Love that transcends time

di Djibril83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una vita normale ***
Capitolo 2: *** Il fatidico giorno ***
Capitolo 3: *** Dualismo ***
Capitolo 4: *** Confusione ***
Capitolo 5: *** La svolta ***
Capitolo 6: *** Un quieto pomeriggio. ***
Capitolo 7: *** Identità ***
Capitolo 8: *** Senza un posto dove andare ***
Capitolo 9: *** Attrazione ***
Capitolo 10: *** Trasferimento ***
Capitolo 11: *** Rabbia ***
Capitolo 12: *** Tre giorni di ferie. ***
Capitolo 13: *** Preparativi per la festa. ***
Capitolo 14: *** Tanti auguri a te... e la torta a me... ***
Capitolo 15: *** Shinichi è Shippou? ***
Capitolo 16: *** Il lavoro prima di tutto ***
Capitolo 17: *** Ritorno al passato ***
Capitolo 18: *** Vecchie conoscenze. ***
Capitolo 19: *** Inu... Yasha. ***
Capitolo 20: *** Come cane e gatto. (Parte I) ***
Capitolo 21: *** Come cane e gatto. (Parte II) ***
Capitolo 22: *** Fuga ***
Capitolo 23: *** Un'unica persona. ***
Capitolo 24: *** Insieme ad ogni costo. ***
Capitolo 25: *** Preparativi. ***
Capitolo 26: *** Rivelazione. ***
Capitolo 27: *** 27. Piano perfetto. ***
Capitolo 28: *** Futuro. ***



Capitolo 1
*** 1. Una vita normale ***


joint fic
Disclaimer: Inuyasha & Co. non mi appartengono, sono proprietà di Rumiko Takahashi e non guadagno nulla da questa storia... magari!

LOVE THAT TRANSCENDS TIME

Cap. 1. Una vita normale

-Yasha! Yasha! Ma che diavolo combini?! Sono le dieci e non ti sei ancora alzato! Ma te ne rendi conto?! Tra qualche mese ti laurei e sei ancora ad un punto morto, ed oggi tocca anche a te pulire! Ringrazia i Kami che oggi è domenica e non devi lavorare!

Il ragazzo in questione afferrò il cuscino e se lo mise sulla testa mugolando, per ripararsi dal sole che penetrava attraverso le tende appena aperte dall’amico, non degnandosi nemmeno di ricoprirsi con le lenzuola che, causa l’afa notturna, erano finite raggomitolate ai piedi del letto.

-Ma non rompere, imbecille!

Bofonchiò poco gentilmente nel guanciale, affondandovi nervoso le dita dalle unghie solitamente troppo lunghe per un ragazzo.

Il compagno sbuffò incrociando le braccia sul petto, mentre una lunga ciocca di capelli neri come quelli del compare gli ricadeva ribelle sulla spalla.

-È sempre la solita storia! Eppure ieri quando sono tornato stavi già dormendo!

Yasha scostò leggermente il cuscino, squadrandolo con noia evidente nelle iridi violacee.

-Posso anche dormire ventiquattro ore su ventiquattro, ma ogni volta faccio quel sogno ed è come se non avessi chiuso occhio per tutta la notte...

L’amico gli si sedette accanto, con la fronte leggermente corrugata: non lo avrebbe mai ammesso, ma era preoccupato.

-Ancora? Ma è già da una settimana che vai avanti così! Diamine, ma perché non provi a rivolgerti ad un esorcista?!

Yasha, di tutta risposta, si alzò di scatto, inorridito.

-E togliti, mi sembri un frocio se ti avvicini così! E comunque no! Non è niente di grave, non ho alcun bisogno di uno stupido bonzo! Basta una rinfrescata ed il sonno se ne andrà...

Distese le braccia verso l’alto, smentendo clamorosamente le sue parole con un largo sbadiglio, poi si voltò e si diresse scalzo verso il bagno, passandosi le dita nei lunghi capelli ormai ridotti ad una massa informe, simile ad un nido per uccelli.

-Primo, scusa tanto se mi sono preoccupato... tesoruccio!

Lo canzonò camuffando la voce, tanto per farlo arrabbiare ancora di più.

-…Secondo, penso che quelle orribili occhiaie non se ne andrebbero nemmeno con un intervento! Che cosa ne dirà miss Cubetto di ghiaccio 2022?!

Yasha si fermò un attimo, con le spalle che gli tremavano dalla rabbia: non poteva dargli torto, la sua ragazza non era quel che si dice una persona estroversa ed espansiva, ma nessuno gli dava l’autorizzazione di prenderla in giro in quel modo... oltretutto, quando la guardava, il suo sguardo era proprio quello che avrebbe indirizzato ad un ghiacciolo... se si fosse trovato in mezzo al deserto! Uno dei motivi per il quale preferiva che lei non andasse a trovarlo nel suo appartamento... a parte il mare di marciume che cresceva a dismisura giorno dopo giorno...

Scaricò la tensione sbattendo uno dei piedi per terra, voltandosi brevemente solo per lanciare un’occhiataccia all’amico che gli sghignazzava alle spalle, poi riprese a camminare senza fiatare, aprì la porta del bagno e sparì dietro di essa con un mugolio stizzito sibilato tra i denti.

Il suo coinquilino scosse la testa, rassegnato ma soddisfatto, prima di tornare in cucina dove una pila di libri ed appunti lo attendevano.

Frequentavano insieme l’ultimo anno della facoltà di lettere antiche di Tokyo, era lì che si erano conosciuti, durante uno dei corsi, e visti i bisogni comuni avevano affittato un appartamento insieme; erano diventati buoni amici ma, a causa del carattere burbero, scontroso ed irascibile di Yasha litigavano spesso... ma spesso era persino troppo riassuntivo nel loro caso...

Gli screzi erano all’ordine del giorno, e non era raro che venissero anche alle mani (entrambi erano d’indole piuttosto violenta) ma, sempre ed irrimediabilmente, tutto finiva proprio com’era cominciato: senza valido motivo. In fondo (molto in fondo) erano grandi amici!

Il ragazzo uscì finalmente dal bagno con la vita avvolta da un corto asciugamano bianco ed i capelli sgocciolanti sul pavimento.

Raggiunse il compagno in cucina e, afferrata una caraffa di veto trasparente, versò il caffé in essa contenuto in una tazza.

Mentre si faceva la doccia il liquido si era raffreddato, ma non ci diede tanto peso, quella era l’estate più calda che avesse mai visto in venticinque anni di vita!

-Kouji?!

Chiamò l’amico, mentre portava tranquillamente la tazza alla bocca, ed egli mugolò senza scollare gli occhi dagli appunti che stava ripassando.

-Non ti sembra di esagerare? Siamo in estate, fa un caldo boia e la tesi è tra sei mesi! Prenditi almeno qualche settimana di pausa, no?!

Si alterò, agitando la tazza innanzi a sé.

-Guarda che se fai cadere il caffé lo pulisci tu, è già tanto che l’ho preparato anche per te...

Kouji continuò a studiare, imperterrito. Lui, al contrario di Yasha, non era uno scriteriato... o, almeno, non quanto lo era lui!

-Non hai risposto...

Ribadì Yasha annoiato, con le palpebre quasi serrate, e Kouji sollevò finalmente i limpidi occhi azzurri, squadrandolo con intolleranza.

-Perché, mi hai fatto qualche domanda?

Yasha, ormai perse le staffe, sbatté la tazza sul tavolo, facendo volare delle gocce di caffé sul quaderno del compagno, poi si sbilanciò in avanti, afferrandolo per il collo della maglietta.

-Brutto stronzo strafottente!

Kouji ghignò.

-Sembri un cane rabbioso quando ti incazzi, Yasha! Però, ora, la figura del cane non ti si addice! Sei nudo come un verme!

Il ragazzo abbassò lo sguardo ed arrossì di colpo, accorgendosi solo allora che, nell’impeto dell’assalto, l’asciugamano gli era caduto per terra.

Si chinò per raccogliere l’articolo, sempre più impacciato: non si faceva scrupoli a girare per la casa in mutande, ma nudo era tutto un altro conto... così, lo scontro, per l’ennesima volta, fu rimandato.

 

§§§

 

-AAAAAAAARRRRGGGGGGGHHHHHHH!!!!! CHE PALLE!!!

Erano le tre del pomeriggio e, se avesse cacciato un altro urlo del genere, in breve la polizia avrebbe bussato alla porta del loro appartamento.

Kouji era andato a riposare un po’, prima di ricominciare a studiare, ma si svegliò di colpo, quasi cadendo dal letto.

Si recò di corsa in bagno, da dove era provenuto l’urlo: se Yasha non avesse avuto almeno una decina di buoni motivi per gridare, gli avrebbe fatto sputare tutti i denti! Anche se un bel riposino eterno a suon di cazzotti sarebbe stato proprio l’ideale... era da quando lo conosceva che vi erano momenti in cui lo assaliva un’invincibile voglia di squartarlo...

-Che diavolo ti prende?! Cos’è, non... Ahahahahahah!!!!

Non riuscì a trattenere le lacrime dalle risa nel vedere Yasha con indosso un costume da bagno celeste con sopra disegnati alcuni pesci tropicali rossi.

Era davvero bizzarro e la sua faccia paonazza faceva da cornice perfetta a quel quadretto al limite dell’assurdo.

-Ma che ti sei messo? Sei ridicolo!

-Non infierire, bastardo!

Con ogni parola dell’amico l’ira e la vergogna crescevano a dismisura.

-Me l’ha regalato Kagome... l’altro che avevo l’ho lavato e si è ristretto...

Il colore del suo volto era pericolosamente uguale a quello dei pesci del costume.

Kouji scoppiò ancora a ridere.

-Certo che sei davvero unico! Ma come l’hai lavato il costume, con l’acido muriatico?! È la prima volta che sento una cosa del genere! E miss Cubetto, poi! Sapevo che i suoi gusti erano discutibili, visto che si è messa con te, ma un costume del genere! Dai! Non lo metterebbe nemmeno un poppante!

Yasha cominciò a ribollire dalla rabbia come una pentola a pressione.

-Tuuuu!! Vuoi morire?!

Di tutta risposta, Kouji continuò a ridere.

-Bene, ho deciso! Non ci vado più in piscina! Anzi, oggi me ne resto a casa! Ora la chiamo e disdico l’appuntamento!

Prese nervoso un elastico e si legò i capelli in una coda bassa, poi andò a telefonare, sbattendo i piedi (sempre rigorosamente scalzi) come un bambino viziato.

Kouji scosse la testa, alzando simultaneamente le braccia e facendole ricadere sulle cosce, poi s’incamminò anch’egli, passando per il corridoio dove Yasha stava telefonando, per tornare a riposare in camera sua.

Prima di lasciarlo alle sue cose, però, non resistette alla tentazione di prenderlo in giro un’altra volta.

-Però ti donava...

Lo canzonò camuffando la voce con finta delusione, mentre lo guardava negli occhi facendo il broncio e sbattendo le palpebre come una donnicciola.

Prenderlo in giro era il suo passatempo preferito.

Yasha gli scagliò contro la rubrica telefonica –che lui scansò appena in tempo, o l’avrebbe preso proprio in mezzo agli occhi- mentre con l’altra mano componeva il numero della ragazza, sostenendo la cornetta tra l’orecchio e la spalla.

 

-Pronto?

 

Rispose una distaccata voce femminile dall’altro capo del telefono.

Riusciva sempre a spiazzarlo quando parlavano per mezzo dell’apparecchio, non riusciva mai ad identificare il suo stato d’animo dal tono della sua voce: almeno quando l’aveva di fronte, sebbene il suo volto fosse così stoico, riusciva a percepire cosa le passava per la testa!

Con lui faceva sfoggio di molte più emozioni di quante ne mostrasse di fronte a qualsiasi altra persona.

 

-Ehm... pronto, Kagome? Sono Yasha!

 

Rispose incerto lui, evitando miracolosamente di balbettare.

Lei lo spiazzò ancora.

 

-Dimmi.

 

Sembrava quasi non apprezzasse per niente le comodità offerte dall’apparecchio telefonico.

 

-Bhé... cioè... ecco, riguardo il nostro appuntamento di oggi... dovevamo andare in piscina, ma preferisco rimandare... mi capisci, vero?

 

Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte poi la solita voce rispose, senza fare una piega.

 

-D’accordo. Ci vediamo da qualche altra parte o preferisci che venga da te?

 

Yasha cominciò a sudare freddo: non capiva se era arrabbiata o se semplicemente non le importava, anche se quella piccola pausa lo faceva propendere più per la prima ipotesi... in tal caso, ciò che stava per dire avrebbe solo peggiorato la situazione.

 

-Ve... veramente pensavo di rimanere qui ed andare a letto presto... Kouji mi ha fatto incazzare, e stanotte ho dormito di nuovo male. .. quindi...

 

-Allora è deciso.

 

Lo interruppe lei.

 

-Vengo da te e ti porto qualche sedativo per stanotte. Con quelli non dovresti avere problemi.

 

Una piccola sfumatura... ma non sapeva se gioire o strapparsi i capelli: la sua voce non ammetteva rifiuti.

Sospirò sconfitto. Con lei non riusciva mai ad essere se stesso: se fosse stato qualcun altro, gliene avrebbe dette di tutti i colori...

 

-Ok... ti aspetto qui, allora... a dopo...

 

Senza nemmeno rispondere la ragazza riattaccò, lasciandolo solo con un’indicibile voglia di sbattere la testa contro il muro.

Non riusciva mai a contraddirla, qualsiasi cosa dicesse.

Cominciava a chiedersi seriamente se si sarebbe anche buttato da un ponte, se lei gliel’avesse chiesto...

Forse è meglio che mi vesta...’

Pensò, notando che aveva ancora indosso i ridicoli calzoncini.

Si precipitò in camera sua e si denudò, prima di indossare un paio di boxer puliti ed uno di jeans neri che aveva strappato per renderli corti come dei pantaloncini.

Non si preoccupò di indossare anche una maglietta, faceva troppo caldo... e poi, non gli dispiaceva farsi trovare in quello stato da Kagome, magari sarebbe riuscito anche a farla sciogliere un po’!

Erano pochi mesi che stavano insieme, anche se si conoscevano più o meno da quando erano nati: fin da quando erano piccoli lei aveva mantenuto sempre lo stesso modo di fare, non era cambiata di una virgola, e ciò a lui non era mai piaciuto molto... avrebbe preferito fosse stata un po’ più vitale... ciononostante, si sentiva enormemente attratto da lei, e la loro unione era risultata inevitabile.

Da allora, però, il loro rapporto, sebbene entrambi avessero ben venticinque anni, non si era mai spinto oltre il semplice bacio.

Le dava tutto il rispetto che voleva, tutta la comprensione di cui era capace... ma doveva anche capire che lui era un uomo!

Aveva provato ad avvicinarsi, ma lei non aveva battuto ciglio.

Chissà, forse se si fosse venuta a creare qualche situazione compromettente, sarebbe stata lei stessa a sbilanciarsi...

Sperare non faceva mai male!

Sospirò, gettandosi sul letto (che non si degnava di rifare da almeno una settimana) di schiena, usando le braccia come cuscino, visto che quello vero era finito per terra e non aveva nessuna voglia di raccoglierlo.

Avrebbe dovuto almeno lavare i piatti e pulire il pavimento, ma ne aveva ancora meno voglia... ed era anche troppo stanco! E poi, quello con lo spiccato senso familiare era Kouji, non lui...

L’unica alternativa era riposare fino all’arrivo di Kagome, ma non sarebbe servito a niente, ogni volta che ci provava otteneva sempre lo stesso risultato.

Era sempre stato una persona attiva, fin troppo... eppure, ora era ridotto ad una larva; non si riconosceva nemmeno più.

Spalancò la bocca in un largo sbadiglio, mentre una lacrima di stanchezza gli si formava al lato dell’occhio destro e gli scivolava lungo la tempia, lasciando un’invisibile scia umida.

Gli occhi gli si chiusero ermeticamente e sprofondò nel mondo dei sogni.

Dormì tranquillo, finalmente ristorando lo spirito ed il corpo: chiunque fosse che disturbava il suo sonno ogni notte aveva avuto pietà di lui ed aveva deciso di rimandare il suo tormento a quella notte...

Non passarono nemmeno tre ore che il campanello trillò: Kagome era arrivata.

Il ragazzo si mise le mani sugli occhi impastati dal sonno, spostandovi i ciuffi della frangia che li ricoprivano solleticandogli le ciglia.

Finalmente, dopo un’intera settimana, era riuscito a riposare decentemente, senza che quella scocciatrice interferisse con i suoi sogni, ma doveva alzarsi... non era affatto giusto...

Ed ora era anche più di malumore di prima!

Si alzò sbuffando ed andò con snervante lentezza ad aprire la porta, grattandosi la schiena solcata dai segni rossastri che il contatto prolungato con le lenzuola spiegazzate aveva causato, mentre sbadigliava rumorosamente con la bocca spalancata.

Arrivò davanti all’uscio e lo spalancò, ritrovandosi davanti il volto impassibile di una ragazza dai lunghi e torbidi capelli intrecciati ordinatamente dietro la schiena.

Era la sua Kagome.

Le iridi nocciola della giovane si posarono sulla figura del ragazzo, squadrandolo dalla testa ai piedi senza fare una piega, nonostante le sue penose (ed a suo dire indecenti) condizioni: era lì, poggiato con un braccio alla porta, a torso nudo, con indosso solo un paio di jeans corti e strappati, di cui, per giunta, aveva lasciato sbottonato il primo bottone.

Aveva i capelli legati ma molte delle ciocche erano sfuggite all’elastico e gli percorrevano liberamente il petto e le spalle, per non parlare della frangia che ormai sembrava aver intrapreso una scalata verso il cielo.

Gli occhi, poi, davano al tutto un bel colpo di grazia, quasi serrati e persi nel vuoto, come se in realtà lui non si fosse mai svegliato e stesse ancora dormendo beato nel suo letto.

Non si sarebbe meravigliata se da un momento all’altro le fosse caduto addormentato con la testa su una spalla... ciononostante, il suo volto non mostrava alcuna meraviglia, o sdegno, o divertimento.

Yasha, ormai abituato alla sua inespressività, si scostò di lato per permetterle di entrare, senza proferire parola, poi richiuse la porta alle loro spalle e la seguì nella sua stanza.

-Scusa il disordine...

Finalmente si decise a parlare, di colpo imbarazzato per aver lasciato in mezzo un tale scompiglio.

Kagome, in quel disastro che era la sua stanza, non sapeva nemmeno dove sedersi...

Si precipitò a ricoprire il letto, rimboccando le lenzuola con maestria, poi le fece cenno di sedersi e la ragazza obbedì, ma non accennava a voler instaurare una conversazione, così Yasha riprese.

-Ahem... mettiti comoda, vengo subito... vado un attimo a lavarmi la faccia e torno...

Kagome annuì semplicemente e lui si allontanò; quando ritornò, il suo volto ed i suoi capelli erano ritornati alla normalità, ma non aveva minimamente curato l’indecenza dei suoi vestiti.

La ragazza ne dedusse che non gli importava affatto... se non fosse stata dotata di un autocontrollo inespugnabile, in quel momento avrebbe avuto il volto completamente rosso.

Preoccupato per lo strano silenzio che si stava prolungando più del solito, Yasha le si sedette fulmineo accanto, facendo sobbalzare il letto, tanto che il sussulto contemporaneo della ragazza passò inosservato.

Probabilmente, data la sua debolezza, non sarebbe stato avvertito comunque.

Si voltò a guardarlo negli occhi, con fare interrogativo.

-Senti, parliamoci chiaro! Non ne posso più di questo silenzio! Ti ho fatto qualcosa? Sei incazzata perché non siamo più usciti?!

Le mise entrambe le mani sulle spalle e la ragazza si distrasse, fissando con astio un punto indefinito alle sue spalle. Yasha la squadrò ancora più perplesso, poi la scosse leggermente e la ragazza tornò a degnarlo della sua attenzione.

Contro ogni aspettativa parlò.

-Posso avere un bicchiere d’acqua?

Chiese semplicemente e Yasha la guardò come se innanzi a lui ci fosse stata una bestia rara.

-U... un bicchiere d’acqua?

Ripeté intontito e lei annuì, con il volto il più naturale possibile.

Si alzò, scuotendo la testa ed alzando le spalle, con una confusione tale in testa che aveva persino dimenticato le parole poco prima pronunciate: era troppo concentrato sul suo comportamento anomalo.

Non appena fu uscito dalla porta della sua stanza per recarsi in cucina, Kagome tornò a fissare il punto di prima, con lo sguardo duro e freddo come il marmo; la sua espressione non prometteva nulla di buono.

-Maledetta, non ti sei ancora rassegnata... ma sta tranquilla, non potrai fare niente nelle tue condizioni... ritirati e sparisci, ogni tuo tentativo sarà inutile. La tua presenza qui è solo un disturbo.

Nulla si mosse né reagì alle sue parole.

Sembrava stesse parlando da sola.

-Mi hai chiamato? Ho sentito la tua voce...

Si voltò verso la porta, Yasha era già tornato dalla cucina ed aveva tra le mani un bicchiere d’acqua ghiacciata.

-No... sarà stata la tua impressione...

Rispose lei tranquilla, prendendo il bicchiere dalle mani del ragazzo che, nel frattempo, le si era avvicinato.

Anch’egli cominciò a fissare il fatidico punto, che coincideva con la spalliera del suo letto, cercando di trovarvi qualsiasi possibile oggetto su cui riporre la sua attenzione.

Nulla.

-Ritornando al discorso di prima... è per il costume che ti ho regalato, vero?

Yasha dovette lasciar perdere quel punto, Kagome gli aveva finalmente posto una domanda.

-Ah... eh... bhè... anche... non per mettere in discussione i tuoi gusti, quel costume non era tanto male...

‘È orrendo invece!’

Pronunciò nella sua mente le parole che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle in faccia.

-In poche parole, era proprio per quello...  

Aggiunse enigmatica lei.

-No... è che... insomma...

Cominciò a sudare.

-Ho venticinque anni, non mi ci vedo con un costume con i pesciolini... e poi Kouji si è messo a prendermi per il culo... e non ho altri costumi, l’ultimo si è ristretto...

Kagome annuì.

-Se non lo volevi potevi rifiutarlo.

Ma perché riusciva sempre a metterlo in difficoltà con ogni frase che pronunciava? Un discorso con lei era una continua tensione... forse aveva solo paura di farla alterare, proprio a causa della sua scarsa emotività. Chissà, un suo scatto d’ira avrebbe potuto essere terribile, contando che anche quando era arrabbiata non lo dava a vedere...

Continuò ad osservarla boccheggiando, non sapendo cosa risponderle, così lei continuò.

-Non fa nulla, la prossima volta lo lascerò scegliere a te.

Yasha annuì, cercando di tranquillizzarsi.

La tensione stava ancora salendo, era ormai divenuta quasi palpabile. Ed ancora maggiore era il disagio che solo lui, però, provava.

-Ok... ahem... cosa ti va di fare? Vuoi rimanere qui o preferisci uscire...?

Le chiese incerto, sperando si sbilanciasse un po’ nella risposta.

Speranza vana.

-Fai tu.

Non dava l’impressione di essere una persona cui piace divertirsi, vivere la vita con spensieratezza. Sembrava che sulle sue spalle gravasse il destino del mondo per come agiva, come se, in realtà, avesse molto più di quei miseri venticinque anni di vita.

Yasha si limitò ad annuire pensieroso, riflettendo molto seriamente su cosa proporre.

La scelta gravava sempre su di lui e, prima o poi, avrebbe esaurito le risorse, anche perché non riusciva mai a capire se ciò che lui proponeva a lei andava davvero bene.

-Se non ti dispiace preferirei rimanere qui... a meno che non venga Kouji a rompere... sai, è strano, ma oggi pomeriggio, mentre ti aspettavo, mi sono appisolato senza problemi... comunque, non è bastato a farmi recuperare totalmente le forze...

La ragazza annuì.

-In ogni caso, stanotte prendi queste prima di andare a dormire.

Estrasse dalla piccola borsetta di stoffa celeste una scatoletta di tranquillanti. Yasha prese le compresse e le poggiò sul comodino.

-Grazie... e speriamo in bene... ehm... ora, non so... ti va un dvd?

-Quale?

Chiese lei. Non dava mai una risposta esauriente.

Il ragazzo, però, non si arrese.

-Non so, decidi tu. I dvd sono in camera di Kouji, che fortunatamente sta dormendo... andiamo a vedere...

Si diressero cauti nella stanza, senza fare rumore e, come previsto, il ragazzo stava ancora russando.

Scelto un film, tornarono in camera di Yasha e si stesero sul letto per guardare il televisore che vi era ai piedi, in posizione strategica per poter fare un po’ di zapping prima di andare a dormire, in mancanza di qualcosa di meglio da fare...

Con il braccio tremante, Yasha circondò ricolmo d’incertezza le spalle della ragazza, temendo che lei rifiutasse il suo abbraccio, visto lo stato in cui si trovava.

Inoltre, faceva un caldo non indifferente ed il suo corpo era a dir poco incandescente: non si sarebbe meravigliato se, a distanza di pochi minuti, Kagome si fosse ritratta esordendo con un semplice «fa caldo».

Ciò, però, non avvenne ed i due continuarono a guardare il film che Kagome aveva scelto; per sua fortuna, la ragazza aveva dovuto scegliere tra i dvd di Kouji, ed il giovane aveva i suoi stessi gusti (horror, fantasy, d’azione) in tal modo, lei non aveva potuto costringerlo a sorbirsi qualche filmetto lacrimoso da femminucce... gli avrebbe certamente fatto lo stesso effetto dei tranquillanti!

Però doveva ammettere che, sebbene il film fosse interessante ed avesse tra le braccia la donna che amava, faceva molta fatica a tenere gli occhi aperti.

In breve le sue palpebre si serrarono ed il suo respiro divenne regolare: si era profondamente addormentato.

Kagome non disse nulla, si imitò solo a toglierselo letteralmente di dosso, perché con il sonno il suo corpo si era fatto molle e le era caduto di peso sul petto, e ad adagiarlo al meglio su uno dei due cuscini del suo letto.

Si rilassò poi sull’altro e continuò a guardare il film.

 

§§§

 

Il giovane si rigirò nel suo letto, menando scompostamente una mano sul comodino per afferrare l’orologio e controllare l’orario.<= /o:p>

Lo avvicinò agli occhi e ne aprì debolmente uno, ancora mezzo addormentato ma, non appena vide l’orario, anche l’altro si spalancò di rimando.

Aveva dormito ben quattro ore, altro che riposarsi un po’ prima di riprendere a studiare!

Erano ormai le venti e trenta ed aveva meno di un’ora per prepararsi ed uscire.

Si infilò un paio di jeans e si diresse spedito verso il bagno, poi notò che la porta della camera accanto alla sua, la stanza di Yasha, era aperta; all’interno vi era Kagome, probabilmente era andata a trovare il suo ragazzo, ma lui poltriva come un bambino sul suo letto, mentre lei raccoglieva le sue cose, in procinto di andarsene.

Dio com’era bella.

Gli occhi di un dolce castano tendente al miele, i lunghi e folti capelli neri, i tratti del viso perfetti ed un corpo tale che sarebbe stato meglio non avesse fatto apprezzamenti, se non voleva trascendere nel volgare.

Fin dal primo momento che l’aveva vista aveva sentito un tuffo al cuore, ed avrebbe certo fatto di tutto per portarla via a Yasha (che era un vero imbranato, a quanto poteva vedere) se lei avesse avuto un carattere diverso.

Non se ne faceva nulla di un corpo come il suo, quando sembrava essere inanimato.

Pareva un involucro senz’anima, mentre dal suo viso indifferente talvolta sembrava trasparire del profondo rancore.

Non possedeva alcuna dolcezza e si chiedeva come Yasha facesse ad amarla...

A lui faceva quasi paura...

Scosse la testa e procedette verso il bagno.

Dopotutto, non erano affari che lo riguardavano.

 

§§§

 

-Yasha... Yasha...

La ragazza cominciò a scuoterlo leggermente per le spalle, cercando di svegliarlo, e lui aprì gli occhi e fissò per un attimo il vuoto, smarrito, prima di rendersi conto di ciò che era accaduto.

Si alzò a sedere con un sospiro e si coprì il volto con una mano.

-Che razza di figura... perdonami, io...

Kagome annuì.

-Non fa nulla. Hai dormito bene almeno?

Il ragazzo le sorrise.

-Bhè, almeno... deve essere stata la tua presenza a proteggermi...

Disse in tono scherzoso.

-Può darsi...

Rispose lei enigmatica e lui, non capendo la sfumatura, le sorrise ancora.

-Anche domani, fammi sapere se stanotte sei riuscito a dormire...

Yasha annuì, poi notò la borsetta che teneva sotto il braccio destro.

-Stai già andando via?

Le chiese con una punta di rammarico per essersi addormentato quando, invece, sarebbe dovuto stare con lei.

-Si, se non vado adesso perderò il metro...

Yasha annuì ancora.

-A quest’ora, però, è pericoloso, ti accompagno...

Kagome abbozzò un sorriso.

-Non ce n’è bisogno, non mi accadrà nulla.

-Insisto! Non è sicuro per una ragazza sola prendere la metropolitana a quest’ora!

Le fece pressione, poco convinto delle sue parole e lei fece spallucce in segno di rassegnazione.

Sogghignando vittorioso, indossò una maglietta pulita, poi afferrò il suo mazzo di chiavi che riposava sul comodino, proprio accanto alle compresse che gli aveva portato Kagome, e si diresse verso la porta.

Lì entrambi indossarono le rispettive scarpe, poi uscirono insieme dalla porta d’ingresso.

 

§§§

 

La porta si riaprì e Yasha rientrò nell’appartamento con l’aria di chi ha appena raggiunto il Nirvana.

Lui e Kagome avevano così raramente dei contatti fisici che quando si baciavano, anche solo per salutarsi, a lui sembrava addirittura di toccare il cielo con un dito.

Erano ormai le nove passate e la casa era completamente deserta.

Kouji era già uscito, probabilmente con due dei suoi amici più fidati (negli ultimi tempi era con loro che usciva più di frequente) e lui era rimasto completamente solo e non sapeva cosa fare.

Passare ciò che rimaneva della serata a guardare la tv?

Patetico.

Dormire?

Ancora più patetico... anche se il corpo gli richiedeva proprio quell’opzione...

Uscire?

Era troppo stanco, non ne aveva la forza.

Si tolse le scarpe e, mentre si dirigeva verso il bagno, si passò una mano sulla fronte: grondava di sudore; era bastato il tragitto casa-metropolitana e viceversa a ridurlo in quello stato pietoso e, nonostante si fosse già fatto la doccia quella stessa mattina (constatò annusandosi sotto un’ascella) stava cominciando a puzzare... un’altra doccia non gli avrebbe fatto di certo male... poi, per perdere tempo, si sarebbe fatto, con tutta la calma possibile, anche la barba ormai incolta e pungente, ed infine si sarebbe accomodato sul suo letto, avrebbe preso le famose pillole, acceso la tv e si sarebbe addormentato mentre la guardava, proprio come era successo poco prima con Kagome... e Kouji, al suo ritorno, l’avrebbe spenta...

Si, avrebbe fatto proprio così!

Si denudò e gettò i suoi abiti nel cesto delle robe sporche, poi si sciolse i capelli ed entrò nella doccia, sorridendo compiaciuto nel sentire le miti gocce d’acqua picchiettargli sulla pelle, tonificandola e rinfrescandola.

Si sentiva davvero bene.

Peccato che certi momenti durassero relativamente poco.

Si fece anche la barba, proprio come aveva pianificato, ma non tutto andò secondo i suoi priani: al ritorno nella sua stanza, scoprì con sorpresa che i tranquillanti che Kagome gli aveva gentilmente portato erano spariti.

Senza ragione.

Volatilizzati.

Eppure, li aveva lasciati lì... e Kouji non poteva essere stato: a parte il fatto che non era ancora rientrato, lui stesso si era preoccupato per gli spiacevoli eventi notturni; ad ogni modo, rimuginarci sopra non gli sarebbe servito proprio a nulla.

Passatogli persino la voglia di guardare la televisione, si stese immediatamente nel suo letto; non appena chiuse gli occhi, stremato com’era, il sonno lo avvolse trascinandolo nel suo mondo incantato.

 

Ma in quel mondo non vi era solo lui: qualcun altro lo stava attendendo.

 

Yasha sgranò gli occhi, mentre una ragazza tale e quale alla sua Kagome, solo un po’ più giovane e con indosso una divisa scolastica, gli si catapultava contro, con gli occhi fiammeggianti di preoccupazione, e cominciava a strattonarlo per le braccia.

La sua voce gli era molto familiare... fin troppo.

-Stammi bene a sentire, non ti permetterò ancora di ignorarmi in questo modo! Ho bisogno del tuo aiuto!

Il ragazzo la guardò annoiato.

Era la prima volta che gli si mostrava come entità fisica, fino ad allora gli aveva sempre e solo parlato (o meglio, rotto le scatole) senza mostrarglisi...

-E così è questo il tuo aspetto... senti, non so chi tu sia, e onestamente non mi importa... sei uno spirito maligno? Uno spettro? Se non la smetti di torturarmi mi rivolgerò ad un esorcista, come mi ha consigliato Kouji... mi stai rovinando la vita, per colpa tua sembro una larva... sono un essere umano, ho bisogno di dormire...

La ragazza portò l’indice contro il mento, con fare pensoso.

-Già, è vero... sei rinato come umano, non ci avevo pensato, scusa... però, ho lo stesso bisogno del tuo aiuto, quindi se mi farai perdere tempo non volendomi ascoltare sarà colpa tua se non potrai dormire! Ah! E non osare più ricorrere a mezzucci come i tranquillanti! Tu sei la mia unica speranza!

Yasha sembrò sbranarla con gli occhi.

-Maledetta! Sei stata tu a farli sparire?!

La ragazza annuì.

-Già, ma non mi chiamo maledetta... il mio nome è Kagome... la VERA Kagome...

 

Continua...

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Capitolo 2
*** Il fatidico giorno ***



Grazie a tutti dei commenti! Ecco il secondo capitolo! Non so se riuscirò a postare il terzo prima di una ventina di giorni, sarò fuori fino al 14 e devo ancora scriverlo. poi 'sto HTML mi sta facendo impazzire!! Spero vi piaccia!

Cap. 2. Il fatidico giorno

-La vera Kagome? Che diavolo vuol dire?! Ti presenti con le sue sembianze, anche se sei solo una mocciosa, e pretendi che basti a farmi bere tutte le cavolate che dici? Mi credi scemo?

Kagome sospirò abbassando la testa sconsolata.

- Non sei cambiato di una virgola, Inuyasha...

-Inu? Ora sono diventato anche un cane?!

Yasha inarcò un sopracciglio non sapendo se cominciare a ridere o arrabbiarsi ancora. Non ci stava capendo più nulla.

-Scusami... tu non puoi ricordare nulla... in effetti mi chiedo come faccia Kikyou a conservare tutte le sue memorie... comunque, non voglio confonderti ancora le idee, ti racconterò tutto!

-E sarà bene anche che ti sbrighi, ho bisogno di dormire io!

Incrociò le braccia sbuffando, cercando di sbattere un piede per poi finalmente accorgersi che si trovavano nel bel mezzo del nulla, in una sorta di piano immateriale. La ragazza annuì e gli si avvicinò per andarsi a sedere sul letto, mentre l’ambiente cambiava di colpo nella sua stanza.

-Forse così ti sentirai più a tuo agio, lo so che è difficile accettare ciò che sto per dirti, ma ti prego di credermi, è tutto vero... dai, siediti, almeno ti farà sembrare quest’esperienza un po’ più... normale...

Yasha annuì non tanto convinto ma si andò a sedere davanti a lei, con il volto teso di chi si preparava ad ascoltare.

-Comincia.

Intimò poi e la ragazza sospirò ancora.

-È cominciato... o meglio, dovrei dire è finito tutto venticinque anni fa, il giorno della nostra morte nell’epoca Sengoku...

-Aspetta un attimo! L'epoca Sengoku non era certo venticinque anni fa! Ti rendi conto in che anno siamo?

-Certo che lo so! Se mi lasci parlare mi spiego subito!

Dopo un cenno stizzito del ragazzo sempre più confuso continuò.

-Effettivamente sono morta in quell’epoca che in realtà era la tua... no, aspetta... credo di non essere stata molto chiara... allora! Tu eri un hanyou dell’epoca Sengoku di nome Inuyasha, io una studentessa della fine del secolo scorso e vivevo in un tempio con un pozzo che collegava entrambe le epoche... Ti è chiaro adesso?

-E ti aspetti che io ci creda?

Le chiese con una faccia scura spaventosa, degna del predecessore Inuyasha. Kagome sospirò per l’ennesima volta, lasciando ciondolare la testa in avanti. Sarebbe stata dura farsi capire come anche farsi credere.

-È la verità... ma penso che sia necessario raccontarti tutta la storia dall’inizio...

 

§§§

 

Yasha era allibito. Aveva ascoltato tutta la storia a bocca aperta, con gli occhi sgranati per lo stupore. Durante tutto il tempo non aveva proferito parola e Kagome non sapeva se aveva creduto o meno al suo racconto inverosimile.

-...E fu così che arrivammo al fatidico giorno dello scontro contro Naraku... non essendo ancora riusciti a colpire il suo cuore non avevamo possibilità contro di lui, ma dovevamo cercare di evitare in tutti i modi che Kohaku gli consegnasse la sua scheggia della sfera per la volontà di Midoriko... invece siamo stati tutti annientati, e nemmeno Kikyou non ha potuto più niente dopo che Naraku è riuscito ad accrescere la sua forza con gli ultimi frammenti di Kouga e Kohaku... il suo corpo fittizio deve essere andato distrutto, ecco perché si è impossessata del mio... il rancore che le permetteva di muoversi era una volta parte della mia anima, dev’essere per questo che le è bastato precedermi prima del momento della mia reincarnazione per rubarmi il corpo... però, in fondo la posso capire, io ero già la sua reincarnazione, nonostante lei fosse tornata in vita non si sarebbe più potuta incarnare ancora... anche se... anche se... NON È GIUSTO! Quello è il mio corpo!

-Stai cercando di dirmi che Kagome non ha fatto che ingannarmi fino ad oggi...?

Yasha aveva lo sguardo vitreo e fisso nel vuoto, la verità lo aveva sconvolto più di quanto avrebbe potuto immaginare.

-Non la metterei su questo piano, forse lei stava solo cercando di vivere una vita normale...

-Ma smettila! Da quel che dici ha sempre finto con me! Mi si è avvicinata solo perché un tempo stava con quell’Inuyasha, ed anche tu mi stai scocciando per lo stesso motivo! Non me ne frega niente della vostra promessa di rinascere tutti insieme per vendicarvi, né del fatto che in un’altra vita ero un mezzo demone del cavolo! Io sono io e nessun altro! Se devi perseguitare qualcuno fallo con Kagome o Kikyou che si chiami, perché io non ho alcuna intenzione di aiutarti!

Si alzò di scatto con i pugni serrati e per un attimo sembrò emanare un’aura oscura e minacciosa. Kagome si alzò anch’ella con l’aria di chi comprende perfettamente lo stato d’animo dell’altro.

-Per oggi basta così. Ci ho messo venticinque anni per trovare il modo di parlarti senza che Kikyou potesse impedirmelo, un giorno in più non farà molta differenza... hai bisogno di tempo e ti capisco... per oggi, ti auguro la buona notte...

 

§§§

 

La porta della sua stanza si aprì, passi stizziti ravvicinati tra loro si udirono e la finestra si spalancò inondando la stanza di luce.

-Ti vuoi svegliare stupido Yasha?! È già mezzogiorno!

Il ragazzo si contorse nel letto come un vampiro bruciato dalla luce del sole, nascondendo la testa sotto il cuscino ed imprecando bestemmie irripetibili.

-Koujiiii!!! Questa te la faccio pagare! Ti da fastidio sapermi dormire in santa pace?! ‘Stavolta ti ammazzo davvero!!

L’amico cominciò a ridere, poi cessò di colpo e gli diede una pedata che lo fece ruzzolare giù dal letto.

-Mi sta bene che tu sia riuscito a dormire, ma non ti ricordi più che giorno è oggi?

Yasha si rialzò con la testa disastrata come ogni volta che si svegliava, si grattò il mento poi il suo sguardo s’incupì di colpo.

-Già... oggi sono cinque mesi che io e Kagome stiamo insieme... avevamo appuntamento a pranzo al ristorante...

-Cos’è quel tono amaro? Avete litigato? È una settimana che mi rompi con ‘sta storia dell’appuntamento, dove sono finiti tutti i programmini romantici che ti eri fatto?

-Nel cesso.

Rispose Yasha secco e si allontanò senza dire una parola, sotto lo sguardo allibito di Kouji. Dopo aver sentito la porta del bagno che sbatteva violentemente, si decise a seguirlo.

-Yasha! Yasha!! Apri quella dannata porta! Non ci sto capendo più niente!

Cominciò a menar pugni contro la porta finché non udì risposta.

-Cos’è?! Vuoi farmi compagnia mentre piscio?!

Rispose sarcastico l’altro, era di pessimo umore.

-No, ma se me le fai girare ancora ti ficco la testa nel cesso!

Non ebbe quasi il tempo di finire la frase che la porta si aprì rivelando uno Yasha con la faccia più scura della notte.

-Ho deciso di darle buca, qualche problema?

Kouji lo osservò scansarlo e tirare dritto, un po’ incuriosito dalla faccenda ed allo stesso tempo preoccupato. Dopo che il ragazzo fu entrato nella propria stanza lo seguì ancora, deciso a non gettare la spugna.

-D’accordo, se vuoi farle il bidone fa pure, non me ne può fregare di meno, ma a questo punto mi devi una spiegazione, visto che sei stato tu per primo a coinvolgermi nei preparativi.

Yasha sospirò, aveva ragione. Nell’ultima settimana lo aveva assillato con il programma del giorno, soprattutto di quello che sperava sarebbe successo dopo il pranzo, perché aveva già stabilito che sarebbero andati al cinema, e tutti sanno che una mano sulla spalla durante una scena romantica può dare infinite possibilità di finire la serata nel migliore dei modi... ma ormai non gli importava più.

-Hai ragione ma, sai, quando scopri che la tua ragazza si è fregata il corpo di un’altra e che tu sei la reincarnazione del suo ex dell’epoca Sengoku, ti passa la voglia di vederla!

Yasha terminò con un largo e finto sorriso e Kouji sbarrò gli occhi, capendo sempre meno dell’intera questione.

-Riavvolgi il nastro e rispiegami tutto con calma, prima che m’incazzi e ti spacchi quella testa bacata che ti ritrovi!

Yasha sbuffò, scostando la sedia della sua scrivania per farlo sedere, era una storia lunga.

 

§§§

 

-E tu ci hai creduto?

-Già.

Rispose secco Yasha.

-E come fai a sapere che non fosse uno spirito maligno che ti giocava un brutto tiro? Non puoi fidarti così ciecamente!

Kouji cominciò a gesticolare agitato, Yasha era un credulone se si fidava delle parole dell’ipotetica vera Kagome senza rifletterci bene.

-È inverosimile, lo so, ma una strana sensazione mi dice che è tutto vero... e non è nemmeno una sensazione vaga... ti è mai capitato di essere certo di una cosa al cento per cento? Bhè, è più o meno lo stesso, solo che io non ne ho le prove... e poi, rimuginandoci sopra ho trovato tanti particolari che s’incastrano come i tasselli di un puzzle.

Kouji annuì perplesso e sempre più preoccupato per l’amico.

-Ovvero?

-Ieri Kagome guardava verso un punto fisso alle mie spalle, poi mi ha mandato a prendere dell’acqua e mi era sembrato di sentirla parlare da sola... poi, accanto a lei ho dormito senza problemi e, quando le ho detto scherzando che poteva essere stata la sua presenza, ha detto che poteva essere e poi ha cambiato discorso...

-Magari stava scherzando anche lei...

Yasha aggrottò le sopracciglia.

-Da quando la conosci l’hai mai sentita fare una battuta?!

Kouji fece spallucce.

-Veramente no.

-E nemmeno io.

Asserì irritato Yasha, non aveva dubbi ed anche Kouji stava cominciando a convincersi. 

-Hai notato qualche altro particolare?

Yasha annuì.

-Il più grande di tutti: l’altra Kagome ha detto che questa che in realtà è Kikyou è un agglomerato di rancore e anime di donne morte... ora dimmi che non ti è mai capitato di pensare che lei fosse poco vitale...

-È proprio per questo che non te l’ho portata via!

Sdrammatizzò Kouji e Yasha gli lanciò uno sguardo torvo.

-Infame!

-Andiamo! Kagome è un gran pezzo di ragazza, ma è di una noia mortale! Parla per monosillabi, non ride e non scherza mai, se poi conti che non ci sei mai andato nemmeno a letto, mi chiedo come hai fatto a starci insieme fino ad oggi!

-Sei squallido.

Rispose Yasha disgustato. Kouji non aveva tutti i torti, ma era troppo crudo e sfacciato per i suoi gusti.

-Quando rivedi la ragazzina, chiedile se quell’Inuyasha fosse un santarellino come te! Sarebbe un’ulteriore conferma!

A quel punto Yasha cominciò a vedere rosso e gli si lanciò contro, facendolo sbattere contro la scrivania e cadere dalla sedia; di tutta risposta Kouji lo colpì con un violento pugno in un occhio che gliene costò uno nei denti. Scaricata la tensione i due si alzarono, uno con la mano sull’occhio che cominciava a diventare viola e l’altro con un rivolo di sangue che gli colava dalla bocca.

-Ora sì che ti riconosco!

Esclamò Kouji con un mezzo sorriso soddisfatto mentre si puliva la bocca col dorso della mano. Anche Yasha sorrise visibilmente più disteso.

-Eh già, devo dire che mi sento molto meglio, anche se dovrò mettere gli occhiali da sole per una settimana!

I due scoppiarono a ridere come se nulla fosse successo, poi la risata morì, Kouji fece come per scrollarsi la polvere di dosso ed infilò le mani in tasca.

-Comunque sia, devi accertarti che Kagome sia davvero quella Kikyou di cui parlava la tizia, e poi decidere di conseguenza.

-Credi che non lo sappia?!

Replicò stizzito Yasha.

-Ovvio. Ma dimmi, cosa farai se e quando scoprirai che era tutto vero?

L’espressione di Yasha si fece dura e profonda.

-Ancora non lo so, non ho avuto molto tempo per pensarci... suppongo non sia giusto che Kikyou rimanga nel corpo di Kagome, ma non posso dimenticare che sia stata la mia ragazza, anche se solo perché le ricordavo questo Inuyasha... 

-Un bel dilemma.

-Già.

I due si guardarono, poi alzarono le spalle e piombò il silenzio, squarciato dallo squillare del telefono fisso.

-Suppongo debba rispondere io.

Azzardò Kouji e Yasha fece di sì con la testa.

-Se è lei dille che non ci sono e non sai dove sia andato.

L’amico alzò gli occhi al cielo ma andò a rispondere senza fiatare, quando tornò la sua espressione era alquanto stizzita.

-Spero che l’altra sia un po’ più loquace, perché mi ha attaccato il telefono in faccia senza dire una parola.

-Fin troppo loquace... sono due opposti...

Contemporaneamente andò a cercare il cellulare che aveva lasciato in carica togliendo la suoneria e quasi non gli venne un colpo.

-...Cavolo! Venti chiamate senza risposta! Dev’essere incazzata nera!

-Wow! Vorrei vederla! Qualche messaggio?

Yasha scosse la testa, spegnendo contemporaneamente il telefono.

-No, li odia... in effetti detesta tutte le cose tecnologiche... sarà perché viene dal passato... ogni tanto trovo qualche nuovo collegamento!

Ridacchiò e Kouji annuì serio.

-Non c’è molto da ridere. Cosa farai se verrà a cercarti qui?

-Mi limiterò a non aprirle. E neanche tu dovrai farlo.

-Come vuole, o grande e potente demone cane!

Lo derise Kouji facendogli un inchino.

-Fottiti!

Gli diede uno spintone ed uscì dalla stanza. Una doccia era quello che ci voleva.    


§§§

 

Legò i capelli sgocciolanti con un elastico, poi passò la mano sullo specchio bagnato e guardò la sua immagine riflessa: chissà com’era questo Inuyasha che era stato nella vita passata... doveva somigliarli molto eppure era un hanyou, non un umano come lui... non gli piaceva il fatto che le due ragazze gli si fossero avvicinate per quello che era stato nella vita precedente; se Kikyou avesse rubato il corpo di Kagome per stargli vicino in quanto se stesso sarebbe stato anche diverso, magari si sarebbe sentito lusingato, di certo non sarebbe stato così arrabbiato, ma il sapere che l’aveva fatto per il suo ex, per giunta morto, non lo consolava affatto... Kagome gli aveva vagamente accennato ad una situazione simile nel passato (più che altro perché le aveva tirato fuori le informazioni con una raffica di domande), ma ciò voleva dire solo che il suo predecessore era un grande stupido e che, se stavano ripetendo il suo errore, erano delle stupide anche loro.

Sospirò, coprendosi con un telo da bagno, poi aprì la porta e si diresse verso la cucina, ma proprio in quel momento squillò il campanello. Un brivido gelato gli percorse la schiena; in punta di piedi attraversò il corridoio ed andò a controllare dallo spioncino della porta se fosse davvero la ragazza, poi inalò profondamente e poggiò i palmi delle mani alla porta restando lì immobile senza rilasciare l’aria.

Come al solito non si era sbilanciata nel vestirsi o nel truccarsi, neppure il giorno del loro quinto mese insieme... non era molto, questo lo sapeva, ma lo avrebbero festeggiato solo come pretesto per passare l’intera giornata fuori insieme in modo speciale... dopotutto nel ristorante dove l’avrebbe portata lavorava un amico e non avrebbe speso molto; non era un’occasione ufficiale e non avrebbe potuto esserlo, dato che aveva uno stipendio da barista che a malapena gli permetteva di pagare l’affitto e l’università, ma almeno poteva degnarsi di far finta che lo fosse e mettersi qualcosa di speciale per lui... anche se, a dire il vero, non aveva nemmeno il diritto di parlare dato che non si era nemmeno vestito ed aveva deciso di bidonarla... in ogni caso, si stava perdendo in pensieri inutili ed inconcludenti, ed il fatto che lei fosse lì fuori non cambiava.

Il campanello squillò ancora e Kouji lo raggiunse alla porta.

-È lei, vero?

-Shhhh, facciamo finta che non ci sia nessuno, così se ne andrà.

Bisbigliò Yasha e Kouji annuì, poi squillò anche il telefono ed andò a rispondere, attaccando subito dopo sbattendo la cornetta soffocando un insulto tra i denti.

-Stupido! Dovevo immaginare che fosse lei!

Yasha lo osservò scuotendo la testa non tanto sorpreso.

-Lei invece non è stupida. Che ti ha detto?

-Apri.

-Semplice, preciso e conciso. Bhà, io vado a mangiare qualcosa, fa finta di niente.

Lo lasciò lì solo con un’espressione illeggibile, mentre andava in cucina a prepararsi un sandwich. Kouji guardò un attimo dallo spioncino, poi andò nella sua stanza con un’alzata di spalle, aprì la finestra e si sdraiò sul letto con un libro di testo in mano.

 

§§§

 

Yasha addentò il suo panino con pomodori e insalata, seduto a tavola di spalle alla porta, poi bevve una sorsata dalla lattina di coca cola che aveva aperto e si pulì la bocca con un tovagliolo di carta. Cominciò a dondolarsi sulla sedia prima di ricominciare, molleggiandosi con un ginocchio sul bordo del tavolo; restare composto a tavola non era il suo forte, soprattutto quando era da solo: Kouji aveva già mangiato e studiava in camera sua e Kikyou-Kagome (non aveva ancora deciso come chiamarla) aveva finalmente cessato di suonare il campanello.

Riprese la lattina e ne bevve un’altra sorsata.

-Non dovevamo pranzare insieme?

La bevanda gli andò di traverso e gli finì addosso mentre cadeva all’indietro con le gambe all’aria. La ragazza voltò la testa di lato con lo sguardo severo e le braccia conserte.

-Ricomponiti.

Ordinò e Yasha si alzò in piedi in preda al panico, aggiustandosi l’asciugamano ed asciugandosi il petto con un tovagliolo.

-Come diavolo hai fatto ad entrare?!

Biascicò con la gola ancora irritata dalla bibita, indietreggiando di un passo come se fosse intimorito... ed in un certo senso lo era.

-Ho i miei metodi. Ma non sono io quella qui a dovere delle spiegazioni.

Disse semplicemente e Yasha incominciò ad alterarsi. Avrebbe avuto voglia di ringhiare.

-Non avevo voglia di vederti... né prima né ora. Non hai il diritto di piombare in casa mia senza essere invitata...

Detto questo uscì furioso dalla cucina e piombò in camera di Kouji. Doveva essere stato per forza lui ad aprirle la porta ed avrebbe pagato per quello; ma nella stanza non c’era nessuno.

-Kouji? Dov’è Kouji?

Esclamò guardandosi convulsamente intorno ma, non appena cercò di allontanarsi ancora in cerca dell’amico, Kikyou lo fermò.

-Non mi hai risposto.

Yasha la fulminò con lo sguardo, poi la investì con parole colme d’astio.

-Cosa vuoi che ti dica? Spiega tu invece a me come ho fatto a farmi prendere in giro da te per così tanto tempo, non ho ragione... Kikyou?

La ragazza sembrò stupirsi, poi esplose in una risata forzata coprendosi la bocca con il dorso della mano.

-E così Kagome è riuscita a contattarti... non pensavo ci sarebbe mai riuscita...


Continua...

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Capitolo 3
*** Dualismo ***


Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con il terzo capitolo! Scusate il ritardo ma sono stata due settimane a Bari dalla mia famiglia ed ultimamente la voglia di scrivere è un po' poca (i primi due capitoli erano giа pronti, anzi, il primo l'avevo scritto ben tre anni fa! ^^); cercherò comunque di aggiornare costantemente.
Inoltre, il layout del capitolo sarà leggermente differente dagli altri due, scriverli in word e poi aprirli con il programma per l'html mi fa perdere un casino di tempo, perchè mi inserisce sparsi qua e lа degli = che poi compaiono nel testo finale, per non parlare di come mi traduce le vocali accentate, quindi li scrivo direttamente con i codes html. Ok! Ed ora il capitolo! e mi raccomando: commentate! Magari mi torna la voglia di scrivere senza poi far passare troppo tempo tra un aggiornamento e l'altro! :p


CAP. 3. Dualismo

Yasha osservò la ragazza con un sentimento molto simile all'astio che gli premeva nel petto. La conferma di tutto ciò che gli aveva detto la Kagome del sogno era lì davanti ai suoi occhi, in carne ed ossa, e sosteneva il suo sguardo con un'altro di pari intensità e durezza; non vi era odio nei suoi occhi, solo una profonda tristezza mista a rabbia. Il tutto le dava un non so che di minaccioso che sentiva di non dover sottovalutare.

-Per quanto tempo ancora speravi di riuscire a prendermi in giro?

Le chiese il ragazzo abbozzando un sorrisetto ironico con le braccia conserte sul petto. Kikyou aggrottò le ciglia sdegnata.

-Io non ti ho affatto preso in giro, il mio nome potrà anche essere un altro, ma sono sempre la stessa persona con cui sei cresciuto, la stessa che ti ha amato per tutto questo tempo.

Yasha esplose in una risata amara quanto sarcastica.

-E tu questo non lo chiameresti ingannare?! Quel corpo l'hai rubato per poterti avvicinare al tuo Inuyasha, no? Bhé, ti do una brutta notizia: io non sono e non sarò mai quell'Inuyasha! È ancora più offensivo pensare che tu mi sia stata vicino tanti anni solo perchè sono la sua reincarnazione.

-Una volta mi dicesti che la tua anima mi appartiene, perciò non importa quale sia il tuo nome, quell’anima è sempre la stessa ed è mio diritto rivendicarne l’appartenenza.

Kikyou affermò con fermezza e Yasha si coprì il volto con una mano lasciandosi cadere di lato per farsi sorreggere dallo stipite della porta.

-Sembra quasi un patto con il diavolo...

Mormorò, poi riprese.

-...In ogni modo, non ti rendi conto di ben due cose: prima, quella promessa assurda di morire con te l’ha fatta Inuyasha, non io; quando Kagome me l’ha raccontato quasi non ci credevo. Tu hai scelto di morire dopo averlo sigillato, giusto? Bhé, è stata una tua scelta, la vita era la tua e tua è la colpa della tua stessa morte, sembra quasi un omicidio suicidio per amore... ed il volere da parte tua la sua morte solo per solidarietà è un gesto tremendamente egoistico... e questo non lo dico solo perché sono implicato...

Osservò la reazione statica di Kikyou poi continuò.

-In Secondo luogo, parli della mia anima come se fosse un oggetto di cui puoi disporre a tuo piacimento. Stai parlando della mia vita, non di quello che hai mangiato ‘stamattina a colazione! Se non sai gestire la tua stessa vita, come pretendi di poter gestire la mia?! La tua occasione l’hai avuta e l’hai sprecata, ed ora ti vuoi rifare alle spese di Kagome. Non te ne vergogni?

Kikyou continuò ad osservarlo senza far trapelare alcuna emozione come era solita fare, ma in cuor suo era decisamente turbata dalle parole del ragazzo: era stato capace di dirle cose che mai nessuno si era azzardato anche solo a pensare, persino Kagome non si era mai ribellata dimostrandosi invece fin troppo disponibile se non addirittura arrendevole; ma forse era proprio quello che Inuyasha preferiva in lei, la lealtà. In ogni caso, l’hanyou non si era mai potuto opporre a lei, il suo senso di colpa era superiore a qualsiasi altro sentimento.

-Inuyasha, ancora una volta mi chiedi di sparire per lasciare il posto alla mia reincarnazione?

-Cosa? Ancora Inuyasha, ti ho già detto che io...!

Non ebbe il tempo di finire la frase che strabuzzò gli occhi mentre Kikyou gli poggiava le mani sul petto facendo sorgere in lui una sensazione indefinita, una sorta di alienazione nauseante, un senso di estraneità al proprio stesso corpo. Pochi istanti trascorsero, poi il nulla.

§§§

Kikyou rimosse le mani dal petto del giovane con un sorrisetto compiaciuto, osservando la sua forma lentamente cambiare, i suoi capelli divenire argentei e le sue unghie allungarsi per divenire artigli. Due occhi dorati si fissarono nei suoi, ma quello che vi scorse non soddisfò affatto le sue aspettative.

-Cosa ci faccio io qui?

Kikyou lo squadrò finalmente mostrando confusione, mentre l’hanyou si rimirava le mani ancora più confuso di lei.

-Io non dovrei essere qui... io... io sono morto...

Esordì infine, tornando a guardare Kikyou negli occhi, ma lei si stava già concentrando su un altro particolare: le sue orecchie erano ancora umane.

-La tua trasformazione... non è completa...

-È ovvio!

Rispose subito lui.

-Ora sono un umano, queste caratteristiche sono solo lo spettro della mia vita passata... generalmente gli youkai non si reincarnano, finiscono direttamente all’inferno... ma io ero in parte umano, così come quei poteri e caratteristiche erano parte di me... ed ora, nonostante possano affiorare momentaneamente, rimango un umano.

-Inuyasha...

Il giovane la zittì scuotendo il capo.

-Non più. Ormai non lo sono più... e non voglio più esserlo. Inuyasha è morto e Yasha è nato in questa epoca; non c’è posto per entrambi ed io ormai ho esaurito il tempo a mia disposizione. Mi dispiace, non sono riuscito a mantenere la mia promessa...

Lo sguardo di Kikyou si fece duro, era ovvio che si aspettasse tutt’altre parole.

-Ma ora sei di nuovo qui! Possiamo tornare nel passato e sconfiggere Naraku insieme, poi insieme lasceremo questo mondo come sarebbe dovuto accadere già da tempo.

Inuyasha scosse la testa e Kikyou indietreggiò di un passo.

-Kikyou... le nostre anime si appartengono, continuano a cercarsi in ogni nuova vita, non c’è bisogno di prendere il posto delle nuove generazioni perché questo avvenga... ciononostante tu... provi ancora rancore nei miei confronti?

La miko digrignò i denti mentre le sue mani cominciavano a brillare di conseguenza al suo stato d’animo. In un eccesso d’ira gli si lanciò contro.

-Come puoi parlare in questo modo?! Come potrei non rimanere legata a questo mondo?! Naraku è ancora libero, lo stesso Naraku che ci ha fatto morire odiandoci, che ci ha ingannato seminando morte e distruzione! Sono morta odiandoti ed è d’odio che questo mio attuale spirito è fatto, senza le anime delle donne tristi non potrei ancora muovermi nonostante questo corpo sia fatto di carne ed ossa... ma ciò non vuol dire che io continui ad odiarti... solo, non posso ancora andarmene... non ancora...

Gli poggiò la testa china sul petto per celare gli occhi arrossati dalle lacrime che avrebbe voluto versare ma non lasciava uscire, mentre Inuyasha le carezzava i capelli con una mano, intenerito ma ancora irremovibile.

-Mi dispiace... non sai quanto... io sarò sempre qui, questa è la mia anima... ma la vita è di Yasha, ora è tutto nelle sue mani. Il mio tempo è finito, ora tocca a lui continuare la mia battaglia al mio posto...

Si interruppe bruscamente solo per lanciare un grido di dolore; Kikyou lo aveva afferrato per le braccia mandando scariche del proprio potere mistico nel suo corpo, lo sguardo fiero di chi non può rinunciare tanto facilmente dopo aver lottato tanto per il proprio scopo, ogni traccia di rimorso scomparsa. Non avrebbe più vacillato, solo lei aveva il diritto di liberare Inuyasha dalla sua promessa, nessuno, nemmeno la morte poteva separarli. Lei aveva superato le barriere della vita e della morte per raggiungerlo, non poteva rimandarla indietro da dove era venuta affermando che non era più il loro tempo. Il suo sostenere ciò che lei non era ancora riuscita ad ammettere e fare la rendeva furiosa.

-LASCIALO STARE!!

Un altro urlò coprì quelli del giovane che stava per soccombere al potere spirituale di Kikyou; la forza della disperazione di Kagome le aveva permesso per un attimo di agire sul piano materiale nonostante fosse solo pura essenza. Come già una volta era accaduto in passato, gli spiriti della morte cominciarono a venire espulsi dal suo corpo quasi questi avesse riconosciuto il proprio spirito e volesse espellere gli intrusi usurpatori.
Kikyou lasciò andare Inuyasha terrorizzata, indietreggiando per cercare di fuggire, ma il corridoio era troppo stretto e corto e la porta era chiusa: non aveva scampo; il giovane cadde per terra privo di sensi, i tratti somatici non ancora tornati alla normalità, mentre anche l’ultimo spirito della morte abbandonava il corpo di Kagome e Kikyou ne era espulsa a sua volta senza via di scampo. Il suo spirito però non venne riassorbito in quello di Kagome, si fuse invece con uno più grande e luminoso degli altri che ancora aleggiavano lì intorno, mentre gli shinidama-chuu che erano accorsi cercavano disperatamente di raccoglierli, e svanì nel nulla.
L’immagine residua di Kagome lentamente svanì, tramutandosi anch’ella in una sfera rotonda e luminosa che fluttuò verso il guscio vuoto che era il suo corpo e ne penetrò all’interno.

-Inuyasha!

Esclamò la ragazza non appena ebbe riaperto gli occhi, il primo pensiero rivolto a lui ancora svenuto per terra piuttosto che all’aver ripreso possesso del proprio corpo per la prima volta dopo tanti anni; si fiondò verso di lui, cadendogli accanto in ginocchio e cercando di risvegliarlo con il cuore in gola.
Il ragazzo schiuse le iridi ambrate, scuotendo la testa intontito. Gli sembrava che gli avessero messo la testa in una campana per poi suonarla con violenza e gli doleva dappertutto.

-Ancora con questo Inuyasha...?!

Piagnucolò reggendosi la testa con entrambe le mani.

-Ya... Yasha? Sei di nuovo in te?

-E quando mai non sono stato in me?

Le chiese ignaro di tutto, sbattendosi il palmo della mano contro l’orecchio come se dentro vi fosse dell’acqua.

-Tu... non ricordi niente...?

Yasha la squadrò confuso, facendo mente locale per ricordare cosa fosse successo.

-Mi hai poggiato le mani sul petto... poi, immagino io abbia perso i sensi... cosa mi hai fatto?

Le domandò subito ricordandosi anche il suo stato d’animo del momento ed alterandosi di conseguenza, mentre Kagome scuoteva il capo in diniego.

-Non io, Kikyou... ha richiamato Inuyasha nel tuo corpo, ma lui si è tirato indietro lasciandoti il posto... poi Kikyou l’ha aggredito ed io non ci ho visto più... così sono riuscita a riprendermi il corpo...

Abbassò lo sguardo mentre parlava, facendo alterare ancora di più il ragazzo.

-Brava, sono contento per te! Immagino sarebbe stato perfetto se al mio posto ora ci fosse stato quell’Inuyasha, no? Comunque, ora che è tutto risolto, non c’è più motivo che tu rimanga qui. Non abbiamo più niente a che fare l’uno con l’altra. Se possibile, non vorrei più nemmeno avere a che fare con l’intera faccenda. Ti prego di andare ora, ho bisogno di restare solo...

Kagome abbassò ancora più il capo demoralizzata, ma annuì e si voltò per andarsene. Accanto alla porta scorse il corpo privo di sensi del giovane Kouji, ma fece finta di nulla e lasciò l’appartamento. Kouji, dopotutto, stava bene, era solo svenuto, poteva benissimo soccorrerlo Yasha; la sua presenza lì non era gradita in quel momento.
Yasha aveva bisogno di tempo per riflettere. Non poteva negarglielo.

§§§

Un altro posto, un altro tempo. Un uomo ed una vecchia avvizzita si ergevano fieri accanto al corpo nudo di una ragazza con un ramoscello in mano, steso su una pietra accanto a quello che sembrava un forno.

-Complimenti. Hai fatto un ottimo lavoro, sei la degna erede di Urasue.

Ridacchiò il giovane, facendo sporgere una protuberanza dal suo braccio e falciando il collo della strega.

-Peccato tu non mi serva più.

Sorrise malvagiamente osservando poi la sfera lucente che penetrava nel corpo fittizio ai suoi piedi.

-Bentornata, Kikyou.

Esclamò non appena la giovane aprì gli occhi, venendo accolto da uno sguardo di puro odio.

-Naraku!

Lo osservò esibirsi nella sua risata oscura, alzandosi in piedi a stento per la mancanza delle sue anime di sostegno.

-Suvvia! Non fare quella faccia! Ho una proposta da farti... non vuoi ascoltarla?

Continua..

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Capitolo 4
*** Confusione ***


Rieccomi di nuovo! Ancora in ritardo, lo so, ma sto male, mi ha beccato un’influenza spaventosa e ho il cervello ovattato... Magari qualche bel commento mi farebbe guarire prima?! (Seeeeee, magari! Ndil mio cervello). Spero vi piaccia e scusate se è un po’ corto! E mi raccomando, commentate!

Cap. 4. Confusione.

Osservò la porta chiudersi con uno strano nodo alla gola. Kagome era andata via senza nemmeno voltarsi e, a scapito di cosa avrebbe potuto aspettarsi, la cosa non gli faceva tanto piacere. Non riusciva a capacitarsi dei sentimenti contrastanti che lo stavano scuotendo: da una parte era tremendamente furioso, con Kikyou che lo aveva ingannato, Kagome per riflesso e con se stesso per essersi fatto fregare come un cretino; come se non bastasse, il suo aspetto era mutato e si ritrovava con artigli e capelli argentati. Non sapeva cosa fosse successo e come fosse arrivato a quel punto, ma in un angolo recondito della sua anima ne aveva la sensazione. Poteva solo sperare di tornare normale al più presto.
Un mugolio sommesso gli fece finalmente rendere conto che, ai piedi della stessa porta che stava guardando come ipnotizzato, giaceva Kouji che stava gradualmente riprendendo i sensi. Allarmato si mosse in sua direzione.

-Kouga...

Si arrestò sui suoi passi sconvolto, la bocca fattasi improvvisamente arida ed impastata. Da dove veniva quel nome? Ancora una volta, il suo cuore sapeva ma faceva finta di non ricordare.
Scosse la testa come per cacciar via il pensiero e si avvicinò all’amico.

-Kouji, come sei finito lì per terra?

Il ragazzo sollevò il capo ancora sconcertato, specchiando i grandi occhi blu in quelli dorati di Yasha.

-Non lo so... ero nella mia stanza quando degli insettoni sono entrati dalla finestra e mi hanno aggredito... poi non ricordo più niente... ma la testa mi fa male da impazzire...

-Kikyou...

Sussurrò Yasha, immaginando in qualche modo che fosse stato uno stratagemma della ragazza per entrare.

-Dev’essere stata lei a farti qualche sorta di strana magia, Kagome mi aveva avvertito che era una miko...

Kouji annuì, realizzando immediatamente un altro particolare.

-Senti, ma perché diavolo ti sei tinto i capelli? E le lenti a contatto, poi?

Yasha gli diede uno spintone che lo fece cadere di nuovo col sedere per terra, allontanandosi come se niente fosse verso la cucina.

-Torna a dormire, torna!

§§§


-Dai, Inu-kuro, raccontami cosa ti ha detto Kagome! Sono curioso!

Yasha lo squadrò perplesso come se la sua faccia fosse stata un punto interrogativo.

-E tu mi vuoi spiegare da dove cavolo ti esce quest’espressione? Boh!

Kouji cominciò a gongolare.

-Eri un cane, sei una merda: Inu-kuro!

-Ma va a cag...!

Lo mandò a quel paese con un gesto stizzito del braccio, era già abbastanza nervoso per conto suo senza che ci si mettesse anche Kouji.

-Ma dai! Scherzavo! Però potrei anche pensare seriamente di adottarlo come soprannome! Mi piace!

-Provaci! Ed io proverò i miei nuovi artigli!

Kouji stette un po’ lì a riflettere ammutolito: una scazzottata era un conto, poteva risolversi in un occhio nero e, dolore a parte, poteva essere anche divertente, ma essere tranciati di netto da degli artigli affilati era tutto un altro conto, tanto valeva buttarsi nella gabbia delle tigri al circo.

-Lascia perdere, quelli puoi usarli per farti la barba al posto della lametta o per pulirci il pesce, ma non ti azzardare ad avvicinarli a me, non ci tengo ad essere scuoiato vivo...

-Senti un po’, ma per chi mi hai preso, per un animale?

Yasha era un po’ ferito nell’orgoglio, poteva avere (sperava solo momentaneamente) un altro aspetto, ma rimaneva sempre lo stesso.

-Non si sa mai... è una novità per te, no? Quanti incidenti accadono per le novità?

Yasha inarcò un sopracciglio, sorpreso.

-Non ti facevo tanto sensibile e prudente! Sapevo che eri un secchione, ma pensavo almeno avessi un po’ più di spina dorsale!

-Ascolta, adesso vacci tu a quel paese, ok?

Sbuffò e se ne andò lanciandogli di spalle lo stesso gesto che gli aveva dedicato lui prima. Yasha lo guardò allontanarsi e scrollò le spalle sconfitto.

-Sarà meglio farsi una dormita... ora come ora non ci capisco più niente...

§§§

Il volto sorridente di Kagome era capace di scaldargli anche il cuore, lo rendeva felice come mai era stato. Il suo sorriso possedeva una dolcezza che nessun altra ragazza era capace di esprimere, caldo ed avvolgente e, soprattutto, solo per lui.

-Ti amo, Inuyasha.

Gli disse prima di baciarlo dolcemente, e lui la abbracciò con fervore assaporando la dolce intensità del momento e la sensazione meravigliosa di avere la sua Kagome stretta a sé, i cuori che battevano in sintonia e le labbra sigillate come fossero una cosa sola.

-Ma che cavolo!

L’idillio del momento andò in pezzi come uno specchio rotto. Yasha si sollevò nel letto di scatto, madido di sudore e con un enorme cerchio alla testa. Da cosa derivava quel sogno? Un’altra reminiscenza della presenza residua di quell’hanyou? O direttamente la sua coscienza che lentamente affiorava per prendere il sopravvento? E se fosse stato l’effetto del maleficio di Kikyou? Già il suo aspetto era cambiato, diceva cose strane e sognava cose ancora più strane, stava cominciando ad aver paura che prima o poi la sua coscienza sarebbe stata annullata per far posto a quella di Inuyasha... ciononostante, in lui persisteva l’intensità del sogno, il suo retrogusto dolciastro non voleva abbandonarlo e non riusciva ad essere realmente spaventato od arrabbiato. Una sola cosa gli era chiara: la ragazza dei suoi sogni (letteralmente) era la chiave di tutto e se voleva venire a capo di qualcosa doveva rivederla; forse lei poteva far luce su ciò che gli stava accadendo, poteva aiutarlo per prima cosa a riottenere il suo aspetto, che non gli permetteva nemmeno di presentarsi al lavoro: era lunedì ed aveva preso un giorno di permesso già una settimana prima per il suo appuntamento, con la promessa di recuperarlo il sabato sera durante il “pienone”, perché lui faceva il barista in un pub che di giorno era un semplice caffè, quindi, per poter studiare, aveva solo il turno di giorno e quello del primo pomeriggio; la mattina dopo alle sette in punto si sarebbe dovuto presentare sul posto di lavoro pulito, sbarbato e con i capelli rigorosamente legati ed ingelatinati (quanto odiava quella roba), per essere concorde al gusto raffinato del posto, ma non riusciva nemmeno ad immaginare che effetto avrebbe fatto con i capelli bianchi incollati di gelatina, le unghie triangolari e le pupille alla gatto come se avesse le lenti a contatto gialle. Shinichi, il suo capo, lo avrebbe cacciato a calci nel sedere, contando anche il fatto che non sopportava quei ragazzini vestiti alla punk ed ogni volta che ne vedeva uno cominciava a sbraitare ad alta voce di quanto fosse un perditempo scriteriato e che non doveva mettere piede nel suo locale... con evidente figuraccia sua e di chi gli stava intorno (cioè lui) e doveva ascoltare annuendo sorridente le sue prediche, che concordasse o meno... perché dissentire significava perdere il posto. Ma quello non era un problema, lo avrebbe perso comunque il giorno dopo.

-Shower time!

Esordì, alzando il braccio destro e dandosi una pacca contro l’ascella sudata. Fortuna che Kouji non era lì, o avrebbe ricominciato a prenderlo in giro per il gesto stupido e rivoltante. Roteò gli occhi e procedette verso il bagno: Kouji non c’era.

§§§

Noia. Immensa, indicibile, incontenibile noia. Davanti ad una tazza di te continuava a rigirare le foglioline con un cucchiaino mentre lo zucchero si era ormai sciolto da tempo, lo sguardo fisso che vagava insieme al suo pensiero, lontano fino al volto dell’hanyou che aveva tanto amato e della sua reincarnazione identica nel corpo come nel carattere. Un piccolo spasmo la scosse, a metà tra un risolino ed un singhiozzo: chissà come avrebbero reagito entrambi (se per assurdo Inuyasha fosse stato ancora vivo, naturalmente) se avesse detto loro una cosa del genere; probabilmente avrebbero esordito con qualche insulto e le avrebbero tenuto il broncio per una giornata intera. Quanto le mancava quel broncio... le mancava tutto di lui, e sapeva che non avrebbe mai più potuto riaverlo. Non aveva speranze nemmeno con Yasha... non che avesse intenzione di rimpiazzare Inuyasha con lui, ma almeno avrebbe voluto restare amici e magari cercare un modo per adempiere alla promessa che si erano scambiati in punto di morte... ma Yasha non voleva più vederla.
Il campanello squillò all’improvviso e kagome finalmente distolse lo sguardo dal tè ormai freddo, lasciò andare il cucchiaino ed andò ad aprire la porta dell’appartamento che un tempo era stato di Kikyou senza avere la più pallida idea di chi potesse essere. Nel ritrovarsi davanti proprio l’oggetto dei suoi pensieri, Kagome impallidì pietrificata.

-Ciao. Posso entrare?

Continua...

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Capitolo 5
*** La svolta ***


Ecco il cap. 5, leggetelo! Mi volete tanto bene, eh? Un solo commento per il quarto capitolo, vabbhè che era un capitolo di passaggio e fino ad ora ci sono stati solo avvenimenti drammatici ma, mi conoscete, ci saranno tante belle cosucce in futuro! ;p Perciò non mi abbandonate, commentate! Ci conto!

Cap. 5. La svolta

Yasha osservò la ragazza davanti a sé, sulla soglia della porta, e non poté fare a meno di arrossire leggermente: Kikyou era sempre così ritenuta, anche con quel caldo pazzesco si copriva il più possibile (il vestito più sexy che le avesse visto indosso era la divisa scolastica... e solo perché era obbligatoria!), ed ora si ritrovava Kagome davanti in top mozzafiato e shorts; non era preparato a quello. Si era prestabilito tutto un discorso mentale, in modo da apparire deciso ed irremovibile, farsi spiegare cosa fare ed alzare subito i tacchi: non voleva più davvero avere a che fare con la faccenda, né avrebbe più voluto vedere Kagome; tra le altre cose, non aveva dimenticato che fino al giorno prima fosse stata la sua ragazza, gli faceva male starle accanto e sapere che era finita suo malgrado. Non avrebbe voluto ammetterlo, ma non poteva dimenticarla. Era stato bene con Kikyou ma, come aveva sempre sostenuto, le era sempre mancato qualcosa... quel qualcosa che possedeva Kagome.
E difatti era lì, con le gote arrossate anch’ella, forse per essersi resa conto di essere in tenuta da casa davanti a lui, o per l’effetto che gli faceva la sua immagine così simile ad Inuyasha... non poteva saperlo, ma lui sperava vivamente fosse per il primo motivo.

-E... entra...

Balbettò malamente, sempre più imbarazzata.

-...Accomodati, io torno subitò.

E si defilò in gran fretta, lasciando Yasha nel corridoio da solo. Il ragazzo andò a sedersi sul divano in salotto, ascoltando un lieve fruscio che non riusciva a definire con i suoi sensi potenziati, e poco dopo si rifece viva Kagome, con indosso una canottiera ed un paio di pantaloncini un po’ più coprenti.
Bingo! Era per il primo motivo! Si sentiva enormemente sollevato.

-Scusa... di cosa volevi parlarmi?

Chiese Kagome titubante. Poche ore prima le aveva detto che non voleva più vederla ed ora era lì davanti a lei. Non se lo sarebbe mai aspettata, ecco il motivo della sua sbadataggine e distrazione, ma doveva ammettere che, in qualche modo, le faceva piacere. Solo, non voleva illudersi che la sua visita avesse connotazione positiva. Poteva essere anche lì per insultarla e sfogarsi su di lei per ciò che gli era capitato; come poteva notare, non aveva ancora riacquistato il suo aspetto.

-Come potrai vedere anche tu, non sono ancora tornato come prima.

Infatti. Ci aveva azzeccato.

-...E domani devo lavorare, se ci vado così sarò licenziato di sicuro, quei soldi mi servono per studiare, se hai seguito la mia vita come credo, saprai anche che i miei non mi passano neanche uno yen...

Kagome annuì imbarazzata, non sapeva cosa volesse implicare con quella constatazione.

-Si ma guarda che non ti stavo spiando, ero solo vicino a Kikyou per cercare di riprendermi il corpo...

-Si si, come no!

La interruppe Yasha ridacchiando.

-Ecco perché a volte, mentre facevo la doccia, mi sentivo osservato!

Kagome spalancò la bocca istupidita, afferrando fulminea un cuscino dal divano e sbattendoglielo in faccia.

-Brutto stupido! Come osi?!

Era un cretino come Inuyasha, ma almeno l’hanyou non era mai stato tanto malizioso.
Yasha scostò il cuscino ridendo di gusto come ormai da un paio di giorni non gli accadeva più. Era un tipo abbastanza solare, gli bastava poco per farlo ridere.

-Dai, non mi dire che non l’hai mai fatto! Io lo avrei fatto di sicuro!

Ammise e la bocca di Kagome si spalancò ancora di più, raggiungendo il limite massimo. Ormai la paura che fosse lì per insultarla era lontana. Era lì per farla imbarazzare oltre ogni limite!

-Cosa sei venuto a fare, a prendermi in giro? Sei uno stupido! E per di più anche porco! -Non esageriamo... non dirmi che il tuo Inuyasha non ci aveva mai provato?!

Aveva toccato la nota dolente. Al nominare Inuyasha, Kagome si incupì, cambiando di colpo atteggiamento.

-Cosa sei venuto a fare, Yasha?

Lo investì con uno sguardo glaciale e yasha si rese subito conto dell’errore commesso; il tono di Kagome era più cupo di quello di Kikyou... almeno lei sapeva esprimere le sue emozioni... Decise di adattarsi momentaneamente alla sua serietà.

-Ho bisogno del tuo aiuto, stavo già cercando di dirtelo poco fa. -Aiuto?

Kagome ci capiva sempre meno. Sapeva che Yasha non era un tipo molto serio (maturo, sì, ma aveva sempre voglia di scherzare - tutto l’opposto di Inuyasha), e lì si spiegava la digressione di poco prima, ma non riusciva a capire se anche adesso stava scherzando od era serio.

-Si, come ti ho già detto devo tornare come prima, o la mia vita sarà rovinata... e tu sei l’unica che può aiutarmi...

La ragazza realizzò cosa intendeva: se Kikyou ne era stata la causa, lei che teoricamente avrebbe dovuto averne gli stessi poteri poteva farlo tornare come prima...

-Mi dispiace deludere le tue aspettative ma, vedi, io non sono Kikyou... avrei le potenzialità per aiutarti, ma non lo so fare... potresti dire che sono una miko “fai da tè”! Non ho ricevuto la formazione ufficiale nella Sengoku... mi dispiace...

-Che non sei Kikyou lo so bene!

Sbottò lui impressionandola non poco.

-...Così come io non sono Inuyasha, cerca di ricordarlo sempre... ma come io adesso ho le sue capacità, tu hai le sue... prova ad usare l’istinto...

-Yasha, io finora sono riuscita solo a tirare frecce sacre ed a spezzare malefici senza neanche sapere come...

-Ecco, appunto, spezza questo di maleficio!

La interruppe bruscamente e Kagome ricominciò a parlare stizzita per l’interruzione.

-Quello che stavo cercando di dirti è che, prima di tutto, i malefici riguardavano me, sono riuscita a cavarmela per puro spirito di sopravvivenza, ora che ci sei tu di mezzo rischierei solo di farti del male, in secondo luogo...

E lì si fermò.

-No, niente, nessun secondo luogo. Potrei ucciderti col potere mistico, non so ancora controllarlo. Meglio quell’aspetto che la morte, no?

Il volto di Yasha venne sfiorato da un mezzo sorriso.

-Sei proprio unica...

-Lo prenderò come un complimento...

Rispose lei guardandolo di sottecchi e lui esplose in una risata.

-Ma lo era!

Kagome scosse la testa: era incorreggibile; dove la trovava la voglia di far battute dopo tutto ciò che era successo?
Yasha, dal canto suo, si era reso conto di star tradendo tutti i suoi buoni propositi, ma non poteva farci niente: non solo era già attratto di suo da Kagome, ma ora che era lì con lei, parlavano, scherzavano e lei interagiva con lui, non poteva fare a meno di restarne incantato. Lei gli piaceva, molto più di quando stava con Kikyou, ed avrebbe voluto davvero poter fare finta che non fosse accaduto niente... ma non poteva... ancora no...

-Finiscila di prendermi in giro! Non posso aiutarti con il mio potere mistico, ma qualcosa posso comunque farla! Vado a cambiarmi, torno subito!

E detto questo lo lasciò ancora solo.
Cosa significava che si stava andando a cambiare? Voleva rimettersi gli abitini sexy di prima? Certo, non gli avrebbe dato affatto fastidio, ma non vedeva come cambiarsi d’abito avrebbe potuto aiutarlo con il suo problema... o forse doveva vestirsi da miko, l’avrebbe aiutata ad esprimere le sue capacita? Ripensandoci, non era una buona ipotesi, e poi aveva già detto che non l’avrebbe aiutato in quel senso... il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal ritorno di Kagome con un paio di jeans, una maglietta e le scarpe per uscire in mano. Il suo volto si illuminò di comprensione: voleva uscire... ma per fare che?

-Non guardarmi con quella faccia da stupido! Ora ti spiego tutto: per prima cosa andiamo al combini qui vicino e prendiamo una tintura nera per capelli, poi andiamo dall’ottico e prendiamo un paio di lenti a contatto... anche se penso che gli occhi non dovrebbero dare problemi così: a meno che non ti fissino dritto nelle pupille, non dovrebbero accorgersi di nulla. Il problema più grande sarebbero state le orecchie, ma sei fortunato che siano rimaste umane.

Yasha annuì, aveva finalmente compreso, anche se l’idea di tingersi i capelli non lo entusiasmava. Alle lenti a contatto ci avrebbe pensato strada facendo, doveva rifletterci un po’ su. Decise comunque che, per il momento, era l’idea migliore che potesse prendere in considerazione.

Continua...

Che ne pensate? Le cose cominciano ad entrare nel vivo! Yasha non riesce più a fare il burbero e si ritroverà a stare con Kagome più di quanto non sia stato con Kikyou in 25 anni! Mi raccomando, commenti!
P.s. Per chi non lo sapesse, il combini è una specie di discount (io lo definirei così) aperto 24h su 24.

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Capitolo 6
*** Un quieto pomeriggio. ***


Ecco il capitolo 6! Grazie a tutti dei commenti! Ora ho di nuovo voglia di scrivere! (Anche se gli occhi mi lacrimano da morire, lo faccio per voi! ;D )

Cap. 6. Un quieto pomeriggio.

I due ragazzi perlustrarono il negozio con cura, cercando tra gli scaffali la tintura per capelli che sarebbe servita a camuffare lo scempio che tanto angosciava Yasha. Il ragazzo aveva lo sguardo preoccupato, segno che non era ancora del tutto convinto di quello che stava facendo, probabilmente avrebbe dovuto fare come qualsiasi altra persona normale ed andare a consultare un esorcista, ma aveva preferito dare ascolto a Kagome, più che altro per non correre il rischio di perderla di vista... più tempo passava con lei e più voleva passarne, più ne sentiva il bisogno soffocante.

-Che dici? Una tintura permanente o una semplice spuma colorante?

La voce di Kagome lo riscosse dai suoi pensieri. Era riuscita a trovare lo scaffale che cercavano. Yasha riuscì solo ad articolare un suono informe, ancora assorbito dalle sue riflessioni, così Kagome continuò.

-Ma si! Se ti tingi i capelli, anche quando tornerai come prima la tintura resterà, se invece usi qualcosa di temporaneo come la spuma ti basterà solo lavarli per farla andare via... non ti rovinerà i capelli ma dovrai rifartela ogni volta che ti lavi...

-Ma cosa vuoi che me ne freghi di queste cavolate da donna! Una tintura e via! Se faccio tre docce al giorno devo stare in continuazione a mettermi quella roba in testa?!

Kagome sembrò pensarci su un attimo poi annuì.

-È vero... dimenticavo che fai spesso la doccia, tu...

Yasha scoppiò a riderle in faccia, puntandole contro un dito inquisitore.

-Vedi, lo dicevo io che mi spiavi!

Kagome sgranò gli occhi, con il volto improvvisamente paonazzo. Prese la tintura nera dallo scaffale e gliela sbatté violentemente sulla testa.

-Stupido.

Gli disse con voce arida mentre si voltava e se ne andava schioccando la lingua contro il palato sdegnata. Yasha restò lì ad osservarla imbambolato, doveva ricordarsi che Kagome era timida ma anche molto permalosa.

§§§


-Dai! Ti ho chiesto scusa già un migliaio di volte!

Continuò ad inseguirla per la strada, mentre lei con passo svelto cercava di seminarlo, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Scherzare era un conto, ma continuare a ribadire ad ogni occasione era troppo: in ogni scherzo c’è sempre un fondo di verità, e se lui continuava ad accusarla, seppur scherzando, era perché lo pensava davvero... che poi aveva ragione era tutto un altro conto...

-Non avrai invece la coda di paglia?

Aveva passato ogni limite. Kagome si fermò sui suoi passi avvampando come una torcia, pronta a gettarglisi addosso per sbranarlo in ogni momento.

-Che-cosa-hai-detto?

Scandì per bene le parole con tono glaciale, fulminandolo con uno sguardo che lo fece subito pentire di aver anche solo aperto bocca. Kagome sapeva fare paura quando voleva.

-Scherzo, scherzo! Stavo solo scherzando!

Agitò le mani davanti a sé ridacchiando, sembrava tutto fuorché sincero. Kagome sbuffò sdegnata e si voltò, riprendendo ancora a camminare seguita fedelmente da Yasha. In meno di un minuto furono davanti al portone del condominio in cui si trovava il suo appartamento; apertolo, Kagome ci si infilò dentro, arrestandosi sulla soglia per voltarsi a guardare il ragazzo che finalmente aveva deciso di tapparsi la bocca per non causare ulteriori danni... probabilmente, se avesse continuato, non lo avrebbe più nemmeno lasciato entrare in casa sua.

-Allora? Vuoi una mano con la tintura o vuoi continuare a rompere?

Un ricatto indiretto... Kagome ci sapeva davvero fare...

-Tranquilla, ho imparato la lezione! Prometto! Allora... mi fai entrare?

Le sorrise dolcemente. Kagome divenne nuovamente cremisi, ricordando il suo volto adirato mentre le diceva di andarsene, che non voleva più vederla, e comparandolo a quello rilassato che le stava di fronte... che cosa era cambiato? Perché ora era così a suo agio con lei, come se si fossero frequentati per una vita intera... da che aveva visto quando era puro spirito, non era mai stato così disteso e calmo nemmeno con Kikyou quand’era la sua ragazza... non era mai nemmeno stato così ardito nel parlare come nell’agire... non riusciva a capacitarsene ma, in qualche modo, la rendeva felice...
Gli fece strada fino al suo appartamento, lo fece entrare ed accomodare e si precipitò ad andare a preparare il bagno. Dopo un paio di minuti tornò da lui nel soggiorno... la sua casa era davvero molto grande, si chiedeva come avesse fatto Kikyou a permettersela...

-Il bagno è pronto, per fortuna c’è la vasca, così sarà tutto più semplice...

-Non che non mi avessi già visto nud...

Un ringhio animalesco gli impedì di finire la frase. Kagome sembrava più feroce di un demone quando si arrabbiava.

-Vero, vero, ho promesso, mi cucio la bocca! Vogliamo andare?

Le fece cenno col braccio di precederlo, in una sorta di «prima le signore», poi la seguì nel bagno e, senza nemmeno proferire, cominciò a spogliarsi; toltosi la maglietta, fece per passare ai pantaloni, ma Kagome gli si lanciò contro completamente rossa, dalle orecchie alla punta dei piedi, bloccandogli le braccia per impedirgli di continuare.

-Ma ti sei ammattito?!

Yasha le dedicò uno sguardo di genuina inconsapevolezza, non capendo il suo gesto ma gongolando mentalmente come un ossesso per il risultato ottenuto. Non gli dispiaceva metterla così in agitazione.

-Cosa c’è? Pensavo di dover entrare nella vasca...?

Il rossore della ragazza, se possibile, divenne ancora più intenso.

-Cosa? Non ce n’è bisogno! Ti basta chinarti sul bordo a testa in giù!

Yasha annuì con un mezzo sorriso, rendendosi poi finalmente conto che Kagome gli stava ancora tenendo le braccia, a pochi centimetri dal suo petto. Il suo sorriso si allargò vistosamente, acquistando di colpo sfumature maliziose.

-Sarebbe stato più carino se fossimo entrati insieme nella vasca...

Lo stava facendo apposta! Stava facendo di tutto per metterla in imbarazzo e ci stava riuscendo perfettamente! