It is thanks to you that I have learned to love.

di sweetharry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non mi vai a genio. ***
Capitolo 2: *** Party a casa Styles. ***
Capitolo 3: *** Gli incontri più belli avvengono casualmente. ***
Capitolo 4: *** Ricominciamo da dove non è nemmeno iniziato? ***
Capitolo 5: *** Scuola? Non fa per me. ***
Capitolo 6: *** Dipingere le emozioni, questo è il dilemma. ***
Capitolo 7: *** Nessuno vuole farlo sul serio, Harry. ***
Capitolo 8: *** Un'uscita disastrosa. ***
Capitolo 9: *** Dodici gennaio ore otto: sei invitata alla mia festa. ***
Capitolo 10: *** Bevo e mi diverto per sopprimere la gelosia. ***
Capitolo 11: *** Resta con me, non lasciarmi da sola. ***
Capitolo 12: *** Vuoi fare una pazzia? ***
Capitolo 13: *** Ed ora ricominciamo da capo. ***
Capitolo 14: *** Amore a prima vista? ***
Capitolo 15: *** Madison, I hate you. ***
Capitolo 16: *** Non mi sento pronta, Harry. ***
Capitolo 17: *** Quindi è finita? ***
Capitolo 18: *** Il mio amore per lui era più grande del mio odio. ***
Capitolo 19: *** Just friends. ***
Capitolo 20: *** I love you, always. ***
Capitolo 21: *** Benvenuto in famiglia! ***
Capitolo 22: *** Ho solo diciassette anni. Diciassette fottuti anni. ***
Capitolo 23: *** Verità. ***
Capitolo 24: *** Go away. ***
Capitolo 25: *** Sea for all! ***
Capitolo 26: *** Me and you. ***
Capitolo 27: *** Alone. ***
Capitolo 28: *** What a fuck?! ***
Capitolo 29: *** Louis will kill me! ***
Capitolo 30: *** It's a female child! ***
Capitolo 31: *** The baby's room. ***
Capitolo 32: *** "Call me, maybe? ;)" ***
Capitolo 33: *** Yes, damn, yes! ***
Capitolo 34: *** Until death doesn't separate us. ***
Capitolo 35: *** - Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Non mi vai a genio. ***


- Sam, devi muoverti! Siamo già in ritardo di mezz’ora per i tuoi comodi! Dico, perché non hai preparato tutto ieri sera come ti ho detto?! – Queste furono le urla di mia madre alle otto e trentacinque di mattina, ovviamente rivolte verso me, come sempre.
- Ho quasi finito, dammi solo cinque minuti! – Stavo finendo di riporre i miei abiti nella valigia. Cercavo di farli entrare tutti in una sola, in modo da non dover portare due valige per quei pochi indumenti che tenevo nell’armadio. Con un colpo secco, mi sedetti sopra di essa, ormai stracolma, e chiusi la zip. Feci un respiro di sollievo e corsi in bagno a pettinarmi i capelli. Se devo essere sincera, mi piacevano i miei capelli. Un enorme massa bionda e boccolosa che arrivava fino a metà schiena, e questa contornava il mio viso e metteva in risalto i miei occhi azzurri con delle lievi sfumature di marrone sui bordi. Non ero la tipica ragazza che amava truccarsi, andare dal parrucchiere, farsi le unghie e spettegolare di tutto e di tutti. No, ero completamente il contrario, e lo si capiva dal mio abbigliamento quella mattina: pantaloncini corti di jeans, converse nere e una felpa a dir poco enorme bianca. Questo era il mio abbigliamento, questo era ciò che mi faceva essere a mio agio. Questo era ciò che ritraeva Sam, una diciassettenne italiana, che stava per partire verso Londra. Londra… la città natale di mia madre. Mia madre si chiamava Jennifer, era una donna abbastanza alta, con capelli corti castani appena sopra la spalla e due occhi color verde acceso. Alla mia nascita aveva combattuto fino allo sfinimento con mio padre per darmi un nome inglese, e ci riuscì. Ma mio padre voleva avessi anche un nome italiano, quindi mi diede un secondo nome: Ginevra. Perciò eccomi qui: Samantha Ginevra de Santis. Lo odiavo. Insomma, un nome inglese, più un secondo italiano, più un cognome italiano. Non andavano bene. In più odiavo il mio nome, per questo mi facevo chiamare Sam. Un po’ mascolino, ma meglio di niente. Come dicevo, mia madre è londinese, ma mio padre italiano DOC. Era un uomo alto, con un po’ di baffetti sotto il naso e una chioma color pece in testa, che contornava due occhi color nocciola. Non assomigliavo per niente ai miei due genitori, ero completamente diversa da ognuno. Inoltre mi sentivo diversa anche per carattere. Non mi capivano, non comprendevano ciò qui cui avessi bisogno, forse è per questo che da un giorno all’altro, per motivi di lavoro, mio padre decise di lasciare l’Italia e di trasferirsi all’estero. Non mi preoccupava la lingua, no, l’inglese lo sapevo benissimo avendo una madre madrelingua, era il cambio d’ambiente che mi traumatizzava. Essendo una tipa asociale, facevo fatica a fare amicizia, figuriamoci in un altro paese.
- Giuro che se non ti sbrighi ti lascio qui! – Mia madre interruppe i miei pensieri, per cui decisi di cacciarli dalla mia testa e iniziai a portare giù la valigia, che era pesantissima.
- Sei una cosa impossibile Sam. –
- Scusami mamma. – Abbassai la testa e misi la valigia nel cofano, dopodiché entrai in macchina. Mi aspettava un viaggio lungo un’ora per arrivare all’aeroporto, e sei in aereo per arrivare nella mia nuova casa, o meglio, per intraprendere la mia nuova vita. L’idea mi eccitava, ma mi rendeva terribilmente triste. Avevo un’unica amica in Italia: Francesca. Lei mi capiva, mi ascoltava. Forse era l’unica che c’era sempre stata quando ne avessi bisogno. Ed ora mi toccava abbandonarla.
- Allora, sei pronta per questa nuova avventura? – Domandò mio padre guardandomi dallo specchietto retrovisore.
- Non mi vedi? Sprizzo felicità da ogni singolo poro! – Improvvisai un finto sorriso.
- Come la prendi male! Sarà… come dite voi giovani? Ah si… figo! –
- Dio papà, non ti cimentare in linguaggi che non fanno parte della tua epoca passata! – Soffocai una risata. Anche se sfottevo mio padre, lo amavo. Aveva fatto sacrifici, tanti sacrifici per me. Essendo l’unica figlia mi trattava al meglio, ma senza viziarmi.
- Ah, Sam, ho dimenticato di dirti una cosa. – disse mia madre continuando a guardare la strada. – Ti ricordi di Harry, Harry Styles? –
Harry Harry Harry… Cercai di associare questo nome ad una persona di mia conoscenza, ma non mi veniva nemmeno un volto nella mente.
- No, chi è? – Risposi dopo averci pensato.
- Jenn, aveva cinque anni quando ci giocava, come può ricordarselo? – Puntualizzò mio padre.
- Giusto, giusto. Bè, da piccola ci giocavi molto quando vivevamo a Holmes Chapel, poi quando siamo venuti in Italia, per lavoro di tuo padre, non li abbiamo più rivisti. – diede un’occhiata a mio padre e poi mi guardò dallo specchietto retrovisore. – La madre, Anne, è una mia carissima amica nonché vicina della nostra nuova casa. Magari potresti riavvicinarti al figlio, tanto per passare i primi giorni con qualcuno. Che ne pensi? – Mia madre era stata sempre una donna frettolosa. Anche lei voleva il mio bene, e nonostante i miei diciassette anni e mezzo badava ancora a cercarmi amici con cui passare il tempo.
- Se proprio insisti. – Dissi sospirando e guardando fuori dal finestrino, eravamo arrivati all’aeroporto.
Papà scaricò le valige e chiuse il cofano dell’auto, lasciando quest’ultima agli addetti che ce l’avrebbero fatta trovare all’atterraggio. Presi la mia valigia che pesava sicuramente il doppio di me, e mi incamminai dietro ai miei genitori. L’aeroporto era affollato, e pieno di gente che andava avanti e indietro con carrelli e borsoni.
“L’aereo per Londra partirà esattamente fra mezz’ora. Invitiamo tutti i passeggeri del volo A12 ad imbarcarsi sull’aereo, grazie.”
Ci sbrigammo subito ad arrivare davanti all’aereo, dare le valige agli addetti e salire prendendo i nostri posti. Io avevo il posto davanti ai miei, ed ero sola. Come passare queste sei ore? Presi il mio I-pod e misi il volume al massimo. Dopo circa dieci minuti mi addormentai.
- Sam? Sam! Svegliati, siamo arrivati! – Mio padre mi tirava colpetti sulla testa da dietro. Mi svegliai subito e cercai di fare il punto della situazione. Da quel che aveva detto mio padre, e da quel che vedevo io, capivo che eravamo finalmente arrivati a Londra. Mi alzai e, stiracchiandomi e ancora insonnolita, feci la fila e scesi dall’aereo. Mio padre mi porse le valige che aveva preso mentre attendeva che scendessi dall’aereo. Le caricammo in macchina e partimmo verso Holmes Chapel.
Era una cittadina abbastanza grande, con case tutte, tutte uguali. Sapevo già che mi sarei persa il primo giorno che avessi messo i piedi fuori casa.
- Come ti sembra? – Mi chiese mamma euforica. Forse più felice di me.
- Carina. Un po’ monotona, ma accettabile. – Dissi con un mezzo sorriso. Mia madre lo ricambiò e si girò. La macchina si fermò davanti ad una piccola villetta di mattoni color terra, con una vialetto pieno di piante di ogni genere che portavano ad una porta bianca latte. Io e mia madre entrammo per prime, mentre mio padre era rimasto fuori a prendere le valige. La casa dentro era spaziosa: un salone ampio con TV, una porta scorrevole da dove si accedeva alla cucina, e una rampa di scale lunghissima che portava alle camere. Notai qualche giocattolo, molto vecchio.
- Con questo ci giocavi quando eri piccola. Non lo mollavi mai. – Mi diede in mano un orso pezzato molto impolverato. Lo misi sul divano senza darci troppo peso.
- La mia camera? – chiesi.
- In fondo alle scale, è l’ultima camera. –
Salii frettolosamente le scale, e aprii quell’unica porta che si trovava in fondo al corridoio. Davanti trovai un letto matrimoniale con coperte bianche con dei merletti ai bordi, e due cuscini rosa. Le pareti della camera erano rosa pallido, e il parquè era marroncino sbiadito. Inoltre c’era una scrivania bianca panna e una libreria dello stesso colore accanto al letto.
Detestavo il rosa, e quella camera sembrava una bomboniera. Sospirai, e mi buttai a peso morto sul mio nuovo letto. Come sarebbero stati i prossimi trent’anni della mia vita? Ma cosa più importante, la nuova scuola? I nuovi compagni? No no no, non poteva succedere a me. Mi sentivo un piccolo puntino nero in mezzo ad un foglio completamente bianco.
Chiusi gli occhi, ma quell’attimo durò davvero poco.
- Sam! Scendi giù, andiamo a trovare Anne! –
Oh giusto, l’amica di mamma. Chissà com’era, e chissà com’era il figlio. Se davvero da piccola ci ho giocato, in fondo, doveva essere simpatico. Con uno scatto mi alzai dal letto e percorsi velocemente la rampa di scale rivestita da moquette: tipico dei Londinesi.
Mia madre mi prese sottobraccio e mi fece suonare al campanello della casa Styles.
- Si chi… Oh mio dio! Jennifer! Da quanto! – Anne era una donna davvero bella. Mora, occhi chiari e un sorriso davvero bellissimo. Mia madre e lei si abbracciarono, un abbraccio che durò secoli.
- Ma sei cambiata! Hai tagliato capelli? Oppure hai preso più sole? Quando vivevi qui eri bianca cadaverica! E… oh mio dio, lei è Sam?! – sgranò gli occhi. – Eppure mi ti ricordavo quando eri ancora un piccolo scricciolo! Ora sei una ragazza davvero bellissima! – Mi abbracciò e mi strinse forte a sé.
- Sam, lei è Anne, non so se ti ricordi di lei. – Disse mamma sorridendomi. – Giocavi tanto da piccola con il figlio, Harry! –
- Oh si, Harry! Te lo ricordi vero? – Feci di no con il capo. Non avevo la minima idea di chi fosse questo Harry.
- No? Bè comunque è di sopra, lo faccio scendere. Harry!? – strillò. Sentii una voce borbottare qualcosa dall’inizio delle scale che si fece sempre più intensa. Eccolo lì, il famoso Harry. Devo ammetterlo, era uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto: Riccio, moro, occhi verde prato, e un sorriso stupendo.
- Ehm mamma… ? – Harry guardò Anne con la faccia da punto interrogativo.
- Tesoro, loro sono Jennifer e Sam. Giocavi con Sam quando eri piccolo… Quanto è passato! Avevate solo cinque anni! –
Mi porse la mano, confuso, forse più di me. – Piacere, Harry! – fece un sorriso a trentadue denti. Era bellissimo.
- Samantha, ma puoi chiamarmi Sam. – Ricambia il sorriso.
- Suvvia vi comportate come degli estranei! Entrate, che parliamo dentro. – Anne ci invitò nell’accogliente casa, che era simile alla nostra.
Ci offrì un bicchiere d’acqua che accettai volentieri, visto che per tutto il viaggio non avevo toccato né cibo né acqua.
- Ci credi che sono passati dodici anni, Anne? Me li ricordavo così piccoli che giocavano in giardino! – Mia mamma attaccò il discorso.
- Ok, sarò l’unico, ma io non mi ricordo di…? – Perfetto, non ricordava già il mio nome. Sinceramente, ora che ci penso, il suo modo di fare mi urta un po’ i nevi.
- Sam. E comunque no, anche io non mi ricordo di te. – dissi fredda.
- Comprensibile, avevate cinque anni. – Puntualizzò mamma. – comunque, Harry! Anche tu sei cresciuto tantissimo, e ti sei fatto anche un bel ragazzo! – mia madre gli fece l’occhiolino. No ti prego, non iniziare a fargli gesti d’intesa, non mettermi in imbarazzo.
- Grazie Signora! – fece un sorriso compiaciuto. Quasi lo sapesse già di avere un bell’aspetto. Bè, come dargli torto.
- Perché non esci fuori a parlare un po’ con Sam? Scommetto che avete molte cose da dirvi. Inoltre inizierà la scuola dopodomani e l’ho iscritta alla tua stessa scuola, in modo da poter andare insieme i primi giorni. – sgranai gli occhi. Mia madre aveva fatto ricerche su di lui? No dico, sapeva anche che liceo frequentava.
Harry si alzò dalla sedia, e quasi scocciato, mi invitò a seguirlo. Per un momento esitai, guardando mia madre, poi lo seguii e ci dirigemmo in giardino.
- Dove sei stata tutto questo tempo? – disse Harry, appena fuori da casa.
- in Italia. –
-Sei italiana?! Che forza! – Quanto entusiasmo ci metteva in ciò che diceva.
Annuii. Per un momento ci fu silenzio, dopodiché lo interruppe di nuovo lui.
- Sei silenziosa. Perché non parli? – E tu perché fai domande stupide?
- Il viaggio mi ha turbata un po’. – mentii. Non era per quello, ero timida difronte a nuove persone.
- Capisco. Ma, tu ci credi che da piccoli giocavamo insieme? –
- Se lo dicono le nostre mamme sarà vero, no? – dissi in maniera acida.
- Calma! – alzò un sopracciglio.
- E chi si agita. – feci un sorriso strafottente. Lui alzò gli occhi al cielo.
- Comunque… - continuai io. – parlami della mia nuova scuola, com’è? –
- Bella. Ci sono ragazze davvero bellissime, e inoltre, io sono il più popolare fra i ragazzi, oltre agli altri quattro miei amici Louis, Zayn, Niall e Liam. – lo disse in modo altezzoso, come se fosse una cosa  di cui vantarsene. No, non lo era.
- Oh wow, sarai il tipico ragazzo morto di figa che corre appresso ad ogni ragazza facile che gli capiti fra i piedi. – lo squadrai.
- Centrato in pieno baby. – mi fece l’occhiolino.
- Te ne vanti? – dissi sedendomi sul bordo di una staccionata.
- Abbastanza. – Lo avevo già inquadrato: presuntoso, arrogante. Il tipico ragazzo “bello e impossibile” che tutte le galline vorrebbero. Questo era uno di quei tanti motivi per il quale andavo fiera di essere single.
- Quindi ti sarai fatto tutto l’istituto. – Ero molto schietta con le parole, lo ammetto. Lo sono sempre stata.
- Perspicace. – fece un sorrisetto malizioso e si sedette accanto a me. – tu invece? –
- Io cosa? –
- Hai mai fatto…? – mi fece intendere. Le guance mi andarono a fuoco e abbassai subito la testa, iniziai a giocherellare con le dita.
- Ti vergogni a dirlo? – rise. – Evidentemente la risposta è no. – fece spallucce.
- Perché non ti fai gli affari tuoi? – dissi ancora con lo sguardo fisso sulle mie mani.
- Posso ben intuire che sei una di quelle ragazze acide e con un bel caratterino, vero? – mi si avvicinò al viso, per cercare di intuire una mia risposta.
Alzai subito il viso e quasi i nostri nasi si sfiorarono. Lo guardai per esattamente due secondi prima di respingerlo via.
- Forse. – feci spallucce e lo guardai alzando le sopracciglia.
- Sai che le tue risposte mi urtano i nervi? – disse incrociando le braccia al petto.
- Ci conosciamo da nemmeno mezz’ora e già ci sfottiamo a vicenda, che emozione! – dissi seccata.
- Bè sei stata tu ad ini… - Lo interruppe il suono della voce di Anne, che urlava di rientrare. Lui ubbidì subito, rivolgendo prima un’occhiata al mio esile corpo seduto sulla staccionata. Fece un sorrisetto malizioso e andò da Anne. Io sbruffai, e lo seguii.
Erano passati solo trenta minuti, e già Harry Styles non mi andava a genio.

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Ciao belle :3 questa è la mia prima Fan fiction, come vi sembra? Il primo capitolo è un pò lungo, lo so D: Comunque, continuerò molto presto! Ma solo se ricevo almeno quattro recensioni! Non è cattiveria, è solo che vorrei vedere se interessa a qualcuno prima di continuarla C: bè... buona lettura! xx Fla.

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Capitolo 2
*** Party a casa Styles. ***


- Che c’è mamma? – Disse spalancando la porta, seguito da me. Se non avessi retto la porta, me la sarei ritrovata spiaccicata in faccia. Non si era nemmeno preso la briga di aspettare che io entrassi.
- Nulla, Jennifer stava andando via! –
- Oh… E’ stato un piacere rivederla signora! – le andò incontro abbracciandola. Patetico.
- Chiamami Jenn, per favore! E comunque, anche per me. – si allontanarono. Io invece mi diressi verso Anne per darle due baci in guancia.
- Allora Anne, la prossima rimpatriata quando sarà? – Disse mia madre, sorridendo.
- Se domani volete venire a cena, siete i ben venuti! – Anne sorrise a trentadue denti. – Che ne dite?
- Mi sembra una bellissima idea! – mia madre era sicuramente più estasiata di me. Fissai Harry, che a sua volta fissò me. Era evidente dalle nostre facce che non avevamo la minima voglia di passare una serata assieme. O almeno io, perché all’improvviso sulla sua faccia comparve un sorrisetto malizioso.
- Bè, andiamo Sam. – mia madre mi prese per il braccio, e io la seguii. – Aspetta, hai salutato Harry? – si fermò di colpo sull’uscio della porta. Dio, avevo diciassette anni, doveva ancora dirmi chi salutare e non?
Andai a passo spedito verso Harry e lo abbracciai sorridendo controvoglia.
- A domani… Sam. – mi sussurrò nell’orecchio. Nel mentre il suo fiato sfiorava la pelle del mio collo, ebbi un brivido che mi percorse tutta la schiena. Odiavo questa sensazione che provavo ogni volta che qualcosa di caldo sfiorava la mia pelle.
Ritornai a braccetto con mamma e uscii da quell’abitazione.
- Che impressione ti hanno fatto? – chiese mamma, mentre apriva la porta di casa.
- Anne è davvero dolce e simpatica. – sorrisi. – Mentre Harry… anche. – Bugia. Non mi stava simpatico. Sia per il comportamento, sia per come diceva con convinzione le cose. Insomma, chiedermi se avevo mai fatto sesso la prima mezz’ora di chiacchierata? E’ ovvio che è uno dei tipici ragazzi di “una botta e via”.
Passato l’uscio di casa, andai nella mia nuova camera. Mi sedetti sul letto e iniziai a fissare il muro. Dopo dieci minuti di noia pura, decisi di andare a fare una doccia.
Il getto d’acqua che abbracciò il mio corpo era forte e caldo, così caldo da far rilassare ogni singolo muscolo del mio corpo. Il viaggio mi aveva distrutta, e mi aveva distrutta ancora di più la chiacchierata con Harry. Dovevo veramente passare il resto dei prossimi anni con lui come vicino? Per fortuna ero al quarto anno, dovevo averlo tra i piedi ancora un anno, più o meno.
Dopo trenta abbondanti minuti di getto d’acqua, uscii dalla doccia, mi strinsi un asciugamano color pesca intorno al corpo e andai in camera. La mia chioma boccolosa e bagnata mi sfiorava la schiena, e nonostante l’asciugamano riuscivo a sentire il bagnato addosso. Non avevo voglia di asciugarmi, né di vestirmi. Decisi quindi di chiamare Francesca. Francesca era la tipica migliore amica che tutte le ragazze desideravano. Era un po’ più bassa di me, con i capelli lunghi, mossi e castani. Due occhi enormi color nocciola. La amavo, perché mi è stata vicina durante tutti gli anni passati nella scuola in Italia. L’ho conosciuta in prima elementare, un anno dopo essermi trasferita a Roma. E’ stata sempre la braca che mi salvava dalla tempesta e dai momenti bui della mia mente. Composi il numero e spinsi il tasto verde.
- Oddio amore mio mi manchi! – Fu la sua risposta alla vista del mio nome sul suo schermo del cellulare.
- Anche tu tesoro, anche tu. Come stai? – dissi accasciandomi sul letto.
- Bene, ma senza di te è una noia. Tu? -
- Idem. Ho già fatto conoscenze indesiderate. – dissi io riferendomi alla chiacchierata con Harry.
- Centrano ragazzi? – il suo tono era diventato dal malinconico al malizioso, e fece scattare in me una risatina. Possibile che riusciva a farmi ridere anche quando non avevo forze?
- Uno. Non lo sopporto. Mamma dice che lo conoscevo da piccola, e ci siamo lasciati quando sono venuta in Italia. –
- E’ carino? – disse. Sembrava non aver ascoltato minimamente le mie parole.
Incrociai le braccia, e buttai gli occhi sul soffitto della mia camera.
- Bè… Accettabile. – dissi un po’ troppo euforica.
- Andiamo, va bene che ti sta antipatico, ma dì almeno la verità! – rise di gusto.
- Ok, è MOLTO accettabile. – mi sorpresi di me stessa per il modo in cui l’avevo detto.
- Lo sapevo! – rise. – ti piace? –
- Ma sei pazza? Non lo sopporto! E l’idea di dover passare una serata con lui domani… - non mi fece finire.
- Oddio, esci con lui?! Guarda che devi avere il mio permesso prima di darla a qualcuno! – era la promessa che mi fece fare quando entrammo al liceo. Stupida vero? Lo so, ma per lei contava molto.
- Ma sei idiota o mangi sassi? Non facciamo nulla di strano! La mamma ci ha invitato a cena. – sobbalzai.
- Ah ecco. – sentii la voce della mamma chiamarla, e nonostante non mi avesse ancora detto nulla, sapevo già cosa doveva dirmi. – Sam, mamma mi chiama. – ecco appunto.
- Tranquilla, vai. Ti chiamo domani sera. Ti voglio un mondo di bene, ricordatelo. –
- Anche io tesoro, a domani! – Staccai la telefonata, svogliatamente. Già mi mancava il suono della sua squillante voce e le cretinate dette un minuto fa.
Mi alzai dal letto, poggiando il telefono sul comodino, e aprii l’armadio per scegliere cosa mettere.
- Minigonna aderente e top scollato. – Mi girai di scatto verso la fonte di quella voce maliziosa, forte, e acuta. Misi istintivamente le mani sul mio petto nonostante fosse coperto dall’asciugamano, e alzai troppo la voce.
- Vattene via idota! – urlai.
- Ma io sto a casa mia, affacciato alla finestra. Non puoi cacciarmi via! – Harry, lo sapevo. Aveva la finestra della camera PROPRIO davanti a quella di camera mia.
Andai di corsa in bagno e mi vestii. Dopo nemmeno tre minuti uscii e lo ritrovai ancora lì, affacciato al davanzale. Mi affacciai anche io dalla mia camera, e mi resi conto che io e lui eravamo distanti solo due metri.
- Sai che sei sexy con solo un asciugamano addosso? Ma lo saresti anche senza. Non pensavo si nascondesse un corpo da barbie sotto quella felpona, Sam. – Continuava con quel tono malizioso, guardando la felpa rossa che indossavo in quel momento.
- Non ti approfittare del fatto che hai la camera difronte alla mia, Harry. – dissi  con tono di sfida. – Questa è l’ultima volta che mi vedi con solo un asciugamano addosso. – alzai l’angolo della bocca per poi tramutarlo in un mezzo sorrisetto.
- E tu non ti lamentare se stasera senti musica ad alto volume. – disse ricambiando il sorrisetto. – Mi ero affacciato solo per dirti che stasera a casa mia c’è una festa, per non coglierti di sorpresa. –
- Ti chiedo SOLO di tenere la musica bassa. –
- Certo, certo. – Disse rientrando.
- Ah, Harry! – Lo chiamai sbuffando. Lui si girò scrutandomi ancora una volta. – Se sento strani rumori provenire da camera tua alle due di notte, sappi che non ci metto tanto a spalancare la finestra e a interrompere te le… cose. –
- Se sei invidiosa puoi venire anche tu. – mi fece l’occhiolino. Detestavo i ragazzi che facevano gli “svegli” in questo modo. Non si poteva avere una normale conversazione con Harry senza parlare di sesso o altre porcate varie.
Chiusi la finestra, senza controbattere. Non ne valeva la pena.
Che emerito idiota.
Pensai, prima di scendere di sotto in cucina, dove mamma e papà mi aspettavano per mangiare.
 
- Mi è dispiaciuto non poter essere venuto anche io. – disse papà, mandando giù l’ennesimo pezzo di polpettone.
- Non ti sei perso nulla. – dissi acidamente, tagliando il mio pezzo di hamburger vegetariano. Si, ero vegetariana. Odiavo la carne dall’età di sette anni, ovvero quando vidi mio nonno scuoiare un povero agnello. Da quel giorno mangiare VERA carne mi faceva schifo, così da dieci anni mangio solo hamburger vegetariani, se proprio devo toccare qualcosa che somigliasse alla carne.
- Come mai dici così, Sam? Non ti sono piaciuti? – ribatté papà.
- Nono, assolutamente. Davvero simpatici… Sia Anne che… Harry. – Il secondo nome lo dissi con un tono amaro in bocca.
- Ah mamma, Harry mi ha avvisato che oggi darà una festa e farà un po’ di rumore fino a tarda notte. – dissi con la speranza di farla andare a sclerare a casa Styles.
- Non importa, io e tuo padre abbiamo deciso di fare una passeggiata dopo cena. Tu tanto guarderai la Tv o starai al computer, non ti darà fastidio. – caspiterina, i miei piani andati a puttane.
- Che ne sai se non mi da fastidio, o che ne sai se voglio andare a dormire prima? – buttai forchetta e coltello sul piatto, mentre mamma lo prendeva e lo metteva sulla pila di piatti sporchi in cucina.
- Per favore Sam, fai sempre l’una di notte. – disse scocciata. – E ora io e tuo padre usciamo, non combinare casini e guai a te se vai a protestare a casa di Harry. – mi diede un bacio sulla fronte, prese il cappotto e uscì con mio padre. Da quando non posso protestare se voglio un po’ di pace? E con la musica alta come minimo non riusciò nemmeno a sentirla la televisione.
Sbuffai, mi alzai dal tavolo e andai a mettermi davanti alla televisione. La festa non era ancora iniziata, la musica ancora non era partita. Potevo rilassarmi ancora un po’. Accesi la TV e girai su MTV.
Come non detto. Una serie di macchine e motorini si parcheggiarono rumorosamente davanti a casa Styles, urla di ragazzi e ragazze invasero subito la casa e la musica partì immediatamente. No, no, no. Ero esausta, perché non mi lasciavano risposare?!
Mi tappai le orecchie e mi sdraiai sul divano, chiudendo gli occhi e cercando di dormire. Ci riuscii, ma per poco. Dopo un’ora e mezza mi svegliai perché la musica si era fatta nettamente più alta.
Basta, era troppo. Mi infilai un paio di scarpe e uscii di casa sbattendo furiosamente la porta. Indossavo dei pantaloncini di una tuta e la solita felpa rossa, ma poco importava.
 
- Harry cazzo abbassa la musica! – era da un quarto d’ora che sbattevo il pugno sulla porta di casa dove c’era quella specie di zoo, ma nessuno rispondeva. Notai che la porta era aperta, e nonostante non fossi una di quelle ragazze sfacciate, entrai dentro senza chiedere.
Davanti a me trovai ragazzi intenti a limonare, ragazzi che si strusciavano ballando, e ragazzi che rompevano ogni cosa capitasse fra le loro mani. Ad Harry era decisamente sfuggita la situazione. Lo cercai.
In salotto non c’era, in cucina non c’era. Optai per la camera da letto, anche se non mi andava proprio di interrompere “qualcosa” che probabilmente stava avvenendo lì dentro.
Aprii ogni singola camera, fino ad arrivare ad una porta di legno a sinistra, socchiusa. Mi affacciai alla camera  e notai Harry disteso sul letto che canticchiava qualcosa di impercepibile, con in mano una bottiglia di birra.
- Harry?! Stai bene? – andai da lui, cercando di tirarlo su per un braccio.
- Ma ciao bellezza! Sei venuta a divertirti? – Ubriaco? Oh si. Tra poco gli usciva anche della birra dalle orecchie e dal naso.
- No. Alzati e manda via tutta questa gente, in casa mia non si riesce a riposare. – riuscii a metterlo seduto sul letto.
- Hey vuoi una birra? – mi porse la bottiglia di vetro ormai mezza vuota, non ascoltando quello che avevo detto. Anzi, me la mise proprio davanti alla faccia. La presi ma la poggiai sul comodino. Notai la sua faccia rattristata alla vista di quella scena.
- Tua madre dov’è? –
- E’ uscita con il compagno. – Mi mise la mano intorno al collo. – Tranquilla, siamo soli. – Si avvicinò a me. La sua bocca odorava di alcool. Lo respinsi, sapendo che non ragionava.
- Tu aspetta qui. – Decisi di prendere in mano le redini della situazione. Harry era troppo brillo per cacciarli via e lo feci io. Scesi di corsa le scale, andai vicino all’amplificatore e staccai la presa. Quel gesto fu seguito da una serie di “No” delusi e un paio di lamentele.
- ANDATEVENE SUBITO. – dissi ferma e furiosa, puntando un dito verso la porta. Stranamente, mi ascoltarono, e se ne andarono in men che non si dica. Senza quella gente che occupava spazio la casa era molto più in disordine di quanto mi aspettavo. Oh bè, quelli erano problemi di Harry.
Harry. Salii subito le scale e ritornai in camera sua. Lui stava per dormire. No, non poteva addormentarsi con litri e litri di alcool nello stomaco.
- Svegliati e vieni in bagno! – misi la sua mano intorno al mio collo e lo trascinai in bagno, mettendolo in ginocchio davanti al WC.
- Rigetta. – gli tirai indietro i capelli.
- Non mi va. – ansimò.
- Lo capisci che se ritorna tua madre e ti vede così, ti fa rigettare lei in modo MOLTO meno dolce? –
Non so se quelle parole erano da stimolo, fatto sta che Harry rigettò tutto. Lo ripresi e lo ritrascinai sul letto. Ora che si era liberato di quel peso poteva dormire quanto voleva. Feci per uscire, ma lui mi parlò impedendomi di continuare.
- Sam… - lo disse con un filo di voce. Non aveva le forze nemmeno per parlare. Mi girai, in attesa di una risposta. Ma lui crollò in un sonno profondo. Sospirai, e scesi piano le scale. In salotto c’erano bicchieri di plastica accartocciati, odore di birra e di tante altre sostanze alcoliche. C’erano addirittura un paio di mutande da donna buttate sul divano. Di certo, alle undici e mezza di notte, non mi misi a ripulire tutto. Era già troppo se avevo cacciato via quella gente e aiutato Harry a stare meglio; se la sarebbe vista domani con Anne, e sinceramente ero anche curiosa di sentire che bugia poteva mai inventarsi. Mi chiusi la porta alle spalle e rientrai a casa, intenta ad andare a letto e dormire beatamente.

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Capitolo 3
*** Gli incontri più belli avvengono casualmente. ***


Il suono della sveglia rimbombò fortemente nella mia testa. Nonostante quella sveglia mi alzava ogni mattina, non ci avevo ancora fatto l’abitudine, tanto che mi svegliai di scatto.
Stropicciai la faccia ancora assonnata, e per un attimo stetti in silenzio sul letto.
Succedeva così, ogni mattina, troppo pigra per alzarmi. E poi oggi sarebbe stato il fatidico giorno: sarei andata a cena da Harry. Per cui questo doveva essere un altro punto a mio favore per non incominciare per niente questa giornata, giusto?
Feci una smorfia, e controvoglia mi alzai dal letto caldo e profumato. Nonostante fosse pieno Gennaio, avevo addosso solo un maglione largo grigio, che mi arrivava a metà coscia.
I miei capelli erano ancora più scompigliati di quanto non lo fossero già, sembravo un leone o qualcosa di simile, insomma. Aprii l’armadio e frugai al suo interno. Trovai un jeans  blu scuro e un maglioncino  bianco con scollo a V – ovviamente non così scollato a tal punto da far vedere il mio seno quasi insesistente – e sopra decisi di mettermi una sciarpa grigia. Alzai la testa di scatto, guardando oltre la finestra. Dall’accaduto di ieri avevo le continue paranoie che Harry mi stesse spiando o cose simili, tanto che andai ad aprire. Il freddo gelido avvolse il mio esile corpo così in fretta da farmi sussultare. Mi sporsi un po’ più del solito, e notai nell’altra stanza un aggroviglio di capelli ricci e castani buttati su un cuscino blu, e il corpo di Harry in posizione supina che dormiva beatamente. Come contraddirlo, dopo quello successo ieri. Spero non si ricordi nulla, né quello che ha fatto e nemmeno quello che ho fatto io. Lo conoscevo da un giorno e nessuno mi aveva obbligato ad aiutarlo in quella situazione, lo avevo fatto io di mia volontà. Forse troppo buona per lasciare che la gente si metta nei guai? No. Ero troppo buona d’animo e tenevo ad Anne e non volevo che quella povera donna entrasse in casa sua e vedesse persone estranee anche a loro stesse strusciarsi ed ubriacarsi fino a vomitare.
Scossi la testa e mandai via quei pensieri, dopodiché presi i vestiti e mi diressi in bagno.
Mi osservai allo specchio. Osservai quella figura esile, piccola, bassa, e bianca riflessa nello specchio. Osservavo quei boccoli biondi scendermi fin sotto al seno, osservavo quegli occhi azzurri-castani completamente assonnati e il volto inespressivo. Mi odiavo. Odiavo me stessa perché detestavo il mio carattere, detestavo farmi manipolare dalla mia mante sulla quale non avevo il ben che minimo controllo, odiavo quando la gente mi diceva che ero attraente quando sapevo di non esserlo. Volevo essere diversa. Forse più spontanea, più allegra, più positiva. Ma dalla morte di mia sorella Clara, appena ventenne, nulla mi sembrava più allegro. Anche l’estate la paragonavo all’inverno freddo e gelido.  Anche una coperta calda la paragonavo ad una lastra di ghiaccio. Senza di lei mi sentivo viva per metà. Ed il fatto che sia morta quando avevo appena dieci anni non mi va giù. A quest’ora potevo già essere zia del suo bambino che tanto voleva. A quest’ora potevo passare le mie giornate con qualcuno, invece di stare sempre chiusa in camera a leggere libri molto noiosi. Ma quello che non mi va giù, è che il motivo per cui mi ha lasciata. Fidanzato ubriaco, incidente stradale. Da quel momento ho giurato a me stessa che non avrei mai avuto rapporti con persone dell’altro sesso al di fuori dell’amicizia. Ho quasi dimenticato come si ama una persona, ma questo non è il mio problema principale.
Continuai a fissarmi, e vidi scendere una lacrima trasparente che passò la mia guancia e arrivò fino alla punta del mento. Come può un avvenimento successo sette anni fa bruciare ancora?
Scossi la testa, nuovamente, e mi infilai jeans e maglione, per poi tenere la sciarpa in mano e dirigermi verso la cucina.
 
- Buongiorno tesoro. – disse mio padre, con lo sguardo fisso sul quotidiano ed una tazza di caffè nella mano libera.
- Hai fame? – chiese mia madre, alle prese con i fornelli già alle dieci e mezza di mattina.
Feci di non con il capo. Avevo lo stomaco chiuso, forse ricordare mi aveva fatto passare la fame. Mi diressi verso l’appendiabiti marrone e presi il mio cappotto rosso, infilandomelo e poi passare intorno al mio collo la sciarpa grigia presa prima.
- Dove vai? – mio padre alzò per la prima volta la testa da quello stupidissimo pezzo di carta.
- Esco, vado al parco, cerco di passare il tempo. – dissi scuotendo un libro dalla copertina verde scuro. – tornerò a pranzo. – Aprii la porta e la lasciai sbattere alle mie spalle.
 
 
 
Mi sedetti sull’erba gelida del parco, notando un paio di bamini giocare sulle giostre, due coppie di anziane signore chiacchierare sulle panchine. Holmes Chapel poteva essere bella quanto voleva mia madre, ma che non ci fosse anima viva non poteva negarlo. Sospirai, rivolgendo un ultima occhiata a quattro ragazzi lontani da me, in cerchio, che si tiravano un pallone. Erano dei bei ragazzi, ammetto. Forse la cosa più bella vista fino ad oggi ad Holmes Chapel. Un ragazzo portava i capelli ricci, più o meno biondi o comunque tendenti un po’ al castano, con dei occhi color nocciola. Un altro aveva dei capelli biondissimi, e un paio d’occhi azzurri, quasi come il ghiaccio. Un altro ancora invece aveva la pelle ambrata, con i capelli neri portati come la tipica cresta di Elvis Presley  e gli occhi castani. Era davvero un bel ragazzo, molto particolare. L’ultimo, che attirava di più la mia attenzione, era un ragazzo forse un po’ più grande degli altri tre, con i capelli portati di lato e qualche ciuffo alzato. Urlava e rideva costantemente, come se al parco ci fosse solo lui.
Alzai un sopracciglio, guardando ancora quel gruppo di ragazzi urlare come pazzi solo per passarsi un oggetto rotondo.
Aprii il libro, e presi una pagina caso. Quel libro lo avevo letto come minimo cinque volte, ormai lo sapevo a memoria. Poggiai la mia schiena alla corteccia di una grande quercia, l’albero più grande di tutto il parco.
 
- Hey Harry! Finalmente! Nottata di fuoco ieri? – Sentii urlare il ragazzo con i capelli biondissimi, e dirigersi verso un ragazzo ricciuto e un po’ assonnato.
Perché quella figura mi ricordava vagamente qualcuno? E perché quel qualcuno che ricordavo si chiamava proprio come quel ragazzo? Le mie idee si chiarirono subito quando riuscii a vedere quel ragazzo molto meglio. Era Harry, che evidentemente aveva raggiunto i suoi amici.
- Niall, lascia stare. Non ricordo quasi nulla, e non so nemmeno come ha fatto tutta quella gente ad andarsene da casa mia! – mi scappò un sorriso, ricordando ancora una volta l’accaduto di ieri sera. Scossi la testa e mi rimisi a leggere il libro, cercando e sperando di non farmi vedere da Harry. Non lo volevo in mezzo ai piedi, era già troppo se lo dovevo sopportare la sera stessa.
- Tira Harry! – disse il ragazzo psicopatico, quello che non la finiva di ridere e con la voce molto più acuta degli altri.
Non so come, ma quando Harry tirò il pallone, quest’ultimo non lo vidi andare verso la figura che tanto lo richiamava, bensì mi arrivò in faccia. Sapevo che Harry fosse un sottosviluppato, ma non così tanto da colpire un pallone e farlo arrivare dalla parte opposta, cioè dritto sulla mia fronte.
 
 
- Oddio, è morta? – sentii una voce preoccupata. Che non riuscii a riconoscere.
- Mia madre mi uccide se viene a sapere che ho ucciso la figlia della sua migliore amica! – Oh si, questo era Harry. Riuscivo a riconoscere la sua voce fastidiosa dappertutto.
- Tranquillo Harry, non credo sia morta, respira ancora! – disse il ragazzo con la voce stridula.
Aprii lentamente gli occhi, aggrottando la fronte, e vedendo sopra di me cinque teste osservarmi. Sgranai gli occhi e mi alzai subito di scatto. Guardai per pochi secondi tutti e quattro i ragazzi, finchè mi girai verso di Harry con il fumo che mi usciva dalle orecchie.
- Ero a conoscenza del tuo basso sviluppo cerebrale, ma non pensavo fossi così stupido da tirare una palla dalla parte opposta del parco! – urlai, poggiando le mani sui fianchi e avvicinandomi ad Harry, che rideva insieme al biondino.
- Se fossi stata un bersaglio, a quest’ora avrei fatto sicuramente cento punti per quanto sono stato preciso nel prenderti. –
Sbuffai, girandomi e piegandomi a prendere il libro che si trovava proprio accanto al ragazzo con la pelle ambrata. Si chinò prima di me, prendendo il mio libro e porgendomelo, sorridendo. Aveva un sorriso dolcissimo e allo stesso tempo provocatorio.
- Tieni, ti è caduto questo. – sorrise. – comunque piacere, mi chiamo Zayn. E ti chiedo scusa da parte di Harry per il colpo in faccia. – accennai un sorriso, guardandolo fisso negli occhi. Il miei azzurri e i suoi castani, per un secondo, sembravano essere tutt’uno.
- Sam, piacere. – prosi la mano libera, che venne immediatamente stretta dal moro.
- E mi chiedo perché Zayn ci debba sempre provare con tutte! – girai la testa alla mia sinistra, notando il ragazzo con i capelli ricci sorridermi. – Comunque, io sono Liam. –
- Bè se si è in vena di presentazioni… Ciao, io sono Niall! – il biondino sicuramente era quello che mi ispirava più fiducia, aveva la faccia tenera che somigliava a quella di un bimbo.
- Ciao bella! Piacere, Louis! – il ragazzo iperattivo mi porse la mano, la quale strinsi dopo aver lasciato quella di Zayn. Se devo essere sincera, però, era quello che mi stava più simpatico. La sua felicità mi rendeva di buon umore.
Notai che il moro continuava a fissarmi, scrutando ogni particolare del mio corpo. Per un attimo mi sentii in soggezione.
- Si ok, basta con le presentazioni. – Harry mi si mise davanti, facendomi arretrare un po’ la testa. – Che ci fai qui? –
Gli feci dondolare il libro davanti alla faccia, per poi cimentarmi in qualche battuta poco gradevole.
- Non so se sai cosa significa leggere. – sorrisi strafottente. Lui sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
- Lei è la mia nuova vicina, nonché la ragazza di cui vi parlavo ieri, che dove venire stasera a casa mia. – disse girandosi verso gli altri.
- Oh, allora sarà questa la notte di fuoco. – disse Louis, dando un colpetto a Liam come per intesa. Li guardai incenerendoli, e spostando poco dopo lo sguardo su Harry, che se la rideva.
- Bè comunque, verrà domani nella nostra scuola. – In quel momento mi ricollegai a quando Harry mi disse di essere il più popolare insieme ad altri quattro ragazzi, che evidentemente erano loro. Sorrisi, controvoglia.
- Fantastico. – Disse Zayn, sorridendomi malizioso. Non so perché quel ragazzo non la finiva di fissarmi, ma so di certo che ad Harry iniziava a dare fastidio, notando i suoi occhi seri guardare continuamente Zayn.
 
- Ok, io devo andare. – sorrisi, portandomi un boccolo dietro l’orecchio. – ci vediamo domani ragazzi… Per quanto riguarda te Harry, ci vediamo stasera. – gli feci l’occhiolino, ma non per far sembrare le cose diversamente da quelle che dovevano essere, era solo il mio modo di salutare la gente. Ma evidentemente Harry afferrò il mio messaggio non come un saluto, ma come qualcosa di malizioso e provocatorio. Girai i tacchi, e mi incamminai verso l’uscita del parco, quando una mano mi afferrò dolcemente la spalla.
- Hey, Sam. – Era Zayn, che mi sorrideva fissandomi negli occhi.
- Hey. – risposi.
- Volevo chiederti se… Insomma… Mi daresti il tuo numero? – in pochi secondi mi ritrovai spiazzata. Non ero mai uscita con nessuno, né tantomeno dato il mio numero a qualcuno. E nemmeno volevo, dato che sette anni fa avevo giurato a me stessa di rimanere “libera”. Ma in fondo, cosa poteva mai accadere in una normale uscita fra conoscenti?
- Se non vuoi non fa niente… - Disse Zayn, notando il mio sguardo preoccupato.
- No no, affatto. – gli presi il cellulare e gli scrissi il mio numero.
- Perfetto, grazie! Ci vediamo in giro, bella. – mi diede un bacio in guancia e si affrettò a raggiungere i ragazzi, che ridevano alla vista di questa scena. Al contrario di Harry, che mi fissava serio. Aveva qualche problema se avevo dato il mio numero ad un suo amico? Oppure mi vedeva come una bambola da gioco tutta sua, intoccabile? Patetico.
Andai verso l’uscita, pensando a Zayn e allo sguardo più che omicida di Harry.

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Capitolo 4
*** Ricominciamo da dove non è nemmeno iniziato? ***


 HARRY.

 

Guardai Sam uscire dall’entrata del parco, per poi scrutare attentamente Zayn che si dirigeva verso di noi. Non mi dava fastidio quel comportamento, anzi, ne ero del tutto indifferente. Era assurdo però come Zayn ci provasse con tutte le mie amiche. Amiche? No, Sam non lo era. Ammetto che era una bella ragazza e, ogni tanto, ci facevo un pensierino, ma era la ragazza più arrogante e capricciosa che avessi mai conosciuto. E io ne ho conosciute tante di ragazze, ma lei era insopportabile. C’era qualcosa però che la rendeva interessante, forse il suo fare misterioso.
- Come mai questo sorrisetto, Zayn? – Chiese Liam, una volta avvicinatosi a Zayn.
- Mi ha dato il numero. – sorrise malizioso.
- Sei una cosa assurda! Mai una volta che tieni a bada in tuoi ormoni quando una ragazza ti si avvicina, vero? – ironizzò Niall.
Sbuffai, incrociando le braccia al petto e guardando le giostre poco più in là. Zayn mi guardò con fare curioso, prima di parlarmi.
- Cos’hai? – Mi mise una mano sulla spalla, che levai immediatamente.
- Nulla. – lo guardai. – E’ solo che non capisco perché devi provarci con tutte. –
- Oh oh qui abbiamo un Harry geloso ragazzi! – Urlò Louis.
Nonostante fosse il mio migliore amico, detestavo quando faceva così.
Sorrisi malizioso mentre alcuni pensieri mi attraversavano la mente.
- Gelosia? Per favore, ci ho fatto un pensierino prima di Malik. – Lo guardai ridendo. – Questa sera volevo combinarci qualcosa.
- Ma se a quanto ho capito ti detesta, Harry. – Niall corrugò la fronte.
Mi avvicinai a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Nessuno mi può resistere.-
- Facciamo così… - Disse Zayn, soffermandosi per un attimo. – Una gara. Chi la porta a letto prima. – Mi porse una mano aspettando che io accettassi. Lo guardai titubante. Si, è vero, anch’io ero uno sciupafemmine, ma non come Zayn. Io mi regolavo, lui no.
- Quanto siete infantili. Scommettere sulla verginità di una ragazza… Che pena. – Niall scosse la testa per poi allontanarsi con Liam a passo spedito verso il pallone.
- Allora? Ci stai? – Zayn mi fece l’occhiolino, guardando poi Louis.
- Sam è una suora. E’ quasi impossibile convincerla a farle togliere la maglia, figurati a farsela. – Ironizzai seccato.
- Evidentemente hai paura. –
Io? Paura? Per favore. Dopo quelle parole non ci pensai due volte a prendergli la mano e a stringerla forte, sorridendo. Ero abituato a sfide così, ma mettere in ballo Sam non mi convinceva. Eppure non la conoscevo bene, ma con lei sentivo un senso di protezione, nonostante a volte avrei voluto ammazzarla.

 

SAM.

- Spero tu stia scherzando. – Entrai di scatto nella camera di mia madre, che si stava sistemando gli orecchini ai lobi delle orecchie. Tenevo una stampella color panna, con appeso un vestito blu notte con delle semplici bretelle. Mamma mi guardò per un attimo, poi sorrise.
- Non è fantastico? – Lo scrutò, prendendolo tra le mani e accarezzandolo.
- No. Io non mi metterò MAI una cosa del genere. Soprattutto per una stupida cena a casa di Harry! Non andiamo dal presidente degli Stati Uniti, mamma. – sbraitai, scocciata. Era davvero convinta di riuscire a farmi mettere quel coso? Non che fosse brutto, ma i vestitini li odiavo con tutta me stessa.
- E non fare la difficile, Samantha! – odiavo ancora di più quando mi chiamava per nome completo. – Pensi che Harry non si presenti vestito con un abito elegante? – Cercò di farmi cambiare idea.
- Non lo penso. Ne sono sicura. – Le mollai il vestito tra le mani, facendo per dirigermi in camera mia e indossare dei comodi jeans e un maglione caldo, quando la mano di mia madre mi afferrò la spalla, porgendomi il vestito.
- Mettitelo. O resti a casa. –
- Bè di sicuro è più invitante la seconda opzione. – sorrisi strafottente.
Mia madre sbuffo, facendomi dirigere verso la camera.
- Mamma! – La chiamai prima di chiudere la porta. Lei si girò, aspettando una risposta. Sbuffai. – Almeno non farmi mettere i tacchi, ti prego.
 
 
Mia madre suonò la porta di casa Styles. Io e mio padre attendemmo qualche minuto un po’ più lontano da mia madre, prima di vederla entrare all’apertura della porta. Sulla soglia si presentò Anne, vestita quasi come mia madre. Portava i lunghi capelli raccolti un una coda bassa, ed un vestito verde pistacchio le metteva in risalto le bellissime curve. A coprirle le spalle c’era un cardigan bianco. E non aveva tutti i torti, visto che era l’inizio di Gennaio ed era completamente da persone fuori di testa mettersi un vestitino scollato senza nessun maglione sopra. Io avevo un leggero copri spalle, e se mia madre restava altri cinque minuti a chiacchierare davanti alla porta, sarei irrotta in casa in modo molto rozzo e poco femminile, cosa che non è assolutamente da me.
- Accomodatevi. – Anne si affiancò alla porta per farci passare. La casa era calda, così calda che al contatto con essa rabbrividii, facendo andare via tutto il freddo poggiatosi prima sul mio corpo.
- Sono solo le sei e mezza, direi di aspettare prima di mangiare, no? – domandò a mia madre e mio padre, che acconsentirono. Si sederono tutti e tre in salotto, iniziando a parlare del lavoro di mio padre e della nostra bellissima ma ormai passata cittadinanza in Italia. Mi sedetti su una poltrona di camoscio vicino al camino, incrociando le gambe. Mi guardavo attorno, in attesa di vedere una persona che avrei preferito evitare. Non si era nemmeno preso la briga di venirmi a salutare, il mio odio verso di lui aumentava ogni secondo di più.
- Cerchi Harry? – Anne mi guardò sorridendo. A quella domanda avvampai, sentendomi improvvisamente calda e stranamente rossa. Avendo la pelle chiarissima, non era difficile riuscire a scorgere le mie guance lievemente arrossate.
Rise di gusto, per poi rivolgermi uno sguardo dolce ma allo stesso tempo divertito.
- E’ in giardino. Lo so, fa un po’ freddo per starsene fuori, ma ha detto che doveva fare una cosa. – corrugò la fronte, evidentemente non aveva la più pallida idea di cosa quel cretino stesse facendo fuori. – Se vuoi puoi raggiungerlo. –
Se voglio? Io non voglio. Perché dovrei subirmi il freddo e il buio solo per correre dietro a quel pervertito maniaco? Ma per educazione accettai controvoglia, alzandomi piano dalla poltrona e poggiandomi sulle spalle il maglione beige che avevo portato. Mi diressi a passo spedito verso l’ingresso e aprii la porta, lasciandomi completamente avvolgere dall’aria ghaicciata. A quel contatto mi venne la pelle d’oca.
Aggirai la casa, per poi ritrovarmi dietro ad essa, e se non fosse per un lieve lume in mezzo al giardino, sarei stata completamente avvolta dall’oscurità.
Cominciai a perlustrare la zona in cerca di qualche ammasso di capelli ricci, ma nulla. Mi fermai in mezzo al giardino, guardando a destra e a sinistra, ma non notai nessuno, se non un aggeggio poggiato sul tavolo in fase di ristrutturamento. Feci per dirigermi verso il tavolo di legno, ma qualcuno mi prese per i fianchi facendomi sobbalzare ed urlare allo stesso tempo. Notai un aggroviglio di capelli ricci e castani piegarsi in due dalle risate. Chi poteva essere l’unico decerebrato in grado di fare scherzi così stupidi?
- Sei un coglione. – mi portai la mano al petto, e sentii che il mio cuore stava leteralmente esplodendo.
- Andiamo, la tua espressione era da Oscar! – si asciugò un occhio, che per il troppo ridere aveva iniziato a lacrimare.
Sbuffai, girando le mie ballerine per ritornare dentro. – Era meglio se rimanevo ad ascoltare i discorsi noiosi che facevano tua madre e i miei genitori! –
Harry mi raggiunse, fermandosi davanti a me. Iniziai a tremare. Non perché quell’idiota mi stava davanti, ma per il freddo che si era ormai impadronito del mio corpo.
Harry mi notò, e si tolse la giacca veramente poco elegante. Questo è per farvi notare che con mia madre avevo sempre ragione io, ma lei era decisa e ferma sui suoi film mentali.
- Che fai? – dissi non appena la sua giacca fu sulle mie spalle.
- Il rumore dei tuoi denti che battono mi da fastidio. – disse ironicamente, nascondendo evidentemente il suo dispiacere nel vedermi congelare. - E c–munque, perché ti sei vestita così? – Fece scendere il suo sguardo sul mio decolté, per poi farlo scendere maliziosamente su tutto il mio corpo e finire sulle mie gambe esili e nude.
- Chiedilo a mia madre. – dissi seccata. – E finiscila di guardarmi come fossi un alieno. Lo so, questo vestito non mi sta bene però… -
- Sei… Wow. Sei… Bella. – Mi interruppe, sorridendo. In quel momento la mia testa si offuscò e iniziarono a rimbombarmi dentro le sue parole. Davvero aveva detto che ero bella? Davvero Harry Styles mi stava facendo un complimento decente? E perché mi fa piacere? No, è solo un ragazzo con idee maliziose nella mente.
Diventai rossa. Odiavo quanto il mio corpo reagisse alle emozioni. E che emozioni provavo in quel momento? Rabbia, stupore, imbarazzo.
- Sei… rossa? – sorrise sotto i baffi Harry. Mi portai le mani sulle guance cercando di coprirle, con scarsi risultati.
- Fa un certo effetto vederti in imbarazzo, Sam. Mi aspettavo un tuo insulto o cose simili. Si avvicinò di più a me, guardandomi dritto negli occhi. Aveva due occhi da far invidia al mare. Un misto di grigio e verde riempivano quei occhi così puri. Ma non cambiava il fatto che l’odiassi, e se non si fosse allontanato gli avrei sbraitato in faccia.
- Non ti insulto perché voglio vivere “felicemente” questa serata. Inoltre, ho troppo freddo per formulare insulti. – Rabbrividii nuovamente, togliendomi la sua giacca. – E riprenditi questa, hai sicuramente più freddo di me. – Gliela diedi in mano e mi avviai verso la casa. Sentivo il suo profumo addosso, un profumo piacevole e allo stesso tempo forte. Sentii una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Che fosse la fame? Questo però aveva qualcosa di diverso.
- Stasera sei strana. – Mi affiancò Harry, facendo sgomberare i pensieri che qualche secondo prima invadevano la mia testa. Scossi la testa, per dare segni di vita. In quel momento però la mia mente era concentrata sul perché di quella reazione. Una reazione a me compltetamente nuova e sconosciuta.
 
- Allora, Albert, che nuovo lavoro hai trovato? – Chiese Anne a mio padre. Nonostante mio padre si chiamasse Alberto, lei si ostinava ancora a chiamarlo all’inglese. Questo mi fece ridere sotto i baffi, attirando l’attenzione di Harry che sedeva difronte a me. Continuai a mangiare la mia insalata, ascoltando svogliatamente i discorsi che facevano i miei.
- Medico, anche qui. – Rise. – Non ho intenzione di abbandonare la mia bellissima carriera. – Mio padre era medico, ciò spiegava la sua continua ramanzina verso il fatto del mio odio verso la carne, che non mangiavo assolutamente. Di fatto la fettina di carne che avevo nel piatto era intatta. Anne non sapeva che fossi vegetariana, e visto la vergogna che provavo nel dire di esserlo non dissi nulla.
- Sam. – mi chiamò Harry a bassa voce, non interrompendo i discorsi dei miei genitori. Gli rivolsi un’occhiata seccata. Era da più di un quarto d’ora che mi tirava calci al piede per chiamarmi, ma in quel caso facevo finta di niente. Ora non potevo evitarlo.
- Hai finto di mangiare? Non voglio sentire questi discorsi. – mi chiese supplichevole. In effetti aveva ragione, quei discorsi annoiavano anche me. Poggiai la forchetta sul piatto, ed insieme ci alzammo da tavola.
- Dove andate? – Chiese mia madre.
- Di sopra! – Chiese Harry prendendomi la mano e trascinandomi velocemente sulle scale. Quasi inciampai, per la mia goffaggine. Prima di perdere di vista il salotto, notai lo sguardo di mia madre farsi curioso e quasi divertito. Chissà cosa gli stava passando per l’anticamera del cervello.
Mi ritrovai in camera sua. Era abbastanza grande, con un letto matrimoniale vicino alla finestra, dove riuscivo a scorgere anche quella della mia camera, una scrivania con sopra un computer, un armadio semiaperto e con qualche vestito buttato svogliatamente.
- Questa è la mia base segreta. – disse più che convinto Harry. – Risi involontariamente. Da quando ridevo alle pessime battute che faceva?
- Per “base segreta” intendi covo dove alloggiano o hanno alloggiato tante galline che ti muoiono dietro? – Dissi guardandomi intorno e sedendomi sul letto. Harry fece spallucce e mi seguii.
Dopo due interminabili minuti di silenzio, vidi una foto per terra, che ritraeva un bambino con i capelli chiari e ricci, con degli occhi verdi accanto ad una bambina più bassa, con due occhi mare sfumati di marrone e dei lunghissimi boccoli sfiorarle la schiena. Mi assomigliava terribilmente, forse troppo. Mi alzai di scatto e la raccolsi, per poi osservarla. Harry mi venne vicino sorridendo.
- Perché questa ragazzina mi assomiglia terribilmente? – dissi spaesata.
- Forse perché sei tu? – rise. Lo guardai per un attimo, poi guardai il bambino accanto alla ragazzina bionda.
- E questo sei tu? – Lui annuì.
- Volevo mostrartela stasera, ma mi è passato di mente. Mamma me l’ha data oggi pomeriggio. – sorrise, mettendomi una mano intorno alle spalle. Non dissi nulla, ero troppo scossa. Quel tocco mi fece sussultare e i miei occhi si incrociarono con i suoi, lievemente addolciti.
- L’ha scattata lei, il giorno in cui sei partita. Non mi ricordo un bel niente, è possibile? – Si mise una mano tra i folti ricci. Risi addolcita. Era davvero bello, non potevo negarlo. Se non avesse avuto quel carattere, forse a quest’ora avrei mandato a puttane la mia promessa.
- Avevamo cinque anni, è normale! – Storsi la bocca, continuando a fissare quella foto un po’ stropicciata che raffigurava due bambini tenersi per mano, seduti sull’erba.
Sentii Harry avvolgermi un braccio intorno alla vita. Spostai lo sguardo dalla foto a quelle mani che cingevano i miei fianchi.
- Sam… - Iniziò. Era terribilmente serio. – Ci ho pensato e… Perché non smettiamo di stuccicarci a vicenda? Ci conosciamo da ieri e già provi dell’odio verso di me. – Corrugai la fronte, cercando di ribattere ma lui mi anticipò, continuando. – Perché non ricominciamo? Anzi, premetto che non è mai iniziato, però non voglio che inizi con queste discussioni futili fra di noi. Sono stufo delle persone che mi giudicano come un egocentrico e antipatico solo perché i miei ormoni si fanno sentire più del solito. – Lo guardai incredula. Le sue parole erano serie, e mi fecero riflettere riguardo ai miei pregiudizi fatti sul suo conto. – Non ci conosciamo tanto, ci siamo persi di vista… Che ne dici di comportarci come persone normali? O come due conoscenti, o come amici, o come vicini… Insomma, come preferisci tu! Ma non voglio avere diverbi con te, Sam. Scusami se ho detto che mi danno fastidio certi tuoi comportamenti… E’ solo che non capivo il perché della tua antipatia verso di me. Io… - Non lo feci finire. Lo abbracciai, forte. Poggiai il mento sulla sua spalla, e sentii che lui mi strinse più forte a sé. In quel momento mi sentii bene. Protetta, al sicuro. In quel momento nessuno mi avrebbe fatto del male. Harry faceva nascere in me sensazioni ed emozioni mai provate prima, a cui non sapevo dare una spiegazione. Mi sentivo bene, come se la rabbia accumulata in tutti questi anni lasciasse il mio corpo per un attimo.
- Scusami. No dovevo giudicarti. Non ti conosco, e hai ragione, da fastidio anche a me quando la gente mi giudica. Scusa. – Non rispose. Sentii la sua bocca premere sulla mia spalla e diventare un enorme sorriso. Alzò la testa, e mi regalò un bacio sulla tempia.
Eppure non ci conoscevamo, sapevamo solo cose superficiali di noi. Ma da quel momento in poi, quei due bambini di cinque anni separati da piccoli, stavano riemergendo nei nostri corpi.

 
 
 
Hola chicass! Scusate se non ho postato più capitoli, avevo da fare e.e Oddio grazie per tutte le visite che ho ricevuto *-* Vorrei però chiedervi una cosa: Ci terrei che voi recensiate. Vorrei sapere cosa ne pensate della storia, come vorreste che sia il prossimo capitolo (Anche per darmi idee), cosa c’è che non vi piace e cosa ho sbagliato. Che ne pensate della coppia “Sarry” che è ancora in fase di sviluppo, o del comportamento di Zayn nei confronti delle ragazze. Solo questo, mi piace leggere le vostre opinioni e se posso accetto le vostre richieste :)
Comunque, nel prossimo capitolo Sam inizierà la scuola nel nuovo paese, e da lì in poi le cose si capovolgeranno completamente. Troverà un migliore amico, l’unico. Le emozioni che prova vicino ad Harry si faranno sentire sempre più frequentemente, Zayn cercherà a tutti i costi di vincere la sfida e… Tutto nei prossimi capitoli ;) buona lettura dolcezze! Fla xx

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Capitolo 5
*** Scuola? Non fa per me. ***



La sveglia suonò esattamente alle sette meno un quarto. Quel suono rimbombava in continuazione nella mia testa, come fosse un martello incessante. Passarono molti secondi prima che mi decisi ad aprire gli occhi svogliatamente e spegnere quella dannatissima sveglia. Guardai il soffitto, ancora avvolta dalle coperte candide del mio letto. Oggi era il mio primo giorno di scuola, nella nuova scuola di Holmes Chapel. Sarà traumatico.
Sbuffai, levai le coperte dalle mie gambe nude coperte per metà dal solito maglione grigio, e poggiai i piedi sul pavimento. Era freddo, quasi gelido. Sussultai, cercando di non badare ai miei piedi ghiacci e mi diressi verso la cucina. Le scale quella mattina sembravano più faticose e decisamente più lunghe, o forse ero io che trascinavo i miei piedi come fossero sassi?
- Oggi è il grande giorno tesoro! – Il buongiorno di mia madre, così allegro e solare, mi fece sobbalzare. Perché metteva tutto quell’entusiasmo in ciò che diceva? Eppure non era la prima volta che frequentavo una stupida scuola. Anzi, ero addirittura al quarto anno.
- Sei agitata? – domandò mio padre, continuando a leggere il solito giornale.
- Preferirei ritornare a dormire. Posso? – mi sedetti a tavola e presi del pane e della marmellata alle ciliegie.
- Chiedevo solo. Visto che sono le sette e devi stare davanti scuola alle otto, pensavo fossi entusiasta di iniziare una nuova scuola. – mio padre bevve un altro sorso del suo caffè amaro e bollente.
Feci spallucce, e addentai un pezzo di pane e marmellata preparato durante il discorso di mio padre. – Non è la prima volta che vado a scuola. Piuttosto sono un po’ scocciata di ricominciare. – bevvi un sorso di latte.
- Intendi per i problemi che incontrerai? – Mia madre sembrava leggermi nella mente. In effetti avevo paura delle persone che avrei incontrato, delle materie, dei professori. Erano cose nuove e diverse dalla mia scuola in Italia. Il fatto di riuscire ad integrarmi per me era molto lontano.
- No. Soltanto che sarà dura alzarsi presto ogni mattina. – mi alzai dalla sedia, posando la tazza nel lavello. – Ed ora vado a dare una sistemata a questo zombie. – mi indicai la faccia con l’indice. Mia madre e mio padre fecero una risatina.
 
 
Ero da mezz’ora incollata davanti all’armadio per scegliere gli indumenti da indossare. Portai la mano sinistra su un fianco e con la destra mi strofinai la fronte. Era solo l’inizio, eppure non ce la facevo più.
I miei occhi si posarono su una maglia di lana, blu. La presi, e ci abbinai un giacchetto bianco e dei jeans rossi con le mie adorate converse blu. Presi tutto sottobraccio, e feci per dirigermi in bagno, quando qualcosa si illuminò sul mio comodino. Andai a passo spedito verso l’oggetto, che si rivelò il mio cellulare.
Ieri sera non mi hai chiamata. Presumo sia andata bene… MOLTO bene con questo Harry ieri sera. Se stasera non mi racconti tutto non ti parlo più. Buona scuola piccola Sam x
Francesca, dovevo immaginarlo. Mi sentii immediatamente in colpa, avevo completamente dimenticato di chiamarla quella sera. Ero stanca e scossa.
Non le risposi, ero in ritardo. Entrai in bagno e mi vestii, vivacizzai un po’ i miei boccoli e uscii correndo, quasi inciampando. Presi la borsa e corsi di sotto.
- Io vado! – diedi un bacio ad entrambi i miei genitori.
- Sei in ritardo. – puntualizzò mio padre.
- Come al solito! – Fu la mia ultima risposta, prima di sbattere la porta alle mie spalle. Andai a passo spedito verso il marciapiede: erano le otto. La campanella sarebbe suonata alle otto e mezza, ma da casa mia alla scuola ci voleva minimo mezz’ora. Perfetto, il primo giorno di scuola e già mi ritrovo spacciata.
Interruppi i miei pensieri quando notai una figura riccia davanti alla porta della casa affianco, avvinghiato ad una biondina ossigenata molto più bassa di lui. Si stavano scambiando la saliva a vicenda, molto appassionatamente.
Quella scena mi fece provare una strana sensazione allo stomaco. Che fosse rabbia, ira? Non per quella biondina senza cervello, ma per Harry. La sera prima diceva di cambiare, la sera dopo limonava davanti casa, ma ero più idiota io che gli credevo.
Uscii dal vialetto a passo spedito, cercando di evitare Harry e la sua ennesima preda della settimana. Vaghi ricordi della sera precedente mi offuscarono la mente durante il mio tragitto. L’abbraccio, io suoi occhi meravigliosi, quel sorriso acceso e luminoso. Sembrava davvero sincero ieri, o forse lo aveva fatto per convenienza.
 
 
- Hey, non si saluta? – Mi affiancò un macchinone nero, dal quale uscì la testa di quel ricciolino. Non mi fermai, continuai a camminare sapendo di essere in ritardo. Ma a questo lui non importava, era ovvio, dato che continuava a seguirmi con la sua macchina.
- Sinceramente sei tu quello che non mi ha salutata per scambiarsi la saliva con quella tipa. – feci una smorfia di disgusto, e continuai. – E poi, Harry, hai diciassette anni, non sei ancora maggiorenne per guidare una macchina, che ci fai lì dentro? –
- Fra nemmeno un mese ne compio diciotto. E poi se non sveli niente a nessuno non mi caccio nei guai, okay? – sorrise strafottente. – E quella ragazza era una mia amica. –
Risi istericamente. – Oh oh, quindi tu e le tue amiche avete un rapporto molto intimo. – Aumentai il passo cercando di superarlo.
- Finiscila di fare la gelosa e sali in macchina. –
- Io che cosa? Scusa, hai sbagliato persona. – alzai le sopracciglia. – E in macchina con te non ci vengo.
- Come vuoi, sappi che sono le otto e un quarto, e noi fra un quarto d’ora dobbiamo entrare. Tu in un quarto d’ora non arrivi nemmeno a metà strada dalla scuola. – Mise svogliatamente le mani sul volante e si fermò. Feci lo stesso, mi fermai anch’io. Aveva terribilmente ragione. Respirai affondo, dopodiché aprii con forza la portiera e mi sedetti sul sedile anteriore, accanto ad Harry. Sorrise.
- Svegliata di malumore oggi? – chiese tranquillo mentre guidava.
- Si, e stare in auto con un non-maggiorenne non mi aiuta a sorridere. – appoggiai il gomito sullo sportello dell’auto.
Lui sbuffò seccato, dopodiché mi rivolse uno sguardo.
- Sam, per quello che è successo ieri, io… - si passò una mano tra i capelli.
- Oh si tranquillo, capisco. – dissi irritata. – Non lo dirò a nessuno, per non rovinare la tua stupidissima reputazione da ragazzo duro. – ritornai seria a guardare fuori dal finestrino. Odiavo il suo modo di comportarsi. Era incoerente, e illudeva le persone.
- No Sam, non è quello. E’ che… -
- Oh si, è quello. Tu giochi con le persone Harry, anche con le ragazze. Sappi però che ne pagherai le conseguenze, prima o poi. – Scesi dall’auto poco prima che si fermasse, e mi diressi verso l’entrata della scuola. Avevo gli occhi lucidi. Perché le persone si prendevano sempre gioco di me? Ero così stupida? Si forse lo ero. Ero stupida nel fidarmi di persone che conosco a malapena da due giorni. Ieri mi sembrava così cambiato, sincero. Ora è ritornato il ragazzo che forse è veramente: odioso, egocentrico.
Con la coda dell’occhio notai Harry camminare a pochi metri di distanza da me, con la testa bassa. Un gruppo di ragazze gli si avvicinò squittendo, e lui stranamente riprese il suo solito sorrisetto che mi faceva irritare. Ecco, ora era felice fra le sue prede, come un allevatore in mezzo alle galline.
Mi sedetti su una panchina vicino ad un enorme  albero, e aprii il mio solito libro con la copertina verde. Facevo sempre finta di leggere quando non mi andava di guardare o parlare con qualcuno.
 
- Sam! – mi chiamò una voce squillante. Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti Louis, bello come sempre, il suo solito sorriso, e quell’allegria che faceva stare bene anche me. Sorrisi e mi alzai, lui mi diede un bacio sulla guancia.
- Come stai? – chiese subito dopo, mettendomi un braccio sulle spalle e portandomi verso un gruppetto di ragazzi. Erano gli altri tre: Niall, Liam e… Zayn. Oh si giusto, quel ragazzo a cui avevo dato il numero. Non mi ispirava molta fiducia, ma in fondo non lo conoscevo. A primo -impatto mi sembrava un ragazzo dolce.
- Bene, grazie. – risposi non appena fui in mezzo al gruppo.
- Oh, ciao Sam! – la voce di Niall interruppe la conversazione tra me e Louis. Feci un cenno col capo.
- Chi si rivede! – Liam mi venne incontro abbracciandomi dolcemente. Era davvero un ragazzo tenero, e il suo sorriso e i suoi occhi erano la prova di quanta dolcezza fosse. Zayn si limitò ad osservarmi da capo a piedi, sorridendomi. Ricambiai il sorriso un po’ in imbarazzo.
- Che cos’è? – Disse Louis, prendendomi delicatamente il foglio che avevo tra le mani.
- Uhm, sono le materie che avrò oggi. Sinceramente non l’ho nemmeno letto. – mi grattai la nuca. Aveva ancora il suo braccio attorno al mio collo e mi stringeva forte a sé. Louis mi ispirava sicurezza. Forse se avessi avuto problemi sarebbe stato l’unico a cui avrei detto qualcosa. Incominciò a leggere, elencando tutte le materie.
- Prima ora, latino. Oddio, dimmi che non hai la McGrow! Quella è pazza. – disse sbarrando gli occhi. Risi di gusto, alzando le spalle. – Seconda ora, matematica. Oh ma guarda un po’! Sei in classe con me. – Mi sorrise e mi stampò un bacio sulla tempia. Sorrisi dolcemente. Istintivamente mi girai alla mia destra, e vidi Harry ancora in mezzo a quelle quattro ochette. Era patetico, non stava nemmeno con i suoi amici per avere intorno quelle biondine ossigenate. Scossi la testa e guardai Louis, che aveva ricominciato a parlare.
- Terza ora, arte insieme a Niall. Ti va di bene in meglio oggi, Sam! – Guardai Niall e gli feci l’occhiolino. Lui rise. Aveva una risata bellissima e contagiosissima. – A mezzogiorno hai la pausa pranzo. Oh si, questa è la mia materia preferita! Magari vieni a pranzo con noi, che ne dici? – Era fantastico come Louis cercava di farmi sentire a mio agio. E ci riusciva benissimo. Annuii con foga, stringendomi a lui.
- Dopo pranzo hai educazione fisica insieme a Zayn ed Harry. – Il primo mi guardò sorridendomi maliziosamente. Ammetto che quando mi guardava mi sentivo a disagio, molto. Quegli occhi scuri e intensi che scrutavano i miei limpidi e puri sembravano penetrarmi.
Per quanto riguarda il secondo nome invece, non dissi nulla. Ci saremmo evitati, oppure avremmo fatto un’altra delle nostre discussioni. Girai nuovamente la testa verso Harry, e in quell’istante lui stava guardando me. Mi sorrise. Un sorriso limpido, tenero, puro, solare. Quasi come volesse scusarsi. Abbassai lo sguardo, riprendendo ad osservare il foglio che Louis aveva fra le mani.
- Ultima ora invece la passi con Liam: biologia. – piegò il foglio e me lo porse. – A quanto pare non sei ma sola Sam. Avrai ogni ora qualcuno di tua conoscenza, diciamo. – sorrise. I suoi occhi azzurri quasi come i miei erano sinceri, e riuscivo a scrutare ancora un pizzico di divertimento in quello sguardo.
La campanella suonò, e ci dividemmo. Louis mi sorrise e mi salutò con la mano seguendo la folla che si accalcava davanti all’entrata. L’unico rimasto era Zayn, che mi guardava come dovesse dirmi quslcosa. Lo continuai a guardare, aspettando.
- Sam… - Si avvicinò a me. Eravamo poco distanti l’una dall’altro. Non poco da baciarci, ma nemmeno tanto per parlare come normali conoscenti. – Ti andrebbe… Si insomma, ti andrebbe di venire a prendere una cioccolata calda con me, domani? So dove ne fanno una buonissima. – I suoi occhi diventarono improvvisamente più chiari e notai che aveva delle sfumature di verde. Mi trovai spiazzata per un attimo. Uscire con una persona che non conoscevo nemmeno? Mai. Ma in fondo, non avevo nient’altro da fare.
- Certamente. – Sorrisi in certa. Lui sorrise a trentadue denti e mi scoccò un bacio in guancia. Non amavo tutte queste dimostrazioni di affetto improvvise, soprattutto da persone le quali sapevo solo il nome, ma non ci feci caso.
Il cortile era quasi vuoto, così decisi di incamminarmi. Sospirai, era tutto così diverso qui.

 


Hey belle :3 Ecco qui il quinto capitolo. Che ve ne pare? Sam inizia la nuova scuola, e da quanto avrete capito Harry si è dimostrato incoerente con la promessa fatta a Sam la sera prima. Ma chissà… Forse non è proprio così, come la mente di Sam immagina! Inoltre inizia già ad accennarsi il suo prossimo e nuovo migliore amico. Avete già qualche idea? Io credo di si ;) E come andrà a finire con Zayn? Lo scoprirete nei prossimi capitoli.
 
Volevo ringraziare tutte voi per le visite e per le due nuove recensioni che ho avuto :D Grazie! CONTINUARE A RECENSIRE, CI TENGO! A proposito, cosa ne pensate del comportamento di Louis verso Sam? E di Harry? SCRIVETE TUTTO QUELLO CHE PENSATE. Al prossimo capitolo! Baci, Fla. xx

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Capitolo 6
*** Dipingere le emozioni, questo è il dilemma. ***


- Ti prego Louis, basta! – Dissi fra una risata e l’altra. – Se la professoressa ci riprende è la volta buona che ci caccia fuori! –
Avevo appena iniziato la seconda ora, ed ero entrata in classe di matematica con Louis. Da ben mezz’ora stava dando fastidio al ragazzo davanti a noi, tirando palline di carta e oggetti vari. Mi stava facendo lacrimare, ero completamente rossa dalle risate. La professoressa Smith ci aveva già ripreso due volte in quei trenta minuti, ma a noi poco importava.
- Tomlinson, è la terza volta che la riprendo. – Come non detto. Ora siamo al terzo richiamo. – Lei e la nuova arrivata siete pregati di fare silenzio, se non volete che vi mandi dal direttore scolastico. – Non rispondemmo, ci limitammo a sospirare per riprendere fiato e a calmarci. Poggiai la testa sul banco, ancora con il sorriso sulle labbra.
- Non ho mai riso così tanto in vita mia. – Dissi voltandomi a guardarlo. – Se tutte le materie scolastiche fossero così, non avrei problemi a venire a scuola. Sei simpatico Lou! –
- Oh, lo so. – sorrise, divertito. – Allora Sam, raccontami un po’ di te.
Alzai la testa dal banco, buttando il mio corpo sullo schienale della sedia.
- Cosa dovrei dirti? – chiesi spiazzata.
- Non so… Quello che vuoi. Basta che non siano argomenti di matematica. – Mise il palmo della mano sulla guancia, facendo ricadere la sua testa su di esso.
- Mi sono trasferita dall’ Italia due giorni fa. Detesto la scuola ma non me la cavo male. La mia migliore amica è a sei ore di distanza da me e sono completamente sola. – feci un sorriso ironico, per sdrammatizzare.
- Non sei sola! – Disse alzandosi di scatto. – Ci sono io. E poi non so, non hai qualche fratello o sorella con cui passare la giornata? –
Quelle parole fecero sparire il mio sorriso. Il mio volto si fece improvvisamente serio. Abbassai la testa, evitando di far notare i miei occhi lucidi e le mie labbra tremanti.
- Sam? Che hai? Ho detto qualcosa di sbagliato? – si avvicinò al mio volto, che stava quasi per scoppiare. Mi girai lentamente a guardarlo, scrutando il suo volto preoccupato ed incredibilmente serio. Una cosa mai vista prima.
- Ecco io… Avevo una sorella ma, è venuta a mancare qualche anno fa. – Sospirai, cercando di calmarmi. Nemmeno una lacrima aveva rigato il mio volto. Riuscivo ancora a resistere nonostante quel ricordo viveva ancora dentro di me, tormentandomi.
- Oddio io… Scusami. Non volevo… - Mi accarezzò la nuca.
- Tranquillo Lou. Non potevi saperlo. – sorrisi, cercando di tranquillizzarlo. – Ed è passato, ormai… -
- Sam. – mi prese il viso fra le mani. Erano grandi e calde. Il mio viso iniziò a prendere il colore roseo di sempre. Mi guardò dritto negli occhi, con il suo sguardo dolce ma allo stesso tempo deciso e allegro. – Qualunque cosa, anche una semplice chiacchierata. Se hai bisogno di sfogarti, se hai bisogno di un amico, io ci sono. Anche se mi conosci da poco puoi contare su di me per qualunque cosa. – Sorrisi, e mi buttai fra le sue braccia. Misi la mia testa fra l’inizio del suo collo e la spalla. Lui mi sfregò una mano dietro la schiena, stringendomi.
- Ti ringrazio Louis. – La campanella suonò. Quell’ora fra divertimento e malinconia era finalmente terminata. Odiavo matematica, la detestavo, e quando una lezione finiva mi sentivo libera.
Uscii a passo spedito con Louis fuori dalla classe, e ci fermammo davanti ad essa.
- Ora io devo andare ad inglese. Tu hai arte, vero? – Mi chiese passandomi una mano sulla guancia. Annuii incerta.
- Si, ma non ho idea di dove si trovi l’aula. – mi guardai intorno.
- Non preoccuparti, Niall ha lezione con te. Fatti un giro per il corridoio e lo troverai sicuramente. – sorrise. – Ti vorrei accompagnare, ma sono già in ritardo! –
- Non preoccuparti Lou, me la cavo anche da sola. – gli diedi una spinta amichevole. Lui rise divertito, e mi diede un bacio sulla tempia, allontanandosi da me.
Sospirai, e mi diressi dalla parte opposta, cercando Niall. Tutti i ragazzi sembravano uguali, ma io cercavo una testa bionda fra tutte quelle teste nere e castane.
- Hey Sam! – Mi girai. Mi aveva trovata per prima.
- Niall! – Alzai una mano, andandogli incontro. – Mi accompagni all’aula di arte? –
- Lo stavo giusto per fare! – Sorrise. Aveva un sorriso bellissimo, che ricambiai.
L’aula di arte si trovava al piano di sopra. Dovevamo fare due rampe di scale per arrivarci. Niall le saliva velocemente, ma le mie gambe esili non riuscivano a tenere il passo, e per farlo arrivai alla fine stremata e affaticata.
- A quanto pare non sei molto veloce! – mi mise una mano sulla spalla, mentre io poggiai le mie sulle ginocchia, prendendo fiato.
- Sei tu che corri come un pazzo. – ansimai. Lui rise, ed entrammo nell’aula.
C’erano tantissimi cavalletti con sopra tele di varie misure. Pennelli di ogni colore, tubetti di tempera sparsi un po’ per tutta la classe, ed infine, sulla destra, tanti camici bianchi.
- E’ l’ora di chimica o di arte? – domandai ironicamente, ponendomene uno addosso.
- Servono per non sporcarti i vestiti! – mi toccò il mento con il dito. A quel contatto risi. Soffrivo il solletico sotto il meno. Anzi, a dir la verità lo soffrivo da ogni parte.
 
- Allora ragazzi, oggi pittureremo le emozioni. – Iniziò la professoressa Thomas, rivolgendosi agli alunni posti a semicerchio davanti a lei, con in mano una tavolozza di colore e davanti una tela bianca latte. – Usate i colori che più si addicono al vostro stato d’animo. Pitturate linee, semicerchi, onde. Qualunque cosa purché sia astratta. Ricordate che i sentimenti non si toccano con le dita. – Dopo averci dato la consegna, si alzò un brusio in tutta l’aula. Non avevo la minima idea di cosa disegnare, eppure le emozioni che avevo provato in tutta la mia vita erano tante. Guardai Niall, lui stava già iniziando a disegnare qualcosa di incomprensibile con il colore rosa. Ritornai a guardare la mia tela ancora bianca, e pensai. Per prima cosa presi il colore nero: rabbia, frustazione. Iniziai a dipingere linee rette e decise. Tutto quello che provavo quando la gente mi prendeva in giro, quando mi sentivo la solita marionetta. Quando Harry mi aveva mentito mostrandosi incoerente. Quando lo avevo visto la mattina stessa avvinghiato alla bionda davanti casa.
Presi il colore blu: tristezza. La morte di mia sorella aveva fatto nascere una tristezza ed una depressione dentro di me irremovibile. Disegnai delle linee ondulate.
Poi presi il colore rosso. Cosa stava a significare il colore rosso? Un po’ incerta feci delle linee che sembravano dei punti interrogativi. Il colore rosso era l’emozione sconosciuta che provavo vicino ad Harry. Un misto di rabbia, ma anche di dolcezza. Non avevo la ben che minima idea di che colore fosse quella sensazione.
- Che colori allegri, Sam. – ironizzò Niall, guardando la mia tela ricoperta da colori scuri e malinconici. Feci spallucce.
- E’ come mi sento. – guardai la tela. In effetti raffigurava ogni emozione che sentivo in quel momento. L’arte rende concreto e visivo ciò che solo tu puoi provare. – Tu invece hai usato colori che saltano subito all’occhio. – La sua tela era un misto di rosa, giallo, azzurro e verde chiaro.
- Bè, sono un ragazzo molto allegro! – rise. Aveva pienamente ragione, Niall era un ragazzo sempre sorridente e ottimista. O almeno, era quello che avevo capito fino ad ora.
- Tempo scaduto. Vediamo cosa avete combinato. – La Thomas si alzò dalla cattedra e passò fra le varie file di tele, criticando ognuna di esse. Era piuttosto pignola, a quanto avevo capito.
- Horan, cosa starebbe a significare questo misto di colori sgargianti? – Incrociò le mani al petto, fissando Niall negli occhi. Mi rivolse uno sguardo, dato che avevo ammiccato un sorriso divertito.
- Professoressa, è una tela colorata perché non c’è nulla di sbagliato nella mia vita. Perciò le emozioni che provo sono… queste. – fece un sorriso a trentadue denti. La professoressa lo guardò dalla testa ai piedi, e poi si girò ad osservare la mia tela. Speravo con tutta me stessa che non mi chiedesse nulla.
- Sei la nuova arrivata, giusto? – Annuii, non avendo il coraggio di far uscire la voce. – Bene, come mai questi colori tetri? Mi pare sia blu… nero… Oh, c’è anche il rosso. –
- Io… ehm… - mi grattai la nuca, in segno di imbarazzo e agitazione. - Sono blu e nero, perché per me rappresentano l’ignoto. Non so di preciso le emozioni che provo. Idem il rosso, anzi diciamo che il rosso non l’ho ben capito. – Guardai a terra imbarazzata per le cavolate sparate cinque secondi prima. Niall mi guardava trovo, gli altri della classe lo stesso. Alcuni ridacchiavano, altri sospiravano. La professoressa mi guardava dritta in faccia.
- Magari il rosso può essere paragonato all’amore. Di solito è così. – Tentò di aiutarmi. Alzai immediatamente la faccia.
- No! Assolutamente no, signorina Thomas. Non è amore. – sorrisi per convincerla.
- Allora facciamo che hai due settimane di tempo per capire il significato di questi tre colori. Dopodiché valuterò questo anche per il voto del primo quadrimestre. – La campanella suonò, e lei si diresse verso la cattedra a sistemare il registro.
- Ma che ti è preso? – Niall mi guardò aggrottando la fronte, mentre ci toglievamo i camici.
- Niall. – lo guardai negli occhi subito dopo aver appeso il camice sporco di tempera. – Non ne ho la minima idea. – scossi la testa.
- Oh bè, ne parleremo a pranzo. – disse lui prendendomi delicatamente un braccio.
- Che cosa? – dissi confusamente.
- C’è la pausa pranzo, è mezzogiorno! – sorrise, come un bimbo. – Raggiungiamo gli altri alla sala mensa. –
Scendemmo di fretta le scale, per poi percorrere un lungo corridoio affollatto. Mi sentivo esclusa da tutta quella massa, nonostante Niall mi stesse tenendo la mano per dirigermi con lui alla mensa.
- Eccola qua. – Disse sulla soglia di una porta bianca e grande. La mensa era enorme, con almeno cinquanta tavoli ed un grosso bancone dove prendere il cibo. Ci mettemmo in fila, io dietro a Niall.
- Sinceramente non ho fame. – dissi con il vassoio in mano.
- Io si. – In effetti si vedeva, aveva il vassoio pieno di carote, spinaci, carne, una mela ed un succo di frutta. Io mi limitai a prendere un insalata scondita. Che cosa assolutamente schifosa.
- Vieni, sono lì seduti. – Indicò un tavolo con quattro ragazzo seduti. Intravidi anche Harry, accanto a Louis, che parlavano e ridevano mentre mangiavano una fettina di carne. Niall partì spedito verso il tavolo ed io cercai di seguirlo, con scarsi risultati. Nonostante ciò, riuscii ad arrivare al tavolo, anche se qualche secondo dopo Niall.
- Hey ragazzi. – Urlò. Tutti lo salutarono, poi iniziarono ad osservarmi. Mi sentivo terribilmente in soggezione.
- Ciao Sam! Vieni, siediti qui. – mi disse sorridente Louis facendomi spazio fra lui ed Harry. Mi sedetti un po’ incerta, cominciando a mangiare lentamente e quasi svogliatamente quel piatto di foglie verdi che avevo sul vassoio.
- Ora capisco perché sei così magra. – Disse Liam guardando prima il piatto e poi me. – Se vuoi ti do la mia fettina di carne, non la mangio.
Era davvero il ragazzo più dolce che avessi mai conosciuto. Se a quest’ora c’era Francesca, se lo sarebbe divorato con gli occhi.
Scossi la testa. – No grazie, io non mangio carne. –
- No  mangi carne? – Intervenne Louis.
- Sono vegetariana. – ero imbarazzata al massimo nel dirlo. Niall rise, Louis mi guardò divertito. Notai Harry che mangiava a testa bassa alla mia destra. Faceva attenzione a non sfiorarmi la mano con la sua, e quasi cercò di evitarmi. Zayn invece era sempre intento a fissarmi.
- E’ una cosa così buffa? – dissi irritata.
- Assolutamente! – Louis ritornò serio, sorridendomi.
- Dopo che materia hai? – Chiese Niall addentando un pezzo di carne. Quell’odore mi dava la nausea.
- Educazione fisica. – dissi inghiottendo il boccone di insalata. – Con Zayn ed Harry. – abbassai lo sguardo verso il mio piatto di insalata, prendendone una porzione più piccola e mangiandola.
Harry mi guardò e ammiccò un sorriso. Più che un sorriso sembrava una smorfia. Quella mattina avevamo litigato, e da lì in poi restò taciturno e sempre a testa bassa.
- Come mai così silenzioso Harry? – Chiese Zayn guardandolo confuso. Lui fece spallucce, e inghiottì un boccone di purè di patate.
- Sono stato interrogato in filosofia. – Si passò un dito agli angoli della bocca per togliere alcuni residui di patate. – E ho preso quattro. –
Scattò una risata volontaria da parte di tutti. Anche da parte mia, solo che meno sonora.
- O forse perché Madison non te l’ha data? – Chiese Zayn, portandosi la mano alla bocca e soffocando una risata. Harry lo guardò in cagnesco, ma poi fece un sorriso. Liam e Niall risero, mentre Louis li guardò deluso. Forse la pensava come me, dato che alzai gli occhi al cielo e ritornai a mangiare la mia insalata.
- Non è un problema, nemmeno mi piace molto. Sembra un pulcino con quei capelli ossigenati! – Collegai subito che era la biondina con cui si era sbaciucchiato la mattina stessa. E forse anche la stessa che gli era quasi saltata addosso fuori scuola. Sospirai, alzandomi da tavola.
- Sam? Dove vai? – Chiese Louis. – Non è ancora suonata la fine del pranzo! – Nemmeno cinque secondi dopo suonò la campanella.
- Ora si. – poggiai il vassoio e me ne andai verso la palestra. I ragazzi mi guardavano confusi, soprattutto Harry. Ma lui sapeva il perché del mio comportamento.
 

HARRY.

- Oggi ti batto. – Mi disse Zayn nello spogliatoio dei maschi.
- Probabile. Non mi sento molto in forma per giocare la partita. – Poggiai i gomiti sulle gambe e sbuffai. Odiavo litigare con Sam. Odiavo ancora di più sapere che lei mi detestava. Non capivo perché, ieri le ho fatto una promessa e l’ho mantenuta. Non le ho risposto male. Anzi, piuttosto lei mi ha risposto male. Stranamente da quando mi vide con Madison fuori casa. Non capivo il perché del suo comportamento. All’inizio pensavo fosse gelosia, ma forse mi sbagliavo. Forse davvero mi odia. Ma io sono fatto così, mi piacciono le donne e non posso farne a meno. Certo, forse le sfrutto troppo ma è quasi impossibile stare lontano da loro. Quella frase che mi disse Sam mentre eravamo in macchina mi rimbombava nella testa da ormai quattro ore. “Ne pagherai le conseguenze” probabilmente aveva ragione. Ma l’unica conseguenza che sto subendo e che mi sta facendo morire, è il fatto di non sentire la sua voce.
- Harry? – Vidi la mano di Zayn passarmi davanti alla faccia e ritornai alla realtà. – Forse sei così perché sei che sto vincendo la scommessa. – sorrise beffardo.
- Sai Zayn, non voglio più fare questa scommessa. – dissi stufo, alzandomi dalla panchina dello spogliatoio.
- Certo, perché sai che stai perdendo. – Incrociò le mani al petto.
- No cazzo! – urlai. – Non voglio trattare Sam come una bambola! Lei è diversa dalle altre. Le altre sono le solite ragazze con la solita noiosa storia. Sono stufo di scommettere sulla verginità di una ragazza, soprattutto quella di Sam. – ero diventato rosso dalla rabbia. Zayn mi guardava quasi scandalizzato, poi sorrise quasi per prendermi in giro.
- Ti sei innamorato! – mi strizzò una guancia. La levai con rabbia.
- Io? Innamorato? Zayn, fammi il piacere. Ci sono trecento ragazze là fuori meglio di Sam che fanno la fila solo per avere un mio bacio. – sorrisi.
- E allora come mai ti da così fastidio questa scommessa? –
- Perché non ho voglia di sentirla piagnucolare per mesi solo perché Zayn Malik ed Harry Styles se la sono fatta per una scommessa. – risi irritato.
- Ora ti riconosco Harry. – Mi mise una mano sulla spalla. – Allora scommessa annullata. Ma quel bocconcino io non me lo faccio scappare. – mi  fece l’occhiolino.
Lo guardai confuso. Cosa aveva intenzione di fare?
- In che senso? – chiesi alzando un sopracciglio.
- Harry, sai come sono fatto.  Ho i miei bisogni. – alzò le mani al cielo. – E uno è quello di farmi Sam. Insomma, bionda, due occhi da paura e così aggressiva… Non posso resistere! – sorrise.
Sgranai gli occhi. Conoscevo Zayn e conoscevo ciò che faceva alle ragazze. Le frequentava, faceva il dolce, poi le portava a letto e le scaricava. Anche se io e Zayn eravamo simili per questo, mi faceva ribrezzo. Prima di conoscere Sam ero anch’io così, ma da ieri è cambiato qualcosa in me. Non ho voglia di illudere le ragazze. Sam mi ha fatto capire cosa prova una ragazza ad essere presa in giro. Lei era una di quelle, anche se moralmente e non fisicamente.
- Fai come ti pare. Ora andiamo. – Uscii dallo spogliatoio e andai in giardino dall’allenatore, seguito da Zayn.
Sul campo c’era uno schieramento di femmine e uno di maschi. Scrutai attentamente tuti i volti femminili, ma non riuscii a riconoscere Sam.
Il mio occhio andò verso le panchine disposte in gradazione ai lati del campo. Ed eccola lì, la ragazza minuta che osservava un punto fisso davanti a lei. Aveva dei pantaloncini verdi e la canotta bianca, i colori della nostra scuola.
Notai Zayn sorridere malizioso alla vista di Sam quasi mezza nuda, e notai anche che andava a passo spedito verso le panchine.
- Styles! – Mi richiamò l’allenatore. Andai da lui, osservando ancora Zayn avvicinarsi a Sam.
 

SAM.

