Waiting for the rain...

di _Breakable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 C’era una volta in un regno lontano lontano un bellissimo bambino dagli occhi color ghiaccio che viveva con il padre da anni vedovo…
Va bene, la storia non si perde nella notte dei tempi e non si è svolta in un regno molto molto lontano, ma nella piccola città di Lima, in Ohio, e sembrava lontano solo perché era disperso nel bel mezzo del nulla.
Ma per me da bambino, la piccola città, era un regno incantato.
Ero il tesoro di papà e lui ovviamente era il mio. Dal momento che sono stato allevato da un uomo ed ero maschio anche io, dovevo avere un semplice attrazione per i giochi da duri tipo il football o altri tipi di sport, ma no, diversamente da ogni ragazzo, andavo pazzo per tutto ciò che trattava Broadway, musical o la moda.
Ma con mio padre le cose non erano difficili, mi accettava per quello che ero, cioè suo figlio, ed ero il ragazzino più fortunato del mondo.
Papà possedeva l’officina più forte di tutta la città, e anche se andava contro a tutte le mie regole, adoravo passare del tempo lì.
Non era come tutte le officine che potete immaginare.  A differenza delle altre, era spaziosa e piuttosto pulita e in più aveva una seconda stanza dove io potevo semplicemente stare lì seduto a guardare mio padre lavorare o fare i compiti.
I clienti andavano e venivano continuamente per essere una piccola cittadina, ma ogni persona aveva un trattamento speciale. Mio padre teneva alla sua clientela e ancora di più ai suoi collaboratori. Eravamo tutti una piccola famiglia.
I dipendenti di mio padre mi avevano cresciuto a suon di divertimento con i loro modi semplici e mi insegnavano ogni giorno delle pillole di vita. Insomma, chi non vuole sapere come aggiustare un motore?
Non mi serviva altro per stare bene, avevo amici da sballo e un padre che era un mito.
Avevo cantato vittoria seriamente troppo presto e alla fine papà pensava che mi servisse anche un’altra cosa, cioè una figura femminile nella mia vita. Beh, questa “cosa” aveva un nome: Madison. Ed insieme alla mia nuova  matrigna arrivarono anche le sue figlie gemelle. Santana  e Sugar, due impiastre e cattive di sorellastre..
Ma dato che papà era soddisfatto, lo ero anche io. Saremmo vissuti felici e contenti come nelle favole,  ma dimenticavo spesso che, purtroppo,  quella non era una bella favola…


“E così il giovane principe con la sua bellissima principessa, cavalcarono fino al castello dove  vissero per sempre felici e contenti..” Una leggera risata cristallina a fine storia  fece ridere anche l’uomo più grande che  strinse a se suo figlio.*
“Papà, le favole si avverano?” chiese con voce speranzosa  il piccolo bambino dagli occhi color ghiaccio.
“Mmmh, beh no. Ma solo una cosa si avvera, e sono i sogni Kurt.” Rispose il padre guardandolo negli occhi.
“E tu ce l’hai un sogno, papà?”
“Certo,” disse annuendo “ il mio sogno è che tu cresca forte e per bene. Che tu vada ad un buon college, e magari un giorno potrai costruirti un castello tutto tuo…”finì il padre.
“Allora le belle principesse come me  in che college vanno?” domandò subito il bambino con occhi lucidi.
L’uomo non fece caso all’uso del nome femminile invece di quello maschile così rispose con un sorrisetto sincero “Beh…vanno a Yale, ad Harvard o alla Nyada proprio come tua madre, la regina…” l’uomo fece un sorrisetto al ricordo della donna ma senza far intervenire suo figlio continuò ”ma vedi, figliolo, le favole non trattano solo di castelli e principesse. Rappresentano tutti i sogni che vuoi realizzare, e devi avere coraggio e determinazione per realizzare le cose in cui credi. Quindi figliolo, ecco perché dico sempre di non lasciare che le persone ti abbatino, sii sempre te stesso e continua a lottare per i tuoi sogni  perché nessuno..”
“Mette al muro gli Hummel!” finì il figlio per lui ridendo leggermente mentre il padre gli dava un buffetto sulla spalla sorridendogli.
“Soprattutto non dimenticare, Kurt, questo libro contiene cose importanti,” continuò ancora l’uomo facendo un leggero cenno al libro “ti darà degli insegnamenti che in futuro  ti serviranno.”
Il piccolo Kurt annuì seriamente mentre il padre gli diede un ultimo bacio sulla fronte.
Ma proprio mentre i due si godevano quel piccolo momento tra padre e figlio si sentì una forte scossa, che fece salire subito il panico nell’uomo che aveva preso già in braccio il figlio, spostandosi da quella camera…

 
Eh beh, il mio piccolo regno andò in frantumi proprio quando quel maledetto terremoto aveva deciso di scagliarsi proprio sulla mia città.
Mio padre mi lasciò davanti alla porta della mia camera e per andare a salvare Madison,  persi il mio migliore amico e da allora la uniche favole che conoscevo erano solamente quelle che leggevo nei libri…
Non fece in tempo a lasciare un testamento, così si prese tutto quanto la mia matrigna. La casa, l’officina e con suo sommo dispiacere, anche me.
Da quel giorno mi ritrovai a badare a me stesso, ma soprattutto,  in una camera nella piccola soffitta piena di polvere, totalmente e completamente, solo.
 









*le frasi scritte in corsivo sono i ricordi.

Note:

Salve a tutti!
Prima di tutto, ringrazio te che stai leggendo ora perchè sei arrivato fino alla fine (e magarmi mi lascerai anche una piccola recensione...).
E' da molto che avevo in mente di pubblicare questa piccola storia che mi è venuta in mente mesi fa. Il fatto è che, non mi reputo una brava scrittrice e non sapevo se poteva piacere. Dopo varie cose. ed anche insulti da parte di  una mia amica perchè non la pubblicavo, mi sono decisa!
La storia riprende il film "A Cinderella Story", che credo tutti conosciate. 
Adoro Kurt e Blaine e riesco ad immaginarmeli in ogni campo, così, perchè non in questo?
Spero vi sia piaciuto questo piccolo prologo e che vi spinga a lasciarmi anche una piccolissima recensione.
Grazie a tutti. 
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


8 anni dopo

Quella che poteva sembrare una bellissima mattina dove gli uccelli cantavano falici al loro risveglio e i bambini sfrecciavano con le loro biciclette sulla strada, venne bruscamente rovinata da quella voce petulante e stridula della mia matrigna che mi chiamava dal suo “speciale” auto parlante.
“KURT” cominciò con un grido secco “Ma non vedi che ore sono? E’ ora di colazione! La voglio immediatamente, cosa aspetti a portarmela!”
 
Alzai di colpo la testa da quella scomodissima tastiera e quella scrivania mal ridotta.
Non posso crederci, mi era di nuovo addormentato davanti al computer.  Mi passai una mano tra i capelli provando a fare mente locale delle cose ma un altro grido da quella donna mi fece alzare di colpo sbuffando pesantemente.
Velocemente presi i vestiti che avevo appoggiato la sera prima nel letto, benedicendo il fatto che avevo un gusto anche alle ore piccole della notte, e mi diressi in bagno per lavarmi e vestirmi.
Finendo di sistemare i miei capelli scesi in cucina e tira fuori da frigo quello stupido salmone che piaceva tanto a quella. Pensava che tutto quel salmone la facesse dimagrire ma chi vogliamo prendere in giro? Si, “quella” era la mia matrigna. Dopo la morte di mio padre era diventata una donna pigra e grassa che sfruttava il denaro di mio padre per botulini e altre cose senza senso per le sue care figlie
.
Parlando di loro, quando uscii in giardino le trovai a fare i soliti allenamenti con la loro Coach privata. Si credevano belle e brave in tutto ma alla fine quando erano insieme non riuscivano neanche a ricordare come si camminava, perlomeno quella era Sugar.

Santana, quella che poteva sembrare la più grande, pretendeva il meglio e ogni giorno costringeva la sua gemella a prendere quelle stupide lezioni di ballo in più. Per quanto mi riguarda, era anche la più cattiva. Ricordo quando da piccolo me ne stavo in sala tranquillo a leggere un libro e lei mi addossò la colpa di aver rotto un preziosissimo vaso della loro zia. Cosa assolutamente non vera. La verità è che, presa da una crisi isterica, a solo quell’età, l’aveva lanciato contro il muro…

Quella un filino più calma poteva sembrare Sugar. Si, ho detto “sembrare”. In verità era solo una sciocca che non sapeva mettere in fila due parole di senso compiuto senza che tu ne esca completamente confuso. Era una vera succube della sua gemella ma per quanto ci provasse, non riusciva a mantenere il suo passo.

Comunque, le superai senza farmi notare e portai quel maledetto salmone  Madison che era sdraiata su una sdraio con accanto un tavolino dove posai il piatto. Non feci neanche in tempo ad andare via che subito mi chiese “E’ il salmone Norvegese che ti ho chiesto giorni fa? Ho bisogno di Omega3 non del pesce puzzolente che si trova nei mercatini da quattro soldi.” Annuii leggermente esclamando “E’ il migliore!”
Ne prese una forchettata facendolo entrare dentro la sua bocca ultra gonfiata e mi guardò con una faccia soddisfatta.
Stavo per riprendere i miei passi quando una seconda volta mi fermò “Dove credi di andare ora? In officina spero, hanno bisogno sicuramente di te.”
Mi girai verso di lei e con aria supplichevole domandai “Madison in realtà io avrei un importantissimo esame tra poche settimane e non posso andare in officina oggi e sono sicuro-”
“Ascoltami bene, Kurt. Di solito le persone vanno a scuola per imparare e per trovare un lavoro in futuro. Tu hai già un lavoro molto buono, quindi perché  perdi tempo  a sgobbare su quei libri? Ora vai!” Disse non facendomi finire.

Scossi la testa alzando gli occhi al cielo e superai di nuovo le mie sorellastre  intente a provare un numero molto complicato delle cheerleader e ovviamente a Sugar non riusciva.
Proprio mentre mi lasciavo scappare una piccola risata di Sugar a terra sentii un leggero spruzzo bagnarmi il viso e di corsa mi diressi verso l’impianto di irrigazione per spegnerlo ma anche lì venni fermato dalla voce di Madison “Tesoro, non spegnerlo, il prato è molto secco.”
“Ma dicono sempre di risparmiare l’acqua! Siamo in piena siccità e non possiamo permetterci di sprecare in questo modo inutile l’acqua.” le urlai di rimando.
“La siccità è per i poveri. Le persone che adoperano tanta acqua hanno moltissima classe.” Disse con voce annoiata.
Così, lasciai perdere e cercando di evitare gli schizzi salii in camera per darmi un ultima sistemata.

Presi la borsa con dentro tutti i libri e le cose necessarie e prendendo la mia macchina mi diressi verso l’officina sbuffando. 








Note.
Eccomi di nuovo qui dopo poco tempo!
Il prologo non è andato male alla fine! Vorrei ringraziare le 4 personcine tanto carine che hanno recensito lo scorso capitolo che sono: Alex_J, klainebowalice, Tallutina e SeleneLightwood!
Ringrazio anche le 8 persone che l'hanno messa tra le suguite e quelle che si limitano a leggere in silenzio sotto sotto, adoro anche voi!
Andando avanti con questa FF troverete personaggi che ho dovuto adattare alla storia e spero lo stesso che vi piaccia!
Inizialmente come gemelle avevo scelto Santana e Brittany, ma poi ho scartato l'idea e ho sostituito quest'ultima con Sugar!
Nel prossimo capitolo leggerete il tutto dalla parte di Blaine e con lui ci saranno anche altre persone...
Che dire, grazie ancora di tutto, spero che anche questo capitolo vi piaccia e se volete recensire fatelo pure, non mangio!
Alla prossima! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Blaine


 Quella mattina la sveglia suonò presto. Troppo presto.

Lentamente alzai la testa e mi guardai intorno sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce.

Perfetto, mi ero di nuovo addormentato sopra la tastiera del mio computer. Quelle sere mi succedeva spesso e dovevo seriamente smetterla perché la mia schiena non avrebbe sopportato per molto quella sedia.
Così spostai quella seggiola di plastica scomodissima  e mi alzai spegnendo finalmente quella stupidissima sveglia che continuava a suonare.

Dopo aver fatto per un attimo mente locale, presi una maglietta e scesi le scale diretto in cucina.

Trovai la domestica già ai fornelli e mio padre seduto al tavolo con una tazza di caffè in mano e uno dei tanti giornali sotto i suoi occhi.
“Buongiorno..” mi annunciai con voce ancora impastata dal sonno.

Mio padre alzò subito lo sguardo verso di me facendomi segno di sedermi accanto a lui con un sorriso abbozzato.
Mentre prendevo posto, Delia, la domestica, posò davanti a me un piatto pieno di pancake e altre meraviglie che solo lei sa preparare con delizia. “Grazie Delia, stamattina hai proprio superato te stessa!” dissi mentre la donna arrossiva leggermente per poi tornare ai fornelli.

Stavo per prendere il mio primo boccone quando mio padre parlò.
“Blaine, oggi vorrei che passassi dal mio ufficio dopo la scuola. Potremmo discutere di quella borsa di studio per Yale. Sai quanto è difficile ottenerla una, dovresti esserne orgoglioso.”

Annuii leggermente non volendo parlare del college proprio in quel momento e in silenzio continuai a mangiare la mia colazione.
Pensavo di potermela scampare quando mio padre mi bloccò per la seconda volta.
“Ah, figliolo, ha chiamato Quinn, la tua ragazza. Voleva sapere se le davi un passaggio  a scuola così potevate organizzarvi per quanto riguarda il ballo di Halloween che ci sarà tra poco. E’ una ragazza così gentile e dolce. Sei fortunato ad averla!”
Sbuffai e socchiusi gli occhi per calmare il mio istinto ad non urlare verso mio padre “Papà, ne abbiamo già parlato. Sono sicuro che ne troverà altri per andare a quello stupido ballo. Quinn non è la mia ragazza, io sono g-“ non riuscii a finire la frase che mi arrivò in pieno viso uno schiaffo da mio padre.
“Ti ho detto di non dire queste sciocchezze. Non posso credere che dopo tutti questi anni ti permetti di fare ancora il ribelle, dovresti superare questa tua fase da ragazzini. Perché non sei come i tuoi amici? O magari come il tuo amico Puck? Bravo ragazzo, ottimi voti a scuola, squadra di football. Tu sei solo capace di andare in giro a dire che vuoi andare a quella stupida scuola di canto e che sei…beh lo sai cosa sei.” disse per poi sportare lo sguardo sui suoi giornali.
“La NYADA è il mio sogno e solo l’idea che io possa superare il provino mi rende felice, cosa che in questa casa non succede da anni!” sbottai “Perché non ti adotti un figlio come Puck? Ti ricordo che sono io il quarterback di quella stupida squadra di football, io sono il primo in tutte le classi per farti essere orgoglioso di me. Ma l’unica cosa che vedi è quella dell’essere gay. Si, lo sono papà e non c’è niente di male. Sono fiero di quel che sono e se la gente non lo accetta non mi importa… Vorrei solo che tu lo capissi…”

Lo lascia lì, con la bocca aperta e gli occhi spalancati mentre superavo mia madre, probabilmente arrivata nel momento del litigio, e mi diressi in camera sbattendo la porta furiosamente.
Non capiva, e non lo avrebbe mai fatto.

Tutto accadde al mio primo anno di liceo. Stavo con la bellissima Quinn Febray, ogni ragazzo la desiderava ma lei aveva scelto me. Ero troppo accecato dall’orgoglio per vedere che lo aveva fatto per la popolarità.
Però, dopo settimane che mi frequentavo con lei mi accorsi di tutto. Non sentivo niente quando la baciavo e troppe volte mi soffermavo a guardare i lineamenti dei ragazzi piuttosto che i suoi.
Così, lo avevo fatto, mi ero dichiarato a tutti e nessuno mi credeva. Mio padre sviò il discorso su tutto pur di non parlarne. Mi parlò di macchine, di football, di altri problemi nel mondo, ma se tiravo fuori il discorso diceva che era solo una fase e che mi sarebbe passata presto. Mia madre era una succube di mio padre e l’unica cosa che fece fu guardarmi con occhi insicuri.

A scuola, successe tutto ciò che non mi aspettavo. Quinn si mise a ridere dando ragione a mio padre e così fecero anche tutti i miei amici. Le ragazze della scuola trovavano questa cose del “ribelle” ancora più sexy ma non capivano che non erano loro che volevo, ma soprattutto non capivano la verità…

I miei pensieri vennero bloccati dalla suoneria del mio telefono dall’altra parte della stanza così con grandi falcate lo raggiunsi.
“Pronto?”
“Wow, amico, calmati! Svegliato con il piede sbagliato?” Evidentemente non avevo tollerato il mio tono di voce  e avevo urlato contro Finn che ora rideva leggermente “Comunque, volevo sapere se oggi io e Puck potevamo venire con la tua macchina. La mia è dal meccanico e a Puck dei poliziotti, o roba simile,  hanno negato la guida per un mese…” wow, alla faccia del bravo ragazzo vero papà? “Amico, ci sei?”
Scossi la testa per un momento e risposi a Finn “Si, ci sono. Comunque va bene, passo a prendervi tra poco fatevi trovare subito pronti.” 
“Grande, a tra poco”
Senza neanche salutare attaccai il telefono e lo buttai sul letto per prendere alcuni vestiti e filare in bagno.
Dovevo togliermi dalla testa le parole di mio padre così decisi di non pensarci e andare dritto a scuola.

Poco dopo, infatti, ero sulla strada con Finn e Puck nei sedili posteriori che chiacchieravano rumorosamente di qualcosa che probabilmente era a che fare con il football o di ragazze.
“Il nostro Anderson oggi dorme in piedi, mi chiedo come possa accompagnarci a scuola senza correre il rischio di fare qualche incidente mortale” disse ad un certo punto Puck.
Mi lasciai scappare una leggera risata “Guarda che siamo arrivati, sani e salvi.” Dissi mentre entravo nel parcheggio della scuola accelerando per poter prendere posto.

Scesi dalla macchina e subito mi ritrovai delle mani sul petto.
“Blaine! Stamattina ti ho chiamato, perché non hai risposto? Ero preoccupata!”
Era Quinn. Me la scrollai di dosso togliendo le sue mani dal mio petto e mi guardai intorno notando una macchina appena lì vicino.
“Sto bene, e poi non capisco perché avrei dovuto chiamarti.”
Lei restò a bocca aperta, voleva replicare ma Finn non gliene diede il tempo perché stava già urlando qualcosa rivolto a quella macchina che avevo notato poco prima.

“Ehi Hummel, questo parcheggio è riservato ai più duri e non a tipi effeminati  come te! Fai un buon lavoro con la mia macchina se no te la vedrai con me!”
Lanciai uno sguardo a Finn pronto a dirgli di andarci piano con commenti del genere ma venni interrotto da una voce che era molto più piacevole della mia.
“Oh e che cosa mi potresti fare? Mandare mammina come l’ultima volta perché non sapevi cambiare una gomma? Ci vediamo eh, Hudson!”

Mi lasciai scappare una risata più forte del normale e per un istante, solo per un istante, incontrai quegli occhi color ghiaccio che diedero una piccola scossa al mio corpo. 










Note.
Ok, ecco il capitolo dalla parte di Blaine. Forse vi potrà sembrare tutto un pò "non reale", come ho descritto tutta la situzione di Blaine, ma non sapevo davvero come descriverla ed ho fatto del mio meglio.
Spero che vi piaccia anche questo e che qualche recensione arrivi! 
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


In pochi minuti ero davanti all’officina. Almeno in quel posto potevo ancora sentirmi a casa.

 Molte cose erano cambiate, tipo il nome dove prima c’era quello di mio padre ora c’era quello di Madison, ma dentro eravamo ancora tutti una grande famiglia.
Entrai salutando con un bel sorriso tutti i dipendenti e filai dritto nel mio ufficio.
La stanza era quella in cui io da piccolo mi sedevo e osservavo mio padre lavorare, ridere o semplicemente parlare, solo che ora aveva qualche caratteristica in più.
Nel mezzo era piazzata una larga scrivania d’acciaio con sopra fogli, penne e tutto ciò che serviva per farne un vero e proprio ufficio. La sedia era una di quelle in pelle nera che io adoravo da matti e sparsi un po’ per la stanza c’erano poster, un piccolo tavolino con delle riviste d’auto ma soprattutto, la cosa più importante per me, stampata sul muro, una frase che mio padre ripeteva spesso dopo il suo motto “Nessuno mette al muro gli Hummel!”

La scritta negli anni si era un po’ scolorita ma io ancora rivedevo il giorno in cui mio padre la dipinse quando ero piccolo: “Non lasciare mai  che la paura di perdere ti impedisca di partecipare.”

Per un attimo ricordai tutti i momenti di spensieratezza passati la dentro a fare nient’altro che il bambino e poi ricordai anche che tutto quello mi era stato portato via quindi scossi leggermente la testa e posando la borsa, prendendo dei fogli sul tavolo uscì da quell’ufficio diretto alla prima macchina che dovevo riparare
.
“E tu che cosa stai facendo qui?”

Mi lasciai scappare un piccolo sorriso udendo quella frase e mi girai verso quella voce che ormai conoscevo da troppi anni.

“Mercedes, buongiorno anche a te!”

Mercedes, già. Con lei ero praticamente cresciuto poiché suo padre era un buonissimo amico del mio e ancora oggi lavorava nell’officina.
Sua madre morì quando era ancora un piccolo fagottino uscito dall’ospedale. Suo padre rimase solo e distrutto, con una piccola bambina da crescere e da accudire. Fu proprio in quel momento che conobbe mio padre. Gli diede un posto in officina e tutto l’aiuto che gli fu possibile dare.
Non ci presentarono loro, troppo indaffarati con il lavoro, ci presentammo da soli come due bambini che si presentano il primo giorno di scuola.
La vidi seduta nel piccolo sgabello all’angolo nell’officina e con in mano un album da colorare andai da lei con un sorriso impacciato e da lì io e lei non ci separammo mai.

“Non cercare di sviare il discorso, signorino.” Mi disse in tono severo “Guarda che ore sono, dovresti essere a scuola e non qui in questo postaccio che puzza di benzina e olio per carburante!”
“’Cedes, devo solo finire questa auto di Hudson poi posso andare. Lo sai che Madison odia il lavoro non completo” le risposi con il tono più tranquillo che riuscì a fare.
Al solo sentire quel nome lei scattò “Non mi  frega niente di Madison! A me interessa la tua istruzione. Ti fa svegliare ogni giorno all’alba neanche fossi un gallo!” provai a replicare ma con un suo solito gesto da diva non me ne diede possibilità “Tuo padre non ti vorrebbe qui, lo sai anche tu. Hai dei sogni da portare avanti Kurt e se rimani qui non concluderai niente. Fila a scuola!” detto questo mi tolse i fogli dalle mani e fece gesto di uscire dall’officina.
“Sai Merc,” dissi prendendo la mia borsa sorridendole “A scuola ci andrei un filino più felice se ci fossi anche tu”
Lei scosse la testa sorridendomi “Tutte scuse, vai!”

No, Mercedes non veniva nella mia stessa scuola, il Mckinley. In verità ha sempre studiato in casa poiché suo padre trovava difficoltà nei pagamenti dei libri e altre strutture scolastiche. Gli avevo offerto il mio aiuto anni prima ma lei lo rifiutò immediatamente. Però, non sapeva la verità. Lei pensava di prendere lezioni private dal figlio di un amico di suo padre, ma in realtà era un ragazzo della mia scuola, piuttosto gentile, che si era offerto per queste lezioni e io lo pagavo ogni mese sfruttando le mie paghette e dei soldi che riuscivo a prendere di nascosto dall’officina. Se Madison mi avesse scoperto…beh non voglio neanche immaginare.


**

Quattro lunghi isolati dopo e circa una trentina di canzoni da discoteca che odiavo, arrivai davanti a casa di Rachel che mi aveva chiesto gentilmente un passaggio.

Rachel, definiamola come la mia seconda migliore amica.

L’avevo conosciuta al primo anno. Era la piccola ragazza che indossava maglioni con renne e cavalli e con un carattere per niente amichevole!
Perché ero ancora amico suo? Non lo so, forse ci legavano le nostre passioni per il canto, la danza, la Nyada…

“KURT!” Ed eccola, già di prima mattina allegra e spensierata. Con poche falcate che sembravano salti raggiunse la mia macchina e si sedette al posto del passeggero cominciando la sua solita parlantina mattutina mentre io sbuffando facevo retromarcia diretto a quel buco che chiamavano scuola.
“Oh, Kurt! Non sai che idea mi è venuta in mente questa notte. Voglio assolutamente mettere su un spettacolo per la prossima assemblea!” disse tutta eccitata mentre io le lanciavo uno sguardo preoccupato.
“E tu sei sicura che quei trogloditi dei nostri compagni ti stiano a vedere? Secondo me neanche sanno cosa significhi la parola “spettacolo”! Poi, su cosa lo vorresti fare?”
“Kurt, non sono così idioti da non sapere cosa vuol dire!” disse mentre davanti a noi passò un ragazzo che si grattava l’orecchio con una matita mentre attraversava la strada.
Lei per un attimo rimase a guardarlo schifata e poi riprese il discorso dicendo che avrebbe messo su uno spettacolo per incitare i ragazzi della nostra età ad unirsi alle arti. In poche parole, dovevo prepararmi a ricevere pomodori da tutta la scuola.

Ma la mia preoccupazione era un’altra ora. In quel maledetto parcheggio della scuola non c’era un posto libero e quando sembrava che l’avessi trovato un brutto maleducato senza neanche accorgersene mi è sfrecciato accanto e me l’ha rubato.
In un attimo vidi scendere dalla macchina Hudson, Puckerman e…oh, Anderson.

