Three-point plan di Ili91 (/viewuser.php?uid=75721)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Il piano ***
Capitolo 2: *** Piano 1: com'è stretto questo ripostiglio ***
Capitolo 3: *** Piano 2: la gelosia non è in casa ***
Capitolo 4: *** Piano 3: gli intoppi sono sempre dietro l'angolo ***
Capitolo 1 *** Prologo - Il piano ***
Three-point Plan - Prologo
Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai,
What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a
marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e
Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione
è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: È da poco passato
il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi
periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si
piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito.
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki
inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso
che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il
sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano
stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 1/4 - N° parole: 672
Three-point plan
Prologo
Il piano
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò
Sakura Hanazono improvvisamente. Era da un pò di tempo che li
osservava ed era giunta a quella conclusione. Il suo istinto femminile
non sbagliava.
Sakura si trovava insieme alle sue amiche, Misaki Ayuzawa e Shizuko
Kaga, nel giardino del liceo Seika, in un momento di pausa dalle
lezioni. Era una giornata calda e c'era il sole, perciò era
piacevole trascorrere lì del tempo.
«Beh, certo, sono amici. E' logico che si piacciano, no?» fece Misaki, scrollando le spalle.
Sakura scosse la testa, rassegnata. Misaki era bravissima in tante cose, ma di questioni di cuore capiva poco o nulla.
«Non credo che Sakura intendesse in quel senso» disse Shizuko con calma.
L'espressione di Misaki si fece pensierosa per un momento, poi parve
capire. «Dici?» La sorpresa nel suo tono era evidente.
Sakura la vide voltarsi verso i due soggetti interessati e seguì
la direzione del suo sguardo.
Poco distante da dove si trovavano loro tre, c'erano Yukimura e Kano.
Erano seduti uno vicino all'altro, all'ombra di un albero. Il primo
teneva tra le mani quello che sembrava essere un videogioco e aveva i
lineamenti tesi per la concentrazione; l'altro osservava le mosse di
Yukimura e ogni tanto diceva qualcosa o gesticolava in direzione dello
schermo del videogioco.
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò
l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me
sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
«Sono d'accordo. E, poi, anche se fosse, non sono fatti nostri» aggiunse l'altra.
Sakura imbronciò le labbra. Era certa di non starsi facendo
nessun viaggio mentale e, anche se fosse stato così, che male
c'era? «Io credo invece che abbiano solo bisogno di una
spintarella.» L'amore tra quei due era già nato, lei ne
era sicura, ed era troppo tardi ormai per fermarlo, poteva solo uscire
allo scoperto. Come avrebbe potuto fare per aiutarli?
***
Stringendo tra le
braccia un foglio di cartone arrotolato, Sakura entrò in classe
sorridendo e muovendosi allegramente, i codini che si agitavano ai lati
della sua testa. «Buongiorno!» esclamò. Raggiunse il
banco di Shizuko, dove c'era anche Misaki, ferma in piedi di fronte
all'altra, e srotolò il foglio davanti a loro. Questo
occupò tutta la superficie del banco, mostrando scritte e frecce
segnate, in bella calligrafia, un pò ovunque sul cartone bianco.
«Ma che cos'è?» le domandò Misaki, spostando uno sguardo sorpreso dal foglio a lei.
Shizuko si sporse in avanti, si aggiustò gli occhiali sul viso e
lesse il titolo scritto in rosso, in mezzo alla pagina, in mezzo alla
pagina: «Piano in tre punti per far mettere insieme Kano e
Yukimu...» Si fermò e la fissò ad occhi sbarrati.
«Ma sei impazzita?!»
Era molto difficile che Shizuko perdesse la calma, soprattutto in un
luogo pubblico, quando era circondata da molte persone, ciò
significava che secondo l'altra lei l'aveva combinata grossa. Sakura
assunse immediatamente la sua più che collaudata espressione da
cucciolo. Piegò le labbra all'ingiù e la testa da un
lato, e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
«Non fare quell'espressione, con me non attacca!»
affermò decisa Shizuko, ma la sua espressione arcigna di
addolcì.
«E su, aiutatemi. È primavera, si sente ancora l'aria di
San Valentino a causa del White Day* e mi fa piacere aiutare quei due
ad essere più felici. Se aspettiamo che se ne accorgano da soli,
specialmente il nostro vicepresidente...»
«Non mi sembra una buona idea» tentò di sottrarsi Misaki.
Sakura si aggrappò al suo braccio. «Per favore.»
Misaki tentennò ancora per qualche momento, poi acconsentì. «Va bene, ma evitiamo di esagerare.»
«Grazie!» Si sporse verso di lei e l'abbracciò.
Quando poi si staccò e riprese a guardarla negli occhi,
aggiunse: «Non accadrà, te lo prometto.»
Shizuko sospirò e decise di arrendersi. «Okay, mi aggrego
anch'io. Qualcuno dovrà pur assicurarsi che non esageri
veramente.»
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una
mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
* A San Valentino, in Giappone, le ragazze danno i regali ai ragazzi,
mentre nel White Day (il 14 marzo) avviene l'esatto contrario.
Spazio Autrice: Buongiorno! Il
prologo che avete appena letto dà il via ad una mini-long,
formata da prologo+tre capitoli. Una storia non particolarmente lunga,
quindi, che, spero, vi piacerà.
In verità, avrebbe dovuto essere una one-shot, ma mi stavo
allungando troppo, perciò ho deciso di separarla in più
capitoli.
Inoltre, questo prologo l'avevo scritto proprio a Marzo, ma l'avevo
abbandonata senza pubblicarla perché non ero ispirata (in
compenso ho scritto molte altre Yukimura/Kano XD). Questa settimana
l'ho ripresa in mano e sono quasi alla fine del primo capitolo.
Come al solito, spoiler e news su questa storia nella mia pagina
facebook a questo link:
http://www.facebook.com/pages/Ili91/322833071126812?skip_nax_wizard=true
A presto.
Ilaria
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Piano 1: com'è stretto questo ripostiglio ***
Three-point Plan - Prologo
Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai,
What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a
marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e
Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione
è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: È da poco passato
il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi
periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si
piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito.
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki
inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso
che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il
sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano
stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 2/4 - N° parole: 2869
Three-point plan
1
Piano 1: com'è stretto questo ripostiglio
«Qui Sakura. Kano è in biblioteca e sta facendo i compiti,
o, almeno, è quello che sembra. Passo.» Sakura premette il
pulsante del walkie-talkie che aveva “preso in prestito” al
fratello minore.
«Qui Misaki. Mi sto avviando verso l'aula del consiglio. Tra
qualche ora dovrebbe passare Kano per tornare a casa insieme a Yukimura
come accade di solito. Passo.»
«Visto, che vi dicevo? Tornano a casa insieme, e spesso, è
evidente che ci sia qualcosa tra loro. Passo.» Ci aveva visto
giusto, decisamente.
«Abitano vicino, non mi sembra poi tanto strano.»
«Ma Kano lo aspetta quasi tutti i giorni!»
replicò Sakura, infervorandosi. «Ehi, aspetta un minuto!
Misaki, non hai detto passo! Passo.»
«Scusa.» Ci fu una pausa di silenzio. «Passo.»
«Avete finito?» si intromise Shizuko. «Qui Shizuko.
Come diamine ho fatto a finire in questa situazione? Beh, comunque
Yukimura sta lasciando ora la sua classe e ha tutta l'aria di dirigersi
verso l'aula del consiglio. Passo.»
Dallo scaffale della biblioteca dietro cui si era nascosta, Sakura vide
Kano scribacchiare qualcosa su un quaderno e poi gettare uno sguardo
all'orologio da polso. Le uscì un sospiro estasiato. «Fa i
compiti mentre aspetta il suo rag... amico. È così
dolce!» Si riscosse, non doveva distrarsi in quel modo. «Ci
aggiorniamo tra qualche ora, quando Kano lascerà la biblioteca.
