jane afferrò la mano di Dante e si rialzò, sorrise e si asciugò le lacrime, poi iniziò a cercare, a cercare col cuore e non con la mente, chiuse gli occhi e quando li riaprì erano colmi di lacrime, qualche goccia le rigava il viso; il suo corpo era sospeso a mezz’aria, non aveva più i vestiti ma al loro posto erano comparse le piume e le sue ali, che questa volta emanavano una leggero bagliore dorato, erano spalancate, i suoi capelli si allungarono e si schiarirono mentre gli occhi non divennero cremisi ma di un verde chiarissimo dai riflessi dorati. Dante la guardava ancora più incredulo della prima volta che la vide, come se si fosse innamorato di lei per una seconda volta, Jane sorrideva, era felice e sul viso continuavano a scivolare giù lacrime di gioia; quando i suoi piedi pogiarono sull’asfalto corse da lui –Ci sono riuscita! Dante ci sono riuscita! - disse stringendolo con tutte le sue forze. –Avevi ragione… dovevo cercare il ricordo più bello che avevo… ho visto mia madre e mio padre, stavamo facendo una passeggiata lungo un viale alberato e mi tenevano per mano, a tratti mi sollevavano i piedi da terra, mi dondolavano e vedevo i loro sorrisi. È il ricordo più luminoso che conservo nel mio cuore.- -È un ricordo bellissimo Jane…- Dante la stringeva e le accarezzava la chioma dorata, le piume erano soffici, ricoprivano tutto il suo corpo ed entrambi desideravano che il tempo si fermasse per rimane così vicini per sempre; Jane ora non aveva più vergogna di assumere le sue vere sembianze, della sua vera natura, non era un mostro, era un angelo, il più bello.
-Heilà Dante!- si udì una voce e poi il rumore di un paio di tacchi che battevano al suolo. –Mi dispiace dover interrompere questo momento, ma posso concederti solo un po’ del mio tempo…- -Ciao Trish…- disse Dante rivolgendosi alla donna –Sì hai ragione… mettiamoci a lavoro allora!- continuò il ragazzo, Jane continuava a non capire che situazione fosse diventata, ma soprattutto chi fosse quella misteriosa ragazza. –Dante… chi è lei?- ma a rispondere quella domanda non fu Dante –Oh… devi scusarmi, spesso dimentico le buone maniere. Il mio nome è Trish e sono un’amica di Dante.- -In realtà non siamo amici, ci conosciamo a malapena…- corresse Dante. –E come mai è qui? Avevi detto che saremo stati soli…- chiese Jane sorpresa –Lo so Jane ma Trish è qui per aiutare. Ti insegnerà a difenderti…- Jane era ancora più confusa di prima –Difendermi…-  ad un tratto sentì uno sparo e un proiettile era diretto verso di lei, lo vedeva arrivare e riusciva a sentire la barriera d’aria attraversata dal metallo ma all’improvviso, senza che lei facesse alcuno sforzo, con un rapido riflesso bloccò il proiettile con uno scudo invisibile poroiettatosi davanti a lei; ecco a cosa si riferivano, volevano che Jane imparasse a combattere. –Hum… Dante credo che sia molto più forte di quanto crede. Vediamo come se la cava con questi!- Trish iniziò a dirigere scariche elettriche contro Jane che prontamente le deviò tutte con il suo scudo, poi dal polso della sua mano destra si staccò una delle sue piume trasformandosi in un’arma affilata –Hey… adesso tocca a me!- disse Jane con un mezzo sorriso prendendo coscienza di cosa era capace; la ragazza lanciò le lame contro Trish muovendosi agilmente, come se lo avesse sempre fatto, ma in realtà era il suo corpo che le diceva cosa fare, i movimenti le venivano naturali, la prontezza dei riflessi era incredibile, la forza fisica era aumentata e anche la sua personalità aveva raggiunto un lieve mutamento, era più sfacciata e maliziosa, la presenza demoniaca era comunque presente in lei, anche se in minima parte. Dante si allontanò da quel campo di battaglia per non essere colpito e si limitò a guardare le due ragazze combattere fino allo stremo, di certo non gli dispiaceva, anzi, era abbastanza interessato a quella situazione e più guardava Jane, più si rendeva conto che era una vera e propria forza della natura, poteva persino essere più forte di lui per quanto ne sapeva. –Ti sai difendere bene vedo?- disse Trish sistemandosi i capelli e prendendo un minuto di pausa da quell’allenamento. Jane rise, era visibilmente provata anche lei, poi tra un sospiro pesante e l’altro, disse –E non hai ancora visto nulla!- Jane si alzò in volo, i suoi occhi divennero completamente bianchi e luminescenti, diresse con la psicocinesi delle lance fatte di cristallo apparse dal nulla disposte a raggiera, le scagliò contro Trish con il solo gesto della mano e la imprigionò contro un muro bloccandole braccia e gambe, poi comparve un’altra lancia, questa volta era diretta verso la gola di Trish, sembrava fare sul serio e il suo sguardo perso nel vuoto continuava a controllare quell’arma, ora la situazione si era fatta pericolosa perché la donna non poteva liberarsi ma quando la lancia stava per trafiggerla si disintegrò in piccolissimi frammenti, Dante aveva la pistola fumante in mano, l’aveva colpita evitando così il peggio; Jane si riprese dallo stato di trans e svenne, cadendo violentemente a terra.
-Jane… Jane… jane!! Svegliati!- la ragazza intontita stava prendendo conoscenza mentre Dante e Trish cercavano di risvegliarla; era tornata umana, distesa sul  fianco destro in posizione fetale e aveva  solo la gamba e il braccio che la coprivano. Quando si accorse che stava riprendendo i sensi, Dante si tolse il suo mantello rosso e lo usò per coprirla. –Dante, sei sicuro…- chiese Trish preoccupata –Non preoccuparti, me ne occupo io. La porterò alla Devil May Cry. Ha bisogno di riposare.- rispose Dante prendendo in braccio Jane, stordita e confusa. –Grazie Trish…- finì il ragazzo congedandola –Non ringraziarmi, è il minimo che posso fare per un amico. Ma ti conviene starle vicino, ancora non ha piena consapevolezza delle sue potenzialità e non riesce a controllare i suoi impulsi sotto l’Angel trigger… al momento è un pericolo per gli altri e se stessa.- Dante guardò Jane, era preoccupato ma non lo dava a vedere, come al suo solito del resto. I due si separarono e Dante portò Jane alla Devil May Cry come previsto, aprì la porta con un calcio e la distese sul divano rimanendole accanto, poi la guardò dormire in silenzio aspettando il suo risveglio.
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Bene cari lettorici/lettori... arrivati a questo punto non so ancora dirvi se sono giunta a metà storia... hahahahaha ma poco importa perchè ho in serbo per voi parecchie sorprese, quindi se volete scoprirne di più non vi resta che continuare a seguire la storia. See you soon ;)

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Like a wild cat ***


-Ben tornata nel mondo dei vivi…- disse Dante appena Jane iniziò lentamente ad aprire gli occhi –Cosa… cosa mi è successo…- chiese Jane guardandosi a torno confusa; non ricordava cosa le era successo e perché si trovava nell’agenzia. –Sei svenuta Jane, poca fa… mentre combattevi con Trish.- Jane si rialzò e si sedette sul divano, si accorse che era nuda sotto il mantello rosso così fece ben attenzione a tenerlo stretto –Aaah… la mia testa!.- ansimò Jane mentre portava una mano sulla fronte, quando svenne aveva battuto la testa al suolo e ora gli effetti del trauma iniziarono a farsi sentire. –Dante... cosa è successo, perché non ricordo quasi nulla?- Dante si sedette sul tavolino di fronte a Jane e le prese le mani, poi disse –Davvero non ricordi nulla?- -Ricordo solo che stavo combattendo con quella donna, le stavo tenendo testa ma poi, il vuoto totale…- Jane non ricordava di averla quasi uccisa perché non era cosciente, almeno il suo lato umano non lo era. –Jane, hai quasi ucciso Trish! Hai iniziato a fluttuare in aria, i tuoi occhi sono diventati completamente bianchi e gestivi con la sola forza del pensiero delle lance fatte di cristallo. Stavi quasi per infilzare Trish e non ti saresti fermata se non fossi intervenuto io…- Jane era sconvolta, davvero non ricordava nulla di tutto ciò ma si sentiva mortificata per l’aver quasi ucciso qualcuno che stava tentando di aiutarla. –Oh Dante… mi dispiace così tanto, io non avevo intenzione di… come sta lei? È ferita? Non sarei in grado di perdonarmelo se facessi del male ad una persona innocente…- Dante le sfiorò la guancia con un dito, poi la rassicurò –No Jane, non preoccuparti, Trish sta bene! Ce ne vuole per fermare quella ragazza! Credimi… io posso aiutarti a gestire la tua forza, vedrai col tempo imparerai a controllare i tuoi impulsi.- Jane si morse le labbra, era ritornata insicura e i nei suoi occhi iniziarono a formarsi delle lacrime –NO! Dante guardami! Sono solo una ragazza, o almeno così credevo… questi “poteri” come li chiami tu, sono solo una maledizione! Hanno sempre portato amarezza nella mia vita… perché ora dovrei imparare a gestirli?! Per poco non uccidevo qualcuno! Mi dispiace ma questa doppia vita non fa al caso mio, io voglio solo essere normale, non chiedo altro…- Jane abbassò la testa e scoppiò a piangere, Dante era triste nel vederla in quello stato, il sorriso che aveva sul viso scomparve e rimase in silenzio ad ascoltare il singhiozzio della ragazza, la lasciò sfogare ma poi riprese il suo discorso –Jane, non puoi negare ciò che sei davvero… il tuo aspetto è solo una maschera, la vera Jane è lì dentro, nascosta da qualche parte… come una tigre in gabbia che passeggia ansiosamente lungo le sbarre della sua cella, in attesa di essere liberata, una creatura così maestosa e potente tenuta prigioniera in una gabbia perché ritenuta pericolosa, ma la realtà è che la tigre cerca solo la libertà. Jane tu sei la tigre! Sei una creatura meravigliosa, non devi nascondere la tua natura. Mi dispiace, ma non posso mentirti dicendo che potremmo avere una vita normale, ti farei solo del male… devi riuscire ad accettare te stessa, ma in questo io posso aiutarti fino ad un certo punto, sta a te decidere  se rompere le catene della tua gabbia. Ma qualunque cosa farai, qualche scelta prenderai… io ti sarò sempre vicino, anche se un giorno dovessi cacciarmi via dalla tua vita… io ci sarò sempre.- Dante non era solito fare discorsi di questo genere, lui preferiva i fatti che alle parole, ma l’amava e quelle parole gli partirono dal cuore fino ad uscire direttamente dalla sua bocca. Jane alzò lo sguardo e lo diresse verso gli occhi Dante, rimase per una frazione di secondo immobile, poi, con un frenetico scatto, si fiondò fra le sue braccia baciandolo con tutta la passione che aveva in corpo. Dante, non se lo aspettava così ci mise un po’ a realizzare quel momento, ma quando lo face strinse ancora più a sé la ragazza, le sue braccia la circondavano in una dolce morsa da cui non si sarebbe potuta liberare facilmente, ed era proprio questo che sperava Jane, non riuscire a liberarsi di lui. Dante si alzò continuando a baciarla, la prese in braccio e Jane lasciò scivolare via il mantello rosso che la copriva, avvolse le sue gambe intorno alla vita del ragazzo che la sosteneva, quest’ultimo salì le scale continuando il suo frenetico bacio fino ad entrare frettolosamente nella sua stanza; si gettarono sul letto e tra un bacio sul collo e uno più in basso di Dante, Jane non faceva altro che esplorare il corpo del ragazzo con le sue mani alla ricerca di bottoni e cerniere da tirare giù, gli unici ostacoli che li trattenevano, ma che presto furono eliminati; si abbandonarono completamente ad una passione frenetica e ad ogni tocco del ragazzo, Jane sussultava dal piacere emettendo gemiti e gridolini, mentre Dante sembrava non dare freno ai suoi impulsi; quella sera i loro corpi si unirono e le loro anime si fusero insieme, giurandosi amore eterno.
 