Blaine Anderson era apertamente gay dichiarato dal suo primo anno come me, ma nonc’eravamo mai ritrovati a parlare o cose simili. Lui aveva il suo gruppo di persone popolari e io avevo la mia vita.
Le ragazze in quella scuola ancora non accettavano il fatto che fosse gay e molte volte le vedevi cascare ai suoi piedi…ma in quel momento non volevo cadere ai suoi piedi come una stupida ragazzina volevo solo lanciare uno sguardo di puro odio a tutti e tre  ma Quinn e le mie care sorellastre erano già davanti a loro con delle pose sexy e Quinn completamente appiccicata ad Anderson, la prima che non capiva la sua omosessualità.

“Secondo me, Finn Hudson è attratto da me e muore dalla voglia di baciarmi” La voce di Rachel mi distrasse da quel gruppo di idioti e la guardai ad occhi spalancati.
“Rachel, non avete neanche mai parlato” dissi con ovvietà.
Lei scosse la testa convinta “Oh, si che abbiamo parlato! Nella mia testa lui è così giusto, gentile, dolce, un vero cavaliere…”
Neanche a dire quelle parole che subito Hudson mi lanciò una delle sue tante frecciatine per dimostrarsi grande davanti ai suoi amici.

“Che cavaliere…” sussurrai a Rachel prima di rispondere a tono ad Hudson. “Oh e che cosa mi potresti fare? Mandare mammina come l’ultima volta perché non sapevi cambiare una gomma? Ci vediamo eh, Hudson!”
Era rimasto a bocca aperta e anche gli altri si erano lasciati scappare una risata.

Alla fine Finn Hudson era solo un ragazzo che si faceva trasportare dalle amicizie sbagliate. Molte volte si era ritrovato alla mia officina a parlarmi come se niente fosse, come un amico di vecchia data,  e il giorno dopo, magari, mi lanciava contro una delle granite che vendevano a scuola.
Gli lanciai un’ultima occhiata  e senza rendermene conto mi ritrovai a fissare delle iridi color nocciola che contraccambiavano il mio sguardo. 


Rachel disse qualcosa ma ero davvero troppo preso da quegli occhi così nuovi, ma anche così conosciuti, per potermene accorgere. Così dopo aver annuito debolmente cambiai marcia e mi diressi al parcheggio più lontano possibile.







Note.
Salve a tutti! Avevo un pò di tempo prima di uscire e così mi sono detta: Perchè non aggiornare?
In questo capitolo, abbiamo avuto l'entrata di Mercedes e quella di Rachel.
Forse Mercedes che lavora all'officina come assistente molti di voi non ce la vedono, ma chi sarà mai il ragazzo che gli fa da insegnante? Lo scopriremo...
Rachel, subito attratta da Finn e se ne esce con frasi che a me avrebbero fatto fare un incidente di sicuro. 
Grazie ancora per le persone che seguono e che recensiscono, vi adoro.
Alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 Kurt

Appena entrai a scuola la voce di Tina Cohen-Chang, proveniente dagli altoparlanti, annunciò che quello era l’ultimo giorno per acquistare i biglietti per quello stupido ballo di Halloween e, cosa molto più importante, risparmiare l’acqua vista la siccità che in quei mesi regnava in Ohio.

Tina è una ragazza molto vivace ma soprattutto rivoluzionaria, ecco perché aveva uno stile tutto suo. Sapeva cosa voleva e nessuno poteva mettergli i piedi in testa. Beh, una volta Figgins ci provò ma tutto quello che ottenne fu una Tina travestita da Vampira che lo minacciava di morderlo se non gli lasciava libero campo sul vestiario gotico di cui lei va pazza.

L’ho potuta conoscere meglio al corso di teatro che frequento insieme a Rachel e da allora siamo amici.

Oh, a proposito di Rachel. Continuava a parlare di neanche so cosa e per quel motivo ringraziai il suono del mio cellullare che mi avvisava del messaggio appena arrivato.
“Kurt, il tuo telefono!” urlò come se non me ne fossi accorto. “E’ di nuovo quell’ammiratore segreto eh? Su rispondi! Ci vediamo dopo”
Neanche gli diedi ascolto in verità perché ero troppo impegnato a sorridere leggendo quel messaggio.
Così per cercare un posto più tranquillo mi diressi sulle gradinate della scuola.*

Da mesi ormai mi sentivo con un ragazzo conosciuto in una chat aperta per sbaglio a scuola. Mi si era aperta una schermata con un certo “Usignolo” che mi chiedeva se oggi ero libero per uscire. Ovviamente non sapevo di cosa stesse parlando e chiedendogli spiegazioni scoprì che aveva proprio sbagliato chat.
Pensavo che alla fine sarebbe finita lì ma lui continuò con una battuta e da quel giorno ci parlammo ogni giorno. Le nostre identità rimasero segrete per rendere tutto un po’ più divertente, ma anche perché io mi vergognavo giusto un po’.

Quindi, da mesi ormai, continuavamo a scambiarci messaggi, e-mail o semplicemente ci scrivevamo in chat, conoscendoci l’un l’altro.
Quella mattina il messaggio recitava:

Ehi Nyada_boy” si, era il mio soprannome per quella chat, non avevo molte idee quando la creai. “dove sei finito? Mi sembra quasi un secolo che non ci parliamo!”

Sorrisi e sedendomi su una delle gradinate mi lasciai trasportare dai suoi messaggi.

N_B: “Ma abbiamo parlato per tutta la notte fino alle 2!”

U: “Beh, io non faccio altro che pensare a te, però. Tu a cosa stai pensando in questo momento?

N_B: “Dimmelo prima tu…”

U: “Penso che il professor Shuester stamattina si sia messo troppo gel. Sono troppo appiccicati alla fronte!”

Mi lasciai scappare una risata e guardai davanti a me notando proprio in quel momento il signor Shuester che si incamminava verso l’entrata della scuola.
Quel ragazzo aveva ragione! Stamattina aveva proprio esagerato con quel gel.

Mi guardai intorno sperando di scovare proprio lui, ma la maggior parte dei ragazzi  in quel momento avevano un cellulare in mano ed era davvero difficile riconoscere proprio il mio emittente. Però in quel momento a distrarmi ci pensò un altro dei suoi messaggi.

U: “Siamo i capelli di Shuester, qualcuno ci salvi!!”

N_B: “Ahahah scemo. Comunque hai proprio ragione, stamattina ha esagerato.”

U:“Non voglio leggerla quella risata, voglio sentirla. Quand’è che ci incontriamo?”

Esitando giusto un momento scrissi la risposta.

N_B: “Presto, te lo prometto

Giusto qualche secondo dopo suonò la campana e alzandomi di fretta mi diressi a quella noiosissima lezione di Storia che mi aspettava.


Blaine

N_B:“Presto, te lo prometto”

Lessi quelle quattro parole dal mio telefono e sbuffai appena.

Avevo conosciuto quel ragazzo pochi mesi prima. Tutto era successo così per caso ma non rimpiango per niente quel giorno.
Quel ragazzo era l’unico che mi capiva e che condivideva ogni mia passione. Era diverso da tutte le altre persone che c’erano in questa scuola o in questa città, non aveva i soliti pregiudizi e soprattutto la sua ispirazione non era vincere una gara di rutti.

Decidemmo insieme  che era meglio non rivelare la nostra vera identità in chat, così era più divertente. Ma in realtà morivo dalla voglia di conoscerlo e scoprire chi fosse il ragazzo che cercavo da una vita…

Solo che non era così facile. La scuola aveva più di mille ragazzi e non conoscendoli tutti, era difficile capire chi fosse.
Insomma, scossi la testa e recuperando la borsa superai le gradinate e scontrandomi appena con qualcuno entrai in quella noiosissima aula di Storia.


**

La sera, dopo aver passato il pomeriggio a messaggiare e scordandomi di passare all’ufficio di mio padre, mi ritrovai di nuovo a parlare con lui in chat. Potevamo parlare per ore, ma non ci stancavamo mai…per lo meno non io.

Usignolo 02.50:
“Come è andata la tua giornata?” 

Nyada_Boy 02.52:
“Forse vorresti sentire un bel racconto dove ti dico che ho scalato la montagna più alta, nuotato nel fiume più lungo, scoperto una nuova specie di animale mai stato avvistato ma, caro mio, ti ho deluso. Tutto quello che posso dirti è che la mia matrigna è stata insopportabile, il lavoro stancante e  gli studenti della nostra scuola si atteggiano come non mai..”

Mi lasciai scappare una risata leggendo quella frase ma subito fui interrotto con un’altra domanda.

Nyada_Boy 02.52:
“Tu soffri mai di solitudine?”

Mi bloccai subito e pensai un momento alla risposta. Il ragazzo si sentiva solo? Solo al pensiero il mio stomaco si contrasse  e scrissi una risposta molto vera per me.

Usignolo 02.54:
“Anche troppo. Potrei stare in mezzo ad una folla e sentirmi totalmente solo come un cane. Ma sai, in quei momenti penso a te...”

Non stavo esagerando. Non è vero?

Nyada_Boy 02.55:
“Ehi Usignolo, pensi che ci siamo mai incontrati?”

Usignolo 02.55:
“Non lo so, a scuola ci sono più di tremila studenti!”

Nyada_Boy 02.55:
“Questo si che restringe il campo.”

Usignolo 02.56:
“Se non altro, posso eliminare le ragazze ed alcuni amici maschi che conosco….Aspetta! Non sei una ragazza vero? Perché se è così, guarda che ti prendo a calci.”

Nyada_Boy 02.56:
“Faresti questo ad una povera donzella? Che maleducato! Comunque, per la cronaca, non sono una ragazza.”

Usignolo 02.56:
“Ahahah, molto spiritoso!”

Nyada_Boy 02.57:
“Senti bel canterino, hai parlato più con tuo padre della NYADA?”


Ed eccolo lì il tasto dolente…

Usignolo 02.58:
“Stamattina si è tirato fuori il discorso quasi per caso ma non capirà mai il mio vero sogno…”

Nyada_Boy 02.58:
“Mio padre mi incoraggiava sempre a seguire i miei sogni”

Usignolo 02.59:
“Beh, il mio no. Ha già programmato tutta la mia vita..”

Nyada_Boy 03.00:
“Sono ore che parliamo lo sai? E sono le 3 di notte stavolta! Domani, cioè oggi,  non riuscirò facilmente a coprire le occhiaie che mi verranno! Sappi che ti cercherò per tutta la scuola e te la farò pagare cara!”

Usignolo 03.00:
“Sono esattamente 7 ore! Abbiamo battuto il nostro record! Comunque, tutto pur di vederti…”

Nyada_Boy 03.01:
“Ahaha sei molto divertente. Però ora basta ridere e dormiamo! Sogni d’oro…”

Usignolo 3.01:
“No! Aspetta. Per favore, dimmi quando ci vedremo. Non posso dormire senza saperlo.”

Nyada_Boy 03.02:
“Te l’ho promesso che ci incontreremo…”

Usignolo 03.02:
“Allora mantieni la tua promessa ed incontriamoci al ballo di Halloween. Alle undici in punto proprio al centro della pista da ballo…Sogni d’oro.”

Nyada_Boy 03.03:
“Vola tranquillo usignolo…”



Spensi il computer e mi lasciai cadere nel letto ripensando a lui e ben presto mi addormentai non sapendo che dall’altra parte della città c’era un ragazzo che non riusciva  a chiudere occhio pensando alla mia proposta…




*Le famose gradinate di cui parlo sono proprio quelle dove abbiamo visto molti numeri delle ND.


Note dell'autrice:
Non capirò mai il mio punto fisso di aggiornare nei giorni di festività....
Allora, salve a tutti! Cosa ne pensate di questo capitolo?
Finalmente vediamo i due interargire, anche se lo fanno tramite messaggi u.u 
Come potete notare, non ho messo il Glee Club, anche perchè seguo molto la trama del film e non sapevo bene come aggiungerla. Poi, Kurt e Blaine si sarebbero visti tutti i giorni, mentre qui si incrociano e basta.
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e magari che qualche recensioncina arriva ;)

Alla prossima! 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


KURT

Alla fine me lo aveva chiesto.

Ok, gli avevo promesso che ci saremmo incontrati ma non mi aspettavo che lui volesse proprio incontrarmi a quel ballo di Halloween.

Insomma, non ci avevo dormito per tutta la notte e quello fu un grande errore. Quando mi svegliai la mattina avevo delle pessime occhiaie che per fortuna riuscii a mascherare per poco con le mie speciali creme mattutine. Dovevo smetterla seriamente di chattare con quel ragazzo fino alle ore piccole, non mi faceva bene, almeno non fisicamente…

Parlando di cose che non mi facevano bene fisicamente, Madison quella mattina si lamentò tutto il tempo della sua dieta speciale costituita solo dal salmone che non funziona, mentre la sua cara figlia Sugar si lamentava dei compiti dati a scuola. Diceva che erano troppo difficili per una ragazza semplice, carina e spiritosa come lei, insomma, tutto pur di non mettersi di impegno. Così mi obbligò a farmene carico e per quella settimana non solo dovevo occuparmi dei miei, che erano molto più difficili, ma anche dei suoi.

Quindi, quando uscii di casa mi senti poco più libero e fu quasi un piacere passare del tempo con Rachel nella piccola aula del coro mentre sceglievamo i vestiti per il corso di Teatro che tenevamo proprio lì.

“Kurt, è una cosa fantastica! Finalmente vi incontrerete. Già ti vedo stasera a ballare con il tuo principe! ” Squittii tutta eccitata quando finii di raccontargli tutta la chiacchierata di ieri sera.

“Rachel non so, dopo tutto quello che mi ha detto in questi mesi…penso che sia davvero troppo bello per essere vero. Non penso ci sia un ragazzo al mondo come lui…” risposi mentre spostavo dei vestiti da uno scaffale all’altro.

“Sono mesi che vi parlate. Ogni minuto che passo con te, hai sempre quel cellulare in mano perché lui ti scrive continuamente. Sai più cose tu di lui che se ti chiedessi ora il suo animale preferito me li indicheresti almeno tre!"

“Il cane, il pappagallo e l’aquila….”borbottai a bassa voce mentre Rachel scoppiava a ridere.

“Senti Rachel, non è così facile. E’ vero, io lo conosco ma lui non penso che conosca veramente me. Se ci incontriamo e alla fine vede che non sono quello che pensava? Ne uscirei distrutto…forse questo tipo di rapporto funziona solo su internet...” mi sedetti un attimo su uno sgabello li vicino piegando una camicia.

“Kurt…” cominciò Rachel sedendosi proprio accanto a me “Sei un ragazzo d’oro, se ne incontrano pochi in giro come te. Sei forte, sempre disposto ad aiutare,  allegro nonostante tutto il male che ti circonda, ma soprattutto sei un amico davvero speciale. Nessun ragazzo perderebbe mai la possibilità di stare con te e poi  se non giocassi per l’altra squadra striscerei ai tuoi piedi senza esitare un attimo!”

La guardai dolcemente per un attimo per poi lasciarmi scappare una leggera risata seguita da un piccolo abbraccio.

“Poi Kurt, se è un Usignolo come dice non resterà ad aspettarti per sempre, prima o poi spiccherà il volo…”
Annuii con decisione e alzandomi mi misi davanti a lei “Ok Rachel, ma tu vieni con me o non se ne parla proprio!”
“Oh Kurt, sogno questo momento da una vita!” rispose lei con aria sognante mentre io scoppiavo a ridere di nuovo posando la camicia che avevo tenuto in mano tutto quel tempo.

Ma come è il detto? Quando ti diverti il tempo passa in fretta ma soprattutto qualcuno si diverte a rovinartelo.

Proprio in quel momento squillò il mio telefono e per mia sfortuna era il numero di Madison.
“KURT! VOGLIO ALTRO SALMONE E LO VOGLIO ORA!  PASSA IN TINTORIA POI LAVA LA MIA AUTO!”

Una volta urlate quelle parole attaccò subito e notai che Rachel mi guardava  a bocca quasi socchiusa.
“Era Madison…” dissi cercando di spostare lo sguardo altrove.
“Perché continui a farti trattare così da Madison? Sei praticamente un suo schiavo.”
“E’ semplice. Niente Madison niente soldi per trasferirmi a New York e pagare gli studi.” Dissi in fretta.
“Beh, questo è…”
“Uno schifo, Rachel” conclusi io per lei.

In quel momento però non ne volevo parlare così spostai lo sguardo fuori la finestra notando appena dei ragazzi nel campo di football, per poi rimettermi a riordinare e scegliere i vestiti.  Neanche un minuto dopo Rachel aveva  ricominciato a sparlare di tutto e di più.


Blaine

Dopo la proposta della sera precedente non avevo più parlato con il misterioso ragazzo, anche se ne avevo una voglia pazzesca. Volevo dargli del tempo per pensarci per bene ma la verità era che l’attesa mi rendeva nervoso e il ballo era giusto quella sera.

Per tutto il giorno avevo cercato di distrarmi stando a sentire uno dei tanti discorsi senza senso di Puck ma finivo sempre per pensare a lui anche con la parola “scoiattolo”. Ok, era uno dei suoi animali preferiti, ma non poteva venirmi in mente lui mentre Puck diceva che uno scoiattolo si era accampato nel suo albero in giardino. Io in verità pensavo che dormiva sulla sua testa…

Così, alla  fine, optai per Finn. Forse i suoi discorsi erano ancora più stupidi di quelli di Puck ma non so perché, lui e tutta la sua personalità mi distraeva. Anche se alcune volte si faceva trascinare troppo dagli altri giocatori di football era un bravo ragazzo e sicuramente uno dei pochi che mi conosceva veramente e mi accettava per quello che ero.

“Blaine, alla fine andrai al ballo con Quinn?” mi disse cogliendomi di sorpresa mentre passeggiavamo tranquillamente per i corridoi.

“Non ho mai voluto andarci con lei Finn. Sono mesi che insiste ma tanto si ostina a non capire…” risposi mettendo le mani in tasca continuando a camminare fino al mio armadietto.

“E allora con chi andrai?” fece esitante lui.

“Non saprei, è tutto un mistero…” sorrisi appena ripensando come sempre a quel ragazzo. “Tu, Finn? Con chi vorresti andare? Ti piace qualcuno in particolare in questo periodo?”

Lui diventò subito rosso e inclinai leggermente la testa sorridendogli.

“Mmh..n-no, non direi. Anche io penso che, si, andrò al ballo da solo…”
Bene, aveva una bella cotta ma evidentemente non ne voleva parlare così annuii leggermente aprendo l’armadietto e tirando fuori alcuni libri per l’ultima ora di quella pesantissima giornata.

Proprio in quel momento la porta accanto a me si spalancò e ne uscirono una ragazza ed un ragazzo che ridevano come non ho mai sentito ridere nessuno nel mio gruppo.
Finn, se era possibile, arrossì ancora di più alla vista della ragazza che continuava a ridere tenendo stretto per un braccio il ragazzo accanto a lui.

Kurt Hummel e Rachel Berry. Per me erano due ragazzi che intravedevo solo qui per i corridoi o a lezione, ma per i giocatori di football erano i due sfigati della scuola che riempivano quasi ogni giorno di granite. Eppure eccoli lì a ridere felicemente come se niente fosse.

“Kurt, non puoi farmi questo! Sei ingiusto!” esclamò la ragazza.
“Tutto è lecito mia cara!” rispose il ragazzo continuando a ridere. Quella risata. Dio era la cosa più bella che avessi mai sentito,  ma sfortunatamente  fu interrotta da quella bruttissima campana che mi fece subito scattare.

“Dai Finn andiamo, l’ultima ora ci aspetta.” dissi mentre lui dava un’ultima occhiata alla Berry.
Ora ne ero pienamente sicuro. Ecco di chi si era preso la cotta. Ovviamente non lo ammetteva perché temeva una presa in giro da me o dalla squadra da football, così evitai di commentare e continuai a camminare verso la classe.

**
Quel pomeriggio non feci in tempo ad andare a casa che subito ricevetti una chiamata da mio padre dicendomi che mi voleva assolutamente vedere.

Senza fare storie mi diressi al centro di Lima, dove era situato il suo ufficio. Lui era tipo l’avvocato più famoso e richiesto, beh dopotutto era anche l’unico nella piccola città di Lima.

Quando entrai mi accolse subito la segretaria, Jane. Lei si che era la donna più antipatica che avessi mai incontrato. Sempre puntuale, tutto doveva essere perfetto e non doveva assolutamente mancare niente. Con mio padre formavano la coppia perfetta, ma per fortuna lei non era mia madre.

Mi riservò uno sguardo gelido e con la sua solita voce monotona disse “Ti sta aspettando da 5 minuti, meglio che tu ti muova.”
Sbuffai ed aprendo la prima porta a sinistra entrai in silenzio sedendomi subito davanti alla scrivania di mio padre.

Lui alzò lo sguardo e io lo salutai con un semplice “Ciao papà…”

“Perché ieri non sei passato? Ti ho aspettato tutto il pomeriggio. E stamattina sei scappato senza dire una parola.” Disse con tono fermo mentre io evitavo il suo sguardo.

“Allenamenti, studio…” mentii spudoratamente.

“Bene, comunque è tutto stabilito.” Cambiò subito discorso prendendo dei fogli. “La tua borsa di studio per Yale ce l’hai e quando finalmente ti laureerai verrai qui a continuare la nostra impresa. Questo è quello che ti aspetta.”

Non avevo niente da dire.  Aveva deciso tutto lui e non potevo neanche scegliere un’altra strada perché lui me le aveva chiuse tutte quante una dopo l’altra.
“Papà, non c’è la possibilità di prendere un’altra via…” tentai di dire.

“Blaine, ne abbiamo già parlato. Perché devi complicare tutto? Ora puoi andare. Non devi prepararti per il ballo che ti aspetta stasera con Quinn?”
“Si, il ballo…”

Detto questo me ne uscii da quell’ufficio e salutando con un cenno del capo Jane, definitivamente dal quel palazzo.
Ogni volta era la stessa storia. Lui decideva la mia vita ed io non dovevo far altro che viverla giorno per giorno sopprimendo ogni mio pensiero ed ogni mia preoccupazione per il futuro.

Ma almeno una cosa non avevo soppresso, il mio vero sogno.

Lui non sapeva che di nascosto avevo già inviato la mia domanda per la NYADA. Speravo che una volta visto il risultato, magari positivo, avrebbe cambiato idea sul mio futuro…











Note dell'autrice:

Salve a tutti! 
Eccomi qua con l'aggiornamento.
Capitolo diviso in due. Da una parte vediamo i pensieri di Kurt e la sua chiacchierata con Rachel, e dall'altra, vediamo Blaine discutere di nuovo con il padre.
Se non mi sbaglio, dovrebbero mancare ancora 3 capitoletti al famoso ballo. Poi, vedrete voi.
Vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo, sperando anche in una piccola recensione come sempre :) 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 
Kurt


Finita l’ultima ora di quella giornata passai con Rachel al supermercato per prendere quel disgustoso salmone e poi l’accompagnai a casa.

“Passerò dopo per farti vedere il delizioso abito che ho scelto!” disse mentre scendeva dalla mia macchina. Io annuì sorridendogli e svoltando mi diressi verso l’officina dove mi aspettava un bel po’ di lavoro per circa 2 ore, poi potevo prepararmi per il ballo.

Appena arrivai però, piazzata in mezzo all’officina c’era Madison vestita tutta in tiro con una maglia strettissima che mostrava tutti i suoi strati di grasso senza vergognandosene.

“Kurt! Eccoti finalmente. Spero per te che tu abbia finito le tue commissioni perché stanotte resterai qui a riparare le auto delle tue sorelle.” E fu in quel momento che notai appena dietro di lei Santana e Sugar che se la ridevano come non mai.

“Madison, l’officina non resta mai aperta di notte, nessuno viene qui alle 2 o alle 3 di notte. Sono sicuro che le tue care figlie possano aspettare fino a lunedì per le loro macchine.” Cercai di replicare con tono calmo mentre Santana mi lanciava una delle sue occhiatine.

“Poi..c’è anche il ballo di Halloween a scuola e insomma io..”

“Ma no Kurt,” mi fermò lei “Devi smetterla di essere così egoista con le tue sorelle è ora che tu pensi un po’ anche a loro visto come sono così carine con te. Quindi stanotte ti metterai di impegno a mettere a posto le loro macchine. Se no, le mie piccole, come possono muoversi per la città per fare spese o andare a scuola?” Disse mandando un’occhiatina alle sue care figlie.

“Madison, devo andare a quel ballo. E’ importante..” tentai ancora.

“Devi saper guadagnare dei soldi caro e quel ballo non ti farà trasferire e proseguire i tuoi  sogni ovunque tu voglia andare.”

New York. Volevo andare a New York. Perchè  continuava a non capire?

Presi un profondo respiro e provai a continuare “Ascoltami per favore. Lavoro tutta la settimana qui in officina senza mai prendermi una pausa, a scuola faccio tutto il possibile e i professori mi premiano con ottimi voti. Mi sto anche preparando per il college, quindi, non ti chiedo molto. Anzi non ti chiedo mai niente.” Finii con decisione.

Lei era ancora lì, davanti a me che mi guardava a bocca semiaperta mentre tutti nell’officina si erano fermati.

Un deciso colpo di tosse, probabilmente  provocato da Santana, la fece risvegliare e mi rispose con lo stesso tono.

“Kurt, ora sei grande e ti posso finalmente dire tutto quanto.” Cominciò avvicinandosi. “Non sei molto carino e neanche molto brillante, poi il fatto che sei gay rovina molto di più il tutto, quindi non ti aspettarti il meglio. Tieniti stretto quello che hai. Cioè l’officina!! Io andrò a prendere Santana e Sugar al ballo stanotte e rientrerò a mezzanotte per vedere come procede il tuo lavoro.” Fece una piccola risata e se ne andò seguita da Santana e Sugar.

