Proprio Qui, Proprio Ora

di Pachiderma Anarchico
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto č lecito ***
Capitolo 2: *** Mi fido di te ***
Capitolo 3: *** Sconosciuto ***
Capitolo 4: *** Nothing ***
Capitolo 5: *** Il Buio nell'Oscuritą ***
Capitolo 6: *** Roba Forte ***
Capitolo 7: *** Troppo dentro ***
Capitolo 8: *** The Witch ***
Capitolo 9: *** Tu che... ***
Capitolo 10: *** True or False? ***
Capitolo 11: *** Niente ***
Capitolo 12: *** Che il Gioco abbia inizio ***
Capitolo 13: *** Nuove Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Tutto č lecito ***


"E' triste amare qualcuno che non sarą mai tuo...
 Ma č ancora pił triste,
 Sapere che quella persona,
 Non l'amera mai,
Come L'avresti amata tu."
                                                                                                                                                                        

                            
Č un mese che giriamo senza sosta. Che cerchiamo tracce, indizi, qualsiasi cosa ci possa portare a te.
Ma niente riconduce a te, ai tuoi occhi, al tuo cuore, alla tua anima.
Č come se non fossi mai esistito, come se non avessi mai calpestato i prati di questa terra.
E anche se fingi di essere qualcuno che non sei, anche se continui a dire che questa volta č diverso, io continuo a cercarti.
Eppure, se tutto intorno a me, mi sta urlando di voltare pagina, di dimenticarti, sento, in fondo al mio cuore, che tu c'eri, e che da qualche parte ci sei ancora.
Non mi interessa quanto ci metteró, non mi interessa quanto dovró dare per riaverti, non mi interessa lottare ogni giorno senza te.
Perchč tutto quello che hai fatto, lo hai fatto per qualcuno senza la quale adesso non sarei qui, qualcuno che ti sta cercando proprio come me, qualcuno a cui manchi forse pił che a me. Qualcuno che adesso č l'unico che puó portare un po' di Paradiso in questo Inferno.

 



*Tutto č lecito*
-Damon sto bene,  mi girava solo la testa, niente di pił.-
-Siamo appena tornati dopo un mese in macchina, č ovvio che ti senti stanca.-
-Approposito di stanchezza, io vado a letto.- Elena scrutó nei suoi profondi occhi azzurri e gli strinse una mano, avvicinandolo, come a volerlo rassicurare.
-Č stato un periodo duro, ho ceduto per un attimo, ora mi sento bene.-
Strinse di pił la mano del vampiro prima di salire nella stanza riservata solo a lei. La villa Salvatore era enorne e c'erano cosģ tante stanze e corridoi che se non avesse passato giornate intere fra quelle mura si sarebbe sicuramente persa.
Quel giorno era tornata da un tempo che sembrava un'eternitą, ed essere di nuovo in quella casa dove avva vissuto cosģ tanti momenti, belli, brutti, felici, difficili.
Si lasció cadere sull'ampio letto a baldacchino e chiuse gli occhi, portandosi le mani sulla faccia. Solo quando un tocco freddo e terribilmente piacevole le sfioró un fianco si accorse che la pancia era scoperta. Si alzó a sedere cosģ velocemente che rischiava di cadere in avanti, ma una presa salda la teneva per il polso sinistro.
-Non volevo farti spaventare.-
Troppo sicuro, troppo suadente, troppo sensuale, Damon si avvicinó a lei, scostandole una ciocca di capelli lisci dal viso chiaro.
-Non puoi lasciarmi sola un momento, vero?-
Elena gli sorrise debolmente. Riusciva a sorridere solo con Damon da quanto Stefan se ne era andato con Klaus.
-Perchč dovrei?- si avvicinó ancora di pił al suo viso.
Le faceva completamemte girare la testa, sia per l'attrazione che per il nervosismo.
Con due dita Damon le alzó il mento, costringendo lo sguardo cioccolato di Elena a incotrare il suo di ghiaccio.
Non si sarebbe concessa a lui, non quella sera, non mentre c'era Stefan chi sa in quale parte del mondo, insieme a un vampiro psicopatico a fare l'assassino, creando un problema dietro l’altro.
-Puoi ingannare quell'idiota di mio fratello, ma non me.-
Marcó l'ultima parola contro il suo orecchio, e lei rabbrividģ.
-Damon questa č solo una piccola pausa, stiamo ancora cercando Stefan. E poi niente...Niente di tutto quello che proviamo č reale..Buona..notte.- Dicendo tutto d'un fiato per evitare di crollare all'ultimo minuto, Elena si alzó cercando di mantenere un tono normale e sottraendosi alla presa ancora sul suo polso. Per sicurezza si infiló una vestaglia azzurra, coprendo le spalle nude.
-Se niente č reale, tutto č lecito-
Elena si voltņ con gią in mente un modo coraggioso di rispondergli ma, al posto del vampiro, una rosa nera dai petali frastagliati vicino era adagiata sulle coperte candide.
La ragazza prese la rosa nera immaginando la tra le dita affusolate di Damon, e un sorriso
involontario le sfuggģ dalle labbra.
 
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Erano le dodici di mattina, e Elena si avviava verso la cucina dell grande villa.
-Dormito bene?-
-Benissimo Dam..- Si fermó sconcertata e, quando si voltó, trovó lo sguardo di Bonnie che la guardava sospettosa. Si affrettó a riparare.
-Oh scusa! Sono ancora stanca e..- suonava debole come scusa, ma non poteva farci niente.
-Tranquilla, come stai? Novitą di..-
-Nessuna. Quanto sei arrivata?- Elena si poggió al muro.
-Proprio ora. Oggi ho delle cose da fare gił a Mystic Fall's, non ti crea fastidio se ci vediamo stasera, vero?
-No, certo che no.-
All'inizio era stata presa da una strana euforia, ma adesso era preoccupata o forse semplicemente felice.
Elena la strinse forte a se, era da troppo tempo che non abbracciava Bonnie.
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-Sta' attenta!- gridó un attimo prima che la strega chiudesse la porta.
Era il primo luglio e, come tutte le estati a Mystic Fall's, non era un giorno particolarmente calda.
Con un sospiro la ragazza si sedette sul grande divano in pelle. Era strano poter fare cose normali ogni tanto, come sedersi. Il punto č che lei era una persona normale, una persona normale che stava continuamente a contatto con cose ben pił grandi della normalitą.
-Ehy principessa, Caroline ha lasciato un messaggio per te.-
Damon apparve nella camera e si diresse come routine ai liquori.
-Dice che ha organizzato una festa per Inizio Luglio e ha detto, testuali parole: "Tu ci devi essere assolutamente"-
-Oh no, una festa di Caroline non la reggo, non posso stare qui per vigilia, capodanno e Epifania?-
Damon le rivolse un leggero sorriso prima di concentrarsi sul liquido ambrato che aveva in
mano.
-Elena ci saranno tutti, rilassati per una volta.-
-Si vabbč io mi vado a preparare il
pranzo, e tra l'altro non ho neanche idea di cosa mettermi, e a giudicare dalle precedenti feste di Caroline non posso andarci vestita in jeans e maglietta.-
Elena parlava velocemente, in quei momenti in cui vorrresti poter stare zitta perchč hai tutto sotto controllo quando non č cosģ.
Ad un tratto sentģ il mento del vampiro posarsi sulla sua spalla e la sua voce vellutata dire: -tu staresti bene con qualsiasi cosa.-
Elena si scostó pił brusca pił di quanto in realtą avesse voluto.
-Non posso andare con qualsiasi cosa, purtroppo. Anzi, ora che ci
penso dovrei averlo qualche vestito adatto, dopo aver mangiato faccio un salto a casa mia a vedere cosa trovo e torno.-
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-Eccomi!- Urló ad una casa apparentemente vuota. Reggeva con un braccio un borsone carico di vestiti e accessori e con l'altra cellulare e chiavi.
-Ti serve una mano?-
Senza aspettare una risposta Damon prese il borsone e lo portó in camera di Elena. Quando scese la trovó che armeggiava con il cellualare, scrivendo velocemente un messaggio.
-Sei invitato alla festa?- disse distrattamente mentre, con le sopraccigglia aggrottate gettó l'apparecchio sul tavolino.
-Perchč altrimementi non vado neanche io..-
-E da quanto fai quello che faccio io?- Damon le si avvicinó fino a poterla sfiorare, ma non lo fece.
-Dobbiamo stare vicini. Sono gią le sette sarą meglio che..-
-Elena, che cos' ha mio fratello che io non ho, cosa ha fatto lui che io non farei?-
Elena poteva sentire il suo cuore battere, e sapeva che lo sentiva anche lui. Ma il suo cuore in quel momento urlava cose che non poteva dire. Si costrinse a rimanete ferma, specchiandosi in quegli occhi azzurri cosģ profondi da poterci leggere un'intera eternitą dentro.
-Io ho sempre amato Stefan, e sempre lo ameró.-
Lo spinse indietro per permetterle di passare e con passo deciso entró nel soggiorno.
-Anche Katherin diceva cosģ, ma alla fine se li ha fatti entrambi i Salvatore.-
Damon giró la testa di scatto. Non per sua volontą, ma perchč lo schiaffo di Elena era arrivato cosģ inaspettato, cosģ violento da non poter fare niente.
Elena sapeva che lo avrebbe trovato dietro di lei, sapeva che non l'avrebbe fermata. Non aveva voluto colpirlo, ma la voce piena di disprezzo, intrisa di cattiveria, le aveva fatto perdere letteralmente il controllo.
-IO.NON.SONO.KATHERINE.-
Pronunció le parole con estrema lentezza, scandendole bene, quasi sibilando per essere sicura che entrassero, una volta per tutte, nella testa del suo interlocutore.
Damon giró la testa lentamente. Aveva di nuovo calato la sua maschera di pietra e la guardava come se non la vedesse davvero.
-Non ho mai pensato che lo fossi.-
Aveva ogni muscolo teso, non batteva neanche le palpebre e rimase perfettamente immobile, cosa che accadeva quando metteva i suoi sensi all'erta.
-Cosa..?!-
Ma prima che Elena potesse continuare sentģ un rumore assordante come di vetri che si infrangono e Damon che la spingeva a terra, con il proprio corpo sopra il suo, immobilizzandola. Aveva piegato involontariamente il collo che ora le faceva terribilmente male, ma non poteva muoversi e non sapeva il perchč.
Quando si accorse cosa stava succedendo Damon si era alzato e un urlo strozzato le morģ in gola. 
Due vampiri, uno maschio e l'atro femmina, erano in posizione di attacco. Avevano, come Elena aveva udito, fracassato l'ampia finestra ed erano entrati da li.
La ragazza vampiro aveva una chioma d'oro tenuta stretta da un tuppo perfetto, neanche un capello fuori posto.
Il corpo snello e i sodi muscoli delle braccia scoperti da una attillata canottiera nera, la facevano assomigliare a una guerriera. Gli occhi verdi trapassarono Damon per soffermarsi su Elena. Il maschio era leggermente pił basso ma non meno minaccioso. I folti capelli biondi e la carnagione abbronzata, sommati a un ringhio cupo che proveniva dall'interno, lo facevano assomigliare a un leone pronto per attaccare. Aspetta... Un vampiro abbronzato?
Elena rimase a terra, paralizzata. Potč vedere chiaramente Damon che contraeva la mascella e scopriva i denti perfetti e bianchi, dove brillavano i suoi lucenti e affilati canini. Ringhiava e si muoveva come un predatore che deve uccidere un suo rivale per arrivare alla preda tanto bramata. Solo che la preda in quel caso era lei, e la stava salvando.
La ragazza dai capelli d'oro si sfiló due guanti di pelle nera scoprendo le lunghe dita delicate. Mentre guardava Damon un sorriso obliquo e sinistro comparve sulle labbra viola e sottili.
Elena non li aveva mai visti, e sembrava che neanche il "suo" vampiro li conoscesse.
-Fai quello che devi fare e non combinare casini.-
La voce era fredda e dura, ma nello stesso tempo tranquilla come se stessero facendo una cosa normale.
A quelle parole il maschio saltó sopra Elena e la trascinó su per la gola.
-Elena!-
Damon stava quasi per arrivare alla collo del suo assalitore quando la bionda lo tiró indietro e lo bloccó a terra.
Con una mano serrata intorno al suo collo e una a premere sul suo petto, sussurró pericolosa
-Sei davvero cosģ bello come "dice".-
- A chi devo ringraziare per questo complimento?-
Damon parlava con voce minacciosa, era teso ma non poteva muoversi perchč la vampira gli aveva serrato le gambe.
Non sembrava volesse strozzarlo, lo stava solo tenendo.
-Oh lo scoprirai presto.-
La bionda si giró verso Elena, bloccata dal vampiro.
-Prendila e andiamocene.-
Evidentemente avevano sottovalutato la forza di Damon, gią potente e distruttiva per fatti suoi, quando si trattava di Elena.
In un attimo la vampira si trovó sbattuta al muro con una mano che le serrava il collo, questa volta per strangolare.
La vampira respirava a fatica ma sembrava sopportare per evitare di dare nell'occhio mentre il vampiro abbronzato trascinava rudemente Elena su per la finestra.
Fu allora che Damon lasció cadere la bionda a terra e, prima che l'aggressore di Elena potesse decidere se continuare a tenere lei per tentare di portare a termine quello che era venuto a fare, qualsiasi cosa fosse, o lasciarla andare dove capitava per salvarsi la pelle, era gią a terra con un pugnale di bronzo infilato nel cuore.
Elena si accasció sul parquet ma cercó con tutte le sue forze di non svenire. Il vampiro aveva avuto giusto il tempo di penetarla con i canini dal lato sinistro senza poter far altro perchč Damon lo aveva fatto fuori.
Damon ringhió verso la bionda, un lungo ringhio sibilante, che tremó fra le pareti. Gli occhi erano brillanti e sembravano emanare screziature rosse, la pelle candida rifletteva i bagliori del fuoco nel camino e la camicia lacerata su un fianco lasciava intravedere una ferita lunga e sottile sulla pelle candida.
Possibile che quel taglio glielo avesse fatto la vampira dagli occhi verdi? Effettivamente quelle unghie lunghe e perfettamente curate, di un colore viola pastello in tinta con quello delle sue labbra, avevano tutta l'aria di essere un'arma.
Stavolta Damon non si allontanó da Elena ma continuava a fissare la sconosciuta come se volesse trafiggerla con il solo sguardo di ghiaccio.
-Chi sei?!- Quasi le sputó in faccia.
-Io sono Alexia.-
Erano ancora entrambi in posizione di attacco, ma mentre continuava a guardare Damon, Alexia si avvicinava furtivamente alla finestra.
-Chi ti manda?- Damon aveva capito che Alexia stava per fuggire ma non gli diede peso.
-Qualcuno di molto potente, che ha scoperto molte cose, che vuole molto da troppi.-
Ora Alexia sorrideva, enigmatica, e saltó con agilitą sul davanzale della finestra.
-Bene, non ti chiederó cosa vuoi,- Damon si avvicinó di pochi passi -ma puoi dire a chiunque sia cosģ folle da mandarti nel MIO territorio a minacciare la MIA Elena, di starsi alla larga da questa casa e da questa ragazza, perchč altrimenti faccio un casino, INTESI!?-
-Ooh..Sei veramente cosģ sexy Damon-
Damon stava per aprire bocca ma Alexia lo interruppe -si, ti conosco, e credimi, di casini ne combina a sufficienza chi mi manda.-
Con un cenno con la mano saltó gił dalla finestra e si dileguó nella notte.
Appena fu scomparsa Damon strinse automaticamente il polso di Elena e si giró guardandola negli occhi.
-Ho l'aria di chi non ha capito niente?-
Elena era tra il nevrotico e il suscettibile, sommati a una buona dose di confusione.
-Si, direi di si.-
-Bene, perchč non ci ho capito niente!-
-Invece io capisco perchč non puoi rilassarti... Neanche una volta.-






Spezietto per me!

Ehy salve a tutti.
Questa č una storia che mi č venuta in mente qualche settimana fa. E' tutta nella mia testolina e una buona parte č gią scritta, quindi aggiornerņ regolarmente :D Questo č solo l'inizio, di cose ne devono succedere a sufficienza, quindi fatemi sapere cosa ve ne pare. Proverņ a pubblicare altri capitoli, e spero che non sia un completo disastro.. Ci tengo a ringraziare in anticipo chiunque sprecherą 2 minutini a leggerla e a chi vorrą farmi sapere la sua opinione.
Baci!

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Capitolo 2
*** Mi fido di te ***


"Non ti posso avere,
 Ma quanto ti vorrei,
 Non ti posso amare,
 Mi ucciderei."

 

*Mi fido di te*


-Aih- Elena si massaggió il collo con una smorfia.
-Mi dispiace, ti ho sbattuta troppo forte..-
Si avvicinó e le premette delicatamente due dita all'altezza della giugulare, che pulsava per l'afflusso di sangue.
Elena lo squadró e si toccó le due punture provocate dai canini del vampiro biondo.
-Quello deve rimanere lķ..?-
Indicó col capo il corpo del vampiro ancora con il pugnale infilato nel petto. L'unica differenza e che adesso sembrava di pietra.
-Dobbiamo assicurarci che neanche Bonnie lo conosca.-
-Io me ne voglio andare da questa stanza.-
Damon la osservó barcollare verso la scala.
-C'č la fai da sola? Io chiamo qualcuno per venire ad aggiustare questa finestra e ti raggiungo.
Elena salģ lentamente le scale. Damon la seguģ con lo sguardo e rimase fermo fino a quando non sentģ la porta sbattere, poi prese il cellulare, compose un numero e velocemente diede l'indirizzo della casa a un vetraio della zona, e in un attimo prese una borsa di ghiaccio dal freezer e raggiunse Elena al piano superiore, non si fidava a lasciarla sola un secondo di pił.
-Come va?-
Non aspettó una risposta, appena varcó la soglia della stanza porse il ghiaccio ad Elena e le giró il viso per osservare i due piccoli buchi sulla pelle chiara dell'umana.
-Hai chiamato qualcuno per il vetro? Non si potrebbe meravigliare una persona innocente nel vedere un corpo che sembra una statua sul pavimento di una villa gią singolare di suo?-
-Ehy ehy ehy calmati. Ho risolto.-
Elena alzó un sopracciglio.
-L'ho chiuso in uno stanzino. Rilassati.-
Elena sospiró, esausta. Le due piccole ferite provocate dai canini di quel cretino le iniziavano a fare male e non poteva girare il collo in nessuna direzione.
-Maledizione, c'č qualcosa che non va in questo morso. Brucia, non fa male, ma brucia tantissimo.-
Si distese rigidamente sul letto premendosi il lato del collo colpito.
Damon non c'č la faceva a vederla cosģ, e azzardó un ipotesi che, in un' altra situazione e dopo lo schiaffo che gli aveva tirato, non le avrebbe mai proposto.
-La saliva dei vampiri ha degli agenti chimici che disinfettano la ferita e l'aiutano a cicatrizzarsi e..-
Il vampiro pensava che Elena avrebbe detto che preferiva aspettare, che poteva resistere.
-Si, si si mille volte si! Fai in fretta, MUOVITI!-
Elena non riusciva pił a sopportarlo. Quei due insignificanti buchi le stavano facendo venire le vertigini nonostante fosse sdraiata su un letto. Tremeva e, senza poter e voler aspettare oltre, scostó i capelli facendoli ricadere sul materasso, scoprendo il collo liscio solcato solo da due punture rossastre.
Damon spalancó per un secondo gli occhi, degludendo.
-Non so se riusciró a..-
-Mi fido di te.-
Elena aveva pronunciato quelle quattro parole con calma, cercando di mantenere la testa salda, e sbattendo le palpebre perchč iniziava a vedere chiazze grigie e bianche.
Damon si avvicinó al collo, abbassandosi e avvertendo il contatto tra il suo corpo, freddo, e quello caldo della ragazza, una ragazza che si stava fidando di un vampiro, e un vampiro che non si era mai fermato al desiderio, non si era mai sottratto all'istinto, un vampiro che se voleva qualcosa la otteneva, senza vie di fuga, senza poter salvarsi.
Posó le mani sul materasso ai due lati del collo per sorreggersi ed evitare di pesare su Elena.
Lei, l'umana che si stava fidando della pił grande tentazione della sua vita, del pił bell'incubo di molte altre, stava impazzendo. Sentiva che se Damon non avesse fatto in fretta avrebbe urlato, forte, finchč non le sarebbe rimasta pił voce.
Era un dolore fastidioso che andava umentando, era la prima volta che provava una cosa del genere, era terribile, sembrava ti mangiasse dall'interno e ti giurava non sarebbe finito mai...
Sollievo.
Damon aveva poggiato le labbra sul collo. In un attimo, come era arrivato, il dolore si affievolģ. Poi quando la sfioró con la lingua il fastidio scomparve del tutto.
Sembrava come se un petalo di rose l'avesse toccata, vellutato e piacevole..Ad un tratto una goccia di sangue scivoló da un buco. Quello era il primo segno che la ferita si stava richiudendo.
Elena aprģ di scatto gli occhi che aveva tenuto fino a quel momento serrati. Sentiva il respiro del vampiro sulla sua pelle, ma non osava muoversi. Sapeva che quello era il momento pił difficile. Come lo aveva definito Damon una volta?
"Quella goccia di sangue puó essere la tua salvezza, o la tua rovina."
-Damon..-
Damon, ancora piegato su di lei, stringeva con una mano un lembo del materasso, come a resisterle.
Elena si portó una mano al collo. Avvertiva solo un lievissimo solco. Si era gią cicatrizzato.
-Grazie.- sembrava non voler parlare troppo forte.
Damon si mosse lentamente, sollevandosi e appoggiandosi al palo in legno che sosteneva il letto a baldacchino con un sospiro.
-Sono tanto difficile da..Resistere?-
Elena si alzó silenziosamente per prendere nel suo bagno personale un po' di cotone perchč la ferita sul fianco di Damon era ancora rossastra. Quella vampira si ci era avvinghiata pił profondamente di quel che era sembrato.
Gli si avvicinó e per un attimo le venne l'impulso di leccare la ferita, di provare il sangue di Damon, di sfiorare quel fianco cosģ bello...
Elena si ridestó come da un sogno. Sbatte gli occhi come per accertarsi di dimenticare quello che aveva pensato. Cosa le stava passando per la testa? Era veramente stanca.
-Non č difficile resistere- Damon le si avvicinó con le labbra piene socchiuse, come se fosse ancora intontito -Č difficile resisterTI- le sussurró, respirando a fatica. Si leccó involontariamente le labbra, guardandola inespressivo.
Elena mosse impercettibilmente un dito. Voleva fare qualcosa, ma cosa? Sapeva solo di avere davanti gli occhi pił belli del mondo, le labbra pił sensuali dell'universo, l'essere pił pericoloso con cui si poteva legare.
-Io..- Inizió e Damon la guardó come fosse rapito. Inclinó leggermente la testa.
-Elena! Damon!- una voce familiare ruppe quel silenzio, quel gioco di sguardi.
Bonnie era appena tornata.
Elena si alzó di scatto, mentre Damon, molto lentamente, scese al piano di sotto.
Bonnie era seguito da un trio di uomini.
Probabilmente i vetrai che dovevano aggiustare i vetri.
-Li hai chiamati tu questi?-
-Si streghetta e non sono le uniche sorprese di questa sera.-
Gli uomini andarono nella direzione che aveva indicato loro Damon e prese Bonnie da parte, davanti a una porta.
-Che hai fatto?-
Elena scese velocemente le scale per raggiungere l'amica.
-Undici parole- Bonnie stava per ribbattere ma Damon, prevedendo l'esasperazione della ragazza, si affrettó ad aggiungere -Finestra rotta. Due vampiri psicopatici. Non so cosa vogliono. Uno ucciso.-
-Dunque...Cosa?!-
Damon aprģ di scatto la porta al suo lato, rivelando il corpo del vampiro abbronzato ammassato dentro.
Bonnie spalancó gli occhi.
-Cosa hai combinato??!-
Per tutta risposta Damon andó verso gli uomini ad avvisarli di fare presto.
Bonnie avvertģ dei passi sopra di lei ed Elena corse ad abbracciarla.
-Oh Bonnie ti sto cercando chi chiamare da oggi pomeriggio ma dove..?-
Damon sbucó seguito dagli uomini, li accompagnó alla porta.
Quando furono usciti Bonnie parló per prima.
-Caroline stava seguendo una traccia che avrebbe giurato di conoscere, ma era nascosta da qualche altra e non l'ha riconosciuta.- Bonnie notó i due punti bianchi sul collo di Elena e senza proferir parola guardó Damon che automaticamente alzó le mani in segno di innocenza ed Elena si apprestó a spiegargli tutto quello che era successo.
E mentre Damon trascinava il corpo del vampiro Bonnie si giró cauta verso di lei.
-Č pericoloso andare a questa festa.-
-Beh, ci sarete voi due. Č sempre meglio essere in tanti, e se non ci vado Caroline mi squarta come minimo.-
Elena rivolse un sorriso a Bonnie -Mi sei mancata-
Bonnie le sussurró qualcosa all'orecchio e se ne andó.
Elena si appoggió disinvolta al muro e osservó Damon mentre teneva distrattamente in mano un bicchiere di liquore.
-Sai, quando hai minacciato quella vampira..Sembravi..- Distolse lo sguardo, mentre Damon le si avvicinava, provocante.
-Un predatore a cui č stata toccata la preda?-
-Io non sono la preda di nessuno, e tantomeno tua.-
Elena aveva usato un tono duro, freddo, quasi disgustato. Non sapeva perchč, ma si scostó dal muro, pensando di avere via libera, di averlo sorpreso abbastanza, di aver lasciato intendere che per quel giorno ne aveva abbastanza, ma Damon la prese per un braccio e la attiró a se.
Il vampiro faceva quasi paura, con fiamme danzanti del fuoco riflesse nei suoi occhi azzurro ghiaccio.
-Presto, molto presto, riusciró a conquistare completamente anche te, proprio come ho fatto con tutte le altre.-
Damon era spiazzante.
Il momento prima ti faceva sentire unica, anche quando, proprio come diceva lui per Katherine, sapevi esplicitamente che unica non eri.
Strattonó il braccio guardandolo negli occhi.
-Buona fortuna, ti servirą.-
-Non c'č ne sarą bisogno.-
Cosģ dicendo Damon, continuando a fissarla, posó le labbra sul bicchiere di cristallo, che Elena si accorse solo in quel momento contenere sangue.



Spazietto per me!
Duuunque, eccomi al 2° capitolo della storia..
Come promesso aggiornerņ regolarmente, quindi non dovete aspettare molto.
Ancora grazie per le visite e le recensioni al 1° capitolo, mi hanno fatta molto felice.  :D
Per il resto, ringrazio in anticipo chi sprecherą altri minuti preziosi per leggere la mia FF, sperando che continui a piacere.
Bacii :P

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Capitolo 3
*** Sconosciuto ***


"Anche se incontrassi un angelo 

 Direi...

 Non mi fai volare in alto quanto

 Lei."

 (E.D.C. - Ancora)



Sconosciuto
-Si Caroline, si, si, certo, non ti preoccupare. Si, si, ora ti lascio, sono ancora in alto mare, a stasera, baci.-
Elena indossava uno splendido vestito dorato con la scollatura a V.
Le gambe dalla metą delle cosce in gił erano scoperte, rivelando una pelle liscia e delle forme snelle, accentuato dall'aderenza del vestito brillante.
Le scarpe col tacco 7 in tinta differivano solo da sfumature nerastre.
-Questo?-
Elena si giró verso la sua immagine allo specchio, parlando tra se e se. Era appena uscita dal bagno indossando il primo di tre vestiti tra cui scegliere.
Elena rientró nel bagno e ne uscģ dieci minuti dopo con un abito lungo, interamente argentato, con spalline di pizzo e tacchi argentati ma invisibili sotto    l'orlo del vestito che toccava terra.
-Troppo elegante eh?-
Con un sospiro rientró nel bagno proprio memtre Damon varcava la soglia della camera di Elena.
-Elenuccia!-
-Cosa vuoi Damon?- Elena parlava dal bagno.
-Cosa ti metti per stasera? Sai dobbiamo coordinarci con i colori.-
-Sai che non andiamo a divertirci ma a controllare se qualcun altro sa di quei vampiri e se riusiamo a scoprire qualcosa..-
-Io so solo che č la vigilia di Luglio che ti devi rilassare e che non ho intenzione di..-
Elena era uscita silenziosamente dal bagno.
Indossava un abito corto nero lucido che circondava una gamba a spirale fino alla caviglia, lasciando l'altra scoperta.
Due laccetti di velluto larghi che partivano da un anello argentato al centro si intrecciavano dietro al collo.
Alle orecchie pendevano due orecchini di onice neri splendendi.
Dal lato della gamba coperta erano corti, a goccia. Quello del lato scoperto era lungo e a piccole pietruzze scintillanti.
Damon si bloccó, spalancando gli occhi.
-Bč?-
Vedendo che il vampiro non osava parlare continuó
-Ancora devo sistemare i capelli e il trucco ma credo che vada bene..-
-Sei.. bellissima.-
Damon sembrava incerto, per una volta gli tremó la voce. Aveva detto "bellissima" a una moltitudine di ragazze diverse, dato che quelle di cui si nutriva dovevano superare certi standard, ma solo adesso quella parola sembrava acquisire un senso.
-Bene, perchč Caroline apprezza l'eleganza...Anche se cosģ sembro una cubista..-
-No, non lo sembri affatto.-
Dal lato della gamba scoperta li lasció sciolti e lisci, mentre dall'altro li fermó di dietro con dei fermagli d'argento.
Si rifinģ il trucco variando sfumature dal bianco, all'argento, al blu notte fino al nero sulla palpebra. Decise che per una volta poteva osare con la matita e si fece un profondo tratto di matita nera fuori, e argentata dentro per illuminare lo sguardo. Con il mascara e il rossetto rosso ciliegia fu pronta.
-L'unica cosa che non mi piace di questo vestito sono le scarpe.-
Elena si mise le scarpe dal tacco a spillo alte e aperte. Emanavano bagliori argentati e delle pietre di luna bianche e bluastre formavano una croce sulle sottili fibie centrali.
-Sono tacco 12?-
Damon guardava quelle scarpe mormorando una specie di -Se non cadi con quelle- e Elena si giró fingendo di essere offesa.
-Grazie tante, se cado mi avrai sulla coscienza.-
Damon si avvicinó poggiandole una mano su un fianco definito dal tessuto attillato e con un dito percorse una linea immaginaria dalla spalla al braccio di Elena, che rabbrividģ.
-Promettimi che vinceremo sempre su tutto, promettimi che saremo pił forti di qualsiasi altra cosa, promettimi che niente e nessuno ci cambierą mai e promettimi che..-
Elena aveva realizzato solo in quel momento, guardandosi allo specchio, di quanto fosse simile a Katherin e di quanto questo avesse portato problemi. Aveva considerato solo in quell'attimo che due vampiri sconosciuti erano entrati in casa rompendo una finestra e la stavano per rapire. Aveva capito veramente solo ora che se non fosse stato per Damon..
-Ti prometto- Damon la giró verso di lui -Che non permetteró che ti tocchi mai nessuno.-
Elena si trovó davanti Damon che le stava promettendo che non le sarebbe successo niente, e nonostante sapesse nel profondo che qualcosa stava per accadere, voleva credere in quelle parole, voleva cullarsi in quella promessa.
-Caroline questo posto č fantastico!-
Il soggiorno di casa Forbs era enorme.
Candele rosse e dorate donavano una luce soffusa e lucente alla sala. sul soffitto stelle argentate e fiocchi di neve che sembravano di ghiaccio vero sembrava cadere lente.
Il DJ si sbizzarriva da canzoni dance mixate dell'aultimo momento ai lenti.
Un grande buffet nell'ampia cucina era addobbato con fiocchi e stendardi dei colori turchese, rosa e giallo alle porte. Piatti, bicchieri e tovaglioli variavano dal verde all'arancione.
-Ciao, oh come va? Prego accomodati.-
Caroline accoglieva tutti con un gran sorriso, saltellando di quą e di lą.
Quando lasció Elena sola per un momento la ragazza potč notare le tante persone, la maggior parte conosciuta e altre che non aveva mai visto.
I colori pił gettonati erano il bianco, il dorato, il rosso e l'argento, ma qualcuno andava anche sul viola, sul blu e sul verde.
I vestiti erano corti, sbarazzini, lunghi, corti con lo strascico, ma nessuno era come quello di Elena.
-Vuoi ballare?-
Matt le spuntó dietro, e prima che Elena potesse ribbattere l'aveva gią trascinata in pista per un lento.
Un Valzer, ed Elena si concentró sul fratello perchč non era proprio il suo lento preferito.
Gli occhi scuri di Matt la radiografavano.
-Dove sei stata?-
-Matt ti prego, per stasera non voglio pensare a questo, ti diró tutto un'altra volta.-
-Allora- Matt cercó di cambiare argomento -ti stai divertendo?-
-Sto cercando la vampira bionda, ma non mi sembra di averla vista.-
Matt le rivolse un mezzo sorriso.
-Quale vampira?-
Elena sospiró mentre continuava a ballare e a guardarsi intorno.
-Io sto stando con gli occhi aperti comunque, e non c'č niente di sinistro.-
La musica cessó, ma Elena non se ne accorse fino a quando Matt la fermó.
-Mi sembrava di sapere che non ti piaceva il Valzer.- Sussurró tra le labbra.
Elena abbracció forte anche lui.
-Non mi piace infatti. Mi aspetti un minuto?-
Damon stava parlando amabilmente con un gruppo di ragazze davanti al buffet che ridevano stridule e ogni cinque secondi muovevano i capelli, sbattevano le ciglia e bevevano un sorso di champagne.
-Ve lo posso rubare un momento?-
Elena trascinó Damon nel curato prato dove qualche altra persona, stretta nei loro cappotti data l'aria fredda, dialogava tranquilla.
-Elena avrei fame, e se non vuoi che quelle ragazze diventino il dessert ti conviene muoverti.-
Elena lo ignoró. -Notato niente di strano?-
-Se dei vampiri avessero tentato di rapirti me ne sarei accorto..GIŁ!-
Elena si guardó intorno.
-Cosa?-
Damon le mise una mano sulla bocca e la condusse dietro alle siepi potate a blocchi continui che separavano il prato di Caroline da quello della casa affianco.
Erano abbastanza alte da nasconderli completamente piegati.
Davanti alla siepe si potevano vedere le gambe di due persone che si erano fermate a bisbigliare, circospetti.
Con orrore Elena si accorse che quella che stava parlando era la vampira Alexia.
-Dobbiamo sbrigarci, se quello che dice č vero. Io ho tentato ma quel buono a nulla..-
-Hai tentato, ma hai fallito.-
Il vampiro cercava di toccarla.
-Dai divertiamoci un po'.-
La prese per i fianchi e quasi non la fece cadere a terra, ma Alexia all'ultimo momento gli prese un braccio e glielo storse dietro la schiena
Il vampiro cadde in ginocchio e Alexia gli si avvicinó, con gli occhi infuocati.
-Prendi la ragazza, ci serve, e non solo lei. Ma per ora dobbiamo accontentarci. E fallo nel minor tempo possibile, sai che "lei" diventa nervosa se non ottiene quello che vuole.-
Lasció andare il vampiro e, impettita si allontanó lontano dall'abitazione.
Il vampiro si alzó subito e mormoró rabbioso tra sč -Scoprirai Signorina Gilbert, che cosa č capace di fare un vampiro accecato dall'amore, dall'odio e dalla sete di potere.-
Elena sarebbe scoppiata a urlare se non fosse che Damon la teneva stretta a se, con la mano ancora stretta sulle sue labbra.
Quando il vampiro se ne fu andato barcollando, Damon la lasció andare.
-Doveva essere abbastanza ubriaco per non aver sentito il tuo odore da cosģ vicino.-
-Damon cosa sta succedendo?-
Elena stava diventando isterica.
-Cosa intendeva dire Alexia e cosa vuole quel vampiro alcolizzato da me?!-
Non sapeva spiegarne il motivo, ma una paura antica le aveva attanagliato il petto, come se non si stavano nascondendo da una vampira forte e decisa, e da uno che ti facevi sotto solo a guardarlo, ma era come stessero spiando qualcuno di folle e sadico come...Come Katherin Pierce o Klaus.
Stava tremando, ma se ne accorse solanto quando Damon la abbracció poggiando il mento tra i suoi capelli.
-Damon ho.. Paura.-
-Ci sono io, c'č Bonnie, Caroline. Elena, non ti faranno del male, chiunque sia questo psicopatico che ti vuole, non ti avrą.-
Elena si trovó a un soffio dalle sue labbra, che risplendevano sulla pelle candida.
Un lieve rossore aveva tinto le guance del vampiro, e i capelli neri erano scompigliati e sparsi sulla fronte.
Una ciocca corvina pił lunga gli era scesa sopra l'occhion destro.
Elena glielą spostó, come se quella striscia nera potesse macchiare il limpido ghiaccio dei suoi occhi.
Ad un tratto un boato risuonó nella casa.
Coriandoli e musica esplosero e urla festose e goiose si davano gli auguri e brindavano felici.
-Č Primo Luglio Damon.-
-Č Primo Luglio, Elena.-
Damon posó lo sguardo sulle labbra di Elena..
-Belli!-
Caroline si mise fra di loro, il vestito a balze rosso che svolazzava tra le caviglie e gli stivali.
Bonnie si materializzó vicino a Elena e le cinse un fianco con un braccio, mentre con l'altro aveva tre bicchi eri.
Ne porse uno a Elena e uno a Damon, che la guardó quasi volesse strappargli il cuore dal petto.
-Alle feste e all'anno che verranno e a progressi nelle ricerche. Ma soprattutto all'unione che non si dovrą mai scindere.-
La voce acuta di Caroline sembrava lontana nella mente di Elena, ma alzó il suo bicchiere per prindare  insieme ai suoi "amici", gli amici che avrebbero dovuto proteggerla adesso, da qualcosa di sconosciuto.