La notte era calata e Jane si svegliò nel letto avvolta dalle coperte, al suo fianco Dante dormiva con la faccia rivolta sul cuscino e la schiena completamente scoperta, mentre la luce lunare entrava dalla finestra spalancata illuminando la stanza. Jane rimase per qualche minuti in silenzio a guardarlo dormire, gli scostò dal viso un ciuffo di quei capelli dello stesso colore della luna, ma lui non si accorse di nulla, era troppo occupato a comporre frasi sconnesse e a rigirarsi inquieto nel letto; Jane era divertita da quel ragazzo al suo fianco, lo amava, e i suoi occhi lo guardavano con innocenza e dolcezza, anche se poco prima la sua innocenza era finita chissà dove. Jane scivolò lentamente giù dal letto, cercando di non disturbare il sonno di Dante, poi lentamente aprì l’armadio e trovò una camicia nera, se la infilò e abbandonò la stanza chiudendo la pota dietro di sé. Scese le scale e camminò per un po’ curiosando nell’ufficio, avevano davvero personalità diverse, lo capì soprattutto dal tipo di musica che ascoltava Dante; c’erano degli LP di musica Rock e Metal disposti disordinatamente di fianco al suo jukebox, a Dante piacevano le cose datate e rivoluzionarie, per questo ascoltava ancora i dischi in vinile, Jane se li passava fra le mani incuriosita, era da tempo che non ne vedeva uno, poi la sua attenzione si concentrò sulla chitarra riposta in un angolo, la prese e si andò a sedere sulla sedia davanti la scrivania; iniziò a strimpellare qualcosa ma non sapeva suonare, quindi le note erano sconnesse e non producevano un’armonia ben chiara, Jane rise di se stessa –ooh Jane… sei un vero disastro!- si disse, ma mentre teneva in mano la chitarra si accorse della foto sulla scrivania, la prese e la scrutò attentamente; la foto ritraeva il mezzo busto di una donna, snella, bionda e dai capelli lisci e lunghi, le labbra leggermente carnose e rosse, sembravano i petali di una rosa che risaltavano sulla carnagione chiara e gli occhi di un celeste intenso. Jane era rimasta stupefatta dalla sua bellezza, ma poi si accorse che Trish era identica a quella donna in foto, ma non poteva essere lei, perché la donna era visibilmente più grande e la foto era vecchia, ma non potè fare a meno di trovare un’impressionante somiglianza fra le due. –Già in piedi.- Jane si voltò di scatto con ancora la foto incorniciata fra le mani, Dante era appoggiato al muro, chissà da quanto era in quella posizione senza fiatare. –Non riuscivo a dormire…- si giustificò Jane, Dante aveva solo i pantaloni, ancora sbottonati e gli anfibi, si avvicinò a Jane notando che aveva quella foto in mano. –Chi è questa donna?- chiese la ragazza rivolgendo ancora lo sguardo su quell’immagine; Dante si accostò e si appoggiò con le braccia sullo schienale della sedia –Quella è mia madre- rispose sorridendo e guardando la medesima foto, come se in quel momento alcuni dei ricordi felici della sua infanzia fossero rilaiti a galla nella sua testa. –È... bellissima Dante.- -Sì, lo era…- corresse il ragazzo rialzandosi disegnando sul suo volto uno sguardo malinconico, ma Jane lo corresse a sua volta –No Dante… guarda questa foto, la sua bellezza è immortale adesso e in oltre il suo spirito…- Jane si alzò dalla sedia  e mise una mano sul petto del ragazzo -…continua a vivere nel tuo cuore.- Dante sorrise di nuovo e abbracciò Jane, ma dato che i momenti di dolcezza per lui erano già diventati troppi doveva dire qualcosa che lo riportasse al vecchio ironico Dante –Aspetta un momento… ma questa è la mia camicia!- disse il ragazzo afferrando per le braccia Jane che rideva –Sì… non avevo nulla da mettere e così ho pensato di cercare nel tuo guardaroba, a proposito ha bisogno di una rimodernata.- ribattè Jane –Secondo me staresti meglio senza…- finì Dante mentre la baciava sul collo e le sbottonava i primi tre bottoni, ma Jane lo respinse divertita –Heyyy… non ne hai avuto ancora abbastanza vero?- la Jane che Dante soccorse quella sera, spaventata e innocente, la ragazzina impacciata e goffa, ora era diventata una ragazza maliziosa e sicura di sé, glielo ricordarono anche dei segni che aveva su una spalla, Jane lo aveva graffiato durante quello”scontro corpo a copro” di prima. –Io non ne ho mai abbastanza piccola…- così dicendo Dante afferrò Jane da dietro prendendola per i fianchi, la strinse al suo corpo e la baciò; fu quello l’inizio di un secondo round, ma ciò che accade in seguito non ci è dato saperlo.
 
Arrivò il giorno e i due si risvegliarono sul divano avvinghiati, a dire il vero fu Morrison a svegliarli –Dante…sono io Morrison, hanno lasciato questa scatola fuori la po…- l’uomo inizialmente non si accorse di nulla impegnato a raccogliere una scatola da terra, ma poi entrando dalla porta rimase senza parole per l’imbarazzo, anzi, qualcosa lo disse –DANTE! PER L’AMOR DEL CIELO!- e si voltò dall’altra parte aspettando che il ragazzo si infilasse i pantaloni, in realtà Morrison era più imbarazzato per la ragazza che giaceva sul divano intenta a riabbottonarsi una camicia. Dante si alzò dal divano e si tirò su la zip dei suoi pantaloni di pelle, poi si avvicinò a Morrison completamente disinvolto –Ciao Morrison! Era da tanto che non ti facevi vivo da queste parti- disse Dante –E credo di aver scelto anche il momento meno opportuno…- finì l’uomo; Dante sorrise e con un movimento veloce del capo si levò dagli occhi alcuni ciuffi di capelli, poi chiamò Jane, ancora seduta sul divano arrossita –Cosa c’è Dante…- chiese lei –Vieni voglio presentarti un mio caro amico-; la ragzza si alzò e andò da lui tentando di tirare più giù possibile la camicia, cercando di coprirsi come meglio poteva; a quanto pare solo Dante riusciva a trovarsi a suo agio in ogni situazione… -Morrison, lei è Jane… Jane, Morrison…- l’uomo si tolse il borsalino in segno di rispetto per salutare la ragazza –Molto lieto signorina…- Jane non disse nulla, era troppo imbarazzata così si limitò a sorridere e annuire. –Ah Jane, credo che sia per te…- disse Dante prendendo fra le mani quella scatola che Morrison aveva portato dentro –Cos’è?- chiese lei –Non so signorina, l’ho solo trovata fuori l’ingresso dell’agenzia- spiegò Morrison –Jane, poco importa cos’è! C’è scritto “Per Jane” quindi si presume sia per te. Cosa aspetti, aprila!- insistè Dante, sembrava molto più entusiasta della stessa Jane, come un bambino di fronte al suo regalo di compleanno, curioso di sapere cosa ci fosse all’ interno; Jane aprì leggermente il coperchio, sbirciando al suo interno, vide che c’era una lettera, così posò la scatola a terra e la lesse ad alta voce
 
“Cara Jane,
Ho pensato che ti avrebbe fatto comodo, così mi sono presa la briga di comprarti questi, in oltre è un modo per dirti che non sono affatto arrabbiata con te.
Senza rancore
                                                            Trish.”
 
Jane ripiegò la lettera e si chinò per prendere il contenuto della scatola; tirò fuori un corpetto bianco ricamato e merlettato, rimase a guardare quell’indumeto così come Dante e Morrison, doveva davvero indossarlo? Si chiese, ma poi lo ripose nella scatola e si congedò ritirandosi al piano di sopra per provare il completo.
-Dante, chi è quella ragazza?- chiese Morrison incuriosito –Caro amico, ne sono innamorato, sono pazzo di lei!- rispose semplicemente il ragazzo; Morrison ne era più che felice, per lui era come un figlio–Visto Dante, te lo avevo detto io che prima o poi ci saresti cascato anche tu! Hahaha! Ad ogni modo non voglio trattenermi a lungo, ero qui solo per sapere se la cliente era passata- -Sì, è venuta qui un paio di giorni fa, ha lasciato un pendente che dovrò custodire e a quanto pare si è rivelato un grosso incarico.- rispose Dante;  Morrison si rimise il cappello,  stava per andare via dando le ultime raccomandazioni al ragazzo ma entrambi si bloccarono e si girarono in direzione delle scale, Jane aveva attirato la loro attenzione: indossava quel corpetto aderente senza spalline, candido e finemente lavorato e una culotte dello stesso colore ricamata in pizzo e ai piedi degli stivali neri alti fino al ginocchio dai bordi risvoltati con dei particolari bianchi. Jane si sentiva osservata e pensò di essere ridicola con qui vestiti così… stretti.
-Sono ridicola vero?- Dante sorrise e non disse nulla, poi Morrison capì che doveva andare e salutò la signorina ancora sbalordito. –Stai scherzando vero? Sei uno schianto!- Jane rise e scese il resto delle scale saltellando, poi si avvicinò a Dante e lo baciò fugacemente sulle labbra. –Allora come sto?- chiese la ragazza mentre girava su se stessa –Continuo a rimanere dell’opinione che staresti meglio senza nulla, ma in questo caso farò un’eccezione!- Jane sorrise –Però… devo dire che sono comodi- aggiunse la ragazza mentre sferrò un calcio laterale colpendo l’aria, Dante la guardò con un mezzo sorriso, la loro sessione di allenamento sarebbe ripresa a breve, Jane era più motivata che mai –Allora, piccolo demone… ti va di giocare con me?- stuzzicò Jane mentre si voltava camminando come un felino fuori dall’agenzia; Dante non se lo fece ripetere due volte così infilò il suo cappotto rosso e la seguì, inserendo le sue pistole nei foderi e impugnando la spada. –Ecco la mia tigre!-

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Ah povero Rocky: occhio non vede, cuore non duole.. hahahah finalmente c'è stato un incontro romantico fra i due e Jane sembra essere ritornata sicura di sè, pronta per prendere a calci nel sedere tutti i demoni. Cosa succederà nel prossimo capitolo? Lo scoprirete presto! ;)