Shizuko, Misaki, attendete il mio segnale per quando questo
accadrà. Passo.»
«Bene. Passo...» Shizuko sospirò. «E chiudo.»
***
C'era qualcosa di
strano, quel giorno, Sotaro ne era certo. A parte la costante e
spiacevole sensazione di essere sorvegliato, aveva notato che la
biblioteca non era deserta come accadeva di solito a quell'ora, ma era
presente una delle amiche del presidente Ayuzawa, la Senpai Hanazono.
Era arrivato in biblioteca circa un'ora prima e, esclusa la
bibliotecaria, non c'era anima viva. Come al solito, aveva tirato fuori
i quaderni e si era messo a studiare, poi però, ad un certo
punto, da dietro uno scaffale era sbucata fuori la Senpai e aveva preso
posto al tavolo di fianco al suo, aprendo davanti a sé un libro.
D'accordo, il fatto che una ragazza – rabbrividì al solo
pensiero – fosse in biblioteca a studiare, anche se non era mai
accaduto prima, non era poi così strano, ma sapeva di essere un
buon osservatore e aveva notato che erano ben poche le pagine a cui
aveva prestato attenzione da quando erano lì. Inoltre, quando
era convinta che fosse preso dal suo quaderno di matematica, l'aveva
più volte sorpresa – senza che lei ci facesse caso –
a spiarlo.
Che cosa diavolo stava succedendo?
Forse avrebbe dovuto farle notare di averla scoperta, ma, se si fosse sbagliato, sarebbe stato molto imbarazzante.
Sospirò e riprese a concentrarsi su matematica per alcuni minuti
prima che la curiosità lo spingesse ad osservare, con la coda
dell'occhio, cosa stesse facendo la Senpai Hanazono. Lo stava
guardando, constatò. Di nuovo. A questo punto non rimase
sorpreso, ma cominciò a preoccuparsi sul serio, per quanto la
ragazza non rappresentasse esattamente una minaccia.
«Devi dirmi qualcosa?» le chiese all'improvviso.
Lei saltò sulla sedia e lo fissò con aria colpevole.
«No! Certo che no!» Abbassò lo sguardo imbarazzata,
poi cominciò a raccattare le sue cose velocemente e
abbandonò la biblioteca rossa in volto.
Ancora confuso, ma decisamente più tranquillo, Sotaro
poté riprendere a svolgere i suoi compiti senza più
interruzioni.
***
Quando lasciò la biblioteca, il cuore le batteva come un tamburo nel petto.
Sakura si appoggiò con la schiena al muro del corridoio per
avere il tempo di ritrovare la calma e riorganizzare le idee.
Era una pessima spia! Aveva cominciato quell'attività da
pochissimo tempo, ma aveva già rischiato di farsi scoprire.
Prese un respiro profondo.
Nulla era perduto, si disse, tentando di rasserenarsi. Kano non sapeva
nulla del piano, se lei e le sue amiche fosse state discrete, sarebbe
filato tutto liscio come l'olio.
Gettò uno sguardo all'orologio a muro posizionato in alto, circa
a metà del lungo corridoio, pentendosi di non essersene
procurata uno da polso.
Secondo Misaki, entrò un'ora Kano sarebbe andato nell'aula del consiglio.
Era ora di pensare alla seconda parte del piano.
***
Shoichiro
sollevò lo sguardo dai registri e posò la penna sulla
superficie del banco. Si guardò intorno e notò che era
stato tanto preso dal suo compito di vicepresidente da non aver notato
nemmeno che più della metà del consiglio studentesco era
andato a casa.
Qualcuno bussò, perciò l'attenzione di Shoichiro fu attirata in direzione della porta.
Kano riempiva la soglia e lo osservava con espressione di attesa.
«Ciao!» lo salutò allegramente lui, sbracciandosi,
mentre l'altro ricambiava più pacatamente. «Arrivo tra un
attimo.» Richiuse i registri e li portò alla cattedra per
consegnarli al presidente Ayuzawa.
«Ah, grazie, Yukimura» disse lei prendendoli.
«Senti...» Si torse le mani con fare nervoso e smise di
guardarlo dritto negli occhi.
«Sì?» Che cosa le prendeva?
«Prima di andare... potresti riportare quelli nel ripostiglio
degli attrezzi?» Indicò un angolo dell'aula, dov'erano
stati lasciati una scopa, un secchio e tutto l'occorrente per pulire.
«Certo, non c'è problema» affermò affabile,
chiedendosi come avrebbe fatto a trasportarli da solo: quasi
sicuramente avrebbe dovuto fare avanti e indietro almeno due volte.
«Hai bisogno di aiuto?» Kano aveva appoggiato lo zaino di fianco a quello di Shoichiro e si era avvicinato a lui.
«Magari! Mi salvi di nuovo, Kano. Grazie.»
L'altro arrossì e non replicò.
«Forse Sakura ha ragione» commentò il presidente Ayuzawa alle sue spalle.
«Come dice, scusi?» Si voltò a guardarla.
Lei minimizzò con un cenno della mano. «Nulla. Andate pure.»
Shoichirò annuì con il capo. «Forza, Kano, diamoci da fare.»
***
«La lasciate sempre spalancata la porta?» chiese Sotaro.
Lui e Yukimura avevano appena raggiunto il ripostiglio degli attrezzi
riuscendo a trasportare tutti in una volta gli strumenti per pulire. La
porta era aperta verso l'esterno, a più di novanta gradi
rispetto alla soglia, e per questo era possibile vedere quanto il
ripostiglio fosse piccolo e poco illuminato.
«Sì.»
«Eh, davvero? Come mai?» Era sorpreso. La sua domanda
iniziale era per lo più ironica, non immaginava fosse davvero
così.
«Gira la voce che la porta sia difettosa e si blocchi»
spiegò l'altro senza voltarsi. «Sarà meglio fare
attenzione.»
Yukimura entrò nel ripostiglio e armeggiò con gli
attrezzi che aveva in mano, nel vano tentativo di riuscire ad accendere
la luce.
Sotaro inclinò il capo verso l'alto e vide un filo collegato ad una lampadina, che pendeva dal soffitto.
Yukimura rinunciò al suo proposito e si spostò verso il
fondo della stanza, mentre Sotaro, con le braccia ancora più
cariche di roba dell'altro, lasciò perdere in partenza.
Cominciarono ad accatastare in modo ordinato gli attrezzi – Yukimura era un tipo preciso.
Improvvisamente, la porta scricchiolò sinistramente e si chiuse
sbattendo rumorosamente. Seguì il basso suono di una chiave
nella toppa, ma Sotaro si disse che doveva esserselo immaginato,
perché non era possibile che qualcuno volontariamente li avesse
chiusi dentro, giusto?
Nella stanza, senza più l'ausilio della luce proveniente dalle finestre del corridoio, calò il buio.
Lui e Yukimura si voltarono simultaneamente verso la soglia del
ripostiglio. Il secondo lasciò cadere malamente la scopa che
aveva in mano, che cadde con un tonfo, e si precipitò alla
porta. Abbassò la maniglia più volte, senza risultato.
«Non... non si apre.»
Sotaro evitò l'ostacolo della scopa con un piccolo saltello e si portò al fianco dell'altro.
Provò anche lui ad abbassare la maniglia e spingere con forza, ma non servì a nulla. Era inutile, era bloccata.
O chiusa a chiave?
Il pensiero si formò nella sua mente prima che potesse
impedirselo. Ma chi avrebbe mai potuto complottare per rinchiuderli
dentro una stanza? E, soprattutto, perché?
No, davvero, aveva visto troppi film. Quell'ipotesi era assurda ed era
molto più utile concentrarsi sul come uscire da quella brutta
situazione.