Aspettai un attimo e senza neanche guardarmi intorno, evitando la voce di Mercedes che mi chiamava,  corsi verso l’ufficio e sbattei violentemente la porta.
Subito sentii delle lacrime scivolarmi in viso ma cercai di asciugarmele subito con la manica della maglietta perché non volevo assolutamente piangere per lei.
Fin da piccolo avevo fatto tutto quello che mi diceva senza mai lamentarmi un attimo. Ma per lei non era mai abbastanza. Quando le loro figlie mi facevano un torto si metteva a ridere e diceva che non era una cosa poi così grande.

Qualche anno prima era successo di nuovo, mi aveva riso in faccia per poi riempirmi di altri lavoretti inutili.

Quell’anno Santana era entrata furtivamente in camera mia, aveva trovato il mio diario segreto e il giorno dopo tutta la scuola mi mandava occhiatine oppure faceva battute che non riuscivo a capire in quel momento, ma che capii presto…

 
Quella mattina alla Mckinley High School una cheerios in uniforme camminava trionfante per i corridoi della scuola guardandosi intorno e notando che ogni studente parlava del pettegolezzo del giorno che aveva fatto partire lei stessa.

Santana Lopez. Co-capitano delle Cheerios e ragazza più popolare della scuola solo a metà del primo anno.

Era successo tutto così per caso. Si era intrufolata in camera del suo fratellastro per prendere “in prestito” dei soldi che gli servivano per un vestito. Aveva già speso tutta la sua paghetta settimanale.  Sembrava una cosa sciocca, un vestito, ma non lo era per lei.

Quinn Fabray aveva intenzione di acquistare lo stesso vestito per una festa che si svolgeva quel sabato perché voleva stare al centro dell’attenzione, ma se lei lo avesse acquistato per prima sarebbe stata la sua occasione per risplendere davanti agli altri.

Purtroppo entrando in quella piccola camera  fu distratta da un piccolo diario blu lasciato aperto per sbaglio sulla scrivania. Come si può resistere alla tentazione di leggere un diario non tuo?

Si avvicinò cautamente al diario e guardandosi intorno per bene si mise a sfogliare alcune pagine arrivando alla data di un mese fa:

“Caro diario, oggi  l’ora di ginnastica è stata straziante, soprattutto tornare alle docce finito l’allenamento. Il fatto è che quello che pensavo si è dimostrato giusto. .. Provo attrazione verso i maschi nel modo in cui dovrei provare attrazione verso le ragazze.* Mi sento così confuso, vorrei che ci fosse  mio padre qui con me. Lui avrebbe risolto qualsiasi mio problema…”

Santana spalancò leggermente gli occhi leggendo quelle frasi e continuò a sfogliare il diario pagina dopo pagina.

“Caro diario, per adesso nessuno si è accorto del fatto che sono…gay. Almeno qui posso scriverlo. Lì  posso camminare per i corridoi passando per un normale studente, poi la scuola è cominciata da poco, non voglio che mi diano subito un’etichetta…”

E più Santana leggeva, più non riusciva a smettere.

“Mi sono fatto una nuova amica. Si chiama Rachel ed è davvero una ragazza simpatica, forse un po’ isterica ma di sicuro meglio di quelle serpi che mi ritrovo a casa. Sugar stamattina mi ha rovesciato addosso tutto il caffè e mi sono dovuto mettere lo stesso vestito per la seconda volta in questa settimana. Santana, non ne voglio neanche parlare, anzi si. Sta sempre dietro a quella Fabray, la capo cheerleader, sperando di entrare nelle sue grazie ma per me risulta solo ridicola. Si atteggia da regina a scuola e sorride ad ogni maschio che incontra solo per farsi notare ancora di più. Sai una cosa? Io credo di aver scoperto il suo segreto in verità…”

A  quelle parole Santana si mise dritta sulla sedia e continuò a leggere “Penso che lei giochi nella mia stessa squadra. Molte volte l’ho notata mandare occhiatine a Brittany, un’altra cheerios ancora più svampita, e credimi, non erano semplici occhiatine. Poi viene sempre a casa nostra ed ogni volta chiudono a chiave la porta come se nascondessero non si sa cosa! Ma non mi interessa di lei, anzi mi interessa molto del ragazzo che ho notato l’altro giorno con i giocatori di Football. Il suo nome dovrebbe essere Bla-“

“Che cosa stai facendo qui? “ una voce dietro le spalle di Santana l’aveva distratta dalla sua lettura e chiuse di scatto il diario poggiandolo sulla scrivania e alzandosi velocemente dalla sedia.

“Niente, cercavo una mia maglietta…” disse con il tono più innocente che riuscì ad adottare.
“E come, la tua maglietta, potrebbe stare in camera mia?” chiese il ragazzo avvicinandosi di più.
“Kurt, non lo so. Magari uno scherzo di Sugar…”
“Va bene. Comunque Madison ti cerca, dice che ha voglia di shopping…” disse Kurt abbassando lo sguardo.

“Bene, allora vado. Tu è meglio che ti riposi, sicuramente sarà una giornata pesante domani…”
“E perché mai dovrebbe-” Kurt non fece tempo a finire la frase che Santana era uscita dalla porta.
Si sentiva furiosa. Come poteva un ragazzino come quello parlare male di lei alle sue spalle? Per giunta in un diario!

E’ vero, ultimamente anche lei provava una strana attrazione verso alcune ragazze, ma Brittany, lei era diversa. Forse un po’ svampita ma era sempre così allegra e la metteva di buon’umore ogni volta che la vedeva.
Però non si doveva sapere in giro. Gli sarebbe costata tutta la reputazione che aveva sudato in quell’ultimo mese. Così prese subito il suo cellulare e inviò a tutta la sua rubrica un semplice messaggio.

“Kurt Hummel è gay. Tiene uno sciocco diario dove scrive di tutte le sue cotte. Ahahaha.”

Forse era sbagliato quello che aveva fatto, ma non gli importava. Voleva solo che il suo segreto rimanesse al sicuro.*
 

Santana aveva rotto la mia piccola barriera e distrutto tutto il poco che avevo. Ben presto venni preso di mira da tutta la scuola ed ogni giorno dovevo sopravvivere senza l’aiuto di nessuno…



*Ovviamente le frasi scritte in grassetto sono i ricordi. 
*ho usato la stessa frase che usa Santana per dichiararsi alla sua "Abuela". 







Note dell'autrice. 
Salve a tutti! Il capitolo era pronto da tempo ma non avevo idea di quando pubblicarlo, ma visto che oggi avevo dieci minuti, eccomi qua!
Capitolo tutto dalla parte di Kurt, e il suo coming out. Non volevo far dire ad un ragazzo da poco teenager: sono gay. Così ho preferito usare prima la stessa frase che usa Santana in una puntata e poi far dire tutto il resto...
Madison, la troverete un pò cattiva ma anche nel film non è da meno e forse io mi sono un pò allargata.
Vi ringrazio ancora a tutti perchè nonostante tutto continuate a leggere e ringrazio le persone che recensiscono. 
Anche qui, se volete esprimere un giudizio io sono aperta a tutto, anche agli insulti u.u 
Alla prossima! 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Kurt


Un leggero colpo alla porta mi risvegliò da quei brutti ricordi, così mi alzai e la aprii per vedere chi fosse.

Era Mercedes che mi guardava con uno sguardo piuttosto preoccupato ma dolce allo stesso tempo.

“Ehi, dai fammi entrare…” disse con voce amorevole.

Le aprii definitivamente la porta e lei si sedette accanto a me, a terra con le spalle al muro.

“Kurt, sai che non devi ascoltarla. E’ cattiva e vuole cercare di buttarti giù e tu sei decisamente troppo maturo e sicuro di te per permetterglielo.”

In effetti aveva ragione. Ogni volta che Madison mi faceva un torto, io mi rialzavo più forte di prima e continuavo senza preoccuparmene. Qualche volta le sue parole erano molto pesanti, come in questo caso, ma ricordo perfettamente di aver reagito sempre al meglio ogni volta. Non poteva buttarmi giù, non ce l’avrebbe mai fatta. Solo che questa volta mi sentivo leggermente sotto terra perché il motivo era un altro.

“’Cedes…voglio davvero andare a quel ballo.” Riuscii finalmente a dire con voce impasta.
Lei mi diede una leggera spintarella alle spalle e sorrise “Lo so, e ci andrai.” Disse con convinzione.

“No..” scossi la testa “Non ce la faccio a finire le macchine in tempo, poi non ho neanche un vestito adatto ora che ci penso…”
Mercedes aprii la bocca portandoci una mano sopra teatralmente “Kurt Hummel che non ha un vestito adatto! Chiamiamo i giornali, è la prima volta che succede!”

Scoppiai subito a ridere dandogli una leggera spinta mentre lei rideva con me.

Dopo pochi secondi però tornò immediatamente seria e io le rivolsi uno sguardo interrogativo “Kurt, stasera andrai a quel ballo, e niente discussioni. Al lavoro ci penseremo io e mio padre, tutto quello che dovrai fare è essere qui entro l’orario stabilito da quella.”

Rimasi senza parole. Davvero lei e suo padre avrebbero fatto questo per me?

“Non…non posso farvi questo. E’ la vostra serata libera, dovreste sfruttarla al meglio. …” dissi abbassando lo sguardo.
“Oh ma andiamo! Conosci mio padre. Di sicuro appena arrivati a casa si metterà davanti alla tv e si addormenterà verso le due per noia. Io non sono poi questo genio nell’argomento “macchine”, ma posso dargli una mano.”

Senza aggiungere altro mi fiondai tra le sue braccia e la strinsi forte a me. “Mercedes, grazie.” Le dissi sinceramente.

“Sai che zia Mercedes è sempre pronta ad aiutarti. Ora, usciamo da qui e prova a cominciare ora con quelle due macchine.”

Annuii appena e mi alzai subito aprendo la porta.

“Ah, aspetta!” mi richiamò Mercedes. “C’è Hudson che è venuto a ritirare la sua macchina ed ha chiesto di te. Con lui c’è un ragazzo davvero molto carino…” mi fece l’occhiolino e io scuotendo appena la testa uscii da quell’ufficio scordandomi appena di Madison.


Blaine

Percorrevo la strada di casa quando il mio telefono emise un piccolo suono distraendomi dalla guida.
Speravo ardentemente che fosse il ragazzo da cui aspettavo notizie da tutto il giorno, ma quando sbloccai la tastiera rimasi un pò  deluso.

Finn.

Insomma, chi altro poteva essere se non lui a poche ore dal ballo? Di sicuro voleva chiedermi se per quella sera poteva mettere il vestito da Superman o da Zombie.

“Amico, la mia macchina è ancora all’officina degli Hummel. Potresti darmi un passaggio fino a lì? Ah, Puckerman ha deciso i nostri costumi. Dice che ci vestiremo dai 3 moschettieri. A dopo.

I 3 moschettieri? Davvero? Bene, non poteva andarmi meglio. Gli mandai un rapido messaggio con risposta affermativa e svoltai l’angolo superando casa mia fermandomi appena un viale dopo,  davanti casa di Finn.
Suonai due volte il clacson e dopo neanche un minuto ecco che si avvicinava goffamente alla mia macchina entrando.

“Grazie veramente, Blaine. Dopo quello che mi ha detto quella femminuccia di Hummel non volevo tornare lì con mia madre.” Disse mentre si sedeva al posto del passeggiero.

“Devi smetterla di chiamarlo così solo perché lo fanno gli altri, Finn. Sai, dopotutto io sono una femminuccia come Hummel, eppure mi tratti fin troppo bene.”
Non era davvero giornata. Mio padre non mi ascoltava e il ragazzo di cui avevo una cotta, anche se l’avevo conosciuto in chat, non mi rispondeva. Quindi, non riuscii proprio a trattenere quelle parole.

Lui intanto aveva abbassato lo sguardo e boccheggiava cercando di trovare le parole giuste da dire. “Blaine, io non volevo…”

“Finn, non agitarti. Dico solo che dovreste smetterla di trattare così, non solo lui, ma chiunque in quella scuola.”

Lo vidi un’altra volta annuire e rimanemmo in silenzio mentre ripercorrevo la strada di prima.

Pochi minuti dopo però, mi ritrovai a balzare di nuovo sul posto sentendo una suoneria di un telefono.

No, non era il mio. Finn aveva già risposto e si poteva benissimo capire di chi era quella voce. Puck.

“Finn, sei con Blaine? Beh è successo un casino con i vestiti. Purtroppo uno dei tre abiti è rovinato quindi dovremmo essere “I due moschettieri e il cavaliere senza macchia””
Sorrisi appena per non farmi notare da Finn mentre lui riempiva di domande Puck sul vestito lamentandosi.

Parcheggiai la macchina proprio difronte all’officina e feci un cenno a Finn di scendere.  Lui chiuse la chiamata con Puck e ci incamminammo dentro.

Appena entrati un signore ci rivolse un sorriso gentile chiedendoci “E’ successo qualcosa alla vostra auto? Per quanto ne sappia, quella non è un auto che crea problemi.” Disse scrutando appena la mia macchina.

Finn parlò al posto mio rispondendo con lo stesso tono “Oh no, quella è la macchina del mio amico. Sono venuto a ritirare la mia, in verità. Kurt Hummel dovrebbe saperne qualcosa.”

Il signore annuii e si rivolse ad una ragazza che entrò subito in un ufficio proprio dietro di lei.

“Bene, riavrai la tua macchina!” mi rivolsi a Finn non sapendo cosa dire.
“Oh si, sono stufo di farmi scorrazzare in giro da mia madre. Fin quando si tratta di te va bene, voglio dire amico, hai visto che macchina hai? Ma quella di mia madre è un rottame.” Disse lui indicando con un cenno la mia macchina.

Gli rivolsi un sorriso e poco dopo sentii una porta aprirsi. Mi girai subito in quella direzione e vidi Kurt Hummel venire verso di noi con sguardo un po’ assente.

“Ciao Hudson, la tua macchina è pronta. Vieni è proprio quella laggiù.” Si annunciò così per poi fare cenno a Finn di seguirlo. Provai a fargli un cenno con la mano ma il tipo neanche mi degnava di uno sguardo.

Superammo altre 4 macchine e finalmente arrivammo a quella di Finn.

“Allora, la ruota anteriore è a posto ed ho fatto una piccola modifica al motore perché non funzionava molto bene. Ho passato anche la cera perché ne aveva proprio bisogno. Dovresti passarla più spesso.” Disse girando intorno alla macchina per poi fermarsi davanti a Finn.

Lui tutto il tempo era rimasto solo a fissare a bocca aperta Kurt, probabilmente non si aspettava che sapesse o che avesse fatto lui tutte quelle cose.

Gli diedi un leggero colpo al braccio e lui scosse velocemente la testa. “Ah, ok. Ti ringrazio davvero.”

“Dovere. Troverai i fogli da firmare e tutto il resto da Mercedes” rispose facendo cenno alla ragazza che prima era entrata in quell’ufficio. “Ed ecco qui le tue chiavi, libero di riprendere la tua macchina.” Gli porse il mazzo di chiavi e senza neanche un cenno si dileguò in fretta diretto verso la macchina dietro.
“Beh, non è la sua giornata” dissi guardando Finn.

Lui abbozzò un sorriso e strinse il mazzo di chiavi. “Direi. Comunque, passo da Puck a ritirare il mio vestito. Vieni con me?”

Annuii e mi diressi alla mia macchina per poi seguirlo fino a casa di Puck.

Preso il vestito mi diressi verso casa dove potevo, finalmente,  schiarirmi le idee prima del ballo.










Note dell'autrice.
Saaaalve a tutti e grazie per aver letto anche questo capitolo!
Come sempre, ringrazio le persone che continuano a seguirmi, a recensiere e anche a quelle persone silenziose che se ne stanno lì a leggere i miei scleri!
Spero che questa ff continui a piacervi!
Come avevo avvisato precendentemente, manca davvero poco al ballo. Se prima erano 3 capitoli, adesso ne manca solo uno perchè la prossima volta già vedremo qualcosa.
In più, entrerà, anche se per poco tempo, un personaggio che noi tutti conosciamo molto bene! Chissà se vi siete già fatti un'idea o non sapete proprio a chi mi riferisca! 
Alla prossima! 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Kurt


Come previsto, passai tutto il pomeriggio occupandomi della macchina di Sugar e di altri clienti che andavano e venivano come un baleno e come se niente fosse arrivarono le 7.

I negozi vicino cominciavano a chiudersi, i dipendenti cominciavano ad andare, mentre io mi trovavo ancora sotto la macchina di Santana cercando di capire cosa non andava in questa.

“Kurt!”

Un urlo mi fece raddrizzare subito, ma peccato che mi trovavo ancora sotto la macchina e lì la mia testa incontrò dei pezzi di metallo non molto morbidi…

“Rachel?!” mugugnai abbassandomi subito e massaggiandomi la testa delicatamente.

“Oh eccoti!” la sentii squittire “Esci che ti faccio vedere il mio affascinante vestito.”

Massaggiandomi per un’ultima volta la testa, scivolai da sotto la macchina e mi rialzai leggermente stordito.
Appena puntai gli occhi su Rachel rimasi a bocca aperta. Quella sera era davvero bella.

Portava un vestino nero leggermente sotto le ginocchia e delle calze scure che le fasciavano per bene tutte le gambe, dei tacchi sorprendentemente alti per lei e per finire, un lungo mantello che toccava terra. Per non parlare del trucco! Di solito, me ne occupavo io perché lei era un disastro, ma questa sera portava dell’ombretto verde che gli risaltava molto i suoi occhi scuri e del rossetto rosso con un leggero tocco di fard sulle guance. Non avevo parole ed infatti…

“Kurt? Ci sei?” disse Rachel sventolandomi una mano davanti agli occhi. “Allora, cosa ne pensi? Tu non dirmi che vieni con quella tuta da meccanico al ballo!”

Scossi leggermente la testa e rivolsi un sorriso a Rachel, “Stai benissimo, non so come ti sia venuta l’idea ma forse so a chi potresti esserti ispirata…”

Because I know you…”  cominciò ad intonare lei, “I have been change for good…” continuai io per poi lasciarmi scappare una risatina.

“Insomma, l’idea era quella di vestirmi come Elphaba, dopotutto è un ballo di Halloween, ma se voglio fare colpo su Finn  devo pur trovare un modo…” disse volteggiando appena.

Inclino un po’ la testa rivolgendogli un dolce sorriso per poi sospirare “Comunque, non ho il vestito, dopo quello che mi ha detto Madison , anche se Mercedes e suo padre mi coprono non ho nessun capo da indossare…”

“Ma Kurt, devi vedere assolutamente quel ragazzo!”

“Lo so, ci tengo davvero Rachel, ma pensa se mi vede con uno dei capi che ho dentro all’armadio. Non ho occasione di fare colpo su di lui conciato come se niente fosse e poi—“

“E poi usciremo di qui e andremo al negozio di vestiti giusto in fondo la strada” venni interrotto dalla voce di Mercedes  che stava giusto dietro di Rachel.

“Ma Mercedes, tra poco i negozi chiuderanno e se Madison  lo scoprisse io…” non riuscii a finire la frase e abbassai lo sguardo.

“Kurt, devi imparare a divertirti un po’. E’ da una vita che non fai niente per te stesso, tuo padre non vorrebbe questo per te. Ti vorrebbe felice e come ogni ragazzo del mondo.” Mi confortò Mercedes.

“Già Kurt, te lo meriti. Poi è il ballo di Halloween ed hai un accompagnatore innamorato che ti aspetta.” Continuò Rachel.

In effetti, avevano ragione entrambe. Per otto lunghissimi anni avevo servito e riverito Madison come uno schiavo e non mi ero mai preoccupato un minimo per me. Non sapevo perché l’assecondavo in tutto, ma ero troppo stanco e piccolo per riuscire ad avere coraggio con lei.

Il mio caro Usignolo mi dice sempre di avere coraggio per ogni cosa che faccio, quindi perché rinunciare?

Annuii fortemente e rivolsi un sorriso alle ragazze “Mercedes, dove hai detto che si trova questo negozio?”
Le ragazze mi sorrisero e  aspettarono mentre io mi ripulivo rapidamente in ufficio.

Salutai un’ultima volta il padre di Mercedes, conservandogli un sorriso radioso per il piacere che mi stava facendo, per poi uscire a braccetto con le ragazze.
Il negozio che diceva Mercedes si trovava davvero in fondo alla strada, ma proprio mentre attraversavamo la strada che ci divideva da quel piccolo negozio, un commesso stava chiudendo la porta e appendendo il cartello “Chiuso”.

Mi lasciai scappare un sospiro ma Mercedes mi rivolse un sorrisetto che non capii all’istante.

“Kurt, ma non lo hai riconosciuto? Quello è il ragazzo che mi fa da insegnante privato. Si è lasciato sfuggire che lavora in questo negozio di vestiti per Halloween ed ogni tipo di festa quindi….aspetta un attimo.”

Mi scambia uno sguardo interrogativo con Rachel e restammo qualche passo indietro mentre Mercedes bussava piano alla vetrina. Appena il ragazzo la vide fece un sorriso che poteva illuminare mille palchi e si sistemò di fretta il ciuffo biondo.

Oh, ora ricordavo! Sam Evans! E’ lui il ragazzo a cui ho chiesto di fare l’insegnante per Mercedes anni fa.

Mi avvicinai leggermente con Rachel vicino e sentii Mercedes dire “Sam, scusami se siamo qui a quest’ora, ma Kurt ha bisogno urgentemente di un vestito e non sappiamo a chi altro chiedere!”
Sam scrollò le spalle e ci spalancò le porte. Mercedes e Rachel si catapultarono subito su tutti i vestiti a disposizione mentre io mi avvicinai un attimo a Sam.

“Ehi, grazie di tutto.” Sussurrai appena.
Lui mi rivolse un sorriso e poi si rigirò puntando i suoi occhi su Mercedes “Di nulla, amico, dovere.”

Non feci in tempo a mandare avanti la conversazione che sentii la mano di Rachel afferrarmi per un braccio e spingermi dentro il camerino con una montagna di vestiti.
Me ne provai subito uno non facendo particolarmente attenzione ed infatti, appena uscii, le ragazze e Sam scoppiarono a ridere alla vista di me vestito da Gondoliere.
Mi guardai per un attimo allo specchio e scoppia a ridere anche io ritornando in camerino.

La cosa andò avanti per un po’ e mi provai circa dieci vestiti, ma nessuno era perfetto per incontrarmi con il mio principe.

Mentre stavo provando l’ultimo vestito ormai rimasto sentii la voce di Rachel chiamarmi. Uscii dal camerino e lei mi guardò con una faccia soddisfatta.
“Cosa c’è? Trovato finalmente un ottimo vestito?” chiesi subito curioso.
“Oh, Kurt, vedi questa maschera?” disse indicando la piccola mascherina bianca che aveva in mano, “E’ perfettamente in tinta con il vestito che abbiamo visto oggi a scuola!”

Le rivolsi uno sguardo interrogativo e lei sbuffò appena. “Kurt, ti ricordi mentre parlavamo della tua matrigna e del tuo romantico ammiratore? Stavi piegando una camicia, che faceva parte di quell’abito bianco arrivato appena due settimane fa.”

Ma si, aveva ragione! Quando vidi per la prima volta quello smoking bianco, per poco non svenni. Ed aveva ancora più ragione a dire che era intinta la mascherina.

“Rachel, sei un genio. Io ti adoro.” Dissi rientrando in camerino per rindossare i miei abiti.
“Lo so, è per questo che sono la tua migliore amica” rispose lei ridendo.

Uscii di corsa dal camerino e dal negozio, salutando e ringraziando velocemente Mercedes e Sam, per poi entrare in macchina con Rachel affianco dritti verso il Mckinley.

Da lì a poco avrei conosciuto finalmente il mio Usignolo….



Blaine



Non ero mai stato più nervoso in vita mia.

Il ballo era iniziato da appena mezz’ora ma non c’era nessuna traccia del ragazzo che speravo di incontrare.

Gli altri studenti ballavano già sopra della musica che per me non aveva significato ed altri, erano già ubriachi. In quel momento la DJ di quella sera annunciò:

“Ed eccoci al ballo di Halloween! Questa sera, i professori eleggeranno il nostro Principe e la nostra Principessa, quindi, mettete in bella mostra i vostri vestiti e non tiratevi indietro. Per una sera, lasciate perdere gli stupidi messaggini e scatenatevi!”

Oh si, a proposito del mio telefono….non prendeva e io non sapevo davvero cosa pensare. E se alla fine aveva capito chi fossi e non mi voleva incontrare, reputandomi troppo egocentrico? E se invece mi avesse preso in giro tutto questo tempo?

La mia testa era piena di simili domande ma a nessuna sapevo rispondere troppo preso a guardare una porta aspettando con ansia l’entrata di un ragazzo in particolare. Adesso che ci penso, ci eravamo dati appuntamento al centro della pista da ballo, ma come potevo riconoscerlo? Speravo solo in meglio.

Alla fine, a distrarmi dai miei pensieri, ci pensò Finn come tutte le volte.

“Ehi amico, sembri preoccupato. Qualcosa non va?”
Certo che qualcosa non andava, ma cosa potevo fare?

“Blaine, scusa se alla fine il tuo vestito è stato rovinato. La prossima volta a quel biondino gliene suono di santa ragione.” Oh, c’era anche Puck? Ero troppo distratto per accorgermi di lui.
“Sul serio, Puck, non fa niente. Va bene anche questo che porto.” Dissi di fretta.