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: By your side ***


-Cavoli Dante! Ma dove la trovi tutta questa energia!- disse Jane ansimando, portata allo stremo delle sue forze fisiche e mentali, era sudata e i suoi muscoli erano indolenziti per la tensione e il troppo sforzo. –Ricordati che sono pur sempre un mezzo demone piccola… dovresti aspettartelo.- -Sì, ma stiamo andando avanti da ore ormai, ho bisogno di una pausa... magari dopo riprenderemo da dove abbiamo interrotto…- finì Jane ammiccando con sguardo seducente; in effetti ormai si stavano allenando da tutta la giornata e Jane era stanca di fare a pezzi manichini di paglia e bersagli mobili, tra cui lo stesso Dante. Pur non essendo umana, faticava a stargli dietro, ma nonostante ciò aveva iniziato a trovarci gusto nel combattere, al punto tale da recarsi da Dante tutti i giorni per seguire le lezioni che quest’ultimo le offriva; qualche volta rimaneva anche da lui, propinando alla nonna varie scuse del tipo: “stasera rimango a dormire da un’amica!” e cose del genere, come una liceale che di nascosto esce per andare a trovare il suo fidanzato, ovviamente Amanda la copriva da barava sorella ribelle che era; insomma bugie innocenti pur di stare sola con Dante, che ovviamente era felice di offrirle lezioni extra.
Erano passate ormai 3 settimane e Jane dimostrava di essere nettamente all’altezza delle aspettative di Dante, era diventata più agile, più forte e stava iniziando a controllare i suoi stati d’animo sotto l’Angel trigger, ormai gli episodi come quelli che coinvolsero Trish divennero sporadici e meno pericolosi, ma ogni tanto Jane si lasciava trasportare troppo dal suo euforismo ed eccitazione e Dante doveva usare metodi drastici per farla ritornare in sé, ma passato il momento critico la ragazza riprendeva ad allenarsi cercando si stare più attenta alle sue emozioni; ciò risultava essere  anche un allenamento mentale e non solo fisico per entrambi, perché il controllo degli stati d’animo era fondamentale sia per Jane che per Dante, in quanto per loro le emozioni erano amplificate, così mentre Dante insegnava a Jane l’aotocontrollo e la sicurezza, Jane insegnava a Dante l’amore.
-Va bene… come vuoi. Ma prima devi mostrarmi ciò che ti ho insegnato. Poi ti lascerò andare…- disse Dante ghignando, mentre con un rapido gesto attanagliò Jane intenta ad entrare nella Devil May Cry. La schiena della ragazza aderiva perfettamente al torace di Dante che le teneva incrociate le braccia davanti in una stretta ben salda, impedendo che questa si potesse liberare; ancora con i suoi giochini, era davvero instancabile quel ragazzo ma anche Jane ne conosceva di suoi, ormai aveva imparato a conoscerlo e capì di dover tenerlo a bada certe volte altrimenti sarebbero passati da uno scontro all’ultimo colpo ad uno scontro ben più fisico e piacevole, ma ancora più sfinente; sul volto di Jane comparve un mezzo sorriso, conscia che Dante non lo avrebbe mai visto, lasciandolo illudere di averla avuta vinta anche ‘sta volta, ma ad un tratto, con una tale agilità, la ragazza riuscì a liberarsi con una capriola all’indietro, sferrando anche dei calci sul volto del ragazzo che immediatamente lasciò la presa –Che ne pensi di questo?- disse la ragazza ancora in posizione verticale sulle braccia, poi lentamente inarcò la schiena e lasciò ricadere una gamba e poi l’altra creando un arco  e ritornando eretta. Dante guardò ogni suo piccolo movimento mentre si massaggiava la fronte, ancora stordito da quei colpi inferti dalle suole di cuoio –Penso… che la tua snodabilità stia migliorando, che ne dici di approfondire meglio i risultati in un’altra sede? Credo tu abbia delle potenzialità ancora da scoprire e io ho intenzione di metterle in pratica tutte….- Eccolo, il solito Dante. –No Dante, sono davvero esausta e ho una fame da lupi! Il mio corpo richiede cibo.- Dante sorrise maliziosamente e si avvicinò a lei, poi, accarezzandole dolcemente fianchi le sussurrò all’orecchio –Sai, potrei diventare un banchetto davvero invitante…- Jane lo respinse ridendo, quella volta non aveva voglia di stuzzicarlo né di essere stuzzicata, ma Dante si avvinghiò nuovamente a lei baciandole e mordendole il collo –Dante… sul serio… non mi sembra il caso!- alla fine Jane riuscì a formulare una frase di senso compito mentre Dante la solleticava facendola ridere e allo stesso tempo gemere a causa dei brividi che le percorrevano l’intera schiena. –Ok, la smetto… ma ultimamente ti stai facendo pregare un po’ troppo. Qualcosa non va?- Jane non rispose, ma abbassò lo sguardo, fortunatamente ad interrompere quel silenzio di tomba fu lo stomaco della ragazza che brontolava: sul serio aveva bisogno di mangiare qualcosa. –Va bene, che ne dici di uno strawberry sundae?- alla proposta di Dante lo sguardo di Jane si illuminò come quello di una bambina davanti un negozio di dolciumi –Sììì!! Ti prego Dante! Ne ho una voglia tremenda!- e quando mai… Dante la guardò per nulla sorpreso, era come se Jane sembrasse non averne mai abbastanza di quel gelato, che ormai trangugiava giorno e notte, lasciando stupito anche lo stesso Dante che ne andava matto quanto lei. –Ok, vada per lo strawberry sundae allora!- Si diressero alla tavola calda, dove Dante ormai, era di famiglia; nonostante fosse ora di cena, Jane ordinò ugualmente quel gelato ignorando tutte le altre proposte sul menù, molto più indicate per una vera cena, Dante invece ordinò la solita pizza senza olive congedando velocemente la cameriera, che non si risparmiava di fissarlo e sorridere inebetita come al suo solito. –Hey! Sei davvero affamata! Non preoccuparti, quel gelato non metterà le gambe per scappare via…- osservò Dante, mentre Jane mangiava con foga dalla coppetta di vetro; la ragazza iniziò a ridere, non rendendosi conto della sua situazione, ormai aveva  panna spalmata ovunque; Jane nonostante i suoi notevoli cambiamenti era rimasta la solita ragazzina impacciata di sempre e questo non faceva altro che far innamorare ancora di più Dante. –Hai… della panna sul viso- disse Dante ridendo di gusto. –Dove?- chiese Jane ingoiando l’ultimo boccone e posando per un momento quel cucchiaio -Ovunque!- ripose Dante sporgendosi verso di lei e prendere con un dito della panna che aveva sul naso; Jane sorrise, poi lentamente prese la mano di Dante e leccò il dito sporco di panna, la sua reazione fu quella di diventare rossa come un peperoncino e sorridere ingenua, anche se dal suo gesto trasudava di tutto tranne che ingenuità, mentre Dante rimase immobile, completamente sorpreso da quell’azione e completamente eccitato. –Prima mi rifiuti e poi mi provochi… devo dire che non mi dispiace.- disse alla fine Dante dopo essersi ripreso, nel frattempo Jane continuava a ridere sotto i baffi a testa bassa –Scusa… è solo che… non ho potuto resistere… io adoro la panna…- disse Jane tra una risata e un singhiozzo -…su di te poi, è ancora più dolce- continuò cambiando tono di voce, sapeva di averlo provocato ormai e voleva stare al gioco anche se incerta dei risultati a cui sarebbero arrivati. Jane si alzò, ormai aveva finito il gelato, e lasciò Dante ancora seduto, gli passò accanto, poi con fare malizioso lo stuzzicò ancora un altro po’ sussurrandogli parole ancora più bollenti; eh sì, Jane aveva sempre questi continui cambi di personalità: da ragazzina smaliziata e goffa, a donna insaziabile e provocatrice; per Dante era una continua scoperta, come una foresta da esplorare, ogni giorno ne scorgeva un nuovo aspetto. –Jane… lo sai che se continui così io non riesco a trattenermi.- Dante ormai era in balia dei suoi ormoni, proprio come un adolescente e non poteva più nasconderlo; Jane non rispose ma si diresse alla porta del locale voltandosi solo prima di uscire per fare un occhiolino, audace la ragazza. Dante si girò di nuovo guardando avanti a sé con un mezzo sorriso apprestandosi a lasciare i soldi sul tavolo, poi si alzò e uscì fuori con indifferenza; la ragazza non c’era, così decise di camminare, “di sicuro ha voglia di giocare la gattina”, pensò addentrandosi in una strada isolata cercandola con lo sguardo, ma non trovò Jane ad aspettarlo, almeno non da sola, davanti a lui si presentò una scena agghiacciante: un gigantesco demone di pietra aveva afferrato Jane tra i suoi artigli e la teneva stretta a tal punto da non lasciarla respirare con facilità; -JAANEE!!!!- urlò Dante, ma la ragazza era svenuta e non poteva liberarsi da sola, perché avrebbe potuto, ma la carenza di ossigeno ormai aveva compromesso le sue capacità di concentramento e quindi la sua motricità, facendola sembrare un fantoccio senza vita nelle mani di quello spietato burattinaio. Dante in preda all’ira si avventò con la sua spada contro il mostro, cercando di infierire più danni possibili, ma questo demone si rivelò presto più forte degli altri e con un solo, violento, movimento del braccio colpì Dante scaraventandolo contro il duro cemento; il ragazzo si rialzò, aveva dei rivoli di sangue che sgorgavano dalla sua fronte impregnando anche i capelli, ma con un veloce movimento riafferrò la spada e si diresse nuovamente verso il volto del mostro, di certo non fu delicato perché il demone iniziava a risentirne, ma il tempo passava e Jane era ancora intrappolata in quel pugno, ancora senza respiro, priva di sensi e vulnerabile, Dante doveva sbrigarsi altrimenti sarebbe morta per asfissia. Il ragazzo reagì ad ogni colpo del mostro con il doppio se non il triplo in più della rabbia di quest’ultimo che gli stava letteralmente esplodendo in corpo, ormai non si sarebbe fermato finche non lo avrebbe visto cadere a terra in una pozza di sangue e Jane finalmente libera. Colpo dopo colpo il mostro riuscì a difendersi, per poco, perchè  la spada di Dante lo stava pian piano riducendo in macerie e con un braccio solo per combattere era in svantaggio, intanto dentro di sé la rabbia cresceva, cresceva e non si fermava, Dante era giunto nel punto di non ritorno ormai e sapeva benissimo cosa sarebbe successo a breve, ma non sembrava affatto preoccupato perché era concentrato sul suo avversario. Intanto il mostro fu costretto a mollare la presa dalla ragazza lasciandola cadere a peso morto per terra da un’altezza non indifferente, alla vista di quel gesto Dante non potè più contenersi e anche il demone che viveva dentro di sé urlò; gli occhi del ragazzo divennero rossi  così come il resto del corpo, ricoperto da un seconda pelle fatta di scaglie e spuntoni, che gli conferivano un aspetto rettiliano con tanto di artigli su mani e piedi, sul suo petto poderoso delle crepe si fecero largo lasciando trasparire una luce arancione, come quella del carbone ardente e la testa diventa squadrata  con i bordi appuntiti, non ricordava nulla di umano, mentre il suo mantello fusosi al corpo, si divise in tre punte facendolo somigliare in tutto e per tutto e delle ali; in effetti Dante aveva ragione, non era di certo un bello spettacolo, ma se non altro la sua determinazione aumentò incredibilmente così come tutte le sue capacità: forza, velocità, agilità e qualità da spadaccino divennero un mix letale che ridussero in breve quel demone in pietra lavica in un cumulo di macerie informe, ma quella corazza non era altro che un’armatura perché il vero demone scomparve nel nulla come un codardo prima che Dante potesse eliminarlo definitivamente. Quella volta Dante non aveva la solita aria divertita e spavalda, corse da Jane, distesa fra le macerie, aveva del sangue che le colava dal naso e dalla tempia sinistra, ancora priva di sensi; si accovacciò al suo fianco e la prese fra le braccia –Jane! Svegliati! Avanti non farmi brutti scherzi! Alzati!- Dante era disperato, credeva di averla persa, la scuoteva ma la ragazza non mostrava segni di vita, finchè non vide l’impercettibile movimento del suo torace alzarsi e abbassarsi a ritmo incostante e i suoi occhi schiudersi e richiudersi: stava iniziando a respirare ma il suo battito cardiaco era molto lento, in lui si accese un barlume di speranza così si alzò da terra con ancora Jane in braccio e volò via.
Arrivato all’agenzia, Dante, non passò neanche per la porta ma entrò direttamente dalla finestra della camera da letto, scavalcandola e pogiando delicatamente Jane sul suo letto, riprese le sembianze umane e si sdraiò accanto a lei circondandola con le sue braccia come se volesse tenerla al sicuro, come se non volesse più lasciarla sola, poi chiuse gli occhi e si addormentò solo quando sentì il suo cuore riprendere a battere normalmente e la strinse forte al suo petto. –Va tutto bene ora, ci sono io qui.- le sussurrò accarezzandole i capelli.