***
«Non avremmo dovuto farlo» sospirò Misaki, appoggiandosi allo schienale della sedia.
«Non preoccuparti. Ho lasciato nel ripostiglio anche una
bottiglietta e una merendina, che vuoi che sia rinchiusi per qualche
ora a parlare?» Sakura prese una sedia e prese posto di
fianco alla sua amica, accavallando le gambe.
Dopo averli chiusi a chiave nel ripostiglio, Sakura aveva raggiunto le
sue amiche nell'aula del consiglio, dove, al momento, erano rimaste
solo loro.
«Quello che non mi spiego è a cosa potrebbe servire tutto questo» disse Shizuko, seduta vicino a Sakura.
Quest'ultima si girò a guardarla. «Che vuoi dire?»
«Ora, Yukimura e Kano trascorreranno del tempo insieme, ma cos'ha
di diverso rispetto alle volte in cui accade volontariamente?»
Sakura sollevò gli occhi al cielo. Le sue amiche di amore non
capivano proprio nulla. «L'atmosfera, tanto per cominciare.
Voglio ricordarvi che l'obiettivo non è farli innamorare, ma
fargli comprendere che lo sono già.»
«L'atmosfera, dici sul serio?! Un ripostiglio stretto, poco
illuminato e polveroso con l'entusiasmante compagnia di attrezzi per
pulire? Il massimo del romanticismo, non c'è che dire!»
replicò Shizuko con sarcasmo.
Lei sbuffò e incrociò le braccia al petto. «Era
l'unico posto disponibile che non fosse frequentato a quest'ora e si
potesse chiudere a chiave. Ho potuto anche utilizzare il pettegolezzo
che gira sul fatto che la porta tenda a bloccarsi.»
Shizuko si rivolse a Misaki. «A proposito... ma è vero?»
«Certo che no! Dev'essere una voce messa in giro da qualche
studente che direbbe qualunque cosa pur di non rispettare il proprio
turno di pulizia.»
Sakura scrollò le spalle. «Poco importa se la voce sia
vera o meno, l'importante è che possiamo utilizzare questa scusa
per giustificare il fatto che siano rimasti chiusi dentro.»
Appoggiò il mento sul palmo della mano e sorrise.
«Chissà cosa stanno facendo in questo momento.»
***
Sotaro tirò
il filo per accendere la lampadina implorando che non fosse fulminata.
Per fortuna, questa funzionava e la luce illuminò il ripostiglio.
La lampadina oscillava un po' e non era molto forte, ma perlomeno
rendeva possibile vedere meglio la stanza in cui erano rinchiusi, e
possibilmente escogitare un modo per uscirne.
Scoccò un'occhiata ad Yukimura, che si guardava intorno in modo
frenetico e sembrava ad un passo da una crisi di panico. Infilò
le mani tra i capelli e impallidì visibilmente. «Non
abbiamo portato con noi i cellulari, non potremmo avvertire nessuno che
siamo qui! Non ci troveranno più! E io non rivedrò i miei
genitori e mia sorella!» cominciò a blaterale.
«Lo sapranno presto.»
Yukimura sollevò il capo, gli occhi erano già lucidi. «E come?»
Sotaro si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla
spalla. «Il presidente sa che siamo qui. Quando vedrà che
è troppo tempo che ci siamo allontanati, verrà a
cercarci. Andrà tutto bene.» Ci credeva sul serio a quello
che aveva detto, ma anche lui era nervoso e preoccupato; solo che, se
si fosse fatto prendere dal panico, non sarebbe stato di nessun aiuto.
Yukimura annuì. «Hai ragione, il presidente
arriverà presto e ci tirerà fuori di qui. Dobbiamo avere
fiducia in lei.»
Sotaro si avvicinò alla porta e prese a studiare la toppa.
«Potremmo provare a scassinarla con qualcosa. C'è niente
qui dentro che potremmo usare?»
«Dici sul serio?»
«Conosci un modo migliore per occupare il tempo?»
***
Shoichiro si
lasciò cadere sul pavimento, la schiena a ridosso del muro e le
gambe allungate in avanti. Espirò stancamente, aveva anche la
fronte imperlata di sudore e necessitava il prima possibile di usufruire di un
bagno.
Alla sua sinistra giacevano gli strumenti con cui lui e Kano avevano
tentato invano di scassinare la porta: una vecchia penna impolverata
– chissà da quanto tempo era stata smarrita in quel
ripostiglio -, il tubicino dello spruzzino per pulire varie superfici e
una molletta.
Attualmente, Kano stava provando con un filo di ferro che avevano
scovato dietro l'armadio accostato alla parete in fondo al ripostiglio.
Il risultato, come nei tentativi precedenti, non era esaltante.
«Non usciremo mai da qui» gemette disperato, stringendosi le ginocchia al petto.
L'altro aumentò la stretta intorno al filo di ferro, le sue
nocche diventarono bianche. «Se non ce la faremo da soli,
verrà il presidente prima o poi» tentò nuovamente
di rassicurarlo Kano.
Faceva sempre così, si disse fra sé e sé
Shoichiro, tentava di proteggerlo. «Scusami, è colpa mia.
Sapevo che la porta aveva dei problemi, ma non ho pensato di bloccarla
con qualcosa per impedire che si chiudesse.»
«Che sciocchezza! Mi avevi avvertito del difetto della serratura,
ma nemmeno io ho pensato di fare qualcosa in proposito.»
Riportò l'attenzione sulla porta e riprese a muovere il filo di
ferro, per far scattare la serratura.
Piangersi addosso non gli sarebbe servito a nulla. Si alzò in
piedi e raggiunse l'armadio di fronte a lui. «Provo a vedere se
riesco a trovare qualcos'altro da utilizzare per uscire di qui.»
Aprì una delle ante e frugò al suo interno. Si
ritrovò fra le mani un sacchetto che recava il logo di un
supermercato e che conteneva quelli che sembravano essere una
bottiglietta d'acqua e una merendina al cioccolato. «E questi
cosa ci fanno qui?» esclamò più a sé stesso
che a Kano.
Quest'ultimo si fermò e si girò a guardarlo. «Che cos'hai trovato?»
Shoichiro lo raggiunse e gli mostrò il contenuto del sacchetto.
«Devono essere qui da poco, la data di scadenza della merendina
è molto lontana. Quello che non mi spiego è perché
lasciarli qui, soprattutto se intatti» commentò Kano, con
espressione pensierosa.
Fino a quel momento aveva avuto altro per la testa e non ci aveva
pensato, ma Shoichiro doveva ammettere che era davvero assettato e gli
sarebbe piaciuto attingere da quella bottiglietta d'acqua. Però
non era sua, anche se era stata abbandonata, quindi sarebbe stato un
atto alla stregua del furto. C'erano attenuanti per le persone
rinchiuse in ripostigli per tempi dalla durata indefinita?
Kano sollevò gli occhi al cielo. «Sei hai sete, bevila.
Non credo che nessuno avrebbe da ridire vista la situazione.
Eventualmente, quando saremo fuori di qui, ti metterai a posto la coscienza ricomprandola.»
Lui fissò l'altro a bocca aperta. Che faceva, gli leggeva nel
pensiero? Titubante, annuì. «Tu ne vuoi?» chiese,
allungandola nella sua direzione.
«No, grazie.»
Non avrebbe saputo spiegarne il motivo, ma aveva la sensazione che la
situazione si stesse facendo pesante e tesa. Dovevano davvero uscire il
prima possibile da quel ripostiglio.
***
Misaki apprese l'ora con espressione scioccata. «Due ore! Credo che sia proprio ora di tirarli fuori da lì!»
Sakura, ancora seduta al suo fianco, annuì. «Sì,
sono d'accordo. Sicuramente sarà successo qualcosa in due ore.
In caso contrario, ho in mente il piano di riserva. E il piano di
riserva del piano di riserva.»
