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di VeroJonasLover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Crafty. ***
Capitolo 2: *** Clairvoyante. ***
Capitolo 3: *** Sly. ***
Capitolo 4: *** Suggestion. ***
Capitolo 5: *** Arrow. ***
Capitolo 6: *** Uncertainty. ***
Capitolo 7: *** Pleasurable. ***
Capitolo 8: *** Sweetness. ***



Capitolo 1
*** Crafty. ***


Ma buongiorno mie care meraviglie! c: avete visto? sono tornata, I'm back in town! Ho deciso di inizare una nuova FF, personalmente sono molto insicura a riguardo..vaabè, leggete e ditemi cosa ne pensate! loge you. ♥ baci. 
Joє'ѕ мυffιи



- Spiegami perché mi hai fatta venire qui Sam. Illuminami, perché io davvero non ci arrivo. -  dico, guardandomi attorno.
- Perché mi è arrivato l'ennesimo invito all'evento su facebook e non potevo rifiutarlo e forse perché..uhm.. - si gratta il mento. - è già la settima rimpatriata del liceo che saltiamo? - continua, con aria scocciata.
- Appunto, l'hai detto. Se ne abbiamo già saltate altre ci sarò stato un motivo, o sbaglio? - domando. 
- Il motivo è che odi esporti, farti notare e partecipare a queste cose, ecco cos'è. -
- Non è colpa mia se tu facevi parte delle cheerleaders e tutti ti adoravano ed io invece ero la solita sfigata anonima. - sbuffo. - anzi no, fammi correggere, lo sono tuttora. - 
Sam scrolla le spalle, sa che ho ragione. Per me il liceo è stato un completo incubo. Le prime delusioni amorose, i primi rifiuti, i primi brufoli, le prime cerette..ora che ci penso bene, paradossalmente queste ultime sono state meno dolorose di tutto il resto.
Amavo alla follia un ragazzo che neanche mi guardava, e che sbavava direttamente dietro alla mia migliore amica Samantha, che gli sbavava dietro di rimando, e così si erano mesi assieme, mandando all'aria tutti i miei 'lieti fini' da favola. Sam ai tempi non sapeva della mia cotta paurosa verso il suddetto ragazzo, e non l'ha mai saputo. 
Era difficilissimo dover sopportare le sue sclerate nei suoi confronti, ma soprattutto doverle dare dei consigli per cercare di mantenere solida la loro relazione. In cuor mio speravo si lasciassero, ma parliamoci chiaro..anche se l'avessero fatto, non avrei mai avuto una possibilità con lui, e d'altra parte non volevo vedere Sam soffrire.
Poi, dopo la maturità, tutto ad un tratto, si erano lasciati. Così, di punto in bianco, e ognuno era andato per la sua strada, e io non avevo più sentito parlare di lui. Lei non mi aveva mai fatto intendere che la cosa le dispiacesse poi così tanto, anzi. Dopo la rottura il suo motto preferito era: 'se le cose sono andate così, è perché dovevano andare così. '
Ora, 7 anni dopo, ero stata trasportata a forza a quella rimpatriata, tenutasi in un pub di L.A., probabilmente il più conosciuto e frequentato, il 'Six Flags'.
"Non ho nulla di cui preoccuparmi, nessuno si ricorderà di me, e questa serata finirà presto. - continuavo a ripetermi, sistemandomi il vestitino color lilla lungo i fianchi e barcollando per il tacco 12 che mi sorreggeva.
- Alzalo un po' di più. - Sam mi fa l'occhiolino e mi alza maggiormente il vestitino, facendolo arrivare quasi a metà coscia.
Le sorrido, e appena la vedo girarsi, lo abbasso un'altra volta. Di solito non mi piace apparire, figuriamoci se voglio essere notata in quest'occasione.

Ci addentriamo sempre di più nel locale, scrutando visi e cercando di notare se i corpi dei nostri ex compagni hanno subito grandi cambiamenti col passare del tempo.
Una coppietta ci si avvicina sorridendoci, li riconosco: sono Elizabeth e Bob, due che già dal primo giorno della prima liceo si facevano la corte a vicenda. E' la solita coppietta che vuole arrivare 'pura' al matrimonio, i soliti da carezze e baci e poca sostanza. Sono teneri...in fondo.
- Ciao cara! - esordisce lei sistemandosi gli occhiali spessi e neri sul naso e salutando Sam. Allarga le braccia e la bacia sulla guancia (azione analoga a quella di Bob) poi mi fissa.
- E lei è? - parla Beth.
- Ronnie. - dico, titubante. 
Fai che non si ricordi chi sono, fai che non si ricordi chi sono, fai che non si ricordi chi-
- Ronnie!- urla, abbracciandomi caldamente.  - Ma come sei diventata..- mi guarda con occhi curiosi, sembra confusa.
- Guardabile? - dico, sorridendo.
- No, non intendevo quello! - ride. "Oh sì, intendevi quello Beth, lo so per certo." sussurro tra me e me. - E comunque ti sei vista? Sei uno schianto!- 
Non posso guardarmi, ma suppongo di essere arrossita, perché sento un gran calore all'altezza delle guance. 
Con una scusa, ci congediamo, e Sam mi guida per il pub stringendomi la mano. Salutiamo di sfuggita quelle poche persone che riconosciamo, con alcune facciamo ampie conversazioni (che vertono quasi completamente sul mio cambiamento di stile/look, e sul mio cambiamento fisico. Frasi come 'ma non portavi gli occhiali una volta?' o ' sei dimagrita tanto!', sono all'ordine del giorno. Mah, la gente non sa che hanno inventato le lenti a contatto e che lo sviluppo di una persona non si conclude completamente a 18 anni?), mentre con quelle persone che in passato odiavamo, scambiamo solo fugaci 'ciao' con la mano.
Assetate, ci avvicianiamo al bar, e ci concediamo qualcosa da bere. Io opto per un mojito alla menta, Sam invece prende un sex on the beach, da sempre il suo preferito.
Mentre sorseggiamo i nostri drink, un ragazzo moro si avvicina al bancone domandando un bicchiere di vodka al melone.
Sam mi dà una gomitata al braccio, e strizza gli occhi. Non capisco. Con lo sguardo, 'mi indica' il ragazzo alla mia sinistra, e convulsamente alza le sopracciglia.
Il ragazzo dai capelli corvini, invece, beva dalla cannuccia la sua vodka, e infine si lecca le labbra, soddisfatto.
I miei occhi si posano sulle sue braccia, rese scoperte dalla canottiera nera che indossa, braccia che sono letteralmente irrorate di vene. Alzo ancora lo sguardo, ha una barba che pare ispida, incolta, e le sopracciglia molto folte. Indubbiamente quel ragazzo mi ricorda qualcuno, peccato non ricordi chi..
Improvvisamente, lui si gira verso destra, evidentemente si è accorto con la coda dell'occhio che lo stavo fissando.
Beh, come osservatrice sono davvero pessima, questo è certo. 
Ben presto però, mi accorgo che non è me che sta guardando. 
'Sorpassa' la mia persona e incontra gli occhi di Samantha, che sono lucidi e sorpresi.
- Samantha!' quasi urla lui, per poco saltandomi addosso per salutarla.
- Joseph! - esclama lei, guardandomi in modo strano e misterioso.
Continuo a bere il mio mojito, e penso. 
Quel nome..quelle sopracciglia..la voce.. non mi dicono niente di nuovo.
Mi ripeto quel nome mille e mille volte nella mente, sperando mi venga in mente il lampo di genio.
Joseph, Joseph, Joseph..mmh.
Sollevo di scatto la testa, e sono 'presa' da una visione, quasi come in 'That's so raven'.
Joseph, era così che si chiamava la mia cotta esistenziale.
Sì, Joseph, semplicemente chiamato Joe. 

