Collidere di 9Pepe4 (/viewuser.php?uid=55513)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte – 32 a.C. ***
Capitolo 2: *** Seconda parte – 31 a.C. ***
Capitolo 3: *** Terza parte – 30 a.C. ***
Capitolo 4: *** Quarta parte – 29 a.C. ***
Capitolo 1 *** Prima parte – 32 a.C. ***
Collidere
Prima
parte – 32 a.C.
There’s something deep
inside
That keeps my faith alive
Tiberio respira affannosamente.
Ha
i capelli neri appiccicati alla fronte, i piedi nudi sporchi di
terra.
Se
ne sta seduto sul prato, nascosto dietro l’angolo della
casa, e ascolta gli strilli gioiosi e infantili che scoppiano
più in là.
Ottaviano
sta giocando con i più piccoli: con sua figlia
Giulia, con sua nipotina Antonia e con il fratello di Tiberio, Druso.
Forse
non avrebbe cacciato nemmeno il primogenito di Livia, ma
è stato Tiberio ad andarsene, a scappare via mentre il suo
fratellino correva incontro al marito della loro madre.
E
ora siede lì, con la schiena contro il muro. Ha caldo, un
caldo insopportabile, perché il sole batte proprio contro di
lui. Sente rivoli di sudore sotto la tunica, ma non può
muoversi.
Restando
lì, riesce a sentire la voce di Druso, a
riconoscere le sue urla estatiche in mezzo a quelle delle due bambine.
Anche se non può vederlo, capisce quando il fratello
è più vicino a Ottaviano, o quando bisticcia con
Giulia per chi deve farsi lanciare in aria dall’uomo.
Improvvisamente,
poi, le grida festanti si interrompono, sostituite da
qualche mormorio deluso e dai capricci di Giulia.
Tiberio
storce le labbra, mentre immagina la ragazzina bionda che si
aggrappa alla tunica del padre, piagnucolando perché non
vuole che se ne vada.
Però,
dopo qualche momento, anche quei suoni cessano.
Tiberio
capisce che Ottaviano deve essersene andato, e respira forte,
dal naso.
Da
quando ha memoria, non ha mai potuto soffrire il secondo marito di
sua madre, e anche se l’uomo non l’ha mai
maltrattato, sa bene che l’antipatia è reciproca.
Grattando le dita contro la terra, Tiberio si chiede perché.
Forse perché lui somiglia così tanto a suo padre,
Tiberio Claudio Nerone, l’uomo a cui Ottaviano ha portato via
la sposa?
Se
l’è domandato spesso, ma ancora non ha deciso
se è l’ipotesi giusta.
Scrolla
la testa, infastidito dal sudore, e improvvisamente si
immobilizza, mentre il cuore comincia a battergli più forte.
Adesso
gli altri bambini non stanno più strillando. Mentre
lui era immerso nei propri pensieri, si è persa anche la
voce di Druso, e Tiberio non ha più modo di sapere dove si
trovi suo fratello.
Quella
semplice constatazione lo fa raggelare. Per un momento,
nonostante il caldo intorpidisca i suoi sensi, viene assalito dal
panico.
Fa
un goffo tentativo di rialzarsi, ma è talmente agitato
che incespica ancor prima di tendere del tutto le gambe, e crolla di
nuovo – rovinosamente – a sedere.
Si
passa una mano sul collo per asciugare il sudore, e in quel momento
dei passi svoltano l’angolo, e una voce lo chiama:
«Tiberio?»
Lui
sbatte le palpebre.
Di
colpo, la sua agitazione svanisce, e si sente un po’
sciocco per essersi allarmato così tanto. Se ne vergogna
persino un po’, ma anche l’imbarazzo perde presto
importanza.
Perché
ad averlo raggiunto, ad aver pronunciato il suo nome,
è Druso.
Adesso
il suo fratellino e lì, a pochi passi da lui, e lo
fissa con espressione perplessa. «Stai bene?»
domanda, prima di avvicinarsi.
Tiberio
incrocia le gambe e fa un respiro profondo.
«Sì» replica.
Druso
gli regala un gran sorriso, prima di sedersi vicino a lui.
«C’è caldo, qui» osserva,
scoccando un’occhiata al viso sudato del fratello.
Tiberio
si passa una mano sulla fronte.
«Sì» dice di nuovo.
Il
suo fratellino lo guarda, inclinando appena il capo. Sembra
dubbioso. «Allora spostiamoci».
Tiberio
sa che è una buona idea, ma per un momento non
riesce a capire quanto
lo è. Adesso che Druso è
con lui, infatti, persino quel caldo umido e soffocante sembra essersi
fatto sopportabile.
«Dove
vuoi andare?» gli domanda.
Druso
ci pensa un istante, poi si tira su. «Vieni»
lo invita.
Tiberio
si alza a propria volta, pulendosi le mani sulla tunica.
Mentre
iniziano a camminare, Druso gli domanda in tono candido:
«Perché sei andato via subito, quando è
arrivato Ottaviano?»
Tiberio
scrolla le spalle. «Non mi andava di
giocare» mente.
A
Druso, Ottaviano sta simpatico, e l’ultima cosa di cui
Tiberio ha voglia è scivolare in una discussione sul loro
patrigno.
Non
ora che finalmente ha il suo fratellino tutto per sé, e
possono star bene insieme come non sanno sentirsi sereni con nessun
altro.
Druso
sembra accettare la risposta di Tiberio, anche se gli lancia
un’occhiata in tralice. Senza dir nulla, guida il fratello
all’interno della loro casa.