Ero seduta sulle panchine da più di dieci minuti. Odiavo educazione fisica, ero una frana. Goffa com’ero non riuscivo a fare più di sei metri senza inciampare, così per non fare brutte figure decisi di starmene in disparte. Harry e Zayn non erano ancora arrivati, o almeno non li avevo visti. I ragazzi sembravano tutti uguali.
Notai subito dopo un ragazzo con la pelle ambrata ed un riccio uscire dallo spogliatoio maschile. A causa loro l’allenatore non aveva ancora iniziato la lezione.
Guardavo un punto fisso non preciso difronte a me per evitare di incrociare lo sguardo di Harry, ma con la coda dell’occhio notai che mi stava fissando, dopodiché andò verso l’allenatore che lo stava richiamando. Abbassai la testa per cercare il telefono nella mia borsa. Avevo intenzione di inviare un messaggio a Francesca, quando una mano mi toccò la spalla, facendomi girare di scatto.
- Ciao bellissima. – Era Zayn. In pantaloncini e canotta era ancora più bello. Si intravedevano i suoi addominali dalla canottiera attillata e le sue braccia erano molto muscolose. Aveva anche un tatuaggio sul petto, che notai quando si abbassò per sedersi di fianco a me.
- Ciao Zayn, come mai non fai allenamento? – chiesi imbarazzata.
- Potrei farti la stessa domanda! – rispose, ridendo. In effetti aveva ragione, nemmeno io ero in campo a fare esercizi.
- Ginnastica non fa per me. – sorrisi guardando un gruppo di ragazze svolgere alcuni esercizi facili, ma per me difficilissimi.
- Capisco. Hey, sei ancora disponibile per domani? –
- Certo. – sorrisi continuando a guardare i vari esercizi.
- Perfetto, ti passo a prendere alle… quattro e mezza? – chiese avvicinandosi a me. Girai la testa e sfiorai il suo naso con la fronte. Lo guardai un secondo negli occhi. Erano intensi e dannatamente scuri, rendendolo più misterioso. Mi scansai imbarazzata, poggiando lo sguardo su Harry che ci stava guardando dal campo. Divenni immediatamente seria.
- Sam? – richiamò la mia attenzione.
- Oh si, scusa. – mi girai verso di lui, questa volta ad una distanza normale. – Sai dove abito? –
- Vado a casa di Harry quasi tutti i giorni. – disse sorridendo. – So a memoria la strada. –
- Bene. – sorrisi.
- Ragazzi! Che fate là su? Venite a fare allenamento o vi boccio in educazione fisica! – Urlò l’allenatore dal campo. Sbuffai, e mi  allacciai le scarpe. Feci un fiocco non molto stretto, ed insieme a Zayn andammo verso il campo. All’ultima panchina, Zayn mi tese la mano facendomi scendere. Gli sorrisi in segno di ringraziamento. All’apparenza sembrava un ragazzo duro, ma in fondo non era poi così male come gentiluomo.
Andai molto lentamente vicino alle altre ragazze, affiancandomi ad una ragazza con i capelli rossi, alta si e no venti centimetri più della sottoscritta. Mi guardò in cagnesco.
- Oggi si gioca a pallavolo. – il professore si mise davanti alla schiera di ragazzi, facendo rimbalzare la palla nelle mani. – Maschi contro femmine. Dividetevi in due squadre ed entrate nel campo. – Lanciò la palla a Zayn, evidentemente il capitano, e ci seguii in campo. Io mi affiancai al professore.
- Io non sono brava a giocare a pallavolo. – dissi stuzzicandomi le dita delle mani, nervosa.
- Tranquilla. Il trucco è far andare la palla dall’altra parte del campo. – sorrise. Idiota, come se non lo sapessi cosa dovessi fare.
Mi misi in mezzo al campo. Decisi di non prendere la palla e di lasciarla alle avversarie.
Il professore fischiò e una mia compagna di squadra lanciò la palla nel campo degli avversari. La palla arrivò ad un ragazzo di nome Tom che abilmente la rimandò nel nostro campo. Vivian, la ragazza davanti a me, saltò e alzò la palla, che venne mandata velocemente nel campo avversario da Jessica.
Zayn prese la palla e la lanciò a Dan, che la lanciò ad Harry.
- Fai una schiacciata! – Urlò Dan. Harry così fece, alzò la palla e la schiaccio.
Mi ritrovai distesa a terra per una seconda volta, attontita. Mi portai una mano sulla fronte completamente rossa e cercai di alzarmi, quando vidi in faccia il professore, Harry, Zayn e il resto dei ragazzi a fissarmi.
- Harry quando ti dico schiaccia, non intendo addosso agli altri! – Lo rimproverò Dan. Per la seconda volta ricevetti la pallonata da Harry, prima nel parco, ora a scuola. Le cose erano due: o aveva una pessima mira, o aveva l’intenzione di uccidermi.
- Styles portala in infermeria. – Disse l’allenatore alzandomi. – E la prossima volta farai cento esercizi nel schiacciare una palla. Sei pessimo. –
Mi alzai in piedi completamente scossa. Non capivo nulla, nemmeno dove stavo andando. Sapevo solo che Harry aveva messo il mio braccio intorno al suo collo e mi stava portando fuori dal campo.
 
 
 
- E’ la seconda volta. – Dissi, picchiettandomi del ghiaccio sulla fronte. Stavo seduta su un lettino, all’angolo di una stanza abbastanza grande. Harry era in piedi davanti a me. Aveva la mano sopra la mia, mi aiutava a tenere il ghiaccio. Con l’altra sfiorava la mia coscia.
- Scusami. –
- Quante scuse oggi. – dissi seccata.
- Sam… - Mi guardò dritta negli occhi. Odiavo quando mi fissava così. Impediva al mio cervello di formulare frasi, e lo annebbiava completamente.
- Non iniziare con il tuo discorso Harry. – Dissi togliendo il ghiaccio dalla fronte. – L’ho già sentito, e una volta basta e avanza. –
- Non per me. Ti prego, ascoltami. – Mi prese il viso fra le mani. Cinque centimetri dividevano le nostre bocche. – Ti ho fatto una promessa ed in parte l’ho mantenuta. Non ti ho risposto male, non ho fatto il pervertito con te. Non capisco perché ti sei arrabbiata quando hai visto me e Medison che ci baciavamo. –
Sgranai gli occhi incredula. – Io non ero arrabb… -
- Fammi finire. – Mi interrubbe. Guardandomi con quei suoi occhi. Si morse un labbro. Le mie labbra fremevano alla vista di quel gesto. – Quando abbiamo discusso in auto, mi hai fatto capire tante cose. Mi hai fatto capire come si sentono le ragazze ad essere usate. Mi hai fatto capire che non ho il diritto di giocare con i sentimenti delle persone, e mi hai fatto capire che prima o poi questo mi si ritorcerà contro. Ma sai cos’è per me la punizione più grave? Non riuscire più a sentire la tua voce. Odio quando mi eviti, odio quando sei arrabbiata con me e non mi parli. Ma odio ancora di più il fatto che mi odi. –
Avevo gli occhi lucidi. Non sapevo né cosa pensare, né cosa fare. Cosa si faceva in questi casi? Non ne avevo idea. Continuai a fissarlo in attesa che continuasse.
- Due giorni esatti che ti conosco. Due. E mi hai completamente cambiato la vita. Ieri sera ti ho detto che volevo ricominciare, e te lo dico anche oggi. Anzi, lo pretendo. Sarò diverso, lo prometto. Ma ti scongiuro Sam, parlami di nuovo. – Una lacrima gli rigò il volto. Lasciò il mio viso, e portò le mani lungo i suoi fianchi. Mi guardava negli occhi e attendeva una risposta. Stava piangendo, ma non era in imbarazzo.
- Io non ti odio. – fu quello che riuscii a dire. – Non ti odio, perché non ci riesco. – mi aggrappai al suo collo e lo strinsi forte a me, più della sera precedente. Poggiai la testa sul suo collo. Lui mi avvolse la schiena con le sue braccia e mi strinse.
- Facciamo che tutto questo non sia successo. Ritorniamo i vecchi conoscenti di prima, che stavano cercando di ricominciare quella splendida amicizia che avevano all’età di cinque anni. – disse sorridendomi, ancora con il viso umido.
- Certamente. – Gli accarezzai la guancia. In quel momento sentivo il mio stomaco in subbuglio, la testa annebbiarmi, il cuore esplodermi. Cosa mi stava succedendo? Perché il mio corpo emetteva certe sensazioni?
Ci staccammo non appena l’infermiera entrò nella stanza.
- Come stai tesoro? – Disse guardandomi, dopo aver osservato attentamente Harry, che si era rimesso a sedere sulla sedia.
- Meglio, grazie. – sorrisi guardando Harry. Lui ammiccò ad un mezzo sorriso. Ero contenta di aver chiarito. Faceva male anche a me stargli lontana. Spero solo di potermi fidare questa volta.
- Nulla di grave. – disse guardando la mia fronte. – Puoi continuare tranquillamente le lezioni. – Prese un foglio e iniziò a scriverci. Scesi dal lettino, ed immediatamente Harry afferrò la mia mano portandomi fuori. L’aria fresca del corridoio mi fece rabbrividire. In silenzio tornammo nel campo senza emettere una parola, ma non c’era più nessuno. Evidentemente l’ora era terminata.
 
 
 
- Ti prego dimmi che è un incubo. – Dissi guardando la rana poggiata sul vassoio difronte a me.
- Non hai mai dissezionato una rana? – Mi chiese Liam. – Di solito in biologia si fa. –
- No, mai. E’ disgustoso. – feci una smorfia di ribrezzo. – Ti prego, fallo tu al posto mio! –
- E’ un lavoro individuale Sam. Io lo farei pure, ma se la signorina Langrab mi vede mi abbassa la media. Provaci, dai un colpo secco. – Mi porse il coltellino. –
- Dove diavolo devo tagliare?! – Dissi in preda al panico. Liam rise.
- Sull’addome. –
- Quindi vedrò le interiora? – deglutii.
- Devi dissezionarla, di certo non te la danno svuotata! – rise. Non c’era nulla da ridere. Non avevo lo stomaco forte come Liam. Avrei vomitato. Mi ricordava vagamente quando mio nonno scuoiò quel dannatissimo agnello.
- Uno, due, tre. – Dissi a bassa voce. Portai il coltellino sull’addome e diedi un taglio secco. In un secondo quella rana si aprì mostrando ogni singolo organo. Buttai il coltellino a terra, portando una mano sulla bocca e una sullo stomaco ed uscii immediatamente dall’aula.
 
 
- Respira, avanti. Non ci pensare. – Disse Liam, con una mano sulla mia spalla. Feci come mi aveva detto, respirai a fondo, cercando di calmare il conato di vomito. – Non pensavo fossi così debole di stomaco. –
- E’ una cosa schifosa. Non si potrebbe fare qualcos’altro invece di tagliare povere rane innocenti? – dissi con un pizzico di irritazione.
- In effetti non lo abbiamo mai fatto. Oggi è la terza volta in cinque mesi. –
- Spero non risucceda mai più. – dissi massaggiandomi la bocca dello stomaco.
- Ti è passato? – Chiese prendendomi il mento e guardandomi. Annuii e sorrisi lievemente. La campanella era già suonata da due minuti, io e Liam eravamo vicino al mio armadietto da un quarto d’ora cercando di far passare la voglia di rigettare che avevo alla vista di quell’orrore. Ragazzi e ragazze passavano velocemente tra un corridoio e l’altro. Finalmente potevo andare a casa e rilassarmi. Ma prima, dovevo aspettare Harry, dovevo chiedergli un passaggio.
- Ehilà! – Urlò Louis. – Sam? Che hai fatto?! – disse preoccupato alla vista della mia faccia bianca e piuttosto scandalizzata. Senza pensarci mi buttai fra le sue braccia nascondendo la testa.
- Piccolo problemino con una rana. – rispose Liam divertito. – La vista delle interiora le ha fatto un po’ schifo. –
Alzai la testa di scatto e guardai Liam. – Solo un po’?! –
- Okay, molto. – mi rispose ridendo. Louis rise, e mi diede un bacio in testa.
- Andiamo non farti spaventare una rana! –
Lo guardai negli occhi ancora avvolta fra le sue braccia. – Tu non sei vegetariano, non potrai mai capire. – Alzai le sopracciglia e annuii quasi per autoconvincermi che avevo ragione.
- Abbraccio di gruppo! – Urlò Niall a pochi metri da noi. Prese la rincorsa e venne addosso a me e Louis. Era così tenero.
- Okay basta Niall. – Louis mi lasciò e mise le mani sulle spalle di Niall per scansarlo.
- Zayn ed Harry? – Chiede dopo aver sorriso a Louis.
- Avevano religione all’ultima ora. – Intervenne Liam. – Evidentemente il professore li starà sgridando per aver dormito tutto il tempo. –
Risi involontariamente, provocando la risata di tutti.
- Hai la risata contagiosa Sam. Dovresti ridere di più! – Precisò Louis. Continuai a sorridere ed abbassai lo sguardo, imbarazzata.
- Ragazzi. – Sentii la voce di Harry. Mi voltai immediatamente ed incontrai il suo sguardo. Lui mi sorrise. Notai che c’era anche Zayn con lui.
- Andiamo Sam? – Disse affiancandomi. Annuii e prima di andare diedi un bacio in guancia a tutti, aggiungendo però un abbraccio con Louis. Zayn mi precedette, e mi diede un bacio all’angolo della bocca. Sgranai gli occhi scioccata e spiazzata.
- A domani, bella. – Se ne andò lasciandomi completamente sconvolta.
Harry mi prese un braccio, facendomi voltare ed uscire dalla scuola. Camminammo per tutto il viale in silenzio, finché non salimmo in auto.
- Come mai quello strano bacio con Zayn? – Interruppe il silenzio una volta in macchina.
- Me lo chiedo anch’io. E’ da quando l’ho conosciuto che mi guarda strano. – corrugai la fronte. – E domani esco con lui. –
Harry si irrigidì subito e mi guardò. Poi sorrise.
- Sono contento per te. Ti piace? – domandò. Non seppi che rispondere.
- No, cioè, è carino. Ma non lo conosco ancora bene. – dissi giocando con le mani.
- Conoscendo Zayn, si fa piacere da tutte. – rispose seccato, guardando la strada.
- Non sono “tutte”. Ho promesso a me stessa di stare lontano dai ragazzi. –
Harry rise.
- Lo so che non sei tutte. Ma non sapevo che non volessi avere ragazzi. – mi guardò con mezzo sorriso. –Come mai? –
- Ti spiegherò, prima o poi. – La macchina si arrestò ed io aprii lo sportello. Mi fermai un secondo sul sedile, per poi girarmi di scatto verso Harry e posandogli un bacio sulla guancia.
- Ciao Harry. – dissi con un filo di voce. Uscii dall’auto e mi incamminai verso il vialetto di casa. Non sapevo perché lo avessi fatto, non sapevo nemmeno con quale coraggio avevo dato un bacio sulla guancia. So solo, che dopo mi sentii terribilmente bene, e la mia testa aveva preso il via fra le nuvole.

 
 
 
 
Ciao dolcezze :3 Questo è il sesto capitolo, tutto per voi. In questi giorni ho molta ispirazione e come avrete notato sono più veloce a pubblicare capitoli e.e Ringrazio tutte per le visite e per le nuove recensioni ricevute :D In particolare ringrazio xbeautybitch perché mi fa sempre tanti complimenti e mi incoraggia a continaure. Grazie mille, mi sento amata. (?) :’) Comunque, in questo capitolo Sam inizia la nuova scuola. Qui si capisce perfettamente chi sarà il suo migliore amico (se non lo avete capito aspettate il prossimo capitolo in cui lo dirà esplicitamente). Nell’ora di arte prova a descrivere le sue emozioni e quelle sconosciute che prova con Harry, e avrà tempo due settimane per riuscire a spiegare cosa prova. Chissà cosa succederà in queste due settimane fra i due! A proposito di quest’ultimo, vi è piaciuto il pezzo in infermeria? Speriamo che questa volta Harry mantenga la sua promessa. Inoltre ha lasciato la scommessa con Zayn, che però continua ad accanirsi con Sam. Di fatto, le ha chiesto di uscire. Harry ha un po’ timore di quest’uscita, sapendo com’è fatto Zayn e cosa potrebbe fare. Nell’ultima parte del racconto Sam inizia a provare qualcosa di diverso per Harry. Cosa sarà mai? Cosa succederà nell’uscita fra Sam e Zayn? Come si comporterà in poi Harry? Lo scoprirete nei prossimi capitoli.
 

Domanda: cosa vorreste che accada nell’uscita? RECENSITE E DATE SPAZIO ALLE IDEE :3 Buona lettura, spero vi piaccia. Baci. xx

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Capitolo 7
*** Nessuno vuole farlo sul serio, Harry. ***


- Se moltiplico questo numero per quest’altro e poi lo metto sotto radice… -  mi misi le mani nei capelli, sospirando e scarabocchiando il foglio dove avevo provato a svolgere gli esercizi di matematica. Zero. Chiusi il libro ormai stremata e lo abbandonai alla scrivania insieme alle penne e alle matite sparse un po’ su tutto il piano. Mi buttai a peso morto sul letto, sbuffando e osservando il soffitto. Per un nano secondo nella testa mi passò il volto di Harry. Con il suo sorriso luminoso e solare, allegro e malizioso allo stesso tempo. Girai la testa verso la finestra, ma non riuscii a vedere oltre, se non l’altra finestra socchiusa della camera di Harry. La noia stava prendendo il sopravvento. Decisi di chiamare Francesca, avevo bisogno di lei.
Allungai una mano sul comodino e presi il cellulare, notando un messaggio che evidentemente non avevo sentito arrivare.

 
Non vedo l’ora di uscire con te. Sarà divertente.
Zayn xx

 
Feci una smorfia con la bocca, rileggendo attentamente quel messaggio. Non ero mai uscita con un ragazzo prima d’ora, non avevo idea di come mi dovessi comportare. In fondo era solo un’uscita, nulla di particolare.
“So com’è fatto Zayn, si fa piacere da tutte.”Le parole di Harry mi rimbombarono nella testa come un tuono in mezzo ad una campagna deserta. Ma io non ero tutte, io non ero quelle galline che si facevano incantare dagli occhi nocciola di Zayn o dal sorriso mozzafiato di Harry. Avevo la testa sulle spalle, riuscivo a ragionare con la mia mente attraverso ciò che vedevo. E quello che vedevo, era un Zayn un po’ sfacciato ma allo stesso tempo dolce. Non avevo bisogno di raccomandazioni.
Scossi la testa, e composi il numero del cellulare di Francesca. Dopo tre squilli rispose.
- Piccola Sam! – la sua voce squillante mi stordì per un attimo.
- Hey Fra, come stai? –
- Benissimo, ora. – rise. – Te? Ti sento stanca. –
- Lo sono. Mi daresti una mano con matematica? – avevo assunto un tono dolce e supplichevole.
- Sam, sono più negata di te in matematica. – Sbuffai, aveva ragione. – Piuttosto, devi raccontarmi tutto! –
- Speravo te ne fossi dimenticata. – sorrisi. – Non c’è molto da raccontare, ieri ho passato la serata con Harry, ma nulla di particolare. Abbiamo chiarito. –
- Chiarito in che senso? – chiede con tono malizioso. Alzai gli occhi al cielo e mi sedetti sul letto.
- Non nel senso che pensi tu. Abbiamo deciso di finirla di stuzzicarci a vicenda e di continuare come normali conoscenti. E… -
- E…? – mi incitò a continuare.
- E poi stamattina abbiamo litigato. – risi di gusto. – Ma abbiamo fatto pace. –
- Secondo me ti piace. – Sgranai gli occhi nel sentirle pronunciare quelle parole. Non sapevo se ridere per la cazzata sparata o comportarmi normalmente.
- Nemmeno un po’, Fra. – scelsi la seconda opzione. – Altrimenti domani non uscirei con un suo amico. –
- Tu che cosa?! Hey Sam sei da tre giorni lì e già fai stragi di cuore! – ironizzò. Tirai la testa all’indietro se sorrisi.
- E’ solo un’uscita normale. – la tranquillizzai.
- Certo, come se non lo sapessi come vanno a finire queste “uscite”.  Come si chiama? –
- Zayn. – Dissi un po’ incerta.
- Già dal nome… - Il suo tono malizioso si fece sentire ancora una volta.
- Sei una pervertita maniaca! Peggio di Harry. – ridemmo all’unisono per più di cinque minuti. – E comunque tutti i suoi amici sono davvero belli e simpatici. –
- Solo qui in Italia non ci sono ragazzi decenti! – si lamentò.
- Quando verrai a trovarmi te li faccio conoscere. Perché tu verrai, non è vero? –
- Certo amore. Devo solo parlarne con mia madre. – Mi manchi. – la sentii terribilmente triste.
- Anche tu. – dissi sospirando. – Devo andare, ti chiamo domani. –
- Ciao Sam. –
Riattaccai, a malincuore. Odiavo quando le nostre conversazioni allegre andavano a finire così, col dirci che sentivamo la mancanza l’una dell’altra. Notai che avevo gli occhi lucidi, ma nonostante questo ancora nessuna lacrima. Ero forte abbastanza per trattenerle, non abbastanza però per nascondere i miei occhi rossi. Feci un profondo respiro, dopodiché mi alzai per rimettere a posto i libri.
- Sam? Scendi, è pronto. – urlò mia madre dal piano di sotto. Andai velocemente in bagno e mi sciacquai la faccia, per poi scendere in cucina.
 
 
- La prossima volta devi metterci meno peperoncino! – Dissi bevendo il terzo bicchiere d’acqua.
- Pensavo ti piacessero gli spaghetti con il peperoncino. – provò a scusarsi. Staccai la bocca dall’orlo del bicchiere ansimando, non avevo preso fiato per tutta la bevuta.
- Devo ricordarmi di essere pronta al peggio quando sperimenti cose nuove. – la guardai divertita. Mi diede un colpetto dietro la testa e guardò mio padre.
- Sam dobbiamo dirti una cosa. – se ne uscì mio padre dopo molti minuti di silenzio. Lo guardai aspettando che continuasse a parlare.
- Devo andare in America per qualche giorno, nell’Ontario. Mi hanno chiamato per eseguire un’operazione molto delicata. – mi rassicurò mettendomi una mano sulla spalla.
- Ed io in tutto questo che centro? – mi alterai, poggiando le mani sul tavolo. Speravo solo di non dover tirare di nuovo fuori la valigia.
- Nulla. Tua madre ha deciso di venire con me per darmi una mano anche durante i giorni… -
- Oh non voglio lasciarti sola a casa! – mia madre si alzò da tavola e mi venne incontro, stringendo la mia testa al suo petto. Feci una faccia scandalizzata e l’allontanai.
- Continuo a non capire. – chiesi rivolgendomi a mio padre. Ormai mia madre era andata.
- Che io e tua madre siamo via qualche giorno, non so di preciso quanto. Ce la farai a casa da sola? – La mia faccia si tranquillizzò, per poi aprirsi in un bellissimo sorriso.
- Ovvio! – ero troppo euforica. – Quando partite? –
- Dopodomani, il paziente è davvero grave. – disse mio padre, continuando a mangiare gli spaghetti che mia madre aveva cucinato evidentemente per uccidermi.
- Niente feste, niente alcolici, niente ragazzi, niente uscite. – Disse mamma prendendomi il viso e guardandomi gli occhi.
- Mamma, fai sul serio? – Inarcai un sopracciglio. – Sono l’ultima persona a cui dovresti fare certe raccomandazioni. Lo sai che non sono questo tipo di ragazza… - Mi alzai dal tavolo , riponendo rumorosamente la forchetta nel piatto ancora stracolmo di pasta. Mi avvicinai alla porta e presi il giacchetto.
- E ora dove vai? – Mamma si portò le mani suoi fianchi.
Feci spallucce.
- Qua fuori, i compiti li ho finiti e penso leggerò un po’. – Aprii delicatamente la porta.
- E’ così complicato per te leggere in casa invece che al freddo?! – mia madre si porto una mano davanti agli occhi scuotendo leggermente la testa. Risi, e chiusi la porta alle mie spalle.
In effetti avrei preferito stare in camera. Il freddo che faceva fuori era leggermente aumentato rispetto a ieri. Non ci feci caso, scesi le scale del patio in legno e mi sedetti sul penultimo scalino. Infilai le mani in tasca sospirando. L’aria entrò così decisa e fredda che mi fece rabbrividire, e quando espirai notai del fumo uscire dalla mia bocca. Mi guardai intorno, le strade erano deserte. Mi chiedevo se da qualche parte ad Holmes Chapel ci fosse un bar, o una pizzeria, o anche un piccolo chiosco.
- Che ci fai lì al freddo? – Mi girai di scatto, verso il suono di quella voce. Proveniva dalla casa accanto, di fatto c’era qualcuno appoggiato al recinto che divideva i due giardini.
- Ciao Harry. – Sorrisi come un ebete. – Mi andava di stare fuori. –
- Posso? – chiedendomi di sedersi. Annuii incerta, domandandomi come avrebbe mai fatto a sedersi affianco a me se stava dall’altra parte del recinto. Mi risposi subito quando lo vidi scavalcare e affiancarsi a me. Mi osservava come se stesse studiando la mia espressione. Mi voltai appena, in modo da guardarlo dritto negli occhi. Per un attimo il mio cuore perse un battito, mi sentivo così tremendamente stupida ed impotente.
- Che hai fatto oggi? – domandò all’improvviso, interruppendo il silenzio.
- Compiti. Tutto il giorno chiusa in camera. – dissi con tono stanco. – Tu? –
- Ho pensato. –
Involontariamente scoppiai a ridere, portandomi subito la mano sulla bocca dopo aver notato il suo sguardo omicida. Harry che pensa? Che miracolo.
- E a cosa pensavi, sentiamo? – sorrisi. Non riuscivo più ad essere arrabbiata con lui, ora. Anzi, con lui affianco non riuscivo a far altro che sorridere, sorridere e sorridere.
- A quanto tu possa avermi cambiato in tre giorni, Sam. – Sorrise guardando un lampione in fondo alla strada.
- I-In che senso? – azzardai a chiedere, un po’ balbuziente. Non smettevo di osservare quegli occhi verdi e profondi.
- Nel senso che non voglio più essere la persona che ero prima. Con te mi sento… diverso. –
- Diverso come? –
Rise, portando il capo all’indietro. I suoi ricci lo seguirono, e quando si alzò si posarono sulla sua fronte rendendolo ancora più bello di quanto non lo fosse già.
- Quante domande, Sam! – sospirò, ancora con il sorriso sulle labbra.
- Sono curiosa. Non mi capita tutti i giorni di cambiare le persone, sai? – ironizzai.
Continuò a sorridere guardandomi intensamente. Sembrava volesse scorgere qualcosa oltre i miei occhi. La sua testa si fece più vicina alla mia, che era immobile. Avevo gli occhi fissi sui suoi, lo guardavo imbarazzata e completamente pietrificata. Lo sentivo soffiare sulla mia bocca. Il mio primo bacio? Sarebbe stato quello, se la porta di casa non si sarebbe spalancata facendo uscire i miei genitori e portando Harry a distanziarsi da me. Guardavo il vuoto, immobile.
- Harry! Che ci fai qui? – chiede mia madre sorridente. Harry si alzò  titubante e la salutò con due baci in guancia.
- Ho visto Sam qui seduta e… - mi guardò.
- Capisco. – Gli sorrise. – Sam noi usciamo, chiudi tu? Ci portiamo il secondo mazzo. – mi lanciò un paio di chiavi ma non le presi al volo. Mi alzai barcollando e le presi da terra. La mia testa era ancora ferma sulla scena mia e di Harry con le bocche a due centimetri di distanza. E perché non ho fatto nulla? Perché stavo ferma, come se qualcuno mi avesse immobilizzata? Io non lo volevo. La Sam di ieri lo avrebbe respinto, la Sam di oggi non aveva idea di cosa potesse succedere.
Mia madre e mio padre uscirono dal cancello, chiudendolo, e avviandosi verso la parte destra rispetto alla mia casa.
Harry ritornò a sedersi affianco a me, guardandomi. Mi girai incerta.
- Sam… -
- Tranquillo, è okay. – Giocai con le dita delle mani, imbarazzata e ancora scossa.
- Ecco, io… Non so che mi è preso, scusa. – Mi poggiò una mano sulla spalla. Lo guardai negli occhi e riuscii a scorgere in essi un po’ di imbarazzo. Non ero la sola, quindi.
- Non preoccuparti, non era tua intenzione. Non volevi. – lo dissi tutto d’un fiato, alzandomi di scatto e facendo per aprire la porta.
- E se invece lo era? Se invece avevo l’intenzione di baciarti? – Disse con un pizzico di tono in più. Si passò una mano fra i capelli, mentre io rimasi immobile davanti alla porta. Avevo gli occhi completamente immobili a fissare la punta delle mie scarpe. Quella situazione stava prendendo una piega che a me non piaceva, per niente.
- Perché nessuno vuole farlo sul serio, Harry. – entrai in casa e chiusi la porta, facendoci scivolare la schiena. Quella frase la dissi tremando. Nessun ragazzo, mai, avrebbe voluto baciarmi davvero.  Ero giudicata come la ragazza asociale che non parlava con nessuno, che si chiudeva in se stessa per una stupida scommessa. Che non aveva contatti con ragazzi per un incidente accaduto a sua sorella e non a lei. Ogni ragazzo che aveva provato a baciarmi lo avevo respinto, sapendo che lo faceva per puro divertimento o per provare a smuovere quella suora di Sam. Con Harry però non avevo la più pallida idea di cosa mi era preso. Pietrificata a tal punto di non riuscire a muovere nessuna parte del mio corpo. Pietrificata a tal punto da osservare solo i suoi occhi e basta, nient’altro più. Pietrificata a tal punto da sentire la testa vuota e spenta, completamente annebbiata. Pietrificata a tal punto da temere di pietrificare anche il mio cuore, che faceva così tanto rumore nel mio corpo da non capire più se batteva o aveva smesso.
Mi portai le mani sulle tempie, massaggiandole piano. Mi strofinai gli occhi leggermente umidi e andai di corsa in camera, aprendo al porta e socchiudendola leggermente. Mi buttai a peso morto sul letto, guardando come al solito il soffitto.
Un rumore assordante però mi fece sobbalzare. Portai la mano sul comodino e presi il cellulare, ponendomelo all’orecchio senza nemmeno guardare il display.
- Chi è? –
- Che voce cadaverica Sam! Sono Louis. – disse la voce squillante dall’altra parte. Mi misi immediatamente seduta sul letto, mettendomi un boccolo dietro l’orecchio.
- Louis! Come… come hai… -
- Il tuo numero? Me lo ha dato Zayn. – disse imbarazzato. – Ho bisogno di parlarti. –
- Mi preoccupi. – aggrottai la fronte.
- No è che… Tu oggi a scuola mi hai parlato di qualcosa di personale, volevo raccontartelo anche io! – Sorrisi ridacchiando. Sembrava un bambino, un dolce, tenero bambino di vent’anni che frequentava la nostra stessa scuola, dato che era divisa in college e liceo. Lui ovviamente andava al primo fra i due nomi citati.
- Sono tutta orecchie. – poggiai i gomiti sul letto e mi stesi con la testa a mezz’aria.
- Ecco, non l’ho mai detto a nessuno ma… A me piace una ragazza che fa latino con te. –
- Chi? – chiesi cercando di ricordarmi i volti di ogni ragazza nella classe di latino.
- Eleanor, si chiama Eleanor. – In un istante capii di chi stava parlando.
- Quella mora con qualche boccolo appena accennato? Quella alta con un corpo invidioso? – chiedi alzandomi di scatto e sorridendo come un ebete. Mi piacevano le questioni di cuore degli altri. Impicciona? Non mi definivo così, solo curiosa e desiderosa di dare consigli che avrei dovuto dare a me stessa.
- Esatto. E’ bellissima e… Mi piace da un anno. Scusa se ti ho chiamata per dirti questa stupidaggine, ma stavo scoppiando! Tu mi sei sembrata la persona giusta a cui dirlo. Non lo dirai a nessuno, vero? – Nella sua voce comparirono alcune note di preoccupazione.
- Louis, sono una tomba. – dissi annuendo. – Qualunque cosa chiedi pure. Non aver paura a chiamarmi. – lo rassicurai con tono dolce e premuroso.
- Grazie Sam, sei un angelo. – ritornò improvvisamente allegro. – Vorrei chiederle di uscire, ma non so come. Insomma, non le ho mai parlato seriamente, a parte qualche saluto ogni tanto. –
- Suvvia Lou, sei un bel ragazzo, secondo me accetterà. Raggiungila nella pausa pranzo e chiediglielo, non rifiuterà. Se vuoi posso parlarci io alla prossima lezione di latino. –
- Lo faresti davvero? –
- Ovvio! – alzai le ciglia annuendo, convinta di ciò che avevo appena detto.
- Se fossi lì ti riempirei di baci. –
- Puoi farlo domani! – ridemmo all’unisono.
- Certamente. A proposito Sam… come va con il riccetto? –
Mi bloccai di scatto, iniziando a balbettare qualcosa di impercettibile.
- Come va… come? – ero imbarazzata. Avevo la fortuna di parlarci al telefono., così che non vedesse la faccia da peperone che avevo.
- Lo so che ti piace, si vede. –
- Harry non mi piace! – sbraitai alzandomi di scatto dal letto. – E’ un idiota che pensa solo a… a… a portarsi ragazze ancora più idiote di lui a letto! –
Sentii Louis dall’altra parte della cornetta ridere come un pazzo. Avevo per caso detto una barzelletta a mia insaputa?
- A mentire sei una frana. Se non ti piace perché pensi solo a quante ragazze si fa? Oppure litigate sempre. –
- E questo dovrebbe essere un motivo in più per non piacermi, no? – portai la mano sinistra all’altezza della spalla per rendere la cosa ovvia, dopodiché la poggiai furiosamente sul fianco sinistro.
Non parlò, stava pensando. Ne approfittai del silenzio per parlare e difendermi ancora per qualche minuto.
- Seriamente Lou, Harry non fa per me. Siamo completamente diversi, più di un amico non riesco a vederlo. – ripensai improvvisamente alla scena di mezz’ora fa. Quando le mie labbra stavano per unirsi con le sue. Scossi la testa, per cacciare vie quegli orribili pensieri. – Poi ho giurato a me stessa di non avere mai più una relazione con dei ragazzi che si comportano come lui. –
- E intanto esci con Zayn… - puntualizzò.
- Che cosa centra ora Zayn? – Alzai gli occhi al cielo.
- Harry potrà anche sembrare un puttaniere, cosa che in questi giorni non è più. – fece una pausa. – Ma Zayn non lo batte nessuno! –
- Per favore. So tenere a bada i ragazzi come lui. Non mi succederà nulla. –
- Sicura? Sam non voglio che stai male. – aggrottai le sopracciglia. Ma che diavolo stava blaterando?
- Louis è una normale uscita fra conoscenti. Zayn e Sam che si vanno a prendere una cioccolata calda, chiaro il concetto? – mi passai una mano fra i capelli.
- Chiaro. – rise. – Sam, quando vuoi ti sai fare rispettare. E pensare che ti credevo una ragazza dolce ed indifesa! – scoppiai a ridere assieme a lui. Scossi la testa, sorridendo.
- Sam, quando ci siamo conosciuti noi? –
Mi soffermai un attimo a pensare. – Ieri. –
- Se ti dico che tengo a te come una migliore amica, ci credi? –
Sorrisi. Sorrisi sia con le labbra che con il cuore. Louis era un ragazzo dolce e, e nessuno aveva mai detto delle cose così. Lo disse spontaneamente, senza giri di parole o pause. Evidentemente era vero.
- Si. E se ti dico che per me è lo stesso, ci credi? –
- Si. – disse soltanto. – Ti voglio bene Sam. –
- Anche io Louis. Ci vediamo domani, okay? –
- Va bene. Buonanotte carotina. –
Aggrottai le sopracciglia e scoppiai a ridere. – Come mi hai chiamata? –
- Carotina. Io adoro le carote! E’ un complimento, tranquilla. – Rise giustificandosi.
- Bè, allora buonanotte, carota. – tolsi l’apparecchio dal mio orecchio e schiacciai il tasto rosso. Louis mi aveva fatto tornare il sorriso. Lanciai il cellulare sul letto, mi tolsi gli indumenti e mi misi il mio maglione grigio sopra. Mi buttai sul letto per l’ennesima volta. Per un secondo pensai ad Harry e al quasi-bacio fra di noi. Come lo avrei affrontato domani? Cosa avrei potuto mai dirgli? Chiusi gli occhi e mi addormentai con quelle domande che mi frullavano per la mente.
 

HARRY.


Mi massaggiai la fronte sdraiato sul letto. Le luci della stanza di Sam si erano appena spente. L’avevo vista parlare al telefono e sorridere, come se nulla fosse successo. Che diavolo mi era preso?! Baciarla così, all’improvviso. Mai fatto. Avevo sempre aspettato che fossero le ragazze a baciarmi, come avevano sempre fatto, ma adesso ero stato io a voler provare a baciarla. Se il giorno prima la odiavo, ora il mio odio per lei era completamente soffocato. Iniziavo a voler sempre di più Sam vicino a me.
Mi sedetti sul letto, sospirando. Mi aveva cambiato, non ero più l’Harry che amava andare in giro per scuola e sentirsi osservato da migliaia di belle ragazze che aspettavano solo che le portassi a letto. Ora nella mia testa c’era solo Sam, Sam, Sam. Con lei riuscivo a cogliere i lati belli della vita. Il suo sorriso, che regalava solo a pochi fortunati, era qualcosa di meraviglioso. Così solare e puro, senza chili di rossetto o lucidalabbra. E i suoi occhi di quell’azzurro mare sfumato di marrone terra, rispecchiavano completamente il suo essere. Senza trucco, lei era perfetta. Era perfetta per me. Non mi importava cosa pensavano gli altri. Zayn doveva starle alla larga, l’ultima cosa che volevo era sentirla soffrire per colpa di quell’idiota. Ma non potevo impedirgli di uscire. Sam mi avrebbe chiesto perché, perché avevo quel comportamento. Perché la privavo di una vita personale o perché le impedivo di stare vicino a Zayn. Perché con lei mi sentivo protettivo, perché desideravo tenerla sempre con me. Ma non potevo dirle che mi stavo innamorando.
 

SAM.

- Sono in ritardo! – Pensai. – Sono in completo ritardo! – erano le otto e un quarto. La sveglia aveva tardato a suonare, e nonostante la odiassi quando mi svegliava, la odiavo ancora di più quando mi faceva tardare. Presi al volo la mia borsa, non curandomi che fosse aperta ed alcuni libri stavano per cadere. Rimisi tutto dentro chiudendola goffamente, scesi le scale a aprii la porta.
- Non mangi? – mia madre si affacciò dalla cucina. Faceva sul serio o era uno scherzo?
- Mamma, sono in ritardo! Prenderò qualcosa alle macchinette di scuola! – sbattei la porta con forza. Mi voltai di scatto a guardarla mettendomi una mano sulla fronte. Ero sicura di spaccarla da un giorno all’altro. Mi misi la borsa in spalla e corsi reggendomi il berretto di lana rosa che stava per scendermi dai capelli. Aprii il cancello non curandomi di richiuderlo e iniziai a correre. Non potevo farcela. Sarei arrivata in ritardo. Alla prima ora avrei avuto geografia, e da quanto dicevano gli studenti la professoressa Klark non amava i ritardi. Continuavo a correre, ma il mio sguardo si posò su un laccio delle mie scarpe completamente a penzoloni. Non mi importava più di tanto, per cui alzai lo sguardo ma non feci in tempo a mettere a fuoco che andai a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno.
- E sta più attenta! – squittì una voce, che a primo impatto diede fastidio ai miei timpani.
- Scusa, non volevo. – dissi alzandomi da terra e guardando in faccia la persona. Misi a fuoco dei capelli giallo canarino, degli occhi marroni con quintali di matita intorno e delle labbra ricoperte da lucidalabbra trasparente. La cosa più brutta che avessi mai visto in tutta la mia vita.
- Si certo, come se non lo avessi fatto di proposito! – mise le mani suoi fianchi. Mi guardai attorno, ero davanti scuola. C’erano ancora tutti gli studenti fuori in cortile, forse avevo sottovalutato le mie gambe corte ed esili.
- Ma secondo te io vengo addosso ad una biondina ossigenata, antipatica e scontrosa come te per cosa? Per farmi rivolgere il tuo viso completamente coperto da quintali di sostanze viscide e schifose? - Sgranai gli occhi e sussultai. Non avevo mai risposto così ad una persona sconosciuta. Rimasi a guardare il suo volto trasformarsi in una faccia infuriata.
- Ma come ti permetti… - Fu interrotta da un ragazzo alto, che mi affiancò. Liam.
- Andiamo Madison non l’ha fatto a posta! Non abbaiare subito appena ti toccando. – Lo amavo, amavo quel ragazzo. La guardai dalla testa ai piedi, in effetti era la stessa ragazza bionda che stava vicino ad Harry ieri mattina. Da vicino era ancora più odiosa.
- Liam, non ti ci mettere pure tu! – squittì indicando Liam con l’unghia laccata di rosa. Era una barbie o un prototipo di putta… cioè, ragazza un po’ troppo cresciuta?
Liam prese la mia spalla e mi fece girare, insieme ci dirigemmo dagli altri che erano sotto un albero a conversare.
- Lasciala perdere, è isterica. – disse a metà strada. Feci una smorfia, girando lo sguardo ed osservare per un ultima volta, spero, quella Madison barra Barbie.
- Si, ho notato. – girai lo sguardo verso Liam, ridendo strafottente. Lui sorrise con il suo solito dolce, caldo sorriso.
Mi strinse di più a se poggiando le labbra sui miei capelli. Quella Madison sarebbe diventata presto un incubo per me.
 

 

Yoyoyo.

Oggi c’è l’episodio di iCalry in America, qui in Italia sarebbero le due di notte. D: Lo vedrò di nascosto. (?) Volevo augurarvi buona Pasqua i anticipo, dato che domani non ci sarò. *si dispera*
Allora, che ne pensate di questo capitolo? Vi piace? Scommetto che non ve lo aspettavate quel
quasi-bacio fra Harry e Sam v.v Sono piena di sorprese, io. (?)
AAAAAAAAA MA LO AVETE CAPITO CHI E’ ALLORA STO MIGLIORE AMICO?! Louis, esatto. :’) Ho scelto lui, perché essendo il migliore amico di Harry aiuterà Sam a chiarire quello che prova verso di lui.
Ho voluto aspettare ancora per
l’uscita fra Sam e Zayn, scusate D: Ma penso di fare un capitolo dedicato interamente alla loro uscita (sarà sicuramente il prossimo, giuro!) Quindi, Harry scopre di provare qualcosa di più per Sam, di una semplice amicizia, mentre lei ancora non sa dare spiegazioni alle varie sensazioni strane e nuove che prova. Cosa saranno? Boh, sono curiosa anche io :O
Inoltre, è comparso un nuovo personaggio:
Madison. Come immaginarla? Bè costruitevi una barbie rifatta, isterica, bionda ossigenata e con fare da tro…ttola (?) e avete l’immagine perfetta di quella che è Madison. Vedrete che casini che combinerà sta gallinella e.e Bè, non ho nulla da dire. Buna lettura meraviglie. xx

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Capitolo 8
*** Un'uscita disastrosa. ***


La mia camera era un completo disordine. Magliette sparse un po’ dappertutto, jeans appesi con non curanza ad ogni cosa che li potesse reggere.
- Dove diavolo è il mio maglione grigio?! – Continuavo a ripetere. Fra una mezz’ora Zayn sarebbe dovuto venirmi a prendere, ed ero ancora in tuta da ginnastica.
Cercai da cima a fondo in ogni angolo della camera, finchè non lo trovai sotto al letto. Non avevo la minima idea di come fosse riuscito ad arrivare lì. Mi tolsi la canottiera ed infilai il maglione, che metteva in risalto quel poco di seno che avevo. Poi presi i miei soliti jeans e li infilai velocemente. Andai in bagno, buttando sul mio viso dell’acqua gelida, dopodiché lasciai che i miei boccoli ricadessero in avanti.
Aprii di scatto la porta del bagno scesi velocemente in salotto. I miei genitori erano usciti e in casa c’eravamo solo io e il mio disordine. Mi passai le mani sul viso, soffermandomi all’altezza del naso e della bocca. Sospirai. Ero agitata, era la mia prima uscita con un ragazzo che non fosse mio padre. Mi buttai a peso morto sul divano, chiudendo gli occhi ed aspettando. Il suono del campanello mi fece sobbalzare e impallidire. Panico. Andai un po’ incerta alla porta e l’aprii, difronte a me apparii un ragazzo con la pelle ambrata, i capelli corvini e tirati su in una perfetta cresta. Entrambi eravamo vestiti sportivi, fortunatamente.
- Ciao Zayn, vieni. – abbassai lo sguardo e lo lasciai passare dentro.
- Scusa, sono in anticipo, ma non vedevo l’ora. – si avvicinò a me porgendomi un lungo bacio sulla guancia. Quando si staccò mi guardò intensamente negli occhi. Rimasi ferma ad osservare quelle iridi scure, finché non mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi girai a prendere il cappotto. Sentivo il suo sguardo fisso su di me. Mi aprì la porta facendomi passare per prima e la chiuse dolcemente alle nostre spalle. Faceva molto freddo, mi restrinsi nelle spalle portando le mani nelle tasche del cappotto nero.
- Hai freddo? – Mi chiese una volta avviati verso non so dove.
- Abbastanza. – accennai un sorriso. Rise dolcemente, portando una mano intorno al suo collo e stringendomi a sé.
- Hai ancora freddo? – chiese guardando i miei occhi e poi la mia bocca. Mi sentivo terribilmente in imbarazzo ma, in fondo, non stava facendo nulla di male.
Scossi la testa, e gli sorrisi. Camminammo per cinque minuti stretti come una coppia di fidanzati, ciò che non eravamo e non volevo nemmeno sembrare. Arrivammo davanti ad un enorme locale non troppo affollato ed entrammo. Era come una sottospecie di bar, solo più carino e accogliente. Mi fece sedere ad un tavolo appartato e quasi fuori dal mondo.
- Due cioccolate calde, grazie. – Disse rivolgendosi al cameriere che stava in piedi al lato del tavolo. Questo se ne andò, lasciandoci soli.
- Allora Sam, come mai dalle parti di Holmes Chapel? Sei italiana, giusto? – iniziò il discorso. Perché sempre le solite noiose domande?
- Si. Ma mio padre aveva trovato lavoro qui e… - feci spallucce, come per far intendere le cose.
- Capisco. – sorrise. – Ti vedo nervosa. –
Come previsto, aveva notato il mio nervosismo. Ero una persona troppo emotiva, e questo l’odiavo.
- Abbastanza, cioè, è la prima volta che esco con qualcuno e… - gesticolai con le mani, per poi sbuffare. – E sono una frana a far finta di essere completamente tranquilla, scusa. –
Si lasciò andare in una tenera risata, per poi accarezzarmi la guancia. In quel momento avvampai.
- Mi piacciono le ragazze timide. – disse mentre prendeva le tazze di cioccolata calda appena portate dal cameriere e porgendomene una.
Non risposi. Mi limitai ad accennargli un sorriso, che sembrava quasi una smorfia, e presi in mano la tazza bollente. Iniziai a sorseggiare la ciccolata, per poi azzardarmi a rivolgere uno sguardo a Zayn. Lui mi osservava; osservava il modo in cui bevevo la cioccolata, il modo in cui mi leccavo le labbra rosse, il modo in cui tenevo la tazza. Sembrava fare una radiografia od ogni piccolo particolare del mio corpo. Mi contemplava come un’opera d’arte o qualcosa di simile. Sarei scoppiata, se non si decideva a smetterla.
- Sei sporca qui. – accennò ad un angolo della mia bocca. Abbassai lo sguardo imbarazzata e presi un tovagliolo cercando di pulirmi, con scarsi risultati. Lui scosse la testa sorridendo, si sollevò un po’ dalla sedia e con il pollice mi pulì l’angolo della bocca. Riuscivo a sentire il suoi respiro sulle mie labbra. Sapeva di cioccolata.  Mi alzai da tavola, prendendo il cappotto. Zayn mi seguii a ruota, pagando ed uscendo. Mi affiancò e mi mise un braccio intorno alla vita. Lo guardai e sorrisi. Un sorriso falso, perché non mi piaceva il modo in cui mi toccava.
- Dove vuoi andare ora? –
- Non lo so. Mi piacerebbe andare al London Eye. –
- London Eye? – rise. – E’ un po’ lontanuccio da qui, non credi? – mi passò una mano sotto il mento.
- Si forse hai ragione. – iniziai a fissare le punte delle mie scarpe, che tutt’a un tratto erano diventate interessanti. Le guardai per qualche minuto, ma poi alzai la testa e guardai davanti a me, sospirando lievemente. Intravidi un lampo dietro gli alberi e dopo qualche minuto un forte rimbombo. Mi strinsi completamente a Zayn, quasi fossimo una cosa sola. Avevo la testa poggiata sul suo collo e le braccia intorno ai suoi fianchi. Se avevo paura dei temporali? Erano la mia paura più grande.
- Sam? – mi scosto leggermente la faccia con il dito. – Hai paura dei tuoni? – disse diverito. Feci di si con il capo, un po’ incerta.
- Li detesto. – notai che ero completamente appiccicata a lui, quindi mi distanziai un poco. A quella scena la sua faccia si intristì, ma si riprese immediatamente.
- Penso stia per arrivare un temporale. – si sistemò il colletto della giacca, e guardò in aria. – Forse ho scelto il momento sbagliato per uscire, scusa. –
- Non fa niente. Possiamo… Possiamo andare a casa mia, se vuoi. – Cosa diavolo avevo appena detto? Mi pentii immediatamente di averglielo proposto, quando vidi sul suo volto un’espressione troppo felice ed estremamente maliziosa. Acconsentì, e ci dirigemmo verso casa.
 
 
- Vuoi un asciugamano? – mi chiusi la porta alle spalle. Durante il tragitto all’improvviso era scoppiato un acquazzone, che fece correre velocissimi me e Zayn.
- No grazie. – disse scuotendosi i capelli. Si levò la giacca bagnata e l’appese, dopodiché si levò il maglione, anch’esso bagnato, rimanendo a torso nudo.
Sgranai gli occhi, alla vista del suo petto nudo. Sembrava scolpito nel marmo.
Rise sonoramente, forse aveva notato la mia espressione più che imbarazzata. Mi grattai la nuca e aggrottai la fronte.
- Dammelo, te lo metto ad asciugare. – gli porsi una mano aspettando di avere il suo maglione. Invece, sentii la sua stringermi ancora di più e tirandomi a sé violentemente. Sbattei il mio petto al suo. Mi cinse i fianchi con le sue mani rendendomi completamente priva di movimento. Avevo ancora le mani lungo i miei fianchi, e di certo non avevo intenzione di stringerlo a me. Volevo dimenarmi, ma non ci riuscivo. Ero immobile davanti a quel ragazzo che mi teneva avidamente prigioniera fra le sue braccia. Non mi piaceva la situazione che si stava creando. Forse avevano ragione Louis e Harry.
- Sei bellissima Sam. – mi soffiò sul viso, provocandomi la pelle d’oca. I miei occhi fissavano i suoi, impauriti. Si, avevo paura. Avevo paura di essere un’ennesima preda di Zayn. Nonostante il giorno prima ero convinta di poter gestire la situazione, adesso mi trovavo a realizzare di essere completamente in gabbia.
Deglutii rumorosamente, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi cupi e maliziosi.
- Zayn… Io… - cercai di scansarlo, ma lui mi strinse più forte, provocandomi un leggero dolore alle costole. Si abbassò sul mio collo nudo, iniziando a baciarlo con leggeri baci, quasi impercepibili.
- Zayn non… - mi mise al muro, stringendosi ancora di più a me. Non riuscivo a parlare. La paura aveva invaso il mio corpo rendendomi una stupida marionetta. Volevo dimenarmi, staccarmi da quella presa e dirgli di andare via, ma in quel momento riuscivo solo a respirare affannosamente.
Mi alzò di poco la maglia, accarezzando la mia schiena. Continuava a posare baci lungo il collo, ma questa volta con più passione. Misi le mie mani sulle sue spalle, cercando di allontanarlo. Ma le mie braccia in confronto alle sue erano pezzi di pane. Lasciò il mio collo, e mise la fronte sulla mia, fissandomi negli occhi. Sospirai e con tutta la forza che avevo in corpo lo scansai, riuscendoci. Mi sistemai la maglietta, che era alzata all’altezza dell’ombelico, e la misi già goffamente.
- Che ti è preso? – dissi alzando le mani al cielo e guardandolo. Lui sorrise.
- Scusami, mi è venuto d’istinto. – si avvicinò a me, prendendomi un fianco e avvicinandolo al suo. Misi una mano sulla sua spalla, stavolta senza opporre resistenza, e lo guardai negli occhi.
- Non adesso Zayn. Ti prego. – cercai di trasmettere attraverso gli occhi tutta la paura che avevo. – Non voglio essere la tua ennesima preda. –
Scoppiò in una fragorosa risata, staccandosi da me e girandosi a prendere il maglione.
- Preda… che parola! – disse con un accenno di divertimento, mentre si infilava il maglione.
Incrociai le braccia e guardai le punte dei piedi.
- So cosa fai con le ragazze. Ma… Non do peso a cosa dicono gli altri. Voglio giudicarti conoscendoti… con il tempo. – continuavo a tenere lo sguardo basso.
- Non ti fidare di quello che dicono. Sono tutte cazzate di bambini invidiosi. – sulla sua faccia alloggiò un espressione delusa e quasi arrabbiata. Si mise il cappotto ed aprì la porta. La pioggia aveva finito di scendere giù. Lo seguii, coprendomi le braccia con le mani, avendo dimenticato il cappotto.
Girai lo sguardo e notai Harry seduto sul patio con una chitarra in mano che suonava qualcosa di incomprensibile. Lo guardai continuando a camminare per il vialetto. Mi notò e mi sorrise, portando una mano al cielo e salutandomi. Non ricambiai. Subito dopo l’espressione felice di Harry si trasformò in una seria. Aveva notato anche Zayn con me.
- Scusami. – Dissi davanti al cancello. Non dovevo scusarmi, non era compito mio farlo. Lui si era scagliato su di me pensando che io cedessi. Ma non volevo perdere una probabile amicizia con lui solo per quel malinteso.
Zayn sorrise, prendendo con forza il mio viso e poggiando violentemente le labbra sulle mie. A quel tocco sussultai. Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi, e sbarrai gli occhi. Le sue mani mi tenevano il viso completamente incollato alle sue labbra. Cercò di schiudere le mie labbra con la sua lingua, ma le tenni fermamente chiuse. Si arrese, lasciando la presa ed uscendo dal cancello. Mi rivolse un ultimo sguardo, per poi sparire, lasciandomi completamente immobile.

 

HARRY.

La pioggia aveva appena smesso di scendere, per cui decisi di andare fuori a suonare qualcosa con la mia chitarra. Niall mi aveva insegnato qualche nota, ma sapevo di essere un caso perso, e quelle quattro note che sapevo andavano più che bene. Iniziai a suonare qualcosa di incomprensibile, guardando il cielo grigio con qualche accenno di sole. Sam oggi sarebbe uscita con Zayn. Non avevo idee precise su cosa avesse intenzione di fare Zayn, ma conoscendolo non si permetterebbe mai di farsi Sam in un locale pubblico. Questo forse era il pensiero che mi tirava su il morale. Se le facesse qualcosa non glielo perdonerei.
Sentii la porta della casa a canto sbattere, e vidi Sam uscire. Portava solo un maglione grigio, e da quel che avevo capito stava morendo di freddo. Mi rivolse uno sguardo. Uno sguardo impaurito e quasi sorpreso. La salutai, ma i miei occhi si posarono sul ragazzo davanti a lei, che camminava con furia verso l’uscita del suo giardino: Zayn.
Perché era in casa sua? E perché era arrabbiato? Speravo solo che Sam non avesse ceduto. Improvvisamente sentii la rabbia salire dai miei piedi fino alla testa, quando Zayn prese con violenza il viso di Sam regalandole un viscido bacio. Avevo voglia di andare lì e riempirlo di pugni in faccia. Avevo paura che da un momento all’altro la testa di Sam si sarebbe staccata dal collo, per quanto Zayn la tirava a sé. Dopo intensi minuti di bacio la lasciò, completamente immobile davanti al cancello. Mi alzai di scatto abbandonando la chitarra e scavalcai il recinto. Feci due passi e mi ritrovai dietro di Sam. Delicatamente presi il suo braccio e la feci girare verso di me. I suoi occhi erano lucidi e riuscii a scorgere qualche lacrima non ancora caduta. Il suo viso pallido mi rendeva ancora più preoccupato.
- Sam?! – Le passai una mano sulla guancia. Non rispondeva. – Sam rispondimi, cos’è successo? –
Scosse la testa di qualche millimetro. – Nulla. – si limitò a dire. Nulla? Era completamente pietrificata.
- Dimmi cosa ti ha fatto per favore! – alzai un po’ troppo la voce. Bastò quel tono alto per farla smuovere. I suoi occhi iniziarono ad osservare i miei.
- Hai visto cos’è successo. – Mi tolse delicatamente le mani dal suo volto, ma non le lasciò. – Mi ha baciata. –
Scossi la testa, continuando a fissarla. Nel suo sguardo c’era qualcosa di più, qualcosa che nascondeva e che non voleva dirmi. Mi bastò un suo sospiro per capire. Oh no.
- Avete fatto… Ti ha… - non trovavo le parole. Lei chiuse gli occhi, iniziando a guardare per terra. Mi portai le mani nei capelli, stringendomeli e strizzando gli occhi.
- Non del tutto. L’ho fermato, ma… aveva quell’intenzione. – il suo tono di voce nascondeva una probabile voglia di piangere. Lasciai scendere le braccia suoi fianchi e la fissai. Se ne stava lì, impalata, a guardare per terra. Avrei voluto spaccare la faccia a Zayn e domani lo avrei fatto.
- Ti prego Harry. – Si asciugò una lacrima che aveva ceduto e le aveva rigato il viso. – Non fare nulla. –
- Come posso non fare nulla Sam?! Io ti avevo avvertito! – corrugai al fronte facendo scendere le lacrime. Mi sentivo impotente. Avrei voluto farla sorridere, avrei voluto stringerla a me. Baciarla, accarezzarla. Volevo proteggerla, ma sapevo di non poter fare nulla.
Scoppiò a piangere e si strinse a me. Poggiò la testa sul mio petto e iniziò a singhiozzare. Poggiai la mia testa sulla sua stringendola più forte che potevo. In quel momento non servivano parole, solo farle sentire che io c’ero e ci sarò sempre. Si staccò da me, passandosi le mani sul viso arrossato. Era distrutta, e vederla così mi faceva uscire fuori di testa. Avrei voluto spaccare ogni cosa. Le misi un braccio intorno alla spalla e la portai dentro casa. Zayn l’avrebbe pagata.
 

SAM.

Avevo la testa poggiata sulle gambe di Harry. Lui era sdraiato verticalmente sul mio letto e mi accarezzava i capelli. Io ero posta orizzontalmente. Stavamo in quella posizione da quarantacinque minuti, senza fiatare. Sentivo ogni tanto singhiozzare Harry, ma tenevo ugualmente gli occhi chiusi. Avevo una domanda da fargli, ma non sapevo come chiederglielo.
La stanza era illuminata da un piccolo lume sul comodino. Mi passai una mano sugli occhi e li stropicciai, alzandomi piano. Harry si mise seduto sul letto guardandomi. Era preoccupato, arrabbiato, aveva pianto. Mi aveva tenuta stretta a sé tutto il tempo, ed io non mi ero mai staccata. Fra le sue braccia mi sentivo al sicuro.
- Stai meglio? – interruppe il silenzio, passandomi una mano dietro la testa. Annuii flebilmente.
- Perché hai il telefono in mano? – chiesi non appena notai che teneva il suo cellulare in mano. Esitò qualche secondo prima di parlare.
- Ho chiamato Louis. Deve sapere. –
Sospirai, poggiando il braccio sulla gamba e massaggiandomi la fronte.
- Perché Harry? – fissavo il muro. – Perché hai reagito in quel modo? – il mio sguardò si posò sul suo, che tutt’a un tratto si era irrigidito.
- Non lo so Sam. Ho avuto l’istinto di… - non trovava le parole.
- Di proteggermi? – Lo aiutai. Annuì flebilmente, lasciandosi scappare un sorrisetto.
- Assurdo vero? Lo è anche per me. Non so cosa mi è preso. –
Sorrisi guardando il pavimento. Mi venne una sensazione di vuoto nello stomaco. La solita sensazione nuova e sconosciuta. Mi sentii mancare l’aria, mi portai una mano alla bocca dello stomaco. Poi sospirai, lasciandola cadere sul letto.
- Che hai? – notai lo sguardo preoccupato di Harry. Si affiancò a me, guardandomi.
- E’ da qualche giorno che mi sento mancare l’aria alla bocca dello stomaco. – sorrisi. – Non so cosa sia. –
Lo guardai dolcemente. Mi passò una mano sulla guancia, sfiorandola.
Sentii dei passi furiosi salire le scale, e aprire violentemente la porta della mia camera.
- Io l’ammazzo! – Io ed Harry ci girammo di scatto, notando Louis sulla soglia della porta che stringeva i pugni. Harry si alzò e gli mise una mano sulla spalla.
Louis corse ad abbracciarmi. Lo strinsi forte, lasciandomi prendere in braccio e sedendomi sulle sue gambe. Aveva la testa incastrata fra la mia spalla e il mio collo. Mi stringeva con forza a sé, come per sentire il battito del mio cuore sul suo petto.
- Lou calmati, sto bene. – lo rassicurai, prendendogli il viso fra le mani e guardandolo negli occhi. – Sto bene. – ripetei. Mi scoccò un bacio sulla tempia e si alzò, lasciandomi seduta sul letto. Harry guardava in basso. Aveva i pugni tesi. Louis notò la sua espressione e corse ad abbracciarlo. Harry si lasciò andare, dopodichè partì spedito verso me. Si accovacciò e mise le mani sulle mie ginocchia.
- Promettimi che gli starai lontana. – mi guardò intensamente negli occhi. I suoi erano lucidi, e il suo verde si era fatto ancora più intenso. Gli presi il viso fra le mani e poggiai la fronte contro la sua. Mi guardammo per qualche istante. Sfiorai il suo naso con il mio.
- Te lo prometto. – Mi abbandonai fra le sue braccia.
 

 


TAN TAN TAAAAAAN!
Ma ieri ho visto l’episodio di iCarly. AHAHAHAHAH sono pessimi come attori. Carly che prende la mano di Harry mi fa desiderare di ucciderla. :’) Ahah quello che mi ha fatto ridere è la scena di Sam (uh si chiama come la nostra protagonista LOL) prende Zayn e lo trascina via. GELOSIAAA.
Bè comunque…
ECCO LA TANTO ATTESA USCITA! Che però si è rivelato un completo disastro. Il solito Zayn, ha provato di fare sua Sam come le tante altre ragazze, ma lei ha opposto resistenza impedendogli di finire quello che voleva fare (?)
Vi piace la
reazione di Harry? A me si *-* E’ troppo tenero, c’è. Poi, vogliamo parlare di Louis che irrompe dentro la stanza di Sam? Che cucciolo.
Anyway, chissà cosa faranno Louis ed Harry a Zayn l’indomani a scuola. E come si difenderà quest’ultimo? Boh. Non vedo l’ora di scoprirlo v.v Buon divertimento, buona
Pasqua, e buona lettura. Spero vi piaccia :3 xx

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Capitolo 9
*** Dodici gennaio ore otto: sei invitata alla mia festa. ***


- Quindi fai la brava, non bere, non invitare ragazzi, non organizzare feste. Ritorneremo fra qualche giorno. – mia madre mi stampò due baci in fronte. – Mi mancherai. –
- Tesoro non andiamo in guerra, la rivedrai. – disse sbuffando mio padre, che aspettava impaziente sull’uscio di casa con due borsoni in mano.
- Lo so, ma non è mai stata tanto tempo lontana da noi. – mi strinse ancora di più al suo petto. Mi stava Mancando l’aria.
- Mamma, sto soffocando. – dissi cercando di liberarmi dalla presa “amorevole” di mia madre.
Era finalmente arrivato il giorno della partenza dei miei genitori. Sarei rimasta a casa da sola per qualche giorno. Se ero felice? Eccome se lo ero. Ma ad essere sincera non riuscivo a prepararmi un piatto di pasta senza mandare a fuoco qualcosa.
- Fate buon viaggio! – disse Anne. Era venuta a salutare i miei genitori.
- Sam, sicura che te la caverai? Se vuoi posso restare qui… - mamma mi passò una mano sulla fronte. La presi dolcemente e gliela strinsi.
- Non farti troppi problemi. Mi hai raccomandato di tutto e di più, cosa fare in caso di incendio, come chiudere la porta di casa prima di andare a dormire. – erano le raccomandazioni più stupide di questo pianeta. Ma mia madre era fatta così, e l’amavo per questo. Sorrisi dolcemente. – Me la caverò. –
Mia madre sorrise e mi posò un bacio sulla guancia. Mio padre era rimasto in silenzio tutto il tempo, ma prima di salire in macchina mi diede un lungo bacio sulla tempia. Restai ad osservarli davanti alla porta, mentre mettevano in moto l’auto e sparirono lungo la strada.
Misi le mani intorno alle braccia e sospirai, poggiandomi allo stipite della porta. La casa sarebbe diventata ancora più vuota senza loro due. Anne mi sfregò una spalla.
- Ti dispiace? – aveva un tono dolce e rassicurante che mi fece sorridere. Guardai a terra, per poi posare il mio sguardo sulla strada.
- No, non è la prima volta che partono. – risposi. – Ma non erano mai andati in un altro continente, quindi sentirò molto di più la loro mancanza, questa volta. –
- Questi giorni passeranno presto, vedrai. – mi diede un bacio sulla fronte. – E se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi. –
- Grazie Anne. – La vidi allontanarsi dal recinto e rientrare in casa. Guardai l’orologio, erano le sette di mattina. Quel giorno mi alzai alle cinque e mezza per aiutare i miei con le valige e salutarli, ascoltare le varie raccomandazioni di mia madre e per prepararmi per la scuola. Ma per ora, ero ancora in pigiama, anzi, con il mio maglione. Mi girai e rientrai, chiudendo delicatamente la porta alle mie spalle.
Con passi lenti e pesanti andai verso la cucina, riponendo nel lavello la tazza in cui avevo bevuto precedentemente il mio latte, e salii le scale.
 
Sbattei per l’ennesima volta la porta con violenta, provocandomi un sussulto. Perché mettevo così tanta forza nel chiudere una stupida porta e poi mi lamentavo se non riuscivo a fare dei semplici esercizi fisici?
Attraversai il vialetto e mi soffermai sul marciapiede. Guardai la casa di Harry, da dove ancora non era uscito nessuno. Così silenziosa, eppure riuscivo a sentire le parole di Harry dalla sua camera, per la prima volta. Dall’accaduto di due giorni fa con Zayn ci siamo persi di vista. Nessuno dei due era andato a scuola, io troppo imbarazzare per guardare di nuovo in faccia Zayn e lui troppo scosso per uscire di casa. Chissà perché però, aveva avuto quella rezione. Non pensavo gli importasse così tanto della mia vita privata, o almeno così pensavo fino a ieri. Se mi dava fastidio? No. Provavo piacere nel vederlo così protettivo nei miei confronti. Un piacere diverso, però. Come un termosifone nel mio cuore, ecco. Quando il mio corpo si trovava vicino ad Harry, il mio cuore impazziva. Prendeva il sopravvento, avvampava: reagiva alle emozioni che provavo. E in quel momento che emozioni provavo? Cosa provavo quando vedevo le sue iridi verdi fissare le mie, quando lo vedevo regalarmi il suo fantastico sorriso, quando mi sfiorava, quando mi baciava la fronte? Non sapevo spiegarlo. Penso sia qualcosa di talmente astratto e surreale da impedire di renderlo concreto attraverso le parole. Quello che provavo io andava ben oltre l’affetto.
Una porta si chiuse violentemente, facendomi sobbalzare e ritornare alla realtà. Harry stava uscendo dal vialetto. Riuscii a scorgere nei suoi occhi la stanchezza, e notai che erano piuttosto deboli. Sembrava non aver dormito per notti intere.
- Buongiorno Sammy. – Disse non appena mi vide. Mi regalò un bacio sulla guancia e mi guardò negli occhi. Il suo sguardo non era forte e malizioso come quello di Zayn. Era tutto il contrario: dolce, insicuro, bello.
- Sammy? – ripetei, guardandolo strano.
- Non ti piace? E’ un bel soprannome. – iniziammo ad incamminarci verso scuola. Erano le otto, avevo il tempo necessario per ammirarlo sorridere e parlare.
- Oh si, è tenero. Harold. – mi portai una mano alla bocca per soffocare una risata.
- Come fai a sapere il mio nome per intero? – sbarrò gli occhi. Tolsi la mano dalla bocca, ridendo ancora.
- Tua madre parla molto. – risi. – Per questo l’adoro. –
- Ed io adoro te, perché sei estremamente sexy quando lo pronunci. –
Lo fissai aggrottando le sopracciglia.
- Scherzo. – Scoppiò in una fragorosa risata. Alzai gli occhi al cielo e sorrisi anche io. Non riuscivo ad essere arrabbiata con lui, non più. Ormai il mio sorriso dipendeva da lui. Forse tenevo talmente tanto a lui che il mio umore gli dipendeva interamente.
Arrivammo davanti scuola in meno di dieci minuti. Harry camminava davvero veloce, ed io per stare al suo passo dovevo quasi correre. Le mie gambe erano un tantino più corte delle sue.
Notai una biondina corrergli incontro e allacciare le sue braccia intorno al suo collo. Quel gesto portò a staccarmi da lui e a guardare in disparte Madison coccolarselo. Qual era quel sentimento che ti fa venire voglia di urlarle contro e di spingerla lontana da lui? Ah si, gelosia.
- Come mai non sei venuto a scuola tesoruccio? – gli fece il labbruccio. Era patetica. Harry mi guardò un attimo, notando il mio sguardo completamente omicida verso quella bionda tinta. Ricambia lo sguardo neutra, senza nemmeno un sorriso o una smorfia. Abbassai lo sguardo e andai da Louis, che si trovava a qualche metro da noi insieme agli altri.
- Sam! – mi raggiunse, allontanandosi dal gruppo. Mi strinse in un abbraccio e mi lasciò il suo braccio intorno al collo. Strinsi il mio alla sua vita.
- Come stai? –
- Bene. Oggi i miei genitori sono partiti, casa libera per me. – sorrisi entusiasta.
- Non combinare casini. – inarcò un sopracciglio. – Ti controllo. –
Scoppiammo a ridere, ed insieme ci dirigemmo verso gli altri. Louis si fermò a metà strada, guardandomi. Aspettai che parlasse, e questo avvenne qualche secondo dopo, molti secondi dopo.
- C’è anche Zayn. Te la senti? – mi passò una mano sulla guancia. Sbuffai ed alzai gli occhi al cielo.
- Ormai è acqua passata. Non mi importa più, non mi ha fatto nulla, ci ha solo provato e non ci è riuscito. – dissi incamminandomi. – Poi ho promesso ad Harry di stargli lontana e così farò. Solo, non fate nulla voi. L’ultima cosa che voglio è che litighiate per colpa mia. –
- Litigare per colpa tua? Sam sei la mia migliore amica, ci tengo a te. L’ultima cosa che voglio è che un idiota come Zayn ti faccia del male. – mi prese dolcemente il braccio. Gli sorrisi per tranquillizzarlo e gli diedi un bacio sulla guancia, dopodiché intrecciai il mio braccio con il suo.
 
- Ciao Sam! Ti vedo un po’ pallida. – Liam si avvicinò a me, stringendomi.
- Stanotte ho fatto le ore piccole. – mi difesi. Niall si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia, restando poi vicino a me. L’unico rimasto era Zayn, poggiato con la spalla al tronco dell’albero. Mi continuava a fissare sorridendomi.
- Zayn non si saluta? – se ne uscì Niall. Louis gli rivolse uno sguardo assassino, poi guardò me. Gli feci intendere con lo sguardo di stare calmo.
- Ciao. – si limitò a dire il moro. – Devo parlarti. –
Il mio cuore prese a battere più veloce.  Iniziai a mordicchiarmi le labbra freneticamente, rivolgendo veloci occhiate a Louis.
- Che le devi dire? – intervenne quest’ultimo. Aveva avanzato di un passo, mettendosi fra me e Zayn. Lo guardava serio, ma Zayn sembrava sapere il motivo del suo comportamento.
Zayn mi prese dolcemente la mano e mi portò più avanti rispetto ai ragazzi. Louis ci aveva seguito, ma a metà strada gli feci cenno di fermarsi e di non proccuparsi.
Mi aveva portato dietro un muro, in modo da poter parlare da soli. Ci fermammo improvvisamente e si mise davanti a me. I suoi occhi erano neutri.
- Perché glielo hai detto? – inizò serio.
- Detto c-cosa? -  balbettai. Mi incuteva un po’ di timore.
- Lo sai cosa. – si avvicinò di più a me, facendomi sbattere la schiena contro il muro.
- Non l’ho detto io. – mi guardai intorno. Il cortile si stava svuotando, segno che la campanella era suonatto.
- E chi? – Stavolta mi guardò in cagnesco. Non risposi, mi limitai a girare lo sguardo dall’altra parte.
- Harry, non è vero? L’ho visto che ci guardava. – Abbassai lo sguardo. Non parlavo, ero muta. Si avvicinò di più a me unendo i corpi. Alzai di scatto lo sguardo e lo respinsi con violenza, ma stranamente sulla sua faccia comparve solo un sorriso che mi fece uscire fuori di testa, ma mi contenei.
- Ora fai anche la dura? – ironizzò. – Andiamo Sam, lo so che ti è piaciuto. –
Mi girai di scatto ad osservarlo. I miei occhi cercavano di trasmettergli tutta la rabbia che provavo in quel momento. Andai incontro a lui a passo spedito, avvicinando la mia testa alla sua. Non mollavo lo sguardo. Doveva capire che facevo sul serio.
- Non mi piace essere trattata come una marionetta Zayn. – dissi a denti stretti. – Per cui no, non mi è piaciuto per niente. Stammi lontano. – Allontanai la testa e mi girai per entrare, quando sentii una mano prendermi il braccio con dolcezza, non con la violenza che mi sarei aspettata.
- Il dodici gennaio compio diciannove anni e faccio una festa. Ti andrebbe di venire? – La mia ira prese il sopravvento, avevo una voglia matta di stamparli in faccia la mia mano.
- Hai anche la sfacciataggine di chiedermi una cosa del genere?! – alzai la voce. – Mi dispiace Zayn, se volevi una risposta positiva potevi chiedermelo prima. –
- Ci saranno anche Liam, Harry, Louis e Niall. Non sarai sola, avrai le tue guardie del corpo, se così posso definirle. – alzò le sopracciglia. – E’ un innocua festa di compleanno. Stammi lontana e divertiti con i tuoi amichetti. – alzò le spalle, per far vedere che non gliene importava nulla. Che mi invita a fare se non gli importa nulla della mia presenza?
- Ma cosa mi inviti a fare se vuoi che non ti giri attorno? Che, sinceramente, non mi dispiacerebbe affatto. – sorrisi strafottente.
- Ho invitato tutta la scuola. Più persone ci sono più divertimento c’è, non credi? – alzò un sopracciglio sorridendo.
Sospirai, passandomi una mano sul viso. Me ne sarei pentita amaramente.
- Se dicessi di sì? – portai una mano sul fianco. Zayn partì verso di me a passo spedito, raggiungendo una normale distanza.
- Sabato alle otto di sera. Ci vediamo, dolcezza. – mi diede velocemente un bacio sulla guancia e scappò via. Non avevo avuto nemmeno il tempo di dargli uno schiaffo per quanto veloce aveva compiuto quel gesto. Sospirai affondo e andai dalla parte opposta, verso l’entrata dell’edificio.

 

HARRY.

- Dov’è Sam? – chiesi impaziente a Louis, che stava scarabocchiando il quaderno sul banco. La lezione non era ancora iniziata. Tipico, con il professore di religione non si faceva mai nulla. Quello mi odiava ed odiava il resto della classe.
- Calmo, arriverà a momenti. – Notai nel suo tono un pizzico di impazienza e rabbia. Sapevamo entrambi che stava parlando con Zayn. Ed entrambi eravamo preoccupati.
Camminavo avanti e indietro, per l’agitazione. Non ce la facevo più. Mi portai una mano nei capelli e mi fermai sbuffando e chiudendo gli occhi.
- Basta, non ce la faccio più. – Mi incamminai verso la porta dell’aula.
- Dove vai? – mi chiese Louis alzandosi dal banco e venendomi incontro.
- A cercarla. Sono troppo in pens… - Qualcuno mi venne addosso spingendomi lievemente. Mi girai di scatto e notai una testa bionda e piena di boccoli fermarsi sbigottita.
- Sam! – Urlai, abbracciandola. La colsi di sorpresa, di fatto la sentii sussultare.
- Harry mi hai spaventata. – si portò una mano al cuore dopo averla lasciata.
- Cosa ti ha detto Zayn? – intervenne Louis. Lo guardai, e poi tornai a guardare Sam che sbuffò. Si incamminò verso il suo banco e si sedette poggiando i libri su di esso. Io e Louis la raggiungemmo e ci fermammo davanti a lei aspettando una risposta. Sbuffò, passandosi una mano sulla guancia.
- Mi ha invitata alla sua festa. – disse tutto d’un fiato. Sperava non avessimo sentito, invece avevamo sentito benissimo. Mi girai stringendomi la testa con le mani. A quella festa sarei andato anche io, ma ero comunque preoccupato.
- E tu che gli hai risposto? – chiese Louis avvicinandosi a lei.
- Mi ha detto che sareste andati anche voi. – lo guardò mortificata. – E ho accettato. –
Mi girai di scatto, alzandole la testa e guardandola negli occhi. Notai del dispiacere. Era una cosa fantastica come riuscissi a capire cosa provava solo guardandola negli occhi.
- Mi avevi promesso che non gli avresti più parlato… - feci una smorfia.
Si alzò di scatto da me e mi abbracciò forte. Ricambiai. Non riuscivo ad essere arrabbiato con lei. Alzò la testa e portò la bocca all’altezza del mio orecchio, sfiorandomelo. Mi fece venire la pelle d’oca, cosa che nessuna ragazza mi aveva mai provocato.
- Scusa. – mi sussurrò. Sorrisi imbarazzato, e le stampai un bacio sulla guancia. Come potevo arrabbiarmi con una creatura simile? Indifesa, incosciente, un po’ stupida, bellissima… perfetta.
Louis mi sorrise, facendomi l’occhiolino. – Bè dai, vorrà dire che sabato avrò un’altra persona da accompagnare. – sapeva sempre come sdrammatizzare. Portò una mano dietro la nuca di Sam e l’accarezzò dolcemente. Sapevo quanto Louis ci tenesse a lei, ma in quel momento provai un senso di gelosia.
- Allora cos’è ricreazione? Seduti, forza. – urlò il professore di religione, appena entrato in classe. Io mi sedetti vicino a Louis, mentre Sam si sedette davanti a noi, accanto ad una ragazza mora.
 

SAM.

Fortunatamente le ore di scuola passarono velocemente, e mi ritrovai fuori dal cancello della scuola ad aspettare Harry e gli altri. Poggiai la schiena al muro, e guardai l’orologio. Erano in ritardo di cinque minuti. Non che fossi pignola, ma ci tenevo a sfamare il mio stomaco. Quel giorno avevamo fatto la giornata corta, uscendo a mezzogiorno e per cui saltando la pausa mensa.
Notai i ragazzi uscire dal cancello. Harry vicino a Madison, che se lo portò in disparte, avvinghiandosi a lui e baciandolo. Penetrava nella sua bocca con una forza ed una passione che quasi mi fecero rabbrividire. Dov’era finito l’amore con cui un tempo di regalavano i baci?
Portai gli occhi al cielo, stringendo i pugni. Non potevo vederli appiccicati così.
- Stavo pensando. – Mi spuntò davanti Louis, facendomi arretrate un po’. – Se vieni a pranzo da me? Gli altri vengono. E tu sei da sola a casa. Che ne dici? –
Distolsi lo sguardo da Harry e Madison, e lo riportai sugli occhi azzurri di Louis. Feci cenno di sì con il capo, e lasciai che mi mise una mano intorno al collo.
- Harry, hai finito di scabiarti batteri con quella? – urlò, non preoccupandosi affatto di essersi fatto sentire da “quella”. Harry sembrava felice di essersi staccato dalla presa mortale di quella cozza. Mi venne vicino, ma io non gli rivolsi lo sguardo. Notai che mi fissava cercando di capire il perché del mio sguardo basso.
Salimmo in auto, Louis al volante, io accanto a lui. Harry, Niall, Liam e Zayn invece erano seduti dietro. Accesero la musica ed iniziarono a muoversi sballottando i propri corpi da tutte la parti. Louis muoveva a tempo di musica le mani sul volante, io poggiai la testa sul sedile e risi. Notai dei riccioli farsi sempre più vicini, finchè non misi a fuoco Harry aggrappato al sedile che mi guardava dall’alto. Ritornai piano piano seria, non abbandonando quell’aria divertita che avevo nel vedere quei quattro ragazzi fare un casino tremendo. Mi scrutava attentamente la bocca e gli occhi. Il modo in cui mi fissava mi piaceva. Amavo la sua faccia intenta a disegnare le linee del mio volto con gli occhi. Gli feci una linguaccia e risi dolcemente. La sua bocca si trasformò in un bellissimo sorriso e mi diede un bacio sul naso, rimettendosi seduto.
Prima le nostre bocche erano talmente vicine da temere un bacio. Temere? Perché temere? Io lo volevo. Volevo un suo bacio, volevo che unisse le sue labbra alle mie. Che mi baciasse non come baciava Madison, ma con affetto. Anche se volevo qualcosa di più. Ma cosa? Non conoscevo parola per spiegare la voglia pazza che avevo di baciarlo. Sentivo che al mio vocabolario delle emozioni, mancava una parola. Una parola comune, molto comune, ma a me sconosciuta. Non mi spiegavo quella tempesta che avveniva nel mio corpo quando i nostri sguardi si incrociavano. Non riuscivo a spiegarmi nemmeno il perché desiderassi tanto averlo fra le mie braccia.

 
 
 
ZAP (?)
Cioè non ci ho ancora capito un tubo su quello che vogliono intendere con ZAP. D: Le ragazze inglesi dicono che forse faranno il video di I Wish e ce lo stanno facendo capire con zap.
Vabbè, torniamo alle cose serie. (?) Ringrazio per tutte le
recensioni avute, davvero siete fantastiche :3 Continuate eh, mi piace leggere che adorate la mia storia *-* Comunque, questo capitolo è particolarmente “Sarry” :’) Zayn la invita alla sua festa di compleanno, e Sam titubante accetta, ma solo ed esclusivamente perché ci saranno anche Louis, Harry e gli altri. Ma voi non morite dalla voglia di sapere cos’accadrà alla festa? Io si cacchio :O
AHHH! IMPORTANTE!
Questo è il mio twitter: @peterpanlouis, se avete richieste o domande da fare, o semplicemente dirmi di continuare i capitoli, potete benissimo seguirmi e chiedermelo lì :3
Spero vi piaccia! Buona lettura xx

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Capitolo 10
*** Bevo e mi diverto per sopprimere la gelosia. ***


Dodici gennaio ore sette e mezza. Fra una mezz’ora esatta Louis mi sarebbe venuto a prendere per andare alla festa di Zayn. Stavo in piedi davanti all’armadio a cercare di allacciare il mio vestito. Odiavo i vestiti, odiavo tutto ciò che comportasse una postura corretta. Odiavo i tacchi vertiginosi indossati dalle ragazze nelle discoteche. Odiavo soprattutto le discoteche. Il volume alto della musica mi dava alla testa. Ma c’era un’unica cosa di cui mi preoccupavo: l’alcool. Ero sempre stata una ragazza che alle feste, involontariamente, alzava un pochino di troppo il gomito, ritrovandosi la mattina dopo nel salotto di qualche mia amica. Ma questa sera mi sarei moderata, l’ultima cosa che volevo era qualche azione involontaria e fatta incoscientemente.
Dopo dieci minuti abbondanti riuscii ad allacciarmi quel maledettissimo vestito. Era un vestito color pelle, senza bretelle ma ben stabile sul mio corpo. Si stringeva fin sotto il seno, dopodiché scendeva morbido fino a metà coscia, come un velo. Se devo dire la verità, era il più decente che avessi. Non mi piaceva indossare abiti troppo appariscenti, per cui quello andava più che bene.
Girai di scatto la testa e indossai le scarpe. Erano dei sandali con tacco di cinque centimetri. Di certo non potevo presentami con le converse o con un paio di ballerine, per cui rubai le scarpe di mia madre. Giurai di non indossare più scarpe con più di un centimetro di tacco.
Sbuffai, passandomi una mano fra i capelli. Quella sera non avevo mangiato nulla, lo stomaco aveva deciso di protestare, per cui l’ansia si faceva sentire sempre di più. Mi sedetti sul letto, incrociando le gambe e chiudendo gli occhi. Come sarebbe stata questa serata? Non lo so, ma nella mia testa rimbombava solo una parola: disastrosa.
 
Mi affacciai dalla finestra notando Louis che suonava da più di cinque minuti. Il freddo di gennaio quella sera sembrava essere più accentuato del solito. Andai verso la sedia e presi il mio cappotto, che infilai subito per il troppo freddo, e scesi frettolosamente le scale. Inciampai, finendo contro il divano. Maledissi quelle dannate scarpe e aprii la porta di casa, camminando a passo spedito verso Louis, appena sceso dalla macchina.
- Come siamo belle! – disse guardandomi dalla testa ai piedi. Arrossii, salutandolo con un bacio sulla guancia.
- Harry? – azzardai a chiedere. - Se non sbaglio doveva venire con noi. -
- E’ già andato. Zayn gli ha chiesto di venire prima. – Mi accompagnò all’auto e mi fece salire. Di certo l’auto di Louis era nettamente più calda, e questo mi fece rabbrividire. – A proposito di Zayn, questa sera è più felice del solito. Ti consiglio di non girarci troppo attorno. –
Chiusi la portiera e mi buttai i boccoli dietro le spalle. – Tranquillo, non ho la minima intenzione di avvicinarmi. –
Mi sorrise e mise in moto la macchina.
- Quanto dista il locale? – Chiesi dopo cinque minuti di assoluto silenzio.
- Dieci minuti. –
Annuii, abbassando lo sguardo e giocando con le mani. L’agitazione si stava impadronendo del mio corpo e questo non mi piaceva. Quando sono agitata e ci sono degli alcolici in giro, finisco male.
- Posso farti una domanda? – annuii incerta, intenta ancora a guardare le mie mani bianche.
- Provi qualcosa per… Harry? – quella domanda improvvisa mi fece avvampare. Le mie guance iniziarono a prendere colore fino a diventare completamente rosse. Il mio sguardo si spostava dappertutto, tranne che sugli occhi di Louis.
- Perché questa domanda? –
- Così. – fece spallucce. – Rispondimi, sinceramente. –
D’improvviso nella mia testa ritornarono le immagini del primo giorno in cui l’ho conosciuto. Del suo tono strafottente, del suo fantastico sorriso. Dei suoi occhi così limpidi e dannatamente stupendi. La sua voce, i suoi abbracci, le sue labbra. Provavo qualcosa per Harry? Me lo chiedevo anch’io. Ma probabilmente sapevo già la risposta.
Mi limitai a sospirare, guardando la strada.
- Piccola Sam. – mi accarezzò la nuca. – Così giovane eppure così confusa! – Scoppiai a ridere sonoramente, mi mancavano le sue battute.
Mi strofinai gli occhi per poi tornare a guardare davanti a me. Eravamo arrivati, il locale da fuori sembrava gigantesco e le centinaia di persone fuori lo dimostravano.
- Non dirmi che li ha invitati tutti Zayn. – sgranai gli occhi, osservando Louis e poi l’immensa folla. Lui annuii, facendomi alzare gli occhi al cielo. Era una stupida festa di compleanno, perché invitare una miriade di persone?
Uscimmo dall’auto e ci incamminammo. Io seguivo Louis, che sembrava avvicinarsi ad un gruppo di ragazzi.
- Buonasera! – Urlò. Mi nascosi dietro le spalle di Louis, pregando di non essere vista.
- Salve Tomlinson, come siamo eleganti. – ironizzò Niall. Louis gli diede una botta sulla spalla e si girò attorno.
- Chi cerchi? – Chiese Liam.
- Zayn ed Harry, dove sono? – rispose.
- Qualcuno ci ha chiamati? – Spuntò Zayn con dietro Harry, già con un bicchiere di birra in mano. Mi soprese non vederli già all’opera con una bottiglia.
- Louis, dov’è Sam? – quella voce calda e tranquilla mi fece sobbalzare, restando comunque nascosta dietro le spalle di Louis. Harry quella sera era più bello del solito. Vestito semplice, nulla di particolare, ma ai miei occhi saltavano i capelli particolarmente arricciati e gli occhi più chiari e più limpidi.
Uscii di scatto, aggrappandomi al braccio di Louis.
- Ciao. – Mi limitai a rispondere, imbarazzata.
- Wow Sam, sembri femmina. – se ne uscii Niall. Gli diedi uno spintone, che ricambiò con un bacio sulla guancia. Liam si limitò a sorridermi.
Abbassai lo sguardo, notando con la coda dell’occhio Zayn fissare le mie gambe nude.
- Non si fanno gli auguri al festeggiato? – Chiese avvicinandosi a me.
- Auguri. – sorrisi strafottente. Si avvicinò a me stampandomi un bacio sulla guancia, che non ricambiai affatto. Notai invece Harry guardare omicida Zayn, per poi guardandomi e sorridendomi.
Louis mi afferrò per un braccio, avvicinandosi al mio orecchio ed indicando una ragazza mora vicino ad una pianta.
- Quella è Eleanor! – disse entusiasta. Peggio di un bimbo con la sua prima cotta. Sorrisi, guardandolo.
- Vai a parlarci! – Urlai. Lui mi tappò la bocca con la mano, ed io alzai gli occhi al cielo.
- Sei fuori? A lei non piaccio. –
Tolsi la sua mano dalla bocca, e gliela poggiai frustrata sui fianchi.
- Louis se non ci provi non lo saprai mai. Che ti costa? Ci scambi due parole, ballate un po’ e… - Gli feci l’occhiolino.
- Sam! – mi diede una spinta amichevole.
- Scherzavo. – dissi ridendo. – Andiamo, provaci. Fallo per me. –
- Hai vinto. – disse girandosi ed incamminandosi verso la ragazza mora. Rimasi a guardare quella scena. Louis le si avvicinò salutandola, e lei sembrava gradire quel gesto. Notai negli occhi di Eleanor una piccola luce. Avevo le braccia conserte e gli occhi fissi sul sorriso di Louis. Mi piaceva vederlo sorridere, aveva il sorriso più dolce che avessi mai visto. Sembrava piacerle davvero questa ragazza.
Sentii una mano cingermi un fianco, e questo mi portò a girarmi. Mi scontrai con gli occhi verdi ed il bellissimo sorriso di Harry, che non faceva altro che fissarmi. Sorrisi, abbassando lo sguardo e portando una mano sulla sua spalla.
- Stasera sei ancora più bella del solito. – avvicinò il suo corpo al mio, facendo congiungere le due fronti. Osservai quel gesto e sentii dentro di me il bisogno di stargli sempre più vicina. Di averlo fra le mie braccia, di giocare con i suoi riccioli. Di osservare sempre più il suo bellissimo sorriso, di non smettere di parlargli.
- Grazie. – dissi con un tono di voce. Iniziai a provare brividi dietro la schiena, che mi indussero ad avvolgermi fra le sue braccia.
- Hai freddo? – chiese, abbracciandomi e stringendomi di più a sé. Riuscivo a sentire il suo cuore battere all’impazzata. Riuscivo a scorgere ogni singolo battito penetrarmi nella testa.
Mi limitai ad annuire e a seguire Harry nel locale. Come previsto, era stracolmo di persone che si strusciavano fra di loro, bevendo alcool a più non posso e ballando vivacemente. Harry mi prese una mano, facendosi spazio fra la folla, fino ad arrivare ad un immenso bancone ricoperto di luci al neon. Ci sedemmo, ma la musica alta e le urla delle persone quasi ci impedirono di parlare. Ci limitammo a guardarci. Ognuno fissava le iridi dell’altro, sorridendo. Riuscivamo a parlare anche solo attraverso uno sguardo.
- Harry! – Notai una bionda con un vestito rosa accanirsi su Harry. Madison, come al solito, riusciva a rovinare tutto.
- Oh, ciao Madison. – rispose distrattamente. Sbuffai, girandomi verso il barista e ordinando un bicchiere di non so cosa.
- Ci vai piano con l’alcool, Sam. – esordì quella biondina ossigenata. Bevvi tutto d’un sorso il bicchiere senza darle retta.
- Harry andiamo a ballare? – Lo prese per il colletto, avvicinandosi a lui. Perché non gli toglieva le mani di dosso?
- In verità adesso sto con… - Mi indicò, ma lo interruppi prima che finisse di dire il mio nome.
- Tranquillo, vai. Cercherò di annoiarmi diversamente. – Rivolsi un ultima occhiata ad entrambi e mi allontanai con una bottiglia di birra in mano.
Che mi poteva mai fregare a me cosa facessero quei due? Ero ad una festa e volevo divertirmi, così decisi di fare. Non potevo piagnucolare dietro ad Harry che si faceva quella.
Mi sedetti su un divano, poggiando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.
- Ti diverti? – alzai la testa e notai Zayn ad un passo dalla mia. Sbuffai e riappoggiai la testa allo schienale.
- No. – urlai.
- Bevi questa. – mi porse un bicchierino con un liquido dentro. Lo presi in mano e lo odorai. Disgustoso.
- Vodka? – Domandai. Lui annuii sorridente. Io il vodka non lo reggevo, con un bicchiere sarei sballata, lo sapevo. Ma in fondo avevo diciassette anni. Mi chiedevo però se bevevo per divertirmi o per dimenticare Harry insieme a quella biondina.
Bevvi tutto d’un sorso e poggiai sonoramente il bicchierino sul tavolo. La testa mi inizò a girare e la musica si faceva sempre più inesistente. Mi alzai di scatto prendendo Zayn per la mano e portandolo sulla pista da ballo.
Iniziammo a ballare, mi mise una mano dietro la schiena e mi portò vicino a lui. Intrecciai le braccia al suo collo ed iniziai a muovere velocemente i fianchi a tempo di musica. La mia mente non riusciva più a ragionare, sapevo di essere ubriaca. Sapevo di star ballando con Zayn in mezzo ad una folla ancora più ubriaca di me. Sapevo tutto questo, ma non me ne importava nulla.
Zayn iniziò ad abbassare le mani toccandomi velocemente  le gambe, portandomi ad attaccarmi ancora di più al suo corpo. Ormai ballavamo quasi come fossimo una cosa sola. Mi strinsi di più a lui arrivando a soffiare con la bocca sul suo collo. Ad un certo punto mi scostò e avvicinò la bocca al mio orecchio.
- Perché non ce ne andiamo da qualche altra parte? – il suo tono malizioso mi fece scoppiare a ridere. Lui sembrava non curarsene, si limitò a sorridere e a trascinarmi non so dove. Se fossi stata sobria lo avrei respinto, ora invece lo stavo seguendo completamente incosciente delle mie azioni.
 
Entrammo in una stanza. Piccola e stretta, non si riusciva quasi a muovere. Mi guardai attorno aggrottando le sopracciglia.
- Dov’è la musica? – chiesi dispiaciuta.
Zayn chiuse la porta e si girò verso di me, poggiando il suo petto al mio.
- Non serve la musica. – mi soffiò sulle labbra. Lo guardai negli occhi ed osservai le sue labbra che accennavano ad un lieve sorriso. Sorrisi anch’io, lasciando cadere la bottiglia di birra ai miei piedi e avvinghiandomi a lui. Mi accostò al muro, iniziando a baciarmi sul collo con foga, lasciando piccole macchie violacee. Schiusi la bocca, prendendo il suo viso e portandolo violentemente al mio. Mi baciò mordendo le labbra e poi facendo entrare la lingua nella mia bocca. Sapeva di bevanda alcolica, e questo mi piaceva ancora di più. Mi prese le cosce portandole a sé e facendo salire le sue mani fin sotto il vestito. Le mie labbra continuavano ad unirsi con le sue, mentre le mie mani cercavano di togliergli la giacca. Capì il mio intento, e si tolse frettolosamente la giacca per poi ricongiungersi violentemente con il mio corpo. Continuò a toccarmi le gambe finché non mi alzò lievemente il vestito. Mi prese imbraccio ed avvinghiai le mie gambe al suo corpo. Teneva le sue mani sul mio fondoschiena, in modo tale da tenermi più vicino a lui. Salì con la mano la mia schiena, fino a trovare la cerniera e abbassarmela. Iniziò a toccare la pelle nuda della mia schiena provocandomi la pelle d’oca. Presi il suo viso e lo staccai dal mio, iniziando a mordere le sue labbra. Scesi fino a baciare il suo collo mentre lui sfiorava la mia schiena con le dita e regalava appassionati baci sulla spalla e sul petto. Mi poggiò al muro, e si tolse la maglietta rimanendo a torso nudo. Riprese con foga il mio corpo unendolo frettolosamente al suo e sfiorandolo con le dita. Le mie mani toccavano gli addominali scolpiti del suo corpo, e la mia bocca premeva sul suo petto.
Si staccò dal mio viso e poggiò la sua fronte sulla mia, ansimando sulla mia bocca. Ci guardammo per qualche istante, per poi ricominciare a giocare con le nostre lingue. Riportò una mano sul vestito slacciato cercando di abbassarlo, quando una luce ci colpì in faccia facendoci distaccare all’improvviso. Si rimise la maglietta mentre io cercai di allacciarmi la cerniera.
- Che cazzo state facendo?! – urlò una voce. Non riuscivo a mettere a fuoco la faccia di quella persona. La testa mi girava e la musica rimbombava nella mia testa.
Ero ubriaca, non ragionavo. Non sapevo che Zayn mi avesse portato in uno stanzino per cercare di farmi perdere la verginità, senza riuscirci.
Scoppiai a ridere, traballando sui tacchi che mi stavano facendo davvero male. Mi abbassai e presi la bottiglia di birra lasciata lì una mezz’ora fa, e mi ci attaccai. Persi l’equilibrio ma la persona ancora sulla soglia della porta mi prese evitando di farmi sbattere a terra. Avevo la vista appannata, e quello che vedevo era solo un ragazzo dai folti ricci castani sorreggermi e continuare a ripetere il mio nome.

