Moments, Opinions, Changes

di JudithlovesJane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1:Verità universali ***
Capitolo 2: *** Parte 2: Giudizi di Bellezza ***
Capitolo 3: *** Parte 3:Proposte ***
Capitolo 4: *** Parte 4: Gioventù e schiettezza ***



Capitolo 1
*** Parte 1:Verità universali ***


Parte 1: Verità Universali
Parte 1: Verità universali

"E' verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un consistente patrimonio debba essere in cerca di moglie..."
Come tutte le verità, tuttavia, spesso questa viene ignorata da certe persone, soprattutto i suddetti scapoli in possesso di consistente patrimonio, finchè non vengono presentati ufficialmente in società, e il venirne improvvisamente a conoscenza li rende non solo piuttosto irritati verso il genere femminile, specialmente le madri che cercano solo di assicurare un roseo futuro a una o all'altra delle loro figlie, ma anche assai poco collaborativi nell'applicare tale verità nel più appropriato dei modi, ovvero mettendosi sul serio in cerca di una moglie non appena si siano ambientati nei salotti e abbiano imparato a gestire le loro ingenti proprietà.
Fitzwilliam George Alexander Darcy di Pemberley, nel Derbyshire, era l'esempio più lampante di tale mancanza nell'educazione generale dei giovani gentiluomini: benchè non avesse ancora ereditato, la tenuta di campagna della sua famiglia aveva una rendita stimata di diecimila sterline all'anno, e questo era più che sufficiente ad indurre le matrone più illustri del Ton a considerarlo uno dei partiti migliori d'Inghilterra per le loro fanciulle, senza considerare che poteva vantare un'ascendenza risalente all'arrivo di Guglielmo il Conquistatore, e la madre del giovane Mr Darcy era la sorella del Conte di Matlock! In poche parole, era perfetto...tranne che per un piccolo particolare: il giovane, infatti, all'età di ventisette anni dimostrava una totale avversione al matrimonio, presumibile dal fatto che non aveva mai dimostrato alcuna preferenza per una gentildonna in particolare, e trattava con cortese freddezza tutte le signore madri. Certo, la speranza che modificasse il suo comportamento rimaneva assai elevata, soprattutto tra le frequentatrici più assidue di Almack's, anche perchè un giovanotto dalla bellezza così indiscutibile, baciato da ogni fortuna terrena, che non si sposasse, sarebbe stato veramente sprecato!
Purtroppo per loro, Mr Darcy, come molti altri prima, con e dopo di lui, alla sua presentazione ad Almack's all'età di ventun anni, non aveva preso bene l'essere stato messo a conoscenza così tardi di una verità così importante per il suo modo di atteggiarsi in pubblico, ed era rimasto stupito (e a volte addirittura spaventato) dalla perseveranza e dalla determinazione delle giovani donne nubili (e perfino di certe vedove...) nel cercare di conquistarlo il più rapidamente possibile...Darcy aveva, di conseguenza, sviluppato degli standard piuttosto alti, quando si trattava di matrimonio. Vedendo i suoi genitori, una coppia felice e innamorata, si era ripromesso di cercare lo stesso legame con la donna che avrebbe scelto di sposare, pur tenendo in considerazione tutto il resto: patrimonio, aspettative familiari, posizione sociale...Quando un suo vecchio compagno d'università gli aveva domandato, un paio d'anni prima, perchè non fosse ancora convolato a nozze, gli aveva risposto: "Voglio sposarmi con una donna che ami me, non la rendita di Pemberley!" Questa si era dimostrata un'impresa decisamente ardua, e quindi il giovane Mr Darcy rimaneva ancora un assiduo frequentatore di Boodle's.
Darcy aveva ricevuto una lettera da uno dei suoi più cari amici, Charles Bingley, il quale sembrava aver finalmente trovato una tenuta in campagna che gli sembrava soddisfacente, e lo invitava a vederla lui stesso, per dare la propria opinione a riguardo. Con tutta la modestia dei suoi ventitrè anni, Bingley voleva sempre che Darcy gli desse una mano per ogni decisione che doveva prendere, dagli investimenti per far fruttare l'eredità al colore del panciotto più adatto ad una soirée. E ora gli chiedeva di raggiungerlo nell'Hertfordshire, dove quella tenuta, Netherfield Park, si trovava...Darcy sospirò, mentre pensava a come rispondergli: la compagnia di Bingley era piacevole, ma c'erano anche le sue sorelle, e Miss Bingley...beh, non si poteva definire...E poi, c'era la questione della verità universale...Con una rendita di cinquemila sterline l'anno, una presenza gradevole e un carattere allegro e socievole con tutti, Charles era una delle prede preferite delle madri a caccia di partiti, e in campagna c'erano quasi altrettanti esemplari di quella categoria quanti a Londra...senza contare che il suo amico aveva la tendenza ad infatuarsi regolarmente della fanciulla più graziosa presente nella sala, soprattutto se bionda...e il comportamento un giovanotto infatuato, in campagna, equivaleva, in termini londinesi, a mettere sul Times
un annuncio di fidanzamento! Sospirò: "Beh, qualcuno dovrà pur proteggerlo..." pensò tra sè, mentre scriveva il suo assenso.
"Hertfordshire, eh?" Il dottor James Darcy sogghignò, quella sera a tavola, alzando gli occhi dal piatto e fissando Fitzwilliam, che aveva appena annunciato alla famiglia i suoi piani per l'autunno. Il nipote annuì e continuò: "Sì, zio...Bingley vuole che lo aiuti a gestire la tenuta, almeno per i primi tempi..." L'altro scosse la testa, i riccioli castani che gli fluttuavano sulla fronte, indomabili quanto il loro proprietario: "Quel ragazzo imparerà mai a cavarsela da solo, Fitz? Praticamente sono tre anni che gli fai da balia!!" Lady Anna Darcy lanciò al cognato uno sguardo di materno rimprovero: "Suvvia, James, non siate così malevolo!" Poi si rivolse al figlio: "Quanto pensi di restare con Bingley, caro?" Darcy scrollò le spalle, e disse: "Non ho in mente date specifiche, madre, ma dovrei riuscire a tornare in tempo per le festività natalizie...O anche prima, se aveste bisogno di me, padre..." Aggiunse, rivolgendosi al padre, George, seduto a capotavola. L'uomo sorseggiò il vino e sorrise, dicendo: "Tranquillo, Fitzwilliam, sono certo che quello che non riuscirò a gestire io verrà risolto da Hinchcliffe...Dovrebbe accadere una catastrofe prima di costringermi a distoglierti dagli svaghi della campagna!!" Il giovane arcuò un sopracciglio, poco convinto di trovare svaghi così interessanti nell'Hertfordshire da indurlo a tornare a casa a malincuore, qualora suo padre ne avesse richiesto la presenza ad Erewile House. Suo zio, perspicace come pochi, gli chiese: "Sembri un po' perplesso, nipote...Non credi che la campagna dell'Hertfordshire possa offrirti abbastanza piaceri? Tranquillo, se fosse così, scommetto che Miss Bingley sarebbe più che felice di accontentarti!" "Zio!!!!" "James!!!" Tre voci scandalizzate espressero, con un sibilo, la loro opinione su tale inquietante prospettiva: per quanto i coniugi Darcy si dimostrassero educati e...comprensivi nei confronti della sorella di Bingley, sarebbe stato impossibile non notare le mire ambiziose della giovane donna nei confronti del loro primogenito, e nessuno dei due le approvava...volevano che entrambi i loro figli si sposassero felicemente, e Caroline Bingley era proprio il genere di persona che non avrebbe potuto rendere Fitzwilliam un uomo felice nel proprio matrimonio...Il dottore alzò le mani in segno di resa e ridacchiò: "Scusate, scusate...ma sul serio, Fitz, ti consiglio di chiudere a chiave la porta della tua camera da letto, mentre starai a Netherfield...quella rossa sembra veramente pronta a tutto!!!" Il giovane Darcy sospirò e, con aria terribilmente seria, borbottò: "Sì, zio, credo proprio che lo farò...grazie dell'avvertimento..."
Mentre stava per ritirarsi nella sua stanza, Darcy venne bloccato sulla porta dalla mano delicata della madre sul braccio: "Will, caro, posso parlarti un attimo prima che tu vada a letto?" Lui alzò lo sguardo e incontrò gli occhi blu intenso di Lady Anna, occhi identici ai propri, e sorrise: "Naturalmente, mamma..." Fece cenno a Fletcher, il suo valletto, di aspettare qualche minuto nello spogliatoio, per poi far entrare la madre nella stanza. Lei gli prese le mani e disse: "Tesoro, non ho potuto fare a meno di notare la tua espressione quando James ti ha dato quel consiglio così...eloquente, diciamo...C'è qualcosa che ti turba, figlio mio?" Darcy non potè trattenere un sorriso nel sentire il tono di dolce preoccupazione in quella frase e sospirò: "Sto bene, mamma, davvero...è solo che...sono sei anni che vengo letteralmente assalito da tutte le donne nubili del Ton perchè sposi una di loro e...la cosa sta cominciando a stancarmi...a volte..." Si fermò. Non poteva dire questo a sua madre..."...Ti chiedi se troverai mai una donna che possa amarti, vero, Will?" Lui la guardò con gli occhi sgranati, stupito come sempre di come la madre riuscisse a leggergli nella mente. Si limitò ad annuire; poi aggiunse: "Ho accettato di andare da Bingley anche per proteggerlo, mamma...è entrato in società solo da due anni, è ingenuo e si innamora e disamora con una tale rapidità...Si fida di me, sono il suo migliore amico, e io stesso lo considero come un fratello minore, non vorrei che una sua...infatuazione venga scambiata per qualcosa di più serio e si ritrovi sposato con un'arrampicatrice sociale, e soffra per il resto della vita...Ha già due sorelle insopportabili, una moglie uguale a loro sarebbe intollerabile anche per lui!!" Ridacchiò all'ultima parte del suo discorso, e Lady Anna lo guardò, comprensiva...era orgogliosa di suo figlio, ma non le piaceva il fatto che sembrasse così pessimista riguardo alle sue prospettive di sposarsi per amore, e a quelle di Bingley...sospirò e gli carezzò i capelli, biondo scuro come quelli del suo amato George, infine disse: "Will, carissimo, sono molto orgogliosa di te, della tua lealtà verso un amico, ma non puoi, e non devi, pensare sempre che lui non sappia decidere per se stesso...l'amore è qualcosa che nessun esterno può percepire completamente, solo Charles potrà sapere se e quando si sarà innamorato veramente...Ti prego, tesoro, ricordati di questo prima di agire in quel tuo modo iperprotettivo-" Darcy fece per protestare ma lei gli mise un dito sulle labbra e lo bloccò: "- che hai, perchè sei un Darcy, non puoi negarlo, ti conosco troppo bene! Ci sono cose che non puoi decidere per Bingley...E ora, vai a dormire, caro...domattina devi partire presto, no?" Lui alzò gli occhi al cielo, sorrise e le baciò una guancia, mormorando: "Grazie, mamma...Buonanotte..." Lei uscì, Fletcher tornò dentro e lo aiutò a svestirsi, gli augurò la buonanotte e se ne andò, lasciandolo solo con i propri pensieri.
Mentre si coricava, Darcy rimuginò su quello che sua madre gli aveva appena detto. Da un punto di vista teorico, aveva ragione su tutti i fronti: come tutti i sentimenti più profondi, anche l'amore non poteva essere profondamente compreso, tranne che dalla persona che lo provava, e ad uno sguardo esterno e superficiale la differenza tra un'infatuazione e un innamoramento serio era minima, quasi impercettibile...come tutti i Darcy, lui si riteneva un buon osservatore, ma non lo sarebbe mai stato abbastanza per conoscere così a fondo l'animo di una persona, foss'anche stato uno dei suoi migliori amici. Chi era lui per dire a Bingley se, quando, come e di chi innamorarsi? Ma quando si passava alla pratica...la questione si faceva ben complicata: le cose non erano così chiare al mondo...Charles era un ragazzo ingenuo, che vedeva solo il lato positivo della vita, e spesso questo equivaleva a rimanerne ancora più ferito...Se avesse trovato una giovane donna abbastanza abile da fargli credere di amarlo davvero, quando invece voleva solo approfittarsi della sua posizione e ricchezza, non se ne sarebbe accorto se non quando fosse stato troppo tardi...E Darcy, che era stato al limite di quell'errore già abbastanza volte, e ne era stato indurito a sufficienza, non voleva che una delle persone che considerava alla stregua di un fratello cadesse trappola degli squali mercenari che si aggiravano tra i membri del genere femminile..."E in campagna è ancora più difficile scappare dalle sensali di matrimoni...Temo che dall'Hertfordshire non verrà nulla di buono..."