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Capitolo 2
*** Clairvoyante. ***


Buongiorno splendori! innanzitutto ci tenevo a ringraziarvi per le 15 recensioni al primo capitolo, sono tantissime! poi volevo ringraziare tutte coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate, grazie a chi legge e a chi legge semplicemente. questo capitolo è noioso, ma spicca la personalità di ronnie, spiccicata alla mia HAHAHAHA. adesso basta chiacchere, fatemi sapere cosa ne pensate, as always! siete bellissime, baci. 
Joє'ѕ мυffιи



-Joseph- ripeto nella mia mente un'ennesima volta. Ad un certo punto il tipo in questione si gira di scatto e mi guarda con aria interrogativa.
- Sì, ci conosciamo?- proferisce, sistemandosi i capelli corvini. 
Ero nel mio mondo gelatinoso, e inconsciamente ho detto il nome ad alta voce, bella mossa Veronica, complimenti.
- I..io- balbetto. Non avrei mai immaginato di trovarmi faccia a faccia con lui, dopo così tanto tempo, e soprattutto non avrei mai immaginato di trovarmelo davanti e di non riconoscerlo nemmeno.
-Non ti ricordi di lei? - Sam parla e nel mentre si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, intanto lui beve quel poco che è rimasto nel suo bicchiere.
- E' Ronnie, la mia migliore amica!- prosegue. 
Per poco Joseph non si strozza. Appena mi sente nominare tossisce ripetutamente, come se gli fosse andato di traverso qualcosa, e mi guarda con aria spaesata. Credo abbia capito chi sono. Credevo non mi avessa mai manco notata, anche se mi ricordo che al liceo avevamo molti corsi in comune. 
E' come se fossi nuda davanti ad uno sconosciuto, la sensazione che provo è quella. Mi sento debole, piccola e insignificante, fragile ed esposta a derisioni come una volta. Guardo per terra stringendomi le ginocchia, sperando che se ne vada al più presto.
- Ronnie?- domanda. - Veronica Brown?- giocherella con l'anello che porta all'anulare sinistro, togliendolo e rimettendoselo al dito.
- Sì, quella Veronica. - affermo. Lo guardo un secondo in viso e poi abbasso lo sguardo, di fretta. 
- Sai che sei cambiata tantissimo? in positivo, intendo. - afferma, facendomi irrimediabilmente sorridere. 
- Uh beh, ringraziamo il cielo per quel 'in positivo'! - ribatto, rilassandomi un pochino.
Poi mi guardo attorno, mi rendo conto di essere stata troppo espansiva, e torno a richiudermi nel mio 'guscio': per tutto questo tempo Sam è stata zitta, ci ha osservati e ha continuato a bere il suo drink.
Nessuno parla, non mi sento a mio agio. 
Bene, direi che è stato fin troppo imbarazzante. 
- Io vado, prima mi è sembrato di vedere Ashley, e mi farebbe piacere andarla a salutare!- esordisco, nel modo più convincente possibile.
Mi alzo in piedi, a fatica. Le mie gambe sono diventati dei tronchi di legno massello, è come se i piedi non reggessero più, non so che diavolo mi stia prendendo.
- Ciao Joe, alla prossima..- esito. -rimpatriata!- dico, non troppo sicura di quello che sto dicendo. 
Lui mi guarda dal basso verso l'alto, si fissa sulle gambe lunghe e poi sale con lo sguardo, deglutisce. 
- Oh, okay! ci vediamo!- risponde con mezza bocca aperta.
Quando ormai mi sono allontanata dal bancone, sento Sam urlarmi un -a dopo!-, ma sono troppo attenta a non cadere e a non fare brutte figure mentre cammino, per girarmi e farle capire che l'ho sentita.
La fantomatica Ashley c'è, esiste, ed è davanti a me, ma non ho proprio voglia di mettermici a parlare; per non destare sospetti vado in bagno, posso sempre dire che non mi sono sentita bene e che mi sono rinchiusa lì dentro per questo. 
Una volta entrata nella toilette per signore, poso la mia pochette vicino al lavandino e mi guardo allo specchio: faccio una piroettte su me stessa e mi tocco i fianchi, poi mi accarezzo dolcemente il viso: senza dubbio sono dimagrita, e ho meno imperfezioni di quante ne avevo in passato, ma in 7 anni si cambia.. Non ero degna di essere guardata in precedenza?
E lui invece? anche Joe è cambiato. Le sue braccia sembrano quasi photoshoppate per quanto siano voluminose e massicce. Il suo taglio di capelli è cambiato, la sua voce è mutata: è più maturo, più uomo. Però, da che mi ricordi, è sempre stato pieno di vene visibili, e ai tempi del liceo, andavo completamente matta per quella che gli si formava sul collo quando parlava.
In ogni caso, il fatto che vederlo mi abbia fatto un certo effetto, mi pare più che ovvio. Questo incontro mi ha scombussolata così tanto il cervello e annebbiato la mente, che mi sento quasi venir meno. Non so ancora dire con certezza se i miei sentimenti nei suoi confronti abbiano ripreso vita, ma  se c'è una cosa che spero vivamente in questo momento, è quella di non ricascarci di nuovo. 
- Però lui è quel tipico ragazzo che non ti togli facilmente dalla testa quando ti fissi..NO. non devo ricascarci. Non voglio soffrire ancora, perché la cosa che temo è che dopo questa sera le cose cambieranno. Temo che Sam si rimetta con lui. No aspetta, perché dico 'temo'? di regola non dovrebbe fregarmene un accidente, che facciano quello che vogliono..vogliono tornare insieme? che lo facciano. vogliono frequentarsi ancora? che lo facciano. ok basta, sono troppo paranoica, troppo rompipalle, troppo tutto. Devo semplicemente imparare a prendere le cose come vengono e a parlare di meno. All'alba dei 25 anni non hai ancora imparato a vivere, Ronnie.- ecco, questo è il caos che in questo momento regna nella mia mente, ora.
Divertente, vero? sì, un cifro, soprattutto quando ti accorgi che il mojito che hai inghiottito a forza ti sta per tornare su, soprattutto quando vorresti semplicemente tornartene a casa, dormire, svegliarti e scoprire che hai immaginato tutto.

