Syria Black

di Daphne91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Dov'è mio padre? ***
Capitolo 3: *** Casa Weasley ***
Capitolo 4: *** Niente Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Sulla via di Durmstrang ***
Capitolo 6: *** L'arrivo ***
Capitolo 7: *** Primo giorno ***
Capitolo 8: *** La partita ***
Capitolo 9: *** Domande ***
Capitolo 10: *** Punizione e sorprese ***
Capitolo 11: *** Lettere ***
Capitolo 12: *** Rissa ***
Capitolo 13: *** Arriva Natale ***
Capitolo 14: *** La scommessa ***
Capitolo 15: *** La sfida ***
Capitolo 16: *** Mandragole e Fotografie ***
Capitolo 17: *** Buon Natale piccola mia! ***
Capitolo 18: *** Rivelazioni ***
Capitolo 19: *** Il Bollettino dell'Amore ***
Capitolo 20: *** Concorsi ***
Capitolo 21: *** Cinquanta... ***
Capitolo 22: *** Incontri mattutini ***
Capitolo 23: *** Movimenti ***
Capitolo 24: *** Attacchi a sorpresa ***
Capitolo 25: *** Incubi ***
Capitolo 26: *** Giovani pozionisti emergenti ***
Capitolo 27: *** Trasfigurazione per Giovani Talenti ***
Capitolo 28: *** Partita a sorpresa ***
Capitolo 29: *** Esami ***
Capitolo 30: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 31: *** Uno strano comportamento ***
Capitolo 32: *** La proposta ***
Capitolo 33: *** Sospetti ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


“Cosa??” chiese Sirius stralunato. “Hai capito bene! Sono incinta!” urlò Chiara tra i singhiozzi. “M-ma... siamo stati insieme solo una volta... come può...” cominciò Sirius ma la donna lo interruppe: “Idiota, può succedere sempre! E ora come faccio con il lavoro?”.
“Troveremo una soluzione” mormorò Sirius. Non poteva credere a quello che gli stava succedendo: un figlio! Proprio a lui, che non era capace di badare a se stesso! Lasciando Chiara seduta allo sgabello del bar, andò al telefono a gettoni e chiamò l’unica persona di cui si fidava.
“Pronto?” rispose una voce femminile. “Ciao Lily, sono Sirius” disse l’uomo, sentendosi uno stupido a parlare in quel coso di metallo. “Ciao Sirius, hai imparato ad usare il telefono, eh?” rise la donna. “Ho avuto una buona insegnante. Senti c’è James?” chiese. “Si, te lo passo subito” e Sirius sentì Lily spiegare al suo amico come si teneva in mano la cornetta.
“Ehi Felpato come va?” chiese allegro James. “Ciao ti devo parlare” rispose Sirius.
“Spara”.
“Chiara è incinta”.
“La spogliarellista? E di chi?” chiese James senza capire. “Di me stupido! Perchè credi che te lo direi, sennò?” esclamò Sirius spazientito. James rise:”Uao, amico! E che farete, vi sposerete e metterete su un night club tutto vostro?”.
“Ma no! Cioè... non lo so... James, non sono pronto a diventare padre!”.
“Bè... Chiara potrebbe abortire” azzardò James, anche se poco convinto. “Non so...” tentennò Sirius. “Allora compri una casa col giardino e metti la testa a posto” rispose James ridendo di nuovo. “Sii serio per favore!” esclamò Sirius. “Ok facciamo così: ne parlo con Lily e poi ti dico”.
“Ok amico, a presto”. Sirius attaccò e quando si voltò vide che Chiara se ne era andata. Sospirando tornò in albergo.
Qualche giorno dopo arrivò una lettera di James:
Caro Felpato, la soluzione migliore sarebbe di portare in Inghilterra Chiara e accudirla fino al parto. Poi potreste dare il bambino in adozione e sappi che io e Lily siamo disponibili! Ora lascia che ti dica una cosa: ma sei deficiente? Come ti è saltato in mente di mettere incinta una spogliarellista? Ti sei ammattito? Credevo che fossi in Italia per una vacanza, non per combinare casini! E non lo sto dicendo per te, ma per quella povera creatura che si ritrova un padre scellerato come te!!Fammi sapere, Ramoso
Sirius corse allo squallido appartamento di Chiara e le propose l’idea di James. Lei ci pensò su un po’ e poi acconsentì, chiamò il suo capo e gli disse che partiva per andare a trovare la madre malata: non poteva dire la verità perchè era sicura che l’avrebbe licenziata. Partirono il giorno stesso.
Purtroppo le cose non andarono come previsto: dopo aver partorito Chiara tornò in Italia lasciando un biglietto in cui diceva che non voleva sapere niente della bambina. Sirius, invece, si era abituato all’idea di avere una figlia e non se la sentiva di abbandonarla. La chiamò Syria. Era una bambina con gli occhi scuri e i capelli neri come quelli del padre, piangeva poco e aveva un bel caratterino. “Tutta suo padre” diceva sempre James. Sirius passava molto tempo a casa Potter perchè aveva bisogno di aiuto e Lily era una tata perfetta. Syria cresceva bene, imparò presto a parlare e a dare del filo da torcere a suo padre; mostrò subito una certa attitudine al volo tanto che spesso rovesciava tutti i soprammobili della casa sulla sua scopa giocattolo. Un anno e mezzo dopo nacque Harry, il figlio di Lily e James, e Syria si comportava come una sorella. Sirius era felice. Ma sarebbe durato poco.
Lord Voldemort era sulle tracce dei Potter a causa di una profezia e quando vennero uccisi, Sirius sapeva che gli Auror sarebbero andati a cercarlo, così portò Syria da Remus. L’uomo però non se la sentiva di prendersi una responsabilità così grande dato che era un lupo mannaro: poteva farle del male accidentalmente. Decise di chiedere aiuto a Silente. Syria aveva tre anni e non capiva la situazione ma le sue sensazioni non erano buone: continuava a chiedere del padre e nessuno le rispondeva. Silente la prese con sè ma quando il Ministro della Magia catturò Sirius Black e scoprì che aveva una figlia, corse da Silente pretendendo che fosse affidata ai suoi parenti più stretti: i Malfoy. “Di certo riusciranno a metterla in riga e a non farla diventare come suo padre” disse Caramell. Silente accettò, stanco e preoccupato per il piccolo Harry Potter, senza pensare alla fine che stava facendo fare alla povera Syria.

Note: è la prima fic che scrivo, e questa storia l'ho scritta un paio di anni fa. Spero che vi piaccia e vi prego di non essere gentili: ditemi come la pensate in modo che possa migliorare. Grazie!

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Capitolo 2
*** Dov'è mio padre? ***


Dov’è mio padre?
Arrivata a casa Malfoy, la piccola Syria venne sistemata in una piccola camera accanto a quella del cugino Draco. La stanza era piuttosto spoglia: c’era un letto a una piazza con la testiera in legno di noce, un armadio, una scrivania e una piccola libreria sempre in noce. Syria aveva molti giocattoli che le aveva regalato il padre e le fu permesso di tenerli.
I Malfoy erano convinti di riuscire ad educarla come volevano, di addomesticarla ma Syria spesso disubbidiva allo zio che la puniva con severità: veniva rinchiusa in cantina per tutta la notte. La bambina era terrorizzata da quel luogo infestato dai topi e dagli insetti, c’era una piccola finestrella senza il vetro perciò d’inverno si gelava. Syria si accoccolava sotto una copertina in un angolo, senza riuscire a dormire, ascoltando gli orribili rumori delle creature della notte. La mattina Narcissa veniva ad aprire la porta e Syria raggiungeva la famiglia a tavola per colazione. Il cibo di certo non le mancava ma sua zia non le imburrava il pane come faceva con Draco e questo alla bambina dava fastidio. Nessuno le voleva dire dov’era suo padre e nonostante le sue insistenze, Lucius le diceva solo che era un criminale.
Quando aveva sei anni approfittò di un momento in cui in casa non c’era nessuno se non l’elfo domestico, Dobby, l’unico che la trattava bene e a cui era affezionatissima, per scoprire dove avevano rinchiuso suo padre. Prese la polvere volante dallo scaffale sul camino e fece quello che vedeva fare a suo zio. Prese un respiro profondo entrò nel camino e disse:”Ministero della Magia, Londra”. Venne risucchiata in una specie di vortice e non sapendo che fare sbattè di qua e di la, facendosi male ai gomiti e alle ginocchia, fino a che non sbucò fuori da un camino. Si ritrovò in un grande corridoio di marmo pieno di persone: non sapeva cosa fare. Rimase immobile per qualche minuto, fissando i maghi e le streghe che le passavano accanto; non voleva mettersi a piangere, non lo faceva quasi mai, ma era spaesata e impaurita. “Ti serve aiuto, piccola?” chiese una voce gentile. Syria si voltò e vide che un uomo dai capelli rossi e con gli occhiali le si era avvicinato. Non sapeva perchè ma sentì che poteva fidarsi di quell’estraneo.
“Cerco mio padre” disse.
“Io lavoro qui, posso aiutarti. Come si chiama?” chiese l’uomo.
“Sirius Black” rispose Syria. L’uomo la fissò per un momento, incredulo. La bambina credette per un attimo che sarebbe corso via, invece sorrise e le disse:”Tuo padre non è qui. E’ in prigione, lo sapevi?”.
“No, so solo che è un criminale, ma i miei zii non mi dicono nient’altro” mormorò Syria abbassando lo sguardo. Aveva perso le speranze di vedere il padre.
“Vieni con me” disse l’uomo tendendole la mano. Syria lo guardò incuriosita e afferrò la mano che le porgeva. Andarono verso degli ascensori dorati e quando entrarono vennero schiacciati sul fondo dalle altre persone. “Lei come si chiama?” chiese Syria.
“Oh, perdonami, non mi sono presentato! Io sono Arthur Weasley” rispose l’uomo sorridendo. Syria rammentò che suo zio le aveva insegnato che gli adulti estranei devono essere chiamati con il cognome, perciò chiese:”Io sono Syria. Dove stiamo andando, signor Weasley?”.
“Dagli uomini che possono dirti dove si trova tuo padre” rispose “E chiamami Arthur, non signor Weasley” aggiunse.
Syria annuì contenta. Era una vera fortuna aver incontrato Arthur! Quando scesero dall’ascensore si diressero verso dei cubicoli dove lavoravano delle persone. I due si fermarono davanti ad un uomo di colore molto alto. “Kingsley, posso parlarti un attimo?” chiese Arthur.
“Certo Arthur” rispose l’uomo gentilmente. Qualcosa catturò l’attenzione di Syria sopra la testa di Kingsley: la foto di suo padre. Sembrava stesse urlando, con gli occhi fuori dalle orbite e i capelli lunghi fino alle spalle. La bambina si irrigidì. Arthur lo avvertì nel contatto con la mano della piccola e vide cosa l’aveva scioccata. “Non guardare Syria”.
Ma Syria non riusciva a staccare gli occhi da quella foto: era la prima volta in tre anni che vedeva suo padre. Sembrava fuori di testa e forse lo era davvero. Era per quello che era in prigione? Perchè era matto? Lei non sapeva cosa aveva fatto ma aveva sempre creduto che fosse un errore e che suo padre in realtà fosse un avventuriero in giro per il mondo.
“E’ la figlia di Sirius Black e vorrebbe contattare il padre” sentì dire Arthur.
“Non so devo chiedere al ministro” rispose Kingsley.
“Per favore, Kingsley. E’ qui da sola, non credo che i Malfoy sappiano che è qui” insistè Arthur.
Kingsley guardò la bambina. Era minuta, con i capelli neri e gli occhi scuri spaventati e confusi. “Va bene piccola, ascolta. Non puoi vedere tuo padre ma puoi scrivergli delle lettere, ok?” propose Kingsley.
“Ok” Syria si illuminò e i suoi occhi si accesero di una nuova luce. Sentiva tanto la mancanza del padre che avrebbe fatto di tutto pur di riprendere il rapporto.
“Bene, invia le lettere a questo indirizzo” disse Kingsley porgendole un pezzo di pergamena su cui aveva scritto qualcosa.
“Grazie” disse la bambina e l’uomo sorrise. Lei e Arthur si congedarono e l’uomo le propose di andare nel suo ufficio a scrivere la lettera. Era una stanza piccolissima, la scrivania riempiva quasi tutto lo spazio e c’erano dei grandi archivi traboccanti di carte. Arthur la fece sedere alla seconda scrivania a cui non era seduto nessuno, le diede carta, piuma e calamaio e cominciò a sbrigare le sue faccende.
Syria stava imparando a scrivere in quel periodo, quindi la sua calligrafia era orrenda e lei aveva paura di fare brutta figura con suo padre. Tuttavia si disse che l’importante era che il suo papà sapesse che lei lo pensava, così cominciò a scrivere:
Caro papà,
finalmente ho saputo dove sei e ti volevo dire che sto bene. Vivo dagli zii Malfoy che sono antipatici e con la puza sotto il naso. L’unico buono è Dobby, l’elfo dometico che mi fa la torta al ciocolato che mi piace tanto. Ho trovato un nuovo amico, si chiama Artur e mi ha dato il tuo indirizzo. Ti penso tanto e spero di abracciarti prestissimo. Ti volio tanto bene
Syria
Quando ebbe terminato la fece leggere ad Arthur e vide che aveva gli occhi lucidi. “Ti manca molto vero?” le chiese.
“Si” rispose la bambina continuando a guardarlo negli occhi. Era straordinariamente fiera e determinata. Arthur imbustò la lettera e gliela porse. Syria la prese tremante. Finalmente era riuscita a stabilire un contatto con suo padre! Era emozionata e impaurita allo stesso tempo perchè non sapeva come avrebbe reagito suo padre. Arthur la accompagnò a cercare un gufo e insieme spedirono la lettera. Mentre guardavano il gufo sparire sentirono dei passi pesanti e apparve Lucius Malfoy.
“Bene bene, ecco dove ti eri cacciata... non posso credere che tu sia arrivata a tanto!” disse l’uomo e schiaffeggiò la bambina con tutte le sue forze.
“Malfoy!” urlò Arthur spingendo via Lucius. Syria guardò suo zio furente: come osava picchiarla?
“Stanne fuori Weasley, non sono affari tuoi! Torna ad occuparti dei tuoi Babbani” esclamò Lucius. Syria era allibita da come suo zio trattava il suo amico, non poteva rivolgersi a lui in quel modo.
“Lascialo stare stupido!” gridò la bambina allo zio mettendosi davanti ad Arthur. Suo zio rise.
“Cosa pensi di fare, proteggerlo?” la derise Lucius. Arthur mise le mani sulle spalle della bambina.
“Ah è così?” esclamò Malfoy guardando Weasley “Bene Weasley visto che ci tieni tanto a questa idiota portatela a casa!” e detto questo si voltò e andò via.
Syria era furente: le aveva rovinato il giorno più bello della sua vita!
...continua
Note: ho fatto apposta degli errori nella lettera di Syria: ha sei anni, non può essere perfetta! Spero che mi diate altri consigli e che riesca a non deludervi! Baci, D.

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Capitolo 3
*** Casa Weasley ***


Casa Weasley

Arthur fece rimanere Syria con lui in ufficio pensando sul da farsi. Chissà cosa avrebbe detto sua moglie nel vedere che portava a casa la figlia del pluriomicida più pericoloso della Gran Bretagna! La bambina non lo disturbava, se ne stava alla scrivania disegnando o guardando le figure delle riviste babbane che Arthur leggeva per lavoro (e per passione). Alla fine, visto che Malfoy non si faceva vivo, decidette di portare Syria a casa sua e ne avrebbe discusso con Molly.
“Ti va di venire a cena a casa mia?” chiese Arthur. Syria lo squadrò per un momento: non era sicura che fosse una buona idea andare a casa di uno sconosciuto, ma guardando quegli occhi gentili capì che il suo nuovo amico non le avrebbe mai fatto del male.
“Ok” rispose. Arthur prese la giacca e insieme si diressero all’atrio del Ministero della Magia. Mentre scendevano dall’ascensore videro Lucius Malfoy parlare ad un omino basso e con una ridicola bombetta in testa.
“Ah Weasley!” esclamò il Ministro della Magia all’indirizzo dei due.
“Ministro” salutò Arthur. Syria aveva già visto ad una delle feste dei suoi zii il Ministro e non le era affatto simpatico.
“Senti Weasley, Lucius qui mi diceva che Syria è scappata di casa oggi” esordì Caramell.
“Voleva scrivere a suo padre” disse piatto Arthur.
“A suo padre?” domandò sorpreso il Ministro. Un lampo di terrore attraversò il suo volto.
“Esatto” rispose Arthur, stringendo la mano di Syria.
“E tu cosa hai fatto?” chiese il Ministro preoccupato.
“Ho chiesto a Shacklebolt che le ha dato l’indirizzo di Azkaban e poi ha scritto una lettera” disse Arthur che cominciava a spazientirsi.
“Certo, certo... non so se sia saggio che sia in contatto con il padre” disse Caramell.
“Andiamo Ministro, ha sei anni! Di certo non può aiutarlo a evadere!” sbottò Arthur.
Malfoy si intromise:”Black potrebbe plagiarla e portarla al Lato Oscuro”.
“Da che pulpito” esclamò Arthur.
“Lucius ha ragione. Dove stavi andando?” chiese Caramell.
“La porto a cena a casa mia” rispose Arthur capendo che era una battaglia persa discutere con quel babbuino.
“Perchè?” domandò il ministro.
“Perchè è ora di cena e Malfoy ha detto che potevo tenerla con me” rispose piccato Arthur.
“Riportala a casa dopo cena” sentenziò Malfoy e si Smaterializzò.
Arthur non poteva credere che esistessero persone così meschine. Syria improvvisamente disse:” Ministro non voglio tornare da mio zio”.
Caramell la guardò con freddezza e rispose:”Tu starai dai Malfoy fino a quando sarai maggiorenne. Buonasera Weasley” e se ne andò.
Arthur guardò Syria. Si sorrisero. “Stringi forte la mia mano e trattieni il respiro” la avvertì. Syria sapeva cosa era la Materializzazione ma non l’aveva mai fatta, così si sentì strozzare e tirare da una parte all’altra in un vortice convulso di immagini. Chiuse gli occhi e strinse la mano di Arthur con tutte le sue forze per paura di perderlo e finire chissà dove. Poi aria. Respirò a grandi boccate e aprì gli occhi. Si ritrovò davanti ad una casa a più piani che sembrava sul punto di crollare da un momento all’altro. Le ricordò una casa su un albero magico di cui aveva visto la figura su un libro. Il giardino era incolto e delle galline correvano di quà e di là. Altro che i pavoni e le aiuole ben curate di Villa Malfoy! Questa le piaceva mille volte di più.
“Vieni” la esortò Arthur. Entrarono in una piccola cucina con un grande tavolo a cui era seduto un bambino di 10 anni con gli occhiali di corno e i capelli rossi che leggeva, mentre la madre era impegnata ai fornelli.
“Buonasera” salutò gioviale Arthur. La moglie si voltò accaldata. Aveva anche lei i capelli rossi ed era piuttosto rotondetta. “Ciao caro” poi si accorse di Syria e chiese “Chi è questa bella bambina?”
“E’ Syria, la figlia di Sirius Black” rispose Arthur “E lei è Molly, mia moglie e Percy uno dei miei figli” continuò rivolto alla bambina.
“Ciao” salutò Syria.
“Perchè è qui?” chiese Molly spaventata.
“Percy perchè non porti Syria a conoscere i tuoi fratelli?” propose Arthur. Sapeva come la pensava sua moglie e voleva spiegarle la situazione senza che Syria sentisse. Percy chiuse il libro e, non cosciente di chi fosse, le fece strada in giardino. Uscirono dal cancello e si avviarono in un piccolo bosco fino ad una radura. Syria rimase a bocca aperta vedendo 4 ragazzini che svolazzavano su scope volanti e si tiravano delle mele. In fondo un bambino di circa 4 anni e una bambina ancora più piccola tenevano i punti. Avevano tutti i capelli rossi. Syria li guardava affascinata: erano davvero bravi! Percy la portò dall’altra parte della radura, dove i due bambini tenevano i punti.
“Lui è Ronald e lei è Ginevra” li presentò. Ronald fece una smorfia.
“Io sono Ron” disse imbronciandosi. Evidentemente non gli piaceva granchè il suo nome.
“Io sono Syria” si presentò la bambina. La piccola Ginevra non disse nulla, rimase seduta accanto al fratello fissandola con dei grandi occhi castani. I quattro giocatori si erano accorti dell’intrusione e atterrarono.
“Ehi Perce ti sei schiodato dal libro?” lo prese in giro il più alto dei fratelli.
“Lei è Syria” disse Percy ignorando la provocazione.
“Io sono Bill” disse il ragazzo che aveva parlato allungando la mano per stringere quella di Syria. Doveva avere intorno ai 14-15 anni e sembrava molto sicuro di sè.
“Io mi chiamo Charlie” si presentò un secondo ragazzino, anche lui più grande di Syria.
“E noi siamo Fred e George” esclamarono i due gemelli, che dovevano avere l’età di Syria. Non sapeva perchè ma le sembravano dei tipi poco affidabili.
“Ciao” salutò Syria piuttosto intimorita da tutti quei bambini.
“Come mai sei qui?” chiese Bill.
“Ho incontrato vostro padre al Ministero e mi ha invitata a cena” rispose Syria. Bill la guardò stranito: da quando suo padre invitava a cena le bambine che trovava al lavoro?
“Sei la figlia di un collega?” chiese di nuovo.
“No, mio padre è in prigione e io gli ho chiesto aiuto per spedire una lettera” rispose Syria che cominciava a stancarsi di tutte quelle domande.
“E perchè è in prigione?” Domandarono i gemelli interessati.
“Non lo so” ammise la bambina.
“Andiamo dentro” disse Ginevra ad un certo punto prendendo la mano di Charlie. Forse aveva avvertito la tensione, era così piccola che probabilmente non sapeva nemmeno cosa fosse una prigione.
“Ok Ginny” disse Bill, e tutti quanti si avviarono verso casa. I fratelli Weasley continuarono a fare domande a Syria che raccontò loro della sua giornata al Ministero e quando la sentirono nominare Malfoy inorridirono.
“Come fai a vivere con loro?” chiese uno gemelli, forse George, era difficile distinguerli.
“Non li bado molto” rispose Syria evasiva. Giunti in casa videro che la signora Weasley aveva apparecchiato per dieci e quando si accorse che i figli erano entrati disse:”Bene ragazzi, lavatevi le mani che è pronto. Syria spero che ti piaccia l’arrosto” aggiunse con voce dolce.
“Certo signora Weasley” rispose Syria sorridendo.
“Bene, segui gli altri” disse Molly. Arthur le aveva spiegato tutto e provò una tale pena per la piccola e per il modo in cui l’aveva accolta che voleva sdebitarsi in qualche modo. In fondo non era colpa sua se suo padre era un delinquente!
Syria prese posto tra i gemelli e andò in estasi al primo assaggio di arrosto.
“E’ squisito!” esclamò.
“Grazie cara” disse la signora Weasley. La cena fu l’esempio perfetto di quello che Syria intendeva per famiglia: piccoli battibecchi ma tutti uniti intorno a un tavolo a parlare, ridere e mangiare. Dai Malfoy lei non poteva parlare con gli zii o con il cugino, se doveva chiedere il sale doveva chiamare l’elfo domestico, Dobby, e nessuno dei tre si rivolgeva a lei. Era molto triste. Invece l’atmosfera di casa Weasley la faceva sentire una bambina come tutte le altre.
La cena si chiuse con una magnifica torta al cioccolato, il suo dolce preferito: Syria adorava il cioccolato! Tutti l’avevano fatta sentire a suo agio ma durò poco. Dalla finestra vide che un’ombra era apparsa appena fuori dal giardino di casa Weasley: Lucius era venuto a prenderla. Syria e Arthur si alzarono insieme. Malfoy sembrava non voler entrare, rimase immobile a guardare la casa.
“Devo andare” disse Syria. Sapeva di non poter restare con quella bellissima famiglia e le si spezzava il cuore. Sapeva che suo zio avrebbe detto delle cattiverie se fosse entrato in casa perciò desiderava raggiungerlo prima che ferisse quelle persone. Nonostante non le conoscesse bene sapeva, sentiva che erano brave persone.
“Ti accompagno” disse Arthur.
“Aspetta” disse Molly e incartò una fetta di dolce. “Tieni” disse porgendola a Syria. Le accarezzò la testa e i ragazzi Weasley la salutarono quasi in coro.
“Ci farai conoscere tuo padre un giorno!” esclamò uno dei gemelli. La madre lo guardò male e poi disse:”Torna a trovarci, cara”. Le piaceva quella bambina, era molto dolce.
Syria e Arthur uscirono e raggiunsero Malfoy. “Bel posticino” disse.
“E’ meglio di casa tua” esclamò Syria. Arthur rise e si chinò per guardare la bambina negli occhi:”Fai la brava Syria e se hai bisogno vieni a trovarmi, ok?”.
“Ok” rispose Syria. Lucius le porse la mano. Con un ultimo sguardo alla casa e alle persone che si ammassavano alla finestra per guardare afferrò la mano dello zio e tutto scomparve.
Da quel giorno Syria siederà alla scrivania tutte le sere per scrivere due lettere: una per suo padre e una per la famiglia Weasley.

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Capitolo 4
*** Niente Hogwarts ***


Niente Hogwarts

Grazie al signor Weasley, Syria riuscì ad entrare in contatto con un vecchio amico di suo padre, Remus Lupin, che le mandò alcune foto dei tempi di Hogwarts. Syria guardava quelle foto tutti i giorni e non riusciva a smettere di saziarsi dell’immagine di suo padre che per lei era più un’entità astratta che una persona in carne e ossa. Aveva chiesto a suo zio di poterlo vedere ma lui le aveva negato il permesso e dopo la scappatella al Ministero aveva cominciato a farla controllare. Non poteva uscire dalla proprietà dei Malfoy senza una “scorta”, così pur di star lontana da quelle persone si rifugiava in giardino con qualsiasi tempo e leggeva per ore sotto il gazebo. I libri erano tutti della biblioteca dei Malfoy e a Syria non piacevano per nulla: dicevano solo che bisognava mantenere la razza magica pura e che i Babbani andavano sterminati. Lei pensava che fossero sciocchezze. Lo scrisse in una delle lettere indirizzate a Remus che cominciò a spedirle dei libri splendidi: Difesa contro le Arti Oscure per Principianti, Storia della Magia, Storia e Segreti di Hogwarts, Come diventare un Eccellente Pozionista, Il Quidditch attraverso i secoli erano alcuni dei titoli che le piacevano di più. Grazie all’aiuto di Dobby e di Draco, i suoi zii non scoprirono il traffico clandestino di libri che Syria nascondeva sotto un asse mobile del pavimento della sua camera.

Il 22 luglio. Era il suo undicesimo compleanno. Questo voleva dire che sarebbe arrivata la lettera di Hogwarts. Syria era emozionatissima: i suoi zii non le dissero niente, non avevano mai festeggiato il suo compleanno, solo Dobby le faceva di nascosto un pensierino: quell’anno le aveva regalato una piccola scatolina portagioie dipinta da lui con colori chiari. Syria era grata all’elfo anche se non aveva gioielli da metterci. Era stato un pensiero gentile da parte sua e la ragazzina lo ricambiò facendo alcune faccende di casa al posto suo all’insaputa dei Malfoy.
Mentre facevano colazione arrivò la posta: Syria riconobbe la lettera con lo stemma di Hogwarts. Le vennero le lacrime agli occhi per la felicità! Non vedeva l’ora di rivedere i Weasley e di andare nella scuola di suo padre. Si avvicinò a Lucius per prendere la lettera ma lui la strappò.
“Cosa fai?” chiese Syria scandalizzata.
“Non andrai a Hogwarts” rispose suo zio senza nemmeno guardarla.
“Come? Non andrò a scuola?” Syria non capiva: aveva poteri magici, perchè tenerla a casa? Sarebbe stata solo d’intralcio.
“Andrai a Durmstrang” sentenziò Lucius.
Syria raggelò. Non riusciva a respirare, guardava suo zio allucinata. Non sapeva cosa dire.
“Perchè?” esalò.
“Perchè Draco andrà a Hogwarts e non vogliamo che siate nella stessa scuola. Sei un pessimo esempio” disse Lucius alzandosi.
Lei un pessimo esempio?? Ma chi si credeva di essere quel tipo? Come si permetteva? Lei che leggeva e studiava tutto il giorno?
“Voglio andare a Hogwarts” disse Syria afferrando la manica dello zio.
“No smettila” esclamò l’uomo dandole uno schiaffo.
Syria non ci vide più dalla rabbia. Urlando si avventò contro lo zio, consapevole che non poteva fargli del male, ma non le interessava, voleva sfogarsi, fargli capire che non poteva allontanarla dal suo destino. Lo graffiò e lo morse, gli tirò dei calci e Lucius, che non se l’aspettava impiegò un po’ a reagire: scaraventò la ragazzina per terra, prese la bacchetta e urlò “Crucio!”.
Syria non aveva mai provato un dolore così forte: le penetrava nella carne, nelle ossa, si contorse, gridò e quando tutto finì restò sdraiata a terra ansimante finchè non diventò tutto nero.

Quando si svegliò Dobby le stava inumidendo la fronte.
“Cosa è successo? Dov’è Lucius?” chiese alzandosi a sedere.
“Siete svenuta, padroncina Syria, restate sdraiata, padron Lucius è uscito” rispose l’elfo spingendola sul cuscino.
Syria restò immobile. Non andava a Hogwarts. Non riusciva a fare a meno di pensarci. Aveva letto di Durmstrang e non erano cose rassicuranti, specialmente il preside, un’ex Mangiamorte.
“Perchè deve andare tutto male?” chiese Syria.
“Mi dispiace padroncina Syria” disse Dobby guardandola con quegli occhi grandi e dolci.
“Grazie Dobby” disse Syria accarezzandogli un braccio. Dobby uscì dalla sua stanza con un inchino. Sola, Syria pensava sul da farsi. L’unica soluzione era scrivere a Silente: solo lui sarebbe riuscito ad intercedere e a farsi sentire. Si alzò dal letto e raggiunse la scrivania. Scrisse una lunga lettera dove spiegava per filo e per segno la sua situazione e lo pregava di aiutarla. Approfittando dell’assenza di Lucius spedì la lettera senza problemi. Tutto quello che poteva fare l’aveva fatto, ora non le restava che aspettare.

La risposta di Silente non si fece attendere: non poteva fare niente. E per di più le disse che forse era meglio non andare a Hogwarts perchè suo padre era molto conosciuto e alcuni studenti potevano prendersela con lei per le cose che aveva fatto. Syria era demoralizzata. Aveva perso le speranze, non le restava che imparare il russo. Scrisse l’accaduto a suo padre che non le rispondeva mai (secondo lei non glielo permettevano), ai Weasley e a Remus. Seppe che Arthur era andato dal Ministro in persona per farla andare a Hogwarts ma venne cacciato via in malo modo: anche Caramell pensava che fosse meglio allontanarla il più possibile dall’Inghilterra.
Syria non pianse. Piangeva così raramente che non ne sentiva il bisogno. Guardava una foto che ritraeva suo padre e altri tre amici nel giardino di Hogwarts: ridevano e si tenevano per le spalle. Vide che due erano più affiatati: suo padre e un ragazzo di nome James Potter. Come tutti nel mondo magico sapeva la storia dei Potter ma non era ancora a conoscenza di ciò di cui incolpavano suo padre. Li vedeva così felici insieme in quella scuola! Analizzò la situazione: aveva tentato di cambiare le cose ma non ci era riuscita. Doveva andare a Durmstrang. Decise che sarebbe diventata l’allieva migliore e che l’avrebbe fatta pagare a tutti: credevano che fosse una delinquente solo per la fama di suo padre? Bene, sarebbe diventata una delinquente. Non avrebbe dato pace all’amministrazione scolastica, avrebbe fatto in modo che quella scuola si pentisse di averla presa con sè ma non potesse espellerla per i suoi ottimi voti. Gliel’avrebbe fatta vedere ai suoi zii: non serviva mandarla in capo al mondo per annullare la sua “pericolosa” influenza. Quella sera a cena guardava suo zio e sorrideva tra sè: vedrai cosa ti combino caro vecchio Lucius.
 
Note: Ciao a tutti! In questo capitolo sono stata molto discorsiva, lo so, ma mi serve per spiegare i futuri comportamenti di Syria! Un grazie particolare a GingerHair, FrancyWeasley e Shaigon che mi hanno dato preziosi consigli e sostegno! Spero di non avervi annoiato troppo. Baci, D.

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Capitolo 5
*** Sulla via di Durmstrang ***


Sulla via di Durmstrang

Syria ricevette dai suoi zii dei manuali di russo e la ragazzina imparò la lingua come meglio poteva. Si fece procurare anche un piccolo dizionario da portare con sé e dei libri sulla sua nuova scuola. Voleva saperne il più possibile. Una mattina sua zia Narcissa la portò a Diagon Alley per comprare l’occorrente. Tutti si giravano a guardarla e a sussurrare al suo indirizzo “Guarda la figlia di Black”, “Se fosse per me non la farei nemmeno avvicinare ad una bacchetta”, “Che sia come il padre?”. Syria camminava a testa alta a fianco della zia e la prima tappa fu Madama McClan per la divisa: una donnina paffuta la fece salire su uno sgabello e le prese le misure per un pesante mantello con il bordo di pelliccia, una giacca pesante rosso scuro e una gonna lunga fino al ginocchio a pieghe dello stesso colore della giacca. Syria dentro di sé si sentiva malissimo: avrebbe voluto la divisa di Hogwarts, nera, sobria ed elegante. Quando la sarta ebbe finito Syria uscì dal negozio sospirando.
“Io vado a prenderti i libri, tu va da Ollivander per la bacchetta” le ordinò Narcissa allontanandosi.
Syria annuì e si avviò dall’altra parte della strada ed entrò in un negozio polveroso. Dietro al bancone c’era un signore anziano che sollevò lo sguardo al suo ingresso.
“Signorina Black, quale onore” disse ossequioso.
“Salve” salutò Syria a disagio. Quell’uomo aveva un che di inquietante.
“Arrivo subito” disse Ollivander, prese un metro e cominciò a prenderle le misure e poi a farle provare varie bacchette. Syria fece esplodere una lampada, incendiò il tappeto, ruppe una trave del soffitto e il negoziante sembrava addirittura contento!
“Questo non sta bene di testa” pensò la ragazzina guardando l’uomo che andava su e giù cercando la bacchetta per lei.
“Forse..... questa” disse Ollivander prendendo l’ennesima scatolina. Syria la prese e sentì del calore lungo il braccio e un senso di potere. Sorrise perchè aveva capito di aver trovato la sua bacchetta.
“Bene bene.... legno di quercia e corde di cuore di drago, 13 pollici, piuttosto flessibile.... lo stesso cuore e lo stesso legno di suo padre” disse Ollivander incartando la bacchetta.
Syria, che stava prendendo il denaro per pagare, si bloccò. Non sapeva perchè ma la spaventava il fatto di avere la stessa bacchetta del padre; era un legame molto forte e non sapeva se fosse un bene. Pagò l’uomo e uscì dal negozio. Si avviò pensierosa lungo la via e trovò sua zia che comprava gli ingredienti per le pozioni. Rimase zitta tutto il resto del tempo e anche a cena fu silenziosa ma nessuno le fece caso. A parte Draco. Il bambino le si avvicinò dopo cena, mentre stava andando in camera e le chiese cosa fosse successo.
“E’ per la bacchetta. E’ la stessa di mio padre” rispose Syria.
“E allora?” chiese Draco, guardandola con i suoi occhi ingenui.
“Allora non so se è un bene, forse sono come lui, una criminale” disse Syria abbassando lo sguardo.
“Tu sei buona, non sei una criminale” disse Draco posando la manina sulla spalla della cugina. Syria sorrise. Con quelle poche parole Draco era riuscito a tirarle su il morale. In fondo qualsiasi cosa avesse fatto suo padre lei era diversa. Non era lui. Ma cosa aveva fatto suo padre per suscitare tutta questa paura? Non lo sapeva ancora. Colse l’occasione di trovare sua zia da sola in salotto che ricamava. Le si avvicinò, si sedette su un puf e le chiese:”Perchè mio padre è in prigione?”
Narcissa la guardò. Non era mai stata affettuosa con lei come era con Draco, ma non la trattava male come faceva Lucius. Capì che la risposta che le avevano sempre dato (“E’ un delinquente”) non bastava più. Così cominciò a raccontare della ricerca di Voldemort dei Potter a causa di una profezia, suo padre sapeva dov’erano perchè James era il suo migliore amico e lo disse al Signore Oscuro che li uccise. Raccontò anche di quando uccise Peter Minus e altri 12 Babbani in una strada prima di essere catturato e imprigionato senza processo. Syria era esterrefatta. Era la figlia di un assassino. Molte emozioni si alternavano in lei: vergogna, disprezzo, paura, nausea, tristezza, incredulità. Era la figlia di una persona cattiva.
“Lo avete mai visto alle vostre riunioni?” chiese, sapendo che i suoi zii erano Mangiamorte.
“No ma non ci conoscevamo tutti tra noi. Solo il Signore Oscuro ci conosceva uno per uno” rispose Narcissa riprendendo il ricamo.
“Perchè non è stato processato?”
“Perchè l’avevano visto”
Syria abbassò lo sguardo e andò in camera sua. Quella sera non scrisse nessuna lettera.

Era il giorno della partenza per Durmstrang. Suo zio aveva deciso che per il viaggio si sarebbe arrangiata con i mezzi Babbani, così l’accompagnò all’aeroporto e la lasciò all’entrata. Syria entrò e seguì una comitiva di vacanzieri che andava in Bulgaria. Da lì avrebbe preso il treno per la scuola. La hostess fu abbastanza colpita dal suo baule ma non fece troppe domande. Nelle due ore prima dell’imbarco Syria gironzolò per i negozi: non era turbata dal fatto di essere da sola in un luogo sconosciuto e di dover affrontare un viaggio molto lungo. Anzi, era contenta di non avere gli zii tra i piedi.
Dopo aver fatto il giro di tutti i negozi più volte sedette su una sedia di metallo a leggere Storia di Durmstrang. Al momento dell’imbarco una hostess si impietosì di quella bambina con un libro più grande di lei e l’aiutò a trovare il suo posto e le procurò tutto quello di cui aveva bisogno. Syria lesse durante tutto il viaggio e pensò alla nuova avventura che l’attendeva: stava per imparare la magia. Nonostante la delusione per non andare a Hogwarts era elettrizzata al pensiero di poter fare incantesimi. Non vedeva l’ora di far volare gli oggetti, di mutare il suo aspetto, di preparare pozioni, e via dicendo!
All’arrivo in aeroporto prese un taxi come vide fare ad alcuni uomini d’affari e si fece portare in stazione. Con l’aiuto del dizionario chiese indicazioni per raggiungere il binario 11, ma le dissero che i binari di quella stazione erano solo 10. Syria non si arrese e cercò qualcuno che avesse un baule come il suo nei pressi del binario 10. Dopo un po’ scorse un ragazzino basso, con i piedi piatti, un po’ goffo con i suoi genitori e un baule simile al suo, compreso un gufo in una gabbia. Stavano parlando; Syria prese coraggio e si avvicinò.
“Scusate come si raggiunge il binario?” chiese in un russo sgangherato. La donna sorrise e le spiegò che doveva semplicemente toccare tre volte l’ultima colonna del binario con il piede sinistro.
“Viktor andrà prima di te cosi vedi” la rassicurò la donna. Il ragazzino si avvicinò alla colonna e di spalle la colpì tre volte con il piede sinistro con fare noncurante e scomparve. Syria ringraziò i due signori e fece la stessa cosa. Si ritrovò su di un binario molto affollato, con migliaia di ragazzi e ragazze con i loro bauli e i loro animali che salivano sul treno, salutavano gli amici e andavano su e giù. Syria salì con fatica sul treno, che era nero come la pece con delle decorazioni argentate, e cominciò a cercare uno scompartimento. Erano tutti pieni e quando vide il ragazzino del binario gli chiese se poteva sedersi con lui. Il ragazzo annuì. Syria cercò di sistemare il baule nella rastrelliera ma non riusciva a sollevarlo più di tanto: vedendola in difficoltà il ragazzino l’aiutò.
“Grazie” disse Syria sedendosi.
“Prego” rispose lui sedendo di fronte a lei.
“Come hai detto che ti chiami?” chiese Syria, per fare comversazione.
“Vicktor Krum. E tu?”
“Syria Black”
“Non sei di qui”
“Sono inglese”
“E perchè non vai a Hogwarts?”
Syria tentennò. Dire la verità? Non sapeva perchè ma quel ragazzo le ispirava fiducia.
“Mio padre è un assassino in prigione e i miei zii hanno pensato che alcuni studenti potevano rendermi la vita difficile là”
“Oh” disse solo Vicktor.
Syria aveva paura di aver spaventato il ragazzino e guardò fuori dal finestrino: la campagna bulgara si stendeva con i colori autunnali rosso e oro.
“Ti piace il Quidditch?” le chiese Vicktor. Syria sorrise: non l’aveva spaventato. Voleva parlare con lei, la figlia di un assassino.
“Certo!” rispose entusiasta. Cominciarono a parlare del loro sport preferito: Syria ogni tanto, quando non c’erano i suoi zii, giocava con Draco nel cortile di casa ed era piuttosto brava a volare. Vicktor le disse che giocava per la squadra locale della sua città e che sperava di poter entrare nella nazionale. Continuarono a parlare di tutto senza accorgersi del tempo che passava. Stavano bene insieme. Pranzarono con i dolci del carrello che passò a mezzogiorno e nessuno venne a disturbarli.
Avevano molte cose in comune: il Quidditch, l’odio per la magia oscura, l’amore per la lettura, la voglia di imparare. Ancora non lo sapevano ma Syria Black, la figlia del pluriomicida più temuto d’Inghilterra, e Vicktor Krum, il futuro campione di Quidditch, sarebbero diventati grandi amici.

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Capitolo 6
*** L'arrivo ***


L’arrivo
 
A sera il treno cominciò a rallentare. Syria e Vicktor indossarono le divise (entrambi erano vestiti da Babbani per confondersi tra loro alla stazione) e si prepararono a scendere. Fuori faceva un freddo tremendo e Syria si strinse nel mantello. Gli studenti vennero incolonnati a due a due da alcuni adulti, che Syria non sapeva se fossero inservienti della scuola o docenti, e si incamminarono lungo un sentiero fiocamente illuminato; si inoltrarono in una foresta di abeti altissimi, tanto che non si vedeva quasi più il cielo e molti inciampavano nel percorso. Syria cominciava a temere di non arrivare più: dopo quasi mezz’ora di camminata aveva i piedi congelati che le dolevano, il naso rosso come un pomodoro e aveva una fame tremenda. Cercò di fare conversazione con Vicktor, ma un uomo le intimò di stare zitta: lei era sconvolta, come si permetteva, non si poteva nemmeno parlare? Stava per ribattere quando qualcuno picchiettò sulla sua spalla.
“Non si parla durante la marcia” sussurrò un ragazzo più grande di lei. Syria sbuffò: quella scuola era già una palla! Alzò gli occhi al cielo e fece sorridere Vicktor.
Finalmente arrivarono alla fine della foresta e davanti a loro si stagliava un castello gigantesco, con alte torri e gargoyle orribili che li guardavano minacciosi. Per arrivarci dovevano salire su una montagna di roccia e attraversare un ponte di legno che sembrava stesse per spezzarsi da un momento all’altro. In fila indiana gli studenti barcollarono fino al cancello, stremati salirono le scale che portavano alla porta principale. Col buio Syria non riuscì a vedere il parco e il lago e del resto aveva solo bisogno di un pasto caldo.
Entrarono in un atrio spoglio, di pietra, con le finestre piccole e le torce accese che davano un che di spettrale all’ambiente.
“Primo anno da questa parte!” gridava una donna arcigna, col naso adunco e i capelli bianchi tenuti sciolti. Syria si avviò con Vicktor al seguito in una piccola aula e lì attesero trepidanti.
“Come avverrà lo smistamento?” chiese Syria a Vicktor.
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che una porticina si aprì rivelando un lungo corridoio e la donna di prima li fece entrare. Arrivarono fino ad un’altra porticina da cui passavano uno alla volta, perciò non sapevano cosa li attendeva al di là. Syria era tesa e ansiosa: e se le avessero chiesto di fare una magia? E se l’avessero umiliata e derisa? Quando arrivò il suo turno sospirò e si fece coraggio.
Entrò in una sala enorme, con tre tavoli rettangolari a cui sedevano gli studenti. La donna la scortò davanti al tavolo degli insegnanti, su cui Syria riconobbe subito il preside, Igor Karkaroff, noto Mangiamorte: era seduto su una specie di trono e aveva un ridicolo pizzetto.
“Mettiti sulla X rossa” le ordinò la donna.
Syria eseguì, in ansia.
“Ora ti rivolgerò delle domande e tu dovrai dare la prima risposta che ti viene in mente” disse.
Syria annuì.
“Se ti trovassi di fronte un drago e avessi a disposizione solo una scopa cosa faresti?”.
Syria attonita da una domanda così difficile e stupida insieme rispose:”Volerei il più lontano possibile”.
Vide che al tavolo degli insegnanti i suoi occupanti prendevano delle note.
“Se ti trovassi di fronte ad un Mago Oscuro cosa faresti?”
“Lo prenderei a calci” rispose Syria, facendo ridere gli studenti e alcuni professori. Karkaroff serrò la mascella e la guardò attentamente.
“Cosa vorresti fare da grande?”
“Combattere i Maghi Oscuri” rispose Syria alzando la voce. Sentiva lo sguardo di Karkaroff su di sé e voleva fargli capire che con lei non si scherzava, che odiava quelli come lui. La donna andò dai colleghi che le porsero un foglietto. Si girò verso Syria e lesse ad alta voce:”Draghi!”
Il tavolo più a sinistra applaudì e Syria andò a sedersi vicino al ragazzo che le aveva parlato durante la marcia. Quasi non si accorse che per magia sulla sua divisa apparve il simbolo della sua Casa: un drago che sputava fiamme. Syria sapeva di essere nella Casa “giusta”: i Draghi erano i più coraggiosi e temerari, mentre c’erano le Chimere che comprendevano gli studenti intelligenti e studiosi e i Giganti che era la Casa equivalente a Serpeverde a Hogwarts. Si sentiva sollevata, in fondo non era stato difficile, ma notò che Karkaroff continuava a guardarla senza prestare attenzione agli altri studenti. Forse l’aveva infastidito? Non le interessava, anzi le faceva piacere, in fondo il suo obiettivo era rendergli la vita difficile.
Anche Vicktor entrò nei Draghi e Syria ne fu contenta: almeno conosceva una persona e gli stava simpatico. Certo, non parlava molto, ma lei quando ci si metteva era una macchinetta quindi non era un problema; inoltre non si era allontanato quando aveva saputo le sue origini e gliene fu grata. Si guardò intorno cercando di capire quando sarebbe stata servita la cena: lo stomaco le brontolava in un modo indecente. Ma il preside si alzò.
“Benvenuti a Durmstrang! E bentornati per gli allievi più anziani! Mi auguro che quest’anno le vostre menti siano migliori degli anni passati e che darete lustro alla mia scuola. Gli studenti del primo anno troveranno l’elenco dei luoghi proibiti nelle loro stanze e se disubbidiranno saranno puniti severamente. Le lezioni cominceranno domani mattina dopo la ginnastica e tutte le vostre domande le farete ai Capicasa. Ricordate che a Durmstrang non è tollerata la ribellione: dovete seguire la via che vi spiano. Coloro che si allontaneranno si perderanno inesorabilmente e non saranno aiutati. E ora godetevi la cena!”
Apparve del cibo sui tavoli per magia ma Syria quasi non se ne accorse. Continuava a guardare Karkaroff che all’inizio sostenne il suo sguardo e poi si girò a parlare con l’insegnante al suo fianco.
“Non hai fame?” le chiese Vicktor.
“Oh, si” rispose Syria distratta.
“E’ un cretino” disse Vicktor indicando il preside.
“Si, è vero” rispose Syria servendosi costolette e braciole. Il cibo non era un granchè ma lei aveva così tanta fame che non lo notò. Quando ebbero finito, si alzarono i Capicasa e i primini li seguirono. Syria e Vicktor salirono delle scale di pietra, percorsero vari corridoi, salirono molte (troppe secondo Syria) rampe di scale e alla fine si fermarono davanti ad una porta. Il Capocasa, un ragazzo alto, biondo, con gli occhi azzurri e decisamente bello, disse:”Draco optimus”.
La porta si aprì e Syria capì che era la parola d’ordine.
“Radunatevi attorno a me” disse il biondino “Io sono Dimitri e sono il vostro Capocasa. Rivolgetevi a me per qualsiasi cosa. I dormitori delle ragazze sono a sinistra e quelli dei ragazzi a destra. I vostri bagagli sono già accanto ai vostri letti, leggete bene il foglio dei divieti e rispettatelo, credetemi è per il vostro bene. Domani mattina vedrete come si svolge la giornata a Durmstrang che comincia all’alba con la colazione, alle 8 c’è la ginnastica nel parco e poi andrete a lezione. Vi sveglierò io solo domattina, per il resto vi dovrete arrangiare, ma ricordate che l’assenza dalla ginnastica va giustificata. Le selezioni di Quidditch si terranno tra tre settimane. E’ tutto buonanotte”.
“Quanti discorsi che dovrebbero intimorirci” disse Syria.
Vicktor rise, augurò la buonanotte all’amica e si avviò al dormitorio. Syria fece lo stesso: salì una piccola rampa di scale e aprì la porta su cui c’era il cartello “Primo Anno”. Dentro c’era solo un’altra ragazzina.
“Ciao sono Syria” si presentò la nostra eroina.
“Io sono Katia. Parli in modo strano” rispose la ragazza.
“Sono inglese” disse Syria.
“E perchè sei qui?” chiese Katia. Syria sospirò: evidentemente doveva fare questa trafila con tutti.
“I miei preferivano Durmstrang” disse semplicemente, non aveva voglia di spiegare tutto.
Si avvicinò al suo letto: era una brandina con il copriletto rosso sangue e lo stemma della sua Casa. Il suo baule era ai piedi del letto. La stanza era spoglia, c’era solo una finestra da cui si vedeva un grande parco e parte della foresta che avevano attraversato prima. Un piccolo comodino era vicino al letto con sopra un foglio. Syria lo prese e lesse:

DIVIETI DI DURMSTRANG
1. Non fare tardi.
2. Non disturbare mai l’Eccellentissimo Preside.
3. Non guardare negli occhi l’Eccellentissimo Preside.
4. Non uscire nel parco senza permesso.
5. Il tempo libero sarà trascorso nella sala comune o nella biblioteca.
6. Coloro che disobbediranno saranno puniti corporalmente o non a discrezione degli insegnanti o dell’Eccellentissimo Preside.

