Gli Occhi, lo Specchio dell'Anima

di Maya_Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Spiegazioni ***
Capitolo 2: *** Problemi ***
Capitolo 3: *** 17 anni e mezzo fa ***
Capitolo 4: *** Luce ***
Capitolo 5: *** Il Pozzo e il Goshinboku ***
Capitolo 6: *** Cosa successe dopo (più o meno...) ***
Capitolo 7: *** Maybe...? ***
Capitolo 8: *** La fuga ***
Capitolo 9: *** Primo giorno, primo guaio! - Prima parte ***
Capitolo 10: *** Primo giorno, primo guaio! - Seconda parte ***
Capitolo 11: *** L'incontro ***
Capitolo 12: *** Hinokami ***
Capitolo 13: *** Miao! ***
Capitolo 14: *** Il piano di Hikari ***
Capitolo 15: *** Un bagno e una sorpresa ***
Capitolo 16: *** Auguri... ***
Capitolo 17: *** Lacrime, dolore e guarigione ***
Capitolo 18: *** Indecisione e meraviglia ***
Capitolo 19: *** Occhi Argentati ***
Capitolo 20: *** Morte e foglie dorate ***
Capitolo 21: *** Litigi e strani incubi ***
Capitolo 22: *** Nera come la notte e nocciola dorato ***
Capitolo 23: *** Cicatrice del vento ***
Capitolo 24: *** La speranza di una carezza ***
Capitolo 25: *** Un abbraccio doloroso ***
Capitolo 26: *** Il mare si è calmato, il sole è risorto ***
Capitolo 27: *** Kami del cielo... ***
Capitolo 28: *** Chi ama chiude gli occhi perché... ***
Capitolo 29: *** ... il sentimento è cieco. ***
Capitolo 30: *** Gelosia ***



Capitolo 1
*** Spiegazioni ***


Salve a tutti! Questa è la mia prima storia, quindi per eventuali errori da pivellina mi scuso anticipatamente. Sarei felice di sapere cosa ne pensate, non esitate a contattarmi per qualunque cosa, sono a vostra completa disposizione! *sorride    Se avete letto l'introduzione bene, altrimenti... beh, non capirete un'acca. Ah, e una cosa: amo gli inizi in medias res. Detto questo, buona lettura!


Gli Occhi, lo Specchio dell'Anima

 

 

CAPITOLO 1 - SPIEGAZIONI
"Non ci posso credere!" sbottò Koya, dopo aver compreso la verità.
"Figo!" esclamò nel mentre Ayume, sua sorella. Le sue orecchie canine, nere come la notte ma con la punta bianca, si agitarono.
"Quindi io sono un normalissimo umano, ma posso trasformarmi?! Non ha senso!" urlò suo fratello, infuriato. Perchè Ayume non lo capiva? La osservava sbattere la coda nera e bianca.
"Non è giusto! Lei ha sempre il naso e l'agilità di un demone ma non ha la forza. E io ho tutto ciò che voglio solo quando mi trasformo? Ma dai!"
continuò imperterrito, mandando lampi dagli occhi neri.
"Inoltre, Ayume dovrà sopportare il giorno di umanità completa, te no... Ti sembra nulla?" aggiunse Inuyasha, il padre.
"Già, proprio così! Non significano proprio niente!" urlò il figlio.
Guardò la sorella, sempre sorridente. Sembrava che il suo corpo si fosse fermato a metà, in una metamorfosi incompleta: aveva la coda e le orecchie canine, i cuscinetti che sono sulle zampe dei cani erano sul suo palmo. Le gambe e i piedi erano sostituite da zampe da cane, agili e scattanti. I canini spuntavano leggermente dalle piccole labbra. Al collo, le perline violacee che avevano costituito il rosario del padre, dono della maggiore età, quella della comprensione sulla loro diversità. Lui, invece, sembrava un semplice essere umano, a parte i tre segni viola sulle guance come lo zio Sesshomaru. Sui capelli bianchi come la luna, portati come il padre, tre piume colorate: simboleggiavano la Fortuna, la Pazienza e la Forza. Cose che a lui mancavano. Al suo collo erano legate le piccole zanne del medesimo rosario.
"Era meglio se ero come lei!" gridò, indicando Ayume. Lei smise di sorridere e lo fissò, seria: quegli occhi dorati lo trafiggevano.
"Non pensare che per me sia tutto rose e fiori." disse lei. "Tu non hai idea di quello che ho dovuto passare quando ero piccola e non ero in grado di difendermi da sola. Mi odiavano tutti, perchè ero diversa."
"In compenso, adesso tutti ti adorano."
Ed era vero: lì, al villaggio, tutti le erano affezionata. Solare, gentile e intelligente, questo tutti dicevano di lei. Ma da piccola aveva sofferto molto, infatti non ne voleva mai parlare.
"Già, ma dentro di me soffrivo parecchio. Mi chiedevo cosa avevo fatto per meritarmi tutto questo." sospirò, e Inuyasha l'abbracciò affettuosamente. Era cambiato profondamente dalla nascita dei suoi figli, pur conservando quell'impulsività che caratterizzava anche i suoi piccoli.
Koya avrebbe voluto urlare dalla rabbia. Perchè non lo capiva nessuno? Si alzò bruscamente e disse in tono gelido:
"Vado a farmi un giro." e corse fuori dalla piccola capanna, mentre la brezza gli accarezzava dolcemente i capelli candidi.

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Capitolo 2
*** Problemi ***


*Maya_Moon osserva affascinata il monitor
"Incredibile! Qualcuno ha letto la mia storia!!!" *saltella per la stanza
Ayume si affaccia dalla cucina, dove sta divorando pane e Nutella
"Bene! Ne sono felice :3" *Maya_Moon corre ad abbracciarla, e finiscono per saltellare insieme, sotto lo sguardo attonito di Koya, che stava giocando all'XBOX.

*Tossisce per risprendersi
Ringrazio chi ha letto il mio capitolino, e mi raccomando: ogni commento è bene accetto! :)


CAPITOLO 2 - Problemi
Da chi potrei andare? pensò Koya, mentre correva via dal padre e dalla sorella. Andrò da Iyuu, lei mi aiuterà. Come al solito!
Iyuu era la figlia di Sango e Miroku e aveva un anno più di lui, ma era matura per la sua età: aveva intrapreso la carriera della madre, e in qualità di Sterminatrice di mostri aveva studiato e si era allenata molto, affinando le sue già grandi capacità. Erano grandi amici, e per questo Koya era sicuro che Iyuu l'avrebbe capito.
Quando arrivò, la ragazza si stava allenando con lo Iaito, una spada da allenamento. Appena lo vide, si fermò e gli sorrise.
"Ehi, Koya kun! Vuoi allenarti con me?" lo salutò la ragazza. Lui si fermò e si sedette sotto un albero lì vicino. 
"No grazie, dopo la mazzata che mi hai dato l'ultima volta preferisco farne a meno. In compenso, ho un problema..." Iyuu lo guardò incuriosita e si sedette accanto a lui, con le ginocchia al petto e lo sguardo puntato sul cielo sereno. Una lieve brezza muoveva i suoi capelli castani.
"Che succede, Koya?" domandò, rivolgendogli i suoi occhi blu scuro, come quelli di Miroku. Lui sospirò e disse:
"Finalmente mio padre ha raccontato a me e a Ayume il motivo della nostra diversità, e i poteri che ne derivano." guardò tristemente le nuvole e pensò a come dirglielo... non voleva che si spaventasse. D'altronde, già sapeva qualcosa, ad esempio il fatto che era meglio che non si arrabbiasse... ma non sapeva perchè. 
"Iyuu, io... posso trasformarmi come Sesshomaru, e posso farlo quando voglio. Ayume invece resterà sempre un ''incrocio'' tra un cane e una ragazza, tranne nelle notti di luna piena. Inoltre, lei ha l'olfatto e l'agilità supersviluppate, ma non la forza."
La ragazza gli sorrise tristemente e strappò qualche ciuffo d'erba.
"Curioso... credevo che solo Ayume avesse ereditato i poteri di Inuyasha... E capisco anche perchè non ti devi arrabbiare." Lui la guardò strappare i petali di una margherita.
"C'è un'altra cosa che devi sapere. Io voglio andare da Sesshomaru, per poter imparare a controllare il mio potere."
"Che cosa?! Koya, non puoi andare su a nord!"
Lui fremette, ferito nell'orgoglio.
"E invece sì! Che altro posso fare? Già mi sento uno schifo, e voglio almeno essere in grado di difendermi da solo e smettere di affidarmi a mio padre e alle frecce di mia madre!"
"Koya, ti prego, ascoltami. E calmati." Gli occhi di Koya stavano perdendo l'abituale colore nero, diventando vermigli. "Cerca di renderti conto di quello che vuoi fare. E' un viaggio pericoloso... ne hai parlato con i tuoi genitori?"
"No, ma non lo farò, perchè non vorranno che vada lassù." il tono gelido fece trasalire la ragazza.
"Koya... cerca di riflettere... Non sarebbe meglio aspettare che venga qui tuo zio?"
"Potrebbe venire domani come potrebbe venire tra vent'anni, e io non posso aspettare un minuto di più."
"Ma-"
"Koya!!!" urlò Ayume, correndo verso il mezzo demone e Iyuu. 
"Corri! Rin è venuta al villaggio!"

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Capitolo 3
*** 17 anni e mezzo fa ***


Maya_Moon, davanti allo schermo del computer, si mette ad urlare. Koya corre nella sua stanza preoccupato, seguito da Ayume, la coda irta e le orecchie abbassate, un ringhio in fondo alla gola che preme per uscire.
"Maya chan! Che succede?" esclama il mezzo demone trafelato. Maya_Moon si alza, lo guarda e lo abbraccia, il viso sprofondato nel suo petto (Koya è alto per la sua età!)
"Stanno seguendo la storia!!! L'hanno recensita!!! La stanno LEGGENDO!" Koya la guarda, a metà tra il sorpreso e la voglia di tirarle uno schiaffo per  lo spavento che si è preso per quell'umana dai grandi occhi verdi.
"Oh! Ehm.. uhmmm.. Complimenti, io..."
"Evvai!" grida la sorella alle sue spalle, assordandolo.
Ma in che gabbia di matti sono finito? pensa semi disperato. 



Che bello! La state realmente leggendo allora! Sono così felice *si asciuga una lacrima di commozione
Ringrazio infinitamente  Aredhel92, che ha recensito la storia e l'ha aggiunta tra le seguite, e sasa123, che l'ha aggiunta tra le seguite. Che bello! Ok, vi lascio al vostro capitolo. Iniziano i guai... :D

Maya_Moon ~ guai mode on

 




CAPITOLO 3 - 17 anni e mezzo fa



Kagome guardava tristemente Ayume e Koya. Così diversi..., pensò portandosi la mano alla guancia arrossata dal calore del fuoco.
Ayume batteva felicemente la piccola coda pelosa, guardava suo fratello giocare con alcune bambole fatte con degli stracci. Inuyasha era sdraiato, spalle al fuoco, che partecipava attivamente al gioco dei figli, ridendo con loro. La stanza era intrisa del profumo del fuoco e dei piccoli mezzo demoni e colma delle risate di loro e del loro padre. Kagome si sentiva felice, e si accucciò tra Ayume e Koya per unirsi al divertimento.
A un certo punto però, Inuyasha e sua figlia si bloccarono, le orecchie canine in agitazione. Ayume si voltò verso la porta incuriosita, mentre suo padre disse:
"Kagome, sta arrivando qualcuno." disse
"Chi è?" domandò lei, preoccupata.
"Credo che sia Rin, ma c'è qualcun'altro con lei."
Pochi secondi dopo entrò Rin, tenendo qualcosa tra le braccia. Aveva gli occhi gonfi di pianto, ma varcata la soglia cercò di sorridere ai presenti, senza successo.
"Rin! Che succede? E dov'è Sesshomaru?" Rin, cominciò a piangere, disperata.
"E' arrabbiato con me..." Fuori, il drago A-Hun ruggì, preoccupato per la sua padrona.
"Perchè è arrabbiato con te?"
"Perchè suo figlio è nato cieco!" E così dicendo mostrò loro cos'aveva tra le braccia: un neonato che emetteva dei piccoli vagiti. Le sue iridi, che dovevano essere dorate, erano bianche, come la pupilla. Il piccolo però sembrava piuttosto sereno.
"Oh mio Dio! Povero piccolino!" esclamò Kagome, accarezzando la piccola testolina e le piccole bianche orecchie canine.
"Sesshomaru era già estremamente deluso da suo figlio perchè è un mezzo demone, ma quando ha scoperto la sua cecità, ha perso la pazienza e si è messo a urlare. Io sono corsa da A-Hun e sono scappata, ma ha mandato Jaken a riprendermi..."  Inuyasha annusò lievemente il piccolino, per paura di spaventarlo. Profumava lievemente di suo fratello. Un ringhio gli premette la gola, desideroso di uscire; evitò di farlo per non spaventare il bambino.
"Andiamo a farlo vedere alla sacerdotessa" disse, e le due donne annuirono.
 
 
Mizuumi, la sacerdotessa che aveva preso il posto della vecchia Kaede, osservò il bambino per svariati minuti, in seguito ai quali sospirò e chiese a Rin:
"C'è stato qualche problema durante il parto?"
Rin abbassò la testa e annuì lentamente. Il piccolino agitava le piccole manine emettendo dei vagiti.
"Allora, possiamo solo sperare che la sua parte demoniaca lo aiuti in questo frangente... Possiamo solo pregare."
Rin afferrò il braccio di Kagome e riprese a piangere a dirotto:
"E ora cosa dirò a Secchan? Non lo vorrà più! Povero piccolino..."
Kagome le accarezzò la testa, ma si bloccò.
"Rin... Come si chiama tuo figlio?"   Rin alzò la testa e guardò il piccolino tra le braccia di Mizuumi.
"Io... lo chiamerò Hikari, Luce." 
Kagome annuì, aprendo la porta per tornare a casa.

... Intanto...

Sesshomaru tirò un pugno a un masso lì vicino, sgretolandolo e riducendolo in polvere. Perchè era nato cieco? Già aveva dovuto sopportare le chiacchiere e commenti degli altri membri del clan, per essersi invaghito e sposato un'umana. Lui, che aveva sempre detestato quelle stupide ed inferiori forme di vita! E adesso, cosa sarebbe successo se avessero scoperto che suo figlio, oltre ad essere un immonde mezzo demone, era anche cieco? Avrebbe potuto sopportare la prima condizione, ma la seconda... giammai! L'avrebbe ucciso. Avrebbe parlato con Rin; d'altronde, potevano fare un altro figlio, no? Se doveva essere un essere imperfetto, almeno poteva essere un imperfetto decente.
Jaken era già sulle sue tracce, ma non aveva dubbi sulla destinazione di quella testarda di sua moglie: suo fratello Inuyasha. Quale mezzo demone non avrebbe difeso un altro della sua infame specie?






... Alors, che ve ne pare? Ho paura di aver reso Sesshomaru un pò OOC (riguardo Inuyasha non ci sono dubbi, ma d'altronde...)
Fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino!  (mi sembra di essere WillWoosh: "lasciate un commento qua sotto o un video in risposta" XP)

Maya_Moon :3

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Capitolo 4
*** Luce ***


"Piantala, Ayume!" gridò suo fratello.
"Di fare cosa? Di batterti a questo giochino insulso?" relicò lei, facendogli una linguaccia.
"Non è insulso!" protestò lui di rimando.
"Piantatela! Mi sconcentrate!" urlò dal piano di sopra Maya_Moon.
"Scusa, Maya chan!" Risposero loro. Pochi secondi dopo, lo schermo diventò nero.
"Argh!!! Maya, cos'hai fatto???"  Maya_Moon scese le scale e e premette l'interruttore della stanza. Niente.
"Black out, Koya. La corrente è saltata." Il mezzo demone si mise le mani nei candidi capelli con la faccia disperata.
"Ehi, Koya, andiamo a fare un giro? Oggi, come vedi, la luna è dalla parte del mio gene umano!" Koya annuì, mettendosi la t-shit abbandonata su tavolo.
"D'accordo, a patto che non mi trascini in ogni singolo negozio..."
"Va bene, promesso!" Ma in realtà teneva le dita incrociate dietro la schiena.
Ah, i mezzo demoni di oggi...





Rieccomi allegra e pimpante! Finalmente la storia si sviluppa (Se dio vuole, ce l'ho fatta >.>) Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate con un commento! Poi mi sono messa d'impegno e ho disegnato i gemelli protagonisti di questa piccola storia. Non sono venuti al massimo della loro bellezza, ma cercate di capirmi: io le persone le disegno a culo. Ecco:
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Baci,

Maya_Moon




CAPITOLO 4 - Luce
Presente_

Rin? pensò Koya, sorpreso. Chi è questa Rin? Poi ricordò. Era la moglie di suo zio Sesshomaru, ma non l'aveva mai vista. Guardò Iyuu, alzando le spalle e scusandosi.
"Tranquillo" disse lei, sorridendo. "Continueremo il discorso dopo." Lui la salutò con un cenno della mano e si incamminò dietro alla sorella, che lo guardava con la coda dritta dietro di sé. Salutò frettolosamente Iyuu e poi si rivolse al fratello.
"Andiamo, andiamo! Muoviti!" disse, prendendolo per la mano e cominciandolo a trascinare.
"Sì sì arrivo! Calma!" rispose lui, cominciando a correre.
 
 
Kagome guardava la donna che si era appena seduta davanti a lei, con gli occhi colmi di lacrime.
"Ti prego, dimmi cosa ti affligge..."
Inuyasha inclinò la testa, ascoltando meditamondo.
"Ayume sta tornando con Koya."
"Allora aspetteremo loro per raccontarvi."

 
Ayume arrivò, ovviamente, prima del fratello, e gli fece cenno di entrare, scostando la tendina che divideva l'interno della capanna col resto del mondo. Poi seguì il fratello all'interno di casa sua.
Appena oltrepassarono la soglia, quattro teste si alzarono di scatti per osservare i nuovi venuti.
Uno era Inuyasha, che stava chiaramente reprimendo la curiosità.
Una donna dal viso pallido e gli occhi neri colmi di lacrime. Il kimono, a quadri arancioni e gialli, fasciavano il suo corpo esile, mentre i capelli neri e ribelli incorniciavano il delicato viso intristito. Koya provò un'immensa compassione mista a pena per quella povera donna.
Un'altra era una Kagome dagli occhi gonfi di pianto, che poggiava una mano sul braccio della sopracitata, con tenerezza.
Ed infine, un ragazzo la cui età era pressappoco quella dei due gemelli mezzo demoni. Dopo aver alzato la testa, l'aveva subito riabbassata, ma Koya aveva notato subito il triste dettaglio che caratterizzava quel povero ragazzo.
E' cieco, pensò.
I capelli, bianchi come i suoi, erano molto più lunghi, legati in una coda bassa (quelli di Koya erano corti e gli arrivavano circa al mento), arrivavano a metà schiena. Il bel viso, incupito dall'infelicità, aveva un segno viola sulla guancia simile al suo, ma ondulato. Koya da piccolo le aveva definite ''voglie'', ma in realtà erano quelle piccole caratteristiche che facevano capire alla gente che non era del tutto umano. Le mani, poggiate sulle ginocchia, erano provviste di artigli come la sorella. Koya si accorse poi che le orecchie del ragazzo - mezzo demone, si corresse mentalmente - erano come quelle di suo padre e di sua sorella: canine, ma dal pelo più lungo e, a prima vista, più soffice; inoltre, non erano ritte, bensì flosce.
Chissà come sono al tatto, pensò Ayume, che stava osservando, come il fratello, il misterioso mezzo demone.
Kagome li riscosse entrambi, dicendo piano:
"Venite ragazzi, sedetevi anche voi." con la mano che non era appoggiata al braccio della donna indicò due cuscini.
La donna col kimono a quadri subito si voltò verso la loro madre e sussurrò:
"Ma sono...?"
"Sì, Rin. Sono Ayume e Koya." Rin li osservò, nuove lacrime si aggiunsero alle precedenti già versate. Poi si alzò e li abbracciò entrambi, dicendo:
"Mi dispiace! Mi dispiace di non essere mai stata presente! Mi d-dispiace"  riprese a singhiozzare. Ayume le accarezzò il viso con dolcezza, il cuscinetto sul palmo che toccava lievemente la guancia. Sussurrò:
"Shh, non piangere... Non è colpa tua..." Rin la guardò con occhi colmi d'affetto, poi con calma si ricompose e tornò a sedersi accanto al ragazzo misterioso, posandogli una mano sulla gamba. Lui alzò la testa e gli sorrise tristemente.
I gemelli si sedettero sui cuscini, in attesa di una spiegazione. 
Rin si asciugò il viso rigato di lacrime con il kimono, poi inspirò e cominciò a parlare:
"Dunque... immagino vogliate sapere perché, dopo 17 anni di assenza, io sia tornata qui con le lacrime agli occhi e con lui..." guardò amorevolmente il ragazzo accanto a lui.
"E' Hikari, vero?" chiese Inuyasha, senza preamboli. Il ragazzo sussultò sentendo il suo nome, poi alzò il capo. Col viso rivolto dopo fino a pochi secondi prima era risuonata la voce del mezzo demone disse:
"Sì, sono io."
Ayume rimase sorpresa dalla profondità della sua voce; nonostante fosse la prima volta che lo avesse sentito parlare, rifletté sul fatto che aveva già sentito quella voce prima. Poi ricordò: 
Ha la voce  molto simile a quella di Sesshomaru, pensò.
Rin continuò, assorta:
"Dopo la mia fuga, Sesshomaru era, oltre a essere arrabbiato, preoccupato per me. Credeva che fossi fuggita perchè fossi delusa... della cecità di Hikari e non perchè ero stata ferita dal suo atteggiamento. Ma prima che potessi spiegargli il mio pensiero, lui continuò dicendo che... insomma... ehm..." Rin era chiaramente a disagio, non voleva che suo figlio sentisse ciò che suo padre anni addietro le disse. Kagome se ne accorse e disse:
"Koya, Ayume, perchè non portate Hikari kun a fare un giretto? Scommetto che stare al chiuso lo infastidisce un po'..." 
Ayume si alzò, capendo il motivo del cambiamento del discorso. Prese il braccio di Koya e con l'altra mano picchiettò delicatamente le dita di Hikari, dicendo piano:
"Dai, vieni a respirare un po' d'aria fresca..."
Il mezzo demone dagli occhi bianchi si alzò e mise le mani sulle spalle di Koya, che era davanti a lui, aspettando che lo guidasse. Pochi secondi dopo erano fuori, la brezza che scompigliava loro i capelli.

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Capitolo 5
*** Il Pozzo e il Goshinboku ***


Maya_Moon guardava orripilata i libri scolastici appena arrivati. Mio Dio! Sono enormi! pensò.
"Ehi Maya! Che cosa sono quelli?" Domandò allegramente Koya, affacciandosi nella stanza. Lei lo guardò.
"La mia disperazione per i prossimi nove mesi..." Lui entrò nella camera e squadrò i volumi, odorosi della plastica che li avvolgeva.
"Perchè non vieni con noi aldilà del pozzo, da mamma e papà? Potresti svagarti..."
"Io non vengo!" urlò Ayume dal salotto. Stava macinando la saga di Maximum Ride, decisa a sapere se Max e Fang rimarranno insieme. "Neanch'io posso, Koya... Semmai, facciamo venire loro qui a cena da noi!"
"Evvai!" gridò l'altro, stritolando Maya in un abbraccio.
Mezzo demoni, non ci vuole niente a renderli felici...




Eccomi qui, fresca fresca di riposo domenicale! Un nuovo titolo vi aspetta, che chiarirà un po' la situazione ingarbugliata del povero mezzo demone cieco... Mi raccomando, commentate! Bon apetit!

Maya_Moon




Il Pozzo e il Goshinboku

Ayume si guardava intorno alla ricerca di un posto dove sedersi, quando le venne un'idea. Perchè non andare a sedersi sotto il Goshinboku? Così esclamò:
"Ehi Koya, perchè non portiamo Hikari sotto il nostro albero preferito?"
Koya si illuminò e annuì subito, prese Hikari sottobraccio così come fece Ayume all'altro, e si avviarono.
"Il Goshinboku non è vicinissimo, ma sentirai che pace c'è laggiù, Hikari kun!"
"Meno male, è proprio quello che mi ci vuole... In questi giorni lassù al nord tira una brutta aria..."
"E perchè?" chiese Ayume, incuriosita. "Cioè, ehm... se non sono indiscreta..." Hikari sorrise: era davvero bello, così simile a un demone ma con i tratti austeri ammorbiditi dall'umanità della madre...
"Ma no, figurati... è che il clan che comanda mio padre fra qualche settimana  fa una specie di rito di passaggio per i demoni della mia età... ed io essendo, scusate l'ovvietà, figlio di mio padre, e per questo un demone (seppure a metà), dovrei partecipare... Ma come faccio?" Il ragazzo sospirò. Koya gli mise una mano sulla spalla e gli dette una pacca amichevole.
 
"Hikari, siamo arrivati!" esclamò felice Ayume pochi minuti dopo. "Senti che buon profumo che c'è qui! Riesci a sentire l'odore dei fiori, dell'erba fresca e del Goshinboku? E l'odore del legno vecchio del Pozzo Mangiaossa? E del fumo del villaggio? E-"
"Sì va bene Ayume, immagino che abbia afferrato il messaggio!" sbuffò Koya, spazientito, ma sorrideva. I tre mezzo demoni si lasciarono andare a una risata liberatoria. Koya fece appoggiare una mano di Hikari sul tronco, dove la corteccia mancava, dicendogli orgoglioso:
"Qui è dove mio padre è stato liberato dalla maledizione da mia madre!" Hikari accarezzò il fusto, con uno sguardo perso nei pensieri e intenerito dalla storia che gli stava narrando Koya riguardo il primo incontro dei genitori. Poi Ayume si sedette con la schiena contro l'albero sacro, invitando gli altri due ad imitarla. Hikari si sedette in mezzo e sospirò, appoggiando la testa contro il Goshinboku. Ayume, un pò per distrarlo e un pò per curiosità, gli chiese:
"Hikari kun, posso chiederti come fai a riconoscere le persone che ti stanno attorno? Se non ti offende, chiaro..."
"Affatto, Ayume chan. Anzi, è una buona domanda. Io le riconosco principalmente dall'odore, altrimenti dalla voce. Ma a volte mi piace cercare di conoscere il viso di chi mi sta attorno. Ad esempio, conosco il viso di mia madre e quello di Jaken, ma non quello di mio padre. Non me l'ha mai permesso."
"E come fai?"
"Io... beh... Tocco loro il viso, e lo “ricostruisco” nella mia testa. Ma lo faccio solo con chi conosco e so che non mi prenderebbe in giro per questo..."
"C'è qualcuno che l'ha fatto?!" Ayume si infiammò. Non sopportava che qualcuno maltrattasse chi non era in grado di difendersi da solo, soprattutto se faceva parte della sua famiglia, pur alla lontana.
"Sì, tutti i demoni del clan di mio padre. Per questo conosco solo pochi visi."
"Noi non ti prenderemmo mai in giro" affermò Koya, guardando il cielo. I suoi occhi scuri vagavano tra le nuvole sparse, come se cercasse qualcosa.
"Allora, mi permettereste di... ehm..."
"Conoscere i nostri visi? Certo" gli sorrise Koya, prendendogli le mani e portandosele sul viso.
"Scusa, Koya kun, ma io parto dalle spalle..." Detto ciò le mani di Hikari gli toccarono le spalle, lambendogli la stoffa della maglia. Poi, leggero, gli toccò il collo, soffermandosi sulle zanne  che costituivano la sua collana.
"Facevano parte del rosario che era costretto a tenere mio padre. Un sigillo che la vecchia sacerdotessa Kaede gli mise per evitare che facesse male a mia madre. Quando lei diceva “A cuccia!”  lui si schiantava per terra." 
"A cuccia?"
“Sì, fu la prima cosa che le venne in mente guardandolo. Sai, per via delle orecchie canine che ha al posto di quelle umane." Sorrise, ripensando alla faccia che Inuyasha fece quando Kagome lo raccontò.
 
"Koya, se tu sapessi quante volte ho avuto l'emicrania a forza di prendere capocciate contro i massi!" gli disse quel giorno, massaggiandosi istintivamente il collo. Kagome l'aveva abbracciato facendogli la linguaccia.
“Bastava che tu evitassi di fare lo scemo e saresti stato alla perfezione!” E insieme avevano cominciato a ridere vedendo la faccia sorpresa di Inuyasha.
 
Hikari gli toccò la mandibola e poi le guance, salendo sugli zigomi e sfiorandogli le orecchie. Sussurrò a Koya di chiuedere gli occhi, prima di posarvi lievemente le dita. Hikari si perse nel groviglio argentato dei capelli del mezzo demone, per poi dargli una pacca sulla testa: aveva finito.
"Credo che tu sia un bel ragazzo, hai i tratti delicati e i capelli morbidi. Sbaglio?"
Koya arrossì, non era abituato ai complimenti. Ayume gli dette una gomitata amichevole, poi disse:
"Hai ragione, è meraviglioso, le ragazze perdono la testa per lui!" Risero tutti, poi continuò spostando il fratello. "Tocca a me ora!" e si portò le mani del cugino sulle spalle. Lui ripetè le azione che aveva compiuto poco fa, quando si fermò interdetto:
"Ayume, dove sono le tue orecchie?" Stava  sfregando la zona dove le orecchie umane vennero collocate da Madre Natura migliaia di anni fa, sorpreso. Lei sorrise e spiegò:
"Hikari, io sono una mezzo demone, ho le orecchie come le tue!" Mentre diceva questo gli portò le mani in cima alla testa, facendogli toccare le orecchie pelose, che si agitarono.
"Oh! E' la prima volta che incontro qualcuno con le orecchie come le mie! Ma allora questo spiega il rigonfiamento che hai sui palmi delle mani!" Ayume rimase interdetta. Se n'era accorto?
"In effetti, ho i cuscinetti sui palmi, come i cani. E se posso dirti una cosa, i cuscinetti e le mie zampe mi permettono di correre a quattro zampe, come un degno animale!" Koya rise con lei, ma l'altro non capiva. “Zampe? Quali zampe?”
"Senti tu stesso." Gli disse, facendogli posare una mano dove avrebbe dovuto esserci la coscia e percorrendo tutta la gamba fino alla zampa. Hikari rimare sorpreso dalla pelliccia soffice.
"Wow, che cosa... incredibile." Sorrise.
“Ma non hai toccato anche il viso di Inuyasha e Kagome?” chiese Koya, guardandolo continuare a toccare il viso della sorella. Lui si fermò, cercando le parole adatte.
“Non ne ho avuto il tempo... Inoltre, ho paura che loro potrebbero non capire...”
“Devi fidarti di loro, sono persone molto sensibili. D’altronde, anche nostro padre ha – in parte – vissuto quello che sta succedendo a te, riguardo l’aspetto... poco umano. Anche noi abbiamo dovuto subire questo patimento inutile... E-” Koya venne interrotto dalla sorella, che rispose indispettita:
“Tu? Ma che stai dicendo? Tu non hai la più pallida idea di cosa significhi essere diversi: sembri un umano!” Ma poi, resasi conto di quanto poteva suonare altezzosa e acida la sua affermazione, si scusò e continuò, a capo chino:
“Koya, te non te ne sei mai reso veramente conto... Io mi sono sempre sentita uno schifo, tranne nelle giornate di umanità completa...”
“Giornate? Non diventi umana solo dal tramonto all’alba?” la interruppe il cugino, spalancando gli occhi ciechi e guardandola senza vedere.
“No, io divento umana una volta al mese dall’alba al tramonto... Quindi te hai un ciclo non demoniaco tale e quale a quello di papà..." Hikari annuì, pensoso. Quanto mancava a quel giorno a proposito?
Passarono alcuni minuti in completo silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. La brezza portava gli odori del villaggio e del bosco ai fini nasi demoniaci di Ayume e del cugino, facendoli arricciare.
Hikari si alzò e toccò il Goshinboku. Poi si diresse verso il Pozzo Mangiaossa, seguendone l'odore di legna, con le braccia protese davanti a sé. Koya si alzò e si mise al suo fianco, nel caso avesse avuto bisogno di aiuto. Ayume corse al pozzo e si sedette sul legno, in attesa. Quando arrivarono, Hikari si sorprese:
"Cos'è questa pulsazione?" I due gemelli si guardarono attorno.
"Che pulsazione?" Ayume tese le orechie, temendo l'arrivo di un demone.
"Viene dal pozzo... Cosa c'è dentro?" Hikari toccò il bordo interno del pozzo, quasi si aspettasse che ne uscisse qualcosa.
"Oh..." Ayume guardò il fratello, cercando consiglio. Dirglielo o non dirglielo? Koya annuì, in un muto consenso. In ogni caso non sarebbe potuto passare, se non ci fossero stati lei o lui, figli di entrambe le dimensioni.
"Oh, ecco... lì c'è... uhm... un passaggio spazio temporale!" 



Voglio chiarire una cosa: nonostante la Sfera degli Shikon sia stata disintegrata durante la sconfitta di Naraku, per i gemelli è possibile passare da una dimensione all'altra in quanto figli di genitori di entrambe le dimensioni. 

Maya_Moon



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Capitolo 6
*** Cosa successe dopo (più o meno...) ***


Una chiave girò nella toppa, aprendola.
Ayume fece entrare un ragazzo dai capelli color della luna e delle candide orecchie canine buffamente piegate, come quelle dei cuccioli. I lunghi capelli erano raccolti in una coda bassa, mentre gli occhi guardavano l'immensità del vuoto.
"Eccoci a casa, Hikachan!" esclamò Ayume, seguita dal gemello. 
"Ha un buon odore" disse il mezzo demone cieco, muovendo le orecchie qua e là. Le mani erano protese davanti a sé, quasi volesse acchiappare qualcosa.
"Chi c'è?" domandò Maya_Moon dal salotto, mentre seguiva col fiato sospeso la morte di L per mano di Rem davanti a Light.
"No!" urlò poi, quando il ragazzo dalle profonde occhiaie cadde con un tonfo dalla sedia.
"Che succede?" domandò intimorito Hikari, in posizione di difesa. Maya_Moon si affacciò e lo guardò incuriosita. "Chi è questo bel ragazzo?"
"Lui è Hikari, e starà qui per un po'!" rispose Koya, eccitato alla sola idea. Finalmente un altro ragazzo!
Pensò felice. Fantastico! pensò Maya_Moon, stringendo la mano al nuovo arrivato, Un nuovo amico e un'altro stomaco senza fondo da sfamare!



Bentornati! Tra un capitoletto o due inizierà la vera avventura dei gemelli e di Hikari (Finalmente! penserete voi <.<) Godetevi questi dettagli su ciò che accadde dopo l'arrivo di Rin a casa di Inuyasha e co. !!!!!

Maya_Moon
 



CAPITOLO 6 - Cosa successe dopo (più o meno...)

Mentre Hikari raggiungeva il Goshinboku e raccontava della sua vita ai suoi cugini, Rin si era ricomposta e spiegava tutto a Kagome e Inuyasha.
La sventurata madre accettò e bevve tè offertole da Kagome, poi si asciugò le labbra e sospirò.
"Dunque, voi sapete che dopo la mia fuga da Sesshomaru a nord, sono rimasta qui da voi un mesetto scarso, il tempo che impiegò Jaken ad arrivare qui. Sesshomaru arrivò qui una settimana dopo, arrabbiatissimo per il tempo che ci era voluto al demone, e..."
"Rin, lo sappiamo questo, eravamo lì!" sbuffò Inuyasha, mentre Kagome gli tirava una gomitata ed invitò la donna a proseguire, ma questa convenne che il mezzo demone aveva ragione, non c'era tempo da perdere.
"Allora...  Sesshomaru mi riportò a casa senza dire una parola, era furioso con Jaken. Poi, dopo averlo fatto sparire, mi ha chiesto se volevo davvero tenere Hikari. Io ho detto di sì, perchè è mio figlio anche se è cieco, ma lui mi ha preso il braccio e mi ha chiesto se era davvero quello che volevo. Io ho ridetto sì e allora lui se n'è andato senza una parola. Per cinque anni mi ha ignorata. Io piangevo ogni giorno, ma evitavo di farlo davanti a Hikari. Lui però è molto sensibile e se ne rendeva conto, e soffriva in silenzio..."
"E poi?" chiese ansiosa Kagome.
"E poi ha ripreso a parlarmi come se niente fosse mai successo, evitando però accuratamente mio figlio. E così fino ad oggi."
"E perchè allora sei tornata?" chiese incuriosito Inuyasha.
"Perchè fra poco i demoni dell'età di Hikari dovranno combattere in un torneo, simbolo di passaggio nell'età adulta. I demoni della sua età non facevano che prenderlo in giro, e lui si chiudeva ancora di più in se stesso. Vedete... lui sta solo con me, nessuno lo accetta. Così ho pensato che magari avremmo potuto tornare qui finché non si sarebbe concluso quel benedetto torneo. Vi confesso che appena l'ho detto a Sesshomaru, lui ha sospirato di sollievo."
Inuyasha osservò critico Rin, poi si alzò e si grattò le orecchie bianche. 
"Una domanda, Rin... Perchè ti è venuto in mente solo adesso di portarlo qui da noi?"
Lei chinò il capo e sorseggiò il tè ormai freddo, sospirò e rispose:
"Beh, perchè primo non mi sembrava una cosa molto giusta da fare, visto quello che successe quando scappai da voi... Secondo, non volevo abbandonare il mio Sesshomaru... Terzo, nonostante non mi rivolgesse la parola, non voleva che me andassi..."
"E come fai a dirlo?"
"Dava precisi ordini a Jaken, che puntualmente eseguiva."
"Ah."
Il silenzio calò nella capanna. Kagome si alzò e si sprimacciò la  veste, imbarazzata. 
"Io... ehm... credo che sia meglio chiamare i ragazzi..." Inuyasha uscì sulla soglia ed emise tre lunghi fischi.
Da qualche parte, vicino al Goshinboku, un paio di orecchie nere dalla punta bianca e un altro paio di orecchie candide, entrambe canine, si drizzarono.
"E' ora di cena!" esclamò Ayume, alzandosi.


Mi dispiace dovervi annoiare così, ma tutta questa roba è importante, credetemi! Commentate, è molto importante per me *.*
Maya_Moon

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Capitolo 7
*** Maybe...? ***


Hikari si aggirava per la casa per memorizzare le posizioni delle varie stanze, quando uno sconosciuto verso disumano lo spaventò.
"Maya_Moon! MAYA_MOON!!!" La ragazza accorse in salotto, dove si trovava il mezzo demone. Costui si era arrampicato sul grosso divano, le orecchie bianche piegate all'indietro.
"Che succede?"  domandò lei.
"Chi c'è nella stanza?"
"Miaooou!" miagolò la siamese.
"Ecco! Hai sentito?????"
Maya_Moon prese la gatta tra le braccia e si sedette accanto a Hikari. Lui cominciò ad annusare, sentendo un odore nuovo.
"Lei è la mia gattina, si chiama Maya." Hikari si voltò verso di lei, gli occhi bianchi puntati nella sua direzione.
"Si chiama come te?" La ragazza rise.
"No, sono io che mi chiamo come lei. Io ho due gatte, si chiamano Maya e Luna... Maya e Moon. Capisci?"
"Ohhh..." Mormorò il mezzo demone, annuendo.
"Tieni molto a loro, vero?"
"Già. Toccala, senti quant'è morbida!" Dicendo questo, prese la mano di Hikari e la portò sul dorso della gattina, che si inarcò facendo le fusa. Il mezzo demone fece per ritirare la mano a quel contatto peloso, ma Maya_Moon la fece passare più volte sulla schiena del felino.
"E' così... Morbida."
"Ascolta... Fa le fusa..."
Mezzo demoni... Così teneramente ignoranti...



Eccomi di nuovo qui! Cavolo, mi sto rendendo conto che mi piace un sacco raccontarvi del soggiorno dei mezzo demoni a casa mia... Aggiungo che Hikari ha seguito dappertutto la mia gattina (ha da poco compiuto un anno *.*) e mi ha obbligato a portarlo da Luna, la mia bella, enorme gattona nera. 
E mi sto rendendo conto del fatto che vi sto annoiando. Leggete!
PS_ Ringrazio tantissimo e di nuovo LadyMaya per aver recensito la mia storia!
Baci,

Maya_Moon

 



Capitolo 7 - MAYBE...?

La cena che seguì fu penosamente silenziosa, nonostante Kagome cercasse di iniziare un discorso. Alla fine però anche lei si stufò di monosillabi e grugniti, così ognuno si perse nei propri pensieri. I ragazzi appena finirono ciò che c'era nei loro piatti si alzarono e uscirono fuori nella brezza serale, annusando il profumo delle pietanze proveniente dalle case del villaggio.
"Venite, andiamo a fare visita e Mizuumi!" propose Ayume, avviandosi verso il tempio.
 
Mizuumi aprì loro la porta prima ancora che potessero bussare.
"Ho sentito le vostre aure avvicinarsi." spiegò facendoli entrare. Quando però vide che Koya prendeva per mano un ragazzo dai capelli bianchi per farlo entrare lentamente, piegò la testa, incuriosita.
"Buongiorno straniero. Ci conosciamo? La tua aura non mi è-" si bloccò quando vide gli occhi bianchi girarsi verso il suono della sua voce.
"Hikari? Sei proprio tu?"
Lui, senza saperlo, imitò Mizuumi, piegando la testa di lato, le orecchie bianche flosce che gli davano un'aria da cucciolo smarrito.
"Sì, ma chi sei tu?" Lei gli sorrise con dolcezza, poi gli mise una mano sulla spalle e lo fece accomodare , sedendosi vicino al piccolo fuocherello che ardeva in mezzo alla stanza.
"Io sono Mizuumi, colei che soccorse tua madre quando non sapeva da chi andare."
Al centro del fuoco bolliva su una pentola della minestra. Mizuumi prese una ciotola e ne versò una parte. Chiese ai ragazzi se ne volevano un pò, ma loro rifiutarono, avevano già cenato.
"Come volete" sussurrò la sacerdotessa, sorbendone un poco.
"Dunque, come mai siete qui? Di cosa avete bisogno?"
"In realtà, sacerdotessa, eravamo qui solo per farti un pò di compagnia..."
Mizuumi guardò a lungo Koya, che le aveva risposto. Lui chinò il capo non riuscendo a sopportare il peso di quello sguardo saggio: sembrava che gli stesse frugando nell'anima.
"Ma...?" domandò lei. Ayume la gurdò con i suoi occhi lucenti, cercando di dirle con gli occhi quello non riusciva a chiedere con la bocca.
"Immagino che abbia a che fare  con lui, vero?" Hikari, che stava annusando lievemente la stanza, drizzò debolmente le orecchie, cercando di non farsi notare. Odiava essere al centro dell'attenzione.
Koya annuì lentamente. Si sentiva una carogna ad usare il linguaggio del corpo per non farsi vedere dal cugino, ma almeno così avrebbe evitato sguardi vuoti, ma pur sempre imbarazzanti.
"Sua madre l'ha mai portato sull'Hakurei? E'-"
"Mi scusi se la interrompo, Mizuumi sama, ma io sono qui. Vi prego, evitate di parlare come se non ci fossi." La sacerdotessa lo guardò con tenerezza.
"Ma certo, Hikari. Perdonami." Bevve un altro piccolo sorso di minestra. Continuò: 
"Dicevo, Hikari, tua madre ti ha mai portato sull'Hakurei?"
Il ragazzo si battè l'indice contro il mento, pensoso. Scosse la testa.
"L'Hakurei è un monte sacro. Ha intorno a sé una potentissima aura purificatrice, tanto che tanti demoni completi non sono in grado di attraversarla. Si dice che anche le persone della peggior specie andando là diventino buone. Inuyasha e Kagome, e perfino tua madre sapranno dirti alcune cose al riguardo. Può darsi che andando laggiù la tua cecità scompaia, ipotizzando che sia un problema di incompatibilità tra la tua metà demoniaca e quella umana."
Hikari aveva ascoltato attentamente tutto il discorso di Mizuumi, ma si sentì in dovere di ribattere:
"Io non sono sicuro che abbia a che fare con la mia natura di mezzo demone. Se così fosse, anche Inuyasha, Koya e Ayume sarebbero ciechi come me, no?"
"Sì, ma tua madre mi disse che te eri nato cieco a causa di un problema durante il parto, può darsi che - anzi, sicuramente è così - sia stata quella la causa di tutto ciò. Può darsi che l'Hakurei possa risolvere questo sfortunato evento. No?"
Hikari protese timidamente le mani al fuoco, per riscaldarsi. Ayume gli mise una mano sul braccio.
"In ogni caso, possiamo anche provare, no? Che ci costa?"
"Chilometri di fatica?" Mugolò Koya, guadagnandosi una gomitata nello stomaco da parte della sorella. Mugolò di dolore.
"Che gli hai fatto?" le domandò il cugino. Ayume si alzò e fece fare la stessa cosa a Hikari. Koya li imitò, le mani premute sulla pancia.
"Nulla, nulla... Grazie Mizuumi, ci vediamo!" La mezzo demone spinse i ragazzi fuori dalla capanna della sacerdotessa, mentre quest'ultima li salutava sorridendo.

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Capitolo 8
*** La fuga ***


"Certo che però potevi evitare di parlarne" borbottò Hikari, cupo in viso, mentre accarezzava la gattina siamese (non la lascia in pace un secondo... meno male che è coccolona -.-''). Maya_Moon smise di battere sulla tastiera e lo guardò. Accidenti a me e a quando gli leggo quello che scrivo, pensò.
"Dovevo farlo! E' importante che sappiano!" esclamò, facendo aprire un occhio celeste alla micia.
"Miau" sottolineò, ricominciando a fare le fusa.
"Mah, se lo dici te..." Maya_Moon fece cadere la testa sulla scrivania, facendola sbattere rumorosamente. Hikari però non disse niente: ci era abituato, la scrittrice faceva sempre così quando era frustrata.
"Senti Hikari, perchè non la pianti di darmi noia e ascolti questa?" Così dicendo fece partire River Flows in You, di Hiruma (ascoltatela, è meravigliosa!) Hikari tese le orecchie interdetto, poi cominciò a dondolare il capo a ritmo del pianoforte.
Mezzo demoni... così dannatamente fastidiosi... 


Rieccomi! Se volete sapere di cosa sta parlando Hikari, non vi resta che leggere! Ringrazio chi sta leggendo la mia umile storia senza recensire, ma vi invito a farlo: solo così posso correggere i miei errori! 

Maya_Moon


CAPITOLO 8 - La fuga

"... Secondo voi dovremmo dirlo ai nostri genitori che vogliamo andare sul monte Hakurei?" chiese Ayume, mentre tornavano a casa. Koya osservava dubbioso il cielo ormai stellato. Hikari teneva una mano sulla spalla del cugino, e ogni tanto gli prendeva il braccio per poter stare dietro a loro; ma Koya neanche ci faceva più caso...
"Io sono dell'opinione che se glielo dicessimo non ci manderebbero neanche morti." disse piano Koya. Hikari annuì.
"Non so se l'avete visto, ma mia madre è piuttosto protettiva nei confronti..." aggiunse.
"E' un peccato che Kirara non ci sia più..." mormorò Ayume.
"Chi è Kirara?"
"Nessuno..." rispose lei, malinconica.
 
Dopo alcuni metri, Ayume si voltò di scatto, facendo finire addosso al fratello quel disgraziato di suo cugino.
"Idea! Prendiamo il super maxi zaino giallo di mamma* e lo riempiamo di tutta la roba che ci potrebbe servire, poi all'alba scappiamo! Eh? Che ne pensate?"
Mentre Hikari si massaggiava la testa, Koya ribatté, inarcando un sopracciglio:
"Te invece hai pensato che babbo col suo naso demoniaco ci riprenderebbe in un battibaleno?"
"Scusa Koya, ma che bisogno c'è di rompermi le uova nel paniere a questa maniera? E poi, Mister-le-tue-idee-fanno-pena-le-mie-invece-no, come vorresti fare per arrivare sul monte Hakurei senza nostra madre, nostro padre e Rin infuriati?"
Koya scosse leggermente la testa, i capelli corti e bianchi che oscillavano lievemente. Sospirò rumorosamente.
"Immagino che la tua idea sia l'unica abbordabile..."
Ayume gli puntò il dito, toccandogli il naso.
"Hai visto?!" e fece un aggraziato saltello per sottolineare la sua gioia dell'aver ragione, mostrandogli per l'ennesima volta la sua superiorità atletica.
Koya sospirò un'altra volta. 
"Per i kami, Hikari, quanto sei fortunato ad essere figlio unico..."
 
Koya oltrepassò la soglia di casa con un bernoccolo gigantesco sulla testa. Quando Inuyasha fece per chiedergli la provenienza, vide Ayume entrare nella capanna che ancora aveva gli occhi infiammati dalla stizza; quindi lasciò perdere, sapendo quanto Ayume si avvicinava ai modi di fare di Kagome riguardo la rabbia.
Rin e Kagome si erano addormentate da un pezzo, solo Inuyasha rimaneva sveglio. Era nervoso:
"Ayume, Koya, domani sera vedete di tornare prima a casa, che sarà la mia notte di umanità completa..."
Ayume spalancò gli occhi per l'opportunità che il Destino stava offrendo a tutti loro. Rivolse uno sguardo complice al gemello, che annuì impercettibilmente.
"D'accordo padre. Buonanotte."
"Hikari, dormirai nel letto di Koya, che a sua volta dormirà assieme a Ayume."
Koya strabuzzò gli occhi, ma si affrettò ad annuire, non voleva ricevere un altro scappellotto dalla sorella. 
E così passò la notte, tra gli sbuffi e gli sforzi di Koya di evitare di ritrovarsi la coda pelosa di della sorella in faccia e in bocca (che  dormiva raggomitolata), le lacrime silenziose di Hikari che gli riempivano gli occhi ciechi e i piccoli ringhi, rumorosi come un sospiro, che Ayume si lasciava sfuggire dalle labbra: sognava il suo passato.
 
La mattina seguente Hikari si svegliò allettato dal profumo della colazione. Le orecchie si agitarono nel tentativo di percepire la presenza delle altre persone che erano nella casa. Le sue mani cominciarono a scivolare leggere sul pavimento, per trovare eventuali ostacoli che l'avrebbero fatto inciampare e cadere, quando si scontrò contro qualcosa di morbido e caldo. Incuriosito, cominciò a toccare la superficie di quella cosa misteriosa, finchè un urlo incredibile gli trapanò le orecchie sensibili.
Qualcosa si mosse alla velocità della luce, e prima che potesse percepire lo spostamento d'aria e uscire dalla traiettoria della cosa così veloce, una mano si abbatté sulla sua guancia, che prese istantaneamente a formicolare.
"Ahi!" Mugolò, sorpreso e dolorante. Alla sua sinistra, dove aveva incontrato quell'ostacolo caldo e morbido, qualcosa si spostò, facendo frusciare quelle che catalogò come lenzuola. 
"Per tutti i kami, Hikari, scusami! Scusa scusa scusa..." Ayume si rese conto dell'errore che aveva commesso solo quando la sua mano era già entrata in collisione con il viso del cugino; la guancia colpita stava rapidamente arrossandosi. Si maledì mentalmente per la propria impulsività.
"Non pensavo fossi te, ero lì che dormivo tranquilla quando mi sono sentita toccare il sedere! Come potevo sapere che eri te! Mi dispiace da morire, ti prego perdonami!"
Dopo il discorso di scuse della cugina, anche la guancia illesa prese a colorarsi vivacemente, facendo compagnia all'altra. Hikari si affrettò a rispondere:
"Ma no Ayume scusami te... Dovevo immaginare che se c'era qualcosa di così morbido e caldo tra le mie mani non poteva che essere... insomma..."
Per tutti i kami, quanto sono idiota,pensò Hikari.
Dall'inizio di questa scena tragicomica erano passati sì e non trenta secondi, così quella situazione a dir poco imbarazzante venne interrotta da Kagome che corse da loro, ansiosa di sapere cos'era successo.
"Nulla mamma, Hikari è inciampato su di me e mi è atterrato addosso... per quello ho urlato!" mentì prontamente Ayume, sotto lo sguardo (si fa per dire) sorpreso di Hikari. Lui proprio non riusciva a mentire.
 
La giornata trascorse piuttosto serenamente, tra i quotidiani battibecchi dei gemelli e la presentazione di Hikari a Iyuu. Della situazione imbarazzante accaduta quel mattino né Hikari né Ayume parlarono, così, aldifuori di loro, nessuno seppe cos'era veramente successo.
 
La sera i tre mezzo demoni adolescenti rientrarono ubbidientemente presto a casa; Kagome e Rin andarono a letto presto per potersi alzare presto e un soddisfatto e umano Inuyasha accompagnava il nipote sul futon, scherzando:
"E mi raccomando Hikari, domattina fai più attenzione a dove cammini" e gli strizzò l'occhio, rendendosi solo dopo conto che lui non avrebbe potuto vederlo. Nella sua semplice bontà verso il prossimo, Inuyasha sapeva che tutto si sarebbe risolto. Magari non come 17 anni e mezzo fa, quando per riuscire a calmare il fratello assetato di sangue e vendetta aveva dovuto ricorrere alla sua fedele Tessaiga... Scosse la testa, mentre Hikari, dalle guance imporporate dall'imbarazzo e dalla vergogna, gli assicurava che non sarebbe più accaduto.
Qualche minuto dopo, appena Ayume sentì il respiro del padre rallentare, caduto in un sonno umanamente profondo, svegliò gli altri: scosse leggermente il fratello e batté le dita sulla spalla del cugino, il quale, per prima cosa, si spostò a destra per evitare altri imbarazzanti incidenti. Ayume sorrise affettuosamente, osservando un Hikari assonnato che avanzava a tentoni dalla parte opposta rispetto a lei per non sfiorarla nemmeno con il respiro, correndo il serio rischio di sbattere la testa contro il muro. Gli si avvicinò e gli prese le mani per tirarlo su e farlo uscire, mentre Koya prendeva il grosso zaino e se lo metteva in spalla, sbuffando lievemente.
E fu così che l'avventura dei tre mezzo demoni ebbe finalmente inizio.




* Il mitico zaino giallo di cui parla Ayume è quello che ha accompagnato Inuyasha e la sua banda di amici nell'anime e nel manga *.*

Fatemi sapere cosa ne pensate (e sì, ammetto di essere stata una, scusate la parola, merdaccia a far fare quel casino a Hikari... ma d'altronde dovevo rendere questa storia un pò divertente, no?)
Ah sì, un'altra cosa: prima o poi metterò in uno dei prossimi capitoli il disegno di Hikari! *o*

Maya_Moon

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Capitolo 9
*** Primo giorno, primo guaio! - Prima parte ***


Maya_moon, china sui libri, sta cercando di concentrarsi sullo studio, ma gli schiamazzi provenienti dal giardino la distraggono. Così si alza, apre la finestra (è al primo piano) e si affaccia. Ecco cosa vede:
  • Suo fratello che sta tirando per una manica Hikari, urlandogli di giocare;
  • Koya con una benda in mano che osserva il cugino come un leone guarda famelico una gazzella;
  • Lo stesso Hikari che si dibatte febbrilmente per fuggire in casa (la fedele gattina Maya al suo fianco che lo osserva adorante >.>)
  • Ed infine Ayume, che salta sul posto stizzita, ripetendo la solita litania: "DaiDaiDaiDaiDaiDaiDaiDai..." e così via. Per ogni Dai, un saltello.
O mio Dio, mormora Maya_Moon scendendo le scale, in casa mia non c'è posto per la pace.
"Che succede qui?" domanda, mettendo la testa fuori di casa. I quattro si bloccano momentaneamente, poi fanno quello che la ragazza temeva sin dall'inizio: si mettono a urlare tutti insieme.
"Basta!" grida lei, le mani sulle orecchie. "Piantatela! Non parlate tutti insieme, come faccio a capire?" Loro si guardano imbarazzati, poi il fratello di Maya_Moon (che ha 8 anni) prende la parola:
"Hikari non vuole giocare con noi" e guarda male il diretto interessato, pur sapendo che non potrà farci caso, così rivolto a lui aggiunge: "E ti sto guardando male." Hikari lo guarda desolato e si difende:
"Non voglio giocare a questo gioco, è degradante e imbarazzante nei miei confronti e-"
"Ma dai! Ma renditi conto che ha 8 anni, che ne sa lui se ti offendi o no? E fallo contento!" ribatte seccata Ayume. Koya annuisce. E poi tutti riprendono a parlare, sovrastando i piantatela di Maya_Moon, che alza le mani invocando il silenzio.
"Sentite, si può sapere a che gioco volete giocare?"
Koya, improvvisamente interessato alla benda tra le mani, mormora:
"A mosca cieca..."
Mezzo demoni, così irrispettosamente infantili...




Eccomi qui! Giuro che prima o poi finirò il disegno di Hikari e lo metterò!
Immagino sappiate tutti cosa sia mosca cieca: un giocatore viene bendato (reso quindi cieco) e deve cercare di acchiappare gli altri, basandosi solo sul rumore da loro creato e dal tatto. Ebbene sì, sto diventando sempre più perfida >:3

Maya_Moon ~ evil mode ON

 


CAPITOLO 9 - Primo giorno, primo guaio! ~ Prima parte

"Ce l'abbiamo fatta!" esclamò Ayume, dopo aver superato l'ultima capanna del villaggio.
"Ora l'importante è trovare un fiume da seguire per far perdere le nostre tracce... In questo modo, quando all'alba papà si risveglierà e comincerà a cercarci non troverà i nostri odori! Hikari, senti per caso il rumore di un fiume?" domandò al cugino, il quale dopo alcuni secondi passati con le orecchie buffamente tese, sentì il mormorio dell'acqua davanti a loro e ne indicò la direzione con il dito puntato. Il trio si avviò in quella direzione, tranquillizzati dal fatto che all'alba mancava alcune ore. Qualche minuto dopo, anche Koya fu in grado di di udire con le sue orecchie umane lo scròscio vivace dell'acqua di un ruscello. Arrivati, i due mezzo demoni si levarono le scarpe per non bagnarle, mentre Ayume li aspettava impaziente sulla riva, dove lucenti pesci argentati nuotavano veloci. Poi la mezzo demone entrò senza la minima esitazione: il pelo le proteggeva la pelle rendendola impermeabile. I due ragazzi invece impiegarono una manciata di minuti ad abituarsi all'acqua gelida, e anche mentre si incamminarono con l'acqua fino alle cosce avevano la pelle d'oca.
Ayume procedeva davanti a loro baldanzosa per la fuga, ma guardandosi prudentemente intorno alla ricerca di eventuali pericoli.
E così proseguirono per una quarantina di minuti, fino a che Koya, con le gambe bluastre dal freddo, trascinò se stesso e il cugino fuori dall'acqua. Cominciando a borbottare improperi contro la sorella cominciò a raccogliere dei ramoscelli per accendere un fuoco, mentre Hikari si strizzava i pantaloni, seduto contro un albero. Ayume uscì dal fiume e si strizzò la coda, cominciando poi a scuotere le lunghe zampe, alzando una micro pioggia contro i fiorellini ai suoi piedi. Si sedette accanto al cugino e aprì lo zaino che il gemello aveva lasciato cadere sulle gambe di Hikari e, dopo una breve ricerca, tirò fuori dei biscotti dell'epoca della madre. Ne offrì uno a Hikari, che lo annusò incuriosito, prima di assaggiare e masticarlo sovrappensiero, annuendo poi soddisfatto.
Koya intanto, dopo qualche "Maledizione!" lanciata a denti stretti, aveva acceso un piccolo fuocherello. Sì avvicinò a Ayume e prese un biscotto dalla confezione, addentandolo. Poi chiese, a bocca piena:
"E adesso che si fa?"
Ci fu qualche minuto di silenzio, in seguito ai quali Hikari alzò le spalle e disse:
"E io che ne so? Non so neanche dove siamo!" sorrise, poi tese la mano davanti alla cugina, che le diede un altro biscotto.
"Innanzitutto, dobbiamo capire dove andare. Seminare i nostri genitori non basta. Propongo di studiare un po' questa"
Mentre lo diceva, Ayume rovistò nello zaino giallo, tirando fuori un rotolo di carta ingiallita.. La stese sulle sue gambe, mentre il cugino cieco ne toccava i bordi, annusandone l'odore dei tempi passati.
"L'ho presa di nascosto" esclamò orgogliosa, poi riprese a spiegare:
"Dunque, noi dovremmo essere all'incirca qui." Indicò un punto in basso a destra, dove c'era una macchia verde a indicare la foresta. Era separata in due parti da un piccolo nastrino di colore marrone: un sentiero.
"Dobbiamo arrivare qua, vedi Koya?" batté delicatamente l'artiglio un pò più in alto. Poi prese l'indice del cugino e gli fece toccare la loro posizione per poi arrivare a fargli sfiorare il disegno dell'Hakurei, in modo da fargli rendere conto (seppure in modo molto approssimativo) della distanza. Lui annuì pensieroso. Koya disse, meditabondo:
"Mmm... Quanto tempo impiegheremo secondo te?" Hikari domandò:
"Com'è il percorso? Rettilineo o pieno di curve?"
"Beh, la parte nella foresta è piuttosto curvilinea, mentre dopo è più o meno diritta... Però ci sono un sacco di villaggi... Che facciamo? Dobbiamo attraversarli o star loro alla larga?"
"E' senza dubbio che almeno in alcuni villaggi dovremo fermarmi per i viveri... E poi comincerà a fare sempre più freddo..." rispose Hikari, più a se stesso che agli altri due.
"Ha ragione" constatò Ayume. "Ma penso anche che sia meglio andare a dormire, è tardi e abbiamo camminato nell'acqua fredda e-" Koya fece una smorfia e sbuffò. La mezzo demone gli rivolse un'occhiataccia. "- siamo stanchi... Se avete ancora fame, vi basta cercare nello zaino di mamma. Per quanto riguarda me, prendo la mia coperta e vedo di addormentarmi al più presto." E così dicendo, si raggomitolò sotto la sua coperta rossa che aveva tirato fuori. Hikari si rivolse al cugino:
"Penso che abbia ragione... Dov'è la mia?"
Koya tirò fuori due coperta spesse, una blu per sè e una verde per Hikari, poi tutti insieme si sdraiarono vicino alla mezzo demone e aspettarono che il sonno li prendesse con sè.
 
