Three-point plan

di Ili91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Il piano ***
Capitolo 2: *** Piano 1: com'è stretto questo ripostiglio ***
Capitolo 3: *** Piano 2: la gelosia non è in casa ***
Capitolo 4: *** Piano 3: gli intoppi sono sempre dietro l'angolo ***



Capitolo 1
*** Prologo - Il piano ***


Three-point Plan - Prologo Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai, What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: 
È da poco passato il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito. 
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 1/4 - N° parole: 672   


Three-point plan

Prologo
Il piano

«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente. Era da un pò di tempo che li osservava ed era giunta a quella conclusione. Il suo istinto femminile non sbagliava.
Sakura si trovava insieme alle sue amiche, Misaki Ayuzawa e Shizuko Kaga, nel giardino del liceo Seika, in un momento di pausa dalle lezioni. Era una giornata calda e c'era il sole, perciò era piacevole trascorrere lì del tempo.
«Beh, certo, sono amici. E' logico che si piacciano, no?» fece Misaki, scrollando le spalle.
Sakura scosse la testa, rassegnata. Misaki era bravissima in tante cose, ma di questioni di cuore capiva poco o nulla.
«Non credo che Sakura intendesse in quel senso» disse Shizuko con calma.
L'espressione di Misaki si fece pensierosa per un momento, poi parve capire. «Dici?» La sorpresa nel suo tono era evidente. Sakura la vide voltarsi verso i due soggetti interessati e seguì la direzione del suo sguardo.
Poco distante da dove si trovavano loro tre, c'erano Yukimura e Kano. Erano seduti uno vicino all'altro, all'ombra di un albero. Il primo teneva tra le mani quello che sembrava essere un videogioco e aveva i lineamenti tesi per la concentrazione; l'altro osservava le mosse di Yukimura e ogni tanto diceva qualcosa o gesticolava in direzione dello schermo del videogioco.
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
«Sono d'accordo. E, poi, anche se fosse, non sono fatti nostri» aggiunse l'altra.
Sakura imbronciò le labbra. Era certa di non starsi facendo nessun viaggio mentale e, anche se fosse stato così, che male c'era? «Io credo invece che abbiano solo bisogno di una spintarella.» L'amore tra quei due era già nato, lei ne era sicura, ed era troppo tardi ormai per fermarlo, poteva solo uscire allo scoperto. Come avrebbe potuto fare per aiutarli?
***
Stringendo tra le braccia un foglio di cartone arrotolato, Sakura entrò in classe sorridendo e muovendosi allegramente, i codini che si agitavano ai lati della sua testa. «Buongiorno!» esclamò. Raggiunse il banco di Shizuko, dove c'era anche Misaki, ferma in piedi di fronte all'altra, e srotolò il foglio davanti a loro. Questo occupò tutta la superficie del banco, mostrando scritte e frecce segnate, in bella calligrafia, un pò ovunque sul cartone bianco.
«Ma che cos'è?» le domandò Misaki, spostando uno sguardo sorpreso dal foglio a lei.
Shizuko si sporse in avanti, si aggiustò gli occhiali sul viso e lesse il titolo scritto in rosso, in mezzo alla pagina, in mezzo alla pagina: «Piano in tre punti per far mettere insieme Kano e Yukimu...» Si fermò e la fissò ad occhi sbarrati. «Ma sei impazzita?!»
Era molto difficile che Shizuko perdesse la calma, soprattutto in un luogo pubblico, quando era circondata da molte persone, ciò significava che secondo l'altra lei l'aveva combinata grossa. Sakura assunse immediatamente la sua più che collaudata espressione da cucciolo. Piegò le labbra all'ingiù e la testa da un lato, e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
«Non fare quell'espressione, con me non attacca!» affermò decisa Shizuko, ma la sua espressione arcigna di addolcì.
«E su, aiutatemi. È primavera, si sente ancora l'aria di San Valentino a causa del White Day* e mi fa piacere aiutare quei due ad essere più felici. Se aspettiamo che se ne accorgano da soli, specialmente il nostro vicepresidente...»
«Non mi sembra una buona idea» tentò di sottrarsi Misaki.
Sakura si aggrappò al suo braccio. «Per favore.»
Misaki tentennò ancora per qualche momento, poi acconsentì. «Va bene, ma evitiamo di esagerare.»
«Grazie!» Si sporse verso di lei e l'abbracciò. Quando poi si staccò e riprese a guardarla negli occhi, aggiunse: «Non accadrà, te lo prometto.»
Shizuko sospirò e decise di arrendersi. «Okay, mi aggrego anch'io. Qualcuno dovrà pur assicurarsi che non esageri veramente.»
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»


* A San Valentino, in Giappone, le ragazze danno i regali ai ragazzi, mentre nel White Day (il 14 marzo) avviene l'esatto contrario.


Spazio Autrice: Buongiorno! Il prologo che avete appena letto dà il via ad una mini-long, formata da prologo+tre capitoli. Una storia non particolarmente lunga, quindi, che, spero, vi piacerà.
In verità, avrebbe dovuto essere una one-shot, ma mi stavo allungando troppo, perciò ho deciso di separarla in più capitoli.
Inoltre, questo prologo l'avevo scritto proprio a Marzo, ma l'avevo abbandonata senza pubblicarla perché non ero ispirata (in compenso ho scritto molte altre Yukimura/Kano XD). Questa settimana l'ho ripresa in mano e sono quasi alla fine del primo capitolo.
Come al solito, spoiler e news su questa storia nella mia pagina facebook a questo link: http://www.facebook.com/pages/Ili91/322833071126812?skip_nax_wizard=true
A presto.
Ilaria

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Capitolo 2
*** Piano 1: com'è stretto questo ripostiglio ***


Three-point Plan - Prologo Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai, What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: 
È da poco passato il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito. 
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 2/4 - N° parole: 2869   