Syria smise di leggere. Le mettevano nervoso tutte quelle regole e quei riferimenti all’ Eccellentissimo Preside, poi! Era schifata dalla megalomania di Karkaroff. Inotre: punizione corporale? Cos’è l’avrebbero frustata se avesse guardato gli occhi del preside? Erano fuori di testa...
“Buonanotte” disse Katia mettendosi a letto.
“Buonanotte” rispose Syria prendendo il pigiama. Era un vecchio pigiama di Narcissa, nero con dei disegni d’argento che le stava grande, ma gli altri erano troppo piccoli o mezzi rotti. Non aveva molti vestiti e tutti quelli che aveva erano riciclati, ma riusciva a modificare qualcosa in modo da migliorarli: con ago e filo. Glielo aveva insegnato Dobby. Pensando a lui si addormentò e fece un sogno strano: Dobby era diventato preside e la faceva correre intorno al castello per ore, finchè non cadeva a terra stremata e appariva Lucius che diceva “Sei come tuo padre”.
Decisamente non un buon presagio.

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Capitolo 7
*** Primo giorno ***


Primo giorno
 

“Ehi svegliati” sentì Syria da lontano. Era la sua compagna di stanza, Katia, che si stava vestendo.
“Dobbiamo andare a colazione” disse la ragazzina.
Syria si alzò lentamente ed esclamò”Che freddo, per la miseria!”.
“E’ vero” confermò Katia.
Rabbrividendo Syria si vestì e si lavò i denti nel bagno adiacente, che era spoglio quanto la camera: aprì il rubinetto e l’acqua era gelata. Cercò di regolarla sulla fredda ma Katia, che era entrata per pettinarsi le disse:”E’ inutile, ci ho provato anche io ma l’acqua calda resterà un sogno”.
“Come non c’è acqua calda?” chiese sbalordita Syria con la bocca piena di dentifricio.
“Ho sentito dire che c’è solo in determinati momenti” rispose Katia uscendo.
Era una stupidaggine, pensò Syria, come potevano lavarsi senza acqua calda? Sarebbe diventata presto un ghiacciolo.
Mentre usciva in sala comune con Katia vide che Vicktor l’aspettava su una poltrona.
“Buongiorno Vicktor, lei è Katia la mia compagna di stanza. Katia lui è il mio amico Vicktor” disse Syria.
“Lo conosco” esalò Katia stringendo la mano di Vicktor e guardandolo adorante.
“Ah, si?” chiese Syria.
“Bè lui gioca nella squadra per cui tifa mio fratello” rispose la ragazzina tutta rossa.
Vicktor imbarazzato non disse niente e i tre si avviarono a mangiare. Riuscirono a trovare la strada in fretta perchè tutta la scuola andava a colazione perciò bastava seguire la folla. Quando sedettero c’erano solo due insegnanti che mangiavano. I tre si sedettero al tavolo dei Draghi: c’era caffè, latte, spremuta, uova, pancetta, salsicce con varie salse, pane, burro e marmellata, biscotti e cereali. Syria si servì del caffè e mangiò del pane imburrato. Si chiedeva come mai Karkaroff, che pretendeva che i suoi studenti si svegliassero all’alba, non fosse lì. Era solo un idiota, pensò Syria.
Gli studenti parlavano animatamente nonostante fosse così presto. Katia stava dicendo:”I miei sono entrambi Medimaghi e anche io voglio diventarlo”
“I miei sono entrambi maghi, ma i miei nonni materni sono Babbani, hanno una casa editrice” stava dicendo un ragazzino con i capelli neri piuttosto basso.
“E i tuoi Syria? Cosa fanno?” le chiese Katia.
Syria deglutì a fatica. Se diceva la verità era probabile che non le avrebbero più parlato, ma non le piaceva dire bugie, perciò rischiò.
“Mio padre è in prigione e mia mamma non l’ho mai conosciuta. Vivo con i miei zii e mio cugino”.
Quelli che l’avevano sentita zittirono. Il ragazzo basso di prima le chiese:”E perchè è in prigione?”
“E’ un assassino” sospirò Syria tornando al suo pane, pensando che aveva perso ogni chance per avere degli amici. Con sua sorpresa i suoi vicini esclamarono “Uao!” e cominciarono a chiederle dettagli. Syria non sapeva se essere contenta o disgustata dall’entusiasmo che suscitava un omicida.
“Scusa come hai detto che fai di cognome?” chiese una ragazza bionda più grande.
“Non l’ho detto. Mi chiamo Syria Black” rispose Syria.
“Vuoi dire che tuo padre è quel Balck? Sirius Black?” chiese di nuovo la bionda. Syria trovava tutto alquanto inquietante.
“Sì” rispose.
“O mio Dio! Ho la sua foto in camera!” esclamò la ragazza.
“Anch’io” dissero altre quattro o cinque persone.
Syria fece un mezzo sorriso e guardò Vicktor: sembrava contrariato. Anche a lei non faceva piacere quella situazione e sperava che la colazione finisse presto per non dover rispondere ad altre domande: quei ragazzi volevano sapere un sacco di cose, ma come potevano ammirare un assassino? Syria non capiva, lei avrebbe provato pena e disgusto per un criminale, ma quei ragazzi sembravano estasiati. Quasi quasi aveva paura di essere assalita di notte, meglio dormire con la bacchetta sotto il cuscino, pensò Syria.
Alle 7.30 i due insegnanti si alzarono e intimarono agli studenti di seguirli nel parco.
“Ma si gela!” esclamò Syria facendo ridere i suoi compagni.
“Bisogna temprare il corpo per rafforzare lo spirito, signorina Black!” la riprese un insegnante alto, con i capelli ispidi e gli occhi di ghiaccio.
Nel parco c’era una fitta nebbia. Syria rabbrividì: era crudeltà, altroché rafforzare lo spirito! Li misero in fila e li fecero correre per un quarto d’ora intorno al castello. Syria non aveva più fiato, ma quando accennò a fermarsi sentì bruciare la guancia: l’insegnante di prima, che l’avevano informata si chiamava Vikanov, le aveva lanciato una frustata con la bacchetta. Syria fece per fermarsi e picchiarlo ma si fermò appena in tempo, capendo che sarebbe stata espulsa seduta stante, e anche se sarebbe stato un bel record essere espulsa il primo giorno di scuola, aveva paura di cosa le avrebbe potuto fare suo zio.
Ricominciò a correre e poco dopo dovettero eseguire una serie di esercizi che lasciarono Syria con dei dolori atroci. Le veniva quasi da piangere ma si trattenne per non dare soddisfazione a Vikanov.
“Andate alle docce e tra mezz’ora cominciano le lezioni!” urlò Vikanov con la voce ampliata dalla magia.
“Mezz’ora? Ma è troppo poco!” esclamò Syria.
“Veda di farcela signorina Black o la metteremo in punizione” la minacciò Vikanov e se ne andò.
I ragazzi corsero alle docce ma molti avevano i capelli bagnati alla prima lezione. L’orario era affisso in bacheca e la prima lezione di magia della sua vita sarebbe stata Trasfigurazione. Syria e Katia corsero a lezione e riuscirono ad arrivare puntuali nonostante avessero i capelli bagnati e avessero sbagliato strada due volte. Syria sedette vicino a Vicktor che le guardò la testa accigliato.
“Non ci hanno dato abbastanza tempo!” si giustificò Syria.
Vicktor rise e in quel momento entrò la professoressa. Era bassina, con i capelli lunghi sciolti e grigi, snella e agile, con degli occhialini piccoli e tondi.
“Buongiorno! Vedo che siete in molti con i capelli bagnati, dovete essere più veloci o vi prenderete un raffreddore. Calor nagis!” e i capelli di tutti si asciugarono in un lampo. Syria era grata alla professoressa, si sentiva molto meglio.
“Grazie!” mormorò Syria pensando che non la sentisse.
“Non c’è di che signorina...” disse la prof.
Tutti risero e lei rispose arrossendo:”Black”
“Bene signorina Black, l’educazione prima di tutto” disse la prof e poi rivolgendosi al resto della classe:”Io sono la professoressa Samira Banof e sono la vostra insegnante di Trasfigurazione nonchè Capocasa dei Draghi”
Evvai, pensò Syria, almeno un insegnante che mi piace.
“Questa materia è una delle più difficili del mondo magico. Non pensiate che basti agitare la bacchetta e pronunciare due parole. Serve concentrazione e determinazione. Copiate questi appunti dalla lavagna e poi cominciamo” disse la Banof.
Syria si mise a scrivere diligente. Poi la Banof diede ad ognuno uno spillo e disse loro di trasformarlo in un fiammifero. Syria si concentrò più che poté, voleva essere la migliore e ci riuscì. Il suo spillo era l’unico che aveva la capocchia infiammabile! Era molto fiera del risultato e la professoressa fece vedere il suo spillo-fiammifero a tutta la classe. La Banof diede loro delle domande a cui rispondere e poi li lasciò andare a Erbologia.
Mentre uscivano dal castello i suoi compagni le facevano un sacco di complimenti per lo spillo. Syria era lusingata ma si rese conto che qualcosa non andava, ma forse non era abituata ad essere trattata gentilmente o lodata per le sue capacità. Vide che Vicktor si era incupito ma non fece in tempo a chiedergli cosa aveva perchè il professore già li aspettava davanti alla serra numero uno.
Era un ometto basso e cicciottello, con una lunga barba nera e un sacco di capelli.
“Buongiorno! Io sono il professor Denatri, prego entrate” e aprì la porta.
I ragazzi presero posto intorno a un lungo tavolo dove erano sistemati dei vasetti. Il professore spiegò loro che si trattava di germogli di Barbiturice Complivium, pianta medicinale usata come antidolorifico. Il loro compito consisteva nel concimare e piantare il seme, per poi averne cura fino alla maturazione.
Era stato piuttosto noioso e Syria sperava di rifarsi con il pranzo, ma rimase delusa. C’era zuppa e pesce al cartoccio con contorno di pomodori.
“Non c’è niente di più sostanzioso?” si lamentò.
“E’ la dieta che ci fa seguire Karkaroff” le spiegò la ragazza bionda che a colazione aveva sbavato al nome di suo padre, che si chiamava Giada.
“Bè è uno schifo” disse Syria disgustata intingendo un cucchiaio in quella brodaglia.
Dopo pranzo dovevano andare a Pozioni. L’aula non fu difficile da trovare perchè era appena fuori dalla Sala Grande. Dentro c’era già l’insegnante: Vikanov.
“Oh no!” sussurrò Syria.
Vicktor le fece segno di tacere e sedettero in un posto in fondo. Il professore li vide e si avvicinò.
“Bene Black vedo che sarà partecipe, è sicura di sentire la lezione da così lontano?”
“Non ho problemi di udito” rispose Syria piccata.
“Meglio così” disse Vikanov.
“Ma perchè mi odia tanto?” sussurrò a Vicktor. Il ragazzo si strinse nelle spalle.
“Io sono il professor Vikanov e insegno Pozioni. Nella mia aula non è permesso parlare se non interpellati, se non seguite le mie istruzioni vi metto in punizione, se vi comportate male vi metto in punizione, insomma se fate qualcosa che non mi piace (e guardò Syria negli occhi) vi metto in punizione. Tutto chiaro?”
Si sentì un mormorio generale di assenso, ma a Vikanov non bastava.
“Ho chiesto: tutto chiaro?” urlò.
“Sì” risposero gli alunni in coro.
“Bene. L’arte delle Pozioni non è dote di tutti, solo in pochi riescono a padroneggiarla e dubito che tra di voi ce ne sia qualcuno” guardò attentamente la classe.
“Oggi preparerete una semplice pozione antiacne. Trovate tutto a pagina 6 del vostro libro, gli ingredienti sono nella teca all’angolo. Buon Lavoro” sedette dietro la cattedra a leggere il giornale.
Syria aprì il libro e poi andò a prendere gli ingredienti che le servivano. Voleva fargli vedere a quel pallone gonfiato se non sapeva fare una pozione! Concentratissima seguì il libro alla lettera e completò il compito prima di tutti gli altri. Quando Vikanov si accorse che Syria aveva finito, finse di non vederla e fece il giro dei calderoni, commentando il lavoro degli studenti.
L’unico a cui fece dei complimenti fu un ragazzo molto bello, con i capelli castani e gli occhi chiarissimi, alto ed elegante, che faceva parte della Casa dei Giganti. Si chiamava Mikail. Arrivò il turno di Syria e Vicktor: il professore guardò il calderone di Vicktor che non aveva ancora finito ma stava andando bene e non disse niente.
“Bene bene, Black, cosa abbiamo qui?” la canzonò guardando la pozione.
“Una pozione antiacne professore” rispose Syria, decisa a non farsi mettere i piedi in testa.
Vikanov restò per un secondo zitto, un po’ perchè non si aspettava che Syria rispondesse e un po’ perchè aveva capito che quella pozione era perfetta. Ma non le diede soddisfazione e si allontanò senza dire nulla. Syria capì che aveva fatto centro e non se la prese quando Vikanov assegnò loro un lunghissimo tema sul corretto uso della Belladonna.
A cena vide che Mikail la osservava. Sembrava curioso più che ostile. Ma Syria era troppo occupata a rimpinzarsi per pensarci: per fortuna c’era una quantità industriale di carne e patatine fritte. A pancia piena andò con Vicktor in sala comune e si accasciò soddisfatta su una poltrona. I suoi compagni la salutavano con entusiasmo quando le passavano vicino ma Syria si accorse che Vicktor era più taciturno del solito.
“Vicktor cosa c’è? E’ tutto il giorno che sei strano” chiese Syria preoccupata.
“Non te ne accorgi?” domandò lui di rimando.
“Di cosa?”
“Di come ti trattano”
“Bè, sì....” Syria non capiva.
“Sono gentili perchè ammirano tuo padre”
“Come si fa ad ammirare un assassino?”
“Tuo padre qui è un eroe e tutti pensano che tu gli somigli” spiegò Vicktor paziente.
“Ma non è vero!” esclamò Syria scandalizzata.
“Però tutti lo pensano: intorno a te vedono il fascino di un ribelle che ha ucciso per un ideale e vogliono esserti amici non perchè sei simpatica, ma perché sperano che entrando nella tua aura potranno avere una marcia in più”
“E tu?”
“Io cosa?” chiese Vicktor senza capire.
“Sei mio amico per mio padre o perchè sono simpatica?”
Vicktor la guardò fisso negli occhi e senza indugio rispose:”Sono tuo amico perchè sei speciale”.
A Syria vennero gli occhi lucidi. Abbracciò Vicktor d’impulso, attirando molti sguardi, e gli disse:”Grazie”
Vicktor sorrise:”E’ meglio fare un po’ di compiti” e insieme presero i libri e si misero a studiare.
Quando si coricò Syria si addormentò subito: era stato un primo giorno molto intenso tanto che non ebbe nemmeno tempo per scrivere le sue consuete lettere.

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Capitolo 8
*** La partita ***


La partita

I giorni a seguire furono molto duri per Syria dal punto di vista: era stata messa in punizione da Vikanov per aver aiutato Vicktor a Pozioni ed era stata costretta a fare 50 giri del castello di corsa sotto la pioggia. Alla fine cadde a terra sfinita, non si sentiva più le gambe, voleva starsene lì a farsi accarezzare dalla pioggia, ma Vicktor le corse incontro con un asciugamano e l’aiutò a rientrare. Poi fu punita perchè aveva fatto tardi alla ginnastica e dovette pulire tutti i bagni della scuola: si era fatta tre docce per levarsi di dosso la sgradevole sensazione di sudiciume! Come se non bastasse, non era riuscita a trattenersi a Pozioni e aveva risposto indietro al professore che le fece scrivere 80 volte la frase “Devo rispettare i miei superiori”.
Syria odiava quell’uomo e sapeva di essere contraccambiata: non c’era una volta che la scampasse, qualsiasi cosa facesse la metteva in punizione! Per fortuna c’era Vicktor a tirarle su il morale e ad aiutarla a sopportare quel viscido idiota.
Al contrario tra i suoi compagni era la beniamina: tutti la cercavano, volevano parlarle, di qualsiasi Casa e anno appartenessero. Syria era scioccata da tanto ardore nei suoi confronti, anche perché non ne era abituata, ma diede ragione a Vicktor e cercava di evitare qualsiasi discorso relativo alla sua famiglia.
Nel frattempo aveva scritto tutto a suo padre, che non le rispondeva come al solito, ai Weasley e a Remus, che le mandarono i loro auguri per quell’inferno e le dicevano di tenere duro.
I suoi voti erano i più alti di tutta la scuola, passava ore in biblioteca, studiava come una dannata nel tempo libero dalle punizioni e gli insegnanti lo notavano. La biblioteca era l’unico luogo che le piaceva davvero: quei tomi le davano sicurezza e poteva stare in pace quanto voleva. Solo un altro stava in biblioteca quanto lei: Mikail, dei Giganti, il pupillo di Vikanov. Non le aveva mai rivolto la parola ma si era accorta del suo sguardo. Quel ragazzo la incuriosiva, non era il tipo che evitava i Giganti solo perchè erano Giganti, era convinta che ci fossero persone perbene anche in quella Casa, la prova vivente era Draco, suo cugino, che sebbene sarebbe diventato un Serpeverde come suo padre (ne era sicura), era sempre stato gentile con lei. Non sapeva cosa pensare di lui, ma l’occasione per conoscerlo sarebbe arrivata presto.
Dopo tre settimane si tennero le audizioni per le squadre di Quidditch e anche gli allievi del primo anno potevano parteciparvi. Syria voleva provarci, le piaceva quello sport, così chiese ai suoi zii di mandarle la scopa che usava a casa ma Lucius rifiutò, e dovette usarne una della scuola.
Si presentava per il ruolo di Cacciatrice. Il capitano dei Draghi era un ragazzo moro, con i capelli corti e ben messo: radunò tutti gli aspiranti a centro campo e fece iniziare i Battitori. Furono scelti due ragazzi, Jask e Perk, che erano davvero bravi. Poi toccò ai Cercatori: anche Vicktor si candidava, doveva allenarsi mentre frequentava per non essere messo fuori dalla sua squadra. Inutile dire che era il migliore di tutti e passò subito. Syria sperava di entrare in squadra davvero, voleva poter dire di essere brava anche nello sport così i Malfoy sarebbero dovuti tacere sulla “potenza maschile nello sport”.
Il capitano era anche il Portiere e disse a tutti gli aspiranti di tirare la Pluffa mentre lui parava. Furono presi una ragazza, Morgana, e un ragazzo, Spogik. Era il turno di Syria e le sudavano le mani. Era molto tesa. Cercò di rilassarsi e focalizzare il bersaglio. Sgusciò tra i suoi finti avversari con destrezza e riuscì a fare 3 gol su 3, nonostante le diffidenze del capitano sul fatto che fosse del primo anno. Venne presa e andò ad abbracciare Vicktor. Era al settimo cielo!
Scrisse subito ai suoi tre corrispondenti e poi festeggiò con la nuova squadra in sala comune.
Gli allenamenti si tenevano due volte la settimana dopo le lezioni, ma non erano esonerati dalla ginnastica mattutina, che era diventata ancora più dura con la creazione di un percorso a ostacoli degno di un battaglione di marines: prima dovevano abbassarsi e strisciare sulla pancia sotto del filo spinato, poi saltellare da un cerchio ad un altro posti a zig zag, percorrere un ponte sospeso con il solo aiuto delle braccia restando appesi a due metri da terra, in seguito correre schivando dei dardi infuocati (non erano rari casi di bruciature), arrampicarsi su un muro utilizzando delle corde e infine saltare delle cavalline messe una dietro l’altra. Purtroppo lì Syria non era la migliore, ma non se la cavava male, al contrario di Vicktor che era agile come un elefante! Il più bravo era sicuramente Mikail, era agile e veloce, Syria ne era un po’ in soggezione ma non l’avrebbe mai ammesso. Inoltre sapeva che era il Cercatore della sua squadra ed era un motivo in più temerlo, dato che sfidava Vicktor.
Syria non sapeva come giocava il suo amico in partita. Certo, agli allenamenti era eccellente, ma in partita, con la tensione e gli avversari, era diverso. Inoltre, non era a conoscenza della sua fama dato che non conosceva i campionati bulgari locali a cui partecipava il suo amico. Scoprì il suo talento alla prima partita.
Era una mattina limpida e la ginnastica era stata annullata (si faceva tutti i giorni, anche se non c’erano lezioni), perfetta per il Quidditch. Syria andò agli spogliatoi con Vicktor e si cambiarono in silenzio. Era molto agitata, era la sua prima partita in assoluto e non voleva fare brutta figura: come se non bastasse giocavano contro i Giganti che avevano fama di essere dei bruti in campo. Aveva ricevuto gli auguri dai Weasley e da Remus, oltre che una lettera piena di consigli dai gemelli Fred e George che l’avevano fatta ridere: da così lontano riuscivano a farla rilassare, era straordinario, pensò Syria.
Invece Vicktor appariva tranquillissimo, parlava normalmente, non era affatto nervoso come il resto della squadra. Il capitano tenne un piccolo discorso prima di uscire in campo:
“Oggi dovete dare il meglio di voi, so che siete imbattibili, vi ho visto agli allenamenti, siete la squadra migliore che Durmstrang abbia mai visto, non lo dico per farvi piacere. Restate concentrati sull’obiettivo e state molto attenti ai Giganti, quelli sono degli assi nel fare falli: vi daranno molto filo da torcere. Il loro punto debole è la velocità: dobbiamo sgusciare tra loro alla velocità della luce, soprattutto voi” e indicò i Cacciatori. Syria, Morgana e Spogik annuirono: Morgana era più grande quindi sapeva di cosa parlava, mentre Spogik era al secondo anno ma era la prima volta che giocava, come Syria, ed era nervoso.
“Cercate di fare più reti possibile e, Krum, so che non c’è bisogno di dirtelo. Ci serve il Boccino al più presto ma dobbiamo fare punti, quindi non prenderlo subito, aspetta il momento giusto”
Vicktor annuì. Sapeva cosa doveva fare. Syria era piacevolmente stupita dal suo amico: sembrava un veterano!
“Ok squadra, fateli neri!”
Quando uscirono in campo, una marea di urla li accolse. Syria vide che Katia aveva disegnato su un lenzuolo lei e Vicktor in sella alle scope: era davvero brava. I Giganti erano già al centro del campo. Mikail non distoglieva lo sguardo da Syria e lei lo sostenne, fiera, decisa a non lasciarsi intimidire. Certo che vedere la Muraglia Cinese formato umano non aiutava: gli avversari erano tutti alti e muscolosi, sembravano fatti con lo stampo. Ma c’era qualcos’altro che la sconvolse: l’arbitro era Vikanov. Possibile che dovesse essere dappertutto quell’uomo? Sembrava che lo facesse apposta a renderle la vita difficile.
I capitani si strinsero la mano e la partita iniziò. Morgana si impossessò della Pluffa immediatamente e volò a velocità supersonica tra gli avversari, ma un Bolide la colpì di striscio e la palla andò in possesso avversario. Syria aveva qualche difficoltà con quella vecchia scopa ma intercettò il passaggio avversario e schivando agilmente un Bolide tirò centrando il palo più alto!
“Sì!” urlò la ragazzina. Aveva fatto il primo gol della sua vita! Vide Vicktor che le faceva segno positivo e si sentì invadere da una sensazione di potenza mai provata prima: si sentiva forte, imbattibile, potente. Si ributtò nella mischia e grazie ai suoi compagni fece altri 4 gol: era quella con la mira migliore, perciò senza nemmeno parlare o consultarsi, Morgana e Spogik cercavano di passarle la palla quando si trovava vicino alle porte, quindi quasi tutti i gol furono i suoi, anche se Morgana ne fece uno e Spogik due.
Anche i Giganti si davano da fare e riuscirono a segnare qualche rete, ma non erano all’altezza dei Draghi. Erano 80 a 50 per i Draghi. Ad un certo punto Syria, che stava marcando un avversario, sentì passarle accanto un tornado a tutta velocità: Vicktor si stava fiondando sul Boccino con Mikail a poca distanza. Non per niente Vicktor Krum era uno dei migliori giocatori al mondo: prese il Boccino quando era quasi a terra e tornò in aria con il braccio alzato mostrando a tutti che i Draghi avevano vinto. Nel frattempo Mikail non era riuscito a sollevarsi in tempo e si era schiantato al suolo, rompendosi il naso.
La squadra scese a terra e si strinse in un abbraccio, saltando e urlando per la felicità. Syria guardò il tabellone dei punti: 230 a 50. Sorrise raggiante. Ce l’avevano fatta! Avrebbe voluto vedere la faccia di Karkaroff, ma se ne era già andato. Tuttavia vide Mikail lanciarle uno sguardo di puro odio, a cui Syria rispose con un sorriso: quel ragazzo non le faceva più paura.
Con un braccio attorno alle spalle di Vicktor si diresse verso gli spogliatoi, seguita dalle grida della folla festante.
“Sei un mito Vicktor, davvero!” esclamò quando furono soli.
“Ho fatto il mio dovere” rispose il ragazzo arrossendo.
“No sei proprio grande, scommetto che diventerai il più grande Cercatore di tutti i tempi!” urlò Syria salendo sulla panca con un salto, in posa da Superman.
“Vieni giù prima di cadere e farti male” le disse ridendo.
Salirono alla torre, dove si stava tenendo una festa in onore della vittoria, ma sulle scale trovarono la strada sbarrata da Mikail e tre suoi compari. Non sembravano molto amichevoli: Mikail aveva il naso coperto da un grande cerotto e gli altri tre erano suoi compagni di casa molto più grandi e grossi di lui, con uno sguardo cattivo che metteva i brividi.
“Permesso” disse Syria avvicinandosi. Ma Mikail le si parò davanti.
“Stavolta l’avete avuta vinta, ma preparatevi” la minacciò il ragazzo.
“Ti brucia la sconfitta?” chiese Syria ironica facendo un passo avanti. Si trovavano a pochi centimetri di distanza, i loro occhi non si staccavano, si stavano sfidando, la tensione cresceva.
“Brucerà di più a te dopo la mia vendetta, Black” sussurrò Mikail.
“Non vedo l’ora” rispose Syria. Restarono fermi a guardarsi in cagnesco: nessuno dei due voleva abbassare lo sguardo per primo.
Si sentì un rumore di passi e spuntò la professoressa Banof.
“Che ci fate sulle scale? Perchè non siete nelle vostre sale comuni?” sbottò.
“Ci stavamo andando” rispose Mikail, che con un’ultima occhiata gelida a Syria e Vicktor se ne andò.
“Anche voi, sbrigatevi, la festa è già cominciata” disse loro la Banof.
Syria e Vicktor parlarono di quel bulletto per tutta la strada, ma una volta in sala comune non poterono più discuterne perchè vennero presi, tirati e abbracciati da un centinaio di mani. Bevvero, mangiarono e festeggiarono fino a tardi. Syria non sapeva come avrebbe fatto ad alzarsi la mattina dopo per la ginnastica, ma non le importava.
Ad un certo punto riuscì a sganciarsi e andò in camera. Katia era ancora alla festa. Si godette quella tranquillità, poi scrisse nelle lettere della partita nei minimi dettagli, ma raccontò solo a Remus dell’incontro con Mikail. Non voleva preoccupare il padre, che forse non capiva nemmeno quello che scriveva, e nemmeno i Weasley, che si erano dimostrati molto protettivi. Remus era sempre razionale e posato nelle sue missive e poteva sicuramente darle dei consigli preziosi.
Mentre chiudeva le lettere le vennero in mente i gemelli Weasley. Anche loro erano al primo anno e le avevano scritto una lettera molto bella. Decise di scrivere anche a loro, perché no? In fondo erano stati carini, finora la corrispondenza era con Molly o Arthur, e avevano avuto un bel pensiero. Soddisfatta, mise le lettere sul comodino per spedirle l’indomani: se fosse scesa sarebbe stata rapita di nuovo per la festa e poi poteva essere messa in punizione per girare per la scuola a quell’ora, e ne aveva già troppe di punizioni sul suo fascicolo.
Si addormentò col pensiero della partita: avevano vinto. Aveva vinto.

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Capitolo 9
*** Domande ***


Domande

La mattina dopo Syria a colazione era la più riposata di tutti gli altri. Aveva notato che Mikail la guardava ma non gliene importava: capiva che la sconfitta bruciava ma era esagerato, in fondo era stata solo una partita, non c’era motivo per odiarsi così! Accanto a lei anche Vicktor aveva uno sguardo torvo in direzione di Mikail e Syria gli chiese:”Cos’hai?”
“Non mi piace il modo in cui ti guarda” rispose.
“Sei geloso?” lo schernì Syria.
“Non dire sciocchezze. Conosco la sua famiglia e non mi piace”
“Perchè?” Syria era curiosa.
“I suoi nonni erano sostenitori di Grindelwald. I miei zii sono morti nella resistenza”
“Mi dispiace” disse Syria posandogli una mano sul braccio.
“Non mi piace” sentenziò Vicktor, e riprese a mangiare.
Syria ora cominciava a capire di più: Mikail e Vicktor si odiavano per il passato e lei c’era in mezzo perchè era amica di Vicktor. Probabilmente Mikail pensava che lei fosse una sostenitrice di Voldemort visto che tutti pensavano che suo padre fosse un Mangiamorte, invece lo spiazzava il suo comportamento e la sua amicizia con Vicktor.
“Ehi!”
Syria si voltò e vide Peter, il compagno di stanza di Vicktor, che correva verso di loro con delle foto in mano.
“Ho appena finito di sviluppare le foto della partita” disse mostrandogliele.
“Sono davvero belle!” esclamò Syria. Quel ragazzo aveva molto talento per la fotografia.
“Ce n’è una con te con la Pluffa.... aspetta che la trovo... eccola!” disse Peter tirando fuori una foto. Raffigurava lei che sfrecciava tra gli avversari con la Pluffa, facendo restare a bocca aperta i Giganti.
“E’ bellissima, Peter!” disse Syria.
“Prendila, è per te” le disse arrossendo.
“Oh davvero? Grazie!”
Peter era un ragazzino piuttosto alto, con i capelli scuri e gli occhi neri come la pece e molto svegli, era imbranato e un po’ goffo, ma gentile e disponibile.
“Ne ho fatto delle copie se servissero” disse prima di andare via.
Vicktor guardava Syria.
“Che c’è?” chiese lei.
“Niente niente” rispose Vicktor vago.
Syria lasciò perdere. Decise di mandare la foto a suo padre, e la mise nella busta. Almeno sapeva come era fatta dato che non la vedeva da 8 anni, ormai. Magari gli faceva piacere.
“Vado alla Guferia” disse Syria, alzandosi da tavola prima degli altri. Voleva spedire le lettere prima della ginnastica.
Si incamminò per il castello gelido, salì fino alla torre dove scelse quattro gufi a cui consegnò le sue preziose missive. Li guardò sfrecciare nel cielo nebbioso. Quando fece per andarsene si immobilizzò. Sulla porta c’era Mikail.
“Cosa vuoi ancora? Non ti è bastata la batosta di ieri?” chiese Syria sulla difensiva.
“Volevo metterti in guardia” le rispose il ragazzo.
“Da cosa, da te? Ma fammi il piacere!” sbottò la ragazza e fece per andarsene.
“No non da me. Ho sentito Karkaroff parlare con Vikanov mentre tornavo in sala comune, ieri sera”
“Ah, si?” Syria era molto curiosa ma non voleva farlo vedere.
“Karkaroff vuole renderti la vita impossibile”
“Perchè mi stai dicendo questo?”
Mikail scrollò le spalle e se ne andò.
“Ehi non puoi andartene così!” gli urlò dietro Syria rincorrendolo. Gli si parò davanti e gli ripetè la domanda, ma Mikail la scostò in malo modo e scomparve in uno dei corridoi.
Syria non sapeva cosa pensare: perchè le diceva quelle cose? Non aveva detto di volergliela far pagare per la sconfitta a Quidditch? E ora la proteggeva? Con queste domande che le ronzavano nella testa andò nel parco e raggiunse Vicktor. Mentre correvano gli raccontò quello che era successo e anche Vicktor non sapeva cosa pensare.
Dopo il percorso a ostacoli e una doccia, Syria si rifugiò in biblioteca. Voleva studiare ma non riusciva a non pensare a Karkaroff e Vikanov che complottavano contro di lei. Si alzò e si aggirò tra gli scaffali: passò l’indice su alcuni tomi, respirò l’odore del cuoio che le piaceva tanto, voleva trovare un libro che la distraesse. Scorse un piccolo volumetto che sembrava quasi nascosto: spesso la vera conoscenza si trovava nelle piccole cose. Lo prese e lesse il titolo: Come diventare Animagus. Sorrise. Era la distrazione che ci voleva. Ovviamente non pensava minimamente di diventare un Animagus, era un livello troppo avanzato per una che non sapeva nemmeno trasfigurare uno spillo o far levitare una candela, ma le piaceva l’idea di sapere almeno come si faceva. Tornò al suo posto e cercò di decifrare un sacco di complicati schemi. Era così presa dal libro che non si accorse di aver perso il pranzo.
Quando arrivò in sala grande non c’era già più nessuno: ma lei aveva fame! Andò in sala comune e trovò Vicktor su una poltrona a fare un tema.
“Vic ho fame” si lamentò.
“Potevi venire a pranzo” le rispose senza alzare lo sguardo.
“Mi sono incantata a leggere! Cosa faccio adesso?”
“Stai con la fame”
Syria lo guardò imbronciata. Poi le venne l’illuminazione.
“Dove sono le cucine?” chiese. A quella domanda il suo amico la guardò sorpreso:
“Non ci è permesso andare nelle cucine”
“Ma io ho fame!”
“Potevi pensarci prima”
“Eddai Vic! Sai dove sono?”
“No e anche se lo sapessi non te lo direi”
Syria sbuffò. Doveva esserci qualcuno che lo sapeva! Chiese a Morgana e dopo averla pressata un po’, le spiegò la strada.
Senza dire nulla, Syria si avviò guardinga. Sapeva che non le era permesso stare in altri posti che non fossero la sala comune o la biblioteca, ma i crampi erano insopportabili. Scese nei sotterranei che erano umidi e gelidi, il che è tutto dire dato che i corridoi non erano riscaldati in nessun modo. Percorse il corridoio indicatole dall’amica e arrivò davanti ad una statua: era un cavaliere arrugginito, con la lancia che penzolava storta da una parte e un paio di dita mancanti. Syria afferrò la lancia e la tirò verso di sè. Si aprì una piccola porticina a fianco della statua. Syria la aprì.
Si ritrovò in una sala molto grande, ben illuminata ma freddissima, dove un sacco di elfi domestici vestiti di stracci erano affaccendati a lavare i piatti. Appena si accorsero di lei si immobilizzarono terrorizzati: evidentemente non capitava spesso che gli studenti scendessero in cucina.
“Ehm, scusate, io... ero in biblioteca e ho perso il pranzo... ecco, mi chiedevo se era avanzato qualcosa...” arrancò Syria, molto imbarazzata.
“Certo signorina, tutto quello che lei vuole!” trillò uno degli elfi, e subito la fecero sedere ad uno dei quattro tavoli che rispecchiavano la posizione di quelli in sala grande, e la caricarono di cibo.
“Non voglio disturbare così tanto... io...” balbettò Syria, ma gli elfi si erano avviati e lei mangiò a sazietà. Poi le offrirono anche il té con i biscotti e lei accettò.
“Come vi trovate a lavorare qui?” chiese Syria.
“Noi stiamo molto bene, signorina” rispose un elfo.
Certo, pensò Syria, ovvio che dicano così, che stupida. Scordava sempre che gli elfi domestici non potevano parlare male dei proprio padroni. Ma qualcosa non quadrava: vide che molti di loro avevano delle escoriazioni sulla schiena. Guardò più attentamente e sbiancò.
“Vi frustano?” chiese scioccata.
Gli elfi si bloccarono.
“Padron Karkaroff ci punisce ogni tanto” mormorò un elfo.
“Ma è barbarie!” esclamò Syria.
“Padrone ha ragione di punire quando noi sbaglia” le rispose l’elfo piccato.
Syria si arrese. Sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco, aveva l’esperienza diretta di Dobby davanti agli occhi. Ringraziò per il pranzo e per il té e fece per andarsene, ma gli elfi la caricarono di biscotti da portarsi via. Li nascose sotto la camicia e la gonna e tornò in sala comune.
Nonostante sapesse come ragionavano gli elfi, riteneva una crudeltà che non si ribellassero. Non capiva come si poteva trattare male qualcuno in quel modo, era uno dei motivi di scontro con Lucius. Lei trattava sempre bene Dobby, gli chiedeva “per favore” e lo ringraziava sempre, lo lodava quando faceva bene, tutto il contrario dei suoi zii. Assorta in questi pensieri svoltò in un corridoio e si trovò di fronte Vikanov.
“Dove stai andando Black? Sai che non si può girovagare per il castello” le disse il professore.
“Stavo andando in sala comune” rispose Syria.
“Ah si? E dove sei stata fino adesso?”
“In bagno”
“Quale bagno?”
“Quello al primo piano”
“E perchè non sei andata al quarto, è più vicino alla tua sala comune”
“Uno dei gabinetti è rotto e gli altri erano occupati” rispose Syria che aveva capito che il docente voleva prenderla in castagna. Vikanov sorrise.
“Allora non ti dispiace se ti accompagno alla sala comune?”
“Affatto” disse Syria con voce incolore, e si avviò.
Vikanov le stava a fianco e mentre camminavano non parlavano. Syria si sentiva molto a disagio, anche perchè sentiva i biscotti che si spostavano nei suoi vestiti e aveva paura che il professore notasse degli strani rigonfiamenti. Purtroppo, non fece in tempo ad arrivare al terzo piano che Vikanov le chiese:
“Cos’hai sotto la camicia Black?”
“Non capisco di cosa stia parlando” rispose evasiva, cercando una scusa credibile.
“Stai nascondendo qualcosa”
“Non è vero”
“Vieni con me Black” disse Vikanov cambiando direzione.
“Dove?”
“Dal preside” rispose lui con un sorriso malizioso.
 

Note: mi odierete per smettere a questo punto, ma ne varrà la pena! Questo capitolo è più un preludio a quello che succederà dopo, ma spero vi piaccia! Ringrazio moltissimo Shaigon, che mi sostiene e mi da forza, e a Cescapadfoot, la mia migliore amica per l’ispirazione e tutte le volte che mi sopporta. Ma ringrazio anche chi mi legge, mi recensisce e segue questa storia, la prima che io abbia mai scritto! Un bacio a tutti, Daphne91

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Capitolo 10
*** Punizione e sorprese ***


Punizione e sorprese

Syria cominciava a spaventarsi. Non sapeva cosa le avrebbe fatto Karkaroff in persona, se era vero quello che le aveva detto Mikail. Ma almeno avrebbe saputo il motivo di tanto astio nei suoi confronti.
Percorsero un’ala del castello che Syria non aveva mai visitato. Vide che c’erano tutti gli uffici dei professori. Alla fine di un corridoio c’era una grande scalinata coperta da un tappeto rosso. In cima una porta di legno recava una targa di ottone su cui era scritto Ufficio dell’Eccellentissimo Preside.
Megalomane, pensò Syria, e pure ridicolo. Vikanov bussò. Una voce disse “Avanti!” e i due entrarono. Era una stanza molto ampia, rettangolare, con delle colonne di marmo e un grande tappeto persiano davanti alla scrivania del preside di legno massiccio, davanti due poltrone di pelle nera, i ritratti alle pareti raffiguravano gli ex-presidi (tutti uomini). Karkaroff era seduto alla scrivania dando le spalle ad una grande finestra e alzò lo sguardo da alcune carte al loro ingresso.
“Bene bene.... cosa succede professor Vikanov?” chiese apparentemente calmo.
“Black nasconde qualcosa sotto i vestiti e non vuole dire cosa” rispose il docente.
“Davvero? Nascondi qualcosa Black?” le chiese il preside.
Syria scosse la testa. Quel tono tranquillo la inquietava.
“Dovremmo verificare” propose Vikanov.
Syria lo guardò allibita: cosa doveva fare, spogliarsi davanti a loro?
“Sono d’accordo professore” cominciò Karkaroff ma Syria lo interruppe.
“Credo che la professoressa Banof dovrebbe essere presente, è lei la Direttrice della mia Casa” disse tutto d’un fiato. Gli occhi di Karkaroff si ridussero a due fessure.
“Hai ragione, Black, la chiamiamo subito” sussurrò minaccioso e inviò un patronus fuori dalla stanza.
Il silenzio regnò sovrano fino all’arrivo della Banof.
“Mi ha chiamato preside?” chiese la donna.
“Si professoressa, la sua studentessa nasconde qualcosa sotto i vestiti e non vuole dirci cos’è” rispose Karkaroff.
Syria la guardò supplichevole. Ma la Banof, oltre ad essere giusta, era anche ligia alle regole.
“Vieni in bagno con me, Black, e risolviamo questa cosa” le ordinò la professoressa.
Uscirono insieme e una volta in bagno Syria scoppiò: “Sono solo biscotti professoressa! Ho perso il pranzo e sono andata nelle cucine dove mi hanno dato dei biscotti! Stavo andando in sala comune quando Vikanov mi ha trovata e mi ha portata qui, non vede l’ora di potermi punire di nuovo!” esclamò.
La Banof la guardò un attimo:”Tirali fuori”
Syria estrasse i biscotti e glieli diede. La professoressa sospirò.
“Sai che è vietato andare nelle cucine?”
“Si professoressa, mi dispiace”
“Non farlo più”
“No professoressa”
“Va bene, torniamo di là e vediamo quello che riesco a fare”
I due uomini si alzarono in piedi al loro ingresso. Syria pregava che non la punissero, era sicura che quel viscido non vedeva l’ora di farlo.
“Preside, nascondeva dei semplici biscotti ma non l’ha detto per paura di essere punita. E’ una cosa da niente, me ne occuperò io se lei è d’accordo” disse la Banof.
“Lo dico io se è una cosa da niente, professoressa. Ha mentito a un docente e a me, questo basta per una notte nelle segrete” disse Karkaroff piccato.
“Preside, sia comprensivo, è al primo ann...” esordì la donna.
“Non mi interessa. Deve imparare. Professor Vikanov, se ne occupi lei” ordinò il preside.
“Ma...” tentò la Banof.
“Questa è la mia decisione” disse Karkaroff ponendo fine alla discussione.
La Banof guardò Syria come a dire ‘mi dispiace’. La ragazzina non sapeva cosa pensare: anche i Malfoy la rinchiudevano in cantina, perciò ci era abituata, ma Vikanov aveva uno sguardo troppo soddisfatto. La prese per un braccio e con modi poco gentili a portò nei sotterranei.
Entrarono in una stanza semibuia, con delle catene che penzolavano dal soffitto, una collezione impressionante di fruste alla parete e altri arnesi che Syria non voleva sapere a cosa servissero. Mentre Vikanov la spingeva dentro Syria abbassò lo sguardo: c’era del sangue sul pavimento.
Syria si voltò terrorizzata. Vikanov stava armeggiando con delle catene, ma Syria si sottrasse alla sua presa, lo colpì sotto il mento e gli diede un calcio negli stinchi. Corse alla porta: era chiusa a chiave. Sentì un colpo alla nuca e tutto diventò buio.
Quando si svegliò tenne gli occhi chiusi. Le braccia le dolevano immensamente. I ricordi erano sfocati. Aprì gli occhi e capì di essere nelle segrete. Fece per fare un passo e urlò: era sospesa a un metro da terra. Vikanov le aveva legato i polsi alle catene appese al soffitto e l’aveva lasciata così, penzolante come un salame. Dal dolore alle braccia e alle spalle dedusse di essere lì da molto, ma non c’erano finestre e non sapeva che ore erano. Quanto era stata incosciente? Due, tre ore? Mezza giornata?
Guardò in alto cercando un modo per togliersi quelle catene. Si divincolò disperatamente, alzò le gambe e saltellò cercando di staccare le catene dal soffitto. Quando vide il sangue colare dai polsi, feriti dai fermagli, e cadere sulla sua fronte si fermò. Urlò a squarciagola sperando che qualcuno la sentisse.
“AIUTO!”
Restò senza fiato molto presto. Nessuno venne a soccorrerla. Calde lacrime le scorrevano sulle guancie arrossate dallo sforzo. Come potevano essere così crudeli? Era furiosa con Karkaroff e con quel vigliacco di Vikanov per come l’avevano punita, non era giusto, non era umano fare una cosa del genere.
“VIGLIACCHI!” urlò a ripetizione la ragazzina, per sfogarsi.
Dopo quelle che parvero ore arrivò l’infermiera della scuola, che con la magia aprì le catene e la fece arrivare a terra lentamente. Syria non riusciva a stare in piedi. L’infermiera la portò in infermeria su di una barella. La scuola era deserta. La fece sdraiare su un letto, le curò i polsi e le diede una pozione per il dolore alle braccia. Sembrava abituata a quelle operazioni ma si vedeva che non era d’accordo con quei trattamenti perchè aveva la faccia scura e borbottava tra sè “Senza parole... inumano... disdicevole”.
Le disse di riposare e andò nel suo ufficio. Syria appoggiò la testa sui cuscini: erano così morbidi. Prima di addormentarsi guardò fuori dalla finestra e vide che era l’alba. Era stata là tutta la notte.
“Dov’è? Cosa le hanno fatto”
“Calmati ragazzo, sta dormendo”
“Dove? Voglio vederla”
“Non urlare con me, giovanotto!”
Syria sorrise e scostò le tende. Vicktor era davanti a lei, rosso in viso, con la tuta da ginnastica.
“Syria!” esclamò il suo amico sedendosi accanto a lei.
“Cosa ti hanno fatto?” le chiese.
Syria gli raccontò tutta la storia e il suo amico la guardava schifato. Alla fine del suo racconto sputò tanti di quegli insulti che l’infermiera uscì e gli disse che se non la finiva lo sbatteva fuori.
Vicktor le raccontò che la squadra, Katia e Peter erano andati dalla Banof dopo cena vedendo che non tornava e lei aveva risposto che era in punizione. Avevano provato anche ad andare da Karkaroff, ma non li aveva ricevuti e quella mattina si erano rifiutati di fare ginnastica.
“Cosa? E cosa vi hanno detto?”
“Che se non ci davamo una mossa ci avrebbero fatto pulire tutti i vetri della scuola”
“E voi?” chiese Syria ridendo.
“Cominceremo a lavare oggi pomeriggio dopo le lezioni” rispose Vicktor con un ghigno.
Syria rise e si sentì lusingata dall’affetto dei suoi... amici? Poteva definirli tali? Sì, poteva. Aveva degli amici.
“Poi sono venuto qui sperando di trovarti e ti sei svegliata” finì Vicktor.
“Grazie” Syria si sporse e lo abbracciò. Vicktor, un po’ imbarazzato, ricambiò.
“Quando uscirai?” le chiese.
“Non lo so, non me l’ha detto”
“Verrò da te dopo pranzo comunque, ti porterò i compiti”
“Ok”
Vicktor uscì e Syria si riaddormentò col pensiero ai suoi amici che erano stati puniti per dimostrarsi fedeli a lei.
Dopo pranzo arrivò un sacco di gente, tutti le volevano prestare gli appunti, dare i compiti, e Vicktor, vedendola in difficoltà, mandò via tutti tranne Katia e Peter con la scusa che doveva riposare. I quattro risero insieme finché la campanella annunciò l’inizio delle lezioni pomeridiane.
La sera l’infermiera la lasciò andare dandole una pozione da prendere prima di dormire. Quando entrò in sala comune ci fu un boato e si ritrovò schiacciata da una marea di corpi che volevano dimostrarle affetto. Lei sorrise e si divincolò per raggiungere gli amici vicino al camino.
“Se vuoi puoi copiare il mio tema di Pozioni” le disse Vicktor.
“Grazie, ci do solo un’occhiata” rispose Syria.
“Vic, Syria non ne ha bisogno, è la migliore in pozioni!” esclamò Peter.
Syria rise e si mise a fare i compiti con i suoi amici fino a che un ragazzo del terzo anno le porse delle lettere, appena portate da un gufo. I signori Weasley e Remus si complimentavano, i gemelli la fecero ridere con le loro battute e... anche suo padre le aveva scritto. Syria era emozionatissima. Era la prima volta che le scriveva. La scrittura era sgangherata e malferma. Le salirono le lacrime agli occhi.
Dolce Syria,
sono fiero di te. Solo ora mi permettono di risponderti, l’avrei fatto tanti anni fa ma non ne avevo la forza. Spero che non ci sarai rimasta male.
Sono felice di avere una tua foto. Sei davvero bellissima.
Complimenti per la partita!
Ti prego continua a scrivermi, e mandami altre foto: l’ultimo ricordo che ho di te è di quando avevi tre anni. Cercherò di ottenere il permesso di scriverti presto.
Le tue lettere rendono questo posto migliore.
Ti voglio tanto bene, ti penso sempre
Papà
Syria non si accorse di star piangendo. Le lacrime scorrevano contro la sua volontà. Fissò la lettera, commossa. Ora aveva la conferma che le sue lettere servivano a qualcosa e che aveva un padre da qualche parte, là fuori, che le voleva bene e la pensava. I suoi amici la guardavano preoccupati. Lei sorrise.
“Mi ha scritto. Mio padre mi ha scritto” disse in preda a forti emozioni.
“Oddio è fantastico” esclamò Katia.
Anche gli altri due sorrisero, capivano che per lei era importante.
“Vado a rispondergli” disse e salì in camera.
Scrisse un fiume di parole al padre, dicendogli quanto la faceva sentire bene quella lettera e che anche lei gli voleva bene. Scrisse due fogli di pergamena e li imbustò con cura. Scrisse della lettera di suo padre anche a Remus e ai gemelli.
Andò a dormire con la lettera del padre sotto il cuscino. L’aveva letta ancora, ancora e ancora. Non si era mai sentita così. Sembrava che tutto il mondo le sorridesse, che i problemi non esistessero, si sentiva sulle nuvole, fluttuante, leggera. Non sapeva dare un nome a quella sensazione di beatitudine che l’avvolgeva quando leggeva la lettera di suo padre. Ma quella sensazione aveva un nome ben preciso: felicità
 
Note: spero di essermi fatta perdonare per aver interrotto in quel punto lo scorso capitolo! Fatemi sapere se vi piace e ringrazio ancora di cuore tutti quelli che leggono questa storia e la recensiscono! Un bacio, D.