Spazietto per me!
Eccomi con il 3° capitolo.
Ringrazio le recensioni ai primi due e tutti quelli che hanno contribuito a alle visite per questa storia.
Mi scuso per eventuali errori ma non ho avuto il tempo di rivederlo.
Sperando che continui a piacere, un grande abbraccio a chi perderą del tempo per me. Non mi abbandonate :(
Baci :D

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Capitolo 4
*** Nothing ***


"Non esiste salvaguardia contro
il senso naturale dell'Attrazione."
(Algernon Charles Swinburne)
 



Nothing
Erano le 3.30 di notte.
Elena si era messa a dormire ammalapena un'ora prima quando, nel sonno, un lieve venticello fresco sulla faccia, l'aveva svegliata. Si era alzata a tentoni e, avendo aperto la luce della lampada al lato del letto, sul comodino aveva trovato un semplice biglietto di carta con su scritto un indirizzo.
La grafia era sicuramemte quella di un uomo, abbastanza grossolana.
Elena si era costretta a non emettere alcun suono per evitare di svegliare Damon, ma incerta, prese il biglietto tra le mani e si sedette sul letto, indecisa se dover avvisare il Salvatore a quell'ora della notte.
Decise di si, perchč se avesse aspettato la luce del giorno, sarebbe potuto essere troppo tardi.
 -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-Questo č l'indirizzo della nostra casa nell'800. Quella dove abbiamo ospitato Katherine prima che succedesse tutto.-
Damon guardava ol foglietto pensieroso, come perso in lontani ricordi.
-Dovremmo andarci? Potrebbe essere una trappola.-
-Č l'unica pista che abbiamo.-
Elena era decisa ad andare. Non aveva mai visto all'interno la grande villa Salvatore che aveva ospitato per giorni e giorni Katherine Pierce.
-Non sapevo fosse abbandonata.-
-Nostro padre dopo quello che successe si rifiutó di venderla, peró č ancora in buone condizioni.-
Damon aprģ la grande porta in legno lucido finemente lavorato ed entró per primo.
Elena lo seguģ socchiudendo la porta.
-Wow-
Non era pił grande dell'attuale villa dei Salvatore, ma ogni cosa in quella casa segnalava la presenza di antica eleganza.
Nell'ingresso quadri raffiguranti paesaggi e motovo floreali non lasciavano spazi fra le pareti.
Nella cucina un grande tavolo ne occupava la metą.
Le finestre basse con intersezioni in ottone illuminavano la stanza in modo sinistro.
Il soggiorno era grande, con divani antichi e tavolini in vestro colorato.
La carta da parati panna, in alcuni punti era annerita, rivelando forme concentriche.
Una lunga scala a due rampe saliva al piano superiore.
-Che bagno!-
Elena era entrata nel bagno superiore.
Una grande vasca  bianca occupava il lato sinistro.
Un marmo verde petrolio ospitava due lavandini con i rubinetti d'oro.
Un grande specchio faceva da parete.
-Questa era la stanza di mio fratello.-
Damon era dall'altro lato, ed era entrato in una camera in penombra.
Elena glo si avvicinó e gli mise una mano sulla spalla.
Lo schienale era intersecato a fiori e foglie fatti dello stesso materiale.!
Due poltroncine rossastre circondavano un suntuoso tappeto.
La tappezzeria era sul bordeaux, e sembrava intatta.
La finestra affacciava sul territorio dietro la villa.
-Vediamo un po'.-
Damon inizió a cercare qualcosa che a Elena sfuggģ. Il vampiro si fermó sulla soglia di un' altra stanza lontana solo pochi metri.
La ragazza si avvicinó.
Damon aveva lo sguardo perso nel vuoto, e sembrava che, quello che stava vedendo dentro di se, gli provocava sofferenza.
-Damon..Tutto bene?-
Elena non sapeva cosa dirgli, ma sapeva esattamente cosa stava pensando.
-Č qui che tu e Katherin..-
-Venne nella mia stanza a mezzanotte. Aveva il potere di stregarmi. Bastava un suo sguardo, una sua parola dolce per farmi cadere ai suoi piedi. Questa cosa mi manda fuori di testa!-
-Cos'č successo poi?-
Elena non credeva di volerlo sapere, ma continuó a guardare Damon, in attesa di una risposta.
-Mi disse, che Stefan non significava niente, che uno come me non poteva temere di essere minacciato.
Ma io mi sentivo minacciato e facevo bene -ora Damon sembrava non voler parlare, come se quelle parole gli trafiggessero il petto, il cuore- Mi immobilizzó sul letto, e mentre mi.. -degludģ- spogliava, mģ confessó il suo segreto. Fu la prima volta che mi morse.-
-Quindi, confessó di essere una vampira prima a te che a Stefan..- Elena non voleva continuare ma la parola le sgusció tra le labbra prima che potesse fermarla -Perchč?-
-Ma che ne so, forse perchč pensava che se lo avesse detto prima a me io mi sarei sentito pił sicuro della sua fedeltą.-
Adesso Damon sembrava furioso, semplocemente furioso.
Un attimo prima perso tra i ricordi, carico di malinconia e di impotenza, mentre adesso sembrava potesse spaccare il mondo.
-Quando Stefan le disse che noi eravamo andati a salvarla da quella carrozza, lei le pensó tutte, ma mai che l'avessimo potuto fare per amore.-
Elena lo spinse nella camera prendendogli il viso tra le mani e coetringendolo a guardarla.
-Damon non essere come lei.-
-Mi sono ripromesso che non mi sarei dato pił a nessuna.-
-Tu, tu che ti nutri di cinque ragazze in una volta.-
-Ma non ero io! Non.. Do me stesso come...-
-Con Katherine.-
Elena abbassó lo sguardo. Non sapeva perchč ma le dava fastidio, fastidio che un'egoista, cinica, sadica, vampira assetata di sangue, fosse riuscita a rubare il cuore, a possedere l'anima di uno libero, unico, e impossibile da legare a qualcosa come Damon.
Li aveva ingannati, LO aveva ingannato e rimaneva comunque un'impronta di importanza in quella pazza.
-Come con te.-
Damon la avvicinó a se e prima che potesse rendersi conto di ció che stava accadendo Elena si trovó con sue labbra piene e sensuali, che si poggiavano sulle sue, con una mano sulla vita e una sulla base del collo.
Elena non voleva ma doveva fermarlo, prima che non ne avrebbe avuto pił il coraggio.
Elena, mentre muoveva involontariamente le labbra, cercó di divincolarsi, ma Damon aveva su di lei una presa ferrea, che non la fece muovere neanche di un millimetro. E si accorse perchč.
Il vampiro era andato sul suo collo, cercando do trattenersi ma dandogli piccoli morsi.
-Damon.-
Pronunció il suo nome cercando di mantenere la calma.
-Damon lasciami immediatamente.-
Nonostante lo conosceva da tanto ormai, non serviva a niente fare la dura, perchč era spaventata, e Damon aumentó la stretta sul collo, segnale che stava per mordere.
-Damon lasciami! Damon urlo. DAM..-
Damon si era staccato.
Elena si accorse di avere il collo arrossato non per il sangue, ma per la stretta che rischiava di soffocarla.
Alla vita dove Damon l'aveva attirata a sč era sensibile e anche a un polso. Evidentemente non si era accorta che l'aveva stretta anche lģ.
-Cosa č successo?-
Damon spostó lo sguardo da Elena a se stesso, appoggiato alla parete di fronte che respirava velocemente e guardava Elena come se non capiva.
-Niente- Elena si massagió il collo e rivolse uno sguardo carico di disprezzo al vampiro di fronte a lei  -Non č successo niente.-
Cosģ dicendo uscģ dalla stanza.
--------------------------------------------------------------------
-Mi spieghi perchč c'č l'hai con me?-
Damon aveva seguito Elena fin dentro casa sua, che sembrava vuota apparte loro due.
-Damon non voglio parlare con te.-
Elena non lo aveva degnato di uno sguardo da quando aveva cercato di morderla, e Damon sembrava veramente ignaro sul perchč.
-Dai dimmelo, cosa ti ho fatto?-
Le prese una mano e lei sussultó.
-Sono solo io Elena.-
Elena butto la borsa sul divano con tale violenza che il cellulare dentro di essa cadde a terra.
-Vuoi sapere cosa č successo? Vuoi che ti rinfreschi la memoria? Eh? Hai cercato di mordermi. Mi hai presa, mi hai stretta come se io fossi..Una bambola, o una delle puttane di cui ti nutri di solito.-
Adesso era diventata rossa, e lo guardava, cieca di rabbia.
-Io ho fatto questo? Io non ti farei una cosa del..-
-L'hai fatto l'hai fatto- lo interruppe Elena -anzi lo stavi per fare, perchč se non fosse entrato Stefan in quella stanza a quest'ora ci scommetto che sarei morta dissanguata!-
La ragazza si diresse in camera sua ma arrivata in cima alle scale Damon le si paró davanti.
-Credo che mi ricorderei se ho tentato di uccidere l'unica ragione di esistenza dopo secoli.-
Damon le posó una mano su un braccio e Elena lo spinse via, tremante, cosģ arrabbiata che per poco non cadeva lei.
-Non toccarmi.-
Gli sussurró sull'orlo delle lacrime.
-Non devi ne sfiorarmi, ne guardarmi in faccia ne rivolgermi la parola.-
Una lacrima che Elena sapeva essere di sorpresa, rabbia, terrore e delusione le scivoló sulla guancia.
-Tu per me non esisti pił. Per me sei morto quando tuo padre ti ha sparato, quando dovevi morire ma non l'hai fatto e hai distrutto e sconvolto mille vite innocenti per i tuoi piaceri, proprio come volevi fare stasera con la mia.-
Le parole uscivano veloci e taglienti, come un alito di aria gelida che non puó essere scaldato.
Adesso Damon sembrava vagamente offeso, come qualsiasi cosa avesse fatto non si sarebbe mai aspettato quella reazione tanto crudele da Elena.
-Mi sembri proprio..-
-KATHERINE?! Gią, forse č per questo che mi vuoi.-
Elena aprģ la porta della sua stanza ma Damon le impedģ di entrare.
-Va bene, okay, perfetto. Se davvero pensi che io, dopo tutto quello che ti ho dimostrato, dopo quello che sai farei per te, mi riducessi a un atto tanto falso e..Stupido e cattivo, allora non mi conosci affatto.-
Damon liberó il passaggió a Elena senza pił neanche respirare e scese in fretta le scale.
Prima di richiudere la porta di casa Gilbert, una voce che sembrava provenire da Elena, ma non poteva essere la sua, disse:
-Non promettermi cose che poi non manterrai. Non č nella tua natura farlo.-



Spazietto per me!

Salve cari lettori..ehm...Non odiatemi per questo capitolo maaa...Dovevo pur creare qualche problemino..

Arrivata, anzi, Arrivati al 4° capitolo spero sempre che mi seguiate in tanti, e volevo ringraziare singolarmente i "miei" recensori:
YukikoSen (Prima recensione in assoluto a questa storia)
medea_ 
medea_ (Secondo e terzo capitolo)
Delenaforever (Ultima recensione dell'ultimo capitolo scritto)
Grazie veramente infinite per i complimenti e la curiositą. :D
E poi un grazie speciale va a TUTTI ma dico proprio TUTTI i lettori che mi regalano tantissime visite.
Anche solo leggere quel numero mi fa impazzire di felicitą.
Fatemi sapere cosa ne pensate e ancora baci!

 

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Capitolo 5
*** Il Buio nell'Oscuritą ***


"Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che č dentro di noi."
(Hermann Hesse)


 

The darkness in the dark.
-Rick ne vuoi ancora?-
Damon aveva invitato Alaric a pranzo il giorno dopo, anche su insistenza di Elena, e adesso erano tutti e quattro, data anche la presenza di Bonnie, seduti a mangiare.-
Elena non era turbata, ma un po' assente e suscettibile, e l’amica lo aveva notato.
-Okay prendo la frutta.-
Damon si era alzato.
-Ti aiuto?-
-No Al vado io.-
Damon era sparito in cucina.
Quando tornó posó una grande ciotola rossa piena di banane, mele e mandarini.
Alla fine Damon e Alaric si barricarono in cucina avvertendo area di tensione. Bonnie infatti aveva mandato misteriosi segnali ad Alaric. Si avvicinó a Elena.
-Cos' hai?-
-Niente.-
-Ti conosco Elena e c'č qualcosa che non va.-
-NON C'Č NIENTE BONNIE!-
Aveva letteralmente gridato. Si alzó con un sonoro sospiro, facendo finta di aggiustare i soprammobili.
-Se hai notizie su quei vampiri o altre novitą che ci possono essere utili..-
-Ho solo la sconvolgente consapevolezza che per il caro Damon sono come uno spuntino, ti puó essere utile? Perchč a me non mi serve, apparte farmi capire il fatto che č un vampiro assetato di sangue che fino ad adesso mi č stato dietro solo per le mie vene.-
Bonnie alzó un sopracciglio, sospettosa.
-Spiegami.-
Elena si voltó.
-Eravamo nella sua stanza alla villa dove hanno ospitato Katherin nell’800. E si č avvicinato e..Non mi lasciava, poi..Ha cercato di mordermi nonostante io gli dicessi di allontanarsi.-
Aveva omesso il bacio per evitare di essere considerata anche una traditrice.
Bonnie all'inizio sembrava stranita, fino a quando, con il corpo teso, si avvicinó a Elena.
-Ti ha fatto male?-
-No Bonnie..-
-Elena rispondimi, ti ha fatto male? Perchč io lo sto per andare a sgozzare.-
-Bonnie il punto č che dopo faceva finta di niente, sembrava davvero non ricordasse nulla.-
-Non ti dico che cercava di rimediare, perchč non č cosģ stupido da fare il finto tonto su una cosa che comunque fa parte di lui. Ma io lo sbatto al muro.-
-Bonnie tu non fai proprio niente. Non te l'ho detto perchč potessi litigarti con un vampiro..-
Bonnie si impuntó camminando nervosa.
-Ha cercato di morderti contro la tua volontą Elena!-
-Ma sembrava assente..-
Elena non sapeva perchč lo stesse difendendo, ma non voleva ancora credere che Damon, proprio Damon, avesse potuto cercare di far del male a "lei"
Ma forse proprio perché si trattava di Damon…
-Certo che era assente! Damon non si č mai fermato, e il tuo sangue č come una droga, ancora pił irresistibile di quello degli altri.-
-Ma Bonnie..-
-Non ha giustificazione, non difenderlo!-
La strega si lasció cadere sul divano, fissando il vuoto.
Elena ri ritrovó a pensare alla frase pronunciata da lei un attimo prima: "ha cercato di morderti contro la tua volontą."
E se lei avesse voluto essere morsa?
E se un giorno fosse stata con il suo consenso la decisione di donare il suo sangue a Damon, Bonnie avrebbe potuto mai obbiettare?
Bonnie aveva insistito perchč potesse passare la notte a casa sua, ed Elena aveva accettato, ma con qualche riserva.
-Vieni solo se posso avvertire Caroline e posso spiegarle l'essenziale, perchč non posso lasciare Alaric da solo senza protezione e tu, non devi parlare assolutamente di questa cosa con Damon.-
-Elena come posso guardarlo negli occhi e..-
-Me lo prometti?-
Bonnie non rispose ed Elena prese la borsa e si accinse a salire per le scale verso la sua stanza.
-Va bene va bene, Elena vieni qui.-
Prese la mano di Elena.
-Ti prometto che non gli diró niente.-
Elena rimase a guardarla negli occhi, prima di prendere la borsa e aprire la porta.
-Mi fido di te Bonnie-
Aveva detto quelle parole anche a qualcuno che forse non se le meritava, che forse non meritava niente di lei, qualcuno che aveva giudicato sempre troppo presto, perchč nessuno lo conosceva mai veramemente.
Qualcuno che era importante quando l’aria stessa.
Era una falsa, Bonnie ma soprattutto Stefan, dovunque era in quel momento, doveva dubitare della sua fedeltą, perchč lei non era fedele.
Al cuore non si comanda, all’anima nemmeno, ma alla passione? A quella, si puņ davvero resistere?
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Appena entrata in casa Salvatore, Elena appese il cappotto all'appendiabiti dell'ingresso e andó in soggiorno, decisa a non voler discutere.
-Ehm.. Elena, questo č per te.-
Bonnie la raggiunse porgendole una busta da lettera rosa pallido con su scritto "X Elena".
-Cos'č?-
-L'ho trovato sul tavolino dell'ingresso.-
Elena aprģ la busta e dentro un semplice biglietto diceva:

Mi Fido Di Te
La fiducia va conquistata.
Se le persone intorno a te c'č l'hanno fatta,
Č il momento di ritrattare questa conquista.

 
Elena giró il biglietto pił e pił volte, con le sopracciglia aggrottate.
La scrittura sottile ed elegante risaltava sul rosa chiaro della carta.
Elena lo porse a Bonnie che fece per buttarlo seccato nel fuoco ma Elena la fermó.
A gesti muti le indicó il biglietto e con un dito indicó il piano superiore in segno di Damon.
-Damon?-
Elena lo stava chiamando per tutta la casa.
-Damon?-
Nessun segno di altri apparte lei e Bonnie.
-Damon, De..-
-Cosa vuoi?-
Damon sbucó dalla cantina.
La guardó come, Elena ci scommetteva, guardava le ragazze di cui si nutriva e di cui gli importava meno di niente.
A memoria d'uomo, Damon Salvatore non aveva mai guardato Elena Gilbert con indifferenza, figuriamoci con menefreghismo come adesso.
-Sai cosa potrebbe essere?-
Elena gentilmente glielo porse.
Il jeans nero e la camicia, sommati agli occhi brillanti e alla pelle che sembrava di marmo, lo facevano sembrare un qualcosa di irreale, di bellissimo, ma nello stesso tempo distante. Per la prima volta Elena lo sentiva irraggiungibile, dentro.
Damon lo prese continuando a guardarla, senza guardare il biglietto o la busta.
-Credo, ma forse mi sbaglio, che sia una sottospecie di lettera.-
Elena rabbrividģ sentendo la voce del vampiro.
Era inspressiva, nessuna emozione trapelava.
Incroció le braccia.
Damon la posó svogliatamente sul divano.
-Non l'ho scritta io, non so di chi sia, non so cosa voglia dire, non sono stato in casa pił di voi.-
Damon si mise il giubbino di pelle nera e prese le chiavi di casa quando Bonnie, risoluta, gli rivolse la parola da tutto il pomeriggio.
-Sei andato a molestare qualche altra ragazza?-
Elena, che si era appena seduta sul divano, si alzó di scatto, squadrando la strega.
Damon si giró lentamente.
-Molestare, che parola grossa.-
Era tranquillo, almeno all'apparenza.
-Č quello che fai Damon.-
-Gią, so fare solo questo, non č vero Bonnie?-
Damon aprģ la grande porta d'ingresso.
-Se la tocchi un'altra volta, ti prometto, che sarą l'ultima cosa che farai. Metteró la parola “fine” all'eternitą di Damon Salvatore.-
Damon chiuse violentemente la porta.
Avanzó alla velocitą di un vampiro fino a fermarsi davanti Bonnie.
Le parole sembravano minuscoli pugnali di veritą che trafiggevano Elena, in piedi a osservarli, attenta a ogni movimento.
-Io.non.l'ho.toccata. Se hai notato, in questi giorni non aveva neanche la collana, non aveva verbena, non aveva protezione! Se avessi voluto, l'avrei potuta fare mia quando e come volevo, e lei ti avrebbe detto niente.-
Damon, con gli occhi che lanciavano saette si fermó, incrociando le braccia.
-E che ne so se non lo hai fatto? Se non lo continui a fare, se..-
-Bonnie!-
Elena era risentita e tradita. Per quanto difficile era tenersi tutto dentro, Bonnie le aveva promesso che non avrebbe detto niente, mentre ora stava decisamente dicendo troppo.
-Elena, lui č e rimarrą cosģ. Č inutile cercare di cambiarlo, ci hanno provato in molti e hanno sempre fallito. Non c'č speranza, dentro di lui, č come se fosse il buio nell'oscuritą.-
-Preparati Elena.-
Damon parlava velocememte, ed Elena avvertģ il tono di sfida e vendetta nella sua voce.
-Perchč accontenterņ la Signora. Ti soggiogherņ, e a quel punto faró di te quello che vorró.-
Damon uscģ sbattendo la porta ed Elena salģ furiosa le scale.
-Elena io..-
Bonnie cercó di parlare ma Elena si chiuse nella sua stanza.
 ------------------------------------------------
-Posso parlarti?-
Bonnie aprģ di uno spiraglio la porta della stanza di Elena, qualche ora pił tardi.
-Dipende- Elena sollevó lo sguardo dalla sua immagine riflessa nel grande specchio -Vuoi farmi qualche altra promessa che non intendi mantenere?-
-Volevo solo che tu ti mettessi questa.-
Bonnie si avvicinó č le fece vedere la collana d'argento contenente verbena.
-Non c'č ne bisogno..-
-Ti puó essere utile contro tutti i vampiri. L'ho rinforzata, oltre alla verbena ho fatto anche un incantesimo contro di loro che ha lo stesso effetto dell'acqua santa.-
-A me sembra che tu voglia usarla solo contro Damon.-
-Elena, ti prego.-
Bonnie, esasperata, fece segno alla ragazza di alzare i capelli.
Elena, che aveva una coda, la alzó frustrata e Bonnie, con un movimento agile delle dita, la agganció.
---------------------------------------------------------------------
-Le morti sono ricominciate a Mystic Fall's. Ieri č stata trovata uccisa la seconda vittima in un giorno.
Il primo era un uomo sulla quarantina, mentre a mezzanotte, č stato rinvenuto il cadavere di una ragazza ventenne.
I segni sui loro colli sono atroci. Come se l'assalitore o gli assalitori, avessero fatto due buchi che poi hanno allargato tirando.-
La voce della giornalista suonava solitaria nella cucina.
Elena stava facendo una spremuta quando aveva alzato il volume e aveva sentito le ultime notizie, turbata.
Bonnie entró in cucina, con l'aria di chi sa gią tutto.
-Non hanno fatto in tempo a mandare la notizia per intero ma, pochi minuti fa, č stato trovato un altro cadavere.-
La voce di Bonnie era grave e con sguardo cupo diede un rapido abbraccio a Elena.
-Ed era..-
-Una venticinquenne, suppongo.-
-Dove č stata trovata?-
-Nei pressi del bosco, mentre le altre due sulla strada che porta fuori la cittą.-
-Oh..-
Elena non sapeva cosa fare, non sapeva pił di quello che aveva sentito in TV o che aveva detto Bonnie.
-Che facciamo?-
-Per il momento niente. Aspettiamo, non possiamo andare alla cieca e..-
Damon entró nella stanza e si versó del sangue in un bicchiere.
Bonnie, irrigidita, gli disse:
-Visto quante vittime?-
Damon non la guardó ma continuó a osservare il liquido rosso scuro.
-Gią, che peccato, persone innocenti muoiono e tu non puoi fare niente. Oh che tristezza.-
La voce trasudava sarcasmo ed Elena non poteva stare pił in mezzo a quei due.
-Io vado al Grill, in caso vi faccio sapere.-
Elena uscģ aprendo la porta scorrevole e Bonnie la seguģ.
-Elena sei sicura? Se vuoi vengo con te.-
-Tranquilla.-
Prima che potesse dire altro era gią fuori.
-Caroline!-
Elena corse incontro alla vampira appena varcata la soglia del Grill.
-Cosa sta succedendo?-
Caroline la guardó preoccupata.
-Io non so niente di preciso, peró ho controllato i morsi. Sono di vampiro e quelli sull'uomo sono tanti ed č morto prima di essere dissanguato; quelli sulle ragazze erano uno e due fori piccoli toccati pił volte peró, e sono morti senza neanche una goccia di sangue dentro. Quindi il vam.. L'assassino -Caroline si corresse perchč un gruppo di ragazza le era passato vicino- Ha usato l'uomo come uno sfogo mentre per le ragazze...Beh, lo sappiamo tutti.-
Elena guardó Caroline che continuņ.
-Altri sembrano morsi da lupo.-
Elema sospiró e si sedette a un tavolo.
Non aveva idea di chi potesse essere l'artefice di quegli omicidi, ma intendeva scoprirlo.
Aveva avuto cosģ tanti nemici in passato che poteva essere benissimo uno di loro e lei non lo avrebbe scoperto prima di aver prosciugato tutta la cittą.




Ooookay...L'utilitą di questo capitolo???
E io cosa ne so?!
Io scrivo e basta, sta a voi trovargli un senso..
XD ovviamente scherzo, volevo solo un po' rallentare prima delle novitą con cui vi bombarderņ nei prossimi capitoli ;)
Nel capitolo precedente non mi avete lasciato recensioni maa..
Le visite sono state cosģ tante che non mi interessa, anzi, come routine vi ringrazio!
Grazie Grazie e ancora Grazie!
Per il resto spero che questo "non-capitolo" vi piaccia e se mi vorrete lasciare qualche consiglio o opinione ve ne sarei davvero grata.
Al prossimo! :D

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Capitolo 6
*** Roba Forte ***


"Rifiutarsi di amare per paura di soffrire č come rifiutarsi di vivere per paura di morire."
(Jim Morrison)

 

 