“No che non va bene” obbiettò lui “Ora non possiamo fare i tre cavalieri! Tu sei il bel principe e noi i scemi con questa parrucca riccia.”

Mi lasciai scappare una risata e corressi subito Puck “Guarda che sono i tre moschettieri.” Lui scrollò le spalle e si guardò intorno.

Proprio in quel momento partì un lento e le luci si abbassarono in sala, ma solo una rimase accesa ad illuminare qualcosa o forse qualcuno appena dietro di me.
Anche se la musica continuava ad andare, mi sembrò che tutta la palestra fosse caduta in un silenzio di ammirazione.

In quell’istante, dalla porta principale, aveva fatto la sua entrata un ragazzo da un bellissimo abito bianco con una piccola maschera dello stesso colore a coprirgli gli occhi.


Non sapevo se fosse proprio lui quello che cercavo, ma il mio cuore perse un battito tutto all’improvviso, mentre il ragazzo camminava lentamente verso la pista da ballo…












Note dell'autrice.
Di nuovo, saaalve a tutti!
In teoria dovevo aggiornare Sabato, ma in pratica ho perso tutto il mio tempo con le mie amiche e a studiare roba varia e....niente, ecco qui il capitolo!
Come vedete in questo si parla solo del vestito che sceglie Kurt per il ballo e l'agitazione di Blaine.
Solo una ragazza (se stai leggendo, ti adoro.) ha capito chi fosse il personaggio misterioso che ho introdotto in quest capitolo. Proprio il nostro Sam!
Che dirvi...grazie a tutti quelli che continuano a seguire questa FF e al prossimo capitolo! 
P.S: Se avete domande, dubbi ma anche niente da fare, potete trovarmi su twitter con lo stesso nick che ho qui su EFP! 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Kurt


 Che cosa avevo fatto? Perché mi fissavano tutti? Il vestito era macchiato? O forse ero io. Di sicuro non mi stava affatto bene e mi ero solo reso ridicolo.

A distrarmi fu Rachel che mi tirò per un braccio. “Kurt, adesso vai al centro della pista e trova il tuo Usignolo, sei splendido e tutti ti guardano per questo.”

Non avevo parole e boccheggiai un po’ prima di riuscire a formulare una vera domanda. “Rachel, a mezzanotte devo ritornare all’officina, ti prego chiamami appena vedi che è ora.”
Lei roteò gli occhi e mi spinse lontano, mentre andavo a sbattere contro alcuni studenti che mi guardavano a bocca aperta.

Con pochi passi arrivai al centro della pista e mi guardai intorno non sapendo cosa fare.
Il ragazzo poteva essere chiunque, e di studenti a questo ballo ce ne erano parecchi.

Notai che le mie sorellastre mi stavano guardando male da lontano insieme a Quinn. Quella sera loro due indossavano un vestito da diavolesse che per me, azzeccava moltissimo con i loro caratteri, mentre Quinn, beh, lei aveva un vestito da Angelo bellissimo e in tinta con il mio…
Tornando alle mie sorellastre, mi avevano riconosciuto? E se mi avrebbero scoperto?
 
Mi immaginai già la scena: Santana con il suo sorriso beffardo in volto e Sugar appena dietro di lei a masticare una gomma a bocca aperta come se niente stesse accadendo, mentre Madison mi urlava contro parole su parole di come avrebbe rovinato la mia vita.

Non potevo permettere che accadesse e poi-

“Dimmi, un tipo di usignolo ti ha mandato a risplendere qui stasera?”

Che cosa? Di chi era questa voce calda e profonda?

Mi girai lentamente con un sorriso stampato in faccia. Il ragazzo era proprio dietro di me, mi aveva riconosciuto tra mille...

Blaine Anderson. 

Il ragazzo gentile e romantico con cui avevo messaggiato per mesi era lui? Non potevo crederci…

“Blaine Anderson? Tu sei…tu sei, Usignolo?” chiesi quasi con un sussurro.

Lui fece il sorriso più bello che potessi mai vedere annuendo appena.

“Si, beh, il mio costume non nasconde bene la mia identità come il tuo…” rispose lui toccandomi appena il braccio.
Stavo quasi per rispondergli quando notai appena dieci passi dietro di lui Hudson e Puckerman che se la ridevano. Perfetto, avevano scoperto che ero io il ragazzo che parlava con Blaine e questo era l’ennesimo scherzo che facevano per farmi soffrire.

Presi un respiro profondo e mi sistemai la giacca prima di parlare.

“Oh, guarda capisco, so già chi sei. Questo era un inutile scherzo  ideato dai tuoi amichetti per fare l’ennesimo torto a me…” lo guardai un’ultima volta prima di andare fuori dalla sua vista.

Mi faci spazio tra la gente cercando di non scoppiare subito a piangere.

Come avevano potuto? Perché anche questo? Era il mio ultimo anno, non potevano lasciarmelo vivere in pace?




Blaine




Cosa era accaduto? Perché il ragazzo aveva detto quella frase?
Non era uno scherzo, io volevo conoscerlo veramente. Che cosa gli faceva pensare questo?

Avevo preso coraggio ed mi ero diretto proprio verso quel bellissimo ragazzo che era entrato. Non so perché lo feci, ma qualcosa nel suo atteggiamento mi collegava a lui. Era meglio tentare no?

Mi voltai subito seguendo il suo vestito bianco tra la folla e spostando tutti gli studenti che mi intralciavano il passaggio arriva da lui prendendolo per un polso.

“Ehi, no…Aspetta!” quasi gli gridai.
Lui mi guardò in modo interrogativo “Cosa c’è? Non hai capito chi sono?”

“Sei NyadaBoy, il ragazzo che volevo incontrare da mesi. Non sai quant ho aspettato questo momento. Ma… come ti chiami?” le parole mi uscirono di getto.

Non l’avevo ancora riconosciuto, poteva essere chiunque. Quella piccola maschera bianca e tutto il resto lo nascondeva davvero bene. Lui rise e scosse la testa.

Oh, ora avevo capito…

“Ti aspettavi qualcun altro? Magari il ragazzo esile che ti scrive ogni giorno poesie…” dissi abbassando lo sguardo.

E’ per questo che era scappato in un lampo ed ora stava ridendo. Sicuramente aveva sentito la mia falsa fama tra le voci di corridoio che passavano nella scuola, ed ora era solamente deluso.

“Andiamo, tu sei Blaine Anderson” cominciò lui alzando una mano con fare ovvio rispondendo alle mie domande mentali “Giocatore di Football, primo in tutte le classi, vice presidente del consiglio studentesco… Sei anche un poeta! Non puoi essere tutto questo…”

Questo non me lo aspettavo…

Gli sorrisi e scrollai le spalle e poi lo guardai intensamente in quegli occhi cristallini. Mi sembravano famigliari. Dove li avevo già visti?

“Senti, potrò essere anche tutte queste cose qui a scuola. Ma quando parlo con te-”  
“…sono come voglio essere.” non riuscii a finire perché lui mi precedette e mi lasciai scappare un sorriso.

Si ricordava ancora delle nostre parlate in chat, per email o per telefono allora…

“Con te so di potermi realizzare, quindi ti prego, ora non pensiamo alla mia fama qui a scuola e comportiamoci normalmente. Verresti a fare una passeggiata con me?” continuai facendo un piccolo inchino.

Lui rise e finalmente riuscii a sentire che suono avesse  la sua risata. Aspettavo da troppo tempo questo momento. Anche se, mi sembrava anch’essa famigliare….

Sorpassammo la folla di studenti continuando a guardarci l’uno con l’altra e una volta usciti dalla palestra, lo portai dietro al parcheggio dove avevano allestito un piccolo chiosco giusto per il ballo.
Ecco i vantaggi di arrivare almeno mezz’ora prima al ballo per parlare con i rappresentanti del consiglio, ti danno l’occasione di vedere cosa hanno allestito per questo ballo.

Mentre camminavamo, gli rivolsi diversi sguardi contraccambiati e devo ammettere che dal suo profilo si notava almeno la metà della sua bellezza. Se solo sapessi il suo nome…

“Visto che ancora non hai risposto alla mia prima domanda, posso provare ad indovinare chi sei?” tentai con un sorriso impacciato.
“Mmmh, se ci riesci…” rispose lui alzando la testa.

Mi piaceva il modo in cui mi stuzzicava con le sue risposte inaspettate, avevamo un certo feeling. Anche mentre parlavamo in chat lui si divertiva sempre a darmi queste risposte vaghe.

“Facciamo il gioco delle venti domande?” chiesi lasciandomi scappare una leggera risata.
“Ma no, te ne concedo solamente dieci! Vediamo cosa sai fare…” rispose lui dandomi un buffetto sulla spalla.

Oh bene, gli piaceva giocare pesante.  Gli porsi la mano ma lui scansò lo sguardo e con un gesto della mano mi fece cenno di iniziare le domande.

“Vieni davvero qui a scuola?” lo guardai con fare accusatorio.
“No, in verità vengo dal Queens e sono venuto qui solo per derubarti…”

Lo disse in un tono così serio che se non avesse riso dopo pochi secondi l’avrei preso sul serio e forse sarei fuggito a gambe levate urlando per tutta la scuola.

Ok, era una cosa da evitare. Risi anche io e gli risposi “Non è molto divertente…”
“Oh si invece. Avresti dovuto vedere la tua faccia!” rise ancora e io mi beai di quel momento per guardarlo ancora un po’. Possibile che non riuscivo a riconoscerlo?

“Ci sei rimasto tanto  male quando hai scoperto che ero io?” la domanda mi era uscita così di getto e fece spegnere subito il sorriso che era nato sulle sue labbra.
Lo vidi pensare per un po’ ma alla fine mi rivolse un sorriso timido. “No. Cioè, pensavo fosse uno scherzo, ma poi mi hai seguito e non hai capito chi sono. Quindi, non ci sono rimasto male, da una parte ne sono felice…”

Qualcuno mi rinchiuda in una stanza. Ora. Vorrei urlare e saltare dalla felicità, perché questo ragazzo non sa l’effetto che mi fa e se ne esce con delle frasi tranquillissime.

“Molto interessante…” rispondo invece di saltellare come un bambino.

“Continua con le domande, dai” dice lui in modo serio e guardandosi attorno.
Ci pensai su e c’era solo un modo per capire meglio.

“Se dovessi programmare un appuntamento. Saresti più tentato ad andare al teatro o in discoteca?” chiesi gesticolando appena.
“A teatro sicuramente! Ma, come possono aiutarti queste domande?” mi domandò scrollando le spalle.
“Mi piacciono i ragazzi calmi e con interessi, poi hai eliminato sicuramente metà dei ragazzi della scuola.” Dissi con fare ovvio facendo una lista dei ragazzi da scartare dentro la mia testa.    

 Proprio in quel momento, però, la mano che aveva evitato poco fa, la prese e la strinse leggermente, mentre il mio cuore faceva un altro salto all’indietro.
Mi condusse giusto sotto il piccolo portico dove eravamo diretti, visto che io ero momentaneamente occupato a guardarlo,  e si guardò intorno non lasciando la mia mano.

“Wow…” esclamò per poi guardarmi negli occhi.
“Te l’ha mai detto nessuno che hai degli occhi bellissimi?” chiesi direttamente senza esitazioni.

Colpito e affondato. Era arrossito pesantemente e aveva abbassato il suo sguardo non sapendo cosa rispondere. Risi e gli alzai il mento con un leggero tocco avvicinandomi a lui.

“Se ti chiedo di ballare, vale come domanda?” chiedo in sussurro.
Lui sorride e non sposta lo sguardo dal mio “Non c’è neanche la musica, caro usignolo.”
“Oh, non ne sarei così sicuro…” schioccai leggermente le dita e dietro al portico uscirono due ragazzi con una chitarra ed un violino pronti ad intonare qualsiasi canzone.

Il ragazzo si girò appena a guardarli e rise guardandomi “Come hai fatto?” chiese scettico.
“Ho dei poteri magici…”

In verità, essere il vice presidente del consiglio studentesco ti aiuta molto in casi come questi. I due ragazzi non avevano esitato un attimo quando gli chiesi di venire a suonare un lento.

Mi staccai leggermente da lui e feci un secondo inchino per invitarlo a ballare mentre i due ragazzi fuori dal portico cominciavano ad intonare una canzone.
Il ragazzo accettò l’invito e si fece sempre di più vicino a me e cominciammo a ballare un lento non smettendo di guardarci negli occhi.

Come potevo essermi innamorato di un ragazzo che avevo conosciuto solo su una chat sbagliata?

In quel momento, mi vennero in mente tutte le nostre conversazioni, il tempo passato a ridere come scemi dietro un computer, a rimpiangere i nostri genitori, come era potuto nascere tutto quanto da una semplice conversazione?

Per un attimo mi levai dalla testa ogni domanda e guardai solo il ragazzo davanti a me per essere sicuro che non fosse solo un sogno.

Continuammo a ballare per non so quanto tempo, ma eravamo felici tutti e due semplicemente stando insieme.

Mentre lo facevo volteggiare, mi rivolse lui una domanda. “Ehi usignolo, non canti più?”
“Credi nell’amore a prima vista?” dovevo chiederglielo. Non potevo essere io l’unico innamorato quella sera.

Come prima, lui arrossii ancora. “Ancora non saprei…” disse guardandomi negli occhi.
Come posso non ricordarmi di lui? Chi era veramente?

“Se ci siamo già incontrati, perché non ora non so chi sei?” chiedo sperando in una sua risposta.
Lui volteggiò ancora una volta e abbassando lo sguardo sussurrò “Forse perché guardavi ma non vedevi…”

Quella frasi mi colpì. Facevo davvero questo?

“Dai, hai ancora una domanda da pormi. Non arrenderti!” mi informò lui  ridendo.

Cosa avrei potuto chiedergli in una sola domanda? Ormai speravo solo di capire chi era.
Smisi di ballare e mi staccai leggermente da lui per prendere una rosa bianca attaccata al portico. Gliela porsi e lui sorrise ancora prendendola ed annusandola appena.

“Pensi di aver fatto la cosa giusta incontrandomi qui stasera?”

“Si lo credo. E tu, Blaine Anderson, vorrai vedermi di nuovo, magari anche qui a scuola, dopo stasera?” chiese lui con occhi speranzosi.

“Mmmh, non saprei, ci devo pensare…” risposi io in tono vago.

Lui strabuzzò gli occhi e lo tranquillizzai lasciandomi scappare una risata. Ovviamente l’avrei voluto rivedere. Tutti i giorni se fosse possibile!

Tra di noi si era creato ora una specie di silenzio. Volevo tanto togliergli la mascherina, scoprire chi fosse, magari rubargli anche un piccolo bacio dichiarandomi definitivamente. Dirgli che era proprio lui che cercavo da una vita intera.


Mi avvicinai a lui perdendomi in quelle iridi celesti  e provai ad alzare lentamente la sua mascherina quando qualche suono, non proveniente  dai ragazzi dietro di noi, mi distrasse…











Note dell'autrice. 
Si insomma, ecco il tanto atteso capitolo del Ballo. Due delle frasi dei ragazzi l'ho prese dal film perchè le adoravo troppo per non inserirle. 
Diciamo che come giornata è stata davvero pesante e siccome non volevo più pensare a niente e distrarmi ho aggiornato. 
Spero che vi piaccia e di non avervi deluso tanto. Spero anche in una piccola recensione anche solo con una faccina ":)" ahahahaha.
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Kurt


Cavolo! Proprio in quel momento, Rachel? Davvero era passato così tanto tempo?

Blaine Anderson, come il ragazzo che avevo incontrato in chat, era un inguaribile romantico e aveva provato di tutto per capire chi fossi. Possibile che questo costume coprisse ogni parte di me così bene?

Per tutta la sera, mi sono lasciato alle spalle i problemi con Madison, con la scuola e con tutto il resto solo per godermi in pieno quel ragazzo che non capiva nessuno da moltissimo tempo, ormai.
Ma il problema ora era un altro.

Blaine continuava a fissarmi confuso ma senza staccare le mani dalla mia mascherina e io continuavo a spostare lo sguardo da lui al mio telefono.
Alla fine, mi allontanai di poco da lui e risposi al telefono.

“Rachel?” sussurrai appena mentre dal telefono ne uscivano schiamazzi, urla e musica a tutto volume.
“Kurt, devi venire subito! Mercedes mi ha mandato un messaggio e dice che da lì a pochi minuti Madison sarà lì!! Raggiungimi dentro e sbrigati!”

Ok, per poco non mi rompeva un timpano dal tono di voce che usò, ma immagazzinai alla svelta le sue parole e mi girai verso Blaine che se ne stava lì, esattamente con la stessa posizione di prima.

“Io…devo proprio andare.” Ammisi “Scusami tantissimo. Per quello che vale, è  stata una bellissima serata, sul serio.”

Lo guardai sorridendogli dolcemente lasciandogli una leggera carezza sul braccio. Lui boccheggiò appena.
“D-devi ritornare a casa? Ti accompagno io se vuoi…” disse infine guardandosi intorno.

Io scossi appena la testa e mi voltai di corsa, salutando con un cenno i ragazzi che suonavano per noi, poi mi diressi dentro la palestra.

Aprii la porta con un gesto secco e cominciai a farmi spazio tra la folla.

Dio, dove si era cacciata Rachel? Passai nella pista da ballo ma di lei e il suo vestito nessuna traccia.

Mi fermai un attimo, ma non fu un’ottima scelta, perché qualcuno mi spintonò per sbaglio, almeno credo, e finii dietro il palco.
Oh beh, quello che vidi mi sconvolse più di Blaine Anderson che mi faceva la corte.

In un angolo buio appoggiati al palco dove si esibiva la “band” della serata, c’erano Rachel e Finn avvinghiati non si sa come, che si scambiavano un bacio…beh, molto appassionato.

Restai per un attimo a bocca aperta, poi mi ricordai della nostra conversazione al telefono e tossicchiai leggermente cercando di attirare l’attenzione.
Niente. Assolutamente niente.
Se dovevo subirmi quell’immagine, avrei preferito stare  dieci minuti in più con Blaine!

“Rachel! Mi dispiace davvero interromperti ma dobbiamo andare! Ricordi?” sbottai.
Lei si accorse finalmente di me e mi guardò confuso prima di sussurrare qualcosa all’orecchio di Finn e venire verso di me come se niente fosse.

Le presi una mano e salutai Finn con un cenno della mano che non ricambiò visto che aveva ancora stampato in viso la sua solita faccia confusa.
“Mi chiami nel momento più bello, per poi farti trovare in queste condizioni?” la riprendo facendomi spazio tra la folla.

Lei ride e mi segue senza dire una parola, ma quella che mi blocca in questo momento è una luce che mi illumina e le parole di Tina Cohen-Chang sul palco.

“La nostra bellissima principessa quest’anno è Quinn Fabray, mentre il suo principe è quel ragazzo misterioso proprio al centro del palco!” disse lei indicando verso di me.

Mi guardai intorno e rimasi a bocca aperta. Davvero? Ero io?

Non potevo perdermi in queste cose al momento e se Santana e Sugar mi avessero riconosciuto ero già morto e sepolto.
Così, strinsi di più la mano di Rachel e mi feci largo tra la folla evitando i richiami di Tina dal palco e tutto il resto.

Arrivato alla porta sentii un altro braccio bloccarmi e mi girai appena per vedere che era proprio Blaine.
“Non hai nemmeno un minuto per prendere ciò che è tuo? Te la meriti quella corona…” Mi disse sorridendomi dolcemente.

Ricambiai il sorriso ma sussurrando appena commentai “Devo tornare alla realtà, caro Usignolo”
Detto questo uscii definitivamente dalla palestra con Rachel dietro non accorgendomi che mancava qualcosa tra le mie tasche.


**


Rachel guidò come un fulmine tra le strade di Lima e fu un miracolo arrivare appena in tempo. Vidi la macchina di Madison parcheggiata fuori dall’officina così sterzammo e andammo appena dietro.

Entrai con Rachel dalla porta sul retro senza farmi vedere mentre sentivo le voci di Mercedes e Madison dall’altra parte dell’officina.

“Allora, dove è Kurt?”

Venni distratto dal sussurro di Rachel che mi avvertii di una cosa a cui non avevo pensato. Mi girai verso di lei per capire meglio ed indicò il mio vestito.
Il vestito! Non potevo ingannare Madison così! Insomma, chi lavora in un’officina con un vestito completamente bianco?
Guardai Rachel interrogativo sul da farsi ma lei alzò le spalle non sapendo cosa fare.

Mi guardai per un’ultima volta in torno e notai appeso ad uno scaffale una tuta sporca con sotto degli scarponi, probabilmente lasciati lì da uno dei dipendenti, e li presi subito in mano.
Li indossai in un attimo facendo attenzione a non sporcare il vestito, mentre Rachel usciva dalla porta sul retro e faceva una delle sue entrate sceniche dall’altra parte dell’officina.

“Oh, Signora! Stavo cercando anche io Kurt, speravo che ormai a quest’ora potesse chiudere!” la sentii dire.
Mi sporcai mal volentieri di grasso le mani e buona parte del viso e con l’altra mano mi spettinai i capelli per poi prendere uno straccio e camminare verso l’entrata principale.

 Tutti gli occhi erano puntati su di me. Dietro di Madison c’erano anche Santana e Sugar che mi squadravano per bene. Ma allora…se ne erano accorte?
“Beh, che guardate?” dissi infine facendo mentalmente un forte sospiro.

Madison mi squadrò da capo a piedi e poi si scambiò uno sguardo con le sue figlie.

“Kurt, bene, vedo che hai finito qui. Puoi chiudere l’officina e mandare via queste persone” disse lanciando un’ultima occhiataccia a Mercedes e suo padre.

Detto questo uscii in tutta fretta seguita da Santana e Sugar che diedero un’occhiata anche a Rachel.

Rimasti solo noi finalmente mi lasciai andare in un lungo sospiro al quale ne seguirono quelli di Rachel e Mercedes.

Ringrazia il padre di Mercedes che se ne tornò a casa mentre quest’ultima e Rachel rimasero lì aiutandomi a ripulire il vestito e il resto,  mentre mi guardavano con sguardo malizioso.

“Ok ragazze, chiedete prima che io me ne penta!” sbottai infine.

“Che ti ha detto? Di cosa avete parlato? Era carino?” le domande partirono all’unisono e per un momento le guardai confuso.

Scossi leggermente la testa sorridendo mentre mi lasciai andare in un racconto dettagliato della serata, non tralasciando i sentimenti che provavo per lui…



Blaine



Non avevo fatto in tempo a fermarlo e l’unica cosa che rimase con me fu solo una scarica di emozioni tutte insieme e beh, un cellulare.

Si, un cellullare. Probabilmente il suo.

Quando era uscito di corsa, con quella che probabilmente era una sua amica, era caduto qualcosa e quando lo raccolsi scoprì che fosse proprio il suo telefono.

“Ehi amico, non ti ho visto per tutta la serata. Dove sei stato?”

Ed eccolo il ragazzo che mi distraeva anche dai peggio dubbi esistenziali. Finn.

“Ciao Finn, sai, ho avuto un po’ da fare…” ammisi giocando un po’ con il telefono in mano.
“Beh, il ballo è ormai finito e il ragazzo eletto come principe non è più tornato indietro. Chissà chi era…” si domandò lui.
“Già, me lo chiedo anche io…”

“Finn, posso raccontarti un segreto?” mi voltai verso di lui chiedendogli spontaneamente.
“Amico, non ci sono segreti tra noi! Raccontami tutto.” Disse lui dandomi una pacca sulla spalla.

“Però non qui, non adesso. Ci vediamo domani mattina al Lima Bean…”












Note dell'Autrice (se così mi posso definire)
Allora, prima di tutto, salve a tutti!
Ringrazio le persone che continuano a seguirmi e quelle che mi lasciano sempre una recensione che non fa mai male :')
In questo capitolo, non ho molto da dire perchè mentre lo scrivevo ero tutta: "No, aspetta Kurt, torna da Blaine e digli chi sei!". Ma la storia deve andare così e si svilupperà andando avanti. 
Vi avviso che da questo capitolo in poi la mia ispirazione è scesa a vista d'occhio e non mi stupirei se qualcuno di voi smettesse di seguire tutto questo.
Che dirvi, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto lo stesso e aspetto con ansia un vostro commento.
Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Blaine



Alla fine, raccontai tutto a Finn.

Le chiacchierate in chat, quanto mi facesse stare bene solo il pensiero che lui stesse sorridendo per qualcosa che io gli avevo detto, tutti i miei sentimenti per un ragazzo conosciuto in una chat scolastica.

Gli raccontai anche di dove fossi stato per tutta la serata e che cosa avessi fatto. Lui annuiva e alcune volte si lasciava scappare commenti del tipo “Oh, amico, ti capisco…” ma non sapevo a cosa si riferisse e io continuavo a sfogarmi.

Mi rigiravo continuamente il telefono tra le mani e quello attirò l’attenzione di Finn.

“Perché non guardi nelle immagini o cose simili? Io tengo sempre le foto di tutti nella mia galleria, può darsi che anche lui faccia lo stesso!”
“Finn non posso! E’ violazione della privacy e non voglio scoprire chi è tramite una fotografia…” dissi io scattando un po’ .
“Poi anche se fosse il telefono è bloccato da una specie di codice e non mi fa vedere nulla.” Continuai forse con un po’ di delusione.

Ok, ero davvero curioso di aprire quel telefono e spulciare tra tutti i suoi file ma è anche vero che credevo fortemente alle parole che avevo detto a Finn. Non volevo conoscere l’identità di quel ragazzo da una semplice foto o da quel che era, volevo guardarlo in faccia e digli quanto mi stesse a cuore.