Shizuko si alzò e le altre due la imitarono. «Sì,
sì, va bene, ma ora sbrighiamoci. Ho già perso abbastanza
tempo per oggi con questa storia.»
«Ti ricordi come devi procedere, Misaki?» le chiese Sakura.
Visto che aveva raccontato a lei e Shizuko di essere stata quasi
scoperta da Kano, avevano deciso che solo Misaki sarebbe andata a
liberare i due malcapitati.
Lei annuì con il capo, mentre metteva in ordine le sue cose e le
riponeva nella sua cartella. «Sì» affermò e
sventolò un paio di chiavi appese ad un dito.
«Ci vediamo domani!» la salutò Sakura e agitò la mano.
«Ciao, Misaki» disse Shizuko e seguì l'altra.
Misaki sospirò. Forza, doveva solo risolvere la situazione e poi
sarebbe potuta tornare a casa. Meno male che quell'extraterrestre
maniaco di Usui si era tenuto alla larga per qualche ora.
Prese le chiavi e uscì dall'aula.
***
«Ho sete anch'io, ora. Mi passeresti la bottiglia d'acqua, per favore?»
Sotaro e Yukimura avevano abbandonato ogni proposito di fuga, convinti
di averle provate tutte. Era da circa mezz'ora che si erano seduti sul
pavimento, uno di fianco all'altro, con la schiena appoggiata
all'armadio e lo sguardo puntato verso la porta.
Yukimura allungò un braccio alla sua destra. «Tieni»
disse con tono atono, non da un ragazzo esuberante come lui. Ormai
erano stanchi entrambi e volevano solo tornare a casa.
«Grazie.» Sotaro svitò il tappo dalla bottiglia e bevve qualche sorso.
Era poco lucido, ma sapeva che c'era qualcosa di strano in quella storia.
«Yukimura, Kano, siete qui?» chiamò una voce famigliare dal corridoio.
Yukimura si rianimò subito e si alzò immediatamente in
piedi. «Sì, presidente. La prego, ci aiuti, siamo rimasti
chiusi dentro» spiegò disperato.
Sotaro si portò al fianco dell'altro, a pochi passi dalla porta.
In quel momento non gli importava di tutte le stranezze che erano
cominciate dall'incontro con Hanazono in biblioteca, ci avrebbe pensato
più tardi.
«Ho portato con me la chiave, forse così si aprirà» disse il presidente con tono incerto.
La chiave venne infilata nella toppa e la serratura scattò. Poco
dopo la luce tornò ad illuminare l'angusto ripostiglio.
***
«Avanti,
racconta!» esclamò Sakura appena vide Misaki il giorno
dopo; si erano incrociate davanti al cancello d'entrata del liceo
Seika. «Qual è stata la loro reazione quando li hai
liberati?» aggiunse a voce più bassa, per evitare che
qualcuno nelle vicinanze potesse ascoltare la loro conversazione.
«Erano imbarazzati, oppure complici?»
«Sollevati, direi.»
Il sorriso di Sakura si spense. «Solo?» chiese, delusa.
Misaki scrollò le spalle. «Mi dispiace, ma non ho notato
altro. Erano solo contenti di essere stati liberati.»
Sakura sbuffò, ma non si perse d'animo. «Beh, non importa.
Il mio piano prevede altri due punti e per il prossimo chiederemo la
collaborazione di Usui.»
L'altra sbarrò gli occhi. «Cosa?!»
Nota: Mi sono presa una licenza
poetica per quanto cocerna un eventuale fratello minore di Sakura. Non
riesco proprio a ricordarmi se ce l'abbia davvero o no.
Spazio Autrice: Buongiorno!
Eccomi tornata con il primo capitolo!
Come avete potuto vedere, il piano viene descritto in maniera un
po' ironica ed è fallito miseramente. Nel prossimo vedremo
se Usui saprà fare un lavoro migliore.
Spero che vi sia piaciuto.
A presto.
Ilaria
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Piano 2: la gelosia non è in casa ***
Three-point plan - 2° Capitolo
Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai,
What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a
marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e
Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione
è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: È da poco passato
il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi
periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si
piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito.
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki
inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso
che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il
sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano
stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 3/4 - N° parole: 2131
Three-point plan
2
Piano 2: la gelosia non è in casa
Takumi Usui attraversò il cancello del liceo Seika, ma dopo pochi passi venne fermato da Hanazono.
«Usui, possiamo
parlarti in privato?» gli chiese con tono gentile e affabile.
Dietro di lei c'erano anche Misa-chan e Shizuko Kaga, che la
tallonavano a poca distanza.
L'attenzione di Takumi si
concentrò su Misa-chan, che aveva le braccia incrociate al
petto, l'espressione imbronciata e guardava da qualsiasi parte tranne
che verso di lui. Qualunque fosse il motivo di quell'agguato, lei non
doveva essere molto d'accordo.
«Certo»
rispose Takumi, senza perdere di vista Misa-chan, la quale, se
possibile, divenne ancora più imbronciata.
Hanazono sorrise
gioiosamente, batté le mani una volta e fece un piccolo
saltello. «Fantastico! Vieni, seguici.»
Sentendosi abbastanza curioso e interessato, Takumi seguì le tre amiche in un angolo appartato del giardino.
Mentre camminavano,
Misa-chan si avvicinò a Hanazono e le sussurrò piano:
«Non potremmo cambiare piano? Non penso sia una buona idea
coinvolgere Usui.» Si voltò verso di lui e gli
riservò un'occhiataccia minacciosa.
Takumi non aveva dubbi
sul fatto non fosse la prima volta che faceva quella richiesta a
Hanazono e non gli importava, anzi, l'adorava quando era così
scontrosa, il che accadeva molto spesso.
«No» disse Hanazono. «Usui è la persona adatta.»
Lui non aveva proprio
idea di cosa stessero parlando, né per cosa fosse adatto, ma non
vedeva l'ora di scoprirlo. Tutto era sempre più interessante
quando c'era di mezzo Misa-chan.
Arrivati nella parte posteriore del giardino, all'ombra di un albero, si fermarono.
«Che cosa volevate
dirmi?» chiese Takumi, facendo scorrere lo sguardo su tutte e tre
le ragazze, in piedi davanti a lui, una di fianco all'altra.
«Abbiamo bisogno
del tuo aiuto» cominciò Hanazono, che sembrava la mente di
quel piano a cui aveva accennato Misa-chan. «Abbiamo ideato un
piano per...»
«Hai ideato un piano. Non darci meriti che non ci competono» la interruppe Kaga, che sottolineò la parola “meriti” con pesante ironia.
Hanazono sbuffò. «D'accordo, ho
ideato questo piano perché sono convinta che Yukimura e Kano si
piacciano e sarebbero perfetti insieme, e avrebbero bisogno solo di una
spintarella per capirlo e accettarlo. Il primo piano è fallito,
ma il secondo, che punta sulla gelosia, funzionerà. È qui
che entri in gioco tu, Usui: avrei bisogno che facessi ingelosire Kano
in qualche modo.»
A Takumi non interessava molto del piano, però... «Il presidente è compresa nella partita?»
«No!» esclamò Misa-chan, mentre, nello stesso momento, Hanazono diceva entusiasta: «Certo!»
Le due si guardarono e Misa-chan sospirò. «Sì, sì, faccio parte del piano anch'io.»
Non che Takumi avesse
qualche dubbio in proposito, ma era divertente vederla in
difficoltà. «D'accordo, vi aiuterò»
acconsentì. In fondo, era convinto sarebbe stato interessante,
in ogni caso.
«Benissimo, mettiamoci subito all'opera» affermò Hanazono.
Non sapeva se i sospetti di Hanazono avessero qualche fondamento, ma era curioso di scoprirlo.
***
«Yukimura,
hai...?» Sotaro si bloccò, incerto su cosa dire, visto che
pareva folle, paranoico e egocentrico anche solo pensarlo.
