Il risveglio del MALE

di Ragnarok79
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 -RESURREZIONE- ***
Capitolo 2: *** 2 -PREMONIZIONI E PROFEZIE- ***
Capitolo 3: *** 3 -PRELUDIO ALLA GUERRA- ***
Capitolo 4: *** 4 -BATTAGLIA NEL MONDO MODERNO- ***
Capitolo 5: *** 5 -RIVELAZIONI- ***
Capitolo 6: *** 6 -LA LEGGENDA DEL DEMONE DELLA DISTRUZIONE- ***
Capitolo 7: *** 7 -IL SEGRETO DI RANMA- ***
Capitolo 8: *** 8 -I GENERALI DELLA DISTRUZIONE- ***
Capitolo 9: *** 9 -LA SACERDOTESSA E IL DEMONE- ***
Capitolo 10: *** 10 -LA DOLOROSA DECISIONE DI INUYASHA- ***
Capitolo 11: *** 11 -DISPERAZIONE, RABBIA E INFINE…- ***
Capitolo 12: *** 12 -UN DEMONE NEL PRESENTE- ***
Capitolo 13: *** 13 -RAPIMENTO- ***
Capitolo 14: *** 14 -PRIGIONIA IN UNA NOTTE DI TENEBRA- ***
Capitolo 15: *** 15 -SONGA- ***
Capitolo 16: *** 16 - IL SEGRETO DELLE ZANNE- ***
Capitolo 17: *** 17 -TESSAIGA E TENSEIGA IN PERICOLO- ***
Capitolo 18: *** 18 -NEMICI O FRATELLI?- ***
Capitolo 19: *** 19 -L’INIZIO DI UN DIFFICILE ALLENAMENTO- ***
Capitolo 20: *** 20 -UNA TECNICA DOPPIAMENTE SPIETATA- ***
Capitolo 21: *** 21 -IL VIAGGIO INIZIA- ***
Capitolo 22: *** 22 -SCELTE DI UN MEZZO DEMONE- ***
Capitolo 23: *** 23 –BATTAGLIA SUL MONTE ASAMA- ***
Capitolo 24: *** 24 -LA PROVA SOLITARIA DI KAGOME- ***
Capitolo 25: *** 25 -KAGOME CONTRO KAGUYA- ***
Capitolo 26: *** 26 -RITORNO AL VILLAGGIO DI MUSASHI- ***
Capitolo 27: *** 27 -SCALANDO L’HOTAKA- ***
Capitolo 28: *** 28 -ASSALTO ALLA FORTEZZA DELLA DISTRUZIONE- ***
Capitolo 29: *** 29 -MENOMARU E RYUKOTSUSEI- ***
Capitolo 30: *** 30 -SCONTRO INEVITABILE- ***
Capitolo 31: *** 31 -PROTEGGILA… SALVALA- ***
Capitolo 32: *** 32 -TOUKAIMARU- ***
Capitolo 33: *** 33 -IL PREZZO DI UNA VITTORIA- ***
Capitolo 34: *** 34 -NÉ MORTO NÉ VIVO- ***
Capitolo 35: *** 35 -OLTRE OGNI SPERANZA… L’AMORE- ***
Capitolo 36: *** 36 -PER SEMPRE- ***



Capitolo 1
*** 1 -RESURREZIONE- ***


Ciao a tutti, questa è la mia seconda ff

Ciao a tutti, questa è la mia seconda ff. spero che sia di vostro gradimento. È un Cross over Inuyasha/Ranma anche se, più che altro, Akane e Ranma sono degli Special Guest della situazione, che invece si svilupperà totalmente sulla base dell’ambientazione di Inuyasha (sia passato che presente).

Per chi non avesse letto o visto nulla a riguardo del quarto film di Inuyasha, avverto che uno dei cattivi è stato da me impiegato nella storia… tuttavia a parte questo, non c’è alcun riferimento ad avvenimenti del lungometraggio… in sostanza niente spoiler… ergo leggete senza timore.

Credo di aver parlato anche troppo… vi lascio leggere… e commentare in pace!!

 

Grazie e buona lettura

 

Nota: Inuyasha e Ranma non mi appartengono, sono di proprietà di Rumiko Takahashi

 

Capitolo 1 -RESURREZIONE-

 

Una notte senza luna e stelle calò inesorabile e avvolse con un velo di tenebra innaturale ogni cosa. Cominciò a piovere sempre più forte mentre molti fulmini percorrevano il cielo e potenti tuoni riecheggiavano ovunque: nessuno poteva immaginare cosa stesse succedendo, quale potenza spaventosa si stesse risvegliando e cosa questo avrebbe comportato.

L’aria si caricò talmente di malvagità che chiunque l’avrebbe potuta percepire, se solo avesse avuto il coraggio di avvicinarsi a quella montagna. Poi all’improvviso, un terremoto violento, il monte si spaccò facendo emergere ciò che aveva custodito nelle sue viscere per un tempo lunghissimo: il corpo di un essere oramai dimenticato persino dalla Terra stessa; infine, come ultimo atto di quel nefasto risveglio, un fulmine colpì il corpo dell’essere.

Passarono interminabili istanti in un silenzio irreale e poi uno scatto del corpo: era tornato alla vita. Si alzò rapidamente, si concentrò come se stesse attingendo nuove forze infine pronunciò poche parole

“Quella Sfera… La mia ricerca… IL POTERE!”

L’essere sparì in pochi istanti lasciando come sua unica traccia una risata malvagia che riecheggiava ovunque.

 

Passarono vari giorni da quegli eventi senza che nulla accadesse, nessuno notava la presenza di quel misterioso essere, nonostante il suo instancabile peregrinare alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Egli giunse infine nei pressi di una costruzione abbarbicata tra alcune vette inaccessibili, vi penetrò con facilità a dispetto della potente barriera che la proteggeva, quasi fosse un fantasma ed entrò nella stanza principale ponendosi alle spalle di un “uomo” ricoperto da una pelle di babbuino bianco.

“Sei tu il demone chiamato Naraku?” Disse con voce glaciale, rivolto a chi gli stava davanti. Naraku gelò all’udire quella voce e si voltò di scatto trovandosi di fronte un “uomo” con un mantello scuro che gli copriva anche il capo e non faceva trasparire alcun particolare del volto che celava. “Chi sei? Come sei arrivato fino…”

Non finì di formulare la domanda che si sentì investito da uno youki potentissimo che emanava una tale crudeltà che persino Naraku dovette cedere alla paura. Indietreggiò di alcuni passi, finché non venne gelato nuovamente da quella voce.

“Ti ho chiesto se sei tu Naraku.”

“Si, sono io. Ma tu chi sei? Cosa vuoi da me?”

L’essere non rispose ed espanse nuovamente il suo youki ottenendo come effetto di far indietreggiare ulteriormente il demone il cui animo si stava riempiendo sì di paura, ma ancor più di odio per quello sconosciuto che per la prima volta gli aveva fatto provare tali sensazioni. Naraku non poteva sopportare oltre quella situazione – nessuno poteva permettersi di intimidire un demone come lui. Deformò la sua mano per dotarla di affilati artigli e si lanciò contro il suo avversario il quale sviluppò per la terza volta la sua aura come risposta. Naraku venne investito in pieno e quando riuscì a capire cosa fosse successo, si ritrovò sul fondo della stanza con il braccio e la gamba destra staccate di netto.

Non gli era rimasto neanche il fiato per gridare, nemmeno il dolore per le ferite, avvertito per la prima volta in tutta la sua esistenza, riusciva a strapparlo dalla morsa del terrore che lo bloccava, mentre l’essere abbozzava un ghigno satanico. Come poteva provare dolore? Il suo corpo ormai privato del cuore di Onigumo, la sua unica debolezza, era perfetto e indistruttibile e allora perché provava quella sensazione e perché il suo corpo non si rigenerava?

“Ti pensavo meno stolto, Naraku… Tanto vale che non perda altro tempo con te. Detto questo lo straniero iniziò ad avvicinarsi e riprese: “Mi sarebbe stato utile un servo, ma in fin dei conti non sei indispensabile. Raccolse gli arti mozzati del demone e glieli lanciò addosso, poi riprese a camminare verso Naraku osservando il corpo che si irrigidiva sempre più ad ogni suo passo e godeva a quella vista, ma ancor più assaporava il puro terrore che traspariva dagli occhi della sua vittima.

L’essere si accucciò davanti al corpo martoriato di Naraku, si concentrò pochi istanti e poi disse.

“Non ti preoccupare: non stai per morire…. Si fermò per emettere un'altra risata sommessa e con uno scatto perforò con la mano lo stomaco del demone che, con orrore, si accorse che il suo corpo veniva lentamente assorbito da quello dell’essere che riprese a parlargli. “Tu rimarrai legato a me e insieme realizzeremo i nostri progetti. Tramite me avrai il potere che hai sempre sognato.

Contemporaneamente, ovunque si trovassero le emanazioni del demone iniziavano lentamente e tra enormi sofferenze a sparire, così come il loro padrone. Persino il bambino recante il cuore di Onigumo non poté sfuggire a quella sorte.

Poco prima di essere completamente assorbito Naraku riuscì a rivolgere all’essere un’ultima domanda. “Chi sei? Dimmelo… soddisfa questa mia ultima curiosità!”

“Bene, sarai accontentato: io sono un demone di un’era ormai dimenticata... pochi hanno osato chiamarmi per nome… io sono Toukaimaru… ma le creature viventi mi soprannominarono il demone della distruzione”

Quando terminò la frase di Naraku era rimasta solo la pelle di babbuino che lo copriva e un sacchetto dove era contenuto la Sfera dei Quattro Spiriti quasi completa. Il demone rimase brevemente ad osservarlo con un ghigno malefico stampato sulla faccia e poi sparì così come era apparso.

 

Spero vi sia piaciuto... ci vediamo prossimamente con il prossimo capitolo: PREMONIZIONI E PROFEZIE

 

Ragnarok

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Capitolo 2
*** 2 -PREMONIZIONI E PROFEZIE- ***


Intro: Inuyasha & co

Intro: Inuyasha & co. Non sanno ancora nulla… ma una traccia di ciò che avviene intorno a loro risiede nei sogni e in un manoscritto dimenticato…

 

Ciao

 

Innanzi tutto ringrazio tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e in particolare Raska81 e Elychan che hanno commentato… Grazie!!

Vi lascio al secondo capitolo… buona lettura!!

 

Capitolo 2 -PREMONIZIONI E PROFEZIE-

 

L’anziana Kaede si svegliò di soprassalto. Era la terza notte che aveva sempre lo stesso incubo: non poteva essere una coincidenza! Si ripromise di parlare della questione con Inuyasha e il monaco, quindi si sdraiò nuovamente tentando di riposare.

La sacerdotessa si alzò al sorgere del sole e si mise subito a rovistare tra alcuni antichi manoscritti, fino a quando la sua attenzione non si fissò su uno in particolare: si trattava di un’antica profezia riguardante un male maggiore che si sarebbe risvegliato dal suo sonno eterno per riconquistare il potere perduto e di quattro ragazzi che lo avrebbero affrontato, sebbene non vi fosse alcuna indicazione su chi fossero i quattro e su chi avrebbe vinto quello scontro titanico.

Kaede si convinse più che mai della necessità di parlare della cosa con Inuyasha, Miroku e Sango, ma avrebbe preferito parlarne anche con Kagome, la quale però si trovava nella sua epoca e non sarebbe tornata prima della sera del giorno seguente.

Uscì dalla sua capanna frettolosamente cercando i ragazzi, ma riuscì a trovare solo Miroku.

“Buongiorno onorato monaco, avete forse visto Inuyasha?”

“Buongiorno venerabile sacerdotessa. Inuyasha si è allontanato dal villaggio per allenarsi nell’uso di Tessaiga, ma tornerà sicuramente per il pranzo… c’è forse qualcosa che vi preoccupa? Noto in voi una certa agitazione.”

Ebbene sì, avete ragione. Sono preoccupata ed ho necessità di parlarvi proprio di questo.

Kaede passò a Miroku il manoscritto e gli raccontò dell’incubo, mentre sopraggiungeva anche Sango che si fermò con loro. Il monaco e la sterminatrice seguirono con attenzione il discorso dalla sacerdotessa concludendo che, purtroppo, quell’ipotesi fosse tutt’altro che da scartare, pur serbando in loro un po’ d’incredulità sulla possibilità che il loro acerrimo nemico fosse stato eliminato.

Passò tutta la mattinata senza che Inuyasha si facesse vivo. I tre erano rimasti silenziosamente a pensare sul da farsi, nell’eventualità che le supposizioni della sacerdotessa si fossero rivelate corrette.

Improvvisamente la tenda che chiudeva la capanna di Kaede fu scostata e i tre osservarono, con un’espressione che faceva trasparire la loro preoccupazione, il mezzo demone entrare con un’aria soddisfatta. Egli era evidentemente riuscito a padroneggiare la potenza di Tessaiga nel migliore dei modi.

Inuyasha rimase sulla porta chiedendosi cosa potesse turbare a quel modo i suoi amici, mutando in breve la sua espressione e assumendone una quasi contrariata: “Che c’è? È morto qualcuno? Cosa sono quei visi tirati?” Con la sua solita grazia il mezzo demone aveva rotto il silenzio.

“Un morto potrebbe esserci veramente, Inuyasha” Replicò Kaede, lasciando il suo interlocutore spiazzato, ma anche molto incuriosito. Inuyasha si decise ad entrare nella capanna e si sedette insieme agli altri:

“Si può sapere di cosa stai parlando vecchia?” riprese il mezzo demone con tono incuriosito.

“Calma, ragazzo non avere fretta… ti spiegherò tutto dall’inizio.” La sacerdotessa ripeté nuovamente ciò che aveva già raccontato a Sango e Miroku.

Quando ebbe finito notò che Inuyasha era furioso e sbottò senza pensarci troppo: “Ma che assurdità stai dicendo, dannata! Naraku non può essere morto, un demone potente come lui non può essere stato sopraffatto in quel modo!!”.

Ma Inuyasha….” Miroku non ebbe il tempo di finire la frase che venne zittito bruscamente dal mezzo demone.

“Taci dannato bonzo! Se è vero che Naraku è morto come mai sulla tua mano c’è ancora quel maledetto vortice?”

Il monaco rimase impietrito di fronte a quell’osservazione, non sapendo cosa rispondere.

Inuyasha si alzò di scatto, si diresse verso l’uscita della capanna e corse verso la foresta: “Ho cose più importanti da fare che stare ad ascoltare le vostre farneticazioni!”

I due ragazzi avrebbero voluto fermarlo e farlo ragionare, ma l’anziana sacerdotessa li bloccò: “Inuyasha sa, in cuor suo, che le mie paure sono fondate, ma per lui è difficile accettare la prospettiva di non poter più soddisfare la sua sete di vendetta. Dopo un profondo sospiro continuò, “Dobbiamo lasciargli il tempo di accettare questa nuova situazione… Quando ci sarà riuscito tornerà da solo.” Kaede pregò allora i due giovani di lasciarla sola. I due ragazzi acconsentirono e si allontanarono insieme.

Rimasta sola, Kaede iniziò a cercare qualcosa in una cassa che conteneva molti oggetti, alcuni dei quali appartenuti alla sorella defunta. Ad un certo punto si fermò avendo trovato ciò che cercava. Estrasse due oggetti dal baule, li avvolse in un panno e si diresse con calma verso la foresta.

La sacerdotessa vagò per circa un ora in quel luogo, sembrava stesse aspettando pazientemente che qualcosa avvenisse. Ad un tratto una figura saltò giù da un ramo fermandosi dietro lei. Kaede si voltò senza fretta.

Dunque Inuyasha, che intendi fare ora?”

“Non lo so vecchia. Sei tu quella che sai tutto… cosa proponi?” rispose il mezzo demone con un tono decisamente sarcastico.

La sacerdotessa non rispose e si inginocchiò, appoggiò per terra il panno in cui erano avvolti i due oggetti da poco recuperati e li porse ad Inuyasha che la osservava incuriosito. I due oggetti si rivelarono essere spade molto antiche che inspiegabilmente erano state sigillate ed erano intrise di un odore che, nonostante il tempo, il mezzo demone non fece fatica a riconoscere.

Ma questo è l’odore di…… Kikyo.” disse Inuyasha con voce un po’ nostalgica.

“Devi sapere che quelle spade, assieme al rotolo contenente la profezia di cui ti ho parlato, furono consegnate a mia sorella da un monaco morente, perché le custodisse: quel monaco, prima di morire, affermò che solo due dei ragazzi della profezia avrebbero potuto impugnare quelle armi, una volta rimosso il sigillo.

Nonostante ascoltasse Kaede, l’attenzione di Inuyasha era attratta da quelle spade: nel tenerle in mano aveva una strana sensazione. “E secondo te cosa ci dovrei fare io con questi gingilli? Ho già Tessaiga e inoltre ho come l’impressione che, tolto quei sigilli, non riuscirei nemmeno a toccarle!”

“Non sono sorpresa di ciò… sono lame sacre e non possono venire brandite da demoni e tu, che sei demone per metà, non fai eccezione.” ribatté la sacerdotessa. “Le affido a te, trova i due ragazzi e consegnagliele.

Inuyasha rimase spiazzato da quelle parole: “Dannata, non hai forse detto che i ragazzi della  profezia sono quattro? Perché dunque dovrei cercarne solo due?”

“Vedi ragazzo mio, sono fortemente convinta che tu e Kagome farete parte di quel quartetto, in fin dei conti tu sei più potente di qualsiasi umano e inoltre possiedi Tessaiga. Quanto a Kagome… lei è la reincarnazione della mia defunta sorella, una delle più potenti sacerdotesse mai esistite.

“Se quello che dici è vero, forse è il caso di avvertirla di tutta questa faccenda e farla ritornare qui al più presto” sentenziò Inuyasha che ebbe come unica risposta un cenno di assenso da parte di Kaede.

I due si lasciarono e, mentre la sacerdotessa si incamminava verso il villaggio, il mezzo demone corse più veloce che poteva verso il pozzo. L’ansia che mostrava era dettata, più che dalla preoccupazione per il pericolo incombente, dalla voglia di rivedere Kagome che era rimasta lontana quasi per una settimana. In breve fu al pozzo e senza nemmeno fermarsi ci saltò dentro, ritrovandosi di colpo nel futuro.

 

Confido sempre in qualche commento… ci risentiamo con il prossimo capitolo: PRELUDIO ALLA GUERRA

 

Ragnarok79

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Capitolo 3
*** 3 -PRELUDIO ALLA GUERRA- ***


Ciao a tutti

 

Ciao a tutti!

 

Come promesso, riprendo la pubblicazione di "Il risveglio del MALE" con un capitolo che introduce una svolta nella fic: se fino ad adesso ha regnato la calma e c'è stato solo un morto (e che morto!!)... beh... presto le cose inizieranno a cambiare... leggere per credere!

Approfitto per ringraziare ancora chi ha commentato "Il richiamo del sangue, la volontà del cuore"... Grassie!!

 

Buona lettura!

 

Nota: questo capitolo riprende la stessa mattinata del capitolo precedente ma vissuta nell’epoca di Kagome, riallacciandosi poi con quanto lasciato in precedenza.

 

Capitolo 3 -PRELUDIO ALLA GUERRA-

 

Epoca: presente

 

Ranma si svegliò all’improvviso, ancora agitato e sudaticcio e cercò di rimettere un po’ d’ordine nella sua mente: quell’incubo lo aveva spaventato, ma lo aveva lasciato anche molto pensieroso. Un’ambientazione antica, strani personaggi che non trovavano alcun riferimento nella sua testa, quella violenza ingiustificata che non aveva nulla a che fare con le arti marziali e quindi col suo “mondo”. In poche parole non riusciva a capire perché quel sogno sembrasse talmente reale. Rimase seduto qualche minuto a vagare con la mente per cercare di trovare un senso a quello strano incubo, senza badare a nient’altro, finché il segnale orario di un orologio non lo riportò alla realtà:

“[Sono appena le sei…]” pensò sconsolato il ragazzo “[è inutile neanche provare a riaddormentarmi, sono sicuro che non ci riuscirei…]” abbozzò una sbuffata “[Peccato, un’ora di sonno persa per quello stupido sogno]”

Si alzò, senza fare rumore uscì dalla camera e si diresse verso la palestra; nel farlo passò di fronte alla camera di Akane. Il ragazzo si fermò di colpo. Sentiva degli strani rumori provenire da dietro quella porta, ma non ci volle fare caso più di tanto.

“[Avrà il sonno un po’ agitato per il caldo, ma del resto, portandosi a letto quel maiale, cosa può pretendere… quella stupida]”.

Ranma non ebbe nemmeno il tempo di fare un altro passo che, dalla stanza si levò un grido soffocato che lo fece gelare; l’urlo era appena percettibile, ma a lui era arrivato chiaro come se la ragazza lo avesse emesso a pieni polmoni. Non ci pensò due volte, afferrò la maniglia e spalancò la porta, trovandosi di fronte ad una scena che lo turbò profondamente. Akane era rannicchiata, con la schiena appoggiata alla testata del letto, singhiozzante e visibilmente scossa: qualunque cosa le fosse successa l’aveva spaventata a morte.

Ranma richiuse la porta dietro di sé e si diresse verso Akane che non si era nemmeno accorta della sua presenza nella stanza. Il ragazzo si sedette sul letto di fronte a lei che, accortasi all’improvviso della presenza di qualcuno, cercò d’istinto di chiudersi ancor di più nella sua posizione senza badare a chi fosse quella persona.

Ranma era sconvolto, non l’aveva mai vista in quelle condizioni, in quel momento avrebbe voluto solo consolarla, farla stare meglio. Istintivamente prese ad accarezzarle i capelli con tutta la dolcezza che era in grado di trasmettere; Akane smise per un attimo di singhiozzare e volse lo sguardo verso di lui: “Ranma… io…” non finì nemmeno la frase e lo abbracciò nella disperata ricerca di un po’ di conforto, sciogliendosi poi in un pianto liberatorio. Ranma non ebbe dubbi, strinse a sé la ragazza col braccio destro, mentre con la mano sinistra continuava ad accarezzarle delicatamente i capelli. Akane si sentiva al sicuro e in breve tempo riuscì a tranquillizzarsi.

“Akane… che cosa ti è successo, te la senti di parlarne?” chiese il ragazzo con gentilezza, di fronte alla quale la ragazza non seppe tirarsi indietro nonostante qualche tentennamento iniziale.

Akane raccontò minuziosamente l’incubo che l’aveva terrorizzata, mentre Ranma ascoltava cercando di non far trasparire lo stupore che lo pervadeva: nel racconto della ragazza stava ritrovando il sogno che lo aveva costretto a svegliarsi, almeno fino a quando Akane non proseguì il racconto oltre il punto in cui l’incubo del ragazzo era terminato. L’essere misterioso dell’incubo si era voltato di scatto e ora si dirigeva verso di lei. Akane era terrorizzata, sentiva un’immensa crudeltà provenire da quell’essere incappucciato, chiuse gli occhi cercando di urlare e poi …. più nulla.

Ranma non sapeva che dire. Era conscio di non poterle rivelare di aver fatto il medesimo sogno, l’avrebbe fatta ripiombare nell’angoscia più totale, quindi si ripromise di svelarle quel particolare nel momento adatto e la strinse a sé più di prima.

“Non è successo nulla Akane, era solo un incubo e poi, ora ci sono io qui con te” sussurrò il ragazzo tentando di essere il più possibile convincente, nel tentativo di tranquillizzare ulteriormente la ragazza, la quale trovò a fatica la forza di per rispondergli con voce flebile:

“Grazie…. Ranma.”

Akane era riuscita a dire solo quelle due parole, anche se avrebbe voluto dirgli molto di più; ma quei pensieri le morirono nella testa mentre la stanchezza prendeva nuovamente possesso del suo corpo. Si riaddormentò praticamente subito tra le braccia di Ranma che si sentì sollevato nel notarlo.

“[È riuscita ad addormentarsi nuovamente, ormai è tutto passato… almeno spero]” pensò il ragazzo che nel frattempo cercava di trovare una posizione più comoda, stando attento a non svegliarla.

I due rimasero stretti l’uno all’altra per quasi un ora, quando all’improvviso la sveglia iniziò a suonare: erano ormai le sette e si sarebbero dovuti alzare, tuttavia Ranma non era molto convinto di voler svegliare Akane che, finalmente riposava tranquilla dopo quella notte orribile, tentò quindi di arrivare alla sveglia per spegnerla, ma quando l’ebbe raggiunta la ragazza si era già destata.

Si guardarono negli occhi, perdendosi per qualche istante l’uno nello sguardo dell’altro, poi all’improvviso, tutto ciò che era successo riaffiorò alla mente della ragazza che ebbe un brivido.

Inaspettatamente la porta della camera si aprì:

“Ciao sorellina, la col… oh! Scusa non sapevo fossi occupata…” disse maliziosamente Nabiki, che col suo solito tatto era entrata senza nemmeno bussare e ora li stava osservando in quella posizione, per loro, così imbarazzante.

“Sai Ranma, non mi sarei mai aspettata di trovarti sveglio a quest’ora e soprattutto qui.”

Il ragazzo non si scompose minimamente a quell’affermazione sarcastica anzi ribatté con tono scherzoso: “In effetti a me piace dormire tanto, ma oggi è una giornata speciale e quindi si devono fare cose speciali” terminò la frase con una risata.

“Ah, già, quella stupida gita culturale… se bastava questo per farti fare certe cose bastava dirlo” rispose Nabiki ancora con tono malizioso e girandosi riprese “Ora vado, ho cose più importanti da fare che disturbare voi due” se ne andò richiudendo la porta dietro di lei.

“Forse è meglio che ci muoviamo Akane o arriveremo tardi all’appuntamento per la gita”

La ragazza annui e si staccò da lui che, con un balzo scese dal letto e si diresse verso la porta.

 

I due uscirono di casa velocemente, si diressero correndo verso scuola per non arrivare tardi, arrivando davanti ai cancelli del liceo con dieci minuti di anticipo, si fermarono qualche istante per riprendere fiato ed entrarono nel cortile con un andatura più tranquilla.

Di fronte all’edificio principale del Liceo erano radunati quasi tutti i loro compagni di classe. Ranma e Akane li salutarono e attesero con loro l’arrivo degli ultimi ritardatari che, questa volta fortunatamente non si fecero attendere troppo. La visita dei più importanti luoghi storici di Tokyo quindi poté prendere subito il via.

 

La mattinata trascorse tranquilla e fu vissuta dai ragazzi tra momenti di profondo interesse e di ilarità generale: gli scherzi tra compagni e soliti maligni che si divertivano a stuzzicare i due fidanzati, anche se quel giorno, stranamente, nessuno era riuscito a farli irritare come succedeva solitamente. Ranma era troppo preoccupato per badare alle loro parole, mentre Akane era troppo contenta per la mattinata trascorsa.

 

Nel pomeriggio, la comitiva si fermò di fronte alla scalinata di un tempio scintoista, salirono le scale con calma, mentre alla sommità una ragazza li attendeva con aria ansiosa.

Con molto garbo si presentò: “Benvenuti al tempio Higurashi, io sono Kagome e sono onorata di potervi fare da guida nella vostra visita. Prego… da questa parte.” la ragazza ricevette i ringraziamenti dei professori e si voltò per far strada ma in quell’esatto momento si levò un coro di voci maschili

“Ohhhhhhhhhhhhhhhhh…. Quant’è carina!!!!!” seguito a ruota dalle proteste delle ragazze: “Non si smentisco mai, sono proprio dei maniaci!!”

La ragazza si girò verso la classe e sorrise nel sentire quelle affermazioni, proseguendo poi per la sua strada, mentre i professori sgridavano i loro studenti per come si erano comportati.

Kagome mostrò loro il tempio, appassionando il gruppo con aneddoti sulle epoche passate, in particolare riguardanti l’epoca Sengoku. (Chissà come mai è così ferrata su quell'epoca... /Nda) Quelle storie avevano interessato talmente gli studenti, che la ragazza decise di mostrare loro Goshinboku e il pozzo. Quando furono nei pressi dell’albero sacro, le fu rivolta una domanda da uno dei ragazzi.

“Scusa Kagome, ma tu, quanti anni hai?” chiese uno dei compagni di Ranma con fare interessato, al pari di quelli che attendevano con lui la risposta.

“Ho 16 anni… perché?” rispose la ragazza, spiazzata da quella domanda, ma ancor più incuriosita da una specie di ringhiata che le era parso di udire.

“E le tue mis…” Continuò il ragazzo, ma non fece in tempo a finire la frase che un colpo in testa lo bloccò

“La smetti di darle fastidio… possibile che non riesci a pensare ad altro!!!” esclamò Ranma con tono severo verso il compagno e rivolgendosi poi a Kagome, che nel frattempo aveva udito nuovamente quel ringhio: “Ti prego di scusarlo…” e continuando con tono più scherzoso “Vedi, tende a correre dietro a ogni bella ragazza che incontra, ma non è cattivo.”

“Ha parlato lo sciupafemm…” tentò di ribattere il diretto interessato ma ancora una volta un colpo alla testa lo zittì.

“Credo che per oggi tu abbia detto abbastanza idiozie, ti consiglio di tapparti la bocca” esclamò Akane con tono minaccioso.

“Scusaci, ma come avrai capito la nostra classe è una vera gabbia di matti” disse la ragazza rivolgendosi a Kagome con un sorriso, che fu subito ricambiato “Io sono Akane, mentre lui è Ranma… vogliamo riprendere questa interessante visita?”

In quel momento sopraggiunse il nonno di Kagome che, presa da parte la nipote, le sussurrò un nome prima di lasciare il tempio per recarsi in città. La ragazza nel sentirlo si mise in agitazione. Tornò dai ragazzi chiedendo di attendere pazientemente qualche momento, dovendosi assentare a causa di un imprevisto. Kagome si diresse verso la casa correndo, sparendo al suo interno.

“ Allora non mi ero sbagliata, si può sapere cosa ci fai qui?” domandò Kagome con fare agitato al mezzo demone.

“Ero venuto a parlarti di una questione importante, ma tu eri troppo impegnata a rispondere alle domande di quei pervertiti!!” le rispose Inuyasha con la sua solita grazia, lasciando Kagome non poco spiazzata.

“[Perché sta facendo questa scenata, possibile che sia geloso pure di questi ragazzi??]” pensò la ragazza, mentre Inuyasha aveva iniziato stranamente ad annusare e a tendere maggiormente le orecchie.

Improvvisamente il mezzo demone sbottò: “Kagome, avverto un grande pericolo!!  Fai andare via tutti da qui!!”

Mentre tornava velocemente dalla scolaresca, la ragazza iniziò ad avvertire un crepitio provenire dal pozzo. “Presto, dobbiamo scappare!! Siamo tutti in pericolo!!” affermò preoccupata la ragazza.

“Kagome cos’è questo scricchiolio? È iniziato all’improvviso e sta aumentando sempre più” chiese Akane preoccupata a Kagome, che stava osservando la struttura del pozzo, notando che le pareti si stavano misteriosamente inarcando come sotto l’effetto di una grande pressione.

“Non lo so Akane, ma non possiamo….”

Lo scoppio della struttura zittì la ragazza che si trovò ad assistere ad una scena che non avrebbe mai pensato di vedere: il cortile del tempio era invaso da una grande quantità di demoni che, stranamente, rimanevano fermi guardandosi intorno, forse frastornati per il cambio d’epoca, mentre altri continuavano a fuoriuscire dal pozzo. La situazione tuttavia mutò rapidamente: le grida dei ragazzi terrorizzati da quegli esseri ebbero l’unico effetto di attirare l’attenzione di alcuni demoni che si lanciarono contro di loro.

Istintivamente Ranma uscì dal gruppo, intenzionato a cercare di fermare quei mostri e difendere i suoi amici. Guardò per un istante verso i suoi compagni terrorizzati e ormai pronto al combattimento, si voltò nuovamente verso i demoni che lo avrebbero raggiunto in pochi istanti, rimanendo esterrefatto per ciò che vide: un ragazzo vestito con un Kariginu rosso, lunghi capelli argentei e orecchie canine era balzato addosso a quei mostri uccidendoli tutti con l’enorme spada che brandiva.

“Kagome, non ti avevo detto di far scappare tutti???” fece notare l’hanyou con tono contrariato.

“Scusami Inuyasha, ma quei demoni non ce ne hanno dato il tempo” rispose con aria sconsolata la ragazza.

“Vedi di farlo…. ORA!!”  sbottò il ragazzo fissando poi la sua attenzione su Ranma.

“Cerca di restarne fuori, se tieni alla tua vita… Non c’è bisogno di eroi in questa situazione!” Inuyasha ammonì Ranma con tono impietoso, e la sua affermazione fece infuriare non poco il diretto interessato: “Ma come ti….”

Cercò di replicare, venendo tuttavia interrotto da Kagome: “Non te la prendere per quello che ha detto, lui è fatto così… È il suo modo di preoccuparsi per gli altri.” disse la ragazza dispiaciuta mentre osservava il mezzo demone lanciarsi contro gli youkai.

 

Bene... siamo arrivati alla fine del capitolo... spero sia stato di vostro gradimento!

Nel frattempo ringrazio Elychan, Raska81 e Lalla86 per il commento e vi do appuntamento con il prossimo capitolo: "BATTAGLIA NEL MONDO MODERNO"

Ovviamente aspetto i vostri commenti!!

 

A presto

Ragnarok

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4 -BATTAGLIA NEL MONDO MODERNO- ***


INTRO

INTRO:È in atto una visita non programmata e indesiderata al tempio Higurashi... Inuyasha riuscirà a sistemare le cose? Ranma se ne starà buono??

Salve a tutti!!

Bon... È giunto il momento di ripresentarmi a voi con il quarto capitolo.
Credo ci sia poco da dire... sicuramente molto di più da leggere... e dunque vi lascio al capitolo augurandovi buona lettura!!


Capitolo 4 -BATTAGLIA NEL MONDO MODERNO-

Ranma restò immobile ad osservare Inuyasha combattere furiosamente, mentre Kagome e Akane incitavano i presenti a dirigersi verso la scalinata del tempio per abbandonarlo.
“Ranma!! Che fai lì fermo… dobbiamo andarcene!” gli gridarono le due ragazze rimaste ormai sole, raggiungendolo e iniziandolo a tirare verso l’uscita.
“No… io non vado da nessuna parte… Non sia mai che un Saotome scappi quando c’è da combattere” ribatté con tono deciso liberandosi con uno strattone dalla presa delle due.
“E poi quell’essere ci ha protetto tutti… e io non voglio debiti… quindi devo aiutarlo!”
“Noi non possiamo essergli di alcun aiuto… lo vuoi capire?” protestò Kagome visibilmente infastidita dal comportamento di Ranma.
“Finché saremo qui lui non potrà combattere al meglio. Cosa credi? Anch’io vorrei aiutarlo, ma questa è la…” Kagome non poté terminare il suo acceso discorso, sentendosi sollevata di peso, insieme ad Akane, da Ranma che compì un balzo lateralmente.
“Ma che…” la ragazza avrebbe voluto protestare per quel gesto del ragazzo, ma un esplosione alle loro spalle la fece sussultare, attirando la sua attenzione. Un demone aveva lanciato una palla di fuoco, che superato Inuyasha, si era abbattuta vicino a dove si trovavano i tre ragazzi. Ranma aveva percepito il pericolo e le aveva portate al sicuro.
“Oh no… come faremo ad andarcene, ora …” commentò disperata Kagome, mentre osservava le fiamme demoniache che si erano sviluppate davanti all’ingresso del tempio, sbarrando loro ogni via di uscita.
La battaglia infuriava più cruenta che mai e i demoni, ancora numerosi, stavano mettendo in difficoltà Inuyasha che, non volendo rischiare di ferire i ragazzi ricorrendo alla potenza di Tessaiga, era costretto ad eliminarli uno ad uno. Nella foga dello scontro, inoltre, l’hanyou veniva spinto sempre più lontano dai ragazzi, lasciandoli privi di protezione. Non trovando più ostacoli, parte degli youkai iniziarono a muoversi proprio verso di loro, considerandoli oramai indifesi, mentre il grosso dell’orda di demoni continuava a impegnare Inuyasha.
“[No… maledizione… questi dannati mi hanno spinto lontano da Kagome e dagli altri due…]” pensò lui rendendosi conto di come stava evolvendo la situazione.
In breve prese la sua decisione: fece uno scatto indietro e saltò lanciando con forza Tessaiga verso Kagome, Akane e Ranma. La spada schizzò come un fulmine trapassando il corpo di alcuni demoni finendo per conficcarsi nel terreno davanti ai tre ragazzi, sospinta da un pensiero del mezzo demone: “[Tessaiga… proteggili…]”
Gli youkai non si fermarono e balzarono addosso ai tre, ma finirono per essere respinti da una potente barriera che li incenerì al solo contatto. Kagome osservò la scena sgomenta: Tessaiga nonostante non fosse più nelle mani di Inuyasha non era tornata nella sua forma di katana arrugginita, ma anzi riluceva in tutto il suo splendore di “zanna”.
“Com’è possibile? È come se Tessaiga fosse ancora nelle mani di…” si domandò ad alta voce sotto gli sguardi attoniti dei due fidanzati “Inuyasha!!”. La ragazza alzò di colpo lo sguardo nel tentativo di individuare l’hanyou, ma quello che vide la lasciò terrorizzata: Inuyasha era stato ferito e ora indietreggiava a fatica per evitare gli attacchi dell’orda.
“[Maledizione… se continuo così, questi mi fanno fuori…]” valutò Inuyasha tentando di non perdere la concentrazione e la calma.
“ORA BASTA…” tuonò l’hanyou compiendo un lungo balzo all’indietro. Mentre impregnava del suo sangue gli artigli “Hijin Kessou” gridò e portò un devastante attacco contro i demoni, concludendo poi quel salto in maniera alquanto acrobatica, toccando terra a gambe piegate pronto a balzare in avanti contro i suoi nemici.
Inuyasha urlò “Sankon Tessou”,e si lanciò con gli artigli sguainati contro la massa demoniaca riuscendo, per qualche momento, a contenerne il dilagare.
Presto la situazione mutò nuovamente: altri demoni si erano radunati davanti alla barriera di Tessaiga, bramosi di abbatterla. Fu così che alcuni di loro iniziarono a percuotere violentemente il terreno, facendolo tremare nel tentativo di scalzare la spada. Inuyasha si accorse subito di quanto stava accadendo e con un gran balzo cercò di raggiungere Kagome, Akane e Ranma per proteggerli venendo però bloccato e gravemente ferito nel tentativo
“[Cosa posso fare… non riesco a superarli…]” pensò amaramente l’hanyou mentre veniva messo nuovamente alle strette dai demoni.
Kagome era angosciata vedendo Inuyasha così in difficoltà e il sapere che presto Tessaiga non li avrebbe più protetti, segnando così la loro vita, certo non l’aiutava.
“Non vi preoccupate voi due… vi proteggerò io!” esclamò Ranma sicuro, cercando di tranquillizzare le due ragazze che, si erano abbracciate alla ricerca della reciproca solidarietà.
La lama di Tessaiga, nel frattempo, oscillava sempre più vistosamente, quando ad un tratto, un rumore sordo attirò l’attenzione di Inuyasha “[No…. La barriera di Tessaiga si sta dissolvendo… devo fare qualcosa!!]”
Il ragazzo tentò nuovamente una sortita per raggiungere il trio, ma non riuscì nemmeno questa volta nel suo intento, nuovamente fermato dai colpi dei demoni che lo assalivano da ogni parte e che lo fecero cadere rovinosamente a terra grondante di sangue.
“Inuyasha… NO!!!!” gridò Kagome in preda alla disperazione.
Inuyasha non capì più nulla al pensiero di perderla e si lanciò nella mischia dispensando artigliate a destra e sinistra pur di farsi largo attraverso l’orda, subendo molte altre ferite.
Mentre alcuni youkai iniziarono a muoversi verso i tre ragazzi, pregustando un banchetto di carne e sangue succulento, Inuyasha mantenne lo sguardo fisso su Kagome, come per capire quanto tempo gli rimanesse per intervenire, continuando, comunque, ad abbattere un’incredibile quantità di nemici.
“[Ora vi faccio vedere io… bestie schifose]” pensò rapidamente Ranma, mettendosi sulla difensiva pronto a proteggere con la sua vita le due ragazze.
“[Non riesco a guardare…]” pensò Inuyasha, mentre chiudeva gli occhi per non assistere al massacro della sua amata e degli altri due giovani. Un tonfo assordante richiamò però la sua attenzione: il grosso Oni che si era lanciato per primo su Ranma era ora steso a terra privo di vita e di seguito molti altri demoni avevano fatto la sua indecorosa fine.
Inuyasha si impose la calma e cercò di ragionare su come avrebbe potuto raggiungere i tre, finché “[Forse se mentre salto lancio l’Hijin Kessou, riuscirò a crearmi un varco dove passare… a questo punto… tanto vale provare]”.
L’ennesimo tentativo dell’hanyou sembrò nuovamente volgere al fallimento, ma, impregnando di sangue gli artigli, Inuyasha lanciò l’Hijin Kessou facendo strage di tutti i demoni gli si erano lanciati addosso per ostacolarlo.
Inuyasha ricadde esattamente davanti a Ranma dandogli le spalle e senza voltarsi gli disse freddamente “Ti ringrazio per aver protetto Kagome… sono in debito con te…” e raccogliendo poi Tessaiga si preparò a fare piazza pulita dei demoni.
“Restate dietro di me… CAPITO!” esclamò in direzione dei tre ragazzi, mentre alzava faticosamente Tessaiga per prepararsi a colpire. “KAZE NO KIZU!” Inuyasha gridò a squarciagola restando a osservare i demoni che venivano consumati dall’energia liberata dal suo fendente. Dopo quel terribile colpo però si sentì svenire e per cercare un appiglio conficcò Tessaiga nel terreno, aggrappandovisi con le poche forze che gli rimanevano, mentre Kagome corse al suo fianco per sincerarsi delle sue condizioni.
“Inuyasha… Inuyasha! come stai? Parlami, ti prego! Inuyasha…” si interessò Kagome con le lacrime agli occhi e una voce spezzata dai continui singhiozzi.
“Sto bene, Kagome. Ho avuto giornate peggiori… Tu piuttosto stai bene?” vedendo la ragazza annuire, Inuyasha cercò di tranquillizzarla scherzando sulla situazione: “Beh, almeno c’è di positivo, in tutto questo, che l’allenamento a cui mi sono sottoposto ha dato i suoi frutti.” riferendosi evidentemente al fatto che, nonostante avesse usato il Kaze no Kizu, né il tempio né la casa di Kagome erano stati danneggiati e come unica testimonianza di quanto era avvenuto, rimanevano solo alcune profonde spaccature nel terreno.
“Si può sapere che diavolo è successo!?!” iniziò a sbraitare Ranma, mentre Akane, ripresasi, cercava di calmarlo senza successo. “C’erano centinaia di mostri… che cosa gli è successo!!”
“Ranma… è una storia molto complicata.” iniziò gentilmente Kagome che però venne subito interrotta da una villana risposta del ragazzo.
“Beh… vedi di farla diventare semplice allora… CHIARO!!”
“Grrrrrr… Maledetto… come osi parlare così a Kagome!” Inuyasha, furioso, cercò di alzarsi per dare una lezione a Ranma, quando Kagome gli si inginocchiò accanto per farlo desistere e per calmarlo.
“Inuyasha… non ti devi muovere. Non sei nelle condizioni e poi non è il caso di arrabbiarsi per così poco.”
Contemporaneamente Akane tirò un pugno in testa a Ranma, furente “Cosa credi di risolvere alzando la voce con Kagome… deficiente!!”
I due iniziarono un estenuante botta e risposta sotto gli occhi increduli di Kagome “[Questi due quando litigano sono peggio di me e Inuyasha…]” pensò sconcertata cercando poi di calmare i loro animi “Su, su ragazzi. Non fate così! Se vorrete vi spiegherò tutto. Ma non ora… venite stasera qui al tempio e vi racconterò tutto,” ma prima di lasciarli andare, chiese loro di mantenere il segreto sull’esistenza di Inuyasha e del fatto che lui fosse ancora lì.
I due annuirono rasserenandosi, dirigendosi poi verso la scalinata e quindi verso casa, mentre Kagome sorridente li osservava sparire oltre l’uscita del tempio. Quando però si girò per aiutare Inuyasha, lo trovò riverso al suolo in una pozza di sangue.
“Inuyasha… Inuyasha! Rispondimi, ti prego!!!” Kagome iniziò a piangere, mentre cercava di far riprendere conoscenza al mezzo demone, ma non riuscendoci gridò: “Mamma! Nonno! Aiuto!!” In casa però non c’era nessuno e lei, disperata, non sapeva più che fare.
“Ka… Kagome, ti prego non urlare. Ho la testa che mi scoppia.” La voce era flebile, ma prima che lei potesse rispondere, Inuyasha riprese a parlare: “Non piangere Kagome… lo sai che vederti così, mi fa più male di qualunque ferita… Io sto bene. Sono solo molto stanco.”
“Scusami,” Kagome si asciugò le lacrime e si impose di non versarne altre.
“Aggrappati a me. Ti porto dentro così potrai stare più comodo e potrò medicare le tue ferite.”
“Grazie Kagome…”
Kagome lo accompagnò in camera sua, lo fece stendere sul letto e lo spogliò del pezzo superiore della sua veste iniziando a medicare le numerose ferite.


Com'era? Spero abbiate gradito un po' di pura azione!
Io ringrazio immensamente, infinitamente,incommensurabilmente, ecc.. (taglia che ci stai una vita ndvocina)

Elychan: No problem... va benissimo così :-) Col prossimo giro vedrò di postarle in contemporanea... Intanto grazie per il supporto!!


Un grazie anche a chi ha semplicemente letto, ovviamente!
Con questo io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo: "RIVELAZIONI"


Ragnarok79
 

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Capitolo 5
*** 5 -RIVELAZIONI- ***


INTRO

INTRO: È tempo di spiegazioni a casa Higurashi...

Salve a tutti!!!

(mi butto a terra e invoco pietà!) Chiedo umilmente perdono per l'immane ritardo con cui pubblico, ma questo periodo non è ostico solo per i maturandi... (ragazzi e ragazze avete il mio sostegno morale!).
Nel tentativo di farmi perdonare, cercheròdi pubblicare verso metà settimana il sesto, ma non pormetto nulla.
Detto ciò vi lascio senza indugi alla lettura del quinto capitolo.


Capitolo 5 -RIVELAZIONI-

“Grazie ancora per aver protetto tutti, Inuyasha.” gli sussurrò Kagome, sedendosi sul letto vicino a lui dopo aver finito di medicarlo. “Piuttosto… Come facevi a sapere che quei demoni sarebbero venuti al tempio?”
“Non lo sapevo.” rispose un po’ a fatica Inuyasha lasciando allibita la ragazza che non perse tempo e chiese subito spiegazioni.
“Ma allora perché sei venuto qui??”
“Purtroppo sono successe alcune cose spiacevoli…” iniziò lui tradendo subito una certa inquietudine che preoccupò Kagome: “Che è successo??”
“Ci sono alcuni indizi che ci hanno portato a pensare che qualcosa di molto malvagio si sia risvegliato… e che Naraku… beh, probabilmente Naraku è morto.” queste ultime parole furono dette dal mezzo demone lasciando trasparire chiaramente la rabbia e la frustrazione per non poter più nemmeno sperare di vendicarsi di colui che tanto aveva fatto soffrire lui e i suoi amici.
“Naraku… morto.” Kagome riuscì a ripetere soltanto quelle due parole, tanto era sconvolta da quella incredibile notizia, che faceva fatica ad accettare: anche lei voleva vedere morto Naraku, troppe volte aveva visto soffrire Sango, Miroku, ma soprattutto Inuyasha e troppe volte aveva sofferto lei stessa per le nefaste macchinazioni di quell’essere maledetto. “Non è possibile…” aggiunse con un filo di voce scuotendo debolmente la testa cercando di contenere la rabbia e le lacrime che erano pronte a rigarle il viso: possibile che lo scopo di un anno di avventure e pericoli venisse sottratto loro in un modo così beffardo?
“Anche per me è stato difficile accettarlo e purtroppo temo che questa sia ancora la migliore delle notizie.” ammise a denti stretti Inuyasha, mentre facendo forza sulle braccia, cercava di mettersi seduto.
“Questi indizi ci hanno portato a credere che in realtà Naraku non sia propriamente morto, ma sia stato assorbito da questo nuovo essere che si è manifestato.”
“Immagino che con tutta questa storia centrino quelle spade…” analizzò lei, indicando il fagotto che aveva trovato addosso a Inuyasha poco prima.
“Già. Secondo una antica profezia, quattro ragazzi dovranno affrontare questo demone e quelle spade possono essere impugnate solo da due di loro. La vecchia Kaede me le ha affidate, chiedendomi di trovare chi le possa brandire.”
“Capisco…”
“Senti Inuyasha, perché non riposi ancora un po’ mentre io vado a preparare qualcosa da mangiare… che ne dici?” esordì lei per spezzare l’improvviso silenzio che si era creato e per cercare di non pensare a quelle sconvolgenti notizie, cambiando discorso.
“Va bene. Chiamami quando è pronto e arriverò subito.” affermò lui e poi si stese nuovamente sul letto per recuperare le energie.
Kagome entrò in cucina e si mise a trafficare ai fornelli per preparare uno dei piatti che Inuyasha maggiormente gradiva, impiegando parecchio tempo per cucinarlo.
La ragazza sistemò due piatti colmi di un’invitante pietanza su un vassoio e tornò in camera sua, trovando l’hanyou beatamente addormentato sul letto.
“Inuyasha… Inuyasha… è pronto da mangiare. Su svegliati…” gli sussurrò dolcemente lei mentre con un dito gli picchiettava sul petto per costringerlo a non ignorarla.
Senza rendersene conto, in risposta a quella piccola tortura, Inuyasha afferrò Kagome e la abbracciò, lasciandola senza parole.
Il mezzo demone stava per avere un infarto, quando, aprendo gli occhi e si trovò Kagome tra le braccia. Si staccò da lei e iniziò a implorare perdono “Kagome… scusami… io… non so cosa mi sia preso… mi è venuto istintivo…”
La ragazza lo guardò incredula e incapace di decidere come reagire: avrebbe potuto sistemarlo con un “a cuccia”, ma doveva ammettere che quell’abbraccio non le era dispiaciuto affatto; oltretutto lui appariva sincero nello scusarsi, così, alla fine, Kagome decise di passare sopra l’accaduto “Inuyasha… smettila! Non è successo nulla. Mettiamoci a mangiare, altrimenti si fredda tutto! ”
Inuyasha alzò la testa annuendo timidamente, poi si mise seduto sul letto mentre Kagome gli porgeva un piatto, sorridendo divertita per l’atteggiamento dell’hanyou.
“È buonissimo! Sei veramente brava a cucinare!” esclamò lui completamente rapito dal sublime sapore della pietanza, rendendosi conto troppo tardi di aver tradito il suo tradizionale atteggiamento burbero abbandonandosi a quei complimenti, che lasciarono di sasso la ragazza abituata a veder liquidare con sufficienza i suoi sforzi culinari
Kagome rimase per un attimo ad osservare Inuyasha, frastornata dalle sue parole, ma si riprese subito e si gettò su di lui con le braccia al collo per manifestare a pieno la sua felicità.
“Grazie Inuyasha! Un simile complimento è ancora più prezioso se a farmelo sei tu!!” disse lei allegramente per poi sfoggiare un sorriso che le conferiva un’espressione ancor più raggiante.
“[Possibile che sia bastato così poco per farla felice??]” si domandò sconcertato Inuyasha mentre abbracciava a sua volta la ragazza.

“Siamo a casa Kagome!!” esclamò la madre varcando la soglia di casa insieme a Sota e al nonno. Nel sentire quella voce, i due ragazzi si separarono immediatamente e mentre Kagome scendeva a salutare i familiari, Inuyasha si stese nuovamente a letto fissando l’attenzione dei suoi pensieri alla profezia e alla battaglia che li attendeva.
“Ciao Mamma! Ciao Nonno! Ciao Sota! Com’è andato il pomeriggio?”
“Perfettamente, bambina mia…” La madre di Kagome chiese poi curiosa “Cos’è successo al cortile del tempio? Come mai ci sono quelle spaccature nel terreno?”
Kagome iniziò a spiegare cosa era accaduto durante la visita della scolaresca e del provvidenziale intervento di Inuyasha, quando, d’un tratto, il suono del campanello attrasse la sua attenzione.
“[Devono essere Ranma e Akane…]” pensò dirigendosi verso la porta di casa per aprire. La ragazza aprì e fece accomodare i due ospiti, invitandoli a seguirla in camera sua, in modo da poter parlare con più calma.
Ormai ripreso completamente dalle ferite, Inuyasha si alzò di scatto vedendo entrare i tre nella stanza e sedendosi sul letto, iniziò a fissare in malo modo Ranma. Inuyasha non aveva ancora digerito il modo in cui aveva trattato Kagome durante il pomeriggio.
“Questo “coso” è ancora qui, dunque…” esordì Ranma ricambiando l’occhiataccia dell’hanyou, che nel sentirsi chiamare “coso” si alzò pronto a ingaggiare rissa. Kagome lo fermò, mentre Akane si occupò del fidanzato, assestandogli un pugno in testa.
“Voi due… vedete di smettere subito di fare i bambini!!” Le due ragazze li ammonirono all’unisono, sedendosi poi sul letto.
“Allora… queste spiegazioni?” Ranma ruppe il silenzio con fare irritato: non gli piaceva supplicare e non gli piaceva la compagnia di quei due, soprattutto quella del mezzo demone.
Kagome iniziò facendo nuovamente le presentazioni, di seguito spiegò loro del pozzo e dell’epoca Sengoku e infine raccontò della ricerca dei frammenti della sfera dei quattro spiriti. I volti dei due fidanzati lasciavano trasparire chiaramente l’incredulità per quanto gli era appena stato riferito, ma del resto loro avevano toccato con mano la realtà poche ore prima e dunque si dovettero arrendere ai fatti, convincendosi della veridicità di quel racconto.
“Se non ho capito male, tu e lui… con altri vostri amici, vi state opponendo a un demone che cerca di impossessarsi di questa “sfera dei quattro spiriti”, perché se quel gioiello cadesse nelle mani sbagliate sarebbe un disastro.” Akane provò a tirare le fila del discorso per cercare di chiarirsi ulteriormente le idee.
“Già… Naraku è un essere molto malvagio che gode nel veder soffrire gli altri e cospira sempre nell’ombra e non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere i suoi scopi” le rispose Kagome tristemente ripensando a tutte le sofferenze che il loro odiato nemico aveva inflitto a lei e ai suoi amici.
“Chissà che aspetto potrà mai avere una creatura così maligna?” domandò ingenuamente Akane
“Ha l’aspetto di un essere umano… come tutti i demoni più crudeli.” questa volta era stato Inuyasha a parlare con un tono sprezzante “Cambia aspetto a suo piacimento, ma lo potresti facilmente riconoscere per quell’odiosa pelliccia di babbuino bianco che spesso indossa e…” ma l’hanyou non continuò vedendo la ragazza irrigidirsi di colpo, iniziando a tremare come una foglia. Akane aveva riconosciuto in quella sommaria descrizione, l’uomo del suo incubo, e ciò l’aveva lasciata in preda al terrore più totale.
“Akane! Akane, rispondimi!” Ranma fu subito dalla ragazza e iniziò a scuoterla per farla ritornare in sé.
“Ra… Ranma… è lui!” balbettò Akane mentre le lacrime iniziavano a rigarle il viso.
“Lo so, Akane… lo so.” Sussurrò Ranma stringendola a sè nel tentativo di farla calmare, mentre Inuyasha e Kagome assistevano alla scena sbigottiti.
“Si può sapere di cosa diavolo state parlando!!” sbottò l’hanyou ricevendo in cambio una gomitata da Kagome e un’occhiataccia da Ranma.
“Vuoi saperlo?? In un sogno, io e Akane abbiamo visto crepare in maniera orribile il vostro caro Naraku, fatto fuori da qualcuno ancora più raccapricciante, sempre sia possibile!” rispose furibondo Ranma, mentre teneva ancora stretta a sè la fidanzata.
“Ranma… anche tu? Perché non me lo hai detto?” gli domandò Akane tra un singhiozzo e l’altro.
“Perché avevo paura che tu potessi spaventarti ancor di più, stupida!” rispose Ranma con un tono che faceva trasparire tutta la preoccupazione per la ragazza.
“Ranma…”
Kagome e Inuyasha si guardarono per alcuni istanti come per cercare la reciproca approvazione nel compiere il passo successivo.
“Credo sia il caso di raccontargli anche il resto. Non credi Inuyasha?” fu Kagome a rompere il silenzio, ricevendo un cenno con la testa di approvazione da parte dell’hanyou.
Inuyasha si schiarì la voce, in modo da attirare l’attenzione di Akane e Ranma e iniziò a raccontare loro ciò che la vecchia Kaede gli aveva riferito quella stessa mattina, parlando prima della profezia e spiegando in seguito la storia delle spade.
Inuyasha prese il fagotto, lo aprì e porse le katane ai due fidanzati, i quali, pur con qualche incertezza, le afferrarono, iniziando a osservarle con grande interesse.
Improvvisamente le due armi cominciarono ad emettere una fioca luce pulsante che crebbe fino a che i quattro ragazzi non vennero abbagliati da un lampo. Quando riaprirono gli occhi si resero conto che i sigilli che inibivano i poteri delle spade erano scomparsi.
“Questo vuol dire che i due predestinati siete voi…” analizzò Inuyasha, mentre Kagome annuiva. Lei era abbastanza contenta di dover intraprendere quell’impresa con i due nuovi arrivati, del resto con Akane si era subito trovata in perfetta sintonia e Ranma, nonostante il suo comportamento irritante, era sicuramente una persona affidabile. Di tutt’altra opinione era Inuyasha, che era totalmente indifferente verso Akane, mentre la reciproca ostilità con Ranma era ampiamente manifestata da entrambi ad ogni occhiata o commento.
“Beh, credo che a questo punto sia il caso di visitare l’epoca Sengoku” valutò Akane cercando l’approvazione di Kagome, che non tardò a manifestarsi: “Allora andiamo!!” esclamò con grande entusiasmo.
Ranma e Akane avvertirono i familiari che avrebbero passato alcuni giorni fuori casa e poi raggiunsero Inuyasha e Kagome che li aspettavano davanti al pozzo. I quattro saltarono all’interno della struttura ritrovandosi proiettati nell’antichità e dopo aver risalito il profondo buco, si diressero con calma verso il villaggio di Musashi.


E anche questa è andata... spero che vi sia piaciuto.

Ringrazio Marysq92 per i quattro commenti ricevuti: Grassie!

Ovviamente un grazie anche a chi solamente letto.

A presto con il prossimo capitolo: "LA LEGGENDA DEL DEMONE DELLA DISTRUZIONE"

Ragnarok79

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Capitolo 6
*** 6 -LA LEGGENDA DEL DEMONE DELLA DISTRUZIONE- ***


INTRO

INTRO:Le prime, dolorose, scoperte su chi sia Toukaimaru

Ciao a tutti!

Non proprio nei tempi sperati, ma sono riuscito a sistemare anche sto capitolo, secondo atto della trilogia (di capitoli) che potremmo chiamare "delle rivelazioni".
Non credo ci sia molto da dire e dunque vi lascio leggere in pace!

Buona lettura!

Capitolo 6 –LA LEGGENDA DEL DEMONE DELLA DISTRUZIONE-

Giunti al villaggio, i quattro furono accolti calorosamente da tutti e dopo veloci presentazioni da parte di Kagome, si riunirono tutti davanti ad un focolare per discutere degli ultimi eventi.

“Signorino Inuyasha… finalmente vi ho trovato!” gridò festante il vecchio Myoga, mentre succhiava un po’ di sangue dal collo del mezzo demone che, senza pensarci due volte, lo schiacciò con una manata.
“Vecchio Myoga… e tu che ci fai qui?” domandò incuriosito l’hanyou, mentre osservava il demone pulce spiaccicato sulla sua mano.
“Sono venuto a mettervi in guardia da un grande pericolo!” esclamò Myoga dopo essersi ripreso e aver assunto un aria parecchio preoccupante.
“Allora parla, vecchiaccio inutile!”
Senza farsi turbare più di tanto dagli insulti del suo giovane padrone, Myoga sbuffò un attimo e iniziò il suo racconto. “Nei giorni scorsi è successo qualcosa di drammatico… un nefasto risveglio oserei dire…”
“Basta indugiare… dicci tutto!!” sbottò l’hanyou sempre più impaziente.
“Ebbene… dalle informazioni frammentarie che ho raccolto, pare che un potente demone dell’epoca antica - o per meglio dire - il più potente,, si sia risvegliato…” il demone pulce tirò un lungo sospiro e poi concluse “si tratta del leggendario demone della distruzione… Toukaimaru.”
“Il leggendario demone della distruzione?” chiesero in coro tutti, desiderosi di saperne di più, rendendosi conto, anche solo dall’appellativo, che quel demone implicasse guai a non finire.
“Già… Questo demone sembra dotato di poteri immensi, con cui porta distruzione e morte ovunque volga lo sguardo. Non sembra avere uno scopo preciso: si è sempre creduto che lo facesse per mero divertimento.”
Quest’ultima affermazione fece accapponare la pelle a tutti, tranne a Inuyasha, che con la sua usuale baldanza commentò “Tsk… poteri o non poteri… lo spazzo via con solo un fendente di Tessaiga!”
“Vorrei essere anche io così ottimista signorino Inuyasha, ma se conosceste la sua leggenda probabilmente cambiereste subito idea.”
“E allora racconta! Sono proprio curioso…” ribattè l’hanyou sempre più sicuro di sé.
“Come volete. Ma ricordate… siete stato voi a chiedermelo, anche se temo che ciò che scoprirete non vi farà certo piacere.”
“Muoviti!” ordinò secco Inuyasha, spazientito dalle mille divagazioni del demone pulce.
“Accadde tutto circa 500 anni fa. A quel tempo il padrone aveva circa la vostra età - Signorino Inuyasha - mentre le sorti del vostro casato erano rette da vostro nonno, anche lui un potente demone cane!”
“Ah, quante storie! Arrivia al punto, vecchio!” lo punzecchiò il mezzo demone poco interessato ai ricordi di gioventù di Myoga
“Dai Inuyasha, lascialo parlare, altrimenti non capiremo nulla!” Kagome aveva ripreso bonariamente l’hanyou, facendolo subito calmare.
Il demone pulce riprese nuovamente il suo discorso: “Alla corte di vostro nonno giunsero numerosi messaggi recanti notizie di una calamità che dilagava seminando morte e distruzione. Vostro nonno pensando ad un attacco di un esercito nemico, inviò un contingente per eliminare la minaccia, ma…” il vecchio fece una pausa, lasciando tutti col fiato sospeso, riprendendo però prima che qualcuno potesse protestare, “il contingente fu spazzato via e i superstiti parlarono di un singolo demone potentissimo in grado di uccidere il grosso dell’esercito con un solo gesto della mano.”
“Possibile che sia così potente?” commentò ingenuamente Shippo.
“Già…” ribatté la vecchia pulce, “pochi giorni più tardi, giunsero degli emissari da tutti i territori del Giappone, persino uno dal continente, e riferirono di attacchi del demone anche nelle loro terre, e come era già successo, ogni tentativo di fermarlo era stato vano.”
“E cosa successe allora?” Lo incalzò Sango, vedendo subito soddisfatta la sua curiosità.
“Successe l’inevitabile Sango… vennero messe da parte le faide e si lottò tutti uniti contro il nemico comune.”
“E lo sconfissero?” chiese subito il piccolo kitsune, ormai totalmente rapito dalla storia che gli veniva raccontata.
“Beh, diciamo di sì. Alla fine lo sconfissero, ma fu una lotta terribile. Sul campo di battaglia si schierarono ben cinque eserciti demoniaci, guidati dal nonno del signorino Inuyasha, dal nonno di Menomaru, dal signore delle pantere e da altri due demoni maggiori la cui dinastia fu spezzata proprio quel giorno e ai quali si affiancò anche Ryukotsusei.”
“Un simile concentrato di forza demoniaca, contro un solo essere… com’è possibile??” chiese Miroku sbalordito.
“E non è tutto qui. Insieme cinque eserciti demoniaci scese in campo anche un’armata di umani guidati da una sacerdotessa guerriera e da due maestri di arti marziali.”
“Possibile che il pericolo derivante da quel demone fosse così grande da mettere da parte anche l’odio tra umani e demoni?” domandò Sango, rimasta allibita da quell’ultima rivelazione.
“Sì, Sango e purtroppo ne ebbero presto conferma. Con un solo colpo infatti Toukaimaru devastò gran parte del campo di battaglia e con esso le schiere che lo contrastavano.” Myoga si interruppe un istante per riprendersi dalla rievocazione di quei dolorosi eventi e poi riprese nuovamente “con soli tre colpi, quel mostro aveva decimato l’esercito e i generali furono costretti a far ripiegare i resti delle truppe per non subire ulteriori perdite. Fu proprio vostro padre, l’unico rampollo presente sul campo, che si occupò di mettere in salvo i superstiti, lasciando ai nove comandanti il compito di abbattere Toukaimaru.”
“Beh, perché ti sei fermato? Finisci la storia vecchio!” sbottò Inuyasha notando che il vecchio Myoga appariva poco incline a completare il suo racconto.
“Ma signorino… io…” cercò di prendere tempo il demone pulce, sentendosi ormai alle strette.
“Niente MA… finisci questa maledetta storia!!” tuonò l’hanyou, furibondo per quei tentennamenti incomprensibili.
“Come volete…” e ripreso fiato continuò a raccontare la triste vicenda “I sei demoni e i tre umani si alternavano nello scagliare i loro più potenti attacchi contro il demone della distruzione ottenendo però scarsi risultati, anche se quantomeno riuscivano a tenerlo sotto controllo… Poi, al terzo giorno ininterrotto di combattimenti, accadde un fatto drammatico: con un poderoso attacco Toukaimaru riuscì ad uccidere due demoni e per poco non riuscì ad eliminare anche Ryukotsusei, che si salvò solo per l’intervento di vostro nonno… tuttavia, a quel punto, Ryukotsusei non ne volle sapere più nulla di quella battaglia e fuggì lontano.”
“Tsk… da quell’inutile essere non ci si poteva aspettare altro…” fu il commento sarcastico di Inuyasha.
“Ad ogni modo, i sei superstiti continuarono a combattere, finché finalmente Toukaimaru non dette segni di cedimento. A quel punto, combinando i poteri spirituali della sacerdotessa con i poteri demoniaci dei tre demoni maggiori rimasti e le due spade dei maestri di arti marziali… il demone della distruzione fu sconfitto, la sua forza vitale dissipata e il suo corpo sigillato in una montagna sacra non distante dal campo di battaglia. I sei si ritrovarono vittoriosi ma gravemente indeboliti e feriti, soprattutto consci del fatto che Toukaimaru era stato fermato solo temporaneamente. Fu allora che apparve loro un veggente che rivelò la profezia, così come è giunta a noi… Ascoltate le parole del saggio, il gruppo si separò con una promessa di pace tra le varie fazioni di demoni e gli uomini. Purtroppo pochi anni dopo, sia la sacerdotessa che i maestri di arti marziali morirono, così sempre più spesso il patto fu infranto dai ningen, mentre gli youkai, continuarono a prestarvi fede. Un centinaio di anni più tardi morì anche vostro nonno e vostro padre lo sostituì degnamente anche nel rispettare quel patto Le cose cambiarono quando il clan delle pantere iniziò ad acquistare sempre più potere e influenza… loro furono i primi a infrangere l’accordo. Beh… come è finita questa storia già lo sapete. Quando poi morì anche Hyoga, il suo successore era tutt’altro che incline a rispettare quell’antico patto, soprattutto perché voleva dimostrare chi tra i due eredi delle due dinastie (lui o il padre di Inuyasha - Nda.) fosse il più forte… e anche in questo caso sapete cosa è successo.”
“Bene… ora che vi ho raccontato tutto…” il vecchio Myoga fece per andarsene, mostrando una certa fretta, venendo però bloccato da Inuyasha.
“Dove credi di andare?? Tu mi stai nascondendo qualcosa!”
“Io… signorino Inuyasha… che dite? Io non potrei mai!!” ribatté il demone pulce in modo poco convincente, iniziando a sudare freddo.
“Sputa il rospo vecchiaccio o ti sistemo per le feste!!”
“Io non posso! Vi prego, signorino Inuyasha, chiedetemi tutto, ma non questo! Lo dico per voi…”
“Dimmi tutto! Non mi interessano le tue preghiere o le tue preoccupazioni: non sarà una storia ad uccidermi!”
“Come desiderate, signorino…” sospirò sconfitto Myoga “Si tratta di vostro nonno… lui non morì per le ferite riportate nella battaglia contro Toukaimaru, né di vecchiaia. Morì sotto i colpi di Ryukotsusei.”
Inuyasha rimase imbambolato per un istante a guardare il piccolo demone colto dallo stupore, ponendogli infine una domanda “Perché mio nonno sarebbe andato da Ryukotsusei?”
“Per vendetta, signorino Inuyasha. Per vendicarsi del fatto che li aveva abbandonati nel momento del bisogno, mentre con il suo aiuto avrebbero potuto eliminare completamente la minaccia che il demone della distruzione rappresentava. Del resto vostro nonno sapeva che molto probabilmente sarebbe toccato ad uno dei suoi discendenti l’arduo compito di scontrarsi nuovamente con Toukaimaru. Questa cosa lo rendeva furente e lo spinse a combattere il demone drago pur sapendo che le ferite subite nella battaglia contro Toukaimaru lo avevano reso molto più debole.” Myoga emise un lungo sospiro, conscio che, ciò che stava per rivelare, avrebbe avuto conseguenze devastanti sul suo giovane padrone.
“C’era tuttavia un motivo ben più importante che spinse vostro nonno in quella valle: se Ryukotsusei fosse stato ucciso a quel tempo, probabilmente Toukaimaru non sarebbe mai potuto risorgere… Il veggente confidò solo a lui, che la rigenerazione del demone della distruzione era strettamente legata alla paura che Ryukotsusei covava nel suo cuore. Toukaimaru attingeva sempre nuovo potere incutendo paura agli esseri che incrociavano la sua strada e più questi erano potenti, più forza lui traeva da loro.”
“E mio padre… lui era a conoscenza di questo particolare?” domandò con voce tremolante il mezzo demone, sbiancando sempre più in volto.
“Sì, glielo confidò vostro nonno prima di morire ed è per…” ma una manata di Inuyasha lo schiacciò impedendogli di continuare.
Il mezzo demone si alzò di colpo e uscì dalla capanna senza dire nulla, nemmeno la voce di Kagome che lo chiamava, preoccupata da quel comportamento, lo distrasse dai sui pensieri.
“Come temevo. Il signorino Inuyasha si è reso conto che tutti i momenti tristi della sua esistenza… possono essere ricondotti alla figura di Toukaimaru…” asserì affranto il vecchio Myoga lasciando esterrefatti tutti i suoi ascoltatori.
“Che significa? Potreste spiegarvi meglio Myoga?” Chiese con gentilezza Kagome, non riuscendo a nascondere però la crescente preoccupazione.
“Significa che se Toukaimaru non fosse esistito il nonno del signorino Inuyasha non sarebbe morto per mano di Ryukotsusei e quindi suo padre non sarebbe andato a vendicarlo, venendo ferito a sua volta in modo gravissimo. Se il padre del signorino Inuyasha non fosse stato convalescente, non sarebbe certamente morto nel tentativo di salvare la principessa Izayoi e il suo secondogenito, lasciandolo così alla mercè di demoni e umani che lo hanno odiato e maltrattato per tutto l’arco della sua giovane esistenza. L’intera vita del signorino Inuyasha è stata segnata da quel demone prima ancora che lui nascesse.”
Kagome nel sentire quel ragionamento rabbrividì e assecondando il suo istinto, corse fuori dalla casetta alla ricerca dell’hanyou, ma di lui non vi erano tracce.
“TOUKAIMARU… CHE TU SIA MALEDETTO!!” un grido inumano carico di dolore e rabbia echeggiò nell’intera vallata.
La ragazza corse nella direzione da cui aveva sentito levarsi l’urlo e trovò Inuyasha accasciato davanti a Goshinboku che strillava e sbatteva violentemente i pugni a terra, riversando fiotti di sangue nell’aria, segno che si era ferito con gli artigli i palmi delle mani nello stringerle energicamente a pugno.
“Inuyasha…” Kagome si inginocchiò a fianco dell’hanyou toccandogli delicatamente le spalle, per fargli sentire la sua presenza.
“Kagome, quel maledetto… quel maledetto ha distrutto la mia vita prima che potessi cominciare a viverla… e mia madre! Lei ha sofferto le pene dell’inferno solo perché mio padre non ha potuto proteggerla… perché è morto a causa di quel bastardo!” mentre parlava, il ragazzo si girò verso di lei, lasciandosi guardare in volto, completamente oscurato dal dolore, mentre le lacrime scendevano copiose dagli occhi color ambra.
Kagome, mentre lo osservava scioccata, ripensò a tutte le volte in cui si era trovata lei in quella situazione, a come lui le era sempre stato vicino in quei momenti e facendole sentire il suo calore, era sempre riuscito a consolarla.
La ragazza si fece forza, ricacciò indietro le lacrime che già le pizzicavano gli occhi e tirandolo delicatamente per la veste lo abbracciò, cullandolo come un bambino bisognoso di affetto.
“Ora ci sono io qui con te… non sei più solo Inuyasha…” gli sussurrò lei con tono amorevole, mentre gli accarezzava i lunghi capelli argentei.
“[Quella ragazzina… non le permetterò di strapparmi Inuyasha… lui è mio!]” pensò una furibonda Kikyo osservando la scena da lontano, allontanandosi poi non vista.
 