Tiberio
lo segue senza domandare niente, perché
probabilmente Druso è la sola persona a cui metterebbe in
mano la sua stessa vita, e ben presto sbucano nel peristilio.
Sempre
in silenzio, Druso prende la mano di Tiberio – quella
del maggiore è calda, quella del minore è fresca
e pulita – e lo guida sino all’impluvio, la vasca
che raccoglie l’acqua piovana.
Prima
che Tiberio possa domandare alcunché, poi, il
fratellino gli dà un improvviso spintone, facendolo
capitombolare nella vasca.
Questa
non è troppo fonda, ma Tiberio riemerge sputacchiando
dappertutto, col viso paonazzo. Non se lo aspettava.
«Ehi!»
protesta, scrollando la testa come un cane
bagnato.
Druso,
dal canto suo, sembra trovare la scena molto divertente.
«Ho avuto una bella idea, vero?» domanda, con gli
occhi che brillano.
Tiberio
non perde tempo a rispondere: allunga svelto una mano,
acchiappa la caviglia del fratellino, e dà uno strattone
deciso. Druso perde l’equilibrio, e casca
nell’impluvio col fratello.
Per
un istante, finisce sott’acqua con la testa, e quando
riemerge emette degli strani suoni singhiozzanti, e sussulta tutto.
Per
un solo secondo, Tiberio si irrigidisce, chiedendosi se ha fatto
piangere suo fratello. Però, non appena incrocia gli occhi
di Druso – ora bagnato come lui dalla testa ai piedi
–, tutto si fa più chiaro, e Tiberio respira
sollevato.
Druso
non sta piangendo, sta ridendo,
così forte che sembra
debba mancargli il fiato.
«Be’,
è divertente, non
trovi?» domanda, quando riesce a riprendersi, sguazzando un
po’. «Dopo tutto quel caldo…»
Tiberio
gli sorride. «È un bel
cambiamento» concorda, anche se si chiede cosa
dirà loro madre quando li vedrà bagnati fradici,
vestiti compresi.
Druso
deve intuire il suo pensiero, perché si mette a ridere
sottovoce.
Ed
è in quel momento che Tiberio lo fa, senza neanche
spiegarsi il perché. Non è il gesto di un amico,
tanto meno di un amante, è solo il disperato bisogno di
affermare che quel bambino gli appartiene almeno un po’, di
togliersi dalla testa che Druso non abbia bisogno di lui nemmeno la
metà di quanto lui ha bisogno di Druso. Si avvicina al
fratello e si tende verso di lui.
Dopodiché,
solo per un attimo, le sue labbra sfiorano quelle
di Druso.
Il
più piccolo continua a ridere silenziosamente anche
durante quell’ombra di un bacio, ma Tiberio si ritira di
scatto, confuso e timoroso di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Ma
poi Druso esce dalla vasca, e tende la mano per prendere quella del
fratello e tirare fuori anche lui.
I
suoi occhi sono luminosi come sempre, e non c’è
paura né smarrimento nel modo in cui si rivolge a Tiberio.
C’è
solo l’affetto di tutti i giorni.
«Se
andiamo al sole, scommetto che i vestiti si asciugheranno
subito» profetizza, tranquillo.
Tiberio
annuisce, immensamente sollevato.
Note:
Okay, non so di preciso cosa scrivere, se non che vi ringrazio per
essere arrivati fin qui.
Spero la lettura non sia stata pesante o spiacevole.
Le frasi in corsivo in alto a destra vengono dal ritornello della
canzone “Collide” degli Skillet (canzone da cui
viene anche il titolo della storia).
Infine, per quanto riguarda questa prima parte, ci sono alcuni punti
che vorrei chiarire, a scanso di equivoci:
Il bacio. Per me, non era un vero e proprio accenno all’incesto. Non voleva implicare che Tiberio fosse innamorato del fratello o che provasse desiderio nei suoi confronti o cose del genere. Più che altro stava a sottolineare che il loro rapporto è sbilanciato, perché
il maggiore sente di aver bisogno del minore molto più di
quanto il minore abbia bisogno di lui, e volevo che questo disagio si
mostrasse in un gesto inconsueto. Alla fin fine, però, interpretatelo come vi pare, morte dell’autore e tutto il resto XD
Livia. La madre di Tiberio e Druso, la terza moglie
di Ottaviano.
Ottaviano. Augusto, il primo imperatore. Secondo marito di Livia, patrigno di
Tiberio.
Giulia. La figlia che Ottaviano ha avuto dalla sua
seconda moglie
Scribonia.
Antonia. È Antonia minore, la figlia
più piccola
di Ottavia (la sorella di Ottaviano).
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Capitolo 2 *** Seconda parte – 31 a.C. ***
Collidere
Seconda
parte – 31 a.C.
When all you can do
Is hide from the fear
That’s deep inside of
you
È
notte fonda, quando va a svegliare Druso.
Quest’ultimo
mugola, si gira su un fianco e arriccia il naso,
cercando di sottrarsi a chi vuole rubarlo a Morfeo.
Tiberio,
però, non demorde, e scrolla con più
convinzione la spalla del fratello.
A
quel punto, finalmente, Druso si risveglia, sbattendo le palpebre e
sbadigliando. Mormora qualcosa, confusamente, poi si accorge
dell’altro.
«Che
ci fai qui?» domanda, assonnato, sfregandosi
gli occhi.