Three-point plan

1
Piano 1: com'è stretto questo ripostiglio

«Qui Sakura. Kano è in biblioteca e sta facendo i compiti, o, almeno, è quello che sembra. Passo.» Sakura premette il pulsante del walkie-talkie che aveva “preso in prestito” al fratello minore.
«Qui Misaki. Mi sto avviando verso l'aula del consiglio. Tra qualche ora dovrebbe passare Kano per tornare a casa insieme a Yukimura come accade di solito. Passo.»
«Visto, che vi dicevo? Tornano a casa insieme, e spesso, è evidente che ci sia qualcosa tra loro. Passo.» Ci aveva visto giusto, decisamente.
«Abitano vicino, non mi sembra poi tanto strano.»
«Ma Kano lo aspetta quasi tutti i giorni!» replicò Sakura, infervorandosi. «Ehi, aspetta un minuto! Misaki, non hai detto passo! Passo.»
«Scusa.» Ci fu una pausa di silenzio. «Passo.»
«Avete finito?» si intromise Shizuko. «Qui Shizuko. Come diamine ho fatto a finire in questa situazione? Beh, comunque Yukimura sta lasciando ora la sua classe e ha tutta l'aria di dirigersi verso l'aula del consiglio. Passo.»
Dallo scaffale della biblioteca dietro cui si era nascosta, Sakura vide Kano scribacchiare qualcosa su un quaderno e poi gettare uno sguardo all'orologio da polso. Le uscì un sospiro estasiato. «Fa i compiti mentre aspetta il suo rag... amico. È così dolce!» Si riscosse, non doveva distrarsi in quel modo. «Ci aggiorniamo tra qualche ora, quando Kano lascerà la biblioteca. Shizuko, Misaki, attendete il mio segnale per quando questo accadrà. Passo.»
«Bene. Passo...» Shizuko sospirò. «E chiudo.»
***
C'era qualcosa di strano, quel giorno, Sotaro ne era certo. A parte la costante e spiacevole sensazione di essere sorvegliato, aveva notato che la biblioteca non era deserta come accadeva di solito a quell'ora, ma era presente una delle amiche del presidente Ayuzawa, la Senpai Hanazono.
Era arrivato in biblioteca circa un'ora prima e, esclusa la bibliotecaria, non c'era anima viva. Come al solito, aveva tirato fuori i quaderni e si era messo a studiare, poi però, ad un certo punto, da dietro uno scaffale era sbucata fuori la Senpai e aveva preso posto al tavolo di fianco al suo, aprendo davanti a sé un libro.
D'accordo, il fatto che una ragazza – rabbrividì al solo pensiero – fosse in biblioteca a studiare, anche se non era mai accaduto prima, non era poi così strano, ma sapeva di essere un buon osservatore e aveva notato che erano ben poche le pagine a cui aveva prestato attenzione da quando erano lì. Inoltre, quando era convinta che fosse preso dal suo quaderno di matematica, l'aveva più volte sorpresa – senza che lei ci facesse caso – a spiarlo.
Che cosa diavolo stava succedendo?
Forse avrebbe dovuto farle notare di averla scoperta, ma, se si fosse sbagliato, sarebbe stato molto imbarazzante.
Sospirò e riprese a concentrarsi su matematica per alcuni minuti prima che la curiosità lo spingesse ad osservare, con la coda dell'occhio, cosa stesse facendo la Senpai Hanazono. Lo stava guardando, constatò. Di nuovo. A questo punto non rimase sorpreso, ma cominciò a preoccuparsi sul serio, per quanto la ragazza non rappresentasse esattamente una minaccia.
«Devi dirmi qualcosa?» le chiese all'improvviso.
Lei saltò sulla sedia e lo fissò con aria colpevole. «No! Certo che no!» Abbassò lo sguardo imbarazzata, poi cominciò a raccattare le sue cose velocemente e abbandonò la biblioteca rossa in volto.
Ancora confuso, ma decisamente più tranquillo, Sotaro poté riprendere a svolgere i suoi compiti senza più interruzioni.
***
Quando lasciò la biblioteca, il cuore le batteva come un tamburo nel petto.
Sakura si appoggiò con la schiena al muro del corridoio per avere il tempo di ritrovare la calma e riorganizzare le idee.
Era una pessima spia! Aveva cominciato quell'attività da pochissimo tempo, ma aveva già rischiato di farsi scoprire.
Prese un respiro profondo.
Nulla era perduto, si disse, tentando di rasserenarsi. Kano non sapeva nulla del piano, se lei e le sue amiche fosse state discrete, sarebbe filato tutto liscio come l'olio.
Gettò uno sguardo all'orologio a muro posizionato in alto, circa a metà del lungo corridoio, pentendosi di non essersene procurata uno da polso.
Secondo Misaki, entrò un'ora Kano sarebbe andato nell'aula del consiglio.
Era ora di pensare alla seconda parte del piano.
***
Shoichiro sollevò lo sguardo dai registri e posò la penna sulla superficie del banco. Si guardò intorno e notò che era stato tanto preso dal suo compito di vicepresidente da non aver notato nemmeno che più della metà del consiglio studentesco era andato a casa.
Qualcuno bussò, perciò l'attenzione di Shoichiro fu attirata in direzione della porta.
Kano riempiva la soglia e lo osservava con espressione di attesa.
«Ciao!» lo salutò allegramente lui, sbracciandosi, mentre l'altro ricambiava più pacatamente. «Arrivo tra un attimo.» Richiuse i registri e li portò alla cattedra per consegnarli al presidente Ayuzawa.
«Ah, grazie, Yukimura» disse lei prendendoli. «Senti...» Si torse le mani con fare nervoso e smise di guardarlo dritto negli occhi.
«Sì?» Che cosa le prendeva?
«Prima di andare... potresti riportare quelli nel ripostiglio degli attrezzi?» Indicò un angolo dell'aula, dov'erano stati lasciati una scopa, un secchio e tutto l'occorrente per pulire.
«Certo, non c'è problema» affermò affabile, chiedendosi come avrebbe fatto a trasportarli da solo: quasi sicuramente avrebbe dovuto fare avanti e indietro almeno due volte.
«Hai bisogno di aiuto?» Kano aveva appoggiato lo zaino di fianco a quello di Shoichiro e si era avvicinato a lui.
«Magari! Mi salvi di nuovo, Kano. Grazie.»
L'altro arrossì e non replicò.
«Forse Sakura ha ragione» commentò il presidente Ayuzawa alle sue spalle.
«Come dice, scusi?» Si voltò a guardarla.
Lei minimizzò con un cenno della mano. «Nulla. Andate pure.»
Shoichirò annuì con il capo. «Forza, Kano, diamoci da fare.»
***
«La lasciate sempre spalancata la porta?» chiese Sotaro.