Ok... finito!! Come vi sembrava (a parte l'apparizione furtiva di Kikyo)??
Aspetto i vostri commenti!!

Ringrazio Elychan e Marysq92 per i quattro commenti ricevuti: Grassie!

Ovviamente un grazie anche a chi ha solamente letto.

A presto con il prossimo capitolo: "IL SEGRETO DI RANMA"

Ragnarok79

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Capitolo 7
*** 7 -IL SEGRETO DI RANMA- ***


INTRO

INTRO: Cosa succederà quando il segreto di Ranma non sarà più un segreto??

Ciao!
Chiedo scusa per l'ennesimo ritardo, ma ho avuto un po' da fare... Lunedì c'è giusto un esamucolo che mi
attende (Qual gioia e tripudio!).
Questo è l'ultimo capitolo di rivelazioni (quantomeno quelle iniziali, perchè di cose da scoprire ce ne
sono ancora a bizzeffe!!). Poi, tra breve, l'atmosfera si farà incandescente per un po' di capitoli
(HEHEHE!!) Quindi preparatevi!

Per il momento vi lascio in compagnia del settimo capitolo!

Buona lettura


Capitolo 7 –IL SEGRETO DI RANMA-

Erano passati ormai alcuni giorni da quando Ranma e Akane avevano attraversato il pozzo per la prima
volta e i due si erano abituati a quella nuova situazione: Akane aveva subito legato con Kagome e Sango,
formando con loro un terzetto affiatato, mentre Ranma, pur non digerendo i suoi comportamenti da maniaco,
aveva socializzato con Miroku.
Inuyasha, invece, dopo il racconto di Myoga era sempre di pessimo umore: passava le giornate ad allenarsi
con Tessaiga, parlava poco con tutti e quando lo faceva, andava avanti a monosillabi. Kagome era l’unica
che l’hanyou non evitava e che riusciva a risollevargli un po’ il morale.
Il vero problema di quella nuova situazione era, tuttavia, il rapporto tra Inuyasha e Ranma: ad ogni
incontro i due finivano per attaccar rissa e nonostante gli “a cuccia” di Kagome e i pugni in testa di
Akane la tensione fra i due non accennava a scemare.

Ranma era riuscito intanto ponendo la massima attenzione - e con l’aiuto di Akane - a non far scoprire a
nessuno dei suoi nuovi compagni il segreto della sua trasformazione. Almeno fino ad allora.
L’hanyou e il ragazzo col codino si erano fatti furbi e quando avevano qualcosa da “dirsi” si
allontanavano dal gruppo con la scusa di andarsi ad allenare assieme. Nella sostanza, continuavano a
picchiarsi furiosamente, ma a quel punto nessuno osava più intromettersi, se non quando la violenza dello
scontro raggiungeva livelli sospetti per un semplice allenamento.
Quel giorno tutto il gruppo si era spostato per esplorare i dintorni del villaggio e si era fermato
presso un fiume per il pranzo, quando per l’ennesima battutaccia di uno dei due, Inuyasha e Ranma si
allontanarono di poco dagli altri dichiarando di voler riprendere gli allenamenti.
“Non sei poi così debole… per essere un misero essere umano,” affermò Inuyasha dopo aver parato un
poderoso calcio al volo di Ranma
“Te la cavi anche tu… per essere un troglodita di cinquecento anni e più,” rispose lui, schivando un
pugno del mezzo demone
Ranma si era attestato più lontano possibile dalla riva e, quando poteva, cercava di indietreggiare
ulteriormente per limitare ancor di più i rischi di un contatto con l’acqua.
Improvvisamente, pensando che Inuyasha avesse abbassato la guardia, Ranma tentò di colpirlo all’addome,
rimanendo però totalmente spiazzato dalla reazione dell’hanyou che, con un balzo, gli fu subito alle
spalle e lo colpì con un calcio.
Ranma fu colto dal panico più totale: il colpo di Inuyasha l’aveva fatto volare a meno di un metro dalla
riva, in una posizione pericolosissima per lui. Prima che potesse riacquistare un po’ di lucidità, una
spallata del mezzo demone lo fece finire nel fiume.
Akane, che aveva osservato tutto lo scontro per nulla preoccupata, si alzò di scatto e corse verso il
punto dove il fidanzato era finito in acqua: era visibilmente spaventata e questo incuriosì molto tutti i
presenti.
Ranma, dopo più di tre minuti, non era ancora riapparso e così, prima che Akane potesse fermarlo,
Inuyasha si buttò in acqua per capire cosa fosse successo.
“[Eccolo…]” pensò Inuyasha, riconoscendo una figura umana sott’acqua.
L’hanyou nuotò velocemente verso di lui, lo afferrò col braccio sinistro e nonostante Ranma cercasse di
divincolarsi dalla presa, lo trascinò fino a riva.
“Si può sapere cosa credevi di fare… volevi forse morire annegato stup…” esclamò Inuyasha iniziando a
voltarsi verso Ranma, rimanendo esterrefatto per ciò che vide. “Ma… ma tu chi diavolo sei??” sbottò dopo
essersi ripreso, mentre osservava la ragazza dai capelli rossi che gli era dinnanzi.
“[Questa ragazza è uguale a Ranma… il taglio di capelli, il codino e i vestiti, persino l’odore è
praticamente lo stesso…]”
“Io sono… Ranma…” ammise la ragazza con tono funebre, senza mai alzare lo sguardo, non volendo vedere la
reazione dei suoi compagni.
“Ma come è possibile una cosa del genere?” chiese Sango, prima di colpire Miroku che si stava avvicinando
furtivamente a Ranma, evidentemente con cattive intenzioni.
“Ahio! Che ho fatto stavolta?!?” sbraitò il monaco massaggiandosi la testa e cercando di assumere un'aria
da sant’uomo per fare l’innocente.
“Dovete sapere che durante un allenamento in Cina, mio padre mi ha condotto alle Sorgenti Maledette.”
“Le Sorgenti Maledette??” chiesero tutti in coro, non avendo mai sentito parlare di un luogo simile.
“Già… è un luogo sperduto, dove centinaia di piccole sorgenti creano altrettante pozze d’acqua e ad
ognuna di esse è legata una maledizione derivante dall’affogamento di un animale o di una persona.”
“Che genere di maledizione può generarsi dalla morte di un’animale?” si chiese Miroku perplesso.
“Non ne ho idea! Io so solo che, se una persona cade dentro a uno di quegli stagni, quando si bagna con
l’acqua fredda, assume le sembianze dell’essere che ha generato la maledizione…”
“Mentre se viene bagnato con l’acqua calda torna alle sembianze originali.” Akane concluse il discorso
iniziato da Ranma, mentre gli versava addosso l’acqua calda che era avanzata dalla cottura del ramen
istantaneo, facendolo tornare uomo.
“Quindi se lo bagno con acqua fredda…” chiese Miroku con atteggiamento falsamente scientifico e munitosi
di un bicchiere iniziò a versare acqua addosso a Ranma, facendolo trasformare nuovamente.
“Ma che cavolo fai!!” esclamò la ragazza rifilando un pugno in testa al monaco.
“Tsk” nel sentire quell’espressione Ranma fu come pietrificata: sapeva che questo significava che
Inuyasha stava per dire qualcosa e quel qualcosa certamente non le sarebbe piaciuto.
“La storia era interessante… ma noi eravamo nel mezzo di un ALLENAMENTO!!” Inuyasha si lanciò su Ranma
per colpirla, ma lei, prontamente, schivò il colpo e si era dispose a difesa.
“Inuyasha! A CUCCIA!!” tuonò Kagome per fermare quella che secondo lei era una follia.
“Dannata… che cosa ti è venuto in mente!”
“Non puoi combattere con lei… è una ragazza!!” rispose la giovane come se stesse dicendo la cosa più
ovvia di questo mondo, mentre indicava Ranma con la mano.
“Non immischiarti… questa è una questione fra UOMINI!!” le gridò in faccia l’hanyou, che nel frattempo si
era rialzato, lasciandola senza parole, ma ancor più stupendo Ranma.
“[Nonostante tutto… mi considera un uomo… io ero convinto che mi avrebbe deriso per questa mia
situazione… invece continua a trattarmi allo stesso modo! Che mi sia sbagliato sul suo conto?]” pensò
velocemente Ranma, prima di intromettersi nel battibecco che si era subito creato tra Inuyasha e Kagome.
“Kagome… ha ragione Inuyasha! Questa è una questione fra uomini… quindi per cortesia non immischiatevi!”
I due ripresero lo scontro sotto gli occhi increduli di tutti che, ben presto si resero conto che
Inuyasha e Ranma si affrontavano con spirito totalmente diverso: non era una semplice rissa come le
precedenti, ma era un vero e proprio combattimento dove il rispetto tra loro era grande, almeno quanto
l’intensità dei colpi che si scambiavano.
Quando fu chiaro che nessuno dei due era in grado di prevalere, i due si fermarono restando a osservarsi
per qualche istante.
“Che ne dite se torniamo al villaggio?” chiese Ranma distogliendo lo sguardo dall’hanyou.
Il resto della compagnia annuì.
Mentre tutti si incamminavano verso il villaggio, Inuyasha si mise a sedere sulla riva del fiume. Voleva
riflettere su quello che era successo: quella bizzarra situazione gli aveva offerto un’ottica diversa con
cui giudicare Ranma.
Quella strana trasformazione lo rendeva molto simile a lui: entrambi sospesi ai margini di due universi,
alla ricerca di un equilibrio, oppure di un radicale cambiamento che li portasse a essere parte di uno
solo di quei due mondi. Inuyasha doveva anche ammettere che quel ragazzo era un vero combattente e dunque
degno di fiducia e rispetto, tutto l’opposto di quello che aveva pensato fino a prima: si era
completamente sbagliato su Ranma!
“Inuyasha… non vieni con noi?”
La voce di Ranma lo distrasse dai suoi pensieri e girandosi verso di lei gli rispose “No… mi trattengo
ancora qui un po’.”
Mentre era voltato, Inuyasha si accorse che Kagome lo stava guardando. In quel momento l’hanyou sperò che
la ragazza fosse intenzionata a fargli compagnia: voleva chiederle scusa della dura risposta che le aveva
dato prima di tornare a lottare, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscito in pubblico. Perché doveva
essere sempre così dannatamente orgoglioso?? Kagome però si voltò e raggiunte Akane e Sango, iniziò a
conversare con loro.

Inuyasha non si fece vedere nemmeno per l’ora di cena e questo fece preoccupare i più, ma Ranma
tranquillizzò tutti “Non vi preoccupate… tornerà presto! Sicuramente vuole stare un po’ solo per pensare
a quello che sta succedendo.”
“Kagome… vorrei parlarti un attimo.” aggiunse poi il ragazzo col codino prendendola in disparte.
“Certamente Ranma… dimmi tutto!”
“Ecco… volevo chiederti se mi potevi raccontare qualcosa su Inuyasha.”
Kagome acconsentì di buon grado, raccontandogli di come lo aveva conosciuto, di alcune delle loro
avventure e quello che sapeva di come Inuyasha aveva passato l’infanzia.
“Ora capisco perché è sempre sulla difensiva. devo ammettere di essermi sbagliato sul suo conto.”
commentò Ranma alla fine del racconto di Kagome.
“Credo sia meglio tornare dagli altri, altrimenti Akane mi ammazza!” scherzò, mentre le sorrideva.
“Tu vai pure… io vorrei restare un po’ da sola.”
Ranma tornò alla capanna della vecchia Kaede, mentre Kagome si addentrò nel bosco fino a raggiungere
Goshinboku: in quel luogo sperava di trovare Inuyasha, ben sapendo che spesso il mezzo demone si
rifugiava tra quei rami quando voleva restare solo. Kagome si guardò attorno con attenzione, cercando di
individuare Inuyasha, ma di lui non vi era traccia e quindi, ben presto, la ragazza si convinse che
l’hanyou non si trovasse lì. Delusa da quel fallimento, si avvicinò al tronco di Goshinboku, sfiorandolo
con una mano, proprio dove Inuyasha era stato sigillato da Kikyo cinquanta anni prima.
“Dove sei… Inuyasha??” mormorò tristemente mentre la sua mente si perdeva tra mille pensieri e ricordi.
“Sono qui, Kagome.” all’improvviso, una voce dietro di lei la fece sussultare, non per lo spavento, ma
per la gioia: Inuyasha era nuovamente con lei.
“Inuyasha!” Kagome, piangendo per la felicità, gli corse incontro abbracciandolo, venendo subito
ricambiata dall’hanyou che la strinse a sé con dolcezza.
“Dov’eri finito? Ho avuto tanta paura!!” gridò lei tra un singhiozzo e l’altro.
“Avevo bisogno di riflettere… credo di essermi comportato male con Ranma nei giorni precedenti e non solo
con lui.” Inuyasha allentò l’abbraccio, quanto bastava per poter guardare Kagome negli occhi e poi
continuò il suo discorso,“Scusami per come mi sono comportato oggi: non volevo alzare la voce con te, ma
in quel momento la condizione di Ranma mi ha fatto tornare in mente la mia infanzia, quando tutti mi
schernivano chiamandomi “mezzo demone”. In quel momento ho avvertito la necessità di non fargli pesare la
sua situazione. Ti prego Kagome, perdonami” le sussurrò prima di stringerla nuovamente a sé.
“Se c’è una cosa per cui potrei essere arrabbiata con te è perché sei sparito senza dirmi nulla…” mormorò
lei con un tono un po’ severo, che le venne naturale addolcire subito “Ma ora che sei qui, non mi importa
più!”
“[Kagome… cullati pure nell’abbraccio di Inuyasha ora… ma sappi che presto o tardi, lui sarà di nuovo mio
e questa volta per sempre]” Commentò fra sé e sé Kikyo, infastidita da quella scena che osservava da
lontano: era la seconda volta che cercava di avvicinare il mezzo demone ed entrambe le volte lo aveva
trovato in compagnia di Kagome.


Bon! È finito anche questo capitolo! Aspetto i vostri pareri!!

Passo invece a ringraziare Marysq92 per il commento!

Grazie anche a chi ha solamente letto!

Al prossimo capitolo: "I GENERALI DELLA DISTRUZIONE"

A presto

Ragnarok79

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Capitolo 8
*** 8 -I GENERALI DELLA DISTRUZIONE- ***


Ciao a tutti INTRO: È venuto il momento per Toukaimaru di chiamare a sé un seguito di fedeli

Ciao a tutti!

Come stanno andando le vacanze?? Spero per voi bene... perchè io non sono ancora riuscito a vederne l'ombra nemmeno con il binocolo.
Oggi vi presento l'allegra combriccola che seguirà il caro Toukaimaru. Accoglieteli calorosamente, mi raccomando, anche perchè sono un po' freddi (visto da dove li ho recuperati, vorrei vedere te ndToukaimaru) (Qualcuno ti ha chiesto qualcosa?? NdRagnarok)
Fatta questa (inutile) premessa, vi lascio all'ottavo capitolo: Buona lettura!


Capitolo 8 –I GENERALI DELLA DISTRUZIONE-

Toukaimaru aveva intanto ripreso il suo peregrinare, mentre i ricordi di Naraku lo distraevano momentaneamente dalla sua ricerca.
“[Quel mezzo demone di nome Inuyasha… deve essere un discendente di quel maledetto demone cane che mi sigillò!]” a quel pensiero non poté fare a meno di emettere un ghigno malefico: “[Dopotutto ho promesso di realizzare anche i tuoi desideri… Naraku. Allora perché non divertirci con quell’essere inferiore?]”

Il demone della distruzione si fermò su una spiaggia ad osservare un punto preciso del mare. “[Ti ho trovato!!]”
Toukaimaru si concentrò su quel punto e all’improvviso un forte vento si alzò, grosse nubi cariche di pioggia oscurarono il cielo attraversato da potenti fulmini. Un uragano, come non se ne erano mai visti in quella zona, si generò in pochi istanti lasciando compiaciuto il suo creatore che esclamò a gran voce “ORA TORNA ALLA VITA RYUURA!! Torna per servirmi!” indicando proprio il centro della tempesta.
In quell’istante un fulmine si abbatté sulla distesa d’acqua sprigionando una grande nube di vapore e mentre questa si dissipava insieme alla tempesta, una figura dalla forma umana veniva lentamente rivelata: Ryuura era tornato in vita. Toukaimaru, seguito dal suo nuovo servitore, si allontanò da quel luogo, muovendosi senza esitazione in direzione del leggendario Bosco del Non Ritorno desideroso di chiamare a sé un altra potente creatura.
Il demone si addentrò nella foresta fino a giungere nel luogo in cui giacevano i resti dell’albero secolare di Hyoga. Sotto la spinta delle energie richiamate da Toukaimaru la terra iniziò a tremare, mentre l’arbusto si rigenerava lentamente, riconquistando l’antica grandezza.
La pianta ormai saturata dal potere della distruzione esplose violentemente, ma i frammenti mutarono velocemente in sciami di falene che subito si addensarono intorno alle radici dell’albero ormai annientato.
“VIENI DA ME MENOMARU!! Torna alla vita per servirmi!” esclamò a gran voce Toukaimaru osservando quella scena. Improvvisamente le falene si allontanarono, rivelando la figura di un demone seduto tranquillamente sul ceppo da cui era appena rinato.

Lo youkai della distruzione si diresse, a quel punto, verso il monte Fuji: i ricordi di Naraku gli avevano suggerito anche in quel caso, di quel luogo dove riposava la terza creatura da lui prescelta.
Come disturbato dalla sua presenza malvagia di Toukaimaru, il Fuji si ridestò dal suo sonno: dal cratere principale venivano espulsi grandi lapilli, una fitta nube di polveri vulcaniche oscurò il cielo, mentre sulle pendici, in più punti, comparvero delle colate laviche.
Il demone non si scompose per quel benvenuto e procedette nella sua marcia, fino a raggiungere la zona dei cinque laghi e più precisamente l’Honsei. Le acque erano diventate calde e ampie zone addirittura ribollivano a causa dell’energia sprigionata dal vulcano, ma quando Toukaimaru toccò la superficie del lago, questa si ghiacciò istantaneamente, come a formare un gigantesco specchio.
Il demone camminò sul ghiaccio fino ad arrivare al centro del lago. Là, l’immagine di una donna addormentata era perfettamente visibile: non era riflessa, sembrava piuttosto parte integrante da quella superficie specchiata.
“Kaguya…” Toukaimaru sussurrò sorridendo malvagiamente, prima di far risentire prepotentemente la sua voce in un grido “TORNA IN VITA KAGUYA!! torna e servimi!” La donna aprì gli occhi di scatto e protese un braccio come per raggiungere il velo che separava il mondo reale da quello illusorio. Il suo polso venne afferrato da Toukaimaru, che aveva squarciato la barriera che separava le due dimensioni trascinandola via dal quel luogo in cui era stata incatenata con la sua morte.

La notizia del misterioso risveglio del Fuji si diffuse presto in tutto il paese, giungendo anche al villaggio di Musashi, dove il gruppo era rimasto senza tracce da seguire.
La vecchia Kaede, apprese quelle informazioni da alcuni viandanti, si affrettò a comunicarle al gruppo.
“È dunque plausibile che questo fenomeno sia un segno del passaggio di Toukaimaru… evidentemente lo spirito della montagna sacra ha cercato di reagire alla presenza maligna.” ipotizzò Miroku dopo aver attentamente ascoltato il racconto della sacerdotessa.
“Bene… partiamo subito per il monte Fuji! Prima troviamo questo demone. prima lo sconfiggo. prima me ne torno nella mia epoca!” esclamò Ranma alzandosi in piedi di scatto, pronto a mettersi in marcia.
“Tsk… l’unica cosa che puoi fare tu, è farti ammazzare! Quindi vedi di stare buono e lascia fare a chi è capace.” ribatte con tono sarcastico Inuyasha alzandosi a sua volta e dirigendosi verso l’uscita della capanna: i due non avevano certo perso il vizio di punzecchiarsi a vicenda e tanto meno quello di scontrarsi, anche se entrambi sapevano di rispettarsi reciprocamente.
“Cos’è che hai detto??? Prova a ripeterlo!” Tuonò il ragazzo col codino infiammato dall’ira, mentre l’altro si girava sorridendo all’idea di un po’ di movimento: in realtà i due lo facevano più per noia, che per una reale voglia di infastidirsi a vicenda.
Erano nuovamente sul punto di darsele, quando intervennero Akane e Kagome, inviperite dall’atteggiamento infantile dei due, quietandoli con i soliti metodi oramai collaudati.
“Non credo sia saggio muoversi, almeno finché non sapremo qualche cosa di più.” Asserì la vecchia sacerdotessa ottenendo subito l’appoggio del resto del gruppo, mentre Ranma si massaggiava ancora la testa indolenzita e Inuyasha tentava di mettersi seduto, tutto dolorante.

Toukaimaru si era, nel frattempo, spostato in direzione del monte Hakurei: lì avrebbe risvegliato chi, meglio di chiunque altro, avrebbe potuto essere il suo araldo e gli risultò ironico pensare che potesse essere un uomo.
Lo youkai percorse senza esitazione i tortuosi sentieri che conducevano alla vetta ormai parzialmente crollata del monte, infilandosi poi in una angusta galleria che conduceva nel cuore della montagna. Al termine del cunicolo, si apriva un’ampia caverna, al cui interno si trovava un’incredibile quantità di ossa probabilmente appartenute a demoni: erano sparse ovunque, ma al centro del antro, avevano formato un cumulo di enormi proporzioni.
Toukaimaru fissò la sua attenzione sulla sommità di quel ammasso, dove uno scheletro umano spuntava quasi per caso dal mucchio di resti demoniaci. Si avvicinò e si concentrò maggiormente, entrando così in contatto con lo spirito di colui che voleva richiamare in vita, rimasto a vagare in quel luogo dopo la sua morte.
“[Bankotsu!]”
“[Chi sei? Perché disturbi il mio riposo?]”
“[Sono Toukaimaru, il demone della distruzione. Sono venuto per riportarti in vita, quindi preparati a respirare ancora… umano]”
“[Mi spiace demone, non desidero in alcun modo tornare a vivere]”
Toukaimaru fu per un attimo sorpreso: lo spirito di quell’uomo era stato in grado di opporsi alla sua volontà. Nessuno di coloro che aveva riportato in vita durante la sua esistenza era mai riuscito ad contrapporsi al suo richiamo: quell’essere doveva essere veramente potente, pur trattandosi di un umano e questo, in ultima analisi, fece sorridere il demone, contento come non mai della scelta fatta.
“[Possibile che un umano come te, non brami di tornare in vita?]”
“[Io non desidero tornare in vita, perché durante la mia precedente esistenza ho già fatto ciò che più mi aggradava e inoltre con la morte, ho potuto ritrovare i miei fratelli!]”
“[Sei sicuro di quello che dici?? Non vorresti forse avere l’occasione di scontrarti nuovamente con Inuyasha??]”
“[Inuyasha? Si… mi ricordo di lui! ci siamo battuti fieramente e alla fine mi ha sconfitto.]”
“[Pensa Bankotsu… io ti offro la possibilità di scontrarti nuovamente con lui e se mi servirai bene, ti ricompenserò riportando in vita anche i tuoi fratelli!]”
“[Tu potresti farlo???]”
“[Certamente, se tu mi servirai fedelmente, abbattendo i miei nemici e conquistando il potere in mio nome… io ti restituirò i tuoi fratelli!]”
“[ALLORA RIPORTAMI IN VITA!!]”
In quel momento un turbine di ossa si formò intorno allo scheletro di Bankotsu, liberando e restituendogli lentamente la sua forma umana. Il guerriero aprì gli occhi alcuni istanti dopo che il turbine fu scomparso e iniziò a toccarsi, prima il viso, poi le mani e le gambe: era tutto come lo ricordava e soprattutto non era un corpo artificiale come quello che gli aveva conferito Naraku, questo era fatto di carne, ossa e sangue.
Mentre continuava ad osservarsi accuratamente, l’attenzione di Bankotsu cadde inevitabilmente su qualcosa di molto familiare affianco a lui “La mia Banryuu!!” esclamò con infinita gioia per l’avere nuovamente con sé l’arma che lo aveva accompagnato in un’infinità di battaglie.
“Come vedi ho fatto tutto quello che ti avevo promesso.” commentò soddisfatto Toukaimaru, pregustando già il momento in cui avrebbe visto Bankotsu, scontrarsi con chi fosse stato tanto folle da mettersi sulla sua strada.
Il guerriero, richiamato da quella voce, si alzò e si avvicinò lentamente allo youkai, per poi inchinarsi al suo cospetto seguito subito da Menomaru, Kaguya e Ryuura. I quattro resuscitati una volta chinatisi di fronte a colui che aveva restituito loro la vita, gli giurarono eterna fedeltà ed infinita sofferenza ai suoi nemici, mentre Toukaimaru li osservava compiaciuto, pensando già alle prossime mosse da compiere per raggiungere i suoi numerosi obiettivi.
“[Bene! Ora che i miei quattro potenti generali sono pronti, è tempo di andare a trovare un vecchio amico… a presto Ryukotsusei!!]” pensò il demone, sorridendo malignamente, nel vedere i suoi progetti concretizzarsi rapidamente.

Il demone e il suo seguitò abbandonarono quel luogo tetro spostandosi rapidamente per raggiungere la loro ennesima tappa: una valle abbandonata e dimenticata dai più, la cui umida terra era stata calcata, in tempi neanche recenti, solo da un mezzo demone, che però aveva portato un grande sconvolgimento in quel luogo.
Toukaimaru posò lo sguardo lì, dove una parete verticale si ergeva a separare i due tratti in cui la vallata originale si divideva. Contro quel costone era stato sigillato duecento anni prima un potente demone drago. Con lui, il demone della distruzione aveva uno stretto legame: la paura di Ryukotsusei lo aveva nutrito durante il suo oblio, tracciandogli la strada per tornare in questo mondo. Anche quando il demone drago venne abbattuto, la sua anima, rimasta imprigionata in quella vallata, non fu in grado di affrancarsi da quel crudele destino che lo condannava a far rivivere il proprio incubo.
Toukaimaru si concentrò e ben presto piccole sfere che emettevano una luce fioca biancastra comparvero in tutta la vallata, inizialmente in modo caotico, successivamente iniziarono a riunirsi in un unico punto ai piedi del costone che aveva visto Ryukotsusei sigillato, creando un unico globo che aumentava di dimensioni e intensità luminosa. Al culmine di quel processo un lampo di luce si espanse nella valle, lasciando il posto alla figura di un immenso demone drago, che si guardava intorno frastornato dalla sua stessa rinascita.
“È un piacere rivederti… Ryukotsusei” quella voce gelida riportò alla realtà lo youkai appena risorto, obbligandolo a guardare nella direzione di colui che gli aveva parlato, lasciandolo inorridito.
“Non può essere… ti avevano sconfitto… TU ERI MORTO!!!” tuonò Ryukotsusei stretto nella morsa del terrore.
“Gia! ma TU mi hai fatto risorgere, ed è per questo che ti ho restituito la vita e ti offro di servirmi fedelmente.”
“MAI!!” esclamò caricando un potente colpo energetico, per poi sputarlo in direzione del suo interlocutore.
Toukaimaru non fece una grinza, opponendo semplicemente un palmo della mano a quel colpo micidiale che, dopo aver terminato la sua corsa contro quella banale difesa, si estinse velocemente, accrescendo maggiormente la paura del demone drago.
“Ti ricordavo più saggio Ryukotsusei! Non vuoi gustarti quel nuovo corpo??” commentò lo youkai, rispedendo al mittente un colpo, troppo debole per uccidere, ma sufficiente a far capire chi dei due era il più forte.
“Cosa vuoi da me Toukaimaru?” gli chiese Ryukotsusei dopo essersi ripreso dall’assalto appena subito.
“Voglio che tu viva! Semplicemente questo. Vivendo, il tuo terrore nei miei confronti farà crescere il mio potere a dismisura e nessuno a quel punto potrà più contrastarmi!!” Toukaimaru concluse con una risata malvagia che fece tremare persino il potente demone drago.
“Sarai potente, ma resti un ingenuo, poiché la tua sconfitta è già profetizzata!” gli confidò mettendosi a ridere, prima di venir gelato da uno sguardo furibondo che sentiva su di lui.
“E chi dovrebbe sconfiggermi? qualche patetico umano? O forse un “potente” demone maggiore?”domandò stizzito Toukaimaru. “Vedremo chi avrà il coraggio di mettersi sulla mia strada!!” concluse con ira.
Toukaimaru ordinò al suo seguito di dirigersi verso il monte Hotaka e lì, sulla cima più inaccessibile, fondare il suo santuario, mentre lui avrebbe investigato più a fondo su quella profezia.

Piaciuto? Ho riunito un intero fan club di Inuyasha, non trovate?

Ringrazio per il commento: Elychan e marysq92... Grazie MILLE!

Ringrazio anche chi ha solamente letto!

A presto con il prossimo capitolo: "LA SACERDOTESSA E IL DEMONE" (iniziano i capitoli de fuego!)

Saluti

Ragnarok79

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Capitolo 9
*** 9 -LA SACERDOTESSA E IL DEMONE- ***


INTRO:Toukaimaru sta cercando una persona in particolare, cosa implicherà il loro incontro?

Ciao a tutti!

Siamo arrivati all'inizio di un altra trilogia di capitoli. I protagonisti? beh, uno (o meglio una) la troviamo in questo capitolo, gli altri due nel prossimo, ove si consumerà il fattaccio!
Spero di avervi incuriosito a sufficienza e quindi non mi dilungo oltre, lasciandovi leggere in pace!! Confido ovviamente nei vostri commenti!

Capitolo 9 –LA SACERDOTESSA E IL DEMONE

Kikyo si allontanò dal villaggio di Musashi: aveva rinunciato, per il momento, all’idea di incontrare Inuyasha nella speranza di separarlo da Kagome.
Il pensiero della giovane le provocava ogni volta un sentimento di gelosia, poiché ella aveva tutto ciò che un tempo era stato suo e che ora rivoleva: la sua anima e il suo uomo.
La sacerdotessa riprese il suo peregrinare e fu così che, alcuni giorni dopo, si imbatté in uno strano viandante nel fitto di una foresta, mentre stava infine facendo ritorno al tempio in cui era solita curare i feriti delle numerose guerre.
Il viaggiatore era seduto su una roccia, immobile, completamente coperto da un mantello nero che non lasciava intuire nulla sull’aspetto di chi lo indossava. Non si era certo fermato per la stanchezza: la postura e l’immobilità quasi innaturale erano segni evidenti del fatto che quel viandante non stava cercando di riposarsi da un lungo viaggio, sembrava piuttosto che stesse aspettando qualcosa o qualcuno.
La miko rimase a osservarlo perplessa e un po’ intimorita, non riuscendo a capire chi o cosa fosse quell’essere: le sembrava improbabile che potesse trattarsi di un semplice ningen, ma d’altro canto, se fosse stato uno youkai avrebbe dovuto avvertirne l’aura demoniaca. Contemporaneamente due occhi glaciali analizzavano la sacerdotessa alla ricerca di un punto debole o un particolare su cui fare leva per ottenere la sua collaborazione.
Il demone si accorse in breve che chi aveva di fronte, non era una semplice donna umana, ma una non morta il cui corpo era stato creato con ceneri e terra tombale e questa scoperta lo fece sorridere: sicuramente quella femmina sarebbe stata sensibile ad un’eventuale offerta di un nuovo corpo umano.
“Venerabile sacerdotessa…” Toukaimaru la chiamò con finta devozione mentre continuava a nascondere la sua aura.
“Sì? Dite pure, onorato viandante” rispose Kikyo con garbo continuando però a serbare poca fiducia nei confronti di quello sconosciuto.
“Sono alla ricerca di alcune informazioni su una antica profezia e dopo lunghe ricerche mi è stato detto di rivolgermi a voi.”
“Se posso esservi utile, ne sarò lieta. Di quale profezia cercate notizie?”
“Quella riguardante la risurrezione del demone della distruzione.” nel sentire quelle ultime parole la miko ebbe un fremito: perché quel bizzarro individuo voleva sapere di quella profezia?
“Se posso permettermi… potrei sapere il perché di questo interesse?” si azzardò a domandare.
“Certamente! Sono interessato a quella profezia perché credo che quel demone sia risorto ed è dunque necessario sapere chi lo sconfiggerà e come.” Le ultime parole erano state pronunciate dal viandante con un tono impercettibilmente sarcastico, che Kikyo colse comunque.
“Dunque voi siete un venerabile in cerca di coloro che affronteranno quel demone?”
“Chi io sia non credo vi riguardi e oltretutto, credo nemmeno vi interessi! Sono convinto che voi mi direte tutto ciò di cui ho bisogno, anche se io fossi quello stesso demone.”
“In effetti è vero. Non mi interessa chi siate voi!” rispose con tono di sfida, iniziando poi a raccontare, “In realtà la  profezia non dice molto: narra solo di quattro ragazzi che affronteranno il demone. Non spiega chi siano, come lo affronteranno, ne quando e in effetti non rivela nemmeno se saranno in grado di sconfiggerlo.”
“Capisco” fu l’unica risposta del viandante i cui pensieri erano ora concentrati sulla miko.
“Tuttavia se vi può interessare, ho visto un insolito quartetto riunirsi alcuni giorni fa intorno ad un mezzo demone di nome Inuyasha…”
“[Questo significa che quell’essere inferiore farà parte dei quattro. La cosa si fa interessante!!]” pensò il demone prima di soffermarsi nuovamente sulla sacerdotessa.
Toukaimaru era abbastanza soddisfatto di quanto era riuscito a scoprire, ma quella donna lo lasciava perplesso: era come se l’avesse già vista. Fece uno sforzo mentale per venire a capo di quel mistero, per rendersi conto, infine, che l’immagine di quella sacerdotessa affiorava dai ricordi di Naraku.
“Un ultima domanda venerabile sacerdotessa. Potrei sapere il vostro nome?” chiese per fugare ogni dubbio dalla sua mente.
“Mi chiamo Kikyo…” rispose con freddezza, senza farsi scomporre minimamente da quella domanda, che finalmente le rivelava la verità: non c’era nessuna ricerca condotta da quello straniero, lei non gli era stata indicata da nessuno. Lui era venuto a cercarla direttamente perché in qualche maniera sapeva che lei conosceva la profezia.
Il demone sorrise: quella era proprio la sacerdotessa che Naraku aveva ucciso cinquanta anni prima e che era stata poi riportata in vita da una strega. Lei era Kikyo: la defunta amante di quel mezzo demone, Inuyasha, tornata per riprenderselo.
Nella mente di Toukaimaru iniziarono a vorticare mille idee, che gli fecero perdere per un istante la capacità di sopprimere la sua aura maligna, che in quel momento si espanse in tutta la sua potenza, per poi scomparire nuovamente.
Kikyo rimase atterrita nell’avvertire quella forza demoniaca così intensa “[Possibile che sia veramente lui??]” si chiese.
“Onorato viandante! Ho cambiato idea. vorrei sapere chi siete!” gli confidò la miko con voce incerta.
“Beh, in un certo senso ve l’ho già detto prima, chi io fossi. Io sono il demone della profezia: il demone della distruzione!”
Toukaimaru, non dovendo più mascherare la sua identità, liberò il suo youki che si manifestò subito in tutta la sua intensità, spingendo una spaventata Kikyo ad assumere un atteggiamento difensivo: la miko scattò indietro di alcuni passi impugnò l’arco tendendolo e incoccando, nel contempo, una freccia.
“Cosa vuoi veramente demone? Perché mi hai chiesto della profezia??” gli urlò Kikyo restando immobile con l’arco teso.
“Cosa credi di poter fare? Ti credevo più assennata! Hai già dimenticato la profezia che mi hai gentilmente rivelato? Tu non sei in grado di opporti a me!” la derise il demone, che aveva abbandonato anche il tono reverenziale nel momento stesso in cui le aveva rivelato la sua vera natura.
La miko, furibonda per quell’affermazione, scagliò la freccia intrisa di potere spirituale, che però si dissolse rapidamente al solo contatto con la potentissima aura del demone.
“Cosa ti avevo detto.” la canzonò Toukaimaru, mentre con un gesto della mano creava una folata di vento che scaraventò a terra la sacerdotessa.
“Che aspetti? Uccidimi!!” gli ringhiò contro lei, mentre cercava di rimettersi in piedi.
“Io, ucciderti? Chi ti ha detto che voglio ucciderti, anzi…” il demone si fermò per qualche istante per godersi la faccia stupita della ragazza e poi riprese il suo discorso: “Io non ho alcuna intenzione di ucciderti! Voglio invece farti un offerta irripetibile per dimostrarti che non ho cattive intenzioni nei tuoi confronti.”
“Parla allora, sono curiosa di sentire questa proposta IRRIPETIBILE” affermò sarcasticamente Kikyo.
“So che tu desideri più di ogni altra cosa di riprenderti Inuyasha, non è vero?”
“Come fai a sapere di me e Inuyasha se fino a poco fa non sapevi nemmeno chi io fossi?” chiese ancor più stupita la miko.
“Perché io possiedo i ricordi di un altro demone che tu conosci bene e che odi con tutta te stessa… perché ha causato la tua fine prematura…”
“Naraku?? Tu avresti i ricordi di Naraku? Com’è possibile?”
“Semplicemente per il fatto che lui ora è parte di me. Naraku vive tramite me.”
“[Incredibile…]” pensò tra sé e sé prima di rispondere alla domanda del demone “Sì, io desidero riprendermi Inuyasha! Qual è dunque la tua offerta?”
“Bene, io ti offro la tua e la sua vita e un nuovo corpo di carne e ossa per te.”
“Un corpo di carne e ossa per me?? Le nostre vite? Di cosa stai parlando?”
“Se Inuyasha si scontrerà con me, morirà certamente, ma se tu farai quello che ti dirò, tu e lui potrete vivere! Quanto al tuo corpo, posso rigenerarlo con i miei poteri e affrancarti da questa vita da non morta”
“E cosa dovrei fare per ottenere tutto questo?”
“Dovrai convincerlo a non opporsi a me e uccidere quella ragazzina che si porta dietro… quella Kagome.” quando udì quel nome una rabbia quasi innaturale, che non aveva mai provato, pervase la miko spingendola ad un odio viscerale verso la rivale. Lei avrebbe voluto dare subito il suo assenso al patto, ma fu preceduta da Toukaimaru che concluse il suo discorso “Del resto, se Inuyasha vuole stare con te, non si opporrà all’eliminazione di quella mocciosa.” il demone stava cercando deliberatamente di far cresere l’ira di Kikyo, pensando che questo l’avrebbe resa più letale.
“Accetto demone! Però voglio come prova tangibile di quanto mi hai promesso che tu mi restituisca adesso il mio corpo umano!”
“Che impertinenza!!  Mi piace…” rispose terminando con un ghigno l’affermazione.
Toukaimaru stese una mano verso Kikyo e si concentrò. Improvvisamente la sacerdotessa iniziò a sentirsi strana e dopo poco non riuscì a reggersi più in piedi: le forze svanivano rapidamente, tutti i sensi si facevano confusi e sentiva come un bruciore in tutto il corpo. La ragazza, riversa al suolo, iniziò, dopo poco, a notare ogni singolo cambiamento nel suo fisico: sentiva battere il cuore, poteva ascoltare il suo respiro, mentre le sue mani toccavano finalmente un viso di carne. Il demone aveva mantenuto la parola e ora toccava a lei fare la sua parte, per poter conservare quel corpo che già amava e riprendersi Inuyasha.
“[Sì… ucciderò Kagome e quando lei sarà sparita, Inuyasha sarà solo mio!!]”
Kikyo si allontanò velocemente in direzione del villaggio di Musashi, sotto lo sguardo soddisfatto di Toukaimaru.
“[Che stupida sacerdotessa: è bastato fare leva sui suoi desideri per permettermi di controllare i suoi sentimenti, instillandole nell’animo l’odio per Kagome e ora l’energia della distruzione che scorre in quel corpo la spingerà a fare qualunque cosa pur realizzare quello mi ha promesso. Vai pure Kikyo! se riuscirai nel tuo intento mi avrai spianato la strada. Se fallirai, io avrò comunque guadagnato del tempo per preparare qualche altra sofferenza ai quattro.]” pensò il demone prima di sparire.

Ok! so che adesso mi state odiando per aver dedicato un intero capitolo a Kikyo, ma come diceva qualcuno... tutto è funzionale al raggiungimeto dell'obiettivo. Ma l'obiettivo è quello di Inuyasha & Co, quello di Toukaimaru o quello della storia?? :-)
Spero comunque il capitolo vi sia piaciuto e confido nei vostri commenti!

Ringrazio nel frattempo Chihiro per il commento!
Ringrazio anche chi ha soltanto letto.
Ps. se vi piace la ff fate pubblicità! :-)

Ci vediamo con il prossimo capitolo: LA DOLOROSA DECISIONE DI INUYASHA

Salut!

Ragnarok79

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Capitolo 10
*** 10 -LA DOLOROSA DECISIONE DI INUYASHA- ***


INTRO

INTRO: La trappola di Toukaimaru si sta per chiudere... Chi ne resterà coinvolto??

Salve a todos!

Dunque dunque... dov'eravamo rimasti?? Ah si.. ora ricordo il caro Toukaimaru era "riuscito" a convincere Kikyo a collaborare. Giusto? GIUSTO!!
Beh... adesso vedrete i risultati!
Buona lettura!

Capitolo 10 –LA DOLOROSA DECISIONE DI INUYASHA-

La rivelazione del segreto di Ranma ebbe l’effetto di allentare, finalmente, la tensione all’interno del gruppo e così le furiose risse tra l’hanyou e il ragazzo col codino, ormai ridotte a banali screzi dettati dall’assenza di azione, avevano presto lasciato il posto ai battibecchi tra Akane e Ranma e Kagome e Inuyasha, senza contare le sfuriate di Sango contro Miroku quando questo faceva il cascamorto con le altre ragazze o bagnava Ranma per farlo trasformare nella sua versione femminile.
Tutti si erano messi d’impegno per migliorare le rispettive abilità ed essere preparati a quello che avrebbero dovuto affrontare in quella nuova avventura.
Kagome passava ore a tirare con l’arco cercando di migliorare sia la velocità di tiro sia la precisione oppure, aiutata dalla vecchia Kaede, si impegnava per sfruttare al meglio i suoi poteri spirituali.
Akane, che in vita sua non aveva mai impugnato una katana, si allenava con Sango per imparare a padroneggiare l’arma che le era stata affidata e così, sotto l’attenta guida della sterminatrice, apprendeva velocemente i rudimenti dell’arte della spada.
Ranma e Inuyasha si allenavano lontano dal villaggio per non rischiare di ferire nessuno poiché, durante il loro primo allenamento, senza rendersene conto Ranma era riuscito a lanciare un colpo energetico con la sua lama sacra rischiando di fare la pelle a Inuyasha, che si era salvato in extremis sfruttando il Kaze no Kizu. Lo scontro delle due energie aveva tuttavia prodotto una tremenda esplosione.
Ranma aveva imparato subito a padroneggiare alla perfezione quella tecnica, mentre Akane non riusciva in alcun modo a incanalare l’energia spirituale della sua spada nonostante avesse provato diverse volte e per questo, il ragazzo col codino aveva chiesto al mezzo demone di interrompere i loro scontri per un paio di giorni, volendo dedicarli ad aiutare la fidanzata.
Inuyasha era stato inizialmente irremovibile, ma l’intervento di Kagome nella discussione lo aveva portato ad ammorbidire la sua posizione, fino a farlo cedere.

“Bah! È tutta colpa tua!! Adesso potevo essere nel bel mezzo di uno scontro realistico con Ranma!!” affermò l’hanyou con tono scocciato cercando di non guardare Kagome che gli sedeva affianco all’ombra di Goshinboku.
“Dai Inuyasha!! Lo stai facendo a fin di bene: Akane ha bisogno di un po’ di aiuto e poi quei due hanno avuto poco tempo per stare soli in questi ultimi giorni.” gli rispose allegra, allargando un bel sorriso.
“Tu come mai non ti alleni oggi?”
“Kaede mi ha consigliato di fare una pausa e di prendermi tutta la giornata di riposo.”
“Capisco, dopotutto ti stai impegnando a fondo. Credo che la vecchia abbia fatto bene.”
“Grazie Inuyasha!” mormorò lei con una vena di commozione nel tono di voce: le faceva sempre piacere ricevere complimenti, ma quando era quel mezzo demone, all’apparenza così rozzo, a farglieli le sembrava di essere la ragazza più felice del mondo.
“Grazie per cosa?” chiese lui stupito non capendo cosa avesse detto per ottenere un ringraziamento.
“Niente… ” Kagome scosse la testa con un espressione raggiante come per accompagnare quella singola parola, poi si alzò in piedi e dopo essersi spostata al sole iniziò a stiracchiarsi, mentre l’hanyou la osservava, paralizzato dalla sua bellezza. “Ah!! Che bella giornata!!” commentò la ragazza a gran voce, girandosi poi verso Inuyasha, sorprendendolo a fissarla.
“Beh? Che hai da guardare Inuyasha?!? Ma stai male??” si preoccupò osservando l’espressione inebetita che era dipinta sul volto del ragazzo.
“No… niente! Io non ti stavo guard…” ma si interruppe all’improvviso annusando l’aria “[Quest’odore! Non è possibile!!]”
Inuyasha fu riportato alla realtà dal rumore di una freccia che fendeva l’aria. Senza pensarci su due volte, si lanciò su Kagome buttandola a terra sotto di sé.
“Ma che diavolo…” la ragazza non si era resa conto di quello che stava accadendo e il gesto dell’hanyou le parve l’atto di un pazzo, ma il sibilo della freccia che passava esattamente sopra di loro e l’esplosione che provocò conficcandosi in un albero, le fecero, in breve, capire tutto.
“Stai bene Kagome?” si interessò lui preoccupato.
“Tutto ok Inuyasha. Quella freccia era per me… vero?”
“Temo di si Kagome” ammise mentre l’aiutava a rialzarsi, per poi stringerla a sé in un atto protettivo che confortò la ragazza.
“[Non è possibile! Quello che ho sentito era l’odore di Kikyo. Però è diverso: non avverto più l’odore di terra e ceneri. È come se fosse di carne e sangue?!?]” Inuyasha rifletteva, mentre scrutava con attenzione la boscaglia per individuare il loro assalitore. D’un tratto, una figura femminile abbigliata come una miko sbucò da dietro ad alcuni alberi, lasciando di sasso il mezzo demone.
“Ki… Kikyo! Eri veramente tu.” tartagliò lui non credendo ai suoi occhi.
“Salve Inuyasha! Sono felice di constatare che non ti sei dimenticato di me, nonostante quella mia “brutta copia” continui a ronzarti attorno. Questo vuol dire che hai buon gusto e non ti accontenti di una copia… quando puoi avere l’originale”
Kagome nel sentire quelle parole taglienti avrebbe voluto staccarsi da Inuyasha e affrontarla a viso aperto, ma il mezzo demone stringendo maggiormente l’abbraccio glielo impedì, sussurrandole “Tu per me sei unica. Lascia che me la sbrighi io. Fidati di me Kagome”
Nel sentire quelle parole, la ragazza fu sul punto di piangere per la felicità, ma sapendo quanto quel suo banale gesto facesse male a Inuyasha, si impose di non versare nemmeno una lacrima.
“Kagome non è una tua copia! Cosa sei venuta a fare qui Kikyo? Non abbiamo nulla da dirci!” urlò lui stizzito in direzione della miko, che rimase impassibile nonostante il tono dell’hanyou non fosse certo dei più cordiali.
“Sono venuta a mostrarti il mio nuovo corpo. Sono venuta a dirti che ora possiamo riprendere la nostra vita insieme da dove siamo stati interrotti cinquant’anni fa e sono venuta a fare quello che è necessario perché tutto ciò possa concretizzarsi.”
Inuyasha liberò dall’abbraccio Kagome e la spinse dietro di sé, ammonendola di restare sempre dietro di lui.
“E se io non fossi interessato?” domandò serio alla miko, che per tutta risposta si mise a ridere.
“Inuyasha, smetti di fare la commedia per salvare le apparenze con quella ragazzina! Tu ami solo me e sai benissimo che ciò che ti attrae in lei è solo il mio riflesso.”
“Smettila di dire sciocchezze!”
“Cosa vuoi fare Inuyasha? Vuoi perdere l’occasione di ricominciare tutto da capo?” Il mezzo demone abbassò lo sguardo e si fece immobile: mille pensieri gli turbinavano nella mente. I ricordi di cinquant’anni fa si sovrapponevano a quelli più recenti e tutti i dubbi che si celavano nel suo cuore vennero liberati in un solo momento. “[Io… io cosa devo fare? Kikyo è nuovamente qui, come un tempo e forse potremmo veramente rincominciare tutto da capo. Ora però c’è Kagome al mio fianco. Lei è così diversa da Kikyo! Mi ha dato così tanto e mi ha accettato per quello che sono.]” questa volta nemmeno l’arco di Kikyo che si tendeva distrasse il mezzo demone dai suoi pensieri e il grido della sacerdotessa che lo incoraggiava a spostarsi per lasciarle campo libero con la rivale fu a malapena captato.
“[Kikyo vuole uccidere Kagome, e io? Glielo permetto? Ho promesso a Kagome di proteggerla. Le ho chiesto di fidarsi di me e lei mi ha affidato la sua vita. Nemmeno Kikyo mi aveva dimostrato una totale fiducia. Kikyo… lei però si è sacrificata per me, per raggiungermi nella morte. Lei si è sacrificata…]”
Kikyo, ormai convinta che l’atteggiamento passivo dell’hanyou fosse il segno tangibile della sua volontà di non difendere Kagome, scagliò la freccia.
“[Kikyo si è sempre sacrificata per gli altri. Com’è possibile che ora voglia uccidere Kagome per il suo interesse?? No, lei non è più la Kikyo che conoscevo e io non permetterò che faccia del male a Kagome!]”
Questi pensieri fluivano nella testa di Inuyasha, mentre il dardo mortale copriva velocemente la distanza che lo separava dal suo bersaglio, quando con uno scatto in avanti improvviso, l’hanyou afferrò al volo la freccia bloccandola, ma subendo l’effetto del potere spirituale della sacerdotessa.
Inuyasha, non riuscendo a sostenere ulteriormente quel contatto, scagliò il dardo a lato, andando poi a tenersi la mano sinistra ustionata, con quella ancora sana.
“Inuyasha!” gridò Kagome preoccupata cercando superare il ragazzo per controllare la ferita, venendo però bloccata da un movimento eloquente del braccio di lui a cui si aggiunse un filo di voce: “Sto bene Kagome, non ti preoccupare! Ricordati che devi restare dietro di me, qualunque cosa accada.”
“INUYASHA!” questa volta fu Kikyo a chiamare il mezzo demone, furibonda per il suo intervento in una questione che considerava già risolta.
“Cosa significa questa intromissione… Inuyasha… rispondimi!”
“Secondo te cosa significa… Kikyo?” ribattè strafottente lui fissandola con aria di sfida.
“Bene Inuyasha. Io ora scaglierò un'altra freccia. Se ti sposterai, dimenticherò il tuo atto sconsiderato di poco fa, ma ti avverto: non ho voglia di giocare!” detto questo la sacerdotessa scoccò un’altra freccia, ma questa volta la risposta del mezzo demone non si fece attendere: sguainò Tessaiga e utilizzò un Kaze no Kizu per contrastare la freccia magica, riuscendo solo a dissipare gran parte del suo potere venendo poi colpito alla spalla, nel tentativo di proteggere Kagome.
Inuyasha, sofferente, estrasse il dardo dall’articolazione, rendendosi subito conto che esso era impregnato sia di potere spirituale che di malvagità, restando poi a riflettere in silenzio su come avrebbe potuto proteggere Kagome, se il Kaze no Kizu non era sufficiente a fermare gli attacchi di Kikyo.
“[Dannazione! Probabilmente nemmeno il Kongousouha avrebbe effetto e poi non posso permettermi di fare altre prove: rischio di crepare lasciando Kagome indifesa! Cosa posso fare?]”
“Inuyasha… Inuyasha! stai bene? perché non mi rispondi?” gridava dietro di lui Kagome che era, nel frattempo, scoppiata a piangere.
“Tranquilla, è tutto a posto e ora basta piangere, va bene?” le sussurrò lui per calmarla.
“Allora Inuyasha! Cosa hai deciso di fare? vuoi morire con lei?? Se è questo che vuoi io ti accontenterò, del resto a me interessa solo mantenere questo corpo.”
Una grande amarezza si fece strada nel cuore dell’hanyou mentre ascoltava le parole della sacerdotessa: lei non era più la stessa e quell’affermazione ne era la prova inconfutabile.
“Se devo morire per proteggere Kagome da te lo farò senza rimpianti! Preferisco morire per lei piuttosto che vivere con te! Avrai anche il corpo, i ricordi e i poteri di Kikyo, ma non sei lei! Kikyo non avrebbe mai ucciso nessuno, tanto meno per un interesse personale!!”
Quell’affermazione di Inuyasha mandò su tutte le furie la miko che senza ripensamenti tese nuovamente l’arco e scagliò l’ennesima freccia con tutta la rabbia e l’odio che covava per i due in quel momento. Inuyasha si rese conto di fronte a quale scelta terribile il fato lo aveva posto: doveva scegliere tra la vita di Kagome, la donna che oramai sapeva di amare e quella di Kikyo, la donna che in passato era morta per lui e che aveva giurato di vendicare. Come poteva uccidere con le sue stesse mani colei che era già morta una volta a causa sua? D’altra parte, il solo pensiero di perdere Kagome gli dava l’impressione di morire a sua volta.
Spinto da rabbia mista a un immenso dolore Inuyasha afferrò nuovamente Tessaiga e lanciò il suo colpo più potente: “BAKURYUUHA!!”. Restò quasi impietrito ad assistere alla scena: il vortice del Bakuryuuha dopo aver assorbito quasi completamente l’energia della freccia mistica si riversò su Kikyo, che cercava inutilmente di contrastarlo con il suo potere spirituale. Il dardo, tuttavia, grazie al potere residuo, aveva completato la sua corsa indisturbato, conficcandosi nell’addome del mezzo demone che dopo esserselo strappato faticosamente dal corpo crollò in ginocchio tenendo, nonostante tutto, lo sguardo fisso sulla miko.
Il corpo della sacerdotessa venne lentamente straziato dall’onda d’energia, ma nonostante il dolore Kikyo ebbe un momento di lucidità sufficiente per guardare l’hanyou: lo vide a terra sanguinate con gli occhi fissi su di lei, carichi di tristezza e rimorso. In quel momento il giogo delle energie demoniache di Toukaimaru venne meno e la miko poté leggere in quello sguardo disperato, quanto quel gesto fosse costato a Inuyasha e intuire che probabilmente lui non si sarebbe mai perdonato di essere stato l’artefice della di lei seconda morte. Lui stava soffrendo a causa sua, del suo egoistico desiderio amoroso e perché era stata proprio lei a creare una situazione in cui solo una, tra lei e Kagome, poteva sopravvivere.
“Inuyasha perdonami! Ti ho costretto a scegliere tra la vita di due persone. Non sentir…”riuscì a gridare Kikyo prima di essere definitivamente spazzata via dal Bakuryuuha.
“KIKYO!!” urlò con voce straziata Inuyasha, poggiando poi la fronte contro il terreno e iniziando a battere un pugno al suolo.
Più che tristezza, quella di Inuyasha era rabbia: sapeva di non amare più Kikyo da tempo, ma il suo ricordo gli era comunque molto caro e il pensiero che il destino lo avesse obbligato a ucciderla lo faceva infuriare. Cosa aveva fatto di male per meritare quel trattamento? I genitori morti, un fratello che lo odiava, l’essere disprezzato da ningen e youkai, per il solo fatto di essere un hanyou, persino la possibilità di vendicarsi nei confronti di Naraku gli era stata negata e ora era stato costretto a uccidere Kikyo.
Kagome lo osservava tristemente, senza sapere cosa fare per poterlo consolare: come poteva alleviare le sofferenze di un ragazzo che era stato costretto ad uccidere la persona a cui teneva di più? Si abbandonò semplicemente all’istinto e senza dire nulla lo abbracciò.
“Kagome, ti prego, lasciami solo.”
“Inuyasha… ma io…”
“Kagome, ti prego…” la pregò nuovamente Inuyasha e a quel punto la ragazza non se la sentì di insistere.
“Grazie Kagome…” le mormorò mentre lei si allontanava.
L’hanyou si rialzò da terra, rimanendo a fissare il punto in cui stava Kikyo, per poi balzare su un ramo di Goshinboku.

Bene e anche questo capitolo è archiviato!

Passo a ringraziare Chichiro per il commento!

Ringrazio anche chi ha solo letto e vi aspetto tutti con il prossimo capitolo: "DISPERAZIONE, RABBIA E INFINE…"

A presto

Ragnarok79

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Capitolo 11
*** 11 -DISPERAZIONE, RABBIA E INFINE…- ***


INTRO

INTRO: Inuyasha è solo e Kagome è tornata al villaggio. Sapranno superare il brutto momento?

Carissime e carissimi, un'altro tassello de "Il Risveglio del MALE" sta per chiudersi, ma non vi
preoccupate: la strada per giungere al finale è ancora assai lunga e soprattutto irta di ostacoli per
Inuyasha e company!
Detto questo vi lascio leggere il capitolo in santa pace!


Capitolo 11 –DISPERAZIONE, RABBIA E INFINE…-

Kagome tornò al villaggio con un’aria funebre e questo fece preoccupare tutti, anche perché Inuyasha non
era con lei e questo, solitamente, significava che era successo qualcosa.
“Kagome… perché hai quella faccia? È successo qualcosa?” chiese preoccupata Sango mentre Miroku, Akane,
Ranma si radunavano intorno a loro.
“Io… io…” la ragazza balbettò non sapendo come raccontare ai suoi amici quello che era appena successo.
“C’entra in qualche modo Inuyasha, Kagome? Non è con te, eppure vi eravate allontanati assieme dal
villaggio.” aggiunse Miroku che già ipotizzava di un diverbio tra lei e il mezzo demone.
“Oh, Inuyasha! Io… io sarei dovuta rimanere con lui!!” mugugnò Kagome scoppiando a piangere.
“Vieni Miroku! Lasciamole sole. Ci spiegheranno tutto quando Kagome si sarà calmata.” affermò Ranma
tirando per la veste il monaco lontano dalle ragazze, sfoggiando un tatto che apparentemente non gli era
proprio.
“Va bene, magari andremo a cercare Inuyasha.” aggiunse Miroku mentre si allontanavano, venendo però
richiamato dalla voce di Kagome “No! Per favore… lasciatelo stare.” li pregò tra un singhiozzo e l’altro.
Sango e Akane accompagnarono l’amica nella capanna, cercando, una volta lì, di calmarla e farsi spiegare
cosa fosse successo.

Inuyasha era ancora sdraiato su un ramo osservando un punto imprecisato del panorama con sguardo assente
mentre nella sua mente continuava a torturarsi per quello che aveva fatto: era convinto che avrebbe
dovuto salvarle entrambe e che la sua incapacità gli aveva impedito di trovare una soluzione adatta.
Kikyo era morta ed era stato lui ad ucciderla, non Naraku, non Toukaimaru, né nessun altro, ma quello che
gli faceva ancora più male, era che quanto successo dimostrava che lui era incapace di proteggere le
persone a cui teneva.

Arrivò l’ora di cena e finalmente Kagome se la sentì di raccontare tutto quello che era accaduto.
“Eravamo sotto Goshinboku e all’improvviso Kikyo ci ha attaccato. Inuyasha mi ha difeso quando Kikyo ha
cercato di colpirmi. Lei gli ha intimato di farsi da parte, perché una volta eliminata me, loro avrebbero
potuto ricominciare da capo. Lui però si è rifiutato ed è stato ferito. Quando poi Inuyasha le ha detto
che non aveva alcuna intenzione di seguirla, Kikyo ha scagliato un’altra freccia a cui lui è stato
costretto a rispondere col Bakuryuuha, uccidendo Kikyo. Ora… ora, sicuramente, si sente in colpa per
averla ammazzata!”
“Oh Kagome…” mormorò Sango, stringendosi all’amica, intuendo ciò che non aveva detto: Kagome si sentiva
in colpa, perché Inuyasha lo aveva fatto per proteggere lei.
“È molto peggio di quanto pensassi…” commentò Miroku, mentre si grattava la testa alla ricerca di una
soluzione.
“Ahh! Secondo me vi preoccupate troppo! Vedrete che entro domani sera gli sarà passato tutto.” esclamò
Ranma ostentando una certa convinzione in quello che diceva, ricevendo, come ringraziamento per
l’intervento, un pugno da Akane.
“Ma sei scemo??? Come fai a dire una cosa del genere? Inuyasha non è un animale come te: lui ha anche dei
sentimenti!!!”
“Ranma, tu come ti sentiresti se ti avessero chiesto di scegliere tra lasciare in vita Akane e una tua
ex… considerando che questa ex è arrivata a sacrificarsi per te in una passata occasione e che saresti tu
a dover uccidere una delle due?” gli chiese Sango per fargli inquadrare la gravità del problema.
“Ho capito, scusate.” rispose il ragazzo con tono dispiaciuto abbassando la testa, rendendosi conto che,
quella volta, una pacca sulla spalla tra compagni non avrebbe risolto nulla.
“In effetti è improbabile che questa volta la situazione si risolva meramente col passare del tempo,
anche perché, conoscendo quel testone, in questo momento si starà incolpando di tutto! Più il tempo passa
e più Inuyasha si farà consumare dal rimorso.” commentò Miroku ottenendo di essere fulminato da uno
sguardo omicida di Sango. Lei, a differenza del monaco, si rendeva conto che quelle parole avrebbero
fatto soffrire ancor di più l’amica.
“Lui in realtà dovrebbe prendersela con me. In fin dei conti sono io la causa di tutto: se non fossi mai
esistita lui ora non dovrebbe soffrire così!” affermò disperata Kagome ricominciando a piangere.
Akane prese Ranma e Miroku e li scaraventò fuori dalla capanna, aiutando poi Sango mettere a letto
Kagome.
“Vedrai che si sistemerà tutto Kagome. Ora riposa, ok?” le sussurrò Akane, mentre Sango le accarezzava la
testa nel tentativo di tranquillizzarla maggiormente.”
Le due ragazze raggiunsero Ranma e Miroku appena Kagome si fu addormentata. “Se aprivate ancora una volta
bocca, vi avrei strozzato!” esclamò Akane furibonda.
“Comunque adesso lei riposa, ma dobbiamo ancora decidere che fare con Inuyasha.” aggiunse Sango
riportando la discussione sul problema principale.
“Diamogli ancora domani. Vediamo se si fa vedere lui, altrimenti la questione risulterà assai
problematica da risolvere.” suggerì Miroku trovando però un netto dissenso da parte delle due ragazze,
troppo preoccupate per Kagome.
“Domani andrò a parlarci io allora!” propose Ranma, lasciando perplessi i suoi interlocutori.
“E cosa vorresti dirgli?? Che tanto passa tutto? Come prima??” chiese sarcasticamente Akane ancora
irritata.
“Smettila Akane! Sono serio. In fin dei conti siamo due combattenti, ragioniamo alla stessa maniera!
Riuscirò a convincerlo che la colpa non è né sua, né di Kagome”
“A questo punto tanto vale provare. Al limite se fa arrabbiare Inuyasha, lui lo farà a pezzi.” commentò
Miroku lasciando le due ragazze parecchio depresse mentre si chiedevano cosa avessero fatto di male per
dover sopportare due così.

