Hey, ci credi nell'amore a prima vista?

di a cello song
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hey, ci credi nell'amore a prima vista? ***
Capitolo 2: *** Questo sarà un lungo anno! ***
Capitolo 3: *** Touché! ***
Capitolo 4: *** Andava bene così (?) ***
Capitolo 5: *** Come me e te. ***
Capitolo 6: *** Dolcetto o scherzetto? #1 ***
Capitolo 7: *** Dolcetto o scherzetto? #2 ***
Capitolo 8: *** Il migliore di tutti gli Halloween. ***
Capitolo 9: *** Quante cose non sai di me. ***
Capitolo 10: *** Non aveva fatto niente ***
Capitolo 11: *** Ciò che vuoi tu ***
Capitolo 12: *** Big M ***
Capitolo 13: *** L'incredibile ***
Capitolo 14: *** Outsider ***
Capitolo 15: *** Alea iacta est ***



Capitolo 1
*** Hey, ci credi nell'amore a prima vista? ***


Hey the first
          Hey, ci credi nell'amore a prima vista?

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Lo so che le dediche di solito vanno a inizio capitolo; per una volta, la mia è alla fine.

            L’anima gemella.

            Dicevano che l’anima gemella si potesse trovare, prima o poi. Che la si potesse incontrare passeggiando per strada, facendo spesa al supermercato, tra i banchi di scuola o addirittura attraverso quegli infernali aggeggi Babbani che potevano metterti in contatto con tutto il mondo – social network, li chiamavano loro.
            Ad ogni modo, dicevano che la si incontrava per forza, prima o poi. E che, in qualche modo, riuscivi a capire che era lei: un brivido che percorreva la schiena, una strana sensazione, un pensiero improvviso, un oggetto che cadeva... pareva che l’incontro non potesse non avere conseguenze. Era questo che alcuni Babbani dicevano. E alcuni di loro ci credevano veramente.
            I maghi, sull’onda di questo mirabolante pensiero, si erano messi a creare e inventare oggetti capaci di trovarla, quest’anima gemella: dalle bussole che riuscivano perfino a indicarti la via, qualora la dolce metà fosse relativamente vicina a te, ad aggeggi simili a Ricordelle, ma che si limitavano ad avvertire della suddetta vicinanza (ovviamente, il funzionamento era dubbio, ma il guadagno assicurato – George Weasley giurò che la prima persona che aveva comprato una delle Bussole Sentimentali appena ricevute in negozio fu Lavanda Brown, seguita a ruota da Romilda Vane).   
            Ma io mondo è bello perché è vario e, tanto nel mondo magico quanto in quello Babbano, c’erano persone che dell’anima gemella se ne fregavano altamente, o peggio, non ci credevano. Persone che ritenevano che l’amore arriva quando e come vuole, che è inutile cercarlo con stupide invenzioni. Che al mondo non ci sarà mai qualcuno che si adatta perfettamente a te.
            Una di queste persone era Rose Weasley, che, nonostante possedesse una  delle sopracitate Ricordelle incastonata a un braccialetto regalatale da suo cugino James, rimaneva del tutto indifferente all’argomento.
            Una di queste persone era Sarah Calvinson che, anima gemella o non gemella, voleva una sola persona, e l’avrebbe ottenuta a ogni costo.
            Una di queste persone era Liam Nott, che liquidava queste credenze da ragazzine come “Babbanate”.
            Una di queste persone era James Sirius Potter, una di queste persone era Albus Severus Potter, una di queste persone era Audy Lloyd, una di queste persone era Scorpius Malfoy.
            Una di queste persone non era Orion Aldebaran, che, pur non avendola ancora trovata, era sicurissimo di essere destinato a una persona particolare nel mondo, e difendeva questa sua tesi a bacchetta tratta.
            Una di queste persone non era Chloe Ryan, secondo cui Cupido doveva essere stato un mago e pozionista molto abile, primo inventore di filtri d’amore e simili; mezzi che, combinati al suo potente intuito, utilizzava per far incontrare e innamorare le anime gemelle. Perché esistevano, le anime gemelle.
            Una di queste persone non era Alex Lloyd, che con la sua presunta anima gemella era stata fidanzata, un tempo.
            Una di queste persone non era Lily Potter, una di queste persone non era Albus Potter, una di queste persone non era Louis Weasley.
            Ma, di un partito o dell’altro, all’amore non scappò nessuno di loro.
 
*
 
            Rose Weasley e Chloe Ryan avevano stretto amicizia già dal primo secondo della loro vita da streghe, quando si erano incontrate alla stazione di King’s Cross, ancora inconsapevoli che sarebbero entrambe appartenute alla stessa Casa e allo stesso dormitorio. E, quel primo settembre dell’anno 2021, la loro amicizia compieva ufficialmente quattro anni.
            Non era un gran avvenimento, dopotutto: che bisogno c’era di ricordare una data del genere? Per Rose, ancora nessuna. Ancora. Perché il primo settembre, dopo quel giorno, sarebbe destinato a essere l’anniversario non solo dell’inizio di una secolare amicizia, ma anche di molto, molto altro.
 
            Tutto sembrava doversi svolgere come l’anno precedente – l’arrivo all’ultimo minuto, l’impossibilità di trovare il volto di Chloe tra quella folla non quantificabile, la furiosa corsa per accaparrarsi uno scompartimento decente – quando, controllando il suo orologio, Rose si accorse che non erano ancora le undici, ma mancava circa mezz’ora. Mezz’ora! Poteva fermarsi a chiacchierare con i Potter e gli altri Weasley, scegliere uno scompartimento assieme a Chloe... Ammesso che le sarebbe servito, uno scompartimento. Già, perché quell’estate le era arrivata via gufo un’inaspettata novità: era Prefetto. Quindi avrebbe dovuto incontrarsi con i colleghi – ma quant’era bello dire colleghi? – delle altre Case, dare indicazioni ai primo anno, far sì che i corridoi del treno non fossero pieni di gente, e mansioni del genere. Nonostante non assomigliasse affatto a sua madre, l'avevano ugualmente scelta come Prefetto.
            Superarono la barriera e vennero investiti istantaneamente dal fumo della locomotiva scarlatta, brillante in quel giorno di sole; il chiacchiericcio insistente della folla, i primo anno tutti con la stessa espressione mista tra lo spaventato e l’eccitato, i gruppi di amici che si ritrovavano dopo un’estate intera... era familiare. Era Hogwarts.
            Fu allora che successe.
            Fu allora che li, che lo vide.
            Fu allora; fu un istante.
            « Rose! Rose! Che diavolo ci fai già qui? T’aspettavo più tardi, come l’anno scorso! »
            Ma Rose non udì affatto la voce di Chloe.
            « Rooose? Rooose? Grattastinchi t’ha mangiato la lingua? » Nessuna risposta.
            C’era un gruppo di tre persone non ancora in uniforme, poco lontano da lei. E lui... lui era tra questi. Con i suoi capelli color grano, gli occhi ciel sereno e un sorriso che ella paragonò a un raggio di sole. (Col senno di poi, Rose si sarebbe maledetta per aver solo pensato paragoni del genere: chi descriverebbe mai dei capelli biondi come color grano? Occhi azzurri come ciel sereno? Un semplice sorriso come raggio di sole? Oh sì, si sarebbe notevolmente stupita di quanto quel colpo di fulmine l’aveva instupidita. Però lo pensava, allora, lo pensava veramente.)
            Il ragazzo si voltò verso di lei e le lanciò uno sguardo, senza scollarsi il sorriso di dosso – anzi, a Rose parve proprio più ampio; solo in quel momento la ragazza si accorse che, se due erano ragazzi, la terza era una Serpeverde del quinto anno, Calvinson forse, che gli stava tremendamente attaccata. A metà tra il compiaciuta e l’imbarazzata, si decise a riscuotersi e salutare Chloe, che sembrava non essersi minimamente accorta del fatto appena accaduto.
            Chiacchierarono, chiacchierarono di tutto. Da come avevano passato l’estate, alle nuove materie che ci sarebbero state quell’anno, alle gite a Hogsmeade, a come i nuovi primo anno avrebbero reagito a Hogwarts, alla spilla da Prefetto di Rose. Allo scompartimento si aggiunsero presto anche le altre ragazze con le quali dividevano il dormitorio, tra cui c’era Beatrix Delaney, un’altra grande amica di Rose.
           
            In tutto quel fiume di parole, Rose non poté fare a meno di ripensare al ragazzo della fermata; certo, avrebbe dovuto concentrarsi sul suo nuovo incarico, sullo scoprire chi fosse l’altro Prefetto di Grifondoro e gli altri, ma non ci riuscì. Il biondino e il suo sorriso erano impressi indelebilmente nella sua mente, un muro per tutti gli altri pensieri. Ma, nonostante ciò, un’idea, una malsana idea, un piano stupido ma forse efficace, una pazzia le illuminò gli occhi.
            Vista la compagnia che circondava Chloe, Rose decise che sì, ormai poteva anche sbrigare ciò che aveva in mente; con una scusa, la Weasley si allontanò, decisa. Almeno, sperava che il coraggio e la determinazione non la abbandonassero proprio in quel momento.
            Superò lo scompartimento di James – ne riconobbe la voce e gli schiamazzi anche da fuori – che, in una situazione normale, avrebbe invece salutato; non si curò di cercare gli Scamandro, né  Hugo, né Albus; correva dritta per la sua strada.
            E i maghi le vennero evidentemente in aiuto, perché, proprio mentre stava per raggiungere un altro vagone, dall’ultimo scompartimento uscì un ragazzo biondo dagli occhi chiari, che indossava una cravatta verde-argento.
            Rose rimase impietrita. Ora che ci pensava, effettivamente... non era... poteva anche... non aveva niente da perdere, dopotutto...
            Colse la palla al balzo e corse incontro al ragazzo prima che questi raggiungesse la sua meta; lo fermò afferrandogli il braccio.
            « Hey, Weasley. Che...? »
            « Hey, Malfoy, ci credi nell’amore a prima vista? »

 

La dedica di questa long è divisa in sette modi:
A Krixi e Clare, che mi hanno convinta a tornare.
A Edward Morgan Forster, perché Camera con vista è una fonte d'ispirazione inesauribile.
Alle mie tre J (Juliet, Jodi e Joanne), perché mi fanno commuovere
sempre.
Ai Beatles, perché non serve specificare perché.
A Erika, perché dopodomani sarà il mio efp-versario e lo festeggio con questa long.
A Gimp e Niki, senza i quali non esisterebbero i banner di inizio capitolo.
...E a te, se hai letto questo capitolo fin proprio alla fine.


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Capitolo 2
*** Questo sarà un lungo anno! ***


Hey the second Questo sarà un lungo anno!
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Un grazie a RoseFelicis31697 e Alexia26, che hanno letto e recensito lo scorso capitolo :)


            « Hey, Malfoy, ci credi nell’amore a prima vista? »
            Scorpius era prossimo a una sonora risata che riuscì a stento a trattenere. E solo a causa dell’espressione un attimo prima determinata, un attimo dopo delusa, della Weasley. Sì insomma, non voleva essere scortese, ma andiamo, cosa diavolo passava  per la testa a quella Grifondoro? No che non ci credeva, lui, all’amore a prima vista! Che cazzata assurda! Che poi, non era la prima volta che vedeva la Weasley... oh, forse intendeva che erano il primo settembre di quattro anni prima lei si era innamorata di lui, e ora si era decisa a confessarlo, dopo così tanto tempo? O era impazzita, a forza di tenere il naso sui libri?
            « Weasley, tu sei...? »
            « Oh, no! » Esclamò in fretta lei, agitando le mani convulsamente. « No, no, no! Ma cosa vai a pensare, no! Oh Godric, no, assolutamente! No! No! No... Io... oh, lascia perdere! »
            E, con queste confuse parole, Rose fece dietrofront e scappò via, a testa bassa.
 
*
 
            Alex, Allen e Audy erano i tre gemelli della famiglia Lloyd. Già, tre gemelli. Tre. Gemelli. Anche se, in questo specifico caso, non si assomigliavano di certo.
            Erano strani, i Lloyd. Già solo perché erano tre ed erano gemelli; se si pensava anche ai nomi che avevano, diventavano il doppio più strani.
            Alex era una ragazza, e pure Allen; era Audy l’unico maschio, sebbene il suo fosse un nome da donna. Già, perché per un irreversibile errore burocratico causato dall'ospedale – perché fosse irreversibile, il signor Lloyd stava ancora cercando di capirlo avevano sbagliato a scrivere i loro nomi: Alex doveva essere un’Alexandra, Audy un Andy, e Allen... be’, Allen era l’unico rimasto giusto. Ma per il signore e la signora Lloyd le stranezze intorno ai loro tre figli non sarebbero di certo finite lì.
            La settimana prima del loro undicesimo compleanno, i tre ricevettero una strana lettera scritta con inchiostro smeraldino, sigillata con ceralacca rossa recante uno strano stemma, sconosciuto ai due genitori Babbani. Quando assunsero la novità – la magia, i figli maghi, una scuola di magia – i signori Lloyd ci rimasero parecchio male, e l’unico motivo per cui non persero i sensi fu probabilmente che l’ambulanza li avrebbe portati in quel famoso ospedale dov'erano nati i tre, ed era l’ultima cosa che volevano.
            Così, nel 2017 Hogwarts aprì loro le porte e nel 2017 vennero Smistati, assieme a tanti altri studenti. Ma finirono in tre Case diverse.
            Alex, con gran sorpresa dei fratelli, finì in Serpeverde; Allen, seconda ad essere Smistata, divenne una Corvonero; Audy finì in Tassorosso. Grifondoro, come avevano segretamente sperato i genitori – si erano documentati e avevano letto l’intera Storia di Hogwarts –, non divenne la Casa di nessuno dei tre, al contrario di Serpeverde, quella che li preoccupava di più. E vi era finita Alex.
               
*
 
            Nella carrozza di prima classe dove solitamente i professori che giungevano a scuola in treno si radunavano, il chiacchiericcio era insistente. Tutti sembravano conoscere tutti e, tra una tazza di tè e l’altra, si scambiavano novità su ogni cosa, come solo i vecchi amici fanno. E lì in mezzo Orion Aldebaran si sentiva alquanto fuori luogo; probabilmente l’avevano scambiato per un comune passeggero. Eppure avanti, erano davvero così sciocchi da credere che si era seduto al loro tavolo solo perché non c’era altro posto? Li aveva riconosciuti tutti: di fronte a lui sedeva Adhara Sullivan, astronomia; alla sua destra c’era l’anziana professoressa Vector, Aritmanzia; riconobbe poi Madama Tome, la bibliotecaria, John Jefferson, Babbanologia, e Neville Paciock, Erbologia.
            « Oh, ma come siamo scortesi! Abbiamo un ospite tra noi, e non gli abbiamo nemmeno rivolto la parola! Buon uomo, come si chiama lei? Vuole una tazza di tè? »
            Orion rifiutò cortesemente l’offerta della bibliotecaria e, schiarendosi prontamente la voce, comunicò il suo nome e cognome.
            Evidentemente stupita da quel nome altisonante, Madama Tome, tutta impettita, si presentò per prima, seguita poi a ruota dagli altri professori.
            « Simpatico. Ha il nome di una costellazione e il cognome di una stella luminosa. Adhara Sullivan. » Disse, tendendogli la mano.
            « Già. Dev’essere stato il destino, credo. Comunque, anche lei può vantare il nome di una stella, no, signorina Sullivan? »
            La donna annuì, dopo aver vistosamente arricciato il naso alla parola destino, tornando a prestare attenzione ai pettegolezzi della Vector e della Tome.
            « La cara Topazia me l’ha detto in confidenza, probabilmente non dovrei dirvelo: Sibilla si è finalmente decisa a dare le dimissioni! » Esclamò la professoressa di Aritmanzia, esaltata.
            « Uh. Be’, era anche ora, no? » Commentò Paciock. « La Cooman ha insegnato anche a me... e i miei genitori. »
            « Chi sarà il nuovo insegnante di Divinazione? » Chiese la Sullivan, pronunciando quell’ultima parola con disprezzo. « O la materia verrà abolita? »
            Orion trattenne a stento un commentaccio; per quale motivo doveva abolirsi una materia come la divinazione? Qual sublime disciplina, predire il futuro!
            « Ma no, Adhara, ma cosa dici! Non so chi sia il nuovo insegnante, ma lo scopriremo presto, suppongo. » Replicò la Vector.
            « Già, temo. »
 
*
 
            « Rose! »
            Rose s’irrigidì. Non era tornata nel suo scompartimento, dopo quello che era successo; aveva optato per tranquillizzarsi un po’ altrove, conscia di ciò che aveva fatto. O forse inconscia. Ad ogni modo, in qualsiasi via le sue elucubrazioni avessero avuto l’intenzione di andare, vennero interrotte da una voce che lì per lì la ragazza non riuscì a identificare; con la coda dell’occhio vide un ciuffo di capelli biondi accuratamente pettinati. Rose si voltò e tentò di sorridere a Louis, il piede che batteva ritmicamente al suolo conferendogli la solita aria di impazienza.
            « Rose! » Ripeté suo cugino, esasperato. « Che ci fai ancora qui? Ma non t’è arrivato il biglietto? È un quarto d’ora che t’aspettiamo, io e gli altri Prefetti! Muoviti! Vieni! »
            Porca Morgana, pensò. Non sono tornata allo scompartimento! Tentò di giustificarsi con suo cugino, ma invano: Louis era un pignolo, puntuale e preciso ragazzo, degno figlio di sua madre, e Rose l’esatto contrario: trasandata a livelli cosmici, perennemente in ritardo – infatti, non è che andassero più di tanto d’accordo, loro due.
            Ormai ben conscia di chi sarebbe stato l’altro Prefetto di Grifondoro, seguì Louis senza farsi domande né fargli domande – ma oh, come l’avrebbero presa gli altri Prefetti? S’era condannata la carriera, forse?
            E in effetti capì di essersela veramente condannata, la carriera, quando entrò in uno scompartimento piuttosto largo, capace di contenere una decina di persone; già tutti in uniforme (lei ovviamente non s’era ancora cambiata, c’era tanto di quel tempo prima di arrivare a Hogwarts!), i sette Prefetti la osservavano con le sopracciglia alzate, mentre Louis si profondeva nei suoi migliori sorrisi di scusa, finti e tirati come quelli di qualche attrice Babbana. 
            Fu allora che successe.
            Fu allora che lo, che li vide.
            Fu allora; fu un istante.
            Fu anche quasi un dejà vu.
            Ma in quell’istante i suoi occhi incontrarono prima quelli di Scorpius Malfoy, che, per quanto possibile, alzò ancor di più le sopracciglia e assunse un’espressione di profondo stupore, e poi quelli di...
            « Scusate il ritardo! Io, ehm, lei... insomma, il mio messaggio non è arrivato a destinazione, e Rose nemmeno, ecco. » Si giustificò Louis, scaricando accuratamente la colpa dell’accaduto su tutti men che lui.
            « Bene », sospirò un nono individuo che Rose riconobbe come uno dei Capiscuola di Corvonero, « ora che siete tutti, vi spiegherò un po’ in cosa consiste la vostra carica. Siete gli studenti che, a parere della preside Silence, si sono dimostrati più meritevoli di indossare la spilla che vi è stata consegnata, perciò portatela con onore. » Cominciò, il tono languido e svogliato, cosa che non ci sarebbe mai aspettata da uno che si presentava così. « Io sono Adam Bannet, ed è a me o agli altri Capiscuola che dovrete far riferimento per qualsiasi domanda – sì, in teoria potreste chiedere anche ai professori, ma non avranno voglia di calcolarvi, perciò date retta a noi.
            « La preside vi conferisce il potere di sottrarre o regalare punti agli studenti, ma fidatevi, fatelo il meno possibile. La Silence sa come ogni singolo punto viene aggiunto o tolto dalle clessidre, e non ha particolari problemi a rimbeccare i professori se non le sta bene qualcosa. Sarete monitorati 24 ore su 24 quando e se deciderete di giocare coi punti, sappiatelo. Mago avvisato, mezzo salvato. » Proseguì, il tono perennemente piatto, vivacizzatosi solo un minimo nel discorso riguardante la preside Silence. « Per il resto, dovrete aiutarci a mantenere l’ordine nelle sale comuni e nei corridoi, qui sul treno... ci aiuterete ad addobbare a Halloween, Natale, San Valentino, Pasqua, Due Maggio e simili... E boh, se mi venisse in mente qualcosa ve lo dirò. Per ora, conoscetevi e fate attenzione che i primo anno non facciano casini nel treno e », fece una pausa, voltandosi verso Rose, « Weasley, suppongo, sarebbe meglio indossare l’uniforme. »
 
*
 
            Scorpius si lasciò cadere su un sedile, già esausto. Lui non la voleva, quella fottuta spilla – lo sapeva che gli avrebbe portato solo seccature e perdite di tempo. Perché non scegliere Sarah Calvinson al posto suo? Era sicuramente più prudente e meritevole di lui. E ne sarebbe stata notevolmente più contenta.
            « Il vecchio Bannet è contento di essere Caposcuola, quest’anno! » Fece Liam, cercando di rompere il silenzio che era calato non appena il Corvonero li aveva lasciati.
            « Pff, Bannet aveva quella faccia funerea anche il giorno che venne a sapere della sua nomina a capitano della squadra – o tiene per sé la sua felicità, o se ne frega di tutto e tutti. È difficile inquadrarlo, Adam. » Rispose una Corvonero piuttosto carina. « Comunque, io me ne vado! »
            Oh, be’, cominciavano bene. Avrebbero dovuto essere affiatati, no? Non si presentavano nemmeno, invece. Ma chissenefrega, pensò. Meno collaboro con questi qua, meglio sto.
            Proprio a questo proposito fece per suggerire a Liam, visto che anche i Tassorosso stavano per uscire, di tornare al loro scompartimento, ma vide che si era avvicinato a Rose Weasley.
            « Weasley! » La chiamò. « Piacere, Liam Nott. » Si presentò, tendendogli la mano.
            La Weasley arrossì violentemente e, evidentemente imbarazzata, tentò di sorridere.
            « Hey, Malfoy, ci credi nell’amore a prima vista? » Ecco. La Weasley non s’era presa una cotta per lui... ma per Liam.  



Here I am!
Vi ho praticamente presentato buona parte dei protagonisti. Rose, Scorpius, Liam Nott, Sarah Calvinson (anche se solo nominata), Alex, Allen e Audy Lloyd, Orion Aldebaran e Adhara Sullivan.
Volevo sotolineare una cosa: a inizio capitolo, Scorpius pensa che Rose sia impazzita a forza di studiare, mentre poco dopo la vediamo in una veste molto più trasandata. NON è un caso ;)
Piccolo avviso: domani partirò, purtroppo tornerò il 20 agosto. E penso proprio che non riuscirò a connettermi, perciò non potrò aggiornare prima! >.<

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Capitolo 3
*** Touché! ***


              Touché.
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Un grazie a Clare Esse, Alexia 26 e la mia c(hi)ara __Here, per aver recensito lo scorso capitolo.
Lupetta mia, questo te lo dedico <3


            «
Weasley! Piacere, Liam Nott. »
            « Uhm? Ah, oh... Piacere, Rose... »
            « Sei un’amica di Chloe, vero? »
            « Amica di... oh, sì, sì! Anche se ‘amica’ è riduttivo – non la considero una sorella perché litigheremmo sempre, se lo fossimo davvero, ma... è la mia migliore amica, ecco. Tu invece come...? »
            « Come la conosco? Siamo amici d’infanzia. »
            « A- amici d- d’infanzia?Non lo sapevo, non ne avevo idea...!  »
            « Eh, a Hogwarts ci siamo un po’ persi di vista, ma siamo ancora grandi amici, indubbiamente. Be’, ci vediamo presto! »
            Ci vediamo presto. Ci vediamo presto. Ci vediamo presto. Rose non aveva fatto altro che ripetersi all’infinito quella manciata di parole che aveva scambiato con Liam Nott – sapeva anche il suo nome! Sapeva anche il suo nome adesso! Si era presentato lui! Era un Prefetto! Erano Prefetti entrambi! – per tutta la durata del banchetto di inizio anno, e inevitabilmente si inceppava su quel “ci vediamo presto”, ogni volta. Si era impressa meticolosamente ogni accento, ogni minima inflessione della voce di Nott in mente; non aveva fatto praticamente altro, quella sera a cena. Non aveva seguito lo Smistamento, non aveva proferito parola, non aveva nemmeno mai alzato lo sguardo verso il tavolo verde-argento. Né aveva chiesto a Chloe niente riguardo al suo amico d’infanzia; nonostante ne avesse una voglia matta, aveva deciso di tenerselo per sé, ancora un po’.
            « Oh, oh, oh! Qualcosa mi dice che quest’anno il corso di Divinazione sarà più frequentato che mai... hai voglia di venire anche tu, Rosie? » Domandò Chloe ridendo.
            « Eh? » Rose, ovviamente, non aveva prestato la minima attenzione alle parole dell’amica.
            « Ho chiesto se frequenterai Divinazione anche tu, quest’anno. » Ripeté l’amica, un po’ seccata.
            « E perché dovrei? Odio la Cooman e odio la sua materia, niente mi farà cambiare idea. Vogliamo paragonare la Divinazione con l’Aritmanzia? Ma per favore! »
            « Ma... Rose, non hai sentito? La Cooman è andata in pensione... c’è un nuovo professore. » Fece Beatrix.
            « E che professore! » Esclamò Chloe con la stessa aria sognante di Rose. « È là, vicino alla Sullivan. »
            « Dove? »
            « Vicino alla Sullivan, Rose, vicino alla Sullivan. Ma... sicura che vada tutto bene? » Domandò Beatrix.
            « Sì, sì, tutto bene, tutto benissimo! ...Ah, è quello? Mi aspettavo di meglio »
            « Di meglio? Di meglio?! Tu stai male, Rose, tu stai male. E comunque, » continuò Chloe dopo una pausa, « la Divinazione non è una brutta materia. Affatto. È un’arte. Ma... Rose? Mi ascolti? »
            Si erano incontrati. I loro sguardi s’erano incontrati, e non perché Rose si era voltata verso il loro tavolo. Se n’era accorta dopo, e, voltandosi, i loro sguardi si erano incontrati. Lui sedeva tra Malfoy e la Calvinson e... Morgana, la stava salutando. Stava sventolando la mano e sorridendo in direzione di Rose.
            Incerta, Rose sorrise a sua volta e, altrettanto incerta e imbarazzata, agitò la mano in direzione di Liam.
 
