I don't believe in magic, life is automatic!

di Mayaserana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
Erano passati ormai dei mesi da quando gli Oasis avevano annunciato il loro scioglimento, ma Vanessa non era ancora riuscita a metabolizzare del tutto la faccenda: dopotutto, erano il suo gruppo preferito, e uno dei suoi primi ricordi legati a loro risaliva all’asilo, quando canticchiava Whatever senza sapere le parole né chi l’aveva composta, stregata dalla melodia.
La scuola oramai era ricominciata, e tutti i mad erano in attesa dell’album dei Beady Eye, la nuova band formata dal resto del gruppo poco dopo l’abbandono di Noel.
“Allora a domani Tommy!”, esclamò la ragazza dopo un venerdì particolarmente impegnativo, mentre si apprestava a scendere le scale che l’avrebbero portata sulla banchina della metropolitana.
“Sissi, basta che la smetti di intasarmi la bacheca di facebook, non ne possiamo più”, le rispose il suo vicino di banco ridendo.
“Siete voi che non apprezzate la buona musica”, sbuffò lei risentita, adocchiando i suoi amici e fingendosi offesa.
“Va bene, mi documenterò, promesso!”
Vanessa alzò il braccio per salutare gli amici e si incamminò nel tunnel della stazione di Loreto, sempre pieno di gente che correva travolgendo i passanti. Si infilò le cuffie, guardando seccata la donna che le aveva appena tirato accidentalmente un calcio alla borsa (forse non era del tutto colpa della sconosciuta, ma a lei piaceva portare la borsa con la cinghia molto lunga, fin quasi al ginocchio), e si abbandonò alla musica, straniandosi dalla folla di pendolari milanesi.
Arrivata a casa, dopo un pranzo leggero, accese il computer, e giusto per il piacere di fare un dispetto a Tommaso pubblicò Gas Panic! sulla sua bacheca. Quindi, con uno sbuffo, prese il suo fido vocabolario di greco e cominciò a studiare.

*

“Vane, ho un regalo per te!”, annunciò Tommaso il giorno dopo, entrando in classe con aria solenne e sventolando un foglio.
La ragazza inarcò un sopracciglio, divertita. “Devi di nuovo copiare la versione, vero?”
“Beh…” Il ragazzo si guardò intorno con finta aria colpevole.
“Scordatelo” Rise davanti alla faccia da cane bastonato del suo amico e gli passò il quaderno, mentre Claudia, davanti a loro, rideva per il solito teatrino.
“Ma questo regalo?”, chiese curiosa la ragazza, scrutando Tommaso da sotto la sua frangia rossa, mentre Vanessa apriva il libro di letteratura per dare un’occhiata alla lezione del giorno prima (in realtà, si autodefiniva una delle ragazze più pigre e svogliate della terra, ma il rischio di compiti a sorpresa nella loro classe era sempre alto).
“Un momento, mi mancano solo due righe!”, pregò lui, scrivendo freneticamente.
Claudia lo guardò male, impaziente di soddisfare la sua curiosità.
“Ecco fatto!”, esclamò soddisfatto, riponendo la penna e restituendo il quaderno a Vanessa, che chiuse il libro, già stufa. “E ora, madamigelle, ho l’onore di presentarvi… questa!”
Vanessa osservò la foto stampata su un foglio A4 che le veniva porta e sgranò gli occhi, sorpresa: ritraeva un Liam Gallagher piuttosto giovane, probabilmente aveva 21 o 22 anni, che camminava in una strada isolata ridendo insieme a una ragazza poco più bassa di lui. Niente di particolare, se non per il fatto che quella ragazza era identica in tutto e per tutto a Vanessa: aveva i suoi stessi capelli castani dai riflessi rossicci, lo stesso modo di ridere, la stessa forma ovale del viso, lo stesso taglio di occhi, persino il modo di truccarsi e vestirsi erano simili, e, se non fosse stato impossibile, avrebbe giurato che quel paio di Vans nere e quella felpa viola erano proprio i suoi.
“Somiglianza impressionante, non ti pare?”. Commentò Tommaso, orgoglioso.
“Già…”, mormorò lei, ancora intenta ad osservare la foto.
Mi documenterò, promesso, le aveva detto ieri, ma lei lo aveva ignorato: quante altre volte lo aveva già detto? Osservò ancora la ragazza misteriosa accanto a Liam. Più la guardava, più notava particolari in comune con lei: gli orecchini spaiati, uno pendente e uno no, la borsa coperta di spille portata con la cinghia allentata al massimo, che arrivava quasi alle ginocchia, i capelli raccolti dietro la nuca con una bacchetta, il modo in cui le sue mani erano state immortalate, alzate in modo buffo, come se stesse gesticolando animatamente…
“Dove l’hai trovata?”, domandò, mentre Claudia si sporgeva per guardarla meglio.
“Accidenti se ti somiglia!”, commentò lei, impressionata.
“Internet, ovvio! Stavo cercando qualche foto e sbam! Ecco qui la tua sosia in dolce compagnia di quello svitato.”, disse Tommaso, con aria di sufficienza, come sempre quando sapeva qualcosa che gli altri ignoravano. “Non si sa molto di lei, a parte il fatto che seguì il gruppo per un po’ e che era loro amica.”, aggiunse, aggrottando le sopracciglia.
“Aspetta, hai detto era?”, chiese Claudia, sgranando gli occhi.
“Era, è, non c’è differenza: nessuno sa dove sia!”, sbuffò il ragazzo punto sul vivo. Detestava quando qualcuno lo correggeva.
La campanella di inizio lezione suonò, impedendo a Claudia di portare avanti il loro solito teatrino, e i ragazzi si sedettero al loro posto, rassegnati a un’altra giornata di duro lavoro.