La notte lasciò presto spazio al nuovo giorno, ma per Inuyasha sembrava che il tempo si fosse fermato
quando era salito su quel ramo. Quei pensieri così dolorosi lo rendevano estraneo a qualunque evento,
fino a quando qualcuno non gli balzò davanti, restando accucciato ad osservarlo.
“Vuoi rimanere ancora a lungo qui?” chiese Ranma ottenendo a mala pena una fuggevole occhiata da parte di
Inuyasha.
“Allora?” fece per ribadire la domanda appena posta.
“Lasciami stare Ranma. Non ho voglia di parlare. In realtà non ho voglia di fare nulla.” gli rispose
infine l’hanyou con tono abbattuto.
“No, non ti lascio stare! Siamo tutti preoccupati per te e non accetto che tu ti arrenda per una cosa del
gen…” non finì nemmeno di parlare che un pugno lo colpì al volto facendolo sfracellare a terra.
“Tu cosa ne sai di quello che è successo e di quello che sto provando adesso??” gli gridò stizzito
Inuyasha, alzandosi in piedi sul ramo.
“Ne so abbastanza per capire che ti stai incolpando di qualcosa che non è dipeso da te!!”
“Cosa non sarebbe dipeso da me?? Il lanciare il Bakuryuuha? Non riuscire a trovare un’altra soluzione?
Che cosa non è dipeso da me?” esclamò l’hanyou balzando a terra e cercando di colpire Ranma.
“Nulla è dipeso da te! È stata quella Kikyo a costringerti a decidere! Tu non avevi altre possibilità!”
ribatté il ragazzo col codino assestando un calcio all’addome dell’amico, che prontamente si rialzò.
“Io dovevo trovare un'altra soluzione, c’era sicuramente un modo di proteggerle entrambe!”
“Certo, come no! Almeno come ce n’è uno per separare la mia metà maschile da quella femminile! Forse con
qualche secolo di studi potresti trovarlo… forse, ma sicuramente non con una freccia mistica puntata
contro una persona a cui vuoi bene!!”
I due continuavano a scambiarsi colpi violentissimi mentre discutevano, osservati in lontananza da
Miroku, Sango e Akane, rimasti perplessi per la strategia adottata da Ranma per convincere Inuyasha.
“Lo vuoi capire che non potevi salvarla!! Lei era succube dei suoi desideri! Non saresti mai riuscito a
farla rinsavire!” rincarò la dose Ranma, mentre colpiva al volto Inuyasha con un pugno.
“Ma io avevo giurato di vendicare la sua morte e ora sono io stesso il suo assassino!!”
“Hai giurato anche di proteggere Kagome e lo hai fatto! Perché la tua testaccia non vuole arrivare a
capire una cosa così semplice: l’hai uccisa, perché non ti ha dato altra scelta!”
“Tu non puoi capire!!”
“No, sei tu che non vuoi capire! Tu non hai colpa e probabilmente se Kikyo fosse qui te lo direbbe anche
lei!” quelle parole fecero riaffiorare dalla memoria di Inuyasha il ricordo delle ultime parole di Kikyo:
[Inuyasha, perdonami! Ti ho costretto a scegliere tra la vita di due persone. Non sentir…]
Il mezzo demone si fece improvvisamente immobile. “[Possibile che Ranma abbia ragione?? Possibile che non
ci fosse altra possibilità?]” pensò mentre crollava in ginocchio, come privo di forze.
“Ascoltami Inuyasha: so quanto sia dura accettare una situazione del genere, ma devi riuscire a
superarla, per te e per chi ti vuole bene, almeno che tu non voglia che qualcun’altra soffra insieme a
te.”
“Di cosa stai parlando? Perché qualcuno dovrebbe soffrire per questa mia situazione??”
“Tutti noi ne soffriamo, perché sei un amico e vederti ridotto ad uno straccio non è certo piacevole. Ma
Kagome, lei sì che sta soffrendo…”
“Kagome? Cosa c’entra lei??”
“Non lo immagini? Lei soffre, perché si sente in colpa! Crede che la tua sofferenza sia stata causata
indirettamente da lei, visto che hai ucciso Kikyo per proteggerla.”
“No, questo no! Non voglio che lei soffra!!” L’hanyou si alzò di scatto e corse in direzione del
villaggio.

Kagome era rimasta per tutto il tempo nella capanna e cercava in tutti i modi di convincersi che le
parole della sera prima di Akane sarebbero divenute realtà, ma ogni volta l’immagine di un Inuyasha
disperato la facevano precipitare nuovamente nello sconforto.
Inuyasha piombò nella casetta come un ciclone, fermandosi a guardare la ragazza per qualche istante prima
di abbracciarla con tutta la tenerezza di cui era capace.
Kagome credeva di vivere in un bel sogno: Inuyasha era tornato da lei e ora la stava abbracciando.
“Kagome.” le sussurrò, mentre lei finalmente si rendeva conto che non si trattava di immaginazione, ma
della realtà: una bellissima realtà.
“Inuyasha, mi dispiace tanto! È tutta colpa mia: se io non… se io non ci fossi stata tu non avresti
dovuto uccidere Kikyo” dichiarò una Kagome in lacrime.
“Se tu non ci fossi stata la mia vita fino ad adesso sarebbe stato un pellegrinaggio nelle tenebre! Non
mi pento e non mi pentirò mai di aver preso quella decisione!” le rispose Inuyasha con grande dolcezza
aggiungendo “Tu non hai alcuna colpa e io non potevo evitare in alcun modo di uccidere Kikyo. L’unica che
avrebbe potuto fare qualcosa era lei.”
“Sono felice che tu lo abbia infine capito Inuyasha.” Non era stata Kagome a parlare, bensì lo spirito
della defunta miko, che si era materializzato davanti a loro.
“Ora che hai capito, potrò riposare finalmente in pace. Spero solo che tu possa un giorno perdonarmi.”
“Io ti ho già perdonato Kikyo” le rispose Inuyasha con un tono molto pacato.
“Grazie Inuyasha! Pregherò per voi, perché la battaglia contro Toukaimaru sarà senza esclusione di colpi!
Io l’ho affrontato ed è riuscito a disperdere una mia freccia sacra senza nemmeno toccarla. State
attenti!” Detto questo lo spirito di Kikyo iniziò a dissolversi, restando per qualche istante ancora in
contatto con le menti di entrambi.
“[Inuyasha, promettimi che ti prenderai cura di Kagome e che l’amerai come non hai mai fatto con me!]”
“[Kagome, perdonami! Prenditi cura di Inuyasha anche per me e amalo come io non ho mai potuto fare!]”
Kagome e Inuyasha si guardarono intensamente, prima di abbracciarsi nuovamente, con la volontà di
buttarsi alle spalle quella brutta esperienza.
Intanto appena fuori dal villaggio il resto del gruppo si era riunito per commentare il ritorno di
Inuyasha.
“Devo riconoscerlo! Sei stato veramente bravo Ranma, anche se inizialmente temevo che la tua strategia
avrebbe solo peggiorato le cose.” ammise Miroku, mentre Sango si limitava ad annuire come segno di
approvazione per le parole del monaco.
“Già! È stata dura riuscire a impostare il discorso con quel testone, ma per il resto non è stato troppo
difficile”
“Beh l’importante è che sia tutto risolto” esclamò Sango trascinando via Miroku lasciando così soli Akane
e Ranma.
“Ranma, io volevo scusarmi per aver detto che non hai sentimenti! Io non lo pensavo veramente!” ammise
Akane con un pizzico di vergogna
“Non ti preoccupare Akane. In realtà me lo sono meritato, visto quello che ho detto.” ribatté lui con
tono decisamente più allegro sfiorando con una carezza una guancia di lei, aggiungendo poi, “Vogliamo
tornare dagli altri?” offrendo un braccio alla ragazza che, allargando un bel sorriso, si aggrappò al
fidanzato.
“[Bene, come inizio di una lunga agonia non c’è male, non trovi Naraku? Ora è tempo di preparare qualche
altra sorpresa per questi quattro valorosi!]” commentò mentalmente Toukaimaru che da lontano aveva
osservato tutta la vicenda, fin dallo scontro tra Kikyo e Inuyasha, mentre ora si dirigeva
silenziosamente verso la radura del pozzo Mangiaossa.



Ok... ok... ok! Siamo arrivati in fondo anche sta volta.

E mò è tempo di ringraziamenti!

Il miei sentiti ringraziamenti a Jkio, Chihiro e Marysq92 per aver commentato così calorosamente il 10° Capitolo: e io che pensavo che voleste la mia testa :-)
Ringrazio ovviamente tutti coloro che leggono.

Ci si vede prossimamente con il capitolo: "UN DEMONE NEL PRESENTE" Ovvero: altri casini alle porte!

Salut

Ragnarok79
 

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Capitolo 12
*** 12 -UN DEMONE NEL PRESENTE- ***


INTRO

INTRO:Nuovi problemi si prospettano per i nostri eroi, ma questa volta la minaccia verrà dal presente!

Oh! Ci siamo! ci siamo quasi! uno dei pezzi che preferisco di questa fic sta per esservi mostrata
(sperando che piaccia anche a voi!!): solo altri due capitoli! ma andiamo per gradi! Altrimenti non ci si
capisce più nulla.
Abbiamo lasciato un CB (che non è la radio per comunicare, ne il caotico buono di Dungeon & Dragons bensì
un caotico bastardo Ndme - Beh?? Cosa sono questi insulti gratuiti?? NdToukaimaru - Ma tu sei malvagio...
dovrebbe essere un complimento Ndme - Ah si? NdToukaimaru - Dicono... Ndme) che vaga per la foresta di
Inuyasha con una meta precisa. Adesso scoprirete quali altri casini è pronto a combinare!
Buona lettura!


Capitolo 12 -UN DEMONE NEL PRESENTE-

Toukaimaru rimase per alcuni istanti a osservare il pozzo Mangiaossa: ne conosceva il potere e sapeva
anche come dominarlo, avendo permesso con successo a quella torma di demoni di superare la soglia
temporale che la struttura conteneva. Sorrise al pensiero che dall’altra parte ci fosse un altro mondo
che avrebbe potuto tranquillamente soggiogare, dopo aver raggiunto i suoi scopi in questo tempo.

Il demone si lasciò cadere nella struttura, scomparendo dall’epoca Sengoku, per ritrovarsi all’interno
del tempio Higurashi, in quello che per lui era il futuro.
Abbandonò subito quella posizione scoperta, non esistendo più la costruzione che conteneva il pozzo, alla
ricerca di un punto da cui potesse osservare con calma, alla ricerca del modo migliore per tendere un
altro micidiale tranello ai suoi avversari.
Non dovette attendere molto: poco più tardi si presentò al tempio un ragazzo nella speranza di poter
incontrare una persona per lui speciale e offrirle il regalo che portava con sé.
“Buongiorno signora Higurashi! Potrei parlare con Kagome?” chiese Hojo alla donna dopo un formale inchino
per salutarla.
“Oh, Hojo buongiorno. Mi spiace, ma Kagome non è in casa. Il suo medico le ha consigliato un soggiorno in
una clinica fuori città.” rispose la madre di Kagome con la massima gentilezza, cercando di essere più
convincente possibile.
“[Kagome? Non è il nome di quella mocciosa che accompagna Inuyasha?? Quindi lei abita qui. Ma quel
ragazzo, possibile che??]” pensò Toukaimaru, mentre un sorriso malvagio compariva sul suo volto e una
abominevole idea iniziava a ronzargli nella mente.
“Capisco. Quando la sente, potrebbe farle i miei auguri di pronta guarigione?” aggiunse Hojo un po’
deluso.
“Certamente! Grazie della visita Hojo!”
“Grazie a lei signora Higurashi e scusi il disturbo!” il ragazzo fece nuovamente un inchino e se ne andò.
“[Come immaginavo! Quel ragazzo è innamorato di Kagome e farebbe qualunque cosa per farla sua. Ottimo,
proprio quello che fa al mio caso!]” commentò fra sé e sé il demone dopo aver letto i pensieri di Hojo.
Toukaimaru seguì poi il ragazzo, per cogliere il momento migliore in cui avvicinarlo e convincerlo a
sottostare al suo diabolico piano.

Hojo vagò per tutto il resto della giornata da un capo all’altro della città, amareggiato per l’ennesima
occasione persa per stare con Kagome, finché, per l’ora di cena, si fermò davanti a una lussuosa villa
entrandovi.
“[Bene, bene. Caro il mio ragazzino credo sia giunta l’ora che tu faccia la mia conoscenza!]” pensò
Toukaimaru scivolando dentro l’edificio come un’ombra.
“Salve Hojo.” disse il demone dopo essersi intrufolato nella stanza del ragazzo.
“Chi sei tu? Cosa ci fai nella mia stanza??” chiese spaventato Hojo voltandosi di scatto verso il
misterioso incappucciato che aveva parlato.
“Un amico, a dispetto delle apparenze! Tranquillo, voglio solo parlare.” lo rassicurò Toukaimaru.
“Cosa vuoi da me?”
“Volere io… DA TE?? No, caro mio, io non voglio nulla da te, invece sono qui per offrirti la possibilità
di realizzare il tuo più grande desiderio!”
“E cosa ne sai tu dei miei desideri? non ti conosco nemmeno!” domandò perplesso Hojo, sicuramente meno
intimorito e un po’ più curioso di prima.
“Il nome Kagome ti dice nulla?” ribatté Toukaimaru maliziosamente.
“Come fai a sapere di lei?”
“Questo non ha importanza, come non ha importanza chi io sia! L’unica cosa importante è ciò tu debba fare
per averla tutta per te.”
“Dimmi cosa devo fare dunque?” Quell’idea aveva infiammato l’animo di Hojo che, ottenebrato
dall’influenza dell’aura demoniaca di Toukaimaru, sembrava nemmeno badare al fatto di stare parlando con
un perfetto sconosciuto di particolari così personali.
“Dovrai rapirla e dovrai eliminare colui che sicuramente tenterà di salvarla! Se tu riuscirai, io farò in
modo che lei sia tua per sempre.”
“Rapirla?? Ucciderlo???” il ragazzo rimase parecchio spiazzato da quanto gli aveva appena detto di fare
quello sconosciuto: l’ultimo barlume del suo di senso di giustizia si stava ribellando a quell’ipotesi.
Una ribellione, purtroppo, molto effimera.
“Si, sta tranquillo! Ti basta fare quello che ho detto. Al resto penserò io!”
“Va bene, mi hai convinto! Farei qualunque cosa per avere Kagome!” concluse Hojo con molta risolutezza.
“Bene, a presto allora! Tornerò quando avrai fatto la tua parte.” detto questo Toukaimaru uscì dalla
stanza sparendo poi nel nulla.
“[Ora che la trappola è tesa, posso tornare ad occuparmi delle altre questioni nella mia epoca.]” valutò
mentalmente il demone mentre correva a grandissima velocità verso il tempio Higurashi.
Hojo passò il resto della serata a pianificare il rapimento di Kagome nei minimi dettagli: il luogo dove
rapirla, dove tenerla prigioniera, come assicurare la sorveglianza e soprattutto come fare fuori colui
che avrebbe tentato di salvarla, tutto tornava nella mente del ragazzo ormai ottenebrata dal desiderio.

Passarono alcuni giorni da quei fatti e nell’epoca Sengoku, l’ignaro gruppetto era tornato alla vita di
tutti i giorni dopo la tragica morte di Kikyo: le giornate erano animate dai soliti allenamenti e dai
soliti battibecchi, tranne nel caso di Kagome e Inuyasha, il cui legame, dopo quella brutta esperienza,
si era ulteriormente rafforzato, con i risultato che i due passavano molto più tempo assieme.
“Devi proprio andare?” chiese Inuyasha tristemente, mentre osservava la sottilissima falce bianca alta
nel cielo, stando seduto vicino al fuoco.
“Sì… dopodomani ho un compito in classe da sostenere! Non posso saltare anche questo. Cerca di capire, è
una cosa importantissima!” gli rispose Kagome dispiaciuta nel vedere così demoralizzato l’hanyou: Sango
le aveva parlato spesso di quanto Inuyasha fosse giù di morale, quando lei era nella sua epoca.
“Hai ragione Kagome. Scusami, dopotutto tu hai una vita anche dall’altra parte del pozzo.” aggiunse lui
senza cambiare tono.
“Dai Inuyasha, non fare così! Fra due giorni sarò nuovamente qui. Anzi, potrò essere di ritorno già nel
primo pomeriggio” affermò lei nel tentativo di confortarlo.
“Due giorni…” mormorò Inuyasha come se si fosse perso per un attimo nei suoi pensieri.
“Inuyasha che hai?”
“Stavo pensando che forse è meglio se tu rimanessi un giorno in più dall’altra parte.”
“Eh?? Sai che sei strano Inuyasha! Prima mi fai mille storie per non farmi andare via e poi mi chiedi di
stare lontana un gior…” Kagome non finì la frase avendo improvvisamente capito il perché di quella
affermazione del mezzo demone.
“Vuoi che rimanga nella mia epoca perché tra due notti ci sarà il novilunio, vero?” gli chiese lei
avvicinandosi ad Inuyasha.
“Sì, nella mia forma umana non potrei proteggerti se quel maledetto demone ci attaccasse…” Mormorò lui
lasciando in sospeso la frase. “Io… io non voglio che ti accada nulla.”
“Inuyasha…” Kagome era stupita dalle sue parole: anche se le azioni del mezzo demone lo dimostravano
chiaramente, lui difficilmente ammetteva esplicitamente di preoccuparsi per lei.
“Facciamo così: dopodomani in mattinata vado a fare il compito in classe. Appena ho finito torno qui a
passare il resto della giornata e prima del tramonto andiamo insieme a casa mia. Ok?” affermò Kagome con
grande sicurezza.
“Ma Kagome…” Inuyasha non era molto convinto della soluzione prospettata, ma lo sguardo sicuro di lei, lo
fece subito desistere dall’iniziare a discutere sull’argomento. “Va bene, hai vinto tu” le sussurrò con
dolcezza.
Stettero seduti l’uno vicina all’altro ad osservare il fuoco per qualche minuto, poi Kagome, lentamente
si voltò verso Inuyasha: “Ora è meglio che vada, altrimenti domani mattina non riuscirò a svegliarmi per
andare a scuola.” concludendo quella frase con un dolce sorriso.
L’hanyou balzò in piedi e l’aiutò ad alzarsi con quella gentilezza che mostrava solo nei confronti di
lei.
“Ti accompagno al pozzo!”
“Grazie, sei veramente galante stasera” gli rispose scherzosamente, piacevolmente sorpresa da tutte
quelle attenzioni che le erano dedicate.
“Galante?? Cosa significa??” le rispose lui, perplesso, mentre lei si aggrappava al suo braccio destro.
Kagome si mise a sghignazzare, mentre si stringeva al mezzo demone, lasciandolo ancor più dubbioso.
“E adesso che hai? Mi trovi così divertente??” le domandò fingendosi contrariato.
“Niente, niente!” rispose lei tentando di trattenersi, fallendo miseramente.
“Pensare che una volta tutti tremavano solo a sentire il mio nome, adesso faccio ridere la gente!”
commentò lui scuotendo la testa divertito dalla cosa: Kagome lo aveva cambiato così tanto e lui, ora, si
sentiva migliore, ma soprattutto si sentiva bene.

“Ci vediamo dopodomani nel pomeriggio, te lo prometto!” Confermò Kagome girandosi un ultima volta verso
Inuyasha, prima di lasciarsi cadere nel pozzo.

“[Kagome, sei via da pochi minuti e già mi manchi! Torna presto!]” pensò il ragazzo, rimasto a fissare il
pozzo con una grande tristezza nel cuore, venendo dopo poco distratto da una mano che gli si poggiava
sulla spalla.
“Vuoi passare tutta la notte qui Inuyasha? Tutti, al villaggio, si stanno chiedendo dove sei finito.”
mormorò Ranma che era andato a cercare l’hanyou, avendo saputo dai compagni che l’assenza di Kagome, era
sempre motivo di grande dispiacere per Inuyasha.
“No Ranma, scusami. torniamo dagli altri!”

Nel frattempo nel presente Kagome, dopo aver salutato tutti, si era chiusa in camera sua per un breve
ripasso.
“[Chissà come starà Inuyasha?]” pensò subito dopo aver chiuso l’ultimo libro ed essersi buttata sul letto
La ragazza, dopo aver vagato circa una mezz’ora con la fantasia, si rese conto dell’orario, si cambiò e
si infilò sotto le coperte, desiderosa di riposare.

La mattina seguente, Kagome giunse al liceo in perfetto orario ed entrando in classe venne accolta
calorosamente dalle sue compagne che non la vedevano da più di due settimane.
“Sai Kagome, questa volta eravamo un po’ preoccupate quando Hojo ci ha detto che addirittura eri dovuta
andare in clinica!” affermò Eri durante la pausa.
“Già, il più preoccupato però era proprio Hojo. Da quando ha saputo del tuo ricovero fuori città, è
venuto ogni giorno in classe per sapere se eri tornata.” aggiunse Yuka, anticipando le due amiche.
“In effetti anche mia madre mi ha detto che ha chiamato alcune volte anche a casa. Dovrò ringrazialo per
questa premura nei miei confronti!” commentò Kagome mentre tornava in classe, ma proprio in quel momento,
qualcuno la chiamò “Higurashi! Hey Higurashi!!”
“Ciao Hojo!” rispose allegramente lei dopo essersi voltata per vedere chi fosse.
“Vedo con piacere che ti sei ristabilita, ne sono felice!”
“Sì, quelle cure mi hanno giovato molto e ora mi sento in splendida forma! A proposito, volevo
ringraziarti per il tuo interessamento: mi hanno detto che eri in apprensione per me. Grazie!” Kagome
concluse con un piccolo inchino e un bel sorriso, non immaginando il vero motivo dell’interesse di Hojo.
“Figurati, ora devo tornare in classe! Ci vediamo Higurashi!!” la salutò lui correndo poi via, mentre un
sorriso malvagio gli compariva in volto “[Bene! Ora che sei tornata mia cara Kagome, scoprirai che bella
sorpresa ho in serbo per te.]”

Quella sera stessa, il ragazzo si incontrò con due loschi figuri e dopo avergli consegnato una valigetta
piena di soldi, concordò con loro gli ultimi dettagli del suo piano.
“Vi apposterete con il furgone lungo la strada che da sulla scalinata del tempio e aspetterete di vederci
arrivare. Una volta presa, ci vedremo al casolare abbandonato come concordato in precedenza. Vi ricordo
che alla ragazza non dev’essere fatto alcun male.”
“Lasci fare a noi signorino, non la deluderemo!” lo rassicurarono in coro i due.
“Ne sono convinto! Un’ultima cosa: oltre alle attrezzature e agli uomini, con quella cifra dovrete
comprare anche una pistola per me.”
“Come desidera.” rispose uno, facendo subito dopo un rispettoso inchino per poi andarsene seguito dal suo
compare.


Allora piaciuto?? Sperem, qui l'odiens sta crollando! :-(
Comunque devo precisare una cosa... per quanto riguarda Hojo, per quanto lo odi profondamente (Bravo
anche a me sta sulle scatole NdInu - Qualcuno ha chiesto la tua opinione? Ndme) mi tocca specificare che
quanto successo e succederà è in gran parte colpa/merito, come nel caso di Kikyo, dell'influenza di un
ceto demone che dove passa fa come Attila (Ehi ciccio! Pian! È sto Attila che fa come me, che sia
chiaro!! NdToukaimaru - Sese... come dici tu! Ndme)
Chiarito questo particolare, passiamo a cose più importanti: i ringraziamenti!

 Ringrazio Chihiro e anche quei pochi coraggiosi che continuano a seguire la fic: GRAZIE.

Ci si vede prossimamente con il capitolo: "RAPIMENTO"

ciao ciao

Ragnarok

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Capitolo 13
*** 13 -RAPIMENTO- ***


INTRO

INTRO:Che succederà se Hojo metterà in atto il suo piano?

Scusate il ritardo ma ci sono stati alcuni inconvenienti...
Mi scuso in anticipo, già che ci siamo, nel caso in cui doveste trovare meno piacevoli da leggere (sempre che lo fossero
prima) i prossimi capitoli: d'ora in poi farò a meno del beta-reader. In virtù di questo vi chiedo di segnalarmi eventuali
castronerie presenti.
Detto questo, vi lascio leggere in pace! Buona lettura!!

Capitolo 13 –RAPIMENTO-

Dopo aver sostenuto il compito in classe di storia, Kagome era subito tornata a casa e si era preoccupata di raccogliere
tutto ciò che le necessitava per il suo ritorno nell’epoca Sengoku.
“Kagome! È passato Hojo a trovarti! Ha detto che è una cosa molto importante.” affermò la madre di lei entrando nella stanza.
“Ma proprio adesso doveva arrivare?? Va bene, adesso arrivo!” commentò lei seccata, mentre cercava di chiudere lo zaino
stracolmo.
Kagome si precipitò all’entrata nella speranza di sbarazzarsi di Hojo nel più breve tempo possibile, non volendo ritardare di
un minuto di più del necessario la sua partenza: le mancavano troppo i suoi amici, l’epoca Sengoku, ma soprattutto le mancava
Inuyasha.
“Ciao Hojo! Che piacevole sorpresa.” esclamò lei con aria forzatamente contenta.
“Ciao Kagome! Sono passato per farti vedere una cosa importantissima, ma dovresti venire con me.”
“Io veramente…” cercò di obbiettare lei, capendo però subito che non si sarebbe liberata di Hojo, se non dopo averlo
accontentato. “Va bene andiamo, però facciamo in fretta! Avrei un impegno più tardi.”
“Non ti preoccupare. È questione di cinque minuti!” la tranquillizzò lui, iniziandola a tirare verso la scalinata.

“Allora? Cosa dovrei vedere?” chiese Kagome già spazientita: Hojo l’aveva trascinata fuori dal tempio e poi si era fermato
sul ciglio della strada, come in attesa di qualcosa.
“Pazienta ancora un attimo Kagome!” proprio in quel momento un furgone inchiodò davanti a loro. Il portellone laterale del
mezzo si aprì velocemente e ne uscirono due uomini ben piazzati fisicamente, vestiti completamene di nero e con un
passamontagna in testa.
Kagome venne afferrata dai due che la trascinarono nel furgone. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse
succedendo e quindi tentare una reazione, che si trovò ammanettata e imbavagliata, stesa sul pianale dell’automezzo che
sfrecciava nel traffico, mentre le forti risa dei suoi sequestratori le rimbombavano nella testa, colmandole il cuore di
paura.
“[Inuyasha! Vieni a salvarmi, Inuyasha!!]” fu l’unico sconnesso pensiero che la ragazza, terrorizzata, riuscì a formulare.

In quel momento, nell’epoca Sengoku, Inuyasha fu come percorso da un brivido che lo paralizzò. Miroku e Sango si
preoccuparono notevolmente vedendolo sbiancare per un istante.
“Inuyasha! Che hai?” chiese subito Miroku affiancandosi al mezzo demone per osservarlo meglio.
“Sto… sto bene.” Rispose incerto l’hanyou che stava cercando ancora di riprendersi da quella sensazione.
“Mi sembra proprio il contrario!” commentò Sango fissandolo con uno sguardo inquisitorio, subito percepito da Inuyasha che,
per una volta, si aprì con i suoi due amici.
“Sono stato come attraversato da un brivido, non so dovuto a cosa, ma è stata una sensazione orribile. Era in tutto e per
tutto simile a quella che provo quando…” il mezzo demone terminò il concetto solo mentalmente “[quando so che Kagome è in
pericolo!!]” quel pensiero lo angosciò visibilmente, ma prima che i due potessero chiedergli spiegazioni del suo strano
comportamento, lui scappò in direzione del pozzo.
La sterminatrice e il monaco non intuirono la gravità della situazione e pensando che il mezzo demone fosse semplicemente
troppo impaziente per il ritorno di Kagome, scossero il capo e tornarono al villaggio dove Akane si stava allenando con
Ranma.

Arrivato a casa di Kagome, Inuyasha la chiamò insistentemente, ma non ottenendo alcuna risposta, la paura che la sua ipotesi
potesse corrispondere alla realtà crebbe a dismisura.
“Ciao Inuyasha! Sei già venuto a prendere Kagome?” la voce tranquilla della madre di lei lo distolse da quegli oscuri
pensieri.
“Buon… buongiorno signora. Sono passato a vedere se Kagome aveva bisogno di una mano!” mentì spudoratamente. Non era ancora
sicuro di quello che potesse significare quel brivido che aveva sperimentato e non voleva mettere in allarme la mamma di
Kagome che, invece, sembrava la tranquillità fatta persona e questo, in fin dei conti, un po’ lo rincuorava “[Se lei è
tranquilla, probabilmente vuol dire che Kagome sta bene! Tuttavia… io non riesco a stare calmo]”
“Signora, dov’è Kagome?” le chiese lui con la massima gentilezza.
“Era uscita con Hojo. Aveva detto che sarebbe stata via pochi minuti. Probabilmente ora sarà in camera sua.”
Inuyasha ringraziò e si precipitò in camera della ragazza, sperando con tutte le sue forze di trovarla li. Quando però aprì
la porta, l’hanyou trovò la stanza vuota con lo zaino già pronto per partire.
“[Kagome, dove sei finita??] pensò Inuyasha preoccupato e deluso da quella speranza infranta così velocemente.
“[Non ho mai visto Kagome preparare prima quel maledetto zaino! Lo ha sempre riempito all’ultimo minuto, quindi stava per
partire quando è arrivato Hojo e dunque lo avrà liquidato velocemente come ha fatto tutte le altre volte che si è presentato
in un momento inopportuno! Io me lo sento: le è successo qualcosa!!]” valutò il mezzo demone stringendo i pugni per la rabbia
che quel presentimento gli procurava.
“[Devo stare calmo. devo stare calmo! solo così potrò aiutare Kagome!]” si ripeté insistentemente per controllare la furia
che lo stava lentamente dominando.
“Inuyasha!” lo chiamò la madre di Kagome
“No signora! Kagome non ancora tornata. Vado a vedere dov’è finita!” le rispose cercando di apparire rilassato.
Inuyasha afferrò il berretto da baseball che la ragazza teneva sempre sulla scrivania e uscì dal tempio frettolosamente.
In strada, l’hanyou annusò l’aria e d’un tratto, tutte le sue paure vennero confermate dagli indizi che riuscì ad
individuare: Kagome era stata portata via con la forza da quel posto, infatti sentiva il suo odore leggermente differente dal
solito. Una variazione che normalmente era indotta dalla paura. Paura che la ragazza stava evidentemente provando in quei
momenti.
Inuyasha avvertiva inoltre chiaramente l’odore di due uomini, probabilmente divertiti dalla situazione e quello di Hojo che,
a differenza di Kagome, non era per nulla intimorito dalla circostanza.

“Aiuto!!! C’è nessuno?!? Vi prego! Aiutatemi!!” Kagome gridava, piangendo disperata all’interno di una stanzetta umida di uno
scantinato, aggrappata alle sbarre del robusto portone che chiudeva la sua cella.
“Mia cara, non c’è nessuno qui, a parte me, te e alcune mie fidate conoscenze. Urlare non ti servirà a nulla!” affermò con
tono divertito Hojo, mentre pregustava il momento in cui il misterioso incappucciato avrebbe mantenuto la sua promessa.
“Hojo, perché? perché mi stai facendo questo??” gli chiese tra un singhiozzo e l’altro, ancora incredula che quel ragazzo
sempre gentile, le potesse aver fatto una cosa simile.
“Non lo immagini? Perché io ti amo Kagome e questo è l’unico modo per averti finalmente mia!” le spiegò lui con tono
trionfale
“Beh, Hojo, io non ti amo e anzi ormai ti odio profondamente! Non ho alcuna intenzione di restarti vicino e Inuyasha verrà
sicuramente a salvarmi!!”
“Ci conto mia cara, ci conto!” commentò lui ridendo per poi sparire nell’oscurità, lasciando perplessa Kagome, sul cosa
potessero significare le ultime parole enigmatiche del ragazzo.

Inuyasha seguì a lungo la traccia che il profumo della ragazza lasciava dietro di lei e questo lo condusse fin oltre la
periferia della città, là dove il paesaggio agricolo prendeva sempre più piede, fino a diventare il motivo dominante. A quel
punto la pista si era fatta più confusa e il mezzo demone era riuscito ad individuare solamente una vaga direzione,
trovandosi costretto a ispezionare direttamente tutti i luoghi sospetti man mano che avanzava.
Mancava poco meno di mezz’ora al tramonto quando Inuyasha iniziò a imprecare furiosamente, frustrato da quell’infruttuosa
ricerca e dal pensiero che a breve i suoi poteri demoniaci lo avrebbero abbandonato, togliendogli anche l’ultimo barlume di
speranza di poter ritrovare Kagome. Improvvisamente, a causa di un cambiamento del vento, l’hanyou iniziò nuovamente a
distinguere il profumo della ragazza in maniera chiara e per non farsi sfuggire quella fortuita occasione corse a gran
velocità seguendo la traccia.

L’hanyou raggiunse in pochi minuti un casolare apparentemente abbandonato. Entrò nel cortile e si fermò qualche istante per
valutare la situazione ottenendo dal suo olfatto ulteriore conferma della presenza di Kagome in quella struttura.
Improvvisamente qualcosa mise in allarme il mezzo demone che balzò all’indietro, giusto in tempo per evitare una raffica di
un fucile automatico. Inuyasha, ringhiò brevemente, mentre un decina di loschi figuri uscivano allo scoperto, tutti con un
sorriso beffardo stampato in volto e le armi in pugno.
“Chi siete? Non ho tempo da perdere con voi!!” gli gridò contro con veemenza, pensando nel contempo che se quegli uomini
erano lì, molto probabilmente c’era anche Kagome.
“Siamo quelli che ti faranno la pelle, ragazzino! Recita pure le tue ultime preghiere!” lo schernì uno di loro provocando
l’ilarità degli altri.
“Lo vedremo, maledetti bastardi!” ringhiò l’hanyou che nel frattempo aveva riconosciuto l’odore di quello che gli aveva
parlato: era uno di quelli che avevano rapito Kagome.
Seguì uno scontro assai violento, ma di breve durata. Nel giro di dieci minuti Inuyasha li aveva messi tutti fuori
combattimento: avrebbe potuto eliminarli facilmente con un Kaze no Kizu, ma nonostante fosse stato più volte tentato, non
ebbe mai il coraggio di farlo, sapendo di stare, pur sempre, combattendo con dei ningen.

Il sole oramai stava sparendo completamente e Inuyasha, accortosene, si affrettò a ispezionare la casa da cima a fondo, non
ottenendo, per l’ennesima volta, nessun risultato.
“[Eppure lei è qui! Avverto il suo odore chiaramente, anche se il mio olfatto inizia a venire meno!] pensò il mezzo demone,
cercando di trovare una soluzione a quel mistero mentre perlustrava il terreno attorno alla cascina.
Fu quasi per caso che Inuyasha notò, quando ormai era sul punto di arrendersi, un accesso alle cantine della struttura,
nascosto da alcune piante.


Eccoci qui! Anche questo capitolo è concluso!

Passo a ringraziare Chichiro dell'assiduità con cui commenta: GRAZIE!

Ringrazio anche chi ha letto e vi aspetto tutti con il prossimo capitolo: "PRIGIONIA IN UNA NOTTE DI TENEBRA"

Bye Bye

Ragnarok79
 

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Capitolo 14
*** 14 -PRIGIONIA IN UNA NOTTE DI TENEBRA- ***


INTRO

INTRO: Il sole sta calando impietoso e Inuyasha non ha ancora trovato Kagome.

Ciao a tutti!
Non vi faccio attendere oltre e vi auguro direttamente un "Buona lettura!"


Capitolo 14 –PRIGIONIA IN UNA NOTTE DI TENEBRA-

Inuyasha fece appena in tempo a percorrere il primo corridoio che, improvvisamente, si sentì svuotato delle sue forze: la trasformazione era iniziata e lui non era ancora riuscito a trovare Kagome. Il ragazzo, ormai privo di poteri demoniaci, continuò affannosamente la sua ricerca per qualche ora, tanto era esteso e intricato quel sotterraneo, fino ad arrivare in una grande sala, dove finalmente la sentì: era la voce di Kagome che implorava i suoi rapitori di lasciarla libera, mentre questi la schernivano, sghignazzando.
Inuyasha strisciò silenziosamente alle spalle dei due. Colpì il primo con grande violenza e, mentre l’altro tentava una reazione, mise a “dormire” anche lui, entrando infine nella stanza in cui la ragazza era tenuta prigioniera.
Kagome, rassegnata, si era rannicchiata in un angolo dando le spalle alla porta. Terrorizzata da quella situazione, continuava a mormorare richieste d’aiuto nei confronti dell’hanyou. Quando avvertì la porta aprirsi, istintivamente, si raccolse ancor più in quella posizione, pensando fosse Hojo, ma quando Inuyasha la chiamò, Kagome si voltò di scatto credendo di sognare.
Il mezzo demone corse da lei e l’abbracciò dolcemente. Lei, confortata dalla presenza di Inuyasha, si sciolse in un pianto liberatorio, pensando che ormai quella orrenda avventura fosse conclusa.
“Inuyasha! Sei venuto! Ho avuto così tanta paura!!” tartagliò lei cercando inutilmente di smettere di piangere.
“Ora sono qui Kagome, è tutto finito!” le mormorò lui alzandole il viso in modo da poterla guardare negli occhi. Fu in quel momento che Kagome si rese conto che Inuyasha era umano.
“Ma tu… ma tu sei umano!!” sbottò lei, stupita e spaventata dal fatto che fosse andato a salvarla nonostante le sue condizioni.
“Non ti preoccupare! A parte quei due lì fuori, li ho sistemati tutti prima di trasformarmi.”
“Sei sicuro di aver sistemato proprio tutti??” gli chiese beffardo Hojo, rimasto sulla soglia della stanza ad osservare la scena.
“Maledetto! C’eri tu dietro tutto, allora!” ringhiò Inuyasha dopo essersi voltato ad osservarlo.
“Già, ma non ti preoccupare! Tratterò Kagome come una principessa, dopo che ti avrò tolto di mezzo” affermò sicuro Hojo, estraendo una pistola dalla tasca della giacca e puntandola verso Inuyasha che, intuendo di essere l’unico bersaglio, si allontanò lentamente da Kagome, nuovamente terrorizzata per quello che stava avvenendo, per evitare che potesse rimanere ferita.
“No, Hojo! Fermati!! Sei impazzito?!?” gridò lei, al compagno di scuola, che però non rispose nulla, tanto era concentrato a tenere sotto tiro il mezzo demone.
“Vedi Inuyasha, io mi prenderò Kagome e tu non potrai fare nulla per impedirmelo!” Hojo lo schernì per fargli perdere il controllo.
“Lo vedremo…” mormorò l’hanyou lanciandosi verso Hojo nel tentativo di disarmarlo, ma prima che potesse raggiungerlo, il ragazzo sparò colpendolo alla spalla sinistra: Hojo aveva, in realtà, mirato direttamente al cuore, ma la sua scarsa forza e l’inesperienza nell’uso delle armi da fuoco, gli fecero sbagliare mira.
Inuyasha stramazzò a terra, mentre una chiazza di sangue si allargava con velocità preoccupante sul suo Kariginu.
Kagome si sentì morire a quella vista e corse subito dal mezzo demone per sincerarsi delle sue condizioni: era grave! A giudicare dalla perdita di sangue, il proiettile doveva aver fatto notevoli danni, trapassandogli la spalla.
La ragazza si voltò a guardare Hojo che appariva pienamente soddisfatto della scena che stava osservando.
“Hojo, ti prego!! Chiama un dottore! Ti prego, altrimenti morirà!!” lo supplicò, ricevendo da parte del ragazzo un’ignobile risposta: “Ma certo mia cara! Però, in cambio, tu dovrai accettare di diventare la mia donna… per sempre” affermò lui con tono beffardo, ma allo stesso tempo impietoso.
Kagome rimase paralizzata da quella richiesta, ma pur di salvare la vita a chi amava, avrebbe volentieri fatto quel sacrificio. Era sul punto di accettare, quando una voce spezzata dal dolore la richiamò “Kagome, non… non farlo! Ti prego.” Inuyasha, si era ripreso ed era determinato ad impedire che quell’infame ricatto desse i suoi frutti.
“Ma se non acconsento, tu morirai!”
“Io… io morirei se tu mi abbandonassi Kagome, perché non sopporterei di perderti.”
“Inuyasha! Io…”
“Io non morirò Kagome! Io non posso morire, perché devo proteggerti.” le sussurrò lui cercando di contenere il dolore, per trasmetterle un po’ di dolcezza “In fondo devo resistere solo una notte. Ce la farò! Vedrai” concluse.
“Quando hai deciso Kagome, fammelo sapere. Sperando che non sia troppo tardi per lui, ovviamente!” affermò Hojo, mentre chiudeva dietro di sé la porta della cella, tra forti risa.
Kagome non badò nemmeno a quanto detto dal ragazzo, impegnata com’era a tamponare la ferita di Inuyasha.
“[Devo trovare qualcosa per bloccare il sangue, altrimenti morirà dissanguato!]” pensò lei, mentre si guardava intorno alla frenetica ricerca di qualcosa che potesse tornarle utile, ma non trovando nulla, la ragazza ebbe un attimo di sconforto. Inuyasha, accortosene, pose la sua mano su quella di Kagome con cui lei premeva sulla ferita.
“Insieme ce la faremo, Kagome. Io non ti abbandonerò! Soprattutto in una situazione del genere” le sussurrò con convinzione l’hanyou per rincuorarla.
“Sì Inuyasha, noi ce la faremo.” rispose lei cercando di sorridere.
Kagome, improvvisamente, si ricordò di una scena di un film che le piaceva molto, in cui la protagonista usava dei brandelli del suo vestito per medicare l’uomo che l’aveva protetta ed era rimasto ferito.
“[Un brandello della mia uniforme non è abbastanza lungo da fasciargli la spalla, ma le maniche forse…]” Kagome decise di provare e dopo aver lasciato a Inuyasha il compito di tamponarsi la ferita per qualche momento, si levò rapidamente la casacca dell’uniforme scolastica, facendo quasi venire un infarto all’hanyou, totalmente impreparato a quel gesto.
“Ka… Kagome! Ma… ma che stai facendo??” domandò lui balbettando sia per il dolore della ferita che per la sorpresa.
“Tranquillo! Ora lo vedrai.” affermò lei con un sorriso nuovamente carico di energia e di speranza, mentre strappava con cura le maniche dalla giubba.
Kagome si rimise ciò che rimaneva della casacca, poi prese i due pezzi di stoffa e, dopo aver staccato delle piccole strisce, li annodò assieme.
“Cerca di alzare la spalla, ma non togliere la mano finché non te lo dico io, ok? Credo ti farà un po’ male!” lo avvertì, mentre con il fazzoletto che le era rimasto gli asciugava la fronte dal sudore.
“Ok…” fu l’unica cosa che seppe rispondere lui, perso tra il paradisiaco tocco di lei e il dolore infernale che gli provocava la ferita.
Kagome avvolse la spalla del ragazzo con quella benda di fortuna. Gli fece togliere la mano dalla ferita, iniziando a tirare con decisione le due estremità, per rendere la fasciatura più stretta possibile, mentre lui sussultava per il dolore intensissimo.
Una volta chiusa la fasciatura, Kagome fece appoggiare ad Inuyasha la testa sulle sue gambe, asciugandogli di tanto in tanto il sudore dalla fronte. Quella situazione le ricordava la prima volta in cui l’aveva visto umano: anche in quell’occasione lui era stato ferito e aveva rischiato di morire, ma alla fine, grazie alla sua resistenza, si era salvato e ciò la confortava, convinta che lo stesso miracolo sarebbe accaduto anche questa volta.
“Kagome…”
“Dimmi Inuyasha.” lei si fece subito attenta, pensando che il ragazzo avesse bisogno di qualcosa.
“Grazie… grazie per quello che stai facendo per me.” sussurrò Inuyasha, lasciandola sconcertata: lui era venuto a salvarla, si era preso una pallottola per proteggerla e adesso la stava ringraziando per quella banale medicazione. Calde lacrime iniziarono a rigare le gote della ragazza, infrangendosi nella caduta su viso di lui.
“Perché stai piangendo Kagome?”
“È sempre colpa mia! Tu rischi sempre la vita a causa mia! E cosa fai poi?? Mi ringrazi ancora per una stupida fasciatura arrangiata!!” rispose lei amareggiata, ripensando a tutte quelle innumerevoli occasioni in cui il mezzo demone aveva rischiato grosso per proteggerla.
Inuyasha spostò lentamente una mano e, con un movimento delicato, catturò quella di lei appoggiata sul suo petto. Quel gesto risvegliò Kagome dai brutti pensieri che la tormentavano, facendola sorridere teneramente, capendo il perché di quel gesto.
“Kagome tu mi hai ridato la vita e mi sei sempre stata vicina, anche nei momenti più difficili. Mi hai accettato per quello che sono! È per questo e per mille altri motivi, che ti devo ringraziare. Proteggerti è solo un minimo risarcimento per quello che fai per me ed essendo una mia scelta, non voglio mai più sentirti dire che è colpa tua.” le disse Inuyasha, concludendo con un piccolo sorriso.

Passarono più di tre ore, ma i due non si mossero minimamente da quella posizione. Continuavano a sorridersi, a scambiarsi parole di conforto e a tenersi per mano. Kagome sentiva sempre più freddo e nonostante cercasse di controllare il tremore che le causava l’aria gelida, resa più fastidiosa dall’umidità di quel luogo, Inuyasha si accorse, infine, di quanto fosse infreddolita.
“Kagome, tu stai congelando!!” affermò allarmato Inuyasha, iniziando ad agitarsi, ottenendo soltanto di provare una fitta intensa alla spalla.
“Non ti preoccupare, sto bene!” cercò di tranquillizzarlo, ma un improvviso brivido provocato da uno spostamento d’aria rese vano il suo tentativo.
“Lo vedo! Lo vedo come stai bene!” commentò lui contrariato, iniziandola a tirare per la mano, aggiungendo “Stenditi qui vicino a me, almeno potrò coprirti con le maniche del mio Kariginu."
“Ma io… io…” Kagome era restia ad accettare quella proposta imbarazzante, anche se, stare vicino a Inuyasha, in realtà, era il suo unico desiderio. Fu l’ennesimo brivido a far cadere ogni ulteriore indugio della ragazza, che frettolosamente si stese vicino all’hanyou. Kagome fu immediatamente pervasa da un piacevole tepore, non appena Inuyasha l’abbracciò, coprendo con le ampie maniche della veste, le braccia scoperte di lei.
“Ora va meglio?” chiese gentilmente lui, mentre la ragazza si muoveva lentamente nel suo abbraccio per trovare la posizione più comoda.
“Si, mai stata meglio in vita mia.” lei gli sorrise, aggiungendo poi, con tono più preoccupato “Ti fa male la ferita a stare su un fianco?”
“No. Anzi, mi sento quasi meglio adesso.” affermò lui per rassicurarla, mentre le accarezzava delicatamente il capo con la destra.
Kagome non resistette più di un’ora alla stanchezza, anche a causa di quella posizione, per lei così rilassante. Si addormentò profondamente appoggiando la testa contro il petto di Inuyasha.
L’hanyou era contento che lei avesse finalmente preso sonno: era stata una giornata tremenda per Kagome e un po’ di riposo non poteva farle che bene. Lui però non voleva addormentarsi: doveva vigilare su di lei e inoltre aveva paura che, se si fosse addormentato, non si sarebbe mai più svegliato, poiché si sentiva sempre più debole.

Mancavano ormai un paio d’ore all’alba, quando la porta della cella si aprì. Inuyasha, resosene subito conto, strinse maggiormente a sé Kagome, temendo che Hojo fosse intenzionato a fare del male anche a lei.
I suoi pensieri furono interrotti da una fitta lancinante alla spalla già ferita: Hojo, dopo essersi avvicinato, aveva sferrato un violento calcio proprio dove il proiettile era fuoriuscito.
Mentre il ragazzo continuava a infierire su di lui, Inuyasha tratteneva a stento le grida di dolore, sperando di sopportare quella tortura senza che Kagome si svegliasse: non voleva che fosse testimone di quella scena. La ragazza invece, sentendo il corpo dell’hanyou smosso violentemente, si destò per capire cosa stesse succedendo.
“Inuyasha!!!” gridò rendendosi conto della situazione, aggiungendo poi disperata “Basta Hojo, ti prego!!”
“Sai già come farmi smettere, mia cara! Bastano due semplici parole: “Sono tua” e io lo lascerò stare.” le rispose freddamente lui, senza mai smettere di colpire il mezzo demone.
“No, Kagome! Non cedere, non dargliela vin…” ma l’ennesimo calcio fortissimo fece morire le parole in bocca all’hanyou a causa del dolore.
Kagome si aggrappò a Inuyasha e aiutandosi con le gambe, lo girò prono, per poi fargli da scudo col suo corpo, sperando che Hojo, a quel punto, si sarebbe fermato.
“Patetico! Farsi proteggere da una donna! Mi hai deluso Inuyasha!” il ragazzo si girò e uscì dalla cella, ma prima di chiudere la porta aggiunse “Kagome sappi che se non accetterai di diventare la mia donna entro stanotte, prima dell’alba il tuo caro Inuyasha morirà davanti i tuoi occhi!” facendo poi sbattere il pesante portone dietro di lui.
Kagome era rimasta atterrita da quelle parole: ancora una volta non riusciva a credere che quello fosse lo stesso ragazzo gentile che la ricopriva d’attenzioni e regali. La ragazza scosse la testa per non pensarci: doveva occuparsi di Inuyasha, che era chiaramente sofferente per le botte ricevute.
Era passata poco più di un’ora e Inuyasha si era a mala pena ripreso, quando Hojo si fece nuovamente vivo, intimando a Kagome, pistola in pugno, di far alzare Inuyasha e di uscire dalla cella.
Il ragazzo li condusse all’aperto, in un fazzoletto di nuda terra dietro la cascina, facendoli fermare dove era stata conficcata una pala nel terreno.
“Sii gentile Inuyasha, scavati la fossa! E non provare a fare scherzi, altrimenti a pagare questa volta sarà lei.” affermò il ragazzo lasciandosi sfuggire un ghigno malefico.
Inuyasha faticosamente iniziò a scavare sotto gli occhi terrorizzati di Kagome, mentre Hojo si godeva la scena.
“Bene, vedo che te la cavi bene a scavare!” commentò lui sarcasticamente, quando il mezzo demone ebbe terminato il lavoro.
“Ho seppellito molte persone nella mia vita, soprattutto nemici!” ribatté strafottente Inuyasha
“Vedo con piacere che nonostante tutto hai ancora la forza di essere sfrontato! Che ne dici, visto che hai tutte queste energie, di scavare un’altra fossa? Non si sa mai, potrebbe servire anche quella!” gli rispose sprezzante Hojo, puntando nuovamente la pistola verso Kagome.
“Bastardo…” ringhiò il mezzo demone, prendendo la pala per ricominciare quel macabro lavoro, mentre il suo cuore era pervaso dal terrore che Kagome fosse più che mai in pericolo.
Inuyasha cercò di metterci più tempo possibile, confidando nell’alba ormai prossima.
Quando Hojo gli ordinò di uscire dalla fossa, mentre i primi raggi solari facevano capolino tra le montagne, il mezzo demone si piazzò davanti a Kagome per farle da scudo, conscio del fatto che, se anche fosse stato colpito, in poco tempo avrebbe riacquistato i suoi poteri demoniaci.
“Spostati!” gli intimò Hojo puntandogli addosso la pistola.
“No, prima di toccarla dovrai passare sul mio cadavere! Ti avverto, sarà molto più difficile di quello che pensi!” replicò secco Inuyasha, che sentiva già la sua forza demoniaca fluire nuovamente in lui.
In quel momento i tre furono investiti dai raggi solari, che ebbero l’effetto di accecare Hojo, il quale non si accorse del completarsi della trasformazione di colui che gli si contrapponeva. Il ragazzo sparò un colpo e, pur essendo sicuro di aver centrato il bersaglio, non vide cenni di sofferenza da parte di Inuyasha, che, anzi, si mise a ridere e con un gesto fulmineo lo disarmò rendendo poi inservibile la pistola.
Hojo, preso dal panico, corse in casa, per uscirne subito dopo con un fucile in mano. Non fece però in tempo a prendere la mira che l’hanyou, sfoderando Tessaiga, sferrò un Kaze no Kizu colpendolo in pieno. La rabbia con cui era stato vibrato il colpo era talmente grande, che persino la cascina alle spalle del ragazzo venne completamente distrutta.
Inuyasha, rendendosi conto che ormai non c’era più pericolo per Kagome, si accasciò a terra stremato: il suo potere demoniaco stava lentamente rigenerando le sue ferite, ma queste erano ancora presenti e il dolore che gli provocavano, unito allo sforzo a cui si era dovuto sottoporre durante la notte e allo stress causato dal pensiero dell’amata in pericolo, lo avevano svuotato di tutte le energie residue.
Kagome gli fu subito vicino e quando lui tentò di rialzarsi per incamminarsi verso casa, lei lo sorresse stringendolo a sé.
“Kagome… [come farei senza di te…]” Sussurrò Inuyasha , mentre lei, gli sorrideva.


Bon un altro pezzo di sta fic è stato archiviato. Spero abbiate gradito!

Ringrazio:Elychan e Chichiro per i commenti!

Un ringraziamento anche a chi ha letto soltanto!

Ok... ok, ci si vede tra una settimana, più o meno, col prossimo capitolo: "SONGA"

Salut

Ragnarok79

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Capitolo 15
*** 15 -SONGA- ***


INTRO

INTRO: Un'altra ombra oscura si allunga sulla vita del quartetto di eroi. Cosa scoprirà Toukaimaru?

Ciao a tutti!

Vi preannuncio che il capitolo di oggi sarà un po' più corto, ma, in compenso, sarà ricolmo di novità.
Già, da questo capitolo si apre una nuova fase della fic!!
Bon, il capitolo è tutto per voi! Buona lettura!


Capitolo 15 -SONGA-

Mentre Inuyasha e Kagome erano bloccati nel presente, Toukaimaru tornò nell’epoca Sengoku: in realtà, che
Hojo avesse successo o meno, a lui non interessava minimamente. Aveva deciso di sfruttare quel ragazzo
per farli soffrire ancora un po’, ma soprattutto per guadagnare del tempo, per prepararsi al meglio ad
accogliere i quattro, quando questi avessero deciso di muovergli contro: non voleva solo spazzare via
quella minaccia, ma desiderava che tutto divenisse un immenso spettacolo per farlo divertire.
Il demone si era messo nuovamente alla ricerca, ma questa volta bramava trovare un oggetto. Un oggetto di
cui aveva già sentito parlare nella sua precedente esistenza, ma, a quel tempo, non se ne era
interessato, mentre adesso era curioso di sperimentarne i poteri.
Dopo il suo ritorno dal presente, Toukaimaru si infiltrò spesso tra i ningen, passando di villaggio in
villaggio, per raccogliere informazioni o dicerie: sentiva che ciò che cercava aveva da poco tempo fatto
nuovamente la sua comparsa in quella zona, poiché avvertiva ancora, nonostante il tempo, la traccia del
suo passaggio.

Il demone si sedette vicino al fuoco, fingendo di volersi scaldare, per ascoltare le storie che alcuni
avventurieri che, dopo aver attirato l’attenzione degli avventori della locanda, avevano iniziato a
raccontare.
“… Ed era li che lo vidi… un esercito di non morti che lentamente avanzava nella pianura…” raccontò uno
cercando di rendere la storia ancor più tetra con il tono della voce.
“Già… tutto questo, mentre il castello sul picco si trasformava lentamente: grossi spuntoni di roccia
rendevano più aspro il sentiero che portava alla fortezza, mentre i tetti di questa si tingevano di un
rosso sangue! Sembrava giunto il giorno dell’apocalisse!!” aggiunse un altro, anticipando chi aveva
iniziato il racconto.
“No, quello ERA il giorno dell’apocalisse!!” gridò il primo, aggiungendo subito dopo “Quel demone con la
spada, aveva aperto le porte degli inferi per distruggere tutto!! Siamo riusciti a fermarlo solo grazie
al nostro immenso coraggio…”
L’avventuriero smise di raccontare e riprese a bere e a brindare alla salute dei suoi compagni e alla
sua.
Toukaimaru si rese subito conto che quel misero essere umano stava raccontando un mare di fandonie e che
non aveva compiuto nemmeno un millesimo delle mirabolanti avventure di cui parlava. Tuttavia quel
racconto lo aveva incuriosito, poiché vi aveva ritrovato degli elementi che potevano fargli supporre che
quella situazione, se realmente esistita, potesse essere una manifestazione del potere del regno della
Terra. Decise quindi di saperne di più su quel racconto e perciò, si diresse verso l’avventuriero che
aveva narrato.
“Potente avventuriero, posso rubare un po’ del vostro prezioso tempo?” chiese il demone, fingendosi
timoroso.
“Cosa vuole un misero contadino da un eroe come me?” rispose contrariato il guerriero, iniziando a
squadrare il suo interlocutore con aria di superiorità.
“Ecco… il vostro racconto mi ha talmente colpito che volevo saperne di più su questo castello e su quel
demone…”
“Tsk! Un ammiratore eh?!? Va bene, ti racconterò dell’altro! Ringrazia che stasera sono di buon umore e
ho voglia di parlare, altrimenti ti avrei fatto a fette senza problemi, solo per avermi rivolto la
parola!” quella affermazione ebbe l’effetto di far sorridere Toukaimaru, divertito dall’arroganza di
quell’uomo.
“Devi sapere, caro il mio bifolco, che quel castello ormai non esiste più. È andato completamente
distrutto con il picco sul quale sorgeva. Ora al suo posto vi è un lago. Il luogo è a nord e non molto
distante da questo villaggio, mentre sul demone non ti so dire molto. È sparito quando lo abbiamo
sconfitto e la sua spada è finita nella voragine infernale.”
“Grazie delle informazioni… feccia!” affermò Toukaimaru, cambiando decisamente tono.
“Come osi?!? Questa me la paghi, stupido contadino!!” ma prima che potesse fare qualcosa, il demone lo
afferrò alla gola sollevandolo da terra. Dopo averlo deriso, Toukaimaru gli spezzò il collo e se ne andò,
sotto gli occhi increduli di tutti i presenti.

“[Questo è il posto che mi hanno descritto! Deve trovarsi qui, ne avverto l’energia demoniaca, anche se
debolmente.]”
Toukaimaru si avvicinò al lago e si concentrò intensamente: avvertiva chiaramente che la barriera tra il
mondo dei viventi e quello dell’oltretomba era molto più sottile in quel luogo, come fosse stata
squarciata precedentemente e facesse fatica a rigenerarsi.
La terra iniziò a tremare e si formarono, rapidamente, profonde spaccature nel terreno circostante che
inghiottirono tutta l’acqua presente nel lago in pochi minuti, rivelando il fondo di quell’enorme
depressione.
Facendo ricorso ai suoi terribili poteri, il demone creò un varco tra il reame dei vivi e quello dei
morti. Lo attraversò, ritrovandosi a contemplare uno scenario che nessun essere vivente aveva mai avuto
il privilegio di osservare: miliardi di esseri disperati che vagavano per pianure desolate da un lato e
dall’altro, nulla di più simile ad una pianura incantata popolata di entità gioiose. A separare quegli
scenari così contrastanti un muro, molto più simile tuttavia, per altezza e imponenza, ad una catena
montuosa invalicabile.
Toukaimaru si mosse indisturbato fino a giungere al centro della pianura lussureggiante dove era
custodita la spada del dominatore del mondo.
“Questo non è un posto per te… demone!” una voce giunse alle sue spalle proprio mentre stava per entrare
nel tempio.
“Non credo che tu sia in grado di impedirmi di stare qui…” commentò Toukaimaru prima di voltarsi per
sapere chi aveva osato parlargli, ma quando vide la figura di fronte a lui, lo stupore lo colse
impreparato: era pressoché identico al demone cane che lo aveva sigillato cinquecento anni prima.
“Io sono Inu no Taisho… sono il custode di questo tempio e di ciò che contiene! Te lo ripeto demone,
questo non è un posto per te, soprattutto perché tu sei ancora vivo.” ribattè tranquillo lo spirito del
padre di Inuyasha
“E cosa farai per farmi andare via? Sono proprio curioso!!” domandò sarcasticamente il demone, convinto
che nulla potesse contro di lui quell’essere. Si accorse troppo tardi di quanto stesse sbagliando, non
avendo considerato che, dove si trovava, non era in grado di erigere una barriera in sua difesa e i suoi
poteri erano pressoché inutili.
Con un movimento fulmineo, lo spirito lo colpì ripetutamente facendolo volare lontano dal tempio.
“La pagherai cara per questo, spirito!” commentò furiosamente il demone mentre si rialzava.
Lo scontro fu molto cruento, ma alla fine Toukaimaru ebbe la meglio e dopo aver colpito violentemente Inu
no Taisho lo afferrò al collo sollevandolo da terra. (ho ipotizzato che gli spiriti, nel regno dei morti,
abbiano un corpo tangibile, ma non possono essere uccisi. /Nda.)
Tentò di ucciderlo spezzandogli il collo, come aveva fatto, quello stesso giorno, con l’avventuriero, ma
riuscì solo a infliggergli altra sofferenza.
“Stolto, io posso essere ferito, ma non posso essere ucciso! Sono già morto!” gli rivelò lo spirito dopo
essere stato lanciato a terra con irruenza.
“Non mi importa! Io voglio solo questa spada!!” affermò Toukaimaru entrando nel tempio per uscirne subito
dopo brandendo Songa.
“Non ti servirà a nulla! Tu sei destinato a essere sconfitto, Toukaimaru. Sarà proprio mio figlio a
toglierti di mezzo!” lo canzonò lo spirito ancora impossibilitato a muoversi per il dolore.
“Come sai chi sono?” sbottò il demone sorpreso dall’esser stato riconosciuto.
“Solo tu potevi arrivare a tanto: attraversare il velo che separa la vita dalla morte, per riportare
indietro Songa.”
“Non ho altro da fare qui. Posso tornare nel regno degli uomini. Resta pure qui a goderti lo spettacolo
spirito. Quanto a quel maledetto hanyou - tuo figlio - lo spedirò presto a farti compagnia!” Toukaimaru,
dopo una sonora risata, tornò al portale da cui era venuto.

Dopo che il varco si fu richiuso alle sue spalle, il demone rimase a osservare la spada che impugnava con
un misto di curiosità e soddisfazione.
“Finalmente sono libero!!” esclamò una voce che sembrava provenire dalla spada: era lo spirito di Songa
che pensava di poter presto soggiogare qualche potente umano per conquistare e distruggere e soprattutto
poter avere la sua vendetta.
“Ascoltami Songa, spada del dominatore del mondo! Io, Toukaimaru ti ho reclamato dal regno della Terra
come mio strumento di distruzione!”
“Toukaimaru hai detto, io so chi sei! Tu sei il demone della distruzione, sigillato ormai cinquecento
anni fa dal padre di colui che mi ha soggiogato per il suo stupido desiderio di proteggere le persone a
lui care!” commentò sorpresa la voce.
“Dunque quello che mi ha attaccato è lo spirito del figlio di quel demone cane e quindi quel l’hanyou…
Come immaginavo è suo nipote! Vorrà dire che erediterà lui la mia vendetta!”
“Fossi in te non sottovaluterei troppo Inuyasha, soprattutto perché possiede una delle zanne di Inu no
Taisho! Devi sapere che quella spada, combinata con quella affidata al fratello Sesshomaru, potrebbe
risultarti fatale.”
“Che vuoi dire, Songa?”
Songa raccontò con dovizia di particolari tutto quello che sapeva sulle due spade e sul vero scopo per
cui il padre di Inuyasha le aveva fatte forgiare.
“E tu come fai a sapere tutte queste cose?” gli domandò un po’ diffidente Toukaimaru.
“È molto semplice! Inu no Taisho era molto forte, in grado di contrastarmi e io dunque non ero in grado
di dominarlo. Tuttavia il mio potere era sufficiente per scoprire tutto quello che pensava.” affermò
Songa con tono compiaciuto, aggiungendo subito dopo: “Il mio più grande desiderio è che quelle due
maledette spade vengano distrutte! Se farai questo per me, io ti aiuterò a realizzare i tuoi piani”
“Fa conto che siano già in mille pezzi!” dichiarò Toukaimaru spavaldo, iniziando a ridere di gusto.
“Ti conviene, per sicurezza, occuparti anche di una altro oggetto che potrebbe risultare fastidioso se
cadesse nelle mani di chi ti si oppone.”
“Di che stai parlando, spada?? Non so a cosa ti riferisca!”
“Dell’arco sacro della sacerdotessa che ti combatté cinquecento anni fa, L’Arco di Luce!”
“Ho capito. Sistemeremo anche quello, allora!” detto questo Toukaimaru abbandonò quel luogo per
raggiungere il suo santuario, dove i suoi generali lo aspettavano con impazienza, pronti ad eseguire i
suoi nuovi ordini.

Beh? Siete un po' curiosi di sapere cosa Songa abbia detto a Toukaimaru??
Su su! presto lo saprete... non vi preoccupate!

Ma adesso passiamo a ringraziare:

Elychan: Già, very romantico! Infatti è uno dei miei capitoli preferiti! Per quanto riguarda Hojo non infastidirà più la nostra (Scusa? NdInu - Si, si... va bene... la tua Ndme) Kaggy (Come mi dispero!! Dov'è sono i fuochi d'artificio, Sota? NdKaggy) Grazie!

Chichiro: Accontentata! Spero che anche capitolo ti piaccia! Ciao e Grazie!

Ringrazio anche chi ha letto soltanto.

Per il momento è tutto. Ci risentiamo col prossimo capitolo "IL SEGRETO DELLE ZANNE"

Byeeeeeeee!!

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Capitolo 16
*** 16 - IL SEGRETO DELLE ZANNE- ***


INTRO

INTRO: Torna in scena Totosai con delle sconvolgenti rivelazioni!

Buon giorno a tutti voi!!

Eccomi qui pronto col nuovo capitolo. Buona lettura!!


Capitolo 16 –IL SEGRETO DELLE ZANNE”

Inuyasha e Kagome erano tornati al tempio Higurashi: lui, sfinito e ancora dolorante, si sdraiò sul
letto, addormentandosi in breve tempo e lei, ancora scossa, dopo aver raccontato per sommi capi quella
brutta avventura alla sua famiglia, si preoccupò di medicare quello che rimaneva delle ferite
dell’hanyou, già parzialmente rimarginate dai suoi poteri demoniaci, addormentandosi, in fine, vicino a
lui.
Nel sonno, istintivamente, i due si abbracciarono, come se stessero cercando il reciproco conforto. Si
risvegliarono così, stretti teneramente l’un l’altra, ma quando se ne resero conto, schizzarono come ogni
volta, lontani, imbarazzati da quella situazione.
I due si prepararono, evitando accuratamente di parlare di quanto era successo e dopo aver salutato
tutti, tornarono nell’epoca Sengoku, ignari di quello che avrebbero scoperto di lì a poco.