Elena indossava un lungo vestito bianco brillante di sfumature bluastre, azzurre e rosa chiaro.
Scendva morbido fino ai piedi e due fasce che si univano al collo le copriano il seno.
I capelli a tuppo, fermati da fermagli bianchi, lasciavano libere due ciocche ondulate ai lati del viso.
Elena odiava vestirsi troppo elegante per la "Riunione Locale", ma alla fine era di tutto tranne che una riunione, perchč tutta la cittą avrebbe parlato nel parco, ballando a ritmo della muscia rock di un gruppo e facendo il conto delle cose da sistemare.
-Damon!-
Damon era appena passato in corridoio.
Elena non gli rivolgeva direttamente la parola dalla mattina in cui avevano dato la notizia dei primi omicidi.
Da allora altre cinque ragazze, sempre pił giovani, erano state brutalmente assassinate e la cittą era molto turbata.
Damon si fermó sulla soglia della stanza.
-Sai di qualcuno abbastanza folle da voler far fuori cinque ragazze innocenti in appena una settimana?-
Mentre parlava armeggiava con i cassetti in cerca di un paio di orecchini da abbinare.
-Apparte me, no.-
Damon fece per andarsene.
-Damon-
-Sei tornata a parlarmi, Elena?-
Marcó il suo nome come faceva di solito quando voleva puntualizzare qualcosa.
Elena alzó lo sguardo.
-Ero spaventata!-
-Lo credo, visto tutte quelle cose che hai detto a Bonnie.-
-Io non le ho detto niente!- Elena abbassó la voce, voltandosi mentre si infilava due grosse stelle di madre perla alle orecchie -Anzi, le avevo fatto promettere di non toccare l'argomento.-
-Quindi- Damon aveva cambiato tono di voce. Era dolce e nello stesso tempo cospiratorio -La streghetta non mantiene le promesse.-
Elena lo guardó avvicinarsi.
-Non sarą riuscita a trattenersi..-
Damon posó le mani sulle spalle.
Sentiva la camicia nera del vampiro sfiorarle la schiena nuda.
-Per tua sfortuna- le sussurró vicino al suo orecchio -Io mantengo sempre, le promesse.-
Seguģ col dito il mento di Elena fino ad arrivare alla chiusura della collana di verbena.
Elen posó d'isntinto le mani dietro al collo su quelle del vampiro che con un lieve movimento, la sganció.
-Damon..-
Damon la fece voltare completamente verso di lui, penetrandola con gli occhi chiari.
-Damon non farlo.-
Si avvicinó a lei con un sorriso complice sulle labbra.
Elena rimase immobile, con gli occhi persi nei suoi.
-Urla- le scandģ, posandole una mano sul collo -Urla, chiama qualcuno, chiunque, come se potessero fare qualcosa.-
Damon posó le labbra sulla guancia, accarezzandole il collo.
Elena abbassó lo sguardo sulla spalla del vampiro, si toccó il collo.
La collana era tornata dove doveva essere.
-Mi hai..Soggiogata?-
L'aveva solo baciata sulla guancia, ma la pressione delle sue labbra, le dita chiare intorno al suo collo, lo sguardo intenso e il sorriso divertito, le provocavano la voce rotta e tremante.
-Risponditi sola.-
Damon si avvió verso la porta d'ingresso, uscendo dalla stanza.
Elena rimase con una mano sulla collana, fino a quando non prese il giacchetto e si apprestņ a uscire nella fresca aria estiva, avanzando fino alla portiera della Ferrari gialla.
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-Elena!-
Caroline, con il suo corto vestito azzurro, le rivolse un radioso sorriso chiamando Bonnie, vestita di una lunga ed elegante gonna rossa e di un top coperto da un copri spalle argentato.
Il parco era gremito di gente.
I bar e i locali intorno rimanevano aperti tutta la notte e la band iniziava a intonare le prime note.
-Come vedi l'euforia non č calata nonostante gli ultimi avvenimenti.-
Bonnie abbassó lo sguardo.
-Ci vediamo dopo.-
Bonnie guardó Elena e Caroline in uno sguardo d'intesa prima di scomparire nella folla che si scatenava a ritmo rock.
Le luci si alternavano a gialle, blu, rosse, verdi e da discoteca, nere e bianche alternate.
In quel momento tutto sembrava scandito grazie proprio a quest'ultime.
Damon si materializzņ vicino a Elena che per la sorpresa fece un urlo strozzato.
In un attimo anche Caroline apparve accanto a Elena, ma parló con il vampiro
-Notato anche tu qualcosa di strano?-
-Non qualcosa, qualcuno.-
Damon non guardava niente per pił di due secondi.
-Perchč chi c'č?-
Elena voleva aspettare per andare nel panico.
-Ehy.-
Una ragazza pił alta di lei, slanciata,con un vestito corto e bianco, che da un lato si agghindava con delle piume bianche e marroni, e con i capelli neri a boccoli si avvicinņ a Damon. La pelle chiara era simile a quella di quest’ultimo, che la guardava come si guarda la persona sbagliata capitata al momento pessimo.
-Cosa vuoi?-
Damon sapeva essere il massimo della delicatezza quando si trovava sotto pressione.
-Vieni a ballare?-
Gli occhi scuri della ragazza guardarono Damon con impazienza.
-Senti bella ora non č proprio il momento..-
-Hai sentito?-
La ragazza si voltó di scatto, spalancando gli occhi e irrigidendo le braccia.
-L'hai sentito?-
Damon adesso si era avvicinato, aggrottando le sopracciglia sospettoso.
-No, cosa e..Io devo...Andare.-
Senza voltarsi la ragazza dai capelli neri si camuffó nell'oscuritą.
Damon si voltņ verso Caroline.
-Andiamo a controllare?-
Caroline annui e chiamó Bonnie.
-Io vengo con voi.-
Bonnie si avvicinó prendendo Elena per un braccio.
-No no, Elena č rischioso, torniamo subito.-
-Andiamo a divertirci noi.-
Bonnie le sorrise trascinandosela dietro verso il palco.
Quelle luci a intermittenza che scandivano ogni azione erano ricominciate. Perfette per ballare, ma se qualcosa nel buio cercava di ammazzare persone ignare, erano un ulteriore problema.
Damon andó avanti nel bosco circostante, con Caroline dietro.
-Che aspetto ha quella vampira che vi ha aggredito una settimana fa?-
-Mmm..Bionda, magra, non altissima, carnagione chiara, occhi verdi, sicura di sč, carina.-
-Ecco perchč te la ricordi bene.-
Caroline lo affiancņ e Damon si fermņ, facendo fare qualche passo avanti alla vampira.
-Ha cercato di rapire Elena, me la ricorderei comunque.-
Il vampiro inizió a camminare con passo felpato, circospetto e agile, come una pantera che cerca qualcosa. Il punto era...Cosa?
Caroline si fermó di botto.
-Ehm, Damon-
Damon era girato verso un sentiero sommerso dall'oscuritą.
-Damon, caro-
Caroline parlava calma, ma non respirava neanche.
-Damonperlamoredelcielogirati-
Il vampiro si voltó di scatto.
-Eh! Che cosa cazzo vuoi!?-
-Una bionda, magra, non altissima, carnagione chiara, occhi verdi, sicura di sč, carina, come quella?-
Damon, lentamente, diresse lo sguardo dinnanzi a se, e, sul lato Nord del bosco, Alexia stava comodamente poggiata a un albero.
-Mi chiedevo quando vi sareste accorti di me. E la ragazza, dov'č?-
-Non si arriva ad Elena tanto facilmente, credevo che lo avessi capito.-
Damon alzó un sopracciglio, sorridendo malizioso.
-Peccato, perchč cosģ dovró prenderla con la forza.-
La vampira mostrņ i denti bianchi e lucenti.
I canini piccoli e affilati gettavano un'aria minacciosa sul suo viso.
-Che cosa vuoi?-
Caroline aveva scoperto anche i suoi, di canini, e si preparava ad attaccare.
Dall'oscuritą intorno ad Alexia, emersero altri due vampiri sconosciuti.
Erano grossi e mastodontici e sembravano in trans, con lo sguardo perso nel vuoto.
I vampiri estrassero un pugnale dalla lama lunga e sottile con il manico d'avorio.
-Un tocco con questo e la vostra luciditą mentale ve la potete scordare- Alexia ne prese uno dalle mani del vampiro alla sua sinistra e tastó la lama con le dita -Un tocco e il dolore sarą cosģ forte che supplicherete chiunque pur di farlo smettere, anche la morte.-
-Alexia-
La ragazza dai capelli neri affioró dall'oscuritį.
-Zara-
Alexia si incupķ momentaneamente.
-Ti conviene farti i fatti tuoi.-
Zara era in penombra e sembrava tenere qualcosa ancora nel buio.
-Elena-
Zara tiró Elena per un braccio che diventó visibile alla luce della luna.
-Dam..-
-Vuoi la ragazza?-
Zara teneva saldamente Elena, terrorizzata.
-Non ti conviene.-
Zara arretró con Elena.
-So cosa provano questi vampiri in questo preciso momento e non ti conviene Alexia.-
-Oh tu e le tue paranoie Zara- Alexia diede il pugnale al vampiro -Posso chiamarne fino allo sfinimento.-
-Vattene-
La voce di Zara cambió d'improvviso, come rimbombasse dall'interno, dura.
-Non usare i tuoi trucchetti con me.-
Alexia sorrise innocentemente e spostó il suo sguardo su Damon.
-Ho gią avuto a che fare con Damon e so che non si arrende facilmente. Se la bionda vale almeno la metą non č cosa facile, ma non abbiamo intensione di andarcene.-
-Dimentica il suo nome, i suoi ricordi, il suo amore, ricorda ha fatto la sua scelta. Dimentica le cose che ti ha dato, che avete vissuto.. Ricorda, se ne e' andato. Dimentica il suo sorriso, che ti stringeva. Dimentica il tempo che e' volato, quanto stavate insieme. Ma Alexia non chi eri, quando gli sorridevi.-
Alexia in un attimo fu alle spalle di Zara.
Giró una cordicella intrecciata intorno al suo collo.
-Verbena Alexia?-
La voce di Zara era diventata roca sotto la pressione della corda che avrebbe gią soffocato un umano. Doveva essere una corda fatta di verbena.
Alexia continuava a stringere fino a che Zara non si mosse violentemente di colpo sbattendo Alexia contro un albero e facendo cadere a terra la corda.
-Sarai sempre la solita rancorosa.-
Alexia, con un ringhio e gli occhi verdi che scintillavano si lanció sulla vampira di fronte a lei che cadde sotto il suo peso.
Alexia le stava di sopra e stava per mordere ma Zara le tiró un calcio nella pancia cosģ forte che la vampira si alzó e a fatica raggiunse gli altri due che stavano per andare da Caroline e Damon.
-Fermi.-
Alexia assunsč un'aria di ostile disprezzo mentre parlava.
-Stasera non č il caso. Ma non sarete fortunati per sempre, e prima o poi vi ritroverete soli a dover affrontare tutto questo, e a quel punto, per quanto siate forti..-
Passi verso di loro.
Alexia in un attimo scomparve nel nulla seguita da quei due vampiri, proprio quando Bonnie e Alaric entravano nella radura.
-Scusate ma ha insistito per venire anche lui.-
Bonnie sembrava preoccupata, Alaric invece solo agitato.
-Cosa č..?-
Elena non fece in tempo a finire la frase che Damon prese dal collo Zara inchiodandola a un albero.
La vampira fu colta alla sprovvista ed emise un profondo ringhio.
-Come la conosci quella?-
Damon aveva i denti scoperti ed erano visibili i muscoli irrigiditi mentre parlava.
-Innanzitutto mollami.-
Zara con uno strattone spinse Damon e si liberó dalla stretta.
-Vi posso spiegare tutto ma con calma. Oh tu devi essere la tanto voluta Elena.-
Zara si avvicinó tendendo la mano ma Bonnie e Caroline le si pararono davanti.
-Avremo tempo per conoscerci.-
-Okay...Dov' č casa tua?-
-Casa mia?-
Damon alzó un sopracciglio.
-Certo bellezza, non pretenderai che vi spieghi tutto in mezzo al bosco. Non č proprio il genere di argomento che vado a urlare ai quattro venti.-
Caroline lanció un occhiata a Damon che alzó gli occhi al cielo, annuendo.
-Bonnie, Carol venite anche voi?-
Elena si voltó verso le amiche
-Veramente io dovrei tornare alla fest.. Riunione cioč. Č mezzanotte e uno e se non torniamo qualcuno potrebbe insospettirsi..- Caroline l’amica, che continuó -e Alaric ci spiegherą tutto- Bonnie la abbracció -Sta' attenta- Cosģ dicendo sparirono verso voci eccitate che urlavano.
Alaric fece un segno d'intesa a Damon.
-Okay carina, ma se scopriamo che tutto questo č solo una tattica per avvicinarti a Elena, puoi anche dimenticare di aver mai avuto delle gambe, perchč te le spezzo.-
Zara guardó Damon, che sorrideva amabilmente, come se minacciare le persone fosse la quotidianitą.
-Tranquillo, quando sentirai cosa ho da dire, le mie gambe saranno il tuo ultimo pensiero.-
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-Accomodati-
Damon fece segno a Zara di entrare che rimase peró bloccata sulla soglia.
-Oh, dimenticavo che devi essere invitata.-
-Entra-
Elena chiuse la porta dietro le loro spalle e Zara la guardó come se non capiva perchč avesse dovuto invitarla lei, ma si accomodó sul divano con Alaric ed Elena di fronte a lei e Damon si poggiato al caminetto.
-Wow che bella casa!-
Zara si guardó intorno prima di indicare il tavolino dei liquori.
-Quelli sono gli alcolici pił pregiati che abbia mai visto.-
Damon con un sospiro le versņ un liquido rossastro in un sottile bicchiere di cristallo e glielo porse.
Zara fece un verso di assenso prendendo il bicchiere tra le mani.
-Sei seduta sul divano di casa nostra, stai bevendo uno dei miei liquori preferiti, ci spieghi, se non č troppo disturbo, cosa sta succedendo? Perchč io odio non sapere le cose e combattere alla cieca, soprattutto se questo nemico invisibile vuole Elena. Intesi?-
Damon le rivolse un lieve sorriso che si spense subito per lasciare posto a due occhi infuocati che non ammettevano repliche.
-Io credo..Che Alexia si sia alleata con qualcuno di potente, veramente potente. Questo qualcuno č una strega, ma all'occorrenza puó essere quello che vuole.-
-Alexia quanto tempo fa si č schierata con questa...Strega?-
Alaric si protese verso di lei.
-Circa centocinquanta anni fa, quando io..Feci l'errore pił grande della mia vita.-
-Perche?-
Damon si sedette sul bracciolo del divano, ancora sospettoso.
-Perche questa potente strega ha qualcosa che Alexia ha sempre ammirato.-
-Cosa?-
-Il potere di cambiare forma. Come ho detto lei č fondamentalmente una strega, ma ha un potere che nessun altro ha. Č immortale ed č una delle pił anziane.-
-Chi č questa qui?-
Elena, perplessa, osservava Zara, cercando di incitarla a parlare velocemente con lo sguardo.
-Ha avuto molti nomi in passato, ed č conosciuta con molte identitą diverse. Alcuni dei pił popolari sono Charity, Damaris, Scarlet, Avery, Elizabeth, Serafina, Rosalia, Anne, Donna, Lucinda, Amara, Micaela. Il suo nome di nascita peró č RosaSpina.-
-Non ne ho mai sentito parlare.-
Damon squadrava Zara come se potesse trasformarsi in qualcuno come Klaus da un momento all'altro.
-Bč perchč scomparsa da un po'.-
-Possibile che in quasi duecento anni io non abbia mai sentito di questa...Spina?-
Zara si mise a ridere. Una risata senza gioia.
-E perchč avresti dovuto. Gli anziani rimasti la temono da sempre, perchč avrebbero dovuto dire in giro che c'era qualcuno della loro potenza, se non pił forte, in grado di dare una speranza a tutti i vampiri sottomessi e intimoriti? I vampiri comuni, quei pochi che sanno qualcosa, tendono a tenere la bocca chiusa.-
-Perchč?-
-Perchč si spaventano, sia di lei, che degli anziani.-
-Ma quando hai detto che puó cambiare forma, intendevi dire...-
Zara si alzó, alzando con lei anche il volume della voce.
-Che puó diventare un licantropo o un vampiro, rimanendo comunque una strega.-
Alaric spalancó gli occhi, Damon emise un lieve fischio e Elena deglutģ un peso che sapeva non essere in gola.
-In alcuni paesi della Russia, viene chiamata "La Strega dalle Mille Facce"-
Zara fece la voce grossa, mimando con le dita -in Oriente "La Cambia Forma", e in Europa "Il Trio del Soprannaturale o della Notte"-
La vampira iniziņ a girare per casa, osservando tutto con estrema attenzione.
-Ha altri poteri nascosti...Rosa?-
Alaric sembrava confuso, si alzó anche lui e raggiunse Zara.
-Mmm...Io direi di chiamarla Rosalia se vuoi andare su questa linea.-
-A me piaceva di pił Damaris.-
Damon sorrise osservando le fiamme del fuoco -O Scarlett-
Aggiunse
Elena non sapeva dove sbattere la testa.
-E comunque, chi lo sa- Zara aveva ricominciato a parlare -Č una delle streghe pił potenti mai esistite, chi puņ dirlo?-
Damon passņ subito al nocciolo della questione.
-C'č un modo per ammazzarla?-
Zara sorrise, strabbuzzando gli occhi, incredula.
-Cioč tutta la comunitą paranormale si terrorizza anche al solo sentire il suo nome da millenni, e tu vorresti ammazzarla?-
Damon, in un attimo, le si paró davanti.
-C'č un modo o no?-
Zara alzó le spalle.
-Prima sarebbe il caso di sapere cosa vuole da noi.-
Alaric sembrava pił rilassato di prima, e tornó da Elena, che invece non lo era affatto.
-Quello che vuole? Potere, oggetti unici, qualcosa che la renda ancora pił forte.-
Zara si versó altro liquore e Damon alzó un sopracciglio.
-Ma che puó volere da me?-
Elena si era abituata a tutto ormai, ma a una strega che poteva trasformarsi nelle due pił infide creature della notte non era certo una cosa che ti dava la caccia tutti i giorni.
-Mah...Peró gią il fatto che una semplice umana sia resistita fino ad ora in questo mondo e che goda della protezione di cosģ tante creature sovrannaturali, potrebbe aver suscitato curiositą in Rosalia.-
Zara rivolse un rapido sorriso prima di salire al piano superiore.
-Scusa...Cosa vorresti fare?-
Damon finse cortesia marcando esageratamente le parole, e Zara esageratamente gli rispose.
-Oh, dopo avervi dato tutte queste informazione non pretenderete di certo che vi lasci il resto a voi. Se inizio una cosa, mi piace finirla. Non scomodarti bello, troverņ da sola la mia stanza.-
-Hai mai visto Rosalia di persona?-
Elena si affrettņ a raggiungerla ma lei era gią arrivata in cima. Sentiva porte sbattere e la voce di Zara che disse.
-A causa di chi pensi l'abbia commesso l'errore pił grosso della mia vita?-
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 -Zara!-
Elena scese in cantina, notando la porta di ferro aperta.
I passi rimbombavano sulla pietra.
-Zara sei qui?-
-Dimmi Elena.-
Elena svoltó l'angolo destro e si trovó davanti una vampira dalla pelle candida, le labbra rosa chiaro, definite, i capelli mossi, neri e lucenti e con una sacca di sangue in mano, che tastava con le dita.
-Non mi sembra il tuo genere di sangue preferito.-
-Infatto non lo č.-
Zara le sorrise, osservando non molto convinta altre sacche.
-Damon ti vorrebbe di sopra.-
-Salgo subito.-
Zara chiuse con un tonfo secco il freezer e oltrepassņ Elena.
-Da quanto sei in giro?-
-Da circa trecento anni, giorno in pił, giorno in meno.-
Zara fece segno di poca importanza con la mano e salģ le scale.
Elena poteva appena udire i suoi passi leggeri.
-Volevi vedermi?-
-Zara, buongiorno- Damon le sorrise, noncurante -hai gią fatto colazione?-
-Veramente no, e scommetto che tu hai un tempismo perfetto.-
La vampira alzó un sopracciglio e si poggió al tavolo della cucina.
-Non ho solo quello di perfetto ma si. Vogliamo andare a mangiare?-
-Perchč vorresti andare proprio con me?-
Damon sospiró.
-Per conoscerci meglio. Oh ma dai, non mi dire che non ti fidi.-
-Io? Di te? No, certo che no. Sei un tipo cosģ..Tranquillo.-
Damon si diresse verso la porta.
-Prego allora.-
Zara mormorņ un -Grazie- e uscģ.
-Elena ti lascio con Rich e tra poco arriva Caroline!-
Elena sbuffó senza un apparente motivo e prese del succo d'arancia dal frigo, lo versó in un bicchiere e stava per portarselo alle labbra quando Damon le sfrecció davanti afferrandolo rudemente
-Č avvelenato-
Zara entró nella cucina.
-Mi ero voltata per prendere il cellulare quando ho sentito l'odore del succo mischiato a qualcos'altro che non prometteva niente di buono, ho avvertito Damon che č corso da te senza neanche darmi il tempo di dirgli quale pericolo c'era.-
Elena guardó il succo che aveva la stessa consistenza e lo stesso colore di sempre.
-Come hai fatto a sentire l'odore dall'ingresso?-
Damon, tra il dubbioso, l'accusatorio e il grato e trafisse Zara con i suoi occhi dall’umore indefinito.
-Ehy, ho salvato la tua ragazza, sono dalla vostra parte bello.-
Damon involontariamente sorrise distogliendo lo sguardo.
-Non č la mia ragazza.-
Zara alzó le mani.
-Va bene- Fece per andarsene ma si giró all'ultimo momento -davvero?-
-Stiamo cercando mio fratello, Stefan, č andato via con Klaus per.. Salvare me.-
Damon tentennņ per un attimo.
-Aaah si.. I fratelli Salvatore...-
-Sai chi č Klaus vero?-
-Ho trecento anni, che vampira sarei se non conoscessi quel folle che tempo fa mi fece il filo!-
-Klaus ti ha corteggiata?-
Negli occhi di Damon comparve una strana luce.
-Non mi ha mai "perdonata" da quando lo rifiutai.-
Zara sorrise -Ah non preoccuparti, lo vedo che vuoi rimanere con lei, vado a procurarmi la colazione da sola, graazie.-
Zara gli fece l'occhiolino prima di sparire nell'ingresso e sentire la porta che sbatteva.
Elena si passó una mano nei capelli castano scuro.
-Come hanno potuto mettere il veleno?-
-Non lo so, ma non devi rimanere sola neanche un minuto.-
Damon versó il succo nel lavandino e controlló le altre cose nel frigo.
-Pensaci due volte prima di bere e mangiare qualsiasi cosa.-
-Damon-
Il vampiro si voltó verso Elena.
-Oggi..Rimani con me?-
Elena cercó di farla sembrare una domanda disinteressata ma traspariva evidente il desiderio di una richiesta.
-Vuoi che rimanga con te?-
Damon scrutó negli occhi marroni di Elena, dove alcune volte si distingueva appena la pupilla.
-Si-
Damon si inumidģ le labbra, annuendo.
-Pensi che riusciremo a liberare Stefan da questo incubo?-
-Mio fratello farą di tutto pur di poter stare di nuovo accanto a te da libero, e noioso come un tempo.-
Damon le porse un bicchiere con dentro un liquido chiaro.
-Esattamente come farei io, magari non noiso perņ..-
-Cos'č?-
-Roba forte.-
Elena guardņ per un attimo Damon, prima di mandarlo gił tutto in un sorso con un sospiro.
-Si, ci voleva. Cosa mi sono bevuta?-
-Di certo niente di avvelenato.-
Damon sorrise e Elena lo tiró dal collo della camicia.
-Sei sicuro? Non č che adesso magari vado in fin di vita?-
-A quel punto ti renderei quello che mi hai dato.-
Elena alzó un sopracigglio, socchiudendo gli occhi, mettendo due dita sul suo collo.
-Cosa ti ho dato?-
Damon la osservņ indagatore cogliendo lo sguardo di Elena.-
-Tu non vuoi che lo faccia.-
Elena sbattč le palpebre, staccandosi bruscamente.
-No, č vero- e uscģ dalla cucina.





Spazio Autrice
L'Autrice sono io???
Questo coso mi chiama con nomi strani..Io sono solo una ragazza che ogni volta che legge le vostre recensioni o le vostre visite urla di felicitą. :D
Grazie a  _Love Bites_  che č stata l'ultima a recensire. Sei sempre mitica ^_^
E grazie a chi sta seguendo la mia FF, la quale č di una confusione assurda, tutta opera del mio cervellino contorto.
A questo punto vorrei sapere se sto facendo un buon lavoro, quindi se vorreste recensire mi fareste un grandissimo favore.
Ah! Quasi dimenticavo..
Vi voglio bene!
Ok piccolo momento di euforia.
Ciaoooo :P
Lux _Merien_

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Capitolo 7
*** Troppo dentro ***


"Nulla bramiamo tanto quanto ciņ che non ci č consentito."
(Publilio Silo)




-Vi volevo presentare una persona.-
Zara fece segno a Damon di aprire la porta d'ingresso.
Una ragazza dai capelli rosso-arancione, mossi, la pelle chiara e gli occhi marroni, magra e bassina, si presentó sulla soglia. Sulle labbra rosee affioró un sorriso imbarazzato.
-Lei č Angie. Č una licantropa ed č stata al servizio di Rosalia del tempo. Č una mia vecchia amica e puó esservi molto utile.-
-Piacere.-
Angie tese la mano. Damon la guardó dall'alto verso il basso.
-La prima cosa che devi sapere. Io non mi fido. Mi fidavo difficilmente prima non mi fido affatto adesso.-
Angie distogliendo lo sguardo, abassó timida la mano.
-Vabbč dai.-
Elena le sorrise.
-Damon č cosģ ma ti assicuro che non voleva essere scontroso.-
-Io sono voluto essere esattamente come sono sembrato.-
La voce impenetrabile di Damon si allontanó insieme a lui nello studio.
-Ho sentito parlare dei fratelli Salvatore.-
Angie guardņ nella direzione di Damon
-Il fratello minore che ha risvegliato dopo molti secoli di assassinii la parte umana, dolce, buono e sensibile, e il fratello maggiore bastardo, bello e protettivo. E poi ci sei tu.-
Si rivolse raggiante a Elena.
-Cosa sai di me?-
-Posso dirti tutto mentre andiamo a fare un giro, sempre che tu possa uscire sola, in questi periodi..-
 Angie accennó allo studio dove era scomparso Damon.
-La sai una cosa? Č un'ottima idea camminare un po' all'aria aperta, mi schiarirą le idee.-
Elena prese il giubbino rosso e sorrise a Zara.
-Vuoi che vi accompagni?-
Elena fece cenno di no, prima di addentrarsi nella prima sfumatura della notte.
Il bosco era sempre pił scuro. Gli alberi lasciavano ammala pena trapelare i raggi argentei della luna.
Elena camminava a fatica, vedendo a stento dove andava.
Angie invece proseguiva con pił libertą. Doveva ricordare il terreno a memoria.
-Secondo me é questo che ha attirato l'occhio di Rosalia su di te.-
-Scusami?-
-A Rosalia un tempo piaceva essere guardata, corteggiata e soprattutto contesa.-
-Ma io non lo faccio apposta.-
-Appunto!- Angie guardņ qualcosa lontano tra gli alberi -Non lo fai di proposito, ma ingenua e spontanea, riesci a conquistare e a tenerti due dei pił interessanti vampiri di tutto il nostro mondo. Poi Damon, ho sempre sentito dire, ha un bel caratterino, e stasera me lo ha confermato, ma tu comunque lo tieni al tuo gioco..-
Elena si fermó e alzó le sopracciglia, incredula.
-Davvero?-
-Cara adorabile Elena, tutto ho sentito dire tranne che il maggiore dei Salvatore si fosse mai preoccupato cosģ tanto di un'umana.-
Elena aveva creduto di aver visto un bagliore rosso nel fitto della vegetazione, e girandosi verso la boscaglia faceva brevi cenni di assenso.
-Tu credi che Rosalia centri con Klaus?-
Elena non sentiva pił i passi o la voce di Angie.
-Angie-
Elena si giró verso di lei, e quello che vide le bloccņ le parole in gola.
Angie era piegata a quattro zampe, tossiva convulsamente e la guardava come se non la riconoscesse.
Un urlo squarció il cielo stellato, tinto dalla luce dalla luna piena.
-La luna-
Elena in un soffió di aria capģ. Doveva correre, e doveva farlo prima che la trasformazione si completasse. E se Angie si tramutava in lupo da molto tempo ed era diventato un processo veloce?
Non c'era tempo per pensarci adesso, doveva andarsene via da li, il pił lontano possibile da lei.
Angie alzó la testa di scatto e Elena vide gli occhi verdi fosforescenti. Tutti i muscoli erano tesi e le vene erano marcate per lo sforzo.
La mente di Elena si rifiutava di lavorare, ma le gambe reagirono da sole, muovendosi veloci e all'impazzata. Ben presto la ragazza si allontanó dalla licantropa, ma si accorse di stare correndo solo quando le venne il fiatone. Da quanto andava avanti? Non lo sapeva, sentiva solo gli arti inferiori doloranti e l'aria mancarle, e doveva fermarsi.
Rallentņ, si appoggiņ a un albero, respirando faticosamente e guardandosi nervosa intorno. Era sudata e la coda ricadeva disordinata sulla schiena.
Non poteva fermarsi troppo, Angie si era gią trasformata e avrebbe fiutato il suo odore.
Un bagliore giallo.
Elena ebbe un sussulto, ma il pelo di un licantropo non poteva essere giallo, ed era una velocitą strana, diversa, come quello di un animale, ma un animale a due gambe.
Elena andó verso il centro della radura dove si era fermata per guardarsi meglio intorno.
Un fruscio di foglie.
Elena non sapeva dove guardare, ma sapeva che non era sola.
Stava per rimettersi a correre, anzi il piede destro si era gią agilmente messo davanti al sinistro con il quale si stava per dare la spinta, ma un ringhio feroce e grottesco la avvertģ che un lupo grosso il doppio di uno normale, le stava piombando alle spalle.
Elena si accovacciņ chiudendo gli occhi, pronta per sentire gli artigli e i denti del lupo graffiarle la pelle.
Ma il lupo ringhiava e lottava contro qualcosa che non era il suo corpo, ma qualcosa davanti a lei, che si muoveva veloce emettendo solo sibili.
Elena aprģ gli occhi per vedere Alexia saltare sulla schiena di Angie, dal pelo fulvo, che balzava e saltava come un cavallo imbizzarrito ma con il quadruplo della forza, per cercare di far cadere Alexia, che stava aggrappata al pelo.
Ad un tratto il lupo si buttó di schiena sul terreno e schiacció Alexia sul terreno.
Il lupo si alzó girandosi furioso, pronto per sferrare il morso che avrebbe decretato la condanna a morte della vampira, che si muoveva appena. Alzó gli occhi solo per vedere Angie che prese lo slanció per saltarle addosso.
-Angie no!-
Alexia si giró, per quanto le consentissero le sue forze, verso la voce, un attimo prima che Zara emergesse dagli alberi e con uno scatto affondó i denti nella pancia del lupo.
Atterrarono entrambe con un gemito strozzato.
La lupa si rialzó barcollando, pronta per finire quello che aveva iniziato, ma Zara le saltņ al collo, imperterrita.
-Vieni-
Una voce fredda e glaciale, cosģ familiare che l'avrebbe riconosciuta tra mille, le sussurrņ sul collo.
Il corpo tremante di Elena si arrese a quel semplice ordine, ma il suo sguardo era perso nella visione della terribile lotta tra due razze. Una combatteva perchč resa disumana da un insignificante disco argentato, l'altra per difendere uno della sua specie.
Mentre indietreggiava, si ritrovņ fuori dalla radura, immersa negli alberi circostanti.
-Resta qui-
Damon rientró nel territorio dello scontro e, con passo felpato e lo sguardo fisso sulle due combattenti, prese Alexia tra le braccia, la quale teneva a stento gli occhi aperti.
Quando non furono pił visibili, la posó a terra.
-C'č la fai a reggerti?-
-Si, credo di si.-
Alexia si poggió al tronco di un pino e guardó diffidente Damon.
-Cosa č successo?-
Il vampiro, calmo la lasció andare.
-Stavo.. Seguendo Elena, quando č uscita dall'oscuritą quella bestia..-
-Angie ne vale cento di persone come te.-
Elena era ancora scossa, sdegnata, guardava la vampira come se fosse la cosa pił infida del mondo.
-Se non fosse stato per me, tu a quest'ora saresti..-
Con uno scatto non percettibile all'occhio umano, la vampira stava per fuggire e Damon, con un'azione altrettanto agile, le bloccó un braccio dietro la schiena, schiacciandola alla corteccia di un albero.
-E no tesoro, non č cosģ semplice- Damon giró Alexia verso di lui -Adesso vieni con noi, e ci spieghi cosa sta succedendo.-
Alexia mise tutto l'odio che le era possibile nelle parole che pronunció -Non mi puoi costringere, non ti diró niente.-
Damon sorrise, ghignando.
-Si vede che non hai mai avuto a che fare con me, perchč in realtą, posso.-
Marcó l'ultima parola, facendo svanire l'ombra di un sorriso.
-Vogliamo andare?-
Alexia lo guardó con disprezzo, prima di staccarsi dal tronco e cominciare a camminare.
-Damon, Zara.-
-Zara se la caverą.-
Damon sospinse Alexia ad avanzare.
-Si, se la caverą-
Gli fece eco la vampira.
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-Cosa volete sapere?-
Alexia parlava con tono inespressivo, ma doveva ammettere che sdraiata su un letto, nella casa pił grande della cittą, non era poi cosģ terribile.
-Ti manda RosaSpina, vero?-
Il tono duro di Damon, l'indifferente e altrettanto interessato sguardo nei suoi occhi di ghiaccio, catturarono per un attimo l'attenzione di Elena.
-Si-
-Perchč?-
Alexia tentennava.
-Perchč ha un piano, credo.-
-Che piano-
-Non lo so!-
Alexia sbuffó rumorosamente e Damon le posó una mano su una caviglia.
-Alexia, forse tu non ti rendi conto che chi cerca di far del male a lei - indicó Elena in piedi sulla soglia -poi ne paga le conseguenze.-
-Non lo so cosa ha in mente! Non me l’ha detto. Non lo dice a nessuno, perchč non si fida di nessuno.-
-Perfetto, andiamo avanti.-
Alexia rilassó i muscoli.
-Che tipi di poteri ha?-
-Di tutto, veramente di tutto.-
Damon sospiró distogliendo lo sguardo, seccato.
-Senti ne vuoi sapere uno? Bene, ehm.. Riesce ad elevare un aspetto caratteristico del carattere di una persona, una voglia, un desiderio, un sentimento profondo.-
-Spiegati meglio.-
Alexia si mise a sedere.
-Qual č la cosa che desideri di pił?-
Damon strinse le labbra, rivolgendosi verso la finestra.
-Elena-
-E questo, elevato ancora, quasi al massimo, per un vampiro in cosa si tramuta?-
Damon sussurró -Il sangue-
-Il SUO sangue- enfatizzņ Alexia guardando per un attimo Elena.
-Bč RosaSpina esagera ancora di pił questa cosa, trasformandoti in un attimo in quello che tu, magari non sei mai stato o facendoti fare cose che non avresti mai fatto normalmente. Č come se per quei momenti tu fossi posseduto dal tuo desiderio, sentimento, voglia ecc. Per ognuno č diverso e..-
-E tutto questo č opera sua?-
Alexia annuģ -Si chiama Elevazione dell'Anima o Possessione del Sentimento.-
-Lo puó fare con chiunque?-
Elena era sconcertata. Non riusciva a comprendere come tanto potere potesse essere racchiuso in una persona sola.
-Si con tutti, peró e molto pił efficace se il soggetto ha emozioni forti, o un'anima diversa, o ha vissuto esperienze intense.-
Zara entró veloce nella stanza. Aveva la maglietta blu sporca di terra, i jeans strappati in varie parti, i capelli corvini arruffati e dei graffi sulle braccia.
Teneva in mano una sacca di sangue.
Alexia la seguiva con gli occhi, ostile.
-Tieni.-
Ficcó il sangue in mano a Damon, senza degnare di uno sguardo la vampira sul letto.
-Com’'č andata?-
Damon parlava tranquillo, ma Zara era veloce e sbrigativa.
-Te lo racconto pił tardi.-
-Č successo..Qualcosa?-
Elena sapeva che un vampiro agitato o nervoso era imprevedibile, e usó il suo miglior tono gentile per formulare la domanda.
-Succede sempre qualcosa, ma per il momento spero solo che si strozzi con quel sangue.-
Levandosi la maglietta sporca si diresse nella sua stanza.
Damon lanció la sacca contenente il liquido rosso nelle mani di Alexia, che lo aprģ subito bevendo avidamente. Quando lo ebbe prosciugato quasi tutto, con la bocca rossa bofonchió -Vi ho detto tutto, ora posso andarmene?-
-Per andare a riferire quello che hai fatto stasera alla strega?-
Alexia sgranó gli occhi, guardando Damon come se fosse pazzo.
-Io sono fortunata se duro viva una notte dopo aver parlato con voi, e tu pensi che potrei tornare da Rosalia?! Neanche mi farebbe mettere piede..-
-Potresti sempre comprartela.-
-Hahaha- Alexia rise, senza gioia -No no con Rosalia non hai mai una seconda possibilitą.-
-Per questo rimarrai qua, e ti faccio anche un favore, perchč a quanto ho capito, non sopravvivresti cinque minuti.-
Damon si diresse verso la porta, ma sulla soglia, accanto a Elena, si fermó.
-Un'ultima cosa. Quanti seguaci ha RosaSpina?-
-Abbastanza, sparsi un po' in tutto il mondo. Un tempo erano molto di pił, ma col tempo o sono morti, o sono stati uccisi- Alexia si picchiettņ con l'indice il mento -peró sta tentando di reclutarne altri. Vampiri, licantropi, streghe particolari.-
-Anche Klaus sta cercando di formare altri ibridi..-
-Ma senza successo- intervenne Elena -Ti ricordi quella volta nel bosco, quell'ibrido appena trasformato stava male, lacrimava sangue e..Tremava.-
-Quindi entrambi stanno cercando di formare pił allea..-
-Una guerra-
Damon poggió una mano sul legno della porta, poggiandosi.
-Si- intervenne Alexia con voce grave -Si, stanno dividendo il mondo soprannaturale in due. Ma per cosa?-
-Tu sai di qualcosa che vogliono entrambi? Un oggetto o un terreno..-
-Non ne ho idea.-
-Forse Klaus si sente minacciato.-
Elena non sapeva pił cosa pensare.
-Tutti gli antichi lo sono da sempre, da parte di Rosalia, perchč proprio adesso dovrebbe..-
-Perchč adesso che ha risvegliato la sua parte da lupo mannaro, pensa di poter finalmente essere l'unico da temere.-
Damon fece segno a Elena di uscire.
-Bene, a domani allora-  Il vampiro le fece l'occhiolino -Ah! Quasi dimenticavo. Mi perdonerai tesoro se ti chiudo a chiave, vero?- Damon fece tintinnare la chiave di ottone nella tasca prima di chiudere la porta.
L'ultima cosa che sentirono fu un colpo secco alla porta, sferrato da un vampiro alquanto irritato.
-Damon scusami per l'altra volta. Come ho potuto pensare che tu potessi farmi del male..-
-Ma io volevo farti del male.-
-Tu che... Cosa?-
Elena socchiuse gli occhi, confusa. Il corridoio era buio. Nella camera in fondo non si sentiva alcun rumore proveniente da Zara, e Alexia forse si era calmata.
Elena vedeva Damon in penombra, ma poteva distinguere quasi perfettamente la pelle marmorea e gli occhi brillanti.
-Elena alla fine la strega pazza ha solo accentuato qualcosa che io voglio, che voglio da sempre.-
-Damon io so che non faresti mai qualcosa che mi ferirebbe, anche se lo desideri pił di ogni altra cosa.-
-Comunque, cosa ti č passato per la testa?! Non puoi andare in giro nel bosco con un licantropo in una notte di luna piena!-
Damon si diresse verso lo studio di Stefan, rimasto intatto da quando lui se ne era andato per la seconda volta.
Aprģ silenziosamente la porta, vagando con lo sguardo nella camera. Dalla spaziosa scrivania in ciliegio, al parquet scuro alla libreria piena di pesanti volumi, alla grande porta finestra che copriva due terzi della parete di fronte che dava sulla terrazza.
-E’ che non doveva esserci la luna piena stasera.-
Elena lo seguģ, entrando anche lei nella stanza.-
-Sento il suo profumo-
Poteva avvertire l'essenza di Stefan in quello studio, e sapeva che anche per Damon era cosģ.
-Č come se fosse qui.-
-Ma non c'č-
Il suo tono distaccato e freddo sorprese Elena.
-Ed č per questo che devi stare attenta, perchč mezzo mondo ti sta cercando, e lui con esso.-
-Stai insinuando che Stefan mi cerca per farmi del male?-
Damon chiuse di scatto un libro dalla rilegatura in pelle e si voltó verso di lei, sospirando.
-Stai pensando questo?! Damon, Stefan non č cosģ.-
-Stefan č cambiato!-
Elena indietreggiņ, poggiando la schiena contro il muro, allibita.
-Come puoi dire una cosa del genere?- Elena quasi sussurró -Come puoi dire questo? Tuo fratello ha rinunciato alla sua libertą per te.-
-E gliene saró sempre grato!- Damon chiuse un attimo gli occhi -Ascolta. Sono sicuro anzi certo, che Stefan lo abbia fatto solo per me, ma a volte si inizia una scelta per una cosa e si finisce per un'altra. Perché se ne sarebbe dovuto riandare? Lo sai che Stefan non č sempre stato l'angelo che conoscevi..Hai letto i suoi diari, lo sai cosa č diventato.-
-Non ci credo- Elena scosse la testa, trafiggendo Damon con lo sguardo. La voce era ferma ma sentiva le lacrime salirle agli occhi.
-Io adesso devo pensare solo a proteggere te da..-
-NO!-
Elena aveva letteralmente gridato, avvicinandosi tremante dalla rabbia.
-Tu devi pensare prima a riportare a casa Stefan..-
-No-
Damon, deciso, la guardņ distaccato.
-Non mi puoi chiedere di scegliere tra mio fratello e te.-
Elena cercó di ribattere, ma Damon le si avvicinó accarezzandole la guancia con le lunghe dita affusolate.
-Perchč sceglierņ sempre la donna che amo.-
Una lacrima sfuggģ alle ciglia nere di Elena. Lucente, scivolava lenta.
Damon allungó un dito per asciugarla, ma Elena lo scostņ bruscamente e se ne andó verso la porta, assente.
-Anche io voglio che Stefan ritorni, Elena- Damon si voltó.
Elena si era fermata ma non lo guardava.
-Ma non cosģ-
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-Una strega che č anche un vampiro e un licantropo??-
La voce di Bonnie, dall'altro capo del telefono, suonava sconcertata.
-Cosa dice Damon?-
Caroline invece voleva subito trovare una soluzione.
Dovevano essere a casa di quest'ultima, perchč si sentiva la voce della signora Forbes nell'altra stanza.
-Damon č preoccupato, ma perchč non conosce a fondo da cosa mi sta difendendo, e questo lo manda in bestia.-
Elena si stava vestendo nel bagno della sua stanza nella villa Salvatore, quando sentģ alcune voci concitate litigare furiose tra di loro.
-Ragazze vi devo lasciare. Si, si vi aggiorno pił tardi. Ciao.-
Elena chiuse il telefono e si fiondņ fuori dalla camera.
-Damon cosa succede?-
Damon aveva l'aria di chi era stato svegliato bruscamente.
Irritato, con gli occhi socchiusi a due fessure seccate e i capelli neri scompigliati.
-Ma tu una maglietta non la possiedi?-
Il vampiro era a petto nudo. Ogni muscolo sembrava definito perfettamente dalla pelle liscia. Respirava lentamente.
-E tu un pantalone?-
Elena si guardó distratta le gambe. Spalancó gli occhi quando constatņ che era in slip. Le lunghe gambe magre erano completamente scoperte.
Damon sorrise alzando un sopracciglio provocatorio e Elena balbettó qualche scusa e si chiuse dentro.
Un attimo dopo aveva ancora la candida canottiera che usava di notte, ma le gambe erano coperte dal Jeans.
Damon le fece l'occhiolino e si allontanó nel corridoio, verso le voci, con Elena dietro.
-Con che faccia mi vieni a dire queste cose!?-
Zara era davanti la camera di Alexia, che la guardava furiosa.
-Con che faccia tu pretendi di parlare con me come se niente fosse!-
-Io l'ho fatto per te, ma tu non sapevi gią cosa significava l'amicizia, eri diventata cieca!-
Alexia la spostó stizzita, sbuffando.
-Stronza-
Alexia scomparve nel soggiorno.
-C'č qualche problema?-
Damon si avvicinó circospetto a Zara.
-No, č solo una vecchia discussione.-
Zara si diresse in cucina senza voltarsi.
-Come stai?-
Damon guardó Elena sovrappensiero.
-Come sempre Damon. Io non mi arrendo.-
Raggiunse Zara e Damon la seguģ, superandola.
-Angie non č ancora tornata.-
Elena era seriamente preoccupata per lei, nonostante la sera prima avesse cercato di ucciderla. Non era certo colpa sua se la luna la trasformava in un mostro.
-Dovremmo andare a cercarla.-
Zara armeggiava con l'interno di uno stipo.
-Dov'č il..-
-In basso a sinistra-
Damon rispose prontamente. Zara prese il barattolo di caffč in polvere e si giró meravigliata.
-Come facevi a sapere che cercavo il caffč?-
-Perchč Stefan solitamente beveva il caffč la mattina successiva a una serata "movimentata".-
Damon mimó con le mani.
-Dobbiamo cercare Angie.-
Elena era sicura di volerla trovare, anche se poteva essere dovunque.
-Casomai noi andiamo a cercarla.-
Damon uscģ dalla cucina per tornare nella sua stanza.
-Cosa?- Elena lo seguģ al piano di sopra, nella grande camera da letto.
-Tu non ti muovi.-
Damon era categorico, usando un tono che non ammetteva repliche.
-Non mi puoi lasciare-
Damon si giró, alzando un sopracciglio.
-Qui-
Aggiunse Elena.
-Starą qualcuno con te.-
-No Damon, č troppo rischioso.-
-Appunto tu non ti muovi da questa casa.-
Uno strano sentimento crebbe dentro Elena.
Era come un misto tra rabbia, preoccupazione, sottomissione e paura.
-Non mi puoi costringere-
Quasi sibilando ogni singola lettera, lo guardava con la collera negli occhi.
A velocitą vampiro Damon le prese i polsi in una stretta delicata e ferrea nello stesso tempo e la bloccó al muro, incatenando il suo sguardo azzurro a quello cioccolato della ragazza.
-Se si tratta della tua incolumitą, ti costringerņ eccome.-
Elena lo guardava con disprezzo e nello stesso tempo incantata.
-Te..Te la metti una maglietta..Per favore?-
Fu tutto quello che riuscģ a pronunciare. Come se coprire quel corpo perfetto potesse nascondere anche la luce nel ghiaccio dei suoi occhi, la decisione nella sua voce, con mille sfaccettature di sentimenti diversi, come se potesse essere meno unico, meno "Damon".
Damon la lasció lentamente, prima di infilarsi una maglietta nera.
Elena non c'č la fece pił. Aveva necessitą di sfogarsi. Corse fuori dalla stanza del vampiro e si chiuse nella sua stanza, poco pił lontana.
Prese il suo diario, chiuso a chiave in un cassetto, e appena trovó la prima pagina bianca, cominció a scrivere veloce.
 