«Dove
sei stato oggi?» chiede di rimando Tiberio,
senza riuscire a nascondere la propria ansia. Non gliel’ha
chiesto durante la cena, ripetendosi che il suo fratellino non gli
appartiene, e che può passare la giornata dove gli pare, ma
quando è andato a sdraiarsi l’inquietudine
è cresciuta, diventando così forte da impedirgli
di dormire.
Druso
sbadiglia sonoramente. «Nel Foro, con Alessandro e un
liberto» risponde, ancora mezzo addormentato.
«Scusa se non te l’ho detto. Ti stavi allenando,
non volevo disturbarti».
Tiberio
annuisce, senza sapere cosa dire.
Alessandro
Elio, il figlio di Cleopatra e Marco Antonio, uno dei tre
ragazzini che Ottaviano ha portato dall’Egitto, affidandoli
alle cure della sorella Ottavia.
Sulle
prime, Tiberio non ha fatto molto caso a lui e l’ha un
po’ tiranneggiato, poi ha cominciato a renderlo partecipe dei
loro giochi.
Cerca
di non apparire sgomento come si sente. “Sei
ridicolo” si dice, abbassando lo sguardo sulle proprie mani.
“Non è successo niente”.
Come
al solito, però, Druso sente che
c’è qualcosa che non va. Improvvisamente
più sveglio, si mette a sedere, e osserva il fratello
aggrottando la fronte.
«E
così» esordisce Tiberio, cercando di
suonare disinvolto, «Alessandro ti sta simpatico».
Druso
sbatte la palpebre. «Pensavo piacesse anche a
te» replica, perplesso.
Il
maggiore non può fare a meno di chiedersi da dove abbia
preso quell’idea. Va bene, non ha impedito ad Alessandro di
giocare con loro, però l’ha anche pestato un paio
di volte, senza un motivo preciso. Per il solo gusto di affermare,
rabbiosamente, che lui sarà anche stato messo da parte da
Ottaviano, ma perlomeno resta più importante di quel
principastro appena arrivato.
«Comunque
sì» prosegue Druso,
stringendosi nelle spalle, «lo trovo abbastanza simpatico.
È interessante ascoltare i suoi racconti
sull’Egitto».
Tiberio
annuisce. Non sa cos’altro fare.
Alessandro,
con la sua indole conciliante e la sua
disponibilità, è considerato
“simpatico” ormai da tutti. Neanche Druso sembra
far fatica a conquistare l’affetto di chi gli sta attorno,
aperto e festoso com’è. Persino Giulia, nonostante
sia capricciosa e poco accomodante, è amata per il suo
sorriso radioso e la sua spontaneità. È solo lui,
Tiberio, che non piace mai a nessuno – suo fratellino e sua
madre esclusi, spera.
«Mi
dispiace se non te l’ho detto» ripete
Druso, posando una mano su quella del fratello. «Alessandro
è simpatico, ma preferisco sempre giocare con te»
aggiunge poi, e Tiberio si sente come se qualcuno gli avesse tolto un
gran peso dal petto.
Come
se ora potesse tornare a respirare.
«Scusa
se ti ho svegliato a quest’ora»
borbotta, imbarazzato, cercando di suonare un po’ freddo.
«Però continuavo a chiedermi dove fossi sparito
per metà pomeriggio».
Si
sente patetico, seriamente. Più che per le proprie
parole, per l’agitazione che l’ha ghermito quel
pomeriggio, quando non è riuscito a trovare Druso in
giardino e non aveva idea di dove fosse andato.
«Fa
niente» risponde Druso, sorridendogli dalla
semioscurità. «Va tuuutto bene»
dichiara, strascicando la “u” per scherzare.
Tiberio
ne è tranquillizzato, ma allo stesso tempo sente che
no, non va bene per nulla.
Non
va bene per nulla perché lui ha paura. Ha sempre paura,
anche quando gioca in giardino, anche quando strappa i giochi dalle
mani degli altri bambini, anche quando mette il broncio in presenza
degli adulti.
Forse
Ottaviano se n’è accorto, ed è
per questo che non l’ha minimamente preso in considerazione
come possibile successore.
Un
capo non deve avere paura, non può permettersi un simile
lusso.
Ma
lui non può farne a meno.
Adesso,
per esempio, dovrebbe solo tornare a sdraiarsi sul proprio
tappetino e aspettare di prendere sonno. E invece solleva la testa e
domanda a Druso, in un sussurro: «Ti va se resto a dormire
con te?»
L’altro
sbadiglia. «Va bene» mormora.
«C’è un po’ freddo stanotte,
così magari ci riscaldiamo».
Allora
Tiberio si corica accanto a lui, e lo circonda con le proprie
braccia. Druso sfrega il naso contro quello del fratello, sbadigliando
di nuovo.
«Buonanotte»
farfuglia, prima di addormentarsi
contro il suo petto.
Ed
è solo allora, mentre Druso gli respira contro il viso,
che Tiberio riesce finalmente a prendere sonno.
Note:
Mi scuso per averci messo tanto.
È che – accidenti – questo caldo non
m’incoraggia certo a mettermi davanti al computer, ed
asseconda la mia pigrizia in un modo…
Comunque, frasi in corsivo in alto a destra, sono un altro pezzo del
ritornello di “Collide” degli Skillet.
Riguardo ad Alessandro
Elio… Be’, non so se devo
aggiungere altro: come già detto, era figlio di Cleopatra e
Marco Antonio e, dopo il suicidio dei suoi genitori,
è stato portato a Roma da Ottaviano assieme alla gemella
Cleopatra Selene e al fratellino Tolomeo.