*
 
            « Perché non ce l’ha detto? »
            Orion si stava divertendo di gusto. L’avevano fatto sedere tra Paciock e la Sullivan, l’insegnante di Astronomia che, a quanto aveva appreso sul treno, odiava la Divinazione. « Detto cosa? »
            « Che era lei l’insegnante di Divinazione. »
            « Perché sparlavate tanto tranquillamente della mia materia che ho preferito non interrompervi. » Ironizzò.
            « Io... spero di non averla offesa », si scusò la donna, « ma la Divinazione è veramente una materia inutile. E, tra l’altro, la sua aula occupa una torre che potrebbe essere potenzialmente un buon osservatorio. » Rincarò.
            « Anche la sua, di aula, occupa una torre dalla quale si potrebbe ben prevedere il futuro, potenzialmente. »
            « Ma che discorsi sono questi? La torre di Astronomia serve per osservare le stelle! A che cosa potrebbe...? »
            « Lei crede che il futuro non si possa prevedere anche osservando le stelle, signorina Sullivan? »
            « Oh, no, non metta le stelle in mezzo a quella robaccia lì! »
            « Non è robaccia. » Replicò Orion, mantenendo il suo solito tono pacato e la sua calma innata a dispetto della crescente irritazione della collega.
            « Si limiti ai tarocchi, alle sfere di cristallo e quelle boiate lì, ma ci non metta in mezzo le stelle, così sublimi e così perfette! »
            « Oh, mi spiace per lei, ma sono proprio costretto a mettercele, le stelle, perché sono uno dei massimi strumenti per la previsione del futuro. »
            « Oh, ma cosa vuole saperne lei, di stelle?! »
            « Si fidi, quanto ne sa lei. »
            « Puah! Ne dubito fortemente. »
            « Orion, non dia retta ad Adhara, fa sempre così quando si parla di Divinazione. » S’intromise Neville. « Prova ad accettarla, come materia, avanti! Anch’io odiavo Pozioni – e l’odio tuttora, nonostante tutto –, ma- »
            « Ma Pozioni è una materia interessante! Utile! Come faresti senza sapere dove trovare un Bezoar, all’occorrenza? O come preparare un antidoto?  »
            « Signorina Sullivan, lei ha paura dei ragni? » Le chiese Orion, con un sorriso beffardo stampato in volto.
            « Come diavolo...? Oh no, no, non me la fai! No! Non ci casco, io! Non mi verrà a dire che ci sono dei ragni nelle mie stanze perché l’ha letto dalla disposizione delle foglie d’insalata nel mio piatto! No! Questo sarà un lungo anno, Aldebaran, questo sarà un lungo anno! »
            « Non ne dubito, Sullivan, non ne dubito: lo sapevo già prima che me lo dicesse lei. »
            Touché.
            Neville proruppe in una fragorosa risata, facendo irritare ancor di più la giovane professoressa che, di conseguenza, se la prese con il cibo che aveva nel piatto.
            Oh sì, sarà un lungo anno.
 
*
 
            Che diavolo aveva in mente? Era diventato scemo, tutto ad un tratto? Era ubriaco, forse? E dire che non c’erano alcolici, al banchetto. Si era ubriacato di succo di zucca, era quello che gli aveva dato alla testa, forse?
            Era stato il soffitto incantato, l’aria di Hogwarts, lo Smistamento, Sarah che non aveva smesso un attimo di declamare quanto la sua estate fosse stata “da urlo”, Liam che aveva salutato la Weasley facendo irritare la ragazza accanto a lui, il sorriso incerto della Weasley stessa? Si sarebbe fatto controllare da Madama Chips, prima o poi. Ma ora, in quel momento, qualcun altro aveva preso possesso del suo corpo, e stava salendo tutte quelle interminabili rampe di scale per raggiungere Rose, che chissà dov’era arrivata. Probabilmente era già entrata in sala comune, e tutta la fatica che stava facendo era inutile. Ma valeva la pena tentare, no? No?
            Ma, per qualche scherzo del destino – fermi tutti: lui non ci credeva affatto, al destino! –, l’aveva raggiunta veramente, alla fine. Era riuscito a bloccarla un attimo prima che raggiungesse il ritratto della Signora Grassa, e aveva impedito in extremis che urlasse per lo spavento.
            « Malfoy! Ma che... Merlino, m’hai fatto prendere un colpo! » Esclamò. Poi, evidentemente ricordandosi di ciò che aveva combinato in treno, aggiunse: « Oh, senti... per questa mattina... fa’ finta di niente, ok? » Disse, sforzandosi di sorridere.
            « Ti piace Liam? » Domandò schietto Scorpius.
            « Che?! » Rose avvampò. « N- Nott? A me? Nah! »
            Il ragazzo sorrise. « Cazzo, sai mentire insomma, Weasley. »
            Rose imprecò sottovoce. « Non dirglielo, ti prego, non dir- »
            « T’aiuterò. »
            Ma che cazzo aveva detto?
            « Eh? Perché? »
            Già, perché? Per svegliare la belva Calvinson che fino a quel momento aveva fatto la guardia a Liam in modo ineccepibile? O per liberarsi di lei? Per vedere il suo migliore amico in compagnia, per una volta, di una ragazza diversa da Sarah? Per un moto di compassione estrema? Perché?
E come gli era saltata in mente, questa mirabolante idea?
            « Boh », scrollò le spalle. « Posso anche non farlo, eh. »
            « No, no, no! » Esclamò la Weasley, gesticolando. « No, io... veramente mi aiuterai? »
            « Va bene », annuì con un sorriso che non prometteva niente di buono, « ma così sei tu ad avermelo chiesto. »
            Touché
 
*

 
            Beatrix aveva un colpo d’occhio che superava di gran lunga quello delle compagne di dormitorio, nonché quello di tutti i componenti della Casa di Grifondoro. E non lo diceva per vantarsi, era semplicemente la verità: doveva esserci pur un motivo se era la cercatrice della squadra della Casa dal secondo anno – e no, non era perché suo fratello era il capitano, nonostante molti lo insinuassero.
            Riusciva a vedere parecchie cose che ad altri passavano inosservate: una piccola macchia su un vestito, una persona in lontananza, sguardi rubati. Proprio a proposito di quest’ultimo punto, ne aveva beccato uno poco prima, al banchetto di inizio anno; ma il particolare sensazionale è che l’artefice ne era Rose. La loro Rose. Rose Weasley. E il destinatario... Beatrix era di spalle, purtroppo non avrebbe potuto cogliere il volto del ragazzo – perché, dallo sguardo dell’amica, era un ragazzo – senza farsi scoprire; ciò non significava però che non avesse i suoi sospetti... Perché dopotutto, aveva intravisto Scorpius Malfoy salire le scale dietro di loro, e Rose non era entrata con loro in sala comune, subito dopo cena.
            « Che? Scorpius e Rose? Dici? » Esclamò Chloe nell’apprendere la notizia. « Ma dai, Scorpius non è affatto il tipo di Rose! Ma ti sarai sbagliata, avrai visto ma- »
            « Io non ci vedo male », fu l’acida risposta della cercatrice. « Comunque, secondo me è- »
            « Ssh, ecco Rose! »
            « Rose! Rosie cara! »
            « Non hai niente da dirci tu?! » Domandò Chloe diretta, mandando a buone donne il tentativo di Beatrix di estorcerle l’informazione con le buone.
            Rose avvampò istantaneamente, cercando di inventare scuse per andarsene in dormitorio – in cinque secondi nominò una forte emicrania, grande stanchezza post lungo viaggio in treno, rischio di Spruzzolosi acuta e altamente infettiva et similia. Ma ben presto si trovò con le spalle al muro, circondata dalle due amiche.
            « Non mi dire che ti piace Malfoy e Bea aveva ragione, ti prego », supplicò Chloe.
            « Che? No! » Replicò repentinamente Rose. « No, io... Oh, e va bene. Si tratta di Nott, il tuo caro amico d’infanzia. » Confessò, rivolgendo le ultime parole a Chloe.
            « Nott? Chi è Nott adesso? Non ce l’ho presente... non gioca a Quidditch, vero? » Domandò Beatrix, mentre l’altra Grifondoro si asteneva dal commentare, limitandosi a sgranare gli occhi per la grande sorpresa. « Oh Merlino! » Esclamò poi, improvvisamente illuminata. « Non sarà il tipo a cui fa la guardia la Calvinson, vero? »
            Chloe deglutì rumorosamente. « È Liam, che ti piace? »



Here I am! Dopo secoli e secoli, sono tornata da un'esperienza superbellissima che mi ha tenuto bloccata 14 giorni + 7 di riabilitazione (credetemi, sembravo i tipi "appena tornati" della pubblicità della Costa D:) e ho finalmente aggiornato!
Questo capitolo è più corto di come doveva essere - c'era un pezzo su Alex Lloyd, ma ho deciso di posticiparlo al prossimo capitolo. Ve ne lascio un po' qui sotto :-)

Chi avrebbe devastato quell’anno? Quali coppie secolari ancora perduravano? C’erano Liam e Sarah, ma (a) non erano una coppia, e (b) lei era la sua “migliore amica” (si poteva davvero definire così?), non avrebbe potuto/dovuto/osato farlo.

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Capitolo 4
*** Andava bene così (?) ***


Hey the fourth Andava bene così (?)

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Un grazie a _nichlillian, Elizha, Clare Esse, Alexia26, __Here e Elle_13 che hanno recensito lo scorso capitolo.
Oh, ma quante siete *-* Graziegraziegrazie!





                Chi avrebbe devastato quell’anno? Quali coppie secolari ancora perduravano? C’erano Liam e Sarah, ma (a) non erano una coppia, e (b) lei era la sua “migliore amica” (si poteva davvero definire così?), non avrebbe potuto/dovuto/osato farlo.
                  Alex Lloyd, la t-shirt di un gruppo rock Babbano addosso al posto della camicia – sì, quei fottuti Capiscuola o Prefetti le avrebbero tolto dei punti, ma non le importava – e la cravatta male annodata, faceva volteggiare lo sguardo attorno alla Sala Grande per scovare le sue prossime vittime. Prestava relativamente ascolto a ciò che Sarah diceva: dopotutto, non le interessava minimamente quanto fosse stata incredibile la sua estate... e poi tanto non era a lei che rivolgeva le sue vanterie, ma a Liam, quindi poteva anche proseguire nella sua ricerca senza disturbo.
            Tutto era cominciato l’anno precedente: si era innamorata, aveva trovato la sua anima gemella. Sì, perché lei ci credeva fermamente, nell’anima gemella: il resto – destino, amore che dura tutta la vita – erano solo cazzate, ma l’anima gemella esisteva. E la sua le era venuta incontro l’anno prima, durante una punizione da cui stava cercando di scappare. Incredibile a dirsi: lei era una ribelle, coi capelli tinti e il trucco pesante, la divisa che mancava sempre di qualche pezzo e la gomma perennemente in bocca; lui un secchione del cazzo coi capelli sempre in ordine, lo stereotipo del bravo studente. Cosa c’era di più diverso?
            Ma il loro era stato un amore totale, devastante, forte. Nato dal nulla, per caso, ma finito per una motivazione ben specifica: Sarah. Era stata Sarah a farli mollare, con scuse su scuse, inganni e via dicendo. Era stata una mossa subdola: la Calvinson non sopportava di vedere qualcuno felice che non fosse lei, e aveva saputo sfruttare la diversità di quei due caratteri al meglio.
            Ma Alex si sarebbe vendicata. Oh, sì, avrebbe distrutto la sua cara amica – prima o poi Nott, da imbecille com’era, avrebbe ceduto a Sarah, si sarebbero messi insieme, avrebbero anche passato mesi e mesi felici e contenti. Ma poi avrebbero litigato di brutto; non avevano (come potevano?) ancora idea di quanto. Liam si sarebbe incazzato, Alex lo sapeva, aveva già tutto il piano mentalmente pronto, e non avrebbe degnato Sarah più nemmeno di uno sguardo. Allora lei avrebbe cercato conforto da Alex, ma... la giovane Lloyd sarebbe stata troppo impegnata a fare la troia in giro per aiutare la sua “migliore” amica in preda alla depressione post rottura di una storia secolare.
            E, nell’attesa di devastare Sarah, distruggeva altre coppie che si formavano a Hogwarts – a volte le riusciva, a volte no, ma non le importava. Era solo un passatempo, non ci si impegnava nemmeno troppo.
            Era una Serpeverde, e doveva esserci un motivo, no?

*


            Come avrebbe potuto provare a Rose il tasso di imbecillità di Liam Nott?, era la domanda che tormentava Chloe dal primo giorno di quel quinto anno. Lei lo conosceva bene, lo conosceva anche troppo bene; sapeva che era un mollusco, che spesso e volentieri si piegava al volere di quella forma evoluta di oca di Sarah Calvinson e degli altri Serpeverde, che era un credulone, ma fondamentalmente un doppiogiochista. Perché se all’esterno si presentava come una sorta di orsetto di peluche, buono, solare, aperto, che ride e scherza con tutti, in realtà era un approfittatore di prima categoria, e non scherzava mai. In tono ironico, diceva sempre ciò che pensava.
            Liam non sopportava Sarah, gliel’aveva detto più di una volta, ma le faceva comodo: finché c’era lei, nessun’altra avrebbe osato avvicinarsi a lui, e ciò gli evitava pesanti scocciature. Chloe stessa, che lo conosceva da una vita, cominciava a chiedersi se anche con lei facesse il doppio gioco; risparmiava almeno i suoi amici, Liam?
            ... Ammesso che, per lui, conoscersi da una vita significasse essere amici.
            Ad interrompere le sue elucubrazioni fu (fortunatamente) l’aula di Divinazione appena raggiunta: era totalmente diversa dalla precedente, tanto che, se non fosse stata l’unica aula di quel lato della torre, Chloe avrebbe certamente creduto di aver sbagliato strada.
            Non c’erano più candele dal profumo così che spesso alteravano la percezione dei sensi, ma semplici candele di cera bianca, intagliata ai lati con strani simboli, forse rune; le tende alle finestre ora erano di pesante velluto nero, così come cuscini e poltrone; gli sgabelli e i tavolinetti circolari dove avrebbero preso posto erano ricoperti di uno strano tessuto viola scuro, e il legno inciso anch’esso di rune; i due terzi delle pareti erano occupati da alte librerie contenenti di tutto, da libri a oggetti utili per la disciplina; aveva un’aria decisamente più professionale e meno Madama Piediburro. Il professor Aldebaran, seduto accanto al caminetto già acceso, un paio di piccoli occhiali tondi sulla punta del naso, era intento a sfogliare un manuale e s’accorse appena dell’arrivo dei primi studenti. Chloe prese posto al suo solito tavolino, il più in basso a sinistra, aspettando che Beatrix arrivasse – conoscendola, era ancora a ingozzarsi di pancake a colazione.
            « Aldebaran! » Un urlo echeggiò sulle pareti della torre, probabilmente proveniente dalle scale. « Dove sei?! »
            Il professore, pacato, di tolse gli occhialini, mormorando qualcosa come: « Ora siamo passati al tu? »
            La Sullivan entrò nell’aula rumorosamente, rompendo il silenzio. Gettò uno sguardo ai cinque o sei ragazzi già presenti per poi rivolgere nuovamente l’attenzione al professore. « Hai presto uno dei miei telescopi portatili senza chiedermelo? » Domandò funerea. Conoscendo la nota avversione della Sullivan per la Divinazione, Chloe cominciò a pensare che l’aula sarebbe stata distrutta da un meteorite entro dieci minuti. Il che era un vero peccato.
            « Non eri in aula quando sono venuto – e sono passato due volte. » Rispose Aldebaran, sorridendo.
            « Non m’importa, avresti dovuto chiedermelo lo stesso! Potevi cercarmi, non ti pare? »
            « Ho chiesto, ma alla fine la preside Silence mi ha dato l’autorizzazione a prenderlo lo stesso. » Fece, scrollando le spalle. « Dovrò anch’io far lezione, in qualche modo. »
            « Non con i miei telescopi! Servono anche a me »
            « Ma non hai lezione adesso, e comunque non puoi osservare le stelle di giorno. Giuro, entro mezzanotte sarà di nuovo sulla tua scrivania. » Mentre la Sullivan era evidentemente furiosa, Aldebaran non aveva un singolo nervo irritato, e anzi sembrava più pacifico che mai.
            Purtroppo per la Sullivan, il discorso non faceva una piega. Non trovando niente da ribattere – e si sapeva quanto amasse ribattere, quella donna – fece semplicemente dietrofront e corse via, ma non prima di aver incenerito con lo sguardo il collega.
            « La Sullivan ce l’ha già con lei, eh, professore? »
            « Già, Alex Lloyd, pare proprio di sì. »

*

            Rose era ancora in fibrillazione, quella mattina. Sentiva l’eco della voce di Nott – Piacere, Liam Nott – in testa ogni secondo, intervallata ogni tanto da quella di Malfoy – t’aiuterò –, che, pur essendosi offerto per primo, alla fine l’aveva incastrata e continuava a sostenere che fosse stata lei a chiedergli aiuto.  La ragazza avrebbe voluto poter fare progressi ogni giorno, poter parlare sempre di più con Nott da un’ora all’altra, ma capiva bene che non era possibile. Non c’erano occasioni, e non era poi così amica di Malfoy – non poteva ancora unirsi al loro gruppo con la scusa di fare quattro chiacchiere con Scorpius. E i Prefetti non s’erano nemmeno visti più, dopo quel giorno sul treno. L’avvenimento più vicino, gliel’aveva ricordato Malfoy, era Halloween: si sarebbero incontrati per addobbare la Sala Grande, tutti e sei. E allora, magari, avrebbe potuto parlare con Nott.
            Ma il 31 Ottobre era così distante... non le restava altro che prendere un’altra fetta di torta e ammazzare il tempo così – no, non poteva mangiare torte fino a fine ottobre, mancava più di un mese, sarebbe a dir poco ingrassata e diventata fuori dalla portata di Nott, più di quanto già non fosse! Il tempo era una tragedia greca. Non potevi prenderlo, rallentarlo, dominarlo. Solo stare ai suoi ordini.
 
            « Weasley! » Con gran sorpresa di Rose, quella mattina dopo colazione Scorpius le era venuto incontro, mentre lei si accingeva a scendere verso la capanna di Hagrid per Cura delle creature magiche. « Sai, potrebbe darsi che al mio amico, là, possano servire degli appunti di Cura delle creature magiche... a patto che la tua grafia sia ordinata e leggibile », disse. Le fece un occhiolino e scomparve dietro la porta dell’atrio, senza nemmeno lasciarle il tempo di ringraziare.
            Sorridente come non mai, Rose s’avviò con più energia di prima a lezione, conscia che avrebbe dovuto prendere appunti con una certa decenza, almeno quella volta.

*


                  Quinto anno.
            James era già il favorito prossimo Caposcuola di Grifondoro – nonché membro della squadra di Quidditch, alunno scapestrato ma notevolmente brillante, ragazzo dalla nota bellezza... qualcuno aveva da aggiungere altre qualità a James Sirius Potter?
            Quinto anno.
            Lily era iscritta a tanti corsi quanti poteva frequentarne senza ammazzarsi di studio, un po’ come aveva fatto zia Hermione un tempo. E, come per James, già si mormorava che la Silence avrebbe scelto lei come Prefetto al suo quinto anno – e Lily frequentava solo il terzo.  
            Tutti non facevano che ripetere « Oh, guarda James Potter, così simile al nonno – ottimo giocatore di Quidditch, ottimo studente... », « Oh, ma quella è Lily Potter! Brava ragazza, proprio come Lily Evans. Si assomigliano così tanto... ha ereditato proprio tutto da lei. »
            « Oh, guarda, quello è Albus Potter. Assomiglia tutto a suo padre » ma non è altrettanto grande.
            Quinto anno.
Albus Severus Potter era un ragazzo perfettamente nella media: non atletico né giocatore di Quidditch, non bello quanto suo fratello, né tantomeno brillante quanto sua sorella. Non era un Prefetto, come lo era stato James e lo sarebbe stata Lily, né lo avrebbero mai scelto come Caposcuola, a differenza dei suoi fratelli.   
             Quinto anno, e tutti si aspettavano che Albus facesse qualcosa di grandioso da un momento all’altro; qualcosa che potesse contraddistinguerlo, al pari dei fratelli, del padre, dei nonni, dei parenti tutti. Ma erano cinque anni che questo qualcosa continuava a non accadere, tanto che i più si erano rassegnati al fatto che non avesse niente di speciale.
            E a lui andava bene così.
            Insomma, era stata una sua scelta, non aver fatto il provino per la squadra di Quidditch di Grifondoro nonostante suo fratello continuasse a ripetergli che era un ottimo Battitore; una sua scelta, non impegnarsi nello studio come sua sorella; una sua scelta, il non volersi mostrare troppo, non voler eccellere.
            Ma a lui andava bene così...
 
            Albus non amava chiacchierare, a differenza di Fred e Charlie, che ciarlavano ogni secondo – pareva temessero chissà quale tortura, smettendo di parlare per cinque secondi. Un pensiero non faceva in tempo ad arrivare al loro cervello che subito si tramutava in parole, e la maggior parte delle volte erano cazzate colossali (i Babbani che venerano Marte, poi martellano Venere?; Io che sono un ragazzo minuto, posso ammazzare il tempo?) che sarebbe stato meglio non sentire. L’unico momento in cui riuscivano a far un minimo di silenzio era di prima mattina, appena svegli; ma già l’odore della Sala Grande faceva evaporare ogni traccia di sonno residuo, alimentando la loro parlantina, oltre che la loro fame.
            Distratti dai loro discorsi Charlie e Fred, dal sonno Albus, nessuno dei tre si accorse che alla ragazza che avevano di fronte era caduto qualcosa, e che il piede di Charlton avrebbe certamente pestato questo qualcosa, se non fosse intervenuto Albus.
            « Fermo! » Lo ammonì. « C’è qualcosa per terra... »
            Il giovane Potter raccolse il quadratino di plastica: era un cd dei Ministry of Magic, scivolato dalla tracolla aperta della ragazza che ormai era entrata in Sala Grande.
            « Ministry of Magic? E chi diavolo sono? »
            « Oh Charlie, ma dove vivi? » Piagnucolò Fred.
            « Al numero 4 di Privet Drive, lo sai. »
            « Oh giusto, Londra. La Londra Babbana! »
            « Conoscete la ragazza che era davanti a noi? » Domandò Albus, ignorandoli.
            « Non vorrai veramente restituirglielo? È da pazzi! »
            « La conosci? »
            « Sì... di nome... di fama... »
            « E allora, chi è? »
            « Amico, io non ti consiglio di- »
            « Chi è? »  


Here I am! Con il capitolo che parla di Alex Lloyd, Chloe e Albus. E, a proposito di Albus: i due che sono con lui son suoi cugini entrambi. Charlton è figlio di Dudley e non so ancora chi XD E l'altro è Fred v.v
Domani inzia la scuola, e non so come andranno gli aggiornamenti... ma farò di tutto per pubblicare una volta a settimana!
Prima che mi dimentichi come sempre: se volete aggiungermi su Facebook (sono Oonagh No Efp; trovate il link nella mia pagina autore) ho fatto un album con tutti i prestavolto per ogni personaggio ;)
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Come me e te. ***


Come me e te.

