Un monologo al giorno.

di Glykeria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per prendere il sopravvento. ***
Capitolo 2: *** Filo rosso. ***
Capitolo 3: *** Forse è un'illusione? ***
Capitolo 4: *** Sono sola,qui,e piango. ***
Capitolo 5: *** Tu mi salvasti dalla paura. ***
Capitolo 6: *** Un mondo di illusi. ***
Capitolo 7: *** Fammi sentire viva. ***
Capitolo 8: *** Illuminazione. ***
Capitolo 9: *** Fogli al vento. ***



Capitolo 1
*** Per prendere il sopravvento. ***


19 maggio 2011.

Spesso mi chiedo "Qual è il mio problema? Perchè sono sola al mondo?"
Io non sono sola.
Sono circondata da tanta gente,tante fiammelle che brillano nel buio totale. Se mi vedi sono lì in mezzo. La vedi quella fiamma che sembra spegnersi? Eccomi lì.

Sembrerò anche una menefreghista,ma anche io ho dei sentimenti. Piango,rido,soffro. Come tutti. Quindi non voglio che la gente mi tratti come se non me ne fregasse niente.
Quando non mi vede nessuno piango *risata leggera*,quando non c'è nessuno. E se c'è qualcuno piango dentro. In effetti,piango sempre. 
E sembrerò scontrosa. E lo sono solo perchè ho paura di soffrire,di star male,e faccio star male la gente per questo mio comportamento. E soffro anche per questo. 
Mi basterebbe qualcuno che mi rivolga almeno una parola sincera. Una cosa banale. "Io ci sono." . Tre parole che mi basterebbero per parecchio.
E lì la fiamma prende il sopravvento. Essa si agita,crescendo in calore e in forza. Intimorisce le altre ed è orgogliosa di se stessa. Quella fiamma dovrei essere io. Mi basterebbe una fiamma forte accanto a me per sentirmi bene.



Per prendere il sopravvento.




~~~

Angolo della scrittrice.

Bene,eccomi qua con la mia iniziativa di raccogliere tutti i monologhi che ho scritto. Scriverò di ognuno la data così da far capire quali sono stati i cambiamenti nel mio modo di scrivere.


Glykeria.

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Capitolo 2
*** Filo rosso. ***


22 maggio 2011.


Essendomi spesso interessata alla cultura degli altri,ho scoperto che in Giappone c'è una curiosa credenza: ognuno ha un filo rosso legato al mignolo sinistro che ci collega alla nostra anima gemella.
Io credo di avere un gomitolo alla fine del filo. Oppure è stato tagliato,non so. Continuo a tirare questo filo e non ne ricavo un bel niente. Magari è dall'altra parte del mondo,attaccato a un qualcosa che non è possibile staccare.
... E preferisco lasciar stare questo filo. Sono più interessata ad un altro,di filo. E non è di nessuna credenza o tradizione nostrana o straniera. E' un filo che tengo,che impedisce ai miei sogni,alle mie speranze di andar via. Come un bambino che tiene il suo palloncino legato al polso per non farlo volare nell'azzurro cielo. Sono sogni leggeri più di una piuma,non posso lasciarlo un attimo. Sempre con il pugno stretto.


Spero solo che nessuno tagli il filo dei miei sogni nel palloncino così come hanno fatto per il filo del mignolo sinistro.

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Capitolo 3
*** Forse è un'illusione? ***


24 maggio 2011.

E se il mondo che avessimo intorno fosse solo un'illusione dei nostri poveri occhi? Se i nostri occhi,notando il mondo,decidesse di mostrarci un'immagine migliore del mondo d'oggi?
Sicuramente si sbagliano. Ci mostrano assassini,scandali,misteri,tutto intorno a noi,un fatto attuale che ci colpisce ripetutamente come una mazza in testa.
Probabilmente saranno impazziti,non capendo più se la visione reale e quella che ci impongono sono una migliore dell'altra. E hanno deciso di mostrarci la verità.
Ci mostrano un mondo nuovo,a cui non eravamo abituati,ci han colto di sorpresa,prendendoci impreparati. Siamo troppo innocenti per certe immagini. E,guardando le notizie,non possiamo solo che guardare e ammutolire,guardando negli occhi la persona con cui si stava in quel momento,deglutendo con ansia. Si decide di cambiar canale,ma più si va avanti e più le stragi e gli omicidi aumentano. Il nostro dito spinge sempre più in fretta sul pulsante "Avanti".
Avanti,ecco dove vorremmo andar tutti. Dimenticare questo tempo assurdo e cominciarne uno nuovo,senza finte immagini sugli occhi,come una benda disegnata che ci mostra il mondo da noi voluto.