Spero sia tutto chiaro…
Auguro a tutti tanta aria fresca (?)!
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Capitolo 3 *** Terza parte – 30 a.C. ***
Collidere
Terza
parte – 30 a.C.
Something,
something, something
Something, something, something
To hold me close when I
don’t know
«Tuo fratello non ti
somiglia tanto».
Tiberio
alza la testa dal rotolo di pergamena che sta studiando, e
punta gli occhi su Alessandro.
«Cosa?»
domanda, anche se ha capito benissimo.
«Tuo
fratello non ti somiglia tanto» ripete
l’altro, scrollando le spalle. «Sai, lui ha i
capelli più chiari, e il viso un po’
diverso…»
Tiberio
sbatte le palpebre, distogliendo lo sguardo.
Lui
e Alessandro sono seduti all’ombra di un albero, ognuno
con qualcosa da leggere. Davanti a loro, invece, ci sono Druso e
Tolomeo Filadelfo – il fratellino di Alessandro –
che cercano di fare una costruzione in miniatura servendosi di qualche
rametto e di alcuni frammenti di corda.
Antonia
si avvicina, incuriosita. Parlotta brevemente con Druso, poi
gli si siede vicino per osservare il lavoro dei due bambini.
Tiberio
si sofferma per un istante a scrutare il proprio fratellino.
Druso sta cercando di legare insieme due ramoscelli, ma sentendosi
osservato alza lo sguardo. Quando incrocia quello di Tiberio, abbozza
per un attimo un sorriso, prima di tornare a concentrarsi sul suo
lavoro.
Lentamente,
Tiberio si gira di nuovo verso Alessandro. «Si
vede che lui ha preso da nostra madre, mentre io da nostro
padre» risponde, sperando ardentemente di chiudere
lì la conversazione.
Il
figlio di Cleopatra, però, non sembra aver esaurito le
proprie curiosità. Sembra indeciso, come se non sapesse bene
in che modo affrontare l’argomento che gli sta a cuore.
«Vostro
padre…» ripete alla fine, in
tono lento e pensieroso. «Vuoi dire Tiberio Claudio Nerone,
il primo marito della domina Livia?»
Tiberio
si affretta ad annuire. «Sì,
certo» risponde, svelto.
«Ah».
Alessandro si gratta nervosamente il mento.
Per
un attimo, vengono distratti da Tolomeo Filadelfo, che si alza in
piedi e corre verso la casa, probabilmente per recuperare qualcosa di
utile alla realizzazione della costruzione.
«Perché?»
domanda Tiberio, quando il
bambino scompare alla loro vista. «Chi credevi
intendessi?»
Alessandro
scrolla le spalle. Sembra nervoso, adesso.
«Be’» comincia, titubante, «il
fatto è che ultimamente sono andato spesso in giro,
e… Insomma, molti romani pensano che Druso sia figlio di
Ottaviano».
Tiberio
scatta in piedi senza neanche pensarci. «Non
è vero!» esplode.
Alessandro
trasale, preso alla sprovvista da una reazione simile.
Druso
e Antonia si voltano a guardarli, perplessi, ma Tiberio non se ne
accorge. Stringe convulsamente i pugni, mentre fissa Alessandro che
è ancora seduto a terra.
«Non
è vero» ripete, tra i denti,
«è solo una dannata bugia. Chi te l’ha
raccontata?»
A
quel punto, Alessandro si alza a propria volta, prudentemente.
«Te l’ho detto» risponde, cercando di
calmarlo, «è solo una voce che gira, non me
l’ha raccontata nessuno».
Tiberio
sente le orecchie bruciare. «E tu ci
credi?» domanda, quasi in un ringhio.
Alessandro
sbatte le palpebre. Purtroppo, non è abituato a
mentire. «Non lo so…» dice, e sembra in
difficoltà.
Druso
e Antonia continuano a guardare nella loro direzione. Antonia
sembra quasi spaventata, Druso ha una ruga verticale tra le
sopracciglia.
«Un
po’ sì, ci credo» si
decide ad ammettere Alessandro.
Per
Tiberio, è troppo. Incapace di trattenersi, si scaglia
sull’altro ragazzo, colpendolo con un pugno in pieno volto.
Entrambi ruzzolano a terra, avvinghiati l’uno
all’altro.
«Ma
sei impazzito?!» urla Alessandro.
Non
è la prima volta che il figlio maggiore di Livia lo
aggredisce senza ragioni, ma non l’ha mai fatto
così, passando di punto in bianco dalla
tranquillità alla furia.
«Sei
un bugiardo» sibila Tiberio, rosso in viso per
la collera. «Sei uno sporco muso egizio, e sei
bugiardo!»
Di
fronte all’insulto, Alessandro si irrigidisce, poi cerca
di inchiodare Tiberio a terra.
Sebbene
mingherlino, però, Tiberio ha due anni di
più, e in quel momento è molto, molto arrabbiato.
«Ritira
immediatamente quello che hai detto!» grida.
«Ritiralo
tu!» ribatte Alessandro, dandogli un
calcio per allontanarlo da sé. «Ti ho solo detto
che credo un po’ a una cosa che si dice in giro!»
urla poi, col fiato affannoso, rimettendosi in piedi.
«E
io ti ho detto che è una bugia!»
ribatte Tiberio, lanciandosi contro l’altro.
Cadono
tra le radici dell’albero.