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Salve gente! Perdonatemi per avervi fatto attendere così tanto questo capitolo che ho scritto in 2 giornate... di solito ne scrivo uno al giorno, a volte anche due, ma ultimamente ho riservato tutta la mia concentrazione nel leggere una storia che mi ha letteramelmente conquistata. Non so se posso citare nome dell'autore o l'opera in questione, ma vi posso garantire che è una storia originale davvero ben scritta e coinvolgente, ma ora ritornerò a pubblicare i capitoli quotidianamente se ne avrò la possibilità e soprattutto se mi concenterò solo sulla MIA di storia. Bhe che dire, ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la mia FF e spero di avervi conquistati, almeno fin'ora, con Dante, ma la fine non è vicina (quindi mi dovrete sopportare ancora un pochino XD) e atri eventi sconvolgeranno la vita dei nostri cari piccioncini. Restate con noi e alla prossima puntata con.. ehm ehm... volevo dire al prossimo capitolo cari lettori :)
P.s. se recensite, riceverete direttamente a casa un premio in denaro ;) hahahahahahahaha devo sul serio prendere in considerazione l'idea di smettere di sniffare zucchero. Adiòssss!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Empty... ***


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Eccomi qui, come sempre. So che non è molto lungo come capitolo ma è molto intenso e mi è costato un po' di sforzo in più, anche emotivo. Quindi spero che la qualità bilanci la quantità.
Questo è un Jane's pow e credo che ce ne saranno altri, forse anche con Dante. Se vi piace questa modalità di narrazione fatemelo sapere :) Ora vi lascio al capitolo, spero di aver reso bene le emozioni che provavo mentre lo scrivevo_____________ Apro gli occhi. Non è più sera e non mi trovo in strada… guardo su, riconosco il soffitto, l’intonaco crepato, sono nella camera da letto, ma non è la mia. Anche questa volta sono finita a letto con lui, me lo sento… Percepisco il suo braccio sotto il collo, forte, caldo, e l’altro suo braccio che mi cinge la vita, ma non sono nuda, quindi non è successo niente. Strano… Continuo a rimanere immobile, lo sento respirare lentamente e sento il suo petto muoversi ritmicamente contro la mia schiena, sta ancora dormendo e non voglio svegliarlo, dovrò pur alzarmi da questa posizione ma siamo troppo vicini e ogni mio movimento verrebbe notato. Sento un forte dolore alla testa, non ricordo molto della sera precedente… solo una gigantesca creatura di pietra, una mano, quegli occhi rossi come il sangue, la stretta sempre più forte e la sua bocca che si muoveva, pronunciava parole ma io non udivo alcun suono, poi il buio, più oscuro e totale. Cerco nella mia mente, nella speranza di trovare qualcosa di più indicativo, di  più chiaro… perché quel demone mi aveva presa? Solo per sfogare un semplice istinto: quello di uccidere forse? Magari è stato solo un caso, magari mi sono trovata nel posto sbagliato al  momento sbagliato… ma non voglio immaginare cosa sarebbe successo se al posto mio ci fosse stato un umano…  un bambino! Ma qualcos’altro mi dice che non è stato solo un caso quello spiacevole incontro, con Dante nulla era lasciato al caso, ormai l’ho capito e so che stando anche a più di cento passi da lui, mi troverei ugualmente in pericolo, in ogni caso… ma non m’importa, non potrei stare lontana da lui nemmeno se mi costringessero, ma… è strano.. proprio di lui non ho memoria, forse ho perso i sensi prima di vederlo arrivare, è stato lui a salvarmi ma… non ne sono certa al cento per cento. L’ultima immagine sfocata che ho trovato nella mia testa, che ormai sembra stia per esplodere, è quella di un volto, non umano chiaramente,  con occhi rossi e luminescenti, ma poi il mio sguardo si è abbassato e prima di ricredere nell’oblio ho scorto una flebile luce arancione, calda, che usciva dal petto della creatura che mi  aveva presa in braccio, al tatto sentivo la durezza di quella corazza di cui era rivestito, sentivo anche gli artigli su quelle che dovevano essere mani, ma non feci nulla per oppormi al demone, aveva qualcosa di rassicurante. E ora mi ritrovo qui, senza un perché, senza un come… solo sdraiata nel letto con Dante dietro di me. Cerco di mantenere un respiro regolare ma sembra impossibile, le lacrime iniziano a colare giù dagli occhi rigandomi il viso e scendendo lentamente sul cuscino, lasciando evidenti macchie nere, il trucco della sera precedente ormai sciolto, non fa altro che bruciarmi, sento di avere gli occhi rossi, li chiudo con forza, come se bastasse questo  a fermare le lacrime e a fermare il dolore che sento dentro, un dolore non fisico, ormai quello alle tempie era diventato insignificante, ma un dolore ben più grande e profondo avvolge il mio cuore, lo stringe forte, lo stritola e mi sento soffocare in questo letto, voglio urlare! Devo farlo! Voglio liberare i miei polmoni, colmi di aria fin troppo trattenuta. Sento che qualcosa mi è stato portato via, rubato, ucciso, ma non ne sono certa, forse sto delirando, delirando dentro, perché rimango ancora pietrificata e in silenzio mentre dentro di me urlo e scalpito ribaltando ogni cosa, ogni certezza! Mi sento divorata dalla rabbia, ma la speranza continua la sua lotta contro di essa, mi spinge a farmi muovere il braccio, lentamente, la mia mano scivola incerta  dal braccio di Dante ancora sotto la mia testa, percorre il mio corpo e si ferma delicatamente sul mio ventre, nulla. La presa si stringe, le mie unghie graffiano la pelle diventata rovente, ormai non posso più trattenermi, il singhiozzio aumenta e sento che se non interverrò in qualche modo  il mio cuore esploderà così come la mia testa. Urlo! Senza trattenermi, urlo e piango. Dante dietro di me, svegliato così bruscamente, mi stringe, mi sussurra parole di conforto, cerca di calmarmi ma io non lo ascolto, il mio pianto ora è udibile, il dolore palpabile… mi dimeno fra le sue braccia, lo calcio violentemente e senza volerlo, gli sferro anche un colpo ben assestato sul suo braccio che mi trattiene i polsi, ma lui non molla  la presa, anzi, mi blocca le gambe con le sue e mi culla stringendomi al suo petto;  il suo respiro lento e la sua voce iniziano a calmarmi, ormai mi sto arrendendo e dalla mia bocca non escono altro che flebili singhiozzi, mentre dal mio viso, deformato dalla collera, continuano a scendere lacrime nere.
Improvvisamente la forza che ho avuto poco prima mi abbandona, mi rilasso e il mio sguardo liquido si ferma su un punto impreciso della stanza, in realtà non vedo nulla, assente da quella realtà, fuggita via per necessità, sento che sarei impazzita ma un briciolo di ragione mi è rimasta ancora, l’unica cosa che mi faceva realizzare quello che più temevo –è morto… è morto…-continuo a ripetere nella mia testa e con una voce priva di emozioni definite, ormai sentivo già di averlo perso da un po’, il battito del suo cuoricino non riecheggiava più dentro me e io non mi sono sentita mai più sola come adesso.”

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Unborn child ***


PoW Dante:
Jane! Cosa ti prende!? Calmati! –Jane, stai calma, sono con te… non ti lascerò più sola, ma ora rilassati… ti prego...- Caspita! Però che colpo!Credo mi  rimarrà un bel livido, ma ora basta giocare! Meglio bloccarle anche le gambe così non potrà muoversi.
Finalmente ha smesso di dimenarsi, sembrava in preda ad una crisi di panico… ma che le è preso? Stavamo dormendo! E all’improvviso, senza alcun motivo ha iniziato ad urlare… bene, così almeno so che sta bene, non avevo dubbi a riguardo, dopotutto è una ragazza forte, ma non l’avevo mai vista in quello stato, perché stava reagendo in quel modo? Era viva, non più in pericolo, sana e salva con me al suo fianco. Forse ha avuto una reazione a scoppio ritardato! Ma nella sua voce percepivo rabbia e frustrazione, non paura, solo dolore… erano proprio urla di dolore, ma non credo che  la testa le facesse così male a tal  punto da provocarle quella reazione… ricordo di aver sentito già un suono del genere, così carico di emozioni … quando mia madre morì uccisa, io e Vergil la sentimmo urlare mentre scappavamo via da quell’inferno, erano urla di disperazione, paura, ma non paura di essere uccisa… lei temeva per le nostre vite! La mia e quella di mio fratello… si sacrificò per salvarci e il ricordo di quell’urlo strozzato è ancora vivido nella mia mente, così agghiacciante! Non avevo sentito nulla di comparabile, almeno fino ad ora… Jane non era in lei, era assente, non era lì con me, ma la cosa che mi ha fatto preoccupare maggiormente erano le sue parole, interrotte dai singhiozzi, ma abbastanza comprensibili… chi è morto? Ancora non riesco a capire… Io sono qui con lei, la stringo forte per farle sentire la mia presenza ma lei continuava ad insistere sulla morte di qualcuno… magari stava facendo un incubo, un brutto incubo… ma sembrava sveglia e cosciente.
 Il suo respiro ora è diventato regolare, così come il suo battito cardiaco, non so se stia dormendo o sia sveglia, non riesco a guardarle il volto ma continuo a stringerla forte, la sento vicina non solo fisicamente… oh Jane.. se solo sapessi quanto ti amo, non credevo che un giorno avrei detto una cosa del genere, bhe in realtà lo sto pensando, ma è come se tu mi stia sentendo. Mentre accarezzo i tuoi capelli posso sentire il profumo della tua pelle, fresco, dolce… mi perdo mentre accarezzo con le dita  il tuo collo affusolato, per poi scendere sul braccio e lungo la linea del tuo corpo, adagiata su un fianco mi permetti di percorrere l’intera lunghezza del tuo busto e del  morbido fianco per poi ritornare su, senza fretta, delicatamente faccio scivolare le mie dita sul tuo corpo provocandoti leggeri brividi di piacere, ti sto aiutando a rilassarti e così facendo mi rilasso anch’ io. Non è ancora ora di alzarsi, quindi abbiamo tutto il tempo del mondo… è in queste situazioni che vorrei il tempo smettesse di scorrere inesorabile, penso, che certi momenti dovrebbero durare per sempre senza inutili interruzioni, senza distrazioni, senza la realtà… solo io e te, nel letto, anche solo abbracciati ma abbastanza vicina per completarci. Dio… mi stupisco di quanto io possa essere romantico… dov’è finito il vecchio ME?! Un tempo non credevo avrei provato emozioni del genere, non sono mai stato un tipo… come dire.. sentimentale. Prima mi bastava vivere solo uccidendo demoni, mangiare pizza e fare sesso con una qualunque per sentirmi bene, ma ora è tutto diverso… e devo dire che la mia vita è cambiata in meglio, grazie a te Jane… tu mi hai salvato.
-Jane?- la chiamai sussurrando il suo nome.”
 