Guardo l'orologio, sono le 2 e mezza passate. Esco dal bagno, cerco velocemente Sam, non la trovo. Con i piedi doloranti perlustro il locale, e non la vedo; con mia sorpresa scopro che non c'è neppure Joe. Saluto di sfuggita le poche persone rimaste, promettendo loro che l'anno prossimo prenderò parte ad un'altra rimpatriata e, uscita dal Six Flags, corro -letteralmente- verso la macchina, ci monto su e libero i miei piedi da quella 'morsa' che li ha ricoperti fino a questo istante. Prendo il cellulare e chiamo la mia amica: dopo circa 10 squilli, quando sto per riattaccare, una voce apparentemente stanca mi risponde. - Pronto?-
- Ma si può sapere dove sei? ti ho cercata in lungo e in largo!- rispondo, scocciata. 
-Eh ronnie..- sussurra lei di rimando.  Una terza voce da lontano parla. - Ma chi è? - afferma.
Sembra.. 
-Non vedi che è occupata?- dice la voce misteriosa. Ne sono certa, ormai. E' la voce di Joe. 
Sento risolini strani. Sono schifata e shockata allo stesso tempo. 
- Rr- Rronnie, io..- parla poi lei, alzando leggermente la voce pronunciando quell' 'io'.
- Non ti preoccupare, tolgo il disturbo. - proseguo. - Ah, e vaffanculo!- riattacco, e lancio il cellulare sul sedile accanto al mio.
Sbatto il pugno sul cruscotto, e per sbaglio faccio suonare il clacson. Rido, la mia è una risata piuttosto isterica.
Beh, ho imparato qualcosa da questa sera, adesso so di avere un futuro come veggente, tutto quello che prevedo si avvera.
Posso andare agli angoli delle strade a leggere le mani degli sconosciuti avvertendoli delle disgrazie che incomberanno inevitabilmente nelle loro stupide vite, o forse funziona solo con me, chi lo sa.
Samantha, goditi la serata, e goditi quello che io non potrò mai avere. Goditi tutto quello che vuoi finché sei in tempo, perché sappi che non la passerai liscia con me, per il modo in cui ti sei comportata.
E tu Joe, sappi che hai perso punti. uh, pur sempre che ti interessi. 

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Capitolo 3
*** Sly. ***


Buongiorno mie care meraviglie! ♥
Eccomi qui con un nuovo capitolo, è più lungo del previsto, spero non vi annoierete. 
Volevo ringraziare tutte voi, ricevere 36 recensioni per soli 2 capitoli è davvero tantissimo, vi voglio bene!
leggete e fatemi sapere cosa ne pensate, baci. 
p.s. ho la netta sensazione che leggendo UNA cosa mi odierete. AHAHAHA non vi dico nulla ;)

Joє'ѕ мυffιи



Torno a casa camminando a 40 all'ora, sono stanca e assonnata, che mi suonino pure il clacson quelli dietro. 
Una volta arrivata, mi butto sul letto a pesce lesso, senza struccarmi né mettermi il pigiama, non ho neppure la forza di slacciarmi la zip del vestito. 
Per la stanchezza, cado in un sonno profondo, e mi sveglio dopo poche ore per colpa di un raggio di luce troppo forte e accecante puntato sul mio viso, che però si propaga ed espande per tutta la camera. Mi alzo svogliatamente dal letto, raccatto il cellulare poggiato chissà dove e scopro di non aver ricevuto nessun messaggio, né durante la notte, né durante le prime ore del mattino. Se Sam crede che vada tutto bene, mi dispiace deluderla, ma non è così.
Il fatto di avermi lasciato lì, da sola, e di non essermi neanche venuta a cercare prima di andarsene con Joe mi ha irritata parecchio.
Mi sento come un mucchio di zerbini, quelli sui cui sfreghi le tue scarpe impregnate di terra, bagnate di pioggia e sporche di sudicio, e loro le puliscono: ti permettono di entrare in casa e non danneggiare nulla, quando quelli danneggiati e fradici rimangono sempre loro. A loro non ci pensa mai nessuno. 
Ecco, io mi sento la personificazione vivente di uno zerbino. E' sempre stato così, sin dall'asilo: gli altri 'sfregano' addosso a me i loro bisogni, i loro problemi, le loro manie di protagonismo e le loro comodità, e io rispondo passivamente, accettando il fatto che tutto ciò si ripercuote negativamente sulla mia persona.
La mia voglia di far finta che non sia successo niente ieri sera è pari a zero, e se nessuno mi farà delle -meritate- scuse, credo che il numero calerà addirittura più giù.