La mattina dopo, non riuscendo più a ricordare da che parte stava la cugina, Hikari dovette annusare attentamente intorno a sé. E mentre lo faceva, si accorse di quanto questa cosa l'aveva "toccato" profondamente. Scosse piano la testa e si accorse che l'odore delicato della mezzo demone veniva dalla sua sinistra, mentre il suo gemello si era addormentato profondamente alla sua destra. Sentì anche l'odore della legna bruciacchiata davanti a sè, l'ultima memoria del fuoco della notte scorsa. Spostò lentamente la coperta dalle gambe ai piedi, ma si bloccò sentendo un rumore cadenzato e regolare. Sentì voci concitate che si avvicinavano sempre di più, e ciò lo spinse a scuotere leggermente i due gemelli, che si mossero mugolando piano. Koya si alzò lentamente a sedere, mentre la sorella si stropicciava gli occhi sbadigliando.
"Chi... Chi è? Che succede?" mormorò Koya, uscendo carponi dal letto improvvisato. Si era addormentato dopo molto tempo, aveva osservato le stelle brillare pensieroso. Aveva pensato a se stesso, a Ayume e a Hikari. Erano parenti, ma non si assomigliavano per niente, sia nel fisico che nello spirito...
"Ehi ragazzi, sta arrivando un gruppo di persone a cavallo... Sentite?" Koya e Ayume tesero le orecchie, poi annuirono entrambi. 
"Cosa facciamo?" continuò Hikari, visibilmente preoccupato.
Nascondersi o non nascondersi?, si chiese Koya.

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Capitolo 10
*** Primo giorno, primo guaio! - Seconda parte ***


Maya_Moon si mette a gridare dalla sua camera. Hikari corre da lei, inciampando più volte sulle scale, mentre la micia Maya l'aspetta in cima miagolando.
"Che succede?" chiede spaventato. Lei si alza e corre ad abbracciarlo. Lui le tocca il viso, preoccupato, ma sente che la bocca della ragazza è incurvata in un grande sorriso.
"Shine on you, crazy diamond..." dice lei, continuando a sorridere come un'ebete.
"Cheee?!" esclama lui, sorpreso.
Che diavolo le succede?, pensa lui.
Umani, così emotivi...




Ehi, qui è Hikari che vi scrive! (in realtà io sto scrivendo! Lui mi sta dettando e basta! Koya). Sono costretto a scrivere per Maya_Moon perchè lei sta girando per la casa con lo sguardo perso (l'ultima cosa me l'hanno detta Koya e Ayume...).
Suo fratello mi ha detto che fa così perchè il ragazzo che le piace le ha chiesto di uscire. Ma se vengo a sapere
 che la tratta male, lo picchio >.> (Anche io! Koya) (e anche io! Ayume)
Ma ricordo che voleva ringraziare tutte quella persone che hanno recensito la sua storia (La nostra storia >.> Koya), l'hanno aggiunta tra le seguite, ed infine quelle che la leggono e basta! :3    Enjoy!

Hikari, Koya & Ayume
 


Rieccomi! Scusate se ho sclerato, ma mio fratello ha spiegato la situazione alla perfezione ;)
Siccome sono euforica, ho deciso di rendervi partecipi della mia felicità postando il nuovo capitolo E il disegno di Hikari!!!
Ecco qua:
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CAPITOLO 10 - Primo giorno, primo guaio! ~ Seconda parte

Dal capitolo precedente~

"Cosa facciamo?" continuò Hikari, visibilmente preoccupato.
Nascondersi o non nascondersi?, si chiese Koya.

 
"Assolutamente nulla, non abbiamo fatto niente!" esclamò serafica Ayume, tornando a stendersi sulla coperta.
 Koya la guardò male e cominciò a stiracchiarsi. 
"Nel caso tu non lo ricordassi, per quanto ci adorino nel nostro villaggio, nel resto del mondo i mezzo demoni sono mal visti!" ribattè contrariato.
"Oh" borbottò la mezzo demone, uscendo dal suo caldo rifugio. Hikari intanto si era lavato il viso al fiumiciattolo lì vicino, guidato dal rumore dell'acqua. Ayume gli si affiancò imitandolo, seguita dal fratello.
I misteriosi cavalieri li trovarono seduti intorno ai resti del fuoco, che mangiavano la colazione. 
"Argh! Mezzo demoni!" esclamò schifato e intimorito uno di loro. Le loro mani corsero alle spade nelle else ai loro fianchi. I cavalli nitrirono, impennandosi.
"Ehi tu ragazzo, che ci fai con questi abomini?" domandò un'altro, che doveva essere il capo. Aveva una penna sull'elmo, molto simile a quella che portava Koya, a cui si stava rivolgendo.
"Ehi, io non sono un abominio!" ribatté Ayume, punta sul vivo. Mugolò silenziosamente quando Hikari le diede un pizzicotto sul braccio, facendole segno di stare zitta.
"Siamo i suoi servi" rispose lentamente Hikari. Meglio evitare di usare i nostri veri nomi, pensò, poi continuò:
"Il nostro padrone si chiama Tairyoku, Forza. Io sono Kurai, Buio; mentre lei è Ishi, Volontà."
I cavalieri rivolsero un secondo sguardo a Koya-Tairyoku, che  si alzò, raddrizzando inconsciamente  la postura, pur tenendo il volto  lievemente abbassato per nascondere loro le striature violacee sulle guance.
"Buongiorno, cavalieri. Cosa vi conduce qui?" chiese loro, chinando il capo in segno di saluto e di rispetto. Il capo dei cavalieri rispose:
"Stiamo cercando un demone minore, che è scappato dal nostro villaggio dopo aver derubato alcuni popolani. L'avete visto?" Koya scosse la testa in un cenno di diniego. Domandò poi:
"Necessitate del nostro aiuto?" Mentre Ayume gli rivolgeva di nascosto un'occhiata di fuoco, il capo dei cavalieri si volse verso gli altri tre che lo seguivano, cominciando a sussurrare. I tre cavalieri si avvicinarono un poco per non fargli alzare la voce, ed evitare così che i mezzo demoni sentissero, ma Ayume-Ishi e Hikari-Kurai udirono ogni parola:
"Che facciamo, nobile Keito sama? Ci fidiamo del ragazzo e i due mezzo demoni?" chiese uno dei sottoposti.
"Mmm, immagino sia la cosa migliore, dopotutto siamo in maggioranza. Inoltre, uno dei due mezzo demoni è cieco, non ci vorrebbe nulla a farlo fuori. E la mezzo demone contro noi quattro non durerebbe un secondo." rispose Keito, alzando le spalle.
Sia Ayume che il cugino erano rossi dalla rabbia. 
Invece sarei molto più difficile da eliminare di quanto tu creda, pensò Hikari, iroso.
Io penso che voi non durereste un secondo contro di me, pensò la cugina, dello stesso umore.
Entrambi chinarono il capo, stringendo i pugni.
Keito si portò davanti a Koya, che durante la conversazione che non era riuscito a sentire e aveva osservato i volti dei suoi compagni incupirsi sempre di più, chiedendosi cosa i cavalieri stessero mai dicendo..
"Grazie della collaborazione, Tairyoku kun. Crediamo che i tuoi servitori potrebbero aiutarci se fiutassero l'odore del demone ladro." Keito porse al ragazzo una freccia insanguinata.
"Siamo riusciti a colpirlo, ma lui se l'è sfilata senza un solo gemito."
Koya mise nelle mani dei compagni la freccia, che controvoglia l'annusarono. Volsero il capo di qua e di là, ora completamente assorbiti nella ricerca della traccia. Hikari fu più veloce, ed indicò un punto a sinistra, che agli occhi degli altri era appena distante dal villaggio.
"E' andato di là." disse, senza la minima inflessione nella voce. Uno dei cavalieri si girò verso il suo capo ed esclamò:
"Ha ragione, Keito sama! E' fuggito in quella direzione!"
E allora perchè sono venuti qui? si domandò Koya. Keito si rivolse al mezzo demone e disse, come se gli avesse letto nel pensiero:
"Siamo stati divisi in più gruppi, per evitare che ci sfuggisse cambiando direzione." L'altro annuì. 
"Andiamo al villaggio", invitò Keito "Vi farò dare un cavallo per voi."
 
Appena videro rientrare il comandante e i suoi sottoposti, gli abitanti del villaggio corsero verso di loro, per poi fermarsi impauriti quando videro che non erano soli. Le donne gridarono, stringendo i bambini tra le loro braccia, timorose che il gruppo di mezzo demoni potesse attaccarli. Keito alzò una mano e gridò:
"Loro ci aiuteranno a riprendere il ladro!"
I cittadini non parvero però molto convinti.
Fantastico! Oltre a far finta di essere la serva di mio fratello, devo sentirmi di nuovo un errore, pensò Ayume, guardando le persone che la fissavano, senza preoccuparsi di pensare che magari poteva sentirsi in imbarazzo. Hikari annusava frenetico intorno a sé, preoccupato di essere al centro dell'attenzione e di non sapere dove fosse . Ayume gli prese la mano, sussurandogli:
"Non ti preoccupare, ci siamo io e Koya con te!"
Lui si girò verso di lei, arrossendo. Le strinse la mano e alzò il viso al sole, gli occhi bianchi che scintillavano.

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Capitolo 11
*** L'incontro ***


Maya_Moon sta leggendo un libro. Hikari è seduto accanto a lei, la micia Maya - indovinate un po'? >.> - in collo a lui che impasta facendo le fusa. A un certo punto, Hikari ringhia, spaventando la gattina.
"Che succede, Hikari?" chiede Maya_Moon, mentre la siamese corre alla porta miagolando.
"E' arrivato." soffia lui, facendo scrocchiare le dita delle mani.
Mezzo demoni, così fastidiosi...


 
CAPITOLO 11 - L'incontro
 
La cavalleria e i mezzo demoni partirono alla volta di una piccola montagna, dove era scappato il demone ladro. Ogni mezzo demone aveva il suo cavallo, anche se inizialmente Keito si era rifiutato di darne uno a Hikari e Ayume, ma Koya con la sua parlantina l'aveva convinto.
In testa a questo strano gruppo c'era Ayume e Hikari, il cui cavallo era legato con una corda a quello della cugina; in mezzo c'era Koya, che aveva il viso puntato verso la sorella e il cugino, preoccupato dei loro sentimenti assieme a Keito, che invece li osservava sospettoso; ed infine c'erano i tre cavalieri, che procedevano affiancati, parlottando tra di loro.
Ayume non sopportava di stare in groppa a un cavallo, le sue arcuate gambe canine le facevano malissimo, costringendola e cavalcare con tutte e due le gambe da una parte sola del cavallo. Non aveva però potuto porre all'attenzione del generale Keito, che l'aveva zittita in malo modo, sostenendo che gli schiavi non si lamentano e che anzi, doveva essere grata a Tairyoku se era ancora viva. Ayume era sgomenta, non riusciva a credere come quell'uomo odioso potesse essere così gentile col fratello e odiarla allo stesso tempo.
Hikari, inutile dirlo, era un fascio di nervi: fosse stato per lui, avrebbe aperto la gola dei quattro umani con l'artiglio del dito mignolo, per poi andare sull'Hakurei. 
Andare a cavallo, chiaramente, non era mai stato il suo forte, ma doveva convenire che la marcia era molto più veloce; prima di incontrare la Cavalleria dei Mongoloidi (così l'aveva soprannominata, con Mongoloide Capo-Keito e i tre Mongoloidi numerati dall'uno al tre per i sottoposti) potevano solo camminare, poiché lui a causa della cecità era lento e insicuro.
Koya si sentiva uno schifo, non sopportava di vedere la sorella e il cugino in quello stato... Non vedeva l'ora di trovare quel benedetto demone ladro, così li avrebbero lasciati andare.
Si rivolse a Keito, domandandogli che aspetto aveva il demone. L'uomo portò la mano destra al mento e prese ad accarezzarselo, mentre cercava di essere il più preciso possibile.
"Mmm... dunque... E' alto più o meno come il tuo servo cieco... Kurai, giusto? E poi... mmm... ha i capelli corti e scuri e-"
"Keito sama!" disse uno dei cavalieri da dietro. "Mi dispiace contraddirla, ma i suoi capelli sono rossi!"
"Rossi? Ma che vai dicendo?! Keito sama ha ragione sono neri!" ribatté un altro.
"Mi permetto di dissentir-" si intromise l'ultimo.
"Tacete!" gridò Keito, zittendoli.
"Può darsi che i suoi capelli siano neri all'ombra e rossi al sole, no? Idioti!"
Mongoloidi, lo corresse Hikari, che aveva sentito tutto. E tu non sei da meno.
"E poi... Io in faccia non l'ho visto, Tairyoku kun, mi dispiace." Koya gli sorrise.
"Nessun problema."
 
Il gruppo era fermo davanti a un ruscello, che il ladro aveva guadato, nella speranza di far perdere le traccie. Purtroppo per lui, l'odore del suo sangue demoniaco era così forte che era impossibile non sentirlo per Ayume e Hikari.
"Allora? Che state aspettando? Muovetevi!" intimò loro il comandante, imperioso. Ayume ringhiò silenziosamente. 
"Mi dispiace, Keito sama, ma il ruscello ci ha fatto perdere le traccie." disse lei. Hikari corrugò le sopracciglia, perplesso. Si sentì prendere il braccio da qualcuno, fino a quando non ne riconobbe l'odore; la mezzo demone, col braccio teso a tenere quello del cugino continuò, pronta a zittirlo se avesse fatto saltare i suoi piani:
"Ma come potete vedere, il sentiero dopo il fiume si separa in due strade. Potremmo dividerci."
Keito la guardò sospettosa, ma Koya annuì subito, fidandosi ciecamente di lei.
"Propongo di essere divisi così: i miei servi andranno da soli - tanto sono mezzo demoni! -, mentre noi rimarremo uniti. Tanto il nostro ladro è ferito, no? Insieme lo uccideremo!" gridò Koya, mentre la sorella lo guardava inorridita. Ma durante l'esaltazione generale della cavalleria, lui si girò verso di lei e le fece l'occhiolino. Lei annuì sollevata, stringendo a sé il cugino, nella speranza di fargli capire il suo sollievo.
"Benissimo" disse Keito, riguadagnando il controllo.
"Se non vi dispiace, prenderemo il percorso di sinistra, è più dissestato e non vorrei lasciarlo a voi..." esclamò Ayume in tono mellifluo, nascondendo un ghigno perfido. Hikari fiutò la scia lasciata dal demone e sentì che era andato in quella direzione. Nel mentre il comandante annuì:
"Elementare, Mezzo demone. Finalmente capisci qual'è il tuo dovere, eh?" disse ridendo altezzoso, scatenando l'ilarità nei sottoposti e un altro po' di senso di colpa in Koya. Ayume chinò il capo, mordendosi la lingua per non rispondere. Hikari le accarezzò la mano comprensivo, mentre la cavalleria cominciava a guadare baldanzosa.
 
"Perchè hai detto loro che avevamo perso le sue traccie?" chiese Hikari, quando fu sicuro che gli umani non riuscissero più a sentirlo.
"Perchè? Mmm..." disse Ayume. "Per ripicca, immagino." rispose qualche minuto dopo.
"Ah." rispose l'altro, stupito che la dolce e generosa Ayume potesse essere così... vendicativa.
"Sono insopportabili, ci trattano come dei poveri scemi, ma in realtà sono loro a essere dei ritardati!" riprese lei.
Mongoloidi, la corresse lui sorridendo lievemente. Lui le teneva una mano sulla spalla della mezzo demone per seguirla agevolmente, e poteva sentire il suo lieve profumo in contrasto con quello forte del demone ladro.
A un certo punto, la traccia girava bruscamente, così loro la seguirono, trovandosi però davanti una parete rocciosa. La traccia finiva lì, segno che quel disgraziato si era nascosto da quelle parti.
Ayume sfuggì da Hikari, presa com'era dalla ricerca del demone, così lui fu costretto a camminare con le braccia tese in avanti, come fa chi cammina al buio. Gli stivali che portava ai piedi, simili a quelli di Sesshomaru, strusciavano sul pietrisco, mentre il suo naso si increspava alla ricerca della traccia.
Le sue mani incontrarono un ostacolo roccioso, ma visto che Ayume non gli aveva detto che erano davanti a una parete rocciosa, come poteva saperlo? Così lo tastò incuriosito, fino a che non sentì un lieve sibilo. Alzò la testa spaventato, cercò di arretrare, ma inciampò, e cadde sulla schiena. Ayume lo vide a terra e corse verso di lui, ma fu bloccata da qualcosa che cadeva - precipitava? - in direzione del cugino. Nonostante la sua velocità disumana, la "cosa" atterrò elegantemente ai piedi del cugino ormai atterrito dall'inquietante silenzio a parte il leggero tonf prodotto dalla creatura.
Ayume vide che era un ragazzo. Alzandosi, la sua testa venne toccata dalla luce, facendolo riconoscere alla mezzo demone: i capelli che sembravano neri s'incendiarono di un rosso cupo. Le spalle erano coperte da macchie nere, simili a quelle dei felini africani. A destra, una macchia rossastra - Sangue? Sì, l'odore è quello, rifletté Ayume - gli macchiava la maglia, là dove la freccia l'aveva colpito.
Il ragazzo - demone, si corresse Ayume - si girò lentamente verso di lei. I suoi occhi, uno blu e uno verde, si piantarono in quelli della mezzo demone, lasciandola attonita. La parte sinistra del suo viso aveva un cicatrice provocata dal graffio di qualcosa di grosso e pericoloso.
Un altro demone? si chiese lei.
Lui continuò a fissarla, poi sorrise.
"Chi... chi sei?" chiese Ayume.



Bene, adesso io, la Scrittrice, somma dea di tutt-
"E datti una regolata, Maya_Moon!" urla Koya.
Uff -.-" Impiccione.
Comunque, voglio chiedere il vostro aiuto, o lettori che seguite la storia dei tre mezzo demoni disgraziat-
"Go fuck yourseeelf!!!" grida Koya. Impiccione x2 -.-" .
Insomma, vorreste essere così gentili da darmi qualche consiglio per il nuovo demone dagli occhi bicolore?
Contate il fatto che vorrei che il nome fosse come ho fatto con Hikari: ovvero, prendo un nome e lo traduco in giapponese (Hikari=Luce!)
Grazie di tutto!
Maya_Moon

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Capitolo 12
*** Hinokami ***


Hikari andò alla porta a passo di carica, l'aprì e uscì.
Maya_moon poté sentire una grandissima varietà di epiteti, tra cui tanti che non conosceva. 
Mmm, magari potrei segnarmeli, pensò mettendosi a ridere. Si avvicinò alla finestra e scostò un poco le tende, curiosa. Ciò che vide la fece quasi cadere per terra dal ridere:
Hikari tentava invano di colpire il nuovo venuto, il demone dai capelli rosso fuoco. Costui gli impediva di avvicinarsi, poichè teneva la sua mano poggiata sulla testa del mezzo demone, così da allontanarlo da sè. Il mezzo demone smanaccava sbraitando, mentre l'altro rideva. Quando però vide Maya_Moon alla finestra che sorrideva divertita, lasciò andare Hikari che, trovandosi senza appoggio, cadde in avanti. 
Il demone entrò in casa e salutò la ragazza.

Hikari tamburellava nervoso il prato. 
Dio, quanto lo odio..., pensava scocciato.
Mezzo demoni, così irritabili...



Eccomi qua, con il nuovo capitolo! Ringrazio tantissimo Alys93 che mi ha dato l'idea per il nome del demone dai capelli rossi e gli occhi straordinari! Enjoy!

Maya_Moon


 

CAPITOLO 12 - Hinokami

Il demone si avvicinò a Ayume e, fissandola con i suoi occhi sconvolgenti, disse:
"Mi chiamo Hinokami, capelli di fuoco."
Lei deglutì rumorosamente, poi si avvicinò a Hikari e lo aiutò a tirarsi su.
"Va tutto bene Hikari", lo rassicurò la mezzo demone, "Il demone che stavamo cercando è qui davanti a noi."
Il cugino si voltò verso di lei. Il contrasto tra gli occhi bicolori e lucenti di Hinokami e quelli spenti e bianchi di Hikari colpì Ayume.
 
Hikari era confuso, non riusciva a capire perchè ci fosse solo quel pesante silenzio intorno a lui, non sapeva perchè non parlavano, perchè non si muovevano... Perchè diavolo non facevano qualcosa?
Cosa le starà facendo?, pensò preoccupato. La starà forse ipnotizzando?
Strinse convulsamente i pugni. Che sta succedendo?
"Ayume... Per favore... Descrivimelo..." La pregò.
 
Lei guardò il demone, come a chiedergli il permesso.
Lui guardò il cieco e chiese strafottente:
"E a che scopo? Tanto non puoi vedermi."
Hikari ringhiò, scoprendo i canini affilati. Il demone gli si avvicinò, portandosi a pochi centimetri dal suo viso: Hikari rimase quasi stordito dal'odore penetrante di sangue che proveniva dalla spalla ferita: riusciva a localizzare la fonte precisa da cui sgorgava il sangue.
"No, non posso vederti, ma posso comunque farti molto male."
E così dicendo, gli premette la spalla lesa con le dita e gli artigli.
Hinokami impallidì, piegandosi su se stesso con un gemito roco. Hikari rise. Sentì un tonfo, poi un'esclamazione di sorpresa da parte di Ayume, i suoi passi affrettati verso di loro.
"Per tutti i kami Hikari, che ti è saltato in mente?"
Il mezzo demone rimase di stucco.
"Che cosa? E' stato lui ad iniziare!" esclamò risentito.
"Sì, lo so, ma potevi evitare di colpirlo là dove era ferito..." ribatté lei.
Hikari sbuffò, offeso.
 
Hinokami si svegliò qualche minuto dopo.
La prima cosa che vide furono gli occhi dorati di Ayume, che guardava un punto imprecisato alla sua sinistra preoccupata. Poi...
"Ahi!" gridò, mentre il dolore invadeva prepotentemente la sua testa. Alzò il viso e vide che la mezzo demone gli stava tamponando la ferita, premendola.
"Ehi! Che stai facendo, per tutti i kami?!"
Lei lo guardò, gli sorrise dolcemente. Un'altra scarica di dolore lo travolse, togliendogli il fiato. Le prese il braccio, graffiandolo con gli artigli acuminati.
"Smettila, mi fai male!" disse, stringendo ulteriormente la presa e facendole sanguinare il braccio. Lei si morse il labbro inferiore per il dolore, ma gli sussurrò:
"Fermo, ti sto bendando la ferita." Il sangue usciva copioso dall'esile braccio, inzaccherando il terreno e mescolandosi con quello del demone ferito.
 
Hikari era seduto poco più in là, infuriato.
Fanculo. Lui mi offende, io mi rigiro e mi difendo... E lei se la prende con me!!!, pensò.
A un tratto, un nuovo odore di sangue gli pervase il naso. Sentì Ayume mormorare qualcosa a quello stupido demone, il tono dolce ma sofferente.
E' lei che sta perdendo sangue!, pensò Hikari, correndo da loro.
"Che succede?" chiese preoccupato. Sentiva che qualcosa gocciolava a terra, probabilmente il sangue della mezzo demone. Quest'ultima gli rispose tranquilla:
"Sto bendando Hinokami kun, Hikari..."
"E perchè stai perdendo sangue anche te?" le chiese, infastidito dal tono serafico di lei.
"Perchè-"
"Mi sta facendo male. Ecco tutto." rispose invece il demone, che adesso stringeva il braccio della mezzo demone senza ferirla. Sotto sotto, era dispiaciuto di averle fatto male, lo stava aiutando e lui l'aveva ringraziata ferendola. Ma quel cieco... No, non riusciva proprio a sopportarlo.
"Mi dispiace, ma se non fermo l'emorragia tamponandola, non riuscirò mai e farla smettere." si scusò lei. Hikari stava per dare di matto. 
"Perchè diavolo ti stai scusando?! Se lui non andava a rubare a quello stramaledetto villaggio, non sarebbe stato ferito da quelle stramaledetta freccia, e adesso non saremmo qui a curare questo stramaledetto ingrato, ma in strada per andare sullo stramaledettissimo Hakurei!!!" gridò fuori di sè. Ayume lo guardò sorpresa, mentre Hinokami lo osservava arrabbiato.
"Ehi cagnolino, calmati. Nessuno ha chiesto a questa meraviglia di aiutarmi, come nessuno ha chiesto il tuo parere. Tornatene a cuccia, cagnetto." disse quest'ultimo tranquillo.
Hikari  stava per picchiarlo, se Ayume non si fosse messa in mezzo, prendendolo per le spalle e allontanandolo dal demone ferito.
"Hikari, che ti succede? Perchè sei così arrabbiato? Calmati..." gli disse preoccupata, quando uscirono dal campo 'uditivo' di Hinokami.
"Ayume, ma non lo vedi come ti ha trattata? Ti ha ferita, mentre te lo stavi aiutando!"  le prese le mani, preso dalla foga. Lei lo guardò sorpresa, ma gli rispose dolcemente:
"Capisco, e hai ragione, ma lui non voleva farlo per cattiveria, voleva solo che la smettessi di fargli del male... Cosa faresti te se ti risvegliassi e vedessi una sconosciuta che sta armeggiando la tua ferita provocandoti dolore?" senza aspettare la risposta, Ayume gli poggiò la mano destra sul viso:
"Hikari, non devi preoccuparti per me..."
Hikari chinò il capo, colto sul vivo.
 
Hinokami li guardava, curioso. Non poteva sentirli, questo no, ma riusciva a vedere ogni loro mossa. Aveva visto Ayume che, dopo essersi allontanata a sufficienza, piegava il capo chiedendo qualcosa al cagnetto, e lui che smanaccava arrabbiato, per poi prenderle le mani.
Hinokami socchiuse gli occhi arrabbiato, senza chiedersi perchè lo era.
Vide Ayume che metteva la sua delicata mano sulla guancia destra del cagnolino, sorridendogli affettuosamente.
Il demone batté rabbiosamente il pugno sulla terra rossa di sangue.
 
Hikari sentì un rumore sordo alla sua destra, come se qualcuno avesse calato qualcosa sul terreno, e si girò di scatto. Ayume lo imitò, curiosa di sapere chi l'aveva prodotto. Hinokami ringhiava rabbioso, ora girato verso il cielo. Senza pensarci un attimo, corse da lui, preoccupata che soffrisse.
Hikari sentì Ayume correre via da lui, per andare dall'idiota. Sospirò.
 
Ayume correva da lui. Smise all'istante di ringhiare, quasi felice.
"Che ti succede, Hinokami kun? Ti fa molto male?"
Ma speriamo di sì, pensò Hikari avvicinandosi.
"Sì, un pochino, ma io sono molto forte, sai..." rispose Hinokami, sorridendo tronfio. Una risatina soffocata giunse dal mezzo demone cieco.
Ringrazia i kami che sei fuori dal mio raggio d'azione e che sono ferito, pensò arrabbiato il demone.
"Ora capisco perchè sei così arrabbiato con me, cagnetto... E' perchè la tua ragazza presta tutte le sue attenzioni a me, non è vero?" chiese, pensando: scacco matto. Lo osservava fiero di sé sbiancare e poi arrossire, e lo osservò basito quando gli rispose che non era la sua ragazza, ma sua cugina.
"Allora posso fare tranquillamente questo..." disse Hinokami, baciando Ayume.
 

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Capitolo 13
*** Miao! ***


Maya_Moon rientra in casa dopo un pomeriggio intero passato in Corso Italia, a Pisa. Tra le sue mani ci sono un'infinità di buste, una più colorata dell'altra. Ayume, Koya, Hinokami e Hikari sono stravaccati sul divano in salotto, che guardano la tv. (Hikari l'ascolta e basta, ma questi sono dettagli xD) La micia Maya è, incredibilmente, sdraiata sulle gambe del demone dai capelli color del fuoco, per la stizza del cieco che sta a braccia conserte.
"Sono arrivataaa!" grida la ragazza, chiudendo la porta. Neanche il tempo di poggiare le buste che sono tutti lì a fissarla, ansiosi di sapere se Maya_Moon ha pensato a loro. Lei sbuffa, levandosi il giacchetto.
"Sì sì, aspettate solo un secondo..." dice togliendosi le scarpe e sedendosi sul divano. Gli altri le siedono intorno, aspettando frementi.
"Allora... Koya, ecco il nuovo gioco che mi hai chiesto..." dice, porgendogli una busta di GameStop. Lui tira fuori Call of Duty, trionfante.
"Per te Hinokami, la giacca di pelle nera..." Il demone sorride felice, indossandolo orgoglioso.
"A te Hikari, il CD di Beethoven che volevi..." lui tende le mani avido. Hinokami soffoca una risatina di disprezzo, ma lui lo ignora.
"E infine, Ayume... Tieni!" dice la ragazza, mentre la mezzo demone tira fuori da una busta di Feltrinelli un libro.
"Ma non è finita qui!" esclama la ragazza, dandole un pacco proveniente dal negozio di Pimkie. Ayume lo scarta, e ne tira fuori degli enormi jeans.
"Sono Jeans da rapper" spiega Maya_Moon, "così puoi uscire di casa anche quando non è il tuo giorno di umanità completa." La mezzodemone l'abbraccia, ripetendo grazie.
Mezzo demoni... Non ci vuole nulla a renderli felici...



CAPITOLO 13 - Miao!

Hikari aveva sentito uno schiocco dolorosamente familiare: era lo stesso che produceva sua madre Rin quando baciava Sesshomaru.
Ringhiando, si alzò e corse via.
 
Ayume era rimasta impietrita. Il suo cuore batteva a mille, se solo avesse saputo cosa fosse una mitragliatrice, l'avrebbe paragonata al ritmo del suo battito cardiaco.
Hinokami si staccò lentamente, mordicchiandole il labbro inferiore. Le lasciò il viso e si accasciò al suolo rossiccio, stanco. Hikari era scappato via, ma Ayume se ne accorse solo qualche secondo dopo, ancora stordita.
"Hinokami! Dov'è Hikari?" chiese preoccupata.
"E' scappato, dolcezza. Ma non pensare a lui. Piuttosto, vuoi un altro bacio?" ribatté l'altro, con un dolcissimo sorriso sghembo. Ayume arrossì ulteriormente.
"Perchè mi hai baciata?" gli chiese, le mani tremanti appoggiate sul grembo.
"Dovevo pur sdebitarmi, no? Non ho altro da darti, a meno che tu non voglia qualcosa di più-"
"No no no! Va bene così!" si affrettò a rassicurarlo lei, diventando ora bordeaux.
 
Hikari correva, chiaramente, alla cieca. Non sapeva dove si trovava, ma qualunque posto era meglio di dov'era fino a poco fa. Alla fine si appoggiò a un piccolo alberello per riprendere fiato e il controllo del suo cervello impazzito. Decise di affidarsi al fiuto per trovare Koya e la cavalleria dei Mongoloidi. Il naso si increspò alla ricerca dell'odore del cugino, che captò quasi subito. Quindi, cominciò la sua affannosa ricerca.
 
Mentre Hikari e Ayume facevano la conoscenza di Hinokami, Koya parlava tranquillamente con il comandante e i sottoposti. Tralasciando il fatto che maltrattavano la sorella e il cugino, erano piuttosto simpatici.
"Ma dimmi un po', Koya... Come hai fatto a ridurre in schiavitù quei due pezzenti?"
Koya accarezzò le orecchie del cavallo, annaspando alla ricerca di una risposta.
"Io... ehm... Ho salvato la vita di Kurai." Non male come risposta, si congratulò con se stesso.
Uno dei cavalieri si lasciò fuggire un'esclamazione di ammirazione.
"Raccontaci, Tairyoku kun!" lo pregò, gli occhi che brillavano.
Koya si maledì mentalmente. 
"Allora... Dunque... Io ero lì che... Mi allenavo, sì mi allenavo. A un certo punto ho sentito dei... Rumori! Sì, e allora sono corso verso il bosco, da dove provenivano, e..." tormentava un filo che pendeva dalla sella, mentre la cavalleria pendeva dalle sue labbra. Poteva quasi vedere un rivoletto di saliva che colava dalle loro bocche, osservò divertito.
"E...?" domandò il comandante, impaziente.
"E... Ho visto... Quest'enorme demone serpente!" esclamò, spalancando le braccia. Il cavallo nitrì piano. Gli uomini lo guardarono stupefatti.
"Kurai era accasciato contro un albero, mentre Ishi cercava di difenderlo, invano. Era coperta di ferite, stava sanguinando copiosamente." Koya riusciva quasi ad immaginarsi la scena, come se fosse accaduta realmente: ad ogni particolare ne seguiva un altro, e poi un altro ancora.
Quando Hikari riuscì a trovarli, il cugino stava pronunciando l'epilogo di quella bugia colossale:
"Ed è così che dopo aver sventrato il demone e salvato i miei due servitori, essi mi hanno giurato fedeltà eterna." disse sorridendo.
"Allora quei segni violacei che hai sulle guance..." azzardò uno dei cavalieri. Koya annuì frettolosamente.
"Sì, sono le cicatrici." rispose guardando la criniera scura del cavallo.
"Hai visto? Te l'avevo detto!" sussurrò trionfante il cavaliere a quello accanto a sé. Koya sorrise, poi vide Hikari correre affannato verso di loro, rosso in viso.
"Kurai! Che succede?"
"Koy... Tairyoku sama!" gridò Hikari, felice di poter sentire la voce del cugino. Si fermò a pochi metri dal mezzo demone, chinò il capo e strinse rabbiosamente i pugni, poi disse piano:
"Potrei avere l'onore di parlare con il mio padrone?"
Keito fece un cenno col capo, così Koya scese da cavallo e si allontanò col cugino. Hikari appoggiò meccanicamente la mano sulla sua spalle, inconsciamente rassicurato di avere di nuovo una guida.
"Che succede Hikari?" domandò subito Koya. L'altro si girò verso di lui e, spalancando gli occhi bianchi, disse grave:
"Abbiamo trovato il demone ladro."
"Oh!" esclamò l'altro, incitandolo a continuare. Così il mezzo demone cieco gli raccontò ogni cosa che aveva sentito, fino al bacio tra i due. Il viso gli si imporporò dalla rabbia, mentre con le unghie si incideva delle mezze lune sui palmi.
"L'ha baciata?! Ma come osa!!!" gridò Koya, attirando l'attenzione dei Mongoloidi. Si girò verso di loro e sorrise, alzando il pollice. Gli altri ripresero a parlare tra di loro.
"Dove sono adesso?" chiese, abbassando la voce. Hikari annusò inutilmente intorno a sé, dato che già lo sapeva, visto che lo faceva ogni pochi secondi. Indicò a destra senza esitazione, e insieme corsero via, dimenticando la Cavalleria dei Mongoloidi.
 
Hinokami sentiva la spalla pulsare, e gli girava da morire la testa. Ayume era china sullo zaino giallo, lì vicino a lui; stava riponendo le bende e il cotone. La sua coda frusciava sul terrene impolverato. Il demone riusciva a vedere una piccola parte del viso della mezzo demone; gli occhi ambrati erano persi nel vuoto di una riflessione profonda. 
"Ehi, per essere mezzo cane sei proprio sexy!" esclamò Hinokami. La coda si bloccò, tesa. Le guance della ragazza si imporporarono.
"Ehm... Grazie." rispose piano lei.
"Dolcezza, è normale che la ferita pulsi?" riprese il ragazzo. "Sai com'è, non sono mai stato ferito prima!" precisò orgoglioso. Ayume gli si avvicinò, e il suo profumo delicato invase le narici del demone. Gli sorrise.
"Certo, vuol dire che sta guarendo. Visto che sei un demone, anche se la ferita è profonda, guarirà in men che non si dica!" esclamò.
"Grazie, dolcezza."
"Il mio nome è Ayume, Hinokami kun" ribatté dolcemente lei, alzandosi. Lui le prese il braccio e sorrise, mostrando i denti candidi.
"Dove te ne vai, bimba? Rimani con me..." le sussurrò. Lei arrossì ancora.
"D...D'accordo..." trascinò lo zaino verso di loro e cominciò a rovistarci dentro.
"Che cerchi?" le chiese curioso. Lei tirò fuori il pacchetto dei biscotti.
"Prendo un biscotto!"  rispose lei, addentandone uno. Il profumo allettante del cioccolato arrivò alle narici sensibili di Hinokami, che tese imperioso una mano.
"Dammene uno, bimba." ordinò lui. Lei rise e disse:
"Mancano le paroline magiche..."
"Cheeee???"
"Per...?"
"Favore?"
"Esatto. Ora chiedimelo gentilmente." concluse lei. Hinokami sbuffò. Ayume lo fissava, in attesa.
"Dammi un biscotto, per favore." Lei gli sorrise raggiante e gliene porse uno. Lui lo prese e cominciò ad annusarlo avidamente. Poi lo leccò, sospettoso. Infine lo morse. Masticò lentamente, lo stesso sguardo assorto che fece Hikari la sera prima. Sorrise, i denti sporchi di cioccolata.
"E' buonissimo!" esclamò. Ayume annuì. Aprì la bocca per parlare, ma si bloccò, ascoltando; le orecchie canine si agitavano nervose. Poi anche Hinokami colse un rumore ripetuto. Passi. Qualcuno correva verso di loro. Provò ad alzarsi, ma non ci riuscì: la testa gli girava come una giostra. Ayume gli corse davanti, meravigliandolo.
Le orecchie le si appiattirono sul cranio, la coda si tese; i peli delle zampe e della coda si rizzarono, la bocca si schiuse mostrando i bianchi canini affilati.
In un attimo, Ayume sembrava trasformata: dalla dolce mezzo demone a una spietata macchina da guerra. Hinokami la guardò ammirato. Alzò un poco la testa (quel tanto che gli permetteva di osservare senza essere preso dai giramenti di capo) per vedere chi sarebbe stato investito dagli artigli della mezzo demone, ma dalla fitta boscaglia uscirono un ragazzino e il cagnetto cieco. Ayume gridò:
"Koya!" e corse dal primo, saltandogli addosso e abbracciandolo. Il ragazzo sorrise felice, rispondendo all'abbraccio.
"Sono così felice di vedere che sei salva, Ayume!" esclamò il ragazzino, affondando il viso tra i lunghi capelli neri della mezzo demone.
Hinokami battè piano le mani sulla propria maglia, cercando di darsi un contegno, certo che di lì a poco sarebbe stato presentato. Ma Koya non lo vedeva nemmeno, tanto era preso a scusarsi con la ragazza.
"Mi dispiace tanto di avervi lasciato da soli!" disse semi-disperato. Ayume gli poggiò le mani sulle spalle e gli sorrise dolcemente.
"Figurati Koya, sappiamo cavarcela da soli! Vero Hikari?" ribatté lei, guardando il cugino, che annuì prontamente. 
Hinokami tossì, attirando l'attenzione del trio su di sé.
"Fantastico, l'idiota è ancora vivo" sospirò il cieco, chinando il capo.
"Sì, solo per infastidire te, cagnetto!" gli gridò l'altro.
"Ragazzi! Smettetela!" ordinò Ayume, guardandoli male. Koya intanto fissava il demone ferito, sdraiato sul proprio sangue.
"Ehm... Ciao! Io sono Koya!" esclamò il ragazzo, avvicinandosi. L'altro lo squadrò, poi gli rivolse un sorriso.
"Ciao! Mi chiamo Hinokami." cercò di alzarsi a sedere, e con molta fatica ci riuscì. 
"Ayume, aiutami ad appoggiarlo contro quell'albero!" esclamò Koya. Lei annuì. Dopo pochi minuti, il demone era seduto contro la grossa pianta.

"Dicevamo..." disse la mezzo demone, dopo che tutti si furono “accomodati” all'ombra dell'albero. I tre ragazzi la guardarono, in attesa.
"Hinokami, posso descriverti a Hikari?" lui la guardò male. "Ci terrei taaaanto!" aggiunse, spalancando gli occhi dorati e luminosi. Lui sospirò e annuì.
"Allora, Hikari... E' alto più o meno come te, ha i capelli scuri che al sole diventano rossi e ha gli occhi diversi."
"Cioè?" volle sapere il cieco, curioso.
"L'occhio destro è verde, l'altro è azzurro."
"Oh!" si lasciò sfuggire l'altro.
"E poi... Ha le macchie!"
"Cosa cosa cosa???" esclamò Hikari, sorpreso. Hinokami però si intromise nel discorso, deciso di porre fine a quella pagliacciata, si sentiva un idiota a sentir parlare di sè come se non ci fosse.
"Sono un demone leopardo. La parte demoniaca è molto invadente, tanto che le macchie dell'animale sono visibili sulle spalle e sulla schiena. Inoltre, se le emozione che provo mi travolgono, io ecco... mi tramuto."
"E cioè?" chiese Koya, che pendeva dalle sue labbra.
"Vengono fuori le orecchie da leopardo, oppure la coda." Hikari batté le mani, deliziato.
"Ma allora sei un grazioso micetto! Vieni qui Fufi! Vuoi un pescetto eh?" esclamò il cieco, iniziando a ridere sguaiatamente. Hinokami strinse gli occhi e ringhiò.
"Ops! Il micetto si è infuriato, senti come soffia!" riprese l'altro, mimando con le dita degli artigli.
"Miao!" gridò, cadendo a terra dal ridere. Ayume non poté fare altro che unirsi a lui, non tanto per le offese, ma per le smorfie che facevano il cugino e il demone. Koya si coprì la bocca con le mani, lasciandosi sfuggire un risolino isterico.
"Io ora ti...!!!" gridò Hinokami, mentre delle graziose orecchie pelose facevano la loro comparsa sulla cima della sua testa.

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Capitolo 14
*** Il piano di Hikari ***


Maya_Moon è seduta sul divano, che si agita nervosa. Ayume le poggia le mani sulle spalle, intimandole per la milionesima volta di stare tranquilla.
"E come faccio? Tra poco il mio ragazzo entrerà qui e vi conoscerà! Immagino la figuraccia che mi farete fare!!!" ribattè la ragazza. Hikari sorrise dolcemente, mentre Hinokami cominciava a ridere. 
Il suono del campanello bloccò le loro azione per due secondi netti, poi Maya_Moon si alzò in piedi gridando:
"Tutti ai proprio posti!"
Il ragazzo di Maya_Moon entrò nel salotto, e vide quattro stranissimi personaggi:

  • una ragazza con le gambe e le orecchie da cane, che lo fissava estasiata;
  • un ragazzo dai corti capelli bianchi e con tre piume in testa che guardava stranito la prima;
  • un ragazzo dai capelli rossicci che se ne stava appoggiato a braccia conserte contro il termosifone, guardandolo con due occhi di colore diverso;
  • ed infine, un ragazzo, anche lui con le orecchie da cane, che girava la testa in qua e in là, cercando di capire perchè tutto era silenzioso; il fidanzato di Maya_Moon vide che era cieco.
"Alloooora... Lei è Ayume, lui è Koya, lui è Hinokami e lui è Hikari. Ragazzi, lui è Luca!" esclamò Maya_Moon, cercando di rompere il ghiaccio.
"Oooh! E' arrivato?" chiese il ragazzo cieco. Quello con i capelli rossi rispose sprezzante:
"Certo che è arrivato, cagnetto!" ... E proprio quando sembrava che iniziasse l'ennesima lite tra i due, Ayume gridò:
"Sei bellissimo!!!!!"
Mezzo demoni... chi li capisce è bravo...




Eccomi qui dopo una settimana d'assenza! Mi scuso, ho avuto una settimana piuttosto piena, tra compiti e interrogazioni e casini vari... Inoltre, la storia mi ha dato parecchio filo da torcere, in quanto ho avuto il temutissimo blocco dello scrittore!
Non voglio annoiarvi oltre, vi lascio chiedendovi un favore immenso: recensite, è importantissimo per me sapere cosa ne pensate!
Enjoy!

Maya_Moon



CAPITOLO 14 - Il piano di Hikari
 
Mentre Koya conosceva Hinokami, i cavalieri avevano deciso di mettersi sulle traccie di Tairyoku e dei suoi servitori. C'era solo un problema: non possedevano il fiuto demoniaco, né avevano visto dove erano corsi il ragazzo e Kurai.
Così decisero di chiamarlo.
 
Koya era riuscito a fermare per un pelo l'omicidio di Hikari, che se ne stava accasciato contro l'albero a riprendere il respiro.
"Stupido cagnaccio!" gridò un'ultima volta Hinokami ringhiando, le orecchie feline appiattite sul cranio.
"Hikari, penso che dovresti smettere di ridere... Hinokami non ha più le orecchie umane..." mormorò Ayume, cercando di darsi un contegno.
"Ha quelle da pantera!" precisò Koya, asciugandosi una lacrima che gli era scesa dalle risate.
"Oh, che cosa dolce! Posso toccarle?" chiese  Hikari, riprendendo a ridere.
"Te provaci e io ti stacco le mani, cagnaccio!" ringhiò Hinokami.
"E' tutto amore che cresce" commentò laconica Ayume. Hikari stava per ribattere, ma sentì delle grida lontane.
"Chi è che urla?" chiese. Gli altri tesero le orecchie. Solo Koya non riuscì a sentire che i cavalieri lo stavano cercando.
"Dannazione! E ora che cosa facciamo?" domandò nervoso il ragazzo, dopo che gli spiegarono la situazione.
"Dobbiamo inscenare la morte di Hinokami se vogliamo che sopravviva!" rispose risoluta la mezzo demone, alzandosi in piedi, le mani strette a pugno.
Un momento... Chi ha detto che vuole che Hinokami sopravviva? pensò Hikari, malinconico.
Hinokami intanto era meravigliato da quei due mezzo demoni: lo conoscevano a malapena e già cercavano un modo per aiutarlo. Non gli era mai successo, chiunque lo aveva incontrato lo aveva sempre temuto o cacciato in malo modo.
Una piccola lacrima di commozione gli punse l'occhio blu, mentre una elegante coda a macchie gli usciva dai pantaloni e gli si posava sul grembo. Ayume se ne accorse e lo guardò incredula. Ricordando le parole di poco prima, gli domandò:
"Che succede, Hinokami?" lui la guardò e bofonchiò qualcosa di inintelligibile. 
Koya si guardava attorno, frenetico, mentre Hikari ascoltava i lenti progressi della Cavalleria dei Mongoloidi. Ayume aiutò Hinokami ad alzarsi, testando la sua resistenza da ferito: era molto migliorato, ma non era in grado di correre senza provare un dolore lancinante alla spalla.
"Mmm, dunque... Dobbiamo fare in modo di far credere a Keito e agli altri che lui sia morto, ma come facciamo, in una radura dove al centro c'è una macchia di sangue secco?" domandò, più rivolto a se stesso che agli altri.
"Trovato!" gridò trionfante Hikari, attirando l'attenzione di tutti. "Dobbiamo solo..."
 
Il comandante stava ormai perdendo le speranze, quando sentì una voce familiare che lo chiamava:
"Keito sama! Keito sama!" Tairyoku correva verso di loro, trafelato. L'uomo spronò il cavallo verso il ragazzo, ansioso di sapere perchè era corso via con Kurai.
"Che è successo, Tairyoku kun?"
"Ishi e Kurai l'hanno trovato!" rispose l'altro, mentre si chinava sulle ginocchia per raccogliere il fiato. Il comandante non riusciva a credere alle sue orecchie.
"Portami da quell'insulso ladruncolo da strapazzo!" gli ordinò l'altro, mentre il ragazzo saliva a cavallo. I quadrupedi vennero spronati al galoppo verso il centro della foresta.
 
"Sappi, cagnetto, che se il piano non funziona te la farò pagare cara!" ringhiò Hinokami, mentre cercava un posizione comoda contro l'albero. Le funi che gli legavano le braccia al corpo snello gli irritavano la pelle lesa, ma si rifiutava di lamentarsi davanti al cieco. Ayume si mordeva il labbro inferiore, nervosa. Aveva un paura tremenda che il piano ideato dal cugino finisse con la morte del demone leopardo, anche se conosceva quest'ultimo da pochissimo.
Hikari gli fece la linguaccia e ribatté:
"E invece no, micetto! Perché il mio piano è G-E-N-I-A-L-E!"
Mah, speriamo... pensò la mezzo demone, mentre si avvicinava al cugino, aspettando il momento della verità.
 
Pochi minuti dopo, infatti, il rumore degli zoccoli sul terreno e delle grida riempiva il silenzio tranquillo del bosco. Ayame cominciò a sudare freddo, mentre Hinokami si ritrovò a pregare i kami che tutto andasse bene.
"Siamo arrivati, Keito sama!" disse Koya, entrando nella piccola radura. Il cavallo nitrì spaventato, sentendo l'odore del demone leopardo. Il comandante si fermò accanto al ragazzo, spalancando gli occhi per la sorpresa di vedere Hinokami legato contro un albero che ringhiava ferocemente, inveendo contro Kurai e Ishi, che gli stavano accanto a braccia conserte. Keito guardò con disprezzo il prigioniero mentre scendeva dal cavallo.
"Eccellente. Adesso questo sciocco inutile demone pagherà per il suo errore." disse lapidario.
"Sei solo uno schifoso lurido umano, un miserabile effimero sbaglio!" gli gridò dietro l'altro, mentre i peli delle orecchie feline gli si gonfiavano. La coda era sparita, ogni sentimento benevolo andato via, volatilizzato.
"Non osare rivolgerti così al nostro capo!" urlò uno dei sottoposti agitandogli contro il pugno. Il demone cominciò a ridere, rovesciando la testa all'indietro.
"Come osi tu rivolgerti a me così! Potrei ucciderti solo con questo mignolo", rispose, alzando faticosamente il dito della mano stretta allo stomaco dalla corda, "solo che non mi va. Voi umani siete così... spassosi*."
I quattro uomini scesero da cavallo e lo presero per le braccia, trascinandolo al villaggio.

Gli abitanti del villaggio accolsero con grida festose il glorioso rientro dei quattro cavalieri. Hinokami camminava, stretto tra due dei sottoposti di Keito, che sventolava orgoglioso la mano, manco fosse la regina d'Inghilterra. Il demone riceveva gli insulti degli umani a capo chino, le orecchie feline penosamente piegate contro il cranio; ma solo Ayume ci fece caso, e le si strinse il cuore. Lei invece trotterellava dietro a Koya, accanto a Hikari, che strizzava gli occhi, infastidito da tutto quel baccano. La mezzo demone gli mise un braccio intorno alle spalle e gli sussurrò alle orecchie:
"Stai tranquillo Hikari, se tutto andrà bene tutto questo trambusto finirà presto!" Il cieco le sorrise, mentre un urlo particolarmente acuto gli trapanava le orecchie delicate.
Keito ordinò alle donne del villaggio di preparare un enorme banchetto per Tairyoku e i suoi due servitori, mentre gli uomini vennero incaricati di chiudere il demone in una vecchia capanna, alla cui porta venne applicato un fuda, in modo che non fuggisse.
Prima che la porta della capanna si chiudesse, Hinokami rivolse un caldo sorriso ad Ayume, seguito da un occhiolino. La ragazza gli sorrise a sua volta, senza riuscire però a nascondere la sua preoccupazione.
Il banchetto iniziò appena il sole si tinse di rosso, donando un'atmosfera calda e rilassante, nonostante il freddo in agguato facesse rabbrividire le persone di tanto in tanto.
Nonostante le incessanti richieste di Tairyoku, a Ishi e a Kurai non venne permesso di mangiare con loro, e così i due mezzo demoni mangiarono la loro cena un po' in disparte, con il sottofondo del brusio dei commensali.
"Speriamo che il tuo piano funzioni, Hikari..." sospirò per l'ennesima volta Ayume, piegando le orecchie come i cuccioli tristi. Il cugino le mise una mano sulla spalla e le ripeté che tutto sarebbe andato a gonfie vele.
"Posso farti una domanda, Ayume?" le domandò qualche minuto dopo, mentre finivano il pane tiepido portato da una serva impaurita. Lei lo guardò piegando la testa di lato:
"Certamente, Hikari!"
"Ma a te... insomma... Hinokami... ti piace?" la domanda del cieco sconvolse la mezzo demone, che arrossì. Segretamente ringraziò i kami che il cugino fosse ancora cieco.
"Ma no! Solamente, mi dispiace tantissimo che adesso se ne stia al freddo, da solo, affamato..." Hikari aveva gli occhi ciechi puntati verso i suoi, tanto che lei pensò che riusciva a vederla, a frugare nella sua anima.Rabbrividì, la coda fremette contro la gamba del cugino.
"Hai freddo?"
"Solo un pochino..." ammise lei, passandosi una mano tra i capelli scuri, mentre suo cugino la invitò ad avvicinarsi, per condividere il fuocherello davanti a loro.
 
"Dimmi un po', Tairyoku kun..." cominciò Keito, mentre sorbiva il vino da una coppa dorata. "Ma Kurai e Ishi sono compagni?"
"In che senso?" chiese ingenuamente il mezzo demone, pulendosi le labbra dai residui di carne.
"Come in che senso? Nel senso che si amano!". Solo per grazia dei kami Koya non si strozzò con l'acqua. Cominciò a tossire, mentre gli uomini al tavolo lo guardavano incuriositi e un po' preoccupati.
"Ma no! Sono solo... fratelli!" esclamò lui, cominciando a ridere divertito.
"Mah, non è che sembri solo amore fraterno il loro..." ribatté divertito l'altro, indicando col pollice i due mezzo demoni che se ne stavano vicini, a osservare il fuoco scoppiettante.
"Stanno solamente guardando il fuoco seduti accanto, Keito sama" notò uno degli uomini accanto a lui.
"Macché! Si vede! Te lo dico io: quei due sono innamorati!"
"Bah, se lo dici te!" rispose l'altro, incrociando le braccia. E tutti risero. Tutti, tranne Koya.
 
Hinokami riusciva a sentire gli schiamazzi prodotti da quei patetici umani. Sbuffò. Tra quanto tempo se ne sarebbero andati tutti nelle proprie case, cosicchè lui potesse fuggire?
Sentiva l'odore della carne che veniva servita sui piatti, l'odore del vino e quello del fuoco: aveva fame.
E poi, si sentiva così solo... 
Anche se era sempre stato così, sia chiaro. Ma quei tre mezzo demoni, anche se li conosceva da poco, gli avevano fatto apprezzare la compagnia più di chiunque altro. 
Anche il cagnetto, anche se era molto irritante, doveva essere simpatico. Semplicemente, non gli era andato giù il fatto che io abbia baciato sua cugina. Ma perchè mai, poi? Mica era la sua ragazza, no? si domandò assorto.
Il demone fece spallucce, mentre cercava di ignorare il dolore alla spalla che andava via via affievolendo, lasciando il posto a un fastidioso pulsare.
 
... Si svegliò di soprassalto, svegliato da un grattare alla porta. Qualcuno stava cercando di rimuovere quell'odioso fuda, senza riuscirci.
Si avvicinò lentamente al rumore, quel tanto che gli permetteva la barriera.
"Ehi, Hinokami!" sentì il sussurro dall'altra parte della porta.
"Ehi, Ayume!" rispose piano, felice di sapere che erano loro.
"Non ti preoccupare, tra poco ti faremo uscire da lì!" lo rassicurò lei, poggiando le mani sulla porta per poi ritrarsi come se bruciasse. Lui la sentì ringhiare.
"Bimba, calmati, non fare gesti avventati!" esclamò il demone, intenerito.
"Ehm, mi sa che ci vorrà più del dovuto, Hinokami!" esclamò Koya, mentre un odore di bruciato saliva alle narici del demone leopardo.
"Fate provare me!" esclamò Hikari, mentre allungava lentamente le mani verso la porta.
"Ahi!" si sentì subito dopo.
"Siamo un po' debolucci, eh cagnetto?" chiese Hinokami, ridendo piano. Un ringhio provenne dalla'altra parte.
"Sentite, io credo che dovremmo provare solo io e Ayume" disse Koya. "Noi siamo demoni solo per un quarto, quindi il fuda avrà meno effetto su di noi, no?" Ayume annuì.
"Anzi, visto che io ho meno “demone” di lei, dovrei provare io!" continuò lui, afferrando i lembi del fuda; e ignorando il dolore che lo attanagliava cominciò a tirare.
"Koya, io non credo che sia una cosa molto furba..." disse esitante Hikari. Ma il mezzo demone non lo sentiva: cercava di concentrare tutta la sua forza per riuscire a staccare quel fuda. Non riuscendoci e provando oltretutto dolore, si arrabbiava; perdeva la pazienza e la sua parte demoniaca cercava di uscire. 
Quindi, Ayume assistì sgomenta alla parziale metamorfosi di Koya, che più si arrabbiava, più si lasciava andare alla sua arte demoniaca, e più il fuda faceva effetto: un doloroso circolo vizioso...
"Koya, smettila!" diceva intanto Hikari, che percepiva il cambiamento fisico del mezzo demone attraverso l'odore, che diventava sempre più pungente...
Prese le spalle del cugino e cominciò a tirare, mentre il fuoco del fuda cominciava a bruciare anche la sua pelle attraverso quella del ragazzo. Gli occhi di quest'ultimo stavano virando pericolosamente verso il rosso cremisi, mentre le zanne del rosario al suo collo prendevano ad illuminarsi debolmente.
"Oh no! Koya ti prego riprenditi!" esclamò Ayume, dimenticandosi di parlare piano per non svegliare tutti. Abbracciò il fratello e prese ad accarezzargli i capelli, mentre il mezzo demone lottava contro se stesso per riprendersi.
Riusciva quasi a sentire il demone dentro di sé aggrapparsi alla sua anima, deciso a non mollare la presa e a voler prendere il sopravvento.
... Finalemente, gli occhi tornarono lentamente al loro abituale nero pece; ma prima che tutta l'adrenalina finisse, Koya diede un ultimo potente strattone, staccando il fuda, che si polverizzò. Una luce violacea illuminò per un istante il villaggio. 
Koya sospirò e prese tra le mani le zanne del rosario, stringendole debolmente: il chiarore si spense piano piano, mentre le zanne acuminate nella sua bocca tornavano ad essere denti, e gli artigli delle unghie. I segni sulle guance rimpicciolirono e tornarono alla loro dimensione naturale, mentre Koya abbracciava la sorella, il cuore che batteva impazzito. 