PoW Jane:
“Mi chiamò, aveva smesso di accarezzarmi riportandomi alla realtà… ma sentire il suo respiro caldo sul mio collo causandomi la pelle d’oca e dei brividi lungo la schiena mi piaceva ugualmente. Ancora devo realizzare a pieno la situazione, mi sono ripresa momentaneamente dal crollo emotivo di poca prima, ma mi sento ancora a pezzi. Chissà cosa stai pensando in questo momento, Dante… magari che sono pazza,  ma se davvero lo sono, allora tu devi esserlo anche più di me per starmi accanto. Riesco a sentirti, i tuoi pensieri sembrano farsi vivi ora, lo sento che mi stai amando… non m’importa sentirtelo dire, a me basta che me lo dimostri… non so se rivelarti o no cosa è successo, ho paura che tu possa smettere di starmi vicino, sono riuscita a tenertelo nascosto per tutto questo tempo, e non vedo perché proprio ora dovrei dirti che nostro figlio è morto! Già… tuo figlio…. Una piccola creatura stava crescendo in me e ne percepivo  la presenza, l’amore che infondeva già. So che non avrei potuto tenertelo nascosto a lungo ma, non ho avuto neanche il tempo per dirti che saresti diventato padre… Ecco che sento nuovamente le lacrime invadermi gli occhi, mordo con tanta forza le labbra che riesco ad assaporare del sangue, è amaro, acre… mi sto tormentando per l’inquietitudine… ma finalmente ho trovato la forza per voltarmi.
-Dante, io…- non feci in tempo per finire la frase che avevo formulato nella mia mente per spiegarti tutto, che Dante, tu mi baci! La mia bocca serrata si dischiude  nella tua e le mie labbra torturate assaporarono ogni tocco, ogni parte delle tue;  con impeto mi stringi  al petto mentre si faceva largo in me il desiderio di lasciarmi andare, mi stai amando e anche io voglio farlo, ma non mi sono  ancora ripresa del tutto e non posso farmi una cosa del genere… così, a malincuore mi blocco, ormai  eri sopra di me e stavi quasi per sfilarmi la maglia, ma il mio irrigidimento ha bloccato  il tuo  entusiasmo, o meglio l’entusiasmo dei tuoi ormoni e.. del tuo amichetto.
-Scusa Dante, ma non possiamo farlo ora… vedi io devo parlarti ma ciò che sto per dirti è.. complicato, quindi non voglio che possa in qualche modo cambiare qualcosa fra di noi.- a quelle parole Dante si alzò dal mio corpo sostenendosi sulle braccia, è perplesso… l’ho capito dal suo sguardo, ma se questo bastò a farlo preoccupare… figuriamoci come sarà la sua reazione quando gli dirò…”
 
PoW Dante:
“…Ci stavo prendendo gusto e ancora una volta il mio istinto diceva di andare fino in fondo; assaporai le sue lacrime, quel retrogusto di sale si confondeva con quello aspro del suo sangue sulle labbra, vedendola in quello stato, così fragile… non ho potuto fare altro che stringerla fra le mie braccia e baciarla. Ma… perché si è fermata? Le sue parole mi stanno disorientando…
-Cosa c’è Jane? Qualunque cosa tu voglia dirmi non preoccuparti, non ti abbandonerei  mai! Nulla può cambiare ciò che è nato fra noi…- dopo aver pronunciato questa frase, vedo in lei uno sguardo perso, malinconico… così mi scosto e mi metto al suo fianco per lasciarla parlare senza metterla in soggezione, forse quella vicinanza fra noi due non rendeva le cose più facili per lei…”
 
-Dante… non so come dirtelo, così sarò diretta!- Dante si era sistemato al suo fianco, la scrutava attentamente cercando di decifrare le sue emozioni -… ultimamente hai notato che ti ho respinto più volte, ma non perché non ti desiderassi più, è solo che mi faceva male… e anche il mio umore aveva degli alti e bassi…- per Jane era tremendamente difficile spiegare una cosa del genere all’uomo che sarebbe stato il padre di suo figlio o figlia, ma che ora non lo sarebbe più diventato; Dante non apriva bocca, non interferiva col discorso della ragazza, le lasciava tutto il tempo che richiedeva, perché era evidente fosse sotto pressione. –Dante! Quello che voglio dirti è… che io aspetto un figlio!- Dante sgranò gli occhi appena sentì quelle parole, era incredulo, non aveva idea di come ci si dovesse comportare in situazioni del genere, era completamente spalle al muro e non sapeva come affrontare quella rivelazione, ma dentro di sé non era arrabbiato con Jane perché glielo aveva tenuto nascosto fino a quel momento, era solo… sorpreso. –Jane… ma…è una cosa meravigliosa!- non riuscì a pronunciare altro, i suoi occhi si erano illuminati, la bocca spalancata mutò in un sorriso sincero, abbracciò Jane ma il suo stato di eccitazione scomparve appena sentì quest’ultima iniziare a singhiozzare. –Jane… ma, non preoccuparti, io sono felice! Non devi piangere! Non cambierà nulla fra noi, anzi penso di amarti ancora di più! Aspetta cosa sto dicendo: CREDO?! Ne sono sicuro! Così come amerò nostro figlio!- Jane si staccò violentemente da lui, il suo cuore era a pezzi –NO DANTE!- riuscì a dire ansimando, le lacrime la soffocavano come tutta la situazione che si era venuta a creare; Dante abbassò la testa in cerca degli occhi della povera ragazza –Jane, non sei felice forse?- chiese lui ignaro –Sì Dante, lo ero! Ma… questo ora non potrà mia realizzarsi, credo di averlo perso! Non sento più nulla! NULLA! Capisci?!- Jane finì di dire quelle parole e scoppiò in un pianto isterico rannicchiandosi portando le ginocchia al viso, Dante, ancora sconvolto la fissò con un’aria a  metà fra lo sconforto e la rabbia ascoltando ogni singolo lamento, lui non piangeva mai e anche quella volta soffrì in silenzio cullando a sé Jane, le baciò la fronte e la strinse forte come se volesse soffocare quel pianto nel suo cuore.
Rimasero così, immobili nel letto, mentre i raggi di un nuovo giorno facevano capolino dalle persiane della finestra illuminando i loro volti spenti.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Black dog ***


-BERIAL!!- urlò Abalam splancando violentemente le gigantesche porte in pietra; il luogo ricordava vagamente quello che sarebbe potuto essere l’interno di un vulcano attivo, solo che quel posto non era altro che una sorta di anticamera infernale in cui Berial attendeva di fare ritorno nel mondo umano, una delle poche vie d’accesso lasciate aperte dopo la morte di Sparda. –Berial! Dove sei finito!- continuò il demone girandosi intorno. –Calma, Abalam, sono qui… avvicinati…- si udì una voce roca provenire dal fondo di quella sala –Berial, ho trovato i due giovani ma il figlio del Traditore è riuscito ad avere la meglio, ha ridotto la mia armatura in  basalto in un cumulo di polvere come se fosse argilla essiccata al sole! Mi avevi detto che sarebbe stato facile!! Ma forse avevi dimenticato che Dante è il figlio di Sparda!- Berial, dapprima calmo, si irrigidì afferrando la sua spada incandescente ed avvicinandosi ad Abalam lo spinse contro il muro bloccandolo alla parete, con tono autoritario scandì le sue parole come per ribadire un concetto per lui ritenuto scontato –Fratello! Sparda non era altro che un lurido traditore! La sua forza non avrebbe potuto nulla contro di me se duemila anni fa avessi avuto quella pietra rossa che racchiude parte della mia essenza, E pensare che un tempo eravamo entrambi i generali di Mundus! Dante è solo il figlio bastardo di un’umana, nelle sue vene scorre anche del sangue mortale, così debole… come tutti gli umani! Vivono in un costante equilibrio precario, convinti di essere i dominatori supremi di tutto, con il loro egoismo e convinzione di essere i più forti e potenti non hanno fatto altro che rovinare se stessi! Non sono altro che piccoli insetti da schiacciare! Così fastidiosi… non capisco perché gli angeli si ostinino a fare loro da balie, stare dalla loro parte pur ritenenendoli inferiori…- Abalam guardò fisso gli occhi di suo fratello maggiore, erano iniettati di sangue, ancora più infuocati e ricolmi di odio, poi con un gesto si liberò dalla presa che lo teneva bloccato al muro e respinse via con forza Berial –Sì, hai ragione… ma io non sottovaluterei così le capacità di quel moccioso… la ragazza poi, ho tentato di portargliela via per completare il nostro rituale ma ho dovuto lasciarla  cadere per difendermi!- continuò il demone; Beral ripose la spada e diede le spalle al fratello, poi incamminandosi nuovamente verso la parte opposta di quella sala infernale disse –Abalam, fratello… sai vero che quella schifosa mezzo sangue è, ahimè! Indispensabile... allora perché ti è venuta la brillante idea di scappare via come un codardo senza di lei?!- il demone era evidentemente seccato, ormai mancava poco per la sua completa riabilitazione e non poteva ammettere errori del genere –Ascoltami Berial! So che quella ragazza è la figlia di Modeus e Leila, bramo anche io il suo sangue quanto te! Ma in lei c’era qualcosa, qualcosa nel suo ventre! Riuscivo a percepirne la presenza con il solo contatto…- Sentendo quelle parole allettanti, Berial si voltò verso Abalam –Così… il nostro mezzo demone si è dato da fare! Bene, non avevo dubbi, Vergil e Dante sono la trasposizione vivente della duplice personalità di Sparda! Il figlio che porta in grembo quella creatura è il frutto di entrambe le loro nature… capisci cosa intendo per NUOVO RE? O  le tue corna spuntano da una testa piena di fumo? Mamma lo diceva sempre che sarei diventato io il Signore degli inferi!- concluse Berial ghignando lasciando Abalam a guardarlo seccato; il demone sapeva che il feto non sarebbe sopravvissuto dopo il suo attacco, “sicuramente la ragazza lo avrà perso” pensò, ma non disse nulla a riguardo, lasciando che il fratello si crogiolasse nei suoi piani per diventare il Signore Supremo,  Imperatore del Male o cose del genere… ormai era stanco di vivere sotto la sua ombra. Lasciò la sala senza proferire parola ma prima di richiudere la pesante porta disse –Fratello, devi affrettarti, il tempo scorre e il varco sta per richiudersi… manda qualcuno per rapirla, io mi occuperò di  riportare al suo legittimo proprietario ciò che gli appartiene di diritto…- Berial si voltò distogliendo lo sguardo da Abalam disegnando sul suo viso demoniaco un ghigno malefico che lasciava intravedere le sue zanne.
 