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Un grazie a _nichlillian, Alexia26 e BurningIce

 

 

 

Ci sono cose che accadono solo nei film Babbani; storie strappalacrime ambientate in quei... come si chiamano?, collage dove essere popolari è l’ambizione di tutti, e puntualmente i protagonisti sono Lei, una sfigata totale, e Lui, il miglior giocatore di quello sport che va tanto di moda tra i Babbani, il  foolball. Lui è fidanzato con l’Altra, la più popolare dell’istituto, e insieme sono inevitabilmente perfetti; ma un giorno Lui e Lei, che ha rigorosamente una pila di fogli non rilegati in mano, si scontrano e, proprio mentre Lui l’aiuta a raccogliere tutto ciò che è inevitabilmente volato a terra, le loro mani si sfiorano, ed è l’amore.

         Rose e Liam non erano la coppia protagonista di un film Babbano – anche perché lei non era per niente anonima e lui non era per niente un giocatore di Quidditch –, ma avevano qualche chance ugualmente, ne era sicura. Poteva capitare, scivolare sul pavimento di marmo dell’atrio e rovinare a terra proprio quando c’era Liam Nott a pochi passi da lei; infondo era risaputo che Rose fosse la goffaggine per antonomasia. E, per condire il tutto in salsa Babbana, avrebbe aggiunto una pila di pergamene con gli appunti di qualche materia – e qualche altra bianca, giusto per fare mucchio – che si sarebbe sparpagliata tutto attorno a lei, in modo che le loro mani si potessero sfiorare come in un film.

         ... Ma lei aveva una grafia orrenda ed era disordinatissima nel prendere gli appunti: non poteva mostrarli a Liam. No, non andava bene, era da rivedere. Magari avrebbe potuto chiedere consiglio a Chloe! E aspettare che fosse passato Halloween: dovevano decorare la Sala Grande, mancavano così pochi giorni...

 

*

        

         « Cosa c’è di complicato? Le zucche devono ridere quando uno studente passa loro davanti, non parlare! Weasley, sistema le candele, falle fluttuare! Non tu, Rose, Louis! Prefetti, cosa sono questi incantesimi così imprecisi, eh? Fate il quinto anno! Hudson, sistemali tu dove puoi. Bennett, va’ a chiamare i fantasmi, dovrebbero essere nell’atrio che ci aspettano.  E occhio a non far entrare Pix! »

         Era insopportabile. La preside Silence dava ordini a destra e a manca, con la sua precisione ultraterrena; nemmeno fosse il due maggio, dove tutto doveva essere assolutamente perfetto per via delle autorità del Ministero che venivano a commemorare il giorno lì. E, come se non bastasse, la Weasley era all’altro capo della Sala Grande con i prefetti di Tassorosso: sarebbe potuto andare peggio? 

Tessa Garfield, l’unica tra i prefetti che si potesse definire veramente carina, stava disperatamente tentando di attaccare uno striscione in punto dove non arrivava. « Perché non usi la magia? Wingardium Leviosa » Mormorò Scorpius appuntando la decorazione in un chiodo tanto in alto che neanche lui avrebbe raggiunto senza magia.

« Perché ci sarei arrivata, se non mi avessi guastato i piani tu. »

« Oh, sì, certo.  » 

« Immagino che debba ringraziarti dell’aiuto. »

« Non era un aiuto », replicò, « volevo solo ricordarti qual era l’incantesimo. Anche se non ho mai sentito di un Corvonero che si dimentica la formula dell’Incantesimo di Levitazione. Complimenti, devi essere la prima! » Sorrise ironico. « Prendilo come un insegnamento, ecco. »

La Corvonero alzò le sopracciglia. « Non ho bisogno degli insegnamenti di un Serpeverde. Perché non mi lasci in pace? » Ribatté piccata.

« Avete scelto voi due di aiutare noi in quest’angolo. Andate a fare comunella coi Tassorosso e mandateci su i Grifondoro, allora, no? »

Tessa sgranò gli occhi. « Allen, andiamocene da Anthony e Felix. Loro saranno di certo più simpatici di questi due qui! Serpeverde del cazzo, sapete sempre come essere i più stronzi. » Esclamò, prendendo l’amica sotto braccio e costringendola a partire.

« Io non avevo detto niente, ma okay, me li prendo lo stesso gli insulti. » Borbottò Liam. « Almeno verranno i due Weasley, tutto di positivo. »

        

 *

 

         Matthew Rogers era:

1.     Indubbiamente uno dei ragazzi più carini del settimo anno.

Okay, ce n’erano altri: Darren Preston sopra tutti. Ma Darren non aveva lo stesso sorriso del suo migliore amico, non aveva lo stesso sguardo allegro, non... non era come Matthew.

2.     Intelligente.

3.     Fin troppo dolce.

4.     Un ottimo Portiere.

Tanto che aveva giocato nella squadra di Quidditch fino all’anno precedente; ora, dato che aveva gli esami, aveva chiesto di essere tenuto come riserva.

5.     Un Caposcuola molto poco autoritario.

Il che era tutto di positivo: c’era già Louis che toglieva punti a destra e a manca per ogni minima imprecisione.

6.     Un ottimo dispensatore di consigli.

7.     Il suo ragazzo.

E Lily non avrebbe potuto esserne più fiera.

Tanti li dicevano fatti l’uno per l’altra, li indicavano come la coppia perfetta tra i Grifondoro; si erano conosciuti solo l’anno prima, quando, apparentemente senza motivo, Matt aveva cominciato a parlare con lei del più e del meno in sala comune e lei aveva dovuto smettere di studiare per dar retta a quel sorriso ammaliante. Ma le voci pareva circolassero da ancor prima. Come e quando, Lily non lo sapeva; Matthew le confessò più avanti che era stato proprio a causa di quelle voci se era andato a parlarle: voleva capire se veramente  erano tanto in sintonia come si diceva.

« Magari il tipo che le ha messe in giro aveva un grande occhio interiore », fu l’unico commento di Lily su tutta la vicenda.

« Occhio interiore o no, devo comunque ringraziarlo, o non t’avrei conosciuta. E scoprire chi è, magari... »

 

Era il 30 ottobre; Hogwarts, piena di zucche, candele incantate e decorazioni di vario genere, era pronta anche quell’anno per il banchetto di Halloween, che si sarebbe tenuto la sera successiva – benché, in realtà, i festeggiamenti cominciassero quella sera stessa, essendo sabato¹ –. Ogni armatura, ogni corrimano, ogni piano era pieno di festoni, candele fluttuanti, zucche che ridevano quando passavi loro davanti, pipistrelli di carta che uscivano dai nascondigli più improbabili quando avevano voglia.

Lei e Matt stavano vagando per i diversi piani alla ricerca delle decorazioni che non avevano ancora scoperto; o meglio, che Lily non aveva ancora scoperto e che Matt insisteva tanto per mostrarle, perché “le aveva sistemate lui”.

« Vedi quelle zucche? Sono le uniche che non ridono. Tua cugina Rose e Liam Nott hanno insistito tanto perché ci mettessimo dentro delle candele che cambiavano colore della fiamma ogni cinque secondi. Ovviamente l’incantesimo l’ho fatto io. È venuto bene, non trovi? »

Lily forzò un sorriso e strinse ancor di più la mano del ragazzo. « Già », annuì, tentando subito di cambiare argomento. « Chi è Liam Nott? »

« Un Prefetto di Serpeverde. Sai, lui e tua cugina sembrano aver legato parecchio... sono così diversi, però... »

« Uhm? »

« Sì. Vedi, lui viene da una buona famiglia, ha ricevuto la migliore educazione, lo si vede anche dai suoi voti. Tutti Eccellente, nessun Accettabile. » Matt cominciò a gesticolare con la mano che aveva libera, come era solito fare per sottolineare particolarmente un concetto. « Tua cugina... sì, insomma... non so, sarò franco: non capisco perché l’abbiano scelta. Adam Bannet – un ottimo compagno, te lo presenterò – mi ha detto che è anche arrivata tardi alla loro riunione il primo giorno di scuola, sul treno... »

« E allora? » Domandò Lily, piccata. Non avrebbe retto ancora per molto il tono che Matt usava contro Rose, criticandola con quelle stupide scusanti.

« Allora lei dovrebbe dare il buon esempio. Non arrivare tardi a lezione o non allacciarsi la cravatta o non studiare mai come fa lei. So che ti sembra una cosa stupida, Lily », Matt le mise mani sulle spalle, « ma tienilo a mente: in questi casi è l’apparenza che conta. So che sarai un buon Prefetto, quando verrà il tuo turno. »

 « E se non lo diventassi? » Perché nessuno mette mai in conto che io potrei non voler diventare Prefetto? O avere la media che ho? O che pianifichino tutto per me?

« Ti sceglieranno, vedrai. Se hanno preso Rose...! Comunque, quei due sembrano intendersi bene, avresti dovuto vederli... magari cominceranno a circolare delle voci su di loro, e finiranno come me e te. » Le diede un bacio tra i capelli e le circondò le spalle con un braccio, a mo’ di scusa; evidentemente aveva capito quanto quel discorso senza capo né coda le aveva dato fastidio.

« Già, forse sì. »

E lo sperava davvero, che Rose potesse trovare qualcuno come Matt. Perché, nonostante tutto, era l’unica cosa che in vita sua aveva scelto autonomamente, e anche la più bella.

 

 

¹Essendo sabato: ho controllato. Il 30 Ottobre del 2021 è veramente sabato!


 

Here I am!

Ebbene sì, non è stato un compito di fisica, non un’insegnante impossibile di chimica, non il liceo scientifico, non un sms non risposto, non un ragazzo qualsiasi a impedirmi di scrivere. Anzi, ho da parte altri tre capitoli QUINDI, banner permettendo, potrei aggiornare lunedì prossimo o anche prima.

Che dire? C’è Rose che escogita piani di conquista che potrebbe attuare; Scorpius che fa di tutto per aiutare la ragazza – so che sembra una parte irrilevante, ma... tenete a mente la reazione di Tessa –; Lily e Matthew. Oh. Loro sono il pezzo forte. Lui, settimo anno, vive della sua popolarità ed è parecchio egocentrico. Lei... è innamorata, e glielo perdona sempre.

Vi ricordo sempre che sul mio profilo facebook (Oonagh No Efp; lo trovate anche nella mia pagina autore) c’è l’album con tutti i prestavolto, Prefetti e Capiscuola compresi! :-)  

Alla prossima! ;)

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Capitolo 6
*** Dolcetto o scherzetto? #1 ***


hey the sixth Dolcetto o Scherzetto?

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Un grazie a bess_Black, _nichlillian, Elle_13, Alexia26 e Duvrangrgata







    « Se speri di farmi fuori con un assalto da dietro, Sullivan, è tempo sprecato: prevedo ogni tua mossa. »
    Adhara Sullivan rimase bloccata a metà dell’opera, con un urlo soffocato in gola. Seduto sul suo solito scranno, Orion Aldebaran le dava le spalle, intento a mangiare chissà quali prelibatezze offerte dagli elfi per la mattina di Halloween; la donna non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile che quell’uomo riuscisse seriamente a prevedere tutto. Che fosse veramente opera dell’occhio interiore? Fermi tutti: Adhara Sullivan si stava chiedendo veramente se l’occhio interiore esisteva? Che stupidaggine! Ma quale occhio interiore, quali previsioni, quale Divinazione: per quanto avesse tentato di camminare silenziosamente per far riuscire il suo scherzo e spaventarlo da dietro, sicuramente i suoi passi avevano fatto rumore, e Orion se n’era accorto. E visto che era la mattina di Halloween e tutti gli altri erano già a tavola, aveva concluso che a camminare dietro di lui potesse essere solo Adhara. Ma sì, doveva essere andata così!
    « Era solo uno scherzetto di Halloween, professor Aldebaran. Di certo non di aspettava un dolcetto da parte mia, no? » Oh, sì, uno scherzo innocente, spaventare un collega a colazione: non era nei miei piani che qualcosa gli andasse di traverso, assolutamente!
    « Oh, no, affatto. Anche perché dubito delle sue abilità culinarie, professoressa Sullivan. »
    « Ci sono tante cose di me che non sai, Aldebaran. Potrei stupirti facilmente. »
    « Ne dubito fortemente. Io prevedo, mia cara. »
    « Oh, certo, certo, come no, dimenticavo! Comunque, di che parlavate voi due? » Adhara si decise a sviare l’argomento, conscia di quanto la situazione sarebbe potuta degenerare; Neville intanto sembrava ridersela di gusto. Qualcuno almeno sembra divertirsi più di me – oh, un muffin di zucca!
    « Vacanze. Quest’inverno progettavo di andare in Irlanda con la mia famiglia e vedere come se la passa un vecchio compagno di Hogwarts. » Neville afferrò un biscotto che sembrava dover riprodurre Nick-Quasi-Senza-Testa, ma con scarsi risultati. « Tu, programmi per Natale? O rimarrai qui? »
    « No, pensavo di rimanere. Non ho particolari impegni, né la voglia di tornare a casa. »
    « Io pensavo di andare nel Sahara. » Commentò Orion.
    E chi te l’ha chiesto?
    « Wow! Hai un bel coraggio ad affrontare un clima del genere... »
    « Non posso parlare di coraggio con te, Neville. »
    L’uomo fece un gesto di noncuranza con la mano, e prima che ricominciasse a parlare Adhara ne approfittò. « Uh, il Sahara... ci sono i serpenti, là, sai? Potresti essere mor- ah, no, magari tra simili non si attaccano. » Provocò.
    Orion si limitò a continuare a spalmare una marmellata di uno strano verde acido su una fetta di pane tostato, impassibile. « Dici, Adhara? »
    La donna annuì, col suo solito sorrisetto soddisfatto.
    « Be’, allora sono proprio salvo. » Fece una pausa, continuando a interessarsi al cibo. « Sei mai stata morsa da una vipera? » Chiese poi, con noncuranza.
    Cosa sentono le mie orecchie? Orion Aldebaran, che prevede ogni cosa, ha bisogno di chiedermi un particolare della mia vita? « Oh come, non sei capace di saperlo senza chiedermelo? Peccato. Ma sarò gentile, per una volta, vista la compassione che ho per la tua cecità interiore: no, mai. »
    Orion sorrise soddisfatto, posò coltello e cibo sul piatto e alzò gli occhi verso di lei.
    « Allora avevi proprio ragione: tra simili non si attaccano mai. »
 
§§§
 
    La prima cosa cui aveva pensato Rose, svegliandosi, fu: dolcetto o scherzetto? Era finalmente Halloween!
    Dunque, c’erano parecchie cose da fare, doveva alzarsi all’istante: oggi non era una giornata comune, era Halloween... doveva controllare com’era il tempo fuori e scegliere cosa mettersi in base a quello, dare una sistemata ai capelli assurdi che aveva ereditato dalla madre, controllare che le decorazioni fossero tutte a posto in sala comune, scendere a fare colazione, decidere come trascorrere quel pomeriggio, preparare l’uniforme pulita per il banchetto di quella sera.
    Oh, no, troppe cose! Rose si portò la coperta fin sopra le orecchie e, cullata da quel torpore, si addormentò.
 
    « Rose, svegliati. »
    Una voce. Chloe. Ma lei aveva così sonno... « Lasciami stare, Chlo. »
    « Rose, svegliati. »
    Un’altra voce. Beatrix. Ma era così morbido il letto... « Suvvia, Bea... è domenica... »
    « Rose, svegliati! »
    Un’altra voce. Louis. Ma si stava così bene a- Louis?! « Oh merda, Louis! » Rose scattò a sedere, sgomenta. « Ma non dovresti essere in camera nostra! Sei un ragazzo! Non puoi! Dovrei so... dov’è Louis? » Aveva sentito la sua voce, ne era sicura: ma ora dove s’era cacciato suo cugino?
    « Oh, questo coso funziona davvero. L’ho comprato al negozio di scherzi di tuo zio quest’estate, può imitare la voce di una persona qualsiasi. Forte! » Esclamò Chloe, raggiante. « E non fare quella faccia: Louis sarebbe stato capace di salire sul serio se non ti muovi ad andare giù. Dovete controllare le decorazioni della sala comune, ricordi? Lo sai che si è fissato perché teme che James ne abbia rotta una. Anche se forse sono stata io a romperla, non lui. »
    Oh, già, ora ricordava: l’elenco infinito di cose che l’avevano convinta a rimanere a letto. Per qualche strana ragione, Rose sentì l’impulso di tornare a dormire di nuovo.
 
    Controllare le decorazioni della sala comune con Louis non era stata una tragedia, in fin dei conti, se paragonata al decidere cosa fare quel pomeriggio. Beatrix aveva gli allenamenti – poteva essere anche Natale, o Capodanno... ma se il capitano aveva deciso che quel giorno c’erano gli allenamenti, così era, e non li avrebbe spostati per niente al mondo –, mentre a Chloe non andava di uscire sotto quella pioggia torrenziale: Hogsmeade era bella col sole che sbatteva contro i muri degli edifici e illuminava le vie, con la neve che la copriva come zucchero a velo, con la nebbia che la faceva sembrare più tetra e misteriosa, ma non con la pioggia, secondo lei. Alla fine s’era imbattuta per caso in Albus, Fred e Charlton che uscivano, e s’era unita a loro... almeno, quella era la sua idea iniziale finché non arrivò qualcuno a sconvolgerle i piani.
           
    « Merda », sbuffò Fred, « ho dimenticato i Galeoni di sopra. Ragazzi, torno subito, davvero! »
    Avevano appena sceso l’ultimo scalino delle gradinate dell’atrio; ignorando Charlie che continuava a ripetere che glieli avrebbe prestati lui – « Andiamo, Fred, per una Burrobirra! » –, Fred fece dietrofront e corse via.
    Albus si lasciò cadere a terra, sospirando.
    « L’hai trovata, poi? » Domandò Charlton.
    Chi? Non poté fare a meno di chiedersi Rose; curiosa com’era, si mise bene in ascolto. Perché, ora che ci pensava, era parecchio che non parlava un po’ con suo cugino: per quanto ne sapeva lei, poteva anche avere la ragazza, ora...
    « Oh, no », Albus si passò una mano tra i capelli, « e non credo sia- »
    « Rose! »
    Liam. Liam. Liam. Rose sentì il suo battito accelerare improvvisamente. È Liam, non può non essere lui!
    « Rose! Buon Halloween, Prefetto! » Liam era in piedi a tre passi da lei, col suo solito sorriso raggiante in volto e Scorpius poco lontano. Niente Calvinson, oggi?
    « Liam! Scorpius. » Li salutò. Aveva chiamato Malfoy per nome? Ma che...? Be’, in fondo chiamare Liam per nome e Scorpius per cognome avrebbe stonato parecchio alle orecchie di chiunque. Soprattutto a quelle di Sarah Calvinson. « Andate a Hogsmeade? »
    « Sì: pensavamo di andare a prendere una Burrobirra... come più o meno metà scuola. Non so se troveremo posto, infatti! » Liam arricciò il naso e sorrise, incerto. Non aveva tutti i torti: gran parte degli studenti si sarebbe rintanata dentro I Tre Manici di Scopa, con quella tempesta. « E Chloe dove l’hai lasciata? »
    « Non vuole uscire! » Rose roteò gli occhi. « Detesta Hogsmeade sotto la pioggia, e a quest’ora probabilmente starà già dormendo. Così- »
    « Vieni con noi! » La interruppe Malfoy, gettandole un’occhiata eloquente. « Così non saremo io e Liam come al solito... No? »
    Liam sembrò entusiasta della proposta. « Già! Andiamo, vieni con noi! Sempre che non avessi un altro appuntamento, ovviamente. »
    Rose rimase paralizzata.
    (Malfoy,) Liam, lei. Tre Manici di Scopa. Stesso tavolo. Vicini. Insieme.
    Inutile dire che non poté non accettare.
 
    La pioggia cadeva tanto fitta che lungo la strada lastricata s’erano formati dei torrentelli; se continuava così, magari, le serre avrebbero potuto allagarsi e di conseguenza Erbologia saltare per qualche giorno. In condizioni normali Rose si sarebbe beata anche solo del pensiero di avere qualche ora di nullafacenza in più... ma quelle non erano condizioni normali. Stava tentando di ripararsi dalla pioggia con Scorpius sotto il suo ombrello – il poveretto, lasciato il proprio casualmente al castello, aveva provato a rubare quello di Liam così da spingere quest’ultimo e Rose sotto lo stesso, ma con scarsi risultati –  e Liam di fianco a lei; parlavano del più e del meno, di tutto ciò che passava loro per la testa tanto beatamente che a stento si ricordava della presenza di Malfoy.
    Giunsero al pub fin troppo presto, e lo trovarono fin troppo pieno di gente. La barista fece i salti mortali per trovar loro – e tutti gli altri mille che aspettavano all’ingresso da chissà quanto tempo – un posto, ma tra turisti e studenti di Hogwarts era un’impresa impossibile; Liam, la cui pazienza era pari a quella che potrebbe avere un Centauro trovandosi Dolores Umbridge davanti, decise di uscire, sostenendo di avere un’idea migliore dello stare lì impalati ad aspettare inutilmente.
    « Allora, cosa proponi di fare? Io al Testa di Porco non ci metto piede, se è questo che pensi. »
    « No, niente Testa di Porco. » Si voltò verso Rose. « Andiamo da Madama Piediburro, no? »


§§§


    Bagnati fradici da capo a piedi, i tre ragazzi entrarono nel locale. La carta da parati lilla a cuori decorata con nastrini viola qua e là sembrò far salire i conati di vomito ai ragazzi, tanto era schifata la loro espressione; loro malgrado si sedettero in un tavolinetto da tre – o meglio, da due, ma con l’aggiunta di un’altra sedia; avrebbe mai potuto Madama Piediburro aspettarsi una tale richiesta? – in un angolo.
    « Andiamo, ragazzi, è un locale come un altro... non è nato come posto per le coppiette, no? Ci è solo diventato dopo. Che importa se stiamo qui invece che altrove? »
    « Oh, Liam, hai ragione: la prossima volta che abbiamo una domenica libera veniamoci insieme », borbottò Scorpius.
    Il resto del discorso non riuscì a coglierlo; l’unica cosa che le riuscì di pensare fu semplicemente che Sarah doveva sapere...
    Il più velocemente possibile lasciò tutto e volò a prendere il cappotto, pregando che Sarah Calvinson non fosse nel posto più impossibile del mondo proprio in quel momento.