Disinteressata, preparo il caffé, lo verso nella tazzina e poi lo butto nel lavandino, decidendo che non ne ho pià voglia. Mi butto velocemente sotto la doccia, mi vesto e trucco con disinvoltura: tra poco dovrò andare al lavoro; è domenica, è vero, ma lavorando come commessa in uno dei negozi più rinomati di L.A, mi tocca lavorare anche quando tutti gli altri stanno a casa.
Il turno comincia alle 11, e dato che ho un'ora di tempo ancora, e che il negozio non è lontanissimo dal mio appartamento, decido di farmela a piedi. Le louboutin che sono obbligata ad indossare ai piedi mi stanno letteralmente distruggendo i talloni, ma ora come ora non mi importa: quello che mi interesserebbe più di tutto è sapere cosa diavolo ha combinato Joe con Sam stanotte; mi pare piuttosto evidente che lei ci sia andata, ma vorrei solo averne conferma. 
E' oramai ufficiale, quell'incontro con Joe non mi ci voleva, e se è vero che il primo amore non si scorda mai..devo prepararmi psicologicamente a dei mesi d'inferno.
Imbuco la Main Street ed entro nel negozio, svelta saluto le mie colleghe e vado nel retro, indosso il tailleur corto che devo obbligatoriamente mettermi, e ritorno all'entrata, pronta a servire i clienti. Non c'è molta gente, solitamente questi negozi d'elite non sono bersagliati da mandrie di persone, soprattutto perché i prezzi sono molti alti. Tendenzialmente abbiamo 4 o 5  clienti importanti al giorno, che se però acquistano, lo fanno senza scrupoli, e sono anche capaci di spendere 4,000 $ per un paio di scarpe. Un lavoro tranquillo, dopotutto.
Per l'ora di pranzo ci facciamo portare vivande da un ristorante qui vicino, naturalmente paga tutto l'azienda: questo permette una relativa variabilità di cibi, in questo modo non sono costretta a mangiare hot dog 6 giorni su 7.
Dopo le quattro di pomeriggio, il negozio si copre di una calma apparente che mi permette di andare a controllare se per caso mi è arrivato qualche messaggio: nulla.
Sono nervosa più che mai, desidererei andare a casa di Sam e dirgliene due, ma sono pur sempre a lavoro e non è questo il momento di arrabbiarsi, contando anche che il 'campanellino' che abbiamo attaccato alla porta ha suonato, è che quindi è entrato un potenziale cliente.
Marcio velocemente verso l'entrata e sento come un pugno nello stomaco. Arretro leggermente, il cliente sta guardando un paio di pantaloni gessati e non mi ha vista; cerco le mie colleghe: Rose sta mostrando ad una signora il nuovo paio di Jimmy Choo, Anne è andata a fare la pausa caffé e Joy è in magazzino. Perfetto, devo servirlo per forza io. Sospiro, poi mi avvicino.
- Salve. - esordisco, mettendo le mani giunte dietro la schiena.
Si gira, sorride. - Ciao!- risponde, -dai del 'lei' anche ai tuoi coetanei?- continua.
- Oh, non avevo capito da dietro che eri tu!- dico seria. -In ogni caso, cosa cercavi?- devo fare la dura. D'altronde anche lui ha fatto la sua parte stanotte.
- Sono venuto qui perché devo andare ad una evento di beneficenza con la mia fidanzata e.. dato che questa è la boutique più gettonata di L.A..- spiega.
Fidanzata? bene, vedo che non hanno perso tempo. Suppongo di essere diventata verde per la rabbia, ma devo rimanere professionale.
- Su che genere vorresti andare? smocking, quindi elegante; sportivo ma appropriato all'occasione o un gessato classico? - mi guarda confuso e mormora qualcosa. - proviamo lo smocking!- sorride.
- Okay, vieni, ti mostro i modelli che abbiamo. - cammino davanti a lui, perchiò non lo vedo in viso, ma potrei giurare di aver visto con la coda dell'occhio i suoi occhi puntati sulle mie gambe. 
- Ecco, preefrisci questo grigio o quello nero? - dico mentre gli mostro i vestiti.
- mmh, quello nero. - ribatte.
- Perfetto. Questa è una m, secondo me ti potrebbe stare. Nell'eventualità vado in magazzino a prendere una L, tu entra puer nel camerino!- gli dico indicando col dito dove si trovano, e vado a prendere l'altra taglia.
Ma con tutti i negozi che ci sono doveva capitare proprio qui? E con tutti i giorni possibili e immaginabili doveva venire proprio in un mio giorno lavorativo, per altro mentre sono di turno? Senza dare una risposta ai miei perché, preso lo smocking, vado verso i camerini.
- Io ho qui una L, come ti sta questo? - chiedo, tenendo il vestito sulla spalla.
- Credo mi stia abbastanza bene, ma ho un po' di problemini..- esce fuori dal salottino prova con la camicia mezza sbottonata e i pantaloni che gli strisciano per terra. Si morde le labbra, toccandosi la barba col polpastrello. La mia mente sta vagando, troppo.
Appoggio il vestito sulla poltroncina color beige e mi abbasso, piegando le ginocchia e tenendomi in equilibrio sforzandomi di piantare bene i tacchi per terra. 
- Qui c'è un orlo da fare. - affermo, -ma non c'è problema per quello, abbiamo delle sarte che possono aggiustarlo tranquillamente. - arrotolo la stoffa in eccesso in modo da farla arrivare a metà delle scarpe e mi alzo. Ringrazio Iddio che nessuno ci ha visti, è una posizione piuttosto equivoca.
- La camicia invece? che problemi ha? - mi sciolgo i capelli tenendo l'elastico al braccio. Joe osserva ogni mio movimento, guardandomi interessato e mettendo spesso le braccia al petto.
- Io e i bottoni non andiamo molto d'accordo..- ride, slacciandosela completamente e cominciando a riabbottonarla.
Provo a non guardarlo, non riesco a non osservarlo, proprio non ce la faccio. Ha dei pettorali ben visibili, e sono anche riuscita ad intravedere delle accentuate fossette di venere lì dietro quando si è messo di profilo. In prossimità del collo ha qualche peletto qua e là, secondo me si fa la ceretta.
- S..Stai sbagliando ancora. - dico, sorridendo lievemente. 
- Basta, mi arrendo. - dice sornione, inarcando parzialmente le sopracciglia.
Mi avvicino quel tanto che basta per averlo distante solo un palmo di mano, e imbarazzata parto dal basso ad attaccare i bottoni.
Man mano che salgo verso l'alto, sento il profumo di colonia farsi sempre più vivo, e quasi quasi ne sono assuefatta. 
- Ronnie. - mi chiama a bassa voce. Io alzo lo sguardo, ritrovandomi occhi negli occhi con lui. Mi fissa le mani impresse nel suo petto, poi si concentra sulle mie labbra.
- Sì?- dico, persa nel marrone castagna di quegli occhi magnetici. 
- Sta suonando il telefono. - 

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Capitolo 4
*** Suggestion. ***


Ma ssalve care lettrici! ♥
prima di lasciarvi alla lettura volevo davvero ringraziarvi, perché ricevere la bellezza di 58 recensioni per soli 3 capitoli è davvero incredibile. Siete meravigliose, vi amo! sono contenta che questa FF stia avendo successo, mi fate felice felice!
il nuovo capitolo non è il massimo, ma ci sono tanti colpi di scena! leggete e ditemi cosa ne pensate, come al solito. (:
love you, baci. 

Joє'ѕ мυffιи



- Ah, il telefono. - dico, precipitandomi a rispondere. Sinceramente non mi ero neanche resa conto del fatto che stesse suonando, che cretina. 
Joe rimane lì, fermo. Vedo che si guarda allo specchio mettendosi di profilo, nel mentre prendo la cornetta.
- Pronto, Madison Boutique, in cosa posso esserle utile? - rispondo, non togliendo gli occhi da Lui.
- Ah, signora Smith, il suo ordine dovrebbe arrivare domani nel tardo pomeriggio. Sìsì, la chiameremo! Arrivederci. - conclusa la chiamata, ritorno da Joe.
- Ho provato la giacca, questa mi sta benissimo, compro tutto! - afferma soddisfatto. Sorrido.
- Bene, seguimi alla cassa. - rispondo facendogli strada. Dopo aver 'passato' al lettore ottico quello che ha scelto, metto tutto in una busta e gli comunico il totale, lui paga e fa per andarsene, quando si ferma dopo un momento di esitazione e mi domanda quando finisco il turno: io guardo l'orologio e gli dico che tra 10 minuti stacco, poi gli chiedo perché.
- No, così..potevamo andare a prendere qualcosa! - propone.
- Mi dispiace, ho da fare stasera. - dico di rimando, mettendo a posto delle magliette sugli appendini. 
Annuisce, mi ringrazia e se ne va.
Cosa si aspettava? che gli dicessi a gran voce: 'sì, non vedo l'ora di andare a bere qualcosa con te?' beh sì, effettivamente lo voglio, ma non in questa circostanza, non dopo quello che è successo ieri. 
Finisco di sistemare altri capi, e quando vado nel retro per cambiarmi e prendere le mie cose, vedo che ho già sforato di mezzora.
- Mezzora di straordinario- penso tra me e me. Saluto Rose, Joy e Anne ed esco. Di Sam manco l'ombra. 
Cammino distrutta e leggermente infastidita per le vie di L.A., e la mia mente vaga, come al solito.
- Ma perché Dio mi ha fatta donna? perché non mi ha fatto la grazia di essere uomo? sarebbe tutto più facile, non dovrei indossare i tacchi, non dovrei sforzarmi di essere fine anche quando vorrei prendere a parole le persone, non-
- Dieci minuti, eh? - sobbalzo per lo spavento. Ero così tanto immersa nei miei pensieri (che novità), che non mi sono accorta della presenza di Joseph, dietro di me. 
- Perché mi hai aspettata? - dico fredda, continuando a camminare.
- Volevo rigraziarti per oggi. - mi risponde, camminandomi a fianco.
- Di nulla, figurati. Alla fine del mese percepisco uno stipendio per questo. - ribatto, sarcastica.
- Sai, eri più simpatica come commessa. - esordisce, prendendo l'iphone e riponendolo subito in tasca.
- E io invece credevo fossi troppo occupato a fare altro con altre persone per uscire.- alludo alla sera prima. 
Non so neanche come io riesca a parlare con così tanta facilità, prima mi limitavo a commentare nella mia mente, tenevo tutto per me.
Lui cerca di biascicare qualcosa, apre la bocca ma la richiude subito, rimane allibito. 
- Comunque Sammi voleva dirti che si scusa. - afferma, dopo poco.
Sammi? - Dì a Sammi che non me ne faccio nulla delle sue scuse. - dico, con lo sguardo basso ponendo una nota di disgusto nel pronunciare la paroal 'sammi'. Poi alzo di scatto la testa. - Lei lo sa che sei venuto al negozio? -
Mi sento il sangue ribollire nelle vene.
- Sì, ma non è come credi...a me il vestito serve davvero! - dice, allargando le braccia.
- Sono arrivata davanti a casa, ciao. - rispondo, prendendo le chiavi del portone e entrando in casa. Ormai non lo sto neppure a sentire, evidentemente questa è una coalizione contro di me. E io che mi ero illusa..la verità è che non mi calcolerà mai nessuno, tanto vale che mi rinchiuda in un monastero e faccia la suora di clausura.