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Capitolo 11
*** Lettere ***


Lettere

A colazione Syria ricevette la lettera di Remus, che era commosso da quello che aveva scritto il suo amico e le raccontò dell’ultima volta che a Sirius si era sciolto il cuore:

Sirius stava aspettando in soggiorno con James e Remus, mentre Peter non si era fatto vedere. In camera da letto Lily e la vecchia Bathilda Bath stavano aiutando Chiara a partorire. Gli urli di Chiara spaventavano moltissimo Sirius che andava su e giù: i suoi amici lo guardavano in attesa, poco prima aveva tentato due volte di entrare in camera, per paura che andasse storto qualcosa, ma l’avevano trattenuto a forza.
Ad un certo punto si sentì il gemito di un bambino. Sirius si immobilizzò: stava in piedi, impalato, con gli occhi fissi alla porta da cui uscì Lily. Aveva in braccio un fagottino che piangeva pianissimo, quasi non ne avesse voglia. La donna si avvicinò a Sirius con un sorriso enorme e gli occhi lucidi.
“E’ una bambina” disse facendogli segno di prenderla in braccio.
“U-una bambina?” chiese Sirius tremando.
Prese delicatamente sua figlia dalle braccia dell’amica, si sentiva un po’ goffo. La guardò e la piccola smise di piangere e ricambiò lo sguardo con quei suoi grandi occhi scuri, studiando quell’uomo che la teneva in braccio con la barba non fatta e gli occhi pieni di lacrime.
“Ho una bambina” sussurrò.
Lily andò ad abbracciare James che capì quanto anche lei volesse un figlio. Remus mise una mano sulla spalla di Sirius e disse:”E’ bellissima”.
Sirius non riusciva a staccare gli occhi da lei. Dentro di sè un misto di emozioni si accavallano: gioia, paura, felicità, commozione, senso di inadeguatezza, sollievo. Sapeva di non essere il padre perfetto ma avrebbe fatto di tutto per far felice sua figlia. Sua figlia. Non riusciva a smettere di ripetere che aveva una figlia.
Appoggiò al petto la sua piccola Syria, aveva deciso sul momento di chiamarla così per sentirla ancora più vicino, e cominciò a piangere come un bambino cullandola.

Syria chiuse la lettera con gli occhi lucidi. Troppe emozioni nel giro di poche ore, le girava la testa. Diede la lettera a Vicktor perchè la leggesse. Quando ebbe finito le sorrise e le battè una mano sulla spalla.
Syria aprì anche la lettera dei gemelli e qualcosa cadde dalla busta: era un piccolo coltellino a serramanico, decorato con intagli dorati e una piccola W su un’estremità. Sorrise e lo nascose, era sicura che non fosse permesso. Lesse la lettera dei gemelli che le scrissero di usare quel coltellino per difendersi la prossima volta che l’avrebbero punita, di tagliare la gola a quel babbione di Vikanov e anche a Karkaroff. Le dissero che quel coltellino era stato loro regalato dal padre quando avevano 6 anni ma ora ne aveva più bisogno lei.
Syria era grata ai gemelli per il loro affetto e mise il coltellino in tasca.

Quella settimana a lezione di Incantesimi con il professor Namij impararono come far levitare gli oggetti.
“La formula è Wingardium Leviosa, ragazzi, mi raccomando” diceva Namij guardandoli provare.
Syria fece levitare la sua piuma al quarto tentativo e il professore la premiò esentandola dai compiti. Ai suoi compagni andava peggio: Vicktor non ce la faceva proprio, Peter stava diventando viola per la concentrazione e Katia si stava per arrendere. Syria intercettò lo sguardo rabbioso di Mikail che, dall’altra parte dell’aula, non riusciva a compiere l’incantesimo. Lei gli sorrise ironica continuando a muovere in qua e in là la piuma come a dire “è facilissimo”; quando anche il ragazzo ci riuscì le lanciò uno sguardo sornione che a Syria non piacque per niente.
Alla fine della lezione solo Syria, Mikail, Peter e altri quattro ragazzi erano riusciti a padroneggiare l’incantesimo con sicurezza e furono premiati con l’esenzione dai compiti.
“Se vuoi ti do una mano” disse Syria a Vicktor mentre uscivano dall’aula.
“Grazie” rispose Vicktor imbronciato.
“Sarai pure un asso a Quidditch, ma per il resto...” disse Mikail sorpassandoli.
“Parli proprio tu!” esclamò Syria.
“Non si sa difendere da solo il tuo amico? Deve intervenire mammina?” la canzonò il ragazzo.
“Ma chi ti credi di essere, eh? Sei solo un pallone gonfiato, mi fai pena” disse Syria prendendo Vicktor per un braccio e salendo le scale. Quel ragazzo la faceva proprio innervosire, non riusciva a capire da che parte stava. Prima l’avvertiva su Karkaroff e poi la derideva. Valli a capire questi maschi!

Mentre i suoi compagni si esercitavano in Incantesimi, lei continuava a leggere libri sugli Animagus. Ne aveva trovati altri in biblioteca e cominciava a pensare che non sarebbe poi tanto male diventare Animagus. Ne aveva scritto a Remus che le aveva raccontato di quello che avevano fatto i suoi amici per lui, per non lasciarlo solo nelle notti di luna piena: James Potter era diventato un cervo, Peter Minus un topo e suo padre un cane nero.
Più ci pensava più le piaceva l’idea. Ma non voleva diventare un cane come suo padre, voleva diventare un animale grande e aggressivo, in modo da potersi difendere. Cominciò a pensare a orsi, leoni, tigri, leopardi, pantere: doveva scegliere un animale che oltre a sapersi difendere la rappresentasse.
Rimuginando su queste cose, sentì Vicktor sbottare: “E’ inutile non ci riuscirò mai”
“Si che ce la farai, non devi arrenderti” disse Syria sollevando lo sguardo dal libro.
“E’ facile per te, sei la più brava della scuola!” esclamò il suo amico.
“Ti do una mano?” propose Syria.
Cominciarono a lavorare insieme e dopo un po’ Vicktor era in grado di padroneggiare l’incantesimo perfettamente.
“Potresti fare l’insegnante!” le disse Vicktor contento.
“Naa, non fa per me” rispose Syria.
“Invece sei brava” disse Vicktor.
A Syria venne in mente una cosa.
“Aspetta qui” disse e andò al dormitorio. Prese un libro di animali feroci e lo fece vedere a Vicktor.
“Secondo te quale mi rappresenta di più?” chiese.
“Perchè? E’ una specie di test psicologico?”
“No, dopo ti spiego, prima dimmi”
Vicktor cominciò a sfogliare il libro guardando ora le foto ora lei. Quando lo chiuse disse:”Pantera”
“Davvero?”
“Bè si...”
“Per quale motivo?”
“Senti, tu mi hai chiesto un parere e io te l’ho dato, non va bene?” disse Vicktor spazientito.
“No no, volevo solo sapere perchè ti ricordo una pantera”
“Bè... è agile, forte... aggressiva... protettiva, fiera... elegante...”
“Elegante?” chiese Syria sorridendo.
“Oh insomma mi vuoi dire perchè mi fai tutte queste domande?” sbottò Vicktor arrossendo.
“Mi prometti di non dirlo a nessuno?” mormorò Syria avvicinandosi.
“Non sarà mica illegale!” sussurrò Vicktor.
“Ma no! Cioè non so... forse...”
“Spara!”
“Vorrei diventare Animagus”
“Animagus? Ma è un livello molto avanzato!”
“Lo so, ci stavo solo pensando”
Vicktor non sapeva cosa consigliare all’amica: sapeva che era molto potente ma non fino al punto da diventare Animagus a undici anni!
“Se vuoi ti do una mano” le disse.
“Sarebbe grandioso!” disse Syria abbracciandolo.
Quel gesto non sfuggì a Giada, la ragazza bionda del quarto anno che sbavava dietro al padre di Syria. Chissà, pensava, magari stanno insieme, sarebbe una bella storia, il campione di Quidditch e la figlia dell’assassino... Giada si dilettava a scrivere storie che poi stampava con la magia su fogli di pergamena che distribuiva in giro, una specie di bollettino del gossip di Durmstrang. Era una tradizione nella sua famiglia, prima di lei l’avevano fatto la madre e la nonna, ma nessuno sapeva che era lei a scrivere Il Bollettino dell’Amore, altrimenti l’avrebbero strozzata. Decise di indagare più a fondo su questa fantomatica “amicizia” tra i due. Chissà, poteva anche vendere la storia a qualche giornale.
 
Note:scusate per il ritardo, ma tra università e impegni vari sono rimasta indietro! Perdonatemi! Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che recensiscono! Un bacio, D.

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Capitolo 12
*** Rissa ***


Rissa
Quel sabato avrebbero giocato Giganti contro Chimere, perciò Syria si preparava a tifare Chimere. Non avrebbe dovuto parteggiare per nessuno, ma le Chimere le stavano più simpatiche, la squadra era formata da gente in gamba, leale, erano sempre stati cortesi con loro e riuscivano a mettere da parte l’astio degli avversari e questo Syria lo apprezzava molto.
Syria e Vicktor si diressero verso il campo con Peter e Katia. Syria aveva capito che alla sua compagna di stanza piaceva Vicktor, dallo sguardo sognante, dal suo arrossire quando lui si rivolgeva a lei e dal balbettio che la prendeva. Syria non voleva mettersi in mezzo ma era comunque curiosa di sapere se anche Vicktor era attratto da Katia. Gli faceva delle domande ma lui non si sbottonava più di tanto.
Sedettero sugli spalti e la partita ebbe inizio: durante tutto il tempo le grida erano state più che altro di indignazione perchè i Giganti non facevano altro che commettere falli. Uno dietro l’altro! Syria era sbalordita dalla faccia tosta di quella squadra, ma con Vikanov come arbitro molti rimasero impuniti e la vittoria andò ai Giganti.
Syria era arrabbiatissima con il docente: non era giusto che la facessero franca solo perchè Vikanov era il loro direttore di Casa! Syria era così inviperita che quasi non si accorse che a bordo campo la squadra delle Chimere era ferma a capannello. Vicktor la prese per un braccio e le indicò i loro compagni: a quanto pareva qualcuno era ferito gravemente. Si avvicinarono e videro che le loro paure erano confermate, una ragazza aveva la faccia coperta di sangue e respirava appena. Syria sentì la rabbia montare dentro di sè come se tutto il sangue che aveva in corpo le stesse salendo al cervello che smise di funzionare e andò in tilt.
Fece dietro front e si diresse a passo di marcia verso la squadra dei Giganti, con sguardo assassino e respiro pesante, i lunghi capelli al vento scompigliati le davano un’aria terrificante. Quei delinquenti non potevano passarla liscia. Se Vikanov non aveva fatto nulla per punirli, ci avrebbe pensato lei.
“Syria ferma!” esclamò Vicktor afferrandola per un braccio nel tentativo di trattenerla.
Il gesto non sfuggì al capitano dei Giganti che la osservò divertito.
“Bè Black? Cosa credi di fare?”
“Ti prendo a calci in culo, brutto idiota!”
“Ah ah ah ah! Voglio proprio vedere se ci riesci!”
“Ti faccio vedere io! Vicktor lasciami!” Syria non riusciva a divincolarsi dalla stretta dell’amico che le disse:”E’ per il tuo bene, quello ti fa a pezzi!”
“Il tuo amico ha ragione, Black, lascia stare, forse è meglio se chiami il tuo paparino! Oh che sbadato, è in prigione!” la canzonò.
“Vicktor lasciami, ho detto! Se vengo lì ti riduco la faccia così male che nemmeno tua madre ti riconoscerà!”
“Almeno io una madre ce l’ho! Dov’è la tua, Black?” e scoppiò in una risata meschina.
Syria non ci vide più. Con uno strattone si liberò dalla stretta di Vicktor e saltò addosso quel ragazzo prepotente alto due volte lei. Lui era stato colto di sorpresa e non reagì all’inizio. Syria colpiva quel corpo alla cieca, con rabbia, una rabbia repressa perchè sapeva che quel pallone gonfiato aveva ragione. Suo padre era in prigione perchè era un assassino e sua madre l’aveva abbandonata, non si era curata di cosa avrebbe potuto provare la figlia, l’aveva lasciata con quegli schifosi dei suoi zii, senza una guida, senza curarsi di lei, non sapeva nemmeno se fosse viva o morta, magari l’aveva incontrata per strada e non l’aveva riconosciuta perchè non l’aveva mai vista, non le importava di lei, della sua bambina. Non era mai stata abbracciata da una madre, non aveva una foto, non sapeva nemmeno il suo nome. Cosa aveva di sbagliato perchè fosse fuggita lasciandola da sola? Perchè non l’aveva voluta?
Syria non si era accorta che mentre calpestava senza pietà quell’energumeno calde lacrime le scorrevano sulle guance. Ad un certo punto due braccia l’afferrarono da dietro e la sollevarono.
“Basta” le disse il proprietario di quelle braccia. Non era Vicktor. Syria smise di tirare calci e pugni all’aria e si girò. Era Mikail.
“Ti caccerai nei guai se ti vedono” le disse.
Syria rimase a fissarlo. Cosa gliene fregava a lui se la punivano? Perchè era intervenuto? Mikail la scostò di scatto e le si parò davanti: il capitano dei Giganti si stava per abbattere su di lei, ma si fermò quando vide che stava per colpire il suo Cercatore.
“Se gli insegnanti vi vedono siete finiti” disse.
Il capitano indietreggiò tenendo lo sguardo fisso su Syria. Sapeva che Mikail aveva ragione e non voleva rischiare l’anno e qualche arto per una ragazzina insulsa.
“Ti tengo d’occhio, Black” disse il ragazzo prima di andare negli spogliatoi.
“Perchè mi hai fermato?” chiese Syria, che mentre Mikail era girato si era asciugata il viso.
“Te l’ho detto ti saresti messa nei guai” le rispose.
“Ma perchè ti interessa tanto? Non mi odiavi?”
“No che non ti odio, è che non mi stai simpatica”
“Non hai risposto alla domanda principale”
Mikail la guardò. Syria non sapeva perchè ma si sentì arrossire, quello sguardo la metteva a disagio. Il ragazzo se ne andò senza dire altro. Syria rimase immobile. Non capiva e detestava non capire qualcosa.
“Tutto bene?” le chiese Vicktor, a cui non erano sfuggite nè le lacrime nè le guance rosse.
“Credo di sì” rispose lei.
Vicktor le passò un braccio sulle spalle e andarono in sala comune, dove Syria rimase tutto il pomeriggio a guardare fuori dalla finestra a pensare. Alla fine prese la decisione di scrivere a Remus, sicuramente lui sapeva chi era sua madre e quindi avrebbe saputo anche il motivo per cui l’aveva abbandonata.
 
Note: so che è più corto degli altri, ma non preoccupatevi, il prossimo arriverà appena possibile! Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono, specialmente a Shaigon, Cescapadfoot e Lilylunastella! Baci, D.

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Capitolo 13
*** Arriva Natale ***


Arriva Natale

La risposta di Remus arrivò il giorno dopo: l’uomo aveva capito che questa situazione turbava profondamente Syria e decise di dirle la verità, senza nasconderle nulla cercando di proteggerla. Lei avrebbe sicuramente apprezzato.

Sirius andò nella stanza di Chiara con la piccola Syria in braccio. Vide che la donna dormiva. Capiva la sua stanchezza, ma voleva che vedesse la loro bambina perchè se l’avesse vista non sarebbe mai andata via. Scosse lievemente Chiara che aprì gli occhi.
“Guardala, non è bellissima?” chiese Sirius sedendosi sul letto e porgendole Syria.
“Vattene, voglio riposare” disse Chiara infastidita.
“Non vuoi prenderla in braccio? Vorrei chiamarla Syria, ti piace?”
“Fai quello che ti pare”
“Insomma Chiara, è pur sempre tua figlia!”
Chiara lo guardò rabbiosa.
“Ah sì? E che razza di madre sarei per lei, eh? Sono una spogliarellista, Sirius, te lo sei dimenticato?” urlò la donna.
“Non importa, andremo a vivere insieme, ci sposeremo e...”
“Cosa stai dicendo? Ma ti sei visto? Sposarti? Quali garanzie mi dai? No, grazie!”
“M-ma...”
Syria si mise a piangere. Lily, che aveva sentito le urla, entrò in camera e guardando Chiara in tralice le disse:”Ha fame”
“E allora?” fece Chiara alzandosi.
“Devi allattarla”
“Non dirmi cosa devo fare!”
“Ehi calmati!” intervenne Sirius “Sei la madre e devi nutrire tua figlia!”
“Io non devo fare proprio niente, buttala in un cassonetto, non mi interessa” gridò Chiara cominciando a fare la valigia.
“Come osi? Non hai un cuore?” domandò Sirius.
“Sei tu che mi hai messo incinta, io non volevo un bambino! Arrangiati!”
“Come fai a dire queste cose?” chiese Sirius sconvolto, cullando Syria nel tentativo di calmarla.
“Falla star zitta!” urlò Chiara.
“Ha fame, se tu l’allattassi smetterebbe” la rimbeccò Sirius.
Chiara non rispose. Sirius la guardò raccogliere le sue cose. Come poteva non voler bene a quel fagottino? Come poteva lasciarli soli?
Chiara uscì da casa Potter senza dire una parola, senza salutare o ringraziare.
“Dalla a me” disse Lily. Prese la piccola delicatamente e le diede il biberon che aveva preparato durante la sfuriata di Chiara. Syria smise di piangere all’istante e guardò quella bella donna dai capelli rossicci. Lily le parlava dolcemente, si comportava come una vera mamma.
“Mi sa che devo mettermi al lavoro” disse James guardando la scenetta.
Remus rise, ma non Sirius. Sapeva di non essere in grado di crescere una bambina, per giunta da solo. Ma come faceva a lasciarla?
“Cosa farai?” chiese Remus.
Sirius rispose senza pensarci un minuto di più:”Vado a comprare culla e carrozzina”.
“E pannolini” aggiunse James dandogli una pacca sulla spalla.
Sirius mandava foto e lettere a Chiara, convinto che la donna non potesse essere totalmente disinteressata alla bambina. Non ricevette mai risposta ma non si arrese. Fino a quell’orribile 31 ottobre.

Syria era senza parole. Poteva capire la paura di essere genitore o il timore riguardo la professione della madre, ma anche suo papà non era perfetto tuttavia si era rimboccato le maniche e l’aveva allevata per i primi 3 anni della sua vita!
Ricordava vagamente Lily e James, li chiamava zii, lei era dolcissima e ricordava anche di Harry: insieme volavano su delle scope giocattolo distruggendo tutto al loro passaggio e spaventando a morte il gatto dei Potter! Sorrise tra sè a quei pensieri, era felice, aveva un padre, degli zii acquisiti e un cugino vivace come lei. Ogni volta che aveva pensato a sua madre, aveva il volto di Lily, il suo sorriso, la sua gentilezza. Invece sua madre era una spogliarellista italiana Babbana che l’aveva lasciata sola.
Fu riscossa dai suoi pensieri dalla professoressa Banof. Si avvicinava il Natale e stava riempiendo la lista di coloro che rimanevano al castello. Syria aveva ricevuto una lettera dai Malfoy che la pregavano di non tornare a casa per le feste, ma non c’era bisogno: Syria non aveva la minima intenzione di tornare. Nonostante Karkaroff, Vikanov e il freddo terribile che l’attanagliava ogni momento, preferiva stare lontano da Villa Malfoy. Quando seppero che restava, anche Vicktor e Peter decisero di farle compagnia. Syria pensava che quello sarebbe stato il più bel Natale da quando suo padre era in prigione.

Mentre si avvicinavano le vacanze i professori li caricavano di compiti e Syria passava tutto il tempo libero in biblioteca, tanto che Miss Deras, la bibliotecaria, l’aveva già mandata via un paio di volte urlando che era ora di chiudere. Durante le ore di studio, Syria aveva cominciato a leggere libri che trattavano in modo più approfondito di Animagus e aveva imparato a memoria un sacco di formule e di incantesimi che le avrebbero permesso di potersi trasformare in una pantera ogni qualvolta le sarebbe piaciuto. Aveva deciso per una pantera grazie a quello che le aveva detto Vicktor: il suo amico aveva ragione, era l’animale perfetto!
Ma non era tutto. Nel mezzo di quei libri, aveva trovato dei tomi molto interessanti sulle pozioni. Nonostante l’astio verso il suo insegnante, quella materia l’affascinava e aveva cominciato a portarsi avanti con il programma, tanto che ogni volta che Vikanov faceva una domanda lei rispondeva correttamente. Le sembrava quasi di stare sempre con la mano alzata e non dava occasione al professore di prenderla in castagna. Questi le dava compiti in più, ma Syria la prendeva come una sfida e le sfide erano il suo forte. La stimolava a studiare sempre di più, tanto che Vicktor le disse di essere seriamente preoccupato per la sua sanità mentale. Sembrava posseduta, voleva sempre saperne di più, non dormiva, mangiava pochissimo per correre in biblioteca a studiare e imparare.
Una sera Syria ingoiò in fretta un toast e poi disse:”Vado in biblioteca!”
“Ancora?” le chiese Vicktor.
“Sì, devo fare delle ricerche”
“Tu non ti muovi di qui!”
“Ehi, non parlarmi con quel tono, Krum!” Syria era infastidita, nessuno le poteva dare ordini, tantomeno il suo amico.
“Adesso ti siedi e mangi decentemente, altrimenti ti affatturo”
Syria lo guardò stupita. Colpita dalla sua serietà, sedette e mangiò tutto quello che Vicktor le metteva nel piatto, senza risparmiargli occhiate di rimprovero. Ma Vicktor non le avrebbe permesso di ammalarsi per il troppo studio.
“Che carino che sei con lei!” esclamò sognante Giada passando accanto a loro.
“E’ uno schiavista altroché!” disse Syria impettita.
“Mangia e stai zitta” la rimbeccò Vicktor.
“Siete proprio una bella coppia!” insisté Giada prima di andarsene.
“Che voleva dire?” chiese Syria.
“Non ne ho idea” disse Vicktor facendo spallucce.

Come se non bastasse il carico di lavoro, gli studenti dovevano anche decorare il castello. A turno venivano chiamati dagli insegnanti che dicevano loro come appendere festoni, decorare alberi di Natale e pulire le statue. Gli addobbi venivano messi solo nei corridoi e in sala grande, mentre era proibito nelle aule e nei dormitori: l’unico decoro della sala comune era un piccolo alberello di Natale vicino al camino. Più lo osservava, più Syria si convinceva che avrebbe potuto cadere e diventare polvere a causa del peso delle poche palline.
Nonostante i divieti, Syria mise qualche decorazione in camera sua, mentre Katia le diceva che se le avessero sorprese avrebbe dato tutta la colpa a lei.
“Una punizione in più o in meno non fa differenza” disse di rimando Syria sistemando una fila di palline e gingilli sul muro sopra al letto.

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Capitolo 14
*** La scommessa ***


La scommessa

Era l’ultima settimana di lezioni e Syria era carica di compiti. Dopo pranzo andò in biblioteca e si accorse che tutti i tavoli erano occupati. Com’era possibile che tutta la scuola avesse da studiare? Non le era mai capitato prima, adesso aveva tutti la frenesia di studiare, pensò Syria, vogliono rimediare nell’ultima settimana come se fosse possibile. Percorse i corridoi tra gli scaffali e finalmente trovò un posto, ma quando si sedette si accorse che dall’altra parte del tavolo c’era Mikail.
Senza badarlo tirò fuori i libri dalla borsa e cominciò a studiare. Era così assorbita dalla lettura che ci mise un po’ per capire che Mikail non stava studiando: armeggiava con lo zaino, sembrava che non trovasse qualcosa. Sbuffò, gettò a terra lo zaino e la guardò.
“Mi presteresti il libro di pozioni?” le chiese.
Syria rimase un attimo interdetta. Aveva capito bene? Le stava chiedendo in prestito un libro? A lei?
“Come?” chiese.
“Il libro di pozioni. Il mio l’ho dimenticato in stanza e devo controllare una cosa”
“C-certo” rispose Syria allungandogli il libro.
Non seppe come successe, come iniziò il tutto, ma Syria si ritrovò immersa in una conversazione sussurrata sulle pozioni con Mikail. Era intelligente, perspicace, parlava molto bene, alla fine si ritrovarono a fare i compiti insieme e Syria doveva ammettere che quel tema, con i consigli di Mikail, era il migliore che avesse mai fatto. Vikanov sarebbe scoppiato d’invidia, nemmeno lui avrebbe saputo fare meglio!
Si guardarono.
“Bé, grazie dell’aiuto” disse Syria raccogliendo le sue cose per tornare in sala comune prima di cena.
“E’ stato un piacere” rispose Mikail che tornò alle sue letture.
Syria raccontò tutto a Vicktor che rimase scioccato.
“Avete studiato insieme?”
“Sì!”
“E non ti ha insultato nemmeno una volta?”
“No nemmeno una!”
“Strano...” disse Vicktor pensieroso “Non è da lui”
“In che senso? Magari non è così odioso come pensiamo”
“Oh credimi Syria, è meglio stare lontano dalla famiglia Putov”
“Perchè?” chiese la ragazzina incuriosita.
Vicktor prese un sospiro e cominciò a raccontare.
“La famiglia Putov era seguace di Grindelwald e lo rimase fino alla fine. La madre di Mikail morì durante uno scontro, combattendo contro mio zio che poi fu ucciso da Grindelwald in persona. Suo padre invece è scampato alla prigione per un cavillo e ha educato il figlio secondo i precetti malati del suo mentore: per il bene superiore, dicevano. Lo conosco da quando siamo piccoli perchè la mia è una famiglia in vista, come la sua, e partecipavamo agli stessi eventi perciò so come ragiona. Non c’è da fidarsi di un Putov”
Syria rimase di sasso.
“Potrebbe essere cambiato” sussurrò.
“Non credo. Andiamo a mangiare?”
Syria annuì. Non parlò molto durante la cena e dopo, in sala comune, fece finta di leggere ma in realtà rifletteva. Mikail non era molto diverso da lei: senza madre, con il padre denigrato da tutti e la targhetta di persona malfamata stampata in fronte. Entrambi portavano il peso sulle spalle del loro nome. Forse Mikail non era cattivo ma doveva mantenere una reputazione di famiglia, un po’ come avrebbe dovuto fare Draco quando sarebbe diventato un po’ più grande.
Le dispiaceva molto per quel ragazzo, sentiva che avevano molto in comune e forse anche lui percepiva la stessa cosa. Decise che gli avrebbe detto quello che pensava il giorno dopo.

Durante la lezione di pozioni Syria si mise al tavolo con Mikail, che rimase sorpreso.
“Cosa vuoi mezzosangue?” le chiese sprezzante.
“Volevo dirti che conosco la tua storia e capisco come ti senti ad essere additato per quello che non sei, è lo stesso per me. Non credo che tu sia cattivo” disse Syria guardandolo dritto negli occhi.
Mikail rimase colpito dalla schiettezza della ragazza ma non si scompose.
“Noi siamo molto diversi, Black, non farti venire strane idee solo perché ti ho aiutato in pozioni”
Syria avvampò. Voleva essere gentile e lui le rispondeva così?
“Tu non mi hai aiutato, abbiamo fatto i compiti insieme! Sei solo un pallone gonfiato!”
“E tu un insetto fastidioso che non mi lascia concentrare”
“Bene, concentrati pure, tanto sarò io a prendere il voto migliore, come sempre, perciò i tuoi sforzi sono vani” Syria era proprio arrabbiata.
“Non ci conterei”
“Scommettiamo?” una luce brillò nello sguardo di entrambi.
“Se vinco io mi fai i compiti per una settimana” disse Mikail con un ghigno.
“Invece se vinco io, dovrai travestirti da femmina per un giorno intero” ribattè Syria con un lampo di perfidia.
Mikail le tese la mano e la stretta suggellò il patto. Cominciarono a darci dentro e quando ebbero finito e Vikanov si stava avvicinando per valutarli, Syria trattenne il respiro.
“Mmm... molto bene Putov, è quasi perfetta, il risultato migliore finora” disse il docente.
“Vediamo cosa abbiamo qui, Black... è... è... direi che è giusta... si... la tua pozione è la migliore, ti darò l’ennesime E”
Syria sorrise e lanciò uno sguardo malizioso a Mikail, che si era rabbuiato.
Uscendo dalla classe Syria intercettò il suo sfidante:
“Non vedo l’ora di vedere come stai con la gonna” e se ne andò ghignando, mentre Vicktor chiedeva spiegazioni.
Quando Syria gli ebbe raccontato tutta la faccenda della scommessa, lui la rimproverò:
“Insomma Syria sei di coccio! Ti avevo detto di non sfidarlo!”
“Se l’è cercata”
“E’ pericoloso! Lui e la sua famiglia!”
“Bè anche io posso essere pericolosa!”
“Non quanto lui”
“Vedremo! Ti ricordo che sono la figlia di un assassino”
Vicktor la guardò storto:”Non dicevi che erano falsità sul suo conto?”
“Ma Mikail non lo sa”
“Sei incorreggibile” sospirò l’amico.

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Capitolo 15
*** La sfida ***


La sfida

La mattina dopo Syria non vide Mikail a colazione e nemmeno a ginnastica e alle lezioni del mattino. Era sicura che non volesse adempiere alla scommessa e cominciò ad arrabbiarsi: la parola data doveva essere mantenuta, non poteva cavarsela fingendo di stare male! Vicktor le disse di lasciar perdere, non conveniva mettersi contro la famiglia Putov: se il padre di Mikail avesse saputo che lei l’aveva costretto a vestirsi da femmina, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
Ma Syria non voleva sentire ragioni, una scommessa era una scommessa. Prese da parte una ragazzina dei Giganti e le chiese dov’era Mikail.
“E’ in camera sua” rispose quella spaventata.
“Ah si, eh?” fece Syria inviperita.
Uscì dalla classe come una furia e si diresse verso la sala comune dei Giganti, che si trovava nell’ala est del castello, ma venne intercettata da Dimitri, il miglior amico di Mikail.
“Dove credi di andare, Black?” le chiese sbarrandole la strada.
“A prendere per le orecchie il tuo amico e tirarlo fuori dalla tana!”
Vicktor aveva rincorso Syria e ora le stava dietro lanciando fulmini con lo sguardo al Gigante.
“Non credo proprio” le disse Dimitri.
“Vuoi vedere? Spostati!” e così dicendo Syria gli diede una gomitata e senza tanti complimenti lo scostò.
“Ferma! Non hai la parola d’ordine!” esalò il ragazzo a terra.
“Me la farò dare”
A passo di marcia, Syria arrivò alla porta della sala comune dei Giganti, mentre Vicktor continuava a dirle che si stava cacciando nei guai. Syria non lo ascoltava. Cominciò a picchiare la porta senza pietà, a urlare di aprire e fare un baccano infernale.
Un ragazzo del quinto apparve sulla soglia ma non fece in tempo a chiedere cosa succedeva che Syria era già entrata. I pochi presenti erano troppo sconcertati nel vederla lì per fermarla e lei salì al dormitorio dei ragazzi del primo anno. Trovò Mikail seduto sul letto a leggere. Aveva una camicetta con le ruches, una gonna a pieghe nera e degli stivaletti.
Syria scoppiò a ridere a quella vista.
“Non ti è permesso entrare!” esclamò Mikail arrossendo.
Syria aveva le lacrime dal ridere e si teneva la pancia, non riusciva a parlare.
“Vattene Black!” urlò il ragazzo.
“Devi scendere a lezione” gli disse lei cercando di trattenere le risate.
“Non ci penso neanche”
“E la scommessa?”
“Tu non hai detto che dovevo farmi vedere da tutti, ma solo che dovevo vestirmi da femmina e così ho fatto. Ho onorato la mia promessa” spiegò soddisfatto.
Syria si rese conto di essere stata presa nel sacco. Il discorso non faceva una piega, ma non poteva dargliela vinta.
“Era sottinteso, imbecille!”
“Affatto. Ora se non te ne vai subito chiamo il professor Vikanov. So che gli piace punirti”
“Non finisce qui Putov” gli disse Syria uscendo.
Aveva capito che Mikail aveva ragione e questo la mandava in bestia. Era stata gabbata, non ci aveva pensato a sottolineare che doveva andare in giro per la scuola. Poi non voleva dare soddisfazione a quel pazzo di Vikanov di punirla di nuovo.
Tuttavia non c’era bisogno di chiamare Vikanov perchè era già lì. Dimitri l’aveva chiamato subito dopo che Syria si era allontanata da lui. La ragazzina rimase impietrita. Un’altra punizione no, non l’avrebbe sopportata, non era possibile che la sfortuna la perseguitasse così!! E basta!
“Bene bene, Black e Krum, che ci fate qui?”
Perfetto, aveva messo nei guai anche Vicktor. Non si perse d’animo.
“Sono venuta a controllare come stava Putov, professore”
“E perchè ti interessa così tanto da venire qui buttando giù la porta?”
“Siamo compagni di lavoro a pozioni e non avendolo visto a lezione ero preoccupata che stesse male”
“Che amorevole! Non potevi chiedere a un compagno di casa di Mikail?”
“L’ho fatto ma non ho ricevuto risposta, perciò volevo controllare di persona”
“Che buon cuore! Comunque qui non puoi starci perciò siete in punizione entrambi. Stasera alle sei nel mio ufficio” e così se ne andò.
“Mi dispiace Vicktor, è tutta colpa mia” si scusò Syria mentre andavano a pranzo.
“Devi tenere a freno quella testa calda!” la rimbeccò l’amico dandole un colpetto sulla fronte.
“Hai ragione , mi dispiace”
“Mi dovrai fare un gran bel regalo a Natale per farti perdonare”
“Ci puoi scommettere!” e lo abbracciò.
Vicktor, imbarazzato dalla spontaneità della ragazzina, arrossì e le diede dei colpetti sul braccio.

Quella sera alle sei in punto bussarono all’ufficio di Vikanov. Era una stanza grande, fiocamente illuminata, con alti scaffali pieni di boccette e ingredienti strani alle pareti. Il fuoco nel camino gettava ombre strane nella stanza ed entrambi rabbrividirono. Il professore era alla scrivania che leggeva dei compiti.
“Ah bene, venite avanti”
Syria e Vicktor si avvicinarono alla scrivania.
“Mi sono messo d’accordo con il custode, dovrete pulire tutte le finestre del castello senza la magia. Seguitemi” e li portò fuori.
“Tutte le finestre? Non finiremo mai” sussurrò Syria a Vicktor, che grugnì in segno di assenso.
Il custode, un uomo grasso con la barba bianca che sembrava Babbo Natale, diede loro secchi e stracci.
“Se non finite questa sera, continuerete domani. Mi raccomando, devo potermici specchiare. Buonanotte!” gongolò Vikanov.
I due cominciarono a pulire. Syria ci era abituata perchè a casa Malfoy dava una mano a Dobby ogni tanto, ma Vicktor non sapeva da dove cominciare. Syria gli spiegò i trucchi per far prime e meglio ma lei era inevitabilmente più veloce.
A mezzanotte il custode disse loro di smettere: avevano fatto solo due piani. Syria era stremata e si addormentò subito con un pensiero fisso: farla pagare a Mikail.

L’occasione arrivò l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. A lezione di pozioni. Vikanov alla fine dell’ora, dopo aver dato i compiti per le vacanze (una quantità assurda), fece un annuncio:
“Ogni anno si tiene un concorso internazionale chiamato Giovani Pozionisti Emergenti, uno dei più qualificati al mondo rivolto solo ai migliori studenti. Poche volte ho presentato qualcuno dato che mi ritrovo sempre tra i piedi i soliti asini e io partecipo per vincere. Tuttavia quest’anno ho il piacere di annunciare che nella mia classe ci sono dei veri talenti: due, per la precisione.”
La classe trattenne il fiato. Tutti sapevano che Syria e Mikail erano i migliori in Pozioni e si chiedevano chi di loro avrebbe portato al concorso: Mikail era il cocco del professore, ma Syria era perspicace e aveva un talento naturale.
“Mi è permesso presentare solo un concorrente. Per questo ho deciso che Putov e Black si affronteranno in una prova. Entrambi dovranno preparare il ricostituente alla mandragola e il migliore verrà con me al concorso.”
Syria sussultò. Era convinta che Vikanov avrebbe scelto Mikail, il suo pupillo, e non pensava di avere una chance. Conosceva quel concorso perchè suo zia ne aveva vinto uno, una volta, e esponeva il trofeo in salotto sopra il camino dove tutti potevano vederlo. Realizzò che avrebbe potuto dare una lezione sia a Mikail che a Vikanov, che evidentemente voleva vederla fallire umiliandola davanti a tutta la scuola mostrandosi come un insegnante corretto che le aveva dato una possibilità. Il suo viso rimase impassibile ma dentro di sé un misto di emozioni le arrovellavano lo stomaco: rabbia, indignazione, voglia di mettersi alla prova, soddisfazione.
“Lo preparerete nel mio studio in modo che sia certo che nessuno interferisca e via dia una mano, o peggio, vi rovini il lavoro” continuò Vikanov con un ghigno.
Si certo, pensò Syria, se era così era sicuro che quel bastardo l’avrebbe boicottata sotto il suo naso senza che nessuno lo venisse a sapere.
“Comincerete domani. Il migliore parteciperà al concorso. Buona giornata”
La classe cominciò ad uscire. Mikail guardava Syria ammiccando, la fissava come se volesse trapassarla. Syria rimase indifferente e se ne andò con Vicktor e Peter al seguito.
“Lo fa apposta il bastardo! Vuole farsi vedere buono e generoso da tutti per poi boicottarmi e umiliarmi!” sbottò inviperita a cena.
Vicktor e Peter non dissero niente: la loro amica aveva ragione.
In sala comune Syria scrisse fiumi di parole a suo padre, a Remus e ai gemelli e la mattina dopo ricevette subito le risposte: i gemelli le consigliavano un paio di scherzi per mettere ko il professore, mentre Remus le insegnò l’incantesimo Revelio Incantum, un incantesimo per vedere se qualcuno aveva fatto un incantesimo o avesse manomesso la sua pozione. Una lettera più piccola e scritta con una grafia decisa era nascosta sotto una delle buste. Syria la prese: era di suo padre. Con mani tremanti l’aprì. La prima cosa che notò fu la scrittura: era più ferma dell’altra volta.

Cara, dolce Syria,
non farti spaventare dalle difficoltà. Tu sei una Black. Sei mia figlia e non devi fermarti di fronte a niente. Reagisci e fai del tuo meglio per questa prova, anche se sai di giocare contro un avversario sleale metti tutto il tuo impegno. Se fallirai saprai almeno di averci provato, mentre se vincerai (come sono sicuro sarà) proverai ancora più soddisfazione.
Nemmeno da bambina ti arrendevi a un mio no. Non cominciare ad arrenderti ora.
Sei forte, determinata e intelligente, sfrutta le tue qualità.
Sono sicuro che ce la farai. Ti voglio bene.
Papà

Syria chiuse la lettera tenendo gli occhi bassi. Rifletteva sulle parole del padre. Erano dure e dolcissime insieme. E aveva ragione, eccome se aveva ragione. Come poteva arrendersi dopo tutto quello che Vikanov le aveva fatto passare? Doveva vincere quella gara e vincere quel concorso. Doveva dimostrare che nessuno poteva mettere sotto lei, Syria Black, con questa facilità e passarla liscia.
Syria alzò lo sguardo su Vicktor che la guardava attendendo la sua reazione. Vide una strana luce illuminarle lo sguardo. Sorrise.
“Vincerò. Per mio padre” disse la ragazza.
 
Note: chiedo perdono per il ritardo!! Midispiacemidispiacemidispiacemidispiace!! Tra lo studio e il lavoro non mi restava un momento libero! Scusate!
Baci, Daphne

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Capitolo 16
*** Mandragole e Fotografie ***


Mandragole e Fotografie

Quando tutti dormivano, Syria si vestì e scese le scale del dormitorio. La sala comune era deserta. Scivolò in corridoio controllando che non ci fosse nessuno e si diresse il più silenziosamente possibile in biblioteca. Visto che si doveva presentare l’indomani da Vikanov per quella pozione, voleva prepararsi per bene così da risultare migliore di quell’imbecille di Mikail.
La porta della biblioteca era ovviamente chiusa, non poteva aspettarsi diversamente.
Revelio Incantum” disse puntando la bacchetta sulla porta. Questa si illuminò e Syria capì che il luogo era protetto da dei sensori. Prese il coltellino che le avevano regalato i gemelli e lo inserì nella serratura: aveva scoperto rubando dalle scorte private di Vikanov per fare un esperimento di pozioni, che quel coltellino era intriso di una magia utilissima che annullava qualsiasi sensore protettivo.
Aprì la porta. Niente. Nessun allarme.
Entrò nella biblioteca e cominciò a cercare tutti i libri che parlavano di mandragole e i loro usi. Cercando di emulare la scrittura di Miss Deras, registrò il prestito di quei libri per evitare che se qualcuno la vedeva leggerne uno pensasse che l’aveva rubato. Uscì e chiuse bene la porta controllando che i sensori si fossero riattivati per poi tornare in sala comune.
Era a una scala di distanza quando intravide la Banof che pattugliava i corridoi. Si nascose dietro un’armatura appena in tempo. Con i sudori freddi arrivò in sala comune senza farsi da nessuno: si sedette su una poltrona e cominciò a studiare.
La mandragola è l’ingrediente principale di uno dei migliori ricostituenti... Vikanov la inseguiva con un enorme paiolo pieno di acido. Syria correva e correva ma si ritrovò in un vicolo cieco. Si voltò e vide Mikail che rideva e le saltava addosso. La strattonava, la prendeva per le spalle e... e...
“Syria svegliati!”
Syria aprì gli occhi. Si era addormentata studiando e Vicktor la stava scuotendo per svegliarla. Molti occhi la fissavano.
“Tutto bene?” chiese Vicktor.
“Credo di sì...” rispose Syria stropicciandosi gli occhi.
Vicktor le tolse tutti quei libri dalle ginocchia. Leggendo un titolo aveva capito perchè la sua amica dormiva su una poltrona in sala comune. L’aiutò a impilarli e glieli diede da portare di sopra.
Syria si lavò e si mise la divisa per andare a colazione. Quella mattina per fortuna non c’era ginnastica perchè era il primo giorno delle vacanze di Natale. Quando tornò di sotto vide che Vicktor e Peter la stavano aspettando. Non sapeva se per la mancanza di sonno o per l’ansia per la sfida di Vikanov, si sentì commossa da quel piccolo gesto, dalla premura che avevano avuto i suoi due amici: corse ad abbracciarli.
“Cosa farei senza di voi!” esclamò stringendoli.
I due erano imbarazzati e confusi da quel gesto. Vicktor la strinse di rimando invece Peter arrossì come un peperone.
Quella mattina c’erano le partenze: dopo colazione la scuola si svuotò e, a parte gli insegnanti, rimasero solo Syria, Vicktor, Peter, due ragazze delle Chimere, Mikail e Dmitri. Syria si rintanò in biblioteca a studiare ma presto Vicktor e Peter si stufarono e la trascinarono controvoglia nel parco.
“Devo studiare per la gara di pozioni!” sbuffò la ragazza, ma presto dimenticò i libri e intraprese una vera guerra a palle di neve con i suoi due amici. La sua testa era libera da ogni pensiero tranne quello di non farsi beccare dalle palle di neve nemiche. Syria sentì un movimento alla sua sinistra. Saltò su come una molla e lanciò la palla che aveva preparato ma...
“Ops!” non aveva colpito Vicktor. E nemmeno Peter. Era il professor Denatri, che evidentemente si stava dirigendo alle serre.
“Mi scusi professore! Non volevo, davvero, credevo fosse Vicktor...” cercò di scusarsi Syria.
“Va bene, va bene Black, la smetta di scusarsi, ma la invito a fare più attenzione! Ce ne vuole di fantasia per scambiare Krum con me! He he!” la ammonì l’uomo.
“Certo, mi scusi” mormorò Syria imbarazzata.
Mi scusi professore...” le fece il verso Vicktor.
“Piantala deficiente!” esclamò la ragazza arrossendo e dandogli una pacca sulla spalla così forte da farlo cadere per terra. Peter sembrava imbambolato, fissava Syria lottare con Vicktor come reverente, aveva gli occhi lucidi.
-Come è bella quando arrossisce- pensava Peter fino a che i due amici non gli saltarono addosso e tutti e tre si riempirono di neve.