*

Erano passate diverse settimane da quella mattina, e l’autunno era ormai alle porte. Il tempo delle maglie a mezza manica e del rimpiangere le vacanze appena trascorse era passato, soppiantato dall’ansia per le continue interrogazioni. Un sabato pomeriggio di fine ottobre Vanessa ricevette un messaggio da parte dei suoi amici: la invitavano a fare una passeggiata in piazza Duomo con loro. La ragazza accolse l’idea con entusiasmo: lì vicino c’erano parecchi negozi di dischi molto forniti, magari avrebbe finalmente trovato “Help!”…
Sarò lì tra una mezz’oretta, devo solo prendere la metro , scrisse in risposta.
La ragazza si preparò velocemente, afferrò una borsa, piena di spille dei suoi gruppi musicali preferiti, e si fiondò all’ingresso. Con la coda dell’occhio vide il suo riflesso nello specchio vicino alla porta. Aveva un qualcosa di familiare… colta da un’ispirazione improvvisa tornò in camera, in cerca della foto che le aveva dato Tommaso più di un mese prima. Frugò tra le carte sparse sulla scrivania, ripromettendosi per l’ennesima volta di rimetterla a posto, e dopo qualche istante la trovò. Non c’erano dubbi, erano identiche, vestite nello stesso modo: persino le spille sulla borsa erano disposte nella stessa maniera.
Affascinata, sfiorò il viso della sua sosia con un dito, dopodiché accaddero varie cose contemporaneamente: i contorni della sua camera iniziarono a farsi più sfocati, mentre iniziava a sentire uno strano ronzio nelle orecchie; la testa cominciò a girarle vorticosamente, ed ebbe come la sensazione che il pavimento si staccasse da sotto i suoi piedi. Tutto questo avvenne in un solo istante, poi non ci fu altro che il buio.

*

Vanessa si rigirò svogliatamente nel letto, ancora assonnata e un po’ stranita, con la vaga sensazione di avere fatto uno strano sogno. Si sentiva scomoda, come se fosse andata a dormire vestita, e il materasso sembrava stranamente piccolo: aveva le gambe rannicchiate, ma i piedi toccavano ugualmente il muro. Perplessa, decise di aprire gli occhi. No, decisamente non si trovava in camera sua, ed era davvero vestita, con tanto di scarpe e borsa, distesa in una specie di cuccetta. Batté le palpebre, confusa, e girò la testa. Per poco non le venne un infarto. Davanti a lei, che la guardava preoccupato e incuriosito, c’era il viso inconfondibile di Liam Gallagher.


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Ok, è la mia seconda storia, e la prima a più capitoli...
Come ho scritto nell'introduzione l'idea mi è nata da un sogno balengo fatto tempo fa, nato probabilmente dal mio desiderio di incontrare i Gallagher (cosa abbastanza comune, immagino..). Dato però che non riesco a staccarmi dal fantasy, non poteva essere una storia del tutto normale, e quindi eccoci qua!
Spero che vi piaccia e che vogliate lasciare una recensione :)
Al prossimo capitolo,

Mayaserana

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Importante prima di iniziare a leggere: i dialoghi sottolineati sono in inglese, mentre quelli normali sono in italiano. Non avendo un buon inglese ho preferito evitare figuracce (e oltretutto un testo che cambia continuamente lingua può risultare pesante). I nomi sono quasi tutti virgolettati perché la protagonista non è del tutto convinta che alcuni personaggi siano chi dicono di essere, ma questo fastidio sparirà presto!
Detto questo, buona lettura!