-Jane, è ora di alzarsi! È venuto qualcuno a farti visita oggi!- disse Dante cercando di farla riprendere, ormai non si alzava dal letto da più di 3 giorni, senza mangiare, né dormire, Jane era diventata pelle e ossa e le occhiaie le deturpavano il viso, un tempo candido e puro, ora scavato dal dolore e da stenti; almeno però non aveva perso la parole –Dante, non mi va di vedere nessuno…- appena finì di dire sospirando, intravide qualcuno, una figura familiare che non vedeva da tempo con una più bassa e pelosa al suo fianco varcarono la porta –Amanda!- disse Jane alzandosi e sedendosi a bordo letto, i suoi occhi si ripresero per un momento e sul volto comparve un leggero sorriso –Oooh J… mi sei mancata così tanto!- rispose la sorella correndo da lei per abbracciarla, Rocky fece lo stesso accogliendola calorosamente con abbai e guaiti senza risparmiarsi di saltarle addosso e leccarla ovunque –Rocky! Bello! Anche tu mi sei mancato tanto!- disse Jane sorridendo; Dante guardò quella scena dallo stipite della porta, anche sul suo volto comparve un mezzo sorriso, era da un po’ che non vedeva il viso di Jane illuminarsi di gioia; Amanda si staccò dalla sorella e si sedette al suo fianco facendo inclinare il materasso, poi fissando la sorella negli occhi con un sorriso compassionevole le accarezzava il viso –Jane, mi dispiace per quel che è successo, ma vedrai che tutto si sistemerà per il meglio… lo sai che non sono brava a confortare qualcuno, ma credo sinceramente che dovresti avere più fiducia. Non abbatterti così presto! Avanti! Dov’è finita la mia sorellina sempre col sorriso spiaccicato in faccia? Scommetto che non sorridi perché hai un alito che stenderebbe un demone!- concluse la ragazza ridendo cercando di coinvolgere Jane –Amanda… sei sempre la solita…- disse Jane soffocando una risata. –Mi manchi Elizabeth…- sussurrò Amanda, mentre stringeva forte la sorella lasciandosi scappare una lacrima che scivolò giù lentamente dal suo viso cadendo sulla spalla scoperta di Jane; al contatto con quella goccia calda e salata si sentì bruciare, interiormente ed esteriormente, quella goccia le aveva ustionato la pelle e l’anima –Scusa Jane, non volevo…- disse la sorella ritraendosi e asciugando gli occhi; Jane era di natura angelica e come tale respingeva tutto ciò che era umano e demoniaco, col suo sangue poteva rimarginare ferite così come le sue lacrime, ma se anche solo una di queste essenze appartenenti ai mortali o ai demoni entravano in contatto con la sua pelle potevano provocarle l’effetto contrario; -È tutto ok Amanda…non fa poi così male- rassicurò Jane guardandosi la piccola ferita fumante. Dante si allontanò dalla porta chiamando in disparte Amanda, una volta lontani dagli occhi e le orecchie di Jane iniziarono una discussione, lasciando la ragazza sola con Rocky. –Dante, quella non è mia sorella… questa storia deve finire! Sono stanca emotivamente e fisicamente di tutto questo casino, non so per quanto tempo potrò mentire alla Nonna e non so per quanto altro ancora dovrò mentire a me stessa!- -Lo so, è una situazione difficile anche per me cosa credi?! Pensi mi faccia piacere vederla in quello stato da vegetale ogni singolo momento?!- disse Dante alzando la voce; dall’altra stanza Jane accarezzava delicatamente Rocky, disteso sul suo letto e non potè fare a meno di ascoltare quelle parole, le labbra si incurvarono leggermente verso il basso e i suoi occhi si chiusero in un’espressione di profonda tristezza, mentre la sua mano continuava a scorrere lenta fra i peli dell’animale; -Io… davvero non so che fare, mi manca mia sorella… mi manca la ragazza che era prima… chiedo solo che tutto ritorni come prima…il mondo là fuori è diventato l’inferno! Ci sono demoni ovunque!- rivelò la ragazza a Dante trattenendo le lacrime, ma senza riuscirci, Dante la guardò e si avvicinò a lei abbracciandola sentendo il suo corpo tremare fra le sue braccia. –Si sistemerà tutto… ho ancora una questione in sospeso. Troverò il modo di riportare l’ordine…- concluse Dante con lo sguardo accigliato fisso nel vuoto.
 
I due tornarono nella camera da letto dove ad attenderli c’era una Jane con lo sguardo fisso al di fuori della finestra; -Jane ti sei alz…- cercò di dire Dante prima che la ragazza lo interruppe –Così, ora è questo il mondo fuori… sembrano passati anni…- finì Jane con lo sguardo rivolto alle case e alle strade vuote, senza vita, come se l’intera città fosse scomparsa e abbandonata a se stessa… in realtà si nascondeva da quei mostri che avevano passato al setaccio ogni suo angolo per trovare l’angelo. –Vedi Jane… i demoni sono riusciti ad entrare e ora stanno cercando te… ma io farò di tutto per proteggerti, finchè sarò in grado di camminare, i miei passi porteranno solo morte per quei bastardi!- concluse Dante avvicinandosi alla finestra sovrastando con la sua figura quella di Jane che si buttò fra le sue braccia; Dante le scostò i capelli chiari dal viso scoprendo uno sguardo liquido che si incrociava col suo –Dante, voglio combattere…- sussurrò Jane prima di baciarlo; quando le sue labbra toccarono quelle del ragazzo una goccia luccicante di sale scivolò rapida sul suo viso finendo sulla sua bocca, Dante assaporò quell’essenza di vita così aspra insieme al dolce sapore del suo amore. Il momento fu intenso ma breve, interrotti da Amanda –Ehm ehm… io e Rocky dovremmo andare, si sta facendo buio e non voglio cacciarmi ancora nei guai, odio quando la gente mi guarda con quegli occhi… come se fossi una di loro…- -Amanda, credo che gli umani non capiranno mai fino in fondo la differenza fra bene e male…- rispose Dante –Ad ogni modo, ti accompagno all’uscita…- finì col dire Dante mentre scendevano le scale, ma ad un tratto, un tonfo si udì al piano inferiore, la porta di vetro si era rotta come se qualcosa avesse fatto irruzione all’interno dell’ufficio; Dante si precipitò giù e quello che vide fece nascere in lui una tale rabbia che con un salto scese gli ultimi gradini e impugnò le pistole, iniziò a sparare a raffica contro quei demoni che non persero tempo ad attaccarlo con le loro armi demoniache; Intanto al piano di sopra si udivano i rumori di quello che doveva essere un accanito combattimento, Jane e Amanda si guardarono raggelate negli occhi, poi la sorella minore urlò – Jane! Devi andare via da qui! Ora!- Jane si alzò di scatto e afferrò Rocky per il collare, il cane guaiva e si dimenava dalla sua presa, strattonava la ragazza e non ne voleva sapere di essere trascinato con forza via da quella stanza, ad un tratto con un rapido movimento della testa morse il polso di Jane, la ragazza fu costretta a liberarlo e guardarlo correre via nel corridoi, incredula, e con la mano indolenzita. –ROCKY!- urlò mentre la sorella la tirò per un braccio avvicinandola alla finestra –Jane, ora non devi avere paura…- disse Amanda voltandosi verso la porta, ormai alcuni demoni erano riusciti a raggiungerle e stavano entrando nella stanza; -Jane… ora devi saltare.- continuò Amanda mantenendo una calma surreale, in realtà era spaventata quanto sua sorella ma non poteva dimostrarlo, doveva farle coraggio in qualche modo; -Io.. io.. non ci riesco! È troppo alto!- cerchò di giustificarsi Jane, Amanda la guardo e poi prendendole il viso fra le mani le disse dolcemente –Jane, lo sai che puoi farlo. Ricordi quando eravamo piccole? Quando io caddi nel fiume e tu per salvarmi saltasti dal ponte? Quel ponte alto 20 metri per te divenne un ostacolo insignificante di fronte al pericolo, saltasti giù senza pensarci, ed è per questo che io sono ancora qui, grazie a te.- Jane ascoltò in silenzio quelle parole, come se in torno a sé fosse tutto soffocato da un alone opaco e sordo; Amanda si voltò nuovamente e vide i primi mostri varcare la soglia, poi guardò Jane e con uno sguardo complice le due si lasciarono le mani e Jane, seduta sulla finestra, chiuse gli occhi e si lasciò cadere; Amanda si sporse dal parapetto e non vide nessuno, con uno sorriso malizioso si voltò e rivolgendosi ai demoni, estrasse due pugnali da dietro la schiena e con occhi rossi disse –Bene bene… mi sa che c’è qualche imbucato alla festa… ragazzi siete venuti qui per essere massacrati e anche senza invito?- i demoni si lanciarono su di lei accerchiandola, ma Amanda sapeva come trattare gli ospiti indesiderati; al piano inferiore Dante continuava il suo frenetico massacro ma i demoni sembravano non dargli tregua e il loro numero cresceva sempre di più, ma ad un tratto una voce femminile attirò l’attenzione del gruppo –Se è me che cercate, allora venite a prendermi!- urlò Jane stringendo delle lame di cristallo; immediatamente l’orda di demoni si spostò dal ragazzo a Jane in pochi istanti mentre lei era ferma sulla porta d’ingresso in attesa di essere raggiunta. –Jane! Che stai facendo!? Devi andare via!- gridò Dante facendosi spazio a colpi di spada fra i mostri per raggiungerla; -Questa è anche la mia guerra- sussurrò Jane un attimo prima di scontrarsi col primo mostro infernale. Dante e Jane iniziarono a combattere insieme, la loro complicità era un in sé un’arma micidiale ma più ne uccidevano più ne arrivavano, i giovani combattevano senza fermarsi ma non si accorgevano che alle loro spalle una presenza stava aprendo il cassetto della scrivania dove era custodito il ciondolo; Abalam, sotto una delle sue innumerevoli forme aveva trovato il pendente e stava per andar via quando un’entità demoniaca si scagliò sul suo braccio strappandogli da mano il cristallo con le zanne: era diverso dagli altri demoni, apparteneva ad una razza rara, era completamente nero e ricoperto da un folto pelo ruvido, era in grado di camminare a quattro zampe e allo stesso tempo eretto raggiungendo una stazza enorme, le leggende su esseri come lui erano comuni nel folklore del Nord Europa, gli occhi erano gialli come l’oro e le sue zanne avrebbero fatto fuggire via anche il più feroce dei leoni. Sembrava un canidae ma per quanto assomigliasse ad un lupo non era di certo un animale di questo tipo, era completamente fuori norma. La belva ringhiava rabbiosamente contro Abalam eretto sulle zampe posteriori; -Oh ma guardate un po’ chi si rivede, Black Shuck… era da tanto che non ti facevi vedere brutto cagnaccio!- Disse Abalam sputandogli contro; l’essere ringhiò ancora più forte e dalla sua bocca uscì una voce forte e roca, intrisa di rabbia e odio – Abalam! Tu non riuscirai a portar via il Sangue di Berial!- disse Black Shuck; Abalam non sembrava affatto intimidito, anzi, rise di gusto con aria ironica –Quindi, vorresti dire che tu m’impedirai di compiere il Destino? Non ho paura di te Black…Cosa penserebe chi ti ha generato… un demone lupo che si ribella al suo branco, patetico…a proposito è da tanto che non la vedo, porta i miei saluti a quella cagna di tua madre!- concluse Abalam. Black si scagliò contro il demone con tutto l’odio che aveva in corpo, i suoi versi erano agghiaccianti e iniziò a mordere e strappare lembi di carne causando ferite al suo avversario, ma Abalam era astuto e più piccolo di Black Shuck ma non per questo meno forte; Abalam respingeva ogni morso, colpendo il demone lupo sul muso e sugli occhi, riuscì a scappare  dalle sue grinfie e prendendo la collana scappò via, inseguito furiosamente da Black. Dante e Jane continuavano a combattere  e sembravano avere la meglio sull’orda di creature, ma l’attenzione di Jane fu catturata da questo enorme essere peloso che correva e travolgeva ogni cosa; -Dante!- urlò la ragazza spaventata, ma Dante non poteva sentirla, troppo occupato ad infilzare demoni che gli comparivano ovunque. Black continuò a correre cercando di raggiungere Abalam, ma presto capì di essere caduto in una trappola quando si ritrovò in uno spiazzale isolato circondato da altri demoni; -ABALAM! ESCI ALLA SCOPERTO E COMBATTI!- gridò il lupo abbattendo tutti i demoni come se fossero fruscelli, poi ululò in segno di sfida; Abalam uscì allo scoperto, avanzando sempre di più contro Black; la sua ombra scura sovrastava il demone, aveva nuovamente cambiato forma, ma questa volta era diventato più grande e cattivo. –Dov’è il ciondolo!- ringhiò Black, Abalam non proferì parola ma dal suo petto fuoriuscì l’oggetto come se fosse incastonato nella sua carne, poi, con aria beffarda sussurrò – Se lo vuoi dovrai squartarmi…- Black spalancò quegli occhi infuocati e si lanciò al collo del mostro mordendolo, ma non era uno scontro alla pari, il demone era diventato più forte e con un semplice colpo scaraventò via il lupo facendolo battere violentemente al suolo, Balck era stordito e fece fatica a rialzarsi, da una delle sue orecchie a punta uscì del sangue, ma questo non lo fermò e partì nuovamente alla carica azzannandolo alla caviglia, questa volta lo aveva ferito e rimase attaccato alla sua carne squarciandola, sbattuto di qua e di là, non mollava la presa, era pervaso dall’odio e dalla rabbia che per troppo anni aveva avvelenato la sua mente. Abalam gridava dal dolore ma con un violento slancio riuscì a liberarsi di Black che finì contro un’auto parcheggiata a 20 metri da lui, la belva era esausta e quel colpo aveva fortemente rivoltato la situazione a favore di Abalam, Black non riusciva ad alzarsi, aveva una zampa rotta, il respiro affannato, schegge di vetro ovunque, e anche se tentò con tutta la forza che aveva in corpo di reagire non potè fare altro che seguire con lo sguardo Abalam che si avvicinava sempre di più impugnando una spada; Black Shuck digrignò i denti cercando di sopportare il dolore, Abalam era sempre più vicino e il povero demone tentò invano di bloccarlo con le sue zampe; Alzò lo sguardo, una nuvola coprì il sole che gli illuminava quegli splendidi occhi gialli, vide Abalam sopra di lui, pronto a dargli il colpo di grazia, -Black Shuck, questa volta hai fallito il tuo compito, sei solo un cane, servo di un padrone… Ashfirnan chratji wylf!- finì Abalam pugnalando Black nello stomaco rigirando la lama, causando dolore al demone che al colpo reagì con un forte guaito disperato. Abalam Sorrise ed estrasse la spada dal corpo esanime, ripulì la lama intrisa di sangue e scomparve nel vento.
Jane e Dante avevano ucciso finalmente tutti i demoni, ma ancora una volta Jane udì un verso familiare, un verso di dolore; gettò via le sue armi e corse nella direzione da cui aveva sentito provenire il guaito, la ragazza aveva un brutto presentimento, il suo cuore batteva forte e l’adrenalina pulsava nelle sue vene, gli occhi erano diventati neri per la paura; Jane si ritrovò nello spiazzo e si avvicinò ad una macchina distrutta da cui scorgeva una pozza di sangue, si avvicinò frettolosamente, ma si accorse che il suo pensiero era appena diventato reale; riverso a terra, insanguinato e con la zampa rotta non vi era Black Shuck ma –ROCKY! Oh mio dio Rocky!- gridò Jane inginocchiandosi e stringendo a sé il corpo del cane, piangeva istericamente, era come se un fratello fosse stato appena ucciso; Dante e Amanda intanto erano appena giunti sul posto –Jane…- sussurrò Dante prima di essere spinto indietro da Amanda che si riversò anche lei sul suo migliore amico morente. –Jane, Amanda…- disse sforzandosi l’animale; Le due ragazze rimasero impietrite, Rocky non era il tenero cucciolo che credevano, -Rocky, perché?- singhiozzò Jane, il cane, che faceva anche solo fatica a respirare, rispose con voce flebile –Ragazze, quando i vostri genitori furono uccisi io mi avvicinai a vostro padre, prima di morire mi disse che da quel momento in poi avrei dovuta badare io a voi, starvi vicino, proteggervi dai demoni…- ogni movimento gli causava fitte atroci per cui era costretto a bloccarsi –I-io ho tentato di proteggervi, di eseguire… il compito che il mio padrone mi aveva dato… mi dispiace tanto, ho fallito…- finì mentre Jane gli accarezzava il muso col dorso della mano. Amanda scoppiò in un pianto soffocato singhiozzava tenendo fra le mani la testa del cane, –Jane, non avere paura… la creatura che cresce dentro di te ti amerà…ma ora il mio compito è finito- mormorò l’animale guardando Dante, poi Amanda, con voce stridula e disperata aggiunse –N-non è vero Rocky! Tu.. tu hai fatto molto più che proteggerci! Sei stato un fratello e un amico fedele… non sei mai stato schiavo di un padrone… ti vogliamo bene, ti prego.. non lasciarci.. non lasciarci…- Rocky non rispose, troppo esausto di combattere, di combattere da secoli, ma furono quelle le ultime parole che le sue orecchie afflosciate udirono; l’animale socchiuse la bocca in una specie di sorriso e da un occhio scivolò giù una lacrima calda.
Jane chiuse gli occhi di Rocky, prese sua sorella, la cullò e la strinse forte a sé, trattenendo le lacrime e serrando le palpebre. Dante osservava immobile la scena.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: It's a new day ***