Un anno dopo...
E' verità generalmente desiderata, universalmente disquisita e assai poco applicata che due sposi, al momento di pronunciare i loro giuramenti all'altare, siano indiscutibilmente e reciprocamente innamorati l'uno dell'altra. Motivazioni materiali, come la necessità di avanzare nella società, creare alleanze tra famiglie potenti o aumentarne il patrimonio, hanno spesso fatto dimenticare alla maggior parte degli uomini tale realtà, causando quindi un gran numero di matrimoni combinati senza il consenso dei due sposi o con un sentimento amoroso di uno solo di essi.
Per questa ragione la buona società inglese al gran completo rimase assai stupita quando quell'autunno, in una sperduta cittadina dell'Hertfordshire che rispondeva al nome di Meryton, si svolse un doppio matrimonio la cui principale caratteristica, oltre al fatto di essere il matrimonio condiviso di due amici a due sorelle, era quella di essere basato su questa verità. Quello che però causò quasi un colpo apoplettico generale fu che i due sposi erano Mr Charles Bingley e Mr Fitzwilliam Darcy!!! Ci si poteva aspettare tale scelta dal primo, giovane, ricco da poco e relativamente indipendente...Ma il secondo!!!! Tutti si aspettavano la figlia di un nobile, o una gentildonna dalla favolosa dote, una Gemma del Ton, non la figlia di un gentiluomo di campagna dal cognome sconosciuto...chi diavolo erano i Bennet di Longbourn?!
Il giorno delle loro nozze, i due gentiluomini in questione arrivarono nella chiesa di Meryton e, dopo aver parlato con qualche invitato, furono guidati dal reverendo nella sagrestia fino all'arrivo delle fidanzate. Bingley si tormentava i guanti di camoscio, passandoseli da una mano all'altra e stringendoli così forte da macchiarli con il sudore dei palmi...tutto questo con un sorriso in volto talmente ampio da arrivargli alle orecchie, ed era paralizzato con quel ghigno da quando erano usciti da Netherfield quella mattina...i suoi pensieri erano concentrati solo su Jane, il suo angelo, come la chiamava lui...
Darcy era quasi comico nel suo nervosismo; non stette mai fermo per più di venti secondi, camminando avanti e indietro per tutta l'ampiezza della sagrestia, per poi sostare davanti alla finestra (che maledisse svariate volte perchè non dava sulla strada, ma sul cimitero, quindi non poteva controllare se la carrozza arrivava...), per un tempo massimo di cinque secondi, poi ricominciava...Guardò l'orologio; mancavano venti minuti all'inizio della cerimonia..."Tra venti minuti sposerò Elizabeth..."
Il pensiero quasi gli tolse il fiato...Quando era venuto per la prima volta in quella contea per aiutare Bingley a gestire Netherfield, non pensava che avrebbe incontrato l'unica donna che l'avrebbe convinto a riconsiderare le sue idee sul matrimonio...Certo, all'inizio si era rifiutato di crederci, aveva cercato di seppellire quella che credeva una banale infatuazione, e questo aveva quasi portato alla rovina sia lui che Charles...Lei gli aveva mostrato tutti i suoi imperdonabili errori, tutta la sua presunzione a credersi superiore solo perchè si era ostinato a razionalizzare qualcosa che la mente non avrebbe mai potuto analizzare...e l'aveva fatto non solo con se stesso, ma anche con Bingley, con Jane e con Elizabeth...Ma c'era riuscito...Dio solo sa come, era riuscito a cambiare, a migliorarsi, e lei ora lo ricambiava...
Il colonnello Richard Fitzwilliam, il suo cugino preferito, e Lord Dyfed Brougham, Conte di Westmarch, il suo migliore amico, nonchè i loro due testimoni, li guardavano divertiti, appoggiati ognuno ad uno stipite della porta; quando i due innamorati, inconsapevolmente, sospirarono nello stesso momento, non si trattennero più e scoppiarono a ridere. Darcy lanciò loro uno sguardo glaciale, poi sibilò, irritato: "Si può sapere che avete da ridere?!" Richard ridacchiò, lo guardò di sottecchi e disse: "Datti una calmata, Fitz...è solo che voi due sembrate proprio quei ragazzini innamorati persi che non fanno altro che sospirare e agitarsi finchè la fanciulla amata non gli appare davanti...Me lo sarei aspettato da Bingley, ma mai da te, cugino!!" Darcy roteò gli occhi, in un gesto poco elegante ma eloquente, ma tutti videro l'ombra di un sorriso formarglisi sul volto..."Mi ricorderò di questa frase quando sarai tu a sposarti, Richard..." aggiunse, sornione. Il colonnello assunse un'espressione teatralmente terrorizzata, mentre Lord Westmarch, fissando gli occhi scuri sull'amico, disse: "Beh, Fitz, era ora che una donna ti facesse sospirare, non ne potevo più di vedere quella tua maschera inespressiva ogni volta che ci passava a fianco una gonna!!! Ricordami di ringraziare Miss Elizabeth, più tardi..." Per la prima volta da quando erano entrati in sagrestia, Bingley diede segni di vita, e ridacchiò alla battuta.
Il rumore di una carrozza e il brusio all'esterno scossero i quattro uomini dalla conversazione: il conte e il colonnello sbirciarono fuori dalla porta, Bingley si alzò di scatto dalla sedia e Darcy, quasi d'istinto, lisciò la marsina con la mano. Pochi secondi dopo, il volto di Lady Anna apparve sulla soglia, e sorrise al figlio, dicendo: "Le spose stanno arrivando...Respirate e state calmi, signori!!" Il reverendo li raggiunse, dicendo: "Potreste avviarvi all'altare, signori? Stiamo per iniziare...Colonnello, Vostra Signoria, venite con me, per favore..." e i due testimoni uscirono; Bingley, pur nel suo nervosismo, riuscì a cogliere un gesto della madre di Darcy che gli intimava gentilmente di uscire, e si avviò verso l'altare. Mr Darcy e Georgiana fecero il loro ingresso nella sagrestia, e la ragazza si lanciò in un caloroso abbraccio addosso al fratello, gli occhi lucidi dalla gioia: "Oh, Fitzwilliam, sono così felice!!! Non avrei potuto desiderare una sorella migliore di Miss Elizabeth!" Darcy sorrise, rispondendo all'abbraccio. Il padre gli diede una pacca sulla spalla, sorridente, e disse: "Sono orgoglioso di te, figliolo...Miss Elizabeth è una fanciulla meravigliosa, è perfetta per te!" Sul viso del figlio si stampò un ghigno trionfante, quasi da ragazzino, a quelle parole. Lady Anna gli diede un bacio sulla guancia e gli sussurrò: "Dopo Aprile, temevo non ti saresti più ripreso, bambino mio...Grazie a Dio mi sbagliavo...ora vai, Will..." Fitzwilliam annuì, e mormorò: "Georgie, mamma, padre...Grazie, davvero..."
Erano davanti all'altare, girati verso la porta...Mrs Bennet era già seduta, e Miss Mary e Miss Kitty stavano entrando ora...Darcy sentiva il cuore in gola, e stava usando tutte le sue forze per stare fermo dov'era...Si girò verso i banchi dov'era seduta la sua famiglia...i suoi genitori, Georgiana, i parenti Matlock, e suo zio James, che accortosi del suo sguardo gli sorrise nel suo modo lupesco, ma con un'occhiata di seria gaiezza...Quando aveva ricevuto le notizie del matrimonio del nipote, aveva riso per un quarto d'ora, lo aveva abbracciato e gli aveva detto: "Alla buon'o
ra!!! " Poi si era presentato per primo nell'Hertfordshire, e aveva adorato Elizabeth, soprattutto quando aveva scoperto del suo...colloquio con Lady Catherine de Bourgh...Ma d'altronde, a parte proprio zia Catherine, la sua Lizzy aveva conquistato tutti, nella sua famiglia...
La marcia iniziò a suonare, la porta si aprì, e Darcy intravide Mr Bennet, che contrastava con le due figure in bianco al suo braccio, avanzare verso il fondo della chiesa. Darcy sentì il sospiro estasiato di Bingley, ma lui notò a malapena Miss Bennet, benchè fosse radiosa...i suoi occhi cercarono Elizabeth...Il suo cuore saltò un battito, e per un secondo temette di non riuscire a restare in equilibrio, tanto che Richard, accortosi che oscillava, gli posò rapidamente una mano sul braccio per farlo star fermo...Era bellissima...Mai come in quei secondi si pentì del suo primo, affrettato e sciocco giudizio su di lei...era semplicemente meravigliosa, e tra poco sarebbe stata sua! La vide alzare gli occhi a incontrare i propri, e smise di pensare...quegli splendenti occhi viola...la prima cosa che aveva ammirato di lei, e quella che era in grado, per quanto ci provasse, di togliergli ogni pensiero razionale...Non smise mai di guardarla, finchè non arrivò accanto a lui. Elizabeth gli sorrise, e il volto le si illuminò di una gioia calma, che la rese ancora più bella...Rispose al sorriso, lasciando che la dolcezza dell'espressione di lei calmasse la propria ansia...
La amava...con tutto il suo cuore, con tutta l'anima...E lei lo amava, a sufficienza da accettare di sposarlo, e per Elizabeth non era cosa da prendere alla leggera, lo aveva imparato a sue spese...Ma adesso erano lì, di fronte all'altare...E l'amore reciproco era l'unica verità universale che esisteva per lui, in quel momento...
"Miei diletti, siamo qui riuniti oggi per unire questi uomini e queste donne nel sacro vincolo del matrimonio..."







Note dell'Autrice : Salve a tutti. Questo è il primo tentativo di fanfiction su "Orgoglio e Pregiudizio", quindi non pretendo che sia un capolavoro e spero sarete clementi per qualche errore che possa esserci...Non sentendomi pronta per una storia a capitoli, ho optato per una raccolta di "momenti", principalmente concernenti Darcy e la sua famiglia, traendo spunto da alcune frasi del libro...Alcuni potrebbero anche essere ambientati in un periodo successivo alla fine del libro...
Mi sono concessa delle libertà, per cui spero non mi vorrete male: ai fini della storia, i genitori di Darcy sono ancora vivi, e lui stesso temo che sia piuttosto OOC...Il personaggio del dottor Darcy, zio di Fitzwilliam, è una mia pura invenzione, e, per intenderci, ha un carattere molto simile a quello del colonnello Fitzwilliam, quindi sarà sempre pronto a infilare la frecciatina a metà discorso...
Il personaggio di Dyfed Brougham, nonchè gli elementi citati che non si trovano nel libro (Erewile House, la casa dei Darcy a Londra, Hinchcliffe, Fletcher) li ho tratti dalla trilogia di "Romanzi di Fitzwilliam Darcy, gentiluomo" di Pamela Aidan, che, nel caso non li conosceste, narrano le vicende di "Orgoglio e Pregiudizio" dal punto di vista di Darcy
, e mi sono piaciuti così tanto che hanno influenzato la mia visione del personaggio di Mr Darcy più di quanto possa aver fatto il film del 2005 (o la serie tv della BBC con Colin Firth praticamente liceale nella parte del nostro gentleman...)
Spero che vi piaccia questa raccolta senza grandi pretese, e mi piacerebbe sapere le vostre opinioni...se volete che la continui, o che mi ritiri onorevolmente con la soddisfazione di averci provato...
Beijos
JudithlovesJane

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Capitolo 2
*** Parte 2: Giudizi di Bellezza ***