Yukimura abbandonò
i registri che stava compilando prima che iniziassero le lezioni per
prestargli attenzione. «Che cosa?»
Aveva un'espressione
aperta e innocente e Sotaro avrebbe potuto scommettere che i suoi
sospetti sarebbero stati ritenuti solo illazioni senza alcun fondamento.
«Riguardo a ieri, non pensi sia strano quello che ci è accaduto?»
Yukimura inarcò le sopracciglia e lo fissò confuso. «Non capisco cosa intendi.»
«Voglio dire...
è come se non fosse stato un incidente, ma ci abbiano chiusi
dentro volontariamente.» Detto ad alta voce sembrava ancora
più stupido. «Nulla, lascia perdere» aggiunse,
scuotendo una mano come a scacciare un insetto molesto.
«Ti senti bene, Kano?»
Sotaro sbuffò. «Sì, sì, dimentica quello che ho detto, per favore.»
La confusione non parve
voler lasciare Yukimura e sembrava intenzionato a dire qualcosa, ma
l'arrivo improvviso di Usui lo fermò.
Takumi Usui era il
corteggiatore ufficiale del presidente d'istituto del liceo Seika,
Misaki Ayuzawa, anche se qualcuno avrebbe detto stuzzicatore. In ogni
caso, non sembrava che al presidente dispiacesse più di tanto la
situazione, anche se Sotaro, a volte, faticava davvero a capire come
ragionavano Usui e Ayuzawa – soprattutto il primo. Entrambe erano
due persone fuori dal comune.
In quel momento, Usui era serio, anche se non mancava il solito cipiglio divertito.
«Usui, hai bisogno di qualcosa? Se cerchi il presidente, non è qui» disse Yukimura.
Usui sorrise, facendolo
sembrare di colpo più inquietante. Sotaro sapeva che le ragazze
lo trovavano bellissimo, ma questo non toglieva che incutesse anche
timore, con tutte le sue doti e l'aura che lo circondava.
«Cercavo te.»
Usui avvolse un braccio attorno alle spalle di Yukimura, il quale
diventò bordeaux. «Sono sempre contento di vederti, ogni
singolo giorno.»
«Usui, che
cosa...?!» esclamò Yukimura, a disagio e incerto su cosa
dire. Il poveraccio non era ancora abituato al comportamento... esuberante di Usui, e non era abbastanza empatico da notare quanto quella fosse tutta una facciata.
Sotaro era curioso, doveva ammetterlo, ma non abbastanza da voler davvero sapere che cosa Usui nascondesse.
In quel momento,
comunque, era confuso e non comprendeva quale fosse il fine dietro il
comportamento di Usui. Si trattava solo di una presa in giro? Non
comprendeva il suo scopo, sempre che ce ne fosse uno.
«Devo andare»
fece Yukimura. Si alzò improvvisamente; teneva la testa china,
nascosta alla vista, le spalle ricurve. «Kano, noi ci vediamo a
pranzo, d'accordo?»
Sotaro riuscì a
stento a mormorare un “certo”, che Yukimura era già
sparito. «So che ti piace Ayuzawa, ha un senso quello che stai
facendo?» chiese ad Usui, che non sembrava per nulla colpito
dalla fuga di Yukimura.
«Perché, ti ha dato fastidio?»
«Cosa?»
Sotaro era sempre stato molto intuitivo nel capire le persone, ma Usui
lo colse davvero di sorpresa. «Che vuoi dire?»
«Pensaci su, okay?»
Pensare a cosa?
***
«Usui,
non potevi essere più convinto, più insistente? Non
susciterai mai la gelosia di Kano così» brontolò
esasperata Sakura.
Era delusa, aveva puntato
tutto sulla seconda parte del piano, certa che sarebbe stata più
che sufficiente a far risvegliare quei tontoloni di Yukimura e Kano.
Eppure, nulla stava andando come aveva sperato.
Usui aveva tante buone qualità, ma Kano non sembrava sentirsi nemmeno un po' minacciato dalla sua presenza.
Era l'ora di pranzo e Sakura li stava tenendo d'occhio di sottecchi nella sala mensa.
Né Yukimura,
né Kano parevano aver subito cambiamenti nell'atteggiamento dopo
l'attacco di Usui. Yukimura intratteneva la conversazione come al
solito, mentre Kano partecipava quietamente di tanto in tanto. Che la
loro quasi relazione fosse così solida da non temere attacchi
esterni?
Un dubbio la colse
all'improvviso, facendole temere di aver preso un abbaglio. Magari, al
contrario di quello che credeva, Yukimura e Kano non provavano nessun
sentimento amoroso l'uno per l'altro. Magari erano solo amici e lei si
stava impegnando tanto per niente.
Aveva tessuto piani,
coinvolto persone, chiuso Yukimura e Kano in un ripostiglio per ore,
non poteva assolutamente pensare di essersi sbagliata.
Si concentrò sui
due sospetti innamorati, come se avesse potuto carpire tutti i loro
segreti solo fissandoli intensamente.
Eppure, la scintilla non
se l'era immaginata; poteva notare chiaramente ad occhio nudo che c'era
qualcosa di non detto tra loro, qualcosa che voleva assolutamente
portare alla luce. Kano sembrava un tipo un po' freddo, distante,
probabilmente era quello il motivo per cui Usui non aveva fatto centro.
«Devi riprovarci il prima possibile, sono sicura che puoi fare
molto meglio di così.»
Usui scrollò le
spalle, distogliendo per un momento l'attenzione da Misaki. «Va
bene, ma Kano non ci cascherà.»
«Nel senso che sa quello che stiamo facendo?»
«Ci ha
scoperti?» chiese Shizuko, stupita quanto Sakura.
«Perché, perché mi sono fatta coinvolgere in questa
storia?»
Usui scosse il capo. «Intendevo dire che sa che non sono davvero interessato a Yukimura.»
«Oh»
sospirò Sakura, mentre Shizuko si rilassò, riportando
l'attenzione sul suo pranzo. «Forse dovremmo utilizzare qualcun
altro, ma non so proprio chi coinvolgere in questa storia.» Non
aveva previsto di inserire altre persone nel piano, a chi mai avrebbe
potuto chiedere?
«Io avrei un'idea.»
***
Sakura
fissò un po' intimorita i tre ragazzi che Usui aveva chiamato.
Da quanto aveva sentito, i tre non avevano una buona reputazione a
scuola; anche se, guardandoli bene, non sembravano cattivi ragazzi.
Giravano intorno a Misaki
con degli occhi che potevano benissimo essere definiti a cuore e
sembravano simpatici. Senza contare che era stato proprio Usui a
suggerirle di utilizzare loro, perciò doveva essere una buona
idea.
«Beh, vi ho fatto venire qui perché ho bisogno del vostro aiuto.»
«Di cosa hai bisogno?» chiese uno di loro; Ikuto Sarashina le sembrava si chiamasse.
«E perché dovremmo aiutarti?» aggiunse Naoya Shirakawa.
Il terzo, Ryuunosuke Kurosaki, si limitò a guardarla curioso.
Sakura si morse il labbro e gettò a Misaki un'occhiata supplichevole.
Misaki sbuffò e si rivolse direttamente ai tre. «Abbiamo bisogno di voi, non potreste aiutarci?»
Aveva parlato con tono
duro e un'espressione quasi arrabbiata dipinta in faccia. Sinceramente,
Sakura temeva che in questo modo i tre ragazzi non avrebbero mai
accettato di aiutarli. Però, quando riportò l'attenzione
su di loro, avevano assunto uno sguardo sognante.
«Lo faremo! Cosa dobbiamo fare?» chiese Shirakawa.
Sakura sorrise. I membri
del suo piano in tre punti erano aumentati, sicuramente avevano anche
più possibilità di riuscire nell'obiettivo.
***
D'accordo, cominciava a diventare imbarazzante.