 
 
 
Hellooooooo.

DICIANNOVE RECENSIONI. AAAA *-* SARANNO ANCHE POCHE MA PER ME SONO TANTISSIME! GRAZIE GRAZIE GRAZIE. <3
Scusate se ho postato tardi il capitolo, ma la scuola mi sta dando tantissimi compiti D: Comunque, ecco a voi il capitolo.
Diciamo che mi vergogno a scrivere DETERMINATE cose, per cui mi sono
limitata e penso non andrò oltre. Ahahahah D: Si sono piuttosto timida. Comunque ho deciso di fare così questo capitolo perché ieri Zayn ed Harry hanno fatto un macello in un locale dell’Australia, e mi hanno ispirata. AHAHAHAH Mio dio che pazzi!
Allora, Sam va a questa festa, sperando di stare con Harry, ma lui viene portato via da quella
trottola di Madison e Sam sente la gelosia farsi sempre più costante. Come affogare questa sensazione? Semplice, bevendo e divertendosi. Diciamo che Zayn approfitta un po’ della sua situazione portandola in uno stanzino con l’intenzione di fare cose zozze. (?) Sam ci sta, ma solo ed esclusivamente per il fatto che l’alcool le aveva offuscato il cervello.
All’improvviso però tutto finisce perché
qualcuno apre la porta e li scopre. Chi sarà mai? Sono troppo curiosa.  e.e

Alla prossima dolcezze :3 Spero vi piaccia! Continuate a recensire eh v.v
With love,
me. x

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Capitolo 11
*** Resta con me, non lasciarmi da sola. ***


HARRY

- Sam ti riesci a reggere almeno in piedi?! – Le chiese Louis, mentre la teneva per non farla cadere. Sam scoppiò a ridere e si aggrappò a lui. Era ubriaca, tanto. Ma non era questo che mi preoccupava. La sensazione di rabbia e delusione era rivolta alla scena vista qualche minuto fa: Zayn avvinghiato a lei. Sapevo che se ne era approfittato, e questo mi mandava in bestia. Li avevo scoperti nello stanzino del locale. Quando Zayn mi vide provò terrore, mentre Sam sembrava non mettere a fuoco la mia immagine.
- Non sono ubriaca! – Urlò Sam una volta vicino al gruppo. – Sto… Sto benissimo! –
Continuava a ridere, senza motivo. Non si reggeva in piedi e Louis cercava di tenerla ferma in qualche modo.
- Ho capito, sali in macchina. – Louis la prese in braccio a la portò in auto. Strinsi i pugni, tanto da conficcarmi le unghie nella pelle. Ne avevo abbastanza dei giochetti di Zayn, ma il pensiero che più avevo in testa era il fatto di averla abbandonata. L’avevo lasciata sola, per stare con Madison. Quando se ne andò dal bancone lasciandomi solo con lei, notai nei suoi occhi tristezza e rabbia. Non me lo sarei mai perdonato.
Girai i tacchi ed andai verso Zayn, poggiato con la schiena contro il muro. Lui era sobrio e sorridente, questo mi faceva uscire di testa.
- Zayn. – Gli presi con forza una salla e lo feci girare. Mi guardò male, scrutando la mia espressione seria sul volto.
- Che c’è? – chiese indifferente.
- Che c’è?! C’è che mi sono stufato dei tuoi giochetti. Basta approfittarti della debolezza di Sam! –
Alzai la voce. Questo lo fece arretrare.
- Ma che diavolo stai dicendo? Sembrava non te ne importasse nulla quando abbiamo scommesso. –
- Ora mi importa. Mi importa di lei, più di prima. – sospirai, alzando gli occhi lucidi al cielo. Stavo per scoppiare. – Zayn, sono innamorato di lei. Va bene? –
Zayn sgranò gli occhi, abbassando lo sguardo.
- I-Io non sapevo ti piacesse Harry… - balbettò. – Se me lo avessi detto prima non lo avrei fatto. –
Era dispiaciuto, lo vedevo. Vedevo come la sua faccia era diventata improvvisamente seria. Sapevo che teneva a me e per la mia amicizia l’avrebbe lasciata in pace.
- L’ho scoperto da poco, da quanto con lei mi sentivo diverso. – Mi sedetti su una panchina, affiancato da Zayn. – Essere innamorati è bellissimo. Ti senti una nuova persona, perché quella ragazza ti riesce a cambiare. –
Continuai a fissare il vuoto, facendo passare nella mia mente le immagini di Sam. I suoi occhi, la sua voce, i suoi capelli. Il modo in cui a volte rispondeva strafottente, le fossette che le si formavano quando rideva, i boccoli che le contornavano il viso pallido e aggraziato. Amavo tutto di lei, perché lo amata amando le sue imperfezioni. Mi sono innamorato della sua testardaggine, nel modo in cui faceva la dura con me. Nel modo in cui nascondeva i sentimenti e le paure. Innamorandomi di questo ho imparato a conoscere le cose belle di lei, che sono tutte queste.
- Harry, non so di preciso come ci si sente ad essere innamorati, ma capisco che tu soffri vedendo i miei comportamenti. – Sospirò. – Scusami. Tengo alla tua amicizia più di qualunque altra ragazza e… Scusa. –
Mi fece alzare e mi abbracciò forte. Ricambiai, battendogli una mano dietro la schiena.
- E’ tutto okay, tranquillo. – gli sorrisi. – Zayn, cerca di cambiare anche tu. Le cose si vedono da una prospettiva migliore, credimi. –
Lo vidi guardare un punto fisso indecifrabile, per poi abbassare lo sguardo verso i miei occhi.
- Credo tu abbia ragione. Sono stufo di questa storia che va avanti ormai da un anno. – sorrise. Ricambiai il sorriso abbracciandolo di nuovo. Zayn sarebbe cambiato? Chi lo sa, magari si. Lo speravo. In fondo lui non era così, era un ragazzo che per nascondere la sua debolezza appariva duro e forte davanti agli altri. No, questo non è Zayn Malik.
- Ragazzi, non vorrei interrompervi. – Niall ci spuntò da dietro le spalle, guardandoci preoccupato ma anche divertito. – Ma Sam sta cantando e blaterando cose impossibili da capire, io devo andare a casa e Louis aspetta solo Harry. –
Risi, spostando gli occhi oltre Niall e intravedendo una ragazza seduta sul sedile della macchina che rideva e cantava. La trovavo perfetta anche da ubriaca. Finalmente vedevo la vera Sam: spensierata e allegra.
Feci un cenno a Zayn, che ricambiò dandomi una pacca sulla spalla e avviandosi verso l’interno del locale. Io andai con Niall verso l’auto di Louis.
- Ragazzi! – Ci raggiunse Louis. Lo guardai e mi diressi vicino alla macchina, verso Sam. Mi guardava confusa.
- Harry. – balbettò. Si lasciò cadere sul mio petto, e la sorressi con le braccia. – Portami a casa. –
Sentivo dispiacere nel vederla così. Le accarezzai la testa, chiamando Louis e tornando a casa.

 

SAM

La testa mi girava, avevo le idee confuse. Mi bruciava lo stomaco e avevo un terribile sonno. Non avevo la minima idea di dove mi trovassi, finché non sentii una macchina frenare e riconoscere le mura di casa mia.
Alzai la testa aggrottando la fronte, sentendo qualcuno prendermi in braccio. Poggiai la testa sulla sua spalla, riconoscendo i capelli ricci di Harry. Profumavano di miele.
- Sam? Sei sveglia? – Mi disse mentre apriva la porta di casa. Emisi un suono che in teoria doveva far capire che avevo sonno, ma nonostante tutto la mia mente era ancora aperta, per modo di dire.
Salì le scale velocemente, portandomi in camera mia e adagiandomi sul letto. Si mise accanto a me, accarezzandomi i capelli. A quel tocco chiusi gli occhi. Mi piaceva quando mi massaggiava i capelli, anzi mi piaceva ogni cosa che faceva. Quando si preoccupava, quando faceva lo spiritoso. Quando si sistemava i capelli, quando gesticolava, quando si leccava le labbra secche. Ma soprattutto, quando mi guardava. Quando i suoi occhi contemplavano il mio viso, o quando le mie iridi incontravano le sue.
- Mi sento male. – esordii, portandomi una mano sulla fronte. – Mi gira la testa.
- Passerà. – mi accarezzò una guancia. Sospirai, prendendogli la mani e stringendomela al petto. Giocavo con le sue dita ed odoravo il profumo della sua pelle. tutto di lui sapeva di buono. Con la coda dell’occhio notai un sorriso accennato sulle sue labbra, ma che svanì subito non appena lasciai la mano.
- Scusami Sam. – disse all’improvviso. Sapevo di essere ubriaca, ma non capivo davvero a cosa si stesse riferendo.
- Per cosa? –
- Per averti lasciata sola. Dovevo restare con te, ballare e ridere con te. Io… - lo azzittii, portando una mano sulla sua bocca.
- Non importa Harry. – sorrisi. Mi prese la mano e mi sfiorò appena le dita con la bocca, provocandomi la pelle d’oca.
Si alzò piano dal letto, regalandomi un bacio sulla fronte. Girò la schiena, ma riuscii a prendergli la mano e ad avvicinarlo a me.
- Dove vai? – chiesi, quasi nel panico. Non doveva andarsene, doveva restare con me. Avevo bisogno di lui.
- Ho sonno Sam, sono stanco. – disse dolcemente.
- Ti prego resta con me. – lo portai a me, tirandolo per un braccio. Il suo corpo era distaccato dal mio solo di alcuni millimetri, e il suo respirare batteva sul mio volto. – Non lasciarmi da sola. –
Mi guadò negli occhi, osservandoli intensamente. Mi baciò sul naso e si mise accanto a me, sotto le coperte. Mi mise un braccio sotto la testa ed io nascosi la testa nell’incavo del suo collo, stringendo le braccia intorno al suo collo. Sentivo il suoi profumo penetrarmi nei polmoni  e rabbrividire, sentivo il battito del suo cuore accelerare e il calore della sua pelle sulla mia. Era tutto perfetto, tutto. In quella scena non c’era nulla di malizioso, o cattivo, o finto. Era tutto puro e semplice. Vero, diverso. Io mi sentivo diversa con lui, perché provavo emozioni che in passato non avevo mai provato.
Ci addormentammo abbracciati l’uno all’altra, senza niente di più.
 
 
 
 
 
Il sole penetrava nelle finestre riscaldando il mio viso. I raggi che battevano forte sui miei occhi mi fecero svegliare pigramente, sospirando. Li aprii piano mettendo a fuoco la stanza. Sbadigliai, stiracchiandomi e portando una mano sul cuscino accanto al mio. Sembrava averci dormito qualcun altro, ma non ricordavo chi. A dire il vero non ricordavo nulla di ieri sera, eccetto quando Harry mi portò a casa e si mise accanto a me. Ecco, ora incominciavo a ricordare. Ricordavo il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, il modo in cui mi guardava e mi stringeva a sé. Mi scappò un sorriso, un bellissimo sorriso. Da quando faceva parte di un minuscolo pezzo della mia vita, non facevo altro che sorridere pensandolo.
 
Mi alzai dal letto, massaggiandomi la schiena. All’improvviso sentii un dolore lancinante alla testa, che mi fece portare le mani alle tempie. Strizzai gli occhi, per poi riaprirli ed alzarmi e andare in bagno a prendere un antidolorifico.
Aprii la porta dell’armadietto dei medicinali e presi una bustina in polvere. Il mio sguardo andò a finire sul mio viso riflesso nello specchio. Avevo gli occhi stanchi, il viso pallido e inespressivo. Ormai però sapevo come apparivo dopo una sbronza, e il fatto di assomigliare ad uno zombie mi faceva passare la voglia di uscire di casa.
Scossi la testa, prendendo il medicinale e correndo in cucina. Il mio stomaco si stava contorcendo dalla fame, ricordandomi di non aver mangiato nulla la sera prima.
Quello che trovai nella dispensa mi buttò giù di morale: nulla. Era completamente vuota, avevo dimenticato di fare la spesa, forse troppo ansiosa per la festa.
Poggiai il corpo sul marmo gelido della cucina, passandomi una mano sulla faccia. Non avevo voglia di uscire, ma dovevo farlo se volevo accontentare il mio stomaco. Sbuffai, salendo le scale e andandomi a vestire.
Presi le prime cose che trovai nell’armadio, senza badare troppo agli abbinamenti, e uscii di casa. Nonostante fosse il tredici di gennaio, fuori si stava bene anche senza cappotto.
Il sole mi illuminò il volto, portandomi ad aggrottare la fronte e a mettermi una mano davanti alla faccia. Era assurdo come il tempo potesse cambiare da un giorno all’altro.
Camminai per cinque minuti alla ricerca di un bar o qualcosa che gli assomigliasse, e dopo interminabili ricerche lo trovai. Si affacciava su un bellissimo parco, lo stesso dove fui andata tempo fa.
- Un cappuccino e un cornetto, grazie. – Ordinai, per poi andarmi a sedere al tavolo. Poggiai distrattamente la schiena allo schienale, massaggiandomi le tempie. L’antidolorifico non mi aveva ancora fatto effetto e il mal di testa mi stava corrodendo.
Ti prego resta con me, non lasciarmi sola.Mi rimbombarono nella mente le parole che dissi la sera prima ad Harry. Potrei fingere di averle dette perché ero ubriaca, ma non era così. Le avevo dette sul serio, lo pensavo veramente. Avevo bisogno di lui accanto a me, per riuscire a sorridere e a stare meglio. Mi sentivo quasi rinascere vicino a lui, una persona nuova. La Sam monotona e silenziosa diventava allegra e sorridente vicino a lui. Riusciva a non farmi pensare a nulla se non a lui. Che strana magia è mai questa?
- Ecco a lei il cappuccino e il cornetto. – Il cameriere interruppe i pensieri, facendomi battere velocemente le palpebre e ringraziarlo una volta allontanato.
Iniziai a mescolare lo zucchero con il cappuccino, guardando un punto fisso davanti a me.
Improvvisamente sentii delle mani coprirmi gli occhi. Mi spaventai, iniziando a toccarle con le mie dita.
- Chi sono? – disse una voce squillante. Come avrei fatto a non riconoscerlo?
- Louis. – Gli tolsi le mani dai miei occhi e mi alzai, abbracciandolo amichevolmente. Lo feci sedere accanto a me. Notai che mi guardava sorridente.
- Perché ridi? – chiesi iniziando a mangiare il cornetto.
- Perché sto ripensando alle tue scenate di ieri. – rise. – Sai che sei stonata? –
Mandai di traverso il pezzo di cornetto; tossii, per poi pulirmi la bocca con un tovagliolo.
- Ti prego, non voglio nemmeno sapere cosa ho fatto ieri. –
Lo sguardo di Louis si fece improvvisamente cupo e il suo sorriso si trasformò in una smorfia.
- Sam forse dovresti sapere quello che hai fatto con Zayn… - Lasciai cadere il cornetto sul tavolo, guardando Louis nel panico più assoluto. Forse stavo  per fare una domanda la cui risposta non mi sarebbe affatto piaciuta.
- Che… Che è successo ieri fra me e Zayn? –
- Ecco, ti ha portata in uno stanzino, almeno da come mi ha raccontato, e ha cercato di… - Sgranai gli occhi, mentre le guance di Louis presero colore.
- Di? – Lo incitai.
- Capiscimi al volo, Sam! – mi rimproverò. – Ma ha solo cercato, non c’è riuscito. –
Buttai la schiena all’indietro, fissando il prato dinnanzi al bar. Era la seconda volta che ci provava, perché aveva quest’accanimento su di me?
- Ha promesso di cambiare, però. – esordì. – Harry ieri gli ha parlato e stranamente Zayn si sente in colpa. Vorrebbe chiederti scusa. –
- Cosa ha detto Harry? – chiesi girando di scatto la testa verso gli occhi di Louis. Lui fece spallucce, agitando la testa.
Sbuffai, passandomi una mano fra i capelli.
- Zayn tiene all’amicizia di Harry, fa sul serio quando dice che vuole essere perdonato. – continuò.
Annuii, abbassando lo sguardo e alzandomi, lasciando un quarto di cornetto sul tavolo. Mi era passata la fame.
Louis mi seguì e mi prese la mano, portandomi all’ombra di un albero. Mi mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi baciò la tempia. Sorrisi, apprezzando quel gesto.
- Se ti può far felice, ieri ho parlato con Eleanor. – il suo viso si colorò e nei suoi occhi comparve una luce. Risi, notando quell’espressione da eterno bambino, e gli strinsi una mano, facendo capire di incitarlo a raccontare.
- Abbiamo ballato, poi ci siamo seduti suoi divani e abbiamo parlato di tantissime cose. Ci siamo raccontati cose delle nostre vite. Quando sorrideva era bellissima e… Cavolo Sam sono innamorato! –
Risi, portando la testa all’indietro.
- Lo vedo Lou, lo vedo. – gli accarezzai una guancia delicatamente. – Sono sicura che riuscirai a conquistarla. Come può non amare un ragazzo come te? –
- Sam, non so come farei senza di te. – mi abbracciò, sfregandomi una mano dietro la schiena e baciandomi sulla guancia. Sorrisi, stringendolo a me e sospirando.
- Non ce la faresti, come io non ce la farei senza di te. – sorrisi. Lui rise, una risata dolce.
- Hai ragione. – mi sfiorò il naso con il dito provocandomi una risata. – E comunque devi ancora rispondere alla domanda che ti ho fatto ieri! – Poggiò la schiena e mise le mani dietro la testa.
Aggrottai la fronte, confusa. – Che domanda? –
- Te la semplifico. – sospirò. – Cosa provi quando sei con Harry? –
Sorrisi involontariamente, giocando con i miei capelli. Guardai il cielo, sospirando.
- Quando… Quando sono con Harry non lo so nemmeno io cosa provo. E’ una domanda che mi pongo spesso anche io. Sento strane sensazioni diverse da quelle comuni. Il cuore mi esplode, lo stomaco mi si aggroviglia. Con lui mi sento… Felice. Ecco, provo felicità. Mi sento diversa, capisci? – riuscii a sfogarmi, a tirare in parte fuori ciò che provavo. Le emozioni sconosciute che sentivo. Lo sentii sghignazzare, guardandomi dolcemente. Si alzò dalla panchina e mi portò a sé, poggiando la mia testa sulla sua spalla.
- Davvero non so cosa sia. Non ho mai provato cose del genere con una persona. – continuai.
- So di cosa stai parlando. – disse sorridendo. – Ma non spetta a me dirtelo. Lo dovrai scoprire. –
Mi prese una mano e ci incamminammo per il grande parco ornato da maestosi alberi che facevano rumore al tocco del vento.
Avrei scoperto che nome avesse questa sensazione, lo so. Avrei scoperto che strano potere aveva Harry sul mio corpo e sul mio cuore.

 
 
 
 
 
Heeeeeey!
Cioè ho ricevuto tantissime recensioni *-* Ma quanto siete tenere?! Mi avete fatto tantissimi complimenti e alcune mi hanno anche fatta ridere davvero ahahah :3 Grazie grazie grazie, non pensavo che la mia storia piacesse così a tanta gente! :3
Comunque, ecco il capitolo. Che ne pensate? A me, sinceramente,
piace. Sam arriva a casa ubriaca, ma con Harry sembra quasi dimenticarsi della sbronza e prova le stesse e identiche cose di quando è sobria. Harry ha un potere strano su di lei, che la fa sentire bene. Harry ricambia, ovviamente. Sappiamo tutte dell’amore segreto del nostro Styles verso Sam! :’)
Harry inoltre confessa a Zayn cosa prova per Sam, e lui capisce, di fatto dice di
cambiare. Sarà vero? Tocca a voi scoprirlo leggendo i prossimi capitoli!
E Sam riuscirà a scoprire qual è l’
emozione che prova con Harry? Voi avete già una vaga idea di cosa si tratta? Io credo di si v.v
Spero vi piaccia, e mi raccomando
recensite che mi fa piacere rispondere e leggere quello che scrivete :3
Al prossimo capitolo! Much love. xx

 
Se volete seguirmi su Twitter: @peterpanlouis
:D

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Capitolo 12
*** Vuoi fare una pazzia? ***


Quel giorno a scuola dovevamo andare a visitare Londra. Per me era la prima volta, essendomi trasferita in Inghilterra quasi un mese fa. Londra mi affascinava, era la mia città preferita da quando avevo su per giù otto anni: vidi le foto scattate da mio padre quando abitava lì e me ne innamorai.
Comunque quel giorno ero particolarmente eccitata all’idea di passare la giornata in giro per Londra, tant’è che uscii di casa alle otto meno un quarto già vestita e perfettamente pettinata. Indossavo dei pantacollant blu che risaltavano le mie esili gambe, un lungo maglione bianco e un paio di superga. Per non parlare della mia immancabile sciarpa rossa, che secondo mia madre metteva in risalto i miei occhi.
Uscii di casa tranquillamente, badando a non sbattere troppo la porta, questa volta. Mi avviai verso il cancello, continuando a guardare la casa accanto. Mi chiedevo se Harry dormisse ancora oppure se fosse agitato e entusiasta come me. Scossi la testa e aprii il cancello di ferro completamente ghiacciato. Il freddo lo aveva reso tale e le mie mani diventarono improvvisamente gelide, tanto che le ritrassi poco prima della chiusura. Arricciai il naso leggermente arrossato a causa del freddo e misi le mani sulle braccia, tentando di riscaldarmi nonostante il cappotto.
I miei genitori non erano ancora tornati. Era passata un settimana e l’unico contatto che avevo con loro erano messaggi ogni giorno e chiamate appena avevano tempo libero. Mia madre mi disse che papà aveva avuto un contrattempo e dovevano fermarsi ancora una settimana. Così, avevo casa libera ancora per una settimana. Non che fossi triste, ma diciamo che non ero nemmeno particolarmente felice. Stare a casa per me comportava ordinare pizza tutti i giorni e lavare svogliatamente i piatti che usavo. Non ero abituata a tutto ciò.
 
Restai ferma sul marciapiede, incerta se andare a bussare o no. E se disturbassi? Se interrompo un brutto momento? Le paranoie si facevano sempre più vive nella mia mente, ma decisi di ascoltare il mio istinto e suonai il campanello della casa, alle otto meno dieci di mattina.
- Ciao Sam. – mi rispose Anne, già vestita e sistemata. Fortunatamente non l’avevo svegliata io. – Cerchi Harry? –
Avvampai. Quella donna sapeva leggermi perfettamente nel pensiero come se lo capisse dal mio sguardo. Annuii dolcemente, guardando a terra.
- E’ in camera sua che dorme. Mi faresti un grande favore se lo andassi a svegliare! Oggi avete la gita, giusto? –
Annuii nuovamente. Il fatto di entrare in camera di Harry mentre lui dormiva e magari disturbarlo mi turbava e mi metteva a disagio.
Salii lentamente le scale, cercando la famosa porta di legno scuro. E la trovai, socchiusa e con uno spiraglio di luce tenue uscire da essa. Guardai la maniglia per un attimo, incerta se aprire o no. Ma lo feci, aprii lentamente la porta e entrai nella camera di Harry. Lo trovai buttato sul letto, con le braccia poggiate sul cuscino, sopra la sua chioma riccia evidentemente scompigliata. Non aveva la maglietta, e i miei dubbi erano che non avesse nemmeno i pantaloni. Mi sedetti alla fine del letto, badando a non sfiorare il suo corpo inerme e rilassato. Osservai gli angoli della sua bocca completamente rilassati, per poi spostare lo sguardo sulla bocca socchiusa. Lo stomaco mi iniziò a girare, a fare capriole, salti. Sembrava esserci un piccolo circo all’interno. Premetti la mano alla bocca dello stomaco, assaporando la bellissima sensazione che provavo osservandolo dormire. I miei occhi non si tolsero da quelli chiusi di Harry. Era così bello anche quando dormiva. Sapeva farmi sentire strana anche in questo modo. Assurdo.
Il suo corpo iniziò a girare nel letto, i suoi occhi iniziarono a schiudersi, segno che si stava svegliando. Mi alzai di scatto dal letto e cercai di raggiungere una distanza tale che gli permettesse di alzarsi e di capire che non stavo affatto contemplando il suo viso così perfetto e rilassato.
Falso allarme, si girò nuovamente rimettendosi a dormire dall’altra parte. Guardai l’orologio, erano le otto e cinque. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Andai a passo spedito verso di lui, prendendogli la spalla e scuotendolo leggermente.
- Svegliati! – sussurravo. – Harry? Sveglia! –
Si girò verso di me con gli occhi socchiusi. Mi guardò per un istante per poi sgranare gli occhi ed alzare il suo busto dal letto.
- Sam che ci fai qui? – notai un grande sorriso apparire sulle sue labbra. Fece sorridere anche me. Ma mi ritrovai imbarazzata. Avevo vergogna a dirgli che volevo andare a scuola con lui.
- Ero… Ero venuta a vedere se eri sveglio. Cioè tua madre mi ha chiesto di svegliarti ma io… - iniziai a balbettare a gesticolare nervosamente. Harry scoppiò a ridere, spostandosi poco più in là e battendo una mano sul lato del letto libero, incitandomi a sedermi accanto a lui. Così feci, mi poggiai sulle lenzuola calde accanto ad Harry. Il suo profumo penetrò nel mio naso facendomi rabbrividire come non mai.
Mi prese il viso, facendomi girare verso di lui. Continuava a sorridere, guardando ogni angolo del mio viso.
- Vuoi fare una pazzia? – esordì.
- Che genere di pazzia? – chiesi confusa. Si alzò dal letto, togliendo le lenzuola dalle sue gambe. I miei dubbi avevano preso il nome di certezze. Si, era in boxer. Sgranai gli occhi alla vista del suo petto nudo e li abbassai sulle lenzuola, molto imbarazzata. Probabilmente le mie guance avevano preso un colore rosso simile a quello di un pomodoro.
- Non andiamo alla gita. – disse infilandosi una maglietta rossa a maniche lunghe. – Vieni con me per Londra, saltiamo scuola. Queste gite sono noiose, le professoresse non ti lasciano libero. –
Mi alzai dal letto e andai verso di lui una volta infilatosi i pantaloni di jeans. Lo guardai, incerta se accettare o meno.
- Vieni con me Sam. – I suoi occhi avevano una strana luce, una luce stupenda e allo stesso tempo speranzosa.
Abbassai lo sguardo e sorrisi leggermente, per poi alzarlo e regalargli un enorme sorriso.
- So che me ne pentirò, ma lo farò. – dissi baciandolo sulla guancia. Ricambiò il sorriso con uno ancora più bello e andò and aprire la finestra.
- Che fai? – chiesi aggrottando le sopracciglia. Si girò guardandomi e poi saltò giù. Sussultai e corsi al davanzale della finestra, affacciandomi di scatto. Era in piedi sul pezzo di giardino che divideva la mia finestra dalla sua. Continuava a sorridere, come se il gesto appena fatto fosse una cosa del tutto normale.
- Salta! – urlò. Non volevo saltare, no. Non era tanto alto, saranno stati cinque metri, ma la mia paura per le altezze mi impediva di buttarmi. Scossi la testa terrorizzata.
- Ho paura. – urlai. Harry scosse la testa sorridendo, per poi allargare le braccia.
- Ti prendo io. – disse. Lo guardai incerta per un attimo. – Te lo prometto. Fidati di me. – Mi fidavo di lui? Si, ciecamente.
Presi un profondo respiro e mi arrampicai sul davanzale, per poi buttarmi ad occhi chiusi. Mi ritrovai ad abbracciare il collo di Harry e sentivo le sue braccia stringermi fortemente i fianchi.  Aprii piano gli occhi e alzai la testa dalla sua spalla, guardandolo negli occhi ad una distanza quasi inesistente.
Continuavo a rimanere aggrappata a lui, senza aver voglia e intenzione di staccarmi. Il suo fiato sfiorava le mie labbra.
- Visto? Ti ho presa. Te lo avevo promesso. – mi soffiò nuovamente sulle labbra. Sorrisi, per poi staccarmi controvoglia dal suo petto.
Mi prese per mano ed iniziammo a correre dalla parte opposta rispetto alla strada per andare a scuola. Il vento accarezzava violentemente il mio volto facendolo impallidire ancora di più. Harry non staccava la presa dalla mia mano, cercandomi di tenere il più possibile affianco a lui. Questo mi incitava a correre sempre più veloce per mantenere il suo passo.
- Dove andiamo? – Chiesi ansimando e continuando a correre.
- Prendiamo la macchina e andiamo a Londra. – disse alzando leggermente la voce per farsi sentire. – Una gita più avventurosa, non credi? – Si girò verso di me sorridendo. Annuii ricambiando il suo splendido sorriso e continuammo a correre verso la macchina parcheggiata molto lontano rispetto alla casa. Evidentemente per non farla vedere ad Anne. Arrivammo la macchina e ci sedemmo sui sedili a peso morto. Quei venti minuti che ci vollero per andare a Londra li impiegammo per riprende fiato e riposarci dopo la lunga corsa fatta.
 
 
 
Parcheggiò l’auto vicino ad un grande parco e scendemmo. L’aria di Londra era davvero diversa da quella dei paesi, mi sentivo più libera. Era più popolata, c’era tantissima gente che camminava lungo i marciapiedi intenta a parlare al telefono o con la persona accanto. Gli alberi spogli ed esili che si innalzavano ai bordi della strada rendevano tutto più splendido, decorando il cielo grigio dai loro rami privi di foglie. Amavo Londra, e vederla con i miei occhi ora me la faceva amare ancora di più.
- Da dove incominciamo? – chiese incrociando le mani al petto e appoggiando la schiena contro la macchina. Sospirai, affiancandolo e guardando il cielo.
- Voglio andare al London Eye. – mi girai verso di lui sorridendo e scrutando il suo volto perfettamente rilassato intento a fissare i miei occhi. – Ti prego. –
Mi continuò a guardare, sorridendo. Guardava prima la mia bocca e poi le mie iridi azzurre. Continuava a fare questo giro di sguardi mentre mi accarezzava la guancia. Nel mio corpo si stava scatenando una terza guerra mondiale che equivaleva alla miriade di emozioni e sensazioni che provavo in quel momento.
- E London Eye sia. – mi diede un bacio sul naso roseo sorridendomi e aprendomi la portiera per farmi salire.
I cinque minuti in macchina passarono velocemente, finché non mi ritrovai difronte al grande viale che portava al London Eye. Quella ruota gigantesca che sognavo di vedere fin da quando ero piccola ora si innalzava davanti a me, in tutta la sua bellezza. Mi portai una mano alla bocca, continuando a fissare quello spettacolo immenso.
- Vuoi salirci? – chiese sorridendomi. Mi girai di scatto annuendo con foga, provocandogli una leggera risata. Mi avvicinai a lui, portando una mano intorno alla sua vita e poggiando la testa sulla sua spalla. Lui mise il braccio dietro la mia schiena. Non potevo chiedere nulla di meglio, in quel momento. Il contatto con il suo corpo mi piaceva e provavo piccoli brividi lungo la spina dorsale, sapendo benissimo che il freddo di fine Gennaio non centrava nulla.
Arrivammo davanti all’entrata. Non c’era tanta fila, essendo le nove di mattina. Ci fecero subito salire ed entrare in uno dei tanti ovali appesi alla ruota. O almeno così li chiamavo io.
Eravamo solo io ed Harry lì dentro. Ci guardammo un attimo e poi scoppiammo a ridere, senza alcun motivo. Mi avvicinai all’enorme finestra  per vedere il panorama che ci offriva questa vista. Sospirai, continuando a guardare il mare e le piccole onde che si formavano con il vento.
- Posso farti una domanda? – gli chiesi, continuando a guardare il panorama. Harry mi affiancò e mi guardò sorridendo.
- Certo. –
Girai il capo per poterlo guardare negli occhi. Le sue iridi continuavano ad essere perfettamente verdi e le sue labbra sempre più rosse.
- Perché ho accettato di fare questa pazzia con te? – scossi la testa ridendo, e guardandolo incredula.
- Me lo stavo chiedendo anche io. E’ strano, e comunque dovresti saperlo, in teoria. – Poggiò la schiena sulla barra di ferro che ci divideva per pochi centimetri dalla finestra.
- Io non lo so. – sospirai, guardando atterra. – Mi è venuto d’istinto. –
Esatto, avevo accettato dando retta a cosa diceva la mia testa, o il mio cuore in quel momento. Perché volevo stare vicino a lui e a nessun altro più.
- Sto bene con te, Sam. – girai lo sguardo verso il suo, notando che lo aveva abbassato e stava contemplando le punte delle sue scarpe.
- Anche io sto bene con te. Tanto. – sorrisi, abbracciandolo. Incastrai la testa nell’incavo del suo collo, e lui poggiò il mento sulla mia spalla, stringendomi di più a sé.
- Sei l’unica ragazza che mi fa sentire diverso. Con te… riesco ad essere davvero me stesso. – continuò .
Sorrisi, stringendolo più forte a me. Ci staccammo quando notammo che il giro era finito e dovevamo scendere. Harry mi prese la mano e ci avviammo verso l’uscita. Quel tocco mi fece arrossire, ma amavo la tenerezza con cui raccoglieva la mia mano nella sua. Così ci dirigemmo silenziosamente verso l’uscita, oltrepassando la fila di persone che invece stavano entrando. Continuavo a camminare dietro ad Harry non mollando la sua presa, tenendomi la sciarpa stretta al collo. Nel London Eye faceva leggermente più caldo.
 
 
- Adesso? – chiese porgendomi una cioccolata calda.
- Adesso ci facciamo una tranquilla passeggiata. – risposi prendendo il suo braccio e mettendomelo intorno alle spalle. Harry sorrise, e guardò l’orologio.
- Sono le undici e mezza, abbiamo ancora tre ore di puro svago. –
- Dopodiché dovremmo terminare questa giornata. – continuai io. Harry sospirò guardando davanti a sé. Ad un certo punto sorrise, prendendo il cellulare in mano e componendo un numero.
- Chi stai chiamando? – chiesi osservando il numero composto sul display. Continuai a fissarlo finché qualcuno dall’altra parte della cornetta non rispose.
- Ciao Mamma, sono io. Finita la gita io, Sam e gli altri abbiamo deciso di andare a mangiare fuori, a Londra. Tornerò stasera. Un bacio. –
Scoppiai a ridere, tirando la testa all’indietro. – Tu sei pazzo! –
- Sarà una giornata solo ed esclusivamente per noi due. Così avrai la possibilità di conoscere Londra! – sorrise.
- E di stare con te. – sgranai gli occhi diventando improvvisamente rossa. Avevo detto a voce ciò che pensavo. Girai lentamente lo sguardo verso Harry. Mi stava guardando, entusiasta. Per un  momento gli vidi gli occhi lucidi.
- Dici sul serio? –
Annuii. Sorridendo. Mi girai e gli stampai un bacio sulla guancia, senza dire nulla. Ci incamminammo verso il parco.
In quel tragitto non feci altro che pensare a cosa avevo appena detto. Arrivai alla conclusione che non era stata la mia bocca a dirlo, ma quell’organo che mi batte incessantemente nel petto. E dovevo ancora scoprire il perché.
 
 
- L’erba è gelata. – disse impedendomi di sedere sul prato. Feci spallucce, guardandolo trova.
- Non importa. – gli sorrisi.
- No, aspetta. – si mise seduto, incrociando le gambe. – Siediti sulle mie gambe. –
Deglutii imbarazzata, per poi  sedermi dolcemente sulle sue gambe. Con le sue braccia mi cingeva un fianco, stringendomi al suo petto. Poggiai la testa, e sentii il battito del suo cuore sempre più veloce. Strinsi le mie braccia attorno alla sua schiena sospirando.
- Sam, che hai? – chiese prendendomi il mento e spostando il mio volto davanti al suo.
- Nulla, è strano. – abbassai lo sguardo. – E il tuo cuore batte velocissimo. –
- Lo so. – sorrise.
Ci guardammo intensamente, specchiandoci l’uno negli occhi dell’altra. Lo sentii sospirare, spingendomi di più a sé.
- Sam, sei mai stata innamorata? – mi chiese.
- Mai. – abbassai lo sguardo, giocando con le dita delle mani.
- Sai almeno cosa si prova? -
- L'amore per me è un sentimento oscuro. No, non so nulla al riguardo. – lo guardai.
Mi prese la mano e la portò sul suo stomaco. Lo sentii tremare, ma nonostante tutto sorrideva ancora.
- Quando sei innamorato, senti il tuo stomaco in subbuglio. Come tante farfalle che ti volano dentro. Si forma una sensazione piacevole ma allo stesso tempo strana. - Dopo portò la mia mano sulla sua testa, sospirando. - Quando sei innamorato, il tuo cervello non fa altro che pensare a quella persona. La testa ti si annebbia completamente e, diventi quasi stupido. - Ridemmo all'unisono. Poi portò una mano al suo petto, e sospirò lentamente, fissandomi dritto negli occhi.
- Ma soprattutto, Sam, quando sei innamorato il tuo cuore esplode dentro di te quando la vedi. Quando sei vicino a lei, quando ci parli. Vorrebbe uscirti dalla gabbia toracica ed urlare quanto possa amare quella persona. Quanto significhi per te. Quanto vorresti proteggerla perchè così fragile e piccola. Quanto vorresti tenerla con te per il resto della tua vita. -
Rimasi ad ascoltarlo in silenzio tutto il tempo, finchè lui non si avvicino alla mia testa completamente immobile.
- Sembra tu sia esperto. - Mormorai, una frase quasi impercepibile.
- Sam. - Prese il mio viso fra le mani, scrutando attentamente le mie iridi azzurre. - Questo è quello che provo quando sto a meno di cinque metri da te. -
Guardai i suoi occhi verdi con sfumature grigie, per poi rivolgere il mio sguardo ai suoi angoli della bocca, completamente immobile.
- Grazie. - dissi semplicemente.
- Per cosa? -
- Per avermi insegnato ad amare. –
Deglutii nuovamente, guardando la sua espressione tramutarsi in uno splendido sorriso. Mi soffiò sulla bocca, guardandola.
- Vorrei fare una cosa che sento da tempo, ma ho paura di rovinare tutto. – Disse a pochi centimetri dalle mie labbra.
- Fallo, ti prego. – la mia voce tremò. – Perché ora posso dare un nome a tutte le sensazioni che provo quando tu sei vicino a me: amore. -
E le distanze si annullarono. La sua bocca si unì finalmente alla mia. Le nostre labbra gelide si incastrarono fra di loro come pezzi di un puzzle. Portai la mia mano nei suoi ricci, stringendolo di più a me. Non era un bacio malizioso, no. Era un bacio puro, il bacio più puro che poteva esistere in questo mondo, adesso. Non c’era nulla di sbagliato, solo la cosa più giusta del mondo: l’amore.
Poggiò la sua schiena contro l’albero stringendo il mio petto al suo. Si staccò da me guardandomi dritta negli occhi. Sorrisi, per poi avvicinarlo a me nuovamente. Schiudemmo le labbra assieme, e le nostre lingue iniziarono a giocare fra di loro. Avevo dato finalmente il mio primo vero bacio. E lo stomaco iniziava ad aggrovigliarsi, il cuore lo sentivo esplodere, la testa si annebbiava. Ma ora sapevo cosa provavo, sapevo che Harry con un suo sguardo, un suo tocco, una sua risata mi faceva succedere tutto questo. E sapevo anche che ero innamorata, follemente innamorata del mio migliore amico di ben dodici anni fa.

 
 
 
 
 
 
 







No vi prego, mi sto commuovendo. (?)

AJjuyhtgrfedwsqa *-* E’ successo finalmeeeeente! Cribio si, si, si. Sono strafelice :’) Finalmente Sam lo ha capito che era innamorata di lui.
Cioè sono entusiasta, troppo! (?)
Inoltre volevo chiedervi
scusa se ci ho messo molto a pubblicarlo, ma durante la settimana sono piena di compiti e il tempo libero che trovo è davvero poco per scrivere un capitolo!
 
Ho notato che il capitolo precedente
non ha riscosso tanto successo. Non vi è piaciuto per caso? D:
Vabè, io vi lascio con questo capitolo! Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio. xx

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Capitolo 13
*** Ed ora ricominciamo da capo. ***


Continuammo a camminare per Londra, dirigendoci verso la macchina. Aveva un braccio intorno le mie spalle ed il mio stringeva il suo corpo contro il mio fianco. Guardavo la punta delle mie scarpe con insistenza, contemplandone le punte sporche di terra.
- Hey, signora Styles, a cosa pensa? – mi chiese dandomi un bacio sulla tempia.
- Addirittura? – risposi ironica. Quel “signora Styles” mi dava un senso di donna vissuta sposata con un riccio ragazzo di quasi diciott’anni.
- Si, addirittura. – sorrise, mostrandomi quei denti perfetti e bianchissimi.
- Gradirei mi chiamassi signorina, almeno! – gli scompigliai i capelli, non smettendo di sorridere.
Avevo baciato Harry. Lui aveva poggiato le sue labbra sulle mie. Questo pensiero risuonava nella mia testa come tanti incessanti tamburi. Lo volevo, da tanto, ma non lo capivo ancora. L’amore non aveva mai attraversato il mio corpo prima di quel momento; riuscivo a dare un nome alle farfalle nello stomaco che provavo vicino a lui e il battito accelerato del mio cuore. Lo amavo, lo amavo come facevano due normali fidanzati. Lo amavo per come sorrideva, per come teneva i capelli, per come riusciva a trattarmi e a farmi sentire un’emerita stupida. Lo amavo perché mi faceva sorridere senza pensarci troppo. Chi l’avrebbe mai detto che la partenza per l’Inghilterra mi avrebbe portato a questo? E pensare che quasi un mese fa provavo ribrezzo verso un ragazzo che amava il sesso più di sé stesso. Ora però era cambiato, io lo avevo cambiato.
- Cosa ti piacerebbe fare, adesso? – chiese mentre chiudeva lo sportello dell’auto.
- Non lo so. – risposi, allacciandomi la cintura. – So solo che ormai abbiamo visitato tutta Londra, e vorrei tornare a casa! –
- Agli ordini madame. – mise in moto la macchina, ma prima che potesse partire gli stampai un leggero bacio sulle labbra.
- Questo è per avermi chiamata madame, lo adoro. –
Ridemmo all’unisono. Guardai le fossette formatesi sulle sue guance, che lo facevano sembrare un bambino indifeso. Poggiai un altro bacio sulle sue labbra, stavolta più deciso, ma sempre con quella dolcezza che solo una ragazza innamorata poteva dare.
- Questo per la bellissima giornata che mi hai fatto passare. –
Mi accarezzò i capelli, portandomi una ciocca dietro l’orecchio.
- Dovrei farlo più spesso, se questo è il ringraziamento! – ironizzò. Risi, scuotendo la testa. – Non pensavo potessi diventare così importante per uno come me in poco tempo. Forse sei la cosa più bella che mi sia capitata in questo nuovo anno. –
Accennai ad un lieve sorriso, quasi invisibile. Quelle parole avevano fatto fare un tuffo al mio cuore, immerso completamente nelle farfalle createsi nel mio stomaco qualche secondo fa.
- E siamo ancora a Gennaio, ci aspettano altri undici mesi. –
- Davvero riusciresti a stare con me così tanto tempo? – mi guardò trovo. I suoi occhi scrutavano i miei, quasi increduli. – Perché non desidero altro, Sam. Lo giuro. –
Ed ecco che le nostre labbra si unirono in un altro lungo, bellissimo, meraviglioso bacio. Quel bacio per me era una promessa, una promessa che feci a me stessa e ad Harry: amarlo incontestabilmente fin quando riuscirà a farmi battere all’impazzata il cuore soltanto sorridendomi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Scendemmo dalla macchina, una volta accostati davanti a casa. Le mie gambe si erano fatte ad un tratto pesanti e stanche, le trascinavo sul marciapiede come si fa con un sacco di patate. Mi stropicciai gli occhi, l’unica cosa che volevo era poter riposare.
Quando li riaprii e misi a fuoco, notai quattro ragazzi immobili davanti al cancello di casa. Ne riconobbi uno con la maglia a righe, che si guardava intorno come per cercare qualcosa, o qualcuno. I miei occhi si scontrarono coi suoi che sembrarono trasformarsi in un’espressione di sollievo.
- Voi siete pazzi! Mi avete fatto prendere un colpo! – Louis venne incontro abbracciandomi, guardò poi Harry.
Gli altri ragazzi dopo aver seguito attentamente quella breve scena si decisero a raggiungerci. Immaginavo già chi potessero essere.
- Alla gita non siete venuti, non vi abbiamo sentiti per tutto il giorno! Poi ci ha chiamato Anne, chiedendoci dove saremmo andati a mangiare… - Incominciò Liam, agitando le mani in aria.
- E noi ovviamente vi abbiamo retto il gioco. Si può sapere dove diavolo… - Niall si bloccò di colpo, notando la mia mano intrecciata a quella di Harry. Io e quest’ultimo ci guardammo veloci, facendoci scappare un lieve sorriso. Morivo dalla voglia di dirlo, di urlarlo al mondo, ma durante il viaggio c’eravamo promessi di farlo capire con i comportamenti.
- Momento, perché vi tenete per mano? – Sbottò immediatamente Niall dopo una pausa di riflessione. Le mie guance si colorirono ed un sorriso involontario apparve sul mio volto. Harry mi strinse a sé dandomi un bacio in testa.
- OH MIO DIO! – Urlò la voce squillante di Louis. – E NON CI DITE NULLA! AUGURI AMICO! – Andò ad abbracciare Harry, che rise battendogli una mano dietro la schiena.
- Sam, non sai in che guaio ti vai a cacciare! Ma sono contento, in fondo doveva nascere qualcosa dopo i mille litigi! – Abbracciai Niall sussurrandogli un lieve “grazie”. Liam mi abbracciò senza dire nulla, schioccandomi un bacio sulla guancia e dirigendosi da Harry per fargli la solita ramanzina “Trattala bene, non farle del male. Non ti azzardare a farla piangere, o vedrai un Liam che non hai mai visto prima!” Iniziava a ripetergli queste cose, mentre ridevo assistendo alla scenata. Scossi la testa, sapevo che Harry non mi avrebbe mai fatto del male.
Zayn in tutto questo trambusto era sempre rimasto in disparte, osservando da lontano. Per pura coincidenza il mio sguardò si andò ad incontrare con i suoi occhi nocciola. Mi sorrise. Un sorriso tenero, e non malizioso come al solito. Ricambiai facendo un sorriso che sembrava più una smorfia.  Rimasi sbalordita, quando sentii un senso di dispiacere pervadermi. Mi dispiaceva che Zayn non mi avesse abbracciata e non mi avesse detto “auguri” o semplicemente qualcosa per far capire il suo interesse? Forse devo ammetterlo, mi dispiaceva. Nonostante gli svariati inconvenienti creatisi fra di noi nei giorni scorsi, lo sentivo come un amico, ancora. Sapevo, ma soprattutto speravo, che era un ragazzo simpatico, e che dietro quello sguardo misterioso e duro si nascondesse un ragazzo che cercava solo di riordinare le idee.
- Allora, vogliamo rimanere qui fuori aspettando una possibile surgelazione, o entriamo? Avrei una certa fame… - disse Niall, toccandosi la bocca dello stomaco.
- Andiamo Niall, se diventassimo dei surgelati, con la fame che ti ritrovi, scommetto non ti faresti problemi a mangiarci! – Esordì Louis, provocando una risata acuta a tutti.
- Venite da me. Con i genitori partiti questa casa è spesso e volentieri vuota. – dissi, avviandomi verso il cancello ed aprendolo, seguita a ruota dai ragazzi. Una chioma riccia si avvicinò al mio volto, iniziando a fissare le mie guance pallide ma con qualche accenno di rosa sugli zigomi. Mi girai, contemplando quel sorriso e quelle fossette. Ricevetti un bacio sul naso, prima di aprire definitivamente la porta di casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Niall se continui a mangiare cereali poi non ne avrò più per domani. – lo rimproverai, togliendogli la scatola dalle mani accompagnata da una sonora sbuffata da parte dell’interessato. Stavano tutti seduti intorno a tavolo, mangiando i vari dolci che avevo comprato qualche giorno prima per saziare la mia fame mattutina. Quel tavolo stava diventando una discarica, ma stranamente quella scena mi fece ridere sotto i baffi.
- Io direi di vederci un bel film. – propose Liam, poggiando la forchetta nella tazza ancora umida di thè.
- Spiegami perché hai girato il thè con la forchetta. – chiesi scettica, alzando un sopracciglio e rivolgendo lo sguardo prima a lui e poi alla forchetta.
- I cucchiai sono utensili orribili. – rispose impaurito. – Ho la fobia dei cucchiai. –
Risi, piegandomi in due. Quasi mi uscirono le lacrime e gli addominali si contraevano forzatamente. Aprii un occhio, notando l’espressione divertita di tutti, ma quella di Liam seria ed impassibile. Mi composi immediatamente quando capii che diceva sul serio e che probabilmente lui la riteneva una cosa più che normale.
- Ritornando a noi. – cominciò Louis. – Appoggio l’idea di Liam. Che film hai? –
- Mhm, vediamo… - mi portai un dito sul mento e mi incamminai verso lo scaffale affianco alla televisione. Fu il primo posto che mi venne in mente. Di solito le videocassette mamma le teneva tutte lì. Aprii l’anta dello scaffale, scrutando attentamente tutti i DVD contenenti al suo interno. Fiabe Disney, horror, film d’avventura, di fantascienza, polizieschi. Ce n’erano di tutti i gusti, bastava solo scegliere qualcosa che andasse bene per tutti.
- Ne ho tanti, non saprei quale scegliere. –Arricciai la bocca, continuando a guardare la fila di DVD davanti a me.
- Io opterei per un horror. – Si fece sentire Zayn. Aveva parlato pochissimo, o almeno con me non lo aveva fatto. Quelle poche parole che spiccicava erano rivolte ai ragazzi.
- Esattamente! – esordì Harry, alzandosi e venendo verso di me. Lo guardai sorridente, ricevendo un lieve bacio sulle labbra. – Questo. –
Dopo aver percorso con il dito lungo l’interminabile fila di film di vario tipo, ne scelse uno horror, mostrandolo ai ragazzi. Odiavo gli horror, con tutta me stessa.
- The Ring. – lesse annoiato Niall. – L’avrò visto una decina di volte! –
- Io non l’ho mai visto. – rispose confuso Liam.
- La ragazzina che esce dallo schermo della TV uccidendo tutti, Liam. Quella a cui dici ogni volta che la vedi in una foto “Perché non si taglia i capelli?” – rise Niall, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Ahh! Ok, vada per quello. –
- Sinceramente gli horror non mi affascinano un granché… - dissi giocando con le mani, e assumendo un espressione mortificata.
- Ed io che ci sono a fare qui? – esordì Harry, abbracciandomi e unendo il mio petto al suo. – Ti terrò stretta nei momenti paurosi. Diciamo che ti terrò stretta sempre, ma in particolare nelle brutte scene. -Sorrisi, poggiando la fronte sulla sua.
- Bè, se la metti così… - Gli accarezzai lievemente i capelli, muovendo la mano sulla sua nuca.
- Basta smancerie. Sono off-limits  da ora e per tutta la durata del film. Mi fate più paura voi quando vi scambiate effusioni d’amore che questo stupido film! – Niall assunse un’espressione disgustata ma divertita allo stesso tempo. Ricevette in faccia un cuscino da Liam, che scosse la testa guardandomi come per dire di non ascoltarlo. Risi, quei ragazzi erano davvero una forza.
Ci sistemammo comodamente sul divano. Louis occupò metà divano sdraiandosi, Niall si sedette sulle sue gambe e Liam lo affiancò buttando la gamba destra su quelle di Niall. Zayn si accasciò sulla poltrona, poggiando la schiena su un bracciolo e le gambe sull’altro. Io ed Harry ci sedemmo per terra, poggiati ai piedi del divano. Mi strinsi al suo petto e mi lasciai coccolare.
Il film iniziò, e per tutta la durata del primo tempo rimasi con le mani davanti agli occhi, evitando di vedere scene che non mi avrebbero fatta dormire la notte. Harry sorrideva ogni tanto alla vista della mia faccia scandalizzata, ma non mollava la presa, anzi, mi teneva ancora più stretta a sé.
- Io vado in bagno. Questo film è orribile, non so come vi faccia a piacere! – mi alzai di scatto, seguita da tanti “Ssshh” emessi dai ragazzi. Alzai gli occhi al cielo, salendo le scale e percorrendo il percorso completamente buio. Aprii la porta del bagno e l’accostai, dirigendomi verso il lavandino. Aprii l’acqua gelida e me ne buttai un po’ sulla faccia, sospirando. Nonostante fosse la fine di gennaio un po’ d’acqua fresca faceva sempre piacere. Mi asciugai il volto con un asciugamano panna, e quando riaprii gli occhi trovai riflesso nello specchio Zayn, che mi fissava. Sussultai, portandomi una mano al cuore e girandomi di scatto.
- Mi hai spaventata! – alzai la voce, ansimando.
- Non volevo spaventarti. – si giustificò. – Ho bisogno di parlare con te. –
Ripiegai l’asciugamano e mi poggiai sul bordo del lavandino, con le braccia conserte, aspettando che continuasse.
- Volevo chiederti scusa per come mi sono comportato. Sei una persona interessante e volevo conoscerti come amica, ma forse la forza dell’abitudine si è fatta sentire… - sorrise, ma io rimasi seria, ascoltando le sue parole. Notò le mie labbra rilassate e completamente immobili, poi chiuse gli occhi e continuò. – Comunque, ho sbagliato. Ammetto che sei una bella ragazza, e che un pensierino su di te ce l’ho fatto, ma non voglio. Insomma, non con te. Voglio vederti come un’amica con cui scherzare ed essere spensierato Sam. Vedo come guardi gli altri e vedo anche che il sorriso che rivolgi a loro è diverso da come lo rivolgi a me. –
- E non ti sei chiesto perché, Zayn? – chiesi irritata, interrompendolo. Incrociai le braccia al petto, aspettando una sua risposta.
- Si. Perché ho sbagliato fin dall’inizio. Perché sono uno stupido, un cretino. Ma non posso farne a meno, sono fatto così. Ho questi impulsi. Ma prometto che si mi perdonerai cambierò nei tuoi confronti. – si avvicinò a me, guardandomi negli occhi. Questa volta le sue iridi erano nocciola chiaro, con una lieve sfumatura di verde scuro appena accennata.
- Prometti che lo farai anche nei confronti delle altre ragazze? –
Portò le mani al cielo, sorridendo.
- Hey Sam, io cerco di fare il possibile, ma questo è troppo! – rise. Alzai gli occhi al cielo, facendomi sfuggire un lieve sorriso.
- Prometto di non farlo con te. Davvero. Ed ora che sei con Harry, con uno dei miei migliori amici, la promessa sarà più facile da mantenere. – continuò.
- Gli vuoi davvero bene, eh? – guardai a terra, alzando appena un angolo della bocca. L’amicizia che c’era fra quei cinque ragazzi era unica. Non ne avevo mai vista una così forte, così compatta, ma soprattutto così vera.
- Tanto, e non lo deluderei mai. Quando mi ha detto che provava dei sentimenti per te mi sono sentito uno schifo. Per cui voglio rimediare. Ho chiesto scusa a lui, ora tocca a te, com’è giusto che sia. Perciò… Scusami Sam. –
Alzai la testa, guardandolo negli occhi. Come volevasi dimostrate, dietro quella maschera da duro c’era un ragazzo che voleva solo essere capito e non pregiudicato. In fondo anche io volevo avere un rapporto d’amicizia con lui, solo che avevamo iniziato con il piede sbagliato.
- Scuse accettate. Ora vieni qui e abbracciami come si deve! – Allargai le braccia accogliendo Zayn. Le sue braccia si intrecciarono dietro la schiena e le mie si poggiarono lievemente dietro al collo. Sospirai sulla sua spalla, mentre sentivo il mio corpo unito al suo. Stavolta era tutto vero, nulla era fatto per malizia.
- Giuro di non esser mai stato così male in vita mia. – iniziò. – Mi hai tolto un peso enorme. –
Ridacchiai premendo le labbra sulla sua spalla, e stringendolo di più.
- Quindi non cambierai. – affermai.
Stacco il volto dalla mia spalla e mi guardò negli occhi, ancora con le mani intrecciate dietro la mia schiena.
- Lo faccio, con te. Ma non puoi dirmi di farlo anche con le altre. Sono fatto così, credo che se mi vuoi bene mi devi accettare anche così. – sospirò. – Perché tu mi vuoi bene, vero? –
Notai un tono di speranza nella sua voce. Era così tenero, e quella faccia da duro si era tramutata in quella di un ragazzino indifeso che voleva solo un po’ d’affetto.
- Certo. – mi limitai a dire, sorridendo. Poggiai le mie labbra sulla sua guancia regalandogli un sonoro bacio.
- Ora che finalmente abbiamo chiarito, ci aspetta un bel film horror. – mi mise una mano intorno alla spalla ed uscimmo dal bagno.
- Non me lo ricordare. – dissi scandalizzata, appena arrivati giù in salotto.
Harry si girò subito a guardarmi e mi venne incontro, abbracciandomi. Quasi mi mancò il respiro, ma lo comprendevo.
- Che è successo di sopra? – mi sussurrò in un orecchio, in modo da non farsi sentire dagli altri.
- Ho chiarito. Mi ha chiesto scusa, stai tranquillo. – ricambiai il sussurro. Mi guardò negli occhi e mi sorrise, dandomi un bacio. Un bacio vero, quel bacio che mi fece venire nuovamente le farfalle nello stomaco. Lo amavo, ne ero più che certa. Ne ero certa quant’era vero che quegli occhi verdi mi facevano impazzire, lo amavo com’ero certa di sentirmi viva con lui.
- E quindi tutto risolto, pace fatta? – Ci interruppe Louis, poggiando una mano sulla mia vita, e guardando Zayn che mi sorrideva.
- Pace fatta. – sorrisi. I ragazzi si guardarono soddisfatti.
- Ora possiamo continuare a guardare il film! – Se ne uscì Niall, con in mano una ciotola di popcorn preparati durante la mia assenza.
- Perché, ancora non è finito? – Chiese Zayn.
- Abbiamo bloccato quando sei salito su per raggiungere Sam. Immaginavamo dovevate parlare e per cui vi abbiamo aspettato. Sam, ringraziami! – disse strafottente.
- Ti detesto. – risposi, andando incontro al biondino e prendendo dalla sua ciotola una manciata di popcorn, regalandogli poi un bacio sulla guancia.
- Chi arriva primo si mangia tutti i popcorn! – Urlò Louis, rubando la ciotola di popcorn dalle mani di Niall e correndo quasi impazzito verso il salotto, seguito a ruota da un Niall infuriato e da Liam e Zayn che quasi caddero a terra dalle risate.
Risi di gusto a quella scena, scuotendo la testa ancora con un enorme sorriso sulle labbra. Sentii delle mani cingermi i fianchi. Girai la testa e trovai quella di Harry poggiata alla mia spalla. Allargò di più le braccia fino ad abbracciarmi completamente da dietro. Presi le sue mani nelle mie e le intrecciai.
- Quindi ora si ricomincia tutto da capo. – mi soffiò sul collo. Sorrisi, guardando il soffitto.
- Direi di si. – mi girai a guardarlo, sorridendogli. Ricambiò, scrutando attentamente l’espressione della mia faccia, per poi poggiare nuovamente le sue labbra alle mie. Misi una mano sulla sua guancia e la accarezzai, stringendo piano piano il suo viso al mio. Ci staccammo, continuando a guardarci.
- E se ti dicessi che sei la causa della mia felicità? – esordì, come un bimbo. Alzando le sopracciglia sorridendo.
- Ti risponderei dicendoti che sei tu la mia felicità. –
Non ero mai stata così smielata con un ragazzo, ma con lui mi sentivo così. Mi sentivo in dovere di dirgli quelle cose, perché ne aveva bisogno, e ne avevo bisogno anche io. Perché in un mese ho imparato ad amarlo come non mai, perché è stato come se lo conoscessi da tempo, come se non ci fossimo mai lasciati dodici anni fa. E finalmente riconoscevo il sapore e la forma dell’amore, che stranamente aveva un odore di mele e dei folti ricci in testa.
 
Mi vibrò la tasca dei jeans, facendomi distogliere lo sguardo da Harry. Ci allontanammo, a mio dispiacere, e realizzai che mi stava squillando il cellulare. Goffamente lo tirai fuori dalla tasca e lessi il nome sul display. Sorrisi, rispondendo immediatamente.
- Hey Francesca! –
- Sam, domani sei a casa? –chiese frettolosamente.
Aggrottai la fronte, guardando Harry che mi fissava incuriosito.
- Mh… Si, perché? –
- Allora prepara un letto per me, perché da domani mi avrai fra i piedi per due settimane. -











Hello babes. 
Sono di nuovo qui fra voi! Don't worry, non sono morta.
Coooooooooomunque, in questo capitolo mi sono impegnata tanto, per cui VOGLIO SENTIRVI CON LE RECENSIONI!
E su, mi sento forever alone. :(
Ahah, grazie per le recensioni. Wow, in tutto questa storia ne conta 36, spero di riuscire ad averne di più!
Non portatemi a ricattarvi tipo "Continuo questa storia se il capitolo riceve TOT recensioni" perchè non mi piace. e.e
E ora che Zayn e Sam hanno chiarito possono ricominciare da capo. Ma più in là ci saranno alcune scene kmjnhygfd che non voglio dirvi.
Si, sono cattiva.
Non è troppo carina la coppia Sarry? Cioè ikujyhtgrfe. Sti due ricciolini ne combineranno delle belle. (se state pensando male, fate bene. LOL Ahah)
AH, VOLEVO CHIEDERVI: QUALE COPPIA PREFERITE? ZAM (ZAYN&SAM) O SARRY (SAM&HARRY) ?
O ADDIRITTURA LAM (SAM&LOUIS) ! AHAHAHAHAHAHAH. Ovviamente quest'ultima s'intende come amicizia eh.
Ora non vi rompo più le palle.
Prima però vi consiglio di passare qui: 
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1000600
 E' una storia che sto seguendo, di xbeautybitch, e che mi piace particolarmente. Fateci un salto, ne vale la pena :)

Buona lettura girls. x

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Capitolo 14
*** Amore a prima vista? ***


La mattina seguente mi svegliai con un forte rumore provenire dal piano di sotto, forse il campanello. I miei occhi facevano fatica ad aprirsi, dato che ieri avevo fatto tardi guardando quel film insieme ai ragazzi. Una cosa orribile, devo dire. Per non parlare di Louis che ogni tanto mi metteva le mani dietro le spalle facendomi sobbalzare ed urlare alle tre e un quarto di notte.
Mi stiracchiai, mettendo le mani sotto il cuscino cercando di richiudere gli occhi. Niente, il campanello non la finiva di riprodurre quel suono assordante che mi fracassava i timpani. Controvoglia, mi alzai, poggiando i piedi sul pavimento freddo della mia stanza. Questa era illuminata da uno spiraglio di luce provenire dalla porta socchiusa, in quanto fuori il tempo era decisamente pessimo e le nuvole coprivano quei pochi raggi di sole. Iniziai a trascinarmi per la camera, quando notai un bigliettino poggiato con curanza sulla scrivania. Lo presi delicatamente, aprendolo e iniziando a leggere.
 
Lo sai che quando dormi sei ancora più bella?
Peccato che me ne sono dovuto andare,
ti avrei guardata tutta la notte dormire.
Buongiorno Sammy!
H. xx
 
Richiusi il biglietto tenendolo stretto in tasca, continuando a sorridere. Harry la sera prima era rimasto con me, dato il mio trauma post-film horror. Non credevo fosse rimasto a guardarmi dormire fino a tardi, se fossi stata sveglia glielo avrei impedito. Provai una sensazione di dispiacere alla bocca dello stomaco.
Scossi la testa, dirigendomi a passo svelto verso la porta.
- Chi diamine è?! – dissi, una volta che la porta fu aperta. Non riuscii a mettere subito a fuoco il viso, che mi ritrovai stesa per terra con una figura di una ragazza aggrappata al collo.
Mora, capelli lunghi, voce squillante e occhi color nocciola: non poteva che essere Francesca.
- Ce l’hai fatta ad aprirmi! – urlò continuandomi a stringere. Mi alzai, sempre avvolta nel suo caloroso abbraccio che tanto mi mancava.
- Scusa, la sveglia non ha suonato. – bugia. La sveglia aveva suonato eccome, eravamo state io e la mia pigrizia a spegnerla. – Come stai? Mi sei mancata! Quanto ti fermi? –
- Hey hey, calma con le domande! – ridemmo all’unisono. – Sto bene, e mi fermo per due settimane. –
- Sono strafelice! – esordii, abbracciandola più forte. – Come farai con la scuola? –
Si staccò da me e si buttò a peso morto sul divano, contemplando il soffitto candido della casa.
- Sono partiti per una gita, per due settimane. – sospirò, rotando gli occhi al cielo. – E a me non andava di andarci, così eccomi qui. Ho convinto mia madre! –
Mi sedetti di fianco a lei, spostandole una gamba. Non era cambiata affatto, sempre la solita scansafatiche che adoravo alla follia.
- Comunque. – interruppe il silenzio, alzando il busto e sedendosi composta di fianco a me. – Devi farmi conoscere tutti i tuoi amici fighi. –
Scoppiai a ridere, tirando la testa all’indietro.
- Ovviamente. Te la cavi con l’inglese? – per tutti i dieci minuti di chiacchierata avevamo parlato in italiano, in quanto non trovavo il bisogno di parlare in inglese con lei. Annuì con foga, sorridendo.
- Certo! Non ho problemi a capirlo e a parlarlo, lo sai. –
- Perfetto. Oggi non abbiamo scuola, che ne dici di andarci a fare un giro? –
- Mi leggi nella mente! –
Ridemmo, e la trascinai in camera mia. Una volta all’interno di essa aprii le finestre facendo passare un po’ di aria nella camera.
- Sempre più disordinata, Sam. – disse Francesca, scuotendo la testa divertita. Sorrisi, non sapendo che dire. Di certo non potevo giustificarmi, in quanto sapessi della mia non-smisurata voglia di rimettere la camera apposto.
- Devi sapere una cosa. – iniziai a giocare con le dita, buttandomi sul letto. Francesca di avvicinò a me, intenta a guardarmi per farmi continuare.
- Io… Ecco… Ti ricordi Harry? –
- Quel riccio di cui mi parlavi al telefono? – inarcò le sopracciglia.
- Si. – sospirai. – Stiamo… stiamo insieme. –
Si alzò di scatto dal letto buttandosi addosso a me come un sacco di patate, conficcando per giunta il suo polso nel mio stomaco.
- Sono strafelice per te! E me lo dovrai far conoscere, voglio vedere che tipo ti sei andata a prendere! – si rimise seduta, stavolta più composta, e si sistemò i capelli. – Ma almeno ti piace? –
- Ne sono innamorata. – abbassai lo sguardo, contemplando i ricami del mio maglione.
Francesca si avvicinò, alzandomi il mento con un dito e osservando le mie iridi azzurre. Scommetto riusciva a scorgere un pizzico di paura nei miei occhi.
- Hai paura? – come non detto.
- Si. E’ una cosa nuova per me, e non so… Ma con lui mi sento terribilmente bene, come se fossi un’altra persona, capisci? –
- Eccome se capisco Sam. – si accese in uno splendido sorriso, provocandone uno anche a me. – E’ la cosa più bella del mondo essere innamorati, ti senti bene. –
- Lo so, è come se fossi un’altra persona con lui. In modo positivo, intendo. – riabbassai lo sguardo sul mio maglione. Sentii lo sguardo di Francesca addosso, come se volesse capire a cosa stessi pensando.
- Suvvia! Ora che ci sono io ti divertirai e basta! – si alzò dal letto, prendendomi le mani e trascinandomi con sé.
- Oh, quanto mi è mancata la tua allegria, Fra. –
 
 
 
 
Camminammo per le vie di Holmes Chapel, mentre l’aria gelida ci sfiorava il viso.
- Che storia buffa la vostra. – commentò Francesca, una volta finito di spiegarle come avevo conosciuto gli amici di Harry.
- Già. – sospirai. – Però ora andiamo tutti d’accordo, nonostante il diverbio con Zayn. –
- Andiamo, un pensierino potevi anche farcelo! –
Le diedi una gomitata sul braccio, facendole fare un piccolo grido di dolore.
- Dovresti essere meno aggressiva Sam. – disse, mentre si massaggiava la parte colpita.
- Lo sai che ti voglio bene, e dovresti sapere ancora di più che non sono quel tipo di ragazza, eccetto quando bevo. –
- Si, lo so. Sei una suora. – rise. Alzai gli angoli della bocca, lievemente, prendendola poi sottobraccio.
Sentii un cellulare squillare, ma sembrava provenire da lontano.
- Sam, il cellulare. – disse Francesca, guardando prima la mia tasca e poi me.
- Cosa? – chiesi distratta.
- Il tuo cellulare, ti sta squillando! –
Sgranai gli occhi, prendendo in fretta e fuori il cellulare dalla tasca e portandolo all’orecchio senza nemmeno leggere il nome sul display.
- Si? –
- Buongiorno piccola Sammy. – Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e lo stomaco si aggrovigliò come un contorsionista. Sorrisi involontariamente, catturando lo sguardo curioso di Francesca.
- Buongiorno Harry. –
- Dormito bene? Hai avuto incubi? –
Risi lievemente. – No tranquillo, niente incubi, ho dormito bene, anche perché mi sono addormentata affianco di qualcuno che mi fa stare bene. –
- Stai parlando di me? –
- No del cuscino, Harry. – Roteai gli occhi ridendo, sentendo ridere anche lui.
- Dai, ti va di vederci? O hai da fare? –
Mi passai una mano fra i capelli, portandomene alcuni dietro l’orecchio.
- No, non ho nulla da fare. Sono con Francesca, te l’ho detto che sarebbe venuta. –
- Oh giusto! Venite qui, così ce la presenti. –
Rivolsi un veloce sguardo a Francesca, che aveva le mani incrociate al petto e mi guardava cercando di capire di cosa stessi parlando.
- Arriviamo subito! –
Attaccai, riponendo goffamente il cellulare nella tasca.
- Era Harry? – Chiese euforica. La presi sottobraccio, nuovamente, e la feci girare per andare a casa dell’interessato.
- Come sei perspicace. – Risi. – Andiamo a casa sua, così conosci anche gli altri. Ti va? –
- Non dovresti nemmeno chiedermelo! –
Scossi la testa, ridendo. Così ritornammo indietro, passando nuovamente tra le piccole vie del paese, assaporando l’aria fresca che dolcemente ci scompigliava i capelli.
 
 
 
 
- Sono un po’ agitata. – esordì Francesca, davanti alla porta di casa di Harry, non appena ebbi finito di suonare il campanello.
- Perché mai? – chiesi, portando la testa da un lato, confusa.
- Non so. Ho paura di fare brutte figure. – scrollò le spalle.
- Tranquilla, parlo io. Tu piuttosto pensa al tuo inglese! –
Ridemmo, finché la porta non si aprì e non uscì un Louis in boxer e con una semplice maglietta nera. Mi girai verso Francesca, che lo stava osservando quasi con la bava alla bocca. A quella scena mi venne da ridere, ma mi morsi il labbro inferiore per nascondere la risata.
- Hey Sam! Ce l’hai fatta finalmente. – Mi abbracciò.
- Louis copriti, siamo a Gennaio, non in piena estate! – lo rimproverai.
- Ma dentro fa caldo! – si lamentò come un bimbo. Scossi la testa, prendendo per mano Francesca (che nel frattempo stava per avere un collasso) ed entrai in casa, notando un Zayn buttato sul divano, completamente a torso nudo, giocare alla playstation con un Niall intento a divorarsi un innocuo pacchetto di patatine. Harry e Liam, i soli vestiti decentemente, stavano comodamente chiacchierando vivacemente intorno al tavolo.
- Posso avere la vostra attenzione, maschietti? – urlai ironicamente, catturando (come volevo) l’attenzione dei quattro interessati. Harry mi venne incontro abbracciandomi e regalandomi un tenero bacio sulle labbra.
- Buongiorno amore. – a quella parola non feci nient’altro che bloccarmi, fissandolo negli occhi. Nessuno prima d’ora mi aveva chiamata così. Sorrisi, abbracciandolo amorevolmente. Lo amavo, lo amavo da impazzire.
- Chi è quella bella signorina dietro di te? – esordì Niall, una volta messo in pausa il videogioco.
- Oh, si. – mi staccai da Harry, mettendo un braccio intorno le spalle di Francesca. – Lei è Francesca, la mia migliore amica. E’ venuta dall’Italia proprio stamattina. –
Niall e Zayn si avvicinarono, porgendo la loro mano, che Francesca strinse insicura. Volevo ridere, perché Francesca guardava i ragazzi come fossero esseri divini ed intoccabili.
- Francesca. – Zayn cercò di pronunciare il suo nome, con scarsi risultati. Il suo accento inglese si faceva sentire e pronunciava il suo nome in modo molto buffo. – Che nome strano! –
- E’ italiano. – disse lei. – Anche il tuo è strano, Zayn. –
Quest’ultimo scrollò le spalle, guardandola sorridendo. Francesca ricambiò il sorriso un po’ imbarazzata. Il suo inglese era abbastanza buono, se non la conoscessi l’avrei scambiata per una del posto.
- Harry, piacere. – gli porse la mano, che Francesca strinse con più foga rispetto alla stretta di Zayn. Mi rivolse un’occhiatina veloce, ridendo.
- Ah, sei tu il famoso Harry! – rise, guardandomi. Io ero diventata completamente rossa in viso. – Sam mi ha parlato di te. Trattala bene, mi raccomando! –
Lui rise, per mia fortuna, guardandomi.
- Non devi preoccuparti. – si avvicinò a me, guardandomi negli occhi. – Quando amo da impazzire qualcosa, è difficile che riesca a farle del male. –
In quel momento si alzarono degli “Oohh” da parte dei presenti, ma io continuavo ad osservare Harry, contemplando il suo viso perfetto e quegli occhi così dannatamente limpidi e stupendi. Quasi mi ci specchiai, perdendomici completamente. Non pensavo che amare così tanto una persona potesse farmi sentire bene.
- Liam, vieni qui e non fare l’asociale! – Urlò Louis, con la sua voce allegra e squillante. Sentimmo una sedia spostarsi e dei passi trascinati venire verso l’ingresso. Ci si presentò un Liam un po’ assonnato, ma comunque bello. Si, perché no potevo negare che quei cinque ragazzi erano tutti davvero belli.
- Liam, lei è Francesca, l’amica di Sam. – esordì Niall.
Gli occhi di Liam e di Francesca si incontrarono per la prima volta, le loro iridi color nocciola si scontrarono. Continuavano a fissarsi, quasi come si fosse formato un legame invisibile tra i loro occhi, come se stessero comunicando attraverso essi. Osservai la scena intenerita e sorridente. Lo sguardo di Francesca era diverso dagli altri, era come immobile, pietrificato, sognante: guardava Liam in un modo completamente nuovo. Lo stesso faceva Liam, che osservava gli occhi grandi e leggermente più scuri di Francesca, contemplandone ogni particolare. Era quasi come un legame chimico, entrambi sorridevano e si guardavano come se ci fossero solo loro in quell’angolo di casa.
- Liam? Sei tra noi? – Harry gli passò una mano davanti al viso, facendo scuotere la testa a Liam che sembrava essere ritornato sulla Terra.
- Oh, si… Piacere, Liam. – tese la mano verso la ragazza mora, che sorridente gliela strinse teneramente.
- Francesca, piacere mio. –
Non feci altro che sorridere tutto il tempo, un po’ per l’espressione buffissima di entrambi, un po’ perché avevo già capito cosa stava per nascere fra quei ragazzi.
- Abbiamo un Liam estremamente cotto, ragazzi! – ironizzò Zayn, fischiettando e guardandosi attorno. Liam gli diede uno spintone amichevole, diventando improvvisamente rosso. Abbassò lo sguardo guardandosi le scarpe. Francesca nascose al bocca nella sciarpa che aveva intorno al collo, anche lei lievemente arrossita.
Questo provocò la risata di tutti, e una leggera pacca sulla spalla di Liam da parte di Zayn.
- Andiamo, basta con tutte queste presentazioni, abbiamo un gioco da finire io e te, Zayn! – urlò Niall scaraventandosi sul divano, seguito a ruota da Zayn che imprecava come se fosse una questione di vita o di morte, vincere quella partita.
- Allora, come ti sono sembrati? – dissi avvicinandomi a Francesca, una volta riuscita a stare da sola con lei. Si limitò ad annuire, guardando a terra.
- Francesca? Che hai? – aggrottai la fronte.
- Sam, è una cosa strana? – si voltò verso di me, preoccupata.
- Cos’è strano? – non riuscivo a capire.
- Che quando i miei occhi hanno incontrato quelli di Liam si è fatta sentire una strana sensazione alla bocca dello stomaco? –
Non potei far altro che sorridere. Sapevo cosa stava a significare quella sensazione, lo sapevo perché la provavo ogni volta che Harry era vicino a me e mi guardava, mi toccava, mi parlava. E sinceramente non mi sarebbe dispiaciuto Liam con Francesca. Lui era un ragazzo dolcissimo, e lei ne aveva bisogno.
- Non è strano. – le accarezzai la guancia. – E’ solo un probabile segno evidente dell’amore. –
Mi sorrise, evidentemente era d’accordo con me, più che d’accordo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eheheh.
Non ve l’aspettavate, vè? Molte di voi credevano che Francesca di fosse infatuata di Malik, alcune del nostro Horan… Mi dispiace, ma il destino di Francesca era già stato segnato con Liam.
Bè,  perché Francesca è una mia amica e mi ha chiesto di far parte della storia, ed io ho accettato. Inoltre il suo preferito è Liam, perciò DOVEVO far combinare qualcosa fra loro due.
Ahah ma in fondo sono perfetti, lei è rappresentata come l’amica euforica e sempre in movimento, mentre Liam è il dolce ragazzo cotto. Kujhgfd adoro questa coppia.
Maaaaaaaa, ritorniamo a noi. Questo capitolo è un po’ schifoso, scusatemi, scusatemi, scusatemi! Prometto che il prossimo sarà migliore.
Comunque, la nostra SARRY è piano piano in fase di crescita. Di fatto Harry è arrivato anche a chiamarla amore. Aww jyhtgrfeds. Ok, sto delirando.
Vi avverto, non sono la tipa che li fa subito andare a letto. Il momento deve essere perfetto, tutto deve essere perfetto, e di certo non lo faccio così presto! Quindi tranquille, mettetevi l’anima in pace.
AHAHAHAHAHHAH.
Ringrazio xbeautybitch _LeanneXMuffin_ per aver recensito continuamente la mia storia, grazie! E ovviamente anche a voi altre bellezze, che la seguite e recensite! Queste 46 recensioni sono tutta opera vostra, per cui grazie, grazie, grazie!
Al prossimo capitolo. xx

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Capitolo 15
*** Madison, I hate you. ***


Casa di Harry era davvero un disastro. Un completo disastro, se pensate alle patatine sparse sul divano e popcorn seminate sul pavimento come la famosa fiaba di Hanzel e Gretel.
- E adesso chi lo ripulisce questo macello?! – chiese Francesca, comodamente sdraiata sul divano ad ingurgitare uno svariato numero di patatine. Nessuno rispose, ci limitammo a sbuffare. Niall e Louis accasciati per terra dopo la lotta col cibo, causa dei resti di popcorn sul pavimento. Zayn si massaggiava le tempie ancora con il sorriso sulla bocca. Liam stava vicino a Francesca.
- Sono morto. Completamente morto. Mia madre mi ucciderà. – urlò Harry, passandosi le mani tra i folti ricci.
Sbuffai, alzandomi dal divano e iniziando a rovistare nello sgabuzzino.
- Dove la metti la scopa tu? – chiesi urlando, con una voce ovattata. Non fece in tempo a rispondere, che la trovai e mi diressi  in salotto, lanciandola a Louis.
- Cosa dovrei farci? – chiese perplesso, guardando prima la scopa e poi me.
- Non l’ho fatto io questo macello, quindi ti muovi a pulire! – risi, scompigliandogli i capelli. Sbuffò e si alzò irritato, prendendo per il braccio Niall.
- Hey non contare su di me! – protestò il biondo.
- Hai contribuito anche tu alla lotta! Ora vieni con me e pulisci. – rispose Louis, continuando a trascinarlo per il braccio e ricevendo una sonora sbuffata da Niall.
Mi buttai a peso morto sul divano, chiudendo appena gli occhi.
- Francesca, mi accompagneresti in cucina? Per… per favore? – balbettò Liam a bassa voce evitando di farsi sentire, con scarsi risultati: il mio udito non aveva uguali.
- Certo! – la risposta di Francesca mi fece sorridere sotto i baffi, si vedeva da lontano che quei due si piacevano. E, onestamente, non mi dispiacerebbe vederli insieme.
Si allontanarono dal salotto, lasciando me, Harry e Zayn da soli.
- Carina la tua amica. – Esordì Zayn, ridendo.
- Non ci pensare nemmeno. – dissi, aprendo un occhio. – E’ destinata a stare con Liam. –
- Lo hai notato anche tu, vero? Da quando si sono visti, Liam sembra un completo rimbambito! –
La risposta di Zayn mi provocò una leggera risata.
- E’ così quando ci si è innamorati. – la voce di Harry mi sovrastò la mente, avvolgendo il mio corpo come una calda coperta in una giornata, appunto, di fine Gennaio. – Esiste lei, lei e basta. –
Ci guardammo intensamente, continuando a sorridere. Incredibile come questo riccio potesse farmi sentire speciale con queste semplici parole.
- Ho capito, vi lascio da soli. – disse Zayn roteando gli occhi al cielo e alzandosi dalla poltrona. – Quando iniziate con queste smancerie è meglio starvi alla larga. –
Ridemmo all’unisono, finchç Zayn non abbandonò il salotto. Harry si alzò dal divano e mi venne incontro, poggiando le mani sui braccioli della poltrona e abbassandosi per guardarmi negli occhi.
- Sei la persona più bella che abbia mai conosciuto. – esordì.
- Lo so. – dissi sorridendo, provocando un sorriso anche a lui.
- Sei l’unica che mi fa sentire diverso e terribilmente bene. – continuò, fissando ininterrottamente le mie iridi azzurre.
- Si, lo so. – scossi la testa sorridendo, e avvicinandomi sempre di più alle sue labbra.
- E ti amo. – quella parola mi fece mancare un battito al cuore, e mi fece arrestare ad un centimetro dalle sue labbra. Riuscivo a sentire il suo sapore avvolgermi completamente.
- So anche questo. – mi scagliai dolcemente sulle sue labbra, sentendo il calore delle sue labbra sulle mie. Lo avvicinai di più a me. Facendo combaciare il suo petto al mio.
- In teoria dovresti rispondere “anche io”! – protestò ridendo e accarezzandomi i capelli.
Scossi la testa ridendo e sfiorando le sue labbra con le mie. Dopodiché mi avvicinai al suo orecchio.
- Anche io. – sussurrai.
Ci guardammo in volto. Uno sguardo innamorato vale più di mille parole.

 
 
 

FRANCESCA.

- E così studi psicologia? Vuoi diventare una psicologa? – chiese Liam. Cavolo, quel ragazzo mi stava facendo impazzire. I suoi occhi color nocciola mi ispiravano tenerezza e il suo sorriso faceva invidia a chiunque.
- Esatto. Mi piace parlare con le persone e aiutarle. O forse perché mi piace impicciarmi degli affari non miei… – sorrisi, poggiando la schiena contro il muro della cucina, continuando a bere il mio succo.
Rise, tanto. Si mise una mano sulla pancia e scosse la testa sorridendo. Datemi un cucchiaino, perché mi sto sciogliendo.
- Sei simpatica! Tutte le italiane sono così? –
- No, solo io. – mi scappò. Arrossii di scatto, non appena mi accorsi del tono un po’ troppo malizioso usato per dire quella frase. Francesca, sei un’emerita idiota!
- Allora sono stato fortunato a conoscerti. – disse pacato Liam, affiancandomi e continuando a fissare i miei occhi color cioccolato. Sembrava non avesse fatto caso alla mia brutta figura. Che poi quale brutta figura? Avevo detto la verità.
Sorrisi abbassando lo sguardo e contemplando l’orlo del bicchiere leggermente umido.
- Posso farti una domanda? – chiesi azzardata. La mia timidezza ormai soffocata da anni stava risalendo e si stava vendicando di me.
- Certo. –
- Perché… Perché dopo esserci presentati Zayn ha detto che eri… eri… - giocavo ininterrottamente con il bicchiere, non sapendo come dirglielo. Mi stavo rendendo ridicola davanti al ragazzo più dolce e più bello mai visto prima.
- Cotto? Intendi dire questo? – continuò lui, sorridendo e girando la testa verso sinistra, cercando di trovare i miei occhi sotto quell’ammasso di capelli marroni.
- Si. – mi limitai a dire, mantenendo lo sguardo basso.
- Bè… - si grattò la nuca, muovendo i corti capelli castano chiaro che gli incorniciavano il volto. – Zayn è fatto così, gli piace scherzare. –
Quella frase fu una pugnalata al cuore. Lo ammetto, mi ero illusa di piacergli. Insomma, dal comportamento che aveva avuto quando ci siamo visti, il modo in cui mi sorrideva, il modo…
- Ma ammetto che questa volta ha indovinato. – interruppe i miei pensieri, facendomi arrossire e alzare leggermente la testa. Ora i nostri occhi erano di nuovo in contatto. Notai un leggero colore rosa sulle sue guance. Un ragazzo che arrossiva? Lo sposo. Il tempo in cucina lo avevamo passato parlando della nostra vita e di cosa ci piacerebbe fare dopo la scuola. Sapevo tutto di lui, si era quasi aperto a una sottospecie di estranea, e lo avevo fatto anche io. Per questo mi piaceva sempre di più.
Sorridemmo. Cosa si fa in questi casi? Non ne ho idea, mi limitai a sorridere finché non sentii la voce squillante di Louis che ci chiamava dal salotto.
 

 

SAM.

- Andiamo al parco, dai, ti prego, ti prego! – mi pregava Louis, come fosse un bambino ed io fossi la mamma severa che gli impediva di divertirsi.
- Si gela fuori! Mi spieghi cosa andiamo a fare? – chiesi incrociando le braccia al petto. Sbuffò sedendosi sulla sedia e facendo il broncio. Se non conoscessi la sua vera età, gli avrei dato sui dieci anni. Scossi la testa ridendo e andai da lui, abbracciandolo da dietro.
- Fa freddo per andare al parco… Ma nessuno ci vieta di andare a prendere una bella cioccolata calda! – Il mio istinto materno si fece sentire. Louis sorrise e si girò verso di me, scioccandomi un sonoro bacio sulla guancia e stringendomi più a sé.
- Sapevo che avresti accettato di uscire. – puntualizzò. Gli scompigliai i capelli ridendo, per poi girarmi a prendere il cappotto. Mi scontrai con Harry, intento a mettere la sciarpa intorno al collo.
- Cosa non si fa per i propri migliori amici… - Commentai, scuotendo la testa divertita. Sorrise, posandomi un leggero bacio sul naso.
- Almeno possiamo stare un po’ da soli. –
- Intendi fare una fuga romantica Harold? – ironizzai divertita. Mi cinse i fianchi e mi trascinò a sé, avvolgendo completamente il mio corpo nelle sue braccia.
- Non la chiamerei fuga… E’ più un modo per averti tutta per me. – soffiò sulla mia fronte. Sorrisi e lo abbracciai forte. Mi baciò sulla testa e poi lasciò che ci godessimo il momento.
- Oh porca paletta che freddo! – Urlò Louis, non appena spalancò la porta dell’ingresso.
- Te l’avevo detto io! – urlai a mia volta divertita, ancora fra le braccia di Harry.
 
 
 
 
Mi ritrovai sotto la solita quercia, seduta, tra le braccia di Harry. E’ incredibile come un mese fa a quest’ora stavo litigando con lui per la pallonata in faccia ricevuta, ed ora  mi ritrovo tra le sue braccia ad amarlo più che mai.
Il freddo mi stava gelando le ossa. Si, perché dopo la cioccolata calda Louis ha talmente insistito per andare al parco che alla fine ho ceduto, ed ovviamente mi stavo subendo il freddo di fine Gennaio mentre lui giocava a calcio con gli altri ragazzi, sfruttando Francesca per fare l’arbitro. Era un caso perso, lo ammetto.
- Hey, ma fra una settimana è il tuo compleanno! – esordii, staccandomi leggermente da lui in modo da poterlo guardare in faccia.
- Pensavo non te lo ricordassi! – rispose sorpreso. Risi, riavvicinandomi a lui.
- Non me lo sono mai dimenticato. E poi compi diciotto anni, puoi guidare la tua auto senza nasconderti! E devo farti un bel regalo, in più organizzarti una bella festa… - Pensai fra me e me. I monologhi non li facevo mai, ma quando mi capitava ero esilarante.
- Il più bel regalo per me sei tu. E la festa… può aspettare. – disse, distraendomi dai miei pensieri. Presi il suo viso tra le mani e lo baciai, schiudendo le labbra. Amavo il modo in cui mi faceva sentire. Amavo tutto di lui, ogni singola cosa.
Ci staccammo, non perché volevamo, ma perché una sottospecie di pulcino parlante ci aveva interrotto prendendo Harry e stritolandolo fra le braccia. Mi alzai anche io, strofinandomi le cosce per il freddo ed incrociai le braccia, guardando infastidita la figura di Madison abbracciare Harry.
- Harry! Come stai? – chiese baciandolo. Lo aveva baciato. Aveva fatto combaciare le sue sudice labbra con quelle di Harry (per giunta toccate dalle mie). Spalancai gli occhi, cercando di reprimere la voglia di spaccarle la faccia.
- Madison che fai?! – chiese Harry allontanandola.
- Non avevamo una relazione noi due? – chiese, quasi se stesse facendo una domanda a sé stessa. Vi prego tenetemi, sto perdendo la pazienza.
- Una cosa?! Madison pensavo sapessi che non facevo sul serio. – si giustificò Harry. In effetti prima Harry aveva una specie di flirt con Madison, ma nulla di particolare. O almeno non lo era fino a quando non sono diventata la sua ragazza.
Madison spalancò la bocca, come fanno le solite ochette nei film quando vengono scaricate, e mi guardò con disprezzo. Ricambiai lo sguardo scrutando i suoi jeans attillati e i suoi stivali con un tacco più grande del suo cervello.
- Lo hai fatto per lei?! Andiamo Harry, pensavo avessi bei gusti! – portò le mani sui fianchi. Oh no, ora la mia pazienza si è disintegrata. Nel frattempo Louis e gli altri si erano fermati ad osservare da lontano, tutti a conoscenza del mio odio verso la bionda ossigenata.
- Come prego? – chiesi pacata. Stavo cercando di trattenermi il più possibile. Mi avvicinai con calma a lei, facendo da parte Harry.
- Che pensavo avesse dei gusti migliori e mi avesse lasciata per qualcuna più carina. Cosa che ovviamente è impossibile. –
- Oh e sentiamo secondo te una bionda ossigenata con un pulcino al posto dei capelli sarebbe meglio? Ti prego, mangiati un po’ del trucco che ti metti in faccia così magari diventi anche più carina dentro! –
Ammetto che con gli insulti ci sapevo fare. Tanto che Madison sgranò gli occhi infuriata, ed io la guardai sostenendo lo stesso guardo. Intanto Francesca e gli altri si erano avvicinanti, notando che la situazione stava degenerando.
- Ma ti prego! Mi ritengo molto meglio di te! Vogliamo parlare dei tuoi capelli biondo spento che mi ricordano l’erba bruciata di un campo? Vogliamo parlare della tua altezza o del tuo viso pallido e smorto?! –
Digrignai i denti, roteando gli occhi al cielo e cercando di calmarmi. Le avrei staccato quei capelli uno ad uno, me lo sento.
- E poi credi seriamente che Harry ti ami? Andiamo fa così con tutte! Come se non sapessi cosa vuole arrivare a fare, ma per sua sfortuna si nota che sei una suora e che non ti lasceresti andare nemmeno con Harry Styles. Ma prima o poi si stuferà di una nanerottola tutta casa e chiesa come te e ritornerà da me. Anche se sarà tardi ormai! –
Sentivo i miei occhi bruciare e la vista annebbiarsi. Cercavo di trattenere le lacrime. Quelle parole erano arrivate dritte al cuore come un pugnale, lo avevano contorto e ridotto in brandelli. Non mi interessava dell’offesa di Madison, ma riguardo al fatto che Harry con me stava solo giocando.
Partii con l’intenzione di saltarle addosso, ma Louis e Liam avevano preso immediatamente le mie braccia impedendo ci continuare la mia corsa verso i capelli di Madison. Mi stavo ribellando alla presa dei ragazzi, ma alla fine cedetti, nascondendomi tra le braccia di Louis, che mi strinse forte a sé. Stavo piangendo a dirotto sul suo petto Perché volevo fare la dura se non ci riuscivo? Quelle parole mi avevano ferita e continuavano a rimbombarmi nella testa. Volevo urlare e farle sparire, ma continuavano ad affollarla. Credi seriamente che Harry ti ami? Andiamo fa così con tutte! […] Prima o poi si stuferà di una nanerottola tutta casa e chiesa. Le parole che mi fecero più male erano le più insistenti. Il solo pensiero che Harry stesse giocando con me mi faceva venir voglia di di sparire da questo mondo, per sempre.
- Senti barbie ma chi ti credi di essere?! – iniziò Francesca, avanzando verso di lei con l’indice puntato. Premetto che Francesca aveva un’arte innata di insultare tutti come fossero dei complimenti.
- E tu chi saresti, il suo avvocato? – squittì la bionda, aggrottando la fronte.
- No sono quella che ti pianterà un piede nel didietro brutta putt… - fu interrotta dalla mano di Zayn posata sulla sua bocca, prima che potesse dire qualcosa. Ma insomma, lasciò intendere l’ultima frase e aveva pienamente ragione.
- Madison vattene. Ora. – Harry era tremendamente serio, quasi lo sentii ringhiare quando le parlò.
- Sei patetico caro. – continuò a sfottere Madison. – Tutti e due. Perché le devi mentire in questo modo? –
- Non sto mentendo! La amo alla follia, ma tu questo non lo capirai mai perché tieni sempre quella tua boccaccia aperta e non solo quella! – Sbottò Harry. L’ultima frase provocò la risata di Zayn, Liam e Niall che avevano ben capito a cosa voleva alludere Harry, per non parlare di Francesca che stava ridendo dietro la mano di Zayn. La bionda sgranò gli occhi e offesa se ne andò. Ora tutte le attenzioni andavano a me, che stavo ancora piangendo disperatamente tra le braccia del mio migliore amico. Mi sentivo una stupida, fragile ragazza.
- Calmati Sam, non piangere. – Louis mi passò una mano fra i capelli, mentre Harry fece un ringhio di rabbia e se ne andò in disparte, seguito a ruota da Zayn.
Mi staccai dal corpo di Louis singhiozzando e continuando ad asciugare le lacrime che mi rigavano il volto. Francesca mi strinse a sé, alzandosi leggermente sulle punte per via della differenza d’altezza.
- L’ammazzo! – disse Francesca, rivolgendosi a Louis. Era sempre stata molto protettiva nei miei confronti, fin da bambine. Nonostante fossi più grande di lei di molti mesi, mi vedeva sempre come una piccola bambina da difendere. E lo ero, perché ero a conoscenza della mia incapacità di reggere una litigata, specialmente se questa andava a parare sulla relazione mia e del ragazzo di cui ero innamorata persa.
Mi allontanai a testa bassa da lei, incrociando le braccia alle spalle per il freddo improvviso. Mi guardai intorno cercando Harry, e lo trovai lontano da noi che stava abbracciando Zayn e continuava a parlare furioso. Riuscivo a capire che l’argomento ero io e quella bionda.
- Dovresti andare a parlarci. – disse Liam, poggiandomi una mano sulla spalla e dandomi un bacio sulla tempia. Annuii flebilmente e andai verso Harry e Zayn. Non appena fui abbastanza vicina da sentire i loro di scorsi, si interruppero e mi guardarono. Harry mi corse incontro stringendomi, quasi soffocandomi, al suo petto. Avevo intenzione di parlargli, ma lui mi precedette, prendendomi il viso fra le mani e portandolo dritto ai suoi occhi facendomici specchiare.
- So che nella tua testa si stanno formando tante domande, dubbi e pensieri. So anche che ora non mi crederai più. Ma ti prego, non le dar retta. E’ invidiosa che io stia con la ragazza più bella della Terra invece che con lei. E’ invidiosa che io ami qualcun’altra che mi renda felice con un semplice sorriso e non facendo sesso. E’ invidiosa di te e di me, perché io ti amo Samantha, da impazzire. Sei l’unica ragione per la quale mi sveglio presto la mattina, perché a me la scuola mi fa schifo, ma lo faccio per vedere il tuo viso assonnato ma comunque dannatamente stupendo. Lo faccio perché voglio stare vicino a te anche solo per vederti e ascoltarti parlare. Io non… Oh diamine Sam perché piango?! – mi sussurrò con le gocce salate che gli rigavano il volto. Mi accorsi che odiavo vederlo piangere, odiavo vederlo così, e mi accorsi che lo amavo ancora più di prima. Che un ragazzo così non mi avrebbe mai fatto stare male sapendo tutta la storia avuta in precedenza.
- Ti prego dimmi qualcosa. Non so cosa stai pensando in questo momento, magari che mento o che sono un idiota ma… -
Unii le mie labbra alle sue. Con passione e foga, come se desiderassero solo quello. Desideravo fargli capire che il mio cuore restava a lui, che sarei rimasta affianco a lui nonostante tutto, che non avrei dato più peso a certe cose dette da persone che mi detestavano. Perché se lo amavo davvero gli avrei creduto fino alla fine, e così volevo fare.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SO C- CMON.
Ma ciaaaaaaaaaaao bellissime mie!
Questo capitolo è boh, cioè, un misto di tenerezza e odio.
La litigata con Madison è stupenda, vero? AHAHAHAH ridevo come una pazza nel scriverla.
Che poi mi sono immaginata davvero quelle ochette dei film. LOL
Francesca è diretta, le da quasi della putt… insomma, intendiamoci. AHAHAHA immaginatela come l’amica schietta che dice tutto in faccia pur di difendere la sua migliore amica.
Ma il pezzo finale non si batte. Harry è… è… boh. Non ho parole *-*
In fondo il nostro Harold me lo immagino così. E’ assolutamente cuccioloso. (?)
Awww, me gusta.
Ok, comunque, volevo informarvi che finita questa storia ne farò un’altra (già ce l’ho in mente) il problema è che non so su chi farla. E visto che siete voi che dovete leggerla, chiedo a voi: preferite leggere una storia che vede protagonista Louis, Liam, Zayn, Niall oppure di nuovo Harry? A VOI IL POTERE.
Ora mi dileguo. Mi raccomando: RECENSITE RECENSITE RECENSITE! Adoro leggere cosa pensate del capitolo. E soprattutto rispondete alla mia domanda che già sono indecisa di mio, figuratevi se devo decidere su chi fare la storia. LOL
Ah, riuscite a farmi un favore? Vediamo se questo capitolo riesce a superare le 10 recensioni!
Ora seriamente sparisco.
xbeautybitch, jawaadssmile, _LeanneXMuffin_, thank you so much babes.
HASTA LA VISTA BELLE xx
 
Se volete seguirmi su TWITTAH: @peterpanlouis
:3

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Capitolo 16
*** Non mi sento pronta, Harry. ***


- Sam? Sam! Alzati! – sentivo sussurrare al mio orecchio. Sventolai una mano in aria e mi rigirai goffamente su un lato, affondando la faccia nel cuscino. Un raggio di luce si scaraventava sul mio volto, ma non era di certo un motivo per alzarmi.
- Lo hai voluto tu! – si alzò dal letto e tirò le coperte a sé, trascinando il mio corpo appresso le candide coperte striminzite. Sgranai gli occhi mettendomi seduta sulla moquette e stropicciandomi gli occhi.
- Ma che ti sei fumata?! – esordii, non appena riconobbi Francesca. Mi alzai lentamente da terra ed iniziai ad osservarla. Probabilmente devo avere una faccia orribile.
- I tuoi dormono ancora e tu devi andare a scuola. Ti ho preparato la colazione, devi solo vestirti. –
La mia faccia assunse un’espressione sbalordita e anche un po’ schifata.
- Sei diventata mia madre per caso? – ironizzai, scuotendo la testa e dirigendomi verso il bagno.
- Ti vedi con Harry oggi? – chiese Francesca, appoggiata alla porta del bagno nel quale ero rinchiusa per vestirmi.
- Tutte le mattine andiamo a scuola insieme, certo! Tu invece che farai senza di me? – le risposi, cercando di infilarmi i jeans.
La sentii ridacchiare, e poi aprire piano la porta in modo da farmi sentire meglio.
- Liam mi ha invitata ad uscire, salta la scuola e andiamo a Londra! – si portò una mano sulla bocca per soffocare una risatina.  Mi immobilizzai, spalancando di più la porta in modo da osservare meglio il suo esile corpo.
- Tu che cosa?! Tu con chi?! Tu quando?! – urlai. Mi portò una mano alla bocca sbuffando e facendomi sedere sul letto.
- Gli ho dato il mio numero e ieri sera ci siamo parlati tramite messaggi. – disse, come se fosse ovvia la cosa. Inarcai un sopracciglio e la guardai dalla testa ai piedi. Ora capisco perché quella sera non riuscivo a chiudere occhio per colpa di una luce accecante.
- Così oggi ha detto che salta la scuola e mi porta a Londra. Non è fantastico?! – schioccò con veemenza le mani l’una contro l’altra, agitandosi come una bambina il giorno di Natale.
Le portai un braccio intorno al collo e sospirai ridendo, seguita dalla sua squillante risata.
 