Lui e Yukimura avevano appena raggiunto il ripostiglio degli attrezzi riuscendo a trasportare tutti in una volta gli strumenti per pulire. La porta era aperta verso l'esterno, a più di novanta gradi rispetto alla soglia, e per questo era possibile vedere quanto il ripostiglio fosse piccolo e poco illuminato.  
«Sì.»
«Eh, davvero? Come mai?» Era sorpreso. La sua domanda iniziale era per lo più ironica, non immaginava fosse davvero così.
«Gira la voce che la porta sia difettosa e si blocchi» spiegò l'altro senza voltarsi. «Sarà meglio fare attenzione.»
Yukimura entrò nel ripostiglio e armeggiò con gli attrezzi che aveva in mano, nel vano tentativo di riuscire ad accendere la luce.
Sotaro inclinò il capo verso l'alto e vide un filo collegato ad una lampadina, che pendeva dal soffitto.
Yukimura rinunciò al suo proposito e si spostò verso il fondo della stanza, mentre Sotaro, con le braccia ancora più cariche di roba dell'altro, lasciò perdere in partenza.
Cominciarono ad accatastare in modo ordinato gli attrezzi – Yukimura era un tipo preciso.
Improvvisamente, la porta scricchiolò sinistramente e si chiuse sbattendo rumorosamente. Seguì il basso suono di una chiave nella toppa, ma Sotaro si disse che doveva esserselo immaginato, perché non era possibile che qualcuno volontariamente li avesse chiusi dentro, giusto?
Nella stanza, senza più l'ausilio della luce proveniente dalle finestre del corridoio, calò il buio.
Lui e Yukimura si voltarono simultaneamente verso la soglia del ripostiglio. Il secondo lasciò cadere malamente la scopa che aveva in mano, che cadde con un tonfo, e si precipitò alla porta. Abbassò la maniglia più volte, senza risultato. «Non... non si apre.»
Sotaro evitò l'ostacolo della scopa con un piccolo saltello e si portò al fianco dell'altro.
Provò anche lui ad abbassare la maniglia e spingere con forza, ma non servì a nulla. Era inutile, era bloccata.
O chiusa a chiave?
Il pensiero si formò nella sua mente prima che potesse impedirselo. Ma chi avrebbe mai potuto complottare per rinchiuderli dentro una stanza? E, soprattutto, perché?
No, davvero, aveva visto troppi film. Quell'ipotesi era assurda ed era molto più utile concentrarsi sul come uscire da quella brutta situazione.
***
«Non avremmo dovuto farlo» sospirò Misaki, appoggiandosi allo schienale della sedia.
«Non preoccuparti. Ho lasciato nel ripostiglio anche una bottiglietta e una merendina, che vuoi che sia rinchiusi per qualche ora a parlare?» Sakura prese una sedia e prese posto di fianco alla sua amica, accavallando le gambe.
Dopo averli chiusi a chiave nel ripostiglio, Sakura aveva raggiunto le sue amiche nell'aula del consiglio, dove, al momento, erano rimaste solo loro.
«Quello che non mi spiego è a cosa potrebbe servire tutto questo» disse Shizuko, seduta vicino a Sakura.
Quest'ultima si girò a guardarla. «Che vuoi dire?»
«Ora, Yukimura e Kano trascorreranno del tempo insieme, ma cos'ha di diverso rispetto alle volte in cui accade volontariamente?»
Sakura sollevò gli occhi al cielo. Le sue amiche di amore non capivano proprio nulla. «L'atmosfera, tanto per cominciare. Voglio ricordarvi che l'obiettivo non è farli innamorare, ma fargli comprendere che lo sono già.»
«L'atmosfera, dici sul serio?! Un ripostiglio stretto, poco illuminato e polveroso con l'entusiasmante compagnia di attrezzi per pulire? Il massimo del romanticismo, non c'è che dire!» replicò Shizuko con sarcasmo.
Lei sbuffò e incrociò le braccia al petto. «Era l'unico posto disponibile che non fosse frequentato a quest'ora e si potesse chiudere a chiave. Ho potuto anche utilizzare il pettegolezzo che gira sul fatto che la porta tenda a bloccarsi.»
Shizuko si rivolse a Misaki. «A proposito... ma è vero?»
«Certo che no! Dev'essere una voce messa in giro da qualche studente che direbbe qualunque cosa pur di non rispettare il proprio turno di pulizia.»
Sakura scrollò le spalle. «Poco importa se la voce sia vera o meno, l'importante è che possiamo utilizzare questa scusa per giustificare il fatto che siano rimasti chiusi dentro.» Appoggiò il mento sul palmo della mano e sorrise. «Chissà cosa stanno facendo in questo momento.»
***
Sotaro tirò il filo per accendere la lampadina implorando che non fosse fulminata. Per fortuna, questa funzionava e la luce illuminò il ripostiglio.
La lampadina oscillava un po' e non era molto forte, ma perlomeno rendeva possibile vedere meglio la stanza in cui erano rinchiusi, e possibilmente escogitare un modo per uscirne.
Scoccò un'occhiata ad Yukimura, che si guardava intorno in modo frenetico e sembrava ad un passo da una crisi di panico. Infilò le mani tra i capelli e impallidì visibilmente. «Non abbiamo portato con noi i cellulari, non potremmo avvertire nessuno che siamo qui! Non ci troveranno più! E io non rivedrò i miei genitori e mia sorella!» cominciò a blaterale.
«Lo sapranno presto.»
Yukimura sollevò il capo, gli occhi erano già lucidi. «E come?»
Sotaro si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. «Il presidente sa che siamo qui. Quando vedrà che è troppo tempo che ci siamo allontanati, verrà a cercarci. Andrà tutto bene.» Ci credeva sul serio a quello che aveva detto, ma anche lui era nervoso e preoccupato; solo che, se si fosse fatto prendere dal panico, non sarebbe stato di nessun aiuto.
Yukimura annuì. «Hai ragione, il presidente arriverà presto e ci tirerà fuori di qui. Dobbiamo avere fiducia in lei.»
Sotaro si avvicinò alla porta e prese a studiare la toppa. «Potremmo provare a scassinarla con qualcosa. C'è niente qui dentro che potremmo usare?»
«Dici sul serio?»
«Conosci un modo migliore per occupare il tempo?»
***
Shoichiro si lasciò cadere sul pavimento, la schiena a ridosso del muro e le gambe allungate in avanti. Espirò stancamente, aveva anche la fronte imperlata di sudore e necessitava il prima possibile di usufruire di un bagno.
Alla sua sinistra giacevano gli strumenti con cui lui e Kano avevano tentato invano di scassinare la porta: una vecchia penna impolverata – chissà da quanto tempo era stata smarrita in quel ripostiglio -, il tubicino dello spruzzino per pulire varie superfici e una molletta.