Hinokami aveva solo sentito un odore incredibilmente forte arrivargli al naso, e poi una luce viola passare sotto l'uscio della casetta. Tagliò le funi con gli artigli e aprì piano la porta, uscendo carponi. Si avvicinò al mezzo demone in conflitto con se stesso e gli posò piano una mano sulla spalla.
"Grazie, amico." disse piano. Koya gli rivolse un debole sorriso, mentre Hikari sentiva una voce avvicinarsi.
"Ragazzi, mi dispiace rovinare questo commovente momento, ma dobbiamo scappare!" disse alzandosi. Prese per un braccio Koya, e Ayume tirò su Hinokami.
E insieme corsero via nel bosco, mentre Keito scopriva il subdolo inganno.
 

In questo capitolo ho voluto mostrarvi una piccola parte del carattere di Hinokami, che nonostante si impegni tanto ad atteggiarsi a figo, non riesca a non essere cattivo (*Hinokami guarda male Maya_Moon, facendo scrocchiare pericolosamente le dita).
E poi ho voluto sottilineare l'equilibrio non sempre stabile che caratterizza l'essere, letteralmente, un "quarto di demone".
Qui il rosario di Inuyasha ha avuto un ruolo fondamentale, nell'aiutarlo a tornare in se. Un po' come Tessaiga per Inuyasha, insomma.
* Non ho potuto fare a meno di ricordarmi di Ryuk, lo shinigami del Death Note :3
Detto questo, me ne vado. Au revoir!

Maya_Moon

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Capitolo 15
*** Un bagno e una sorpresa ***


Maya_Moon beve un caffé mentre legge un libro, ormai prossimo a finire. Koya è seduto vicino a lei, la sta tartassando.
"Allora? Ci andiamo o no a Pisa?" le chiede per la centesima volta. Lei non si preoccupa nemmeno di ascoltarlo: non alza neanche gli occhi dal libro.
"Maya_Moon!!!" grida lui, assordandola mezza. Lei sbattè il libro sul tavolo e, con apparente calma, gli risponde:
"Per la centesima volta, GameStop apre alle quattro. Che senso ha andarci ora, col freddo e la pioggia che ci sono fuori?"
"Il freddo e la pioggia non mi toccano minimamente, se c'è Assassin's Creed III in ballo." ribatte testardo il mezzo demone.
"Ma si dà il caso che tocchi me, Koya." puntualizza lei, indicando la sciarpa al collo  "E siccome ASsassin's Creed lo compro io, il biglietto del treno lo pago io e l'xBox è mia, ci andiamo quando mi pare." Koya sbuffa, poi comicia a battere ritmicamente le dita sul piano del tavolo, sapendo che ciò infastidisce da morire la ragazza. Lei si sforza di ignorarlo, ma poi gli dice, prendendogli il viso:
"Calmati Koya, il gioco tanto l'abbiamo prenotato e non ce lo ruba nessuno. Inoltre, se continuerai ad infastidirmi, non ci andiamo proprio. D'accordo?" e riprende a leggere. Koya la guarda e poi comincia a cantare: è stonato come una campana.
"I'm not afraid to take a stand 
Everybody come take my hand 
We'll walk this road together, through the storm 
Whatever weather, cold or warm 

Just let you know tha- * "
"D'accordo, d'accordo! Andiamo andiamo, Eminem dei miei stivali!" eslama Maya_Moon esasperata. L'altro ride, infilandosi il giubbotto.
Mezzo demoni, così maledettamente noiosi...
"Ehi Maya_Moon, posso giocarci prima io a Assassin's Creed?"
"Scordatelo!!!"




Ciao lettori di EFP! Come va? Ecco qui un nuovo capitolo, dal finale... a sorpresa! Vi prego solo di recensirla, non vi costa niente, solo un paio di minuti...
Enjoy!

Maya_Moon

 


CAPITOLO 15 - Un bagno e una sorpresa

I quattro ragazzi si accasciarono contro un albero, sfiniti; e lì si addormentarono.
 Il mattino dopo Ayume si svegliò per prima: si era addormentata contro suo fratello, mentre Hinokami aveva la testa appoggiata contro quella di Hikari, che aveva piegato la sua testa contro quella del demone. La mezzo demone non potè fare a meno di cominciare a ridere per la stranezza della cosa. La sua risata argentina svegliò Hikari, che appena si accorse del demone appoggiato a sé lo spinse via in malo modo, inveendogli contro. Hinokami cadde battendo la testa, svegliandosi. Cominciò a ringhiare contro il mezzo demone cieco, minacciandolo di una morte lenta e dolorosa, mentre Koya veniva svegliato dagli epiteti lanciati dai due eterni rivali.
"Buongiorno, Koya!" esclamò Ayume, ignorando i due che minacciavano di azzuffarsi.
"Ehi... che succede?" chiese il mezzo demone assonnato.
"Oh, niente, hanno dormito vicini vicini tuuutta la notte!" rispose, cominciando a ridere. Hinokami smise di tirare i capelli di Hikari e la guardò malizioso.
"Bimba, io non sarei così arrabbiato se avessi dormito vicino vicino a te!" disse poi. Hikari gli dette un pugno nello stomaco.
"Il problema è che hai sbagliato mezzo demone, gattaccio!" ribatté infuriato. E la lotta continuò: e anche se il cieco era palesemente in  svantaggio, si batteva con valore. Ayume e Koya intanto preparavano la colazione e il fuoco.
Appena sentirono l'odore del cibo i due nemici giurati smisero istantaneamente di picchiarsi e si avvicinarono affamati.
"Hikari?" domandò qualche minuto dopo Ayume. L'altro sollevò il viso dalla ciotola.
"Mmmshiii?" chiese a bocca piena.
"Tra quanto diventerai umano?" l'altro cominciò a pensare, battendo piano una bacchetta sul mento.
"Mmm... direi tra qualche giorno, non saprei di preciso... domani o dopodomani... o forse oggi... mboh!" rispose, riprendendo a mangiare.
"Ah sì? Speriamo sia oggi, almeno ti faccio fuori subito!" esclamò Hinokami, assestandogli una grande pacca sulla schiena, rischiando di farlo soffocare. Hikari cominciò a tossire, mentre cercava di colpire il demone, invano. Quest'ultimo si mise a ridere, sputacchiando la colazione di qua e di là.
"Piantatela, qui si parla di una cosa seria!" sbottò Ayume. Si alzò e si avviò verso la direzione in cui sentiva il rumore dell'acqua che scrosciava. Sì, aveva proprio bisogno di un bagno per rinfrescarsi le idee.
 
"Perdonatela, lei su quel campo è molto sensibile..." si scusò il suo gemello, mentre gli altri due erano rimasti interdetti dalla sua insolita reazione.
"E come mai?" chiese Hinokami incuriosito.
"Beh, ecco, lei non ne parla mai, ma... da piccola ha sofferto molto per il suo aspetto. Nessuno la voleva vicino, mentre io ero bene accetto, perché nonostante sia un mezzo demone, non sembra. In lei invece è capibile fin da subito. Per questo, quando è un'umana per un giorno intero è ben felice di subire questa restrizione data dalla natura, al contrario di nostro padre, che lo vede come un momento di assoluta debolezza." spiegò Koya, gli occhi puntati verso un ciuffo d'erba che gli lambiva uno stivale. Hikari si alzò.
"Hinokami, io... penso che dovremmo andare a scusarci con lei..." disse, titubante. Il demone spalancò gli occhi, incredulo.
E' la prima volta che mi chiama per nome! constatò incredulo. Si alzò a sua volta, annuendo.
"Andiamo."
 
"Aaaahhh..." sospirò soddisfatta Ayume, mentre entrava nell'acqua fresca.
"Un bel bagno era proprio quello che mi ci voleva!" esclamò, avvicinandosi alla piccola cascata che riempiva d'acqua il piccolo lago. Mentre camminava, osservò distrattamente il suo riflesso: i lunghi capelli neri lambivano la superficie, coprendole il seno. Dalla vita in giù, una folta peluria canina si muoveva lentamente, seguendo il ritmo della corrente e dei suoi movimenti. Si massaggiò le spalle, sospirando. Mancavano pochi giorni alla sua umanità mensile: finalmente quelle zampe arcuate sarebbero diventate delle belle gambe dritte, e i cuscinetti sulle mani se ne sarebbero andati, lasciando il posto alle eleganti righe sottili che solcavano il palmo umano. E la coda! Lo specchio dei suoi sentimenti! Quando non c'era, era più facile nascondere ciò che provava al mondo intero.
Mise la testa sotto il costante scroscio dell'acqua, mentre le orecchie si appiattivano contro il cranio a causa della forza della piccola cascata.
 
Hikari avanzava a braccia protese, rifiutandosi di chiedere aiuto a Hinokami.
Ho un orgoglio, io! pensò stizzito.
L'altro si divertiva a guardarlo inciampare, nonostante una fastidiosa vocina gli dicesse che non c'era proprio niente da ridere.
A un certo punto, Hikari si fermò, le orecchie dritte come fusti tranne la punta perennemente piegata: aveva sentito qualcosa. Le orecchie demoniache ma meno sviluppate di Hinokami però non captavano niente. E non sentiva neanche il buon odore della mezzo demone. L'altro invece partì in quarta davanti a sé, come se avesse fiutato una traccia. Il demone allora inspirò più a fondo, e sentì una parvenza di Ayume: debole, ma recente. La ragazza era passata di lì. 
"Ehi, aspettami cagnetto!" gridò, cominciando a correre. Pochi metri dopo però si fermò accanto al cieco, il quale se ne stava impettito davanti ad un piccolo laghetto, all'apparenza tranquillo. La superficie dell'acqua però era increspata, e non solo dalla cascata: Ayume ne uscì poco dopo, completamente nuda, visibile dalla vita in su. Scosse la testa, e mentre una cascata di goccioline bucherellava l'acqua, la mezzo demone si accorse di non essere sola.
"Aaaaaaaaaaaah!" gridò, buttandosi in acqua e lasciando solo la testa fuori.
"Che diavolo stavate facendo, branco di pervertitiiiii!"
Hikari spalancò gli occhi bianchi:
"Perchè, che succede?" chiese ingenuamente.
"Succede che ti sei perso uno spettacolo, cagnetto!" esclamò Hinokami, facendo l'occhiolino ad Ayume.
"Vattene!" ribatté lei, continuando a urlare. Hikari, che invece aveva solo in quel momento afferrato la situazione, arrossì e mormorò:
"Ayume... dove sono i tuoi vestiti?"
"Alla tua destra, sopra una roccia." disse lei piano, continuando a lanciare occhiate di fuoco a Hinokami, che alla fine si era girato. Hikari seguì la scia del profumo della cugina e quasi subito le sue dita toccarono il morbido tessuto che componeva la maglietta; raccolse piano gli indumenti e, incurante dell'acqua che gli bagnava i pantaloni, entrò nel lago e si avvicinò di qualche passo verso Ayume, che gli andò incontro, pur stando col corpo immerso.
Hikari sentì una mano sfiorare le sue, e poi un soffio:
"Grazie, Hikari..." lui chinò il capo:
"Di niente."
"E ora sciò!" esclamò poi, uscendo velocemente dall'acqua e andando verso l'odore di Hinokami.
"Andiamocene, lasciamola vestire in santa pace!" ordinò prendendo per un braccio il demone. L'altro sbuffò e lo seguì di malavoglia.

Qualche minuto dopo, Ayume tornò dai tre ragazzi, con i capelli ancora umidi. Si portò davanti a Hinokami e gli dette uno schiaffo sul viso, poi andò da Hikari e gli dette un bacio sulla guancia, sussurrandogli un "Grazie"; il cieco arrossì, ribattendo un "Di niente...". Infine si sedette accanto a uno sbigottito Koya, reclamando il pranzo. Hinokami si riprese dalla sorpresa ed esclamò:
"Perché l'hai fatto?!" lei lo guardò sorniona e rispose:
"Perché mentre ero nuda nell'acqua, invece di porgermi i vestiti come ha fatto Hikari, te ne sei rimasto lì, a guardarmi e sbavare." Koya domandò:
"Mi sono perso qualcosa, Hikari? Ayume nuda? Hinokami che sbava?"
"Fondamentalmente, siamo andati alla ricerca di tua sorella per chiederle scusa come ti avevamo detto, ma l'abbiamo vista mentre si faceva il bagno. " rispose il demone, per poi riprendere alzando la voce:
"E te non puoi farmi una colpa se ti guardo, sei bellissima! Anche tuo cugino se avesse potuto l'avrebbe fatto!" solo dopo che chiuse la bocca ri rese conto di quello che aveva detto, così chinò il capo, chiedendo scusa. Ayume gli toccò piano il capo, rassicurandolo:
"Lo prendo per un complimento!"
Dopo il pranzo, i quattro ragazzi si alzarono.
"Allora, dove avevate detto che volevate andare?" chiese incuriosito Hinokami.
"Andiamo sul monte Hakurei, si dice che possa curare qualsiasi ferita. Ci stiamo andando per cercare di curare la cecità di Hikari!" rispose Koya, mettendosi lo zaino in spalla. Il demone portò una mano al viso, posandola lieve sulle cicatrici che gli attraversavano il viso.
"Qualsiasi tipo di ferita?" domandò pensoso.
"Di qualunque tipo."
"Allora, sapete che c'è? Verrò con voi!"
"Che coooooooosa?????!!" esclamò Hikari, mettendosi le mani nei capelli.
"Va bene, più siamo e più ci divertiamo! Andiamo!!" rispose invece Ayume, cominciando a camminare. Gli altri tre la seguirono, mentre il cieco disperato posava la mano sulla spalla del cugino.
 
Si fermarono solo quando il cielo cominciò  tingersi di rosso, segno dell'imminente tramonto. Hinokami aveva passato tutto il pomeriggio a punzecchiare Hikari, che aveva cercato di ignorarlo con tutto se stesso. Così, mentre si dividevano per cercare dei legnetti per accendere il fuoco, il mezzo demone sospirò rumorosamente, apprezzando il momentaneo silenzio creatosi dall'allontanamento di quella piaga demoniaca. Il cieco era rimasto al centro del piccolo spazio che avevano scelto per fermarsi, dato che non poteva aiutare con la ricerca. Seduto per terra, cominciò a torturare un filo d'erba, mentre ascoltava gli uccellini cinguettare e Ayume ridere, in lontananza.
A un certo punto però, sentì un formicolio familiare: era la sera di umanità completa. Attese impaziente che la trasformazione giungesse al termine, per poterne godere appieno.
Sentì il sangue che scorreva un poco più lento, il cuore battere con più calma, le zanne rimpicciolire fino a divenater denti e gli artigli decrescere, fino a tornare unghie umane. Ma tutto ciò non lo toccò minimamente: aspettava ben altro.
E infatti, poco dopo la sua estenuante pazienza venne premiata: sbatté gli occhi, mentre la nera cortina che avvolgeva la sua vista cominciava a svanire, donandogli quello che aveva sempre agognato: la vista. Poté contemplare il paesaggio davanti a sé, i suoi capelli, ora neri, solleticargli il viso sorridente, e il cielo striato di rosso. D'altronde, lui non aveva mai visto l'alba, né il cielo azzurro del mattino o del pomeriggio.
Una lacrima gli solcò le guance, la stessa che gli scendeva ogni mese dalla felicità di non essere cieco per una notte.


* Per chi non lo sapesse, la canzone è Not afraid di Eminem, dell'album Recovery (2O1O)-

Avanti avanti! Alzi la mano chi se lo aspettava!
Sì, lo so che nessuno se lo sarebbe mai immaginato! Posso svelarvi un segreto? Questo era il mio asso nella manica, non vedevo l'ora di scriverlo! Non vedo l'ora di continuare, così scoprirete come la prenderanno Ayume, Koya e Hinokami...
Mi raccomando, recensite in tanti!
Al prossimo capitolo!

Maya_Moon

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Capitolo 16
*** Auguri... ***


Maya_Moon è seduta al tavolo in cucina, Hikari è al suo fianco. Il fratello di Maya_Moon, Nicola, gioca ad Assassin's Creed III, mentre la ragazza lascia cadere la testa sul tavolo di vetro con un tonfo.
"Hikari, quella è una C!!!" ripete per l'ennesima volta. Lui piega il capo, mentre ribatte:
"Ah sì? Ero sicuro che fosse una A!" La sua mano è posata su un foglio completamente bianco.
Hinokami entra un cucina e si dirige verso il frigo, da dove tira fuori una lattina di Coca Cola.
"Che succede?" chiede incuriosito, mentre la stappa e ne beve un sorso.
"Sto cercando di far imparare a Hikari questo." spiega frustrata Maya_Moon, mostrandogli il foglio bianco. Il demone strizza gli occhi bicolore, poi domanda:
"Che roba è??" Nicola, mentre se ne sta seduto sulla sedia con il controller nero in mano, risponde alla sua domanda senza staccare gli occhi dallo schermo:
"E' braille!"
Mezzo demoni... Come sono duri!




Salve a tutti! *si rintana dietro a Hinokami
Mi scuso infinitamente per la mia prolungata assenza, ma ho avuto un sacco di cose da fare! Davvero! Mi dispiace un casino... Ma in compenso ho disegnato Hinokami, anche se, chiaramente, è più bello dal vivo che da un misero foglio... Ecco qua:
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Ci ho messo tutto il mio impegno... Spero appreziate ^^
Ecco a voi il capitolo...
Enjoy!

Maya_Moon

 


 

CAPITOLO 16 - Auguri... 

 

Koya aveva raccolto una buona quantità di legna da ardere e seguiva Ayume, che aveva tra le mani dell'erba secca e del muschio, e Hinokami, che tra le braccia aveva dei sassi rotondi, per circoscrivere il fuocherello.
"Vi ricordate dov'è che abbiamo lasciato il cagnetto, vero?" domandò il demone. Koya si voltò e gli rispose:
"Certo, mica possiamo abbandonarlo, no?"
"Ah no?" ribatté Hinokami, sorridendo scherzoso.
"Certo che siete buffi voi" disse Ayume, "Sempre lì a battibeccare!" Hinokami la guardò malizioso.
"E certo, ci contendiamo qualcosa noi..."
"Ah sì? E cosa?" chiese lei curiosa.
"Te!" rispose l'altro. Ayume si mise a ridere. La sua risata echeggiò nella foresta, tinta di rosso dal tramonto.
"Io non sono mica da contendere!" esclamò poi. "Andiamo, Hikari si starà chiedendo che fine abbiamo fatto!" continuò, cominciando a correre.
 
"Hikari! Hikariii!!! Siamo tornati!" gridò la mezzo demone, entrando nel piccolo spiazzo erboso che avevano scelto per passarci la notte. Al centro però c'era solo un ragazzo dai lunghi capelli neri raccolti in una coda, che stava a capo chino. Costui alzò il viso, rivelando degli occhi del color nocciola, con striature dorate. Le sorrise, e in quel sorriso Ayume riconobbe suo cugino.
"Hikari? Sei proprio... tu?" chiese esitante. Lui si alzò, continuandola a guardare.
"Sì, proprio io." rispose. La mezzo demone corse verso il ragazzo, buttandoglisi addosso. Lui rispose all'abbraccio, inizialmente un po' spiazzato. Lei tolse il viso dal suo petto e lo guardò incuriosita:
"Come mai i tuoi occhi...?"
"Non ve l'ho mai detto, Ayume, ma... quando sono un umano io riesco a vedere" spiegò pazientemente lui. Lei rimase sconcertata, poi cominciò a saltare, prendendogli le mani e trascinandolo in una folle danza.
"Che bello! Allora sull'Hakurei guarirai sicuramente!" esclamò contenta.
Koya e Hinokami li raggiunsero, osservando sorpresi la mezzo demone e il ragazzo misterioso.
"Chi sei?" domandò Hinokami, avvicinandosi circospetto. L'umano si voltò verso di lui, spalancando gli occhioni marroni-dorati.
"Micetto! Che bello vederti!" esclamò poi, abbracciando pure lui. Il demone ci rimase di sasso, poi lo allontanò schifato.
"Che diavolo fai, per tutti i kami?!" poi comprese.
"Cagnetto? Sei proprio tu?" chiese. Il ragazzo sorrise, annuendo.
"Hikari! Ma allora ci vedi!" disse Koya, abbracciandolo. *
"Sì! Che bello, vero?" Senza aspettare la risposta, li osservò uno per uno.
"Koya, avevo indovinato, sei un bel ragazzo!" disse poi, rivolgendosi al cugino. Lui sorrise.
"E tu, Hinokami, hai degli occhi sconvolgenti..." continuò, rivolto al demone. "E hai delle cicatrici sul volto! Perchè non me l'avevate detto?" Rise, seguito dagli altri.
"E Ayume..." La mezzo demone lo guardò sorridente, la coda che sbatteva eccitata. "Sei ancora più bella di quanto immaginassi" concluse, sorridendo dolcemente. Lei arrossì, ribattendo: 
"Macché, macché..."
Hikari prese alcuni legnetti raccolti da Koya e cominciò a sfregarli vigorosamente, fino a produrre la scintilla che fece accendere il piccolo fuocherello.
"Stasera voglio divertirmi! Che facciamo?" chiese entusiasta. Ayume rovistò nello zaino fino a tirarne fuori un sacchetto pieno di alcuni oggettini rosa chiaro.
"Provengono dal mondo di nostra madre" spiegò mentre apriva la busta; un profumino delizioso arrivò alle narici del piccolo gruppetto.
"Marshmallow?" domandò felice Koya. La sorella annuì, e lui alzò il pugno in aria, gridando:
"Evvai!" Hinokami e Hikari invece li guardavano incuriositi.
"Marshche?" chiese il demone, prendendo uno di quei cosi rosa. Erano morbidi al tatto. Lo sfiorò con la punta della lingua, subito un sapore zuccheroso e dolce gli invase il palato. Lo morse cautamente e si ritrovò il marshcoso appiccicato ai denti! Ma era buonissimo...
Ayume stava infilando alcuni marshmallow in un bastoncino. Hikari la guardò incuriosita:
"Che stai facendo?" le chiese avvicinandosi. Lei gli sorrise e gli rispose:
"Abbrustolisco i marshmallow! Sono ancora più buoni se li scaldi, lo sai?" gli porse un secondo bastoncino con i dolcetti tra i rametti. "Prova!"
E fu così che, al calore del fuoco e tra le chiacchiere, Ayume e Koya raccontarono la storia di Kagome e Inuyasha, e Hikari cercò di spiegare come mai riuscisse a vedere quella particolare sera:
"Vedete, il mio giorno di completa umanità non dipende dal ciclo della luna o dal sole, ma è regolare: il giorno del mio compleanno coincide con il ritorno del mio essere umano..." Ayume lo guardò sorpreso:
"Questo significa che oggi è il tuo compleanno! Quanti anni compi?" gli chiese.
"Oggi compio diciott'anni!" annunciò orgoglioso.
"E perchè non ci hai detto che oggi è il tuo compleanno?" lo rimproverò sorridendo Koya, avvicinandosi per dargli una pacca sulla schiena.
"A dire la verità... Me l'ero scordato!" esclamò imbarazzato Hikari, portando una mano sulla nuca e ridendo.
"Ma così non ci hai dato la possibilità di farti un regalo..." mormorò Hinokami a capo chino. Quando alzò lo sguardo, si accorse che i due gemelli e il cagnetto lo fissavano stupiti.
"Non che me ne freghi qualcosa, sia chiaro!" si affrettò ad aggiungere, arricciando il naso, stizzito dell'essere stato scoperto. Ayume gli dette una pacca gentile sul capo:
"Hinokami, non c'è bisogno che tu finga di essere un duro con noi... Siamo i tuoi amici!" esclamò convinta, appoggiando il capo sulla spalla del demone. Quest'ultimo rimase in silenzio, mentre la sua fastidiosa coda a macchie faceva capolino dai pantaloni.
Interpretando il suo silenzio come un diniego, Ayume alzò il capo, trovandosi accidentalmente vicino alle labbra del demone.
"No?" chiese triste. Hinokami la guardò ammiccando. Portò le mani dietro di sè, appongiandosi per guardare il cielo stellato.
"Io penso di sì... Sinceramente, è la prima volta che ho degli amici." Hikari lo guardò comprensivo, poi annuì tristemente:
"Ti capisco, Hinokami... E' così anche per me." Il demone gli rivolse uno sguardo tra il triste e il sorpreso, non se lo sarebbe mai aspettato.
"Io non penso che dobbiate essere tristi... E' vero, non avete mai avuto amici, ma adesso ne avete ben tre, no?" Koya ruppe il silenzio con il suo commento sussurrato. Nessuno gli rispose: tutti si limitarono ad annuire assorti, osservando le stelle fredde e silenziose brillare.
"Ehi, ragazzi... E' rimasto un solo marshmallow... chi lo vuole?" chiese Ayume, mostrando agli altri il dolcetto colorato per spezzare il malinconico silenzio. Gli altri, con gridando "Mio!" si tuffarono verso il marshmallow, finendo a ridere.
 
Il cielo cominciava a schiarire, mostrando una delicata gradazione arancione e rosa. Koya si era addormentato insieme ad Hinokami, mentre Hikari si era rifiutato di dormire, sostenendo che il dono della vista non andava sprecato neanche per un minuto. Ayume era rimasta seduta accanto a lui tutta la notte, osservando il paesaggio attorno a loro. 
"L'alba si avvicina..." gemette Hikari, mentre le lacrime cominciavano già a spuntargli sugli occhi color nocciola. Ayume si voltò a guardarlo, sorridendo tristemente. Gli prese la mano alzandosi.
"Vieni, andiamo a fare una passeggiata... il sole sorgerà tra una decina di minuti, abbiamo tutto il tempo di andare a fare un giretto." disse piano, invitandolo a seguirla. Lui annuì, tirandosi su.
Ayume lo condusse a quel piccolo laghetto dove alcune ore prima aveva fatto il bagno. La superficie del laghetto risplendeva, riflettendo gli astri che cominciavano  svanire piano piano.
"Qui è dove oggi..." si corresse scuotendo il capo "Ieri, mi hai “salvata” da Hinokami... Penso che non potrò mai ringraziarti abbastanza..." sussurrò la mezzo demone, voltandosi a guardarlo. Hikari le sorrise:
"Felice di esserti stato utile." Il ragazzo chinò il capo, poi riprese a parlare:
"Sono contento che tu mi abbia condotto qui... Dove eravamo prima mi stava venendo un po' a noia..." rise imbarazzato, e Ayume capì che non era quello che voleva realmente dirle. Gli posò una mano sulla guancia e gli sussurrò:
"Cosa devi dirmi, Hikari?" Hikari arrossì di nuovo, ma scosse il capo. Si sedette su un masso lì vicino, lo stesso dove erano stato appoggiati i vestiti della cugina tempo fa.
Non posso certo dirglielo, pensò tristemente. E l'alba si avvicina...
"No, niente... Semplicemente..." sospirò, poi alzò il viso e la guardò con quegli occhi spaventati:
"Non voglio tornare a essere cieco!" si portò le mani ai capelli neri**, mentre una lacrima gli rigava il viso arrossato. Si alzò, cominciando a camminare in cerchio, tipico di è nervoso e si sfoga:
"Non puoi renderti conto di com'è avere tutto ciò che desideri a portata di mano e poi... vederlo scivolare via dalle tue mani... e non sapere perchè!" Dopo l'ultima esclamazione, Hikari scoppiò definitivamente a piangere. Ayume lo guardava intristita, poi gli si avvicinò e lo abbracciò piano. Lui, si aggrappò disperatamente a quel gesto di timido affetto e seppellì il viso nell'incavo del collo di Ayume.
E così rimase, mentre l'alba sorgeva: e mentre teneva gli occhi chiusi premuti contro la pelle morbida della mezzo demone, non vide che i capelli si schiarivano tornando al bianco; sentì la sua forza crescere e l'olfatto acuirsi. E quando alzò il viso nella speranza di vedere i dolci occhi dorati di Ayume e vide solo il nero che abitualmente l'avvolgeva, si rese tristemente conto che era tornato un mezzo demone.
 

*Eh sì, il capitolo è pieno di abbracci, scusatemi... :D
** Strano... Hikari si tocca i capelli mentre dice qualcosa... Cosa mai significherà??? Chi conosce il significato del linguaggio del corpo capirà............................

Vi è piaciuto il capitolo? Ho voluto finirlo in modo semi tragico, concedetemelo... Mi è piaciuto scriverlo, devo ammetterlo. Cosa ne pensate? Recensite, recensite!

Maya_Moon

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Capitolo 17
*** Lacrime, dolore e guarigione ***


Hikari sta ascoltando Maya_Moon leggere una storia dell'orrore: It. Con loro ci sono anche Ayume, Koya e Hinokami.
Maya_Moon è al culmine del libro, quando i giovani eroi sono di nuovo davanti al mostro, quando Hikari la interrompe:
"Maya_Moon!" 
La ragazza smette di leggere, lo guarda.
"Sì, Hikari?"
"It assume le sembianze delle paure delle persone, giusto?"
"Sì", annuisce la ragazza.
"Quindi, se ci fossi te davanti a lui, cosa vedresti?" La ragazza si accarezza il mento, pensierosa.
"E' una bella domanda, Hikachan... Credo che nel mio caso sarebbe... Uhm... Persone."
"Persone?"
"Già. Io ho una paura folle di quello che potrebbero pensare gli altri di me, quindi per me It sarebbe una folla di persone che mi deride."
"Per me sarebbe il vuoto totale..." ammette il cieco, "ho paura di restare cieco per sempre..."
"Io ho paura di non essere all'altezza della situazione" sussurra Ayume. "quindi per me sarebbe una creatura enorme, e io minuscola..."
"Io ho paura di quello che potrei essere" mormora Koya. "vedrei me stesso trasformato..."
"Io in It vedrei dei demoni enormi.." aggiunge flebilmente Hinokami, attirando involontariamente l'attenzione su di sé.
"E come mai?" chiedono gli altri. Hinokami incrocia le braccia sul petto, arricciando il naso e scoprendo i denti.
"Affari miei!" ringhia, mentre le orecchie pelose sbucano dai capelli rossicci.
Demoni... così riservati...




Ciao a tutti! Dio mio, è dal 12 Novembre che non aggiorno! Vi prego, non linciatemi T^T
Ho avuto una serie di problemi e un enorme vuoto dello scrittore della scrittrice, anche se non ho cambiato idea riguardo al finale... *ride malvagiamente*
Davvero, non me ne vogliate per la mia assenza, ma ho davveri avuto un sacco di cose da fare, ultima di queste l'occipazione a scuola u.U
Ma questa roba a voi non interessa, perchè in questo capitolo i nostri è finalmente riuscito ad arrivare al monte Hakurei!
Enjoy!

Maya_Moon
 



CAPITOLO 17 - Lacrime, dolore e guarigione



Hikari rimase taciturno per tutta la mattina, mentre camminavano per arrivare al monte Hakurei. Quel pomeriggio Koya, dopo una svolta, riuscì a vedere una montagna non troppo lontana, avvolta dalla nebbia.
"Si vede il monte Hakurei!" esclamò felice. Hikari sussultò, poi fece un sorriso tirato. Hinokami gli dette una pacca sulla spalla.
"Finalmente torneremo a posto, eh cagnolino?" rise, sperando di farlo reagire:  Hikari fece un sorriso tirato, ma niente di più. Era una pena guardarlo, con quelle orecchie flosce e bianche tristemente poggiate sulla testa e lo sguardo vuoto e depresso. A causa del suo umore, tutto il gruppo finì per essere silenzioso e malinconico. Nel tardo pomeriggio, mancavano circa trecento metri al pendio del monte, quando Hinokami cominciò ad avvertire qualcosa di fastidiosamente continuo: come una pulsazione, ma più irritante, quasi dolorosa.
"Argh! Lo sentite anche voi?" chiese infastidito, mentre Ayume piegava il capo da un lato:
"Che cosa?" domandò incuriosita.
"Questo... questo pulsare! Mi infastidisce da morire!" rispose. Hikari alzò il viso e si volse verso di lui.
"Sì, sento un qualcosa di simile, ma niente di più."
"Saranno sicuramente gli impulsi purificatrici del monte..." li interruppe Koya, sistemandosi lo zaino sulle spalle, quasi vuoto. "Mizuumi sama ce ne ha parlato. Il monte Hakurei purifica qualsiasi cosa intorno a sé. Se ci fate caso, infatti, qui non si vedono demoni in giro."
"Quindi io non posso entrare?" chiese sconfortato Hinokami.
"Sì che puoi! E' solo che probabilmente non starai bene..." 
"Tutto, pur di levarmi questi!!" ringhiò lui, indicandosi le cicatrici sul volto.
 
Hikari si sentiva elettrizzato: ogni passo che faceva lo avvicinavano sempre di più alla sua salvezza, alla sua felicità. Poco importava se il crescente senso di nausea e di oppressione cominciavano a dargli noia e a farlo sentire stanco: ogni dolore era ben accetto, se questo era il prezzo da pagare per poter veder tutti i giorni, per sempre.
 
La montagna si stagliava alta sopra di loro, facendoli sentire inermi: la punta del monte Hakurei era avvolta da una nuvola bianca.
Hinokami cercava di nascondere il fiatone, come se avesse corso per chilometri senza mai fermarsi, mentre Hikari si piegava sulle ginocchia; Ayume sentiva un peso ai polmoni. Di tutto il gruppo, Koya era quello che risentiva di meno dell'aura purificatrice: la sua natura demoniaca era quasi inesistente, eccetto per la sua possibile mutazione in cane demoniaco, ma non era mai accaduto. Il mezzo demone infatti avvertiva come un senso di ansia, ma non ci faceva quasi caso, preso com'era ad incitare i compagni:
"Siete pronti?" chiese entusiasta.
"Sì sì, aspetta un minutino però..." rispose piano Hikari, mentre ascoltava Hinokami gemere quasi impercettibilmente.
"An... Andiamo..." mugolò il demone, riprendendo a camminare lentamente. Si scontrò contro la barriera purificatrice del monte, ma con uno sforzo sovrumano - o, per meglio dire, sovrademoniaco (?) - l'attraversò. E si rese conto che il dolore che aveva provato fino a poco fa non era nulla rispetto a quello che sentiva ora.
Ogni passo era una tortura. Ogni passo era un colpo al cuore. Ogni passo era una piccola morte dolorosa. 
Hinokami sospirò lievemente, mentre osservava l'ondeggiare dei capelli di Ayume, davanti a lui. Il demone si guardò il polso destro, dove vi erano i due braccialetti, uno bianco e l'altro nero*: ciò che restava dei suoi genitori. Vi passò delicatamente le dita e aumentò l'andatura, per affiancarsi ai suoi amici.
 
Contrariamente a quanto sembrava, il monte Hakurei non era poi così alto, arrivava ai milleduecento metri scarsi di altezza. Contava un vasto numero di fiumiciattoli, laghetti e anfratti, ma questo non era ciò che interessata il piccolo gruppetto di demoni e mezzo demoni. Il loro obiettivo era, appunto, arrivare in cima alla montagna, dove nasceva il fiume principale che scorreva in quella zona. L'idea era quella di immergersi in quelle acque (sperando che ciò non avrebbe ucciso dal dolore il demone e il mezzo demone cieco), sperando che l'effetto purificatore del'aura della montagna facesse effetto**.) 
 
Koya zompettava baldanzoso, il primo della fila. Ayume, dietro di lui, si voltava ogni tre per due per vedere le condizioni dei due disgraziati dietro di lei: Hikari, che le stringeva il braccio per seguirli, e Hinokami, che si trascinava con evidente sforzo.
La mezzo demone non perse un attimo: prese sotto braccio i due sventurati e cominciò a camminare, portandoli con sé. Hinokami le sorridette, mantenendo la sua aria maliziosa e spensierata, unita a pizzico di dolore: il suo corpo era coperto da un velo di sudore. 
Hikari arrossì un poco, pur ringraziandola flebilmente. Koya si girò verso di loro e subito prese il braccio libero del demone, portandoselo sulla spalle.
E così ripresero l'arduo cammino, mentre la strada da percorrere che li separava dalla fine del loro dolore diminuiva sempre più.
 
Finalmente, Ayume e Koya scorsero ilfiume principale: il suo corso era molto lento, e trasmetteva serenità solo a guardarlo.
Un vecchietto minuto e leggermente ingobbito era seduto sulla sponda ad occhi chiusi: meditava. Appena si accorse della loro presenza si alzò e si avvicinò sorridendo tranquillo.
"Che cosa vi porta qui, stranieri?" domandò incuriosito.
"Siamo qui per curare loro due" rispose Ayume, indicando Hikari e Hinokami. Il primo alzò piano il viso, sfinito. Il secondo non ci provò nemmeno, tanto era stremato.
L'omino guardò sorpreso il demone leopardo.
"Incredibile! Questo demone è riuscito ad oltrepassare indenne la barriera! Devi essere molto forte, tu!" esclamò.
"Eh già..." sussurrò  Hinokami accasciandosi sulle ginocchia, semi svenuto. Koya si chinò al suo fianco preoccupato, mentre l'omino si presentava:
"Il mio nome è Purotekuta***, e sono il guardiano del monte Hakurei.
"Non sapevo che avesse un guardiano..." ammise Ayume, mentre posava una salvietta umida sulla fronte sudata di Hinokami.
"Effettivamente questa mansione non esiste da troppo tempo... E' stato deciso che esistesse un guardiano per questo monte sacro da quando un demone malvagio si insidiò qui..." spiegò l'uomo. Scosse lentamente la testa e porse la mano al demone semi incosciente.
"Vieni, ragazzo, aiutiamo il tuo amico demone ad immergersi nelle acque purificatrici." e poi, rivolgendosi al mezzo demone cieco:
"Anche tu ne hai bisogno, giusto? Anche se non credo che il fiume possa guarirti..." 
Purotekuta chinò il viso sconsolato, mentre Hikari si chiedeva come facesse a sapere se il suo piano disperato gli avrebbe dato la vista.
Mentre poggiava il braccio di Hinokami sulle sue spalle e lo trascinava assieme a Koya, il vecchietto chiese al gruppetto quale fosse il loro nome. Essi si presentarono, mentre Hinokami cominciava a gemere e guaire sempre più forte, mano a mano che si avvicinavano all'acqua.
Hikari si inginocchiò sulle sponde del fiume purificatore, mentre il demone veniva poggiato sulla riva. Ayume fece per toccare l'acqua, ma il guardiano la fermò:
"Meglio che tu non la tocchi, piccola Ayume, potrebbe farti stare molto male!" spiegò l'uomo, immergendo le mani a coppa nell'acqua. Poi, lentamente, fece cadere il liquido trasparente sul viso sudato del demone, che cominciò a urlare in modo disumano.
 
Dolore. Questa era la parola che invadeva la mente di Hinokami. Là dove l'acqua aveva anche solo sfiorato il suo viso, gli sembrava di essere marchiato a fuoco. 
Continuava a urlare, ma quel supplizio non finiva, l'acqua che lo bruciava non finiva più, era sicuro che gli stessero versando l'intero fiume su di sé.
Il dolore che lo consumava copriva lo strano formicolio che gli percorreva il viso, e copriva lo scaldarsi lento della pelle e e il suo iniziare a guarire, a tornare normale.
 
"Guardate, Purotekuta sama! Sta guarendo!" esclamò felice Ayume, mentre osservava le cicatrici sul viso dell'amico demone sparire lentamente.
"Già" rispose il guardiano, "ma speriamo che anche il mezzo demone cieco riesca a guarire..."
"Perchè non dovrebbe?" domandò irritato Koya, che stava asciugando Hinokami, mentre cercava di svegliarlo.
"Non riesco a spiegare come faccia a saperlo, è molto complesso..." rispose l'uomo, "Preghiamo i Kami che Hikari guarisca."
 
Hikari aveva ascoltato attentamente quello che il saggio aveva detto ai gemelli, così l'angoscia e l'ansia, che già lo logoravano quando avevano iniziato la faticosa scalata, cominciarono a divorarlo.
Speriamo che i Kami ascoltino le nostre preghiere, pensò alzandosi. Sentì dei passi felpati avvicinarsi a lui: Ayume. La mezzo demone gli posò la mano sulla spalla:
"Vedrai, andrà tutto bene!" esclamò sorridendo.
"Speriamo..." mormorò Hikari. Detto questo, si inginocchiò di nuovo, mentre Purotekuta immergeva nuovamente le mani nell'acqua sacra e la faceva cadere goccia a goccia sulle palpebre chiuse del mezzo demone cieco.
 
Hikari si sentiva frastornato dal dolore che provava, così intenso e concentrato sui suoi occhi bianchi. Portò istintivamente le mani sugli occhi ancora chiusi, gemendo silenziosamente. Le pupille bruciavano violentemente, avrebbe voluto cavarsi gli occhi con le sue stesse mani, pur di non sentirsi così male.
Purificarsi non significava stare bene?, si chiese continuando a mugolare, mentre calde lacrime gli rigavano le guance arrossate. Nella nebbia in cui si trovavano i suoi sensi, sentì un panno fresco passargli sulla fronte sudata, e una mano accarezzargli un braccio. Quasi senza accorgersene, artigliò il braccio cui era attaccata la mano, e udì un verso strozzato davanti a sé.
"Aiutatemi..." sussurrò Hikari, prima di scivolare in un buio ancora più profondo del normale, svenendo.












* Nel caso in cui qualcuno ci abbia fatto caso, nel disegno che ho postato un capitolo fa di Hinokami, quest'ultimo ha due braccialetti. Perchè lo sottolineo? Misssshteeeero...
** Mini riassunto, nel caso in cui qualcuno salti! L'ho scritto per specificare, non si sa mai: prevenire è meglio che curare!
*** Significa Protettore, nel caso in cui a qualcuno importasse!

Buonasera a tutti! Felici di sapere che finalmente sono arrivati? Tranquilli, ve lo dirò nel prossimo capitolo se Hikari guarirà! *risata malvagia*
Mi raccomando, recensite in tanti, non solo quelle due povere sante di Neryssa e Alis93 (che, tra l'altro, non smetterò mai di ringraziare! :3)!!!
Baci baci,
Maya_Moon

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Capitolo 18
*** Indecisione e meraviglia ***


Maya_Moon ha convinto Koya e Hinokami ad aiutarla a trasportare giù dalla soffitta alcuni pesanti scatoloni, ricoperti dalla polvere. Il demone non fa altro che starnutire, arricciando comicamente il suo nasino.
"Che c'è dentro?" le chiede Ayume, aprendoli piensa di curiosità.
"L'albero di Natale!" le risponde la ragazza, tirandolo fuori dal suo contenitore per undici mesi e mezzo l'anno.
"A che serve?" le domanda Hikari, particolarmente interessato ad un odore che ormai sta entrando a far parte della sua quotidianità: la plastica e tutte le sue sfumature.
"Oh, fondamentalmente a nulla. Ma è bello da decorare e da mettere sotto di esso i regali di Natale. Diciamo che ha un'utilità per chi crede a Babbo Natale." spiega Maya_Moon, estraendo le palline colorate, le luci lampeggianti e i festoni argentati. E, dopo aver spiegato al piccolo gruppetto chi è Babbo Natale, e dopo la loro intelligente osservazione ("Se davvero è lui a portare i regali io ci credo!" gridato come un sol uomo), si mettono a montare l'albero e ad addobbarlo. La micia Maya ha già cominciato a prendere a giocose zampate le palline più basse, mentre Hikari, prima di passare ogni singola decorazione, l'annusa e la tocca accuratamente, con un'accurata precisione degna dell'uomo più pignolo al mondo.
... Circa una mezz'oretta bbondante dopo, l'albero è completato; gli manca solo il puntale.
"Vado a prenderlo!" esclama Maya_Moon, correndo nel sottoscala. Quando torna, però, l'albero non c'è più. 
"Ragazzi?" chiama allarmata; anche loro sono spariti. Ricordando Sherlock Holmes, vi si immedesima cercando degli indizi, fino a che non vede che una scia di aghi di pino di plastica la conduce al giardino, dove vede Hikari scavare come uno strano incrocio tra un cane e un bulldozer. Sta, effettivamente, ricoprendo di terra la base del povero alberello, completamente sporco di fango.
"Che diavolo state facendo?!" domanda istericamente la ragazza, prendendolo per un braccio.
"Lo piantiamo! Ce l'hai insegnato tu, no? Un albero senza terra muore!" esclama orgogliosamente Koya, che se l'è ricordato. La Scrittrice si schiaffa la mano sulla fronte con un sonoro schiocco.
Mezzo demoni... così deficienti...




Eccomi qua, dopo undici giorni *impallidisce* *tossisce per sviare l'attenzione* d'assenza.
Ok, non linciatemi. Davvero! Sono utile alla comunità! Tipo, ad esempio... uhm... ehm...
......................................................................... Ok, d'accordo! Per ora (ripeto: per ora) non mi viene in mente nessun motivo.
Casomai saltasse fuori ve lo dirò.
Ecco. Ora sono arrabbiata. *mette su il broncio*
Comunque, il capitolo che segue lo amerete e lo odierete allo stesso tempo. Perchè? Leggete, leggete... e RECENSITE!
No, davvero, ve lo chiedo in ginocchio. Mi rompe assai sapere che un numero ben nutrito legge ma non recensisce. Perchè, mi chiedo, peeeeerchèèèè? Io ci rimango male, mi fa sempre piacere leggere i vostri pensieri! Che cosa vi costa spendere 5 minuti dei 1440 minuti giornalieri che ci ha concesso Madre Natura per recensire? Eddai! Fate felice la vostra Maya_Moon :3

... Via vabbè. Andate, andate
*si rintana in un angolino*

 

Maya_Moon

 



CAPITOLO 18 - Indecisione e meraviglia

Ayume era molto preoccupata, anche se lei, Koya e Purotekuta avevano portato Hinokami e Hikari fuori dal monte Hakurei, non accennavano a risvegliarsi.
"Purotekuta sama, sai perchè non si riprendono?" domandò angosciata. Koya cambiò l'impacco sulla fronte del demone.
"Il flusso purificatore della montagna per questi due non è stato facile da reggere, piccola Ayume. Devi - dobbiamo - solo portare pazienza." L'uomo propose ai gemelli di passare la notte nella sua capanna, e loro acconsentirono.
"Ti ringrazio molto, Purotekuta sama. Ma permettici almeno di provvedere alla cena!" esclamò Koya, tra un inchino e l'altro. 
"Ma certo, Koya. Dammi il tempo di farti vedere dove si trova la legna per il fuoco e gli ingredienti..." rispose il guardiano, alzandosi lentamente. Qualche minuto dopo, la capanna era pervasa da un invitante profumo. A dispetto del sapore delizioso del cibo, i commensali, Purotekuta e i gemelli, cenarono in silenzio. 
Ayume sfiorava lo strabismo, guardando con un occhio la scodella con la minestra e con l'altro i due ragazzi. La mezzo demone passò tutta la serata tra i due futon su cui erano distesi, guardando ora l'uno e ora l'altro.
 
La mattina dopo, Koya vide con stupore che la poverina si era addormentata nel suo consueto modo, raggomitolata come un cucciolo, stringendo la mani ai due ragazzi. Il futon dove il guardiano aveva dormito era vuoto - probabilmente era andato sul monte Hakurei -, così Koya decise di uscire dalla capanna e di fare una passeggiata per sgranchirsi le gambe e schiarirsi le idee. La piccola casetta dell'uomo era piuttosto vicina al monte, tale che il mezzo demone riusciva a sentirne le pulsazioni purificatrici.
Quando trovò un piccolo ruscello, decise di sciacquarsi il viso, osservando il suo riflesso: i capelli corti e bianchi gli lambivano il collo pallido, e le strisce violacee sulle guance erano più che visibili. Si tolse la maglietta, restando a torso nudo: le strisce si intrecciavano sulla schiena, vino a sfumarsi gradualmente: alla base della spina dorsale non erano più visibili.
Sembrano quei disegni che si fanno i guerrieri quando vanno in guerra, gli diceva sempre Iyuu.
Chissà cosa direbbe, se sapesse in che guaio ci siamo cacciati!, pensò divertito.
Quando era con lei, spesso guardava il cielo, osservando come assomigliasse alle iridi della ragazza. Con il cuore che batteva un po' più forte guardò ancora un poco l'acqua gorgogliante, poi si sciacquò il corpo e si rimise la maglia, mentre tornava alla capanna.
 
Ayume si svegliò quando un raggio di sole le illuminò il viso. Alzando lentamente la testa, ancora assonnata, si rese conto di come aveva passato la notte: stringendo le mani dei due ragazzi. Li guardò teneramente: così diversi...
Hinokami, coi suoi capelli del colore del fuoco e gli occhi bicolore e brillanti...
Hikari, dai lunghi capelli bianchi, e gli occhi ciechi.
L'uno estroverso e solare, l'altro introverso e chiuso.
Sono le due facce della stessa medaglia, pensò Ayume, cambiando le pezze sulle loro fronti. 
Hinokami era caldissimo, sudava copiosamente. La mezzo demone decise di togliergli la maglia, e in quel modo poté osservare le macchie demoniache sulle spalle, come la pelle là non era rosea, bensì dorata. Quando gli sfilò le maniche, un lieve tintinnio la incuriosì: al polso destro portava due braccialetti. Uno era bianco come la neve, con un pendente bianco, il simbolo dello Yin e il filo nero; l'altro aveva le perline nere come la notte con il filo bianco e il pendente che simboleggiava lo Yang.
Le ciglia di Hinokami fremettero, poi si schiusero, mostrando ad Ayume i suoi occhi spettacolari, l'uno verde e l'altro azzurro.
"A... Ayume..." sussurrò debolmente. La mezzo demone si chinò sul suo viso, sorridendo.
"Dimmi.." 
"Dove... dove siamo?" domandò lui.
"A casa del guardiano.. E' tutto apposto."
"Sono guarito?" Ayume gli accarezzò il viso, dove fino a ieri le cicatrici gli deturpavano la guancia.
"Sì.." 
"Grazie..."Il demone sorrise, poi alzò piano la mano e le strinse la sua.
"Non mi lasciare..." Sussurrò Hinokami. Chiuse gli occhi e si riaddormentò.
Ayume arrossì, accarezzandogli la mano con dolcezza.
"Non lo farò. Promesso."
 
Hikari era stordito. La testa gli girava come un trottola. Voleva sapere se, aprendo gli occhi, avrebbe visto quell'astro splendente per la prima volta: il Sole. Eppure, non osava aprirli: aveva troppa paura che non sarebbe accaduto.
Decise quindi di affidarsi, per l'ennesima volta, all'olfatto: la prima cosa che il suo naso delicato percepì fu il dolce profumo della mezzo demone. Sorrise dentro di sé, fuori era troppo stanco.
Forse, la cosa più brutta dell'essere cieco è non vedere ciò che ci illumina il cuore, pensò.
"Ayume..." mormorò, stringendo ancora di più gli occhi.
"Hikari... Ti sei svegliato!" rispose subito lei, e a Hikari tornarono in mente i ricordi di quella sera in cui l'aveva vista: solo dalla voce l'aveva riconosciuta, lo scarso senso dell'olfatto umano l'aveva tradito. Come aveva detto quella sera, era davvero più bella di quanto avesse immaginato: aveva gli occhi dorati, come quelli di suo padre Sesshomaru: ma a differenza di quest'ultimo, quelli della mezzo demone erano illuminati dalla gioia e da ogni emozione le attraversasse il cuore. I morbidi capelli che aveva toccato quel pomeriggio lontano sotto il Goshinboku erano lucidi. Le gambe canine che aveva toccato con vergogna erano ciò che saltavano prima agli occhi, così inusuali per un'umana...
Hikari rabbrividì, rendendosi conto che per la cugina provava molto più di quello che voleva dare a vedere.
Ayume, all'oscuro dei suoi pensieri, credette che avesse freddo, così si preoccupò ancora di più:
"Hikari, vuoi un'altra coperta?" domandò ansiosa. Fece per alzarsi, ma Hikari sollevò il braccio, tenendo il palmo della mano all'insù:
"Vieni... vieni qui..." mormorò, pensando: Ora o mai più.
Ayume chinò il capo, avvicinando il viso al suo. Hikari posò la mano sulla sua guancia, morbida al tatto. Spostò le dita, percorrendola nella sua interezza. Poté sentire, dal repentino calore che percepì, che era arrossita*. Toccò le sue labbra, ora semichiuse nell'atto di domandare qualcosa.
Hikari alzò il viso, e mormorando un "Ti prego..." unì le sue labbra a quelle di Ayume.
 
La mezzo demone rischiava il collasso. Hikari non baciava come Hinokami, tutt'altro: come nel carattere, erano all'opposto.
Il bacio di Hinokami, che le diede la prima volta che si incontrarono, fu sì bello, ma... privo di sostanza.
Il bacio di Hikari era invece delicato e dolce, come lui. Le dita di Hikari avevano lasciato il posto alle labbra, ma si erano spostate sui suoi capelli, toccandoli lievemente. Ayume gli accarezzò la guancia, per poi sfiorare quelle morbide orecchie bianche: se solo avesse saputo cos'erano, le avrebbe paragonate ai peluches. Hikari si bloccò per una manciata di millisecondi, poi la mezzo demone poté sentire che le labbra del cieco, che ancora sfioravano le proprie, si distendevano in un lieve sorriso: Hikari aveva capito che il bacio era ricambiato.
Ad Ayume sembrò che il tempo si dilatasse allungandosi: ogni secondo durava un'eternità. L'unica cosa che era regolare e scandiva il passare del tempo era la coda della ragazza, che batteva con un frenetico ma regolare tump tump tump.
 
Una decina - o forse più - di tump tump tump dopo, Hikari si allontanò dalla ragazza, riappoggiando la testa sul futon.
Una parte di lui era grata alla cecità, cosicché non potesse vedere la faccia della mezzo demone, ma l'altra era desolata nel non riuscire a vederla, e quindi capire come avesse reagito.
In ogni caso, sono felice, pensò, mentre la coda di Ayume rallentava il ritmo: la ragazza si stava riprendendo.
Hikari però non si aspettava quel silenzio, per lui agghiacciante. Nel silenzio lui si sentiva perduto, solo ed inerme: non sapeva cosa fare, cosa pensare.
Decise quindi di romperlo con una richiesta: se in lui avesse risieduto lo spirito libertino di Hinokami, o addirittura quello di Miroku, avrebbe chiesto un altro bacio e poi un altro e poi un altro ancora. Ma lui era Hikari, solo lui. Perciò quello che le chiese fu:
"Mi aiuteresti a farmi sedere?" una domanda semplice, ma impregnata di imbarazzo. 
Non un suono uscì dalla bocca della ragazza; il mezzo demone percepì solamente le sue mani stringersi intorno alle sue braccia e tirarlo delicatamente su. E così Hikari si accorse che alle sue spalle vi era il muro della capanna, e lo sfruttò appoggiandovi la schiena. 
Congiunse le mani sul grembo, senza sapere che cosa fare: cosa stava pensando, cosa facendo quella ragazza? Perchè stava in silenzio? Se non fosse stato per le sue mani fino a poco fa, Hikari poteva essere sicuro che nella stanzetta non ci fosse più; neanche la coda ora si muoveva: udiva solo i suoi respiri, quelli di Ayume e - si accorse con orrore - quelli di qualcun'altro presente nella stanza. Fiutò, e si accorse che era Hinokami. Hikari presuppose, dal respiro regolare e dal fatto che fosse stato zitto, che stesse dormendo.
"Ayume?" chiese esitante. Un respiro un poco più lungo degli altri.
"Dimmi, Hikari.." rispose piano lei.
"Posso farti una domanda?"
"Certamante.."
"Posso toccare il tuo viso?" Il respiro di Ayume, fino a poco prima regolare (o quasi), si era interrotto.
"Sì. Va bene.." Hikari sentì la mano di Ayume toccare le proprie e portarle al suo viso. Il mezzo demone avrebbe voluto toccare di nuovo quelle labbra morbide, ma si vergognava troppo, così partì dall'alto del viso, sfiorando la fronte di Ayume e poi le sopracciglia, che scoprì con sollievo non essere aggrottate, segno che non era arrabbiata. Seguì la linea del naso e poi, appagando il suo desiderio più impellente (anzi, il secondo), tracciò il contorno delle sue labbra. Hikari scoprì, tra il sorpreso e il felice, che erano piegate in un piccolo sorriso.
"Non... non sei arrabbiata con me?" domandò, e potè constatare che la bocca di Ayume si era distesa un altro poco.
"Ma no, Hikari!" 
Silenzio. Rumore di respiri e tessuto: Hinokami aveva cambiato posizione, con un verso simile alle fusa feline**.
"Posso farti un'altra domanda?"
"Ma sì che puoi, Hikari!" Ayume scoprì i denti in un sorriso; i suoi canini sfiorarono la punta delle dita del cieco.
"Pensi... pensi che potrei avere un altro bacio? Uno piccolo piccol-" Ayume poggiò le sue labbra su quelle del mezzo demone, interrompendolo in un modo che Hikari trovò delizioso, e appagando il suo primo desiderio impellente: baciarla di nuovo.
 
Hinokami aprì lentamente gli occhi, spalancando la bocca in uno svogliato sbadiglio. Si grattò la testa, toccando il codino che portava sulla nuca. Si alzò a sedere, guardandosi intorno: Hikari e Ayume stavano parlando piano piano tra loro.
"Buongiorno!" esclamò il demone, facendoli sussultare. Ayume gli sorrise radiosa, mentre l'altro si voltava nella sua direzione, salutandolo:
"Ciao Fufino!" 
Decisamente di buon umore, pensò Hinokami. Poi, all'improvviso, si avvicinò moltissimo al viso della mezzo demone, che arrossì istantaneamente. Spalancò gli occhi, inchiodandola con i suoi. Poi...
"Evvai!" Hinokami saltò in piedi, accennando una ridicola danza di festeggiamento, la coda che, spuntata all'improvviso, si muoveva seguendo il ritmo del balletto sfrenato.
"Cosa succede?" domandò Hikari, sentendo solo una serie di tonfi sul pavimento, prodotti dai saltelli del demone leopardo.
"Succede che, caro il mio cagnetto, sono davvero guarito! Gua-ri-to! Oh yeah, ah ah, ah ah, ah ah ah!***"
"E perchè allora ti sei avvicinato in quel modo?" chiese a sua volta Ayume, le guance ancora rosse.
"Non c'erano specchi, così mi sono riflesso nei tuoi occhi!" Ayume inarcò un sopracciglio, mentre osservava il demone fermarsi di botto.
"Hikar... ehm... Cagnetto, sei guarito?" domandò, piegando il capo e sedendosi accanto al mezzo demone.
"E' vero, ora che ci faccio caso, non hai ancora aperto gli occhi!" sussurrò imbarazzata Ayume, che non li aveva notati perchè era stata... come dire... deconcentrata, ecco.
Hikari chinò il capo: per tutto il lasso di tempo, da quando si era svegliato a quel momento, si era ostinato a tenere chiusi gli occhi, spaventato -  terrorizzato - dalla possibilità di essere ancora cieco.
"Perchè non li apri, cagnetto?" incalzò Hinokami, pungolandogli la spalla con un dito, la  coda a macchie inarcata in un elegante punto interrogativo, come se esprimesse autonomamente curiosità.
"Ehm... ecco, io... ho paura..." mormorò Hikari, con un tono di voce tanto basso da essere inudibile perfino dalle orecchie demoniache dei suoi compagni.
"Cosa?" domandò di nuovo Hinokami.
"Ho paura..." ripetè l'altro, con un tono di voce (se possibile) ancora più basso.
"Cosa?" chiese per la terza volta il demone, avvicinando l'orecchio destro alla bocca di Hikari.
"HO PAURA!!!" urlò Hikari, assordando quel disgraziato. L'altro cominciò a ringhiare, massaggiandosi l'orecchio leso:
"Ma che diavolo fai, mentecatto?!" Dopo le meritate scuse, Hikari cominciò a spiegare:
"Ho paura di essere ancora cieco..." Ayume gli poggiò una mano sulla spalla.
"Ma non credi sia meglio provare piuttosto che rimanere col dubbio per sempre?" sussurrò, cercando di confortarlo. Hikari si voltò verso di lei e le sorrise, rassicurato.
 