Capitolo I
 
Vanessa sbatté le palpebre un paio di volte, incredula. Davanti a lei c’era Liam Gallagher! Liam Gallagher, certo, come no? Pensò, sarcastica. Questo Liam doveva avere poco più di vent’anni, e, ovviamente, era impossibile!. Forse i suoi amici non avevano poi tutti i torti a definirla un po’ “fissata”.
-Tutto ok?-, le chiese il sosia di Liam.
-Uh? S-sì, tutto a posto..-
-Cosa?-, fece lui, stranito.
Vanessa lo fissò per un lungo istante, prima di capire quale fosse il problema: se le parlava in inglese, forse pretendere che capisse l’italiano era un po’ troppo.
-Scusami! Sì, sto bene, grazie-, rispose di nuovo, sperando che la sua pronuncia non fosse troppo penosa. L’inglese non era mai stato il suo forte, a scuola.
Il ragazzo annuì, poi piegò la testa di lato, perplesso. -Tu non sei inglese, vero?-
-Beh, no!-, esclamò. Ovvio che non era inglese! Per quanto Milano sia una città turistica, non è poi così improbabile trovare qualcuno che vi abiti, no? La sua riflessione fu interrotta da un brutto presentimento.
-Dove siamo, esattamente?-, chiese, guardandolo con finta aria indifferente.
Il ragazzo si esibì in un ghigno strafottente e allargò le braccia, come a mostrarle l’ambiente. -Sul tourbus degli oasis, baby-.
Ok, lo scherzo era durato fin troppo, decise. Con uno sbuffo, cercò di uscire dalla cuccetta su cui era ancora sdraiata e si guardò intorno: si trovava su un piccolo pullman, decise, arredato con divanetti e ogni comodità. Uno scossone le fece capire che erano in viaggio, e un’occhiata al finestrino le rivelò una campagna verde coperta da un cupo cielo nuvoloso.
-Ehm… qualcosa mi dice che non siamo più a Milano, vero?-
Una risata maschile la fece voltare, e il suo cuore ebbe un secondo sussulto. Seduti sui divanetti dietro di lei c’erano degli uomini che somigliavano incredibilmente a Noel Gallagher e agli altri storici componenti della band. Cavoli, quello che sta ridendo è McCarrol sputato, pensò, strabuzzando gli occhi. Chiunque le avesse organizzato quello scherzo doveva essersi impegnato davvero tanto…
-Scusatemi, ma devo interrompere questa simpatica scenetta e chiedere alla nostra ospite chi è di preciso, e perché si trovava qui quando siamo saliti-.
A parlare era stato un uomo sulla trentina, alto e con le spalle massicce, che ora la scrutava come in attesa di una risposta.
Vanessa si prese un attimo per tradurre mentalmente quanto aveva appena, poi sbuffò.
-Ok, lo scherzo è durato abbastanza!-. Esclamò, piccata. Un po’ le dispiaceva per quei ragazzi, erano fin troppo simili al suo gruppo preferito, ma stava iniziando a perdere la pazienza. Si voltò verso l’uomo con uno sguardo critico. -E tu chi dovresti essere, esattamente? Robbo?-
“Liam” ridacchiò e ammiccò all’uomo, che inarcò un sopracciglio, sorpreso.
-Esattamente! Mentre tu saresti?-
-Certo, certo! E poi c’è anche il tecnico-talpa e il fonico-spugna, ovvio! Pare che Tom si sia deciso a studiare davvero, questa volta…!-, borbottò, mentre tutti la guardavano con fare interrogativo.
-Eh?-, fece “Bonehead”, strabuzzando gli occhi, mentre “Liam” ora rideva più sguaiatamente.
Vanessa scrutò attentamente le loro espressioni, che andavano dallo scocciato al perplesso, o come nel caso di “Liam”, esilarato. Sospirò, e ripeté, stavolta in inglese: -Ci siete proprio tutti, eh? Voi due-, e ammiccò ai tecnici, -siete fottutamente uguali alle foto del libro di Robertson, cazzo! Non che gli altri siano da meno! Dove vi ha trovato Tommaso, esattamente?-
-Robbo ha scritto un libro?-, fece “Bonehead”, ancora più perplesso.
-Va bene, starò al gioco, magari sarà divertente!-, borbottò la ragazza. -Mi chiamo Vanessa e abito a Milano, contenti?-
Liam fischiò.
-E come cazzo sei arrivata fin sul nostro tourbus? Non credevo che avessimo già dei fan così fanatici!-, brontolò “Noel”.
-Questa è una bella domanda-, sbuffò, incrociando le braccia al petto. -Dovrei essere fuori con i miei amici, non con voi, senza offesa, eh! Ma alle messaggerie musicali c’è lo sconto sui cd degli anni ’60 e io devo avere Help!, non so se mi spiego-
“Liam” annuì con approvazione. -Help! Non è male, ma dovresti comprare anche Revolver!-
“Noel” aprì la bocca per dire la sua, rapito dall’argomento “Beatles” proprio come l’originale, ma prima che potesse dare la sua sentenza fu interrotto da “Liam”, che esclamò allegramente: -bene, io ho fame! Ci fermiamo per festeggiare la nostra nuova ospite con un bel panino e una birra?-
La reazione di “Noel” fu esattamente quella che Vanessa si sarebbe aspettata dall’originale: le sue immense sopracciglia si corrugarono pericolosamente sopra i suoi occhietti azzurri, mentre il viso si imporporava per il fastidio di essere stato interrotto da suo “fratello”. La ragazza rise e batté le mani in un piccolo applauso. –Ok, riconosco che siete bravi! Una recita davvero impeccabile, se non fosse impossibile potrei pensare di essere davvero tornata indietro nel tempo e di star parlando con voi! Però lo scherzo è bello quando dura poco, ok? Vorrei essere a casa per cena, e sono già le sei!-, disse, gettando una rapida occhiata al suo orologio.
Il silenzio che seguì alle sue parole la costrinse ad alzare lo sguardo verso i suoi interlocutori, che ricambiarono con una faccia perplessa almeno quanto la sua.
-Che ho detto di male?-
“Liam” fu il primo a riprendersi dall’evidente delusione di non essere stato riconosciuto, e, ritrovato il solito ghignetto le disse: -Fossi in te porterei a riparare il tuo orologio, perché è quasi ora di pranzo. Guarda!-. e le mise il polso a meno di un palmo dalla faccia.
Vanessa lo scostò per poter controllare, constatando che il prezioso rolex del presunto cantante segnava mezzogiorno meno venti.
“Noel” lo spinse di lato, sbuffando, e zittì con uno sguardo di sufficienza la protesta che stava già nascendo. –Fammi capire bene-, borbottò, rivolgendo di nuovo la sua attenzione alla ragazza, -tu sai chi siamo, ma non pensi che noi siamo chi tu sai che noi siamo?-
“Liam” ridacchiò di nuovo. –Che c’è?!-, protestò a una nuova occhiataccia dell’altro.
-Quello che hai detto non ha senso, Chief!-,aggiunse “Bonehead”, sorridendo.
“Noel” agitò una mano a mezz’aria, come a sottolineare la sua noncuranza per quello che pensavano gli altri, e si voltò di nuovo verso Vanessa. La ragazza inarcò un sopracciglio. –Aspetta un secondo… tu mi stai dicendo che voi siete davvero gli oasis? E che non mi state prendendo in giro?-
“Noel” annuì, a metà tra il divertito e l’esasperato.
-M-ma… ma non è possibile! Andiamo, Noel Gallagher ha più di quarant’anni! Ammetto che gli somigli in modo davvero impressionante, anzi, tutti voi siete identici agli oasis, ma gli anni novanta sono finiti da un pezzo, no?-
“Guigsy” si ribaltò dalla poltroncina, ridendo sguaiatamente, e “Tony”, seduto accanto a lui, si affrettò ad aiutarlo.
-Mi spiace deluderti piccola-, ammiccò “Liam”, -ma noi siamo davvero gli oasis, e cazzo, o la birra che ho bevuto stamattina era davvero forte, e non so più contare, o siamo ancora nel fottuto ’94!-