Attualmente, Kano stava provando con un filo di ferro che avevano scovato dietro l'armadio accostato alla parete in fondo al ripostiglio. Il risultato, come nei tentativi precedenti, non era esaltante.
«Non usciremo mai da qui» gemette disperato, stringendosi le ginocchia al petto.
L'altro aumentò la stretta intorno al filo di ferro, le sue nocche diventarono bianche. «Se non ce la faremo da soli, verrà il presidente prima o poi» tentò nuovamente di rassicurarlo Kano.
Faceva sempre così, si disse fra sé e sé Shoichiro, tentava di proteggerlo. «Scusami, è colpa mia. Sapevo che la porta aveva dei problemi, ma non ho pensato di bloccarla con qualcosa per impedire che si chiudesse.»
«Che sciocchezza! Mi avevi avvertito del difetto della serratura, ma nemmeno io ho pensato di fare qualcosa in proposito.» Riportò l'attenzione sulla porta e riprese a muovere il filo di ferro, per far scattare la serratura.
Piangersi addosso non gli sarebbe servito a nulla. Si alzò in piedi e raggiunse l'armadio di fronte a lui. «Provo a vedere se riesco a trovare qualcos'altro da utilizzare per uscire di qui.» Aprì una delle ante e frugò al suo interno. Si ritrovò fra le mani un sacchetto che recava il logo di un supermercato e che conteneva quelli che sembravano essere una bottiglietta d'acqua e una merendina al cioccolato. «E questi cosa ci fanno qui?» esclamò più a sé stesso che a Kano.
Quest'ultimo si fermò e si girò a guardarlo. «Che cos'hai trovato?»
Shoichiro lo raggiunse e gli mostrò il contenuto del sacchetto.
«Devono essere qui da poco, la data di scadenza della merendina è molto lontana. Quello che non mi spiego è perché lasciarli qui, soprattutto se intatti» commentò Kano, con espressione pensierosa.
Fino a quel momento aveva avuto altro per la testa e non ci aveva pensato, ma Shoichiro doveva ammettere che era davvero assettato e gli sarebbe piaciuto attingere da quella bottiglietta d'acqua. Però non era sua, anche se era stata abbandonata, quindi sarebbe stato un atto alla stregua del furto. C'erano attenuanti per le persone rinchiuse in ripostigli per tempi dalla durata indefinita?
Kano sollevò gli occhi al cielo. «Sei hai sete, bevila. Non credo che nessuno avrebbe da ridire vista la situazione. Eventualmente, quando saremo fuori di qui, ti metterai a posto la coscienza ricomprandola.»
Lui fissò l'altro a bocca aperta. Che faceva, gli leggeva nel pensiero? Titubante, annuì. «Tu ne vuoi?» chiese, allungandola nella sua direzione.
«No, grazie.»
Non avrebbe saputo spiegarne il motivo, ma aveva la sensazione che la situazione si stesse facendo pesante e tesa. Dovevano davvero uscire il prima possibile da quel ripostiglio.
***
Misaki apprese l'ora con espressione scioccata. «Due ore! Credo che sia proprio ora di tirarli fuori da lì!»
Sakura, ancora seduta al suo fianco, annuì. «Sì, sono d'accordo. Sicuramente sarà successo qualcosa in due ore. In caso contrario, ho in mente il piano di riserva. E il piano di riserva del piano di riserva.»
Shizuko si alzò e le altre due la imitarono. «Sì, sì, va bene, ma ora sbrighiamoci. Ho già perso abbastanza tempo per oggi con questa storia.»
«Ti ricordi come devi procedere, Misaki?» le chiese Sakura.
Visto che aveva raccontato a lei e Shizuko di essere stata quasi scoperta da Kano, avevano deciso che solo Misaki sarebbe andata a liberare i due malcapitati.
Lei annuì con il capo, mentre metteva in ordine le sue cose e le riponeva nella sua cartella. «Sì» affermò e sventolò un paio di chiavi appese ad un dito.
«Ci vediamo domani!» la salutò Sakura e agitò la mano.
«Ciao, Misaki» disse Shizuko e seguì l'altra.
Misaki sospirò. Forza, doveva solo risolvere la situazione e poi sarebbe potuta tornare a casa. Meno male che quell'extraterrestre maniaco di Usui si era tenuto alla larga per qualche ora.
Prese le chiavi e uscì dall'aula.
***
«Ho sete anch'io, ora. Mi passeresti la bottiglia d'acqua, per favore?»
Sotaro e Yukimura avevano abbandonato ogni proposito di fuga, convinti di averle provate tutte. Era da circa mezz'ora che si erano seduti sul pavimento, uno di fianco all'altro, con la schiena appoggiata all'armadio e lo sguardo puntato verso la porta.
Yukimura allungò un braccio alla sua destra. «Tieni» disse con tono atono, non da un ragazzo esuberante come lui. Ormai erano stanchi entrambi e volevano solo tornare a casa.
«Grazie.» Sotaro svitò il tappo dalla bottiglia e bevve qualche sorso.
Era poco lucido, ma sapeva che c'era qualcosa di strano in quella storia.
«Yukimura, Kano, siete qui?» chiamò una voce famigliare dal corridoio.
Yukimura si rianimò subito e si alzò immediatamente in piedi. «Sì, presidente. La prego, ci aiuti, siamo rimasti chiusi dentro» spiegò disperato.
Sotaro si portò al fianco dell'altro, a pochi passi dalla porta.
In quel momento non gli importava di tutte le stranezze che erano cominciate dall'incontro con Hanazono in biblioteca, ci avrebbe pensato più tardi.
«Ho portato con me la chiave, forse così si aprirà» disse il presidente con tono incerto.
La chiave venne infilata nella toppa e la serratura scattò. Poco dopo la luce tornò ad illuminare l'angusto ripostiglio.
***
«Avanti, racconta!» esclamò Sakura appena vide Misaki il giorno dopo; si erano incrociate davanti al cancello d'entrata del liceo Seika. «Qual è stata la loro reazione quando li hai liberati?» aggiunse a voce più bassa, per evitare che qualcuno nelle vicinanze potesse ascoltare la loro conversazione. «Erano imbarazzati, oppure complici?»
«Sollevati, direi.»
Il sorriso di Sakura si spense. «Solo?» chiese, delusa.
Misaki scrollò le spalle. «Mi dispiace, ma non ho notato altro. Erano solo contenti di essere stati liberati.»
Sakura sbuffò, ma non si perse d'animo. «Beh, non importa. Il mio piano prevede altri due punti e per il prossimo chiederemo la collaborazione di Usui.»
L'altra sbarrò gli occhi. «Cosa?!»