Quel pomeriggio Syria arrivò contemporaneamente a Mikail nello studio di Vikanov. Si videro ai lati opposti del corridoio e senza staccare gli occhi l’uno all’altro si avvicinarono alla porta. Syria bussò.
“Avanti” disse la voce all’interno.
I due entrarono e videro che due calderoni erano stati sistemati davanti alla cattedra ma piuttosto distanti tra loro.
“Buonasera. Accomodatevi. Le istruzioni sono accanto al vostro calderone” disse Vikanov prima di tornare ai compiti da correggere.
Syria sedette di fronte al calderone di sinistra mentre Mikail a quello di destra. Si guardarono d’istinto. Syria non lesse odio nei suoi occhi, ma stanchezza. Sembrava non avesse voglia di fare quel compito, di essere il pupillo di Vikanov, di essere coinvolto contro di lei ogni volta.
Cominciarono a lavorare. Syria conosceva il procedimento e metteva estrema cura in tutto quello che faceva: sminuzzare, pesare, pelare, aggiungere, mescolare, incantare. Per fortuna le istruzioni erano molto precise.
All’ora di cena Vikanov li congedò e i due si diressero a mangiare. Facendo la stessa strada camminavano insieme senza guardarsi, in imbarazzo.
“Non è semplice, eh?” disse Syria solo per rompere quel silenzio opprimente.
“Parecchio, sì” rispose Mikail.
Ancora silenzio. Syria non sapeva cos’altro dire, si sentiva estremamente a disagio. Si tormenta le mani, si guarda in giro, sposta i capelli dietro le orecchie, non riesce a stare ferma.
“Ho sentito che ricevi posta da tuo padre” buttò lì Mikail.
“Sì un paio di lettere” rispose Syria, senza capire dove voleva andare a parare.
“Vuol dire che sta bene. Di solito Azkaban non fa un bell’effetto”
“Già, ma riesce a scrivere poco. Immagino che tuo padre ti scriva tutti i giorni”
“No, non spesso”
Syria lo guardò: vide un velo di tristezza calargli sugli occhi. Sapeva che il signor Putov era molto severo, ma non aveva scuse per non scrivere al figlio!
Non ebbe il tempo di chiedergli il motivo perchè arrivarono in sala grande. Entrambi si diressero al tavolo della loro Casa senza guardarsi.
“Come è andata?” chiese Vicktor guardando male Mikail.
“Bene” rispose Syria cominciando a mangiare.
Vicktor non ebbe bisogno di indagare oltre, sapeva che la sua amica gli avrebbe parlato quando avrebbe voluto.

Il giorno dopo gran parte degli studenti partì per tornare a casa a festeggiare il Natale. Partì anche Mikail dato che la pozione doveva decantare 3 settimane. A Durmstrang rimasero solo Syria, Vicktor, Peter, due ragazzi delle Chimere e gli insegnanti.
Syria si prese una pausa dallo studio e discusse alcuni appunti sugli Animagus con Vicktor e Peter: aveva deciso di dirlo anche a quest’ultimo, sentiva che poteva fidarsi. Poi le venne in mente una cosa.
“Peter hai delle mie foto?” chiese ad un tratto.
“Cosa? Perché? Perchè dovrei avere delle tue foto? Io... cioè...” balbettò arrossendo violentemente.
“Calmati, è solo che sei sempre con la macchina fotografica in mano e pensavo di mandarne qualcuna a mio padre per Natale” disse lei con un sorriso innocente.
“Oh... ok sì... le prendo...” e corse al dormitorio rosso come un pomodoro.
Syria e Vicktor si guardarono e il ragazzo scosse la testa.
“Che c’è?” chiese Syria.
“Non l’hai ancora capito?”
“Cosa?”
“E io che credevo tu fossi la studentessa più brillante della scuola!”
“Cosa...” ma Syria dovette interrompersi perchè Peter era sceso con una scatola di velluto rosso.
“Eccole. Prendi quelle che vuoi” le disse senza guardarla negli occhi porgendole la scatola.
Syria l’aprì. Ce n’erano davvero tante. E di tutti i tipi: lei sulla scopa, lei che mangiava, lei che studiava, lei che rideva, camminava, si arrabbiava, giocava a palle di neve, guardava fuori dalla finestra, leggeva una lettera.
“Uao, sono bellissime” esalò Syria stupefatta.
“G-grazie” rispose Peter a bassa voce.
“Certo, il soggetto è insuperabile quindi è ovvio che vengano bene, ma tu sei comunque bravissimo” disse Syria esaminandone altre e facendogli un grande sorriso.
E’ bellissima quando sorride, pensò Peter arrossendo.
“Non darti tante arie, Black!” la rimproverò Vicktor dandole una pacca sulla spalla.
“Posso prendere queste?” chiese Syria mostrando a Peter alcune foto.
“Certo pu-puoi prenderne quante n-ne vuoi...”
“Grazie Peter ti devo un favore!” disse Syria posandogli una mano sul braccio e andando al suo dormitorio. La ragazza non vide lo sguardo che si scambiarono i due amici.
“Se ne accorgerà” sussurrò Vicktor a Peter.
Syria si era fatta spedire da un negozio Babbano di Budapest un album di foto rilegato in pelle con le rifiniture in oro. Lo riempì per metà con tutte le foto di Peter. Gliene avrebbe spedite altre per finire di riempirlo. Era sicura che fosse un buon regalo per suo padre. Lo impacchettò con una bella carta rossa che le aveva lasciato Katia prima di partire e poi scese per andare alla Guferia a spedirlo.
“Torno subito, vado a prendere un gufo” disse ai due amici.
Percorse i corridoi deserti assaporando la calma del silenzio. Le piaceva camminare da sola, le permetteva di pensare e riflettere. Ascoltava i suoi passi rimbombare e immaginava come sarebbe stato il Natale con suo padre se non fosse in prigione.
Sarebbe stata svegliata da lui e avrebbero aperto i regali insieme, poi sarebbero andati a casa di zio James e zia Lily (ricordava che quando era piccola li chiamava così). Ci sarebbe stato anche Remus, avrebbero mangiato la frutta caramellata che preparava zia Lily e avrebbe giocato con il piccolo Harry. Si sarebbe addormentata sul divano, suo padre l’avrebbe presa in braccio e l’avrebbe portata a casa.
Quando arrivò alla Guferia scoprì che aveva il viso bagnato. Aveva pianto. Quei pensieri erano troppo dolorosi per lei perchè sapeva che non avrebbe mai potuto recuperare quei momenti così normali per le altre persone che per lei erano un sogno. Un sogno impossibile. E la colpa di tutto questo, del suo dolore, della lontananza con suo padre era di una persona: Voldemort. Lui aveva causato tutto. Lui aveva fatto soffrire tante persone che come lei si ritrovavano soli al mondo. Strinse il pacchetto che aveva in mano e legandolo alla zampa di due gufi pensava te la farò pagare, maledetto. In un modo o nell’altro la pagherai. La pagherai cara dovesse volermici una vita.
Guardò il suo regalo sparire nella notte. Chissà che facci avrebbe fatto suo padre scartandolo e guardando le sue foto. Magari si sarebbe messo a piangere o a ridere. Forse tutte e due. Sorrise: sperava di aver reso suo padre felice.

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Capitolo 17
*** Buon Natale piccola mia! ***


Buon Natale piccola mia!

Syria era in una foresta scura, di notte. Attorno a lei gli alberi erano altissimi tanto che non riusciva a vedere il cielo. Stava scappando da un enorme serpente viscido che spalancava le fauci verso di lei. Correva, correva a perdifiato ma il serpente la raggiungeva.
“Syria!” sentì chiamare. Cercò di individuare da dove provenisse quella voce ma vedeva solo buio.
“Syria alzati!” sentì più vicino. Si guardò indietro senza fermarsi, ma il serpente la raggiunse e le morse una gamba. Il dolore era fortissimo. La ragazza urlò e si alzò a sedere sul letto.
Ci mise un po’ a capire che stava sognando. Si strofinò gli occhi e fece un grande sospiro.
“Che succede?” Vicktor era piombato in camera sua con la bacchetta in mano, guardando dove fosse l’aggressore.
“Niente Vic ho solo avuto un incubo” spiegò Syria scendendo dal letto e prendendo la vestaglia.
“Hai urlato” le disse ancora spaventato.
“Bè sai, gli incubi di solito fanno paura” lo canzonò la ragazza.
Syria non si vergognava a farsi vedere in pigiama dall’amico e a quanto pareva nemmeno lui. Aveva un pigiama blu scuro con dei dettagli in argento, i capelli arruffati e un paio di pantofole in tinta. Syria invece aveva una vecchia camicia da notte di Narcissa che le stava un po’ grande: era nera con del pizzo sull’orlo e aveva provato a renderla più decente con un nastro sotto il seno in modo che non sembrasse una palandrana, ma l’effetto non era soddisfacente, si vedeva che più grande di lei. La sua vestaglia era altrettanto grande e vecchia, con qualche buco rattoppato qua e là, le maniche le scendevano oltre le mani e le arrivava ai piedi.
“Dai che ci sono i regali” le disse Vicktor tornando in sala comune.
“Regali?” domandò Syria. Non era abituata a riceverne, perciò quando arrivò al piccolo albero di Natale che avevano addobbato si stupì a vedere tre pile ordinate di regali.
“Buongiorno” Syria salutò Peter che rispose incerto “C-ciao”.
“E questi?” chiese la ragazzina guardando la terza pila di regali.
“Sono i tuoi regali no?” le disse Vicktor guardandola confuso.
“Oh” mormorò Syria “Strano”.
“Cosa c’è di strano?”
“Non ho mai ricevuto tanti regali tutti insieme”
“Scusa ma a Natale i tuoi zii non ti facevano un regalo?”
“No”
“Nemmeno uno?” Vicktor era sconcertato.
“No, da quando avevo sei o sette anni li ricevo da un vecchio amico di mio padre e un signore che mi ha aiutato a mettermi in contatto con Azkaban, ma non dai miei zii” rispose sedendosi accanto ai due amici.
“Sul serio?”
“Sì” Syria fece spallucce.
“Bè quest’anno pare che rimedierai” le disse Vicktor sorridendo.
Syria guardò tutti quei pacchetti e sorrise. Si sentiva normale. Una persona come tante che riceveva regali a Natale, che aveva persone che la pensavano e le volevano bene.
Cominciò a scartare il pacchetto in cima. Era di Vicktor: un libro intitolato Storia della Difesa Contro le Arti Oscure, rilegato in rosso e oro.
“Grazie Vic è bellissimo!” esclamò abbracciando l’amico.
“Sono contento che ti piaccia, comunque grazie anche a te!” disse sventolando Il Quidditch attraverso i secoli che Syria si era fatta spedire da Remus.
Prese un pacchetto morbido da parte di Peter che si rivelò contenere una sciarpa di caldissima lana rossa.
“Oh Peter grazie!” Syria corse ad abbracciare anche Peter che divenne rosso come il cappello di Babbo Natale.
“G-grazie anche a t-te, mi servivano dei nuovi ru-rullini” rispose il ragazzo, la cui faccia sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro.
Gli altri regali contenevano un maglione rosso con un drago dorato che indossò subito sopra il pigiama e dei dolci al cioccolato dai Weasley, un diario con lucchetto magico dai gemelli Weasley, un profumo alla lavanda da parte di Draco (a cui lei aveva mandato dei biscotti rubati dalle cucine), dei calzini informi fatti da Dobby di due colori diversi, una piccola collana con una stella da Remus che nella lettera diceva fosse appartenuta alla madre.
Restava un pacco lungo e sottile.
“Io credo di sapere cos’è quella” disse Vicktor con un luccichio negli occhi.
Syria prese il biglietto.
“Me lo manda mio padre. Dice Ho chiesto all’Auror Shacklebolt di prendere dell’oro dalla mia camera blindata e spedirti questa. Sono sicuro che ti sarà utile. Buon Natale piccola mia, Papà.“
Syria aprì il regalo con mani tremanti. Era una scopa da corsa.
“E’ l’ultimo modello uscito sul mercato! Ce l’ha solo la nazionale americana!” esclamò Vicktor in estasi.
Syria fece correre le sue dita sul legno. A lettere dorate c’era scritto Comet 270 plus. Un enorme sorriso si aprì sul suo volto.
“Me la fai provare?” chiese Vicktor adorante.
“Certo” sussurrò Syria contemplando la sua nuova scopa. Finalmente non avrebbe più dovuto prendere in prestito le vecchie scope della scuola che erano più lente di una lumaca e ogni tanto slittavano per conto loro.

Essendo rimasti in pochi, i pasti di Natale vennero consumati nelle sale comuni. Syria non aveva mai passato un Natale così bello. A casa Malfoy guardava Draco scartare i suoi regali, si mangiava in silenzio un fastoso pranzo e poi ognuno faceva quello che voleva possibilmente lontano dagli altri.
I tre Draghi giocarono a Sparaschiocco, a Scacchi Magici (Peter stravinse contro entrambi) e nel pomeriggio andarono a cercare la professoressa Banof per chiederle il permesso di usare il campo da Quidditch. Volevano provare la nuova scopa di Syria. La professoressa fu piacevolmente sorpresa da quel regalo perchè significava che i Draghi avevano più possibilità di vincere e lei teneva molto al campionato scolastico. Disse che potevano andare solo se lei fosse stata presente: voleva vedere con i suoi occhi la nuova scopa all’azione.
La Comet fu all’altezza delle aspettative: era leggera, veloce, dinamica. Syria godeva del vento gelido che le sferzava il viso, percorse in lungo e in largo il campo, provò un paio di finte, fece delle picchiate mozzafiato per cui sentì la Banof e Peter urlare di stupore, zigzagò tra gli anelli e solo quando Vicktor si fece sentire scese per fargliela provare.
“Complimenti Black, è una gran bella scopa” commentò la Banof guardando Vicktor fare mille acrobazie: era davvero bravo, pensò Syria.
“Grazie professoressa” rispose Syria.
Peter fu costretto a saltare in sella contro la sua volontà, non era molto portato per il volo e poi Syria chiese alla professoressa se voleva provare anche lei.
“Io?” si stupì la Banof.
“Perchè no?” fece Syria porgendole la scopa.
“Giusto, perchè no? Grazie Black” e montò.
I tre ragazzi a terra spalancarono la bocca. Sembrava che la loro docente fosse una campionessa di Quidditch da quanto volava bene. Era naturale il modo in cui portava la scopa, come se fosse una parte di sè.
“Uao!” esclamarono quando la Banof atterrò con grazia davanti a loro.
“Giocavo nella squadra della scuola come Cacciatrice” spiegò la donna sorridendo alle loro facce.
“E chiudete quella bocca se non volete che ci entrino le mosche” fece la professoressa restituendo la scopa a Syria.
Si sentì uno schiocco di denti: tutti e tre chiusero la bocca contemporaneamente ma non smisero di fissare la Banof con aria imbambolata per tutto il tragitto fino alla sala comune. La professoressa cenava con gli altri insegnanti e quando li accompagnò augurò loro un buon Natale e “fate i bravi” intimò guardando Syria.
La cena era fantastica e i tre amici discussero di tutto, fino ad addormentarsi sul divano uno accanto all’altro.
Per Syria era stato in assoluto il miglior Natale del mondo, non poteva chiedere di più: aveva degli amici fantastici, un padre che stava imparando a conoscere tramite le sue lettere e una seconda famiglia che le voleva bene. Quella notte dormì col sorriso in volto.

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Capitolo 18
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni

Capodanno fu divertente come Natale. I tre ragazzi brindarono nella sala comune all’arrivo della mezzanotte e fecero festa fino alle due di notte: insieme si divertivano con poco, ridevano per nulla, giocavano e si prendevano in giro. Risero per venti minuti solo per il fatto che Syria era inciampata nel tappeto facendo l’imitazione di Vikanov che controllava i calderoni durante l’ora di Pozioni!
Syria se la cavava bene in quanto a feste e risate. Forse erano i suoi geni che l’aiutavano ad essere l’anima della festa, fatto sta che non potevi annoiarti se avevi lei al fianco.
Il resto delle vacanze Syria lo passò a studiare per la sfida con Mikail e per diventare Animagus. Un pomeriggio, poco prima dell’inizio delle lezioni, Peter e Vicktor le si erano avvicinati con fare solenne.
“Vogliamo diventare Animagi anche noi” disse Vicktor. Peter annuì.
“Cosa?” chiese Syria allibita.
“Vogliamo studiare con te” rincarò Peter.
“Ma siete sicuri?”
“Certo!”
“E in cosa volete trasformarvi?” domandò la ragazza incuriosita.
“Io in un orso bruno e Peter in una lince” decretò Vicktor con un sorriso.
“Un orso e una lince? Perché?” chiese Syria.
“L’orso perchè è forte e combattivo” rispose Vicktor gonfiando il petto.
“E la lince perchè è riservata ma protettiva” continuò Peter arrossendo un po’.
Syria li guardò. Volevano diventare Animagi per lei, per starle accanto. Sorrise: ce li vedeva i suoi amici a trasformarsi in orso e lince!
“Siete grandi!” esclamò la ragazza mettendosi a ridere.
Risero insieme. La loro amicizia si faceva ogni giorno più salda.

Il giorno prima dell’inizio delle lezioni rientrarono tutti gli studenti. La sala comune si affollò e la calma che aveva regnato quelle due settimane scomparve come neve al sole. Tutti raccontavano dei regali ricevuti, i pasti in famiglia, i giochi e le discussioni. Syria ascoltava ma dentro di sè pensava che era stata molto meglio lei. Katia le raccontò della vacanza in montagna dove i suoi genitori avevano una baita: aveva incontrato un Babbano che lavorava alle piste da sci poco lontano e non finiva di dire quanto era bello e gentile.
“Ma gli hai chiesto di uscire?” domandò Syria spazientita.
“Certo che no! Cosa dici?” rispose Katia scandalizzata.
“Bè se ti piaceva così tanto potevi chiederglielo” sbottò la ragazza.
“Oh no, i miei non me l’avrebbero perdonato! Sono loro che decidono con chi devo uscire!”
“Cosa??” Syria strabuzzò gli occhi.
“Sì non lo sapevi? Non è così per te?”
“Devono solo provarci” disse Syria pensando ai Malfoy: l’avrebbero costretta a stare con un purosangue tonto e sbruffone. Ah no, non se ne parlava neanche! Era lei a scegliere con chi stare, se ci avessero provato li avrebbe impalati!

Alle cinque Syria andò nell’ufficio di Vikanov per continuare la pozione. Tenendo a mente l’incantesimo che le aveva insegnato Remus si avvicinò al suo calderone e senza che il docente la sentisse, mormorò:”Incanto Revelio”.
Un bagliore nacque dalla pozione, quasi impercettibile. Syria fece mente locale: aveva studiato tutti i modi in cui Vikanov poteva boicottarla e riconobbe l’aggiunta di pianto di fata, che provocava una riduzione dell’effetto della mandragola fino a renderla inutile. Ovviamente ricordava come rimediare: doveva aggiungere un paio di foglie di ortica e occhi di topo, aggiungere un giro ogni volta che mescolava e tenere il fuoco piuttosto alto.
Sorrise: quel vigliacco non l’avrebbe fatta franca. Mikail seguiva le istruzioni alla lettera. Come era prevedibile Vikanov aveva manomesso solo la pozione di Syria. Poco male, pensò la ragazza, tanto so come rimediare.
All’ora di cena i due vennero congedati.
“Passato un buon Natale?” chiese Mikail.
“Ottimo direi. Non credevo di potermi divertire tanto qui a Durmstrang. Tu invece?”
“Come al solito”
“Scommetto che tuo padre avrà organizzato uno di quei sontuosi ricevimenti che piacciono tanto alla gente ricca” disse Syria senza riuscire a trattenersi. Si accorse di aver colpito il ragazzo che la guardò. Aveva dei bellissimi occhi di ghiaccio che sembravano leggerle l’anima.
“Esatto. Noioso come tutti gli anni” rispose Mikail con un sorriso malinconico.
Syria fu disarmata da quell’affermazione, non sapeva come rispondere perciò preferì stare zitta.
“Eravate in pochi?” chiese Mikail.
“Oh si, solo io, Vicktor e Peter” rispose Syria, sollevata che fosse stato lui a parlare.
“Non preferivi tornare dalla tua famiglia?”
“Quale famiglia? Mio padre è in prigione” disse ingenuamente la ragazza.
“Intendo i tuoi zii. E’ con loro che vivi no?”
“Più sto lontano da loro meglio è, credimi”
“Perché?”
“Perchè sono degli snob e degli ex Mangiamorte. Ci detestiamo. Credo che se potesse Lucius mi ucciderebbe volentieri” si sfogò Syria. Solo in un secondo momento si accorse che forse era stata troppo impulsiva: da quando in qua si confidava con Putov?
“Addirittura!” esclamò il ragazzo ridendo.
“Certo! Pensa che una volta ha tentato di azzopparmi con un’accetta perchè avevo scoperto dove teneva i vecchi cimeli dei tempi di Voldemort”
Risero. Insieme. A Syria sembrava normale, non c’era niente di male, come se fossero amici.
“Farebbe invidia a mio padre!” esclamò Mikail tra le risate.
“Anche tuo padre vuole ucciderti? Belle famiglie che ci ritroviamo!” scherzò Syria.
“Già andrebbero d’accordo” disse Mikail incupendosi un po’.
“Potremmo farli incontrare!” buttò lì Syria per spezzare la tensione che si era creata.
“E’ un’idea. Magari fanno un progetto insieme per toglierci di mezzo”
Risero ancora come due vecchi amici. Ma loro non erano amici. Arrivati in sala grande si separarono senza una parola di più.
“Tutto ok con la pozione?” le chiese Vicktor. Era sempre preoccupato che Vikanov le facesse qualcosa.
“L’ha manomessa, ma ho sistemato tutto!” rispose Syria prendendo le patate.
“Sapevo che eri la migliore” disse Vicktor mettendole una mano sulla spalla.
Syria gli sorrise. Vicktor era capace di infonderle una sorta di sicurezza e tranquillità che non aveva mai provato prima. Il che le fece tornare in mente la chiacchierata con Mikail. Raccontò di getto tutto ai suoi amici perchè non riusciva a spiegarsi questi sbalzi d’umore.
“Non mi fido” sentenziò subito Vickor.
“Secondo me non è cattivo, è che deve mantenere una maschera” azzardò Peter timidamente.
“Forse hai ragione” disse Syria pensierosa. Era un po’ come suo cugino Draco: essendo un Malfoy doveva avere certi atteggiamenti, ma il suo cuore era dolce e tenero, gentile e affettuoso, solo che veniva educato come se fosse una macchina, senza amore. Magari era così anche per Mikail, lo deduceva da quello che le aveva detto in quelle poche parole durante i tragitti dall’ufficio di Vikanov a cena.
“Comunque non mi fido” disse Vicktor chiudendo il discorso.
Syria guardò il tavolo dei Giganti: Mikail stava parlando con Dimitri, sembrava normale, tutto come al solito. Forse era lei che si faceva troppe fantasie.
Forse. 

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Capitolo 19
*** Il Bollettino dell'Amore ***


Il Bollettino dell’Amore

Quella mattina a colazione c’era uno strano brusio all’arrivo di Syria. Sedette vicino a Vicktor come al solito e subito venne investita da un’onda di fogli di carta.
“Che cos’è?” chiese all’amico che fece spallucce: nemmeno lui aveva idea di cosa fosse e nemmeno di chi lo mandava, ma notarono che la maggior parte degli studenti stava leggendo quel pacco di fogli rosa e indicava loro due.
Syria cominciò a leggere. Era un giornalino intitolato Il Bollettino dell’Amore. Cominciamo bene, pensò Syria. In prima pagina c’era una foto incorniciata di cuoricini di lei e Vicktor che ridevano in sala comune.
I due si scambiarono uno sguardo terrorizzato. Lessero insieme l’articolo a pagina due.

AMORE A DURMSTRANG!
Ebbene sì, i due studenti più amati e seguiti della nostra scuola sono fidanzati!
Qualche dubbio l’avevamo fin dal loro arrivo, quando li abbiamo visti arrivare insieme sul treno e poi a vederli inseparabili! La loro dolce storia comincia così: Syria, piccola londinese, incontra l’affascinante giocatore di Quidditch taciturno e scocca qualcosa tra i due. Legano subito, lei rapita dai silenzi del tenebroso e lui incantato da quegli splendidi occhi grigi, non si separano mai, nemmeno a Natale.
Infatti Syria Black ha deciso di rimanere a scuola durante le vacanze e Vicktor Krum ha colto l’occasione per stare solo con lei. Ma il loro piano è stato ostacolato dal terzo incomodo, Peter Kojik, perdutamente innamorato della bella morettina, volendo essere sicuro che Vicktor non facesse il primo passo.
Ma si sa, l’amore non conosce ostacoli e il Bollettino dell’Amoreè riuscito a catturare gli attimi di intimità della coppia! (foto a seguire)
L’infido Peter non è riuscito a mettere i bastoni tra le ruote alla tanto agognata relazione che ha fatto piangere i fan dei due. Il fan club ufficiale di Krum è già sul piede di guerra, mentre il neonato Black, mi vuoi sposare? è rimasto così colpito dalla notizia che il giovane Krum dovrà stare attento a camminare da solo nei corridoi! Tuttavia la sua fidanzata probabilmente non lo lascerà solo un secondo ora che la loro storia è stata portata alla luce!
Il vostro fidato Bollettinoseguirà tutti gli sviluppi! Per ora godetevi le foto del loro primo Natale!

Syria non sapeva se ridere o arrabbiarsi. Voltò pagina e scrutò le foto: lei e Vicktor al campo da Quidditch che ridevano dopo gli allenamenti, loro due in sala comune, in biblioteca, che si abbracciavano, Vicktor che la consolava dopo che lei aveva letto una lettera, loro due che bisbigliavano vicini. Ma una catturò l’attenzione di Syria: erano in camera sua, lei stava indossando la vestaglia e sorrideva. Come avevano fatto a catturare quell’immagine? Erano soli! Poi c’era un vero reportage sulle vacanze di Natale: aprivano i regali, mangiavano, brindavano, giocavano, ridevano. Era incredibile come sembrasse vera la storia della loro relazione. Ma andiamo, aveva undici anni, come potevano pensare che potesse già pensare ai ragazzi in quel modo?? Era ridicolo.
Syria alzò lo sguardo. Incrociò quello di Vicktor. Fu un attimo e scoppiarono a ridere entrambi: si tenevano la pancia, lacrimavano e non riuscivano a smettere. Tutta la sala li guardava attentamente.
“Che c’è da ridere?” chiese Giada.
“C’è che è così ridicola questa cosa che chi l’ha architettata o è un genio o è completamente andato!” riuscì a dire Syria tra le risate.
“Belle gambe, Black!” disse Dimitri passando vicino al loro tavolo e sventolando il ritaglio della foto in cui lei era in pigiama.
“Grazie Dimitri, sicuramente sono più belle delle tue!” esclamò Syria. C’era da aspettarselo che avrebbe dovuto sopportare delle frecciate per quell’articolo.
“L’appenderò in camera o magari la darò al tuo fan club!” rispose il ragazzo.
“Bè caro mio, di sicuro potrai vedere le mie gambe solo nella foto perchè dal vivo hai poche speranze!” ribattè Syria.
Dimitri non sapeva più cosa dire e uscì dalla sala con il muso.
“Oh qui sono venuta bene però! Credo che spedirò alcune foto a mio padre che dici?” fece Syria rivolta a Vicktor che aveva il respiro affannato per il troppo ridere.
“Invece questo lo mando ai gemelli così si fanno quattro risate anche loro!” e strappò in tanti pezzi il Bollettino.
“Andiamo ragazzi, non vorremo far attendere i nostri fan!” esclamò Syria alzandosi e prendendo a braccetto Vicktor e Peter.
C’era una cosa che non le piaceva di quella storia: come avevano fatto a farle quelle foto? Era impossibile che fosse stato Peter, non si sarebbe mai dato del terzo incomodo e si fidava di lui. Era abituata ai pettegolezzi che la inseguivano da una vita a causa di suo padre, perciò non la disturbava il fatto che qualcuno pensasse che lei stava con Vicktor, ma non le piaceva che qualcuno potesse farle delle foto in pigiama senza che lei lo sapesse.
Durante l’ora di Trasfigurazione non ebbe un attimo di pace da parte dei Giganti che ogni tanto le mandavano dei bigliettini con volgarità riferite a lei e Vicktor, ma non lo disse alla Banof: non voleva apparire debole. Semplicemente li ignorò e alla faccia di quegli stupidi, risultò la migliore a trasfigurare il suo riccio in un puntaspilli!
Mentre uscivano dall’aula, Peter la tirò in parte. Aveva notato che era un po’ giù di morale ma mai si aspettava la domanda che seguì: “Davvero stai con Vicktor?”.
“No!” rispose Syria sconcertata. “Ma perché me lo chiedi?”
“No così... perchè a me non sembrava... ecco... e siamo amici, no? Me lo avreste d-detto no?” farfugliò il ragazzo.
“Certo che te lo avremmo detto! Ma tra noi non c’è niente, siamo solo amici!” disse Syria.
Non guardarmi così, mi sciolgo, pensava Peter guardandola. I suoi occhi erano davvero stupendi.
Uscirono dall’aula. Peter sembrava rincuorato, ma Syria non capiva tutta quella preoccupazione. Ad un tratto si chiese: che fosse innamorato di lei?
Scosse la testa. No, non era possibile, erano amici! Volevano diventare Animagus insieme! Ma più si ripeteva che erano solo amici, più sentiva crescere dentro di sè la consapevolezza che era nell’errore. La premura di Peter, i suoi rossori, i suoi balbettii non potevano essere una coincidenza.
Persa nei suoi pensieri non si accorse che era ora di andare nell’ufficio di Vikanov.
“Ah, la fidanzatina del giorno! Alla buon’ora Black!” l’accolse il professore con un sorriso malizioso.
“Buonasera” salutò Syria avvicinandosi al suo calderone.
Vide con piacere che la sua pozione era perfetta. Fece gli ultimi passaggi e imbottigliò la mistura in una fiala su cui scrisse il suo nome con inchiostro indelebile: aveva paura che Vikanov scambiasse la pozione per far vincere Mikail. Il suo compagno, invece, sembrava avere qualche difficoltà e lei uscì prima di lui dall’ufficio.
Era una fortuna, non credeva di poter sopportare altre battute su di lei e Vicktor. Purtroppo sentì dei passi dietro di lei che si facevano più veloci. Syria non si girò ma dentro di sè urlava per la delusione. Sapeva di chi erano quei passi.
“Allora è vero?” chiese Mikail che l’aveva raggiunta.
“Cosa?” domandò di rimando Syria. Sapeva a cosa si riferiva ma non voleva dargli la soddisfazione di credere che lei pensasse sempre a quel maledetto giornale rosa.
“Tu e Krum state insieme?”
“No”
“Perchè no?”
Di certo Syria non si aspettava quella domanda.
“Perchè siamo amici”
“E Peter? Non dirmi che non hai notato che è cotto”
La sua sincerità era disarmante.
“No, non avevo notato” disse arrossendo.
“E se fossi in te starei in guardia anche dal tuo fan club, pare che siano assatanati”
“Fan club? Credevo fosse uno scherzo!” ora era davvero preoccupata.
“Oh no, si riuniscono dopo pranzo in un’aula all’ultimo piano”
“E com’è che sei così informato? Ne fai parte anche tu?” chiese Syria punzecchiandolo.
“Certo che no, non sei il mio tipo!”
“Ah, no? Così mi deludi Putov, credevo avessi buon gusto!”
E lo lasciò alle porte della sala grande, rosso in viso, immobile come una statua di pietra.
“Cosa gli hai detto per sconvolgerlo così?” chiese Vicktor divertito.
“Niente tesoruccio, è solo geloso del nostro amore” disse Syria in tono solenne.
I due risero. Giocarono a fare la coppietta tutta la sera, facendo ridere Peter e prendendo in giro tutti gli altri che credevano veramente a quella storia assurda.
Quella sera scrisse le sue solite lettere ma mentre le imbustava notò un luccichio sopra l’armadio. Prese una sedia e guardò meglio. C’era un piccolo congegno che sembrava una lente a contatto un po’ cresciuta. Infilò la vestaglia e scese in sala comune. Vicktor e Peter erano già a letto. Salì al dormitorio maschile ed entrò come se fosse camera sua. Peter si stava mettendo il pigiama mentre Vicktor si stava lavando i denti.
“Ehi!” urlò Peter diventando rosso.
“Tranquillo, non ho visto niente” ribattè Syria ridendo.
“Perchè sei qui?” chiese Vicktor uscendo dal bagno.
“Volevo farvi vedere questo” e mostrò quello che aveva trovato sull’armadio.
“Io so cos’è!” esclamò Peter ad un tratto “Mio zio l’ha usato per spiare mia zia e scoprire che aveva un’amante! Scatta foto ogni due secondi e le manda all’altra lente come questa”.
“E’ così che hanno fatto la foto nel mio dormitorio!” disse Syria.
“Non ci credo. Questa è gente malata” Vicktor scossa la testa.
“Sono d’accordo” sbuffò Syria.
Cominciarono a domandarsi chi poteva essere l’artefice di questo e subito pensarono a Putov e al suo compare, ma per Syria era troppo ovvio. Tra una congettura e l’altra si addormentarono. La ragazza si era seduta sul letto di Peter e ora dormiva tranquillamente con Peter con la testa appoggiata in grembo, mentre Vicktor dormiva con i piedi sul cuscino del suo letto.

Peter si svegliò per primo. Aveva la testa appoggiata a qualcosa di morbido. Non ricordava che il suo cuscino fosse così caldo. Si accoccolò meglio ma qualcosa non andava: il suo cuscino respirava.
Con un grido si alzò a sedere e vide che stava dormendo sopra a Syria. Anche gli altri due si erano svegliati e si stavano stropicciando gli occhi.
E’ bellissima, pensava Peter guardando i capelli scomposti e gli occhi ancora pieni di sonno dell’amica.
“Che ore sono?” chiese Vicktor.
“E’ ancora notte” biascicò Syria affondando di nuovo la testa nel cuscino.
“Syria che ci fai qui?” esclamò Vicktor d’un tratto.
“Dormo” farfugliò la ragazza che si stava riaddormentando.
Peter non riusciva a parlare. La ragazza più bella della scuola stava stringendo il cuscino del suo letto. Deglutì.
“Torna al tuo dormitorio idiota!” disse Vicktor scrollandola.
“Vacci tu!”
“Io ci sono già!”
Ma non sembrava che la ragazza avesse la minima intenzione di alzarsi, così Vicktor la prese in braccio e uscì. Peter li guardò andare via. Si avvicinò al suo letto e si distese. Poteva sentire il suo profumo. Si addormentò e fece un sogno bellissimo: erano grandi e sposati, avevano due figli e una bella casetta in montagna.
Nel frattempo Vicktor aveva raggiunto la camera di Syria ed entrò piano per non svegliare Katia. Depositò delicatamente l’amica sul letto e la coprì con il lenzuolo. Era davvero bella, pensò. Capiva perchè in molti la ammiravano, ma per lui sarebbe sempre stata la piccola inglese scalmanata e disubbidiente.
Sorridendo tornò a letto. Peter dormiva beato: ovvio, la ragazza dei suoi sogni aveva dormito con lui! Sapeva dei sentimenti dell’amico ma sapeva anche che Syria provava solo amicizia per lui. Si addormentò pensando che chiunque avrebbe fatto soffrire i suoi due amici avrebbe dovuto vedersela con lui.

Note: colgo l'occasione per augurarvi Buon Anno!! E anche per ringraziare tutti quelli che mi seguono, in particolar modo Cescapadfoot, la mia migliore amica! Recensite così saprò cosa ne pensate!! Baci, D.

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Capitolo 20
*** Concorsi ***


Note: questo capitolo è un po' più lungo degli altri e mi è venuto di getto, quindi perdonatemi se non è perfetto! Ho preferito mettere le note prima così non vi rompo le scatole a fine lettura! Ringrazie tutte le persone che mi hanno recensito fino a qui, quelli che mi hanno messo tra i preferiti, tra le seguite o le ricordate, ma anche quelli che mi seguono e basta!! Grazie grazie grazieeee!!
Baci, Daphne


Concorsi

Quella mattina a ginnastica Vikanov era particolarmente di malumore.
Scommetto che è arrabbiato perchè ho battuto Putov, pensava Syria eseguendo gli esercizi.
A colazione Peter era stranamente imbambolato.
“Ehi ci sei?” chiese Syria sventolandogli una mano davanti alla faccia.
“Cosa? Oh si certo” farfugliò il ragazzo.
Vicktor scosse la testa e mentre andavano a Pozioni prese Syria per un braccio e le sussurrò all’orecchio:”Ieri notte ti sei addormentata sul suo letto”.
“Si e quindi?” chiese Syria senza capire.
“Ma sei stupida o cosa?”
Syria aprì la bocca per rispondere ma Vicktor la precedette:”Insomma Syria, è possibile che tu non te ne sia accorta?”
“Di cosa?”
“Dell’effetto che hai sul povero Peter!”
“Che effetto?”
“Oddio sto parlando con una cretina”
“Vacci piano Krum o riceverai tanti calci che non riuscirai a sederti per un mese!”
“Gli piaci e tanto anche!”
“A chi?”
“Ma lo fai apposta? A Peter, imbecille!”
Syria si fermò. Allora i suoi sospetti erano reali. Si morse il labbro: aveva dormito con lui. Avrà pensato di avere delle possibilità ma per lei era un semplice amico!
Vicktor sembrava leggere i suoi pensieri perchè disse:”Cerca di stare attenta la prossima volta. Comunque ci parlerò io”
Syria annuì. Continuando a rimuginare arrivarono all’aula di Pozioni.
“Ho un annuncio da fare” cominciò il professore.
Tutti smisero di parlare. Sapevano cosa stava per dire Vikanov: stava per annunciare il vincitore della sfida dell’infuso di mandragola. Avrebbe vinto il suo pupillo o la ribelle inglese?
“Come sapete ho chiesto a vostri due compagni di preparare una pozione particolarmente difficile per il loro livello di istruzione per vedere se erano competenti per partecipare al concorso Giovani Pozionisti Emergenti. Ebbene, entrambi hanno accolto la sfida ma solo uno di loro è riuscito a preparare correttamente l’infuso”
La classe ammutolì. Syria sentì il cuore battere a mille. Vide che anche Mikail era teso: stava seduto sul bordo della sedia ritto come un palo. Quasi le venne da ridere a vederlo così ansioso. In cuor suo sapeva che anche se aveva fatto meglio di lui, Vikanov non l’avrebbe mai scelta perchè se così fosse stato le avrebbe permesso di mettere in luce la sua abilità, cosa che cercava sempre di smorzare a lezione.
“Purtroppo non è andata come mi aspettavo. Ho manomesso volontariamente le due pozioni per vedere chi se ne sarebbe accorto”
Syria trattenne un grido: le aveva manomesse entrambe? Cioè avevano giocato ad armi pari? Incredibile!
“Nonostante la partenza eccellente di entrambi mi duole dire che il signor Putov non ha notato il mio intervento perciò la pozione è stata rovinata irrimediabilmente”
Vicktor guardò Syria: voleva dire che aveva vinto lei?
“Al contrario la signorina Black, non fidandosi di me ha praticato un incantesimo che le ha permesso di correggere la sua pozione e salvare il risultato. Quindi è la signorina Black che parteciperà al concorso. Congratulazioni” concluse Vikanov guardandola negli occhi.
La classe appaludì e Syria mormorò un “grazie” quasi senza rendersi conto di quello che stava succedendo. Vikanov ammetteva indirettamente la sconfitta. Ma allora perchè aveva un sorriso tronfio stampato in faccia? Perchè sembrava contento?
“Si trattenga dopo la lezione signorina Black, le spiegherò in cosa consiste il concorso” le disse l’uomo prima di dare istruzioni per la pozione da preparare quel giorno.
Syria annuì. Vicktor e Peter a guardavano raggianti, ma lei non era tranquilla. C’era qualcosa sotto che doveva scoprire.
Al termine della lezione aspettò che fossero usciti tutti per avvicinarsi alla cattedra. Vikanov continuava a correggere i compiti e lei aspettava pazientemente. Finalmente sollevò lo sguardo e si appoggiò allo schienale della poltrona.
“Soddisfatta Black?” chiese per metterla in imbarazzo.
“Molto, professore” rispose Syria che non aveva intenzione di fare la parte della studentessa timorosa o riconoscente.
“Lei parteciperà al livello 1 del concorso, ho già fatto firmare i documenti dal preside e dai suoi zii. Il concorso ha 7 livelli come gli anni di studi magici e se vincerà avrà un premio, una foto sul giornale e punti extra per il mio corso. Tutto chiaro fin qui?”
“Cristallino”
“Bene. Partiremo con il treno, non possiamo Smaterializzarci a Londra da qui ma lo faremo dalla Manica. La mattina ci sarà una prova scritta e al pomeriggio pratica. Ti darò del materiale in aggiunta da studiare e il tutto si terrà a fine aprile. Mi segui?”
“Come un’ombra”
“E’ il più prestigioso al mondo, potrebbe esserti molto utile per la tua carriera perciò vedi di impegnarti. Io non ti ho iscritta per partecipare, ma per vincere, capito? Se osi ottenere un posto che non sia il primo te la vedrai con me”
Syria non battè ciglio da quella minaccia.
“C’è altro?” chiese la ragazza.
“No, per ora è tutto”
Syria si avviò verso la porta ma non resistette.
“Perchè lo fa?” domandò.
Vikanov la guardò negli occhi e sorrise. Quel sorriso gelava il sangue.
“Te l’ho detto, Black. Voglio vincere” e tornò ai suoi compiti.
Syria non era per niente convinta della spiegazione e fece partecipi i suoi amici del suo timore.
“In effetti è strano...” riflettè Vicktor.
“Forse vuole umiliarti al concorso, ma così risulterebbe un cattivo insegnante perciò non gli conviene” disse Peter saggiamente.
“Già, ma allora perchè mi dà un’occasione?” chiese Syria.
Lo avrebbe scoperto presto.

Dopo pranzo c’era lezione di Trasfigurazione e la Banof esordì con una frase che mise sull’attenti Syria più del dovuto:”Ho un annuncio da fare”.
Anche Vicktor e Peter si fanno più attenti. Lanciano un’occhiata alla loro amica che sta fissando la professoressa in attesa.
“C’è un concorso, Trasfigurazione per Giovani Talenti, che si tiene per ogni livello di magia. Siccome è uno dei più importanti sono pochi gli studenti che ritengo in grado di superarlo con un certo successo, ma quest’anno ho la fortuna di avere una studentessa che fa al caso mio” e guarda Syria dritto negli occhi.
Syria trattiene il respiro. Fa che non sia io, pensa la ragazza.
“Signorina Black, mi piacerebbe iscriverla se lei è d’accordo. Lei ha tutte le credenziali per riuscire a partecipare con ottimi risultati. La prova sarà a inizio maggio, se le va bene parleremo a fine lezione”.
Syria non potè fare altro che annuire. Cosa poteva fare di fronte a quella gentilezza che davvero poche persone le riservavano?
Incrociò gli sguardi dei suoi amici: anche loro erano allibiti. Due concorsi internazionali? E come faceva a studiare per entrambi senza restare indietro con il programma delle lezioni? Senza contare del loro progetto segreto di diventare Animagi!
Mentre ricopiava gli appunti dalla lavagna Syria non poteva fare a meno di pensare al sorriso di Vikanov. Doveva esserci per forza un legame con la concomitanza dei due concorsi, non c’era altra spiegazione. Sperava forse che Syria si sarebbe dannata a studiare fino all’isteria e che non fosse riuscita a sostenere gli esami di fine anno? O che facesse una sceneggiata per poi essere espulsa?
La campanella arrivò senza che Syria se ne accorgesse. Mentre i suoi compagni prendevano le loro cose, si avvicinò alla cattedra.
“Oh bene, Black. Che ne pensi del concorso?” le chiese subito la Banof.
“Professoressa sono onorata che abbia pensato a me, ma oggi il professor Vikanov mi ha detto che mi ha già iscritta al concorso di Pozioni” rispose Syria.
“Ho capito. Mi stai dicendo che non vuoi farlo?” la Banof sembrava delusa.
“No, mi piacerebbe ma non so se riesco a sostenere entrambi”
“Bè se il professor Vikanov ti ha già iscritto non credo di poter fare molto, ma il preside...”
“Il preside?” la interruppe Syria socchiudendo gli occhi.
“Sì, Black, è stato il preside a dirmi di proporti il concorso”
“Davvero?”
“Sì, gliene avevo parlato a cena e mi ha detto subito che era una buona idea”
“Perchè avrebbe dovuto dirle così?”
“Forse perchè sei brava?” fece la Banof che si stava spazientendo.
Syria non era molto convinta.
“Vieni con me, ci parlo e vediamo” le disse la donna.
Insieme si diressero allo studio di Karkaroff. La Banof le disse di aspettare fuori, così Syria sedette sui gradini davanti alla porta. Poco dopo arrivò anche Vikanov che entrò senza degnarla di uno sguardo. Evidentemente il preside l’aveva chiamato per il concorso. Syria non capiva perchè la Banof non le aveva semplicemente detto di farlo il prossimo anno, in fondo era iscritta solo a pozioni e non a trasfigurazione, perciò poteva tirarsi indietro. O forse le era stato ordinato di farle fare il concorso? Questo era decisamente inquietante.