Caro Diario,
Io crollo, non c'č la faccio pił. Č da un mese che non ho notizie da Stefan, č passato un mese da quando ho baciato Damon, č da un mese che sta succedendo veramente di tutto.
Non ci credo che si sia arreso, che non vuole riavere il fratello accanto a lui, di nuovo in sč e io non ho intenzione di rinunciare. So solo che adesso č subentrata anche un'altra minaccia: RosaSpina.
E forse lei č l'unica che possa fermare Klaus, l'unica che ormai tema.
Di Stefan non ho pił tracce, e non voglio pensare in che essere spregevole si era tramutato.
E non voglio pensare neanche al bacio.
Io non riesco pił a resistere, ma devo riuscirci perchč se quello che provo scoppia, se esce fuori da me, so che provocherą una guerra, ma se accadrą io non la potró fermare, perchč lo sento crescere dentro, sempre pił forte, sempre meno controllabile. Non riesco, non posso e se devo dirla tutta neanche voglio dimenticarmi delle sue labbra che danzavano con le mie, del desidero impetuoso, della voglia di vedere davvero l'anima dentro quegli occhi azzurri, e per una volta non ho pensato a tutto il casino che mi, ci assilla.
Se penso a Stefan mi sento terribilmente in colpa, non tanto pił per il bacio ma per quello che so che farei se abbasso le difese ai miei sentimenti, se libero il cuore.
Ma perchč devo sempre essere io a pensare agli errori e alle conseguenze???
La veritą e che sono solo un'umana in un mondo soprannaturale, ma che ormai ci sono troppo dentro per far finta di niente.
 

Elena sentiva movimento nel soggiorno. Chiuse il diario nel cassetto e si diresse verso le voci.
Zara e Alexia erano ai due lati opposti della stanza e si mandavano occhiate avvelenate a vicenda.
Caroline e Bonnie erano sedute sul divano, Alaric e Damon erano poggiati ai due rispettivi braccioli.
-Ci siete tutti.-
Il tono piatto e rassegnato di Elena lasciava intendere come si sentiva.
Ancora una volta le persone che amava erano in pericolo, per lei.
-Bene..Quando andiamo?-
Elena guardó negli occhi ogni persona davanti, aggrottando le sopracciglie vedendo i loro sguardi perplessi.
-Elena.-
Damon disse il suo nome in un sospiro.
-Damon.-
Elena si impuntņ, incrociando le braccia.
-Tu..-
-Io io. Tutti quanti a rischiare per me, ve lo devo che rischi anche un po' io.-
Bonnie tentó di parlare.
-Ma tu rischi sempre Elena, per tutti..-
-Io voglio venire e verró.-
Detto questo si rifugiņ nell'ingresso per infilarsi il giubbino.
Stava armeggiando con la zip quando due mani la fermarono.
-Se ti dico di correre tu corri, se ti dico di fermarti ti fermi. Se ti dico di metterti in salvo senza badare a nessun'altro tu lo fai, chiaro?-
Damon alzó la zip fino al collo chiaro di Elena, fissandola.
-Chiaro.-
Elena si stava perdendo nel labirinto di azzurri dei suoi occhi quando il branco fece capolino nell'ingresso.
-Pronti?-
Zara si mise accanto a Damon.
-Scusate ma..Tutto questo per cercare un lupo?-
Caroline era ancora scontrosa quando si trattava di licantropi, da quando anche Tayler se ne era andato con Klaus e Stefan.
Alexia si intromise, aggiudicandosi l'attenzione dei presenti.
-Tutto questo, e non basterą, perchč con un po' di fortuna o sfortuna, incontreremo la creatura pił potente che sia mai esistita.-



Eccomi!
Bene, questo č il capitolo pił importante pubblicato fin' ora.
Il precedenti hanno avuto molte visite, tutti tranne il 6°, che ne ha avute, non fraintendetemi, ma non come gli altri..
Non č che mi avete abbandonato vero?? :(
Io continuo eh, e ringrazio veramente tanto tanto chi mi segue ancora perchč la speranza mai si perde :D
Ammetto che č una storia abbastanza complicata, ma vi assicuro che ne vale la pena, e se avrete un po' di pazienza vi faccio "godere" ;)
E niente, non sono brava con i saluti, quindi lascerņ alla mia storia la parole e a voi il giudizio..
Baci :*

 

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Capitolo 8
*** The Witch ***


Sono gocce di memoria 
Queste lacrime nuove 

Siamo anime in una storia 
Incancellabile 
Le infinte volte che 
Mi verrai a cercare nelle mie stanze vuote...
(Gocce di Memoria - Giorgia)


 



La sera tinse di nero il cielo.  Neanche una stella illuminava la massa scura della notte.
Camminavano da pił di un'ora senza risultato.
Alaric, Bonnie e Elena avevano il fiatone.
Caroline si guardava intorno distrattamente.
Alexia sbuffava spesso e Zara continuava silenziosa.
Damon stava vicino a Elena, ma camminava pił velocemente e pił agilmente di lei.
-Possiamo provare domani.-
Azzardó Bonnie, non convinta.
-Angie potrebbe essere dovunque. Perchč non č tornata quando la luna piena č passata?!-
Zara si stava alterando. Non amava fare cose che non portavano a niente.
-Sei silenzioso.-
Elena non aveva bisogno di parlare a voce alta perchč Damon era a pochi centimetri di distanza.
-Stavo pensando.-
Elena non voleva sembrare invadente, ma la domanda uscģ spontanea.
-A cosa?-
Damon tentennó.
-Alla pił grande..-
Un urlo lacerante squarció il silenzio del bosco.
Zara e Alexia irrigidirono il corpo, Bonnie e Caroline si girarono di scatto, Alaric afferró una delle sue pistole lancia-paletti puntandola nell'oscuritą e Damon strinse in una presa ferrea il polso di Elena, che si fermó di colpo. Tutto questo in meno di due secondi.
-Cos'č stato?-
Caroline spalancó gli occhi, facendo qualche passo, cercando di vedere qualcosa.
-Scommetto niente di buono.-
Rispose di rimando Alaric.
-Alexia.-
Damon scandģ piano il nome della vampira che, pił rigida degli altri, teneva lo sguardo fisso in un punto preciso tra la vegetazione che s’noltrava ancora pił in profonditą nel bosco.
Sembrava smarrita, con gli occhi immobili e persi nel vuoto, completamente ferma.
-No-
Si poteva vedere la paura negli occhi scuri di Zara.
-No Alexia. Ritorna.-
-Cosa succede?-
Bonnie era sospettosa, si fece avanti, dura ma Zara la spinse bruscamente indietro.
-Allontanati! Alexia, č morto.-
Damon alzó le sopracciglia strabbuzzando gli occhi, cogliendo lo sguardo confuso di Elena.
-Alexia lui non c'č pił.-
Zara cercava di mantenere la voce ferma, ma un terrore improvviso le attanagliava lo stomaco.
Alexia non dava segno di volersi muovere.
Caroline tiró Bonnie ancora pił indietro e Alaric, perplesso, teneva alta la pistola.
Alexia ad un tratto si mise a correre pił velocemente di quanto avesse mai fatto, senza pensare a niente, senza voltarsi neanche per un secondo.
-No!-
Zara scomparģ nell'oscuritą della foresta, inseguendola.
Damon diede una rapida occhiata a Bonnie e Caroline.
-Seguimi-
Mormoró sbrigativo prima di scattare a sua volta.
-Rimanete insieme qualunque cosa succeda.-
Disse Alaric, con l'arma dritta davanti a sč, inoltrandosi nel fitto tra li alberi.
Damon si era avvicinato abbastanza da poter distinguere la figura sottile di Zara che correva dietro ad Alexia, chiamandola, cercando di raggiungerla, ma invano.
La vampira sembrava come ipotizzata, non sentiva ne vedeva niente, andava semplicemente avanti nell'oscuritą del bosco.
-Zara!-
Damon era quasi accanto a lei.
Si muovevano agili e veloci, senza rallentare il ritmo neanche per un secondo, e nonostante Damon fosse uno dei vampiri pił veloci e Zara non aveva dato segno di essere da meno, non riuscivano a raggiungere Alexia, che sembrava mossa da qualcosa pił forte.
Saltó prontamente sopra un tronco caduto e cambió in un attimo direzione, andando verso sinistra, correndo in automatico.
-Cosa sta..-
Damon ansimó e si fermó di botto con Zara accanto, che iniziava a stancarsi.
Alexia era pochi metri davanti a loro ma non li vedeva, perchč rimaneva girata verso il buio dinnanzi a lei, con i muscoli come bloccati, senza emettere alcun suono.
Damon spostava lo sguardo da una vampira all'altra, socchiudendo appena gli occhi. La prima, guardava l'altra come terrorizzata mentre l'altra rimaneva perfettamente immobile.
-Confuso?-
Una voce femminile, profonda e limpida, echeggiņ tra gli alberi, facendo tremare appena i rami.
Damon si giró di scatto, non vedendo niente.
Si voltó verso Zara pensando che lei fosse confusa quando lui, ma la vampira si era poggiata a un albero, testa, con una mano posata distrattamente sulla bocca, e gli occhi neri lucidi.
-Fai bene a esserlo.-
L'oscuritą prese forma intorno a un corpo che uscģ da essa. Un corpo slanciato e alto, dalla pelle diafana, avvolto da un vestito rosso sangue, lungo fino alle caviglie, che lasciava scoperte le braccia snelle e muscolose e parte della scollatura che pareva translucida.
I capelli, castano chiaro, erano mossi e si agitavano lievemente, come se il vento si muovesse solo intorno a lei.
Damon era spaventato, ma non per lui, ma per le persone intorno a lei, e anche se non conosceva quella donna, poteva capire benissimo, dalle reazioni della sua razza e da quelle della natura, dall'oscuritą che prende forma alla terra che rimbomba, che non poteva essere altro che..
-Buonasera bellezza. Io sono RosaSpina.-
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RosaSpina rivolse i suoi occhi verde chiaro con tinte pił scure dalle lunghe ciglia arcuate verso la sua ex seguace, parlandole tranquillamente con voce vellutata e ferma.
-Bloccala-
Alexia si giró lentamente verso Zara, dietro di lei, con gli occhi vuoti posati sul suo volto.
Zara contrasse i muscoli, ma alzó le mani, non volendo combattere contro di lei.
Ma prima che potesse far altro, Alexia le piombó come un felino alla gola.
Le due vampire caddero a terra.
Zara veniva graffiata da Alexia, sopra di lei, che sembrava a un tratto pił forte, intenta a portare a termine quello che le era stato ordinato.
Zara evitava i suoi colpi, ma non sarebbe riuscita a rallentarla ancora per molto.
Damon si mise involontariamente in posizione di attacco e, nell'indolente eleganza del suo corpo, si poteva avvertire la tensione crescere.
-Dam..-
Alaric spuntó attraverso gli alberi e le parole gli morirono in gola quando vide le due vampire a terra che lottavano silenziosamente e la donna avvolta da un alone di oscuritą e luce.
Guardó con la coda dell'occhio Damon e, notando i muscoli tesi, la schiena piegata in avanti e gli occhi azzurri fissi sulla figura davanti a lui che emanavno bagliori, abbassó lentamente l'arma.
-Umano molto intelligente.-
Un sorriso vivace tinse le labbra rosse e carnose di RosaSpina rivolto ad Alaric, che non sapeva cosa fare.
Voleva tornare indietro per avvisare Bonnie, Caroline e Elena di non avvicinarsi oltre, ma non poteva muoversi senza essere attaccato, in qualche modo, dalla strega.
-Rilassati Damon. Io voglio solo parlare con la ragazza.-
Damon ringió con quanto fiato aveva in corpo. Un rignhio cupo, secco, che scoprģ gli affilati canini bianchi.
RosaSpina usava un finto tono innocente, quello che aveva usato molte colte Katherine, ma il suo era pił terrificante, e riverberava nell’aria.
-Ah gią, dimenticavo.-
Gli occhi della strega saettarono tra gli alberi -Č qui vero? La sento.-
-Ah!-
Zara emise un debole grido e Alaric si voltó verso la vampira, ma non Damon, che non distoglieva lo sguardo da lei.
-Iniziamo a usare toni meno formali che ne dici?- si avvicinó con passo leggero e noncurante verso Damon, che la seguiva con lo sguardo. Non si sentiva neanche un passo, era come se volasse e danzasse nello stesso tempo, mentre stava solo camminando.
-Chiamatemi pure Rosalia- spostó lo sguardo sul corpo di Damon prima di tornare a guardarlo -Allora…La Gilbert dov'č?-
-Elena non si tocca.-
Il tono tagliente, sicuro e sfacciato di Damon fece sorridere nuovamente Rosalia.
-Elena, il centro di tutto.-
Sembrava pensierosa e parlava persa nel suo filo logico.
-Il centro di cosa, esattamente?-
Alaric parlava piano, ma non esitņ. La voglia di sapere era troppo forte.
Rosalia spostó lo sguardo verso di lui guardandolo come se si fosse scordata della sua presenza.
-Ma come di cosa?- Fece finta di sorprendersi -Alexia non ve lo ha detto??-
Alexia non fece niente quando venne pronunciato il suo nome, tranne bloccare Zara contro un albero.
-Il centro di cosa.-
Damon marcó ogni parola lentamente, cercando di mantenere la calma.
-Della Guerra dei Due Mondi.-
Rosalia era tornata seria, studió Damon soppesando l'intensitą del suo sguardo, per poi aggiungere -Non sai cos'č, vero? Di questi tempi ti assicuro che č molto meglio non sapere.-
-Io non lo so- Le parole uscivano taglienti e sferzanti dalle labbra del vampiro -Ma lo scopriró. Stanne certa.-
Qualcos'altro aveva catturato gli occhi verdi della strega.
Qualcosa che Damon cercava disperatamente di proteggere.
Lentamente si giró.
-Elena-
La voce della strega era allegra e limpida.
Bonnie e Caroline, poco dietro di Elena, avevano il fiatone e la prima si era piegata per respirare.
Elena socchiuse impercettibilmente gli occhi, mormorando -RosaSpina-
La Mutaforme fece un passo verso di lei, ma prima che il tacco dorato potesse toccare il terreno coperto da terra e radici, Bonnie e Caroline le si erano gią parate davanti e Damon impediva il passaggió con il suo corpo elegante e pericoloso.
-Oh ragazzi... Ma quanto capirete voi vampiri che non potete opporvi a me? Sono troppo forte.-
-Non c'č nessuno abbastanza forte da poter sfiorare Elena sotto i miei occhi e passarla liscia.-
Damon, imperturbabile, emise un debole sibilo, come un avvertimento.
-Ah! L'amore.. Eh Damon? Quando č potente, puro, vero, raro, soprattutto. Mi fai venire in mente cose che pensavo di aver sotterrato nei meandri del tempo,  ma attento, perchč per un vampiro, l'amore č la pił grande debolezza, e nel tuo caso, una potente.-
Rosalia continuava a guardare Damon mentre parlava.
-Elena, o vieni avanti tu, o vengo io, e travolgerņ ogni vampiro, lupo, strega o umano che troveró sul mio cammino.-
-Anche ibridi?-
Il coraggio sfacciato di Elena provocó in Rosalia una leggera risatina echeggiante, come una collana di perle che si sgrana su un parquet.
-Si cara, soprattutto ibridi.-
Alexia tratteneva Zara per la gola, che respirava con rantoli smorzati.
-Dov'č..Angie..-
Riuscģ a dire con voce roca.
-La licantropa, giusto!-
Rosalia schioccó le dite, chiamando due nomi, calma.
-Skayler, Myah!-
Due vampire dalla carnagione bronzea e i capelli color del sole affiorarono dall'oscuritą.
Le braccia snelle e rassodate fecero avanzare una figura piccola ed esile, con una chioma arancione con strature pił scure.
-Angie!-
Zara si era liberata dalla stretta al collo di Alexia, e iniziava davvero a stancarsi. La vampira bionda la teneva dalle braccia, con una forza che non sapeva possedere.
Alaric, che fino ad allora era stato in perfetto silenzio, cercó di uscire da quella situazione indenne.
-Potresti lasciarla andare. Potresti lasciar perdere tutto. Per qualsiasi cosa ti stia battendo, qualunque cosa Klaus ti abbia fatto, perchč ho l'impressione che non vi stiate tanto simpatici, puoi ritornare da dove sei venuta e continuare a vivere, senza rischiare e..-
Ma che cosa stava dicendo? Stava blaterando frasi senza un filo logico contro una creatura che Dio sa quali Poteri aveva.
Rosalia alzó le sopracciglia sottili.
-Siamo sull'orlo della guerra e tu, vorresti trovare una soluzione diplomatica?-
Fece un verso di sorpresa -Basta, mi sono seccata di tutto questo parlare, passiamo ai fatti.-
L'ombra di un sorriso curvó un lato delle labbra purpuree.
Rosalia schioccó nuovamente le lunghe dita bianche e le due vampire che tenevano Angie la buttarono da un lato e si lanciarono contro gli avversari.
Caroline interccettó la vampira che si chiamava Skyler che si era scagliato su Bonnie, i cui poteri sembravano non avere alcun effetto.
Le due vampire rotolarono insieme nella terra bagnata e nelle foglie.
Alaric sparava pallottole all'impazzata ad altri vampiri che sembravano usciti dal nulla dietro di lui, e lanció una bomba alla verbena a Bonnie, che ne colpģ uno che stava per attaccare alle spalle Caroline, impegnata a non farsi dilaniare la pelle da Skyler, con le unghie laccate di azzurro conficcate nella sua spalla.
Myah si tuffó, cerando di afferrare la gola di Damon, che si abbassó all'ultimo secondo, facendo cadere la vampira sulle gambe davanti a lui. Un'altra bomba alla verbena la colpģ quasi ad una gamba, e si gettó di lato per evitarla.
Myah, con gli occhi di un rosso mattone che luccicavano, rivolse un diabolico sorriso a Damon, lontano per aver schivato il suo assalto, e scattó in avanti per raggiungere Elena, che indietreggió con un grido strozzato. Quei vampiri erano i pił veloci e i pił decisi che la ragazza avesse mai visto.
Era a un passo dalla sua gola, scoperta per via della camicetta sbottonata, quando Damon la prese per la vita sbattendola a un albero.
Sul braccio di Myah comparve l'ombra di una botta ma la vampira si alzó appena il suo corpo toccó la corteccia, ringhiando follemente.
Bonnie si teneva in disparte e recitava convulsamente incantesimi e formule che non funzionavano. Erano solo parole al vento, sommerse e cancellate da ringhi, grida e botte.
In tutto quel trambusto Rosalia era rimasta perfettamente ferma, guardando la lotta con estrema superficialitą, con un fastidioso, perenne sorriso sulle labbra.
Zara era ancora bloccata da Alexia, che reagiva come un'automa e Angie era debole, difatti zoppicava, ma andó vicino Bonnie per cercare di difenderla.
Un vampiro grosso e dalla carnagione scura cercó di attaccare Elena, ma Damon, con i muscoli tesi e gli aapuntiti canini scoperti, gli squarció la pelle del collo prima che potesse solo toccare il braccio di Elena, che si buttó ancora pił indietro.
Stavano facendo tutti qualcosa per uscire da quella situazione, solo lei stava ferma in attesa di essere attaccata o salvata, e questo la faceva sentire inutile.
Caroline, mentre schivava un pugno di Skyler, si giró di scatto verso Bonnie, che, rinunciando a pronunciare incantesimi, le restituģ il cenno d'intesa, proprio quando tutti gli avversari tirarono fuori dei pugnali completamente bianchi.
Tra la lama e l'impugnatura vi era incastonata una pietra rossa, probabilmente un rubino, a forma di rombo.
I pugnali avevano la lama candida e brillante, con una punta pił che appuntita.
Damon li riconosceva, Alexia li aveva presentati la seconda volta che si erano incontrati, nel bosco, e sicuramente non per caso.
Aveva detto che con un solo tocco la morte sarebbe stata un sollievo.
-Portala via!-
Bonnie si teneva la testa, forse avvertendo il Potere che emanavano.
Damon, in meno di un secondo, aveva afferrato Elena dalla vita, e stava correndo alla velocitą della luce per uscire da quell'intreccio di alberi.
Avrebbe giurato che qualcuno, uno qualunque di quei vampiri senza cuore, li stesse seguendo, ma si ritrovarono soli quando uscirono scoperti alla luce argentea della luna.
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Elena era rimasta aggrappata con tutte le sue forze al collo del vampiro, ma appena si fermarono aprģ gli occhi e barcollando scese.
Damon si guardava nervosamente intorno.
-Non possiamo andare a casa stanotte.-
Non era una domanda, era un'affermazione infatti, due secondi dopo aveva aperto lo sportello del fuoristrada nero e la guardava.
-E gli altri?-
Elena emise poco pił di un bisbiglio, ma da cui si avvertiva la preoccupazione.
-Non mi interessa degli altri adesso, voglio solo portarti lontano da qui.-
Elena comprese che era inutile ribattere, perchč quegli occhi di ghiaccio, brillanti nella notte, non ammettevano rifiuti.
Salģ in macchina e si allacciņ la cintura mentre Damon era gią sul posto di guida e aveva svegliato bruscamente il motore.
Un attimo dopo sfrecciavano per la strada principale che portava fuori da Mystic Fall's.
L'oscuritą si estendeva ovunque ricoprendo ogni cosa con il suo tocco, rendendo tutto una massa indistinta di profili.
Elena si giró verso Damon, che teneva le mani ferme sul volante, rigido e fermo.
Andavano quasi a 100\h
-Cosa dobbiamo fare?-
Era strano rompere quel fitto silenzio, ma l'ansia cresceva dentro di lei.
-Io...Non lo so-
Elena emise un sospiro carico di tensione.
-Sappiamo che sono vampiri forti, sappiamo che quella č una Mutaforme potente ma non sappiamo quanto, e potrebbe avere anche dei licantropi dalla sua parte. Quei pugnali sono una cosa che non avevo mai visto fino all'altra sera e non ho idea di dove si siano cacciati Tayler e quel deficiente di mio fratello e se sanno di tutto questo.-
-Se lo sa Klaus, vuoi dire?-
Nominarlo le accresceva ancora di pił la preoccupazione.
Damon teneva gli occhi sulla strada, ma gli si leggeva in faccia che voleva sapere di pił.
-Visto come si sono comportate Alexia e Zara stasera? Una sembrava in una specie di trance e la seconda sapeva esattamente cosa le stava accadendo. Loro sapranno dirci qualcosa in pił.-
-Loro sanno di pił.-
Nel modo in cui distinse le parole, Elena era sicura che avrebbe spremuto le due vampire fino a quando non ne avrebbe ricavato qualcosa di utile.
Non sapeva da quando erano in auto ma era sicura di non essere pił a Mystic Fall's.
Vedeva in lontananza un piccolo paese su una collina che si avvicinava, con case e luci.
La strada si fece pił piccola e in salita.
-Dove stiamo andando?-
Di sorprese ne aveva avuto a sufficienza quel giorno.
-Al Crystal River, č quel paesino lassł.-
Elena si abbandonó sul sedile in pelle nera, rilassando la schiena.
-Solo un anno fa, le mie pił grandi preoccupazioni erano arrivare a fine anno con la sufficienza, frenare Caroline e la sua mania dei ragazzi, guardare scettica Bonnie quando diceva che poteva fare cose strane, lasciare Matt cercando comunque di rimanergli amica. Mentre adesso..Adesso devo trovare il modo di non farmi ammazzare da una strega psicopatica, di arrivare a riavere lo Stefan di prima, di capire dove č finito un licantropo, di scegliere una vita migliore per mio fratello perchč io non posso farlo, e sfuggire a un Antico che vuole il mio sangue per creare esseri metą vampiri e metą lupi.-
Elena stava sussurrando, e una lacrima calda e lucente le bagnó la guancia sinistra.
Damon rimase a osservarla in silenzio, mentre rallentava la velocitą dell'auto entrando nelle strette e tortuose strade del paese.
-Un umano in questo mondo era..Sconosciuto, prima di me. Anche se sono una doopelgangher sono umana, troppo umana.-
-Elena- Damon spense il motore e parló con voce sommessa, ma decisa. -Tu sei la persona pił forte che abbia mai conosciuto. Si entra a far parte di tutto questo perchč diventi un vampiro, con il sangue della tua amata nelle vene e tuo padre che ti spara perchč preferisce vedere morti i suoi figli invece di accettare la realtą, perchč per un attacco di rabbia hai svegliato la licantropia, perchč scopri di avere dei poteri magici che non puoi reprimere- per un attimo rimase con lo sguardo reso scuro dalla penombra, perso per le piccole case che accostavano la strada. -Il punto č che nessuno era rimasto cosģ tanto tempo vivo.-
Marcó l'ultima parola, enfatizzandola. Indagó l'espressione di Elena, avvicinando il viso al suo, dove un'ombra di turbamento ne oscuró gli occhi.
Elena chiuse gli occhi, sentendo il respiro freddo del vampiro sul suo viso, e quel delicato aroma caratteristico di Damon, di cui non riconosceva mai la somiglianza con niente, ma che adorava.
-Cos č la cosa che ti spaventa di pił?- le disse in un sussurro inespressivo.
Elena aprģ gli occhi, e come previsto, poteva scorgere l'azzurro brillante nei suoi occhi resi neri dalla mancanza di luce, la pelle candida che rifletteva i raggi argentei della luna, rendendola eterea.
Gli occhi sembravano cerchiati di nero e le labbra piene e sensuali di rosa antico.
Lo fissó intensamente, perdendosi nella profonditą di quegli occhi, che a volte sembravano indifferenti e freddi e a volte tanto meravigliosi quanto complessi da leggere, e imprimendo nella memoria la bellezza sfacciata del suo viso, che ogni volta le sembrava come la prima volta.
Senza timore, rispose continuando a guardarlo.
-Mi spaventa quello che provo.-
Damon si morse le labbra e abbassó lo sguardo.
-All'inizio era Stefan che mi portava le ragazze per nutrirmi. Anche dopo la trasformazione io mi rifiutavo di alimentarmi come si deve.- Alzó di nuovo gli occhi sul viso di Elena, che lo ascoltava ormai persa nel suono avvolgente della sua voce.
-E all'inizio mi rifiutavo, ma poi.. Stefan inizió ad essere irremovibile, e io irremovibilmente testardo.- Accennó un sorriso ma negli occhi Elena poteva scorgere una punta di malinconia.
-Credo che volesse usare il metodo di mio padre per domare i cavalli. Non gli dava cibo fino a quando non tiravano pił le redini e non si ribellavano, facendosi cavalcare. Evidentemente andavo domato.-
Damon usó un tono neutrale, e la malinconia scomparve dai suoi occhi.
Elena non sapeva quando tempo fossero stati vicini, con gli sguardi e i respiri persi gli uni negli altri, nel silenzio della fuoristrada e nella pace del paese, da cui alle volte provenivano solo voci lontane.
Elena gli sfioró con l'indice il contorno delle labbra.
Damon le prese la mano e le bació dolcemente la punta delle dita.
Ma non c'era niente di dolce nel suo volto.
Gli occhi erano intensi e provocanti, le labbra sensuali e seducenti, i capelli neri riflettevano la luna, provocando sfumature bluastre. Nel complesso non c'era niente, niente di rassicurante, innocente o dolce, ma si poteva leggere il desiderio in ogni respiro.
Elena distolse a fatica gli occhi dai suoi per rivolgerli alle labbra, sempre, terribilmente, pericolosamente vicine.
-Ah- Con un gemito Damon si tastó il fianco destro, e alzandosi la maglietta nera, scoprģ uno strano simbolo nero che risaltava sulla pelle immacolata.
Alzó le sopracciglia e con una smorfia aprģ la luce della macchina.
-Questo sembra il simbolo dell'infinito.- bisbiglió Elena, stranita.
Era vero.
Impresso sulla chiara superficie della pelle del vampiro si poteva distinguere un cuore, e a mo' di lato destro il simbolo dell'infinito.
-E questo cos č..-
Le parole le morirono in gola quando capģ che quello che sottili gocce che adornavano quella parte di simbolo erano gocce di sangue, anch'esse nere.
-Ti fa male?-
Elena scorse sgomento sul viso di Damon.
-Pizzica..Ma sta andando a scemare.-
Elena alzó lentamente una mano e con l'indice andó a calcare leggermente i contorni di quello strano disegno.
Appena la pelle toccó la "macchia" nera, un improvviso bruciore, le percorse il dito.
Lo ritiró di riflesso, osservandoselo alla luce.
Ma non c'erano segni visibili.
-Hai sentito qualcosa?-
La voce di Damon era sospettosa, ma non preoccupata.
-Si, appena un attimo..-
Elena non sapeva cosa dire, e dal silenzio di Damon comprese che neanche lui sapeva molto.
-Vieni con me.-
Damon scese dall'auto, sbrigativo.
Elena fece lo stesso e lo seguģ fino a un piccolo hotel li vicino.
L'ingresso era pulito e tutta la stanza calda.
Il bancone in ciliegio rivelava una grande cura nel lucidare i mobili e dietro a esso mensole di vetro ospitavano bottiglie dalle pił svariate forme e dimensioni.
Il tappeto rosato rendeva pił accogliente la stanza. C'erano piccole crepe nel muro nonostante sembrava stato pitturato da poco.
Una donna dal viso tondo e roseo uscģ da una porta nascosta e si avvicinó, sorridendo.
Alcuni ricci castani le sfuggivano alla fascia blu che portava sulla testa e nonostante l'ora tarda appariva sveglia e arzilla.
-Cosa posso fare per voi?-
La voce era profonda ma allegra, e scrutó prima Damon con un guizzo negli occhi color quercia e poi Elena, sorridendo appena.
-Una stan..-
-Due comunicanti-
Damon non le permise neanche di finire, squadrandola col dire che aveva cose ben pił importanti che lasciarle indovinare la sua vita sentimentale.
La donna prese due chiavi da uno sportellino in basso e gliele porse, soppesandolo con lo sguardo.
Appena il freddo metallo toccó la mano di Damon, lui fece un breve cenno a Elena e salirono su per le scale a chiocciola che portavano ai piani superiori.
C'erano vasi verde petrolio con fiori colorati che si alternavano a veri e finti, e alcune porte erano pił scolorite di altre.
La stanza che aveva dato loro la signora era la seconda di un secondo corto corridoio, che ne ospitava altre tre.
Damon infiló veloce la chiave nella toppa di ottone e fece entrare Elena prima di richiudersi la porta alle spalle.
Premette automatico l'interruttore della luce e si trovarono immersi in una piccola stanza con un letto singolo dalle semplici coperte di cotone bianche, accanto a quest'ultimo c'era un comodino con una lampada in vetro al di sopra e dei cassetti, accanto una porta laccata che doveva condurre al bagno, una toilette in legno con un lungo specchio dalla cornice dorata attaccato sopra. Un armadio a due ante era situato accanto a una porta finestra per un balconcino che dava sulla campagna dietro l'edificio.
Tutto al di fuori era immerso nel buio.
Damon, in silenzio, diede la seconda chiave a Elena che subito giró la maniglia di un'altra porta al centro tra la toiletta e l'armadio e si inoltró in un altra stanza, grande come la prima, ma con un letto matrimoniale di fronte, e i comodini erano due, altrimenti era esattamente uguale alla stanza con cui comunicava.
Elena uscģ dalla porta che nel corridoio era vicina a quella di Damon.
-Credo che per stanotte ci dovremmo accontentare.-
Damon si guardó il simbolo scuro allo specchio e Elena si avvicinņ.
-Cosa puó significare?-
La ragazza non capiva, eppure era come se quel tatuaggio la allontanasse e la attraeva allo stesso tempo.
Damon scosse mesto la testa.
Uno squillo.
Elena si ridestó brusca da quel silenzio e prese il cellulare dalla tasca del jeans.
Rispose senza leggere neanche il nome sul display.
-Pronto?-
-Elena!-
-Bonnie!
-Dove sei?-
Elena si mise a camminare nervosamente per la stanza.
-Sto bene, stiamo tutti bene, siamo a casa Salvatore ma tu rimani dove sei.
Non č ancora sicuro. Aspetta, ma dove sei?-
Si capiva il sospetto nella voce dell'amica.
-Sto bene Bonnie, credimi- Elena aggrottó le sopracciglia quando vide riflessa l'immagine del fianco destro di Damon -Cosa significa quando il simbolo dell'infinito completa un cuore da cui gocciola del sangue?-
Bonnie rimase in silenzio per un po', prima di parlare.
-Dovrei vederlo per esserne sicura.-
-Chiudi e ti mando una foto.-
Elena fece voltare Damon.
-Posso?-
Senza guardarlo scattó una foto al simbolo e la invió a Bonnie.
Ci vollero dei buoni minuti prima che la strega rispondesse:

-Il simbolo dell'infinito significa quello che dice il nome nella sua forma classica: Infinito. Ma il fatto che completi un cuore che significa sempre Amore, sommati al sangue che lo adorna, che potrebbe significare: Tradimento, Sacrificio, Inganno o Passione, non sono sicura di niente.
Il secondo cerchio dell'infinito č pił piccolo di sotto, quindi potrebbe stare per: Infinito nell'Amore fraterno quindi fra due fratelli, che peró adorna un cuore a cui evidentemente sono legati entrambi, e il sangue apparirebbe come la passione o il tradimento per la passione.
Sii cauta.-

 
Dopo aver letto tutto d'un fiato il messaggio di Bonnie, Elena si accorse che Damon era in piedi accanto a lei e aveva gią finito.
-Hai capito cosa significa, vero?-
Elena avrebbe voluto non aver mai neanche lontanamente compreso quello che adesso si faceva strada nella mente e le feriva il cuore.
-Si- Gli occhi di Damon brillarono di consapevolezza -Mio fratello ci sta facendo uno scherzo-



EEEEOOOOH!
Ecco l'ottavo capitolo!
Grazie come sempre a chi legge la mia storia e alle mie due "Recensiste" personali e ormai fisse: _medea & _Love Bites_
Ci avevate creduto che Damon e Elena si baciavano ah? No, ancora no...Fatemi sapere cosa ne pensate....Novitą!
Nel commento sotto ogni capitolo d'ora in poi metterņ una parte del prossimo che non vi svelerą niente ma chiamerņ comunque SPOILER, cosģ tanto per accrescere di pił la curiositą...Si..Non ho niente da fare xD
Per il resto ancora grazie e continuate a seguirmi perchč ora arrivano le note dolenti.. ;)
Baci :*
Lux _Merien_




SPOILER
-No- la voce ridotta a un sibilo intriso d'ira -Io la soddisfazione di vedermi morire a questa Stronza non glieló data. Ogni giorno, guardandomi, dovrą soffrire anche lei, e ripensare, ricordare- lentamente si alzó -ripensare e ricordare a come mi ha rovinato la vita.-




Chi pronuncierą queste terribili parole e perchč??
Lo scoprirete domani!
;D

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Capitolo 9
*** Tu che... ***


 

scrivo di te...
Di te che mi hai preso il cuore
Di te che mi inganni
con dolci parole
e prendi con forza
la mia mente.
Bellezza che non tramonta
e' l'amore, seppur sconvolge.
Sei come il fuoco,
che riscalda e poi brucia,
Come la terra, che accoglie...
protegge, e poi copre
con il suo gelido manto.
Io ti Amo...
Seppur non devo...
Ma ti Amo...