Ringraziamo il cielo che lunedì è il mio giorno libero, l'unico giorno in cui posso dedicarmi alla mia persona e alla mia casa.
Mi sveglio presto e faccio un po' di pulizie, rigoverno la cucina, metto avanti una o due lavatrici, mi rilasso un po' e guardo la tv. Mentre preparo la cena, suonano al campanello: apro senza esitazioni, sarà sicuramente la vicina che vuole qualche foglia di basilico. 
Apro la porta e mi trovo davanti l'inimmaginabile. Senza dire nulla la faccio entrare. 
- Scusami. - si siede su una sedia della cucina.
- Ti ci sono voluti due giorni per 'maturare' queste scuse?- rispondo, sedendomi a mia volta. 
Tace, guarda il tavolo. - Hai anche usato Joe come tramite, ti costava molto mandarmi un messaggio? E poi ti rendi conto di come mi hai trattata? E io dovrei accettare le tue scuse?! - sembra parli sola.
- E cosa avrei dovuto dirti? 'Ronnie vado da Joe, vuoi unirti a noi e fare una cosa a tre'?- quasi urla, sbattendo un pugno sul tavolo.
- No, avresti potuto semplicemente avvisarmi del fatto che stessi andando da lui, e poi calmati. Qui l'arrabbiata dovrei essere io. In ogni caso se hai tanto da ribattere, è perché le tue scuse non sono sincere. Ergo non me ne faccio nulla. - rispondo, alzandomi.
- Ma cosa ti sta succedendo?-
- Non cambiare le carte in tavola, Sammi. - dico con disprezzo. - Succede che mi sono accorta di come sei davvero..e non mi piaci. - quasi digrigno i denti.
- Beh, buono a sapersi..- afferma. - e comunque..sono stata io a convincere Joe ad andare a casa sua..Ero gelosa perché aveva iniziato a chiedermi informazioni su di te e..- la blocco.
- Scusami? - sono furiosa. - Tu mi stai dicendo che eri gelosa di me? Gelosa delle attenzioni che forse l'unico ragazzo sulla faccia della terra mi abbia mai dato?- vorrei spaccare tutto, ora come ora.  - Sai cosa mi sta succedendo Sam? che l'amicizia so basa sul rispetto e la fiducia reciproca, e io verso di te non nutro nessuno di questi sentimenti, ormai. -
Mi fissa inerme. 
- Io ti ho fatto sempre da spalla, sempre. E non dire che non è vero, e questo è il ringraziamento? E se proprio ti interessa saperlo, puoi tenertelo Joe. Del solito che va con la prima che sia disposta ad aprire le gambe, non me ne faccio nulla. Quella è la porta. - dico, con fermezza. Non la guardo neppure in viso. 
Se ne va sbattendo la porta, sommessamente. 
Guardo imperterrita il tavolo per una manciata di secondi, ancora stento a crederci di averla mandata via di casa. Arrabbiata, tiro un calcio alla sedia di legno su cui era seduta, e scoppio in un pianto fragoroso. 
Le lacrime sgorgano come mai prima, pare siano gocce di pioggia inaspettate, che si posano sul viso orlandolo di una nuova luce, cupa e lucida. 

Mi scoppia la testa.
Le parole di Sam rimbomano nella mia mente come cannoni. 'informazioni su di te..'  'Joe mi aveva chiesto informazioni..' '..su di te e..'
Mi appisolo sul divano, e non mi muovo fino al giorno dopo, quando ormai è ora di andare a lavoro. 

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Capitolo 5
*** Arrow. ***



 

Buongiorno e buona domenica, meraviglie! Essì, ho deciso di postare oggi, non so nemmeno io come mai.
Credo che questo capitolo vi piacerà, perlomeno lo spero! voglio ringraziarvi di cuore per la marea di recensioni che ricevo ad ogni capitolo, vi voglio tanto bene. ♥ 
Fatemi sapere cosa ne pensate, come al solito! baci. 