«Perché,
ne hai la certezza?!» urla
Alessandro. «Dicono che tua madre e Ottaviano erano
già innamorati prima della nascita di Druso!»
Tiberio
non risponde neanche, colpendo violentemente Alessandro sul
viso.
No,
lui non ne ha la certezza, ed è questo che gli ha fatto
perdere così il controllo.
Anche
lui, qualche volta, è stato assalito da quel dubbio.
È vero, Druso non gli somiglia molto, anche se hanno
entrambi lo stesso mento di Livia.
Tiberio
cerca sempre di dirsi che ciò che hanno di diverso
è ciò che lui ha ereditato dal padre e suo
fratello dalla loro madre, ma per quanto lo voglia non riesce a
crederci davvero.
Perché
Ottaviano è sempre così
affettuoso con Druso, perché ride forte quando riesce a far
divertire il bambino…
Sì,
Tiberio dei dubbi ce li ha, ma cerca sempre di
seppellirli a fondo nella propria mente, e la maggior parte delle volte
riesce a non pensarci.
E
ora Alessandro non può saltar fuori così,
solleticando i sospetti di Tiberio, costringendolo a lottare contro la
sgradevole sensazione che Druso sia un po’ di più
di Ottaviano e un po’ meno suo.
Alessandro
cerca di liberarsi, scalciando, e Tiberio reagisce con
violenza, sbattendo la testa del giovane contro il tronco
dell’albero.
Immediatamente,
la collera svanisce, sostituita dall’orrore,
perché l’altro scivola di lato, perdendo i sensi,
mentre il sangue gocciola tra i suoi capelli.
Tiberio
non riesce a muoversi.
Alle
sue spalle, sente Antonia emettere un grido spaventato.
Ma
non riesce a muoversi.
Fissa
Alessandro, e le proprie mani macchiate del sangue
dell’altro, e ha la sensazione che il cuore stia per
scoppiargli, tanto batte forte.
Vorrebbe
dire qualcosa, chiamare il ragazzino, ma non riesce ad
emettere un suono. Vorrebbe spostarsi, scrollare Alessandro, ma non
riesce a muoversi da lì, e rimane a cavalcioni sul corpo
esamine dell’altro.
Ha
la gola secca, e sta iniziando a tremare.
Improvvisamente,
la voce di Druso esplode dietro di lui.
«Madre! Madre, presto, c’è stato un
incidente!»
Tiberio
capisce che suo fratello sta correndo a cercare Livia, ma non
riesce a voltare la testa per guardare se è già
entrato in casa o se sta ancora attraversando il giardino.
Rimane
lì dov’è, paralizzato
dall’orrore, fissando il viso pallido di Alessandro.
Dopo
un po’ di tempo – potrebbero essere trascorsi
cinque minuti come una mezz’ora – sente dei passi
precipitosi che si avvicinano.
Anche
allora non riesce a muoversi.
Poi
delle mani piombano sulle sue spalle, e la voce di sua madre arriva
alle sue orecchie.
«Tiberio,
via, devo dargli un’occhiata!»
Il
ragazzino cerca di ricordarsi come muovere i muscoli, poi una mano
familiare stringe la sua.
Druso.
Tiberio
sbatte le palpebre, ricordando il motivo della lite con
Alessandro, e finalmente riesce ad alzarsi in piedi e a sposarsi.
Sua
madre si china immediatamente su Alessandro. Ascolta il battito del
suo cuore, poi si gira per rivolgere un cenno imperioso ai due schiavi
che ha condotto con sé.
«Presto,
portatelo in casa» ordina.
Loro
si fanno avanti, abbassandosi per afferrare il ragazzo.
Tiberio
non riesce a respirare. Si accorge che Antonia sta piangendo, e
che Druso cerca di consolarla, poi si morde il labbro tanto forte da
farlo sanguinare.
Quella
stessa notte, corre in giardino perché non riesce a
dormire.
È
certo che nessuno verrà a disturbarlo
lì… E invece dopo un po’ sente dei
passi attutiti, e quando si gira vede suo fratello che gli si fa
incontro, adagio.
«Stai
bene?» domanda Druso, quando lo raggiunge.
Tiberio
fa segno di no.
«L’ho
ucciso?» vuole sapere.
Druso
sussulta. «È ancora vivo» dice,
con un filo di voce.
«Ma
secondo te morirà?» insiste Tiberio,
aprendo e chiudendo le mani.
Druso
scuote la testa. «Nostra madre ha chiamato il suo
medico» risponde. «Nostra madre e il suo medico si
stanno prendendo cura di lui».
«Ah».
Tiberio non aggiunge altro.
A
rendere tutto più brutto, c’è il
fatto che lui è ancora arrabbiato con Alessandro per quello
che l’altro gli ha detto. È ancora arrabbiato e
vorrebbe spaccargli il naso, non fosse per il fatto che forse gli ha
spaccato la testa.
«Druso,
tu credi che io sia strano?» domanda,
improvvisamente.
Il
suo fratellino sbatte le palpebre. «È stato un
incidente» obietta, debolmente.
«No,
non parlo di quello che è successo
oggi» replica Tiberio. «Intendo in generale. Tu
credi che io sia strano?»
Druso
lo guarda con aria smarrita.
Il
silenzio si prolunga, e Tiberio fissa suo fratello, chiedendosi se
somiglia ad Ottaviano – ed è un interrogativo che
fa male –, poi il minore scuote la testa.
«No»
dice, e non aggiunge altro.