Here I am!
Prima di tutto, un piccolo appello: c'è per caso qualche beta che ha tempo di controllarmi i capitoli? Perché ora, con la scuola, mi ritrovo sempre a scrivere/revisionare la fic dopo ore e ore di studio, col cervello in fumo. Ho seriamente paura di pubblicare castronerie improponibili! Bene, se c'è qualcuno che è disposto, mi faccia sapere!Qui o tramite facebook (Oonagh No Efp), è lo stesso :-)
Siamo solo all'inizio ma... Halloween. Accennavo già a qualcuno che ad Halloween accadranno molte cose; una parte sono già qui, altre arriveranno nel prossimo capitolo, altre ancora nell'ottavo (sono tutti pronti, mentre il nove procede più a rilento ;_;).
Chi abbiamo qui? I soliti litigi di Orion e Adhara (sì, mi sono divertita abbastanza a scrivere quella parte, lo ammetto <3); Rose, Liam e Scorpius da Madama Piediburro!; un ultimo POV apparentemente sconosciuto. Eh. Questo è un personaggio un po' così; lo/la conoscerete nel prossimo capitolo. Dovrebbe restare per pochi capitoli, ma non si sa mai cosa deciderà di fare.
Alla prossima! :-)


   

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Capitolo 7
*** Dolcetto o scherzetto? #2 ***


hey the sixth

Sette – Dolcetto o scherzetto? #2

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Un grazie a Sam Ladybird, Duvrangrgata, _nichlillian, ohmymoretz, anise, MYH and ONE; scusate se non ho ancora risposto a tutte, lo farò presto

Ma un grazie speciale a Bess_Black, che mi ha betato il capitolo 

 

 

 

 
            Essere il marito della barista dei Tre Manici di Scopa aveva i suoi bei vantaggi, scoprì quel pomeriggio Orion. Non si riusciva quasi ad aprire la porta del locale, per quanta gente era stipata lì nell’entrata, tutti inevitabilmente in attesa di un tavolo libero. Ma per lui, Vitious e Hagrid non c’erano stati particolari problemi: dopotutto erano con Neville, a loro era bastato prendere il vassoio con le quattro Burrobirre e salire le scale che conducevano al piano superiore – alias casa dei coniugi Paciock – per trovare un posto tranquillo.
            Finalmente comodi, Orion poté assaggiare un sorso della famigerata Burrobirra di Hogsmeade, di cui si sentiva parlare così tanto in giro; si concentrò sul sapore del tutto nuovo di quella bevanda mentre gli altri attorno a lui parlavano.
            « ...Non pensi, Orion? » Gli chiese ad un certo punto Neville, facendolo rinvenire.
            « Come dici? »
            « Adhara. È partita in quarta, quest’anno: a quanto dice, è parecchio avanti col programma. »
            « Oh, sì, l’ho sentito dire anch’io, Septima e Rüf ne parlavano la settimana scorsa: lui non faceva altro che lagnarsi su quanto indietro fosse già, nonostante sia solo fine ottobre. »
            « Rüf è sempre indietro col programma. Lo sarebbe anche se iniziasse a fare lezione a giugno! » Esclamò Filius energicamente. « È sempre stato così, da quando insegno qui. E io insegno da parecchio, fidatevi di me! »
            « Non ci sta studente vivo che non ci abbia avuto Rüf, a Hogwarts. O almeno, io non ne conosco nessuno. » Ridacchiò Hagrid, scolando in un unico sorso un intero boccale di Burrobirra, nemmeno fosse acqua.
            Orion abbassò lo sguardo sul centrino che decorava la tavola: sembrava fatto a mano, probabilmente da Hanna. Forse aveva dei parenti Babbani che le avevano insegnato a lavorare all’uncinetto; che nostalgia. Però era proprio vero che Adhara era partita in quarta: sembrava inarrestabile, quella donna. Riusciva fare cinquemila cose al secondo, e non esaurire le energie; non era per niente sorprendente che fosse già avanti col programma, visto il suo modo di fare.
            « Orion? » L’uomo alzò lo sguardo al richiamo del collega di Erbologia; Hagrid e Vitious, di fronte a loro, stavano continuando a parlare dei vecchi tempi di Hogwarts. « Va tutto bene? »
            « Sì, assolutamente, perché? »
            « Sembrava... è da quando abbiamo cominciato a parlare di Adhara che sei ammutolito. » Fece. « Hey, amico, non è che ti piace? »
            Silenzio. Si poteva sentire il vento soffiare, il vociare del locale al piano di sotto e addirittura il ticchettio della pioggia sui vetri; durò una frazione di secondo, quel silenzio fatto di occhi sgranati... finché Orion non sputò in faccia ad Hagrid tutta la Burrobirra che aveva rimasta in bocca.
            « Merlino, Hagrid, scusami! » S’affretto a riparare il danno fatto con qualche incantesimo, prima di tornare alla domanda di Neville. « Ma no, Neville, no, per carità! Stimo la Sullivan: ha il suo bel temperamento, grinta e testardaggine da vendere; pensa sempre con la sua testa, e questo lo apprezzo, ma... andiamo, non la sopporto. E lei non sopporta me. È palese, amico! Come ti vengono certe idee? »
            « “Dall’odio all’amore il passo è breve”. »
            « Se fossi alto cinquanta centimetri, Neville, non lo diresti! » Esclamò Filius, con la sua solita buffa veemenza.  
            Ma Orion non lo udì quasi. L’unica cosa che fece fu pensare: fosse così semplice.
 

§§§
 
            « Certo che questo posto non si può guardare... » mormorò Scorpius arricciando il naso di fronte a tutti quei fronzoli. « Ora ricordo perché non c’ho mai portato nessuna ragazza. »
            « Perché non ne hai mai avuta una, piccolo Don Giovanni? » Liam gli diede una gomitata.
« Forse avrei preferito stare sotto la pioggia, o a Hogwarts. » Replicò Scorpius, ignorandolo.
            « Quanto sei triste, Malfoy, cerca di divertirti! » Sbuffò Rose. « Dovresti imparare a guardare il lato positivo delle cose: siamo all’asciutto, al caldo, e possiamo anche divertirci alle spalle delle coppiette presenti. Guarda là, per esempio » Rose gli mise una mano sulla spalla, indicandogli il punto aldilà della testa di Liam che doveva osservare, « sapevi di mia cugina Lucy e quel tipo, il prefetto di Tassorosso... come si chiamava... Hanks? »
            « È Banks, Weasley, Banks. Dopo più di un mese devi ancora imparare i nomi degli altri Prefetti? E dire che sono tuoi coetanei, dovresti conoscerli da un pezzo. »
            Rose arrossì a quell’affermazione: in fin dei conti, lei fino a quel primo settembre non conosceva nemmeno Liam. E non si capacitava di come potesse esserle passato inosservato!
             « E comunque no, non lo sapevo. » Aggiunse Scorpius, con una mezza risata.
            Rose sorrise a sua volta. « Ecco, visto? Non lo sapevo nemmeno io. E se non fossimo seduti a questo tavolo circolare apparecchiato con una tovaglia di seta lavanda e puntellato qua e là di fiocchi color lillà non potremmo stabilire gli occhiali di chi sono più ridicoli, no? E io voto per Lucy e la sua montatura di corno – sembrano quelli dello zio Percy. »
            « Non puoi fare un paragone del genere, Rose » s’inserì Liam. « Banks non indossa un paio di occhiali, ma due sfere di cristallo. »
            Rose non riuscì a trattenere una risata. Non certo perché fosse una battuta divertente, anzi, era alquanto pessima, ma piuttosto per come Liam l’aveva pronunciata, lo sguardo e l’aria che aveva – e perché avrebbe riso per qualsiasi battuta il ragazzo avesse detto, qualsiasi.
            « Certo che sei strano, eh. »
            Liam alzò un sopracciglio. « Be’, se è per questo, tu sei più strana di me. »
            Rose avvampò di nuovo e abbassò lo sguardo.
Strana. Mi considera più strana di lui. Ora, il punto è: lui si considera strano? Perché, se non si considerasse strano, di conseguenza non sarei troppo strana nemmeno io, ma se lui stesso pensa di essere strano, oh, allora io cosa sono? Più strana di un tipo che già si considera di per sé strano. Troppo complicato! Dovrò chiedere a Malfoy. Ma se lo facessi sarei strana? Aaaaargh!
            « Hey, è positivo! È... è una stranezza positiva, la tua. Positivo come un test di gravidanza. »
            Rose si sentì congelare. Ma la risposta positiva a un test di gravidanza non è da considerarsi sempre positiva, no? Cioè, non è sempre una buona cosa, no? Quindi siamo daccapo! 
            « Ah, no aspetta. Non è una cosa sempre positiva quella... » Liam si scompigliò i capelli.
            Rose si sentì più leggera di un fiocco di neve. « Sei più triste di Scorpius. » Fece, scuotendo la testa.
            « Positiva. Sì, sei positiva. » Continuò Liam.
            « Ehm, io... dovrei... ecco... andare in bagno! » Esclamò a quel punto Scorpius, sorridendo prima a Liam e lanciando un’occhiata eloquente poi a lei. Scomparve in un batter d’occhio.  
Scommetto che non sa nemmeno dov’è, qui, il bagno.
            « “Eccellente”. » Disse Rose dopo un po’.
            « Uhm? »
            « “Eccellente”. È un voto positivo. Per rimediare al paragone di prima, sai. »
            « Oh, ah, già. Era pessimo, vero? »
            « Abbastanza! » Sorrise.
Io. Liam. Madama Piediburro. Soli. Scorpius Malfoy, meriti un monumento placcato oro nell’atrio della scuola!
            « È che non sono in vena. Di solito sparo cazzate a gogò, ma la pioggia confonde. » Liam arricciò il naso, voltandosi verso la finestra. « Confonde. »
            Era strano, Liam Nott in quei panni. Rose era abituata a vederlo sempre col sorriso e la battuta pronta, quello che appena vede qualcuno che conosce si getta ad abbracciarlo o a dargli pacche su una spalla; solare ed espansivo, sintetizzando. Che gli era successo? « Hey Liam, va tutto- »
            « Liam! » Rose riconobbe la voce che l’aveva interrotta all’istante; squillante più di un campanello, Sarah Calvinson si gettò al loro tavolo seguita diligentemente da quella che Rose riconobbe come Elle Moriarty, Tassorosso, terzo anno.
            « Sarah! » La salutò con entusiasmo il ragazzo. « Elle. Begli orecchini: hai distrutto il lampadario della tua sala comune per procurarteli? Be’, no, è impossibile: è fin troppo bello, quel lampadario. Avanti, sto scherzando, come sempre! » Liam le fece l’occhiolino.
            Be’, doveva esserci lo scherzetto di Halloween, dopo il dolcetto, no? Ma qualcosa mi dice che non scherzi affatto, Liam Nott.
 
§§§ 
 
            Quando Scorpius tornò, trovò due tazzine di porcellana bianche e rigorosamente decorate di rosa sul loro tavolo, e Rose intenta a mescolare qualcosa col cucchiaino. Quando sentì il ragazzo alzò lo sguardo. « Oh. Ti ho preso del tè, va bene? Era l’unica cosa decente del menù, fidati. » Disse.
            « S-sì. Dov’è Liam? » Chiese, sedendosi di fronte a lei, il posto prima occupato dall’amico.
            « È andato via », Rose fece le spallucce, « sono venute Sarah e Elle Moriarty, e l’hanno trascinato via più o meno a forza. Cioè, no, lui era fin troppo consenziente, ma loro la forza l’avrebbero usata, se ce ne fosse stato bisogno. Oh, sì. » Rispose, annuendo.
            Scorpius scosse la testa in segno di disapprovazione. « Quando se n’è andato? »
            « Qualche minuto dopo che te ne sei andato tu. A proposito, erano belle le decorazioni del bagno? Devi essere stato a osservarle parecchio. »
            Sorrise. « Dopo un’attenta analisi durata all’incirca trenta minuti, posso concludere che... no, fanno schifo come tutto qua dentro, ovviamente. » Sospirò. « Scusalo, è un deficiente. Non capirà mai. Piuttosto, se l’avessi saputo, non t’avrei lasciata sola finora. »
            « Neeeeessun problema. Sono sana e salva nonostante gli sguardi taglienti di Sarah, e anche se molti dei presenti mi hanno rivolto occhiate compassionevoli pensando che avessi preso un due di picche, oh, sto bene. »
            « Sicura? »
            « Ah-ah. Piuttosto, ora che siamo soli e non abbiamo niente da fare, puoi anche dirmelo. »
            Scorpius alzò le sopracciglia. « Che? »
            « Del perché mi stai aiutando. Tessa Garfield mi ha detto che, non troppo tempo fa, le hai detto una frase tipo: “Scorpius Malfoy non aiuta mai nessuno”. Ma lo stai facendo, con me. Quindi, perché? »
            Non aveva mai visto Rose così seria. E così abbattuta. Poteva dire che stava bene, ma andiamo, s’era appena vista portar via la prospettiva di un pomeriggio insieme a Liam dalla Piediburro, e non era poco!
            « Se ti dicessi che non lo so? » Sospirò.
            « Non ti crederei. Devi avere un doppio fine per forza, Scorpius Malfoy. »
            Non mi crederesti? « Sarah. Non sai che tortura averla sempre, ogni giorno, appresso. Dovrei staccarmi da Liam per non averla più tra i piedi, ma... non è che il mio cognome sia molto ben visto, a Hogwarts. È quasi sinonimo di “Mangiamorte”. Liam è uno dei pochi di cui mi fidi davvero, e di cui mi possa fidare davvero. E se si decidesse a uscire con qualcuna che non sia Sarah, be’, lei magari prima o poi getterebbe la spugna. O almeno è quello che spero. »
            Era la prima cosa che gli era passata per la testa. E, in fondo, era anche la verità, nonostante non il suo fine primario.
 

§§§
 
            Tutti avevano avuto qualcosa di dolce da quell’Halloween: Audy era riuscito a entrare nelle cucine e portarsi via montagne di cibo che avrebbe condiviso coi suoi compagni di dormitorio quel pomeriggio; Sarah aveva portato Liam via da Madama Piediburro e con qualche scusa ci avrebbe trascorso la restante parte del pomeriggio; Elle aveva ottenuto una sorta di sconto della pena. Lei, invece, non aveva avuto ancora niente; col senno di poi avrebbe fatto meglio a non pensarlo, perché qualcosa le era stato riservato, sì, ma tutt’altro che dolce.
            Aveva individuato la sua vittima, finalmente: stavano insieme dall’anno precedente; erano entrambi illustri studenti; avevano età fin troppo diverse. Ed era il punto che Alex contava di usare per far scoppiare i tanto chiacchierati Lily Potter/Matthew Rogers.
            Cominciò ad appuntarsi tutto ciò che sapeva su di loro: nomi e cognomi, età, Casa, squadra di Quidditch, esami, altezza, peso, misure...
Incredibile quante cose si possono apprendere a Hogwarts se sai chi ascoltare!
            « Alex Lloyd? »
            Chi cazzo mi cerca in biblioteca?!
Alex alzò lo sguardo, per trovarsi a pochi centimetri da quello smeraldo di Albus Potter.
Merda! È il fratello, anche senza leggere il nome dagli potrebbe capire che è Lily la ragazza descritta qui... Cazzo, questo avrà letto la pergamena, e io manco me ne sono accorta!
            La ragazza si affrettò a coprire ciò che aveva appena scritto con altri fogli vuoti. « Che vuoi? » Chiese fredda.
            Albus le porse il cd. « Ti era caduto dalla borsa, così l’ho raccolto... e ho pensato di riportartelo. Poteva farti piacere. »
            « Ah. » Alex glielo prese dalle mani e lo ficcò nella tracolla, assieme a tutto ciò che aveva disposto sul tavolo. « Potevi anche non scomodarti », ribatté; prese la borsa e se la mise in spalla, avviandosi all’uscita.
            « E invece l’ho fatto. » A pochi passi da lei, Albus stava continuando a seguirla, chissà per cosa.
            « Potresti anche andartene, ora. »
            « Potresti anche ringraziare, ora. »
            « Grazie. Contento, ora? Ciao. »  Alex aprì il portone della biblioteca e scivolò fuori, in fretta. Se Albus Potter avesse letto ciò che aveva in programma per la sorella, probabilmente avrebbe trovato il modo di mandarla ad Azkaban.
            « Hey, Lloyd, aspetta! »
            La ragazza si fermò; cercò di calmare l’irritazione crescente che il ragazzo le alimentava, ma invano. « Che altro vuoi?! » Sbottò, girandosi verso di lui.
            « Niente. Solo conoscere la ragazza che mio cugino non mi ha mai presentato. » Il giovane Potter sorrise, apparentemente soddisfatto. « O meglio, che non ci ha
presentato. A nessuno. »
            Alex si sentì mancare per un attimo.
             Louis.



Here I am!
Scusate il ritardo, ma non sapete quanto la scuola mi sommerga... rimango a studiare fino a mezzanotte tutti i giorni, tanto per darvi un'idea ;_; (E poi ci sono i prof che si lamentano se di mattina alla prima ora sbadiglio, ma sorvoliamo.)
Bene, chi abbiamo qui? Elle. Uh, Elle. Di lei non dico niente, lascio pensare voi! ;) E... oh, Alex. Finalmente si scopre il nome del famoso ex ragazzo! Mi aspetto pomodori e/o ortaggi simili, sappiatelo, ma penserò per sempre che Alex e Louis stiamo benissimo insieme. Sono troppo carini, no? Okay, no, piacciono solo a me. Be', non è un problema dato che non stanno più insieme! :')
Il prossimo capitolo sarà pubblicato in una data per me moolto, moooooolto importante. Se tutto va bene, tra dodici giorni esatti!
Alla prossima, dunque ;)

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Capitolo 8
*** Il migliore di tutti gli Halloween. ***


hey the 8th
            Il migliore di tutti gli Halloween.

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Un grazie a Duvrangrgata, Sam Ladybird, _nichlillian, Flaqui, anise; io vi adoro, veramente.

E un grazie speciale a Bess_Black, che dovrà sopportare ogni mio capitolo.









            « Malfoy, non dovevi farmi mangiare così tanto! » Si lamentò Rose all’uscita del locale, aprendo l’ombrello. « Oh Merlino, finalmente si respira. Non ne potevo più di tutto quel rosa e lilla. »
            « Weasley, ti sei mangiata otto muffin. Otto! E dovremmo starci entrambi sotto quell’ombrello, adesso? »  Replicò il biondo con un sorriso beffardo.
            « Appunto! Che aiutante sei, se poi mi fai buttar giù tutto quello che voglio mangiare? E comunque, se non ci staremo, da gentiluomo, sarai tu ad andartene fuori. Anche perché è il mio ombrello, e sei tu quello che non l’ha portato – mossa intelligente, davvero! »
            « Oh, ma sentila! » Scorpius le prese l’ombrello dalle mani e la spinse fuori. « Come se non l’avessi fatto per te. Tie’, bagnati! »
            « Malfoy! Me la paghi! » Rose si avventò sul compagno con tutta la forza che aveva per riprendersi l’ombrello e farlo rimanere sotto la poggia quanto più tempo possibile, ma Scorpius riuscì facilmente ad evitarla facendo un passo indietro all’ultimo momento. Rose perse disgraziatamente l’equilibrio – e non nel senso che purtroppo lo perse, no: lo perse proprio senza un minimo di grazia, sbracciando ovunque per trovare un appiglio e finendo per trascinare anche Scorpius sdraiato sul vialetto, accanto a lei. 
            « Oddio, Scorpius! Va tutto bene? » Gli domandò la ragazza, seriamente preoccupata. La giovane Weasley era un pericolo pubblico, glielo dicevano in tanti, e per un attimo temette che la cosa potesse  fargli rimangiare la promessa d’aiuto.
            Scorpius si rimise a sedere, i capelli ormai completamente attaccati al viso e gli abiti qua e là chiazzati di terra. Per qualche secondo non disse niente; Rose poté chiaramente contare tutte le gocce che cadevano a terra – 'tic, tic, tic, tic, tic, tic, tic, tic, tic' – e solo quando udì la risata del ragazzo scoprì di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo. Si sentì terribilmente sollevata, ancor più di quando aveva scoperto, poco prima, che la sua stranezza era “positiva”; riuscì ad alzare lo sguardo su di lui e si lasciò facilmente contagiare dalla risata.
            « Hey, non ti sarai mica preoccupata? »
            « Chi, io? No! » Mentì spudoratamente.
            « Non sai mentire, Weasley, non sai mentire. » Scorpius le scompigliò i capelli, sorridendo; lì per lì Rose lo prese come un gesto affettuoso, ma solo dopo si rese conto del fatto che le sue mani erano completamente sporche di fango.
            « M’hai sporcato i capelli! Bastardo! »
            « Ferma! Se ti muovi di nuovo rischiamo di finire chissà dove rotolando uno sopra l’altro. » Scorpius rise di nuovo. « Merlino, ti ho fatto passare il peggior Halloween di tutta la tua vita. Prima ho provato a far stare te e Liam sotto lo stesso ombrello, ma ho fallito. Come ho fallito l’intento di lasciarvi soli da Madama Piediburro, perché non ho considerato la probabilità che Sarah avesse spie ovunque. E ti ho anche lasciata sola per mezzora buona. Ho cercato come meglio potevo di farti ridere un po’ per il resto del pomeriggio, ma lo capisco, non sono Liam Nott e... guardaci ora: sporchi di terra, bagnati fradici e doloranti, seduti su un vialetto di Hogsmeade nel pieno del diluvio a un paio d’ore dal banchetto di Halloween. E non dire che potrebbe andare peggio, Weasley: nel cadere ho perso l’ombrello, e chissà dov’è volato ora. »
            « Sì, sei un fallito. Ma, tirando le somme, questo è stato il migliore di tutti gli Halloween... non montarti la testa, è solo perché gli altri erano patetici. Questo almeno è stato movimentato. » Rose sorrise, e così Scorpius.
            « Conviene andare » disse, tirandosi in piedi. « Aspetta, ti do una mano. Non montarti la testa », la imitò, « è solo perché non voglio finire di nuovo a terra! »
            Rose accettò la mano che il biondo le aveva offerto, e lui le fece l’occhiolino.
            Quando finalmente entrarono nell’atrio, oltre parecchie occhiate curiose si lasciarono una scia di gocce d’acqua e d'impronte dietro.
 