Parte 2: Giudizi di bellezza
Parte 2: Giudizi di bellezza

"E' tollerabile, ma non abbastanza bella da tentarmi."
Darcy non amava partecipare ai balli. Benchè non avesse una vera e propria avversione per la danza in termini assoluti, faticava a comprendere perchè le persone di buon senso fossero così elettrizzate all'idea di passare un'intera serata a consumare le suole delle scarpe per il continuo danzare, o ad ubriacarsi con il ponce che normalmente veniva servito in quelle occasioni, in una sala affollata al limite del claustrofobico, quando si sarebbe potuto utilizzare quel tempo intrattenendo conversazioni che consentissero di usare e sviluppare le proprie conoscenze ed il proprio intelletto.
Inoltre, l'atto di scegliere una dama per la danza mettendo in mostra la propria preferenza verso una particolare gentildonna aveva la sgradevole tendenza a sollevare i più accaniti pettegolezzi sia tra le signore, sia tra i gentiluomini, sia tra le altre giovani dame, che spesso si ritenevano offese per non essere state scelte. Come aveva imparato a sue spese, far parlare di sè, soprattutto ad Almack's, poteva essere molto pericoloso per la propria felicità interiore e per la propria sanità mentale durante la Stagione, il momento in cui il "mercato matrimoniale" raggiungeva il periodo di massima attività. Se a tutte queste esperienze si aggiungeva la sua naturale ritrosia di fronte ad un grande numero di estranei, che aveva imparato a manifestare come freddezza quando in realtà era banalissima timidezza, la forte avversione per i balli era, per Darcy, un risultato quasi ovvio.
Così, quando Bingley era stato invitato ad un ballo pubblico nella cittadina di Meryton, a poca distanza da Netherfield Park, per ricevere un benvenuto ufficiale nel vicinato, non aveva certo potuto rifiutarsi di accompagnarlo. Essendo un ospite, sarebbe stata una scortesia non partecipare, soprattutto perchè l'amico, preso dall'entusiasmo, aveva promesso di portare con sè al ballo un gruppo di altri gentiluomini, che poi si era ridotto a Darcy; Mr Hurst aveva una tendenza troppo spiccata a bere troppo e ad appisolarsi su ogni sedia disponibile per poter essere considerato di compagnia.
Darcy non si era aspettato nulla di straordinario da un ballo pubblico di campagna, ma dopo cinque minuti gli parve di essere in un incubo: nella sala, non grandissima, erano accalcate così tante persone che si faticava a muoversi e lo spazio tra le linee dei ballerini e gli spettatori, in certi momenti, era quasi inesistente. La maggior parte dei partecipanti erano donne e molte di queste, a loro volta, erano in età da marito; quando erano entrati, sulla sala era calato un silenzio a dir poco imbarazzante e mentre il loro gruppo veniva accompagnato dal maestro di cerimonie, Sir William Lucas, in un punto meno affollato, Darcy si era sentito addosso gli sguardi di ogni singolo partecipante, cosa che lo aveva messo ancora più a disagio.
La cosa peggiore, però, era stato carpire brandelli di discorsi bisbigliati al loro passaggio, tutti concernenti due soli argomenti: il primo, quello meno allarmante, riguardava l'eleganza di Miss Bingley e Mrs Hurst. L'altro, la rendita di Bingley stesso e la propria; mentre le giovani comparavano Darcy e Bingley per il loro aspetto fisico o per il loro atteggiamento, le madri stimavano quanto potevano valere come partiti per le loro figlie, cercando di indovinare le loro rendite annue dai loro abiti o da chissà quali altri segni a lui oscuri. Erano finiti in un vero covo di sensali e questa consapevolezza aveva reso Darcy ancora più restio ad associarsi con chiunque, figurarsi con una gentildonna!
Bingley, come al solito, a metà serata era divenuto amico di tutti i gentiluomini, il beniamino di tutte le signore e l'ideale di cavaliere di tutte le ragazze, assicurandosi la simpatia dell'intero vicinato. Egli, al contrario, dopo pochi minuti era stato occhieggiato, se non con vera e propria ostilità, con una certa diffidenza anche dai signori; questo era stato uno dei pochi risvolti positivi della serata: nessuna donna avrebbe voluto un genero freddo, arrogante ed insopportabile, per quanto ricco, quindi più si inimicava le madri, più possibilità c'erano che lo lasciassero in pace per il periodo che avrebbe passato lì nell'Hertfordshire. Se lì ci fossero stati suo zio James o Richard, sicuramente avrebbero sogghignato sotto i baffi e lo avrebbero bersagliato di frecciatine, mentre i suoi genitori lo avrebbero aspramente rimproverato per questo suo comportamento "assai poco da gentiluomo".
Così, quando Charles gli si era avvicinato con il fermo intento di indurlo a ballare con qualcuno che non fosse una delle sue sorelle (non che Darcy avesse alcuna intenzione di ripetere il martirio volontario che era ballare con Miss Bingley...), aveva cercato in tutti i modi di mandarlo via. Purtroppo, i giri di parole sembravano non funzionare quella sera e il suo amico era arrivato ad esprimere un'immediata devozione per una certa Miss Bennet, l'unica fanciulla, lì dentro, che sembrava rispondere a tutti i canoni di bellezza che a Darcy erano stati insegnati e, soprattutto, che apparteneva proprio a quel genere di donna in grado di attirare la totale attenzione di Bingley.
"Ci mancava solo che si infatuasse! Siamo qui da meno di due settimane e già ha trovato un angelo da adorare...Devi stare attento, Charles!" Aveva pensato Darcy, prima che l'amico gli accennasse ad una fanciulla che, nella sua mente, poteva piacere a lui, sorella di Miss Bennet, seduta poco lontano da loro. Essendo già più irritato di quanto fosse solito durante i balli, quel tentativo di Bingley di metterlo allo scoperto con una sconosciuta fu l'ultima goccia; guardò la ragazza indicata dall'amico per pochi secondi, il tempo di metterla a fuoco e accorgersi che li stava guardando, poi invitò seccamente Charles a tornare alla sua dama e di lasciarlo in pace.
Si pentì quasi subito del modo in cui aveva parlato a Bingley, non era da lui rispondergli male, ma quella non era proprio la sua serata. Lo osservò per qualche istante mentre parlava con Miss Bennet, e le presentava le proprie sorelle. La ragazza era una bellezza classica, con il viso a cuore, grandi occhi chiari da cerbiatto e capelli biondo scuro acconciati alla greca; il colore verde bottiglia del vestito metteva in discreto risalto la carnagione chiara ma non troppo pallida e il rossore sulle guance, di cui Bingley doveva essere la causa, le donava particolarmente. "Sì, è proprio la tipica donna a cui Charles non sa resistere." Darcy sospirò, preoccupato per l'amico: stava avvenendo proprio quello che aveva temuto accadesse lì nell'Hertfordshire...
Un improvviso profumo di giacinti lo riscosse dall'attenta osservazione di Bingley e Miss Bennet. Dopo una momentanea sorpresa, Darcy cercò l'origine di quella scia e i suoi occhi si posarono su una giovane donna che gli era appena passata davanti e si muoveva sicura verso un altro gruppo di dame, facendo frusciare un abito azzurro cielo; la vide unirsi alle ragazze e poco dopo le fanciulle si girarono verso di lui, guardandolo prima con sorpresa, poi con sprezzo, infine quasi con scherno, ridacchiando e parlottando con aria di cospirazione con la giovane in azzurro. Darcy rimase scioccato da quel comportamento così insolito: "Cosa diamine succede?" Si chiese, cercando di non guardare troppo insistentemente da quella parte, ma tenendole sotto controllo con la coda dell'occhio.
Pochi istanti e la ragazza che aveva inconsapevolmente attirato la sua attenzione si girò verso di lui, un sorrisino ironico sulle labbra che sembrava volerlo provocare; i loro occhi si incrociarono per qualche momento e Darcy rimase immobilizzato da un brivido che gli corse giù per la schiena: riuscì a distinguere ben poco del viso della giovane, ma neanche quando tornarono a Netherfield riuscì a togliersi dalla mente quegli occhi. Grandi, ma dal taglio leggermente allungato, erano circondati da folte ciglia scure, che mettevano ancora più in risalto lo sguardo penetrante che gli aveva lanciato, come a volergli leggere l'anima. La cosa che, però, lo colpì quasi come un pugno allo stomaco fu il colore di quegli occhi...Erano viola, quasi color ametista alla luce delle candele, intensi e luminosi, di un'espressività quasi non comune.
Si voltò di scatto, riprendendo il fiato che non si era nemmeno accorto di aver trattenuto e provò a riprendere il controllo di se stesso, rendendosi improvvisamente conto che il suo battito era accelerato nel giro di quei pochi secondi. Tuttavia non riuscì a non cercarla di nuovo con lo sguardo e fu così che vide Miss Bennet e Bingley avvicinarla e parlarle; dopo aver osservato le due, si rese conto che dovevano essere sorelle e per un secondo gli venne un atroce dubbio: possibile che quella fosse la fanciulla che Charles avrebbe voluto presentargli, come si chiamava...?
Miss Elizabeth Bennet. Il nome gli ritornò fulmineo in mente e con esso anche quello che aveva risposto a Bingley: "E' tollerabile, ma non abbastanza bella da tentarmi." E qualche secondo dopo, lei gli era passata vicino, era andata dalle amiche, che lo avevano squadrato con scherno, lei si era voltata per provocarlo con uno sguardo penetrante e un sorriso che sprizzava ironia...
La conclusione di quel ragionamento lo colpì come un muro: lei lo aveva sentito.
"Oh, buon Dio!"
pensò, non osando immaginare come potesse aver reagito lei; certo, non aveva intenzione di diventare il visitatore più benvoluto del vicinato, ma insultare una sconosciuta solo perchè era irritato era veramente troppo! Eppure, lei aveva riso del suo insulto, non lo aveva guardato con quell'aria oltraggiata che si sarebbe aspettato da qualunque altra donna, ma aveva trasformato quelle parole in un nuovo aneddoto da condividere con le amiche: questo era strano!
Una volta ritornati a Netherfield, Bingley non parlò d'altro che di Miss Bennet, di quanto bella e dolce fosse, oppure di quanto simpatici fossero tutti i suoi vicini, così accoglienti e gentili! Miss Bingley e Mrs Hurst non condividevano affatto le opinioni del fratello sugli abitanti di Meryton, ma sostennero che "Miss Jane Bennet era veramente una cara ragazza" e che quindi non ci sarebbe stato niente di male ad approfondire la conoscenza. Darcy cercò di mantenersi il più neutrale possibile: non gli piaceva essere d'accordo con Caroline Bingley, ma era troppo rischioso incoraggiare l'ammirazione di Charles per Miss Bennet, considerando che era venuto nell'Hertfordshire proprio per evitare che si infatuasse di una ragazza a suo rischio e pericolo.
Quella sera, Darcy si rigirò tra le lenzuola, senza riuscire ad addormentarsi: il nervosismo accumulato quella sera, la vergogna per aver insultato una sconosciuta ed averne ricevuto un'inaspettata quanto meritata derisione e, soprattutto, lo scompiglio interiore che due incredibili occhi violetti gli avevano provocato nell'arco di pochi istanti non gli permettevano di rilassarsi e dormire. Ogni volta che abbassava le palpebre, gli appariva il viso sfocato di quella ragazza, Elizabeth, illuminato da quel sorrisetto impertinente e da quell'occhiata indagatrice..."Che diamine, Darcy, datti un contegno! Non è la prima donna con dei begli occhi che vedi, non la conosci nemmeno, perchè continui a pensarci?" si rimproverò, decidendo che non si sarebbe fatto incantare da una fanciulla di campagna come tante altre e che molto probabilmente non avrebbe mai retto al confronto con la sorella maggiore in fatto di bellezza.