Gli
prende la mano, e allora Tiberio posa la fronte sulla sua spalla,
corrugando la fronte e chiedendosi se piangerà.
Druso
lo abbraccia, sfregando le mani sulla sua schiena. «Non
venire più qua fuori, di notte» gli dice,
improvvisamente.
Tiberio
alza la testa, confuso.
«Quando
non ti ho trovato sul tuo giaciglio, credevo che
fossi andato via» riprende Druso. «Che mi avessi
lasciato da solo».
Davanti
a quelle parole, Tiberio resta per un momento senza fiato.
È
quello che lui crede ogni volta, ogni notte, ogni giorno,
ogni istante in cui non sa dove sia suo fratello.
Non
gli era mai venuto in mente che anche Druso – Druso, che
è amato da Ottaviano, Druso, che è amico di tutti
gli altri bambini che vivono con loro – potesse sentirsi
così.
«Stai
scherzando?» gli domanda allora, e sente le
lacrime pungergli gli occhi. Ora è lui ad abbracciarlo, e lo
stringe forte, quasi intenzionato a stritolarlo. «Non potrei
mai lasciarti da solo».
«Mi
hai fatto spaventare, brutto stupido» mugola
Druso, ma intanto preme il viso nell’incavo della sua spalla.
«Sei proprio scemo».
Tiberio
annuisce. Lo sa.
«Mi
dispiace» mormora. «Ma da dove hai
preso l’idea che io me ne fossi andato?»
Lui,
quella paura l’ha presa da piccolo. Quando sua madre
usciva di casa, e alla fine è finita tra le braccia di
Ottaviano. L’amore per il suo nuovo marito non le ha fatto
smettere di amare suo figlio, Tiberio lo sa, ma ha visto anche che
Livia ha lasciato suo padre.
E
se lei ha lasciato quello che un tempo era suo marito, chi gli
garantisce che non lascerà anche il suo primogenito?
«Non
lo so» sbotta Druso, distogliendolo dai suoi
pensieri. «Oggi pomeriggio sembravi così
sconvolto…»
«Ero
sconvolto» replica Tiberio. «Ma non
ti lascerò mai, mai da solo».
Druso
si raddrizza. «Lo prometti?» gli domanda,
seriamente.
Tiberio
scrolla le spalle. «Certo» risponde.
Druso
gli sorride e, mentre lo guarda, il più grande sente
che qualcosa dentro di lui ha iniziato a guarire.
Adesso
sa che c’è qualcuno che ha davvero bisogno
di lui, e questo è come un infuso contro la malattia
divorante delle sue paure.
Proprio
in quel momento, Livia esce dalla casa, chiamandoli a gran voce.
«Tiberio,
Druso!»
I
ragazzini si girano verso di lei. La donna li raggiunge a grandi
passi, e sembra quasi arrabbiata. «Ecco
dov’eravate!» esclama. «Venite, tornate
in casa! Mi avete fatto prendere un bello spavento, voi due!»
Per
un attimo Tiberio dimentica il resto, e non può fare a
meno di sorridere. «Non sei l’unica a cui
è capitato, madre».
«Come
sta Alessandro?» domanda Druso, ansioso.
Tiberio
si sente artigliare lo stomaco e piomba nella
realtà. Fissa la madre, in attesa di una risposta.
Livia
passa una mano tra i capelli di Druso – che
è il più vicino a lei. «Dovrebbe
cavarsela» risponde, in tono confortante.
«Però, comunque finirà questa
storia» continua, con voce ferma, guardando Tiberio,
«andrà tutto bene. Mi hai capito? Andrà
tutto bene».
Lui
è quasi meravigliato. Aveva dimenticato quanto potesse
essere impassibile sua madre anche nelle situazioni peggiori.
Deglutisce, poi sente un poco di sollievo, perché aveva
dimenticato anche che lei era lì e poteva tranquillizzarlo.
«Ho
capito, madre» sussurra, rocamente.
Non
sa se risponde così perché ci crede o
perché non osa contraddirla.
Livia
gli rivolge un sorriso d’approvazione, e il ragazzino
si ritrova a desiderare, con un barlume di speranza, che possa davvero
andare tutto bene.
Note:
Scusate, scusate, scusate!
Ci ho messo un secolo… E dire che il capitolo l’ho
scritto abbastanza velocemente, ma poi ci sono tornata su moltissime
volte, non ero mai convinta…
Be’, spero che quest’ultima versione vi sia
piaciuta!
Tuo fratello non ti somiglia tanto. Va bene XD Da quel che si può capire da statue varie ed eventuali, sembra che Tiberio e Druso si assomigliassero un bel po’ (stesso mento, stessa fronte, stesse orecchie…). Mi sono permessa di ipotizzare che da bambini le loro somiglianze fossero meno evidenti. O che Alessandro e Tiberio non avessero un grand’occhio…
Molti romani pensano che Druso sia figlio di Ottaviano.
Assolutamente
vero. Quando Ottaviano ha portato Livia nella propria casa, lei era
già incinta di Druso, e sebbene moderne interpretazioni sostengano che i due si siano conosciuti dopo il concepimento del bambino, un qualche dubbio sulla paternità
c’è (anzi, per la gente del tempo non
c’era affatto. Per non accusare Ottaviano e Livia di
adulterio, era stato divulgato il verso: “Ai fortunati i
figli ci mettono soltanto tre mesi a nascere”).
Purtroppo per Tiberio XD
Quasi dimenticavo: come al solito là in alto abbiamo il bel
pezzettino del ritornello di Collide degli Skillet ^^
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Capitolo 4 *** Quarta parte – 29 a.C. ***
Collidere
Quarta
parte – 29 a.C.