§§§
 
            « Bel lavoro, Elle. Diciamo che per questa settimana non mi vedrai più; prendila come una sorta di vacanza, ecco. Sei libera, mia cara. »
            Le parole di Sarah le vorticavano ancora in testa. Quanto era ossessionata quella ragazza da Liam Nott? E quanto era disposta a fare pur di tenerselo per sé sola? Elle se lo chiedeva da un pezzo, e non riusciva a capirlo. Ormai era parecchio che la Calvinson la teneva sotto la “sua ala”, per così dire; ma solo ultimamente le erano arrivati dei comandi del tipo “segui Liam ovunque”, o “osserva le mosse della Weasley” o addirittura “se puoi, fa’ qualcosa, qualsiasi cosa, per dividere quei due”. Così, quando li aveva visti insieme da Madama Piediburro, la prima cosa che le era venuta in mente era stata chiamarla, perché era veramente l’unica che potesse dividerli, in quel caso. E grazie a ciò s’era guadagnata una settimana di libertà, inaspettatamente.
            Sperare di trovare qualcuno la sera del banchetto di Halloween era un’utopia, ma Elle doveva provarci lo stesso. Doveva assolutamente parlare con Hugo: era uno dei suoi migliori amici, e doveva sapere. A quel punto, per come stavano messe le cose, doveva sapere tutto.
            Chiese a chiunque lo vedesse di riferirgli che Elle lo cercava, ma solo due ore dopo riuscì a incrociarlo nell’atrio, quando ormai aveva perso le speranze. Lo trascinò a forza in giardino, con la solita vecchia scusa del « devo parlarti ».
            « Elle », fece Hugo, « sembri preoccupata. Non hai una bella cera. »
            Da che mondo era mondo, il “dobbiamo parlare” era quasi sempre stato seguito da una dichiarazione d’amore, o qualcosa di affine per intensità di sentimenti. Elle immaginava che allo stesso Hugo ogni volta che era stato detto “devo parlarti” da una ragazza fosse toccata una confessione; ricordava qualche episodio risalente addirittura al primo anno. Ciò che sapeva per certo era che mai nessuna aveva fatto seguire a un “dobbiamo parlare” la frase « Potrei dover distruggere tua sorella ». E a Elle costò tanto dirla che, una volta pronunciata, non le sembrò vero di esserci riuscita.
            Hugo trasalì. « Che?! »
            « Potrei dover distruggere tua sorella. Credimi, non è niente che dipende da me... Io ti voglio bene, Hugo, e sai che non farei mai niente che possa ferirti anche indirettamente. E mi conosci, sai che sono sia una buona amica che una buona Tassorosso, al contrario di qualcuno... » Non fu difficile per Hugo capire che Elle alludeva ad Audy Lloyd. Purtroppo.
            Hugo dovette appoggiarsi alla parete che aveva di fianco. « Stai scherzando », sbottò freddo. « Cosa vuol dire che “potresti distruggere mia sorella”, adesso? »
            « È che... Rose potrebbe avere una cotta per Liam Nott. »
            « Oh. Ed è perché ti piace Liam Nott che vuoi distruggerla? Per renderti le cose più facili? Elle, che cazzo stai dicendo? Non ti capisco. »
            « No! Non... non mi piace Liam, affatto. È complicato, Hugo. È Sarah, Sarah Calvinson, ad essere ossessionata da Liam e... potrebbe chiedermi di fare un torto a tua sorella, capisci? Potrei doverle fare qualcosa di male. Molto male. »
            « E perché? » Hugo non aveva abbandonato il suo tono freddo.
            « Perché potrebbe ordinarmelo Sarah. »
            « E da quando prendi ordini da Sarah, tu? Proprio tu? Che l’hai detto poco fa, sei una buona Tassorosso? »
            « Questo è ancor più complicato... e difficile. »
            « Aspetta, Elle, aspetta. Tu mi stai dicendo che Sarah Calvinson, che è ossessionata da Liam Nott, potrebbe chiedere a te di fare del male a mia sorella in qualsiasi modo solo perché forse anche Rose ha una cotta per quello lì? »
            « Esatto. »
            « E, fammi capire, in questo triangolo, tu che cazzo c’entri? Rispondimi: da quand’è che prendi ordini da Sarah? Ci conosciamo da tre anni. Tu fai il gioco sporco per la Calvinson e non me l’hai mai detto? »
            Hugo Weasley in veste gelida la intimidiva parecchio. « No, non da sempre... ma... »
            « Elle, parla. Ti prego. »
            « Hugo, è una faccenda assurda. Sul serio. Non c’entro solo io... e potrebbe rimetterci anche mio fratello, se si sapesse in giro. Ci rimetterebbe soprattutto Leon. È per questo che non te l’ho mai detto. »
            « Elle, lo capisci che io mi sono ciecamente fidato di te, che ti ritenevo una delle persone più leali qui dentro, e ora improvvisamente non so se posso più farlo, vero? »
            Dannato Weasley. Dannati i suoi capelli rossi, dannato il suo sguardo ora così gelido, dannato il sorriso che in quel momento non aveva. « Lo capisco fin troppo bene. E infatti te lo dirò, cosa c’è sotto: ti dirò cos’è, perché mi costringe così a Sarah e perché Leon ne rimarrebbe male. Ma tu... tu devi promettermi che non lo dirai a nessuno. Nessuno, Hugo, vuol dire veramente nessuno. »
 
§§§
 
            Finalmente il banchetto finì, e con esso Halloween e la pioggia che tanto aveva causato scompiglio. Ottobre lasciò il posto a novembre, le giornate diventavano sempre più corte e, proporzionalmente, la temperatura sempre più fredda. Ormai non si vedeva uno studente in giro senza sciarpa e guanti; i focolari erano tutti accesi ma nonostante ciò, soprattutto là sotto, il freddo si sentiva ancora.
            Liam era seduto in sala comune con un libro di Antiche Rune aperto sulle gambe e la voglia di studiare altrove. Poco lontano da lui, Scorpius sembrava appena aver finito il saggio che Rüf aveva loro assegnato circa due settimane prima.
            Era passato quasi un mese, ormai, ma non poteva fare a meno di ripensare al modo in cui aveva lasciato Rose quel giorno, obbligato a inseguire Sarah. Dopo quel giorno non aveva avuto molte occasioni di parlare con la Weasley, né di chiederle scusa; dopotutto gliele doveva, le scuse, e anche parecchie. E le doveva anche un’uscita da Madama Piediburro.
            Fu così che gli venne in mente: Rose avrebbe mai accettato di uscire con lui? Perché ora che ci pensava, non era normale che rimuginasse così tanto su un fatto accaduto un mese prima con una ragazza. E la Weasley era anche piuttosto carina. Ecco, per farsi perdonare, avrebbe potuto invitarla a Hogsmeade il prossimo week-end!
            « Hey, Scorpius. »
            « Mmm? »
            « Secondo te, la Weasley accetterebbe mai di uscire con me? »
            Liam vide l’amico sussultare, e poco mancò che una pozza d’inchiostro macchiasse la moquette della sala comune – fortunatamente aveva i riflessi pronti, e riuscì a raccogliere la boccetta prima che si ribaltasse.
            « Eh?! » Non aveva mai visto gli occhi di Scorpius tanto sgranati e la sua espressione tanto stupita. Era così strano che volesse frequentare una ragazza al di fuori di Sarah? Anzi, era il contrario, forse. Il caso strano era che non l’aveva fatto finora.
            « Secondo te, se le chiedessi di uscire, Rose accetterebbe? »
            « Io... Be’, perché dovrebbe rifiutare? »
            « Grandioso. Vado a cercarla, grazie amico! »


Here I am!
Lo so, dovevo postare una settimana fa... ma nel mio paesino Halloween si festeggia, ed è la festa più importante dell'anno (ok, non dovrebbe esserlo, ma praticamente è così). Siccome questa volta è capitato di mercoledì, hanno pensato bene di farla durare sei giorni, dal venerdì! E io mi sono ritrovata impegnata in più turni di animazioni di quanti avrei dovuto ç_ç
Però ora sono qui v.v E vi lascio anche con una bella sorpresa, no? Liam vuole chiedere a Rose di uscire! Vi vedo già saltare di gioia XD
Elle. Oh, Elle. Elle nasconde un segreto... ma per ora non ne parlerò, è ancora prestino. Però si saprà, non vi lascerò all'oscuro di questo ^^
Il prossimo capitolo... non riesco a promettervi nulla, ma spero di riuscire prima di metà novembre. Ma ripeto, non posso metterci la mano sul fuoco purtroppo ç_ç
Alla prossima, e grazie ancora a tutti!




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Capitolo 9
*** Quante cose non sai di me. ***


hey the nineth  
Quante cose non sai di me.

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Un grazie a SanaXD, Duvrangrgata, Nipotina e BurningIce
E a Bess - graziegraziegrazie! 





            « Secondo te, se le chiedessi di uscire, Rose accetterebbe? »

            « Io... Be’, perché dovrebbe rifiutare? »
            « Grandioso. Vado a cercarla, grazie amico! »
            Erano passati una manciata di mesi, eppure era fatta ormai. Avrebbe avuto la sua rivincita contro Big M¹ da un momento all’altro, e Liam nemmeno se ne rese conto.
 
            Liam stava correndo per Hogwarts da mezzora. Era completamente fuori di testa: tremava, era impaziente e sentiva i battiti del cuore rimbombargli nelle orecchie – questo punto, però, probabilmente era in parte dettato dal fatto che, uscito dalla sala comune, non si era fermato un momento. Ma dove poteva essere Rose? In biblioteca? No, non era la tipa da biblioteca. Amava stare tra la gente: non si sarebbe mai chiusa in un luogo silenzioso dove parlare era vietato. Anche se non l’aveva mai vista studiare, aveva buoni motivi per credere che lei e Chloe ciarlassero tutto il pomeriggio, tra un compito e l’altro. In giardino? Era freddo, però, e Rose soffriva particolarmente il freddo. In sala comune? Oh Godric, no! Come avrebbe fatto a entrare? Però una volta la Weasley gli aveva detto che la Signora Grassa era particolarmente sensibile ai complimenti. Forse, corrompendola un po’...
            Dal punto imprecisato in cui si trovava – aveva girato tanto che non riconosceva più nemmeno quell’ala del castello – cominciò a salire le scale sperando di raggiungere presto il settimo piano e vi arrivò con una strana consapevolezza: conosceva Rose meglio di quanto credesse.
 
            Degli strani vocalizzi risuonavano per tutto il piano; Liam ipotizzò che potesse essere un quadro, e ciò lo condusse davanti all’ingresso della sala comune di Grifondoro in pochissimo tempo.
            « Oh, dunque era lei ad esercitare la sua voce! » Esclamò una volta lì, come se fosse giunto per caso.
            La donna lo guardò di traverso. « Non ti conosco, ragazzo. »
            « Non volevo disturbarla, mi spiace. Ma la sua voce mi ha particolarmente catturato e volevo solo sentirla cantare. » Liam cominciò ad adularla con abilità.
            « Oh, se è così... » La Signora Grassa s’addolcì e cominciò a intonare qualcosa che avrebbe dovuto assomigliare a una nota composizione lirica Babbana, ma che terminò con un acuto che mandò in pezzi i vetri dipinti in un altro quadro.
            « Un’esecuzione davvero... particolare, che dire! Una... personale interpretazione della canzone, sì. » Prima che potesse rispondere in qualsiasi modo a quell’ambiguo complimento, Liam aggiunse: « Lei ha un vero talento, signora, dico sul serio! Dovrebbe sfruttarlo. Non ha mai pensato di esibirsi da qualche parte? Con la bellezza dei suoi tratti e una voce del genere, potrebbe rendere famoso anche il suo pittore! »
            « Oh, ragazzo, sei troppo buono, davvero! Non mi merito questi complimenti, no! »
            « Sa, c’è un mio amico che potrebbe farle avere un posto in teatro... sa, è proprio nella sala comune! Se mi fa entrare, be’, potrei provare a- »
            « Parola d’ordine? » Il sorriso del dipinto si fece ingannevole, e la donna prese a sbattere le ciglia.
            « Io, in realtà... Ma se mi fa entrare ugualmente... »
            Proprio in quel momento, per grazia di tutti i maghi, qualcuno uscì dal dipinto accompagnato da un seguito di risa.
            Liam non poté che sorridere: tempismo perfetto. Chloe.
 
*
 
            L’aria di dicembre era particolarmente fredda e pungente, ma il sole invernale era di una rara bellezza e Matthew preferiva di gran lunga passeggiare accanto al Lago Nero con Lily piuttosto che starsene chiuso dentro un locale come I Tre Manici Di Scopa. Così, nonostante fosse domenica pomeriggio e nonostante Lily dovesse studiare per il giorno seguente, quando James li raggiunse tutto trafelato, erano mano nella mano in giardino a camminare silenziosamente.
            «  Matt, amico, come va? » Lo salutò James, dandogli una pacca sulla spalla.
            I due presero a parlare del più e del meno, delle partite di Quidditch e di altro cui Lily non fece caso. Represse a stento uno sbadiglio. Si sentiva fortemente nauseata: non sopportava James e le sue chiacchiere sul Quidditch, non sopportava Matthew quando gli dava corda dimenticandosi di lei, non sopportava le passeggiate silenziose e calme della domenica pomeriggio, non sopportava non poter essere in sala comune a studiare, non sopportava addirittura il pensiero di dover studiare. Che le stava succedendo? Amava Matt, eppure, in quel momento, aveva solo voglia di incenerirlo con mille fantasiosi incantesimi diversi. Amava il Quidditch, ma avrebbe voluto che non esistesse, così James non avrebbe cominciato a sproloquiare col suo ragazzo. Amava prendere buoni voti, eppure...
            « Sei venuto qui per dirmi qualcosa? » Sbottò all’improvviso contro il fratello, l’unica mano libera stretta a pugno.
            « Be’... io... veramente... sì, ma è una cosa un po’ delicata, Lily. Forse non sei dell’umore adatto per saperlo ora, eh, sorellina? »
            Lily chiuse gli occhi nel vano tentativo di calmarsi; ormai sentiva la pelle dolorante dove le unghie affondavano. Doveva decidere sempre tutto James? « No, voglio saperlo ora. »
            James sembrò non avere altra scelta. « Si tratta di Albus... è stato visto in giro con la Lloyd. La Serpeverde, non la Corvonero. »
            Matt scoppiò a ridere. « Cosa?! Albus e Alex? Ma cos’ha vostro fratello in testa? »
            « E allora? » Ribatté Lily, rigida.
            « Gode di pessima fama, quella ragazza. Dicono che... meglio se te lo risparmio. Forse sarebbe meglio parlare con Al, o avvertire mamma e papà, sai, onde evitare che...»
            « Albus fa quel che vuole. »
            « Va bene, dai, ne riparliamo, Lily. » Prevedendo una sfuriata, James si affrettò ad andarsene prima che la situazione potesse degenerare.
            « Sai, Lily, secondo me James ha ragione: avvertite Harry e Ginny, parlate con Albus, fate tutto ciò che potete per farlo ragionare. Alex Lloyd è un’amica di Sarah Calvinson, e Sarah Calvinson è... be’... se ne raccontano tante su di lei, ecco. »
            « Io non parlo proprio con nessuno, né avverto i miei! Punto uno: chi, voglio sapere chi vi ha detto che Albus e Alex escono insieme? Eh? Nessuno! Non potete saperlo, basta! Potrebbero essere amici, o nemmeno amici, vi pare? Due: da quand’è che tu decidi per Albus? Per me? Ah, già, da sempre! »
            « Dai, Lils, non scaldarti così, calmati... io... non intendevo... »
            « Io non mi calmo! » Esplose. « E non chiamarmi Lils, lo sai che lo odio. O almeno, dovresti saperlo. Ma già, chissà quante cose non sai di me. » Lily abbassò lo sguardo. « Sai che odio il freddo? Sai che sto congelando, ora? Sai che dovrei studiare? Sai che domani è una giornata particolarmente impegnativa per me? Sai che non voglio diventare Prefetto? Né Caposcuola? Sai che mi dà i nervi il fatto che per te esisti soltanto tu? Sai che fino a qualche secondo fa credevo di amarti, e ora non lo so più? »
            Matt era una statua. Non osava battere ciglio, né muovere un singolo muscolo; le corde vocali gliele aveva pietrificate la verità, gli arti l’abbandono.
            Vide Lily andarsene senza l’ombra di una lacrima verso il castello, ma sapeva che sarebbe tornata. Perché era vero, forse non conosceva le piccole cose riguardo la Potter, ma ricordava bene che Lily credeva nell’anima gemella. E lui era la sua anima gemella.
 
*
 
            Liam era finalmente riuscito, con l’aiuto di Chloe, ad entrare nella sala comune di Grifondoro. Le doveva un favore, le doveva un grosso favore. Trovò Rose comodamente spaparanzata su una poltrona rosso e oro, i piedi appoggiati sul tavolino basso di fronte a lei e un libro di Antiche Rune aperto, che sfogliava con parecchia indifferenza. Probabilmente aveva la testa da un’altra parte, perché non si era nemmeno accorta di lui.
            Avanzò a passo incerto, e si ritrovò a pronunciare le parole « Hey, hai da fare il prossimo week-end? » ancor prima di rendersene conto.
            Vide Rose sussultare e sgranare gli occhi. « N-no, non credo... » A fatica chiuse il volume di Antiche Rune e si mi se a sedere più composta.
            « Vieni a Hogsmeade con me? »
            « O - okay! » Replicò lei in fretta.
            « Bene! Sì, insomma... mi fa piacere che... ecco... ci vediamo a lezione, eh? »
            « Sì, a lezione, sì. C-ciao! » Le guance di Rose erano totalmente color porpora, e, da parte sua, Liam immaginò di aver assunto un sorriso abbastanza ebete. La salutò con la mano e uscì, senza curarsi di ringraziare nuovamente Chloe.
              Fuori di lì, per poco non sbatté contro Elle Moriarty, che avanzava nella direzione opposta. « Hey! Ma che... Nott? Perché sei appena uscito dalla sala comune dei Grifondoro? » Elle arricciò il naso.
            « Ho appena chiesto a Rose Weasley di uscire con me », spiegò, come se fosse la cosa più naturale del mondo. « E tu dove vai? »
            « A... A parlare con Hugo », replicò questa.
            Troppo tra le nuvole, Liam non notò quanto bianca era diventata. Né che, sebbene la sala comune dei Grifondoro si trovasse dalla parte opposta, Elle l’aveva appena superato correndo.
 
*
 
            « Alex! »
            Lily Potter e Matthew Rogers avevano litigato. Le ragioni sembravano essere varie: un’opinione discordante su un certo argomento che nessuno sembrava sapere o voler nominare, l’essere troppo bambina di lei, il fatto che Lily non avesse voluto far sesso con Rogers. In tutti i casi, Alex avrebbe dovuto prendere strade differenti, fortemente differenti, per farli separare: avrebbe potuto aver bisogno di Audy, avrebbe potuto far circolare una voce, o addirittura sarebbe anche potuta rimanere ad aspettare che la storia finisse da sé. Doveva scoprirlo il prima possibile; Potter avrebbe potuto dirglielo, forse. Dopotutto, ultimamente le stava particolarmente appiccicato: di sicuro voleva sapere cos’era successo tra lei e Louis quando stavano insieme, ma quello era un argomento di cui lei non avrebbe mai più parlato, e lui sembrava non volerlo capire.
            In tutto quel disordine, Sarah si aspettava un momento libero per ascoltare i suoi piagnistei?
            « Alex, tesoro, devi farmi un favore. »
            « Che vuoi, Sarah? Ho un pelino da fare. »
            « Hai sentito l’ultima? Liam ha chiesto a Rose di uscire! Capisci? Di uscire! » Sarah crollò sulla sedia di fronte ad Alex, sconvolta.
            « Devo scoppiarli? » Domandò la Lloyd, senza alzare lo sguardo dal suo lavoro.
            « Oh, no. A quello posso pensarci benissimo da sola. E comunque non sono ancora una coppia, non c’è niente da scoppiare! »
            Pff. « Allora che c’è? » Alex alzò gli occhi al cielo.
            « Non devi scoppiare loro... devi far innamorare Rose di Scorpius. Così lascerà Liam in pace. »
            « Io non accoppio nessuno, lo sai. Va contro i miei principi. »
            « Lo so, lo so. Ma sai, Elle è amica di Hugo, che è il fratello della Weasley e coetaneo di Lily Potter... cos’è quella faccia, ti serve per caso una certa informazione per scoppiare Potter/Rogers? Che hanno litigato lo so anch’io. »
            Bastarda. « Non posso far accoppiare Rose e qualcun altro? Proprio Scorpius? »
            « Ti sto facilitando solo il lavoro. Quei due sembrano tanto amici ultimamente... Però, se devi ricorrere a filtri d’amore o simili no, punta il più lontano possibile da me e Liam. Prendi, che so, tuo fratello, o chi ti pare. »
            « Ma voglio quell’informazione al più presto. »
            « Manderò Elle in avanscoperta al più presto. »
            « Ecco. »
            Sarah sorrise. « Ma... perché non la chiedi ad Albus Potter? Che c’è, temi che ti lascerebbe perdere se scoprisse che stai cercando di distruggere sua sorella? »
            « Non me ne frega un cazzo di Potter, sia chiaro. È lui che si è appiccicato a me, non io a lui. »
            « Meno male, Lexie, stentavo a riconoscerti... Familiarizzare con un Grifondoro. Be’, dopo che l’avrai usato lo lascerai perdere, no? È abbastanza brutto dover rispondere a chi mi chiede se la mia migliore amica sia la ragazza di quello lì, adesso.  »
            Sì, certo che lo lascerò perdere. Credi che non lascerò perdere anche te, quando avrò finito tutto? Quante cose non sai di me.

¹
Big M = No, non è nessuno di conosciuto. Arriverà tra qualche capitolo e sarà moooolto importante! Per ora vi dico solo che si chiama Michael Mailcognomedevoancoradeciderlo, e quel "Big" è riferito al suo aspetto fisico: è un tipo piuttosto alto e robusto - un armadio, insomma!

Avevo detto prima di metà novembre? E invece è passato quasi un mese D: Sono imperdonabile, lo so. Spero che almeno ne sia valsa la pena :')
Il prossimo capitolo, vi avverto, si farà attendere. Sono in mezzo a uno tsunami incredibile, piena di domande e con un peso sullo stomaco del genere non riesco proprio a scrivere - dovrò aspettare che passi. Però vi assicuro che succederà qualcosa di particolare! ^^



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Capitolo 10
*** Non aveva fatto niente ***


hey the 10
Non aveva fatto niente.

 
  Grazie millissime (?) a Vanilla_Rose, BurningIce, Luce62442,  Bess Black, potter fan, Nipotina, Duvrangrgata.
Vi ringrazierò una per una e risponderò alle recensioni che sono rimaste prestissimo, lo giuro
 
 
 

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            Lily si sentiva stranamente bene, quella mattina. Si era svegliata – non che avesse dormito molto! – senza pensare minimamente al pomeriggio precedente, alla litigata con Matt e a tutte le conseguenze che questa aveva portato; non si erano più parlati. Non l’aveva più visto né cercato: aveva trascorso qualche ora in sala comune, dopo cena, ma di Matt non c’era stata traccia. Dove voleva andare a parare quel ragazzo? Era troppo orgoglioso per ammettere che lei aveva pienamente ragione, che pensava solo e sempre a se stesso? O forse non gliene importava nulla di lei?
           Non si era ancora fatto vivo. E di cose da chiarire ce n’erano tante, visto che non si erano ancora lasciati ufficialmente.
           No, Lily. Non farai tu il primo passo. Non di nuovo. Tocca a lui, questa volta. Pensò con decisione.
           E, stavolta, avrebbe aspettato sul serio, a costo di farla finita.

 
§§§
 
        Dopo tutti quegli anni, Chloe conosceva bene Rose: sapeva che quando aveva buchi nell’orario mattutino se ne tornava sempre a dormire. E quell’anno le andava anche bene, visto che c’era sempre l’amica, di ritorno da Divinazione, a svegliarla.
         Quella mattina Chloe si stupì non poco trovando Rose seduta sul pavimento, a gambe incrociate, con una scatola di Api Frizzole (dolciume di cui la Weasley faceva sempre un’ampia scorta tutte le volte che capitavano a Mielandia) pressoché vuota di fianco a lei e lo sguardo perso fuori della finestra.
Okay, era fuori di sé per l’appuntamento con Liam del giorno successivo, sprizzava euforia da tutti i pori, non riusciva a dire due parole concrete senza sorridere... ma addirittura non dormire?
        « Ciao Rose » la salutò entrando.
        « Chloe... credo di avere un problema. »
        « Hai fatto indigestione di Api Frizzole proprio oggi e domani non potrai andare a Hogsmeade? »
        Rose aveva una strana espressione, un misto di confusione e malinconia. « Credo di essermi innamorata! »
       Chloe alzò le sopracciglia e cadde a sedere accanto all’amica. « Ascoltami bene, Rose. Lo conosci da - »
        « Tanto tempo! »

        « Oddio, hai una strana concezione dei giorni che passano, Rosie, sono solo tre mesi in realtà... quello che volevo dire comunque è che- »
        « Devo rassegnarmi! È un amore impossibile! Ma come faccio, eh, come faccio? Lo vedo tutti i giorni, con quei capelli chiari e gli occhi azzurri... non posso vivere così! Non è possibile! »
        « Ma Rose, domani voi dove- »

    Rose afferrò un cuscino e ci soffocò qualche singhiozzo. « Siamo come Romeo e Giulietta... sai... quei due Babbani che finiscono per uccidersi. »
        « Non li conosco e credo di non volerli conoscere, troppo tristi per me. Ma Rose, qual è il problema? Dovete uscire insieme domani! »
        « Qual è il problema? E lo chiedi anche? Siamo parenti, Chlo, siamo parenti! » Rose chiuse gli occhi e arricciò il naso, quasi a non voler vedere la reazione dell’amica. Poi li riaprì di scatto. « Domani usciremo insieme? Ci hai combinato un appuntamento? »
        « Non ti seguo, Rose. »
        « Tu conosci Charlie! Conosci Charlie meglio di me e l’hai convinto a passare un pomeriggio insieme? »
        Charlie? Ma che... Charlton?! « Merlino, Rose, ma di chi parli?! »
        « Charlton Dursley, ovviamente. Il cu-cu-cu-cugino dei miei cugini. Mi sono innamorata di lui! »
       Il rumore di vari libri caduti a terra attirò l’attenzione delle due ragazze. Poco lontano da loro Lily, un’espressione di incredulità dipinta in volto, le osservava paralizzata. «Rose, ma sei diventata pazza dall’oggi al domani?»
        « Ma quale oggi e domani! Da un’ora all’altra... fino a un’ora fa continuava a ripetermi di non sapere cosa indossare domani pomeriggio, e ora guarda com’è. »
       Lily ignorò i tomi che aveva lasciato cadere e le pergamene che in quel momento si stavano piegando disordinatamente a terra e si avvicinò a Rose, che intanto sembrava essere caduta in uno stato di contemplazione eterea simile a quello in cui Chloe l’aveva trovata. Cercò di scuoterla, ma invano.
      Quando il piede della giovane Potter urtò la scatola azzurro confetto che fino a poco prima aveva contenuto Api Frizzole in grado di rifornire un esercito, Chloe ebbe un’illuminazione. La raccolse e la annusò molto cautamente; non era per niente ferrata in materia, ma l’odore di zucchero caratteristico di quei dolciumi era totalmente assente: ciò, considerato lo stato in cui verteva la Weasley, poteva solo significare che i dolci erano stati imbevuti di un filtro d’amore. Lily, ascoltando la sua teoria, non poté far altro che annuire.
        « Va’ a cercare qualcuno, io proverò a tenerla ferma qui. Merlino, Rose, e dire che ogni occasione è buona perché papà racconti dello zio Ron e il filtro d’amore di Romilda Vane! »
        Chloe sorrise e uscì immediatamente, perché non c’era tempo da perdere. Dal settimo piano corse giù, lungo le scale, senza una meta apparente ma sperando di trovare qualcuno di affidabile cui chiedere aiuto; realizzò dove stava andando solo quando si ritrovò davanti all’imbocco della torre di Astronomia, dalla quale i Serpeverde di quinto anno stavano scendendo fin troppo lentamente.