Un mese dopo...
"Ora siete pronto, signore." Fletcher annunciò a Darcy, dopo avergli sistemato le code della giacca da sera. Il giovane annuì e diede le istruzioni al suo valletto per la mattina seguente; l'altro si inchinò e lo lasciò solo, mentre il quartetto d'archi, al piano di sotto, accordava gli strumenti. Darcy si guardò allo specchio per qualche secondo, prima di sospirare, infilarsi i guanti bianchi e scendere nel salone, dove il ballo stava per iniziare.
Charles aveva deciso, fra l'altro sotto esortazione di Miss Lydia Bennet, di organizzare un ballo a Netherfield, a cui aveva invitato praticamente tutte le famiglie rispettabili del vicinato e tutti gli ufficiali della milizia di stanza a Meryton; Miss Bingley aveva, nelle ultime due settimane, reso la vita impossibile all'intero personale della casa per preparare un ricevimento degno di questo nome e, come l'aveva sentita bisbigliare alla sorella, "per far vedere a questi campagnoli cos'è un vero evento sociale!" Lui, in compenso, si era limitato ad assicurare Bingley che si sarebbe comportato con perfetta civiltà e ricevere, a sua volta, la promessa che il tenente Wickham non avrebbe messo piede a Netherfield.
Strinse i denti, al ricordo del suo vecchio compagno d'infanzia, che si era dimostrato una canaglia di prim'ordine e un traditore; suo padre si era fidato di lui, aveva anche chiuso un occhio sulla tendenza del giovane a giocare d'azzardo e ad inseguire tutte le gonnelle del villaggio, finchè la cosa era diventata intollerabile. Quel delinquente aveva quasi distrutto l'economia di Lambton con tutti i debiti accumulati con i commercianti e aveva persino osato avvicinare Georgiana, come avrebbe fatto con la cameriera di una locanda poco rispettabile! Se sua sorella non si fosse confidata con Mrs Reynolds e se la governante non avesse avvisato suo zio James prima e loro dopo...
"Oh, basta, adesso!"
Si rimbeccò, avviandosi verso le scale. Le carrozze continuavano ad arrivare e gli ospiti affluivano costantemente nella casa dove, all'entrata, Bingley e la sorella li accoglievano man mano che facevano il loro ingresso; Darcy li osservò nei loro diversi atteggiamenti: Charles era sorridente, allegro e accogliente, Caroline composta, altezzosa e rigida. Scosse la testa, chiedendosi come due persone così opposte potessero essere fratello e sorella; spostò l'osservazione sugli ospiti che già riempivano i saloni adibiti al ricevimento, chiedendosi se i Bennet fossero già arrivati.
"Oh, Mr Bingley, è un tale piacere essere qui! Che magnifici arredi, Miss Bingley!" L'inconfondibile voce stridula di Mrs Bennet rieccheggiò dall'entrata, rispondendo alla domanda di Darcy, che sospirò, già irritato dalla donna. In quelle settimane la sua opinione della matrona di Longbourn era peggiorata ad ogni incontro: la signora era rumorosa, sciocca e sembrava incapace di tenere per sè le proprie opinioni, nonchè la sua immensa soddisfazione nel vedere la maggiore delle sue cinque figlie oggetto della totale devozione del nuovo e ricco (soprattutto ricco) abitante di Netherfield Park.
Se Darcy poteva trovare qualcosa di sbagliato in Jane Bennet, avrebbe senza dubbio sottolineato l'inadeguatezza della sua famiglia: di per sè, la ragazza era perfettamente ammodo, ma la madre era un insulto alla buona educazione e le sorelle minori non facevano eccezione. Miss Mary sembrava capace solo di citare i Sermoni di Fordyce, dimostrando una spiccata mancanza di opinioni proprie; per non parlare poi delle sue esibizioni al pianoforte! Miss Kitty e Miss Lydia erano fin troppo simili alla madre: sciocche, caotiche e civettuole con qualunque scapolo presente nel raggio di una diecina di iarde da loro, non sapevano discutere d'altro che nastri e soldati! E Miss Lydia, con i suoi quindici anni, era troppo giovane per essere già in società, eppure i suoi genitori non parevano affatto preoccupati dalla cosa!
Non aveva passato abbastanza tempo in compagnia di Mr Bennet per dare un giudizio definitivo e Charles lo riteneva un gentiluomo intelligente e perspicace, ma non aveva potuto non notare come il padrone di Longbourn trascurasse i suoi doveri di capofamiglia, lasciando che la moglie e le figlie minori dessero spettacolo di sè in modo indecoroso, mentre lui restava in un angolo della sala, sorseggiando Porto e ridendo della stupidità della consorte; un comportamento così poco responsabile da fargli venire i brividi!
Dovette fermarsi nelle sue critiche mentali ai Bennet quando si rese conto di stare trascurando un elemento importante della famiglia: Miss Elizabeth.
Elizabeth Bennet andava divisa da tutti gli altri, soprattutto nell'opinione di Darcy: dopo quell'incontro al ballo pubblico di Meryton, il giovane aveva cercato di non badare più di tanto a lei, ma si era reso conto molto presto che era un'impresa impossibile. Aveva deciso di osservarla, sperando di trovare in lei qualche difetto, fisico o caratteriale, che lo convincesse inevitabilmente ad ignorarla senza sentirsi in colpa per quella sua frase insultante.
Benchè non fosse bella come la sorella maggiore, Miss Elizabeth era molto graziosa e non solo per la bellezza dei suoi occhi: era un poco più alta delle altre sorelle, con un fisico slanciato e un'andatura leggiadra; la carnagione, benchè fosse un po' troppo scura, era luminosa e non aveva quell'aspetto malaticcio che caratterizzava molte fanciulle devote al pallore che andava molto di moda, in quel periodo. Il viso, sorretto da un collo sottile e slanciato, aveva una forma a cuore uguale a quello di Miss Bennet, ma più magro, con il mento piccolo e gli zigomi alti; le labbra, rosee e piene, si piegavano spesso in un sorriso contagioso, benchè fosse leggermente più inclinato sul lato sinistro. I magnifici occhi, che aveva osservato più che a sufficienza, erano coronati da sopracciglia sottili ed arcuate, anch'esse asimmetriche: il sopracciglio destro era spesso più sollevato dell'altro, dandole un'aria impertinente e indagatrice.
Come quasi tutte le sorelle Bennet, anche Miss Elizabeth aveva i capelli castani, ma i suoi erano di un ricco color mogano, dai vivaci riflessi ramati; li teneva sempre raccolti in un semplice chignon alla base della nuca e, spesso, alcuni riccioli ribelli le sfuggivano, carezzandole le scapole quando si muoveva. Le ciocche attorno al volto non erano mai arricciate secondo la moda, che prevedeva anche acconciature alte e "alla greca", ma le circondavano il viso con morbide onde naturali. Come le acconciature, anche gli abiti della giovane erano sempre semplici, senza decorazioni sofisticate.
Scoprirne il carattere, poi, per Darcy era stata un'esperienza elettrizzante e sconcertante allo stesso tempo: Miss Elizabeth non era simile a nessun altra donna che lui avesse mai incontrato. Era molto intelligente, con una mente rapida e uno spiccato senso dell'umorismo, così sottile e arguto che spesso lo aveva lasciato incapace di risponderle; i suoi modi, benchè forse un po' troppo schietti rispetto a ciò cui lui era abituato, erano spontanei e privi di affettazione, nè la si poteva accusare della maleducazione tipica delle sorelle minori. Era abbastanza sicura di sè da difendere le proprie opinioni, indipendentemente dalla visione di tutti gli altri interlocutori sull'argomento discusso; non si era mai fatta problemi ad essere in disaccordo con lui e la maggior parte del tempo lo punzecchiava, gli occhi splendenti come diamanti pronti ad analizzare ogni singola espressione del suo viso.
Una cosa che aveva ammirato di Miss Elizabeth era l'evidente affetto fraterno che la legava a Miss Bennet, così forte da portarla a camminare per tre miglia attraverso la campagna infangata, in una fredda mattina di Novembre, per prendersi personalmente cura della sorella maggiore, ammalatasi durante una visita a Netherfield. Il ricordo del suo arrivo quel giorno ancora lo scombussolava: il fango sull'orlo della gonna e del soprabito era passato in secondo piano quando il suo sguardo si era posato sui capelli di lei, sciolti sulle spalle in morbide onde, scompigliati dal vento, le guance soffuse di uno splendido rossore, gli occhi che quasi lampeggiavano, tanto erano stati illuminati dalla camminata...Per un interminabile momento aveva creduto di non sapere più respirare, vedendola così bella. Sì, Miss Elizabeth Bennet era davvero una donna speciale, così diversa da tutto quello che lui aveva conosciuto fino a quel momento...
I gridolini di Miss Kitty e Miss Lydia lo risvegliarono dalla piacevole rimembranza e lo costrinsero ad alzare gli occhi verso la porta; vide i Bennet al gran completo entrare nel salone: prima le due più giovani, che si confusero subito tra gli ufficiali, Miss Mary, che si andò a nascondere in un angolo, poi i due coniugi, che si separarono quasi subito. Miss Bennet, con un dolce sorriso sul volto, entrò al braccio di Bingley, già completamente immerso nella conversazione con la fanciulla; e infine, subito dietro di loro...
Il suo battito accelerò vertiginosamente, il fiato gli si bloccò in gola e le farfalle gli riempirono lo stomaco, mentre il resto della sala sembrò sparire quando la vide.
Elizabeth.
Era la cosa più bella che avesse mai visto! L'abito bianco a ricami azzurri e verdi metteva in risalto la sua figura slanciata e femminile e la rendeva eterea, mentre camminava; i guanti lunghi le fasciavano le mani delicate e il colore candido della mise faceva splendere la sua carnagione ambrata. I capelli, per la prima volta, erano raccolti in cima alla testa, benchè avesse ancora delle ciocche che le scendevano, ribelli, all'altezza delle spalle; la chioma era decorata da una corona di foglie, (alloro, forse?), simile a quella che le fungeva da cintura, facendola assomigliare incredibilmente ad una ninfa dei boschi, o alle immagini di Diana del suo libro di mitologia greca di Cambridge. Si muoveva leggiadra per la sala, ammirando le decorazioni e osservando gli invitati, alla ricerca di qualcuno, forse Miss Lucas, senza rendersi conto degli sguardi d'ammirazione che attirava.
Darcy faticò a riprendersi, ma ebbe la prontezza di spirito di allontanarsi dalla sala per qualche istante per poter riprendere il controllo delle proprie facoltà mentali; Miss Elizabeth era semplicemente divina quella sera, non c'erano altre parole degne di descriverla! La sua espressione, poi, lo aveva lasciato incantato: quel leggero sorriso di sincero apprezzamento alla vista della casa, quegli occhi che brillavano di gioia, di aspettativa...Raramente era rimasto così ammaliato alla vista di una donna, men che meno Miss Elizabeth, che credeva di aver già deciso essere accattivante, sì, ma non certo di una bellezza straordinaria; quanto si era sbagliato!
Ritenendo di essersi calmato a sufficienza, rientrò e per un momento si stupì di non trovarla a parlare con qualcuno tra la folla; sentendo la musica nel salone da ballo, vi entrò e la scorse. Rischiò di cadere di nuovo nell'incantesimo, almeno finchè non colse l'espressione di Elizabeth mentre danzava, un misto di irritazione, vergogna e sbigottimento, le labbra strette in una linea sottile, gli occhi che lampeggiavano, guardandosi attorno come per cercare una via di fuga o lo sguardo di compatimento di qualcuno degli altri ballerini o degli spettatori. "Che succede? Perchè è così arrabbiata?" Si chiese, cercando di vedere il suo partner nella danza.
Darcy lo riconobbe quasi subito, lo aveva già visto quel giorno a Meryton in cui aveva incontrato Wickham; era il reverendo Mr Collins, un cugino delle Bennet. Ebbe un moto di disgusto dopo averlo osservato bene: di un paio d'anni più giovane di lui, il rettore era un po' più basso di Bingley, decisamente più grosso e meno piacevole allo sguardo; il volto paffuto aveva dei tratti che gli ricordarono un topo ingrassato, forse anche grazie ai piccoli e acquosi occhi grigi e ai capelli castano chiaro, corti e flosci sulla fronte. Si muoveva con estrema goffaggine, inciampando nelle gonne delle ballerine, pestando i piedi ad Elizabeth e sbagliando continuamente direzione; come se non bastasse, poi, perdeva tutti i passi successivi prodigandosi in scuse fin troppo eloquenti alle altre coppie, mettendo in imbarazzo la sua partner in modo inconcepibile! Quando non era occupato a rendersi ridicolo, parlava in continuazione con Elizabeth, senza prendere mai fiato, guardandola come se lei gli appartenesse di diritto, con un'aria quasi di boriosa soddisfazione.
Il solo pensiero di Elizabeth con quell'uomo gli diede quasi la nausea e il fiele gli salì in gola. Dovette prendere dei respiri profondi e usare tutto il proprio autocontrollo per non intervenire nella danza; mentre il ballo continuava, il suo sguardo rimase fisso sul rettore, divenendo sempre più gelido e sprezzante. "Ma non si accorge di come la sta ridicolizzando? Possibile che quel maledetto pastore non abbia nemmeno un minimo di sensibilità?!" Pensò Darcy, oltraggiato, quando lo vide rivolgersi ad Elizabeth con un sorriso oleoso e inquietante, per poi dire qualcosa che la indusse a sussultare e ad impallidire dalla vergogna, ma Mr Collins sembrò non accorgersene. Era intollerabile! Lui non avrebbe mai messo in imbarazzo la sua dama, men che meno Elizabeth!
Il pensiero lo fulminò: ballare con Elizabeth...gli tornarono le farfalle nello stomaco e uno strano calore gli si diffuse nelle vene. Era dal ricevimento privato a Lucas Lodge che desiderava danzare con lei, sicuro che con la sua mente brillante lo avrebbe intrattenuto come nessun'altra dama era mai stata capace di fare prima, la leggiadria del suo passo e l'eleganza dei suoi movimenti gli avrebbero permesso di godersi l'atto della danza più di quanto avrebbe fatto normalmente; e poi, poterle tenere la mano...
La musica finì e Darcy fu costretto a ritornare alla realtà; mentre Mr Collins aveva iniziato a sproloquiare nel tentativo di scusarsi con gli altri compagni di danze, dimenticandosi completamente di dover riaccompagnare la propria dama fuori dalla pista, Elizabeth lo aveva fulminato con uno sguardo che fece correre un brivido di paura lungo la schiena di Darcy, per poi andarsene rapida, regale persino nella propria rabbia. La seguì con gli occhi e la vide riunirsi a Miss Lucas e, inaspettatamente, ridere dell'idiozia del cugino, nonostante tutta la mortificazione che le aveva causato. Darcy scosse la testa, stupito e ammaliato.
"Non abbastanza da tentarmi...ma come mi è saltato in mente?!" Pensò, sentendo un'ondata di vergogna trapassarlo al ricordo di quell'insulto per cui non era ancora riuscito a farsi perdonare. La vocina di suo zio James gli rimbombò nella testa, dicendogli: "Beh, che stai a fare lì impalato come un imbecille, Fitz? Chiedile di ballare con te! Mostrale che la ammiri!" L'idea, d'improvviso, gli sembrò la più sensata che avesse avuto da quando lui e Bingley erano arrivati nell'Hertfordshire; si accorse a malapena che le due amiche sbirciavano nella sua direzione con aria perplessa. Era completamente concentrato su Elizabeth, sui suoi occhi, su quella mente straordinaria e complessa, su quella misteriosa e affascinante creatura che cominciava ad occupare ogni suo pensiero...
"Mi concedereste l'onore del prossimo ballo, Miss Elizabeth?"
"Com'è bella quando arrossisce!"
"Ma io...veramente volevo...."