Si poteva anche sopportare Usui infastidire Yukimura, ma tutti e tre quelli del trio ebete insieme no.
Insomma, Sotaro stava
provando a fare i compiti, ma con tutto il chiasso che stavano facendo,
non riusciva nemmeno a capire cosa stava leggendo.
Il trio ebete aveva
seguito lui e Yukimura in biblioteca. Sotaro aveva capito subito che
non promettevano nulla di buono, soprattutto quando aveva visto cosa
nascondevano: fiori e strumenti musicali.
Uno di loro, Sarashina,
si era armato di violino – non era bravissimo, ma nemmeno
così male -, mentre gli altri due avevano optato per un
triangolo e un tamburello.
L'insieme risultava inascoltabile, in quanto non c'era armonia fra i tre strumenti.
Se il comportamento di
Usui era in qualche modo giustificabile, Sotaro proprio non capitava
perché il trio ebete dovesse quasi imitarlo. Non ricordava
nemmeno che il trio ebete avesse mai rivolto la parola a Yukimura,
comunque.
Quando il concerto
terminò – erano fortunati che la bibliotecaria fosse
assente o li avrebbe sbattuti fuori e mandati dal preside -, Yukimura
sorrise e batté le mani. «Non siete male, vi state
preparando per un concerto?»
Se da una parte Sotaro
non batté ciglio davanti all'innocenza di Yukimura, il trio
ebete si scambiò un'occhiata perplessa. «Era una
serenata» spiegò Kurosaki. «Per te»
specificò Shirakawa.
Decisamente, cominciava ad esserci qualcosa di strano in quella scuola.
Prima Usui, ora il trio
ebete. Per un momento lo sfiorò il pensiero che ci fosse un
punto in comune, magari anche collegato agli avvenimenti del giorno
prima.
«Perché?»
chiese Yukimura, confuso. «Non penso di aver fatto nulla per
meritare un simile premio.» Si voltò verso di lui.
«Ne sai qualcosa?»
Sotaro scosse il capo.
«No.» Anche se cominciava ad avere qualche sospetto,
sebbene continuasse a sfuggirgli il fine.
Il trio ebete sospirò. «Sei davvero ottuso!» si infervorò Shirakawa.
Sarashina gli posò
una mano sul braccio per calmarlo, poi disse: «Ci piaci, per
questo ti abbiamo fatto una serenata.»
Kurosaki si avvicinò a Sotaro e lo fissò intensamente. «A te dà fastidio, vero?»
Sotaro inarcò le
sopracciglia e, in quel momento, collegò. Gli strani
comportamenti di Usui e del trio ebete, Sakura Hanazono che lo
seguiva... Poteva scommettere che anche il ripostiglio con la chiusura
difettosa fosse opera loro.
Hanazono, il presidente
Ayuzawa, Usui, il trio ebete e chissà chi altro – era
abbastanza certo che ci fosse di mezzo anche l'altra amica di Ayuzawa e
Hanazono, Shizuko Kaga - stavano... stavano tentando di mettere insieme
lui e Yukimura.
Ora era tutto chiaro, o quasi.
Per esempio, non comprendeva assolutamente quali ragioni li avessero spinti a tanto.
Non immaginava nemmeno
chi fosse che aveva cominciato tutta quella storia, anche se si sentiva
piuttosto sicuro nell'escludere il presidente Ayuzawa, Usui e il trio
ebete, nessuno di loro avrebbe mai dato vita a qualcosa del genere. Per
quanto riguardava le altre due, le conosceva a stento, quindi non
sapeva cosa pensare.
Uhm, come avrebbe fatto a convincerli a smettere?
Non c'era niente di particolare tra lui e Yukimura, si stavano impegnando per nulla.
Beh, sospirò, probabilmente, non ottenendo risultati, avrebbero finito per stancarsi e avrebbero smesso.
«Allora?»
insistette Shirakawa. «Sei... arrabbiato?» Sorridevano
tutti e tre, come se non si aspettassero altro che una sua risposta
positiva.
Davvero, erano troppo palesi! E lui non era certo uno stupido.
«No» rispose.
Fu una risposta abbastanza secca e decisa e sperò fosse
sufficiente. Comunque, era contento che chiunque avesse mandato il trio
ebete e Usui a corteggiare Yukimura, avesse scelto sempre ragazzi,
piuttosto che ragazze. Proprio non le sopportava.
«Oh...» sospirarono all'unisono i tre, con espressione delusa.
Raccattarono gli strumenti e i fiori, e se ne andarono con la testa china, scontenti del fallimento.
«Ma cosa volevano?» chiese Yukimura.
Sotaro scrollò le spalle. «Non lo so.»
Poco dopo, la calma venne ristabilita e poterono tornare a concentrarsi sui compiti.
***
«È stato un fallimento» disse Kurosaki.
«Completamente inutile» aggiunse Sarashina.
«Devi esserti sbagliata» completò Shirakawa.
Sakura piegò la
testa e la incavò nelle spalle. Dispiaciuta di vederla
così amareggiata, Misaki si avvicinò per consolarla.
«Non mollare prima del tempo, hai un altro punto nel piano, vero?
Magari quello funzionerà.»
«Lo pensi sul serio?» chiese Sakura.
«Certo.»
Salura era così entusiasta che avrebbe fatto il possibile per
impegnarsi nell'ultimo punto del piano.
Avrebbe funzionato, in un modo o nell'altro.
Spazio Autrice:
Scusate davvero tanto il ritardo, è stato un casino trovare
l'ispirazione per Kaichou, che per mesi è mancata. Poi, complice
probabilmente anche una scena Kano-Yukimura nel vol. 14, sono riuscita
a ultimare anche il secondo capitolo. Il terzo e ultimo capitolo di
questa mini-long, invece, ha già una scena pronta. Certo, non
sto dicendo che lo pubblicherò settimana prossima (ma potrebbe
anche darsi), però almeno sono riuscita ad iniziarlo e conto di
postarlo in tempi molto più brevi.
In questo capitolo,
Sakura prova a sfruttare il fattore gelosia, includendo, oltre ad Usui,
anche il trio ebete nel progetto. Trio che sarà presente anche
nel prossimo capitolo.
Detto questo, spero che abbiate apprezzato questo aggiornamento.
Nel prossimo vedremo la conclusione del piano ordito da Sakura: funzionerà o no?
A presto!
Ilaria
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Piano 3: gli intoppi sono sempre dietro l'angolo ***
Three-point plan - 3° capitolo
Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai,
What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a
marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e
Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione
è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: È da poco passato
il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi
periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si
piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito.
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki
inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso
che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il
sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano
stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 4/4 - N° parole: 2084
Three-point plan
3
Piano 3: gli intoppi sono sempre dietro l'angolo
«Un rapimento?» fece Misaki.
Sakura annuì con entusiasmo. «Sì, che ne dite?»
Si erano riuniti in giardino, ormai diventato il posto fisso dove discutevano dei loro piani, prima dell'inizio delle lezioni.
Oltre Sakura, Shizuko e Misaki, erano presenti anche Usui e il trio ebete, che facevano parte anche loro stabilmente del piano.
«Non abbiamo già fatto qualcosa di simile in passato?» chiese Misaki, inarcando le sopracciglia.
«Certo, con la sorellina di Yukimura» le rispose Usui.
«Partecipò lui stesso al nostro piano, non potrebbe... cascarci, giusto?»
«Forse, o forse no.» Usui sorrise eloquentemente.
D'accordo, l'ingenuità di Yukimura era leggendaria nel liceo Seika, ma a tutto c'era un limite, no?
«Quindi potrebbe
funzionare?» Sakura s'inserì nel discorso, anche se
faticava a seguirlo, non essendo al corrente degli avvenimenti che
avevano portato Misaki e gli altri ad organizzarsi per far bello
Yukimura agli occhi della sua sorellina.
