La prima impressione serve per stupire con la seconda di slice (/viewuser.php?uid=41375)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Insopportabilmente vivo ***
Capitolo 2: *** Il sole nei tuoi occhi ***
Capitolo 3: *** Il fratello che io non posso essere ***
Capitolo 1 *** Insopportabilmente vivo ***
Crack, fanon o
canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP! I
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Woodstock! Maratona
dell'amore libero (?) sezione “fan art”, n. 7
Insopportabilmente
vivo
C'è
sangue ovunque ed è naturale ai suoi occhi, tanto da fargli
venire un moto di nausea. Quando ha cominciato a trovare normale la
guerra? Non c'è una casa in piedi, Tobi si è
divertito e Naruto si è scagliato contro di lui come un genin,
irresponsabile e irruente. Alla fine, c'era solo il passato dietro
quella maschera, niente di così interessante, niente per cui
valesse la pena quel mare nero denso di odio in cui si era tuffato
volontariamente. Tobi era bravo a parole, aveva un suono sicuro e
calmo, si seguiva volentieri. Se Itachi non lo avesse costretto a
fare un passo indietro, Sasuke non avrebbe mai visto tutto
quell'orribile quadro generale. Se Itachi non avesse usato parole più
sicure e calme di Tobi, permettendogli di perdonarsi, Sasuke non
avrebbe potuto dare a Kakashi chakra bastante affinché la
tecnica di Tobi svanisse nell'altra dimensione. La roccia, su cui
mette il piede, si sgretola e lo costringe a passare oltre. La luce
chiara del rasenshuriken li ha abbagliati tutti, compreso Tobi, che
giace scomposto tra due rocce; sono visibili solo due arti. La testa
è lontana, per fortuna si vede solo qualche ciuffo nero. È
tutto quello che rimane. Sasuke si avvicina ad uno sperone, ci
appoggia una mano per sostenersi e lascia la testa ciondolare in
avanti, stremato. Ha un enorme vuoto nel petto. Non è odio,
non è niente. Ed è la cosa più rassicurante e
bella che abbia mai provato: è sollievo. Tutto è
finito, adesso è libero. Le labbra si stirano
involontariamente e le sue spalle tremano, porta l'altra mano al viso
e una goccia salata scivola sul dorso. È tutto finito. È
libero. Si morde il labbro, prima di tirare su la testa e mostrare
occhi neri, opachi, occhiaie profonde e sangue rappreso. Un passo
dopo l'altro, trova la forza di continuare, senza pretese, fin dove
può. Non deve dimostrare niente, è libero di non
dimostrare niente, di non vendicare o seguire nessuno. Naruto
mostra solo un piede, il suo corpo pende obliquo su una roccia
spaccata in vari pezzi. È svenuto. Lui è l'unico eroe
di tutto il mondo degli eroi che sviene dopo aver lanciato una sua
tecnica, ed è così arancione che il rosso del suo
sangue mantiene un'inquietante armonia. Sasuke si accuccia, sulla
parte di roccia rimasta intatta, si guarda intorno ed è tutto
distrutto. Quella è Konoha e non c'è niente che
riconosca. Naruto deve sopravvivere anche per questo, non solo perché
deve picchiarlo e poi farsi abbracciare, ma deve anche tenere su un
villaggio intero. Su quelle spalle arancioni, sotto quegli occhi
blu. La sua maglia è stata mangiata dal fuoco, sull'addome,
Tobi ha cercato di prendere la volpe in più di un'occasione.
Tutti volevano la volpe, così come volevano lo sharingan. I
saldali sono consumati, ma dubita lo siano per via di questa guerra.
Tocca la punta del piede che sporge e poi scende sulla caviglia, la
afferra e tira. Per fortuna il corpo non si impiglia e con del
notevole sforzo - perché quello è un jinchuuriki grasso
- lo tira sul suo stesso masso. Svegliati, idiota. Lo guarda,
osserva ogni piccolo cambiamento. Non gli era più stato tanto
vicino. E non gli piace farsi scoprire ad osservare qualcuno in quel
modo, ma adesso deve svegliarsi. Perché Sasuke lo sa che è
svenuto, lo sa che quando sentirà il suo polso lo scoprirà
debole ma presente. Era solo stanco, non c'è motivo di
preoccuparsi. Il kunai infilzato nel fianco del jinchuuriki deride
stanchi occhi neri, nonostante tutto; non credeva che si sarebbe di
nuovo chiesto dove fosse Sakura. In quel momento non riesce a
muoversi, c'è troppo sangue e improvvisamente quell'odore è
tragicamente fastidioso. Naruto ha la barba, come si fa a non notare
la peluria sul viso di qualcuno così biondo e così
sporco di sangue? Spicca una cicatrice, vicino all'orecchio, è
corta, lieve, ma è stata abbastanza profonda da imprimersi. Le
ciglia lunghe sono sporche, sono pure lunghe, da femmina, ma quello
lo sapeva già. C'è davvero tanto sangue, l'odore è
forte, nauseante, non riesce a respirare e la testa gli gira. Cede,
poggiando una mano accanto al corpo dell'eroe di Konoha, quello che
dorme invece di aiutarlo a uscire da quella coltre di polvere acre e
confusione. Il suo coprifronte non c'è. Naruto senza
coprifronte è quasi più raro di Kakashi senza maschera.