E noi vorremmo un telecomando per questo,per andare avanti,ma non si migliora la situazione.
Eppure,il telecomando funzionerebbe. Potremmo farla finita,chiudere queste faccende,chiudere questo pesante libro impolverito di immagini crude. Ma il mondo è cocciuto ed egoista. Oppure non vuole,chi lo sa.
Per questo telecomando basterebbero le pile. Ma qualcuno le tiene segrete.

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Capitolo 4
*** Sono sola,qui,e piango. ***


3 giugno 2011.

Vorrei piangere. Scoppiare come una bomba. Esplodere in un pianto tremendo.
Non lo faccio da tempo. Fatto raramente.
Non mi piace di fronte agli altri. Mi sento debole.
... E non so che dire.
Forse perchè adesso sto piangendo.
... Come,non vedi che piango?
... Oh,sto piangendo dentro,giusto. 
Mi nascondo nel mio cappuccio,abbasso la testa e piango. Sempre fatto così.
Pensandoci mi sputerei in faccia.
Stringevo i denti e andavo avanti. Così mi dicevano.
"Sei una ragazza forte." Questo è quel che mi dicevano.
Scoppio in un singhiozzo tremendo,riesco a respirare a fatica.
... Ma magari succedesse. Ho gli occhi che mi vietano di far uscire qualche lacrima amara. Orgoglio del cazzo.
Mi sono fatta la reputazione di "menefreghista totale". Da sempre. Nascondendomi in un costume da recita. Faccio la parte di quella che soffre nel suo angoletto immaginario,mentre magari sfotte qualche persona che piange o si mostra debole.
... Io e la mia coerenza. Lo so,lo so. Sono incoerente.
E pure stupida.
Vorrei sentirmi il volto rigato di lacrime,di acqua calma che mi entra nelle labbra tremanti,ingoiare tutta quella sofferenza celata nei meandri più oscuri del mio cuore.
Io... Sto bene. (Mento.)
Non devi preoccuparti. (Preoccupati.)
Lasciami in pace. (Non andartene...)
Mollami. (Abbracciami più forte...)
Sto mentendo,tu non lo capisci.
Smettila di rompermi... (Rivolgimi un altro ciao.)
Smettila di fissarmi. (Fai uno di quei tuoi sorrisi.)

Non lasciarmi.

Sono sola.

Qui.

E piango.

Non confondetemi con la fontana di Trevi,non tiratemi monetine.

Le mie sono lacrime.

Lasciatemi soffrire. (Consolatemi. Notatemi. Abbracciatemi.)

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Capitolo 5
*** Tu mi salvasti dalla paura. ***


12 giugno 2011.



Mi hai afferrato in quel vortice di confusione,come se mi avessi salvato.

Infatti è così.
Tu mi salvasti dalla paura,da tutto.
Non so come ringraziarti.
Mi tenesti tra le tue braccia,mi consolasti,mi baciasti.
Non so esprimermi. Forse tu mi conosci veramente,sai come sono fatta. Lo sai che non riesco ad esprimermi. Non conosco parole per farlo.
Sto facendo dei giri di parole,non arrivo al punto.
Le parole girano nella mia testa,vorrei dire tante cose,eppure sono nel pallone.
Probabilmente avrei detto qualcosa come “Grazie,sei accanto a me.” O qualcos’altro di estremamente dolce.
Ma non ce la faccio,davvero.
Probabilmente preferiresti avere qualcuno accanto a te che ti riempisse di frasi dolci e cose simili.
Non capisco,perché sei qui accanto a me?
Perché mia abbracci?
Perché mi baci in quel modo che solo tu riesci a fare?
Cos’ho di speciale?
Non ho un carattere meraviglioso,lo so,perché?
Me lo dici?
Cosa mi differenzia dalle altre?
… Troppe domande,non credi?
Sono solo confusa.
E quando fai qualcosa che non mi va bene,hai visto come divento,no?
Ti prometto,non lo farò mai più. Ci proverò.
Non lo so se l’hai mai notato,ma io sorrido quando mi noti.
Tra quelle altre persone che frequentiamo,con cui stiamo la sera,con cui ridiamo,io ti noto sempre.
Una grande stella in mezzo a tante altre.
Gli occhi mi brillano,spero che sia tu il primo a notarmi. Timidezza,eh.
Aspetto dannatamente ansiosa,ma allo stesso tempo felice. Il cuore batte a mille,potrebbe esplodermi. E ne sarei felice. Perché in fondo chi l’ha fatto esplodere sei tu.