Dio, sembravo una di quelle ragazzine di dodici anni alle sue prime cotte amorose. Chi si innamora di uno sconosciuto su una chat? Ok, il nostro caso era un po’ diverso visto che frequentavamo lo stesso liceo e ci eravamo incontrati…

“Che cosa pensi di fare a scuola?” mi chiese Finn distraendomi dai miei pensieri.

“Insomma, non puoi pedinare ogni ragazzo e chiedere: Sei tu il misterioso ragazzo? Qualcuno ti denuncerebbe!” continuò lui per un attimo fomentandosi.
“Non ne ho idea, Finn. Cosa pensi che debba fare? Posso provare a collegare qualcosa e pensare al probabile posto in cui possa trovarsi, ma per il resto non so che fare…” dissi io sorseggiando il mio cappuccino per poi buttarlo nel cestino vicino.

“Prima…mi hai detto che gli piacciono i Musical…” intervenne di nuovo Finn.
Si, ok, ma cosa potevo farmene di quella informazione? Così glielo chiesi e lui diventò un momento rosso e mi rivolse uno sguardo imbarazzato.
“Vedi, Blaine, anche io ieri sera sono stato un tantino occupato…”

Voleva confidarmi qualche segreto anche lui? Che cosa mai aveva fatto ieri sera da esserne così imbarazzato?

“Finn, cosa stai cercando di dirmi?” chiesi confuso.

“Ti prego, Blaine, non giudicarmi dopo che ti avrò raccontato questa cosa!” scattò subito lui portandosi una mano dietro al collo massaggiandosi nervosamente.
“Io ti ho raccontato tutto quello che mi è successo in questi ultimi mesi con questo ragazzo, come potrei mai giudicarti, Finn?” dissi con calma guardandolo sinceramente.

Insomma, non ero un ragazzo pieno di pregiudizi sulle persone, soprattutto con i miei amici, cosa poteva aver mai fatto Finn?

Lui prese un profondo respiro e cominciò a parlare a raffica.

“Circa un mese fa, mi sono trovato qui a parlare con Rachel Berry. Non era un appuntamento, solo che lei aveva il suo cappuccino in mano e vari spartiti e non trovava un posto, così l’ho invitata a sedersi accanto a me visto che era l’unico posto disponibile…”

Rachel Berry, Rachel Berry… Ah, ecco! Era la ragazza che avevo visto la mattina prima del ballo a braccetto con Kurt Hummel.
Cosa c’entrava ora lei? Oh beh, Finn voleva aprirsi con qualcuno così annuii e lui continuò.

“Mi ha ringraziato e poco dopo ha cominciato a parlarmi normalmente come se fossimo amici. Io non volevo essere maleducato e mi sono fatto trascinare dalla sua parlantina vivace. Pochi minuti dopo tutti e due ridevamo per non so quale commento verso la Sylvester e mi sono ritrovato a guardarla verso una luce diversa…”

Ed eccolo qua, il vero Finn. Quello senza giudizi, sincero e non attacca brighe.
“Non era come la descrivessero tutti i Titans. Era una ragazza qualunque che al posto della manicure in testa aveva sogni veri…”
Finn continuò a descrivermi, stavolta, le sue emozioni nello stare accanto a Rachel, di come quando l’aveva vista al ballo il suo cuore avesse cominciato a battere senza controllo.

Avevano parlato solo quella volta al Lima Bean per poi ritrovarsi direttamente al ballo.

Mi accorsi dopo di quanto, il carattere di Rachel e i suoi sogni fossero simili a quelli del ragazzo misterioso che avevo conosciuto in chat…
Finn parlò ancora un altro po’, poi ci accorgemmo tutti e due che forse era meglio andare a scuola e uscimmo dal Lima Bean diretti alla mia macchina.

“Io Finn…capisco questa tua cotta per Rachel Berry e non ti devi preoccupare del mio giudizio perché io sono felicissimo per te! Ma vedi, come può questo aiutarmi a trovare il ragazzo?” domandai.

“Oh beh, visto che lei frequenta questo corso di teatro a scuola nostra… Tu lo sapevi che ci fosse? Poi fanno degli spettacoli!”

Alcune volte mi chiedevo se Finn venisse davvero a scuola con me o fosse solo un ologramma spuntato dal nulla.

Gli feci cenno di continuare e lui annuii.

“Si, insomma, siccome a questo corso fanno diversi Musical, forse il tuo misterioso ragazzo si trova lì da quelle parti. Posso chiedere a Rachel di farci assistere ad una delle lezioni e magari tu scopri chi è!”

Questa forse era l’idea più intelligente che avesse mai pensato Finn. Lo ringraziai più del dovuto, poi saltai in macchina, seguito da lui, e mi diressi verso la scuola emozionato più che mai.




KURT




Mi trovavo a Lima Bean con Rachel per il nostro solito latte macchiato della mattina, perlomeno il mio.

Non ero riuscito molto a dormire dopo quella serata e per di più avevo perso il mio prezioso telefono chissà dove!

“Kurt, dove hai visto il tuo telefono l’ultima volta?” mi chiese Rachel mentre sorseggiava il suo latte.
“Nella mia mano, Rachel! Ho risposto a te, dopo di che l’ho messo subito in tasca e siamo usciti diretti all’officina!” sbottai subito.

Questo la fece saltellare sulla sedia un momento per poi farsi pensierosa.

“Forse ti è caduto in palestra e qualche bidello lo ha preso. Vedrai che una volta a scuola lo troveremo subito negli oggetti smarriti.”

Annuii appena sperando che avesse ragione lei, perché se no potevo ritenermi più che morto. Durante la giornata Madison mi inviava continuamente messaggi su dei nuovi lavori da svolgere o cose da comprare per la settimana, se non li svolgevo lei se ne sarebbe subito accorta levandomi chissà cos’altro al mondo.

Scossi la testa come per levarmi quei pensieri dalla testa e guardai con un tocco di malizia Rachel.

Lei mi guardò interrogativa e io continuai con il mio sguardo malizioso.
“Cosa c’è, Kurt? Perché continui a guardarmi in quel modo? Mi fai paura!” scattò lei diventando rossa.

“Oh Rachel, sai benissimo cosa voglio sapere. Io ti ho raccontato tutto riguardo la mia serata con Blaine Anderson, adesso tocca a te. Sai, non mi sembravi tanto annoiata ieri sera avvinghiata ad un certo Finn Hudson…” dissi per poi sorseggiare la mia bevanda come se niente fosse.

Lei diventò, se possibile, ancora più rossa e spostò lo sguardo molte volte prima di riguardarmi negli occhi.

“Senti, non ci parlavamo da quella volta che mi chiese di sedermi con lui qui. Ci siamo rivisti e dopo poche chiacchiere siamo finiti così, non so come. Lui è così dolce quando non sta con i Titans e dovresti saperlo visto che si è scusato con te!”

Alzai le spalle annuendo e sorrisi perché, alla fine, mi piaceva vederla finalmente felice.

Piano piano, dopo varie additate contro, il bullismo e tutto il resto, avevamo trovato il nostro piccolo spazio felice con i due ragazzi più popolari della scuola.
Nessuno dei due poteva crederci, ed invece era proprio così.

Blaine Anderson ancora non aveva capito chi fossi e io avevo ancora un po’ di paura a mostrarmi a lui.

Ma anche stavolta evitai tutti i pensieri e con una Rachel sorridente vicino a me, mi diressi a scuola dove mi attendeva ancora una lunghissima giornata.













Note dell'autrice.
Ed ecco qui un altro nuovo capitolo! Eh si, si trovano tutti e quattro al Lima Bean parlando l'uno dell'altro ma non si vedono. Eeeeh...il Lima Bean è un gran posto. 
Mi scuso per il leggero ritardo e mi scuso in anticipo se sarò in ritardo anche per i prossimi capitoli. Il mio cervello sta passando la fase "che fai, scrivi? Beh, io non voglio!" e si spegne completamente bloccandomi nello scrivere.
Fatemi sapere cosa ne pensate perchè un parere da parte vostra mi fa sempre piacere! Continuo a ringraziare tutte le persone che continuano a seguirmi, a recensire e quelle che leggono zitte zitte in un angoletto u.u 
Al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Kurt


Appena entrammo a scuola, fummo travolti da Hudson che chiedeva qualcosa troppo velocemente.

“Emh…cosa hai detto?” chiesi guardandolo interrogativo.

Lui restò lì a fissarmi aprendo e chiudendo la bocca senza emettere nessun suono. Ma cosa gli era successo? Se voleva parlare con Rachel poteva farlo liberamente senza guardare nella mia direzione.

In quel momento dietro di lui spuntò una testa colma di gel e appena notai tutta la figura restai io senza parole.

Blaine.

“Scusatemi, Finn voleva solo parlare un attimo con Rachel, almeno che lei non sia impegnata…” fece lui con un tono fin troppo gentile.

Io intanto avevo abbassato lo sguardo, non so come o perché, ma in un certo senso mi vergognavo. E se mi avesse riconosciuto e proprio in mezzo al corridoio si sarebbe messo ad urlarmi in faccia? Non poteva accadere…

Diedi una piccola gomitata a Rachel e lei annuendo felicemente sgattaiolò via con Finn.

Io alzai lo sguardo e Blaine Anderson era ancora lì che mi fissava con il suo solito sorriso sghembo da far perdere il fiato. Dio, non poteva smetterla?
Ricambia il sorriso e, cavolo, non potevo starmene zitto come uno stupido così improvvisai qualcosa.

“Così…Rachel e Finn…insomma, loro…” dissi in tono basso per non fargli riconoscere la mia voce.

Ma aspetta, quella frase che significato aveva? Anni di teatro e mi facevo prendere il panico per i sentimenti che provavo?

Lui però non ci fece neanche caso e rispose tutto tranquillo.

“Oh, penso proprio di si. Sono felice che Finn abbia finalmente trovato qualcuno. E poi, che rimanga tra noi, ma era un po’ di tempo che adocchiava Rachel…” nel dirlo mi fece un occhiolino gesticolò con le mani.

Potevo ritenermi morto se non fosse stato per quell’oggetto che teneva in mano che attirò la mia attenzione.

Quello era il mio telefono! Allora aveva ragione Rachel, mi era caduto e proprio lui lo aveva recuperato.

Spostai lo sguardo da lui al telefono e mi riservò uno sguardo interrogativo.
Non persi altro tempo e con un saluto veloce pienamente rosso in faccia, lo sorpassai dirigendomi a cercare Rachel.


Blaine


Cosa avevo quel giorno che non andava?  La Berry non mi aveva notato nemmeno mentre gli rivolgevo la domanda e Hummel era fuggito via prima che potesse rispondermi. Anche se, quando mi aveva rivolto qualche parola lo aveva fatto in tono più basso del solito e con lo sguardo da un’altra parte del mondo.

Quando qualche minuto prima avevo varcato l’entrata del Mckinley, rivolgendo ad ogni studente un saluto scrutandolo più del dovuto negli occhi.
Avrei riconosciuto ovunque quegli occhi color ghiaccio e mi era apparso di vedere qualcosa in Hummel ma teneva lo sguardo abbassato e non ne ero totalmente sicuro.

Ma in quel momento dovevo trovare il mio principe e dato che rintracciarlo per messaggi non era possibile cominciai a cercare Finn per i corridoi.

“Non posso dirtelo Finn! Sono affari che riguardano Blaine e K- questo misterioso ragazzo di cui mi hai raccontato. Non posso davvero…” sentii la voce di Rachel provenire dalla stanza di geografia mentre ci passavo davanti.

Allora lei sapeva! Forse aveva capito anche chi fosse. Perché non poteva dirmelo? Ma certo, aveva ragione, dovevo fare io qualcosa per scoprire chi fosse il mio “misterioso ragazzo”.

Pochi secondi dopo, dall’aula, ne uscii Finn con una faccia dispiaciuta e, veloce come un fulmine, Kurt prese Rachel per un braccio senza dire una parola, aumentando sempre più il passo.

Forse era in ritardo per una lezione.

“Mi dispiace amico, Rachel non ha voluto dirmi niente.” Mi distrasse Finn con il suo tono dispiaciuto.

Scossi leggermente la testa e gli riservai un sorriso con una pacca sulla spalla.
“Non ti preoccupare, farò qualsiasi cosa per trovarlo…” dissi guardando il telefono.

“Però, sai, Rachel mi ha detto che sei sulla strada giusta e che…con pochi sbattiti d’ali saresti arrivato alla meta…Una cosa simile penso.” Disse lui leggermente confuso.

Con pochi sbattiti d’ali. Sbattiti d’ali. Ali…

Rachel sapeva eccome! Forse era proprio un suo amico che le aveva raccontato tutto!
Ma chi? C’erano tanti ragazzi al corso di teatro che non sapevo da dove cominciare…


“Finn, penso che abbiamo ancora molta strada da fare…” sussurrai io per poi dirigermi nell’aula della prima ora. 











Note dell'autrice.
Tanto per cominciare, lo so, questo capitolo è stramaledettamente corto. Ma non posso farci niente, la mi ispirazione è andata a farsi benedire. 
Mi dispiace molto anche per l'attesa ma spero che comunque vi continui a piacere. 
Penso che le cose si smuoveranno un pò nel capitolo...15? Non saprei...
Intanto piccolo spoiler dal prossimo capitolo visto che ho una mezza idea: Corso di Teatro! 
Cosa scoprirà Blaine? 
Alla prossima! 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Kurt


“Devi dirglielo Kurt! Ti sta cercando ovunque e da quanto mi ha detto Finn, è determinato a trovarti. Poi ha anche il tuo telefono!”

Qualcuno mi salvi, subito.

Per tutta la mattina Rachel mi aveva seguito ovunque continuando a blaterale sul fatto che Blaine Anderson mi stava cercando per tutta la scuola e cose simili.

Una parte di me voleva davvero gettarsi tra le braccia di Blaine e confessargli tutto, ma l’altra parte si vergognava da morire. Aveva paura di trasformare un bellissimo sogno in un brutto incubo.

Insomma, quella mattina, con uno sguardo non mi aveva neanche riconosciuto… Cosa dovevo aspettarmi?

Scossi la testa posando tutti i libri nel mio armadietto e girandomi verso Rachel intento a farla finire.

“Non puoi nasconderti per sempre Kurt…” mi disse subito lei senza darmi il tempo per replicare.

“Non mi nasconderò per sempre. Solo fino al diploma, dopo di che mi trasferirò a New York e questo sarà solo uno dei tanti ricordi del liceo.” Dissi di fretta sperando che quelle parole convincessero più me che lei.

“Poi, tu che intenzioni hai con Hudson?” continuai.

Lei boccheggiò appena e io le rivolsi un sorriso aspettando una sua risposta.

“Non stavamo parlando di questo, poi con Finn ancora non ci siamo chiariti, ma presto mi vedrai girare nei corridoi mano nella mano con lui!”

Detto questo si girò e senza esitazioni sparì nella folla di studenti diretta all’auditorium per le prove del  teatro.


Blaine


“Continuo a non capire cosa ci facciamo qui, Finn.”  Esclamai una volta entrato in auditorium.

“Blaine, ma sei tardo stamattina?” da che pulpito veniva la predica… “Il ragazzo misterioso, è amico di Rachel e lei stamattina, mentre tu non ci spiavi, si è lasciata sfuggire che oggi aveva le prove qui in auditorium con lui e tutto il gruppo. ” disse.

Comunque, aveva ragione e io potevo finalmente individuare il mio ragazzo misterioso.

Avevo passato tutta la mattinata a guardare ogni ragazzo che mi passava davanti, il che attirò molte occhiatacce. Di sicuro mi avranno preso un pazzo tutti quanti…

Il fatto è che volevo davvero rincontrare il mio ragazzo misterioso. Il suo cellulare non dava molte informazioni, dato che era bloccato, e poi, mi mancava scambiarmi qualche parola con lui. Anche un semplice buongiorno…

Mi guardai intorno sperando che prima o poi qualcuno sarebbe entrato in quell’auditorium, ma nel frattempo mi sedetti con Finn negli ultimi posti, molto nascosti.

“Finn, hai chiarito la tua situazione con Rachel?” chiesi senza neanche pensarci.

Lui si agitò appena sulla sedia e diventò subito rosso. Sorrisi un po’ mentre lui cominciava a balbettare qualche parola incomprensibile.

“Io…vedi, è complicato. Se i ragazzi vengono a scoprire che ho parlato con Rachel e che l’ho anche baciata…cominceranno a insultarmi e giudicarmi e per di più cadrò in basso nella scala della popolarità!” Oh, eccolo il Finn giocatore di football a cui interessa solo la sua carriera…

“Finn, davvero ti preoccupi della popolarità?” chiesi sperando in una sua risposta negativa, che però non arrivò.
“Amico, è quella che ti fa sopravvivere alle superiori…”

“Si Finn, forse hai ragione. Ma sono gli ultimi mesi qui per noi. Vuoi davvero sprecare il tuo tempo con dei ragazzi che neanche sopporti invece di dichiararti al tuo, che ne so, vero amore?”

No, non lo voleva. Non lo volevo neanche io.

Lui boccheggiò appena, ma non ebbe il tempo di rispondere, perché qualcuno aveva appena fatto la sua entrata.

Da dietro le quinte, erano usciti un gruppo di ragazzi che parlavano rumorosamente di una canzone e scena da provare in quel giorno.
Potevo contare i membri sulle dita delle mani e alcuni li riconoscevo avendoli intravisti nei corridoi o alla mensa.

I primi due erano Tina Cohen-Chang e Mike Chang. La prima si conosceva visto che era lei che teneva gli annunci la mattina e faceva la dj al ballo, il secondo, faceva parte della squadra di football ma non ci avevo mai parlato se non di strategie riguardanti le partite…

I seguenti due erano la Berry e Hummel che adesso avevano cominciato a parlare fitto fitto di solo loro sanno cosa.
Altri volti erano per me irriconoscibili e riuscii a notare solo Rory e Joe che erano i due ragazzi nuovi, uno venuto per uno scambio culturale e l’altro invece aveva studiato molti anni a casa molto fissato con la religione…

Fortunatamente non si accorse nessuno di noi, dopotutto eravamo negli ultimi posti nascosti dal buio, dove nessun tipo di luci arrivava.
“Blaine, riconosci nessuno?” sussurrò Finn.

Cercai di studiare a fondo ogni ragazzo, ma alla fine non erano molti, e contando che Hummel potevo scartarlo, nessuno riusciva a colpirmi facilmente…

Scossi la testa e feci per alzarmi, quando dalla porta dietro di noi entrò il professor Shuester.
Cosa ci faceva lì?
Mi rimisi subito seduto e lui ci passò davanti senza accorgersi di me e di Finn.

“Salve ragazzi, vedo che siete già tutti qui” trillò il professore posando la borsa in una delle poltrone.

Così era lui che teneva i corsi di teatro e roba simile? Cavolo, quattro anni in questa scuola, vice presidente del consiglio e lo venivo a sapere solo ora? Cosa avevo fatto tutto quel periodo?

Ah, si, football e mio padre.

I ragazzi, alla vista del professore sorrisero e lo salutarono allegramente.
“Purtroppo devo darvi una brutta notizia…” cominciò Shuester guardando dispiaciuto i ragazzi, che nel frattempo lo guardavano con aria interrogativa ammutolendosi all’istante.

“Il preside Figgins non ci finanzia per mettere su lo spettacolo di quest’anno, quindi ragazzi, mi dispiace molto dirvelo ma lo spettacolo non si farà…”

Appena dette quelle parole, tutti i ragazzi cominciarono a protestare guardando il professore e alcuni insultando pesantemente il preside, mentre altri si limitavano a starsene in silenzio non sapevo cosa fare.

“Professore, possiamo finanziare noi tutti i costumi!” una voce si fece spazio tra le altre e tutti i ragazzi cominciarono ad annuire ma il professore scosse subito la testa abbassando lo sguardo.

“Ero disposto a  finanziarvi anche io ragazzi, ma il preside ha affittato l’auditorium per una delle sedute contro l’alcolismo o robe del genere…”

Vidi la delusione negli occhi di ognuno. Ci tenevano così tanto a quello spettacolo? Oh, ma a chi la do a bere, ci sarei rimasto anche io malissimo.
Insomma, ogni giorno a casa mio padre non tollerava il modo in cui mi lasciavo andare in canti e balli su canzoni che adoravo.


Potevo capire benissimo cosa provavano in quel momento. Quando tu provi di tutto per inseguire il tuo sogno, prosegui ad ogni ostacolo che ti si presenta, ma poi, semplicemente arriva qualcuno che ti mette i bastoni tra le ruote e tu non puoi far altro che rassegnarti ed aspettare il tuo turno che forse non arriverà mai.













Note dell'autrice.
Questo capitolo...non lo so, è uscito così D: 
E ovviamente è molto più corto di quello che pensavo ma solo perchè l'ho diviso in due con il prossimo capitolo che metterò al prossimo aggiornamento. 
Blaine scarta Kurt al corso di teatro e Kurt non si avvicina a Blaine. Kurt vuole avere coraggio e dirgli tutto e Blaine è determinato a trovarlo. Ma c'è sempre qualcosa o qualcuno che li ferma...
Mmmhh...Quando si riparleranno? Ma non so, che avevo detto la scorsa volta? Capitolo 15? O forse lo sposto al 16? Magari al 17...Si vedrà! *risata malefica* 
Sto scherzando e magari vi sto anche annoiando. LOL
Grazie per le persone che continuano a recensire e a seguirla in silenzio. Ve lo dico, non ci rimango male se mi lasciate una piccola recensione, eh! u.u 
Alla prossima! 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Kurt


Con quella notizia, il professor Shuester ci aveva lasciato tutti senza parole.
Alla fine però, a nessuno interessava veramente esibirsi di fronte  a tutta la scuola. Anche quei pochi ragazzi e i professori ci avrebbero reso più felici che mai.
Volevamo solo  per una volta fare quello che adoravamo. Cantare, recitare e ballare anche davanti ad un misero pubblico.

Ma ovviamente, c’erano persone che si divertivano a ostacolarci sempre di più.

Tutti i ragazzi cominciarono ad abbandonare l’auditorium insieme al professor Shue.
Così alla fine rimasi solo con Rachel senza dire una parola.

“Kurt..” esordì lei infine. “Questo è il nostro sogno. Solo perché Figgins non ci permette di fare lo spettacolo, non possiamo smettere di sognare così.”
Annuii alle sue parole. Le pensavo anche io dopotutto.

“Rachel, ti va di cantare?” chiesi io.
Lei si guardò intorno spaesata. “Ma Kurt, non c’è musica.”
“Prima di tutto, c’è un piano, e da quando in qua questo ci ha fermato?” scherzai io pizzicandola sui fianchi.

Lei rise mentre io mi accomodai al piano cominciando a tastare  ogni tasto per far uscire fuori una semplice melodia.
Avevo imparato a suonare il piano da piccolissimo, quando ancora mio madre era in vita.

Mio padre non sapeva suonare e dopo la sua morte mi ero ritrovato ad esercitarmi da solo nella solita ora quando mia madre tornava dal lavoro.

“Cosa vuoi cantare?” sentii la voce di Rachel arrivarmi in un sussurro.
La guardai in silenzio e in un attimo ci capimmo in un solo sguardo. Io avevo cominciato a suonare e lei mi seguiva con le parole  della canzone che tutti e due conoscevamo bene.


‘Cause even the stars they burn
Some even fall to the earth
We’ve got a lot to learn
God knows we’re worth it
No, I won’t give up

 
Perchè non ci saremmo arresi  così facilmente. Potevano continuare a toglierci tutto, ma non saremmo mai rimasti per terra a guardarli ridere di noi. Ci saremmo alzati e avremmo continuato a combattere per ogni nostro sogno.

I don’t wanna be someone who walks away so easily
I’m here to stay and make the difference that I can make
Our differences they do a lot to teach us how to use


Accompagnai Rachel per tutta la canzone non solo con il piano, ma anche con la mia voce.
A fine canzone lei mi sorrise e prendendomi per mano uscimmo da quell’auditorium sapendo che non era tutto finito, dopotutto.

Ed io, ero ancora più determinato a lasciare quel posto, chissà se avrei trovato il coraggio di parlare anche con Blaine…
 
Blaine

Lo ammetto, stavo per andarmene come tutti gli altri ragazzi nell’auditorium ma la mano di Finn mi tenne bloccato per tutta la canzone e mi fu impossibile uscire.

Non me ne pentii neanche un momento.

La voce di Rachel mischiata a quella di Kurt emetteva un suono stupendo e tu non potevi far altro che startene zitto al tuo posto e guardare quelle due stelle sul palco che illuminavano tutto il mondo.

Perché non mi ero accorto del loro talento prima? Perché avevo scelto la squadra di football al corso di teatro?

Adesso, potevo stare sopra a quel palco insieme a loro ma no, invece, mi ritrovavo in fondo all’auditorium a trattenere le lacrime per quella loro esibizione.

Non so perché, ma appena finirono di cantare e uscirono, non ebbi la forza di alzarmi, e a quanto pare neanche Finn visto che continuava a stringermi il braccio.
Mi girai e lui ricambiò il mio sguardo. A che cosa stava pensando?

“Blaine, devi promettermi che una volta usciti di qui, cominceremo a fare quello che ci piace a noi e fanculo queste quattro mura da sfigati.”

Oh, eccolo il suo pensiero. Quella canzone aveva scatenato in Finn qualcosa che gli aveva fatto dimenticare le parole che prima aveva detto riguardo all’essere popolare.

Annuii alle sue parole e mi lasciai scappare un sorriso.

Forse una volta ricevuta la lettera dalla NYADA avrei trovato il coraggio di parlarne di nuovo a mio padre.

Ma prima, dovevo mettercela tutta per ritrovare il mio ragazzo misterioso, senza di lui non sarei andato da nessuna parte.