 
§§§
 
         Scorpius cominciò a sentir odore di guai quando vide Chloe, ai piedi della scalinata che conduceva alla torre d’Astronomia, che si sfregava le mani con fare nervoso, ma non avrebbe mai nemmeno lontanamente immaginato cosa era accaduto. Lasciò Liam indietro per avvicinarsi alla ragazza; sperò vivamente di avere un presentimento sbagliato, che Chloe fosse lì semplicemente per scambiare quattro chiacchiere con Liam o un altro Serpeverde o chi le pareva, ma non doveva essere successo altro.
        « Dimmi che non è successo niente. »
        « Temo di non poterti accontentare. »
    Scorpius alzò gli occhi al cielo: perché la Weasley doveva essere sempre così maledettamente irrecuperabile? Che aveva combinato adesso? A un giorno dall’uscita con Liam!
        « Mi spiace Malfoy, so che è un fastidio, che magari avevi altro da fare, ma ci serve veramente aiuto e non sapevo a chi poter chiedere. »

 
§§§
 
            
        Il giorno prima, mattino presto
 
        Alex uscì senza fare il minimo rumore; attraversò la sala comune senza problemi e si diresse di corsa verso l’atrio, conscia che Audy doveva essere lì da parecchio. Quando arrivò a destinazione, infatti, trovò suo fratello seduto sullo scalino più basso, la testa tra le mani. Alex ebbe un moto di affetto: doveva aver dormito veramente poco per farle quell’enorme favore. Andò a sedersi accanto a lui, accarezzandogli la spalla per avvertirlo del suo arrivo.
        « Oh, Lex, sei qui. » Audy represse a stento uno sbadiglio, estrasse dalla sacca una scatola azzurra legata con un nastro fucsia e la porse alla sorella. « Le Api Frizzole che avevi chiesto », cominciò, riprendendo a frugare, « e questo. Serve l’essenza del ragazzo di cui intendi farla innamorare, ricordatelo. Un capello dovrebbe andar bene... ma “qualcosa di più” sarebbe perfetto, diceva il tizio che me l’ha venduto. Non so bene a cosa si riferisse però. » Continuò porgendole una boccetta di vetro smeraldo etichettata di rosa. Alex provò a stapparla, con un sorriso soddisfatto.
         « E riguardo alla Potter? Sai niente? » Gli domandò.
        « Non ancora. Non posso corrompere Elle, perché è già sotto il controllo di Sarah... potrei provare con Roxanne Weasley, ma dubito che conosca così bene sua cugina. Mi inventerò qualcosa, ma non so se riuscirò a scoprirlo prima di Sarah... lei ha la via diretta per Hugo Weasley. »
        « E io ho Albus Potter. Ma quello lì non vuole parlare, Morgana solo sa perché. Bah, sicuramente non lo sa nemmeno lui – è inutile. »
        « Ma non stai facendo il gioco di Sarah? Voglio dire, se impedisci a Rose e Liam di uscire, la Calvinson ti dirà quello che vuoi sapere su Rogers e la Potter, no? »
       « Io non gioco per nessuno, Audy. Faccio solo il mio, di gioco. Quello che pare a me, non quello che vuole Sarah. » Alex fece una pausa « Impedisco a Liam e Rose di uscire perché non ho tempo da perdere. Ci sono solo due anni, oltre questo, perché quell’imbecille di Nott si decida a uscire con Sarah: non può perdere tempo con altre ragazze, visto che finora non l’ha fatto. Questo è il mio unico gioco. »
        « Capisco... »
        « Grazie, Audy. Ti devo un altro favore. »
       « E siamo a quota diciotto. Me li ripagherai tutti prima o poi, lo sai? » Audy sorrise ironicamente; si alzò in piedi e baciò sua sorella sulla fronte, prima di tornare a dormire. « Ah, Alex », Audy si voltò. « Io e Tessa* stiamo insieme. È ufficiale. »

 
        Giorno stesso, scendendo dalle scale.
 
        Alex stava prestando attenzione a tutto ciò che accadeva attorno a lei meno che ai racconti di Sarah, che quel giorno vertevano sui pavoni che c’erano – lei li aveva visti! – nel giardino della villa dei Nott. Aveva appreso recentemente che due Serpeverde, una del sesto e l’altra del quarto, avevano cominciato a uscire insieme; pareva che fosse stata una ragazza del quinto ad aver combinato l’appuntamento. Ma questa informazione non le bastava: lei voleva i nomi. Così circolava con le orecchie più aperte del solito, tentando di captare ogni possibile frammento di indizio.
        Quello che vide dall’alto della rampa le fece però tornare in mente l’evento del giorno: il piano per scoppiare Liam e Rose doveva aver avuto inizio, perché Scorpius e la Ryan stavano correndo via mentre Liam parlava con qualcuno a lei sconosciuto. Ma non l’avrebbero fatta franca, quei due, no, aveva previsto ogni cosa; si scusò con Sarah e salì le scale verso l’ufficio della Sullivan.


§§§

        L’unica persona che poteva aiutarli, in quella situazione, era un professore. Qualcuno che li avrebbe ascoltati fino in fondo – Rüf era automaticamente escluso –, che non avrebbe sbandierato ai quattro venti la storia – la Vector era automaticamente esclusa –, di cui si potessero fidare ciecamente – Madama Bumb era automaticamente esclusa –. Scorpius stava tentando invano di convincere la Ryan a chiedere aiuto alla Filter, l’insegnante di Pozioni, ma la Grifondoro non si fidava di lei. « È la donna più nervosa e incostante che io conosca! », continuava a ripetere, camminando sempre più velocemente. Scorpius pensò che la loro meta fosse il luogo in cui si trovava Rose, ma si rese conto tardi che stavano correndo verso l’ufficio di Aldebaran; fin troppo tardi per opporsi.
        « Hey, ma è ingiusto! Io non seguo Divinazione, non so che tipo sia Aldebaran. Non possiamo andare da Paciock, che oltretutto è anche un amico di famiglia dei Weasley? »
      
« Ti facevo più intelligente, Malfoy! Paciock lo comunicherebbe subito alla famiglia, Ron si precipiterebbe qui con la prima Passaporta e scatenerebbe il finimondo, e la storia diverrebbe di dominio pubblico. Non dicevamo di tenerla tra noi? Fidati, Aldebaran è- oh, professore! » Prima che Chloe potesse terminare il suo discorso, la testa ricciuta del professore fece capolino dalla porta dell’aula. « Professore, la prego, abbiamo un problema. Si tratta di Rose Weasley – lo so che non è una sua alunna, ma è un’emergenza, deve assolutamente venire con noi! La prego, deve aiutarci! Almeno lei! » Esclamò con foga la ragazza, tanto che il professore fece evidentemente fatica a seguirla.
        « Piano, Ryan, piano. Lo sapevo, non bisogna mai sottovalutare i segni che possono sembrare innocui... ho appena trovato, ripulendo l’aula, delle piume di gufo che erano in una posizione strana, un disegno sconveniente... un cattivo presagio. Che cosa è successo? »
        Sì, come no. Un disegno sconveniente! Andiamo Aldebaran, ci dia una mano e basta, senza ficcare in mezzo quelle sue arti da baraccone. Pensò Scorpius, sprezzante.
        « Guardate che vi ho sentiti! » Una voce risuonò dal fondo della scalinata a chiocciola. « Dunque è vero! »
       Aldebaran si coprì gli occhi prima con una mano e poi con l’altra, l’espressione afflitta. Pochi secondi e finalmente anche Scorpius poté riconoscere chiaramente la voce della professoressa Sullivan, di Astronomia.
       « ...e non sapevo ancora quanto cattivo. Un pessimo presagio, non c’è che dire. » Mormorò il professore con rassegnazione.
      « Ragazzi, che fate ancora qui? Aldebaran, non sei ancora andato a chiamare la Filter? Forza, dobbiamo risolvere la situazione il prima possibile! » Ordinò la donna con fare pratico. Ecco, appunto. L’avevo detto io di andare direttamente dalla Filter!
       « L’avrei fatto, Sullivan, se non fosse che non so ancora cos’è successo! » Ribatté il professore seccato.
      « La Weasley è sotto filtro d’amore. Com’è che non lo sapevi? Non l’hai previsto, stavolta? Oh, mi spiace. » Scorpius rimase sorpreso di quanto la Sullivan risultasse divertita, e, al contrario, Chloe e Aldebaran lievemente infastiditi. « Comunque forza, dobbiamo preparare un antidoto al più presto e concederle il resto del pomeriggio per riprendersi – ne avrà bisogno. Domani la interrogheremo ben bene, e troveremo il colpevole. »

     « Ma Rose è impegnata domani! » Esclamò Scorpius senza rendersene conto. Si sentì tre paia d’occhi puntati addosso subitaneamente. « Sì, insomma, c’è l’uscita a Hogsmeade... lei deve andare... »
        « Oh, mi spiace, signorino Malfoy, che il suo piano di invitare la signorina Weasley a bere un tè da Madama Piediburro sia saltato, ma ci sono delle priorità, e al momento la nostra è quella di assegnare una bella punizione a qualche studente qui dentro. »
        Scorpius non riuscì nemmeno a sorridere per l’allusione alla stanza di Madama Piediburro e al ricordo del pomeriggio di oramai tante settimane prima. Vide solo l’uscita di Liam e Rose crollare in pezzi, e il sorriso di Sarah – e, probabilmente, Alex – dietro tutto ciò. Perché di una cosa era certo: la Sullivan era stata informata da una delle due. E lui non aveva fatto niente per impedire che tutto quel casino accadesse. 
  

               

*Tessa: È Tessa Garfield, la rossa Prefetto di Corvonero nonché amica di Allen Lloyd.


Ora ditemi, ditemi se Audy Lloyd non è figo. Boh, io me ne sono innamorata :') Infatti avrebbe dovuto essere solo una comparsa, ma ora ha una storia tutta sua. Vedrete, vedrete. v.v Anche se penso che molti lo odieranno e non sanno nemmeno quali erano i miei veri piani per lui all'inizio.
Okay, mi farò perdonare dell'enorme ritardo. Il prossimo capitolo è già pronto e arriverà presto; vi lascio un minuscolissimo spoiler :3

Sembrava una bambina. Rose osservava i fiocchi cadere uno dopo l’altro con una gioia infantile. 
Un’allegria che non faceva altro che confondere lo stomaco del ragazzo, già ridotto a una centrifuga. 
Merlino, quello era vischio... perché spuntava sempre dal nulla, lì ad Hogwarts?           


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Capitolo 11
*** Ciò che vuoi tu ***


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Ciò che vuoi tu


 
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  Grazie a Dobby00, Nipotina, Vanilla_Rose e Duvrangrgata :'3
E Bess, come sempre e sempre.

 
 
            « Mi sono svegliata appena prima dell’inizio delle lezioni, così sono corsa via senza passare per la Sala Grande: non sarei arrivata in orario se avessi anche fatto colazione. Avevamo due ore di Incantesimi, poi un buco, che io solitamente uso per dormire visto che Chloe, al ritorno da Divinazione, può svegliarmi. È così ogni venerdì, professoressa. Solo che stavolta, quando sono entrata in camera, ho trovato una scatola piena di Api Frizzole sopra il mio letto. E io amo, adoro, venero le Api Frizzole. E avevo anche una fame incredibile, se posso ricordarglielo per la centesima volta. Quindi le ho mangiate! Pensavo fossero un regalo di qualcuno, che ne so, tanto erano sopra il mio letto, nel mio dormitorio, come facevo a pensare che fossero avvelenate? » Non ne aveva tenuto il conto, ma a occhio e croce quella era la decima volta che Rose ripeteva agli insegnanti ciò che aveva fatto la mattina precedente prima di finire in infermeria; ogni volta il suo tono era sempre più seccato. « Posso andare ora? »
            « Adhara, lasciamola andare, avanti... sono ragazzi, vogliono poter uscire ogni tanto, e i week-end a Hogsmeade sono così pochi... » Cercò di convincerla Aldebaran.
            « Vi ricordo che Madama Chips ha ordinato che Rose rimanga sotto osservazione fino a domani. » La professoressa si lasciò cadere sulla sedia accanto al letto, le mani che le coprivano il volto. Dall’altra parte, l’espressione di Aldebaran era mortificata – gli dispiaceva davvero per tutta quella storia? Forse Rose l’aveva giudicato troppo frettolosamente. Forse Chloe aveva ragione, quando si perdeva nei suoi sproloqui elogiativi su di lui. Be’, coi dovuti limiti, ovviamente.
            « Cos’è che dovevi fare oggi? Andare a Hogsmeade con Malfoy? »
            Hogsmeade. Aveva immaginato quel giorno tante di quelle volte che non bastavano le dita di tutte le sue compagne di dormitorio per contarle. Lei e Liam sarebbero andati da Mielandia, sicuro, com’era sicuro che avrebbero evitato la Piediburro. Ma ora, solo pensare che era tutto andato in fumo... « No, con Nott. » Disse a malincuore.
            « Nott... Nott... Il Serpeverde. » La Sullivan si tirò su di scatto. « Ma Nott non è quello che va in giro sempre con... con... con... »
            « Sarah Calvinson », suggerì Aldebaran.
            « ... con la Calvinson! Io pensavo che fossero fidanzati, ma se così non è... »
            « Sta suggerendo che potrebbe essere opera sua? » No, rifletté Rose, non poteva essere così. Non era nello stile di Sarah... non sarebbe ricorsa a simili sotterfugi, si sarebbe ripresa Liam e basta. D’altro canto, solo la Calvinson aveva un qualche conto in sospeso con lei. E questo scherzetto le era costato l’uscita con Liam. Due punti che riconducevano alla Serpeverde più che a qualsiasi altro...
            « Aldebaran, tu e il tuo occhio interiore non dite nulla? Siete stranamente silenziosi. »
Il professore incassò la frecciata senza battere ciglio. «Il mio occhio interiore vede cose che voi due non potete neanche immaginare.» Sospirò. «Ho già i miei sospetti, diversi dai vostri... ma sistemerò la faccenda a modo mio. Non guardarmi così, Adhara, te ne renderò partecipe appena posso... sempre che tu voglia.»
           
*
 
            Okay, parlare con Mirtilla Malcontenta non era una gran bell’idea, ma era risaputo che amava spiare i bei ragazzi, e Matt era decisamente un bel ragazzo. Lily ci aveva provato, ma non riusciva a ignorarlo del tutto: nutriva ancora qualche speranza che sarebbe tornato da un momento all’altro chiedendole scusa. Per questo voleva informarsi sugli impegni che aveva avuto di recente: era sicura che qualcosa di esterno lo avesse trattenuto, non la mancanza di volontà. Anche perché non avevano ancora rotto definitivamente, erano solo in una sorta di... pausa.
            La Grifondoro si assicurò che non ci fosse nessuno nei paraggi prima di imboccare il corridoio del secondo piano. Superò l’aula di Difesa e altre porte a lei sconosciute, quando però udì dei passi. Paralizzata, si voltò per controllare, senza trovarvi nessuno.
Mi sto inventando tutto. È solo suggestione. Calma, Lily, calma. Nessuno ti sta seguendo e nessuno ti vedrà entrare in quel bagno.
            Continuò a camminare con passo più svelto; aveva quasi raggiunto la sua meta, distava solo qualche metro, quando udì di nuovo dei passi. E stavolta erano passi. Lily afferrò la bacchetta e si voltò cautamente. « C’è qualcuno? » Sussurrò, controllando il più possibile il tono di voce affinché non tremasse.
            Niente.
            Eppure lei aveva sentito, ne era certa.
            Si costrinse a respirare e, cercando di mantenere la calma – perché doveva essere sempre così ansiosa? –, riprese a camminare. O meglio, avrebbe voluto, ma si ritrovò un ragazzo non del tutto sconosciuto a tre passi da lei, il gomito appoggiato alla parete e un sorriso beffardo sulle labbra. Aveva un’aria tranquilla, il Tassorosso, come se fosse sempre stato lì. Lily represse a stento un grido.
            « Sono così spaventoso, Potter? »
            « Perché diavolo mi stavi seguendo, Lloyd?»
            Il ragazzo si inginocchiò davanti a lei, senza abbandonare l’aria furba che aveva. Le prese una mano e gliela baciò. « Non ci siamo mai presentati ufficialmente, vero? Audy Lloyd, per servirvi. »
            Lily continuò ignorando quel pomposo ed eccessivo convenevole. « Non sono la coscienza di Albus: se hai qualche problema con mio fratello parlane con lui. »
            Audy si tirò in piedi, facendo una smorfia. « Non sono qui per parlare di Albus, Alex o chi altro. Sono qui per te, Lily. »
            Lily fece un passo indietro: quel ragazzo si stava prendendo un po’ troppe libertà. « Che vuoi? »
            Audy avanzò, colmando la distanza che la ragazza aveva cercato di frapporre e, ignorando la domanda, le prese una ciocca di capelli e disse: « Lo sai che amo i capelli rossi, io? »
            « Ma tu non sei il ragazzo di Tessa Garfield? » Ecco come conosceva Audy Lloyd: Tassorosso piuttosto anonimo, il ragazzo aveva parecchio successo con le Grifondoro di primo e secondo anno. Erano giorni che non facevano che urlare, in sala comune, del fatto che il “loro Audy” era da qualche tempo impegnato. Veramente impegnato.
            « E tu non sei la ragazza di Matthew Rogers? Ops, tasto dolente, eh? » Audy lasciò i capelli della ragazza e si allontanò.
            Lily abbassò gli occhi e ripeté freddamente  la domanda: « Che vuoi? ».
            « Il punto non è ciò che voglio io, Potter, ma ciò che vuoi tu. » Audy incrociò le braccia al petto e le rivolse un’occhiata quasi di rimprovero. « So perché vuoi andare da Mirtilla Malcontenta. Lo immagino bene. Ma cosa faresti se Rogers dovesse venire a saperlo? Non ci sarebbero più speranze. Ti considererebbe una bambina, come se la differenza d’età non fosse già un problema tra voi. Giusto? »
            « Ora stai per dirmi che mi aiuterai, non è vero? Che anziché farmi andare da Mirtilla, farai tu tutto, animato da Merlino solo sa quale improvvisa benevolenza, senza volere niente in cambio. E poi, a fine lavoro, pretenderai l’universo sotto ricatto. Non ci sto, Lloyd. Lavoro di testa mia, io. »
            « Credimi, Potter, aiutarti è l’ultimo dei miei desideri. » Questa affermazione la colpì tanto che Lily non poté fare a meno di mostrare sorpresa. « Quello che ti sto offrendo non è aiuto gratuito, ma uno scambio. E niente ricatti. Io ti aiuto in un modo, tu in un altro. Facile no? »
            « E come vorresti aiutarmi, scusa? Non ho bisogno dei tuoi ambigui servizi, Lloyd. »
            « Tu e Rogers avete litigato perché hai dei comportamenti infantili? » La provocò. Audy sperava che tutto andasse secondi i piani; proprio come Alex, era estremamente calcolatore. In realtà era una dote di famiglia che non aveva risparmiato nessuno dei tre.
            « Cosa?! » Esclamò la ragazza. « È questo che si dice in giro? Che sarei io quella infantile? Ma per favore! Solo perché è lui quello egocentrico e vanitoso che pensa sempre e solo a se stesso, sono io quella che deve passare da bambina? »
« Avete litigato perché lui è egocentrico? »
            Lily prese un respiro profondo e, ignorando la domanda, fece qualche passo verso il bagno del secondo piano. « Sì. C’è altro che vuoi sapere? » Con un sorriso ironico e soddisfatto allo stesso tempo, la Potter continuò a camminare verso Mirtilla Malcontenta. L’aveva battuto.
            Con lo stesso sorriso ironico e soddisfatto, Audy Lloyd pronunciò un « No, grazie » ben udibile, e si affrettò verso i piani bassi del castello.

*
 
           « Oh, signorino Nott. Si sbrighi, l’orario delle visite sta per scadere. »
            Liam non se lo fece ripetere due volte: superò l’anziana infermiera che gli aveva aperto la porta e si precipitò da Rose, che vedeva essere seduta a leggere qualcosa.
            L’infermeria era calda e accogliente come pochi corridoi di Hogwarts; mentre fuori la neve scendeva in una vera e propria bufera, lì dentro il camino scoppiettava e c’erano ghirlande a ogni angolo, in ogni parete.
            « Hey Rose, come stai? » Balbettò a fatica quando fu poco lontano dal letto dell’amica.
            « Liam! Oh, mi dispiace, mi dispiace tanto! » Rose si alzò in fretta. « Non sai quanto avrei voluto essere là fuori con te anziché trascorrere un pomeriggio con la Sullivan e Aldebaran! Sono mortificata! »
            « Be’, non credo sia la massima delle aspirazioni, trascorrere il sabato pomeriggio insieme a due professori... ma tranquilla, ci saranno altre occasioni, no? »
            Rose annuì debolmente. Liam sorrise. Cos’era quell’improvvisa voglia di baciarla che aveva?
            « Dai, non fare quella faccia, è tutto ok! » D’istinto l’abbracciò. La cosa lo sorprese: perché non ragionava più? Che gli succedeva? E cos’era quel profumo di lavanda? A Rose Weasley avrebbe abbinato la cannella, la vaniglia... invece i suoi capelli profumavano di lavanda. Perso nelle sue elucubrazioni a proposito della lavanda, indugiò più del dovuto nell’abbraccio, che sciolse repentinamente una volta accortosi della terribile gaffe, imbarazzato.
            « Be’... » Tentò di trovare qualcosa da dire, ma invano: il suo cervello era alla mercé della lavanda, del contatto che aveva appena avuto, delle labbra rosee della ragazza che formavano una specie di O, un’espressione sorpresa.
            Prima che  potesse dire qualsiasi cosa, la Weasley esclamò: « Neve! ». Corsero entrambi alla finestra, col naso appiccicato al vetro. « Nevica! Nevica, finalmente! Liam, hai visto? »
            Sembrava una bambina. Rose osservava i fiocchi cadere uno dopo l’altro con una gioia infantile. Un’allegria che non faceva altro che confondere lo stomaco del ragazzo, già ridotto a una centrifuga. Merlino, quello era vischio... perché spuntava sempre dal nulla, lì ad Hogwarts?
            Incapace di frenarsi, la baciò.

 

 

 

     


Con tutto questo fluff mi faccio venire il diabete da sola ;_; Però la zuccherosità (?) di Liam viene compensata dalla parte di Audy – la amo *^* A questo proposito, volevo specificare che Lily aveva capito subito le intenzioni del ragazzo: aveva giustamente ipotizzato che tutto quell’improvviso interesse e quelle domande fossero soltanto mirati a scoprire qualcosa di più su di lei e Matt, e lei l’ha assecondato. Forse potrebbe sembrare strana, da parte di Lily, una scelta simile... non fatemi spoilerare niente però.

Posso dire che al prossimo capitolo verrà svelato uno dei misteri che più affliggono la fan fiction? Posso? Sono troppo emozionata :’) Ho quasi deciso di non scrivere alcuna nota, in quel capitolo, perché sarebbe uno dei miei soliti sproloqui lunghissimi. Okay, ora smetto di scrivere.

Grazie di aver letto :3   

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Capitolo 12
*** Big M ***


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Grazie a: Luce62442, Bess Black, Duvrangrgata, BurningIce, Flaqui, Vanilla_Rose, Nipotina.