 
 
 
 
 
 
- No Tiff, non credo di essere disponibile sabato. – risposi alla ragazza mora che si trovava in piedi di fronte a me nello spogliatoio femminile. L’ora di fisica era diventata la materia che più odiavo, ma anche l’ora di svago. Per lo più passavo le ore a parlare con Tiffany, l’unica ragazza simpatica (più o meno) con cui ero riuscita a legare in quest’ora, e con cui ovviamente oziavo dall’inizio alla fine dell’ora. Non era ne alta ne bassa, aveva due occhi verdi e dei lunghi capelli neri che le andavano a parare all’altezza delle spalle.
- Ti prego! E’ la festa dell’anno, perché devi fare l’asociale?! – sbattè le mani sui fianchi con violenza. Mi alzai dalla panchina, sistemandomi meglio le scarpe da ginnastica ai piedi.
- Non faccio l’asociale, lo sai che non posso. – le dissi, abbracciandola. – Per quanto io voglia, fra qualche giorno è la festa di Harry e devo organizzare ancora tante cose! –
- Facciamo una cosa. – disse, guardandomi furba. Quello sguardo non mi era mai piaciuto. – Io ti aiuto ad organizzare la festa per Harry, se tu vieni alla festa con me. –
- Ma non è giusto! – protestai sbuffando e assumendo l’espressione di una bambina alla quale è stata appena imposto di mangiare la minestra di verdure.
- Prendere o lasciare. – mi tese la mano, sorridente e quasi convinta che avessi accettato.
Alzai gli occhi al cielo, afferrandole la mano. – Ti odio. –
- Lo sai che ti voglio bene anche io! – mi strinse in un abbraccio e uscimmo fuori dallo spogliatoio. Probabilmente il professor Anderson aveva già iniziato da un pezzo la sua lezione. Con Harry volevo fare la misteriosa. I ragazzi mi aiutavano ad organizzare la sua feste e, essendo a sorpresa, non doveva assolutamente saperlo.
Ci posizionammo in linea davanti al professore. Harry era poco distante da me, e ci scambiavamo occhiatine ogni tanto. In certe situazioni mi veniva da ridere, di fatto ogni tanto cercavo di non fissarlo per non scoppiare in una fragorosa risata che mi avrebbe spedita dritta dal preside.
- Oggi si fa la partita di calcetto. – esordì il professore, accompagnato dalle approvazioni di tutti i maschi presenti. – Maschi contro femmine. –
- Professore non è giusto! E’ ovvio che vincono loro in questo modo. – Jessica era il prototipo di ragazza impaziente e antipatica. Non a caso, era la migliore amica di Madison.
- Jess smettila di lamentarti e gioca una dannata partita! – la rimproverò Zayn spingendola un poco. La rossa sbuffò e incrociò le braccia. Non vorrei arrivare a conclusioni affrettate, ma da quel che i miei occhi vedevano, sembrava che Jessica avesse un certo debole per Zayn. Ciò aiutava quest’ultimo ad avere una certa “padronanza” delle azioni della rossa.
Ci decidemmo in squadre e il professore fischiò, dando inizio alla partita. Cercavo di tenermi il più lontano possibile dalla palla, anche se lo scopo del calcio era tutt’altro. Non essendo capace però, era meglio così.
Correvo a vuoto intorno al campo, senza meta precisa, finché due mani non mi cinsero i fianchi.
- Perché mi eviti? – chiese una voce calda e dolce, che soffiò sul mio collo.
- Non ti sto evitando, sto solo giocando. – risposi al riccio, guardandolo negli occhi e sorridendo.
- Oh per favore, eviti la palla per non fare brutte figure! Pensi che io non conosca la mia ragazza? – continuò soffiando sul mio collo e provocandomi piccoli brividi lungo la spina dorsale. I suoi ricci castani mi solleticavano il collo e le sue mani mi accarezzavano i fianchi.
Mi staccai dalla sua presa, guardandolo offesa.
- Stai insinuando che non sia capace di calciare una palla, Harold? – misi le mani sui fianchi, dove prima erano poggiate le sue, e lo guardai inarcando un sopracciglio.
Alzò le mani al cielo, avvicinandosi sempre di più a me per annullare nuovamente la distanza fra i nostri corpi.
- Non sto insinuando, sto solo facendo notare la realtà. – sorrise, accarezzandomi i capelli. Lo spinsi via ed incrociai le braccia al petto.
- So calciare una palla, forse anche meglio di te! – lo sfidai.
- Dici? Scommettiamo: se la palla riesce a superare la linea di metà campo… -
- Eviterai di baciarmi per tutta la giornata. – finii io per lui.
- No! Assolutamente no! Questo non si può fare. – protestò.
- Perché hai paura che sia troppo brava da vincere?! – mi avvicinai a lui, cingendogli i fianchi e abbracciandomi a lui.
- No, no. – disse sorridendomi. – Va bene. Ma se vinco io dovrai baciarmi ogni secondo che starò con te. –
- E dove sarebbe la punizione Harry? – gli feci notare, aggrottando la fronte e sorridendogli amorevolmente.
- Che lo dovrai fare sempre! – ovviò la cosa. Annuii con veemenza e mi diressi verso il campo dove era poggiata la palla. Presi la rincorsa e tirai con il piede destro un colpo secco al pallone che, come volevasi dimostrare, andò oltre la linea di metà campo.
- Mi dispiace Styles, oggi ti tocca  scioperare da queste! – mi indicai le labbra, saltellando (per modo di dire, sembravo un ippopotamo) verso lo spogliatoio, seguito dalle sbuffate e dai lamenti di Harry.
 
 
 
 
- Harry che scommessa di merda! – puntualizzò Zayn, mentre ingoiava il suo purè di patate.
- Non era una scommessa di merda! – protestò il riccio sbattendo le mani sul tavolo. – Non pensavo avesse tutta quella forza in quelle gambe esili! –
Provocò la risata dei ragazzi e anche la mia. Lo abbracciai e poggiai la testa sulla sua spalla.
- Avanti Harry, un giorno passa in fretta! – gli sorrisi. Mi accarezzò la guancia e mi avvicinò piano al suo viso, cercando il contatto con le mie labbra.
- Eh no nfon fale! Una scfommeffa è una scfommeffa! – urlò Louis ancora con il boccone in bocca, facendo staccare Harry frustrato e amareggiato.
- E tappati la bocca Lou! Mi stai facendo la doccia con i tuoi sputi! – si lamentò Niall, prendendo un tovagliolo e pulendosi la faccia.
- Chfe hai deftto?! – rispose Louis, ancora con il solito boccone di carne in bocca. Niall si portò una mano davanti alla faccia e se la passò schifato sul volto. Scoppiai in una risata fragorosa, seguita da quella di Zayn. Nella mensa tutti parlavano e scherzavano, noi eravamo gli unici a comportarci come piccoli animali da zoo.
- Ma che fine ha fatto Liam? Oggi aveva lezione di inglese con me ma non l’ho visto. – Chiese Louis, una volta ingoiato il boccone e fatto finire la tortura a Niall.
- Lui e Francesca andavano a fare una passeggiatina romantica per Londra. – dissi vivacemente, ingoiando un pezzo di pomodoro.
- Stanno insieme?! – Chiese il biondino, sgranando gli occhi. Aggrottai la fronte in modo confuso.
- Ovvio che no. Ma diciamo che dopo quest’uscita, potrebbero… - sorrisi, facendo ridere i ragazzi e ascoltando gli ‘’Ooohh’’ che si erano alzati dopo la mia affermazione.
- Sam posso parlarti? – mi chiese Zayn, alzandosi dal tavolo. Annuii e lo seguii, sotto i vigili occhi di Harry.
 
- Come procedono i preparativi? – mi chiese, una volta che fummo abbastanza lontani per evitare di farci sentire da Harry.
- Procedono. Francesca e Tiffany mi stanno dando una mano ad invitare gente. Tu invece hai trovato il locale? – poggiai una spalla contro il muro.
- Si! E’ una discoteca appena fuori Holmes Chapel, si chiama The Night. E’ fighissima! Ci sarà un casino di gente e aperitivi, e la torta e i regali e… -
- Ok basta Zayn! – lo zitti ridendo. – Spero vada tutto bene. Niall pensa al cibo, vero? –
- Era scontato. – rise. – Ah, Sam… devo dirti una cosa che forse non ti piacerà… -
Perfetto, non poteva andare bene una sola cosa, per una volta?
- Dimmi. – sospirai, aspettandomi il peggio.
- Ho invitato anche… Madison. –
Sgranai gli occhi poggiando le mani sulle sue spalle e strattonandolo violentemente.
- Tu che cosa?! Zayn no! Lo sai che la detesto! –
- Hey calma Sam, mi fai paura! – disse, notando i miei occhi furiosi. Prese le mie mani e le tolse dalla sua maglietta (che ormai avevo sgualcito con la mia presa) – Si è autoinvitata. E in fondo loro sono amici da tanto, sarebbe brutto non invitarla. –
- Oh si certo, amici. – risposi irritata. – Amici un corno! Quella ci prova con il mio ragazzo, non starò tranquilla per il resto della serata! –
Mi mise un braccio intorno alle spalle, stringendomi. – Suvvia non fare la gelosa! –
Spalancai la bocca allontanandomi da Zayn. – Io non sono affatto gelos… -
- Hey ragazzi! – La voce di Tiffany interruppe la mia quasi-sfuriata dopo l’affermazione di Zayn. Il viso di quest’ultimo si aprì in un ampio sorriso e i suoi occhi si illuminarono all’improvviso, non appena incontrarono gli occhi vivaci e squillanti di Tiffany.
- C-ciao Tiff! – salutò Zayn, portandosi una mano nei capelli.
- Hey Malik! – le rispose in tono sicuro Tiffany. Dopodiché rivolse il suo sguardo alla mia figura, che osservava quella scena divertita. Che Zayn avesse un debole per le ragazze more con gli occhi verdi, ed il nome che inizia per T e finisce per iffany?
- Allora, ho invitato più o meno tutti gli amici di Harry e non. Ci saranno sicuramente e alcuni porteranno degli amici. In pratica un casino tremendo! –
- Tiff non voglio che sia troppo movimentata, Harry ed io volevamo anche stare un po’ da soli e… -
- Tranquilla, ci sono le camere da letto nella discoteca. Strano vero? In una discoteca le camere da letto… Ma comunque credo vogliate andare a casa sua per fare le vostre cose o comunque stare… - tappai la bocca a quella radio rotta di Tiffany, scandalizzata.
- Ma ti sei bevuta il cervello per caso?! – esordì. Notai Zayn che la guardava divertito, ma dietro il suo sguardo si nascondeva qualcosa di più.
- Che c’è non avevate in programma di… - le richiusi la bocca nuovamente, cercando di evitare di farle sparare le peggio cavolate.
- Tiffany! – urlai. Poi sopirai, socchiudendo gli occhi. – No. Non programmiamo nulla, se deve succedere accadrà da solo. – abbassai lo sguardo, lievemente rossa in viso.
- Ma come siamo timide Sam! Se hai paura di non essere pratica puoi sempre chiedere lezioni al sottoscritto. – mi fece l’occhiolino Zayn.
- Dio mio Zayn contieniti! – lo rimproverai, dandogli un buffetto sulla spalla. Si massaggiò la parte colpita, bofonchiando un “stavo scherzando”.
- Bè in ogni caso… - continuò Tiffany, dopo aver scambiato alcune occhiate con Zayn. – Domani ti faccio sapere meglio. Stammi bene Sam! Ciao Zayn! –
- Ciao Tiffy! – la salutò il moro.
Una volta allontanata, guardai Zayn divertita ma comunque disgustata.
- Che c’è? – chiese, alzando le spalle.
- Tiffy? – gli feci notare. Ma che razza di soprannome è mai questo? – Malik Malik Malik… non sapevo avessi un debole per le ragazze grintose! –
Mi lasciai mettere una mano intorno alle spalle. – Quante cose non sai di me! – Scoppiammo in una risata, raggiungendo gli altri al tavolo.
 
 
 
 
 
 
 
Scesi dalla macchina di Harry, che aveva appena parcheggiato di fronte casa mia dopo una lunga giornata di scuola. Mi sistemai meglio il capello di lana blu intorno ai miei boccoli, e aspettai che chiuse la portiera dell’auto. Mi lasciai abbracciare, per poi notare che aveva intenzione di baciarmi.
- La scommessa! – puntualizzai ridendo.
- Mi vuoi proprio far uscire pazzo eh? –
Risi, avvicinandomi a lui e lasciandomi stampare un leggero bacio sul collo.
- Ho detto niente baci… - sussurrai, mentre sfiorava con le sue morbide labbra l’incavo del mio collo.
- Hai detto niente baci sulle labbra, per sul collo posso. – disse, regalandomi un ultimo bacio sotto l’orecchio.
Mi vibrò la tasca, e scansandomi da Harry presi il cellulare. Due messaggi.
 
 
Liam mi ha invitata a pranzo fuori.
Non ti dispiace se passo del tempo con lui, vero?
Oddio è tenerissimo! Quante cose devo raccontarti,
non immagini nemmeno…
Non pensare male, non è come credi!
Ci vediamo stasera, fai la brava e non farmi diventare zia!
Ciao Sammy! xx Fra.
 
 
Sorrisi, leggendo il messaggio di Francesca. Morivo dalla voglia di sapere cosa si fossero detti con Liam o cosa stavano facendo, ma avrei dovuto aspettare stasera. Scossi la testa, e andai a leggere l’altro messaggio.
 
Tesoro, sono la mamma.
Io e papà siamo andati a pranzo fuori con Anne,
essendo tornati ieri dal viaggio vuole sapere com’è andata!
Ho lasciato un piatto di pasta nel microonde.
Avverti Harry appena puoi.
Francesca è uscita con un amico, credo ti abbia già avvertita.
Comportati bene, ci vediamo più tardi. X
 
- Certo, un amico. – Bofonchiai, rimettendo in tasca il cellulare e rivolgendo un ultimo pensiero a Liam e Francesca in giro per Londra.
- Problemi? – Chiese Harry, cingendomi i fianchi.
- Per te è un problema, se ti dico che tua madre e i miei sono a pranzo fuori e ritornano più tardi, mentre Francesca e Liam sono in giro per Londra fino a stasera? – sorrisi, mettendogli le braccia intorno al collo.
- Hai problemi se ti dico che sto per annullare definitivamente la scommessa? –
Cercai di ribattere, ma mi ritrovai contro il suo viso, assaporando il sapore delle sue labbra e della sua lingua che giocava con la mia. Mi strinsi ancora di più a lui, affondando le mani nei suoi folti ricci.
Prese a camminare sul vialetto di casa mia, aprendo la porta e richiudendola violentemente.
Si staccò da me per posare le chiavi della macchina e poi si riavventò sulle mie labbra con passione e amore. Mi posò sul divano, continuando a percorrere con le mani il mio corpo posto sotto il suo. Sentivo il suo petto premere sempre di più sul mio, e i nostri baci farsi sempre più veloci e passionevoli. Accarezzavo la sua nuca prendendo impugnando ogni tanto qualche riccio, per poi lasciare che le sue labbra percorsero il mio collo fino alla scollatura del maglione.
Ritornò alle mie labbra alzando fin sopra l’ombelico il mio cardigan blu e sfiorandomi la pancia con le dita, provocandomi una leggere risata.
- Non vale se mi fai ridere! – protestai, guardandolo negli occhi mentre si staccava dalle mie labbra. Ricambiò il sorriso con dolcezza, e riprese possesso sella mia lingua intrecciandola con la sua. Le mie mani perlustravano il suo torso e sentivano il bisogno di togliere quell’ingombrante maglietta rossa. Presi le estremità del suo maglione e lo alzai, staccando i nostri visi per far passare l’indumento e finalmente scorgere i suoi addominali scolpiti e ben evidenti. Mise le mani dietro la mia schiena e mi attaccò di più a sé, riuscendo a farmi sentire il battito del suo cuore. Era tranquillo, mentre il mio era decisamente più forte. Ero agitata si, per cosa sarebbe successo. Non volevo ora, non volevo in questo momento. Ma finché le cose si fermavano sul togliersi la maglietta e baciarci, andava bene.
 
Le mie mani scorrevano su e giù sul suo petto, continuando a sentire la pelle calda sulle mie dita gelide. Notai che Harry giocava con le estremità del mio maglione cercando di toglierlo. Così fece, mi sfilò il maglione e unì nuovamente i due corpi. Stavolta sentivo davvero la sua pelle contro la mia, e il mio petto contro il suo. Il suo indice circondava i ferri del mio reggiseno, creando semicerchi.
Mi guardò per un attimo riprendendo fiato, e poi mi regalò un’altra serie di baci appassionati e colmi d’amore.
Le sue mani avevano smesso di percorrere la linea della mia pancia e si erano andate a posare sul bottone dei miei jeans, cercando di slacciarlo. Fu in quel momento che lo fermai, catturando la sua attenzione.
- Non ora Harry, per favore. – ansimai, cercando di riprendere il fiato. – Non… Non mi sento pronta, scusa. –
La mia voce quasi tremò. Forse per la paura della prima volta, o semplicemente per paura di aver rovinato il nostro rapporto.
Mi tranquillizzai non appena osservai Harry regalarmi uno di quei sorrisi caldi e comprensibili. Poggiò la sua fronte alla mia. Accarezzandomi i capelli.
- Non devi scusarti. Ho sbagliato io ad affrettare le cose. –
Chiusi gli occhi, esitando un attimo prima di parlare. – Lo voglio Harry, voglio che la mia prima volta sia con te. Ma… Non ora, non sono pronta. – le mie labbra tremavano ancora per l’agitazione e la paura che avevano preso il mio corpo.
- Quando lo sarai lo capirai. – mi regalò un lieve bacio sulle labbra, e si distese accanto a me, facendomi poggiare la sua testa sul suo petto.
- Ti amo. – dissi, all’improvviso. L’unica cosa che sentivo di dire in quel momento.
- Ti amo anche io. –

 
 
 
 
 
 
Kjhgfrdsazsdcfgbhn.
HERE I AM!
Pensavate che fossi morta?
Bè mi dispiace per voi, non vi libererete così facilmente di me.
MUAHAHAH.
Scusate il ritardo col capitolo, ma quest’anno ho gli esami,
e a meno che la tesina non si faccia da sola…
AHAHAH!
Ma per farmi perdonare ho fatto questo capitolo più lungo.
E più figo.
C’è un nuovo personaggio, Tiffany, che sarà l’amica pazza ed idiota di Sam.
Come avrete notato c’è un certo feeling tra Tiffany e Zayn… (?)
E’ INUTILE, IO NON VI DICO NULLA.
MUAHAHAHA, si sono stronza.
MAAAA parliamo di Francesca e Liam! Chissà che combineranno quei due in giro per Londra.
E La festa a sorpresa per Harry?
Oh mamma, non immaginate nemmeno cosa accadrà in quel locale LOL
NON VUI DICO NIENTE C: AHAHAHAH!
*SI SCHIARISCE LA VOCE* ehm ehm… Sarry colpisce ancora!
In questo capitolo c’è un misto di gioco e di… amore, tanto.
Di fatto finisce con Sam ed Harry che stanno (o almeno provano) a concludere qualcosa…
Ma Sam di rifiuta, in quanto non si sente pronta.
Ma Harry è così dolcioso e coccoloso che non se ne fa un problema e l’aspetta :3
Aww, mi amo quando faccio la romantica.
Comunque, ho pensato al personaggio della prossima storia.
INDOVINATE CHI E’? CHI E’? CHI EEEEEEEEEE’?!?!
Non ve lo dico.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAH.
Ma sappiate che l’ho scelto non per preferenza, ma perché la protagonista della storia sarà molto più ribelle e attiva, e credo che lui sia perfetto per Kim.
Si, la ragazza si chiamerà Kim. C:
Immaginatevela tipo Kim Possible. LOL (Chi di voi seguiva la serie TV? Io si ahah)
Basta spoiler, non vi anticipo nulla.
Questo però NON vuol dire che questa storia debba finire presto.
Certo, finirà fra 8-9 capitoli, ma don’t worry!
Ci saranno tante altre storie. Le farò su tutti e cinque quelle belle carote.
 
 
Amo xbeautybitch.
La ragazza con le recensioni kilometriche jawaadssmile.
E  _LeanneXMuffin_, che è sempre dolce in ogni recensione.
 
AL PROSSIMO CAPITOLO BELLE GNOCCHE.
xxx

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Capitolo 17
*** Quindi è finita? ***


NOTA: prima di iniziare a leggere questo capitolo, vi consiglio una scatola di fazzolettini davanti al pc. *sigh*
 
 
 
 
 
 
- E mi ha portato a prendere una cioccolata calda. E’ stato tutto così magnifico! – coninuò Francesca, mettendo le mani sulle guance. – Londra è stupenda, Liam è stupendo! –
- Meglio rosso o blu? – chiesi, con in mano due vestiti ed uno di loro, in teoria, doveva essere il vestito che avrei indossato alla festa di Harry.
- Rosso. – rispose scocciata. – Mi stai ascoltando? –
- No non ti ascolta. – intervenne Tiffany, sdraiata sul letto con una rivista in mano. – E’ troppo impegnata a scegliere quale vestito è più sexy per fare ses…-
Tirai un cucino in faccia a Tiff, che se lo levò scocciata ma sempre con un mezzo sorriso sulla bocca.
- Devi finirla con queste paranoie Tiff. – la rimproverai. – E poi si che sto ascoltando cosa dice! Parlava di Londra e di Liam e blablabla… -
- Si, parlavo di lui! Per non parlare quando mi ha baciata e… -
- Ti ha baciata?! – urlammo in coro io e Tiff. Subito lasciai i vestiti sulla sedia e mi inginocchiai davanti a Francesca, che tutt’a un tratto era diventata rossa in viso.
- Non ve lo avevo detto…? – cercò di giustificarsi.
- NO! Hai tralasciato un particolare importantissimo! – Tiff sgranò gli occhi, alzando le braccia in segno di resa. Francesca era smemorata forte.
- Bè, ora lo sapete! Mi ha baciata. –
- Stasera vi divertirete quindi… - ironizzai io, sorridendo sotto i baffi.
- E dai Sam! Balleremo e succederà quel che succederà. – Francesca si alzò dalla sedia, camminando verso lo specchio della mia camera. Iniziò a pettinarsi i capelli.
- Basta che non mi fai avere un nipotino a quest’età! – mi accertai. Feci ridere Tiffany, mentre Francesca si limitò a sbuffare.
- Piuttosto Sam, stai attenta tu! – continuò Tiff, sempre ridendo. Sbuffai, senza controbattere. Ormai era una battaglia persa con lei.
Mi sedetti sul letto e sprofondai con la testa nel cuscino. Stasera, alla festa di Harry, cosa sarebbe successo? Non ne avevo idea. Sapevo solo che dovevo divertirmi e stare con Harry. E se sarebbe successo, stavolta, mi avrebbe trovata pronta. Lo voglio come nessun’altro.
- Hey, hai già trovato una scusa per portare Harry lì? – chiese Tiff.
Annuii lievemente. – Louis gli ha proposto un’esaltante serata tra amici. – risi.
Guardai l’orologgio, che segnava le sei e mezza. Sgranai gli occhi e presi velocemente i vestiti lasciati qualche minuto prima sulla sedia.
- Dove vai adesso? – Francesca si alzò e mi prese il braccio.
- Genio, sono le sei e mezza. Alle otto dovremmo essere pronte, che ne dici di darti una mossa e di preparati?! –
La mora sgranò gli occhi, e fece subito segno a Tiffany di andare per darle modo di prepararsi. Una volta accompagnata alla porta, Francesca tornò su e andò a truccarsi, dato che quella mattina aveva già lavato i capelli. Io, invece, data la mia pigrizia, avevo preferito aspettare stasera. Et voilà, eccomi in perfetto ritardo!
Uscii dalla doccia e fui invasa dalla nuvola di vapore creatasi nel bagno. Pettinai e asciugai in fretta i capelli, che quel giorno erano più ricci del solito. Che poi i miei non erano ricci, ma boccoli.
Chiusi la porta del bagno, e con solo un asciugamano entrai in stanza. Presi velocemente il vestito rosso e lo indossai. Portai il mio corpo davanti allo specchio e mi osservai. Il vestito aveva le maniche corte ed era aderente al seno e fino a metà addome, dopodiché scendeva morbido finò a metà coscia. Odiavo i vestiti stretti che ti impedivano di camminare, e soprattutto che ti facevano sempre stare con il pensiero che da un momento all’altro si sarebbero strappati.
Così, presi dei tacchi bianchi e ce li abbinai. Traballai un po’, ma alla fine riuscii ad abituarmici. Nel mentre mi passavo un velo di matita, notai nella finestra di fronte alla mia una chioma riccia girata di spalle. No, Harry non poteva vedermi. Che sorpresa sarebbe stata?!
Mi chinai a terra e camminai a gattoni verso la finestra, per poi chiuderla di scatto. Molto probabilmente Harry avrebbe sentito, ma non potevo rovinare il lavoro di una settimana per un riccio che ascoltava la musica di fronte camera mia. E che per giunta, amavo alla follia.
- Che diamine stai facendo per terra? – notai Francesca in piedi sulla soglia della porta, che mi guardava in modo strano. La sua espressione mi fece ridere.
- C’è Harry affacciato alla sua finestra! – bisbigliai, per non farmi sentire.
- Che?! – urlò. Mormorai un ‘’Sshh’’ e le feci segno con la mano di abbassare la voce.
- Harry è affacciato alla finestra, parla piano! – ripetei.
- CHE HAI DETTO?! – urlò cercando di capire le mie parole. Le tappai la bocca con la mano e sospirai spazientita.
- C’è Harry affacciato alla finestra! Stai zitta! – alzai il tono di voce.
- Ahh! Potevi dirlo! – mi rispose come se fossi io quella ad avere problemi di udito.
Alzai gli occhi al cielo, ma poi il mio sguardò andò a parare sul suo vestito decisamente aderente e di color nero.
- Vogliamo fare stragi di cuore oggi? – le feci l’occhiolino.
- Bè diciamo che per questa sera voglio sfoderare il mio abito migliore. – ghignò.
Risi assieme a lei, e poi guardai l’ora: otto meno un quarto.
Presi la borsa e ci misi dentro il cellulare, lasciando un messaggio a mia madre dicendole che sarei uscita con Tiffany e Francesca.
Presi quest’ultima a braccetto e ci incamminammo fuori da casa. C’era già Tiffany in macchina che ci aspettava. Esatto, Tiff era più grande di noi di un anno. Ne aveva diciannove compiuti il primo gennaio, e fortunatamente aveva anche la macchina.
- Fra un quarto d’ora faremo il boom ragazze! – esordì Tiff, eccitatissima all’idea di ballare nella discoteca più famosa del paese.
- Fai partire questa macchina e poi potrai scatenarti quanto vuoi. – dissi ridendo e chiudendo lo sportello dell’auto.
 
 
 
Quando arrivammo erano le otto meno dieci. Tiff guidava come una pazza. Mai più un passaggio da lei.
La discoteca fuori era piena di gente, immagino dentro. Uscii dall’auto e il freddo del primo febbraio mi avvolse completamente le gambe nude. Rabbrividii per un secondo, ma alla fine mi ci abituai. Cercai di trovare i ragazzi ma non ci riuscii, c’era troppa gente. Inoltre volevo dare il regalo e gli auguri ad Harry. Quel giorno non ci eravamo visti per niente, doveva essere una sorpresa, tutto quanto.
- Quella non è Madison? – Tiffany indicò una bionda ossigenata con mezzo negozio della Kiko in faccia, vestita (se così vogliamo dire) con un aderentissimo vestito viola di cotone. Era molto più corto del mio, dato che le si intravedeva quasi il suo intimo.
Una scarica di rabbia mi invase la testa ed il corpo, doveva tenersi lontana da me e da Harry stasera.
- Non ti stava antipatica? – chiese Fra, intenta a scaldarsi le braccia con le mani.
- L’ha invitata Zayn. – feci una smorfia. – dice che sono amici e ha sentito il bisogno di invitarla. –
- Ti aiuterei a picchiarla, ma stasera ho voglia di divertirmi. – risi alla risposta di Tiff.
- Tranquilla. – le posai una mano sulla spalla. – Divertiti, ma non ubriacarti. Chi ci porta a casa altrimenti? –
Mi fece cenno con la mano, ma dubito che riesca ad evitarlo. Tiffany adorava divertirsi.
- Signorine! – sentii una voce dietro le nostre spalle. Mi girai ed intravidi Niall, Liam e Zayn avvicinarsi. Erano vestiti tutti con jeans e maglietta elegante. Rimasi alquanto stupita!
- Come siamo eleganti! – dissi, avvicinandomi per salutarli.
- Tu non sei da meno Sam. – mi disse Zayn. Scossi la testa divertita e gli diedi un bacio sulla guancia. Dopdiché presi Tiffany per mano e la misi di fianco a Zayn.
- Perché non la porti in discoteca? Tiff non vedeva l’ora di ballare. – le feci l’occhiolino. Notai imbarazzo in entrambi, ma alla fine Zayn le sorrise e la portò dentro. Quei due avrebbero fatto scintille.
Mi girai ancora sorridente, e notai Liam e Francesca scambiarsi effusioni d’amore.
Tossii per attirare l’attenzione, e finalmente i due piccioncini si staccarono.
- E così voi due… - inarcai un sopracciglio e assunsi lo sguardo dei detective che di solito si vedono nei film.
- Bè ecco io te lo avrei detto Sam… - cercò di giustificarsi Liam, ma io gli scompiglai i capelli. Era davvero tenero quand’era in imbarazzo.
- Siete carinissimi insieme. E ora andate a ballare! Ma attenti… - mi raccomandai.
- Sicura? Non voglio lasciarti da sola. – Francesca mi accarezzò un braccio. Le presi la mano e le feci cenno di non preoccuparsi.
- Louis e Harry saranno qui a momenti, non preoccupatevi. Andate pure! –
- Grazie Sam, sei un angelo! – ricevetti un dolce bacio sulla fronte da Liam. Li osservai ancora per un po’ camminare verso l’entrata della discoteca. Quando furono lontani, mi misi a guardare il cielo, aspettando i due ritardatari. Osservavo i piccoli aloni che formava l’alito caldo della mia bocca a contatto con la fredda temperatura del paese. Iniziai a picchiettare un piede per terra, per passare il tempo.
- Buonasera splendore. –
Mi girai di scatto, e mi ritrovai un Louis con giacca e camicia proprio davanti a me. Lo abbracciai e poggiai la testa sul suo petto.
- Sei arrivato finalmente… -
- Ho avuto da fare con… - si bloccò. Aggrottai la fronte e lo guardai incuriosita. Era leggermente rosso in faccia e potevo notare una punta di disagio nei suoi occhi.
- Eleanor. – continuò. Subito mi aprii in un sorriso e lo abbracciai ancora più forte.
- Lo sapevo che avresti combinato qualcosa con questa ragazza! Come mai non è venuta? –
- Doveva studiare per una verifica. Comunque oggi pomeriggio ci siamo visti e… cavolo se mi piace! –
Gli diedi un bacio sul naso, intenerita dalla sua espressione. Poi mi ricordai che con lui non c’era la persona che tanto desideravo. Iniziai a guardarmi intorno, attirando l’attenzione di Louis che molto probabilmente aveva capito.
- Harry sta arrivando e… A proposito! Vieni! – mi trascinò per un braccio dietro la discoteca, lontano da tutti. –
- Dove mi stai portando? – gli chiesi, tentando di tenere il passo.
- Devi fare questa sorpresa ad Harry, no? Bene, lo porterò qui così potete scambiarvi effusione d’amore senza la mia presenza! –
Scoppiai a ridere, scuotendo la testa. – Non potevi lasciarmi lì ad aspettare? –
- No. C’erano un paio di tizi che ti avevano messo gli occhi addosso e non mi piacevano. –
- Oh come sei adorabile! – gli strizzai una guancia, provocandogli una risata.
Arrivammo dietro la discoteca. Dietro era pieno di fiori e vasi di ceramica, con delle lucine appese davanti alla porta, probabilmente quella per accedere al retro del locale.
- E ora che dovrei fare? – chiesi guardandomi intorno.
- Lo hai il regalo? –
Misi una mano nella tasca del giubbotto e tirai fuori una scatolina color panna, agitandola davanti ai suoi occhi.
- Bene, ferma qui. Vado a chiamare il riccio! – Così mi lasciò in mezzo ai fiori e ai vasi. Ero agitata, mi sentivo mancare. Ma non era paura, era felicità. Avevo solo voglia di stare con lui e di stringerlo a me. Di baciarlo e assaporare il profumo delle sue labbra. Avevo voglia di stargli vicino a vita, per sempre.
Iniziai a camminare a destra e a sinistra, mordendomi le labbra. L’ansia si faceva sempre più sentire.
Alla fine arrivò Louis, che si fermò a metà strada, mentre fece passare Harry. Eccolo, tutte le forze della natura concentrate in un solo ragazzo.
Ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo, dopodiché corsi verso di lui stringendolo al me. Louis era già andato via, sapendo che ora non c’era più da fare il papà preoccupato.
- Auguri ricciolino. – gli dissi, soffiando sulle sue labbra.
- Perché hai fatto tutto questo? – chiese incredulo, sorridendo.
- Perché ti amo. – lo fissai negli occhi. Le sue iridi versi quella sera erano particolarmente limpide. – E perché volevo farti una sorpresa. -
- Tu sei completamente pazza. – mi baciò, approfondendo il bacio. Le nostre lingue ritornarono a giocare e il mio cuore stava prendendo il volo.
Mi staccai, non appena mi ricordai del regalo. Lo presi dalla tasca e glielo porsi.
- E’ per me? – disse sorpreso. Annuii leggermente e misi le mani dietro la mia schiena, osservando le sue mani che abilmente scartavano la carta e aprivano la scatola color panna. Ne tirò fuori un bracciale d’argento con appeso un ciondolo con la lettera S dello stesso materiale. Mi guardò, poi rivolse il suo sguardo al ciondolo che teneva in mano, ed infine mi guardò un’altra volta.
- Potrei sembrare la solita ragazza patetica che regala al fidanzato il ciondolo con la sua iniziale, ma è per ricordarti di me anche quando ci separeremo. Perché tu sei l’unico che mi ha fatto provare a pieno l’amore, e devi ricordarti della ragazza a cui hai cambiato la vita e l’hai resa migliore. –
Tenevo lo sguardo basso e torturavo le mie dita, sul punto di esplodere. Non volevo guardare la sua faccia, probabilmente disgustata o annoiata.
Sentii toccarmi il viso con una sua mano. Alzai istintivamente la testa e lo fissai negli occhi. Le sue labbra si aprivano in un dolce sorriso e i suoi occhi non facevano altro che scrutare i miei.
Restammo qualche secondo ad osservarci a vicenda, finché non congiunse le sue labbra con le mie in un bacio più appassionato. Strinse il mio petto al suo ed io allacciai le braccia al suo collo. Sentivo il sapore dell’amore scendermi per il corpo e poi ritornare su. Stavo provando a pieno ciò che una persona dovrebbe provare in svariati anni. Ma no, con lui era diverso, riusciva a rendere unica e duratura ogni singola emozione.
- Grazie. – sussurrò, una volta staccato dalle mie labbra. Ricambiai con un altro bacio a stampo, per poi lasciarmi prendere per mano e andare verso l’entrata del locale.
Mi teneva stretto la mano, mentre camminavamo. Notavo parecchi ragazzi osservarmi maliziosi, e lo sguardo di Harry farsi minaccioso. Mi veniva da ridere, così lo raggiunsi saltellando e gli diedi un bacio sulla guancia.
- Gelosone. – ridacchiai.
Lo sentii sorridere e tenere ancora più stretta la mia mano. Quando fummo davanti all’entrata, Harry si fermò perché fu tirato via da qualcuno. Non mi servì molto tempo per capire che quel qualcuno, probabilmente, era una bionda ossigenata vestita da ragazza cresciuta.
- Come siamo eleganti stasera, Styles. – commentò la bionda, con la voce che mi dava ai nervi. Ero in disparte, con le braccia conserte, ad osservare la scena.
- Grazie Mad, anche tu. – Mad. Quel soprannome  aveva provocato in me istinti che nemmeno nei film horror fanno vedere.
- Ciao Sam. Grazie dell’invito. – chiese con il sorriso più falso che avessi mai visto. Quasi mi veniva da vomitare per tutta quella finta.
- Non ringraziare me, ringrazia Zayn. – risposi atona.
- Oh si non preoccuparti, l’ho già ringraziato. – Mi fece l’occhiolino. Oh ti prego, non dirmi che voleva alludere a quelle cose. Che puttana!
- Ti andrebbe di entrare Harry? – continuava ad accarezzargli il braccio. La mia pazienza stava nuovamente per andare a farsi un giro.
- Mi dispiace Madison, sto con Sam. Magari più tardi, mh? – mi prese la mano e mi portò dentro. Iniziai a ridacchiare sotto i baffi pensando alla faccia sconvolta della bionda scaricata pochi secondi fa.
- Che ridi? – mi chiede Harry, curioso.
- La faccia di quella bionda ossigenata era esilarante. – risposi fra le risate.
- Hey, questa sera è per noi due, intesi? – mi prese il mento con l’indice e mi baciò il naso. Gli ripresi la mano, notando stavolta però un oggetto diverso: il mio bracciale.
Sorrisi, aggrappandomi al suo braccio.
 
 
 
- Vi state divertendo? – Louis si avvicinò al nostro tavolo ballando.
- Si, ma non ce la sentiamo ancora di ballare! – urlò Harry, cercando di farsi sentire.
- E’ pieno di gente in pista, fate bene a restarvene qui! – posò lo sguardo sui nostri bicchieri vuoti. – E non vi ubriacate! Vi tengo d’occhio! – chiuse gli occhi in due fessure, fissandoci.
- Tranquillo Lou, è coca cola. – lo tranquillizzai ridacchiando. Mi passò una mano sui capelli e si mise al mio fianco, sull’unica sedia libera.
Parlottammo del più e del meno, cercando di ascoltarci nonostante la musica alta, quando un Niall sudato e affaticato si avvicinò al nostro tavolo, quasi preoccupato.
- Quelle due sono pazze! – urlò ansimando per prendere fiato. Evidentemente aveva ballato troppo.
- Quelle due chi? – chiese Harry.
- Francesca e Tiffany. Sono ubriache e stanno girando per la discoteca con un paio di bottiglie di non so cosa. Fino a qualche minuto fa ballavano su un tavolo, ora non so dove siano! –
Mi portai una mano sulla fronte e mi alzai dal tavolo scocciata.
- Vado a cercarle. – Informai.
- Ti accompagniamo! – disse Louis, alludendo a lui e Niall. Feci cenno di si con il capo e mi allontanai dal tavolo seguita dai due ragazzi. Mi girai di scatto e intravidi Harry che si era messo a parlare con una bionda.
Sgranai gli occhi, e iniziai a sentire qualcosa alla bocca dello stomaco. Continuavo a fissarli ma fui spinta da qualcuno, poiché mi mischiai nella folla e persi di vista Madison ed Harry.
 
 
 
- Se amate le italiane gridate OOOOOOOH! – vidi Francesca in piedi su una sedia, con una bottiglia di birra. Al suo fianco c’era Tiff, che rideva e urlava assieme al cerchio di ragazzi creatosi intorno a loro due. Mi veniva da ridere a quella scena, ma capii che era meglio farle smettere. Notai Zayn e Liam che tenevano le gambe delle ragazze, implorandole di scendere. Anche loro erano esasperati, si vedeva dalle facce.
- Hey Saaaam! Vuoi unirti a noi?! – urlò Tiffany, bevendo un sorso di birra e continuando ad agitarsi sulla sedia con Francesca.
- No, scendete subito! – urlai.
- E chi sei mia madre? Divertiti e non rompere! – bofonchiò Francesca. Fortunatamente era ubriaca e tutto ciò che diceva non lo pensava veramente. O almeno era meglio per lei.
- Dai Fra scendi! Andiamo a ballare! – tentò Liam, strattonandole una gamba.
- No! Lasciami! – si lamentò quest’ultima. Esasperati sia Zayn che Liam, presero in braccio le ragazze e le misero a terra.
- Come siete noiosi! – disse Tiffany, traballando sui tacchi nonostante fosse sorretta da Zayn. Louis e Niall, che fino ad ora avevano assistito alla terribile scena, accorsero a togliere le bottiglie di birra dalle loro mani.
- Queste le prendiamo noi. – disse il biondino.
- Niall ridammela! E’ mia! – Francesca cercava di divincolarsi dalla presa di Liam, senza però ottimi risultati. Quindi si lasciò cadere tra le sue braccia, poggiando la testa sulla sua spalla.
- La porto fuori. – disse Liam. – Dai Zayn, prendi Tiffany e andiamo, se stanno ancora un po’ qui dentro va a finire che non le ritroviamo più. –
Il moro obbedì subito, e con sveltezza prese Tiff a mo di sacco di patate e raggiunse l’amico fuori. Continuai a guardarmi intorno, torturandomi le labbra.
- Io vado a ballare! Vieni con me Lou? – chiese Niall. Louis aveva notato la mia espressione e perciò gli disse che non sarebbe venuto. Il biondo quindi di mischiò tra la massa di persone che ballavano nella pista.
- Tutto ok? – mi accarezzò una guancia. Scossi la testa e deglutii, continuando a fissare il pavimento.
- Quando ci siamo allontanati, ho voltato la faccia, e ho visto Harry con Madison. – i miei occhi erano fissi sulle mattonelle. La mia testa stava andando in panne, troppi pensieri la offuscavano.
Louis non disse nulla, si limitò a sospirare.
- Ho visto che gli offriva qualcosa, probabilmente vodka. – continuai.
Si passò la mano sul viso, per poi lasciarla cadere sulle gambe.
- E adesso non so dove siano. –
- Sam, ascoltami. Non devono per forza fare qualcosa, va bene? Madison è un’amica, e per quanto le possa piacere lui, Harry non si lascerebbe mai corteggiare da una come lei. –
- Da sobrio no di certo. Ma chi lo dice che ora lo sia? – i miei occhi iniziavano ad umidificarsi, ripensando ai due seduti al tavolo.
Forse esageravo, forse la mia mente stava andando oltre, ma non ci riuscivo a pensare ad altro.
Louis prese la mia mano fra le sue e la baciò, per poi accarezzarla con il polpastrello.
- Vado a cercarlo. – esordii, alzandomi dalla sedia e andando verso la folla. Mi sentii prendere un braccio, e incrociai gli occhi di Louis.
- Non andare. Non voglio vederti soffrire. –
Mi morsi un labbro, cercando di trattenere le lacrime. – E dovrei vederlo fra un paio d’ore con la camicia sbottonata? Dovrei fingere un sorriso nel vederlo, come se non sapessi nulla? –
Mi divincolai e Louis lasciò subito la presa, lasciandomi vagare per la discoteca. Ormai la musica non esisteva più, la mia mente era da tutt’altra parte. Il cuore mi andava a mille e mi sentivo le gambe tremare. I miei occhi non ce la facevano più, volevano esplodere.
Tornai al tavolo dove eravamo seduti mezz’ora fa, e non c’era. Solo qualche bicchierino vuoto di qualcosa di alcolico. Mi passai una mano tra i capelli e uscii fuori dalla discoteca, pensando fosse lì. No, non c’era. Guardai per l’ultima volta la strada e rabbrividii. Corsi immediatamente dentro, cercando da ogni parte.
Non c’erano al bar, non stavano ballando, non erano su un divano. Sembravano spariti ed io mi sentivo morire. Volevo svanire nel nulla, sprofondare nel pavimento.
Mi fermai davanti ai bagni, incerta se aprire o no. Con la paura che mi assaliva per la sorpresa che avrei potuto provare.
Deglutii e aprii decisa la porta del bagno femminile, guardandomi attorno. Non c’era nessuno.
Sospirai sollevata, e feci per aprire la porta e uscire, quando dei gemiti arrivarono alle mie orecchie. La voce era abbastanza squillante, nonostante fossero gemiti di piacere. Sentivo risatine interrotte dal respiro affannato di qualcuno.
Rimasi impalata davanti alla porta, ad ascoltare, quando la porta di uno sei bagni si aprii e quasi mi mancò l’aria.
Ne uscii una Madison seminuda e un Harry con la giacca sbottonata e la cerniera dei jeans abbassata. Continuavano a sorridere, quando Harry vide la mia figura e impallidii.
Ed io come un’emerita cretina ero immobile davanti a loro. In quel momento volevo vomitare per lo schifo.
I miei occhi si riempirono di lacrime e una lacrima salata scese silenziosa sul mio volto. Tenevo gli occhi fissi su Harry, come se gli volessi comunicare tutta la mia delusione. Mi portai una mano sul petto perché sentivo il mio cuore rallentare i battiti.
- Sam posso spiegarti… - tentò Harry.
- Tu… - sussurrai, portando una mano davanti alla bocca e scuotendo la testa.
- Sam non è come pensi. –
- Cosa dovrei pensare Harry?! – urlai, con tutto il fiato che avevo in gola.
- Lasciami spiegare! – cercò di prendermi un braccio, ma mi scansai.
- Non mi toccare! – urlai nuovamente, con la voce rotta dal pianto. – Mi fai schifo!
Corsi via dal bagno, uscendo dalla discoteca. Il freddo mi gelò le ossa e quasi fece asciugare le lacrime sulle mie guance. Ma no, queste continuavano a scendere ininterrottamente.
Mi inginocchiai per terra, mettendo le mani tra i capelli e soffocando un urlo di esasperazione. Mi sentivo come uno straccio usato, il cuore a pezzi. In quel momento avrei voluto morire.
Sentii una figura ansimante affiancarmi e riconobbi i ricci. Subito mi alzai e mi scansai da quello che ormai non riconoscevo più come il mio ragazzo.
- Sei uno schifoso! – iniziai ad urlargli contro. – Ho organizzato tutto questo e tu vai a scoparti la persona che odio di più al mondo!
- Sam non è colpa mia! – tentò di tranquillizzarmi, ma anche il suo tono era agitato. Sentire la sua voce mi faceva riluttanza. – Lei mi si è avventata contro! –
- E tu?! Tu invece di scansarla ci sei stato! Con quale coraggio osi fartela nel bagno con lei?! –
Osservai il suo braccialetto, il mio regalo, quello che gli avevo regalato più di un’ora e mezza fa. Lo osservai con disprezzo, mentre lui, notando il mio sguardo, se lo coprì con la mano.
- Mi dispiace, ok? Ho bevuto troppo e… -
- Non basta! – urlai, mettendomi una mano alla bocca per il tono di voce usato. Spostai lo sguardo ed intravidi Louis e Niall, seguiti a ruota da Zayn e Liam, che si avvicinavano a noi.
- Mi hai tradita, dopo che ho fatto tutto questo per te! – continuai tra le lacrime. Aveva lo sguardo basso e non rispondeva. Aveva l’espressione di uno che stava cercando di non piangere.
- Ed è per questo che in questo momento ti odio! – urlai con tutte le mie forse l’ultima parola. – Eri troppo dispiaciuto per il fatto che qualche giorno fa mi ero rifiutata di farlo con te e ti sei consolato con quella puttana! –
- NO! – urlò anche lui.
- E allora cosa Harry?! – ricambiai con lo stesso tono. Sospirò e abbassò lo sguardo, senza rispondere. Scossi la testa lentamente, continuando a guardarlo.
- Pensavo fossi cambiato. Pensavo che mi amassi… -
- Io ti amo Sam! – mi interruppe.
- Con quale coraggio me lo vieni a dire dopo questo?! – gli puntai un dito contro.
- Che diavolo succede?! – chiese Louis, guardandomi piangere. Quando vide poi Harry con lo sguardo basso, capì tutto e non perse tempo ad abbracciarmi.
- Lui… Madison… Stavano… Bagno… - singhiozzai, soffocando il pianto contro il suo petto. Mi strinse ancora di più a se e mi accarezzò la nuca. Guardò Harry e fece una smorfia di delusione.
Gli altri tre ragazzi, intanto, guardavano Harry completamente sorpresi, ma anche loro delusi.
Mi staccai dall’abbraccio con Louis e mi asciugai le lacrime. – Lasciateci soli. – chiesi.
Louis mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò con i ragazzi, rivolgendo un ultimo brutto sguardo ad Harry, che abbassò immediatamente lo sguardo.
Restammo in silenzio per qualche minuto, finché non fu lui ad interrompere il silenzio.
- Quindi è finita? –
- Non lo so. – dissi atona. – Sono confusa. –
- Ora non mi ami più? –
- Io ti amo da impazzire Harry! – urlai. Non doveva azzardarsi a dubitare del mio amore. – Credo che se non lo fossi starei qui a disperarmi perché il mio ragazzo mi ha appena tradita?! –
Un’altra lacrima mi rigò il volto. – Scordami, Harry. Per quanto possa amarti non riuscirò più a guardarti in faccia dopo questo. –
Mi incamminai verso la macchina dei ragazzi, sorpassandolo. Ma fui bloccata dalla sua mano che mi teneva il polso. Guarda un’ultima volta il braccialetto e poi staccai la presa. Non volevo avere nessun contatto con lui.
- Non puoi farmi questo… - ormai anche lui era in lacrime. Aveva gli occhi gonfi e le lacrime scendevano rapide, contornandogli i lineamenti del viso. Si mordeva un labbro, continuando a fissarmi.
- E tu hai il diritto di trattarmi così? – la voce usciva a malapena. Sussurrai quella frase e poi me ne andai, lasciandolo sul marciapiede.
Camminai lenta, verso la macchina. Continuavo a piangere. Volevo Harry, il vecchio Harry, lo volevo qui con me per poterlo abbracciare. Ma questo mi aveva appena dimostrato che le sue voglie sono più importanti dell’amore della sua ragazza. Non riuscivo più ad immaginare il suo volto, i suoi baci e i suoi abbracci. Ogni cosa di lui era da dimenticare.
Arrivai alla macchina e subito fui raccolta in un abbraccio da Louis.
- Mi dispiace. – sussurrò, con le labbra poggiate sulla mia spalla.
Tirai su col naso e lo guardai, improvvisando un falso sorriso.
- Mi dispiace perché avrei dovuto fermarti fin dall’inizio. – continuò.
Gli accarezzai il volto, notando i suoi occhi lievemente lucidi.
- Non è colpa tua Lou…- sussurrai.
- Non meriti tutto questo, specialmente da lui. Mi ha deluso più di quanto abbia deluso te. –
Sospirai e mi lasciai di nuovo travolgere da un abbraccio, stavolta anche da quello degli altri ragazzi. Tiffany e Francesca erano sedute in macchina, si erano riprese. Avevano ascoltato e osservato in silenzio.
Incrociai il mio sguardo con gli occhi nocciola di Francesca. Quello sguardo stava a significare tutto l’affetto che una migliore amica potesse provare verso di te.
Mi asciugai gli occhi e salii in auto, poggiando la testa sulla spalla di Louis e lasciandomi accarezzare.
 
 
 
 
 
Durante il tragitto mi vennero in mente le immagini mie e di Harry sul divano. Del suo sorriso, della sua risata. Dei suoi occhi e del suo modo di guardarmi. Dovevo dimenticare tutto, ma sapevo di non poterci riuscire.
 
La macchina si arrestò davanti casa mia. Erano le undici e i miei genitori non erano ancora rientrati. Scesi seguita da Louis, Tiff e Francesca. Mentre loro due entravano in casa, io mi lasciai per un’ultima volta coccolare da Louis.
- E’ incredibile quanto tu possa essere forte dopo questo. – commentò, sfiorandomi la schiena con la mano.
- Solo perché ne ho passate di peggio. – risposi. – Non so come andrà a finire domani. –
- Non puoi evitarlo a vita Sam. –
- Devo. Non riuscirò più a guardarlo in faccia. E’ stato bruttissimo vederlo uscire per mano a Madison. Mi sentivo un inutile straccio, volevo morire, sparire. – la mia voce fu rotta dal pianto. La mano di Louis mi accarezzò il viso, fino ad asciugarlo completamente.
- Lo ami ancora? – azzardò a chiedere.
Esitai un attimo, prima di dire quello che il mio cuore sussurrava.
- Sempre. -

 
 
 
 
 
 
NON UCCIDETEMI.
Ok, sono disperata ç_ç
Doveva succedere ragazze, perché ho in mente qualcosa per i prossimi capitoli.
Manca poco alla fine. Diciamo che finirà intorno al venticinquesimo capitolo, o meno.
Non lo so ancora.
Ho postato in fretta perché mi era balzata in mente quest’idea e non volevo farmela scappare e.e
Godetevi questo malinconico capitolo e RECENSITE.
Dopo questa litigata tra Harry e Sam voglio proprio leggere cosa pensate. Ahah.
Spero che si risolva tutto presto. Sono curiosa quanto voi ragazze ahahah!
A presto. xx

 
 

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Capitolo 18
*** Il mio amore per lui era più grande del mio odio. ***


- Sam, è pronta la colazione. Scendi? – Francesca entrò cauta nella mia stanza appena illuminata da un filtro di luce. Mi rigirai lentamente nel letto fino a guardarla in faccia. Notò le mie occhiaie e i miei occhi rossi, segno di una notte passata in bianco.
- Non ho fame. – risposi, rigirandomi nel letto. Notai la sua figura sedersi al mio fianco e accarezzandomi i capelli.
- E’ da due giorni che non mangi. – di fatto, erano passati due giorni da quando vidi Harry nel bagno con Madison, e il mio stomaco si era chiuso, letteralmente. Se non fosse per Francesca che mi imboccava con la forza raramente.
Feci spallucce, ignorando completamente la sua affermazione. Mi alzai lentamente dal letto caldo e profumato, mettendomi seduta comodamente di fianco a lei. Ci furono attimi interminabili di silenzio, interrotti solo dallo strusciare della mano di Francesca sulla mia schiena.
- Hai intenzione di continuare così Sam? – rsordì la mora. – Perché non ho voglia di vedere la mia migliore amica in queste condizioni. Reagisci! –
Deglutii, continuando a fissare la moquette. Cosa c’era da reagire? Ormai avevo perso tutto. Ero stata usata e spezzata, in una sola notte.
- Credo che andrò a vestirmi. Sono in ritardo per la scuola. – dissi atona. Mi alzai lentamente e andai verso l’armadio per prendere qualche indumento da indossare. Quel giorno non faceva particolarmente freddo e, stranamente, c’era anche un tiepido sole ad illuminare le strade di Holmes Chapel.
Presi un maglione e un paio di jeans, senza badare troppo agli abbinamenti, e li indossai. Con la coda dell’occhio notai Francesca osservarmi, probabilmente con un’espressione di rammarico o dispiaciuta. La sera della festa di Harry, dopo che Louis mi aveva accompagnata a casa, Francesca mi è stata accanto tutta la notte, ascoltando in silenzio i miei pianti. Giurai a me stessa di non voler vedere più la faccia di quel ragazzo, Giurai che gli sarei stata lontana, per quanto mi fosse difficile. Mi aveva completamente buttata giù, assieme ad ogni mia speranza di averlo cambiato.
 
 
- Sicura che non vuoi che ti accompagni a scuola? – chiese Francesca sull’uscio di casa, mentre prendevo la borsa semivuota.
- No, grazie. Viene Louis. – ammiccai un falso sorriso. – Piuttosto tu, che farai adesso? I miei sono a lavoro, non vorrei ti annoiassi. –
La vidi scuotere la testa, e fare un sorriso dolce. – Passerò il tempo, non preoccuparti. –
Finii di attorcigliarmi la sciarpa attorno al corpo e le diedi un leggero bacio sulla guancia. Mi strinse per qualche minuto in un abbraccio, per poi delinearmi i contorni del viso con un palmo della mano.
- Lo ignorerai? – chiese.
- Devo. –
Uscii di casa e mi chiusi la porta alle spalle, correndo svelta il viale di casa. Non volevo avere incontri sgradevoli con qualche vicino di casa.
Aspettai qualche minuto sul marciapiede, quando vidi la Mercedes nera di Louis accostarsi davanti a me. Salii in macchina, chiudendo debolmente lo sportello. Louis mi fissava con aria preoccupata, e fece preoccupare anche me.
- Che c’è? – chiesi, toccandomi la testa pensando di avervi qualcosa di buffo al disopra.
- Hai il viso sciupato. – rispose atono. – Da quando non mangi? – chiese mettendo in moto l’auto e partendo per dirigersi verso la scuola.
Sbuffai, senza rispondere. Rivolsi lo sguardo oltre il finestrino ed iniziai a delineare i contorni dei tetti delle case alla mia destra.
- Non puoi continuare così. – Louis continuò a tenere lo sguardo fisso sulla strada. – Sono due giorni che non esci di casa. Ed i tuoi occhi sono gonfi e contornati da occhiaie. –
- Lo so Louis. –
- E perché continui? Perché ti fai del male? – alzò il tono della voce.
- Io mi faccio del male? – risposi a tono, girandomi di scatto verso di lui. – O forse è colpa di qualcun altro che ora sono… così? – mi indicai.
Louis scosse la testa, accelerando un po’. – Odio vederti così. –
Sorrisi debolmente, amavo quando era in pensiero per me. Gli accarezzai dolcemente il viso, per poi riporre una mia mano sulla sua coscia.
- Si va avanti. Devo solo riuscire a farlo. – mi limitai a dire, per poi stare in silenzio per tutto il tragitto, ascoltando il rumore della macchina sulla sfalto.
 
 
 
Il cortile era gremito di ragazzi. La fresca aria mattutina ed il sole leggermente tiepido aveva fatto scattare in tutti quegli studenti un senso di allegria. Tranne in me.
Uscii dall’auto, dopodiché mi feci avvolgere dal braccio di Louis.
Appena fummo nel cortile, lo cercai con lo sguardo, senza farmi notare. Non lo vidi, non c’era. Intravidi Madison appoggiata al muro accanto al cancello che chiacchierava con Jessica ed altre due ragazze. Ovviamente oltre che a rovinarmi la vita, se ne fregava altamente.
D’un tratto il mio fiato si accorciò e il mio cuore prese a battere all’impazzata, quando i miei occhi andarono a posare su un ragazzo seduto sulla panchina, con il capo chino, a guardarsi le mani. I capelli ricci color cioccolato erano inconfondibili. Alzò lo sguardò e fu a quel punto che i nostri sguardi si incrociarono. I suoi occhi erano tali e uguali ai miei: gonfi e contornati da occhiaie violacee. Mi guardò intensamente, i suoi occhi comunicavano tristezza e dispiacere. Troppo poco per quello che mi aveva fatto. Nonostante fosse nelle mie stesse condizioni, non era lui ad essere stato tradito.
Interruppi il contatto visivo e mi girai verso Louis, nascondendo la testa sul suo petto. Mi diede un bacio sulla testa e poi fisso Harry, facendo una smorfia di dispiacere. Il riccio ritornò con il capo chino verso le sue mani, che sembravano interessanti in quel momento.
Sentivo un vuoto nel petto svuotarsi sempre di più man mano che mi allontanavo da Harry. Mi morsi il labbro, per non scoppiare in un’altra crisi di pianto.
Ci avvicinammo agli altri ragazzi, che stavano comodamente seduti sulla panchina sotto l’albero, che faceva ombra.
Appena mi video smorzarono un sorriso, ma sapevo di per certo che stavano pensando a come avessi passato i miei giorni.
- Buongiorno piccola. – Liam mi venne ad abbracciare. Profumava di menta, quel giorno. Inspirai a pieni polmoni quell’odore e poi mi abbandonai alle sue braccia, mugugnando un flebile ‘’Buongiorno”.
- Ti vedo dimagrita. – aggiunse, dopo avermi guardato il viso ed il corpo. Abbassai lo sguardo andandomi a sedere fra Zayn e Niall. Quest’ultimo mi mise un braccio intorno al collo e mi regalò un bacio sulla tempia. Sorrisi falsamente. Stavo iniziando a stufarmi di sorridere quando non ne avevo per niente voglia.
- Come stai? – mi sussurrò il biondo. Feci spallucce, come per far intendere che ormai era scontato come stessi. Fece una smorfia e iniziò a prestare ascolto alla conversazione creatasi qualche minuto fa tra Louis e Liam.
- Da quanto? – esordì Zayn. Mi girai di scatto, scrutando i suoi occhi nocciola.
- Da quanto cosa? – chiesi confusa.
- Non mangi. Da quanto non mangi? – era impassivo. Il suo sguardo era dritto sul mio, ed i miei occhi azzurri non potevano competere con quelli possenti del moro, così iniziai a fissare il brecciolino sotto le mie scarpe.
- Due giorni. – mi limitai a rispondere. Lo sentii sospirare e rivolgere uno sguardo al cielo.
- Ce la farò. – continuai. – Prima o poi tutto questo passerà e cercherò di dimenticarlo. –
Rise nervosamente, scuotendo la testa. – Lo ami, non puoi. Sei abbattuta per quello che ti affatto, ma il tuo cuore non rinuncerà mai a lui. –
Rimasi pietrificata, ripetendo a mente le sue parole. Boccheggiai e mi passai una mano sulla guancia, per cercare di capire meglio.
- Lo si vede dai tuoi occhi, Sam. – rispose involontariamente alla domanda mentale che mi ero appena posta. Zayn, al contrario di tutti, riusciva a capirmi con uno sguardo. Forse perché fra noi due c’era stata una storia diversa rispetto a quella che avevo avuto con gli altri ragazzi del gruppo. O forse era il suo sesto senso.
- A volte mi sorprendi Zayn. – ammiccai un sorriso. Stavolta era più o meno reale.
- Quando vivi con tre sorelle e una madre, per cui tutte e quattro femmine, riesci a capire le donne più di chiunque altro. – mi sorrise, rivolgendomi un dolce sguardo. Ora i suoi occhi erano passati dal nocciola ad un marrone chiaro sfumato di verde.
Il suono della campanella ci fece avviare verso l’entrata. Ci alzammo dalla panchina, e regalai un forte abbraccio da Zayn sussurrandogli un “grazie”.
Iniziai a camminare dietro a Niall e Louis che erano davanti a tutti, quando mi accorsi di aver dimenticato la borsa sulla panchina. Ripercorsi la strada all’indietro, andando alla panchina su cui ero poggiata qualche minuto prima. Guarda ovunque, ma la mia borsa era praticamente sparita.
- Tieni. – sentii una voce da dietro. La riconobbi immediatamente, anche perché ormai era come un suono d’armonia per le mie orecchie, nonostante ora non volessi più sentirla.
Non lo guardai negli occhi, per la semplice paura di poter scoppiare a piangere davanti a lui. Doveva vedermi forte, doveva capire che mi aveva fatta soffrire.
La presi acidamente e me la misi in spalla, affrettandomi subito a raggiungere Louis e gli altri che nel frattempo si erano fermati ad aspettarmi, osservando attentamente la scena tra me ed Harry.
- Sam aspetta. – mi prese il braccio, facendomi girare. Fu come un colpo al cuore la vista del mio braccialetto ancora attaccato al suo polso. E volevo con tutte le forze strapparglielo, urlandogli in faccia con quale coraggio riusciva a tenerlo ancora al braccio.
- Dobbiamo parlare. – le sue parole erano veloci e corte, quasi come se volesse evitare di piangere. Deglutì rumorosamente, continuando a fissare le mie iridi azzurre contornate da qualche accenno di rosso, segno dei continui pianti. Mi persi per un istante nei suoi occhi verdi e potei vedere riflessa la mia figura. Per un attimo, il pensiero di cosa potesse pensare Harry nel vedermi in questo stato mi passò per la mente, ma sparì subito.
- Non c’è nulla di cui parlare. Mai più. – e lo liquidai lì, senza aggiungere altro. Ammetto che volevo prendermi a schiaffi per come lo stavo trattando, perché il mio amore per lui era nettamente più grande all’odio che provavo ora nei suoi confronti.
Rivolsi un ultima occhiata al riccio, e notai che mi stava fissando, senza notare la chioma bionda di Madison avvicinarsi al suo fianco. Avrei voluto rovinarle la vita proprio come lei stava facendo con la mia.
 
Le ore passarono noiosamente e lentamente quel giorno, ma fui felicissima di uscire da scuola, nonostante il mio umore mi impedisse di esserlo pienamente.  Avevo evitato Harry nell’ora di pranzo e all’ora di fisica, limitandomi a rinchiudermi nello spogliatoio femminile e a piangere tra le braccia di Tiffany, che continuava ripetere di non piangere e di essere forte. Ero distrutta come tanti pezzi di un puzzle, non potevo essere forte, non in quel momento.
Uscii superando l’enorme cancello in ottone della scuola e andai dalla parte opposta rispetto casa. Avevo voglia di uscire e non di rintanarmi in casa. O forse, era solo perché il mio vicino di casa era il ragazzo che mi aveva abbandonata.
- Dove vai? – mi affiancò un ragazzo moro e alto, e solo dopo riuscii a mettere a fuoco Zayn.
- Hyde Park. – risposi.
- Posso venire? – lo guardai un attimo scuotendo un po’ la testa.
- Veramente volevo stare da sola… -
- Insisto. – lo scrutai attentamente ancora un po’, sbuffando e annuendo con la testa. In fondo, ogni battaglia era persa con la testardaggine di Zayn.
Presimo il pullman e camminammo in silenzio, per poi ritrovarci a camminare sul prato verde di Hyde Park. Amavo quel parco, era molto più grande rispetto al solito parco con le giostre di Holmes Chapel.
- Perché sei voluto venire? – azzardai a chiedere. La domanda mi tormentava per tutto il tempo.
Fece spallucce, continuando a camminare al mio fianco. – Volevo stare un po’ con te. E’ da tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme. –
- Già. – dissi, prendendo una boccata d’aria.
- L’ultima volta che siamo stati soli, tu eri ubriaca ed io a petto nudo in uno stanzino di una discoteca. – iniziò a ridere, provocando una leggera risata anche a me.
Ci sedemmo su una panchina all’ombra di un vecchio albero, davanti ad una piccola fontana.
- E’ strano come tutto sia cambiato in un mese. – pensai a voce alta. Lo vidi annuire.
- Non sei felice? –
- Si. – sospirai. – Ma ci sono stati cambiamenti sia belli che… brutti. – feci riferimento mentale  a quanto accaduto due giorni prima.
Si alzò dallo schienale della panchina e mi scrutò il volto.
- Posso farti una domanda? – chiese, continuandomi a guardare i lineamenti della mia bocca socchiusa.
Annuii flebilmente, aspettando che continuasse.
-  Cos’hai pensato quando mi hai visto la prima volta? –
La domanda mi spiazzò, ma presi due minuti buoni per pensarci. Poi sorrisi, e lo guardai divertita.
- A quanto fossi pervertito. – iniziai a ridere coinvolgendolo nella risata. Ci guardammo un istante e vidi il suo volto avvicinarsi di più al mio. Osservavo le sue iridi nocciola farsi sempre più vicine alle mie, e il mio respiro quasi cessò.
- Voglio testare una cosa. – disse soffiando sulle mie labbra. Rimasi paralizzata, lasciandomi baciare. Un bacio a stampo, ma intenso. Mi staccai immediatamente abbassando il viso.
- Mh… Nulla. – commentò  allontanandosi.
- Nulla cosa? – chiesi, lievemente rossa in viso.
- Volevo vedere se provavo qualcosa baciandoti. Ma niente. – fece spallucce, come se la cosa appena fatta fosse la cosa più normale del mondo. Aggrottai la fronte per poi osservare le sue labbra carnose dipingersi in un mezzo sorriso. Le guardai, e le baciai istintivamente. Durò tutto un attimo perché mi staccai da lui in un batter d’occhio.
- E questo a cosa è dovuto? – chiese calmo ma anche un po’ sorpreso.
- Volevo vedere se baciandoti provavo qualcosa. – risposi con le stesse sue parole.
- E il risultato del test è…? –
- Nulla, assolutamente nulla. – Quei gesti erano del tutto fuori luogo e stupidi, ma non sapevo il motivo del perché l’avessi fatto.
- Non sfogarti con me ora che hai litigato con Harry. Quando si sistemerà tutto potresti pentirti. – mi avvertì, accarezzandomi la nuca. In effetti il mio bacio era per testare le sensazioni che provavo con Zayn, e ne uscì fuori niente. Forse, volevo “usarlo” per dimenticare Harry, forse con lui potevo cambiare strada. Ma no, era del tutto da pazzi. Non avrei mai usato Zayn a scopi personali e soprattutto di questo tipo.
- Sono le quattro del pomeriggio. – esordì alzandosi e ponendomi la sua mano, che strinsi prontalmente. Ci alzammo dalla panchiana e con calma uscimmo al palco, giurando che quello avvenuto oggi nel parco non sarebbe uscito fuori.
 
 
 
- Sono a casa! – Urlai non appena aprii la porta. Mi ritrovai una Francesca disperata che mi strinse in un abbraccio, e mia madre sbucare fuori dalla cucina con una tazza di caffè in mano.
- Che fine avevi fatto?! Dove sei stata?! – chiese Francesca mollando l’abbraccio.
- Vedi mamma? Abbiamo una tua sosia qui. – dissi ironizzando e guardando mia madre, che sorrise continuando a sorseggiare il suo caffè.
- Come mai di buon umore? – mi sussurrò la mora, evitando di non farsi sentire da mia madre.
- Ho passato del tempo con Zayn. –
- Zayn?! – alzò la voce. Le tappai la bocca, notando che mia madre era rientrata in cucina. Annuii incerta e fissai i suoi occhi chiudersi in due fessure.
- E che avete fatto? –
- Nulla che potrebbe farti preoccupare. – dissi, appendendo il cappotto all’appendiabiti. – Mi ha accompagnata a Londra e siamo stati un po’ a parlare. –
Mugungò un “Mh” di affermazione ed insieme ci dirigemmo in cucina.
Con mia sopresa, notai Anne sorseggiare il thè con mia madre intorno al tavolo.
- Hey Sam. – mi accolse il sorriso caldo della donna. – Da quanto tempo, come stai? –
- Tutto ok. – mentii, improvvisando un falso sorriso. – lei? –
Annuii in segno di risposta, ed io mi avvicinai al lavello per prendere un sorso d’acqua. Senza badare troppo alla mia presenza, mia madre ed Anne continuarono il loro discorso.
- Harry non tocca più cibo, è strano in questi giorni. – Disse Anne.
Mi strozzai appena con l’acqua, ma dopo qualche colpo di tosse ripresi a respirare regolarmente. Quindi anche Harry si trovava nelle mie stesse condizioni, nonostante il danno lo avesse fatto lui.
Senza ascoltare la risposta di mia madre, mi diressi in camera trascinando per un braccio Francesca.
Ci sedemmo sul letto, una davanti all’altra.
- E adesso? – chiese.
- Non lo so. –
- Devi parlarci. – passò una sua mano sotto il mio mento.
- Non ho nulla da dirgli… - mentii.
- Hai troppe cose da dirgli Sam. –
Guardai il vuoto e ripensai al giorno in cui ci eravamo conosciuti. Al giorno in cui mi abbracciò, quando litigammo, quando ci baciammo. Quando tra noi proseguiva tutto liscio e poi arrivò Madison. Quando li ritrovai nel bagno della discoteca. Tutte scene ed emozioni diverse che percorrevano la mia mente senza sosta, senza fermarsi un secondo. Ed io lo amavo, ne ero certa, lo amavo come nessun altro mai. Ma cosa può fare una donna oltre che continuare ad amare in silenzio l’uomo che le ha spezzato il cuore? Ed io lo volevo qui con me, adesso. Ma allo stesso tempo lontano dalla mia mente.

 
 
 
 
 
 
 
 

Hello.

Ho aggiornato prima. Eheh :3
Amatemi. LOL
Vado di fretta perché è l’una e mezza e se mia madre mi trova sveglia,
come minimo mi abbassa di venti centimetri.
C:
Godetevi il capitolo e RECENSITE. (ringrazio tutte per le miriadi di recensioni avute!)
Come vedete si sta per avvicinare il pezzo più kijuyhtgrf
Non dico nulla, ciao dolcezze. xxx

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Capitolo 19
*** Just friends. ***


- Un campeggio?! – urlò Tiff al tavolo della mensa. – Che figata! –
Era un evento più che epico che la professoressa di biologia decidesse di fare un campeggio per studiare più “da vicino” le piante. Come se poi noi, in un campeggio, stessimo ad ascoltarla.
- Che ne dite, andiamo? E’ libera scelta la decisione. – domandò Louis, seduto accanto a me.
- Andiamoci! E credo di parlare a nome di tutti, vero? – esordì Zayn. Tutti annuirono entusiasti, eccetto me, che giocavo con un pezzo di carota nel piatto, con la testa bassa. Sentii lo sguardo di Louis addosso, così girai lentamente la testa verso di lui ed incontrai i suoi occhi azzurri che mi scrutavano attentamente il viso. Gli sorrisi, alzando lievemente le spalle, e ricominciando a giocare con il cibo che avevo nel piatto.
Era passato un mese, un lungo mese da quando io ed Harry non ci parlavamo più. Eravamo agli inizi d’aprile e le giornate cominciavano ad essere più calde e soleggiate, ma senza di lui era come se fosse perennemente inverno nel mio cuore.
Non una parola, con lui. Quando ci incontravamo raramente per i corridoi si limitava ad osservarmi intensamente, ed io come una stupida non riuscivo a tenere il suo sguardo. Sentivo delle fitte alla pancia e qualcosa al petto, qualcosa che mi faceva male. Nell’ora di fisica, l’unica ora che avevo con lui, mi limitavo a rinchiudermi nello spogliatoio a piangere consolata da Tiffany o addirittura a saltare le lezioni. I miei occhi erano quasi sempre rossi e gonfi, la mia pelle cadaverica e non aprivo bocca con nessuno. Sembravo morta. O forse dentro, lo ero.
- Tu che dici? – mi sussurrò Louis, sfiorandomi la guancia con un dito. – Sarebbe un bel modo per stare tutti insieme e divertirci. Per… per pensare ad altro, mh? –
Sorrisi istintivamente, perché amavo il modo in cui si prendeva cura di me.
- Va bene, per me va bene. – dissi con un filo di voce. MI baciò sulla guancia e mi avvicinò a sé, stringendomi contro il suo petto. Inspirai a fondo prima di lasciarmi andare in quel lungo abbraccio.
- Quindi questo fine settimana staremo tre giorni a dormire in una tenda. – affermò quasi disgustato Niall.
- Hai paura che qualche insetto ti venga a trovare la notte? – lo stuzzicò Liam, prendendogli una guancia e strizzandogliela. Niall gliela prese scocciato e la levò.
- No, ma diciamo che starei più comodo su un letto. Tu no? – gli domandò acido.
Liam fece spallucce e continuò a mangiare la sua insalata di riso, che sembrava tutto, tranne che commestibile.
- Sarà uno sballo! Vero amore? – chiese Tiff a Zayn. Piccola novità: i due, in questo mese, si erano avvicinati e, come volevasi dimostrare, ora sono felicemente fidanzati.
- Ovvio piccola. – le stampò un bacio a fior di labbra e continuarono a farsi dispetti a vicenda. Quei due si amavano e lo vedevo. O almeno, vedevo Tiffany innamorata persa. Zayn non lo sapevo, era un tipo sempre riservato, ma da quel che vedevo, stava rimettendo la testa a posto con Tiffany al suo fianco.
Sorrisi alla vista di quella scena, e iniziai a mangiare quello che avevo nel piatto. D’un tratto, sentii Niall chiamare qualcuno, ma non riuscii a capire il nome per il troppo chiasso nella mensa. Continuai a mangiare svogliatamente, poggiando la testa su un palmo della mia mano.
- Allora, tu verrai al campeggio Harry? – Quel nome, mi fece pietrificare. Buttai la forchetta nel piatto e presi il tovagliolo pulendomi gli angoli della bocca. Cercavo di guardare ovunque, tranne che si suoi occhi. Presi la mano di Louis e la strinsi forse. Lui si girò verso di me e mi fece un cenno come per dire “stai tranquilla”.
- Si, credo che verrò. – disse. Azzardai ad alzare la testa e finalmente lo vidi: sorrideva. Un sorriso smorto, però. Anche lui era bianco in faccia e aveva i soliti occhi rossi che non cessavano di essere così da ormai un mese.
D’improvviso, i suoi occhi verdi si scontrarono con i miei e il mio cuore ebbe un sussulto. Trattenni il respiro, notando che mi stava guardando intensamente.
Come volevasi dimostrare, non riuscii a trattenere lo sguardo e abbassai immediatamente la testa, prendendo la borsa e alzandomi dal tavolo. Percorsi a passo spedito quasi tutta la mensa, finché una mano non mi bloccò il polso, facendomi girare. Ed eccolo lì, quel volto incorniciato da una cascata di riccioli color cioccolato.
- E’ passato un mese Sam, un mese che ci evitiamo. – iniziò lui, guardandomi intensamente. Stavolta la sua voce era ferma e decisa. – Ed io non ce la faccio più. Mi sento uno schifo e… -
- Tu ti senti uno schifo? – lo interruppi. Ero seria, seria da far paura. – Ed io come dovrei stare? Questo mese è stato un inferno Harry, mi sono sentita uno straccio ogni singolo secondo. Sto cercando di dimenticarti ma tu… tu esci fuori proprio quando sto per riuscirci! – strattonai il braccio e lo tirai via dalla sua presa. Avevo la vista offuscata, e sentivo di poter scoppiare da un momento all’altro.
- Non devi farlo! Io non voglio questo! – alzò il tono di un’ottava. Scrutai il suo viso, per poi soffermarmi sui suoi occhi. Sapevo di non poter riuscire mai a dimenticarlo. Quello che diceva la mia bocca non era d’accordo con quello che pensava il mio cuore. Quest’ultimo, voleva solo amarlo più di prima.
Girai i tacchi e lo lasciai lì. L’ultima cosa che volevo, ora, era parlare con lui.
 
 
 
 
- Questo lo devi mettere in valigia? – Chiese Francesca, prendendo in mano un jeans rosso. Scossi la testa, alzandomi da terra e prendendo il jeans in mano.
- Devo andare ad un campeggio, non ad una sfilata di moda. Come minimo si rovinerà. – dissi atona, rimettendo l’indumento nell’armadio e prendendo dei pantaloncini di un verde cachi e mettendoli in valigia.
- Sai Sam, stavo pensando… - esordì Francesca, smettendo di piegare i vestiti nella mia valigia e guardandomi. – Forse, in questi tre giorni, potresti riuscire a riappacificarti con Harry. –
Continuai a piegare le magliette ripetendo nella mente ciò che aveva appena detto. Era quello che volevo più di tutti, ma il mio orgoglio diceva che forse era meglio rimanere distante da lui.
- Probabilmente. –
Sbuffò, portandomi una mano intorno alla spalla. – Lo sappiamo tutte e due che è ciò che vuoi. –
- Sai, credo  che non potremmo ritornare ciò che eravamo una volta. – diedi voce ai miei pensieri, chiudendo la valigia e mettendola ai piedi del letto. Poi rimasi in piedi davanti a lei, guardandola con gli occhi lucidi. Mi strinse in un abbraccio che mi fece sentire meglio. Ma l’idea di non poter essere di nuovo una coppia con lui, non aveva l’intensione di uscire dalla mia mente.
- Che ne dici di andare a dormire? – mi accarezzò una guancia. Annuii lievemente, sorridendole.
- Grazie. – le dissi, prima di unirci in un altro abbraccio.
 
 
 
 
Quella mattina il sole splendeva più del solito ed il cielo era limpido, senza nemmeno una nuvola. Camminai per il salotto, guardandomi attorno, sperando di non dimenticare nulla.
- Tre giorni Sam, solo tre giorni. Non parti per sempre! – puntualizzò mio padre, prendendo il mio borsone in mano ed avviandosi verso l’ingresso. Annuii distrattamente e presi lo zaino posato qualche minuto prima sulla poltrona e lo misi in spalla, sorpassando velocemente mio padre che stava aprendo la porta.
Camminai velocemente lungo il viale, lasciando che il sole picchiasse sulla mia pelle candida. Intravidi una Mercedes davanti casa, ed un Louis sorridente appoggiato ad essa. Sorrisi vedendolo, e mi gettai nelle sue braccia, baciandolo sulla guancia.
- Siamo di buon umore oggi! – disse.
- Stranamente, mi sento bene. – sorrisi, staccandomi da lui non appena vide mio padre con le valige. Si precipitò ad aiutarlo e a mettere il borsone nel cofano dell’auto.
- Grazie Louis per esserti offerto ad accompagnare Sam. – lo ringraziò mio padre, dandogli una pacca sulla spalla.
- Si figuri, è un piacere! – gli sorrise. Ai miei genitori Louis stava simpatico, lo adoravano. Sapevano che era il mio migliore amico e, quando glielo presentai, andarono subito d’accordo.
Diedi un bacio a papà e lo abbracciai, poi andai verso mamma e stavolta mi feci abbracciare.
- Comportati bene. – mi soffiò sui capelli. Annuii e le regalai un bacio sulla guancia, dopodiché mi affrettai a saltare quasi in braccio a Francesca e a riempirla di baci.
- Come farò tre giorni senza di te! – disse, cercando di sorreggermi. Risi e la guardai. Mi scrutò un attimo, e poi si avvicinò al mio orecchio.
- In questi giorni, parla con Harry. – sussurrò.
Sospirai, facendo un falso sorriso e annuendo, sapendo che non ci sarei mai riuscita. Mi allontanai da lei ed entrai in macchina di Louis, che partì non appena ebbe salutato tutti.
Buttai a peso morto la testa sul sedile, sospirando e chiudendo gli occhi.
- Non mi sembra vero di poter stare tre giorni lontano da tutti e da tutto! – commentai.
- Già, sarà una bella esperienza. – rispose Louis, accennando un sorriso e continuando a guardare la strada. – Con chi condividerai la tenda? – continuò.
- Tiffany. – dissi – Tu? –
Sembrava esitare prima di rispondere, ma poi parlò. – Harry. –
- Ah. – riuscii a commentare, alzando la testa e abbassandola, guardando le mie mani.
- Credo che dovresti… -
- Parlare con Harry, lo so. – continuai io per lui.
- Sarebbe la cosa migliore. – mi mise una mano sulla gamba e la sfiorò delicatamente. Sospirai, iniziando a guardare fuori dal finestrino. Questo campeggio, per me, sarebbe stato un altro incubo.
 
 
 
Arrivati davanti scuola, Louis mi aiutò a portare il borsone e ci avvicinammo verso la folla di ragazzi radunata intorno alla professoressa. Vidimo Tiffany e gli altri, così ci avvicinammo a loro.
- Ma buongiorno! – urlò Tiffany, venendomi ad abbracciare. Ricambiai l’abbraccio sorridendo lievemente. Nessuno era più eccitato di Tiff all’idea di andare in campeggio.
- Come stai? – mi chiede Zayn, dandomi un bacio sulla guancia.
- Bene. – sorrisi. Mi avvicinai a Louis e lasciai che mise un braccio intorno alle mie spalle. Mi guardai intorno, cercando di trovare una chioma riccia di mia conoscenza, ma non ci riuscii. Al contrario, riuscii a riconoscere una ragazza dai boccoli castani sorridere poco più avanti a noi. Diedi una leggera gomitata a Louis e lo feci girare.
- Quella è Eleanor! – gli dissi, indicandola. Gli occhi di Louis si illuminarono non appena si posarono su di lei.
- C’è anche lei?! – chiese sorpreso. Annuii felice, dopodiché lo staccai da me.
- Perché non vai a parlarci? Magari nel pullman state anche vicini.-
- Non so Sam, e tu che farai? – chiese, improvvisamente preoccupato. Presi dalla tasca l’ipod e glielo mostrai, facendo spallucce.
- Mi metterò vicino a Tiff ascoltando canzoni altamente house. – dissi divertita ma anche con un accenno di disgusto.
Rise divertito, per poi regalarmi un bacio sulla guancia. – Sei la migliore migliore amica del mondo Sam! –
- Lo so. – commentai sorridendo. Lo seguii incuriosita con lo sguardo, finché non arrivò vicino alla mora e la salutò con un bacio sulla guancia. Eleanor sembrava estasiata di parlare con lui. Era palese che quei due fossero destinati a stare insieme. Continuai ad osservarli addolcita, finché non mi sentii strattonare una spalla.
- Sam ritorna nel pianeta Terra, stiamo partendo! – era Niall. Immediatamente lo presi per mano e salimmo sul pullman. Camminammo fino in fondo, dove c’erano ad aspettarci Liam, Zayn e Tiff. Questi ultimi due, si stavano felicemente scambiando effusioni d’amore. Ciò significava, che Tiffany era troppo impegnata per sedersi affianco a me, e Niall aveva già preso posto accanto a Liam. Mi girai, e notai un po’ di file avanti Louis ed Eleanor che stavano vivacemente conversando. Sorrisi, ma poi decisi di andarmi a sedere. C’erano due posti liberi, e mi sedetti su uno, posando lo zaino sull’altro, sicura che non si fosse seduto nessuno.
Tolsi dalla tasca il mio ipod e lo accesi, immergendomi nella musica. Iniziai a guardare fuori dal finestrino. Le case passavano veloci e piano piano il paese sparì, lasciandoci immersi nel verde.
- Posso? – sentii chiedere. Senza nemmeno guardare in faccia la persona, annuii, continuando a guardare fuori dal finestrino. Improvvisamente mi ricordai di aver messo lo zaino lì sopra, perciò mi tolsi le cuffie e mi girai per prendere lo zaino, quando i miei occhi si scontrarono con quelli verdi di lui. Il mio cuore andò a mille e la mia mente sembrava offuscarsi, non mossi un muscolo, continuavo ad osservarlo.
- Tranquilla, non ti romperò le scatole. – disse atono il riccio. Abbassai lo sguardo e misi lo zaino sulle mie gambe, lasciando il posto libero al ragazzo. Sentivo che stavo per esplodere, mi sentivo a disagio. Ripresi subito le mie cuffie e le riportai alle orecchie, rivolgendo nuovamente lo sguardo al panorama fuori il finestrino. Passai un’ora così, e per un’ora intera, sentivo lo sguardo addosso di Harry.
 
 
Dopo due ore di stancante viaggio, eccoci arrivati. Mi tolsi le cuffie e azzardai a guardare affianco a me: il posto era vuoto, segno che Harry si era già alzato. Mi sentii sollevata, e mettendo lo zaino in spalla mi alzai. Andai davanti a Tiffany che mi rivolse un’occhiata complice. Sapevo già a cosa volesse alludere, ma non ci feci caso. Scendemmo dal pullman e rimanemmo ad aspettare la professoressa. Sentii un braccio cingermi i fianchi, e quando mi girai mi scontrai con le iridi azzurre di Louis. Notai che aveva un sorriso enorme sul viso.
- Com’è andata con Eleanor? – gli chiesi, baciandolo sulla guancia.
- La amo. – affermò sognante. Scoppiai a ridere e scossi la testa, guardando per terra.
- Tu invece, con Harry? Ho visto che si è seduto vicino a te. –
- L’ho ignorato, non ci siamo parlati per entrambi le due ore. – risposi, cambiando improvvisamente il tono di voce e l’espressione. Louis fece una smorfia e spostò il suo braccio dalla vita alla mia spalla, stringendomi a sé.
Camminammo per venti minuti, l’uno abbracciata all’altra, con dietro Zayn e Tiffany che parlavano del più e del meno e Liam e Niall che cantavano a squarcia gola canzoni di tutti i tipi.
Harry, non lo avevo ancora visto. Forse era meglio, forse no, non lo sapevo. Sapevo solo che in questi tre giorni era inevitabile parlargli.
- Bene ragazzi, questo è il posto dove ci accamperemo per tre giorni. – esordì la professoressa, facendo riferimento all’enorme bosco dietro di lei. C’era un ampio spazio verde dove poter montare le tende ed attorno ad esso tanti alberi di diverse specie. Di giorni sembrava davvero bello, la notte ero sicura che il mio lato fifone usciva fuori.
- Iniziate a sistemare le tende. Non montatele troppo lontano! Lì c’è il posto dove faremo il falò – indicò l’enorme pila di rami e sassi poco distante da noi. – E voi dovete rimanere lì nei paraggi, non vi allontanate da esso, il massimo è di dieci metri. –
I ragazzi iniziarono a prendere le tende e a decidere il posto ideale. Noi, dopo aver contato dieci metri con i piedi, ci posizionammo. Tiffany ed io iniziammo a costruire la tenda e, non essendo il primo campeggio che faccio, riuscimmo a montarla presto. Ansimando, io e la mora ci girammo verso gli altri e non potemmo fare a meno di scoppiare a ridere.
Zayn e Louis avevano assunto strane posizioni per montare la tenda: Louis a gattoni, teneva fermi due estremi della tenda e Zayn, impedito com’era,  cercava di liberarsi dalla presa della tenda che non so come gli aveva immobilizzato una gamba. Niall e Liam invece la stavano montando bene, ma erano comunque buffi dato che bisticciavano per il verso della tenda.
- Che ridete voi?! Dateci una mano! – urlò Louis. Io e Tiff, dopo esserci calmate, andammo in loro soccorso.
- Non dovevi condividere la tenda con…? – domandai, mentre prendevo un’ estremità della tenda e Louis l’altra.
- Harry? Mi ha detto che la condivideva con Tom, quindi ho chiesto a Zayn di condividerla con me. –
Annuii, ed iniziai a montarla insieme agli altri tre. Dopo un quarto d’ora di assoluta lotta contro la tenda, finalmente, riuscimmo a fermarla.
- Siete degli impediti. – commentai, alzandomi da terra ansimando.
- Non è vero! E’ la tenda che è strana. – si giustificò Zayn, mettendo un braccio attorno a Tiffany.
- No, siete voi buoni annulla! – lo rimproverò lei, baciandolo sul naso.
Niall e Liam, nel frattempo ci avevano raggiunti.
- Zaini in spalla ragazzi, quella psicopatica della professoressa vuole fare un’ escursione nel bosco. – disse Niall, sbuffando e mettendosi seduto per terra.
- Cosa? Ma siamo arrivati da nemmeno mezz’ora! – si lamentò Louis, buttando le mani in aria. Niall fece spallucce e si rialzò incamminandosi verso il gruppo di ragazzi che stavano già andando dentro il bosco. Gli altri lo seguirono a ruota, mentre io rimasi a prendere lo zaino e poi, con Tiff, li raggiungemmo.
 