Note dell'Autrice: Eccomi di ritorno, gente, spero di non avervi fatto aspettare troppo. Credo che chiunque abbia letto Orgoglio e Pregiudizio si sia chiesto quali pensieri siano passati per la testa di Darcy durante quel ballo pubblico e qui c'è il mio modesto tentativo...Nella mia modesta opinione, a Darcy è successo, al contrario, quello che ogni tanto succede a me: vedo una persona di sfuggita, penso: "Però, è carino!"
, poi guardo meglio e mi accorgo che invece non era così carino... Lui ha guardato Elizabeth di sfuggita, ha pensato: "Bah, niente di che..." poi l'ha guardata meglio e ha visto che si era sbagliato! Spero che il mio Collins vi disgusti come disgusta me...XP!
Sotto consiglio del mio unico recensore, Origin 753, ho cercato di risolvere dei "problemi tecnici", chiamiamoli così...Ho sfoltito i periodi, diminuito i punti di sospensione, i punti esclamativi e ho tolto le virgole prima delle congiunzioni e. Spero che la descrizione di Elizabeth non sia troppo lunga, se lo è ditelo francamente, ma volevo che fosse visibile come Darcy l'abbia analizzata nel corso della loro conoscenza.
Spero che vi piaccia e anche che i 71 visitatori che hanno letto il primo capitolo mi lascino un'opinione sul mio lavoro...
Grazie e alla prossima!
Beijos
JudithlovesJane

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Capitolo 3
*** Parte 3:Proposte ***


Parte 3: Proposte
Parte 3: Proposte

"...Dovete inoltre considerare che nonostante le vostre molteplici attrattive non è affatto certo che possiate ricevere un'altra proposta di matrimonio. Purtroppo la vostra dote è così esigua che a nulla varranno il vostro fascino e gli altri vostri amabili meriti..."
Elizabeth Bennet aveva sempre avuto la particolare abilità di offendersi assai raramente e di trovare il lato divertente in quasi tutte le situazioni. Questa sua caratteristica, ereditata da suo padre, l'aveva spesso aiutata a sopportare con una certa pazienza le continue crisi di nervi della madre, che tendevano a verificarsi ogni volta che qualcosa (o qualcuno) infastidiva Mrs Bennet oppure quando non venivano soddisfatte le sue aspettative; spesso, Elizabeth era la causa di queste crisi, con quella sua "lingua impertinente" o con la sua "scandalosa abitudine di girovagare per la campagna", come la matrona di Longbourn diceva sempre.
I modi con cui la madre definiva la sua voglia di esprimere le proprie opinioni e le sue passeggiate nella natura avevano smesso di ferirla da parecchio tempo e ora, a vent'anni, le provocavano solo una bonaria occhiata al cielo e uno sguardo complice con il padre. In tempi più recenti, non aveva dato peso alle espressioni superbe e quasi disgustate di Miss Bingley e Mrs Hurst ogni volta che si guardavano intorno da quando erano arrivate a Meryton, nemmeno quando quei nasi elegantemente arricciati si erano puntati verso di lei quando era giunta a Netherfield Park, a piedi, per prendersi cura di Jane. Anzi, Miss Bingley era stata persino spassosa nei suoi tentativi di metterla in imbarazzo di fronte a tutti gli inquilini della villa!
Nemmeno l'insulto rivoltole dall'orgoglioso Mr Darcy al ballo pubblico di Meryton, che per qualche istante era stato capace di causarle una certa rabbia nei confronti del freddo gentiluomo, l'aveva afflitta più di tanto. Non aveva avuto motivo di preoccuparsi dell'opinione di uno sconosciuto che si riteneva talmente al di sopra della propria compagnia da non ballare con nessun altra donna all'infuori delle sorelle dell'amico! Benchè Mr Darcy sembrasse avere l'irritante tendenza a fissarla in continuazione e il trattamento che aveva riservato a Mr Wickham fosse stato assolutamente spregevole, aveva trovato divertente osservarlo mentre respingeva con uno stoicismo invidiabile e l'espressività di un pezzo di marmo le continue moine di Miss Bingley.
Ma in quel momento, con Mr Collins davanti che esibiva un sorriso arrogante ed untuoso sul volto e quelle parole che le erano sembrate eccheggiare nella stanza attorno a lei, non era riuscita a non sentirsi profondamente insultata dalla proposta di matrimonio del cugino! Aveva pensato davvero che una qualunque donna di buon senso avrebbe potuto accettarlo? Prima le aveva elencato i motivi per cui desiderava sposarsi, neanche stesse parlando di una transazione commerciale, poi si era ottusamente rifiutato di considerare un no come risposta e infine...
Le vennero di nuovo i brividi a ripensarci. Sperava che almeno con Charlotte avesse usato un po' più di tatto durante la dichiarazione; almeno questo avrebbe potuto giustificare la risposta positiva della sua migliore amica, neanche una settimana dopo quella...sgradevole conversazione, come Elizabeth preferiva definirla ora.
Elizabeth era romantica, ma non stupida. Sapeva bene che le proprie possibilità di sposarsi non erano tante, che la sua dote e la sua condizione sociale non erano esattamente le più appetibili per un uomo in cerca di moglie, ma questo non aveva mai influito sui propri principi riguardo al matrimonio: non voleva passare il resto della vita con un uomo che non fosse in grado di rispettarla, che la considerasse inferiore o, peggio, una sua proprietà. Per quanto volesse bene alla sua famiglia, l'immagine coniugale che le offrivano i suoi genitori era triste quanto comune: Mr e Mrs Bennet non si capivano e, quando non battibeccavano, si trovavano sempre in due stanze diverse. Non li aveva mai visti scambiarsi uno sguardo affettuoso, o stringersi la mano anche solo per un istante.
No, lei non voleva un matrimonio come quello dei suoi genitori e se, per un motivo o per un altro, non avesse ricevuto la proposta da un uomo che poteva amare, rispettare e che ricambiasse i suoi sentimenti, allora avrebbe fatto da amorevole zia ai figli di Jane, o di qualunque altra delle sue sorelle.
Tuttavia, per quanto consapevole potesse essere della propria condizione, sentirsela sbattere in faccia con un tono di tale condiscendenza e insensibilità da una persona sgradevole come Mr Collins, per di più nel tentativo di persuaderla ad accettare con gratitudine quella proposta goffa e presuntuosa, l'aveva fatta infuriare e, dovette ammetterlo, per un momento l'aveva persino ferita, in un certo senso. Ferita nell'autostima, nelle speranze...
Un sorriso beffardo le apparve sul volto per qualche secondo. Chissà che espressione avrebbe sfoggiato Mr Collins se avesse saputo che, contro tutte le sue aspettative, previsioni e convinzioni, la sua testarda cugina aveva non solo ricevuto un'altra proposta, ma addirittura da un gentiluomo molto più ricco e importante di lui! Se solo avesse saputo che Mr Darcy...
Un'improvvisa tristezza le strinse il petto e il sorriso svanì, al ricordo di quella sera, ad Hunsford, in cui Mr Darcy, con sua immensa sorpresa, aveva dichiarato di amarla e di volerla sposare. Anche lui, come il rettore, l'aveva insultata e aveva dato per scontata una risposta positiva da parte di lei, ma Elizabeth, ripensando a mente fredda a quegli eventi, non poteva non notare una profonda differenza tra le due proposte. Tanto Mr Collins era stato goffo, ottuso e compassato nell'esprimersi e nell'insistere, quanto Mr Darcy era stato passionale nel pronunciarsi e combattivo nel difendersi dopo il rifiuto da parte di lei.
A distanza di quasi due mesi da quell'incontro, Elizabeth non poteva negare che, per quanto impropria fosse stata quella dichiarazione e quanto arrogante quella proposta, al contrario di suo cugino, Mr Darcy si era davvero esposto per amore. Un amore orgoglioso, che, a detta del gentiluomo stesso, era stato represso per mesi da sentimenti non certo atti a renderlo più benvoluto ad una signora, ma sempre di amore si trattava. Quando lo aveva rifiutato, Mr Darcy era rimasto sorpreso, sì, ma era sembrato anche punto sul vivo, tanto da chiederle il perchè di tale risposta con la voce intrisa di sarcasmo, come se lei lo avesse offeso. Il fuoco che Elizabeth gli aveva visto negli occhi quando gli aveva ricordato della situazione di Mr Wickham l'aveva quasi spiazzata, così come la sua reazione, quasi di rabbia incontrollata, a sentire pronunciare quel nome. Certo, dopo aver letto la lettera, quegli atteggiamenti le parevano più che giustificati.
Ma quello che, nonostante tutto, non riusciva a dimenticare e che ora le faceva quasi male ricordare, era l'espressione che gli si era formata sul volto quando lo aveva definito "l'ultimo uomo al mondo che avrebbe mai potuto sposare": negli occhi blu di Mr Darcy erano passati sbalordimento, incredulità, rabbia bruciante e, infine, meno visibile, ma forse per questo più allarmante...dolore. Allora non ci aveva fatto molto caso, ma avendoci ripensato per mesi ora era certa che il suo rifiuto avesse ferito il giovane e, temeva, non solo nell'orgoglio.
Sospirò, riprendendo in mano la lettera che l'uomo le aveva dato il giorno dopo, per difendersi dalle accuse che lei gli aveva rivolto e che, ora, Elizabeth sapeva praticamente a memoria, tante volte l'aveva letta. Riusciva quasi a percepire l'orgoglio ferito di Mr Darcy dalle parole impresse sulla carta, nonostante la scrittura sottile ed elegante, uniforme lungo tutta la missiva. Analizzando quei fogli, la ragazza aveva capito di più sul gentiluomo di quanto avrebbe mai potuto fare osservandolo di persona per un anno: il suo senso del dovere nei confronti di un amico e il sincero pentimento per il suo errore sui sentimenti di Jane, il suo profondo affetto per la famiglia, il dolore per il tradimento di quello che aveva considerato quasi un parente, Mr Wickham e poi, quell'ultima aggiunta, alla fine: "Aggiungerò soltanto, Dio vi benedica".
Era la parte che più la sconcertava: perchè, dopo il terribile diverbio che avevano avuto, lui aveva terminato la sua lettera con una benedizione, in cui sentiva una dolcezza inaspettata, incomprensibile date le circostanze? Non riusciva a capirlo, eppure quella era la frase che più di tutte la convinceva della bontà d'animo di Mr Darcy, una caratteristica che prima non gli avrebbe mai attribuito...
"Lizzy?" La voce dolce di Jane si intromise nei suoi pensieri, facendole alzare la testa dai fogli. "Va tutto bene?" continuò la sorella, entrando nella camera e avvicinandosi alla finestra, dove Elizabeth si trovava. Lizzy sorrise e annuì: "Sì, sorella cara, non preoccuparti." Jane rispose al sorriso, ma questo non raggiunse i suoi dolci occhi verdi; la minore delle due sentì la tristezza ritornare, poichè conosceva fin troppo bene il motivo della malinconia della sorella. Quest'ultima notò la missiva nelle mani di Lizzy, e le domandò cosa fosse.
Elizabeth arrossì lievemente, ripiegò la lettera e sussurrò: "E' la lettera di Mr Darcy...Ho sentito il bisogno di riprenderla in mano, Jane, tutto qui." Jane ebbe la netta sensazione che la sorella le stesse nascondendo qualcosa, ma non volle indagare; il modo in cui quell'insieme di fogli sembrava in grado di influire sul temperamento di Elizabeth l'aveva indotta a pensare che ci fosse molto di più riguardo al loro contenuto di quanto Lizzy le avesse rivelato, ma la questione era troppo intima anche per la loro complicità.
"E cosa ti ha indotta a rileggerla? Mi avevi detto di saperla quasi a memoria, ormai!" chiese Jane, sedendosi sul letto e facendo segno a Lizzy di mettersi accanto a lei. Elizabeth si sedette e rispose: "Infatti, è così, ma nel corso dei miei pensieri sono incappata nel ricordo di un'altra proposta ed è stato quasi naturale confrontarle. Mi chiedo se riceverò mai un'offerta di matrimonio senza venire contemporaneamente insultata!" Le scappò una risatina amara. Jane le prese teneramente la mano e gliela strinse. "Non dovresti essere così pessimista, Lizzy. Devi prendere in considerazione che dev'essere stato un momento piuttosto imbarazzante per entrambi, per quanto questo non giustifichi le loro parole, soprattutto quelle di Mr Darcy." Elizabeth alzò gli occhi al cielo, sorridendo un poco a sentire le parole della sorella. "Santo Cielo, Jane, solo tu saresti capace di trovare una giustificazione plausibile per un comportamento simile! E non per uno, ma per due uomini!" "Oh, Lizzy!" protestò Jane, prendendo un cuscino e colpendo piano Elizabeth sulla spalla. Il gesto provocò una reazione e la questione finì in una breve lotta di cuscini, interrotta solo da Kitty che si affacciò nella camera per chiamarle per la cena. Le due sorelle si abbracciarono ancora ridendo ed Elizabeth sussurrò all'orecchio di Jane: "Grazie, avevo bisogno di una bella risata; devo smetterla di pensare a certe conversazioni!" Jane le baciò una guancia e scese, mentre Lizzy rimase nella stanza ancora per un minuto per riporre la lettera. All'ultimo, un leggero ed inaspettato sorriso le illuminò il volto quando lesse, di sfuggita, l'ultima riga.