There’s something deep
inside
That keeps my faith alive
Le
tribune sono gremite di gente.
Tiberio
cerca di non pensarci, mentre arranca vicino a sua madre.
Suo
malgrado, però, è fin troppo consapevole del
fatto che tante di quelle persone tengono gli sguardi puntati verso di
loro, per additare Ottaviano e salutarlo con entusiasmo.
Il
tragitto sembra durare secoli, e quando finalmente giungono al palco
e possono accomodarsi ai loro posti, Tiberio si lascia sfuggire un
sospiro di sollievo.
Se
c’è una cosa che detesta, è sentirsi
al centro dell’attenzione.
Solleva
lo sguardo, furtivo, e vede Ottaviano alzarsi per dare il
benvenuto al talentuoso generale Marco Agrippa.
Per
Tiberio, osservarli l’uno accanto all’altro
è sconcertante: la figura quasi esile di Ottaviano contrasta
spaventosamente con quella massiccia di Agrippa.
Eppure,
nonostante le loro differenze, quei due uomini sono grandi
amici.
Tiberio
scruta di sottecchi Agrippa, dubbioso. Lui, come amico, non
sceglierebbe mai Ottaviano.
I
suoi occhi, poi, scivolano sulla bambina ferma al fianco del
generale. Sa bene che è la figlia dell’uomo, la
piccola Vipsania. L’ha già vista qualche volta sul
Palatino, e sono anche stati presentati formalmente l’uno
all’altra, considerato che sono fidanzati da quando lei non
aveva nemmeno un anno.
Di
punto in bianco, Ottaviano si gira in direzione di Tiberio.
Quest’ultimo
si irrigidisce, ma gli occhi del patrigno non
cercano lui, bensì Druso.
Ottaviano
fa un gesto al bambino, e Tiberio non ne capisce il
significato, ma Druso evidentemente sì, poiché
annuisce con vigore, per poi spostarsi in modo da lasciare un posto
libero tra sé e Tiberio.
Il
figlio maggiore di Livia aggrotta la fronte, allarmato, ma le
intenzioni di Ottaviano si chiariscono subito quando Vipsania si
avvicina per prendere posto tra i due fratelli.
«Ciao»
li saluta, semplicemente.
«Ciao!»
replica Druso, con entusiasmo, mentre
Tiberio si limita a borbottare qualcosa.
Vipsania
ha solo sette anni, ma lui si sente più a disagio
che mai.
Non
è abituato a trattare con i ragazzi, figurarsi con le
ragazze… Gli manca solo che la sua fidanzata sia vivace come
Giulia, e inizi immediatamente a ciarlare di questo e
quest’altro.
Vipsania,
però, resta tranquillamente in silenzio, puntando
lo sguardo sull’arena.
Stanno
per iniziare le corse ai cavalli, e Tiberio sa che Ottaviano ha
puntato un bel gruzzolo su una delle bestie in gara.
Il
ragazzino studia le bighe, ritrovandosi a sperare ardentemente che
il suo patrigno abbia scommesso tutti i suoi soldi sul cavallo
sbagliato.
Per
quel che lo riguarda, si sente sulle spine come se anche lui avesse
giocato d’azzardo, ma la sua tensione non ha niente a che
vedere con le corse. No, è tutta dovuta alla presenza di
Vipsania.
Infatti,
per quanto la ragazzina sembri non badargli, lui ha una paura
orrenda di dire o fare qualcosa di sbagliato.
Per
un attimo, pensa che gli piacerebbe essere come Marcello, il
biondissimo nipote di Ottaviano, che sembra sapere sempre qual
è l’atteggiamento giusto da assumere.
Cambia
immediatamente idea, però, poiché al
pensiero di Marcello gli sembra di sentire una mano strizzargli le
viscere.
La
gelosia gli azzanna lo stomaco, e Tiberio si sente stupido.
Lui
odia Ottaviano. Davvero, lo odia. E allora perché
dovrebbe essere geloso, se è Marcello a riceverne tutte le
attenzioni?
Innervosito,
dà un’occhiata a Vipsania.
Standosene
zitto, ne studia il profilo… La bambina ha una
gran massa di ricci scuri, ma a parte quello sembra una copia in
miniatura del padre.
Ha
lo stesso volto largo e severo, sebbene ancora ammorbidito da una
rotondità squisitamente infantile.
Tiberio
non può fare a meno di pensare alla graziosissima
Giulia, o a Cleopatra Selene – la gemella di Alessandro, che
da quando lui ha rischiato di ucciderle il fratello, gli riserva degli
sguardi sempre più truci.
Quelle
due saranno anche carine, ma Tiberio può sopportare a
stento sia l’una che l’altra.
«Non
credo che il cavallo bianco andrà
lontano» osserva improvvisamente Vipsania.
Tiberio
sbatte le palpebre, e vede che la bambina si è
girata verso di lui.
«Tu
che ne pensi?»
Il
ragazzino si sente avvampare, e sposta rapido gli occhi
sull’arena. Effettivamente, il cavallo di cui parla Vipsania
sembra in difficoltà. Galoppa ad un ritmo strano, dando
l’impressione di dover inciampare ogni volta che posa gli
zoccoli sul terreno.
Per
ora è uno dei primi, ma non durerà a lungo.
Tiberio
si schiarisce con forza la gola, prima di dire:
«Penso che hai ragione».