Lui ci crede, ci ha sempre creduto a quel simbolo e se lo è
sempre legato in fronte, con orgoglio. Dov'è quel simbolo,
ora? Sasuke guarda in terra, attorno a loro. Non c'è.
Quando riabbassa la testa, Naruto ha ancora gli occhi chiusi, ma le
labbra non sono più semiaperte, sono chiuse e sono tirate da
una parte. Ma quant'è idiota? Insopportabile. Sasuke lo
ignora. Sospira. Poggia la fronte alla sua, con il respiro pesante e
i polmoni pieni di singhiozzi. Almeno avrà ancora qualcosa
d'importante su quella testaccia dura. E per fortuna è
ancora insopportabilmente vivo.
Stupida
SasuNaru!
I
personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.
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Capitolo 2 *** Il sole nei tuoi occhi ***
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Woodstock! Maratona
dell'amore libero, sezione “fan art”, n. 5
Il
sole nei tuoi occhi
Si
chiude la porta dietro e la risata di Sakura lo investe. Naruto le si
avvicina solo dopo aver messo le chiavi nel cestino all'entrata, ma
gli occhi corrono subito alle sue ciocche rosa, sparse sullo
schienale del divano. “Ehy, cosa guardi?” Lei si
volta, gli occhi luminosi si stringono in un sorriso solo per
lui. “Ciao!” gli fa cenno di sedersi e indica in
giardino, oltre le fessure del terrazzo del secondo piano dove si
trovano. Naruto si siede e comincia subito a sbirciare, allungando
il collo per vedere meglio, mentre lei spiega. “Ti ricordi
quel gatto che puntualmente squadre di genin dovevano
riacciuffare?” Lui annuisce e lei prosegue. “Quei
due piccoletti che giocano sono figli suoi!” Si ferma e
attende la sua reazione. Osserva quindi compiaciuta gli occhi del
ragazzo spalancarsi e formare un'espressione davvero buffa. “Cosa?”
dice infatti, lui, “Ma allora era una gatta!” “Sì,
peccato che questa sia la sua ultima cucciolata, è molto
vecchia ormai ed è già stato un miracolo che non ci
siano state complicazioni in questa gravidanza.” Non c'è
molta tristezza nelle parole di Sakura, è la vita, loro sono
grandi e sanno cosa significa, cosa comporta. Sono cresciuti,
insieme. Sakura è stata davvero innamorata di Sasuke nella
sua adolescenza e ha creduto di amare Naruto per tutta la vita. Poi
ha smesso di pensarci, ha smesso di pretendere di capirsi, di seguire
una logica che non c'è mai stata. Ed è caduta su
coperte arancioni in un appartamento penoso. Sporco, umido e piccolo.
È stato il periodo più bello della sua vita. Trovare un
posto loro, ha inaspettatamente complicato la situazione, ma per la
sua promozione a chuunin, ha promesso a Naruto che si sarebbe
adattata al suo disordine senza farne un problema insormontabile.
Avere disordine in una casa che non è tua può anche
andar bene, ma vedere casa propria inondata da tutto quell'arancione
disordine non è stato facile da gestire; nonostante questa
volta la promessa l'avesse fatta lei. Naruto ha sempre mantenuto
le sue promesse. Quando Tobi ha cercato di uccidere Sasuke, Naruto lo
ha combattuto e ha vinto; Sasuke è tornato a Konoha per il
tempo del processo, poi è evaso di prigione e nessuno ne ha
più sentito parlare. Sakura ha ritenuto la promessa
mantenuta. “Che carini!” Lei si volta a guardarlo,
gli occhi blu sono più chiari sotto i raggi del sole, quando
quello sparisce dietro a una nuvola, il blu diventa oceano. Naruto
alza il viso, lei fa altrettanto di riflesso: il cielo si sta
oscurando, si avvicina un temporale. “È stata davvero
una bella idea quella di mettere il divano sul terrazzo,
quest'estate, sai?” Il chuunin ride, tirandolo su di peso
per spostarlo all'interno. “Tranne quando piove!”