Hikari moriva dalla paura. L'unica cosa che lo confortava era il fatto che, se fosse stato in grado di vedere, la prima cosa che avrebbe osservato sarebbe stato il viso della dolce mezzo demone.
E poi, cominciavano a dolergli le palpebre da morire, non ne poteva più. Ma il terrore gli attanagliava il cuore, impedendogli di controllarsi; le orecchie flosce erano chinate all'indietro.
 
Ayume lo osservava trepidante. Non vedeva l'ora di poter scoprire il colore degli occhi mezzo demoniaci**** di Hikari. Dorati? Neri? 
"Eddai, Hikari!" esclamò lei, esasperata. Il mezzo demone annuì, cominciando ad aprirli piano piano. Le ciglia fremettero, rivelando due iridi completamente bianche.
 
"NOO!" gridò Hikari, lacerando le proprie orecchie e quelle dei due amici. Un urlo disumano, pieno di disperazione e incontenibile tristezza. Le lacrime gli solcarono il viso impallidito. Senza sapere chi fosse, si buttò contro qualcuno, che dopo un piccolo attimo di esitazione, lo circondò con le sue braccia.
La sua parte razionale gli suggerì ce si trattasse di Hinokami, perchè l'abbraccio sembrava più una tagliola, segno che colui che cercava di rincuorarlo non era propenso a dispensare affetto, come Ayume. Ma all'altra parte, quella che provava i sentimenti, non importava nulla: aveva solo bisogno di un conforto per una triste delusione che - lo sapeva - non sarebbe mai stata colmata.
 
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ •
 
 Koya aprì la porta della piccola capanna, mutando il suo viso da sereno a smorfia sorpresa: Hikari abbracciava Hinokami, che gli accarezzava la schiena dondolando leggermente.
"Okay ragazzi" disse chiudendo la porta, "cosa succede? Hikari e Hinokami hanno attraversato la sponda?"
Hinokami si girò allarmato verso di lui, poi spinse via il mezzo demone cieco, mandandolo a sbattere contro il muro; la casa vibrò paurosamente.
"Per i kami, ma che cazzo fai? Accidenti a te, Fufi!" esclamò quest'ultimo, portandosi la mano alla testa. Gli occhi, spalancati verso il nulla, erano rossi dalle lacrime versate.
"Hinokami!" lo rimproverò Ayume, avvicinandosi al mezzo demone cieco. "Ma scusa, lui ha bisogno di conforto e tu lo spalmi contro il muro?" e poi, rivolgendosi a Hikari: "Tutto a posto? A parte il bernoccolo enorme sulla tua testa..." Il povero disgraziato annuì, massaggiandosi la nuca dolorante. La mezzo demone gli accarezzò la testa, poi si alzò in piedi con un balzo repentino tale da fare invidia al più agile dei felini (quindi, Hinokami), avvicinandosi al gemello.
"Bene, allora io devo proprio uscire con Koya!" esclamò, trascinando con sé il fratello. Con un piede fuori dalla capanna, si voltò di scatto, spalancando gli occhi dorati in una smorfia - piuttosto inquietante, a dire il vero - verso il demone dai capelli rossi.
"E se quando ritorniamo non ti sei ancora scusato ti ucciderò lentamente e dolorosamente." aggiunse con un tono sovrannaturale che non le apparteneva, sotto lo sguardo attonito di chi l'ascoltava.
"O-ok..." mormorò Hinokami, leggermente spaventato. Ayume sorrise, tornando ad essere la solita rassicurante mezzo demone.
"Perfetto! Allora noi andiamo!" rispose lei, chiudendo la porta dietro di sé e Koya.
 
"... Kamisama!"  esclamò Hinokami pochi secondi dopo. Doveva ammetterlo, stava tremando. Non troppo - i veri demoni non hanno mai paura! -, ma un filino di strizza ce l'aveva.
"Era proprio Ayume quella che ha parlato? Sembrava piuttosto una squilibrata armata di katana!" commentò Hikari, continuando a massaggiarsi la nuca. I suoi occhi, ancora un po' rossi, sbattevano dalla sorpresa.
Silenzio.
Hikari, che di natura non era cattivo, ma vendicativo sì, si rivolse al demone:
"E allora?"
"E allora cosa?"
"Sto aspettaaando!" gongolò il mezzo demone, sfoggiando un sorrisetto strafottente.
"Che cosa? Che mi scusi? Mai!" ribattè l'altro, incrociando infantilmente le braccia. Hikari mise su un tono fintamente dispiaciuto.
"Oh beh, vorrà dire che perirai tra atroci tormenti per mano di Ayume!" Hinokami lo fulminò con un'occhiataccia, rendendosi conto solamente mentre la faceva che era del tutto inutile, dato che il cagnetto non l'avrebbe potuta vedere. Sbuffò. Si ritrovò ad immaginarsi una bilancia, su cui pesare i pro e i contro delle scuse a quello scemo dalle orecchie ridicole:
Contro: Avrebbe dovuto ingoiare tonnellate di orgoglio;
Se lo faceva, il cagnetto l'avrebbe preso in giro fino alla morte;
Se non lo faceva, Ayume non gli avrebbe mai più rivolto la parola.
Pro: ........... Aspetta, ce n'erano?
Uff, sospirò avvicinandosi al mezzo demone, cosa mi tocca fare per...
Si bloccò. Fermate le rotative!, pensò interdetto. Perchè lo faccio? Per cosa lo faccio? Si immaginò un'Ayume arrabbiata, furente con lui.
"Io non ci parlerò mai più con te!" gridava la mezzo demone rivolta a lui.
"Aspetta... Io..." provò a dire, invano.
"Mai più!"la mezzo demone correva via, portando con sè la luce che gli illuminava gli occhi verde e blu.
Per cosa lo faccio? si domandò di nuovo, mentre gli si stringeva al cuore al pensiero di Ayume che lo abbandonava per sempre, pur sapendo che non si sarebbe mai arrabbiata in quel modo per una quisquilia di quel tipo. Per chi lo faccio, si corresse. Io lo faccio per lei, ammise a se stesso. Perchè credo che non lo ammetterò mai, ma io la amo.
"Senti, cane." Hinokami, dopo questa rivelazione agghiacciante fatta su di sé - mai e poi mai avrebbe voluto legarsi a qualcuno, sapendo che prima o poi l'avrebbe persa! - ruppe il silenzio, brusco e desideroso di finire questa cosa ridicola e vergognosa. Hikari lo guardò (si fa per dire, sia chiaro!) incuriosito, le orecchie flosce stupidamente piegate. 
Kamisama, quanto gliele strapperei per fargliele mangiare!, pensò rabbiosamente Hinokami, prima di continuare:
"Mi dispiace, va bene?!" gridò arrabbiato. Che poi perchè doveva scusarsi? Perchè non avrebbe voluto che nessuno lo vedesse per l'Hinokami era stato, prima dell'incidente. L'Hinokami dolce e gentile. L'Hinokami che avrebbe aiutato chiunque. L'Hinokami che aveva visto i suoi genitori morire davanti a lui.

"Il trucchetto della voce funziona sempre, eh Ayume?" domandò Koya ridendo, rivolto alla sorella.
"Già" rispose lei, unendosi alla risata, "al villaggio coi più piccoli funzionava sempre!"
"Se è per quello" puntualizzò il fratello, "funziona ancora, anche con i bulletti!" Risero ancora, allontanandosi dalla capanna.
Mano a mano che la distanza aumentava, però, Ayume si innervosiva sempre di più, tendendosi come una corda di violino. Arrivarono in una radura piuttosto distante, che consentiva loro di parlare in tutta tranquillità, lontani da orecchie indiscrete.
Koya si sedette pazientemente su un tronco, guardando la sorella. O meglio, la sua coda: dritta come un bastone. E le orecchie!, piegate all'indietro come solo Ayume sapeva fare quando era nervosa.
"Allora... Illuminami!" esordì, osservando i cerchi quasi perfetti che faceva sua sorella prima di sedersi accanto a lui, segno che avrebbe preferito di gran lunga stare in piedi e camminare, camminare e camminare.
Non era la prima volta che Koya ascoltava sua sorella liberarsi dal fardello che le opprimeva l'animo: fin da piccolo, aveva offerto la sua spalla, le sue orecchie e i suoi consigli a sua sorella, che aveva avuto bisogno di piangere, parlare ed essere rassicurata. Mentre lei parlava a raffica, nella fretta bramosìa di essere aiutata, lui aveva sempre guardato il cielo e le sue nuvole, constatando che per quanto loro fossero soggiogati dalle emozioni, quei banchi nebbiosi erano sempre lì, fermi e senza problemi da risolvere, che fossero umani, demoniaci o mezzo demoniaci. 
Se loro sono lì, il mondo non è ancora a pezzi, aveva sempre creduto.
Ayume sospirò, riportandolo nel presente.  Gli posò un braccio sulle spalle, attraendola a sè.
"Dimmi tutto, Ayu chan!" le sorrise, mentre ad Ayume si scioglieva il cuore: Ayu chan era come veniva chiamata dal gemello quando erano piccolini.
"Vedi, Ko chan..." iniziò lei, chiamandolo anche lei come quando era ancora una bambina dalle buffe orecchie pelose e la coda che strusciava per terra, "ho questo enorme problema che mi affligge."
"Riguarda Hikari e Hinokami, vero?" la interruppe Koya. Dal timido sguardo dorato che ricevette capì che, come sempre, aveva indovinato. Sua sorella era sempre stata trasparente per lui.
"Ecco, vedi..." si ripetè la mezzo demone, combattuta. "Io... io credo che per loro due provi qualcosa che vada oltre l'amicizia..." sussurrò poi, sentendo che il suo cuore adesso pesava molto meno. Guardò Koya, che a sua volta osservava il cielo azzurro, com'era solito fare; i bianchi capelli le sfioravano le orecchie ancora piegate.
"... Cosa te lo fa credere?" le domandò, continuando a tenere gli occhi neri fissi verso l'alto. La mezzo demone cominciò a torturarsi la ciocca che le copriva l'assenza dell'orecchio umano.
"Ad esempio, stamani mattina, quando te non c'eri, mi sveglio che ancora stavo tenendo le mani a loro due. Poi, Hinokami si sveglia e mi chiede dov'eravamo e se era guarito. Io gli rispondo e lui mi prende le mani e mi sussurra di non lasciarlo, prima di addormentarsi di nuovo." si girò verso il fratello, che la stava osservando.  Arrossì. "Poi, anche Hikari si sveglia, e dopo un minuto scarso rabbrividisce, così io gli offro una coperta. Però lui, invece di rispondermi, si avvicina, mi posa una mano sulla guancia e mi ha bacia sussurrando 'Ti prego'..." Ayume si fermò per riprendere fiato. Non notò che Koya aveva sgranato gli occhi scurhi, sorpreso dal gesto così impulsivo - e fuori dagli schemi - di Hikari. Senza aspettare un ulteriore invito, Ayume continuò imperterrita:
"Poi c'è silenzio. Io perchè ero troppo felice per parlare, lui... sinceramente non lo so. So solo che dopo un po' lui mi chiede di aiutarlo ad alzarlo e io lo faccio. Dopo, mi chiede se può toccarmi il viso e io acconsento. Però, invece di partire dal mento come fece sotto al Goshinboku, parte dalla fronte, chissà perchè... Alla fine, mi sfiora le labbra e sorride, perchè sente che anche io lo faccio. Dopo un altro paio di minuti, sempre con quel suo sorrido adorabile, mi fa: 'Pensi... pensi che potrei avere un altro bacio? Uno piccolo piccolo?' solo che io lo interrompo."
"E perchè?" le domandò Koya, più che preso dall'intera complicata faccenda. Ayume si torse ancora di più la cocca di capelli corvini.
"Perchè... perchè... Kamisama, Koya, perchè l'ho baciato!" rispose lei alzando la voce di un'ottava, avvampando ancora di più. Koya ingoiò rumorosamente la saliva. 
"O-ok." commentò soltanto, mentre le rotelle nella sua testa giravano furiosamente.
"Ok? OK?! Koya, mi devi aiutare!" gridò Ayume, aggrappandosi alla maglietta del fratello. Lui l'abbracciò, cullandola lentamente per rassicurarla.
"Ayu chan, che ti posso dire? La faccenda è incredibilmente complicata!" trattenne a stento un sorriso, sapendo che se lo fosse lasciato scappare Ayume sarebbe sbroccata definitivamente. "Devi cercare di capire chi dei due ami e chi dei due ti piace soltanto. Perchè è di questo che si tratta, vero? Cercare di percepire la sottile, sottilissima differenza tra queste due cose."
"Ma io non ci riesco!" si disperò la mezzo demone, affondando il viso nel petto del fratello. "E non voglio che soffrano a causa mia." sussurrò poi, al buio del suo riparo, tra le braccia di chi la capiva più di tutti gli altri.

 
 
 
*Diamo per scontato che ha il tatto talmente sensibile da accorgersi anche di questo!
** Frr... No, dico: ma ve lo immaginate????!!! :3
*** Avete mai visto "Le Follie dell'Imperatore"? Avete presente quando Kuzco salva Pacha dal ponte che crolla, con il conseguente balletto? Il ballo di Hinokami è lo stesso! Guardate e cascate dalla sedia dal ridere, immaginandovi quel debosciato con la coda a pois che la balla allo stesso modo.
**** Si può dire? Vabbè, io lo dico lo stesso! ;D
















Ok. Non picchiatemi. *si rintana dietro Hikari, inconsapevole del fatto che anche lui brama la vendetta*
Anche a me dispiace che lui non si guarito! Non sono mica così perfida!
Però, in compenso, ho aggiunto del sano fluff al capitolo (sì, ho indorato la pillola >.<).
Commenti? Chi è pro all'amore per Hinokami e chi è pro all'amore per Hikari da parte di Ayume? Fatemi sapere! (e non bombardate casa mia con delle granate :/)
Maya_Moon




... Guarda che non lo sanno dove abiti!
Ancora meglio!

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Capitolo 19
*** Occhi Argentati ***


[Dato che Natale è alle porte, e in quel giorno io non starò di certo al computer a scrivervi cosa fanno quei quattro squinternati a casa mia (ma scarterò i regali come una bambina di 3 anni), ho deciso che oggi vi racconterò cosa succederà quel fantomatico giorno...]
Vigilia di Natale, ore 10.30 (sera).
Maya_Moon sta spiegando ai quattro ospiti cosa succederà quella notte:
"Stanotte, Babbo Natale entrerà in casa e lascerà i regali sotto l'albero!" Con loro c'è anche Nicola, suo fratello. Nicola ha 9 anni, e (cosa tenerosa) crede ancora e Babbo Natale.
Natale, ore 10.30 (mattina).
"Avete visto? Babbo Natale è passato e ha lasciato i regali!" esclama la ragazza. In effetti, l'albero (molto malconcio, a causa dell'ultima bravata di quei quattro pazzoidi) ha sotto le sue fronde spelacchiate un sacco di pacchetti e pacchettini.
Hikari arriccia il delicato nasino e poi osserva:
"Babbo Natale non è passato, non sento alcun odore sconosciuto. A dire la verità, c'è solo il tuo, Maya_Moon." La ragazza impallidisce. Dato che non è vicina al mezzo demone cieco, non può tirargli un pizzicotto per zittirlo, e non può neanche strizzargli l'occhio, poichè (ovviamente) non lo vedrebbe.
"Hikari, credimi, è passato!" prova a ribattere, nella speranza che capisca al volo e chiuda quella boccaccia. Macché.
"Ascoltami, qui il naso fine ce l'ho io, e ti ripeto che qua c'è solo il tuo odore!" ribadisce invece il cieco. Maya_Moon prende un bel respiro e poi dice:
"E va bene, ok, ve lo dirò. Babbo Natale aveva un sacco di cose da fare, così ha chiesto a me di mettere i regali sotto l'albero." Gli altri annuiscono, ci hanno creduto. Perfino la micia Maya sembra soddisfatta della spiegazione.
Mezzo demoni... Non capiscono nulla al volo...




A-rieccomi! Ve lo dico subito: questo è un capitolo di transizione, perchè non succede nulla di eclatante. (Nulla di eclatante?! NULLA DI ECLATANTE?! C'è-  Zitto Hinokami! O vuoi ballare di nuovo la gangnam style? *sventola il foglio e la penna*  Nono! *Hinokami fugge dalla stanza*  Scappa, scappa finchè vuoi! Tanto prima o poi dovrai tornare! (Anche perchè sono io che preparo da mangiare)
... Dicevo? No, nulla. Leggete e recensite. Enjoy!

Maya_Moon



CAPITOLO 19 - Occhi Argentati

Hinokami osservava Hikari. Il mezzo demone cieco invece stava con le orecchie tese, cercando di sentire i familiari passi dei due cugini.
Eccolo lì, riflettè il demone leopardo, l'ostacolo al mio obiettivo.
"Di' un po', cagnetto..." Hikari si voltò verso di lui, quei grandi occhi bianchi rivolti un pochino più in alto rispetto alla sua testa.
Bravo, ma non perfetto, pensò Hinokami, continuando la sua domanda: "A te piace veramente tanto Ayume, eh?" il mezzo demone si bloccò interdetto, arrossendo. Chinò il capo, chiaro segno di ammissione. 
"Si vede, sai? Il modo in cui arrossisci quando ti sfiora, il tono che usi quando parli di lei... Sei un libro aperto, cagnetto." osservò Hinokami, avvicinandosi al suo interlocutore, ancora col viso rivolto verso il pavimento. 
Quando però gli si sedette accanto, continuando a guardarlo, accadde qualcosa di strano e straordinario: il suo vecchio carattere, che faticosamente aveva per così tanto tempo rilegato in un angolo della sua coscienza, si liberò e tornò in superficie.
Il demone gli posò amichevolmente una mano sulla spalla, decidendo - per una volta - di tornare a essere il vecchio e caro Hinokami: gentile, comprensivo e disponibile verso il mondo intero.
"Anche a me piace tanto, sai? Credo che sia perfetta. E' bellissima, e immagino quanto possa essere doloroso amare una persona e non poterla guardare."
 
Hikari era sorpreso. Come mai Hinokami - generalmente sempre così cattivo e scontroso nei suoi confronti - tutto a un tratto diventava così buono con lui? Se non altro, il mezzo demone aveva finalmente capito il motivo dell'astio di Hinokami nei suoi confronti: semplicemente, era il suo rivale in amore.
"Sì" convenne Hikari, "fa malissimo. E' orribile dover ricorrere ai ricordi per poter vedere ciò che si ama..."
 
Hinokami rimase per un poco in silenzio, indeciso se svelare a Hikari perchè spesso lo trattava male e perchè spesso faceva finta di essere solo uno stupido superficiale. Alla fine, pensando alla fiducia che i gemelli riponevano in quel tipo con le orecchie pelose, decise di confessarglielo:
"Vedi, Hikari, io non volevo innamorarmi. Ma è questo l'amore, no? Bello e brutto allo stesso tempo. Non volevo innamorarmi - so che te lo stai chiedendo - perchè ho perso tutto quello che amavo in una guerra tra i clan del mio popolo e una altro clan demoniaco che esigeva vendetta. Perchè la voleva penso che non lo saprò mai, so solo che molto, moltissimo tempo fa i demoni leopardo recarono offesa a quei demoni uccidendo uno di loro. " Hinokami riprese fiato, lottando contro il groppo alla gola che gli impediva di parlare con il tono pacato che desiderava utilizzare per narrare quella triste vicenda. Hikari, che se ne accorse, gli diede un buffetto sulla spalla, sorridendogli:
"Se ci stai male, non sei obbligato a parlarmene." il demone lo guardò pieno di gratitudine, rendendosi conto che era per questo che doveva lottare con tutte le sue forze per avere la mezzo demone: la dolcezza e la sensibilità del mezzo demone erano senza pari.
"No, no, è importante che tu sappia, anche perché non voglio rischiare di scoppiare a piangere come un bambino davanti a tutti, specialmente di fronte ad Ayume" continuò il demone, scherzoso.
 
Hikari sorrise: Hinokami è davvero orgoglioso, pensò divertito. L'altro continuò il suo lungo monologo:
"In ogni caso, quel giorno maledetto ero appena tornato dal piccolo bosco, dove ero andato assieme ai miei amici e a mio fratello Shirubanome, Occhi Argentati. Aveva poco più di sei anni, e già insisteva per seguirmi dappertutto..." Sospirò, e Hikari udì distintamente un plic: una lacrima era caduta sul pavimento di legno. Al mezzo demone si strinse il cuore, scoprendo per la prima volta chi era davvero quello che gli sedeva accanto.
"Shirubanome era riuscito a catturare un cerbiatto tutto da solo, e ne era talmente felice che volle a tutti i costi tornare a casa per mostrarlo a mia madre e mio padre, per renderli orgogliosi di lui." Plic. Plic. Hikari era quasi sconcentrato da quel suono così triste e doloroso.
"Me lo ricordo come se fosse ieri:  Shirubanome correva davanti a me e i miei amici, e io scherzando gli urlavo di andare più piano, di stare insieme a noi. Quando entrò nella radura dove stava il mio villaggio, si fermò attonito e terrorizzato: guardava qualcosa che era fuori dal mio campo visivo, perchè io ero ancora nella foresta. Prima ancora di scattare in avanti, però, mi resi conto che era troppo tardi: un demone enorme gli saltò addosso, le enormi fauci spalancate. Shirubanome cadde all'indietro nel tentativo di scappare, ma con un solo colpo quel bastardo lo ha ferito a morte." Hikari non riusciva più a contare i plic che udiva; nonostante tutto, però, Hinokami parlava con un tono quasi atono, che nascondeva il profondo dolore che gli lacerava il cuore. Il mezzo demone non sapeva che fare: stare fermo al suo posto o offrirgli la sua spalla per piangerci sopra? Ignorare le sue lacrime o ascoltare e cercare di fermarle?
"Quando mi inginocchiai accanto a lui, il mio Shiru chan perdeva sangue dall'enorme ferita al petto, dal naso e dalla bocca. Io cominciai a piangere e gli sollevai il capo, e lui mi fissò con quei suoi occhioni argentati, le lacrime che non voleva far scendere. Mi sussurrò di non piangere, che andava tutto bene..." Hinokami si girò di scatto verso Hikari, le iridi meravigliose quasi completamente nascoste dalle lacrime. "Capisci?!" gridò, lo stesso grido straziante che non troppo tempo fa aveva lanciato il cieco, cercando di alleviare l'immenso dolore che sopportava il suo cuore. Hikari aveva la testa chinata in basso, ma anche lui rischiava di scoppiare di nuovo a piangere. Hinokami, che lo guardava senza vederlo, non aspettò la sua risposta, e continuò il suo drammatico racconto:
"Lui, a sei anni, ferito a morte, chiede a me di non piangere... Cos'aveva fatto di male per morire?! Lo meritava, forse? Era solo un bambino..."  Il demone si strinse le braccia attorno al petto, cercando un conforto che si vergognava di chiedere a Hikari. Quest'ultimo, d'altro canto, non potendo vederlo, non potè sapere del bisogno di aiuto dell'amico e rivale.
"Stringeva ancora a sé il cerbiatto, come una bambola... Con fatica me lo porse, pregandomi di farlo vedere ai nostri genitori... Shirubanome non poteva vedere che alle sue spalle il villaggio andava a fuoco, che i demoni nemici stavano uccidendo tutti... I miei amici erano corsi dai propri genitori, così eravamo soli io e il mio fratellino; il demone che l'aveva quasi ucciso si era allontanato credendolo morto. Dissi a Shiru chan di non preoccuparsi, che gliel'avrebbe portato lui a nostra madre e nostro padre, che loro si sarebbero complimentati..." Una risata amara. Hinokami strinse convulsamente i pugni.
"Dovevi vedere la scena, Hikari: un demone dai capelli rossi e gli occhi diversi che cerca di sorridere mentre piange, cercando di rassicurare il fratellino dai capelli neri e gli occhi argentati, una profonda ferita al petto - che neanche il potere demoniaco più potente poteva guarire -, e lo prende in collo, per portarlo dai propri genitori con un cerbiatto morto tra le manine del piccolo demone... Continuavo a ripetergli di non chiudere gli occhi, di restare sveglio, per me e nostra madre e nostro padre, di continuare a farmi vedere i suoi occhi straordinari..." Hikari aveva la pelle d'oca, i peli sulle orecchie flosce ritti dall'empatia che provava nei confronti del demone.
"Corsi come mai avevo corso nella mia vita, evitando le case in fiamme e nascondendomi dai nemici... Shirubanome vide un suo compagno di giochi, un demone della sua età, riverso a terra, la testa staccata di netto. Mi chiese sconcertato cosa gli era successo, e io gli coprii il visetto con la mia mano, restando in silenzio. Come si può spiegare alle creature più innocenti di questo mondo, che non conoscono dolore e odio, spiegare loro cosa sono la morte e la guerra?" Hikari sospirò, annuendo piano senza proferir parola, tale era la sua voglia di sapere cosa successe dopo, pur sapendo già che non era un finale lieto.
"Quando arrivai davanti alla nostra casa, nascosti sotto un grosso albero frondoso, vedemmo nostra madre aveva un grosso squarcio sullo stomaco, e stava morendo dissanguata. Nostro padre, invece, la difendeva rabbiosamente da un demone nemico particolarmente grosso, e per questo era obbligato a usare la sua forma demoniaca di leopardo, consumando ancora di più la sua già poca energia... Poi, sotto i miei occhi, nostro padre riacquisì la sua forma 'umana' e si trascinò verso sua moglie. Shirubanome, a causa la perdita di sangue, svenne, così per sua fortuna non poté vedere ciò che vidi io: mio padre, uno dei membri più importanti e più forti del nostro clan, chiese con un sussurro alla moglie di perdonarlo per non averla difesa fino alla fine, aggiungendo poi di averla amata sempre, e che lo avrebbe fatto per l'eternità. E io," aggiunse Hinokami con un sussurro, "mi resi conto con orrore che quelle parole erano una specie di testamento. Mia madre gli portò una mano insanguinata sul viso e gli sorrise debolmente, sostenendo che anche lei lo avrebbe fatto, avrebbe amato lui, me e il mio fratellino per l'eternità. E poi..." il demone tirò su col naso, tirando a sé la coda a macchie, come avrebbe fatto una bimba con la sua bambola. Hikari se ne accorse, poichè non riuscì più a udire lo sbattere lento della coda del demone leopardo. Non riuscì però a capire dove fosse andata a finire, ma non diede peso alla questione, continuando ad ascoltare Hinokami:
"E poi, il demone alzò il braccio e calò la sua enorme mano su di loro, uccidendoli entrambi sul colpo." Hikari perse un battito: aveva creduto, sperato, che lui fosse fuggito prima della morte dei suoi genitori. Si avvicinò timidamente al rivale, cercando in una qualche maniera di alleviare il dolore che avvolgeva la figura demoniaca accanto a sé.
"Sono fuggito. Invece di battermi per vendicarmi della loro morte, sono fuggito. O almeno, ho cercato di farlo, perchè quel demone mi aveva visto a causa dei miei capelli, che con la luce che emanavano le fiamme degli incendi era molto, troppo visibili. Quando me ne accorsi, era già troppo tardi: mi girai solo per vedere gli artigli che mi sfregiarono, ma grazie ai Kami non troppo in profondità da uccidermi sul colpo. Mi rialzai il più velocemente possibile e, grazie all'adrenalina, corsi più velocemente del demone e scappai dal mio villaggio, rifugiandomi nel bosco. Passai tutta la notte vegliando sul mio fratellino, che si risvegliò una sola volta, quando la luna era alta nel cielo. Mi guardò con quegli occhi, quegli occhi così belli e profondi, e  mi sorrise debolmente. Poi li spalancò un poco, chiedendomi dov'era il suo cerbiatto, e io glielo porsi, dato che me l'ero ritrovato tra le braccia quando posai Shiru chan sul tappeto erboso. Lo strinse a sé come un bambola, sussurrando che quando saremmo andati dai nostri genitori e lo avrebbero visto, sarebbero stati orgogliosi di lui. Mi dette il suo braccialetto bianco, con lo Yin sopra: il regalo che le fece mia madre. Io avevo al polso quello nero..." passò le dita sui braccialetti, per produrre un rumore: il suo modo per mostrare qualcosa a qualcuno che non poteva vedere.
"Mi disse di smettere di piangere, dato che io non avevo ancora smesso. Mi accarezzò il viso con quelle manine, poi mi abbracciò: ero tutto sporco di sangue, del suo sangue." Si portò una mano al viso, là dove l'aveva toccato Shirubanome.
" “Ti voglio bene, Hino chan”. Queste furono le sue ultime parole. Chiuse gli occhi su quelle iridi argentate, che mai più si illuminarono alla luce del sole."
 
 
E così Hinokami terminò il suo lungo e doloroso racconto: piangeva silenziosamente, cercando di mantenere il suo orgoglio intatto davanti al rivale; ma Hikari, a tentoni, gli prese il braccio e lo trasse a sé, nell'abbraccio che Hinokami aveva, in fondo in fondo, sperato con tutto se stesso.

"Capisco perchè tu abbia di nuovo paura di amare," sussurrò Hikari, soffiandogli nell'orecchio, "ma, per quanto possa essere difficile, devi cercare di guardare davanti a te. Non ti dico di dimenticare, solo di non pensarci. Hinokami, amare è - come hai detto te prima - quanto più bello e brutto esista a questo mondo, perchè è bello essere completi, ma è brutto fidarsi ciecamente " Hikari sorrise debolmente "di qualcuno che non sia te stesso, perchè potrebbe tradire il tuo abbandonarti completamente nelle sue mani, ma" il mezzo demone cieco si allontanò dal demone e lo prese per le spalle, "se ami qualcuno, devi lottare per tenerlo stretto a te, sempre e per sempre."

Hinokami continuava a essere stetto per le spalle dalle mani di Hikari, che nonostante fosse cieco, lo guardava - chissà come - dritto negli occhi.  Sembrava quasi che le pupille di Hikari gli perforassero l'anima e la toccassero. 
Hinokami sorrise, pur sapendo quanto fosse inutile. E per farglielo capire, prese una delle mani di Hikari e se le portò al viso.
 
Hikari, istintivamente, ebbe da ritrarre la mano, ma si fermò in tempo. Sentì così la pelle calda e liscia del demone e, felice, constatò che egli sorrideva.
"Grazie, Hikari." disse Hinokami, continuando a sorridere, i canini affilati che pungevano i delicati polpastrelli del cieco. Quest'ultimo, sorridendo a sua volta, rispose:
"Non c'è di che, Hinokami." La sua mano era ancora sul viso del demone, così aggiunse timidamente:
"Senti, non è che potrei toccarti il resto del viso?" e lo disse con un tono talmente imbarazzato e tenero che l'altro accettò.
E nel silenzio della casetta, solo un'esclamazione distrusse la quiete che avvolgeva la radura:
"Ma tu sulle spalle hai la pelliccia!"
 
Purotekuta tornò all'ora di pranzo, e nella piccola capanna regnava l'armonia - o quasi - : prima che i gemelli rientrassero, Hinokami aveva affermato che nonostante si fosse sfogato col cieco, erano ancora in competizione per il cuore di Ayume, e quest'ultima li osservava stupita: i due 'arci nemici' ancora si chiamavano a vicenda Fufino e Cagnetto, ma lo facevano in un modo diverso da prima, come se ora fossero complici.
Koya si era di nuovo occupato del pranzo - era un cuoco provetto -, ma il banchetto venne rovinato da una domanda di Hikari:
"Purotekuta, come facevi a sapere che io non sarei guarito?" Tutti i commensali si voltarono verso il guardiano, che chiuse gli occhi con un sospiro.
"Vedi Hikari, a passare tutti i giorni sul monte Hakurei mi ha reso lievemente diverso dagli altri: io riesco, più o meno come le sacerdotesse miko, a vedere l'anima delle persone; in questo caso anche dei demoni e dei mezzo demoni." I quattro ragazzi lo fissarono ammutoliti (tranne Hikari, che però era comunque sorpreso).
"Sì, e quindi cosa c'entra col problema del cagnetto?" domandò Hinokami, riprendendo a magiare pur ascoltando la risposta del vecchio:
"E' difficile da spiegare, ma immaginate la vostra anima come due mezzi cerchi che si uniscono." Mentre cercava di spiegarsi, disegnò su un foglio di carta preso dal tavolinetto lì vicino per facilitare la loro comprensione:
"Questa", proseguì, disegnando la prima metà, Image and video hosting by TinyPic "è una metà umana. L'altra metà, se la persona di cui parliamo è umana, avrà la metà sempre umana" spiegò pazientemente, terminando il cerchio sul foglio. Image and video hosting by TinyPic
Li osservò uno per uno, battendo lo stilo sul disegno, per assicurarsi che l'avessero capito.
"Nel caso di un demone, entrambe le metà sono demoniache..." aggiunse, guardando Hinokami, che però aveva la faccia un po' spaesata: non aveva compreso.
"Credo di aver capito!" esclamò Koya, alzandosi in piedi. Prese lo stilo dalle mani del vecchio e lo alzò in aria. "L'anima di ogni creatura è formata dall'unione di due parti: se la creatura è umana, le due metà sono umane; se parliamo di demoni, le loro metà sono demoniache."
"Quindi..." azzardò Ayume, "se parliamo di mezzo demoni... Una metà è umana... e l'altra è demoniaca... giusto?" osservò Purotekuta, che le strinse il braccio soddisfatto.
"Esatto, piccola Ayume!" disse lui, mentre Hikari ancora non riusciva a capire cosa c'entrasse col suo, di problema. Hinokami diede inconsapevolmente voce alla sua incomprensione, e i gemelli si voltarono anch'essi verso il guardiano, il quale riprese a spiegare:
"Io credo che il nostro Hikari abbia un problemino con la sua anima!" 
"E cioè?" chiese il diretto interessato, grattandosi con disappunto un orecchio floscio.
"Sono piuttosto sicuro che tu non abbia l'anima a posto, ovvero che tu abbia una metà di troppo!" rispose Purotekuta, aggiungendo un ulteriore arco al cerchio già completo. Image and video hosting by TinyPic
"E... questa metà in più... è umana o demoniaca?" domandò timidamente Ayume. Purotekuta si schiarì la voce e iniziò un nuovo e lungo discorso:
"Vedi, piccola Ayume, le anime umane e demoniache, come tutti sanno, sono completamente diverse. Fondamentalmente, l'anima che si manifesta più spesso è quella demoniaca. A ben pensarci, basta che tu ti guardi: sei una mezzo demone, anzi, un quarto di demone, eppure la tua parte umana quasi non si nota affatto!" Ayume si osservò, ma poi puntò l'indice contro il fratello, ma il guardiano la interruppe prima ancora che iniziasse:
"Essendo, come ho già detto, solo un quarto di demone, l'anima demoniaca si manifesta in modo instabile e diverso, ma ciò che conta per adesso è il tuo cugino dagli occhi bianchi." Hinokami guardò a lungo il cieco, che ancora si stava arrovellando sulle parole del guardiano, e poi domandò:
"Purotekuta sama, quindi l'anima in più di Hikari è demoniaca?" l'uomo annuì.
"Quindi non è possibile curare la cecità di Hikari?" chiese preoccupato Koya.
"No, perchè non è un difetto del corpo, ma dello spirito. Ovvero, se volessimo a tutti i costi curarlo, dovremmo agire a livello puramente spirituale..."
"Quindi?" domandò spazientito il mezzo demone dalle orecchie piegate.
"Quindi ci sono due possibilità: o togliamo la metà demoniaca di troppo, che è impossibile, o ne aggiungiamo una umana in più. Il corpo, anche se non sembra, è molto spazioso."
"E invece aggiungere una mezza anima umana è possibile?" chiese Ayume, che già nella sua testa frullava un'ideuzza un po' strana...
"Sì, ma un normale umano non potrebbe donarla, perchè una mezza anima da sola non può stare, è troppo debole... Un momento!" gridò Purotekuta. "Non è questo che ti importava! Te non volevi sapere se una mezza anima umana può stare da sola all'interno di un corpo, volevi sapere se può farlo una mezza anima demoniaca, giusto?" E prima che Koya, Hinokami o  Hikari potessero afferrare il concetto che avevano raggiunto il guardiano e la mezzo demone dagli occhi dorati, il guardiano annuì tristemente: "Ripeto: l'anima demoniaca è più forte di quella umana, quindi sì, una metà può stare in un corpo." 
"Kamisama Ayume, ma che ti salta in mente?!" gridò Koya, che alla fine aveva capito tutto. "Te vorresti donare la tua parte di anima umana a Hikari, affinchè possa vedere?"
La mezzo demone annuì, rossa in viso.
 
Inuyasha era più infuriato che mai, ed era oltremodo preoccupato. L'alba del giorno dopo della sua notte di umanità completa si era svegliato con la sensazione che mancasse qualcosa; e no, non erano le sue orecchie pelose o la sua amata Tessaiga: mancavano sua figlia, suo figlio e suo nipote. Ringhiando per la frustrazione aveva perlustrato il villaggio, per scoprire che avevano guadato il fiume che scorreva vicino al villaggio. Con l'ira che gli faceva ribollire il sangue assieme all'ansia, aveva svegliato Kagome e Rin. Quest'ultima si era messa a piangere, aggrappandosi alla moglie, che invece aveva subito aveva avvertito Sango e Miroku. Iyuu invece aveva colto la notizia solo per caso, perchè i genitori non volevano farglielo sapere: conoscevano il profondo affetto che provava nei confronti di Ayume e soprattutto per Koya.
Iyuu però non aveva reagito come avevano pensato gli adulti - piangere, strapparsi i capelli eccetera -, ma aveva riflettuto: Quella sera che aveva conosciuto Hikari aveva (ovviamente) visto la sua cecità, e le era pure stato detto dai gemelli che erano decisi a farlo guarire.
E da chi andare se si ha un problema?, si chiese la ragazza, conoscendo già la risposta.
 
"Cosa ti affligge, cara?" le aveva chiesto Mizuumi, che stava attingendo l'acqua dal pozzo al centro del villaggio. Iyuu le domandò se avesse conosciuto il mezzo demone cieco, e la sacerdotessa le aveva raccontato di quella sera di quattro* giorni fa, e del fatto che aveva visto Hikari pochi giorni dopo la sua nascita.
"Rin chan me lo portò quella sera di diciotto anni fa, infreddolita e terrorizzata per il difetto di quella povera creaturina infelice... E giusto ieri lo stesso mi si ripresenta assieme ai gemelli e chiede se possa guarirlo... Buffo, no? In ogni caso, gli ho indicato il monte Hakurei, si dice che possa guarire ogni tipo di ferita." Mizuumi, che abbastanza di rado riceveva visite o parlava con qualcuno, era sempre disponibile a chiacchierare, ma Iyuu con un saluto frettoloso era corsa via, verso casa Taisho.
"Lo so dove sono andati!" urlò sulla soglia della casetta, sotto lo sguardo sorpreso dei suoi genitori e di quelli di Hikari, Koya ed Ayume: accadeva di rado che alzasse la voce. Inuyasha però si riscosse subito, e la interrogò in modo brusco:
"Dove sono andati?!" Kagome lo guardò male e cercò di rimproverarlo, ma il marito le rispose in malo modo, sorprendendola: aveva sempre accettato docilmente i suoi rimproveri...:
"Kagome, non capisci che Ayume e Koya stanno rischiando la vita? Kamisama, non mi interessa se per una volta rispondo male a qualcuno, significherà che chiederò scusa dopo, quando li ritroverò!" gridò, per poi rivolgersi di nuovo ad Iyuu:
"Dimmi, Iyuu chan, dove sono andati? E perchè???" l'ultima la domanda la rivolse con un pizzico di disperazione, tale era la sua preoccupazione.
"Koya ed Ayume vogliono guarire Hikari, e sono corsi al monte Hakurei!" rispose lei, facendosi precipitosamente da parte: Inuyasha era corso fuori, trascinando Kagome con sè. 
"Andiamo!" gridò il mezzo demone, incitando Rin a salire su A-Hun e a indirizzarsi verso la montagna sacra. Iyuu non ci pensò due volte: quando il drago spiccò il volo, vi saltò sopra, aggrappandosi alla vita della madre di Hikari; Sango e Miroku poterono solo osservare attoniti svanire la loro unica figlia nel cielo azzurro.
"Che cosa hai fatto?!" esclamò Inuyasha, quando si accorse che la ragazza si era unita a loro contro la volontà dei genitori.
"Sto andando in cerca dei miei più cari amici!" rispose piccata Iyuu di rimando. "E poi posso aiutarvi, sono una sterminatrice di mostri, non avrò problemi a difendermi... come vedi, non sono un peso!" Rin la guardò ammirata, quella ragazza aveva coraggio da vendere.
Dall'alto della groppa di A-Hun, la madre di Hikari potè vedere un piccolo villaggio vicino al fiume; fece abbassare di quota il drago e riferì a Kagome e Inuyasha, che subito virarono in quella direzione. Kagome teneva una freccia incoccata nell'arco che aveva preso, mentre se ne stava a cavallo di Inuyasha, come avevano fatto tanti anni fa per spostarsi velocemente.
 
Gli abitanti villaggio, al'arrivo del piccolo gruppetto di adulti (più una ragazza), scapparono nelle case impauriti; un gruppo di soldati, che era di guardia all'entrata del piccolo villaggio, si avvicinarono al mezzo demone Inuyasha con le spade sguainate.
"Che cercate?" domandò un uomo con una penna sull'elmo. Kagome perse un battito: era molto simile a quelle che portava tra i capelli suo figlio Koya.
"Cerchiamo tre mezzo demoni!" rispose Inuyasha, la mano poggiata su Tessaiga. L'uomo strinse gli occhi riducendoli ad una fessura, e poi chiese come fossero fatti.
"Uno di loro è cieco", iniziò Rin, ma un soldato del piccolo gruppo impallidì e aprì la bocca per parlare, ma venne fermato dal capo. Annuì, come per dare il permesso alla donna di continuare. "ha lunghi capelli bianchi raccolti in una coda ed ha le orecchie canine come le sue" e indicò quelle che facevano bella mostra sulla testa di Inuyasha, "ma sono flosce. Ha due specie di righe sulle guance..."
"Capisco di chi state parlando, signora...?"
"Rin" rispose lei, il cuore che batteva forte per la felicità.
"Quel mezzo demone si chiama Kurai, giusto?"
"Esatt... No no, aspetti! Si chiama Hikari! Non è Buio, ma Luce!" rispose la donna, che nell'entusiasmo aveva capito solo dopo il nome pronunciato dall'uomo.
"In ogni caso" si intromise Kagome, "gli altri due mezzo demoni sono gemelli, ma non sembra: una ha le orecchie, la coda e le zampe da cane-"
"C'era anche lei con Kurai, o Hikari che sia. Si chiama Ishi." l'uomo la interruppe, ma Kagome lo corresse:
"Si chiama Ayume, non Ishi." Inuyasha potè sentire il sussurro di uno dei soldati: "Mi sa che quei tre mezzo demoni ci hanno tirato una balla pazzesca!" Inuyasha rise sotto i baffi, ammirando l'astuzia del trio mezzo demoniaco. Poi cominciò a parlare:
"L'ultimo mezzo demone, anche se tale non sembrava, si chiama Koya e ha i capelli corti e bianchi; ha due, come ha detto Rin, righe per guancia-"
"A noi ha detto che si chiama Tairyoku." il capo dei soldati prese di nuovo la parola, e poi spiegò loro come avevano trovato quei tre mezzo demoni bugiardi, dopo essersi presentato.
"Mmm... Quindi adesso con loro c'è questo tizio dai capelli rossi... Sarà meglio per lui che non tocchi la mia Ayume**!" borbottò rabbioso Inuyasha, alla fine del racconto di Keito.
"Quindi, non sapete dove sono finiti..." commentò delusa Kagome.
"No, ma non devono essere andati molto lontani: il cieco li rallenterà parecchio, giusto?" ribattè uno dei soldati, che non si accorse dell'occhiata omicida lanciatale da Rin.
"In ogni caso, ora dobbiamo andare. Addio, Keito sama!" gridò Inuaysha, che già correva via, con Kagome sulle sue spalle muscolose.
Koya, Ayume... Aspettateci, stiamo arrivando!, pensò Iyuu, saltando sulla schiena del drago A-Hun assieme a Rin.
















 
 *Sono sicura al 90% che siano quattro i giorni passati dalla fuga di Ayume, Koya e Hikari, ma conoscendo la mia “imbranataggine” può darsi che abbia commesso un errore. Se ho sbagliato, correggetemi pure! *sorride*
 
 
** Inuyasha, Inuyasha, Inuyasha... Tu sapessi... L'ha pure baciata! *Inuyasha guarda male Hinokami, che è caduto per terra dalle risate*

Ok, va bene. Lo ammetto. Dovevo parlare scrivere prima su Inuaysha, Kagome, Rin, Iyuu eccetera, ma (lo ammetto me n ero dimenticata... Ma meglio tardi che mai, no? (NO.)
Recensite, mi raccomando!
Buon Natale e buona fine del mondo!
Maya_Moon
 
 

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Capitolo 20
*** Morte e foglie dorate ***


Sera di natale, ore 21.30
Maya_Moon, assieme ai quattri ragazzi, cominciano a scartare i regali. O meglio, solo la Scrittrice ha il regalo sotto l'albero. Perchè? Perchè quei quattro tesori non ne hanno voluto sapere di ricevere regali, dato che la ragazza gliene aveva fatti già così tanti.
Koya porge a Maya_Moon un piccolo rettangolo avvorto nella carta da pacchi dorata. Sopra vi è un fiocco rosso, asieme a un bigliettino scritto a mano:
A Maya_Moon, che ci ospita e ci sopporta ogni giorno. Ti vogliamo bene. Ayume, Koya, Hinokami & H¡Kαя¡.
Hinokami comincia a ridere nel vedere la faccia sorpresa della ragazza:
"Hai visto? Il cagnetto ha scritto la R del suo nome al contrario!" osserva divertito.
"E' perchè non ci vedo, idiota!" ribatte l'altro, stringendo i pugni dalla stizza. La ragazza  però scuote la testa:
"Io invece penso che sia stato molto bravo a provare a scrivere il suo nome anche se non può vedere dove poggia la punta della penna!" ribatte strappando la carta dorata. Dentro c'è una cornice con una foto: Ayume sorride al centro del gruppo, con il fratello seduto davanti a lei e il cieco e il demone al fianco della mezzo demone. Maya_Moon nota che Hikari ha un sorrise falso, e la sua mano è sopra il suo orecchio floscio, che ha il pelo scarmigliato. Hinokami ha la mano destra stretta al pugno, dove la Scrittrice vede scroncertata un piccolo ciuffo di peli bianchi.
Ayume, che ha notato il suo sguardo stranito, le spiega che i due rivalei si erano messi a battibeccare mentre la macchina faceva l'autoscatto, così ne avevano dovute fare tre. Le porge alla ragazza, che può finalmente psservare la successione dei fatti: Hinokami girato verso il cieco con la bocca aperta nell'atto di parlare - schernire, si corregge -, in quella dopo Hikari tira Hinokami per la maglietta, mentre l'altro ha il suo orecchio tra le mani, talmente strette da avere le nocche bianche. L'ultima foto della sequenza è quella nella cornice, ma Maya_Moon si impunta per averle tutte e tre, e poi abbraccia i quattro squinternati che le hanno illuminato la notte di Natale.
Quei quattro... così scemi e dolci...




Questo è il mio regalo, lettori di EFP! *si mette il cappello da babbo Natale*
In cambio, vorrei che voi mi regalaste un piccola recensione, una piccola piccola piccola...
Enjoy!

Maya_Moon
 



CAPITOLO 20 - Morte e foglie dorate

 

"Ayume, non puoi donare la tua parte umana a Hikari!" esclamò Koya, dopo aver trascinato la sorella fuori dalla casetta del guardiano.
"E perchè no?" le domandò lei, genuinamente incuriosita.
"Perchè... Kamisama, perchè saresti un demone, a quel punto!" rispose lui, stringendo i pugni.
E perchè non saresti più mia sorella, pensò poi, abbassando lo sguardo. Ayume lo abbracciò, scodinzolando.
"Koya, non pensare che se io doni la mia metà umana a Hikari non sia più me stessa!" esclamò, come se gli avesse letto nel pensiero. Koya la guardò esterrefatto, mentre lei gli dava un bacio sul naso.
"Dai, entriamo!" disse la mezzo demone, prendendolo per mano.
 
"Come si fa a donare la propria anima umana?" domandò Ayume, sotto lo sguardo ancora poco convinto del fratello.
"E' un processo lungo e complicato" rispose Purotekuta. Si voltò a guardarla. "E non credo che sia molto facile tornare indietro... Quando un'anima cambia corpo, è difficile che se ne vada di nuovo." Ayume ricambiò il suo sguardo, sicura di sé.
"Non ce ne sarà bisogno", rispose lei, "andrà tutto bene!" Il guardiano sospirò. 
 
Hikari era ancora semi paralizzato dalla notizia. 
Ayume vuole a tutti i costi darmi una parte di sè, pensò sconvolto. Era un bene o un male? Come fece una volta Hinokami, immaginò una bilancia su cui pesare i pro e i contro:
Pro: Anche se Ayume avesse scelto Hinokami, parte di lei sarebbe stata per sempre con lui.
Avrebbe acquisito la vista. Avrebbe visto! E per sempre!
Contro: Ayume sarebbe diventata un demone*. Lei avrebbe voluto diventarlo?
Ayume avrebbe potuto cambiare radicalmente. Sarebbe cambiata in meglio? (No, impossibile, si disse fra sè e sè) Sarebbe cambiata in peggio?
Nonostante le parole del vecchio, Ayume avrebbe potuto non sopravvivere. Come avrebbe potuto vivere con il rimorso?
A malincuore, vide che i contro erano troppi in confronto ai pro. Certo, acquistare la vista sarebbe stato bello, ma se Ayume fosse morta o non fosse stata più lei, cosa avrebbe guardato tutta la vita, se ciò che più di tutti avrebbe voluto vedere non ci sarebbe più stato?
"Ayume..." la chiamò, pieno di vergogna. Lei gli si avvicinò, e lui le chiese se potevano parlare da soli. La mezzo demone lo condusse nello stesso posto in cui aveva portato Koya quando aveva avuto bisogno di sfogarsi, di dire al gemello cosa provava per il cugino e il demone.
"Dimmi!" lo esortò poi, mentre ancora la sua coda batteva energicamente. Hikari si grattò un orecchio peloso, arrossendo:
"Ecco, io... Non che io non dia valore a ciò che vuoi fare, ma..." iniziò, ma venne interrotto:
"Che succede, Hikari? Non vuoi la mia anima?" gli domandò lei, preoccupata. E prima che potesse evitarlo, un pensiero poco nobile gli attraversò come un lampo la testa: Eccome se la voglio! E anche il tuo corpo andrebbe benissimo!
Scosse energicamente la testa per liberarsi di quello sporco e inadatto pensiero, ma Ayume credette che significasse un "no" categorico:
"Oh Kamisama, scusami! Ero sicura che ti sarebbe andata bene..." chinò le orecchie sul capo, mentre l'altro si affrettava a correggersi:
"Ma no, ma no, che hai capito! Sono più felice del tuo gesto, ma non voglio che tu ti sacrifichi per me!" Ayume sorrise, il cuore le batteva fortissimo. D'istinto, si gettò tra le braccia del mezzo demone, mentre quest'ultimo arrossiva un altro po', rischiando di farsi scoppiare la testa.
 
Hinokami, sulla soglia della capanna, aveva gli occhi ridotti a due fessure: Hikari stava abbracciando Ayume. O era il contrario?
Poco importa, non va bene!, sottolineò tra sè e sè. Se non fosse stato sicuro che avrebbe buttato giù la casa, avrebbe preso a testate lo stipite della porta, pur di evitarsi quell'orrendo spettacolo. 
Koya comparve alle sue spalle, e ance lui vide sua sorella tra le braccia di quel cagnaccio inutile. Koya però reagì in tutt'altro modo: gli si illuminarono gli occhi.
"Oooh, che carini!" commentò, ridendo come un ebete.
Ringrazia i kami che sei suo fratello, pensò ringhiando il demone. Poi gli venne un'idea:
"Ehi Koya? Ti va di fare un po' di scherma?" l'altro, giocherellone per natura, non si rifiutò. 
I due si armarono di bastoni e, tra una stoccata e l'altra, Hinokami riuscì a perdere di proposito la propria arma, facendola volare in testa al mezzo demone cieco. Il bastone si schiantò con un secco crack, mentre Hikari si girava con una faccia inquietante, a metà tra il sorpreso e l'infuriato. Ayume, davanti a lui, sembrava piuttosto preoccupata. Non per l'incolumità della testa di Hikari, no, ma per la vita di Hinokami.
Mi sa che lo vuole ammazzare, osservò impallidendo un poco.
"Oh Kamisama, scusami cagnetto!" esclamò civettuolo il demone, con un tono fintamente dispiaciuto.
"Io ti ammazzo!" gridò l'altro, alzandosi e allontanando Ayume. 
 
Seguendo la scia dell'odore di Fufi, Hikari si buttò addosso al demone, prendendolo per i capelli.
"Io ti spezzo le gambe, brutto parruccone**!" gridò selvaggiamente, strappando alcune ciocche dalla testa del demone. L'altro lo prese per le orecchie.
"Parruccone a chi?! Brutto barboncino idiota che non sei altro!" E tra tira e molla, insulti e offese, i due rivali non si accorsero che Ayume si stava davvero arrabbiando.
"Piantatela!" urlò, lacerando loro i timpani. Si fermarono istantaneamente, più che altro spaventati da colei che aveva gridato. Lei si ricompose subito, come fece già poco tempo prima, per poter uscire con Koya e confessargli ciò che provava per quei due idioti che rotolavano nell'erba, prendendosi a calci e cazzotti.
Non voglio che si facciano male... Se soltanto facessero la lotta per gioco..., riflettè pensierosa. Idea!
"Vi va di fare un bagno nel fiume?" domandò, con una voce che celava la voglia di unirsi a giocare a fare la lotta. Hinokami fissò Hikari, che si stava sistemando il pelo in disordine sull'orecchio destro.
"Chi arriva ultimo è un onigiri putrefatto!" gridò alzandosi e correndo verso la sponda del fiume.
 
Ayume fu la prima a buttarsi nell'acqua: il pelo sulle gambe canine attutirono il freddo dell'acqua gelata. Koya fu il secondo: tale era la velocità raggiunta per non essere un onigiri putrefatto, che non riuscì a fermarsi in tempo, schiantandosi nell'acqua fredda. Hinokami invece riuscì a rallentare e a entrare in modo piuttosto serio... Almeno finchè Koya non lo spinse in acqua ridendo come un pazzo. 
Il demone tornò a galla istantaneamente, la coda appena spuntata e già fradicia. Cominciarono a schizzarsi a vicenda, mentre Hikari metteva un piede nell'acqua poco convinto per ritirarlo subito, ora sicurissimo: l'acqua era fin troppo fredda per lui. Contando che non sapeva quanto era profondo il fiume, e se c'erano pesci lì dentro...
"Eddai Hikari, entra!" esclamò Ayume, avvicinandoglisi. Il pelo della coda e delle zampe aveva trattenuto una tale quantità d'acqua che subito essa scese giù in lenti rivoletti, tornando nel letto del ruscello.
"Ehm, meglio di no, non mi va, sai com'è..." mormorò l'altro, chinando le buffe orecchie flosce.
"Guarda che se entri ti diverti!" cercò di convincerlo la mezzo demone, affiancandolo. I capelli di Ayume erano asciutti: la mezzo demone si era impegnata a mantenerli tali per tutta la durata del bagno, dato che sapeva quanto tempo ci voleva perchè si asciugassero.
"No, ascolta, preferisco-" Hikari venne interrotto da Hinokami, che si buttò in una epica spanciata a mezzo metro da lui, inzuppandolo completamente e facendoli scendere la temperatura corporea di almeno venti gradi. Ayume subì lo stesso trattamento: i capelli, ora completamente fradici, le si appiccicarono alla testa e alla schiena. Guardò il cugino, che a sua vota si voltò verso di lei.
"Vendetta?"
"Tremenda vendetta." E si buttarono su Hinokami, che rischiò seriamente di affogare.
 
Un'oretta dopo Koya, Hinokami e Hikari si tolsero le maglietta, per farle asciugare. Ayume, ovviamente, fu costretta a tenersela, maledicendo il fatto che alla fin fine era solo colpa di Hinokami. Se non ci fosse stato, avrebbe potuto tranquillamente togliersela e rimanere con il reggiseno*** davanti agli altri due: Koya perchè era suo fratello, e Hikari perchè era cieco.
Hinokami la guardò, poi con una risata osservò:
"Eccola lì, la nostra Ayume: beata tra i fighi!" facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata. Alla fin fine però il demone aveva ragione: Koya, abituato a lavorare con il padre, aveva sviluppato una muscolatura niente male; Hinokami, anche grazie al gene felino demoniaco presente nella sua anima (e nei suoi geni) aveva un fisico snello e asciutto; Hikari, a sua volta, offrendosi spesso di aiutare la madre, finiva sempre a fare i lavori più pesanti (spaccare la legna, aiutarla nello spostamento di oggetti pesanti eccetera...); assistendo chi accettava il suo aiuto e allenandosi con tutto ciò che aveva a portata di mano, portandolo ad avere un fisico eccezionale. Hikari, pur non ammettendolo, cercava di riparare alla sua cecità con il lavoro manuale che il corpo gli consentiva e chi gli permetteva di avere a che fare con lui.
Ayume sorrise, semi sdraiata: poggiava le braccia dietro a sè per osservare il cielo azzurro, che andava imbrunendosi, come spesso faceva il gemello. Hinokami gattonò verso la mezzo demone, la coda dietro di lui che si muoveva languidamente:
"Anzi.. la mia Ayume!" e trionfante, gli si sedette accanto, avvolgendogli la vita con un braccio per attrarla a sè. Hikari, che aveva percepito lo spostamento e il conseguente commento, ficcò gli artigli nella terra umida dalla rabbia.
La mezzo demone invece arrossì, poi con un sorriso lupesco si avvicinò al viso del demone:
"Hinokami... soffri il solletico?" domandò spalancando gli occhioni dorati. L'altro, tutto preso a perdersi dentro quell'ambra lucente, annuì distrattamente, senza accorgersi dell'enorme errore che aveva commesso.
"Sì... Perch- NO!" gridò poi, facendo un balzo felino. Ayume, implacabile, gli si gettò addosso, continuando a fargli il solletico. Koya si mise a ridere, mentre Hinokami cercava invano di dibattersi dalla presa ferrea della mezzo demone. Hikari sospirò silenziosamente di sollievo, sorridendo tra sè e sè.
"Ayume!" la chiamò a un certo punto Koya, portandosi la mano alla bocca. Lei si girò, le orecchie canine ritte:
"Che succede?" 
"Ti stai trasformando!" rispose l'altro, mentre la mezzo demone si rendeva conto di ciò che le accadeva: le gambe, con un formicolio, si raddrizzarono e persero la pelliccia nera; le orecchie da cane svanirono, mentre orecchie umane presero il loro posto là dove un ciuffo di capelli solitamente nascondeva la loro assenza; la coda sparì lentamente, lasciando un buco nei pantaloni, che generalmente veniva usato per evitare che stesse nei pantaloni, causandole fastidio; le zanne e gli artigli vennero sostituiti da denti e unghie; infine, gli occhi persero il loro affascinante colore dorato, lasciando il posto a un castano talmente scuro da passare, per un osservatore poco attento, per nero.
 