Tre mesi dopo...
Elizabeth sorrise e scosse delicatamente la testa, rileggendo l'ultima parte della lettera. Non avrebbe mai pensato che il suo fidanzato detestasse a tal punto una missiva scritta proprio di suo pugno da chiederle di bruciarla il prima possibile. Il suo cuore aumentò i battiti al ricordo di quella conversazione, appena pochi giorni fa, che l'aveva portata a chiamare fidanzato Mr Darcy...anzi, Fitzwilliam, come aveva insistito che lo chiamasse. Sospirò dolcemente, rimettendo nel cassetto i fogli e prendendo il cappellino un momento prima che la voce stridula della madre la raggiungesse, richiamandola nel salotto. "E' arrivato!" pensò, scattando in piedi, gli occhi che brillavano di gioia.
Pochi minuti dopo, lei e Darcy stavano passeggiando verso Oakham Mount, di nuovo, mentre Jane e Mr Bingley erano rimasti decisamente più indietro. Benchè la falda del cappello e la differenza di statura le impedissero di guardarlo, Elizabeth riusciva a sentire lo sguardo del fidanzato su di lei e il calore del suo corpo scaldarla, attraverso il contatto della sua mano sul braccio di lui. La sensazione di gioia che le procurava averlo accanto la indusse a sorridere e ad appoggiare delicatamente la testa sul braccio di Darcy, il quale reagì appoggiando l'altra mano su quella di lei.
"Come stai oggi, mia cara?" mormorò Darcy, chinandosi un poco per sbirciare sotto il cappello. Il sorriso di Elizabeth si allargò; "Benissimo, Fitzwilliam. Talmente bene che credo ti costringerò ad una passeggiata molto più lunga del solito, oggi!" La risata del suo compagno risuonò tra gli alberi e Lizzy si sentì mancare per un istante quando lo vide sorridere apertamente, le fossette in piena vista sulle sue guance. "Ogni vostro desiderio è un ordine, milady!" le rispose, con un brillio malizioso negli occhi blu che lei non gli aveva mai visto prima.
Si stuzzicarono a vicenda per diversi minuti, senza realmente guardare dove erano diretti, finchè non arrivarono, quasi per caso, in uno dei punti del bosco preferiti di Elizabeth: era una semplice radura, divisa quasi perfettamente a metà da uno dei tanti ruscelli che attraversavano i terreni di Longbourn, ma la gran quantità di foglie multicolori che si erano già posate sul terreno le davano un aspetto suggestivo, come se un pregiato tappeto persiano fosse stato disteso a terra appositamente per farvi accomodare qualcuno. Lizzy prese la mano del fidanzato e fece per sedersi direttamente per terra, ma si bloccò quando vide Darcy appoggiare il proprio soprabito sopra le foglie e guidarla verso di esso. Sollevò il sopracciglio e gli chiese: "Non ti credevo così schizzinoso, Fitzwilliam!" Lui sogghignò e la rimbeccò: "Infatti è per te, Elizabeth...Immagina che cosa penserebbe di me Mrs Bennet se sapesse che ti ho lasciato sedere per terra, rovinando il tuo vestito!" Gli occhi viola di lei lampeggiarono di sorpresa e malizia: "Mi sembra, Mr Darcy, che stiate imparando molto in fretta a rispondere alle frecciatine. Forse troppo in fretta!"
Qualche istante più tardi, mentre Darcy si guardava intorno, Elizabeth si ritrovò di nuovo a pensare ai giorni precedenti, in particolare a quello in cui Fitzwilliam si era rivolto a lei con una dolcezza, una sincerità e un ardore che Lizzy non aveva creduto più possibili, dopo l'incontro di Aprile. Darcy le aveva di nuovo chiesto di sposarlo, per quanto indirettamente e lei, stavolta, lo aveva accettato. Appena tre mesi prima si era chiesta se avrebbe mai ricevuto una proposta di matrimonio senza essere insultata ed ecco, aveva avuto la sua risposta e proprio dall'uomo che aveva rifiutato con più veemenza!
"Elizabeth? Stai bene?" La voce profonda del suo amato la risvegliò dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo e si perse negli occhi di Darcy. "Cosa c'è, Fitzwilliam?" gli chiese, sbattendo le palpebre confusa. "Eri pensierosa. Qualcosa non va?" Vedendo che sembrava piuttosto preoccupato, Elizabeth gli sorrise e gli prese una mano. "Non preoccuparti, sto bene...Stavo solo ripensando a qualche giorno fa, quando ti sei dichiarato, di nuovo!" Lo sentì irrigidirsi accanto a lei, ma la sua voce era tranquilla quando rispose: "Spero di essere migliorato al secondo tentativo!" Lizzy rise. "Oh, sì, molto migliorato!" Darcy sorrise e le baciò una mano, amorevolmente.
"Posso sapere che cosa ti ha indotto a rivivere quel momento? Non il paesaggio, immagino!" Continuò Darcy, chinando la testa di lato per poterla guardare meglio. Elizabeth si mordicchiò il labbro inferiore, incerta; "Se gli dicessi che Mr Collins si è dichiarato prima di lui, come la prenderebbe?" si chiese, poi il suo sguardo cadde sulla mano che lui ancora le teneva. Prese un respiro profondo e disse, sottovoce: "Ricordi che pochi giorni fa abbiamo parlato della tua lettera? Stamattina l'ho riletta e mi è tornata alla mente una...riflessione che ho fatto ancora mesi fa sulle...beh, sulle proposte di matrimonio." Alzò lo sguardo e vide che Darcy aveva un sopracciglio sollevato, ma i suoi occhi blu esprimevano una certa confusione. "Considerando il modo oltraggioso in cui ho espresso i miei sentimenti ad Hunsford, il bilancio del tuo pensiero dev'essere stato piuttosto negativo a riguardo!" Disse dopo qualche secondo. Elizabeth abbassò di nuovo la testa, guardando in direzione degli alberi.
"Ricordo che al tempo mi sono chiesta se avrei mai ricevuto una proposta in cui mi venisse dichiarato amore senza che a ciò seguisse un insulto..." Lo sentì inspirare di colpo e stringerle ancora più forte la mano. "Buon Dio, Elizabeth, come puoi parlarne con tanta tranquillità? Oh, se solo mi fossi morso la lingua quella sera!" Lei si girò di scatto e vide di nuovo quel dolore serpeggiante che aveva notato anche ad Hunsford nello sguardo di lui e, istintivamente, allungò una mano per accarezzargli una guancia. Il gesto lo stupì, ma non si ritrasse dal tocco. "E' meglio che arrivi al sodo, Lizzy, prima che i sensi di colpa lo divorino!" Pensò, sorridendo inconsciamente quando Darcy volse la testa per baciarle il palmo della mano. "Fitzwilliam, nonostante la tua prima dichiarazione sia stata un disastro, ti assicuro che ne ho ricevuta una anche peggiore, molto tempo prima della mia visita nel Kent! Al confronto, le tue frasi erano persino romantiche!" Darcy scosse la testa: "Ti prego, cara, non serve esagerare a tal punto solo per - un momento, hai detto un'altra dichiarazione?!" L'improvvisa gelosia che gli apparve negli occhi la colse quasi di sorpresa. Darcy non la lasciò ricominciare: "Chi, Elizabeth?!" Lei chiuse gli occhi e sussurrò: "Mio cugino, Mr Collins."
"Che cosa?!" La voce gli uscì di gola più alta di un paio di ottave e Lizzy non riuscì a trattenere un risolino all'espressione assolutamente esterrefatta di Darcy. "Chi può aver messo in testa a quel...nanerottolo l'idea di potersi dichiarare a te? Anche un cieco si sarebbe accorto che non lo sopporti! Q-Quando è successo?" "La mattina dopo il ballo a Netherfield, Fitzwilliam. Non ha perso tempo, per così dire!" A quella risposta Darcy scattò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro; Elizabeth era certa che presto gli sarebbe uscito fumo dalle orecchie, a giudicare dall'espressione tempestosa che gli aveva oscurato il viso. Rimase in silenzio, finchè non le sembrò che si fosse calmato un po'. "Nel caso non fosse stato chiaro, l'ho rifiutato senza esitazioni, Fitzwilliam; hai ragione, chiunque avrebbe capito che non lo sopporto, ma lo sai com'è fatto! Era così convinto che gli avrei detto di sì che non gli sono venuti dubbi nemmeno quando sono uscita di corsa dal salotto!"
Darcy non rispose, ma si fermò, dandole la schiena. Lizzy notò che era ancora teso e che chiudeva ritmicamente i pugni, come per sfogare la rabbia. Ebbe un brivido, ricordando in quale altra occasione l'aveva visto atteggiarsi in quel modo, poi si alzò e, cautamente, gli prese una mano tra le sue, guardandolo in viso: aveva gli occhi chiusi, le sopracciglia aggrottate e la mascella contratta; se non fosse stato per il movimento ritmico e regolare del suo petto ampio, si sarebbe potuto scambiarlo per una statua. Cercò di attrarre la sua attenzione, carezzandogli il dorso della mano con il pollice e sussurrando il suo nome. Funzionò: le spalle di Fitzwilliam si rilassarono, pian piano, seguite dalla mascella e dalla fronte. Dopo pochi istanti, il giovane mormorò: "Elizabeth, spero di non averti spaventata, ma...sto cercando di togliermi dalla testa l'orribile immagine di te sposata a Collins. Se penso che la sola vista di tuo cugino mentre ballava con te a Netherfield è bastato a farmi infuriare...!"
Darcy non riuscì a finire la frase, perchè Elizabeth si alzò sulle punte dei piedi, tenendosi stretta al braccio di lui e lo baciò sulla guancia. Era la prima volta, da quando si erano fidanzati, in cui era stata lei a prendere l'iniziativa. Si girò a guardarla, gli occhi sgranati per lo stupore, incapace di emettere un solo suono; vedendo che l'audacia del suo gesto era stata premiata, Lizzy disse: "Mr Darcy, sto cominciando a pentirmi di avertene parlato, sai? Considerando che è successo quasi un anno fa e che non c'è stata nessuna grave conseguenza, non mi aspettavo che reagissi in questo modo! Non farti del male da solo pensando a cosa sarebbe potuto succedere. L'ho rifiutato; l'unica cosa su cui dovresti concentrarti, è che io sono qui, con te e..." I suoi occhi color ametista si chiusero per un istante, per poi fissare nel profondo quelli color zaffiro di lui: "...E ti amo, Fitzwilliam."
Come in quell'indimenticabile sera di Aprile nel Kent, Elizabeth vide le emozioni più disparate passare attraverso gli occhi di Darcy, ma stavolta erano assai differenti da quella volta: sorpresa, sollievo, gioia, un lampo di divertimento, tenerezza e, infine, un'espressione così intensa da toglierle il respiro, un insieme di dolcezza, devozione e...passione? La somiglianza di quello sguardo con quelli che Darcy le aveva rivolto l'anno prima, quando la fissava ogni qualvolta si trovavano nella medesima compagnia, le provocò un brivido giù per la schiena. La mano libera di lui le carezzò la guancia, sollevandole poi il viso verso il proprio. Lizzy sentì il proprio battito accelerare vertiginosamente quando Fitzwilliam sussurrò, il magnifico volto ammorbidito da un'espressione quasi adorante: "Dillo di nuovo, Elizabeth. Ti prego, mia adorata." Lei sorrise, uno strano senso di completezza e serenità che le riempiva il cuore all'idea di poter esprimere ad alta voce i suoi sentimenti per Darcy. "Ti amo, Fitzwilliam Darcy e te lo ripeterò finchè non ti stancherai di sentirmelo dire!"
Non fece in tempo a finire di parlare, che Darcy la prese per la vita e, ridendo, cominciò a farla roteare, sollevata da terra, guadagnando un grido sorpreso da parte di Elizabeth; quando finalmente la rimise con i piedi a terra, le circondò il viso con le mani, si chinò fino a sfiorarle la fronte con la sua e mormorò, la voce roca per l'emozione: "Preparati a ripeterlo per il resto della vita, allora..." Elizabeth vide lo sguardo di lui spostarsi dai suoi occhi alle sue labbra, per poi risalire. Il suo respiro si fece più rapido e la mente le si svuotò; in risposta al gesto di Darcy, puntellandosi sulle braccia che aveva ancora attorno al collo di lui, si sollevò sulle punte per avvicinarglisi ancora di più.
Quando le loro labbra si toccarono per la prima volta, Elizabeth credette di svenire: si sentì mancare le ginocchia e un brivido le attraversò il corpo. Si aggrappò ai risvolti della giacca di Darcy e chiuse del tutto gli occhi, concentrandosi solo sulla meravigliosa sensazione di essere circondata dal calore di lui, amata e protetta. Le sfuggì un sospiro di protesta quando Fitzwilliam si staccò da lei, anche se di pochi centimetri, per far riprendere fiato ad entrambi. Riprendendo lucidità, Elizabeth si accorse che ora era avvolta nell'abbraccio del suo amato, il quale stava quasi ansimando e non riusciva a smettere di sorridere. Rimasero in silenzio per dei secondi infiniti, finchè Darcy non le sussurrò solo due parole: "Ti amo." Lei sorrise e appoggiò la testa sul suo petto, ascoltando il suono del suo cuore.
Nel silenzio del bosco, tra le braccia dell'uomo che amava, Elizabeth pensò che forse raccontargli dell'altra proposta non era poi stata un'idea così cattiva...