«Può darsi» affermò Misaki, non del tutto convinta.
«L'idea quale sarebbe?» chiese Kurosaki.
«Rapire Yukimura?» aggiunse Shirakawa.
Sakura scosse il capo. «No,
troppo banale. Sarà Kano ad essere in pericolo per finta e
Yukimura il suo salvatore.»
«Oh, credo che gli
piacerà essere l'eroe» commentò Usui, probabilmente
rammentando anche lui l'avvenimento di Yukimura e la piccola Rumi-chan
di qualche tempo prima. Il piano era stato un completo fallimento,
comunque, alla fine, in un certo senso, aveva funzionato.
«Come procediamo?» chiese Sarashina.
«Voi tre vi camufferete e
sarete i malviventi» spiegò Sakura al trio ebete, seduti
scomposti sul prato, poi lanciò un'occhiata a tutti gli altri.
«Colpiremo subito dopo scuola, mentre Yukimura e Kano
torneranno a casa insieme.»
«Tornano a casa insieme?» chiese Kurosaki.
«Sì, sempre.»
Sakura annuì più volte, contenta che le sue idee su
Yukimura e Kano venissero prese in considerazione. «Vengono a
scuola, tornano a casa e pranzano insieme; Kano lo aspetta se Yukimura
ha compiti da vicepresidente e, a volte, lo aiuta. Credo che si vedano
molto spesso anche fuori scuola. Vero, Misaki?»
L'interpellata annuì.
«È vero.» Non aveva idea se ci fosse qualcosa sotto,
ma non si poteva negare che Yukimura e Kano non si vedessero spesso. Li
aveva visti lei stessa. «Noi altri cosa dobbiamo fare?»
«Tu e Usui dovreste
distrarre Yukimura e Kano, vedete voi chi dovrà distrarre chi.
Poi, quando Shirakawa, Sarashina e Kurosaki attaccheranno, dovete
tentare di aiutare Kano, ma fallire nel tentativo. Lasciate a lui i
riflettori.» Attese che tutti rispondessero affermativamente alle
sue indicazione del piano, poi continuò: «Quando
arriveremo io e Shizuko, loro tre...» Indicò il trio
ebete. «scapperanno, liberando Kano. Yukimura sarà
talmente scosso dal quasi rapimento del suo innamorato che si
dichiarerà e...» Lo sguardo di Sakura si era fatto quasi
febbricciante e lucido, mentre era persa nella sua immaginazione.
Misaki aveva già visto
prima quella reazione. La proprietaria del Maid-Latte, dove Misaki
lavorava part-time, aveva spesso quello sguardo quando si trattava di
lei e Usui.
«Questi sono i costumi per
voi.» Appena si riprese, Sakura prese un sacchetto e lo porse al
trio ebete. «E ora mettiamo a punto i dettagli.»
***
La giornata scolastica era
trascorsa tranquillamente, senza nessun avvenimento particolare,
perciò Sotaro si convinse che il fallimento del tentativo di
renderlo geloso dovesse aver convinto i suoi compagni di scuola a
desistere.
Il sollievo che lo colmò, però, ebbe vita breve.
Qualche minuto dopo che lui e Yukimura ebbero lasciato l'edificio scolastico, vennero raggiunti da Usui e il presidente Ayuzawa.
La novità non premetteva nulla di buono, questo Sotaro lo percepì subito.
«Yukimura, Kano!» esclamò il presidente, sollevando una mano in segno di saluto.
Erano usciti da scuola solo da
poco tempo, come avevano fatto Ayuzawa e Usui a precederli Sotaro non
riusciva a spiegarselo. O meglio, forse poteva, ma significava credere
che i due avevano dovuto correre e che doveva essere qualcosa di
premeditato.
Se non avesse già scoperto
del piano di Hanazono e gli altri, avrebbe pensato che stesse soffrendo
di manie di persecuzione.
«Presidente, Usui»
replicò Yukimura, ancora completamente ignaro del complotto
contro di loro. Sotaro aveva scelto di tenerlo all'oscuro, certo che
parlargliene l'avrebbe fatto agitare e basta.
Era difficile mettersi contro i
loro compagni di scuola quando si mettevano in testa qualcosa,
soprattutto se si parlava di persone come Ayuzawa e Usui. In confronto,
la capacità di ipnotizzare di Sotaro era una cosa comune.
«State andando da qualche parte?» continuò Yukimura, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
«Cercavamo voi» fu la risposta di Ayuzawa, seguita da un cenno della testa di approvazione da parte di Usui.
Sotaro immaginava e temeva che la
risposta sarebbe stata quella. «Davvero? Come mai?» chiese
e non poté trattenere un tono sospettoso.
Ayuzawa sbarrò gli occhi,
come se non si aspettasse una simile replica e forse anche
perché aveva capito che lui sapeva, e la cosa la prendeva un po'
in contropiede.
Usui, al contrario, sorrise ancora di più. Doveva trovare molto divertente quella svolta.
Davanti al silenzio di Ayuzawa e
il leggero colore comparso sulle proprie guance, fu Usui a prendere la
parola. «Ayuzawa deve parlare con Yukimura della cerimonia ai
nuovi iscritti. Sapete, non manca molto al nuovo anno*. Io mi
limiterò a tener compagnia a Kano, mentre vi accompagniamo a
casa» spiegò rivolto a lui e Yukimura.
Al suo fianco Ayuzawa annuì, senza proferire parola, poi prese da parte Yukimura.
Sotaro aspettò che
quest'ultimo e Ayuzawa si furono allontanati di qualche passo ed
essersi messi a discutere, prima di rimettersi in marcia, seguito
immediatamente da Usui.
«Che cosa state
facendo?» Sotaro era stanco di quei complotti e quei misteri,
perciò preferì parlare chiaro fin da subito.
Evitare i discorsi era però il pane quotidiano di Usui, che nei misteri ci sguazzava.
«Te l'ho detto!»
replicò infatti. «Ayuzawa doveva parlare con Yukimura,
così vi abbiamo raggiunti.»
«Il presidente ha avuto
tutto il giorno per parlare con Yukimura, perché non farlo
prima?» sbottò, ma era una replica inutile.
«E poi... lo so. Me ne sono
accorto, sapete? I corteggiamenti a Yukimura, io e lui che veniamo
chiusi nel ripostiglio e tanti altri particolari.» Sospirò
e scosse la testa.
Davanti a loro, Yukimura e Ayuzawa
parlavano tranquillamente, ignari della conversazione che stava
avvenendo pochi metri più indietro.
«Ora che vi ho scoperto,
penso sia il caso di sospendere qualsiasi cosa abbiate in mente.
Perché non funzionerà.» Era certo di non aver mai
parlato tanto come in quei giorni, e meno male che era una persona
solitaria.
«O forse non ha funzionato perché non è possibile far funzionare qualcosa che lo è già.»
«Eh?!» Sotaro non
pensava Usui avesse un'opinione in proposito riguardo tutta quella
storia, pensava che il suo fosse solo divertimento e basta.
Invece, si era sbagliato. Non che
importasse molto, comunque. «Nessuno è intenzionato a
farsi i fatti propri, neanche tu?»
Usui rise. «No, è soprattutto divertente!»
Sotaro avrebbe voluto dire che
farsi rinchiudere in un ripostiglio per ore non era affatto divertente,
ma gli fu impedito da una mano sulla bocca e un braccio intorno al
collo comparsi all'improvviso, che lo strattonarono all'indietro.
Un gemito di sgomento gli rimase incastrato in gola e Sotaro s'irrigidì immediatamente.
Che cosa stava succedendo?
«Se non volete che al vostro
amico venga fatto del male, datemi tutto quello che avete»
pronunciò una voce maschile e stranamente famigliare.
Sotaro diede una rapida occhiata
intorno a sé e vide altri due uomini con la testa coperta da un
passamontagna, oltre quello che ancora lo teneva fermo.