Dopo quel drammatico evento, Jane decise che era giunto il momento di riprendersi e di continuare a combattere. Non poteva arrendersi così facilmente e Rocky le aveva dato un motivo in più per andare avanti, la sua morte non sarà stata vana. Dante, Jane e sua sorella seppellirono il loro amico sotto un salice, vicino la foresta, per restiture l’anima della creatura al suo luogo d’appartenenza, gli diedere un ultimo saluto ma nessuna lacrima fu versata, non era più tempo di piangere.
 
-Abalam, dopotutto, non sei poi così insignificante e incapace…- ghignò Berial stringendo il ciondolo fra gli artigli; il fratello guardava con insofferenza la soddisfazione di Berial, ormai era vicino a diventare il Signore Supremo e Abalam era stanco di vivere nella sua ombra, stanco di essere riposto su un gradino più  basso da suo fratello, quello era il momento giusto per riscattare la sua dignità, così, trasformò il suo braccio destro in una roccia appuntita  si diresse verso Berial per attaccarlo alle spalle, ma  quest’ultimo si voltò e con un agile gesto bloccò il fratello anticipandolo, Berial aveva trafitto Abalam con la sua enorme spada infuocata; Abalam ancora vivo emetteva solo versi di dolore e gli occhi spalancati fissavano un punto immaginario alle spalle di Berial che si avvicinò all’orecchio del demone conficcando ancora più in profondità la lama, poi sussurrò –Credevi davvero di poterci riuscire? Il potere mi spetta di diritto Abalam, e il potere non ammette debolezze…- disse Berial facendo trapassare la spada da parte a parte uccidendo suo fratello. –Tu eri una debolezza.- finì il mostro gettando a terra il copro esamine incurante di aver appena ucciso un consanguineo, ma il suo cuore non conosceva compassione o affetto, per lui erano tutti delle pedine da muovere su una scacchiera. Riprese il ciondolo, distrusse il castone argenteo e raccolse il rubino scintillante che ormai emanava luce propria per la vicinanza alla sua metà e lo incastonò nel suo petto, si sentì subito rigenerato e la sua fiamma si fece più viva che mai. Era giunto il momento.

Quella sera Jane tornò alla Devil May Cry con Dante dopo aver accompagnato Amanda da sua nonna, che ovviamente dovette dare spiegazioni alle due ragazze dopo anni di silenzio. Jane si fermò sulla porta e guardava Dante girare per la stanza senza trovare pace -Dante, voglio combattere.- disse Jane con fermezza. –Non sono nel diritto di fermarti e d’impedirti di compiere le tue scelte, sappi solo che qualunque cosa tu sceglierai, dovrai essere abbastanza forte da portarla avanti.- rispose Dante, sapeva cosa significava perdere qualcuno, conosceva la rabbia, la vendetta, ma ancora di più sapeva che le ragioni del cuore sono più forti di ogni altra cosa.
Nei giorni che seguirono Jane si rimise in sesto e gli allenamenti continuarono, la ragazza era sempre più determinata e agguerrita, era diventata una questione personale, lo era sempre stata, ma adesso sapeva che doveva salvare l’umanità e il futuro di sua figlia, già… una bambina che ancor prima di nascere aveva dato prova della sua forza e determinazione di vivere.
-Jane per oggi credo sia abbsatanza, è buio ed è meglio non rimanere qui fuori, in oltre ho una fame bestiale!- propose Dante stremato, la ragazza accetto l’invito così rientrarono nell’agenzia. Dante si levò da dosso il cappotto di pelle e lo lanciò su una sedia vicina e si lasciò cadere pesantemente sul divano, Jane lo seguì e fece altrettanto rimanendo solo con un corpetto e dei jeans. Si distese sul divano pogiando la testa sulle gambe del ragazzo che le iniziò ad accarezzare i capelli, Jane chiuse gli occhi e si abbandonò a quei piccoli gesti di tenerezza, ma presto quella pace fu interrotta da una domanda –Dante, ti capita mai di avere paura?- chiese Jane ancora ad occhi chiusi; sapeva di non avergli fatto una domanda affatto facile, avvertì che le mani del ragazzo si erano fermate e per pochi secondi calò il silenzio. –Ho iniziato ad avere paura da quando ti conosco…- la ragazza aggrottò la fronte, era perplessa e confusa – In che senso…- chiese lei, Dante sorrise continuando a guardare quel viso così bello e innocente, poi con voce sincera rispose –Prima di conoscerti, c’ero solo io… sì, insomma, badavo io a me stesso, non c’era nessuno che mi facesse sentire così vivo come invece fai tu ora, una parte di me era, per così dire, morta… quindi il timore di essere ucciso non mi sfiorava letteralmente. Ma adesso, adesso ho te, e la mia unica paura è quella di perderti, di vedere qualcuno farti del male. Io non ho mai avuto paura per me stesso, darei la vita per te… e per la creatura che porti dentro, la mia bambina.- Dante alzò lo sguardo fissando il vuoto e sorridendo, ancora non poteva crederci che sarebbe diventato padre. Jane aprì gli occhi e si alzò da quella posizione, guardò dritto negli occhi Dante per pochi istanti prima di sprofondare fra le sue labbra, Dante accolse il gesto iniziando a lasciarsi andare; poggiò Jane con la schiena sul divano, senza staccare le labbra dalle sue, tirò giù la zip del corpetto che indossava Jane e glielo sfilò con delicatezza, Jane lo strinse forte a sé, ormai erano sul punto di non ritorno e quello sarebbe potuto essere il loro ultimo momento d’amore. In mezzo a tutto quell’odio, in giro c’erano ancora persone che coraggiosamente si amavano. Dante le accarezzava morbidamente il seno facendola rabbrividire ad ogni tocco, Jane continuava il suo frenetico bacio sbottonando i pantaloni di pelle nera, Dante fece lo stesso coi suoi jeans. Jane si fermò per un momento e portò le sue mani sulla nuca del ragazzo, avvicinò la sua guancia alla bocca e con un flebile sussurro emise le ultime parole –Ti amo, Dante.- Dante la strinse ancora più forte baciando ancora una volta quelle labbra di miele. Per quella notte non c’erano per nessuno.
 