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Ok, sono in un ritardo davvero vergognoso! Mi scuso con i pochi che hanno letto la storia! (e li ringrazio per le recensioni/messaggi di incoraggiamento!)
Ora che finalmente la maturità è finita, ho di nuovo un po' di tempo per scrivere, per cui tornerò a dedicarmi a questa storia, anche se non prometto sempre di essere puntuale con gli aggiornamenti...

Passiamo a un paio di spiegazioni: "Robbo", o Robertson, è l'autore di "Oasis, what's the story", un libro molto carino che racconta il suo anno trascorso insieme agli oasis come loro tour manager... sebbene sia un po' di parte in alcune descrizioni (è stato praticamente licenziato da Liam, per cui non ne parla sempre benissimo) racconta parecchi aneddoti divertenti, e sarà la mia principale fonte per questa storia (in attesa di trovare "Oasis, fuori di testa" di Hewitt, ma fin'ora non ho avuto molta fortuna, purtroppo)
"Il tecnico talpa e il fonico spugna" sono due simpatici figuri che hanno lavorato in vari tour degli oasis, e sono descritti abbastanza nel libro sopracitato.

Spero di non aver fatto errori inerenti al gruppo (se ce ne sono, scrivetelo pure nelle recensioni e sistemerò subito!) o di grammatica, e che ovviamente questo capitolo sia di vostro gradimento!
Al prossimo capitolo,

Mayaserana


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