Nota: Mi sono presa una licenza poetica per quanto cocerna un eventuale fratello minore di Sakura. Non riesco proprio a ricordarmi se ce l'abbia davvero o no.

Spazio Autrice: Buongiorno!
Eccomi tornata con il primo capitolo!
Come avete potuto vedere, il piano viene descritto in maniera un po' ironica ed è fallito miseramente. Nel prossimo vedremo se Usui saprà fare un lavoro migliore. 
Spero che vi sia piaciuto.
A presto.
Ilaria

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Capitolo 3
*** Piano 2: la gelosia non è in casa ***


Three-point plan - 2° Capitolo Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai, What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: 
È da poco passato il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito. 
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 3/4 - N° parole: 2131   


Three-point plan

2
Piano 2: la gelosia non è in casa

Takumi Usui attraversò il cancello del liceo Seika, ma dopo pochi passi venne fermato da Hanazono.
«Usui, possiamo parlarti in privato?» gli chiese con tono gentile e affabile. Dietro di lei c'erano anche Misa-chan e Shizuko Kaga, che la tallonavano a poca distanza.
L'attenzione di Takumi si concentrò su Misa-chan, che aveva le braccia incrociate al petto, l'espressione imbronciata e guardava da qualsiasi parte tranne che verso di lui. Qualunque fosse il motivo di quell'agguato, lei non doveva essere molto d'accordo.
«Certo» rispose Takumi, senza perdere di vista Misa-chan, la quale, se possibile, divenne ancora più imbronciata.
Hanazono sorrise gioiosamente, batté le mani una volta e fece un piccolo saltello. «Fantastico! Vieni, seguici.»
Sentendosi abbastanza curioso e interessato, Takumi seguì le tre amiche in un angolo appartato del giardino.
Mentre camminavano, Misa-chan si avvicinò a Hanazono e le sussurrò piano: «Non potremmo cambiare piano? Non penso sia una buona idea coinvolgere Usui.» Si voltò verso di lui e gli riservò un'occhiataccia minacciosa.
Takumi non aveva dubbi sul fatto non fosse la prima volta che faceva quella richiesta a Hanazono e non gli importava, anzi, l'adorava quando era così scontrosa, il che accadeva molto spesso.
«No» disse Hanazono. «Usui è la persona adatta.»
Lui non aveva proprio idea di cosa stessero parlando, né per cosa fosse adatto, ma non vedeva l'ora di scoprirlo. Tutto era sempre più interessante quando c'era di mezzo Misa-chan.
Arrivati nella parte posteriore del giardino, all'ombra di un albero, si fermarono.
«Che cosa volevate dirmi?» chiese Takumi, facendo scorrere lo sguardo su tutte e tre le ragazze, in piedi davanti a lui, una di fianco all'altra.
«Abbiamo bisogno del tuo aiuto» cominciò Hanazono, che sembrava la mente di quel piano a cui aveva accennato Misa-chan. «Abbiamo ideato un piano per...»
«Hai ideato un piano. Non darci meriti che non ci competono» la interruppe Kaga, che sottolineò la parola “meriti” con pesante ironia.
Hanazono sbuffò. «D'accordo, ho ideato questo piano perché sono convinta che Yukimura e Kano si piacciano e sarebbero perfetti insieme, e avrebbero bisogno solo di una spintarella per capirlo e accettarlo. Il primo piano è fallito, ma il secondo, che punta sulla gelosia, funzionerà. È qui che entri in gioco tu, Usui: avrei bisogno che facessi ingelosire Kano in qualche modo.»
A Takumi non interessava molto del piano, però... «Il presidente è compresa nella partita?»
«No!» esclamò Misa-chan, mentre, nello stesso momento, Hanazono diceva entusiasta: «Certo!»
Le due si guardarono e Misa-chan sospirò. «Sì, sì, faccio parte del piano anch'io.»
Non che Takumi avesse qualche dubbio in proposito, ma era divertente vederla in difficoltà. «D'accordo, vi aiuterò» acconsentì. In fondo, era convinto sarebbe stato interessante, in ogni caso.
«Benissimo, mettiamoci subito all'opera» affermò Hanazono.
Non sapeva se i sospetti di Hanazono avessero qualche fondamento, ma era curioso di scoprirlo.
***
«Yukimura, hai...?» Sotaro si bloccò, incerto su cosa dire, visto che pareva folle, paranoico e egocentrico anche solo pensarlo.
Yukimura abbandonò i registri che stava compilando prima che iniziassero le lezioni per prestargli attenzione. «Che cosa?»
Aveva un'espressione aperta e innocente e Sotaro avrebbe potuto scommettere che i suoi sospetti sarebbero stati ritenuti solo illazioni senza alcun fondamento.
«Riguardo a ieri, non pensi sia strano quello che ci è accaduto?»
Yukimura inarcò le sopracciglia e lo fissò confuso. «Non capisco cosa intendi.»
«Voglio dire... è come se non fosse stato un incidente, ma ci abbiano chiusi dentro volontariamente.» Detto ad alta voce sembrava ancora più stupido. «Nulla, lascia perdere» aggiunse, scuotendo una mano come a scacciare un insetto molesto.
«Ti senti bene, Kano?»
Sotaro sbuffò. «Sì, sì, dimentica quello che ho detto, per favore.»
La confusione non parve voler lasciare Yukimura e sembrava intenzionato a dire qualcosa, ma l'arrivo improvviso di Usui lo fermò.
Takumi Usui era il corteggiatore ufficiale del presidente d'istituto del liceo Seika, Misaki Ayuzawa, anche se qualcuno avrebbe detto stuzzicatore. In ogni caso, non sembrava che al presidente dispiacesse più di tanto la situazione, anche se Sotaro, a volte, faticava davvero a capire come ragionavano Usui e Ayuzawa – soprattutto il primo. Entrambe erano due persone fuori dal comune.
In quel momento, Usui era serio, anche se non mancava il solito cipiglio divertito.
«Usui, hai bisogno di qualcosa? Se cerchi il presidente, non è qui» disse Yukimura.
Usui sorrise, facendolo sembrare di colpo più inquietante. Sotaro sapeva che le ragazze lo trovavano bellissimo, ma questo non toglieva che incutesse anche timore, con tutte le sue doti e l'aura che lo circondava.
«Cercavo te.» Usui avvolse un braccio attorno alle spalle di Yukimura, il quale diventò bordeaux. «Sono sempre contento di vederti, ogni singolo giorno.»
«Usui, che cosa...?!» esclamò Yukimura, a disagio e incerto su cosa dire. Il poveraccio non era ancora abituato al comportamento... esuberante di Usui, e non era abbastanza empatico da notare quanto quella fosse tutta una facciata.
Sotaro era curioso, doveva ammetterlo, ma non abbastanza da voler davvero sapere che cosa Usui nascondesse.
In quel momento, comunque, era confuso e non comprendeva quale fosse il fine dietro il comportamento di Usui. Si trattava solo di una presa in giro? Non comprendeva il suo scopo, sempre che ce ne fosse uno.
«Devo andare» fece Yukimura. Si alzò improvvisamente; teneva la testa china, nascosta alla vista, le spalle ricurve. «Kano, noi ci vediamo a pranzo, d'accordo?»
Sotaro riuscì a stento a mormorare un “certo”, che Yukimura era già sparito. «So che ti piace Ayuzawa, ha un senso quello che stai facendo?» chiese ad Usui, che non sembrava per nulla colpito dalla fuga di Yukimura.
«Perché, ti ha dato fastidio?»
«Cosa?» Sotaro era sempre stato molto intuitivo nel capire le persone, ma Usui lo colse davvero di sorpresa. «Che vuoi dire?»
«Pensaci su, okay?»
Pensare a cosa?
***
«Usui, non potevi essere più convinto, più insistente? Non susciterai mai la gelosia di Kano così» brontolò esasperata Sakura.
Era delusa, aveva puntato tutto sulla seconda parte del piano, certa che sarebbe stata più che sufficiente a far risvegliare quei tontoloni di Yukimura e Kano.
Eppure, nulla stava andando come aveva sperato.
Usui aveva tante buone qualità, ma Kano non sembrava sentirsi nemmeno un po' minacciato dalla sua presenza.
Era l'ora di pranzo e Sakura li stava tenendo d'occhio di sottecchi nella sala mensa.
Né Yukimura, né Kano parevano aver subito cambiamenti nell'atteggiamento dopo l'attacco di Usui. Yukimura intratteneva la conversazione come al solito, mentre Kano partecipava quietamente di tanto in tanto. Che la loro quasi relazione fosse così solida da non temere attacchi esterni?