Note dell'autrice. 
Ho deciso di aggiornare oggi perchè mi sento in colpa dei capitoli corti e sensa senso che vi sto dando ç_ç
Vi avviso però che i prossimi due capitoli sono già pronti e spero vivamente che vi piacciano perchè quelli cambieranno davvero qualcosa. 
Beh, questo è il capitolo 14, quindi cosa succederà nel prossimo? Cosa ha sempre unito Kurt e Blaine? Il Lima Bean? Mmmmh...non mi ricordo u.u 
Ok, non ci so fare con queste cose.
Vi ringrazio ancora a tutti per le recensioni, per chi continua a leggere e via dicendo. 
Al prossimo aggiornamento! 
Ps: Non odiatemi D: oppure fatelo. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Kurt


Dopo aver dato un passaggio a Rachel ed essermi messo d’accordo con lei per ritrovarci per un caffè la sera stessa, tornai anche io a casa con ancora le parole della canzone in mente.

Quanto mancava alla fine dell’anno? Non ne potevo già più di quella scuola. L’unica cosa che la rendeva almeno un tantino attraente era Blaine Anderson ma lui continuava a non riconoscermi e anche se lo avesse fatto, si sarebbe allontanato come tutti.

Oh andiamo, i tipi di Blaine di sicuro dovevano essere alti, muscolosi, biondi e con occhi scintillanti! Cosa ho io? Sono abbastanza alto, magro, ma non ho un filo di muscoli, i miei capelli però… Quelli si che sono fantastici!

Sorrisi tra me e me prima di entrare in casa.

Madison era sul divano con dei fogli tra le mani. Posta?
Mi avvicinai leggermente e la vidi nascondere i fogli e guardarmi con sguardo interrogativo.

“Beh, che vuoi?” mi chiese con la sua solita voce.
“Volevo solo sapere se ci fosse posta per me…” dissi avvicinandomi sempre di più.
Si mise dei fogli sotto il braccio per poi guardarmi sorridendo “Oh si, una certa lettera dal signor Vai in Camera Tua che dice che hai vinto un buono per toglierti dalle scatole.”

Scossi la testa frustato e senza dire una parola strinsi ancora di più la borsa e salì di corsa le strade arrabbiato più che mai.
Ma che problemi aveva quella donna? Riuscivo a sentire la sua risata anche dalla mia camera, e la mia camera si trova in soffitta.

Mi buttai sul letto fissando il soffitto. Rachel mi aveva detto che si era fatta un giro nelle chat della NYADA ed aveva scoperto che molte lettere erano già state inviate. Perché la mia ancora non si faceva vedere?

Forse non ero stato preso… Cosa avrei fatto in quel caso? Mi sarei rinchiuso in uno dei college qui in Ohio continuando a lavorare o meglio dire, fare lo schiavo per Madison?

Non era quello che volevo…

Ad un certo punto un suono dal computer mi fece distrarre dai miei pensieri. Avevo lasciato di nuovo il computer acceso. Dovevo smetterla di lasciarlo acceso, e se qualcuno avesse visto i messaggi di Blaine?

Oh, parlando del diavolo…

Avevo tre messaggi di posta da parte sua e la chat continuava ancora a suonare.

Usignolo 2.51:
Non faccio che pensare a te…

Usignolo 2.52:
Per favore, incontriamoci di nuovo e dimmi chi sei…

C’erano decine di messaggi tutti più o meno così.
Mi sedetti sulla scrivania continuando a leggere ciò che scriveva.

Dovevo dirglielo, aveva ragione Rachel, eppure continuavo a vergognarmi e a pensare alla sua reazione…
Presi un po’ di coraggio e misi mano alla tastiera. Dovevo solo scrivere il mio nome, non era così difficile.

“Mi chiamo-

“Kurt, hai finito la mia ricerca? Lo sai che devo consegnarla domani vero?”

Sugar. Lei aveva un tempismo perfetto per certe cose.

“Ci sto lavorando, ho quasi finito…” dissi sbuffando sperando che se ne andasse.

Lei invece fece un leggero giro su se stessa e la sentì sedersi sul mio letto canticchiando delle parole sfuse.

“Spero per te che sia perfetta. Io sono meglio di te ed è difficile leggere le tue ricerche in classe visto che non scrivi cose brillanti.”
“Se sei così brillante, perché non te la fai da sola?” chiesi girandomi di scatto guardandola male.
Lei mi rispose con un’alzata di spalle e continuò a canticchiare masticando una gomma a bocca aperta.

Proprio in quel momento dall’altoparlante uscì la voce di Madison dicendomi di scendere subito per aiutarla con le faccende di casa. Ovvero: “Tu pulisci casa ed io ti guardo mentre faccio di tutto per sporcare di più.”

Sbuffai di nuovo chiudendo la chat di Blaine e mi alzai. Dissi a Sugar di aspettarmi lì senza toccare nulla e scesi le scale per andare da Madison.

Un piccolo pensiero mi bloccò un attimo. Mi sono dimenticato qualcosa? Alzai le spalle e all’ultimo richiamo di Madison affrettai il passo.


Blaine


Quando tornai a casa, sulla soglia della porta ad attendermi c’era Delia con uno di quei sorrisi che vedevo solo quando rimanevamo soli io e lei.
Ricambiai il sorriso e lei mi porse una busta ben chiusa. La guardai per bene e per poco mi dimenticai di respirare.

Era la lettera della NYADA.

Delia era l’unica che sapeva del mio vero sogno. Mi prese per un braccio e mi trascinò sul divano incitandomi ad aprirla. Io, beh, ero rimasto talmente scioccato che non facevo altro che fissarla.

E se nella lettera c’era scritto che non ero stato ammesso? Rivolsi la stessa domanda a Delia e la sua reazione non fu una delle migliori.
“Blaine, non fasciarti la testa prima di rompertela ed apri quella maledetta busta!” mi urlò contro.

Con un unico strappo deciso aprì la busta e lessi le poche parole incise in quel foglio.

Ero passato. Cioè, ero un finalista.

Diceva anche che nell’apposito giorno scritto nel retro avrebbero mandato un giudice per un ultimo esame dove dovevo mostrare le mie capacità e da lì avrei saputo se potevo entrare o no nella scuola.

Delia si alzò applaudendo e corse in cucina dicendo cose del tipo “questo evento va festeggiato, ti preparo la tua torta preferita…”

Io rimasi ancora un po’ su quel divano ancora scioccato dalla notizia, ma con la lettera in mano scattai in piedi dirigendomi in camera mia.
Accesi il computer in tutta fretta e aprii la posta elettronica e la chat del ragazzo che cercavo.

Non aveva ancora risposto ai miei tre messaggi ma gli scrissi subito in chat. Volevo condividere con lui la gioia della NYADA e sapere se anche lui fosse stato preso, ma prima dovevo scoprire chi fosse.

Gli scrissi almeno dieci volte in chat ma lui continuava a non rispondermi.

Ad un certo punto nel fondo della chat apparve una nuvoletta con scritto “Nyada_Boy sta scrivendo” e sorrisi aspettando con ansia la risposta.
Che non arrivò.

Attesi  minuti su minuti ma di lui non c’era traccia. Gli mandai un ultimo messaggio in posta:
“Allora, ragazzo misterioso che scappa al ballo, sei rimasto deluso nel scoprire che fossi Blaine Anderson?”

Glie lo avevo già chiesto al ballo, ma forse aveva cambiato idea…

Sentii Delia chiamarmi e spegnendo il computer mi diressi in cucina da lei.


**


La sera non fu una delle migliori.

Quando tornarono i miei genitori, volevo subito dirgli della NYADA ma mio padre spense il mio entusiasmo fin da subito facendomi vedere una delle lettere per  Yale.

Dei giudici sarebbero venuti a vedere la prima partita della stagione per poi farmi delle domande per il mio futuro.
Cosa c’entrava venire alla partita? La Yale non era una scuola per il football, ma mio padre rispose subito alle mie domande dicendomi che li aveva invitati appositamente lui per fargli vedere quante altre “specialità” avevo.

Quello che mi ricordai in seguito fu anche peggio di tutta la serata.

La prima partita della stagione era lo stesso giorno in cui avevo il provino per la NYADA.

Cosa avrei fatto? Potevo prima fare il provino e poi andare alla partita, ma quanto sarebbe durato il provino? Non potevo  strimpellare qualcosa e poi andarmene a giocare una partita che neanche mi interessava…

Per schiarirmi le idee decisi di andare a farmi una passeggiata e mentre elaboravo il tutto, arrivai proprio davanti al Lima Bean. Avevo camminato proprio molto…
Entrai dentro e mi diressi verso il bancone aspettando una cameriera.

Non avevo notato il posto ma sentii delle voci già conosciute proprio accanto a me.
Erano Kurt e Rachel e stavano ridendo. Come se niente fosse mai accaduto in quell’auditorium, oggi.
Come facevano ad essere così sorridenti dopo quello che era successo?

Mentre mi facevo delle domande qualcuno stava sventolando davanti a me una mano ed era… Oh, era Kurt.

 “Ehi Anderson, che fai dormi in piedi?” mi disse sorridendo.
Io scossi la testa e ricambiai il sorriso. “No, scusami, ero sovrappensiero.”

Mi girai per vedere dove fosse Rachel ma non c’era più così mi rigirai verso Kurt chiedendo: “Non era qui con te Rachel? Scusami sai, vi ho visti quando sono entrato…” dissi gesticolando con le mani.

“Oh si, ma è dovuta andare e mi ha lasciato qui da solo. Stavo per andare quando ti ho visto su per le nuvole e volevo farti scendere prima che volassi troppo in alto…” mi rispose abbassando un po’ lo sguardo.

Mi lasciai scappare una risata e ordinai qualcosa da bere.
Intanto Kurt accanto a me si era fatto stranamente silenzioso.

“Così, vieni spesso qui?” domandai guardandomi intorno. Ormai che eravamo da soli, perché non iniziare una conversazione? Non avevamo parlato molto quella mattina alla fine…

Lui prese un sorso dalla sua bevanda e annuii.

“Si, vengo spesso. Con Rachel o anche da solo, è molto rilassante qui…” disse “…nessuno che ti da ordini o che ti insulta…”

Oh…

“Io Kurt- mi dispiace.” Dissi  tutto di un fiato mentre lui mi rivolgeva uno sguardo interrogativo.

“Per cosa dovresti scusarti?” chiese.

“A scuola. Molte volte ho detto a Puck ed alla squadra  di non insultare tutta la scuola ma a loro non entra in testa nulla. Ed io davvero-“ mi bloccai sentendo una mano sulla mia.

Era di Kurt.

La allontanò subito appena alzai lo sguardo e una parte dentro di me, ne fu dispiaciuta.

“Non è colpa tua, Blaine. Sono loro che non capiranno mai…” disse abbassando leggermente lo sguardo.
Annuii alle sue parole e stavo per dire qualcosa ma lui riprese il discorso.

“Capita sempre di non essere accettati da qualcuno. Come se essere spontanei o se stessi non andasse bene. E’ come…indossare una maschera.” Fece una pausa guardandomi ed io annuii di nuovo non trovando le parole giuste.

“Vorresti essere leale con il prossimo come per dire: “eccomi qua! Sono io quello che stai cercando!” disse indicandosi continuando a guardarmi.
Come poteva capire così tanto come mi sentissi dentro? Le sue parole per un certo senso mi suonavano strane ma erano giuste.

“Blaine senti io-“

La sua voce venne interrotta dalla suoneria del mio cellulare. Gli dissi di aspettare un attimo e mi girai per rispondere al telefono.
Mia madre che mi domandava dove fossi a quell’ora. Wow, erano quasi le dieci della sera.

Attaccai a mia madre dicendogli che sarei tornato presto e mi girai chiedendo a Kurt cosa stesse dicendo, ma lui non c’era più.

Sparito.

Perché se ne era andato in quel modo? E poi, che voleva dirmi?

Pagai il caffè e tornai per i miei passi con il doppio delle domande che avevo prima in testa. 













Note dell'autrice.
Chi vuole dare uno scappellotto a Blaine perchè non capisce?? *alza la mano*
Lo so, gli ultimi due capitoli per voi saranno stati molto deludenti ma spero che questo vi abbia tirato un pò su.
Insomma, si riparlano e Blaine riceve la lettera della NYADA! Quella di Kurt? Mmmh...
Poi, cosa si sarà scordato di fare Kurt in camera? Ci si può fidare di Sugar? Beh, forse di lei si...ma di qualcun altro? 
Ok, devo smetterla di dirvi tutto u.u 
Direi che se mi lasciate una piiiiiiiccola recensione io non ci rimango male :33 

Ps: Il 22 è il mio compleanno e si, mentre alcuni di voi si fomenteranno incontrando Dianna, io me ne starò con le mie amiche a festeggiare. Ma il "ps" non è per dirivi questo ma per dirvi che visto il mio compleanno si avvicina non so quando potrò scrivere il prossimo capitolo, quindi vi chiedo di essere pazienti. Potete odiarmi quanto vi pare, per me quello è tutto amore nascosto u.u (?) 
Alla prossima!

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


 
Kurt


“Rachel, ti giuro c’ho provato ma lui non capiva e poi all’ennesimo tentativo ha risposto al telefono ed io…”

“Tu cosa?”

“Io sono andato via e l’ho lasciato solo al bancone…”

Ecco, non dovevo dirlo. Anzi, non dovevo fermarmi a parlare con Blaine. Ma in effetti neanche l’avrei fatto se solo Rachel non fosse scappata via lasciandomi da solo con Blaine che fissava un punto impreciso davanti a lui.
Tutte quelle frasi che mi sono lasciato sfuggire erano così vere e io da una parte speravo davvero che lui capisse ma niente, neanche alla parola “maschera” o alla frase “eccomi, sono qui”.

Cosa altro dovevo fare? Appendere i cartelloni e ballare la macarena davanti a lui?

Mi vergognavo un po’ a confessarmi e lui non stava rendendo le cose facili.

Insomma, in quel momento Rachel stava sparlando sul fatto che dovevo dirglielo e le stesse cose che ormai mi ripeteva da giorni.

“Comunque, vorrei che noi due andassimo al ritiro della squadra Football quest’oggi pomeriggio.” Mi disse dopo essersi ripresa.
Mi fermai in mezzo al corridoio e la guardai alzando un sopracciglio per poi scuotere la testa.

“Rachel, non ci siamo mai andati e non vedo cosa potremmo fare lì.” Conclusi riprendendo a camminare.

“Beh, per cominciare lì c’è tutta la scuola che fa il tifo e visto che siamo anche noi parte della scuola, dovremmo esserci e sostenere la squadra.” Ribatté lei.

Oh si, il mio grande sogno era di fare il tifo per dei ragazzi che si scontravano tra di loro riempendosi di lividi e soprattutto che si sporcavano di terra. Con quelle orribili tute da far irritare la pelle e farti sudare come non mai facendoti puzzare per giorni.

Beh, Blaine non era poi così puzzolente. Aveva sempre un odore di vaniglia addosso ed era sempre ordinato e pulito… Lui poi con quella tuta era così-
No, non ci andrò solo per ammirare il sedere di Blaine in quella tuta.
Cosa avevo appena pensato?
Mi diedi un pizzicotto da solo nel braccio e pensai a delle frasi per rispondere a Rachel.

“S-scommetto c-che vuoi andarci solo per Hudson.” Riuscii a balbettare.

“Non lo nego. Sarebbe un’opportunità anche per Finn di passare a Quarterback, il ruolo di solito è di Anderson ma anche lui tiene al suo futuro e vuole ottenere una borsa di studio per la Columbia e…”

Da lì benedii la campanella solo per quella volta per non sentire un altro sproloquio da parte di Rachel ed entrai in classe.
Così, Finn voleva ottenere una borsa di studio per la Columbia ed ecco perché in queste settimane si allenava più degli altri e  faceva il ruffiano con la Coach Beiste.
Ok, forse qualche parola Rachel non l’ha detta in quel modo, ma il senso era quello.

Beh, Blaine voleva andare alla NYADA, ne avevamo parlato fin troppo, ma il padre lo fermava.

Chissà se a lui la lettera è arrivata…

Rachel già ha la sua ma io la sto ancora aspettando con ansia…

Comunque, pensando al diavolo…

Blaine era appena entrato e si stava scambiando un saluto con un giocatore in prima fila.

Alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise.
Ma non uno di quei sorrisi che durano un attimo e non sanno di niente.
Quei sorrisi che ti illuminano la giornata, che ti fanno sentire speciale e che soprattutto, ti fanno innamorare.

Perché mi sorrideva in quel modo?

Ricambiai il sorriso per poi abbassare lo sguardo sul libro e proprio in quel momento entrò il professore pronto a cominciare la lezione.
 

Blaine



Bene, anche quel giorno era arrivato.
Il primo raduno della squadra di football dove era presente tutta la scuola.

Le Cheerleader della Sylvester si stavano esibendo in uno dei loro spettacoli mentre tutta la scuola urlava, festeggiava e si lasciava andare in balli inappropriati.
Cosa c’era di così spumeggiante in tutto ciò? Io mi stavo annoiando e un ennesimo messaggio di mio padre che mi diceva di non farmi fregare il ruolo da Finn mi fece infuriare ancora di più.

Finn accanto a me si mordeva il labbro e si guardava intorno spaesato. Insomma, era nervoso, per quanto fosse mio amico ci teneva davvero al ruolo di quarterback e io glielo avrei ceduto volentieri, anche perché lui aveva il corpo per quel ruolo, mentre io al massimo potevo fare il ragazzino che portava le bibite.

“Finn, non agitarti così, andrà tutto bene. Ti cederei volentieri il posto, lo sai…” dissi.

“Blaine, mi dispiace per il mio comportamento, ma quel ruolo me lo voglio meritare e non voglio che tu me lo ceda come se niente fosse.” Disse rivolgendomi uno sguardo serio.

Annuii e mi guardai intorno.

Vidi entrare in palestra in quel momento Kurt e Rachel a braccetto come sempre e diedi una spallata a Finn per farglielo notare.

Lui sorrise e si alzo in piedi salutandola, ma uno sguardo schifato dalla squadra lo fece sedere.

Ah Finn, quando avrebbe iniziato a fregarsene? Dove era finito quel Finn che in auditorium se ne fregava di tutti?

Io rivolsi un mio saluto a tutte e due i ragazzi e loro ricambiarono.

Chissà se il mio ragazzo misterioso fosse lì in mezzo… E volevo tanto sapere se lui avesse ricevuto o meno la lettera dalla NYADA…

In quel momento i miei pensieri vennero bloccati dalla voce del preside Figgins proveniente dal microfono.

“Benvenuti, benvenuti. Qui il nostro primo incontro per dare sostegno ai nostri Titans.” Disse lui indicando le tribune e applaudendo.
“La Coach Beiste ci dirà tra poco i ragazzi che ci condurranno alla vittoria, ma prima, un altro spettacolo da parte delle Cheerios per sostenere la squadra!”

Cosa?
Ed ora cosa si erano inventate quelle?

Vidi Santana farsi avanti con dei fogli in mano e le Cheerios seguirle a ruota.

“In un tempo lontano, c’era un giovane ragazzo popolare a scuola e stava con la ragazza più bella del mondo…”

In quel momento Quinn entrò in scena facendo una sfilata e quella che mi sembrava fosse Sugar stava imitando…beh, me! Aveva un papillon e dei capelli finti pieni di gel. Suvvia, non lo mettevo così tanto...ma comunque...

Cosa cavolo stavano facendo?

“Ma beh, tutto questo non gli bastava e lui lasciò la ragazza per fare la corte ad un brutto anatroccolo che tutto quello che faceva era riparare macchine e pulire casa come da bravo schiavo.”

Da dietro a delle Cheerios ne uscii un’altra vestita anche questa da maschio.

Non capivo, cosa stavano facendo? Era una ripicca di Quinn nei miei confronti? Quando avrebbe capito?
Cosa c’entrava questo spettacolino con “l’incoraggiare la squadra”?

“Si presentò al nostro caro ragazzo popolare come “Nyada_Boy” e si presentò al ballo facendo restare tutti con domande senza risposte.”

Non ci potevo credere, come avevano scoperto queste cose? Feci per alzarmi e bloccarle ma tutta la squadra era in piedi bloccandomi il passaggio.

“Il ragazzo misterioso e il nostro caro ragazzo popolare, si scambiare moolte email prima di incontrarsi davvero e molte di queste recitavano…”

Sugar si fece avanti esclamando: “NYADABOY aspetto con ansia il momento di incontrarti, tu sei l’unico che mi capisce veramente e vede il vero ragazzo che c’è in me…”

L’altra cheerios l’affiancò con un finto telefono in mano esclamando: “Oh no, Usignolo, vorrei rivelarti chi sono, ma ho tanta paura e non ho mai nemmeno baciato un ragazzo!!”

Tutta la scuola scoppiò a ridere e io non sapevo che fare. Mi ero completamene bloccato.

“Ma volete sapere chi è questo ragazzo?” chiese Santana sorridendo e per un momento mi rivolse uno sguardo.

Di nuovo tutta la scuola gli gridò in torno di dirlo. L’avevano presa tanto per ridere ma per me non c’era niente di divertente.

“Oh beh, giratevi proprio lì” ed indicò la porta della palestra “e troverete Kurt Hummel! Il nostro caro misterioso ragazzo, ma che in realtà è solo un meccanico sfigato!”

Mi girai subito e vidi Kurt in lacrime con Rachel vicino che lo osservava a bocca aperta.

Era questo che voleva dirmi quella sera al Lima Bean? Era lui?

Mentre gli altri gli gridavano contro volsi uno sguardo di puro odio a Santana e lei mi mandò un bacio sparendo dal centro della palestra.
Mi rigirai verso Kurt e mi fissò piangente. Cercai di urlargli qualcosa ma la mia voce, anzi, tutto, ero bloccato in quel posto.

Lui scappò via inseguito da Rachel mentre la scuola continuava ad urlargli contro.
Guardai Finn e lui capii immediatamente trascinandomi fuori.

Entrammo in una classe e lì, riordinai i miei pensieri e come non so, scoppiai a piangere.













Note dell'autrice.
Con un giorno di ritardo, aggiorno. Yeeey. 
Che dire, questo è il punto dove Blaine scopre Kurt e da qui in poi li vedremo prendere decisioni, più o meno, importanti.
Cosa farà Blaine? Cosa farà Kurt? 
Non continuo per molto anche perchè ho un impegno ma vorrei davvero, davvero ringraziarvi. 
C'è sempre qualcuno che mi lascia un commento e chi semplicimente si limita a leggere e per questo vorrei ringraziarvi.
Alla prossima!

Un piccolo spoileretto del prossimo lo volete? Piccolo eh u.u 


"Presi il vecchio libro delle fiabe e lo strinsi un po’ al petto ricordando tutti i momenti felici con mio padre.
Mi manchi papà…"
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Kurt


Non ci credevo. Non volevo crederci.

Santana e Sugar avevano scoperto tutto. Come avevano fatto?

Scappai immediatamente a casa e mi chiusi in camera sbattendo la porta.
Perfetto, il pc era acceso. Mi scordavo sempre di spegnerlo veramente e loro ovviamente, da brave impiccione, ci avevano dato uno sguardo.

Mi buttai sul letto e continuai a piangere tutte le lacrime che  avevo cercato di trattenere in quella stupida palestra.

Rachel volveva venire con me ma non glielo permisi e la lasciai a scuola, volevo restare solo.

Tutto ciò che avevano fatto era maligno e ancora avevo in mente la faccia di Blaine.
Era arrabbiata, interrogativa e triste. Delusa nel scoprire che fossi io il ragazzo? Quello non lo sapevo, ma dopo tutto ciò che era capitato forse aveva cambiato idea.

Come se non bastasse in quel momento entrò Madison dalla porta tutta sorridente.

“Vattene via, ti prego” dissi affondando la testa nel cuscino.
Sentii il suo enorme peso nel letto e la sua voce vicino al mio orecchio.

“Ma ti è arrivata la lettera dalla NYADA!” esclamò quasi…felice?
Mi tirai subito a sedere e le strappai la lettera dalle mani.

L’aprii con uno scatto e lessi velocemente.

“Signor Kurt Hummel blablabla…” la mia voce si spense tutta in un attimo “La sua richiesta all’ammissione a questa scuola è stata scartata”

Non mi avevano preso. Non ce l’avevo fatta.

Guardai Madison in cerca di non so cosa, forse conforto almeno per una volta ma tutto quello che trovai fu una faccia triste per finta e poi se ne uscii dicendo che mi restava sempre l’officina.

Riaffondai di nuovo la testa nel cuscino e non sopportai davvero più.

Per Blaine e l’umiliazione a scuola, forse potevo superarla, ma qui si parlava del mio futuro e un’iscrizione scartata non era nei miei piani.

Volevo chiamare Mercedes o Rachel ma non avendo forze presi una scatola sotto il letto e ne estrassi tutti i ricordi che mi rimanevano di mio padre.
Guardai un foto dove, con due grandi sorrisi, c’eravamo io e lui.
Poi un’altra dove io ero seduto vicino alla bici e lui stava cercando di mettermi un cerotto colorato sul ginocchio. Di sicuro quella foto l’aveva scattata Mercedes.

In momenti come quelli, lui mi avrebbe supportato e incoraggiato a non arrendermi…

Quanto lo volevo lì con me in quel momento…

Presi il vecchio libro delle fiabe e lo strinsi un po’ al petto ricordando tutti i momenti felici con mio padre. Avevamo trascorso così tanto tempo a leggere quel libro, significava molto sia per lui che per me. 

Mi manchi papà…

Dopo quel pensiero passai dalla tristezza alla rabbia e tirai il libro dall’altra parte della stanza lasciandomi cadere di nuovo sul letto.