Hikari tutte quelle cose non le vide, potè solo percepire un repentino cambiamento nell'odore di Ayume, che divenne molto più delicato: ispirava una grandissima voglia di protezione per quella creatura che ormai emanava quel profumo dolce, pur ricordandogli l'odore mezzo demoniaco che aveva generalmente Ayume. Quest'ultima, alzandosi, si guardò stupefatta: era felicissima di essere ciò che da sempre desiderava. Saltò in collo al fratello, abbracciandolo.
"Evviva!" gridò entusiasta. Hinokami la osservò teneramente: la ragazza continuava a essere bellissima anche se aveva perso quegli occhioni splendidi. 
Anzi, pensò convinto, adesso che ha le gambe da umana, ha anche un bel sedere...!
Ayume, dopo il fratello, corse da Hikari, per condividere con lui la sua gioia, dato che non aveva potuto vedere il suo radicale cambiamento:
"Hikari! Senti!" esclamò prendendogli la mano e portandosela sulle gambe e poi sui piedi. L'altro annuì, spostando le dita con la delicatezza con cui si maneggia qualcosa di fragile. Prima di lasciar andare la ragazza, però, le accarezzò la gamba, arrossendo un poco.
Hinokami, gelosissimo, spalancò le braccia per invitare Ayume ad abbracciarlo. Lei, nella sua ingenua felicità, accettò volentieri quello slancio di affetto, stringendosi a lui.
Hikari potè sentire distintamente il suono di una pernacchia provenire dal demone.
 
Dopo l'abbraccio Ayume era tornata a sedersi, pur mantenendo il suo sorriso soddisfatto. Hinokami l'aveva lasciata andare con un poco di tristezza nel cuore: avrebbe voluto stringerla a sè per tutta la vita. Anzi: per tutta l'eternità.
"E così... Quando l'alba sorgerà te continuerai a essere una umana... giusto?" domandò Hikari, mentre Koya rispondeva al posto della sorella:
"Tornerà ad essere un mezzo demone domani, quando calerà di nuovo il sole." 
"Che bello, come sono felice!" commentò Ayume, che decise di correre da Purotekuta.
"Mmm... Quindi se adesso sei una semplice ragazza, per ora non potrai dare la tua parte umana al tuo cugino..." osservò il guardiano. L'altra si battè la mano sulla fronte:
"E' vero Purotekuta sama! Non ci avevo pensato!" guardò il vecchio. "E adesso? Cosa si fa?" Lui le sorrise.
"Divertiti, piccola Ayume! Vedrai, quei tre là fuori saranno più che felici di accontentare ogni tua singola richiesta!" disse Purotekuta, ridendo divertito; le sue sincere risate accompagnarono la ragazza fino all'uscita.
Ritornando dai ragazzi, si legò i lunghi capelli neri in una coda bassa, molto simile a quella di Hikari.
"Cos'ha detto?" le domandò il fratello, che per primo la vide tornare.
"Ha detto che dato che per adesso non sono una mezzo demone, non sarà possibile dare la mia parte umana a Hikari..." rispose un poco avvilita lei, "Ma ha detto di divertirci!" aggiunse riprendendo a sorridere. Hinokami alzò di scatto la testa.
"Divertirci?" domandò malizioso. Ayume gli fece una pernacchia.
"Non in quel senso, Hinokami!" rispose sedendosi accanto al gemello e poggiando la testa sulla sua spalla.
"E allora cosa facciamo?" chiese Hikari, mettendo i piedi nell'acqua fresca.
"Beh... magari per stasera potremmo provare a pescare dei pesci per cena!" suggerì Koya, rientrando lentamente nell'acqua con le mani tese. Ayume annuì entusiasta e corse alla capanna del guardiano per cercare un canestro in cui mettere i pesci pescati.
E grazie alla velocità feline di cui disponeva Hinokami, prendere la cena fu un giochetto.
Ayume e Hikari erano seduti in una sponda: la prima perchè era stata obbligata dal fratello a rimanere all'asciutto ("Se ti bagni ora che sei umana ti ammalerai!" le aveva detto con un tono che non ammetteva repliche), il secondo perchè non avrebbe potuto essere in alcun modo d'aiuto. Il mezzo demone non si era ancora stancato di inspirare silenziosamente il nuovo odore di Ayume.
E mai lo farò, pensò sicuro. La ragazza si girò a guardarlo, e vedendolo con quell'espressione così assorta e tenera cominciò a ridere, una risata argentina che richiamò al presente il cugino.
"Che c'è?" domandò lui, piegando lievemente il capo.
"No, niente!" rispose lei alzandosi e avvicinandosi al fratello, il canestro tra le mani; esso venne riempito da una mezza dozzina di pesci argentei. 
Quella sera Purotekuta mangiò il miglior pesce che avesse mai assaggiato in tutta la sua vita, accompagnato da quei quattro adolescenti chiassosi ma adorabili, tanto che il guardiano si chiese come avrebbe fatto a sopportare di nuovo la solitudine quando se ne sarebbero andati.
 
Era tornata mezzo demone. La giornata seguente era passata così velocemente che non se ne era accorta, anzi: insieme al fratello, al cugino e al demone osservavano il lento calare del sole dietro le montagne.
Un grido li riscosse: un demone serpente - dal pallido viso umano e il corpo coperto da sottili squame nere come la notte - aveva colpito a morte il vecchio guardiano con gli artigli di un verde chiaro. Subito Hinokami si fece avanti ringhiando selvaggiamente, ma appena si trovò a pochi metri dal demone serpente, questi, con uno scatto repentino, fece cadere a terra un esanime Purotekuta e morse il collo pallido di Hinokami, trasferendogli il veleno che avevano prodotto le sue ghiandole velenifere. Il demone leopardo fece un grido strozzato, portandosi le mani alla gola aperta, che mostrava la carotide squarciata: se non fosse morto avvelenato, lo sarebbe stato per dissanguamento.
"No!" gridò Ayume, correndo verso di lui. Koya però la fermò:
"Sei ancora una umana! Ti ucciderebbe subito!" si rivolse poi a Hikari: "Non farla allontanare da te, anzi scappate!" il mezzo demone cieco annuì gravemente e le prese le mani, avvicinandola a sé. Ayume si dibatteva inutilmente tra le braccia del cieco, mentre Koya si avvicinava a quel demone nero, che li fissava con una curiosità mista al disprezzo. La ragazza, piangendo a dirotto, gridò al gemello di fuggire, mentre Hikari tratteneva a stento le lacrime dagli occhi bianchi. Koya urlò al demone serpente di andarsene, ma quello con un sibilo si avvicinò pericolosamente a lui, i muscoli tesi pronti a farlo scattare verso quell'inerme creatura dai bianchi capelli e con tre buffe piume colorate in testa.
Sotto gli occhi meravigliati della sorella, Koya riuscì a trasformarsi, mostrandosi adesso come un enorme cane argentato, con una luna piena rosso cremisi sulla fronte e la punta del muso nero pece. Durante la “metamorfosi”, il rosario di zanne del padre si disintegrò, illuminando per un attimo gli occhi - adesso rosso sangue - del mezzo demone argentato. Questi ruggì furioso, facendo tremare il terreno. Hikari, intanto, stava trascinando Ayume verso il bosco, mentre lei puntava i piedi per impedirglielo.
Il cane mezzo demoniaco si mosse velocemente, cercando di tirare una zampata al demone serpente, che a sua volta aveva assunto la forma di un mostruoso serpente nero dagli occhi di un giallo acceso. Il serpente, però, riuscì ad evitare il colpo del cane, e con un sibilo che Ayume non avrebbe mai scordato, morse la zampa argentata del cane, del suo migliore amico, di suo fratello, staccandogliela di netto come molto tempo fa fece Inuyasha a Sesshomaru con la sua Tessaiga.
Il sangue scendeva copioso dal moncherino, misto ad una sostanza verde che era fuoriuscita dalle zanne del serpente. Koya ululò di dolore, tornando alla sua forma umana, portandosi la mano sana alla spalla opposta, là dove il moncherino perdeva abbondantemente il sangue. Piangendo lacrime insanguinate, Koya si volse verso la sorella, che con un ultimo strattone si liberò dal cugino per correre dal gemello.
"Koya!" gridò avvicinandosi al corpo accasciato del mezzo demone morente. Lui la guardò sofferente, portandole la mano rossa di sangue al viso e cercando di sorridere inutilmente.
"S... Scappa..." mormorò, chiudendo per sempre gli occhi neri. Ayume si buttò sul petto del fratello ora immobile, urlando dal dolore. 
Il demone serpente nel frattempo aveva di nuovo assunto la sua forma umana, e stava ridendo della sofferenza della ragazza. Questa alzò di scatto il viso, mentre Hikari accorreva al suo fianco. Il demone serpente corse verso Ayume, sibilando con la sua lingua biforcuta e sfoderando gli artigli verde pallido, ma prima che potesse affondarli nel petto della ragazza, Hikari la spinse via, ricevendo gli artigli avvelenati nella spalla sinistra. Il mezzo demone cieco atterrò sulla ragazza, sporcandola di terra e sangue. Hikari strinse a sé la cugina difendendola dagli attacchi del demone serpente, mentre questi continuava a infierire su di lui, graffiandolo e lacerandolo.
"Ayume..." sussurrò Hikari, spalancando gli occhi bianchi, "s... scappa..." Il demone serpente, guardando Ayume con i suoi occhi gialli, morse il collo del mezzo demone, squarciandogli la carotide. Ayume gridò, mentre Hikari, dalle cui labbra colava copioso il sangue, disse con l'ultimo soffio di vita che lo stava abbandonando: "Ti amo..." accasciandosi a terra.
Il demone serpente rise malvagiamente, strappando la testa di Koya, Hinokami e Hikari e sibilando: 
"Se avessi potuto salvare uno di loro, chi avresti fatto sopravvivere?" Gli occhi vitrei delle tre teste la guardavano, mentre lei, piangendo,  gridava nell'indecisione.
 
Ayume si svegliò di soprassalto. La luna alta nel cielo le illuminava il viso dai tratti stravolti, mentre l'angoscia che attanagliava il cuore della ragazza non si decideva ad andarsene, continuando a farla tremare dalla paura.
Stupido incubo, pensò rabbiosamente lei, indossando i suoi vestiti e uscendo silenziosamente dalla capanna nonostante il freddo dell'inverno ormai arrivato. Ma dalla soglia vide una figura seduta poco più in là, la testa rivolta in alto verso la luna quasi piena. La ragazza sentiva dei bisbigli provenire dalla misteriosa figura. Avvicinandosi cautamente, Ayume finì per sospirare di sollievo: era Hikari. Le sue orecchie flosce fremettero verso la sua direzione, e poi il mezzo demone si girò un poco sorpreso:
"Chi è là?" domandò sospettoso. Lei sorridendo appena gli si avvicinò, ma prima che potesse rispondergli, questi arricciò il naso, distendendo istantaneamente i bei lineamenti:
"Ayume!" esclamò sicuro.
"Già!" rispose lei, sedendosi accanto al cugino.
"Che ci fai qui?" domandò lei, osservando la luna.
"Potrei chiedere la stessa cosa a te!" ribatté l'altro, volgendo di nuovo gli occhi bianchi verso quel satellite immobile e silenzioso.
"Ho fatto un incubo..." mormorò lei, rabbrividendo. Essendo coscia a coscia, il mezzo demone sentì il movimento involontario, e in cuor suo desiderò abbracciare quella creatura all'apparenza fragile, e rassicurarla. Ma lei appoggiò la testa sulla sua spalla, cogliendolo di sorpresa. Hikari, prendendolo come un invito silenzioso, avvolse le spalle di  Ayume con il braccio, avvicinandola a sé.
"Te perchè sei qui fuori?" gli chiese lei, cominciando a rigirarsi tra le dita una ciocca di capelli corvini per cercare di recuperare la tranquillità agognata***.
"Troppi pensieri per la testa per dormire..." rispose piano lui, poggiando timidamente il mento sulla testa della ragazza.
"Riguardano la tua cecità?" riprese lei. L'altro sospirò.
"In parte..." Ayume lo guardò con tenerezza.
"Vedrai che domani sera non sarai più cieco!" esclamò la ragazza, stringendogli la vita sottile. Il mezzo demone si irrigidì per un istante, poi si voltò verso di lei.
"La cecità non è il mio problema principale al momento..." ribattè tristemente l'altro. Ayume lo guardò sorpresa.
"Ah no?"
"No."
"E allora quale è il tuo problema principale al momento?" domandò incuriosita Ayume. Hikari fece un respiro profondo, poi la strinse in un abbraccio forte e delicato allo stesso tempo. Le diede un piccolo bacio sulla fronte, dopo avergliela sfiorata con le dita per trovarla.
"Tu sei il mio problema principale al momento, Ayume." rispose lui, un poco impaurito dalla possibile reazione della ragazza. Lei però gli accarezzò teneramente il viso, e poi gli diede un bacio sul naso.
"Vedi? Non so cosa fare... Non so se ti piaccio o no..." sussurrò mesto lui.
 
Ora, voi dovete sapere che la ragazza avrebbe voluto più di ogni altra cosa essere un'umana. Essere considerata diversa dagli altri l'aveva ferita profondamente, anche se chi la conosceva più a fondo non faceva più caso al fatto che la metà inferiore del suo corpo non fosse, per così dire, 'normale'. Quando, dai racconti di sua madre e di suo padre, venne a sapere che in un passato non troppo lontano esisteva un oggetto capace di trasformarla per sempre, chiamato 'Sfera degli Shikon', coltivò una piccola e segreta speranza, che venne disintegrata quando sua madre aggiunse che era andata distrutta quando avevano ucciso Naraku. Nonostante ciò, Ayume aspirava ancora a quel traguardo che sembrava irraggiungibile, sostenendo che se aveva un quarto di umanità in sè, avrebbe potuto trovare il modo di cambiare i tre terzi da demoniaci in umani.
... E adesso, forse, potrete capire quanto amore quella ragazza nutriva nei confronti di Hikari, se era disposta a cedergli ciò che mai avrebbe voluto dare via.
 
"Hikari!" disse lei, "Te mi piaci, e anche tanto!" Lui alzò piano le spalle.
"Piacere è diverso da amare..." ribattè lui in un soffio. Lei lo guardò stranita, poi decise che gli avrebbe dimostrato quanto lo amava. Gli prese il viso tra le mani e, prima che lui potesse anche solo capire cosa stava succedendo, lo baciò sulle labbra. Lui emise un lieve sospiro, come un uomo che torna in superficie dopo essere stato per tanto tempo sotto il pelo dell'acqua, e poi rispose al bacio, accarezzandole timidamente la testa. Ayume schiuse lievemente le labbra, invitandolo ad approfondire quel bacio. Hikari, tentennando un momento, la imitò, unendo la sua lingua a quella della ragazza in una danza appassionata. Il mezzo demone trasse a sè la ragazza prendendola in collo e cingendole gentilmente i fianchi. Ayume prese ad accarezzargli le orecchie, strappandogli un gemito. Quando però Hikari la prese in collo alzandosi, Ayume rimase sorpresa per un attimo, chiedendosi dove mai la volesse portare.
Ammirò il mezzo demone dirigersi senza ombra d'indugio verso il bosco, muovendo ininterrottamente le orecchie morbide e candide e arricciando continuamente il nasino delicato. Gli occhi bianchi, sebbene aperti, fissavano il nulla davanti loro.
"Perchè li tieni sempre aperti?" gli chiese la ragazza. Hikari, continuando a camminare senza il minimo sforzo (sembrava quasi che tenesse una piuma tra le braccia pallide) le rispose piano, sapendo già a cosa si riferiva:
"Non mi va di tenerli chiusi. Tanto, che differenza fa? Non ci vedo in alcun caso..." E poi, spero che prima o poi tornino a vedere, e per sempre, pensò laconico.
Dalla sua posizione tra le braccia del mezzo demone, Ayume poteva constatare che egli sapeva perfettamente dove stava mettendo i piedi, sapeva benissimo dove stava andando. Insomma, non andava in una direzione alla cieca****.
"Dove mi stai portando?" chiese Ayume, continuando a guardare davanti a sé. L'altro si voltò nella sua direzione, con un sorriso furbetto.
"Ora lo vedrai... Ci siamo quasi!" rispose, evitando di rispondere di proposito alla sua domanda. L'altra sbuffò, fingendo di essere offesa. Pochi secondi dopo era tornata all'attacco:
"Come fai a sapere che stai andando nella direzione giusta?" 
"Olfatto, memoria." Pausa. "Concentrazione." Ayume sorrise. Poi, il demone serpente del suo incubo prese il controllo della sua mente, sibilando: Chi avresti scelto?
"Posso toccarti i capelli?" domandò timidamente, scossa dalla paura del ricordo delle tre teste sanguinanti. L'altro, preso in contropiede, tentennò. La ragazza gli spiegò, arrossendo, che quando aveva bisogno di tranquillizzarsi amava toccare i propri e gli altri capelli. Il mezzo demone glielo concesse, e lei prese a rigirarsi una morbida ciocca tra le dita; quando inavvertitamente sfiorava il cuoio capelluto, o peggio il collo, il cieco si sconcentrava. E quando Ayume appoggiò il viso nell'incavo del suo collo, Hikari fece un sospiro tremante, sforzandosi in ogni modo di non perdere la traccia che stava seguendo. Una parte di lui gioiva spropositatamente delle attenzioni della ragazza, l'altra era infuriata perchè stava perdendo la concentrazione, perchè non poteva vedere quella meravigliosa creatura che aveva tra le braccia e perchè solo quando erano soli poteva ricevere ciò che desiderava immensamente. 
Quando la ragazza prese a toccargli le orecchie pelose, facendogli venire la pelle d'oca, si obbligò a fermarla nonostante i tremiti di piacere:
"Senti Ayume, apprezzo il fatto che le mie orecchie ti piacciano, ma se continui di questo passo ci perderemo!" disse guardandola con quegli occhi bianchi senza vederla. La ragazza chinò il capo, portando le mani al proprio petto.
"Scusami..." e lo disse con un tono tanto afflitto che il mezzo demone si sentì un mostro.
"Ehm... se vuoi però... puoi continuare a toccarmi i capelli..." sentì che Ayume rideva sommessamente, "ma non le orecchie!... Quelle sono particolarmente sensibili" spiegò in un sussurro, arrossendo visibilmente.
 
E così, Hikari e Ayume giunsero finalmente in una piccola radura tra gli alberi quasi spogli, in mezzo alla quale sorgeva un enorme ginkgo biloba, le cui foglie ancora resistevano al freddo pungente. Nonostante fosse una umana, Ayume percepì perfettamente l'odore prodotto dalla grande pianta. Hikari si avvicinò al tronco dell'albero, e delicatamente vi pose Ayume, accucciandosi poi accanto a lei.
"Che bello..." sussurrò la ragazza estasiata. Le foglie, di un bel dorato scuro, le sfioravano la testa, tanto erano lunghi i rami.
"Davvero?" le domandò Hikari in un sussurro. "Dall'odore che emana e da quello che percepisco sulla testa, deve avere ancora le foglie... Dev'essere bello da vedere..." Ayume si sentiva in pena: come fare a fargli capire quanto era bello ciò che vedeva? Staccò una foglia dorata e gliela porse, cominciando a descrivergliela. Hikari le sorrise grato, stringendole una mano.
"Questo posto l'ho scoperto ieri sera, quando tu e Hinokami dormivate alla grossa" spiegò lui continuando a tenere tra le mani la foglia. "Non avevo sonno, così mi sono messo a camminare. A un certo punto si è alzato il vento, e l'odore del ginkgo mi è arrivato alle narici. Nel palazzo in cui vivo con mia madre, dalla finestra si vede un ginkgo enorme che sparge il suo profumo ovunque... Mi è presa la nostalgia, così ho seguito la traccia e l'ho trovato".
"Anche ieri sera avevi troppi pensieri per la testa?" gli domandò piegando il capo. Hikari annuì, meditabondo. La ragazza appoggiò la testa sulla sua spalla, stringendogli il braccio. Le loro mani erano ancora intrecciate, e lei cominciò a far scorrere un dito sulle nocche del cugino, disegnando dei fantasiosi ghirigori.
"Sì. Ad esempio il fatto che non si può amare la propria cugina..." Entrambi sospirarono, ascoltando la lieve melodia prodotta dalla brezza tra le foglie d'oro dell'albero.
"Non importa" disse Ayume, guardandolo con gli occhi scuri scintillanti. "Se ci amiamo, tanto basta. Non conta il nostro legame di sangue!" La ragazza baciò il mezzo demone, che a sua volta la prese tra le sue braccia stringendola a sé. Ed entrambi sentirono un impulso nel loro cuore, che spingeva e premeva per uscire, lo stesso impulso che fece palpitare i cuori dei loro genitori diciotto anni fa. Nei loro animi si poteva assistere ad una lotta: la Ragione e il Sentimento. Il primo si batteva gridando che non poteva esistere amore tra cugini, mentre l'altro urlava che invece si doveva dare ragione a quello sfarfallìo nello stomaco che entrambi avvertivano quando i loro sguardi si incrociavano.
Ayume era combattuta: quale parte ascoltare? Vide negli occhi di Hikari la stessa guerra che agitava i loro cuori. Alla fine scelse l'istinto per lei: prendendolo per la maglia, attirò di nuovo a sé il mezzo demone cieco, baciandolo appassionatamente. Hikari si accorse, nel momento stesso in cui le loro labbra si toccarono, che non avrebbe mai dovuto ascoltare la Ragione. Quindi, la prese un'altra volta in collo, posando la mano destra sulla nuca della ragazza.
Poi l'adagiò delicatamente per terra, sdraiandosi sopra di lei con un mugolio simile alle fusa feline.
 
Hinokami si svegliò di soprassalto, udendo un grido lontano. Quell'urlo però non era una manifestazione di dolore, ma di passione. Aprendo i grandi occhi bicolore si guardò intorno, ma insieme a lui c'era solo Koya, che dormiva profondamente. L'odore di Ayume e di Hikari erano quasi svaniti, segno che se ne erano andati già da un pezzo. Con un triste sospiro si riadagiò sul futon, scoppiando in un pianto silenzioso.
 
 
 



 
 
 
*Scrivere "un demone" se si parla di una femmina è giusto? E' errato? Si dice? Cioè, come dovrei dire? Una demone? Una demonessa? Mboh .__.
** Dubito fortemente che nell'epoca Sengoku esistessero le parrucche, ma chissenefrega? Ci sta benissimo come offesa xD
*** Reggiseno, questo sconosciuto: esisteva a quell'epoca? Dopo un'accurata ricerca su Wikipedia (Dio salvi Wikipedia!), ho scoperto che anche i Romani, o meglio le Romane, lo usavano. Specie se avevano (parola di Wikipedia) un seno "generoso". Quindi okay, non sono uscita troppo con cose fuori epoca. Olè. Maya_Moon 1 Tempo 0
*** Non so voi, ma nella mia famiglia abbiamo questo 'vizio': toccarsi continuamente i capelli: mio nonno quando studia (sì, alla sua età vuole ancora studiare), mia madre quando legge, io lo stesso e quando sono in ansia, e mio fratello... Beh, lui lo fa di continuo. Anche quando gioca all'xBox (non chiedetemi come fa! ^^).
**** Lo so, lo so. Potevo risparmiarmela. Ma, come mi insegna mio papà: "più dettagli scrivi, più è comprensibile". O qualcosa del genere. In ogni caso, il succo è questo. 
 
 
 
Ed eccolo qui, il mio regalo di Natale per voi. Vi auguro un Natale e un Capodanno meravigliosi, in cui i vostri desideri più grandi si realizzino.
 
... Ah sì? I loro desideri sì e il mio no?!
Piantala Hikari, volevo solo dare un saluto come si deve! E piantala di essere così fastidioso! Lo sai che l'erba voglio non cresce nemmeno del giardino del re?
Io non voglio la stupida erbaccia del re di vattelappesca! Io voglio VEDERE! VE-DE-RE! Andiamo, che ti costa? Solo un paio di righe!
Sta zitto! Io faccio cosa mi pare!
Tiranna crudele!
Tsk! Ti garberebbe, scemo! Secondo te una tiranna crudele ti avrebbe fatto fare l'amore con Ayume?
*arrossisce* Beh, no...
Quindi chétati! *gli tira una ciabattata in testa*
Cosa cosa cosa? HANNO FATTO L'AMORE???!!!
Hinokami, non ti ci mettere anche te, eh!
 
Baci baci e tanti auguri!
Maya_Moon

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Capitolo 21
*** Litigi e strani incubi ***


Maya_Moon sta spalmando la Nutella sul pancarré. Accanto a lei ci sono Ayume, Hikari e Koya; stanno aspettando di essere serviti, gli occhi rivolti verso il vasetto contenente la crema degli dèi. Hinokami entra in cucina, spalanca il frigorifero e tira fuori un Bacardi Breezer, l'ultimo. Prima che possa stapparlo, Maya_Moon si volta:
"Alt! Non toccare il MIO Bacardi, bello!" intima, stringendo gli occhi a fessura. L'altro le fa una pernacchia e lo stappa, mentre gli arriva il canovaccio in testa.
"Hinokami! Ridammi il Bacardi!" grida la ragazza, afferrandogli la coda a macchie.
"Non toccarla!" urla lui, guardandola sorpreso: nessuno si era mai azzardato a toccargliela.
"Ma perchè non cresci un po'?!" esclama Hikari, guardandolo senza vederlo.
"Pff! Senti chi parla! Quello che ieri sera si è rintanato sotto il tavolo con la gatta quando hanno fatto scoppiare quelle luci nel cielo..."  ribatte cominciando a ridere.
"Fuochi d'artificio, Hinokami. E poi, non prenderlo in giro! Era terrorizzato!" si intromette Ayume, prendendo la mano di Hikari.
"Che fifone. Idiota." dice il demone leopardo, ricevendo una mestolata in testa da Maya_Moon.
"Ahia!" grida, toccandosi il bernoccolo sulla testa, tra le orecchie feline.
Demoni... così insensibili e casinisti...




Buon anno, gente! *Maya_Moon appare, tirando coriandoli a random* dovevo assolutamente far succedere qualcosa a Capodanno... Vi siete divertiti voi? Io, lasciando perdere il fatto che ho tirato le uova in strada dal terrazzo di casa mia e convinto mio padre a ballare la Gangnam Style (immaginatevi un tronco che si agita sculettando a casaccio >o>), non ho fatto niente di che... Raccontatemi, raccontatemi! *si arma di microfono e registratore*
Via, vi lascio il capitolo. Ah, sì! Siete dei mentecatti. Tutti. Tranne Alis93, Neryssa e Yeven. Perchè? Perchè loro hanno recensito. Ecco, io sono arrabbiata. However, questo capitolo lo dedico a loro, anche se alla fin fine non è un granchè. Enjoy!

Maya_Moon
 


CAPITOLO 21 - Litigi e strani incubi



Ayume si svegliò, scaldata dai tiepidi raggi del sole che filtrano dalle foglie dorate del ginkgo. Sentiva un rumore costante e regolare: bum bum bum. Sbadigliando, si rese conto che era il cuore di Hikari. Erano completamente nudi, coperti solo dai vestiti appoggiati disordinatamente sulle loro schiene. Ayume, il cui orecchio appoggiato al petto di Hikari percepiva ancora il suo battito cardiaco, alzò il viso, osservando il viso rilassato e dormiente del - ormai - compagno: gli occhi chiusi e le ciglia lunghe e argentee posate con delicatezza sulle guance, la bocca chiusa e rosea e i tratti sereni infondevano un confortante senso di sicurezza alla ragazza. Con sua enorme soddisfazione, il braccio di Hikari stringeva i suoi fianchi in un tenero gesto possessivo, mentre sull'altro poggiava la testa. Ayume era sdraiata per metà sul suo corpo, le mani strette intorno alla vita sottile del mezzo demone. La ragazza sorrise, continuando ad osservare - ad adorare - quella creatura così sensibile e meravigliosa. Posò la mano sul viso di lui, scendendo poi in una lunga carezza fino al petto scolpito. Infine, con un dolce sospiro, posò di nuovo la testa là dove fino a poco prima vi era la sua mano. 
 
Koya si svegliò, sbadigliando svogliatamente. Come d'abitudine, si volse alla sua sinistra, dove generalmente dormiva la gemella, ma con somma sorpresa si accorse che non c'era. Voltandosi dall'altra parte, deciso ad avvertire il cugino, si sorprese per la seconda volta in pochi secondi: neanche lui c'era. Il ragazzo toccò entrambi i futon, scoprì che erano freddi: era da un po' che erano assenti. Anche il giaciglio di Hinokami era vuoto, ma a differenza degli altri era tiepido. Sbadigliando di nuovo, si alzò lentamente stiracchiandosi. Purotekuta lo accolse nella sua stanza con un sorriso raggiante.
"Buongiorno, Koya." disse, alzandosi per dargli un poco di latte in una scodella. Prendendo la scodella, l'altro rispose al saluto, sorridendo a sua volta.
"Sai dove sono Ayume, Hikari e Hinokami?" l'altro si rabbuiò per un istante, poi rispose pacato:
"I primi due non li vedo da ieri sera, l'altro è uscito una mezz'ora fa, infuriato..." Koya spalancò gli occhi sorpreso. 
"Da che parte è andato?" domandò ansioso e preoccupato.
"Verso il bosco qui vicino..." Il ragazzo prese un sorso frettoloso di latte e restituì la scodella al guardiano, correndo fuori dalla capanna scusandosi.
 
Ayume accarezzò delicatamente per l'ennesima volta quel volto a lei così caro. Gli dette un bacio leggero sulle labbra, sfiorandogli poi le orecchie pelose, che subito si animarono muovendosi lentamente. Le ciglia del mezzo demone fremettero, rivelando poi un paio di luminosi occhi bianchi. Con un mugolio, Hikari sbadigliò. Un istante dopo si bloccò, arricciando il naso e toccando allarmato ciò che aveva intorno, fino a che non gli tornarono in mente i ricordi della notte scorsa: i sensi acutissimi che venivano coccolati dal morbido corpo della dolce Ayume e i suoi baci... Arrossì, mormorando un "Buongiorno..." imbarazzato. L'altra rise un poco e gli dette un bacio sul naso, facendolo arricciare per l'ennesima volta. Il mezzo demone la strinse a sè, rendendosi solo dopo conto che erano ancora nudi, provocandogli un altro accesso di sangue sulle gote già rosse.
Ayume gli accarezzò il viso mormorando il suo nome, mentre l'altro alzava il viso per baciare quelle labbra che amava così tanto. La ragazza gli passò il naso sul collo, facendolo rabbrividire di piacere, mentre lui la prese in collo baciandole la spalla, dopo avergliela sfiorata per trovarla. 
 
Come sono felice, pensò il mezzo demone cieco, dopo tutto questo tempo finalmente non ho fatto quell'incubo e sono sereno.
Generalmente, ogni sera si svegliava di soprassalto, sudato e terrorizzato: il solito incubo ricorrente. Tempo fa si era accorto che non era un incubo vero e proprio, ma un ricordo. Un ricordo non suo.
 
Si trovava nel cortile con il dorato ginkgo biloba dell'immenso castello del regno a nord, e stava parlando con sua madre Rin. Con sgomento, si rendeva conto che in quell'incubo non era Hikari, ma un'altra persona: un demone cane come Sesshomaru. Sua madre sfoggiava un pancione gonfio, segno che era incinta. Non sentiva le parole che si scambiavano, o meglio le udiva ma non ne afferrava il senso, come se origliasse una conversazione senza successo. Sua madre rideva, come se il demone cane con cui stesse parlando avesse detto qualcosa di divertente. Sorpreso, ogni notte si accorgeva che negli occhi di Rin leggeva adorazione, e amore. A un certo punto, vide il suo campo oscurarsi: stava dando un bacio a Rin! 
Un ringhio alle sue spalle li fecero voltare di scatto: Sesshomaru lo fissava, gli occhi dorati colmi di odio. Con un balzo si avventò su di lui, trafiggendogli il cuore con Tokijin. Cadde a terra con un tonfo; l'ultima cosa che vide fu Rin che inginocchiandosi lo abbracciava, piangendo.
 
Rabbrividì, al ricordo di quell'incubo-ricordo fin troppo dettagliato e incomprensibile. Ayume, sentendo il suo fremito involontario, gli strinse la vita sottile, dandogli un bacio sulla tempia. Hikari si tranquillizzò istantaneamente, e mugolando dolcemente le diede a sua volta un bacio sulle labbra.
Kamisama, quanto mi sento bene con lei tra le mie braccia..., pensò, sorpreso che potesse provare un sentimento tanto bello e potente. 
Accarezzandole i capelli neri, Hikari percepì un rumore non troppo lontano: passi svelti sulle foglie secche e il terreno freddo, un ringhio rabbioso e un odore a lui familiare. Staccò Ayume da sè e le sussurrò preoccupato di vestirsi, mentre lei gli chiedeva ansiosamente cosa stava succedendo.
Mettendosi i pantaloni, Hikari mormorò cupo che si trattava di Hinokami. La ragazza impallidì, notando il tono con cui il compagno aveva pronunciato il nome del demone. Abbracciò Hikari, nella speranza di rassicurarlo. Lui le diede un bacio sulla testa, accarezzandole la schiena, mentre con un ruggito selvaggio Hinokami entrava nella radura del ginkgo biloba.
"Hikari!*" gridò, gli occhi diversi spalancati e arrossati. Ha pianto?, si chiese Ayume con una fitta al cuore. Il mezzo demone cieco fece un passo avanti, ostentando tranquillità.
"Hinokami" rispose pacato. L'altro ruggì di nuovo, mostrando i canini splendenti e affilati.
"Come hai potuto?!" disse con un grido, balzandogli davanti, i visi a pochi centimetri di distanza. Hikari non arretrò, sperando che il conflitto sentimentale si fermasse allo scontro verbale e non fisico.
"Lo sapevi che anche io l'amo, Hinokami. Lo sapevi benissimo, perchè te l'avevo detto." Ayume spalancò gli occhi sorpresa: non se l'era aspettato. Quando quei due si erano confidati?
"Ma lo sai cosa significa per me amare di nuovo, Hikari." il demone si allontanò e chinò il capo, triste. "Lo sai..."  L'altro si avvicinò, poggiandogli con qualche incertezza la mano sulla spalla, cercando di confortarlo.
"Non mi toccare!" gridò Hinokami, sottraendosi al tocco gentile del cieco. "Mi hai rubato la felicità!" riprese con un ringhio. Ayume rabbrividì, spaventata per il cugino, che teneva la mani alzate come muta richiesta di pace.
"Hinokami, non c'è bisogno di gridare... Ayume ha fatto la sua scelta, non puoi obbligar-" il demone lo interruppe con un ruggito, avvicinandosi con un balzo verso la ragazza. Quest'ultima vide impaurita che le iride bicolori stavano diventando cremisi, uno più chiaro e l'altro più scuro.
"Cos'ha lui che io non ho?!" domandò ringhiando. Ayume guardò terrorizzata i canini affilati del demone leopardo, e d'impulso si ritrasse. Hinokami sbattè le palpebre, bloccandosi. Tese la mano verso la ragazza. I suoi occhi si schiarirono di colpo, tornando ad essere l'uno azzurro cielo e l'altro verde prato.
"No... Ayume... Non te ne andare..." supplicò, accasciandosi sulle ginocchia. Ayume si avvicinò un poco intimorita, finendo poi per inginocchiarsi davanti a lui.
"Hinokami..." disse lei, prendendogli il viso con le mani. Lui la guardò, gli occhi luccicanti di lacrime e le guance bagnate. "Non ti abbandonerò mai. Te l'avevo promesso, ricordi?" sorrise, facendo mancare un battito al cuore del demone leopardo. "Ma se io amo Hikari-" Hinokami si lasciò sfuggire un singhiozzo, abbassando di nuovo lo sguardo. Ayume lo prese per le spalle, scuotendolo lievemente. Il demone riprese con lentezza il contatto visivo, come se gli procurasse dolore farlo. "Se io amo Hikari, non significa che non ti possa volere tanto, tantissimo bene. Capisci? Per te ci sarà sempre spazio nel mio cuore." Ayume abbracciò Hinokami, che subito la strinse a sé piangendo.
"Ma io non voglio che tu mi voglia solo bene" ribatté debolmente il demone, senza guardarla. "Io ti amo..." sussurrò lui, dandole una timida carezza sulla testa corvina. Ayume non disse niente, si limitò a dare un bacio sulla guancia al demone, dolcemente.
 
Koya gridò il nome della sorella, invano. Dove diavolo è?, si chiese irritato. Oltretutto, mi sono perso.
Dopo pochi minuti, fortunatamente, vide il trio in lontananza, davanti a sè: Ayume e Hikari si tenevano per mano, teneramente, mentre Hinokami era al fianco di Ayume, triste in volto.
Dopo le dovute spiegazioni, Koya prese la gemella per i fianchi e la fece volteggiare, ridendo come un bambino. Sono felice, pensò. Mia sorella è felice e io lo sono per lei.
Insieme, si avviarono verso la capanna di Purotekuta, ma a circa trecento metri Hikari si fermò, impallidendo:
"Oh no." disse, stringendo un po' più forte la mano della ragazza.
"Che succede?" gli chiese Ayume, preoccupata.
"E' qui!" rispose il cieco, agitato.
"Chi?" ribatté Koya, ora ansioso.
"Mio padre!
Kamisama, pensarono tutti.
 
Sesshomaru strinse gli occhi a fessura, fissando la semplice capanna del vecchio. Quest'ultimo non c'era, il suo odore andava verso il monte Hakurei.
La scia di Hikari lo aveva portato fin lì, ma continuava verso il bosco alla sua destra. Le sue fini orecchie a punta captarono dei passi provenienti da quel luogo, così si voltò e poggiò la mano su Tokijin, in attesa. Dopo un paio di minuti, quattro persone uscirono dalla selva, e con malcelati rabbia e disgusto il demone cane si accorse che uno di loro era Hikari. Con lui c'era un demone dai capelli rossi e gli occhi strani, un ragazzo dai corti capelli bianchi e una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi scuri come la notte. Quest'ultima era particolarmente vicina a Hikari, e lo guardava con apprensione e qualcos'altro... Amore?
Il ragazzo con i capelli bianchi alzò lo sguardo e incontrò il suo, impallidendo impercettibilmente. Timidamente, mosse la mano in segno di saluto, e sorpreso Sesshomaru si accorse che quel tipo era suo nipote. Come si chiamava? Koga? Scosse lievemente il capo. No, non si chiamava così. Ah sì, Koya. Koga era quell'insolente demone lupo che corteggiava l'attuale moglie di quell'abominio di suo fratello. Strinse impercettibilmente gli occhi, infastidito.
Nonostante i pensieri gli attraversassero la testa in maniera inumana, così come lo facevano le emozioni con il cuore, il viso del demone cane rimase immobile nella sua perfezione. Non gli passò per l'anticamera del cervello di rispondere al gentile saluto del nipote, così sbattè semplicemente le palpebre, continuando a fissarlo con i suoi magnifici occhi dorati. L'altro dopo alcuni secondi abbassò lo sguardo imbarazzato, mentre attirava l'attenzione della ragazza. Sesshomaru piegò leggermente il capo. Era la sua gemella? Era sicuro che la sorella di Koya fosse una mezzo demone. Notando poi la somiglianza nell'aspetto e - dopo aver arricciato il naso - nell'odore si accorse che erano effettivamente fratello e sorella. Probabilmente quel giorno la sua natura umana reclamava il suo corpo.
La mezzo demone - come si chiamava? Ayame? No, anche lei era una demone lupo dagli orribili capelli rossi, con quel ridicolo fiore in testa. Per quel che ne sapeva - e gliene importava poco -, doveva essere la moglie del demone lupo sopracitato. Ayume! Chiuse gli occhi, soddisfatto della sua fedele memoria, che mai l'aveva tradito. Sì, la gemella di Koya - e la sua nipote - si chiamava Ayume. Quest'ultima aveva alzato lo sguardo, legandolo al suo. Al contrario del fratello, sorrise raggiante, un sorriso che coinvolgeva gli occhi. 
Sesshomaru scostò la mano da Tokijin, ammaliato dallo sguardo della nipote: assomigliava così tanto a quella dell'amata Rin, quando era poco più che una cucciola d'umana... Un sorriso puro e genuino, di quelli che ti scaldavano il cuore. 
Anche Hikari alzò lo sguardo verso di lui, e Sesshomaru non potè fare a meno di sibilare: quell'inutile abominio! Cosa alzava a fare lo sguardo, se tanto non poteva vederlo?
Il demone dai capelli rossi era sempre a capo chino, come se non gliene importasse nulla della sua regale presenza, nonostante tutto il resto del gruppo fosse di un altro parere. Il demone cane fece un ringhio a malapena udibile, riportando la mano su Tokijin.
Il gruppetto si fermò a qualche metro di distanza. Hikari fece un passo avanti, il petto un poco in fuori e il viso leggermente inclinato verso l'alto. Sesshomaru si sentì ribollire dalla rabbia: quell'insulso errore lo stava sfidando. Nonostante la furia, il suo bel viso rimase impassibile. Chi l'avesse conosciuto bene - sua moglie Rin - avrebbe visto che i suoi occhi si erano oscurati quasi impercettibilmente.
"Buongiorno, padre." disse il cieco, gli occhi bianchi e inutili aperti sul nulla. Sesshomaru fece una smorfia schifata.
"Hikari." rispose, saturando quell'unica parola di odio e ribrezzo.
"Cosa ti porta qui?" domandò l'altro, ignorando il tono del demone cane.
"Rin ti sta cercando." rispose lui, disgustato all'idea che la sua amata perdesse tempo con lui. Il mezzo demone si bloccò, non aspettandosi una risposta. D'altronde, era la prima volta che Sesshomaru gli rivolgeva a parola...
"Ciao Sesshomaru!" esclamò Ayume, distogliendo l'attenzione del demone cane da un sorpreso Hikari. In realtà, la ragazza si era accorta della terribile situazione in cui si trovava il compagno, così aveva agito - come al solito - d'impulso.
"Ciao, Ayume." ripose Sesshomaru, guardandola. Sia Ayume che Hikari rimasero straniti dalla sua risposta: la prima perchè conosceva i suo nome, il secondo perchè aveva udito una parvenza d'affetto nel suo tono.
"C-conosci il mio nome?" gli chiese annichilita la ragazza, arrossendo sotto il suo sguardo profondo.
"Sì, sei mia nipote..." rispose lui, indicando poi il gemello:
"Lui è Koya" asserì, usando ora un tono atono: sembrava che prendesse vita solo quando venivano nominate Ayume e Rin. Il ragazzo annuì, mentre le sue guance si imporporavano.
"Lui è Hinokami!" esclamò Ayume, prendendo il braccio del demone dai capelli rossi, che non si era ancora degnato di alzare lo sguardo. "E' un demone leopardo..." aggiunse orgogliosa. Hinokami le rivolse uno sguardo, in cui Sesshomaru lesse adorazione, amore e una profonda tristezza.
"E' innamorato di te, ma non lo ricambi." affermò poi sicuro, facendo avvampare la ragazza. L'altro ringhiò mostrando i canini affilati. Nemmeno un secondo dopo i suoi piedi non toccavano più la terra: Sesshomaru l'aveva preso per il collo, alzandolo.
"Non lo fare mai più, insulso demone inferiore che non sei altro." sibilò, stringendo la presa e facendo boccheggiare il malcapitato.
"No!" gridò Ayume, stringendogli il braccio. Koya sbiancò, terrorizzato per la reazione che avrebbe potuto avere il demone cane. Hikari fece un passo avanti, pur essendo all'oscuro dei fatti che gli stavano accadendo sotto il naso. Sorprendentemente, Sesshomaru lasciò andare il collo di Hinokami, dopo aver guardato la nipote con le lacrime agli occhi. Il demone cane fece cadere a terra Hinokami con malagrazia, riprendendo il suo cipiglio impassibile. 
"Posso farti una domanda?" chiese Koya qualche secondo dopo, premurandosi di non guardare negli occhi il suo interlocutore. Sesshomaru annuì lentamente, sbattendo le palpebre.
"Perchè sei qui, se sai che Rin non è con noi?" Il demone cane guardò il cielo terso, imitando inconsapevolmente suo nipote.
"Preferisco aspettarla qui, dato che mi disgusta l'idea di stare accanto a quell'insulso mezzo demone di vostro padre" rispose atono, non facendo caso al fatto che i gemelli avrebbero potuto offendersi dalla risposta data.
"N-nostro padre è con lei?" chiese preoccupata Ayume, stringendosi a Hikari.
"Ci sono anche Kagome e una ragazza. Il suo odore non lo conosco, però ha qualcosa di familiare ." specificò Sesshomaru, non badando ai visi impalliditi dei tre mezzo demoni.
"Ragazza? Ma chi...-" disse Ayume, interrotta poi da Koya:
"Iyuu?!" domandò sorpreso. Sesshomaru strinse gli occhi, riducendoli ad una fessura.
"Ti ho già detto che non so chi sia." ripeté infastidito.
"Sai tra quanto arriveranno?" domandò la ragazza, ignorando il gemello ora a capo chino e le gote in fiamme.
"Tra un giorno, forse due." rispose Sesshomaru, girandosi adesso verso il bosco. "Stasera dormirò lì. Le pulsazioni del monte Hakurei mi infastidiscono." e senza aggiungere altro si dileguò con pochi e sinuosi balzi, lasciando il gruppo attonito dalle novità.
 












 
* Ho scritto in grassetto perchè voglio sottolineare il fatto che stia gridando come un ossesso... Capitelo però...

A-rieccomi! *spunta da dietro le tende del back-stage* Piaciuto? A me non molto, perchè a parte l'incubo-ricordo e l'arrivo di Sesshomaru, non è stato un granché, non trovate? Inoltre, nonostante mi sia impegnata al massimo per rendere IC Sesshomaru, non so se ci sia riuscita del tutto. Mah, speriamo...
Ultima cosa: fate caso ai pensieri di Sesshomaru... Qualquadra non cosa Qualcosa non quadra. Un premio a chi indovina! Pensateci bene!
LOL, mi dileguo. *tira fuori jet pack e si butta dalla finestra, scomparendo in una scia di vapore*
Alla prossima! 
Maya_Moon

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Capitolo 22
*** Nera come la notte e nocciola dorato ***


[Questa mini storia è stata divisa in più parti, come quella di Natale, per comodità u.u]
"Sbrigati!" sbraita Hinokami, in piedi sulla soglia della casa di Maya_Moon. Hikari sbuffa, allacciandosi velocemente l'ultima Converse nera.
"Arrivo, arrivo!" grida, correndo con sicurezza verso la porta. Montano poi in macchina, dove li aspettavano Maya_Moon, sua madre al volante, Ayume e Koya.
"Andiamo!" escalam Ayume euforica. Maya_Moon annuisce ridendo, mentre Sabrina, sua madre, mette in moto. Qualche minuto dopo si fermano davanti ad un edificio in cui rimbomba la musica. Sabrina si volta a guardarli:
"E ricordate" ripete per l'ennesima volta, "in discoteca non dovete mai separarvi, e non dovete parlare con gli sconosciuti! ^^" Gli altri annuiscono compìti, uscendo dalla macchina, che fa inversione e sparisce dietro l'angolo. Hikari si porta le mani alle orecchie flosce e bianche, celate dietro un cappelino da baseball.
"Uff, la musica da qui mi dà già noia..." borbotta infastidito. Ayume gli si avvicina: anche lei nasconde le orecchie canine sotto un cappello. Porta i larghi pantaloni da rapper, e la coda è assicurata alla gamba destra, per cui quando scodinzola gli trema pericolosamente la gamba.
"Dai, che ci divertiremo!" dice scossandogli un bacio sulla labbra. Poi, prendendolo per mano, lo trascina dentro, seguiti dagli altri. Appena entrati, Maya_Moon asserisce che non è mai stata in discoteca, spiegando che preferisce un buon libro alla musica ad alto volume.
"E poi" aggiunge imbarazzata, "non so ballare!" Ayume scrolla le spalle ridndo.
"Ecchissene frega!" ribatte lanciandosi in pista e cominciando ad agitarsi come una pazza furiosa. Koya ridendo la imita, mentre Maya_Moon e Hikari rimangono immobili. Hinokami si lancia in un'accurata copia del ballo del film Saturday Night Fever (che ha guardato un sacco di volte sostenendo che John Travolta è un mito), attirando un gruppo di ragazze; queste, vedendo un ragazzo dagli occhi spettacolari e un fisico da urlo, gli si lanciano addosso, urlando complimenti per la gioia del demone, ora tutto gongolante.
Demoni... così scioccamente vanitosi...




Masshiao! *agita la mano* Sono tornata! *lancia coriandoli a random* Dopo aver passato svariati pomeriggi a fissare il monitor in cerca di una risposta, e aver tartassato mia mamma e Yeven nella speranza che me la dessero (Vi ringrazio ancora, siete due angeli :3), l'ho trovata!
Mia mamma tempo fa mi propose un finale alternativo che mi piacque molto, così mi impuntai per farlo coincidere con quello che avevo ideato [nonostante facessero a cazzotti >.>]. Alla fine, del suo finale ho mantenuto la parte che consideravo più bella, e che alla fine vi svelerò. Ma se siete bravi (molto bravi) la potreste indovinare subito! [ma è impossibile u.ù]
Per cui questo capitolo lo dedico a mia mamma, che ha sopportato il mio sbattere la testa contro il muro alla ricerca di una risposta ^^
Enjoy!

Maya_Moon
 



CAPITOLO 22 - Nera come la notte e nocciola dorato

Purotekuta entrò nella sua capanna, trovando i quattro ospiti seduti sopra i rispettivi futon, pallidi e - a prima vista - disperati.
"Che succede, ragazzi?" domandò, avvicinandosi al fuoco al centro della stanzetta accanto per scaldarsi.
"Mio padre, Sesshomaru, ci ha avvertiti che mia madre, i genitori di Koya e Ayume e una ragazza stanno arrivando qui."  sussurrò atono Hikari, continuando a tenere il capo chino.
"E... dove sta il problema?" chiese incuriosito il vecchio, avvicinandosi al gruppo.
"Noi siamo scappati di casa..." rispose Ayume, guardandolo con i suoi occhi scuri e lucenti. Il guardiano spalancò gli occhi, sorpreso.
"Oh..." commentò, incredulo. Non si sarebbe mai aspettato che quel trio di mezzo demoni avrebbe fatto una cosa del genere... d'altronde, li aveva sempre visti come delle adorabili e innocenti creature.
"Però" iniziò Ayume, alzando il pugno verso l'alto, "voglio comunque dare la mia parte umana a Hikari!" puntualizzò, abbassando il pugno e estraendo l'indice, per posarlo sul delicato naso del cieco, facendolo arricciare. Hikari chinò il capo, sussurrando:
"Io... io non sono sicuro di poter accettare un dono così grande..." Ayume si voltò verso di lui.
"E perchè?"
"Perchè non voglio privarti di una parte così importante... Voglio che tu rimanga così come sei, a costo di vederti una notte al mese..."
"Ma non hai sentito cos'aveva detto ieri Purotekuta sama? Posso vivere benissimo con la mia metà d'anima demoniaca!" ribattè alzando le mani. Avvicinò la sua bocca all'orecchio bianco e floscio del compagno, sussurrando in modo da non farsi sentire dagli altri:
"Io non voglia che tu rimanga così per tutta la vita... Voglio che tu sia felice. Mi va benissimo di rinunciare alla mia umanità, se questo significa che tu potrai gioire del dono della vista tutti i giorni, per sempre." Hikari ebbe un fremito, mentre l'orecchio sfiorato dalla ragazza si piegava all'indietro, appiattendosi sul cranio, quasi fosse sulla difensiva. Sospirò rumorosamente, poi annuì piano, sperando con tutto se stesso che finisse nel modo giusto.
 
Ayume e Hikari erano seduti fuori dalla capanna, mano nella mano. Osservavano (o meglio, solo Ayume lo faceva)  il tramonto, che striava il cielo di centinaia di sfumatore rosse e arancioni. Le stelle cominciavano a farsi notare, brillando timidamente accanto al Sole calante. La Luna, che ancora non si vedeva, sarebbe arrivata di lì a poco, portando con sé il manto oscuro della notte.
La ragazza constatò con sorpresa che era lì prima volta che non vedeva l'ora di ritornare mezzo demone; generalmente si disperava aggrappandosi al fratello, che sorrideva cercando di confortarla con rassicuranti parole.
 
Hikari non poteva vedere lo spettacolo che Madre Natura stava offrendo alla sua compagna; potè solo constatare con crescente meraviglia il mutamento di Ayume, a partire dalla prima cosa che cambiò in modo lampante: l'odore tornava ad assumere quei tratti più selvaggi pur mantenendo la sua delicatezza, in un meraviglio mix.
Poi, percepì un cambiamento repentino nella mano che stringeva affettuosamente: il palmo morbido mutò, comparendo un ruvido e resistente cuscinetto in mezzo; le unghie corte e fragilmente umane di ispessirono, raggiungendo la caratteristica resistenza demoniaca.
All'improvviso si sentì stringere da due braccia sottili ma forti e invaso da quell'odore che amava così tanto: Ayume lo abbracciò, sussurrando:
"Sono tornata mezzo demone, Hikari... Lo senti?" Lui annuì, baciandole la testa.
"Domani mattina ti darò la mia metà, amore mio..." continuò Ayume, tuffando il viso nel petto del compagno.
"Ne sei sicura?" domandò il cieco per l'ennesima volta.
"Certo!" gridò l'altra, alzando un pugno in aria.
 
Quella sera Hikari si armò di coraggio, decidendo di avvicinare definitivamente il suo futon a quello di Ayume. Quest'ultima ne fu più che felice, ma in sottofondo il mezzo demone sentiva chiaramente i ringhi mal trattenuti di Hinokami e i sussurri di Koya, che gli intimava di piantarla di fare così.
Quella fu la seconda notte della sua vita in cui non fece quell'orribile incubo-ricordo.
 
La mattina dopo Hinokami si svegliò pochi minuti dopo l'alba. Alzandosi a sedere, guardò con tristezza davanti a sé: Hikari e Ayume dormivano profondamente, abbracciati teneramente. Fece una smorfia, stendendosi di nuovo. Nel giro di pochi minuti si riaddormentò, e piangendo sognò meravigliosi occhi dorati e splendenti occhi argentati.
 
Ayume sbadigliò, stiracchiandosi leggermente. Si accorse di essere raggomitolata tra le braccia di Hikari, la sua schiena contro il suo cuore e la coda a lambirgli le cosce. Sentiva chiaramente il battito cardiaco del cieco, ancora nel mondo dei sogni. Le palpebre chiuse nascondevano gli occhi bianchi, facendolo apparire nel sonno un mezzo demone come tanti altri, senza alcun problema. Accarezzandogli la guancia Ayume si alzò, decisa a darsi una sciacquata per svegliarsi.
L'acqua fredda del ruscello le lambiva la vita. Immerse le mani a coppa per poi portarle al viso; il contatto con l'acqua gelida le fece venire la pelle d'oca. Scrollando la coda per liberarla dall'acqua rimasta imprigionata, Ayume si rivestì, ora completamente sveglia.
"Ayume..." disse una voce a lei familiare. Lei si voltò, sorridente.
"Hinokami... Buongiorno!" rispose, avvicinandosi al demone leopardo. Gli occhi di quest'ultimo erano velati dalla tristezza, ma coraggiosamente imitò Ayume, mostrando l'ombra di un sorriso.
"Hai dormito bene?" domandò la mezzo demone, sedendosi vicino alla sponda del ruscello e guardando Hinokami togliersi la maglietta.
"In realtà... no... ho fatto un incubo" rispose lui, bloccandosi. Non avrebbe senso raccontarle che ho sognato Shirubanome, pensò avvilito, non sa chi sia...
La mezzo demone annuì, raccogliendo le zampe sotto di sé. Hinokami si voltò, gli occhi diversi puntati sui suoi.
"Non mi hai ancora detto cos'ha lui che io non ho..." sussurrò, i tratti eleganti deformati dalla tristezza. Ayume sospirò, chiudendo lentamente gli occhi.
"Buongiorno a tutti e due!" esclamò Koya, abbracciando la sorella. Quest'ultima lo abbracciò a sua volta, grata del suo inconsapevole intervento. "Purotekuta sama si è appena svegliato, e mi ha chiesto di riempire questo secchio per lui" spiegò, piegandosi sul ruscello per riempire il contenitore.
"Vengo con te!" esclamò la gemella, alzandosi e seguendo Koya, diretto alla capanna. Hinokami si lasciò sfuggire un verso strano, a metà tra un ringhio rabbioso e un guaito triste.
 
"Ecco qua ragazzi. E' tutto pronto" disse il guardiano, alzandosi faticosamente. Si trovavano fuori dalla capanna, vicini al bosco in cui aveva riposato Sesshomaru. Accanto al vecchio vi erano Koya, Hikari e Hinokami. Tutti e tre erano divorati dall'ansia, mentre Ayume si agitava, presa dalla frenesia.
"Ne sei proprio sicura?" domandò il guardiano, osservando preoccupato la mezzo demone. Lei si voltò guardandolo, sorridendo raggiante.
"Sicurissima!" esclamò urlando. Poi ridendo continuò: "Vedrete, andrà tutto bene..."
Speriamo..., pensarono tutti.
"Allora!" disse Ayume, avvicinandosi al guardiano. "Che cosa devo fare, Purotekuta sama?"  Quest'ultimo cominciò a spiegare:
"Semplicemente, devi immergerti in quella vasca lì" disse indicando la vasca davanti a sé "chiudere gli occhi e rimanere calma. Purtroppo" aggiunse sospirando "So che farà male. Puoi ancora lasc-"
"Sono sicura di quello che faccio, Purotekuta sama!" ripetè per l'ennesima volta la mezzo demone avvicinandosi alla vasca. Dando le spalle al piccolo gruppo, cominciò a sfilarsi la maglietta, mentre Hinokami si voltava, memore delle grida e dello schiaffo ricevuto, mentre gli altri due rimasero immobili: uno perchè non poteva vedere, l'altro perchè era abituato da sempre alla nudità della sorella. Purotekuta, abbassando la sguardo, riprese a parlare:
"Koya, come puoi vedere, accanto alla vasca dove sta per immergersi tua sorella ce n'è un'altra. Potresti guidare tuo cugino e farlo immergere lì dentro?" Annuendo, il mezzo demone con le piume nei capelli portò gentilmente Hikari sul bordo dell'altra vasca. Il cieco lo ringraziò con un sussurro, spogliandosi a sua volta ed entrando nella vasca, rabbrividendo al contatto con l'acqua gelida e con un profumo talmente forte da essere insopportabilmente asfissiante.
Dopo essersi tolta anche i pantaloni, Ayume rimase nuda davanti alla vasca: i lunghi capelli neri e le sue mani coprivano i seni pallidi, mentre la sua intimità era coperta dalla folta pelliccia scura, che partiva dalla vita chiara. Mentre immergeva la zampa destra nella vasca verde per le foglie delle piante aromatiche, sentì dei passi dietro di sè. Voltandosi, vide una chioma bianca e degli occhi ambrati: Sesshomaru si portò al fianco di Purotekuta, fissando la schiena bianca della nipote, impassibile come sempre.
"Che ci fate voi qui?" domandò Hikari, che aveva sentito l'odore del padre.
"Voglio guardare" rispose atono l'altro, mentre un lieve refolo di vento gli faceva muovere delicatamente la candida pelliccia sulla spalla. Koya inarcò un sopracciglio, sorpreso, mentre Ayume sorridendo al demone cane si immergeva completamente nella vasca.
Hikari sporse la mano in cerca di quella della compagna; quando la trovò la strinse affettuosamente, e baciandola sussurrò: "Ti amo..." Ayume baciò a sua volta le dita della mano del cieco, mormorando "Ti amo anche io, Hikari..."
Con un sospiro preoccupato, Hikari lasciò andare la sua mano. Ayume la immerse nella vasca, unendola a quella già bagnata. Poi, sommersa fino alle clavicole, respirò profondamente chiudendo gli occhi, inconsapevole del fatto che anni addietro sua madre Kagome si era sottoposta allo stesso bagno. Contro la sua volontà però.
Lentamente, sotto gli occhi attoniti di Purotekuta, Koya e Hinokami, una sfera dai colori sgargianti* uscì dal petto della mezzo demone, che cominciò a urlare. Immediatamente, la sfera ritornò nel petto della ragazza, che smise di gridare. Hikari si agitò nella sua vasca, facendo schizzare fuori alcune gocce di quel miscuglio di erbe medicinali e acqua.
"Ayume!" esclamò sconvolto, preoccupato da morire per la compagna. La mezzo demone tossì piano, poi cercò di distendere le labbra contratte in un sorriso rassicurante, senza riuscirci appieno però.
"Ayume, so che fa male, ma se vuoi proprio fare questa cosa, è di assoluta importanza il fatto che tu rimanga ferma!" dice pazientemente Purotekuta, pur continuando ad evitare di alzare lo sguardo.
"Perchè lo stai facendo?" domandò Sesshomaru, usando un tono sorpreso. La ragazza si voltò per guardarlo negli occhi.
"Perchè voglio che possa vedere, ed essere felice!" rispose convinta. Il demone cane sospirò, sbattendo velocemente le palpebre.
Quell'infimo errore non merita niente. Nemmeno la morte, pensò arrabbiato.
 