Un dubbio la colse all'improvviso, facendole temere di aver preso un abbaglio. Magari, al contrario di quello che credeva, Yukimura e Kano non provavano nessun sentimento amoroso l'uno per l'altro. Magari erano solo amici e lei si stava impegnando tanto per niente.
Aveva tessuto piani, coinvolto persone, chiuso Yukimura e Kano in un ripostiglio per ore, non poteva assolutamente pensare di essersi sbagliata.
Si concentrò sui due sospetti innamorati, come se avesse potuto carpire tutti i loro segreti solo fissandoli intensamente.
Eppure, la scintilla non se l'era immaginata; poteva notare chiaramente ad occhio nudo che c'era qualcosa di non detto tra loro, qualcosa che voleva assolutamente portare alla luce. Kano sembrava un tipo un po' freddo, distante, probabilmente era quello il motivo per cui Usui non aveva fatto centro. «Devi riprovarci il prima possibile, sono sicura che puoi fare molto meglio di così.»
Usui scrollò le spalle, distogliendo per un momento l'attenzione da Misaki. «Va bene, ma Kano non ci cascherà.»
«Nel senso che sa quello che stiamo facendo?»
«Ci ha scoperti?» chiese Shizuko, stupita quanto Sakura. «Perché, perché mi sono fatta coinvolgere in questa storia?»
Usui scosse il capo. «Intendevo dire che sa che non sono davvero interessato a Yukimura.»
«Oh» sospirò Sakura, mentre Shizuko si rilassò, riportando l'attenzione sul suo pranzo. «Forse dovremmo utilizzare qualcun altro, ma non so proprio chi coinvolgere in questa storia.» Non aveva previsto di inserire altre persone nel piano, a chi mai avrebbe potuto chiedere?
«Io avrei un'idea.»
***
Sakura fissò un po' intimorita i tre ragazzi che Usui aveva chiamato. Da quanto aveva sentito, i tre non avevano una buona reputazione a scuola; anche se, guardandoli bene, non sembravano cattivi ragazzi.
Giravano intorno a Misaki con degli occhi che potevano benissimo essere definiti a cuore e sembravano simpatici. Senza contare che era stato proprio Usui a suggerirle di utilizzare loro, perciò doveva essere una buona idea.
«Beh, vi ho fatto venire qui perché ho bisogno del vostro aiuto.»
«Di cosa hai bisogno?» chiese uno di loro; Ikuto Sarashina le sembrava si chiamasse.
«E perché dovremmo aiutarti?» aggiunse Naoya Shirakawa.
Il terzo, Ryuunosuke Kurosaki, si limitò a guardarla curioso.
Sakura si morse il labbro e gettò a Misaki un'occhiata supplichevole.
Misaki sbuffò e si rivolse direttamente ai tre. «Abbiamo bisogno di voi, non potreste aiutarci?»
Aveva parlato con tono duro e un'espressione quasi arrabbiata dipinta in faccia. Sinceramente, Sakura temeva che in questo modo i tre ragazzi non avrebbero mai accettato di aiutarli. Però, quando riportò l'attenzione su di loro, avevano assunto uno sguardo sognante.
«Lo faremo! Cosa dobbiamo fare?» chiese Shirakawa.
Sakura sorrise. I membri del suo piano in tre punti erano aumentati, sicuramente avevano anche più possibilità di riuscire nell'obiettivo.
***
D'accordo, cominciava a diventare imbarazzante.
Si poteva anche sopportare Usui infastidire Yukimura, ma tutti e tre quelli del trio ebete insieme no.
Insomma, Sotaro stava provando a fare i compiti, ma con tutto il chiasso che stavano facendo, non riusciva nemmeno a capire cosa stava leggendo.
Il trio ebete aveva seguito lui e Yukimura in biblioteca. Sotaro aveva capito subito che non promettevano nulla di buono, soprattutto quando aveva visto cosa nascondevano: fiori e strumenti musicali.
Uno di loro, Sarashina, si era armato di violino – non era bravissimo, ma nemmeno così male -, mentre gli altri due avevano optato per un triangolo e un tamburello.
L'insieme risultava inascoltabile, in quanto non c'era armonia fra i tre strumenti.
Se il comportamento di Usui era in qualche modo giustificabile, Sotaro proprio non capitava perché il trio ebete dovesse quasi imitarlo. Non ricordava nemmeno che il trio ebete avesse mai rivolto la parola a Yukimura, comunque.
Quando il concerto terminò – erano fortunati che la bibliotecaria fosse assente o li avrebbe sbattuti fuori e mandati dal preside -, Yukimura sorrise e batté le mani. «Non siete male, vi state preparando per un concerto?»
Se da una parte Sotaro non batté ciglio davanti all'innocenza di Yukimura, il trio ebete si scambiò un'occhiata perplessa. «Era una serenata» spiegò Kurosaki. «Per te» specificò Shirakawa.
Decisamente, cominciava ad esserci qualcosa di strano in quella scuola.
Prima Usui, ora il trio ebete. Per un momento lo sfiorò il pensiero che ci fosse un punto in comune, magari anche collegato agli avvenimenti del giorno prima.
«Perché?» chiese Yukimura, confuso. «Non penso di aver fatto nulla per meritare un simile premio.» Si voltò verso di lui. «Ne sai qualcosa?»
Sotaro scosse il capo. «No.» Anche se cominciava ad avere qualche sospetto, sebbene continuasse a sfuggirgli il fine.
Il trio ebete sospirò. «Sei davvero ottuso!» si infervorò Shirakawa.
Sarashina gli posò una mano sul braccio per calmarlo, poi disse: «Ci piaci, per questo ti abbiamo fatto una serenata.»
Kurosaki si avvicinò a Sotaro e lo fissò intensamente. «A te dà fastidio, vero?»
Sotaro inarcò le sopracciglia e, in quel momento, collegò. Gli strani comportamenti di Usui e del trio ebete, Sakura Hanazono che lo seguiva... Poteva scommettere che anche il ripostiglio con la chiusura difettosa fosse opera loro.
Hanazono, il presidente Ayuzawa, Usui, il trio ebete e chissà chi altro – era abbastanza certo che ci fosse di mezzo anche l'altra amica di Ayuzawa e Hanazono, Shizuko Kaga - stavano... stavano tentando di mettere insieme lui e Yukimura.
Ora era tutto chiaro, o quasi.
Per esempio, non comprendeva assolutamente quali ragioni li avessero spinti a tanto.
Non immaginava nemmeno chi fosse che aveva cominciato tutta quella storia, anche se si sentiva piuttosto sicuro nell'escludere il presidente Ayuzawa, Usui e il trio ebete, nessuno di loro avrebbe mai dato vita a qualcosa del genere. Per quanto riguardava le altre due, le conosceva a stento, quindi non sapeva cosa pensare.
Uhm, come avrebbe fatto a convincerli a smettere?
Non c'era niente di particolare tra lui e Yukimura, si stavano impegnando per nulla.
Beh, sospirò, probabilmente, non ottenendo risultati, avrebbero finito per stancarsi e avrebbero smesso.
«Allora?» insistette Shirakawa. «Sei... arrabbiato?» Sorridevano tutti e tre, come se non si aspettassero altro che una sua risposta positiva.
Davvero, erano troppo palesi! E lui non era certo uno stupido.
«No» rispose. Fu una risposta abbastanza secca e decisa e sperò fosse sufficiente. Comunque, era contento che chiunque avesse mandato il trio ebete e Usui a corteggiare Yukimura, avesse scelto sempre ragazzi, piuttosto che ragazze. Proprio non le sopportava.
«Oh...» sospirarono all'unisono i tre, con espressione delusa.
Raccattarono gli strumenti e i fiori, e se ne andarono con la testa china, scontenti del fallimento.
«Ma cosa volevano?» chiese Yukimura.
Sotaro scrollò le spalle. «Non lo so.»
Poco dopo, la calma venne ristabilita e poterono tornare a concentrarsi sui compiti.
***
«È stato un fallimento» disse Kurosaki.
«Completamente inutile» aggiunse Sarashina.
«Devi esserti sbagliata» completò Shirakawa.
Sakura piegò la testa e la incavò nelle spalle. Dispiaciuta di vederla così amareggiata, Misaki si avvicinò per consolarla. «Non mollare prima del tempo, hai un altro punto nel piano, vero? Magari quello funzionerà.»
«Lo pensi sul serio?» chiese Sakura.
«Certo.» Salura era così entusiasta che avrebbe fatto il possibile per impegnarsi nell'ultimo punto del piano.
Avrebbe funzionato, in un modo o nell'altro.