“Black!” si sentì chiamare.
Syria entrò nello studio, provando il senso di disgusto dell’altra volta. Non fu invitata a sedersi.
“Ho sentito che hai dei problemi con i concorsi” disse Karkaroff.
“Si, preside”
“Non sei in grado di sostenerli?”
“Non credo di essere in grado di sostenere entrambi” rispose Syria infastidita.
“Eppure sei la migliore della classe”
“Lo so”
“E allora qual è il problema?”
Ma sei stupido? Pensò Syria prima di dire:”Sono concorsi molto importanti che richiedono una preparazione adeguata e temo di non averne il tempo”
“Dormirai un po’ meno e studierai”
Ok mi sto arrabbiando pensava Syria guardando quell’uomo odioso accarezzarsi il pizzetto.
“Sei già iscritta al concorso di Pozioni e verrai iscritta a quello di Trasfigurazione” sentenziò Karkaroff.
“E chi lo ha deciso?”
“Io”
Syria sentì salirle il sangue alla testa. Come si permetteva di obbligarla? La vista le si annebbiò. Strinse i pugni. Se avesse potuto avrebbe sputato fuoco. E come una bomba esplose, ma le parole non uscirono forti e potenti, ma sinistre come un sibilo.
“Come osa decidere per me? Come osa insultarmi? Sarò anche la più brava dell’intera scuola ma sono anche un essere umano! Sono concorsi internazionali, per le mutande di Merlino! E lei mi viene a dire di non dormire per studiare? Si permette di dirmi che non sono in grado di sostenerli?”
Stava diventando paonazza. I tre adulti la guardarono stupiti perchè nessuno aveva mai contraddetto il preside, nè rivolgersi a lui con quel linguaggio. L’unico che aveva osato parlargli così veniva chiamato dallo stesso preside “Padrone” e ora non si sapeva se fosse morto o vivo.
Syria alzò il tono di voce.
“Chi si crede di essere per parlarmi così? Per costringermi a fare una cosa che non voglio? Lei non è nessuno, un sasso vale più di lei! E’ solo un ex Mangiamorte frustrato che sfoga la sua inadeguatezza su noi studenti! Non vale un fico secco come tutti quelli come lei che si credono potenti solo perchè stanno seduti dietro una scrivania!”
“Black, non permetterti...” cominciò Vikanov ma Syria lo interruppe.
“Taci, cretino! Non voglio sentire una parola dalla tua lurida bocca!”
“Basta così” urlò Karkaroff.
“Basta un cazzo! Non ho finito, imbecille...” ma Syria non riuscì a finire la frase perchè il preside le aveva fatto un incantesimo tacitante.
Non te la cavi così facilmente!pensò la ragazza. Non poteva parlare? Avrebbe usato dell’altro per ferirlo!
Spiccò una piccola corsa, saltò la scrivania e si fiondò su Karkaroff prendendolo a pugni in faccia. L’uomo si dimenava ma Syria era troppo arrabbiata, sembrava posseduta. Prima che potesse fare seri danni, però, venne afferrata da Vikanov che la allontanò dal preside, immobilizzandola. Syria aveva il respiro affannato ma nonostante ciò riuscì a notare che la Banof non si era mossa di un millimetro, ma la guardava stranita, come se non credesse ai suoi occhi.
Karkaroff si rialzò aggrappandosi alla cattedra. Anche lui aveva il respiro affaticato. La guardò con gli occhi fuori dalle orbite e tremante dalla rabbia e dall’umiliazione sussurrò: “Verrà punita con 50 frustate. E non si permetta mai più”.
Syria non si mosse. Aveva notato che il preside era tornato a darle del lei e questo la ripagava della punizione.
Mentre veniva portata via da Vikanov di peso, senza opporre ulteriore resistenza, stremata, pensò Vuoi la guerra? E guerra sia.

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Capitolo 21
*** Cinquanta... ***


Cinquanta...

Vikanov la portò fuori di peso. La Banof non si mosse, non cercò di aiutare Syria ma nemmeno Karkaroff. Sembrava pietrificata, come se avesse visto un fantasma.
Mentre il professore percorreva i corridoi con lei stretta fra le braccia tra gli sguardi interrogativi degli altri studenti, Syria pensava. Sapeva di non potersi ribellare: aveva aggredito il preside ed era tanto che non fosse espulsa. Aveva ancora le guance rosse ma tenne gli occhi bassi, non voleva vedere le facce dei suoi compagni.

Chissà se anche mio padre ha mai fatto una cosa del genere. Remus mi ha detto che non era uno studente modello, ma arrivare a questi punti non credo. Almeno l’ho superato in qualcosa.

Sapeva di aver sbagliato, di non aver ottenuto niente, ma non ce la faceva più. La pressione che quella scuola esercitava su di lei era troppo pesante. Si sentiva sempre sotto i riflettori per la storia di suo padre, studiava come una matta per impedire agli insegnanti di rivalersi su di lei, ma nonostante tutto preferiva stare a Durmstrang che tornare a casa: in quel posto lugubre e tetro suo zio la maltrattava, sua zia la umiliava, solo suo cugino Draco era dolce con lei e l’elfo Dobby. Tuttavia Syria aveva il presentimento che l’educazione di Draco gli avrebbe fatto cambiare il suo comportamento verso di lei.
Era stanca di essere additata, di essere sotto pressione, sorvegliata, temuta, attaccata. Cosa c’entrava lei con la guerra, con suo padre, con i Mangiamorte? Niente! Era una vittima come tanti altri. Ma se in Inghilterra la rifiutavano a priori, a Durmstrang l’adoravano per il suo cognome. Per suo padre, non per come era lei, per i suoi pregi e i suoi difetti. Voleva scollarsi di dosso l’etichetta di “figlia dell’assassino”, ma non era facile.

Mentre questi pensieri le affollavano la mente, Vikanov era quasi arrivato ai sotterranei. Era immersa in un torpore da cui solo una cosa poteva svegliarla.
“Syria!”
La ragazza alzò lo sguardo e incontrò quello del suo migliore amico. Vicktor e Peter la guardavano confusi. Lei non disse una parola. Il suo viso era una maschera di ghiaccio.
“Cosa le ha fatto? Dove la sta portando?” chiese Vicktor minaccioso.
“Ordini del Preside” rispose Vikanov passando oltre.
Syria voltò la testa a guardarli. Non voleva che se ne andassero, loro erano la sua forza dentro quella scuola. Non poteva sopravvivere senza di loro.
Come se una scintilla le fosse scattata nella mente si rese conto di essersi arresa. Non stava combattendo.
Cominciò a dimenarsi.
“Mi lasci! Mi lasci!” urlava.
Vicktor e Peter le corsero dietro gridando la stessa cosa. Vikanov faticava a tenere ferma la ragazza, ma anni di allenamento avevano fatto dei suoi muscoli un’arma. La trattenne fino alle segrete.
I due ragazzi capirono che la loro amica stava per subire una terribile punizione e contemporaneamente presero le maniche della giacca di Vikanov e tirarono.
“Stupi idioti! Lasciatemi se non volete essere frustati!” minacciò l’uomo ma i ragazzi fecero come se non avesse parlato e si aggrapparono al professore.
Vikanov aprì una porta con un calcio, buttò Syria come un sacco all’interno e chiuse subito la porta. La ragazza si alzò dolorante e corse alla porta. Battè i pugni e tentò di aprirla ma non ce la fece. Sentiva che anche i suoi amici stavano lottando ma il professore era più abile. Sentì un tonfo e poi più niente.
La porta si spalancò ed entrò Vikanov con il fiato corto e i vestiti sgualciti.
“Cosa gli ha fatto?” chiese Syria, preoccupata per i suoi amici.
“Li ho pietrificati così staranno fermi” rispose l’uomo dirigendosi ad un angolo.
Syria capì che Vikanov non poteva far loro del male, in fin dei conti era un insegnante e non poteva aggredire gli studenti come gli pareva.
Si guardò intorno. Delle lunghe catene erano appese al soffitto e arrivavano quasi fino a terra. Sulla parete c’erano schizzi di sangue. Vikanov stava scegliendo una frusta: disposte ordinatamente c’erano una serie di fruste diverse, con chiodi, di cuoio, di corda, con più lacci, con dei nodi, immersa nel sale. Syria deglutì. Detestava ammetterlo ma aveva paura.
Vikanov prese una frusta di cuoio con l’impugnatura corta. Passò un fazzoletto sulla stringa. La mise un piccolo tavolo e si voltò verso Syria.
“Togliti la camicia, mando qualcuno” le disse prima di andarsene.
Syria non si svestì, non aveva intenzione di fare il suo gioco. Cercò di uscire ma la porta era chiusa a chiave così tentò di trovare un’altra uscita ma non c’era nemmeno una feritoia.
La porta si aprì ed entrò l’infermiera della scuola.
“Togliti la camicia o si strapperà” le disse. Syria non aveva scelta. Si tolse la camicetta con mani tremanti e la appoggiò sul tavolo vicino alla frusta. La donna le disinfettò la schiena poi le diede una specie di grembiule da legare dietro al collo e alla vita.
“Togli anche il reggiseno”
Syria indossava un piccolo reggiseno elastico, senza ferretto, non ne aveva ancora bisogno ma si sentì comunque malissimo e lo nascose sotto la camicia.
Miss Yuji la legò alle catene, sui polsi e sulle caviglie. Aveva la faccia rivolta al muro e non vedeva chi le stava dietro. Sentì la porta aprirsi e chiudersi. Qualcun altro era entrato ma non sapeva chi perchè nessuno parlò.
Dei passi si avvicinarono al tavolo, qualcuno prese la frusta e si mise dietro di lei.
Syria deglutì e chiuse gli occhi. Si ripromise di non far uscire un suono dalla bocca. Poi sentì schioccare la stringa e un dolore lancinante alla schiena: era come se qualcosa avesse tentato di strapparle la pelle. Era rimasta senza fiato.
Una seconda sferzata e i suoi occhi cominciarono a lacrimare.
Una terza e strinse i denti.
Alla quarta sentì bruciare la schiena come se stesse andando a fuoco.
Aveva il fiato corto come se avesse corso per chilometri. Sentì il sangue cominciare a colare lungo la pelle. Molti tagli si aprirono sulla schiena. La vista si annebbiò e cominciò a sentirsi stordita. Non riuscì più a tenere il conto delle frustate e alla decima o la ventesima o la trentesima... non poteva saperlo... non capiva più niente... svenne. Il dolore era troppo forte ma anche se si era accasciata le catene la tenevano sollevata e il supplizio continuò fino alla frustata numero cinquanta, come aveva indicato il preside.
L’infermiera slacciò le catene e prese delicatamente Syria tra le braccia. La coprì con un lenzuolo che subito si macchiò di rosso. Prese le sue cose e facendola levitare con la bacchetta portò la ragazza ancora svenuta in infermeria passando per un corridoio segreto, nascosto dietro l’armadio delle fruste. Nel frattempo l’altra persona pulì la stringa dal sangue e la mise a posto. Si cambiò i vestiti macchiati che poi avrebbe gettato nel fuoco e uscì da quella stanza che sapeva di dolore e ingiustizia.
Miss Yuji pose sul letto Syria a pancia in giù e chiuse le tende: altri due ragazzi dormivano nei letti a fianco. Il professor Vikanov le aveva spiegato che erano amici della ragazza e che avevano tentato di salvarla. Ma la donna sapeva come andavano le cose in quella scuola e anche se non le piaceva quello che stava facendo non aveva scelta: meglio curare gli studenti piuttosto che abbandonarli tra le sgrinfie di quel maniaco. Più volte aveva minacciato di andarsene e il preside le diceva che se se ne fosse andata lui non avrebbe assunto un’altra infermiera. Non aveva scelta.
Medicò Syria con delicatezza, pensando a quanto era stata coraggiosa quella piccola ragazzina. Nonostante l’età ha più coraggio di chiunque altro qui dentro, pensava Miss Yuji. Le bendò la schiena e la sistemò meglio sul letto.
Innerva” disse la donna.
Syria si svegliò. Vide il viso dell’infermiera davanti al suo e capì che era tutto finito. Sospirò di sollievo e avvertì una fitta tremenda alla schiena.
“Bevi questo, ti aiuterà con il dolore” le disse Miss Yuji porgendole una fiala di liquido blu. Syria si alzò con fatica e bevve quasi d’un sorso. Pian piano un torpore la fece rilassare completamente e si rese conto di star per addormentarsi.
“Grazie” sussurrò. Miss Yuji sorrise e Syria si addormentò.

Syria si svegliò. Non sapeva quanto tempo aveva dormito. Non aprì gli occhi. Non voleva tornare subito alla realtà, era ancora intorpidita da quella meravigliosa pozione contro il dolore e voleva stare ancora un po’ così, senza pensieri.
Sentì un peso sullo stomaco. Forse aveva fame. Ma no, era qualcos’altro. Aprì gli occhi lentamente e vide che l’infermeria era avvolta dall’oscurità.
Dev’essere notte, pensò Syria guardando giù, dove sentiva il peso.
A momenti non urlò dallo stupore. Si mise una mano sulla bocca per trattenere la sorpresa: incredibile! Si strofinò gli occhi per essere sicura di non star ancora sognando, ma no era tutto vero. Mikail stava dormendo accanto a lei, seduto su una sedia, con il volto sulla sua pancia. Lo guardò. La luce della luna faceva strani scherzi sulla sua pelle che sembrava liscia e bianco latte. Aveva la bocca semiaperta ma non russava.
Ma che ci fa qui? Mi aspettavo Vicktor o Peter ma non lui! Cos’è questa storia??
Syria scosse leggermente la spalla del ragazzo. Mikail mugugnò qualcosa e aprì gli occhi. La guardò e si stirò le braccia sopra la testa. Syria aspettava che le desse spiegazioni ma lui si limitò a scrutarle il volto.
“Come stai?” le chiese il ragazzo.
“Ho avuto momenti migliori” rispose Syria.
“Quante te ne hanno date?”
“Come lo sai?”
“Lo sa tutta la scuola”
“Come?”
“L’ha detto Karkaroff a cena. Ha detto che avevi sfidato la sua autorità e che avevi avuto una punizione esemplare”
“Perchè sei qui?”
“Perchè so cosa vuol dire”
Syria rimase di stucco: Mikail era stato frustato?? Il ragazzo sorrise leggermente nel vederla strabuzzare gli occhi.
“Mio padre” disse.
Syria annuì. Anche Lucius le aveva minacciato di frustarla ma non l’aveva mai fatto. Non ancora.
“Per cosa?” chiese Syria.
“Quando si arrabbia con me ogni tanto lo fa” rispose Mikail facendo spallucce, come se fosse ordinaria amministrazione.
“Quante?”
“Poche, tre o quattro sferzate. Tu?”
“Cinquanta” sussurrò Syria guardandolo dritto negli occhi.
Fu la volta di Mikail nel restare sorpreso. Aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse. Abbassò lo sguardo e le prese la mano. Syria la strinse. Si guardarono: per Syria quella stretta voleva dire molto.
Rimasero così per qualche minuto poi il ragazzo disse:”Ti lascio riposare”.
Syria annuì. Mikail le lasciò lentamente la mano e si avviò verso l’uscita.
“Ah, quelli sono del tuo fan club” disse indicando un tavolo davanti al suo letto, coperto di regali e bigliettini.
Syria sorrise. Quando Mikail uscì si avvicinò il tavolo al letto e cominciò ad aprire qualche biglietto. Il primo era un grande cuore rosso su cui un ragazzo aveva scritto tutto il suo amore per lei; un altro voleva sposarla, un altro aveva scritto un sacco di improperi su Karkaroff e Vikanov. Syria rideva: erano simpatici quegli ammiratori.
La sua attenzione fu attratta da un foglio bianco piegato. Lo prese e riconobbe subito la scrittura di Vicktor.

Cara Syria, l’infermiera vuole mandar via me e Peter e io non posso fare altro che scriverti questo. Spero lo troverai in mezzo a questa marmaglia di cuori che ti mandano quegli svitati! Ci dispiace di non essere riusciti a fermare Vikanov! Spero che ti rimetta presto e vedrai che gliela faremo pagare a quei due, fosse l’ultima cosa che faccio!!!
Ti vogliamo bene
Vick e Pete

Syria sorrise e una lacrima solitaria scese lungo la sua guancia. Anche io vi voglio bene ragazzi pensò Syria mettendo il biglietto sotto il cuscino.
Si accorse che c’erano anche dei regali e cominciò a scartare divertita: trovò una collana di perle, un braccialetto, dei cioccolatini, un maglione, un paio di libri e uno specchietto da tavolo.
Si ridistese sul letto sorridendo. Probabilmente il suo fan club stava progettando la vendetta contro Karkaroff e questo voleva dire che non era sola. Gliel’avrebbe fatta pagare, oh sì, e pure cara.

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Capitolo 22
*** Incontri mattutini ***


Incontri mattutini

Syria rimase in infermeria per una settimana e dovette bere almeno tre pozioni al giorno. Vicktor e Peter la andavano a trovare tutti i giorni portandole gli appunti delle lezioni, mentre Katia le raccontava i pettegolezzi che circolavano su di lei nella scuola. Solo loro tre sapevano cosa era successo realmente e ascoltavano le storie fantasiose che gli studenti si inventavano: chi diceva che lei avesse duellato contro Karkaroff e Vikanov, chi raccontava di una lotta all’ultimo sangue, altri credevano che lei avesse fatto un agguato al preside. Syria ascoltava divertita e non smentì nessuna voce.
Non disse nulla ai suoi amici di Mikail. Non sapeva perchè ma preferiva tenerselo per sè: non avrebbero capito.
Anche la squadra di Quidditch dei Draghi la venne a trovare, più che altro per sapere quando avrebbe ripreso gli allenamenti.
“Quando lo dirò io!” esclamò Miss Yuji quando sentì il Capitano chiederlo a Syria.
Ricevette altri regali e altre lettere che l’infermiera requisiva quasi sempre. Per fortuna era riuscita a nascondere qualcosa, come i libri, lo specchio e i cioccolatini. Ma le sorprese arrivarono all’uscita dall’infermeria.
Aveva insistito per andare a cena con i suoi amici invece di tornare in sala comune la mattina dopo. Miss Yuji era stata restia ma Syria sapeva essere molto convincente quando voleva.

Al suo ingresso in Sala Grande tutti i volti presenti si girarono a guardarla. Intravide Mikail che le fece un cenno d’assenso. Anche i docenti la guardavano: la professoressa Banof sembrava preoccupata, Vikanov aveva il suo solito sguardo indifferente, invece Karkaroff sembrava una maschera d’ira.
Sedette al suo posto e cominciò a mangiare come se niente fosse. I suoi amici le avevano raccontato che la Banof aveva tenuto un discorso in classe subito dopo il suo ricovero.

“Come ormai saprete tutti, la vostra compagna di classe Syria Black è in infermeria dopo la punizione. Non vi dirò cosa è successo nello studio del Preside perchè sarà lei a dirvelo se vorrà, ma voglio dire una cosa: la Casa dei Draghi si distingue per coraggio e intraprendenza e la vostra compagna ne è l’esempio maggiore. Non ho mai visto una persona coraggiosa quanto lei, anche se troppo impulsiva. Non ha avuto paura a sfidare chi è più potente di lei e vorrei che anche altri assomigliassero a lei. Vorrei assomigliarle anche io”
Sospirò. La classe era ammutolita. Non avevano mai sentito parlare così un professore.
“Avrà molti difetti ma io la ammiro. Nonostante la storia difficile che ha alle spalle si è comportata con onore e dovreste prenderla d’esempio”
Vicktor e Peter si guardarono e sorrisero. Anche loro la pensavano così e in quella settimana senza la loro amica scoprirono che non erano gli unici a crederlo: molti altri studenti li avevano avvicinati dicendo loro di riferire a Syria il loro appoggio.

Syria era lusingata dalle parole della professoressa, ma la sua lotta non era ancora finita.
Si mise a studiare d’impegno, passava ore in biblioteca ed escogitò un metodo per non perdere tempo a farsi la doccia: gettava un incantesimo Impervius sul libro e lo metteva sul porta oggetti che conteneva lo shampoo e il bagnoschiuma, così poteva continuare a studiare. Katia l’aveva presa in giro per quella trovata ma fu molto utile.
Vikanov e la Banof le avevano dato delle dispense per il concorso e Syria le trovò davvero interessanti: c’erano argomenti di approfondimento e anche cose che non rientravano nel programma scolastico.
Certo non dimenticò un altro obiettivo che si era prefissata con i suoi amici: diventare Animagus. I tre redissero degli schemi e riempirono dei quaderni di appunti che conservavano sotto il materasso di Vicktor.

Syria non disse nulla della punizione a suo padre o a Remus o ai gemelli. Raccontò della sfuriata con Karkaroff ma non fu precisa sulla punizione. Il licantropo le disse di stare attenta al preside perchè essendo un ex-Mangiamorte conosceva certi trucchetti da mettere i brividi. Invece Fred e George erano entusiasti dello scontro e le fecero così tanti complimenti che la ragazza pensò che le sarebbero venute le carie a leggere tutta la lettera.

Senza rendersene conto arrivò Pasqua. Era così presa dallo studio che quando si svegliò il primo giorno di vacanze per la ginnastica, Katia borbottò:”Che cosa fai?”
“Andiamo a ginnastica! Forza che siamo in ritardo!”
“Ma che dici? In vacanza non c’è ginnastica”
“Vacanza?”
“Ci sei o ci fai? Ricordi che esiste Pasqua?”
“Oh!” esalò Syria sedendosi sul letto.
Guardando fuori dalla finestra si diede della stupida. Come aveva fatto a non notare il tempo che scorreva via? L’aria che si era intiepidita, i boccioli dei fiori che spuntavano, le chiome degli alberi che si facevano verdi. Stava perdendo un sacco di cose a causa dello studio e di quegli stupidi concorsi.
Prese la giacca e uscì nel parco. Non faceva più molto freddo anche se le guance e il naso si arrossarono subito. Passeggiava tranquilla, assaporando l’aria pulita così differente da quella stantia che respirava in biblioteca tra le pagine ammuffite di grossi tomi, ascoltando il castello che ancora dormiva.
“Come mai così mattiniera?”
Syria si voltò. Mikail era seduto sotto un albero con le gambe divaricate.
“Che ci fai qui?” chiese lei.
“Ginnastica”
“Ma oggi non è vacanza?”
“Sì, ma ormai sono abituato”
Syria lo guardò più attentamente. Doveva aver corso perchè la maglietta era madida di sudore e le scarpe da tennis erano sporche di fango. Anche affaticato e scomposto, tuttavia, conservava quel non so che.
“Mi stai facendo una radiografia?”
Syria arrossì e si sedette accanto a lui osservando il cielo.
“Non mi ero resa conto del tempo che passava”
“Troppo studio?”
“Già”
Rimasero così, l’uno accanto all’altra ad osservare il cielo in silenzio. Una leggera brezza si era sollevata e Syria chiuse gli occhi.
“Che c’è?”
“Niente. Mi piace questa tranquillità”
Sentì lo sguardo del ragazzo su di sè ma non si voltò a guardarlo.
“Io rientro” disse Mikail alzandosi e quando vide che la ragazza era rimasta lì a fissarlo aggiunse “Tu vieni?”
Syria annuì. Le allungò una mano e l’aiutò a rialzarsi. Camminarono verso l’ingresso senza scambiarsi una parola fino al momento in cui dovettero dividersi all’inizio delle scale.
“A dopo” salutò il ragazzo.
“Sei cambiato” disse lei come se non lo avesse sentito.
Lui la guardò interrogativo.
“Il tuo atteggiamento è diverso”
“E da cosa lo vedi?”
“Da come mi parli”
Mikail non disse niente. Si limitò ad osservarla come se fosse un alieno. Syria cominciò a sentirsi in imbarazzo e abbassò lo sguardo.
“Bè... ciao” salutò la ragazza.
Non la fermò. Non riusciva a staccare i piedi dal pavimento. Davvero era cambiato verso di lei? Non se ne era reso conto e perchè poi? Scosse violentemente la testa e tornò al suo dormitorio.
Syria stava quasi correndo verso la tana dei Draghi. Non sapeva perchè gli avesse detto quelle cose: ok, le pensava ma quando era vicino a lui non capiva più niente e straparlava. Se l’avesse saputo Vicktor l’avrebbe fucilata. Però sapeva di avere ragione: da quando si erano conosciuti Mikail era stato un punto interrogativo costante, non riusciva a capire da che parte stesse e qualcosa nel suo atteggiamento era diverso da... dalla sua punizione!
Ma certo, era evidente! Aveva subito quelle angherie dal padre e vedendola così si era identificato in lei capendo cosa provava! Che stupida! Si dette una manata sulla fronte così forte da farla barcollare. E lei era stata così idiota da dirgli “sei cambiato”! Ma cosa le era passato per la testa??

“Che hai? Sei strana?” le chiese Vicktor, più tardi a colazione.
“Strana? In che senso?” ribattè la ragazza arrossendo.
“Più strana del solito” scherzò l’amico.
“Oh niente” rispose Syria abbassando lo sguardo. Sapeva che a Vicktor bastava guardarla negli occhi per capire cosa pensava.
Passò tutto il giorno in biblioteca e saltò anche il pranzo. All’ora di cena Vicktor la portò di peso in sala grande a mangiare.
“Smettila sembri pazza! Devi mangiare!” la sgridò.
Ma Syria non aveva fame. Il giorno del concorso, anzi dei concorsi, si avvicinava e l’incontro di quella mattina non fece altro che farla stare ancora più in ansia. I suoi amici sembrarono capire il suo stato d’animo, perchè in sala comune la costrinsero a mettere via i libri e giocare a scacchi magici.
Era stato Peter a insegnarle a giocare e migliorava ogni volta: le liberava la mente pensare alle mosse da fare. Ma, ahimè, l’esperienza del ragazzo si faceva sentire e vinse entrambe le partite che disputò con l’amica.
“Mi arrendo!” esclamò la ragazza appoggiandosi allo schienale della sedia.
“Però stai migliorando” le disse Peter mettendo via i pezzi.
“Puoi dirlo forte! E prima o poi ti batterò!”
Il ragazzo sorrise. Syria notò che gli si formavano delle fossette ai lati della bocca quando lo faceva. Non poteva fare a meno di pensare a quello che le aveva detto Vicktor: a quanto pareva gli aveva parlato perchè Peter non balbettava più come prima di fronte a lei.
“Io vado a letto” annunciò Vicktor e gli amici lo seguirono.
Quando fu sotto le coperte Syria guardò fuori dalla finestra: la luna era piena. Che brutta Pasqua sarebbe stata per il suo amico Remus.


Note: so che il capitolo non è ricco di eventi significativi (almeno non a prima vista) ma mi serve da collegamento con il prossimo, altrimenti diventava troppo lungo!! Scusatemi ancora e prendo l'occasione per ringraziare Cesca, Lily e Ginny per i consigli e tutti quelli che mi seguono!
Un bacio, Daphne

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Capitolo 23
*** Movimenti ***


Note: prima di cominciare il capitolo vorrei dire grazie. Grazie a tutti quelli che leggono e a quelli che recensiscono. Non sapete quanto mi faccia felice il fatto che la mia storia piaccia: cammino a un metro da terra ogni volta che vedo una nuova recensione! Dico così perchè recentemente mi è capitata una cosa molto piacevole: oltre alla mia migliore amica che sono riuscita a convincere a scrivere, ho scoperto che una mia compagna di corso segue questo sito! Ogni volta che dico a qualcuno che scrivo fan fiction vedo comparire un sorrisino di compassione e non mi piace, perchè credo che scrivere sia una cosa bellissima. E potete immaginare quando ho fatto questa scoperta! Ne sono rimasta arcicontenta perchè non lo avrei mai immaginato!
Non voglio dilungarmi troppo per non rubare tempo alla lettura, perciò dico grazie a questo sito di esistere perchè mi ha dato la possibilità di esprimermi, grazie alla mia migliore amica e alla mia compagna di corso perchè non mi fanno sentire un’aliena, grazie a chi legge e commenta perchè mi rendete fiera di avere la passione per la scrittura! GRAZIE!! :)
Ora basta, ho finito di farvi venire le carie. Buona lettura!



Movimenti

La mattina di Pasqua a colazione Syria ricevette due regali: un enorme uovo di cioccolato con decorazioni di glassa a forma di scopa e all’interno una scatola di gelatine Tuttigusti+1 dai Weasley, e una tavoletta di cioccolato alle nocciole da Remus.
“Cosa sono?” chiese Vicktor indicando le gelatine.
“Non le conosci?” fece Syria spalancando gli occhi.
“No”
La ragazza fece un sorriso maligno.
“Prendine una, sono caramelle” e gli offrì il pacchetto.
Vicktor la guardò sospettoso, ma la curiosità era troppo forte. Infilò la mano e prese una gelatina verde. La mise in bocca e subito la sputò fuori.
“Ma che schifo!” urlò, facendo voltare molti studenti.
Syria rise di gusto e spiegò:”Sono gelatine Tuttigusti+1 e quando dico tutti i gusti intendo proprio tuuuutti i gusti!”
“Dirlo prima no?” sbottò Vicktor arrossendo.
“E perdermi la tua faccia quando l’hai sputata? Mai!”
Peter e Syria risero nel vedere il broncio dell’amico.
“Pensa che una volta mio cugino ne ha trovata una al gusto di vomito. Poverino, aveva solo 8 anni!” disse la ragazza studiando una gelatina arancione prima di mangiarla.
“Mmm, arancia!” esclamò contenta.
Vicktor non ne volle più sapere mentre Peter tentò la fortuna e gli andò bene: menta, cioccolato e fragola.
Salirono ai dormitori per mettere giù tutta quella cioccolata.
“Oh guarda, mi ero quasi dimenticata di questi!” fece Syria tirando fuori dal comodino una scatola di cioccolatini.
“Dopo tutte quelle gelatine e la colazione mangeresti ancora?” chiese Vicktor.
“Certo!” rispose la ragazza fingendosi offesa.
“Sei proprio una pattumiera...”
In quel momento entrò Katia.
“Scusate, devo prendere la sciarpa, vado a fare un giro nel parco con le altre” spiegò la bionda quando vide la sua compagna di stanza in piedi e i due ragazzi seduti sui letti.
“Certo!” disse Syria che fece per prender un cioccolatino.
“Posso?” chiese Katia quando vide la scatola.
Syria gliela porse. Entrambe gustarono il loro cioccolatino sotto gli occhi annoiati dei due amici.
Ha un gusto strano, pensò la mora. Anche l’altra sembrò pensarla allo stesso modo.
Sorrisero.
“Oh Syria devo dirti una cosa!” esclamò sognante la ragazza.
“Anche io!” rispose l’altra.
Peter e Vicktor si guardarono interrogativi.
“Mi sono innamorata!” urlarono all’unisono.
Peter arrossì violentemente e Vicktor aprì la bocca. Le due ragazze risero come delle oche vicino ad uno stagno.
“Di chi?” chiese Katia.
“Già il suo nome è bellissimo! Si chiama Dimitri!” esclamò la ragazza.
Ok qualcosa non va, pensò Vicktor guardando l’amica comportandosi in un modo troppo strano.
“Dai! Anche io amo un ragazzo che si Dimitri!” fece Katia saltellando.
“Il mio è della Casa dei Giganti!”
“Anche il mio!”
Le due ragazze si guardarono assottigliando gli occhi.
“Dimitri è mio!” ringhiò Katia.
“Non ci contare! Lui ama me!” urlò Syria.
Cominciarono a spintonarsi, si presero per i capelli e si schiaffeggiarono. Peter era pietrificato, mentre Vicktor, grazie ai suoi riflessi di Cercatore, cercò di allontanare le due pazze: più che altro aveva paura che Syria facesse del male all’altra, sapeva di cosa era capace la sua amica.
“Mi dai una mano?” fece all’indirizzo dell’amico che fissava la scena a bocca aperta.
Peter si riscosse e prese Katia per le braccia, allontanandola dallo scontro. L’altro aveva afferrato l’amica per la vita e la teneva stretta.
“Calmatevi!” urlò Vicktor.
“Col cavolo! Lui è mio!” gridò di rimando la sua prigioniera.
“Se vi calmate vi portiamo da lui e sceglierà” fece Peter in un lampo di genio.
Sembrava avesse detto la parola d’ordine per spegnere quell’increscioso spettacolo. Le due ragazze lo guardarono adoranti.
“Ci porterai da lui?” chiese Katia con gli occhi luccianti.
“Certo, ma prima dovete farvi belle” rispose Peter.
Le due corsero agli armadi e cominciarono a imbellettarsi lasciando ai due amici la possibilità di ragionare.
“Cosa gli è successo? Non ho mai visto Syria così” disse Vicktor.
“Non ne sono sicuro” rispose Peter prendendo i cioccolatini “Hanno cominciato a comportarsi così dopo aver mangiato questi”
Ne ruppe uno e del liquido incolore uscì dal cioccolato e finì per terra.
“Liquore?” azzardò Vicktor.
“Non credo” Peter annusò il cioccolato e sentì profumo di pellicola da foto, muschio e un’altra fragranza buonissima che non riuscì a identificare.
“Annusa e dimmi cosa senti” disse il ragazzo porgendo il cioccolato all’amico.
“Mmm... profumo di scopa nuova... pergamena... stufato...”
“Credo che sia Amortentia”
“Amo-che?”
“Oh ma ci sei? E’ un filtro d’amore potentissimo!”
“Sai che sono negato in pozioni” protestò Vicktor arrossendo.
“Questo Dimitri ha messo il più potente filtro d’amore nei cioccolatini per far innamorare Syria di lui! Ricordo di aver visto la scatola quando era in infermeria!”
“E come facciamo a interrompere l’effetto?”
“Ci vuole un antidoto, ma solo Syria è capace...”
“Siamo pronte!” annunciò Katia.
I due ragazzi alzarono lo sguardo. Katia aveva i biondi capelli lisci elegantemente acconciati dietro al testa ma si era truccata pesantemente; invece Syria si era fatta i boccoli che la cadevano in modo sbarazzino sulle spalle e aveva solo un filo di trucco, quanto bastava per renderla bellissima. I due amici non sapevano cosa fare.
“Solo un secondo, ragazze, andiamo a chiamarlo” disse Vicktor e uscì con Peter alle calcagna.
“Cosa facciamo?” chiese voltandosi verso l’amico.
“Intanto abbiamo preso tempo” rispose Peter.
“Abbiamo bisogno dell’antidoto!”
“Lo so ma non possiamo andare da Vikanov!”
“E chi altri ne sa fare uno?”
Rimasero in silenzio per un po’.
“Credi che sia il Dimitri che penso io?” chiese Vicktor d’un tratto.
“Quanti altri ne conosciamo?”
“Mi chiedo perchè l’abbia fatto... di certo non è innamorato di Syria!”
“Potrebbe volerla umiliare”
“Si hai ragione”
“Andiamo dalla Banof” propose Peter.
“Ma lei insegna trasfigurazione!”
“Sì ma dovrebbe sapere come si fa l’antidoto, no?”
“Forse...”
A quel punto scese Syria con aria sognante e si avvicinò a loro.
“Ho chiuso Katia nel bagno! Adesso mi portate dal mio amore?”
“Sto per vomitare!” sussurrò Vicktor.
“Certo, vieni con noi” rispose Peter prendendo la ragazza sotto braccio.
“Che hai intenzione di fare?” mormorò Vicktor.
“Andiamo dalla Banof, no?” rispose piano l’amico.
I tre si avviarono verso l’ufficio della professoressa. Syria sembrava il ritratto della felicità, ma per chi la conosceva bene si vedeva che aveva un atteggiamento strano. Canticchiava, si ravvivava i capelli, sbatteva le ciglia, controllava il suo riflesso in ogni dove.
Erano quasi arrivati a destinazione che incontrarono il peggio.
“Questo è un incubo” disse Vicktor picchiandosi una mano in fronte.
“Amore mio!” esclamò Syria.
Mikail e Dimitri stavano di fronte a loro e osservarono la ragazza come se fosse coperta di pus di Bubotubero.
Si lanciò contro Dimitri e lo abbracciò. Questo non fece niente, era paralizzato dalla sorpresa.
“Non sei contento di vedermi?” chiese Syria innocente.
Mikail guardò interrogativo l’amico e poi gli altri due ragazzi.
“A dire il vero...” cominciò Dimitri ma fu interrotto da Vicktor.
“Le hai dato l’Amortentia”
“Oh già”
“Mi spiegate cosa sta succedendo?” esclamò Mikail.
“Il tuo amichetto ha regalato anonimamente una scatola di cioccolatini pieni di filtro d’amore a Syria quando era in infermeria e questo è il risultato” riassunse Peter gelido.
“E perchè lo avresti fatto?” domandò Putov all’amico.
“Volevo divertirmi un po’”
Syria stava strattonando Dimitri per convincerlo ad uscire da soli.
“E l’antidoto?” chiese Mikail.
“Stavamo andando dalla Banof, non possiamo chiedere a Vikanov, sai che non la sopporta” rispose Vicktor.
“Ok ci penso io” disse Mikail allontanandosi.
“Dove vai?” chiese Dimitri che sembrava disperato.
“Tu cerca di trattenere quella belva, io vado da Vikanov”
“La odia, non lo capisci? Non l’aiuterà mai!” esclamò Vicktor con una mano alla bacchetta.
“Lo so che la odia, Krum, ma dimentichi che sono il suo pupillo. Gli dirò che ho dato il filtro ad una ragazza che non mi piace più e che ho bisogno dell’antidoto per togliermela di torno” e detto questo se ne andò.
“Tesoro, andiamo a fare una passeggiata?” chiese Syria per la centesima volta.
“Ehm... ok” rispose il ragazzo.
“Ti teniamo d’occhio” minacciò Vicktor.
Syria saltellava vicino al suo “amore” che stava constatando che era davvero carina ma non poteva fare nulla con la scorta che li seguiva. Entrambi i due amici avevano la bacchetta nascosta pronta all’uso.
Sedettero in riva al lago e molti notarono la vicinanza tra la paladina ribelle Syria Black e il Gigante poco raccomandabile Dimitri Klian.
Per fortuna Mikail non ci mise molto. Arrivò al lago e disse a Syria di andare con lui.
“Io voglio stare con il mio Dimitri, non con te!” esclamò questa irritata.
“Vai con lui, ci vediamo dopo” le disse Dimitri in tono convincente.
“Ok” si arrese la ragazza sorridendo.
Mikail la portò nello sgabuzzino delle scope.
“Ma cosa...” cominciò Syria quando venne bloccata dal ragazzo: con una mano le afferrò il mento e alzò il viso facendole bere il contenuto di una boccetta.
Rimase ferma per un po’. Mikail si chiese se stesse bene.
“Che è successo?” domandò guardandolo negli occhi. Occhi che erano tornati alla loro normale luce.
“Hai bevuto un filtro d’amore”
“Amortentia?”
“Sì”
“Sei stato tu?” urlò Syria spingendolo via.
“No, è stato... un tuo fan” Mikail sapeva che se le avesse detto la verità avrebbe ucciso il suo amico.
“Un fan?”
“Sì uno del tuo fan club”
“E tu che c’entri?”
“Ho incontrato i tuoi amici che ti stavano portando dalla Banof e io mi sono offerto di chiedere a Vikanov l’antidoto, così almeno eravamo sicuri che funzionasse”
“E perchè l’hai fatto?”
A volte la franchezza di Syria era disarmante. Mikail non sapeva cosa rispondere. In effetti perchè l’aveva fatto?
“Oggi sono di buon umore” e fece per uscire ma la ragazza lo bloccò.
“Grazie” gli disse.
“Sei in debito, Black. Sono io che dovrei ringraziarti di questa opportunità” rispose il ragazzo uscendo dal ripostiglio.
Syria rimase un attimo interdetta. Quella risposta era da lui, ma aveva notato di averlo messo in difficoltà quando gli aveva chiesto spiegazioni. Aveva un forte mal di testa e non aveva voglia di pensare a questo adesso, così andò a cercare i suoi amici e li trovò nel parco.
“Ti senti bene?” le chiese Vicktor andandole incontro.
“Sì, credo di sì”
“Putov ti ha spiegato?” domandò Peter.
“Mi ha detto che un mio fan mi ha dato l’Amortentia, che vi ha incontrato mentre andavate dalla Banof e si è offerto di chiedere a quell’idiota di Vikanov l’antidoto”
“Ehi Black!” la chiamò Giada “Fatto nuove conquiste?”
“Di che parli?” domandò Syria.
“Oh niente” rispose quella con un sorriso malizioso.
I tre non la badarono e andarono a pranzo. Mentre stavano tornando alla sala comune furono investiti da un tornado biondo.
“Cosa credevi di fare?” urlò Katia.
Syria era a dir poco spaventata, non aveva mai visto la ragazza come un furia omicida.
“Volevi portarmelo via?”
“Ci siamo dimenticati!” esclamò Vicktor.
“Dovete dirmi qualcosa?” domandò Syria incrociando le braccia.
“Bè anche Katia ha preso la pozione” disse Peter nascondendosi dietro all’amico che era due taglie più grande di lui.
“E cosa aspettavate a darle l’antidoto?” fece la ragazza arrabbiata.
“Sei stata tu a chiuderla in bagno quando eri sotto l’effetto del filtro e con tutto quello che è successo ce ne siamo dimenticati!” spiegò Vicktor.
“Lui è mio! Tu non l’avrai mai!” urlò Katia.
“Tientelo” disse Syria che voleva strigliare i suoi amici.
“E ben stretto anche!” le rispose superandola e andando verso la sala grande.
“Dobbiamo fermarla” fece Peter preoccupato.
“Lo so, maledizione!” sbottò la ragazza “Bene, voi prendetela e portatela in camera, io penso all’antidoto!”
“Lo sai fare?” chiese Vicktor stupito.
“No, ma posso seguire le istruzioni” rispose lei correndo verso la biblioteca.
Syria trovò subito il libro che cercava ma molti ingredienti si trovavano nella scorta personale di Vikanov. Come faceva a prenderli? L’avrebbe scoperta subito: poteva ingannare la bibliotecaria e i suoi sistemi di sicurezza, ma non lui.
Uscendo di corsa dalla biblioteca inciampò in qualcuno.
“Scusa!” disse prima di alzare lo sguardo.
“Dove corri?” le chiese la persona che meno si aspettava di trovare: Mikail.
Le venne una splendida idea.
“Ho bisogno del tuo aiuto. Vieni!” lo prese per la manica e lo trascinò via a forza verso i sotterranei. Correndo verso la dispensa di Vikanov, Syria gli spiegò cosa doveva fare e perchè: all’inizio il ragazzo non voleva aiutarla, non gli andava di rischiare una punizione per lei, ma i suoi occhi... bè, i suoi occhi lo convinsero. Con quello sguardo poteva fargli fare qualsiasi cosa.
Ma cosa sto pensando? Sto impazzendo...si disse Mikail.
Assicurandosi che il professore non fosse nei paraggi, Mikail esaminò la serratura con la bacchetta.
“Abbiamo circa trenta secondi prima che scatti l’allarme e tutto il castello sappia che siamo dei ladri” sentenziò il ragazzo, scocciato da quell’arrendevolezza che non sapeva di poter provare.
“Allora muoviamoci” disse Syria dandogli un colpetto sulla spalla.
Mikail aprì la porta ed entrambi si avventarono alla ricerca degli ingredienti necessari. Purtroppo non fecero in tempo e uno strano suono divampò nelle loro orecchie, come un trillo.
“Presto!” fece la ragazza cominciando a correre.
Sentivano dei passi dietro di loro. Passi pesanti.
“Qui dietro!” Mikail agguantò il braccio di Syria e la nascose con lui dietro un bruttissimo arazzo che raffigurava una strage di goblin. Si attaccarono al muro, spalla contro spalla per non far notare il rigonfiamento provocato dai loro corpi. Cercarono di calmare il respiro. I passi si avvicinavano inesorabili. Syria chiuse gli occhi e afferrò la mano di Mikail. Sentì che lui strinse la presa. Sentirono Vikanov passare davanti all’arazzo e continuare a percorrere il corridoio.
Quando furono sicuri che se ne fosse andato, i due uscirono dal loro nascondiglio. Scrutarono in entrambe le direzioni e poi si guardarono. Si accorsero di avere ancora le mani intrecciate e si staccarono con un salto.
Syria arrossì violentemente e anche Mikail sembrava imbarazzato.
Avevo paura, ecco perchè gli ho preso la mano. Non c’è altra spiegazione...si ripeteva la ragazza.
Ma cosa stavo facendo? Prenderla per mano? Mi sono ammattito...pensava l’altro.
“Ehm... dove andiamo a preparare la pozione?” chiese lui senza guardarla.
“Di qua” rispose, lieta di avere la possibilità di voltarsi e nascondere il viso.
Si infilarono nel bagno del primo piano che era rotto da mesi e Syria tirò fuori il suo calderone che aveva la proprietà di potersi rimpicciolire e diventare tascabile.
“Utile” commentò Mikail guardandola aprirlo.
“Già” fece lei aprendo il libro.
Insieme cominciarono a preparare l’antidoto seguendo scrupolosamente le istruzioni.
“Senti... non sei obbligato. Ad aiutarmi, voglio dire” disse Syria mescolando il composto.
“Mi piace preparare pozioni”
Proseguirono in silenzio fino al termine. Il risultato rispecchiava perfettamente quello descritto dal libro perciò Syria prese il coraggio a due mani e mise via tutto per andare a cercare Katia.
“Bè... grazie di nuovo” disse la ragazza.
“Di nulla. Ci si vede, Balck” salutò Mikail dirigendosi verso la sua sala comune.
Syria lo guardò sparire e poi si avviò alla ricerca degli amici. Li trovò in sala comune che cercavano di convincere Katia che avevano dato appuntamento a Dimitri lì davanti e che sarebbe arrivato a momenti.
“Dimitri?” domandò la mora facendo sussultare i due ragazzi.
“Syria!” esclamò Peter come se avesse visto un fantasma.
“E’ stato lui a farci questo?” chiese sconvolta.
“Bè...” cominciò Vicktor senza sapere bene cosa dire.
“Lui è mio, lascialo stare!” la minacciò Katia.
“Si si lo so. Bevi questo, serve per rendere più bella la pelle” ribattè Syria dandole la boccetta.
“Grazie!” fece questa bevendo l’antidoto in un sorso. La sua espressione da sognante diventò sempre più cupa.
“Cosa è successo?” domandò la poveretta.
“Niente Katia, ti sei sentita male e stavamo per portarti in infermeria ma ho trovato un tonico. Va meglio?” mentì Syria. Non voleva che la sua compagna di stanza si arrabbiasse con lei per quella storia.
“Sì, anche se ho mal di testa”
“Vai a riposare” le disse dolcemente l’amica.
Quando Katia scomparve sulle scale, la ragazza si voltò furibonda.
“Spiegate” intimò agli amici che stavano letteralmente tremando.
“Bè, Dimitri voleva farti uno scherzo...” cominciò Vicktor esitante.
“Uno scherzo? Glielo do io lo scherzo!” ringhiò Syria uscendo dalla sala comune.
Gli altri due la seguirono, sperando che non facesse disastri. Purtroppo (o per fortuna) non lo trovarono da nessuna parte.
“Sarà nella sua schifosa sala comune” esclamò la ragazza avviandosi in quella direzione, ma Vicktor la prese per un braccio.
“La tua vendetta non può aspettare domani? Con tutto questo trambusto abbiamo perso la cena e non credo sia una buona idea uccidere Dimitri davanti a tutti quei testimoni”
Syria capì che aveva ragione. Annuì e andarono a sgraffignare qualcosa nelle cucine. Mentre mangiava pensava ad un piano e quando finalmente si coricò per dormire, si concesse un lungo sospiro.
Era stata davvero una Pasqua movimentata.

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Capitolo 24
*** Attacchi a sorpresa ***


Attacchi a sorpresa

Era arrivato il momento. I concorsi erano alle porte: avrebbe sostenuto Giovani Pozionisti Emergenti lunedì 4aprile e lunedì 11 ci sarebbe stato Trasfigurazione per Giovani Talenti. Ma per il finesettimana antecedente Syria aveva altre preoccupazioni: la partita contro le Chimere.
Tra lo studio e gli allenamenti non era ancora riuscita ad elaborare un piano per farla pagare a quello stupido di Dimitri e di certo Vicktor e Peter non l’aiutavano.
“Non ho intenzione di aiutarti a cacciarti nei guai” le disse il suo migliore amico dopo l’ultimo sfiancante allenamento.
“Insomma Vicktor ti farebbe piacere se capitasse a te?” sbottò la ragazza asciugandosi i capelli con un colpo di bacchetta: fuori pioveva a dirotto ma il loro caro capitano aveva detto che dovevano esercitarsi con qualsiasi tempo. Quanto era stato dolce e comprensivo. L’avrebbe strozzato.
“Non ne hai già abbastanza a cui pensare senza aggredire un Gigante?”
“Non voglio aggredirlo. Voglio fargli pentire di essere nato” rispose lei con sguardo innocente.
Vicktor scoppiò a ridere.
“Non mi incanti con gli occhioni da cane bastonato”
Syria sbuffò e si diresse con l’amico in sala comune.
“Peteeer” trillò la ragazza in direzione del poveretto che stava esaminando delle foto. Arrossì istantaneamente e la guardò allarmato.
“Tu mi darai una mano vero? Perchè sei mio amico e mi vuoi bene?” esclamò Syria prendendogli le mani.
“Non cedere” lo redarguì Vicktor.
“Taci tu!” fece lei all’indirizzo del Cercatore.
“Cosa...” cominciò Peter confuso e poi sembrò capire “No”
“Dai che ti costa?”
“No”
“Perchè?”
“Perchè ne hai già passate abbastanza senza che si aggiunga anche un’aggressione a un Gigante”.
“Uffa!” sbottò la ragazza sedendosi su una poltrona contrariata con le braccia conserte.
“Pensa alla partita” le disse Vicktor.
“O ai concorsi” aggiunse Peter.
“Se vabbè...” mormorò Syria.