I don't want to be another wave in the ocean
I am a rock, not just another grain of sand
(Because we can, Bon Jovi)


A
lex era entrata, come ogni lunedì mattina, in ritardo alla lezione di Storia della Magia che condivideva con i Grifondoro. Albus notò subito che aveva due occhiaie abbastanza profonde e l’aria terribilmente stanca, ma lei liquidò la cosa con un semplice «ho dormito male».

A quell’affermazione il ragazzo sorrise ironico; appena Rüf affondò la testa in uno dei tre volumi impolverati che aveva aperto sopra la cattedra riprese a parlare con la vicina di banco. «Oh, avanti. Se pensi che siano tutti stupidi da non notarlo, ti sbagli di grosso. Con chi hai fallito?»
Alex aggrottò la fronte. «Di che parli, Potter? Non ti capisco.»
«Ah ah, sì, certo.»
Che Potter sapesse? Ma no, era impossibile. Solo i Serpeverde conoscevano quella particolarità di Alex, di come “impiegava il tempo libero” – in realtà, solo Sarah, Liam, Scorpius, il gruppo di Big M al completo, Audy e, purtroppo, Allen.
Eppure, a cos’altro avrebbe potuto riferirsi?
«Cosa vuoi farmi credere, Lloyd? Che non è vero? Che mi sbaglio? Ti prego! So che sei tu la responsabile di metà delle coppie che hanno rotto ad Hogwarts da due anni a questa parte.» Sussurrò. «Quindi ora puoi anche rispondermi. Con chi hai fallito?»
Sapeva, dunque. E se Albus Potter sapeva, voleva dire che solo lui ne era al corrente o era una voce che circolava per tutta Hogwarts?
«Come sai?» Mormorò Alex a denti stretti.
«Ti osservo da un po’.» Albus scrollò le spalle. «Il tuo segreto è al sicuro con me. Non ne farò parola con nessuno.»
“Il ricatto arriverà fra 3... 2... 1.5... 1...”, pensò. Ma Albus non aggiunse altro. Si limitò a tornare a quell’assurda lezione sulla storia dell’origine delle prime comunità Antimagia e congedare ogni chiacchiera con uno dei suoi consueti e disarmanti sorrisi.

*

Adhara si svegliò di soprassalto, quella mattina. La prima cosa che focalizzò fu lo specchio di fronte a sé, che le rifletteva i capelli scarmigliati e l’espressione incredula; ancora sconcertata dal sogno che l’aveva riportata alla realtà, si alzò e si sciacquò il volto.
Era uno dei suoi primi ricordi, quello che aveva rivissuto quella notte. Aveva sette anni, nel suo sogno come nei ricordi, e giocherellava con un astrolabio; puntandolo verso il mese corrente – che era sicuramente autunnale o invernale – aveva letto il nome di una costellazione, Orione. “Quella con le tre stelle tutte vicine!” aveva pensato, e si era subito fiondata alla finestra: nel cielo buio, non si stagliava altra costellazione che quella. Non c’era la luna, non c’erano stelle di alcun tipo, c’era solo Orione.
Adhara estrasse dal cassettone il primo paio di jeans che vide e il primo maglione, che risultò essere blu notte a pois grigio perla. Innervosita da quell’inconveniente coincidenza – perché era una coincidenza! Lei non ci credeva, nel destino, quelle erano robacce da Divinazione e Aldebaran poteva tenersele anche per sé – ne afferrò un altro, azzurro chiaro.
Orione... Dannazione, perché il suo odiato collega doveva avere un nome tanto affascinante? Cercando di ignorare sogno e coincidenza, scese a prendere una tazza di caffè, consapevole che ormai, vista l’ora, la Sala Grande doveva essere vuota.
«Dormito male?» Le domandò qualcuno prima ancora che potesse anche mettere piede nella stanza.
«Posso almeno finire di svegliarmi prima di cominciare a rispondere alle tue irritanti domande, Orion?» Replicò dopo essersi seduta. La tazza di ceramica bianca che aveva appena voltato si riempì di caffè.
Orion si bloccò a pochi passi da lei. «Mi hai chiamato per nome.»
Adhara fece per prendere un sorso di caffè, ma rimase con la tazza a mezz’aria. Che diavolo aveva fatto? L’aveva chiamato per nome? La sua espressione stupita, come i suoi occhi sgranati, si riflettevano perfettamente nel volto di Orion. «Ti sbagli.» Decise posando la tazza.
«Oh, no. Mi hai chiamato per nome.» Orion accennò un sorriso.
Ma che diavolo le succedeva? A forza di pensare a quel sogno l’aveva anche chiamato per nome, lei che insisteva col cognome a spada tratta, quando si trattava di lui? «Ti ho detto che ti sbagli. Ti sembra possibile che io chiami te per nome? Non accadrà mai!»
«Sai, forse non mi odi quanto pensi.»
Questo non poteva reggerlo. «Sai, forse invece sei tu che non mi odi quanto pensi, e continui a sperare che io ti abbia chiamato per nome, Aldebaran, quando sai benissimo che non è così e che così non potrà essere!» Replicò, afferrando le sue cose per andarsene.
«Il punto è che io non ti odio, Adhara.»
E in un attimo fu come se qualcosa di esterno avesse aspirato tutta l’aria che c’era dentro la Sala Grande, lasciandoli senza possibilità di respirare. Adhara abbassò lo sguardo e si limitò a mormorare un «Ecco, appunto» prima di andarsene.
Come erano arrivati a quel punto?

*

Rose non si era mai sentita così.
Così felice, così leggera, così spensierata... okay, no, di pensieri per la testa ne aveva anche troppi, ma erano allegri. Erano quel genere di pensieri che fanno sorridere ogni volta che passano davanti agli occhi, cui è impossibile resistere; quei ricordi così piacevoli che sono sempre fonte d’emozione, che sia felicità o malinconia.
Non c’era il sole, quella mattina, ma il mondo brillava; erano le quattro del mattino quando si era svegliata, eppure non si sentiva per niente assonnata. Era la persona più vitale seduta al tavolo dei Grifondoro.
«Ti prego, Rose, scollati quel sorriso ebete prima che te lo stacchi io a forza», la minacciò James, rannuvolato.
«Hey, Potter, non è colpa mia se sei così negativo.» Replicò lei con una smorfia allegra. «Guarda, anche Al stamattina è sorridente! Sei il solo di malumore, vergognati.»
«È successo qualcosa, Rose?» Domandò Lily con fare indagatore, tentando di distrarsi dal lanciare occhiate alla parte opposta della tavolata, dove Matt stava chiacchierando animatamente con i suoi compagni tra un cornetto e l’altro.
Rose fece per rispondere inventandosi qualcosa quando incrociò lo sguardo di Liam, che le lanciò un sorriso e le fece l’occhiolino.
Lily osservò l’espressione della cugina e poi, seguendo il suo sguardo, si voltò e intercettò quella di Liam Nott. «Non mi dirai che...?»
Rose arricciò il naso e, sorridendo, annuì più di una volta. Lily non riuscì a trattenere un debole urlo di sorpresa e, incurante di quanti ora la osservavano, si alzò e fece il giro della tavolata per correre ad abbracciare la cugina.
«Ma che caz- Al, tu ne sai qualcosa?» Domandò James, irritato da tutto quel buonumore iper-diffuso; Albus tuttavia non lo stava nemmeno ad ascoltare, lasciando morire la sua domanda.
*

-Aprile/maggio del terzo anno di Scorpius

«E così sono andato da lei e gli ho detto-»
«Le», lo corresse d’istinto Scorpius.
«Come, scusa?» Big M si voltò di scatto, la fronte corrugata.
«È una donna. Si dice ‘le’, non ‘gli’.» Replicò a fatica; perché aveva avuto la brillante idea di correggerlo?
«Ah, scusa» disse acidamente il ragazzo, tornando a parlare con i suoi compagni. Liam scoccò a Scorpius uno sguardo di rimprovero e avanzò al fianco del ragazzone, lasciando l’amico indietro.
La combriccola era a metà della rampa di scale, diretta all’aula di Incantesimi, quando una trafelata Rose Weasley intimò loro di spostarsi mentre correva con una pila di libri in mano dalla parte opposta. Scorpius vide Big M farsi da parte e poi Rose misteriosamente inciampare in qualcosa; la rossa si riprese appena in tempo lasciando cadere i libri a terra.
«Sta’ un po’ attenta, Weasley!» Disse Big M ridendo più degli altri; non si voltarono indietro nemmeno per un secondo, continuarono la loro salita come se nulla fosse successo.
«La simpatia...» La Weasley si chinò con l’intento di impilare i libri che aveva perduto, ma li trovò già uno sopra l’altro.
«Lasciali perdere» fece Scorpius prima di correre e raggiungerli.

-La sera in sala comune

«La Weasley è la classica persona che si prende in giro facilmente, non trovate?» Big M tirò fuori dal suo nascondiglio una bottiglia di Vodka Volante che era riuscito a portar dentro Hogwarts, Merlino solo sapeva come.
«È che non si ribella. Le hai fatto lo sgambetto e non ha detto nulla. Né un insulto, né una parola, niente!» Fece qualcun altro ridacchiando.
«Già. Mi piacerebbe provocarla, vedere se reagisce, in qualche modo... Scorpius!»
Scorpius sentì il cuore in gola. Odiava Big M, non l’aveva mai sopportato: quell’aria di superiorità che aveva, come se fosse il Serpeverde più bello e più capace di tutti (quando in realtà era di bellezza ampiamente discutibile), quel suo continuo burlarsi di tutto e tutti e fare il bullo con chiunque... Scorpius non lo soffriva, ma al tempo stesso ne era intimorito. Big M era temuto da tutti, e perciò aveva grande influenza: poteva rovinare la reputazione di uno studente semplicemente schioccando le dita. E quella del giovane Malfoy era già abbastanza in bilico. «Uhm?»
«Che c’è, sei interessato alla Weasley? Oggi sei rimasto ad aiutarla coi libri...»
Scorpius lasciò correre la provocazione e si limitò a scuotere la testa con sguardo apatico.
«Sai, stavo pensando... potrebbe essere il tuo turno di farci divertire un po’.» Big M rimase ad osservare Scorpius in attesa di una qualche reazione. «Scommetto che riuscirai ad uscire con la Weasley prima del settimo anno.»
Scorpius sgranò gli occhi e fece per dire qualcosa, quando Liam gli fece segno di fare silenzio e parlò al posto suo. «Lo farò io. Sarà più divertente.»
«Sarà... più divertente, dici?» Big M sembrò pensarci su un po’. «Bene, dovrà esserlo allora. Sempre fino al settimo anno, eh! Buonanotte, ragazzi.» Big M si alzò e contemporaneamente i suoi due “scagnozzi” lo imitarono, quasi fossero legati a lui da un incantesimo.
«Liam, tu-»
«Zitto, ora parlo io.» Liam aveva un’aria scura e una strana rabbia negli occhi. «Ora tu, piccolo biondino, dovrai aiutarmi, visto che per non so quale moto l’altruismo ho voluto pararti il culo. Hai tempo fino al primo settembre del settimo anno per procurarmi quel cazzo di appuntamento oppure, oltre che tornare a essere lo sfigato totale che eri al primo anno, vorrai scavarti la tomba da solo.» Liam si alzò e, senza aggiungere altro, uscì dalla sala comune.
Da quel giorno smisero di andare in giro con Big M e i suoi. Da quel giorno Scorpius cominciò a dubitare di tutto ciò che aveva attorno: la fratellanza che legava i compagni di Casa, l’amicizia, il fatto che Liam avesse una sua personalità. Capì che era tutta una questione di convenienza: non c’era fratellanza, non c’era amicizia, ognuno legava con chi poteva fargli comodo; Liam non aveva un carattere, cambiava a seconda di come tirava il vento.
Se questa era la casata Serpeverde, lui perché era lì dentro?





Hi guys!
Ebbene sì, ladies and gentlemen (?), non sono morta. Affatto. Sono più vitale del solito. Oh, dovreste vedermi! Un sorrisino ebete dalla mattina alla sera, un’allegria palpabile e milioni e milioni di farfalle nello stomaco, io. Che si stanno divorando tutto ciò che mangio, visto che ho perso un chilo e mezzo e ho dovuto fare un altro buco alla cintura ^^
Allora? Vi chiedevate in tanti perché Scorpius avesse deciso di aiutare Rose, al primo capitolo. Ebbene, ecco qui. Big M. Un nome, una condanna. Oh, ne vedrete, ne vedrete delle belle! Ho già buttato giù mezzo capitolo in cui combinerà un disastro, il nostro povero Michael Minace.
E Liam? Vi dicevo che non era affidabile, che era un idiota. Più che idiota ora posso dirlo: non ha una personalità, diventa ciò che gli altri vogliono che sia. E ciò che a lui rimane più congeniale essere.

«La primavera è la più terribile delle stagioni!», scrive T. Mann in Tonio Krogër. Ebbene, ha ragione. In primavera non si combina niente, non si riesce a mettere in fila un pensiero sensato! Mi sento un po’ Tonio ultimamente, ma non riesco davvero a fare altro che non fare niente. Quindi mi troverò con mille insufficienze da recuperare mooolto presto. Quindi perdonatemi, davvero, prima o poi diventerò una brava ragazza e aggiornerò in tempi decenti ç-ç

Grazie a tutti :’)

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Capitolo 13
*** L'incredibile ***


hey the 13th




Grazie a ChocochanHP, Nipotina, Bess Black e Luce62442  :')

How many times must a man look up
before he can see the sky?
(Bob Dylan, Blowing in the wind)





Se questa era Serpeverde, lui perché era lì dentro?


Scorpius gettò un’occhiata a un Liam parecchio annoiato che, stravaccato sul divanetto della sala comune, aspettava invano che qualcosa di interessante gli passasse davanti.
«Vacanze di Natale in avvicinamento! Non c’è proprio niente da far- hey, amico, cos’è quella faccia?» Gli chiese dopo aver intercettato il suo sguardo. Liam si sedette compostamente e aggiunse: «È successo qualcosa?»
Scorpius abbassò lo sguardo sulla boccetta di inchiostro che stava torturando; se la rigirava tra le dita come se questo potesse dargli un po’ di coraggio. Con una mossa decisa la appoggiò sul tavolinetto e si voltò di nuovo verso l’amico, pronto a parlare. «Senti, è un po’ che ci penso... hai avuto il tuo appuntamento con Rose, ormai.»
«Oh, ne ho avuto più d’uno», lo corresse, alzando gli occhi al cielo con un sorriso stampato in volto. «Rose è fantastica. Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermela fatta conoscere.»
Scorpius deglutì. Nott, non mi rendi le cose facili.
«Ah, devo farle un regalo... un bel regalo, per Natale. Un libro credi che le possa piacere?»
«Dipende dal libro...» Scorpius distolse lo sguardo dall’amico e alzò le sopracciglia.
«A te è successo qualcosa. Non divaghiamo parlando di Rose: dimmi cosa c’è.»
Il ragazzo trasse un respiro profondo – di quanto coraggio c’è bisogno per riportare a galla ricordi che la propria mente lascia sepolti tanto in profondità, per proteggere l’animo! – e, spinto dallo stress emotivo in cui si era trovato ogni volta che aveva incrociato il sorrisetto di Big M in quei giorni, si liberò. «Dicevo, hai avuto più di un appuntamento con Rose. Quando pensi di... di parlare con Big M?»
Scorpius vide Liam sbiancare notevolmente. Notò che le sue mani avevano cominciato a tremare e che la sua fronte era ora imperlata di sudore. Liam stava sudando freddo. Liam che era sempre così composto, stava cedendo. Si passò le mani tra i riccioli biondi, lo sguardo pietrificato dall’orrore. «Cazzo. Cazzo. Cazzo. Sono un coglione. Salazar elfo domestico. Puttana Morgana.» In mezzo a continue imprecazioni di quel genere, Liam si alzò e uscì dalla sala comune, lasciando Scorpius in uno stato di agitazione palpabile.
E ora, cosa sarebbe successo? Big M avrebbe lasciato correre la cosa, finalmente? Avrebbe smesso di rivolgere quelle eloquenti occhiate a Scorpius, che sembravano dire «Tu non meriti di essere qui» o, altre volte, «Se hai la popolarità che hai lo devi a me, non dimenticartelo»? Di Michael Minace si diceva che non dimenticava mai niente. E, probabilmente, quando prendeva di mira qualcuno non lo lasciava andare. Anni e anni prima, Liam si era anche offerto al posto suo, ma l’unico, vero obiettivo di Big M era sempre stato Scorpius.
Alex entrò in quel momento e si sedette dove fino a un attimo prima era stato Liam, interrompendo il flusso di pensieri di Scorpius. «Dove se ne andava Nott così di fretta?» Chiese, sistemando i piedi sul tavolinetto davanti a lei. «Merlino, Scorpius, hai una faccia improponibile. Sembri spaventato, lo sai?»
«Sì, Alex, molto probabilmente lo sapevo anche senza che tu me lo facessi notare.» Scorpius si alzò, deciso a chiudersi nel dormitorio e non uscirne più per un bel pezzo, ma Alex gli afferrò il polso. Scorpius si voltò, però la ragazza continuò imperterrita a masticare la chewing-gum che aveva in bocca senza degnarlo di uno sguardo né lasciargli la camicia.
«Ricordati che, se ti servisse qualcosa, io e Audy siamo bravi a fare casini.»
«Non credo che l’aiuto dei Lloyd mi serva, ora.»
«Non sottovalutarci, Malfoy. Non farlo mai, per alcun motivo.»

*

Lily sorrideva. Sorrideva sempre, in quei giorni, e ne aveva circa mille motivi: c’era il sole, era quasi Natale, presto avrebbe rivisto sua madre, suo padre e Palladipelo (il gatto randagio che aveva adottato dieci anni prima); il lago nero ghiacciato era spettacolare, adorava le montagne innevate, avrebbe staccato da Hogwarts per un bel pezzo. Guai a ricordarle che forse ne era così felice perché non avrebbe rivisto Matt per tutto quel tempo: Hugo faceva ancora i conti con un livido violaceo sul braccio.
Avevano finalmente concluso due strazianti ore di pozioni; la prossima lezione sarebbe stata Cura delle Creature Magiche, per Lily, così le toccò troncare a metà il discorso con Hugo e Elle e andare verso la capanna di Hagrid.
Stava camminando sotto un cielo particolarmente azzurro quando sentì una mano sulla sua spalla; il suo sesto senso le rivelò a chi apparteneva ancor prima di voltarsi.
«Cosa vuoi, di nuovo, Lloyd?»
Un Audy Lloyd comprensivo di divisa da battitore di Quidditch si era unito alla combriccola di Grifondoro che stavano camminando a passo svelto attraverso i giardini.
«Scambiare quattro chiacchiere» replicò il ragazzo con semplicità, scrollando le spalle. «Allora, come stai?»
«Cosa vuoi, Lloyd?»
«Sei sempre così diffidente?»
«Solo con chi se lo merita.»
Audy la fronteggiò con un’espressione particolarmente soddisfatta. «Oh, cosa ho fatto per meritare qualcosa dalla giovane Lily Luna Potter?»
Lily lo ignorò e prese a scendere la collina. «Sai, potresti andartene, ora. Il campo di Quidditch è da quella parte. Di là, vedi? Quel tipo con la divisa di Grifondoro che ci sta venendo incontro ci sta andando; è sicuramente più intelligente di te e saprà guidarti bene. Segui lui.»
«Quanti complimenti. Tutti per Matthew Rogers e per me mai niente, eh?»
Lily si fermò di colpo. Come cazzo aveva fatto a non riconoscere Matt? Gli gettò un’altra occhiata e, a malincuore, constatò che Lloyd aveva ragione. Era Matt, ed era sempre più vicino.
L’aveva evitato per tutto quel tempo... era riuscita perfino a non incontrarlo mai nella sala comune, possibile che ora le toccava incrociarlo nei giardini, così grandi e apparentemente sconfinati?
«Ero riuscita a evitarlo, ci sarebbero state le vacanze... questo è destino, però.» Mormorò.
«No, Potter, questa è sfiga, che è diverso.» Audy le passò un braccio attorno alle spalle e, facendosi ben notare da Rogers, la accompagnò in quel modo per un bel pezzo.
«Sei divertente, molto divertente, lo sai?» Replicò Lily ironica, prendendo senza alcuna grazia la mano del ragazzo e scostando il braccio dalle sue spalle quando furono fuori dal campo visivo del suo ormai ex ragazzo.
«Però il braccio, mentre c’era Rogers nei paraggi, l’hai lasciato, eh?» Audy la fronteggiò nuovamente e si avvicinò pericolosamente al suo volto. Le punte dei loro nasi si toccavano ormai; Lily si sentì terribilmente nervosa, tanto che ‘nervosa’ non era nemmeno la parola adatta per definire il suo stato attuale.
«Matt non ci vede più, ormai, puoi smetterla.»
«Oppure potrei non farlo, che dici?» Audy appoggiò la fronte a quella della ragazza.
«Che hai intenzione di fare?» Lily era pietrificata; si sentiva una mano di Audy sulla schiena, e aveva il volto che era a un niente dal suo.
«Potrei baciarti.» Suggerì lui con uno strano tono di voce che sembrava tracciare linee circolari sulla pelle.
«Oppure potresti non farlo, che dici?» Replicò Lily, cercando di mostrarsi più tranquilla possibile.
Audy si avvicinò ancora di più; Lily temette che avrebbe tentato davvero di baciarla. Eppure la cosa che la spaventava più di tutte era che lei non stava facendo niente per impedirlo.
Sentì le labbra di Audy sulla pelle della guancia; vi sostarono per un tempo indefinito, al termine del quale Lily rigettò fuori tutta l’aria che aveva trattenuto nei polmoni e aprì gli occhi – non aveva nemmeno notato di averli chiusi.
«Hai vinto, Potter.»
Audy si allontanò di qualche passo poi, istantaneamente, si voltò. «Sei in ritardo per la lezione.»
«Già, chissà per colpa di chi.»
«Vieni con me.» Con un ampio sorriso il Tassorosso le tese la mano. «Tu sei in ritardo e io non ho voglia di sorbirmi un allenamento per niente, sono solo una riserva. Andiamo, vieni con me.»
Lily, ancora in balia del vortice di emozioni che il suo corpo aveva retto in una sola mezz'ora – gioia, serenità, frustrazione, seccatura, sgomento, paura, terrore, sollievo e qualcos’altro di non meglio identificabile –, si trovò a fissare la sua mano pallida e a pensare che le sue dita lunghe erano decisamente più belle di quelle tozze di Matt.