Ayume si fece coraggio, e di nuovo chiuse gli occhi, abbandonandosi in uno stato di profonda calma. Come prima, sentì qualcosa all'altezza del petto lacerarsi, ma evitò di dare sfogo al suo dolore. Un bagliore gli attraversò le palpebre, mentre il dolore aumentava d'intensità: sembrava un animale scatenato dentro di lei. Le mancava il fiato, e benchè avesse avuto l'impressione che il dolore che le premeva contro come una belva avesse preso il sopravvento, rimase perfettamente immobile.
 
Una sfera stava uscendo dal petto di Ayume, mostrandosi con colori sfavillanti. Dopo l'impatto iniziale, Koya la guardò con maggiore attenzione e intensità: come Purotekuta aveva detto qualche giorno fa, era davvero una sfera composta da due metà, una dorata e l'altra nera come la notte. La sfera pulsava, al ritmo del battito cardiaco della mezzo demone.
Mentre il viso di Ayume si deformava con una smorfia di dolore e veniva bagnato da una lacrima silenziosa, le due metà si separarono, cominciando a pulsare più di prima.
Anche Hikari fece uscire la sua anima, che però apparve completamente diversa: invece di essere una sfera perfetta, la sua anima si presentò come un anello e una metà di anello. Sembra quasi una parte di una catena, pensò Koya affascinato, la metà di troppo deve essere la parte demoniaca in più. Sicuramente questa forma inconsueta dev'essere dovuta al fatto che l'anima, avendo una parte in più, si è dovuta adattare.
Infatti, mentre la metà dell'anello incompleto si presentava con un colore argentato, l'anello completo era formato da due metà dai colori distinti come quelli di Ayume: una parte era di un bianco accecante, mentre l'altra era color nocciola con screziature dorate.
L'anima di Hikari roteava lentamente, come un gioiello in vetrina, mentre il suo possessore teneva le palpebre serrate, a causa del dolore che provava.
Con un guizzo, la metà di anima di Ayume, quella color della notte, si allontanò dall'altra per cambiare forma e avvicinarsi a quella argentata del cieco, finendo per unirsi strettamente, provocando un lampo accecante.
Sbattendo gli occhi, Koya riuscì a vedere l'anima mutata del mezzo demone cieco, un attimo prima che la richiamasse dentro il suo corpo con uno scatto inumano e involontario: la catena formata da due anelli sfavillava completa, pulsando furiosamente come il cuore del suo possessore. Nocciola dorato, bianco accecante, argento vivo e nero notte: un'unione a dir poco meravigliosa, agli occhi di Koya.
Ayume gridò, accasciandosi nella vasca priva di sensi. La sua anima, ora solo la metà di una sfera dorata, con uno spasmo rientrò nel suo petto brillando debolmente. Il petto della mezzo demone si alzò convulsamente per unire di nuovo il corpo allo spirito.
Hikari si scosse, portandosi le mani al viso pallido e spostando un ciuffo candido dagli occhi.
Lentamente, le palpebre si schiusero, mostrando due occhi incredibilmente meravigliosi: uno color nocciola con delle striature dorate, l'altro nero come la notte.
 
 
 
 



















*Ho apportato (come al solito, direte voi >->) alcune modifiche, a partire da come appare l'anima agli occhi di chi la guarda: non un insieme di sfere luminose, ma una sola sfera, degli stessi colori dell'iride degli occhi di chi la “mostra”. Nel caso dei mezzo demoni, ovviamente l'anima si mostra come due metà distinte, recanti il colore degli occhi in forma demoniaca e in forma umana. Nel caso di Ayume, la parte umana è quella nera come la notte (ovvero come sono i suoi occhi durante il giorno dell'umanità completa), mentre l'altra è quella demoniaca ^^


Ebbene, lettori, sappiate che mi sono riguardata un sacco di volte l'episodio 15 dell'anime di Inuyasha ("La sacerdotessa sventurata: il ritorno di Kikyo") per descrivere al meglio il processo a cui si sottopone Ayume per dare la sua metà umana a Hikari. [Dio, quanto odio quell'episodio... Solo perchè viene riportata alla vita quella stronza di Kikyo -.-" La ammazzerei con le miei mani,quella meschina traditrice *Koya e Hikari la fermano mentre mira con il kalashnikov alla miko bastarda]
Ovviamente, è importante per me sapere cosa ne pensiate: accetto ogni recensione, che sia positiva o negativa (nell'ultimo caso, purchè sia costruttiva è.é)
Ci vediamo!
Un abbraccio,

Maya_Moon

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Capitolo 23
*** Cicatrice del vento ***


Dopo la sparizione di Hinokami, trascinato via da una ragazza armata di kalashnikov [chi sa chi è me lo dica, io non faccio nomi u.u], Hikari convinse Maya_Moon ad uscire da quell'inferno rumoroso, mente Ayume e Koya ancora si divertivano ballando sulla pista illuminata dalla sfera stroboscopica.
"Aaah! Senti qui come si sta bene fuori!" aveva esclamato Maya_Moon, i capelli viola scuro mossi lievemente dalla brezza notturna.
"Mah, mica tanto!" borbottò Hikari tossendo a causa delle sigarette che venivano fumate da un gruppo di persone lì vicino. Maya_Moon guardò male (inutilmente, dato che non poteva accorgersene) il mezzo demone:
"Guarda che sei te che sei voluto uscire, bello!" ribatté portandosi le mani ai fianchi. Hikari annuì:
"Sì, ma ora me ne pento assai, Maya..." disse cercando di rientrare nella discoteca. Dopo averlo fatto sedere al bancone, la ragazza ordinò due cuba libre: dopo una sorsata sospettosa Hikari lo buttò giù entusiasta.
Una mezz'ora dopo Hinokami uscì da uno sgabuzzino, i capelli arruffati e i vestiti stropicciati. Si sedette accanto a Maya_Moon, e il mezzo demone ormai ubriaco fradicio (dopo soli tre bicchieri di cuba libre!) con un tono fin troppo strascicato gli chiese che fine avesse fatto. Hinokami si grattò la nuca imbarazzato, arrossendo fino alla punta dei capelli (e facendo pandant con la sua chioma infuocata):
"Ehm... diciamo che anche io ho ballato..." rispose guardando con occhi supplichevoli la ragazza, la quale scoppiò a ridere. I gemelli si avvicinarono a loro, sudati:
"Ehi! venite a ballare!" esclamò Ayume, per poi accorgersi dello stato a dir poco pietoso in cui si trovava il suo compagno.
"Kamisama Hikari! Che ti è successo?" domandò preoccupata e un poco arrabbiata. L'altro cominciò a ridere con quella risata tipica degli ubriachi.
"Mmaaa lo shaai cheee Hiiinokaamiii haa ballatooo una shtrana danzaaa chee loo haa faatto shudarre cosshìì tantooo chhe nonn glii shii shtaa accaaanto??" domandò lui riprendendo a ridere sguaiatamente. "Eee cheee haa ballaaato iin unn possshto sheeparaato daa tuttti noooi?" riprese cominciando a traballare nonostante fosse seduto. Hinokami arrossì di nuovo, mentre Ayume lo guardava male e Koya prendeva in tempo Hikari, che era caduto dalla sedia.
Mezzo demoni... Chi immaginava che non reggessero l'alcool...




Eccomi qui! Ho scritto questo capitolo nel bel mezzo della notte perchè l'Ispirazione mi ha tenuta sveglia tutta la sera, che essa sia dannata -.-" Non sapendo se andasse bene o meno, ho chiesto a quella persona che mi sopporta da fin troppo tempo (leggi: Yeven) se pubblicarlo o meno, e da quanto potete vedere penso possiate indovinare la sua risposta XD
Altra cosa: il titolo mi fa schifo ma non mi è venuto in mente altro: accetto consigli =3
COmunque, avverto subito per quelli che mi brontoleranno: non è troppo corto >.> Detto questo, Enjoy!
 

 Maya_Moon 

 

CAPITOLO 23 - Cicatrice del vento

Hikari sbattè le palpebre, incredulo. La luce gli arrivava agli occhi, a intervalli regolari dettati dalle palpebre che si alzavano e si abbassavano. Si guardò le mani, sporche di quell'intruglio dal forte odore in cui era immerso. Le vedeva! Le vedeva! Non era più cieco!
"Yu-uuh!” gridò felice. Si alzò in piedi a braccia alzate, rendendosi conto solo quando era troppo tardi che era completamente nudo. Arrossendo spropositatamente raccolse i suoi vestiti da terra e si vestì velocemente, mentre Koya correva dalla sorella ancora svenuta nella vasca accanto.
"Ayume! Ayume!" la chiamava Koya, invano. La mezzo demone respirava debolmente e in modo irregolare, come se il suo corpo ancora dovesse abituarsi al nuovo status della sua anima. Hikari si avvicinò, ora completamente vestito, a Koya, che aveva tirato fuori la sorella da quel miscuglio di erbe medicinali.
"La porto dentro. Hikari, prendi i suoi vestiti." disse voltandosi verso la capanna. Purotekuta gli aprì gentilmente la porta, mentre Sesshomaru entrava tutto impettito. Con un sopracciglio vistosamente inarcato, Hikari guardò il padre. Segretamente, lo osservava affascinato: durante tutta la sua vita non l'aveva mai visto, dato che egli si era prodigato in tutti i modi e in tutte le maniere per evitarlo il più accuratamente possibile: i capelli bianco argentei, i profondi e freddi occhi dorati (così dolorosamente simili a quelli di Ayume, constatò sospirando silenziosamente), le lunghe strisce violacee sulle guance e la pelliccia bianca posata con grazia sulla spalla.
"Perchè sei ancora qui? Lo spettacolino è finito." disse, armandosi di un coraggio e una sfrontatezza mai mostrati: la preoccupazione per Ayume e la sua felicità data dalla vista erano troppo grandi per mantenere il suo solito atteggiamento silenzioso e sottomesso con il padre. Quest'ultimo, lo fissò impassibile, sbattendo appena le ciglia. Poi, atono, rispose:
"Io non credo proprio." Hikari ne rimase sorpreso. Non ancora finito? In che senso?
 
Sesshomaru guardava quell'insulsissimo errore chiamato Hikari. Ora, con quegli occhi anormali, era ancora più abominevolmente sbagliato di prima. In realtà, lui non era lì solamente per guardare quello che - lo sentiva - sarebbe accaduto di lì a poco. Lui era lì perché - nel profondo del suo cuore inaccessibile a tutto e tutti, o quasi - era anche lui preoccupato per la sorte della sventurata Ayume. In un modo a lui sconosciuto (come sconosciuto gli era il metodo usato dall'amata Rin quando era una cucciola d'umana) l'aveva conquistato. Forse erano stati i suoi occhi quando era umana, forse era il modo in cui le sorrideva - un sorriso che contagiava come una pandemìa -, così simili a quelli di Rin... 
Si accorse che quel demone che era rimasto per tutto il tempo in silenzio con gli occhi sofferenti - Hinokami? Sì, si chiamava così - lo stava fissando incuriosito. Strinse gli occhi riducendoli ad una fessura, gesto che convinse quell'Hinokami a voltarsi precipitosamente.
Il corpo della piccola Ayume era stato fatto stendere sul suo futon, ora completamente vestita. Non si era ancora ripresa. Sesshomaru sentì qualcosa che lo turbò assai, nonostante il suo viso non mostrasse neppure l'ombra di quella preoccupazione: l'odore di Ayume stava cambiando, velocemente e totalmente.
 
Hikari accarezzava senza sosta il viso pallidissimo, quasi anemico, di Ayume. 
Te l'avevo detto che era meglio non rischiare, pensò sconvolto dai sensi di colpa. Te l'avevo detto che mi andava più che bene vederti una volta al mese, ma sapere che tu saresti rimasta al mio fianco... Non mi lasciare amore mio, non mi lasciare adesso che ho tutto quello che desidero da una vita...
Con uno spasmo, Ayume aprì per un secondo gli occhi, mostrando le pupille senza iridi. Il mezzo demone - non più cieco ormai - sbiancò, mentre osservava impotente la sua compagna cambiare il suo aspetto: i capelli, prima neri, schiarirono diventando bianchi e splendenti; nella bocca, ora aperta, si poteva scorgere dei canini più appuntiti del normale; dei segni di un grigio scuro tendente al nero comparirono sulle guance e sul collo pallido. Un ringhio spaventoso le scaturì dalla gola, aprendo di nuovo gli occhi, mostrando le pupille violacee ora circondate da un'enorme iride rosso cremisi screziata d'oro.
 
Inuyasha correva, correva, correva. Sua moglie Kagome, l'arco stretto in pugno, era stretta al suo dorso. Il fatto di compiere grandi balzi con la compagna a cavallo della schiena gli riportò alla mente tantissimi ricordi, ricordi provenienti da un passato in cui il suo cuore ancora batteva per Kikyo, la miko che con una freccia incantata lo aveva immobilizzato per cinquant'anni ad un albero...
Scosse la testa, arrabbiato. Non aveva più pensato a lei da quando Kagome era entrata nella sua vita. Kamisama, quanto amava la donna che stava correndo con lui... Le prese la mano  dolcemente, continuando ad affrettarsi: la scia dell'odore lasciata dai suoi figli non era molto recente, ma il fatto che non avesse piovuto aveva contribuito a mantenere intatta la traccia.
"Che succede Inuyasha?" domandò preoccupata Kagome, stringendo convulsamente l'arco. Alle sue spalle, il drago A-Hun volava velocemente e senza produrre alcun suono.
"Ho un brutto presentimento, dannazione!" sbuffò il mezzo demone, portando la mano sul fodero di Tessaiga.
"Vedo qualcosa!" urlò Rin dalla groppa del drago. Inuyasha voltandosi vide la donna impallidire vistosamente.
"Che succede?" Iyuu si sporse dalla spalla della madre di Hikari, osservando l'orizzonte davanti a sé e portandosi la mano alla bocca, sconvolta.
"Non può essere..." mormorò piano, ma Inuyasha la sentì chiaramente. Ma prima che potesse chiedere spiegazioni, un ruggito squarciò l'aria.
 
Inuyasha entrò nella grande radura in cui sorgeva la capanna di Purotekuta, ora ridotta in macerie indistinguibili. Ma non era questo ciò che aveva attirato lo sguardo del gruppo: due enormi demoni cani, nella loro forma animale, stavano combattendo senza sosta sopra l'edificio distrutto.
Uno di loro aveva il pelo completamente nero, e le orecchie a punta e la coda nere e bianche. Sul petto, sopra al cuore, vi era una macchia candida a forma di fiamma. L'altro era completamente bianco, se non fosse stato per una zampa, di un grigio scuro tendente al nero, e una macchia nera sulla schiena. Sul suo capo, tra i ciuffi di pelo, si potevano scorgere tre buffe piume colorate, cresciute a dismisura - ma ancora proporzionate - con il corpo.
"Koya!" gridò Kagome, scendendo dalla schiena di Inuyasha. La donna era basita: Koya non si era mai trasformato, se non quando era nato.
 
"Inuyasha!" gridò Mizuumi, chiamando il mezzo demone dalle piccole orecchie canine bianche. Egli entrò nella piccola capanna, colpito dall'odore di erbe e sangue che era presente lì dentro.
"Che succede, Mizuumi sama?" domandò ansioso. La sacerdotessa gli porse due piccoli fagottini: i suoi figli. Con tutto l'amore possibile il mezzo demone prese uno dei due cuccioli, scostando la copertina azzurro chiaro che lo avvolgeva. Sorpreso, vide che la creaturina che vi era avvolta non era un cucciolo d'umano, bensì un cucciolo di cane, dai grandi occhi scuri e il pelo candido, tranne per la schiena e una zampa, che erano di un grigio scuro tendente al nero.
"Che... che cosa significa?" domandò impaurito, voltandosi verso Mizuumi, che scosse lentamente il capo.
"Il suo lato demoniaco è quasi insignificante, ma ha sconvolto il suo corpo. E' necessaria una forte energia spirituale per farlo diventare umano e permettergli di non trasformarsi in un cane demoniaco." rispose, abbassando il volto. Il cucciolino guaì, affamato. Non sembrava per niente pericoloso, anzi: emanava un'aura di tenerezza indescrivibile. Il suo pelo lanuginoso venne bagnato da una lacrima del padre, che chiese alla sacerdotessa se Kagome sarebbe stata in grado di trasformarlo in un umano.
"Possiamo provare... tentare non nuoce..." rispose tristemente la sacerdotessa, portandolo dalla moglie, che era visibilmente esausta.
"I... Inuyasha..." mormorò lei, alzando stancamente una mano. Il mezzo demone si sedette vicino alla moglie, tenendo i due cuccioli tra le braccia senza farglieli vedere.
"Kagome... Io..." sospirò lui, mostrandogli il cucciolo di cane demoniaco. La donna sbiancò, aprendo la bocca senza però emettere alcun suono. Inuyasha le spiegò quello che lui e Mizuumi speravano, e la donna piangendo prese suo figlio dalle sue braccia. Chiudendo gli occhi, Kagome concentrò il suo potere spirituale sulle mani, infondendo di una luce azzurrina tutta la capanna. Quando questa si spense, un bambino dai cortissimi capelli candidi la guardava con splendenti occhi neri.
"Il mio tesoro..." mormorò la donna, avvicinando la guancia del figlio alla sua. Guardando Inuyasha, gli spiegò che aveva semplicemente 'domato' il lato demoniaco del figlio, ma che sarebbe potuto accadere di nuovo... E allora solo ritrovando il suo lato umano avrebbe potuto ritornare tale. Il mezzo demone annuì, scoprendo ora l'altro fagottino, in cui si muoveva una bambina dagli occhi dorati dalle orecchie canine, scure ma con la punta bianca. Impallidendo di nuovo, il mezzo demone vide che la piccolina non aveva gambe umane; purtroppo per lei Kagome non poté fare nulla, solo sperare che le altre persone non la considerassero un mostro.
 
Inuyasha sguainò Tessaiga, deciso a fare fuori l'altro demone cane dagli occhi rosso cremisi. Mentre cominciava a correre verso il suo bersaglio, Sesshomaru entrò nel suo campo visivo, impassibile come sempre. Perdeva sangue dal collo, ma non sembrava curarsene.
"Sta' fermo, Inuyasha." disse atono, la mano poggiata fieramente su Tokijin. Inuyasha lo guardò male e ringhiando gli rispose:
"Taci, dannato. Non guarderò mio figlio morire!" E con pochi balzi si avvicinò ai due demoni cane, alzando la spada e urlando:
"Cicatrice del Vento!"
 
Hinokami non aveva potuto fare niente per fermare la trasformazione di Ayume. 
Aveva solo visto la mezzo demone alzarsi di scatto e cominciare ad urlare. Hikari le aveva preso il braccio cercando di calmarla, ma lei lo aveva guardato con quegli occhi terrificanti e lo aveva spinto via, con una forza tale da fargli sfondare il muro e farlo volare qualche metro più avanti. 
Sesshomaru aveva immediatamente preso le mani della ragazza immobilizzandola; ma questa, ruggendo, si era voltata verso di lui e l'aveva morso alla spalla, facendolo urlare dal dolore e dalla sorpresa. L'aveva lasciata andare, e Hinokami aveva visto sconvolto la sua amata trasformarsi... I suoi occhi, il suo bel viso... le sue mani... 
Il rosario di perline violacee si era illuminato debolmente, ma appena Ayume lo aveva sfiorato con le mani questo si era disintegrato con uno scricchiolìo di perline infrante.
Si era trasformata, distruggendo la capanna. Subito Koya aveva afferrato il braccio di Purotekuta e l'aveva allontanato dalla sua casa, che stava cadendo a pezzi. Hinokami invece con un balzo felino si era allontanato, finendo vicino a Hikari, che si era rialzato lentamente.
"E' tutta colpa tua..." aveva mormorato, avvicinandosi ulteriormente al mezzo demone.
"E' tutta colpa tua!" aveva gridato, guardandolo con i suoi occhi bicolori. "Tutta colpa tua! Della tua dannatissima voglia di vedere, della tua dannatissima presenza, del tuo dannatissimo amore nei suoi confronti!" aveva urlato con tutto se stesso, mentre aveva percepito la sparizione delle orecchie umane e la comparsa di quelle feline. L'aveva preso per il collo, alzandolo in preda ad una furia omicida. L'aveva fatto girare verso il demone cane, che aveva alzato il nero muso al cielo e aveva ululato.
"Guardala adesso! Guarda che cosa ne rimane di lei!" aveva continuato a urlare, mentre Hikari aveva chiuso gli occhi per non assistere a quel drammatico spettacolo. Per un lungo istante aveva desiderato con tutto se stesso di essere di nuovo cieco, pur di non vedere cosa stava accadendo alla compagna.
"Lo so... lo so che è tutta colpa mia..." aveva mormorato afflitto. Quando aveva aperto gli occhi gli occhi, aveva visto che Hinokami stava mirando a lui: ricevette un pugno nello stomaco che lo lasciò senza fiato. 
"Ragazzi!" aveva esclamato Purotekuta avvicinandosi a loro con Koya. Quest'ultimo teneva la testa bassa e la mascella contratta; le sue mani tremavano convulsamente. "Non picchiatevi, vi prego..." continuò tristemente il guardiano, mentre li guardava.
"E' solo colpa sua!" aveva ribattuto il demone leopardo indicando il mezzo demone che sputava sangue dalla bocca. Le sue orecchie flosce erano completamente adagiate sul cranio, ad indicare la sua profonda malinconia.
"No..." mormorò Koya, senza alzare lo sguardo; il suo tono era a metà tra l'arrabbiato e il triste. "E' tutta colpa nostra..." continuò con lo stesso tono, "di Hikari perchè aveva bisogno di una metà di anima umana e si è fatto convincere da Ayume; tua perchè anche se la ami non hai fatto niente per farle cambiare idea; di Purotekuta sama perchè ha permesso la donazione della metà di anima... e mia perché..." Aveva alzato il viso: le sue guance erano rigate dalle lacrime. "Mia perchè non glielo ho impedito e perché non ho donato io la mia metà di anima umana!" Si era voltato verso la sorella trasformata, che stava infuriando contro le macerie della capanna dell'uomo. "Non se lo merita! Non voglio che la mia sorellina perda se stessa a causa dell'amore e della gentilezza!" aveva gridato rabbioso, mentre i suoi occhi si incupivano e le pupille diventavano rosso sangue.
"NON VOGLIO!" aveva urlato. In quel grido disperato, però, vi era poco di umano. Il rosario di zanne bianche al suo collo aveva fatto la stessa fine di quello della gemella: con un sonoro crack si distrusse, illuminando di una luce chiara gli occhi rossi e neri di Koya. Un paio di fiere e candide orecchie canine avevano fatto la loro comparsa sulla cima della testa, e una coda altrettanto bianca era sbucata dai pantaloni del mezzo demone. Con un ruggito i denti erano mutati in zanne e le mani e i piedi in zampe artigliate, mentre Koya era diventato sempre più grosso, sempre più grosso...
 
Hikari aveva guardato basito la trasformazione dell'amico. Ayume, che aveva di nuovo ululato, si era girata verso Koya, che aveva guaito un poco.
Sembra quasi che Koya le stia chiedendo perdono... Ma quando la sua parte demoniaca prenderà definitivamente il controllo della sua mente e del suo corpo?, si domandò preoccupato. Ayume, che già aveva perso la sua “umanità”, non sembrò capire le vere intenzioni del gemello, così con un ringhio aveva arruffato il pelo e aveva scoperto i denti. 
 
Hikari sospirò tristemente, ripensando a ciò che le aveva spiegato sua madre quando le aveva chiesto perchè ogni anno i demoni combattessero tra loro senza un apparente motivo:
 
"Tesoro mio... Loro combattono per far capire a tutti che hanno un ruolo nel mondo... E che vogliono avere il controllo di tutto ciò che han no intorno a loro. Vedi Hikari, i demoni non prendono solo il potere dagli animali che vivono in loro, ma ne acquisiscono anche l'istinto e il pensiero: infatti, i cani hanno bisogno di una guida e spesso vi sono lotte per quel ruolo. I demoni gatto invece tendono ad essere solitari proprio perchè è il gatto stesso a preferire la solitudine alla compagnia..."
 
Koya, dopo aver visto il comportamento poco disponibile verso la pace e la serenità, parve perdere istantaneamente l'ultimo briciolo del controllo che aveva esercitato fino ad allora sul suo spirito e sul suo corpo: e così, dopo uno spaventoso ruggito, degno del più potente dei demoni leoni, si buttò verso il collo della sorella, cercando di squarciargliela. Questa con un balzo si allontanò dalle fauci di Koya, che si chiusero sul vuoto con uno schiocco rumoroso. Ayume ruggì a sua volta, mentre Inuyasha e Kagome entravano nella radura dove era appena iniziata la battaglia tra i due mezzo demoni cane senza più alcun controllo. 
 
Sesshomaru aveva osservato affascinato la trasformazione di Ayume prima e di Koya dopo, senza parole e impassibile come sempre. Aveva guardato Hinokami dare un pugno allo stomaco di quel reietto di un ex cieco e aveva sorriso impercettibilmente, muovendo appena le labbra sottili. 
Dopotutto, quell'insignificante demone troppo emotivo si è rivelato migliore di quanto credessi..., aveva pensato con soddisfazione. Questa però non era destinata a durare, in quanto apparve quell'insulso mezzo demone cane. O meglio, apparve il suo cosiddetto fratellino. Subito egli si era voltato attonito verso i due demoni cani che combattevano, e stupidamente aveva sguainato Tessaiga con l'intento di ucciderne uno, o forse due. 
Incredibile ma vero, si era fatto avanti per amore dei due gemelli (sorprendendo addirittura se stesso), dicendogli di stare fermo; ma come al solito l'altro lo aveva zittito in malo modo, continuando ad avanzare, pensando: Benissimo, fa' pure come ti pare. Tra poco ti pentirai amaramente di non avermi ascoltato... come sempre, stupido idiota.
 
Hinokami aveva visto le smorfie del viso mezzo demone apparso pochi secondi fa quando aveva visto ciò che stava accadendo in quella radura. Dall'odore aveva subito riconosciuto il tipo con capelli bianchi e le orecchie da cane come il padre dei gemelli che ancora si stavano azzannando, ignorando completamente le importanti questioni che si svolgevano ai loro piedi [pardon, zampe]. 
Koya mostrava svariati graffi sul collo e sui fianchi, mentre il collo di Ayume era cosparso di morsi che sanguinavano un poco.
Dopo aver discusso per qualche secondo con Sesshomaru (che nonostante fosse suo fratello non gli assomigliava per niente, aveva notato il demone leopardo), il mezzo demone si avvicinò con un paio di balzi alla coppia di combattenti.
"Cicatrice del Vento!" gridò Inuyasha alzando la grossa spada, che si illuminò di un'intensa luce bianca.
E mentre Tessaiga la spada si abbassava velocemente creando un'immenso globo di energia, Hinokami capì che se l'attacco fosse andato a segno uno dei due gemelli sarebbe morto.





... Ecco qua! Alla fin fine non è accaduto un granché, non trovate? Ma se l'avessi ocntinuato avrei seriamente corso il rischio di scrivere un papiro immenso, degno di Guerra e Pace T^T
... Che dire? Vi invito cordialmente *nasconde malamente una Magnum senza sicura e carica* a recensire e a dirmi cosa ne pensate. Davvero!
Voglio dire... Perchè qualcuno può tranquillamente spendere meno di cinque minuti scrivendo un paio di frasi (e rendendomi immensamente felice) e altri no? Eddai! Non vi mangio mica! *fa sguardo da bastone accanato cane bastonato*
Il mio lettuccio mi chiama! Un immenso abbraccio a tutti - specialmente chi mi recensisce >.> -,
Maya_Moon
 

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Capitolo 24
*** La speranza di una carezza ***


"... Tanti auguri a teee!" urlano tutti, applaudendo gioiosamente. Nicola soffia le candeline - 9 per l'esattezza - sul tiramisù preparato da Maya_Moon e Sabrina, e tutti gridano un "Evviva!" per la felicità delle povere orecchie flosce di Hikari, che sorride nascondendo il dolore alla testa che pulsa.
"E ora i regali!" esclama Koya, ponendo davanti al bambino dai grandi occhi azzurri e il codino biondo simile a quello di Hinokami una gran quantità di scatoline incartate dai colori sgargianti. Nicola si avventa con sguardo affamato sui doni come un uomo assetato su un bicchiere d'acqua fresca e comincia a strappare senza alcun ritegno la carta colorata, proprio come fa sua sorella Maya_Moon. Quest'ultima tiene tra le mani la videocamera accesa, per immortalare quel compleanno così speciale perchè attorniato da quegli speciali quattro ragazzi.
"Evviva! I Lego Star Wars!" grida con gioia infantile il bambino, saltando addosso ad Ayume con un sorriso che va da un orecchio all'altro. "Graziegraziegrazie!" 
E così va avanti per altri cinque minuti buoni: ad ognuno tocca un abbraccio entusiasta da parte del piccolino, che alla fine stringe a sé un Darth Fener con uno Skylander, deciso a farli giocare insieme.
"Andiamo tutti ad accendere la Wii e a giocare a Skylanders!" grida trascinando tutti in salotto, dove come un razzo accende la console e si pianta davanti allo schermo.
"Ma dai!" mugola Hikari, gattonando da Nicola con fare implorante, "giochiamo con i Lego... Io non posso vedere come sei braaavo alla Wii, lo sai..."  Hinokami sbuffa, affondando ancora di più nel divano bordeaux.
"Tsk! Il fatto che tu non abbia regalato uno Skylander ma un insulso aggeggino di plastica non significa che Nico debba perdere un pomeriggio a muoverli per fare un piacere a te!" e, ignorando l'occhiata di fuoco ricevuta da Ayume - lei e Hikari gli hanno fatto lo stesso regalo -, aggiunge "E come lecchino fai pena. Sparati." Hikari con un ringhio tira la manica del bambino, che sta porgendo un joy stick al demone leopardo.
"Gioca con me!" esclama, con gli occhioni blu lucenti e desiderosi. Hinokami borbotta qualcosa di indefinibile, ma finisce per giocare di controvoglia, mentre il bambino continua ad esclamare "Hikari giocherebbe meglio di te anche quando non ci vede, Hino chan!
Demoni... chi la fa l'aspetti!




Buonsalvesalvino! *spinge via Ned Flanders dalla tastiera* Eccomi qui! In ritardo come sempre ma non troppo, ho deciso di spezzettare il seguito del capitolo precedente in più parti, perchè sennò mi sarebbe venuto un papiro immenso D:
Dato che quattro giorni fa era il compleanno del mio fratellino (anche io gli ho regalato uno Skylander u-u), questo capitolo lo dedico a lui, che mi tartassa ogni volta che pubblico un capitolo con la solita fastidiosa domanda: "Io ci sono nel capitolo?" *sguardo da cucciolo*
Ti voglio bene Nicoslao <3 Altrimenti detto Grisamold Dandelion I detto "Padella" u^u [lunga, lunghiiiissima storia! xD
Enjoy!
Lots Of Love,

Maya_Moon

 



CAPITOLO 24 - La speranza di una carezza
 

"No!" gridò Hinokami, lanciandosi contro Inuyasha e spingendolo via. Il mezzo demone, colto di sorpresa, cadde; il suo attacco, sbilanciato, finì quasi per intero sul demone leopardo, salvando la vita di Ayume e Koya.
Il grido di Hinokami li fece voltare, e prima di chiudere gli occhi il demone leopardo poté vedere che l'oro meraviglioso che sempre era stato attorno alla pupilla di Ayume era tornato, subito illuminato dalle lacrime.
 
Ayume era confusa. Che succede?, pensò guardandosi intorno. Un cane demonico la guardava con occhi che continuavano a cambiare: nero e rosso, nero e rosso...
E' in lotta con se stesso!, rifletté. Poi, sorpresa, si accorse di essere anche lei un cane, un cane enorme. Sentì un enorme senso di vuoto all'altezza del cuore.
E sentì il suo petto scuotersi da qualcosa. 
 
Hikari osservava l'enorme cane demoniaco nero e bianco - la sua Ayume - guardarsi attorno con evidente confusione. 
Nonostante abbia solo l'anima demoniaca in sè, sembra che abbia ripreso il controllo di sè..., rifletté meravigliato. Poi, sentì il suo petto contrarsi autonomamente in avanti con uno spasmo doloroso,  come se qualcosa lo stesse tirando dritto davanti a sé.
Il suo occhi destro, quello nero, cominciò a bruciargli e a lacrimare copiosamente.
E sorpreso, meravigliato e impaurito, si rese conto che la metà di anima umana di Ayume stava lottando per tornare indietro, nonostante tutto.
 
Rin aveva a malapena visto i due cani demoniaci, l'attacco di Inuyasha e il sacrificio di Hinokami, tanto era stata presa a cercare suo figlio.
"Hikari!" gridò correndo verso il mezzo demone. Questi si girò, mostrando la meraviglia di due occhi lucenti: uno dall'iride nocciola screziata d'oro e uno nero come la notte; quest'ultimo era arrossato e lacrimava.
"Perchè piangi, figlio mio?" domandò preoccupata stringendolo a sé. Lui ricambiò distrattamente l'abbraccio, continuando a guardare i due cani demoniaci, ora immobili.
"Perchè l'anima che mi ha donato Ayume sta lottando per tornare da lei..." rispose felice. 
In questo modo, pensò liberandosi dal senso di colpa che da quando si era risvegliato lo attanagliava, Ayume tornerà normale.
Però ciò non era possibile: senza l'ausilio delle erbe medicinali né della disponibilità spirituale e fisica di Ayume, era tutto inutile.
 
"Perchè diavolo mi hai fermato, dannato?!" gridava intanto Inuyasha agitando il pugno contro Hinokami, incurante del fatto che fosse svenuto in una pozza di sangue, e che quindi fosse impossibilitato a rispondergli.
"Perché quei due demoni cani sono i tuoi figli, Inuyasha" rispose infastidito Sesshomaru, avvicinandosi ai due. Il mezzo demone lo guardò interdetto, spostando lo sguardo dal fratello con il suo eterno cipiglio ai due cani demoniaci, ora l'uno davanti all'altro: il cane demoniaco nero guaiva guaiva guardandosi il petto tremante, mentre Koya fissava sospettoso l'altro, ancora schiavo del suo istinto animale.
"... Davvero?" domandò Inuyasha incredulo. Sesshomaru sospirò impercettibilmente, visibilmente (e sorprendentemente per questo) irritato.
"Annusa tu stesso" rispose il demone chiudendo gli occhi e stringendoli, come per cercare di non spazientirsi. Inuyasha, dapprima sospettoso, fece fremere un poco il naso. Sbuffò.
"Il cane demoniaco nero e bianco non è mia figlia." ribadì infuriato. Fece per alzare Tessaiga, ma svelto Sesshomaru estrasse Tokijin e gliela puntò alla gola, sfiorandogliela delicatamente.
"Più a fondo" ringhiò stringendo gli occhi e riducendoli ad una fessura per i suoi freddi occhi dorati e splendenti. E Inuyasha, ringhiando a sua volta ma minacciato da Tokijin, lo fece.
Dapprima sentì solo l'odore aggressivo e selvaggio che aveva percepito anche prima, ma poi...
Sentì la parvenza della sua amata figlia, l'ombra del suo ricordo, unito a una altro odore, delicato e forte allo stesso tempo. Inspirò ancora, inebriandosi del suo dolce profumo. 
E solo allora si rese conto di quanto le era mancata realmente, e con un brivido raccapricciante ripensò al fatto che fino a pochi secondi prima stava per ucciderla, se non fosse stato per Sesshomaru e quello strano demone dai capelli rossi che era privo di sensi davanti ai due cani demoniaci.
Kamisama, pensò sconvolto, ma che diavolo volevo fare? Volevo così tanto salvare mio figlio che non mi ero reso conto che stavo per uccidere la mia piccola Ayume...
 
Ayume, ancora trasformata, aveva nonostante tutto gli occhi pieni di lacrime mentre guardava Hinokami. Koya, vista l'inattività del cane demoniaco nero e bianco, si era seduto e lo guardava sospettoso, pronto a ricominciare a combattere per la supremazia.
Ayume guaì, e tutti quelli intorno a lei sentirono chiaramente in quel lamento il nome del demone leopardo. Con un lugubre e triste ululato si alzò sulle zampe posteriori e abbassò le grosse orecchie: una luce abbagliante invase la radura, e quando questa si diradò un demone dalle fattezze umane aveva preso il posto del cane demoniaco.
Ayume, ancora senza la sua metà umana ma con la sua ineguagliabile bontà d'animo, si era calmata. O meglio, aveva ripreso il possesso del suo corpo e del suo spirito.
In seguito, avrebbe spiegato che dopo la donazione della sua umanità l'istinto animale aveva preso il sopravvento sulla ragione... Ma vedere il sacrificio dell'amico l'aveva fatta riprendere.
"E' tutta una questione di concentrazione... E' come cercare di controllare il respiro, dev'essere costante, sennò non hai più aria!" avrebbe detto, e in cuor suo avrebbe (in parte) capito uno dei tanti motivi per cui Sesshomaru era così freddo: controllare l'istinto animale demoniaco superiore era oltremodo stancante, ed evitando di manifestare le emozioni era un modo per faticare di meno. 
 
"Hinokami!" gridò disperata, i fluenti capelli ora bianchi come la luna che la seguivano graziosamente. Le tenere orecchie canine non c'erano più, sostituite da orecchie a punta simili a quelle di Sesshomaru. L'unica cosa rimasta invariata era il dorato delle iridi, che contornavano adesso una pupilla più assottigliata, che rendeva il suo sguardo ferino.
Ayume, ora demone, si inginocchiò accanto a Hinokami e scoppiò in un pianto disperato.
"Hinokami! Hinokami!" gridò aggrappandosi al suo petto immobile. "Non mi abbandonare..." mormorò tristemente, abbracciandolo.
 
Iyuu osservava impaurita il cane demoniaco dall'argenteo pelo: da quando Ayume era tornata nella sua forma umana, si era accucciato con fare pensoso. 
Nonostante tutto, pensò in parte rassicurata, non è feroce...
Timidamente fece un passo verso di lui. Inizialmente egli non la notò, preso com'era a fissare Ayume, ma quando con la coda dell'occhio vide muoversi qualcosa voltò subito la testa con un ringhio spaventoso. Iyuu fece un leggero sobbalzo, sforzandosi in tutti i modi di non portare la mano sull'arma per non irritarlo ulteriormente.
"Iyuu!" gridò impaurita Kagome, cominciando ad avvicinarsi alla ragazza. Koya, decisamente infastidito dall'avvicinamento delle due donne, si alzò palesemente contrariato, rizzando il pelo brillante del collo con un guizzo armonioso. La ragazza, ignorando la madre dei gemelli - ora arretrata di fronte all'ordine imperioso dato dal cane demoniaco -, fece un altro cauto passo, guardando nei profondi occhi neri del cane demoniaco. Koya ringhiò di nuovo con ferocia, facendo schioccare le mascella in un chiaro avvertimento.
In quel momento quella impavida ragazza desiderò con tutta se stessa di possedere il potere spirituale di Kagome, anche solo per poter sfiorare l'anima del mezzo demone impazzito dal rimorso e in qualche modo alleviare il suo dolore. 
Mentre ancora si avvicinava, annullando la distanza da Koya e dalla morte, Iyuu sussurrò il suo nome, con dolcezza, come si dice ai bimbi piccoli per insegnare il loro nome. Koya però continuava a ringhiare, ora acquattato e pronto a spiccare il salto verso la ragazza.
"Koya..." mormorò di nuovo Iyuu, ora a pochi, pochissimi metri dal cane demoniaco. Con un potente ringhio Koya fece scattare la zampa nera contro il corpo snello della ragazza; questa tese lievemente la mano davanti a sé, sperando in una stretta affettuosa e umana. 
A pochi centimetri di distanza la zampa scura di Koya si bloccò, facendo muovere i capelli della ragazza a causa dello spostamento d'aria. 
Il cane demoniaco, con la zampa ancora alzata e pericolosamente vicina allo stomaco di Iyuu, uggiolò piegando la grossa testa pelosa, in chiaro segno di smarrimento.
 
Koya combatteva, combatteva con tutto se stesso. Da spettatore impotente era passato a ribelle agguerrito, da quando aveva visto Hinokami sacrificarsi per per lui e la sorella, che ora era accasciata vicino al demone leopardo.
Tuttavia, sembrava una causa persa; poteva sentire chiaramente la sua metà demoniaca sghignazzare divertita.
"Continua pure a provarci, non ti libererai ma i più di me, piccolo umano!" urlava compiaciuto il demone cane, avvolgendo la sua anima con un'altra elegante spirale. Ormai il brillante intrigo di colori non si vedeva più, sprofondato nel buio nero della sua parte demoniaca.
Koya tentava in tutti i modi di separare le due entità e riprendere il controllo una volta per tutte, invano. Finora era solo riuscito ad evitare di attaccare i suoi cari, mentre la sua parte demoniaca gli ringhiava contro la stizza.
"Ma guarda qui che bel bocconcino Koya... Vieni a vedere anche tu!" aveva poi ululato quello, mostrando all'umano cosa vedevano i suoi occhi nero pece: una ragazza dai lunghi capelli neri e dei profondi occhi blu, che con uno sguardo intimorito ma fiero si avvicinava a lui.
"Iyuu!!" gridò sconcertato Koya, mentre la sua metà demoniaca con una piroetta stringeva di più la sua anima ridendo malignamente.
"Ora vedrai... come il rosso coprirà il blu...!" esclamò il demone muovendo con uno scatto repentino la zampa scura con l'intento di ucciderla. La ragazza invece tese una mano, come se nel gesto pieno di follia omicida avesse visto invece un atto di gentilezza e affetto.
"No!" urlò Koya balzando sull'anima soffocata dal demone e cominciando a strappare via i lembi che la coprivano.
"No! No! NO!" gridò con tutto se stesso, balzando nella sfera brillante e riprendendo il controllo di se stesso.
 
"NO!" aveva ululato il cane demoniaco, con un tono misto a paura, ribellione, stanchezza e... sollievo. Si era alzato sulle possenti zampe posteriori, e una forte luce chiara aveva inondato la radura per un lungo secondo: poi, con un grido di gioia, Iyuu corse incontro al suo sfinito mezzo demone preferito, baciando con entusiasmo quelle labbra pallide e morbide che tanto a lungo aveva desiderato con tutto il cuore.


 










* Questa parte è stata abbastanza complessa da scrivere... Cercate di immaginare un luogo sconfinato di un colore indefinibile a vostra scelta a fare da sfondo per una sfera brillante e colorata in perpetuo movimento: l'anima. Qui, in quella che può essere definito lo “spirito” di Koya, la sua parte umana e quella demoniaca sono due entità separate: quest'ultima non ha nome in quanto troppo selvaggia per possederlo, mentre quella umana porta il nome deciso dai genitori al momento della nascita: Koya.
 
Ripeto, è piuttosto complesso, ma personalmente mi è piaciuto molto scriverlo, perchè a modo suo è introspettivo, e mi piace scrivere quel genere. Scusate la digressione ^^

Bene bene bene! Siamo alla resa dei conti: che ne sarà di Ayume? E di Koya? E non scordiamoci di quel povero disgraziato di Hinokami... Avete apprezzato il suo sacrificio? Hikari ridarà la metà di anima umana ad Ayume?
E, cosa più importante di tutte: come prenderà Inuyasha la relazione di Ayume e Hikari?! 
Tutto questo e molto di più [mi sembra già abbastanza, grazie >.>] nella prossima puntata! Recensite in tanti, mi raccomando!
Un abbraccio pandoso,
Maya_Moon

Avvisoi:
  1. Il capitolo non è corto! >.>  xD
  2. Non incacchiatevi in stile papà di Timmy Turner, please. *Dinklebeeerg >.>*
  3.  Tanto per ribadire: io non mangio, le recensioni, sia positive che negative, sono ben accette =3
  4. Aggiornerò a breve più o meno dato che avevo già scritto una buona metà dell'altro capitolo con l'intenzione di aggiungerlo a questo U^U
  5.  Mi rompeva lasciare l'elenco numerato a 4, dato che 5 è il mio numero preferito ^-^ Quindi, ne approfitto per dirvi che vi voglio taaanto bene e che dovete mangiare tutte le vostre verdure, guardare la strada prima di attraversarla e non accettare caramelle dagli sconosciuti. ^3^
Alla prossima, my little pony (WTF o.O) treasures! <3


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Capitolo 25
*** Un abbraccio doloroso ***


[Dopo aver visto The Illusionist, dove ci sono quei cinque illusionisti che giudicano i concorrenti ^^ ndM_M]
"Ed ecco, signori, signore, ragazze, bambini, mezzo demoni e demoni, il grande KOYA!!" grida Ayume, tenendo tra le mani un microfono immaginario. Maya_Moon, Nicola,Hikari e Hinokami, tutti e quattro seduti sul divano, applaudono gioiosamente. Koya fa il suo ingresso nel salotto con un enorme cappello a punta nero in testa decorato con delle stelline argentate ("Koya, quel cappello lì è da streghe, non da maghi... e poi si mette ad Halloween..." le aveva pazientemente spiegato Maya_Moon, ma il mezzo demone aveva detto che quelli erano solo dettagli insignificanti). Apre teatralmente le braccia, mostrando un mazzo di carte nuovo, ancora da aprire.
"E adesso" dice in tono pomposo, "un volontario tra il gentile pubblico sceglierà una carta e io la indovinerò! E lei, la mia dolce sorell... ehm, assistente sceglierà il volontario!" esclama, indicando la mezzo demone, che per l'evento ha preso uno dei vestiti della scrittrice ("Tanto non li usi mai" aveva detto correndo in bagno. "Non mi piace non avere pantaloni!" si era difesa sbraitando la ragazza). L'assistente prende la mano alzata e agitata di Nicola, che dopo un paio di secondi di riflessione prende una carta, facendola vedere alla sorella: il nove di cuori.
"E adesso la ritroverò dopo averla mischiata con le altre!" grida Koya, facendo un mucchio scomposto di carte rosse e blu, incurante del fatto che sta urlando come un ossesso e che Maya_Moon cerchi invano di fargli abbassare il tono della voce. Dopo un paio di minuti passati a borbottare "E ora com'è che faceva lui? Sssì, mi sembra così..." Koya mostra a Nicola una carta, il due di picche. Il bambino scuote la testa, e così va avanti per qualche minuto, finchè Hikari, ormai stanco di quello spettacolo (nervoso del fatto che per assistere alla prova di Koya ha dovuto smettere di ascoltare Beethoven), si alza e dice:
"Io lo so qual è..." Koya lo guarda sospettoso, dato che Hikari non può sapere quale sia, dato che nessuno glielo ha detto.
"Ah sì? e quale sarebbe?" domanda strafottente, irritato dal fallimento e dal coraggio di Hikari. Quest'ultimo indica sicuro una carta sotterrata dalle altre e, sorpresa sorpresa, è il nove di cuori! Tutti applaudono, mentre Koya gli chiede come ha fatto.
"Semplice... E' rimasto l'odore di Nicola sulla carta! Anche se le hai mescolato su quella era molto più forte." risponde Hikari con un sorrisino furbetto, lasciando basito il povero Koya.
Mezzo demoni...  C'è chi può fare l'illusionista e chi no...




Eccomi! Dopo tre giorni (tre, gente, TRE!!!) ho finito il capitolo, evviva evvivosa evvivosetta [Ned, quante volte ti ho detto di stare alla larga dal mio pc?! *spinge via mentre l'omino baffuto borbotta: Troppe tropposine troppose troppoposette...]!
Anyway, prima di farvi leggere il capitolo, devo farvi vedere non una ma due cose: BillaName ha disegnato non una ma due opere meravigliose: Ayume in forma mezzo demoniaca e in forma demoniaca... *applaude commossa* Che dire? Se vi piacciono, fatele i complimenti!  Billa, sei bravissima '*-* Ecco:

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Dopo tutto ciò, vi lascio il capitolo... Avverto subito: non è troppo corto ma come al solito finisce sul più bello. Non mi linciate per questo, pliz. Why? 'Cause i love you too much for die, and because if you kill me, you can't know how the fan fiction will end ^^ Enjoy!

Maya_Moon


CAPITOLO 26 - Un abbraccio doloroso

Nella radura dominata dal silenzio, un suono fioco e rassicurante sorprese tutti: Hinokami stava ridendo debolmente, poggiando faticosamente la mano sulla schiena della demone*.
"Bimba... lo sai che non ti abbandonerò mai... Il mio amore-" tossì spasmodicamente, sputando sangue "... Il mio amore per te non me lo permette..." Ayume lo guardò esterrefatta, ma poi ridendo dalla gioia lo strinse a sè, dimenticandosi della ferita che devastava il petto e lo stomaco di Hinokami, facendolo gemere dal dolore.
"Vedrai, guarirai..." disse dolcemente Kagome, sedendosi accanto alla figlia e poggiando affettosamente il braccio su di lei, stringendola a sé con un sorriso. Hinokami scosse lentamente il capo rosso fuoco.
"Queste ferite-" tossì di nuovo, e le labbra pallide si macchiarono di sangue vermiglio "... Queste ferite sono troppo profonde, bimba" ribattè lentamente, rivolto verso la demone. "Non posso guarire... Non ce la posso fare." sospirò tristemente. "Non posso sopravvivere..." continuò senza guardarla negli occhi come aveva fatto fino ad allora.
"E allora useremo Tenseiga!" ribatté Inuyasha, fiero della sua idea. Sesshomaru però scosse lentamente il capo, chiudendo gli occhi.
"Il corpo è troppo danneggiato, non è possibile" rspose, usando per la prima volta un tono dispiaciuto. Ayume riprese a piangere, mormorando:
"Non voglio che tu muoia... Non per me..." alzò il viso: ora i suoi occhi emanavano una luce rossastra. "Non voglio!" gridò, con un tono a metà tra la sua voce e una terrificante e disumana. Hinokami portò la sua mano sulla guancia arrossata di Ayume, macchiandola con il suo sangue.
"Bimba..." la dissuase dolcemente "Non devi arrabbiarti... Prima o poi tocca a tutti... Significa che per me è giunta l'ora che mi unisca ai Kami su nel cielo... con il mio Shiru chan e i miei genitori" guardò amorevolmente la demone, che ora con i suoi occhi dorati aveva ripreso a bagnare di lacrime il suo petto squarciato, che nonostante tutto stava cercando - inutilmente, perchè ormai era troppo tardi - di guarire.
"Ma... io non voglio... non è giusto..." mormorò di nuovo Ayume, dandogli un bacio sulla fronte sudata e insanguinata. Poi si voltò verso la madre.
"Forse... forse, madre, le erbe di Jinenji potrebbero salvarlo!" disse speranzosa... Sentimento che morì con il cenno di dissenso della donna.
"Mi dispiace, Ayu chan, ma non può guarire... quelle erbe potranno solo ritardare la sua morte, rendendola un'agonia." rispose Kagome, mentre una lacrima di commozione le rigava la guancia.
"Se c'è una possibilità" ribatté la demone, alzando il pugno al cielo "la voglio cogliere al volo!" 
 
Due giorni dopo, Hinokami era steso su un futon nella capanna accanto a quella dei genitori di Ayume e Koya. Purotekuta li aveva salutati con le lacrime agli occhi: era triste e pieno di rimorsi, ma Ayume sorridendo gli promise che sarebbero tornati, e che gli avrebbero raccontato tutto.
Sfortunatamente, non c'era niente di bello o comunque vagamente buono da raccontare: Hinokami non migliorava ed era febbricitante, e passava dal sonno alla veglia per pochi attimi, in cui vaneggiava, chiamando il fratellino e i propri genitori. 
Ogni sera Ayume vegliava sul povero demone, stringendogli la mano e parlandogli con un misto di tristezza e dolcezza: ogni sera lo ringraziava per quel suo gesto istintivo e avventato, e gli ricordava che non doveva assolutamente mollare, che doveva guarire e passare la sua vita con loro, i suoi più cari amici. Spesso capitava che si addormentasse al suo fianco, la testa candida premuta contro il braccio cosparso di macchie nere. 
E Hikari, sulla soglia, sorrideva e mormorava un sincero "Grazie" rivolto a quello strano e volubile demone, benedicendo il giorno in cui Ayume lo invitò ad andare con loro sul monte Hakurei. Sapeva che questo era peccare di egoismo e anche un po' di cattiveria, ma non poteva evitare di pensarlo.
 
Ayume, Koya e Hikari raccontarono a Inuyasha, Kagome e Rin (ma anche a Sesshomaru, dato che se ne stava appostato davanti alla capanna, fatto che non voleva spiegare a nessuno) cosa successe nei giorni della loro fuga.
"E poi..." continuò Ayume, narrando della notte passata con Hikari sotto il dorato ginkgo biloba "beh... io e Hikari ci siamo baciati... e-" 
"COSA?!" gridò Inuyasha, guardando con occhi di fuoco il povero mezzo demone dagli occhi dorati e neri. 
"Inuyasha!" lo redarguì dolcemente Kagome posandogli la mano sul braccio. "Si sono solo baciati!" 
 
Sesshomaru ascoltava divertito sorridendo un poco: quell'insulso mezzo demone di suo fratello non si era accorto di nulla!
"Fosse solo quello..." sussurrò fuori dalla capanna.  Un secondo dopo Inuyasha era davanti a lui, furente: aveva sentito il suo commento sarcastico, ed era stizzito dal fatto di essere completamente all'oscuro del fatto.
"Solo quello cosa?!" chiese risentito, toccando l'elsa di Tessaiga al suo fianco. Sesshomaru lo guardò impassibile, il suo sorriso lieve evaporato.
"Quando nella radura hai annusato Ayume per accertarti che fosse davvero tua figlia, non hai sentito che oltre all'odore demoniaco e quello mezzo demoniaco c'era qualcos'altro?" rispose impassibile il demone cane, guardandolo con disprezzo. Inuyasha lasciò cadere mollemente le braccia, dandosi dello stupido per aver ignorato quell'odore forte e insieme delicato. E si rese conto che l'aveva effettivamente già sentito.
 
Hikari si vide puntare alla gola la lama lucente di Tessaiga di punto in bianco, facendolo impallidire.
"Dannato bastardo!" gridò Inuyasha, facendosi più vicino e incenerendolo con il suo sguardo ambrato.
"Ma papà!" gridò contrariata Ayume, spostando la spada dalla gola del compagno.
L'ha presa come se nulla fosse, pensò sorpreso Hikari. La demone si portò le mani ai fianchi, pronta a combattere per amore. "Ma che problema c'è?" domandò seccata.
"Ma come che problema c'è?!" urlò il padre alzando le braccia e cominciando ad agitarle come un forsennato; le sue piccole orecchie bianche si muovevano nervosamente, riflettendo il suo stato d'animo.
"Adesso basta." si intromise risoluta Kagome, prendendo per un orecchio Inuyasha. "Adesso io e te ce ne andiamo a calmare i bollenti spiriti." e lo trascinò fuori, mentre Ayume incrociava le braccia sbuffando.
"Io... io devo andare..." mormorò Koya, grattandosi la nuca imbarazzato. Hikari lo guardò piegando il capo di lato.
"E dove?" domandò incuriosito. Koya arrossì e chinò il viso, cominciando a balbettare:
"Da.. Da... Dai, insomma!... Ehm..." Ayume gli mise la mano sulla spalla sorridendogli gentilmente:
"Vai pure da Iyuu chan!" disse ridendo, mostrando i lunghi canini affilati. Koya la ringraziò, e ancora rosso in viso si dileguò.
 
Hikari e Ayume erano rimasti da soli nella capanna, in cui adesso regnava il silenzio più assoluto. La demone si voltò verso il mezzo demone, e i suoi capelli la seguirono con un'elegante onda candida; con uno sguardo furbetto gli si avvicinò e gli scoccò un bacio sulle labbra, facendolo arrossire violentemente. Ma pochi secondi dopo lui le prese il viso pallido tra le mani artigliate, baciandola di nuovo con passione. Ayume mugolò piano, se avesse avuto ancora la sua coda nera e bianca questa avrebbe spazzato il pavimento con una foga mai vista.
"Mi sei mancata terribilmente..." sussurrò teneramente Hikari, guardandola negli occhi e accarezzandole la guancia. Ayume sorrise mostrando i candidi canini affilati.
"Anche a me, Hikari... Non credevo fosse possibile che ti mancasse qualcuno che è accanto a te..." Il mezzo demone abbracciò la demone, cercando di farle capire almeno in minima parte l'amore che provava per lei.
"Ti amo così tanto, Ayume..." mormorò, impaurito per un attimo dal non ricevere una risposta. Lei però con un delicato bacio sul naso sensibile gli rispose: "Anche io, amore... Anche io."
 
"Si può sapere che ti prende?!" sbraitò Kagome, puntando il dito dentro Inuyasha, che aveva il volto arrossato dall'ira malrepressa.
"Ma come che mi prende! La mia Ayume... con quel... quel..." guardò la donna, che batteva ritmicamente il piede spazientita. Il mezzo demone spalancò le braccia. "Insomma... lui!" disse alla fine, senza riuscire a trovare il termine adatto.
Perchè alla fin fine in Hikari non c'è niente di sbagliato, pensò tristemente, è sbagliato il fatto che voglia che Ayume non cresca, rimanendo così com'è.
Kagome si accorse dell'oscuramento dello sguardo del marito, e abbracciandolo gli accarezzò l'orecchio canino facendolo fremere dal piacere.
"Tesoro... Anche se Ayume è innamorata e ha fatto... il grande passo, chiamiamolo così... con Hikari, questo non significa che non sarà più la tua dolce bambina!" lo guardò negli occhi, e lo sguardo che ricevette le fece capire che aveva centrato in pieno il nocciolo della questione, "Lei lo sarà sempre e per sempre, Inuyasha... Per lei tu sarai il primo uomo che abbia mai amato con tutto il suo cuore, capisci? Lei ti vorrà sempre bene, qualunque cosa accada. Sei la sua roccia, e anche se non lo dà a vedere conta molto su di te; se le fai vedere che non approvi una sua scelta, ne rimarrà devastata." Inuyasha rimase a lungo in silenzio, riflettendo su quello che aveva detto Kagome. Poi, con un piccolo sospiro in cui la donna percepì l'accettazione del fatto, la baciò sulle labbra, mormorando:
"Hai ragione Kagome. Però non posso fare a meno di essere dannatamente geloso, ecco!" ribadì il mezzo demone, prendendole la mano con la sua e stringendola affettuosamente. "Andiamo" disse piano, conducendola alla capanna. 
 