Cosa mi rimaneva ora?


Blaine


Dopo aver pianto quasi tutte le lacrime dentro al mio corpo alzai lo sguardo verso Finn.
Sembrava scioccato quanto me, ma forse io ero ridotto molto peggio.

“Come hanno potuto umiliarlo, umiliarci così davanti a tutta la scuola…” dissi asciugandomi le lacrime.

Finn boccheggiò appena non sapendo cosa dire.

“La sorellastra di Kurt sa essere davvero cattiva delle volte…”
Una voce risuonò dalla porta e girandomi vidi Rachel appoggiata allo stipite della porta.

“Dove è Kurt?” chiesi di getto.

Kurt.

Con tutte le lacrime perse non avevo pensato molto a lui, ma solo a quelle Cheerios.

Tutte le frasi in chat, per email e per telefono, era stato lui a scrivermele. Lui aveva dato coraggio a me e io, forse, avevo ricambiato.
Era un ragazzo così dolce, spiritoso ma ovviamente le altre persone non lo pensavano o apprezzavano.

Che stupide…

“E’ andato a casa, sai, è dura sopportare tutto ciò…” mi rispose Rachel avvicinandosi a me.

“Cosa dovrei fare? Sicuramente penserà che sia stato io ad organizzare tutto quando e adesso mi odierà…” sbottai.
Lei scosse la testa e mi diede una pacca sulla spalla.
“Credimi, lui in questo momento prova di tutto, tranne rabbia nei tuoi confronti. Devi solo farti avanti…”

Dopo di questo  se ne uscii dalla classe.

Alzai lo sguardo verso Finn e gli feci cenno che si, poteva seguirla, tanto qui non avrebbe fatto molto con me…

Mi alzai da quel banco e mi diressi a casa pensando a cosa fare…
Ecco cosa cercava di dirmi l’altra sera. Sono io. Ed io ce lo avevo proprio davanti senza farci caso. Dove avevo la testa?


Ora cosa potevo fare?















Note dell'autrice.
Dite la verità, questo piiiiccolo aggiornamento così presto non ve lo aspettavate u.u
Il fatto è che Mercoledì sparisco per 5 giorni e non avrò il tempo di aggiornare, quindi ho pensato di aggiornare oggi e martedì se trovo un'oretta di tempo. 
Ho scritto già due capitoli dopo di questo e spero che domani riesca a scriverne un altro.
Manca poco alla fine dai. Diciamo...4 capitoletti più l'epilogo? Devo vedere un attimo.
Alla prooossimaa!

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Kurt


La voglia di ritornare in quella stupida scuola era pari a zero ma, purtroppo per me, era l’unica cosa che mi rimaneva.

Ormai era una settimana che vagavo in giro per i corridoi da solo e ovviamente, ogni giocatore di football puntualmente si presentava con una granita da tirarmi contro.

Come se non bastasse dovevo sopportare anche tutte le risatine ad ogni cambio della lezione e quando entravo in mensa.

Così mi rifugiai ogni giorno nelle scale antincendio fuori dagli occhi indiscreti.

In quei momenti leggevo ogni tipo di opuscolo, datomi dalla signorina Pillsbury, la psicologa della scuola, per decidere in quale altra scuola potevo fare domanda.
Nessuna e dico nessuna mi convinceva molto. E sicuramente perché speravo ancora in un’altra possibilità nella NYADA.

C’era la Julliard ma non offriva un dipartimento per i musical o il teatro, quindi, scartata.
Potevo provare con la NYU, lì c’era praticamente tutto, ma aveva solo un particolare. Non era la NYADA.

“Posso darti una mano?”

Una voce dietro di me mi fece sobbalzare e mi girai di scatto.
Per fortuna si trattava solo di Rachel e ritornai alla mia posizione.

Non la degnavo di uno sguardo da ben una settimana ma non potevo farci niente.
Da una parte ero geloso, lo ammetto, perché lei ce l’aveva fatta mentre io no, ma dall’altra avevo anche paura che tutta la scuola, vedendola come sempre attaccata a me avrebbero infastidito anche lei sempre di più.

La sentii sedersi di fianco a me e prese uno dei tanti opuscoli tra le mie mani.

“Sono tutte ottime scuole Kurt, scommetto che ce la faresti benissimo ad entrare in ognuna di esse.”
“Peccato che non sono riuscito ad entrare in quella che più desideravo…” dissi prendendo un morso alla mia mela.
“Ehi, guarda che potrai venire lo stesso  a New York. Ti ricordi cosa dicevi? Quando arriveremo a New York la nostra vita cambierà del tutto!” disse lei imitando la mia voce.

Scossi la testa.

Madison mi aveva promesso solo una cosa (se quella era una vera promessa) e cioè che sarei andato a New York solo se la NYADA mi avesse accettato. Così non è stato e, sue testuali parole, rimarrò qui e manderò avanti l’officina di mio padre!

“No Rachel, non cambierà perché io resterò qui.” Dissi alzandomi e prendendo le mie cose.

“Ormai mi resta l’officina di mio padre quindi, almeno qualcosa devo saper portare avanti. Ora scusami ma devo andare, mi aspetta del lavoro.”

Non la guardai nemmeno e lasciai che delle lacrime scivolassero dalle mie guance.

Presi la macchina e mi diressi in officina.

Quando entrai però ad aspettarmi c’era Madison e potevo già vedere il suo ghigno allargarsi quando mi vide.



Blaine


Stanco. Confuso. Arrabbiato.

Ecco come mi sentivo.

Stanco perché gli allenamenti di football erano estenuanti e come volevasi dimostrare avevano scelto me come Quarterback anche per quella partita. Ma andiamo, scherziamo? Sicuramente c’era lo zampino di mio padre.
Lo vedevo già pagare il preside Figgins per costringere la Coach ad assegnarmi quel ruolo.

Per non parlare delle prove che facevo da solo per l’audizione della NYADA.
Non lo avevo ancora detto a mio padre e non sapevo che cosa fare.

Potevo improvvisare un infortunio e restare a casa per poi sgattaiolare a scuola per fare l’audizione.

Ma mio padre mi controllava ogni secondo e questo mi faceva andare in confusione.

Per non dimenticare la rabbia.
Ero arrabbiato perché non riuscivo a parlare con Kurt.
Tutta la squadra di football, ma che dico, tutta la scuola non faceva altro che prenderlo in giro e io me ne stavo lì come un tontolone a guardarlo soffrire.

Avevo provato ad avvicinarmi ma sempre qualcosa o qualcuno mi bloccava.
Avevo anche provato a scrivergli qualcosa tramite un email, ma non mi uscivano fuori parole decenti e non era in quel modo che volevo dirgli…che beh, mi piaceva lo stesso.

Che non mi importava il suo aspetto o quello che pensavano gli altri. Per me rimaneva quel ragazzo che mi aveva fatto battere il cuore, dopo anni, con solo messaggi e chattate ogni tanto.

E che con queste piccole cose…mi aveva fatto innamorare...

Mi sentivo uno schifo e tralasciando le parole di Rachel, adesso veramente mi odierà e penserà che ho organizzato tutto io.

In quel momento ero a casa e il giorno dopo si sarebbe giocata la partita.

Io…beh, stavo provando la canzone per l’audizione.

Volevo portare Something's Coming da West Side Story, mi sembrava un’ottima canzone.

Avevo pronta anche un po’ di coreografia, alla fine bastava recitare, ma come avrei fatto ad esibirmi?

Presi un bel respiro e cominciai a riprovare, approfittando dell’assenza di mio padre.
















Note dell'autrice.
Ecco, come promesso, l'aggiornamento del Martedì. Visto che sono stata veloce ad aggiornare non so quando potrò postare il prossimo capitolo! 
Da domani mi faccio una piccola vacanzetta di soli 4 giorni e quando torno proverò a trovare un pò di tempo libero per scrivere.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! 
Alla prossima e grazie, come sempre, per tutto!
P.S: Visto che sono buona buona lo volete anche questa volta un miiini spoiler del prossimo capitolo? :33 



Spalle al muro?
Nessuno metteva al muro gli Hummel e sicuramente non ci sarebbe riuscita Madison.
“No.” Quasi le ringhiai contro. 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Kurt


Quando salutai Madison con un gesto della mano lei mi seguii subito in ufficio.

Lei si appropriò della mia sedia in pelle e stese le gambe sul tavolino, cosa che odiavo da impazzire.
Ero già arrabbiato e Madison ora, proprio non ci voleva.

“Allora Kurt, ci sono cose di cui dobbiamo parlare” cominciò lei limandosi le unghie.

“Ormai la NYADA è un sogno lontano e stupido, quindi ecco cosa farai. Rimarrai qui a lavorare in officina e ovviamente mi aiuterai in casa.”

Cosa che facevo anche adesso. Poi “mi aiuterai”, lei non faceva niente, pulivo, stiravo e facevo tutto il resto solo e soltanto io.

“Questo era il nostro patto ed ora...oggi pure sarai un bel po’ indaffarato.”
Perché, ieri non lo ero stato? L’altro ieri? E tutti gli altri giorni indietro? Beh si, mi ero proprio dato alla toltale pacchia, eh?

“Devi prima di tutto tornare a casa perché serve la tua mano lì. Sugar ha rotto una finestra e devi assolutamente pulire e comprarne una nuova.”

Cosa?

“Ah si, c’è la piscina da pulire perché per sbaglio mi è caduto il mio cocktail dentro  l’altro giorno e non dimenticare le camere di Sugar e Santana anche quelle da-“

“BASTA.” Urlai.

Non ce la facevo più, non era quello il mio lavoro e non era quello il mio futuro.
Da schiavo, no.

In quel momento entrò anche Mercedes chiedendo cosa stesse succedendo.
Io alzai gli occhi al cielo e Madison mi guardava ancora a bocca aperta.
Fu in quel momento che si alzò e si diresse verso di me costringendomi con le spalle al muro.

“Stammi bene a sentire, signorino. Quando è morto tuo padre sono stata gentile a prenderti tra le mie grazie e a crescerti come si deve, quindi smettila di fare il bambino capriccioso e fai quello che ti dico.”

Spalle al muro?
Nessuno metteva al muro gli Hummel e sicuramente non ci sarebbe riuscita Madison.

“No.” Quasi le ringhiai contro.
 
“Ho finito con te e con le tue figlie. Non voglio avere a che fare con te, mai più. Quindi lascio la tua casa e quella cosa che tu chiami famiglia.”

“Se te ne vai perdi anche il lavoro, e dove andresti a vivere?” rise lei.

“Verrà da me."

Mercedes. Mi ero leggermente scordato che fosse lì e la guardai sorridendo.

Lei mi prese per un braccio e mi fece allontanare da Madison.

“Non puoi andartene così” continuò lei.

“Oh invece si che posso. Per anni non ho fatto altro che seguire i tuoi ordini e ora mi hai stancato. Ho 18 anni e non dipendo più da te, anzi non dipendo da nessuno. Quindi hai finito di darmi ordini.” Le risposi deciso.

Sentendo tutti quei toni alti, dietro di noi si fecero avanti il padre di Mercedes e altri datori che mi erano sempre stati accanto.
Feci per andarmene e Mercedes mi seguii.

“Ehi, guarda che se te ne vai, sei licenziata anche te. Cosa credi di fare dopo?  Vivere da barbona? Aspetta no, quello già lo stai facendo.”

Non potevo crederci che Madison si fosse rivolta in quel modo a Mercedes.

Mi girai pronto a gridargli contro ma una voce molto più potente della mia si fece avanti.

“Come osi rivolgerti così a mia figlia? Tutti questi anni, ti ho sopportato anzi, ti abbiamo sopportato solo per la povera anima di Burt Hummel che ha aperto questo posto non per dare i soldi a te per rigonfiarti quella poca pelle morta che hai, ma per fare quello che gli piaceva. “

“Macchine e stare con gente ignorante?” le rispose Madison.

“No. Per Burt non era solo “aggiustare un catorcio” era una passione. Cosa che tu non hai mai capito e visto,  siccome eri troppo impegnata a tirarti la pelle aspirandoti quel poco cervello che hai. Lo ha fatto anche per aiutare le persone. Qui lo adoravano tutti perché era un buon uomo e tu, con i tuoi ordini in questi anni, non hai fatto altro che mettere l’officina in cattiva luce.” Rispose il padre di Mercedes

Mi fece sorridere perché lui si che aveva capito del tutto mio padre.

Era in momenti come quelli che mi sentivo orgoglioso di lui e di essere suo figlio. 

“Quindi, sai cosa? Me ne vado anche io. Non ci resto in questo posto per farmi comandare da te.” Concluse poi.

A poco a poco vidi altri impiegati prendere le loro cose ed andarsene e alla fine lo feci anche io.
Riservai un ultimo sguardo di sfida a Madison per poi seguire Mercedes ringraziando il padre per tutto quello che aveva fatto.
Non si meritava di perdere il lavoro al posto mio, ma qualcosa avrei sicuramente escogitato…




**



Dopo essere passato da casa e aver preso tutto il possibile, mi sistemai a casa di Mercedes.

“Tuo padre…è stato fantastico. Ci teneva molto a mio padre e poi…” mi lasciai scappare una risata “…per poco non prendeva a pugni Madison.”

Mercedes scoppiò a ridere.  “Oh credimi, forse se non era una donna l’avrebbe fatto.”

“Io…sei sicura che posso rimanere qui?” chiesi tornando serio.

“Kurt non lo devi più chiedere. Per me puoi restare anche tutta la vita, sai mio padre ti vorrebbe qui anche lui. Dopo tutto quello che avete fatto per noi in questi anni…Questa è anche casa tua, ora.”

“Mi ci sento davvero, a casa.” L’abbracciai e gli sussurrai in un orecchio.

Ci sdraiammo sul letto e parlammo per quelle che mi sembrarono ore. Era da tanto che non parlavo così a lungo con Mercedes e mi mancava davvero.
Alla fine, dopo che ci vedevamo in officina, non parlavamo mai molto.

Dopo un pò mi chiese quello che voleva chiedermi da una vita.

“Senti Kurt, come va con quel ragazzo. Sai, Blaine Anderson quello di cui mi parlavi sempre.”

Oh giusto, lei non sapeva niente cosa fosse successo a scuola.
Mi misi subito seduto e abbassai lo sguardo.
Lei mi toccò una spalla e io cominciai a raccontare.

Gli dissi dello spettacolino che avevano messo su Santana e Sugar con il resto delle cheerleader e lei non tralasciò dei commenti pieni di odio verso di loro.
Alla fine dovevo anche dirgli di Sam… Dopo tutto quello che aveva fatto per me, non potevo continuargli a mentire su questa storia.

“Senti Mercedes, anche per Sam, io-“

“L’ho pagato per farti fare delle lezioni private? E’ questo che vuoi dirmi?” mi interruppe.

Io la guardai a bocca aperta. Come lo aveva scoperto? Ora si sarebbe arrabbiata e mi avrebbe cacciato di casa?
Non gli rivolsi queste domande perché non me ne diede neanche il tempo visto che mi stava già rispondendo.

“Kurt, lo sapevo perché, beh, Sam non  è proprio il tipo di ragazzo che sa mantenere segreti simili. Non te lo avevo mai detto perché avevo notato quanto ti sforzassi a farlo rimanere segreto. Ti sono grata per questo e davvero non devi preoccuparti che io ti urli contro o che ti cacci di casa.” Concluse ridendo.

“Non so perché non te l’ho detto subito, sono stato uno stupido…” dissi.

“Lasciamo perdere questo discorso ora. Cosa hai intenzione di fare per Blaine?”

Ci pensai un attimo.

Lui per una settimana non si era fatto avanti. Evidentemente era rimasto davvero deluso.
Però volevo parlargli lo stesso, dirgli che alla fine ci avrebbe rimesso lui...
Guardai Mercedes.


“Domani pomeriggio voglio andare alla partita. Penso che gli parlerò lì e poi…voglio sapere da lui della NYADA.” 


















Note.
Lo so, non aggiorno da tipo due settimane, ma non è stata colpa mia! 
Prima una settimana al mare, poi sono stata indaffarata con la Kurtbastian Week e dopo di che sono stata 3 giorni in vacanza con mio padre. Insomma, non ho avuto il tempo ne di aggiornare ne di scrivere!
Poi lo scorso capitolo non ha ottenuto molte recensioni e mi sono un pò buttata giù, lo ammetto.
Per adesso sono decisa a finire questa ff e, se sarà possibile, cominciarne una nuova per non so quando...
Parliamo del capitolo...
Kurt si ribella, è stufo ed ha anche ragione. Non ho messo la parte di Blaine perchè volevo dedicare un capitolo solo a Kurt.
Il prossimo è ancora da scrivere ma penso che in settimana o la prossima riesco ad aggiornare.
Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!


P.S: Mi ero ripromessa di non leggere spoiler e guardare foto, ma quando si parla di Klaine sono un pò debole e ho ceduto. Non ho parole, spero solo che i RIB rimettano la testa a posto. 
I will go down with this ship...

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Blaine

Il giorno della partita e dell’audizione era arrivato.

Erano le quattro del pomeriggio e dove mi trovavo io? Negli  spogliatogli insieme a tutta la squadra.

Mio padre mi aveva svegliato la mattina presto e mi aveva costretto a fare un giro per tutto il quartiere non mollandomi un secondo.
A pranzo mi aveva riempito il piatto dicendo che mi servivano forze e alle tre precise mi aveva portato qui a scuola dando un passaggio anche a Finn e Puck.
Praticamente a scuola c’eravamo solo noi.

Abbiamo aspettato per più di un’ora tutti gli altri giocatori ed ora ci trovavamo lì mentre sentivamo da lontano le urla della folla fuori al campo.
Io ero già pronto e stavo seduto in una di quelle panchine di legno scomodissime non sapendo più cosa fare.
Una delle talent scout  della NYADA sarebbe arrivata a momenti e io ero ancora indeciso.
Cosa potevo fare ormai? Saltare la partita e andare? Cosa avrebbe pensato mio padre? Cosa avrebbe pensato di me l’insegnante?

“Blaine, mancano pochi minuti alla partita perché non fai un po’ di esercizi di riscaldamento?” la voce di Finn mi arrivò da lontano e senza neanche accorgermene ero in piedi che seguivo i suoi movimenti.

Ad un certo punto però tutta la stanza si fece silenziosa e non capivo cosa stesse succedendo. Mi girai verso di Finn interrogativo ma lui mi stava già fissando.
Cosa?

Guardai avanti a me e ci ritrovai degli occhi limpidi e fissi su di me.

Kurt.

Rimasi per un po’ a bocca aperta ma cercai di riprendermi e mi avvicinai a lui.

“Kurt! Senti, io ho cercato di-“

“No Blaine, per favore.” Mi interruppe lui. “Sono stanco delle persone che si prendono gioco di me e sinceramente non me lo aspettavo da te. Sono sempre stato me stesso con te ma chi hanno umiliato? Me e sono stanco di tutto questo.”

“Kurt io non-“ cercai di replicare.

“No, fammi finire. So come ti senti, so cosa si prova ad aver paura di mostrare chi sei veramente e ne abbiamo parlato ogni giorno. Ma adesso basta, sono cambiato. Se gli altri non mi sanno accettare…che si fottano.” Si guardò intorno mentre gli altri ragazzi guardavano verso di noi.

“E sai cosa? Adesso a me mancherà tutto, una famiglia, un lavoro e anche la NYADA. Ma finalmente ho capito che devo essere sincero e fiero di me stesso e se tu non lo capisci…beh stai peggio di me.”

Non sapevo cosa dirgli, mi mancavano le parole e non volevo finisse così.
Aveva anche nominato la NYADA, non era stato preso forse?
Cercai di avvicinarmi a lui per riprendere a parlare ma una mano sul mio avambraccio mi fermò e quando mi girai vidi che era Puck.
Che cosa voleva lui adesso?

“Sai cosa, Blaine?” mi richiamò la voce di Kurt. “Io so che dentro di te c’è ancora il ragazzo che ogni giorno mi mandava messaggi davvero stupendi.” Ridacchiò tristemente. “Ma io non posso aspettarti per sempre, davvero. Perché ormai aspettare te è come aspettare la pioggia nel periodo della siccità: inutile e deludente.”

Detto questo si girò e volevo davvero seguirlo ma il mio corpo era fermo come se le parole di Kurt mi avessero congelato a terra, e in effetti era così.
Provai a chiamarlo ma tutto quello che uscì dalla mia bocca fu un sussurro e niente di più.

Puck lasciò la presa e io mi sedetti in una delle panchine di prima.

Ad un certo punto entrò la Coach Beiste che ci incoraggiò ad andare in campo e stenderli tutti ma quello che voleva stendersi per ora ero solo io.
Con quella poca forza che avevo in corpo mi alzai e feci per seguire gli altri, ma una mano sulla mia spalla mi bloccò.

Era di nuovo Puck.

“Va da lui.” Disse semplicemente.

Lo guardai in modo interrogativo. Lui aveva sempre preso in giro Kurt e ogni persona che gli si trovava davanti, perché ora mi stava dicendo questo?

“Senti Anderson, sappiamo tutti perché sei qui e non è per il tuo volere. Vai da Kurt, fai quello che devi fare e non tornare qui finché non avrai risolto.” Continuò.

“La coach Beiste, mio padre…” farfugliai.

Lui scosse la testa e mi fermò di nuovo. “La Beiste l’avverto io e credimi, c’è Finn che sarà felicissimo di sostituirti.” Rispose facendomi l’occhiolino.

Per un attimo acquisii sicurezza e annuii energicamente.

Mi cambiai rapidamente togliendomi quella tuta rossa dei Titans e senza salutare ne ringraziare Puck uscii da quello spogliatoio intento a trovare Kurt.

Dovevo dirgli tutto. Tutto.




Kurt



Finalmente mi ero liberato anche di questo peso.

Dovevo farlo, dovevo dire quelle cose a Blaine o lui non avrebbe mai capito.

Un po’ sentivo di già la sua mancanza ma dopo tutto non ci eravamo parlati per più di una settimana. Ma in quella settimana in me c’era qualcosa che mi faceva credere in Blaine.

La speranza. Speravo che lui venisse da me, che mi dicesse che andava tutto bene e che non mi avrebbe lasciato solo. Speravo di vederlo felicemente se stesso…
Ora invece non mi restava neanche quello.

“Kurt?”

Sentii una voce alle mie spalle che per un attimo mi fece sussultare.

Quando mi girai ci trovai una ragazza con la frangetta e un vestito nero che mi guardava interrogativa.

Rachel.

Quanto mi era mancata anche lei, dovevo raccontargli così tante cose.

Senza dire una parola lei mi si avvicinò e si buttò letteralmente tra le mie braccia.

“Io…ho chiamato Mercedes.” Disse staccandosi. “Mi ha detto che eri venuto qui per parlare con Blaine e che cha hai finalmente smesso di ascoltare Madison.”
Io annuii e guardai in basso.

“Senti Rachel, mi dispiace averti evitata in questa settimana ma non è stata una delle mie settimane migliori e avevo paura che dessero fastidio anche a te e poi-“

Lei si rifiondò tra le mie braccia non facendomi finire.

“Sei il mio migliore amico, Kurt, non mi interessa più di questa settimana.” Disse lei scuotendo il capo e sorridendo.

Ricambiai il sorriso e mi guardai intorno.

“Quando…a che ora hai il provino?” gli domandai.

“Tra circa mezz’ora, stavo giusto andando in auditorium…Hai voglia di venire con me?” mi domandò guardandomi un po’ dispiaciuta, forse si sentiva in colpa…

“Vengo volentieri, non mi perderei mai il primo provino di Rachel Berry!” Dissi gesticolando appena facendola ridere.

Lei mi prese a braccetto e mi portò in auditorium, solo che quando arrivammo lì trovammo un problema.

I ragazzi della band ci avvisarono che mancava il pianista di sempre poiché malato e per Rachel il suo pezzo non poteva svolgersi senza piano o si sarebbe rovinato.

“No, queste cose non possono accadere proprio a me! Non posso esibirmi in questo modo, Kurt, ti prego aiutami tu!” si fece prendere dal panico.

Neanche a dirlo, mi venne subito un’idea. Mi feci dire il titolo del pezzo di Rachel e mi diedi dello stupido per non esserci arrivato da solo.

Don’t rain on my parade.

“Rachel, tranquilla. L’abbiamo provata insieme un sacco di volte, quindi dovrei avere lo spartito in macchina ok? Vado subito a prenderlo.” La rassicurai.

Lei saltellò appena intorno a me e poi mi lasciò andare.
Uscii fuori dalla scuola e andai dritto verso la macchina.

Cercai lo spartito nei sedili anteriori e appena lo trovai sentii qualcosa bagnarmi la schiena appena.

Alzai lo sguardo al cielo e sospirai.
Bene, tra tutti i momenti della vita, la siccità doveva finire proprio in quel momento?

Presi un ombrello che tenevo sempre sotto i sedili per sicurezza e mi sistemai lo spartito sotto braccia.

Mentre camminavo per ritornare a scuola scorsi una signora che imprecava alla pioggia  cercando di coprirsi il più possibile sotto la valigetta. 
Mi avvicinai e con un sorriso le chiesi subito se voleva una mano.

Quando si girò rimasi quasi scioccato.
Era Carmen Tibideaux.

Conoscevo tutto su di lei e per un attimo mi feci prendere dal panico visto che mi trovava così vicino.
Aveva un carattere molto duro, chiunque lo sapeva e ancora si parlava di quella volta che fece fermare l’esibizione perché un giudice non stava attento.
Era lei la talent scout della NYADA?

Lei mi squadrò appena.

“Che fai, cerchi di entrare nelle mie grazie prima dell’audizione?” Mi chiese spostandosi sotto al mio ombrello facendomi strada per il portone.