Il giorno seguente
 
-Trish?! Cosa ci fai qui?- chiese Dante incredulo di rivederla dopo così tanto tempo. La ragazza corrse verso Jane , solo quando la raggiunse e l’afferrò per un braccio portandola via rispose alla domanda di Dante, era visibilmente preoccupata – Dante, Berial è ritornato! È riuscito a ricongiungersi con il suo sangue, non c’è più tempo! Sta venendo qui!- Dante prese la sua spada, quelle parole lo allertarono, lui e Jane stavano per iniziare un’altra giornata di allenamento, ma quella non fu come le altre giornate. La terra iniziò a tremare e sotto i suoi piedi iniziarono a fromarsi crepe finchè non si aprì un’enorme voragine, Dante prontamente si scansò e si tenne pronto all’imminenete attacco. I primi ad uscir fuori da quelle profondità ignote furono dei demoni che Dante con l’aiuto di Trish riuscì a sconfiggere con facilità, ma quelli erano soltanto i pedoni che si mossero per primi. Jane non voleva starsene con le mani in mano, così uscì allo scoperto e si trasformò in angelo. La battaglia ebbe inizio e demone dopo demone i tre combatterono fianco a fianco, Jane affrontava senza paura i suoi avversari e Dante le copriva le spalle, in quanto a Trish, bhe lei era quasi divertita, aveva trovato degli ottimi parafulmini. Demoni sempre più grossi e forti si facevano avanti e il gioco iniziò a farsi duro, Trish venne ferita ad una gamba ma ciò nonostante non fermò il suo incessante attacco con le pistole; Jane corse da lei per soccorrerla ma quando Trish le urlò –JANEE!! ATTENTA!- era troppo tardi, e un grosso mostro simile ad un leone la scagliò violentemente contro un muro facendole peredere i sensi, Dante assistette alla scena e con tutta la rabbia che aveva in corpo urlò trasformandosi in quel demone rosso, corse verso il demone che stava per avventarsi su Jane e lo agguantò, entrambi finirono contro una macchina, la creatura si rialzò prontamente e attese un nuovo attacco del demone che non si fece attendere. Nel frattempo Trish dalla sua cintura estrasse una boccetta di essenza demoniaca, ne bevve un sorso, la sua ferita si rimarginò in un batter d’occhio; Jane si risvegliò, aveva un’ala spezzata ma che ben presto si riassestò da sola causandole non poco dolore, dopo essersi ripresa da quello strazio si voltò in direzione del cratere, -È arrivato il giorno in cui un nuovo Re salga sul trono di fuoco!- Berial si era fatto avanti, impugnava la sua arma e dal petto s’intravedeva il cristallo che pulsava, era davvero enorme e le sue zampe lasciavano impronte di fuoco ad ogni passo, avanzò vero di lei finchè la sua figura non la sovrastò del tutto, era enorme, troppo grande per essere affrontato così di petto. Jane scansò rapidamente un colpo di spada che cadde pesantemente al suolo alzando una coltre di polvere, la ragazza rotolò alle sue spalle si alzò in volo silenziosamente e estrasse dai polsi dei pugnali di cristallo che scagliò uno dopo l’altro, Berial sembrava immune, quasi come se gli avesse fatto solo del fastidioso solletico, Jane provò con altre lame ma nulla, era apparentemente invincibile. Trish rimase occupata con altri demoni mentre Dante inflisse il colpo di grazia a quella belva, poi la sua attenzione fu catturata da quella scena –Jane…- disse fra sè e sé, corse in quella direzione e saltando fra i palazzi si precipitò sul dorso di Berial; il mostro si dimenava e scalciava, Dante sembrava essersi aggrappato ad un toro infuocato che brandiva una spada enorme e molto incazzato; nonostante la confusione del momento, il ragazzo riuscì a conficcare la sua spada nel collo del mostro, ma purtroppo quest’ultimo lo strappò via da sé e lo strinse talmente forte da farlo ritornare nella sua forma umana, lo lanciò in aria e con un pugno lo scaraventò a terra con una violenza inaudita. –DANTEEE!!!! NOOOO!!!- urlò Jane, ormai era privo di vita e ricoperto di sangue e ferite, ma il mostro non ne aveva abbastanza e stava per colpirlo ancora una volta, Jane si alzò in volo, i suoi occhi diventarono bianchi e le sue ali aperte iniziarono a sbattare violentemente sollevano polvere e macerie, in quel momento non era più Jane, iniziò a scagliare onde d’urto contro Berial che sembrava iniziare a mostrare segni di debolezza, la forza era talmente grande che gli fece perdere l’equilibrio, ma Jane aveva appena iniziato; ad un tratto iniziò a muovere la bocca come se stesse parlando in un’altra lingua e le sue braccia si muovevano come se stessero disegnando qualcosa nell’aria, poi si bloccò e dal suo petto fuoriuscì un fascio di luce accecante che colpì in pieno Berial –TU… NON PUOI… SCONFIGGERMI… IO SONO IL REEE!!!!!- il rubino si distrusse andando in mille pezzi ancora nel suo petto lacerandolo dall’interno, il mostro cadde a terra con un ghigno di dolore esalò l’ultimo respiro. Tutti gli altri demoni iniziarono a morire, e l’intera città cadde in un inquietante silenzio. Jane perse i sensi e svenne battendo al suolo, Trish corse da lei – Jane! Jane svegliati! …DANTE!!- Jane aprì gli occhi al solo sentir nominare quel nome, si rialzò in piedi e corse verso il corpo del suo amato, il peggio si era avverato, il suo incubo peggiore, Trish la raggiunse era disperata quanto lei –Trish! Dammi quella dannata boccetta!- Jane strappò via dalla cintura la boccetta di vetro e, incurante del contagocce, riversò l’intero contenuto nella bocca di Dante -Jane! Non serve a nulla, l’essenza demoniaca non riporta in vita...- disse Trish sconsolata cercando di allontanare la ragazza da Dante; Jane urlava, si dimenava, era in piena crisi emotiva, non voleva arrendersi nonostante Trish le dicesse che ormai non c’era più nulla da fare, ma ad un tratto, come se un barlume di speranza si fosse acceso in lei, riprese la calma e si avvicinò di nuovo, questa volta si inginocchiò al fianco del corpo ed estrasse una lama dal polso, Trish la guardava confusa ma sapeva che doveva almeno lasciarla provare, Jane prese il cristallo e si tagliò lasciando gocciolare il suo sangue fra le labbra dischiuse del ragazzo, era l’ultima occasione, l’ultima opportunità. Il taglio si rimarginò e Jane rimase a fissare il viso di Dante rannicchiata su se stessa, cercava di non piangere, ma inutilmente si lasciò scappare un singhiozzio disperato; ad un tratto un respiro profondo la fece sobbalzare, era come se avesse preso una boccata d’aria dopo essere quasi annegato sott’acqua, era risalito in superficie, era tornato in vita –Jane..- disse flebilmente Dante. Jane si avventò su di lui piangendo, erano lacrime di gioia questa volta e lo abbracciò con tutta la forza che le rimaneva in corpo. Era tutto finito.
 
4 settimane dopo
18 Luglio 1989

Come si accende questa cosa… mmh... forse se premo qui… ecco fatto!
 
Bene, sto scendendo al piano di sotto, o almeno sto cercando di scendere le scale… diamine! da quando c’è questo scalino!
Ok, mi sto dirigendo nel  giardino sul retro… e…
 
*Coro di buon compleanno*
 
AUGURI SORELLINA! –Amanda, spegni quella telecamera…- Avanti Jane.. non essere imbarazzata, ormai sei un’adulta, e poi guardati… sei splendida… -Grazie…-ok, ok… basta con le smacerie e levati quel sorrisetto, sappi che questa sarà la prima e ultima volta che mi sentirai dire una cosa del genere! – Oh, non ho dubbi…-
 
Aaaaah… finalmente la torta, amici guardate che spettacolo… strati su strati di crema e cioccolato… questa fetta merita un primo piano…
 
*Click*
Eccoci ritornati, la vostra Amanda sta riprendendo il compleanno della sua sorellina preferita, certo che la nonna non si è risparmiata d’invitare tutto il quartiere…
Guardateli… non sono adorabili… certo che Dante si è cacciato in un bel casino, solo con due donne, povero lui.. non vorrei essere di certo al suo posto.
Heyyyyyyy, ciaooooo piccolino… ragazzi vi va di vedere qualcosa di ancora più adorabile?
WOW ok sono strana vista in uno schermo così piccolo, spero che non sia così anche in tv…
Eccoti quiii… dì ciao alla telecamera Sam, dì ciao con questa zampina così pelosa… oooowww che dolcezza che sei… vai piccolo.
 
Mi sa che ci sto prendendo gusto a guardarmi in questa cosa, meglio che mi sieda però prima che faccia qualche danno. Questa festa è davvero pazzesca, se c’è qualcuno che mi sta guardando e che non è presente, sappia che si sta perdendo una festa da sballo e… Un momento… mmmmh… zoom zoom zoom… heyyy ciao bell’imbusto…che braccia…e che occhi… certo che la nonna non mi presenta mai nessuno, ma che ci sta parlando a fare con lei?!… è troppo giovane per i suoi gusti, povero ragazzo, devo salvarlo dalle sue grinfie.
 
Ok forse è meglio appoggiarti qui per un po’, cara amica, se posso chiamarti così, ormai sento che siamo entrate in confidenza… tu continua a registrare, io vado in missione… non dico che sarà facile, ma è per il bene dell’umanità.. nessuno dovrebbe ascoltare i discorsi noiosi che fa mia nonna… e se non dovessi tornare, bhe, non venitemi a cercare…
 
Ah dimenticavo! Per il momento è tutto gente, e come direbbe qualcuno… LET’S ROCK, BABY!
 
 
 
 
 
 
 
 
 

1991

-Kyrieee! Nerooo!, la cena è pronta, venite dentro!-
 
-Nero andiamo, si sta facendo buio.-
 
-Aspetta Kyrie, non la senti…?-
 
-Cosa? Non sento nulla…-
 
Nero… Nero… sono qui…
 
-Mamma… Mamma?-
 
-Nero dove stai andando?! È proibito andare nel bosco!-
 
-E da quando la parola “proibito” mi ha scoraggiato… Kyrie, aspetta qui, torno subito.-
 
-Nero!-
 
Il bambino si addentrò fra gli alberi, in poco tempo scomparve dalla vista della sua amica che come pattuito rimase ad aspettarlo appena fuori l’area boschiva. Il ragazzo si fece strada fra le foglie e fece attenzione a non inciampare sulle radici di quegli alberi che sembravano muoversi e cambiare posizione, ad un tratto si rese conto di essersi perso e di essere andato fin troppo oltre; Nero era un bambino coraggioso e incurante del pericolo ma per quanto fosse intrepido, era pur sempre un bambino di 6 anni e mezzo. Nero non era affatto un bambino come tutti gli altri, era speciale così come speciale era la sua storia; un piccolo orfanello di pochi mesi ritrovato in una cesta davanti la chiesa dell’Ordine della Spada, non aveva mai conosciuto la sua vera madre né tanto meno suo padre, ma di certo sapeva di essere diverso e ha sempre saputo di essere stato adottato, non amava le bugie convenevoli. La pelle nivea e i capelli color platino gli conferivano un aspetto quasi angelico e i suoi occhi cerulei erano pieni di vita e curiosità, una curiosità che molte volte lo portava a cacciarsi nei guai, come in quel caso.
-Mamma!- urlò il piccolo Nero, guardandosi intorno spaventato,
-Nero… sono qui…- Nero si bloccò e corse nella direzione in cui pareva provenire quella voce così dolce. Il bambino corse fino ad arrivare in una radura, ormai la luna era alta e lui era tutto solo in una foresta che nascondeva chissà quali insidie. Ad un tratto, il richiamo cessò e calò il silenzio, Nero era confuso e spaventato, non sapeva che fare, all’improvviso, dall’oscurità, comparve una figura evanescente, era bluastra e pareva uno spettro, l’entità avanzava verso il ragazzo che prontamente raccolse da terra un pezzo di legno per cercare di proteggersi. Il demone si scagliò verso di lui, era stato velocissimo, così veloce che Nero non potè fare nulla per difendersi e la creatura penetrò nella sua bocca fino a scomparire del tutto. Nero cadde all’indietro atterrito, era nel panico, una bruciante sensazione si faceva largo lungo il suo braccio, faceva male, era come lo stessero scorticando, poi guardò il suo braccio destro e notò che si stava trasformando, ormai non assomigliava più ad un braccio umano così strappò un pezzo della sua camicia e ce lo avvolse intorno, voleva nascondere quella mostruosità; Nero da quel momento non fu più solo, dentro di sé cresceva qualcosa, un qualcosa che chiedeva potere, sempre più potere e lui non poteva fare nulla per contrastarlo.
 
-E se il mio destino è quello di diventare un demone, così sia. Sopportarò l'esilio. Tutto per proteggerla.-
 
 
 

THE END

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