 
 
 
 
 
- Io… Dico… Basta! – urlò Tiffany, ansimando e aggrappandosi a Zayn, ancora più stanco di lei. Un’ora di camminata  bastò per stremarci tutti.
- Manca… Manca poco! – le risposi, scavalcando un tronco di legno. Ero stremata, non ce la facevo più. Si avvicinava l’ora di pranzo ed il sole era forte. Sentivo la testa girarmi, le gambe mi tremavano e alla fine cedettero, facendomi cadere tra il fogliame del bosco.
- Sam! – urlò Louis, raggiungendomi di corsa. Avevo gli occhi chiusi e la fronte sudata, ma ero ancora cosciente.
- Louis… sono stanca. – mormorai, mentre mi mise una mano dietro la testa. Tiffany e Liam andarono a chiamare la professoressa, mentre Niall mi faceva bere dell’acqua e Zayn mi faceva aria. Mi sentivo stanchissima.
- Riesci ad alzarti in piedi? – Chiese Louis. Aprii appena gli occhi e cercai di muovere le gambe, ma appena le alzavo, queste tremavano e cadevano. Scossi la testa rassegnata, stringendomi al suo braccio.
- Cos’è successo?! –sentii una voce preoccupata e qualcuno prendermi la testa. Non era la professoressa, questo aveva una voce maschile.
- Non ce la fa più. – rispose Zayn. In men che non si dica, mi ritrovai tra le braccia dello sconosciuto. Mi teneva in braccio, sorreggendomi le gambe con la mano destra e la schiena con quella sinistra. La mia testa era buttata sulla sua spalla e la mia bocca sfiorava il suo collo. D’un tratto, mi sentii protetta. Sentivo che fra le braccia di quel ragazzo sarei stata al sicuro. Aprii a fatica gli occhi, ma non riuscivo a mettere a fuoco il viso della persona. Sapevo solo che mi stava guardando e sorrideva lievemente, con un riccio che gli cadeva sulla fronte. Bastò quel riccio a farmi capire chi fosse il ragazzo, ma non ebbi la forza di alzarmi o di discutere con lui, l’unica cosa che uscii dalla mia bocca fu un flebile “Harry” che bastò per farlo sorridere e stringermi di più a sé.
 
 
 
 
 
Il tessuto blu della tenda emanava un calore sovrumano, la causa della mia fronte sudata. Aprii leggermente gli occhi, e poi richiudendoli. Avevo male alle gambe e in tutto il corpo. Alzai le braccia e mi stiracchiai, sfiorando le pareti della tenda con il palmo della mano, dopodiché a fatica aprii gli occhi, scrutando attentamente il posto. Mi trovavo nella mia tenda, questo era sicuro. Mi misi seduta e mi stropicciai gli occhi guardando il posto accanto a me: vuoto, segno che Tiffany era in giro. Sbuffai ed alzai gli occhi al cielo, per poi camminare a gattoni verso la zip della tenda e abbassandola. Il cielo era rosso ed il sole era tramontato, segno che era sera. Nell’aria c’era un odore di legna bruciata e si sentivano gli schiamazzi dei ragazzi nelle tende e fuori. Mi guardai intorno, notando che alcuni ragazzi erano attorno al fuoco a cuocere la carne, altri a mangiarla, altri a chiacchierare, ed altri ancora giocavano a palla.
L’odore di carne mi fece fare una smorfia e mi fece venire la nausea. Con riluttanza, uscii dalla tenda e mi incamminai verso Louis e gli altri, che stavano mangiando su un tronco d’albero. Notai anche Harry in silenzio, che fissava per terra. Avrei voluto andare lì ed urlargli contro ma ero esausta. Questo spiegava il perché barcollavo mentre camminavo.
Louis alzò lo sguardo sorridente e quando mi vide, assunse un’espressione preoccupata.
- Sam! – urlò, poggiando il piatto e venendomi incontro abbracciandomi. Gli altri avevano puntato lo sguardo su di me, anche Harry. Forse lui era il più preoccupato, lui voleva stringermi a sé più di chiunque altro, glielo si leggeva negli occhi.
- Tutto bene?! – mi chiese, avvolgendomi ancora nell’abbraccio. Mi sentivo soffocare ma era piacevole.
- Si, sto bene. Grazie Louis! – sorrisi guardandolo in faccia. Mi prese la mano e mi portò dai ragazzi.
- Ti sei ripresa? – mi chiese Tiffany, una volta che mi fui seduta accanto a lei. Alla mia destra c’era Tiff, alla mia sinistra Zayn, e a fianco di quest’ultimo una chioma riccia che continuava a fissarmi.
- Si, sto meglio. – mi portai una mano allo stomaco. – E ho fame! –
Niall rise appena e mi mise un piatto di carta sulle gambe, con sopra una bistecca fumante. Feci una faccia disgustata e mi portai una mano alla bocca.
- Ah vero, sei vegetariana. – commentò dispiaciuto. Mi tolse il piatto dalle gambe ed iniziai a respirare regolarmente. Poggiai i gomiti sulle gambe e misi il mento sui palmi della mano.
- Credo dovrò brucare erba come le pecore. – mi lamentai. Risero tutti, tranne Harry, che continuava ad osservarmi. Lo guardai, e gli sorrisi, per la prima volta. Il sorriso più sincero che in questo mese avevo regalato. Ricambiò il sorriso, quasi incredulo, abbassando la testa.
- Samantha, tutto ok? – arrivò la professoressa che mi mise una mano sulla spalla.
- Oh, si professoressa, sto meglio. – sorrisi.
- Devi ringraziare il signor Styles per averti portata indietro. Sai, un’ora di camminata con una ragazza in braccio non è da tutti gli uomini. –
Sorrisi, di cuore. Abbassai lo sguardo, ma istintivamente poi lo alzai e guardai Harry. Ci fissammo per qualche secondo. I nostri occhi sembravano parlare fra di loro. Stavolta in quegli occhi verdi vidi la gioia farsi spazio fra il rosso e il gonfiore.
- I-Io vado… - dissi, alzandomi ed interrompendo lo sguardo con Harry.
- Dovfe vfai? – chiese Louis con un pezzo di salsiccia in bocca. Risi lievemente scuotendo la testa.
- In tenda, ho sonno. –
- Ma hai dormito fino ad ora! – si lamentò incredulo Liam.
- Tu non la conosci, è capace di dormire un giorno intero! – rispose Tiffany annuendo convinta. Sorrisi nuovamente e mi girai, andando verso la tenda.
Invece di entrarvi dentro, mi sedetti sull’erba, assaporando l’odore dell’aria serale.
Amavo quell’odore, mi provocava una dolce sensazione allo stomaco. Sospirai, guardando il cielo rossastro sfumarsi sempre di più di un blu intenso.
- Hey. – sentii, e poi avvertii una persona sedersi accanto a me. Lo riconobbi, mi sentii mancare. Sorrideva e mi guardava.
- Ciao. – risposi quasi sussurrando. Non avevo nemmeno la voce, per quanto fui sorpresa di vederlo.
- Sono contento che tu stia meglio. – commentò, rivolgendo uno sguardo all’erba.
Annuii senza rispondere. Mi sentivo a disagio. Ci furono interminabili minuti di silenzio, quando presi coraggio e parlai.
- G-Grazie per avermi ecco… soccorso, oggi. – lo guardai e sorrisi. Ricambiò il sorriso. Era bello, splendente. Riusciva ad illuminare la notte.
- Prego. –
Ed ora cosa dovevo fare? Dovrei iniziare uno di quei discorsi lunghi e strappalacrime che di solito si fanno nei film? No, mai.
Mi alzai di scatto da terra e rimasi in piedi, vedendo che anche Harry si stava alzando. Ci guardammo negli occhi, scrutando ognuno le iridi dell’altro. Iniziavo a sentire bisogno del contatto con il suo corpo. E adesso? Adesso do libero spazio al mio cuore.
Senza pensarci due volte, mi buttai fra le sue braccia stringendolo a me e nascondendo la testa nell’incavo del suo collo. Sentii che le sue mani premevano sempre più forte sulla mia schiena, come se volesse che i nostri corpi diventassero un’unica cosa. Iniziai a piangere, bagnandogli un po’ la maglia.
- Dio se mi sei mancato. – ne uscii una voce rotta dal pianto e ovattata. Non parlò, mi strinse di più a sé. Quel contatto valeva più di mille parole. Ora mi sentivo rinascere, sentivo il mio cuore riprendere vita. Come se si fosse risvegliato da un lungo letargo, ecco. Nell’inverno che vi era all’interno ora, ora potevo davvero sentire la primavera.
Ci staccammo, continuando però ad abbracciare l’uno il corpo dell’altro. Ridemmo, continuando a guardare i nostri volti completamente pieni di lacrime.
- Non sai da quanto aspettavo questo momento. – esordì lui, piangendo e ridendo contemporaneamente, come me.
- Anche io. –
Ancora silenzio. Era imbarazzante.
- E adesso? – chiesi improvvisamente, staccandomi da lui definitivamente. Abbassando lo sguardo e contemplando i miei scarponcini.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. – Io… Io credo che… che ora potremmo essere amici, mh? – mi tese la mano.
Amici. Quella parola fu come una pugnalata per me ma, se volevo satrgli di nuovo accanto, ero costretta ad accettare. Afferrai la mano e lo portai a me, abbracciandolo di nuovo. Ormai le parole non servivano più. Mi strinse forte, premendo la bocca sulla mia spalla.
Ed ora dovevo vedere Harry come un amico, un semplice amico. Ma ci potevo riuscire, in fondo ad Harry gli volevo bene. Avevo bisogno solo di tempo.
 
 
Oh sta zitta Sam, lo ami più di te stessa, sai benissimo che non ci riuscirai mai.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Kujyhtgrfedwsa.
Alla fine, questi due, hanno chiarito.
YUUUUUPPI *-*
Fate festa, stappate lo champagne.
Anzi no.
Perché ora sono amici.
Ma si sa che sono innamorati, dai, è palese.
NON DISPERATEVI GIRLS, NON E’ FINITA QUI.
Ringrazio tutte voi per le recensioni! NOVANTANOVE recensioni, ci credete?!
Io no. Ne manca una e finalmente arriverò a cento *-*
Per cui, se mi volete fare questo regalo (?) RECENSITE! Che poi ora voglio vedere cosa pensate di questo capitolo e del fatto che sono amici. AHAHAH!
In questo capitolo però Louis è troppo kjhygtrfedwsa. Vero? :3
Ok, non vi rompo più le balle.
ADIOS. xxxx

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Capitolo 20
*** I love you, always. ***


NOTA: avrete già notato che questo capitolo è lungo, vero? Bè, potete immaginare perché. Hkjyhgtrf *-* Tenetevi pronte ragazze, prendete una bottiglia di champagne e dei bicchieri. Ahah buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Tiff la vuoi finire di russare?! – sussurrai, dandole un buffetto dietro la schiena. Mugugnò qualcosa di incomprensibile e mi regalò una dolce e affettuosa gomitata sulle costole. Ovviamente, per modo di dire. Tiffany quando dormiva prendeva le sembianze di una camionista.
Mi massaggiai la parte colpita ed iniziai a sbuffare. Mi guardai intorno, la tenda sembrava tutt’a un tratto piccola, o forse era la camionista che avevo vicino che si era presa metà tenda. In ogni caso, il caldo era insopportabile. Presi il cellulare dallo zaino e guardai l’ora: 3.30 del mattino.
Scossi la testa e rimisi il cellulare nello zaino, dando un forte spintone a Tiff che si svegliò di soprassalto.
- Oddio che succede?! – urlò alzandosi sul busto e guardandosi intorno. Portò il suo sguardo su di me, che la guardavo con aria più scocciata che divertita.
- Succede che russi peggio di un uomo e hai occupato tutta la tenda! – la rimproverai.
- Scusa, ma sto morendo di caldo, non riesco nemmeno io a dormire… -
Scoppiai in una risatina e la guardai divertita, sta volta. Notai però un’espressione seria sul suo volto e mi ricomposi.
- Stai scherzando? – chiesi seria. – Se quando “non riesci” a dormire fai tutto questo rumore, non immagino quando dormi. –
- Bè ho problemi a respirare e… -
Ci bloccammo. Fuori dalla tenda si era sentito un rumore di rami calpestati o foglie frantumate. Ci guardammo terrorizzate pensando al peggio.
- E se è un assassino?! – chiese lei nel panico più totale.
- Un assassino, in un bosco?! – feci notare, mentre mi alzavo e mi mettevo a gattoni per aprire la tenda.
- Forse è un lupo! O un orso! O… Sam dove vai?! – mi strattonò i pantaloni del pigiama quando ormai mezzo mio busto era fuori dalla tenda. Mi guardai attorno, le tende erano tutte chiuse ed il rumore sembrava essere cessato. L’area dov’erano posizionate le tende era illuminata da un lieve bagliore proveniente da una lampada ad olio. Il clima fuori era nettamente diverso, l’aria era più fredda. Uscii dalla tenda sistemandomi poi i pantaloni del pigiama ed osservai meglio. Nulla, completamente nulla.
- Tiff te l’ho detto non c’è nessun lupo o assass… AAAAAAAAAH! – urlai, non appena vidi una figura nera dietro la nostra tenda. Cercai di rientrare in tenda ma quel qualcosa mi afferrò il braccio e mi mise una mano sulla bocca.
- Chi sei?! – mugugnai dietro la mano. Sentii una risata familiare e nonostante non vedevo nulla al buio riuscii a capire chi fosse.
- Sono Zayn! Non urlare, sai che ore sono?! – mi rimproverò, togliendomi la mano dalla bocca.
- Si che lo so! Appunto non dovresti essere nella tua tenda?! E cosa ci facevi dietro la nostra?! – iniziai a gesticolare. Avevo ancora la paura nel corpo e il cuore mi batteva a mille. Lo avrei ucciso, un giorno.
Mi guardò divertito, facendosi scappare un’ennesima risatina, per poi stringersi nelle spalle.
- Volevo venire a trovare Tiff. –
Spalancai la bocca, guardandolo trova. – E tu mi fai venire un infarto solo per venire a trovare la tua ragazza?! – alzai la voce, ma si vedeva che c’era anche un pizzico di divertimento. Lo presi per le spalle e lo catapultai letteralmente dentro la mia tenda. – Vai va! Non voglio nemmeno sapere cosa dobbiate fare! – dissi facendomi scappare un ghigno di divertimento.
- Grazie Sam! – urlò Zayn da dentro la tenda.
Risi nuovamente, per poi fare un respiro profondo. Portai le mani sulle braccia e le sfregai velocemente, per cercare di far andare via il freddo posatosi sulla pelle. Mi guardai intorno, notando che c’ero solamente io. Senza pensarci due volte, mi diressi verso la tenda di Louis.
La aprii ed entrai dentro, chiudendo velocemente la zip. Notai Louis dimenarsi un po’ fra le coperte e poi aprire gli occhi.
- Hey Sam… cos’è successo? – chiese con la voce impastata dal sonno. Si alzò sul busto e si stropicciò un occhio, era terribilmente tenero. Mi intrufolai immediatamente nelle coperte, abbracciandomi al corpo di Louis che nel frattempo si era nuovamente sdraiato.
- Il tuo coinquilino è andato a “trovare” la sua ragazza. –
- Sai vero che non parleranno affatto? – si mise a ridere, stringendomi di più a sé.
- Si, lo so. Appunto sono venuta a trovare riparo qui. Al solo pensiero di stare nella tenda mentre loro fanno… -  rabbrividii e feci una faccia disgustata, provocando un’altra risata a Louis.
- Buonanotte Sammy. – mi disse, dandomi un bacio sulla testa.
- Buonanotte Lou. – sussurrai, per poi cadere profondamente tra le braccia di Morfeo e… di Louis.
 
 
 
 
Un raggio di luce si era posato sul mio volto completamente rilassato. Nonostante avessi gli occhi chiusi, ero sveglia da un pezzo, ma non avevo voglia di alzarmi. Ero girata sul fianco sinistro, con la coperta che mi copriva fino a metà busto. Con la mano destra tenevo un’estremità di questa stretta al mio petto, e l’altra stava sotto il cuscino. Amavo dormire così, era l’unica posizione che potevo ritenere comoda.
Louis era già sveglio da un pezzo e si stava infilando la maglietta. Forse tenevo gli occhi chiusi più per l’imbarazzo che per il sonno. La notte prima avevamo dormito poco o nulla, dato i rumori strani provenire dalla mia tenda. La cosa era raccapricciante, e lo era ancora di più sapere che che avrei dovuto ridormirci.
D’un tratto la zip della tenda si abbassò e vi entrò una persona. Non riuscii a riconoscerla, dato che tenevo gli occhi chiusi, ma sentivo che mi stava osservando.
- Che ci fa Sam qui? – chiese. Al suono di quella voce rabbrividii e il mio corpo da rilassato diventò teso.
- Ieri Zayn per andare da Tiffany l’ha sfrattata, ha dormito qui. – rispose Louis. Esitò per un attimo e poi guardò la figura maschile appena entrata nella tenda. – Tranquillo, non è successo niente se è questo che ti stai chiedendo! – lo rassicurò.
Lo sentii ridere. Non Louis, l’altra persona. Adoravo il modo in cui rideva, l’avevo sempre amato.
Lo sentii avvicinarsi alla mia faccia, e ora potevo giurare che mi stava osservando dormire da una distanza quasi inesistente. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e i suoi occhi puntati sui miei chiusi. Cercavo di continuare a respirare normalmente, mentre Harry mi scrutava il volto.
Si avvicinò a me regalandomi un leggero bacio all’angolo della bocca. Per un attimo il mio cuore smise di battere e pensavo di essere morta.
- Bè, io vado. Ci vediamo fuori Lou. – disse, uscendo dalla tenda.
Diventò tutto più silenzioso e sentii Louis ridere.
- Basta fingere di dormire, è uscito. – disse scuotendo la testa. Mi alzai di scatto sbarrando gli occhi e guardando un punto indefinito.
- Stavo per morire Louis, davvero. – dissi.
Stavolta scoppiò in una vera risata che fece ridere anche me. Gli tirai un cuscino che prontamente prese e poggiò sopra il suo.
- Come hai fatto a capire che ero sveglia? – chiesi incredula.
- Quando è entrato ti sei irrigidita di colpo. Andiamo Sam sei antisgamo! –
Risi lievemente dandogli un buffetto sul braccio.
- In ogni caso, - continuò. – Io vado a fare colazione. Vedi di vestirti presto! Ti aspetto fuori. – mi diede un bacio sulla guancia e uscii dalla tenda chiudendola.
Mi stiracchiai e mi lasciai scappare uno sbadiglio, finchè non decisi di vestirmi. Presi un paio di jeans color blu schiarito e indossai una canottiera beige con i soliti scarponcini. Mi ravvivai i boccoli e presi il cellulare. Ovviamente Louis aveva pensato a tutto, portandomi vestiti e scarpe prima che mi svegliassi. Potevo avere un migliore amico… migliore? No, ne ero certa.
Uscii dalla tenda. Era una bella giornata, né troppo calda e né troppo fredda. Erano le otto e mezza del mattino e si stava già benissimo.
Presi a camminare verso Louis che stava parlando e ridendo con gli altri. Notai anche Harry, che rideva a qualche sua battuta continuando a mordere un cornetto. Una volta vicina salutai tutti.
- Buongiorno! – urlai sorridendo e andando ad abbracciare Niall.
- Svegliati di buon umore oggi? – chiese Liam, mentre gli davo un bacio sulla guancia.
- Secondo me è tutta una copertura per non far vedere che è arrabbiata con me. – disse Zayn. Lo guardai e scoppiai a ridere, scompigliandogli i capelli, seguita dai suoi lamenti.
- In effetti un po’ arrabbiata lo sono, mi hai completamente sfrattata. – pensai. – Ma almeno, vi siete divertiti? – guardai Tiff facendole l’occhiolino ed improvvisamente avvampò.
- Decisamente! – rispose euforico Zayn, mettendo un braccio intorno a Tiff e regalandole un bacio sulla bocca, che si trasformò in uno più appassionato.
- Non c’è una volta in cui non vi baciate! – si lamentò Niall, scuotendo la testa e continuando a mangiare la sua fetta di crostata. La quarta, se non sbaglio.
Sorrisi, andandomi a sedere vicino ad Harry, che continuava a fissarmi con un lieve sorriso sulle labbra.
- Hey. – dissi, sorridendo il più che potevo.
- Buongiorno. – continuò a sfoggiare quel suo sorriso perfetto. Quasi mi ci persi, finché non sentii le sue labbra posare sulla mia guancia. Il bacio durò un attimo, quasi come se me lo volessi rubare. Lo guardai incredula. Probabilmente avevo un’espressione buffissima, dato che rise lievemente.
- Sapevo che voi due avreste chiarito. – esordì Louis abbracciandomi. – L’avevo intuito quando Harry ti ha raggiunto sulla collina! –
- Si Lou, adesso siamo ottimi amici. – dissi. L’ultima parola mi fece male dirla ma col tempo mi sarei abituata.
Tutti si guardarono in faccia, un po’ dispiaciuti. Era palese che dispiacesse a tutti ma dovevano prenderla come la stavamo prendendo noi.
- Buongiorno ragazzi. – spuntò fuori la professoressa, con uno zaino in spalla ed un berretto in testa.
- Salve prof! Che si fa oggi? – chiese Liam, quasi per compassione più che per interesse.
- Faremo un’escursione. In cima al bosco ci sono delle piante e fiori rari che prenderemo e porteremo domani a scuola per lavorarci su. – rispose come se a Liam interessasse davvero. – Tu Samantha riesci a venire con noi? –
- Certamente, non si preoccupi, sto meglio. – la rassicurai.
- Bene. Allora prendere gli zaini che si parte! – ci sorrise e andò via. Sbuffammo e ci alzammo prendendo gli zaini e mettendoceli in spalla. Tiffany e Zayn si erano già incamminati dietro la professoressa tenendosi per mano, Louis, Niall e Liam si erano avviati ridendo, come se non avessi capito che avevano in mente di lasciarmi sola con Harry.
Presi il mio zaino e cercai di mettermelo in spalla, senza però grandi risultati: pesava tantissimo, ed inoltre non riuscivo a trovare l’altra bretella.
- Sei impedita. – commentò Harry ridendo. – Ti aiuto, aspetta. –
Si mise dietro di me e mi passò la bretella dello zaino, facendomelo calzare bene sulle spalle.
- Grazie. – sussurrai, regalandogli un mezzo sorriso. Abbassai lo sguardo e mi incamminai verso il gruppo che, ormai, stava aspettando solo noi.
Improvvisamente sentii la sua mano raccogliere la mia. Mi voltai di scatto e lo vidi al mio fianco.
- Posso? – chiese. Non avevo la minima idea di cosa rispondere. Se avessi detto di sì, mi avrebbe presa per una che non aspettava altro da una vita perché follemente innamorata di lui, ma se avessi detto di no sarei sembrata antipatica e scorputica.
- Si. – risposi. Alla fine dovevo accettare la verità, ero solo una che non aspettava altro da una vita perché ero follemente innamorata di lui.
 
 
 
 
 
 
- La Stella Alpina è il tipico fiore montano, che di solito si trova ad alte quote ed infatti è molto raro trovarlo a bassa quota. Siamo davvero fortunati oggi ragazzi! – spiegò la professoressa al gruppo di ragazzi accerchiati attorno al fiore. In fondo era un fiore, cose c’era di così particolare?!
Io e Tiffany stavamo sedute (diciamo sbracate) su un tronco d’albero, completamente esauste.
- Sam ti ricordi quando dissi che questo campeggio sarebbe stato una figata? – mi domandò Tiff, con voce smorta ed esausta.
Annuii svogliatamente, aspettando una sua risposta.
- Bè, scordatelo. Mi rimangio tutto. –
Scoppiammo a ridere, attirando l’attenzione dei ragazzi.
- Di cosa parlate signorine? – chiese Liam.
- Di quanto questo campeggio faccia schifo. – risposi atona.
- E menomale che si era svegliata con il buon umore! – fece notare Niall, sedendosi accanto a me.
Mi alzai la visiera del cappello e lo guardai socchiudendo gli occhi in due fessure.
- Scherzavo. – si giustificò, riabbassandomi la visiera del cappello. Risi, e stavolta lo tolsi passandomi una mano fra i capelli.
Presi lo zaino da terra e ne tirai fuori una boccetta d’acqua, che scolai in un sorso.
- Sei un cammello o cosa?! – disse Zayn, guardando quasi sconcertato la scena.
- Tu non sai com’è non bere da ieri notte! O forse dovresti saperlo… - risposi alludendo a quanto successo la sera prima.
Scoppiò in una risata e mi abbracciò, per poi andare a coccolare Tiffany che nel frattempo si era sdraiata sul tronco d’albero, quasi sul punto di addormentarsi.
- Su forza ragazzi, continuiamo. – urlò la professoressa, facendo smuovere una mandria di ragazzi addormentati e sfiniti dietro di lei.
Louis e gli altri ripresero a camminare, mentre io e Tiffany restammo ancora un po’ sul tronco. Ci guardammo e sbuffando, per poi alzarci. Iniziai a camminare a peso morto cercando di raggiungere gli altri, quando il mio piede scontrò una radice di un albero leggermente alzata e mi fece finire a terra.
- Ahia! – urlai, sedendomi e togliendo il fogliame dalle ginocchia. Il ginocchio destro si era sbucciato, e bruciava da morire.
- Sai Sam, sto iniziando a pensare che tu abbia seri problei di equilibrio! – Commentò Tiffany raggiungendomi.
- Ti sei sbucciata un ginocchio… - fece notare.
- Ma no?! – dissi acida e con una faccia probabilmente infastidita.
Sbuffò e poi alzò lo sguardo verso i ragazzi. – Ragazzi, Sam si è sentita così sola da avere una voglia improvvisa di abbracciare il terreno! –
- Non potresti semplicemente dire che sono caduta invece di fare la simpatica? –
- Stai tranquilla piccola Sammy. – mi diede un bacio sulla guancia. Sbuffai, ma risi comunque.
Immediatamente i ragazzi accorsero in mia soccorso. Niall e Zayn scoppiarono a ridere, quest’ultimo ricevette un buffetto sul braccio da Tiffany.
- Ce la fai ad alzar… - mi stava chiedendo Liam, ma venne spostato in modo poco carino da Harry che subito mi si inginocchiò davanti guardandomi preoccupato.
- Stai bene?! Riesci a camminare?! Fa male?! – la sua espressione era davvero buffa, che mi fece scappare una risatina.
- Harry mi sono solo sbucciata un ginocchio, nulla di grave! – lo tranquillizzai.
Mi passò una mano sulla guancia e per un attimo mi persi nei suoi occhi verdi smeraldo. In questo mese mi sono mancati come l’aria, avevo bisogno di perdermici ed assaporarli, consumarli, confonderli con l’azzurro dei miei.
Smisi di pensare quando sentii il bruciore dell’acqua ossigenata che stava disinfettando la ferita. Harry continuava a versarne un po’ con la mano destra e con la sinistra ci picchiettava un pezzo d’ovatta.
- Ti sei portato tutto il pronto soccorso dietro, Harry? – ironizzò Niall, facendo scattare la risata di tutti, anche quella del riccio.
- Ecco fatto. – continuò poi. – Ti do una mano ad alzarti. –
Ripose l’acqua ossigenata nello zaino e mi diede una mano, che afferrai con forza. Immediatamente mi ritrovai in piedi, con il mio petto contro il suo. I nostri nasi si sfioravano appena e i nostri occhi scrutavano le labbra schiuse di entrambi.
Quel contatto mi fece rabbrividire. Sentii un improvviso calore al petto che mi fece venir voglia di non staccarmi più da lui.
- Ehm… Credo dovremmo andare, la professoressa è già parecchio lonatana. – Ci interruppe Louis, guardandoci divertito e rivolgendo un’occhiata d’intesa al resto del gruppo.
- S-Si… Andiamo. – risposi, abbassando lo sguardo e annullando le distanze fra i nostri corpi.
 
Per tutta la passeggiata restai vicino a Louis e Liam, distante da Harry. Ma quando i nostri sguardi si incontravano non potevamo fare a meno di sorriderci e… e mi sentivo bene.
 
 
 
 
 
 
 
- Devo farmi una doccia. Non ne posso più! – si lamentò Tiffany, cercando di spicciarsi i capelli aggrovigliati. Maledicevo la professoressa per aver voluto fare un campeggio sperduti nel nulla.
- Siamo in un campeggio, non in un hotel. – precisai, continuando a massaggiarmi le tempie. Quella sera mi era preso un improvviso mal di testa.
- Se sapevo che saremmo stati tre giorni senza lavarci avrei rifiutato. – posò il pettine nella borsa e si stese vicino a me, arrotolandosi un ciuffo di capelli attorno al dito.
- Sono le nove di sera. Che facciamo? – chiese annoiata.
- Non so, mangiamo? – chiesi socchiudendo gli occhi.
- Abbiamo mangiato mezz’ora fa Sam. – sbuffò scocciata.
- Non si può fare nulla in questo campeggio! – sbottai mettendomi le mani nei capelli. Avrei perso la testa, me lo sentivo. Portai le ginocchia sotto il mento e continuai a sfiorare con il dito il cerotto che avevo sul ginocchio.
- Oggi è stato tenero Harry. – esordì Tiff, guardandomi intenerita.
- Già. – mi scappò un sorriso. Ci guardammo per un attimo, finché non mi suonò il cellulare.
Lo presi, guardando il display e rispondendo immediatamente.
- Francesca! – urlai, uscendo dalla tenda, seguita da Tiffany.
- Sam! Allora come andiamo lì? –
Incrociai le braccia portando gli occhi al cielo scuro e alle miriadi di stelle che avevo sopra la testa.
- Va tutto bene, tu invece? Cos’hai fatto in questi giorni? – chiesi.
Vidi Tiffany posizionarsi davanti a me e mimando con la bocca un “Salutamela”. Risi, facendole cenno di sì con la testa.
- Tutto apposto. Questi giorni ho visto tutta la tua raccolta di film per passare il tempo! – rise dall’altra parte della cornetta.
- Resisti fino a domani. Non ce la faccio già più! Ah, ti saluta Tiff! – dissi, vedendo le continue richieste della mora.
- Ricambia! – disse entusiasta. – Mi manchi, aspetterò fino a domani. Ora vado, un bacio bella. –
- Ciao Fra, ti voglio bene. – staccai il telefono dalle orecchie e attaccai. Mi passai una mano sul volto e guardai Tiffany.
- Hai l’aria di una che si è appena fatta una canna, sai? – scoppiò a ridere, portandosi una mano davanti alla bocca. La guardai allibita finché non mi fiondai sulla sua schiena.
- Hey ma ti sei ingrassata?! –
- Sono stata due giorni a digiuno, casomai sei tu che non riesci a portarmi! – Le dissi, scendendo poi dalla sua schiena.
- Avanti, andiamo dagli altri. – disse continuando a massaggiarsi la schiena.
Annuii e andammo a sederci davanti al falò, dove stavano tutti. Abbracciai Louis e mi misi fra lui ed Harry, mentre Tiffany andò a sedersi vicino a Zayn.
- Come va il ginocchio? – chiese il riccio, facendomi sobbalzare.
- Meglio grazie. – gli sorrisi, per poi rivolgere di nuovo lo sguardo al fuoco. Louis stava parlando con Niall e Liam di cose assolutamente senza senso logico, ma non stavo ad ascoltarle per non impicciarmi troppo.
- Sam, devo parlarti. – esordì improvvisamente Harry. Notai un’espressione preoccupata farsi spazio sul suo volto, così mi alzai seguita da lui e andammo vicino alla mia tenda, che fra le tante era quella più lontana dai ragazzi.
Ci mettemmo seduti sull’erba come due sere fa. Incrociai le gambe ed iniziai a giocare con un laccio del mio giacchetto. Ero diventata improvvisamente nervosa.
- Sam, io… non voglio che siamo amici. – mi rivolse uno sguardo. Alzai la testa e lo guardai trova.
- Intendi dire che dobbiamo stare lontani… per sempre? – azzardai a chiedere.
Fece una piccola risatina nervosa, e poi scosse la testa.
- Oh no, assolutamente. Non riuscirei a vivere con la consapevolezza di non poterti essere amico. E’ solo che non voglio che tu mi veda come un amico. – sospirò, scrutando le mie iridi azzurre che in quel momento emanavano ansia e paura. – Sam, io sono innamorato follemente di te. E vorrei stringerti, abbracciarti, dirti che sono stato un coglione ad averti lasciata da sola. Dirti che sbagli non ne commetterò più e stavolta non ti lascerò andare via. Un mese senza di te Sam, è come vivere senza un motivo. Per un mese ho respirato senza alcun motivo, mi sono alzato la mattina senza un perché quando prima il mio perché eri tu. Eri, lo sei, e lo sarai per sempre. –
Aveva iniziato a piangere. Le sue lacrime gli rigavano il volto come lastre ghiacciate. Lo continuavo a fissare, ascoltando ogni sua parola che arrivò dritta al cuore. I miei occhi iniziarono ad arrossarsi ma no, non volevo piangere. Perché in quel momento, mi sentivo solo la ragazza più felice della terra.
Tirò su col naso e ammiccò un falso sorriso, guardando dritto davanti a sé  – Ma probabilmente tu non riuscirai ad amarmi come prima, ti ho fatta soffrire e me ne pento amaramente. –
In quel momento nessuna parola mi usciva dalla bocca. La mia mente stava ancora pensando a ciò che aveva detto in precedenza. – Harry io… -
- No davvero, capisco. – mi sorrise, ma le lacrime non lo aiutavano.
- Harry davvero… -
- Non lo devi fare perché ti faccio pena Sam, devi farlo se… - gli misi una mano dalla bocca e mi avvicinai a lui, guardandolo negli occhi. Mi fissava, e le sue lacrime umidivano la mia mano.
- Tu non hai capito, che non ho smesso di amarti da quando ti ho visto nel bagno della discoteca. Non hai capito che ti amo, e molto probabilmente ti amo più di prima. In questo mese desideravo averti con me nonostante il tuo sbaglio fosse enorme. Ma io sono innamorata e… e sto iniziando a capire che quando si è innamorati si diventa davvero stupidi. Tu invece, mi stai facendo diventare pazza. Completamente. Perché nonostante tu mia abbia lasciata sola, sento il bisogno di averti qui con me, per i prossimi giorni. –
Staccai la mano dalla sua bocca, poggiandola per terra. In quel momento ero seduta davanti a lui e lo fissavo. Continuava a sbattere ripetutamente le palpebre e a sorridere, fissandomi. Provai a parlare, ma non riuscii a spiccicare parola perché le sue labbra avevano catturato le mie.
Mi prese in braccio ed io gli cinsi i fianchi con le gambe, portando poi le mani al collo. Le nostre lingue giocavano armoniosamente fra loro. Si cercavano, avevano aspettato abbastanza.
Ci amavamo, più di ogni altra cosa.
Mi posò dolcemente sull’erba umida, aprendo la tenda e portandomici dentro. Mi adagiò sulle coperte e si mise sopra di me, reggendosi con le braccia per non pesarmi troppo.
Affondai le mie mani nei suoi ricci, mentre la sua bocca passava dalla mia al mio collo, mordicchiandolo e lasciandomi segni violacei sotto l’orecchio.
Feci passare una mano sotto la sua maglietta ed iniziai a fiorargli l’addome ed il petto. Si staccò da me e velocemente si levò la maglietta, ricongiungendo nuovamente i nostri petti.
Continuammo a baciarci, a volte smettevamo per riprendere fiato e ci sorridevamo, poi ricominciavamo con più passione.
Incominciò a giocare con i gancetti del mio reggiseno, che si trovava ancora nascosto sotto la maglia. Avevo il cuore che mi batteva a mille e voleva esplodere, uscire dalla cassa toracica e sparire. Ero agitata ed Harry questo lo sentiva.
Decisi di togliere la maglia; me la sfilò e la buttò in un angolo, tracciando il contorno di una coppa del mio reggiseno. Ogni suo gesto, ogni suo movimento, era dolce e pacato: niente in quello che faceva era veloce o impaziente.
Le mie mani scivolavano su e giù su tutto il suo corpo e una sua mano mi accarezzava i fianchi. Mi staccai dalle sue labbra ed iniziai a lasciare umidi baci su tutto il suo corpo. Improvvisamente mi ritrovai sopra di lui, baciando il suo petto e scendendo sempre più giù. Arrivai al bottone dei jeans e lo slacciai, facendoli scivolare via. Ero sicura di quello che stavo facendo.
Prontamente mi prese i fianchi e mi fece di nuovo stendere sotto di lui. Le sue mani giocavano continuamente con il gancetto del mio reggiseno, cercando di slacciarlo. Quando ci riuscii esitò un attimo prima di toglierlo. Mi fissava, guardava i miei occhi impauriti ed agitati. Mi stava chiedendo il permesso.
Ed in questi casi cosa si dice? Non ne avevo la minima idea, non mi era mai capitata una cosa del genere.
Sorrisi e annuii lievemente, riprendendolo a baciare. Fece scivolare via il reggiseno ed unii finalmente il mio petto nudo al suo. Il contatto con la sua pelle mi fece rabbrividire. Sentivo il suo calore su di me. Si mise in ginocchio, facendomi sedere a cavalcioni sulle sue gambe. Si staccò dalle mie labbra e prese a baciarmi il seno, prima delicatamente, poi con più passione. Chiusi gli occhi, iniziando a sentire il piacere farsi spazio nel mio corpo. Le sue labbra sfioravano delicatamente il mio seno e le dita delle sue mani tracciavano leggeri disegni astratti dietro la schiena.
Più la situazione si faceva seria, più ero convinta di volerlo fare. Sapevo che non me ne sarei pentita, mai.
Mi adagiò nuovamente sulle coperte e, stavolta, le sue mani andarono sul bottone dei miei pantaloncini, slacciandolo e togliendoli. Osservò qualche istante il mio corpo seminudo, guardandomi e sorridendomi. Dopodiché ritornò su di me, sorreggendosi sui palmi delle mani.
Le mie mani continuavano a percorrergli e fianchi, fino ad arrivare all’orlo sei suoi boxer. Quando sentì le mie mani lì, smise di baciarmi e mi guardò. Nei suoi occhi c’era preoccupazione, ansia, paura: si stava chiedendo se ero davvero convinta di quello che stavo facendo. Se lo volevo davvero. Con la mano destra gli presi la guancia e lo avvicinai a me, continuandolo a baciare, mentre con la sinistra gli abbassai  boxer.
Lo baciai con più foga, quando sentii la sua intimità premere sulla mia. Allacciai completamente le braccia al suo collo mordendo le sue labbra.
Le sue mani scivolarono dalla mia schiena alle mie mutande. Prese le estremità di esse e le tolse con lentezza, continuando a fissarmi.
Era serio, ed io più di lui. Deglutii, iniziano a sentire il cuore battere più forte e lo stomaco aggrovigliarsi. Le aveva tolte e le aveva buttate sopra all’ammasso di vestiti tolti in precedenza.
Mi regalò un piccolo bacio sulle labbra e poggiò la fronte sulla mia. I nostri sguardi si incrociarono per l’ennesima volta, ma ora mi stava chiedendo tutt’altro. Era incredibile come riuscissimo a cominicare attraverso un semplice sguardo.
Lo fissai intensamente negli occhi, e dopo aver deglutito, annuii. Tremavo sotto il suo corpo mentre lui riprendeva a baciarmi ed accarezzarmi.
- Non farmi male. – sussurrai al suo orecchio. Mi aveva sentita, ne ero sicura, anche perché prese ad accarezzarmi la guancia e a guardarmi negli occhi.
Mi allargò di poco le gambe e iniziò ad unirsi a me.
Iniziai a gemere dal dolore, mentre una lacrima mi rigò il viso. Harry me l’asciugò ed iniziò a baciarmi per soffocare il dolore.
Aggrottai la fronte, il dolore non cessava. Ma era la prima volta ed era normale. Harry continuava ad accarezzarmi il corpo ed il viso, baciandomi ogni qualvolta che provavo dolore. Ero follemente innamorata di lui, su questo potevo giurarci. Il modo in cui mi accarezzava per cercare di non farmi soffrire, faceva capire quanto mi rispettasse, o quanto mi amasse per non farmi soffire.
Il dolore iniziò ad andare via ed iniziò a muoversi leggermente dentro di me, per farmi abituare. Quando il mio respirò si fece più affannato e qualche gemito di piacere uscì dalla mia bocca, aumentò il ritmo andando più veloce.
Stringevo le mie braccia al suo collo e le sue mani erano poggiate saldamente accanto alle mie spalle. Continuò a baciarmi con foga, lasciandosi scappare qualche gemito, come d’altronde stavo facendo io.  E non mi sembrava vero, di star vivendo tutto quello. Mi sentivo felice, pienamente. Eravamo uniti formando una cosa sola.
Iniziammo ad ansimare più velocemente, sapendo di stare per raggiungere l’apice: aumentò le spinte, fine a raggiungere l’orgasmo. Soffocammo i gemiti in un lungo bacio, dopodiché uscì da me e si mise al mio fianco, portando un suo braccio sotto la mia testa. Accostai il viso al suo petto, lasciandomi coprire dalla coperta di lana rossa.
Continuavo ad ansimare, finché il respiro non si fece regolare. Alzai lo sguardo ed incontrai il suo. Sorrideva. Mi feci scappare anche io un sorriso e gli regalai un lieve bacio a fior di labbra. Con il pollice tracciava i contorni dei miei zigomi, stringendomi di più a sé.
- Grazie. – dissi, guardandolo. Poggiò la sua fronte sulla mia e mi sorrise.
- Ti amo. – sussurrò sulle mie labbra.
- Ti amo. – risposi, lasciandomi coccolare.
E quella notte non l’avrei mai scordata, la notte più bella della mia vita. Non la notte in cui feci sesso, ma la notte in cui, per la prima volta, feci l’amore con il ragazzo che più amavo al mondo.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Oddio non so che dire.
Cioè mi viene da piangere.
AHAHAHAH.
Ma da quanto aspettate questo capitolo, mh? DA QUAAANTO?
AHAHAHAHAH. Ed ora il momento è arrivato.
Ve l’avevo detto che questo capitolo sarebbe stato ujyhgtrfed.
RECENSITE RECENSITE RECENSITE!
Come minimo a questo capitolo voglio 20 belle recensioni. Una volta avute, continuo.
Non immaginate cosa succederà nei prossimi capitoli.
Non vedo l’ora di scriverli.
Volete sapere cosa succede?!
Bè succede che… non ve lo dico.
MUAHAHAHAHAHAHH. Se lo volete scoprire, leggete e ditemi cosa ne pensate.
A PRESTO BELLISSIME xxx
 
Vi ricordo che potete seguirmi su twittah: @peterpanlouis
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Capitolo 21
*** Benvenuto in famiglia! ***


Sentivo lievi tocchi sul viso. Come delle labbra che sfioravano appena la mia pelle. Dalla fronte, passavano alle tempie e, sempre più delicatamente, andavano a finire sugli zigomi, per poi riempire le mie guance e sfiorarmi il naso. Poi, nuovamente, si posarono sulla mia bocca, a fior di pelle. Nonostante fosse passata una buona mezz’ora da quando avevo ripreso conoscenza, non avevo intenzione di aprire gli occhi. Quel piccolo “rituale” che mi inumidiva le guance da più di mezz’ora era meraviglioso.
Sospirai lentamente, aprendo gli occhi ad una lentezza assurda, e ritrovarmi specchiata nei suoi verdi. Sorrisi involontariamente, passandogli lievemente il pollice su una guancia.
- Ben svegliata principessa. – soffiò sulle mie labbra, con voce roca e bassa.
- Da quanto continui a baciarmi il viso? – sapevo benissimo da quanto, ma non volevo fosse solo un sogno o qualche mia immaginazione.
- Credo da mezz’ora. Sei così bella quando dormi. – mi regalò un lieve bacio, per poi unire la sua fronte alla mia.
Restammo così per qualche minuto, a scrutarci a vicenda, a captare ciò che l’altro voleva dire. A specchiarci l’uno nelle iridi dell’altro come fosse un legame chimico che solo con i nostri occhi riuscivamo a creare.
- Ieri mi hai fatto vivere la notte più bella della mia vita, sai Harry? – e come poteva non averlo fatto, mi sono sentita realmente felice.
- Tu, lo stesso. – iniziò a giocare con un boccolo appena poggiato sulla mia guancia. – Lo sai, per me non è la prima volta, ma al solo pensiero che per te lo fosse… Bè, posso dire che questa è la mia prima volta. –
- Non puoi decidere qual è la tua prima volta Harry! – gli risposi ironicamente, facendolo sdraiare e poggiando il mento sul suo petto.
- Si che posso! – protestò. – Le volte passate avevo solo fatto sesso, non c’era amore, ma ieri sì. E la prima volta, per me, è questa, perché ho fatto l’amore con la persona che amo. Il resto non è niente. –
Alzai di poco la testa per poterlo guardare meglio. Era diverso dagli altri. Lui… Lui sembrava capirmi e sembrava farmi stare bene. Quelle parole fecero fare un sussulto al mio cuore, che sembrava urlare sempre di più quanto lo potesse amare. Harry mi aveva liberato dalla prigione in cui mi ero rinchiusa anni fa.
Distolsi i miei pensieri quando le labbra di Harry sfiorarono nuovamente le mie. Ogni suo bacio sembrava sempre più bello del primo e sempre più unico. I brividi che provavo in tutto il corpo non cambiavano mai, erano sempre gli stessi ad ogni suo tocco.
- Credo dovremmo andare. Oggi si ritorna a casa! – disse entusiasta. Anche lui ne aveva abbastanza di questo campeggio.
Mi sciolsi dalle sue braccia dopo una nottata passata rannicchiata in esse, e velocemente indossai l’intimo e i primi vestiti che trovai nel piccolo borsone.
D’un tratto mi sentii delle mani cingermi i fianchi ed attirarmi indietro. Poggiai la testa sulla spalla e lasciai che le sue labbra tracciassero disegni astratti sul mio collo.
- Stavo pensando… - sussurrò. – Come faremo a dirlo agli altri? –
Mi bloccai, sbarrando gli occhi. Poi mi girai e lo guardai attentamente, lasciandomi scappare una lieve risata.
- Credo abbiano già capito. – risposi, diventando appena rossa in viso. Tiffany sapeva che era la mia prima volta, e già riuscivo ad immaginare la sua faccia non appena mi avrebbe vista arrivare al pullman. Per non parlare dei ragazzi. Bè… Louis, Louis anche lo sapeva. Ed era molto protettivo nei miei confronti. Ma gli avevo giurato di dirgli tutto quando sarebbe arrivata la mia prima volta. E glielo avrei detto, anche se con un po’ di imabarazzo.
- Tranquilla. – disse, accarezzandomi una guancia. – Andiamo. –
Mi prese per mano e mi fece uscire dalla tenda con lui. L’aria mattutina, nonostante fossimo ai primi d’Aprile, era davvero fresca. Mi sistemai meglio il giacchetto sulle spalle e lasciai che Harry me le avvolgesse con un braccio. Mi lasciò un bacio sulla tempia ed insieme raggiungemmo lo squadrone di ragazzi appostato davanti il pullman. Fortunatamente non era poi così tardi.
Quando fummo lì, i miei occhi si misero ad incrociare quelli di Louis, o di Tiffany, o di Zayn, o magari una chioma bionda che cantava a squarciagola con Liam. Ero agitata, ed Harry questo lo sentiva, dato che mi teneva sempre più forte a sé. Non pensavo fosse così difficile dire ai propri migliori amici un fatto più che importante della tua vita.
- Ecco la ragazza che questa notte mi ha sfrattata! Volevi la rivincita? Ci sei riuscita! – sentii urlare alle mie spalle. Non feci in tempo a girarmi che una Tiff tutta pimpante ed allegra mi saltò in braccio, stringendomi fortissima.
- Sono così felice per te! – continuò, stringendo di più le braccia al mio collo. Forse avevo assunto il colore di un peperone, se non di una melanzana.
- Io, ehm… - fu l’unica cosa che riuscii a borbottare.  Iniziai a giocare nervosamente con le dita delle mani, lasciando poi che le braccia di Zayn mi avvolgessero in un forte abbraccio. Perché tutti questi abbracci? Non era una cosa… naturale?
- Allora, com’è a letto il nostro riccio? – mi chiese, dando pacche sulla schiena ad Harry.
- E’ stata una cosa seria Zayn, perché devi rovinare sempre tutto?! – lo rimproverò Tiff, incrociando le braccia al petto e sbuffando.
- Si, hai ragione, scusatemi. – si passò una mano dietro la nuca.
- Tranquillo Zayn, non preoccuparti. – dissi, sorridendo per rassicurarlo. Guardai Harry, anche lui abbastanza rosso in viso, ma continuava a ridere comunque. I suoi occhi ed il suo sorriso sembravanon fare invidia a qualunque stella potesse mai trovarsi nella galassia in questo istante.
- Dove sono gli altri? – chiese il riccio, mettendomi una mano intorno alla vita. Mi accoccolai pigramente al suo petto, nascondendo la testa nell’incavo del suo collo. Il sole mi dava fastidio e la stanchezza di faceva sentire. In più non mi sentivo bene, la pancia mi faceva male. Ecco perché mamma mi dice sempre di fare colazione, la mattina.
- Niall e Liam sono già sopra, ma tranquilli, anche loro lo sanno. – Tiff mi fece l’occhiolino.
- Mi spieghi perché lo sanno tutti, eh?! – mi alterai, stringendomi ancora di più ad Harry per l’imbarazzo.
- Lo sappiamo solo noi. E poi dai, ho dovuto dare spiegazioni a Zayn e Louis, dato che mi sono imbucata nella loro tenda nel cuore della notte! –
Alzai di scatto la testa e mi guardai attorno. Avevo bisogno di parlargli.
- Louis, dov’è Louis? – chiesi, staccandomi leggermente da Harry.
- Credo sia sul pullman con gli altri. – riflettè Zayn. – Perché? –
- Ho bisogno di parlargli. – risposi, per poi girarmi verso di Harry e guardandolo alzando lievemente la testa. La differenza di altezza era poca ma un piccolo sforzo dovevo sempre farlo. – Va bene per te? –
Harry mi sorrise, mettendomi i capelli dietro le orecchie. – Più che bene. Ma non rubarmelo troppo, in fondo è anche il mio migliore amico, e come minimo dovrà farmi la ramanzina. La sua solita, ramanzina. – precisò.
Gli sorrisi e accostai il suo viso al mio per poterlo baciare. Il sapore era lo stesso di sempre, eppure sembrava ogni giorno qualcosa di nuovo e di diverso. Lo amavo.
Senza pensarci due volte salii sul pullman ed iniziai a percorrere il breve corridoio, guardando in ogni posto. Erano quasi tutti pieni, ma nell’attesa alcuni alunni erano rimasti giù a chiacchierare all’aria aperta. Il mio sguardo passava da una testa bruna ad una bionda, da ragazzi che chiacchieravano allegramente a ragazze alle prese con lo smalto. Finché eccola lì, quella chioma castana con qualche ciuffo all’insù, intenta a guardare fuori dal finestrino. Non poteva essere arrabbiato con me. O per lo meno, non ne aveva motivo. Sorrisi tra me e me e andai a sedermi di fianco a lui, aspettandomi il peggio.
- Hey. – lo richiamai. Si girò piano e mi scrutò il viso, soffermandosi sugli occhi. Dopodiché mi guardò le mani, che come sempre erano lì a giocare fra loro, segno di nervosismo. E questo lui lo sapeva.
Sospirai, aprendo bocca, ma ne uscì solo fiato, perché mi ritrovai nelle braccia di Louis che mi stritolavano come fossi un piccolo peluche. Non lo avevo visto bene in faccia, ma sembrava stesse sorridendo.
- Louis fai piano… Mi, mi soffochi! – protestai. Sciolse l’abbraccio e mi guardò. Come previsto, stava sorridendo, a trentadue denti.
- La mia piccola Sammy è cresciuta! – continuò, dandomi un bacio sulla guancia.
- Faresti un baffo a mia madre, Louis. – ironizzai, avvicinandomi di più a lui per lasciarmi stringere in un abbraccio più dolce. – Pensavo fossi arrabbiato. –
- Arrabbiato? Perché dovrei? – chiese.                            
Guardai il finestrino, facendo muovere il pollice su e giù sul maglione di cotone azzurro di Louis.
- Non lo so. A dir la verità è una cosa stupida! – mi sentii improvvisamente un’emerita cretina.
- Bè ammetto di essere geloso della mia migliore amica. – mi guardò in volto, posando le sue labbra sul mio naso e lasciandosi scappare un sorrisetto divertito. – Ma sono esperienze che non scorderai mai nella tua vita, e voglio che tu le faccia con le persone giuste. –
- Harry lo è, lo è sempre stato. –
- Lo so. – mi accarezzò la guancia. Louis aveva una dote innata, la sua dolcezza era innata. – Ma dovrà comunque subirsi la mia ramanzina! – annuii con veemenza, quasi per autoconvincersi.
Mi lasciai scappare una risatina, poi scossi la testa. – Non essere troppo crudele, è stato dolce. –
- Ti ha fatto male? Com’è stato? – chiese, posizionandosi comodamente sul sedile.
- Louis… - abbassai la testa imbarazzata. Parlare di certe cose mi aveva sempre messa in imbarazzo.
- Sono il tuo migliore amico, ho il diritto di saperlo! – protestò, facendo il broncio. – Anche io ho avuto la mia prima volta. Bè mi sono lasciato con quella ragazza due mesi dopo, però è stato comunque bellissimo! –
- Tu si che sai come tirarmi su il morale! – contestai ridendo. – In ogni caso, forse è stato il momento più magico della mia vita. Harry mi ha fatto vivere tutto quello in modo bellissimo, senza farmi soffrire. Mi amava e riusciva a trasmettermelo. –
In quel momento immagini della notte precedente si fecero spazio nella mia mente. Il modo in cui mi prendeva il viso, il modo in cui il suo indice asciugava una lieve lacrima che aveva rigato il mio volto, il modo in cui mi faceva sentire protetta fra le sue braccia. Il modo in cui riusciva ad amarmi, era unico.
Louis mi abbracciò nuovamente, senza parlare. Quell’abbraccio valeva più di mille parole. Sospirai a pieni polmoni l’odore di lavanda che aveva il suo maglione, per poi staccarmi da lui e rivolgergli un sorriso. In quel momento stavano arrivando Harry, Tiff e Zayn.
Mi buttai nelle braccia di Harry, poi però guardai immediatamente Louis. Era serio, e guardava male Harry. Possibile che avesse cambiato umore soltanto vedendolo?
Ci furono attimi interminabili di silenzio, rotti poi dal suono della risata acuta di Louis e dal tonfo dei loro petti che si univano in un enorme abbraccio. Quei due non si volevano solo bene, c’era qualcosa in più che li legava.
-  Ti giuro Lou, per cinque secondi ho temuto il peggio! – disse Harry, abbracciandolo sempre più forte.
- Non pensare di passarla liscia ricciolino! – lo guardo corrugando la fronte e posandogli l’indice sul petto. – Ora tu ti siedi qui e ti ascolti la mia ramanzina! –
Il riccio alzò gli occhi al cielo, e dopo avermi dato un bacio sulle labbra e mormorando un “scusa” divertito, si andò a sedere vicino a Louis. Io intanto, venni trascinata sul sedile dietro da Tiffany.
- Com’è stato? – mi chiese, più entusiasta di me.
- Magico. – mi limitai a rispondere. Mi guardò male, dopodiché alzò gli occhi al cielo.
- Solo?! E dai voglio i particolari! – protestò.
Sbarrai gli occhi, dandogli un buffetto dietro la testa. – Sono cose private Tiff! Accontentati di questo! –
Ridemmo all’unisono, dopodiché la mia faccia si impallidì e mi portai una mano alla pancia.
- Cos’hai? – fu la domanda di Tiff nel vedermi così.
- Nulla. – scossi la testa, regalandole un lieve sorriso. – Ho un po’ di mal di pancia. Dev’essere la fame… -
Mi sorrise guardandomi, dopodiché tirò fuori il suo ipod e passammo le due ore di viaggio a cantare a squarciagola ogni singola canzone che avesse, interrompendo tutto questo da occhiatine e bacini volanti fra me ed Harry. Ne ero sempre più convinta: lo amavo.
 
 
 
 
 
- Sei sicura di volerglielo dire così? – mi chiese Harry, stringendomi di più la mano. Stavamo impalati davanti alla nostra porta di casa, con i borsoni in mano. Era giunta l’ora di dire ai nostri della nostra relazione.
- Mi metti in difficoltà Harry! – sbuffai esasperata, passandomi una mano in volto.
- Secondo me dovete dirlo ora. – Intervenne Liam, che stava dietro di noi. Era venuto ad accompagnarci per vedere Francesca. D’altronde era la sua ragazza, e le mancava da impazzire. – Insomma dovete approfittarne ora che Anne e i tuoi genitori stiano insieme! E soprattutto che sono di buon umore! –
- Hai ragione Liam. – dissi.
- Siete tutti e due contro di me a quanto vedo! – il riccio portò le mani al cielo, scuotendo la testa. Risi lievemente e gli diedi un bacio sulla guancia.
- Avanti, andiamo. – aprii così la porta.
Entrammo piano nell’ingresso, senza farci sentire, ma il nostro piano saltò quando la porta si chiuse un po’ troppo rumorosamente. Improvvisamente sentimmo dei passi veloci farsi sempre più vicini.
- Siete tornati! Sam! Harry e… oddio Liam! – la mora saltò subito in braccio a quest’ultimo, stringendolo forte ed unendo le loro labbra. Francesca e Liam erano davvero adorabili assieme, lo avevo sempre creduto. Si staccò da lui e diede due baci ad Harry, dopodiché mi saltò letteralmente addosso, stringendomi fortissimo.
- Quanto mi sei mancata! – disse allegramente. Si, anche lei mi era mancata, davvero tanto.
- Erano solo tre giorni Francesca! – ironizzò Harry.
- E’ la mia migliore amica! – rispose staccandosi da me. – E stavolta vedi di non farla soffrire, o ti piastro i capelli! – già, Francesca aveva già capito tutto. D’altronde, le migliori amiche hanno un sesto senso.
- Tranquilla. – le rispose, raccogliendo la mia mano nella sua. Un brivido mi percosse la schiena, prendendomi all’improvviso. – Dove sono mia madre e i suoi? –
- In cucina. Andiamo! –
Francesca aprì le porte della cucina seguita a ruota da Liam, e ci fece entrare. Non appena mia madre mi vide mi accolse in uno dei suoi calorosi abbracci, e lo stesso fece la mamma di Harry. Mio padre si limitò a darmi un bacio in testa. Dopodiché tutti e tre si misero davanti a noi, osservando le nostre mani intrecciate. Francesca e Liam se la ridevano in un angolino, evidentemente le nostre facce spaesate erano divertenti.
- Ecco, noi… - Iniziò Harry, guardandomi. Gli avevo spiegato di non andarci troppo diretto perché altrimen… - Noi stiamo insieme! – come non detto.
- Ti avevo detto di andarci piano! – lo rimproverai. Mi girai di scatto verso mia madre ed Anne. Erano entrambe imbambolate, a bocca aperta. Poi scoppiarono in un enorme risata  e ci abbracciarono.
- Oh mio dio che cosa fantasrtica! La mia bambina! – e continuava a stritolarmi al suo petto. Era davvero… imbarazzante.
- Harry finalmente hai messo la testa a posto! Sam è quella giusta per te! – Iniziò Anne, stringendolo al suo petto. Harry era molto più imbarazzato di me, dato che la sua faccia era facilmente scambiabile per un pomodoro.
- Sembra un film! Voi due che  bisticciavate fin da piccoli, ed ora, dopo esservi rincontrati, state insieme! – continuò mia madre. – Non è assurdo Albert? –
Mio padre, in effetti, non aveva ancora spiccicato parola. Anzi, si era limitato a squadrare Harry. Forse era per questo che si sentiva a disagio.
Mio padre si piazzò davanti ad Harry, guardandolo dalla testa ai piedi. Ti prego papà, non farmi pentire di avere il tuo stesso DNA.
- Non farla soffrire, trattala bene, ne ha bisogno. Per il resto… benvenuto in famiglia! – si dipinse un sorriso sulle sue labbra, e abbracciò amichevolmente Harry. Quest’ultimo fece un sospiro di sollievo e si lasciò abbracciare.
Finalmente potevamo avere una relazione aperta, senza doverci nascondere. Finalmente avevamo chiarito, io e lui, e sapevo che non mi avrebbe mai fatta soffrire.
- Io vado a farmi una doccia. – dissi, per richiamare l’attenzione. – Fra, mi accompagni? –
Non se lo fece ripetere due volte, e salì con me le scale.
- Oggi rimanete a cena da noi! Bisogna festeggiare! – disse mia madre ad Anne. Ero contenta di come l’avevano presa. Poi non avevo dubbi su mia madre ed Anne, essendo migliore amiche, forse avevano sempre chiacchierato e fantasticato sul fatto che i loro figli un giorno potessero mettersi insieme.
Sorrisi tra me e me, regalando un ultimo sorriso ad Harry, che dolcemente mi lanciò un bacio. Potevo desiderare ragazzo migliore di così?
 
 
 
 
- Oddio sono felice per te! – Francesca mi abbracciò. Eravamo sedute sul letto e le avevo appena finito di raccontare della mia prima volta. Anche lei era felice per me, tutti lo erano. Wow, mi sentivo quasi una stupida a pensare che tutti avevano già avuto le loro prime volte, tranne che me.
- Già, lo sono anche io. – risposi. – Invece, quando avrai qualcosa con Liam, tu? –
- Calma Sam, con calma. – rise. – Intanto la settimana prossima vado a conoscere la sua famiglia! Non è fantastico? – mi abbracciò. Ero felice per lei, finalmente aveva trovato qualcuno che potesse amarla così com’era.
- Oh allora è una cosa seria! – ironizzai.
Restammo a scherzare sul letto per qualche minuto, dopodiché mi alzai per andare a fare la doccia, quando mi arrestai all’improvviso portando una mano sulla pancia.
- Sam? – chiese la mora.
- Devo… - mi soffermai, per poi iniziare a correre verso il bagno. – Devo vomitare! –
 
Raggiunsi il bagno e mi accasciai sul WC, iniziando a rigettare. Mi sentivo davvero male, la nausea non smetteva di andarsene da stamattina.
Appena ebbi finito, mi accasciai a terra, con la schiena contro il muro del bagno.
- Ti senti meglio? – mi chiese Francesca, passandomi una mano tra i capelli. Annuii debolmente, chiudendo gli occhi.
- Sapevo che la barretta energetica di Tiffany mi avrebbe fatta stare male. Lei e il suo cibo mi uccideranno un giorno! – risi, alzandomi da terra ed entrando nella doccia, una volta essermi liberata degli indumenti.
In quei cinque minuti distesi i nervi e mi rilassai. Ne avevo bisogno, soprattutto dopo che Tiffany mi aveva avvelenata con il suo cioccolato quasi scaduto.

 
 
 
 
 
 
 

Vas happenin?
Heilà. Non mi odiate, vi prego.
È l’ultima settimana di scuola e devo impegnarmi, non sono molto presente. Che poi io avevo chiesto 20 recensioni ma vi siete fermate a 17 D: Vabè dai, tre in più, tre in meno… che vuoi che sia (?) LOL
Grazie, siete davvero tenerissime. Le vostre recensioni sono jhgtfrds <3
Comunque, ve gusta questo capitoloooo?
A me sinceramente si. Perché è da questo che la storia si capovolge, prendendo un’altra piega.
Non immaginate nemmeno cosa la mia testolina sta sfornando in questi giorni LOL. Non vi dirò nulla tanto.
Muahah, che cattiva.
Comunque, spero sia di vostro gradimento. Mi raccomando RECENSITE, che amo quando vi piace un mio capitolo, mi sento soddisfatta, dato che scrivo per voi :3
Buona lettura bellezze, e superate questi ultimi giorni di scuola. Le vacanze non sono lontane! (Per me si, dato che ho tutto giugno pieno di esami D: )
A presto xxxx

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Capitolo 22
*** Ho solo diciassette anni. Diciassette fottuti anni. ***


- Fra aiutami! – urlai  dalla mia camera, intenta ad allacciarmi i jeans che proprio non volevano chiudersi. Sentii dei passi veloci e poi una porta spalancarsi, finché non entrò la figura di Francesca.
- Che ti serve? –
- Aiutami ad allacciare i jeans! Non entrano! – urlai nel panico. La mora si alzò e mi venne incontro, inginocchiandosi e prendendo le estremità della chiusura dei jeans tra le mani, cercando di chiuderla. Nulla.
- Mi sento un’obesa. – commentai, togliendomi i jeans. – Metterò una tuta. –
- Fammi capire… - indicò la montagna di jeans sul mio letto. – Nemmeno uno di questi ti entra? –
Scossi la testa e mi infilai la tuta grigia. Fortunatamente era abbastanza leggera, il caldo di aprile era insopportabile per me.
- Non mi sorprendo, questi giorni ti sei abbuffata di cioccolato e merendine ogni santa ora! – si lamentò.
- Hey, vorrei vederti tre giorni in un campeggio… A digiuno per giunta! – la rimproverai, mettendo i libri nella borsa e ravvivandomi i capelli.
- Sam sono passate tre settimane da quel campeggio e sembra che non mangi da mesi. – mise le mani sui fianchi e mi si posizionò davanti, impedendomi di uscire. – E poi, hai sempre mal di pancia. Perché non la smetti di mangiare cioccolato? Ti fa male. –
In quel momento sembrava una mammina preoccupata per la figlia obesa. E andiamo, se in questo periodo avevo più fame del solito non era da farne una tragedia, no?
- Va bene, cercherò di mangiare di meno. – alzai gli occhi al cielo, sbuffando. – Ma adesso fammi passare che Louis mi aspetta di sotto! –
Lo scostai lievemente dalla porta della camera e mi precipitai di sotto. Dopo aver salutato i miei genitori e la mia mammina adottiva Francesca – ormai era quello il suo soprannome – aprii di corsa la porta di casa e mi fiondai fuori, dove c’era ad aspettarmi l’auto di Louis.
Ciò che amavo di lui era che, nonostante stesse insieme ad Eleanor, aveva sempre tempo per me. Perché si, i due dopo il campeggio non si sono più separati.
- Buongiorno Sa… Perché porti la tuta? – chiese, alzando un sopracciglio.
Abbozzai un sorriso ed iniziai a guardarmi intorno, per sviare dai suoi occhi azzurri. Avevo vergogna a dirgli che nemmeno un jeans riusciva ad entrarmi. – Nulla, volevo stare… comoda. -  riuscii a cavarmela così. Fece spallucce e mi diede un bacio sulla guancia, dopodiché entrammo in auto.
- Cos’hai in programma di fare oggi pomeriggio? – mi chiese, continuando a guardare la strada.
- Non lo so, forse mi riposerò. Perché? –
- Riposarti?! Nemmeno mia nonna Sam! – ridacchiò guardandomi. Mi girai di scatto verso di lui, squadrandolo, e si ricompose immediatamente. – Comunque, volevo chiederti se ti andava di fare un giro con me e i ragazzi. E’ da settimane che stai chiusa in casa! –
Poggiai di scatto una mano alla pancia, per via di una leggera fitta avuta. – Va… Va bene Louis, ci sto. – mia madre avrebbe dovuto far sparire ogni singola merendina in casa, ne ero certa.
 
 
 
- Lo sai che sei terribilmente sexy con la tuta? – sentii delle mani cingermi la vita ed una voce calda e bassa avvicinarsi al mio orecchio.  Sorrisi appena, girandomi dalla sua parte ed incontrai nuovamente i suoi occhi verdi. Non mi stancavo mai di perdermici.
- E tu sei un gran bugiardo. – risi, provando anche a lui una leggera risata.
- Se ti baciassi qui in corridoio, davanti a tutti? – chiese, sfiorando con il labbro il mio collo.
- Madison si ingelosirebbe. – ironizzai. Si staccò appena dal mio collo per potermi guardare in viso. Era perfetto, per me. Ogni contatto con la sua pelle mi faceva rabbrividire, mi faceva comportare come una ragazzina innamorata.
- Non mi importa di Madison… - piano piano si avvicinò a me. Guardò prima le mie iridi, dopodiché passò a scrutare la mia bocca. Non aveva nulla di imperfetto, ne ero sempre più sicura.
Finalmente, unì le sue labbra alle mie, in un bacio sempre più appassionato e pieno d’amore. Le nostre lingue si cercavano come se non si fossero mai viste prima.
- La finite con queste smancerie cortesemente? – furono le parole di un biondino che uscii dall’aula di chimica seguito da Liam e Louis.
- Niall, arrivi sempre nei momenti più opportuni! – ironizzò Harry, dandogli una pacca sulla spalla.
- Siete voi che vi baciate quando arrivo io! – si giustificò il biondo, scatenando la risata di tutti.
- Tiffany e Zayn dove sono finiti? – chiese Liam.
- Non sono venuti, andavano a fare un giro a Londra. – rispose Harry, mettendosi nuovamente vicino a me e prendendo una mia mano nella sua. Gli sorrisi lievemente, per poi accasciare la mia testa sulla sua spalla.
- Non ti senti bene Sam? – chiese, accarezzandomi il viso.
Feci di no con la testa, e mi  abbracciai di più a lui, che mi accolse fra le sue braccia e mi strinse forte.
- Ti accompagno a casa. – disse iniziando ad uscire da scuola. – Louis, ti faccio sapere poi per oggi pomeriggio, ok? – urlò dall’entrata. Sentii Louis urlargli di risposta un “va bene”, ma ero già completamente morta sulla spalla di Harry.
 
 
 
 
 
 
Avevo gli occhi chiusi, non capivo bene dove mi trovassi, ma sentendo il letto sotto il mio corpo potevo dedurre di essere a casa. Aprii pigramente gli occhi e mi stiracchiai, portando le mani sul cuscino. La mano destra toccò qualcosa di morbido e ovattato. Mi girai piano e trovai la testa di Harry poggiata sulla mia spalla e con un braccio sulla mia pancia. Osservai la sua faccia rilassata, gli occhi chiusi, la bocca inespressiva. Lo ammetto, quando dormiva mi mancava il suo sorriso, ma ora sembrava un bambino indifeso. Mi convincevo ogni giorno di più, di amare tutto di lui. Ogni singola cosa. Perché mi completava, mi faceva sentire una persona vera quando mi era accanto. Riuscivo ad essere spensierata quando sorridevo vedendolo sorridere. Riusciva a rendermi felice solo standomi accanto.
Sfiorai con l’indice la sua mano, e mi avvicinai per posargli un leggero bacio sul naso. Un lieve contatto, quasi inesistente, ma lo fece svegliare. Inspirò a pieno polmoni e si stropicciò gli occhi, per poi guardandomi spaesato e abbozzando un sorriso.
- Buongiorno. – mugugnò.
Risi lievemente, scuotendo la testa. – Buongiorno? Harry sono le cinque e mezza del pomeriggio. –
- Oh… - disse con la voce ancora impastata dal sonno, poi richiuse gli occhi e poggiò la testa sul mio petto, abbracciandomi la vita. – Fra mezz’ora devo uscire con Louis. –
Iniziai ad accarezzargli i ricci. Erano così morbidi e profumavano di mela. – Mi ha invitata anche a me, credo verrò. –
Si alzò di scatto, a qualche centimetro di distanza dalla mia faccia, e mi guardò intensamente.
- Non stai bene, non ti muovi da qui. – disse serio, o almeno provandoci. Riuscii a scorgere agli angoli della sua bocca un leggero sorrisetto trattenuto.
- Ti prego! – lo supplicai, facendo il labbruccio. Sembravo la figlia che cercava di convincere il papà a farla uscire. Assurdo, ma allo stesso tempo divertente.
Harry mi guardò il labbro, e senza pensarci due volte lo morse delicatamente, fissandomi negli occhi. E’ difficile da spiegare, ma ogni volta che mi guardava sentivo calore al petto e allo stomaco, mi sentivo bene.
Lasciò il mio labbro e mi diede un leggero bacio a fior di labbra. – Questa è la punizione per non ascoltarmi! –
- Se queste sono le punizioni allora non ti ascolterò più! – ridemmo all’unisono. Si alzò dal letto e prese la giacca infilandosela. Incrociai le braccia al petto e girai lo sguardo dall’altra parte. Mi notò, e si inginocchiò al bordo del letto accarezzandomi un braccio.
- Sono solo preoccupato per te… - disse, ma non lo ascoltai. Lo sentii sbuffare e poi sorridere. – Va bene, vestiti. –
Mi girai di scatto verso di lui, sorridendo, e allacciandogli le braccia al collo. Dopodiché mi alzai  e indossai il giubbotto di jeans. Infondo, con la tuta stavo comoda.
Una volta allacciato, mi girai verso di lui, ma non feci in tempo a focalizzare il suo volto e mi ritrovai in braccio a lui, a mo’ di principessa.
Mi guardò per un attimo, finché le nostre labbra non si unirono di nuovo in un puzzle perfetto.
 
 
 
 
- Io ti dico che esiste il gelato alla carota! – disse Louis, puntando un dito contro Liam.
- Lou non esiste! Dove lo hai letto?! – continuò Liam, alzando le braccia al cielo.
- Su internet! E questa sera voglio prenderlo! – incrociò le braccia al petto, guardando Liam, che nel frattempo mise un braccio intorno al collo di Francesca.
Tutta quella scena era ridicola, Louis che voleva andare in giro per Londra in cerca di una gelateria che facesse il gelato alla carota era… esilarante. Io ed Harry continuavamo a ridere a quella scena, per non parlare di Niall che stava piegato di due dalle risate e Tiffany e Zayn che ridacchiavano rivolgendosi sguardi.
- Se lo trovi ti offro il gelato per un intera settimana, ok? – scommise Liam.
- Perfetto! – Louis gli afferrò la mano e la strinse. – Una promessa è una promessa, ricordalo. –
Liam rise, e si girò verso Francesca, continuando a camminare.
Intanto Louis si era avvicinato a Niall e continuava a parlare del gelato, mentre Niall gli consigliava qualche gelateria dove poter andare.
Non la smettevo di ridere. Stare con loro mi aveva fatto ritornare il buon umore.
- Il gelato alla carota… Voglio provarlo. – mi disse Harry, stringendomi di più a sé.
- E’ disgustoso! – risposi ridendo.
- Non è disgustoso! – mi rimproverò Louis girandosi di scatto e facendomi quasi andare a sbattere contro di lui. – Non lo hai mai provato! –
- Va bene Louis, stavo scherzando. – dissi ridacchiando e dandogli un bacio sulla guancia. – Dov’è Eleanor? –
- Doveva studiare per un esame. – disse amareggiato. Gli scompigliai i capelli e lo abbracciai.
- Hey Louis, prova in quella gelateria! – Zayn gli indicò una gelateria non troppo lontana da noi. A Louis gli si accesero gli occhi, letteralmente, e andò dentro seguito a ruota da Niall.
- Credo gli dovrai offrire il gelato, Liam. – scherzò Harry. Liam lo guardò in cagnesco ed il riccio non fece altro che ridere.
Mi misi una mano sullo stomaco, avevo una fame ed una voglia di gelato pazzesca. Dopotutto, un pomeriggio senza mangiare è già tanto.
- Ho voglia di gelato. – commentai.
Vidi Francesca venirmi vicino e socchiudere gli occhi in due fessure. – Sam. – mi chiamò. Rimproverandomi quasi.
- E dai ho fame! – mi lamentai.
- Poi non ti arrabbiare se non ti entra nemmeno la tuta! – disse. Mi sentii improvvisamente tutti gli sguardi addosso, che mi guardavano incuriositi. Sbuffai, passandomi una mano nei capelli.
- Ecco… In questi giorni ho mangiato un po’ e… Alcuni jeans non mi entrano più. –
Sentii Zayn scoppiare in una risata fragorosa, seguito poi da un urlo di dolore dato che Tiff gli aveva dato una gomitata nelle costole. La solita vecchia e delicata Tiff.
- Oh… Scusa Sam. – si giustificò il moro, venendomi ad abbracciare. –Dai, non è la fine del mondo! –
Annuii con il capo ed abbassai la testa, iniziando a osservarmi le scarpe. Mi vergognavo, terribilmente.
Sentii una testa farsi sempre più vicina e delle braccia abbracciarmi i fianchi.
- Sei sempre bellissima per me, amore. – rabbrividii a sentire quella parola. Sorrisi involontariamente e mi girai verso Harry, baciandolo con più amore che potevo. Lo amavo, più di ogni altra cosa al mondo, ne ero certa.
 
- Liam! – ci girammo tutti, perfino l’interessato, verso la voce allegra e stridula alle nostre spalle. Vedemmo un Louis esaltato che sventolava un cono con qualcosa di arancione sopra, ed un Niall in preda ad un attacco di risata. – Credo tu mi debba offrire il gelato per l’intera settimana!–
 
 
 
 
 
Iniziavo a notare che il soffitto della mia camera non era proprio rosa rosa… Era diciamo viola. Si ecco, viola. E non l’avevo mai notato, forse perché non ero stata mai così tanto tempo distesa sul letto. Erano le dieci di sera e di solito ero di sotto con Francesca a vedere la televisione, ma mi ha detto che doveva uscire a comprare una cosa importante, ed era anche molto preoccupata.
In effetti, era da un po’ che quando avevo i miei dolori di pancia mi guardava male, molto preoccupata. Era la mia migliore amica, ma nonostante tutto non riuscivo mai a capire cosa le passasse per la testa. Fra le due, era sempre stata lei quella che mi capiva. Ero un libro aperto per lei.
Mi alzai titubante dal letto e mi passai la mano sul viso. Ero bianca cadaverica, lo sapevo.  Anche perché appena arrivata a casa ho rigettato. Forse è stato il gelato alla carota di Louis, ho preteso di assaggiarlo e adesso ne pago le conseguenze. Perfetto.
Andai verso lo specchio e trovai riflesso il mio volto. Non sembravo io, sembravo un fantasma usciro da qualche film horror.
Scossi la testa e mi ributtai a peso morto sul letto, affondando il viso sul cuscino.
- Sam?! – è ritornata, finalmente.
- Sono qua! – urlai, con il viso ancora immerso nel cuscino.
Sentii la porta della camera spalancarsi, poi silenzio. Mi girai a guardare Francesca, che era in piedi sulla porta della stanza e teneva in mano una piccola busta di plastica. Mi guardava preoccupata. Iniziavo ad essere stufa di questo sguardo.
- Che hai comprato? Scatolette di gelato extra? – ironizzai, sedendomi accanto a lei sul letto.
Scosse la testa, guardandomi negli occhi. – Prometti che non mi uccidi? –
- Perché dovrei ucciderti? – iniziavo a preoccuparmi anche io.
Sospirò, per poi togliere la busta e farmi vedere cosa c’era all’interno. Oh mio dio, no.
- No! Mai! – urlai, ridendo nervosamente.
- Sam ti prego, non farti pregare. – si alzò dal letto e si posizionò davanti a me, sempre con la sua solita faccia preoccupata.
- Francesca spero tu stia scherzando. – dissi seria, guardandola quasi sconvolta.
- Io ho pensato… ho pensato… si insomma, mangi tanto, hai mal di pancia… - cercò di giustificarsi.
- Francesca io non farò mai uno stupido test di gravidanza! – urlai ancora di più.
- Cazzo Sam ascoltami per una buona volta! – stavolta si alterò anche lei. – Tutto quadra! Sono passate tre settimane, stai male, vomiti, mangi a non finire… Possibile che non ci arrivi?! –
Era impossibile. No, non poteva essere. Avevo solo diciassette anni.
- Non vuol dire nulla! – dissi, quasi sul punto di piangere. Mi accasciai a terra. Incrociando le gambe e sorreggendomi la testa con le mani. Francesca notò i miei occhi lucidi e si sedette vicino a me, passandomi una mano tra i capelli.
- Almeno prova. Per… per essere sicuri. – il suo tono di voce si era fatto più tranquillo e dolce. Alzai la testa ed incontrai i suoi occhi nocciola. Nonostante la stanza fosse quasi buia, se non per il lume acceso, si intravedeva benissimo la sua espressione. Forse stava peggio di me.
- Ho paura. – uscì un lieve filo di voce, quasi incomprensibile.
- Io sono qui. – mi abbracciò, un abbraccio che non durò molto. Ma in quel momento ne avevo bisogno.
Mi alzai da terra e presi in mano la scatoletta bianca e rosa dalla busta. La guardai per un attimo. Questo stupido affare… Perché doveva esistere?
Sospirai e mi diressi in bagno. Seguii le istruzioni ed aspettai. Intanto uscii dal bagno, con l’adrenalina in corpo.
- Devo aspettare. – dissi, sempre con un filo di voce. Mi sedetti sul letto e guardai un punto fisso del muro. Ero immobile, sembrava che ogni minimo secondo mi consumasse e mi facesse salire l’ansia.
Stavolta, gli abbracci di Francesca non servirono a nulla.
Passammo in silenzio dieci minuti, finché Francesca non mi invitò ad alzarmi e ad andare in bagno. Mi guardò per un attimo. Nei suoi occhi c’era paura, ma nei miei… assoluto terrore.
Entrai in  bagno e mi chiusi la porta alle spalle. Poggiai la testa sulla porta e chiusi gli occhi, inspirando a pieni polmoni. La paura mi stava divorando viva.
Mi avvicinai a quella stecca rosa posata sul lavello, e la presi in mano. Chiusi gli occhi, non volevo leggere. Quello stupido oggetto mi avrebbe rovinato la vita.
Mi feci coraggio e aprii gli occhi, guardando il risultato.
Dio.
Uscii dal bagno cauta, aprendo la porta. Francesca faceva avanti ed indietro per la camera, giocando con le mani. Appena sentii la porta aprirsi si girò e mi guardò.
Restammo immobili a scrutarci. Tenevo in mano il risultato, e la guardavo inespressiva.
Sapevo di stare per esplodere.
Scoppiai in un pianto quasi isterico, e mi buttai tra le braccia di Francesca. Le gambe mi tremavano, non riuscivo a reggermi in  piedi. Mi teneva lei, stretta a sé. Mi accarezzava i capelli, mi stringeva.
- Andrà tutto bene Sam. – continuava  a ripetermi.
No, non sarà così. Ho solo diciassette anni, diciassette fottuti anni.
Mi staccai da lei, con il volto bagnato e gli occhi rossi. Mi portai una mano al ventre e guardai nuovamente il test.
Positivo.
Ero incinta.

 
 
 
 
 
 
 
 
Va bene avevate ragione.
AHAHAHAHAHAAHAHH.
Vi ho detto che questa storia avrebbe avuto una svolta, eccola qui.
Molte di voi lo avevano indovinato.
In ogni caso… ora ci sono un bel po’ di problemi da risolvere. Come dirlo a Louis? A Tiffany? Agli altri? Ma soprattutto… Come dirlo ad Harry?
Se volete scoprirlo, dovete soltanto leggere i prossimi capitoli.
Spero vi piaccia e che non vi abbia deluse.
A presto. x

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Capitolo 23
*** Verità. ***


Mi accarezzavo dolcemente il ventre con i polpastrelli della mano destra. Ora che guardavo meglio, potevo notare un leggero gonfiore, e di certo non è colpa delle merendine, in quanto ora sapevo di aspettare un bambino. Avevo il mondo letteralmente crollato addosso, mi sentivo spaesata, non sapevo cosa fare. Intanto, giorno per giorno, lui cresceva in me.
Chissà se ha gli occhi di Harry… continuavo a pensare. Dio mio, magari avesse i suoi occhi, magari assomigliasse a lui. Ma il problema, era che lui non sapeva di essere il padre, ed io non sapevo se essere pronta a fare la madre.
Smisi di pensare quando bussarono alla porta di camera mia. Mi rimisi giù la canottiera bianca e dissi un flebile “avanti”, cercando di alzarmi dal letto e mettendomi seduta.
- Allora, come stai? – entrò Francesca, accomodandosi davanti a me. Era l’unica a saperlo. Bè, in fondo, sapevo di essere incinta solo da ieri.
- Bene. – mi limitai a rispondere.
La sentii sospirare e guardare un punto impreciso della mia camera, forse fuori dalla finestra. Alzai di poco la maglietta e osservai la mia pancia: la pelle candida, leggermente rialzata… mi scappò un sorriso, ma lo feci sparire subito quando vidi gli occhi nocciola di Francesca scrutare attentamente la mia pancia.
- Che hai intenzione di fare? – cominciò.
- Non lo so. – abbassai lo sguardo. – Credo lo terrò per me. –
- Lo terrai per te? Sam non dire sciocchezze. – si alzò dal letto ed iniziò a girovagare per la stanza senza meta, doveva solo far cessare il nervosismo.
- Si, credo farò così. In fondo, basta dire che sono un po’… ingrassata. – cercai di ironizzare, ma no, non c’era niente da ridere.
Francesca scoppiò in una risata nervosa e si girò verso di me, mettendosi una mano sulla fronte.
- Tu… Tu davvero credi di cavartela così Sam? Dirai che stai ingrassando? Certo, ma non hai capito che la tua pancia non rimarrà per sempre così. Ogni mese aumenterà e quando sarà il momento del parto non potrai essere sola. Devi dirlo ai tuoi genitori, ai tuoi amici a… Harry. Perché non glielo vuoi dire Sam?! –
Avevo gli occhi umidi, il viso piegato verso lo strappo dei miei jeans e le mie mani si torturavano a vicenda. Esatto Sam… Cos’hai? Perché spari certe stronzate?
- Ho paura Francesca… Io… dannazione ho paura! – scoppiai nuovamente a piangere. Avevo paura, terrore. Terrore che mi abbandonasse e che non mi volesse più, terrore di essere lasciata sola… di nuovo.
- Perché dovresti averne? Se ti ama… - fece intendere l’ultima frase, venendomi vicino e portando la mia testa sulla sua spalla.
- Avanti… Ha diciotto anni, l’ultima cosa a cui pensa è diventare padre. Resterò sola Francesca, mi abbandonerà e finirò in uno di quegli schifosi programmi su MTV! – le lacrime bagnavano il mio volto e non smettevano di scendere. Se quella mattina non avevo voglia di andare a scuola, era solo per non vedere Harry. Con quale coraggio potrei guardarlo in faccia come se nulla fosse? Vivere questi mesi nascosta e intanto sentire mio figlio crescere dentro di me. Nostro figlio.
- Tu non finirai da nessuna parte. – mi prese il volto tra le mani e mi asciugò una lacrima, l’ennesima. – Perché ci sono io con te, ok? E ti aiuterò a dirlo. Non sei sola. Se Harry ti ama, ti ama anche così. –
Le sorrisi. Sapevo che lei c’era, e ci sarà sempre. Che in quel momento sapeva di cosa avevo bisogno. Ma… c’era ancora da fare la scelta più importante.
- Sam, ora devi scegliere. – mi scrutò attentamente il volto, catturando ogni lacrima che scendeva dai miei occhi gonfi e rossi. Sospirò, per poi abbozzare un lieve sorriso, quasi inesistente. – Con o senza Harry, questo è il tuo bambino. E… sei sicura di voler continuare la gravidanza? –
La fatidica domanda. Quella che ti mette con le spalle al muro e ti appende la vita ad un filo. Tenere il tuo bambino, veder crescere la tua pancia e poi guardarlo finalmente negli occhi, o ritornare la normale ragazza di diciassette anni che dopo l’aborto viveva una vita normale e tranquilla?
Me lo immaginavo già, con gli occhi verde mare che mi sorrideva e i ricci castani contornargli il volto. Si, lo immaginavo come Harry. Volevo che assomigliasse ad Harry. Magari, quando nascerà, avrà anche il suo stesso sorriso.
-Si, voglio continuare. Voglio veder nascere il mio bambino. –
Mi abbracciò, senza più dire nulla. Ormai le parole non servivano più. Presto diventerò mamma, Harry lo deve sapere, Louis deve restare al mio fianco, i miei genitori mi devono aiutare. Non sarò sola, devo solo riuscire a dirlo.
 
 
 
 
 
 
- Sam cos’hai? Perché non sei venuta a scuola? Ti senti male?! – iniziò Harry dall’altra parte della cornetta. Mi ero decisa, lo avevo chiamato. Evidentemente aveva visto il mio nome sul display e mi aveva riconosciuta.
- S-Sto bene… Harry devo parlarti. – ero seria, sentivo un nodo alla gola ma mi sforzavo di non piangere di nuovo. Non potevo. Portai una mano alla pancia e abbassai lo sguardo su di essa. Ero sempre più convinta che quello che stava crescendo piano piano dentro di me, non era affatto uno sbaglio.
- Cos’è successo? – si incupì improvvisamente. Riuscivo a sentire i battiti del suo cuore accelerare ogni secondo.
- Vieni a casa mia, è importante. – attaccò subito, senza rispondermi. Abitando di fianco a me ci avrebbe messo qualche minuto ad arrivare, se non secondi, dato che era parecchio preoccupato.
In un attimo la porta di casa si spalancò ed io sobbalzai. Avevo dimenticato di chiuderla.
- Sam? Sam dove sei? – Sentii gridare da sotto. Ci aveva messo poco.
Scesi velocemente le scale e andai in salotto, dove lo vidi. Mi si fiondò addosso e mi avvolse nelle sue braccia, stringendomi a sé come non mai. Il suo profumo m’inondò le narici. Era così buono.
Restammo così per qualche minuto, poi fui io ad interrompere il silenzio.
- Saliamo in camera. –
Gli presi una mano e lo trascinai in camera mia, dopodiché chiusi la porta e mi ci appoggiai. Era in piedi davanti a me, aspettava una risposta, e mi sentivo un egoista e non volerglielo dire.
- Sam mi preoccupi, cosa devi dirmi? –
Mi staccai leggermente dalla porta e mi avvicinai a lui, mantenendo una certa distanza. Sentivo la paura mangiarmi viva.
- Ti… Ti ricordi quando… quando abbiamo fatto l’amore nella tenda? – forse non era un buon modo per incominciare.
- Te ne sei pentita? –
Sorrisi, scuotendo leggermente la testa. – No, assolutamente no. E’ stata la notte più bella della mia vita, ma… -
Perché non riuscivo a parlare? Eppure avevo provato e riprovato il discorso un miliardo di volte.
I suoi occhi continuavano a fissarmi, era paralizzato. Aveva paura anche lui, forse più di me.
- Harry tu mi ameresti se non avessi un fisico perfetto? – il volto iniziò a magnarsi di lacrime, mi portai una mano alla bocca per reprimere i singhiozzi. Si avvicinò cauto a me e mi alzò il volto, accarezzandomi la guancia. Le sue labbra si aprirono in un sorriso, i suoi occhi continuavano a fissare i miei. Sentivo il terremoto nello stomaco, ed un tamburo nel cuore. Ti prego Harry, non abbandonarmi.
- Ti amerei, ti amerei più di prima. – disse serio. – Solo perché hai preso un po’ di chili in più, Sam… Non è una tragedia. – continuò, baciandomi sulla fronte.
Sospirai. E’ più difficile di quanto sembri. Gli presi la mano destra e gliel’accarezzai. Cautamente, con la mia mano sinistra, sollevai di poco la canottiera fino a far vedere la mia pancia. Posai la sua mano sul mio ventre e sorrisi, guardandolo. La sua faccia si incupì, tutto si incupì. I suoi occhi sembravano spengersi all’improvviso.
- Mi ameresti anche se la mia pancia dovesse aumentare ogni mese? –
- I-In che senso? – balbettò, togliendo la mano dalla mia pancia e continuando a fissarmi. Mi morsi un labbro, abbassando lo sguardo. Non riuscivo a guardarlo in faccia.
- Sam ti prego rispondi. – continuò, sedendosi sul letto. Il suo respiro era diventato più pesante, lo sentivo, sentivo che anche lui aveva paura.
- Harry. – presi un respiro. Vai Sam, o ora o mai più. – Sono incinta. –
Le gambe mi tremarono e mi accasciai per terra, inginocchio,  con lo sguardo abbassato. Non aveva parlato, non aveva emesso nessun suono. Avevo il terrore di guardarlo in volto, ma la curiosità mi spinse a farlo.
Aveva gli occhi fissi su di me, la bocca schiusa. Sudava freddo.
Sospirai, asciugandomi le lacrime e rimettendomi in piedi. Dovevo finirla di fare la figura di quella fragile, ora dovevo provvedere da me.
Lo fissai ancora un attimo, non toglieva gli occhi da me. Quasi lo davo per morto, se non fosse per il suo petto che si alzava e si abbassava.
Improvvisamente si alzò, venendomi davanti.
Mi abbracciò, mi strinse letteralmente sul suo petto, mi fece sentire al sicuro.
- Scusami. – mormorò fra le lacrime. Ora è lui a piangere, ed io mi sento morire.
- No Harry, non devi scusarti. – Lo staccai da me, deglutendo. Aveva il viso bagnato dal pianto, singhiozzava. Sarei rimasta sola, lo sentivo.
- Tu… da quanto lo sai? – continuò.
- Da ieri. – mormorai.
- E perché non me lo hai detto subito?! – si alterò. Il suo tono di voce era leggermente più alto del normale.
- Come potevo dirtelo?! Mi sentivo spaesata, non sapevo che diamine fare! – ricadetti nuovamente in un pianto, ormai sembrava essere un’abitudine. Harry si calmò e cercò di avvicinarsi, ma lo respindi, facendo un passo indietro.
- Ti prego non… non abbandonarmi. Non ce la faccio sa sola… Ho bisogno di te.- dissi trai i singhiozzi.
Eravamo distanti, quasi ad una decina di metri. Tenevo le mani sulla pancia, le sue invece ricadevano sui fianchi.
E di nuovo quel suo profumo mi invase la testa, facendomi chiudere gli occhi. Che stessi immaginando tutto? No, ero davvero tra le braccia di Harry.
Mi stringeva, mi accarezzava i capelli. Mi sussurrava dei “ti amo” velocemente, ansimando, affondando il suo viso fra i miei capelli. Forse non sarei stata sola.
Mi scostò il viso dal suo petto e lo prese fra le mani, facendo scontrare le mie iridi con le sue, entrambi avevamo gli occhi rossi e lucidi.
- Sai, un ragazzo normale a diciotto anni vorrebbe vivere la sua vita. Andare alle feste, ubriacarsi, non pensare ad avere un figlio. E anche io, pensavo di essere quel tipo di ragazzo qualche minuto fa. Insomma… io padre? Mi ci vedi? Dio Sam non lo so nemmeno io. So soltanto che l’idea che mio figlio cresca nella tua pancia giorno per giorno mi fa… No Sam, non ti abbandonerò mai, non ci riesco io… io ti amo troppo per lasciarti da sola. E questo non è uno sbaglio, va bene? E se la gente lo penserà… Bè, sarà il nostro sbaglio Sam, mio e tuo. Il più bello che io abbia  mai fatto. –
Ogni parola mi entrò in testa e ci volle un po’ prima che di riuscire ad assimilare ciò che mi aveva detto. Sapevo solo di voler urlare al mondo intero quanto lo amassi, quanto lo volessi, quanto mi faceva stare bene.
- Stai dicendo che… - quasi non credetti.
- Sto dicendo che fra nove mesi quel bambino ci chiamerà mamma e papà, Sam. –
Risi, piansi, singhiozzai, sorrisi. Non lo so nemmeno io cosa facevo.  Ma lo sentivo vicino, mi sentivo colmare quel vuoto che avevo prima. Era lui, che mi faceva quest’effetto.
Mi aggrappai al suo collo e lo strinsi più che mai, dopodiché unì voracemente le sue labbra alle mie.
Mi baciò con foga, le nostre lingue si intrecciavano fra di loro. C’era passione tanta, ma era l’amore il sentimento primario in tutto ciò che facevamo. E quel bambino non sarebbe stato uno sbaglio, mai. Lo volevamo entrambi, e sarebbe nato.
Mi portò sul letto, adagiandomi cautamente sulle lenzuola candide. I stese sopra di me, cercando di non pesarmi. Non sapeva nemmeno lui come fare, aveva paura di fare del male a quell’esserino ancora microscopico nella mia pancia.
Le sue mani scorrevano dolcemente su tutto il mio corpo, alzandomi la maglietta e andando a sfiorare con il pollice il mio seno. Ogni suo gesto era dolce, non c’era malizia o violenza, solo amore. Era tutto perfetto.
Le sue mani passarono al mio viso. Lo accarezzarono dolcemente. Ci staccammo per riprendere fiato e fu lì che i nostri sguardi si incontrarono.
Entrambi eravamo felici, entrambi sorridevamo. Mi sfiorò le labbra con le sue, letteralmente, mi fece solo assaporare la loro morbidezza e poi si staccò, poggiando la testa su di me. Sembravamo una di quelle coppie che si vedono nei quadri del reparto ecografia: io, sdraiata sul letto e lui, con la testa sul mio petto, che mi sfiorava con l’indice il ventre e lo osservava alzarsi e abbassarsi ad ogni mio respiro.
- Voglio che assomigli a te. – dissi, continuando ad accarezzargli i ricci. Alzò di poco la testa, quel poco che serviva per guardarmi negli occhi. Mi sorrise, scrutando la mia bocca e posando di nuovo lo sguardo sui miei occhi. – Voglio che abbia i tuoi stessi occhi e il tuo stesso sorriso, sarebbe bellissimo. – mi lasciai scappare un sorriso all’immagine del bambino uguale a lui.
- E se fosse femmina? – mi chiese. – Deve avere i tuoi stessi occhi ed i tuoi stessi lineamenti del viso. – mi lasciò un bacio a stampo sulla bocca, poi riposò la testa sul mio petto, senza smettere si sfiorarmi il ventre con la mano. Era come se stesse parlando con lui, non so spiegarlo di preciso. Continuava ad accarezzarmi la pancia come se stesse coccolando quel piccolo essere ancora indefinito. Dio, se amavo la sua dolcezza. Ogni suo gesto era così ingenuo e inaspettato.
All’improvviso smise e si alzò, mettendosi seduto sul letto. Si sistemò i ricci e mi guardò, sorridendo. Mi alzai e mi misi seduta a gambe incrociate, difronte a lui. Mi prese le mani e con il pollice mi sfiorò il dorso.
- Dobbiamo dirlo ai nostri… - mi fece ricordare. Annuii lievemente.
- E a Tiffany… -
- A Liam e Niall… - continuò la lista dei nomi che sembrava infinita, eppure erano solo tre… o quattro.
- E… Louis. – lui era il quarto nome. – Dici mi rivolgerà ancora la parola? –
- Perché non dovrebbe farlo? –
- Potrebbe prendermi per una… ecco, essere incinta a diciassette anni mi da l’aria di essere una… -
- Sam non  lo pensare nemmeno, non sei una puttana. – disse lui, sfiorandomi il braccio. – Siamo stati imprudenti, è vero, ma lo abbiamo fatto con amore e soprattutto per amore, questo bambino nascerà per questo, non per uno sbaglio. –
Abbassai lo sguardo, sorridendo. – Spero solo mi capisca… -
Sentii Harry avvicinarsi a me e prendermi il mento, così da farmi alzare lo sguardo su di lui.
- Saremo io e te contro il mondo. –
Risi leggermente, provocando una lieve risata anche a Harry. – Ti amo. –
- Ti amo anche io, Sam. –
 
 
 
 
 
 
- Mi lanci la palla si o no?! – protestai, portando le mani verso il cielo. Harry rise, dopodiché me la lanciò e la presi prontamente con le mani… ho almeno credevo, invece mi scivolò via.
- Te l’ho lanciata pianissimo, come fai a non prenderla?! – continuò a ridere, abbracciandomi da dietro.
- Finiscila di ridere di me! – lo rimproverai, lasciandomi coccolare. Avevamo deciso di fare una passeggiata per Holmes Chapel, finché poi non ci siamo diretti a casa sua ed ora giocavamo nel suo giardino, come dei bambini.
- Non sto ridendo di te, sei solo tanto buffa. – mi sussurrò all’orecchio, baciandomi il collo e provocandomi brividi. – Sai, l’ultima volta che sei venuta qui ti ho spaventata e tu mi hai dato del coglione. Ti ricordi? –
- Come non scordarlo! – risi, girandomi verso di lui. – Ti detestavo. –
Mi lasciò e si allontanò da me, incrociando le braccia al petto. – Mi ritengo offeso. –
Risi nuovamente, allacciando le braccia al suo collo. – Ma smettila, lo sai che ho sempre avuto un debole per te. –
- Ah, è così? – mi strinse di più a sé, unendo le sue labbra alle mie e schiudendole. Un altro bacio perfetto.
- Secondo te quand’è il momento migliore per dirlo? – disse, una volta staccatosi.
Ci pensai un pò, poi scossi la testa. – Credo… Stasera. Dobbiamo dirlo stasera, non possiamo aspettare di più. –
- E hai nostri genitori? Non possono venirlo a sapere troppo tardi, potrebbero non prenderla… bene, ecco. –
Sbuffai, sedendomi sulle scale del patio e mettendomi le mani tra i capelli. – E’ tutto così difficile, dio. –
Mi accarezzò la nuca e mi diede un bacio sulla tempia, poi mi strinse al suo petto.
- Ci pensi… Io papà… Tu mamma… Sembra impossibile. –
- Già… - chiusi gli occhi e mi lasciai coccolare, rivolgendo un ultimo sguardo alla pancia, ancora bastanza normale… Per ora.
 