Joє'ѕ мυffιи



- Rose, questi dove li metto? - dico, sistemandomi i capelli e scostandomeli dal visto, alludendo ai pacchi carichi di nuovi vestiti arrivati oggi da NYC. 
- Oh, lasciali pure in magazzino! - mi risponde lei, grattandosi il capo. - Nei prossimi giorni sistemiamo le maglie contenute lì dentro, credo al posto delle camice a mezze maniche di Armani..non mi piare abbiamo riscosso molto successo! - prosegue, sedendosi.
Io le sorrido lievemente.
- Ci sono altri appuntamenti oggi? - chiedo: è quasi arrivata la fine del mio turno, perlomeno voglio sapere se dovrò sforare di qualche minuto anche oggi.
- Sì, l'ultimo è proprio tra poco, un ragazzo ha chiamato dicendo di avere urgentemente bisogno di uno smocking..mi pare si chiami Joe o John qualcosa..- afferma lei, guardandosi con attenzione le unghie ben curate.
Divento paonazza.
- Joe? - quasi urlo, strabuzzando gli occhi. Lei mi guarda con aria interrogativa.  - Sì, perché? lo conosci? - 
E ora che cosa le dico? Rose sarà anche simpatica, ma è una gran pettegola, e sapendo com'è fatta, se le dico che lo conosco comincia a farmi domande a cui non ho la minima intenzione di rispondere. 
Così mi limito a scuotere velocemente la testa e a congedarmi velocemente, dicendo che devo andare un secondo al bagno. 
Joe. Di nuovo qui. Perché deve comprare uno smocking. La cosa mi pare strana..beh, le cose sono due: o ha deciso di spendere tutti i suoi soldi così a caso, oppure viene qui di proposito, con uno scopo ben preciso. Conoscendomi, e avendo un vago ricordo della sua personalità liceale, opterei per la prima opzione, anche se chi lo sa, magari si è invaghito di Rose. O di Joy. O di Anne. Sì, ora che ci ripendo bene credo proprio sia così, anche perché le probabilità che lui sia interessato a me sono (come diceva la mia prof. di matematica del liceo riguardo a non so che cosa), 'inesistenti, o al più nulle'. 
Carica di questa innata positività, (mi pare ormai molto evidente che l'aggettivo 'sarcastica' marci di pari passo con la mia persona), torno di là.
Eccolo. Moro, occhi da cerbiatto, barba incolta. Sta parlando con Rose, che evidentemente l'ha accolto all'entrata. 
Appena mi vede, spalanca gli occhi e mi saluta con la mano.
- Ronnie! - proferisce, come sorpreso. Rose si gira di scatto verso di me, guardandomi quasi sottecchi, con uno sguardo seriamente inquietante. Potrei giurare sulle mie doppie punte che lo aveva già 'adocchiato', e che ora ce l'ha a morte con me perché ho detto di non conoscerlo. 
Mi avvicino ai due e Joseph mi saluta con due baci leggeri sulle guance, un gesto del tutto inaspettato; queste mi diventano un fuoco, ma cerco di non farci caso.
- Lo servo io Rose, non ti preoccupare. - dico, guardandola addolcita. Lei alza le spalle di rimando, e lancia un'ultima occhiata a Joe, forse la più imbarazzante che io abbia mai visto in vita mia.
'Il mio criceto è più sexy di te.' penso, sorridendo visibilmente. Lui mi guarda sorridendomi a sua volta, mostrandomi dei denti perfetti e bianchissimi, di un bianco pure, come neve.
- Che smocking cercavi? - parlo, guardandolo fisso in viso.
- Veramente cercavo te. - risponde, mettendosi le mani nella tasca dei jeans.
 Prima fitta allo stomaco.
Rimango paralizzata, cosa vuol dire esattamente questa frase? Forse capisce anche lui di non essersi spiegato nel modo più giusto, infatti prosegue: - andiamo a bere qualcosa? domenica scorsa mi avevi detto che non potevi, e dato che ti ho vista solo di domenica qui, e volevo avere la certezza di trovarti, sono venuto qui e ho prenotato a quest'ora l'appuntamente, sapendo che tra poco avresti staccato..-
Seconda fitta, questa volta al petto.
'...volevo avere la certezza di trovarti..' deglutisco, guardandolo negli occhi. 
- Oh sì, tra poco finisco il turno! - dico, poi rendendomi conto di aver parlato e di non aver detto fondamentalmente nulla, in quanto lui sa già che tra poco stacco. 
Improvvisamente mi volta le spalle, e comcincia a guardare i portachiavi esposti lì di fianco. Ne prende uno a caso di gucci e mi dice guardandosi attorno, come per assicurarsi di essere ascoltato: - comunque presto questo! - si sposta verso la cassa e inizia ad estrarre il portafoglio.
Gli corro subito davanti.
- Joe, sono 46$! sei matto? - metto le braccia conserte e parlo a voce bassissima, per evitare di rendere palese la cosa.
- Ssssh. - sibila lui. - la settimana prossima non mi passerò lo sfizio di andare a vedere i Giants, che vuoi che sia! - ribatte, sganciandomi la carta di credito. 
Io mostro un'espressione contrariata, non voglio che paghi per nulla! 
- Mi offendo se non mi fai pagare. - si mette dritto col fare d'altezzoso, e allora gli prendo di mano la carta di credito, non smettendo però di mostrare il mio dissenso.
Dopo aver pagato, mi chiede una seconda volta se voglio uscire con lui, e gli dico di sì, aggiungendo che sarei andata a cambiarmi e a prendere le mie cose e che in cinque minuti sarei stata pronta.
-  Niente straordinari oggi? - dice, tamburellando le dita sui pantaloni. 
- Niente straordinari.- rispondo, sorridendo


- Posso chiederti una cosa? - chiedo, dopo aver bevuto un sorso di birra. Joe annuisce, e immerge una patatina nel ketchup, poi se la ficca tutta in bocca.
- Perchè sei venuto in negozio oggi? e perché mi hai chiesto di uscire? - Il mio cuore è diventato un tamburo.
- Avevi detto una cosa. - ride, trangugiando un altro morso del suo doppio cheeseburger. 
- Allora riformulo la domanda. Perché sei venuto a cercarmi? - chiedo, curiosa.
- Non lo so nemmeno io..da quando ti ho vista quella sera dopo così tanto tempo ho capito tante cose..- odio questo suo essere così vago. L'ansia mi sta divorando.
- Tipo? - domando. 'Che Sam è una stronza, magari.' penso tra me e me, colmando quei troppi secondi di silenzio che mi stanno facendo agitare.
- Boh, ho capito di essere stato colpito dalla freccia di Cupido, e ho ormai realizzato che la mia fantomatica metà si trova proprio ad un palmo dal mio naso. - 

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Capitolo 6
*** Uncertainty. ***


Buongiorno meraviglie! ♥
lo so, lo so, è da tipo 8 giorni che non posto, dovete scusarmi. Sono stata in liguria 3 giorni e non ho scritto una beata bega in quel periodo, però mi sono fatta perdonare, ECCOME. 

Prima di tutto volevo ringraziarvi per le 100 recensioni raggiunte, stavo per piangere di gioia! vi voglio tanto bene, sul serio. Sono contenta che questa storia stia avendo così tanto successo, ed è tutto merito vostro.  
Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate, baci. ♥ 
Joє'ѕ мυffιи


Forse non ho capito bene. Anzi, mi correggo. Sicuramente non ho capito bene.
Inghiotto a fatica il morso di hamburger che stavo mangiando e lo guardo dritta negli occhi.
-  Che? – domando, realmente incerta e sicura di aver capito male.
Lui continua a mangiare, poi mi sorride lievemente e col tovagliolo si pulisce la bocca.
-  Avanti Ronnie, già è stato difficile dirtelo una volta, non farmelo ripetere.. – quasi arrossisce. – E poi sono sicuro al 100% che hai capito quello che ti ho appena detto. –
Mi guardo attorno, spaesata. Okay, l’ha detto sul serio. Ancora titubante, impercettibilmente mi tiro un pizzicotto sul braccio, chiudendo di scatto gli occhi. Quando li riapro, la scena che mi appare davanti è quella di prima: incredula, e a testa bassa, mi attorciglio una ciocca di capelli.
- Secondo te perché sono venuto al negozio due domeniche di fila? – chiede, adesso serio.
- Perché ti serviva il vestito, ovviamente. – rispondo, trattenendo una risatina isterica di circostanza.
- Uh beh..certo. – dice lui, bevendo un altro sorso di birra.
-  Credi davvero che io pensi questo? La verità è che mi sottovaluti troppo, Joseph. Non sono così tanto sprovveduta da non capire l’evidenza. La prima volta ci poteva stare, ma ritornare al negozio dicendo di aver urgente bisogno (peraltro) di un altro smoking non ha convinto neppure te stesso, suppongo. – parlo, sempre a testa bassa.
- Io..uhm..gli smoking sono le uniche cose da uomo che vendete in quel negozio. Di certo non potevo dire di aver bisogno del nuovo paio di Prada con tanto di plateau, che dici? – afferma, sorridendo.
- Questo è pur vero. – lo guardo negli occhi e poi abbasso subito lo sguardo, ha degli occhi quasi magnetici.
 