Qualsiasi cosa tu faccia molto probabilmente mi renderebbe felice. Tu mi rendi felice,tutto qui.
Sai,spero che la stessa cosa valga per te.
Bene,l’ho detto. Ho detto tutto quel che volevo dirti.
… Oh,dimenticavo.


Ti amo.





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Oooook,chiedo scusa per il fatto che non aggiorno da epoche,ma sapete,è estate... Sono uscita così tanto in questa settimana che di rado riesco a trovare un momento per il pc...
Beh,ecco un monologo romantico,direi che è un fatto più unico che raro,visto che i miei monologhi sono sempre da depressa senza speranze.
Spero vi sia piaciuto!!
Baci,
Glykeria.

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Capitolo 6
*** Un mondo di illusi. ***


18 giugno 2011.


Un mondo di illusi,ecco dove viviamo.

Viviamo con la sicurezza di riuscire in tutto,di fare tutto bene.
La gente non capisce che si sbaglia.
Il mondo delude,ferisce,uccide.
Prima no. Non era così.
Il mondo era un posto felice,si chiamava Eden.
Poi l'uomo e la donna han peccato. E ci troviamo qui.
Vanitosi,egoisti,viziati. Stronzi.
Guerra,fame,morte,bambini soldati.
Hanno distrutto l'Eden.
Non esiste più.
La guerra è la soluzione,versiamo sangue su terre pure.
Terre dove cresceranno piante sanguinolente,odoranti di metallo arruginito.
Il cielo si tingerà di grigio e di rosso metallo.
I bambini andranno alle scuole militari,impareranno ad uccidere.
Gli adulti,per Natale,gli compreranno un kalashnikov.
Babbo Natale vestirà di rosso perchè il rosso ricorda il sangue,e il sangue va versato.
I sorrisi cesseranno di esistere,se non risate sadiche nell'uccisione di qualcuno.
Gli ospedali diventeranno posti di tortura. Le bambole rideranno sadiche e le bambine si divertiranno a strappare i capelli.
I palloncini verranno riempiti degli ultimi respiri dei torturati all'ospedale. E se esploderanno,usciranno risate malvagie.

Eden,addio.

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Capitolo 7
*** Fammi sentire viva. ***


7 settembre 2011.



Riscaldami.
Fammi sentire viva.
Fai quel che vuoi.
Prendimi in giro.
Detestami.
Amami.
Abbracciami.
Baciami.
Consolami.
Torturami.
Stuzzicami.
Provocami.

... Fai quel che vuoi.

E ti guardo sorridere,qui davanti a me,nel freddo inverno qui a Roma. Siamo usciti per una passeggiata. Avevo un freddo tremendo,lo ammetto.
Quel giaccone non bastava a coprirmi e a riscaldarmi.
In fondo,il calore che quel giaccone avrebbe potuto darmi,non sarebbe stato lo stesso dei tuoi abbracci.
O dei tuoi baci.
Del tuo calore in generale.
Mi tieni per mano. La mia trema. Per il freddo,per l'emozione,chi lo sa?

Scoprimi.

Ci conosciamo da tempo,eppure non mi abbandono all'idea che noi,in fondo,stiamo insieme. Siamo una famiglia,lo dici anche tu,spesso,per convincermi.

Ecco,convincimi.
Dimmi che non è un sogno.
Oppure no.
Dimmi che è un sogno e che non mi risveglierò mai.
Che è un bellissimo,meraviglioso sogno che durerà un'eternità accanto a te,noi due e basta. Noi,e il mondo. Il mondo,e noi.
Basta,che sia un sogno che sia amato da noi due,come noi ci amiamo.
Perchè,la mia vita accanto a te,è un sogno.

E la mia vita senza te un incubo.

... E sinceramente,da lì,vorrei svegliarmici.

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Capitolo 8
*** Illuminazione. ***


9 gennaio 2012.




Illuminazione.


Quella che ti colpisce all’improvviso senza nemmeno un motivo preciso. Non parlo di illuminazione artistica,letteraria oppure altro.
Quell’illuminazione divina che ti colpisce.
«I found God,on the corner of first and Amistad.»
Così,in mezzo alla strada. Da sola.
« All alone,smoke her* last cigarette.»
Poi… poi ti vedo. Eccoti qui,dannazione. Dove eri finito? Smettila di fare quella faccia divertita.
«I said where you been.»
E mi hai chiesto di chiederti tutto ciò che volevo.
« He said: ask anything.»
Ecco le lacrime che salgono agli occhi. Arrivano,le sento persino in gola.
Chiederti tutto ciò che volevo? Secondo te cosa ti chiederò mai?