 
 
 
 
 
 
Camminavo avanti ed indietro per il salotto, torturandomi le mani. L’attesa mi stava distruggendo, eppure Harry era uscito solo da cinque minuti per andare a prendere gli altri.
- Mi stai facendo venire l’ansia, stai ferma? – mi rimproverò Francesca, sdraiata sul divano a guardare la televisione.
- Non sei tu quella che tra qualche minuto dovrà dire ai suoi amici di essere incinta! – le feci notare, buttandomi sulla poltrona e massaggiandomi le tempie. – Tutto in un giorno è frustrante! –
- Secondo me era meglio aspettare… -
- Certo, così magari mi presento da loro con un pancione abnorme e dico “Hey ragazzi scusate se non ve l’ho detto prima ma sono incinta!” – gesticolai con una voce alterata, ma che fece ridere Francesca per il suo tono.
- Quello che volevo dire – riprese a parlare, dopo aver smesso di ridere. – è che tutte queste confessioni in un solo giorno sono frustranti anche per me! Non è bello sopportare un isterica come te, figuriamoci poi se incinta! –
Spalancai la bocca rimanendo scioccata, osservando Francesca piegarsi in due dalle risate. Presi un cuscino che avevo accanto e glielo tirai in faccia. Un istante dopo suonò il campanello.
- Questo è per avermi dato dell’isterica! – le dissi, mentre correvo ad aprire la porta. Per qualche minuto Francesca mi aveva fatto scordare del loro arrivo e del mio discorso mentale, quindi non appena me li ritrovai davanti l’ansia risalì impadronendosi nuovamente di me.
- Hey Sam! Sei bianca come un latticino, mai pensato di andare al mare? – così fece il suo ingresso Tiff, dandomi un bacio sulla guancia.
- Anche a me fa piacere vederti Tiff. –
Mi scostai per farla entrare, seguita a ruota da Zayn che mi salutò con un bacio sulla fronte.
- Ho una fame da lupi! C’è qualcosa in frigo? – disse Niall, passandosi la lingua sulle labbra. Possibile che debba sempre mangiare quando viene a casa mia?
- Sai dov’è la cucina, prendi quello che vuoi! – gli dissi sorridendo. Mi diede un bacio sulla guancia e si diresse in cucina, cercando anche la più piccola busta di patatine da portare in salotto.
Fece il suo ingresso Liam, che mi abbracciò e si fiondò su Francesca, baciandola e abbracciandola. Adoravo vederli insieme, lui la rendeva felice.
- E a me il bacio? –
Sorrisi, la sua voce mi metteva sempre di buon umore e stranamente vicino a lui l’ansia sparì. Gli diedi un bacio sulle labbra, ed iniziai a giocare con un suo riccio che ricadeva sulla tempia.
- Sei la quasi-mamma più bella che abbia mai visto, sai? –
Sorrisi, per poi mettergli una mano davanti alla bocca. – Abbassa la voce, Harold! – lo rimproverai, per poi toglierla e farla cadere sulla sua spalla. – E tu il quasi-papà più dolce che abbia mai conosciuto. –
Sorridemmo insieme e mi regalò un altro lungo e appassionato bacio, che come sempre mi fece venire i brividi.
- Voi due! – urlò una voce più alta rispetto alle altre. – Staccatevi, tocca a me coccolare adesso! –
- Louis, quanto sei dolce. – mi fiondai addosso a lui non appena entrò in casa. Mi  strinse forte, poi mi allontanò un po’ per guardarmi in viso.
- In verità era riferito ad Harry, ma fa lo stesso. – rise. Gli diedi un buffetto sul braccio e lasciai i due ragazzi abbracciarsi.
Erano davvero amici, e si volevano bene. Forse era più che bene, era amore fraterno. Si, potrei definirlo così. Louis ed Harry erano amici fin da bambini, si erano sempre detti tutto, forse è per questo che io ed Harry avevamo un po’ paura della sua reazione. Soprattutto io.
- Stasera si vede un film romantico! Niente obbiezioni!  - richiamò l’attenzione Tiff, sventolando in mano la custodia di un DVD.
- E sentiamo, come si chiama questo film? – chiese Niall, ingurgitando un’altra manciata di patatine.
- Non lo so, so solo che parla di una ragazza di sedici anni che rimane incinta e il ragazzo la molla. – Perfetto, devo dire che è davvero il momento più adatto per vedere certi film. Io ed Harry ci guardammo, quasi in preda ad un attacco di panico, poi sospirammo e ci sedemmo sulla poltrona; io in braccio a lui, accoccolata sul suo petto, e lui che mi stringeva a sé, come sempre. Sembrava volesse proteggermi o rassicurarmi.
Per tutta la durata del film io ed Harry ci guardammo, ci accarezzammo, ci scambiavamo effusioni d’amore. Lo stesso stavano facendo Liam e Francesca, di fatto ogni tanto mi scappava un’occhiatina a quei due.
L’unica presa da quel film era Tiff, che singhiozzava e si asciugava le lacrime (che poi non c’era un bel niente da piangere) abbracciata a Zayn, che potevo giurare stesse russando, mentre Niall e Louis si lanciavano patatine a vicenda. Era una scena imbarazzante.
- Non ci credo, è finito! – Niall  alzò le mani al cielo e poggiò la schiena al divano, seguito a ruota da Louis.
- Oh e finitela è stato bellissimo! Non è vero Zayn? … Zayn? Zayn! –
- Eh si c-cosa dove? Bellissimo, soprattutto il pezzo in cui si rinnamorano! – ed ecco l’improvvisazione di un Zayn appena svegliato e con il volto ancora assonnato.
- Zayn, ma se si lasciano perché la ragazza è incinta! – puntualizzò Tiff, dandogli un buffetto sul braccio. I ragazzi risero all’unisono, mentre io ed Harry ci guardammo nuovamente.
- Certo però rimanere incinta a quest’età è un po’ una cosa brutta. – Se ne uscì Liam, non appena ebbe finito di sbaciucchiarsi Fra, che puntualmente mi guardò anche lei abbastanza ansiosa.
- Ha fatto bene a lasciarla, se fossi stato io avrei fatto la stessa cosa. – disse Zayn stiracchiandosi e posando un braccio intorno alle spalle di Tiff.
- Siete insensibili. – puntualizzò la mora accanto a Zayn.
In tutto quel discorso mi sentivo piccola ed insignificante, e stranamente la mia mente mi continuava a ripetere di stare zitta e di scappare al più presto in qualche continente lontano e sperduto.
Sentii una mano accarezzarmi la schiena: era quella di Harry. Mi guardava preoccupato ma il mezzo sorriso sulla sua bocca non mancava mai, lo usava per rassicurarmi e per farmi capire che andrà tutto bene. Come poteva andare tutto bene, se i miei amici avevano appena detto che essere incinta a quest’età è brutto? Per non parlare poi, che mi ritrovavo nella stessa situazione della protagonista, a parte per il fatto che Harry era rimasto con me.
- Oh, Sam, comunque… - Iniziò Louis. – Harry prima ci ha detto che ci dovevate dire una cosa importante. Siamo tutti orecchie! –
Oh no. E adesso?
- Vi sposate?! –chiese Niall, sgranando gli occhi. Ricevette un piccolo schiaffetto dietro la testa da Louis, che lo fece azzittire.
- No, ovvio che no… - risposi, alzandomi e prendendo per mano Harry. Mi posizionai davanti ai presenti, ed iniziai a giocare con una ciocca dei miei capelli. – Io non volevo dirlo così però! – mi lamentai, in preda al panico, girandomi verso Harry. Mi diede un bacio sulla tempia e mi mimò un “tranquilla” con le labbra.
- Dire cosa? – incalzò Tiff.
Di nuovo il senso di tremore pervase le braccia e le gambe. Tremavo, non riuscivo a guardare in faccia nessuno, eccetto Louis. Lui lo guardavo negli occhi e lui fissava me, serio. Aveva intuito che era qualcosa di serio.
- Voi mi vorreste bene se fossi un po’ più… grassa? – cercai di aggrapparmi allo stesso discorso fatto ad Harry, infondo aveva funzionato.
- Certo che si! – rispose Tiff. – Non ti preoccupare se sei ingrassata di qualche chiletto, sei sempre bellissima. – mi sorrise.
Le sorrisi di rimando ma no, non era questo a cui volevo arrivare.
Mi portai una mano alla pancia e strinsi ancora di più la mano ad Harry, che mi stava accanto guardandomi.
- Quando ho… Quando sono stata con Harry, quella sera… Bè ecco noi… Io… Io sono… - Non mi usciva quella parola. Non riusciva ad uscire dalla mia bocca.
- Incinta. – finì Harry per me.
Chiusi gli occhi, per un istante, aspettandomi il peggio, ma li riaprii non appena sentii il rumore della porta di casa sbattere violentemente e chiudersi. Louis non c’era più.
Guardai in faccia i ragazzi, che erano sconvolti a dir poco: Tiffany aveva gli occhi sgranati, Zayn aveva smesso di giocherellare con il telecomando e mi fissava, Niall aveva la bocca spalancata nonostante stesse mangiando, e Liam mi guardava altrettanto sbalordito, chiudendo poi con una botta la bocca del biondo.
- E’ uno scherzo, vero? – se ne uscii Zayn, fissando prima me e poi Harry, poi di nuovo me ed infine ancora Harry.
Scuotemmo entrambi la testa. Mi avvicinai di più ad Harry lasciandomi stringere.
- Wow. – fu il commento di Liam. Si passò una mano tra i capelli, guardando Francesca.
- Che sfiga. – commentò il biondino, decisamente fuori luogo. Tutti lo squadrarono, e lui si ricompose, cercando di rimediare al guaio. – Intendo… Che avete deciso di fare? –
- Lo teniamo. – disse Harry.
- Oh Harold diventerà papà! – Zayn si alzò dal divano e lo andò ad abbracciare, seguito a ruota da Liam e Niall.
- Diventeremo tutti zii! – urlò quest’ultimo, stavolta facendo ridere tutti.
- Bisogna prenderla bene, infondo. – disse Tiff una volta finito di stritolarmi di abbracci. – Noi ci saremo per te Sam, se hai bisogno noi siamo qui. –
- Conta su di noi. – Liam mi diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò. Mi sentii sollevata al pensiero che non tutti l’avevano presa male. O… quasi tutti.
- Devo parlare con Louis. – dissi, quasi più a me stessa che agli altri. Rivolsi un ultimo sguardo ad Harry, che mi sorrise. Stavolta era spento. Anche lui era rimasto male per Louis, glielo si leggeva negli occhi.
 
 
 
- Louis? – lo chiamai. Era sul marciapiede, che guardava il cielo. C’erano poche stelle ma quelle poche erano davvero luminose.
Non si girò, per cui lo affiancai io, guardandolo in faccia. – Louis… -
- Sai, lo avevo immaginato. – mi interruppe. Lo guardai spaesata. – Ecco perché dopo aver avuto al tua notte con Harry sono stato un po’ freddo. Avete fatto tutto così in fretta da non preoccuparvi delle… precauzioni. - sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Poi si girò e mi guardò sorridendo. Il suo sorriso risplendeva anche nella notte, riuscivo a vedergli gli occhi lucidi.
- Ma sai, ho pensato “magari mi sbaglio, magari hanno fatto attenzione” invece no. – mi sorrise, sfiorandomi il braccio. Aveva la voce rotta dal pianto, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo.
- Pensavo fossi felice per me. O almeno, che mi stessi accanto… - abbassai la testa, stavolta ero io che stavo per scoppiare a piangere. Era il mio migliore amico, avevo bisogno di lui.
- Forse penserai che sono un egoista, o che non mi riesca a comportare da migliore amico. – continuò, evitando ciò che avevo detto. Dai suoi occhi scese una lacrima, me ne accorsi, e mi sentii terribilmente in colpa. Girò la testa e mi guardò sorridendomi. – Ma in realtà ti voglio troppo bene e… e forse ti vedo ancora come la piccola Sammy che deve ancora crescere e… Senza saperlo sei già cresciuta ed ora stai per diventare mamma. –
Ed io ero sempre più convinta di amarlo. Non come si ama un fidanzato, certo che no, nemmeno come si ama un padre. Lo amavo come si ama un migliore amico, e questo bastava.
Lo abbracciai con tutte le mie forze, e lui fece lo stesso. Mi strinse al suo petto, baciandomi la testa e bagnandomi la guancia con le sue lacrime, calde e salate.
- Io resterò Sam, non me ne andrò. Starò al tuo fianco, tuo e di Harry. Non vi abbandonerò. –
- Ti voglio bene Lou. –
- Anche io, non immagini quanto. –
No, ne ero  sempre più sicura: non ero più sola.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ao.
In questo capitolo me so popopopo impegnata! LOL
Finalmente Sam riesce a dirlo.
Harry sembra la prende bene, no? Oh, Styles diventerà padre :’)
Ma la parte che preferisco è assolutamente si Louis e Sam. Dico, posso averlo io un migliore amico come lui?! Quanto ikujyhgtrfe è dolce.
Comunque, oggi ho fatto l’esame di italiano ed è andato tutto bene.
Sembrava tutto meno che un esame. Ragazzi che ridevano e che si dondolavano sulle sedie… un parco giochi proprio lol
Spero vi piaccia il capitolo e che non vi abbia deluse!
Grazie per le recensioni! E continuate a mandarle mi fa piacere leggere i vostri commenti c:
A presto xx
 

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Capitolo 24
*** Go away. ***


- Ma vieni ancora a scuola? – mi girai a quella domanda, e vidi Zayn venirmi incontro, abbracciato a Tiffany. Chiusi il libro e mi girai a guardarlo.
- Perché non dovrei? – chiesi confusa. – E comunque, buongiorno. –
- Bè perché sei… - indicò con un cenno di capo la mia pancia. Sussultai un attimo, abbassando di più la mia maglietta a maniche corte bainca.
- Finché la mia pancia è normale, non vedo perché non dovrei venire. –
- Ma fra qualche mese ci abbandonerai tutti! – disse Niall, abbracciandomi da dietro.
- Ed io anche. -  quella voce mi fece rabbrividire, poi sentii la sua mano stringermi la mia.
- Quante volte te lo devo dire che devi continuare gli studi, Harry? – lo rimproverai, lasciandogli un lieve bacio sulla guancia.
- Voglio starti accanto durante la gravidanza, e poi sono stufo di andare a scuola! – sbuffò, tirando la testa all’indietro e abbandonandosi completamente alla panchina dove eravamo seduti.
- Tu non devi smettere di studiare per me. E poi, non sono sola! C’è Francesca, i miei genitori… -
- Ma se non lo sanno ancora. – fece notare Louis, rivolgendomi un occhiata di rimprovero. Dovevo ancora dirglielo, è vero, ma solo due giorni fa lo avevo detto ai ragazzi, non potevo dirlo in modo così frettoloso. Era una questione delicata.
- Louis io credo che i miei genitori non vogliano. – detti voce ai miei pensieri. Da qualche giorno questo pensiero mi balenava nella mente, e sapevo che doveva essere così. I miei non mi avrebbero mai capita, mi avrebbero fatto abortire. Ed io non volevo.
- Non dire cazzate. – Zayn mi si avvicinò e mi accarezzò i capelli. – Ti capiranno, ne sono certo. –
Sbuffai, mettendomi le mani fra i capelli e accasciandomi sul petto di Harry, che leggermente passò una mano sulla mia schiena.
- Qualunque cosa decidano i tuoi, Sam, sei tu la madre. Devi decidere tu. – parlò Liam, dopo un interminabile tempo di assoluto silenzio.
- Non quando sei minorenne, Liam. – fece notare Tiffany, che si strinse ancora di più a Zayn e si lasciò baciare sulla nuca.
Allacciai le mie braccia alla vita di Harry, e alzai il volto per poterlo guardare meglio. I suoi occhi erano sempre bellissimi, e risplendevano più del solito in quei giorni. Alzò lievemente un angolo della bocca abbozzando un sorriso, poi unì le sue labbra alle mie.
- Non mi importa cosa diranno i tuoi, io voglio diventare papà. – soffiò sulla mia bocca, prima di stringermi a sé.
 
 
 
- Credi dovrei cercarmi un lavoro? – chiesi improvvisamente, distogliendo lo sguardo dai bambini che giocavano sulle altalene.
Tiffany inarcò un sopracciglio e mi guardò incuriosita. – Che genere di lavoro? –
- Non lo so, un lavoro. Magari cameriera… -
- Scusami Sam, ma nelle tue condizioni non credo tu possa permetterti un lavoro! Fra qualche mese diventerai abnorme. –
- Già…- risposi con un filo di voce, passandomi una mano sul ventre ancora piatto. – Ma dopo potrei, intendo dopo il parto. Potrei lavorare in un locale mentre Harry studia… -
- E il bambino a chi lo lasci? Non contare su di me. – si sbrigò ad aggiungere, alzando le mani all’altezza della testa. Risi appena, scuotendo il capo e socchiudendo gli occhi.
- Non era mia intenzione, anche perché sei troppo irresponsabile per tenere un bambino – scherzai.
- Se la metti così allora tu sei troppo giovane per averne uno! –
Il mio sorriso si spense ed abbassai la testa, sospirando.
- Scusami… - si avvicinò a me, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
- No, tranquilla. Immaginavo voi lo pensaste… Ma io ed Harry lo vogliamo, ed io soprattutto non voglio abortire. –
- Dovresti sbrigarti a dirlo ai tuoi genitori Sam. La tua pancia non è poi così tanto… piatta. – mi fece notare, rivolgendo uno sguardo al mio ventre. In effetti, era appena rialzato, non più piatto come prima.
- Stasera, Sam, devi dirglielo stasera. – continuò.
- Non approveranno. – pensai, chiudendo gli occhi e lasciando aderire la mia schiena allo schienale della panchina. – Mi manderanno via. –
- Non dire sciocchezze, non lo faranno. – mi assicurò.
Feci un mezzo sorriso, quasi una smorfia. – Non conosci i miei genitori, mi hanno sempre raccomandato di stare attenta, soprattutto mia madre, non voleva che facessi il suo stesso errore, quello di avere la prima figlia a sedici anni. –
- Forse tua madre può capirti, siete rimaste incinta alla stessa età, più o meno. Sarebbe ingiusto non capirti. –
Mi alzai dalla panchina ed iniziai ad incamminarmi verso l’uscita del parco, seguita a ruota da Tiffany.
- I miei saranno delusi da me. – affermai, fredda.
- Non devi farti uccidere da questo pensiero Sam. Se non ci sono loro, ci saremo noi. – mi abbracciò, come un’amica abbraccia un’amica in difficoltà. Affondai il viso tra i sui capelli neri, e mormorai un lieve “grazie” che si mescolò tra il profumo dei fiori di pesco del parco.
 
 
 

HARRY

 
Camminavo lento tra gli enormi scaffali del supermercato, cercando qualcosa di buono da mangiare per stasera. Sarebbero venuti i ragazzi a cena, dato che mia madre aveva il turno di notte ed io non volevo rimanere solo. E poi, lo stomaco di Niall non è mai pieno.
Presi una busta di pasta e la infilai nel carrello, poi cercai lo scaffale dove erano esposte le bevande. D’un tratto mi fermai davanti ad un reparto che prima di allora non avevo mai notato, oppure non avevo il bisogno di notare.
Biberon, giochi per bambini, tutine di tutti i colori.
Presto dovrò passare spesso per questo reparto. Pensai. Ed era così, presto diventerò papà.
Mi scappò un sorriso al solo pensiero… Insomma, io? Papà? Era nei miei piani?
No, non lo era. Fino a qualche mese fa nella mia testa c’erano solo ragazze e sesso, poi è arrivata lei, che mi ha completamente sconvolto la vita, o meglio, me l’ha cambiata. Mi ha cambiato, sono una persona migliore adesso.
Scossi la testa per mandar via quei pensieri, e mandai avanti il carrello lasciandomi alle spalle quel reparto rosa e blu.
- Hey Harry. – sentii chiamarmi, così mi girai. Notai una testa bionda farsi vicino. Sbuffai, cercando di sorridere non troppo falsamente.
- Ciao Madison. –
- Che ci fai qui? –
Non so, che ci faccio qui? Forse volevo andare in discoteca ed ho sbagliato edificio?
- Faccio la spesa, mi sembra ovvio. – ricominciai a camminare fra i mille scaffali del supermercato, guardando ogni prodotto esposto su di essi. Notai una cassa di birre e feci per prendere, poi mi ricordai che la sera stessa ci sarebbe stata anche Sam e che forse non sarebbe stato carino vedere i ragazzi sbronzi, o addirittura io. Così lasciai perdere e optai per una cassa di coca cola.
- Niente birra? Ti senti male? – ironizzò la bionda ossigenata, che continuava a seguirmi come un cagnolino.
- Ci ho ripensato. E poi, non hai niente di meglio da fare che seguirmi? – chiesi girandomi all’improvviso, infastidito.
- Pensavo non ti stessi tanto antipatica quella notte in discoteca. – affermò con malizia, avvicinandosi bruscamente a me. Feci una faccia disgustata e l’allontanai da me. Quella sera mi aveva rovinato l’esistenza, era diverso.
- Lo sei diventata da quella sera. –
- Andiamo, Sam non c’è, non c’è bisogno di fingere Harry. – sorrise, sempre con la sua solita malizia disgustante.
- Finiscila di pensare che io non la ami. La amo più di qualsiasi cosa, e adesso vattene via per favore. – ero seccato, tanto. La sua presenza mi infastidiva ed il fatto che andasse in giro a dire che non amavo Sam mi infastidiva ancora di più. Lei non immaginava nemmeno cosa succedeva nel mio stomaco quando i mio sguardo incontrava gli occhi azzurri di Sam.
- Non pensavo fossi così cattivo, sai? Illudere una ragazza non è mai bello. –
- Madison mi hai davvero rotto le palle, lo sai? Forse sei solo invidiosa perché non hai un sorriso bello come il suo, capace di sciogliermi il cuore in un secondo. Sei invidiosa perché non hai i suoi stessi occhi che potrebbero illuminare l’intera Londra. Sei invidiosa perché a differenza tua lei è dolce, timida, riservata… quando arrossisce il suo viso pallido si colora di quel rosa tenue che la rende ancora più bella, e quelle fossette che le si formano sulle guance quando ride, dio se le amo. Ecco, sei invidiosa perché io amo lei per come è, e non amo te, che sei una grandissima troia. –
Me ne andai a passo spedito, lasciandola quasi pietrificata in mezzo al supermercato. Ne avevo abbastanza di lei e di tutti gli altri, dovevo solo pensare alla mia di vita e al fatto che stavo per avere un bambino dalla ragazza che più amo in questo mondo.
 
 

SAM

 
- Prima di andare da Harry, devo dirglielo. – dissi convinta davanti allo specchio della mia camera, specchiandomici. Francesca era già andata a casa sua per stare un po’ con Liam, e avevo chiesto di poter essere lasciata da sola per parlare meglio con i miei genitori. Harry, inoltre, stava fremendo. Era più agitato di me, aveva paura che non capissero.
- Vai Sam, ora o mai più. – sussurrai, guardandomi ancora allo specchio. Mi sistemai i jeans nuovi, comprati della misura della mia nuova pancia, e mi diressi di sotto. Ogni scalino sembrava essere infinito, o forse ero io che ci mettevo una vita a scendere le scale.
- Non dovresti essere da Harry? – chiese mia madre, alzando la testa dal libro che stava leggendo. Mio padre tolse lo sguardò dalla televisione ed iniziò a guardare dentro i miei occhi. Non sapevo nascondere le emozioni, e probabilmente tutto il nervosismo e la paura che avevo li stava leggendo nei miei occhi.
- Si, ma dovrei parlarvi di una cosa. – iniziavo a sentire le gambe e le braccia tremare, il fiato farsi sempre più corto. Mi sedetti sulla seconda poltrona rossa del salotto e inizia a torturarmi una ciocca di capelli. Non riuscivo a guardare i miei negli occhi, non ci riuscivo.
- Sapete… Sapete che sono sempre stata una ragazza diversa dalle altre, no? – iniziai, balbettando un po’. – Ho sempre rispettato le vostre regola m-ma… ma ho diciassette anni, insomma, sono giovane e faccio degli sbagli. Alcuni lievi, altri… seri. –li guardai, ero terrorizzata e stavo trasmettendo terrore anche ai miei genitori. Mia madre aveva chiuso il libro e mi guardava, mio padre aveva spento la televisione e i suoi occhi erano puntati su di me. Dio, quant’è difficile.
- Voi vi siete sempre fidati di me e probabilmente vi avrò deluso. Ma sappiate che comunque voi la pensiate, io… io non cambierò idea. – ero sul punto di piangere, lo sentivo. Gli occhi mi bruciavano e sentivo quel nodo alla gola che quasi mi impediva di parlare.
- Sam, cos’è successo? – chiese il tono fermo, impaurito ma allo stesso tempo dolce di mia madre. La guardai, nel panico, e deglutii. Presi qualche respiro e strinsi l’orlo della maglia in un pugno.
- Io… a-aspetto un bambino. –
Trattenni il fiato, e lo rilasciai dopo aver visto mia madre coprirsi la bocca con le mani e mio padre alzarsi in piedi.
- Tu cosa?! – urlò contro di me.
- Papà ti posso spiegare… - dissi alzandomi e mettendomi una mano sul ventre. Le lacrime scendevano senza fine sul mio volto bagnandolo completamente.
- Cosa vorresti spiegare?! Hai diciassette anni Sam! – mi puntò un dito contro. – Non voglio che diventi madre a diciassette anni! Hai ancora una vita davanti! –
- Non cambierò idea! –
- E’ uno sbaglio, lo capisci?! – iniziò mia madre, affiancandosi a mio padre. Anche lei urlava, urlavano tutti e due contro di me.
- No, non lo è! Non era previsto ma… ma è vero! L’ho fatto per amore! – urlai anche io, diventando lievemente rossa in faccia.
- Tu abortirai, costi quel che costi! – mio padre si mise una mano sulla fronte, sudata, e si sedette sul divano.
- Harry è il padre? – chiese mia madre, atona, ma con note di delusione molto evidenti.
Annuii lentamente, abbassando la testa  e mordendomi un labbro. – Anne lo sa già, ci capisce, perché non lo fate anche voi? –
- Come possiamo capirti?! Tu, madre a diciassette anni? Sei ancora immatura per capire come ci si comporta da madre! – urlò la donna che una volta pensavo avesse il mio stesso segno sanguigno.
- Tu si invece?! Mi hai avuta a sedici anni per uno sbaglio perché tu e papà non avevate nulla di meglio da fare! – urlai, mettendomi poi una mano sulla bocca. Lo stavo pensando, ma non mi immaginavo di avere il coraggio di… urlarglielo in faccia.
Ricevetti uno schiaffo in faccia da mia madre, talmente forte da rimbombare nel salotto e da farmi diventare la guancia bordeux.
- Siamo delusi da te. –
- Lo so. – dissi prendendo la borsa sul divano. – Ma non ho intenzione di abortire. –
- Sam, te lo ordino. O in questa casa non ci entri mai più! – si alzò mio padre, guardandomi con gli occhi di un padre arrabbiato e deluso.
- Allora addio. – mi misi la borsa sulla spalla ed uscii di casa, sbattendo la porta. Iniziai a piangere, sentivo gli occhi bruciarmi, la guancia andarmi a fuoco, il petto esplodere. Mi accasciai sul marciapiede mettendo le mani sul mio ventre leggermente gonfio.
- Tu nascerai. – continuavo a sussurrare in preda al pianto, a quel bambino ancora in fase di sviluppo nel mio ventre.
Mi alzai da terra prendendo la borsa e mi diressi a casa di Harry, anche se era solo a qualche metro da casa mia.
Bussai incessantemente alla porta, senza avere risposta.
- Harry apri! – urlai, piangendo disperatamente. Finalmente la porta si aprii e mi fiondai  nelle braccia della persona che amavo di più al mondo, stringendomi a lui.
- Sam?! Dio Sam cos’è successo?! – continuava a ripetermi, cercando il mio viso.
- M-Mi hanno cacciata, non mi hanno c-capita…- singhiozzavo e piangevo allo stesso tempo. Mi strinse ancora di più al suo petto, accarezzandomi la nuca. Sospirò, e mi regalò un bacio in testa.
- Ti amo Sam, non sei sola. –
 
 
 

HARRY

 
- Ci trasferiremo. – dissi, coccolando Sam sul divano. – Troverò una casa fuori da Holmes Chapel. –
- Con quali soldi? – mi fece notare Zayn. Sbuffai passandomi una mano sulla faccia. Era difficile, tremendamente difficile. Sam non poteva restare qui, dovevamo andarcene.
- Venite a stare da me. – disse Louis, mentre accarezzava i capelli di Sam, che stava appoggiata alla mia spalla ancora con gli occhi gonfi. – Ho una camera in più. –
- Lo faresti davvero? – chiesi.
- Sento il dovere di farlo. –
Mi alzai e lo abbracciai forte. C’era sempre stato per me, per qualunque situazione. Amava me e Sam più di chiunque altro e non ci avrebbe lasciati in mezzo alla strada.
- Venite stanotte, tua madre capirà. – affermò rivolgendo lo sguardo su di me.
Annuii ed iniziai a prendere la valigia che stava sotto il divano e ci infilai tutti  vestiti che avevo preparato qualche minuto prima.
- E adesso, come ve la caverete? – chiese Liam, preoccupato e terrorizzato.
- Lasceremo la scuola, non possiamo andarci. Troverò un lavoro e… -
- Potresti venire a lavorare con me, sapete che qualche volta vado a lavorare al negozio di musica in centro. Potresti venire con me ed aiutarmi!- disse Niall, regalandomi uno dei suoi caldi sorrisi. Ricambiai il sorriso e lo abbracciai.
Sam non sarebbe rimasta sola, c’ero io con lei.
 

LOUIS



- Hai preso tutto? – chiesi impaziente ad Harry, che stava caricando la sua valigia nel cofano della mia auto.
- Si, vai. – si mise dietro con Sam, che lo raggiunse dopo aver salutato Tiffany e soprattutto Francesca.
- Francesca? – chiesi, guardandola dallo specchietto retrovisore.
- Rimane a dormire da Liam e domani riparte per l’Italia. – rispose atona. Cercavo di distrarla ma non ci riuscivo, volevo vederla sorridere come prima, con le sue adorabili fossette, ma non ci riuscivo.
Annuii e continuai a guidare. Avevo intenzione di andare nella mia casa a Doncaster, molto ampia e spaziosa. Non so per quanto ci avrebbero vissuto, ma sono sicuro che Sam avrebbe passato la gravidanza in modo tranquillo e sereno. Doveva sorridere, sempre.
 
 

SAM



Casa di Louis era enorme, e davvero bellissima. Rimasi quasi stupefatta da tutto quel verde e dalla casa rossa che spiccava più di tutte le altre.
- Benvenuti nella vostra nuova dimora! – disse ironicamente, aprendo la porta e facendoci passare con e valige, o meglio, con la valigia di Harry. Io avevo a malapena una borsa con dentro il cellulare e il portafogli.
- La vostra camera è l’ultima a destra, infondo al corridoio. Io intanto preparo qualcosa da mangiare. – continuò, dandomi un bacio in guancia e dirigendosi verso la cucina.
Harry prese la valigia ed insieme ci incamminammo lungo il corridoio della casa. Le pareti erano color panna ed il pavimento era in parqué, davvero accogliente.
Aprimmo la porta di legno e ci ritrovammo in una stanza grandissima, con un letto matrimoniale, due armadi, una scrivania ed un enorme portafinestra che faceva accedere al balcone della camera.
Harry posò la valigia sul letto, mentre io mi misi davanti alla finestra ad osservare la finestra.
Sentii improvvisamente sue braccia cingermi i fianchi, molto più delicatamente rispetto alle altre volte. Sentii il mento di Harry poggiarsi sulla mia spalla e i suoi ricci solleticarmi la guancia.
- Sei pronta ad intraprendere una nuova vita? –
- Tu lo sei? – chiesi girandomi e guardandolo.
- Assolutamente. – mi sorrise, baciandomi sulle labbra. – Saremo io e te. –
- Ed il bambino. – puntualizzai, sorridendo.
- Ed il bambino, certo. – sorrise, facendomi girare verso di lui. – Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. –
E le nostre labbra si unirono nuovamente.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Perdonatemi.
Perdonatemi per il ritardo MOSTRUOSO çç
Ma con gli esami, l’estate e tutto il resto non ho avuto modo di continuare D: Ora si ed ecco il capitolo.
Stasera ho il saggio di canto e sono emozionatissima juyhtgrfed.
Comunque, spero vi piaccia questo capitolo. Sam è stata cacciata via ed ora intraprenderà una nuova vita con Harry e il dolcissimo migliore amico Louis.
Questi mesi passeranno in fretta ma saranno infernali per Sam… per scoprire di cosa sto parlando continuate a leggere la storia :)
 
Ah, visto che questa storia è quasi giunta al termine (mi sto deprimendo çç) ho già pensato alla prossima storia.
Sarà DIVERSA dalle altre, perché il tema sarà fantasy e vampiresco, a raiting rosso.
Non vi spaventate lol
I protagonisti saranno una vampira che scappa dalla Scozia per sfuggire al matrimonio imposto dalla sua congrega di vampiri. Scapperà in Inghilterra e si ritroverà a viaggiare sola per Bradford.
Poi verrà ospitata da un ragazzo e… bè, seguite la storia. ;) Ma immagino che già dal nome del paese in cui si ritrova la giovane Lenah (sarà questo il suo nome) abbiate già capito chi sarà stavolta il componente della band ci cui parlerò. VAS HAPPENIN?!
Ok basta, stroppo spoiler. AHAHAHAHAH! Sappiate però che ci sono sempre tutti i One Direction, nessuno escluso :D
Voglio fare questo genere perché mi riesce meglio, e spero vi piaccia anche a voi :3 Intanto continuate a leggere questa storia d’amore con protagonisti Sam ed Harry!
Alla prossima dolcezze xx (HO CAMBIATO NOME, NON SO SE VE NE SIETE ACCORTE AHAH ORA MI CHIAMO larrysaveme :))

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Capitolo 25
*** Sea for all! ***


Due mesi dopo.
 
 
- Sam ce la fai a scendere le scale? – chiese Louis, stringendomi ancora di più le mani. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Mi sentivo trattata come una bambina piccola.
- Louis, ovvio che ce la faccio! – alzai la voce, strattonando le mani dalla sua presa e scendendo le scale, mettendo la mano destra sulla ringhiera e la sinistra sul pancione.
Già, pancione. Ero al secondo mese di gravidanza, ed ora la mia pancia era molto evidente. In casa Louis ed Harry mi trattavano come una bambina, accompagnandomi in ogni angolo per paura che mi succedesse qualcosa.
- Per quanto ancora sarai nervosa? – chiese, accennando un sorriso.
- Per i prossimi sette mesi. – risposi atona, bevendo la mia tazza di thè mattutino. – Dov’è Harry? –
- E’ andato a ritirarsi da scuola, ha portato anche il tuo modulo. Almeno non avrete più questo problema. – sorrise.
Sospirai, passandomi una mano sulla faccia. Poggiai la tazza nel lavandino  e andai in salotto, poggiandomi lentamente sul divano. Alzai la maglietta del pigiama ed iniziai ad osservare la mia pancia, abbastanza sporgente e tonda. Mi scappò un sorriso. Quando notai Louis che mi stava osservando abbassai la maglietta e mi diressi verso di lui, abbracciandolo.
- Ti va di fare un giro? Così, per distrarti un po’. – chiese, affondando la testa nei miei capelli. Annuii dolcemente e gli lasciai un dolce bacio sulla guancia, dopodiché salii le scale ed andai a prepararmi. Quel giorno faceva davvero caldo. Bè, dopotutto, eravamo al ventuno di Giugno, oggi iniziava l’estate.
 
 
 
Etciù.
Ennesimo mio starnuto. Louis rise di nuovo, sorseggiando la sua limonata.
- Non mi avevi detto di essere allergica al polline! –
- Bè è facilmente evidente in questo periodo, non c’era bisogno di dirtelo! – ironizzai, strofinandomi il naso, che aveva iniziato a prudere.
Ripresi il mio bicchiere di succo ed iniziai a berlo, osservando i bambini che giocavano allegri tra le giostre del parco.
Sentii del calore sul petto, ed era molto piacevole.
- Non vedo l’ora di vedere il volto del bambino. – dissi, guardando Louis e sorridendo.
- Sarà sicuramente bello come il tuo. – mi accarezzò la guancia, ridendo.
- Voglio che assomigli ad Harry! – protestai, alzandomi dalla panchina e prendendo sottobraccio Louis. – E sarà bellissimo a prescindere, perché è il nostro bambino. –
Iniziammo a camminare per il parco, ridendo e scherzando come fanno due migliori amici.
Il sole era caldo, molto, forse troppo. Iniziò a girarmi la testa e mi aggrappai ancora di più al braccio di Louis, che sentii il mio peso e mi trattenne.
- Ti senti bene, Sam? –
Scossi la testa, aggrottando la fronte. – Sediamoci un minuto. –
Mi portò a sedermi su un’altra panchina, stavolta all’ombra. Respirai profondamente e bevvi il bicchiere d’acqua che mi aveva dato Louis.
- Forse è stato un calo di pressione… Non dovevo farti uscire con questo caldo e in queste condizioni, scusami. – disse passandomi una mano sui capelli.
- No Lou, anzi, mi ha fatto bene uscire. Non voglio rimanere chiusa in casa a deprimermi davanti alla televisione e ad ingrassare mangiando pacchi di patatine! – borbottai, bevendo un altro sorso d’acqua. – E poi già sembro grassa… -
Louis rise, tirando la testa all’indietro. La sua risata mi metteva sempre di buon umore.
- Sam è la cosa più bella del mondo aspettare un bambino! Io di certo non posso capirlo, ma quando mia madre era incinta delle mie sorelle gemelle, non c’era un giorno dove non sorrideva. Era veramente felice di vedere la sua pancia crescere. –
Guardava il vuoto, sorridendo e gesticolando come un bambino il giorno di Natale. Quella scena mi addolcì e gli diedi un bacio sulla guancia, poggiando la testa sulla sua spalla.
Dopo qualche minuto Louis osservò l’orologio, e lo vidi pensieroso.
- Qualcosa non va? – chiesi, preoccupata, alzando la testa.
- Harry dovrebbe già essere a casa. – affermò.
- Forse ci ha messo più del previsto… - sussurrai, guardandolo. Annuì un po’ incerto e mi regalò un altro dei suoi bellissimi sorrisi.
 
 
 
 
Rientrammo a casa, affannati e assetati. Il caldo era insopportabile. Aprimmo la porta e ci ritrovammo davanti una scena esilarante: Harry, Zayn, Liam, Niall e Tiffany alle prese con ombrelloni, sdraio e materassini.
- Che cosa…? – chiese Louis, alzando un sopracciglio. – Mi spiegate cosa diavolo ci fanno tutte queste cose in casa mia? –
Harry si voltò, mentre lasciò il compito di gonfiare il materassino a Zayn e Niall, mentre Liam preparava le borse. Tiffany mi affiancò subito dopo.
- Si va al mare! – urlò Harry, prendendomi per i fianchi e baciandomi sulla bocca.
- Ero in pensiero, dov’eri? – chiesi, allacciando le braccia al suo collo.
- Volevo farti questa sorpresa. – mi sussurrò sulle labbra. – Sei contenta? –
- Ogni cosa che fai tu mi rende felice. –
Mi strinse di più a sé e poi si mise in ginocchio davanti a me, alzandomi la maglietta ed accarezzando la mia pancia.
- E tu piccolino sei felice? Si che lo sei! – iniziò a parlare con la pancia, con voce stridula e molto buffa. Risi, osservando ancora quella scena. – E lo sai chi sono io? Io sono il tuo papà. –
Io sono il tuo papà. Rabbrividii, e sorrisi come un ebete. Già, lui era il suo papà, ed io la sua mamma.
- Credo che lo traumatizzerai a vita ancora prima di nascere se continui a parlargli in questo modo! – ironizzò Zayn, facendo scoppiare tutti a ridere e beccandosi una gomitata da Tiff.
- Che aspetti a metterti il costume? – chiese quest’ultima, mettendomi una mano intorno alle spalle.
Mi incupii, abbassando lo sguardo e arrossendo sulle guance. La verità? La verità è che mi avrebbero guardata tutti male, come la ragazzina diciassettenne che non era stata attenta. Avrebbero guardato la mia pancia e giudicata come un errore, ciò che in realtà non era affatto.
- Cos’hai? – chiese Harry, alzandomi il mento con un dito. Per un attimo mi persi in quella distesa verde, che in tutti questi mesi non era cambiata affatto.
- Non voglio che la gente veda la mia… pancia. – sussurrai.
- E perché mai? – incalzò.
- Lo giudicheranno come un errore. Ci giudicheranno come ragazzini imprudenti. – dissi, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi che in quel momento mi scrutavano attentamente il volto.
- Lo sai che non lo è, e non lo sarà mai. Non aver paura, noi siamo felici così, questo è l’importante, ok? – disse. Annuii e mi buttai fra le sue braccia, annusando il profumo dei suoi ricci. Mi inebriò le narici mandando in tilt il mio cervello.
- E’ arrivato il momento di divertirci! – urlò Niall, prendendo la palla e facendola rimbalzare fino a fuori. Lo seguirono Zayn e Liam che invece portarono i lettini e gli ombrelloni. Tiffany portò la sua borsa e Louis invece ne prese due.
- Aspettatemi giù, vado a cambiarmi. – dissi, prima di dare un bacio a fior di labbra ad Harry e salire le scale. Notai che mi osservava salirle, per accertarsi che ci riuscissi.
Entrai nella mia, anzi, nostra camera. Aprii l’armadio e rovistai tra i miei vestiti, finchè non trovai un costume  a due pezzi rosa antico.
- Meglio di niente. – dissi ad alta voce, ed iniziai a mettermelo.
Misi il pezzo di sotto, poi quello di sopra. Ma non riuscivo ad allacciarlo, o almeno, ero io impedita.
- Lascia fare a me. –
Udii una voce alle mie spalle. Mi girai di poco per scorgere i suoi ricci castani. Presi i miei boccoli e li trascinai di lato, in modo da permettergli di allacciare il costume.
Una volta fatto, poggiò le mani sulla mia pancia, molto delicatamente, e mi trascinò a sé.
Poggiò le sue labbra sul mio collo ed iniziò a baciarlo, lasciando una scia umida. Chiusi gli occhi e mi lasciai avvolgere dai brividi che mi stavano venendo su tutto il corpo.
Iniziò a sfiorare con l’indice il mio ventre, e faceva su e giù per tutto il volume della mia pancia.
Smise di baciare il mio collo e incontrammo i nostri sguardi riflessi nello specchio.
Sorridemmo insieme, finché non mi girai per guardarlo in volto.
- Sei bellissima. –
- Ma smettila. – dissi sorridendo.
Fece il labbruccio, ed io scoppiai a ridere, scuotendo leggermente la testa.
- Dai, questa giornata al mare sarà spassosissima! Almeno ci distraiamo un po’, no? – chiese, abbracciandomi.
- Si, ne ho bisogno. Inizio a sentire il peso di tutti i problemi avvenuti e che dovranno avvenire. –
Mi lasciai così coccolare tra le sue braccia, finché non fummo pronti per salire in macchina e andarcene a mare.
 
 
 
 
- Louis la finisci di spruzzarmi? – si lamentò il moro, che finì per ricevere l’ennesimo getto d’acqua da Louis.
- Scusa Zayn, ma sei terribilmente buffo quando ti arrabbi! – disse fra una risata e l’altra.
- Allora adesso ti faccio vedere quanto sono adorabile! – disse, prima di prendere la testa di Louis ed immergerla completamente nell’acqua.
Osservavo tutto dalla spiaggia, ero sdraiata su un asciugamano verde ed ero sotto l’ombrellone, come gli ordini dati da Liam. Tiffany sedeva accanto a me.
- Vieni a fare un bagno? – mi chiese, togliendosi gli occhiali dal volto e posando la canottiera in borsa. Tiff aveva un corpo invidiabile, era perfetto. Ed io accanto a lei mi sentivo diversa.
Scossi la testa. – Non ne ho voglia. –
- Ti squaglierai dal caldo! – protesto, mettendosi in ginocchio davanti a me, che invece stavo a gambe incrociate sull’asciugamano. – Un tuffetto piccolo piccolo! – mi implorò, con la sua solita faccia da cucciolo bastonato.
- Tiff non so se ci riesco… - commentai, quasi sussurrando. Rivolsi uno sguardo al mio pancione. – Mi sento… pesante. –
Tiffany sorrise, un sorriso più di comprensione però.
- Allora vado. Ti dispiace? –
- Non devi privarti del tuo divertimento per me. – sorrisi, e lei ricambiò. Osservai la sua figura correre in mare e tuffarsi nelle braccia di Zayn, che aveva appena finito di bisticciare con Louis.
Sospirai, e decisi di alzarmi. Volevo bagnarmi i piedi, stavo davvero morendo dal caldo.
Percorsi il tratto di sabbia che separava la riva dal nostro “accampamento” – solo metà spiaggia era invasa dai nostri ombrelloni e asciugamani – e mi diressi verso la riva, facendomi bagnare i piedi dalle onde del mare. Finalmente un po’ di fresco.
- Cosa ti avevo raccomandato io? – mi domandò Liam, guardandomi severo. Risi appena, dopodiché sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
- Di restare sotto l’ombrellone. Lo so, lo so, mamma. –
- Finiscila di chiamarmi mamma! Io lo faccio per il tuo bene. – protestò mettendo il broncio ed incrociando le braccia. Gli scompigliai i capelli umidicci e gli diedi un bacio sulla guancia.
- O almeno aspetta che ritorna Harry! – continuò.
Annuii e ritornai indietro, pronta a subirmi altre ore interminabili di caldo, quando sentii qualcosa di gelato invadermi la schiena ed il resto del corpo. Acqua.
Sobbalzai sentendo l’acqua scendere per il mio corpo caldo e mi girai a vedere chi fosse l’artefice di quel piano malefico. Me lo dovevo immaginare.
- Niall non è divertente! – protestai.
- Ammettilo che ti ho salvato la vita! – disse, ridendo. Risi anche io ed annuii.
- Dov’è Harry? – chiesi, e nemmeno due secondi dopo mi ritrovai della braccia cingermi i fianchi.
- Mi hai chiamato? –
Mi girai verso di lui: era completamente bagnato, i ricci bagnati gli ricadevano sulla fronte ed era ancora più dolce.
- Sembri Tarzan. – commentai ridendo.
– Non sei la prima che me lo dice. – sorrise. – Vuoi venire a fare un bagno con me? –
Ci pensai un attimo, e rivolsi lo sguardo davanti a me. Notai una signora che ci guardava con aria impassibile, quasi schifata, se devo essere sincera.
Abbassai lo sguardo e mi allontanai dalla presa di Harry.
- Non lo so… - invece lo sapevo bene. Volevo farlo, davvero, ma il mio corpo era cambiato e ancora non mi ci ero abituata, avevo paura.
- E dai, amore. – insistette, avvicinando la sua fronte alla mia.
Lo guardai per un attimo negli occhi, prima di annuire e lasciarmi trasportare in acqua.
Non era fredda, era normale. E finché mi arrivava alle ginocchia, non riscontravo problemi.
- Qui va bene. – dissi, mentre Harry mi teneva per mano e continuava a camminare più al largo.
Si girò e mi guardò. – Sam. – mi richiamò.
Sbuffai esasperata e continuai a camminare dietro di lui, finché l’acqua non mi arrivò a metà pancia.
Si tuffò e riemerse immediatamente, venendo vicino a me.
- Dai, tuffati! – mi intimò.
Aggrottai la fronte guardando l’acqua: la voglia di fare un tuffo c’era, ma non mi sentivo pronta.
- Facciamo così. – continuò. – Io ti tengo la schiena, e tu fai il “morto a galla”, va bene? – mi chiese dolcemente, avvicinandosi a me e guardandomi. Unì le sue labbra alle mie, che in quel momento sapevano di sale. Mi piace il sale. – Fidati di me. –
Così feci, mi fidai di lui e mi misi a morto a galla. Bè, il mio non lo era proprio: avevo le braccia intorno al collo di Harry e le gambe stese.
- Non mi ricordavo che quella posizione comprendesse attaccarsi al mio collo! – ironizzò, stringendomi.
- Questa l’ho inventata io. – dissi.
- Ti fidi di me? – mi domandò all’improvviso.
Aggrottai la fronte e sorrisi. – Ovvio che mi fido di te. –
Si avvicinò a me, ad un centimetro dalle mie labbra. – Allora vieni con me. – soffiò su di esse.
Sorrisi, e vidi che piano piano scendeva in acqua. Capii che dovevo trattenere il respiro.
In pochi secondi mi ritrovai sott’acqua, abbracciata a lui. Avevo gli occhi chiusi ed una paura tremenda di riaprirli.
Mi accarezzò la guancia con la mano e strofinò il naso contro il mio. Questo mi fece ridere e aprire gli occhi.
Me lo ritrovai davanti: bellissimo come sempre. Il suo sorriso, quelle fossette accennate, i suoi capelli che si facevano portare dalla corrente. Il mio cuore stava impazzendo, così come il cervello: si scollegarono definitivamente e si persero in quella meraviglia.
Ci ritrovammo così a baciarci, sott’acqua, io stretta e lui e lui stretto a me. Ad ogni bacio corrispondeva un aumento di battito del mio cuore.
 
 
 
 
- Louis hai finito con il bagno? – urlai per l’ennesima volta, picchiettando sulla porta ancora più forte. Questa si aprii, e ne uscii Louis, con intorno alla vita solo un asciugamano. Mi sorrise.
- Scusami carotina, ma oggi dovrò metterci più del previsto! –
- Appuntamento con Eleanor? – provai ad indovinare.
Mi fece l’occhiolino e sorrise. Beccato.
- E sentiamo, quando avresti intenzione di ritornare? – indagai, come una mamma.
- Non lo so, forse rimango a dormire da lei. – disse dietro la porta, mentre si vestiva. – Almeno avete casa libera voi due, non so se ci siamo capiti! – disse maliziosamente, affacciandosi alla porta. Ora aveva i jeans.
- Già Lou, peccato che ti dimentichi di un piccolo particolare. – indicai la mia pancia, sorridendo strafottente.
- Oh, giusto. – riflettè, prima di uscire dal bagno a torso nudo con una maglietta a maniche corte con righe blu e rosse. Se la infilò e poi mi guardò.
- Come sto? – mi chiese, facendo una giravolta su se stesso.
- Perfetto come sempre. – sorrisi, lasciandomi abbracciare e baciare sulla fronte.
- Harry dorme ancora? – chiese.
- Si. Era sfinito. –
- Ti conviene andare a svergliarlo, tra poco è ora di cena. – disse, staccandosi da me e guardando l’orologio. Strabuzzò gli occhi e corse in fretta e furia per le scale.
- In ritardo? – urlai dalle scale, nascondendo il mio tono divertito.
- In un ritardo pazzesco! – mi rispose, prima di chiudersi la porta alle spalle ed uscire.
Andava a finire sempre così, ogni volta che usciva con Eleanor, era in ritardo.
Scossi la testa ancora divertita, dopodiché aggrottai la fronte e misi le mani dietro la schiena. Avevo un mal di schiena allucinante, e sapevo che sarebbe aumentato di mese in mese. Ormai ogni giorno giravo per casa in tuta, nascondendo il mio pancione sotto una maglietta larga di Harry oppure una canottiera.
Dopo aver massaggiato per bene la parte dolorante, decisi di andare a preparare la cena.
Premettendo però che io non avevo mai preparato qualcosa, o perlomeno non avevo mai preparato qualcosa di commestibile, mi ritrovai a tagliare dei pomodori e l’insalata. Avevo deciso di fare qualcosa di semplice ma buono.
No, in realtà era l’unica cosa che sapevo fare. Bè, avrei imparato con il tempo, giusto?
Condii tutto con olio e sale e li versai in una ciotola, mescolando per bene. Et voilà!
Apparecchiai la tavola per due persone, mettendo l’insalata e altri alimenti sul tavolo. Dopodichè salii le scale e andai in camera, per svegliare Harry.
Socchiusi la porta e mi ci affacciai appena: la camera era abbastanza buia ma si intravedeva ancora qualcosa, grazie a quell’ultimo raggio di luce che penetrava dalla finestra. Illuminava proprio il volto di Harry, che dormiva rilassato come un bambino.
Sorrisi e avanzai per la camera, attenta a non svegliarlo con il rumore dei miei passi. Mi sdraiai vicino a lui ed iniziai ad accarezzargli i capelli, lasciandogli ogni tanto qualche bacio in testa.
Si smosse un po’ e si girò dalla mia parte; dopo qualche secondo aprii gli occhi e mi sorrise. Si stiracchiò e strofinò gli occhi, sbadigliando anche. Sembrava un cucciolo.
- Ben svegliato. – sorrisi.
- Che ore sono? – chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
- Le sette e mezza. –
- Ho dormito solo un’ora? – chiese, amareggiato.
- Scusa se ti ho svegliato, ma è pronta la cena. – dissi, facendo attenzione alla sua reazione.
Si girò piano verso di me, nascondendo una probabile risata. – Devo preoccuparmi? –
Gli diedi un buffetto sul braccio e feci il broncio.
– Ho fatto l’insalata! – dissi estasiata. – L’ho fatta tutta da sola! –
Harry rise e mi diede un bacio a fior di labbra. – Sarà buonissima allora. –
Si alzò ed insieme scendemmo le scale, lui sempre attento che non inciampassi.
- Lo so che sono goffa, ma ce la faccio a scendere cinque scalini senza inciampare. – mi lamentai, come ogni giorno. Sorrise e mi abbracciò, facendomi sedere a tavola ed incominciare a mangiare.
In quel momento della giornata, sembravamo marito e moglie che si sedevano a tavola dopo una giornata di lavoro. Mi piaceva.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutte.
Eccovi il capitolo :)
Spero vi piaccia e che raggiunga tante recensioni!
Manca poco per arrivare a duecento recensioni *-* Quanto siete belle, vi ringrazio tutte.
Come avrete notato all’inizio del capitolo ho aggiunto anche quanti mesi passano, almeno vi rendo l’idea delle dimensioni della pancia di Sam.
Sto lavorando anche alla prossima storia, che come vi ho detto sarà fantasy e a raiting rosso.
Mi ci sto impegnando ahah! Spero la seguiate come avete seguito questa :)
Ora vado! Buona giornata a tutte e godetevi l’estate per bene.
Un bacio xx
 
Come sempre, se volete seguirmi su twitter: @peterpanlouis :)

 
 
 

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Capitolo 26
*** Me and you. ***


Mare mare mare, sempre e solo mare. Louis amava giocare nell’acqua, proprio come i bambini. Ed è grazie a questa sua passione se adesso passiamo tutto il giorno a mare.
Eravamo arrivati da qualche ora in spiaggia, e tutti erano a fare il bagno. Io stavo comodamende sdraiata sull’asciugamano, con i miei occhiali da sole, a sorseggiare una granita all’amarena, la mia preferita.
- Non ti unisci a noi? – domandò Zayn, sedendosi accanto a me ed asciugandosi con il suo asciugamano. Era bagnato, evidentemente era appena uscito dall’acqua.
- Non sono amante dei bagni. – replicai divertita. – Piuttosto, è calda l’acqua? –
- Abbastanza. – mi sorrise. – Ti va di accompagnarmi a prendere qualcosa al bar? –
Annuii dolcemente e lasciai che Zayn mi aiutasse ad alzarmi. Una volta infilata la canottiera ci dirigemmo verso il chiosco della spiaggia. Era tenuto davvero bene, mi piacevano gli arredamenti esotici.
- Vuoi qualcosa? – mi domandò, una volta al banco.
Scossi la testa. – No grazie, ho già bevuto la granita. –
Fece spallucce ed ordinò del thè al limone ghiacciato. Mi andai a sedere ad un tavolo libero ed aspettai Zayn. Mi guardai intorno, c’era abbastanza gente quel giorno ed il brusio delle loro chiacchiere mi perforava i timpani.
Lasciai stare quei rumori fastidiosi e girai la testa alla mia destra, notando una bambina che mi fissava come se volesse chiedermi qualcosa. Aggrottai la fronte, ma poi mi addolcii subito, notando i suoi occhi azzurri e i suoi capelli neri come la pece contornarle il volto.
- Hai bisogno di qualcosa tesoro? – chiesi gentilmente.
- La mia palla è finita sotto il tavolo, può prendermela? –
Annuii e mi abbassai per raccogliere la palla che effettivamente era andata a finire sotto i miei piedi. Come diavolo ho fatto a non accorgermene?
- Ecco a te. –
Mi sorrise ed urlò un “grazie”, con quella voce da bambina che amavo alla follia. Sorrisi fra me e me, e feci per toccarmi la pancia, quando Zayn si sedette con la sua solita finezza davanti a me.
- Chi era quella bambina? – chiese noncurante, bevendo il primo sorso della sua bevanda ghiacciata.
- Non lo so, mi ha chiesto di recuperarle la palla e l’ho fatto. – feci spallucce, togliendomi gli occhiali da sole e poggiandoli delicatamente sul tavolo. – Quando ritorna Tiffany? –
- Tra una settimana. – disse, amareggiato.
- Avanti è in vacanza con i suoi genitori, che vuoi che le succeda? –
- Non lo so ma… -
- Magari adesso sta andando a letto con un vucumprà che passa per quelle spiagge! – lo interruppi, puntandogli un dito contro, come se avessi appena detto qualcosa di sensato.
Sgranò gli occhi e mi diede un buffetto sul braccio, mormorando un “finiscila”.
Continuai a ridere per qualche minuto, dopodiché ci alzammo e ritornammo ai nostri ombrelloni.
Ad un tratto mi sentii tirare per il braccio e mi girai, osservando la faccia evidentemente preoccupata di Zayn.
- Sam… - esitò per un attimo. – Credi davvero che Tiff stia a letto con uno di quelli? –
Scoppiai in una sonora risata, tanto che si girò quasi tutta la spiaggia. Scossi la testa prendendolo a braccetto e continuando il nostro cammino.
Povero, ingenuo, geloso Zayn.
 
 
 
 
 
- Occupato! – urlai dall’interno del bagno, dopo aver sentito bussare alla porta. Mi sistemai velocemente l’asciugamano rosa intorno al mio corpo non appena vidi la porta spalancarsi.
Mi girai di scatto. - Hey ho detto che era… - mi bloccai non appena vidi Harry entrare, con il suo solito jeans blu e maglietta grigia a maniche corte.
- E’ occupato anche per me? – chiese.
- No, in questo caso no. – sorrisi, poggiando le mie labbra sulle sue. – Perché oggi non sei venuto a mare? – chiesi, mentre lo osservavo sedersi su una sedia di plastica blu che si trovava nel bagno. Mi girai aspettando una risposta, e tolsi l’asciugamano dal mio corpo. Non avevo vergogna di lui.
- Dovevo comprare delle cose… - restò sul vago, mentre mi scrutava attentamente.
- Che genere di cose? – continuai il mio interrogatorio, mentre mi infilavo l’intimo.
- Nulla di particolare. –
Si mise dietro di me e mi aiutò ad agganciare il reggiseno, dopodiché mi lasciò un lieve bacio sulla spalla e ci si poggiò con il mento, circondando la mia vita con le braccia.
- Odio quando fai il vago. – commentai, abbastanza irritata.
- Sono serio, non è nulla di importante. – si giustificò.
Abbandonai la sua presa e mi misi davanti a lui, sospirando ed abbassando la testa.
– In questi giorni sei sempre fuori casa, non hai mai del tempo libero per stare con me, mi dici che ti prende? –
- Sam, davvero, non mi succede niente. Sono solo un po’… stanco, ecco. Ho tante cose da fare e… -
- Ovviamente, a diciott’anni devi essere un ragazzo impegnatissimo. – lo interruppi, sorpassandolo e andando in camera per vestirmi.
Sentii i suoi passi veloci seguirmi in camera e chiudere la porta. Non mi girai, continuai a rovistare nell’armadio. Sentivo il nervosismo salire in tutto il corpo.
- Un ragazzo di diciott’anni non ha le mie stesse responsabilità, Sam. Pensa solo a divertirsi, mentre io sto per diventare padre. – abbassò la testa di scatto, giocando con le mani.
Mi scappò la maglietta dalle mani, ma la ripresi subito, infilandomela di corsa.
- Se non vuoi avere queste responsabilità allora puoi anche farne a meno. Sai, non ti costringo, Harry. – risposi atona, ma dissi il suo nome con voce quasi strozzata dal pianto.
- No, hai frainteso, non volevo dire questo. E’ solo che sono stanco, va bene? Non so che fare è tutto… tutto così nuovo per me! – si passò una mano sulla faccia, sedendosi sul letto.
Sentii gli occhi bruciarmi, il cuore iniziare a battere velocissimo.
- Per me non lo è, invece? Harry forse non hai ancora capto chi dei due deve sopportare una pancia immensa per nove mesi. – la prima lacrima scese, rigandomi il volto. L’asciugai subito, facendo bene attenzione a non farmi notare da Harry. – Tu non capisci quant’è brutto essere guardata male dalla gente che passa. Tu puoi nasconderlo, io no. La mia pancia si vedrà sempre e comunque. –
Non ce la feci più, e scoppiai a piangere, singhiozzando. Mi asciugai il naso con il dorso della mano e vidi Harry avvicinarsi a me, quasi frettolosamente, e stringermi al suo petto, forte.
- Io penso che sei ancora più bella così. – disse, con le labbra che premevano sui miei capelli.
Sospirai, sentendo il profumo della sua pelle. Dio, quant’era buono. Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare fra le sue braccia.
- Scusami, è un periodo un po’ strano per me e… Scusa. – continuò, alzandomi il viso e unendo le sue labbra alle mie. Sentii come sempre le farfalle nello stomaco. No, quelle non andavano mai via. Quando mi baciava sembrava sempre la prima volta.
Allacciai le braccia intorno al suo collo e mi fece stendere sul letto, fra le candide coperte che odoravano ancora di detersivo.
Si mise sopra di me, reggendosi sulle mani e facendo attenzione a non pesarmi sulla pancia.
Affondai le mie mani nei suoi ricci e glieli accarezzai, appurando tutta la loro morbidezza.
Mise le mani sotto la maglia ed sfiorò con le dita i miei fianchi, fino ad alzare completamente la maglietta e a toglierla. Percorse con le dita il mio corpo fino a fermarsi appena sopra la mia intimità, ed iniziò ad inumidire la mia pelle con piccoli baci, salendo fino a percorrere il volume della mia pancia. Si fermò appena sopra l’ombelico, per lasciare un ultimo bacio. Sorrise, continuando ad osservare la mia pancia, per poi continuare il gioco con le nostre lingue.
Intanto accarezzavo i suoi pettorali, così tesi e ben definiti. Cominciò col baciarmi il collo, mentre io cercavo di sfilargli la maglia. Un po’ goffamente, ma ci riuscii.
Mise le sue mani sotto la mia schiena per potermi alzare e farmi mettere a cavalcioni sopra di lui, mentre lui era seduto e percorreva con il polpastrello la lunghezza della spina dorsale.
Smettemmo per un minuto di baciarci, per riprendere fiato. Ci guardammo negli occhi tutti e due ansimanti, prima di sorridere e riprendere a baciarci, con ancora più foga.
Con un movimento veloce e quasi impercettibile si sfilò i pantaloni, rimanendo con i suoi boxer bianchi. Sentivo la sua intimità premere sulla mia, e questo assecondava la voglia che avevo di lui.
Iniziò a giocare con il gancetto del mio reggiseno, fino a slacciarlo e a toglierlo. Era solo d’intralcio.
Unì così la mia pelle alla sua, i battiti dei nostri cuori divennero un’unica cosa, sentivo il calore della sua pelle effondersi con quello del mio petto.
Scese con la testa fino a lasciarmi baci nel mezzo del seno. Continuavo ad accarezzare i suoi ricci e ad ansimare, sentendo le sue labbra sulla mia pelle.
Mi fece sdraiare sotto di lui, come prima, sempre senza pesarmi troppo. Mi sfilò gli slip e li buttò sul pavimento, iniziando ad accarezzarmi le gambe e l’interno coscia. A volte ansimavo più forte, altre volte mi lasciavo scappare alcuni gemiti di piacere.
Continuò a baciarmi con foga, a mordermi delicatamente le labbra e ad affondare le sue enormi mani fra i miei boccoli, finché non si tolse l’ultimo indumento che ci divideva.
Mi guardò negli occhi, come quella sera nella tenda, e realizzai che da lì ad oggi erano cambiate tante cose.
Sorrisi, passandogli una mano sulla guancia. Ansimava, aveva qualche gocciolina di sudore sulla fronte, come del resto le avevo anche io.
Si avvicinò e mi baciò, nel modo più delicato possibile, prima di unirsi a me.
Non faceva più male come la prima volta, ma stavolta dovevamo fare ancora più attenzione.
Si posizionò meglio su di me per evitare di pesarmi troppo sulla pancia, ed iniziò a muoversi lentamente ma con decisione. Mi aggrappai al suo collo e strinsi i suoi ricci nelle mie mani quando sentii il piacere impadronirsi del mio corpo.
Il mio petto era unito al suo, la mia bocca era unita alla sua, eravamo nuovamente uniti. E stavamo facendo l’amore per la seconda volta.
Le sue mani scivolarono sui miei fianchi e le mie si aggrapparono alla sua schiena, lievemente sudata, quando ci stavamo per rendere conto di aver quasi raggiunto l’apice.
Aumentò il ritmo delle spinte, e raggiungemmo l’apice insieme. Soffocammo i gemiti in un lungo bacio, dopodiché si accasciò al mio fianco, con la testa sul mio petto. Cercai di regolarizzare il respiro e aspettammo insieme che i battiti dei nostri cuori ritornassero normali. Lasciai un bacio sulla sua testa riccia e continuai ad accarezzargli i capelli, mentre lui tracciava cuori astratti sulla mia pancia.
 
 
 
 
La camera era abbastanza buia, solo qualche raggio di sole filtrava dalla finestra. Mi sentivo stanca e la schiena a pezzi, a fatica riuscivo ad aprire gli occhi, ma alla fine lo feci.
Li aprii lievemente e li stropicciai, guardando poi la sveglia sul comodino: otto e quaranta di mattina.
Wow, non ero mai stata una tipa mattiniera, io.
Sbadigliai e mi stiracchiai, quando mi accorsi di una mano che mi cingeva i fianchi. Girai di poco la testa per poter scorgere Harry, che dormiva beatamente, con le braccia intorno alla mia vita e la testa poggiata sull’incavo del mio collo. Dormiva rilassato, ed il suo naso soffiava sul mio collo, provocandomi dei piccoli brividi.
Mi spostai cercando di non svegliarlo, e mi vestii. – in realtà mi misi soltanto l’intimo e la maglietta di Harry, quella grigia, che portava ieri sera. Avevo la mania di rubargli le magliette ogni mattina.
Mi soffermai a dargli un leggero bacio sulla fronte, prima di uscire dalla camera e dirigermi in cucina. Di solito a quest’ora c’eravamo solo io ed Harry a casa, dato che Louis andava a lavorare. Si era trovato un lavoro part-time da qualche mese, lavorava in un negozio di dischi. Lo faceva per mantenere la casa e i propri inquilini, ovvero me ed Harry. Inoltre pagava anche il college. Harry da qualche settimana cercava un lavoro per contribuire alle spese.
Mi hanno detto, o meglio, mi hanno vietato il lavoro. Volevo trovarmi anche io un posto dove lavorare, o almeno per i primi mesi di gravidanza. Odiavo stare in casa. Certo, non ero sola, anche perché spesso i ragazzi venivano a trovarmi, ma con Tiffany in vacanza ora non credo ci sia molto da divertirsi.
 
Entrai in cucina e trovai qualcuno a rovistare nel frigorifero. Dapprima mi prese quasi un infarto, dopo scorsi i capelli biondi di quell’idiota di Niall e il cuore iniziò a battere normalmente.
- Mi spieghi che diavolo ci fai qui?! – domandai a bassa voce.
- Louis è al lavoro e volevo farvi visita! – urlò, togliendo la testa dal frigo. Misi immediatamente una mano sulla sua bocca dicendo di stare zitto.
- Harry dorme ancora. –
- Non è una novità. – disse, alzando gli occhi al cielo e togliendomi la mano dalla bocca. – In ogni caso, come stai? –
- Non c’è male direi, a parte il mal di schiena. Tu? - aprii il succo d’arancia e ne versai un po’ nel bicchiere, sorseggiandolo e cercando i biscotti nella credenza.
- Non mi lamento. – fece spallucce, prima di osservarmi dalla testa ai piedi. Alzai un sopracciglio, aspettando una sua risposta a quel comportamento così strano.
- Che c’è? – domandai infastidita.
- Perché indossi la maglia di Harry? – chiese maliziosamente. Alzai gli occhi al cielo ed inghiottii il pezzo di biscotto. Questi biscotti al cioccolato erano la fine del mondo.
- Secondo te? –
- Ma fei infinta! – urlò con il boccone di cereali in bocca. Affondò un'altra volta la mano nella scatola di Korn Flakes e ne mangiò altri. – Non pfuoi fare sfessfo mentfre fei infinta! –
- Niall la smetti di sputarmi ed inghiottisci quei dannati cereali? – mi lamentai, ma lasciai trasparire quel pizzico di divertimento che avevo nel guardalo in quel momento.
Inghiottì i cereali e poggiò il cartone sul tavolo, guardandomi. – Dicevo, non puoi fare sesso mentre sei incinta! –
- Si che posso, mai studiata la riproduzione, Niall? – chiesi, bevendo un altro sorso di succo e guardando la scatola di cereali. Un giorno o l’altro li devo nascondere quei cosi.
- Si che l’ho studiata! Ora aspetterai un altro bambino! – puntò un dito contro di me, scandalizzato al massimo.
Sputai il succo sulla maglietta bianca di Niall e mi lasciai trasportare dalla risata più sonora che avessi mai fatto fin ora. Poggiai il bicchiere nel lavello e mi piegai in due dalle risate.
- Che ti ridi? E’ vero! – mi guardò sempre perplesso, convinto delle proprie idee.
- N-Niall ti prego, ho appena mangiato… N-Non sparare fesserie! – fu l’unica cosa che riuscii a dire, prima di ricominciare a ridere.
Sgranò gli occhi, prima di aggrottare la fronte e dirigersi verso il divano con la scatola di cereali.
- Ma cos’ho detto di strano? – lo sentii mormorare, e questo aumentò le mie risate, finché non sospirai e andai a seguirlo in salotto.
Aveva già acceso la televisione e si stava guardando uno di quei programmi mattutini altamente noiosi e poco interessanti.
Sentimmo dei rumori provenire dalle scale, e ci ritrovammo davanti un Harry assonnato, in boxer, e con gli occhi appena dischiusi, giusto il minimo indispensabile per non andare a sbattere contro qualche mobile.
- Buongiorno amore. – dissi, prima di alzarmi ed andarlo ad abbracciare. Mi diede un bacio a stampo e si stropicciò gli occhi.
- Cos’erano quelle risate che sentivo? – mugugnò, con la voce ancora impastata dal sonno.
Feci per ribattere, ma Niall mi indicò e si alzò dal divano. – Avetfe fatto sfesso! Ora aspeftta un altfro bambinfo! –
Mi portai una mano alla bocca per non ricominciare a ridere, e guardai l’espressione di Harry tramutarsi dallo stanco al perplesso, dopodiché si avvicinò al biondo e gli mise una mano sulla spalla.
- Dovresti guardarti più video porno, amico. –
 

 
 
 
 
 
 
 
Ciao belle :)
Ecco il nuovo capitolo!
 C’è tanto SARRY lol e.e
Comunque per informarvi: si può fare l’amore anche se si è incinte e senza essere fecondate, mi sono informata tranquille, non scrivo fesserie ahahah!
E’ Niall che spara minchiate a dismisura lol
Spero vi piaccia anche questo capitolo c: Mi raccomando recensite! Stiamo per raggiungere le duecento recensioni hytgrfeds *-*
Grazie, grazie, grazie.
Vi amo.
Ora vi lascio, buona lettura! Un bacio xx

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Capitolo 27
*** Alone. ***


Terzo mese di gravidanza.
 
 
 

Luglio. Siamo a luglio. In teoria dovrebbe fare caldo, giusto? No, invece piove.
Già, piove. Ma lo ammetto, amo le piogge estive, rinfrescano l’aria e devo dire che ne avevo proprio bisogno.
Ero sdraiata sul divano, con dei pantaloni lunghi – l’aria era più fresca, soprattutto la sera – e una maglietta a maniche corte, mentre facevo zapping alla televisione. Mi stavo annoiando a morte, in più Harry era uscito con i ragazzi, lasciando soli me e Louis.
- Cosa fai carotina? – sbucò dalla cucina, con una ciotola piena di patatine e che non esitai ad assaggiare.
- Penso a quanto sia noioso combattere la noia. – risi, mangiando una patatina. – Tu che hai fatto fino ad ora? –
Mi sistemai meglio sul divano e lasciai che Louis mise il suo braccio intorno alle mie spalle.
- Nulla, ho letto un libro e… -
Sentimmo squillare un cellulare, era quello di Lou. Lo estrasse dalla tasca e guardò il display, sospirando e rivolgendomi una strana occhiata. Avevo già capito.
- Pronto? Tutto bene? Si, è qui, stiamo chiacchierando. – iniziò, parlando con il ragazzo dall’altro capo del telefono. Guardai velocemente l’orologio, erano appena le dieci, non era poi così tardi.
- Si, si, va bene. Harry non fare tardi. – iniziò, alzandosi e girovagando per tutto il salotto. Quando faceva così era nervoso, lo conoscevo. – Non mi interessa se ti vuoi divertire, non puoi più! Harry ascoltam… Harry? Harry?! Oh fanculo. –
Attaccò bruscamente e scaraventò il cellulare sul divano, sedendosi lontano da me  e passandosi una mano sulla faccia.
Sapevamo tutti e due che Harry sbagliava. Già da qualche settimana iniziava ad andare in discoteca trascinandosi dietro Zayn, Liam e Niall, lasciando Louis a badare a me. Sapevo che voleva divertirsi, e lo faceva, ritornava a casa senza mai ubriacarsi, ma non aveva mai tempo per me o per Louis. L’unico momento in cui potevo stare con lui come una normale coppia era la sera, ma era fin troppo stanco per parlare al lungo.
- Giuro, giuro io non ce la faccio più. – esordì Lou, alzandosi ancora una volta e camminando avanti e indietro. Lo guardavo da seduta, e stava iniziando a farmi venire il mal di testa.
- Vuole solo divertirsi, non c’è nulla di male… - sussurrai, abbassando lo sguardo.
- Sam, dici così perché lo ami e vuoi il suo bene. Ma io che guardo tutto al di fuori del vostro amore, vedo che è sbagliato. Sbaglia ad uscire ed andarsi a divertire mentre tu sei in queste condizioni! – alzò il tono di voce, guardandomi in volto. Aveva l’aria di uno che temeva il peggio. Ma cosa c’era da temere?
Mi alzai e mi misi davanti a lui, abbracciandolo. – Capiscilo, è una nuova situazione per lui, infondo ha diciotto anni… -
- Dovrebbe starti accanto. Tu ne hai diciassette, e sei incinta. Sei tu quella che ha bisogno di svago, non lui. Non è lui che deve sopportare una pancia per nove mesi. – sussurrò sui miei capelli, accarezzandomeli. – E’ solo che io conosco Harry e… ho paura, per lui, per te, per voi. –
Sospirai e mi staccai dall’abbraccio, guardandolo dritto negli occhi.
- Io non… so cosa dire. – abbassai gli occhi sulla mia pancia, ed osservandola abbozzai un piccolo sorriso. Ma non lo era, no.
Vidi Louis dirigersi verso l’appendiabiti e prendere il mio ed il suo giubbotto di jeans.
- Che fai? – chiesi, avvicinandomi.
- Ce ne andiamo un po’ in giro, vuoi? Un bel gelato, anche se fa fresco, ci vuole! – mi sorrise, passandomi l’indumento. Annuii con foga ed uscimmo di casa, sotto braccio.
Se non ci fosse il mio migliore amico, non so come farei.
 
 
 
 
- Louis il tuo gelato fa schifo. – ammisi, sedendomi ad un tavolo fuori dalla gelateria. Louis mi guardò male e poi fece il broncio.
- Ma è buonissimo! Tu hai preso solo cioccolato, non hai fantasia! – si giustificò.
- Louis. – lo richiamai. Alzò lo sguardo, aveva l’angolo della bocca sporco di gelato. – Hai preso carota e menta, ti rendi conto?! – scoppiai a ridere.
- Bè è buono! – continuò.
- Ok, come vuoi. – troncai, leccando ancora il mio cono. Adoravo il cioccolato, per me esisteva solo quel gusto. – Che ore sono? –
- Quasi le undici. –
Mi ammutolii immediatamente e continuai a mangiare il mio gelato, ma iniziavo a preoccuparmi. Quando torna?
- Tornerà tra poco, stai tranquilla. – sembrò leggermi nel pensiero.
Annuii solamente e continuai a mangiare, quando sentii qualcuno picchiettarmi la schiena. Mi girai confusa e notai una signora, sulla sessantina, seduta al tavolo di fianco al nostro.
- E’ maschio o femmina? – chiese all’improvviso. Mi trovai spaesata per un secondo, e guardai confusa Louis.
- C-Come scusi? –
Indicò con lo sguardo la pancia. – Il bambino è maschio o femmina? –
- Oh. – mi guardai la pancia e misi una mano sopra di essa. – Non lo sappiamo ancora. S-Sono ancora al terzo mese… -
Mi sorrise dolcemente. Vecchietta impicciona.
- Siete un po’ giovani per avere un bambino, non credete? – domandò, guardando anche Louis.
- Oh no signora, non è mio il bambino! – disse Louis, rivolgendomi un veloce sguardo.
La signora rise appena. Non la conoscevo ma potevo ben dedurre dai suoi modi di fare che aveva voglia di parlare.
- Bè ora dobbiamo andare. – dissi, strattonando Louis per la manica del giubbotto. – E’ stato un piacere! –
La salutammo ed uscimmo dal piccolo recinto, incamminandoci verso casa.
- Perché le vecchiette tendono ad impicciarsi? – domandai, provocando una risata da parte di Louis, che mi contagiò.
- In effetti ora che ci penso… fra un mese dovremmo fare la prima ecografia. Non fremi dalla voglia di sapere il sesso del bambino? –
Ora che ci pensavo, è vero, avrei saputo se era un bambino o una bambina. Rabbrividii al pensiero, ma erano brividi piacevoli. Mi lasciai anche scappare un piccolo sorriso. Non avevo mai pensato a queste cose, di solito pensavo a tutto meno che a questo.
In un batter d’occhio fummo a casa, e quando aprimmo la porta ci ritrovammo un Harry che correva in lungo e in largo, quasi disperato. Quando ci vide mi saltò letteralmente addosso, stringendomi.
- Ma dove diavolo siete stati si può sapere?! – urlò contro Louis, che nel frattempo si stava togliendo la giacca.
- Calma amico, siamo andati a fare un giro. –
- E non lo dite nemmeno?! Mi avete fatto prendere un colpo quando sono tornato! Nemmeno il telefono vi siete portati! -  mi lasciò e andò verso Louis, prendendolo per il braccio.
Louis lo afferrò e gli odorò l’alito. – Harry sei ubriaco. – afferrmò.
Ubriaco. Strabuzzai gli occhi, e vidi Louis che lo guardava con rimprovero.
- Non sono ubriaco. – sorrise, lasciandolo e buttandosi a peso morto sul divano. – Sai nel locale ci stavano le cubiste, una aveva un perizoma a pois. Niall dice che assomigliava ad un palloncino. – scoppiò a ridere, buttando la testa all’indietro. Era ubriaco, lo era eccome.
- Siete andati in un night club? – chiesi con un filo di voce. Sentii un dolore al petto. Forse delusione.
Rise nuovamente, alzandosi e mettendosi seduto. – Ops, forse non dovevo dirlo! –
Guardai Louis, che cercò di parlare, ma anche lui non aveva parole. Sentivo gli occhi bruciarmi. Mi morsi un labbro e inziai a salire le scale di fretta, rischiando più volte di inciampare e farmi male.
- No dai Sam aspetta! – sentii urlare da Harry, in salotto. Non ci feci caso e corsi in camera, sbattendo la porta e sedendomi sul letto. Mi lasciai andare in un pianto, mischiato al nervoso e alla delusione. Misi entrambi le mani sulla pancia e strinsi appena, sentendomi impotente e tanto stupida.
Era andato in un night club, in uno di quei locali dove si va a prostitute. Dio no, non voglio nemmeno pensarci se…
- Sam. – la porta si spalancò ed entrò Harry. Mi alzai di scatto e cercò di afferrarmi, ma lo spinsi via, facendolo barcollare.
- Mi lasci sola ogni volta! Non hai mai tempo per me! Vai nei night club con altre donne! Io… Io mi sento uno schifo! – urlai, con il volto completamente rosso e bagnato.
- Sto cercando solo di divertirmi! E’ un periodo strano! – ricambiò il tono di voce, mettendosi le mani nei capelli. – Mi sto solo comportando da diciottenne! –
Mi lasciai scappare un singhiozzo, e mi stropicciai un occhio con la mano. Non smettevo di piangere.
- Tu stai per diventare padre! Non puoi più comportarti come prima! Non ti sto vietando di divertirti ma almeno di avere del tempo per me! – mi bruciava la gola, per quanto urlavo. In questi mesi avevo sempre tenuto nascosto il fatto che mi stesse trascurando.
- Non è colpa mia se devi stare sempre chiusa qua dentro perché la tua cazzo di pancia non te lo permette!
Mi sentii trafiggere il cuore, come con una lama. Lo stritolava, lo faceva a pezzi.
Presa dalla rabbia urlai ancora di più. - Allora potevi pensarci prima di ridurmi in questo stato!
- Non pensavo mi fosse vietato anche di respirare dopo questo! – tirò un cuscino contro la parete, preso dalla rabbia.
Sospirai per calmarmi. Avevo il cuore a mille e gli occhi gonfi. Mi pulsava la testa, non ce la facevo più. Harry, che diavolo ti è preso?
- Devi sapere a cosa vai incontro! –
- Bè forse se lo sapevo prima non commettevo questo sbaglio!
Mi mancò il respiro. Il cuore per un attimo mi smise di battere. Guardai ripetutamente la mia pancia e poi lui, lui e la mia pancia. Dopodiché guardai il vuoto. Sbaglio, lo aveva chiamato sbaglio.
- Scusami io non volevo… - disse, rendendosi conto dello schifo appena detto. Si avvicinò a me ma lo spinsi contro la parete.
- Non ti avvicinare a me! – urlai, piangendo ancora di più. – Lo hai chiamato sbaglio! Con quale coraggio chiami tuo foglio uno sbaglio?! –
- Sam ti ho detto che non volevo! – mi prese per le braccia, stringendo forte. Mi stava facendo male.
- Lasciami, sei ubriaco! – mi strattonai ma non mi mollava.
Improvvisamente entrò Louis, che prese Harry per le spalle e lo staccò da me, buttandolo a terra.
- Harry ma ti vuoi calmare?! – disse, guardando l’amico furioso.
- Louis tu non ti impicciare, non c’entri un cazzo in questa storia. – disse alzandosi e andando davanti a lui, guardandolo negli occhi. Restarono così per qualche secondo, finché Louis non parlò.
- Non ti riconosco più. – disse serio, disprezzandolo quasi.
Harry  si allontanò e venne vicino a me. – Vattene, stiamo discutendo. –
- Non se la strattoni. – si avvicinò a me, prendendomi la mano e allontanandomi da lui. Mi sentivo impotente, non riuscivo a reagire. Sbaglio, lo aveva chiamato sbaglio. Ci stavo pensando, ormai era tatuata nella mia testa questa parola.
- Louis vattene! – lo spinse via, facendolo barcollare. Si riprese a prese Harry, lasciandogli un destro dritto in faccia.
Quando Harry si riprese iniziarono a fare a botte. Non riuscivo a vederli così, Harry era ubriaco, Louis era disperato. Decisi di intervenire. Tirai Harry per allontanarlo da Louis, gli presi il braccio, ma lui lo strattonò facendomi cadere a terra.
Dolore. Sentii una fitta acuta alla pancia, tanto che poggiai le mani sulla pancia e mi raggomitolai a terra, con un espressione di dolore sul volto.
- Sam! – sentii chiamarmi da Louis, che non ci pensò due volte a venirmi incontro. Mi sentivo male, avevo dato una brutta botta.
Notai Harry che mi guardava, impaurito. Sapeva di aver commesso una cazzata, tanto che si avvicinò a noi, ma Louis lo fermò.
- Harry, fai le valige. Ritorna qui quando sarai pronto a fare il padre, e ad amarla come si deve. –
- Io la amo Louis, la amo più di me stesso. – sentii sussurrare da Harry, lo sentii solo io, solo io riuscii a sentire quelle parole, prima che lasciasse la camera a testa bassa e con qualche lacrima che gli rigava il volto.
 

 
 

LOUIS

 
Avevo messo Sam a letto, era caduta, temevo fosse successo qualcosa al bambino. Ero terrorizzato. Continuavo a starle accanto nel letto, accarezzandole i capelli e vederla dormire. Aveva gli occhi gonfi ed il viso arrossato. Dio, quanto mi fa male vederla così.
La porta si aprii cautamente, e vidi entrare Harry, con un borsone in mano e una lettera dall’altra.
- Io sto… sto andando via. – sussurrò, non mi guardava in faccia.
- Bene, allora vai. – risposi freddo, continuando ad accarezzare i capelli di Sam.
- Posso salutarla? –
Sorrisi amaramente a quella richiesta. Erano passate ore, si era ripreso dalla sbronza, ma continuava a dire cazzate a quanto vedo.
- Harry le hai detto che quello che ha nella pancia è uno sbaglio, l’hai distrutta. –
Vidi il suo viso incupirsi. Fece cadere la borsa atterra e prese la lettera tra le mani, avvicinandosi al letto e restando in piedi.
- Lei e il bambino sono più importanti di quanto tu creda. –
- Tanto importanti da lasciarla sola ogni sera? Da non avere mai tempo per lei? Harry io la vedo, la vedo come passa le giornate, costantemente a guardare l’orologio, ad aspettare un tuo ritorno da qualche tua sbronzata o altro. –
Scossi la testa, abbassando lo sguardo. Era cambiato. Sapevo che era tutto nuovo per lui, ma questo era troppo.
- Mi odierà a vita? – domandò, con la sua faccia da cucciolo bastonato.
Ci pensai un attimo, poi sorrisi fra me e me. – Forse non lo hai capito, ma ti ama di più di qualunque essere vivente su questa terra. –
Lo vidi sorridere. – E allora perché mi cacci? –
- Perché non sei pronto per fare il padre. Ritorna quando lo sarai. –
- E… se non dovessi farlo? Se non dovessi ritornare? –
Mi bloccai, alzandomi e andando cautamente verso di lui.
- Non lo farai. –
- Ma se dovessi. – continuava a tenere lo sguardo basso, perso a contemplare quella busta che aveva fra le mani.
- La perderai per sempre. – lo guardai negli occhi. Li chiuse e sospirò, poi ritornò a prendere il borsone e mi porse la lettera.
- E’ per lei, ti prego, dagliela. – disse. Annuii e lo vidi uscire dalla camera.
Sapevo che sarei dovuto stare vicino a Sam più di qualunque altra persona, ora.
 

 
 
 

SAM

 
Mi alzai di scatto, sudata e terrorizzata. Ansimavo e mi guardavo dappertutto, vedendo il posto accanto al mio vuoto.
- Louis! Louis! – lo chiamai, quasi in preda al panico.
Sentii salire ad una velocità pazzesca le scale ed entrò in camera.
- Cosa succede? –
- Dov’è Harry? –
A quella domanda lo vidi incupirsi. Abbassò lo sguardo e si sedette vicino a me.
- Perché non vieni a fare colazione? – cercò di deviare, ma non ci sarei cascata.
- Louis dimmi dov’è Harry. – stavolta era una pretesa.
- Credo tu dovresti leggere prima questa… - mi porse una lettera, con scritto la firma di Harry. – Ti lascio sola. –
Uscii dalla camera e la chiuse piano.
Sentivo il cuore esplodermi nel petto. Una lettera? Perché mi ha scritto una lettera?
L’aprii con fretta e furia ed iniziai a leggerla.
 

Amore mio,
da quando ti ho incontrato la mia vita è cambiata. Sono diventato un ragazzo migliore, mi hai insegnato ad amare, anche se anche tu prima eri completamente all’oscuro di questo sentimento. E farti soffrire è l’ultima cosa che voglio.
Quando ho detto che tutto quello era uno sbaglio, bè, mentivo. Credo sia la cosa più bella che mi sia successa, dopo te. Non ho mai voluto fare il padre come lo voglio adesso, soprattutto quando la donna che amo aspetta un bambino. Il mio bambino. Quello che abbiamo fatto non è un errore, ricordalo.
Ma ti sto ferendo, piano piano. Non ti ho dato le attenzioni che meritavi proprio ora che ne hai più bisogno, non sono stato abbastanza presente.
E stasera, quando abbiamo litigato, quando ti ho vista atterra contorta dal dolore, mi sono sentivo uno schifo, volevo sparire.
Forse meriti di meglio, meriti qualcuno che ti stia davvero accanto e che ti renda felice.
Me ne sono andato Sam, via. Non so per quanto, ma finché non maturerò abbastanza non mi farò vivo. Ti sto facendo del male lo so, e mentre scrivo questa lettera mi verrebbe da stracciare tutto, venire lì da te, e abbracciarti forte. Sentire il tuo cuore pulsare al ritmo del mio e carezzarti quella pancia così tonda e definita.
Tornerò, non so quando. L’idea di non vederti crescere insieme al tuo pancione mi uccide, ma più ti sto accanto più ti faccio del male.
Non ho mai amato nessuna persona come amo te Samantha, non amerò mai nessuna al di fuori di te.
Starti lontano per me è la tortura più dolorosa che potessero infliggermi.
Non dimenticarti di me, sii forte, io tornerò.
 Per sempre tuo, Harry.
 