suggerisce. “Oh, be', anche la pioggia ha il suo fascino, è
un altro tipo di spettacolo,” lei sorride, si liscia i capelli
con una mano e si lascia scivolare sopra i cuscini del divano,
sdraiata in malo modo. “Dici che i gattini la penseranno
come te, tra un po'?” la raggiunge e le accarezza un
fianco. “Puoi sempre farli entrare, eh!” Sakura
ride, per via della sua espressione allibita. “Ah, io?”
sghignazza, lui, “ho capito, questa è casa mia solo
quando qualcuno deve alzarsi dal divano!” “Oh, dai,
non è una tragedia...” I raggi di sole diminuiscono,
mentre le prime gocce fanno scappare i gatti sotto il porticato. “Che
stronza!” Naruto la abbraccia e segue con la testa il ritmo
veloce del suo petto, la sua risata gli riempie le orecchie.
Una
scemata ooc e stupida. Questa cosa è di una banalità
sconvolgente. -.- Per ora non c'è stato verso di avere una fan
art come Kami comanda, eh! u.ù Uffa.
I
personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro. Non
mi appartengono nemmeno le fan art, eh!
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Capitolo 3 *** Il fratello che io non posso essere ***
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Woodstock! Maratona
dell'amore libero, sezione “fan art”, n. 3
Il
fratello che io non posso essere
Non
c'è niente di difficile, nella sua missione. Il kyuubi è
racchiuso in un indifeso bambino. Un bambino così triste e
solo che è stato davvero semplice attirarlo a sé. Itachi
porta un ginocchio al petto e osserva la propria ombra, con la luce
della luna addosso. Il bambino dorme, accanto a lui. É
stato tanto facile fargli abbandonare tutto, è bastato
guardarlo e vederlo davvero. È bastato riconoscere la sua
esistenza, osservando il suo dolore con rispetto. Non aveva
pianificato di mostrargli il suo, ma quando ha cominciato a correre
di ramo in ramo, una manina si è infilata nella divisa e gli
ha trovato una foto, addosso. Sono lui e Sasuke, in quella foto,
Sasuke è un fagotto fragile tra le sue mani, appena arrivato
al mondo. Lui entrerà a breve all'accademia, invece. Naruto
non ha chiesto niente, se non di potersi tenere la foto fino a
destinazione; conosce quel bambino della foto e sa che è solo
come lo è lui. Itachi lo guarda muoversi leggermente,
avvolto nel mantello che l'Akatsuki gli ha dato poco tempo prima. È
indeciso. I suoi piani non comprendono il rapimento di persone
innocenti, ma prevedono che lui conquisti abbastanza fiducia,
nell'organizzazione, da potervi rimanere. Quel bambino è
piccolo, lo è talmente che Itachi crede di non esserlo mai
stato, così piccolo. Non così tanto. È il futuro
di Konoha, quello, esattamente come lo è Sasuke. Per un
momento spera che Sasuke abbia più legami di lui, che non
basti così poco per convincerlo ad uscire dal villaggio, a
smettere di lottare, spera che Sasuke non si affidi a qualcuno solo
osservando il fondo dei suoi occhi. Solo cedendo alla lusinga della
comprensione. La testa bionda di quel bambino si muove, sul legno
scuro di quel luogo abbandonato, mezzo bruciato. È come vedere
una resa serena: non c'è lotta, ma non c'è nemmeno
tristezza. Dorme, come se fosse nel suo letto. È una
missione semplice, nessuno crederebbe mai che lui abbia fallito. Allo
stesso modo, nessuno verrà a prendere il bambino, nessuno che
non sia almeno interessato a mantenere il nove code a Konoha. Lo
uccideranno, piuttosto di lasciare il demone nelle mani di
altri. Kisame scende dal tetto e entra dalla finestra. “Guarda
che frugoletto,” mostra un sorriso che non sembrerebbe dolce
neanche senza tutti quei denti aguzzi. Un rumore li distrae
entrambi e, quando Itachi lo attiva, a Kisame pare che lo sharingan
ci fosse già, per un istante.
Ha
lasciato il bambino nel suo letto. Ha resistito ad andare a vedere
come dorme suo fratello solo perché quel bambino biondo lo ha
ammaliato. La sua piccola mano è rimasta sulla guancia del suo
rapitore, prima di rendergli la foto. Gli occhi di un bambino non
dovrebbero essere così profondi, in quelli avrebbe potuto
annegare. Itachi lo sa, quando torna in quel posto vuoto dove ha
lasciato Kisame a combattere con una sua illusione, quegli occhi gli
rimarranno dentro per sempre. Spera che avranno lo stesso effetto su
Sasuke.
(500
parole)
Non
mi piace molto. Ma queste dannate cinquecento parole son tutto quello
che son riuscita a tirare fuori da quella fan art.
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