Al villaggio, i ragazzi trovarono, oltre ai loro amici, anche il vecchio Totosai che dopo una lunga
discussione con Myoga sugli eventi recenti, aveva deciso di rivelare a Inuyasha un segreto che custodiva
gelosamente.
“Totosai, cosa ci fai tu qui??” chiese stupito Inuyasha appena vide il demone fabbro.
“Ah, Inuyasha… piccola Kagome! siete tornati finalmente. È da un po’ che vi stavo aspettando!”
“Signorino Inuyasha…” esclamò il vecchio Myoga, mentre succhiava del sangue dal collo del mezzo demone,
ricevendo, in compenso, una manata.
“Myoga, ci sei anche tu?” commentò meravigliato Inuyasha, mentre osservava il demone pulce attaccato alla
sua mano.
“Si, signorino Inuyasha. Dopo i recenti eventi, mi sono consultato con Totosai e lui ha detto di avere
una cosa molto importante da riferirvi, vista la situazione. Per questo si trova qui…”
“Una cosa importante??” chiesero perplessi i due giovani guardando alternativamente i due demoni.
“Già! È un segreto di vitale importanza!!” affermò in tutta tranquillità Totosai, guardando negli occhi
il mezzo demone la cui attenzione era stata catturata dall’ultima affermazione.
“Di cosa stai parlando Totosai?”l’inevitabile domanda gli fu posta dal ragazzo, sempre più incuriosito
dall’atteggiamento enigmatico dei due vecchi.
“Non avere fretta Inuyasha. È meglio che ti racconti tutta la storia dall’inizio, altrimenti non
capiresti… la vera storia delle due zanne di tuo padre.”
Inuyasha nell’ascoltare quelle parole ebbe un fremito: cosa centravano le spade di suo padre? Cosa c’era
da sapere su di esse che già non gli fosse noto? In fin dei conti era in grado di usare il massimo colpo
di Tessaiga, la zanna che gli era stata affidata. Quello che soprattutto non capiva era perché, se ci
fosse stato qualcos’altro da sapere, non gli era stato rivelato prima.
I pensieri del mezzo demone furono però interrotti dalle parole di Totosai, che iniziò il suo racconto:
“Devi sapere che tuo padre venne da me qualche mese dopo aver conosciuto tua madre - la principessa
Izayoi - e mi chiese di forgiare due spade, ma non spade qualunque: esse dovevano riuscire a dominare il
regno del Cielo e il regno degli Uomini. Per forgiarle, di sua stessa iniziativa, lui mi consegnò una sua
zanna…”
“Questo lo sapevo già Totosai! Non girare attorno alla questione e arriva al punto!!” Inuyasha si scaldò
subito, ma l’intervento di Kagome, lo rabbonì “Calmati Inuyasha! se Totosai ti sta raccontando tutto
questo ci sarà un motivo!” il mezzo demone sbuffò, ma cercò di tranquillizzarsi.
Totosai, dopo aver ringraziato la ragazza, riprese il discorso, da dove lo aveva interrotto a causa
dell’intrusione dell’hanyou “Lui aveva già conquistato da tempo Songa - la spada del regno della Terra -
tuttavia, nella sua grande saggezza, sapeva che quella spada non poteva essere impiegata al meglio per
proteggere, perché la sua indole era malvagia e quindi votata alla distruzione.”
“Anche questo mi era già noto…” lo interruppe nuovamente Inuyasha, visibilmente innervosito dal sentirsi
ripetere fatti che già conosceva.
“Lo so, ma lasciami continuare.” affermò Totosai, riprendendo il discorso iniziale “Quando iniziò a
parlarmi di come voleva le due zanne mi feci l’idea che fossero progettate per difendere tua madre, ma
dovetti ricredermi presto o almeno in parte…”
“Che vuoi dire Totosai??” questa volta fu Kagome a parlare, approfittando della breve pausa fatta dal
demone, visto che Inuyasha era praticamente paralizzato per lo stupore.
“Intendo dire che il padre di Inuyasha, voleva, sì, avere uno strumento per proteggere Izayoi, ma quello
non fu l’unico scopo a spingerlo a venire da me.”
“Parla vecchiaccio! smettila di andare avanti a mezze frasi!!” sbottò Inuyasha, che non riusciva a capire
dove volesse andare a parare il fabbro.
“Lui sapeva di Toukaimaru e a quel tempo aveva già sigillato Hyoga e sconfitto il signore delle pantere.
Era quindi chiaro che sarebbe stato uno della sua dinastia a combattere contro il demone della
distruzione. Questo fu il secondo motivo che spinse Inu no Taisho a farmi forgiare Tessaiga e Tenseiga:
quelle due zanne dovevano servire a proteggere tutte le forme di vita dalla minaccia di Toukaimaru…
ningen, youkai o hanyou che fossero.”
“Mi spieghi, allora, perché Myoga mi ha detto che non riuscirei a sconfiggere Toukaimaru con Tessaiga??”
domandò contrariato Inuyasha, pronto a prendersela con il demone pulce, se la risposta di Totosai non
fosse stata soddisfacente.
“Perché è la verità! Da sola Tessaiga non è sufficiente, come non era sufficiente a contrastare Songa,
così non lo è per contrastare Toukaimaru, che è infinitamente più potente.”
“Non riesco a capire! Tenseiga non ha alcuna potenzialità offensiva, come può essere utile per
contrapporsi a Toukaimaru??” domandò l’hanyou sempre più perplesso.
“Ricordarti quello che successe nella battaglia contro Songa: il Souryuuha di Sesshomaru era totalmente
inutile contro di essa, ma unito al tuo Bakuryuuha ha fatto la differenza. I due colpi fusi assieme hanno
superato il potere del Gokuryuuha di Songa!”
“In effetti Totosai ha ragione, Inuyasha!” Kagome, ricordatasi di quegli eventi, non poté che dare
ragione al vecchio demone, pur non capendo anche lei dove cosa volesse arrivare.
“Io non ci capisco più nulla! perché mi stai dicendo tutto questo Totosai??” domandò sconsolato Inuyasha.
“Devi sapere Inuyasha che, quando tuo padre mi fece forgiare le due zanne, mi chiese di fare in modo che
ognuna di esse avesse un attacco formidabile, nel rispettivo regno: il Bakuryuuha per Tessaiga e il
Souryuuha per Tenseiga. Fu lui stesso però ad indicarmi quale dovesse essere la tecnica per usare questi
colpi speciali…”
“Stai parlando della tecnica del taglio del vento?” lo interruppe fugacemente Inuyasha per ottenere
conferma della sua supposizione.
“Esatto. Ciò che non sai è che il taglio del vento, combinato con l’uso contemporaneo di entrambe le
zanne, da luogo ad un’altra micidiale tecnica: quella delle zanne incrociate!”
“La tecnica delle zanne incrociate???” ripeterono in coro i due ragazzi, sempre più sbalorditi da quelle
rivelazioni.
“Sì, è una tecnica che da sola permette di sprigionare un’energia che supera di gran lunga anche la somma
del Bakuryuuha, Gokuryuuha e Souryuuha, ma ancor più potente è il Reikokuryuuha - l’onda spietata del
drago - l’attacco che si fonda su tale tecnica, come il Bakuryuuha si fonda su quella del taglio del
vento.
“Il Reiko - ku - ryuu - ha… hai detto…” Inuyasha stentò a pronunciare il nome di quel micidiale attacco,
tanta era la sua sorpresa nell’apprendere che le risorse di Tessaiga erano tutt’altro che esaurite, se
combinate con quelle di Tenseiga.
“Il Reikokuryuuha è stato voluto da tuo padre specificatamente per dare, a chi, della sua famiglia avesse
dovuto opporsi a Toukaimaru, uno strumento con cui combattere alla pari contro quel demone.”
“Forse è il caso che gli racconti anche il resto, Totosai.” affermò il vecchio Myoga, constatando che
ormai fosse giusto che Inuyasha conoscesse le volontà di suo padre.
Totosai annuì lentamente e dopo una breve pausa, riprese a parlare “Devi sapere, Inuyasha che
inizialmente Tessaiga e Tenseiga dovevano essere la tua eredità, perché il tuo lato umano ti porta a
proteggere chi ami e quindi nessuno meglio di te avrebbe potuto sfruttarne il potere. A Sesshomaru,
invece, doveva andare Songa che delle tre spade è la più potente, come riconoscimento del suo titolo di
primogenito.”
“Perché, allora, ad Inuyasha è stata consegnata solo Tessaiga, mentre a Sesshomaru è stata affidata
Tenseiga anziché Songa che è stata invece sigillata??” chiese stupita Kagome, mentre Inuyasha era rimasto
in silenzio a meditare le parole del vecchio demone.
“Forse per equilibrare i nostri pregi e difetti…” ipotizzò l’hanyou cogliendo di sorpresa tutti. “Io,
come mezzo demone, sono meno forte di Sesshomaru. Dare a me Tessaiga, significava annullare il mio
svantaggio nei confronti di mio fratello sul piano fisico, mentre affidare a lui Tenseiga, significava
obbligarlo, prima o poi, a dare valore alla vita degli altri, a preoccuparsi di qualcuno e sentire il
desiderio di proteggere… desiderio che invece, per quel che mi riguarda, è naturalmente presente nella
mia metà umana.”
“Inuyasha…” Kagome sussurrò il nome dell’hanyou, rimasta colpita dalla maturità che aveva dimostrato,
ammettendo i propri pregi e limiti.
“Si Inuyasha, molto di quello che hai detto è vero, specialmente per quanto riguarda Sesshomaru. Tuo
padre sperava, col tempo, di riuscire a far accettare la sua personale scelta di proteggere i ningen a
Sesshomaru e a coinvolgerlo in essa. Questo, secondo Inu no Taisho, era un requisito fondamentale per
poter affidare Songa a tuo fratello. Inoltre, tuo padre si era ormai reso conto della grande forza che
conferiva il desiderio di proteggere le persone care e voleva che Sesshomaru imparasse ad attingere
energie da quell’immenso potere.” confermò tranquillamente Totosai, mentre mentalmente valutava
positivamente le parole del giovane davanti a lui.
“Il padrone decise di non poter rimandare ancora la questione rimasta in sospeso con Ryukotsusei. Voleva
vendicare vostro nonno e sperava di impedire che Toukaimaru potesse risvegliarsi, evitando così alla sua
progenie di dover affrontare questa dura prova. Vostro padre però non riuscì nel suo intento: riuscì a
sigillare Ryukotsusei, ma venne ferito gravemente e morì, la sera stessa, per salvare voi e la
principessa Izayoi da Takemaru. Poichè Sesshomaru non aveva ancora dato segni di voler imitare le sue
scelte, prima di spirare, il padrone decise di suddividere la sua eredità nel modo che tutti conosciamo:
voi avete Tessaiga e vostro fratello Tenseiga.” a concludere il discorso fu Myoga, fra un sorso di the e
l’altro.
“In pratica, mi state dicendo che, se voglio sconfiggere Toukaimaru, dovrò farmi consegnare Tenseiga da
Sesshomaru e imparare a lanciare il Reikokuryuuha??”
“Esattamente…” gli risposero coralmente i due demoni, con aria soddisfatta, avendo l’hanyou centrato il
punto fondamentale di tutta quella discussione.
“Ma vi siete bevuti il cervello, deficienti!!!” gridò furibondo Inuyasha che, a stento trattenuto da
Kagome, era chiaramente intenzionato a massacrare Myoga e Totosai.
“Mi spiegate come potrei riuscire a convincere quel maledetto a consegnarmi Tenseiga?? Anche se non gli
servisse a nulla, non me la consegnerebbe mai, solo perché sono io a chiederla!!”
“Non ho mai detto che sarebbe stato facile…” ribatté sorridendo con un espressione ebete Totosai, mentre
si massaggiava il bernoccolo provocato dal pugno che gli aveva tirato il mezzo demone.
“Calmati Inuyasha! Vedrai che una soluzione la troveremo: alla fine siete fratelli e con Toukaimaru in
circolazione siamo tutti in pericolo!” cercò di sdrammatizzare Kagome, per rasserenare Inuyasha e salvare
i due demoni.
“Bah, se lo dici tu!” commentò poco convinto Inuyasha, rimettendosi a sedere.
“C’è un’altra cosa che dovete sapere…” affermò Myoga dopo essersi ripreso dalla manata che gli aveva
assestato il mezzo demone.
“Eh??” fecero coralmente i due ragazzi venendo attirati dall’affermazione del demone pulce.
“Già, me ne stavo dimenticando: per sconfiggere Toukaimaru non sarà sufficiente usare il Reikokuryuuha,
né questo combinato con gli attacchi delle due lame sacre di quei due ragazzi…” gli confidò Totosai,
sperando che quelle parole non gli sarebbero costate la vita, immaginando la reazione di un certo hanyou.
“Ma mi hai appena detto…” Inuyasha si stava già scaldando e così il demone cercò di chiarirgli subito la
situazione “So che cosa ho detto, Inuyasha. il Reikokuryuuha è, sicuramente, sufficiente per ferire
Toukaimaru, ma non è in grado di distruggerlo! Avrete bisogno dell’Arco di Luce per abbattere il vostro
nemico e solo la piccola Kagome è in grado di recuperarlo. Solo allora sarete pronti per affrontare il
demone della distruzione”
“Io??” chiese stupita Kagome, sentendosi tirare in ballo inaspettatamente da Totosai.
Al termine della conversazione, i quattro si separarono: Myoga e Totosai si allontanarono dal villaggio,
rassicurando tuttavia, sul loro ritorno a breve tempo, mentre Inuyasha e Kagome, tornarono dal resto del
gruppo, meditando sul da farsi.


Ahi ahi ahi! Qui la faccenda si fa problematica e non avete visto ancora tutto!!

Angolo del ringraziamento (Siamo finiti in america?? NdToucchan - Guarda che quello è il giorno del
ringraziamento! Ndme)

Elychan: Io non ho voglia di tornare in biblioteca... vale uguale?? Son contento che Toucchan stia scalando la graduatoria dei cattivoni! È qui tutto esaltato per la notizia :-) Grazie del commento!

Chihiro: Grazie anche a te! Spero che anche il nuovo capitolo ti sia piaciuto!!


Ringrazio anche chi ha letto solamente e vi aspetto tutti con il prossimo capitolo "TESSAIGA E TENSEIGA
IN PERICOLO"

Bye!!!

Ragnarok79

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Capitolo 17
*** 17 -TESSAIGA E TENSEIGA IN PERICOLO- ***


INTRO

INTRO: La catena viene infine sciolta e gli ingranaggi dell'inevitabile guerra iniziano a muoversi.

Salve a tutti!

Siamo arrivati all'apice della salita... Da qui si scatena la vera guerra tra bene e male! Allacciate le
cinture, buon divertimento e buona lettura!!

Capitolo 17 –TESSAIGA E TENSEIGA IN PERICOLO-

“Mio signore! Siete tornato finalmente!!” esultò Menomaru, alla vista di Toukaimaru.
“Sì, miei fidati generali. Sono nuovamente tra voi.” affermò soddisfatto dalla devozione che quei
quattro dimostravano nei suoi confronti. “Non vedo Ryukotsusei, però…” chiese poco dopo notandone
l’assenza.
“Da quando abbiamo terminato la costruzione di questo luogo, quell’essere inutile si è rinchiuso nella
zona est dei sotterranei e non si è fatto più vedere.” rispose Bankotsu con tono di scherno verso il
demone drago.
“Ho capito… comunque Bankotsu, sappi che Ryukotsusei, per me, è importante quanto ognuno di voi. Lui però
mi offre i suoi servigi in altra maniera. Sono stato chiaro?” chiarì Toukaimaru per far capire all’umano,
quale fosse il suo posto e chi comandava.
“Ad ogni modo, adesso dobbiamo pensare a cose ben più importanti!”
“Possiamo finalmente agire e conquistare il mondo per la Sua gloria??” chiese speranzosa Kaguya, che non
aspettava altro di poter seminare morte e distruzione.
“Frena gli entusiasmi Kaguya! Ciò che chiedi avverrà presto, molto presto, ma non ancora. Prima devo
soddisfare la richiesta che mi ha fatto Songa - la mia nuova potente arma - e distruggere le zanne
possedute da Inuyasha e Sesshomaru…”
“Allora mandate me, mio signore!” chiese a gran voce Bankotsu, che nel sentire il nome dell’hanyou si era
subito infervorato.
“No Bankotsu, non sprecherò l’operato di uno dei miei generali per una simile infima missione! Creerò una
creatura apposta per l’occasione!”
“Ma avevate promesso che Inuyasha…” cercò di replicare il guerriero che, però, non concluse, sentendosi
penetrare dallo sguardo contrariato del demone della distruzione.
“So cosa ti ho promesso, Bankotsu. Lo avrai a momento debito! Ora però ho bisogno solo di distruggere
quelle spade. Inuyasha dovrà vivere per poter assaporare l’amaro sapore dell’impossibilità di agire.
Quando non potrà far altro che chinare la testa, allora lui sarà la tua vittima designata.”
“Ho capito. Scusate la mia sfrontatezza!”
“Ora lasciatemi! Vi chiamerò io quando sarà il momento di agire.”
I quattro si inchinarono rispettosamente e sparirono rapidamente dalla vista del loro padrone, già
impegnato a valutare le caratteristiche della creatura che avrebbe creato per soddisfare il desiderio di
Songa.
Toukaimaru era immerso nei suoi pensieri: non voleva che la creatura a cui doveva dare la vita fosse solo
forte, anzi, quello era il suo ultimo problema. Lui voleva che la sua sola presenza portasse angoscia ai
sui nemici.
“[Portare angoscia! Già… quest’idea è semplicemente perfetta!]” il demone sorrise malignamente,
compiaciuto dalla sua stessa intuizione. “[Con questo accorgimento, mio caro Inuyasha, sei sistemato!
Resta tuo fratello Sesshomaru, ma con lui, questi sistemi, temo non possano funzionare,, tuttavia un po’
di forza bruta sarà più che sufficiente a metterlo fuori gioco!]”
Il demone sorrise nuovamente e si alzò dallo sfarzoso trono su cui era seduto, per dirigersi fuori dalla
sua reggia: era giunto il momento di attuare suo malefico progetto.
Toukaimaru raggiunse rapidamente la sommità di un vulcano vicino e catturando con una barriera del magma
incandescente, iniziò mentalmente a plasmare quell’essere. Ad ogni nuovo pensiero del demone che
focalizzava l’attenzione su un particolare, pareva che la mano invisibile di un artista scrupoloso lo
rendesse reale su quello che, poco prima, non era altro che un ammasso di rocce fuse.
Davanti a sé, Toukaimaru aveva, ora, una statua che raffigurava perfettamente il modello a cui si era
ispirato, cosa che lo lasciò notevolmente compiaciuto. Mancava oramai solo il soffio della vita per
rendere perfetta quella creazione. Toukaimaru, si piantò gli artigli nell’avambraccio sinistro
permettendo ad alcune gocce di sangue di colare sulla fronte della statua, venendo subito assorbite dalla
roccia.
Passarono pochi interminabili istanti in cui sembrò non accadere nulla, poi la figura iniziò a emanare
uno youki, mentre la levigata superficie rocciosa mutava lentamente in una carnagione rosata,
apparentemente delicata e le morbide pieghe che rappresentavano la chioma, si trasformavano in una
magnifica cascata di capelli corvini. La creatura aprì gli occhi rivelandone un colorito nocciola che, a
differenza del modello a cui si era ispirato il suo creatore, trasmettevano una profonda malvagità.
Toukaimaru era una volta di più soddisfatto del suo operato: l’aspetto di quella creatura era umano,
perfettamente somigliante all’originale, ma la forza era quella di un potente demone e aveva una
resistenza tale da reggere sicuramente la potenza di Tokijin, unico vero impedimento al perfetto
svolgimento della missione che presto avrebbe dovuto compiere.
“Noto con piacere che la tua malvagità, Toukaimaru, non ha limiti!” commentò lo spirito di Songa che
aveva riconosciuto la persona che il demone aveva utilizzato come modello.
“Inuyasha non voleva, ma alla fine ha rivolto la sua spada contro quella miko! Vedremo se avrà il
coraggio di farlo contro di lei!” affermò con sicurezza Toukaimaru indicando la neonata yasha, per poi
rivolgersi direttamente a questa “Visto che ti ho creato per portare il terrore, il tuo nome sarà Kyoufu
e con queste armi tu distruggerai Tessaiga e Tenseiga!” disse porgendogli un pesante maglio e una
elegante katana, oltre a delle vesti adatte a una guerriera.

Nei giorni seguenti un ombra femminile si aggirò per nelle regioni circostanti il monte Hotaka, alla
costante ricerca delle due zanne, spingendosi sempre più lontano.
Sesshomaru avvertì una presenza demoniaca che seguiva le sue tracce e dopo una attenta valutazione,
decise di dirigersi verso il villaggio di Musashi: non aveva certo paura di quella creatura e anzi,
inizialmente, era stato tentato di andarla a cercare lui stesso, ma il pensiero di esporre Rin a un grave
pericolo, lo aveva fatto desistere. Il principe dei demoni voleva lasciare la bambina in quel villaggio,
comunque ben difeso, per poi ripartire subito e divenire da preda, cacciatore.
“Dove stiamo andando Signor Sesshomaru??” gli chiese Rin con il solito tono gioioso.
“Al villaggio da cui Inuyasha e i suoi compagni partono per i loro viaggi.”
“Quindi potrò vedere Kagome?!?!”
Il demone annuì freddamente, ponendo, invece, la sua attenzione nell’individuare il suo inseguitore e
accertarsi che non si avvicinasse troppo, senza sapere che, involontariamente, portando Tenseiga in quel
villaggio, le due spade si sarebbero riunite in un solo luogo e ciò avrebbe facilitato il compito del suo
sconosciuto nemico.

Inuyasha si alzò di scatto accucciandosi sul suo ramo preferito, non credendo a quello che aveva fiutato:
avvertiva distintamente l’odore di suo fratello e, visto quanto era intenso, lui doveva essere anche
piuttosto vicino. Corse nella direzione che il suo olfatto gli indicava, rendendosi subito conto che
Sesshomaru si stava dirigendo al villaggio.
“Cosa ci fai tu qui, maledetto?!?!” sbottò l’hanyou fermandosi di colpo in mezzo al sentiero, sbarrando
la strada al fratello.
“Non sono affari che ti riguardino e ora fatti da parte, insulso mezzo demone.”
“Secondo te, io mi farei da parte, lasciandoti raggiungere il villaggio della vecchia dove si trovano
tutti i miei amici, senza sapere che intenzioni hai?? Tu sei pazzo!” detto questo, Inuyasha estrasse
Tessaiga preparandosi a combattere. “Te lo chiedo ancora Sesshomaru: perché sei venuto qui??”
“Se sono le mie intenzioni quelle che ti spaventano, per stavolta non devi temere, caro il mio immondo
fratello. Non ho cattivi propositi, ma se oserai ancora ostacolarmi sarò costretto ad usare la forza! Ora
leva… ti…” il demone si interruppe un istante notando che Rin era sgattaiolata da dietro di lui ed era
andata da Inuyasha.
“Buongiorno signor Inuyasha! dov’è Kagome??” chiese gentilmente la bambina eccitata al pensiero di
rivedere l’amica, lasciando di stucco il mezzo demone che, come al solito, andava nel pallone, quando lo
si prendeva con un po’ di cortesia.
“Ci… ciao piccola! Kagome è al villaggio. Se… se vuoi ti accompagno da lei.” replicò lui, in modo
insolitamente affabile, cercando di sorridere a Rin, mentre rinfoderava la spada: in quel momento gli
sembrava di aver a che fare con una Kagome di qualche anno più piccola.
“Sì, grazie!!” la bambina ringraziò con molto garbo, per poi voltarsi verso il demone che era rimasto
fermo ad osservare quella scena “Avete sentito signor Sesshomaru? Il signor Inuyasha ci accompagna da
Kagome!!” Sesshomaru, sbuffò, annuendo impercettibilmente, iniziando a seguire, apparentemente seccato,
Inuyasha. In realtà, era contento di non aver dovuto incrociare le spade con lui: iniziava ad essere
stanco di quei continui battibecchi e, seppur nel profondo, celato dalla sua glaciale maschera, il
principe aveva iniziato a stimare il fratello, pur considerandolo sempre inferiore a lui.

“Kagome! Ciao Kagome!!” Rin iniziò a sbracciarsi, appena vide la ragazza, correndole incontro.
“Piccola Rin! Ma tu che ci fai qui??” domandò Kagome, piegandosi per accarezzarle la testa, venendo però
distratta da una visione alquanto insolita.
“Sesshomaru??” la giovane rimase esterrefatta, non meno dei suoi compagni, nel vedere il principe dei
demoni al villaggio. La cosa era resa ancor più sensazionale dal fatto che fosse in compagnia di Inuyasha
e, benché si notasse chiaramente una certa tensione tra loro, nessuno dei due appariva intenzionato ad
attaccare l’altro.
“Potente Sesshomaru! La vostra presenza nel nostro villaggio ci onora, ma ci stupisce profondamente!
Posso chiedervene il motivo?” Kaede si fece avanti, mostrando un atteggiamento più rispettoso che
timoroso nei confronti del demone.
“Sono venuto a chiedervi di badare a Rin per qualche tempo, sacerdotessa. Jaken rimarrà qui per aiutare a
difendere il villaggio.”
“Ma… ma mio signore, io…” il demone non osò però proseguire notando l’occhiata lanciatagli dal suo
padrone.
“Dunque, qual è la vostra risposta, sacerdotessa?”
“La vostra richiesta mi lascia molto sorpresa, nobile Sesshomaru, ma non vi è motivo per non accoglierla.
Rin potrà restare qui tutto il tempo che vorrete!”
“Molto bene!” commentò soddisfatto, rivolgendosi poi a Jaken: “Jaken! Ti affido la difesa del villaggio e
di Rin!” dopo aver ricevuto la umile risposta affermativa del servitore, Sesshomaru fece per andarsene.
“Aspetta Sesshomaru!!” Inuyasha lo aveva chiamato, ottenendo di far voltare il fratello.
“Cosa vuoi ancora… misero mezzo demone?” chiese infastidito il demone
“Devo parlarti! È una cosa molto importante, ma non voglio parlarne qui. Seguimi!” l’hanyou si mise a
correre nel bosco, seguito dal fratello incuriosito da quella richiesta.

Arrivati nei pressi di Goshinboku, i due si fermarono, rimanendo per qualche attimo a guardarsi, finché,
già spazientito da quella breve attesa, Sesshomaru ruppe il silenzio che era calato: “Allora? Di cosa
volevi parlarmi di così importante e misterioso, da farmi venire fin qui per discuterne??”
“Non fare finta di non sapere nulla, Sesshomaru! Sai benissimo che un potente demone si è risvegliato non
molto tempo fa e che quel demone è nemico giurato della nostra famiglia!!”
“Quello che so non ti riguarda! Tu, piuttosto, non mi hai ancora detto perché siamo qui.”
“Come vuoi. Secondo Myoga e Totosai, per sconfiggere Toukaimaru, sono necessarie entrambe le zanne di
nostro padre. Ti ho portato qui per chiederti di consegnarmi Tenseiga!”
“Stolto mezzo demone! Tu pensavi veramente che io ti avrei consegnato la zanna che nostro padre mi ha
affidato?? Per quanto sia inutile per i miei scopi, è pur sempre un suo tangibile ricordo e comunque,
anche se non mi interessasse, non la cederei mai a te, un insulso mezzo sangue.”
“Ragiona Sesshomaru! Toukaimaru è una minaccia troppo grande, per metterci a pensare a queste finezze!!”
“Come desideri, Inuyasha. Se brami Tenseiga, vienila a prendere, sempre che tu ne abbia il coraggio… e la
forza.” il principe dei demoni impugnò Tokijin e la estrasse attendendo la mossa del suo avversario,
mentre, in lontananza, qualcuno osservava i due fratelli, aspettando il momento più adatto per fare la
sua comparsa.
Lo scontro si fece subito violento: Inuyasha e Sesshomaru erano ormai alla pari e nessuno riusciva a
prevalere sull’altro, né per velocità, né per intensità dei colpi sferrati e così, dopo una serie di
scambi, si allontanarono di qualche passo per tornare a studiarsi. Fu allora che la percezione di
un’altra presenza demoniaca, li costrinse ad interrompere la lotta.

Beh, curiose?? Su, su! Una settimana passa presto! (Pensa per te che devi correggere il capitolo
NdToucchan - Ma perchè mi devi ricordare queste cose?? Ne ho appena corretto una, fammi respirare!! Ndme)

Passiamo a ringraziare:

Elychan: Più o meno, io sono nella categoria universitari (con l'aggravante di ingegneria)! Beh, in questo caso c'è stato il passaparola tra nonno e padre di Inu... comunque Inu no Taisho era uno avanti! Altrimenti come avrebbe fatto a diventare il signore dell'ovest?? :-)
Quanto alla tua fic... è "Non voglio avere rimpianti"?? Appena ho un attimo non mancherò di leggerla! Anzi, scusa se non l'ho già fatto.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e vi aspetto alla prossima occasione col capitolo che si intitola: "NEMICI O FRATELLI?"

Bye!

Ragnarok79

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Capitolo 18
*** 18 -NEMICI O FRATELLI?- ***


INTRO

INTRO:L'entrata in scena di Kyoufu costringerà Inuyasha e Sesshomaru a capire ciò che rappresenta l'altro: un nemico o un fratello?

Ciao a tutti!
È finalmente giunto il momento di un po' d'azione. (Meno male! Stavo facendo radici senza una battaglia vera!! NdInu - Solito inutile mezzo demone attaccabrighe... quale insulto pensarlo mio parente! Ndsesshy - Beh, almeno voi combinate qualcosa! Quando si menano le mani io non ci sono mai!! NdRanma - Sti Uomini!! NdAkane&Kaggy) Questa, però, non sarà una battaglia come tutte le altre: ci sarà un unico avversario per un'insolita accoppiata, per nulla affiatata, oltre tutto! Vedremo come andrà a finire!!
Buona lettura!

Capitolo 18 -NEMICI O FRATELLI?-

“A quanto pare abbiamo visite, Sesshomaru.” commentò sarcastico Inuyasha, mentre cercava di capire chi potesse essere il nuovo arrivato.
“Fa silenzio, Inuyasha!” ribatté seccamente il demone, avendo riconosciuto in quella presenza il suo misterioso inseguitore.
Un fruscio davanti a loro attirò l’attenzione di entrambi, ma la loro reazione fu estremamente differente, quando davanti ai loro occhi comparve Kyoufu: Sesshomaru rimase totalmente indifferente, mentre Inuyasha non riuscì a credere a quello che vedeva.
“Ka… Kagome?!?” chiese muovendosi stentatamente verso la ragazza “Cosa ci fai qui, Kagome?”
La ragazza non rispose, limitandosi a sorridere, assumendo un espressione ancor più malvagia, poi alzò la guardia, come se avesse intuito quello che da li a poco sarebbe successo.
Sesshomaru, senza farsi impensierire dall’aspetto di Kyoufu, le si avventò contro, venendo però fermato da Inuyasha che, pur serbando dei dubbi sulla possibilità che quella fosse veramente Kagome, non voleva correre rischi: ne aveva viste troppe, battendosi contro Naraku, per avallare a priori l’ipotesi di una semplice somiglianza.
“Stupido mezzo demone! Come osi fermarmi!!” sbottò Sesshomaru, adirato nei confronti del fratello.
“Non ti permetterò di toccarla, almeno finché non sarò sicuro che non si tratti di Kagome!!” ribatté l’hanyou fissando con sguardo infuocato il principe dei demoni, reo di aver tentato di colpire quella ragazza che assomigliava come una goccia d’acqua a Kagome
Kyoufu si gustò per qualche istante il battibecco tra i due, ma, ben presto, decise di mettere fine a quella patetica commedia: sguainò la katana e con un balzo fu su di loro, mancandoli per un soffio, visto che entrambi, avvertito il pericolo, si erano prontamente spostati.
La yasha, compresa la situazione, si accanì contro Inuyasha, limitandosi a tenere a bada Sesshomaru, avendo ben inteso che, al massimo, l’hanyou si sarebbe difeso passivamente, senza mai tentare una reazione. Proprio questo atteggiamento passivo portò Inuyasha a rimanere gravemente ferito dopo soli pochi minuti di scontro.
Nel vedere a terra il mezzo demone, Kyoufu cambiò radicalmente strategia, concentrandosi sul principe dei demoni, mettendolo fin da subito in seria difficoltà.
Un urto secco e Sesshomaru che ricade a terra vicino a Inuyasha dopo aver sbattuto contro un albero: questa fu la scena che accolse Kagome, una volta che ebbe raggiunto Goshinboku, lasciandola sbigottita.
“Inuyasha!!” gridò, correndo in direzione del mezzo demone ancora riverso al suolo, venendo però respinta da una potente barriera che proteggeva l’intero campo di battaglia.
“Kagome!!” strillò l’hanyou, osservando terrorizzato la ragazza volare per un paio di metri indietro, prima di ricadere malamente al suolo.
“Oh! Mi sono dimenticata di avvertirvi della barriera, che sbadata!” commentò ironicamente Kyoufu osservando la scena.
“Mio padre mi ha concesso il potere di creare una barriera intorno al campo di battaglia, così che nessuno possa intromettersi: nessuno entra e nessuno esce. Solo energie sprigionate dall’interno non vengono trattenute da quella barriera.” spiegò con tono compiaciuto, mentre fissava Inuyasha che tentava di rialzarsi, per cercare di raggiungere Kagome.
“[Ma quella chi è?? È uguale a me! Sembriamo due gocce d’acqua!!]” pensò Kagome, rimettendosi in piedi senza troppa fatica, nonostante l’impatto al suolo non fosse stato dei più dolci.
Kyoufu attaccò nuovamente Inuyasha che, per l’ennesima volta non rispose agli attacchi e questo fece, in breve, capire tutto a Kagome.
“Inuyasha!! Io sono qui! Quella ha solo il mio aspetto! Ti prego Inuyasha, combatti!!” gli gridò Kagome, sperando fugare il dubbio che sicuramente attanagliava la mente del mezzo demone e lo tratteneva dal combattere liberamente.
Kyoufu, indispettita per l’intrusione della ragazza, dopo aver nuovamente colpito Inuyasha, caricò un globo di energia e lo lanciò in direzione di Kagome che si salvò solo per il provvidenziale intervento di Kirara, la cui presenza lì, stava a indicare che presto il resto del gruppo l’avrebbe raggiunta.
“Stupida ragazzina! Non osare intrometterti!! Con te farò i conti dopo! Sappi che, quando avrò finito con il tuo caro mezzo demone e la sua spada, farò in modo che queste magnifiche sembiante siano una mia esclusiva!!” affermò con tono deciso la yasha, mentre fissava con uno sguardo assassino Kagome.
“Maledetta! Non ti permetterò di fare del male a Kagome!!” tuonò Inuyasha, lanciandosi addosso a Kyoufu, venendo però schivato facilmente. La demone, tuttavia, non si accorse che, nell’indietreggiare, era finita vicino a Sesshomaru, il quale, rialzandosi improvvisamente, la colpì ripetutamente.

I due fratelli iniziarono a combattere insieme l’avversario comune, tuttavia, i colpi più potenti di Sesshomaru, portati con Tokijin, sembravano totalmente inefficaci contro la yasha, mentre Inuyasha, pur prendendo parte attivamente allo scontro, non riusciva ad essere in nessun modo incisivo.
Rendendosi conto che il mezzo demone non era in grado di impensierirla, Kyoufu concentrò i suoi attacchi su Sesshomaru, anche per fargli pagare l’affronto di averla colpita. Il demone dal canto suo, essendo già ferito in modo grave, faceva fatica a tenerle testa, poiché lei lo superava, in quel momento, sia per forza, che per velocità.
I due incrociarono le spade per l’ennesima volta, ma con un’abile mossa, Kyoufu riuscì a disarmare Sesshomaru, facendolo poi schiantare contro un albero, con un potente calcio all’addome.
La yasha impugnò Tokijin e, stampandosi un sorriso malefico in volto, rimase a guardare per qualche istante, il principe appoggiato ad un tronco, impossibilitato a muoversi.
“MUORI!!” tuonò Kyoufu, lanciando con violenza Tokijin contro Sesshomaru, inchiodandolo all’albero, gustandosi infine il sussulto del demone, quando la lama gli trapassò il cuore, uccidendolo.
Inuyasha, che aveva compreso le intenzioni della yasha, aveva cercato di intervenire, ma senza successo e ora era lì, immobile, davanti al corpo martoriato del fratello. Qualcosa nel suo animo si era come spezzato, mentre un dolore e una rabbia intensissima gli cresceva nel cuore.
“Sesshomaru…” sussurrò l’hanyou, mentre alcune lacrime rigavano il suo volto, incupito dal dolore.
“MALEDETTA!!” urlò l’hanyou, voltandosi di scatto verso Kyoufu, fissandola con uno sguardo omicida: in un’altra situazione quella rabbia sarebbe stata sufficiente a farlo trasformare, ma in qualche maniera, lui aveva resistito all’influsso demoniaco del suo sangue: voleva essere cosciente per poter gustare il momento in cui avrebbe vendicato il fratello.
“Che patetico! Quando sono arrivata vi scannavate fra di voi… e adesso che è morto… lo piangi?? Sei proprio un essere insulso!!” commentò sarcasticamente Kyoufu, dopo aver osservato tutta la scena.
“Ora basta però!! Mi sono stancata di giocare! È ora di chiudere questa questione e portare a mio padre quelle due inutili spade sotto forma di un mucchietto di frammenti metallici.”
“Vedremo quanto sono inutili…” sussurrò il mezzo demone, impugnando Tessaiga e alzando la guardia.
Kyoufu, infastidita dall’atteggiamento di Inuyasha, caricò un globo di energia, considerevolmente più potente rispetto a quello che aveva usato contro Kagome e glielo scagliò contro.
La collera dell’hanyou era al limite e chiudendo gli occhi, fendette l’aria dando vita ad un potentissimo Bakuryuuha, che spazzò via la yasha in pochi istanti insieme ad un considerevole tratto di bosco.
All’esterno della barriera, tutti erano rimasti sbalorditi: non avevano mai visto un Bakuryuuha così devastante. Solo Rin si era disinteressata dell’accaduto e una volta che la barriera si fu dissolta, corse piangendo in direzione di Sesshomaru, chiamandone il nome tra forti singhiozzi. Inuyasha, accasciato a terra, la osservava tristemente, perdendosi poco a poco nei suoi pensieri.
“[Perché?? Perché è successo?!? Ora non ho veramente più nessuno! Non c’è più nessuno della mia famiglia!! Perché il destino è così crudele con me?? No, purtroppo questa volta il destino non c’entra! È colpa mia, solo mia. Se mi fossi impegnato nel combattimento, probabilmente saremmo tutti e due vivi adesso e probabilmente avrei ancora un fratello… un fratello che mi odia, ma è sempre meglio che non averlo più!]” Le lacrime continuavano a rigargli il viso e lui, per una volta, non stava facendo nulla per impedirlo.
“La prego, signor Inuyasha! Salvi il signor Sesshomaru! La prego!! Voi siete fratelli…” Rin si era avvicinata al mezzo demone e gli stava tirando ripetutamente una manica del Kariginu.
“Piccola…” Inuyasha, mosso dall’istinto, abbracciò Rin “Io non posso fare nulla. Vorrei tanto, piccola! Vorrei tanto poter fare qualcosa, ma non so come fare!”
“Usate la spada del signor Sesshomaru! Provateci, vi prego!” insistette la bambina continuando a piangere.
Inuyasha fu incapace di reggere oltre la vista di Rin in lacrime e, mosso più dalla disperazione che dalla razionalità, si alzò e raggiunse il corpo del fratello. Estrasse Tokijin buttandola a lato, esitando per un attimo: aveva paura di fallire, di illudere quella bambina, ma soprattutto, aveva paura di illudere sè stesso.
“Inuyasha, tu ce la puoi fare!” Kagome, dopo aver raggiunto Rin per consolarla, lo stava, come sempre, incoraggiando.
Inuyasha sfoderò Tenseiga, pregando il padre di dargli la forza e la capacità di usare la sua zanna guaritrice. La spada iniziò a pulsare nella mano dell’hanyou, come già aveva fatto Tessaiga a suo tempo, infondendogli fiducia e soprattutto, la capacità di vedere i servi dell’aldilà.
“[Ma che diavolo sono questi mostriciattoli]” pensò sollevando Tenseiga pronto a colpire.
“[Non osate toccare mio fratello, esseri immondi!!]” gridò nella sua mente mentre con un solo fendente li spazzava via tutti.

Passarono alcuni interminabili momenti, in cui non avvenne nulla. Inuyasha si stava già convincendo di aver fallito, quando un lieve movimento di Sesshomaru catturò l’attenzione di tutti.
Il demone aprì lentamente gli occhi, trovandosi Rin addosso che lo abbracciava piangendo e tutto il resto del gruppo che lo fissava con aria sollevata. A Sesshomaru non poté sfuggire che, proprio davanti a lui, si trovava anche Inuyasha con ancora in pugno Tenseiga. Lo squadrò da capo a piedi e stava per intimargli di restituirgli la sua zanna, quando notò che stava piangendo.
Sesshomaru, probabilmente per la prima volta nella sua vita, rimase sorpreso, avendo compreso quello che era successo: lui era morto e Inuyasha lo aveva riportato in vita, ma soprattutto aveva pianto per lui.
“Perché lo hai fatto Inuyasha? Perché mi hai riportato in vita?” gli chiese freddamente Sesshomaru, mentre incrociava il suo sguardo.
“Non ci arrivi da solo? Tu sei mio fratello, Sesshomaru! Tu sei tutto quello che rimane della mia famiglia.”
“Avresti potuto avere un nemico di meno e ottenere Tenseiga senza ulteriori sforzi, se mi avessi lasciato a marcire all’inferno… lo sai questo?”
“Certo! Ma preferisco un nemico vivo a un fratello morto!! Inoltre non potevo rimanere indifferente alla richiesta di Rin: lei mi ha convinto a provare, anche quando io mi ero già arreso ad averti perso, fratello. Quanto a Tenseiga, non la voglio conquistare così!” Inuyasha piantò la spada nel terreno e si voltò “Decidi tu se affidarmela semplicemente o se dovrò combattere per averla!”
“[Fratello…]” Sesshomaru non riuscì nemmeno a formulare un pensiero, da quanto era frastornato dalle affermazioni del fratello.
Inuyasha, tentò di tornare al villaggio, ma dopo pochi passi, si accasciò al suolo svenuto, venendo subito soccorso dai compagni, che sollevatolo di peso lo portarono via.
“Aspettate!” li chiamò Sesshomaru “Dite a Inuyasha che tra due giorni tornerò al villaggio e gli darò una risposta.” disse, usando un tono di voce meno glaciale del solito.
“Glielo dirò Sesshomaru, non temere.” affermò Kagome, prima di sparire nella boscaglia insieme agli altri.

Mmm... sono indeciso su una questione fondamentale: verrò scannato perchè ho fatto morire Sesshomaru (ricordo che è rimasto morto meno di 10 minuti! Quindi siate clementi), oppure no?? Atroce dilemma... atroce soprattutto nel primo caso.

Passiamo a ringraziare:

Elychan:  Inuyasha e Sesshomaru avevano decisamente un paparino in gamba, ma, del resto, vedendo come sono loro, non ci si poteva aspettare di meno!
Come hai visto ci hai azzeccato! In effetti, fare Kyoufu uguale a Kikyo, avrebbe comunque creato problemi ad Inuyasha, ma trovarsi davanti l'immagine di Kagome è tutta un'altra cosa, per OVVIE ragioni. :-) Quanto a Izayoi non ci avevo nemeno pensato, ma facendo due conti non sarebbe stata una mossa furba: Inuyasha sa che sua madre è morta e vederne deturpato il ricordo, invece che frenarlo lo avrebbe, probabilmente, fatto infuriare.

Ringrazio anche chi abbia semplicemente letto.

Vi aspetto la prossima settimana con il prossimo capitolo: "L’INIZIO DI UN DIFFICILE ALLENAMENTO"

Salut!

Ragnarok79
 

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Capitolo 19
*** 19 -L’INIZIO DI UN DIFFICILE ALLENAMENTO- ***


Ciao a tutti INTRO: Inuyasha comincia il suo addestramento per arrivare a padroneggiare il Reikokuryuuha, ma...

Ciao a tutti!

In questo capitolo niente morti! Tranquille/i!! Ma non vi do nessun altro indizio su ciò che accadrà.
Buona lettura!


Capitolo 19 -L’INIZIO DI UN DIFFICILE ALLENAMENTO-

I due giorni passarono velocemente e Sesshomaru, come promesso, si ripresentò al villaggio, ormai
completamente ristabilito dalle ferite riportate in quello scontro cruento.
I due fratelli erano ora l’uno di fronte all’altro, immobili, nell’attesa di qualcosa che nemmeno loro
sapevano comprendere.
“Sono venuto a darti la risposta che volevi, fratello.” Sesshomaru ruppe infine il silenzio che aleggiava
tra di loro.
“Io sono pronto, fratello… qualunque sia la tua decisione!” gli rispose Inuyasha con una calma
impressionante, che mai aveva mostrato quando aveva a che fare con il principe dei demoni.
Kagome era spaventata all’idea che quei due si fronteggiassero nuovamente, poiché sapeva che, in fin dei
conti, si volevano reciprocamente bene, anche se non lo dimostravano minimamente. Quando Sesshomaru
spostò lentamente la mano verso le spade, come per impugnare Tokijin, tutti temettero il peggio, ma
Inuyasha non fece una grinza. Qualche giorno prima, quel semplice movimento, lo avrebbe indotto a
estrarre Tessaiga e a lanciarsi sul suo nemico.
L’atteggiamento di Inuyasha aveva dell’incredibile, ma, ancor più sorprendente, fu il gesto di Sesshomaru
che, invece di sguainare Tokijin, afferrò Tenseiga per il fodero e la lanciò al fratello.
“Ti affido Tenseiga, fratello! Ricorda però… è solo un prestito! Sei dunque pregato di riportarmela tutta
intera! Altrimenti me la pagherai cara!!” affermò il demone continuando a guardare l’hanyou.
“Ho capito. Non ti preoccupare, ne avrò la massima cura, dopotutto è pur sempre un ricordo di nostro
padre!”
“Vedi di non fallire contro Toukaimaru, perché, se disonorerai la nostra famiglia con una sconfitta,
giuro che ti riporterò in vita solo per poterti uccidere io stesso!” aggiunse Sesshomaru, accennando una
specie di sorriso.
“Allora credo che dovrò impegnarmi al massimo! Non voglio essere preso a calci da mio fratello!” commentò
divertito Inuyasha, abbozzando a suo volta un sorriso, posando, per un istante, lo sguardo sulla spada
che aveva in mano.

Sesshomaru cercò la figura di Kaede tra i presenti e una volta individuata, le si avvicinò “Sacerdotessa,
vorrei chiederle il permesso di rimanere nei pressi del villaggio. Vorrei rinnovarle, inoltre, la
richiesta di tenere qui Rin. A questo punto sarò io stesso a difendere questo paese.” e girandosi
leggermente verso Inuyasha “Sempre che a te stia bene, fratello!” il mezzo demone fece un cenno
affermativo con la testa.
“Come vi ho già detto, nobile Sesshomaru, la vostra presenza qui ci onora! Siete il benvenuto nel nostro
umile villaggio e vi ringrazio della protezione che ci offrite!”
Il principe dei demoni fece un lieve inchino e si ritirò nel bosco, ordinando a Rin di rimanere al
villaggio, rassicurandola però sul fatto che sarebbe tornato in giornata.

“Che tipo strano!!” commentò Ranma che aveva osservato perplesso il demone per tutta la scena: sia lui
che Akane, non avevano mai incontrato Sesshomaru, poiché, nei giorni precedenti, i due erano tornati nel
presente per alcuni esami e per fare provviste.
“Quello sarebbe il fratello di Inuyasha?? Da non credere!” aggiunse Akane, anche lei fortemente dubbiosa
sul cosa potessero avere in comune quei due, a parte il colore degli occhi e dei capelli.
“Eh già! La prima volta è sempre uno shock per tutti…” iniziò scherzosamente Miroku “In effetti è sempre
molto difficile comprendere come un tipo freddo, distaccato, ma anche così signorile come Sesshomaru,
possa avere qualche legame di parentela con un rozzo, scorbutico e rissoso come In…” il monaco non riuscì
a concludere, sentendo una presenza minacciosa avvicinarsi pericolosamente.
“Stavi parlando per caso di me, Miroku??” domandò Inuyasha con tono contrariato, mentre lo inceneriva con
lo sguardo.
“Ma no, che dici Inuyasha?! Io non potrei mai parlare mal…” Miroku, temendo per la sua vita, all’ennesimo
passo del mezzo demone nella sua direzione, iniziò a correre a perdifiato, inseguito da quest’ultimo,
mentre gli altri si godevano la scena, ridendo come matti.
Inuyasha saltò per acchiappare il monaco e gonfiarlo di botte, ma, prima che potesse raggiungerlo, una
mucca demonica gli atterrò sulla schiena.
“Inuyasha? Si può sapere cosa ci fai lì a terra??” chiese dubbioso Totosai sporgendosi dall’animale che
aveva calpestato l’hanyou.
“Dannato Totosai! Fai anche lo spiritoso?!?” ringhiò l’hanyou tentando di rialzarsi da terra.
“Signorino Inuyasha, noto con piacere che siete riuscito a entrare in possesso di Tenseiga! Come ci siete
riuscito??” chiese Myoga, avendo notato che il mezzo demone portava al fianco entrambe le spade del
padre.
“Già, è una lunga storia!” rispose istintivamente, pensando però a tutt’altro “Totosai, visto che ora
possiedo sia Tessaiga che Tenseiga, spiegami cosa devo fare per sferrare il Reikokuryuuha.” affermò
Inuyasha, assumendo un atteggiamento molto più serio.
“Va bene, ma sarà il caso di allontanarci dal villaggio! Potrebbe essere peric…” Totosai non finì di
parlare che si sentì sollevare di peso e trascinare via da Inuyasha.
“Sono finita proprio in una gabbia di matti…” pensò sconsolata Akane, scuotendo energicamente la testa.

Inuyasha e Totosai si spostarono in una valle isolata, non molto distante dal villaggio e lì, il vecchio
demone spiegò minuziosamente la tecnica delle zanne incrociate al mezzo demone, avvertendolo però
dell’estrema difficoltà che avrebbe incontrato nell’imparare quella mossa e poi il Reikokuryuuha: il solo
fatto di riuscire a usare le due zanne in perfetta sincronia e simmetria, era un impresa assai ardua, ma
se ad esso si aggiungeva la necessità di controllare contemporaneamente l’energia che fluiva in entrambe
le spade, la faccenda diveniva ancor più complessa.

Inuyasha, senza farsi scoraggiare dalle parole di Totosai, provò per l’intera giornata, abbandonando solo
in tarda serata quel luogo, ormai avvilito e pesantemente demotivato. Fece un tratto di strada assieme a
Totosai, nel più completo silenzio, ma, prima di arrivare al villaggio, chiese al demone di avvertire
tutti che sarebbe tornato più tardi e quindi di non preoccuparsi.
Il fabbro sospirò guardando l’hanyou scomparire nella foresta, riprendendo poi la sua strada.
“Totosai, sei tornato! Dov’è Inuyasha??” chiese subito Kagome, appena lo vide entrare nella capanna della
vecchia miko.
“Ha detto di dirvi che tornerà più tardi…” riferì Totosai, lasciando perplessi tutti i presenti per
quell’atteggiamento.
“È successo forse qualcosa durante l’allenamento, maestro Totosai?” chiese Miroku, anticipando gli altri.
“No, non è successo nulla e forse è questo il problema.”
“Che volete dire, maestro Totosai?” domandò Sango, preoccupandosi lievemente per quelle parole
enigmatiche.
“Inuyasha non ha fatto alcun progresso con la tecnica delle zanne incrociate.” affermò mestamente il
demone.
“Beh, mi sembra naturale! È solo il primo giorno di allenamento. cosa c’è di strano in questo??”
insistette la sterminatrice, che non capiva dove volesse andare a parare Totosai.
“Si sente un incapace per non essere già riuscito!” nel sentire quelle parole, una persona uscì dalla
capanna senza dire nulla e si addentrò nel bosco.

Kagome trovò Inuyasha seduto sulla riva di un torrente, con la testa poggiata sulle ginocchia raccolte
contro il petto: era chiaramente depresso e la ragazza rimase a guardarlo per alcuni istanti da dietro ad
un albero, non sapendo che fare.
“Vieni fuori Kagome, so perfettamente che sei là dietro.” disse Inuyasha, senza muoversi dalla posizione
in cui era, usando il tono di chi era stato appena bastonato.
“Scusami, io non volevo…”
“Non volevi cosa? Vedere come stavo?? essere preoccupata per me?? Ti conosco troppo bene Kagome ormai,
come del resto tu conosci troppo bene me. Scommetto che non ci hai messo molto a trovarmi… vero??”
“È vero, noi due ormai ci conosciamo molto bene.” ammise la ragazza sedendosi accanto a lui, restandogli
vicino in silenzio, nella speranza che si aprisse con lei.
“Mi sento veramente un incapace, Kagome! Non sono riuscito a combinare nulla di buono oggi…” le confessò
Inuyasha dopo più di dieci minuti di totale silenzio.
“Non è così e lo sai: come puoi pensare che una tecnica così complicata possa essere appresa in una sola
giornata? Non ti ricordi quanto ci hai messo per perfezionare il Kaze no Kizu?? Alla fine, però, ce l’hai
fatta e ce la farai anche questa volta! Io ne sono certa, perché ho fiducia in te!” affermò Kagome con
dolcezza, facendo trasparire tuttavia una grande convinzione in ciò che aveva appena detto.
La ragazza si appoggiò a lui, ottenendo di fargli abbandonare quella posizione rannicchiata per
accoglierla, venendo poi catturata da un braccio dell’hanyou che gentilmente la tirò verso di lui. Kagome
poggiò la testa sul suo petto, mentre il braccio con cui Inuyasha l’aveva fatta avvicinare ulteriormente,
ora le cingeva delicatamente le spalle.
Rimasero per un po’ fermi a contemplare la pace che la reciproca vicinanza donava ai loro cuori, quando,
lentamente, Kagome iniziò a tremare per il freddo.
“Torniamo al villaggio Kagome, altrimenti ti prenderai un malanno!” affermò preoccupato Inuyasha,
scostandola leggermente con l’intenzione di alzarsi.
“No, restiamo ancora un po’! Ti prego, è così bello qui!”
Il mezzo demone annuì e dopo essersi tolto la parte superiore della veste, vi avvolse Kagome,
stringendola poi a sé, per offrirle un po’ del suo calore.
La ragazza, pervasa da un piacevole tepore e completamente abbandonata a quel tenero abbraccio, si
addormentò velocemente. Inuyasha, accortosene, la prese in braccio e si diresse al villaggio, con passo
felpato, per non rischiare di svegliarla.

“Inuyasha…” una voce a lui nota gli giunse chiaramente, nonostante il suo nome fosse stato appena
sussurrato.
“Sesshomaru…” l’hanyou, alzò lo sguardo, notando il fratello appollaiato su un ramo di un grande albero:
un atteggiamento davvero insolito per suo fratello che sicuramente mal si accostava ai suoi rinomati modi
aristocratici.
“Devo ammettere che sei proprio tale e quale a nostro padre…”
“Questo non può che essere un complimento per me, anche se purtroppo non ho mai avuto modo di conoscerlo
bene…” i due continuarono ad usare un tono di voce bassissimo, quasi non volessero farsi sentire da
nessuno.
“Spero solo che i sentimenti che provi per quella ragazza non ti conducano alla stessa morte prematura
che il fato ha riservato a lui.” il principe dei demoni aveva abbandonato il suo tradizionale tono
glaciale, mostrando una vena di preoccupazione nella voce.
“Lo spero anche io, perché vorrei tanto, un giorno, potermi costruire una vita serena con lei, ma se il
destino dovesse pretendere il mio sacrificio per proteggere Kagome, non esiterei un attimo! Lei è troppo
importante per me”
“Anche se questi sentimenti mi sono estranei, non posso far altro che stimarti fratello: non deve essere
stato facile, dopo quello che è successo con Kikyo cinquant’anni fa, dopo essere stato inchiodato ad un
albero, trovarsi ad avere a che fare con la reincarnazione di quella miko, accettarla, aprirle il tuo
cuore umano, così ferito dalle infinite sofferenze della tua condizione e infine decidere di volersi
rifare una vita proprio con lei…”
“Kagome sarà anche la reincarnazione di Kikyo, ma è totalmente diversa da lei! Una volta compreso questo,
il resto è venuto naturalmente standole vicino…”
“Ti auguro buona fortuna fratello…” concluse Sesshomaru balzando giù dall’albero e correndo via.
Inuyasha si affrettò ad arrivare al villaggio, infilò delicatamente Kagome nel sacco a pelo, per poi
tornare nel bosco ad allenarsi nuovamente, con ritrovato entusiasmo, concentrandosi, questa volta,
meramente sul rendere simmetrico e simultaneo l’uso delle spade.

L’hanyou tornò poco prima dell’alba, trovando i suoi amici ancora tutti addormentati. Decise quindi di
mettersi a riposare per qualche minuto anche lui, fino al loro risveglio.
Una volta che tutti si furono destati, Inuyasha li salutò e tirandosi dietro Totosai si recò nuovamente
nella valle del giorno prima ad allenarsi.
La giornata si rivelò, anche questa volta, infruttuosa, ma il mezzo demone non si lasciò abbattere e dopo
aver cenato con tutto il gruppo, si allontanò nuovamente, dicendo loro che aveva da sbrigare alcune
faccende, ma in realtà era intenzionato a tornare ad allenarsi come la sera prima.
Prima che potesse abbandonare il villaggio, Kagome lo raggiunse, pregandolo di portala con lui: voleva
stargli vicino e dargli il suo sostegno morale, cosa che fece sorridere l’hanyou che accettò di buon
grado la richiesta della ragazza.
Kagome crollò per la stanchezza dopo alcune ore di veglia e così, il mezzo demone, dopo averla coperta
con la sua veste, la riportò al villaggio, per poi tornare immediatamente ai suoi allenamenti.

Come vi è sembrato? Spero vi sia piaciuto!

Passiamo a ringraziare:

Elychan: Grazie! Ne deduco che mi sia salvato in corner facendolo rivivere Fiuuuuuuu!! :-) Spero ti sia piaciuto questo capitolo.

Ringrazio ovviamente anche chi ha solo letto!

Al prossimo capitolo "UNA TECNICA DOPPIAMENTE SPIETATA"

Salut

Ragnarok79

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Capitolo 20
*** 20 -UNA TECNICA DOPPIAMENTE SPIETATA- ***


INTRO

INTRO:Totosai si è dimenticato di rivelare un particolare a Inuyasha riguardo al Reikokuryuuha...

Ciao a tutti

Scusate i due giorni di ritardo ma domenica sono tornato da tre giorni di Lucca Comics & Games... non
dico altro.
Non vi tedio ulteriormente con inutili parole... di seguito, sicuramente, ce ne sono scritte di migliori.
Buona lettura!

Capitolo 20 –UNA TECNICA DOPPIAMENTE SPIETATA-

“[Incredibile! È solo due giorni che tenta e già riesce a eseguire il movimento quasi alla perfezione! È
proprio il figlio di Inu no Tashio]” pensò il Totosai, mentre osservava Inuyasha allenarsi. Come la
mattina precedente, il vecchio demone era stato tirato a forza in quella valle e ora si trovava lì, ad
osservare quel mezzo demone cocciuto che, senza fermarsi nemmeno per tirare il fiato, continuava ad
esercitarsi.

“Te l’ho già detto un milione di volte Inuyasha: non è così semplice! Non basta eseguire il movimento
correttamente, devi riuscire a controllare il potere delle due spade!” affermò il fabbro, in risposta
alle continue lamentele del giovane che, anche se controvoglia, si era lasciato convincere a fare una
pausa per il pranzo.
“Sì, me l’hai detto! Ma io non riesco a avvertire niente!! È come se impugnassi due spade normali. Guarda
Tessaiga: appena impugno anche Tenseiga, torna nella sua forma di katana arrugginita!” sbraitò per
l’ennesima volta l’hanyou, mostrando le due spade, furente per gli scarsi risultati, ma chiaramente non
intenzionato a desistere.
“Ti ho spiegato anche questo zuccone!! Le spade del dominatore del mondo si influenzano a vicenda e, se
tu non riesci a dominarne il potere, la forza delle due zanne si annulla reciprocamente.”
“Tsk! Ma come cavolo devo fare, allora??”
“A questa domanda solo tu puoi trovare una risposta. Io in questo caso non ti posso essere di alcun
aiuto”
“Ho capito…” concluse Inuyasha alzandosi da terra, dirigendosi verso il punto in cui abitualmente si
posizionava per allenarsi.
“Dove stai andando ora??” chiese stupito Totosai, osservandolo, mentre si allontanava lentamente.
Estraendo le due spade, Inuyasha si girò verso il demone, affermando con tono deciso: “Ad allenarmi,
ovviamente! Io ho delle persone da proteggere, delle persone che si fidano di me e che mi sono sempre
vicine! Io non smetterò di allenarmi finché non sarò riuscito ad imparare questa maledetta tecnica,
perché senza, non avrò alcuna possibilità di proteggere ciò che mi è più caro!!”
Come reagendo alle parole dell’hanyou, entrambe le zanne iniziarono a pulsare. Il mezzo demone ne sentiva
nuovamente il battito, le sentiva totalmente diverse da prima e questo, dopo l’iniziale sorpresa, fu per
lui una piacevole novità.
Inuyasha si voltò di scatto, trovandosi nuovamente davanti il costone di roccia contro cui, idealmente,
aveva sempre lanciato i suoi attacchi e con rapidi gesti, eseguì quel movimento che gli risultava, ormai,
naturale.
Sotto gli occhi increduli di Totosai, una potente onda energetica si liberò, colpendo il fianco della
montagna, creando una voragine di spaventose dimensioni.
“Totosai…” una voce flebile riscosse il demone, rimasto allibito per la scena, costringendolo a volgere
lo sguardo verso l’hanyou che, aggrappato alle due spade conficcate nel terreno, tentava, con notevole
fatica, di non accasciarsi del tutto a terra.
“Totosai, che mi succede? Mi sento così debole!” continuò Inuyasha, confidando in una risposta e, magari,
in una soluzione da parte del vecchio fabbro.
Il demone prese un contenitore pieno d’acqua, un po’ di cibo e si avvicinò al ragazzo “Ora calmati.
Mangia e riposa un po’, fra poco ti passerà tutto!”
Mezz’ora più tardi, il mezzo demone fu in grado, nonostante si sentisse ancora un po’ debole, di mettersi
a sedere. Dopo aver osservato per un attimo un Totosai pensieroso, decise di farsi dare spiegazioni su
quell’improvvisa, quanto misteriosa, debolezza.
“Si può sapere cosa mi è successo??”
“Possibile che non ti abbia detto una cosa così basilare??” rispose perplesso il demone, mentre si
grattava la testa, come per ricordare se avesse rivelato quel particolare all’hanyou.
“Possibile che tu non mi abbia detto… COSA??” Inuyasha iniziò a irritarsi subito e conseguentemente il
tono di voce si alzò nettamente.
“Del perché il Reikokuryuuha si chiama onda spietata del drago…” suggerì cautamente Totosai, mentre uno
sguardo omicida si posava su di lui. Inuyasha, si trattenne a stento dal non uccidere il demone in
quell’istante, ma, evidentemente, doveva ancora venire a conoscenza di molte informazioni.
“Si chiama onda spietata del drago, perché non lascia scampo a un comune avversario, come puoi intuire
dalla sua potenza…” iniziò il fabbro, indicando il fianco della montagna completamente devastato,
chiarendo che quella era solo una minima parte del potenziale di quel colpo.
“Questo l’avevo intuito, vecchio!!” affermò stizzito Inuyasha, per nulla in vena di sentire troppi giri
di parole.
“Tuttavia c’è un’altra ragione per cui la si definisce ‘spietata’. Essa non lascia scampo nemmeno a chi
la usa, se questo è tanto pazzo da usarla troppo a lungo o per due volte di seguito senza un adeguato
riposo…”
“Che vorresti dire??”
“Quello che ho detto! Quell’onda è tanto distruttiva, non solo perché racchiude in sé il potere delle due
zanne e nel caso del Reikokuryuuha, anche la potenza del colpo dell’avversario che gli viene rivolto
contro, come nel Bakuryuuha, ma anche perché, la tecnica delle zanne incrociate assorbe energia
dall’ambiente circostante, incanalandola attraverso il corpo di colui che impugna le spade…”
“Non riesco a seguirti, dannazione! Vuoi parlare chiaro!!!” sbottò Inuyasha, persosi in quel fiume di
paroloni.
“Ci sto arrivando, Inuyasha. Il problema, ma anche l’ulteriore forza di questo colpo, risiede nel fatto
che il richiamo di energia è talmente intenso, che fa fuoriuscire dal corpo di chi si serve di tale
tecnica anche parte della sua forza vitale. Questo fa si che siano, in realtà, cinque le energie che si
fondono nel Reikokuryuuha. Tuttavia ciò comporta anche gravi rischi per colui che esegue il colpo, poiché
rischia di morire, privato della sua stessa energia vitale.”
L’hanyou rimase, incredulo, a guardare Totosai completare il discorso, ma, appena questo ebbe finito, una
furiosa reazione non si fece certo attendere “QUANDO DIAMINE PENSAVI DI DIRMI UNA COSA DEL GENERE,
DEFICIENTE… STUPIDO… FABBRO RINSECCHITO!!” si sfogò verbalmente, ma non solo, lasciando alla fine del
trattamento, il demone parecchio malconcio.
“Chi è a conoscenza di questa particolarità del Reikokuryuuha, Totosai??” gli chiese Inuyasha assumendo
un atteggiamento molto più serio, al limite del preoccupato.
“Solo io, perché??”
“Bene, allora non dovrai mai rivelare a nessun altro, soprattutto a Kagome, quanto hai detto a me adesso!
MAI, sono stato chiaro?!?? Bada! Se non farai ciò che ti dico…” Inuyasha non aggiunse altro e mostrò gli
artigli al demone, per chiarirgli di cosa stava parlando, memore di quale fosse il suo coraggio.
Totosai, a quel pensiero, deglutì violentemente “Beh, se la metti su questo piano, non dirò nulla.
Spiegami almeno perché non vuoi che si sappia?? Non capisco!”
“Se sapessero della pericolosità di questa tecnica, cercherebbero di impedirmi di utilizzarla, ma
sappiamo benissimo tutti che, sfruttarne il potere, è l’unico modo che abbiamo per sconfiggere
Toukaimaru. Poi… poi, Kagome sarebbe sempre in ansia e io non voglio una cosa del genere: non voglio che
stia in pena per me!”
Concluso il suo ragionamento, Inuyasha, si incamminò per tornare al villaggio, subito seguito da Totosai.

“Inuyasha!! Che è successo?? Abbiamo avvertito un boato assordante provenire dalla valle! Ero in
pensiero!!” gridò Kagome appena lo vide in lontananza, correndogli incontro. Quando aveva sentito quel
fragore, temendo che l’hanyou fosse sotto l’attacco di qualche mostro di Toukaimaru, aveva cercato di
raggiungerlo, ma Sango, dopo averla fermata, aveva cercato di calmarla, convincendola a non trarre
conclusioni affrettate.
“Sono riuscito ad usare la tecnica delle zanne incrociate, anche se la potenza sprigionata, secondo
Totosai, era ben lontana dall’essere quella massima.” le rispose con gentilezza, tentando di
tranquillizzarla “Mi spiace che tu sia stata in pensiero, scusa…” concluse con aria crucciata, lasciando
un po’ spiazzata la ragazza, che certo, non si sarebbe aspettata un comportamento del genere da parte del
mezzo demone: lei ricordava ancora l’atteggiamento, apparentemente borioso e indisponente che lui aveva
assunto quando aveva conquistato Tessaiga e ne aveva sperimentato per la prima volta il potere.
Inuyasha, dopo alcune brevi spiegazioni agli amici, si rifugiò per il resto del pomeriggio su un ramo di
Goshinboku. Si sentiva ancora leggermente debilitato e, non volendo destare sospetti, optò per andare lì
a riposare, quasi certo che nessuno sarebbe andato a disturbarlo, poiché tutti sapevano che quando saliva
su quell’albero, voleva essere lasciato in pace.

Il resto del pomeriggio passò tranquillo, ma l’arrivo della sera portò con sé aria di tempesta. Il
gruppetto si era riunito per la cena e Kagome, improvvisamente, propose qualcosa a Inuyasha che per poco
non gli fece andare di traverso quello che stava mangiando. “Domani posso venire con te a vedere come
proseguono i tuoi allenamenti?”
“Non mi sembra il caso Kagome…” fece lui, con tono serioso, ma comunque abbastanza gentile, dopo essersi
ripreso da numerosi colpi di tosse.
“Perché no? Io non ci vedo nulla di male!” ribatté lei, stupita e leggermente infastidita per il diniego
del mezzo demone.
“Ti ho detto che non è il caso…” replicò più risoluto di prima e con voce leggermente più alta.
“Ma dai, Inuyasha! Non ti sto chiedendo mica la luna!!”
“Ti ho detto no, Kagome! Non insistere!!”
“E io non lo accetto. Voglio almeno sapere perché!” Kagome si stava irritando ancora di più, non capendo
il comportamento dell’hanyou.
“PERCHÉ È PERICOLOSO!!! Quindi tu non vieni!!” Inuyasha era balzato in piedi, furente, strillando a pieni
polmoni: sapeva di stare mentendo, ma non poteva permettere che lei lo vedesse allenarsi, altrimenti
avrebbe scoperto tutto.
“Cosa ci dovrebbe essere di pericoloso? È solo un allenamento!” ribatté lei, non capacitandosi della
spiegazione appena ricevuta, tentando tuttavia di non alzare il tono dello scontro, pensando che,
dopotutto, lui lo stava facendo in buona fede.
“È pericoloso e basta!!” si ostinò ad affermare Inuyasha, parendo, per la prima volta, irremovibile dalle
sue posizioni in una discussione con la ragazza.
Kagome, a quel punto, ebbe la malaugurata idea di non desistere dai suoi propositi, spingendosi oltre un
limite che non avrebbe dovuto superare. “Vorrà dire che verrò a vederti senza il tuo permesso.” commentò
lei, alzandosi per guardare meglio in faccia l’hanyou
Inuyasha, a quelle parole, parve infuriarsi. Si mosse rapidamente verso la ragazza e, afferrandola, la
sbatté contro il muro della capanna, per poi guardarla dritta negli occhi. “Tu prova solo ad avvicinarti
a dove mi alleno… non importa poi, quante volte mi manderai a terra, ma giuro che ti porterò di peso a
quel maledetto pozzo e, dopo averti buttato dentro, lo distruggerò per sempre: SONO STATO CHIARO!?!?!”
Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, il mezzo demone la liberò dalla presa e uscì dalla capanna.
“Inuyasha…” Kagome non riuscì ad arrabbiarsi per ciò che era successo, anzi le dispiaceva. Negli occhi
del mezzo demone aveva letto amarezza e dispiacere e si rendeva conto che avesse fatto tutta quella
scena, per rendere credibile, quella che lei sapeva essere una minaccia a vuoto. Come lei lo avevano
capito anche gli altri: si erano accorti subito che Inuyasha aveva spinto Kagome contro il muro,
prestando la massima attenzione al fatto che lei non si facesse nulla.
“Maledetto cagnaccio rognoso! come osa trattare così Kagome!!” sbottò il piccolo Shippo, approfittando
dell’assenza del mezzo demone per dire la sua. Lui era l’unico a non aver capito la situazione. Kagome lo
prese in braccio, gli accarezzò il capo, poi gli sussurrò: “No, Shippo. Questa volta non è colpa di
Inuyasha. Sono io che ho tirato troppo la corda! Lui aveva rifiutato gentilmente la mia richiesta. In
fondo voleva solo proteggermi e io l’ho fatto arrabbiare.”
Inuyasha, quella sera, ottenne il suo obbiettivo, seppur a costo di sentirsi, per il resto della serata,
un verme nei confronti di Kagome, per come l’aveva trattata. Fortunatamente il nuovo giorno portò con sé
anche un chiarimento tra i due.