Note dell'Autrice: A volte ritornano, come si dice...Ritardo imperdonabile, ma lo studio mi ha costretta a tenere questo capitolo in archivio per un numero imprecisato di mesi e mi scuso. Spero che ne sia valsa la pena! Durante una delle mie infinite riflessioni su O&P, mi sono fatta una domanda: Elizabeth ha mai detto a Darcy che anche Collins le aveva chiesto di sposarlo? E come avrà reagito lui alla scoperta? Le parole di Mr Collins alla fine della sua dichiarazione mi hanno dato uno spunto per lo sviluppo di questo tema. Poi, siccome questa coppietta risveglia regolarmente il mio lato romantico, l'ispirazione mi ha portata alla prima dichiarazione d'amore di Elizabeth e al primo bacio...*sospira sognante* Nel caso non fosse chiaro, il POV questa volta è di Elizabeth...
Douglas: Grazie!! ^_^! L'amore smodato per Darcy è condiviso, te l'assicuro!
Origin753: Spero di aver mantenuto un buon standard per l'italiano, non vorrei essere ricaduta nel buco nero dei puntini di sospensione in ogni dove! Spero che questo capitolo ti piaccia :)
Alla prossima (se Dio vuole, sarà a breve...) e grazie! Recensite!
Beijos
JudithlovesJane
 


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Capitolo 4
*** Parte 4: Gioventù e schiettezza ***


Parte 4: Gioventù e schiettezza
Parte 4: Gioventù e schiettezza

"Parola mia, voi esprimete la vostra opinione con molta risolutezza per essere così giovane!Quanti anni avete, di grazia?"
Lady Catherine Fitzwilliam, primogenita di Sua Signoria il Conte di Matlock, dall'alto dei suoi venticinque anni, puntò i suoi rinomati occhi color ghiaccio sul giovanotto che aveva appena intavolato una discussione educatamente accesa sulla letteratura moderna, argomento di cui lei si riteneva una grande esperta, con suo fratello minore, Lord Edward, Visconte D'Arcy e futuro conte; naturalmente, in quanto membro più maturo dei tre, si era riservata il piacere di intervenire nella diatriba ed era rimasta stupita di sentirsi ribattere ogni singola opinione dallo sconosciuto interlocutore (il Visconte, preso com'era dal discorso, non li aveva ancora presentati), con un sorriso impertinente stampato sul volto; non essendo naturalmente portata al sarcasmo si era inalberata al pensiero che qualcuno, tra le altre cose più giovane di lei, osasse contraddirla, così era sbottata domandandogli la sua età.
Il ragazzo (perchè non poteva essere altro!) sfidò il gelido sguardo di Lady Catherine con i suoi occhi grigio tempesta, luccicanti d'ilarita e allargò il sorriso, mostrando le fossette:"Considerando la mia presenza ad un evento mondano, mia cara signora, non potrete far altro che dedurre che ho almeno ventun anni, che in fondo non è molto più di quanto possa essere la vostra età, è esatto?" Il volto pallido della donna divenne paonazzo per lo sdegno. "Ragazzino insolente!" "E ditemi, signore, voi chi sareste, di grazia?" Ribattè lei; a quel punto, suo fratello ridacchiò gioviale e disse: "Perdona la mia mancanza, Catherine! Posso presentarti James Darcy, il fratello minore di George Darcy di Pemberley, nel Derbyshire? Ho avuto il piacere di conoscerlo alla sua presentazione a St James poche settimane fa. James, vorrei presentarvi mia sorella maggiore, Lady Catherine." Come consuetudine, Lady Catherine fece una breve riverenza; se fosse stato un gentiluomo qualunque si sarebbe limitata a chinare appena la testa, ma quel giovane, per quanto impertinente, era un Darcy e andava trattato con un minimo di cordialità. L'altro rispose con un leggero inchino e con un altro sorriso irritante: "E' un piacere conoscervi, milady; vostro fratello mi ha detto che siete fidanzata con Sir Lewis de Bourgh...posso farvi le mie congratulazioni?"
La donna lo ringraziò in modo formale e decisamente insincero: Sir Lewis, con il suo misero titolo di baronetto e i suoi quarant'anni non era esattamente il futuro marito che lei aveva pensato di ottenere quand'era stata presentata a Corte, ma perlomeno era molto ricco, abbastanza malleabile da assecondarla in ogni suo desiderio e senza eredi avuti dal precedente matrimonio che avrebbero potuto ostacolare la sua progenie nel possesso di Rosings Park, la tenuta ancestrale dei de Bourgh nel Kent. Inoltre, sapeva che, se non si fosse sposata prima di compiere ventisei anni, il Ton non ci avrebbe pensato due volte a inserirla nella lista delle zitelle e questo, per Lady Catherine, era il più grande oltraggio alla sua reputazione che riuscisse ad immaginare.
Mentre Edward e Mr Darcy erano tornati al loro discorso, Lady Catherine spostò lo sguardo verso un'altra parte della sala, dove sua sorella minore, Lady Anne, splendente nel suo abito bianco a ricami blu, stava ridendo amichevolmente con una sua vecchia compagna di scuola, una certa Miss Charrington. Le due giovani, diciottenni alla prima Stagione, erano già tra le debuttanti più ammirate dell'anno; per Lady Catherine, era perfettamente normale che una Fitzwilliam, specialmente se bella e talentuosa come sua sorella, riscuotesse enorme successo in società, ma che lo stesso accadesse all'altra, era inconcepibile! Miss Charrington era solamente la figlia di un baronetto di Buxton, nel Derbyshire; con quale audacia aveva osato fare amicizia con la figlia di un conte e comportarsi come se fosse stata lei stessa una fanciulla d'alto rango?! "Dovrò assolutamente discuterne con Anne prima del matrimonio, o non potrò salvarla da un'amcizia tanto impari!"
Purtroppo, a Lady Catherine erano sfuggiti dei particolari piuttosto importanti riguardo all'amica della sorella. Primo fra tutti, che Miss Charrington, pur non essendo di uno stato sociale così elevato, apparteneva comunque alla nobiltà e aveva una dote di venticinquemila sterline; inoltre, era una giovane molto bella e di buon carattere, a cui Lady Anne era molto affezionata. Infine, Lady Catherine non aveva notato che Edward non condivideva affatto l'opinione della sorella maggiore riguardo a Miss Charrington, anzi, stava aspettando solo il momento adatto per smettere di girarle intorno da ammiratore silenzioso e passare al corteggiamento ufficiale!
Mentre era immersa in queste riflessioni, fu Lady Anne ad avvicinarsi a lei, quasi non accorgendosi degli sguardi d'ammirazione che la seguivano per tutta la sala. "Catherine, va tutto bene? Sei così corrucciata!" le chiese, i grandi occhi blu fissi sul viso della sorella maggiore. Catherine le rivolse un leggero sorriso e le disse: "Non temere, Anne, ho soltanto avuto modo di notare, negli ultimi cinque minuti, che nostro fratello ha gusti davvero strani nello scegliersi gli amici...Quel James Darcy è troppo impertinente per essere solo il figlio cadetto di un gentiluomo!" Lady Anne sospirò con rassegnazione: voleva bene alla sorella, ma a volte era semplicemente così piena di sè! Lei aveva già incontrato Mr James Darcy e le era sembrato simpatico e intelligente, anche se forse il suo sarcasmo era troppo accentuato in certe occasioni.
Lady Anne non capiva perchè Catherine fosse così rigida nei confronti degli altri membri della società: guardava dall'alto in basso tutte le donne che non avevano un titolo o che erano più povere di loro e aveva avuto molte difficoltà a trovare qualcuno che si dichiarasse a lei; Anne sapeva che sua sorella era molto...sicura di sè, e non aveva paura ad esprimere le proprie opinioni, encomiabile, certo, ma la maggior parte del tempo era così...eccessiva! "Se non si ammorbidirà un po' temo che Sir Lewis diventerà molto freddo verso di lei...Cathy, Cathy, perchè non puoi essere un po' più elastica nei tuoi giudizi? Nessuno può avere sempre ragione!"
Sir Lewis de Bourgh arrivò poco dopo, sorridendo gentilmente alle due e poi chiedendo alla sua fidanzata di poter danzare con lei; Lady Catherine acconsentì freddamente, un sorriso appena visibile sulle labbra sottili. Lady Anne sospirò, triste per la sorella. "Cosa c'è, Annie? Sembri così triste!" Ellen Charrington le chiese, una volta raggiuntala. Lady Anne sorrise all'amica e rispose: "Ah, Ellie...temo che Catherine non sarà felice, non se continua a pensare che nessuno meriti il suo rispetto tranne i membri della nostra famiglia!"
"Ah, eccovi qua!" la voce gioviale del visconte D'Arcy irruppe nella loro conversazione e le due giovani alzarono gli occhi. Anne ebbe appena il tempo di notare che Ellen arrossiva ogni volta che si trovava in compagnia con suo fratello quando vide che, accanto ad Edward e a James Darcy, c'era l'uomo più bello che lei avesse mai visto: alto, dal portamento nobile, capelli biondo scuro che splendevano alla luce delle candele e scintillanti occhi azzurro cielo. Il cuore cominciò a batterle così forte che il suono le rimbombò nelle orecchie e sentì uno strano calore salirle dal collo alle guance. "Oh, Santo Cielo...Quanto aveva intenzione di aspettare Edward per presentarcelo?!"
"Miss Charrington, Anne, posso presentarvi Mr James Darcy e suo fratello maggiore, Mr George Darcy di Pemberley, nel Derbyshire? George, James, la mia sorellina, Lady Anne Fitzwilliam e la sua cara amica, Miss Ellen Charrington di Stockton Manor, nel Derbyshire!" Dopo i consueti inchini, James Darcy ridacchiò: "Buon Dio, siamo tutti dalla stessa contea! E' una coincidenza o cosa?" George Darcy alzò gli occhi al cielo e scosse la testa; poi sorrise, mostrando quelle che Anne definì subito delle magnifiche fossette e disse: "Perdonate mio fratello, a volte cerca di fare dell'umorismo anche quando non è proprio il caso!"
James rise e rimbeccò: "No, sei tu che sei un guastafeste!" Ellen e Anne risero, scambiandosi uno sguardo complice: sembrava di sentir litigare due bambini ed era stranamente piacevole dopo tutte le affettazioni che si dovevano applicare in una conversazione nella buona società! George Darcy attirò di nuovo l'attenzione di Lady Anne, dicendo: "E' un onore potervi conoscere, Lady Anne, vostro fratello mi ha parlato così bene di voi...ditemi, mi concedereste l'onore del prossimo set?" Lady Anne arrossì e, cercando di mantenersi calma nel rispondere, rispose: "Sì, Mr Darcy...con molto piacere!"
Mentre danzavano, Lady Anne e Mr Darcy non potevano staccare gli occhi l'uno dall'altra, ma Anne potè comunque notare con soddisfazione che Ellen ed Edward erano altrettanto presi nella danza e nella lotta di sguardi, mentre Lady Catherine, dalle file di spettatori, stava osservando entrambe le coppie con un'espressione di profonda disapprovazione sul viso. Una strana rabbia le salì in corpo: "Non oserà disapprovare anche lui! Un uomo così bello, galante...Un momento, che mi prende?!" Scosse la testa, confusa. "State bene, Vostra Signoria?" chiese Mr Darcy, un tono di sincera preoccupazione nella sua voce bassa. Lei gli sorrise dolcemente, facendogli perdere un battito: "Non preoccupatevi, Mr Darcy, sto bene! Ho sempre sentito dire che la biblioteca di Pemberley è una delle più grandi del paese...C'è qualche testo che preferite?"
Il giorno dopo, a colazione, Lady Catherine si informò opportunamente sui partner di danza di Anne. "Chi era quel giovanotto biondo con cui hai danzato il quarto, Anne?" La più giovane assunse un'espressione sognante e rispose con un sospiro: "Oh, era George Darcy, Cathy...Non trovi che sia un uomo bellissimo?" Vedendo la reazione della sorella, Lady Catherine arricciò il naso. "Non posso crederci, si è infatuata! Pensavo fosse abbastanza matura da scegliere qualcosa di meglio! E' la figlia di un conte, perdiana!" "Sono rari i giovani di quell'età che non siano apprezzabili allo sguardo...e sono altrettanto rari quelli che sono degni di essere chiamati uomini maturi." Lanciò uno sguardo piuttosto eloquente alla sorella. "Inoltre, devi ammettere, Anne, che un semplice figlio di gentiluomo, che per di più non ha ancora ereditato, ha ben poco da offrire alla figlia di un nobile...Fossi in te mi concentrerei su qualcosa di meglio!"
Mai, nei suoi venticinque anni di vita, si sarebbe mai immaginata una reazione tale dalla sua calma e dolce sorellina.
Anne sbiancò, poi divenne rossa, gli occhi lampeggianti di rabbia, sbattè il tovagliolo sulla tavola, si alzò di scatto e sibilò con tono gelido verso la sorella: "Catherine, non ti permettere! Mr Darcy è un gentiluomo in tutti i sensi, gentile e amabile! Sono stanca di sentirti parlar male di tutte le persone che non hanno un titolo davanti al nome! Vorrei ricordarti che i Darcy erano ricchi e membri della miglior società del regno secoli prima che i Fitzwilliam ottenessero il contado, quindi come osi ritenerlo al di sotto del nostro livello?! Solo perchè tu hai deciso di sposarti per pura convenienza, non significa che io non possa scegliere qualcuno che piaccia a me, se lo ritengo degno del mio amore e del mio rispetto!" Prima che la sorella potesse rispondere, Anne si girò e aprì la porta, ma un attimo prima di varcarla si bloccò e aggiunse: "Oh, a proposito, Cathy: Mr Darcy ha venticinque anni, proprio come te! Non sei così vecchia, dopotutto!" Detto questo, sbattè la porta e lasciò sola Lady Catherine, spiazzata dall'insolita insolenza della sorella.