- Hai finito di mangiare? Possiamo andare a fare una passeggiata se vuoi. – propone, alzandosi dalla sedia.
- Oh, va bene! – dico, alzandomi a mia volta.
Joe si avvicina alla cassa e paga il conto, dopodiché usciamo dal ristorante.
- Grazie. – dico, mettendomi la giacca per il troppo freddo.
- Per così poco? Grazie a te per avermi fatto compagnia! – sembra un qualcosa di formale, è come se fosse diventato rigido e freddo in un istante. Quasi come me una manciata di minuti prima.
Camminiamo vicini, lui con le mani nelle tasche, io con le braccia conserte: fa davvero tanto freddo, e mi sembra di congelare.
Quando mi sono riscaldata a sufficienza, lascio cadere le braccia lungo i fianchi, e ad un certo punto sento un qualcosa di caldo sfiorarmi il palmo della mano sinistra. Le nostre mani si sono sfiorate, è come se la sua mano destra stesse stringendo forte la mia sinistra, per proteggerla.
Lo guardo negli occhi, le sue iridi sembrano lucide.
Togliendo lo sguardo da me, per un secondo, estrae dalla tasca del suo cappotto un pacchetto di sigarette, e ne estrae una.
- Non sapevo fumassi. – affermo, sforzandomi di mantenere ancora vivo il contatto visivo instaurato per pochi instanti con lui.
- Infatti ho smesso.. solo che mi torna la voglia quando sono nervoso. – risponde, accendendosela.
    Guardo per terra, e mi siedo su una panchina poco distante da lì.
- Quindi ora sei nervoso? – dico, vedendolo arrivare piano piano e sedersi di fianco a me.
-Mmh, abbastanza. – farfuglia, e dopo qualche tiro getta la sigaretta per terra e torna a guardarmi fisso.
-  Stare con me ti innervosisce? – arrossisco, nemmeno sapendo il perché. La paura di parlare sta svanendo, ma rimane sempre il timore perenne di udire qualcosa che non voglio udire, come per esempio sapere che prima stava scherzando.
- No, tutt’altro.. sai cosa stavo pensando Ronnie? – si siede comodo sulla panchina, e guarda verso l’alto, concentrandosi sul cielo stellato.
- No. – rispondo, accavallando le gambe.
- Mi stavo chiedendo cos’ho fatto gli ultimi 7 anni. E volevo chiederti come mai non sei venuta alle altre rimpatriate di classe.  – questo cosa c’entra ora?
- Semplicemente non mi andava.. odio questi stupidi incontri, come se a qualcuno importi davvero qualcosa.  –
- Invece dovrebbero piacerti. – dice, mordendosi il labbro.
- E perché mai? – chiedo, quasi spazientita.
- Perché è grazie ad uno di questi incontri, come li chiami tu, che ho davvero capito una cosa. –
Mi sta letteralmente prosciugando. Questo infinito giro di parole mi sta facendo impazzire.
-Cosa? – chiedo, sospirando esausta.
-Che tu mi piaci, Ronnie. - 

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Capitolo 7
*** Pleasurable. ***


Lo so, lo so, lo so. Non posto da più di una settimana, ma non ho potuto farlo prima, spero capiate.
Non è lunghissimo questo capitolo, non ho potuto fare altro! 
Grazie per leggermi sempre, grazie per tutte le recensioni positive che mi scrivete. Vi voglio davvero tanto bene, siete meravigliose! ♥
fatemi sapere cosa ne pensate, baci.  

Joє'ѕ мυffιи



Lo fisso, sbigottita.
Va bene capire male una volta, due volte, ma alla terza c’è qualcosa che non va.
- Sappi che se è una candid camera non è per nulla divertente, Joseph. Dimmi dov’è Sam, dove sono le telecamere, e la facciamo finita. – parlo.
- Ronnie, la smetti di sottovalutarti così tanto? – alza lo sguardo, e mi fissa dritto negli occhi. – Non dovrebbe sembrarti così strano il fatto di piacere ad un ragazzo. – prosegue, serio.
- Ma tu non sei ‘un ragazzo’, tu sei ‘il ragazzo’. – rispondo, guardando per terra. Non riesco più a controllarmi, avvampo e divento rossa come un peperone. Mi sono praticamente dichiarata, spero solo che lui non l’abbia capito, non avrei mai voluto farlo in una maniera così monotonamente palese.
  Ride di gusto, congiungendo le sue due mani.
- Non credevo di piacerti. – afferma, abbassando lievemente il tono di voce.
- Non mi pare di aver detto che mi piaci. – dico, incrociando i suoi occhi color castagna e sistemandomi la giacca fin sopra il collo.
- Ah, no? – ribatte.
Si avvicina con calma e posa la sua mano destra sulla mia coscia, la accarezza e si blocca. I miei occhi sono fissati sui suoi, sono letteralmente dei magneti. Prima si fissa su questi, poi si concentra sulle mie labbra, sale e riscende con lo sguardo, facendomi quasi girare la testa.
Improvvisamente, mi coglie impreparata: si ferma e mi bacia. Le sue labbra sulle mie sanno quasi di salato, il suo respiro mischiato col mio pare uno solo.  Sembra un qualcosa di molto naturale, con le braccia ‘proteggo’ il suo collo, e lui mi accarezza i capelli con dolcezza. Quasi imbarazzata, mi allontano piano piano  e mi raggomitolo su me stessa: anche se il bacio di Joseph mi ha fatta riscaldare un pochino, il freddo persiste, e io sto davvero gelando.
Senza dirmi nulla, mi abbraccia, e dopo avermi tirato un buffetto sul naso, mi dà un bacio innocente sulla guancia, come quelli che ti danno i bambini quando li saluti.
-Sai, credevo ti piacesse Sam. – esordisco, dopo qualche istante passato così, in silenzio, con Joseph avvinghiato teneramente al mio corpo.
-Sam? Non mi è mai piaciuta, nemmeno al liceo…credo. Stavamo assieme per sfizio, per divertimento. Non sono mai stato interessato a lei, sul serio intendo. – non so se credergli o meno. Tutta questa storia mi pare molto strana
- E come mai quella fatidica sera lei è venuta con te, a casa tua? – chiedo, sciogliendo l’intreccio delle nostre braccia e girandomi verso di lui, come per scrutarlo meglio.
- Beh, veramente non è stata una cosa simultanea.. – ride. – davvero vuoi sapere il perché Ronnie? E io che ti credevo una santarellina vestita con colori sgargianti.. – afferma, continuando in una fragorosa risata.
Non posso far altro che ridere anche io, è davvero fantastico rendersi conto di quanto i ragazzi siano interessati e perspicaci quando si tratta di scovare doppi sensi dappertutto.
- Smettila Joseph, hai capito benissimo quello che ti ho chiesto. – dico ora, cercando di rimanere seria.
- Avevamo entrambi voglia di divertirci, io ero anche un po’ sbronzo e nulla.. è successo quello che è successo.  Sappi che comunque non è stato ‘amore’, lo definirei più un ‘passiamo un’ora assieme non pensando ai nostri problemi e al fatto che tu non mi piaci’.
- Ah perché lei crede che tu sia interessato a lei? – le domande mi sorgono spontanee.
- Al momento credo proprio di sì.. appena ho domandato di te l’altra sera ha cominciato a dare di matto facendomi una scenata di gelosia non per nulla lecita.. –
Taccio, limitandomi ad annuire come per fargli intendere di aver capito tutto.
A dire la verità sono un po’ frastornata, ancora ammetto di non rendermi conto di quello che è appena successo. Prima lui che si dichiara, io che mi dichiaro (anche se in modo equivoco), e il bacio. Lui che mi dice che non ha mai amato Sam, ma che ammette di esserci andato a letto.
Non so cosa pensare, ma Sam non si è più fatta sentire dal giorno in cui l’ho cacciata via di casa, e neppure io mi sono fatta sentire. Non che la cosa mi dispiaccia eh, sia chiaro.. però mi pare non comune come cosa.
 Conosco Sam da molto tempo, ed è una ragazza che porta rancore, e che non vuole mai perdere.
I miei ricordi del liceo sono molto ‘annebbiati’, ma un flashback mi corre alla mente, inaspettato.
 