Nei tre giorni seguenti, a furia di prove, Inuyasha polverizzò l’intera montagna, nel costante tentativo
di raggiungere la pienezza della tecnica delle zanne incrociate. Il vecchio Totosai gli ripeteva
costantemente che, per migliorare ulteriormente, avrebbe dovuto imparare a dominare l’energia delle due
zanne, facendo in modo che si bilanciassero perfettamente e lui, sulla base di quelle indicazioni, si
stava impegnando al massimo, con notevoli risultati.

Chiuso anche il ventesimo capitolo, spero che piaccia! L'ultimo sembra non aver riscosso particolare
successo... mah!

Questa volta l'angolo dei ringraziamenti sarà corto... me tapino!

Elychan: Grazie del sostegno! Ps. hai pensato di scrivere qualcos'altro?

Ringrazio coloro che mi seguono!

Ci vediamo prossimamente con il prossimo capitolo: "IL VIAGGIO INIZIA"

A presto

Ragnarok79
 

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Capitolo 21
*** 21 -IL VIAGGIO INIZIA- ***


INTRO

INTRO: Comincia il lungo viaggio che porterà i quattro ad affrontare il loro destino.

Ciao a tutti

Tutto ok? Io sono in allerta massima! Come l'Iceberg per il Titanic mi si è presentato davanti al muso un
appello d'esame. Quindi sto facendo gli straordinari per ripassare! Tuttavia non potevo certo dimenticarmi
di voi e perciò eccomi qui!
Buona lettura!!

Capitolo 21 –IL VIAGGIO INIZIA-

Era passata una settimana da quando Inuyasha aveva, per la prima volta, usato la tecnica delle zanne
incrociate e a forza di tentativi, era praticamente giunto al suo obbiettivo: la potenza massima di quel
colpo.

Quel giorno aveva deciso di cambiare valle, del resto nell’altra aveva già fatto fin troppi danni negli
ultimi giorni.
Davanti a Inuyasha si ergeva una grande montagna, con le pendici completamene brulle: la zona era
totalmente deserta e questo la rendeva perfetta per quel tipo di allenamento.
L’hanyou si concentrò, avvertendo chiaramente il potere delle spade, potere che lui ora riusciva quasi
completamene a gestire. Fece qualche passo indietro per osservare meglio la vetta, poi incrociò le spade
e colpì.
Una luce accecante, accompagnata ad un boato assordante, riempì velocemente la valle, impedendo a Totosai
e Inuyasha di vedere per qualche istante l’effetto del colpo. Quando i due furono in grado di riaprire
gli occhi, lo scenario davanti a loro era radicalmente cambiato: la montagna non esisteva più e un
ampissimo solco era quanto rimaneva del passaggio dell’onda di energia.
“Bravo Inuyasha! Sei arrivato a sfruttare la massima potenza della tecnica delle zanne incrociate!!” gli
sorrise compiaciuto Totosai, mentre lo aiutava a reggersi in piedi: l’allenamento aveva reso Inuyasha un
po’ più resistente agli effetti della perdita di forza vitale che tuttavia, lo debilitava ancora
parecchio.
“Quindi adesso sono pronto… pronto per affrontare quel maledetto!” commentò un po’ sofferente il mezzo
demone.
“Beh, non proprio…”
“Che vuoi dire Totosai?? mi hai appena detto che ho raggiunto il massimo della potenza di questa
tecnica!” affermò irritato Inuyasha, sedendosi, intuendo che il demone si era scordato di dirgli
qualcos’altro.
“Questo è il massimo per la tecnica delle zanne incrociate, ma non del Reikokuryuuha. Ricordi, te lo
dissi subito che la sua potenza era ancora superiore…”
“Ma allora come faccio ad andare oltre??” chiese l’hanyou con un misto di disperazione e irritazione.
“Tu hai detto di avvertire il battito delle spade… e dimmi Inuyasha, com’è?”
“In che senso?? È un battito, o meglio, sono due distinti e non sono simultanei! Sento Tessaiga pulsare
più velocemente, mentre Tenseiga più lentamente.”
“È esattamente questo il problema! Questo vuol dire che gli spiriti delle zanne non sono in armonia tra
loro e con te…”
“Ehhhhhhhh??????” fece perplesso Inuyasha che non aveva capito pressoché nulla di ciò che gli era stato
appena detto.
“Quelle spade sono vive, questo penso che tu riesca a capirlo da solo. Beh, come ogni cosa viva, anche
esse hanno un desiderio. Un desiderio simile, ma allo stesso tempo assai diverso: Tessaiga desidera
proteggere, mentre Tenseiga desidera salvare…” Totosai fece una breve pausa per capire se l’hanyou avesse
nuovamente perso il filo del discorso, ma lui lo incitò a continuare.
“Bene, se tu desideri proteggere qualcuno, ti sarà più facile usare la piena potenza di Tessaiga rispetto
a quella di Tenseiga e, viceversa, se la tua volontà fosse quella di salvare una persona. Questa affinità
tra i tuoi desideri e quelli delle due zanne sono rivelati dal loro battito. Per usare il Reikokuryuuha,
dovrai trovare il modo di armonizzare i tuoi pensieri con quelli delle spade, solo allora sarai pronto e,
purtroppo, questa non è una cosa su cui ci si possa allenare.”
“Capisco…” fu il commento di Inuyasha che aggiunse solamente: “Allora torniamo al villaggio…”

Al villaggio regnava la confusione a causa dei festeggiamenti per il ritorno della vecchia Kaede. La miko
si era assentata alcuni giorni, durante i quali si era recata in vari luoghi di culto per ottenere
informazioni sul mistico Arco di Luce.
“Sei tornata, vecchia! Hai scoperto qualcosa??” gli chiese senza troppi giri di parole il mezzo demone,
appena la vide.
“Si Inuyasha, ho scoperto alcune cose molto interessanti. Purtroppo non sono riuscita a individuare
precisamente dove l’Arco di Luce sia custodito…”
Kaede raccontò tutto quello che aveva saputo riguardo a quell’arma, che oramai era considerata
leggendaria.
“E così le tracce di quell’arco si sarebbero perse nella zona del monte Asama?”
“Precisamente, onorato monaco”
“A questo punto è inutile stare qui a rimuginare! Andiamo lì a cercare altri indizi!!” propose Ranma.
“Sono d’accordo anche io. È inutile star qui a fare nulla. Così facciamo solo il gioco di quel
maledetto!” aggiunse Inuyasha, appoggiando la proposta del ragazzo col codino.
Il gruppo decise di comune accordo di mettersi in viaggio, ma l’anziana miko intervenne nuovamente: “Mi
spiace ragazzi, ma questa volta dovranno andare solo Akane, Kagome, Inuyasha e Ranma. Sono loro che
devono affrontare queste prove. Noi non potremmo essergli di alcun aiuto questa volta!” affermò Kaede
rivolgendosi a Miroku e Sango, che già stavano pianificando con gli altri il viaggio.
“Finalmente non dovrò più guardarmi le spalle ogni due minuti per paura che Miroku tenti di gettarmi
addosso dell’acqua.” fu il commento sussurrato da Ranma che, per tutta riposta, ricevette una gomitata da
Akane.
“Cerca di capire Kagome, in questa storia dovete imparare a contare solo sulle vostre forze! Solo così
riuscirete ad affrontare le crescenti avversità che incontrerete sul vostro cammino.” la miko aveva
subito percepito che la ragazza fosse triste al pensiero di dover rinunciare alla compagnia dei suoi più
cari amici, soprattutto in un momento così difficile.
“Capisco…” rispose semplicemente, mentre con grande sforzo tentava di non mostrare ciò che stava
provando. Improvvisamente una mano le si poggiò sulla spalla, costringendola a girarsi. Vide Inuyasha
che, afferrandola per il polso, la costrinse a seguirlo.
Il mezzo demone portò Kagome fuori dal villaggio e lì, dopo averla tirata a sé, le sussurrò con grande
dolcezza: “Sfogati…”
La ragazza scoppiò subito a piangere e singhiozzare, stingendosi al petto dell’hanyou.
“Lo so Kagome, mancheranno anche a me Sango Shippo e Miroku in questo viaggio, ma, per una volta, non
dovranno rischiare la vita! Loro saranno al sicuro, anche perché ci sarà mio fratello a proteggerli.”
“Hai ragione Inuyasha! Dovrei essere felice e invece sto piangendo come una bambina capricciosa!”
“Shhhh! No, Kagome! Tu sei soltanto una ragazza molto sensibile e noi tutti apprezziamo molto questo lato
del tuo carattere…” le sussurrò lui abbracciandola dolcemente, per poi aggiungere: “ora torniamo dagli
altri, altrimenti Miroku inizierà con le sue solite battutine e poi tu devi riposare: domani sarà una
giornata molto faticosa!”
Kagome si asciugò le lacrime e dopo aver preso per mano Inuyasha, si incamminò insieme a lui verso il
villaggio, abbozzando un timido sorriso. “[Grazie Inuyasha…]”

La mattina successiva, tutto il gruppo si alzò prestissimo, chi per preparare le ultime cose per il
viaggio, chi per dare una mano e per salutare.
“Bene. noi andiamo! A presto!!” affermò Inuyasha, dopo che Kagome, Akane e Ranma ebbero salutato tutti
quanti. Lui era sempre a disagio nel momento degli arrivederci. “Li affido tutti a te, fratello…”
aggiunse l’hanyou mentre si allontanava. Quando, infine, fu sufficientemente lontano dal villaggio, si
avvicinò a Kagome e la prese per mano, come per confortarla ulteriormente.

Menomaru entrò correndo in una sala immensa, fermandosi di scatto davanti a Toukaimaru, inchinandosi con
grande rispetto.
“Che succede Menomaru? Qual è il motivo di tutta questa fretta??” chiese il demone della distruzione con
tono leggermente irritato.
“Mio signore! Mi è appena stato riferito che i quattro hanno abbandonato il villaggio che li ospitava.
Sembra che siano diretti verso il monte Asama”
“Quel maledetto mezzo demone. Pare io sia stato troppo indulgente con lui: non solo ha eliminato Kyoufu,
ma sembra che abbia anche appreso la tecnica per lanciare un colpo molto potente. Non contento, ora mi
sfida apertamente. Il momento delle mezze misure credo sia terminato!” affermò, ancor più infastidito,
Toukaimaru.
“Concordo con te, Toukaimaru! È ora di cancellarlo dalla faccia della terra, lui e quelle maledette
spade!” gli fece eco Songa, appoggiata contro un bracciolo del trono marmoreo.
“Kaguya!!” in pochi istanti la demone si presentò davanti al suo padrone e si inchinò come aveva fatto
precedentemente Menomaru.
“Ditemi, mio signore!”
“Parti subito! Dirigiti nella zona del monte Asama e presidia quel luogo. Nessuno deve avvicinarsi a
quella montagna. Durante il tragitto recluta pure tutti i demoni che ritieni opportuni per compiere la
missione e, ovviamente, elimina tutto ciò che ti ostacola.”
“Come desiderate mio signore!” Kaguya fece per andarsene, ma la voce di Toukaimaru la richiamò “Non ho
finito Kaguya. Probabilmente all’interno di quella montagna è custodita una potente arma sacra. Devi
impedire che quella ragazzina, Kagome, la riesca a trovare! Anzi, per sicurezza, se ti capita
l’occasione, uccidila!”
“Non vi deluderò! Ho giusto un conto in sospeso con quella mocciosa!”
“Lo so, per questo mando te!” commentò compiaciuto il demone della distruzione, facendo poi, un cenno con
la mano a Kaguya, per farle capire che, questa volta, poteva andare.
La signora delle illusioni si mosse immediatamente, portando morte e distruzione al suo passaggio,
reclutando di persona solo i demoni più forti, eliminando gli altri, così come eliminava qualunque ningen
trovasse sul suo cammino. La sua ricerca fu accurata e durò alcuni giorni, durante i quali una scia di
distruzione si dipanò dal monte Hokata fino all’Asama. Villaggi distrutti, gli abitanti orribilmente
massacrati e torme di demoni feroci ovunque: questo sarebbe stato lo scenario che si sarebbe parato di
fronte a chi fosse stato tanto sfortunato da attraversare quelle terre in quei momenti.
Quella legione demoniaca, in breve, si spostò attorno alla montagna, facendo calare la nera falce della
morte su chiunque non fosse un demone forte, assetato di sangue e disposto a sottomettersi al potere di
Kaguya.
La yasha, in seguito, affidò ad alcuni demoni particolarmente dotati il compito di gestire
quell’esercito, mentre lei teneva sotto controllo, grazie a una serie di esploratori, i movimenti del
quartetto.

“Non abbiamo scoperto ancora nulla! Ovunque andiamo sentiamo sempre i soliti racconti popolari, niente,
insomma, che la vecchia non ci avesse già detto!” si lagnò Inuyasha. Era il quarto giorno che vagavano in
direzione dell’Asama, spostandosi di villaggio in villaggio, sperando di trovare indicazioni più precise.
“Smettila! Vedrai che presto scopriremo qualcosa di utile.” lo sgridò bonariamente Kagome. Lui sbuffò e
lei iniziò a tirargli una manica del Kariginu per farlo voltare e capire se la fosse presa. Da quando
erano partiti, non avevano mai litigato e certo lei non voleva iniziare adesso.
“Credo sia meglio fermarci al prossimo villaggio, ormai sta facendo buio! Non mi sembra una buona idea
proseguire in queste condizioni.” propose Ranma, ottenendo l’assenso degli altri, Inuyasha compreso che,
inaspettatamente, non si fece pregare come al solito, ma anzi appoggiò subito la proposta.
Quando giunsero nei pressi dell’abitato, una raccapricciante scena li accolse: intorno al villaggio era
stata eretta una robusta palizzata, dalla quale numerose teste di demone pendevano, sbattendo
ripetutamente, mosse dal vento, contro i tronchi che formavano la palificata. Tutt’intorno molte lance
erano state piantate nel terreno e su di esse erano state sistemate altre teste.
“Ma è orribile!! Come si può pensare di fare una cosa tanto macabra??” commentò disgustata Akane, mentre
si stringeva al braccio di Ranma.
“È un modo gentile per far capire ai demoni di non avvicinarsi, se non vogliono fare una brutta fine.”
spiegò, con tono amareggiato, Inuyasha, per poi aggiungere: “Voi andate, non vi faranno alcun male e
sicuramente lì sarete al sicuro!”
“Noi?? E tu? Tu non vieni??” Kagome lo guardò dritto negli occhi come per esigere una risposta chiara ed
esauriente.
“No Kagome! io non vengo, almeno che tu non voglia vedere la mia testa pendere da una lancia! A quelli
non interessa che per metà io sia umano! Gli interessa invece che per metà io sia demone!!”
“Io non vado senza di te!!” rispose secca Kagome, certa di preferire una nottata all’aperto, rinunciando
ad un pasto caldo e un letto, piuttosto che abbandonare da solo Inuyasha. Temeva che quella situazione
avrebbe ricordato al mezzo demone il suo passato di solitudine.
“Smettila Kagome!! Io non posso entrare là dentro e tu non puoi rimanere qui fuori stanotte! Secondo te
avrebbero fatto una cosa del genere se non fosse pieno di demoni nelle vicinanze?? Sarebbe troppo
pericoloso!!” sbraitò Inuyasha, continuando a indicare il villaggio.
“Kagome, Inuyasha ha ragione. Per noi è pericoloso restare fuori stanotte e se lui si avvicinasse
soltanto a quel villaggio, lo farebbero fuori senza pensarci due volte. Senza contare che poi non
accetterebbero nemmeno noi.” Akane tentò di farla ragionare, ma la risposta dell’amica non fu quella
sperata: “Non mi interessa! io non ho alcuna intenzione di lasciarlo solo!!” gridò Kagome abbracciando
Inuyasha.
“Kagome…” le sussurrò il mezzo demone abbracciandola dolcemente “Mi spiace Kagome… perdonami.”
“Per cosa, Inuyasha?” lei lo fisso negli occhi non capendo cosa dovesse perdonargli.
“Per questo.” disse lui rammaricato, colpendola subito dopo con il taglio della mano tra collo e spalla
in modo da farla svenire.
“Ranma! Ti affido Kagome. Ora andate!!” affermò il mezzo demone e, dopo aver sistemato Kagome tra le
braccia del ragazzo, sparì nella foresta.

Eccoci qui! Passo subito ai ringraziamenti che devo andare a fare le nanne, altrimenti domani chi si
sveglia per andare a studiare!

Elychan: Non poteva mica provare contro il villaggio di Musashi... sarebbe stato sconveniente! Dopotutto le montagne si erodono da sole... lui gli ha dato semplicemente una mano :-)
Diciamo che sono tutti e due abbastanza duri di testa... potrebbero mettere su un'impresa di demolizioni: solo che, invece di far saltare i palazzi, li tirano giù a testate!
Ma su, non c'é problema! Gli fai capitare di tutto... basta che ci sia il lieto fine! Quando c'è quello tutto viene automaticamente perdonato all'autore... o almeno spero!

Ringrazio ovviamente tutti coloro hanno anche solo letto!

Ci vediamo la prossima settimana col 22esimo capitolo: "SCELTE DI UN MEZZO DEMONE"

Salut!

Ragnarok79
 

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Capitolo 22
*** 22 -SCELTE DI UN MEZZO DEMONE- ***


INTRO

INTRO: Ciò che accadrà al villaggio metterà Inuyasha di fronte ad alcuni spettri del suo passato...

Ciao a tutti!

Sono talmente cotto che faccio fatica a pensare cosa scrivere... quindi ci rinuncio in partenza e vi
auguro solo una buona lettura!

Capitolo 22 –SCELTE DI UN MEZZO DEMONE-

Kagome si risvegliò poco più tardi. Era distesa su un futon, con una pezza bagnata sulla fronte, mentre
Akane, seduta al suo fianco, la osservava.
“Ma cosa è successo? Dove sono?” chiese Kagome mettendosi seduta, fissando l’amica.
“Ti sei svegliata finalmente! Siamo al villaggio. Quando siamo arrivati ci hanno accolto a braccia
aperte, ci hanno offerto questa stanza per dormire e un pasto caldo che verrà servito più tardi!” le
rispose Akane con un espressione allegra dipinta in volto.
Kagome rimase in silenzio e a capo chino per alcuni istanti, come per cercare di ricordare quello che
era successo, poi, all’improvviso, come se si fosse resa conto di qualcosa, sbottò “Inuyasha!! dov’è
Inuyasha Akane?!?!”
La ragazza non sapeva cosa rispondere, conscia che la realtà avrebbe ferito l’amica. Alla fine, però, si
fece coraggio e le spiegò come stava la situazione.
“Inuyasha è rimasto lontano dal villaggio. Dopo averti fatto perdere i sensi, ti ha affidato a noi e sé
n’è andato…”
Kagome si alzò di scatto e si diresse verso la porta. “Devo andarlo a cercare!!” quando l’aprì si trovò
davanti Ranma che stava rientrando proprio in quel momento. “Tu non vai da nessuna parte! Inuyasha ti ha
affidato a me e se ti succedesse qualcosa, lui mi ammazzerebbe di certo, quindi tu di qui non ti muovi…
fine della discussione!!” le intimò afferrandola per un braccio, bloccando così il suo tentativo di
superarlo.
“Inoltre non ti farebbero mai uscire. Mi hanno detto che fuori sta imperversando una torma di demoni. Ma
non ti devi preoccupare: Inuyasha è un tipo in gamba e se la caverà benissimo.”
“Io… io non riesco a stare tranquilla! Ho paura… ho paura che possa accadergli qualcosa!” ammise Kagome
trattenendo le lacrime.
“Pensi che obbligarlo a uscire allo scoperto per venirti a salvare da qualche centinaia di demoni, solo
perché volevi vedere come stava, gli sarebbe di qualche aiuto per rimanere in vita?? Ricordati che è
sopravvissuto duecento anni da solo… sopravvivrà anche stanotte!” la rimbeccò con tono severo.
“[Vorrei tanto poter dire lo stesso di noi…]” aggiunse mentalmente Ranma, ricordando quello che gli
avevano detto alcuni uomini del villaggio poco prima: quel villaggio apparentemente sicuro si poteva
facilmente tramutare una trappola senza uscita, se i demoni avessero sfondato le difese e, visti i
racconti dei recenti assalti, non c’era di che stare allegri.
“Ranma, hai scoperto qualcosa?” chiese Akane, dopo essersi avvicinata all’amica per consolarla.
“Niente! Sembra che qui nessuno sappia, o forse, semplicemente, nessuno ha voglia di parlare… comunque
non è il caso di pensarci adesso!”

Dopo aver cenato, i tre tornarono nella loro stanza per riposare: Kagome cedette presto alla stanchezza,
subito imitata da Akane che si era imposta di rimanere sveglia fino a quando l’amica non si fosse
addormentata. Ranma, invece, si appoggiò con la schiena ad una parete, cercando una posizione
sufficientemente comoda per riposare, ma non così tanto da riuscire a dormire, in modo da poter tenere
la situazione sotto controllo.

Nel pieno della notte un fragore risvegliò di soprassalto l’intero villaggio. I demoni, con un attacco
fulmineo, avevano sfondato la palizzata e ora stavano dilagando tra le casupole.
Ranma fece alzare in tutta fretta Akane e Kagome, portandole fuori dalla casa dove erano ospitati,
subito presa d’assalto dall’orda. Dovevano trovare una via d’uscita, ma, apparentemente, sembrava una
cosa impossibile.
I tre corsero in direzione della palificata, ma in breve si trovarono completamente circondati. Molti
demoni si lanciarono su di loro, pronti a farli a pezzi con gli artigli, tuttavia nessuno di loro
raggiunse i ragazzi: una figura in rosso balzò giù dalla palizzata e con un enorme spada uccise tutti
gli youkai.
“Inuyasha!!” gridarono all’unisono i ragazzi, felici come non mai di vedere il loro amico.
“Vedo che vi sono mancato…” commentò lui sorridendo, mentre si preparava a scagliare un Kaze no Kizu per
eliminare alcuni altri demoni.
“Ranma, Akane, Kagome… radunate tutta la gente del villaggio in quella piazza lì in fondo! Io tenterò di
rallentare i demoni!”
Ognuno fece la sua parte: tutti i superstiti si radunarono dove aveva indicato Inuyasha, mentre lui
combatteva tenacemente contro numerosi nemici contemporaneamente, impedendone l’avanzata.

Improvvisamente il mezzo demone balzò indietro e correndo, raggiunse gli abitanti posizionandosi tra
loro e la torma di demoni che lo stava inseguendo. I popolani, vedendo l’hanyou, iniziarono a gridargli
contro, chi per insultarlo, chi per esternare la convinzione che presto li avrebbe uccisi tutti e chi
per supplicare pietà.
Kagome avrebbe voluto protestare per quel trattamento ingiusto, ma Inuyasha, fermandola, la fece
desistere: “Kagome, lascia stare. Ricordati che per loro io sarò sempre un mezzo demone e quindi un
essere malvagio. A me basta che tu sappia come sono veramente…” le disse con amarezza mentre alzava
Tessaiga.
“Kongousouha!!!” una miriade di schegge di diamante, accompagnate da una potente onda d’energia, vennero
scagliate contro gli youkai, spazzandoli via completamente. Il villaggio era salvo, ma il numero delle
vittime di quell’assalto era stato comunque considerevole. Le strade erano piene di cadaveri di donne,
uomini e bambini, mentre i resti degli youkai, si erano dissolti rapidamente, sparendo senza lasciare
tracce.
La folla, dopo essersi ripresa dallo stupore per la magnificenza del colpo di Inuyasha, riprese a
inveire contro di lui, temendolo, ora, più della torma di demoni. Solo alcuni, dopo essere usciti dalla
massa, cominciarono a prendere le difese dell’hanyou, ottenendo però scarsi risultati.
Inuyasha non volle fare caso a quanto la gente gridava, inoltre era troppo afflitto nel vedere tanta
morte e distruzione circondarlo. Improvvisamente estrasse Tenseiga, si concentrò e con un fendente creò
un onda d’energia, simile a quella che aveva creato con Tessaiga, ma di colore azzurro e che,
soprattutto, non aveva potenzialità distruttive.
Dopo alcuni istanti, i superstiti, constatarono che i loro compaesani rimasti uccisi nella carneficina,
tornavano in vita e che le loro ferite, seppur lentamente, guarivano.
Mentre la folla correva a soccorrere amici e parenti, un signore anziano si avvicinò ad Inuyasha e, con
grande deferenza, gli parlò: “Onorato signore! Vorrei ringraziarvi per quanto avete fatto per questo
villaggio e scusarmi per il comportamento della mia gente. Purtroppo i continui attacchi l’hanno resa
diffidente nei confronti di youkai e hanyou! Se c’è qualcosa che possiamo fare per sdebitarci, non avete
che da chiedere!”
“Non si preoccupi, ci sono abituato. Vi chiedo solo di continuare a ospitare i miei amici per stanotte.”
rispose il mezzo demone con una calma e un rispetto che difficilmente usava con qualcuno, per poi
dirigersi rapidamente verso il bosco, non prima, tuttavia, di aver incrociato lo sguardo con Kagome, che
lo fissava con un misto di ammirazione, per quanto aveva fatto e di tristezza, perché si stava
allontanando nuovamente da lei.
Il capo villaggio osservò la figura dell’hanyou allontanarsi fino a sparire, poi si avvicinò ai tre
ragazzi e, dopo un lieve inchino, li invitò a seguirlo.
“Potremmo chiederle una cosa?” chiese Ranma, dopo che l’anziano signore ebbe mostrato loro la nuova
stanza.
“Certamente… se posso esservi utile, ne sarò lieto!”
“Noi siamo alla ricerca dell’Arco di Luce, ma le informazioni in nostro possesso sono troppo
frammentarie per riuscire ad individuarlo. Lei potrebbe fornirci qualche indizio?” il vecchio si
irrigidì lievemente quando sentì pronunciare il nome dell’arma mistica, ma dopo alcuni di tentennamenti:
“Seguitemi. Non è il caso di parlare qui di una tale questione.” e li condusse nella stessa sala in cui
avevano cenato.
“Dunque voi siete a conoscenza di qualcosa?” si informò Ranma dopo essersi accomodato intorno al tavolo,
salvatosi miracolosamente dalla furia dei demoni.
“Io conosco quasi tutto di questa storia. È un segreto che i miei predecessori si sono tramandati da
quando l’Arco di Luce è giunto in questa zona, tuttavia, visto quello che il vostro compagno ha fatto
per noi, io vi rivelerò tutto ciò che so.”
“la ringrazio infinitamente!” rispose Kagome, compiendo un piccolo inchino per dare maggiore enfasi alle
sue parole.
“L’arco è nascosto all’interno di una grotta nel cuore del monte Asama, protetta da un sistema di
gallerie, simili ad un labirinto, a cui si accede da un piccolo tempio edificato sulla sommità della
montagna… questa è l’unica cosa di cui sono certo. Il resto sono tutte voci riguardanti una barriera che
impedirebbe l’accesso a chi non fosse dotato di una purezza di d’animo tale da garantire che gli enormi
poteri di quell’arma vengano usati solo a fin di bene e di una prova che il candidato deve superare per
dimostrarsi degno dell’onore di usare l’Arco di Luce. Purtroppo, come vi ho detto, sono solo voci, nulla
di certo, anche perché nessuno, si dice, sia mai tornato da quella vetta.”
Ranma ringraziò sentitamente il capo villaggio per le informazioni ricevute, poi accompagnò le due
ragazze alla loro stanza, così che potessero riposarsi e infine andò a cercare Inuyasha. Lo trovò
appollaiato su un ramo di uno degli ultimi alberi della boscaglia.
“Cosa ci fai tu qui? Non dovresti essere con Kagome e Akane??” gli domandò contrariato l’hanyou, appena
si fu accorto della presenza di Ranma.
“Volevo vedere come stavi e avvisarti che quell’anziano signore con cui hai parlato prima, ci ha
rivelato importanti informazioni sulla posizione dell’Arco di Luce…”
“Bene, ma ora torna al villaggio!” commentò senza troppo entusiasmo Inuyasha, che evidentemente non
aveva voglia di conversare.
“È stato molto difficile, vero? trattenersi, intendo.”
“Di che diavolo stai parlando??”
“Di trattenersi dal reagire a quelle parole cariche d’odio…”
Inuyasha guardò negli occhi Ranma. Era sul punto di urlargli di farsi gli affari suoi, ma alla fine
vuotò il sacco: “Si, è stato difficile! Prima di incontrare Kagome, cinquant’anni fa, li avrei
probabilmente uccisi tutti solo perché mi guardavano storto! Io però non sono più così e non voglio più
esserlo! Non voglio tradire la fiducia che Kagome ripone in me.” ammise l’hanyou cedendo allo sconforto,
dovendo ammettere a sé stesso che, per un istante, l’idea di reagire violentemente a quegli insulti, lo
aveva sfiorato.
“Capisco, tu faresti di tutto per Kagome, vero? Del resto si vede lontano un miglio che le vuoi bene.”
commentò Ranma, prendendo in giro Inuyasha, stampandosi un sorrisetto ebete in faccia.
“Parla lui! Credi che non mi sia accorto che, nonostante tutte le storie che fai, Akane ti piace??”
“In effetti, noi due, anche su questo piano siamo molto simili, facciamo tanto i duri, ma quando quelle
due ci fanno un sorriso, ci sciogliamo come neve al sole.”
Inuyasha non rispose, anche se, in cuor suo, sapeva che l’amico aveva ragione: lui ormai viveva per
poter veder sorridere Kagome.
“Muoviti! Forse la trovi ancora sveglia. Dormirebbe sicuramente meglio sapendoti al sicuro. Sai, tiene
molto a te!”
“Forse hai ragione.” concluse Inuyasha, sorridendo al ragazzo, prima di partire di corsa alla volta del
villaggio.
I due entrarono nella stanza trovando le ragazze addormentate: Akane dormiva tranquillamente con un
espressione felice, al contrario di Kagome, che appariva un po’ triste. Quando, però, Inuyasha le si
avvicinò, accarezzandole il viso, lei, come intuendo chi ci fosse dietro quel gesto delicato, si
rasserenò immediatamente.
“Dormi anche tu Ranma, domani ho come l’impressione che ci sarà da combattere per salire su quella
montagna! Basto io a controllare la situazione.”
“Come preferisci. Buona notte Inuyasha.”

Kagome fu la prima a svegliarsi. Si tirò su e iniziò a guardarsi intorno, scoprendo, con sua somma
gioia, che Inuyasha era lì, appoggiato con la schiena al muro, vicino alla porta e sembrava dormire. In
realtà il ragazzo stava semplicemente cercando di riposare e difatti, percepì immediatamente i movimenti
della ragazza, rimanendo tuttavia immobile, pensando che fosse intenzionata ad uscire per prendere
semplicemente una boccata d’aria.
A dispetto delle supposizioni del mezzo demone, Kagome gli sedette affianco, abbracciandolo, poggiando
la testa sul suo petto con delicatezza, non volendolo svegliare. Quella sorpresa bloccò totalmente
Inuyasha, impedendogli di reagire prima che lei parlasse: “Sono fiera di te Inuyasha. Sono felice di
poter stare al fianco di una persona stupenda, quale sei tu…” sussurrò lei, pensandolo ancora
addormentato.
Kagome rimase interdetta, quando, nel tentare di rialzarsi, fu bloccata da due braccia che, con un
movimento dolce, la obbligarono a tornare ad appoggiarsi al ragazzo.
“Grazie Kagome. Io vorrei solo riuscire a non deluderti mai…” le disse mentre accarezzava i suoi lunghi
capelli corvini.
Quell’idillio di pochi istanti, venne rotto dalla voce di Ranma: “Quando voi due piccioncini avete
finito di coccolarvi, possiamo anche partire.” commentò maliziosamente, mentre sia lui che Akane
fissavano i due ragazzi abbracciati che, vagamente contrariati per l’intromissione degli amici e
parecchio imbarazzati, si divisero, iniziando a raccogliere le proprie cose, preparandosi per partire.

Finito! Spero vi sia piaciuto!! Intanto ringrazio:

Elychan:Grazie per l'imbocca al lupo... peccato sia tutto rimandato: mi hanno spostato all'ultimo momento l'easme di sue settimane... vabbè, glissiamo! In effetti è una cosa sempre preoccupante se qualcuno ti chiede scusa per qualcosa che non ha ancora fatto...
Vedi che Inuyasha, ogni tanto, mette la testa a posto e si comporta con un po' di dolcezza!

Lorimhar: Beh, un complimento così diretto mi spiazza! Grazie! Mi fa piacere che la storia ti piaccia! Spero continuerai a seguirla!

Vi saluto! Ci vediamo col prossimo capitolo: "BATTAGLIA SUL MONTE ASAMA"

CIAUZZZ!!

Ragnarok79
 

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Capitolo 23
*** 23 –BATTAGLIA SUL MONTE ASAMA- ***


INTRO

INTRO: Inuyasha, Kagome, Ranma e Akane stanno scalando il monte Asama alla ricerca dell'arco di luce, ma
qualcuno li attende pronto a sferrare un mortale attacco!

Ciao a tutti!
Inuyasha e company si sono scaldati nello scorso capitolo, ma sto giro si farà sul serio! hehehe:
leggere per credere!!


Capitolo 23 –BATTAGLIA SUL MONTE ASAMA-

La scalata della montagna risultava sempre più ostica, man mano che i quattro si inerpicavano per i
sentieri che conducevano alla vetta. Le ampie strade del fondo valle, si erano, ben presto, ridotte a
ripide mulattiere che avevano costretto il quartetto a ridurre sensibilmente l’andatura.
Inuyasha fece fermare gli altri quando si trovò davanti ad un passaggio particolarmente pericoloso: si
trattava di una sporgenza rocciosa, larga quanto bastava per poggiarvi entrambi i piedi affiancati, che
costeggiava una parete particolarmente ripida a sinistra, mentre a destra vi era il vuoto. Il
camminamento sembrava piuttosto lungo e questo, a parere dell’hanyou, li avrebbe resi vulnerabili ad
eventuali attacchi.
“Ci fermiamo un po’ a riposare qui! Siete troppo stanchi per affrontare un passaggio come quello.”
dichiarò Inuyasha, mettendosi seduto vicino ad un albero, appoggiando la schiena al tronco. Il mezzo
demone non aveva tutti i torti: Ranma, era stato l’unico a salire fin lì senza troppi problemi, mentre
Akane, nonostante la sua forte tempra, si era trovata più volte in difficoltà, venendo però aiutata
prontamente dal fidanzato. I maggiori problemi li aveva incontrati però Kagome che, non abituata a quel
tipo di sforzo, già a metà strada era rimasta indietro, pressoché sfinita. Inuyasha, a quel punto, per
risolvere la situazione, l’aveva obbligata a salirgli in groppa, portandola per quasi tutto il resto del
percorso, permettendole così di riposare.
“Hai sete Inuyasha??” gli domandò con fare premuroso Kagome, porgendogli una bottiglia d’acqua.
“Oh, Grazie…” il mezzo demone si riscosse dai suoi pensieri, in cui si era perso per qualche istante,
voltandosi verso la ragazza, annuendo.
Kagome gli sedette vicino osservandolo mentre trangugiava con veloci sorsi un po’ d’acqua.
“Scusami se ti sono stata di peso…” sussurrò lei dispiaciuta, ottenendo di far andare di traverso
l’ultimo sorso al mezzo demone che, staccatosi dalla bottiglia, sputò un po’ acqua, iniziando a tossire.
“Ma che diavolo stai dicendo!! Sei così leggera che mi sarei quasi dimenticato che ti stessi
trasportando, se non fosse stato per…” Inuyasha, resosi conto di quello che stava per dire, si bloccò di
colpo diventando paonazzo in volto per l’imbarazzo.
“Se non fosse stato per… che cosa??” chiese perplessa Kagome, mentre osservava la buffa faccia del mezzo
demone.
“Beh… ecco… per… per il tuo… profumo… ecco… io… è così buono… che… insomma…” balbettò sconnessamente
l’hanyou, incapace di inventare qualcosa di credibile su due piedi, osservando poi il volto di lei
illuminarsi.
Con un guizzo, Kagome si avvicinò maggiormente a Inuyasha e lo baciò su una guancia ritornando poi
nella stessa posizione in cui si trovava, ricolma di felicità, mentre lui andava letteralmente in tilt.
“Sono proprio una bella coppia… non trovi??” commentò Akane, seduta affianco a Ranma sotto un altro
albero.
“Già…” rispose il ragazzo col codino cingendo improvvisamente le spalle della fidanzata con un braccio e
tirandola a sé: “Beh, in fin dei conti sono molto simili a noi due…” affermò sorridendole. Per tutta
risposta, Akane si accoccolò meglio contro il petto di lui e gli sussurrò: “Può essere…” con un sorriso
stampato sulla faccia.
Ripresero la marcia e, con grande sorpresa di Inuyasha, superarono il difficile passaggio senza subire
nessun attacco. Quel particolare lasciò parecchio dubbioso il mezzo demone che avvertiva chiaramente la
presenza di una grande quantità di demoni nei paraggi, probabilmente mandati da Toukaimaru per
ostacolarli, eppure nessuno aveva neppure tentato di attaccarli.
“Che hai Inuyasha? ti vedo pensieroso!” gli domandò Ranma, affiancandolo nell’ennesima ripida ascesa.
“Non mi piace! è tutto troppo tranquillo.” sussurrò per non farsi sentire dalle ragazze, staccate di un
paio di metri da loro.

Al termine della salita, davanti a loro, si aprì un grande terrazzamento pianeggiante, coperto da un bel
bosco. Il sentiero proseguiva all’estrema sinistra del piccolo altopiano, proprio dove questo incontrava
nuovamente un ripido costone, segnando un’ideale divisione tra la nuda roccia e la vegetazione
lussureggiante.
Inuyasha osservò attentamente la posizione del sole nel cielo: ormai non mancava molto al tramonto. Era
sicuro che quel poco tempo non sarebbe stato sufficiente a raggiungere la vetta, sia perché ignoravano
quanto effettivamente mancasse, sia perché la stanchezza si era fatta nuovamente sentire e soprattutto
Kagome non sembrava nelle condizioni di continuare senza una sosta. Inoltre, la presenza di tutti quei
demoni intorno a loro, forzò il mezzo demone ad essere cauto e a valutare fosse meglio non proseguire
oltre.
“Ci fermiamo qui per oggi!” affermò Inuyasha, indicando una radura poco distante, nel bel mezzo del
bosco. L’hanyou fissò negli occhi Ranma e aggiunse: “Che ne pensi del posto Ranma?”
“Beh, è un bel posto e…” commentò scherzosamente il ragazzo col codino, ma non finì la frase, notando
l’espressione furibonda dell’amico. “Credo che sia apposto. Non dovremmo avere problemi qui.” si
affrettò ad aggiungere, osservando Inuyasha calmarsi subito, sotto gli sguardi perplessi di Kagome e
Akane.

Intanto sulla vetta, un enorme demone si presentò al cospetto di Kaguya e dopo essersi inchinato affermò
“ Mia signora, ho notizie dei quattro!”
“Molto bene, parla!!”
“A dispetto delle nostre aspettative, si sono fermati presso il piccolo pianoro sul versante ovest e non
sembrano intenzionati a proseguire per oggi.”
“Maledetto mezzo demone,è più prudente di quanto mi ricordassi! Non importa! Aspettate che sia notte
fonda e poi attaccateli in forze. Mi raccomando, non devono avere il tempo di reagire!”
“Non tema, mia signora: ci posizioneremo distanti, così da non destare sospetti e, quando si saranno
addormentati, manderemo avanti i demoni più veloci col compito di impegnarli fino all’arrivo del resto
dell’esercito e a quel punto li schiacceremo.”
“Ricorda. Le ragazze le voglio vive! Ora vai!” il demone annuì, si inchinò nuovamente e si ritirò per
dare tutte le disposizioni del caso.

Dopo cena, i quattro restarono un po’ intorno al fuoco a parlare, evitando accuratamente di discutere
della situazione attuale, raccontandosi, piuttosto, buffi aneddoti sulle loro strampalate vite.
“Andate a dormire! Domani sarà un'altra giornata pesante e avete bisogno di recuperare le forze”
Inuyasha proferì quelle parole con tono quasi premuroso, rivolgendosi poi direttamente a Ranma: “Non
preoccuparti, resto sveglio io a fare la guardia!”
I tre prepararono tutto il necessario per la notte, ma solo Akane e Ranma si stesero, peraltro
vicinissimi, addormentandosi dopo poco.
“Dovresti dormire anche tu, Kagome. Hai faticato parecchio per arrivare fin qui e sei sicuramente molto
stanca.” le sussurrò il mezzo demone, mentre lei gli sedeva vicino con il sacco a pelo ancora in mano.
“Inuyasha…”
“Dimmi…”
“Potrei… potrei mettermi vicino a te per dormire?” chiese lei senza avere il coraggio di guardare
l’hanyou in faccia.
Senza nemmeno aspettare la risposta di Inuyasha, Kagome fece per alzarsi, scusandosi: “Perdonami. non
dovevo chiederti una cosa così stupida.”
Il suo, tuttavia, fu solo un tentativo, poiché il mezzo demone, afferratala per un braccio, la tirò a
sé, sussurrandole: “Hai ragione. Non mi devi fare domande stupide! Dovresti sapere che sono solo felice,
se ti ho vicino…”
Kagome lo guardò negli occhi con un’espressione riconoscente, poi stese il sacco a pelo e ci si infilò
dentro, appoggiando la testa sulle gambe di Inuyasha, che subito iniziò a accarezzarle il capo con
grande dolcezza.

“Siamo pronti, possiamo attaccare in qualunque momento! Basta solo un suo ordine, mia signora”
“Bene… attendete ancora un po’ in modo che anche il mezzo demone abbassi la guardia, poi attaccate!”
“Come desiderate, mia signora!”

Passata la mezzanotte, pensando oramai che Inuyasha si fosse addormentato o comunque si fosse convinto
del fatto che non sarebbe successo nulla, i demoni si mossero. Gli youkai selezionati per la loro grande
velocità raggiunsero l’accampamento dei quattro in poco tempo, mentre il resto dell’esercito si
avvicinava con passo notevolmente più lento.
L’hanyou si accorse subito di ciò che stava accadendo e, dopo aver svegliato i suoi amici, si preparò ad
accogliere quegli ospiti indesiderati.
Inuyasha si trovò ad affrontare contemporaneamente decine di nemici che, pur non essendo particolarmente
forti, a causa della loro estrema rapidità di movimento, lo mettevano in difficoltà: doveva proteggere i
suoi amici da attacchi che provenivano da ogni direzione e quindi non aveva il tempo per sfruttare la
piena potenza di Tessaiga, che gli avrebbe permesso di spazzare via quasi tutti i nemici con un solo
colpo.
“Inuyasha, Sei ferito?” gli chiese preoccupato Ranma affiancandolo nel combattimento.
“Sono solo graffi, non c’è di che preoccuparsi! Piuttosto dobbiamo muoverci a eliminare questi: ne
stanno arrivando altri e sono numerosi!!”
Il primo scontro durò poco, anche grazie all’intervento di Akane e Kagome. Prima che potessero tirare il
fiato, i ragazzi si trovarono circondati da una folta schiera di demoni, molti dei quali enormi, che li
osservavano ridacchiando, pregustando la possibilità di farli a pezzi.
“Ranma, Akane. Voi proteggete Kagome: le sue frecce mistiche sono l’arma migliore per abbatterne un gran
numero in poco tempo…” affermò Inuyasha, mentre cercava di stimare velocemente quanto fossero ingenti le
truppe nemiche.
“Kagome! Conto su di te: cerca di coprirmi le spalle…”
“Inuyasha, cosa vuoi fare??” chiese preoccupata Kagome che già pensava ad una delle solite, stupide a
suo parere, sbruffonate del mezzo demone.
“Qualcuno deve affrontarli in mischia e, visto che sono io quello più duro da ammazzare, quel ruolo che
spetta a me! Prendete questa piuttosto: vi proteggerà in caso di pericolo!” affermò l’hanyou sfilando
Tenseiga dal fianco e porgendola a Kagome.
“Inuyasha…”
“Ora basta! Non c’è tempo per le discussioni! In bocca al lupo ragazzi…” quelle parole furono quasi
sussurrate dal mezzo demone mentre, giratosi, si lanciava contro la torma demoniaca.
Un potente Kongousouha spazzò via più di duecento youkai, tuttavia quel colpo, in tutta la sua
magnificenza, risultò non più importante di una goccia d’acqua in un mare: nessuno di loro aveva mai
visto così tanti demoni riuniti in una sola armata.
Assalito da numerosi altri demoni, Inuyasha non fece a tempo a caricare un altro fendente e, costretto
ad ingaggiare una lotta serrata col nemico, era, di fatto, impossibilitato a fare uso nuovamente della
piena potenza di Tessaiga.
Le frecce di Kagome saettavano per il campo di battaglia purificando decine di nemici
contemporaneamente. Questo provocacò una crescente ira da parte demoni che, determinati a far cessare
quella minaccia, si lanciavano sempre più numerosi contro la ragazza, venendo però respinti da Ranma e
Akane che, grazie alle loro abilità combattive, riuscivano ad arrestare l’avanzata degli youkai, dando
così a Kagome la possibilità di concentrarsi al meglio.
Dopo più di un’ora di combattimenti, Inuyasha aveva, da solo, abbattuto più della metà dei demoni che li
avevano attaccati. Era stato ferito più volte, ma sembrava non essere nulla di serio, poiché continuava
a combattere con la stessa foga dei primi momenti.
D’un tratto, nel tentare di evitare un attacco, il mezzo demone si trovò a dare le spalle ad un enorme
Oni che, cogliendo l’occasione, gli assestò un violento colpo, gettandolo a terra. Vedendo l’hanyou
momentaneamente in difficoltà molti demoni gli saltarono addosso pronti a massacrarlo.
Prima che Inuyasha potesse tentare una disperata reazione, le sue sensibili orecchie captarono un
sibilo: un istante dopo una freccia sacra stava volando proprio sopra di lui andando a colpire i
numerosi youkai, uccidendoli tutti.
Il mezzo demone si rialzò di scatto e in quell’istante il suo sguardo incrociò quello di Kagome.
Quell’incontro di sguardi durò quanto un batter d’ali di una farfalla, ma bastò al ragazzo per farle
capire quello che le avrebbe voluto dire. “[Ti devo la vita, grazie Kagome!]”
“Maledetti incapaci!! Uccideteli, forza!!” gridò un enorme demone comparso praticamente dal nulla, tra
le fila dell’esercito ormai decimato dai feroci scontri.
Inuyasha, intuendo che quello fosse il capo, si fece strada tra la massa di youkai con un Kaze no Kizu
fino a raggiungere il gigante, per poi abbatterlo con un solo colpo di spada.
L’uccisione del demone provocò una grande confusione tra i superstiti che, allo sbando, senza più ordini
e temendo di fare la stessa fine del loro comandante, si abbandonarono ad una indecorosa fuga.
“Tsk! Ci vuole molto più di qualche youkai assetato di sangue per farci fuori…” commentò Inuyasha,
assumendo un atteggiamento da sbruffone, mentre rinfoderava Tessaiga.
“Qualche, eh… ne avremo abbattuti quasi diecimila e lui parla di qualche!! Sei proprio un tipo,
Inuyasha!!” osservò divertito Ranma, mentre si riunivano al centro del campo di battaglia.
“Bah! Che vuoi che sia…” affermò lui, tentando di sorridere, ma quel sorriso si mutò velocemente in una
smorfia di dolore: il grande demone, prima di soccombere, era riuscito a piantare i suoi artigli nel
braccio sinistro di Inuyasha, che ora sanguinava vistosamente.
“Inuyasha, sei ferito!!” si allarmò Kagome, che in un batter d’occhio recuperò dal suo zaino la cassetta
del pronto soccorso, intenzionata a medicarlo.

Inuyasha si svegliò disturbato dai bagliori del nuovo giorno. Rimase qualche momento con le palpebre
socchiuse a pensare. Non si ricordava nemmeno di essersi addormentato, mentre adesso si trovava lì,
sdraiato a terra a riposare. Evidentemente doveva essere svenuto. Sentiva un piacevole tepore
pervadergli il corpo e per capirne il motivo, aprì gli occhi e trovò Kagome distesa a fianco a lui,
raggomitolata, con la testa appoggiata al suo petto, mentre con un braccio gli cingeva la vita
“[Kagome…]” Inuyasha si accorse di essere stato medicato, quando, spostando il braccio sinistro per
abbracciare la ragazza e controllare fosse coperta a sufficienza, notò la fasciatura che gli intralciava
leggermente i movimenti.
“Spero tu ti senta meglio, dormiglione” gli sussurrò Ranma con tono scherzoso, subito accortosi che il
mezzo demone si era destato.
“Si… ora sto bene…” Il ragazzo col codino sorrise, si rilassò contro il tronco d’albero vicino al quale
era seduto e sistemò meglio la coperta. Infine posò lo sguardo su Akane che dormiva tranquillamente
accoccolata contro il suo petto. Ranma l’abbracciò e chiuse gli occhi per qualche minuto, desideroso di
riposare un po’, prima di riprendere la marcia verso la vetta dell’Asama.

Ok, ok! Siamo decisamente usciti dal rodaggio della fic! (Alla faccia del rodaggio! NdInu - Uff, era
tanto per dire Ndme - A proposito, cos'è il rodaggio?? NdInu - Ti do dieci secondi di vantaggio... Ndme
- Eh, cosa! No, calmati! NdInu - 9 Ndme - Su buono! NdInu - 8 Ndme - Dai, stavo scherzando! NdInu - 7
Ndme - Kagome aiuto!! NdInu - 0 Ndme - NOOOOOO!!! NdInu)

Passiamo a ringraziare:
Elychan: Visto ho mantenuto il format: violenza e romanticismo! Una combinazione esplosiva :-)
Che trauma essere interrogati il lunedì mattina... aboliscono tante cose inutili, l'unica utile la lasciano!! Ah, sta scuola!!

Lorimhar: Forse lì in effetti poteva starci il "vecchio", ma mi dava un idea di risposta da sbruffone che avrebbe cozzato con lo stato d'animo che volevo descrivere... tutt qui :-) Personalmente penso che la cosa si farà sempre più interessante, spero quindi ricevere altri tuoi commenti!

Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto.

Ci sentiamo con il prossimo capitolo "LA PROVA SOLITARIA DI KAGOME"

Ragnarok79

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Capitolo 24
*** 24 -LA PROVA SOLITARIA DI KAGOME- ***


INTRO

INTRO: Kagome dovrà trovare la forza di affrontare da sola le prove che la separano dall'Arco di Luce.

Ciao a tutti!

Finalmente sono un uomo un pochino più libero: dopo tante fatiche ho passato l'esame per cui stavo
studiando da parecchio! Passando a cose che forse vi interessano maggiormente tipo... il capitolo: la
situazione risulterà insolita e metterà Kagome di fronte alla necessità di tirare fuori le unghie... ce
la farà??
Buona lettura!

Capitolo 24 –LA PROVA SOLITARIA DI KAGOME-

“[Quei maledetti hanno spazzato via il mio esercito!! Questo affronto lo pagheranno caro, anzi, lo
pagherà caro LEI per tutti!]” pensò Kaguya, entrando nel tempio che custodiva l’ingresso al santuario
sotterraneo.
A parte l’entrata, costruita con legno e pietre sommariamente squadrate, il resto della struttura era
stata scavata nella roccia. Si trattava di un corridoio non molto largo, finemente decorato da stupende
scene di combattimenti scolpiti direttamente nelle pareti che sbucava in una stanza.
La sala era abbastanza ampia e si chiudeva verso l’alto in una cupola naturale. Sul lato opposto di
quello da cui si giungeva era presente un’altro passaggio la cui soglia era stata riccamente decorata
con due figure umane nerborute, concentrate nell’intento di sostenere l’architrave, ricavate
direttamente dagli stipiti rocciosi di quell’apertura.
Al centro della stanza vi era una statua raffigurante un monaco in meditazione, mentre sulle pareti vi
erano decorazioni simili a quelle della galleria iniziale, ma, questa volta, il tema era incentrato
sulla leggenda del demone della distruzione e sulla sua sconfitta.
“Fermati demone! Tu non puoi varcare quella soglia: solo a chi è degno è concesso di entrare!!” la
ammonì uno spirito comparsole improvvisamente di fronte, non appena ebbe messo piede nella stanza.
“Io non potrei? Ebbene spirito, cosa dovrebbe impedirmelo?” domandò Kaguya con ironia.
“La barriera che protegge questo luogo! Essa consente l’accesso solo a coloro che, dotati di forza
spirituale adeguata per gestire i poteri dell’Arco di Luce, chiedono di poter affrontare le prove che li
separano dal sacro oggetto. Tu sei un demone, quindi non puoi avere forza spirituale e dunque non ti
sarà mai concesso di entrare!”
“Se è un potere spirituale che serve… un potere spirituale di farò avvertire.” commentò sarcastica la
demone iniziando a concentrarsi. Lentamente cominciò a recitare una formula magica in una lingua
dimenticata, ripetendola più volte, con tono di voce sempre crescente.
Lo spirito si stupì non poco, quando, di colpo, smise di avvertire l’aura demoniaca, sostituita da un
intenso potere spirituale.
“Ora posso entrare?” chiese beffarda Kaguya allo spirito, che non capiva come fosse possibile un tale
avvenimento.
“Io so che tu sei un demone e non mi capacito di ciò a cui ho appena assistito, ma io ho delle regole da
seguire. Puoi passare.” affermò lo spirito scomparendo subito dopo.
“[Stupido spirito! Quella che hai percepito non era nient’altro che un’illusione!]”

Alcune ore dopo, altre quattro persone entrarono nella piccola galleria. Inuyasha, a passo spedito,
l’avrebbe percorsa in pochi istanti, ma gli altri, rapiti dalla bellezza delle decorazioni, lo
costrinsero, per non separarsi da loro, ad un andatura più tranquilla.
Inuyasha fu il primo ad entrare nella stanza, seguito subito da Kagome, mentre Ranma e Akane si
attardarono ancora qualche istante.
“Vi muovete voi due?!?? Non stiamo facendo una visita di cortesia!!” sbottò l’hanyou per richiamare i
due fidanzati.
“Ma si, ma si! Arriviamo!!” rispose con aria annoiata Ranma che faticava a sopportare il mezzo demone,
quando aveva quell’atteggiamento scontroso.
Improvvisamente la statua al centro iniziò ad emettere una luce fioca, lasciando i quattro parecchio
stupiti. Inuyasha, istintivamente, si piazzò davanti a Kagome, con la mano sull’elsa di Tessaiga, pronto
ad estrarla.
“Calma giovane hanyou. Da me non dovete temere alcun male: io sono solo un vecchio spirito, custode di
questo luogo.” cercò di tranquillizzarli lo spirito apparendogli davanti.
“Uno spirito? Custode di questo luogo??” ripeterono in coro, perplessi.
“Esattamente. A me è demandato il compito di scegliere, secondo rigide regole, chi sia degno di
affrontare la via che porta all’Arco di Luce” e indicando Kagome aggiunse “E tu ne sei degna. Ti avverto
però… varcata quella soglia dovrai affrontare quattro prove estremamente difficili, oltretutto adesso in
quei tunnel si aggira un demone.”
“Bene, non c’è problema! Qualunque cosa ci sia là dentro, la metto fuori gioco in un attimo!” affermò
baldanzoso Inuyasha, già diretto verso l’altro ingresso.
“Forse non mi sono spiegato bene… quando dicevo che lei è degna, intendevo solo lei. Solo lei può
entrare e quelle prove dovrà affrontarle in solitudine se vorrà conquistare l’Arco di Luce.”
“[Io, da sola lì… lì dentro??”]” si chiese perplessa Kagome, ripensando, in particolare, al concetto di
prove estremamente difficili.
“COSA!!! Spiegami perché hai fatto passare quel demone e non fai passare noi!!!” tuonò Inuyasha,
sfoderando poi Tessaiga, più per istinto che non per una motivazione logica.
“È inutile che ti arrabbi! Queste sono le regole che mi hanno imposto e io sono qui per applicarle, non
per crearne di nuove. Nel momento in cui quella demone ha tentato di attraversare la barriera io ho
avvertito una forza spirituale provenire da lei. Sono stato costretto a farla passare.” rispose un po’
alterato lo spirito sperando, tuttavia, che la spiegazione fosse sufficiente a far calmare il mezzo
demone.
“Un potere spirituale da un demone??? Tu sei diventato completamente pazzo! Comunque se è quella
barriera che mi impedisce di passare, quando l’avrò sfondata non ci sarà più nessun problema!!”
“Puoi provarci ragazzo mio, ma non ce la farai, almeno che tu non distrugga l’intera montagna. In questo
caso però, andrebbe distrutta anche la mistica arma che cercate…”
Un breve ringhio accompagnò il gesto con cui Inuyasha rinfoderò Tessaiga, poi in silenzio, il mezzo
demone attraversò la stanza dirigendosi verso l’uscita.
“Andiamocene! Qui abbiamo perso fin troppo tempo!!” affermò stizzito, mentre passava vicino a Kagome che
non poté evitare di girarsi di scatto a guardarlo: “Inuyasha, ma sei impazzito?? Sai benissimo che
dobbiamo recuperare l’Arco di Luce se vogliamo sconfiggere Toukaimaru!!”
“Troveremo un'altra maniera! Ora andiamo!!” ordinò con il tono di chi non ammette repliche.
“Mi spieghi che ti è preso?” Kagome lo afferrò per un braccio cercando di fermarlo.
Inuyasha si voltò di scatto: “STUPIDA!!! IO LÀ DENTRO DA SOLA NON TI CI MANDO!!!” continuava a fissare
Kagome dritta negli occhi, furioso, ma soprattutto preoccupato.
“Inuyasha…” La ragazza era rimasta allibita, non tanto per la veemenza della risposta, quanto per il
contenuto dell’affermazione.
“Mi spiace intromettermi ancora, ragazzi, ma se voi volete affrontare Toukaimaru, l’Arco di Luce è
indispensabile.” e rivolgendosi direttamente a Inuyasha continuò: “Neanche superando il limite del
Reikokuryuuha, con tutto quello che comporta, saresti in grado di fare a meno della potenza spirituale
generata da quell’arma, Inuyasha”
“Come fai a sapere chi sono… e che ne sai del Reikokuryuuha?? dannato!!”
“So molte più cose di quante tu immagini… dopo tutto sono uno spirito, in perenne collegamento con il
regno dei morti, oltre che con quello dei vivi.”
“Inuyasha ascoltami! Lasciami andare. Non abbiamo altra scelta!” gli disse Kagome, dopo aver attirato la
sua attenzione tirandogli una manica del Kariginu.
“Kagome, io… io non posso… io non voglio… non voglio che tu corra un simile rischio!” ammise lui
incrociando lo sguardo di lei, facendo trasparire la preoccupazione che lo attanagliava: non riusciva a
togliersi il pensiero che se l’avesse lasciata entrare lì dentro, l’avrebbe persa per sempre.
“Io tornerò, te lo prometto. Abbi fiducia in me Inuyasha!” nel sentire quelle parole l’hanyou non riuscì
a sostenere oltre lo sguardo della ragazza, iniziando, così, a fissare il pavimento. Non sapeva che
fare, gli pareva di stare vivendo un incubo, in cui doveva decidere della sorte della persona che amava.
A distogliere Inuyasha da quegli orribili pensieri, fu la mano di Kagome, che gli accarezzò
delicatamente una guancia, attirando così nuovamente l’attenzione del mezzo demone su di lei.
“Stai tranquillo Inuyasha, andrà tutto bene!” gli sussurrò la ragazza prima di dirigersi verso l’accesso
alla rete di cunicoli.
Inuyasha, vedendo sparire la figura di Kagome nell’oscurità, si lasciò cadere in ginocchio, buttandosi
poi carponi, maledicendosi per averla lasciata andare.

Kagome si mosse con passo sicuro all’interno di quel labirinto di gallerie: si sentiva chiaramente
guidata da qualcosa e ciò mitigava la sensazione di insicurezza che l’assaliva ogni qual volta era
lontana da Inuyasha.
Dopo circa mezz’ora di cammino si ritrovò in una piccola stanza che assomigliava in tutto e per tutto a
quella dove aveva lasciato gli altri: una statua al centro, le pareti decorate con una tematica che,
però, non le risultava chiara.
Improvvisamente Kagome avvertì un forte dolore alla testa e si accasciò a terra, svenendo dopo poco.
La ragazza si risvegliò. Si guardò attorno, ma era tutto buio attorno a lei e non capiva più dove si
trovasse.
“Dove sono finita??”
“Ti sei svegliata, Kagome. Che piacere rivederti!” Kagome non poteva sbagliarsi: quella voce l’avrebbe
riconosciuta tra milioni! “Naraku?!??”
“Esatto! Noto con piacere che ti ricordi di me”
“Cosa vuoi da me? Dove sono?? Dov’è Inuyasha???”
“Quante domande!” lui rise divertito “Sei nella mia nuova residenza che presto sarà anche la tua tomba.
Quanto a Inuyasha… lui ti ha abbandonato. Ti ha lasciato nelle mie mani in cambio della sfera dei
quattro spiriti.” un sorriso beffardo comparve sul volto di Naraku al termine di quella affermazione.
“Tu menti!! Lui non l’avrebbe mai fatto!!” gli urlò lei non credendo a nulla di quello che le era appena
stato detto.
“Vedremo se la tua fiducia in lui mi impedirà di spedirti all’inferno, maledetta mocciosa!” ribatté
furioso Naraku avventandosi su di lei.
“[Inuyasha!!]” Kagome rimase rannicchiata con gli occhi chiusi, aspettando il colpo di Naraku, ma
sperava, in cuor suo, che Inuyasha sarebbe giunto in tempo per salvarla. Passarono alcuni interminabili
istanti e quando la ragazza si accorse che nulla stava avvenendo alzò lo sguardo: Inuyasha era lì a
difenderla e stava bloccando con Tessaiga il braccio deformato di Naraku.
Il mezzo demone, respinto l’assalto del nemico, lo colpì con un Kaze no Kizu. In quel momento,
l’ambiente completamente buio si illuminò di colpo, costringendo Kagome a serrare le palpebre, ma quando
le riaprì si accorse di essere nuovamente nella stanza del labirinto.
“Brava Kagome…” era stato lo spirito a parlarle.
“Tu qui? Che mi è successo??”
“Hai appena superato la prima prova, quella del coraggio. Credere negli altri in una situazione
disperata è la cosa più difficile e tu hai avuto il coraggio di credere in Inuyasha fino alla fine. Ora
vai! Altre prove ti attendono!” Kagome annuì alle parole dello spirito e si incamminò nuovamente.

La ragazza percorse un infinità di altri tunnel, per un’ora buona, quando si trovò in un’altra sala:
“Ancora queste decorazioni e questa statua, chissà che significato hanno?” senza nemmeno accorgersene,
mentre ancora formulava quei pensieri, a causa di un’improvvisa stanchezza, chiuse gli occhi e stramazzò
a terra.
Nuovamente il buio la circondava completamente e nuovamente non capiva dove potesse trovarsi.
Un rumore dietro di lei e una luce intensa richiamarono la sua attenzione, si voltò e lo vide: sulla
soglia di quella che sembrava una porta c’era Inuyasha, che subito le si avvicinò.
Il mezzo demone era gravemente ferito, come se avesse dovuto combattere duramente per giungere fin lì.
“Inuyasha, tu sei ferito!!”
“Non importa Kagome. L’averti ritrovata è molto più importante…” l’hanyou stava per abbracciarla,
quando, avvertendo qualcosa muoversi alle sue spalle, spinse via la ragazza e si girò di scatto.
Un’enorme mano artigliata fu, però, più lesta di lui, colpendolo al torace.
Inuyasha rimase riverso al suolo, grondante sangue, mentre un gigantesco demone si avvicinava pronto a
ucciderlo.
Quando lo youkai si lanciò sull’hanyou per infliggergli il colpo di grazia, Kagome, disperata, si buttò
sul corpo del mezzo demone per fargli da scudo, pur sapendo che quel gesto sarebbe stato totalmente
inutile ma, piuttosto che assistere impotente alla morte di colui che amava, preferiva morire con lui.
Il colpo inferto dal demone, inaspettatamente non le provocò alcun dolore, invece un forte bagliore si
sprigionò da quel contatto, obbligandola a non guardare.

“Mi congratulo. Hai superato anche la seconda prova, quella dell’amore…” la voce dello spirito richiamò
l’attenzione di Kagome, che scoprì di trovarsi di nuovo nella stanza in cui era da poco entrata.
“Prova dell’amore??”
“Sì. L’amore che supera anche la paura del sacrificio ultimo. Vai ora… resta solo una prova da
affrontare in questo labirinto, ma sarà anche la più pericolosa!!”

Bivi, incroci, gallerie: Kagome ne attraversò decine prima di giungere alla sala successiva. Esitò sulla
soglia del piccolo ambiente, avendo ormai ben inteso che lì dentro avrebbe dovuto affrontare la prossima
prova.
Si fece coraggio ed entrò: non poteva tornare indietro. Il motivo per cui lei era lì era troppo
importante e poi, lei non voleva deludere Inuyasha.
Ebbe a mala pena il tempo di compiere alcuni passi in quella stanza, che crollò a terra priva di sensi.
Kagome si stupì profondamente quando rinvenne: era all’aperto, di notte, ma tutto intorno a lei c’erano
luci soffuse, che contrastavano leggermente l’oscurità predominante.
(K) “Lampioni?? Quelle là in fondo, possibile che siano le luci…” Si chiese ad alta voce la ragazza
venendo anticipata da una voce alle spalle. ( (K) indica la vera Kagome, Nda)
(S) “Del luna park… ” Kagome si girò di scatto incredula: quella che aveva sentito era la sua stessa
voce.
Dall’oscurità emerse una figura femminile, le cui sembianze, rese infine chiaramente visibili dalla luce
di un lampione, lasciarono profondamente scioccata Kagome.
(K) “Tu sei uguale a me!! Com’è possibile??”
(S) “Sono uguale a te… perché io sono te o meglio, sono una parte che tu non vorresti ammettere che
esista…”( (S) indica il lato oscuro di Kagome, Nda)
(K) “Che vuoi dire? Perché siamo nel presente??”
(S) “Siamo qui, perché questo è il posto a cui noi apparteniamo o, forse, sei convinta di poter vivere
in due epoche differenti contemporaneamente?? Noi, dell’epoca Sengoku, avremmo dovuto sentire parlare
solo nei libri di storia. Ricordati che siamo solo una semplice studentessa delle medie”
(K) “Io non sono più una semplice studentessa: ho smesso di esserlo quando per la prima volta ho
attraversato il pozzo!”
(S) “L’aver attraversato quel pozzo… senza dubbio un grave errore, seppur involontario. Resta il fatto
che noi rimaniamo una studentessa. Non siamo tagliate per questo genere di vita, noi siamo fatte per
vivere nella comodità dell’epoca moderna e questo i nostri presunti amici lo sanno benissimo, ma noi gli
serviamo e quindi TI hanno convinta del fatto che sei una combattente!”
(K) “Sango, Miroku e Inuyasha non mi hanno convinto di nulla! Sono io che ho scelto di andare con
loro!!”
(S) “Oh Si! Tu vuoi andare con loro, ma sono loro che, vista la nostra incapacità, ci allontanerebbero
se non gli fossimo necessarie a causa di quel maledetto potere spirituale.
(K) “No, non è vero!! Loro non lo farebbero mai!!”
(S) “Credi veramente che una valente sterminatrice come Sango abbia bisogno della nostra compagnia??
Oppure, che quel monaco depravato sia felice di averci vicino, per qualche motivo che non sia la
speranza di realizzare, un giorno, uno dei suoi lascivi pensieri con il nostro bel corpo?? Per non
parlare di quel mezzo demone… beh, lui forse è il più onesto! Te l’ha sempre detto che sei solo un radar
rileva frammenti! Ah, giusto, dimenticavo! Tu speri ancora di convincerlo a non usare la sfera per
diventare un demone completo. Quanto sei ingenua!! Quando avrà la sfera ti scaricherà… giusto perché non
può farlo prima, visto che Kikyo è morta”
(K) “Smettila! Io mi fido di loro, non riuscirai a metterli in cattiva luce ai miei occhi!!”
(S) “Oh, ma io lo so che ti fidi di loro! Guarda dove siamo finite a causa di questa tua fiducia. Ti
sei infilata, di tua spontanea volontà, in un labirinto di tunnel da cui nessuno è mai uscito vivo e
tutto perché qualcuno ti ha detto che era necessario. Ci hanno mandate a morire e tu li difendi
ancora!!”
(K) “Smettila… smettila! Non ti voglio ascoltare!!” gridò Kagome crollando a terra, piangendo disperata,
mentre si copriva le orecchie con le mani.
(S) “Ecco, brava! Fai l’unica cosa che ci riesce bene: piangi! Questo siamo… una bambina capricciosa che
vuole atteggiarsi a guerriera! Peccato che al primo segno di pericolo non sappiamo far altro a
nasconderci dietro la schiena di quel maledetto hanyou, invece di scappare… invece tornare a quel pozzo,
saltarci dentro e poi sigillarlo per sempre!!”
(K) “[Una bambina capricciosa? Che lo sia veramente??]”