“C-come scusi?” chiesi ancora più nervoso.

“Oh, ragazzino, so chi sei, la lettera per la NYADA è arrivata anche a noi e ovviamente abbiamo risposto.” Continuò lei.

Presi un po’ d’aria e cercai di non inciampare nei miei stessi passi.
“Ma la risposta non era positiva…” risposi in un sussurro che però lei sentì.

“Cosa? Ci sono arrivate tre richieste dal Mckinley e tutte e tre positive. Non posso credere che la NYADA si sia sbagliata, non capita mai un errore simile.” Si fermò lei guardandomi.

“Io…ho ricevuto la lettera una settimana fa e diceva…che ero stato scartato…” dissi tra un balbettio e un altro.

Lei sospirò ed estrasse dalla sua valigetta dei fogli di carta.
Non poteva aspettare di essere sotto le mura della scuola? Stava piovendo a dirotto e il mio ombrello non ci copriva entrambi molto bene.

“In ordine alfabetico i candidati per l’audizione finale alla NYADA sono: Blaine Anderson.” Sussultai al nome di Blaine e il mio cuore fece una piccola capriola. Era stato preso! Mi sporsi verso la donna e lei continuò a leggere, “Rachel Berry e Kurt Hummel.”

Il mio nome c’era. Come era possibile? La lettera diceva chiaramente che non ero stato preso.
Lei mi guardò alzando un sopracciglio.

“Da quel che mi ricordo del video, tu dovresti essere Kurt Hummel che si esibiva vicino all’altra candidata Rachel Berry.”

Annuii fissandola. Cosa dovevo fare? Dovevo forse fare il provino? Avevo un’altra chance per entrare?

“Non so che lettera ti hanno spedito dalla NYADA e avviserò subito gli uffici della segreteria. L’audizione la farai lo stesso, non cambio i miei giorni, ognuno deve avere la sua possibilità, quindi preparati e tra mezz’ora presentati all’auditorium. Prima devo sistemare queste cose.” Disse riponendo i fogli nella valigetta e lasciandomi sotto la pioggia da solo avviandosi con un ultimo slancio verso la scuola.

Ero stato preso. La NYADA aveva solo sbagliato…

Ma ora la mia preoccupazione era un’altra.
Non avevo nessun numero da portare, non avevo preparato niente. Avevo questa possibilità e non potevo sprecarla così…

“Kurt!”

Una voce che urlava dietro di me mi distrasse e mi girai di scatto per vedere chi fosse.

Blaine.
Cosa ci faceva lui lì?

Da una parte volevo sorridere perché forse finalmente aveva fatto la cosa giusta, ma da una parte ero preoccupato per come suo padre avesse reagito a quel gesto.

“Blaine, cosa ci fai qui?” gli urlai aspettando che si avvicinasse a me.

Lui corse un altro po’ e si fermo giusto sotto al mio ombrello prendendo fiato. Oh, si era tolto la divisa dei Titans.

“Kurt, non voglio giocare a quella stupida partita. Voglio stare con te e fare il provino per la NYADA. In questa settimana non mi sono avvicinato perché nessuno me lo permetteva, c’era sempre qualcosa che mi bloccava e questo mi distruggeva dentro ogni giorno.” Disse tutto d’un fiato.

Feci per dire qualcosa ma lui mi bloccò.

“Kurt, in questa scuola nessuno ha mai creduto al mio coming out lo sai e nessuno mi è mai stato accanto come te. Ogni giorno non facevo altro che chiedermi dove fosse stata per tutta la vita una persona così speciale come te. Non sai quanto ho cercato un ragazzo che mi sostenesse in ogni cosa, che mi facesse stare bene ma soprattutto che mi facesse sentire…giusto.”

Rimasi semplicemente a bocca aperta. Non sapevo cosa rispondergli e lui non me ne dava neanche l’occasione.

“In questi mesi ero così felice perché ogni giorno mi svegliavo sapendo che in mezzo a tutte queste persone piene di pregiudizi e cattiverie, c’eri tu che mi accettavi per quello che ero e che ancora sono. Quando le tue sorellastre ci hanno tirato quel brutto colpo non mi interessava nulla se non te. Finalmente ti avevo trovato veramente e non dietro ad un computer o ad una maschera. Sono stato così stupido a non capire le tue parole quella sera al Lima Bean…”

Mi avvicinai a lui lasciando solo il manico dell’ombrello a dividerci.

“Kurt, non mi interessa più delle altre persone, hai ragione tu. Io finalmente ti ho trovato e devo ringraziarti per tutta la gioia che mi hai donato in questi mesi ma soprattutto, volevo dirti che solo per un motivo sono qui adesso a dirti queste cose…”

Prese la mia mano e la poggiò sul suo cuore.

“Io ti amo. Non mi interessa di cosa pensa la gente, tu per me sarai sempre perfettamente imperfetto e io ti amerò finché tu me lo permetterai.”

Strabuzzai un po’ gli occhi perchè non potevo credere alle parole appena sentite.

Poi, senza darmi di nuovo la possibilità di rispondere si avvicinò e colmò la distanza tra di noi con un bacio.

Lasciai la presa dall’ombrello e anche agli spartiti di Rachel e portai le mie braccia intorno al suo collo.

Ero così felice. Era lì e mi aveva appena detto che mi amava.

“Scusa se ho aspettato la pioggia…” sussurrò allontanandosi dal bacio sorridendo appena.

Io lo riavvicinai a me e poggiai la fronte sulla sua.


“Ti amo anche io…” risposi sorridendo tralasciando la sua battuta, per poi baciarlo di nuovo. 

















Note dell'autrice. 
Aggiornamento mattutino!
Questo capitolo mi è venuto giù di botto. Penso che stavo così male per gli spoiler Klaine che, almeno nella mia ff, li volevo uniti. 
Abbiamo anche Carmen Tibideaux che dice a Kurt di essere un finalista per la NYADA!
Ecco qui spiegato il titolo della FF. Waiting for the rain... Sotto la pioggia Kurt scopre di essere un finalista e ovviamente scopre che Blaine lo ama...
Insomma, diciamo che dopo questo capitolo ci sarà un altro più piccolo dove si parlerà della scelta della canzone di Kurt e...Come reagirà il padre di Blaine?
Dopo di che ci sarà l'epilogo e anche questa ff sarà finita. 
Già mi manca! 
Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


 
Blaine


Non riuscivo a crederci. Kurt era lì con me e mi stava baciando e mi aveva appena detto che ricambiava i miei sentimenti, mi amava anche lui.

Mi staccai ancora una volta sorridendo e alzando lo sguardo al cielo lo portai dentro la scuola.

Non potevamo restare ancora sotto la pioggia.

“Kurt, io davvero, perdonami per non averti parlato per tutta questa settimana-“ cominciai una volta dentro.
“No, Blaine, hai già detto abbastanza e ti sei fatto perdonare alla grande. Cosa ha detto tuo padre di tutto ciò?” mi domandò poggiandomi una mano sulla spalla.
“Io… me ne sono andato prima della partita, non l’ho detto neanche alla Coach…” ammisi abbassando lo sguardo. 

Kurt mi alzò il viso con una mano e mi guardò negli occhi sorridendo.

“Ehi, vedrai che andrà tutto bene. Parlerai con lui con calma dopo perché sai… ho appena visto la talent scout della NYADA!” esclamò tutto eccitato.
“Davvero? Tu sei stato preso alla NYADA vero? Perché io non ho intenzione di andarci senza di te e-“
“Blaine, non dirlo neanche! Non potresti gettare il tuo futuro solo per me!” disse lui interrompendomi.
“Ma nel mio futuro voglio che ci sia anche tu…”ammisi.

Lui mi guardò per un momento a bocca aperta e poi sorrise dandomi un colpetto alla spalla.

“Odio quando te ne esci con queste frasi…” disse assumendo un finto broncio che levai con un leggero bacio all’angolo della sua bocca.

“Comunque, in un primo momento ho pensato che non fossi stato preso, sai, quando Madison mi ha portato la lettera la risposta era negativa ma quando ho incontrato prima Carmen Tibideaux—“

“Carmen Tibideaux ci giudicherà?” quasi strillai fermandolo.

“Si! Mi sono agitato anche io un primo momento ma devi stare calmo, andrai alla grande, vedrai.” Disse sorridendo.

Ricambiai il sorriso e gli feci cenno di continuare.

“Insomma, lei mi ha detto che ero stato preso e che forse quelli della NYADA hanno sbagliato a scrivere la lettera perché nel suo registro c'era il mio nome…Adesso mi ha detto che tra mezz’ora inizierà e- oddio gli spartiti per Rachel!” strillò interrompendo il suo discorso.

Lo guardai interrogativo e mi spiegò che quel giorno il pianista mancava e che doveva sostituirlo lui per dare una mano a Rachel per la sua esibizione.

Quando gli chiesi dove li aveva messi lui arrossii per poi dirmi che li aveva fatti cadere quando ci eravamo baciati.

“Oh beh…non ne hai uno di riserva?” chiesi sentendomi almeno un po’ in colpa.
“Possiamo passare da Rachel e vedere se si è calmata almeno posso chiedere se ne ha uno lei…” rispose gesticolando.

Lo presi per mano ed annuii diretto all’auditorium.

“Hai pensato che canzone portare?”
“Oh, no… Non ho pronto nessun pezzo perché non sapevo di dover fare l’audizione oggi…” ammise lui con un leggero tono di tristezza.

Accarezzai con il pollice il dorso della sua mano e lo guardai cercando di trasmettergli un po’ di tranquillità, coraggio e sicurezza.

“Deve esibirsi Rachel e subito dopo io. Ed abbiamo ancora…” guardai l’orologio “venti minuti per trovarti una canzone, stai tranquillo.”

Lui mi sorrise e strinse la mia mano.

“Ehi, siamo del tutto bagnati e non possiamo esibirci così!” quasi urlò.
“Oh, no, i miei capelli…” sussurrai.

Lo vidi ridere e trascinarmi in una piccola stanza.

“E’ qui che ho preso il vestito del ballo.” Indicò un armadio.

Mi avvicinai all’armadio e lo aprii notando subito il vestito. “Vuoi indossarlo una seconda volta?”
“Oh no, la prima basta e avanza…” disse lui ridendo appena.

Ripensai a quella sera e mi lasciai scappare un sorriso.

Non  feci in tempo a fare altro che Kurt mi aveva tirato contro dei vestiti nuovi incitandomi di cambiarmi alla svelta per correre da Rachel.
 


**


Quando entrammo all’auditorium Rachel era troppo distratta dalle nostre mani intrecciate per parlargli dello spartito.

Solo dopo pochi minuti si ricordò di dirci che il pianista in verità era andato a farsi un sandwich e che quella scusa del pianista malato era solo uno scherzo per Rachel dai ragazzi della band.

Io e Kurt ci subimmo le lamentele di Rachel che diceva quanto infantili fossero e che non vedeva l’ora di andare a New York sperando di trovare persone più gentili e meno infantili.

Quando Kurt l’avvertii di tutto quello che era successo con la Tibideaux lei gli saltò quasi in braccio e io dovetti lasciare la presa dalla mano di Kurt.

Li guardai ridendo per un po’ e dopo seguimmo tutti e due Kurt dietro le quinte per decidere quale canzone sarebbe stata più adatta.

“For Good?” propose Rachel.
“E’ un duetto Rach e no, tu non puoi cantare con me, le audizioni dobbiamo farle singolarmente.” Ribatte lui.

“Somethings Coming?” provò di nuovo.
“La canta Blaine.” Rispose lui sorridendomi.

“I am the Greatest star? Hai la mia benedizione se vuoi cantarla!”
“Grazie Rachel ma per quella canzone avrei dovuto esercitarmi tutta la settimana…”

“Call me maybe?”

Ok, forse dovevo rimanere in silenzio o dire canzoni più sensate perché tutti e due mi rivolsero uno sguardo che neanche i meglio attori di film Horror sapevano fare.

“Blaine, tesoro…non dire mai più una cosa simile.” Mi riprese Kurt.

Ma io non ci feci caso perché ero rimasto alla seconda parola di quella frase.

“Mi hai chiamato tesoro…” dissi sorridendo.
Lui arrossii e abbassò lo sguardo mentre io non gli staccavo gli occhi da dosso.

“Ok piccioncini, dobbiamo pensare ad una canzone e non-“

“Blaine Anderson!” una voce poco più distante da noi rimbombò nell’atrio.
Mi girai strabuzzando gli occhi e vidi la figura di mio padre avvicinarsi sempre di più a noi.

“Cosa hai intenzione di fare? Perdere una partita così! Non sai che figura che ho fatto ora con i talent scout di Yale che erano venuti apposta per te!” Mi urlò contro facendo finta di non vedere Kurt e Rachel.
“Papà, è solo una partita e non serviva che venissero…” dissi abbassando un po’ lo sguardo.
“Quelle persone garantiscono per il tuo futuro! Così distruggi tutto il tuo sogno, non ci pensi?” continuò passandosi una mano tra i capelli.

“No papà, così distruggo il tuo.” Dissi alzando lo sguardo su di lui. “Non è mai stato il mio sogno andare a Yale e mai lo sarà. Sono qui per il provino della NYADA. Sai che sono un finalista? Ma no, non lo sai perché non mi hai fatto parlare per tutta questa settimana troppo occupato con i tuoi affari o a parlare continuamente di Yale!”

Ormai avevo confessato tutto a Kurt, avevo lasciato la partita, dovevo anche chiarire con mio padre. Non volevo più prendere ordini da lui.

“Sono stanco di nascondermi anche da te, papà. Il mio sogno è sempre stato salire su un palco ed esibirmi. Non sai quanto la musica mi abbia cambiato ed aiutato a superare momenti difficili, non sai quanto essa possa farmi bene. Quindi, per favore, lasciami seguire il mio vero sogno.”

Si passò un’altra mano tra i capelli mordendosi il labbro, lo faceva sempre quando era nervoso.

“Voglio solo che per una volta tu sia orgoglioso di me anche se quello che faccio non ti piace da impazzire…”  ammisi alla fine.

Rivolsi uno sguardo a Kurt e lui mimò un “ti amo” e sorrise.
Quando rialzai lo sguardo da mio padre lui mi stava guardando, stava guardando me e Kurt.

Ma invece di arrabbiarsi di nuovo fece una cosa che io non mi aspettavo minimamente.

Si avvicinò e mi abbracciò come non faceva da anni.

“Se è proprio questo quello che vuoi e io non posso fare più niente per farti cambiare idea…lo accetto. Insegui il tuo sogno e ricordati di prendere sempre due biglietti in più, per me e tua madre, quando farai il tuo primo spettacolo.” Disse staccandosi dall’abbraccio.

Volevo piangere, urlare, ridere perché finalmente mio padre l’aveva capito ed accettato.

“Grazie papà, non ti deluderò in questo.” Dissi sorridendogli.
Lui annuii e si girò facendo segno alle poltrone sotto al palco.

Sarebbe rimasto per guardarmi, mi avrebbe visto per la prima volta esibirmi.

Mi girai verso Kurt e lui si sporse in avanti per abbracciarmi.
“Sono così contento per te, Blaine…” sussurrò al mio orecchio.
“Per anni per lui non ero altro che una sagoma trasparente…Non me lo aspettavo, davvero.” Dissi ricambiando l’abbraccio.

“Ci sono!” ci distrasse Rachel.
“Cosa?” chiese Kurt staccandosi dall’abbraccio ma mettendo comunque un braccio attorno alle mie spalle.
“La canzone! Mr Cellophane, Kurt, è tua dall’inizio! Non prenderla come una cattiveria…” disse.
“No, Rachel, hai ragione! Per anni sono stato proprio trasparente come del cellofan agli occhi di tutti e sopratutto di Madison, quella canzone è proprio mia.” Rispose Kurt annuendo.

Avevo Kurt, mio padre che mi accettava, tutto in una sera. Cosa potevo desiderare di più?




Kurt


Rachel fu fantastica nella sua esibizione e non sbagliò neanche un passo.
La Tibideaux  gli fece anche i complimenti e lei  pianse dalla gioia dopo essere scesa dal palco.

Blaine era molto nervoso prima dell’esibizione. Ma non solo per l’audizione, anche per suo padre.
Vedevo che lanciava continuamente uno sguardo nei posti a sedere dove si trovava suo padre.
Quando vedevo che si innervosiva troppo lo distraevo prendendogli la mano e a chiedendo se mi aiutava a provare e lui subito sorrideva senza pensarci.

Ero così felice del fatto che finalmente ci eravamo ritrovati…
Quando toccò a lui quasi scordai come si respirava.

Non lo avevo mai visto esibirsi e forse non si era mai esibito lui così, ma aveva padronanza del palco come se fosse stata una semplice stanza di casa sua.
Sarebbe stato perfetto per la parte di Tony in West Side Story e la Tibideaux si fece scappare qualche commento del genere che mi fece saltare dalla gioia anche a me.

Una volta ritornato dietro le quinte  mi abbracciò e mi sollevò da terra girando appena.

“Sono così orgoglioso di te.” Gli dissi una volta che rimisi piedi a terra.

“Ora tocca a te Kurt, fagli vedere quanto vali.” Mi rispose lui dandomi un ultimo abbraccio.

Era la mia ora, dovevo solo salire sul palco ed esibirmi.

Non ci sarebbero state altre occasioni. E anche se non avevo provato molto la canzone e non ero sicuro  dei passi lo sguardo di Blaine mi diede coraggio prima di iniziare.



















Note dell'autrice.
Oooook, si. Questa in teoria è la seconda parte dell'ultimo capitolo. Manca solo l'epilogo! 
Ho dedicato un capitolo intero a Kurt per ribellarsi contro Madison e volevo che anche Blaine avesse la sua rivincita. 
Non ho fatto sbagliare l'audizione a Rachel perchè nella mia ff tutto va bene e tutti si amano! Ahahahaha. 
Volevo specificare una cosa che si trovava nello scorso capitolo... Io AMO Puck! E' dalla prima stagione che lo adoro fortemente e anche se prima buttava nei cassonetti Kurt, tirava le granite, con il Glee Club è cambiato. E ovviamente è cambiato il comportamento con Kurt, penso che ci si sia affezzionato. Insomma, mi faccio film mentali sulla loro amicizia. Ecco perchè ho messo quella piccola scenetta tra lui e Blaine.
Che dirvi... Spero di ritrovarvi all'epilogo che prometto che scriverò e pubblicherò presto e spero sempre che tutto ciò non vi deluda. 
Ancora non ci credo che sto per mettere la parola fine alla mia prima (celebrolesa) fanfiction! 
Waa, alla prossima!

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


 
 Quella sera fu per tutti quanti una vittoria.

Io, Blaine e Rachel fummo presi alla NYADA e Finn aveva dato il meglio di se in quella partita che lo fece entrare di gran classe nell'Ohio State University a Columbus.

Io e Blaine ci prendemmo anche un leggero raffreddore dopo quei baci sotto la pioggia, ma ehi, adesso avevo il mio principe e Madison era fuori dalla mia vita.

All’inizio dicevo che la mia vita non era una delle belle favole che mi raccontava mio padre, ma dovetti ricredermi.

Quando papà diceva che il libro delle favole conteneva qualcosa di speciale, aveva ragione.

Una settimana dopo aver sostenuto l’audizione per la NYADA tornai a casa di Madison per prendermi tutte quelle cose che, in quel pomeriggio dopo la lite, non avevo fatto in tempo a prendere.

Tra queste cose, ai piedi del letto, si trovava ancora il libro delle favole aperto.
Quando lo tirai su, scoprii cosa ci fosse di veramente magico dentro.

Il testamento di papà.

Non si sa per quale motivo ma lo mise dentro a quel libro senza dirlo a Madison e quando lo aprii chiamai subito Mercedes e suo padre.

L’officina, la casa ed ogni bene posseduto da mio padre apparteneva a me.

Quando chiamai il procuratore distrettuale fece delle domande a Madison e lei negò tutto finché non notammo proprio la sua firma alla fine del testamento.

Beccata.

Tentò anche di scappare ma ormai l’avevamo in pugno.

Quando gli parlai dell’audizione della NYADA chiedendo se mi avesse nascosto anche quello lei si morse un labbro e guardò le sue care figlie.
Come volevasi dimostrare aveva falsificato la lettera e la vera era nascosta in qualche strano posto in casa…

La prima cosa che feci quando il procuratore mi disse che ormai apparteneva tutto a me, fu riassumere tutti i dipendenti in officina, soprattutto il padre di Mercedes e restituire a quel posto il vero nome del proprietario.

Sempre in base ad un accordo con il procuratore, Madison sconta il suo debito con la società lavorando all’officina.
E’ incaricata di pulire ogni segno di sporco che trova. Beh, è un officina, ci saranno molte cose da pulire.

E ovviamente è sotto l’occhio vigile del padre di Mercedes che stava rimettendo su bene quel posto.

Le mie sorellastre?

Per quante me ne avevano combinate in tutta la vita non riuscii a dargli una punizione degna di nota come quella della loro madre.
Avevano un futuro da vivere e non potevo rinchiuderle in officina.

Però potevo prenderle in girò un po’…

Con tutti i soldi che ormai mi aspettavano di diritto presi un piccolo appartamento a pochi metri dalla NYADA per me, Blaine e Rachel e gli feci portare su e spostare ogni nuovo mobile che avevo comprato.

Beh…i primi due anni alla NYADA possiamo passarli nei dormitori ma…loro cosa ne sapevano?

Potevo ancora sentire la risata di Mercedes dal telefonino mentre davo ordini a Sugar e Santana di spostare quel quadro più a destra.

Mercedes decise di rimanere un altro anno per aspettare Sam e soprattutto finire il liceo come si deve. Gli finanziai io tutti gli studi e così lei poté studiare come si deve in una scuola con dei professori e non in una vecchia officina.

Il padre di Blaine dopo averlo visto esibire sul palco della scuola quella sera decise di finanziargli tutti gli studi e non passava giorno che si complimentasse con lui. Aveva accettato la cosa piuttosto bene.

Rachel e Finn finalmente uscirono allo scoperto con tutti e si erano ripromessi di vedersi ogni qual volta la scuola glielo permetteva. Dopotutto Columbus non era poi così lontano…se si contava di farla con il treno. Poi era solo un anno, avevano passato molto più tempo separati, potevano resistere.

Che fine avevamo io e Blaine?

Beh, io ero lì per lui e lui era lì per me.

“Davvero Madison ti aveva tenuto nascosto quel testamento? Anche la lettera della NYADA!”
“Adesso ha quel che si merita e io posso finalmente godermi l’aria di New York e la NYADA…” sospirai.

Blaine mi si avvicinò sorridente e mi lasciò un piccolo bacio sulle labbra che mi dava sempre quella leggera scossa di felicità in tutto il corpo.

“Hai posto per un piccolo ragazzo che ti ama?” sussurrò appoggiando la sua fronte contro la mia.

Strusciai appena il naso contro il suo e portai le mie braccia intorno al suo collo.

“Avrò sempre tempo per il ragazzo di cui sono innamorato.” Gli dissi prima di tirarlo in un dolce bacio.

Quando ci staccammo dopo pochi minuti per riprendere fiato lui si stacco appena tirando fuori qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni.

Guardai per bene l’oggetto che aveva in mano e scoppiai a ridere quasi subito.

Il mio cellulare.

Con tutto quello che era successo in quelle settimane mi ero completamente scordato di quel affarino con cui prima organizzavo i miei turni di lavoro e segnavo le faccende di Madison.

Me lo porse sorridendo e lo presi subito in mano continuando a ridere.

“Beh, il tuo è davvero un bel telefono alla moda,” indicò la foderina colorata e piena di brillantini “ma anche il mio non è male quindi preferisco restituirtelo.”
“Oh, che gentiluomo, caro signore.”

Ci scambiammo uno sguardo serio per poi riscoppiare a ridere come dei ragazzini davanti ad uno stupido gioco.

Insomma, alla fine tutto si era risolto per il meglio.

Avevo la NYADA, i finanziamenti giusti per vivere, due migliori amiche fantastiche e per ultimo, ma non meno importante, l’amore della mia vita, Blaine.

Si, se ci credi veramente e ti metti di impegno, la tua vita può avvicinarsi molto ad una delle tante favole che ci leggono da piccoli…
 















Note dell’autrice.
Si ok, questo era l’epilogo. Il piccolo epilogo che mette la parola fine a questa fanfiction.
Prima di tutto vorrei partire con i ringraziamenti e scusate se questa nota sarà un po’ lunghetta.
Vorrei ringraziare la mia migliore amica, Lucia, per avermi sostenuto quando mi è venuta questa idea di riprendere il film A Cinderella Story e metterci in mezzo la Klaine, per avermi incoraggiato a pubblicarla ma soprattutto per essere mia amica. <3
Un ringraziamento speciale a Tallutina che in ogni capitolo si è presa il disturbo di lasciarmi delle recensioni che ogni volta mi facevano sorridere e mi davano una spinta in più a continuare.
Ringraziamo anche quella scricciola di Kri_apple (qui su EFP _apple) perché adoro i suoi scleri su Twitter e adoro lei u.u
E poi ringrazio tutti voi che avete recensito, aggiunto alle seguite, preferite e ricordate.
Ehi, un ringraziamento va anche alle personcine silenziose che però hanno continuato a leggere la mia ff.
Insomma, sono abbastanza soddisfatta di questa piccola cosina e dopotutto è solo la prima!
Progetti futuri? Ho in mente un po’ di OneShot ma non so se troverò il tempo di scriverle…ci lavorerò su.
Ora vado nel mio angolino speciale a piangere per la fine.
Grazie ancora a tutti quanti e…
EVERYTHING IS KLAINE AND NOTHING HURTS. KLAINE IS THE WAY, I’M GONNA SHIP IT ANYWAAAAY.

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