Prima ancora di mettere il piede sulla soglia, i due genitori videro una scena dolcissima: Hikari e Ayume erano teneramente abbracciati, i candidi capelli intrecciati tra di loro e gli occhi delicatamente chiusi. Kagome sorrise toccata, mentre Inuyasha roteò gli occhi, deciso a non far capire a sua moglie ciò che realmente provava per quello che stava vedendo: felicità assoluta.
Kagome calpestò volontariamente un ramoscello secco a terra, per fare in modo di essere sentiti dai due amanti e dar loro agio di sciogliere (con riluttanza) l'abbraccio, ed evitare così l'imbarazzo. Inuyasha appena entrò nella capanna venne stretto in un abbraccio, ritrovandosi così ad accarezzare i bianchi capelli di sua figlia.
"Scusami papà. Io-" cominciò a dire la demone, subito interrotta dal padre.
"No, tesoro mio. Scusami te. Non dovevo avere quella reazione così esagerata..." disse lui, rivolgendo poi un'occhiataccia a Hikari, che li guardava contento, "ma se ti azzardi a farla soffrire io ti ammazzo!" ringhiò, ricevendo un colpetto ammonitore sulla schiena da Kagome. Hikari però chinò leggermente il capo e disse serafico:
"Ti giuro sul mio onore che non le farò mai del male, Inuyasha san." Ayume guardò i due uomini che assieme al fratello erano gli uomini più importanti della sua vita. Dopo essersi alzata sulle punte per dare un bacio sulla guancia di Inuyasha uscì dalla capanna dicendo alla madre che andava da Hinokami. 
 
Hikari vide la sua dolce metà affrettarsi verso la capanna adiacente a quella in cui si trovava. 
"Hikari, penso che tu debba andare con lei" disse gentilmente Kagome, posandogli la mano sulla spalla. Lui abbassò il viso ora in fiamme, sussurrando imbarazzato:
"Io... Io non credo che sia una buona idea..." Inuyasha lo guardò male, malcelando però un'occhiata tenera nei suoi confronti, e borbottò contrito:
"Ragazzo, se ho imparato qualcosa sulle donne, è che anche se non lo dicono, hanno sempre bisogno di noi. Quindi va'!" Hikari con un ultimo inchino e un timido sorriso uscì fulmineo dalla piccola casetta, entrando in quella accanto.
 
Koya si torturava nervosamente le mani, odiando la sua timidezza e la sua vergogna.
Uff, perchè devo essere così?, si domandò avanzando di un altro passo, tentennando vistosamente, alla fine devo solo ringraziarla per avermi aiutato a ritornare in me...
Passo dopo passo, si ritrovò davanti alla porticina della capanna. Tossendo lievemente si decise a bussare alla porta, ricevendo un'esclamazione di sorpresa da parte degli inquilini.
"Ciao Koya!" sclamò Miroku, che aveva aperto la porta con un sorriso genuino e i fulgidi occhi blu. Egli, memore delle continue visite dei gemelli, che invariabilmente chiedevano di sua figlia, subito gli disse che Iyuu sarebbe arrivata di lì a poco. 
"Oggi aveva promesso a Mizuumi che l'avrebbe aiutata con la raccolta delle erbe medicinali!" spiegò gentilmente, invitandolo ad entrare. Sango si affiancò al marito, salutando affettuosamente il ragazzo con un abbraccio. 
"Tu e tua sorella dovete assolutamente raccontarci la vostra avventura, prima o poi!" gli ordinò scherzosamente, guardandolo con i suoi occhi luminosi. "Iyuu ci ha detto molto poco, sostenendo che era meglio se foste stati voi a descrivere il vostro viaggio!" Koya arrossì, annuendo con fare insicuro. 
"Koya!" esclamò una voce a lui molto familiare. Voltandosi, incontrò gli occhi blu mare di Iyuu. Mosse la mano imbarazzato, mentre il collo pallido assumeva la stessa colorazione delle guance.
"Ciao, Iyuu!" rispose al saluto, mentre Miroku annuiva con un risolino, afferrando al volo la situazione.
"Vieni Sanguccia!" disse prendendo la moglie per la vita, "preparami una tazza di tè!" Sango rispose allo sguardo complice del marito, annuendo e chiudendo la porta. Iyuu si avvicinò al mezzo demone, osservando stupita la porta. 
"Ma che succede?" domandò sospettosa, rivolgendo ora il suo sguardo a Koya. Costui alzò le spalle, allontanandosi dalla capanna e guardando pensoso l'orizzonte che volgeva al tramonto.
 "Ti va di camminare un po'?" domandò alla ragazza senza guardarla. Iyuu si portò al suo fianco, capendo che Koya doveva dirle qualcosa di molto importante. 
Si diressero verso il Goshinboku e il Pozzo Mangiaossa, e mentre la sterminatrice di demoni guardava incantata la volta che si arrossava come le guance di Koya, quest'ultimo, balbettando imbarazzato, la ringraziò:
"Iyuu... Io... ti ringrazio... perchè è grazie a te che io... ecco... ho... diciamo... ripreso possesso di me stesso..." Iyuu sorrise stringendogli affettuosamente il braccio.
"Non ho fatto niente, solo quello che mi diceva il cuore!" Sfiorando con le dita la corteccia dell'albero sacro, Koya ribatté deciso:
"No, Iyuu. Tu hai fatto molto di più. Hai creduto in me, avvicinandoti come se non rischiassi la morte e ripetendo il mio nome per ricordarmi chi sono..." la guardò con quei meravigliosi occhi neri, due oscuri abissi pieni di gratitudine. "Hai saputo darmi la forza di liberare il mio corpo dall'anima demoniaca." Con uno sguardo pieno di domande (Posso?, chiedevano preoccupati) l'abbracciò timidamente, facendo sprofondare il viso in quei capelli profumati che sapevano di fiori di campo e erbe medicinali. 
La ragazza, che non si era aspettata un simile gesto (E' sempre stato così poco espansivo, pensò tristemente), rispose all'abbraccio, godendo di quel calore e della sensazione di sicurezza che ne ricavava. 
 
Koya era sorpreso. Mai aveva abbracciato qualcuno al di fuori della sua famiglia, impaurito com'era di sbagliare e di far arrabbiare qualcuno. Aveva sempre preferito usare le parole, rassicurando con quelle le persone che ne avevano bisogno. 
Era raro che dicesse apertamente "Ti voglio bene" a qualcuno, e ogni volta che l'aveva detto era stata una frase rivolta a sua madre, a suo padre o a sua sorella.
Ho sempre avuto difficoltà a dire ciò che provo, constatò una volta, mentre guardava le fulgide stelle bianche in una notte estiva. Soprattutto a chi è al di fuori della mia famiglia.
E così, scopri un nuovo modo di dimostrare l'affetto alle persone care: un semplice e affettuoso abbraccio.
 
Per Iyuu, quell'abbraccio durò troppo poco. Con un sospiro silenzioso lasciò andare il mezzo demone, che aveva manifestato il desiderio di interrompere quel gesto (Imbarazzo! Imbarazzo! Imbarazzo!, gli urlava una vocina nella sua testa). Grattandosi la nuca imbarazzato, Koya aveva preso il demone toro per le corna e aveva deciso di chiederle perchè mai l'avesse baciato.
Iyuu, nelle cui vene scorreva il sangue di Miroku, non si imbarazzò affatto. Perchè ce ne dovrebbe essere bisogno? 
I baci, gli abbracci e le carezze sono manifestazioni di affetto!, aveva sempre pensato sicura.
"Koya!" disse stupita, spalancando gli occhi brillanti, "Ti facevo più intelligente...!" continuò ridendo divertita dalla faccia che fece il ragazzo. Egli corrugò indispettito le candide sopracciglia, sfiorando le tre piume colorate sulla testa.
"Ma... Perchè scusa?" domandò sinceramente confuso. Lei rise di nuovo, volgendo lo sguardo alla volta piena di striature rosee e arancioni.
"Perchè... Perchè, secondo te?" ribatté lei, tornando seria. Lui chinò il capo, ora incredibilmente interessato ad un ciuffo di erba verde ai suoi piedi.
"Perchè... Mi vuoi bene?" mormorò incerto. Stupida vergogna!, pensò stizzito.
Iyuu gli si avvicinò, posandogli una mano sulla guancia striata.
"Ma certo che ti voglio bene, Koya!" disse quasi esasperata, sorridendo. "Anzi..." aggiunse con un sussurro, mentre il mare dei suoi occhi blu veniva oscurato da una tempesta. Koya la guardava, quasi impaurito dalle sue parole. Si allontanò dalla ragazza,guardandola con occhi spaventati.
"No!" disse terrorizzato. "Non puoi!" Iyuu lo guardò interrogativa.
"E perchè?" domandò insicura. Lui scosse la testa, chinando poi il capo candido. Si voltò e cominciò a correre, correre e correre.
 
"Se ti innamori di me come io mi sono innamorato di te, ogni volta che ti guarderò avrò paura che esca il mio lato demoniaco e possa ucciderti.. Come potrei vivere nel rimorso di aver ucciso il mio amore?" rispose poi, quando ad ascoltarlo erano solo il vento che gli accarezzava il viso e il sole vermiglio immerso nei colli verdi.












*E io me lo richiedo... "La demone" è grammaticalmente giusto? Se lo è, allora è cacofonico da morire... Mi sembra di scrivere "La uomo" o una cosa simile... Praticamente, è come parlare di un travestito .___."

Eeeed eccoci qua! *evita coltelli, mouse, libri e quant'altro* Piaciuto? A me non troppo, ma alla fin fine è sempre così ^^" 
Che dire? Aspetto i votri commenti, miei cari =3 Un bacio! *evita Hinokami che le lancia l'abat-jour*,
Maya_Moon
 

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Capitolo 26
*** Il mare si è calmato, il sole è risorto ***


"Allora, che cosa facciamo per il compleanno di Maya_Moon?" domanda Ayume. Con lei ci sono Hikari, Hinokami e Koya. Quest'ultimo scrolla le spalle.
"Uhm... Non saprei... Una festa a sorpresa?" chiede poco convinto ricevendo un'occhiataccia dalla sorella.
"Questo è ovvio, Ko chan... Ma come facciamo a nascondergliela?" risponde, ignorando il fatto che la Scrittrice è entrata nella cucina (dove ha luogo la loro “assemble segreta”) alla ricerca di una lattina di Coca Cola.
"Di cosa state parlando?" domanda con un tono ingenuo. In realtà lo sa benissimo, dato che tra sei giorni è il suo compleanno e che quei quattro pazzoidi stanno architettando qualcosa da almeno tre giorni. Hikari si volta verso di lei, spalancando gli occhi bianchi.
"Ehm... Vogliamo comprare la sabbietta per la lettiera di Hinokami!" grida preso alla sprovvista, facendo scoppiare a ridere tutti tranne il povero demone leopardo. Quest'ultimo ringhia infuriato.
"Io non uso la lettiera!" urla offeso, voltandosi verso Maya_Moon, rosso per l'imbarazzo e la rabbia. "In realtà Hikari vorrebbe che tu gli comprassi un osso di gomma!" continua gridando a squarciagola, ricevendo da Hikari un calcio sotto il tavolo, convinto di non essere visto.
Quello che ancora non sa, pensa divertita Maya_Moon, è che il tavolo è di vetro!
"Siete tutti e due dei baka!" esclama Ayume, battendosi la fronte con la mano con un sonoro schiaff.
Mezzo demoni... non reggono nemmeno il semolino...




Eccomi qui! *si nasconde dietro Hikari, che ha in bocca un osso di gomma* Mi dispiace tantissimo di non aver aggiornato presto... Ve l'avevo promesso e invece vi h  deluso... Sono proprio una cret- *SQUIT*  
Hikari, non stringere quell'affare! Fischia se lo mord- *SQUIT* *cerca di togliergli l'osso dalla bocca, invano* *SQUIT*
Oh, fa' un po' quello che ti pare... Ma non mi interrompere, chiaro? *Hikari annuisce* 
... Allora, cosa stavo dicendo? Ah sì. Mi dispiace tantissimo T^T In compenso, il capitolo è pieno zeppo di novità, ed è luuuunghiss- *SQUIT* 
Hikari! Piantala!!! *gli leva l'osso dalla bocca e lo lancia in giardino, mentre il mezzo demone si lancia al suo inseguimento* 
*palmface* Che altro? Nulla, a parte che mi farebbe piacere (molto piacere) se recensiste! ^^" Allora... Beh, vi lascio, ci si vede in fondo al capitolo! 
Enjoy!

Maya_Moon
 



*Maya_Moon va a passo di carica da Hikari, che sta masticando serafico il suo osso di gomma in un concerto di *SQUIT*.
Non ti azzardare mai più a interrompermi con i tuoi suoni molesti mentre sto scrivendo il capitolo! Sono stata chiara?! *gli leva per l'ennesima volta l'osso per attirare la sua attenzione* *Hikari annuisce contrito*
Perfetto... Anche perchè sennò te lo brucio questo affare >.> *Hikari glielo toglie di mano, stringendolo al petto*
Non puoi! E' il mio tessssssoro... *faccia sadica* *Maya_Moon si dilegua, mentre Hikari ride malvagiamente, per poi tornare a mordicchiare felice il suo osso* *SQUIT SQUIT SQUIT SQUIT SQUIT* 
Smettila!!!




Capitolo 26 - Il mare si è calmato, il sole è risorto

"Hinokami..." mormorò Ayume, accarezzando dolcemente il viso pallido del demone leopardo. Lui scuoteva debolmente la testa, mugolando flebilmente parole inintelligibili. Con un silenzioso sospiro, Ayume posò una pezza bagnata sulla fronte rovente del demone leopardo, scostando i capelli rosso fuoco. Con le dita, seguì leggera la linea delle sopracciglia rossicce e poi gli zigomi, come avrebbe fatto Hikari per conoscere il suo viso. Le orecchie si trasformavano in continuazione: prima umane e poi feline, per tornare umane e poi di nuovo feline... Ayume immaginava che seguissero il corso delle sue emozioni nel suo sogno causato dalla febbre.
Un cigolio delle travi del pavimento la fece voltare, incontrando così gli occhi nocciola dorato e neri di Hikari. Sorrise, alzando una mano e invitandolo a sedersi vicino a lei.
"Ciao, Hikari..." sussurrò dolcemente, parlando piano per non disturbare Hinokami, nonostante sapesse benissimo che il demone leopardo non poteva sentirli.
"Ciao, Ayume..." mormorò a sua volta il mezzo demone, baciandole la testa come se non si vedessero da giorni invece che da qualche minuto. "Come sta?" le chiese poi, guardando il dolce viso della sua metà incupirsi e gli occhi ferini riempirsi di lacrime.
"Ogni tanto si sveglia, mi guarda e sorride, poi chiude di nuovo gli occhi e piomba di nuovo in questo strano sonno..." sussurrò tristemente, appoggiando la testa candida sulla spalla del mezzo demone. "Mi dispiace così tanto..." sussurrò cominciando a piangere. Hikari a quella vista si agitò un poco: vedere la sua compagna in quello stato lo faceva soffrire moltissimo. La strinse a sé, accarezzandole i capelli candidi, e mormorò:
"Anche a me, Ayume... Però-" Un fioco sussurro lo interruppe: Hinokami aveva aperto gli occhi bicolori e li guardava, con un debole sorriso stampato sulle labbra pallide. Ayume spalancò gli occhi dorati, poi sorrise a sua volta, sussurrando:
"Ciao anche a te Hinokami..." Hikari sbatté le palpebre, ancora sorpreso, e vide che Hinokami muoveva lentamente le palpebre, parlando con un tono di voce quasi inudibile. La demone guardò il compagno e, con gli occhi ancora rossi di lacrime, disse:
"Ti ha appena salutato, Hikari..." Il mezzo demone scosse la testa per risvegliarsi, distese le labbra in un sorriso e mosse la mano in un timido cenno di saluto. Si avvicinò poi al demone leopardo, per poter ascoltare ciò che aveva da dire.
"Ti prego, Ayume... fammi sedere... non sopporto di dovervi guardare dal basso..." la pregò Hinokami ridendo debolmente, mostrando i denti candidi. La demone lo prese con tutta la delicatezza possibile e lo tirò su, facendolo appoggiare con il muro della piccola capanna disadorna. Dopo un ascesso di tosse che gli scosse il petto da potenti spasmi, chiuse gli occhi per un momento e poi li riaprì, cominciando a parlare:
"Hikari... Ayume..." cominciò a sussurrare, "sapete bene quanto me quanto sia inutile..." tossì forte, macchiandosi le labbra di sangue, "... questa mia agonia..." Guardò con occhi pieni di amore Ayume, poi volse il suo sguardo offuscato dal dolore verso Hikari. "Cagnetto, io..." cercò di alzare la mano, invano. Il mezzo demone gliela prese con delicatezza, con palese timore di romperla. Il demone alzò con fatica l'indice, puntandolo debolmente contro Ayume, che li fissava piena di ansia. "... io ti affido il mio tesoro più prezioso... anche se mio... non è mai stato..." tossì di nuovo, mentre la demone, piangendo, gli accarezzava la guancia impotente. Hinokami sorrise, mentre gli occhi andavano offuscandosi ancora di più. "... Ho aspettato, ho... cercato di resistere il più a lungo possibile... Ti ho aspettato, cagnetto... perchè ho deciso... di farvi un..." fece un lungo sospiro, poi girò il polso destro verso l'alto, quello dove teneva i due braccialetti di perline nere e bianche. "... un regalo. Vi prego... prendete questi... Insieme alla mia benedizione, se mai... ve ne potrà importare..." tossì ancora e ancora, con la mano davanti alla bocca in un atto di galanteria. Quando la fece cadere sul grembo, era macchiata di sangue. "... qualcosa. " Ayume scosse la testa, stringendo il braccio del demone leopardo morente.
"Non voglio! Ti prego... non morire... Non te ne andare! Rimani con me..." gridò piangendo, scossa da singhiozzi laceranti. Hinokami guardò negli occhi Hikari, con uno sguardo pieno di tristezza e accettazione, chiedendogli silenziosamente una cosa: quegli occhi verdi e blu lo pregavano di convincere Ayume a lasciarlo andare, ad accettare semplicemente il suo regalo e farlo morire serenamente, senza sensi di colpa e pentimenti. Hikari prese la mano della demone e la costrinse dolcemente a guardarlo.
"Ayume, non fare così... lo so che è doloroso, ma se vuoi bene ad una persona devi saperla lasciar andare..." Hikari, inoltre, sapeva benissimo cosa significasse per Hinokami regalare quei due braccialetti, specialmente quello bianco, che era appartenuto a Shirubanome. Ovviamente, però, non poteva certo dirlo in presenza di Ayume, dato che il demone leopardo non aveva voluto raccontarglielo. 
La demone lasciò che le lacrime cadessero sul petto distrutto di Hinokami, mormorando tristemente:
"Ma io non voglio che te ne vada... Non sono pronta a lasciarti andare..." Hinokami sospirò, poi prendendole dolorosamente la mano sussurrò:
"Non posso sopravvivere e lo sai... però... Ayume... Se vuoi... posso darti..." tossì per l'ennesima volta, macchiando l'altra mano di sangue vermiglio. "... posso darti la mia anima."
 
Koya aveva corso nel bosco al confine con il villaggio, alla ricerca di un po' di serenità. 
Sono uno stupido, pensava con le lacrime agli occhi. Stupido stupido stupido e ancora stupido.
Dopo aver trovato una piccola radura in cui sorgeva un grande masso grigio, vi si sedette sopra e si lasciò andare ad un pianto disperato.
"Perchè sono così impaurito da me stesso? Perché non posso essere spensierato come Ayume?!" urlò al cielo azzurro, senza ricevere alcuna risposta. Infuriato, tirò un calcio ad un sasso ai suoi piedi, facendolo volare qualche metro più in là. Si accasciò al fianco della roccia, nascondendo il viso pallido tra le braccia rigate. 
"Perchè sei patetico." rispose una voce atona a lui conosciuta. Si voltò di scatto, incontrando lo sguardo dorato del demone cane in piedi davanti a lui.
"Sesshomaru?" domandò attonito, mentre l'altro sbatteva le palpebre stizzito. Il ragazzo si alzò in piedi, ancora sorpreso. "Che ci fai qui?" chiese ancora, mentre il demone cane con un balzo atterrava sulla roccia.
"Ti ho sentito gridare. Mi hai infastidito." rispose lui, fissando l'orizzonte davanti a lui, che adesso andava scurendosi.
"Scusami..." disse piano Koya, mentre il demone abbassava il volto per guardarlo. Arricciò un poco il naso, contrariato.
"Non bisogna mai scusarsi. Scusarsi è per i deboli." puntualizzò con un tono lievemente infastidito, stringendo gli occhi a fessura. Koya annuì poco convinto. Sesshomaru scese dalla roccia e si avvicinò pericolosamente al viso striato di Koya.
"E se hai un problema, devi risolverlo." continuò con un soffio. Koya mosse incerto la testa in un cenno d'assenso, un po' spaventato. Sesshomaru chiuse per un attimo gli occhi, e poi si allontanò. Poco prima di andarsene, però si fermò e, continuando a dare le spalle a Koya, aggiunse:
"Muoviti, va' da lei." E con pochi balzi sparì dalla visuale del mezzo demone attonito.
 
Iyuu si asciugò le lacrime con lentezza. Si alzò stizzita e si allontanò dal Goshinboku, dove era stata accucciata fino ad allora a piangere.
Cos'ho che non va?, si chiese triste. Dove ho sbagliato?
Si appoggiò al Pozzo Mangiaossa, osservandone il fondo oscuro con un profondo sospiro. Dopo una paio di minuti passati a cercare di calmarsi, si voltò e si incamminò verso casa.
Camminava con il capo chino, così poté sentire solo un grido ("Attenta!!!") e un qualcosa finirle addosso e sbilanciarla, facendola rovinare a terra con sopra il qualcosa.
La botta ricevuta alla testa le fece mancare il respiro, e a occhi chiusi si era portata la mano alla nuca.
"Ahia! Per tutti i Kami, che cos-" qualcosa di morbido e caldo la interruppe, baciandola dolcemente. Sorpresa spalancò gli occhi blu mare, vedendo per prima cosa dei candidi capelli splendenti. Il ragazzo allontanò il viso aprendo a sua volta gli occhi, e Iyuu gli accarezzò il viso:
"Koya..." sussurrò, per poi accorgersi della posizione in cui si trovava: Koya era sdraiato su di lei, rosso in viso per la corsa appena conclusa e per il dolce gesto compiuto. Fissò i suoi occhi in quelli nero pece di Koya, e con uno sguardo tra il malizioso e il furbetto gli fece notare che era completamente disteso su di lei.
"Kamisama! Kamisama! Scusami! Scusami!" gridò semi disperato il povero Koya, allontanandosi con un balzo felino dalla sterminatrice di demoni. Iyuu si sedette sull'erba umida, toccandosi di nuovo la nuca che pulsava dolorosamente.
"Non fa niente..." mormorò, per poi guardare il dolce viso pallido di Koya. "Perché mi hai baciata?" chiese un poco intimidita, ora che l'adrenalina se ne era andata tutta d'un colpo. Il mezzo demone sfiorò con le dita affusolate le tre piume, arrossendo.
"Perché... perché mi sono reso conto di... insomma... di essermi sbagliato, e di aver rovinato tutto..." rispose balbettando imbarazzato. "Io... io... ti amo!"
 
Inuyasha rientrò nella sua capanna, sbuffando stancamente. Kagome gli corse subito incontro, abbracciandolo.
"Inuyasha, Sango e Miroku sono un po' preoccupati... Andresti a cercare Iyuu e Koya? Non si vedono da oggi pomeriggio!" disse la donna a suo marito, mentre la sterminatrice di demoni veniva abbracciata dal bonzo. Il mezzo demone guardò male l'amico.
"E perchè non puoi andarli a cercare tu? Io ero a lavorare fino ad ora!" domandò infastidito. Kagome lo guardò male, tirandogli una gomitata senza farsi vedere dai due ospiti. Inuyasha borbottò e fece dietro front, uscendo dalla capanna. 
"Scusatelo" disse Kagome. "E' molto nervoso a causa di Ayume e Hikari..." Sango mosse lentamente la mano.
"Non fa niente, lo capisco." rispose con gentilezza la sterminatrice di demoni. Miroku si alzò.
"Non volevo andarli a cercare per non interrompere quello che Koya voleva dire a mia figlia, ma credo che Inuyasha abbia ragione... Vado a cercarli anche io!" esclamò uscendo dalla capanna. Le due donne annuirono comprensive, sorridendo dolcemente e augurandogli buona fortuna.
 
Che vergogna, che vergogna!!!, pensò disperato il povero Koya. Sicuramente non mi vorrà più al suo fianco, aggiungendo anche il fatto che sono una mina vagante... Oh Kami, speriamo che non sia così!
Iyuu lo guardava annichilita. 
"Davvero?" chiese dopo una decina di secondi di silenzio. Koya piegò il capo di lato, sfiorandosi la spalla con un ciuffo di capelli bianco.
"Ma certo!" rispose stranito. Gli occhi di Iyuu brillarono: il mare in tempesta si era calmato, il sole era risorto. La ragazza con un balzo gli atterrò sul grembo, abbracciandolo.
"Anche io ti amo!" gridò felice, baciandolo sulle labbra rosee.
 
 Inuyasha li guardava accucciato sul Goshinboku, ad una decina di metri di distanza.
 Rise piano, nascondendo la bocca distesa in un sorriso con la mano artigliata.
Ora voglio proprio vedere che faccia farà Miroku quando lo verrà a sapere!
 











Eccoci di nuovo qui! *sorseggia il té sulla poltrona che non ha,ma dettagli >.>*
Piaciuto? A me, come al solito, no. Ma alla fine dovete dirmelo voi, no? Aspetto il vostro parere! 
Un abbracc-*SQUIT* 
HIKARI, DAMMI SUBITO QUELL'OSSO.
*Hikari rabbrividisce* No... *tono poco convinto*
QUANDO VUOI CHE TI FACCIA SOFFRIRE TERRIBILMENTE? ORA, SUBITO O ADESSO?
*Hikari fugge, evitando miracolosamente tutto quello che gli viene tirato dietro*
*Maya_Moon tossisce per riprendersi*
Ehm, ehm, ehm... Un abbraccio! 
Maya_Moon

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Capitolo 27
*** Kami del cielo... ***


"Kamisama!" esclama esasperata Maya_Moon, abbandonando con un tonf la testa sul tavolo della cucina.
"Che succede?" domanda distrattamente Koya, tutto preso a redimere l'anima di Paolo Malatesta a Dante's Inferno.
"Domani c'è il compito di microbiologia... e a forza di studiare mi sta per scoppiare la testa!" si dispera la ragazza mettendosi le mani tra i capelli. Dal salotto si sente una risatina. "Hinokami, vai a quel paese!" grida poi la disgraziata. Il demone leopardo - al portatile della ragazza da un tempo ormai imprecisato - gli fa una rumorosa pernacchia come risposta.
"Ohh.. già" dice atono Koya, seguito da un "Accidenti!" mandato contro un nemico particolarmente forte.
"Koya, stai attento a non disperarti troppo, eh!" dice seccata Ayume, voltando la pagina del libro che sta leggendo. 
"Sisi.." risponde il mezzo demone, ricevendo istruzioni di vitale importanza dal fratellino di Maya_Moon ("Il suo punto debole è la testa!") "Ahi!" grida poco dopo massaggiandosi la testa candida. "Chi mi ha tirato questa gomma?!" Un'altra risatina proviene dal salotto.
"Hinokami, se non la smetti ti tiro l'appuntino!" urla Maya_Moon. 
"Sì, come no, ti aspett-AAH!" grida il demone leopardo. Immediatamente tutti i presenti si alzano (tranne Koya, che urla "Bene! Crepa dannato!!!" alla televisione), vedendolo arrivare come una furia e rintanarsi contro la schiena di Maya_Moon.
"Che succede?" domanda irritata lei, ricevendo un sussurro impaurito come risposta:
"Q-quel v-video.. A-alla fine c'era una r-ragazza spaventosa..." La ragazza ridacchia ringraziando mentalmente il karma.
"Ti sei guardato quel video del puntino rosso, eh?" chiede divertita, mentre il demone leopardo annuisce ancora terrorizzato, i peli della coda ritti dalla paura.
"Peccato..." mormora dispiaciuto Koya guardando il povero Dante precipitare con un grido in un burrone.
Demoni... chi la fa l'aspetti!




Bonsoir! Sono tornata! Ammetto che ho scritto come una furia il capitolo perchè mi sono resa conto che era da una settimana precisa che non mi facevo più sentire, ma dettagli. Ma era il mio compleanno questo giovedì gente! Non ho avuto tempo, tra quello e la scuola T^T
Posto qui sotto il meraviglioso disegno di Iyuu fatto da BillaName *-* Osannatelo, grazie :3

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E se qualcun altro ha fatto un qualche disegno sulla mia fan fiction (ancora non ci credo che ci sia stato qualche angelo a farne non uno ma tre, TRE! *si commuove*), se me lo dice lo pubblico subito =3 Io non mangio, state tranquilli ;D
Non voglio dire niente, solo che vi voglio tanto, ma tanto bene. Non chiedetemi perchè, lo scoprirete a tempo debito.

Maya_Moon



CAPITOLO 27 - Kami del cielo... 

"La... la tua anima?" ripeté confuso Hikari, sbattendo le palpebre. Hinokami mosse lentamente la testa in un cenno d'assenso.
"Ma io non ho bisogno di un'anima demoniaca..." fece notare Ayume con lo stesso tono del compagno. Hinokami sorrise debolmente.
"Io farò in modo che la mia anima non entri nel tuo corpo, bimba..." ribatté dolcemente. Poi, vedendo gli sguardi confusi dei due, si apprestò a spiegarsi meglio:
"Vedete, quello che voglio fare io è un antico rituale che i demoni leopardo si tramandano da tempo immemore... Durante la cerimonia dell'unione* i due sposi fanno uscire la loro anima per farla sfiorare a quella del compagno, per essere uniti ad un livello ancora più profondo di quello abituale... Capite?" I due compagni annuirono, vagamente dubbiosi. "Nel mio caso..." continuò Hinokami dopo aver tossito (ed essersi macchiato per l'ennesima volta le mani di sangue), "io non farò toccare la mia anima a quella di Ayume, ma semplicemente la farò fuoriuscire dal mio corpo per donargliela... Così io potrò stare con lei fino a quando lo vorrà..." sorrise dolcemente, cominciando a sfilare delicatamente i due braccialetti dal polso smagrito. Le perline tintinnarono lievemente mentre con le dita affusolate le accarezzava per l'ultima volta. Hikari gli porse ossequioso il polso sinistro quando il demone glielo indicò con un debole cenno, e con un'aria seria, concentrata e in piccola parte afflitta gli mise il braccialetto nero.
"Tienilo con cura, sai cosa significano per me..." sussurrò al mezzo demone con un piccolo sospiro. Egli annuì, mentre scuoteva leggermente la testa rispondendo alla muta domanda di Ayume ("Che cosa significa?"). Poi Hinokami fece scivolare sul polso della demone il braccialetto bianco con uno sguardo afflitto. Ayume poté distintamente sentire il lieve sussurro che con voce colma di dolore il demone fece uscire dalle labbra ("Shiro chan...").
Asciugandosi una lacrima sfuggita dal suo occhio celeste, Hinokami chiese ad Ayume di portargli una ciotola piena d'acqua e delle erbe medicinali:
"Dovrà contenere la mia anima..." spiegò pazientemente, mentre l'elegante coda a macchie frusciava dolcemente sul cuscino del futon. "se fosse di semplice vetro o di cristallo non potrebbe sopportare la dimensione della mia anima, anche se questa rimpicciolisse. L'acqua invece è più 'flessibile', quindi si può adattare facilmente..." Ayume annuì un poco confusa, correndo fuori dalla capanna. Il demone leopardo unì il suo sguardo a quello di Hikari.
"Cagnetto... promettimi una cosa..." Quando il mezzo demone annuì con gli scintillanti occhi diversi, egli continuò: "... Fai in modo che Ayume non mi tenga con sè per sempre... Finché la mia anima sarà con lei io non morirò e quindi non potrò congiungermi con i miei genitori e Shiro chan..." tossì spasmodicamente, mentre la coda si contorceva a scatti come un serpente impazzito. Una decina di secondi dopo si riprese con un doloroso respiro profondo e tremante, e poté continuare: "... E fai in modo che Ayume non soffra mai più, cagnetto, o io-"
"Eccomi!" li interruppe la demone entrando con una ciotola colma d'acqua e delle erbe medicinali. Hinokami le sorrise con tenerezza.
"Ayume, quando la mia sarà con te potrai sentire le mie emozioni.." e dopo l'ennesimo ascesso di tosse, continuò con un sospiro: "... Quando sarai pronta a lasciarmi andare, basterà che tu rompa la sfera con la mia anima dentro." la guardò con occhi pieni di paura e disperazione. "Ma ti prego, non mi lasciare per sempre lì..." Ayume annuì accarezzandogli la guancia, porgendogli poi la ciotola e le erbe medicinali. Hinokami sospirò di nuovo, lentamente stavolta. Prese poi la mano della demone, portandosela al petto fremente. Dopo essersi schiarito la voce, cominciò a sussurrare nell'antica lingua Hyō youkai, la lingua dei demoni leopardo. Ayume e Hikari non capirono una sola parola di quella lingua accompagnata da suoni emessi dalla gola di Hinokami, versi simili alle fusa feline - ma più profonde, piene di sentimento -, ma questo è quello che Hinokami mormorò:
 
 
Kami del cielo, io vi invoco
dire che l'amo è dire poco.
La mia anima le voglio regalare
la cosa più preziosa che si possa dare.
Kami del cielo, io vi imploro,
dono me stesso a colei che adoro.
Datele l'anima mia,
la cosa più importante che ci sia.
Kami del cielo, il legame spezzate
e l'anima mia a lei donate**.
 
Ayume percepì un calore incredibile sul petto di Hinokami, che scattò con il busto in avanti aprendo la bocca e spalancando i brillanti occhi diversi. Le iridi blu e verdi cominciarono a sbiadire, mentre tra le dita aperte della demone cominciava a riverberare una luce splendente: l'acqua nella ciotola, resa verde dalle foglie delle erbe aromatiche che galleggiavano, cominciò a ribollire furiosamente illuminandosi. Una goccia trasparente d'acqua si alzò avvicinandosi lentamente ai due demoni.
Ayume, nell'istante in cui la luce al petto di Hinokami si faceva accecante, vide che le iridi degli occhi dell'amico scomparivano del tutto, prima di essere celati dalle palpebre.
Con un grido straziante Hinokami portò con uno scatto il busto in avanti, accasciandosi poi contro Ayume. Quest'ultima, estasiata, vide una sfera splendente uscire dal petto del demone.
 
Hikari osservò l'anima di Hinokami meravigliato.
E' bellissima, pensò affascinato. Rotonda e palpitante, l'anima di Hinokami aveva più di un colore: il verde prato e l'azzurro cielo si univano e si separavano con intrecci eleganti, mentre ad ogni battito delle macchie nere simili a quelle dei leopardi apparivano e sparivano dalla superficie brillante dell'anima. Con un bagliore dorato - dovuto al colore della pelliccia dell'animale demoniaco di Hinokami - come mantello, l'anima del demone leopardo con due rotazioni si rimpicciolì sempre di più per raggiungere le dimensioni della goccia d'acqua. 
Nel momento stesso in cui l'anima entrò nella goccia, questa si cristallizzò all'istante, fluttuando elegantemente in aria. Ayume la prese delicatamente tra le mani, e appena la sfiorò un flusso di emozioni le invasero il cuore.
Ciao Hinokami, salutò a sua volta il demone leopardo.
 
Koya e Iyuu stavano tornando lentamente verso il villaggio. Entrambi sorridevano felici, ma un qualcosa sopra di loro turbò i loro visi sereni: una macchia bianca li sorpassò con un balzo e una rumorosa risata divertita, sparendo poi dalla loro vista.
"Q-quello era Inuyasha?" domandò un poco sorpresa Iyuu, mentre Koya si buttava teatralmente a terra, prendendosi i candidi capelli tra le mani.
"Ci ha visti! Oh Kami del cielo, ci ha visti! Che imbarazzo...!!!" esclamò disperato arrossendo istantaneamente, mentre la ragazza rideva allegramente a quella vista.
"Ma piantala!" lo brontolò divertita facendolo alzare e spingendolo gentilmente verso il villaggio. "Così non dovremo spiegarci troppo quando glielo diremo...!" continuò poi guardandolo con gli occhi blu mare accesi dalla felicità.
Koya annuì con un sorriso sghembo intenerendo la ragazza, che con un piccolo balzo gli si avvinghiò al collo e lo abbracciò teneramente, subito ricambiata.
 
"Allora?" esclamò preoccupata Sango non appena Inuyasha varcò la soglia. Il mezzo demone arricciò il naso divertito e rispose:
"Feh! Lo scoprirai presto perchè ci hanno messo così tanto!" e ridendo come un matto si sedette a gambe incrociate a fianco della moglie, ignorando le domande dei presenti. Un paio di minuti dopo Iyuu e Koya fecero il loro ingresso alla capanna: con le gote rosse dall'imbarazzo quest'ultimo cercò con lo sguardo il padre, e ne ricevette un occhiolino.
"Iyuu! Dove ti eri cacciata?" domandò Sango guardando la figlia, che sorrise felice.
"Ero con Koya, abbiamo parlato!" rispose tranquillamente la ragazza, mentre Koya si chiedeva come faceva ad essere così a suo agio, dannazione.
"Ah sì? E di cosa?" chiese malizioso Miroku, scambiandosi uno sguardo d'intesa con Inuyasha, che ridacchiò.
Ah, ora vedrai come mi divertirò!, pensò Inuyasha muovendo le orecchie canine pieno di aspettativa.
"Koya si è dichiarato!" rispose felice Iyuu, inconscia della sorpresa del padre. A dire la verità, più che sorpreso era annichilito, non se lo sarebbe mai aspettato. 
"Che cosa?!" esplose infatti. Si alzò in piedi e si avvicinò come una furia al povero Koya, che andava rimpicciolendosi e arrossendo dalla vergogna e dall'imbarazzo. "Sapevo che lui ti piaceva, ma non mi sarei mai aspettato che te l'avrebbe detto!" continuò a gridare l'uomo, rammaricandosi per la prima volta in tutta la sua vita di non avere più la maledizione di Naraku sul palmo della mano.
"E invece è così!" ribatté offesa Iyuu, frapponendosi tra il mezzo demone e il padre. "Che problema c'è?" domandò, imitando inconsapevolmente Ayume. 
"Ma come che problema c'è?! Sei mia figlia, la mia bambina!" rispose Miroku, mentre Sango si sporgeva verso Kagome e sussurrava: 
"Ah, per la prima volta non sono io quella gelosa!" Kagome ridacchiò divertita, mormorando a sua volta: 
"Fa uno strano effetto vedere che è Miroku quello geloso e non tu!" facendo ridere di gusto - ma sempre silenziosamente - l'amica.
"E allora? Koya è un tesoro di ragazz... ehm, mezzo demone e lo sai benissimo!" stava intanto rispondendo Iyuu inviperita. Miroku stava per ribattere, ma Koya decise - finalmente! - di prendere il toro per le corna e affrontare Miroku.
"Miroku, io non potrei mai far soffrire tua figlia, se è questo che stai pensando. Io l'amo, e anche se non sono forte come mio padre o mia sorella ti giuro sulla mia anima e sul mio orgoglio che la difenderò da ogni pericolo, anche a costo della mia stessa vita." disse pacatamente, raddrizzando un poco la schiena e le spalle. Miroku rimase per un secondo immobile, scioccato dalla sorpresa e dalle parole del ragazzo - mai si sarebbe aspettato che Koya reagisse così -, ma poi gli si avvicinò (tanto da sfiorargli quasi il naso con il suo) e sibilò:
"Benissimo. Sappi però che se la farai in qualche modo soffrire, io troverò il modo di far tornare in vita Naraku per riavere il mio Vortice del Vento e risucchiarti, Koya." Detto questo, girò sui tacchi e se ne andò a passo di marcia, mentre una Sango un po' scioccata dalle dure parole del marito si scusava con tutti i presenti e si precipitava dal marito con un grido:
"Miroku!"
... Pochi secondi dopo tutti cominciarono a ridere, mentre sotto lo sguardo sorpreso e intenerito di Inuyasha e Kagome Iyuu abbracciava con amore il suo Koya.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 









 
 
 
*Il matrimonio, per capirsi u.u Anche se so benissimo che voi siete così intelligenti da averlo capito subito, quindi... Ehi, che ci fate ancora qui? Tornate su, pelandroni!! xD
** Kamisama, KA-MI-SA-MA. Lo ammetto, l'ho scritta io. Fa ribrezzo, non c'è che dire. [Perchè non lo dici mai che qualcosa ideato da te fa schifo, vero? direte voi ._.] Voglio solo dirvi che senza ispirazione le mie poesie fanno un po' pena. E' solo che per me le poesie più belle devono avere la rima baciata. O in alternativa quella alternata. ma se avessi anche solo tentato di scrivere qualcosa in rima alternata, la mia testa sarebbe scoppiata con un grazioso KABOOM. Quindi prendete e portate a casa, thanks. Se non vi piace, vi do ragione. Se invece {miracolo!} vi dovesse piacere, ditemelo: la mia autostima farebbe una piruletta piroetta dalla gioia. 

E quindi... Ahem... *si inginocchia*
Non ammazzatemi vi prego!! T^T Non arrabbiatevi troppo, non linciatemi e non venite sotto casa con le uova D:
È dispiaciuto un sacco anche a me - non so quanto possa consolarvi però - farlo “morire” anche se morto non è, ha solo donato la sua anima - e quindi se stesso - a Ayume. Povero cucciolo, sono stata pomeriggi interi a trovare un qualcos'altro ç.ç
Devo dire però che lo ammiro in una qualche astrusa maniera. Donarsi così a qualcuno che non ti ricambia - ma ti vuole comunque un bene dell'anima, eh - è ammirevole, non c'è che dire. Ma questo è un mio pensiero, comunque. 
Aspetto le vostre recensioni! *si rintana dietro a Hikari, che piange la scomparsa del suo amato osso di gomma ad opera di Hinokami, stanco di quel fastidiosissimo SQUIT*
Un abbraccio (senza pugnalate magari, pliz! xD),
Maya_Moon

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Capitolo 28
*** Chi ama chiude gli occhi perché... ***


Maya_Moon sta spiegando ai suoi ospiti la festività che sempre più si avvicina.
"Questo è lo spirito di San Valentino" dice mostrando loro una scatola di cioccolatini. Hikari la sfiora curioso, mentre Hikari, seduto scompostamente sulla sedia chiede indispettito:
"E chi sarebbe questo Valentino?" Maya_Moon si stringe nelle spalle. 
"Il patrono degli innamorati e degli epilettici" risponde neutra, mentre Hikari si strozza con un bicchiere d'acqua.
"E-epilettici?" ripete confuso e sorpreso. La ragazza annuisce.
"C'è scritto su Wikipedia" conferma indicando il computer. Hinokami ridacchia divertito. 
"Mi sta già più simpatico questo Valentino" conferma rubando un sorso all'acqua di Hikari.
"Lasciando perdere quell'uomo, cosa si fa a San Valentino?"  chiede curiosa Ayume. Maya_Moon fa un cenno verso la scatola dei cioccolatini.
"Gli innamorati si scambiano regali di quel tipo... Fiori, cioccolatini, cuoricini e quant'altro!" risponde pacata rubando a sua volta un sorso d'acqua. Hinokami intanto commenta:
"Ma perchè proprio questo Valentino? Come si fa a diventare patroni?" guarda Maya_Moon interessato. "Voglio diventare anche io un patrono: Santo Hinokami..."
"... Protettore degli imbecilli!" sghignazza Hikari prendendo il bicchiere e portandolo alla bocca. "Ehi! Che fine ha fatto la mia acqua?!"
"Meglio di Santo Hikari, protettore dei cagnacci inutili e lagnosi...!" ribatte offeso il demone leopardo. "E poi te l'ho bevuta io l'acqua, scemo!" 
E mentre i due cominciavano la loro abituale lotta giornaliera, Maya_Moon si accostò ad Ayume:
"Ho un'idea, Ayume: diventiamo le patrone che aiutano quelle che devono sopportare gli infantili!" Ayume annuisce convinta rubando un cioccolatino dalla scatola.
... E chi è single?
... Ruba i cioccolatini agli innamorati! *Fuck yeah*




Buonasera a tutti! *evita forcone*
Lo so, lo so, sono in supermegaiperritardo... *evita sedia* Purtroppo ho avuto un sacco di cose da fare in questi giorni... e *evita tavolo* quindi ho potuto aggiornare solo ora... Scusatemi! *implora pietà con occhi in stile Gatto con gli stivali*
Vi lascio un'altro disegno di Shiori_chan: un bacio tra Hikari e Ayume. Ne ho altri, ma li smisterò mano a mano e.e
Un'ultima cosa: questo capitolo è pieno pienissimo di sano fluff, e in fondo... c'è tanto, ma tanto amore *^* e il titolo... diciamo che è incompleto ;) Nel prossimo verrò completato. E non è una scelta voluta dal caso e.e
Nient'altro da aggiungere, evaporo ;D 
Un abbraccio,
 

 Maya_Moon
 

 

Capitolo 28 - Chi ama chiude gli occhi perché...

"Lo... lo senti?" chiese sorpresa Ayume. Hikari le gattonò accanto, inclinando poi il capo e tendendo l'orecchio floscio.
"No... che cosa dovrei sentire?" domandò a sua volta perplesso. Ayume per tutta risposta gli prese una mano e gli fece sfiorare l'anima di Hinokami. Subito il mezzo demone si ritrasse d'istinto a quella novità: Hinokami gli aveva mandato un flusso di emozioni positive, il suo nuovo modo per salutarlo. Mentre il mezzo demone piegava con fare interrogativo le orecchie canine sulla testa, la compagna aggrottò le sopracciglia concentrata e poi disse:
"Hinokami si è offeso, ti ha salutato e tu sei scappato..."
"Come fai a capire cosa dice?" domandò Hikari inclinando di nuovo la testa e accarezzando il pavimento di legno con i candidi capelli . Ayume scrollò le spalle:
"Non saprei, è una cosa istintiva..." rispose riflettendo. "Ma non è importante saperlo, non credi? Dai, vieni a chiedere scusa!" disse con un sorriso. Hikari sorrise a sua volta avvicinandosi alla demone e la sfera, sfiorando delicatamente quest'ultima. Hinokami gli mandò un flusso di emozioni, di nuovo positive. E così anche Hikari poté dare un senso a quelle emozioni che gli andavano a toccare direttamente l'anima: Ciao cagnetto!
 
Iyuu si alzò di malavoglia.
"Scusatemi, ma io devo proprio andare a parlare con mio padre, non sopporto il lasciare le cose a metà." disse dando un bacio sulla guancia a Koya e salutando i suoi genitori.
"Madre, padre, io vado da Hinokami... voglio vedere se sta meglio..." disse il ragazzo avvicinandosi alla porta.
"Avvertici se sta meglio!" lo pregò Kagome preoccupata. Koya attraversò la soglia annuendo.
 
Ayume sciolse uno dei nastri che le legava i due ciuffi che le nascondevano l'assenza delle orecchie umane. Sotto lo sguardo incuriosito di Hikari avvolse il nastro intorno all'anima di Hinokami in una rudimentale e semplice collana, legandosela poi al collo con un sorriso radioso. Quando ricevette un flusso di felicità da parte del demone leopardo, accarezzò contenta la sfera bicolore.
"Kamisama." Ayume si voltò sussultando verso la soglia, da dove aveva sentito l'esclamazione di stupore: Koya era là in piedi con una mano al petto. "Kamisama." ripeté impallidendo vistosamente.
"Che succede?" chiese allarmato Hikari avvicinandosi con fare protettivo alla compagna. Koya lo fissò sconvolto.
"Ma come che succede?!" urlò isterico. "Hinokami è morto, non lo vedete?!" Indicò il corpo del demone leopardo riverso sul futon. Ayume seguì l'indice puntato del gemello per capire di cosa stesse parlando, e quando vide il corpo di Hinokami rise divertita.
"Sì, effettivamente sembra proprio morto!" ammise accarezzando i capelli rosso fuoco, che avevano perso la loro accesa vitalità.
"Allora è svenuto?" chiese Koya, sedendosi con un movimento fulmineo accanto alla sorella e toccando le mani fredde di Hinokami. Troppo fredde. "ma è gelato!" esclamò preoccupato. Hikari prese per le spalle il ragazzo.
"Koya, ascoltami!" disse guardandolo negli occhi. "Per quanto possa sembrare impossibile, il corpo di Hinokami è vuoto. E' per questo che è freddo e sembra morto!" Koya spalancò gli occhi annichilito. Hikari annuì come per dare conferma a quanto detto prima. "Ha dato la sua anima ad Ayume." continuò poi con un tono tranquillo.
Dopo alcuni secondi di silenzio Koya, allibito, lo ruppe con una domanda incredula, l'unica a cui non riusciva a dare una risposta:
"Perchè?"
"Io... io volevo che rimanesse con me, e lui... lui ha esaudito il mio desiderio!" si intromise lievemente imbarazzata Ayume.
 
"Kagome, in questi giorni non ho avuto la possibilità di dirtelo, ma... Ayume non è la stessa" mormorò preoccupato Inuyasha cercando con lo sguardo la sua consorte. Kagome lo guardò senza capire.
"Beh, credo che sia normale. Non è più una mezzo demone, è una demone ormai!" disse come se fosse una cosa scontata. Inuyasha scosse la testa.
"No, non è quello il punto!" ribatté deciso. "Ayume... ha un altro odore!" La donna corrugò le nere sopracciglia, dubbiosa.
"E... questo non dipende dal fatto che lei è diventata una demone?" domandò cautamente. Il mezzo demone arricciò il naso stizzito.
"Feh! Kagome, l'odore cambia solo in due casi: quando una persona muore, e allora prende l'odore della terra in cui è sepolta; oppure quando..." Inuyasha finì la frase con un borbottio inintelligibile, arrossendo imbarazzato. Kagome gli si avvicinò curiosa.
"Quando cambia?" domandò guardandolo negli occhi ambrati. Inuyasha gesticolò nervosamente, le orecchie canine che si muovevano a scatti.
"Quando... beh, lo sai no?" disse piegando le orecchie sul capo in un gesto pieno di vergogna. Kagome si portò le mani sui fianchi, ora decisa a scoprire la verità a tutti i costi.
"No, Inuyasha, non lo so. E se non me lo spieghi tu vorrà dire che andrò a chiederlo a Sesshomaru!" esclamò combattiva. Il mezzo demone alzò la testa sussultando, impallidendo dalla stizza.
"Mai!" gridò stringendo le mani in pugni rabbiosi. "Te lo dirò io Kagome! Non voglio che quello stupido di mio fratello passi per migliore davanti a te!" abbassò di nuovo la testa prendendo un gran respiro. Poi la rialzò di nuovo con uno scatto fulmineo, chiudendo gli occhi e strizzando le palpebre.
"Ci sono due casi in cui l'odore di una persona cambia: quando muore e quando è incinta!" 
 
Ciao Koya! Il ragazzo sussultò sorpreso, ma poi sorrise dolcemente.
"Ciao Hinokami..." rispose felice.
"Adesso capisci?" chiese un poco ansiosa Ayume, poggiando la mano sul braccio del fratello. Quest'ultimo annuì sorridendo ancora una volta.
"Capisco... Ma dovrai dirlo anche a mamma e a papà prima o poi... come conti di spiegarglielo?" domandò corrugando un poco le bianche sopracciglia. Ayume scrollò le spalle.
"Se hanno compreso il mio donare metà dell'anima a Hikari, non vedo perché non dovrebbero capire anche il dono di Hinokami!" rispose tranquilla e come sempre ottimista. Koya annuì, ma poi rivolse uno sguardo desolato al corpo vuoto del demone leopardo.
"Sì, va bene, ma... il suo corpo? Che facciamo, lo seppelliamo?" guardò l'anima colorata di Hinokami, che volteggiava elegante e sinuosa nella goccia d'acqua cristallizzata. "Quali sono le usanze dei demoni leopardo?" Ayume sfiorò l'anima bicolore, e dopo pochi secondi riportò la risposta dell'amico:
"I corpi dei demoni leopardo vengono bruciati da sempre, e così è giusto che accada a me."  Hikari annuì alzandosi e passando una mano si pantaloni per togliere la polvere.
"Allora dobbiamo chiedere alla sacerdotessa il permesso di accendere un fuoco sacro!" 
 
Ayume, Koya e Hikari tornarono una decina di minuti dopo nella capanna di Inuyasha e Kagome, arrecando la notizia: Hinokami adesso era una presenza eterea tra le mani di Ayume. La madre della demone si offrì di chiedere a Mizuumi il permesso per accendere il fuoco sacro, ma Ayume scosse la testa decisa, sapendo che quella era una cosa che dovevano fare loro. 
Quella sera - il sole era calato da un'ora abbondante - cenarono molto tardi, e questa fu molto leggera. Koya sparì pochi minuti dopo, deciso ad andare da Iyuu e a parlare con Miroku una seconda volta. Ayume e Hikari invece decisero di andare dalla sacerdotessa a chiederle il permesso di accendere un fuoco per Hinokami.
"Buonasera, miei cari!" li salutò affettuosamente la sacerdotessa. Per un attimo spalancò gli occhi, ma poi scosse impercettibilmente la testa e sorrise.
"Ciao Mizuumi!" rispose Ayume, seguita dal mezzo demone.
"Buonasera, Mizuumi sama" La sacerdotessa scosse la testa con un sorriso.
"Nessuna onorificazione, Hikari." ribatté gentilmente, guardando poi la demone. "Cosa vi porta da me?" domandò incuriosita, legandosi i lunghi capelli neri.
"Vedi Mizuumi, il demone Hinokami mi ha donato la sua anima, e quindi non necessita più del suo corpo..." spiegò Ayume guardandola negli occhi castani. "Ci ha spiegato che l'usanza dei demoni leopardo è quella di bruciare il corpo quando l'anima lo abbandona, e ci ha chiesto di poter fare altrettanto con il suo." Mizuumi annuì , allargando le mani in segno di approvazione. 
"Lo faremo domani, va bene?" disse con un sorriso, e Ayume annuì contenta. 
"Grazie Mizuumi!" esclamò abbracciandola. La donna rispose all'abbraccio accarezzandole i lunghi capelli candidi.
"Di niente, Ayume" rispose lanciando un'occhiata piena di speranza a Hikari, che se ne stava a capo chino. 
Chissà se se n'è accorto anche lui, pensò incuriosita. Speriamo anche che tutto vada per il meglio...
Ayume tornò al fianco del mezzo demone, posandogli la mano sul braccio. 
"Andiamo, Hikari... voglio farti vedere il Goshimboku, adesso che puoi farlo!" esclamò dolcemente, facendolo sussultare lievemente. Il mezzo demone annuì avviandosi in silenzio verso la porta. Mizuumi corrugò confusa le sopracciglia, mentre Ayume la salutava scrollando le spalle.
"Che succede, Hikari?" domandò poi la demone guardandolo preoccupata quando uscirono dal tempio della sacerdotessa. Egli la guardò con i suoi brillanti occhi bicolori.
"Io sono sicuro che sappia qualcosa che dovremmo sapere, Ayume" rispose serio. La demone corrugò le candide sopracciglia confusa.
"... Qualcosa che dovremmo sapere?" ripeté inclinando la testa. Lui annuì con aria grave. Ayume rimase in silenzio per alcuni secondi, ma alla fine scrollò le spalle con un sorriso.
"Sono sicura che se fosse stata una cosa importante ce l'avrebbe detta, Hikari!" disse dandogli un bacio. Poi lo prese per mano e lo guidò verso il Goshinboku.
 
"Oh!" esclamò il mezzo demone quando vide i grandi rami dell'albero sacro, ora spogli a causa dell'inverno. Con un balzo Ayume atterrò su uno dei rami più bassi e con una serie di aggraziati balzi raggiunse la cima del Goshinboku.
"Vieni Hikari, da quassù la vista è incredibile!" esclamò sorridendo dolcemente. Il mezzo demone con pochi salti la raggiunse, poggiando poi una mano sul tronco dell'albero sacro. Spalancò gli occhi neri e castano dorati, meravigliato dal panorama.
"Magnifico..." sussurrò. Da lassù lo sguardo spaziava fino ad incontrare le alte montagne che preannunciavano l'inizio del territorio dei demoni cane, e anche il monte Hakurei - perennemente avvolto dalla sua nuvola chiara - era visibile nonostante fosse molto lontano. "Che magnifico senso di pace..." mormorò sedendosi a cavalcioni sul ramo. Ayume lo guardò con i suoi occhi dorati pieni d'amore, e son uno scatto gli si accoccolò al fianco, poggiando la testa candida sulla spalla. Hikari le cinse  la vita con il braccio, continuando a guardare il monte purificatore.
Eh sì, gli si rivolse mentalmente abbozzando un sorriso, mi hai fatto soffrire parecchio, ma alla fine hai fatto esaudire il mio desiderio!
Dette un bacio alla demone, accarezzandole il dolce viso pallido. Lei arrossì lievemente sfiorando le orecchie morbide, ripensando con un vago senso di nostalgia alla mancanza del frusciare della sua coda bianca e nera, che tante volte aveva odiato per aver fatto capire a tutti come si sentiva. Chiudendo gli occhi, assaporò quel bacio che andava approfondendosi, e senza accorgersene si lasciò andare tra le braccia del compagno, che dopo pochi secondi la risvegliò con un'esclamazione sorpresa e terrorizzata:
"Ayume!" La demone riaprì gli occhi, e solo allora si rese conto del pericolo che aveva inconsciamente corso: Hikari la teneva per le braccia, e il ramo oscillava pericolosamente.
"Ayume!" ripeté preoccupato il mezzo demone. "Stavi cadendo, non te n'eri accorta?" La demone abbassò lo sguardo imbarazzata, toccandosi i candidi capelli.
"No... Sai com'è, mi stavi baciando e..." Hikari rise divertito, abbracciandola.
"Ah, quand'è così..." la presa ferrea del mezzo demone si rafforzò, attirandola ancora di più tra le sue braccia. "... permettimi di farti scendere!" continuò buttandosi nel vuoto e portandola con sé. Ayume gridò sorpresa, ma Hikari atterrò elegantemente con un sorriso furbetto stampato sulle labbra.
"Hikari!" esclamò dandogli una pacca affettuosa sulla testa candida. "Mi hai fatto paura!" Il mezzo demone fece spallucce ridendo di nuovo. 
"Anche se eri spaventata, eri bellissima come sempre..." Ayume sorrise arrossendo. Hikari le baciò la fronte tenendola ancora tra le braccia. La demone poteva sentire il cuore del compagno battere un ritmo forsennato, dettato dalla sua presenza.
"Ti amo..." sussurrò Hikari baciando quelle labbra morbide che adorava tanto. Ayume rispose al bacio accarezzandogli le guance arrossate.
"Anche io..." rispose felice di sentirselo dire. Hikari con pochi balzi si allontanò dal Goshinboku, finendo in una radura così lontana da non riuscire più a sentire l'odore del fuoco e della cenere del villaggio. Poteva solo sentire l'odore dell'erba, della resina degli alberi e di Ayume... Il mio profumo preferito, pensò annusando inebriato quella fragranza così dolce e delicata.
La demone lo riscosse dai suoi pensieri tirandogli gentilmente un orecchio per attirare la sua attenzione.
"Da bravo, Hikari... fammi scendere!" esclamò ridendo. Lui con un sorriso la guardò  fingendosi offeso, scuotendo la testa in segno di diniego. Ayume si agitò tra le sue braccia, ma invano: la presa ferrea di Hikari non le permetteva di liberarsi. Il mezzo demone rideva divertito dai futili tentativi della compagna, fino a che non sussultò bloccandosi. Ayume lo guardò trionfante.
"E così soffri anche tu il solletico...!" sussurrò prima di attaccarlo ridendo. Hikari la lasciò andare, fuggendo dal suo raggio d'azione con un balzo felino.
"Non ti azzardare a farlo mai più, intesi?" esclamò socchiudendo gli occhi. Ayume però vide la scintilla di felicità che gli illuminava gli occhi bicolori, così con un ringhio giocoso cominciò a inseguirlo.
La fuga durò una decina di secondi, finendo con l'atterraggio di Ayume su Hikari, che sbilanciato cadde a terra sulla schiena. La demone gli imprigionò i polsi con le mani con un sorriso furbetto sulle labbra. 
"Ho vinto, Hikari!" esclamò poi ridendo come una bambina. "Adesso io-" La battuta trionfale di Ayume venne interrotta dalle labbra di Hikari, che presero bramose possesso delle sue. Sorpresa, rimase immobile per un paio di secondi, ma poi chiudendo gli occhi si lasciò andare come fece sul Goshinboku. 
Approfittando della debolezza della compagna, Hikari si liberò dalla sua giocosa presa e le prese il viso tra le mani accarezzandola teneramente. Poi, con uno scatto, si sedette tenendola in grembo e cingendole i fianchi pur continuandola a baciare dolcemente. Ayume mugolò di piacere, toccandogli le orecchie morbide e pelose. Hikari gemette a sua volta inclinando il capo, e solo un prepotente pensiero gli fece sciogliere di malavoglia quel bacio così appassionato: Aria! Aria! Aria! 
Lasciò le labbra della demone con un sospiro rantolante, mentre Ayume arrossiva tornando a toccarsi i capelli. Il mezzo demone le prese le mani e le baciò le dita una ad una, guardandola negli occhi. Lei sorrise e poi gli posò le mani sul collo baciandolo di nuovo. A quel punto, Hikari accantonò il bisogno d'aria - mai gli era sembrata così futile - e ne seguì un altro: la voglia di amore, quel bisogno adesso così impellente come mai era stato fino ad allora.  Solo il dolce tocco di Ayume poteva dargli requie, calmandolo e infiammandolo al tempo stesso.
Con un mugolio simile alle fusa feline - Kamisama! Come amo quel suono...!, pensò di sfuggita Ayume - si distese sopra la demone, iniziando a danzare il ballo più antico del mondo.
 