Trentacinque anni dopo...
Lady Anne Darcy sollevò la tazzina di tè nella speranza di nascondere la smorfia di stanchezza che, involontariamente, le era apparsa sul viso. Lei, Fitzwilliam e suo nipote Richard erano arrivati a Rosings Park da non più di dieci minuti e Lady Catherine aveva già iniziato a darle sui nervi! Negli ultimi anni, sua sorella era diventata sempre più pedante e invadente, soprattutto per quanto riguardava un supposto fidanzamento tra Fitzwilliam e Anne, la figlia di Catherine e Sir Lewis. "Come se io e George potessimo permettere che il nostro bambino finisca nelle tue grinfie, Catherine!"
Di solito, sia lei che suo marito passavano la Pasqua a Rosings Park assieme a Fitzwilliam e al loro nipote Richard; dalla morte di Sir Lewis de Bourgh, Catherine voleva che qualcuno controllasse i conti della proprietà e suo fratello, il Conte, sosteneva di non avere tempo materiale per compiere il controllo e nemmeno il maggiore dei suoi figli, il visconte Alexander. Anne sapeva benissimo che Edward aveva giurato di non mettere piede a Rosings nè di visitare di sua volontà Catherine finchè quest'ultima non si fosse scusata con Ellen, Lady Matlock, per gli insulti che le aveva rivolto una volta saputo del loro fidanzamento. Erano passati più di trent'anni e Lady Catherine continuava a sostenere che la contessa fosse indegna del suo ruolo.
Tuttavia, George si era ammalato e James gli aveva sconsigliato non solo di viaggiare verso qualunque destinazione, ma anche di pensare a Lady Catherine: "Ti farebbe solo peggiorare!" aveva detto, con un tono quasi troppo acido per essere solo umorismo. James e Catherine si odiavano a vicenda: lei lo riteneva un insolente irrispettoso, lui un'arpia egoista e pettegola. Anche Georgiana sarebbe dovuta venire con loro, ma dopo quello che era successo quell'estate e considerando come la zia l'avrebbe tempestata di domande invadenti e consigli non richiesti, Anne e Fitzwilliam avevano deciso di lasciarla a Londra, con la silente gratitudine della ragazza.
"Anne!" La voce rimbombante di sua sorella la scosse e la costrinse a prestarle attenzione. "Dov'è tuo marito? E Georgiana? Come posso vedere mia nipote se non la porti mai con te?" Con la coda dell'occhio, Anne vide suo figlio irrigidirsi come una statua al pensiero di lasciare la sua sorellina nella stessa stanza con la zia. "George è malato, Catherine e il medico ha ritenuto necessario che seguisse un regime di riposo assoluto per qualche giorno...E Georgiana è a Londra, ho immaginato che mio marito avrebbe avuto bisogno di compagnia."
Lady Catherine arricciò il naso e strinse le labbra, poi borbottò: "Riposo assoluto...scommetto che è stato quel debosciato di suo fratello a consigliarglielo!" Sia Anne che Fitzwilliam la sentirono e Lady Anne vide suo figlio arricciare il labbro superiore come per ringhiare e nascondere prontamente l'espressione dietro la tazza. Anche il colonnello si accorse della reazione del cugino e, per evitare un litigio di proporzioni titaniche già il primo giorno, decise di cambiare argomento e, con il suo sorriso più contagioso, disse: "Cara zia, avete poi trovato un nuovo parroco per Hunsford?"
La tattica funzionò: Lady Catherine sorrise e si lanciò in una dettagliata descrizione del nuovo parroco, un certo William Collins, giovane, rispettoso e umile, a volte un po'...eloquente nei suoi complimenti, ma per il resto era veramente un giovanotto dabbene, sempre pronto ad accettare i consigli! "In poche parole, un ruffiano di prima categoria, proprio come piace a te, vero Cathy?" pensò Lady Anne, sentendosi un po' in colpa per essere così acida. Notò che Richard stava cercando disperatamente di non ridere, mentre Fitzwilliam sembrava decisamente innervosito. Dato che Catherine era girata da un'altra parte, Anne si chinò verso di lui e sussurrò: "Che cos'hai, Will? Qualcosa non va?" Darcy rispose con un tono ancora più basso. "Va tutto bene, madre; vedi, io ho già incontrato il reverendo Collins, durante il mio viaggio nell'Hertfordshire. Era lì in visita di familiari..." Si bloccò, una strana espressione sul suo viso, come se stesse ricordando qualcosa di irritante, poi si rimise dritto, perchè la matrona si stava girando di nuovo nella loro direzione.
"Si è sposato da poco, con una donna più anziana di lui, ma ancora giovane, una donna di buon senso ma con nessuna bellezza; il padre è un cavaliere ed è venuto in visita qualche settimana fa, anche se ora è ritornato nella sua contea...l'Hertfordshire, se non sbaglio. Ora a fare compagnia a Mrs Collins ci sono la sorella minore non ancora maritata e una sua..." Il viso di Lady Catherine si irrigidì nella sua tipica espressione di disapprovazione. "...amica, ancora nubile, più grande di Miss Lucas ma più giovane di Mrs Collins; piuttosto graziosa, una figlia di gentiluomo a quanto pare, ma di livello decisamente inferiore! Sapessi, cara sorella, come si è permessa di parlarmi! Ha detto che, nonostante sia lei che la sorella maggiore siano ancora nubili, tutte loro cinque sono già entrate in società! E la più giovane ha appena quindici anni!"
"Naturalmente, ho trovato la cosa inaccettabile e tutti erano d'accordo con me...tranne lei! Lei si è messa a parlare di...affetto fra sorelle che viene messo a rischio se le sorelle minori non possono godere della società solo perchè le maggiori non si sono ancora sposate! Hai mai sentito niente di più sciocco?" Lady Anne, per quanto ritenesse insolita tale decisione da parte di una famiglia, si ritrovò ad ammirare il coraggio della sconosciuta fanciulla che aveva espresso la propria opinione di fronte a "Catherine la Terribile", come James l'aveva soprannominata molto tempo prima. Richard era diventato rosso come la sua uniforme e Fitzwilliam aveva le sopracciglia sollevate in un'espressione debitamente sorpresa, ma nei suoi occhi luccicava una risata trattenuta. Alla fine, Lady Anne chiese: "E allora cos'hai fatto tu, Catherine?"
Sua sorella si drizzò sulla sedia in tutta la sua statura e rispose, la voce acida come un limone: "Ovviamente, le ho fatto notare che esprimeva le sue opinioni con una determinazione decisamente fuori luogo per una donna della sua età e ho voluto sapere quanti anni avesse. Sai cosa ha osato dire?" Lady Anne fece cenno di no. "Mi ha sorriso, e ha detto: "Con tre sorelle minori in età da marito Vostra Signoria non può aspettarsi una dichiarazione simile"! Riesci a credere a tanta insolenza?!"
Questo fu troppo: il colonnello esplose in una serie di risate che cercò di nascondere con dei colpi di tosse e Fitzwilliam faticò a trattenere il sorriso. Lady Anne si morse la guancia per non scoppiare a ridere lei stessa, poi, cercando di modulare la voce, disse nel tono più empatico di cui fosse capace: "Santo Cielo, Catherine...Davvero scandaloso! Ti ha poi detto la sua età?" Lady Catherine mosse la mano come per scacciare una mosca e rispose. "Sì, alla fine ha confessato di avere quasi ventun anni, come immaginavo, dopotutto."
A quel punto, il colonnello puntò i propri occhi verdi sul viso gelido della zia e disse: "E qual è il nome di questa...insolente ventunenne, zia?" Lady Catherine squadrò Richard, dicendo: "Spero vivamente che il tuo interesse non vada oltre la semplice curiosità, Fitzwilliam; una lontana cugina del mio parroco non è quanto ci si aspetta da te! Comunque, si chiama Elizabeth Bennet."
Lady Anne assunse un'aria perplessa. "Elizabeth Bennet...perchè il nome mi suona familiare? Dove l'ho già sentito?" Si girò verso suo figlio, mentre Lady Catherine iniziava a fare il terzo grado a Richard per sapere se corteggiasse una donna; rimase di stucco nel vedere Fitzwilliam con le guance arrossate, le mani tremanti e un'espressione di totale shock sul suo volto. Preoccupata, gli prese una mano e le sentì fredde e sudate. "Will, tesoro! Ti senti bene?!" Lui deglutì, poi mormorò: "S-sì, mamma, sto...sto bene; devo essere stanco..." balbettò lui, cercando di ricomporsi.
Dopo qualche giorno, Lady Anne ricordò dove aveva già sentito quel nome: Fitzwilliam l'aveva nominata nella maggioranza delle sue lettere a Georgiana dall'Hertfordshire e sia sua figlia sia lei e George erano rimasti stupiti da questa strana peculiarità, ma il loro primogenito, al ritorno, non ne aveva quasi mai parlato, quindi le era sfuggito di mente. Ma la reazione di Will a quel nome pronunciato da Lady Catherine..."Non è da lui reagire così al nome di una giovane donna! Dev'essere successo qualcosa, nell'Hertfordshire, ne sono sicura!" Lady Anne decise che doveva incontrare Miss Elizabeth Bennet, anche solo per complimentarsi con lei per il suo coraggio di fronte a Lady Catherine!
Due sere più tardi, Lady Anne ebbe davvero il modo di conoscere Miss Elizabeth Bennet: era veramente una fanciulla graziosa, dagli occhi splendidi, un sorriso contagioso e una voce molto gradevole; Lady Catherine era tanto contrariata da lei quanto Richard ne era interessato e lei stessa si ritrovò a conversare molto amichevolmente con lei di musica, anche se Miss Elizabeth sosteneva di essere una pessima esecutrice!
Ad un certo punto, Lady Catherine invitò caldamente Miss Elizabeth ad allietarli con qualche pezzo al pianoforte, poi costrinse Lady Anne a farle una completa relazione sugli studi di Georgiana; nonostante questo, Lady Anne riuscì a vedere che entrambi i giovani la ragazza. Richard aveva il suo solito sorriso gioviale, ma l'espressione sul viso di suo figlio la fece quasi sobbalzare: Fitzwilliam stava fissando Miss Elizabeth con uno sguardo tenero, come se la stesse...venerando e, quando si fu allontanato dallo strumento, continuò a seguirla con gli occhi per tutta la serata, con gli occhi sognanti.
"Oh, Santo cielo! Fitzwilliam è innamorato! E di una ragazza che Catherine detesta! Oh, George impazzirà dalle risate quando glielo dirò!" pensò Lady Anne, trattenendosi a stento dal sorridere apertamente per la folgorante scoperta. Si voltò a scrutare la sorella maggiore e riflettè: "Tu non sei cambiata, Catherine: pensi sempre che nessuno possa esprimere un'opinione diversa dalla tua, specialmente se più giovane...chissà come ti vedevano gli altri, quanto tu eri giovane e più schietta della media!"



Note dell'Autrice: Quarto capitolo, nato da un'illuminazione e faticosamente portato a termine...qui, mi concentro su Lady Catherine la Terribile, che non si sa se fosse peggio da giovane o da vecchia! Si può vedere come le sue opinioni riguardo al mondo e alle persone siano piuttosto distorte!
Grazie a FanFic_89, dp85, Origin753 e Romantic_Dreamer per aver recensito i precedenti capitoli e spero che apprezzino anche questo! Recensite!
Alla prossima,
Beijos
JudithlovesJane

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