Dove eri. Dannazione,dove eri?! Dove eri,mentre il mondo mi crollava addosso? Quando tu non c’eri? E io dovevo badare a me stessa,agli altri.
« Where were you,when everything was falling apart?»
Io ti ho aspettato… dannazione. Smettila di ridere,non è divertente. Sarà da stupida dirlo,ma io te lo dico lo stesso. Io ti ho aspettato,e ora non ti puoi presentare così,con questo sorriso.
« All my days were spent by the telephone.»
Ma vedo che tu non ti sei sprecato minimamente a cercarmi.
« It never rang.»
Non è che chiedessi molto. Non ti chiedevo la Luna,le stelle,il Sole,il tuo amore,tu accanto a me,una famiglia o altro.
« And I needed was a call,that never came,to the corner of first and Amistad.»
Sarà da stupida dire anche questo,ma io non sono così come credono tutti. Io senza di te,cosa?! Mi prendi in giro?!
« Lost and insicure.»
Ma… adesso cosa credi che mi importi. Ormai non ricordo nemmeno più perché ce l’ho tanto a morte con te. Ora sei qui. Mi sorridi.
« You found me,you found me.»
Me lo ricordo,certo. Certo,sei arrivato troppo tardi,ma sei arrivato comunque. E dove mi hai trovato? Logicamente,per terra,sdraiata lì,in lacrime.
Ma cos’è che ti tratteneva dal venire da me,se in fondo lo desideravi anche tu? Dove eri finito?
«Lying on the floor
Surrounded, surrounded
Why'd you have to wait?
Where were you? Where were you?
Just a little late
You found me, you found me. »
Alla fine non è che mi importi più di tanto.
E mentre penso questo,tu continui a sorridermi.
Perché hai dovuto aspettare per trovarmi?
« Why'd you have to wait
To find me, to find me? »

Sinceramente non lo so. E non lo sai nemmeno tu.
Ma ora mi stai baciando ugualmente,anche se magari,nella mia testa,in passato,te ne ho tirate davvero di tutti i colori.







*Her= sì,lo so,nella canzone originale dice ‘his’,cioè ‘di lui’,e io ho messo her,ovvero ‘di lei’. Non è un errore di distrazione,è solo che io questa canzone l’ho trasformata un pochino,solo in quel pezzo.

E se non si fosse capito,la canzone è 'You found me'. Autori: The Fray. }

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Capitolo 9
*** Fogli al vento. ***


Eccoci qua con quello che reputo l'ultimo monologo degno d'essere pubblicato (eppure sì,ho dovuto fare una scelta tra quelli pubblicabili o meno,e questo risulta l'ultimo).
Bene,sono felice delle due recensioni che ho ricevuto,entrambe nello stesso capitolo,il secondo,quello che reputavo,pensate un po',quello meno adatto e magari un po' stupido. Pensavo che nessuno sarebbe stato in grado di capirne il significato,ed invece ci siete riusciti benissimo.
Spero che questo ultimo capitolo vi piaccia,e spero che vi piaceranno tutte le storie che pubblicherò in futuro.
Nella speranza di risentirvi,
Glykeria.




9 giugno 2012.



Tutto finito.
Un altro foglio sprecato,un altro foglio al vento. Inchiostro nero sprecato su una pagina ingiallita,è andato,ormai.
E’ tutto finito.
Cosa ci avevi mai scritto,poi.
Illusioni. Speranze. Bugie. Promesse mai mantenute. Orgoglio.
Tutto al vento.
Beh,come se fosse una sola pagina. Ormai,in questo turbine perenne,che ti gravita intorno,non smettono di girare e girare,mostrando entrambi i lati,tutte le parole scritte con grafia incerta.
Come se tu avessi saputo che anche quella pagina se ne sarebbe andata.
Per non parlare di questo turbine,un turbine dannatamente bastardo,che non ha le palle di andarsene via,come se volesse dire ‘Ehi,ti ricordi quel giorno,quando ti promise di starti per sempre vicino? Ecco,se ne è andato. Sei una stupida,ancora stai a crederli? Eh? Pensi che ritornerà? Quanto sei ingenua,ragazza. E non piangere,non fare la bambina. Niente ti riporterà a quel passato a cui aspiravi.’
Cavolo,sei un foglio davvero bastardo.
Tutto ciò che dici è presente nella sua mente,non serve che tu lo ripeta ogni singola volta. 
Non serve che tu mi dica di non pensarci più. E’ cocciuta,testarda,stupida.
Non serve nemmeno che tu dica di non piangere,perché solo dirlo la farebbe solo continuare.