Era stanca di pensare ai concorsi, allo studio e alla tensione. Sapeva di non poter fallire e questa cosa le metteva una grande ansia. Se aggiungeva la partita, che sarebbe stata decisiva per il risultato del campionato, poteva dire addio alla sua capacità di ragionamento: nella partita precedente i Giganti avevano letteralmente stracciato le Chimere recuperando lo svantaggio della perdita. Se le Chimere avessero vinto contro i Draghi, i Giganti sarebbero arrivati al primo posto in classifica e tutto sarebbe stato deciso nella partita finale. Questo anche se avessero pareggiato, ma in quel caso il loro vantaggio sarebbe stato minimo. In poche parole dovevano vincere, come ripeteva fino alla sfinimento il loro capitano. E facendo più punti possibile, per giunta.
Non c’è pace per me, pensò sconsolata Syria.

Tutta la scuola era in fermento: i Draghi venivano bersagliati sia dalle Chimere che dai Giganti e i tre amici avevano deciso di girare per quei corridoi sempre insieme, da quando Vicktor era stato aggredito con una mazza da Battitore da un Gigante del settimo anno.
Durante le lezioni Syria e Vicktor ricevevano bigliettini minatori, uscendo dalle aule subivano degli sgambetti, camminando subivano le risa degli avversari.

Il culmine successe a Syria in biblioteca. I suoi amici stavano cercando dei libri tra gli scaffali mentre la ragazza leggeva seduta ad un tavolo. Era così presa dal libro che non si accorse che qualcuno stava strisciando verso di lei. Sentì un dolore lancinante poco sotto il ginocchio, come se qualcosa le stesse spezzando la gamba. E in effetti la sua sensazione non era sbagliata: urlò con quanto fiato aveva in corpo e quando provò ad alzarsi in piedi cadde per terra. Fu allora che lo vide.
Il capitano della squadra dei Giganti era sotto il suo tavolo e la guardava terrorizzato, con in mano una grossa ascia da taglialegna. La gamba sinistra di Syria era coperta di sangue scurissimo e la ragazza rimase un attimo interdetta. Tutti quelli che erano in biblioteca accorsero per capire la causa di quel grido. Vicktor si buttò sul ragazzo senza pensarci due volte, disarmandolo e spalmandolo a terra, mentre Peter afferrava l’amica da sotto le braccia e la trascinava lontano lasciando un orrenda scia rossa.
Syria era lucidissima grazie all’adrenalina che era entrata in circolo e le faceva sopportare meglio il dolore: si aggrappò a Peter come se fosse la sola ancora sopra il vuoto che la stava inghiottendo e osservava la scena.
Miss Deras era corsa dai due ragazzi stesi a terra e con un incantesimo aveva immobilizzato il capitano dei Giganti. Disse ad una ragazzina lì vicino di chiamare il primo insegnante che trovava e poi corse da Syria con Vicktor subito dietro, livido di rabbia.
“Dobbiamo portarla in infermeria” disse Peter.
La bibliotecaria annuì e cominciò ad aspirare il sangue dalla gamba e dai vestiti della ragazza.
“Il taglio è profondo ma non sembra sia riuscito ad arrivare all’osso” fece Miss Deras guardando il ginocchio.
Syria cominciava a sentire che la testa le girava. Le pulsava la ferita così forte che sembrava stesse per scoppiare.
“Che è successo?” Era appena entrato il professor Denatri e guardava la scena stupito.
“La ragazza è stata aggredita con un’ascia da quel ragazzo” spiegò con calma Miss Deras.
Il professore di Erbologia vide chi era l’aggressore e mormorò “Quidditch”
“Voi due” disse indicando Peter e Vicktor “Portate la vostra compagna in infermeria. Io porto quest’idiota dal Preside” e sciolse l’incanto Petrificus, prese per un braccio il ragazzo che lo sovrastava di un bel po’ e sparì dalla vista.
“Forza prendila per le gambe” disse Peter.
Vicktor eseguì ma Syria cacciò un gridolino di dolore quando l’amico le toccò la gamba ferita.
“N-non preoccuparti... resisto” sussurrò la ragazza facendo una smorfia.
“Scusa” disse Vicktor cercando di essere il più delicato possibile.
“Certo che avrebbero potuto darci una mano, che so far apparire una barella” sbuffò Peter mentre percorrevano i corridoi.
Vicktor annuì. Era spaventatissimo: se per una partita di Quidditch scolastica rischiavano di perdere l’uso degli arti, non era poi tanto convinto di continuare a percorrere quella carriera.
Syria aveva gli occhi chiusi e faticava a respirare. Diventava sempre più pallida e continuava a perdere sangue, tracciando un percorso rosso per i corridoi che, nonostante fosse aprile, erano gelidi.

Con sollievo della ragazza arrivarono in infermeria. I due ragazzi la posarono delicatamente sul primo letto libero che trovarono mentre l’infermiera si avvicinava minacciosa.
“Cosa diamine le è successo?”
“E’ stata aggredita con un’ascia” rispose velocemente Peter. Sembrava l’unico lucido in quella situazione: Vicktor era pallido come Syria, sembrava stesse per vomitare e la guardava col terrore negli occhi.
Miss Yuji si affaccendò velocemente e mentre puliva e disinfettava la ferita volle sapere chi era stato l’imbecille che le voleva staccare una gamba e perchè.
“Era il capitano della squadra dei Giganti...” cominciò Peter.
“Certo! Quidditch!” lo interruppe la donna “Sempre questo dannato Quidditch! Avete idea di quanti casi vengono da me in questo periodo? Eh? Decine! E tutto per una stupida partita!” e continuò a borbottare contro la violenza nello sport mentre fasciava con cura la gamba della ragazza.
Syria non aveva emesso un suono da quando erano arrivati. Teneva gli occhi chiusi e aveva le labbra tirate in una smorfia, ma non aveva mai aperto bocca. Peter e Vicktor restarono in silenzio a guardare, sconvolti che una partita potesse fomentare tanta cattiveria.
“Ho finito. Vado a prendere una pozione per lenire il dolore” disse l’infermiera prima di sparire nel suo ufficio.
Proprio mentre i due ragazzi si avvicinavano all’amica la porta dell’infermeria si aprì di scatto ed entrò il capitano della squadra dei Draghi.
“Come sta? Ho sentito che hanno tentato di tagliarle una gamba!”
“Va meglio, l’infermiera l’ha medicata” rispose Peter, lanciando un’occhiata a Vicktor che stava ancora zitto.
“Ma può giocare vero?”
“Certo che no!” esclamò Peter indignato “Dopo quello che è successo pensi che possa giocare?”
“Io...”
“Gioco” mormorò Syria con voce flebile, tanto che quasi non la sentirono.
“Cosa?” chiese Peter voltandosi a guardarla.
La ragazza aveva aperto gli occhi: erano leggermente offuscati e li guardava immobile.
“Io giocherò quella partita” ripetè più forte.
“Non se ne parla neanche!” urlò Peter.
“Grandioso! Vado a diro agli altri” esclamò contemporaneamente il capitano, che uscì di volata dall’infermeria.
“Non puoi giocare in queste condizioni!” le disse di nuovo l’amico.
“Non mi servono le gambe per giocare, mi bastano le mani”
“E’ ridicolo! Le gambe ti servono per stare in equilibrio!”
“Ti dico che ce la faccio, Peter”
“E io ti dico di no, Syria”
“Cos’è tutto questo chiasso?” chiese Miss Yuji avvicinandosi.
“Niente, tutto ok” rispose prontamente la ragazza.
Peter la guardava contrariato. Non capiva davvero questa foga: perchè ostinarsi a giocare una partita se si è infortunati? Che senso aveva? Non riusciva proprio a capire.
“Bevi e riposa. Voi due uscite, la vostra amica ha bisogno di dormire” ordinò la donna spingendo i due ragazzi fuori dall’infermeria.
“Vicktor dì qualcosa! Syria non può giocare in quelle condizioni!” esclamò Peter convinto che se anche lui gli avesse dato ragione, avrebbero potuto far ragionare quella pazza.
Il ragazzo rimase zitto un po’, con i pugni stretti e le braccia rigide.
“Ehi?” fece Peter scuotendolo leggermente. L’amico alzò lo sguardo che lanciava lampi di odio e collera.
“Syria sa che non abbiamo riserve. Se non gioca perdiamo di sicuro. Vuole dimostrare che niente la può fermare. Se se la sente di giocare allora giocherà”
Peter era allibito:”Come puoi dire una cosa simile?”
“Per lei è importante”
“E’ solo una partita di Quidditch!”
“No è la dimostrazione che non si arrende davanti a niente”
“Non può farcela in quelle condizioni!”
“Tu non capisci il Quidditch” disse Vicktor scuotendo la testa e avviandosi per il corridoio.
Peter abbassò la testa sconfortato seguendo il suo amico. No, lui il Quidditch non l’avrebbe mai capito.
 
 

Note: scusatescusatescusatescusate!!! Il mio ritardo è imperdonabile e avrei voluto fare un capitolo un po’ più lungo, includendo anche la partita, ma essendo periodo di esami il mio tempo si è ristretto al minimo! Poi il lavoro me ne toglie anche di più... pensate che questo capitolo è stato scritto in una settimana mentre preparavo il pranzo! Mia sorella dice che sono matta, ma l’unico momento libero è quello!
Spero comunque che il capitolo vi piaccia e che mi perdoniate! E’ veramente un periodo pessimo!
Grazie a Cescapadfoot, Lilylunastella e Ginny Riddle in Malfoy per le ultime recensioni e grazie anche a chi legge e basta!!
Un bacio, Daphne

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Capitolo 25
*** Incubi ***


Incubi

L’aggressione a Syria non passò inosservata a scuola: era stato l’atto più violento nella rivalità tra Case per il Quidditch ed eseguito anche sulla studentessa più famosa e popolare di Durmstrang.
Circolava voce che volesse giocare nonostante l’accaduto e questo fu motivo di molte discussioni: nonostante la piccola Black fosse la più brava Cacciatrice di tutte e tre le squadre, era ferita e debole e non avrebbe giocato al massimo delle sue forze. Cominciarono a circolare delle scommesse sull’esito della partita e nonostante fosse un fenomeno normale a Durmstrang, stavolta si scommetteva anche sullo stato di salute di Syria, il che non era di gradimento a Vicktor a Peter che presero a minacciare tutti quelli che lo facevano o che parlavano della loro amica.
Il capitano della squadra dei Giganti fu messo in punizione ma Karkaroff lo fece più che altro per evitare una sollevazione di massa da parte degli studenti: aveva saputo che Syria aveva un fan club piuttosto numeroso e sapeva che avrebbe potuto creargli dei problemi. Quando la ragazza apprese la notizia non ne fu contenta.
“Dovresti fare i salti di gioia!” esclamò Peter seduto ai piedi del suo letto.
“Non è che una punizione mi aggiusti la gamba” rispose Syria come se stesse spiegando che due più due fa quattro.
“Allora ammetti di non essere in grado di giocare?” colse la palla al balzo il ragazzo.
“Assolutamente no!” sbottò lei piccata incrociando le braccia.

Erano giorni che Peter tentava di farla ragionare ma era più testarda di un mulo.
Anche Miss Yuji si era opposta all’idea di farla giocare, arrivando a minacciarla di legarla al letto ma siccome la ragazzina non la smetteva di insistere, l’infermiera era andata dal preside ottenendo una risposta più che ovvia:”Se vuole giocare la lasci fare”.
Aveva provato a chiedere alla professoressa Banof di aiutarla visto che era venuta a sapere che era la sua insegnante preferita, ma nemmeno lei aveva sortito alcun effetto.

Così sabato mattina Syria uscì dall’infermeria per fare colazione in sala grande. Al suo ingresso attirò molti sguardi: aveva la gamba fasciata e si sorreggeva su delle stampelle.
“Fa quasi pietà” disse Dimitri a Mikail versandosi del caffè.
“Non dovrebbe giocare” rispose questo.
“Perchè no? Rende il gioco più facile a noi!”
“Non è corretto”
“Ti stai rammollendo, amico. Affari suoi se sta male”

Syria sedette vicino ai suoi amici e subito venne investita dai compagni di casa che le dicevano quanto fosse coraggiosa a giocare dopo l’aggressione. La ragazza continuava a dire che stava bene, che poteva giocare, che non essendoci riserve di Cacciatori non poteva tirarsi indietro, ma fu Vicktor a calmare la platea.
“Basta! Lasciatela fare colazione in pace!” ordinò a voce alta.
I Draghi si calmarono e Syria poté mangiare in pace sotto lo sguardo di disappunto di Peter.
“Grazie” disse la ragazza all’amico.
“Hai bisogno di calma” rispose Vicktor porgendole una fetta di pane con la marmellata.
“E tu non guardarmi così, non mi farai sentire in colpa” fece Syria rivolgendosi a Peter.
“Non voglio farti sentire in colpa, sono preoccupato”
“Invece devi stare tranquillo. Se dico che me la sento vuol dire che è così”
Quando ebbero finito, Peter accompagnò gli amici fino agli spogliatoi per poi avviarsi agli spalti. Syria non volle l’aiuto di nessuno per camminare.

“Sennò a che mi servono queste?” disse sventolando una stampella che quasi accecò Vicktor.
“Bene ragazzi” esordì il loro capitano mentre la squadra si cambiava.
“Oggi dobbiamo cercare di dare il meglio di noi e anche di prendere il boccino il prima possibile, capito Krum?”
Vicktor annuì. Sapeva che prima la partita fosse finita meno la sua amica rischiava di farsi ancora più male, non c’era bisogno che glielo ripetesse quel bellimbusto.
“Black, non sforzarti, se hai bisogno di riposare mi fai un cenno e chiedo il time-out, ok? Però... insomma cerca di non averne bisogno”
Syria sorrise. Quel ragazzo viveva di Quidditch, per lui era più importante la partita della sua salute. Ma in fondo non era la stessa cosa che provava lei? Non stava per affrontare una partita con una gamba fuori uso? Stava anteponendo il successo della sua Casa nel Quidditch al suo benessere e riteneva giusto così. Aveva preso un impegno, era diventata Cacciatrice e doveva fare dei sacrifici per mantenerlo.

Quando furono tutti pronti uscirono dagli spogliatoi. Vicktor sorresse Syria durante il tragitto dato che non poteva portarsi le stampelle. Alla loro comparsa in campo si scatenò un enorme boato da parte dei Draghi. Centinaia di sciarpe rosse sventolavano nel cielo plumbeo, uno striscione era appeso in basso e diceva Black dimostra cosa sanno fare i Draghi! Syria sentì gli occhi pizzicare. Quella era la calligrafia di Peter che stava urlando come tutti gli altri. Nonostante non fosse d’accordo con la sua scelta la stava sostenendo. Si sentì rincuorata e avvertì una scarica di adrenalina attraversarle il corpo.
Posso farcela pensava guardando la folla. Si voltò verso Vicktor il cui braccio la stava ancora sorreggendo e vide che sorrideva. Possiamo farcela.

La partita cominciò. Syria sentì una fitta tremenda al ginocchio quando si diede la spinta per alzarsi in volo e la sua smorfia di dolore non sfuggì all’amico cercatore, che la guardò con sguardo interrogativo. Lei alzò il pollice in su per fargli capire che stava bene e poi si concentrò sul gioco.
Un Bolide aveva appena colpito un Cacciatore delle Chimere che aveva perso la Pluffa. Syria si buttò in picchiata facendo sospirare tutto lo stadio di apprensione. Afferrò la palla e si risollevò in volo, zigzagò tra gli avversari e dopo un paio di passaggi con Spogik segnò il primo goal.
I Draghi scoppiarono in un urlo di giubilo. Evidentemente la loro cacciatrice migliore non aveva subito danni dall’aggressione della settimana prima.
La piccola Black giocò la partita con le urla di gradimento dei suoi compagni nelle orecchie e la grinta che le sprizzava da tutti i pori. Voleva dimostrare che non si lasciava scalfire e lanciava la Pluffa negli anelli con forza inaudita.
Mentre effettuava una finta vide con la coda dell’occhio che Vicktor si lanciava verso gli anelli delle Chimere, seguito a ruota dal Cercatore avversario. Syria approfittò della distrazione del Portiere per fare goal per l’ennesima volta. Avevano un vantaggio spaventoso e se avessero conquistato il Boccino avrebbero avuto la Coppa in tasca.
Si sentì un grido di dolore e l’attenzione si concentrò sui due Cercatori: Vicktor era stato colpito da un Bolide in piena faccia, mentre il suo avversario lo schivava e afferrava il Boccino. Si sentì il fischio di fine partita e Syria scese in picchiata a soccorrere l’amico che giaceva a terra con le mani al viso.
C’era una gran quantità di sangue.
“Tranquillo Vick, sono qui” cercò di calmarlo la ragazza aiutandolo a sedersi.
Sentivano delle urla ma a lei non importava sapere chi avesse vinto la partita, voleva solo che il suo migliore amico stesse bene. Anche Peter si era avvicinato e aiutò l’amico ad alzarsi.
“Aiuda lei” fece il ragazzo indicando l’amica seduta per terra.
Peter prese Syria per la vita e mise l’altra mano sulla schiena dell’amico per direzionarlo verso l’uscita del campo. Attorno a loro la folla urlava di gioia ma i tre non avevano intenzione di prestarvi attenzione. Bisognava curare Vicktor.
Oltrepassarono gli spogliatoi senza che nessuno li fermasse. Solo tre paia di occhi li seguirono. Karkaroff fece un cenno al professor Vikanov ed entrambi se ne andarono seguiti dagli altri insegnanti.

Mikail guardò il tabellone: 240 a 210 per le Chimere. Se Krum non fosse stato colpito dal Bolide avrebbero vinto la partita e non ci sarebbe stata speranza per la sua Casa di vincere la Coppa. Ora si giocava il tutto per tutto nella prossima sfida Chimere contro Giganti: se avessero vinto avrebbe potuto far vedere a quella so-tutto-io di Black che non poteva ottenere tutto quello che voleva.
Guardò le Chimere gioire e poi seguì Dimitri alla sala comune.

Nel frattempo i tre amici avevano raggiunto l’infermeria e Miss Yuji sistemò con un semplice incantesimo il naso di Vicktor. Dopo averlo pulito dal sangue e aver controllato la gamba di Syria (“Non è necessario!” aveva tentato di ribattere la ragazza con scarso successo) tornarono agli spogliatoi ormai vuoti per cambarsi.
“Chi ha vinto?” chiese alla fine Vicktor.
“Le Chimere con 240 a 210. In fondo non è molto come scarto” cercò di consolarli Peter.
“Ora dipende tutto dall’ultima Giganti-Chimere” constatò Syria raccogliendosi i capelli.
“Tu come stai piuttosto?” le chiese Peter.
“Mi fa male ma sto bene” rispose la ragazza. Ora poteva essere sincera e ammettere il dolore visto che era finita la partita, almeno con i suoi amici.
Quando arrivarono in sala grande per la cena l’atmosfera al loro tavolo era piuttosto triste, ma i tre si accorsero che c’era qualcosa di strano: i loro compagni si passavano dei fogli e sussurravano tra loro.
“E’ successo qualcosa?” chiese Syria a Morgana che stava parlando con un’altra ragazza.
“No, niente. Comunque sei stata fantastica in partita” rispose con un sorriso sincero.
“Grazie” fece la ragazza prima di mettersi a mangiare.
Dopo cena Syria scrisse della partita a suo padre, a Remus e ai gemelli, prima di andare a letto. Ora non le restava che concentrarsi sui concorsi.

Quella notte fece un sogno stranissimo: camminava su un viale alberato quando vide suo cugino Draco poco più avanti. Cercò di chiamarlo ma lui non la sentì e continuò a camminare fino a che non comparve Karkaroff. Gli mise una mano sulla testa e suo cugino si accasciò a terra. Syria urlò e raggiunse il corpo del bambino che giaceva tra le sue braccia morto. Sentì una mano sulla spalla e vide che Mikail la stava afferrando per portarla via. Lei era debole e distrutta e non riuscì ad opporsi. Piangendo si fece trascinare via fino a che il ragazzo non la fece cadere in una fossa e una palata di terra le arrivò dritto in faccia. Si scostò un poco e vide che suo zio Lucius la stava sotterrando viva. Cercò di arrampicarsi fuori, gridò aiuto ma l’uomo continuò imperterrito. Syria si sentiva soffocare, la terra la ricopriva, aveva paura, non voleva morire, doveva raggiungere Draco, doveva aiutarlo, perchè nessuno accorreva? Perchè stava succedendo questo? Dov’erano i suoi amici? La terra la ricopriva quasi del tutto, le copriva il naso e non riusciva a respirare....
Si alzò a sedere di scatto madida di sudore. Katia le stava accanto con l’aria di chi ha visto un fantasma.
“Stavi gridando” le disse.
Syria si asciugò il viso e respirò profondamente. Era un sogno, solo un brutto sogno.
“Scusa se ti ho spaventata” mormorò la ragazza.
“Stai bene?” chiese Katia.
“Si rimettiamoci a dormire. Deve essere lo stress” rispose Syria in un sorriso forzato.

Si sdraiò ma non chiuse gli occhi. Aspettò che la sua compagna si fosse riaddormentata e poi infilò la vestaglia. Uscì in punta di piedi e si sporse a guardare la sala comune: era deserta. Salì lentamente al dormitorio maschile ed entrò nella stanza dei suoi amici.
Si avvicinò a Vicktor e lo scosse lievemente.
“Mmm” fece il ragazzo socchiudendo gli occhi.
“Sono io”
“Syria! Che ci fai qui, cosa è successo?” chiese Vicktor svegliandosi di colpo.
“Ecco...”
“Syria?” anche Peter si era svegliato.
“Io... ho fatto un incubo e...” la ragazza diventò rossa come un pomodoro. Non aveva il coraggio di ammettere di avere paura, soprattutto per uno stupido sogno, ma aveva bisogno di conforto.
“Aspetta, Peter aiutami” disse Vicktor. Scostò il comodino che separava i due letti. L’altro, intuendo le sue intenzioni, cominciò a spingere il suo letto affiancandolo a quello dell’amico.
Colgenus” pronunciò Peter e i bordi delle lenzuola si unirono a formare un unico pezzo di stoffa.
“Vieni” Vicktor la prese per mano e la fece stendere tra loro due. Le accarezzò i capelli e le chiese se voleva raccontare cosa aveva visto.
Syria spiegò in cosa consisteva il suo incubo e si sentì molto meglio dopo aver confessato le sue paure. Temeva di perdere Draco, il suo unico appoggio in casa Malfoy, temeva che Lucius le facesse del male o che lo facesse Karkaroff.
I due amici la abbracciarono e si addormentarono così, vicini.

Purtroppo la piccola Syria non sapeva che non era solo un sogno. Non sapeva che quello che aveva visto sarebbe accaduto veramente anche se in forme diverse. Dormiva tranquillamente tra le braccia dei suoi amici incurante del fatto che se fosse stata a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto avrebbe desiderato non svegliarsi mai più.
Ma questo lo avrebbe scoperto troppo tardi.



Note: scusate il ritardo, sono imperdonabile lo so, se vi state scrocchiando le dita vi capisco ma ho due buone scuse! La prima sono gli esami! Ne ho uno a breve e sono presissima dallo studio. La seconda è molto più bella: sono innamorataaaaaa!! Ebbene sì, quindi capite che ho la testa in mezzo alle nuvolette :)
Scusatemi ancora, comunque ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono la mia piccola fan fiction! Siete l'unico motivo per cui vado avanti, siete l'ossigeno di Syria!
Baci, D.

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Capitolo 26
*** Giovani pozionisti emergenti ***


Giovani pozionisti emergenti

Arrivò il fatidico giorno della partenza per il concorso di Pozioni. La mattina a colazione Syria fece molta fatica a mangiare perchè aveva lo stomaco chiuso dall’ansia.
“Sforzati, devi avere energie” cercò di convincerla Vicktor imburrandole del pane.
Non la smetteva di sfogliare i suoi appunti e ripeterne degli stralci agli amici che erano più in ansia di lei: non si fidavano di Vikanov e il solo pensiero di lasciarla da sola con quel mostro era come un tarlo che rodeva la loro anima. Peter guardava il tavolo degli insegnanti e quando vide il professore di pozioni alzarsi e dirigersi verso l’ingresso, sussultò. Anche gli altri due alzarono lo sguardo e sbiancarono.
“Devo andare” disse Syria alzandosi. Aveva raccolto alcune cose per il viaggio in una sacca che aveva cucito da piccola con degli scarti di sacchi di lana che aveva portato subito a colazione quella mattina, per non rischiare di perdere tempo. O meglio, per non rischiare che Vikanov le dicesse che perdeva tempo.
“Falli neri” le raccomandò Vicktor abbracciandola.
“He he farò del mio meglio” rise la ragazza.
“Sarai la migliore e... attenta a Vikanov” disse Peter stringendola tra le braccia a sua volta.
Syria anuì. Anche lei temeva che il professore potesse farle un tiro mancino, soprattutto se avesse fallito. Respirò a fondo e si incamminò verso l’atrio dove l’aspettava già Vikanov.
“Andiamo?” le chiese senza guardarla.
Syria annuì e si avviò dietro di lui lungo il parco e poi il ponte di legno. Attraversarono il sentiero sterrato senza scambiare nemmeno una parola e la ragazza cominciava a pensare che non le piaceva quel silenzio, la metteva ancora più in agitazione.
“Come viaggeremo?” domandò tanto per fare conversazione.
“Prenderemo il treno fino a che non saremo abbastanza vicini per Materializzarci a Londra” rispose Vikanov senza guardarla.

Arrivarono sull’unico binario della piccola stazione su cui li attendeva un treno piccolissimo, di tre carrozze, verde pallido. Avevano uno scompartimento tutto per loro. Syria sistemò la sacca sulla rastrelliera dopo aver tirato fuori i suoi appunti per ripassare. Evidentemente Vikanov aveva avuto la sua stessa idea perchè ancora prima che il treno partisse iniziò a interrogarla. La ragazza rispondeva alla perfezione a tutte le domande, aveva studiato come una matta e il professore ne fu compiaciuto ma non glielo disse. Continuò a farle domande anche quando arrivò il carrello del pranzo, non le lasciò un attimo di tregua, cercava di coglierla in fallo per poterla correggere: voleva vincere, doveva assolutamente vincere. Voleva la foto sul giornale e voleva mettere il trofeo nel suo ufficio e potersi vantare con tutti i suoi colleghi. Voleva dimostrare di essere il migliore e tutto questo era nelle mani di una ragazzina ribelle e sfrontata, figlia di un assassino e di una ballerina ma con un cervello da paura.
Quando Vikanov andò in bagno, Syria tirò un sospiro di sollievo. Aveva la bocca secca, era stanca, le faceva male la gola e la testa. Appoggiò la fronte al finestrino e chiuse gli occhi beandosi di quel contatto fresco. Non si accorse di essersi appisolata. Al ritorno del docente venne scrollata leggermente.
“Continuiamo” le ordinò Vikanov.
“Professore sono stanca” cercò di protestare la ragazza.
“E quindi?”
“Vorrei riposare”
“Riposerai quando te lo dirò io”
“Ma signore...”
“Devo forse ricordati che questo è il concorso più importante nell’ambito delle pozioni?”
“No, ma...”
“E che la tua vincita è di vitale importanza?”
“Si, ma...”
“Allora rispondi alle mie domande”
Syria lo guardò. Quegli occhi di ghiaccio la fissavano senza ammettere repliche.
“Va bene” acconsentì e continuò a rispondere alle domande dell’uomo.

Continuarono fino a cena e solo alle undici passate Vikanov le disse che potevano smettere. Uscì dallo scompartimento e Syria si sdraiò sui tre sedili del lato sinistro. Era così stanca che non riusciva a tenere gli occhi aperti. Non prese sonno subito perchè continuava a pensare al concorso. Era la sua occasione per scrollarsi di dosso la fama di suo padre. Se avesse vinto non sarebbe più stata la figlia del temuto assassino e Mangiamorte, ma una studentessa modello e un portento a Quidditch. Sarebbe stato tutto più facile, o almeno così sperava.
Quando il professore rientrò nello scompartimento vide la sua studentessa addormentata con gli appunti sullo stomaco. Prese una delle coperte che gli aveva dato il macchinista e coprì la ragazza. Si sdraiò a sua volta sugli altri sedili e si addormentò.
Il treno raggiunse Calais all’alba. Syria si lavò i denti e la faccia nel bagno della stazione e poi raggiunse il professore che l’aspettava per Materializzarsi a Dover, in Inghilterra dove sarebbero stati abbastanza vicini per fare un’altra Smaterializzazione a Londra: la distanza era troppo lunga per essere coperta in una sola volta.

Raggiunsero un vicolo e si nascosero dietro a dei cassonetti dell’immondizia.
“Hai mai fatto la Materializzazione Congiunta?” le chiese Vikanov.
“No signore” ammise la ragazza.
“Afferra la mia mano e non lasciarla per nessun motivo” le spiegò.
Syria si sentì molto strana a dover prendere per mano quell’uomo che oltre ad essere un suo docente era anche la sua più grande fonte di disturbo a scuola. Tuttavia strinse forte e chiuse gli occhi: la mano di Vikanov era grande e forte, nonostante fosse un pozionista non sentiva segni di tagli o bruciature come era solito in quella professione. Poi sentì che l’uomo si stava muovendo e rinsaldò la presa: le si mozzò il respiro e capì che si stavano Smaterializzando, era come se venisse risucchiata da uno stretto tubo di gomma.
Quanto ci vuole?si chiedeva continuando a tenere gli occhi chiusi. Non ce la faceva più, si sentiva soffocare, nonostante sapesse che la distanza che dovevano percorrere era innumerevole aveva paura che ci fosse qualcosa che non andava. Se quella era la Materializzazione preferiva di gran lunga volare sulla scopa!
Aria. Meravigliosa aria. Inspirò a pieni polmoni cercando di ricacciare indietro la nausea che la faceva tremare. Aprì gli occhi e vide il mare. Erano al porto di Dover. Erano in Inghilterra.
Per una volta riesco a leggere i cartelli senza problemi, pensò Syria sorridendo.

“Andiamo” fece Vikanov dirigendosi verso l’uscita dal porto che in quel momento era in fermento a causa del ritorno delle barche dei pescatori. Si Smaterializzarono di nuovo fino all’ingresso visitatori del Ministero della Magia di Londra.
Si trovavano in una piccola stradina davanti ad una vecchia cabina telefonica rossa che aveva tutta l’aria di non funzionare da anni. Syria ricordava che suo zio una volta disse Non intendo abbassarmi mai più ad usare quell’arnese Babbano per entrare al Ministero! Vedi di non dimenticare più di fare scorta di Polvere Volante, Dobby, sai che non gradisco la Materializzazione!
I due entrarono nella cabina e Vikanov prese la cornetta e fece un numero che aveva scritto su un foglietto: sei, due, quattro, quattro, due. Una voce femminile risuonò nello spazio angusto:”Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore dichiarate il vostro nome e il motivo della vostra visita”
“Ilij Vikanov e Syria Black per il concorso Giovani Pozionisti Emergenti” disse il professore.
“Grazie. Il visitatore è pregato di raccogliere la targhetta e assicurarla sul vestito” fece la voce fredda.
Con un tintinnio caddero due spille d’argento nel contenitore metallico del resto, con scritto Syria Black, Giovani Pozionisti Emergenti. La ragazza se l’appuntò al golfino della divisa mentre la voce fredda diceva:”Il visitatore del Ministero ha l’obbligo di sottoporsi a perquisizione e di presentare la bacchetta perchè sia registrata al banco della sorveglianza, all’estremità dell’Atrium”
Il pavimento della cabina tremò e cominciò a sprofondare lentamente nel sottosuolo. Dopo un minuto circa la luce tornò a illuminare il cubicolo e si ritrovarono nell’atrio.
Passando accanto alla fontana Vikanov sussurrò:”Inglesi... che esagerazione”
Syria sorrise sotto i baffi ma cominciò a sentirsi a disagio quando si accorse che molti maghi e streghe la fissavano in modo eloquente. Sentiva i sussurri a cui doveva abituarsi, sentiva gli sguardi che la perseguitavano da sempre, sentiva la disapprovazione di persone perbene che vedevano in lei una piccola criminale. Sospirò e seguì il suo docente a testa alta. Non le interessavano i loro commenti: lei era lì per il concorso e avrebbe ignorato tutto quello che la poteva distrarre.
I due arrivarono alla Sorveglianza e Vikanov si presentò dicendo che era lì per il concorso di pozioni. Consegnò la sua bacchetta che venne identificata e registrata, e lo stesso fece con quella di Syria.
“Tredici pollici, corde di cuore di drago, in uso da sei mesi e due settimane. Corretto?” domandò il sorvegliante.
“Sì” rispose Syria.
Il sorvegliante la squadrò e la ragazza era sicura che l’avesse riconosciuta, ma non fece una piega quando consegnò i moduli a Vikanov per la partecipazione al concorso, dopodichè il sorvegliante li timbrò e li mise in una busta che dovevano consegnare agli esaminatori.

Entrarono negli ascensori dorati con altri impiegati del Ministero e Syria notò che c’era un ragazzino della sua età con una strana divisa dai colori sgargianti: probabilmente anche lui era lì per il concorso. Lui la guardò e le sorrise: Syria ricambiò. Meglio farsi amici gli avversari, almeno avrebbe potuto parlare con qualcuno. La voce metallica si fece sentire di nuovo e annunciò:”Settimo livello, Ufficio per i giochi e gli sport magici, comprendente il Quartier generale della Lega Britannico-Irlandese del Quidditch, il Club Ufficiale di Gobbiglie e l’Ufficio Brevetti Ridicoli”.
A Syria venne da ridere. Brevetti ridicoli? Non ricordava questa definizione la prima volta che era arrivata al Ministero. Se lo ricordava come fosse ieri: era alla ricerca di suo padre ed era stata veramente fortunata a incontrare Arthur Weasley. Chissà, magari l’avrebbe rivisto quel giorno, le sarebbe piaciuto scambiare quattro chiacchiere con lui. Trovava che fosse un uomo veramente gentile e disponibile, aveva voglia di sentire storie di una vera famiglia dove c’era vero amore. Una famiglia così diversa dalla sua, sempre che i Malfoy potessero essere considerati una famiglia.
“Sesto livello, Ufficio del trasporto magico, comprendente l’Autorità della Metropolvere, il Controllo regolativo delle scope, l’Ufficio Passaporta e il Centro Esami di Materializzazione”
Oh no, basta Materializzazione!pensò Syria ricordando la sua esperienza di pochi minuti fa.
“Quinto livello, Ufficio per la cooperazione internazionale magica, comprendente il Corpo delle convenzioni dei commerci magici internazionali, l’Ufficio internazionale della Legge sulla Magia e la Confederazione Internazionale dei Maghi, Seggi Britannici”
Due uomini che parlottavano in una strana lingua scesero a quel livello.
“Quarto livello, Ufficio regolazione e controllo delle Creature Magiche, comprendente la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, l’Ufficio delle relazioni con i Goblin e lo Sportello consulenza flagelli”
Syria era sicura di aver visto un Ippogrifo in corridoio...
“Terzo livello, Dipartimento delle catastrofi e degli Incidenti Magici, comprendente la Squadra Cancellazione della Magia Accidentale, il Quartier generale degli Obliviatori e il Comitato scuse ai Babbani”
Molte persone scesero dall’ascensore e si cominciava a respirare meglio senza tutta quella folla.
“Secondo livello, Ufficio applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l’Ufficio per l’uso improprio delle arti magiche, il Quartier generale degli Auror e i servizi amministrativi del Wizengamot”
Auror? Wizengamot? Syria sbiancò quando vide che Vikanov fece per scendere. Le venne il cuore in gola pensando che se aveva fortuna un giorno avrebbe lavorato proprio a quel piano!

Attraversarono un grande portone di quercia e Syria rivide il luogo dove aveva scoperto dove trovare il padre: ricordava che l’ufficio del signor Weasley era in fondo mentre tra quei cubicoli doveva esserci anche Kingsley, l’Auror che l’aveva aiutata a riallacciare un dialogo con il genitore. C’era un po’ di folla e sentiva che un Auror si stava lamentando:”Ma perchè devono fare questi concorsi proprio qui?”
“Tieni gli occhi aperti Dawlish, tra questi piccoli geni potrebbe esserci un futuro collega!” rise un altro dandogli una pacca sulla spalla.

Vikanov e Syria si accodarono agli altri partecipanti che aspettavano davanti ad una porta. La ragazza cominciava ad agitarsi: il suo accompagnatore non le rivolgeva la parola, intorno a lei non vedeva volti familiari, sentiva i sussurri delle persone che la guardavano sospettosi, vedeva gli altri studenti che ripassavano con i professori ma lei non si azzardava a parlare a Vikanov per paura che le intimasse il silenzio.

Alle nove un grosso mago con dei folti baffi li fece entrare: in ordine si sistemarono sui banchi sistemati a semicerchio. I docenti seguirono gli alunni e diedero loro gli ultimi consigli. Anche Vikanov aveva seguito Syria e si stava chinando per dirle qualcosa.
“Non lasciare che nessuno copi da te, leggi più volte le domande per capire bene cosa chiedono. Non puoi fallire, sai cosa ti aspetta a scuola altrimenti. Sono stato chiaro?”
Syria sostenne il suo sguardo e annuì.
“I docenti lascino l’aula, grazie” tuonò l’uomo baffuto dalla cattedra al centro.
Vikanov non la degnò di altre attenzioni. Mentre uscivano gli insegnanti si sentiva persa, sola, indifesa. Respirò profondamente, imponendosi autocontrollo. Doveva calmarsi e concentrarsi. Doveva liberare la mente e superare anche quella sfida.
Con la magia dei fascicoli apparvero sui banchi.
“Avete tre ore per rispondere alle domande da ora” disse il baffuto e girò una pesante clessidra.
Syria cominciò a leggere le domande.

Spiegate la funzione del bezoar.
Elencate il procedimento della Pozione Restringente.
Spiegate l’uso della Pozione della Fortuna.

Sorridendo, comincio a scrivere un fiume di parole nella sua calligrafia ordinata.

Tre ore dopo i fascicoli volarono sulla cattedra e i ragazzi furono congedati. Uscendo vide che gli insegnanti erano stati fatti accomodare su delle sedie appena fuori dall’aula.
“Allora?” chiese Vikanov appena la vide.
“Ho risposto a tutto” rispose la ragazza con orgoglio.
“Bene, andiamo a mangiare”
“Mangiare?”
“Si, Black, mangiare. C’è un ristorante Babbano qui vicino”
“Ma io non ho denaro...”
Vikanov fece spallucce e si allontanò. Syria era furiosa: se le avesse detto che dovevano mangiare fuori si sarebbe portata dietro qualcosa! Con tutto quel trambusto non ci aveva pensato e ora doveva restare con la fame! Che poi, le aveva pagato la colazione, perchè non pagarle anche il pranzo? Gli avrebbe restituito i soldi dopo... e ora aveva paura di allontanarsi perchè non sapeva a che ora era la prova pratica e non conosceva i dintorni.
Grandioso, pensò sedendosi su una sedia vuota con il volto fra le mani.

“Syria?”
La ragazza alzò lo sguardo. Davanti a lei Arthur Weasley la guardava stranito.
“Sei proprio tu! Merlino, quanto sei cresciuta!” le disse abbracciandola.
“Signor Weasley salve”
“Sei qui per il concorso, eh? Fred e George mi hanno detto che partecipavi! Complimenti! E’ già un grande passo potervi partecipare. Ma dov’è il tuo insegnante?” chiese guardandosi intorno.
“E’ andato a mangiare” rispose la ragazza chinando la testa.
“E perchè non sei andata con lui? Non hai fame?”
“Non ho soldi”
“Bè non è un buon motivo per non pranzare! Che insegnante è uno che ti lascia qui con i morsi della fame?” esclamò il signor Weasley indignato.
Syria non sapeva cosa rispondere, era imbarazzata dal comportamento di Vikanov.
“Vieni con me, ti offro io il pranzo”
“No signor Weasley, davvero, non deve...”
“Non discutere. Non ti lascerò qui senza mangiare nulla” disse l’uomo perentorio.

Syria sorrise e seguì Arthur negli ascensori. Mentre scendevano nell’Atrium gli raccontò del viaggio e del concorso, poi raggiunsero la mensa del Ministero. Era un grande ambiente con tanti tavoli di forme e dimensioni diverse. I due si sedettero ad un piccolo tavolo rotondo: il signor Weasley prese in mano un foglietto di plastica e le spiegò come funzionava la mensa.
“Scegli quello che vuoi mangiare e poi con la bacchetta picchi sopra alla scritta, vedi? Così” e le mostrò come ordinare. Comparve sul tavolo un foglietto che assomigliava molto ad uno scontrino Babbano.
“Adesso me lo porteranno. Tu cosa prendi?” le chiese gentilmente.
Syria, avendo notato che l’uomo aveva ordinato un panino, fece lo stesso, anche se avrebbe mangiato un bue intero!
Dopo pochi minuti apparve un cameriere che consegnò le ordinazioni e i due cominciarono a mangiare.
“Allora come è andata finora?” domandò il signor Weasley.
“Credo bene, ho risposto a tutto ma la prova più dura è quella pratica” rispose Syria addentando un grosso pezzo del suo panino.
“Vedrai che andrai benissimo, Fred e George mi hanno raccontato che hai ottimi voti in pozioni”
“A proposito, come sta la sua famiglia?”
Il resto del pranzo passò con il signor Weasley che raccontava di quanto la moglie non capisse la sua passione per le prese elettriche, i successi dei suoi primi tre figli, le lettere che riceveva da scuola a causa di quegli impiastri dei gemelli mentre i due più piccoli, Ron e Ginny, crescevano tranquilli. Syria adorava sentir parlare della famiglia Weasley, le sembrava perfetta: numerosa, felice, affettuosa. Se mai avesse voluto costruire una famiglia in futuro avrebbe voluto che ci fosse tutto l’amore che c’era tra i Weasley.

Dopo pranzo Arthur la riaccompagnò davanti all’aula dove Vikanov la aspettava: non degnò di uno sguardo il signor Weasley e batteva il piede per terra impaziente.
“Grazie del pranzo, signor Weasley, è stato davvero generoso da parte sua” ringraziò Syria.
“Di nulla cara, pensa solo al concorso. Cercherò di essere presente alla premiazione se ti va...”
“Certo, mi farebbe molto piacere!” esclamò la ragazza aprendosi in un sorriso.
“Allora a dopo” la salutò Arthur scompigliandole i capelli.
La ragazza andò incontro al professore che le disse:”Stanno per cominciare, dove eri finita?”
“A pranzo, signore, sarei venuta con lei se mi avesse detto di portare del denaro” rispose piccata.
“Non importa, entriamo” fece Vikanov.
La sala ora era piena di calderoni e quasi tutti i posti erano occupati. Syria si sedette in fondo sulla sinistra e il professore la seguì.
“La pozione che ti chiederanno di preparare sarà molto difficile e dovrai contare solo sulla tua memoria. Se hai fatto bene lo scritto la difficoltà sarà maggiore, chiaro?”
“Sì signore”
“Usa bene il tuo cervello, Black, se vuoi puoi farcela”
Syria lo guardò. Era un incoraggiamento quello? Stavano facendo passi avanti...
Il mago baffuto entrò di nuovo e disse ai docenti di uscire.

“Vi sarà dato il compito di preparare una pozione. Avete due ore di tempo perciò non tutte avranno la possibilità di essere complete ma la commissione valuterà il vostro operato, in base alla quantità di tempo è richiesto di raggiungere un certo grado di preparazione. Gli ingredienti che vi servono sono sotto al vostro banco e per qualsiasi cosa alzate la mano e io verrò da voi. Iniziate!” disse l’uomo prima di toccare con la bacchetta dei foglietti di carta che svolazzarono per la stanza verso di loro.
Syria prese il suo e lesse: Pozione Soporifera. Si richiede di arrivare almeno alla colorazione blu elettrico.

Aprì il sottobanco e cominciò a tirare fuori gli ingredienti. Cominciò a tagliare i fiori di camomilla e aggiunse l’essenza di Belladonna. Ricordava perfettamente il procedimento e non era per nulla agitata: stare davanti al calderone la rassicurava, si sentiva nel suo elemento. Non guardò cosa facevano gli altri per non distrarsi e nemmeno quando sentì delle urla alzò lo sguardo: dall’odore capiva che qualcuno aveva sbagliato la Pozione Antibrufoli. Restò concentrata sul suo compito, non poteva fallire, sembrava quasi in trance.
Quando la pozione assunse il colore blu elettrico si permise di guardarsi intorno: nelle prime file molti studenti erano sporchi di una sostanza rossastra, probabilmente era lì che era esplosa l’Antibrufoli; vedeva molti in preda al panico, altri concentratissimi, altri indietro. La clessidra le diceva che aveva ancora qualche minuto ma non sapeva se fosse un bene andare avanti con la preparazione, non voleva sembrare arrogante a voler impressionare la commissione.
Massì, al diavolo tutto, io vado avanti, si disse la ragazza. Aggiunse un goccio di menta per darle un sapore migliore e abbassò il fuoco al minimo. Lavorò i bruchi svedesi e li mise nella pozione che assunse un colore sempre più pastello. Mescolò dieci volte in senso orario con un bastoncino di cannella che avrebbe garantito bei sogni. Stava per alzare il fuoco per aggiungere la Polvere di Stelle quando sentì un gong e il mago baffuto dire:”Spegnete i fuochi e imbottigliate la pozione! Scrivete sull’etichetta che riporta il compito il vostro nome e la vostra scuola e aspettate finchè non le avrò raccolte tutte!”
Syria fece quello che aveva richiesto e il mago chiamò a sè tutte le boccette con la magia.
“Ora potete andare. Appena la commissione avrà stabilito il vincitore sarete chiamati per la premiazione!”

Fuori dall’aula c’era molto chiasso perchè gli insegnanti erano ansiosi di sapere come era andata e Vikanov non faceva eccezioni. Però quando seppe che Syria era andata avanti si arrabbiò moltissimo.
“Sei una stupida! Dovevi attenerti alle istruzioni e non fare di testa tua!”
“Ma avevo ancora tempo!”
“Non importa! Se non vincerai farai i conti con me appena torniamo a scuola!”
Syria, furente, sedette accanto al suo insegnante senza guardarlo. Voglio proprio vedere con chi fai i conti, pallone gonfiato! Te le do io le istruzioni! Sai dove puoi ficcartele??