- Ronnie, è lui! Eccolo Ronnie, è lui, è lui! – Sam è in trepidazione.
- Ma lui chi? – chiedo.
- Come lui chi! Joseph Adam Jonas, notoriamente chiamato Joe. Gioca nella squadra di football e a quanto pare la sua ‘mazza’ è molto conosciuta e famosa in questa scuola..-
- Sam, la smetti di fare 24/7 la morta di quello che noi donne non abbiamo? E comunque ti ricordo che sei fidanzata.-
- Ah già, con quello sfigato patentato di Matt. Ma sai cosa? Qual è il problema? Mi ha stufato, è il tempo di cambiare. E tu sai che quando mi metto in testa qualcosa, difficilmente qualcuno mi farà cambiare idea. E quel Jonas sarà mio, costi quel che costi. -
 

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Capitolo 8
*** Sweetness. ***


Buonasera! so cosa vi state chiedendo, e no no e no, non vi ho abbandonate.  Solo che non ho avuto tempo per continuare la FF, ma ora eccomi qui con il nuovo capitolo. L'ultima parte mi ha fatto emozionare, sono letteralmente scoppiata a piangere mentre la scrivevo, perché ciò che ho scritto lo penso sul serio. Domani è il compleanno di quella meraviglia di Joe, e questo è il mio modo di fargli gli auguri (:
Con tutte queste novità, tra married to jonas e il nuovo album dei jonas non so dove sbattere la testa casbcghasvcgsvah mi sono già innamorata di quei 3 secondi di 'meet you in paris'. ahahaahah dopo questa luunga introduzione, vi lascio al capitolo. E' CORTO, LO SO, ma per favore non mi sgridate!
Ci tengo a ringraziarvi tutti, uno ad uno, per seguirmi sempre, vi voglio tanto bene. 
Leggete e fatemi sapere che ne pensate, come al solito. 
Passate bene queste ultime vacanze, spero a presto! ♥

Joє'ѕ мυffιи



Alzo lo sguardo, come ripresa dopo quella ‘visione’.
- Sì Joseph, ne sono certa. Sam ti ama. – dico, stavolta guardandolo torva in viso.
- Amare è una parola grossa Ronnie. Probabilmente è attratta da me nello stesso modo nel quale io sono attratto da te. – sorride, solleticandomi il collo.
- Smettila. – ribatto, celando un lieve sorriso. – Sei sicuro di non provare lo stesso per lei? Non lo so, non so cosa fare, non so cosa pensare. –
- Non ti fidi di me? – parla serio, sembra quasi arrabbiato.
- Parli come se ti conoscessi da una vita. Da quanto tempo era che non ci vedevamo? La fiducia non si acquista così presto Joe, dovresti già saperlo. – rispondo, seriamente confusa sulla situazione.
- Io ho chiuso con Sam il giorno in cui è finito il liceo. E poi ci conosciamo da molto tempo, abbiamo passato il liceo praticamente assieme.  – alza entrambe le sopracciglia velocemente, come per confermarmi che ciò che dice è vero.
- Non siamo mai usciti assieme al liceo Joe. E non mi pare nemmeno di essere andata oltre il ‘ciao’, con te. -
– Dimmi la verità Veronica. Cos’hai provato quando ci siamo baciati, due secondi fa? –
Resto in silenzio per qualche secondo, non so cosa dire. Indubbiamente mi è piaciuto, e anche tanto.
- Ho sentito una confusione in testa, piacevole però. Una cosa che non provavo da tanto tempo. Tu invece? – percorro su e giù le mie braccia per riscaldarmi.
- E’ stato il miglior bacio di sempre. – afferma, e una nuvoletta bianca gli esce dalla bocca mentre parla, il freddo si sta intensificando, anche se non è nemmeno passata la mezzanotte.
Arrossisco, improvvisamente. Lui se ne accorge, purtroppo, e con il pollice accarezza le mie guance in fiamme, aumentando ancora di più il rossore di queste.
La confusione in testa sta aumentando, ho quasi la sicurezza che è sincero, lo si vede da come mi guarda e da come mi parla, ma sono sempre stata scettica in campo di ragazzi, e tutta questa faccenda ancora mi sembra difficile da considerare reale.
- In ogni caso non sarà facile.  Anche se Sam un po’ di tempo fa è venuta a casa mia con l’intento di scusarsi, non sono sicura che la prenderà bene. Anzi, non la prenderà bene sicuramente. E’ intestardita, e sa diventare davvero aggressiva. – dico, preoccupata.
- Non mi spaventa Sam. Lei può dire o fare tutto quello che vuole, i miei sentimenti per te non cambieranno. –
Lo guardo senza rispondere, ho bisogno di tempo per riflettere. Scuoto energicamente la testa: riflettere su che cosa poi? In effetti non ho nulla su cui pensare. Joe mi piace, è un dato di fatto e non ci posso fare nulla.
A differenza sua però, io temo il confronto con Sam. Non perché io abbia paura di lei o sia spaventata dalla sua superiorità infima, ma perché ho avuto l’occasione e il modo di osservarla da vicino per molti anni, e so cos’è capace di fare.
Mi alzo e dico a Joe che è ora di andare a casa, lui annuisce e mi accompagna sin davanti all’uscio, poi rimane impalato davanti a me e mi fissa, senza dire una parola.
- Cosa c’è? – sibilo.
- Sei bellissima, lo sai? –
- Hai bevuto troppo. Torna a casa che è tardi. – Il complimento mi ha lusingato, cerco di mascherare il rossore sulle guance approfittando di trovarmi per metà al buio.
- No, non credo. Posso baciarti? – chiede. Si avvicina furtivamente a me, aspettando una risposta.
- Perché me lo chiedi? – rispondo, avvicinandomi anche io.
- Boh, magari non ti va. – dice, sorridendo.
 Siamo naso contro naso, il suo calore mi sta pervadendo.
- Sì che voglio. – questa volta lo bacio io: lentamente, con calma, come se il mondo si fosse fermato per noi, come se non m’importasse nulla del resto.
 E’ paradossale.  Nonostante tutte le mie esitazioni e le mie preoccupazioni, sono già dipendente da quelle labbra, rosee e come candide, mi viene un nodo allo stomaco al solo pensiero di doverle abbandonare.
E dipendente dai suoi occhi, così espressivi e allo stesso tempo così celati, pare che si trovino in un mondo fatto su misura per loro.
E attratta da quelle sopracciglia, così folte e confusionarie, che si alzano a dismisura in determinati momenti.
Incuriosita da quelle mani, così grandi, forti e possenti. Mani che ispirano fiducia e confidenza, mani che alcune volte usa per gesticolare, altre per sistemarsi i capelli arruffati.
E quella voce, così squillante e allo stesso tempo profonda. Voce che cambia di tono quando è arrabbiato, e che si rivela così ipnotica il resto del tempo.
 
Mi congedo, sparendo nell’oscurità e oltrepassando il portone. Così, in silenzio, precludendo una nottata di quelle in cui sono sicura che non dormirò.
 

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