Un
pensiero lo colpisce: possibile che sia quello, il destriero su cui
ha scommesso Ottaviano?
Vipsania
lo guarda con discrezione, quasi anche lei fosse un
po’ a disagio. «Che
c’è?» gli chiede poi, incuriosita.
Tiberio
si sente le guance in fiamme… Guarda oltre le spalle
della ragazzina e incrocia lo sguardo di Druso, che gli mostra un
sorriso eccitato.
«Penso
che spero che sia il cavallo su cui ha scommesso il
mio patrigno» si sente dire, prima di avere il tempo di
mordersi la lingua.
Druso
si acciglia, rivolgendogli un’occhiata quasi di
rimprovero, ma Vipsania non riesce ad evitare di mettersi a ridere.
E
non è come i risolini maliziosi di Giulia, è
una risata spontanea e infantile.
Tiberio
punta gli occhi su di lei, stupito.
Non
riesce a credere alle proprie orecchie, e ancor meno al fatto di
essere stato lui a farla divertire.
Non
gli è mai successo, prima d’ora, con gente che
non fosse Druso.
Forse
perché, con gente che non fosse Druso, non si
è mai dato la pena di essere sincero.
Il
resto della giornata è peggio ed è meglio.
Peggio
perché il cavallo su cui ha scommesso Ottaviano
– non quello bianco, in fin dei conti – arriva al
primo posto.
Meglio
perché Tiberio si sente meno sulle spine, arrivando
quasi a dimenticarsi di avere una ragazza accanto.
Quando
Agrippa si avvicina per recuperare la figlia, Vipsania obbedisce
docilmente, senza dire una parola.
Tiberio
si sente quasi fiero di avere una fidanzata simile. Al posto di
Vipsania, Giulia si sarebbe certo messa a piagnucolare di voler restare
ancora un po’, e avrebbe fatto chissà quale scena
pur di rimanere ancorata al proprio posto.
Druso
lo distoglie dai suoi pensieri toccandogli una spalla.
«È simpatica» commenta.
Tiberio
si stringe nelle spalle. Non è per niente sorpreso,
dato che il suo fratellino sembra trovare simpatici tutti quelli che
incontra.
«Le
piaci» asserisce quindi Druso, con calma e
sicurezza.
E,
questa volta, Tiberio viene colto alla sprovvista da quelle parole.
Arrischia
un’occhiata in direzione di Vipsania, che si
è giusto fermata col padre a salutare Ottaviano e Livia.
La
bambina intercetta il suo sguardo e gli sorride.
Non
è un sorriso radioso come quelli di Druso, o incantevole
come quelli di Giulia… È un sorriso e basta, ma
Tiberio ne rimane colpito, perché è un sorriso
riservato unicamente a lui.
La
bambina gli fa un cenno, poi si gira per allontanarsi assieme al
padre.
Tiberio
abbassa gli occhi, confuso, chiedendosi se Druso possa aver
ragione.
E
si sente strano, perché, prima di allora, non aveva mai
messo in conto di poter piacere a qualcuno che non fosse sua madre o
suo fratello…
«Che
duri sempre e che sia sempre sacro, questo patto
reciproco d’amore» canticchia Druso, allegramente.
Tiberio
gli dà un pugno su una spalla.
«Smettila» gli dice.
«A
me prometti tu, anima mia, un amore senz’ombre e
senza fine» intona ancora il più piccolo, in toni
così drammatici da suonare ridicoli.
Tiberio
sente le proprie labbra tremare, e le serra per cercare di non
mettersi a ridere.
«Oh,
dai!» esclama allora Druso. «Non
conosco altri pezzi di questa poesia!»
A
quell’accorata dichiarazione, Tiberio non riesce
più a contenersi, e suo malgrado gli sfugge una risata dalle
labbra semichiuse.
Una
risata che suona quasi come un sibilo, ma Druso sembra soddisfatto.
Tiberio
pensa che quella giornata – nonostante la vincita di
Ottaviano – non è poi così brutta.
Per
lui, gli incontri con le altre persone non sono mai contatti e
basta. Sono dei veri e propri urti, che lo scuotono sin nel profondo.
Collidere in quel modo, però, forse potrebbe andargli a
genio – non molto, s’intende, ma almeno un poco
sì.
Si
accorge che Livia lo sta guardando, e sente un’ondata di
calore invaderlo, perché è uno sguardo colmo di
approvazione. Allora il ragazzino ripensa a quella notte di un anno
prima, quando Druso gli ha dimostrato di aver bisogno di lui, e
riflette che anche sua madre è dalla sua parte.
E
alla fine, se questa dev’essere la sua vita, con Druso
accanto nel presente e Vipsania vicino nel futuro… Non
è poi così male.
Note:
Lo so. Ho tardato un sacco. Di nuovo.
Ebbene, questa è l’ultima parte della storia.
A dir la verità, all’inizio avrei voluto scrivere
anche degli episodi con Tiberio e Druso adulti, e ne ho anche scritti,
ma alla fine risultavano TROPPO diversi da questi ambientati nella loro
infanzia, così li ho cancellati.
E ho deciso di chiudere così, con una punta di speranza.
(Okay, chi conosce la vita di Tiberio sa che le cose non andranno per
niente bene, ma pazienza… In fondo ora è un
bambino, e può permettersi di essere spensierato.)
Lassù c’è l’ultimo pezzo del
ritornello di “Collide” degli Skillet, e la poesia
che recita Druso per far ridere Tiberio è di Catullo
^^
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