Dopo un’ora di attesa escono i giudici e raccolgono la folla nell’aula sprovvista dei banchi di prima per farci stare un palco.
“Abbiamo esaminato con attenzione le prove dei concorrenti. Premieremo i primi tre mentre gli altri potranno visionare la lista nella bacheca nell’Atrium”
Syria notò che anche alcuni estranei ascoltavano. C’erano giornalisti che scattavano foto e prendevano appunti, compresa una strana strega con gli occhiali a farfalla e delle orribili unghie rosse: succhiava una piuma verde e squadrava dalla testa ai piedi tutti i presenti. Vide gli Auror che li avevano presi in giro al suo arrivo e in fondo c’era anche il signor Weasley che la salutava. La ragazza ricambiò con un sorriso e poi tornò ad ascoltare il mago baffuto.
“Il terzo classificato è Miguel Sardòn, della scuola Lorcadera!”
Un applauso accolse il ragazzo che Syria aveva visto in ascensore. Sembrava molto emozionato quando ricevette la medaglia di bronzo, un piccolo trofeo e l’attestato. La sua insegnante era in lacrime e abbracciò il suo studente con orgoglio mentre facevano loro le foto di rito.
“Il secondo classificato è Charles Bardeux della scuola di Beauxbatons!”
Syria vide con il cuore in gola un ragazzo biondo e bellissimo. Rimaneva il primo posto. Il vincitore. Era mai possibile che avesse fallito? Anche Vikanov era teso e stringeva i pugni: non era possibile che avesse perso.
“Il primo classificato ha davvero talento. Lo scritto era così perfetto che l’ho tenuto d’occhio per tutta la prova. E’ rimasto concentrato ed è riuscito anche a portare quasi al termine la pozione, contro le nostre aspettative.”
Oddio. Syria sbarrò gli occhi. Non poteva crederci.
“Il vincitore del concorso internazionale Giovani Pozionisti Emergenti è Syria Black della scuola di Durmstrang!”
L’applauso non riuscì a nascondere il brusio di commenti stupiti per la vittoria della figlia dell’assassino più crudele d’Inghilterra. Syria sorrise e salì sul palco con Vikanov. Non riusciva a crederci: ce l’aveva fatta! Aveva vinto! Se era un sogno non voleva svegliarsi più!
Strinse la mano ai giudici e il mago baffuto le mise al collo una medaglia d’argento con incisa un’ampolla e la scritta 1°classificato Giovani Pozionisti Emergenti. Diede il trofeo a Vikanov e un attestato ad entrambi. Poi si volsero verso i fotografi che volevano delle foto: prima con Syria che stringeva la mano al capo esaminatore, poi con Vikanov e il trofeo, e con gli altri due ragazzi che si erano classificati secondo e terzo.
“C’è qualcuno della tua famiglia con cui fare un’ultima foto? Sarebbe commovente vederla in prima pagina!” cinguettò la giornalista con gli occhiali a farfalla. La sua voce disturbava le orecchie dei presenti ma tutti sembravano intimoriti da lei. Syria non sapeva se quella era una provocazione per farle dire che suo padre era in prigione, tuttavia si volse verso il pubblico e chiamò il signor Weasley.
“Complimenti Syria, sei stata bravissima!” esclamò l’uomo appena le fu vicino e l’abbracciò.
“E’ un parente?” chiese la donna tirando fuori la piuma verde.
“Voleva una foto con la mia famiglia, giusto?” fece Syria alzando un sopracciglio.
Il signor Weasley la guardò. I suoi occhi erano lucidi e dentro vi vide emozione e orgoglio. Sorrise e passò un braccio sulle sue spalle mettendosi in posa.
“Grazie signor Weasley” disse Syria appena i fotografi li lasciarono stare.
“No, grazie a te. Scrivimi appena arrivi a scuola e ricorda che sono fiero di te” rispose l’uomo. Si abbracciarono e alla ragazza si inumidirono gli occhi.

Il viaggio del ritorno sembrò più veloce dell’andata. Dopo le due Materializzazioni presero un treno più grande di quello con cui erano partiti e cenarono con quello che c’era sul carrello. Vikanov non le rivolse quasi la parola, a parte mentre aspettavano sul binario:
“Complimenti, Black. Non me l’aspettavo”
A Syria bastava così. Continuava a tenere la medaglia al collo, fiera del suo risultato. Il trofeo sarebbe stato messo nell’ufficio del Preside, con grande disappunto della ragazza, perchè era il luogo dove erano raccolti tutti i premi, ma aveva ottenuto il permesso di appendere l’attestato al muro della sua camera.

Quando arrivarono a Durmstrang gli studenti stavano facendo colazione. I due entrarono e subito la folla si zittì. Avevano subito notato il trofeo e la medaglia e la tavola dei Draghi esplose in boato di gioia. I suoi compagni le andarono incontro e l’abbracciarono.
“Ce l’hai fatta! Ce l’hai fatta!” continuava a ripetere Peter.
“Sei stata grande!” le disse Vicktor abbracciandola forte.
Syria sorrise, contenta di ricevere tutte quelle lodi.
“Un po’ di attenzione per favore!” urlò Vikanov dal tavolo degli insegnanti.
La sala si zittì e i Draghi tornarono al loro posto. Syria sedette tra i suoi due amici, curiosa di sentire cosa avrebbe detto il professore.
“Come avete capito il concorso Giovani Pozionisti Emergenti è stato vinto da Durmstrang che ha ricevuto gli onori che merita e ha dimostrato che i vostri insegnanti sono i migliori!” annunciò Vikanov.
Syria spalancò la bocca. Lei aveva vinto, non Durmstrang! Come si permetteva di ignorarla così? Era stata lei a impegnarsi e a vincere!
“Bugiardo!” gridò Peter alzandosi in piedi.
Vikanov lo guardò minaccioso.
“E’ Syria ad aver vinto! E’ lei a portare onore alla nostra scuola e non perchè lei sia un bravo insegnante ma perchè è la migliore studentessa del nostro anno!” urlò Peter rosso di rabbia.
Syria sapeva che il suo amico avrebbe passato dei guai ma non poteva fare a meno di sentirsi grata e felice di quelle parole. Inaspettatamente, prima che Vikanov potesse parlare, si levò un applauso sempre più forte. Anche altri studenti si erano alzati in piedi battendo le mani per spalleggiare Peter, che fece un piccolo sorriso imbarazzato.
“Silenzio! Silenzio!” proruppe Vikanov.
“Signor Kojik lei è in punizione per un mese per insubordinazione! Ora finite la colazione e poi andate a lezione senza altri commenti!” e se ne andò a passi pesanti, arrabbiato e umiliato.
Peter si sedette e Syria lo abbracciò.
“Grazie, ma non dovevi, adesso sei in punizione”
“Non m’importa. Non poteva dire quelle cose e ignorarti”  disse il ragazzo.
“Sei forte, amico” fece Vicktor dandogli una pacca sulla spalla.
Dopo colazione Syria andò a prendere i libri al dormitorio e con un incantesimo attaccò l’attestato alla parete.
Aveva vinto. Ci era riuscita. Chissà se mio padre sarà fiero di me, pensò la ragazza mentre tornava in corridoio diretta a lezione. Con la mente già pensava alla lettera che gli avrebbe scritto.


Note: Lo so, è lungo ma non mi andava di tagliare il concorso a metà credo che abbia più senso tenerlo unito, voi che dite? Vorrei una vostra opinione per regolarmi quando scriverò di quello di trasfigurazione! Avviso: mi sono informatizzata e sono su Twitter! Ebbene sì anche io ho ceduto e ho un profilo @Syria_Black! Chi abbia un profilo su twitter e voglia seguirmi (e farsi seguire) può contattarmi anche lì! Grazie a tutti quelli che hanno recensito i capitoli finora, a quelli che leggono e che hanno taaaanta pazienza visti i miei ultimi ritardi! :)
Baci, D.

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Capitolo 27
*** Trasfigurazione per Giovani Talenti ***


Trasfigurazione per Giovani Talenti

Non c’è riposo per la povera Syria perchè la settimana dopo aveva il concorso di Trasfigurazione. I suoi compagni avrebbero voluto festeggiare in sala comune ma lei aveva preferito dedicarsi allo studio e aveva detto che avrebbero fatto una grande festa dopo quell’ultima prova. La professoressa Banof le fece delle lezioni supplementari tutte le sere a seguire per esercitarsi negli incantesimi di trasfigurazione: Syria era diventata davvero brava.
La professoressa le spiegò che sarebbero partite il giorno prima della prova.
“Non mi piace dormire in treno e credo sia anche meno stancante per te. Non so davvero come hai fatto a restare così concentrata dopo quell’orrido viaggio” disse la professoressa Banof l’ultima lezione.
“Non potevo fare altrimenti” rispose Syria alzando le spalle.
“Sei stata molto brava a vincere quel concorso”
“Grazie professoressa”
“Partiremo subito dopo colazione e alloggeremo in un albergo Babbano. Non devi preoccuparti del denaro, ho convinto il Preside a pagare per conto della scuola”
“Questa sì che è una notizia” fece la ragazza con un sorrisetto.
Anche la Banof sorrise ma non le diede corda: essendo un insegnante non poteva deridere il Preside, o almeno non poteva di fronte agli studenti.
“Fatti trovare all’ingresso dopo colazione. E ora vai a letto” la congedò la donna.
“Buonanotte” salutò Syria e tornò in sala comune dove l’aspettavano i suoi due amici alle prese con i compiti di pozioni.
“Oh meno male che sei qui!” esclamò Peter vedendola entrare.
La ragazza rise e si avvicinò al tavolo.
“Ti prego aiutami, non ne vengo fuori!” la pregò il ragazzo mostrandole il tema.
Syria lesse velocemente le due righe che aveva scritto l’amico. Lo guardò con finta esasperazione e poi gli spiegò cosa doveva scrivere. Anche Vicktor ascoltava interessato e mezz’ora dopo entrambi avevano finito il compito.
“Pronta per domani?” chiese Vicktor. Si erano seduti davanti al camino a mangiare dei biscotti che aveva spedito la signora Krum.
“Non lo so” rispose la ragazza pensierosa.
“Sei migliorata molto in questo periodo” constatò Peter mettendole una mano sulla spalla.
“Si ma, vedete, pozioni è il mio elemento, invece trasfigurazione no...”
“Puoi farcela Syria! Ti sei impegnata e hai studiato come una matta!” esclamò Vicktor con la bocca piena di biscotti.
“Hai ricevuto la risposta di tuo padre?” domandò Peter, indovinando la vera preoccupazione dell’amica.
“No...” rispose Syria abbassando lo sguardo. La sera del concorso di Pozioni aveva scritto una lunga lettera al padre descrivendo ogni attimo del concorso, ma non aveva ancora ricevuto risposta. Sapeva che i motivi potevano essere tanti: il gufo era andato per gli affari suoi, la distanza era molta, gli Auror non gli portavano la carta e la penna per scrivere, oppure i Dissennatori lo facevano stare troppo male. Tuttavia si sentiva persa.
“Vedrai che risponderà” la rassicurò Peter stringendola lievemente.
Rimasero così per un po’. Syria si sentiva protetta dai due amici, la tranquillizzava la loro presenza perchè sapeva che l’avrebbero aiutata in ogni momento.

La mattina dopo i tre si salutarono con meno ansia della scorsa volta: con la Banof la loro amica non correva rischi.
La donna trasportò i bagagli con la magia fino alla stazione dove si fecero aiutare dal macchinista a sistemarli. Durante il viaggio la professoressa la interrogò per un po’ e poi la lasciò ripassare per conto suo. Pranzarono nello scompartimento continuando a parlare di Trasfigurazione e arrivarono a Calais nel tardo pomeriggio.
“Non c’è un altro modo?” chiese Syria supplichevole quando la professoressa le porse la mano per la Materializzazione.
“Mi spiace” rispose la donna sincera.
Si Smaterializzarono a Dover dove, con grande sollievo di Syria, presero un treno Babbano per arrivare a Londra. Fuori dalla stazione di King’s Cross, molto affollata di pendolari, si diressero verso il centro e arrivarono all’albergo che la ragazza notò subito essere davvero bello.
“Buonasera, ho prenotato due stanze a nome Banof” disse la professoressa al concierge in inglese.
“Certo, madame, quarto piano, gli ascensori sono sulla sinistra. La cena sarà servita tra poco” rispose l’uomo consegnando due chiavi.
“Grazie” disse la donna prima di dirigersi verso l’ascensore.
“Lo sa usare?” chiese Syria stupita dal fatto che una strega che vive nel mondo magico conosca gli strumenti Babbani.
“Ho frequentato un corso di Babbanologia dopo la scuola” rispose la professoressa schiacciando il pulsante con il numero quattro.
La camera di Syria era stupenda: la tappezzeria sui colori dell’oro, un letto dall’aria comoda, un delicato tavolino con a fianco una poltroncina e un grande armadio erano gli unici arredi a parte un grande quadro che raffigurava il mare al tramonto. Si avvicinò alla finestra e la vista le fece mancare il fiato: vedeva Trafalgar Square e più in fondo la National Gallery. Non ci era mai entrata ma aveva sentito dei Babbani che ne parlavano affascinati. Lei aveva un amore segreto per l’arte, specialmente per la pittura, ma non ne aveva mai fatto parola con nessuno a parte suo cugino Draco; i suoi zii erano dei collezionisti di arte magica, avevano dei veri capolavori ma ogni volta che si azzardava a dire qualcosa la zittivano dicendo “Cosa vuoi capirne tu?”. Villa Malfoy era un vero museo, i suoi zii avevano gusto e davano molte cene con artisti e intellettuali di prestigio internazionale, ma lei non era autorizzata a parteciparvi:”Resterai qui e fingerai di non esistere, chiaro? Altrimenti sai cosa ti aspetta” la minacciava sempre Lucius.
Guardò divertita quei buffi autobus rossi su cui avrebbe tanto voluto salire, e respirò l’aria della sua terra. Le pesava molto non poter andare a Hogwarts anche se sapeva che la sua vita in quella scuola sarebbe stata difficile dato il passato di suo padre.

Qualcuno bussò alla porta e la ragazza andò ad aprire.
“Hai fame?” chiese la Banof.
“Da morire” rispose con un sorriso.
“Professoressa...” cominciò Syria chiedendosi se la donna avrebbe accettato la sua proposta.
“Sì?”
“Ecco, mi chiedevo se la National Gallery è ancora aperta”
“Penso di sì. Vuoi andarla a vedere?”
“Mi piacerebbe...”
“Allora andiamo” disse la Banof dirigendosi verso l’uscita.
Syria non riusciva a credere a tanta fortuna! Quel museo era spettacolare. Lo girarono in lungo e in largo, e la ragazza volle passare tre volte nell’ala impressionista. Era agitata come una bambina di cinque anni al parco giochi.
La professoressa era contenta di vederla così allegra, erano rari i momenti in cui la vedeva sorridere a scuola a meno che non stesse con i suoi amici. Anche lei la prima volta che vi era entrata si era molto emozionata, lo ricordava bene: era con suo marito in luna di miele, tre anni prima che morisse per avvelenamento durante una delle sue escursione nell’Africa Nera. Gli aveva chiesto mille volte di smettere di lavorare per il reparto ricerche dell’Ospedale Magico di Budapest, ma la sua passione aveva vinto e le aveva portato via l’unico uomo che avesse mai amato, con un figlio piccolo a cui badare che poi era diventato Medimago: per un momento aveva avuto paura che volesse seguire le orme del padre ma poi aveva scoperto che preferiva curare le persone, invece che darsi all’avventura. Adesso era sposato e la nuora era incinta. La vita continua.

Syria voleva continuare a vedere il museo ma l’annuncio che stava per chiudere la fece desistere e andarono a cena nel ristorante dell’albergo.
La professoressa riuscì a non farle pensare al concorso distraendola, parlandole di arte e di viaggi. Le raccontò di come aveva scelto di diventare insegnante.
“Mentre io frequentavo il sesto anno a Durmstrang, Grindelwald era al potere. I miei genitori facevano parte della Resistenza con lo zio del tuo amico Krum, e io riuscì a farmi ammettere come spia anche perchè ero troppo giovane per combattere. Grazie alle informazioni di noi spie Silente è riuscito ad arrivare a Grindelwald e a sconfiggerlo, ma sono morte troppe persone care in quella guerra. Mio padre e lo zio del tuo amico, ad esempio”
Si interruppe un momento e Syria rimase in silenzio. Era colpita da quel racconto così privato e voleva sapere tutta la storia.
“Mi piaceva Durmstrang, così ho fatto un corso di specializzazione in Trasfigurazione, la mia materia preferita. Grazie all’alto punteggio che ho ottenuto agli esami sono stata presa a insegnare subito. Ricordo che allora Karkaroff era vicepreside e ha cercato di rendermi la vita difficile... con scarsi risultati” aggiunse sorridendo.
“Dopo di me è arrivato il professor Vikanov con cui non sono mai andata molto d’accordo”
Fece una pausa guardando un cameriere che sistemava la tovaglia del tavolo accanto.
“Mi rivedo un po’ in te, Syria” buttò lì la donna. La ragazza trattenne il respiro.
“Devi combattere e non lasciarti scalfire da nessuno. In questo mondo devi crearti una corazza e mantenere la calma: ricorda che il nemico è sempre dietro l’angolo che aspetta un tuo passo falso, ma può essere sconfitto. Con l’impulsività non si va da nessuna parte. Dimostra che sei meglio di loro” disse brusca guardandola con occhi che mandavano scintille. Ci teneva a farle capire che la vita non è giusta e che il mondo è pericoloso, fin da quando l’aveva vista entrare a scuola spaesata.
Syria rimane molto colpita da quelle parole e non sa cosa rispondere. Annuisce e sorride. La professoressa capisce e tornano nelle loro camere.
“Buonanotte Syria”
“Buonanotte professoressa”
La ragazza prese i suoi appunti e si sdraiò sul letto. Ripassò fino a crollare addormentata.

Lo squillo del telefono le fece aprire gli occhi.
“Pronto?” rispose con voce impastata. Sentì una voce registrata che la avvisava che era la sveglia della reception. Mise giù la cornetta e guardò il suo orologio: erano le sette ed era completamente vestita. Fantastico, si disse tra sè cercando di riassettare la divisa stropicciata. Rinunciò e si fece una doccia veloce. Aprendo l’armadio vide che c’era uno strano asse mobile e quando lo tirò giù capì di che si trattava: era un ferro da stiro, un aggeggio che i Babbani usavano per stirare i loro indumenti; ne aveva sentito parlare da Dobby e dopo un po’ capì come funzionava e stirò la divisa.
Perfetta, si complimentò con se stessa ammirando il risultato. Certo che se riesco a capire come funziona la tecnologia Babbana in così poco tempo, il concorso sarà uno scherzo!
Raccolse le sue cose e andò al ristorante dove servivano la colazione. Si accorse che la Banof non era ancora arrivata per cui appoggiò la borsa e sedette ad un tavolo per ripassare. Un cameriere le portò del caffelatte e le disse che poteva prendere quello che voleva al buffet. Syria lo sapeva ma non aveva fame: l’ansia le aveva chiuso lo stomaco.

Quando la professoressa entrò e vide che la sua allieva non stava mangiando nulla, si diresse di gran carriera al buffet e prese del pane tostato, burro, marmellata e biscotti. Pose il piatto davanti alla ragazza e le disse:”Mangia, hai bisogno di energie per oggi”
“Grazie professoressa, ma non ho fame”
“Sforzati” ordinò la donna imburrando il pane.
Syria sorrise e addentò il pane. Dopo colazione prese i biscotti, li avvolse in un tovagliolo e li mise in borsa.
“A volte mi viene fame quando sono agitata” si giustificò allo sguardo interrogativo dell’insegnante.

L’aula dove si tenevano le prove era la stessa del concorso di Pozioni.
“Cerca di stare tranquilla e vedrai che andrà tutto bene. Queste prove sono fatte per mettersi alla prova; vincere non è l’obiettivo ultimo” cercò di rassicurarla la professoressa.
Syria annuì e poco dopo cominciò l’esame scritto. Riuscì a rispondere a tutte le domande e si stupì di non aver trovato grandi difficoltà. Quando uscì dall’aula si sentiva un po’ più rincuorata e la professoressa la portò a mangiare alla mensa del ministero. Mentre ordinavano un uomo si avvicinò a loro.
“Syria Black. Sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho visto”
La ragazza alzò lo sguardo e sorrise: Kingsley Shacklebolt la stava guardando dall’alto del suo metro e ottantacinque.
“Professoressa Banof, le presento l’Auror Shacklebolt; è stato lui a mettermi in contatto con mio padre anni fa” fece le presentazioni Syria.
“Molto piacere, vuole sedersi con noi?” domandò gentilmente l’insegnante.
“Volentieri, se non disturbo”
“Oh, si figuri. Un po’ di compagnia in più non guasta mai” rispose la Banof cortese.
“E così partecipi anche a questo concorso?” chiese l’Auror.
“Sì”
“Complimenti, so che non sono una passeggiata”
“Ha ragione, ma Syria ne è perfettamente all’altezza” affermò orgogliosa la professoressa.
“Lo credo anche io. Pensi che quando voleva trovare suo padre, è venuta qui al Ministero da sola per trovare informazioni. Quanti anni avevi, cinque-sei?”
“Sei anni” rispose la ragazza arrossendo.
“E’ una ragazza speciale. So che vuole fare il suo mestiere” disse la Banof.
“Vuoi fare l’Auror?” chiese Shacklebolt.
“Mi piacerebbe sì”
“Sei giovane per avere le idee così chiare. Non è semplice arrivarci, questo lo sai, no?” fece l’uomo.
“Lo so, ma voglio tentare”
“Questo è lo spirito” sorrise l’uomo.
Syria sorrise. Si sentiva incoraggiata nel sentire che un Auror, un vero Auror, le diceva che aveva una possibilità. L’importante era non perdere la grinta, non mollare; come le aveva detto la Banof la sera prima.

Dopo pranzo tornarono davanti all’aula ad aspettare che iniziasse la prova pratica: sarebbero stati chiamati uno alla volta e avrebbero dovuto compiere una trasfigurazione davanti all’esaminatore.
“Arthur Weasley è in missione se lo cerchi ma penso che arriverà per la premiazione” la rassicurò Kingsley vedendo che la ragazza continuava a far vagare lo sguardo in direzione dell’ufficio di Weasley.
“Ah... ok” fece Syria leggermente imbarazzata.
“Devo tornare al lavoro. Buona fortuna” le augurò l’Auror.
“Grazie” disse la ragazza.

Piano piano cominciarono ad esaminare i concorrenti seguendo l’ordine alfabetico perciò Syria fu una delle prime.
“Buon pomeriggio, signorina Black. Vorremmo che trasfigurasse questo riccio in un puntaspilli” disse una strega con uno sgargiante vestito viola.
La ragazza si concentrò sul piccolo riccio che zampettava nella scatola. Puntò la bacchetta e pronunciò l’incantesimo. L’animaletto si trasformò in un puntaspilli rosso fuoco con decorazioni dorate alla base e gli spilli d’argento. Era stupita lei stessa da quel risultato!
“Complimenti, signorina Black, può andare” la congedò la strega.
Syria uscì e corse incontro alla professoressa Banof.
“Ce l’ho fatta! Ho trasfigurato un riccio in un puntaspilli ed è venuto rosso e oro!” esclamò gioiosa.
“Bravissima, Syria, sapevo che ce l’avresti fatta!” le disse la donna con un grande sorriso.
Mentre aspettavano che uscisse il verdetto arrivò il signor Weasley, trafelato e sporco di fuliggine.
“Syria! Come è andata, hai già finito?” le chiese subito.
“Stiamo aspettando i risultati. Signor Weasley le presento la professoressa Banof, la mia insegnante di Trasfigurazione” disse la ragazza.
“Molto piacere” i due si strinsero la mano e il signor Weasley notò subito la differenza con l’altro insegnante: uno gli era sembrato una statua di ghiaccio, la donna gli ricordava una sua vecchia zia affettuosa.
Syria raccontò in breve ad Arthur il viaggio, l’albergo (“Un ferro da stiro? E sai usarlo?” domandò l’uomo con gli occhi che brillavano), la National Gallery e le prove. Proprio mentre concludeva la strega in viola richiamò l’attenzione dei presenti che entrarono in aula. La ragazza era molto agitata: sapeva di averci messo tutto l’impegno che poteva e sperava di ottenere almeno il terzo posto. Era sicura di non poter aspirare di più dato che non era la sua materia, ma sperava di ottenere il podio. Il signor Weasley le strinse la spalla come a dire “sono qui”. Syria gli sorrise, grata di quell’affetto.

“Il terzo classificato al concorso Trasfigurazione per Giovani Talenti è William Jackson della scuola di Hogwarts!”
Un ragazzo all’apparenza timido ringraziò accompagnato dalla professoressa. Syria la guardò con attenzione: se Voldemort non ci fosse stato, sarebbe stata lei la sua insegnante di Trasfigurazione. Era una donna anziana ma vigorosa, alta, con i capelli raccolti in una stretta crocchia, l’aria severa e giusta. I loro sguardi si incontrarono e per un attimo, un millesimo di secondo, Syria avrebbe giurato di vedere un velo di tristezza nei suoi occhi. Ma la voce della strega in viola la distolse da quel pensiero.
“Il secondo classificato è Syria Black della scuola di Durmstrang!”
“Bravissima!” esclamò il signor Weasley prima di lasciarla andare a prendere il suo premio.
La Banof era raggiante e le tenne una mano sulla spalla durante tutta la premiazione. Syria era sollevata: il secondo posto non era niente male! Sentiva la tensione sciogliersi e gli arti rilassarsi. Tornò tra il pubblico dove il signor Weasley l’abbracciò forte.
“Il primo classificato è Jean-Luc Deny della scuola di Beauxbatons!”
Syria applaudì educatamente con tutti gli altri ma mentre il ragazzo si chinava per ricevere la medaglia notò qualcosa cadere: sembrava un foglietto di carta. Anche la strega in viola l’aveva notato, lo raccolse e lo lesse. La sua espressione divenne di fuoco.
“Ha barato!” esclamò alzando il foglietto in aria.
Jean-Luc sbiancò e un mormorio si diffuse per la sala.
“Come è potuto accadere? Dovreste essere preparati a cogliere qualsiasi raggiro!” esclamò la Banof.
“Ha ragione, ma non eravamo preparati ad espedienti Babbani. Ma rimedieremo al danno” disse la strega che intimò al ragazzo francese di tirare fuori tutti i bigliettini.
Syria non poté fare a meno di ridacchiare: i maghi battuti da un bigliettino Babbano! Questo sì che avrebbe zittito suo zio!
“Lei è espulso dal concorso, la sua prova è invalidata” esclamò la strega.
Jean-Luc uscì dalla sala a testa bassa con il suo insegnante che era livido di rabbia: evidentemente non sapeva delle intenzioni del suo studente.
“Pregherei la signorina Black, il signor Jackson e Jane Badushi della scuola di Baghdad di salire sul palco, così potremo rimediare alle premiazioni”
Syria non capì subito cosa stava succedendo, ma quando dovette passare la sua medaglia a William quasi le venne un colpo: aveva vinto. Era prima. Le venne consegnato il trofeo, l’attestato e la medaglia d’oro prima di sottoporsi di nuovo ai fotografi. Le bastò un’occhiata perchè il signor Weasley si precipitasse da lei.
“Grazie” sussurrò la ragazza. L’uomo le accarezzò la testa e si salutarono con un abbraccio.

“Complimenti davvero Syria, sono fiera di te” disse la professoressa Banof una volta raggiunto il treno a Calais.
“Grazie professoressa” rispose la ragazza. Era felice. Aveva vinto, aveva dimostrato nuovamente che era in grado di raggiungere gli obiettivi prefissi. Durante il viaggio scrisse le lettere a suo padre, a Remus e ai gemelli, così le avrebbe spedite appena arrivata a Durmstrang e poi si godette un sonno tranquillo. Ora tutta la tensione era scesa e si sentiva libera: non aveva compiti in più, libri in più da studiare, poteva dedicarsi al suo intento di diventare Animagus con più tranquillità.

Arrivarono a scuola quando la colazione era appena iniziata. Karkaroff sollevò lo sguardo e rimase impietrito nel vedere la medaglia d’oro penzolare dal collo di Syria: si alzò di scatto con la furia negli occhi e uscì dalla sala a grandi passi. Tutti sapevano che l’intenzione del Preside era quella di vederla fallire per poi umiliarla davanti a tutti, e la sua seconda vittoria aveva dichiarato la sconfitta dell’uomo. La professoressa Banof andò a sedersi al tavolo delle autorità e richiedette l’attenzione dei pochi presenti.
“Come avrete notato, la vostra compagna Syria Black ha vinto il concorso Trasfigurazione per Giovani Talenti! Vorrei che la prendeste da esempio per l’impegno e il coraggio che ha dimostrato nel sostenere due prove così impegnative a poca distanza di tempo! Complimenti signorina Black!”
Syria sorrise mentre gli altri studenti applaudivano. Peter e Vicktor entrarono mentre la ragazza stava bevendo il caffè e glielo fecero rovesciare sulla tovaglia perchè le saltarono letteralmente addosso.
“Quando sei arrivata?”
“Come è andata?”
“Noooo hai vinto? Di nuovo?”
“Non ci credo!”
“Grandioso!”
“Oh avrei voluto vedere la faccia di Karkaroff!”
“Si anch’io!”
Le voci dei due ragazzi si accavallavano e Syria dovette urlare per farsi sentire:”Silenzio!”
“Scusa, è che siamo contenti per te” fece Vicktor sedendosi accanto a lei.

La ragazza raccontò tutto del concorso e poi si scusò con gli amici ma voleva spedire le sue lettere. Salì in guferia assaporando la tranquillità di quel posto: assicurò le lettere a tre gufi diversi e poi li guardò volare dalla finestra.
“Ciao”
Syria si girò e si ritrovò davanti Mikail.
“Ciao”
“Hai vinto di nuovo”
“Si...”
“Complimenti”
“Grazie”
I due si squadrarono. L’imbarazzo riempì la stanza come un veleno invisibile che entrava nell’anima. Mikail distolse lo sguardo da quel volto che non sapeva se odiare davvero e legò la sua lettera alla zampa di un gufo bruno. Syria lo guardò senza sapere quale fosse la mossa migliore; per sua fortuna fu lui a prendere l’iniziativa.
“Scommetto che Karkaroff non era molto contento”
“No, in effetti no” rise la ragazza.
Come fa ad avere un sorriso così perfetto?Si ritrovò a pensare Mikail. Ma cosa diavolo vado a pensare? Mi sto rammollendo...
“Bè è meglio se andiamo a lezione” disse il ragazzo.
“Sì hai ragione” e insieme scesero le scale e arrivarono in aula. Al loro ingresso Vicktor si insospettì e diede un pugno sulla spalla di Peter per farlo voltare.
Syria e Mikail si guardarono e si scambiarono un cenno di saluto, dopodiché si diressero ai lati opposti della classe.
“Cosa voleva?” chiese subito Vicktor.
“Ci siamo incontrati in guferia e siamo scesi insieme” rispose la ragazza prendendo il libro di Incantesimi. L’amico non sembrava soddisfatto della risposta ma il professor Namij entrò e interruppe qualsiasi polemica.

Durante il giorno Syria ricevette i complimenti di tutti i professori che incontrava e anche di molti compagni. Peter le disse che il suo fan club voleva organizzare una festa in suo onore e infatti, dopo cena, al suo ingresso in sala comune l’accolse un grande boato: la stanza era illuminata da molte candele, c’era della musica e su un tavolo erano stati sistemati cibo e bevande. La ragazza non aveva parole per descrivere la gioia nel vedere che tante persone si erano adoperate per festeggiarla. I suoi compagni di casa la circondarono e tutti volevano parlare con lei; fu invitata a ballare da quasi tutti i ragazzi presenti, danzò due volte con Peter e tre con Vicktor, fino a quando riuscì a divincolarsi dalla folla e a prendere una Burrobirra.
“Tutto ok?” le chiese Vicktor addentando un panino.
“Sì, è tutto perfetto” rispose lei sorridendo.
“Ti va un altro giro?”
“Con te, sempre!” e i due amici si ributtarono in pista.


Note: aspettando di sapere chi vince Sanremo pubblico il nuovo capitolo! Non ve l'aspettavate, eh? Credevate di dover aspettare molto e invece vi ho stupito! E' la mia specialità! E' un po' più corto dell'altro, a maggioranza mi avete chiesto di non tagliarlo a metà perciò ho eseguito gli ordini da bravo soldato! :)
Spero che vi soddisfi e ci vediamo al prossimo!
Baci, Daphne

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Capitolo 28
*** Partita a sorpresa ***


Partita a sorpresa

I giorni trascorrevano piuttosto tranquillamente dopo i concorsi. Syria aveva ripreso a studiare per diventare Animagus e ogni tanto si univano a lei i suoi due amici e discutevano insieme degli incantesimi complicati. Tuttavia l’attenzione della scuola fu presto rivolta alla finale di campionato scolastico: Chimere contro Giganti. Se avessero vinto le Chimere si sarebbe passati al conteggio dei punti ma era quasi sicuro che in quel caso i Draghi sarebbero stati i campioni. Viceversa, la Coppa sarebbe andata ai Giganti.
La mattina della partita Syria stava facendo colazione quando arrivò un gufo grigio: il giorno prima aveva ricevuto la risposta di Remus e dei gemelli, perciò quella lettera poteva essere di una persona sola. La ragazza l’aprì svelta e cominciò a leggere ancora prima che il gufo se ne fosse andato.

Cara Syria,
scusami se non ho risposto prima, ma l’Auror che c’era questa settimana non voleva darmi piuma e pergamena. Per fortuna ora c’è Shacklebolt e ho potuto scriverti.
Sono fiero di sentire che hai vinto entrambi i concorsi, sei stata bravissima. Avrei voluto esserci io al posto di Arthur Weasley, in posa con te nella foto, e sono molto dispiaciuto di non poterti essere vicino come meriti. Sei sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta, sai? Shacklebolt mi ha portato il giornale giusto ieri. Mi sento in colpa a vederti affrontare tutto questo da sola, non volevo essere il padre assente che sono ora. Anche se sono innocente una buona parte di colpa è mia, perchè non mi sono battuto abbastanza per stare con te. Non ho lottato come stai facendo tu. Non sono la persona meravigliosa che tu invece hai dimostrato di essere.
Sono orgoglioso di essere tuo padre e lo sarò sempre,
Papà

Syria non si accorse di star singhiozzando. Tutta la sala la guardava. Quando alzò lo sguardo e si accorse dell’attenzione, uscì senza dire nulla ai suoi amici. Peter fece per seguirla ma Vicktor lo trattenne:”Deve solo riprendersi”.
Salì le scale ed entrò in un’aula vuota. Sedette su un banco vicino alla finestra.

Anche lei stava male a non averlo vicino. Anche se scriveva lettere a palate, si sentiva sola, senza punti di riferimento. E si sentiva anche una stupida perchè inconsciamente attribuiva la colpa di questo a suo padre: sapeva che non doveva biasimarlo, lui non aveva fatto nulla di male, ma non poteva fare a meno di pensare che avrebbe potuto essere diverso se lui avesse voluto; per questo si sentiva in colpa a sua volta. Non riusciva a fermare le lacrime, sentiva il cuore scoppiare da tutte quelle emozioni contrastanti; affondò il viso nelle mani e non si trattenne più.
Sentì la porta aprirsi e richiudersi. Qualcuno era entrato. Sentiva i passi che si avvicinavano a lei. Cercò di riprendere il controllo ma non tolse le mani dal viso. La persona che era entrata le mise una mano sulla spalla e con una lieve pressione la costrinse a raddrizzarsi.

Era l’ultima persona che si aspettava di vedere. Mikail le stava porgendo un fazzoletto. Guardandolo sconvolta, accettò e si asciugò le lacrime. Si era aspettata di vedere uno dei suoi amici, al massimo la professoressa Banof ma non lui.

“C-che ci f-fai qui?” chiese la ragazza.
“Ti ho vista piangere” rispose lui sedendosi accanto a lei. Rimasero vicini, spalla contro spalla in silenzio.
“E’ di tuo padre, vero?” domandò Mikail.
“Già...”
“Ti fa molto male questa situazione?”

Syria annuì e le lacrime ricominciarono a scorrere sulle sue guance. Mikail le passò il pollice sulla guancia destra per fermarle una lacrima e la ragazza chiuse gli occhi rabbrividendo. Le passò un braccio sulle spalle e lei appoggiò la testa al suo petto. Ricominciò a piangere, senza sapere perchè quel contatto riusciva a toglierle qualsiasi freno.

Non sapeva quanto tempo rimasero così. Syria si alzò e cercò di ricomporsi, poi si accorse che le sua lacrime avevano bagnato la camicia del ragazzo.

“Scusa, ti ho bagnato” disse con la voce impastata.
“Non è niente” rispose alzandosi a sua volta.
“Grazie” fece la ragazza sostenendo il suo sguardo.
“Sei bella anche con gli occhi rossi” confessò Mikail che dentro di sè si disse Ma che diavolo sto dicendo? Oddio, sono fuori, chissà cosa penserà adesso...
Syria lo guardò inclinando la testa da un lato, sorpresa da quell’affermazione.
“Non farti sentire dal mio fan club” scherzò prima di andarsene, lasciandolo solo nell’aula vuota.

La scuola era già allo stadio e Syria raggiunse i suoi amici in una delle ultime file degli spalti.
“Tutto ok?” chiese Vicktor facendole posto.
“Sì” rispose la ragazza senza guardarlo.
“Sicura?”
“Sì, Vicktor, non è successo niente”
“Ho visto Putov seguirti”
“E quindi?”
“Cosa è successo?”
“Nulla”
“Non ci credo”
“Fa quello che ti pare” Syria si stava stancando. Non era dell’umore giusto per uno dei soliti interrogatori dell’amico.
“Cosa ti ha detto?”
“Niente!”
“Sei sconvolta” insistette il ragazzo.
“Dai, Vic, basta, lasciala stare” cercò di dissuaderlo Peter che vedeva l’amica irrigidirsi in maniera pericolosa.
“Non può non essere accaduto nulla, ha gli occhi più rossi di un pomodoro!” ribattè il ragazzo.
“Ho ricevuto una lettera di mio padre e non ho voglia di parlarne ma leggila se ci tieni tanto!” sbottò tutto d’un fiato Syria lanciandogli il foglio.
Vicktor lesse e Peter fece lo stesso al suo fianco.
“Scusa... è che quando vedo Putov che ti si avvicina ho paura per te...” disse Vicktor riconsegnandole la lettera.
“E’ tutto ok. Ora guardiamo la partita” fece la ragazza con lo sguardo fisso sulle squadre che entravano in campo.

I tre si concentrarono sulla partita: speravano vivamente che vincessero le Chimere, così la classifica sarebbe rimasta immutata e i Draghi in testa avrebbero vinto. Tuttavia, conoscendo la posta in palio, i Giganti diedero il meglio di loro e, nonostante i numerosi falli, vinsero la partita per dieci punti. Dopo un veloce conteggio, la professoressa Banof prese la parola.

“Secondo il conteggio finale, i Draghi sono in testa sui Giganti per soli trenta punti”
I Draghi gioirono, si alzarono in piedi, saltarono e ballarono sui loro posti. Ma avrebbero dovuto ascoltare per intero la loro docente, perchè non finiva lì.
“Ragazzi, state buoni per favore. Siccome il vantaggio è irrisorio, gli insegnanti hanno deciso che si disputerà una nuova partita in cui i Draghi e i Giganti si giocheranno la Coppa! La decisione non è trattabile!” urlò subito la donna che subì i fischi della sua stessa Casa.
“La partita sarà giocata questo pomeriggio. Andate a pranzo e poi preparatevi alla finale!”
“Non è giusto!” esclamò Syria mentre uscivano dallo stadio.

“Paura, Black?” la prese in giro Dimitri che passava in quel momento con Mikail.
“No Klian, vi distruggeremo” ribattè la ragazza aumentando il passo.
Vicktor e Peter risero tutto il tragitto e anche Syria si sentì un po’ meglio. Subito dopo pranzo la squadra andò al campo per il riscaldamento: in quel periodo non si erano allenati pensando che non ci sarebbe stata un’altra partita, perciò dovevano recuperare. Alle tre e mezza lo stadi cominciò a riempirsi e i Draghi dovettero tornare nello spogliatoio ad aspettare il fischio d’inizio. Syria era molto nervosa perchè per lei era l’ennesima prova; inoltre non poteva darla vinta a Dimitri e Mikail. Dovevano batterli ad ogni costo.

Una volta in campo le squadre si scambiarono sguardi feroci: sembrava quasi volessero farsi del male a distanza. Al fischio d’inizio Syria si sollevò velocemente in aria e afferrò subito la Pluffa, fece un paio di passaggi perfetti con Spogik e fece il primo gol nel giro di cinque minuti. La folla non aveva nemmeno il tempo di gioire o trattenere il fiato: la Pluffa cambiava mano così repentinamente che quasi non si vedeva, i Bolidi sfrecciavano tra i giocatori e venivano colpiti con forza dai Battitori; stavano giocando con così tanta foga che non si accorsero che entrambi i Cercatori erano all’inseguimento del Boccino.
Syria vide la scena con la coda dell’occhio come al rallentatore: Vicktor, dopo una picchiata mozzafiato, si era rialzato in aria con il pugno chiuso in alto. Aveva il Boccino. La partita era finita. Mentre il fischio dell’arbitro chiudeva ufficialmente il gioco, Syria guardò il tabellone del punteggio: 470 a 350 per i Draghi. La folla urlò: avevano vinto la Coppa del Quidditch. Rimase immobile per un attimo, come scioccata, come se non credesse ai suoi occhi; poi Vicktor la raggiunse e si abbracciarono in volo, in seguito raggiunti dal resto della squadra.
I Giganti si diressero verso gli spogliatoi mentre i Draghi si avvicinavano al Preside che tendeva loro la Coppa, con espressione indecifrabile. Syria incrociò lo sguardo di Mikail che stava lasciando lo stadio: gli sorrise e lui annuì come a complimentarsi. Il Capitano sollevò la Coppa e ci fu un boato di gioia da parte dei loro compagni di Casa che scavalcarono le panche e si riversarono in campo, in una grande festa. La squadra fu abbracciata, lodata: erano tutti al settimo cielo.

“Grandiiii!!!” urlò Peter mentre sgomitava per raggiungere i suoi amici. I tre riuscirono a sganciarsi dalla folla festante e si rifugiarono nello spogliatoio.
“Ah, che partita!” esclamò Vicktor sedendosi su una panca e chiudendo gli occhi.
“Siete stati fantastici, sembravate dei professionisti!” esultava Peter, che non riusciva a stare fermo.
“Magari” disse Vicktor.
“Un giorno diventerai il più grande Cercatore al mondo” affermò Syria con sicurezza.
“Cosa te lo fa dire?” chiese aprendo gli occhi.
“Sesto senso” fece la ragazza alzando le spalle.

Syria e Vicktor andarono a farsi una doccia e poi non scesero a cena perchè Peter li aveva informati di una festa in sala comune: c’erano grandi foto della squadra appese ai muri, musica, luce soffusa, poco da mangiare e molto da bere.
“Certo che voi sapete come fare le feste, eh?” scherzò Syria stappando una Burrobirra.
“E’ la nostra specialità” disse Vicktor ammiccando. Fecero almeno venti brindisi prima che i primi studenti crollassero e a notte fonda erano così ubriachi che quando la professoressa Banof venne a intimare il silenzio, la scambiarono per un elfo domestico. La donna per tutta risposta fece apparire dei secchi d’acqua che si rovesciarono sulle teste degli studenti, che furono mandati a letto senza tante cerimonie.

La mattina dopo Syria impiegò un po’ a capire dove si trovava: sentiva un peso sulla gamba e qualcuno respirava sul suo collo. Sollevò la testa e vide che il peso era la schiena di Vicktor e il respiro era di Peter.
Devo essermi addormentata qui. Cercò di alzarsi, ma le mancavano le forze. Si sentiva stanchissima e non era ancora finita: mancavano gli esami. Quello era l’ultimo ostacolo da superare e poi sarebbe stata libera. Riappoggiò la testa al materasso e richiuse gli occhi: aveva ancora un po’ di tempo per dormire in pace.

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Capitolo 29
*** Esami ***


Esami

Le settimane antecedenti all’inizio degli esami Syria passava tutto il tempo in biblioteca: non che avesse da studiare moltissimo dato che si era sempre tenuta in pari, ma era diventata ormai un’abitudine. Spesso era accompagnata dai suoi fedeli amici a cui aveva stilato un severo programma di ripasso, e qualche ammiratore che la guardava da dietro gli scaffali.

Non aveva detto nulla a Vicktor e Peter del suo sfogo con Mikail perchè non avrebbero capito. Non che quel ragazzo le stesse simpatico o cosa, ma non credeva che fosse cattivo: aveva visto troppe persone giudicarne altre solo per il nome che portavano, come suo cugino Draco o lei stessa. Si ritrovò a pensare al piccolo Malfoy mentre ripassava Pozioni e ricordò di quanto gli piacesse guardare il padre mentre le preparava: cercava di inseguire il fumo o di annusare la mistura e Lucius lo mandava via. Come lei non aveva mai ricevuto molto affetto, aveva tutto quello che si potesse desiderare ma Syria sapeva quanto anelasse l’abbraccio della mamma o una carezza dal papà. L’aveva visto spesso sedere nel bel mezzo dei suoi giocattoli senza prenderne nemmeno uno: li guardava ma non li toccava. I suoi zii le facevano rabbia per come trattavano Draco perchè potevano renderlo il bambino più felice della terra e invece non facevano altro che riempirgli la testa di stupidaggini come “Un Malfoy non piange!”, “Un Malfoy non si lamenta!”, “Un Malfoy è superiore!”. Si ripromise di insegnargli tutto quello che aveva imparato sulle pozioni, tanto per molte non serviva usare la magia, le bastava stare attenta a non farsi scoprire da Lucius.

Nonostante fosse maggio, non c’era caldo e la brezza fredda della mattina la faceva ancora rabbrividire quando andava a fare ginnastica; durante l’ultima lezione scoprì con suo disappunto che ci sarebbe stato un esame anche su quella stupida materia.
“Come se servisse cervello a fare quattro salti!” esclamò infastidita Syria facendo ridere i compagni che le stavano vicino.

Il primo esame sarebbe stato Trasfigurazione: la mattina ci sarebbe stata la prova scritta e il pomeriggio quella pratica. Syria era abbastanza tranquilla perchè dopo il concorso non aveva dimenticato tutto quello che aveva imparato. Nemmeno Vicktor sembrava agitato, al contrario di Peter che non riusciva a stare fermo e continuava a battere il piede sul pavimento.
Quella settimana fu molto pesante: a Pozioni qualcuno rovesciò del liquido nella pozione di Syria che per fortuna era abbastanza brava da correggere l’errore e fuori dall’aula minacciò di morte violenta l’imbranato che era stato la causa di tutto; durante la prova di Incantesimi, Katia si sentì male e dovettero sospendere l’esame per quindici minuti così gli studenti ebbero il tempo di suggerirsi; a Erbologia Peter fu quasi mangiato da una pianta non ben identificata che gli lasciò delle orrende pustole blu sul viso.

“Meno male che domani è finita!” fece Peter mentre Syria gli metteva del dittamo sulla faccia.
“Già, manca solo ginnastica, con piacere della nostra Syrietta” disse Vicktor prendendola in giro.
“Ah, ah, spiritoso Krum” rispose la ragazza raschiando via quel che restava delle pustole dell’amico.
In effetti a Syria non andava a genio quella prova: non era male a ginnastica, ma non poteva ricorrere all’aiuto del cervello come faceva con il Quidditch, in cui analizzava la situazione e poi procedeva anche se in breve tempo.

Il primo anno avrebbe avuto l’esame alle otto. Gli studenti si avvicinarono a Vikanov che li aspettava vicino ad un percorso ad ostacoli.
“Come vedete, dovrete completare il percorso nel minor tempo possibile. Il percorso è studiato per far risaltare la velocità e la forza fisica, ma anche l’astuzia. Si snoda intorno al perimetro del castello: dovrete correre fino al primo ostacolo, aggirarne altri, disinnescare una trappola, farvi strada con pugni e calci, arrampicarvi e in ultimo c’è la corsa finale. Io vi guarderò da questa bolla per assicurarmi che non bariate.”
Una bolla argentea scaturì dalla bacchetta dell’uomo e si divise in due: uno era lo specchio dell’altra.
“Andrete a gruppi di tre, uno per ogni Casa. Cominceranno Black, Kliani e Fedet” spiegò il professore.

Syria si avvicinò alla partenza. Jasper Fedet era un ragazzo con i capelli scuri e gli occhi blu che aveva tentato di entrare nella squadra della sua Casa ma non ci era riuscito. Dimitri ammiccò nella sua direzione:”Forza Black, facci vedere quello che sai fare”.
La ragazza strinse i pugni e distolse lo sguardo. Brutto pallone gonfiato, chi ti credi di essere? pensò la ragazza prendendo posizione. Era la sua occasione di vendicarsi per il filtro d’amore e non se la sarebbe lasciata scappare. L’avrebbe umiliato senza pietà.
Vikanov fischiò e i tre partirono correndo più veloce che potevano.