Spazio Autrice: Scusate davvero tanto il ritardo, è stato un casino trovare l'ispirazione per Kaichou, che per mesi è mancata. Poi, complice probabilmente anche una scena Kano-Yukimura nel vol. 14, sono riuscita a ultimare anche il secondo capitolo. Il terzo e ultimo capitolo di questa mini-long, invece, ha già una scena pronta. Certo, non sto dicendo che lo pubblicherò settimana prossima (ma potrebbe anche darsi), però almeno sono riuscita ad iniziarlo e conto di postarlo in tempi molto più brevi.
In questo capitolo, Sakura prova a sfruttare il fattore gelosia, includendo, oltre ad Usui, anche il trio ebete nel progetto. Trio che sarà presente anche nel prossimo capitolo.
Detto questo, spero che abbiate apprezzato questo aggiornamento.
Nel prossimo vedremo la conclusione del piano ordito da Sakura: funzionerà o no?
A presto!
Ilaria

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Capitolo 4
*** Piano 3: gli intoppi sono sempre dietro l'angolo ***


Three-point plan - 3° capitolo Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai, What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: 
È da poco passato il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito. 
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 4/4 - N° parole: 2084   


Three-point plan

3
Piano 3: gli intoppi sono sempre dietro l'angolo

«Un rapimento?» fece Misaki.
Sakura annuì con entusiasmo. «Sì, che ne dite?»
Si erano riuniti in giardino, ormai diventato il posto fisso dove discutevano dei loro piani, prima dell'inizio delle lezioni.
Oltre Sakura, Shizuko e Misaki, erano presenti anche Usui e il trio ebete, che facevano parte anche loro stabilmente del piano.
«Non abbiamo già fatto qualcosa di simile in passato?» chiese Misaki, inarcando le sopracciglia.
«Certo, con la sorellina di Yukimura» le rispose Usui.
«Partecipò lui stesso al nostro piano, non potrebbe... cascarci, giusto?»
«Forse, o forse no.» Usui sorrise eloquentemente.
D'accordo, l'ingenuità di Yukimura era leggendaria nel liceo Seika, ma a tutto c'era un limite, no?
«Quindi potrebbe funzionare?» Sakura s'inserì nel discorso, anche se faticava a seguirlo, non essendo al corrente degli avvenimenti che avevano portato Misaki e gli altri ad organizzarsi per far bello Yukimura agli occhi della sua sorellina.
«Può darsi» affermò Misaki, non del tutto convinta.
«L'idea quale sarebbe?» chiese Kurosaki.
«Rapire Yukimura?» aggiunse Shirakawa.
Sakura scosse il capo. «No, troppo banale. Sarà Kano ad essere in pericolo per finta e Yukimura il suo salvatore.»
«Oh, credo che gli piacerà essere l'eroe» commentò Usui, probabilmente rammentando anche lui l'avvenimento di Yukimura e la piccola Rumi-chan di qualche tempo prima. Il piano era stato un completo fallimento, comunque, alla fine, in un certo senso, aveva funzionato.
«Come procediamo?» chiese Sarashina.
«Voi tre vi camufferete e sarete i malviventi» spiegò Sakura al trio ebete, seduti scomposti sul prato, poi lanciò un'occhiata a tutti gli altri. «Colpiremo subito dopo scuola, mentre Yukimura e  Kano torneranno a casa insieme.»
«Tornano a casa insieme?» chiese Kurosaki.
«Sì, sempre.» Sakura annuì più volte, contenta che le sue idee su Yukimura e Kano venissero prese in considerazione. «Vengono a scuola, tornano a casa e pranzano insieme; Kano lo aspetta se Yukimura ha compiti da vicepresidente e, a volte, lo aiuta. Credo che si vedano molto spesso anche fuori scuola. Vero, Misaki?»
L'interpellata annuì. «È vero.» Non aveva idea se ci fosse qualcosa sotto, ma non si poteva negare che Yukimura e Kano non si vedessero spesso. Li aveva visti lei stessa. «Noi altri cosa dobbiamo fare?»
«Tu e Usui dovreste distrarre Yukimura e Kano, vedete voi chi dovrà distrarre chi. Poi, quando Shirakawa, Sarashina e Kurosaki attaccheranno, dovete tentare di aiutare Kano, ma fallire nel tentativo. Lasciate a lui i riflettori.» Attese che tutti rispondessero affermativamente alle sue indicazione del piano, poi continuò: «Quando arriveremo io e Shizuko, loro tre...» Indicò il trio ebete. «scapperanno, liberando Kano. Yukimura sarà talmente scosso dal quasi rapimento del suo innamorato che si dichiarerà e...» Lo sguardo di Sakura si era fatto quasi febbricciante e lucido, mentre era persa nella sua immaginazione.
Misaki aveva già visto prima quella reazione. La proprietaria del Maid-Latte, dove Misaki lavorava part-time, aveva spesso quello sguardo quando si trattava di lei e Usui.
«Questi sono i costumi per voi.» Appena si riprese, Sakura prese un sacchetto e lo porse al trio ebete. «E ora mettiamo a punto i dettagli.»
***
La giornata scolastica era trascorsa tranquillamente, senza nessun avvenimento particolare, perciò Sotaro si convinse che il fallimento del tentativo di renderlo geloso dovesse aver convinto i suoi compagni di scuola a desistere.
Il sollievo che lo colmò, però, ebbe vita breve.
Qualche minuto dopo che lui e Yukimura ebbero lasciato l'edificio scolastico, vennero raggiunti da Usui e il presidente Ayuzawa.
La novità non premetteva nulla di buono, questo Sotaro lo percepì subito.
«Yukimura, Kano!» esclamò il presidente, sollevando una mano in segno di saluto.
Erano usciti da scuola solo da poco tempo, come avevano fatto Ayuzawa e Usui a precederli Sotaro non riusciva a spiegarselo. O meglio, forse poteva, ma significava credere che i due avevano dovuto correre e che doveva essere qualcosa di premeditato.
Se non avesse già scoperto del piano di Hanazono e gli altri, avrebbe pensato che stesse soffrendo di manie di persecuzione.
«Presidente, Usui» replicò Yukimura, ancora completamente ignaro del complotto contro di loro. Sotaro aveva scelto di tenerlo all'oscuro, certo che parlargliene l'avrebbe fatto agitare e basta.  
Era difficile mettersi contro i loro compagni di scuola quando si mettevano in testa qualcosa, soprattutto se si parlava di persone come Ayuzawa e Usui. In confronto, la capacità di ipnotizzare di Sotaro era una cosa comune.  
«State andando da qualche parte?» continuò Yukimura, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
«Cercavamo voi» fu la risposta di Ayuzawa, seguita da un cenno della testa di approvazione da parte di Usui.  
Sotaro immaginava e temeva che la risposta sarebbe stata quella. «Davvero? Come mai?» chiese e non poté trattenere un tono sospettoso.
Ayuzawa sbarrò gli occhi, come se non si aspettasse una simile replica e forse anche perché aveva capito che lui sapeva, e la cosa la prendeva un po' in contropiede.
Usui, al contrario, sorrise ancora di più. Doveva trovare molto divertente quella svolta.
Davanti al silenzio di Ayuzawa e il leggero colore comparso sulle proprie guance, fu Usui a prendere la parola. «Ayuzawa deve parlare con Yukimura della cerimonia ai nuovi iscritti. Sapete, non manca molto al nuovo anno*. Io mi limiterò a tener compagnia a Kano, mentre vi accompagniamo a casa» spiegò rivolto a lui e Yukimura.
Al suo fianco Ayuzawa annuì, senza proferire parola, poi prese da parte Yukimura.
Sotaro aspettò che quest'ultimo e Ayuzawa si furono allontanati di qualche passo ed essersi messi a discutere, prima di rimettersi in marcia, seguito immediatamente da Usui.
«Che cosa state facendo?» Sotaro era stanco di quei complotti e quei misteri, perciò preferì parlare chiaro fin da subito.
Evitare i discorsi era però il pane quotidiano di Usui, che nei misteri ci sguazzava.
«Te l'ho detto!» replicò infatti. «Ayuzawa doveva parlare con Yukimura, così vi abbiamo raggiunti.»
«Il presidente ha avuto tutto il giorno per parlare con Yukimura, perché non farlo prima?» sbottò, ma era una replica inutile.
«E poi... lo so. Me ne sono accorto, sapete? I corteggiamenti a Yukimura, io e lui che veniamo chiusi nel ripostiglio e tanti altri particolari.» Sospirò e scosse la testa.
Davanti a loro, Yukimura e Ayuzawa parlavano tranquillamente, ignari della conversazione che stava avvenendo pochi metri più indietro.
«Ora che vi ho scoperto, penso sia il caso di sospendere qualsiasi cosa abbiate in mente. Perché non funzionerà.» Era certo di non aver mai parlato tanto come in quei giorni, e meno male che era una persona solitaria.