*

Rose e Chloe stavano rientrando a Hogwarts proprio in quel momento, ormai stanche di passeggiare senza meta per i giardini col solo scopo di tenersi lontane dai libri, quando videro in lontananza un biondino dialogare a toni accesi con un tizio di colore che non faticarono a riconoscere come Big M. Cercando di tenersi a una “distanza di cortesia” si avvicinarono, timorose di una potenziale rissa visto il soggetto coinvolto; riuscirono ad udire solo flebili brandelli di conversazione e da lì riconoscere chi il biondo fosse, prima di uscire allo scoperto.
«...e più divertimento sarà... così, e te la sei cercata.»
«...era diverso...! Le circostanze... volta... capisci?»
«Liam?» Mai Rose si sarebbe immaginata che Liam, proprio Liam, conoscesse Big M tanto da trattenersi con lui a parlare nei giardini. Immaginava che si conoscessero, vista la comunanza di Casa, e che pure si parlassero, magari, ma non in quel modo. Big M non era uno affidabile, lo sapevano tutti; era piuttosto da temere ed evitare. Liam era forse nei guai con quel tipo?
«Rose!» Liam le corse incontro e le diede un leggero bacio. «Hey, M, lei è Rose.» Liam fece scivolare la sua mano in quella di Rose e la tenne stretta.
Big M le tese la mano. «Michael. Michael Minace. Ma tutti mi chiamano semplicemente Big M, per ovvi motivi.» Michael abbassò il capo in quello che forse avrebbe dovuto essere un lieve inchino mentre Rose, dal canto suo, si limitò a sorridere, un po’ turbata.
«Be’, allora vi lascio agli affari vostri. Ci vediamo ragazzi.» Big M passò loro avanti e, prima di andarsene definitivamente, poggiò una mano sulla spalla di Liam e mormorò: «Ricordati ciò che ti ho detto, amico.»
Liam mosse qualche passo nella direzione opposta, mantenendosi silenzioso. Rose non osò parlare né tantomeno chiedergli se potevano entrare nel castello, ora, e magari raggiungere la povera Chloe che aveva lasciata sola; aspettò che fosse lui a dire qualcosa, fornire qualche spiegazione magari. Ma Liam non lo fece, così toccò alla ragazza informarsi. «Cosa ti ha detto Big M che devi ricordare?»
Liam alzò il capo verso la ragazza e sorrise. «Niente di che. Un consiglio... per una certa cosa che riguarda noi Serpeverde. Mi spiace, Rose, non posso rivelartelo.» Le baciò la fronte. «Vorrei, non sai quanto vorrei, ma... te l’ho detto, riguarda noi, non è giusto nei confronti degli altri coinvolti se te lo dico, capisci?»
Rose si limitò ad annuire. Liam appariva turbato, fin troppo; escluse a priori che stesse mentendo, era impossibile. Che motivo ne avrebbe avuto?
Erano arrivati all’entrata del castello. Probabilmente la maggior parte degli studenti cominciava ad appropinquarsi ai propri tavoli per la cena, mentre altri dovevano ancora terminare i propri compiti e avrebbero fatto tardi.
«Volevo chiederti una cosa...» Liam cominciò a contorcersi le mani, nervoso come mai Rose l’aveva visto. «È un po’ che usciamo insieme, che sediamo vicini nelle lezioni in comune... che ci frequentiamo, ecco. »
Rose si sentì avvampare; immaginava già quello che Liam stava per dire e il solo pensiero le faceva rimescolare il sangue. Come avrebbe potuto mangiare qualcosa a cena se quel ragazzo le riempiva lo stomaco di tutte quelle farfalle?
«Magari è ora di ufficializzare la cosa, no?»
Incapace di dire alcunché Rose lo cinse in un abbraccio forte, che parlava da sé. Rimasero in quella posizione, lei con la testa appoggiata al petto, dove sentiva il cuore battere, lui che le accarezzava i capelli, per un tempo indefinito, che entrambi sperarono diventasse l’eternità.
Rose lo baciò con dolcezza; senza smettere di sorridere, mano nella mano, entrarono in Sala Grande quando gran parte della scuola – professori compresi – era già a sedere. Ma la cosa non li scalfì minimamente.
Era un sogno. Era un sogno e contemporaneamente la realtà; era l’incredibile. E Rose doveva solo ringraziare Scorpius Malfoy.


People!

Stanno cominciando a succedere un po’ di cose. La mia mente è in fermento, ho già tutto chiuso nel mio cervellino! Tutti i prossimi avvenimenti! Ah, mi sento vagamente potente v.v Forse è complice la non-primavera di fuori. Okay, sul capitolo non ho niente da dire, tranne quello ‘Scorpius Malfoy’ finale: mi sono sentita un po’ cattivella a terminare la parte RosexLiam con nome e cognome dell’unico ragazzo che davvero shippo con la Weasley, ma dovevo. Comincio a capire perché secondo tutti sono una Serpeverde forse (?)

Grazie a tutti :’)

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Capitolo 14
*** Outsider ***


hey the 13th




Grazie a VexDominil, Nipotina, Miri Weasley, BurningIce, Coccinella Allegra, Flaqui, OneDirection2001  :')


Di questi tempi noto spesso
quanto le mie scelte vadan dritte, ma all'inverso
non è il gusto dell'opposto
 non è anarchismo
ho semplicemente scelto di essere me stesso!

(The Sun, Outsider)






    Le vacanze di Natale erano prossime, ma la mole di lavoro non diminuiva affatto ad Hogwarts. Si poteva annusare il profumo delle feste in ogni angolo del Castello, nel più buio e irraggiungibile anfratto dei sotterranei si sentiva quell’inconfondibile odore di relax, mattinate trascorse in casa sotto le coperte e, soprattutto, distanza da Hogwarts. Ciononostante la maggior parte degli studenti, consapevoli della fine di quella parte dell’anno, era china su pergamene di compiti e gli stessi professori si trovavano spesso confinati nell’ufficio della preside in assemblea, dopo estenuanti ore di lezione.
    In quel momento i professori erano tutti riuniti attorno allo stesso tavolo, ma non per discutere di questioni scolastiche: si stavano godendo a pranzo le ultime ore di libertà prima delle lezioni pomeridiane e un’altra inevitabile assemblea.
Orion e Neville arrivarono, l’uno proveniente dalla Torre e l’altro dalle Serre, quando i piatti erano già in tavola e tutti stavano mangiando. Con respiro corto si sedettero come al solito l’uno accanto all’altro.
    «Che fai, non mangi?» Domandò Neville al compagno, che stava fissando il piatto con uno strano sguardo.
    «Come mai sei arrivato in ritardo, Neville?» Replicò Orion sviando la domanda.
  L’insegnante di Erbologia rimase sorpreso. Non era raro che arrivasse in ritardo, soprattutto per pranzo: spesso si ritrovava a dover predisporre in anticipo le piante che avrebbe usato nella lezione pomeridiana successiva, o rimettere tutto in ordine. Per di più, le serre non erano proprio dietro l’angolo. «Tu piuttosto, perché sei arrivato in ritardo?» Aggiunse alla sua spiegazione.
    «Ho avuto qualche problema in classe» Rispose evasivo, rimescolando ciò che aveva nel piatto e finalmente prendendo qualcosa da mangiare.
    «Va tutto bene, amico? »
    Orion si voltò verso Neville, in modo che, essendo questi l’ultimo della tavolata, nessun altro potesse vedere né sentire ciò che stava per dire. «Oh, sì. Ma c’è qualcuno che crede di avermi spaventato disegnando col mio cibo dei caratteri sfavorevoli, nemmeno fossero i fondi del tè. Dunque lasciamogli pure credere che io non sappia riconoscere uno scherzo dalla vera divinazione, no?»
    «Questo è un colpo basso. Non dovresti lasciare che ti prenda in giro così, chiunque sia l’artefice di questo.»
    «Oh, no. Sarà divertente. Guarda Adhara come se la ride con Jefferson. Sarà divertente.» Ripeté, mangiando ancora.
    «Non sarai mica geloso?» La buttò lì Neville, con apparente indifferenza.
    «Io? Di Jefferson? E perché? Ma per favore!»
    «È un po’ che non vi parlate, in effetti, voi due – tu e Adhara, intendo. E ora lei ha cambiato posto a tavola, siede vicino a qualcun altro... Non mi dirai che è successo qualcosa?»
    Effettivamente si erano parlati raramente da quella mattina in Sala Grande, Orion e Adhara. Non che si evitassero... lui non la evitava almeno... lei lo evitava! Non ci aveva fatto caso prima. Lei lo stava evitando! E chissà perché, poi. Insomma, erano colleghi e avevano avuto una singolare discussione singolare. Adhara era una donna molto suscettibile, dopotutto.
    «Nah, assolutamente niente degno di nota.»
    Non era geloso. Non lo era affatto.
    Però un po’ i battibecchi con Adhara gli mancavano. Sì, insomma, erano divertenti.

*

    Albus Severus Potter sembrava essere dotato di poteri divinatori, oppure era un Legilimens molto capace: qualsiasi cosa Alex tentasse di nascondergli, il moro lo scopriva sempre. Prima aveva scoperto come occupava il 70% del suo tempo, ora se ne era appena uscito con una frase che fece tremare Alex e la costrinse ad aggrapparsi al muro per non cadere giù. Ma era la reincarnazione di Merlino o il figlio di Harry Potter, quello che aveva davanti?
    «Allora? Ti ho fatto una domanda. Alle domande solitamente si risponde.»
    «Eh?» Alex era rimasta fossilizzata all’affermazione precedente, incapace di ascoltare altro.
Qual era il segreto di Albus Severus Potter? Perché aveva deciso di appiccicarsi a lei in quel modo? Con quale strano potere riusciva a scombussolarle l’esistenza in quel modo? Mille fatture e altrettanti incantesimi si affacciarono alla mente della ragazza che, per evitare una buona dose dei guai che ne sarebbero conseguiti – e anche perché, infondo, considerava Albus suo amico, benché fosse molto restia ad ammetterlo – evitò di scagliargli.
    «Ti ho chiesto», ripeté Albus, «come hai intenzione di vendicarti di Sarah¹. E non guardarmi così, ho solo fatto due più due.»
    «Perché? Perché devi essere sempre così ermetico?» Sbottò Alex. «Sherlock Holmes, il mago più brillante del secolo, o forse abile studente di Divinazione che non frequenti? Cosa sei, Albus Potter? Mi hai avvicinata contro ogni consenso, hai scoperto cose di me che nessuno sa... e rimani sigillato come una zip.» Sospirò. «Io giuro che non ti capisco.»
    «Non c’è molto da capire in me, Alex Lloyd. Sono perfettamente nella norma, niente è di spicco in me. Non sono popolare come James o intelligente come Lily. Non sono uno dei migliori giocatori di Quidditch del mio anno né una futura promessa del Ministero della Magia. Non sono niente tranne me stesso. Non ho etichette e non aspiro a farmene. Preferisco mille volte rimanere lo sfigato che nell’ombra dei suoi fratelli osserva il mondo... Preferisco mille volte non comportarmi come gli altri si aspettano che io mi comporti. Non c’è niente da capire tranne questo.»
    «Se fosse veramente così non avresti cominciato a perseguitarmi»
    «E se fosse una persecuzione, come dici, mi avresti allontanato diverso tempo fa.»
    Alex sospirò. «Non hai risposto, comunque.»
    Albus la guardò con aria interrogativa, come se si fosse già dimenticato la domanda.
    «Perché?» Ripeté Alex.
    «Ah, quello. Quello è stato un incidente di percorso.» Albus abbassò lo sguardo per sottrarsi ai gradi occhi azzurri di Alex, indagatori come mai prima. «Non era nei miei piani», si sforzò di fronteggiarla, «innamorarmi di te.»
    Albus Severus Potter era un ragazzo perfettamente nella norma, che viveva nell’ombra dei suoi fratelli al riparo da etichette insostenibili. Eppure aveva appena fatto uno sgarro. Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui. Qualcosa che avrebbe portato il suo nome di bocca in bocca, che era proprio ciò che cercava di evitare. Ma al momento era ciò che gli importava di meno.
    «Tu... cosa?!»
    «Andiamo. Hai capito. Mi sono innamorato di te.»

*

    Il caso, il destino, il fato, le coincidenze, la natura, i Fondatori, qualunque cosa governasse il precario equilibrio di Hogwarts non aveva ancora finito di sorprendere Alex Lloyd quel giorno. Non era servito a niente dileguarsi con una scusa davanti a quella pesante affermazione, mi sono innamorato di te, no, ciò che l’attendeva sarebbe stato anche peggio. E lei nemmeno lo sapeva.
    Aveva lasciato Albus in corridoio, decisa a saltare la lezione verso cui si stavano dirigendo insieme. Non avrebbe potuto sopportare di starsene seduta accanto al Potter senza niente da dire, senza una parola, perché da qualsiasi cosa sarebbe nato imbarazzo. Sì, ecco, imbarazzo. Era imbarazzata, tremendamente. Fino a quel momento aveva pensato che Albus per lei fosse solo il Potter che la perseguitava, quello con cui trascorrere tranquillamente le mattinate a lezione – tranquillamente, sì, salvo le sorprese a quanto pareva non infrequenti che Albus Potter riservava al mondo –, ma niente più. Ora invece si vergognava, si vergognava di incontrarlo, di parlarci, di camminare con lui in corridoio o in giardino, di considerarlo suo amico. In un attimo aveva visto il loro rapporto crollare in mille pezzi; sentiva di non potersi più affidare ad Albus come prima avrebbe naturalmente fatto. Aveva solo in quell’attimo capito quanto dipendesse dal Potter.
    Hey, non poteva permettersi di piangere. Non lei.
                Con gli occhi e la testa rivolti in basso Alex correva il più lontano possibile dall’aula di Incantesimi, dal castello, dagli studenti. Arrivata all’atrio si sentì per un secondo spaesata, non sapendo dove potersi rifugiare, ma in un secondo decise di correre verso i sotterranei e il suo dormitorio, nella speranza che tutti fossero a lezione. E fu allora che, come un cataclisma, il secondo accadimento della giornata si abbatté su di lei.
    «Alex Lloyd.»
    Alex si voltò al sentire quella voce vagamente familiare pronunciare il suo nome.
    «Dove stai andando?»





¹come hai intenzione di vendicarti di Sarah: ricordo che è stata Sarah a mettere in crisi il rapporto tra Louis e Alex, fino poi a farli lasciare definitivamente. Ricordo anche che è per questo che Alex “scoppia” chiunque le capita a tiro: aspetta che Sarah si fidanzi con Liam per poi vendicarsi ;)


Mi sento cattiva.

Mi sento molto cattiva.

(1) per quello che succede OhmyAlbus çwç e (2) perché sono in superritardissimo. (A questo proposito, scusate, ma sono potenzialmente morta - una storia lunga che ha a che fare con una cotta tremenda, credo che questo basti a far intendere in che stato sono ç-ç).

Anyway, sappiate che ho appena finito di scrivere un capitolo Rose/Scorpius. Perché in 93284059 me lo chiedevate (checccare, siete dolcerrime :'3),  e sarà il prossimo. A proposito, è un capitolo superfAIgo, vi avverto. Anzi, vi lascio pure uno spoiler, perché è il mio capitolo preferito finora. 

«Scorpius, io sono carina?» Gli chiese, lo sguardo fisso all’orizzonte.

Grazie a tutti :’)

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Capitolo 15
*** Alea iacta est ***


 
 
 
 
 A Bess, perché è la beta migliore del mondo e un tesoro immenso. E una figa, perché mi ha pure fatto il banner di inizio capitolo.
A BurningIce, coccinella allegra, VexDominil, Elvass, Anonimadelirante che ancora, nonostante io sia pessima nel rispettare le scadenze e rispondere alle recensioni, mi seguono e recensiscono.
Abbraccio tutti :3

 
 
 
            «Alex Lloyd.»
            Alex si voltò al sentire quella voce vagamente familiare pronunciare il suo nome.
            «Dove stai andando?»



             «Non è affar tuo, Weasley.»
            Alex non aveva dimenticato. Era passato tanto, tantissimo tempo da quando erano stati insieme, ma Alex non aveva dimenticato un millimetro quadro di Louis. Eppure stentava a riconoscerlo. Aveva perso la sua caratteristica vocina squillante da bambino, non aveva più le guancie pienotte come allora e gli si intravedeva un accenno di barba. “Tutto questo tempo ha lasciato più segni su lui che me”, pensò Alex.
            «Lo è. Perché abbiamo Incantesimi insieme adesso, e l’aula non è certo nei sotterranei ma al terzo piano, dal quale non è mai stata spostata. Se ti serve posso procurarti una mappa del castello.» Replicò il biondo, il tono di superiorità marcato.
            “Fottuto Prefetto”. «Sto tornando in dormitorio, io-»
            «'Ho dimenticato una cosa', vero? Be’, in questo caso arriverai tardi a lezione come tuo solito, e sarò costretto a segnalare questa tua mancanza a Nott o Malfoy per l’ennesima volta. Ma, visto che ti conosco abbastanza bene, stai meditando di saltare la lezione, e non posso permettertelo.»
            Visto che ti conosco abbastanza bene.
            «Louis, non è il momento.»
            Alex fece per dirigersi verso il dormitorio ma Louis, deciso a impedirglielo, si frappose fra la ragazza e la scalinata che conduceva al sotterraneo.
            «Alex,» cominciò, mettendole una mano sulla spalla, «lo so che mi ripeterai ancora che non è affar mio e anzi, aggiungerai pure che sono un prefetto del cazzo, un fottuto perbenista che pensa soltanto a reggersi sulla sua carica, ma devo dirtelo. Sono preoccupato. I tuoi comportamenti non sono visti bene dalla maggior parte degli insegnanti che anzi spesso hanno da ridire sulle tue mancanze riguardo al corretto modo di indossare l’uniforme, l’orario di inizio lezioni e la frequenza delle lezioni seguite. Allen non vuole ammetterlo, non vuole parlarti, ma teme per la tua promozione e i tuoi G.U.F.O. Dice che i tuoi non ti farebbero ripetere l’anno e anzi, verresti ritirata e iscritta a una normale scuola Babbana. Ciò non può importare a te, ma importa a me, a tua sorella, alla tua famiglia.»  Louis sospirò. «Alex, tu... è tutto okay?»
            «Sì», replicò in fretta e con un’espressione vacua stampata in volto, «sì, mai stata meglio.» Con un movimento secco della spalla scostò la mano di Louis e, raccolta la tracolla – quando le era caduta? –, si diresse a passo veloce verso la sua stanza, prima che qualcosa, o qualcuno, potesse nuovamente scombussolarle l’esistenza.
 
*
 
            «Hey Lu’, se io avessi freddo?»
            «Vuoi davvero che ti risponda quello che ti dico ogni santa sera, Rose?»
            «Ma io odio le ronde!»
            Come ogni sera, Rose Weasley e suo cugino Louis si trovavano, com’era loro dovere, a camminare per tutto il settimo piano fino a tarda ora. Rose aveva imparato ad amare il suo incarico di prefetto; sì, insomma, c’erano tante responsabilità che, diciamocelo, non si adattavano a una persona estremamente distratta come lei, ma le piaceva l’idea che c’era davvero qualcuno che faceva affidamento su Rose Weasley, ed era questo a spronarla maggiormente. Ma se c’era una cosa che odiava, erano le ronde notturne. Perché primo: non poteva stare in compagnia di Liam, che era al piano terra; secondo: c’erano spifferi ovunque in quel castello e la sera erano veramente insopportabili e terzo: Louis aveva una parlantina inarrestabile. Anche peggiore dello zio Percy.
            «Louis?»
            «Che c’è?»
            «Che hai?» Quella sera Louis Weasley era particolarmente silenzioso. Il che non era strano, di più. Rose avrebbe voluto mordersi la lingua; cosa le saltava in mente di stimolare la conversazione con suo cugino, una volta che stava beatamente in silenzio?
            «Niente.»
            «Okay, c’è qualcosa che non va.»
            «Ti dico di no.»
            «Sai, forse dovresti parlarle.»
            Louis sgranò i suoi grandi occhi azzurri in direzione di quelli scuri della cugina. «Eh? Con chi?»
            «Con lei. Chiunque sia. Se hai un problema, dovresti parlarle. Se stai qui a rifletterci perderai solo tempo.»
            Louis sorrise di un sorriso amaro. «Fosse così facile, Rose. Fosse così facile.»
            Rose si accasciò a terra, stringendosi sempre più nella giacca della divisa. «Sai, se ci pensi non è difficile. Si tratta di fare una cosa che sai ben fare, che è parlare. Andare da lei, camminare nella sua direzione, e poi parlare, ordinare le lettere in modo che ne esca qualcosa di senso compiuto. Tecnicamente non è difficile. Devi solo volerlo. Quello, quello è difficile.»
            «Per te è tutta una favola. Sei una bella ragazza, non devi aver paura di un rifiuto, piaci a tutti. Per te è così facile, Rose... Ma esistono anche persone per cui non è così. Gente nascosta nell’ombra. Gente che viene disprezzata, spesso, per come è. E sai, è difficile mostrare qualcosa agli altri quando hai paura di farlo vedere anche a te stesso.»
            «Hey, non è facile nemmeno per me! Cosa credi? Anche io li ho avuti, i miei rifiuti!» Scattò, punta nel vivo.
            Louis alzò un sopracciglio. «Ah sì? Vai, elencameli. Ascolto.»
            Rose tacque, la mente improvvisamente vuota.
            Era stato veramente sempre tutto così facile, per lei?
 
*
 
            Quando Rose aveva mentito a Liam, Scorpius non immaginava niente del genere. Incrociatolo nei giardini, la Weasley aveva detto al suo ragazzo che no, non era lui che si era fermata ad aspettare lì, sapendo che Serpeverde sarebbe tornato dalla lezione di Cura delle Creature Magiche, ma Scorpius; aveva aggiunto che si erano dati appuntamento per studiare insieme Aritmanzia. E Scorpius, sebbene parecchio stupito da quella palese bugia dell’amica, le aveva straordinariamente retto il gioco.
Ormai era allenato a quel genere di cose.
            «Hey, quanto lontano vogliamo andare?» Domandò il biondo ad un certo punto, visto che la rossa non smetteva un attimo di camminare. «La biblioteca è all’interno della scuola, non qui nei giardini. Anche perché comincia a farsi freddo, il sole sta già scendendo.»
            Rose si fermò, ma non disse una parola. Come la sera prima, si accasciò a terra stringendosi sempre di più nella giacca della divisa, col freddo di dicembre che superava anche l’imbottitura del mantello. Ormai le vacanze erano alle porte.
            Scorpius, vedendo lo strano umore della rossa, la imitò; si sedette accanto a lei, il mantello bordato di verde-argento stretto intorno a sé. Chissà perché suo padre aveva voluto che anche il suo mantello personale fosse decorato con i colori della Casa di Hogwarts.
            «Siamo fortunati. Nonostante il freddo, c’è un bel paesaggio.» Disse più a se stesso che a Rose, aspettando che quest’ultima gli desse spiegazioni. Che tardarono un po’ ad arrivare.
            «Scorpius, io sono carina?» Gli chiese, lo sguardo fisso all’orizzonte.
            Scorpius fu preso alla sprovvista. «Be’, sì, oddio, Rose, sì! Perché dovresti pensare il contrario? Okay, i gusti sono gusti, potresti non piacere proprio a tutti, sei particolare... ma sì, secondo me sei abbastanza carina.» A dir tutta la verità, a Scorpius non piaceva Rose. Era carina, sì, ma aveva un naso all’insù che le dava quell’aria da francese che proprio non gli piaceva. Poi era magra, fin troppo. E aveva gli occhi scuri. Di un bel taglio, ma scuri. Però preferì non elencarle tutti i difetti fisici che aveva; non era proprio il momento, al contrario.
            Rose lo fissò, gli occhi impauriti. «Quindi secondo te a Liam piaccio solo per questo, perché sono bella?»
            Scorpius s’intenerì. «Ma no! Cosa vai a pensare? Perché poi? A Liam sei simpatica. Gli piace anche il tuo carattere. Gli piaci tu, Rose. Lo conosco abbastanza da poterlo dire con certezza.» “Almeno credo di conoscerlo abbastanza. Liam è una sorpresa continua”, pensò. Ma preferì non dirle nemmeno questo.
            «Ieri sera... ieri sera ho avuto una discussione con Louis. Mi ha fatto intendere che io piaccio alla gente, per questo non sono mai stata rifiutata da nessun ragazzo. Perché a tutti piaccio per il mio aspetto fisico. Ma io non voglio questo.» Rose si cinse le ginocchia con le braccia e vi nascose la testa.
            Scorpius le accarezzò una spalla. «Tu tremi», disse poi, e le appoggiò metà del suo mantello sulle spalle. Rose si tirò a sedere e si avvicinò all’amico, in modo che potessero essere entrambi il più possibile coperti.
            «Elimina questo pensiero, okay? Cancellalo. Tu sei bella. Stop. Piaci alla gente perché sei solare, sempre allegra, sprizzi luminosità da tutti i pori. Non per il tuo aspetto fisico. Non sei il tuo corpo, Rose. Non dirlo, non pensarlo più.» Disse. «E poi, sono sicuro che hai interpretato male le parole di Louis.»
            Rose tacque per un po’, assaporando il suono e soprattutto il significato di quelle parole, soppesandole minuziosamente. «Siamo fortunati; nonostante il freddo, c’è un bel tramonto.» Appoggiò la testa alla spalla di Scorpius senza dire altro.
Rimasero in quella posizione finché il sole non scomparve dietro l’orizzonte.


Aver aspettato così tanto ne vale la pena, non ne vale la pena, non lo so. So che questi ultimi mesi sono stati pessimi sotto ogni punto di vista: credo di non essermi mai sentita presa in giro così tanto da una delle persone che reputavo più importanti. Ma grazie alla Rowling "Hogwarts will always be there to welcome you home", e certe volte proiettarsi nel castello, leggendo o scrivendo che sia, è un toccasana. Perciò sì, ho ripreso a scrivere, un po' con la forza, ma ho ripreso :')
Non è una scusa, lo ripeto. Sono stata pessima e niente vale come scusa, nemmeno i diciotto anni appena compiuti, nemmeno il fatto che oggi è Halloween e sto soffrendo come un cane per James e Lily (solo una parola: otp ç_ç). Peeeerò, here I am. A distribuire abbracci gratis a tutti :3

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