Syria, la più piccola e perciò più leggera dei tre, era in testa nella corsa, ma quando arrivarono i primi ostacoli da saltare perse quel poco di vantaggio in favore di Jasper. Il percorso continuava con una rete di filo spinato sotto cui dovevano passare facendo molta attenzione: Syria notò subito che le punte erano lucide e ciò significava che erano state bagnate con qualche sostanza, sicuramente non benevola. Strisciò più lentamente degli altri due che si ferirono e vennero storditi; la ragazza ne approfittò e corse verso il muro da scalare utilizzando quella che sembrava edera. Quando fu vicino si rese conto che in realtà era una rara pianta che avevano studiato in una delle ultime lezioni di Erbologia: le fece il solletico alle radici e una liana le si presentò davanti; se non lo avesse fatto l’avrebbe strangolata. Era in cima quando gli altri due seguirono il suo esempio.
Al di là del muro dovette saltare in lungo una fossa di sabbie mobili: i Babbani non lo sapevano, ma in realtà il risucchio era provocato da una Bestia Magica che se disturbata ingoiava le sue vittime e le lasciava marcire al suo interno. L’unico modo per liberarsi era soffocarla con l’acqua, e fu quello che dovette fare Dimitri che non era riuscito a superare la fossa saltando.
Syria e Jasper erano testa a testa nella corsa di una cinquantina di metri prima di attraversare il ruscello dove gli Avvincini cercavano di afferrarli con i denti aguzzi. Per fortuna i due erano agili e se la cavarono in fretta, al contrario di Dimitri che urlò di dolore quando una creatura gli morse un polpaccio.
“Problemi Klian? E’ troppo pesante per te?” lo derise Syria arrampicandosi sul ponte di corda che dovevano attraversare a testa in giù.
“Taci, Black!” urlò il ragazzo lanciando lontano l’Avvincino e correndo verso di loro.
Dopo il ponte sospeso dovevano attraversare un percorso ai cui lati c’erano delle armature che mandavano fendenti che i ragazzi dovevano schivare. Jasper si buttò ma a metà percorso era già per terra sanguinante che cercava di strisciare via. Syria studiò il movimento delle lance: doveva esserci un modo per evitarle senza farsi male. Anche Dimitri si fermò vicino a lei.
“Sembra che seguano un ritmo...” disse il ragazzo battendo il piede a tempo. Quel suono risvegliò qualcosa nella mente di Syria: un-due-tre, un-due-tre...
“Valzer!” esclamò la ragazza. I suoi zii avevano obbligato lei e suo cugino a studiare i balli da sala fin dall’età di sette anni: ora bisognava mettere in pratica le lezioni.
“Valzer? Dobbiamo ballare?” domandò Dimitri disgustato.
“Non sai ballare?”
“Certo che sì, ma...”
“Allora in posizione!” fece Syria mettendosi davanti a lui. Dopo un attimo di confusione il ragazzo le prese la mano che gli tendeva e con l’altra passò il braccio sulla sua schiena.
“Alla prima battuta iniziamo, ok?” chiese la ragazza. Dimitri annuì e cominciarono a danzare tra le lance. Syria doveva ammettere che era un bravo ballerino, ma non lo avrebbe mai detto ad anima viva nemmeno sotto tortura.
Alla fine del percorso si staccarono.
“Grazie” disse Dimitri.
“Anche a te” rispose la mora e ripresero a correre.
Dovettero saltare attraverso dei cerchi infuocati e Syria fu quella che riportò meno bruciature grazie alla sua stazza minuta. Tuttavia si trovarono di fronte ad un muro; su un tavolo al lato c’erano dei guantoni imbottiti che i ragazzi non avevano mai visto e che stringevano la mano a pugno. Se li infilarono e cominciarono a percuotere il muro che avevano davanti fino a che non si sbriciolò e apparve loro il traguardo ad una trentina di metri. Spiccarono una corsa più veloce che poterono ma fu Syria a tagliare il traguardo per prima, perchè aveva riportato meno lesioni e aveva più energia. Jasper arrivò secondo e Dimitri ultimo, zoppicando.

Vicktor dovette prepararsi perchè era il suo turno perciò fu Peter a prendersi cura dell’amica quando arrivò.
“Complimenti, sei stata bravissima!” le disse facendola sedere per terra e tamponandole le ferite con un fazzoletto.
“Grazie” rispose la ragazza prima di concentrarsi sulla prova di Vicktor: non se la cavò male, ma in quanto agilità non era un granchè. Al contrario Peter, che era nel quarto terzetto, dimostrò di essere il migliore alla pari di Mikail, che gareggiava con lui; era scattante, preciso, attento e veloce.
“Bene, i risultati li avrete con gli altri esami. Quelli che sono feriti vadano in infermeria” ordinò Vikanov alla fine dell’esame.
I tre, non avendo riportato danni gravi, si recarono in sala comune dove si curarono a vicenda.

“Finalmente è finita” sospirò Syria abbandonandosi sul divano con un sospiro. I due amici sedettero accanto a lei.
“Potremmo cercare un nuovo libro sugli Animagus” propose Peter.
“Io ho un’idea migliore: oziamo” fece la ragazza.
I tre risero a quell’affermazione così strana nella bocca di una stakanovista come lei. La scuola era quasi finita e nel giro di una settimana sarebbero tornati a casa per le vacanze estive. Syria non aveva la minima voglia di tornare dai Malfoy: stava troppo bene circondata dai suoi amici.
Quasi avesse sentito i suoi pensieri, Vicktor disse:”Che ne dite di passare l’estate da me?”

 

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Capitolo 30
*** Ritorno a casa ***


Ritorno a casa

Quando uscirono i risultati Syria risultò la migliore del primo anno avendo totalizzato tutti Eccezionale tranne in ginnastica in cui aveva Oltre Ogni Previsione. Nonostante tutto si stupì del voto alto in Pozioni conoscendo l’antipatia che Vikanov provava nei suoi confronti.
“Non poteva fare altro, hai vinto un concorso internazionale, no?” le disse Vicktor, che era stato promosso anche se non con voti eccellenti.
Peter aveva E in Trasfigurazione, Accettabile in Pozioni e per il resto O nelle altre materie. Anche Mikail era risultato uno dei migliori del loro anno e non ci fu nessun bocciato.

Per Syria fu difficile preparare il baule: non voleva tornare a casa Malfoy e il solo pensiero di dover chiedere agli zii di poter passare l’estate da Vicktor le metteva ansia. Sul letto giaceva la lettera che zia Narcissa le aveva spedito per informarla che sarebbero venuti a prenderla a Kings Cross. Non vedeva l’ora di rivedere Draco, di sgattaiolare nel parco con lui a giocare ai pirati nel ruscello per poi tornare in casa e lavarsi di corsa perchè Lucius non voleva che suo figlio si sporcasse con dei giochi “indegni”.
Chiuse il baule e si avvicinò alla finestra: il sole stava tramontando e di lì a poco sarebbe cominciata la cena di fine anno della scuola. Senza contare la festa in dormitorio che avevano organizzato i ragazzi del settimo anno, come da tradizione.
Scese in sala comune dove recuperò i suoi amici e andarono in sala a mangiare; il banchetto era molto più sostanzioso delle altre volte, ma Syria non riuscì a mangiare molto perchè era triste nel dover abbandonare tutte le persone che nel bene o nel male le avevano fatto passare dei bei momenti, le volevano bene e la rispettavano. Gli studenti erano in fermento perchè non vedevano l’ora di darsi alla pazza gioia in sala comune, quindi quando Karkaroff ebbe terminato il discorso di commiato la sala si svuotò velocemente.

La sala comune dei Draghi era stata agghindata con luci stroboscopiche, panneggi rossi e oro, coccarde e una grande pista da ballo al centro, mentre addossato al muro c’era un mobile bar dietro cui c’era un ragazzo del sesto anno che faceva anche il deejay. I tre si avvicinarono al bar e chiesero delle Burrobirre, ma il ragazzo scosse la testa e disse:”Vi faccio io qualcosa che vale la pena bere!”.
Syria era incuriosita ma non si fidava granchè dell’intruglio che le aveva dato: dopo due sorsi già le girava la testa e appoggiò il bicchiere su di un tavolino perchè non le andava di ubriacarsi visto il lungo viaggio che l’attendeva il giorno dopo. Peter la invitò a ballare e lei accettò volentieri; poco dopo fu la ragazza più gettonata della serata, continuava a cambiare cavaliere come se stessero facendo la fila. Per sua fortuna, quando arrivò un lento, Vicktor si precipitò verso di lei e la salvò da un biondino del terzo anno.
“Grazie Vic” disse Syria riconoscente.
“Prego... sei molto richiesta” rispose il ragazzo malizioso.
“Già... mi domando perchè”
“Sei seria?”
“Su cosa?”
“Sul fatto che non sai perchè tutti vogliono ballare con te”
“Certo, stupido!”
“Aspetta qualche anno e non vorranno solo ballare...” fece Vicktor scuotendo la testa.
“Esagerato!”
“Fidati dello zio Vicktor!”
“E perchè poi? Ce ne sono tante altre più belle di me!”
“Ma tu sei anche intelligente e un asso del Quidditch”
Syria scosse la testa: non credeva a una parola dell’amico ma preferì lasciar cadere il discorso; già Vicktor non era un grande ballerino e il solo fatto che ballasse con lei per aiutarla poteva risparmiargli una discussione.

Quando la musica finì i tre si diressero al dormitorio maschile: i loro compagni erano troppo ubriachi per badare a loro. Syria si buttò sul letto di Vicktor sospirando e i due amici si distesero a fianco a lei.
“Non ho voglia di tornare a casa” disse la ragazza fissando il soffitto.
“Solo per poco tempo poi verrai da me” fece Vicktor ragionevole.
“Lo so, ma solo il pensiero di dover rivedere i miei zii mi da il voltastomaco”
Peter le strinse un braccio in segno di affetto. Rimasero a chiacchierare fino a che non sentirono le voci di sotto smorzarsi e Syria potè tornare al suo dormitorio. C’era ancora gente sveglia, qualche innamorato che stava insieme sui divani, alcuni si erano addormentati sul pavimento. Sgattaiolò in camera e vide che Katia già dormiva. Scrisse a suo padre e a Remus di quello che provava, sperando in un minimo di conforto, come era stata l’ultima lettera dei gemelli Weasley: le avevano raccontato di una strana mappa che rappresentava Hogwarts e si vedeva l’esatta posizione di ogni occupante del castello. La ragazza lo trovava molto interessante ma quando ne aveva scritto a Remus, questi non ne aveva voluto parlare. Aveva riprovato con suo padre ma nemmeno lui la menzionava; tuttavia non si sarebbe arresa. O non si chiamava più Syria Black.

La mattina si alzò subito dopo Katia e scesero insieme a colazione. L’ultima colazione a Durmstrang del suo primo anno. Provava una strana sensazione, come se fosse stato tutto un sogno, come se non avesse mai affrontato quelle esperienze nella realtà ma solo nella sua mente. Non le sembrava vero di aver già frequentato un anno in una scuola di magia: era successo tutto così in fretta che non aveva avuto il tempo di riflettere!
Sul treno con i suoi amici si accordò per le vacanze estive: il padre di Vicktor sarebbe andato a prendere Syria in Inghilterra dopo due settimane e poi sarebbe rimasta, con Peter, a casa Krum fino alla fine dell’estate.
“Posso anche venire da sola, non è un problema per me viaggiare” tentò la ragazza, che non voleva creare troppo disturbo.
“Non se ne parla!” esclamò il suo amico testardo, fingendosi offeso.

Arrivati alla stazione di Sofia si salutarono con un abbraccio e Syria uscì alla ricerca di un taxi per l’aeroporto. Appena fuori dalla stazione vide Mikail allontanarsi con quello che doveva essere suo padre: stavano svoltando in un vicolo, probabilmente per Smaterializzarsi senza essere visti. I loro sguardi si incrociarono e il ragazzo le fece un cenno con la testa in segno di saluto. Syria alzò la mano e sorrise appena prima di salire sull’auto.
All’aeroporto si imbarcò su un volo della British Airways e si ingozzò di noccioline salate: le piacevano tantissimo! A Heathrow prese un altro taxi che la portò ai limitari del paesino dove abitavano i Malfoy: nell’ultima lettera Lucius le aveva detto che non poteva venirla a prendere all’aeroporto ma di non far vedere ai Babbani dove abitava, perciò fece fermare il povero tassista (che era rimasto alquanto sconvolto dal suo bagaglio) nella piccola piazza. Lo pagò con i soldi Babbani che le erano rimasti dal viaggio di andata e si incamminò lungo le vie sterrate trascinando il baule.

Mentalmente si maledì per non aver disobbedito allo zio dato che non credeva che trascinare quello stupido coso fosse così faticoso. Arrivò ai cancelli di Villa Malfoy sudata e con il fiatone: sentì la voce di Draco e di qualche altro bambino. Probabilmente altri piccoli Purosangue figli di gente “rispettabile”. Il cancello si aprì davanti a lei e si avviò sul selciato, tra le aiuole perfette e i pavoni che la guardavano con aria annoiata. Le sue previsioni erano state azzeccate: suo cugino stava giocando a mini-Quidditch con Blaise Zabini, mentre Pansy Parkinson, Daphne e Astoria Greengrass facevano il tifo. Blaise non era mai stato scortese con lei, al contrario detestava quelle tre spocchiose bimbette che già in tenera età avevano capito di essere superiori a qualsiasi altro essere sulla faccia della terra.
Draco si voltò al rumore dei passi e quando vide la cugina abbandonò il gioco e corse da lei.
“Syria!” urlò il bambino al settimo cielo.
“Ciao Draco!” disse la ragazza abbracciandolo. Doveva ammettere che era cresciuto davvero molto in quel periodo.
“Stiamo giocando a mini-Quidditch vieni anche tu?” le chiese.
“Prima vorrei sistemare il baule”
“Hai imparato a fare le magie?” le chiese seguendola su per i gradini senza minimamente badare Pansy che lo chiamava a gran voce.
“Oh si e posso insegnartene qualcuna”
“Tu non gli insegnerai proprio niente” disse la voce fredda di Lucius Malfoy.
Tutto si poteva dire di Lucius tranne che fosse brutto. Era un uomo estremamente affascinante, alto, con i lunghi capelli biondi e quell’aria fiera gli conferiva un’aura che emanava timore e reverenza. Tutte cose a cui Syria era immune.
“Draco torna dai tuoi amici” gli ordinò il padre. Il bambino abbassò gli occhi deluso e tornò dagli altri in giardino.
“Vai in camera tua e non uscirne fino all’ora di cena” disse Lucius perentorio. Syria intravide i genitori dei bambini nel soggiorno e sbuffando si avviò nella sua cameretta. Avrebbe parlato agli zii delle vacanze a cena, magari il loro umore dopo aver parlato male di Babbani e Mezzosangue con i loro amici sarebbe migliorato. O almeno così sperava.
Non valeva la pena di disfare il baule del tutto ma tirò fuori i vestiti da lavare e un libro per leggere ingannando l’attesa. Dato che aveva mangiato solo delle noccioline aveva un certo languorino così chiamò:”Dobby!” e l’elfo si Materializzò nella sua camera.
“Bentornata padroncina Syria” l’accolse la creatura facendo un lieve inchino.
“Grazie Dobby, come stai?”
“Benissimo, padroncina, posso fare qualcosa per lei?” mentì l’elfo. La ragazza sapeva che il suo piccolo amico non poteva dirle la verità, cioè che stava male a causa di tutte le vessazioni che pativa dai Malfoy, ma non poteva fare a meno di essere gentile con Dobby. L’aveva sempre trattata bene e aiutata in qualsiasi situazione, e in fondo era un essere vivente buono, che meritava solo il meglio.
“Potresti prepararmi qualcosa da mangiare per favore?” chiese Syria.
“Certo padroncina, desidera qualcosa in particolare?”
“Niente di pesante sennò gli zii si insospettiscono se non mangio a cena”
“Va bene padroncina, Dobby torna subito” e sparì.
Syria guardò fuori dalla finestra: Draco stava ancora giocando ma ogni tanto lanciava delle occhiate al maniero. Non vedeva l’ora di sapere cosa aveva imparato la cugina, l’unica persona in quella casa che le dimostrava un affetto incondizionato. Non che la sua mamma non fosse gentile, anzi lo trattava molto bene, ma non l’aveva mai abbracciato soprattutto se nei dintorni c’era il suo papà.
Poco dopo Dobby tornò con un piatto di crudité e salsa di gamberetti e un bicchiere d’acqua con una fetta di limone.
“Va bene, padroncina?” chiese porgendoglielo.
“Certo, Dobby, grazie mille” ringraziò la ragazza posando tutto sulla scrivania e cominciando a mangiare leggendo un libro sulle guerre dei Goblin.
Poco prima delle sette gli ospiti si congedarono e Syria sentì che Lucius proibiva a Draco di salire in camera sua. Senza farsi vedere andò in bagno a darsi una rinfrescata e si cambiò: sua zia teneva molto al fatto che si vestisse decentemente la sera e aveva intenzione di fare di tutto per ottenere il permesso di passare l’estate da Vicktor. Tuttavia prima di scendere in sala passò nella camera del cugino.
“Syria!” esclamò il bambino che stava cercando di annodarsi il cravattino.
“Ciao! Lascia, faccio io” disse la ragazza prendendo il pezzetto di stoffa e annodandolo nel modo giusto.
“Papà non vuole che ti chieda di Durmstrang”
“E noi non gli diremo che abbiamo parlato. Ma ora è tardi, dobbiamo scendere. Prima vado io e tu aspetti due minuti, ok? Così non capiscono che sono venuta qui”
“Ok” acconsentì Draco.
Syria gli diede un bacio in fronte e scese le scale per raggiungere gli zii.
“Buonasera” salutò appena entrata. Narcissa la squadrò dalla testa ai piedi e un lieve incurvare delle labbra fece intuire alla ragazza che la zia approvava il suo abbigliamento. Lucius continuava a fissare il cammino con un bicchiere di Firewhisky in mano: sembrava non essersi accorto di niente, ma Syria sapeva che captava qualsiasi mossa. Infatti quando Draco entrò nella stanza si sedette subito a tavola e il resto della famiglia lo seguì. Dobby servì prima Lucius, poi Narcissa, Draco e Syria, un ordine che aveva stabilito lo zio e che l’elfo doveva eseguire sempre rigorosamente. La ragazza cominciò a mangiare e siccome nessuno si decideva a parlare decise di buttarsi.
“Un amico mi ha chiesto se potevo passare qualche giorno da lui quest’estate”
Lucius non alzò nemmeno lo sguardo dal piatto per dire:”E tu cosa hai risposto?”
“Che dovevo chiedere a te”
Lo zio fece un sorriso mesto. Narcissa guardava ora il marito, ora la nipote.
“Chi è?” chiese l’uomo. Syria si aspettava l’interrogatorio.
“E’ un mio compagno di scuola a Durmstrang, giochiamo insieme per la squadra della Casa ed è anche Cercatore nella squadra regionale di Quidditch in Bulgaria”
“Come si chiama?”
“Vicktor Krum”
Lucius la guardò per la prima volta da quando la cena era cominciata.
“Ne ho sentito parlare” disse l’uomo con cautela.
“Ci saranno anche i suoi genitori e un altro nostro amico”
“Cosa fanno i suoi genitori?”
“Suo padre lavora al Ministero della Magia Bulgaro, mentre sua madre fa l’insegnante di pianoforte a casa”
“Pianoforte? E’ una Babbana?”
“No, zio. E’ una strega ma non lavora e per non restare con le mani in mano tutto il giorno da lezioni di musica”
Narcissa annuì: secondo lei le donne dovevano fare la bella vita a casa, ma non ammetteva l’ozio. Ma il caro vecchio Lucius non era ancora soddisfatto.
“E cosa avresti fatto per meritare che ti lasci andare?”
“Sono la migliore del mio anno e ho vinto due premi internazionali” la ragazza si trattenne dal dire che le sembrava abbastanza per poter stare lontani da quella baracca snob, ma capì che non si sarebbe volto a suo favore.
“Quanto tempo staresti via?”
“Mi verrebbe a prendere tra due settimane e resterei in Bulgaria fino alla fine dell’estate”
Lucius sembrò riflettere sulla situazione. Non voleva esaudire un desiderio della nipote, che detestava con tutto il cuore perchè rappresentava tutto ciò che odiava, ma il fatto di non averla tra i piedi per tutta l’estate era piuttosto allettante. Decise di prendere tempo per discuterne con la moglie.
“Manderò un gufo a Igor e se i tuoi voti saranno eccellenti come dici, potrai andare” sentenziò l’uomo.
Syria capì di non poter pretendere di più. Riprese a mangiare: ormai erano arrivati al dolce e con la coda dell’occhio vedeva il cuginetto che scalpitava per poter restare da solo con lei e farsi raccontare la sua esperienza magica. Cercò di mangiare il più velocemente possibile senza farsi notare dagli zii e dopo cena fu mandata subito in camera sua. Sedette sul letto e non dovette aspettare molto per vedere Draco che entrava nella stanza rapidamente per non farsi vedere dai genitori. Era già in pigiama e sedette di fronte alla cugina.
“Allora come è andata?” chiese e Syria partì raccontando il suo primo anno a Durmstrang. Gli aveva scritto delle lettere ma non poteva spedirgliene troppe per non insospettire gli zii: in fondo chi poteva scrivere a un bambino di 9 anni?
Le fece molte domande ma alla fine del racconto si rabbuiò.
“Che c’è?” chiese la ragazza stupita da quel cambio d’umore repentino.
“Quest’estate andrai via ancora” borbottò il bambino guardando per terra. Syria si sentì malissimo: Draco era l’unica persona di quella famiglia che le voleva veramente bene e quell’affermazione sembrava quasi una dichiarazione che lei volesse abbandonarlo.
“Lo sai come mi trattano gli zii. Un amico mi ha invitato sennò non sarei andata da nessuna parte. Poi tuo padre non ha ancora deciso e anche se fosse partirò tra due settimane. Abbiamo tempo per stare insieme” rispose la ragazza scivolando sulle ginocchia per poter guardare gli occhi del cugino: aveva gli occhi pieni di lacrime.
“Non vuoi stare con me?” domandò lamentoso. Per tutta risposta Syria lo abbracciò forte e sentì il bambino singhiozzare.
“Certo che voglio stare con te, Draco. Sei l’unica persona a cui voglio bene più della mia anima” sussurrò accarezzandogli la testa.
Dopo un paio di minuti parve calmarsi; alzò il viso ma non si sciolse dall’abbraccio.
“Mi insegni qualche magia?”
Syria sorrise e gli diede un bacio in fronte.
“Certo che te la insegno, cucciolo”
Draco sembrò soddisfatto e si accoccolò nel grembo della cugina, addormentandosi poco dopo. La ragazza lo prese in braccio e lo portò guardinga nella sua cameretta. Guardandolo dormire le si strinse il cuore: se lei non aveva l’affetto del padre perchè in prigione, Draco non aveva l’affetto dei genitori perchè erano freddi e scostanti. Probabilmente soffriva più di lei che ormai era diventata un punto di riferimento, una sorella maggiore. Le dispiaceva moltissimo lasciarlo solo ma non avrebbe resistito a lungo. Una volta in Bulgaria avrebbe potuto chiedere che venisse anche lui, tuttavia non credeva che suo zio l’avrebbe permesso.
Con un ultimo sguardo a quel bambino per cui avrebbe dato la vita tornò in camera sua e restò a guardare il soffitto a lungo prima di riuscire ad addormentarsi.

Note: chiedo umilmente perdono per il ritardo increscioso!! Fatemi quello che volete, si, me lo merito, scusate!! Sono ricominciati i corsi da una settimana e mezza e sono già sfinita a causa delle levatacce a un quarto alle sei per prendere il treno! Attendo le vostre vendette.... siate clementi, please! :)
Baci, D.

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Capitolo 31
*** Uno strano comportamento ***


Uno strano comportamento

La mattina Syria trovò i suoi vestiti puliti e stirati sulla scrivania. Sorrise al pensiero che Dobby si fosse messo subito ad aiutarla con i bagagli. Il sole era già alto nel cielo ma non aveva un orologio per sapere se fosse tardi per la colazione, così si vestì e uscì dalla camera. In sala da pranzo trovò sua zia e Draco che mangiavano: Lucius doveva essere già uscito per uno dei suoi “impegni istituzionali”. Tanto meglio visto che Narcissa era molto più rilassata quando il marito non era nei paraggi.
“Buongiorno” salutò Syria sedendosi.
“Buongiorno a te” rispose la zia.
Draco sorrise semplicemente. Era così carino quando sorrideva: aveva due fossette ai lati della bocca e gli occhi luccicanti. Dobby le servì del té e del pane imburrato.
“Oggi devo fare delle spese, vieni con me?” chiese Narcissa.
Syria spalancò gli occhi dallo stupore. Sua zia non le aveva mai proposto una cosa simile: tutti i suoi vestiti erano dismessi, o meglio, tutte le sue cose erano usate. Spalancò la bocca perchè non sapeva cosa dire.
“C-certo” balbettò alla fine.
Con la Polvere Volante comparvero nel camino di Magie Sinister, l’unico negozio che fosse collegato con Casa Malfoy: Syria non lo sapeva, ma quando c’era ancora Voldemort il ritrovo era proprio la villa e si accedeva tramite l’oscuro e inquietante negozio. Alla ragazza non piaceva per niente Nocturn Alley, le metteva i brividi, ma la zia preferiva passare per il camino quando era in compagnia, altrimenti se era da sola si Smaterializzava.

Andarono subito da Madama McClan dove Narcissa si fece fare su misura vari abiti da sera: Syria non poteva fare a meno di pensare che sua zia fosse molto bella ed elegante. Madama McClan aveva un atteggiamento riverente al pari del ridicolo, non la finiva più di adulare la cliente che nemmeno l’ascoltava. I due cugini guardavano la scena annoiati: così diversi, così vicini. Una coi capelli neri e mossi, l’altro coi capelli biondi e lisci così simili a quelli del padre; lei con gli occhi scuri e profondi, lui azzurro ghiaccio; ma l’espressione sui loro volti era la stessa, avrebbero preferito stare a casa piuttosto che assistere a quello spettacolo.
Narcissa dopo aver provato l’ultimo abito chiamò il figlio al suo fianco e diede ordine alla donna di cucire un abito da ballo anche per lui. Draco di malavoglia salì sullo sgabello e si fece prendere le misure; Syria non vedeva l’ora di andarsene, Remus le aveva spedito prima di lasciare Durmstrang due libri sulle pozioni che non vedeva l’ora di leggere e invece era costretta a seguire la zia nel suo shopping. Era così persa nei suoi pensieri che non si accorse che il cugino aveva terminato il supplizio e si stava avvicinando a lei.
“Syria vieni qui” disse Narcissa.
La ragazza si alzò con espressione sorpresa e andò verso la zia.
“Per lei avevo pensato a un vestito che arrivasse appena sotto le ginocchia, magari di un verde smeraldo lucido” spiegò Narcissa a Madama MacClan.
“Certo, signora Malfoy, ho giusto la stoffa che fa per noi” esclamò la donna allontanandosi per prendere un enorme rotolo che quasi le cadde in testa facendola vacillare.
“Vuoi farmi fare un vestito?” chiese Syria sottovoce.
“Lucius vuole dare un ballo e ci devi essere anche tu stavolta”
“Non possiamo fare come le altre volte che me ne stavo buona buona in camera mia facendo finta di non esistere?” tentò la ragazza, ricordando di tutte le volte che era stata chiusa in quella stanza per non far vergognare la famiglia Malfoy della sua presenza.
“Ormai sei entrata in una scuola di magia, hai ricevuto un’istruzione e non si può più far finta che non esisti”
Quello che sconvolse più di tutto Syria fu che il tono della zia non era dispiaciuto: era sollevato. Narcissa Malfoy era contenta di mostrare la nipote della vergogna al mondo magico? E cosa sarebbe successo poi, Lucius le avrebbe cantato la ninna nanna e Karkaroff si sarebbe fatto suora?

Ma i suoi pensieri furono interrotti dalla sarta che cominciò a prendere minuziosamente le sue misure borbottando fra sè e sè. Alla fine i vestiti sarebbero stati pronti per l’indomani e Dobby sarebbe venuto a prenderli. La ragazza non riusciva ancora a credere a quello che stava succedendo, sembrava che il mondo avesse cominciato ad andare al contrario, come se fosse rimbalzata in una realtà parallela. La zia le comprò degli ingredienti per le pozioni, delle piume e della pergamena, si accertò alla posta che gli inviti fossero stati spediti correttamente e infine entrarono al Ghirigoro. Syria adorava leggere perciò cominciò a girare tra gli scaffali anche se sapeva che non avrebbe comprato niente: non aveva soldi. Trovò un libro sulla storia dei fondatori di Hogwarts e fece scorrere le dita sul titolo in rilievo; in quel momento sentì una presenza dietro di lei e si voltò: Narcissa stava guardando che genere di libro aveva in mano la ragazza.
La verità dietro i quattro fondatori di Hogwarts... sembra interessante” disse la donna.
Syria annuì e rimise a posto il volume. Non aveva voglia di sentire la zia cianciare sul fatto che leggesse troppi libri non adatti a lei, ma quel giorno era strano. Molto strano.
Narcissa si rivolse al libraio e ordinò:”Inserisca anche questo nel conto” indicando il libro che aveva prima in mano Syria.
“Certo, signora Malfoy. Sua nipote ha gusti eccellenti nel campo dei libri” disse l’uomo strizzando l’occhio alla ragazzina che era rimasta a bocca aperta da quel gesto.

Tornati al maniero Narcissa diede il libro a Syria e andò a impartire altri ordini a Dobby per il ballo.
“Hai notato anche tu che c’è qualcosa di strano?” domandò la ragazza a Draco che annuì vigorosamente. Si avvicinarono allo studio dove sedeva Lucius immerso in alcune carte. Narcissa gli stava parlando ma lui sembrava non voler sentire.
“Andiamo Lucius sii ragionevole!”
“Ho detto di no, Narcissa”
“Ma hai letto cosa ha scritto Igor! E’ la migliore del suo corso”
“Smettila, ho preso la mia decisione”
“Cambiala!”
“Narcissa!” esclamò il marito indignato.
“E non fare quella faccia! Non ti ha chiesto nulla nella sua vita, l’hai sempre trattata malissimo, ha sempre fatto il suo dovere e io non ho mai potuto intervenire nella sua educazione! Adesso ti chiede di passare le vacanze da un amico, probabilmente il suo primo amico, e tu le vuoi dire di no?”
Syria e Draco si guardarono attoniti: la zia che cercava di aiutare la nipote mettendosi contro il marito? Ma cosa stava succedendo?
“Senti Narcissa, non ho voglia di discuterne”
“E invece ne discutiamo altrimenti dormirai sul divano della biblioteca fino alla fine dei tuoi giorni!”
Lucius sbuffò sonoramente, mentre i due ragazzini fuori dalla porta ridacchiarono divertiti: a quanto pare Narcissa stava vincendo.
“E va bene, senti: se Syria farà la brava al ballo e si comporterà bene potrà andare in Bulgaria”
“Così va meglio” accettò la donna voltandosi per andarsene.
“Narcissa!” la richiamò indietro suo marito. La moglie si voltò in attesa.
“Non devo dormire sul divano, vero?”
“No, Lucius, per ora no” ghignò Narcissa uscendo dallo studio poco dopo che Draco e Syria si fossero nascosti nell’armadio delle scope per non farsi scoprire. I due si scambiarono uno sguardo tra lo stupito e il divertito.

“Ma cos’ha tua madre?” chiese la ragazza.
“Non ne ho idea. Avrà preso una botta in testa” rispose il cugino e i due dovettero trattenere le risate per non farsi sentire dallo zio nello studio.
Sgusciarono via e andarono in giardino. Draco si divertiva a rincorrere i pavoni (almeno finchè suo padre non usciva urlano di lasciarli stare) e Syria sedette sui gradini del Maniero a guardarlo. Le dispiaceva molto lasciarlo solo quell’estate dato che era la sua unica compagnia decente, ma la Bulgaria rappresentava un’occasione di libertà troppo grande per lasciarsela sfuggire. Doveva scrivere a Vicktor di quello che aveva appena sentito e... un’idea così semplice le balzò alla mente.

Che stupida che sono! Come ho fatto a non pensarci prima?

“Draco, vieni qui!” urlò la ragazza balzando in piedi.
Il bambino, stupito, smise di rincorrere un pavone che sembrò sospirare sollevato e si avvicinò alla cugina con aria interrogativa.
“Cosa c’è? Papà è ancora nel suo studio!” protestò Draco.
“Mi è venuta in mente una cosa fantastica”
“Cosa?” chiese scettico il bambino.
“Vieni con me in Bulgaria”
Draco la guardò interdetto per un secondo. Realizzò di poter passare l’estate con la persona a cui voleva più bene al mondo e lontano dai suoi genitori: un sorriso così dolce da sciogliere molti cuori si aprì sul volto del biondino.
“Sì!” urlò gettando le braccia al collo della cugina, che scoppiò a ridere da quella dimostrazione di gioia.

Ora non resta che chiederlo agli zii, pensò Syria. Decise che avrebbe cominciato con Narcissa, quel giorno stesso.

Note: lo so che vi ho fatto aspettare tanto e che meritavate di più, mi dispiace tantissimo ma tra studio e lavoro ho pochissimo tempo! Scusatemi moltissimo, spero comunque che il capitolo vi piaccia e mi auguro che abbiate la pazienza anche di aspettare il prossimo! Grazie mille a tutti quelli che continuano a leggere e recensire, siete meravigliosi! Baci, D.

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Capitolo 32
*** La proposta ***


 La proposta

Dopo cena, Narcissa e Lucius erano soliti leggere bevendo un bicchiere di vino elfico e ascoltando musica classica nel salottino. Syria era rimasta buona durante tutta la cena, per cercare di addolcire la zia riguardo la sua richiesta di portare Draco in Bulgaria. Ci teneva estremamente che venisse con lei il cugino: gli voleva molto bene, come a un fratellino, e le dispiaceva non vederlo nemmeno d’estate ora che aveva cominciato la scuola.

Con circospezione si avvicinò alla porta del salottino e bussò tre volte, come le aveva insegnato lo zio.
“Avanti” sentì la voce di Lucius.
La ragazza entrò e si fermò sulla soglia. Si era preparata il discorso nei minimi particolari, pause incluse.
“Ehm, scusate il disturbo ma ho bisogno di parlare con la zia” disse facendo finta di esitare.
Lucius non alzò nemmeno lo sguardo dal libro e le chiese:”Puoi dire alla zia quello che devi anche qui”
“Scusa, zio, ma non posso, io... bè... “
A quel punto Lucius cominciava a spazientirsi ed era proprio quello che voleva.
“Come sarebbe a dire non puoi?” sbottò l’uomo.
“Mi imbarazza” rispose Syria abbassando lo sguardo.
“Stai tranquillo, tesoro, problemi da donne” disse Narcissa alzandosi.
Era andato tutto secondo i suoi piani. Se Lucius avesse creduto che si fosse trattato di problemi femminili o altro al di fuori della sua portata, se ne sarebbe subito disinteressato e Syria avrebbe avuto via libera con la zia.

Narcissa appoggiò delicatamente una mano sulla spalla della nipote e la guidò fuori dalla stanza. Camminarono senza parlare fino a che non arrivarono alla camera della ragazza. La zia chiuse la porta e si sedette sul letto. Syria rimase in piedi, senza sapere bene cosa fare finchè Narcissa non le indicò di sedersi accanto a lei. Sembrava profondamente cambiata, di solito era sempre stizzosa nei suoi confronti. Qual era il motivo di questa svolta?
“Cosa è successo?” chiese la zia.
“Volevo parlarti di una cosa importante” rispose Syria congiungendo le mani sulle ginocchia.
“Ti ascolto”
“Ecco, oggi ho parlato con Draco”
L’espressione di Narcissa si indurì un poco per la preoccupazione che il figlio avesse qualcosa che non andava. Un sentimento che non le aveva mai visto solcare il volto.
“Abbiamo parlato del fatto che io potrei andare a passare le vacanze in Bulgaria” continuò la ragazza. La donna non la interruppe e lei lo intese come un incitamento a continuare.
“Lui è molto triste che io me ne vada e allora ho pensato ad un compromesso”
Narcissa sollevò un sopracciglio ma non disse niente.
“Draco potrebbe venire in Bulgaria con me” sparò alla fine Syria, aspettando la tempesta che si aspettava si sarebbe scatenata a quella proposta.
La zia rimase immobile qualche istante ad osservarla. Finalmente chiese:”Perchè vuoi che Draco venga con te?”
Senza esitare, la ragazza rispose:”Perchè gli voglio bene e mi dispiace passare così poco tempo con lui”
Narcissa sembrò addolcirsi a quelle parole e posò una mano sul braccio della nipote.
“E’ molto bello da parte tua, ma Lucius vorrà conoscere la famiglia Krum prima di mandare Draco da loro”
Syria abbassò lo sguardo, sconfitta. Lucius non le avrebbe mai permesso di portare suo figlio in una famiglia che lui non riteneva rispettabile.
“Sono maghi i suoi genitori?” chiese Narcissa.
“Si, a quanto so la sua famiglia è Purosangue”
“E che lavoro fa suo padre?”
“E’ a capo dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici al Ministero della Magia bulgaro” rispose Syria, che forse aveva capito dove voleva andare a parare la zia.
“Sono una famiglia rispettabile?”
“In che senso?”
“Sono rispettati nel loro mondo?”
“Credo di si... la famiglia Krum era in lotta contro Grindelwald” specificò la ragazza, convinta che questo non andasse a loro favore, ma tanto valeva essere sinceri.
“Capisco... Bè, a Lucius basterà sapere che il tuo amico è di buona famiglia” concluse Narcissa alzandosi.
“Glielo chiederai?” domandò Syria speranzosa.
“Proverò a convincerlo, ma ci sarà un prezzo da pagare. Sai che Lucius non fa niente per nulla” rispose sincera la zia.
Syria annuì e mentre la porta si richiudeva dietro la donna, disse:”Grazie”
Narcissa si voltò impercettibilmente, il suo viso restò in ombra:”Grazie a te per prenderti cura di Draco”.
Syria rimase interdetta da quelle parole. Mai si sarebbe aspettata una frase del genere dalla zia, che uscì richiudendo elegantemente la porta alle spalle.
Appena sentì la porta del salottino richiudersi, sgusciò fuori dalla camera, fece un cenno a Draco che si era nascosto dietro alla statua di un cavaliere medievale, e insieme andarono ad origliare attraverso la feritoia che usava Dobby per passare dalla cucina al salottino.

“Lucius ho avuto un’idea” cominciò Narcissa abilmente: se il marito avesse saputo che la proposta era della nipote avrebbe rifiutato all’istante.
“Ti ascolto” rispose il marito posando il libro.
“Draco sembra molto triste per il fatto che Syria vada in Bulgaria”
“Non è detto che ci vada”
“Lo so, caro, ma stavo pensando: e se il nostro Draco andasse con lei?”
Lucius si soffocò con il vino elfico ed esclamò:”Cosa stai dicendo?”
“Potrebbe essere una bella esperienza vedere un posto nuovo, sarebbe a contatto con le famiglie più facoltose della Bulgaria e potrebbe darti delle conoscenze per i tuoi affari, no?”
Il marito guardò il vino nel bicchiere soppesando le parole della moglie.
“Cosa fa il padre di questo ragazzo?”
“E’ a capo dell’Ufficio dello Sport al Ministero della Magia bulgaro e pare che sia in ottimi rapporti con il Ministro in persona”
“Capisco... bè, certo non posso mandare mio figlio a casa di sconosciuti...”
Syria e Draco si scambiarono uno sguardo: cosa voleva dire con quella frase? Era un si o un no? Non dovettero attendere molto la conferma ai loro dubbi.
“Manda un invito al ballo anche alla famiglia Krum, così vedrò se saranno degni di ospitare Draco” sentenziò Lucius
“Come desideri, caro” acconsentì Narcissa, facendo passare quell’idea come se fosse del marito.
Lucius diede un bacio sulla fronte della moglie e uscì, diretto alla camera da letto. Narcissa chiamò Dobby e gli ordinò di spedire quell’invito in Bulgaria, prima di dirigersi anche lei nelle sue stanze.

Syria e Draco, nel loro nascondiglio, si abbracciarono e quando si staccarono la ragazza vide che lacrime di gioia solcavano il volto del cuginetto.
“Oh Draco, non piangere” disse accarezzandogli una guancia.
“Passeremo l’estate insieme” rispose semplicemente il bambino cominciando a saltellare.
“Ssssh, svegli i tuoi genitori!” lo rimproverò Syria con un sorriso. Gli pose un braccio sulle spalle e lo accompagnò fino alla sua cameretta.
“Buonanotte” fece Draco abbracciandola di nuovo.
“Buonanotte anche a te” disse Syria spettinandogli i capelli “e sembra stupito quando te lo diranno!”
“Va bene” annuì il bambino prima di entrare nella stanza.
Quella sera Syria andò a dormire con una bellissima sensazione che le pervadeva ogni angolo del corpo: speranza.

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Capitolo 33
*** Sospetti ***




Sospetti
I preparativi a Villa Malfoy si fecero frenetici. Syria aveva scritto a Vicktor spiegandogli il motivo dell’invito al ballo e la famiglia Krum aveva accettato di partecipare. Lucius sembrava non sospettare nulla, ma la ragazza non si sentiva del tutto al sicuro: suo zio era stato un Mangiamorte, era bravo a dissimulare i suoi pensieri.
Da parte sua, si comportò in modo irreprensibile, accettò di provare e riprovare il vestito che Narcissa aveva scelto per lei, non faceva confusione e non infastidiva lo zio. Draco era molto agitato: voleva davvero andare in Bulgaria con la cugina, voleva allontanarsi da quella casa opprimente e priva di affetto per trascorrere del tempo con l’unica persona che l’aveva mai abbracciato. Passavano molto tempo insieme i due cuginetti, giocando, leggendo o parlando. A Lucius non piaceva il modo in cui si erano legati, aveva paura che la nipote potesse in qualche modo allontanare suo figlio dalla strada che aveva tracciato per lui, ma ogni volta che esprimeva i suoi dubbi alla moglie, quella rispondeva:”Non sai quanto Draco ti assomigli. Non aver paura, quando crescerà saprà a chi affidare la sua lealtà”.

La sera prima del ballo la casa era bellissima. Sontuosi tendaggi rossi erano stati sistemati alle finestre e alle porte, la sala da ballo era già pronta, il posto dell’orchestra era su di un lato e tutti gli strumenti e gli spartiti con la musica scelta personalmente dalla padrona di casa aspettavano solo di allietare gli animi con le loro melodie; il giardino era favoloso, fiori e piante componevano una scenografia da fiaba, varie fontane zampillavano d’acqua, fatine e lucciole vagavano spensierate riflettendo la magia di cui era cosparso il luogo.
Syria respirò a pieni polmoni il profumo dei fiori e dell’aria umida della sera. Sua zia aveva un talento naturale per quelle cose, doveva ammetterlo: i suoi ricevimenti venivano ricordati a distanza di mesi nella buona società magica.
“Padroncina deve venire dentro o prenderà raffreddore” sentì la voce di Dobby gracchiare alle sue spalle.
“Hai ragione” rispose la ragazza entrando con l’elfo.
“Vada a letto, padroncina, domani mattina presto viene Madame Frejar per i suoi capelli” le raccomandò Dobby. Aveva sempre un occhio di riguardo per quella strana strega che lo trattava come un suo pari.
“Va bene, Dobby! Buonanotte” salutò Syria, dandogli un colpetto sul braccio smilzo. Una volta aveva provato ad abbracciarlo e lui si era divincolato spaventato, quindi non ci aveva più provato, ma non riusciva a non essere affettuosa con lui: veniva vessato dagli zii e ogni tanto anche da Draco, che dopo si prendeva la ramanzina della cugina, e a lei dispiaceva. Non poteva liberarlo, suo zio l’avrebbe uccisa, ma poteva rendergli l’esistenza più semplice.

*.*

La mattina, Syria venne svegliata da Dobby molto presto: suo zio voleva parlarle nel suo studio. La ragazza si chiese cosa mai volesse ancora Lucius, in fondo si era comportata più che bene, non aveva fatto storie per nulla. Si vestì e si rese presentabile, sapendo che lo zio teneva a quelle cose e si diresse nell’ala ovest del maniero a passo deciso. Non aveva paura, era scocciata. Bussò tre volte alla grande porta di quercia come le era stato insegnato e aspettò di sentire “Avanti!” prima di entrare.
Lucius era seduto sulla grande poltrona dietro la scrivania piena di carte. Non voleva che nessuno toccasse i suoi documenti perciò il disordine regnava sovrano, facendo uno strano contrasto con la sua persona impeccabile.
“Siediti” ordinò l’uomo.
Syria sprofondò in una delle due poltroncine che lo zio le aveva indicato. Si trattenne dallo sbuffare dalla noia e lo guardò terminare di scrivere una lettera in silenzio. Quando ebbe terminato, la sigillò con un colpo di bacchetta e la mise su una grossa pila di altre missive che dovevano essere spedite. Finalmente Lucius rivolse lo sguardo sulla nipote.
“Non mi piace l’idea che tu vada in Bulgaria” esordì l’uomo.
Syria non ne era stupita. Sapeva che avrebbe preferito tenerla sotto controllo. Non disse niente, aspettando che continuasse.
“E non mi piace l’idea che Draco venga con te”
“Perchè?” le sfuggì a quel punto.
“Non sono affari tuoi. Non voglio che mio figlio venga a contatto con gente che non è all’altezza del suo rango” ribatté Lucius con un tono di voce più alto.
“I Krum sono Purosangue se è questo che intendi” disse la ragazzina sprezzante. Odiava quando si cadeva in questo genere di discorsi. Detestava sentirsi dire di essere inferiore perchè era una mezzosangue.
“Hanno delle idee sovversive” fece Lucius e Syria capì dove voleva andare a parare lo zio. La lotta contro Grindelwald.
“Sono passati molti anni” tentò la ragazza.
Lucius la guardò alzando un sopracciglio:”Cosa intendi?”
“Intendo che erano i nonni di Vicktor ad aver combattuto contro Grindelwald, i suoi genitori potrebbero avere delle idee diverse. La maggior parte dei miei compagni è cresciuta con il pensiero che fosse un genio”
“E i Krum cosa ne pensano?”
Era un trabocchetto. Malfoy sapeva benissimo che non erano dalla sua parte, ma se Syria l’avesse confermato poteva scordarsi la Bulgaria.
“Non ne abbiamo mai parlato di preciso, ma Vicktor non ha mai mostrato alcun interesse al riguardo”
L’espressione di Lucius era impenetrabile. Aveva cercato di restare neutrale e di non sbilanciarsi, ma lo zio era intelligente, non doveva sottovalutarlo.
“Puoi andare” le disse alla fine di un lungo silenzio.
Syria lo guardò perplessa. Dov’era la sfuriata? Dov’erano le urla, le sberle e perchè non la rinchiudeva nelle segrete? C’era qualcosa di strano, qualcosa che non andava. Il sospetto si insinuò in lei mentre lentamente si alzava e usciva dallo studio.

Appena fu sicura che lo zio non l’avrebbe sentita corse in cerca di Draco: lo trovò che scendeva per la colazione.
“Ciao!” la salutò con un sorriso a trentadue denti.
Syria si bloccò. Era così felice al pensiero che sarebbe scappato da quella prigione di freddezza, felice di passare del tempo con persone che gli volevano bene. Come poteva avere il coraggio di rovinare quel sorriso innocente con i suoi dubbi sul colloquio che aveva appena avuto? No, non ce la poteva fare. Era così raro vederlo sorridere che non voleva essere la causa della tramutazione della sua gioia in tristezza. Decise di tenere per sé le sue angosce e lasciare al cuginetto quel poco di spensieratezza che riusciva a conquistare.
“Ciao! Io ho fame e tu?” esclamò la ragazzina con finta allegria.
“Come un Ippogrifo!” gridò il bambino alzando le braccia al cielo.
Insieme corsero in cucina, dove Dobby aveva preparato le frittelle. Ci sarebbe stato tempo per scoprire cosa aveva in mente Lucius.
Quella sera stessa.

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