«O forse non ha funzionato perché non è possibile far funzionare qualcosa che lo è già.»
«Eh?!» Sotaro non pensava Usui avesse un'opinione in proposito riguardo tutta quella storia, pensava che il suo fosse solo divertimento e basta.
Invece, si era sbagliato. Non che importasse molto, comunque. «Nessuno è intenzionato a farsi i fatti propri, neanche tu?»
Usui rise. «No, è soprattutto divertente!»
Sotaro avrebbe voluto dire che farsi rinchiudere in un ripostiglio per ore non era affatto divertente, ma gli fu impedito da una mano sulla bocca e un braccio intorno al collo comparsi all'improvviso, che lo strattonarono all'indietro.
Un gemito di sgomento gli rimase incastrato in gola e Sotaro s'irrigidì immediatamente.
Che cosa stava succedendo?
«Se non volete che al vostro amico venga fatto del male, datemi tutto quello che avete» pronunciò una voce maschile e stranamente famigliare.
Sotaro diede una rapida occhiata intorno a sé e vide altri due uomini con la testa coperta da un passamontagna, oltre quello che ancora lo teneva fermo.
I tre malviventi avevano attaccato mentre Sotaro e gli altri stavano percorrendo un viale deserto, dove non passava nessuno.
«Prima dovrai vedertela con noi!» esclamò Ayuzawa, che si era accorta della situazione; lo stesso era per Yukimura, il quale lo stava fissando preoccupato. «Lascialo andare» esclamò deciso, anche se si poteva distinguere una nota impaurita.
Sotaro aveva paura e non sapeva come sarebbe riuscito a salvarsi da quella brutta situazione. Eppure, una piccola parte di sé, una piccola parte molto lucida, si rendeva conto che c'era qualcosa di molto strano.
Ayuzawa e Usui cominciarono a scontrarsi contro i due uomini con il passamontagna. Mentre Usui sembrava avere la peggio – possibile? E perché sbadigliava? -, Misaki era in vantaggio, anche grazie al fatto che l'altro sembrava avesse paura di colpirla.
«Non ci posso credere» borbottò sottovoce, realizzando. Era il trio ebete ad averlo aggredito, avrebbe dovuto immaginarlo.
Si rilassò, rendendosi conto che non correva alcun pericolo.
Piegò indietro la testa, girandola da un lato, orientandola verso quella di Shirakawa – tenendo conto dell'altezza e del ciuffo biondo che spuntava da sotto il passamontagna, Sotaro aveva capito che dovesse trattarsi di lui. «So chi sei, potete smetterla e lasciarmi andare?» chiese. Il liceo Seika era davvero frequentato da pazzi, ma cosa avevano in testa?
Avendo Shirakawa il viso coperto, Sotaro non poté vedere la sua reazione, ma sembrò davvero sorpreso. «Che cosa?»
In quel momento, urlando, Yukimura si precipitò verso Shirakawa, con il braccio teso e la mano chiusa a pugno.
Distratto dalle parole di Sotaro, Shirakawa vide il colpo arrivare solo quando fu troppo tardi per evitarlo. Il pugno lo prese in pegno allo zigomo e lo stese.
Shirakawa cadde all'indietro, liberando Sotaro dalla sua presa e precipitando a terra a gambe e braccia divaricate, l'espressione confusa.
Sbilanciato, anche Sotaro perse l'equilibrio, ma lui si limitò a sedersi sul terreno, senza ulteriori danni.
Ayuzawa, Usui e gli altri due del trio ebete misero fine alla loro finta lotta e si resero conto di cosa fosse successo.
«Shirakawa, stai bene?» chiese uno del trio ebete – Sarashina, scoprì, quando questi si tolse il passamontagna. Sia lui, sia Kurosaki si precipitarono al fianco del loro amico.
«Sì, sì» borbottò Shirakawa. Sembrava principalmente imbarazzato di essere stato messo al tappetto da un ragazzo esile come Yukimura.
Misaki era per lo più sorpresa dall'iniziativa di Yukimura, mentre se Usui avesse trattenuto le risa ancora un po' avrebbe finito per scoppiare.
Sotaro sollevò lo sguardo su Yukimura, che gli tendeva la mano per aiutarlo a rialzarsi ed era quasi in lacrime. Ancora non si era accorto che i tre malviventi e il trio ebete erano le stesse persone.
«Ma cosa succede?!» esclamò Hanazono, precipitandosi verso di loro seguita più lentamente da Kaga.
Sotaro la vide analizzare la situazione e soffermarsi soprattutto su di lui, che aveva la mano stretta intorno a quella di Yukimura e si stava rialzando. Sbarrò gli occhi e, semplicemente, fraintese la situazione.
«Oh!» pronunciò con un sospiro estasiato e sembrava talmente contenta che Sotaro fu certo che qualsiasi cosa sul fraintendimento le avrebbero detto non ci avrebbe creduto.
Il trio ebete fece scorrere lo sguardo l'uno sull'altro confuso, visto che il piano non era andato esattamente come previsto e non sapevano cosa fare; alla fine, di comune accordo, scapparono via correndo senza voltarsi indietro.
Yukimura notò il trio ebete allontanarsi e inarcò le sopracciglia. «Ma quelli non sono...?»
«Chi?» chiese Sotaro, facendo finta di nulla.
Yukimura scosse il capo. «Pensavo fossero Kurosaki, Sarashina e Shirakawa, ma non possono essere loro, no?»
Non rispose, la verità era troppo poco incredibile e c'era tanto da dire prima. «Ehm, penso sia meglio andare, dobbiamo parlare.»
«Va bene, ma... non dovremmo denunciare l'aggressione?»
«No, direi di no.»
«Ma...?»
«Credimi, dopo quello che ti avrò raccontato, non avrai più voglia di denunciare nessuno» chiuse il discorso, non vedeva l'ora di allontanarsi il più possibile da quel branco di pazzi scatenati.
Yukimura scrollò le spalle e salutò gli altri, che ricambiarono il saluto, poi insieme a Sotaro si allontanarono in direzione della casa del primo.
***
«Ha funzionato, ha funzionato!» esclamò Sakura, fiera della riuscita del suo piano.
C'erano stati degli intoppi, ma alla fine era andato tutto a buon fine. Gli sguardi, le mani unite e il “dobbiamo parlare” di Kano. Non era riuscita a capire tutta la loro conversazione, ma Kano sembrava avere molta fretta di rimanere solo con Yukimura.
«Quindi... ha funzionato?» chiese Misaki, avvicinandosi.
«Io non ne sono molto convinta» replicò Shizuko.
«Credetemi, quei due stanno sicuramente per avere una conversazione a cuore aperto.»
Forse non era stato molto corretto intromettersi, ma Yukimura e Kano erano due zucconi e, in questo caso, il fine aveva giustificato i mezzi.
Sorrise, poi si voltò verso Misaki e Usui che avevano ricominciato a battibeccare.
Ah, se solo anche loro avrebbero potuto essere felici come Yukimura e Kano.
Sul proprio volto, il sorriso di Sakura divenne più grande. Magari, avrebbe potuto fare qualcosa anche per loro.
***
Shoichiro chiuse la porta d'ingresso, dopo che Kano fu uscito per tornarsene a casa propria.
Era un po' confuso da tutto quello che gli aveva raccontato, da tutto il piano che avevano ordito Hanazono, il presidente, Usui e gli altri, anche perché Kano era stato piuttosto spiccio e scarno nei dettagli, precisando che voleva dimenticare il prima possibile tutta quella storia.
Di conseguenza, Shoichiro faticava ancora a comprendere fino in fondo per quale motivo i loro amici si fossero concentrati così tanto su di loro, mettendo in atto cose assurde.
Sapeva per certo solo che da quando era cominciata quella storia, cominciava a vedere Kano con occhi diversi e gli batteva più forte il cuore in sua presenza.
Non sapeva assolutamente se sentirsi felice o spaventato.


*Ricordo che l'anno scolastico giapponese inizia ad aprile e termina a marzo e che la storia è ambientata verso la metà del mese di marzo.


Spazio Autrice: E siamo giunti all'ultimo capitolo di questa storia (questa volta sono stata veloce, dai!).
Finale un po'... a sorpresa, direi. Sakura è convinta che il piano abbia funzionato e in un certo senso sì, in parte. Se poi anche Kano ha perso/perderà la testa dietro Yukimura, quello lo lascio all'immaginazione del lettore.
Spero che la mini-long vi sia piaciuta, io mi sono divertita a scriverla.
Poi, se i prossimi volumi di Kaichou porteranno nuove scene Yukimura/Kano che stimoleranno la mia creatività sicuramente tornerò di nuovo in questo fandom.
Grazie per essere arrivati fino a qui.
Ilaria

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