Quando le due anime si incontrarono e si unirono con un battito di cuore, una luce accecante invase la radura ignota al mondo umano. 
I due amanti non la poterono vedere, tale era la stanchezza che adesso invadeva i loro corpi unita all'appagamento più totale.
L'unico che avrebbe potuto vederla non aveva occhi per farlo: Hinokami - la cui anima era avvolta nelle vesti abbandonate di Ayume -, che solo adesso poteva comprendere fino in fondo la cecità di Hinokami, non aveva potuto vedere né sentire l'unione dei due amanti; aveva solo sentito il crescendo delle loro palpitanti emozioni.






























Ebbene eccomi qua! *si nasconde dietro Hikari per sicurezza* piaciuto? Devo dire che la seconda parte è quella di cui vado più orgogliosa u.u *si sente forte* 
Ecco qui il disegno di Shiori_chan:

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Non dico che aggiornerò al più presto perchè l'ultima volta che l'ho detto ho fatto un ritardo pazzesco, quindi...
Alla prossima! [Mi aspetto delle recensioni, carissimi! *imbraccia kalashnikov*
Un bacione a tutti gli innamorati e anche ai non (io appartengo alla seconda, fuck yeah *^*),
Maya_Moon



Hikari, accidenti, hai il viso tutto sporco di cioccolata! Dove accidenti l'hai presa?! La voglio anche io, e prima di subito!!

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Capitolo 29
*** ... il sentimento è cieco. ***


Hinokami è stravaccato sul divano, e sta guardando un film molto famoso: il Titanic. Incredibilmente, ride di gusto.
"Che scemi!" esclama additando lo schermo. Maya_Moon alza lo sguardo dal libro che sta leggendo, inarcando poi un sopracciglio.
"Quella è la scena madre... Jack preferisce morire di ipotermia per far sopravvivere Rose..." dice guardandolo male. Il demone scrolla le spalle.
"Ma ci stanno comodamente in due su quella tavola." afferma punzecchiando con il telecomando la povera ragazza.
"E' uno dei punti più discussi del film, Hinokami... ma si dice che il peso di entrambi avrebbe fatto affondare la tavola." ribatte evitando il telecomando allontanandosi di qualche centimetro. Hinokami cerca di allungarsi invano, ma dopo essersi reso conto di non riuscire ad arrivare al braccio della ragazza si sposta a sua volta tornando a darle noia.  
"Che scemo! Morire per una ragazza...!" esclama ridacchiando divertito. Maya_Moon gli tira un cuscino. 
"Parla quello che ha donato la sua anima a quella che gli piace!" e con un ghigno divertito continua: "... E però lei ama ancora quell'altro!!!" Hinokami con un ringhio le lancia un cuscino, evitato prontamente.
"Comunque quel Jack non doveva morire per quella Rose: si vede lontano un miglio che quella è un'umana deboluccia" dice il demone incrociando le braccia e facendo l'offeso.
"Non devi guardare quello! Lui sacrifica la sua vita per lei perchè la ama, non perchè è debole!" dice Maya_Moon tirandogli un cuscino e ridendo divertita. Indica poi lo schermo. "Ma comunque è una bella storia: se non fai il critico potrebbe anche commuoverti!" Hinokami lancia un'occhiata sprezzante a Rose, che sta soffiando nel fischietto in cerca d'aiuto.
"Quell'umana non meritava di vivere" dice cambiando canale. Inclina il capo. "Che film è?" Maya_Moon guarda lo schermo incuriosita, cominciando poi a ridere.
"Ah! Questo guardalo! Voglio proprio vedere se non ti fa piangere!" esclama posando il libro, mentre la tv si illumina mostrando il titolo a caratteri cubitali: Hachiko. 
Demoni... Insensibili è dire poco!




Eccomi qui, lettori infuriati con me perchè manco da troppo, troppo tempo ormai! Dire che mi dispiace è dire poco, ma ho avuto un sacco di problemi e no, non sono scuse >.>: influenza, ritorno a scuola,  mancanza di ispirazione... soprattutto l'ultima, lo ammetto D:
Spero solo che questo capitolo vi piaccia...
Una cosa sola: nel capitolo vi è un'immagine... E no, non fate come farei io! Non scendete a vedere cos'è! Perchè
1_ Vi spoilerate da soli (e a quel punto non sono cavoli miei ma vostri, io avevo avvisato è.é) 
2_ Non ne capite il  motivo dato che sta poche righe sopra l'immagine com'è giusto che sia >.>
Quindi fate un favore a voi stessi: scendete riga per riga e non fatevi prendere dalla fretta! ^-^
Non dico chi ha fatto l'immagine perchè sennò chi l'ha fatta viene torturata dalla curiosità, quindi lo dirò alla fine u.u 
Un'ultima cosa: il titolo del capitolo è il continuo del precedente... è una frase molto bella, a parer mio, e l'ha scritta Luigi Pirandello. Ha una sua profondità, non trovate?
... Bene, la pianto di seccarvi ^^" Vi aspetto in fondo! 

Maya_Moon
 



Capitolo 29 - ... il sentimento è cieco.

Hikari sbadigliò. Nonostante fosse completamente nudo, i raggi del sole lo scaldavano gradevolmente. Però, anche se aveva gli occhi chiusi, la luce sembrava attraversare le palpebre e bruciargli fastidiosamente gli occhi. Con un silenzioso sospiro seccato nascose la parte superiore del viso nell'incavo del braccio destro, mentre con l'altra abbracciò Ayume posandole la mano sulla spalla nuda. Lei dormiva con il capo poggiato sul petto del mezzo demone, e mentre Hikari si beava della sua presenza si accorse di un fastidioso solletichio alla gamba. Muovendola un poco concluse che la causa di quella seccatura erano i fili d'erba su cui era sdraiato e sbadigliando un'altra volta accarezzò le spalle della compagna. Quest'ultima si mosse mugolando lievemente, e Hikari sorrise intenerito.
Senza accorgersene si riaddormentò di nuovo, scaldato dai tiepidi raggi del sole mattutino e dal corpo morbido della compagna.
 
Ayume aprì gli occhi sbadigliando. Per un attimo ripensò allo strano sogno che aveva fatto, così reale e vivido da sembrare vero.
Quando Hikari si sveglierà glielo racconterò, si ripromise stropicciandosi gli occhi dorati. Dopo qualche minuto, rimanendo nella posizione in cui si era svegliata, allungò la mano sui vestiti che li coprivano e trasse fuori dal groviglio di tessuti la sfera dell'anima di Hinokami. Osservando concentrata il danzare del verde e dell'azzurro salutò mentalmente il demone leopardo, e con un flusso di gioia venne ricambiata. Sfiorandone il bordo gli fece una domanda, ma Hinokami le fece capire che non era a lui che doveva rivolgerla, ma a Hikari. Frustrata, la ripose nella tasca dei pantaloni color crema*, sbadigliando di nuovo. Solo in quel momento si accorse di essersi addormentata con la testa sul petto del compagno, che stava dormendo. Con dolcezza gli accarezzò il braccio che gli nascondeva la parte superiore del viso, seguendo il percorso delle sottili vene che erano a malapena visibili sull'avambraccio di Hikari, chiedendosi perchè si fosse addormentato così. Inclinando lievemente la testa si rispose da sola: Hikari probabilmente era stato svegliato non troppo tempo fa dal sole, e coprendosi gli occhi si era riaddormentato. Dando un bacio ai pettorali del mezzo demone vi si riappoggiò, riprendendo ad accarezzare il braccio del compagno. 
Dopo qualche minuto, Ayume prese a toccare i candidi capelli del mezzo demone, attorcigliandone una ciocca intorno all'indice.
Com'è bello adesso che i suoi capelli sono sciolti e non legati, pensò affascinata dalla bellezza di Hikari, i cui tratti solitamente marcati erano addolciti dal sonno.
Quando sfiorò inavvertitamente un orecchio floscio, questo fremette facendo sussultare Ayume e facendole capire di aver accidentalmente svegliato Hikari. Questi sbadigliò, mostrando i canini appuntiti.
"Scusami se ti ho svegliato..." mormorò sommessa Ayume mortificata. Hikari mosse lentamente un orecchio, captando il soave cinguettio di un uccellino.
"Fa niente Ayume... Buongiorno, comunque!" disse dolcemente lui. Lei gli dette un lieve bacio sulle labbra, accarezzando il braccio che ancora gli celava il viso rincuorata. Il mezzo demone sorrise, percorrendo con le dita la linea della spina dorsale.
 
Hikari si bloccò sorpreso. Risalì le schiena nivea sfiorando la pelle morbida di Ayume, ma ripercorrendola fino alla base della spina dorsale si imbatté in ciò che l'aveva meravigliato poco prima, una cosa assai anomala.
"Peli?" domandò con un sussurro a nessuno in particolare.
"Peli?" ripeté confusa Ayume smettendo di accarezzare il suo braccio.
"Peli" confermò tirandone lievemente un ciuffo. 
Per un paio di secondi vi fu il silenzio, ma un grido lo distrusse facendolo sussultare.
"Kamisama! Peli!" gridò Ayume, convincendolo una volta per tutte a togliere il braccio dal viso per capire da dove venissero quei peli, stranamente familiari.
Un solo pensieri gli attraversò la mente - allora non era erba quel solletichio alle gambe - quando con un grido sgomento si accorse che il suo peggiore incubo aveva preso vita.
 
Ayume si toccò incredula le zampe pelose. 
Kamisama!, pensò annichilita, ho di nuovo le zampe...
Il grido sgomento di Hikari la fece voltare verso di lui, facendole così condividere il suo dolore.
"Sono cieco!" gridò Hikari sconvolto, portando le mani sugli occhi bianchi e inutili. Una lacrima gli rigò la guancia pallida, mentre Ayume cercava di confortarlo senza riuscirci. Il povero mezzo demone l'abbracciò con tutta la sua disperazione, come se lei fosse l'unico appoggio a cui aggrapparsi per evitare di cadere. 
"Sono cieco, Ayume..." ripetè piano ora atono, mentre la compagna sentiva le lacrime di Hikari rigare la sua schiena nuda. La coda della mezzo demone sfiorava con tristezza le gambe dell'amato.
"Mi dispiace Hikari..." mormorò abbattuta. Accarezzò con tenerezza la schiena compatta di Hikari, che adesso si muoveva spasmodicamente, a ritmo con i suoi singhiozzi angosciati.
"Non voglio più essere cieco..." disse triste lui, mentre una leggera brezza invernale lo faceva rabbrividire. Ayume con delicatezza gli coprì le spalle con la sua casacca baciandogli dolcemente il collo pallido.
"Se questo ti renderà felice, sono disposta a ridarti la mia metà umana, Hikari..." disse Ayume accarezzandogli la testa china, ma Hikari scosse quest'ultima con tristezza.
"Non voglio che tu soffra di nuovo, Ayume..." ribatté sconfortato. I due rimasero per un po' in silenzio, con Ayume stretta nell'abbraccio disperato e pieno di sconforto di Hikari e i suoi singulti addolorati sulle spalle scoperte della mezzo demone, quando quest'ultima ruppe la quiete con un timido sussurro:
"Hikari, ho fatto un sogno strano... te lo posso raccontare?" Hikari allontanò il viso dall'incavo del suo collo con un unico pensiero: Tutto, pur di non pensare alla mia cecità...
"Ti ascolto..." rispose invece muovendo un poco le orecchie flosce. Ayume, dopo una breve carezza sulle guance arrossate dal pianto, si schiarì la gola e cominciò a parlare:
 
Bianco. Intorno a me c'è il bianco. Mi guardo intorno confusa, ma ne sono avvolta completamente. Non fa male però... è una luce che mi scalda dolcemente. A un certo punto però una voce mi chiama, una voce che mi è molto familiare. Infatti, appena mi volto incontro lo sguardo di Hinokami, che mi saluta con un sorriso, mentre io lo abbraccio felice.
"Hinokami!" grido mentre mi stringe a sé.
"Bimba..." mi risponde a sua volta sfiorandomi la testa con una mano. "E' bello incontrarti di nuovo..." continua guardandomi negli occhi.
"Questo... questo è un sogno, vero?" chiedo io un po' sorpresa: sembra così reale... Lui scuote il capo ridendo con amarezza.
"Se lo fosse, io non mi limiterei ad abbracciarti... ti bacerei ripetendoti quanto ti amo..." risponde malinconico sfiorandomi la guancia con le dita pallide."Ma quello è il mio sogno, non il tuo. Se tu vuoi che io ti abbracci, io lo farò più che volentieri... così come accontenterei ogni tua singola richiesta, solo per essere ripagato dal tuo meraviglioso sorriso."
 
"Come l'hai sognato poetico..." commentò un poco geloso Hikari, interrompendola. Ayume scosse la testa irritata. 
"Non è questo il punto, Hikari!" ribatté stringendolo a sé e mordendogli con delicatezza il collo, i canini affilati che gli lambivano la morbida pelle. "Non mi interrompere e fammi finire di raccontare!" Hikari annuì sbuffando lievemente, facendola sorridere.
 
"Ma allora, se questo non è un sogno... cos'é?" domando confusa. Hinokami mi stringe ancora di più, come se avesse timore di perdermi.
"Bimba, questo è il luogo in cui la mia è anima è custodita." spiega lui accarezzandomi di nuovo la testa, "Qui siamo dentro la goccia d'acqua." Allontanando il viso dal suo petto mi guardo di nuovo attorno, ora conscia del luogo in cui mi trovo. Solo allora noto che il biancore che mi circonda si incunea formando una lieve curva senza ombre.
"Oh" posso solo dire, facendolo ridere.
"Come sei graziosa quando sei stupita, Ayume... sei meravigliosa." commenta guardandomi negli occhi. Poi evita il mio sguardo, continuando a spiegare: "Io non ho corpo, questa che vedi è  la mia anima. E forse, forse è anche per quello che ti dico quello che penso senza remore... la mia anima, quella che ho sempre cercato di nascondere dalla morte della mia famiglia, è così..." Io arrossisco, ma poi una domanda mi sorge spontanea:
"Ma se te sei l'anima di Hinokami, come mai sei così... consistente?" abbasso il capo, consapevole delle mie parole così sciocche e poco adeguate. Lui mi prende il mento e con delicatezza mi fa alzare lo sguardo sorridendo:
"Non mi vedi come una presenza eterea perchè anche tu adesso sei fatta di emozioni e nient'altro... nei sogni il corpo non esiste." risponde sedendosi lentamente. La sua coda oscilla lievemente, battendo un tempo che nei sogni non c'é. Io annuisco imitandolo.
"Comunque... devi sapere che adesso sei nella goccia d'acqua perchè ti sei addormentata vicino a lei, e la tua anima si  è legata alla mia, fac-" 
"Come mai la tua anima si è legata alla mia?" lo interrompo curiosa facendolo sorridere.
"Perché quando ci addormentiamo il legame che unisce il corpo all'anima si fa più labile" risponde guardando davanti a sé, abbracciando con lo sguardo quel candore adesso un po' monotono.
"Posso continuare? Ebbene, essendoti addormentata accanto alla mia anima, questa si è legata alla tua facendoti finire qui." sorride, mentre io mi chiedo come faccia questo sogno ad essere così realistico. Il suo sguardo si incupisce mentre mi prende la mano.
"Questo non è un sogno Ayume! Devi credermi!" esclama disperato. Le orecchie feline si abbassano sconfortate sul capo, riflettendo la sua tristezza. Sospira. "Facciamo così: quando ti sveglierai, voglio che tu chieda a Hikari cosa gli ricorda la parola 'Shirubanome'" dice mentre io piego la testa confusa.
"Shirubanome?" ripeto senza capire. Lui annuisce, ma si vede chiaramente la sua tristezza quando ho pronunciato quella parola.
"Sì, Shirubanome. Non te lo dimenticare, te ne prego." conferma guardandomi ansioso. Io lo rassicuro sorridendogli.
"Grazie. Adesso sono più tranquillo." dice sorridendo a sua volta. A un certo punto però la sfera trema. Dapprima lievemente, poi con una scossa un po' più forte. Hinokami si alza rapidamente tirandomi su a mia volta.
"Ti stai per svegliare. Lo senti? La tua anima sta tornando nel tuo corpo!" esclama lui disperato. Ed è vero: mi sento tirare indietro, lontano da lui. Hinokami mi guarda, e vedo i suoi occhi pieni di lacrime. Senza accorgermene anche io comincio a piangere, contagiata dal suo dolore - le anime nei sogni sono più legate che mai, Hikari -. Mi afferra i polsi tentando di arrestare il mio ritorno alla realtà - il mio risveglio -, ma è impossibile. Vengo trascinata all'indietro verso il confine della goccia d'acqua facendogli perdere la presa, e con un tale forza da farlo cadere in avanti. Gridando, i miei piedi, le gambe e i fianchi attraversano il confine diventando dolorosamente pesanti, mentre Hinokami si rialza fulmineo. Quando il mio petto, le spalle e la testa sono le ultime cose ancora prive di corpo, con un ultimo balzo disperato mi raggiunge e...
 
Ayume si interrompe, facendo regnare il silenzio nella radura sconosciuta. 
"... E?" chiese incuriosito Hikari dopo pochi secondi, ormai preso dal sogno nonostante la gelosia che gli stringeva il cuore. Ayume accarezzò l'erba arrossendo vistosamente.
"E... " si schiarì la gola imbarazzata, poi abbracciò Hikari  cominciando a piangere, piena di vergogna e un po' di senso di colpa - pur sapendo che non era assolutamente colpa sua, semplicemente non se lo sarebbe mai aspettato -, e il viso premuto contro il suo petto - il cuore che batteva all'impazzata, proprio come il suo - rispose con un sussurro:
 
... e mi bacia bagnandomi il viso di lacrime colme di dolore.
 
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Hikari spalancò gli occhi bianchi. 
"Che cosa?!" esclamò allontanandola da sé e guardandola negli occhi senza vederla, un ricordo di quando ancora vedeva.
"Io non volevo che mi baciasse, Hikari... le mie braccia non erano dentro la sfera e-" 
"Non è colpa tua, Ayume. E' solo colpa sua. Dammi la sua anima." ordinò infuriato aprendo impaziente il palmo della mano. Ayume impallidì un poco, ma poi esclamò:
"Allora non era un sogno!" Hikari annuì contrito, muovendo le dita in un gesto stizzito. "Dammi la sua anima." Ayume scosse la testa, rendendosi solo dopo conto dell'inutilità del gesto.
"Non posso, Hikari... te la darò solo se mi prometti che non la distruggerai." disse preoccupata. Hikari ringhiò infuriato, ma poi chinò il capo e reclamò la compagna stringendola a sé.
"Ayume... non voglio che ti porti via da me..." Ayume gli accarezzò la guancia arrossata, baciandogli le labbra con amore.
"Io amo te, Hikari... solo te." ribatté con dolcezza. Hikari la baciò ancora e ancora: le sue labbra chiedevano un conforto che solo quelle di Ayume potevano dare.
Dopo qualche minuto, i due si separarono, e Ayume colse l'occasione per chiedere a Hikari chi fosse Shirubanome. Hikari con un sospiro fu costretto a raccontarle tutto, facendola scoppiare di nuovo a piangere. 
Ayume, raggomitolata sul suo grembo, si aggrappò alle sue braccia dicendo:
"Povero Hinokami... Come mi dispiace per lui..." Hikari annuì lentamente, ma poi reclamò ciò che le aveva chiesto: l'anima del demone leopardo. Un poco preoccupata Ayume gliela passò, insistendo poi per toccarla anche lei, incuriosita. Le dita affusolate del mezzo demone strinsero con forza quella piccola gemma bicolore, mentre con un ringhio infuriato Hikari cominciava a mostrare le sue emozioni a Hinokami.
 
A causa della sua cecità, Hikari potè vedere meravigliato l'anima di Hinokami manifestarsi nel buio che avvolgeva i suoi occhi; poteva anche intravedere i labili confini della goccia d'acqua cristallizzata. Il demone leopardo lo salutò festoso. 
"Ehi cagnetto! Come va?" ebbe il tempo di dire prima che Hikari gli saltasse addosso ringhiando.
"Come ti sei permesso?!" gridò scuotendolo per le spalle. Hinokami si rabbuiò all'istante, abbassando mestamente lo sguardo.
"Anche io l'amo, Hikari." disse atono, mentre Hikari si fermava un attimo a guardare i rossi capelli che gli nascondevano gli occhi, per poi allontanarglisi con uno scatto.
"Hinokami, ha scelto me e lo sai! Non puoi baciarla... è sbagliato!" ribatté puntandosi la mano al petto. Il demone leopardo alzò il viso pallido e  sorrise amaramente.
"Cosa ne sai tu di ciò che è sbagliato, eh Hikari?" domandò con un sussurro alzandosi. Hikari impallidendo vide che gli occhi bicolori di Hinokami andavano deviando verso il rosso cremisi, uno più chiaro e l'altro più scuro. Il demone leopardo ghignò mostrando i candidi canini appuntiti. "Non credi che sia sbagliato piangere la scomparsa dei tuoi genitori e di tuo fratello a causa di una stupida guerra senza senso? E non è forse sbagliato vedere l'unica persona che era riuscita a farti amare di nuovo scivolare via dalle tue mani?" rise, una risata amara piena di dolore e disperazione. "La mia vita è stata un susseguirsi di dolorosi errori" osservò atono. Con un balzo elegante si trovò a pochi centimetri di distanza da Hikari. "Non credi che sia sbagliato?" soffiò cominciando a ridere, mentre la lunga coda a macchie saettava qua e là, mostrando il vero stato d'animo del demone leopardo. Hikari annuì lentamente.
"É più che sbagliato... ma Hinokami, purtroppo non siamo noi che decidiamo il nostro destino... " rispose in un sussurro, mentre l'altro gli si allontanava per guardarlo meglio. "Purtroppo, non siamo noi a decidere chi deve vivere e chi no, o chi deve amare chi..." Hinokami ringhiò, ma in cuor suo sapeva che il mezzo demone aveva ragione. Hikari sospirò posandogli la mano sulla spalla. Hinokami se lo scostò stizzito.
 
"Non mi toccare!" ringhiò, rompendo il labile controllo che aveva sul suo lato demoniaco: Hinokami con un ruggito si trasformò in un leopardo dai grandi occhi cremisi. Hikari arretrò spaventato, ma il leopardo rise, un'agghiacciante risata a metà tra l'umano e l'animale.
"Che succede, Hikari? Faccio troppa paura così?" domandò con una voce inumana. Hikari ringhiò. 
"Mi fa più paura perdere Ayume... o farla soffrire come stai facendo tu!" disse puntandogli il dito contro. Hinokami lo guardò sgranando gli occhi bicolore.
"... Soffrire?" ripetè sconvolto. Hikari annuì contrito, mentre Hinokami si avvicinava ai confini della goccia d'acqua fino a sfiorarli preoccupato. 
"Tu non l'hai vista, Hinokami... ma dopo avermi raccontato il suo “sogno” ha cominciato a piangere..." Il leopardo si sedette, mentre la sua coda si muoveva nervosamente. Hikari chiuse le mani a pugno ringhiando ancora. "... piangeva perchè si sentiva in colpa! Lo capisci, Hinokami?" domandò infuriato. L'altro abbassò il muso dorato, intristito. 
"Io... io non volevo che soffrisse..." mormorò abbandonando la sua forma animale; una lacrima solcò la sua guancia pallida. "... volevo solo un po' d'amore..." Hikari lo guardò malinconico, e poi lo abbracciò con delicatezza: e Hinokami - o meglio, la sua anima - percepì chiaramente la sua empatia e il suo senso di colpa, e lo tradusse con una piccola parola silenziosa: "Perdonami".
 
Ayume aveva sbuffato: anche se stava toccando la piccola goccia d'acqua non riusciva a percepire l'anima di Hinokami né quella di Hikari. Quindi, potè solo assistere al repentino cambiamento dei colori della sfera e allo sbiancare di Hikari. A nulla valsero i futili richiami sussurrati dalla mezzo demone: il suo compagno non la poteva sentire, perso in un mondo che lei aveva visto solo in un sogno.
Solo alcuni minuti dopo Hikari si riscosse muovendo le candide orecchie flosce; e la prima cosa che fece fu abbracciare Ayume.
 
"Ah! Siete tornat- Ayume! Hikari! Che vi è successo?!" esclamò Kagome facendo sussultare tutti i presenti, che si voltarono verso i due mezzo demoni. 
"Noi... ecco... abbiamo..." rispose imbarazzatissima Ayume torcendosi una ciocca di capelli. 
"È intuibile" disse atono Sesshomaru - che dopo un lungo e convincente discorso da parte di Rin era nella stessa stanza con il fratello-. Sua moglie sorrise divertita, battendo dolcemente la mano sul cuscino a accanto al suo, invitandola a sedersi lì. Ayume prese la mano di Hikari, facendolo sedere accanto a lei: al suo fianco vi era uno stizzito Inuyasha. Quando il cieco passò vicino a Sesshomaru, questi ringhiò in modo appena percettibile.
 
"E dire che vi stavamo dando per dispersi... Pensavamo che vi fosse successo qualcosa e invece..." aggiunse con un borbottio irritato Inuyasha, facendo arrossire spropositatamente il povero Hikari. Kagome dette una nervosa gomitata al marito lanciandogli un'occhiataccia. 
"Ecco qua!" esclamò Kagome, porgendo loro delle tazzine ancora fumanti. I due ringraziarono con un lieve sorriso, mentre la coda di Ayume si muoveva frusciando sul pavimento di legno.
"Koya dov'è?" domandò incuriosita Ayume, anche se già immaginava la risposta.
"Da Iyuu" rispose infatti Rin sorseggiando il suo tè tiepido. Kagome si sedette al fianco di Inuyasha, carezzandogli il braccio con un sorriso. Schiarendosi la voce decise di parlare con i due mezzo demoni riguardo uno spinoso problema:
"Hikari" cominciò poggiando le mani sulle ginocchia piegate dopo aver scostato un ciuffo corvino dal viso. Hikari si voltò verso d lei, guardandola senza vederla. "Non hai notato niente di strano in Ayume ultimamente?"
"A parte i suoi continui scambi di anime..." mugugnò Inuyasha corrugando irato le sopracciglia. Kagome gli lanciò un'occhiataccia mentre Sesshomaru piegava leggermente il labbro all'insù: un mal celato sorrisino sardonico. il demone cane osservava divertito le smorfie sulle facce dei presenti, dilettato dall'imbarazzante situazione in cui si trovavano.
Hikari scosse la testa leggermente preoccupato da quella domanda.
"Perchè non lo chiedete direttamente a me?" chiese un poco insospettita la diretta interessata, muovendo le orecchie canine.
"Il mutamento del proprio odore è una cosa che non si può percepire" si intromise Sesshomaru guardandola con i suoi splendenti occhi dorati. Sua nipote annuì sorpresa.
"Comunque, Hikari" continuò Kagome torturando un filo del suo kimono azzurro, "Inuyasha mi ha detto che il suo odore è cambiato..." Sesshomaru sbattè le palpebre, ora ancora più interessato.
Allora avevo ragione, pensò tornando a guardare Ayume, voglio proprio vedere la sua faccia e quella dell'abominio quando lo verranno a sapere!
Rin si sporse ancora di più, divorata dalla curiosità. Suo marito non le aveva detto nulla, così anche lei, come suo figlio e Ayume, sguazzava nella più completa ignoranza. 
"... e l'odore di una persona cambia in due particolari situazioni: quando essa muore o quando essa..." arrossì un poco per l'imbarazzo, continuando a torcere  il filo azzurro. Hikari inclinò la testa incuriosito, inconscio del fatto che sua madre aveva appena fatto la stessa cosa; Ayume si avvicinò ancora di più al basso tavolino di legno, la coda dritta dal'attenzione.
"Cambia odore quando è incinta" disse atono Sesshomaru, stanco e irritato del silenzio che era nato. Hikari sbiancò completamente rischiando di strozzarsi con il tè, mentre Ayume si guardava la pancia incredula, sfiorandola cautamente. Rin sorrise radiosa, felicissima di essere diventata nonna.
 
Mentre Ayume veniva abbracciata da sua madre felice, Hikari strinse la mano di Rin, chiedendole sottovoce di farlo uscire un attimo.
"Hikari, sei contento?" domandò sua madre cautamente. Hikari annuì sorridendo.
"Certamente... è solo che non me lo sarei mai aspettato..." rispose a capo chino. Rin gli accarezzò la guancia.
"... Ma?" disse, percependo che c'era qualcos'altro che avrebbe voluto dire. Hikari rise piano, una risata piena di amarezza.
"Non è un ma, madre. È un “e”." Alzò lo sguardo, conscio di avere l'attenzione della donna. "Vorrei che tu mi parlassi di mio padre." Rin sbiancò sorpresa, e stringendo l'orlo del kimono a quadri rispose:
"Tesoro mio, lo sai chi è... è Se-" Hikari scosse con deliberate lentezza la testa. 
"Dimmi la verità, madre. Per favore." Ella sospirò afflitta: l'anno del concepimento di suo figlio era tra i più tristi della sua vita.
"Tuo padre si chiamava Meian, Luce e Ombra. Era l'ambasciatore di un villaggio vicino al regno di Sesshomaru, ma era poco più grande di me. Aveva lunghi e ribelli capelli argentei che teneva sempre raccolti e due splendidi occhi grigio argento, sempre brillanti. Il suo villaggio l'aveva mandato poichè speravano nell'appoggio di quello di Sesshomaru in una guerra, e mentre mio marito decideva cosa fare lui rimase nel castello. Un giorno mi conobbe per caso...
 
"Un'umana?" chiese sorpreso, sicuro di essersi sbagliato. Sorridendo gli mostrai le mie orecchie, rotonde e non a punta come quelle dei demoni.
"Mi chiamo Rin" dissi con un lieve inchino. Lui sorrise a sua volta e si presentò:
"Il mio nome è Meian, sono l'ambasciatore di un villaggio vicino" quando, pochi secondi dopo, capì  la moglie di Sesshomaru si inchinò di nuovo e con più serietà. "Le mie scuse, Rin sama." Io scossi la testa ridendo. 
"Ti prego, Meian san, non mi dare quel suffisso! Abbiamo più o meno la stessa età!" ribattei indicandolo. Egli annuì, muovendo i ciuffi di argentei capelli che erano rimasti liberi. "Vieni con me, vorrei farti vedere il castello!" Meian annuì portandosi al mio fianco e seguendo nei meandri del palazzo.
 
Rin sospirò.
"Ci conoscemmo così. Meian passava tutto il tempo possibile con me, un po' perchè affascinato dalla mia natura umana e un po' perchè ero l'unica che era giovane come lui. Era un demone spiritoso e affascinante e dopo poco tempo mi resi conto di essermene innamorata, nonostante l'amore che coltivavo e coltivo ancora per Sesshomaru. Non ti so dire perchè mi invaghii di lui, Hikari... Sesshomaru negli ultimi tempi era molto assente a causa degli impegni che aveva e io avevo un disperato bisogno di qualcuno che stesse con me, forse..." accarezzò il viso di Hikari, così simile a quello di Meian... 
"Una sera - che non dimenticherò mai, nel bene o nel male - eravamo sotto il ginkgo biloba che ti piace tanto. Con un sorriso meraviglioso mi confessò i suoi sentimenti prendendomi la mano, e baciandomi quando finì." Il mezzo demone poteva immaginare con vividezza ogni singolo particolare: le foglie dorate dell'albero che accarezzavano le vesti dei due amanti e il rossore delle loro guance, il brillare degli occhi di suo padre - che strano effetto gli faceva pronunciare quella parola... - e il suo respiro affrettato dall'emozione. 
Rin rimase in silenzio per un po', ascoltando il vento volteggiare sull'erba producendo una delicata melodia. Sospirò di nuovo, cercando le parole per iniziare l'ultimo capitolo di quella breve storia.
"Una sera - ero incinta di te da parecchi mesi ormai, e lui ancora non era tornato a casa - eravamo al fianco del ginkgo biloba - era il nostro posto preferito, così romantico e pieno di ricordi - mi baciò dolcemente, ma un ringhio ci fece girare: S-"
"Sesshomaru era là, che vi fissava infuriato." la interruppe Hikari, rendendosi conto che l'incubo che faceva da sempre era davvero un ricordo. Rin lo guardò sorpresa.
"Come lo sai?" domandò portandosi la mano alla bocca. Hikari si passò una mano tra i candidi capelli.
"Quella notte, la notte della morte" si interruppe, saggiando quella parole nella sua mente "di mio padre" sorrise lievemente. Sì, gli piaceva dire quel nome, che adesso poteva pronunciare libero dalle menzogne e dall'ignoranza "la sogno da sempre... Sesshomaru gli trafigge il cuore con Tokijin, vero? E tu ti inginocchi abbracciandolo e cominciando a piangere..." Rin lo guardava annichilita. Annuì lentamente, senza parole.
"E' andata così, Hikari..." Ma il mezzo demone non lo sentì: nella sua testa vorticavano le parole di Purotekuta e il suo discorso con Ayume e Koya:
 

"Sono piuttosto sicuro che tu non abbia l'anima a posto, ovvero che tu abbia una metà di troppo!"

"E... questa metà in più... è umana o demoniaca?"

"Purotekuta sama, quindi l'anima in più di Hikari è demoniaca?" l'uomo annuì.

 
"Quella metà di anima demoniaca in più..." mormorò Hikari spalancando gli occhi ciechi. Rin lo guardò senza capire. "Quella metà è di mio padre!" 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Sì, sono color crema u.u Non traumatizzatevi [Esiste "traumatizzatevi"? .-.] [Non credo >.>] [Koya, dissolviti -.-"], per favore D: 

Bentornati! 
Vi... vi è piaciuto? Questo è un capitolo abbastanza delicato, dato che si scoprono una marea di cose: Ayume ha scoperto di essere incinta, Hikari ha scoperto chi è il suo vero padre e, cosa più importante, perchè è cieco.
E sì, adesso avete anche capito perchè ho scelto questa particolare e profonda frase di Luigi Pirandello ^^" 
Il disegno è di Shiori_chan, la mia artista *^* Grazie mille =3
Spero di aggiornare il più in fretta possibile (ma non aspettatevi troppo da me... in questi giorni è un inferno U-U" 
Un abbraccio a tutti coloro che seguono la mia storia (sono in vena di coccole, shi :3), chi in silenzio e chi recensendo!
Aspetto le vostre recensioni! E magari anche qualcun altro potrebbe perdere tre minuti del suo tempo scrivendomene una! èwé

Buonanotte, miei cari <3

Maya_Moon

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Capitolo 30
*** Gelosia ***


Maya_Moon è seduta sotto il portico del guardino, mentre suo fratello Nicola cerca qualcosa da fare con il fantomatico quartetto. 
"Guardate!" esclama poi alzando il braccio: la sua mano stringe un pezzo di lucido legno chiaro, un po' ricurvo. Hinokami si precipita da lui, la coda che scatta di qua e di là.
"Dammi!" ordina tendendo la mano con il palmo all'insù. Nicola, in un gesto tipicamente infantile, stringe il pezzo di legno al petto, scuotendo la testa. Il demone leopardo stringe le palpebre riducendole ad una fessura, mentre Koya si fa avanti, gli occhi scintillanti di curiosità.
"Che cos'è?" chiede fissando pieno di bramosia l'oggetto. Nicola punta in fuori il petto, e tutto inorgoglito risponde:
"Koya, è un..." corruga la fronte: non sembra molto sicuro. Koya inclina la testa di lato, aspettando una risposta. Il bambino sorride e con uno scatto corre dalla sorella, portandole labbra al suo orecchio e coprendolo con una mano. Un paio di secondi dopo la ragazza solleva un sopracciglio e si volta a guardarlo, ma poi sussurra qualcosa di rimando. Nicola annuisce, e a passo di marcia torna dal mezzo demone. 
"E' un boomerang!" guarda la sorella, che gli mostra il pollice alzato. Sorride raggiante, mentre Koya chiede:
"Posso vederlo?" Nicola glielo porge, mentre Hinokami guarda lo scambio allibito.
"Stupido umano, poi vedr-AHI!" un pallone rimbalza lontano, e Maya_Moon ridacchiando batte il cinque ad Ayume. Hinokami si strofina la testa con una mano, e con uno scatto toglie il boomerang dalla mano di Koya. Con un sorriso perfido porta lo sguardo a Hikari, che sta annusando una margherita. Hinokami tende il braccio all'indietro, caricandosi. 
"Hinokami... aspetta...!" dice Maya_Moon alzandosi e avvicinandosi, ma è troppo tardi: con un grido - "Cagnetto! Al volo!" - il demone leopardo lancia il boomerang, e Hikari nel frattempo si volta verso di loro, ignaro dell'arma che volteggiando si avvicina al suo viso. Ayume si alza con un balzo, ma quando l'arma si trova a meno di due metri dal mezzo demone cieco, questi muove leggermente un orecchio floscio... e un attimo prima che il boomerang finisca la sua traiettoria contro il suo naso, Hikari - in perfetto stile Matrix - lo evita. Hinokami sospira, guardando il boomerang sparire dal suo raggio visivo con una piroetta.
"Peccato, sarebbe stato figo" borbotta voltandosi. Ayume si avvicina a Hikari e gli bacia la guancia, e mentre Nicola cerca un altro gioco da fare, sua sorella fissa l'orizzonte pensierosa. Sedendosi di nuovo sotto il portico, nota un piccolo oggetto avvicinarsi velocemente. Un altro rapido movimento delle orecchie flosce e Hikari piega la testa in avanti, facendo fare la stessa cosa ad Ayume. E, prima che Maya_Moon possa fare alcunchè per salvare la testa rossa di Hinokami, un nuovo grido rimbomba da San Giuliano Termefino a Pisa, sorprendendo qualche turista sulla Torre Pendente:
"AHI!




Yo! *si guarda nervosamente intorno* Ignorando il fatto  che non sono in ritardo, ma di più, vado subito dritta al punto: purtroppo, a causa dei miei impegni (e ne ho tanti, credetemi D: ), non posso garantirvi la pubblicazione settimanale del capitolo (ma va'?!)... e sì, so benissimo che era chiaro come il sole questo fatto xD
Il titolo è obbrobrioso, ma alle 23.30  non avevo niente di meglio in testa xD accetto suggerimenti ^^
Niente immagini stavolta... ma mi sto impegnando per farne qualcuna dato che mi ci diverto da matti xD!
In ogni caso, spero solo di rifarmi nelle vacanze di Pasqua ^^" 
Ci vediamo in fondo!

Maya_Moon




CAPITOLO 30 - 

Sesshomaru ringhiò, saltando giù dal tetto della capanna su cui era stato fino ad allora. Incuriosito dall'uscita di Rin assieme all'insulso mezzo demone, li aveva seguiti fuori dalla piccola casetta, da cui ancora uscivano le esclamazioni di gioia di Ayume e Kagome. Con un piccolo balzo era salito sul tetto, e da lì aveva ascoltato ogni parola di Rin e Hikari. 
Purtroppo, quest'ultimo aveva udito l'elegante atterraggio del demone cane - dimostrato dal movimento fulmineo di un orecchio floscio - e si era voltato sorpreso, un riflesso di quando ancora i suoi occhi percepivano la luce. Rin aveva seguito lo sguardo del figlio, incontrando quello afflitto del demone cane.
"Sesshomaru! Io..." egli balzò via, interrompendo la donna angosciata: ... pensavo l'avessi superata... Rin si portò le mani al viso, che già cominciava ad essere rigato dalle lacrime.
"Madre! Che succede? Dov'è Sesshomaru?" chiese preoccupato Hikari, a cui non era sfuggito il salato odore delle lacrime. Posò la mano sul braccio della donna, che gli accarezzò tremante il viso. Poi lo strinse a sé scoppiando in un pianto disperato.
"Oh Hikari... come vorrei che tu e Sesshomaru andaste d'accordo..." mormorò singhiozzando. Il mezzo demone sospirò, accarezzando teneramente la testa della madre con fare pensieroso.
 
"Sesshomaru!" gridò Hikari, tendendo le flosce orecchie e il naso fine in cerca di un suono, di un odore, di un qualcosa.
Accidenti a me!, pensò inciampando per l'ennesima volta, Accidenti a me e a quando fare pace, finendo per perdermi nel bosco... e da solo poi! Kamisama... grazie a Dio riesco a orientarmi con gli odori...
"Sesshomaru!" urlò ancora, portando le mani intorno alla bocca per amplificare il grido disperato. Chinò il capo intristito, le orecchie poggiate tristemente sulla testa. Si appoggiò con qualche difficoltà ad un albero, e da lì cominciò a parlare, sicuro di essere sentito dal demone cane.
"Senti Sesshomaru" disse alzando l'inutile sguardo "hai tutte le ragiono del mondo per odiarmi e ti capisco, ma quello che sto facendo - perdermi nel bosco, cercarti sapendo che non ti farai trovare, parlarti sapendo che non risponderai - non lo sto facendo  per amor mio o tuo, ma lo faccio per mia madre... per tua moglie! Nonostante il suo..." si agitò un poco, muovendo nervosamente le orecchie "... tradimento, lei ti ama ancora, e con tutta se stessa. Lei ha bisogno di te, Sesshomaru." sospirò, grattandosi la nuca alla ricerca delle parole giuste. Una flebile brezza invernale gli mosse la candida coda di cavallo, solleticandogli il collo niveo. "Non pretendo che tu mi tratti come se fossi tuo figlio... vorrei solo che Rin smettesse di soffrire." Hikari rimase a lungo in silenzio,aspettando una risposta che - il suo cuore già lo sapeva - non sarebbe mai arrivata. 
 
Sesshomaru ringhiò in modo a malapena udibile. Aveva sentito ogni parola di quell'abominio, e con rammarico si era reso conto che aveva ragione.
Mai potrò perdonare quell'infimo messaggero, Hikari... ma Rin, lei già l'avevo perdonata, pensò saltando silenziosamente di ramo in ramo alla ricerca della sua amata.
"Se... Sesshomaru...!" sussurrò lei quando la prese tra le braccia senza dire una parola. Poteva sentire chiaramente la sua ansia, ma sorrise quando sentì sua moglie abbracciarlo. Quando la posò a terra erano ai piedi del Goshinboku*. I due rimasero in silenzio per qualche minuto, finché Rin non fece un passo avanti.
"Ti prego Sesshomaru, parlami!" lo pregò torcendo la manica del kimono. Il demone cane sospirò.
"Non pensavo che mi avrebbe ferito in quel modo sentirti parlare di nuovo di quella vecchia storia..." mormorò evitando lo sguardo nocciola della donna. " L'ultima volta che l'hai raccontata è stato diciotto anni fa, quando fuggisti da me andando da Inuyasha e Kagome con tuo figlio." continuò ripensando a quel lontano giorno di quasi due decenni fa.
 
"Padron Sesshomaru... Rin è scappata!" gridò Jaken gettandoglisi ai piedi pieno di rimorso. Sesshomaru ringhiò.
"Va' a cercarla. Subito." ringhiò imperioso. Jaken si inchinò più volte costernato, e poi sparì. Ricomparì quasi un mese dopo, e riferì al suo padrone di averla trovata.
"Andiamo, allora." disse alzandosi con eleganza e cominciando a correre, ignorando il fastidio derivato dalla esasperante lentezza del suo servitore.
Nonostante la distanza fosse piuttosto grande, il demone cane arrivò dopo poco, ignorando le richieste di Jaken di rallentare un po' e di aspettarlo.
 Al villaggio Musashi spirava un lieve vento gelido: sembrava quasi che portasse con sé parte dell'ira di Sesshomaru, che senza alcuna esitazione si fermò davanti alla capanna del fratello.
"Rin!" chiamò riducendo ad una fessura le pallide palpebre. Neanche un secondo dopo fece un balzo indietro: Inuyasha aveva tentato invano di colpirlo con Tessaiga.
"Stai lontano da casa mia, dannato!" ringhiò il mezzo demone puntandogli contro la sua arma. Rimanendo in silenzio Sesshomaru sfilò Tokijin dal fodero, ponendosi in posizione d'attacco.
"Non è per te che sono venuto" disse poi guardandolo negli occhi "Anche se ucciderti magari mi divertirebbe un po'" Inuyasha ringhiò di nuovo, mentre dalla soglia si affacciava Kagome con Ayume e Koya. La piccolina salutò festosa Sesshomaru, ignorando il fatto che avesse tutta l'intenzione di uccidere suo padre, mentre Koya arricciò il nasino guardandolo e strinse l'orlo del kimono della madre, alla ricerca di una spiegazione.
"Tesori miei, torniamo in casa... il papà ha bisogno di... discutere con vostro zio Sesshomaru."
"Aru! Aru!" ripetè ridendo Ayume sbattendo la piccola coda pelosa. Koya invece additò il padre.
"Apà?" chiese avanzando un piccolo passo. Kagome lo prese in collo. 
"No piccolo mio... papà è occupato..." sussurrò Kagome. Nell'istante in cui Sesshomaru balzava addosso a Inuyasha lei si ritirò per celare ai figli il sangue e l'odio negli occhi dei due fratelli. Rin la guardò preoccupata, il piccolo Hikari tra le braccia che si agitava nel sonno.
"Che cosa succede?" domandò sporgendosi dalla soglia, in tempo per vedere Sesshomaru squarciare la spalla di Inuyasha con un fendente di Tokijin. Si ritrasse coprendosi la bocca con la mano, disperata. Koya si agitò tra le mani della madre facendole capire che voleva scendere. Mentre il piccolino correva dalla sorella abbracciandola ridendo, Rin diede all'amica il figlio, mormorando risoluta:
"Devo fermare la loro lotta!" e prima che Kagome potesse dire alcunché ella uscì dal suo rifugio sicuro, correndo poi dal marito. Si fermò però sulla soglia, sentendo le adirate e disperate grida di Inuyasha:
"Come puoi non capire, dannato?! E' tuo figlio!" un respiro affannato, un balzo all'indietro per evitare una stoccata. "Che importanza ha se è un mezzo dmeone?"  Rin si portò la mano alla bocca. 
"Non è per quello che è infuriato, Inuyasha..:" sussurrò piano, mentre il marito con un ringhio abbatteva Tokijin su Tessaiga.
"Sei tu che non capisci, stupido idiota!" gridò tornando in posizione d'attacco. Nonostante i suoi sforzi di mantenere un tono pacato, non era riuscito ad evitare di urlare. Inuyasha si bloccò, stupito dalla reazione del fratello.
"E allora... dov'è il problema...?" chiese corrugando la fronte. Sesshomaru ringhiò avvicinandosi con un balzo.
"Stanne fuori" gli intimò in tono atono. Alzò Tokijin sul mezzo demone, ed egli lo imitò con Tessaiga, ma... 
"Sesshomaru!" gridò Rin afferrandogli un lembo del vestito. Lui si girò guardandola sorpreso, ma poi riaffilò lo sguardo. Inuyasha fece poggiare la lama di Tessaiga sul freddo terreno, in attesa.
"Perdonami per la mia fuga... ma non voglio che Hikari muoia!" disse cominciando a piangere.
"Hikari... è quell'insulso abominio?" chiese con un sussurro. Sua moglie alzò lo sguardo dal suo petto, e nei suoi occhi color nocciola era palese la rabbia.
"Non è un'insulso abominio!" ribatté stizzita.Il demone cane si bloccò sorpreso. "Hikari non ha fatto niente di sbagliato... l'errore è mio...." mormorò riabbassando lo sguardo. Sesshomaru la fissò in silenzio, ma poi le fece una lieve carezza, imbarazzato dalla presenza del fratello che li fissava con i suoi brillanti occhi ambrati.
Sta' tranquillo, ti ucciderò più tardi, pensò lanciandogli un'occhiataccia per intimargli di sparire dalla sua vista. Fortunatamente Inuyasha capì** i pensieri del fratello e lentamente si avviò verso casa, ancora guardingo. Sesshomaru sentì distintamente l'esclamazione di felicità di Kagome e i saluti entusiasti dei piccoli gemelli ("Apà! Apà! Apà!"), e in qualche modo percepì una piccola fitta al cuore.
 
"Nonostante tutto il dolore che ho provato nei cinque anni in cui non mi hai rivolto la parola, vorrei dirti che, così come allora... io non mi pento di aver fatto vivere il mio Hikari" sussurrò Rin risvegliandolo dai ricordi. Il demone cane abbassò lo sguardo per incontrare quello della moglie.
"Nonostante fosse il frutto del tuo tradimento?" chiese instillando in quella domanda tutto il risentimento possibile. Rin non distolse lo sguardo, ma anzi lo mantenne, decisa a far capire a Sesshomaru cosa pensava.
"Sì, perchè nonostante fosse frutto dello sbaglio mio e di Meian, non meritava - e non merita - di morire... come non merita il trattamento che gli hai riservato in tutti questi anni." disse poi, osservandolo sbarrare gli occhi dalla sorpresa. Mai il demone cane era stato redarguito per un suo comportamento, né si era mai tanto meno aspettato che il primo sarebbe arrivato da sua moglie, che in primis aveva sbagliato molte volte nella sua vita. 
Ripensò alle parole della donna corrugando le sopracciglia, e facendo inconsciamente guizzare la mezzaluna violacea sulla fronte.
"Non... non lo meritava?" ripetè poi ancora sconcertato. Rin scosse la testa, mentre l'adrenalina di poco prima se ne andava lentamente.
"Eri me che dovevi punire ignorandomi, Sesshomaru... Lui non ti ha fatto niente di male..."
"La cosa peggiore che mi ha fatto è vivere!" ribatté adirato Sesshomaru con un ringhio, ma Rin non perse la grinta, decisa come mai lo era stata nella sua vita.
"Sì, ma chi gli ha donato la vita siamo stati io e Meian..." sospirò ripensando agli occhi pieni di sofferenza prima che li chiudesse per sempre, "... e dato che l'hai... ucciso... e mi hai ignorato per cinque anni... credo che continuare a far soffrire Hikari sia inutile, non trovi?" Sesshomaru ringhiò di nuovo, ma non rispose alla domanda ironica della moglie. Nella sua mente affiorò il ricordo di quel giorno in cui aveva ucciso quell'infimo traditore di Meian: prima di balzargli addosso pieno di rabbia, Rin sorrideva... sembrava... felice
Sospirò lievemente, mentre ricordava l'atteggiamento solare - fastidiosamente rumoroso, aveva sempre pensato lui - del mezzo demone dai capelli argentei: poco dopo averli scorti sotto il ginkgo biloba, lui l'aveva abbracciata, e il sorriso di Rin si era illuminato ancora di più.
Che fosse quello che la rendesse felice?, pensò guardandola: lo fissava con i suoi meravigliosi occhi brillanti, i pugni stretti davanti al petto, in nervosa attesa di una risposta. E così, seguendo per una volta il cuore invece della ragione, la strinse a sé in un delicato abbraccio. E mentre Rin rispondeva ammutolita all'abbraccio, Sesshomaru capì, dopo diciotto anni, che cos'era quella dolorosa fitta al cuore che aveva provato quel lontano giorno in cui aveva sentito le esclamazioni di felicità Kagome e i gemelli quando Inuyasha era tornato era la gelosia.
Perchè quella sensazione, la sensazione che qualcuno fosse felice del suo ritorno, non l'aveva mai avuta da qualcun altro che non fosse sua moglie e il suo servo.
 
"Hikaaari! Hikaari!" urlò Ayume correndo nel piccolo bosco.
Il suo odore è dappertutto, pensò angosciata, significa che ha girato in lungo e in largo senza riuscire ad uscire...
"Hikarii!" gridò ancora, guardando di qua e di là nella speranza di vederlo. Un lieve rumore la fece voltare di scatto, un rumore che conosceva ed amava: il lieve rumore di fusa che faceva Hikari quando era particolarmente soddisfatto.
"Hikari!" esclamò correndo verso il suono, la coda che frusciava contro i rami secchi e i cespugli.  Quando arrivò là dove proveniva la fonte del rumore, si fermò portandosi la mano alla bocca schiusa per la sorpresa: Hikari era appoggiato ai piedi di un grande albero, e stava riposando. I capelli candidi erano scompigliati dalla lieve brezza fredda, e le flosce orecchie pelose erano poggiate mollemente sul capo, conferendogli un'aria serena e particolarmente tenera. Hikari aveva la bocca semi aperta, e le labbra morbide, incurvate in un piccolo sorriso, gli nascondevano i canini affilati, mentre la parte superiore del viso era celata nell'incavo del braccio. 
Con un piccolo sorriso gli si sedette accanto, apprezzandone i lineamenti delicati e forti insieme. 
"Hikari... svegliati..." sussurrò a malincuore, accarezzandogli le guance e le sue ondulate voglie violacee. Il mezzo demone corrugò la fronte e si mosse un poco, e ripetendo quel lieve mugolìo si accoccolò meglio contro il tronco. Ayume gli baciò con tenerezza il naso, che si arricciò graziosamente. Mugolando spostò lievemente il braccio, spalancando i grandi occhi ciechi. Sussultando, arricciò il naso per percepire gli odori intorno a sé e capire chi fosse con lui, ma pochi secondi dopo sorrise, mostrando i canini brillanti.
"Ayume!" disse, e nonostante la cecità i suoi occhi brillarono. Ayume gli accarezzò un orecchio.
"Perchè eri qui a dormire?" chiese poi incuriosita. Hikari scrollò le spalle imbarazzato.
"Cercavo Sesshomaru, ma lui se n'è andato e non sono più riuscito ad uscire da qui... probabilmente era seduto sui rami più alti degli alberi, e il suo odore non mi è arrivato alle narici, permettendomi di andarmene con lui..."
"Cosa è successo?" domandò Ayume accoccolandosi tra le sue braccia, la coda bianca e nera che accarezzava lievemente il terreno secco. Hikari, accarezzandole le dritte orecchie a punta, le raccontò tutto quello che era successo, sorprendendola.
"Kamisama! Tutto questo è... accaduto mentre io ero con mia madre?" esclamò stringendogli la mano e tracciando i bordi delle nocche con le dita. Hikari annuì lentamente, per poi rivolgerle una timida domanda:
"E tu... come stai?" Ayume sorrise intenerita, e per farlo capire al compagno gli prese le dita della mano e le fece passare sulle labbra. Hikari sorrise a sua volta, percependo la contentezza della compagna.
"Sto bene... e sono felice!" gli diede un piccolo bacio sul collo, facendolo rabbrividire leggermente. "E tu lo sei?" Il mezzo demone annuì, arrossendo.
"Anche io lo sono, amore mio...!" le accarezzò la spalla. "Quando... quando dovrebbe nascere?" Ayume scrollò le spalle.
"Non lo so... mia madre ha partorito me e Koya dopo sette mesi... ma dato che io e te siamo mezzo demoni è probabile che ci voglia meno tempo..."  disse alzandosi e spazzolandosi i pantaloni, scuotendo la coda. Hikari la imitò sfiorando la rugosa corteccia dell'albero cui era appoggiato fino a poco prima. 
"Non vedo l'ora... sono molto curioso!" ammise ridendo. 
"Mi piacerebbe dirlo a Hinokami" disse Ayume prendendolo per mano e cominciando a guidarlo tra gli alberi e i cespugli.
"Non hai con te la sfera?" Ayume scosse la testa.
"L'ho lasciata a casa, avevo paura di perderla!" rispose sbattendo la coda bianca e nera.
"Mi sa che dovremmo chiedere a Mizuumi sama di ritardare un poco la celebrazione di Hinokami!" aggiunse Hikari facendo spallucce. "Doveva esserci stamani mattina..." Ayume si battè la mano contro la fronte spalancando gli occhi.
"Hai ragione!" esclamò accorata. "Con tutto quello che è successo me ne sono completamente dimenticata..." Si portò la mano alla pancia sorridendo lievemente, mentre Hikari le cingeva la vita con il braccio.
 
 
 
 
 
 







 
 
 



*Ormai teatro di un sacco di atti xD 
** OMG! Ha capito al volo qualcosa! E' la cosa più OOC che potessi fare dopo la carezza pubblica di Sesshy >.>  *evita i colpi dei due*

Ebbene sì, lo ammetto: questo è il capitolo più OOC di tutta la fan fiction u.u Perchè dai, ammettiamolo: quando mai Inu capisce al volo qualcosa? E poi, in quale universo Sesshomaru si fa brontolare e peggio, balbetta? Sì, stavolta mi sono lasciata trascinare nel buco nero dell'Out Of Character xD
Però mi difendo da una muta accusa dicendo scrivendo che secondo me era necessario per rendere l'idea...!!!
Spero vi sia piaciuto, e so che è piuttosto corto come capitolo.... ma sapete com'è, non era programmato che venisse pubblicato >.> chi ha capito si senta in colpa, please.
E mi raccomando, se avete un titolo che possa starci bene lo cambierò subito! u.u
However, spero di ripresentarmi il più presto possibile ^^" Ma dato che sto facendo peggio di Napoleone (tre storie tutte insieme!) è un po' arduo, sapete ^^" Sto scrivendo una storia èper un contest e una storia horror con un mio amico, quindi entrambe mi portano via del tempo... e mi dispiace che tutto questo si ripercuota sulla fan fiction!

Ah sì, me ne stavo quasi dimenticando: 70 recensioni gente, 70 recensioni. Io vi amo
<3 Continuate così, che mi rendete più felice di una pasqua (tanto per restare in tema xD)

Occhei, basta sproloqui. Me ne vado.
Au revoir! To infinity and beyond! *vola via con un jetpack*
Maya_Moon

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