 


Damon era sdraiato sul divano del soggiorno, con il bacino scoperto.
Il fuoco danzava sulla pelle marmorea, disegnando su di essa luci e ombre.
Bonnie era china sul simbolo nero, con le sopracciglia aggrottate, silenziosa, sfiorava cauta la zona intorno.
Elena guardava dall'alto, Alexia e Zara osservavano curiose. Angie era nella stanza di Elena, e si stava riprendendo.
Bonnie si raddrizzņ.
-Confermo quello che ti ho scritto nel messaggio.-
Damon si mise a sedere.
-Ha tutta l’aria di essere un giochetto della Mutaforma.-
Zara socchiuse gli occhi.
-Cos č successo ieri sera?-
Non guardņ le due vampire ma era evidente che si aspettava una risposta completa.
-Successo cosa?-
Alexia si staccó dal muro, con la voce appena tremante.
Zara abbassó lo sguardo.
Damon si alzó di scatto, fulminandola.
-Cosa č successo? Cosa č successo?!- Scandģ le parole con estrema chiarezza -Succede che tu sembravi una posseduta e quella che č vicino a te era sull'orlo del terrore!-
Zara si avvicinó e si sedette sul divano.
-Io e Alexia ci siamo trasformate insieme.- Si massaggió le tempie calma e Damon, capendo che la vampira stava confessando tutto, si sedette sul bracciolo, incrociando le braccia.
-Eravamo..Come sorelle- deglutģ -Mi ha trasformata un vampiro quando ero in fin di vita.-
Zara alzó lo sguardo, sospirando. -Io ho trecentodue anni e lei trecentouno e ne siamo state solo diciannove insieme, da umane, poi..-
-Poi mi hai tradito!-
Alexia si scaglió contro Zara, alzando la voce.
-Mi hai deluso, la persona di cui fidavo di pił, quella che era sempre al centro del mio essere e mi hai distrutta, mi hai distrutta..-
Zara guardava le lingue di fuoco nel camino, e continuó a parlare come se niente l'avesse interrotta.
-Alexia č rimasta un anno umana pił di me, mentre io ero gią trasformata. In quell'anno, in poche parole, abbiamo conosciuto Rosalia, per circostanze che non ci tengo a spiegare, e lei si č "impossessata di suo fratello, usando l' Elevazione Dell'Anima al massimo livello che un vampiro, o qualsiasi creatura soprannaturale, possa sopportare.  E io fui costretta a..a..-
-A cosa?-
Bonnie aggrottó le sopracciglia, e Damon guardó Elena, che avendo capito fece un sospiro carico di tensione.
-Tu lo hai ucciso-
Alexia sibiló ogni parola tra i denti, muovendosi a scatti.
-Tu me lo hai portato via! Tu che dicevi saresti stata con me qualunque cosa succedesse, e invece č accaduto tutto proprio a causa tua.- alzņ ad ogni parola il volume della voce, fino a urlare.
Zara si alzó dal divano, ma non sembrava particolarmente sorpresa, come se sapesse esattamente tutto quello che le aveva e le avrebbe detto Alexia, e si fosse rassegnata.
-Il fratello di Alexia, Dilan, non era pił in se. E sono stata costretta a ucciderlo.-
-Esattamente quello che avrei dovuto fare con te.-
Alexia ora tremava, e la rabbia era l'unica padrona del suo volto.
-Alexia ragiona- Zara tentava ancora di recuperarla -Tuo fratello era un vampiro, un vampiro abbastanza responsabile, devo dirlo, ma quando sei sotto qualche diabolico trucco di Rosalia non sei pił cosciente delle tue azioni.
Abbiamo tentato di salvarlo, HO tentato, ma non c'č stato niente, niente..-
Alexia si avventó su Zara, che con un abile salto indietro la schivó, facendola cadere maldestramente sul parquet.
-Io ero solo un'umana, e tu mi hai portato via l'unico membro ancora in vita della mia famiglia.-
Il viso coperto dai capelli chiari doveva essere rigato dalle lacrime, perchč la voce, in un bisbiglio sommesso, sembrava rotto dal pianto.
Bonnie provó a portare la conversazione su un livello normale.
-E poi perchč tu sei diventata vampira?-
Alexia alzó lentamente il viso.
Gli occhi prima furiosi, poi disperati, adesso erano accecati dall'odio.
Odio puro, di quello che ti parte dal pił profondo abisso dell'anima.
Le labbra contratte e il corpo scosso da singhiozzi interni la facevano sembrare una bomba sul punto di esplodere.
-No- la voce ridotta a un sibilo intriso d'ira -Io la soddisfazione di vedermi morire a questa Stronza non glieló data. Ogni giorno, guardandomi, dovrą soffrire anche lei, e ripensare, ricordare- lentamente si alzó -ripensare e ricordare, a come mi ha rovinato la vita.-
Alexia, tremante, a velocitą vampiro, scompari su per le scale.
Zara sospiró, frustrata.
-Non avrei mai ucciso Dilan di mia spontanea volontą.
Lo conoscevo. E conoscevo quella che una volta era sua sorella.
E se un po' di quella ragazza č rimasta, so che non mi perdonerą mai.-
-Quindi, quando Alexia era in trance, era come se.._
-Rosalia usa il punto debole degli altri, per attirarl, farli cadere in trappola, portarli alla pazzia, e controllarli- Zara si alzņ e si mise il cappotto –In quel momento lei aveva creato un’immagine di Dilan, il suono della sua voce, e aveva momentaneamente cancellato il ricordo della sua morte..č una cosa alquanto, macabra.-
Zara aprģ la porta.
-Dove vai?-
Elena rimase a guardarla confusa.
-Ho bisogno di sangue-
L’umana schiuse le labbra
-Fresco-
e con questo sparģ.
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Era l'alba e Elena era rannicchiata nel letto, mentre una debole luce rossa iniziava a diffondersi nella stanza attraverso uno spiraglio tra le tende.
Cosa l'avesse svegliata cosģ presto non lo sapeva, ma ora un senso di inquietudine e agitazione stavano facendosi largo dentro di lei.
Si alzó, e aprendo silenziosamente il cassetto, afferró il suo diario.
 
Caro Diario,
Sono preoccupata per Jeremy. Come se la starą passando lontano da Mystic Fall's?
Ormai sono giunta alla conclusione che, se davvero siamo sull'orlo di un guerra, come ha detto Rosalia, allora nessuno, in nessuna parte del mondo, sarą al sicuro.
E io, ancora una volta, non ho paura per me, ma per le persone che amo.
Stefan era ritornato dopo essersi liberato dall'influenza di Klaus, eppure č tornato dalla sua parte, questa volta di sua volontą, insieme e Tayler, confuso, a dir poco.
Alexia e Zara che rivelano una veritą dopo l'altra e Angie che sembra terrorizzata solo al sentir parlare della Mutaforma, e se quel simbolo sulla pelle di Damon č opera sua…
E poi c'č Damon, appunto. Protettivo e determinato. Ma č sempre Damon, e io non me lo devo dimenticare di nuovo.

 
Elena rimase a fissare la sua scrittura frenetica sulle pagine, mentre il sole sorgeva alto all'orizzonte.
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-La casa si trova sulle Montagne Silenziose. É stato quartier generale di Rosalia per un po'.-
-Come ci entriamo?-
Damon incroció le braccia.
-Guarda un po'- Alexia fece tintinnare un mazzo con tre chiavi davanti agli occhi del vampiro.
-Per aprire cosa?-
Elena scese le scale ed entró nel soggiorno.
-C'č una casa a un'ora da qui. Č stato il luogo d'incontro per alcune settimane di Rosalia, e..-
-Ed č meglio avvisare Bonnie.-
Damon aggrottó le sopracciglia.
-Bonnie?-
-In fondo Rosalia č una strega. Forse potrą capirci qualcosa.-
Elena prese il cellulare e scomparve nel corridoio.
-Tra dieci minuti deve essere quą davanti, non uno di pił.-
Damon fece cenno ad Alexia di seguirla di sopra.
Venti minuti dopo avevano avvisato Zara che rimaneva con Angie, ancora non completamente in forma, ed erano, due vampiri, una strega e un'umana nel fuoristrada nero di Damon.
Il paesaggio si faceva sempre pił deserto, fino a uscire dalla cittą e arrivare a una salita di terra sterrata, circondata da alberi e vegetazione.
Si inoltrarono nel fitto del bosco della montagna.
Si fermarono davanti un grande spiazzo, sui cui era situata una casa a tre piani in legno.
-Č questa.-
Alexia teneva gli occhi fissi sulla struttura.
Quando scesero dall'auto il cinguettio degli uccelli era l'unico suono che si estendeva per tutto il perimetro circostante.
Pezzi di cielo limpido e timidi raggi di soli s’ntravedevano tra le cime degli alberi.
Bonnie tennč gli occhi chiusi fino a quando entrarono silenziosamente.
La casa era grande e confortevole.
Interamente in legno, era adornata da tappeti e quadri, tanto che le pareti e il parquet ne erano pieni.
La scala a chiocciola portava ai piani superiori e il soggiorno era illuminato dalla piccola fiamma del fuoco che aveva appena acceso Alexia.
-Io vado a fare un giro qua attorno. Devo incanalare l'energia della natura, non sono abituata alla montagna.-
Cosģ dicendo Bonnie rivolse un'occhiata a Elena prima di stringersi nel cappotto e uscire.
-Noi andiamo..-
-Fuori-
Elena guardó Damon, che la contraccambió confuso.
-Fuori?-
-Si, da qualche parte dobbiamo iniziare. Iniziamo da fuori.-
-Okay...-
Si inoltrarono nella vegetazione.
I rami degli alberi frusciavano ondeggiando e in lontananza si sentiva lo scrosciare di un fiume.
Damon annusó l'aria pił volte, ma non trovó niente di sospetto.
Elena tastava di tanto in tanto il terreno e la corteccia degli alberi.
La pace di quel luogo era come un qualcosa di surreale, come fosse fuori dal mondo.
Elena faceva scricchiolare rametti caduti e foglie secche.
Damon invece era silenzioso e si muoveva normalmente, come se il terreno non fosse irregolare o pieno di enormi radici che uscivano dal terreno e che di tanto in tanto la facevano barcollare.
Entrarono in una radura da cui si vedeva il piccolo fiume che scorreva veloce.
-Ti stai nutrendo in questi giorni?-
-Si-
Continuava a guardare a destra e a sinistra, come si aspettasse che Rosalia o Klaus spuntassero da un momento all'altro.
-Di cosa?-
Elena si fermó e Damon fece lo stesso, guardandola di sottecchi.
-Di sangue umano "congelato", Perchč?-
Elena si avvicinó, sfiorando le occhiaie a stento visibili.
-Perchč ho paura che non basti per tutto quello che dovremo affrontare.-
Damon alzó lo sguardo su di lei.
-Cosa starą combinando mio fratello?-
Elena lo osservó, notando la stessa espressione seria che le aveva rivolto cosģ tante volte Stefan.
-Per quel che mi riguarda lui ha deciso.-
Elena si allontanó, sedendosi sulla sponda del fiume, poggiandosi a un grosso albero.
-Elena- Damon si sedette accanto a lei -Sai..Una volta ero io quello responsabile, innocente e altruista- Sorrise vagamente -da umano sono sempre stato sbandato, ribelle, non volevo responsabilitą, e mio padre le affidava tutte a Stefan, che non sapeva dire di no. E quando č diventato vampiro č come se fosse scoppiato.-
Elena lo guardava, prendendo pietruzze e lanciandole nell'acqua.
-Io all'inizio opponevo resistenza, ma dopo aver visto il sangue cedevo sempre. Per sfuggire ai persecutori della cittą, ci rifugiammo su un treno che ci portó a New Orleans.
-Damon si passó una mano nei capelli neri- Lģ era fuori controllo. Uccideva anche quando non ne aveva bisogno, e io lo lasciai solo.-
Si giró per guardare Elena, che lo osservava, silenziosa, dall'espressione indecifrabile.
-Mi catturó un noto cacciatore di vampiri della zona. Intanto Lexie e la sua "famiglia" avevano trovato mio fratello. Lei lo accolse, impedendogli di provocare altre vittime, e io, prigioniero di quel sadico, combattevo con animali particolarmente feroci, e nonostante fossi debole e denutrito, avevo sempre la meglio.
Trattavó i domatori come vecchi amici, prendendoli in giro, ma avevo i segni della verbena, e spesso la bocca serrata dalla museruola di ferro e..-
Elena portó istintivamente una mano sul viso del vampiro, toccandolo delicatamente.
Damon rimase immobile.
-Stefan tentó di salvarmi, e per farlo si avvicinó alla figlia di questo pazzo, per carpirle informazioni. Ma mio fratello č debole, e se ne innamoró.-
Un angolo delle labbra assunse la lieve forma di un sorriso.
-Quando mi vide, la seconda volta, venne colpito con un paletto imbevuto di verbena e rinchiuso anche lui.
Volevano farci combattere.
Io contro mio fratello.
Stefan pensava che la ragazza l'avesse tradito, ma quando stavamo per prenderci a pugni, appiccó fuoco e noi potemmo scappare.-
-Perchč mi stai dicendo questo?-
La voce di Damon sembrava lontana, quasi venisse da un altro tempo, e Elena non capiva dove voleva arrivare.
-Perchč Lexie mi accolse e mi diede sangue animale. Ma la notte, l'umana voleva scappare con mio fratello. Non poteva tornare pił a casa, e Stefan la amava.-
-Damon..-
-E mentre si baciavano, io la pugnalai alle spalle. Impedģ a mio fratello di salvarla col suo sangue e quando mi attaccó cercai di ucciderlo.
Ma arrivó Lexie un secondo prima di farla finita, e scappai.-
Elena gli prese il mento tra il pollice e l'indice, costringendolo a guardarla.
-Perchč?-
Damon sospiró.
-Perchč gli ho fatto vedere esattamente quello che era lui, ma a modo mio.-
Il vampiro si alzó e si pulģ il jeans nero con le mani.
Elena continuava a fissarlo, confusa.
-Lo stai giustificando?
La voce le sembrava strana, come se non fosse stata lei a parlare.
-No, affatto.
Volevo dirtelo, perchč č da quel momento che io sono diventato.. Cosģ.-
Elena gli sfioró una guancia ma Damon si scostó.
-Vuoi sapere quello che vedo io? Un vampiro a cui manca terribilmente suo fratello.-
Damon rimase in silenzio, fino a quando non decise che in quel posto non c'era niente, e che potevano tornare alla baita.
Si era alzata una brezza leggera che faceva frusciare l'erba e copriva l'allegro cinguettare degli uccelli.
-Hai trovato qualcosa?-
Damon si chiuse la porta alle spalle.
Elena si guardņ attorno in cerca di Bonnie.
Alexia era seduta sul divano, tesa.
-Ho girato due volte per tutta la casa. Dappertutto. Non ho trovato niente.-
-Bene.-
Damon alzó gli occhi al cielo.
-Dov'č..-
Ma prima che Elena potesse chiedere dov'era la sua amica, un urlo squarció il silenzio totale della montagna, echeggiando tra gli alberi.
Elena si precipitó fuori, seguita dai due vampiri, gią con i muscoli contratti.
-Veniva da dietro.-
Alexia si diresse verso il retro della casa e in un attimo si trovó davanti Bonnie, a terra, che agonizzava nel dolore.
Urlava, urli lunghi e prolungati che non lasciavano spazio a nient'altro.
Sembravano finti, tanto erano definiti, terribilmente definiti.
Tremava convulsamente.
Elena si accasció su di lei, gridando il suo nome, cercando di sovrastare gli urli della strega.
-Č qui! Andate via č qui!-
-Cosa?-
Elena aveva gli occhi lucidi e la scosse, spronandola a riprendersi.
-Chi č qui Bonnie?!-
Damon iniziava ad agitarsi. La voce ferma era incrinata dalla preoccupazione dall'ignoto.
Damon odiava non sapere.
Alexia cercava di scorgere qualcosa tra il fitto del bosco e Elena stava tirando Bonnie per aiutarla ad alzarsi, ma lei continuava e singhiozzare e a tremare.
-Elena...Vai...Via..-
Bonnie emise un flebile suono smorzato prima di svenire.
Elena la tenne stretta ma il corpo era pesante.
Alexia la prese in braccio e spinse con forza Elena accennando alla macchina.
Elena non si mosse.
La vampira allora si liberó una mano e la afferró per un polso, tirandosela dietro.
-Alexia..Damon..-
Elena ansimava, e non sapeva perchč.
-Tranquilla non sarą solo. VIENI!-
Alexia la strattonó cosģ violentemente che per poco Elena non cadde a terra.
La spinse sul sedile anteriore dopo aver adagiato Bonnie sui sedili posteriori e in un attimo erano gią sulla strada che portava a Mystic Fall's a tutta velocitą.
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Elena non riusciva a stare calma, si agitava sul sedile guardandosi indietro e lanciando occhiate a Bonnie, sdraiata sui sedili.
-Alexia!-
-Elena stanno arrivando Zara, Angie e..-
-Che cosa č successo?!-
La voce isterica della ragazza fece scattare Bonnie, che aprģ di scatto gli occhi e ancora impaurita cercó di spiegare.
-Ho sentito la presenza di Rosalia, che si č approfittata del mio collegamento mentale con l'ambiente per intercettarlo ed entrare.-
-Dobbiamo tornare. Fermati, Alexia ferma!-
-Tortura con la mente Elena!-
Bonnie era quasi implorante, cercando di far ragionare l'amica.
Alexia invece la ignorava, entrando nella cittą a 150/h.
-Non mi interessa, non possiamo fuggire cosģ!-
-Credimi, tutti avrebbero fatto la stessa cosa di fronte a..-
-Non tutti, non tutti.-
Elena si arrese, poggiandosi stancamente sul sedile, senza pił proferir parola.
Sperava solo che alla fine niente avrebbe dovuto farla sentire una vigliacca.
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Elena non riusciva a stare calma, si agitava sul sedile guardandosi indietro e lanciando occhiate a Bonnie, sdraiata sui sedili.
-Alexia!-
-Elena stanno arrivando Zara, Angie e..-
-Che cosa č successo?!-
La voce isterica della ragazza fece scattare Bonnie, che aprģ di scatto gli occhi e ancora impaurita cercó di spiegare.
-Ho sentito la presenza di Rosalia, che si č approfittata del mio collegamento mentale con l'ambiente per intercettarlo ed entrare.-
-Dobbiamo tornare. Fermati, Alexia ferma!-
-Tortura con la mente Elena!-
Bonnie era quasi implorante, cercando di far ragionare l'amica.
Alexia invece la ignorava, entrando nella cittą a 150/h.
-Non mi interessa, non possiamo fuggire cosģ!-
-Credimi, tutti avrebbero fatto la stessa cosa di fronte a..-
-Non tutti, non tutti.-
Elena si arrese, poggiandosi stancamente sul sedile, senza pił proferir parola.
Sperava solo che alla fine niente avrebbe dovuto farla sentire una vigliacca.
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-Damon caro, ci vediamo spesso ultimamente.-
Rosalia avanzava verso di lui, lenta e calcolatrice, le gambe sinuose come se danzasse.
Damon stava immobile, in posizione di attacco, piegato e teso.
Non sbatteva neanche le palpebre tenendo lo sguardo fisso sulla Mutaforme.
Rosalia gli girava intorno, calma.
Si fermņ ad accarezzargli, con estrema lentezza il collo, avvicinandosi stuzzicante.
Damon scoprģ i denti, ringhiando aggressivo.
Rosalia abbassó la mano, scosse la testa e lo guardó come si guarda un bene preziosissimo sprecato.
-Potresti avere il meglio Damon. Non fare come quello sciocco di tuo fratello.-
Damon scattó in avanti, gli occhi sbarrati e brillanti come zaffiri.
-Cosa ne sai tu di mio fratello?!-
Rosalia sorrise compiaciuta, sapendo di aver attirato l'attenzione del vampiro.
-Di certo in questo periodo ne so pił di te.-
-Nessuno ne sa pił di me su Stefan..-
-Mi dispiace per te.-
Damon socchiuse gli occhi, sospettoso.
Un attimo dopo la mente gli scoppiava, i muscoli sembravano paralizzati e gli si annidavano nella mente ricordi che aveva sotterrato da tempo.
Cadde a terra, in preda agli spasmi, stringendo i denti per evitare di urlare, perchč sembrava difficile fare qualunque cosa, anche gridare.
Il dolore avanzava veloce in tutto il corpo, come benzina sul fuoco.
In un attimo scomparve la percezione del tempo e dello spazio, il mondo era sottosopra, e girava veloce.
-Mi dispiace per te, ma ho appena deciso che dovrai essere mio, Damon.-

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-Damon caro, ci vediamo spesso ultimamente.-
Rosalia avanzava verso di lui, lenta e calcolatrice, le gambe sinuose come se danzasse.
Damon stava immobile, in posizione di attacco, piegato e teso.
Non sbatteva neanche le palpebre tenendo lo sguardo fisso sulla Mutaforme.
Rosalia gli girava intorno, calma.
Si fermņ ad accarezzargli, con estrema lentezza il collo, avvicinandosi stuzzicante.
Damon scoprģ i denti, ringhiando aggressivo.
Rosalia abbassó la mano, scosse la testa e lo guardó come si guarda un bene preziosissimo sprecato.
-Potresti avere il meglio Damon. Non fare come quello sciocco di tuo fratello.-
Damon scattó in avanti, gli occhi sbarrati e brillanti come zaffiri.
-Cosa ne sai tu di mio fratello?!-
Rosalia sorrise compiaciuta, sapendo di aver attirato l'attenzione del vampiro.
-Di certo in questo periodo ne so pił di te.-
-Nessuno ne sa pił di me su Stefan..-
-Mi dispiace per te.-
Damon socchiuse gli occhi, sospettoso.
Un attimo dopo la mente gli scoppiava, i muscoli sembravano paralizzati e gli si annidavano nella mente ricordi che aveva sotterrato da tempo.
Cadde a terra, in preda agli spasmi, stringendo i denti per evitare di urlare, perchč sembrava difficile fare qualunque cosa, anche gridare.
Il dolore avanzava veloce in tutto il corpo, come benzina sul fuoco.
In un attimo scomparve la percezione del tempo e dello spazio, il mondo era sottosopra, e girava veloce.
-Mi dispiace per te, ma ho appena deciso che dovrai essere mio, Damon.-
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-Bas..ta..-
Damon era sul terreno umido, ansimando, parlando a fatica.
Rosalia lo sovrastava, guardandolo, con un sorriso obliquo sulle labbra.
La mente del vampiro era in fiamme, ogni cellula del corpo sembrava urlargli di morire, qualunque cosa per placare il dolore, che lento e veloce, si insinuava in ogni angolo della pelle.
-Salve ragazze.-
Come era arrivata l’agonia scomparve.
Damon, tremante, alzó lo sguardo sulle due figure accanto a lui.
Zara e Angie erano in posizione d'attacco.
-Zara, quanto tempo..-
-Non fare l'innocente Rosalia, non lo sei mai stata.-
-Ancora arrabbiata per averti costretta a uccidere il fratello di quella traditrice di Alexia?-
-Sei un essere spregevole.-
Zara la guardava adirata, con gli occhi scuri come due spilli accusatori.
La maglietta di Damon era strappata da un lato, la quale faceva vedere il simbolo nero.
Rosalia l'adocchió nell'istante in cui Zara si fece avanti, sorridendo complice.
-L’amore fa male.-
-Damon vattene.-
Damon si alzó a fatica, ancora scosso.
Aveva le vertigini e vedeva sfocato.
Caroline era spuntata dietro di lui, silenziosa.
Damon non riusciva a capire come poteva andarsene senza ritrovarsi di nuovo sotto colpo da Rosalia.
Angie incitava Damon con lo sguardo e Caroline non si muoveva neanche.
Damon indietreggió, con passo felpato si portó dietro Zara, che rimaneva tesa e immobile.
Rosalia non lo guardava, non provava neanche a fermarlo, aveva occhi solo per Zara, come se stessero facendo una conversazione con lo sguardo.
Il vampiro si avvicinava sempre di pił agli alberi, ai confini della foresta, fino ad inoltrarcisi dentro.
Non si era messo a correre. Non c'č n'era bisogno.
Sapeva, aveva intuito, che una vecchia disputa tra la Mutaforme e Zara si era riaccesa con uno sguardo, e ci sarebbe stata sicuramente l'occasione per fronteggiarsi ancora, peró per ora era di gran lunga meglio andar via.
Il forte odore del muschio gli inondava le narici, gli occhi si stavano abituando alla luce rossastra del tramonto che man mano andava scurendosi, lasciando il posto all'oscuritą.
Correndo senza fermarsi sarebbe arrivato a Mystic Fall's in mezz'ora.
Gli alberi, le piante, i fiori nel buio scorrevano veloci, mentre Damon correva a passo sostenuto.
Non conosceva bene quel territorio, ma ogni cosa nella foresta era un indizio, persino il vociare delle cicali.
Si trovava esattamente al centro del bosco, lo riconosceva dalla vegetazione, dagli odori e dai segni sulla corteccia degli alberi.
Gli alberi di quel posto erano i pił alti e i pił grossi della regione.
Da un enorme pino provenne un frusciare strascicato e sommesso.
Damon si bloccó all'istante.
Quel rumore non era stato provocato da un animale.
Dopo tutto quel tempo sapeva a memoria ogni pił piccolo bisbiglio animale.
Il vento era assente, neanche una foglia si muoveva.
L'aria era fredda ma ogni cosa era stabile, e un grosso ramo di un pino non si muove senza che qualcuno ci sia nascosto di sopra...
Vampiro.
Damon ne avvertiva l'odore caratteristico, quello che accomunava tutti i vampiri e poteva essere avvertito solo dai vampiri stessi.
Il fruscio era certamente di un vampiro, perchč, dopo tutto quel tempo, Damon conosceva anche i rumori provocati dai licantropi e da ogni creatura soprannaturale.
Tenendo gli occhi fissi sulla parte alta del pino, immersa nell'oscuritą, ricominció a correre.
Non sentiva passi dietro di lui, ma poteva avvertire una presenza che lo seguiva.
Con la coda dell'occhio guardó ai lati, ma non scorse niente, quando un’ ombra veloce gli passó davanti.
Damon si fermņ di colpo.
L'aria provocata dalla figura era intrisa dell'odore di riconoscimento di ognuno di essi, ma era uno familiare, troppo familiare.
Lentamente, Damon si voltó, fino a incontrare gli occhi del suo inseguitore.
Un sorriso compiaciuto e per niente sorpreso gli si disegnó sulle labbra.
-Ciao Stefan-
 




Hehehehe! Ma mi devo andare ad incasinare come una dannata! E devo incasinare anche voi!
Alloooora.. 9° Capitolo, si va sempre pił in profonditą nella questione, č comparso Stefan..
Come potrete notare sto mettendo Elena sullo stesso piano degli altri, tranne per quei brevi scorci di pagine di Diario..Ma tra poco dovrņ renderla pił presente perchč, guerra si, Rosalia, Klaus ecc. Ma lei deve ancora capire cosa prova, o sbaglio?? ;)
Il capitolo che fino ad ora ha avuto pił visite, dopo il 1° č Nothing.
Ma...č piaciuto assai..
Grazie 1OOO per le visite, Grazie alla mia  _Love Bites_ e grazie a chi ha questa ENORME pazienza con l'Inferno a cui vi sto sottoponendo...
Baciiii :-*
Lux _Merien_





SPOILER
Una breve risata senza gioia scaturģ dalle parole di Stefan, che rideva sommessamente.
Damon lo osservņ a lungo, con tutta la calma del mondo.
-Dģ a Klaus di non fare sciocchezze.

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Capitolo 10
*** True or False? ***


Potevi uccidermi, non ti avrei fermato.





-Damon.-
Stefan aveva la pelle pił bianca del solito, gli occhi verde scuro sembravano neri e dei profondi cerchi scuri gli contornavano gli occhi.
-Te la stai spassando.-
Damon piegó leggermente il viso per distinguere meglio la sagoma di suo fratello, tranquillo.
-A me sembra che te la stia spassando di pił tu.-
Non c'era espressivitą nella voce del vampiro, solo diffidenza.
Damon alzó il mento, mentre il sorriso si trasformava in qualcosa di pił minaccioso,
-Aah..- Alzó un sopracciglio, guardando il fratello dall'alto verso il basso -Non ho detto io di andartene.-
-Sai che ho dovuto farlo.-
Il tono di Stefan si faceva ad ogni parola pił duro, mentre l'oscuritą li avvolgeva.
-Io so solo che tu c'entri qualcosa con tutto questo casino, e con questo.-
Damon gli indicó il simbolo sul fianco destro, ma Stefan lo ignoró.
-Ci sarą una guerra.-
Stefan continuava a rimanere immobile, mentre Damon lo guardava sospettoso.
-Ma davvero? Non l'avevo capito.-
-Il "nostro" mondo si sta schierando.-
Damon si leccó le labbra, sorridendo.
-E Klaus che dice?-
Stefan sospiró guardando il bosco.
-Che ci sarą una guerra.-
Ripetč.
Damon alzó gli occhi al cielo.
Esasperato si ravvivó i capelli neri.
-C'č qualcuno che mi dice cose che gią non so?-
-Vuoi sapere cose che non sai Damon?-
Stefan alzó un sopracciglio e si avvicinó.
-Ci sarą una guerra tra due forze distruttive. Ma questo lo sai vero? Sai anche che lo fanno per il controllo del mondo, degli umani, di quelli come noi- il vampiro si avvicinó ancora di pił, tagliente. -Sai anche che c'č qualcos'altro di mezzo, vero? Qualcosa di molto pił importante. E sapevi anche che se arrivano a scannarsi a vicenda, allora nessuno č al sicuro, e tutti saranno in pericolo?!-
Stefan spezzó un grosso ramo con facilitą, prima di gettarlo a terra con foga.
-Se sai tutto questo fratello, allora sei a cavallo.-
Una breve risata senza gioia scaturģ dalle parole di Stefan, che rideva sommessamente.
Damon lo osservó a lungo, prima di rispondere, con tutta la calma del mondo.
-Dģ a Klaus di non fare sciocchezze. Rosalia č molto potente, e ci giurerei anche pił pazza di lui, quindi prima di mettere tutti in pericolo per un capriccio, ci penserei due volte.-
-Fratello..-
-Perchč se arrivano ad Elena, Dio se arrivano ad Elena..- Damon scosse appena la testa aggressivo -La guerra la faccio io.-
Cosģ dicendo si voltó e con uno scatto rapido scomparve alla vista del fratello.
-------------------------
-Damon-
Elena sentģ lo schianto violento della porta d'ingresso dal piano superiore, e scese i gradini tre alla volta, precipitandosi accanto a Bonnie, che si era messa sulla difensiva.
Appena vide che effettivamente era Damon, tiró un sospiro di sollievo.
Il vampiro, feroce, si diresse in soggiorno.
Appena Alexia lo vide saltó dal divano.
-Tu sapevi che c'era Rosalia ad aspettarci! Sapevi tutto quello che stava succedendo e scommetto che sai cose che non ci hai detto, bastarda..-
Alexia barcolló pericolosamente all'indietro.
-Damon no!-
Elena cercó di intervenire, ma Bonnie la afferró per un braccio.
Il pugno di Damon l'aveva colpita poco sopra il labbro superiore, e una piccolo rivolo di sangue le bagnava le labbra.
La vampira indietreggió fino al caminetto.
Damon guardó per un attimo Elena, prima di avvicinarsi alla vampira.
-Fai che non stai cercando di fottermi, perchč giuro sul mio nome ti ammazzo con le mie mani.-
Sibilando Tagliente, con un ultimo sguardo sprezzante, seguģ la ragazza che lo guardava implorante, su per le scale
------------------------
Elena fece entrare il vampiro nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Dalla grande finestra trasparivano i raggi argentei della luna, nella notte nera.
Damon emise un debole lamento, muovendo i muscoli delle spalle.
-Sei ferito?-
Elena si avvicinó circospetta.
-Rosalia non mi ha toccato.-
Si alzó la maglietta scoprendosi il bacino posteriore, guardandosi allo specchio.
Si intravedeva un segno rosso.
-Toglila-
Elena aggrottó le sopricciglia, scossa.
Damon si sfiló la maglietta nera.
Elena strabuzzó gli occhi, portandosi una mano sulla bocca.
Sulla parte bassa della schiena del vampiro era comparsa una profonda lesione rossa che spiccava brillante sulla pelle chiara.
La ferita formava evidente una parola.
-Cosa c'č scritto?-
Elena era stralunata, non riusciva a distogliere lo sguardo, sconvolta.
-Predatore-
Era come se, appena pronunciata quella semplice parola, tutto il mondo si fosse fermato.
Emozioni, ricordi, parole del passato sembravano riaffiorare dai meandri della mente, diffondendosi nell'aria come ossigeno.
Elena si poggió al muro con un sospiro tremante proprio quando qualcuno bussó alla porta.
Damon guardó Elena che non accennava a muoversi.
-Apri.-
Elena sbattč le palpebre, č aprģ impacciata la porta.
-Bonnie.-
-Ele...Stai bene?-
Bonni era ferma sulla soglia, e cercava di spiare dentro.
Quando vide la schiena di Damon segnata dalla ferita rossa, aggrottó le sopracciglia e guardó spaesata Elena, che chiuse e si allontanó dalla porta.
-Sai come si puó..migliorare?-
-Elena ti devo dire una cosa-
Bonnie parlava velocemente.
Era tesa e sembrava sul punto di rinunciare.
-Bonnie va tutto bene?-
Elena iniziava a preoccuparsi.
In poche occasioni Bonnie sembrava tentennante, come se si spaventasse a parlare.
-Oggi, in montagna..- Sospiró, agitata -Ho avvertito una presenza.-
Elena era sempre pił confusa.
-Quale presenza? Di cosa stai parlando?-
Bonnie abbassó la voce.
-Di Stefan. Ho avvertito la presenza di Stefan non lontano da noi.-
-Stefan? Ne sei sicura? Cioč..
-So cosa ho sentito Elena, e sono sicura che Stefan fosse vicino.-
Elena, inizialmente sorpresa, sbuffó nervosa.
-E vuoi vedere che per Damon non sarą una novitą?- disse
Bonnie entró nella stanza e con passo deciso si diresse verso il vampiro.
-Brutto graffio. Sembra proprio la firma di Rosalia.-
Damon alzó gli occhi al cielo, irascibile. I muscoli erano contratti e il corpo rifiutava di tornare nella forma rilassata.
-Č stata solo tortura mentale.-
-Solo?-
Bonnie rimase a fissarlo, incredula.
-La tortura mentale č la forma di tortura pił potente. Associa al dolore fisico quello morale. Fatto nella maniera giusta puó essere terribile, mortale. Dalla strega pił potente poi..-
Posó lo sguardo sulla scritta rossa.
-Ascolta, ha usato la mente per procurarti segni visibili e tangibili. Per vedere cosa posso fare devi avere pazienza, devi stringere i denti..-
Damon piegó appena la testa, cercando qualcosa da dire.
-Verbena Damon.-
Il vampiro fece di riflesso un passo indietro.
-Cosa? Perché?-
-Rosalia non provoca mai niente di inguaribile o irrecuperabile, non le conviene con quelli che le interessano. Ma la soluzione si paga a caro prezzo.-
Elena era certa che Damon non avrebbe mai acconsentito a farsi mettere verbena su una ferita aperta.
Bonnie chiuse gli occhi, e mosse un braccio fino a mettere la mano a un centimetro dalla lesione, esattamente al centro.
Lo sguardo, quando aprģ gli occhi, era di sgomento e preoccupazione.
-Cosa hai visto?-
Elena scosse delicatamente Bonnie, che si giró lentamente verso di lei.
-Niente-
Fece per andarsene ma arrivata sulla soglia Elena la fermó.
-Bonnie ti conosco. Cosa ti ha turbata?-
Bonnie abbassó lo sguardo, incerta.
-La verbena non basterį- Alzó lo sguardo su Damon, che era poggiato alla porta finestra.
Elena aggrottó le sopracciglia sottili.
-Servirą anche sangue. Il tuo sangue.- 
Bonnie non distoglieva gli occhi da Damon, come se ad un tratto fosse diventato il nemico numero uno, come se ombre scure gli si fossero formati intorno, venature viola a macchiare la chiara superficie della pelle, come se avesse scoperto i denti o gli fossero diventati neri gli occhi.
Ma era solo Damon.
-Il tuo sangue ha proprietą curative, e Rosalia lo ha fatto apposta, ha reso visibile la soluzione, ma Elena..-
La ragazza sapeva che l'amica nascondeva sempre una certa ostilitą verso i vampiri.
La maggior parte delle streghe erano intolleranti a queste creature, e Bonnie non faceva eccezione.
E sapeva anche che se le avesse rivelato cosa aveva intenzione di fare non l'avrebbe mai approvato.
-Usa questa.-
Bonnie tiró fuori un grosso stelo di verbena verde brillante.
Elena la prese, silenziosa e inespressiva.
-Elena..-
-Grazie Bonnie-
Bonnie schiuse le labbra, incerta sul da farsi.
-Elena cosa vuoi fare?-
-Vai-
Elena le fece cenno di uscire.
-Elena!-
-Devi fidarti di me.-
Le sussurró di rimando Elena.
Bonnie rimase a fissarla perplessa mentre apriva la porta e esitante usciva.
-Cosa..-
-Sostieniti al muro senza poggiare la parte sfregiata.-
-Scusami?-
Damon aveva un sorriso divertito ad adornargli lebbra ma sembrava veramente confuso.
-Damon devi far passare quell'orribile ferita, ti fa male e non sappiamo cosa potrebbe fare quella pazza di Rosalia se la lasci completamente aperta.-
-Elena non credo che..-
Damon non staccava gli occhi dalla verbena, nella mano di Elena.
-Potrei farti del male.-
Elena, per per tutta risposta, si avvicinó con fare innocente,decisa e irremovibile, 
accarezzandogli la guancia e scendendo sul collo.
Damon la seguģ con lo sguardo, incantano.
La ragazza avrebbe voluto sussurrare "fidati di me", e invece le uscģ -C'č stato Stefan nel bosco- e in un attimo posó la verbena sulla ferita.
Damon urló, irrigidendo i muscoli di riflesso e inarcando la schiena, cercando in tutti i modi di resistere.

Pov. Damon
Appena la verbena sfioró la ferita mi misi a urlare, senza riuscire a trattenermi. Bevevo la verbena regolarmente e non era la prima volta che la usavo per curare e curarmi, ma non era mai stato cosģ doloroso, cosģ intenso da far perdere il controllo a un vampiro come me.
Sentii la schiena irrigidirsi a tal punto da inarcarla e le gambe sembravano cedere. Gli spasmi nel mio corpo erano lancianti, tutta la mia natura mi stava martellando dentro e fuori, come a punirmi di aver permesso che un'umana mi mettesse a contatto con tanta facilitą, a uno dei nemici naturali della mia specie.
Se avessi seguito il mio istinto, l'umana da cui mi stavo facendo torturare, avrebbe avuto, in meno di un secondo, il collo spezzato, i miei denti penetrati violentemente nella sua pelle e l'ultima cosa che avrebbe sentito sarebbero state le mie mani che la bloccavano prima di farle il colpo di grazia.
Ma quella era Elena, e questa volta la mia natura non la potevo proprio seguire.
Non sapevo cosa stavo facendo. Emozioni si mescolavano tra loro e ogni nervo teso mi ricordava che il dolore non tentennava neanche per un momento, e che neanche Elena tentennava a tenermela incollata sulla pelle.

Pov. Elena
L'urlo di Damon mi trapassó come un coltello.
Il sangue mi si geló nelle vene. Non riuscivo a muovere un muscolo, e persino la mente mi si era paralizzata. 
Non sopportavo di vederlo cosģ, mi sentivo come se mi si fosse lacerata l'anima, ma soprattutto il cuore, urlava, strepitava e se avesse potuto avrebbe lasciato questo corpo ingrato che stava facendo del male alla persona che lo faceva battere pił delle sue possibilitą.
Continuavo a tenere la mano ferma sulla ferita trattenendo il respiro. 
Damon gemeva, mordendosi le labbra e incollandosi al muro per evitare di scattare verso di me e farmi del male.
Ma io stavo facendo del male a lui, si, proprio a lui.
A ogni battito del cuore, accelerato per quello che stavo facendo, pompava un ricordo, una preoccupazione, un dubbio, una tensione, una lontananza, una pressione.
I suoi muscoli si contraevano e la pelle si distendeva, in tensione.
Ero terribilmente confusa e scossa, ma negli occhi a tratti socchiusi di Damon, potevo intravedere un barlume di sofferenza.
Dovevo fare qualcosa, stavo torturando il mio vampiro e dovevo fare qualcosa.
Il mio cuore fece quel qualcosa.
In quel momento la testa non fece niente per fermarlo. La logica si arrese a quello che comandava il cuore.
Scattai avanti, proprio sulle sue labbra.
Damon si fermó all'istante di fare tutto quello che stava facendo.
Tremava internamente, scosso da brividi. Chiuse gli occhi e infiló lentamente una mano nei miei capelli. 
Sentivo mille cose tutte insieme.
Le sue labbra piene e seducenti che si muovevano leggere sulle mie.
Lasciai cadere la verbena.
Appena lo feci si avvicinó ancora di pił a me, prendendomi il viso con una mano.
Aprii gli occhi, muovendomi in modo che le sue labbra sempre pił bramose scivolassero sul mio collo. 
Sentivo i movimenti impetuosi e il cuore battere all'impazzata, e cercando di rimanere lucida, mi poggiai al muro, abbassando lo sguardo. Damon non sembrava completamente conscio di quello che stava facendo, e tirai fuori un coltello dalla tasca dei jeans.
Lentamente me lo portai vicino alle sue labbra, sul mio collo, attenta a non toccarlo, all'altezza approssimata della carotide.
Avvicinai la lama sulla pelle e appena la percepģ, fredda, Damon si staccó di colpo da me, portandosi alla parete opposta, sulla difensiva.
-Non farlo-
Lo guardai fisso negli occhi e mostrai la lama che incideva un piccolo taglio orizzontale. 
Damon serró le labbra, assottigliando lo sguardo.
Sentii due gocce di sangue uscire dal taglio e colare rosso vivo in contrasto con la mia pelle chiara.
Vedevo il desiderio negli occhi di Damon, lo stesso con cui guardava me.
Si mosse leggermente dal muro, combattendo contro la lusinga della pił grande tentazione, della pił allettante, della pił dannata.
Ombre violacee si allungarono dai suoi occhi sulle sue guance, mentre questi ultimi si cerchiavano di nero.
Il ghiaccio del suo sguardo era diventato ancora pił affilato.
In meno di un secondo, neanche un battito di ciglia e vidi il viso del vampiro piegato sul mio collo, guardandolo rapito, una mano che mi teneva in una presa ferma dai capelli, esponendomi la gola, e l'altra sulla mia clavicola.
Rabbrividii, ma non come preda.
Cautamente misi una mano tra i suoi capelli scuri, lasciati indomati sulla fronte, brillanti sul marmo della sua pelle, e lo spinsi prudentemente verso la zona tagliata.
Non resistette. Era troppo, anche per lui.
Mi voleva, e non avrebbe fatto l'eroe a lungo.
Non era Stefan, non avrebbe rifiutato il mio sangue.
In un attimo mi trovai avvinghiata a lui, con i suoi denti conficcati nella ferita.
Brució e mi si mozzó il respiro, ma non duró molto, anzi non duró affatto.
Un istante e mi aggrappai a lui, incapace di far altro.
Era una sensazione potente, che si insinuava violenta dentro di me.
Come se il mio sangue, in tutto il corpo, andasse a fuoco.
Mi legava, domava, sottometteva, ma era la sensazione pił bella che avessi mai provato.
Percepivo Damon, sentivo esattamente la parte di me che apparteneva a lui, a dispetto di tutti.
Ansimavo in risposta ai suoi denti, che non ritraeva per carpire il mio sangue, ma continuava a tenere aggressivamente conficcati nella mia pelle, aumentandone il piacere.
Le gambe non mi reggevano pił. 
Le sentivo cedere.
Mi sorressi ancora pił saldamente alla sua schiena, sentendo la pelle liscia e perfetta al tatto.
Sbattevo le palpebre ma vedevo sfocato, mentre il vampiro, appena ansante, respirava irregolarmente.
Tossģ di riflesso e Damon si scostó all'istante.
Lo lasciai e mi abbandonai contro il muro.
Damon mi guardava, le labbra rosse.
Le pulģ leccandosele, forse inconsapevole che quel gesto mi faceva andare completamente fuori di testa.
Alzai lo sguardo al cielo, esausta.
Si avvicinó sentendo le sue mani sul mio viso che mi invitavano a guardarlo.
Tremava. Non era abituato a fermarsi. Non aveva mai permesso a se stesso di mordere una preda e di lasciarla andare, viva.
Mi accorsi che anche lui era affannato, e respirava contro la mia pelle.
Il suo respiro si insinuó nella mia canottiera, provocandomi un collasso mentale. Mi misi una mano sulla testa e, prima che potessi fare qualsiasi altra cosa, Damon mi aveva presa in braccio e adagiata sul letto.
Si poggió sorreggendosi con le mani accanto alle mie spalle, osservandomi per cogliere segni di cedimento.
Con gli occhi socchiusi lo guardai, rilassandomi sul materasso.
Non avevo mai lasciato che un vampiro si potesse prendere una tale quantitą di sangue, ma non mi interessava.
Sbattei le palpebre mettendo a fuoco la stanza.
Le sue labbra dalla linea provocante, le ciglia lunghe, i capelli dai riflessi bluastri, i tratti definiti, come fosse stato modellato da mano umana.
Mi sentivo debole e nello stesso tempo appagata, come se avessi dato la mia forza a qualcuno a cui tenevo pił che a me stessa.
La stanza roteava debolmente.
Non mi ero resa conto di quanto sangue avesse preso, ma non mi importava.
Stanca, non capivo se la luce era debole o la vedevo io cosģ scura.
Stentavo a tenere gli occhi aperti.
Ad un tratto sgranai gli occhi, irrigidendo ogni muscolo del mio corpo, respirando quasi impercettibilmente, con le labbra socchiuse.
Una lievissima pressione, vellutata e cosģ piacevole da sembrare irreale, tracciava una linea lenta al centro della mia gola.
Serrai le dita sulle lenzuola, mentre la lingua di Damon mi stuzzicava la pelle.
Adesso vedevo perfettamente la stanza.
Il lampadario di un qualche materiale che rifletteva la luce in tante iridescenze e il soffitto chiaro senza una scalfitura.
Il respiro freddo del vampiro mi provocava brividi che mi scuotevano, impedendomi di sciogliere i muscoli.
Alzai di riflesso una mano, seguendo la linea della colonna vertebrale di Damon.
L'avevo visto cosģ tante volte senza maglietta che andavo quasi in automatico.
Seguii ogni tratto, premendo delicatamente contro la schiena, fino alla collottola.
Damon si fermó, inspirando, come se per la prima volta qualcuno potesse tenere in pugno lui.
Passai dalla schiena alla spalla fino ad alzargli il mento con due dita e portarlo a guardarmi negli occhi.
Ci volle tutta la mia forza di volontą per farlo interrompere.
Mi specchiai nei suoi occhi azzurri, che occupavano tutto il mio mondo.
Era incredibile quante emozioni potevo provare tutte insieme.
Gli accarezzai una guancia.
-Non ti farai mai domare da nessuno, vero?-
Sussurrai, ma sapevo gią la risposta, che lui mi confermó quando mi diede un bacio sulla fronte, di pochi attimi ma che mi riverberava ancora intorno quando si allontanó, alzandosi.
Prese la maglia nera e gettó un'occhiata allo specchio.
Della ferita rimanere un'alone di poco pił chiaro della sua pelle.
Si poggió alla porta.
-Tu te la cavi da sola ora?- Un sorriso complice si allargó sulle sue labbra -Ti ho svegliato a sufficienza per stasera, eh bambola?-
Aprģ la porta e mi fece l'occhiolino, ma prima di richiuderla giurai di intravedere il vampiro rabbrividire.
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Pov. Damon
Chiusi silenziosamente intorno e andai di filato nella mia stanza, senza guardarmi intorno, con passo spedito.
Appena entrai mi chiusi la porta alle spalle e mi poggiai a essa, con lo sguardo perso nel vuoto.
Era un errore.
Era sbagliato, terribilmente sbagliato.
E allora perchč mi sembrava cosģ giusto?
Sospirai. Poggiai il cellulare sul comodino e buttai svogliatamente la maglietta sul letto e portai le mani sulla cinta dei jeans scuri.
La slacciai e abbassai la lampo quando suonó il cellulare.
Guardai stancamente il dispaly.
Numero Nascosto.
Aggrottai le sopracciglia e premetti un pulsante prima di portarmelo all'orecchio.
-Chi č?-
Nessuna risposta, nessun suono.
-Pronto?-
Ero seccato. Stavo gią per chiudere e mandare chiunque avesse avuto la sfacciataggine barbara di disturbarlo, quando un bisbiglio concitato riportó l'attenzione sulla realtą.
-Damon-
-Stefan!-
Damon sbattč le palpebre e si portó al centro della stanza.
-Devi fermare Rosalia-
Stefan parlava velocemente e con tono teso.
-Cosa?-
Feci una smorfia sarcastica, ma ero abbastanza preoccupato per la voce di mio fratello.
-Klaus vuole una guerra, e la vuole adesso! Gli Originali sono andati Damon, andati! Non ci sono pił con la testa.-
Sbuffai, iniziando a sussurrare anch'io.
-Dģ ai tuoi amichetti di stare calmi. Saranno anche i primi vampiri della storia ma questa č pił pazza di loro, e mi ci gioco la testa anche pił forte..-
-Non gli interessa- Sentii dei rumori di porte che si aprivano e Stefan che parló a voce ancora pił bassa.
-Convinci Rosalia-
Alzai un sopracciglio.
-Perchč dovrei farlo?-
Stefan rimase in silenzio per qualche secondo.
-Damon, stiamo parlando di uno scontro tra le creature pił potenti del mondo. Saremmo costretti tutti a schierarci e..-
-E so gią tu da che parte starai.-
La mio voce diventó cupa, e scese di tono. Non sopportavo che Stefan stesse con quei vampiri fanatici della loro etą e dopo tutto quello che avevano fatto.
-Io saró sempre dalla tua parte-
Stefan alzó di poco la voce, come per farsi sentire.
Accennai una risata che avrebbe voluto essere tutt'altro.
-Io ne dubito-
Mi passó davanti tutto il momento che avevo condiviso con Elena appena un attimo fa.
Si, ne dubitavo e parecchio.
-Cosa vogliono?-
Era questa la domanda che balenava nella mente di chiunque avesse capito il pericolo su cui eravamo in bilico.
Stefan sospiró.
-Non lo so. Ma Klaus č sicuro di sč- Stavo per rispondergli che questa non era una novitą ma lui si affrettó ad aggiungere -Troppo sicuro.-
Perfetto, Stefan faceva da portavoce ma non si stava dando molto da fare.
-E tu non hai intenzione di fare niente vero?-
Iniziavo veramente a stancarmi.
Mio fratello aveva il potere di farmi incazzare, seriamente.
-Cosa vuoi che faccia?!-
Stefan avrebbe voluto alzare la voce, ed era partito con questo proposito ma abbassó immediatamente tono.
-Ah non lo so- La mia voce trasudava sarcasmo represso -Forse potresti iniziare tornando.-
Marcai l'ultima parola.
Non mi interessava dov'era e cosa stava facendo.
Se ci teneva davvero a Elena avrebbe dovuto essere lģ, accanto a lei.
-Io non posso tornare. Sono pił utile quģ. Tu peró potresti convincere Rosalia.-
Imitó il mio tono di voce.
Sorrisi e sbuffai.
-Non funzionerą- Dissi secco.
-Č proprio per questo che solo se sei tu a provarci ci potrebbe essere una possibilitą che funzioni.-
Rispose prontamente lui. Mio fratello stava cercando di abbindolarmi?
-Mi ucciderą appena mi presenteró davanti a lei Stefan!-
Mi misi le mani sulle cosce poggiandomi al muro.
-Secondo Klaus lei non vuole ucciderti, a nessuno di voi.-
Mi morsi un labbro.
Aprģ di scatto la porta finestra e andai sul balcone.
L'aria fresca mi sbatteva lieve sulla pelle. 
Le stelle brillavano deboli nel cielo scuro.
Inspirai. 
Non so perchč lo feci.
Forse credevo troppo nelle mie capacitą.
Forse confidavo in qualche lato accondiscende nascosto in Rosalia, o forse mi stavo facendo trascinare in una trappola da Stefan.
Con tutti questi pensieri che mi tormentavano, feci sgusciare dalle mie labbra queste parole.
-Faró quello che mi hai chiesto.
Ma ti assicuro Stefan te lo giuro- L'incertezza si trasformó in una determinata promessa- Se succede qualcosa ti cerco, ti trovo, e poi non c'č Originale o Mutaforme che tenga.-
Scandii ogni lettera quasi sadicamente e riattaccai, perdendomi con lo sguardo nel paesaggio scuro della foresta di Mystic Fall's.
C'erano troppe domande senza risposta, ed era molto probabile che stavo andando in contro alla morte sicura.
Ma non conoscevo a fondo i piani di Rosalia, e per quanto mi sembrasse assurdo, non potevo saperlo.
Una vibrazione.
Guardai il dispaly per la seconda volta, con molta meno voglia della prima.
Un messaggio.
Contatto Privato.

Rosalia e Klaus sono rivali da sempre.
Entrambi vogliono Elena.
Proteggila, qualunque cosa accada.
Ma non fare mai pił quello che hai fatto stasera.
Lei č mia.


Sorrisi alla cittą dormiente.
Poggiai una mano sulla ringhiera e mi passai l'altra tra i capelli.
Mio fratello doveva immaginarlo che non mi sarei arreso.
Stefan doveva saperlo che ottengo sempre quello che voglio, sempre.
Dei passi leggeri dietro di me e subito dopo una voce carica di tensione.
-Era lui?-
Non mi girai. 
Non volevo incontrare lo sguardo triste di Elena.
-Si- Inspirai. Sapevo gią cosa avrebbe detto, ma dovevo farlo -Domani andró da Rosalia.-
Elena mi raggiunse di corsa e si buttó quasi sulla ringhiera per la  preoccupazione di farmi ragionare.
-Č una missione suicida!-
Io non feci niente, non mi mossi, non tentai di risponderle.
Sapevo che quello che diceva era vero.
Ma allora io perché volevo farlo comunque? 
Elena posó una mano sul mio braccio, e strinse.
-Ti prego-
Sussurró in un sussurro smorzato.
Sbirciai i suoi occhi, e colsi il luccichio disperato dentro di essi, che mi imploravano.
L'aria stava diventando fredda.
Potevo avvertirlo, ma per me non faceva alcuna differenza.
Ero ancora senza maglia, mentre Elena era avvolta anche da uno scialle.
Entrai dentro casa e presi una maglietta dall'armadio, senza guardare.
Elena rimase fuori, abbassando lo sguardo.
Uscii di nuovo sulla terrazza e mi poggiai alla porta finestra, rimanendole lontano.
Non potevo fare altrimenti, e lei doveva capirlo.
Ma come poteva capire quello che stavo facendo, se neanche io lo comprendevo?
Aveva paura di perdermi, e non voleva permetterlo.
In fondo, io l'avrei permesso?
Sospirai.
Lei alzó lo sguardo su di me per qualche secondo, prima di avvicinarsi.
Distolsi lo sguardo appena fece un passo verso di me.
Non mi ero del tutto ripreso dal sapore del suo sangue.
Dall'estasi che avevo provato, e non solo per l'oro rosso.
Ma adesso non potevo lasciarmi convincere.
Sentii la mano di Elena sulla mia faccia e mi lasciai condurre verso i suoi occhi.
-Damon non..-
Non finģ la frase perchč io stavo gią scuotendo mesto la testa.
-Allora vengo con te.-
Le presi le mani e le spostai, entrando dentro casa.
-Non se ne parla proprio. Senti Elena, se Stefan non fa niente, io non posso starmene qui a guardare il mondo che si distrugge perchč tutti vogliono comandarlo.-
Elena chiuse la porta finestra e si fermó sulla soglia della stanza.
-Se Stefan ha voglia di giocare sporco non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo, ed ho paura di come potrebbe essere cambiato.-
Guardai Elena, una maschera inespressiva.
-Se c'č una cosa che so di mio fratello, č che lui torna sempre indietro.-
Elena annuģ appena e silenziosa uscģ dalla camera.




OOOOOOOIIIIIIIIIIIIIIIIIIII 
C'č ancora qualcuno che mi ha aspettato o sono rimasta miseramente sola???
Spero di no, anche perchč non aggiorno da un po', ma la guerra la sto combattendo io, non solo i nostri protagonisti :D
Bč..Sono tornata con un capitolo che piacerą a molti.. ;)
E sarete contenti di sapere (ora si tagliano le vene xD) che ho scritto cosģ tanto, che quando sono andata all'inizio delle pagine per copiare e incollarlo sull'editor di EFP sono rimasta cosģ:  :O
Le cose iniziano a farsi serie, e non solo per i due Originari..Com'č che si dice? ah si! Si diventa bollenti!
MA COSA STO DICENDO STASERA??!
Boh, non mi lanciate i carciofi perņ se vi dico che non ho ricontrollato per eliminare eventuali errori, e domani sarņ a Isola Capo Rizzuto e non potrņ controllarvi, ma le visite spero vivamente non manchino... Vi induco e visitare la mia "lontana" FF con il pensiero tanto... Muahahahahahahaah!
Okay vi ho stressato abbastanza, grazie a tutti e come sempre tanti tanti baci :**
Bah, facciamo tanti morsi per questa volta.. ;D






SPOILER
-Io voglio proteggervi, e ovviamente voglio qualcosa in cambio, soprattutto quando ci sono creature dotate come te. Ma non esiteró a liberarmi di chiunque mi intralci la strada.-
La donna sorrise amabilmente, ravvivandosi i capelli castano chiaro.
-Inizia col liberarti di me-
Damon piombó in un attimo sulla Mutaforme con uno scatto felino.

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Capitolo 11
*** Niente ***


A volte vorrei poter collegare la bocca al cuore.

 





Damon non sapeva dove trovare Rosalia, ma nelle prime ore dell'alba il mondo illuminato dal sole era ancora addormentato, me tre quello dell'oscuritą, viveva nella penombra a qualunque ora.
Camminava senza emettere alcun rumore nella foresta, diretto nella radura dove Rosalia li aveva attaccati di persona la prima volta, anche se lei non aveva alzato un dito.
Non c'era neanche un alito di vento, ma l'aria era fresca come la sera precedente.
Arrivato nello spiazzo sgombro di alberi tenne i suoi sensi all'erta, ma non avvertiva neanche uno spostamento d'aria dovuto a creature pił grandi di uno scoiattolo o un uccello.
-Rosalia..-
Incerto chiamó il suo nome, ma non successe niente.
Aprģ ad un tratto le labbra, con il respiro mozzato.
Il fianco gli bruciava quasi come stesse andando a fuoco.
Si alzó la maglietta di scattó.
Il simbolo nero riluceva sul fianco destro, e sembrava muoversi.
Neanche il tempo di guardarlo che un nuovo apice di dolore.
Si inginocchió, serrando le labbra e tenendoselo premuto, ma il dolore non sembrava volesse diminuire.
Uno schiocco di dita.
Il simbolo smise di bruciare all'istante, ma quello schiocco rimbombava nell'aria.
Damon alzó lo sguardo.
RosaSpina stava poggiata a un albero, dritta che mi guardava dall'alto, perfettamente seria.
Con le braccia incrociate, un pantalone di pelle aderente e una maglia che le scopriva i fianchi, sembrava quasi finta.
I capelli castano chiaro disordinati e sparsi sulle spalle selvaggiamente.
La pelle chiara che pareva fragile e delicata.
Il vampiro inspiró.
Damon non era abituato a non difendersi, ma doveva rimanere calmo.
Sorrise mesto.
-Possibile che non ti puoi far vedere senza che non fai male a nessuno?-
RosaSpina sorrise sarcastica.
-Non č nel mio stile- Si staccó dal tronco e noncurante giró intorno al lato destro di Damon, fermandosi dietro- Ma neanche nel tuo.-
Damon aggrottó le sopracciglia, sorridendo.
Cercava di cogliere ma Mutaforma al di dietro, ma avrebbe voluto girarsi e non perderla di vista neanche per un secondo.
Giró appena la testa mordendosi sensualmente un labbro.
Allargó le braccia.
-Mi hai messo in ginocchio senza neanche darmi il tempo di vederti, non posso fare niente, mi dici cosa significa una guerra contro Klaus e perchč?-
-Oh Damon- Con voce innocente Rosalia si avvicinó sfiorandogli la spalla da dietro e sedendosi elegantemente su un tronco di un albero caduto -Ne hai le capacitą, e anche la sfacciataggine- Allungó una gamba mostrando la linea perfetta -Vedi Damon, io voglio eliminare Klaus. Č pericoloso, e forte, e non posso permettere che vaghi sulla terra sottoforma di ibrido. Ma per far questo mi serve il sangue di Elena- Damon serró le labbra alzandosi lentamente -E Elena stessa- Rosalia guardó di sottecchi il vampiro che iniziava a diventare minaccioso -La donna che ha fatto perdere la testa a entrambi i Salvatore, di nuovo- Alzó un sopracciglio sottile sorridendo -E se possibile ancora di pił.-
La donna si alzó sospirando.
-E poi ci siete voi. Ci sei tu.-
Damon alzó lo sguardo, affilando l'espressione degli occhi e del viso.
-Forte, pazzo, impulsivo, potente, bello, persuasivo, distruttivo, affascinante, imprevedibile, passionale, unico.-
Rosalia lo guardava con un sinistro luccichio negli occhi.
Si avvicinó ancheggiando con classe fino a soffiare nell'orecchio del vampiro, che rimase perfettamente immobile, sentendo la tensione crescere.
-Innamorato alla follia della ragazza, umana,  di suo fratello.-
Si allontanó camminando intorno a lui, osservandolo con interesse.
-Eppure tu riusciresti a renderla tua senza sforzo. Potresti prenderla senza lasciarle potere decisionale, ma non lo fai -Socchiuse gli occhi verde chiaro, abbassando la voce- Perchč? Cosa ti lega a lei? Un vampiro del tuo livello..Perchč una semplice umana?-
Un angolo delle sue labbra rosse si sollevarono a mo' di sorriso.
Damon irrigidģ i muscoli, non perdendo di vista neanche un suo movimento, in allerta.
-Klaus non si lascerą uccidere cosģ facilmente- La voce inespressiva del vampiro riecheggió nel silenzio della foresta -Non ti conviene iniziare una guerra contro di lui, per quanto tu sia forte..-
-Ma io non sono forte- Rosalia si intromise nel monologo di Damon, con la continua voce noncurante e innocente- Io sono la pił forte. Klaus non puó niente contro di me. Lui č le due creature della notte in un solo corpo, ma dentro di me ci sono anche i poteri di una strega, una strega Antenata- Inclinó la testa, non staccando gli occhi dal viso del vampiro. 
Damon aggrottó le sopracciglia.
-Se non ti preoccupi per te, cosa ti convince che debba morire?-
Rosalia alzó un dito indicando l'ambiente intorno a se.
-Per tutte le creature del mondo. Per gli umani, le streghe, i vampiri e i licantropi. Klaus li vuole sottomettere tutti e..-
-Anche tu.-
Damon terminó la frase della Mutaforme. Il tono gelido e tagliente non ammetteva repliche. 
Rosalia sorrise appena continuando a trapassarlo con lo sguardo.
-Io voglio proteggervi, e ovviamente voglio qualcosa in cambio, soprattutto quando ci sono creature dotate come te. Ma non esiteró a liberarmi di chiunque mi intralci la strada.-
La donna sorrise amabilmente, ravvivandosi i capelli castano chiaro.
-Inizia col liberarti di me-
Damon piombó in un attimo sulla Mutaforme con uno scatto felino.
Atterró sopra il corpo di Rosalia che cadde a terra.
In meno di un secondo, neanche ebbe toccato terra che ribaltó la situazione.
Tenne Damon bloccato a terra, bloccandoli le braccia sopra la testa e le gambe sotto il suo corpo, ad un tratto diventando pesante quando una roccia.
Il vampiro ringhió sputando in faccia alla Mutaforme che cambió espressione. 
Sembrava che un'antica perfidia si insinuasse nelle sue membra fino a raggiungere gli occhi, diventati rosso scuro.
Aumentó la stretta sul suo collo, emanando scosse elettriche accompagnata da un gemito strozzato di Damon.
La voce malvagia e agghiacciante risuonava chiara e tuonante nelle vibrazioni dell'aria.
-La prossima volta che fai una cosa del genere ti ritroverai fon un paletto conficcato nel cuore e il fuoco a bruciare le tue ossa.-
Inspiró. Gli occhi le ritornarono normali e il corpo ritornó leggero.
Appena Damon avvertģ questo cambiamento scivoló sotto di essa portandosi qualche metro lontano da lei.
Si alzó sulle ginocchia respirando.
Ci vedeva sfocato e aveva il fiatone, come se avesse corso per ore.
Rosalia si alzó e fece un cenno col capo.
Damon si sentģ tirare in piedi e i polsi bloccati.
Si rese conto che due vampire, dalla pelle bronzea e i capelli biondo vivo,  lo tenevano per le braccia.
Ringhiando selvaggiamente strattonó e si dimenó con quanta forza riusciva ad avere in quel momento, ma non aveva mai incontrato vampiri pił fermi.
Sferró un pugno alla bionda dai capelli lisci che si piegó tossendo per meno di un secondo prima di stringere tra la spalla e il collo del vampiro e provocargli un dolore allucinante.
Damon strinse i pugni fino a farsi male, maledicendo Rosalia con lo sguardo acceso e terribilmente vendicativo.
Si bloccó facendosi immobilizzare dalle vampire e scoprģ i canini lucenti e inevitabilmente affilati.
Era affannato, ma non riusciva a capire come poteva essere, non aveva fatto niente di che.
Le braccia erano paralizzate dietro la schiena.
Non fece niente per impedirlo, ma guardó Rosalia, leccandosi i canini.
Quest'ultima gli giró intorno inoltrandosi con un ultimo sguardo nella foresta.
-Ti dimostreró che ti sbagli.-

-Dove siamo diretti?-
Un accenno di sarcasmo era l'unico variazione a colorare il suono piatto della voce del vampiro.
Era da un po' che camminavano nel bosco adiacente alla cittą.
Il terreno era diventato sconosciuto, gli alberi sembravano in qualche modo diversi e un miscuglio di profumi indecifrabili che sembravano provenire da lontano impregnavano l'aria e l'erba circostante.
Il sole si alzava nel cielo grigiastro di prima mattina, ma tra la vegetazione regnava ancora la penombra.
Damon avanzava in mezzo alle due vampire, che non tentennavano neanche un attimo ad allentare la presa sulle sue braccia.
Rosalia camminava davanti, scansando le radici che fuoriuscivano dal terreno e deviando tra i sentieri coperti di verde con facilitą, guardando dinanzi a se, conoscendo molto bene dove andava.
Damon invece era estremamente diffidente.
Guardava con attenzione ogni dettaglio sconosciuto, cercando di non attaccare una delle due Barbiere Bodigards.
Pił andavano avanti, pił la luce diminuiva, fino a piombare nell'oscuritą.
I vampiri vedono bene nel buio, ma non quando sono sotto attacco.
In quelle circostanze ogni cosa puó coglierti di sorpresa senza che te ne accorgessi.
Damon strinse le labbra, facendo scattare gli occhi da un lato all'altro.
-Le tue iridi brillano nell'oscuritą. Lo sapevi?-
Senza preavviso Rosalia pronunció quella semplice frase guardandolo e sposando un dito su dei rampicanti che formavano una fitta tenda di varie tonalitą di verdi in quello che sembrava un vicolo cieco. 
Fece correre attentamente la mano su quella che sembrava una roccia sotto la parete di piante.
Con un suono sordo, la pietra si spostó di lato rivelando un lungo tunnel con una luminosa luce bianca alla fine.
Damon aggrottó le sopracciglia mentre entravano nella galleria.
Una striscia di pietra marrone permetteva di camminare, mentre ai lati si muoveva languida acqua limpida. 
I passi rimbombavano sinistramente e arrivati a metą, si potevano scorgere ciuffi di erba o piccoli gambi di foglie verde vivo che spuntavano dalle pareti.
Rosalia si incamminó nella luce bianca uscendo dal passaggio sotterraneo.
I tre vampiri erano qualche metro pił indietro, e quando le due bionde si mossero Damon rimase fermo.
Le due vampire lo guardarono, all'unisono. 
Damon pensó che davano seriamente i brividi. Sembravano dei robot, facevano tutto senza scomporrņ minimamente.
Scoccando un'occhiata nauseata alle due, andó lentamente avanti, con loro che non lo lasciavano andare.
Quello che si trovó davanti dopo essere stato inondato dalla luce brillante era troppo.
Un'infinita pianura dall'erba verde e curata.
Fiori di ogni genere, grandezza e colore, che emanavano quei singolari profumi che si potevano avvertire gią dal bosco, ma che adesso ti inondavano l'olfatto.
Il cielo, azzurro e sereno, illuminato dal sole caldo e abbagliante. 
Poco lontano la villa pił maestosa e imponente che avesse mai visto occhio umano o vampiro si stagliava alta e radiosa contro il cielo chiaro.
Una grande porta in legno di ciliegio curato con le insenature d'oro, le imposte delle tante finestre eleganti a ogni piano, i balconi spaziosi traboccanti di piante rigogliose e altri che giravano per tutta la casa, e le due enormi terrazze dietro.
Non si riusciva a capire esattamente quanti piani fossero,  ma dovevano essere pił di sei.
Sembrava un mondo, nel mondo.
Rosalia si giró per far cenno a Damon di seguirla, mentre in realtą le vampire lo trascinavano gią verso l'interno della villa.
Appena furono davanti la grande porta, quest'ultima si spalancó da sola velocemente, tanto che la Mutaforme non rallentó il suo passo, ma andó diritta.
Se la casata all'esterno era maestosa, di dentro sembrava un'opera d'arte.
Tutto immacolato, senza un'imperfezione, piante rigogliose dal verde brillante in vasi di cristallo a ogni angolo, specchi dalle cornici in oro e argento elaborate, quadri di ogni dimensione e colori, una scala in marmo bianco immensa al centro, con la ringhiera dorata che la seguiva e in cima due corridoi scoperti ai rispettivi lati che portavano ai piani superiori.
Molte porte di legni pregiati e lucidi e finestre che davano sul paesaggio.
Sembrava una cartolina di raffinatezza.
Rosalia lo condusse attraverso una porta a sinistra, nascosta sotto la scala.
-Ok basta-
Damon si fermó, non intendendo continuare senza capire cosa stava succedendo.
Si rese conto, in pochi attimi, di essere in uno studiolo circolare, dai tagli antichi, librerie in ciliegio, mensole, scrivania con penne e oggettistica di valore, piccoli quadri e una finestra singola con sotto un divanetto.
Rosalia si fece un passo verso Damon, e le vampire lo lasciarono, indietreggiando.
Damon la guardó di sottecchi, diffidente.
-Pensi che ti voglia uccidere-
Disse chiaramente Rosalia, inespressiva, con lo sguardo immobile negli occhi di Damon.
Uno scatto.
Rosalia prese giró il braccio destro di Damon dietro la schiena, che con la stessa velocitą, si liberó afferrando quello sinistro della Mutaforme e bloccandola contro il suo petto.
Rosalia sorrise espirando e liberó un braccio prendendo Damon per il collo spingendolo per immobilizzarlo contro il muro, ma prima che potesse arrivarci Damon aveva invertito la situazione con un movimento impercettibile e l'aveva sbattuta contro una porta.
La guardava con una smorfia di disgusto, senza allentare neanche per un secondo la presa.
Rosalia sorrise compiaciuta, allungó furtivamente una mano verso la maniglia d'ottone, spalancando la porta e facendo cadere Damon a terra.
Lei si era alzata prima di cadere all'indietro.
Damon si mise carponi, sospirando.
La strega si avvicinó alzandogli il viso con due dita sotto il mento, pił delicata di quanto Damon si aspettasse.
-Potrei uccidere una creatura cosģ meravigliosa?-
Sussurró affascinata.
Damon si alzó a velocitą vampiro e ritornó davanti la porta, ma venne fermato dalla Mutaforme che impediva il passaggio, arrivata prima, prevedendo la mossa del vampiro.
-Guardati intorno-
Disse allegra con gli occhi verdi che le brillavano di eccitazione.
Damon sbuffó e si guardó intorno.
Una stanza il doppio dello studio da cui aveva avuto accesso veniva illuminata dalle pareti composte da vetrate trasparenti.
Vetro su vetro, il muro era inesistente, e la luce rischiarava ogni minima cosa.
E di cose, c'č n'erano parecchie.
Piante di ogni genere, dall'odore forte e pungente, o leggero e fine, porta-paletti fissati al muro, dove c'č n'erano posati pił di una cinquantina, di legni e materiali diversi, punte aguzze, normali o arrotondate, bianchi, marroni e neri, lunghi e corti, nodosi o dritti, lavorati e naturali.
Uno spazio era destinato esclusivamente alla verbena e ai suoi usi, con le piante pił grandi che Damon avesse mai visto, paletti imbevuti di verbena estratta naturalmente o modificata, effetti curativi e per difesa, altri oggetti con l'erba presente.
Un settore per i licantropi.
Armi e proiettili d'argento, pugnali, fasi lunari e costellazioni.
Altri per le streghe, con libri, oggetti inidendificabili, pietre e simboli.
Sembrava che l'universo di ogni essere soprannaturale si fosse riunito con quello degli altri in un un'unica stanza.
Rosalia andó al centro della stanza.
-Ci sono anche stanze private per ogni razza.-
Allargó le braccia, indicando quello che la circondava.
Damon rimase a guardare tutto quello che aveva incontrato in lotte e uccisioni per un'eternitą, a portata di mano.
-Cosa fai con tutto questo?-
Damon disse quasi stanco di tutte quelle novitą.
-Perchč non porti Elena e il resto della comitiva qui, e ve lo spiego una volta sola?-
Rosalia si avvicinó a un paletto di  quercia bianca, il legno in grado di uccidere gli Antichi.
-Elena non viene da nessuna parte se non sono sicuro di dove la porto.-
Damon incroció le braccia, fermo e determinato.
Rosalia alzó le braccia in segno di innocenza.
-Io conosco ogni forza e ogni debolezza di ogni razza. Conosco tutte le variazione che possono esistere e il tipo di approccio che adoperano, dunque, conoscendo cosģ bene ogni elemento del soprannaturale, posso allenarle, posso potenziarle.-
Rosalia parló con voce tecnica e pratica, girando lentamente per la stanza e guardando gli oggetti distrattamente.
Diede uno sguardo a Damon, che non sembrava completamente convinto, cosģ si diresse alla porta, fece cenno al vampiro di uscire e lei lo seguģ, chiudendo la porta senza neanche la serratura, semplicemente girando il pomello, eppure Damon era sicuro che non si aprisse tanto facilmente.
Rosalia uscģ dallo studiolo, con le due vampire di seguito e Damon intendo a seguirla.
Arrivata davanti la porta con uno schiocco di dita la spalancó, allungando un braccio, dimostrando a Damon che poteva uscire se voleva.
Damon si avvicinó fermandosi sulla soglia a guardare la pianura verde trapunta di fiori.
Rosalia posó una mano sulla sua spalla, accostandosi pił vicino a lui.
-Ho passato con Klaus metą della mia esistenza, conosco aspetti di lui che neanche i suoi fratelli possono immaginare, e se questo non bastasse, posseggo una cosa che lui brama segretamente da troppo tempo. Con me dalla vostra parte, non potete fallire.-
Damon rimase impassibile.
-Perchč vuoi il nostro aiuto se sei cosģ potente?-
Rosalia alzó un sopracciglio, sorridendo compiaciuta.
-Perchč, anche io ho bisogno di un piccolo aiuto, e cosa c'č di pił potente di un uomo innamorato?-
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-Allenarci?-
Caroline era la pił perplessa nell'elegante primo soggiorno nella villa di Rosalia, Villa Occulta.
Elena era sprofondata nel divano, mentre Bonnie, accanto a lei, aggrottava le sopracciglia ad ogni parola. 
Zara toccava ogni cosa gli capitasse a tiro, sotto lo sguardo seccato delle governanti in raffinate divise.
Alexia era poggiata a un muro, con lo sguardo basso e in silenzio.
Damon era poggiato con i gomiti allo schienale del divano dietro Elena e Alaric rimaneva impassibile su una poltrona dallo schienale particolare.
Rosalia stava seduta in modo signorile su un divano bombato in pelle bianca, guardando distintamente ogni presente.
-Qui ho tutto quello che vi serve.-
Indicó il soggiorno con una mano, riferendosi alla villa.
Caroline guardó prima Elena e poi Bonnie.
La prima sembrava spenta, quasi rassegnata, mentre la seconda estremamente diffidente.
Elena si raddrizzó, poggiando le mani sulle ginocchia.
-Cosa possiedi che vuole anche Klaus?-
Alexia alzó per la prima volta lo sguardo da quasi mezz'ora che erano lģ, Zara si fermó di toccare un singolare bonzai, Alaric, che teneva lo sguardo fisso sulle guardie alla porta, fissó ad un tratto la Mutaforme.
Bonnie a Caroline aguzzarono lo sguardo e Damon si sedette sul bracciolo, sfiorando con una coscia il gomito di Elena.
Rosalia rivolse uno sguardo a tutti, prima di alzarsi e col solito passo leggiadro si avvicinó a una ragazza snella, con un'ordinata coda di cavallo che raccoglieva i chiari capelli biondi, che stava con posa rigida e inespressiva vicino a una porta scura.
Sussurró qualcosa nel suo orecchio e quella si voltó e scomparģ oltre quella porta.
Rosalia si volse verso le cameriere che capirono all'istante e riempirono un bicchiere di cristallo con del liquore giallo chiaro.
Rosalia alzó il bicchiere.
-Qualcuno vuole gradire?-
Le cameriere si affrettarono a riempire altri sette bicchieri.
Alaric si guardó con Damon.
Elena, Bonnie e Caroline si lanciavano sguardi sospetti e Alexia e Zara si guardarono di sfuggita.
-Oh andiamo- Rosalia prese il vassoio con un mano e delicatamente lo porse davanti ad Alaric, che era il pił vicino -Č solo Nettare di Sole- Vide che le l'umana, la strega e la vampira bionda vicino si guardarono ancora pił guardinghe -Non l'avete mai visto, lo so, lo produco io. Ma non l'avete neanche mai provato, perchč altrimenti..- 
Rosalia incitó con lo sguardo Alaric, che lentamente si sporse per prendere un bicchiere.
La donna sorrise appena e continuó vicino a Caroline seduta sulla poltrona vicino il secondo divano rosso.
Caroline prese cauta un bicchiere senza guardare il liquido all'interno.
Bonnie fece cenno di no senza nemmeno darle il tempo di guardarla.
Elena teneva lo sguardo sul pavimento, quando Rodalia le mise il vassoio d'argento davanti il viso scosse appena la testa.
Damon non la fece neanche farla fermare, sorridendo amabilmente e odorando il liquido. Aveva un odore di aroma pungente.
Zara prese un bicchiere guardando di sottecchi la Mutaforme e Alexia rifiutó facendo un gesto con l'indice.
Tutti guardarono Alaric, aspettando che provasse il liquore per primo.
Quest'ultimo guardó Damon, che scosse sorridendo sarcastico la testa, a dispetto.
L'umano sospiró e bevve un sorso.
Si leccó le labbra, annuģ e lo finģ in meno di due secondi.
Damon si rivolse a Zara, che alzó il bicchiere e fece cin-cin col vampiro, quasi in contemporanea.
La vampira, appena il liquido le finģ in gola, strinse appena gli occhi, mentre Damon serró le labbra.
Caroline guardó sorpresa Rosalia, che sorrise tranquillamente.
-Questo č ricavato dai raggi diretti del sole, per i vampiri e altamente nocivo se non ci fossero alcuni trattamenti direttamente dal mio sapere personale.- 
Rosalia si posó il vassoio e proprio in quel momento ritornó la ragazza bionda da quella porta scura, reggendo con entrambe le mani un piccolo scrigno in legno.
Lo portava con rispettata reverenza, e lo tenenva saldamente, non smettendo di guardarlo neanche per un secondo.
Rosalia lo prese dalle sue mani, posandolo sul tavolino.
Lo scrigno aveva, davanti, dei rampicanti che sembravano d'oro, a chiuderlo.
I rampicanti si allungavano fin dall'altro lato, sinistri.
Non c'era serratura, e non sembrava particolarmente prezioso in se.
Rosalia passó un dito noncurante su i rampicanti d'oro, muovendomi sempre pił velocemente, seguendo un tracciato preciso tra tutte quelle intersecazioni, da non riuscire pił a distinguerlo.
Si bloccó e si abbassó soffiando sul punto dove normalmente ci sarebbe stata la serratura, e invece c'era un triangolo nero.
Quando lo fece, sembró che l'aria si raffreddasse e il mondo diventasse silenzioso.
Uno scatto.
Rosalia alzó la parte superiore del piccolo scrigno.
Infiló una mano ed estrasse un ciondolo attaccato a una catenina.
All'inizio sembrava di ferro, poi d'argento, poi di platino.
Il ciondolo era largo 3 cm circa, e lunga 3 e mezzo.
Rappresentava il simbolo del Jing e Jang, bianco e nero, con i puntini dei rispettivi colori nella parte arrotondata.
Era un cerchio, se non fosse stato per quattro punte lunghe che uscivano da dietro, di colore ramato.
Brillava in modo diverso ogni volta che si muoveva, e Elena avrebbe giurato di aver visto il nero e il bianco ondeggiare.
Sembrava un qualcosa di ultraterreno, qualcosa che non apparteneva a questo mondo.
La catenina, sottile e di media lunghezza, emanava un bagliore proprio.
-Questa- Rosalia marcó la parola tenendo pił saldamente il ciondolo, facendolo oscillare lievemente- Č la cosa a cui Klaus non dovrą mai arrivare. Ci sono tre di queste collane, diverse tra loro ma ognuno ha questo simbolo su di essa.-
Bonnie indurģ lo sguardo e disse con poca confidenza -A cosa serve questa collana?-
Rosalia spostó lo sguardo su di lei, fissandola cosģ intensamente che pareva trapassarla.
-Sei una strega- Si avvicinó alla ragazza -Puoi sentire le vibrazioni che provengono da..- Fece dondolare la collana con voce allegra ed enigmatica nello stesso tempo -Equilibrio cosmico- Disse infine, tornando d'un tratto seria.
Bonnie pareva guardare l'oggetto in mano di Rosalia con distaccato rispetto.
-Ed č per questo- Rosalia fece qualche passo verso Elena -Inizierai a portarla tu.-
Elena alzó lo sguardo sul viso della Mutaforme, in piedi in tutta la sua altezza, davanti a lei.
Damon guardó prima l'umana e poi quest'ultima e aprģ bocca per ribattere ma Rosalia alzó una mano -Nessuno penserą che lei, una semplice, impotente, comune umana -Scandģ ogni parola lentamente, alzando chiaramente la voce in direzione di Damon, che la guardó sprezzante -Possa nascondere con s'č una cosa tanto preziosa.-
Caroline posó il bicchiere mezzo pieno sul tavolino in un materiale opaco e indefinito e parló incuriosita -Dove sono le altre due collane?-
Zara si drizzó -Le ha Klaus, vero?- Tutti gli sguardi dei presenti fermati su di lei -Almeno cosģ avevo sentito dire, poco tempo fa.-
-Le ha Klaus? Ma cosa..?-
Alaric sprofondó di nuovo nella poltrona, quasi rassegnato dopo quella affermazione.
-Esatto. Le ha Klaus. E non dovrą mai arrivare a questa, alla terza.-
Rosalia alzó un dito per chiamre una cameriera, tutte giovani e carine, che arrivó all'istante.
Una parola ed era gią scomparsa.
-Cosa succede se si uniscono tutte e tre le collane?-
La voce inespressivamente dura di Bonnie si levó nella stanza.
Rosalia guardó Elena, incitandola ad alzarsi.
Elena si guardó intorno, ma sospirando si alzó dal divano, lasciandosi infilare la collana, che brillava argentea.
-Avrebbe il controllo di ogni forza. L'odio e l'amore, la cattiveria e la bontą, la rabbia e la quiete, la malizia e l'innocenza, l'amicizia la felicitą e il dolore, in poche parole, il bene e il male- La Mutaforme si risedette sulla poltrona in pelle bianca.
-Si nutrono di tutto ció che sta loro intorno, che aleggia nell'aria. I sentimenti forti, positivi o negativi che siano. Ed č per questo che Klaus crea scompiglio e discordie. Vuole che le Cosmic Balance, il Trio della Vita, le tre collane, assorbano solo energia negativa, per liberare il potere contro il prossimo, contro qualsiasi creatura, anche contro di me.-
Rosalia sbattč le ciglia e si guardó le unghie perfette smaltate di rosa chiaro -La licantropa verrą?-
Bonnie aggrottó le sopracciglia -Angie? Verrą?-
-Verrą- Disse secco Damon, alzandosi.
-Cosa sta succedendo? Venire dove? Questa riunione non č finita?-
-Non penserete che vi faccia andare da soli, senza protezione.
Dovete poter affrontare cose sempre pił forti, nemici sempre pił grandi. Qui potete farlo.-
Bonnie fece cenno a Caroline di seguirla nell'ingresso per parlare sul da farsi, seguite da Alaric e Zara.
Alexia si affrettó a raggiungerla silenziosamente, senza guardare nessuno delle persone rimaste.
Rosalia alzó una mano e sorseggió un thč aromatico che una ragazza mora le aveva portato in quel momento.
Damon la seguģ con lo sguardo quando uscģ. O almeno seguģ con lo sguardo il suo sedere, sorridendo con un luccichio furbo negli occhi.
Elena sbuffó e parló stizzita -Dove possiamo parlare noi due?-
Rosalia, senza alzare lo sguardo, indicó la porta a destra, vicino ad Elena, e quella prese Damon per un gomito e lo portó dentro, poi richiuse la porta.
Damon osservava la piccola stanza che dava su cinque porte, tutte chiuse.
Era una specie di secondo ingresso, che dava al resto del piano inferiore, tralasciando la cucina e il soggiorno.
La luce soffusa metteva in risalto il legno scuro e pregiato, due tappeti rosati coprivano il parquet e un comó dello stesso materiale accoglieva un grande specchio al di sopra e cornici piccole e grandi di foto e foto, di ragazze e ragazzi.
Damon si avvicinó, toccando ogni cosa gli suscitasse un vago interesse.
Elena rimase ferma davanti la porta.
-Cosa dovremmo fare?-
Mormoró e si guardó intorno.
-Č l'unica cosa che ci rimane per uccidere Klaus e il resto degli Originali. Non abbiamo molta scelta.-
Elena si sentiva strana, quasi pesante.
La collana riluceva sul suo collo, emanando riflessi ramati e argentati insieme, che si intrecciavano facendo brillare la sua pelle.
Lo toccó con due dita e potč sentire un lieve calore, come se l'energia si muovesse al suo interno.
-Tu lo sai che prima di uccidere Klaus, io voglio salvare Stefan.-
Damon fissó con insistenza il suo riflesso nello specchio.
-Tu lo sai che Stefan non č una vittima. Lui č l'artefice. Ha fatto la sua scelta, andandosene di nuovo. Per quel che mi riguarda ne pagherą le conseguenze, come tutti gli altri.-
Elena ascoltó con nervosismo crescente ogni parola, fino ad avvicinarsi al vampiro con passó veloce e rigido e prendergli il viso tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi.
-Ascoltami bene, Damon. Io non ci credo, non credo a una sola parola di quello che hai detto. Tu vuoi riavere Stefan, lo Stefan di prima, esattamente come lo voglio io, se non di pił. Sconfiggeremo Klaus, riavremo Stefan e ci riprenderemo la nostra libertą, e chiaro?!-
Elena respirava furiosamente, alzando e abbassando a intermittenza il petto.
Damon rimase a guardarla e sorrise.
-Niente č chiaro- Disse inespressivamente. Quelle parola cadderó pesanti su Elena, che inarcó le sopracciglia -Ad esempio, cosa č successo ieri sera?- Continuó Damon, allontanandosi.
Elena abbassó lo sguardo e si massaggió un polso.
-Ti dovevo aiutare, ti volevo aiutare.-
Avrebbe voluto essere pił convincente, ma la voce era pił mesta e molto meno decisa di poco prima.
Damon alzó un angolo delle labbra, incrociando le braccia.
-Quindi non č successo nient'altro?-
Non era accusatorio, o adirato, o disperato, era semplicemente incomprensibilmente inespressivo.
Elena alzó lo sguardo lentamente -Nient'altro-
Damon alzó un sopracciglio nero e aprģ la porta, tornando in salotto.
-Noi ci stiamo.-
Ma Rosalia non c'era.
Una ragazza bionda invece annuii e un'altra fece un cenno di andare nell'ingresso, dove gli altri stavano ancora discutendo.
Bonnie parlava concisamente cercando di non farsi sentire, Caroline cercava di sovrastare la voce dell'amica e Alaric diceva qualche parola solo per calmare le due.
-Damon?-
Alaric si rivolse a lui appena lo vide arrivare, per sapere cosa avesse deciso.
-Io e Elena abbiamo deciso che non c'č altro modo, quindi ora mi andró a cercare una stanza. Con permesso.-
Il vampiro salģ le scale seguito da una ragazza bionda e una rossa, magre e alte quasi allo stesso modo.
Elena rimase a guardare con una punta di fastidio il quadretto che spariva tra i piani superiori.
Bonnie alzó si tiró uno schiaffo a una coscia e salģ, seguita da Caroline, con una ragazza bassa e graziosa appresso, al piano superiore ma dal lato opposto da cui era andato Damon.
Alaric si diresse invece in cucina.
Elena rimase lģ, sola, a pensare che se l'unica cosa rimasta da fare era quella, sarebbe arrivata fino in fondo.
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Elena aprģ gli occhi.
La luce soffusa della camera che aveva scelto il giorno prima lasciava spazio a qualche piccolo raggio di sole riuscito a filtrare tra le tapparelle chiuse.
Sospiró e si alzó in silenzio.
Il pantalone del pigiama sfiorava terra e la maglietta a mezze maniche aderiva alla sua pancia.
Era accaldata.
Si passó una mano dietro il collo e la coda di cavallo arruffata mentre si guardava assonnata allo specchio della raffinata toiletta.
Allungó una mano e aprģ la persiana, illuminando la camera.
Si mise una mano sulla fronte a riparare gli occhi dall'improvvisa luce e guardó nel grande prato curato dietro la villa.
Caroline stava tirando calci e pugni velocemente a una vampira che non conosceva.
Angie era poggiata al tronco di un albero e le guardava.
Elena notó la grandezza della stanza a cui il giorno precedente non aveva fatto caso.
Il letto matrimoniale con la testiera dorata, co motivi floreali di altri tempi.
Una porta difronte dava nella cabina armadio.
La toilette era vicino a un angolo, di color crema. spaziosa e ornata da soli in sporgenza, gli stessi che decoravano i lati dello specchio.
Uno scrittoio chiaro era sotto una grande finestra che illuminava il lato sinistro della stanza, in quel momento chiusa.
Il comó bianco come il letto, affianco, era adorno di disegni dorati, e i pomelli dei cassetti dello stesso colore, si abbinavano al colore della lampada a piede accanto allo scrittoio, al motivo floreale della testiera imbottita del letto,  ai comodini al lati del letto e alle lampade su di essi.
Il vaso di fiori bianco sul comó accoglieva un rigoglioso mazzo di rose bianche, dalle foglie verdi brillanti.
Elena si fece un bagno in quello privato nella sua stanza, con la lunga vasca e i rubinetti dorati, tutto in colore crema.
Si mise un jeans e una maglietta rossa.
Stava uscendo dalla camera quando passó davanti allo specchio.
Lo sguardo, in quei pochi secondi, le cadde sul suo collo.
Si fermó e lentamente si sfioró il lato sinistro.
Era dolorante, come i puntini visibili a distanza quasi calcolata.
I morsi di Stefan quasi scomparivano il giorno dopo, mentre quello di Damon era ben visibile sulla sua pelle.
Si accorse di sorridere mentre sfiorava il punto dove i canini di Damon si erano nutriti della sua essenza, del suo sangue poche ore prima.
Era stato cosģ bello, ma cosģ bello...Che scosse ad un tratto la testa pensando che non doveva lasciarsi andare cosģ facilmente.
Lo aveva fatto perchč teneva a Damon, ma quasi come un fratello.
Era quel quasi che la fregava, ogni volta.
Ogni volta che la guardava, ogni volta che lui le parlava, ogni volta che la sfiorava, ogni volta che si preoccupava per lei, ogni volta che la difendeva, ogni volta che faceva qualsiasi cosa.
Sciolse i capelli coprendo i lati del collo, ma non tentó di nasconderlo in altro modo.
Era vero, su quello che Damon voleva lasciava un segno, perchč l'amore lascia tracce.
Incontró molte ragazze che pulivano la casa, sempre comunque immacolata, e ragazzi in cucina, che armeggiavano con pentole e spezie.
Uscģ sul retro dove Caroline, affannata, non si era fermata un attimo di cercare di colpire quella vampira dinnanzi a lei, bionda e pił alta di Caroline di almeno dodici centimetri
Parava ogni calcio o pugno con facilitą.
Quando vide Elena schivó Caroline che non fece in tempo a raddrizzarsi che cadde a terra.
Si avvicinó e le porse elegantemente la mano.
-Siria, offensiva vampiri.-
Disse formalmente.
Intanto Caroline si alzó subito da terra pulendosi il pantalone della tuta verde e si voltó per parlare con Angie, che non si era mossa dalla sua postazione all'ombra.
Il sole era alto nel cielo e ci dovevano essere circa 20°.
Elena si presentó stringendole cautamente una mano.
-Elena Gilbert-
-Lo so-
La vampira aveva gli occhi verde scuro che brillavano alla luce del sole.
-Hai saltato la colazione, sono le undici- Caroline era elettrizzata, saltellava sul posto e alzava e abbassava la voce come se fosse sulle montagne russe -Dovevi vedere quante cose buone c'erano, le ho apprezzate io, e sono una vampira, figuriamoci un'umana- cercó di tirare un calcio alla caviglia sinistra di Siria, che fece un salto all'ultimo momento, evitandolo.
Caroline sbuffó, ma gli occhi le sorridevano.
Siria sospiró e le fece vedere come doveva fare.
Con un movimento fulmineo fece perdere l'equilibro a Caroline che cadde per la seconda volta in meno di dieci minuti.
Elena si passó una mani tra i capelli e si guardó intorno.
-Dov'é Damon?-
Siria bloccó la spalla destra a Caroline e con la mano libera indicó la campagna dietro il labirinto di siepi curate, le fontane e le panchine in pietra.
Elena fece un cenno a Angie e si diresse in quella direzione.
Il sole inondava ogni cosa, ed Elena si ricordó di iniziare a usare i pinocchietti di jeans.
Era aprile e iniziava a fare caldo.
I fiori sbocciavano e l'aria si colorava di profumi.
Gli uccelli cinguettavano allegri e tutti si riempiva di vita.
Il cielo limpido si congiungeva con la terra all'orizzonte.
Damon era ai piedi di un piccolo pendio, di spalle, stava tagliando la legna con una grossa accetta.
Elena si avvicinó cercando di non scivolare sul terreno.
Si benedģ per aver messo le scarpe da tennis.
La schiena nuda di Demon si abbassava si alzava.
I muscoli delle braccia si contraevano e si rilassavano.
I raggi del sole illuminavano quella creatura tanto bella quanto dannata.
Elena pensava questo mentre si poggió al tronco di un albero affianco, osservandolo.
Damon si fermó e si poggió l'accetta sulla spalla destra, portando il peso del corpo sulla medesima gamba.
Il respiro appena affannato era l'unica cosa che faceva muovere il petto nudo, altrimenti immobile.
I jeans larghi, jeans che Damon non usava spesso, lasciava comunque vedere l'elegante forma delle gambe.
-Ti hanno messo a lavorare?-
Elena sorrise avvicinandosi.
Quando lo fece un piccolo colpo animó la collana lucente.
Non ci fece caso.
Damon sospiró -Gią. Credo che a qualcuno faccia piacere vedermi senza maglietta, dato che qui con uno schiocco puoi avere tutta la legna tagliata che vuoi- Diede uno sguardo alla villa maestosa dietro il grande prato e il pendio che dava inizio alla campagna -Ma io non avevo niente da fare perció..-
-Stefan non ci ha mentito- Elena abbassó lo sguardo. Non amava parlare di Stefan con Damon, non in quel periodo. Nel frattempo il vampiro tirava un altro colpo d'accetta -Rosalia non ha cercato di farci del male, anzi..-
Damon continuó a lavorare -Non cerco di comprendere il modo di pensare di mio fratello.-
-Quello che voglio dire č che.. -Elena si fece qualche passo verso di lui, parlando con pił chiarezza. Due colpi.
-Penso che lui stia rischiando pił di noi. Ha rischiato a dirci quello che sapeva e..-
-Quando incontreró mio fratello glielo chiederó..-
Rispose Damon con tono disinteressato, senza guardarla.
Elena aggrottó le sopracciglia.
-Damon, Klaus vuole me, e Stefan sta cercando di aiutarci.-
-Klaus vuole te, ma non ti avrą- Damon lasció cadere l'accetta e si avvicinó a Elena, trovandosi un centimetro dal suo viso- Ne lui, ne mio fratello.-
Elena rimase a guardarlo negli occhi, impassibile.
-Stefan č l'unico che mi puó avere.-
Sussurró tagliente.
Damon alzó il mento, prese la maglietta su un ramo di un albero e si avvió verso la villa.