Inizio Flashback

(I) “Sfogati…” ( (I) indica ovviamente Inuyasha, Nda)
(I) “Lo so Kagome, mancheranno anche a me Sango Shippo e Miroku in questo viaggio, ma, per una volta…
non dovranno rischiare la vita! Loro saranno al sicuro, anche perché ci sarà mio fratello a
proteggerli.”
(K) “Hai ragione Inuyasha! Dovrei essere felice e invece sto piangendo come una bambina capricciosa!”
(I) “Shhhh! No, Kagome! Tu sei soltanto una ragazza molto sensibile e noi tutti apprezziamo molto questo
lato del tuo carattere…”

Fine Flashback

(K) “Inuyasha…” sussurrò Kagome rialzandosi e asciugandosi le lacrime.
(S) “Stavolta, però, non ti resta che fuggire! Non c’è nessuno che possa proteggerti dalla realtà!!
SCAPPA DANNAZIONE!! Torniamo nella nostra epoca!!”
(K) “NO!!! Io non scapperò!! Io NON sono una bambina capricciosa!!!”
(S) “Co… cosa??” lo stupore si dipinse sul volto dell’altra ragazza: come poteva non fuggire dopo tutto
quello che le aveva detto, dopo aver contemplato quel perfetto mosaico di falsità incastrato
accuratamente tra le sue paure più oscure.
(K) “Lui… loro mi apprezzano per come sono, per la mia sensibilità, per il mio carattere. Forse non avrò
il coraggio di Inuyasha o la determinazione di Sango o la saggezza di Miroku, forse non sono e non sarò
mai una combattente, ma questo non significa che debba sempre scappare o che io sia inutile!!” affermò
con tono crescente, fissando la sua copia negli occhi.
(S) “Tu… tu sei folle!!”
(K) “Può darsi! Come può darsi che, sola contro un demone, non avrei speranze, ma almeno contro me
stessa… io non PERDERÒ!!” Kagome si gettò sulla sua immagine, colpendola con un poderoso schiaffo.
La ragazza svanì. Al suo posto, un lampo di luce intensissima stordì Kagome che, quando riaprì gli
occhi, si rese conto di essere nuovamente nella terza sala e affianco a lei fluttuava lo spirito
guardiano l’osservava con aria compiaciuta.
“Sei stata incredibile! Mai nessuno aveva superato la prova della conoscenza!!”
“Prova della conoscenza?” ripeté lei: cosa centrava la conoscenza con quello che le era appena capitato.
“Si. La conoscenza dell’oscurità che si cela nel nostro animo. Bisogna conoscerla per poterla poi
affrontare e tu sei riuscita in entrambe le cose! Basta parlare di questi particolari però, l’Arco di
Luce ti aspetta insieme all’ultima prova”

Beh? Che ve ne pare? Sembra che Kagome se la stia cavando egregiamente!

Ma passiamo ai ringraziamenti:

Elychan: Deduco che ti sia piaciuto il capitolo :-) Grazie!!

Lorimhar: Spero che la tua curiosità non sia stata delusa da questo capitolo!
Ero indeciso se applicare il proverbiale stile di combattimento degli anime, in cui i nemici si presentano e attaccano uno alla volta aspettando il loro turno... :-) Alla fine, però, ho deciso di propendere per un po' di sana strategia militare...
Fortuna per Kaguya che il suo sistema di reclutamento non era basato su un salario... altrimenti era già andata in fallimento con tutti i demoni che aveva al seguito. :-)

Grazie anche a quanti leggono soltanto!

Visto che sono di buon umore e momentaneamente (un paio di giorni, mica di più) nullafacente penso di
pubblicare il prossimo cap a metà settimana! Vi aspetto tutti con: "KAGOME CONTRO KAGUYA"

Salut!

Ragnarok79


 

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Capitolo 25
*** 25 -KAGOME CONTRO KAGUYA- ***


INTRO

INTRO:Kagome ha affrontato brillantemente le prime tre prove, ma qualcuno la attende, impaziente di avere la sua vendetta.

Eccomi qui!! Come promesso, per festeggiare, questa settimana i capitoli raddoppiano!

Buona lettura!!

Capitolo 25 –KAGOME CONTRO KAGUYA-

“Ora basta!! Maledizione Inuyasha, vuoi calmarti!?!?” sbraitò Ranma esasperato, non reggendo più quella situazione. Purtroppo
per lui, però, la sua esclamazione cadde nel nulla.
Inuyasha, sull’orlo di una crisi isterica, non lo aveva praticamente sentito: oramai da quasi tre ore continuava a camminare
in circolo intorno alla statua posta al centro della stanza, imprecando, più o meno, ogni mezzo giro, maledicendo quel luogo,
lo spirito guardiano e sé stesso.
Un’espressione cupa in volto, un frenetico gesticolare e quel camminare senza sosta erano chiari sintomi del suo stato
d’animo: era preoccupato, forse non lo era mai stato così tanto, ma il pensiero di Kagome da sola in quei tunnel e lui lì,
impotente, ad aspettare, senza nemmeno sapere come stesse, lo straziava nel profondo.
“[Sono un idiota!! Come ho potuto lasciarla andare?? Kagome, se ti dovesse succedere qualcosa io… io non me lo perdonerei
mai!!]” pensò, fermandosi qualche istante, stringendo i pugni e diventando rosso in volto per la rabbia, riprendendo poi a
camminare nel tentativo di sfogarsi.
“Sei troppo agitato ragazzo mio, anche se sei un mezzo demone non ti fa bene tutto questo stress!” esordì lo spirito con
grande calma, comparendo improvvisamente nella sala.
Inuyasha, riconoscendo quella voce, si voltò di scatto e, senza pensare all’irrazionalità del gesto, fece per gettarsi
addosso allo spettro, venendo però bloccato al volo da Akane e Ranma.
“Maledetto! Parla!! Come sta Kagome? Dov’è adesso?? Parla o giuro che troverò un modo di farti secco, anche se sei già
morto!!” inveì l’hanyou cercando di divincolarsi dalla presa degli amici.
“Calmati! Sono venuto apposta a per parlarti di Kagome. Lei sta bene, anzi, sta meglio di te, a quanto vedo. Ha già superato
le tre prove nel labirinto e presto raggiungerà l’Arco di Luce.”
“Ha già incontrato il demone??” chiese Akane, mentre allentava la presa sul mezzo demone che, dopo aver ascoltato le parole
dello spirito, parve essersi calmato.
“No. Spero che lo incontri dopo aver recuperato l’Arco di Luce! Temo che le normali frecce mistiche di Kagome avrebbero uno
scarso effetto su di lui.”
Akane e Ranma sentirono Inuyasha irrigidirsi di colpo e tentarono di serrare nuovamente la presa, ma senza risultati:
l’hanyou si liberò con uno strattone e corse verso l’accesso ai tunnel, venendo però respinto dalla barriera che lo
scaraventò indietro, ritorcendogli contro tutta la foga con cui lui aveva tentato di attraversarla.

Kagome, intanto, uscendo dalla terza sala, si era ritrovata in una galleria molto lunga, senza bivi, incroci o curve che
tendeva ad ampliarsi man mano che scendeva in profondità. La percorse tutta a passo sostenuto, assaporando già la fine di
quell’avventura solitaria.
La giovane sgranò gli occhi, affascinata, quando il tunnel sfociò in un’immensa grotta il cui pavimento, leggermente concavo,
era sovrastato da una maestosa cupola naturale. A differenza delle gallerie, piuttosto buie, quel luogo era illuminato a
giorno, nonostante non vi fosse nessuna apertura da cui potesse filtrare della luce.
La ragazza si perse per qualche minuto nell’osservare i riflessi cangianti di alcune pietre che conferivano a quel luogo
un’aria ancor più irreale, finché, spostando lo sguardo al centro dell’enorme ambiente, individuò l’oggetto della sua
ricerca: davanti all’ormai immancabile statua del monaco in meditazione, si trovava un altare marmoreo, dalla cui superficie
spuntava un braccio, anch’esso di marmo, che impugnava uno splendido arco bianco, quasi fosse fatto d’avorio, finemente
lavorato vicino all’impugnatura, ma perfettamente levigato alle estremità, unite tra loro da un sottile quanto resistente
filamento.
Kagome stava per correre a recuperare l’arma sacra, quando una voce le fece gelare il sangue nelle vene: “Finalmente sei
arrivata, ragazzina! Iniziavo a pensare che mi volessi privare della possibilità di accoglierti degnamente in questo luogo!”
quell’affermazione le suonò beffarda e carica di odio e risentimento.
Quella voce, quel tono sprezzante, Kagome li aveva già sentiti in passato, ma non rammentava dove li avesse uditi e a chi
appartenessero. Solo allora si ricordò delle parole dello spirito guardiano: non era sola là dentro, poiché, prima di lei, un
demone si era intrufolato in quel labirinto, probabilmente, per impedirle di conquistare l’Arco di Luce.
Kagome, a quel pensiero, impugnò saldamente la sua semplice arma e scorse con lo sguardo l’intera caverna per individuare il
suo avversario. In quel momento avrebbe desiderato, più di ogni altra cosa, sentire la presenza rassicurante di Inuyasha, ma
lui non poteva raggiungerla e lei, per una volta doveva, voleva, cavarsela da sola.
Improvvisamente la sua attenzione fu catturata da una figura apparsa vicino ad un gruppo di rocce dall’altra parte della
grotta. L’immagine di una donna bellissima, alta e formosa, dai capelli verdi con riflessi azzurri, con indosso un’armatura
rossa molto elaborata che come una seconda pelle seguiva perfettamente ogni tratto del suo corpo, colmò l’animo di Kagome di
terrore e incredulità.
“Ka… Kaguya?? Com’è possibile… tu… tu eri…” balbettò la giovane non riuscendo a terminare l’affermazione, tanto era lo
stupore.
“Morta??” chiese beffarda la demone, proseguendo il discorso con un tono carico d’odio: “Tu e il tuo caro mezzo demone mi
avevate confinato nel regno delle illusioni… ma il mio signore, grazie al suo immenso potere, mi ha liberata da quella
prigione oscura, riportandomi in vita!!”
“Il tuo signore??” chiese stupita Kagome. Ricordava Kaguya come una demone convinta della sua assoluta superiorità su tutto e
tutti. Come poteva essersi messa al servizio di qualcun altro?
La youkai rise osservando l’espressione smarrita della giovane: “Non l’hai ancora capito? Io servo Toukaimaru - il potente
demone della distruzione - colui che presto dominerà sul mondo intero! Voi vi siete opposti a lui e lo avete sfidato… ora non
vi resta che pagare per questo affronto… con le vostre inutili esistenze!!”
Kaguya sfilò dai capelli un fermaglio che si trasformò, in pochi istanti, in un’enorme spada. Tenendola verticalmente di
fronte a sé, la demone iniziò a pronunciare alcune formule magiche incomprensibili.
La punta dell’arma prese velocemente a brillare e una sfera infuocata iniziò a crescere intorno ad essa, mentre quell’oscura
litania veniva ripetuta insistentemente.
Kagome, rimasta pietrificata dalla scena, si riprese appena in tempo per evitare di venir uccisa dal primo assalto di Kaguya:
seguendo l’istinto, si buttò di lato eseguendo una capriola e, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò in ginocchio,
perfettamente bilanciata e pronta a contrattaccare, dimostrando un’agilità che nemmeno lei pensava di possedere. Non perse
tempo e, dopo aver preso accuratamente la mira, scoccò una freccia che saettò contro la demone, colpendola.
Kagome si lasciò scappare un grido di felicità, quando vide la spalla di Kaguya esplodere, facendo schizzare pezzi di carne
in giro. Kaguya, nonostante tutto, non fece una grinza, iniziando poi a ridere di gusto, quando i vari brandelli cominciarono
a riunirsi sul suo corpo andando a riformare la parte offesa. Quella scena lasciò sgomenta Kagome: se le sue frecce mistiche
non erano in grado di uccidere Kaguya, lei era veramente nei guai.
“[Inuyasha…]” la ragazza si rialzò appena in tempo per evitare il nuovo attacco della demone. Kagome continuò ad agire
d’istinto, poiché la sua mente era incapace di produrre un ragionamento sensato che le fosse utile in quel momento. Aveva
paura: paura di non farcela da sola, paura di morire, paura di deludere Inuyasha, paura di non rivederlo mai più e questo la
bloccava completamente.
Lo spirito guardiano rimase in disparte ad osservare quella scena, non potendo intervenire direttamente: non ne aveva la
possibilità, anche volendo. Leggendo, tuttavia, negli occhi di Kagome la volontà di non morire e il desiderio di combattere,
decise d’un tratto di fare qualcosa che non rientrava nei suoi compiti, ma che non andava nemmeno contro le norme che gli
erano state imposte: avrebbe sfruttato una piccola incrinatura in un sistema di regole apparentemente perfetto, ma che già
aveva mostrato un difetto, nel momento in cui quella demone era riuscita a entrare in quel luogo sacro.

Inuyasha emise un ringhio quando si vide comparire davanti lo spirito: “Che vuoi ancora dannato?? Cos’è? Ti diverte tanto
vedermi preoccupato??” domandò furibondo, non reggendo più quella tensione.
“Kagome ha bisogno di te Inuyasha, ma dovrai fare esattamente quello che ti dico se vuoi salvarla.” affermò con calma lo
spirito, sperando che il mezzo demone ritrovasse il sangue freddo e seguisse le sue istruzioni alla lettera.
Inuyasha sbiancò a quelle parole: “Dimmi cosa devo fare!! Sbrigati!!” replicò, mentre Akane e Ranma restavano a guardare la
scena in disparte: avevano già rinunciato da parecchio a tentare di calmarlo e, ora, non potevano far altro che attendere
fiduciosi nelle capacità dei loro amici.
“Stai già partendo con il piede sbagliato ragazzo mio! Per esserle utile, in primo luogo, dovrai stare calmo. In secondo
luogo, dovrai mantenere sempre un contatto con questa statua. Io tornerò da Kagome e la convincerò a prendere l’Arco di Luce.
In quel preciso momento, prima che i miei poteri si dissolvano con la barriera, li userò per trasportarti da lei.”
“Ho capito…” disse semplicemente il mezzo demone, poggiando subito una mano sulla scultura.
“Vedo che tieni molto a lei, ma io devo comunque avvisarti che correrai un grave rischio: l’operazione potrebbe anche non
riuscire e tu potresti finire chissà dove nel labirinto o persino morire, risucchiato dal mondo degli spiriti!”
“Non mi importa! Preferisco morire tentando di aiutarla, piuttosto che stare qui a non far niente!” esclamò Inuyasha che vide
lo spirito smaterializzarsi immediatamente.

“Kagome, prendi l’Arco di Luce! così non puoi farcela!!” asserì lo spettro comparendole di fianco proprio mentre lei si
rialzava dopo aver evitato l’ennesimo assalto dell’avversaria.
“Ma io…”
“Fidati, Kagome!” la ragazza annuì e si diresse verso il centro della grotta, notevolmente ostacolata dai crateri e ammassi
di rocce di cui era disseminato il pavimento a causa dei colpi di Kaguya.
“Sono stanca di questo gioco! Visto che sei così brava a evitare i miei colpi, vediamo se sarai altrettanto brava ad evitare
un intero esercito!!” ruggì Kaguya, iniziando a recitare un'altra litania. A quelle misteriose parole, molte pietre
iniziarono a riunirsi in gruppi iniziando a formare corpi di forma umanoide.
Kagome impallidì capendo, improvvisamente, cosa avesse inteso la demone e tentò di accelerare il passo. Quando fu quasi
arrivata alla sua meta, dovette però fermarsi: era circondata. Kagome tese l’arco e si fece strada a forza di frecce sacre.
Giungendo all’altare, Kagome buttò a terra la sua arma, ormai inutile avendo finito le frecce e poggio la sua mano su quella
marmorea che imprigionava l’arma sacra, così come le aveva detto di fare lo spirito per di superare l’ultima prova.
Fu un attimo: la pietra si sgretolò a quel contatto e lei, senza quasi rendersene conto, si trovò ad impugnare l’Arco di
Luce. Si girò di scatto per tentare di respingere l’esercito di roccia, quando se lo trovò davanti: “Inu… Inuyasha??”
sussurrò sbigottita.
“Ora ci sono io qui, Kagome. Andrà tutto bene!” il mezzo demone, con un unico movimento fluido, estrasse Tessaiga e, fendendo
l’aria in più direzioni, spazzò completamente via quelle immonde creature con delle potenti ondate d’energia, dirigendo poi
lo sguardo verso la loro creatrice.
“Kaguya??” sussurrò esterrefatto, ma, dopo essersi ripreso da quella sorpresa, affermò: “Kaguya… io non so come tu possa
essere ancora viva… fa niente, rimedierò subito!!” l’hanyou fece per lanciarsi contro la demone, ma fu fermato dalla mano di
Kagome: “No, Inuyasha, aspetta! Sono arrivata fin qui, lasciami affrontare quest’ultima prova da sola! Ora che so di averti
vicino non ho più paura di nulla.” la ragazza gli sorrise tentando di tranquillizzarlo.
Inuyasha scosse debolmente la testa, incredulo. Guardò Kagome negli occhi e alla fine, incapace di negarle ciò che aveva
chiesto, le sussurrò: “Va bene, ho fiducia in te.” rinfoderò Tessaiga e si fece da parte, serbando, tuttavia, preoccupazione
per quello che quel gesto potesse comportare.
“Bene… bene… cosa abbiamo qui? Un mezzo demone che fa combattere una umana?! siete due folli, ma questo renderà tutto più
semplice!!” affermò Kaguya caricando una gigantesca sfera infuocata., mentre Kagome, istintivamente, tendeva per la prima
volta l’Arco di Luce, vedendo materializzarsi una freccia di pura luce nella cocca.
Le due scagliarono i rispettivi attacchi contemporaneamente che si annullarono reciprocamente provocando un grande fragore e
un bagliore intensissimo.
Kaguya, furibonda, prese a correre verso i suoi avversari e quando Kagome lanciò un altro dardo, lei scagliò con grande
violenza la sua spada mirando al petto della ragazza.
Le due armi si incrociarono senza contrastarsi direttamente, tuttavia l’aura della freccia di luce fece leggermente deviare
la spada della demone che sfrecciò a lato di Kagome, ferendola di striscio al braccio sinistro, mentre l’attacco della
ragazza andava a segno: Kaguya tentò di resistere al potere spirituale del dardo, venendone lentamente consumata, fino a
sparire.
Kagome si accasciò al suolo, stremata dalla lunga lotta, venendo subito soccorsa da Inuyasha che, prendendola in braccio, la
portò via da quel luogo.

Dunque e con questa fanno: Inuyasha & co 2 - Toukaimaru 0 (che schiappa!! L'ho sempre detto io che non vali nulla!! Ndme -
Come osi, scrittore della domenica!! NdToucchan - Per tua informazione io scrivo anche durante la settimana! Ndme -
Scrivere... parola grossa NdToucchan - Scolta, prima che ti decurto dallo stipendo ogni insulto, perchè non te ne torni sui
monti con le caprette?? Ndme - Perchè ho finito i soldi! Ryokutsusei mangia come una brigata e Bankotsu non si risparmia di
certo!! NdToucchan - Sei venuto a battere cassa??? Ndme - Già! NdToucchan - Sparisci! Ndme)

I ringraziamenti:

Elychan: Mi piace come è venuta fuori la piccola Kaggy! Si sa far rispettare la ragazza! :-) Grazie!

Lorimhar: Per uno scontro così dovevo dedicare per forza un capitolo a parte! Poi c'era il rischio di sminuire l'importanza delle prove mettendo tutto assieme. Visto... Inuyasha, non era proprio calmo, ho preferito glissare nel precedente capitolo... sarebbero fischiate le orecchie a troppe persone/spiriti :-)

Un grazie a tutti coloro che leggono soltanto.

Bene, potrebbe quasi essere ora di andare a nanna... ci vediamo con il prossimo capitolo "RITORNO AL VILLAGGIO DI MUSASHI"

Salut

Ragnarok79
 

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Capitolo 26
*** 26 -RITORNO AL VILLAGGIO DI MUSASHI- ***


INTRO

INTRO: i nostri eroi tornano al villaggio di Musashi e...

Ciao a tutti

Scusate il ritardo! Ma con una laurea di mezzo (purtroppo non era la mia) ieri non ho fatto in tempo a
postare. Rimedio adesso!
Buona lettura!!

Capitolo 26 –RITORNO AL VILLAGGIO DI MUSASHI-

Era ancora notte, quando Kagome spalancò lentamente le palpebre e si accorse di essere distesa nel suo
sacco a pelo. Si mosse leggermente all’interno di quel giaciglio, accorgendosi di una piacevole
sensazione: qualcuno le stava tenendo la mano e probabilmente lo aveva fatto durante tutto il suo sonno.
La ragazza spostò lo sguardo verso sinistra incontrando quello di Inuyasha che la osservava immobile,
disteso anche lui, ma leggermente spostato rispetto a lei: se non fosse stato per gli occhi aperti,
chiunque avrebbe pensato che anche lui stesse dormendo.
Il mezzo demone si sollevò leggermente puntellandosi sui gomiti, portandosi vicino alla ragazza: “Come
stai Kagome?” le chiese con tono gentile, carico tuttavia di preoccupazione.
“Ora sto bene Inuyasha, grazie a te.” gli rispose allargando un dolce sorriso per dimostrare tutta la
sua riconoscenza.
Inuyasha distolse lo sguardo, intristendosi di colpo: “Come fai a ringraziarmi? Io… io non ti ho… non ti
ho nemmeno protetta!” affermò con voce strozzata, amareggiato da quel pensiero.
“Inuyasha, che stai dicendo?”
“La realtà. Ti ho lasciata sola in quel labirinto e, quando finalmente potevo fare qualcosa, quando
avrei potuto proteggerti, mi sono fatto da parte!”
“Smettila Inuyasha! Smettila di torturarti senza senso. Tu non hai nulla da rimproverati! Ti ho chiesto
io di farti da parte, ricordi?? Inoltre non è vero che mi hai lasciata sola in quel labirinto. Il tuo
pensiero e la fiducia che riponevi in me, mi hanno dato la forza di superare le quattro prove: senza di
te, io non ce l’avrei mai fatta!” sussurrò lei abbracciandolo in vita.
Inuyasha si sdraiò nuovamente e strinse a sé Kagome, quasi avesse paura che potesse scivolare via e
sparire.
“Io non so quello che avrei fatto, se ti fosse successo qualcosa, Kagome…” mormorò mentre osservava la
ragazza tra le sue braccia apparentemente già addormentata, ma, in realtà, ancora sufficientemente
lucida per captare quelle parole e comprenderne il significato: forse non avevano la valenza di un “ti
amo”, ma erano comunque una testimonianza di quanto il mezzo demone tenesse a lei e questo le faceva
pensare, dopo più di un anno di incertezze, positivamente riguardo al loro rapporto.

“Mio signore…” Bankotsu si presentò davanti a Toukaimaru: il primo sembrava agitato, mentre il secondo
era chiaramente infastidito.
“Lo so Bankotsu, Kaguya ha fallito ed è stata eliminata da quella ragazzina.”
“Dunque lo sapevate già, mio signore!”
“Certo! Ricordati che sono stato io a riportarvi in vita.”
“Capisco. Quale sarà la nostra prossima mossa, mio signore??”
“Aspetteremo…” affermò glaciale Toukaimaru, sorridendo fugacemente.
“Come, mio signore??” chiese sbigottito il generale, non capendo quale strategia avesse in mente il suo
padrone: lui sperava di ottenere l’incarico di portare a termine l’opera che Kaguya aveva lasciato
incompiuta, ma quell’affermazione di Toukaimaru sottendeva una tattica ben diversa da quella che si
aspettava.
“Hai capito benissimo! Lasceremo che siano loro a venire da noi.”

“Ormai dovrebbe mancare poco, giusto Inuyasha?” Kagome gli chiese conferma della sua intuizione: erano
passati tre giorni da quando lei aveva recuperato l’Arco di Luce ed erano anche tre giorni che
continuava a pensare al suo futuro, un futuro con Inuyasha: Naraku era morto, Kikyo non c’era più e
comunque, per la prima volta dopo tanto tempo, aveva la sensazione che il mezzo demone, se anche la miko
fosse stata viva, avrebbe scelto lei - Kagome Higurashi - e non Kikyo. Iniziava concretamente a pensare
che, finita quella vicenda, sconfitto anche Toukaimaru, loro due avrebbero potuto vivere felicemente
assieme.
“Sì, prima di sera saremo al villaggio…” rispose lui mentre si guardava intorno, non badando più di
tanto alla ragazza che assunse per un attimo un atteggiamento indispettito, lasciando poi correre,
intuendo che Inuyasha avesse le sue buone ragioni per comportarsi a quel modo.
“Io non capisco ancora perché stiamo tornando indietro? Non potevamo andare direttamente a cercare
questo maledetto demone??” domandò perplesso Ranma
“Sarebbe stato del tutto inutile. Non abbiamo nemmeno una vaga idea di dove si trovi! Prima di partire,
Myoga mi ha promesso che sarebbe andato a cercare informazioni al riguardo. Torniamo al villaggio per
sapere se ha scoperto qualcosa.” affermò l’hanyou distrattamente, mentre continuava a guardarsi attorno.
Giunti a destinazione, furono accolti dai loro amici con grande gioia. Sango diede alle due ragazze a
mala pena il tempo di salutare tutti gli altri, tirandole poi da parte, per farsi raccontare tutto
quello che era successo durante il viaggio, lasciando nelle mani di Miroku e Kaede, i due ragazzi, con
somma disperazione di Ranma, che già immaginava di dover evitare continui tentativi di docce fredde e di
palpeggiamenti da parte del monaco.

Il gruppo si era riunito nuovamente per cena nella capanna di Kaede e a loro, si era aggiunto Myoga,
appena tornato da un lungo tour investigativo.
“Dunque hai scoperto dove si rintana quel maledetto!!” sbottò Inuyasha riassumendo il lungo e noioso
racconto del demone pulce.
“Esattamente! Notizie quasi certe indicano che il suo nascondiglio sia su una delle vette del monte
Hotaka…”
Akane, Kagome e Ranma, nel sentire nominare quella montagna si guardarono preoccupati, attirando subito
l’attenzione del mezzo demone: “Che avete voi tre adesso??”
“Vedi Inuyasha…” cominciò Kagome, incerta su come spiegare la situazione: “Il fatto è che quella
montagna, nella nostra epoca, è tristemente nota: ogni anno, durante le scalate avvengono molti
incidenti, spesso mortali. Per farla breve non è certo un bel posto su cui avventurarsi!”
“Capisco, quel bastardo si è scelto bene il posto dove rifugiarsi!” commentò infastidito Inuyasha.
Il silenzio calò nella capanna dopo l’affermazione dell’hanyou e nemmeno durante la cena nessuno proferì
parola sull’argomento.
Erano ancora seduti nella casetta, avevano finito di mangiare da un po’, ma ancora nessuno parlava,
nonostante nella mente di quasi tutti fosse chiara una domanda.
“Quando partiamo?” fu Akane, finalmente, ad avere il coraggio di dare voce a quel pensiero comune.
Ancora silenzio, almeno finché Inuyasha, che fino a prima era rimasto con lo sguardo assente rivolto
verso la piccola finestra, non disse la sua: “Non c’è fretta. Voi tre, piuttosto, sarebbe il caso che
tornaste per un po’ dall’altra parte…”
Kagome lo guardò esterrefatta al pari degli altri: mai era successo che fosse lui a proporle di tornare
nella sua epoca: normalmente, solo a sentir parlare di quell’argomento, il mezzo demone scatenava un
putiferio e si potevano contare sulle dita di una mano le occasioni in cui, invece, aveva accettato quel
tipo di richiesta senza far troppe storie.
“Inuyasha, stai bene?” si azzardò a dire Miroku, sentendosi come incenerito dall’occhiata assassina
dell’hanyou.
“Hanno delle persone che li aspettano dall’altra parte! È giusto che prima di affrontare un viaggio come
quello che ci attende, passino un po’ di tempo con le loro famiglie!!” dichiarò stizzito Inuyasha,
mentre usciva dalla capanna.
Kagome, incredula, fece per corrergli dietro, ma la voce di Myoga la trattenne: “Non andare Kagome! Sta
andando in un posto dove vuole essere lasciato da solo”
“Che intendi dire?”
“Il signorino Inuyasha si sta sicuramente recando a far visita alla tomba di sua madre. Probabilmente
vorrà poi far visita anche a quella del padre, per questo vuole restare solo: queste visite sono per lui
sono sempre motivo di dolore.”
“Inuyasha…” sussurrò la ragazza, mentre pensava a quanto fosse fortunata: lei aveva una famiglia da cui
tornare, Inuyasha invece aveva solo delle tombe a cui fare visita.
“Beh, a questo punto io e Akane torniamo a casa.” disse Ranma, rivolgendosi poi direttamente a Kagome:
“Chiederesti a Inuyasha, quando lo vedi, quanto tempo possiamo rimanere?” la ragazza annuì, allargando
un timido sorriso di ringraziamento: aveva capito che quello era un plateale invito ad andare da
Inuyasha.

Il vecchio Myoga aveva, almeno in parte, sbagliato: Inuyasha era sì intenzionato a fare visita ai suoi
defunti genitori, ma non subito. Aveva tempo e ne voleva dare a Kagome e agli altri, tempo che lui
voleva impiegare per pensare a ciò che ne sarebbe stato di lui, una volta finita tutta questa faccenda e
per questo si era ritirato, come al solito, su uno dei rami di Goshinboku.
Attratto da un rumore proveniente dal basso, Inuyasha abbassò lo sguardo, vedendola: “Kagome?”
Lei, per tutta risposta annui sorridendogli lievemente, trovandoselo davanti pochi istanti dopo.
“Kagome, che fai ancora qui? pensavo fossi già tornata a casa.”
“Ranma mi ha pregato di chiederti entro quando dobbiamo tornare…”
“Abbiamo tempo Kagome: sono sicuro che Toukaimaru non farà altre mosse. Godetevi un po’ di tranquillità:
una settimana… due. Tornate quando ve la sentite. Io vi aspetterò qui.” le disse abbozzando un sorriso e
accarezzandole poi una guancia. “Ora vai, sono sicuro che la tua famiglia sarà felice di rivederti!”
“Io però… io, in realtà, ero venuta a chiederti un’altra cosa… beh… ecco…” non riuscì però a terminare
il suo discorso che, come se le avesse letto il pensiero, il mezzo demone le rispose: “No Kagome… se
volevi chiedermi di venire con te, la risposta è no.”
Kagome era rimasta sconcertata: come aveva fatto a capire cosa gli voleva chiedere?
“Perché no Inuyasha? La mamma sarebbe felice di averti come ospite, per non parlare di Sota e del nonno…
e anche io…” affermò lei, delusa dalla sua risposta, trovandosi improvvisamente stretta dal mezzo
demone in un energico abbraccio.
“Perché non è giusto. A causa della ricerca dei frammenti della sfera, per più di un anno, io ti ho
spesso tenuto lontano dalla tua famiglia. Se ora venissi con te, sarebbe un po’ come se continuassi a
tenerti lontana da loro.” e dopo aver sciolto l’abbraccio, le sussurrò: “Ora andiamo, ti accompagno al
pozzo!”

Kagome era lì, seduta sul bordo del pozzo, ormai pronta a saltarci dentro e tornare alla sua epoca.
Inuyasha la osservava immobile. A separarli solo pochi passi: una piccola distanza che lui sapeva di non
dover annullare per nessun motivo.
Lei si girò a guardarlo un’altra volta, come per chiedergli se ci avesse ripensato e poi si lasciò
cadere nel pozzo.
Il mezzo demone non resistette oltre e con uno scatto fulmineo, si lanciò verso la struttura bloccandosi
contro la parapetto, guardando la figura della ragazza svanire nell’oscurità: “Mi mancherai, Kagome.”
sussurrò, rimanendo bloccato in quella posizione per diversi minuti, fino a quando un odore familiare
non giunse alle sue narici. Si voltò con calma ad osservare il fratello, fermo al limitare della
boscaglia: “Sesshomaru…”
“Vogliamo andare, fratello? Credo che nostro padre sarà felice, se entrambi i suoi figli gli faranno
visita.”
“Lo penso anche io.” Inuyasha sorrise lievemente e si avvicinò a Sesshomaru, per poi, insieme, dirigersi
verso il luogo in cui riposava il loro amato padre.

Due settimane: tanto era il tempo che avevano concordato di passare con le loro famiglie i tre ragazzi,
anche perché Akane e Ranma dovevano prestare molta più attenzione alle assenze, nonostante la valida
copertura fornita dal Dr. Tofu, di quanto non facesse Kagome, le cui assenze ormai non destavano più
alcun sospetto, visto che anche al liceo l’avevano inquadrata come una persona assai cagionevole di
salute.
La ragazza si era ripromessa di non pensare, durante quella permanenza a casa, a quello che aveva
lasciato dall’altra parte del pozzo ma, lo stare lontano da quei luoghi, seppur inizialmente piacevole e
rilassante, aveva presto assunto i contorni di una crudele punizione: non faceva altro che pensare a
Shippo, Sango, Miroku e Kaede, ma soprattutto non riusciva a non pensare ad Inuyasha. Il mezzo demone le
mancava da morire, tanto che, dopo aver passato nemmeno una settimana a casa, Kagome riempì lo zaino e,
avvertiti Akane e Ranma della sua partenza anticipata, si affrettò a tornare nell’epoca Sengoku.

Dall’altra parte del pozzo, durante quella settimana, la vita del gruppetto rimasto trascorse abbastanza
serenamente, con l’unica eccezione di Inuyasha, che passava le giornate ad allenarsi con Sesshomaru o,
in alternativa, se ne stava appollaiato su Goshinboku a pensare, chiaramente crucciato da qualche
pensiero: la visita alle tombe dei genitori lo aveva intristito parecchio e l’assenza di Kagome, non lo
aiutava certo a ritrovare un umore accettabile. Quando tuttavia si ritrovò davanti qualcuno che non si
aspettava di rivedere così presto, tutte le sue preoccupazioni svanirono come neve al sole: “Ka…
Kagome?!?!” esclamò il mezzo demone alzando lo sguardo, incrociandolo con quello della ragazza che lo
fissava con aria interrogativa. Stranamente quel pomeriggio, l’hanyou aveva deciso di non inerpicarsi
sull’albero sacro, ma di sedere ai suoi piedi, come faceva sempre nei, purtroppo, rari momenti in cui si
trovava da solo con lei.
“Ciao Inuyasha! È successo qualcosa?? Hai una faccia!!” esclamò lei avvicinandosi per poi accucciarsi
davanti a lui.
Inuyasha in quel momento non si trattenne e con un guizzo l’afferrò, tirandola a sé, sussurrandole: “Mi
sei mancata, Kagome.”
Kagome si ritrovò, senza nemmeno accorgersene, tra le braccia dell’hanyou, sperimentando una piacevole
sensazione di tepore di protezione che quell’abbraccio le infondeva.
“Anche tu mi sei mancato…” lei sorrise e lo abbracciò a sua volta.

Capitolo tranquillo tranquillo per dare un po' di relax a sti poveri ragazzi! Non trovate??

Passiamo ai ringraziamenti:

Ca_chan: Diffida di sto qui (Toucchan). Secondo me è poco affidabile in fatto di soldi, ma se vuoi rischiare... io ti ho avvertita (lettrice avvisata... mezza salvata :-) Ndme - Oh, ma tu come ti permetti! Infangare così la mia reputazione di demone di alto liniaggio NdToucchan - Vogliamo parlare delle montagne di fatture che mi spedisci ogni mese?? Ndme - Argomento di riserva?? NdToucchan). Decisamente Kagome ha tirato fuori il meglio di sé anche in combattimento... (Dolce e con carattere! Inu, ma cosa vuoi di più Ndtutti - Un luc.. mnnmmnm!! Ndinu - Taci, non si può fare pubblicità!! Ndme - Inuyasha!!! Tu prefersci l'alcool a me?? Vai A CUCCIAAAA!!!! NdKaggy - NOOOOO!! Ndme&Inu (Sbam!!!) - Grrrr... Kagome... questa me la paghi... e tu alzati!! Ndme)

Un grazie a chi ha semplicemente letto.

Bene, a questo punto vi saluto annunciandovi il prossimo capitolo: "SCALANDO L’HOTAKA"

Salut

Ragnarok79




 

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Capitolo 27
*** 27 -SCALANDO L’HOTAKA- ***


INTRO

INTRO: Comincia il lungo e duro viaggio verso la vetta dell'Hotaka.

Ciao a tutti

Eccoci qui col 27esimo capitolo! Ormai questa fic è come un treno in corsa verso il capolinea! Presto ne
vedrete di tutti i colori!
Per il momento Buona lettura!!


Capitolo 27 -SCALANDO L’HOTAKA-

Bankotsu, Ryuura e Menomaru si presentarono nella sala del trono, chiamati da Toukaimaru per dare loro
degli ordini.
“Mio signore!” esclamarono contemporaneamente inchinandosi davanti al loro padrone.
“Voglio che voi tre partiate immediatamente! Dovete reclutare i vostri rispettivi eserciti e fare
ritorno qui il prima possibile”
“Come desiderate!” affermò Menomaru, alzando lo sguardo verso il demone della distruzione per poi
riabbassarlo immediatamente, timoroso.
“Ognuno di voi prenda una direzione differente: farete prima. Esigo che nessuno si avvicini alla zona
del villaggio in cui si sono fermati i nostri futuri ospiti. Non voglio per nessun motivo uno scontro
tra loro e voi! Ora andate. Dovrete essere di ritorno prima che loro si mettano in viaggio per venire
qui.”
I generali annuirono semplicemente,uscirono dalla grande sala e, dopo essersi messi d’accordo sulle
rispettive destinazioni, abbandonarono la fortezza.

Akane e Ranma si fecero vivi circa una settimana dopo Kagome, premurandosi di portare tutto il
necessario per il prossimo viaggio: zaini da montagna, scarponi, vestiti caldi, sacco a pelo per
temperature rigide, corde e due igloo che si erano fatti prestare da un amico. Proprio quest’ultimi
oggetti avevano sorpreso il resto del gruppo che, invece, aveva già preso confidenza con il resto
dell’attrezzatura, poiché anche Kagome si era presentata con quelle stesse strani oggetti per lei e
qualcuna anche per Inuyasha.

“Mio signore!” esclamò Bankotsu entrando nella sala del trono e inchinandosi davanti a Toukaimaru
“A che punto siamo Bankotsu?”
“Tutto fatto come da lei richiesto! Ora, trenta legioni sono sparse lungo tutto il percorso che si
inerpica sulla montagna, nei punti strategici. Non ce la faranno mai ad arrivare fino qui!”
“Ottimo! Segui da lontano la loro ascesa, ma non voglio che tu intervenga! Non voglio correre il rischio
di perdere un altro dei miei preziosi generali. Sei autorizzato ad intervenire solo se uno dei tre umani
venisse ucciso…”
“Ho capito!” affermò Bankotsu che, dopo una breve pausa, tornò a rivolgersi al demone: “Scusate
l’insolenza, mio signore, ma ho come l’impressione che voi pensiate possibile che giungano fino a qui!”
“Non sbagli Bankotsu. Li ho sottovalutati quando ho mandato Kaguya contro di loro! Non ripeterò lo
stesso errore: se le legioni saranno sufficienti, bene… altrimenti i miei tre generali saranno qui ad
aspettarli!” il guerriero annuì a quelle parole, mentre la speranza che quella possibilità si
realizzasse faceva capolino nella sua mente: non aspettava altro.

Cinque giorni di marcia a tappe forzate portarono il quartetto nella zona del monte Hotaka. Durante
l’ultimo giorno di cammino avevano trovato sulla loro strada solo distruzione: nemmeno un villaggio si
era salvato da quella che sembrava l’incursione di un intero esercito demoniaco.
“Ormai non vale la pena continuare oltre: anche se proseguissimo, non troveremo null’altro che rovine”
affermò sconsolato Ranma.
“Da queste parti c’è un fiume. meglio dirigerci da quella parte e fermarci nei suoi pressi.” lo
contraddisse Inuyasha, indicando la direzione. Nessuno obbiettò e quindi mossero verso il corso d'acqua.
Akane, Kagome e Ranma si sistemarono alla base di un albero per dormire, mentre Inuyasha ci salì sopra,
accucciandosi su un ramo. Tutti i suoi sensi erano all’erta, concentrati nel captare qualunque cosa
proveniente da quel monte. Inuyasha non si sentiva tranquillo e ne aveva pienamente motivo.
“Perché sei così preoccupato?” il mezzo demone abbassò lo sguardo notando che Ranma era sveglio e lo
fissava.
“Li sento Ranma, percepisco chiaramente la loro presenza…”
“Demoni?”
“Sì e sono almeno cinque, o forse sei volte tanto quelli che abbiamo affrontato sull’Asama.
Fortunatamente non sono tutti concentrati: sono sparsi per tutta la montagna.” affermò Inuyasha,
fissando preoccupato Kagome, ancora addormentata, rannicchiata nel suo sacco a pelo.
“Sei preoccupato per lei, vero?” intuì Ranma, notando lo sguardo dell’hanyou.
“Anche se so che se la caverà benissimo… e contro Kaguya me ne ha dato ulteriore prova… non riesco a
sopportare l’idea che viva costantemente in mezzo al pericolo.”
“Vedrai che non sarà sempre così, magari, una volta fatto fuori questo demone, potranno cambiare tante
cose.”
“Sì, cambieranno un sacco di cose!” sussurrò con una vena di allegria nella voce, mentre ripensava alla
sua idea di dichiararsi alla ragazza, una volta conclusa quella vicenda.
“La smettete voi due?! Voglio dormire!!” sbottò Akane inviperita, rigirandosi nel sacco a pelo, facendo
sorridere i due ragazzi che, successivamente, si salutarono e tornarono, l’uno a riposare e l’altro a
fare la guardia.

Ripresero a seguire la strada, come gli era stato indicato nell’ultimo villaggio in cui si erano
fermati, ormai due giorni prima, giungendo dopo qualche ora di cammino praticamente ai piedi della
montagna che, ai loro occhi, si innalzava maestosa, spesso con pareti a strapiombo: ora capivano il
perché di quella triste fama. Ormai però erano lì e dovevano andare avanti. Proseguirono, attraversando
la stretta valle che li separava dall’attacco del sentiero che si inerpicava su quel monte maledetto.
Quella valle che Ranma aveva mentalmente ribattezzato, osservandone le caratteristiche, come una
“perfetta trappola per topi”: era assai lunga, con i fianchi ripidissimi che si innalzavano per decine
di metri rispetto al fondo, largo quanto bastava per far passare quella viuzza e il fiumiciattolo che le
scorreva in fianco.
“Andiamo…” esclamò Inuyasha, lanciando poi un’occhiata a Ranma che poteva avere un solo significato:
guai in vista. Infatti, non appena si furono addentrati sufficientemente, si ritrovarono, in pochi
istanti, la strada sbarrata da un massiccio schieramento di almeno un migliaio di demoni, sia davanti,
ad impedirgli di avanzare, sia dietro, per bloccagli la fuga.
Inaspettatamente, quel campo di battaglia, sulla carta sfavorevole ai quattro, si rivelò invece molto
vantaggioso, poiché la ristrettezza degli spazi impediva di fatto ai demoni di circondare i ragazzi
vanificando il vantaggio numerico del piccolo esercito che si trovava addirittura nell’incapacità di
evitare i Kongousouha di Inuyasha, le frecce sacre di Kagome e gli attacchi energetici di Akane e Ranma
venendo così annientato in breve tempo.

Scalare quel monte si stava rivelando un’impresa ben più ardua di quanto non avrebbero mai potuto
prevedere: il ripido sentiero dal fondo parecchio sconnesso e largo non più di un metro era spesso
intercalato da buchi causati, molto probabilmente, da frane o da vere e proprie discontinuità del
tracciato che riprendeva dall’altra parte di qualche strapiombo, parecchi metri più in alto. Ad
aggravare quella situazione, già disastrosa, ecco torme di demoni che, appostate proprio nei pressi dei
passaggi più delicati, rendevano ai quattro la vita piuttosto dura, tanto che, a fine giornata, il
gruppetto era riuscito a compiere meno di un terzo del percorso.

Dall’ultimo scontro erano passate almeno due ore, durante le quali non avevano più trovato un posto
adatto a fermarsi per la notte e così, mentre il sole stava già tramontando, si erano trovati a dover
affrettare il passo. Inuyasha, per quanto affaticato dai numerosi combattimenti, aveva preso in braccio
Kagome, ormai incapace di reggere quell’andatura, mentre Akane pressoché sfinita veniva trainata da
Ranma che le teneva la mano. Finalmente trovarono un punto in cui il sentiero si allargava: sicuramente
un luogo adatto per fermarsi la notte, sicuramente perfetto, se non fosse stato infestato dall’ennesima
legione di demoni.
“Demoni??? Basta!! Non ne posso più!!”sbottò esasperato Ranma, spostando la mano sull’elsa della spada.
“Me ne occupo io Ranma! Voi tre siete stanchi. Tu pensa a difenderle!” affermò Inuyasha dopo aver
lasciato Kagome e gli zaini affianco al ragazzo.
“Ma…” non ebbe il tempo di finire la frase che il mezzo demone si era già lanciato all’attacco. “[Anche
tu sei stanco…]” concluse mentalmente Ranma, sguainando la katana, per essere pronto ad ogni evenienza.
L’hanyou, pur di terminare in fretta quella lotta, non risparmiò le energie, sfruttando i suoi colpi più
potenti. In breve tempo quel piccolo spiazzo fu ricoperto di resti degli youkai che aveva affrontato.
Inuyasha rinfoderò Tessaiga e iniziò faticosamente a sbarazzarsi di quei corpi lanciandoli nel vuoto.
I quattro ragazzi si sistemarono alla meglio. Consumarono una veloce cena grazie al fornello da campo
portato da Ranma, non avendo nemmeno la possibilità di accendere un fuoco, poiché la zona intorno a loro
era completamente brulla e infine si prepararono per la notte.
“Vai a dormire Ranma, resto io di guardia” gli disse Inuyasha sedendosi, poggiando la schiena contro il
costone di roccia.
“Inuyasha, quanto pensi di resistere?? Sono giorni che non dormi e hai combattuto più di noi! Per quanto
tu possa essere un mezzo demone, così finirai per crollare!” rispose Ranma a bassa voce imitandolo.
“Quanto sarà necessario, voi avete necessità di dormire. A me, in fin dei conti, basta qualche ora di
tranquillità per essere in forma…” e aggiunse “Quando dovessi essere stanco te lo dirò. Ora vai a
dormire.” mentì: già in quel momento avvertiva la stanchezza, ma doveva, voleva tenere duro, altrimenti
a cosa sarebbe valso l’essere un mezzo demone, avere forza e resistenza demoniache se non si faceva
carico degli compiti più pesanti e rischiosi, sgravando i suoi amici da quelle incombenze.
Ranma lo lasciò solo, avendo ormai ben inteso che l’hanyou, quando si metteva una cosa in testa, era
irremovibile dalle sue posizioni e così, Inuyasha rimase in solitudine, preda dei suoi pensieri,
ritrovandosi totalmente spiazzato quando Kagome, sedutasi al suo fianco, si appoggiò alla sua spalla
coprendosi con una grossa coperta.
“Tu che ci fai qui? Dovresti essere a letto?!?” Inuyasha la guardò stupito, incapace di capire se fosse
più arrabbiato o più felice per la presenza della ragazza.
“Non vedi? mi sto mettendo a dormire giusto adesso!” rispose concludendo con un bel sorriso.
“Tu sei matta! Ti congelerai a star qui fuori!!” decisamente adesso era più arrabbiato che felice.
“Voglio solo stare un po’ con te… in tranquillità.” sussurrò chiudendo le palpebre, cercando di
accoccolarsi meglio contro l’hanyou che, dopo l’iniziale sorpresa per quella risposta, l’abbracciò
delicatamente, stando attento a non farla scoprire. Dopo tutto non c’era nulla di male nel farla restare
un po’ lì. L’avrebbe portata più tardi in quella strana casetta di stoffa così da non farle prendere
freddo.

Il nuovo giorno non ebbe nulla da invidiare a quello passato, riguardo alle difficoltà che i quattro
dovettero affrontare: ancora ripide salite, passaggi pericolosi, ma soprattutto ancora molti youkai ad
aspettarli, tanto che prima del tramonto, Inuyasha dovette farsi nuovamente carico dell’eliminazione di
un gruppo di demoni che presidiava l’unico spazio utile per fermarsi la notte, poiché gli altri erano
parecchio affaticati.

“Che guardi Akane?” le chiese Ranma affiancandola, osservando il panorama reso unico dagli ultimi
bagliori rossastri del sole morente.
“Niente di particolare. È che, in questa epoca, è tutto così magico! Non ricordo di aver mai visto un
tramonto così nel nostro tempo.” rispose la ragazza poggiando la testa contro la spalla di lui.
“Lo credo anche io…”
“Per quanto pensi continuerà questa battaglia?” chiese lei con un velo di tristezza nella voce.
“Non credo ancora molto. Oggi abbiamo fatto molta strada nonostante tutto e credo che Inuyasha vorrà
fermarsi subito prima della vetta domani, così da essere riposati e poter combattere la battaglia
decisiva di giorno. Due giorni e, se tutto va bene, quest’incubo finirà!”
“Speriamo bene…” fu il commento conclusivo di Akane, che tornò poi ad ammirare silenziosamente il
paesaggio con il fidanzato.

Solo i bagliori lunari lambivano l’oscurità della notte e Inuyasha, attratto da quella luce fioca,
osservava l’astro notturno, stringendo dolcemente Kagome, piacevolmente addormentata. Anche quella notte
il mezzo demone si era fatto carico del turno di guardia e come la sera precedente, la ragazza gli aveva
fatto compagnia fino ad addormentarsi.
Inuyasha spostò lo sguardo su Kagome. Vederla così bella, tra le sue braccia, non faceva altro che
accrescere il desiderio di confessarle tutto, di dirle quanto l’amava, ma si trattenne: si era
ripromesso di compiere quel passo solo a vicenda conclusa e solo allora lo avrebbe fatto.
“[Ancora due giorni… e tutto cambierà, Kagome…]” si ritrovò a pensare, conscio tuttavia che le sue
probabilità di sopravvivere allo scontro con Toukaimaru erano assai ridotte rispetto a quelle degli
altri, a causa degli effetti collaterali del suo colpo più potente.
Con questi pensieri ad affollargli la mente, Inuyasha serrò le palpebre, affidandosi agli altri affinati
sensi per individuare eventuali pericoli.


Bene, bene: cominciamo a ringraziare!

Lorimhar: Sapevo che l'arco di Luce avrebbe fatto un figurone: piace tanto anche a me!! :-) Lo scontro spero sia stato epico... sono 26 Capitoli che cerco di fare una fic epica... ci sarò riuscito?? Mmm... forse bisognerà aspettare qualche capitolo ancora per stabilirlo, quando avrò giocato tutte le mie carte migliori.

Yami: Sono felice che tu la ritenga una bella fic! Quanto a Kagome, può sembrare una dalla "lacrimuccia" facile, ma alla fine, se non ricordo male, piange principalmente quando le condizioni di Inuyasha risultano critiche. (dopotutto lo ama, un pianto glielo si può anche concedere, no?) Per ampliare il concetto potrei dire semplicemente che ho tentato di descrivere Kagome come una ragazza che esprime intensamente le sue emozioni (l'esatto contrario di quello che si potrebbe dire di Kikyo, ad esempio). Così come è sempre pronta a sorridere ed esternare la sua gioia, le riesce difficile reprimere angoscia e paure che sfociano nel pianto. Francamente, comunque, io non ci trovo nulla di male nel versare qualche lacrima. Spero di averti chiarito le mie idee in proposito. In ogni caso grazie ancora per il commento!   

Un grazie poi a chi legge soltanto!

Ok, all'alba delle 2.00 vi saluto e vi aspetto tutte/i col prossimo capitolo "ASSALTO ALLA FORTEZZA
DELLA DISTRUZIONE"

Ciaoooooo!!

Ragnarok79
 

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Capitolo 28
*** 28 -ASSALTO ALLA FORTEZZA DELLA DISTRUZIONE- ***


INTRO

INTRO: La meta è ormai in vista. Ma le difficoltà sono ben lungi dall'essere terminate.

Ciao a tutti e BUON NATALE (spero non sia troppo tardi per augurarlo!)
Siamo arrivati all'ultima pubblicazione dell'anno e spero che lasci il segno. (soprattutto un pezzo che
a me piace molto!) Col nuovo anno e il prossimo capitolo si arriverà ad un punto di svolta: arriveremo
drammaticamente vicini alla battaglia finale... ma non dico altro... anzi ho detto già troppo!!

Buona lettura

Capitolo 28 -ASSALTO ALLA FORTEZZA DELLA DISTRUZIONE-

“Siamo vicini ormai…” sussurrò Inuyasha, dando involontariamente voce al pensiero appena partorito,
mentre il suo sguardo era fisso sul minuscolo fuoco che gli stava davanti: avevano trovato un po’ di
legna per accenderne uno e così, dopo due notti passate in un’oscurità mitigata soltanto dai bagliori
lunari, potevano concedersi finalmente la compagnia di quel calore e di quella luce che solo le fiamme
sapevano offrire.
“Sei sicuro di farcela Inuyasha? Ranma era disposto a darti il cambio.” gli chiese Kagome sedendosi
affianco a lui con la solita coperta in mano, appoggiandosi alla sua spalla.
“Inuyasha?” lo richiamò lei, rendendosi conto di non avere l’attenzione del mezzo demone.
“Si Kagome. Non devi preoccuparti…” mormorò, mascherando la tristezza: stava mentendo anche a lei e
questo lo faceva sentire terribilmente in colpa, anche se sapeva di farlo per una giusta causa.
“Akane e Ranma sono andati a dormire?” chiese a sua volta, senza mai voltarsi verso la ragazza,
mantenendo lo sguardo fisso davanti a lui.
“Si…” rispose semplicemente lei, muovendosi leggermente contro l’hanyou, tentando di ritrovare la
posizione in cui si era abbandonata le sere precedenti. Inuyasha, intuendolo, si girò leggermente verso
di lei accogliendola contro il suo petto, osservandola poi accoccolarsi meglio nel suo abbraccio.
Quella nottata sembrava destinata a seguire il corso delle due precedenti, ma un improvviso attacco da
parte di un gruppo di demoni vanificò quella possibilità.

Rendendosi conto della situazione, Inuyasha scosse leggermente Kagome per farla svegliare e, appena
questa aprì gli occhi, le disse: “Demoni! Sbrigati a svegliare Akane e Ranma.” tagliò corto. Non fece
però in tempo a separarsi dalla ragazza che il suo udito captò il sibilare di una lancia che a folle
velocità si dirigeva proprio contro di loro. Inuyasha si piegò su Kagome per proteggerla, rendendosi
conto di non essere in grado di spostarsi da quella posizione, garantendo contemporaneamente
l’incolumità dell’amata.
Il mezzo demone si fece sfuggire un urlo strozzato quando l’arma affilata penetrò nella sua spalla,
ottenendo tuttavia l’effetto di destare Akane e Ranma che, ancora frastornati per essersi svegliati di
soprassalto, si trovarono in tenda, pochi istanti dopo, una Kagome preoccupatissima che tentava di
spiegare loro la situazione: Inuyasha si era strappato la lancia dalla spalla e dopo averle intimato di
svegliare i due fidanzati, si era gettato contro i demoni con Tessaiga alla mano.
Il ragazzo con il codino, compreso lo stato delle cose, scattò fuori dalla tenda brandendo la sua spada,
per poi scagliarsi subito contro gli youkai, aiutando l’amico che versava già in gravi condizioni,
poiché la ferita alla spalla non gli dava tregua.
Al termine della battaglia tutti i demoni erano stati eliminati, ma tra i corpi esanimi dei nemici,
giaceva anche quello dell’hanyou che, svenuto a causa dello sforzo e delle numerose ferite riportate, fu
prontamente soccorso dai tre compagni.

“[Dove sono?]” pensò Inuyasha aprendo leggermente le palpebre, senza nemmeno tentare di muoversi: non ce
l’avrebbe mai fatta, visto che gli doleva praticamente tutto il corpo, ma, d’altro canto, pensò che
questo significava che fosse ancora vivo.
Improvvisamente sentì una mano accarezzargli la fronte per poi scendere lungo la guancia.
Impossibilitato a fare alcun ché, Inuyasha rimase immobile, assaporando tutta la dolcezza di quel
semplice gesto.
“Ti sei svegliato finalmente…” affermò una voce a lui molto familiare.
“Kagome…” l’hanyou la osservò sorridere con una dolcezza disarmante.
“Come ti senti stamattina?” gli chiese, accarezzandolo vicino alle orecchie
“Abbastanza bene… mattina?? Ma quanto ho dormito?”
“Da quando sei svenuto, alla fine della battaglia, fino ad adesso…” affermò lei, malcelando la sua
preoccupazione, lasciando poco all’immaginazione del mezzo demone di quale potesse essere lo stato
d’animo della ragazza durante tutte quelle ore.
“Scusami…” sussurrò assumendo un espressione contrita, lasciando Kagome stupefatta:
“Scusarti per cosa?”
“Non volevo farti preoccupare…”
“L’importante è che tu stia bene…” sussurralo rassicurò, stampandogli un bacio sulla fronte “Ora riposa!
Ranma ha deciso di rimanere qui fino a domani.”
“Va bene…” il ragazzo chiuse gli occhi cercando di rilassarsi, ma li riaprì immediatamente, stupito:
Kagome si era stesa al suo fianco e si stava muovendo lentamente alla ricerca di una posizione comoda,
che le permettesse di abbracciarlo. Inuyasha sorrise e, senza dire nulla, le cinse con un braccio le
spalle, tornando poi a riposare, felice per quella vicinanza.

“Stanno dormendo come due angioletti!” affermò Akane sedendosi su una pietra.
“Bene. Inuyasha ne aveva un gran bisogno e a Kagome non farà di sicuro male un po’ di riposo…” commentò
fissando lo sguardo sulla fidanzata, aggiungendo “E non farebbe male nemmeno a te”
“Non ci provare nemmeno Ranma…” lo ammonì la ragazza fulminandolo con lo sguardo.
“Va bene, va bene! Fai quello che vuoi…” si affrettò a rettificare Ranma per evitare di scatenare la
furia di lei. “Del resto non posso mica costringerti!” la ragazza tornò a sorridere: era buffo vedere un
tipo indomabile e testardo come Ranma, contro il quale nessuno riusciva mai a spuntarla, piegarsi con
tanta facilità, solo perché era lei ad opporglisi.
Mentre lo guardava fissare il vuoto con un espressione assente, Akane non poté che ripensare a quanto
tempo aveva passato accanto a quello strano ragazzo: le sembrava che fossero passati secoli dalla prima
volta che lo vide uscire dal bagno di casa sua come maschio e dallo schiaffone che gli rifilò per il
solo fatto che fosse un uomo. “[Un inizio niente male per un fidanzamento…]” pensò sorridendo divertita
a quel pensiero. Ranma le aveva rivoluzionato la vita, non solo per le continue, strampalate avventure
che viveva standogli accanto, ma perché, nonostante gli atteggiamenti non molto gentili che le erano
riservati in presenza di amici e parenti, il ragazzo, nel momento del bisogno, era sempre lì, pronto ad
aiutarla o proteggerla: quelle attenzioni le risultavano sempre inaspettate e capaci di scuoterla nel
profondo. Ormai lei viveva per assaporare quei momenti in cui riscopriva ogni volta quel lato dolce di
Ranma che la faceva impazzire: non sarebbe riuscita a vivere un minuto senza di lui.
“Ranma…”
“Uhmm…” il ragazzo si voltò incrociando lo sguardo di lei.
“Promettimi che non mi lascerai mai sola…” disse tutto d’un fiato, distogliendo lo sguardo da quello di
Ranma.
“Vieni qui Akane…” la chiamò dolcemente tendendo la mano nella sua direzione. Akane si soffermò un
attimo ad osservare il gesto del fidanzato e poi, timidamente si mosse verso di lui.
Ranma, afferrandola dolcemente per un braccio, l’attirò a sé facendola sedere sulle sue ginocchia, per
poi abbracciarla.
“Io non ti lascerò mai sola, Akane” le sussurrò amorevolmente all’orecchio.

Inuyasha si svegliò prima dell’alba e stordito dal lungo sonno, aprì lentamente gli occhi. Era in una di
quelle strane capanne di stoffa, sdraiato in un caldo futon da viaggio di Kagome, come li chiamava lui.
“[Kagome!]” quel pensiero gli aveva riportato alla mente la figura della ragazza e quello che era
successo la notte prima.
Voltò la testa prima a sinistra e poi a destra, tranquillizzandosi nel vederla piacevolmente
addormentata vicino a lui.
Prestando la massima attenzione a non fare rumore, Inuyasha si liberò dall’abbraccio di Kagome e uscì
dall’igloo, trovando Ranma semi addormentato con Akane tra le braccia, entrambi avvolti in una pesante
coperta per ripararsi dal freddo.
Come se avesse avvertito di essere osservato, Ranma si ridestò seguito, dopo qualche minuto, dalla
fidanzata.
I quattro, dopo una rapida colazione, raccolsero tutto l’equipaggiamento e si incamminarono verso la
loro meta, ormai vicinissima

Quando la fortezza di Toukaimaru comparve in lontananza un moto di stupore e incredulità si impadronì
per qualche istante dei ragazzi, rimasti affascinati e intimoriti dall’imponenza di quel complesso che,
probabilmente, nemmeno nell’epoca moderna sarebbe stato possibile erigere in un luogo come quello.
Una muraglia, apparentemente di ossidiana per colore e riflessi, si ergeva a sbarrare l’accesso al
santuario della distruzione, circondando l’intera, enorme struttura. Non sembrava nemmeno costruita, ma
pareva piuttosto che fosse stata innalzata forgiando direttamente la roccia originale, poiché nemmeno ad
un attento esame si sarebbero rilevati segni di giunzione, quasi fosse un unico immenso monoblocco.
L’accesso alla fortezza era consentito tramite un varco sormontato da un arco, presidiato da due porte
metalliche, sicuramente di grande spessore, sulle cui superfici, le nervature di rinforzo si
intrecciavano creando complicati motivi geometrici.
Dietro le mura si potevano osservare le sommità dei vari edifici che costituivano il santuario e il
complesso gioco di falde, volte e cupole che ne caratterizzavano la copertura. Un’enorme torre nera,
striata di rosso sembrava voler sfidare il cielo, superando di molto tutte le altre parti della
fortezza, portando alla mente di chiunque la vedesse, l’immagine di una spada annerita conficcata in un
corpo grondante sangue.
Di fronte a tanta meraviglia, la convinzione di Akane, Kagome e Ranma di poter uscire vittoriosi dallo
scontro con Toukaimaru vacillò, ma le parole ottimiste di Inuyasha, deciso a non farsi intimorire,
conquistarono i suoi tre compagni che, tuttavia, non poterono non chiedersi se il mezzo demone fosse più
coraggioso e sicuro delle sue risorse o più incosciente e incapace di valutare la reale potenza del loro
avversario.

Giunti di fronte al portale, Inuyasha uscì dal gruppo e tentò di aprire le pesanti porte sfruttando la
sua forza demoniaca, ma queste non accennarono nemmeno un minimo spostamento.
“Dannazione non vogliono saperne di aprirsi!!” ringhiò il mezzo demone cercando di spingere ancora più
forte, prima che Ranma lo invitasse a spostarsi: “Inuyasha, proviamo con un altro sistema!” mentre
sguainava la sua katana, scaricando poi un potente fendente energetico contro il portale.
Quando il polverone sollevato da quell’attacco si fu diradato, i quattro notarono con stupore che le
porte erano perfettamente integre.
“Ma che diavolo!?!? Non gli ha fatto nulla!!” esclamò incredulo Ranma
“Provo io!” affermò Kagome sicura di poter riuscire e, imbracciando l’Arco di Luce, scoccò un freccia
mistica che, nonostante la potenza, non ebbe alcun effetto.
“Va bene, a questo dannato ammasso di ferraglia piace giocare… allora GIOCHIAMO!!” sbottò Inuyasha
estraendo Tessaiga, preparandosi poi a colpire “Kaze no Kizu!!”
L’onda energetica si abbatté contro le porte che, questa volta, non ne uscirono indenni: sotto la
pressione del colpo dell’hanyou i cardini gemettero pesantemente e le due poderose lastre metalliche si
ingobbirono evidentemente, ma resistettero.
“Maledette…” commentò scocciato Inuyasha sollevando nuovamente la sua fidata spada, mentre il suo
olfatto registrava finalmente qualche odore proveniente dall’interno delle mura.
“Kagome, preparati a scagliare una freccia appena le porte saranno abbattute!”
“Eh?? Si, d’accordo!”
“Kongousouha!!” l’impatto del colpo, reso ancor più devastante dalle schegge di diamante, fece
schiantare i possenti cardini catapultando indietro le due porte che si schiantarono su un gruppo di
demoni appostati per dare il loro benvenuto ai quattro ragazzi.
Prima che il resto delle truppe demoniache potessero varcare la soglia ormai libera, una freccia mistica
saettò verso di loro, distruggendoli tutti.
“Perfetto… andiamo!!” esclamò l’hanyou precedendo gli amici per verificare non ci fossero altre minacce
immediate.

Si infilarono in un gigantesco colonnato, che a prima vista, pareva l’unica via d’accesso al complesso,
ritrovandosi presto in un immenso salone, illuminato a giorno dai raggi solari che filtravano da una
cupola di vetro. La stanza era completamente spoglia, mentre sul fondo di essa c’erano diverse porte.
“Benvenuti miei cari ospiti, anche se in effetti non ricordo di avervi mai invitato!” una voce
sarcastica ma allo stesso tempo gelida risuonò nel vestibolo del palazzo.
“Bastardo, vieni fuori!!” tuonò Inuyasha carico d’odio verso quell’essere, nemico giurato della sua
famiglia e che gli aveva stravolto la vita in passato e ci aveva nuovamente provato.
“Calma Inuyasha! So che non vedi l’ora di incontrarmi, tuttavia ci sono alcune persone che desiderano
darvi il loro benvenuto…”
“Che vuoi dire?? Maledetto!!”
“Lo scoprirai a momento debito, stupido mezzo demone! Ora è giunto il momento di separare questo bel
gruppetto affiatato!” prima che i quattro potessero rendersi conto del significato di quelle parole, la
porta da cui erano passati sparì, quasi non fosse mai esistita e pareti, soffitto e pavimento iniziarono
a contorcersi quasi fossero vivi, scaraventando le due ragazze lontano dai ragazzi che, mancandogli
improvvisamente il terreno sotto i piedi, precipitarono in un luogo buio, mentre un’affermazione
sarcastica di Toukaimaru rimbombava nella loro testa. “E ora, buon divertimento!”

Eccoci qui! Spero che vi sia piaciuto!

I ringraziamenti... ah, i ringraziamenti :-)

Lorimhar: In effetti! I demoni non se la passano bene in sto periodo... da una parte loro quattro dall'altra Toukaimaru e i suoi che non si fanno problemi a farli secchi se non collaborano... poretti, quanto sono crudele con loro che non c'entrano nulla! Auguri!

Ringrazio anche tutti coloro che hanno solo letto. Auguri!

Ok! Approfitto per fare a tutti gli auguri di un felice anno nuovo! Ci vedremo al più presto con il
prossimo capitolo: "MENOMARU E RYUKOTSUSEI"

A presto

Ragnarok79

 

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Capitolo 29
*** 29 -MENOMARU E RYUKOTSUSEI- ***


INTRO

INTRO:Il gruppo è stato diviso e la via per il ricongiungimento sarà assai tortuosa e densa di pericoli.

Ciao a tutti!!

Come promesso, dopo la pausa per l'ultimo dell'anno, eccomi di nuovo qui a proporvi l'ennesimo capitolo
de "il risveglio del MALE"
Ok, penso che a questo punto si possa ben dire che siamo sul punto più alto delle montagne russe: da qui
è tutta discesa... ma che discesa :-)
Buona lettura!!


Capitolo 29 –MENOMARU E RYUKOTSUSEI-

Akane e Kagome si fissarono a lungo, incredule e spaventate per quello che era successo: Inuyasha e
Ranma erano spariti, inghiottiti da una voragine apertasi dal nulla e svanita subito dopo, mentre loro
erano sole senza sapere cosa fare. Non che in realtà avessero molte scelte, poiché, delle numerose porte
inizialmente esistenti in quel salone, ne era rimasta una sola e per loro sfortuna non era quella
dell’uscita.
“Dobbiamo andare a cercarli. Restare qui è inutile e pericoloso!” Kagome si alzò, cercando di ostentare
convinzione nella sua affermazione, convinzione che, in realtà, vacillava pesantemente soprattutto
riguardo al secondo concetto, poiché si rendeva perfettamente conto che varcare quella soglia non
sarebbe stato meno pericoloso di rimanere in quel luogo.
Le due ragazze cautamente oltrepassarono la porta, cercando di tenere a freno la paura. Akane apriva la
strada con la mano sull’elsa della katana, pronta ad ogni evenienza e Kagome, subito dietro,
controllava, arco in pugno, le retrovie.
Non appena si furono allontanate sufficientemente da quel passaggio, questo si richiuse dietro di loro,
senza che potessero fare nulla per impedirlo.
“Ora sì che siamo nei guai…” Kagome sospirò, rassegnata, mentre fissava il muro dove poco prima vi era
un’apertura.

“Ranma… Ranma, svegliati!!” Inuyasha chiamò il ragazzo col codino, scrollandolo vigorosamente per farlo
rinvenire.
“Inuyasha, ma cosa è successo?” chiese lui, mettendosi seduto ancora frastornato.
“Non lo so! Sono certo solo di una cosa: quel bastardo è riuscito a dividerci da Akane e Kagome!”
“Cosa??” gridò Ranma scattando in piedi, rischiando di finire nuovamente a terra a causa dello
stordimento. “Dobbiamo trovarle!” aggiunse sempre più agitato.
“Calmati! Sono preoccupato anche io, che credi??” il mezzo demone fece un bel respiro e continuò “Le
troveremo. Stanne certo! Ora andiamo!”
I due ragazzi lasciarono la stanza in cui si erano risvegliati, infilandosi a caso in uno dei numerosi
corridoi che si dipanavano da quel punto.

“Destra o sinistra?” chiese perplessa Kagome girandosi verso Akane.
“Uff! Proprio in un labirinto dovevamo finire!!” rispose scocciata l’altra: erano bastati pochi minuti
lì dentro per capire che erano entrate in un dedalo di corridoi. “Andiamo a destra…” aggiunse poco
convinta della scelta.
Le due ragazze proseguirono scegliendo pressoché a caso la direzione da prendere ai vari crocevia
finché, all’ennesimo bivio, Kagome sbottò esasperata “Abbiamo sicuramente sbagliato strada!! Torniamo
indietro e proviamo a prendere a destra al penultimo bivio!!” la giovane compì a ritroso il cammino fino
alla diramazione incriminata, ma quando vi arrivò rimase di stucco “Cosa diamine è successo qui??”
esclamò incredula notando che quell’incrocio era cambiato: il passaggio da cui erano venute non esisteva
più, invece se ne era aperto uno nella direzione opposta.
“Temo che non sia un labirinto normale! È come se si modificasse al nostro passaggio…” asserì Akane
ragionando sulla situazione, mentre Kagome la guardava allucinata.
“E questo che vorrebbe dire?”
“Che qualunque scelta noi possiamo fare, è irrilevante. È il labirinto stesso che ci guida dove vuole
lui! Questo spiegherebbe come sia possibile, che non avessimo ancora incontrato vicoli cechi”
“Questa storia non promette nulla di buono…” valutò Kagome rabbrividendo all’idea di essere prigioniera
di una specie di labirinto senziente.
“Non piace nemmeno a me… ma in questo momento non possiamo fare altro che stare al gioco” concluse Akane
incamminandosi nuovamente.

“Grrr… Giuro che se passiamo un'altra volta da questo dannato incrocio, l’uscita me la creo da solo
facendo saltare l’intero palazzo!!” ringhiò Inuyasha, mentre stringeva la mano attorno all’elsa di
Tessaiga, furioso per essersi accorto del loro ennesimo passaggio in quel punto.
“Calmati! Sai benissimo che non puoi fare nulla del genere, almeno finché non sapremo dove sono Akane e
Kagome!” affermò Ranma per cercare di rabbonire l’hanyou, anche se, in fin dei conti, lo capiva:
nonostante tutti i loro sforzi per trovare l’uscita, finivano inevitabilmente per passare per gli stessi
crocevia e l’apprensione per le due ragazze non li aiutava certo a mantenere la calma.

Nel frattempo, nella sala del trono, qualcuno si gustava tranquillamente la situazione, apparentemente a
suo totale vantaggio.
“Perfetto! I due piccoli eroi sono alle prese con il labirinto inferiore, ma, presto, toccherà a
Ryukotsusei fare gli onori di casa.” commentò soddisfatto Toukaimaru volgendo poi lo sguardo verso i
suoi generali inchinati al suo cospetto “Menomaru, occupati delle ragazzine!” ordinò telegraficamente,
facendogli subito cenno di andare.
“Quanto a voi…” continuò, non appena Menomaru si fu allontanato, rivolgendosi a Bankotsu e Ryuura “Se
qualcosa dovesse andare storto, catturate le ragazze e se quei due dovessero sopravvivere, usatele come
ostaggi per farli combattere l’uno contro l’altro. Quando si saranno stancati a sufficienza date loro il
colpo di grazia. Ricordate! Prima voglio che soffrano come non è possibile immaginare: spero sia chiaro
cosa intendo?”
“Certamente! Come desiderate!!” affermò Ryuura, mentre Bankotsu restò in silenzio a capo chino: a lui
quell’idea non piaceva minimamente, non garantendogli un leale scontro con Inuyasha, ma, del resto, non
poteva opporsi alla volontà del suo padrone.

“Forse ci siamo, Kagome! Quella sembrerebbe l’uscita!!” esclamò Akane affrettando il passo verso un
passaggio da cui filtrava una grande quantità di luce.
“Siamo fuori!!”esultò Kagome abbracciando l’amica.
Dopo qualche istante di felicità per essere uscite da quel labirinto, le due ragazze si fecero
nuovamente serie, iniziando ad osservare l’immensa stanza in cui erano entrate.
Nemmeno nella loro epoca, nonostante le moderne tecniche costruttive, avevano mai osservato un ambiente
così grande, diviso in tre navate da due imponenti colonnati, che prendevano luce da numerose aperture,
disposte su più livelli, sulla parete di sinistra.
Le due trasalirono, rapite da quello spettacolo architettonico, quando sentirono echeggiare una voce
maligna “Ma che graziose fanciulle! Sarà un onore occuparmi di voi!” un demone comparve non lontano da
loro da dietro una colonna, per poi appoggiarsi ad essa con una spalla.
Kagome lo guardò incredula “[Non… non può essere lui!!]” si disse, pronunciando poi quel nome:
“Menomaru?!?”
“Per servirti…” sorrise perfidamente, scostandosi dal pilastro accennando un mezzo inchino “Sono felice
che ti ricordi di me, ragazzina!”
La ragazza dai capelli corvini fece per tendere l’arco, ma dovette desistere per riuscire a schivare il
fulmineo attacco del demone che era balzato vicino a loro e aveva tentato di colpirle facendo roteare a
mezz’aria la sua spada.
Kagome si rimise in piedi tentando nuovamente di colpire Menomaru, ma questo fu più veloce di lei,
raggiungendola con uno scatto e, dopo averla afferrata al collo, la sbatté violentemente contro la
colonna dietro di lei, facendole perdere i sensi a causa del colpo.
“Togli le tue luride zampe da Kagome!! BASTARDO!!” lo youkai fu costretto a mollare la presa sulla
ragazza ed indietreggiare per evitare un fendente di Akane, decisa a staccargli il braccio con cui
tratteneva l’amica.
Akane si chinò su Kagome per constatarne le condizioni, rendendosi conto che, fortunatamente, era solo
svenuta. Si rialzò fissando negli occhi il suo avversario con disprezzo: gliel’avrebbe fatta pagare.
“Maledetto! Non la passerai liscia…” sussurrò irata, mettendosi in posizione d’attacco.

“Ci siamo!!” esclamò Ranma correndo verso l’uscita di quel labirinto che aveva fatto perdere loro fin
troppo tempo.
Si arrestarono subito oltre la soglia, accecati da una luce assai più intensa di quella presente nei
vari cunicoli, cercando di riabituare la vista.
“Ma guarda chi si vede, la piccola canaglia e un suo amico!” affermò divertito il demone drago
raggomitolato al centro dell’immensa arena sotterranea.
“Ryu…Ryukotsusei?? Impossibile… io ti…” balbettò Inuyasha incredulo riconoscendo la prima vittima del
Bakuryuuha, venendo anticipato nel completare la sua affermazione “Mi avevi ucciso??” chiese sarcastico
lo youkai, aggiungendo “In effetti per qualche tempo, a causa tua, ho dovuto abbandonare questo mondo,
ma ora sono tornato! Non sei contento, canaglia?”
“Francamente no,. ma non ti preoccupare: come ti ho spedito una volta all’inferno, non mi farò problemi
a rifarlo e stavolta mi assicurerò che sia per sempre!!” sbottò strafottente e furioso l’hanyou.
“Parole coraggiose, canaglia! Ma sarai in grado di attuarle?”
“Si può sapere chi è? E come lo conosci?” si intromise sottovoce Ranma catturando l’attenzione del mezzo
demone “Non ora Ranma! Ti basti sapere che affrontarlo non sarà uno scherzo!” ribatté secco Inuyasha
sfoderando Tessaiga e lanciandosi all’attacco seguito dal compagno.

Due spade continuavano a danzare in aria scontrandosi ripetutamente, liberando una cascata di scintille
ogni volta che le lame strisciavano l’una contro l’altra nel separarsi.
“Non te la cavi male, per essere una ragazzina.” sussurrò Menomaru divertito.
“Stai zitto, maledetto!!” tuonò Akane lanciandosi nuovamente all’attacco.
“[Se esco viva da questa situazione devo fare un monumento a Sango! Se riesco a tener testa a questo
pallone gonfiato è tutto merito suo!!]” pensò la ragazza, deviando l’ennesimo affondo del suo
avversario.
Dopo una serie di scambi conclusisi in parità, Menomaru riuscì a ferire Akane, seppur non gravemente,
alla gamba sinistra, intensificando poi gli attacchi per mettere la ragazza sempre più in difficoltà
“Mi sono divertito abbastanza. Finiamola qui!” affermò il demone dopo aver scaraventato il suo
avversario a terra, convinto di potergli dare l’assalto finale e chiudere così la questione. Certo della
vittoria, lo youkai sollevò la spada e la fece calare con forza, risultando però totalmente impreparato
all’improvvisa reazione di Akane che, non solo evitò l’affondo, ma nel rialzarsi, riuscì a ferire al
braccio sinistro il suo nemico, ponendo poi un certa distanza fra loro con alcuni balzi all’indietro.
Menomaru, continuando a tenere la spada in pugno, seguì i contorni della ferita con l’indice, pulendola
dal sangue che ne era sgorgato, portando poi il dito alla bocca per assaggiare quel liquido scarlatto.
Alzò lo sguardo verso Akane, la quale vi lesse l’odio crescente del demone. “Ragazzina, hai osato tanto.
Peccato che non vivrai abbastanza per raccontarlo!” disse semplicemente, assumendo nuovamente una posa
combattiva.
“Lo vedremo!” sussurrò Akane lanciandosi all’attacco, chiudendo la lunga rincorsa con un balzo.
Fu questa volta lei a trovarsi impreparata quando Menomaru, con un unico gesto fluido, dopo aver
bloccato il suo fendente con la spada, fece forza su di essa e, ruotando completamente il busto, la
scaraventò indietro facendola ricadere rovinosamente a terra.
“Ora hai capito con chi hai a che fare, Ragazzina??”
Akane iniziò a rialzarsi faticosamente “Io non perderò…” sussurrò “Io non perderò…” ripeté a voce più
alta alzando la katana sopra la testa “Contro uno come te… IO NON PERDERÒ MAI!!” gridò infine,
osservando il demone lanciarsi in carica contro di lei. Chiuse gli occhi per concentrarsi, riaprendoli
di scatto poco prima che Menomaru le fosse addosso. Akane fendette l’aria che la divideva dal suo
avversario con la spada, creando una lama di energia sacra che colpì in pieno lo youkai, che tra forti
grida di dolore venne respinto.
Menomaru non fece in tempo a capire cosa fosse successo, del perché di quel dolore, che fu investito da
un altro colpo micidiale che lo spazzò via.
Era finito. Quello scontro mortale era giunto al termine e Akane, stremata, si accasciò al suolo. Dopo
qualche istante, la ragazza si rialzò a fatica per tentare di raggiungere l’amica ancora svenuta, ma
trovò una figura sconosciuta davanti a sé. Prima che potesse alzare lo sguardo per capire chi fosse il
nuovo venuto, un pugno la raggiunse allo stomaco, seguito, non appena si fu piegata per il dolore, da
una manata sulla schiena che la fece sfracellare al pavimento facendole perdere i sensi.
“Vacci piano Ryuura! È solo una ragazza! Poi ci servono entrambe vive… per il momento.” Bankotsu, con in
braccio Kagome, redarguì il demone che, per tutta risposta, sbuffò leggermente e si caricò Akane in
spalla, lasciando la stanza, seguito dal guerriero.

“Non è possibile…” sussurrò incredulo Inuyasha, mentre osservava spengersi la forza del suo colpo più
potente, senza aver ottenuto alcun risultato: dopo una lunga serie di attacchi, sfruttando l’aura
demonica concentrata lanciata da Ryukotsusei, gliela aveva rispedita contro con il Bakuryuuha.
“Ti vedo deluso canaglia! Qualcosa non va?” lo derise il demone drago preparando un altro assalto.
“Se il Bakuryuuha non ha avuto effetto, prova con il Reikokuryuuha.” suggerì Ranma, trovando però il
netto dissenso del mezzo demone “Se usassi il Reikokuryuuha, spazzerei via l’intera montagna insieme a
Ryukotsusei! Kagome e Akane rimarrebbero sicuramente coinvolte!”
“E allora cosa facciamo??”
“Combineremo in nostri attacchi! Con le frecce di Kagome ha sempre funzionato, funzionerà anche
stavolta!”
“Cosa c’è? siete stanchi di vivere e avete deciso di farvi colpire?” chiese beffardo Ryukotsusei notando
che i due si erano fermati davanti a lui con le armi in pugno, pronti ad attaccare.
“Fai poco lo spiritoso, maledetto! Vedremo se avrai ancora di che ridere fra poco!” ringhiò Ranma
preparandosi a lanciare una lama di energia spirituale.
Ulteriormente infastidito da quelle parole il demone drago scagliò un immensa sfera di aura concentrata
contro i due ragazzi che, in realtà, non aspettavano altro: Ranma fu il primo a lanciare il suo attacco,
mentre Inuyasha aspettò che le due energie si scontrassero per usare nuovamente il Bakuryuuha. Il
vortice che ne derivò iniziò a lacerare il corpo di Ryukotsusei spazzandolo via.
“Dannato Ryukotsusei! Abbatterti è stato più duro del previsto!!” commentò seccato l’hanyou rinfoderando
Tessaiga.
“Già, ma adesso andiamo! Dobbiamo trovare Akane e Kagome!” affermò Ranma, incamminandosi verso l’uscita.

Bene, ci siete ancora tutti? Spero vivamente di sì!

Ma passiamo ai ringraziamenti!!

Elychan: Eh, magari fosse bastato un po' d'olio normale... lì ci volevano barili di OLIO DI GOMITO :-) Io che ci posso fare: quel ragazzo è così testardo e poi i risultati si vedono! Ahh! Quand'è che imparerà??

Lorimhar: Lo confesso: l'ossidiana mi piace un casino! È la perfetta pietra per costruire un bastione del MALE sulla terra. Il furbacchione ha tirato troppo la corda e questa si è spezzata... inevitabile direi, ma ripeto: è un testone e continuerà ad esserlo! Eh, con la porta gli è andata bene... Certo che girare in in casa del nemico con tutta tranquillità... se la sono un po' cercata.

Un grazie anche a chi ha solo letto!

A questo punto vi saluto e vi aspetto la prossima settimana con il capitolo "SCONTRO INEVITABILE"

Salut!

Ragnarok79
 

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Capitolo 30
*** 30 -SCONTRO INEVITABILE- ***


INTRO

INTRO: La trappola mortale di Toikaimaru sta per scattare. Che faranno Inuyasha e Ranma??

Ciao a tutti

Nota del autore: si consiglia la lettura di questo capito solo a persone che non abbiano scatti
vendicativi nei confronti dello scrittore. :-)

Buona lettura

Capitolo 30 -SCONTRO INEVITABILE-

I due ragazzi si ritrovarono ben presto in un altro labirinto, anche se questa volta non sembravano
particolarmente in difficoltà: se non fossero stati convinti dell’impossibilità di un tale fenomeno,
avrebbero giurato fosse, in un certo senso, il dedalo stesso a guidarli, mentre per quello precedente
erano giunti a formulare il pensiero opposto. In effetti quella era l’unica, per quanto fantasiosa,
spiegazione del perché, in un caso avessero continuato a girare a vuoto incontrando spesso vicoli
ciechi, mentre nel secondo, nulla di tutto questo era avvenuto: entrambe le situazioni risultavano, come
le definiva Ranma, al limite del paradossale.
Il loro peregrinare per quei cunicoli si concluse davanti ad uno scalone marmoreo che, finalmente, li
avrebbe riportati in superficie. Lo salirono di gran carriera, seguendo poi il lungo corridoio che li
condusse in un’immensa stanza.
“Questo tipo dev’essere un bel po’ megalomane ed egocentrico per aver creato una fortezza di queste
dimensioni!” analizzò Ranma osservando l’imponenza di quel salone, senza sapere che, meno di un’ora
prima, in uno identico, la sua fidanzata si era scontrata e aveva battuto uno dei loro avversari.
“Megalomane, egocentrico? Che cavolo significa??” Inuyasha lo guardò stranito: possibile che nel tempo
di Kagome si dovessero usare tutti quei paroloni incomprensibili?
“Che fa le cose in grande per farsi notare… ti è più chiaro così??”
“E non potevi dirlo subito in questo modo?!?”
“No, Inuyasha… no! Non è la stessa cosa! Era solo per semplificare.” affermò esasperato il ragazzo con
il codino.
Dopo quella piccola discussione avvenuta sulla soglia, i due si addentrarono nell’ambiente, ma l’udire
una voce malvagia li fece fermare immediatamente.
“Ma come… avete già smesso di litigare?? Non si fa così… no, no!” si fece beffe di loro una figura
appoggiata ad una colonna, all’ombra di essa che, conclusa una risata cattiva, si mosse verso la luce
mostrando la sua identità.
“Ry… Ryuura?!?” balbettò Inuyasha incredulo, per quello che stava succedendo: prima Kaguya, poi
Ryukotsusei e ora Ryuura. Che diavolo aveva combinato quel maledetto demone della distruzione?
“Contento di vedermi, mezzo demone? Te l’avevo detto che prima o poi, uno degli “dei della guerra”
avrebbe reclamato la tua vita, ricordi?”
“Lo vedremo…” sussurrò semplicemente il mezzo demone portando la mano all’elsa, pronto a sfoderare
Tessaiga, quando una seconda voce lo bloccò: “Non credo sia la mossa più saggia se vuoi rivedere le tue
amiche vive. Forse ti conviene ascoltare ciò che abbiamo da proporti, prima di metter mano alla spada…”
quelle parole fecero impallidire i due ragazzi e Inuyasha istintivamente allontanò di scatto la mano
dalla katana, mentre quella voce gli rimbombava nella testa: una voce nota, che non risvegliava bei
ricordi “Bankotsu!” ringhiò debolmente, mentre l’uomo abbandonava la sua posizione defilata per farsi
vedere.
“È un piacere Inuyasha…” disse sorridendo compiaciuto.
“Dove sono Akane e Kagome!!” sbottò Ranma a fianco dell’hanyou che fissava sconcertato i due vecchi
mortali nemici.
Ryuura rise di gusto. “Sono qui.” estrasse Hujin - la sua spada dominatrice dei venti - e girandosi, con
un fendente provocò una folata che strappò due pesanti drappi che, cadendo, rivelarono le due ragazze
incatenate e prive di sensi.
“Bastardi!!” Inuyasha, livido di rabbia, fece per scattare in avanti e avventarsi sul demone, ma la
vista di una lancia puntata da Bankotsu contro il petto di Kagome, lo pietrificò.
“Ora che abbiamo la vostra attenzione…” disse Ryuura avvicinandosi ad Akane “Vi possiamo spiegare cosa
dovete fare perché queste due bellezze possano sopravvivere a questa situazione…”
“Parla, maledetto!!” ruggì Ranma, furibondo nel vedere di quell’essere ripugnante vicino alla sua
fidanzata.
“Battetevi…” affermò semplicemente Bankotsu.
“Co… cosa?!?!” chiesero all’unisono i due non volendo credere a ciò che avevano udito.
“Battetevi…” ripeté “Battetevi all’ultimo sangue! Chi sopravvivrà salverà se stesso e le ragazze!”
Inuyasha e Ranma rimasero in silenzio, immobili, incapaci di assimilare quel concetto: spesso si erano
scontrati ma, per quanto duro, il combattimento non era mai stato all’ultimo sangue, nemmeno all’inizio,
quando si detestavano reciprocamente.
Fu Ranma, dopo infiniti tentennamenti, ad iniziare quella danza mortale “Perdonami Inuyasha…” sussurrò
sfoderando di scatto la katana e gettandosi contro l’amico che, al contrario, si rifiutò di mettere mano
alla spada e quindi si limitò a schivare l’assalto con un balzo.
“Smettila!!” urlò l’hanyou
“Ragiona! Se non combattiamo le uccideranno!!”
“Ranma, non capisci! Le uccideranno comunque!!”
“Che ne sai??”
“Ho avuto a che fare con entrambi, stupido! Sono tutti e due degli spietati assassini!!”
La voce di Ryuura li interruppe momentaneamente “No, no. Così non va! Non vi state impegnando,
soprattutto tu mezzo demone! Ricordo che possedevi una bella spada, fammi vedere come la maneggi!”
“No, non estrarrò Tessaiga!”
“Ne sei sicuro?? Scommettiamo?” gli chiese beffardo il demone, girandosi a guardare Bankotsu, il quale,
dopo aver spostato la lancia all’altezza della spalla di Kagome, iniziò a premere con forza crescente,
facendo affondare lentamente la punta nelle carni della ragazza, fissando nel contempo l’hanyou, che
dovette cedere immediatamente a quel ricatto.
“Fermati!!” gridò incapace di sopportare oltre quella vista. “Hai vinto, ma non farle male.” sussurrò
disperato, estraendo Tessaiga.
“Sei ragionevole, dopo tutto!” affermò il guerriero, ritraendo la lancia, già macchiata dal sangue della
giovane.
“[Siamo ad un punto morto! se non combattiamo, le uccideranno, ma anche quando uno di noi due dovesse
risultare vincitore, si ritroverebbe solo e affaticato contro quei due bastardi!]” pensò Inuyasha
fissando l’amico: ancora una volta non se la sentiva di fare la prima mossa.
Dopo qualche istante di immobilità, fu nuovamente Ranma a prendere l’iniziativa, con un fendente
verticale, che venne, questa volta, prontamente parato da Inuyasha “[Cosa posso fare]” pensarono
contemporaneamente, separandosi un istante dopo, a causa della reazione del mezzo demone che, spingendo
con forza sulla katana, costrinse il ragazzo col codino ad un balzo indietro per non perdere
l’equilibrio.
Si fermarono nuovamente, come per studiarsi e poi, contemporaneamente, si lanciarono all’attacco. Ogni
qual volta le due lame si incrociavano, ad accompagnare il rumore dell’acciaio contro l’acciaio, piccole
scariche di energia azzurrina o giallastra si dipartivano da ciascuna delle due spade chiudendosi contro
l’altra, come se, anche le due katane si stessero affrontando in uno scontro nello scontro.
“[Non mi va di combattere contro di lui, ma non ho scelta!!]” Ranma, con questi pensieri nella mente,
parò un fendente di Inuyasha e dopo aver fatto scorrere l’intera lama contro quella di Tessaiga, per
allontanarla e tentare di sbilanciare l’hanyou, rispose con una spazzata all’altezza dello stomaco
dell’amico che, intuendo quel movimento, balzò indietro quanto bastava per far girare la lama avversaria
a vuoto e cogliere il momento migliore per attaccare nuovamente.
“[Possibile con non ci sia altra soluzione??]” si chiese Inuyasha, perdendo il tempo e permettendo
dunque a Ranma di schivare lateralmente il suo affondo e rispondere mirando al collo del mezzo demone,
senza tuttavia trovarlo, poiché hanyou, fulmineamente, si era abbassato, compiendo una capriola
all’indietro per riguadagnare una certa distanza dall’avversario.
Si guardarono negli occhi e scattarono in avanti contemporaneamente, annullando in un istante la
distanza che li separava: i loro volti, tesi per lo sforzo, erano l’uno di fronte all’altro a poca
distanza, separati solo delle due spade che si incrociavano all’altezza del loro petto.
“Dobbiamo fare qualcosa, Ranma” sussurrò velocemente il mezzo demone all’amico.
“E cosa?” rispose altrettanto velocemente quello, prima che i due si separassero nuovamente.
Una serie di scambi e i ragazzi si trovarono ancora faccia a faccia, proseguendo la loro telegrafica
conversazione.
“Salvarle! sai benissimo che le uccideranno lo stesso.”
“Come pensi di poterlo fare? Siamo troppo lontani…”
Si divisero per poi ritrovarsi poco dopo in quella medesima posizione, che garantiva loro di poter
comunicare.
“Beh, io non ho intenzione di far morire Kagome” sibilò Inuyasha, imbestialito dall’arrendevolezza di
Ranma e dalla sua poca collaborazione.
“Perché invece io non vedo l’ora che Akane muoia, vero?!” ringhiò sarcastico il ragazzo col codino, che
non aveva gradito l’ultima affermazione dell’hanyou.
Dopo un altro intermezzo per non destare sospetti nei loro attenti osservatori, ripresero a parlare:
“Possibile che uno in gamba come te non abbia idee??” gli chiese disperato Inuyasha
“Purtroppo è così, Inuyasha.”
Si divisero per l’ennesima volta, avendo maturato la consapevolezza che, a quel punto, continuare quella
conversazione fosse del tutto inutile e quindi non restava loro altro che combattere, fino anche alla
morte, se fosse stato necessario.

“Finiamo qui questa buffonata! Sono stufo di aspettare!! Io voglio confrontarmi con Inuyasha,
seriamente,. non quando sarà ridotto ad un verme buono solo a strisciare!” si lamentò Bankotsu avanzando
verso i due ragazzi che si fronteggiavano, venendo subito fermato da Ryuura “Sai bene quali sono gli
ordini di Toukaimaru… e noi li eseguiremo alla lettera!” lo redarguì mentre serrava la presa sul braccio
del guerriero per impedirgli di divincolarsi.
“Questa me la pagherai, Ryuura. È una promessa!” concluse Bankotsu furibondo, fissando il demone con uno
sguardo che confermava le parole appena dette.

Il fastidio provocato dalla ferita alla spalla, il vociare dei due generali e il continuo cozzare delle
spade in lontananza, fecero infine riprendere i sensi a Kagome che, a fatica, riaprì gli occhi tentando
di capire dove si trovasse e cosa fosse successo.
Quando lo stordimento, reo di ovattare tutte le sue percezioni, svanì, la ragazza si rese conto della
posizione in cui si trovava: il suo corpo, abbandonato alla gravità, pesava interamente sulle braccia
bloccate da catene, troppo corte per farle toccare terra con le ginocchia, ma anche troppo lunghe per
poterla mantenere una posizione eretta da svenuta.
Kagome, istintivamente, spostò lo sguardo nella direzione in cui aveva udito poco prima delle voci,
trovandosi, stupita, ad osservare un demone e un uomo che pensava morti ormai da tempo. “[Ryuura,
Bankotsu? Anche loro…]” restò per qualche istante a fissare i due, quando la sua attenzione fu catturata
dalla figura inerme di Akane, ridotta nelle sue stesse condizioni, ma ancora priva di sensi. “[Dove
siamo finite?? Dove sarà Inuyasha?]” un fragore assordante la risvegliò dai suoi pensieri facendole
volgere lo sguardo a sinistra “INUYASHA!!” gridò con tutto il fiato che aveva, spaventata dalla scena a
cui stava assistendo: i due ragazzi avevano appena fatto ricorso ai rispettivi colpi energetici e questo
aveva provocato un violenta esplosione, che li aveva scaraventati lontano. Inuyasha, in particolare, era
finito contro una colonna, venendo poi sbalzato in avanti dall’urto, per ricadere, infine, malamente a
terra.
Il mezzo demone nel sentire quella voce, si rialzò, appoggiandosi a Tessaiga, ignorando completamente il
dolore. “Kagome, sei viva…” sussurrò guardandola, felice nel saperla almeno viva.
“INUYASHA, INUYASHA!!!” Gridò lei ancora più forte, dimenandosi inutilmente prima che un violento
ceffone la raggiungesse al volto “Stai zitta!” le intimò secco Bankotsu fissandola furente: il dover
sottostare agli ordini di Toukaimaru non lo avevano messo di buon umore e quelle grida lo stavano
infastidendo pesantemente.
“Bastardo, non toccare Kagome!!” tuonò l’hanyou lanciandosi verso il guerriero, ma questo con
indifferenza alzò la lancia puntandola alla gola della ragazza, ben sapendo che questo avrebbe subito
raffreddato gli intenti belligeranti del mezzo demone, che infatti si bloccò all’istante.
“Mezzo demone, hai da fare altro che preoccuparti di questa ragazzina!” intervenne Ryuura indicando
Ranma che, nel frattempo, si era rialzato e stava lentamente avanzando verso Inuyasha. Quest’ultimo
ringhiò sommessamente e si girò verso l’amico pronto ad ingaggiare nuovamente battaglia.
I due ragazzi ressero solo per un paio di assalti e poi crollarono a terra stremati, mentre Kagome li
implorava di far cessare quella follia.
“Bene, così può bastare!” Ryuura sorrise malignamente a Bankotsu, che non vedeva l’ora di sentire quelle
semplici parole.
Il demone si rivolse ai due ragazzi con tono beffardo: “Ora che vi siete massacrati a vicenda, queste
due non ci servono più! Dite loro addio!!” Inuyasha e Ranma, appena rialzatisi, nel sentire quelle
parole sollevarono lo sguardo di scatto, rimanendo pietrificati nell’osservare Ryuura e Bankotsu
conficcare le loro lance rispettivamente nel petto di Akane e Kagome, le quali dopo un sussulto causato
dal dolore lancinante si afflosciarono sorrette ormai solo dalle catene che ancora le trattenevano.

Ok, respirate profondamente! Non è successo nulla di irreparabile (si spera ndMe), quindi tranquille/i
posate le asce e i bastoni... dopotutto siamo tra persone civili... giusto... e voi non fareste mai del
male ad un povero autore che deve subire i soprusi di ogni attore che entra in scena... vero?? Vabbè,
intanto che voi pensate alla risposta io vado a carcare l'equipaggiamento sull'aereo militare che
dovrebbe paracadutarmi in una giungla a caso!

Passiamo a ringraziare, che è meglio!

Elychan: Temo che, dopo questo capitolo, anche Bankotsu abbia perso un po' di punti, o sbaglio?? Ora sono io che vedo la situazione moooolto nera... perchè sento già di essere braccato e non ho ancora pubblicato??

Un grazie a tutti quelli che hanno letto e a tutti quelli che non attenteranno alla mia vita nella
prossima settimana! Grazie!

Detto questo, il prossimo capitolo "PROTEGGILA… SALVALA" sarà puntualmente pubblicato la prossima
settimana, sempre che la connessione satellitare dalla suddetta giungla funzioni :-)

Salut!

Ragnarok79
 

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Capitolo 31
*** 31 -PROTEGGILA… SALVALA- ***


INTRO

INTRO:Inuyasha e Ranma hanno visto morire Kagome e Akane. Quale sarà la loro reazione?

Ciao a tutti!

Eccomi qui, come promesso, pronto a levarvi il dubbio di cosa succeda dopo la scena shock dell'ultimo
capitolo. (grazie a tutte/i per non aver tentato la mia eliminazione fisica!)
Personalmente ritengo questo, il miglior capitolo della fic a parimerito con un altro che dovete ancora
leggere. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Un ultima cosa: ho postato il primo capitolo della mia nuova fic. Dateci un occhiata e fatemi sapere
cosa ne pensate, per favore!

Basta divagare però, vi auguro una BUONA LETTURA!

Capitolo 31 –PROTEGGILA… SALVALA-

Ranma crollò in ginocchio. Ciò che aveva appena visto lo aveva completamente svuotato. Essere un
campione di arti marziali, gli obiettivi di un’intera esistenza, persino il desiderio di sciogliere la
maledizione delle sorgenti, tutto, in quel momento, gli sembrava privo di significato, inutile, se non
poteva condividere qualunque successo con Akane, se non poteva averla vicino a lui, beandosi della sua
compagnia, assaporando quella straordinaria sensazione che provava soltanto stando insieme a lei.
Si rannicchiò completamente piangendo tutto il suo dolore e la sua disperazione per aver perso l’unica
persona che gli aveva toccato il cuore, l’unica ragazza che amava, più della sua stessa vita.
“[Non le ho neanche detto che l’amavo! Non le ho mai detto quanto tenessi a lei… perché?!? L’ho sempre
trattata male! Fossi stato una volta gentile con lei, eppure tenevo a lei più che a me stesso! Persino
questa maledizione era diventata meno opprimente da quando lei mi aveva accettato per quello che ero!
Perché non sei più con me, Akane!!]” pensò al limite della frustrazione, da una parte incapace di
accettare quella situazione, ma dall’altra rassegnato alla sua immutabilità.

Inuyasha rimase in piedi, confuso e spaventato, quasi stesse vivendo un incubo, convinto che a breve si
sarebbe svegliato e, quando avesse aperto gli occhi, la sua Kagome sarebbe stata lì ad accoglierlo con
uno dei suoi dolci sorrisi, infondendogli quella tranquillità che solo lei sapeva donargli. Più i
secondi passavano però, più il suo cuore, prima ancora della sua mente, si rendeva conto che quella
scena rappresentava solo un’orribile realtà, una realtà in cui lei non era più al suo fianco. L’aveva
persa. Per l’ennesima volta nella sua vita non era stato in grado di difendere le persone a lui care e
non era riuscito a proteggere la ragazza che amava. Prima sua madre, poi Kikyo e infine Kagome erano
morte a causa sua, della sua debolezza e inadeguatezza. Un moto di dolore e rabbia cieca si fece strada
per tutto il suo essere, come un torrente in piena, spazzando via ogni barlume residuo di razionalità e
autocontrollo. Avrebbe lasciato fare al suo sangue demoniaco, si sarebbe lasciato soggiogare,
dimenticando tutto e tutti, sé stesso e lei compresi. Avrebbe liberato la bestia che dimora in lui per
poter dimenticare, non soffrire e soprattutto vendicare la sua Kagome. Il prezzo da pagare per
avergliela portata via sarebbe stato alto e lui si sarebbe premurato di riscuoterlo, versando fino
all’ultima goccia del loro putrido sangue.
Mentre tutti i muscoli del suo corpo si tendevano, il mezzo demone, istintivamente, piegò leggermente le
gambe già divaricate, portando in avanti il busto e abbassando la testa. Gli occhi si tinsero lentamente
di una tonalità rosso sangue, sulle guance comparvero, per divenire poi sempre più marcate, due strisce
violacee, mentre nella sua bocca, deformata in una smorfia di dolore, erano ben visibili le zanne,
fattesi più lunghe e spaventose, così come gli artigli affilati che campeggiavano all’estremità delle
dita, piegate ad uncino, di entrambe le mani.
La sua chioma argentea veniva smossa da una specie di brezza creata dallo svilupparsi del suo youki che
minacciava di raggiungere una potenza mai conosciuta prima, mentre un ringhio, inizialmente sommesso,
cresceva di intensità col progredire della trasformazione.

Ryuura e Bankotsu osservavano la scena immobili, il primo con un ghigno divertito stampato in volto,
desideroso di gustarsi quella tragica vista più a lungo possibile prima di porre fine alle sofferenze
dei due ragazzi, l’altro, con indifferenza, attendendo unicamente che il mezzo demone desse qualche
segno di vitalità per cominciare il suo personale divertimento: dopo tutto quello che aveva atteso, non
gli piaceva l’idea di combattere contro uno che non avesse nemmeno voglia di difendersi.

Anche nel suo subconscio, Inuyasha non riceveva che poche, ovattate percezioni di quanto gli accadeva
intorno: quell’oblio lo stava chiamando e lui, per la prima volta, non stava facendo nulla per opporsi.
Fu in quel momento che avvertì quella sensazione “[Un battito? A chi appartiene??]”
“[Inuyasha…]” qualcuno lo stava chiamando, ma lui non capiva chi potesse essere.
“[Chi sei??]” non vedeva nessuno, solo bianco, ovunque guardasse. Che non fosse più nemmeno nel suo
corpo? Che quel luogo fosse solo una percezione del suo spirito? Non lo sapeva e in realtà, forse,
nemmeno gli importava.
“[Proteggila, Inuyasha.]”
“[Proteggere chi? Chi sei??]”
“[Proteggi Kagome!]”
“[Kagome ormai è morta! Non posso più proteggerla!!]” urlò disperato. Possibile che quella crudele
realtà dovesse perseguitarlo fino alla fine, anche negli anfratti più remoti della sua mente dove il suo
sangue demoniaco stava sigillando quella poca coscienza di sé che rimaneva.
Inuyasha non udì risposta, ma dopo qualche attimo nuovamente un battito, praticamente identico al
precedente, ruppe il silenzio creatosi.
“[Inuyasha…]” un'altra voce, diversa dalla prima, questa volta femminile, giunse alle sue orecchie.
“[Chi sei? Chi siete??]” chiese, incapace di comprendere cosa stesse succedendo.
“[Salvala, Inuyasha…]”
“[Kagome intendi? Come potrei? lei è morta! Anche se darei la mia vita per lei, questo non la riporterà
indietro! Io non posso salvarla!!]”
“[Se veramente lo vuoi, ti aiuterò io, ma devi fermarti! Devi tornare in te, altrimenti tutto sarà
perduto e tu perderai te stesso e lei.]”
Per Inuyasha, quelle parole furono come una doccia fredda: la trasformazione ormai quasi completa si
arrestò per poi regredire velocemente. L’hanyou, istintivamente, spostò la mano sinistra verso le due
spade legate al suo fianco. Il contatto con le due else gli fece capire tutto: quei battiti
appartenevano alle due zanne del padre.
“Tenseiga, sei stata tu?” sussurrò flebilmente quando la sua mente ebbe ripreso il controllo del suo
corpo e delle sue emozioni. Alzò lo sguardo e vide Ranma, accasciato al suolo, piangere disperato e più
lontano i due generali della distruzione che ancora si godevano la scena.
La rabbia si riaccese violenta nel cuore del mezzo demone, ma lui la tenne a freno. Avanzò piano fino ad
affiancarsi all’amico.
“Ranma, alzati.”
“Lasciami stare Inuyasha! Voglio solo aspettare che quei due mi diano il colpo di grazia. Ormai nulla ha
più senso senza Akane!” il ragazzo col codino non si spostò minimamente dalla posizione in cui giaceva a
terra, nemmeno per rispondere all’hanyou e questo, furioso per quelle parole, per tutta risposta lo alzò
di peso e afferratolo per il bavero della giubba lo tenne fermo a mezz’aria.
“Ti sei già arreso??? Vuoi morire così?, Senza nemmeno averla vendicata! Mi sono sbagliato sul tuo conto
Ranma, sei solo un codardo!” gli urlò in faccia lasciandolo ricadere a terra subito dopo.
“Vendicarla? che senso ha!. La vendetta non me la restituirà.” sussurrò il giovane, mentre il suo volto
rispecchiava la rassegnazione che gli straziava l’anima.
“La vendetta forse non la riporterà da te, ma io posso provarci con Tenseiga!” nel sentire quelle parole
il ragazzo col codino alzò lo sguardo di colpo, cercando, nel volto sicuro del mezzo demone, la conferma
di una tale possibilità.
Inuyasha gli tese la mano, che Ranma afferrò prontamente, rialzandosi: se c’era una minima speranza di
salvare Akane, lui non se la sarebbe fatta sfuggire, avrebbe combattuto fino alla morte, se fosse stato
necessario.
“Ranma, ti lascio Ryuura! Bankotsu è mio. Ho un conto in sospeso con lui che è ora di chiudere…
definitivamente!” affermò Inuyasha lanciando uno sguardo omicida al guerriero.
“Non chiedevo di meglio!” rispose semplicemente il ragazzo col codino.
I due generali si stupirono di un cambiamento così repentino nel comportamento dei loro nemici: fino a
qualche attimo prima sembravano attendere, anzi implorare, una fine rapida, mentre ora erano nuovamente
in piedi pronti a dare battaglia. La nuova situazione lasciò spiazzato Ryuura, incapace di capire cosa
li spingesse ancora a combattere, mentre Bankotsu che, grazie alla sua natura umana, comprendeva
perfettamente, gioì tra sé e sé: quello che aveva atteso a lungo, che lo aveva spinto a tornare in vita
e sottomettersi a Toukaimaru, gli stava per essere concesso dal destino.
Il guerriero, afferrato il suo possente Banryuu, non ci pensò due volte a lanciarsi contro il mezzo
demone che, estraendo Tessaiga, parò prontamente il colpo dell’avversario, rispondendo subito con pari
intensità.
Anche il Ryuura, imitando il compagno, fece la prima mossa, trovando tuttavia una fiera resistenza da
parte di Ranma che, nonostante la fatica e l’uso di una sola spada, contro le due impiegate dallo
youkai, riusciva a tenergli perfettamente testa.
Mentre la violenza di entrambi gli scontri aumentava sempre più, le loro sorti apparivano incerte:
nessuno riusciva a mettere veramente in crisi il suo avversario, anche se Ryuura iniziava ad avere
sempre più problemi, non tanto nel difendersi, quanto nel trovare la possibilità di attaccare, poiché si
trovava costantemente soggetto ad un’incessante gragnola di colpi da parte di un Ranma scatenato. Più
equilibrata era la situazione tra Bankotsu e Inuyasha che si alternavano in assalti e parate o schivate:
erano allo stesso livello, grazie alla forza aggiuntiva conferita da Toukaimaru al primo e la stanchezza
che ostacolava il secondo.
Bastò tuttavia un attimo che gli equilibri mutarono radicalmente, o per meglio dire, si infransero,
mostrando infine la loro reale fragilità: l’ennesimo fendente verticale fu parato da Ryuura incrociando
le due spade, ma Ranma, che già aveva impiegato tutto il suo peso per rafforzare quell’assalto, sembrava
non intenzionato ad indietreggiare questa volta e spingeva con tutte le forze con l’intento di far
indietreggiare o magari far cadere l’avversario. Improvvisamente, quasi stesse reagendo alla forza
combattiva espressa dal ragazzo in quel momento, la sua katana prese ad emanare un aura sempre più
intensa. Pur non capendo cosa stesse avvenendo, Ranma si affidò all’istinto e con uno scatto ritrasse la
lama per poi farla calare nuovamente, mettendo in quel gesto tutta la forza di cui ancora disponeva. La
sua spada impattò violentemente contro quelle di Ryuura, ancora incrociate, mandandole in frantumi, per
poi colpire a morte il demone che si accasciò al suolo privo di vita.
Forse distratto dalle azioni dell’amico, Inuyasha si trovò, di colpo, in grossa difficoltà contro
Bankotsu: il guerriero, approfittando di un’esitazione del mezzo demone, aveva preso a colpire
prepotentemente Tessaiga con il Banryuu, nell’evidente tentativo di strappare la spada al mezzo demone.
L’ennesimo colpo ebbe infine, seppur parzialmente, l’effetto sperato: Inuyasha perse la presa con la
mano sinistra, ritrovandosi in una posizione completamente scomposta che lo rendeva
vulnerabile.Bankotsu, cogliendo l’occasione, diresse il colpo successivo al collo del mezzo demone
“Muori Inuyasha!!”
Improvvisamente nella sala, si propagò un suono acutissimo che costrinse Ranma a tapparsi le orecchie e
chiudere gli occhi per il fastidio. Quando li riaprì, si trovò ad osservare una scena che aveva a dir
poco dell’incredibile: Inuyasha con la sola forza della mano libera aveva fermato la lama del Banryuu,
che ora riportava chiare incisioni prodotte dagli artigli del mezzo demone.
“Tu sei un cadavere che cammina, Bankotsu.” sussurrò il mezzo demone assumendo una posizione nuovamente
composta, mentre il suo avversario lo osservava con gli occhi sgranati, incredulo. “Che… che cosa??”
“Hai firmato la tua condanna a morte nel momento in cui hai sfiorato Kagome!” il guerriero aveva ormai
sospeso ogni tentativo di liberare la sua arma e ascoltava impotente le parole dell’hanyou.
“È ora di chiudere questa questione… per sempre!” disse con rabbia Inuyasha, alzando con uno scatto
Tessaiga per poi abbatterla sul suo avversario che stramazzò a terra privo di vita.
Non ci fu, da parte dei due ragazzi, nemmeno un accenno al festeggiare le due vittorie, solo una corsa
disperata dalle rispettive amate, che una volta liberate dalle catene, furono adagiate l’una vicino
all’altra.
Sotto lo sguardo speranzoso, ma anche spaventato di Ranma, Inuyasha estrasse Tenseiga, chiudendo poi gli
occhi per meglio concentrarsi: non poteva fallire, la posta in palio era troppo alta!
“[Tenseiga, aiutami…]” la katana, con un movimento veloce, calò su entrambe le ragazze accompagnata
dall’emissione di una luce azzurrina.
Inuyasha restò fermo, con la spada ancora in mano e il fiato mozzato dalla paura, poi, improvvisamente,
il suo finissimo udito percepì due battiti e altrettanti respiri regolari e leggerissimi. Il mezzo
demone tirò un sospiro di sollievo: erano vive e stavano riposando.

Direi che tutto si è sistemato per il meglio... o quasi! Ormai lo scontro finale è più vicino che mai,
ma passiamo ai ringraziamenti:

Elychan: No, la mazza chiodata no! Cielo, mi sembra di giocare un personaggio di D&D... ah! Sono proprio alla frutta! Certo che, o ha a disposizione una cucina stile piazza d'armi di una caserma, altrimenti lo voglio vedere a manovrare la Banryuu... in ogni caso povero tagliere!! :-)

Lorimhar: In due parole: sono cattivi! Poi sul fatto che sia da stupidi io non ci metterei, inizio capitolo docet! Direi che sono stati tutti accontentati cmq: Ranma e Inuyasha hanno riavuto Akane e Kagome, Bankotsu la sua occasione e Ryuura.. beh, Ryuura non voleva nulla! :-)

Un grazie anche a tutti coloro che leggono soltanto!

Ok, vi aspetto col prossimo capitolo dal titolo "TOUKAIMARU" fra una settimana!

Salut!!

Ragnarok79
 

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Capitolo 32
*** 32 -TOUKAIMARU- ***


INTRO

INTRO: Infine la battaglia finale si scatena furiosa!!

Ciao a tutti!

Finalmente ci siamo arrivati! Lo scontro definitivo è alle porte!

Buona lettura!

Capitolo 32 –TOUKAIMARU-

Al suo risveglio, Kagome fu accolta da una piacevole sensazione di calore e protezione. Lentamente
socchiuse le palpebre e si rese conto di essere completamente avvolta nel sopra del Kariginu, appoggiata
contro il petto di Inuyasha, che la stava abbracciando.
La ragazza sentì l’abbraccio rafforzarsi e istintivamente spostò lo sguardo verso il volto dell’hanyou,
incrociando due occhi ambrati intenti a fissarla.
“Kagome…” sussurrò il mezzo demone, spossato dall’attesa, come nemmeno la più impegnativa delle
battaglie avrebbe saputo fare.
“Ciao, Inuyasha…” rispose timidamente lei, non sapendo come comportarsi e cosa dire. Prima che potesse
aggiungere altro, si sentì stringere maggiormente dal mezzo demone che, dopo aver chinato la testa,
iniziò a singhiozzare sempre più forte. “Perdonami, Kagome… io… io…”
Kagome sentì qualcosa bagnarle una guancia e piccole gocce, seguendo i lineamenti del suo viso, le
giunsero fino alla bocca. “[Ma queste… queste sono lacrime!?!]” pensò lei, stupita, mentre spostava la
testa per cercare una conferma a quella supposizione.
La giovane lo osservò piangere, sentendo come una stretta al cuore nell’assistere a quella scena: aveva
constatato, ancora una volta, quanto fosse doloroso vedere la persona amata piangere. Ben sapendo quanto
Inuyasha tenesse a lei, Kagome comprese perché lui non sopportasse di vederla in quello stato e
inevitabilmente si ritrovò a riflettere su quante volte lo aveva fatto soffrire a quel modo.
“Inuyasha…” la sua mano si posò delicatamente sulla guancia dell’hanyou accarezzandola, ottenendo
l’effetto di fargli alzare la testa di quel tanto che bastava per poterlo guardare occhini quegli occhi
carichi di lacrime.
“Tu non hai nulla di cui farti perdonare. Tu mi hai salvato… ti ringrazio!” gli disse, sfiorandogli con
un bacio delicato l’altra guancia.
“Kagome…” fu tutto quello che Inuyasha riuscì ad articolare come risposta, smettendo tuttavia sia di
piangere che di singhiozzare, trovandosi invece a sorridere dolcemente a Kagome, che ricambiò, felice di
aver restituito un po’ di serenità al suo amato mezzo demone.

“Avete finito di fare baccano? Akane sta riposando!” sbottò Ranma con tono falsamente arrabbiato, appena
sufficiente per farsi sentire.
Akane, infatti, si era svegliata non molto tempo prima e i due fidanzati si erano trovati a vivere una
situazione molto simile a quella tra Inuyasha e Kagome, con una differenza non irrilevante: il ragazzo
col codino, all’apice della contentezza per poter nuovamente stringere a sé l’amata, aveva abbandonato
timori e quant’altro lo aveva frenato per lungo tempo, lanciandosi in un’improvvisata, ma altrettanto
emozionante dichiarazione alla fidanzata che, per tutta risposta, si era avvinghiata al collo del
ragazzo riempiendolo di baci, mentre lui la stringeva a sé, quasi avesse paura che potessero potargliela
via.
Così, stretti l’uno all’altra, si erano infine addormentati contro una delle tante colonne della sala.

I quattro si rialzarono un paio di ore più tardi e, dopo che le due ragazze ebbero curato le ferite dei
rispettivi ragazzi, raccolsero le armi, quel poco che era rimasto del loro equipaggiamento e
abbandonarono quel luogo alla ricerca del loro avversario.
Si infilarono nell’unico corridoio disponibile e lo percorsero tutto con grande circospezione: Inuyasha
apriva il gruppo, seguito subito dalle due ragazze, mentre Ranma chiudeva la fila. Quel posto incuteva
non poco timore a causa delle immense statue, raffiguranti orride creature, che troneggiavano ad
intervalli regolari lungo le due pareti. I due ragazzi, scottati dall’esperienza delle pareti della
prima sala, tennero d’occhio quei colossi d’ossidiana per tutto il corridoio, non volendo correre il
rischio di trovarsi impreparati, nell’eventualità che una, o più, di quelle spaventose figure
decidessero di abbandonare la loro condizione di immobilità; una possibilità che, per loro fortuna, si
rivelò del tutto infondata.
Una volta fuori da quel camminamento, si ritrovarono in una sala di forma quadrata al cui centro,
leggermente rialzato faceva bella mostra di sé uno sfarzoso trono marmoreo, illuminato da una cupola
vetrata che lo sovrastava. Lungo il lato da cui erano sbucati, come su quello opposto, nell’ombra, erano
disposte numerose altre statue, mentre due varchi di considerevoli dimensioni, chiusi da robuste porte
di legno, si aprivano nelle restanti pareti.
Inuyasha si guardò attentamente intorno, poi d’un tratto, qualcosa di familiare attrasse la sua
attenzione “Ma quello è…” non finendo la frase, tanto era lo stupore, indicando piuttosto il grosso
fodero poggiato contro il trono.
“Il vecchio Saya?!?” terminò per lui Kagome, riconoscendo il custode della spada del dominatore del
mondo che l’aveva accompagnata per tutta la vicenda creatasi con il ritorno di Songa.
“Inuyasha? Kagome?? Che felicità rivedervi!!” esultò il vecchio spirito, materializzandosi davanti a
loro.
“Che ci fai tu qui, vecchio Saya??” gli chiese subito il mezzo demone, non riuscendo ad immaginare cosa
ci fosse dietro alla sua presenza in quel luogo.
“Sono stato richiamato qui da Songa.” ammise con tono funebre lui, osservando lo stupore dipingersi sul
volto dei due ragazzi.
“So… Songa?? Com’è possibile? Io e Sesshomaru l’avevamo sigillata!!”
“Quel demone… Toukaimaru! Non so come, ma è riuscito a recuperarla dal mondo dei morti!!”
“Di male in peggio…” constatò Kagome passandosi una mano sulla fronte in segno di disperazione.
“Scusate se interrompo la riunione… ma qualcuno spiegherebbe anche a noi qualcosina?” domandò
semplicemente Akane, indicando con il dito alternativamente sé stessa e Ranma.
Kagome, facendo ricorso a tutte le sue doti di sintesi, fece uno stringatissimo riassunto della
situazione: chi erano i cinque affrontati in precedenza, cos’era Songa e ovviamente, chi era il vecchio
Saya.

“Questo è tutto” concluse, notando le facce sconcertate dei due fidanzati che, pur avendone già viste di
tutti i colori nella loro breve permanenza nell’epoca Sengoku, a stento si capacitavano di quanto appena
detto loro dall’amica.
“Kagome, prendi con te il vecchio Saya! Se Songa è veramente in circolazione… non potrà che esserci
utile” affermò l’hanyou ottenendo un cenno affermativo da parte della ragazza, mentre lo spirito
mugugnava qualcosa di incomprensibile, visibilmente poco entusiasta di quella scelta che lo coinvolgeva
direttamente.
“E adesso cosa facciamo?” chiese Ranma, guardando Inuyasha negli occhi.
“Se volete accomodarvi, miei sgraditi ospiti!” una voce proruppe nella sala, mentre una delle due porte
iniziava ad aprirsi, facendo sobbalzare i quattro.
“Che c’è? Vi ho forse spaventato??” chiese la voce, con un tono volutamente derisorio.
“Bastardo! Se pensi di farci paura, ti sbagli di grosso!!” ringhiò Inuyasha alzando la testa, come se il
suo nemico fosse sopra di lui.
“Credere? No, no… io ho la certezza di farvi paura! Siete voi che non ve ne rendete ancora conto!!” rise
di gusto la voce.
“Lo vedremo…” terminò l’hanyou, girandosi poi verso i compagni “Andiamo: è ora di finire quello che
abbiamo iniziato!” affermò sicuro, incamminandosi verso la porta ormai spalancata.
Varcarono insieme quella soglia, restando, per alcuni istanti, immobili ad osservare lo scenario che gli
si parava d’innanzi: una distesa pianeggiante, totalmente brulla, delimitata dalle spesse mura di cinta
della fortezza era disseminata di enormi massi di forma allungata piantati come alberi nel terreno.
“Benvenuti nella foresta della distruzione…” riecheggiò la stessa voce di prima “So che non è come il
tuo bosco, Inuyasha. Spero tuttavia che ti possa trovare a tuo agio qui…” aggiunse sarcastico Toukaimaru
comparendo al centro della piana, coperto, come sempre, dal suo mantello con cappuccio. “In fin dei
conti tu e i tuoi amici ci dovrete passare l’eternità!” ghignò il demone.
“Tsk…” si limitò a questo la risposta del mezzo demone, che immediatamente sfoderò Tessaiga.
“State attenti…” sussurrò Inuyasha, voltandosi poi a guardare Kagome, che poté leggere chiaramente nel
suo sguardo quello che avrebbe voluto dirgli. “[Stai attento Inuyasha! Ti prego!!]” pensò lei, annuendo
debolmente con la testa.
Il mezzo demone si scagliò prepotentemente contro il suo nemico, ma prima ancora di poterlo raggiungere,
il suo tentativo si infranse contro una barriera potentissima, che lo fece rimbalzare indietro.
“Inuyasha!!” gridò Kagome, correndo dal mezzo demone che, in segno di stizza, batté violentemente il
pugno contro il terreno “Una barriera!” constatò, rivolgendosi poi al demone “Cosa fai? hai talmente
paura che ti nascondi dietro quella barriera??” gli urlò pieno d’ira, mentre si rialzava aiutato dalla
ragazza venutagli in soccorso.
“Sei patetico mezzo demone! Pensi di risolvere qualcosa a parole?? Se sei tanto forte, abbatti la mia
barriera e fammela pagare! Tuttavia, considerando che l’ultima volta ci vollero tre giorni e nove
combattenti ben più valenti di voi moscerini, credo che questo scontro si sia concluso prim’ancora di
iniziare!” proclamò Toukaimaru sorridendo divertito.
“Questo è tutto da vedere…” ringhiò Inuyasha lanciandosi all’attacco trovandosi immediatamente
affiancato da Ranma. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa e, all’unisono, usarono i loro
colpi migliori, trovandosi increduli, ad osservarli infrangersi contro la difesa dello youkai senza
produrre il minimo danno.
Provarono una seconda volta, senza ottenere alcun risultato e, quando si stavano per cimentare nel terzo
tentativo, vennero affiancati anche da Akane, mentre alle sensibili orecchie di Inuyasha, giunse chiaro
il rumore prodotto da un arco che si tendeva alle loro spalle: l’avrebbero affrontato insieme come
chiedeva la profezia, così come avevano superato tutte le difficoltà che avevano incontrato fin
dall’inizio di quella vicenda.
Kagome scoccò la sua freccia e quando questa superò i tre ragazzi, Akane e Ranma usarono le loro
rispettive spade il cui potere, come attratto dal dardo di luce iniziarono a vorticargli intorno,
creando una doppia spirale. Fu Inuyasha a sospingere quell’attacco combinato, usando il Bakuryuuha,
rafforzandone ulteriormente l’impeto.
I quattro rimasero in silenzio, immobili ad osservare tutta quell’energia puntare direttamente contro
Toukaimaru e la sua barriera, fiduciosi nel fatto che sarebbe stata sufficiente ad infrangere quella
poderosa difesa.
Un fragore assordante e una luce accecante furono l’effetto dell’impatto del loro colpo contro le difese
del demone della distruzione. Quando poterono riaprire gli occhi, i ragazzi si trovarono, sconvolti, a
dover constatare che nemmeno le loro forze riunite erano riuscite a produrre un risultato.
A ridestarli dal torpore in cui erano sprofondati a quella vista, ci pensò, ben presto, la risata
beffarda di Toukaimaru “Beh? Tutto qui quello che sapete fare?? Evidentemente vi ho largamente
sopravvalutato! Pensare che quando ho percepito anche la morte di Bankotsu, mi sono illuso di dover
affrontare uno combattimento quasi impegnativo. Ora mi accorgo che un pugno di moscerini è più
pericoloso di voi: quantomeno loro sono capaci di infastidire!” proclamò esaltato per la certezza della
vittoria. “Pensare che tuo padre, Inuyasha, ha osato minacciarmi: mi ha detto che tu mi avresti spedito
a marcire nell’oltretomba! Che stupido, persino più di te!!”
“Bastardo, non osare nemmeno nominare mio padre! tu non sei degno di parlare di lui!!” sbottò furioso
l’hanyou, alzando con uno scatto Tessaiga, per poi fendere violentemente l’aria davanti a sé provocando
l’ennesimo Kaze no Kizu.
“Patetico! Sei veramente patetico! Sai solo parlare. Se tieni tanto alla memoria di quell’insignificante
demone che è riuscito, per giunta, ad innamorarsi di un’insulsa donna umana e generare uno scherzo della
natura come te, perché non vieni a farmela pagare??”
“Taci!!!” tuonò Inuyasha scagliando un potentissimo Kongousouha, che però si infranse miseramente contro
la barriera dello youkai, che questa volta si limitò a ridere di gusto.
I quattro riprovarono più volte di abbattere il muro invisibile che li divideva dal loro avversario,
singolarmente e all’unisono, continuando tuttavia a fallire, dovendosi oltretutto difendere dai
pericolosi assalti del demone che si divertiva a frantumare le rocce circostanti e scagliare loro contro
i frammenti taglienti, tutto con la sola forza della volontà: sembrava che la speranza di vincere li
avesse abbandonati all’entrata di quel pianoro maledetto.
“Credo di avervi fatto divertire abbastanza. Ora è il caso di finire qui questa buffonata: io mi sono
stufato.” affermò sollevando di scatto il braccio destro similmente a come usava fare Kagura per
soggiogare i venti, ottenendone il medesimo effetto: una folata di vento violentissima scaraventò i
quattro parecchie decine di metri più indietro.
Il demone ghignò “Songa, è il tuo momento di gloria! A te l’onore di spazzarli via!!” disse estraendo da
sotto il mantello la spada del dominatore del mondo “Con molto piacere!” Toukaimaru sollevò la spada e
con un fendente generò il pericoloso Gokuryuuha che si diresse a velocità impressionante contro il
quartetto.
Inuyasha indugiò sul da farsi: non sarebbero stati in grado di evitare il colpo e qualunque tentativo di
contrastare il Gokuryuuha con il Bakuryuuha era pura follia. Solo all’ultimo, il mezzo demone ebbe
l’illuminazione sul da farsi e prontamente estrasse Tenseiga, raccomandando ai compagni di stringersi il
più vicino a lui possibile.
Il vortice infernale si abbatté violentemente su di loro, per poi spegnersi dopo qualche istante,
permettendo, ad un Toukaimaru contrariato, di scoprire che la questione era tutt’altro che conclusa.
“[Dannato Sesshomaru, poteva avvertirmi che innalzare la barriera di Tenseiga era così stancante!]”
pensò Inuyasha, facendo faticosamente forza su un ginocchio per rialzarsi, rinfoderando poi la spada,
per estrarre subito dopo l’altra.
“Vedo che sei abbastanza coriaceo, mezzo demone! Io però non ne farei un vanto: significa solamente che
tu e i tuoi amici soffrirete molto di più!” sentenziò il demone rivolgendosi poi allo spirito della
spada che impugnava. “Songa, se non ce la fai da sola, abbandonati al mio potere! Otterrai la forza
necessaria!” affermò, rafforzando la presa intorno all’elsa e cominciando a far fluire il potere della
distruzione in Songa che, incapace di reggere così tanta energia demoniaca, fece echeggiare grida di
dolore nell’aria.
“Addio!” disse semplicemente Toukaimaru scatenando un altro Gokuryuuha, immensamente più potente del
precedente.
Inuyasha si rese conto subito di non poter impiegare nuovamente solo Tenseiga per difendere passivamente
sé stesso e gli altri, così come sarebbe stato vano un qualunque tentativo con Tessaiga, tuttavia non
voleva arrendersi all’idea di essere totalmente impotente. “[Io… io non posso arrendermi! Io devo
proteggere Kagome. Lei… lei deve vivere!! Devo salvarla da questa situazione]” pensò frustrato, quando,
improvvisamente, sentì una pulsazione provenire da Tenseiga. “[Ma certo!! Però… se lo usassi adesso…]”
Inuyasha smise di pensare alle conseguenze di quel gesto, ben sapendo che se non avesse fatto ciò che
aveva in mente, sarebbe stato tutto perduto.

Lo so, lo so... sono una carogna a finire così il capitolo! Tuttavia la pausa suspance (Seeee...
Suspance... ma dove???) ci stava bene... :-)

Prima di passare ai ringraziamenti, volevo avvisare chi ha comincito a leggere la mia nuova fic "RIA:
Vendetta e Amore" che la pubblicazione di suddetta storia, sarà un po' più dilazionata nel tempo (penso
ogni due settimane invece che settimanalmente come "Il Risveglio del MALE") (E che ce frega?? Tanto non
la leggiamo! NdVoi - Vabbè, era così per dire... fare un po' di pubblicità progresso! Ndme)

Passiamo a ringraziare:

Elychan: Già! Devo ammettere, a costo di essere un po' presuntuoso, di aver fatto un discreto lavoro con questo capitolo! Decisamente me ne compiaccio! Immaginavo che potesse avere qualche problemuccio il caro Bankotsu, ma se il risultato è degno di nota, vorrà dire che lo ricicleremo come chef in un'altra fic :-)

Fra007: Complimenti! Hai retto (non è un errore... proprio Retto) 31 capitoli in così pochi giorni?? Io non so se ci sarei riuscito... ma in effetti non ho mai provato. Cavolo, ma allora, forse, sta fiction è interessante?!? WOW!! Ah, parentesi, sono un maschio: so di essere l'equivalente di una mosca bianca al polo sud... quindi non ti preoccupare! :-)

Un grazie anche ha chi ha solamente letto!

Io chiudo qui e vi aspetto tra una settimana col prossimo capitolo: "IL PREZZO DI UNA VITTORIA"

Salut

Ragnarok79

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Capitolo 33
*** 33 -IL PREZZO DI UNA VITTORIA- ***


INTRO

INTRO: L'epilogo di una battaglia tanto attesa!

Ciao a tutti!

Eccomi qui! La battaglia finale è giunta al capolinea!

Buona lettura!

Capitolo 33 -IL PREZZO DI UNA VITTORIA-

La sensazione che Inuyasha provò nell’impugnare in quel momento entrambe le zanne del padre, non se la
sarebbe dimenticata tanto facilmente: percepiva chiaramente l’anima delle due spade pulsare in perfetta
sincronia con il suo battito cardiaco; gli sembrò quasi di essere tutt’uno con esse.
In quel preciso istante, l’hanyou fu conscio di avere la possibilità di cambiare quella che,
apparentemente, era una fine già scritta per quello scontro: un’opportunità che non si sarebbe lasciato
sfuggire, qualunque fosse il suo prezzo.
“Buttatevi a terra e state vicini!!” urlò agli altri, girandosi per un attimo a guardarli, rivolgendosi
poi allo spirito del fodero di Songa “Vecchio Saya, proteggili con una barriera!”
Tutto si concluse in pochi secondi: il vortice prodotto dal Reikokuryuuha, spazzò via quello del
Gokuryuuha, assorbendone l’energia, dirigendosi poi direttamente su Toukaimaru, impattando contro la sua
barriera che, a quel contatto, si dissolse come neve al sole, lasciando un incredulo Toukaimaru, subire
gli effetti della piena potenza del colpo di Inuyasha.
L’hanyou si ritrovò a pensare che Totosai avesse completamente ragione quando gli aveva detto che il
Reikokuryuuha non era nemmeno paragonabile alla tecnica delle zanne incrociate. Purtroppo per lui,
questo implicava un risvolto per nulla piacevole: durante l’esecuzione infatti, Inuyasha si era sentito
come svuotato di tutte le forze, quasi gli stessero strappando l’anima. Una sensazione del genere non
l’aveva mai sperimentata, nemmeno durante gli allenamenti.
Nonostante i suoi tentativi di restare in piedi, il mezzo demone crollò in ginocchio ed evitò di finire
del tutto a terra solo aggrappandosi alle due spade provvidenzialmente piantate a terra, rimanendo poi
stupefatto ad osservare il radicale cambiamento del paesaggio: le mura e le vette che si stagliavano
dietro di esse, erano completamente sparite per qualche chilometro, lasciando spazio invece ad un
gigantesco solco nel terreno, unica testimonianza tangibile del passaggio del Reikokuryuuha.
Anche Akane, Ranma e Kagome osservavano impressionati la potenza che, da solo, il loro amico era stato
in grado di sviluppare. Fu la sedicenne a distogliere per prima lo sguardo, posandolo istintivamente sul
suo amato hanyou e, trovandolo prostrato, evidentemente sofferente. Presa dal panico si precipitò da
lui, gettando a terra l’Arco di Luce, nell’inginocchiarglisi affianco.
“Inuyasha! Che hai??” chiese preoccupata cercando di guardarlo in faccia, cosa che lui, invece, tentava
di evitare.
“Raccogli il tuo arco.” affermò con un tono quasi gelido, che sorprese molto la ragazza “Co… cosa??”
“Ti ho detto di raccogliere l’Arco di Luce!”
“Cosa vuoi che mi importi di quell’arco? Tu stai male, questa è l’unica cosa che mi preoccupa!!” urlò
lei, prendendo tra le mani il volto di lui per costringerlo a guardarla, rimanendo pietrificata
nell’osservare le sue iridi ambrate, solitamente così luminose, completamente spente.
“Sono solo stanco Kagome.” affermò lui intuendo cosa significasse l’espressione preoccupata della
ragazza “Ora raccogli quel dannato arco, altrimenti tutto questo, tutto quello che abbiamo passato, sarà
stato tutto inutile!” disse sforzandosi di usare un tono non incrinato dalla sofferenza “Ora è il
momento di dimostrarsi forti, Kagome. Di trovare la forza di puntare al nostro obbiettivo, qualunque
cosa succeda… perché una minima esitazione, produrrà un effetto disastroso.” l’abbracciò, sussurrandole
il resto del suo pensiero “Sei una ragazza forte. Supererai anche questo, Kagome.” si staccò da lei e si
rialzò, seppur faticosamente, mentre la ragazza lo osservava con gli occhi sbarrati, non riuscendo a
capire il significato occulto di quelle parole, anche se in cuor suo, inconsciamente, un tremendo
presentimento stava lentamente prendendo forma.
Un rumore in lontananza attirò l’attenzione del quartetto. Delle rocce si mossero, rivelando una figura
intenta a rialzarsi con un po’ di fatica, coperta malamente dai resti di quello che era un mantello:
Toukaimaru era ancora vivo, ferito, forse anche gravemente, ma era ancora lì, sicuramente furibondo come
mai in tutta la sua esistenza e pronto a farla pagare cara a chi aveva osato tanto nei suoi confronti.
Il demone, mentre nella destra impugnava ancora Songa, sollevò l’altra mano andando ad afferrare
all’altezza della spalla lo straccio che lo ricopriva, per poi, con un gesto stizzoso, gettarlo di lato
al vento, mostrando finalmente le sue fattezze. Fisicamente si sarebbe potuto paragonare a Sesshomaru:
stessa età apparente stesso portamento, anche la lunghezza dei capelli era simile, ma quelli di
Toukaimaru erano corvini, che incorniciavano un viso dalla carnagione lattiginosa in cui erano
incastonati due pezzi di ghiaccio. Quelle iridi glaciali facevano venire i brividi semplicemente
incrociandole e trasmettevano tutta la malvagità di cui quell’essere era capace. Il suo corpo slanciato
era ricoperto quasi per intero da un corazza, il cui taglio era totalmente dissimile da quelle che
venivano usate in Giappone, assomigliando molto di più ad un’armatura medioevale europea completamente
nera.
“Tu…” disse a bassa voce lo youkai.
“Tu…” ripeté “Tu, maledetto bastardo di un hanyou! Come hai osato? Come hai osato colpire ME, il demone
della distruzione!!”
“Cosa c’è Toukaimaru, non ridi più??” chiese beffardo Inuyasha, tentando in tutti i modi di sostenere lo
sguardo del demone, fisso su di lui, per non dargli nemmeno quella soddisfazione.
Non potendo sopportare oltre quelle parole volte a sbeffeggiarlo, Toukaimaru, in preda all’ira, scagliò
violentemente Songa, quasi fosse una lancia contro Inuyasha, conscio che per lui quella spada era
diventata solo un peso.
Inuyasha non si fece cogliere impreparato e al momento opportuno schivò e colpì la lama della spada del
regno della Terra con Tessaiga. Songa schizzò verso l’alto roteando su se stessa, per poi ricadere,
piantandosi saldamente nel terreno, solo per essere estratta dal mezzo demone e rinfoderata, posta
nuovamente sotto la custodia del vecchio Saya.
“Cosa credi di poter fare mezzo demone? Pensi di poter arrestare l’avanzata della distruzione?? Non mi
impedirai di compiere il mio compito in questo mondo!!” affermò Toukaimaru, irritato dall’ostinazione
dei quattro a non voler morire.
“Il tuo compito?? Vuoi prendermi in giro? Tu semini la devastazione solo per il gusto di farlo! Che
scopo c’è in tutto questo??”
“Sei uno stolto, ma del resto come potrebbe uno come te comprendere un obiettivo di tale portata e
grandezza?? Immagina: l’odio, la distruzione e il terrore… queste potenze che regnano incontrastate sui
tre regni, qui e nel futuro! Questo è un progetto per cui vale la pena combattere e, quando avrò
eliminato voi, risveglierò i miei fratelli dall’oblio in cui riposano.” affermò con tono trionfale lo
youkai
“Tu… tu sei folle!! Noi ti fermeremo!!”
“Tu… voi non fermerete proprio nessuno! Non saranno quattro moscerini a fermare un piano messo in moto
in un tempo ormai perduto!!” gridò il demone con stizza, calmandosi immediatamente “Tuttavia sono
curioso!” continuò, mentre un ghigno beffardo comparve sul suo volto “Su, illuminami! Con quale forza
pensi di opporti a me? Quale potenza metterai in campo per annientarmi?? Mi hai ferito, è vero. Tuttavia
ho come l’impressione che quest’atto sia costato più a te che a me, o sbaglio??”
“Tsk…” fu l’unica risposta dell’hanyou alla risata provocatoria del demone, con il chiaro intento di far
cadere quel discorso.
“In ogni caso è tempo di porre fine a questo contrattempo nei miei piani! Ora assaggerete il potere
della distruzione!!” Toukaimaru sorrise e allrgò leggermente le braccia, portandole in avanti e
mostrando i palmi delle mani. Dopo qualche istante di concentrazione da parte dello youkai, iniziarono a
generarsi delle piccole scariche di luce violacea che si dipartivano dai palmi verso le estremità delle
dita e viceversa, aumentando rapidamente di intensità man mano che i secondi passavano.
Inuyasha si girò verso i compagni “Preparatevi: avremo una sola possibilità! Quando ve lo dirò usate le
vostre energie in modo che si combinino nuovamente, al resto penserò io con il Reikokuryuuha!” affermò
cercando di mostrarsi il più tranquillo possibile, mentre, in realtà, nel suo cuore si dibatteva una
paura mai provata.
Toukaimaru spalancò gli occhi e, sorridendo divertito, avvicinò le mani, provocando un intensa
interazione tra i flussi di energia. Questi andavano potenziandosi quasi stessero entrando in risonanza
gli uni con gli altri, mentre si attraevano reciprocamente, finendo per trasformarsi in un campo di
forza distruttiva.
Lo youkai si impose una concentrazione ancora maggiore, che ebbe come risultato, il lento crescere di
una sfera nera di energia tra le sue mani. Il demone iniziò ad allargare le braccia, forzando così,
l’aumento di dimensioni del globo, che in breve raggiunse dimensioni mastodontiche.
Toukaimaru sollevò la sfera, trattenuta ormai solo con una mano, sopra la testa e dopo una risata
sommessa, la scagliò contro i quattro “Addio, moscerini!!”
“Ora!!” tuonò Inuyasha, preparandosi ad agire e Akane Kagome e Ranma misero in atto ciò che lui aveva
detto loro di fare.
Un istante dopo, una freccia di luce intensissima saettò verso il demone della distruzione, subito
raggiunta da due fasci di energia, che si fusero con essa, in un unico possente assalto.
Inuyasha non esitò oltre: incrociò le zanne e diede vita al suo colpo migliore, sospingendo le energie
dei compagni, assorbendo quelle di Toukaimaru, rivoltandogliele contro. Il mezzo demone percepì
chiaramente le sue forze abbandonarlo velocemente. Si stava spegnendo, ma doveva resistere ancora,
finché il loro nemico non fosse stato abbattuto, perché altrimenti, non solo avrebbe condannato sé
stesso, ma anche il mondo intero e Kagome.
Un urlo straziante accompagnò la dipartita di Toukaimaru che, certo della vittoria, aveva concentrato
tutto il suo potere nell’assalto finale, senza preoccuparsi di erigere una qualunque difesa. Così,
incapace di reggere l’incredibile potenza del colpo che gli era stato inferto il demone della
distruzione si dissolse nell’ondata di luce che lo avvolse.
Nel sentire quel grido di dolore e successivamente i festeggiamenti dei suoi compagni, Inuyasha capì che
finalmente quell’incubo era concluso. Nonostante i suoi occhi fossero aperti e le sue orecchie fossero
ancora tese, ormai non vedeva più e percepiva a malapena cosa succedesse intorno a lui, ma del resto non
si stupiva della cosa: la sua forza vitale lo aveva ormai abbandonato del tutto e anzi si chiedeva come
potesse essere ancora semi cosciente, anche se intuiva che fosse una situazione assolutamente precaria.
Inuyasha si lasciò andare, conscio di aver compiuto fino all’ultimo il suo dovere di combattente,
crollando a terra, mentre i suoi pensieri volavano ad un’unica persona “[Kagome…]”
Due rumori metallici seguiti da un tonfo sordo, distrassero i tre ragazzi dai loro festeggiamenti,
costringendoli ad osservare una scena tremenda: il loro amico era riverso a terra immobile senza un
motivo plausibile.
Kagome si precipitò da Inuyasha, sollevandogli il capo e poggiandolo sulle sue gambe, chiamandolo per
nome. Fu allora che si accorse di quanto l’hanyou fosse pallido e freddo. La ragazza fu assalita dal
terrore più completo, mentre un ipotesi agghiacciante si faceva strada nella sua mente. “No, non può
essere!” sussurrò piegandosi sul corpo del mezzo demone nel tentativo di auscultargli il cuore, senza
però avvertine il battito o percepire il respiro. Incredula e spaventata spostò la mano, portandola
prima alla ricerca della carotide e poi del polso, ma in entrambi i casi non sentì nulla. “Non… non può
essere! non puoi lasciarmi sola proprio adesso… stupido… stupido!” sussurrò stringendosi al petto il
corpo senza vita di Inuyasha, iniziando a piangere disperata.
“Kagome?? Che succede? Che cos’ha Inuyasha??” chiese Akane non avendo capito, come anche Ranma, la
gravità della situazione.
“Inu… Inuyasha… lui… lui… è… morto!” mormorò a fatica, sconfitta dai continui singhiozzi che la
scuotevano completamente.
I due fidanzati sbiancarono a quell’affermazione. Ranma strinse i pugni, incapace di accettare una
simile realtà. Determinato a tentare il tutto per tutto, il ragazzo si inginocchiò e strappò Inuyasha
dalla presa di Kagome, iniziando ad applicare le manovre di rianimazione che gli avevano spiegato a
scuola, sotto lo sguardo preoccupato di Akane che nel frattempo cercava di consolare l’amica.
Per molti minuti, il ragazzo col codino spinse come un ossesso sulla cassa toracica del mezzo demone,
fermandosi solo per effettuare la respirazione necessaria, senza tuttavia ottenere il minimo risultato.
“Riprenditi! Riprenditi, maledizione!!” gridò disperato, iniziando a battere il pugno all’altezza dello
sterno “[Non puoi andartene così…]” pensò mentre i singhiozzi di Kagome gli rimbombavano nel cervello.
Quando anche la caparbietà di Ranma venne meno, incapaci di ragionare sul da farsi, rimasero in silenzio
per molto tempo ad osservare, pieni di dolore, il corpo del loro amico. Fu Akane a scuotere tutti da
quell’oblio, proponendo la sua idea “Portiamolo al villaggio! Lì suo fratello potrà usare Tenseiga per
riportarlo in vita!!” esclamò, scambiando uno sguardo con Ranma, come a chiedere la sua approvazione,
mentre Kagome rialzava la testa, mostrando il volto, forse ancora adombrato dall’angoscia, ma che
esprimeva nuovamente speranza. Fu in quel momento che una percezione ormai familiare, da quando aveva
intrapreso il viaggio nell’epoca Sengoku, le attraversò il corpo come una scarica “La sfera?” sussurrò
guardandosi attorno, individuando, proprio nel punto in cui era scomparso Toukaimaru, la fonte di quella
sensazione.
Si mosse rapidamente, trovando a terra un cospicuo frammento del gioiello “[Ma questo… questo è il pezzo
di Naraku!!]” pensò, stupita da quel ritrovamento inaspettato, ma senza nemmeno chiedersi il perché
della cosa, si infilò il pezzo di sfera in tasca e raggiunse Ranma e Akane: in quel momento un unico
pensiero affollava la sua mente e rispondeva al nome di Inuyasha.
Scesero a tempo di record dalla montagna, sfruttando un canalone sul versante opposto rispetto a quello
da cui erano saliti. Si fermarono solo un paio di ore a riprendere fiato e si misero nuovamente in
marcia.
Arrivati al primo villaggio, a malincuore, Ranma fu costretto, per ridurre i tempi del viaggio, a rubare
un carro con i relativi cavalli e così, spronando al massimo le bestie, giunsero dopo soli due giorni a
Musashi.

Ooook! Lo so... Tremo al solo pensiero di quali torture abbiate in mente per il sottoscritto, ma io
aspetterei il prossimo capitolo prima di emettere la sentenza di morte!

Intanto passiamo ai ringraziamenti:

Elychan: Eh, già pure Songa! La seconda coppietta... eh... la seconda coppietta! Cmq Inuyasha non diventerà un piagnone! Per Bankotsu ci si può anche pensare... vabbè vedremo!

Fra007: Ehm... veramente per il momento è morto... poi... ehm... chi lo sà?!? Tranquilla! Non c'è problema

Lorimhar: Bisognerà aspettare ma il lieto fine dovrebbe arrivare!

Un grazie, come sempre, anche a chi ha solo letto!

Vabbè, ci sentiamo la prossima settimana, con il prossimo capitolo: NÉ MORTO NÉ VIVO!

Ragnarok79
 

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Capitolo 34
*** 34 -NÉ MORTO NÉ VIVO- ***


INTRO

INTRO: Cosa è successo a Inuyasha

Ciao a tutti!

Eccomi qui, pronto a cercare di rimediare dopo l'evento shock dell'ultimo capitolo!

Buona lettura!


Capitolo 34 -NÉ MORTO NÉ VIVO-

Improvvisamente, Inuyasha si ritrovò nuovamente ad avere coscienza di sé stesso: da prima una lievissima
percezione, che lentamente si accrebbe fino a giungere ad una consapevolezza “normale” del suo essere.
“[Ma cosa??]” pensò il mezzo demone aprendo gli occhi, scoprendosi riverso al suolo con la faccia a
terra, senza riuscire a spiegarsi quella situazione: lui doveva essere morto e invece gli sembrava di
essersi appena risvegliato da un sonno pesantissimo.
Avvertendo una grande stanchezza pervaderlo, scartò l’idea di provare ad alzarsi, temendo di non
farcela, preferendo quindi mettersi seduto.
Si guardò attorno per qualche minuto, al termine dei quali non poté trattenersi dal chiedersi ad alta
voce “Ma dove diamine sono??” decisamente la vetta dell’Hotaka se la ricordava diversa e poi dov’erano
Akane e Ranma, ma soprattutto dov’era Kagome?? Possibile che, credendolo morto, lo avessero abbandonato
lì? Quella era decisamente un’ipotesi da scartare perché, conoscendo la testardaggine di Kagome, era
sicuro che, piuttosto che abbandonarlo, lei non si sarebbe mossa, oppure si sarebbe caricata in spalla
il suo corpo, pur di non lasciarlo solo. Ne era certo: lei non lo avrebbe mai abbandonato. Ma allora
cosa stava succedendo??
Le riflessioni dell’hanyou furono bruscamente interrotte dal levarsi di un verso agghiacciante di
qualche bestia a lui completamente sconosciuta: per quanto fosse assimilabile ad un ululato, era
decisamente più gutturale. Inuyasha fu certo, in quel momento, di due cose: quel latrato non apparteneva
certo a qualcosa di mansueto e questo significava che c’erano guai in vista. Guai che non tardarono a
manifestarsi, quando un gruppo di belve simili a cani, ma di tre o quattro taglie più grossi del
normale, con sporgenze ossee disseminate per il corpo, dal manto nero e occhi rosso sangue, comparvero
da dietro una vetta, seguite a ruota da un drappello di esseri armati di lance e spade. La maggioranza
di quel gruppo sembravano essere demoni, ma anche loro, come gli animali che li precedevano erano
orribilmente deformati nell’aspetto. Le loro grida si levavano possenti, spronando i compagni e i segugi
nella caccia ad un fantomatico intruso. Sfoderando un’arguzia invidiabile, Inuyasha capì subito che
l’oggetto delle ricerche di quelle creature, doveva essere proprio lui. “[Per fortuna non mi hanno
ancora…]”
“Eccolo lì! Addosso, dobbiamo catturarlo!!” strillò uno degli inseguitori, dopo averlo individuato
nonostante il terreno fortemente sconnesso.
“Ecco… appunto.” borbottò il mezzo demone dandosi mentalmente dello sfigato, mentre cercava di alzarsi,
per fuggire o quantomeno rendere le cose un po’ più difficili al nemico.
Quando fu in piedi, Inuyasha portò meccanicamente la mano all’elsa di Tessaiga, facendole fare però, un
movimento a vuoto. Accortosene, il mezzo demone spostò lo sguardo sul suo fianco sinistro, constatando,
con sua somma disperazione, che non vi era traccia di nessuna delle due zanne del padre.
“Dov’è Tessaiga??” si chiese a voce alta, guardandosi attorno per individuarla “Magnifico! Devo dire che
oggi è il mio giorno fortunato! Non so dove sono, sono solo, mi stanno attaccando creature di cui non
conoscevo nemmeno l’esistenza e non ho nemmeno Tessaiga con me! Ora sì che sono nei guai!!” mormorò
demoralizzato, osservando gli avversari avvicinarsi rapidamente a lui.
Quando fu sufficientemente vicina, una delle belve spiccò un balzo per attaccare Inuyasha ma, sotto lo
sguardo incredulo di quest’ultimo, fu intercettata da un altro animale dalle sembianze di un lupo, anche
questo molto più grande del normale. Il lupo buttò a terra il cane, tentando ripetutamente di
azzannarlo, mentre un branco di suoi simili, comparso da dietro una collina, ingaggiò una lotta serrata
con il resto delle bestie.
Una serie di sibili attirarono l’attenzione di Inuyasha lontano dallo scontro bestiale: una pioggia di
frecce aveva sbarrato la strada ai suoi inseguitori, costringendoli a fermarsi.
Improvvisamente, un gruppo di demoni, umani e hanyou calarono sul gruppo degli inseguitori del mezzo
demone ingaggiando un combattimento furioso, nel quale, alla fine, fu coinvolto anche Inuyasha, che però
non riusciva ad adattarsi a quello strano modo di combattere: aveva tentato più volte di colpire a morte
qualche avversario, ma questi, invece di morire, rimanevano semplicemente a terra sofferenti per le
gravi ferite, per poi rialzarsi, quando queste iniziavano lentamente a rimarginarsi.
Quello scontro potenzialmente eterno si concluse con l’improvvisa fuga degli assalitori, consci,
evidentemente, dell’impossibilità di compiere la missione.
Un demone, probabilmente il capo, si avvicinò ad Inuyasha, che istintivamente si pose sulla difensiva.
“Stai bene ragazzo?” quelle parole, pronunciate con gentilezza, convinsero l’hanyou a fidarsi dello
youkai “Si. Beh, grazie per avermi salvato…”
“Di nulla, ragazzo! Di nulla!!” rispose quello, sfoggiando un sorriso divertito, vedendo Inuyasha a
disagio.
“Posso chiedervi dove mi trovo?”
“A dopo tutte le domande! Vieni con me, ti porto da chi saprà darti tutte le risposte che cerchi!”
Titubante, Inuyasha seguì il drappello fino ad un enorme villaggio e qui, il demone lo condusse davanti
ad una capanna, più ampia delle altre. La sua guida entrò, chiedendogli di aspettare lì fuori senza
muoversi. Il mezzo demone ubbidì e, sedutosi a terra a causa della stanchezza, si mise ad osservare lo
scorrere della vita nelle strade del paese.
“Vieni dentro!” affermò sbrigativamente il demone, ricomparso sull’uscio della casetta.
Appena entrato in una stanza buia, Inuyasha sentì due paia di occhi puntati su di lui, mentre una
persona, probabilmente una donna, stava piangendo.
“Sei veramente tu, figlio mio!” disse la donna smettendo di piangere e correndo ad abbracciarlo.
Quella voce: Inuyasha non poteva sbagliarsi, avrebbe riconosciuto quella voce in qualunque circostanza,
anche se erano passati quasi due secoli da quando l’aveva sentita l’ultima volta. “Madre, siete… siete
proprio voi??” chiese incredulo, rispondendo all’abbraccio.
“Sì Inuyasha! Sono io…” sussurrò commossa Izayoi.
“Ma com’è possibile? Voi siete morta!”
“È una cosa un po’ complicata da spiegare Inuyasha…” ammise l’altra persona che fino a quel momento era
rimasta in silenzio “Ma avremo tutto il tempo per chiarirti ogni cosa… e per stare finalmente un po’
assieme, figlio mio!”
“Padre?!?”
“Sì, Inuyasha.” ammise lo youkai avvicinandosi alla moglie e al figlio “Sono felice figliolo… sei
diventato un uomo e un grande combattente: sono orgoglioso di te!” aggiunse, iniziando ad accarezzare la
testa del mezzo demone.
“Grazie padre! Sapere di avere la vostra stima mi riempie di gioia”
“Scusate, se non c’è più bisogno di me, io andrei”
“Sì! Grazie di tutto, Ryuken” lo congedò l’inuyoukai, mentre la moglie faceva sdraiare il figlio che
aveva nuovamente dato segni di stanchezza.
“Padre, vi prego, spiegatemi cosa è successo!”
“Inuyasha, tu sei a conoscenza della particolarità del Reikokuryuuha, giusto?” il ragazzo annuì “Bene.
Devi sapere che l’energia vitale permette all’anima di rimanere nel corpo che la ospita e le permette di
usarlo. Tale energia ti è stata quasi totalmente sottratta dal ripetuto uso Reikokuryuuha e quindi la
tua anima si è separata dal corpo finendo qui, nel regno della Terra, mantenendo tuttavia con esso un
legame, proprio in virtù della forza vitale residua. In sostanza non sei né totalmente morto né
totalmente vivo, starà a te scegliere quale condizione vorrai fare tua.
“Allora fatemi ritornare subito! Kagome… devo tornare da Kagome!!” strillò Inuyasha tentando di alzarsi
dal giaciglio sul quale era steso, venendo bloccato dal padre “No, Inuyasha! Non puoi andare adesso! Sei
troppo debilitato e il cammino per giungere al passaggio fra i due regni è denso di pericoli. Non ce la
puoi fare, otterresti solo di sparire per sempre anche da questo mondo!!” il mezzo demone era però sordo
alle affermazioni del padre e continuava a dimenarsi per sfuggire alla presa, tanto che il demone,
dovette fare non poca fatica per riuscire a calmarlo.
“Inuyasha, resta qui per un po’ di tempo. Quando sarai nelle condizioni di affrontare il viaggio, sarò
io stesso ad accompagnarti, va bene?”
“Si, padre…” mormorò rassegnato l’hanyou, accettando a malincuore quel compromesso, ributtandosi
stancamente sul suo giaciglio, accudito amorevolmente dalla madre.

“[Inuyasha… Inuyasha… torna da me… non abbandonarmi…]” Inuyasha sentiva la voce di Kagome ronzargli
nella testa, chiamarlo disperata e piangere, quasi fosse vicino a lui.
Si risvegliò dopo molte ore di sonno, ancora pesantemente debilitato, tanto da far fatica persino a
mettersi seduto.
“Che hai Inuyasha?” Chiese preoccupata Izayoi avvicinandosi al figlio, che stava a capo chino con le
orecchie basse, chiaro segno della sua tristezza.
“Madre, lei sta soffrendo… la sento piangere… chiamarmi e io… io non posso fare nulla!”
“Lo so Inuyasha…” mormorò la donna abbracciandolo per confortarlo “Ma sono sicura che si rende conto che
tornerai da lei. Si è sempre fidata di te e continuerà a farlo anche adesso! Ora però riposa, Inuyasha.
Così tornerai prima in forma e potrai tornare da lei!”
“Si, Madre!” affermò convinto il mezzo demone, ritrovando un po’ di serenità.

Inuyasha trascorse le successive due settimane nel più completo riposo, raccontando ai genitori delle
sue avventure e soprattutto di Kagome: di quando l’aveva conosciuta, del suo strano rapporto con lei,
condendo il tutto con infinite declamazioni di ogni più impercettibile qualità della ragazza.
Durante quelle prolisse narrazioni, il padre si era trovato spesso a scuotere la testa, pensando, tra il
divertito e lo sconsolato, a quanto fosse chiacchierone suo figlio, cosa che mal si accostava alla
tradizionale riservatezza e compostezza della razza degli youkai e in particolare della sua casata e
soprattutto che lui, quando aveva conosciuto Izayoi, non si era ridotto a quel modo.
La donna, dal canto suo, osservando l’espressione del marito, ogni tanto si lasciava sfuggire qualche
sorriso di troppo, trovandosi fulminata, dallo sguardo del demone, che poi, per farsi perdonare, le
regalava un sorriso accennato.

Nei giorni successivi Inuyasha cominciò ad allenarsi con il padre in vista delle avversità da superare
per raggiungere il passaggio tra i due mondi.
I due passavano ore, sia alla mattina che al pomeriggio, ad affrontarsi con la spada o con altre armi,
persino a mani nude, usando gli artigli, permettendo ad Inuyasha di riabituarsi al combattimento dopo il
lungo periodo di ozio, fin’anche a fargli migliorare le sue, già notevoli, abilità.

“Credo sia arrivato il momento Inuyasha.” affermò Inu no Taisho, poggiando la ciotola di riso, spezzando
il silenzio che si era creato durante il pasto serale “Domani partiremo alla volta del passaggio…”
affermò serio il demone.
“Dite davvero padre!!” esultò Inuyasha, vedendo finalmente avvicinarsi il momento in cui avrebbe
finalmente rivisto la sua Kagome.
Il padre annuì, osservando il figlio gioire per la notizia, per poi incontrare lo sguardo di Izayoi che
gli sorrideva compiaciuta, anche si rendeva conto che questo significava separarsi nuovamente dal suo
amato figlio.

Ci vollero tre giorni, relativamente tranquilli, di cammino per giungere ai piedi della montagna che
ospitava sulla propria sommità il varco. Durante il viaggio, Inu no Taisho raccontò ad Inuyasha delle
avversità che avrebbero trovato sulla loro strada: la montagna era infestata di creature terribili,
poste a difesa del passaggio, per evitarne un uso inappropriato. Finire tra le grinfie di uno di
quegl’esseri significava venire sbranato per l’eternità, senza possibilità di fuga. Inoltre, la cima del
monte non era nient’altro che un altopiano, disseminato di paludi e tranelli micidiali, capaci, a
differenza di qualunque altra cosa in quel regno, di uccidere uno spirito, cancellandone definitivamente
l’esistenza.
La prospettiva non era delle più allettanti, ma Inuyasha non si fece spaventare, anche perché sapeva di
essere accompagnato dall’unico demone che, per sua stessa ammissione, fosse riuscito ad usare il
passaggio e fare ritorno.

Ok, lo so che avreste voluto il ritorno già in questo capitolo, ma per motivi tecnici dovrete attendere.

Ringrazio:

Elychan: Brava! Questo è lo spirito giusto!! Anche perchè, se mi fate secco... chi ve lo resuscita Inuyasha?? Poi non vorrete mica perdervi ... come posso dire... (Ideona... no, parole grosse! Ndme - Concordo NdInu - Ho cambiato idea... Gozu, Mesu... ve lo portate via!! Ndme - No!! Carogna!!! NdInu) ciò che ho escogitato!!

Fra007: Niente di personale, premetto, ma le esigenze di copione sono le esigenze di copione! Comunque tranquilla! Come penso si sia capito... a breve il nostro caro mezzo demone tornerà in carne ed ossa... il problema è: come??? È una domanda che mi sto ponendo anche io!

Un grazie anche a chi ha solo letto!

Bene, ci si vede la prossima settimana con il nuovo capitolo (Bhawahawaha!! "Risata malefica") che si
intitola "OLTRE OGNI SPERANZA… L’AMORE"

Salut!

Ragnarok79
 

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Capitolo 35
*** 35 -OLTRE OGNI SPERANZA… L’AMORE- ***


INTRO

INTRO:A volte, quando tutto sembra perduto, l'amore può superare i confini più impensabili.

Ciao a tutti!

Eh si, siamo arrivati in fondo a questa fiction che si chiuderà col prossimo capitolo! Nell'attesa,
spero apprezzerete un capitolo teso a risolvere una questioncina rimasta aperta (Tipo la mia morte??
NdINu - No, veramente si sta parlando del tuo funerale Ndme con ghigno malefico - Tu non stia dicendo
sul serio!! Baro! NdInu - Mi vuoi sfidare?? Ndme - Anche no... hai la tastiera dalla parte del man...
ehi, ma la tastiera non ce l'ha un manico!!! NdInu - Ehi, ma lo sai che sei un genio!! Ndme)
Buona lettura!

Capitolo 35 -OLTRE OGNI SPERANZA… L’AMORE-

A Kagome era crollato il mondo addosso quando, quasi un mese fa, era tornata al villaggio di Musashi,
riportando il corpo di Inuyasha nella speranza che Sesshomaru compisse il miracolo e glielo restituisse.
Ancora si ricordava la scena:

FLASHBACK

“Sesshomaru… Sesshomaru!!!” gridò Kagome, mentre entrava nella capanna che il gruppo aveva occupato da
quando si erano aggiunti alla comitiva Akane, Ranma e, infine, il principe dei demoni con Rin e Jaken.
“Kagome!!” Sango scattò in piedi, andando ad abbracciarla, intuendo però dalla reazione dell’amica che
c’era qualcosa che la turbava profondamente.
“Dov’è Sesshomaru??” chiese ai presenti la ragazza del futuro, ignorando completamente il caloroso
benvenuto ricevuto.
“Credo sia in giro. Forse nel bosco. Cosa è successo divina Kagome??” rispose Miroku, allarmandosi,
notando l’agitazione della giovane.
Kagome abbassò lo sguardo, tentando di reprimere sul nascere il desiderio di piangere “Inuyasha…
Inuyasha è... è morto.” mormorò, voltandosi di scatto e uscendo dalla capanna, mentre piccole stille
salate cominciavano a rigarle il viso, lasciando sbigottiti i compagni di mille avventure. Kagome corse
via, quasi tentasse di sfuggire al pensiero di ciò che fosse successo e, mentre tentava di asciugarsi le
lacrime con la manica della divisa, non si accorse che qualcuno le si era parato d’innanzi, finendogli
inevitabilmente contro.
“Ahio…” protestò la ragazza massaggiandosi la parte lesa nella caduta a terra.
“Che vuoi? perché mi cerchi??” Kagome alzò lo sguardo, scoprendo di essere finita addosso proprio
all’oggetto della sua ricerca.
“Vieni con me, è importante!!” gli disse, afferrandolo per un polso, cercando inutilmente di trascinarlo
con lei.
Il demone si divincolò dalla presa di lei senza fatica e dopo un breve ringhio “Femmina, come osi
toccarmi o darmi degli ordini? Ringrazia che sei la donna di mio fratello, altrimenti saresti già
passata a miglior vita!” affermò con tono glaciale.
“Stupido!! Si tratta proprio di Inuyasha!! Lui è…” il pianto di Kagome si fece più intenso , ma lei finì
la frase “È morto! Ti prego… ti prego, riportalo in vita!!”
“Conducimi da lui…” Kagome, guardando Sesshomaru in volto, ebbe la netta sensazione che quella notizia
avesse turbato persino il glaciale principe dei demoni.

Sesshomaru entrò nella capanna di Kaede, seguito da Kagome che andò a sedersi vicino al corpo Inuyasha.
Il demone osservò attentamente il fratello disteso in mezzo alla stanza su un futon e, giratosi verso
l’uscita, affermò con tono apparentemente freddo “Io non posso fare nulla…”
“Co… cosa??” chiese Kagome, sconvolta dall’idea di aver perso per sempre Inuyasha.
“Sei sorda, femmina? Ho detto che non posso fare nulla!” affermò nuovamente, voltandosi a guardarla.
Kagome in quel momento scoppiò: Sesshomaru le aveva tolto ogni speranza e inoltre parlava della morte
del fratello come una cosa che non gli riguardasse. “Sei solo un bastardo!!” gridò piangendo,
avventandosi su di lui e iniziando a battere i pugni contro la corazza che proteggeva il petto del
demone “Non te ne frega niente che sia morto!! Era tuo fratello e ti ha persino salvato la vita!! E tu,
maledetto… tu lo lasci marc…” non poté tuttavia finire, perchè una mano artigliata si avvinghiò alla sua
gola, lasciandola senza fiato e facendola finire contro il muro della casetta.
“Tu, dannata! Non osare parlarmi in questa maniera!!” sbottò Sesshomaru perdendo per un istante la calma
che lo caratterizzava “Cosa ne sai di quello che sto provando? Lui è mio fratello! Tu non puoi capire!”
le ringhiò contro Sesshomaru lasciandola poi andare.
Kagome crollò al suolo distrutta dalle lapidarie parole di quel demone apparentemente insensibile
persino alla morte di un fratello. Non poté far altro, priva di ogni forza, che guardarlo dirigersi
verso la porta, portando con sé l’ultima speranza di rivedere Inuyasha.
“Comunque, io non posso fare nulla, perché lui non è ancora morto! Non del tutto, quantomeno…” affermò
il demone uscendo dalla baracca.

FINE FLASHBACK

Al solo pensiero le veniva ancora male la gola, ma quello che l’aveva colpita maggiormente era stato
proprio l’atteggiamento del demone nei suoi confronti: l’aveva costantemente chiamata con
quell’appellativo, femmina, che sembrava voler negare ciò che la legava a Inuyasha, quasi fosse
un’estranea. In quel momento si era sentita ferita e umiliata. Kagome scosse la testa, non volendo dare
più di tanto peso alla cosa, preferendo concentrarsi sulle parole sibilline di Sesshomaru, per le quali
ci volle l’intervento di Totosai e Myoga, per decifrarne il significato e scoprire, inoltre, quello che
Inuyasha aveva tenuto nascosto a tutti riguardo il Reikokuryuuha. Quelle scoperte le avevano ridato un
barlume di speranza. Certo, sia Myoga che Totosai le avevano detto che le possibilità erano comunque
minime, ma lei non era intenzionata ad arrendersi. Rivoleva Inuyasha e sapeva che lui avrebbe trovato il
modo di tornare da lei. Era sicura che Inuyasha non avrebbe deluso le sue aspettative.
Il solo pensiero di vivere senza di lui, spezzò ancora una volta la sua volontà e così, per l’ennesima
notte, come molte, se non tutte da quell’infausto giorno che li aveva separati, Kagome pianse sul corpo
del mezzo demone chiamandolo disperatamente, chiedendogli di non abbandonarla e di tornare da lei,
sperando, contro ogni logica, che lui la potesse sentirla e che quelle parole gli dessero la motivazione
per abbandonare quello stato di morte temporanea.

“Kagome…” la ragazza si destò dal sonno a cui aveva infine ceduto poco prima dell’alba, voltandosi verso
l’entrata della capanna.
“Sango…” la sterminatrice entrò portando una ciotola con del cibo, dell’acqua e qualche frutto.
“Ti ho portato il pranzo…” accennò, osservando l’amica sfregarsi leggermente il dorso delle mani sugli
occhi, segnati dalle occhiaie.
“Grazie, ma in realtà non ho molta fame.” affermò Kagome, tornando a fissare il volto del mezzo demone.
“Ci sono novità?” chiese titubante Sango, ricevendo un segno di diniego con la testa da parte dell’amica
“Come va con Miroku, piuttosto?” chiese a sua volta Kagome, ricordandosi del fatto che i due durante la
permanenza al villaggio, si erano infine dichiarati.
“Be… bene direi! Ogni tanto l’istinto da maniaco torna a farsi vivo, ma non credo di potermi lamentare.
Dopotutto, quando ho accettato di diventare la sua compagna, sapevo com’era fatto.” Sango sorrise
nervosamente, un po’ imbarazzata per l’argomento del discorso, ma anche per il fatto di parlarne proprio
con Kagome che, a differenza di lei, non aveva potuto coronare il suo sogno e, al contrario, ora
vegliava proprio il corpo privo di vita della persona che amava.
“Vai pure Sango. Torna da Miroku e grazie di tutto!” fu il modo gentile di Kagome per far capire
all’amica che voleva restare sola a vivere il suo dramma personale.
Mangiò qualcosa, giusto perché sapeva che Inuyasha sarebbe andato in escandescenza vedendola denutrita e
certo non voleva farlo arrabbiare appena risvegliato. Quella situazione l’aveva privata, col tempo,
della sua vitalità e ormai poco, per non dire nulla, riusciva ad allontanarla dal suo amato mezzo
demone, anche solo con la mente. Persino la notizia della sua promozione, comunicatale da Akane di
ritorno dal presente, non era riuscita ad entusiasmarla: sembrava quasi che le stessero comunicando
quella di un’estranea.
Kagome si ritrovò a sorridere amaramente a quel pensiero, ricordando quante volte aveva litigato con
Inuyasha per andare a fare i compiti in classe, solo in funzione di quel tanto agognato traguardo e,
adesso che il risultato era raggiunto, lei non riusciva nemmeno a gioirne.

“Ti ricordi quella volta che ti chiesi di tornare a casa per un esame e tu minacciasti di distruggere il
pozzo?” chiese la ragazza rivolta al mezzo demone.
“Ti mandai a terra tante di quelle volte che ti si bloccò la schiena e poi me ne andai senza dirti
nulla…”
“Quella sera stessa la maschera carnivora attaccò me e Sota per impadronirsi dei frammenti della sfera e
tu venisti a salvarmi…” si interruppe iniziando a piangere “Sai, quella è stata la prima volta che notai
quanto tu fossi stupendo…” sorrise cercando di asciugarsi le lacrime.
Kagome aveva passato quelle settimane a rivangare i momenti più belli, ma anche quelli terribili, della
sua vita affianco a Inuyasha, raccontandoglieli, come si racconta una storia ad un bambino per farlo
star calmo.

Anche i compagni si erano rassegnati alla sua inamovibilità dal capezzale del mezzo demone e così a
turno le portavano il pranzo o la cena. Approfittavano di quei momenti per capire quale aria tirasse ed,
eventualmente, tentare di alleviare le pene della loro amica, cosa peraltro, praticamente impossibile.
Del resto lei era rimasta l’unica convinta del fatto che presto o tardi Inuyasha si sarebbe risvegliato
e si infuriava in modo terrificante sentendo solo accennare all’ipotesi che lui fosse morto
definitivamente: l’ultima volta, ad esempio, le urla della ragazza si erano potute udire fin dal
limitare del bosco e c’erano volute parecchie ore per riuscire a calmarla.

“Era questo che intendevi quando mi dicesti che dovevo essere forte? Tu sapevi già come sarebbe finita,
vero? E allora perché… perché l’hai fatto lo stesso?? Perché ti sei dovuto fare carico di questo
fardello. Sacrificarti per un mondo che nemmeno ti apprezza, anzi ti odia, lasciandomi da sola…”
“Io… io sto cercando di farmi forza! Sto cercando di tenere duro, ma mi manchi così tanto, Inuyasha!!”
“Torna da me, Inuyasha… ti prego…” sussurrò infine la ragazza, mentre piangeva disperata sul corpo di
Inuyasha
Quella capanna era stata il teatro dell’ennesimo pianto disperato di Kagome, ma dopo molti giorni di
sfoghi in totale solitudine, questa volta c’era stato uno spettatore.
“Non tornerà più, rassegnati: è morto!” la giovane alzò lo sguardo verso la porta, mettendo a fuoco, con
gli occhi ancora gonfi per il pianto, la figura di Sesshomaru.
“Lui tornerà! Lui tornerà da me!!” urlò, avvinghiandosi d’istinto al corpo dell’amato, forse temendo il
motivo della visita del demone, l’unico di tutto il gruppo che non si era mai fatto vedere.
“Non mi interessa cosa pensi, femmina. Lui non tornerà!” ribadì il principe, entrando nella casupola.
“Cosa vuoi? Cosa sei venuto a fare qui?? Sei venuto a schernirmi ancora? Non ti basta l’aver infierito
un mese fa?? ”
“Nulla di tutto questo. Sono semplicemente venuto a prendere il corpo di mio fratello per dargli degna
sepoltura e per dire a te di fartene una ragione e di tornartene nella tua epoca.”
“No!! Tu non lo toccherai!!” gridò Kagome, avventandosi su Sesshomaru in un disperato quanto inutile
tentativo di fermarlo, venendo però allontanata con una manata da quest’ultimo. Superato quell’unico
ostacolo, il demone si diresse verso il corpo di Inuyasha e, afferratolo per un polso, fece per
trascinarlo via.
“Non capisci? Lui ha l’occasione di essere felice. Se non è ancora tornato è perché ha deciso di
rimanere dove si trova. Là rincontrerà sua madre e nostro padre, potrà stare con quella sacerdotessa,
Kikyo e nessuno lo maltratterà più! Perché lui dovrebbe tornare qui a soffrire nuovamente? solo per un
tuo capriccio??”
“No, non per un capriccio! L’amore che provo per lui non è un capriccio!!” gridò lei gettandosi sul
corpo del mezzo demone cercando di opporre una qualche resistenza.
“Dimenticalo! È morto!!”
“No! Anche se fosse non potrei mai dimenticarlo, anche se fosse solo una tomba a ricordarmelo!”
“È per questo che lo seppellirò dove tu non potrai mai arrivare…”
“Perché fai questo?? Mi odi così tanto, Sesshomaru??” domandò Kagome disperata, non sapendo più che
fare.
“Ti potrà sembrare strano, donna, ma io non ti odio. Ti sto solo costringendo a fare quello che mio
fratello vorrebbe che tu facessi. Tornatene a casa e rifatti una vita, visto che lui non c’è più!”
Fu in quel momento che qualcosa di incredibile e totalmente inaspettato avvenne: una luce bianchissima
iniziò ad invadere la capanna, abbagliando la ragazza e il demone.
“Sesshomaru…” una voce familiare richiamò lo youkai che incredulo si voltò, sussurrando “Pa… padre?!?”
“Fermati Sesshomaru…” ora davanti a loro era ben visibile il corpo di un potente demone cane costituito
interamente di luce.
“Padre, com’è possibile??”
“Non è importante il come, ma il perché.” affermò lo spirito, spostando poi l’attenzione su Kagome “Tu
devi essere Kagome, giusto?” la ragazza lo squadrò leggermente intimorita: aveva un’eleganza e un
portamento superiori anche a quelli di Sesshomaru e tutto, in quell’essere, ispirava rispetto, timore,
ma anche fiducia. Annuì debolmente “Si sono io… ma come fate a sapere chi sono?”
Lo spettro sorrise “Diciamo che a causa dei racconti di qualcuno, probabilmente conosco meglio te dei
miei due figli!” Kagome rimase incantata nel vedere l’espressione sul suo volto: le ricordava
incredibilmente quella di Inuyasha quando tirava fuori il suo lato più dolce.
“Ne… ne sono lusingata!” sussurrò imbarazzata, abbassando lo sguardo.
“Comunque non sono venuto per una visita di cortesia...” riprese lo spirito tornando serio “Sono venuto
a porre fine a questa situazione transitoria!” a quelle parole Kagome si irrigidì e, alzando lo sguardo,
andò a cercare quello dello spettro “No, vi prego! Non portatemi via Inuyasha!!” lo supplicò.
“Non temere. Non sono qui per portare via nessuno, ma per accompagnare qualcuno che torna” le disse,
sorridendole dolcemente. “Sai, fosse stato per lui sarebbe tornato subito da te, ma le sue condizioni
non lo consentivano.”
Improvvisamente, affianco a lui un’altra figura iniziò a delinearsi. Kagome ebbe l’impressione che, per
un istante, il suo cuore avesse smesso di battere, quando ne riconobbe le fattezze “Inu… Inuyasha…”
sussurrò portandosi le mani alla bocca, per la commozione del momento.
“Kagome…” le sorrise dolcemente, rivolgendosi poi al padre. “Grazie di tutto padre! Non sapete quanto mi
abbia fatto piacere conoscervi e passare un po’ di tempo con voi, anche se avrei preferito in altre
circostanze.”
“Ora vai Inuyasha. Sappi che sono fiero di te!” la figura iniziò a scomparire fluendo lentamente nel
corpo dell’hanyou che, dopo poco, cominciò a muoversi.
Inuyasha aprì gli occhi e si mise seduto, trovandosi davanti Kagome, in ginocchio, ancora paralizzata
per l’emozione. L’afferrò delicatamente per le braccia e l’attirò a sé abbracciandola.
“Grazie Kagome, grazie per aver creduto in me…”
La ragazza rimase interdetta per quelle parole cariche di dolcezza, ritrovandosi incapace di rispondere
qualcosa di sensato.
“Io ti sentivo, Kagome. Sentivo ogni tua parola, ogni tuo sussurro e ogni lacrima versata. Ti chiedo
perdono, non avrei mai voluto farti soffrire così tanto, amore mio!” Kagome spalancò gli occhi,
incredula e, ormai convinta che fosse solo un bel sogno, iniziò a pregare di non svegliarsi mai più.
“Co… come mi…” balbettò impercettibilmente senza nemmeno riuscire a concludere.
“Amore mio, Kagome. Io ti amo! Credo di essermi sempre portato questo sentimento per te nel cuore, ma
solo di recente me ne sono reso conto e, ora che finalmente è tutto finito e siamo di nuovo insieme,
vorrei che tu restassi con me anche nella vita.”
“Lo so, questo è solo un bellissimo sogn… ahio!!” non finì nemmeno di parlare che l’hanyou le assestò un
leggero pizzicotto sul braccio. “No Kagome.” sussurrò sorridendole “Non è un sogno. Io sono qui con te e
ti sto chiedendo di essere la mia compagna!” le disse con una dolcezza incredibile.
“Si…” rispose semplicemente Kagome, fissando quegli occhi ambrati che le erano mancati così tanto. Senza
che quell’alchimia di sguardi si spezzasse, i loro volti si avvicinarono lentamente, finché le loro
labbra non si unirono in un bacio appassionato, carico dell’amore che provavano l’una per l’altro.
“A questo punto… io tolgo il disturbo” affermò Sesshomaru, stufo di osservare quel quadretto romantico.
“Aspetta Sesshomaru…” lo richiamò la voce del padre.
“Ti ho osservato molto in tutti questi anni, soprattutto di recente e credo sia giunto il momento di
ripristinare la mia eredità così come l’avevo intesa fin dall’inizio.”
“Che intendete padre??”
“Kagome, voi custodite Songa in questo villaggio, vero?”
“Beh… ecco… sì.” ammise la ragazza, incerta sull’opportunità di rivelare una tal cosa in presenza del
principe dei demoni.
“Perfetto, Sesshomaru ti chiedo di lasciare Tenseiga a tuo fratello Inuyasha. In cambio ti affido Songa,
la più potente delle mie spade, in riconoscimento della tua primogenitura! Sono ormai certo che userai
il suo potere nel modo giusto, per difendere e non per distruggere, come già feci io. Ricordati
Sesshomaru: sei un potente demone, un grande combattente e io sono molto fiero di te!”
“Padre, accetto la vostra richiesta e l’onore che mi fate!” il demone si inchinò rispettosamente,
soffermandosi ad osservare con grande rispetto lo spirito del padre, prima di uscire dalla capanna.
“Per me è giunto il momento di tornare. Buona fortuna figliolo!” e rivolgendosi a Kagome con un sorriso
“Sono felice di aver fatto la tua conoscenza. È un vero peccato che tu non abbia potuto conoscere
Izayoi, sono sicuro sareste andate d’accordo. Ad ogni modo sono contento che mio figlio sia in buone
mani.”
“Grazie! L’onore è tutto mio. Comunque anche io sono in buone mani!” affermò lei sorridendo, riferendosi
al mezzo demone che le teneva la mano.
“Grazie del vostro aiuto, padre. Salutate ancora mia madre!”
“Non mancherò Inuyasha. Addio!!” affermò lo spirito cominciando a svanire, così come era apparso.
I due ragazzi, ormai soli, si abbracciarono, felici di essersi finalmente ritrovati e di aver coronato
il desiderio più grande di entrambi.

E così ormai manca solo il gran (si fa per dire) finale! Vedremo che succederà, ma passiamo ai
ringraziamenti:

Elychan: Ora dovresti essere perfettamente tranquilla :-) Visto che vi potevate fidare?!?! Direi che è praticamente tutto risolto per il meglio, o sbaglio?? Chissà cosa succederà nel prossimo cap!

Lorimhar: Sapere di aver prodotto un capitolo totalmente inaspettato mi rende orgoglioso, grazie! Cmq temo che non smetterà mai ad occhio e croce, ma del resto non sarebbe più lui se non combattesse, giusto??

Un grazie anche a chi a soltanto letto!

Ci vediamo la prossima settimana con l'ultimo capitolo che si intitola... no, non ve lo dico :-)

Ps. per quanto riguarda "RIA: Vendetta e Amore" non riesco a postare adesso, ma conto di farlo entro
domani. Scusate, ma sono veramente oberato di questioni da sbrigare!

Salut

Ragnarok79

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Capitolo 36
*** 36 -PER SEMPRE- ***


INTRO

INTRO: Sigh! Sob!! Siamo arrivati alla fine!!!

Ciao a tutti!
Mi scuso per questa settimana di ritardo, ma ho ripreso a fare l'universitario pendolare e questo a
prosciugato le mie ultime risorse di tempo!

Ebbene sì, anche questa fic si è conclusa, spero sia stata di vostro gradimento!

Buona lettura!

Capitolo 36 -PER SEMPRE-

Con il diffondersi nel villaggio della notizia del risveglio di Inuyasha, dilagò anche una grande
euforia e voglia di festeggiare. Nonostante fosse pomeriggio inoltrato, la macchina organizzativa si
mise in moto sotto l’attenta direzione di Kaede: gli uomini del villaggio sistemarono tavoli e panche,
prepararono i fuochi e addobbarono il villaggio, mentre le donne si occupavano del cibo e di piccole
composizioni floreali per abbellire i tavoli.
Prima del tramonto fu tutto pronto e i festeggiamenti che seguirono, durarono tre giorni, tanti erano
gli eventi da celebrare: il ritorno alla vita del mezzo demone, la vittoria contro Toukaimaru, il
riavvicinamento di due fratelli - Inuyasha e Sesshomaru - vissuti per tanto tempo nell’odio reciproco,
il ritrovamento della quasi totalità della sfera dei quattro spiriti e, non meno importante, la tanto
ambita promozione di Kagome, senza dimenticare che bisognava accogliere degnamente, nella piccola
comunità, le due nuove coppie.
Kagome sembrava la personificazione della felicità: camminava raggiante tra la gente accompagnando
Inuyasha che si ingozzava con qualunque cosa di commestibile gli passasse a tiro. La ragazza appariva
intenzionata a non staccarsi nemmeno per un attimo dal mezzo demone che, dal canto suo, probabilmente
non glielo avrebbe neppure permesso. Di tanto in tanto li si vedeva litigare per qualche minuto a suon
di scemenze, poi, improvvisamente, si fermavano a guardarsi negl’occhi e scoppiavano a ridere,
abbracciandosi e baciandosi teneramente.
Non da meno erano Sango e Miroku, con quest’ultimo che, per una volta scherzosamente, faceva il
cascamorto con qualche bella ragazza, facendosi poi rincorrere per mezzo villaggio dalla sterminatrice
che, reggendo il gioco, gli gridava dietro di tutto. Quando tuttavia lei lo bloccava, invece che
massacrarlo a suon di sberle, come faceva un tempo, gli gettava le braccia al collo, riempiendolo di
baci, ritrovandosi cullata dalle braccia del monaco e dalle sue parole più romantiche.
In disparte, Akane e Ranma si limitavano a gustarsi lo spettacolo offerto dai loro amici, cercando, di
tanto in tanto di sparire e poter stare un po’ da soli.

Il gruppo si concesse alcuni giorni di meritato riposo, poi, con la promessa di ritrovarsi, si
separarono. Akane e Ranma, approfittando delle vacanze estive, avevano pianificato un viaggio in Cina
per cercare un rimedio definitivo al problema del ragazzo col codino, mentre Sesshomaru aveva dichiarato
di voler riprendere i suoi viaggi con Rin e Jaken. In Il demone pareva impaziente di andarsene, forse
per evitare di guastare il rapporto con Inuyasha, a causa di Kagome.
Per quanto si sforzasse, la ragazza non riusciva a dimenticare il trattamento riservatole dal principe
dell’Ovest durante l’assenza di Inuyasha e quindi cercava sempre di evitare lo youkai oppure finiva per
discuterci animatamente, cosa che aveva finito per insospettire l’hanyou.
Anche prima della partenza, la ragazza e il demone cominciarono a discutere e Inuyasha, sedato l’acceso
confronto verbale, chiese esplicitamente a Kagome il perché di quell’atteggiamento nei confronti di
Sesshomaru. Lei, non volendo distruggere il legame che si era finalmente creato fra i due fratelli,
rispose in modo evasivo, parlando genericamente di alcune incomprensioni non appianate, stupendo
Sesshomaru già pronto all’idea di dover litigare anche con Inuyasha; soprattutto se lui fosse venuto a
conoscenza della realtà dei fatti. Questo non aveva evitato che hanyou, non del tutto convinto,
lanciasse al fratello un’occhiata che stava a intendere cosa gli sarebbe successo se le “incomprensioni”
avessero assunto i contorni di un maltrattamento di Kagome da parte sua. Il principe dei demoni, più
colpito dal gesto della ragazza, che non da quella tacita minaccia, prese armi e seguaci e, dopo aver
salutato tutti, si allontanò lasciando detto che non sarebbe tornato per un po’ di tempo, sperando così
di permettere a Kagome di far sbollire il disprezzo nei suo confronti.

In seguito, la compagine originaria si rimise in viaggio sulle tracce di Kohaku, con un piano molto
semplice in mente: trovarlo, estrarre il frammento della sfera che lo teneva sospeso tra la vita e la
morte e lasciare a Inuyasha il compito di resuscitarlo con Tenseiga. (Lo so… non si potrebbe… ma quando
ho scritto questo capitolo, questo particolare non era stato ancora rivelato… A dire il vero al tempo
Kohaku faceva ancora tutto quello che gli diceva Naraku! – Nda)
Trovare Kohaku si rivelò la parte più difficoltosa da mettere in atto e richiese loro un lungo
peregrinare di villaggio in villaggio, solo per trovare una pista concreta da seguire. Alla fine, grazie
soprattutto all’olfatto di Inuyasha, riuscirono a trovare il fratello di Sango e a restituirlo alla
sorella solo con una lieve amnesia, ottenendo anche il primo dei tre frammenti mancanti.

Le condizioni di Kohaku imponevano che il ragazzo fosse portato da Kaede per essere curato e così Sango,
a malincuore, chiese di abbandonare la ricerca per poter trascorrere un periodo al villaggio. Miroku si
offrì di accompagnare la sterminatrice, portandosi via Shippo che, inizialmente, pareva voler continuare
la ricerca.
Inuyasha e Kagome, trovatisi improvvisamente soli, si misero alla ricerca di Koga, anche se, in realtà,
era più probabile che fosse quest’ultimo a trovare loro, piuttosto che il contrario.
I due vagarono per le terre circostanti per alcuni giorni, beandosi della situazione che garantiva loro
un po’ intimità, dimenticandosi, per un attimo, della loro ricerca.
Durante l’ennesimo spostamento tra un villaggio e l’altro, il sensibile olfatto di Inuyasha registrò un
odore sgradevole di lupo, mentre Kagome ebbe la chiara percezione di due schegge della sfera che si
avvicinavano rapidamente.
“Ko… ga…” ringhiò l’hanyou trovandosi a terra, sormontato dal demone lupo che gli era piombato addosso,
senza nemmeno curarsene e che, anche in quel momento, continuava a ignorarlo, mentre, tenendo tra le sue
mani quelle di Kagome, le si stava rivolgendo “Buongiorno mia dolce Kagome!!”
“Ci…ciao Koga!” rispose lei, totalmente spiazzata, ricordandosi solo allora cosa implicasse l’andare in
cerca del demone lupo.
“Smettila di infastidirla, lupastro!!” sbottò Inuyasha rialzandosi, costringendo il rivale a compiere un
balzo indietro.
“Toh, c’è anche il botolo!” affermò con tono di scherno lo youkai, tornando ad osservare l’oggetto dei
suoi desideri.
“Come mai da queste parti, Kagome?” Le chiese senza troppi preamboli.
“Beh, Koga… noi… noi ti stavamo cercando per…” il demone non la lasciò nemmeno finire e, dopo aver
catturato nuovamente le mani di lei, esultò “Finalmente hai deciso di venire via con me!!” poi,
guardando Inuyasha, palesemente furibondo, sbottò “Potevi evitare di portarti dietro lui: almeno non ci
sarebbe rimasto male!”
“No… no… Koga, stai fraintend…” Kagome fu nuovamente interrotta, questa volta dalla reazione di Inuyasha
“Maledetto lupastro!! Te lo faccio vedere io chi ci resta male!!” sbraitò colmo di rabbia, spingendo
lontano dalla sua fidanzata il rivale “Non osare più toccare la mia donna!!” latrò, mettendosi
nuovamente in mezzo ai due.
“[È la fine! Adesso si ammazzano!!]” osservò mentalmente Kagome, guardando la faccia incredula di Koga
che stava cercando di assimilare quell’ultima affermazione, a dir poco indigesta.
“Ka… Ka… Ka-go-me…” lo youkai si voltò verso di lei, nella speranza di ottenere una smentita, ricevendo
invece un cenno di conferma con la testa. “Io ho sempre cercato di fartelo capire, Koga. Tu per me sei
un amico… un carissimo amico, ma niente di più.”
Il demone si ritrovò come paralizzato da quella notizia, incapace di reagire in una qualunque maniera.
A risvegliarlo da quello stato catatonico ci pensò però la voce del mezzo demone “Dacci i frammenti
della sfera, Koga!! sono gli ultimi rimasti!!”
“Vieniteli a prendere, botolo.” ringhiò lui, mostrando gli artigli.
“Non complicare le cose, Koga! Non voglio combattere con te.” affermò Inuyasha, poco incline a battersi
con il demone lupo, conscio che lo scontro sarebbe sicuramente degenerato in una lotta all’ultimo
sangue.
“Dovrai farlo! Mi hai portato via Kagome, non mi porterai via anche i frammenti! Poi chi lo sa… magari
se ti ammazzo… potrei riprendermi anche lei!”
“Koga, ti prego! Calmati!” lo supplicò Kagome preoccupata, trovandosi a dover sostenere lo sguardo
gelido di lui “Tu stanne fuori!! Questa è una questione tra me e il cuccioletto!!”
Inuyasha si parò davanti alla ragazza, allontanandola delicatamente con un gesto del braccio “Va bene
Koga, se è questo che vuoi, accomodati!” affermò l’hanyou, preparandosi a combattere.
“No, è quello che abbiamo sempre voluto entrambi.” sussurrò Koga prima di lanciarsi all’attacco.
Lo scontro durò poco. Inuyasha era nettamente superiore al suo avversario, merito degli allenamenti con
il padre: non solo l’hanyou riusciva ad eguagliare in velocità del demone lupo, nonostante questo
sfruttasse ancora i frammenti di sfera ma, pur affidandosi solo ai suoi artigli per attaccare, Inuyasha
riusciva tranquillamente a mettere in crisi l’avversario.
Vedendosi sconfitto, Koga cedette alle insistenti richieste Kagome, la quale lo supplicava di far
cessare quella follia. Il demone crollò in ginocchio, stremato nel fisico e duramente colpito
nell’orgoglio. Riluttante, consegnò alla ragazza i due frammenti in suo possesso, osservandola poi
sparire velocemente, coricata sulla schiena di colui che gliel’aveva portata via.

Inuyasha corse a lungo in direzione del villaggio di Musashi, ma, quando si accorse che Kagome si era
addormentata, rallentò l’andatura per evitare di svegliarla, approfittando invece della situazione per
compiere una piccola deviazione e raggiungere un’altra destinazione senza dover dare spiegazioni alla
ragazza.
“Inuyasha…” sbadigliò “non siamo ancora arrivati?” biascicò Kagome, stiracchiandosi come meglio poteva.
Il ragazzo sorrise “C’è stato un piccolo cambio di programma, guarda…” Kagome alzò la testa sopra la
spalla del mezzo demone, riconoscendo il posto. “Il pozzo?? Perché siamo qui?”
“Perché io devo fare una cosuccia… da solo… e tu sei via da casa da più di un mese! Tua madre sarà
preoccupata!” affermò inginocchiandosi per farla scendere “Poi devi avvertirla di qualche novità ed è
meglio che io non sia nei paraggi…” aggiunse scherzando.
“Smettila di dire cretinate! Lo sia che mia madre ti adora, come Sota e il nonno del resto!” lo
rimproverò sorridendo.
“Solo loro??” chiese lui, fingendosi deluso.
“Beh, si: io non ti adoro, ti amo!” ribatté lei baciandolo “Però a me non va di andare da sola e poi
cosa devi fare di tanto importante?”
“Devo parlare con una persona, ma non fare altre domande, perché non ti dirò nient’altro!” lei sbuffò
per nulla soddisfatta della risposta e lui le carezzò il volto “Tranquilla, appena ho finito ti
raggiungo. Al massimo entro l’ora di pranzo sarò da te, promesso!”
“Va bene! Ma bada: non tardare nemmeno di un minuto, altrimenti ti vengo a prendere io!!” I due si
guardarono in faccia per un attimo, scoppiando a ridere, divertiti da quell’inversione di ruoli.
Lui la sollevò, prendendola in braccio e la poggiò delicatamente sul bordo del pozzo. “Ti amo Kagome…”
“Anch’io” lei, come conferma a quelle parole, lo baciò con passione e poi si gettò nel pozzo.
Inuyasha buttò un ultimo sguardo lì, dove prima sedeva la sua amata e poi corse in direzione del
villaggio: per quanto avesse molto tempo, il discorso con Kaede era comunque molto complesso, ma, per
lui, di vitale importanza.

“Oh… sei tu Inuyasha!” constatò l’anziana miko, voltandosi a guardare chi fosse appena entrato nella sua
capanna.
“Devo parlarti vecchia!” affermò serio, sedendosi davanti alla donna, dall’altra parte del focolare.
“Cosa vuoi chiedermi?” gli chiese, facendosi subito attenta, immaginando che l’argomento fosse assai
importante, se il mezzo demone si era rivolto a lei.
“Ho intenzione di usare la sfera, ma devo chiarirmi prima le idee.”
“Dunque hai deciso di usarla per diventare un ningen??”
“No, io…”
“Cosa?? Non vorrai dirmi che, dopo tutto quello che è successo con Kagome, vuoi diventare ancora un
demone completo?!?!?” si allarmò Kaede scioccata da quell’ipotesi.
“Se mi lasciassi parlare dannata, potrei spiegarti tutto!!!” sbottò lui infastidito.
“Non ho intenzione di diventare né un ningen né tanto meno un demone completo! Voglio sapere se, usando
la sfera, si possa celare il mio aspetto di hanyou a coloro che non conoscono la mia vera natura…”
Inuyasha si interruppe per prendere un attimo fiato e misurare le parole “E se è possibile che ciò
avvenga anche per i miei discendenti.”
“Non capisco, perché tutta questa storia?? Non sarebbe più facile se tu divenissi un uomo e basta??”
“Io non voglio diventare un ningen!! Io sto bene così come sono e nemmeno Kagome mi vorrebbe diverso. È
grazie a lei, se ora sono fiero del mio essere un mezzo demone.”
“Comprendo.” mormorò l’anziana miko, facendosi pensierosa “Penso sia possibile effettuare un rito che
mascheri il tuo aspetto. Non dovrebbe essere troppo difficile grazie al potere della sfera.”
“Ma una volta eseguito questo rito, la sfera avrebbe ancora del potere??”
“Non posso darti la certezza assoluta di ciò, ma, considerando che si tratta solamente di usarne i
poteri per amplificare il sortilegio, la capacità della sfera di esaudire i desideri dovrebbe rimanere
immutata. Non capisco perchè ti interessi una simile questione?”
“Mi interessa perché ho un desiderio da far esaudire ai quattro spiriti e, anche in questo caso, vorrei
sapere se è una cosa possibile.”
“Un desiderio?” chiese perplessa la sacerdotessa.
“Si.Vorrei, se Kagome sarà d’accordo, chiedere alla sfera di legare le nostre esistenze…”
“Vuoi che Kagome tragga l’energia vitale dalla tua di hanyou?? Questo in effetti le permetterebbe di
vivere molto più a lungo e di invecchiare al tuo stesso ritmo. Tuttavia, per te significherebbe ridurre
drasticamente i tuo tempo tra i viventi… lo sai questo??”
“Lo immaginavo quantomeno, ma non mi importa! Cosa vuoi che siano un paio di secoli in meno di vita a
confronto con il poter vivere il resto della propria esistenza con la persona che si ama?”
“Questo ti fa onore Inuyasha” lo elogiò lei “Comunque credo che la sfera possa agire efficacemente anche
in questo caso, anche se, probabilmente, questo significherebbe svuotarla di ogni potere.”
“Ho capito…”
Il mezzo demone e la sacerdotessa continuarono a discutere dell’argomento per un bel po’, lui intento a
indagare ogni possibile rischio che potesse mettere in crisi la sua idea, lei, invece, concentrata nel
rispondere seriamente a tutte le ipotesi poste da Inuyasha, smentendole, finendo per spiegargli,
minuziosamente, i dettagli del rito che lo avrebbe riguardato e della formulazione del desiderio, al
fine di tranquillizzarlo definitivamente.

Dopo aver ringraziato Kaede in modo insolitamente gentile, Inuyasha si diresse velocemente al pozzo per
raggiungere Kagome nella sua epoca.
La ragazza, dopo una lunga chiacchierata con sua madre, durante la quale le aveva raccontato tutti gli
ultimi avvenimenti, era tornata nel tempietto, ormai ricostruito, che conteneva il pozzo per attendere
l’arrivo del mezzo demone e, sedutasi a terra, poggiando la schiena contro un muro si addormentò senza
nemmeno accorgersene.
Kagome si risvegliò poco dopo sul suo letto e notando due iridi ambrate fisse su di lei, sorrise
dolcemente e portando le braccia intorno al collo di lui, lo baciò “Ciao Inuyasha…”
“Ciao piccola…”
“Allora?” chiese subito lei, curiosa di sapere con chi e di cosa avesse parlato durante la mattinata.
“Allora cosa?”
“Di cosa dovevi parlare di così urgente e segreto… e con chi??”
“Siamo curiose eh!?! Va bene! Ho parlato con la vecchia Kaede a riguardo della sfera…”
“Della sfera?? Non vorrai per caso…” tentò di ipotizzare lei, ma lui la interruppe immediatamente “No!!
Possibile che quando parlo della sfera, dobbiate pensare che voglia diventare o un umano o un demone
completo?!?!” affermò leggermente stizzito Inuyasha, mettendo per un attimo il broncio. “Tu mi hai
insegnato ad essere me stesso e ad apprezzarmi per quello che sono! Non voglio essere nient’altro che
l’hanyou a cui tu vuoi bene.”
“Oh, Inuyasha…”
“Ho chiesto alla vecchia se era possibile celare il mio aspetto a chi non conosca la mia natura di mezzo
demone…” fece lui, bloccandosi per un istante “E se ciò possa essere trasferito anche… beh… ai nostri
figli…”
Per un attimo, Kagome si perse a fantasticare, costruendo nella sua mente l’immagine di lei, Inuyasha e
due splendidi bambini che vivevano felici nell’epoca Sengoku. Fu proprio quest’ultimo pensiero a non far
comprendere a Kagome la scelta di Inuyasha “Io non capisco. Nell’epoca Sengoku ci sono sia demoni che
hanyou. A che scopo mascherare la tua identità?”
“Beh, mi sembra evidente: non voglio rimanere a vivere dall’altra parte del pozzo. Se apparirò come un
ningen, potrò vivere qui nel tuo mondo e tu non dovrai separarti dalla tua famiglia. Inoltre non voglio
crescere i nostri piccoli in un epoca di guerre e morte come la mia.”
“Inuyasha… io… io non so che dire! Sarebbe tutto perfetto, ma tu… tu dovresti abbandonare tutto.”
“Va bene così Kagome. Io voglio solo stare insieme a te!” Kagome, sentendo quelle parole, lo abbracciò,
accoccolandosi contro il suo petto.
“Ci sarebbe un’altra questione…” aggiunse Inuyasha,dopo qualche minuto, mentre la stringeva a sé.
“Un’altra questione??” chiese Kagome perplessa.
“Si. Ho chiesto a Kaede se la sfera fosse in grado di realizzare un altro desiderio…” sospirò
leggermente, cercando di prendere tempo per scegliere le parole adatte. “Lo sai Kagome, se io resto un
mezzo demone la mia vita è destinata a durare ancora parecchi secoli, mentre tu potresti al massimo
viverne uno. Io… io non voglio vivere così a lungo senza di te!” affermò guardandola fissando quelle
iridi color del cioccolato che amava tanto. “Forse il mio è un discorso prettamente egoistico, ma è
così: io non posso vivere senza di te!”
“Perchè stai facendo un simile discorso, Inuyasha. Non capisco!”
“Te ne parlo perché c’è una soluzione a tutto questo: se la sfera legasse le nostre energie vitali, tu
potresti, pur rimanendo umana, vivere quanto me.”
“Quindi tu vorresti…” cominciò Kagome, incerta, temendo di aver capito male, venendo però fermata dal
mezzo demone “Non pensare a ciò che vorrei io. La decisione spetta a te: non potrei mai obbligarti,
Kagome!”
“Fammi capire. Tu mi stai proponendo di prolungare la mia esistenza, vivendola sempre insieme a te??”
Inuyasha annuì debolmente “C’è anche da chiederlo?? Certo che lo voglio! Non ti lascerei mai solo,
perché se ti perdessi, neanche io riuscirei più a vivere!”
“Staremo insieme… ora e per sempre!!” affermò lui stringendola a sé in un abbraccio carico di emozioni
“Per sempre…” ripeté lei, prima di baciarlo ancora una volta.

FINE

Così il lieto fine è assicurato! Beh, è stata una faticaccia scrivere e risistemare questa storia, ma
personalmente sono molto soddisfatto di come è venuta fuori, ma confido di migliorare in futuro!

Passiamo ai ringraziamenti!

Elychan: La giusta e doverosa fine di una fiction piena di sciagure è giunta! L'happy Ending ci voleva proprio! Beh, pazienza che questa storia sia finita: continuerò RIA e poi ho già in mente un paio di idee per il futuro!

Ringrazio tutti coloro che mi hanno commentato e hanno avuto la pazienza di attendere 36 capitoli per il
giusto e doveroso epilogo della storia: un grazie di cuore!

Ragnarok79



 

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