I tre malviventi avevano attaccato mentre Sotaro e gli altri stavano percorrendo un viale deserto, dove non passava nessuno.
«Prima dovrai vedertela con
noi!» esclamò Ayuzawa, che si era accorta della
situazione; lo stesso era per Yukimura, il quale lo stava fissando
preoccupato. «Lascialo andare» esclamò deciso, anche
se si poteva distinguere una nota impaurita.
Sotaro aveva paura e non sapeva
come sarebbe riuscito a salvarsi da quella brutta situazione. Eppure,
una piccola parte di sé, una piccola parte molto lucida, si
rendeva conto che c'era qualcosa di molto strano.
Ayuzawa e Usui cominciarono a
scontrarsi contro i due uomini con il passamontagna. Mentre Usui
sembrava avere la peggio – possibile? E perché
sbadigliava? -, Misaki era in vantaggio, anche grazie al fatto che
l'altro sembrava avesse paura di colpirla.
«Non ci posso credere»
borbottò sottovoce, realizzando. Era il trio ebete ad averlo
aggredito, avrebbe dovuto immaginarlo.
Si rilassò, rendendosi conto che non correva alcun pericolo.
Piegò indietro la testa,
girandola da un lato, orientandola verso quella di Shirakawa –
tenendo conto dell'altezza e del ciuffo biondo che spuntava da sotto il
passamontagna, Sotaro aveva capito che dovesse trattarsi di lui.
«So chi sei, potete smetterla e lasciarmi andare?» chiese.
Il liceo Seika era davvero frequentato da pazzi, ma cosa avevano in
testa?
Avendo Shirakawa il viso coperto,
Sotaro non poté vedere la sua reazione, ma sembrò davvero
sorpreso. «Che cosa?»
In quel momento, urlando, Yukimura si precipitò verso Shirakawa, con il braccio teso e la mano chiusa a pugno.
Distratto dalle parole di Sotaro,
Shirakawa vide il colpo arrivare solo quando fu troppo tardi per
evitarlo. Il pugno lo prese in pegno allo zigomo e lo stese.
Shirakawa cadde all'indietro,
liberando Sotaro dalla sua presa e precipitando a terra a gambe e
braccia divaricate, l'espressione confusa.
Sbilanciato, anche Sotaro perse l'equilibrio, ma lui si limitò a sedersi sul terreno, senza ulteriori danni.
Ayuzawa, Usui e gli altri due del trio ebete misero fine alla loro finta lotta e si resero conto di cosa fosse successo.
«Shirakawa, stai
bene?» chiese uno del trio ebete – Sarashina,
scoprì, quando questi si tolse il passamontagna. Sia lui, sia
Kurosaki si precipitarono al fianco del loro amico.
«Sì, sì»
borbottò Shirakawa. Sembrava principalmente imbarazzato di
essere stato messo al tappetto da un ragazzo esile come Yukimura.
Misaki era per lo più
sorpresa dall'iniziativa di Yukimura, mentre se Usui avesse trattenuto
le risa ancora un po' avrebbe finito per scoppiare.
Sotaro sollevò lo sguardo
su Yukimura, che gli tendeva la mano per aiutarlo a rialzarsi ed era
quasi in lacrime. Ancora non si era accorto che i tre malviventi e il
trio ebete erano le stesse persone.
«Ma cosa succede?!» esclamò Hanazono, precipitandosi verso di loro seguita più lentamente da Kaga.
Sotaro la vide analizzare la
situazione e soffermarsi soprattutto su di lui, che aveva la mano
stretta intorno a quella di Yukimura e si stava rialzando.
Sbarrò gli occhi e, semplicemente, fraintese la situazione.
«Oh!» pronunciò
con un sospiro estasiato e sembrava talmente contenta che Sotaro fu
certo che qualsiasi cosa sul fraintendimento le avrebbero detto non ci
avrebbe creduto.
Il trio ebete fece scorrere lo
sguardo l'uno sull'altro confuso, visto che il piano non era andato
esattamente come previsto e non sapevano cosa fare; alla fine, di
comune accordo, scapparono via correndo senza voltarsi indietro.
Yukimura notò il trio ebete allontanarsi e inarcò le sopracciglia. «Ma quelli non sono...?»
«Chi?» chiese Sotaro, facendo finta di nulla.
Yukimura scosse il capo. «Pensavo fossero Kurosaki, Sarashina e Shirakawa, ma non possono essere loro, no?»
Non rispose, la verità era
troppo poco incredibile e c'era tanto da dire prima. «Ehm, penso
sia meglio andare, dobbiamo parlare.»
«Va bene, ma... non dovremmo denunciare l'aggressione?»
«No, direi di no.»
«Ma...?»
«Credimi, dopo quello che ti
avrò raccontato, non avrai più voglia di denunciare
nessuno» chiuse il discorso, non vedeva l'ora di allontanarsi il
più possibile da quel branco di pazzi scatenati.
Yukimura scrollò le spalle
e salutò gli altri, che ricambiarono il saluto, poi insieme a
Sotaro si allontanarono in direzione della casa del primo.
***
«Ha funzionato, ha funzionato!» esclamò Sakura, fiera della riuscita del suo piano.
C'erano stati degli intoppi, ma
alla fine era andato tutto a buon fine. Gli sguardi, le mani unite e il
“dobbiamo parlare” di Kano. Non era riuscita a capire tutta
la loro conversazione, ma Kano sembrava avere molta fretta di rimanere
solo con Yukimura.
«Quindi... ha funzionato?» chiese Misaki, avvicinandosi.
«Io non ne sono molto convinta» replicò Shizuko.
«Credetemi, quei due stanno sicuramente per avere una conversazione a cuore aperto.»
Forse non era stato molto corretto
intromettersi, ma Yukimura e Kano erano due zucconi e, in questo caso,
il fine aveva giustificato i mezzi.
Sorrise, poi si voltò verso Misaki e Usui che avevano ricominciato a battibeccare.
Ah, se solo anche loro avrebbero potuto essere felici come Yukimura e Kano.
Sul proprio volto, il sorriso di Sakura divenne più grande. Magari, avrebbe potuto fare qualcosa anche per loro.
***
Shoichiro chiuse la porta d'ingresso, dopo che Kano fu uscito per tornarsene a casa propria.
Era un po' confuso da tutto quello
che gli aveva raccontato, da tutto il piano che avevano ordito
Hanazono, il presidente, Usui e gli altri, anche perché Kano era
stato piuttosto spiccio e scarno nei dettagli, precisando che voleva
dimenticare il prima possibile tutta quella storia.
Di conseguenza, Shoichiro faticava
ancora a comprendere fino in fondo per quale motivo i loro amici si
fossero concentrati così tanto su di loro, mettendo in atto cose
assurde.
Sapeva per certo solo che da
quando era cominciata quella storia, cominciava a vedere Kano con occhi
diversi e gli batteva più forte il cuore in sua presenza.
Non sapeva assolutamente se sentirsi felice o spaventato.
*Ricordo che l'anno scolastico giapponese inizia ad aprile e termina a
marzo e che la storia è ambientata verso la metà del mese
di marzo.
Spazio Autrice: E siamo giunti all'ultimo capitolo di questa storia (questa volta sono stata veloce, dai!).
Finale un po'... a sorpresa, direi. Sakura è convinta che il
piano abbia funzionato e in un certo senso sì, in parte. Se poi
anche Kano ha perso/perderà la testa dietro Yukimura, quello lo
lascio all'immaginazione del lettore.
Spero che la mini-long vi sia piaciuta, io mi sono divertita a scriverla.
Poi, se i prossimi volumi di Kaichou porteranno nuove scene
Yukimura/Kano che stimoleranno la mia creatività sicuramente
tornerò di nuovo in questo fandom.
Grazie per essere arrivati fino a qui.
Ilaria
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1215954
|