EEEEEEEEEEEEIIIIIIIII....Innanzitutto vi dico sempre grazie per l'attesa e chi ancora mi segue :D
Il finale della 3 stagione non mi ha sconvolta, me lo aspettavo, č stata una puntata molto Delena, anche se non č sembrato, e mi ha confermato che lei ama Damon, non Stefan.
Cooooomunque, eccomi qui, con un capitolo abbastanza lungo devo dire.
Da qui in po le cose si fanno SERIE, quindi non perdetevele ;P
Amo tutte le vostre visite, mi riempiono sempre di gioia, ma qualche recensione in pił a volte non guasterebbe, proprio per sapere se sto andando nella direzione giusta, MA...Non vi chiedo di pił.
Baci a tutti :****
PS: Scusate eventuali errori xD






SPOILER
-Oh, tu sei un cattivo, cattivo ragazzo- Disse fintamente sorpresa Zara che fece scivolare una mano sulla maniglia della porta

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Capitolo 12
*** Che il Gioco abbia inizio ***


Damon guardava dritto davanti a se, socchiudendo gli occhi per via del sole.
-Sei davvero innamorato di lei-
Damon si fermó e si voltó stancamente verso la voce, alta e chiara.
Rosalia sedeva con le gambe accavallate su un'elegante panchina di pietra.
Un grande cappello la riparava dal sole e il vestito coro e rosato lasciava scomparte le braccia e le gambe.
I capelli mossi le ricadevano sulle spalle.
-A te che sembra?-
Disse risoluto il vampiro, girandosi per continuare a camminare.
-A me sembra esattamente quello che č. Per questo hai quel simbolo sul fianco destro.-
Damon si bloccó.
Senza girarsi disse -Cosa ne sai tu?-
Rosalia sorrise compiaciuta.
-L'ho creato io.-
Damon voltó il capo verso di lei.
-Parla- 
La strega accavalló meglio le gambe e si aggiustó il capello.
-Il cuore significa amore. Il simbolo dell'infinito che forma una parte del cuore significa o amore o amore fraterno, e il sangue che cola da esso la profanazione di questo.-
Damon sospiró guardando verso l'orizzonte.
-In altre parole?-
Rosalia si alzó accarezzando innocentemente il bordo di una fontana che ritraeva un angelo.
-Tu vuoi la ragazza di tuo fratello. L'hai morsa, ma non con il desidero del sangue..Mi spiego?-
Damon alzó gli occhi al cielo.
-Io mi vado a fare una doccia eh..-
Si accinse a dirigersi verso l'entrata sul retro dove Caroline, sfinita, era sdraiata sull'erba.
-L'amore č pił forte di tutto. Non fare come me Damon, non sacrificare i tuoi sentimenti, perchč non c'č niente di pił vero di quello che provi.-
Damon rimase a guardarla per qualche secondo, prima di scomparire dentro la villa.
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Il pranzo consisteva in ogni prelibatezza possibile.
Quattro tipi di pasta, quattro tipi di carne, quattro tipi di pesce e verdura assortita.
Bevande alcoliche e non, patate e stuzzichini.
I piatti di porcellana erano decorati al lato da fiori rosa e dorati e le posate d'argento splendevano sulla tovaglia di lino bianca.
I bicchieri di cristallo dai bordi dorati erano alzati e abbassati ad intermittenza.
La sala da pranzo era pił grande dei due soggiorni, enorme e con quadri e spade antiche attaccate al muro sopra il camino.
Lampade al muro e un grande lampadario di quarzo gettavano sulla stanza giochi di luce.
Alaric mangiava di gusto.
Bonnie era diffidente e silenziosa nonostante non poteva negare che tutto era una delizia per il palato.
Caroline cercava di essere il pił signorile possibile, e squadrava Alexis accanto a lei, che la guardava aggressiva.
Zara vicino Damon sorrideva e si sussurravano nell'orecchio ogni cinque minuti.
Rosalia, l'attillato vestito viola che aderiva alle forme del suo corpo, al decoltč argento brillante e agli anelli con grossi puntoluce, era capotavola.
Quando passavano le cameriere, in veste bianca e nera, Damon le seguiva con con lo sguardo.
Elena, tra Bonnie e Rosalia, guardava di sottecchi il vampiro che rideva con Zara.
-Dobbiamo recuperare le collane.-
Il silenzio fu rotto dalla chiara voce di Bonnie, che si aggiunse al tintinnio delle posate sui piatti.
Rosalia si pulģ delicatamente le labbra con il tovagliolo color crema e schioccó le dita.
Siria arrivó all'istante in veste da lavoro, anche se tutti quei ragazzi in un secondo si sarebbero potuti trasformare in micidiali guerrieri.
Reggeva un vassoio d'argento con sopra una lettera color rosso scuro, con un sigillo dorato a chiuderla.
Rosalia annuģ e Siria si allontanó, dopo aver sorriso a Caroline.
Tutti gli occhi erano puntati sulla Mutaforme e sulla lettera, tenuta con leggerezza dalle lunghe dita, tranne quelli di Damon e Zara, che ridacchiavano mestamente.
Zara era poggiata sulla spalla del vampiro, con un largo sorriso sulle labbra ambrate.
Quando si accorse del silenzio che aspettava solo loro, si schiarģ la voce raddrizzandosi.
Damon le disse qualcosa a bassa voce e lei stava per ricominciare a ridere.
Si morse un labbro e guardó Rosalia, in attesa.
Damon si poggió disinvolto una mano sulla bocca.
Gli occhi azzurri scintillavano.
Elena abbassó lo sguardo e
Bonnie lo fulminava con lo sguardo.
Quando vide che finirono di fare i i loro comodi, si giró rigida verso Rosalia.
La Mutaforme aprģ il sigillo della lettera, e nel mentre disse -Questa č una lettera da Klaus e famiglia. Non l'ho aperta, ma so gią cosa c'č scritto- Si fermó per un momento, prima di ricominciare -Come sapete Easter č scomparsa con Finn, si pensa che quest'ultimo sia morto- Si ravvivó i capelli castano chiaro dai boccoli definiti e cominció a leggere -Siete cortesemente invitata a un galą che si terra nella nostra umile dimora, in via The Eternal n. 8, il venerdģ appena prossimo di questo mese.
Sperando che abbia gradito il lieto invito, e contando sulla sua importante presenza. 
Fam. Michelson.- Rosalia alzó lo sguardo.
-Quando č arrivata?-
Bonnie non distolse lo sguardo dalla lettera rosso cupo.
-Stamattina.-
Rosalia mise su un altro vassoio la lettera e una ragazza dalla pelle olivastra lo prese e li portó in un'altra stanza.
-E siamo tutti invitati?-
Elena aggrottó appena le sopracciglia.
-Bč, considerando che č arrivato un invito per tutti voi.-
Una ragazza bassina e dal viso rotondo molto grazioso spuntó nella stanza, con in mano otto inviti identici a quello che aveva letto Rosalia.
-Angie!-
La licantropa diede a lei l'invito col suo nome scritto elegantemente in nero sopra e la vampira si alzó per abbracciarla.
Angie consegnó gli inviti a tutti, e tutti aprirono per leggere le stesse cose.
-Ma questa villa non puó essere trovata, come hanno fatto a..-
Alaric guardó imbambolato le parole nere.
-Ho chiesto gentilmente ad Angie di prenderli per tutti noi. Delle persone al servizio di Klaus e compagnia girano in cittą per trovare i destinatari. Angie se li č fatti dare, con fatica perchč sono soliti guardare negli occhi gli invitati alle feste dei loro padroni, ma Klaus sa che ho un nascondiglio segreto.-
-Angie come stai?-
Elena si sporse per guardarla.
-Bene, mi sono ripresa e sono pronta a prendere a calci qualche vampiro.-
-Dovremmo andare.-
Bonnie parlava velocemente e in modo deciso.
Caroline si voltó sorpresa verso di lei -Sei impazzita?! Č troppo rischioso.-
-Non possiamo fare altrimenti.-
La strega si giró senza guardare Caroline, che la osservava stranita.
-E se č una trappola?-
Alaric posó finalmente l'invito e guardó i presenti.
-Non mi fido- Alexia posó una mano sul tavolo, alzando lo sguardo.
-A Klaus serve Elena. Viva.-
Tentó di spiegare Caroline.
-Io non mi fido di lei- Alexis indurģ il tono di voce, mandando scintille in direzione di Rosalia, all'altro capo del tavolo -Tu, tu che hai portato quasi alla pazzia mio fratello, e hai portato lei a ucciderlo -Alexia si alzó lentamente, curvata in avanti e con le mani sul tavolo -Tu, che hai ucciso chiunque ti intralciasse la strada, e che hai torturato chiunque non era nella tua schiera -Alzó il tono di voce- Tu, che sei pił crudele di tutti gli Originari messi assieme, adesso vuoi aiutare un'umana a salvarsi da un ibrido?!-
-Alexia..-
Una vampira sui lunghi capelli castani, mossi e lucidi, gli occhi azzurri elettrici e le labbra piene si accostó alla vampira bionda, furiosa.
-E io che sono stata cosģ stupida da stare con te per un secolo! Incolpando sempre Zara.. Chi s'a cosa vuoi in cambio.-
Sibiló le ultime parole scostando la mano della vampira accanto a lei sulla sua spalla.
Rosalia giunse calma le mani, parlando con fare altezzoso e tranquillo -Ma io non ti ho chiesto di venire.-
Alexia alzó le sopracciglia e quasi gridó sarcastica -E ci mancherebbe altro!-
-Non abbiamo una gamma di scelte molto vasta in effetti...-
Alaric non voleva portare i suoi amici verso un pericolo, ma non potevano stare per sempre con le mani in mano.
-Ma state portando lei nella casa di tre vampiri psicopatici che vogliono il suo sangue per creare un perenne esercito di ibridi al suo servizio!- Alexia indicó Elena guardando quasi disperata gli altri.
Damon si volse verso Rosalia -Quante possibilitą abbiamo di trovare le collane?-
Rosalia sospiró -Io non posso garantirvi che non accadrą niente, ma verró con voi e vi metteró a disposizione i miei migliori vampiri, licantropi e streghe, e potrete allenarci insieme anche con il mio aiuto. Vuole Elena, Elena non verrą. Semplice no?-
-No- Elena sbattč le palpebre -Io vengo con voi.-
Caroline alzó gli occhi al cielo, Zara sorrise furtivamente, e Rosalia sussurró -Ecco, appunto.-
Bonnie e Alaric rimasero impassibili e Alexia si rivolse a Damon, implorandolo con lo sguardo.
Il vampiro non guardó Elena ma disse, duro e irremovibile -Tu non verrai.-
Elena sbuffó e si alzó spingendo indietro la sedia -Se andate voi, vengo anche io. Non posso permettere che rischiate..-
Damon alzó la voce per sovrastare quella di lei
-E invece puoi, puoi Elena. Tu rischi sempre, per tutti noi, e cazzo se ti sento dite ancora una volta che..- Sospiró, abbassando lo sguardo e la voce -Io non posso perderti.-
Rosalia osservó in silenzio.
-Qualunque cosa accadrą, saremo pronti- Si rivolse a Damon- La proteggerai?-
Damon alzó gli occhi su Elena, poi si giró verso Rosalia, che sorrideva con gli occhi verdi.
-Sempre, anche a costo della vita.-
Bonnie si alzó uscendo dalla stanza.
Caroline alzó gli occhi al cielo -Si andrą ad allenare, č domenica, abbiamo quattro giorni e mezzo, non tanti per affrontare originari, quindi..- Si alzó e seguģ l'amica. 
Angie si spostó con Zara che guardó complice Damon, che fece cenno ad Alaric di allenerai con Elena mentre Alexia se ne andó senza guardare in faccia a nessuno.
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Nei due giorni seguenti tutti si allenavano.
Bonnie affinava il suo potere, ma Safira, la Strega Madre la chiamavano, le diceva che prima di potenziare gli incantesimi doveva potenziare il suo legame con ció che la circondava e l'energia che sprigionavano i corpi. Si ritiravano in grotte e luoghi sperduti per ore e ore, senza far sapere niente di quello che facevano.
Caroline si allenava con Siria e altre vampire, a volte con Damon ma dicevano di avere due tecniche e due forze diverse, e non sempre glielo concedevano.
Caroline quando aveva qualcosa per cui combattere incrementava di molto la sua forza, mentre Damon l'aveva sempre al massimo.
Rosalia in persona dava dei consigli a quest'ultimo e a Zara, dicendo che entrambi avevano degli scatti che nessuno avrebbe potuto prevedere o contrastare.
Alexia non si parlava con nessuno dall'incidente, sentiva che nessuno si fidava di lei, e faceva pratica con altri vampiri e con Angie, l'unica che non c'č l'aveva con lei oltre Elena, e i licantropi che si interessavano di lei a volte si univano con quelli di Alexia, confrontandosi.
Intanto Zara passava molto tempo con Xavier, un vampiro dall'intensa forza fisica, nonostante il corpo magro.
Gli occhi scuri del vampiro sembravano radiografarti a aveva una particolare influenza sugli altri.
Elena e Alaric stavano quasi sempre insieme, ma lui seguiva un percorso per cacciatori di vampiri avanzato e Elena uno di grado pił basso.
-Non č il paletto che deve temere il vampiro, č il vampiro che deve temere il paletto.. O qualunque altra arma.-
La vampira Sonia istruiva Elena sulla convinzione di fare qualcosa, che anche una delle cose che rende i vampiri predatori formidabili.
Sonia allargó le braccia.
-Impalettami- Disse allegramente.
La brezza leggera faceva ondeggiare i mossi capelli rossi della vampira e la coda scura di Elena.
Elena guardó Sonia tenendo incerta il paletto in mano.
-Avanti, non ti curare delle conseguenze, non pensare, colpisci e basta. Se ti risulta difficile all'inizio non guardare chi ti sta difronte.-
Elena strinse il paletto.
-Ho infilzato l'uomo che amavo.. Di certo posso fare di tutto.-
E decisa infiló il legno dentro il braccio di Sonia, che non fece neanche un cenno di fastidio.
-Mi sono spostata, anche se mi hai colto alla sprovvista, ma non ci metti abbastanza forza, eppure i muscoli li hai.-
Disse toccando la spalla e avambraccio di Elena.
-E poi non lo infili abbastanza affondo. Guarda, cade solo.-
Sfioró il paletto che cadde a terra inerme.
Era sporco di sangue solo la punta.
-Mmm..- Sonia osservó Elena soprappensiero con le iridi color castagna -Se succedesse qualcosa a Damon, e dovessi impalare un vampiro, cosa faresti? Ti cureresti di chi sarebbe, di quanto č forte, di quanto lo sei tu.. Oppure..-
Sonia sorrise appena soddisfatta di aver cambiato metodo.
Elena si mise subito sulla difensiva, aggrottando le sopracciglia.
-Perchč Damon.. Insomma ci sono altri.. Cosa vuoi dire..? E..-
-Oh Elena...- Sonia sospiró e alzó una mano, stringendosi nelle spalle -Dimmi solo cosa faresti.-
Elena si morse un labbro, parlando pił a se stessa che a qualcuno in particolare -Andrei contro tutto e tutti, senza guardare in faccia nessuno, finchč non rivedrei di nuovo quegli occhi azzurri, quei lineamenti...Quel tocco.. -Guardó Sonia -Ci devono solo provare- Annuii e si mise in posizione di combattimento -Nessuno tocca Damon, a quel punto non esiste vampiro in grado di fermarmi.-
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-Hahaha colpisci femminuccia!-
Zara si muoveva ritmicamente, con Damon che sferrava pugni veloci, colpendola quando lei non riusciva a schivarli con altrettanta velocitą.
Il cielo era limpido e il sole splendeva alto nel cielo.
-Femminuccia a chi?-
Damon giró dietro la schiena il braccio sinistro della vampira che si liberó buttandolo a terra con l'altra mano.
Si mise di sopra bloccandogli le braccia.
Damon non fece pił forza.
-E tu? Ti guardi mai indietro?-
Zara sorrise circospetta prima di alzarsi.
-Ricordare il passato?-
Domandó mentre si aggiustava la coda nera ondulata.
Damon si alzó alzando le sopracciglia -Bč qualche scheletro nell'armadio lo devi avere anche tu.-
Zara accennó una risata -Qualche?-
Sospiró -Seriamente, io non guardo al passato, e cerco di ricordare il meno possibile. I ricordi sono crudeli, ti ricordano momenti che non rivivrai mai pił con persone che non fanno pił parte della tua vita- Bevve un sorso d'acqua da una fontana lģ vicino e di sedette sul bordo -Oh lo faccio per abitudine da circa 300 anni- Disse indicando noncurante l'acqua cristallina -Comunque, i ricordi sono anche una delle cose pił liete del mondo. Ti rammentano che se sei stato felice, lo puoi essere anche in altri momenti, e ti riesumono tutti i miglioramenti che hai fatto, o anche gli errori, per essere diventato quello che sei ora.-
Damon era rimasto a fissarla.
Quando finģ di parlare mise un dito nell'acqua osservando una goccia sul dito che brillava in direzione del sole.
-Peró una cosa č certa: non puoi andare avanti se hai lasciato qualcosa di importante dietro.-
Damon la fece alzare attirandola a lui per un braccio.
-E l'amore?- Si avvicinó sensuale -Io amo una donna che vorrei fosse solo mia..Ma preferirei morire piuttosto che vederla soffrire.- 
Zara indietreggio fino a toccare la vetrata della porta finestra -Lo sai che quel pulsante per spegnere le emozioni č una cazzata si?-
-L'ho imparato a mia spese- 
Sussurró Damon prima di spingerla a velocitą vampiro verso  una porta in legno lucido due piani sopra.
-Questa č la tua stanza?- Bisbiglió mentre baciava senza sosta le labbra della vampira, dove alcune ciocche nere le stavano sfuggendo alla coda circondandole il viso.
-Oh, tu sei un cattivo, cattivo ragazzo- Disse fintamente sorpresa Zara che fece scivolare una mano sulla maniglia della porta -Peró č davvero romantico- Si ritrovarono nella stanza, avvinghiati aggressivamente -Parli con me e pensi a lei, combatti con me e pensi a lei, vieni a letto con me e pensi a lei, e questo scommetto succede con ogni ragazza con cui fai sesso- Zara buttó indietro la testa ridendo sguaiatamente.
-Cose che..capitano...quando qualcuno..ti tiene prigioniero nel suo cuore.- Mormoró affannosamente il vampiro.
Con gesti decisi strappó dalle gambe snelle e sode di Zara il pantalone della tuta nera, mentre la vampira strappava la maglietta blu scuro dal suo. corpo, rivelando i muscoli definiti e il bellissimo corpo di Damon.
Si aggrappó a lui abbassandogli il pantalone con le gambe mentre lui le strappava il reggiseno nero con i denti, guardandola con un bagliore sinistro negli occhi di ghiaccio.
Seccata sfiló velocemente l'indumento che gli copriva le gambe.
Damon la spinse al muro mentre con le gambe Zara gli cingeva la vita, senza farlo muovere se non sulla parte superiore di lei.
-Mi hai chiesto..cosa ne pensavo dell'amore- Sentenzió la vampira respirando irregolarmente -Per me l'amore č la perfetta macchina da guerra.-
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-Una volta non era cosģ- Disse Damon ad un tratto, col petto scoperto, mentre Zara si avvolgeva senza tanti riguardo nelle lenzuola -Quando vivi unicamente per nutrirti di umane di cui non ricordi neanche il colore dei capelli e rimani nascosto nel buio per il resto del tempo- Damon scosse mesto la testa -Mentre ad un tratto hai qualcosa per cui lottare, per cui vivere- Marcó la parola con un accento italiano -Questo quello che si č dimenticato Stefan.-
Zara aveva stampato in faccia un sorriso a trentadue denti -Magari non se l'č scordato.-
-No, se l'č scordato. Altrimenti non starebbe con Klaus.-
-Io penso che abbia qualcos'altro in mente, ma lo scopriremo domani sera no?-
-Se non ci fanno fuori prima- Damon si giró verso la vampira -Togliti quel sorrisino dalla faccia. Ho capito che č stata la cosa pił.. Eccitante degli ultimi 300 anni per te..-
-Oh oh- Zara tiró un pugno leggero sul braccio di Damon -Che modesto!-
-Il modesto ha appena visto l'orario.-
Zara si voltó distratta verso di lui -Eh?-
-E abbiamo due minuti per cestisci e scendere sotto per la cena.-
-La cena?- Zara si mise a sedere scoprendo la schiena nuda.
-Zara! La cena! Connettiti- Damon si alzó infilandosi la tuta scura.
-La cena!-
La vampira si alzó e in un secondo aveva preso dall'armadio una tuta elegante aderente gialla dalla maglietta a fascia.
-Mi hai davvero sconvolta!- Affermó ridendo.
-Mmm carina..- Damon alzó un sopracciglio -Ok io vado a cambiarmi e ho esattamente trenta secondi. Vado.-
Con un cenno di saluto era gią scomparso verso la sua stanza alla fine del corridoio.
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Zara scese velocemente le scale tre a tre cercando di far finta di niente.
Nella grande sala da pranzo tutti erano gią seduti, tranne Alexia.
La vampira si sedette e appena le sue gambe toccarono la sedia entró Damon.
Si sedette lontano da lei per non destare alcun sospetto, perchč non c'č n'erano, e subito dopo varcó la soglia Alexia, con lo sguardo a terra.
Si mise una ciocca bionda dietro l'orecchio e appena impacciata si sedette vicino tra Elena e Angie, senza parlare.
Zara conosceva quel comportamento che non si addiceva affatto alla Alexia vampira.
Quando era imbarazzata, oppure nascondeva qualcosa di grande, teneva lo sguardo basso e diventava impacciata.
La seguģ con lo sguardo prima di venire attirata dal cibo.
Rosalia entró con un abito verde acqua che scendeva morbido sul corpo sinuoso e si sedette.
-Stanotte andate a nutrirvi, i vampiri intendo. Domani faremo i gruppi e ci organizzeremo. Elena, tu sei il punto focale, sta' attenta.-
Elena annuii e inizió a mangiare seguita da Caroline.
Alexia alzó lo sguardo su Bonnie che non staccava gli occhi da Damon che subito spostó gli occhi su Zara senza farsi notare.
Nessuno peró capģ quel gioco di sguardi.
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Angie saltó, gli occhi le diventarono gialli, i canini diventarono quelli di un lupo e il corpo si irrigidģ come quello di un animale.
Con un salto si arrampicó su un albero nodoso i cui rami sembravano toccare il cielo.
Si gettó nel vuoto dal ramo pił alto e atterró sull'erba a quattro zampe.
Due vampiri e un licantropo dei pił veloci la inseguivano ma non riuscirono ad salire sull'albero con la stessa facilitą di Angie che si alzó mantenendo il controllo e respirando.
Al terzo respiro ritornó normale.
Rosalia si avvicinó mettendosi al centro -Ma che brava, bene. I gruppi dovranno essere misti, licantropi, vampiri, streghe, ibridi.-
-Ibridi?- Bonnie e Caroline si guardarono.
-Si, ibridi, che dirigeranno il tutto. Axel, Dorian, Anika e Dalhia.-
Quattro ibridi, due maschi e due femmine, avanzarono dal gruppo.
Axel era il pił alto, aveva folti capelli biondi, dove sui quali i raggi del sole non si distinguevano, e uno sguardo verde scuro differente e distaccato; Dorian era pił magro di Axel e aveva lisci capelli neri dai riflessi bluastri e gli occhi di un nero profondo; Anika aveva lunghi capelli biondi dai riflessi dorati che arrivavano al fondoschiena, ondulati e definiti, un viso delicato e la pelle pił chiara e delicata che si fosse mai vista, gli occhi color miele sembravano tinti dello stesso colore dell'oro liquido; Dalhila era qualche centimetro pił alta della compagna, con corti capelli marroni ramati e profondi occhi blu.
-Axel sarą con Damon, Elena, Alexia, Caroline e Safira. 
Anika con Bonnie, Siria, Angie e Xavier.
Dorian con Alaric, Callen, che per chi non lo conoscesse č un vampiro, il suo punto forte č l'agilitą e che fa un arrosto divino, Chiara, vampira anche lei, scoprirete al momento opportuno cosa č in grado di fare, e Gemma, licantropa frizzante ed esuberante, dolce e molto forte.-
Rosalia battč le mani.
-Okay, gli ibridi hanno il compito di guidare, essendo i pił antichi.
Le fasi del piano sono queste, e vanno seguite. Prego Anika.-
L'ibrido dalla lunga chioma dorata fece un passo avanti -Prima fase: presentarsi il pił naturali possibili. Seconda fase: localizzare le possibili posizioni delle collane. Terza fase: distrarre "La Famiglia". Quarta fase: fare e scoprire il pił possibile. In caso di cambiamenti si deve avvertire almeno due persone del proprio gruppo se sono vicini, altrimenti chiunque sia velocemente raggiungibile. Tutto chiaro?-
Nessuno si mosse.
-Io saró con l'ultimo gruppo.-
Sentenzió Rosalia. Con un cenno della mano indicó l'interno della casa accennando alla porta.
Che il gioco abbia inizio.





Eeeeeei che caldo!!
Scusate per l'assenza ma ho gli esami :S Scusate eventuali errori e grazie a tutti quelli che mi aspettano e mi seguono.
Siete fantastici :D
Un bacio :**





SPOILER
-Adesso si va in territorio minato per chiunque sta dove sta Elena e non č onorato della mia fiducia. Stefan te lo chiedo ora e non te lo chiederó mai pił, sei con me?-
Damon aveva detto ogni parola bisbigliando velocemente ma con tono chiaro e persuasivo, guardando negli occhi il fratello.
Stefan vide il suo riflesso nel ghiaccio degli occhi di Damon.
-Fino alla fine-

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Capitolo 13
*** Nuove Rivelazioni ***


Un corteo di macchine circondava la grande villa dei Mikealson.
La Ferrari, le Audi e le Mercedes sfilavano fiammanti sul largo viale.
Molte decappottabili erano gią parcheggiate e i vestiti sfavillavano nel salone a volte.
Sul pavimento in marmo rosa si ci poteva specchiare e il buffet era ricchissimo di ogni tipo di cibo e bevande.
Vestiti di ogni colore, taglio e stoffa si alternavano creando contrasti brillanti.
Appena varcata la soglia voci e musiche si mescolavano allegramente e il frusciare delle stoffe costose suggeriva che nessuno stava completamente fermo per pił di un minuto.
Molti camerieri dalla divisa bianca portavano alcolici su vassoi d'argento e tutto il piano inferiore era adibito a cerimonia.
Il gruppo si divise.
Tutte le donne di esso avevano optato per vestiti corti in modo da agevolare un'eventuale fuga.
Damon porse il braccio a Elena e lei lo strinse.
Si guardava nervosamente intorno, cercando con lo sguardo chiunque di familiare.
Damon fece un cenno ad Alaric che scomparve nella sala da ballo.
Si voltó e prese due liquori da un cameriere che gli porse il vassoio.
-Prego-
Sorrise mentre Elena prendeva il bicchiere mormorando un "grazie" e osservando circospetta le ragazze vicino a lei.
Vestiti lunghi, con veli e lunghi strascichi, erano molto diversi dal suo, aderente e a volte, con due fasce che arrivavano a metą coscia, senza spalline ma a fascia di raso rosa brillante e disegni astratti arancio, giallo e paillette oro e nere.
Sembrava uno stile orientale, abbinato con i tacchi 7cm color rame.
-Damon cosa facciamo?-
Damon guardó interessato un paio di ragazze bionde e brune che passarono vicino a lui.
-Oh noi niente. Tu sei il primo bersaglio, e io non ho intenzione di cercare quelle collane con te senza protezione. Ci sono gli altri e sono abbastanza numerosi, lascia fare a loro.-
-Ma non possiamo fare come se niente fosse..- cominció incerta Elena.
Si toccó di scatto il collo. 
Non ricordava chi avesse la collana in quel momento, ma non fece in tempo a chiederlo che in lontananza Rebekah, in un luccichio d'oro, passó in lontananza entrando in un corridoio.
Damon aveva gią preso il cellulare e composto un numero.
Tre secondi dopo rispose qualcuno.
-Rebekah nel corridoio Nord-
Disse pratico e sbrigativo.
Chiuse la conversazione e si giró allontanandosi da quella stanza e portando Elena con se.
-Corridoio Nord? Sapete dove sono solo dicendo..-
-Abbiamo imparato la struttura a memoria.-
Damon guardava ogni persona nella stanza facendo guizzare le pupille chiare in ogni direzione, non perdendo un movimento.
Ad un tratto Caroline spuntó davanti a loro e Damon lasció il braccio di Elena e guardó la bionda.
Elena si sporse in avanti -Dove stai andando?-
Damon voltó il viso verso il suo, enigmatico -A cercare quelle collane.-
----------------------------
Damon camminava velocemente attraverso un corridoio deserto. 
Irruppe violentemente in una stanza deserta e buia.
Accese la luce e socchiuse la porta.
Aprģ i cassetti, cercó tra i grossi volumi su una piccola libreria e controlló eventuali casseforti segrete dietro i quadri.
Constatando che in quella stanza non c'era niente di interessante chiuse la luce e si ritrovó di nuovo nel lungo corridoio.
Spinse una porta al lato destro e si trovó in uno studio pił grande del precedente.
Entró cercando con lo sguardo i possibili posti in cui si potrebbero nascondere due collane in grado di renderti la creatura pił potente della terra, sapendo benissimo che non avrebbe trovato niente.
-Damon-
Damon si giró.
Bonnie era appostata di soppiatto e stava per avanzare, quando lo aveva visto e si era fermata.
Damon l'affiancó e ricominciarono a camminare svoltando a destra, restando attenti ad ogni dettaglio.
-Non dovresti essere con Elena?-
-Caroline č con lei.-
Bonnie si fermó.
Damon seguģ con lo sguardo il punto che la strega stava guardando.
Si erano fermata a qualche metro davanti una porta.
-Cosa c'č?-
-Quella stanza emana delle strane onde di potere.- 
Bonnie inspiró e si avvicinó alla porta. Damon fece lo stesso.
Voci.
Una era quella concitata e controllata di Klaus, e una sembrava quella misurate di Stefan.
Bonnie guardó Damon che scosse la testa, rispondendo a una domanda silenziosa.
Uno scatto.
La strega poggió di riflesso le mani dietro di se sentendo una porta. Giró appena la testa per abbassare il pił silenziosamente e velocemente la maniglia e scomparire dietro a essa, mentre il vampiro che stava origliando difronte a lei era gią dietro alla parete destra, ammassato rigidamente al muro color bianco sporco, in attesa.
Dei passi un secondo dopo annunciarono l'uscita di Klaus dalla stanza, con Bonnie nascosta in quella immediatamente accanto.
Ma l'ibrido non si voltó, forse troppo impegnato a pensare ad altre questioni per accorgersi del loro odore.
Stefan si fermó poco prima della soglia, chiuse la luce e stava per uscire, ma Damon fu pił veloce, lo spinse di nuovo nell'oscuritą del grande studio riuscendo a spingere con una gamba la porta, socchiudendola.
Stefan tentó di liberarsi non appena Damon si giró un attimo per guardare lo spiraglio di luce che si riversava dal corridoio, cercando di bloccarlo per le braccia e spingendolo al muro, ma il fratello lo addossó contro l'interruttore della luce che si aprģ di colpo, rivelando i due vampiri che si guardavano negli occhi. Stefan ringhiava appena mentre Damon non emetteva alcun suono.
-Sorpresa- Sussurró Damon con falso tono ironico.
-Damon- Stefan sospiró e lo spinse per staccarsi dal muro -Avevo riconosciuto la tua tecnica di attacco ancora prima di sentire il tuo odore.-
-Cosa stai facendo?!- 
Damon lo guardó stizzito.
-Qualcosa di utile- Si passó una mano su una guancia -So dov'č una collana.-
Damon non ebbe tempo di chiedersi se Klaus gli avesse rivelato la loro esistenza e dove effettivamente era che Stefan si acquattó alla parete tirando Damon con lui, dietro la porta socchiusa.
Un momento dopo dei passi leggeri e a quanto pareva maschili rimbombarono solitari nel corridoio e una sagoma coprģ lo spiraglio di luce.
I due fratelli rimasero immobili sperando vivamente che chiunque fosse si facesse i fatti suoi, e cosģ accadde.
I passi si allontanarono fino a perdersi completamente anche all'udito di un vampiro.
Stefan e Damon si alzarono controllando che il corridoio fosse effettivamente vuoto, prima di uscire.
Damon spalancó con un leggero pugno la porta della stanza dove si era nascosta Bonnie, ma lei non c'era.
Senza pensarci troppo attraversarono velocemente il secondo piano fino al muro che una volta oltrepassato portava alla vista di tutti in cima alla grande scalinata di marmo.
Il vociare era vivace e indefinito.
Voci maschili e femminili si mescolavano senza farne riconoscere nessuna di familiare.
Stefan si preparava a scattare per scendere la scalinata alla massima velocitą vampiro e confondersi tra gli invitati, quando Damon lo bloccó per una spalla con una mano ferma.
-Adesso si va in territorio minato per chiunque sta dove sta Elena e non č onorato della mia fiducia. Stefan te lo chiedo ora e non te lo chiederó mai pił, sei con me?-
Damon aveva detto ogni parola bisbigliando velocemente ma con tono chiaro e persuasivo, guardando negli occhi il fratello.
Stefan vide il suo riflesso nel ghiaccio degli occhi di Damon.
-Fino alla fine-
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Stefan disse a Damon che l'unica collana di cui sapeva la posizione c'č l'aveva Klaus nascosta nell'ultima stanza del quarto piano, e per accedervi ci voleva una strega abbastanza potente, un vampiro in grado di prenderla velocemente con dentro il sangue della Doopelgangher, il tutto durante la trasformazione di un licantropo con un legame all'Originale o comunque a chi l'ha nascosta.
Damon trovó Zara che avvertģ Alexia, e insieme cercarono gli altri, sparsi nella casa.
Damon raggiunse Bonnie che si giró di scatto appena avvertģ la presenza di vampiro dietro di lei, e assunse la solita aria di sufficienza quando constató l'idenditą.
-Trova Caroline, dille che dobbiamo trovare Tyler e muovere il sedere verso l'uscita.-
Aveva gią volto lo sguardo verso un'altra meta ed era gią a metą strada quando Bonnie fece un passo avanti aggrottando le sopracciglia.
-Ma Caroline non č con Elena?-
Cercó di non alzare la voce.
-Appunto dobbiamo trovarla!-
Gridó Damon dall'altro capo della Sala senza girarsi.
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Damon aveva intravisto Kol nel corridoio ovest, due piani sopra che svoltava per la villa adorna di specchi, quadri e vasi.
Lo seguiva da pochi istanti quando lui si volse senza il minimo preavviso dietro di lui, dove Damon camminava cauto e silenzioso.
Il vampiro, con un riflesso svegliatosi in tempo all'ultimo momento, si nascose dietro la parete del corridoio che andava verso sinistra, e si inoltrava nella dimora.
Con il respiro mozzato rimase immobile, sentendo Kol che faceva qualche passo avanti, con i sensi all'erta.
Pochi passi e l'avrebbe visto, anche se sicuramente poteva sentirne l'odore e la vicinanza.
Damon rimase fermo mentre Kol avanzava lentamente.
-Kol riesci a camminare nella direzione giusta oppure devo venirti a prendere?-
Rebekah. La sua voce viva e seducente nello stesso tempo si fece eco nel corridoio.
Damon chiuse gli occhi.
Kol si sporse di poco in avanti ma si bloccó. Sospiró e si diresse verso la sorella.
Un attimo dopo una porta che si chiudeva e un vampiro dagli occhi di ghiaccio che si acquattava a ridosso della parete chiara per sentire le voci al suo interno.
-La collana č al sicuro?-
Klaus parlava con tono basso e pacato, tanto che Damon dovette affinare ancora di pił l'udito.
-Certamente. Nessuno s'a della sua posizione.-
La voce di Kol era fastidiosamente ovvia, sufficiente, riluttante e insolente.
Damon non la sopportava.
-Neanche Rosalia?-
Klaus ridacchió e per un secondo non si udģ altro.
-Rosalia č troppo occupata a preoccuparsi di tenere allo scuro la Doopelgangher.-
-A cosa le serve esattamente?-
Rebekah diventó d'un tratto interessata.
-Per sprigionare tutto il potere delle tre collane, ci vuole il sacrificio della Doopelgangher, per amore.-
Damon spalancó gli occhi, schiacciando l'orecchio al muro come un umano, come se servisse al suo udito finissimo.
-Lei vuole riunire tutti e tre i gioielli grazie al loro aiuto, per poi metterla in condizione di sacrificassi per uno...dei Salvatore.-
-Uno?!-
Quella parola uscģ dalle labbra di Rebekah in un getto, quasi come non riuscisse a trattenerla.
Kol abbassó il tono cosģ tanto che Damon si affidó pił alle sue supposizione che a quello che credeva di aver sentito.
-Dov č nascosta la..-
Un grido smorzato.
Sembrava una voce femminile.
Caroline.

Pov. Caroline
Stavo spiando Damon dall'altro lato del corridoio, in modo da sapere subito cosa aveva scoperto e decidere sul da farsi, quando qualcuno mi prese da dietro, qualcuno di abbastanza forte da buttare facilmente una vampira sul pavimento, di abbastanza veloce da mettersici sopra e di abbastanza massiccio da non farla muovere.
Conobbi all'istante Tayler, e il sollievo di trasformó in sgomento quando vidi i segni sul viso e sulle braccia e i suoi occhi vuoti, occhi che non mi riconoscevano.
Cercai di divincolarmi, e stavo gią liberando una mano per assestargli un pugno in pieno viso quando un dolore lancinante mi trapassó il braccio.
Gridai, cercando di fermarmi appena riuscģ, per un momento, a riprendere il controllo di me stessa, mentre le lacrime mi uscivano liberamente dagli occhi.
Tayler si alzó poggiandosi al muro, scosso e impacciato, non distogliendo gli occhi dal morso che mi aveva lasciato sul braccio, sanguinante e ben visibile.
Tutto intorno iniziava a farsi un alone nero.
Ricordavo il morso che sempre Tayler aveva fatto a Damon durante una delle sue trasformazioni in licantropo, e il processo era stato pił lento.
Peró adesso Tayler era un ibrido con pił esperienza, e cambiava.
Lo guardai con la fronte corrucciata sorreggendomi il braccio morso e respirando appena.
-Cosa...Cosa ho fatto?-
-Tu non stai bene. Andiamo- 
Io e Tayler sentimmo dei passi, molti passi, proprio nel corridoio che girava a destra, dove era appostato Damon.
Io peró non avevo tempo di controllare che il vampiro fosse riuscito a scappare senza farsi scoprire, dovevo portare Tayler fuori di lģ il prima possibile.
Il licantropo si muoveva ancora a fatica per quello che mi aveva fatto, mentre io cercavo di non pensarci.
-Andiamo!-
Sussurrai concitata, fiondandomi verso il piano sottostante prima che Rebekah si fermó dove eravamo stati noi due attimi prima.
Poi si giró.
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In un secondo, Damon dovette decidere tra l'andare a controllare Caroline, o correre verso la direzione opposta.
Decise per la seconda; si sarebbe prima accertato che Elena stesse bene e poi avrebbe pensato a tutto il resto.
Mentre scendeva a velocitą vampiro dal 4ŗ piano al primo, dove la festa continuava rumorosa, avvertiva i passi degli Originali andare nella sua stessa direzione, e sparpagliarsi per la casa.
Appena entró nell'atrio affollato Zara gli venne incontro quasi sbattendo contro di lui.
-Arrivano-
Damon guardava dritto davanti a se camminando veloce.
Zara gli stava accanto.
-Che si fa?-
-Io trovo Elena e la porto via.-
-Avviso Rosalia-
-No.-
Zara sbattč le palpebre perplessa.
-Cosa?-
-Ci ha mentito. Non vuole salvare Elena, la vuole usare per sprigionare il potere dalle collane.-
Zara si bloccó.
-Alexia aveva ragione-
Lo sguardo fisso e vuoto, lo disse pił a se stessa che ad altri.
Damon non si voltó, e in un attimo era scomparso.





Hola a todo!
Lo so lo so č quasi da un mese che non mi faccio sentire, ma spero che, come sempre, possiate perdonarmi :D
Sto rivendendo dall'inizio TVD con una mia amica, e quando sai gią la storia quante cose che si capiscono..
Bado alle ciancie! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e al prossimo (lo prometto) presto.
:**




SPOILER
Elena aggrottó le sopracciglia facendo un passo indietro.
In quell'istante Damon l'afferró da dietro

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