E continuare,e continuare,e continuare. Così tanto da non riuscire nemmeno più a piangere,e ti ritrovi come un’idiota stoccafisso in mezzo alla stanza,circondata da fogli svolazzanti e illusioni confuse ad essi,e ti siedi per terra,su quell’umido pavimento,dove mesi e mesi prima magari rotolavi circondata dalle sue braccia,ridendo.
Magari dopo avreste mangiato il vostro piatto preferito,tutti insieme,a tavola,chiedendo ad ognuno come era andata la propria giornata.
E cosa avresti mai detto? Ovviamente era andata bene. Eri andata a comprare la frutta,avevi incontrato quella tua amica che non vedevi da almeno un mese e ci eri andata insieme al bar.
Ah,quel bar. Era dove l’avevi incontrato per la prima volta,vero? Cosa chiese? Un piatto di pasta?
E’ quello che ora ti rifiuti di mangiare? Solo per colpa sua? 
Poi avresti sentito come era andata la sua,di giornata. Logicamente era andata da Dio,come sempre. Tanto gli succedevano sempre le stesse cose,ma non ti saresti mai stancata di vederlo sorridere mentre ti raccontava il solito fatto divertente avvenuto in ufficio.
Avresti sparecchiato e messo i piatti nel lavabo,e li avresti lavati di tutta fretta,solo perché ti aspettava sul divano. Si sarebbe guardata la tv,sì.
Quel divano. Ormai ti siedi in un angolo,un angolo così abbandonato a sé,che non lo avevi nemmeno mai notato prima,che non ha nemmeno l’impronta di qualche dito o una macchia. Lindo e a posto,e ora ci sei tu,accovacciata,e con le gambe strette al petto,e il mento appoggiato ad un ginocchio. Guardi la tv.
Beh,ma è spenta. Tanto se fosse stata accesa nemmeno l’avresti seguita.
Poi sareste andati in giro,giusto per un’ora o due.
No,continuiamo a guardare la tv ancora spenta.
E poi ecco che arriva l’ora di cena. Di nuovo a raccontarsi le proprie ‘avventure’ quotidiane,addentando un po’ di carne ben cotta.
Poi sareste andati in camera. Ah,saltiamo questa parte.
Scuoti la testa,nemmeno riesci a pensarci. Non vuoi,e tantomeno ci riesci. Sei ancora accovacciata per terra,e ti guardi le scarpe,con aria mogia. Anzi,più che mogia,oserei dire apatica.
In lontananza,come un’illusione (beh,alla fine è tutto frutto della propria immaginazione),noti quel quaderno,quello da dove sbucano fuori le bastarde pagine.
Ne vedi alcune vuote.
Oh,perfetto. Quindi ci saranno altre delusioni? Altri rimpianti? Altre lacrime sprecate?
Dannazione,no,chi lo avrebbe mai voluto. Se la vita deve essere così ardua allora è meglio mollare tutto.
Eccola lì,lì accanto,sì,proprio lì,una penna stilografica. Ha l’inchiostro a metà. Altri tristi avvenimenti da scrivere? Perché mischiare questo inchiostro con altre lacrime amare?
Invece no. Assolutamente no!
Chiudi gli occhi,lasciando che la propria schiena tocchi il pavimento.
Dopo un po’,senti il rumore della penna usata,e una risatina. Niente,niente,lasciamo perdere. E’ la stessa risatina che ha un fratello quando legge il diario segreto della sorellina. Forse era un suo fratello,che veniva a conoscenza di quel che le capitava. Loro l’avevano avvisata,e lei aveva seguito il suo istinto,che non l’aveva certo portata verso la retta via.
Cavolo,se li avesse ascoltati!
Però… non sembrava una risata “familiare”. Beh,no,era certamente familiare. L’avevi già sentita.
Apri un occhio,e guardi quella figura che poco prima si era piegata a prendere il quaderno incriminato,e aveva cominciato a cancellare parole,strappare quelle poche pagine scritte che erano rimaste attaccate,e buttarle a terra.
Poi,con un sorriso,dopo averti guardata,comincia a scrivere. Poi,tutto silenzioso,ti porge il quaderno,inginocchiandosi accanto a te. Tu ti siedi per terra,e lo prendi.

“Non ti permetterò di scrivere altre sciocchezze simili a quelle che ho letto nelle pagine precedenti. Con me,scriverai solo di come ti divertirai,e di quanto tu sia felice.”

Ricacci in dentro un sorrisetto,fatto più per gentilezza che per altro. Ma il suo non era poi così tanto fatto per educazione.
Lo guardi,in silenzio.
Com’è che ora senti le labbra scottare?


Di sicuro non stai ricambiando il bacio per educazione.

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