 
 
 
Stavo singhiozzando, piangendo e ricoprendomi il volto di lacrime. Mi facevano male gli occhi.
Dio mio non poteva essere. Harry non poteva lasciarmi sola ora, no.
Con lui mi sentivo protetta, avevo bisogno di lui accanto a me per essere felice. E mi aveva abbandonata.
Scaraventai un cuscino contro il muro, urlando dalla rabbia. Accartocciai la lettera e feci lo stesso, dopodiché mi accasciai sul letto, piangendo silenziosamente.
Louis entrò in camera e si sdraiò accanto a me, raccogliendomi tra le sue braccia e stringendomi forte a sé.
- Ce la farai Sam, ce la farai ad andare avanti. – continuava a sussurrarmi.
No, non ce l’avrei fatta.
Senza di lui ero persa.
Senza di lui mi sentivo vuota.
Senza di lui, non ero nulla.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Omg.
Non immaginate quanto mi dispiace.
Vi giuro scrivere questo capitolo è stata una tortura.
Ma doveva succedere qualcosa.
Ow ç_ç spero non vi abbia deluse e che vi piaccia.
Quindi Sam si ritroverà, per un tempo, ad affrontare la gravidanza da sola.
Ma lui ritornerà, tranquille. Non vi dico quando, ma lo farà. La ama troppo per abbandonarla.
La litigata me la sono immaginata tipo nei film lol
Mi sono sentita male a far apparire Harry in questo modo.
Lui è il ragazzo più dolce del mondo. Poi dopo che gli hanno fatto lo scherzo della donna incinta e lui si è comportato in quel modo... aww.
Lo avete visto? "Breathe slow breathe slow" odddddio amore mio, quant'è bello.
Ok momento di dolcezza ahahah.
Ragazze, ce la fa questo capitolo a superare le 10 recensioni? Voglio arrivare a duecento recensioni in totale per la storia! Se lo fate continuo, giuro, continuo subito appena  superate le dieci recensioni.
Ora vado, a presto, sigh.
xx

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Capitolo 28
*** What a fuck?! ***


- Harry sono io… T-Ti prego se senti questo messaggio… chiamami. –
Attaccai il telefono e lo buttai sul letto. Aveva sempre la segreteria, non mi rispondeva mai a nessun messaggio. Sentivo che tra poco tempo sarei scoppiata.
Mi passai una mano sulla faccia e scostai la tenda della finestra, guardando fuori.
- Sam il pranzo è pront… - si fermò sulla porta, sospirando. – Ti prego smettila di guardare fuori da quella finestra! –
- Ha detto che tornava. – dissi ferma, continuando a tenere lo sguardo sull’inizio della via principale.
Sentii Louis avvicinarsi e poggiarmi una mano sulla spalla. Tre giorni, tre fottuti giorni da quando mi ha abbandonata.
- Vedrai che lo farà… -
- No, non lo farà. Mi ha abbandonata. – risposi seria. Non ero pazza, è solo che la sua assenza mi faceva uscire matta.
Lo sentii sospirare ancora, la centesima volta in quei tre giorni. – Perché non vieni a mangiare qualcosa invece? Devo sempre obbligarti a farti mangiare. –
Abbassai lo sguardo ed obbedii. Non lo facevo per me, lo facevo per il bambino, esclusivamente per lui. Se non fossi stata incinta, non so come mi sarei ridotta.
Scendemmo le scale in silenzio, e con altrettanto silenzio mangiammo a tavola. Ogni tanto Louis mi rivolgeva qualche occhiata triste, ma facevo finta di non vederlo e mi limitavo a mangiare il minimo indispensabile.
Sentivo il bisogno di evadere per qualche ora da quella casa, di prendere una boccata d’aria fresca.
- Vado a fare la spesa. – annunciai, alzandomi da tavola una volta finito.
- La spesa? Sam aspetta, ti accompagno! – disse raggiungendomi all’ingresso. Mi girai di scatto e posai lentamente una mano sul suo petto.
- Da sola. –
- Sam… - mi richiamò.
- Louis. – lo guardai negli occhi, convinta che mi avrebbe lasciata andare. Mi guardò per qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo e mi guardò.
- Non sparire. – come volevasi dimostrare.
Annuii e mi lasciai baciare la tempia, dopodiché uscii di casa.
Faceva molto caldo, il sole cuoceva le pietre. Indossavo dei pantaloncini di jeans abbastanza larghi e una canottiera bianca, di quelle fatte quasi a “velo”. Era una delle mie preferite.
Chiusi gli occhi e lasciai che il sole accarezzasse la mia pelle, ed odorai l’aria estiva che a Doncaster si faceva sempre più sentire.
Ero sicura, certa, che Harry fosse ritornato ad Holmes Chapel.
Perché mi aveva abbandonata? E tutti quei ti amo detti a buffo? Un senso di rabbia impadronì per un secondo il mio corpo.
Misi una mano sulla pancia ed incominciai ad accarezzarla, aspettando l’autobus.
Doncaster era troppo conosciuta, volevo andare nel supermercato appena fuori la cittadina. Era più ampio e avrei perso soprattutto più tempo.
Arrivò l’autobus e ci salii sopra, facendomi spazio tra la gente.
Cinque minuti di mezzo pubblico, ed arrivai alla fermata proprio davanti il grande supermercato. Scesi, un po’ impacciatamente, ed entrai.
Dentro faceva fresco, tanto che rabbrividii appena entrai nel grande atrio.
Presi un carrello e andai nel reparto pasta, riempiendolo con qualche busta a caso. Sam, sei un’impedita anche a fare la spesa.
Decisi di andare nel reparto neonati, dove ero sicura che avrei trovato ciò che cercavo.
Appena entrai non potei far altro che sorridere: tutine di tutti i colori, pannolini, giocattoli vari. Dio, quasi avevo gli occhi lucidi. Quattro mesi fa non me ne sarebbe importato nulla, ora mi emoziono quasi.
Entrai nel reparto, osservando ogni minimo dettaglio. Era tutto colorato.
Abbassai la pancia e l’accarezzai, facendomi scappare un sorriso.
- Ti piace piccolino? – iniziai a parlare con la mia pancia, dicono che aiuta. – Si, sono sicura che ti piacciono. Non vedo l’ora di guardarti in faccia. –
Sembravo una stupida, ma ne avevo bisogno. Era il mio bambino. Sorrisi ancora e lasciai stare la pancia, guardando le varie tutine da neonato. Volevo comprarne una.
Ce ne erano di tutti i colori, forme, e misure. Mi basai su quelle per il primo mese.
Erano davvero tutte belle, avevo l’imbarazzo della scelta. Poi ne notai una che mi colpii particolarmente.
La presi in mano e l’accarezzai: era morbida, ed era bianca candida. La girai davanti ed il mio cuore iniziò a battere un po’ più veloce del solito. Aveva anche una scritta, gialla: “I love dad”.
- Ti piace questa? Si perché tu ami il tuo papà… - mi soffermai un attimo, guardando la scritta e sentendo una stratta allo stomaco. – Lo ami… proprio come lo amo io. –
Abbassai lo sguardo, e mi asciugai un occhio che si era bagnato appena. Tirai su col naso e presi una busta lì vicino, mettendo cautamente dentro la tutina.
Iniziai a camminare per il resto del reparto, guardando giocattoli e robe varie, quando qualcuno mi calpestò il piede con il carrello.
- Ahia! – urlai, abbassandomi e massaggiandomi il piede.
- Oh mi scusi non l’abbiamo vista! – alzai lo sguardo, intenta a sorridere alla coppia di signori, ma quando incrociai i loro sguardi, mi sentii cedere le gambe e feci cadere la busta dove tenevo la tutina.
- Mamma? Papà?! –
Mi riconobbero e cambiarono espressione, un misto fra lo scioccato e il sorpreso.
- S-Samantha… - sussurrò mia madre. Ringraziai il cielo per aver messo la canottiera larga, riusciva a coprire il mio pancione.
Mi ricomposi subito e mi allontanai un poco. Quello che mi avevano fatto era imperdonabile.
- Piccola mia quanto mi sei mancata! – disse mia madre, avvicinandosi per un abbraccio, ma mi scostai.
- Non mi avete cercata, non vi siete minimamente interessati a me. Come faccio a mancarvi? – chiesi con disprezzo.
- Noi non… era tutto nuovo per noi, capiscici. – parlò mio padre, stavolta. – Ma ogni giorno senza di te era una tortura, pensavamo che se ti avessimo lasciata andare avresti messo apposto le idee… -
- Mesi, papà, sono passati mesi. Le idee le ho messe apposto da tempo. – ribattei acida, abbassandomi per prendere la busta.
Mia madre si guardò attorno, guardando il reparto in cui ero. – E quale sarebbe la tua scelta, quindi? – mi chiese con la voce tremante.
Alzai la maglia, mostrando il pancione. Mamma mise una mano sulla bocca, papà abbassò lo sguardo.
- Sono al terzo mese. Ecco qual è la mia scelta. – gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, e qualche goccia mi rigò il volto.
- Non ci perdoneremo mai il fatto di averti lasciata sola in questo momento… - sussurrò papà, quasi come un rimprovero verso sé stessi.
Sorrisi amara, scuotendo la testa.
Ci furono secondi interminabili di silenzio, poi mia madre posò le buste della spesa e mi venne vicino, torturandosi le mani e mordendosi le labbra.
- Posso… posso sentire? – chiese, indicandomi il pancione. Era mia madre, e anche se mi aveva abbandonata, ne aveva il diritto.
Annuii lievemente e posai nuovamente la busta atterra, alzando di poco la canottiera e lasciando che la mano di mia madre si poggiasse sul mio ventre. Chiuse gli occhi, sospirando.
- Dio… - commentò. – E’ maschio o… femmina? –
- Non lo so. Fra un mese dovremmo fare la prima ecografia… - dissi, quasi in un soffio. Mi sorrise dolcemente, guardandomi negli occhi.
- Sai, quando aspettavo te non vedevo l’ora di vederti, anche se in uno stupido monitor. Avevo solo sedici anni eppure… per me eri la cosa più bella di questo mondo. –
Sorrisi, stavolta davvero, e mi lasciai abbracciare. Quanto mi sono mancati i suoi abbracci.
- Ti voglio bene piccola mia. – disse in lacrime.
- A-Anche io mamma… - chiusi gli occhi, lasciandomi coccolare.
Mio padre ci venne vicino, scostando leggermente mamma.
- Come… Dove vivi adesso? – chiese, rovistando nel suo vecchio portafoglio. Odiavo quel portafoglio, lo sapeva, lo aveva da anni e nonostante i miei tentativi di dargli fuoco, lo aveva ancora.
- Con Louis e… - feci una pausa, sentendo l’ennesima morsa allo stomaco. – Ed Harry.-
Mi sorrise. – Harry è felice? –
Sentii una fitta alla pancia, ma decisi di mentire. – S-Si, lo è… -
- Sono contento. –
Continuai ad osservare la sua mano intenta a cercare qualcosa del portafoglio, ma la mia mente era completamente decollata e persa nel sorriso di Harry, che da quei giorni mi mancava terribilmente come l’aria.
Rimise in tasca il portafoglio e mi diede un bigliettino. C’era scritto sopra un numero.
- Non vogliamo costringerti a ritornare con noi, ma ti prego, dacci tue notizie e sul bambino. Questo è il mio numero, non esitare a chiamarci. –
- D’accordo. – dissi titubante, mettendo il biglietto nello zaino di jeans che avevo sulle spalle. Poi mio padre si abbassò sulla mia pancia, ed iniziò a gesticolare, iniziando a fare quello stupido gioco chiamato “bu bu settete”.
Ridemmo tutti e tre all’unisono. Dio, quanto mi erano mancati.
- Dobbiamo andare adesso… - iniziò mia madre, abbracciandomi. – Ti prego fatti sentire. –
Annuii debolmente e sorrisi ai miei genitori, dopodiché iniziai a vagare per il reparto, mentre loro avevano svoltato strada.
Che impressione, rivedere i miei genitori dopo tre mesi. Non erano cambiati affatto. Io si, e anche tanto.
Uscii dal reparto e andai a pagare alla cassa, per poi uscire e riprendere l’autobus. Non volevo tornare a casa, volevo fare ancora quattro passi.
Mi feci portare davanti al parco di Doncaster, molto diverso da quello di Holmes Chapel: era più grande, e soprattutto con più gente.
Entrai nel parco e notai i bambini giocare sulle giostre, con i genitori un po’ più al lato che aspettavano che scendessero. Notai il bar, con molta gente seduta intenta a chiacchierare o a sorseggiare una bevanda. Era bello vedere gente.
Mi sedetti su una panchina all’ombra, davanti all’enorme fontana al centro del parco. Rimasi a contemplarla quando mi arrivò una telefonata. Pensai subito che fosse Harry, che avesse sentito gli innumerevoli messaggi lasciati in segreteria, per cui risposi senza nemmeno guardare il display.
- Pronto! – urlai con speranza.
- Sam, sono Francesca. – sospirai, non era lui. Ma ero comunque felice di sentire la mia migliore amica.
- Hey Fra, come stai? Stai chiamando dall’Italia? Liam? – chiesi. Liam era andato a passare una settimana da Francesca, in Italia. Sarebbe tornato domani.
- Sto bene. Si, chiamo dall’Italia. Liam è qui con me, ti saluta. Tu come stai? –
- Ricambia. – dissi sorridendo. – Io… Io sto bene. – no, non stavo bene, per niente.
- … Ti sei ripresa? – azzardò a chiedere. Sospirai, e mi incupii.
- Mi manca come l’aria. –
- Dio Sam… vorrei essere lì per abbracciarti e dirti che andrà tutto bene. –
Sorrisi tra me e me, e mi lasciai scappare una piccola lacrima. – Lo sto aspettando, so che ritornerà a momenti. –
La sentii sospirare. – Sam… devi anche guardare in faccia la realtà: può tornare come… come non potrebbe farlo mai più. –
Mi manco il respiro per un secondo. – No, non lo farà. Non… può farlo… -
- La maggior parte dei casi è così. Ma so che Harry non lo farebbe mai, ti ama troppo per lasciarti da sola. –
- Se mi amasse davvero non mi avrebbe lasciata dall’inizio… - sussurrai, ed un ennesima fitta al cuore si fece largo in me.
- Sii forte. Ti chiamo domani, un bacio. Ti voglio bene. –
- Te ne voglio anche io. – dissi in un soffio di voce, attaccando immediatamente il cellulare e riponendolo nello zaino.
Sospirai, iniziando a giocare con le dita della mani, quando sentii qualcuno sedersi affianco a me.
- Ciao Sam. – mi girai di scatto e scorsi quella testa bionda tanto conosciuta.
- Niall, ciao. – abbozzai un finto sorriso.
- Che ci fai da queste parti? –
- Volevo evadere. Mi sento chiusa in una palla di vetro in questi mesi… - abbassai lo sguardo, ed iniziai ad accarezzarmi la pancia. – Tu invece? Che ci fai qui? –
- Sono venuto a prendere una limonata, non riesco a sopportare questo caldo. – sorrise, contagiando anche me.
- Niall… tu lo senti ancora? – chiesi all’improvviso. Niall alzò il volto, aggrottando la fronte e guardandomi strano.
- C-Chi? –
- Harry… - pronunciare quel nome mi fece venire i brividi.
Si grattò la nuca, facendo una smorfia. – Ogni tanto passo da lui, per chiedergli di uscire ma… Non vuole saperne, è distrutto. –
-Ho bisogno di lui. – continuai. – Questi giorni senza di lui sono peggio di una tortura! – iniziai a piangere. Ero debole, ero vulnerabile. Avevo bisogno di lui per sentirmi protetta, ed ora che non c’era, poteva accadermi di tutto.
Lasciai che mi strinse in un abbraccio e che mi accarezzò la spalla. – Manchi tanto anche a lui. –
- E perché non ritorna da me? – chiesi, tra le lacrime.
- Non è facile. Non riesce a perdonarsi per come ti ha trattata. –
- Io lo perdonerei, giuro. – mi scappò un singhiozzo. – Lo perdonerei tutte le volte pur di averlo accanto e sentire la sua voce. –
- Lo so Sam, Lo so. –
E mi lasciai stringere in un abbraccio, passando il resto del pomeriggio con lui.
 
 
 
 
 
 
- Sono a casa! – urlai, sbattendo la porta. Nessuno rispose. – Louis? –
Entrai in salotto e non c’era. Andai in camera sua e non c’era. Entrai in cucina e vidi un foglietto sul tavolo.
 
Oggi è il compleanno di Eleanor e siamo andati a cena fuori,
tornerò il più presto possibile! Non ti cacciare nei guai.
Louis xx
 
Cavolo, oggi è il 16 Luglio! Mi portai una mano sulla fronte ed immediatamente andai a rovistare nello zaino, per cercare il cellulare e mandare un messaggio ad Eleanor.
Tanti auguri Eleanor! Ti stai facendo vecchia! Divertitevi tu e Louis e digli che ho letto il biglietto e l’aspetto a casa, un bacio. Sam xx
Una volta mandato poggiai il cellulare sul tavolo e presi un bicchiere d’acqua, mandandolo giù tutto d’un fiato, dopodiché andai in salotto ed accesi la televisione. Mi misi a guardare uno di quei noiosi programmi di cucina che facevano la sera, degustandomi un panino al formaggio preparato proprio all’ultimo minuto, dato che non sapevo cucinare e l’ultima cosa che volevo era dare fuoco alla casa.
Finito il primo tempo del programma, iniziò la pubblicità, per cui mi misi seduta sul divano, guardandomi intorno.
Era così vuota la casa senza di lui, senza le sue risate e i suoi sguardi.
Sospirai, abbassando lo sguardo sul mio ventre. Alzai la maglietta ed iniziai a toccare la pancia.
- Hey, mi senti? – iniziai nuovamente a parlare con la pancia. Oh cavolo, stavo diventando pazza. – Ci sei lì dentro? Sono la tua mamma, lo sai? –
Iniziai a sorridere come un ebete e a giocherellare con le dita sulla mia pancia. Presi la busta che avevo poggiato in precedenza sulla poltrona ed estrassi la tutina, guardandola ancora.
- Sai, il tuo papà è davvero bello. – iniziai, guardando un punto inesistente della parete. – Ha quegli occhi verdi che farebbero invidia allo smeraldo più bello, e quel sorriso che ti fa mancare il respiro. –
Sorrisi fra me e me, abbassando nuovamente lo sguardo e accarezzando il lato della pancia. – E’ convinto di non saper fare il padre, ma io so che sarà il padre più dolce del mondo, e ti amerà come nessun altro mai. –
Sorrisi ancora, finché non sentii un colpo di tosse e mi girai di scatto, impaurita. Era quell’idiota di Louis.
- Mi hai fatto prendere uno spavento! Da quanto sei qui? – chiesi, facendo spazio sul divano perché potesse sedersi. Continuava a sorridere.
- Abbastanza per poterti sentire parlare con tuo figlio. – ecco perché sorrideva. Chiusi gli occhi e mi colorai di rosso.
- Avrai pensato che sono una pazza. – dissi ironicamente.
Ci pensò su, poi scoppiò a ridere. – No, eri solo tanto tenera. –
Sorrisi. – Però è strano, non si muove per niente. – commentai, guardandomi la pancia con una smorfia. Louis si incupì di colpo e mi guardò.
- Come non si muove? –
- No, nel senso… quando gli parlo, o mangio del cioccolato, non sento movimento. Non lo sento mai. –
Feci spallucce. Forse era solo troppo presto per sentire dei movimenti.
Lo sguardo di Louis era terribilmente serio, e scrutava la mia pancia. Avvicinò l’orecchio ad essa, ed iniziò ad accarezzarla.
- Sei sicura che non senti nulla? – chiese, quasi nel panico.
Avevo capito che si stava preoccupando, quindi alzai gli occhi al cielo e sorrisi. – Si, Louis. Ma credo sia ancora troppo presto per sentire qualcosa. –
- No Sam. – disse serio. – C’è qualcosa che non va. –
Persi il sorriso, e la mia faccia si fece tutto d’un tratto seria. – No Louis, ti stai sbagliando. –
- Ho quattro sorelle, ho assistito alla gravidanza di mia madre, credo di saperne qualcosa, non credi? –
Mi alzai dal divano e abbassai la maglia, iniziando a girovagare per il salotto.
- Ma io sento che c’è, anche se non da calci, sento che c’è qualcosa nella mia pancia! – alzai il tono di voce, facendo notare la mia preoccupazione e la mia paura.  – C’è qualcosa che non va nella pancia? –
Louis abbassò lo sguardo. – No Sam, forse c’è qualcosa che non va nel bambino. –
Sgranai gli occhi. Sentii le ginocchia cedermi e mi accasciai a terra. Louis mi prese per le braccia e cercò di farmi sedere in ginocchio. Ero nel panico.
- Domani mattina ti porto in ospedale. – disse, prendendomi in braccio e portandomi in camera mia.
C’è qualcosa che non va nel bambino.Quelle parole mi girarono per la testa tutta la notte.
 
 
 
 
 
- Quanto manca ancora? – chiesi spazientita.
- Cinque minuti. – rispose Louis, tendendo lo sguardo fermo sulla strada.
- Lo hai detto esattamente un quarto d’ora fa, e stiamo ancora in macchina. – sbuffai.
Girai la testa e guardai fuori dal finestrino, scorgendo la grande scritta dell’ospedale. Lo indicai a Louis, che girò immediatamente a destra ed entrò nel grande, anzi, gigantesco, piazzale fuori dall’ospedale di Doncaster.
Parcheggiammo l’auto e Louis mi aiutò a scendere, per poi incamminarci dentro l’ospedale. Se da fuori sembrava enorme, dentro lo era mille volte di più.
Rimasi a guardare il soffitto alto e dipinto con tanti angioletti e cose di questo genere, tipo i quadri antichi.
- Dovremmo fare un controllo. – sentii Louis rivolgersi all’infermiera.
- Prego, da questa parte. – le rispose la ragazza, sulla trentina d’anni.
Louis mi richiamò e mi fece distogliere dal contemplare quei disegni magnifici, e mi portò nella sala dove c’era ad aspettarci il ginecologo.
La stanza era gialla chiara, con delle tende bianche e tanti disegni di orsacchiotti e cose varie. Sorrisi a vedere tutta quella tenerezza.
- Buongiorno ragazzi, sono il dottor Hudson! – si presentò, stringendoci la mano.  Ricambiai sorridendo. – Prego, sdraiati su questo lettino. –
Non me lo feci ripetere  due volte e mi sdraiai su quel lettino ricoperto di carta. Il dottor Hudson mi alzò la maglietta ed inizò a massaggiarmi la pancia e a premere sa un po’ tutte le parti.
- Quanti anni hai e come ti chiami? – mi chiese, con un sorriso dolce e rassicurante che ricambiai. Era un uomo sulla cinquantina, con capelli corvini e baffi dello stesso colore.
- Sam, ed ho diciassette anni. – mi vergognai un po’ a dire la mia età. Avrà pensato ad una di quelle ragazze giovani e imprudenti.
- Un po’ troppo giovane, non credi? – mi domandò sorridendo ancora. Sorrisi anche io, anche se in realtà non ne avevo voglia. Abbassai lo sguardo e non risposi, mi limitai a fissare Louis, che stava seduto sulla sedia ed osservava tutta la scena.
- Lui è il padre? – chiese, riferendosi a Louis. Subito Louis scosse la testa, gesticolando con le mani.
- Oh no, sono il migliore amico. – sorrise.
Il dottore guardò prima lui e poi me. – E dov’è il padre? –
Mi incupii prontamente, non rispondendo. Lo fece Louis al posto mio. – Preferiremo non tocare quest’argomento… -
- Oh si, capisco, scusate. – si giustificò. – Bene Sam, la pancia sembra essere apposto, è dura al punto giusto e sembra che la placenta sia ben attaccata e stabile. Ora faremo l’ecografia, sai cos’è? –
Annuii con foga e lasciai che mi spalmasse sulla pancia quel liquido disgustoso. Lo guardai con una smorfia. Che schifo.
Louis rise appena guardando la mia faccia. Lo guardai a sorrisi.
Il dottore prese la macchinetta e me la poggiò sulla pancia, accendendo il monitor. Mi girai a guardare nello schermo, era bianco e nero. Non capivo nulla di questi affari.
Sospirai, perché ero davvero agitata.
- L’ecografia non si dovrebbe fare al quarto mese? – chiesi, per spezzare il silenzio.
- Uhm, si, ma questo è solo un controllo. – non distoglieva lo sguardo dallo schermo, che più guardavo e più ero convinta che non ci fosse niente.
Io e Louis ci scambiavamo strani sguardi, mentre osservavamo il dottore. Ogni tanto aggrottava la fronte, altre volte sospirava e cambiava verso della macchinetta, sempre guardando attentamente il monitor.
- Com’è possibile… - sentii sussurrare, quasi come se lo chiedesse a sé stesso. Iniziò a prendermi il panico.
- Che cosa? – chiesi.
Mi guardò un attimo, poi rivolse lo sguardo al monitor e nuovamente a me.
- Guarda nel monitor. – me lo indicò. – Cosa vedi tu? –
Guardai bene lo schermo, e vedevo solo uno spazietto grigio, che dovrebbe essere la mia pancia, ma niente.
- N-Niente. – azzardai a rispondere. Ma non capivo, nemmeno Louis capiva, tanto che si era alzato ed si era messo vicino a me per guardare meglio.
- Esatto niente. – disse stupito il dottore. – Nella pancia non… non c’è assolutamente niente. –
Panico. Ero nel panico. Non c’era niente? Dannazione, avevo il pancione!
- Cosa?! Si sbaglia, ho la pancia, il bambino deve esserci! – alzai il tono di voce. Il dottore spense il monitor e si tolse gli occhiali, massaggiandosi il punto dove poggiavano.
- Molto spesso capita che alcune donne rimangano incinta e durante il corso diano una brutta botta e… E perdano il bambino. Hai mai dato qualche botta forte? –
Ci ripensai un attimo, e ripensai a quando scivolai dal braccio di Harry e caddi. Una fitta allo stomaco.
- Si ma… ma io non ho avuto perdite di sangue! Stavo benissimo! – piangevo, continuando a sentire il cuore battere all’impazzata.
Il dottore aggrottò la fronte e mi guardò trovo. – Non ne hai avuta nessuna? –
Scossi la testa, mordendomi un labbro. Continuavo a piangere. Louis uscì dalla stanza, infuriato, scompigliandosi i capelli e facendo un grido di rabbia.
- La prego, mi dica che è uno scherzo. Io sento che c’è qualcosa, lo sento! – dissi in preda ad un pianto isterico.
Il dottore sospirò nuovamente. Questi cazzo di sospiri mi stavano facendo innervosire.
- Molto spesso la fecondazione avviene, e la donna ha un abbozzo di pancia per due-tre mesi, poi però si scopre che è un falso allarme. Quasi come una finta, capisci? Come se fosse fecondata ma in realtà… non è nato nulla. A volte dipende dalle condizioni degli spermatozoi, altre volte da quelle dell’ovulo. – Mi spiegò. Mi stava dicendo che ero una finta-incinta?
- Mi dispiace. – disse, rimanendo sull’uscio della porta. – Ho registrato comunque, in questi giorni ci lavorerò su e ti faremo chiamare per darti notizie. – dopodiché abbandonò la sala, ed io mi lasciai andare in un pianto sonoro.
Mi strinsi la pancia tra le braccia, piegandomi su di essa. Piangevo, le lacrime continuavano a scendere incessantemente e i singhiozzi mi impedivano quasi di respirare.
Lui c’era, il bambino c’era, lo sentivo dentro di me. Era impossibile, dannazione!
Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e scesi dal lettino, stringendo sempre la pancia. Camminai per il corridoio sotto lo sguardo di tutti, tutti vedevano quella diciassettenne con un pancione, piangere ed uscire da un ospedale. Mi sentivo uno schifo.
Non c’era nulla nella mia pancia. Non c’era nulla di vivente.
La scena della caduta passò veloce nella mia mente. La botta, il dolore, il soccorso di Louis… lo sguardo di Harry. Harry.

 
 
 

LOUIS



Uscii dalla camera in fretta e furia. Avevo le lacrime agli occhi, non potevo crederci. La rabbia che avevo in corpo era troppa.
Aprii la porta dell’ospedale ed uscii nel piazzale, tirando fuori il telefono e digitando furiosamente il suo numero.
- Louis? Cos’è successo? – sentii la voce meccanica di Harry dall’altra parte del telefono. Stavo piangendo, dalla rabbia, dal nervosismo, non lo sapevo nemmeno io.
- Sono in ospedale Harry. – dissi, cercando di mantenermi calmo. – Con Sam. –
Sentii il silenzio dall’altro capo. – Cos’è successo a Sam?! –
- Non c’è più Harry! Il bambino non c’è più! – urlai, scaraventando il giubbotto di jeans per terra. – L’ho portata in ospedale perché non sentiva nessun movimento del bambino, e il dottore ha detto che non c’è! La sua pancia è vuota! – continuai ad urlare.
Sentii singhiozzare, Harry stava piangendo. - E’ tutta colpa mia…  - sentii sussurrare, mentre piangeva.
- Sam sta male, per via tua. Te ne sei andato perché l’ho detto io, e va bene, ma non hai nemmeno risposto alle sue chiamate, ignoravi ogni suo messaggio e ogni tentativo che provava per sentire la tua voce. – continuai, stavolta cercando di calmarmi. Sentii una presenza a pochi metri dalle mie spalle, mi girai e vidi Sam, che stringeva la sua pancia tra le mani e mi guardava. Aveva capito che stavo parlando con lui.
- E’ Harry? – si asciugò una lacrima.
Non risposi. Mi limitai ad abbassare lo sguardo.
- C’è Sam lì con te? – parlò Harry, tirando su col naso. Dissi un flebile “Sì”, che valeva come risposta per entrambi.
- Passamelo! – urlò, cercando di prendere il telefono. Non opposi resistenza, glielo diedi. Ne aveva bisogno.
- Harry? Harry? – continuò ripetutamente a chiamare. Si passò una mano tra i capelli. – Harry?! Oh dannazione ha attaccato! – urlò, inginocchiandosi a terra e trattenendosi la testa fra le mani.
Mi avvicinai a lei e la feci alzare, portandola a casa. Aveva bisogno solo ed esclusivamente di riposo.

 
 
 
 
 

SAM

 
- E le hanno detto che non c’è niente. – Louis finì di raccontare la storia, seduto sulla poltrona, massaggiandosi le tempie. Io mi stavo facendo coccolare da Tiffany, che aveva messo la testa sulla mia spalla e mi accarezzava i capelli.
- E’ impossibile che non c’è niente! Cavolo, guarda, ha la pancia! – disse Zayn, indicandomi.
- Secondo me sono tutte cavolate… - commentò Niall, con in mano il solito pacchetto di patatine.
- Lo ha detto il dottore, non ne ho idea. – rispose Louis, sospirando. – Ha detto che comunque ci faceva sapere fra qualche giorno. –
Mi lasciai scappare un singhiozzo.
Tiffany mi accarezzò una guancia, lasciandomi un bacio su di essa. – Tranquilla… -
- Lui lo sa? – chiese Liam. Stamattina era tornato dall’Italia, e appena saputo la notizia si precipitò subito in casa.
Louis annuì. – Lo ha saputo il giorno stesso. –
- E che cos’ha detto? – continuò a chiedere. Louis si limitò a fare spallucce, senza rispondere.
Zayn si alzò in piedi ed iniziò a girare per la stanza, dopodiché di fermò e mise le mani sui fianchi.
- Questo è un bel cazzo di casino. –

 
 
 
 
 
 
 
 
Lo avevo promesso, no?
Ecco postato il capitolo :3
La fine mi piace lol Scusate la volgarità ahah!
Allora, Sam non ha il bambino.
LOL. L’idea me l’ha fatta venire una ragazza che ha recensito lo scorso capitolo c: (ringrazio quindi marrymeharrystyles_)
Mi sono basata sulla mia storia. Si perché quando mia madre era incinta di me, verso il 3-4 mese è andata a fare l’ecografia e le avevano detto che io non c’ero.
Ahah povera si è disperata, poi però sono riapparsa ed eccomi qua (?)
Questo capitolo mi piace. Non fatevi illusioni, Harry ritornerà fra qualche capitolo ma ci saranno alcune sorpresine.
Comunque, spero vi piaccia il capitolo!
Abbiamo superato le DUECENTO recensioni *-* Aww ma quanto vi amo?!
Questo capitolo voglio che arriva a 20.
Chiedi troppo? Dai, 20 recensioni e continuo. Vi prego, vi prego, vi prego. :’)
Credo in voi.
Ok ora vado, un bacio. xx 


AH, UNA RAGAZZA IERI MI HA CHIESTO DI FAR VEDERE I VOLTI DI TIFFANY, FRANCESCA E SAM! QUINDI ECCO A VOI DELLE IMMAGINI :)

 


                         questa è Tiffany.                                                                                             

                   questa è Francesca.



                ed ecco a voi... SAM!
    solo che Sam ha i boccoli, quindi vedete
la foto dopo di questa per capire come ha i capelli :3

(e scendete ancora giù che ho messo anche la foto di lei incinta, aww.)


 questi sono i capelli di Sam invece, quindi immaginateglieli così lol


E QUESTA E' LA NOSTRA SAM INCINTA. NON E' JUYHGTRFED? *-*

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Capitolo 29
*** Louis will kill me! ***


- E’ impossibile. – continuai a ripetermi. – E’ impossibile che non ci sei. –
Continuavo a massaggiarmi la pancia, con le gambe incrociate sul letto. Da quando due giorni fa mi avevano dato quella terribile notizia non mi davo pace, trovavo tutti i modi possibili per farlo muovere. Perché io sapevo, sapevo che c’era.
E mi ero ripresa, nonostante i primi giorni furono di assoluto pianto isterico e di un Louis preoccupato, perché piangevo per ogni minima complicazione.
Ma ora ero cambiata. Avevo deciso di essere forte, per il mio bene e per quello delle persone che mi stavano intorno. Dovevo dimenticare e rivivere.
Ma non riuscivo a dimenticare lui. Potevo farlo con tutto, ma non con lui. Sentivo ancora che una parte del mio cuore se ne era andata.
Sospirai, prendendo il telefono e componendo quel numero che ormai sapevo a memoria, tante erano le volte che lo avevo scritto.
Lo portai all’orecchio, e continuando a sfiorare con i polpastrelli il mio ventre aspettai.
Uno squillo, due squilli, tre squilli. L’attesa era snervante, sapevo che fra qualche secondo sarebbe comparsa quella vocina della segreteria telefonica che tanto odiavo in quel periodo.
- Pronto? –
Mi mancò il respiro. Il cuore mi iniziò a battere a mille. Schiusi la bocca e andai nel pallone. Iniziai a boccheggiare per trovare qualche parola da dire, ma poi mi soffermai a pensare al tono della voce. Non era il suo, non era un tono maschile.
- Pronto, chi è? – continuò a ripetere la ragazza.
Attaccai immediatamente e lasciai scivolare il telefono dalle mie mani, che goffamente cadde sul materasso del letto. Fissai il vuoto, i miei occhi erano persi nel nulla. Silenziosamente lasciai che una lacrima rigò per l’ennesima volta il mio viso.
Perché aveva risposto una ragazza, al telefono di Harry?
 
 
 
 
 
Entrai in cucina, con la testa bassa. Louis era intento a cucinare qualcosa, mentre gli altri ragazzi stavano discutendo vivacemente intorno al tavolo. Quando feci ingresso io, si ammutolirono tutti. Aggrottai la fronte e li guardai male, dopodiché lasciai perdere e mi rivolsi a Louis.
- Devo parlarti. – dissi, quasi sussurrando.
- Qualcosa non va? – chiese, pulendosi le mani con lo strofinaccio e poggiandolo non curante sul bancone. Annuii decisa e abbandonai la stanza, intenta a dirigermi sul divano. Sentivo la presenza di Louis alle mie spalle, e una volta che fummo in salotto decisi di parlare.
- Ho chiamato Harry. – iniziai sicura.
- Di nuovo la segreteria? – ormai sapeva tutto a memoria, non si meravigliava più di tanto.
- No. Hanno risposto. –
Louis sgranò gli occhi e fece un passo in avanti, boccheggiando e tentando di dire qualcosa, ma lo interruppi, dicendo la verità.
- Non era lui. Era… una ragazza. – continuai a fissare il pavimento. Non alzando lo sguardo per non far notare a Louis i miei occhi lievemente arrossati.
- Una ragazza?! – sembrava lo stesse domandando più a se stesso che a me. – Io… Io non ci posso credere! Sam, sarà un malinteso, sicuramen… -
- No Louis,  è okay. – mentii nuovamente. – Non me la sono presa. –
Aggrottò la fronte, si trovò a dover parlare con una Sam diversa.
- Come? Non ti capisco. –
- Chi la vuole una ragazza incinta? Chi vuole essere padre a diciotto anni? Sono io la stupida che si faceva tutte queste idee, che sognava queste cose. Sono una stupida Louis, ecco cosa sono! Finirò in uno di quegli schifosi programmi per ragazza incinte abbandonate dai ragazzi! – sbraitai, dando sfogo ai miei pensieri e lasciai che le lacrime prendessero il sopravvento.
Louis non se lo fece ripetere due volte e mi venne incontro abbracciandomi.
- No Sam, non finirà così. – continuò, soffiandomi sui capelli. – Andrà tutto bene, vedra. –
Singhiozzai. – Portami da lui, adesso, in questo momento, ti prego. –
Alzò la testa e mi guardò un attimo negli occhi, poi si scansò ed iniziò a massaggiarsi la nuca.
- Non posso Sam… -
- Perché non puoi? – chiesi, sedendomi a peso morto sul divano. – Ho bisogno di vederlo, tu lo sai! –
- Questo è un momento delicato per te, non voglio procurarti ulteriori danni portandoti a casa sua! Guidare fino a Londra per poi vederti piangere… Non ci riesco. –
Quindi era andato a Londra?
Restai un minuto in silenzio, avevo smesso di piangere. – Avevi detto che avresti fatto tutto per me. –
- Sam non ti aggrappare a certi discorsi! – alzò il tono della voce. – Faccio e farò tutto per te, ma questo no. Il caso è chiuso. –
Lasciò la stanza, sorpassando Zayn e Liam che preoccupati erano usciti dalla cucina e avevano assistito alla scena. Li guardai un secondo, per poi abbassare la testa e correre in camera mia.
Mentre salivo le scale sentivo un senso di rabbia venirmi incontro. Rabbia, tristezza, gelosia, frustrazione. In questa settimana avevo accumulato tutto, ed ero stanca.
Ero stanca anche di dipendere dagli altri. Volevo vederlo, dovevo vederlo. Dovevo riperdermi in quella distesa verde e in quel sorriso che ogni volta illuminava il suo volto. Louis lo faceva per il mio bene, lo sapevo.
Ma se non mi ci avrebbe portata lui, lo avrei fatto io, da sola.
 
 
 
 
 
 
Ore 3.30 di notte
Mi alzai senza far rumore dalle coperte, già vestita e preparata. Camminai in punta di piedi, e aprii appena la porta, facendo uscire solo la testa. Dopo aver controllato che non ci fosse Louis ancora sveglio – di solito lui crolla in un sonno profondo verso l’una e mezza di notte – feci uscire il resto del mio corpo, chiudendo la porta.
Scesi le scale in tutto il silenzio possibile, sentendo l’adrenalina e la paura in tutto il corpo.
Sono anche arrivata a scappare di casa nel cuore della notte, che bello.
Iniziai a perlustrare la casa, in lungo e in largo, in ogni misero posto o nascondiglio.
- Dove diavolo le ha messe Louis le chiavi della macchina?! – chiesi sussurrando a me stessa, mentre rovistavo in un vecchio bussolotto pieno di cianfrusaglie. Sospirai e scossi la testa, quando realizzai che all’interno di esso c’era di tutto tranne quello che cercavo.
Improvvisamente ricordai: la cucina.
Mi diressi a passo spedito verso la cucina, dove trovai le sue chiavi bene in vista, poggiate sul tavolo da pranzo.
Le presi e le strinsi in tutte e due le mani, facendo un respiro profondo ed incamminandomi verso l’ingresso.
Feci scattare la serratura di sicurezza della porta, che a mio malgrado fece un rumore molto più forte del normale. Strizzai gli occhi, pregando che Louis non si fosse svegliato, ed uscii di casa.
Era ancora notte fonda, le stelle brillavano nel cielo e l’aria appena fresca della notte mi solleticò il viso, provocandomi leggeri brividi.
Uscii dal giardino di casa e mi misi davanti alla macchina di Louis.
La guardai: ben lucidata, tenuta a puntino…
- Louis mi uccide. – commentai, quasi in una crisi di panico.
Non sapevo guidare. Avvantaggiata, no? Avevo seguito si e no due lezioni di guida, e sapevo solo come si accendeva e spegneva una macchina. Basta.
Smisi di pensare alle varie morti che potrei avere fra un Louis infuriato e qualche probabile schianto con la macchina ed aprii lo sportello, sedendomi al posto del guidatore.
Sospirai, cercando in tutti i modi di far calmare il cuore, che aveva iniziato a battere più forte del normale.
Misi in moto la macchina e poggiai le mani sul volante. Ok Sam, questo lo sai fare.
Abbassai la testa per vedere i pedali sotto i miei piedi, non sapevo minimamente quale fosse l’acceleratore e quale quello per andare indietro.
Ne provai uno. La macchina si mosse di scatto all’indietro.
- Oh cazzo! - Feci un gridolino e fermai la macchina di scatto. Il mio corpo si mosse insieme allo scatto veloce della macchina, e per poco la mia testa non finiva spiaccicata sul volante.
Guardai dallo specchietto retrovisore, e realizzai di aver sfiorato per un pelo il palo della luce.
Sospirai nuovamente e poggiai cautamente il piede sul pedale accanto, convinta e sicura che fosse quello dell’acceleratore.
Feci forza con il piede e la macchina partì, in modo normale questa volta.
Chiusi appena gli occhi e respirai affondo. Stavo guidando una macchina.
Fortunatamente Doncaster non era molto lontano dal centro di Londra e sapevo benissimo che strada prendere per arrivarci.
Avevo paura, terrore, panico. Stavo guidando alle tre e mezza di notte la Porsche di Louis, senza patente, con solo il pensiero di raggiungere Harry.
… Ma forse era proprio quel pensiero che mi dava coraggio.
 
 
Dopo un’ora di viaggio tra curve fatte male e semafori non rispettati arrivai al London Eye.
Perché ero andata lì? Perché è il primo posto in cui io ed Harry siamo andati durante la nostra fuga, e ricordavo quello a memoria. In più sapevo che c’era un bar aperto tutta la notte vicino, e lì conoscevano bene Harry.
Parcheggiai l’auto – per modo di dire, mezza sul marciapiede e mezza decentemente sulla strada – e scesi dall’auto. Poggiai un attimo la schiena contro l’auto e respirai. Terra, stavo toccando finalmente terra con i miei piedi. Ciò significa che ero salva, fortunatamente.
Mi scansai dall’auto e poggiai le mani sul mio pancione, accarezzandolo di continuo. Ero agitata.
Attraversai la strada deserta ed entrai in quel bar quasi vuoto. Non me lo ricordavo così.
Mi avvicinai al bancone, dove stava un signore sulla sessantina a pulire un bicchiere di vetro. Alzò lo sguardo e mi sorrise cordialmente.
- Cerca qualcosa signorina? –
Poggiai le mani sul bancone e iniziai a picchiettare le dita su di esso. – Ehm… si… Sa per caso dove vive Styles? –
Lo vidi pensarci un attimo. – Gemma? Gemma Styles? Sei una sua amica? –
Gemma Gemma Gemma… Oh, si! La sorella di Harry!
- Oh uhm si, sono una sua amica, sa dove abita? – chiesi speranzosa.
- Non molto lontano da qui. A piedi deve percorrere per cinquecento metri questa strada, sempre dritta, e poi svolti a destra. Non so di preciso quale sia la casa, dovrai cavartela da sola. Ma è una via tranquilla, non preoccuparti. –
Ringraziai mentalmente tutti i santi e uscii dal locale, mormorando un “grazie” al vecchio, che ricambiò con un altro sorriso.
Uscii dal locale e mi guardai a destra e a sinistra, camminando per la strada indicata. La macchina non la volevo prendere, decisi di andare a piedi.
Il tratto di strada che dovetti percorrere era abbastanza buio ed ebbi paura per tutto il tempo, ma alle quattro e un quarto di notte, chi poteva esserci per strada?
Inoltre fra qualche ora avrebbe fatto giorno, e Louis si sarebbe svegliato per andare al College. Ed io ero nei guai.
Girai a destra, dove mi aveva detto quell’uomo, e mi ritrovai in una piccola stradina piena di villette bianche con il tetto blu.
Ed erano tutte uguali. Ora dovevo trovare solo il campanello.
Mi ricordai di quando Harry mi disse che casa di sua sorella, per essere diversa dalle altre, aveva una porta rossa.
A meno che in tre mesi non l’avesse ripitturata, avevo un punto di riferimento.
Camminavo sul marciapiede, tendendo le mie mani salde sulla mia pancia, e giravo la testa a destra e a sinistra per cercare la casa.
Avevo addosso solo una maglietta a maniche corte e stavo congelando. Non che a Luglio facesse chissà quale freddo, ma l’umidità si era completamente appiccicata alle mie braccia e mi stavano facendo tremare dal freddo.
Anche se sapevo che il freddo era tutta una scusa: tremavo per l’adrenalina, la paura, la gioia di poterlo rivedere dopo quasi un mese.
La via stava finendo, e ancora non riuscivo a trovare la casa, la porta rossa non c’era.
Stavo per finire in una crisi isterica, il mio volto era contratto in un espressione di quasi pianto, quando il mio sguardo si posò su quella villetta, l’unica con la porta rossa.
Sorrisi, sorrisi come non mai e attraversai di corsa la strada, sbarrata però dal cancello chiuso.
Avevo guidato con il rischio di morire, avevo camminato sola di notte con il rischio di essere rapita, ora un cancello di legno non poteva fermarmi.
Non era molto alto, per cui riuscii a scavalcarlo, facendo attenzione a non farmi male.
Con un tonfo raggiunsi l’erba, ricoperta di brina. Asciugai le mani sui jeans e feci per dirigermi verso la porta, quando sentii ringhiare.
Mi girai di scatto e vidi un cagnolino, non molto grosso, di colore marrone, a pochi metri di distanza da me, ringhiare contro la sottoscritta. Indietreggiai appena, mantenendo le mani avanti.
- Buono piccolo, buono. – dissi, cercando di calmarlo, ma appena parlai il cane iniziò ad abbaiare, ripetutamente, sempre più forte, ed iniziò ad avvicinarsi anche.
- Shh! Stai zitto! – gli sussurravo, cercando di calmarlo, ma non ne voleva sapere.
Vidi la luce dell’ultima camera della casa accendersi e l’ombra di qualcuno scendere velocemente le scale, dopodiché anche le luci del salone e dell’ingresso si accesero.
Continuavo ad indietreggiare, quando inciampai su un sasso e caddi a terra.
A quel punto il cane si aggrappò con i denti all’orlo dei miei jeans ed iniziò a tirarlo.
- Lasciami! – dissi, strattonando il piede, ma serviva solo a farlo arrabbiare di più.
Sentii la porta di casa aprirsi e qualcuno uscire. Non riuscivo a vedere bene, era buio, ed ora ero concentrata sul cane che fortunatamente era ancora intento a sbranare l’orlo dei miei jeans.
- Blizz vai a cuccia! – sentii urlare, o meglio, ordinare. Il cane non ascoltò la voce, anzi si staccò dai jeans e, quasi di scatto, mi morse la coscia, per poi allontanarsi e andare dalla figura che gli implorava di smetterla.
Urlai dal dolore ed imprecai contro il cane, mentre tentavo di alzarmi.
Un attimo, il dolore, il freddo, il cielo appena un po’ sbiadito, e i miei occhi incontrarono i suoi.
Sentii le ginocchia cedere, il cuore impazzire, lo stomaco attorcigliarsi. Mi mancò il respiro, mentre vidi la sua figura avvicinarsi.
- Harry cos’è successo?! – sentii una donna uscire dalla porta e coprirsi con una vestaglia.
Non mi importava, non mi importava quello che stava succedendo, presi la rincorsa e nonostante la coscia dolente saltai in braccio ad Harry, affondando la mia faccia nell’incavo del suo collo e bagnandolo con le mie lacrime.
Sentii le sue braccia afferrarmi la schiena e stringermi ancora di più a sé, alzandomi  da terra.
- Sam… - sussurrò fra i miei capelli, bagnandoli appena con le sue lacrime.
Stavamo piangendo, avevamo bisogno l’uno dell’altro, eravamo innamorati.
Staccammo i nostri volti dalle rispettive spalle e ci guardammo in faccia, dove potemmo scorgere gli occhi arrossati di entrambi e le lacrime scendere senza freno. Le nostre labbra si unirono, dopo quasi un mese di astinenza le une dalle altre.

 

HARRY

 
Stavo piangendo, giuro, lo stavo facendo, mentre tenevo stretta a me Sam. Come diavolo aveva fatto a venire? Oh non me ne importa nulla, era qui, con me, e sorrideva e piangeva allo stesso tempo. Dio, la stavo abbracciando!
- Come… Come hai fatto a venire qui? – le chiesi staccandomi dalle sue labbra, che in questi mesi mi erano mancate come l’aria. Continuavo a sorridere e a guardarla negli occhi, arrossati per le lacrime.
- Io non… Non so, sono scappata, ho preso la macchina di Louis e… -
- Hai preso la macchina di Louis? – chiesi diventando serio. La vidi annuire sorridendo, facendo scendere un’altra lacrima.
- Potevi farti male! – dissi, stringendola e affondando la mia faccia fra i suoi capelli. L’odore di miele era sempre quello che mi mandava in tilt il cervello.
La sentii scuotere la testa. – Non mi importa, l’ho fatto per te, per poterti riavere vicino. Dio Harry, mi senza di te mi sentivo persa. –
Sorrisi e lasciai scendere sul mio volto una lacrima. Non piangevo mai, ma stavolta non potevo resistere.
- Se penso che hai rischiato al vita per me, dopo tutto quello che ho fatto… Ti amo Sam, ti amo ti amo ti amo. – continuai a ripetere, sussurrandole nell’orecchio.
- Ti amo Harry. – rispose, schioccandomi un bacio sul collo.
- Ehm ehm… - sentii tossire.
Ci girammo entrambi verso mia sorella, che intenerita stava assistendo alla scena. Sapeva tutto lei, per cui non si sorprese o non si arrabbiò. Anzi, sorrideva.
- Volete entrare o volete restare lì? – disse divertita. Annuimmo entrambi e presi in braccio Sam, portandola dentro casa e rivolgendo un occhiataccia a quel cane che l’aveva morsa. Lo odiavo.
 
 
 
 
 
- Ahia. – si lamentò per l’ennesima volta mentre le picchiettavo l’ovatta con dell’acqua ossigenata sulla coscia nuda, dove c’erano i due puntini rossi. Fortunatamente non l’aveva morsa abbastanza per penetrarla.
- Fa male? – chiesi.
- Un po’. – ammiccò sorridendomi. Ricambiai il sorriso e tolsi l’ovatta, poggiandola sul tavolo. Aveva tolto i jeans ed aveva solo la maglietta a maniche corte che la ricopriva. Stavamo sul divano del salotto, mentre Gemma era andata a preparare una tisana per lei.
Si buttò fra le mie braccia, poggiando la testa sulla mia spalla e circondando il mio petto nudo con le mani. Indossavo solo i pantaloni del pigiama.
La strinsi a me, intrappolandola tra le mie braccia e iniziando ad accarezzarle i capelli.
- Ti amo. – sussurrò.
- Ti amo anche io. – sorrisi. – E sei pazza, completamente. –
- Senza di te esco matta. – ammise. Girai la testa verso di lei, le nostre labbra si sfioravano, i nostri occhi si scrutavano. Era perfetta.
Avvicinai le labbra alle sue ed intrappolai il suo labbro inferiore tra le mie, regalandole un dolce bacio a fior di labbra.
- Perché non ti sei fatto sentire? – chiese, dolcemente. Non sembrava arrabbiata.
Abbassai il volto e sospirai. – Avevo paura. Paura che mi odiassi e che non volessi più sentirmi… Paura che… che mi impedissi di stare vicino al bambino ecco… -
Sentii la sua piccola mano prendermi il volto e alzarlo, facendomi perdere nelle sue iridi azzurre. Scrutò il mio volto attentamente, prima di avvicinarsi alle mie labbra. – Mai. – disse, prima di poggiare le sue labbra sulle mie e schiuderle.
Insinuai la mia lingua nella sua bocca alla ricerca della sua, e quando si trovarono l’avvicinai a me, poggiandole una mano sui fianchi. Si mise sopra di me ed incrociò le sue gambe dietro la mia schiena, affondando poi le sue mani fra i miei ricci. Io mi limitai a poggiarle le mani sulla schiena. Non era nulla di volgare, nulla di malizioso. Ero follemente innamorato di quella ragazza.
Si staccò improvvisamente da quel bacio e si mise in piedi davanti a me, accarezzando la sua pancia.
- Te l’ha detto Louis, no? – il suo tono si era leggermente abbassato e il suo viso incupito.
Annuii leggermente, continuando a tenere gli occhi sul suo pancione.  Mi misi inginocchio davanti a lei e le alzai la maglietta, facendomi ben vedere il volume della sua pancia che in quel periodo amavo alla follia.
Misi una mano su di esso ed iniziai a tracciare il contorno della pancia.

 
 

SAM

 
Amavo quando faceva così, quando mi sfiorava la pancia per cercare di stare a contatto con il bambino. Peccato che ora… non ci sia più.
- Ciao piccolino. – iniziò a sussurrare alla pancia.
Sorrisi involontariamente. – Harry è tutto inutile… - lo era, lo era veramente. Non sarebbe tornato indietro.
Mi fece azzittire portandosi l’indice davanti alla bocca, e così feci, infondo era così bello da guardare in ogni suo movimento.
- Sai, io non credo a quei brutti dottori che dicono che non ci sei. Io sento che ci sei, va bene? Quindi tira fuori le palle, se sei maschio, e reagisci, non darla vinta a nessuno. – continuò. Risi, scuotendo la testa e dando un buffetto ad Harry sul braccio.
Restammo in attesa di qualcosa, che come volevasi dimostrare non avvenne.
- Lascia perdere… - lo intimai. Lo vidi lasciare un leggero bacio all’altezza dell’ombelico e fece per rialzarsi, ma sentii come un colpo di qualcosa e mi chinai leggermente in avanti.
- Sam? – domandò lui. Un altro, un altro colpo.
Misi le mani sulla pancia. Iniziai a sorridere, e mi venne da piangere.
- Parla. – gli ordinai, guardando il pavimento per concentrarmi di più sulla pancia.
- Cosa? – non stava capendo, mi guardava strano e preoccupato.
- Ti prego dì qualcosa! – lo pregai, quasi sull’orlo di urlare dalla gioia. Capì quello che volevo, e sorridendo si abbassò sulla pancia.
- Sono il tuo papà! Ciao piccolino! Sono il tuo papà! – continuò a parlare alla pancia.
Sentii un altro colpo, stavolta più forte. Dio mio.
- Harry! – urlai, con le lacrime agli occhi. – Si muove! Si è mosso! L’ho sentito! –
Aprì la bocca e rimase quasi pietrificato, guardando prima me, e poi la pancia. Iniziò a sorridere e a mettersi le mani nei capelli. Si alzò di scatto e mi abbracciò, alzandomi e facendomi girare.
- Lo giuro! Ho sentito il bambino! – continuavo a dire.
Dio, avevo sentito dei calci, dei colpi, non so, so solo che ha sentito la sua voce.
- Cos’è successo? – entrò Gemma, con una tazza di tisana in mano. La poggiò sul tavolo non appena vide Harry venirle incontro ed abbracciarla.
- Il bambino c’è! – urlò.
Gemma sorrise, lasciandosi stringere dal fratello. Poi mi raggiunse in salotto, abbracciandomi. Non sapevo nemmeno cosa stava succedendo, ero solo felice, e basta.
- Ma come… come… - balbettava la mora, cercando di capire com’è potuto accadere.
- Ha sentito la voce di Harry, l’ha sentita. – dissi, guardandolo. Mi buttai fra le sue braccia, piangendo come non mai.
- Non ci posso credere! – sussurrò al mio orecchio. – Sono il ragazzo più felice del mondo! –
Sorrisi, affondando ancora di più la testa nell’incavo del suo collo, dopodiché ci lasciammo e vidi Harry parlare nuovamente con la pancia.
- Senti la mia voce? Ti piace la voce di tuo papà? –
Un altro colpo. Dio, stavo morendo di gioia.
- Harry, sta prendendo a calci la mia pancia! Fermati! – gli dissi ridendo, ma in realtà non volevo che smettesse, volevo sentire quei colpi innocenti e leggeri che avevo nella pancia.
Ci abbracciammo nuovamente, quando sentii il cellulare squillare.
Guardai di fretta l’orologio: sette e mezza di mattina.
Presi il cellulare tra le mani tremando sia dalla paura che dalla gioia, e lo portai all’orecchio. Sapevo già chi fosse.
- P-Pronto? – azzardai a rispondere.
- Dove diavolo sei Samantha?! – sentii quasi urlare.
- Louis calmati, s-sono da Harry. E’ tutto apposto. – risposi come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Da Harry?! Sam come hai fatto ad arrivare a Londra da sola? E dove sono le chiavi della mia macchina?! Sam io… oh no. Ti prego non dirmelo. – era una via di mezzo tra il panico e la rabbia.
- Scusami. – dissi, mentre fissavo Harry, che quasi si divertiva. – E’ intatta, lo giuro! –
- Non mi interessa se la macchina è intatta o sfasciata! – urlò. – Potevi farti male! Senza patente, nel cuore della notte… Che ti è preso?! –
Sospirai, passandomi una mano fra i capelli. Avevo combinato un guaio.
- Scusami, va bene? Ho sbagliato. Ma sapevi che non avrei resistito a lungo senza vederlo. – rivolsi un veloce sguardo ad Harry, che dolcemente mi guardava e sorrideva. Ricambiai il sorriso per poi riconcentrarmi su Louis.
- Comunque, - continuai, e la mia espressione cambiò. – Si è mosso Louis, l’ho sentito. –
- Che cosa si è mosso? – chiese disorientato.
- Il bambino Louis. – sorrisi. – Ha sentito la voce di Harry e si è mosso. Mi ha colpita. Louis, il bambino c’è! –
Un’ennesima lacrima di gioia mi solcò il viso.
Ero la mamma più felice del mondo.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Taaaadan.
Ho fatto una magia ed ho fatto apparire il bambino.
AHAHAHH no seriamente.
Non è la cosa più tenera del mondo?
Ha sentito la voce del papà e ha dato dei colpetti alla pancia di Sam.
Aww ujyhtgrf.
Poi sono felice che Sam e Harry si siano ritrovati.
La scena della “fuga” mi ha fatto abbastanza ridere ahahah.
E poi è subentrata anche Gemma, l’adorabile sorella Styles :3
Bè spero che vi piaccia!
Nel capitolo precedente siamo arrivati a 16 recensioni, nonostante ne avevo chieste 20!
Bè mi accontento lo stesso dai. Volevo aspettare prima di mettere il capitolo,
ma ho visto che le recensioni rimanevano così e quindi ho deciso di pubblicare lo stesso.
Spero che questo capitolo riesca a ricevere qualcosa di più… dai fatevi sentire oh :’)
ora vado.
Ah, vi consiglio di andare a leggere questa storia:
 http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1184484
E’ della mia migliore amica, la protagonista sono io ahahah :’)
Ma è davvero una bella trama! Ne sta scrivendo due, leggetele entrambe, non ve ne pentirete!
Grazie mille se lo fate :3
E ho già scritto il primo capitolo della nuova FF che farò non appena sarà finita questa!
Sono molto fiera di ciò che ho scritto, lo ammetto u.u
E sarà una storia con una tematica diversa dalle altre :3
Bè poi vi racconterò in seguito.

Un bacio e recensite, mi raccomando xx

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Capitolo 30
*** It's a female child! ***


La stanza della camera era illuminata con appena un raggio di luce che filtrava dalla serratura della porta. Per il resto, la stanza in cui mi trovavo era quasi interamente buia.
Aprii piano gli occhi, stropicciandoli per cercare di vedere meglio. Gemma ci aveva fatto dormire nella sua stanza e lei era andata in quella degli ospiti. Il giorno prima, dopo la chiamata di Louis, avevo deciso di rimanere a dormire qui, dato che ormai era quasi mattina.
Sospirai leggermente, sbadigliando e allargando le braccia per stiracchiarmi, ma fui bloccata da qualcosa. Girai la testa e vidi Harry, con la testa incastrata nell’incavo del mio collo, dormire beatamente, e respirando talmente piano che quasi avevo paura che non lo stesse facendo per niente. La punta del naso mi sfiorava la spalla, il suo braccio mi cingeva la pancia e la sua mano raccoglieva la mia.
Sorrisi dolcemente, guardando quell’espressione tenera, e mi iniziai a chiedere come facevo a non amarlo. A non amare quel ragazzo che mi rendeva felice ogni secondo di più, sempre e comunque.
Mi girai completamente, iniziando a sfiorare con i polpastrelli il volto rilassato, le labbra schiuse e i ricci in disordine. Dopodiché gli lasciai un lieve bacio sulla fronte e mi alzai. Portavo come al solito una delle sue magliette, stavolta era nera.
Aprii la porta e scivolai subito fuori, chiudendola senza fare troppo rumore. Sbadigliai nuovamente, portandomi una mano alla bocca ed iniziando a scendere le scale. La stanchezza mi stava uccidendo, erano le dieci del mattino e avevo dormito solo tre ore, le occhiaie si notavo.
Arrivata in salotto sentii dei rumori provenire dalla cucina, segno che Gemma era già sveglia. E sentivo anche un buon profumo. Meglio, stavo morendo di fame.
- Buongiorno Sam. – mi salutò, sorridendomi e continuando a lavorare con le pentole. – Dormito bene? –
Annuii lievemente sedendomi al tavolo. – Si, ma avrei preferito dormire qualche ora in più. –
Mi porse un piatto e mi ci mise dentro due pancakes con tanto di sciroppo d’acero.
- Sei stata molto coraggiosa a venire qui da sola, nel cuore della notte ed in più in queste condizioni. – commentò sorridendomi ancora e iniziando a sorseggiare la sua tazza di caffè.
Diedi il primo assaggio ai panckes. Dio, quanto erano buoni.
- Farei di tutto per lui. – commentai, a bassa voce, ma abbastanza chiaramente perché lei mi sentisse. Ridacchiò dolcemente, rivolgendomi uno sguardo di comprensione. Era una ragazza davvero bella, e davvero tenera. Intanto io avevo le guance lievemente rosse.
- Mio fratello non è mai stato un tipo così… dolce, ecco. E’ strano come da quando ti ha conosciuta sia cambiato. Strano, ma bello. –
- O da quando mi ha rincontrata. – commentai sorridendo. – Solo che mesi fa non pensavo che potesse succedere tutto… questo. – dissi, indicando con lo sguardo la mia pancia.
Gemma scosse la testa. – Siete davvero sicuri di quello che state facendo? E’ una grossa responsabilità. –
Annuii con veemenza, pulendomi la bocca con un tovagliolo. Avevo finito i pancakes in due minuti, mi facevo quasi schifo.
- Siamo sicuri. Io almeno lo sono, forse per Harry è un po’ strano ma… -
- Ha solo paura. Ha paura di non riuscire ad essere un buon padre e un buon… fidanzato? – azzardò a chiedere. Sorrisi incerta. Ero più che sicura che stava per dire marito.
- In ogni caso non posso più tirarmi indietro, sono alla fine del terzo mese. –
- L’importante è che lo vogliate tutti e due. – mi rassicurò, alzandosi e togliendo il piatto ormai vuoto da sotto ai miei occhi.
Dopo qualche secondo di assoluto silenzio sentimmo dei passi pesanti scendere le scale e dei borbottii  provenire dal salotto.
Si presentò in cucina un Harry distrutto, con i ricci scompigliati, che si stropicciava con violenza un occhio. Per non parlare dei suoi pantaloni di seta blu. Indossava solo quelli.
Sorrisi non appena lo vidi entrare in cucina e mi alzai dal tavolo, abbracciandolo dolcemente e odorando l’odore della sua pelle. Mi inebriava il naso e mi faceva battere all’impazzata il cuore.
- Buongiorno Sammy. –mi sorrise, raccogliendo il mio labbro tra le sue labbra.
- Da quanto non mi chiamavi così. – commentai soffiando sulle sue labbra. Rise lievemente, per poi stringermi al suo petto e coccolarmi.
- Vuoi tre o quattro pancakes? – domandò Gemma, che aveva già apparecchiato per Harry. Quest’ultimo si sedette, senza rispondere, e prese dalle mani della sorella l’intera padella e svuotò tutto il contenuto nel piatto.
- Nemmeno gli animali mangiando come te. – commentò la mora, ricevendo una smorfia da Harry. Risi sotto i baffi e mi sedetti di fronte ad Harry, che aveva già iniziato a degustare la sua colazione.
- A che ora abbiamo intenzione di partire? – domandai ad Harry, osservando la sua mascella che si contraeva per masticare. Amavo tutto di lui.
Mi guardò e mi sorrise, facendo spuntare quelle adorabili fossette sulle guance. – Il tempo che ci diamo una sistemata e ci avviamo per Doncaster. – bevve un sorso di succo d’arancia. – Hai la macchina di Louis, vero? –
Annuii nel panico. Se Louis ci trovava solo un graffio potevo considerarmi morta.
Rise, con quella risata che mi mandava in tilt il cervello. – Al solo pensiero che hai guidato un auto senza patente mi viene da ridere. –
Gli diedi un buffetto sul braccio, facendo il broncio. Harry mi bloccò il polso e mi attirò a sé, baciandomi inaspettatamente. La sua bocca sapeva di arancia, adoravo quel sapore.
- Ma amo il fatto che lo hai fatto per me. – sussurrò, non appena si staccò dalle mie labbra.
Dopo esserci scambiati sguardi intensi, decisi di alzarmi e di andarmi a vestire. Ogni gradino delle scale corrispondeva ad una preghiera perché Louis non mi uccidesse all’istante.
 
 
 
 
- E’ stato un piacere conoscerti Sam, sono sicura ci rivedremo presto, vero? – mi chiese Gemma, non appena finimmo di abbracciarci.
Annuii sorridente. – Certo che si! Ti daremo notizie al più presto. – dissi in riferimento al mio stato di gravidanza.
Mi diede un bacio sulla guancia e poi si avvicinò ad Harry, appoggiato alla portiera dell’auto che aspettava solo noi.
- Vedi di stare con la testa sulle spalle! – lo raccomandò, scompigliandogli i capelli ed abbracciandolo.
- Tranquilla, non rifarò mai più errori che mi porteranno a perderla. – questo lo sussurrò, ma arrivò al mio orecchio comunque, tanto che mi girai di scatto e arrossii, non appena notai che mi stava guardando con quel suo sorriso mozzafiato.
Così entrammo in macchina e lasciammo Londra, pronti per ritornare a Doncaster.
- Mi sei mancata. – parò per primo, mentre eravamo in viaggio di ritorno.
Mi girai e lo guardai, intento a fissare la strada, con il suo solito sorriso che metteva in risalto le sue adorabili fossette. Sorrisi fra me e me, per poi avvicinarmi e lasciargli un dolce bacio all’angolo della bocca.
Si girò lentamente, e stavolta unì le sue labbra alle mie, con tutta la dolcezza possibile.
- Non ti distrarre e guarda la strada! – lo rimproverai, facendo trasparire il mio tono divertito.
- Credi che Louis sarà d’accordo sul fatto che sto guidando la sua auto? –
- Si arrabbierebbe di più se lo facessi io. – risi, continuando a guardare fuori dal finestrino.
La mia mano era adagiata sul sedile, e venne subito avvolta da un’altra calda e più grande. Mi girai e vidi la mano di Harry poggiata sulla mia, che la stringeva, la catturava, come se non volesse lasciarmi più.
Intrecciai le mie dita fra le sue e gli strinsi la mano, convincendomi sempre di più di quanto mi fosse mancato quel contatto.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo un’ora di viaggio arrivammo a Doncaster e parcheggiammo l’auto davanti la nostra villetta. Nostra, che strano dirlo.
Uscimmo dall’auto e mi precipitai ad aprire il cofano dell’auto per aiutare Harry con le valigie, ma le sue braccia circondarono il mio corpo tirandomi a sé.
Mi girai confusa, aspettando spiegazioni.
- Se pensi che sia così stupido da farti portare dei pesi in questo stato, sbagli di grosso, piccola. – sussurrò al mio orecchio, lasciando un lieve bacio sull’incavo del collo.
- Mi controllerete a vita? – chiesi ironicamente, sciogliendomi dall’abbraccio e facendo spazio ad Harry, così che potesse prendere le due valigie.
- No. – disse, alzando le due valigie da terra ed incamminandosi verso il vialetto. – Solo per nove mesi. –
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, prima di girarmi di scatto e controllare l’auto di Louis: era intatta, nessun graffio.
Almeno avevo risparmiato il cinquanta per cento di vita.
Superai Harry e aprii la porta, cercando di non far rumore. Non appena fummo dentro ed Harry poggiò la valigia, un rumore assordante di passi veloci e piccoli urli si fece spazio tra le scale, finché in pochi secondi non mi ritrovai tra le braccia di Louis, Liam, Niall, Zayn e Tiff.
- Non respiro, Louis! – protestai, mentre la mia faccia era spalmata sul suo petto. Si allontanò e mi prese il viso tra le mani.
- Stai bene? Ti sei fatta male? Il bambino? Che hai fatto alla caviglia? – mi riempì di domande e mi fece ridere, anche perché era l’unico nel panico più assoluto, gli altri erano abbastanza calmi ed erano andati a riempire di abbracci Harry.
- Si, sto bene. No, non mi sono fatta niente. Il bambino è qui. – sorrisi, mettendo le mani sulla pancia. – E alla caviglia non è successo nulla, tranquillo. –
Mi guardò un secondo negli occhi, e potei notare in essi tutta la paura e l’ansia che piano piano scomparivano. Mi abbracciò nuovamente, stavolta con più dolcezza.
- Strano, pensavo che la tua prima preoccupazione fosse la tua auto! – continuai ironicamente.
- Al diavolo l’auto, Sam! – disse. – Può anche sfasciarsi, non mi interessa in questo momento. – poggiò la testa sulla mia spalla, ispirando profondamente.
- Allora non ti arrabbi se ti dico che metà della vernice nera dell’auto è stata graffiata via? –
Ci fu un momento di silenzio, poi Louis si alzò piano dalla mia spalla e mi guardò spaesato. Poi chiuse gli occhi, respirando affondo.
Gli scoppiai a ridere in faccia, notando la sua espressione omicida.
- Scherzo, non si è fatta niente. La tua bambina non ha un graffio. –
- Sam non è il momento adatto per certi scherzi! – ironizzò Louis, passandosi una mano fra i capelli. Lo stavo facendo morire, poverino.
Andammo in salotto, dove c’era il resto dei ragazzi ad aspettarci.
Quando mi videro mi sorrisero, ed Harry mi venne incontro cingendomi la vita con le braccia.
- Ehm ehm. – ci girammo insieme, notando Louis a braccia conserte, che fissava Harry serio.
Io e quest’ultimo ci scambiammo degli sguardi, prima di lasciarli parlare.
- Scusami. – disse il riccio con un filo di voce, davanti a Louis, che non proferiva parola. – Scusami perché ho avuto paura e mi sono tirato indietro quando Sam ne aveva bisogno. Scusami perché ti ho lasciato solo con lei mentre io andavo a divertirmi. Ma credimi Louis, questo lungo ed interminabile mese lontano da voi mi ha fatto maturare e capire. Chiedo solo un’altra opportunità. –
Per tutto il discorso, Louis era rimasto ad ascoltare, in silenzio, guardando Harry negli occhi.
Dopo, solo dopo qualche interminabile secondo, Louis rise e strinse Harry in un abbraccio.
- Mi sei mancato amico. – commentò Lou, con la bocca che premeva sulla spalla del riccio.
- Mi sei mancato anche tu Louis, tantissimo. –
Partirono applausi e urla da parte di tutti i presenti nel salotto, mentre io restavo a fissarli, quasi con gli occhi lucidi.
- Ed ora che tutto si è risolto per il meglio, che ne dite di festeggiare? – spuntò Niall dalla cucina, con due pacchetti di patatine nella mano destra due bottiglie di succo d’arancia nell’altra.
- Che la festa abbia inizio! – urlò Zayn, catapultandosi verso Niall e rubandogli un sacchetto di patatine.
Liam, Louis e Harry li seguirno a ruota, urlando e ridendo, rimanemmo solo io e Tiff.
Quest’ultima mi passò una mano intorno alle spalle e mi strinse a sé, sorridendo.
- Sei pronta a ricominciare? –
- Ricominciare? L’ho fatto troppe volte, forse è ora di usare la parola “continuare”. – ridemmo all’unisono, per poi raggiungere il resto del gruppo in cucina.
Sentii una mano prendermi delicatamente il polso, e non appena incontrai i suoi occhi verdi, sorrisi.
- Ti sei mai sentita come se la tua felicità dipendesse da un’altra persona? – mi chiese.
Allacciai le braccia al suo collo, con fare pensieroso, e poi sorrisi. – Si, è da qualche mese che mi sento così. –
Sorrise, capendo che mi stavo interamente riferendo a lui, e mi baciò. Non aspettai a schiudere le labbra e lasciare incontrare le nostre lingue ancora, ancora, e ancora.
 
 
Una settimana dopo;
 
- Oggi è il grande giorno! – sbucò Louis dalla cucina, facendomi saltare sul posto mentre cercavo di addentare la mia fetta biscottata con la marmellata.
- Il giorno di cosa? – chiese Harry, sorseggiando il suo latte e caffè.
Sorrisi a Louis complice. Volevamo aspettare per dirglielo, sarebbe stata una sorpresa.
- Oggi c’è la prima ecografia. Non vuoi vedere il volto di tuo figlio? – Louis gli poggiò una mano sulla spalla.
Harry sgranò gli occhi, strozzandosi quasi con il latte, e si irrigidì immediatamente, fissando un punto davanti a lui.
Io e Louis scoppiammo a ridere, poi mi alzai e abbracciai Harry da dietro, che nel frattempo non aveva mosso un muscolo.
- Non fare il fifone! – gli dissi.
- N-No, è che… che, all’idea di vederlo per la prima volta, io… - balbettò, guardandomi finalmente negli occhi. Era terrorizzato, lo vedevo.
- Sei agitato, ansioso, si, lo capisco amico.  – commentò Louis, ingurgitando cereali direttamente dalla scatola ed ingoiandoli in fretta. – Ma siamo in ritardo, perciò preparatevi e andiamo! –
Feci alzare Harry e lo portai sulle scale, ma mi fermai a metà in quanto mi aveva preso per una mano.
Mi girai e lo vidi guardarmi con un espressione felice, ma al contempo ansiosa. Sorrisi fra me e me e gli presi il viso tra le mani, guardandolo negli occhi.
- Andrà tutto bene. – lo rassicurai, prima di stampargli un veloce bacio sulla guancia. Mi sorrise, stringendomi a sé. Entrambi eravamo felici ed ansiosi, ma nessuno dei due voleva farlo notare all’altro.
 
 
 
 
 
Louis camminava avanti ed indietro per la stanza d’ospedale, aspettando impaziente il dottore ed imprecando contro di lui per il ritardo. Io invece stavo sdraiata sul lettino, con la pancia scoperta, e disegnavo disegni astratti su di essa. Harry… Harry stava seduto sulla sedia accanto a me, e mi stringeva la mano. Era teso, da morire.
Mi girai a guardarlo, e mi scappò una leggera risata a vedere il suo sguardo passare da me al muro della stanza.
- Sei ansioso? – gli chiesi.
Annuì lievemente, prima di respirare. – Non sono mai stato così ansioso in vita mia. –
Finalmente il dottore fece ingresso nella stanza, salutandoci con un cenno di capo. Louis si appostò di fianco ad Harry, sfregandogli una mano dietro la schiena. Forse non aveva capito che quella incinta ero io e non lui, era davvero agitato.
- Ci si rivedere signorina. – sorrise il dottore. Ricambiai il sorriso, lasciando che mi spalmasse ancora una volta quella roba viscida e schifosa sulla pancia.
Lanciò una veloce occhiata ad Harry, e poi rivolse lo sguardo a me. – Lui è il padre? –
Harry alzò immediatamente lo sguardo dalla mia pancia e guardò il dottore. – Si, sono io. –
L’uomo gli sorrise divertito. – Agitato? Bè è normale, quasi tutti i ragazzi che accompagnano qui le proprie donne lo sono. Infondo, dopo quattro mesi, state per scoprire il volto del vostro bambino. –
Harry mi strinse di più la mano, sorridendomi ed alzandosi per lasciarmi un bacio sulla tempia. Il ginecologo sorrise a quella scena, per poi girarsi e passarmi quell’aggeggio con nome indecifrabile sulla pancia.
Ci furono secondi interminabili, di sguardi tra me ed Harry, finché il dottore non richiamò la nostra attenzione.
- Guardate nello schermo. –
Ci girammo tutti e tre verso lo schermo, e quasi il mio cuore perse un battito.
Eccolo lì, a pancia in su, che muoveva le manine  e gesticolava, era piccolo, ed era nella mia pancia.
Mi aprii in un gigante sorriso e portai la mano sulla bocca, osservando mio figlio muoversi dentro di me. Avevo gli occhi lucidi, non ci credevo, dopo mesi interminabili finalmente riuscivo a vederlo.
Mi girai e vedi Louis guardare lo schermo e sorridere, poi rivolse un occhiata a me e mi fece l’occhiolino.
Sentimmo un singhiozzo, e quasi contemporaneamente ci girammo tutti verso Harry.
Eccolo lì, che piangeva silenziosamente mentre osservava lo schermo e stringeva la mia mano. Quando notò che lo stavo guardando, si girò verso di me, e gli scese un’ennesima lacrima, dopodiché si alzò  e mi abbracciò, continuando a baciarmi la guancia.
- Non credevo fosse così sensibile, giovanotto. – commentò l’uomo, che nel frattempo stava sorridendo alla vista di quella scena assolutamente commovente.
- Non riesco a crederci… Quello è… è mio figlio ed io… - non riusciva a parlare sorrideva e piangeva allo stesso tempo.
- Sua figlia, la correggo. –
- E’ una femmina? – chiesi, quasi urlando dalla gioia. Il dottore annuii sorridente, ed io abbracciai Harry ancora più forte, che nel frattempo continuava a ripetere “una bambina, una bambina!” nel mio orecchio.
Ci staccammo, lasciando spazio libero a Louis, così che poteva abbracciarmi anche lui.
- Non immagini quanto sono felice Sam. – mi disse, schioccandomi un bacio sulla guancia.
- Non immagini quanto lo sono io. – dissi, facendomi scappare una lacrima.
- Bene, secondo i miei calcoli, dovrebbe nascere i primi di gennaio. – disse il dottore, spegnendo il monitor e porgendomi una foto. – Questa è la foto dell’ecografia, appena stampata. Penso vi faccia piacere osservare meglio il vostro bambino a casa. –
Gli sorrisi e lo ringraziai, e quando uscì dalla porta Louis mi aiutò a tirarmi su mentre Harry mi ripuliva di quello schifo che avevo sulla pancia.
- Quindi è una femmina. – disse Louis, sorridendomi.
- Esatto. –
Harry buttò il fazzoletto nel cestino e mi abbracciò, facendo congiungere il mio corpo al suo.
- Sarà bella quanto te, me lo sento. – mi sussurrò all’orecchio, per poi staccarsi e baciarmi.
- Deve assomigliare a te. – dissi decisa. – E me lo sento, sarà così. –
Mi sorrise, baciandomi nuovamente. Adoravo i suoi baci, soprattutto quando le sue labbra erano umide e salate per via delle lacrime.
Entrambi stringemmo la foto dell’ecografia tra le mani, e guardammo quella forma bianca nel bel mezzo del buio. Era bellissima.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Quindi è una femmina? – chiese nuovamente conferma Tiffany, sorridendo.
Annuii per l’ennesima volta. – Si, lo è! –
Si fece scappare un gridolino di entusiasmo, e mi venne ad abbracciare. Poi si abbassò sulla pancia ed iniziò a gesticolare.
- Zia Tiff ti vizierà tutta! – disse con voce stridula.
- Non ci pensare nemmeno! – intervenne Zayn. – Zio Zayn ti insegnerà a curarti i capelli alla perfezione! –
- Questa storia degli zii inizia ad essere inquietante. – Commentò Niall, seduto comodamente sulla poltrona. – Soprattutto se la bambina viene viziata da una coppia del genere! –
Scoppiammo tutti a ridere, anche i due diretti interessati, che si abbracciarono amorevolmente. Li adoravo insieme.
- Credo avrà tantissimi zii. – commentai, andandomi a sedere al fianco di Harry, che mi accolse tra le sue braccia e mi strinse a sé.
- Vado ad avvertire Francesca. – se ne uscì Liam, che prese in mano il cellulare. Lo affiancai immediatamente togliendogli il cellulare dalle mani.
- No, questo è compito mio! – gli feci una linguaccia e lasciai che mi scompigliasse i capelli, prima di andare in cucina e comporre il numero di Francesca.
- Amore? – che cosa sdolcinata.
- Mi dispiace, non sono Liam! – risposi quasi disgustata.
- Sam! – urlò. – Mi manchi da morire, come stai? –
- E’ una femmina. – dissi, senza nemmeno rispondere alla domanda.
- Eh? –
- Fra, una bambina! – ripetei, quasi urlando dalla gioia.
La sentii scoppiare in un urlo di gioia, e potei quasi giurare che stesse anche saltando.
- Veramente? Dio quanto sono felice! –
- Lo siete tutti, grazie davvero. – dissi, sorridendo.
- Credo che la settimana prossima ritornerò! –
A quel punto fui io ad urlare dalla gioia. Finalmente dopo mesi e mesi potevo rivederla, non mi sembrava vero.
- Sbrigati, perché ora che me lo hai detto non vedo l’ora di abbracciarti! – le dissi, con tutto il bene che provavo per lei.
La porta della cucina si aprì e spuntò un Liam sorridente, che mi pregava perché gli passassi la sua ragazza.
- Ok, c’è il tuo ragazzo che ti vuole parlare. –risi. – Ci sentiamo, ok? –
- Ti chiamo più tardi. Ti voglio bene Sam. –
- Te ne voglio anche io! – risposi, prima di dare il cellulare a Liam, ricevere un bacio sulla tempia, e andarmene in salotto.
 
 
 
 
 
- Questa giornata è stata una delle più belle della mia vita. – Mi sussurrò Harry all’orecchio, mentre poggiava la testa nell’incavo del mio collo e mi strinse a sé mettendo un braccio intorno al mio corpo. Ormai dormivamo sempre così, era un’abitudine.
Sorrisi, guardando la cornice sul comodino, dove avevamo già messo la foto dell’ecografia.
- Non vedo l’ora di vederla, Harry. – risposi, chiudendo gli occhi.
- Sono il papà più felice del mondo. – commentò, prima di spegnere la luce e accoccolarsi a me. Quella frase mi fece addormentare con il sorriso sulla bocca.

 
 
 
 
 
Ok, perdonatemi.
Scusami davvero çç
Ci ho messo tanto a postare, per il semplice fatto che non avevo ispirazione.
Proprio ZERO.
E infatti questo capitolo fa davvero pena, scusate :\
Ma in compenso, sapete che è una femmina.
E mi dovete sapere che mi sono divertita a scrivere lo stato d’animo di Harry durante l’ecografia.
Che cucciolo era, vero?
AHAHAHAH di solito tutti i “neo-padri” durante un’ecografia sono agitatissimi.
Comunque, spero che questo capitolo riesca ad avere tante recensioni.
Veramente, vi prego, vorrei riuscire a toccare le 20 recensioni.
Solo per vedere se c’è davvero tanta gente che segue la mia fan fiction, tutto qua. Ah, e sappiate che da ora in poi salterò con i mesi. Nel senso, se racconto della gravidanza di Sam passo dopo passo non arriverò mai al parto, LOL, quindi a volte salterò di due-tre mesi. Vi informo già da ora c:
In ogni caso, spero vi piaccia!
A presto e un bacio. xx

 
Seguitemi su Twitter: @peterpanlouis

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Capitolo 31
*** The baby's room. ***


Quinto mese;
 
Avrei ucciso qualcuno. Lo giuro, lo avrei fatto.
Mi massaggiavo le tempie sul divano, con le gambe incrociate, cercando di leggere, ma il rumore di mobili e dei ragazzi che facevano avanti ed indietro dal giardino al garage me lo impediva.
Da esattamente una settimana avevamo iniziato la costruzione della cameretta per la bambina, e tutti si stavano dando da fare per realizzarla al meglio.
Liam e Zayn entrarono con la culla, intenti a portarla in garage, ma si fermarono in salotto per riprendere fiato.
- Ricordami di ucciderti per aver accettato di fare questo lavoro. – mi disse Zayn, cercando di riprendere fiato. Gli feci una linguaccia e continuai a leggere il mio libro. Liam sbuffò e incitò il moro a riprendere la culla e a continuare la camminata verso il garage. Ormai avevano quasi finito.
Poi entrò Niall, che portava uno scatolone di pupazzi e robe varie. Notai che all’interno di esso c’era anche un pacchetto di patatine che mangiucchiava ogni tanto.
- Niall ma quello è… - aggrottai la fronte, non appena vidi il pacchetto di patatine. Il biondo si fermò un attimo, lasciandomi un bacio sulla guancia e facendomi l’occhiolino. – Oh, ho capito. – risi. Evidentemente era un suo piccolo segreto.
Sospirai, massaggiandomi la schiena. La pancia si era ingrandita ed il peso con lei, ora ogni giorno avevo mal di schiena.
Sentii ridere, perciò mi girai curiosa e vidi Harry indicare Louis e ridere come un pazzo. Seguii il suo dito e notai che indicava la maglietta a righe di Louis sporca di pittura rosa.
Scoppiai a ridere anche io, alzandomi dal divano e raggiungendo Harry che mi cinse i fianchi con un braccio.
- Che diavolo ti è successo? – chiesi tra le risate.
- Questo cespuglio vivente mi ha tirato della pittura rosa sulla maglia. Quella serve per le pareti della camera idiota! – si lamentò. Non appena vidi la faccia di Harry infastidita per l’adorabile soprannome che Louis gli aveva riservato, mi piegai in due dalle risate coinvolgendo anche Louis.
- Come siete simpatici. – borbottò Harry, imbronciato.
Mi alzai piano e cercai di riprendermi, per poi avvicinarmi a lui e baciarlo sulla punta del naso.
- Sei il mio cespuglio preferito. – commentai divertita.
- Questo suona decisamente meno offensivo. – sorrise, per poi unire le sue labbra alle mie e far incontrare le nostre lingue che come sempre avevano bisogno l’una dell’altra.
- Basta perdere tempo o qui non finiamo più! – ci interruppe Louis, mollando un secchio di pittura tra le mani di Harry. – Vieni su con me a pitturare. –
Il riccio sbuffò sorridendomi, poi si abbassò all’altezza della mia pancia, la sfiorò con la mano e le lasciò un lieve bacio. Dopodiché si alzò e mi baciò la fronte, pronto a raggiungere Louis.
- Posso pitturare anche io? – li raggiunsi sulle scale, speranzosa. Mi avevano vietato, come sempre, di sforzarmi. Quindi io ero solo quella che decideva dove andavano disposti i mobili e i vari giocattoli.
Louis guardò Harry, facendo una smorfia. Harry lo fissò per qualche secondo, ma poi gli rubò il secchio di pittura fra le mani e mi prese il braccio, facendomi salire le scale.
- Dove vai? Harry! – lo chiamò Louis che ci seguiva per tutto il corridoio. Iniziai a ridere senza fermarmi, non appena Harry mi fece entrare nella camera e si fermò sulla porta.
- Questo lavoro spetta a noi. – Annuii convinto Harry mentre spingeva Louis fuori dalla camera.
- Ma… - Louis non fece in tempo a replicare che Harry chiuse la porta e girò la chiave. Ripensando alla faccia scandalizzata di Louis mi scappò un sorriso, ma mi ripresi subito non appena sentii le mani di Harry sfiorarmi la schiena.
- Non dovevamo pitturare? – chiesi, soffiandogli sulle labbra. Le sue labbra si trasformarono in un sorriso dolce.
- Teoricamente… - sussurrò, baciandomi il labbro inferiore. Ricambiai il bacio, sentendo una sua mano percorrermi tutta la schiena e l’altra poggiarsi delicatamente sulla pancia.
Mi scostai decisa, facendogli sbarrare gli occhi. – No, io voglio pitturare! –
Harry sbuffò divertito e si chinò sui secchi di pittura aprendoli. Io intanto mi ero già minuta del rollo, quelli grandi che si usano per pitturare le pareti.
Immergemmo entrambi il pennello nella pittura rosa ed iniziammo a pitturare. O perlomeno, io pitturavo, perché Harry era negato.
- Harry devi farlo girare orizzontalmente. – commentai esasperata, vedendo il riccio che provava a farlo strusciare come un pennello. Mi guardò confuso, non capendo, così risi appena e gli presi la mano dove teneva il rollo: iniziai a muoverla su e giù facendogli capire come doveva fare.
- Ora è più facile! – aggrottò la fronte sorridendo. Sorrisi e gli lasciai un lieve bacio a fior di labbra, prima di ricominciare a pitturare.
 
 
Dopo due ore di assoluta pittura, avevamo finito. La camera era interamente coperta di rosa.
Buttai il rollo in un punto impreciso nella stanza e mi lasciai andare tra le braccia di Harry, che piano piano incominciò ad accarezzarmi i capelli.
- Stanca? – mi chiese. Annuii leggermente, chiudendo gli occhi. Harry non se lo fece ripetere due volte, e mi prese in braccio a mia sorpresa. Mi sorrise e mi baciò, portandomi in camera da letto e facendomi sdraiare. Quel materasso era musica per la ma schiena.
Lui si sdraiò accanto a me, poggiando la testa sul mio petto ed alzandomi la maglietta per poter sfiorare la pancia. Amava fare così.
- Non ti annoi a toccarla sempre? – chiesi divertita vedendo che iniziava a tracciare disegni astratti con le punte delle dita.
Scosse la testa. – No, lo amo. Immagino di parlare con lei così. –
Sorrisi, chiudendo gli occhi e lasciandomi avvolgere dalla delicatezza con cui Harry mi toccava.
- Che ne dici di andare a cena fuori, tutti insieme? – domandò all’improvviso.
- Mi sembra un’ottima idea. – risposi. – Inizio a sentirmi come in gabbia. –
Harry alzò la testa, in modo da scontrarsi con il mio viso. Il suo respiro si infrangeva tiepido sulle mie labbra.
- Ancora per qualche mese. – mi sorrise, per poi abbassare il viso sulla mia pancia. – Poi nascerà. –
A quelle parole mi aumentò il battito del cuore e iniziai a sentire una strana sensazione allo stomaco.
Già, nascerà. E ripetendolo non sapevo se stessi provando paura o gioia. Forse un misto di entrambe.
Lo sentii mettersi in ginocchio e poggiare l’orecchio sulla mia pancia. Risi, era buffo.
- Ci sei piccola? Ci sei? – iniziò a dire con una voce da ebete. Sentii scalciare, e credo lo sentii anche lui dato che alzò subito la testa e mi sorrise a mille.
- Sentila come si muove sentendo la tua voce, già ti ama. – commentai, mentre giocavo con la catenina che avevo al collo. Me l’aveva regalata Harry, c’era la sua iniziale.
- Ci ama, ti correggo. – si avvicinò al mio viso. Scrutandone tutti i particolari. Notai come osservava i miei occhi, la forma della mia bocca e i lineamenti del mio viso. Non si stancava mai di farlo, mai.
- Siete le due donne più importanti della mia vita. – continuò, prima di unire le sue labbra alle mie, nuovamente, sempre con la solita passione ed il solito amore, che non smetteva mai di dimostrarmi.
 
 
 
 
- Questo vestito ti rende terribilmente sexy. – Commentò Francesca, mentre mi allacciava la zip del vestito.
Sbuffai, sciogliendo i capelli e buttandoli sulla schiena non appena ebbe finito. – Già, una diciassettenne sexy ed incinta, cosa c’è di meglio? –
Francesca era ritornata da qualche giorno qui, e non aveva perso tempo per venirci a trovare. Appena vide il mio pancione quasi non si mise ad urlare dalla gioia.
- Il verde ti dona. – sorrise, dandomi un bacio sulla guancia.
Indossavo un vestito verde, stretto al seno ma non troppo, e poi la gonna ricadeva morbida sulle ginocchia. Con quell’abito riuscivo a nascondere un po’ la pancia, ma era comunque evidente che fossi incinta. Non che ne avessi vergogna, ma odiavo quando la gente mi osservava e pensava chissà cosa in quella loro mente.
Improvvisamente la porta si aprii ed entrò Tiffany, entusiasta come sempre. Lei indossava un vestito rosso non troppo aderente, che le metteva in risalto i suoi occhi verdi. Francesca ne aveva uno blu scuro più o meno come il mio.
- Siete pronte bellezze? – ci venne vicino, posando le sue braccia intorno alle nostre spalle.
Entrambe annuimmo. – Ho una fame atroce. – commentai.
- Le classiche voglie da donna incinta. – mi rispose Tiff, facendomi l’occhiolino. Ridemmo all’unisono tutte e tre, per poi scendere le scale ed andare in salotto, dove ci aspettavano tutti.
Francesca andò da Liam e Tiff raggiunse sul divano Zayn, che l’accolse fra le sue braccia e la strinse. Louis e Niall aspettavano sullo stipite della porta chiacchierando allegramente. Louis aveva preferito non portare Eleanor per non far sentire escluso Niall, l’unico sposato eternamente con il cibo.
Scossi la testa divertita mandando via quei pensieri, e mi ritrovai davanti Harry, bello come sempre.
- Buonasera madame. Posso accompagnarla alla carrozza? – mi chiese sorridendo e porgendomi il braccio, che prontamente intrecciai con il mio.
- Certamente monsieur. – risi divertita, mentre gli schioccai un bacio sulla guancia.
Entrammo nella macchina di Louis: io ed Harry dietro mentre davanti sedevano Louis e Niall. Le altre due coppie avevano preso posto nella macchina di Liam.
In cinque minuti arrivammo al ristorante e parcheggiamo dietro l’auto di Liam, che ci stava aspettando fuori la porta.
Scendemmo tutti, Harry mi diede una mano a scendere e poi cinse la mia vita con il braccio, ed io feci lo stesso con il suo corpo.
Non appena fummo tutti riuniti entrammo nel ristorante, prendendo posto al tavolo prenotato. Louis sedeva a capotavola, e alla sua destra c’eravamo io e Harry. Accanto a me invece sedevano Francesca seguita da Liam. Alla sinistra di Louis era seduto Niall con accanto Zayn e Tiffany. Che tavolata.
Iniziammo a parlare del più e del meno, ridendo e scherzando, e non mancarono le occhiatine dolci che mi mandava Harry. Da quando ci eravamo seduti al tavolo mi aveva preso la mano e non la lasciava più. E non mi dispiaceva affatto.
Mi guardai intorno, notando che Francesca stava facendo la stessa cosa, e non appena il suo sguardp si posò dietro di me sbarrò gli occhi, guardandomi.
Aggrottai la fronte incuriosita. – Che c’è? –
- Bionda ossigenata proprio dietro di te, bella. – sussurrò continuando a fissare la figura dietro di me. Mi girai di scatto non capendo, e quando il mio viso ne incontrò un altro pieno di trucco e contornato da dei capelli giallo pulcino, il mio cuore sembrò fermarsi.
- Oh merda. – mi lasciai scappare, togliendomi dalla presa di Harry e mettendo il menù davanti alla mia faccia, in modo da coprire me e Francesca.
- Che diavolo ci fa lei qui?! – chiese la mora, quasi nel panico.
- Forse è venuta a mangiarci, non credi? – chiesi infastidita. Non da lei, ma dal pulcino. Non volevo che mi vedesse in queste condizioni. Non volevo che vedesse me ed Harry. Non volevo che vedesse proprio Harry.
Francesca sbuffò, alzando gli occhi al cielo. – E ora che facciamo? –
Presi qualche secondo per pensare, dopodiché tolsi di fretta il menù dalla mia faccia e tirai Harry per la manica della giacca, in modo da farlo avvicinare.
- Che è successo? – chiese spaesato.
- C’è Madison dietro di noi con il resto del suo gruppetto del cavolo. – feci notare. Harry sgranò gli occhi, girando piano la testa. Quando si girò per osservare la bionda, quest’ultima si girò nello stesso istante e lo vide. Harry rivolse subito lo sguardo verso di me, chiudendo gli occhi e sospirando.
- Mi ha visto. – disse, sempre ad occhi chiusi.
- Che cosa?! – urlai sussurrando. Non feci in tempo per formulare altre domande che una mano si poggiò sulla mia spalla, la stessa che già stava su quella di Harry.
- Ragazzi! Ciao! Da quanto tempo! – sono fottuta.
- Ciao Madison… - la salutai stizzita, cercando di improvvisare un falso sorriso. Osservai Harry, che mi strinse la mano cercando di tranquillizzarmi.
- Che ci fate qui? Ho sentito che avete lasciato la scuola… - ci ricordò, imbronciandosi e facendo intristire anche quella voce da oca che si ritrovava.
- Siamo a cena fuori. – parò stavolta Harry, osservandomi un attimo. – E ci siamo ritirati per il semplice fatto che ci eravamo stufati di studiare. – bella scusa.
Sorrisi annuendo, appoggiando quello che aveva detto. Girai un secondo la testa vedendo che Francesca stava incenerendo la bionda con lo sguardo.
- Oh capisco. Bè è piacevole vedere che dopo tutti questi mesi siete ancora felicemente innamorati. – congiunse le mani e salticchiò sul posto, sorridendo. Rifatta del cavolo.
- Hai visto si? – le dissi con tono strafottente, ma evidentemente lei non aveva capito la presa in giro. Notai che il resto del tavolo si era azzittito e osservavano Madison e me, ridacchiando ogni tanto. Niall aveva un sopracciglio alzato e la squadrava dalla testa ai piedi. Adoravo quel ragazzo. Tiffany invece si guardava a sottecchi con Francesca, anche lei si stava mangiando viva il pulcino.
- Ti sei fatta davvero bella! Fatti vedere un po’! – mi prese le mani cercando di farmi alzare. Dove diavolo era uscita quella finta dolcezza?
Restai sul posto, non alzandomi. Ci mancava solo che mi vedesse il pancione.
- Ehm preferisco rimanere seduta… - sorrisi falsamente giustificandomi. Guardai Harry chiedendogli aiuto con lo sguardo, e prontamente lui mi poggiò una mano sulla gamba.
- Avanti non fare la timida! – Non so da dove aveva preso tutta quella forza, ma riuscì ad alzarmi. Harry si era alzato con me pronto per fermarla, ma era troppo tardi.
Notai il viso di Madison incupirsi e tutta quella felicità che aveva prima si spense non appena abbasso lo sguardo sulla pancia.
La tavola si era azzittita, Louis si stava passando una mano sul viso mormorando “merda” a bassa voce. Francesca a Tiffany avevano lo sguardo abbassato ed il resto dei ragazzi si guardava in faccia.
- Oh… Ma sei… sei… - cercò di parlare, ma la interruppi.
- Si, sono incinta. Che hai da guardare? – risposi, coprendomi la pancia con le mani. Sentii gli occhi pizzicare.
Madison alzò le sopracciglia facendosi scappare un sorriso. – Bè tesoro mio mi dispiace, immagino quanto sia brutto rimanere fregate a quest’età. – mi poggiò una mano sulla spalla in fare comprensivo, poi si rivolse ad Harry. – Tu potevi anche stare più attento, non pensavo che l’astinenza dal sesso ti avesse indebolito le capacità. -
Ci misi poco ad incamerare ciò che mi aveva appena detto e i miei occhi si inumidirono ancora di più. Le tolsi la mano dalla mia spalla in modo aggressivo. Stavo per replicare, ma Harry mi anticipò.
- Senti Madison perché non la fai finita?! Che diavolo blateri?! Non è rimasta fregata, né tantomeno è una cosa brutta! E’ accaduto all’improvviso ma non è nato da un errore, va bene?! Ci amiamo, l’amo, lei mi ama, e questa bambina nascerà per amore e non per un’emerita scopata come fai tu! Sei solo una puttana! –
Aveva alzato un po’ troppo la voce, tanto che quasi tutto il locale si era girato a guardare la scena. Madison aveva la bocca spalancata, e si poteva scorgere nei suoi occhi tutto l’imbarazzo. Io non ero da meno, avevo la testa abbassata e il viso colorito. Harry la fissava con disprezzo mentre a fare eco c’erano le risate di Francesca, Tiffany ed il resto dei ragazzi.
Dopo qualche secondo si udì un applauso da parte della gente in sala, ed io mi girai scandalizzata. Stavano applaudendo ad Harry. Oh mio dio.
Quest’ultimo mi prese la mano e mi portò fuori, lasciando Madison a subirsi gli insulti degli altri.
Arrivati fuori dal piazzale Harry si fermò davanti a me, sospirando. Io invece ero ancora leggermente in imbarazzo.
- Harry… - cercai di parlare, ma lui mi fece azzittire.
- Shh. – posò le sue labbra sulle mie, stringendomi al suo corpo. Affondai le mani tra i suoi capelli, stringendoli appena.
- Ti amo, per sempre e sempre. – mi sussurrò sulle labbra, non appena il bacio finì.
 
 
 
 
- Il tuo ragazzo ieri si è guadagnato la mia stima! – esordì Tiff, sistemandosi gli occhiali da sole sul viso e sdraiandosi sul telo che avevamo adagiato nel parco.
Scoppiai a ridere. – Non mi sono mai sentita così in imbarazzo… -
- Quella lì la odio. – se ne uscì Francesca, continuando a bere la sua limonata. – E secondo me è anche rifatta! –
Tiffany si alzò sui gomiti facendo una faccia da ebete. – No, tu dici?! – la prese in giro.
Francesca fece una smorfia e bevve la sua limonata.
- La parte più bella è quando le ha dato della puttana. – continuò Tiff, portandosi una mano sulla bocca.
Fece ridere me e Francesca, che tra poco si strozzava con la bevanda.
- Si, quella parte è stata epica. – risposi, tenendo lo sguardo basso sul mio pancione.
- Giuro Sam, non vedo l’ora di vederla. Tu non fremi dalla voglia di vedere a chi assomiglia? –
Guardai Francesca per un attimo, poi sorrisi. – Fremo dalla voglia di vederla in faccia. E non so perché, sento che assomiglierà ad Harry. –
- Come fai ad esserne così sicura? – continuò a chiedermi.
- Ogni volta che sente la sua voce calcia sempre più forte della altre volte. Ok, forse non centra niente e mi faccio troppi film, ma secondo me è così. – sorrisi guardando un punto fisso del parco.
Ci fu un minuto interminabile di silenzio, dopodichè Tiffany parlò.
- Ma dov’è Harry a proposito? –
- A lavoro. – risposi. – Ha trovato un posto nello stesso negozio dove lavora Louis, hanno gli stessi orari. –
- Quindi casa libera fino alla sera eh… - Francesca mi fece l’occhiolino.
Strappai un po’ d’erba e gliela tirai addosso. – Che mente perversa che sei. – risi. – Quando sono da sola o venite voi o viene Niall a farmi compagnia mentre voi siete con i vostri fidanzatini.
- Anche a noi spetta un po’ di privacy, no? – ironizzò Tiffany.
- Certo, ma Niall mi sta facendo ingrassare più di quanto io non lo sia già! – mi lamentai, sdraiandomi vicino a Tiffany che rise contagiando anche Francesca.
- Dai, ancora quattro mesi e poi potrai stare in pace. – sorrise Francesca. – Siamo già agli inizi di settembre, non ci credo! –
- Spero che Zayn mi metta incinta così anche io posso finire la scuola prima, non ho voglia di ricominciarla. –
Io e Francesca ci alzammo di scatto guardandoci scandalizzate, per poi rivolgere un’occhiata a Tiffany. Quest’ultima ci guardò per un attimo e poi scoppiò a ridere, portandosi le mani sulla pancia.
- Stavo scherzando cretine! Dovevate vedere le vostre facce! – disse tra una risata e l’altra. Mi tranquillizzai subito dopo e mi lasciai scappare una piccola risata. Quelle ragazze erano un po’ strambe, ma ero felice di chiamarle migliori amiche.
 
 
 
- Sono a casa! – urlai posando le chiavi sul tavolo di vetro accanto alla porta. Non rispose nessuno. – C’è qualcuno in casa? –
Camminai verso la cucina, aprendo la porta, e quando alzai lo sguardo feci un urlo.
- Oh mio dio! Chi sei? – chiesi spaventata, portandomi una mano sul cuore. C’era un ragazzo, sui ventidue anni, in cucina che sorseggiava un bicchiere d’acqua. Appena mi vide lo poggiò e mi venne vicino sorridendomi.
- Piacere, sono Jason, mi occupo di portare i mobili nella nuova camera. – mi porse la mano. – Scusa se ti ho spaventata, stai bene? –
Afferrai la mano titubante, aggrottando la fronte. – Si, sto bene. Mi hai fatto prendere un colpo. Io sono Sam. – sorrisi abbassando lo sguardo ed andando ad aprire il frigo. Louis mi aveva accennato di questo Jason e che avrebbe provveduto a portare i mobili nella camera della bambina.
Presi del succo di frutta e lo versai nel bicchiere, per poi girare a guardarlo.
- La camera è per…? – indicò il mio pancione. Poggiai subito una mano sulla pancia ed annuii accennando un leggero sorriso.
- Capisco. Bè vado a continuare il mio lavoro, ci si vede. – mi sorrise ed uscì dalla cucina, andando verso il garage.
Feci spallucce e posai il bicchiere del lavandino iniziandolo a lavare.
Sentii poi delle mani coprirmi gli occhi e sobbalzai.
- Chi sono? – sentii chiedere.
Riconobbi subito la voce e sorrisi. – Ciao Liam. – Louis aveva dato una copia del mazzo di chiavi a tutti, in modo che potessero venire a farmi compagnia quando stavo da sola. Che cosa carina.
- Come hai fatto ad indovinare? – chiese sgranando gli occhi.
Mi strinsi nelle spalle. – Hai un tono di voce inconfondibile. –
Ridemmo entrambi, finché non notai che Liam guardava fuori dalla finestra.
- Chi è quello? – chiese indicando il ragazzo che avvitava una gamba del nuovo seggiolone per la bambina.
- Si chiama Jason, lo ha ingaggiato Louis per fare quel lavoro. – indicai con lo sguardò ciò che stava facendo.
Sentii Liam sghignazzare e lo guardai trova. – Scommettiamo un gelato che Harry non perderà tempo ad ingelosirsi? So che quello lavora qui quando lui è a lavoro. –
Risi. Pensandoci bene è vero, lui era a lavoro quando quel ragazzo veniva qui. L’idea mi fece rabbrividire, non mi piaceva stare in casa con gente che non conosco.
- Non scommetto solo perché al novantanove percento sarà così! – diedi un pugno al braccio di Liam. Presi un pacco di popcorn dalla credenza e mi girai verso di lui. – Ti va un film? –
- Ovvio che sì! – rispose, mettendomi un braccio intorno alle spalle. – Ma decido io che film vedere. –
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, mettendomi comoda sul divano. – Il DVD di Toy Story è già inserito, devi solo accendere la TV. –
 

 
 
 
 
 
Salve belle.
Ecco a voi il capitolo :3
Spero vi piaccia, compaiono un sacco di nuovi e vecchi personaggi.
Madison.
La odio cavolo! Ma non trovate che Harry sia stato fenomenale a trattarla in quella maniera? AHAHAH. Amore mio.
Poi c’è Jason.
OHOHOH.
Scommetto che alcune di voi si sono già fatte strani pensieri sul suo conto. Bè immaginatevelo alto, palestrato e bello, proprio come il tizio del video di Call Me Maybe, solo che Jason è biondo e non è gay. AHAHAHAHAH
Girls, che pensate faccia questo Jason? Avete letto che passerà del tempo con Sam per via della camera della bambina… Mhmh che ne pensate? Spazio alle idee e.e
Vi premetto che non succederanno tradimenti o innamoramenti  vari, altrimenti la storia si prolunga per non so quanto e non finisce più.
A proposito, mancano pochissimi capitoli alla fine della storia, davvero pochi.
Ohw çç Sappiate però che ho già scritto qualche capitolo della storia nuova! (che pubblicherò nell’epilogo di questa storia)
Bè vi lascio, buona lettura e a presto, recensite in tante e fatemi sapere che ne pensate di Madison e Jason!
Un bacio <3 x

 
Twitter: @peterpanlouis

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Capitolo 32
*** "Call me, maybe? ;)" ***


Ottavo mese;
 

 
- Allora, Sam, è semplice. Queste sono le marce e cambiano a seconda della velocità della macchina. – spiegò per l’ennesima volta, ripetendolo piano e scandendo le parole.
Io annuivo incerta, ma la voglia di guidare almeno una volta la macchina come si deve non me la toglieva nessuno, a costo di schiantarmi contro un alb… forse in quel caso no.
- Cosa più importante, questo è il freno, va bene? – indicò uno dei pedali che avevo sotto i piedi. Annuii incerta, di nuovo.
- Non voglio morire giovane. – commentò Zayn, che si era affacciato nello spazio in mezzo ai due sedili anteriori.
Mi girai di scatto e lo fulminai con lo sguardo. Mi divertiva vederlo soffrire insieme a Liam che se la rideva e cercava di farlo rilassare. Dopo tutto non ero così pericolosa, giusto?
- Finiscila Zayn. – lo rimproverai seccata. – E’ solo per provare. –
- Ti ricordo che hai compiuto diciotto anni ieri. – puntualizzò Liam, scompigliandomi i capelli.
Sbuffai impaziente, volevo solo partire. Guardai Louis che mi diede il via, così girai le chiavi nell’auto e la feci partire.
- Solo un giro del piazzale Sam, non andare in strada, tengo alla nostra salute e alla mia patente. – disse sarcastico Louis, rivolgendo un occhiata a Zayn che si era accoccolato letteralmente addosso a Liam, e mi parve anche di sentirlo pregare.
Adoravo questi momenti, Harry era a lavoro ed ogni giorno andavano lì mezz’ora prima ad aspettarlo, quando Louis non lavorava, così mi faceva usare la sua macchina nel piazzale davanti al negozio di musica. Solo che non era stata prevista l’aggiunta di Zayn e Liam.
Premetti l’acceleratore con il piede, cautamente, e partii. Stavo andando bene, in fondo lo avevo già fatto e addirittura di notte.
- Mi sorprendo di te Sam. – commentò Louis, prima di schioccarmi un bacio sulla guancia. Sorrisi e continuai ad andare, girando fermamente il volante alla curva e proseguendo dritta fino all’altra curva. Il piazzale era una specie di ovale, quindi non dovevo fare tante manovre.
Adocchiai un posto libero tra i parcheggi e decisi di sorprendere i tre presenti in auto. Ero un po’ incerta, ma volevo farlo.
Sorpassai il posto vuoto, finché poi non mi fermai e mi rigirai a guardare dietro. L’occhio mi sfuggì su Zayn che aveva le mani completamente davanti al viso e non aveva intenzione di toglierle. Mi scappò un ghignò, finché poi non feci retromarcia e parcheggiai l’auto. Quando la spensi, guardai Louis: aveva la bocca spalancata e volgeva qualche occhiata a Liam, anche quest’ultimo sconcertato.
- Non sapevo fossi abile alla guida. –
- Quante cose non sai di me Louis! – risposi alzando le sopracciglia. Louis e Liam risero, poi quest’ultimo con uno spintone si tolse da dosso Zayn, che finalmente tolse le mani dal viso.
- Siamo vivi? Sono vivo? La macchina è intatta?! – iniziò ad agitarsi toccandosi il corpo ed il viso. Mi girai di scatto e gli tirai uno schiaffetto sul braccio.
- Finiscila! – dissi ironicamente. Il moro rise ed uscii dalla macchina, seguito da Liam, mentre Louis mi raggiungeva per aiutarmi a scendere.
L’aria di dicembre iniziava a farsi sentire, quando scesi dall’auto un forte vento freddo si schiantò sul mio viso pallido arrossandomi il naso. Indossavo un maglione di lana azzurro, con sopra un cardigan bianco ed il cappotto nero regalatomi da Louis. Il cappello bianco schiacciava  i boccoli biondi sul viso e li faceva scendere morbidi sul seno. La sciarpa di lana mi copriva il collo non troppo stretta. La pancia ormai non si poteva più nascondere, era grande ed in bella vista sotto il cappotto. Ormai ci ero abituata a vederla e a farmi vedere così. Mancava solo un mese, un mese e poi il parto. Tra poco sarebbe arrivato Natale. Era tutto perfetto.
- Ora che hai diciotto anni potrei seriamente pensare di farti prendere la patente. –
Mi si accesero le luci negli occhi. – Veramente? –
- No. – mi baciò sulla guancia, ma lo scansai mormorando un “idiota” e lasciandomi mettere un braccio intorno alle spalle.
Camminammo per il piazzale raggiungendo Liam e Zayn che nel frattempo si erano messi a parlare con qualcuno. Assottigliai gli occhi per intravedere meglio la figura maschile, e una volta riconosciuto mi misi a correre verso di lui.
Harry appena si accorse che stavo correndo verso di lui si affrettò a prendermi, stringendomi tra le sue braccia. Ci guardammo negli occhi come sempre. I capelli scompigliati dal leggero venticello invernale, gli occhi verdi più evidenti sulla sua carnagione chiara, il naso arrostato e le labbra rosse schiuse in un sorriso lo rendevano più bello di sempre. E la sciarpa grigia che aveva al collo – regalata dalla sottoscritta – completava quell’opera d’arte.
Unì le sue labbra alle mie per interminabili secondi di piacere, per poi staccarsi e abbracciarmi da dietro, poggiando il mento sulla mia spalla.
- Com’è andata a lavoro signor Styles? – chiese Liam, dandogli una pacca dietro la schiena.
- Il solito, Payne. – sorrise. – Ed ora che mi hanno dato i giorni di riposo per le vacanze natalizie sto decisamente molto meglio! -
- Certo, certo, interessante. – parlò Zayn, sfregandosi le mani. – Per favore rientriamo in macchina e andiamo a casa? Sto congelando! –
- Ok, ma guido io. – dissi, guardandolo negli occhi per vedere la sua espressione.
Mi puntò un dito contro, sgranando gli occhi e prendendo per il braccio Louis.
- Muoviti Tomlinson! Ora o mai più, prendi le chiavi e mettiti al posto di guida! – lo trascinò nell’auto tra le risate di tutti.
Harry mi girò in modo da poterlo guardare negli occhi.
- Hai guidato? – chiese quasi severamente.
Sapevo che non voleva che lo facessi, soprattutto nelle mie condizioni. Ma la maggior parte delle volte non lo veniva mai a sapere.
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo. – Si, l’ho fatto, ma come vedi sono ancora qui. –
Gli lasciai un umido bacio sulle labbra.
- Sai che non voglio che guidi in questo stato… - sussurrò sulle mie labbra.
Alzai un angolo della bocca e glia accarezzai la guancia, dopodiché ci dirigemmo verso la sua auto, quella di Louis era piena. Aprii lo sportello dell’auto e prima di entrarci notai la macchina di Louis che ci passava davanti suonando e salutandoci. Ricambiai il saluto con una mano ed entrai in auto, accendendo l’aria calda che subito mi scongelò dal freddo posatosi prima su di me.
Harry guardò la strada e la macchina di Louis sfrecciare velocissima sull’asfalto, prima di mettere in moto l’auto. - A quello un giorno gli toglieranno la patente. –
 
 
 
 
Arrivammo davanti casa, e notammo l’auto di Louis ferma dietro quella della polizia, un Louis in piedi davanti ad un poliziotto che cercava di persuadere e Liam e Zayn che se la ridevano dietro quell’uomo dai baffi folti.
Parcheggiammo l’auto davanti casa e guardai Harry insospettita, mentre lui mi rivolgeva uno sguardo ovvio.
Scendemmo dall’auto e mi prese per mano, raccogliendo la mia mano fredda nei suoi guanti. Io li odiavo, ma amavo quando li indossava lui e mi riscaldava.
- Cos’è successo? – chiese il riccio, una volta messosi al fianco di Louis.
Quest’ultimo si grattò la nuca, abbassando lo sguardo.
- Il signorino guidava troppo veloce. – parlò l’uomo che scriveva qualcosa su un foglio di carta. – E si becca anche una bella multa. –
Harry trattenne una risata e si avvicinò al mio orecchio. – Te l’avevo detto io! – sussurrò, e mi lasciai scappare un ghigno divertito.
Louis prese in mano il foglio, e dopo averlo letto sgranò gli occhi. – Centocinquanta sterline?! – urlò.
- E le ho anche fatto “lo sconto” se così vogliamo chiamarlo. Buona giornata. – il poliziotto rientrò in auto e andò via, lasciando Louis con il foglio in mano.
Harry diede una pacca sulla spalla dell’amico. – Avanti, ti è andata bene. –
Ridemmo all’unisono, mentre Louis sbuffò ed entrò in casa, seguito a ruota da noi.
Il calore del camino  ci invase non appena entrammo, e subito mi tolsi cappello, sciarpa e cappotto, davvero troppo ingombranti.
Raggiunsi Tiffany e Francesca sul divano, che parlavano del più e del meno. Non appena mi videro arrivare si fecero spazio per farmi sedere, così che potessi mettermi in mezzo a loro due.
- Ciao bella, divertita? – mi chiese Tiff, solleticando la mia pancia.
Annuii. – Fuori fa un freddo cane! –
- Lo sappiamo. – disse, facendomi l’occhiolino. – Piuttosto, quel Jason che sta lavorando fuori, appena ti ha vista entrare al fianco di Harry ha sorriso gli si è quasi illuminato il viso. –
Francesca e Tiffany scoppiarono a ridere, mentre Liam raggiungeva la prima schioccandogli un bacio sulla bocca.
- Di chi parlate? –
- Del ragazzo che sembra essersi preso una cotta per la qui presente Samantha. – sorrise Francesca.
Liam sbarrò gli occhi. – Sul serio? –
Tiffany annuì. – Devi vederla come la fissava quando è entrata in casa! –
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, alzandomi dal divano e facendo spazio a Zayn che raggiunse la mora, cingendole le spalle con un braccio.
- Dovete finirla, sono solo due mesi che lavora qui e già fate apprezzamenti sul suo fisico e pensieri non proprio casti. –
Forse avevo parlato troppo, dato che Liam e Zayn si guardarono in faccia e rivolsero uno sguardo sospetto alle ragazze, che sorrisero ingenue. Certo, ingenue.
Sorrisi sotto i baffi, prima di uscire dal salotto e lasciare le due coppiette a scambiarsi effusioni d’amore.
Raggiunsi i ragazzi in cucina, che parlottava con Niall, e mi lasciai andare tra le braccia di Harry che poggiò le sue labbra sulla mia fronte.
- Allora… Avete notato quel Jason come fissa la nostra Sam? – disse Louis, rivolgendo un occhiata al ragazzo fuori sul patio che evidentemente mi guardava a sottecchi.
Harry drizzò subito la schiena e si girò piano per fissare il ragazzo, e non appena questo gli sorrise non perse tempo a stringermi ancora di più a sé.
- Harry mi stai spappolando. – commentai, letteralmente attaccata al suo corpo. E se devo essere sincera nemmeno mi dispiaceva.
- Abbiamo un riccio geloso qui. – disse Niall, ingoiando l’ennesima patatina. Louis rise, battendosi il cinque con Niall.
- Non sono geloso. Mi da solo fastidio che ogni volta che sta con me deve fissarla. Che poi anche quando giro per casa mi fissa e mi sorride come per dire “ti ruberò la ragazza”. – disse seccato, aggiustandosi i capelli.
- Sei geloso. – affermò nuovamente Louis, alzando le spalle. Ci fu qualche risatina, dopodiché il telefono di quest’ultimo suonò.
Guardò il displey. – E’ Eleanor! – disse sorridente, prima di abbandonare la cucina.
Mi staccai da Harry per andare a prendere un bicchiere d’acqua, quando Niall mi diede una gomitata sul braccio.
Mi girai confusa, e seguii il suo sguardo fino dietro le mie spalle. Jason stava venendo verso di noi, sorridente.
- Io non voglio essere mischiato in un bagno di sangue. – disse il biondo, uscendo frettolosamente dalla cucina. Harry era appoggiato all’isolotto di granito, mentre io avevo ancora la brocca d’acqua in mano ed un bicchiere.
- Ciao ragazzi. – sorrise Jason, non appena entrò in cucina. – Potete darmi un bicchiere d’acqua per favore? –
- Oh certo. – gli sorrisi, prendendo un altro bicchiere dalla credenza e versandoci dentro l’acqua. Quando mi girai, vidi che guardava a sottecchi Harry, e quest’ultimo iniziava ad infastidirsi.
- Ecco, tieni. – gli porsi il bicchiere, ed iniziò a bere.
Il silenzio che si era creato era imbarazzante, ma Harry lo interruppe con la prima domanda ovvia che gli era venuta in mente.
- Non hai freddo a stare tutto il giorno a lavorare fuori? - il tono che aveva usato era evidentemente infastidito.
Jason girò lo sguardo verso di lui, sorridendogli. Che cavolo erano tutti quei sorrisi?
- Dopo un po’ ti ci abitui. –
Harry annuii e uscì dalla cucina, prima di avermi rivolto uno sguardo che diceva “appena si leva di mezzo raggiungimi”. Adoravo quando si ingelosiva, era ancora più tenero.
- Allora, Sam… - iniziò Jason. – Volevo chiederti se… -
Lo interruppi prima che potesse dire altro, non volevo illuderlo.
- Jason, davvero, sei un ragazzo molto carino e dolce ma io sono fidanzata e… -
Rise. Avevo detto una barzelletta? Cosa rideva?
- Tranquilla, so che sei fidanzata con Louis. – Che cosa?! – Ma ho sentito che il riccio lì… insomma, è attratto da altre cose, per cui… Potresti dargli questo da parte mia? Grazie mille. – mi sorrise e uscì dalla cucina, per poi ritornare in giardino.
Ero scandalizzata. Avevo gli occhi sgranati e fissavo il punto in cui prima Jason si era comportato in quella maniera strana.
Guardai il foglietto che avevo in mano e sopra c’era scritto il nome Jason e un numero accanto, con la frase “Call me, maybe? ;)”
Alzai di scatto la testa e scoppiai a ridere, talmente tanto che mi uscirono le lacrime. Ridevo da sola, esattamente. Non ci credo, non ci posso credere!
Uscii dalla cucina ancora ridendo ed entrai in salotto, dove un Harry nervoso mi aspettava insieme agli altri.
Appena mi videro ridere si incuriosirono.
- Che ridi? – chiese Tiffany, alzando un sopracciglio.
Scoppiai nuovamente a ridere, andando verso Harry e porgendogli il foglietto. – Jason mi ha detto di darti questo. Potevi dirmelo che eri dall’altra sponda. –
Francesca e Tiffany sembravano aver capito, tanto che anche loro si piegarono in due dalle risate.
Harry aprì il foglietto ad alta voce. – Call me, maybe… Che diavolo…? – sgranò gli occhi.
- Credo che quel Jason, quando vi guardava, non stava fissando Sam, ma te! – urlò Louis lasciandosi scoppiare in una risata e contagiando anche gli altri, che finalmente avevano capito.
Harry sgranò gli occhi e sorrise incredulo, prima di gettare il foglietto e catapultarsi sulle mie labbra.
Mi guardò negli occhi, sorridendo.
- Ora sono io che devo essere gelosa di te? – chiesi ridendo. Harry si lasciò andare in una risata, la sua risata che mi riempì la testa e mi catapultò completamente in un altro mondo.
 
 
Una settimana dopo;

- Louis fai piano! Non vedi che è enorme questo coso?! – Si lamentò Zayn, cercando di trascinare l’enorme abete dentro casa. Louis spingeva da fuori la punta dell’albero, e con un ennesima spinta riuscirono a farlo entrare, spargendo un po’ di terra sulla moquette.
- Hai combinato un macello! – si lamentò Louis guardando la moquette.
- Sei tu che hai spinto forte! Io nemmeno tiravo! – si giustificò Zayn, adagiando l’albero in salotto, nel posto dove sarebbe stato per il resto del mese.
- Ah quindi stai ammettendo che non mi aiutavi eh? – Louis incrociò le braccia al petto, inarcando un sopracciglio.
Liam si mise in mezzo ai due per farli smettere, ed ebbe anche dei grossi risultati. Sorrisi, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo al libro che stavo leggendo.
Era il ventitre dicembre, mancava poco a Natale. Louis aveva come sempre messo l’albero in ritardo, dato che secondo lui non aveva importanza quando si faceva l’albero.
Dovevamo preparate tutto per la cena che si sarebbe svolta domani. Essendo anche il compleanno di Louis, aveva deciso di invitare tutto per festeggiare la vigilia e ovviamente i suoi ventuno anni. Avevo invitato anche i miei genitori che non si erano di certo rifiutati a venire, dato che in questi mesi ci eravamo sentiti solo tramite telefono. Aveva anche invitato Anne, che moriva dalla voglia di vedermi con il pancione.
Finalmente, dopo mesi e mesi, saremo di nuovo uniti.
- Pronti a decorare? – Niall scese dalle scale con due scatoloni piene di decorazioni di vari colori, e le mise accanto all’albero.
Tutti i presenti si alzarono ed incominciarono a decorare l’albero.
Dopo pochi minuti era quasi completo, mancavano solo poche decorazioni.
Una mano mi cinse i fianchi e mi girai sorridente, sapendo già chi fosse.
Mi ritrovai attaccata alle sue labbra in men che non si dica, le sue mani sfioravano la mia schiena e le mie accarezzavano i suoi ricci sempre morbidi e profumati.
Le nostre lingue giocavano come sempre, in un bacio passionale. Ci staccammo e ci guardammo negli occhi. Harry mise una mano sulla mia pancia e con l’altra mi avvicinò di più a sé.
- Vuoi mettere la stella con me? – chiese. Sorrisi e annuii, prima di prendere la stella che andava messa sulla punta dell’albero. Harry si mise dietro di me, raccogliendo le mie mani nelle sue così da prendere insieme la stella e metterla sulla punta dell’albero.
Mi abbracciò da dietro e continuammo a fissare la stella, e per un attimo rabbrividii sentendo il suo fiato vicino all’orecchio e la sua voce sussurrarmi un “ti amo”.

 
 
 
 
Ciao!
Questo capitolo è corto, scusate, ma il prossimo sarà lungo, ve lo prometto!
Anche perché c’è la festa di Louis, la cena, ecc.
Comunque, siamo arrivati a Dicembre! Natale, feste, regale, yeee.
Che poi siamo ad agosto ed è davvero difficile scrivere una storia che si sta svolgendo a dicembre.
Solo a scrivere dei maglioni di lana e le sciarpe mi sono messa a sudare.
AHAHAHAH!
Vi avverto: questo è il quart’ultimo capitolo, e poi metterò l’epilogo che vi piacerà sicuramente.
VOI NON IMMAGINATE NEMMENO COSA SUCCEDERA’ NEL PROSSIMO.
NON LO IMMAGINATE. E’ UNA COSA DOLCISSIMA E BELLISSIMA E JHYGTRFEDWS.

Vi lascio con il dubbio AHAHAH! Inoltre Sam ha compito diciotto anni, yo.
Mi è dispiaciuto che al capitolo precedente ci siano solo nove recensioni.
Dai proprio ora che siamo agli ultimi capitoli non la leggete più? Sono i più belli :(
Almeno a questo capitolo dovete recensire in tante eh.
Anche perché vi ho detto che c’è una sorpresa.
Secondo voi cos’è? Cosa accadrà durante la cena della vigilia di Natale?
Susu voglio vedere quanta fantasia avete ahah :3
Comunque, Jason è gay.
AHAHAHAHAAHAAHAHAH
Ora rispecchia davvero il tipo del video Call Me Maybe!
Ve l’ho detto che non dovevate preoccuparvi per Sam, piuttosto fatelo per Harry.
AHAHAHHA.
Ok basta ridere.
Vi abbandono.
Al prossimo capitolo!
RECENSITE!

Un bacio <3 x

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Capitolo 33
*** Yes, damn, yes! ***


24 Dicembre, ore 10.25 di mattina: vigilia di Natale e compleanno di Louis.
 

- AAAAAAAAH! – urlò quell’idiota di Zayn, prendendo a massaggiarsi le dita dei piedi. La mano di Liam si posò sulla sua bocca emettendo un rumore simile ad uno schiocco.
- Se urli si sveglia! – lo rimproverò.
- Ho sbattuto allo spigolo del comodino, scusa! – si giustificò sussurrando.
Misi una mano davanti alla bocca per soffocare una risata. Eravamo tutti in camera di Louis, Harry con una torta in mano e le candeline accese. Io tenevo il regalo che con tanta affetto gli avevamo comprato, mentre gli altri cercavano di fare meno rumore possibile.
Cosa che ovviamente fallì non appena varcarono la soglia della porta.
Zayn, Liam e Niall ci avevano raggiunti a casa verso le nove, con la torta ed il regalo. Avevamo organizzato tutto, e la sera ci sarebbe stata la cena.
- Ok, al tre gli saltate sul letto ed iniziamo a cantare, ok? – disse Harry, rivolgendosi ai tre che avrebbero provveduto a svegliarlo.
I tre annuirono con foga.
- Bene. – disse il riccio. - Uno… due… TRE! -
I ragazzi si schiantarono letteralmente sul letto di Louis, facendolo sobbalzare ad occhi sgranati. Iniziarono ad urlare e a cantargli tanti auguri, una scena piena d’affetto e anche un po’ buffa, dato che Louis si era alzato terrorizzato, ma dopo aver capito tutto iniziò a sorridere. E giurai di aver visto gli occhi lucidi.
- Tanti auguri ventunenne! – gli stampai un bacio sulla guancia, sedendomi al suo fianco e aspettando Harry che si avvicinasse con la torta.
- Addirittura la torta, il regalo? Ragazzi non dovevate… -
- Shh, zitto e spegni le candeline! – Harry lo interruppe, mettendogli la torta sotto il naso. Louis sorrise, prima di spegnere le candeline e godersi gli abbracci e gli auguri da tutti i presenti. Scartò il regalo, un bel maglione a righe bianche e nere, come piacevano a lui.
- Non dovevate! – continuò.
- Si che dovevamo! Allora, ti piace? – gli chiesi impaziente. Lo avevo scelto io, ma infondo era da parte di tutti.
- Lo adoro! Credo lo metterò alla cena, grazie ragazzi! – e un abbraccio di gruppo contemplò quel quadretto familiare. Si, perché infondo eravamo una famiglia.
Il “party mattutino” durò tra risate e chiacchiere fino all’ora di pranzo e da bravi adolescenti quali siamo decidemmo di mangiare la torta a pranzo.
Come rovinarci l’appetito alla Louis Tomlinson.
 
 
La casa era letteralmente sottosopra. I ragazzi intenti a decorare il salone con decorazioni natalizie e qualche palloncino in onore del compleanno di Louis, Francesca intenta ad apparecchiare tavola ed io e Tiff ci limitavamo ad aggiustare ogni singolo particolare fuori posto.
Si, va bene, erano solo le cinque e mezza del pomeriggio, ma avevamo deciso di uscire per fare un giro e ragionando insieme avevamo trovato più facile preparare prima.
- Ok, è perfetta! – dissi, sorridendo. – Ora usciamo! Forza forza! –
Presi il cappotto e infilandolo uscii, seguita a ruota dal resto dei ragazzi. Una figura mi affiancò e raccolse la mia mano nella sua. Amavo i suoi guanti di lana.
- Ti dispiace se io e i ragazzi cambiamo strada? – mi chiese, dandomi poi un bacio a fior di labbra. – Dobbiamo fare diverse commissioni… -
Assottigliai lo sguardo per scrutarlo meglio. Nascondeva un sorrisetto e ogni tanto rivolgeva occhiate ai ragazzi accanto a noi.
- E’ da ieri che parlottate fra voi e uscite in continuazione per fatti vostri, cosa mi nascondi Harold? – chiesi alzando un sopracciglio.
Rise, quella risata che mi scaldò anche a dicembre, con la neve che cadeva imbiancando le strade di Doncaster.
- Nulla piccola mia, dobbiamo solo girare qualche negozio dalla parte opposta. – mi diede un bacio sul naso e congiunse la sua fronte alla mia. – Ritorneremo presto, lo prometto. –
Sorrisi e annuii un po’ incerta, ma mi fidavo di lui. Così, dopo esserci scambiati un lungo e riscaldante bacio, li lasciai incamminare dalla parte opposta.
- E’ da giorni che escono tutti insieme e parlottano tra di loro! – commentai stufa, io guardavo ancora i cinque ragazzi allontanarsi. – Ho anche cercato di corrompere Niall con una cena da Nando’s per farmelo dire ma niente! –
Francesca e Tiffany risero, cercando di nasconderlo dietro le sciarpe di lana. Pensai fin troppi secondi a quel loro comportamento, a quegli sguardi sfuggevoli… poi capii.
- Voi lo sapete! – puntai un dito su di loro. – Voi sapere cosa stanno complottando! –
Le ragazze risero, attaccandosi entrambe alle mie braccia. – Avanti Sam, lo scoprirai stasera. –
- Perché non me lo volete dire?! – dissi, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare in un’espressione da bambina capricciosa.
- Perché Harry ci ha giurato di non dirtelo. E non dovevi sapere nemmeno che noi lo sapevamo, quindi accontentati di sapere questo e provvediamo ai regali per i vostri genitori! –
Così mi trascinarono per Londra, in una miriade di negozi di vestiti, gioielli e robe varie. Ma la mia mente era sempre ferma su quel pensiero, su cosa stesse facendo Harry. Morivo dalla voglia di saperlo, ed iniziai a fare un elenco di tutte le cose belle e brutte che mi venivano in mente.
Solo quando la mano di Francesca mi strattonò un braccio ritornai sulla terra, cercando di farmi trovare interessata sulla scelta di due paia di jeans che Tiffany aveva intenzione di comprare. Regali ai parenti? Pff, per favore, con Tiffany era impossibile.
 

 
 
 

HARRY

 
 
- Non mi piace un granché. – commentai, storcendo la bocca e continuando a fissare la vetrina di quel negozio, ennesimo negozio.
Louis sbuffò esasperato. – Harry abbiamo girato quattro negozi di gioielli, ne hai visti di tutti i tipi, forme e grandezze, possibile che non te ne piaccia uno?! –
- Tu non capisci! Deve essere perfetto, tutto deve essere perfetto! – dissi continuando a scrutare i vari gioielli nella vetrina. Quella sera lo avrei fatto, ne ero sicuro, l’amavo e volevo dimostrarlo a tutti.
Tutti quei gioielli e anelli sembravano troppo miseri ed insulsi difronte all’amore che provavo per Sam. Nessuno riusciva ad essere almeno vicino alla grandezza dei sentimenti che provavo per lei.
- Hey Harry, che ne dici di questo? – mi richiamò Niall, indicando un punto dietro la vetrina. Seguii la il suo dito attentamente, finché il mio sguardò non si posò lì.
Mi si illuminarono gli occhi ed un sorriso comparve sulla mia bocca. – E’ perfetto! –
Entrai estasiato nel negozio, seguito a ruota dagli altri quattro. Indicai al commesso quale anello avevo intenzione di comprare e poi andai al bancone aspettando che me lo incartasse in una scatolina.
- Sei sicuro Harry? Costa un casino… - commentò Zayn grattandosi la nuca.
- Sono sicuro. – risposi fermo, continuando a fissare la scatolina.
- Sei sicuro di voler spendere così tanto? – insistette Liam.
Alzai gli occhi al cielo. – Sono sicuro! –
- Soprattutto, Harry… - stavolta parlò Louis. – Sei sicuro di voler fare quello che hai intenzione di fare? –
Quella domanda me la ripeteva ogni giorno. Ma lo volevo fare e lo avrei fatto, avevo diciotto anni ma sapevo cosa volevo.
- Non sono mai stato più sicuro in vita mia, Louis. –
Presi la scatolina e, dopo aver pagato, la infilai nella tasca del cappotto per poi incamminarci verso casa.
 
 
 
Parcheggiammo davanti al vialetto di casa, una volta aver accompagnato i ragazzi a casa così da potersi cambiare e prepararsi.
Aprii la porta di casa ed il calore del camino mi scongelò dallo strato di freddo posatosi sul mio viso.
- Alla buon ora! – eccola lì, Sam, bella più che mai. Il vestito verde acqua che indossava la rendeva stupenda, ancora più di quello che era: a maniche lunghe, stretto sul seno e morbido sulla pancia e sulle gambe, non lasciava trasparire il suo pancione ma la forma era ben visibile. Lo amavo, e per un attimo mi scordai anche della faccia arrabbiata che aveva.
- Si può sapere dove siete finiti? Sono le sei e mezza! – disse, cercando di apparire arrabbiata, ma sapevo che non lo era, tanto che mi scappò un sorriso.
- Abbiamo accompagnato i ragazzi a casa e siamo andati in giro. – Mi avvicinai, prendendole i fianchi e avvicinandola a me, in modo che la sua pancia potesse combaciare con la mia. – Sai che stasera sei più bella del solito? –
Iniziai a baciarla sul collo, sapevo che non avrebbe resistito.
- Se stai cercando di farmi passare l’arrabbiatura… - la sentii partire con un tono fermo e severo, così approfondii di più i baci e la sentii sorridere. - … Ci sei riuscito. –
Ridemmo all’unisono, prima di far combaciare le mie labbra con le sue. Quanto mi erano mancate.
- Vai a prepararti, idiota. – mi diede un buffetto sulla spalla e sorrise.
- Ti amo anche io! – le dissi, prima di salire sulle scale insieme a Louis, pronti per vestirci e festeggiare la vigilia di Natale ed il suo compleanno.
Ma soprattutto, stasera, avrei fatto una cosa ancora più importante.

 
 

SAM

 
Erano le sette, era tutto pronto: Tiffany, Francesca ed il resto dei ragazzi erano già a casa, Eleanor anche era venuta in anticipo ed era rimasta a chiacchierare con noi, mancavano solo i genitori miei e di Harry.
Avevo ansia, sì, anche perché in quei mesi l’unico contatto che avevo avuto con i miei genitori era tramite telefono, mi avevano vista l’ultima volta quando la mia pancia era a malapena visibile ed ora sembro un baule. Anne, poi? Lei mi aveva vista quando ero incinta di poche settimane. Continuava a sentirsi con Harry e le era passata l’arrabbiatura, anche lei aveva accettato il fatto che tra un mese diventeremo genitori. Forse avevo solo paura di cosa potessero pensare vedendomi in questo modo. Gemma invece era felice e non vedeva l’ora di diventare zia, come del resto anche gli altri zii acquisiti che questa bambina avrebbe avuto, Tiff e Francesca non aspettavano altro che strapazzarla di coccole, mentre i ragazzi avevano giurato di insegnarle a giocare a calcio e ai videogiochi. Che famiglia stramba.
Continuavo a torturarmi le mani, osservando l’orologio. Ogni tanto mi aggiustavo i boccoli che ricadevano sulle spalle. Liam mi aveva detto che sembravo la fata turchina con quel vestito e i capelli biondi. Al pensiero mi venne da ridere, ma la mia espressione tramutò subito non appena sentii il campanello suonare.
Tiffany mi regalò un’occhiata di incoraggiamento, prima di andare ad aprire. In men che non si dica il silenzio del salone fu invaso dal rumore di carta regalo e cappotti che si strusciavano tra di loro, in più tutte le chiacchiere.
Sorrisi tra me e me non appena vidi i miei genitori e i parenti di Harry varcare la soglia. Lo sguardo di mia madre cadde sul mio, e lasciando a terra le buste regalo mi venne ad abbracciare, mi strinse forte al suo petto ed io ne odorai il profumo che emanava. Non proferimmo parola, quell’abbraccio valeva più di tutto. Mi era mancata, come mi era mancato anche mio padre che subito dopo si unì all’abbraccio. Forse si erano spaventati del fatto che una diciassettenne, per giunta loro figlia, potesse essere incinta così giovane. Ma stavo superando tutto bene ed ero felice di essere arrivata a questo punto senza problemi.
- Guarda quanto ti sei fatta bella! Sei una donna, adesso. – mi sorrise premurosa mia madre, che lentamente passò una ano sulla mia guancia.
Ricambiai il sorriso, per poi lasciare che si inchinasse all’altezza della mia pancia.
- Oh mio dio, è enorme. – commentò ad occhi lucidi.  Fece ridere tutti presenti, addirittura Anne si era accovacciata verso la mia pancia ed iniziava a toccarla e a sussurrarle qualcosa di impercettibile. Mi sentivo come un pezzo da museo.
Gemma mi venne incontro abbracciandomi, mentre papà mi diede un bacio sulla fronte. Era sempre stato un uomo severo, non lasciava trasparire emozioni, ma sapevo che si stava trattenendo per non scoppiare a piangere.
- Quindi manca poco al parto? – chiese mamma, prendendomi una mano.
- Si, m-manca davvero poco… - involontariamente mi uscii una voce tremolante, e fece trasparire tutta la paura che avevo al solo pensiero di dover partorire.
Mamma mi sorrise premurosa, sistemandomi i capelli sul seno. – Tesoro mio, non devi aver paura, ci siamo passate tutte. – rivolse uno sguardo ad Anne, che sorrise. – Ci saremo noi con te. –
Quelle parole mi fecero rassicurare, e un po’ di paura scappò via. Ma non tutta, ancora una parte era rimasta e non voleva andarsene.
- Dov’è Harry? – chiese Anne, scrutando il salotto.
Dalle scale sentii dei passi veloci e spuntò immediatamente Harry, che per la fretta quasi inciampò, e andò ad abbracciare forte Anne e Gemma. Gli erano mancate anche a lui, come l’aria.
- Però Harry, non sei cambiato di una virgola. – commentò mio padre, dandogli una pacca sulla spalla. Il riccio sorrise insicuro, prima di affiancarmi e cingermi la vita con un braccio, mormorandomi un “hey” nel modo più dolce che potesse fare.
I miei genitori si scambiarono occhiate veloci con Harry che fece l’occhiolino ad entrambi. Aggrottai la fronte, per poi lasciarmi andare in uno sbuffo silenzioso. Anche i miei genitori sapevano delle intenzioni di Harry, fantastico. L’unica scema che non lo sapeva ero io.
- Avanti, fatemi fare una foto a questi neo-genitori! – mia madre prese in mano la macchinetta fotografica, incitandoci a sorridere. Guardai Harry che immediatamente mi rivolse i suoi occhi verdi. Sorridemmo un attimo, scrutandoci avvicenda, prima di unire le nostre labbra e lasciare che il flash della macchinetta si impadronisse di quel momento assolutamente perfetto.
 
 
Il resto della serata proseguì non bene, di più: durante la cena abbiamo parlato del più e del meno, ridendo e scherzando bevendo del buon vino rosso e gustandoci quello che Anne e mia madre avevano cucinato per la vigilia: inutile dire che mangiai come se non mangiassi da anni, era tutto estremamente buono.  Stare lì con la propria famiglia e i propri migliori amici mi rendeva felice. A tavola avevamo davvero parlato di tutto, di me ed Harry, della bambina, della relazione tra Tiffany e Zayn e quella a distanza di Francesca e Liam. Poi l’argomento si era spostato sulla coppia Eleanor-Louis, che raccontarono come si erano conosciuti e quanti si amassero. Dopodiché arrivo il momento della torta (seconda torta della giornata, per noi) e dei regali. Louis indossava il maglione che gli avevamo regalato la mattina stessa, ma ne ricevette altri altrettanto belli da parte dei miei genitori e dai parenti di Harry, ed un bellissimo bracciale in oro bianco regalato da Eleanor. Così ci scambiammo i regali: i miei genitori mi avevano regalato delle tutine per la bambina che erano davvero stupende, una rosa ed una bianca con dei ricami lilla. Anne e Gemma invece avevano pensato ai giochi, regalandomi un orsacchiotto di peluche, un sonaglino e una casa delle barbie. Risi non appena la vedi, perché mi ricordava vagamente la mia. Louis mi aveva regalato un paio d’orecchini d’oro, e appena li vidi mi scappò un insulto perché sapeva che non doveva farlo, ma come al solito la sua risata mi fece scordare tutto. Tiffany e Francesca mi avevano regalato un maglione a dir poco meraviglioso, bianco con dei ricami dello stesso colore sopra: lo adoravo. Zayn, Niall e Liam invece avevano provveduto a fare un regalo alla bambina: una console portatile con già alcuni videogiochi inseriti dentro. Erano sempre i soliti. Continuammo a scambiarci i regali, e tutti ne erano felicissimi, finché Harry e Louis non abbandonarono la stanza per recarsi nel retro del giardino. Harry aveva un’espressione preoccupata in viso, mentre il resto dei presenti rimasti nella stanza di scambiavano sguardi intenditori e qualche risata. Solo io non capivo cosa stesse succedendo, così  per sgombrare la mente decisi di portare a far vedere la camera della bambina ai miei genitori, Anne e Gemma.
 

 

HARRY



- Louis ho il panico. – confessai al mio migliore amico, rigirandomi tra le mani quella scatoletta color panna. – E se non accetta? E se dice che è troppo presto? E se… -
- Harry. – mi diede un leggero schiaffetto sulla faccia, per farmi riprendere dal delirio. Lo guardai negli occhi, senza preoccuparmi di non far vedere tutta l’agitazione che avevo. Louis mi mise le mani sulle spalle e mi scosse un po’.
- Come ti chiami? –
- Harry Styles. – risposi serio, alzando gli occhi al cielo. Odiavo quando faceva quella cosa.
- Chi è il tuo migliore amico? –
- Louis Tomlinson. – sorrisi all’idea che ormai lo avevo imparato a memoria.
- Chi è la persona che ami più al mondo? –
- Samantha. – dissi serio. Louis fece un espressione da cucciolo.
- Pensavo dicessi di nuovo il mio nome! –
Ridemmo all’unisono, lui di gusto io un po’ nervoso, ma adoravo come riusciva a farmi tranquillizzare con le sue stupidaggini.
- Senti, Harry, lei ti ama. Tu la ami, aspettate un bambino e fra un mese diventerete genitori, non può non accettare! In più vivete insieme, ormai siete una famiglia! Anzi, siamo una famiglia! Lo sanno tutti in quella stanza, tutti sanno cosa stai per fare, non puoi tirarti indietro. Non adesso. –
Dopo quel discorso rimasi con lo sguardo fisso dietro sulle mie scarpe. L’amavo come solo un ragazzo innamorato sa fare, e volevo dimostrarlo a tutti, volevo dimostrarlo che lei era mia, che io l’amavo, che non l’avrei mai lasciata e che l’avrei amata per sempre.
Ok, mi ero deciso, sarei andato da lei. Feci per andare dentro, quando mi fermai un attimo e mi voltai verso di lui.
- Ma come devo fare? – chiesi, quasi rientrando nel panico.
Louis si strinse nelle spalle. – Che ne so io? Improvvisa, hai visto talmente tanti film con questa scena che dovresti saperlo a memoria come si fa! – e così mi spinse dentro. Nel salotto c’erano Tiffany e Zayn, Francesca e Liam, e Niall che chiacchierava con Eleanor. Sam era accanto ai suoi genitori, e non appena la vidi il mio cuore iniziò a battere forte, senza alcun controllo. Iniziai a sentire una strana sensazione allo stomaco e deglutii rumorosamente. Harry sei un fifone!
 Non appena entrai nel salotto tutti quanti mi sorrisero incoraggianti, mentre Sam mi regalò un sorriso ingenuo. Ricambiai il sorriso, per poi avvicinarmi a lei e prenderla per mano.
- Puoi venire un secondo fuori? Devo parlarti. – le chiesi con tutta la dolcezza possibile.
Mi guardò incuriosita, e prima di rivolgere uno sguardo ai suoi genitori si alzò lasciando che la mia mano raccogliesse la sua, così la portai in giardino.
Il freddo di dicembre non mancava, e appena uscimmo fuori un brivido mi percorse la schiena.
Camminammo in silenzio per il giardino, osservando il cielo scuro e le stelle appena accennate che illuminavano quell’enorme distesa nera.
La guardavo ogni tanto, e vedevo che era pensierosa, se non addirittura preoccupata: l’ansia mi stava corrodendo e non riuscivo a tenere il silenzio ancora per molto, così decisi che era arrivato il momento.
- Sam, io ti amo. – Harry sei un idiota, non si inizia così un discorso!
- Ti amo anche io. – mi sorrise dolcemente.
Le ricambiai i sorriso, mettendomi una mano in tasca e giocherellando con la scatolina che tenevo nei pantaloni. Mi passai una mano tra i ricci, sospirando.
- Sai è difficile per me dirlo, mi sembra tutto così assurdo! Sei… Sei entrata nella mia vita in così poco tempo e mi ai cambiato in altrettanto poco tempo, sono… siamo maturati insieme, siamo cresciuti insieme. Ci siamo amati, insieme, e quella bambina ne è la prova, la prova che io ti amo e che tu mi ami. Ma ora, vorrei dimostrare a tutti, che tu sei mia e di nessun altro. Che solo io ti posso amare. Che mi sono innamorato della ragazza più bella e più vera esistente sulla faccia del pianeta, che mi rende felice ogni giorno di più. Per cui… -
Aveva gli occhi lucidi, si stuzzicava il labbro inferiore per non scoppiare a piangere, e le sue labbra erano tirate in un sorriso vero e pieno d’amore.
Distolsi i miei occhi dai suoi splendidi, e decisi di fare quello che dovevo fare. Mi inginocchiai di fronte a lei, un po’ impacciatamente, e tirai fuori quella scatolina color panna. Lo stavo per fare, glielo stavo per chiedere, ero insicuro, lo ero tremendamente, ma il sorriso che mi regalò e la lacrima che le rigò il volto mi fece scordare di tutto e di tutti, di tutte le preoccupazioni che avevo: ora dovevo farlo e basta.
 

SAM



I miei occhi erano stracolmi di lacrime, mi torturavo un labbro per cercare di non scoppiare a piangere, e sorridevo mentre lo ascoltavo parlare e mentre lo vedevo impacciato e disorientato. Quelle parole avevano trovato riparo nel mio cuore e non sarebbero mai più uscite. Ogni parola di quel discorso era imprigionata là dentro come un tatuaggio, un tatuaggio che ogni giorni mi ricordasse quanto potessi amare quel ragazzo.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente quando lo vidi inginocchiarsi davanti a me, e rovistare nella tasca del pantaloni un po’ insicuro. Gli sorrisi, rassicurandolo e il suo viso si rilassò. Per un attimo le sue iridi verdi si spostarono dietro di me, e quasi come una reazione chimica, anche io mi girai verso il suo sguardo e notai che sul patio c’erano tutti, tutti che osservavano la scena quasi impazienti. Tutti che sapevano. Tiffany e Francesca stavano già piangendo accoccolate al petto dei rispettivi ragazzi, mentre Eleanor e Louis ci guardavano sorridendo, come del resto stavano facendo tutti.
- Io, ecco… - le sue parole mi fecero voltare verso di lui nuovamente, e notai che in mano aveva una scatoletta color panna, che piano piano di aprì e lasciò vedere il suo interno: un anello. Un anello cosparso di piccoli diamanti.
- Sam… - prese fiato. – Dio mi sembra di stare in uno di quei stupidi film strappalacrime… - ridemmo leggermente, ed il mio ampio sorriso fece cadere la seconda lacrima dai miei occhi.
- Io, lo so, è presto. Ho fatto pratica davanti allo specchio per quasi una settimana sai? Sembravo uno scemo, ripetevo il discorso mille volte e alla fine nemmeno me lo sono ricordato. Ma le parole sono sempre state qui. – si indicò il petto, sorridendomi e abbassando lo sguardo. – Ma forse sto parlando troppo per i miei gusti. Sam… vuoi… vuoi sposarmi? –
E fu come se qualcuno mi avesse stretto lo stomaco, come se il mio cuore avesse preso le sembianze di un tamburo tanto batteva incessantemente veloce nella cassa toracica, sentii le gambe tremare, il viso bagnarsi ancora di più e non potei far altro che sorridere.
Volevo stare con lui per tutta la vita? Assolutamente si.
- SI, DANNAZIONE, SI! – e mi catapultai fra le sue braccia, stringendolo a me. Le mie braccia stringevano il suo collo ed il mio viso era nascosto nell’incavo di esso. Piangevo, ridevo, non lo sapevo nemmeno io cosa stavo facendo: ero solo dannatamente felice.
Lo sentii respirare affondo, e le sue braccia si impadronirono della mia vita, stringendomi e sollevandomi da terra, facendomi girare sul posto, proprio come un principe faceva con la propria principessa. O come un semplice ragazzo innamorato faceva con il proprio amore.
Partirono gli applausi di tutti, che fecero da sottofondo a quel momento che ricorderò per tutta la vita.
Mi mise a terra, prendendomi il viso tra le mani e puntando i suoi occhi lucidi nei miei ormai rossi per le lacrime.
- Ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia. – e dopo aver detto quelle parole che mi fecero perdere un battito al cuore, unì le sue labbra alle mie. Le nostre bocche si cercavano, giocavano, si amavano e non avevano mai smesso di farlo.
Sentii nella mia pancia qualcosa scalciare, e anche Harry se ne accorse, dato che la mia pancia era attaccata alla sua. Senza scioglierci dal bacio passionevole, entrambi poggiammo una mano sulla mia pancia, la sua sopra la mia, come se volesse proteggermi, come se entrambi volessimo trasmettere quel momento anche alla piccola creatura che alloggiava nel mio ventre.
Ed io ancora non ci credevo, non ci credevo che mi sarei sposata.
Io ed Harry, marito e moglie? Non l’avevo minimamente previsto, m stranamente non vedevo l’ora.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
EVVIVA GLI SPOOOOOOOOOSI!
Aaaaaaaah oddio, oddio, oddio.
Ecco la sorpresa!
NFHISFIOSJIOPFLKDNSHAJIO.
No, Sam non partorisce. Diventa la signora STYLES.
Aww non ve lo aspettavate vero? Vero? Veeeero?!
Spero di non avervi deluso e che questo capitolo vi piaccia.
Non ho resistito e ho postato subito, volevo farvi sapere subito che questi due si sposavano juhygtrfed.
Ho cercato di raccontarlo e di  immedesimarmi in Harry, l’ho fatto abbastanza impacciato ahah!
Che amore.
Spero vi piaccia bellezze <3
Siamo ormai alla fine, e, anche se non dovrei fare spoiler…
Il prossimo capitolo sarà quello che pensate.
Si, quello che pensate. Se non state pensando, pensate ora.
Spero vi avervi fatto capire cosa succederà nell’ ULTIMO CAPITOLO.
Si, questo è il terz’ultimo, e il prossimo sarà il penultimo, ma in teoria è come se fosse l’ultimo perché poi c’è l’epilogo.

E VI DEVO DARE UNA NOTIZIA KUJYHTGRFD!
DATO CHE IL PROSSIMO SARA’ L’ULTIMO CAPITOLO *SI ASCIUGA UNA LACRIMA* ALLA FINE DELL’ULTIMO CAPITOLO POSTERO’ LA MIA
NUOVA FAN FICTION! :D E SPERO LA SEGUIATE COME AVETE SEGUITO QUESTA.
SIETE CONTENTE? IL PROTAGONISTA STAVOLTA SARA’ IL NOSTRO
BRADFORD BAD BOY.
SARA’ A RAITING ROSSO QUINDI I LINGUAGGI USATI SARANNO CRUDI, VI AVVERTO ee

Anyway,
QUESTO CAPITOLO DEVE AVERE TANTE RECENSIONI, OK? C’E’ IN PRATICA E’ IL PENULTIMO, VOGLIO VEDERE CHE NE PENSTE, SE SIETE ANSIOSE PER IL PROSSIMO E SE LEGGERETE LA NUOVA FF ECC.
PERCHE’ IO SONO PIU’ ANSIOSA DI VOI. AHAHAHAH
Bene, vi lascio a leggere il capitolo e a farvi film mentali su cosa accadrà nel prossimo capitolo, anche se avrete già capito cosa succederà.
Un bacio bellissime, vi amo dalla prima all’ultima. <3 xx

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Capitolo 34
*** Until death doesn't separate us. ***


Odiavo gennaio. Lo odiavo davvero, soprattutto se sei agli inizi.
Soprattutto se a Doncaster nevica da una settimana e se esci diventi un ghiacciolo vivente.
Soprattutto se sei incinta.
Soprattutto se potresti partorire da un giorno all’altro. E questo pensiero mi tormentava.
Il dottore mi ha detto che avrei partorito intorno al quindici gennaio, e fortunatamente stavamo ancora all’otto.
Capodanno è passato benissimo, tra risate e balli di tutti i tipi, tra i regali e le pietanze deliziose di mia madre.
Il nuovo anno era iniziato da pochissimo giorni, ed io dovevo partorire. Bel modo per iniziare, vero? Ma avevo come la sensazione che sarebbe stato un anno stupendo.
Io ed Harry ci saremmo sposati verso aprile, e fremevo dalla voglia di vederlo in abito elegante mentre infilava la fede al mio dito.
Mio dio, non aspettavo altro.
I miei pensieri furono interrotti da un tonfo sordo e da una risata. Alzai immediatamente la testa dal libro quando vidi Zayn sopra a Niall, quest’ultimo aveva un panino al burro d’arachidi spiaccicato sulla faccia, e Louis che rideva indicandoli proprio a pochi passi da loro.
- Cos’è successo? – mi affrettai a domanda, trattenendo una risata.
- Z-Zayn è… è… è caduto! – Louis faceva fatica a parlare in quanto si teneva la pancia per il troppo ridere.
Il moro sbuffò alzandosi da Niall, che prontamente addentò il panino.
- Niall ti è finito in faccia. – commentai disgustata.
- Mica sono sporco! – rispose passandosi sulla faccia il tovagliolo che gli porsi, dopodiché i due uscirono continuando a discutere sulla caduta.
Due secondi dopo, scese Harry, perfetto come sempre.
Mi venne vicino, baciandomi, e il sapore di menta mi inebriò la bocca. Amavo quel sapore, amavo il suo.
- Muoviti Harry, siamo in ritardo e non voglio perdere il posto di lavoro! – si lamentò Louis, infilandosi il giubbotto.
- Louis io non voglio venire. –
Ci risiamo. Alzai gli occhi al cielo, sorridendo, e prendendogli il viso tra le mani. Lo sentii quasi tremare.
- Harry, amore, ascoltami. – iniziai, cercando di essere il più sicura possibile. – Il dottore ha detto che partorirò il quindici, siamo all’otto, mancano  ancora un po’ di giorni! –
- Si ma mi sento terribilmente in ansia a sapere che sei a casa da sola e che potresti partorire da un momento all’altro! – mi abbracciò, affondando la testa tra i miei boccoli. Risi appena.
- Harry non fare il cretino e andiamo. Te l’ha detto anche Sam che partorirà il quindici, di che ti preoccupi? – Louis porse la sciarpa al riccio, che se l’arrotolò intorno al collo insicuro.
- Mi preoccupo che la mia fidanzata, anzi, quasi moglie, - a quelle parole il mio stomaco si arrotolò. – Sia da sola a casa, incinta, e che potrebbe succedere qualcosa! –
- Harry, chiamo Tiffany, sta tranquillo! – lo rassicurai.
Lo vidi un po’ titubante, dopodiché annuii leggermente, lasciandomi un bacio a fior di labbra e dirigendosi alla porta.
- Qualunque cosa devi chiamarmi immediatamente, ok? – mi carezzò il viso. Annuii sorridente, finché non osservai con lo sguardo Louis trascinare Harry in macchina e partire. Restai un momento a fissare l’asfalto e i bordi di essa ricoperti di neve, fino a che il freddo non mi costrinse a rientrare.
Harry aveva la paura tremenda, da quando è iniziato gennaio, che potessi partorire quando lui non c’era e avere problemi. Ma nonostante i continui rimproveri di Louis e le mie continue rassicurazioni, non si decideva a cambiare idea. Il che lo rendeva preoccupato, ansioso, e a lavoro stava quasi sempre seduto sulla sedia a massaggiarsi le tempie. O almeno, così mi aveva raccontato Louis.
Scossi la testa, andando in cucina e prendendo il telefono, digitando il numero di Tiffany.
- Pronto? –
- Hey Tiff, sono Sam. – sorrisi.
- Hey! Qualche problema? – la sua voce era tranquilla e rassicurante.
- No, no. Volevo chiederti se ti andava di vedere un film o, che ne so, fare qualcos’altro. Francesca è con Liam. – mi sedetti sul divano, mangiando i cubetti di frutta preparati il giorno prima da Eleanor. Era venuta a pranzo ed erano avanzati questi, li adoravo. Accesi la tv ed iniziai a fare zapping.
- Non posso Sam, i miei genitori mi hanno chiesto di restare a casa per aiutarli a sistemare delle cose in cantina. Dicono che passo troppo tempo a divertirmi. – rise. – Ti dispiace? –
- No figurati, ammazzerò il tempo incollandomi alla tv. Ciao Tiff. – e attaccai, iniziando a mangiucchiare la frutta, soffermandomi su un telefilm che non avevo mai visto.
Non che fossi un appassionata di televisione, anzi, non la guardavo mai, ma come si dice: in casi estremi, estremi rimedi.
Guardai un po’ la televisione, finché verso l’ora di pranzo, quando iniziò ad intravedersi qualche raggio di sole, uscii per una passeggiata.
L’aria fredda di gennaio rendeva le mie gote rosee e il naso leggermente arrossato.
Camminai per Doncaster senza una meta precisa, fin quando non vidi un piccolo parco in lontananza e decisi di andarci.
Amavo i parchi, amavo tutto quel verde e amavo la quiete che, qualche volta, regnava al suo interno.
Mi sedetti su una panchina, assaporando l’aria gelida e ascoltando il fruscio delle foglie smosse dal lieve vento invernale.
Poggiai una mano sulla panchina, quando mi accorsi che proprio poggiato lì c’era un libro, dalla copertina gialla e nera.
Aggrottai la fronte prendendolo tra le mani e osservandolo. Era un giallo, forse qualcuno lo aveva dimenticato.
- Credo che quello sia mio. – sentii una voce acuta, ma non troppo. Alzai velocemente lo sguardo e vidi davanti a me un bambino, aveva più o meno una decina d’anni.
Sorrisi e glielo porsi. – Ti piace leggere? –
Il bambino annuì con foga. – Si, mi piacciono i gialli dove ci sono i detective e la polizia che devono scoprire gli assassini! –
Risi lievemente. Era un bambino davvero carino, occhi color nocciola e capelli biondi, o perlomeno quelle poche ciocche che uscivano dal berretto di lana.
- A te piace leggere? – mi domandò.
- Oh si, si mi piace tanto. – sorrisi. – Come ti chiami? –
- Phil. –
- Io sono Sam, piacere. – gli porsi la mano, che afferrò titubante.
- Che nome buffo che hai! – la sua risata cristallina mi invase la mente.
- Bè in verità mi chiamo Samantha, ma mi piace farmi chiamare Sam. –
- Phil! – una voce ovattata richiamò il bambino. Mi affacciai dietro la figura minuta e intravidi una signora richiamarlo, forse la mamma.
- Io devo andare, è stato un piacere conoscerti, ciao Sam! – Phil corse dalla mamma, che prontamente gli afferrò la manina e si incamminarono fuori dal parco.
Sorrisi tra me e me. Fra qualche anno ci sarei stata io al loro posto.
Abbassai lo sguardo e regalai una leggera carezza alla mia pancia, coperta dal cappotto.
Decisi di tornare a casa, il freddo mi stava congelando le ossa. Odiavo gennaio, ma lo avevo già detto, vero?
 
 
 
 
Il calore della casa mi fece riprendere subito. Amavo quella casa, era sempre calda al punto giusto.
Camminai spaesata per il salotto, quando all’improvviso sentii fame.
Stupide voglie da donna incinta. Avrò preso un chilo ogni mese.
Andai in cucina, prendendo un cornetto portato da Niall stamattina e un succo di frutta, ed iniziai a mangiare. I cornetti erano la cosa più buona del mondo, secondo me.
Finii il tutto in meno di due minuti, e quasi mi feci paura. Portai il bicchiere al lavandino ed iniziai a lavarlo, quando poi muovendomi un po’ con i piedi sentii dell’acqua per terra.
Abbassai la testa e notai una pozza d’acqua sul pavimento, davanti al lavandino.
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Quando lo avrebbero aggiustato quel maledetto lavandino?!
Feci per prendere dei tovaglioli, quando una fitta acuta al basso ventre mi fece stringere gli occhi e piegarmi leggermente in avanti. Durò un istante, ma mi fece quasi piangere dal dolore. Quando riaprì gli occhi, sbadatamente andarono a finire sul cavallo dei miei jeans.
Completamente bagnato.
Feci due più due.
Oh santo dio!
Improvvisamente il mio ventre fu invaso da fitte acute, che quasi mi impedivano di respirare. Mi abbassai e mi accasciai sul pavimento, facendomi scappare qualche urlo per il dolore. Portai una mano sulla pancia e strinsi il lembo del maglione tra le mie mani e quasi le unghie non mi lacerarono la pelle della mano, mentre gli occhi mi si inumidirono appena.
Dopo qualche tempo sembrò calmarsi tutto ed iniziai a respirare affannosamente, finché non riuscii a ragionare.
Il telefono. Dovevo chiamare Louis.
Mi aggrappai alla sedia tirandomi su, e non appena fui stabile ed in equilibrio il dolore lancinante ritornò, facendomi urlare.
Strinsi i pugni ed afferrai il telefono al volo, accasciandomi contro il muro della cucina. Composi il numero di Louis, soffermandomi quando le fitte si facevano più intense e doloranti.
Portai il telefono all’orecchio e pregai perché rispondesse subito.
Uno squillo, due squilli, tre squilli.
- Sam? Tutto bene? –
Stavo per rispondere, ma una fitta acuta mi prese in contropiede facendomi stringere ancora di più gli occhi. Quando fu tutto finito ansimai pesantemente.
- L-Louis. – respirai affondo. – Si sono rotte le acque, corri! –
- Oh porca puttana! – sentii urlare, dopodiché attaccò.
Buttai il telefono a terra e posai le mani sulla pancia, poggiando la testa all’indietro, contro il muro. Respirai affondo e mi contorsi quando le fitte si impadronivano del mio ventre.
Mi sentivo morire, il cuore mi batteva all’impazzata, volevo piangere, avevo paura, una paura terribile.
Nemmeno cinque minuti dopo che la porta si spalancò ed entrarono Francesca e Liam. Quest’ultimo mi prese il braccio e cercò di farmi alzare, mentre Francesca mi teneva la schiena.
Un’altra fitta, un altro urlo.
- Louis ci ha avvertito, resisti Sam ora ti porteremo in ospedale! – cercò di calmarmi, ma era nel panico, la sua voce tremava e quasi le venne da piangere nel vedermi in quello stato. Nel frattempo Liam mi stava sostenendo in piedi, sussurrandomi un “resisti” quando vedeva la mia faccia contorcersi in una smorfia di dolore. Francesca continuava ad accarezzarmi i capelli, e imprecava contro Louis perché non arrivava.
Quasi a volerlo farlo apposta, la porta si spalancò per la seconda volta, facendo entrare Louis, Zayn, Tiffany e Niall.
- Oddio Sam! – Louis mi prese per l’altro braccio, sostenendomi. – Zayn prendi la macchina! –
Un dolore lancinante alla schiena mi fece piegare leggermente in avanti, urlando, e fu in quel momento che i miei occhi cristallini ne incontrarono due color smeraldo, leggermente arrossati.
- H-Harry – sussurrai, aggrappandomi al suo collo.
- Chiamate una cazzo di ambulanza! – urlò il riccio, mentre mi prendeva in braccio.
- Non c’è tempo, portiamola in ospedale, deve partorire santo dio! – Louis si portò una mano nei capelli mentre uscì fuori ad aspettare che Zayn parcheggiasse la macchina davanti casa.
Niall aveva gli occhi sgranati, non sapeva cosa dire e cosa fare, si limitò a mettersi una mano sul volto per ricacciare indietro alcune lacrime, per poi andare con Liam e Francesca fuori.
Harry mi continuava a tenere saldamente al suo petto, mentre entrava in macchina e sbatteva la portiera.
- Francesca chiama i suoi genitori! – urlò Louis alla macchina dietro al nostra, quella contenente Zayn, Liam, Francesca e Tiffany.
Niall era accanto a Louis e cercava di mantenere la calma, ma nessuno lo era in quel momento.
- Sam, resisti, siamo quasi arrivati. – Urlò Louis.
Iniziai a respirare affannosamente, il cuore mi batteva forte. Strinsi il maglione di Harry quando sentii l’ennesimo dolore, lo stesso che ormai sentivo da quasi venti minuti, e urlai stringendo i denti.
- Respira piano, respira piano. – continuò Harry, congiungendo la sua fronte con la mia. – Siamo quasi arrivati, dio Sam. – Mi baciò il naso e mi strinse a sé.
Capii che stava piangendo quando una sua lacrima gocciolò sulla mia fronte. Mi strinsi di più al suo petto, sentendo il battito frenetico del suo cuore rimbombarmi nelle orecchie.
La sua mano tremava sulla mia ma non si ostinava a lasciarla, sebbene facesse fatica a stringerla a causa sei tremolii.
Louis frenò bruscamente davanti all’ospedale, e un paio di paramedici lì davanti corsero ad aiutarci.
Harry uscì dall’auto, sempre tenendomi in braccio. La barella non tardò ad arrivare e mi posò su di essa, mentre le mie urla risuonavano nel vento freddo di gennaio.
Un’altra macchina si affiancò a quella di Louis, e ne uscirono il resto dei ragazzi che ci affiancarono.
I medici iniziarono a correre verso l’ospedale, premendomi una mascherina sulla bocca che mi avrebbe aiutata a respirare meglio.
In tutto quell’arco di tempo, la mano di Harry raccoglieva e stringeva la mia, sempre.
Nel corridoio i medici e infermiere si attaccarono al muro per lasciar passare la barella, e i ragazzi che camminavano frettolosamente dietro ad essa.
- Ragazzo dobbiamo entrare, devi lasciarla. – disse il medico che ci raggiunse uscendo dalla sala parto.
- Non voglio lasciarla, devo stare con lei! – urlò Harry, stringendo ancora di più la mia mano.
Louis si affrettò a prendergli le braccia e a tirarlo via, lasciando la mia mano. Mi girai a guardarlo: fissai i suoi occhi arrossati che mi guardavano in preda al panico. Allungai una mano verso la sua figura lontana, quando le porte della sala si chiusero e il viso di Harry sparì.
Tenevo le mani sulla pancia, mentre la barella si accostava vicino ad un letto e mi fecero salire lì sopra.
Il dolore ritornò e lasciai che un mio urlo riecheggiasse nella sala piena di macchinari.
Le infermiere mi tolsero i pantaloni e l’intimo, e mi afferrarono le mani. Il dottore entrò in sala, con i guanti e il camice, e si mise davanti a me.
- Ok tesoro, ora devi spingere con tutte le tue forze ok? Non aver paura. – mi disse l’ostetrica al mio fianco.
Il mio cuore iniziò a battere più forte. Non volevo partorire naturalmente, no, era contro ogni cosa!
- Io non voglio partorire naturalmente, fatemi il cesareo! – riuscii a dire, prima di urlare ancora.
- Non c’è tempo, il travaglio è già iniziato! Avanti tesoro spingi! – mi intimò l’ostetrica.
Non c’erano possibilità, dovevo farlo. Iniziai a spingere come mi avevano detto, e mi lasciai andare in urli che non pensavo riuscissi a generare. Ad ogni spinta corrispondeva un urlo più forte, più acuto, una lacrima in più.
- Bravissima! Riesco a vederlo. Avanti Sam ancora qualche spinta! – disse il dottore, mentre si preparava a prendere la testa del bambino.
Respirai affannosamente prima di spingere ed urlare per l’ennesima volta.
Per un secondo mi balenarono in testa la figura di Harry, il suo sorriso, i suoi occhi, la sua risata. Per un attimo ricordai tutto quello che mi aveva fatto passare e provare in un anno. Il nostro amore più grande di ogni altra cosa immaginabile esistente in questa terra. E questa bambina ne era la prova, e doveva nascere, per mostrarlo al resto del mondo.
Continuai a spingere, una spinta più forte dell’altra mentre il sudore scendeva come acqua sulla mia fronte e i capelli bagnati ricadevano sulla mia faccia. Un dolore che ben presto si trasformò in gioia.

 
 

HARRY

 
 
- Perché cazzo sta urlando così tanto?! – urlai esasperato, mettendomi le mani fra i capelli. Gli urli di Sam riecheggiavano nel corridoio, facendo preoccupare tutti. Ma io, io ero nel panico. Ero preoccupato, arrabbiato, sconvolto. Il cuore sembrava uscirmi dalla cassa toracica, e i suoi urli di dolore che mi entravano nelle orecchie mi facevano uscire pazzo. Stava soffrendo, ed io non ero con lei, per quegli stronzi che non mi hanno fatto entrare. Dovevo starle accanto, stringerle la mano, sussurrarle che andrà tutto bene. E invece no, ero qui a sentirmi morire dentro.
- Credo stia partorendo naturalmente. – sussurrò Tiffany, continuando a massaggiare il palmo della mano di Zayn, che guardava un punto fisso davanti a sé.
Francesca aveva  la testa poggiata sulla spalla di Liam, che le accarezzava i capelli per tranquillizzarla. Louis aveva la testa abbassata, sorretta dalle mani, quasi come non volesse sentire quegli urli, mentre Niall tamburellava il piede, ansioso com’era.
Io invece ero in piedi, che facevo avanti ed indietro per il corridoio affondando le mani nei ricci, quasi come a volermeli spaccare.
Istintivamente tirai un pugno al muro, facendomi lievemente sanguinare una nocca. Ma poco importava, io dovevo stare con lei.
Un rumore di tacchi in preda ad una corsa riempirono il corridoio, e tutti ci girammo verso le persone che stavano correndo verso di noi. Riconobbi mia madre e mia sorella, con al fianco i genitori di Sam.
Mia madre mi venne ad abbracciare, stringendomi al suo petto e mi lasciai cadere qualche lacrima, mentre la madre di Sam si strinse alle braccia del marito.
- La mia bambina… - sussurrò, piangendo. – Da quanto è lì dentro? –
- Mezz’ora. – parlò Francesca, che nel frattempo si era alzata e le era andata a canto, sfregandole una mano dietro la schiena.
Un ennesimo urlo di Sam riecheggiò nel corridoio. Era più forte degli altri, più intenso, più doloroso e mi colpì al petto come un pugnale.
Ci guardammo in faccia, tutti, non sapendo cosa dire e cosa fare.
Solo quando un pianto stridulo prese il posto degli urli, sorridemmo tutti.
Lasciai cadere le lacrime ed iniziai a singhiozzare, abbracciando Louis che sorrideva, anche lui con le lacrime agli occhi.
Tiffany e Francesca quasi non urlavano, i nostri genitori non erano da meno.
Sentimmo la porta aprirsi e il dottore che si faceva avanti verso di noi, togliendosi i guanti e la maschera.
Ci si piazzò davanti sorridendo, scrutando i nostri volti felici, e bagnati dalle lacrime.
- Chi è il padre? – chiese.
Deglutii per mandare via il nodo alla gola, e mi avvicinai di qualche passo, mormorando un “io”.
- Bene. – mi sorrise. – Vuoi vedere tua figlia? –
 

 
 
 

SAM

 
Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti. La testa buttata sul cuscino e i capelli bagnati dal sudore mi facevano capire quanto fossi sfinita.
Il cuore aveva iniziato a battere regolarmente, il respiro era ritornato normale, anzi, forse più lento, e i dolori erano terminati.
Quando, qualche minuto prima, avevo sentito quel pianto cristallino mi venne da piangere. Quando vidi quel piccolo esserino nelle mani del dottore quasi non ebbi una stretta al cuore. Era bellissima, ed era mia.
Sorrisi involontariamente, alzando appena un angolo della bocca.
Quando vidi l’infermiera avvicinarsi al mio lettino, tenendo la bambina avvolta in una coperta, mi tirai su ritrovando immediatamente le forze e allargai le braccia per prenderla.
Ed eccola lì, piccola com’era quasi spariva nell’enorme coperta gialla che le avevano messo intorno. Era bellissima.
Sorrisi, e una lacrima mi rigò il volto. Il frutto del nostro amore era la cosa più bella del mondo.
La fissai al lungo, scrutandone tutti i suoi particolari, ogni minima cosa, e quando ebbi finito quasi urlai dalla gioia.
Perché si, i miei desideri erano stati esauditi.
Le lacrime scesero più forte, vedendo quanto la piccolina assomigliasse ad Harry: occhi verdi comi i cuoi, stessa forma, stesso colore. Bocca come la sua, e potei vedere quando l’apriva che le si formavano delle piccole fossette sulle guance. I pochi capelli che aveva in testa erano riccioluti, solo che erano biondo cenere, proprio come il colore dei miei capelli. I lineamenti del suo viso erano i miei, così come lo era il naso.
- Piccolina, sono la tua mamma. – le sussurrai. – Sono la tua mamma… - le poggiai le labbra sulla fronte, cullandola appena e chiudendo gli occhi. Le sue manine mi tastavano il petto e i suoi piccoli versi erano melodia per le mie orecchie.
D’un tratto la porta si aprì, e alzai immediatamente la testa, quando una bocca si impadronì della mia e delle braccia possenti mi attirarono al suo petto.
- Amore mio, amore mio. – continuava a sussurrarmi, con la testa nascosta nell’incavo del mio collo. – Stavo morendo, lo giuro, mi sentivo morire a saperti qui dentro da sola. – Sentii il caldo delle sue lacrime scendermi per tutta la schiena.
- Harry sono qui, sto bene. – gli sorrisi, accarezzandogli la guancia. – Piuttosto, guarda qui chi c’è. –
I suoi occhi passarono dai miei a quelli della bambina, e la sua faccia d’un tratto si incupì, fino a trasformarsi dopo in un sorriso bellissimo.
- Fai ciao a papà! – dissi alla piccolina, mimando il gesto con la mano.
Harry si avvicinò alla bambina, prendendola in braccio. La piccola sorrise nel vederlo, e a quel punto notai che davvero aveva delle piccole fossette sulle guance.
- Sono il tuo papà. – sussurrò, fissandola negli occhi. Guardai la scena di Harry stringerla al petto e strofinare il suo naso con quello della bambina, e sorrisi istintivamente.
- Ti somiglia terribilmente. – annunciai, sorridendo. Harry si arrestò un attimo, e dopo averla fissata sorrise.
- E’ vero, ma somiglia anche alla mamma. – Si girò verso di me, sorridendomi, e avvicinando il suo volto al mio, soffermandosi a guardare i miei occhi.
- Ti amo, Sam, ogni giorno di più. – sussurrò sulle mie labbra, prima di unirle alle mie in un bacio passionale e pieno d’amore. Ci staccammo, ed Harry si sdraiò accanto a me, iniziando a giocare con nostra figlia. La bambina rideva, lui rideva. Le faceva il solletico, la baciava, ed io osservavo tutto attentamente.
Ed eccole lì, le persone più importanti della mia vita.
Quest’anno mi ha cambiata, lui mi ha cambiata. Mi ha fatto conoscere l’amore, facendomelo respirare a pieni polmoni. Mi ha insegnato che nella vita si va avanti. Mi ha insegnato quanto si tenga ad una persona a tal punto di fare tutto per lei, anche rischiare la vita. Mi ha insegnato quanto un’amicizia sia forte e duratura anche a distanza di anni, e che questa può tramutarsi in qualcosa di ancora più bello come l’amore.
Se ero felice? Eccome se lo ero.
Se lo amavo? Ogni giorno di più.
Se lo avrei continuato ad amare? Sempre.
Se sarei rimasta con lui per il resto della vita? “Finché morte non ci separi”.

 
 
 
 
 
Oddio piango.
Vi giuro l’ultima frase mi ha fatto uscire una lacrima.
Ahhhhhhhhhh questo capitolo è pieno di emozioni, sensazioni, kujhygtrf.
Sam partorisce, Harry è felice, tutti vissero felici e contenti.
Ho cercato di raccontare tutte le emozioni che ogni singolo personaggio prova, soffermandomi di più su Sam e Harry.
Quindi il nostro Styles è diventato papà.
Mhmhmmmm! E la bambina assomiglia tutta a lui kjhygtrf
UNA BABY STYLES *-*
La bambina è un amore (andate più sotto che ho postato le foto) e il nome della bambina si saprà nell’epilogo che metterò domani o nei giorni seguenti :)
Recensite. Ditemi cosa vi pare di questo capitolo, voglio vedere proprio cosa ne pensate jhgtrfed.
Dio mi dispiace che questa fan fiction stia per terminare, era la mia prima e ci ero particolarmente affezionata.
Maaaa.. *rullo di tamburi* nell’epilogo posterò il nuovo link della mia nuova fan fiction! :D
Quindi non sparite! Questo è l’ultimo capitolo ma… Nell’epilogo ci sarà una sorrrrpresina.
Quindi mi raccomando leggetelo perché finisce in un modo sublime <3 AHAHAHAHAH.
I ringraziamenti e tutto il resto li farò appunto nel capitolo precedente :)
Grazie mille a tutte quelle che hanno recensito lo scorso capitolo, 21 recensioni grazie a voi <3
A presto, e un bacio, godetevi la lettura <3 


ECCO A VOI LA PICCOLA BABY STYLES C:                                                   qui invece è già bella grandicella, facciamo                                    
questa è nei primi mesi. (i ricciolini aww)                                                un anno o due dai c: ( guardate i ricci come Harry aldkslfjdk)




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Capitolo 35
*** - Epilogo. ***


Cinque anni dopo;
 

- Evelyn ti ho detto di non correre! – continuavo ad urlare a quella bambina testarda che si ostinava dallo smettere di correre. Era maggio, non faceva freddo, anzi, il sole risplendeva alto nel cielo di Doncaster, ma non volevo che la mia piccola bambina di affannasse. Cinque anni eppure tutta quell’energia in corpo.
Già, cinque anni erano passati da quando la vidi tra le mie braccia per la prima volta. Io ed Harry ci sposammo quando lei aveva solo tre mesi, ma adesso avevo la fortuna di essere chiamata la “Signora Styles”, ma io preferivo signorina, infondo avevo solo ventitré anni, ancora. Louis ci aveva tenuto in casa con Evelyn fino all’età di un anno e mezzo, finché Eleanor non venne ad abitare da lui e trovammo una graziosa villetta a Londra, non troppo grande, ma perfetta per tre persone. E adesso, dopo quasi quattro anni, sono ritornata nella casa del mio migliore amico, per festeggiare il quarto compleanno del piccolo Nick Tomlinson.
Già, Nicholas Tomlinson, figlio del mio migliore amico. Dopo un anno dalla nascita di Evelyn, Louis ed Eleanor si sono ritrovati più o meno nella situazione mia e di Harry, con l’unica differenza che loro erano un po’ più grandi di noi – non che Louis fosse più maturo, andiamo, si divertiva ancora a tirare le saponette dalla finestra del bagno con Nick.
Smisi di riflettere quando la chioma biondo cenere di Evelyn si avvicinò a me, affannata e accaldata.
- Che ti ho detto io? – le dissi, porgendole un bicchiere d’acqua e passandole una mano sul volto arrossato. – Non correre troppo. –
- Mamma io e Nick stiamo solo giocando un po’! – si lamentò, porgendomi il bicchiere d’acqua. Feci per ribattere, ma un ometto appena più basso di lei ci venne incontro, toccandole la spalla.
- Presa! Ora tocca a te prendermi. – la voce acuta come quella di Louis era inconfondibile.
- Nick non far correre troppo Lyn, riposatevi un po’. – tentai di contrattare con il piccolo Nick, che invece restò fermo sulla propria idea.
- Zia oggi compio quattro anni e sono grande e decido io quanto giocare! – incrociò le braccia al petto e mise il broncio.
Tirai la testa all’indietro ridendo, e dando un bacio sulla fronte di Evelyn.
- Va bene, ma fra cinque minuti la smettete e vi calmate, ok? –
Urlarono un “ok” all’unisono, prima di ripartire e correre lungo il perimetro dell’enorme giardino di casa Tomlinson. Evelyn e Nick sono migliori amici nonché una sorta di cugini. Quando il piccolo Nick nacque, Evelyn fu la prima a vederlo e a giocarci da subito insieme. Quei due bambini si volevano davvero bene.
Continuai a guardarli correre, quando una mano mi si posò sulla spalla e sussultai. Mi girai, incontrando un paio di occhi azzurri, proprio come quelli di Nick.
- Dove la prende tutta quell’energia tuo figlio? – domandai a Louis, che nel frattempo si era seduto sulla sedia accanto alla mia, porgendomi un bicchiere di succo.
- Ha ripreso tutto dal papà. – rise. – E tua figlia tutta quella bellezza dove l’ha presa? –
- Tutta dal papà. – affermai sorridendo, e bevendo un sorso della bevanda.
- E dalla mamma! – mi puntò un dito contro. – Sam possibile che a ventitré anni tu sia ancora convinta di non essere carina? –
- Louis sto scherzando! – gli diedi un buffetto sul braccio. – E possibile che tu a ventisei anni ti metta ancora a tirare saponette dal bagno? Per di più con Nicholas! –
Si lasciò sfuggire una piccola risata. – Hey, è divertente. Dovresti provare! –
- Passo. – alzai la mano a mo’ di difesa.
- Piuttosto… - Mi mise un braccio intorno alle spalle. – Quando hai intenzione di dirglielo ad Harry? Lo sanno tutti tranne lui, qui. –
Risi, portando una mano alla bocca e ricordando quando lui aveva intenzione di chiedermi di sposarlo, lo sapevano tutti tranne la sottoscritta. Era una specie di “vendetta”.
- Credo andrò a dirglielo ora, tranquillamente, in veranda. Spero la prenda bene. – dissi, facendo un lungo sospiro e alzandomi dalla sedia, seguita da Louis.
- La prenderà più che bene, vedrai. Non avevo mai visto due persone innamorate come lo siete voi due, Sam. – mi sorrise. Ricambiai il sorriso e mi bottai fra le sue braccia, ricevendo un bacio sulla tempia. Gli sussurrai un “ti voglio bene”, prima di lasciare che prendesse il piccolo Nick e lo mettesse su una spalla, facendolo girare.
Camminai per il lungo giardino, intenta ad andare un po’ dal gruppo di amici, nonché compagni di avventure: Zayn, Tiffany, Francesca, Liam, e Niall.
Zayn e Tiffany, dopo cinque anni, sono innamorati più che mai: non pensavo riuscissero a durare così tanto, dato le continue litigate per delle cose futili, ma il destino invece ha voluto il contrario. A differenza nostra però ancora erano titubanti sul fatto di sposarsi, si ritenevano ancora giovani.
Sfortunatamente, fra Liam e Francesca non c’era più nulla. Si erano lasciati dopo due anni, per una questione di fiducia e di lontananzna: Francesca in Italia, Liam in Inghilterra, tutto andava liscio fin quando i costi dei voli non sono aumentati ed hanno iniziato a vedersi sempre di meno, finché la fiducia di entrambi non calò, e di conseguenza decisero che era meglio per entrambi stare separati. Nonostante tutto però continuavano ad essere amici, di fatto stavano allegramente chiacchierando fra di loro. Liam la guardava con occhi sognanti, e tutti noi sapevamo che non aveva mai smesso di amarla. Niall ha divorziato con il cibo quando due mesi fa ha conobbe Karen, una ragazza scozzese dagli occhi color nocciola e dai capelli rosso fuoco, che gli ha fatto completamente perdere la testa. Ce l’ha presentata due settimane dopo essersi messi insieme, e devo dire che è una ragazza allegra e simpatica, forse troppo eccentrica.
- Hey bionda. – richiamò la mia attenzione Francesca, che smise di parlare con Liam e mi venne incontro, seguita dal resto del gruppo. Le passai una mano fra i capelli a caschetto. Le stavano bene, per quanto adorassi i suoi capelli lunghi. Fortuna che quando mi aveva detto di tagliarmeli ho rifiutato, di fatto ora li ho ancora più lunghi e boccolosi, una tortura.
- Allora Sam, glielo vai a dire? – chiese Tiffany, sorridente come sempre. Annuii incerta. Ne avevo parlato con tutti, tutti lo sapevano, tranne Harry. Avevo paura che potesse rifiutarmi o… che non gli andasse bene, ecco.
- Voglio proprio vedere la sua faccia! – commentò Zayn, sorridendomi e dandomi un pizzicotto sulle gote. Arricciai il naso, sapeva quanto mi dava fastidio ma lo faceva lo stesso.
- Ho solo paura che non la pensi al mio stesso modo… - sussurrai.
- Io credo non gli dispiacerà. – mi sorrise Liam, con il suo solito sorriso dolce e rassicurante.
Ricambiai il sorriso, quando mi sentii strattonare per il vestito bianco. Abbassai lo sguardo e vidi Evelyn sorridente che mi richiamava. Mi abbassai e la presi in braccio, sistemandole un riccio che le era caduto sulla fronte.
- Ma ciao signorina! – la stuzzicò Tiffany. Evelyn si sbracciò, cercando di prendere le spalle di Zayn.
- Voglio andare in braccio a zio Zayn! – si lamentò. Ridemmo tutti, dopodiché lasciai la piccola Lyn tra le braccia di Zayn, che iniziò a farla saltare e a farla ridere. Fra loro due c’era sempre stata un’intesa, forse perché entrambi erano fissati con i capelli. Guai se toccavi i capelli di Evelyn, ti avrebbe morso un dito – esperienza personale.
- Bè io vado, tenete d’occhio voi Lyn? – domandai, dandole un bacio sulla guancia. I ragazzi barra zii annuirono, dandomi il via libera per dirigermi verso Harry.
Lo stomaco iniziò a contorcersi ed il cuore a battere. Andiamo Sam non fare la fifona!
Percorsi un tratto di giardino, quando lo vidi: camicia bianca dentro i pantaloni di seta neri, papillon nero e quei ricci che tanto amavo. Non era cambiato di una virgola. Appena mi vide posò il bicchiere di vino rosso sul tavolo e mi venne incontro, poggiando le mani sui miei fianchi e attirandomi a sé, facendo perfettamente combaciare il mio seno al suo petto.
- Signorina Styles. – adorava chiamarmi così, ed io amavo quando lo sussurrava sulle mie labbra, come in quel momento. Sorrisi, osservando le sue labbra aperte in un sorriso, e non mi trattenetti dal baciarlo. Unii le sue labbra alle sue, in uno di quei baci che tanto amavo. La sua lingua si incontrò con la mia, sapeva di vino rosso e questo aumentò l’intensità del bacio. Ci amavamo come prima, anzi, forse più di prima. Non avevo mai smesso di amarlo, mi faceva sentire viva.
Ci staccammo riprendendo fiato, e ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altro, ci scrutammo, ci osservammo come per catturare ogni singolo tratto dei nostri volti, che ormai conoscevamo a memoria. Ma tutto questo finì quando sentii l’inconfondibile voce di Evelyn, venire verso di noi. Sorrisi vedendola correre a braccia aperte verso di noi, con Niall dietro che cercava di prenderla.
- Papà! Papà! Niall mi vuole prendere! – urlò la piccola Lyn, prima di fiondarsi tra le braccia di Harry, che prontamente la prese in braccio stringendola a sé.
- Tesoro, Niall vuole solo giocare, come i cagnolini. – sorrise, facendo ridere la bambina, per poi rivolgere un occhiata a Niall.
- Come sei simpatico, Harry. – lo schernì Niall. – Avanti Evelyn, andiamo a giocare e lascia mamma e papà parlare un secondo! –
Harry si girò verso di me sorridente. – Dobbiamo parlare? –
- Ecco teoricamente dovevo dirti una cosa. – dissi, portandomi un boccolo dietro le orecchie.
Harry mi osservò per un attimo, prima di rivolgere lo sguardo alla bambina. Più gli anni passavano, e più si notava la somiglianza che Evelyn ed Harry avevano: erano uguali, se non fosse per qualche piccolo particolare che contraddistingueva Lyn dal padre.
- Amore io e mamma dobbiamo parlare un attimo, appena abbiamo finito veniamo da te. – Le diede un bacio sulla guancia e la mise giù, prendendole i minuti fianchi e abbassandosi al suo livello. – Ora corri verso lo zio Louis e Nick senza farti prendere da Niall, fallo correre il più veloce che puoi! – a quelle parole la bambina scattò correndo verso Nick, ridendo e urlando a Niall che tanto non riusciva a prenderla.
Il biondo regalò un occhiata fulminea all’amico, che rideva, prima di rincorrere la minuta bambina cercando in tutti i modi di farla stare ferma.
- Allora, cosa devi dirmi? – mi domandò Harry, portando un braccio intorno alla mia vita. Gli baciai il naso e poi gli presi la mano, così che potesse seguirmi sulla veranda.
Arrivammo sulla veranda di casa Tomlinson, ricoperta da fiori di ogni genere e colore: si respirava un buonissimo odore di polline e petali, che adoravo tanto.
Iniziammo a passeggiare in silenzio, scambiandoci baci e abbracciandoci, finché non decisi di parlare.
- Harry, hai mai pensato che tutto quello che abbiamo passato, potesse ripetersi? – domandai, stringendomi al suo petto e avvicinandomi al suo volto.
 Mi sorrise. – Intendi la tua gravidanza? –
- Si. Nel senso, Se… Se si dovesse ripetere quel periodo una seconda volta, solo magari… meno complicato ecco, ti tireresti indietro? –
Lo vidi pensare un attimo, i suoi occhi fissavano un punto dietro di me e la sua espressione pensierosa. Quant’era bello, dio.
Rise appena, facendo fare un tuffo al mio cuore. – Mai. Ti amo, e per te ci  sarei sempre, lo sai. –
- Stai dicendo che non ti dispiacerebbe avere un'altra peste scalmanata come Evelyn gironzolare per casa? – sorrisi.
- No, non mi dispiacerebbe affatto. – mi diede un bacio a fior di labbra, attirandomi di più a sé. – Avrò un'altra persona da amare come amo le mie due donne. – sorrise, fissando le mie iridi azzurre.
- Allora il tuo desiderio è stato esaudito. – dissi, trattenendo una risata.
Lo vidi aggrottare la fronte, evidentemente spaesato. - Spiegati meglio. – poggiò la mia schiena sulla ringhiera in legno della veranda, facendo aderire i nostri corpi come pezzi di un puzzle.
Portai una mano sulla bocca, per soffocare una risata, e poi sorridendo dolcemente allacciai le mani al suo collo.
- Nel senso che, Harry. – feci una pausa, e sorrisi nuovamente. – Sono incinta, di nuovo. –

 

                                                     

                                                                            THE END.

 
 
 
 
Ragazze mie.
Ecco l’epilogo, questa è la fine.
Avete visto come finisce la storia? Sam è di nuovo incinta ahah, è questa la sorpresa :3
Ma non credo ci sarà un proseguito, quindi probabilmente finisce così la storia :)
La piccola Styles si chiama Evelyn! Vi piace come nome? A me un sacco c:
Comunque, mi dispiace lasciare questa fan fiction, mi ero affezzionata ai personaggi, a Sam, a Harry, a Louis, e a tutti gli altri.
E poi era la mia prima fan fiction quindi è la più importante.
Tornerò con nuove fan fiction! Ho intenzione di farle su tutti e cinque, più tante One Shot.

Maaaaaaaa! Ragazze ragazza rrrrrrragazze…
Non vi siete liberate di me! Perché questo è il link della nuova fan fiction con protagonista il nostro bradford bad boy:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1249009
Mi raccomando recensite il prologo, che ho già scritto gli altri e più recensioni lasciate e più il capitolo arriva prima! C:
Recensite anche questo capitolo oh! E’ la fine, voglio leggere cosa avete provato nel seguirla, nel leggere i capitoli… tutto! Quindi date sfogo ai vostri pensieri <3
Ora arrivano i ringraziamenti.
Grazie a TUTTE voi che avete seguito la storia dall’inizio e chi è arrivata all’ultimo momento, un grazie a tutte quelle che l’hanno messa nelle ricordate, seguite e nei preferiti. Davvero, io scrivo per voi e mi fa piacere che amiate la storia e i personaggi, davvero, per una scrittrice è una soddisfazione.
Ma il ringraziamento più importante, va a lui.
Grazie Harry, perché senza si te, senza ciò che mi fai provare, non sarei riuscita a scrivere questa storia.
E’ grazie alle emozioni che mi fai provare che sono riuscita poi a scriverle e a farle arrivare agli altri, talmente sono vere.
Grazie per farmi battere il cuore ogni volta che vedo i tuoi occhi, anche solo tramite una foto.
Grazie per farmi sentire le farfalle nello stomaco al suono con la tua risata.
Ma soprattutto, grazie per avermi insegnato ad amare, anche a distanza, ed è da questo che viene il titolo della storia.
Perché tu sei il mio amore platonico, e niente mi può separare da te, niente, finché continuerai a cantare io appartengo a te.
Ma il grazie è rivolto a tutti quei cinque cretini dei miei idoli, che mi fanno ridere e piangere allo stesso tempo. Che mi fanno emozionare con la loro voce e mi fanno sentire bene con le loro stupidaggini.
Grazie ragazzi, siete la cosa più bella che mi sia capitata.
 
E dopo questo piccolo angolo commovente, vi abbandono per ritrovarvi nella mia nuova Fan Fiction, spero la seguiate come avete seguito questa. :)
Un bacio,
Flavia.

 

 

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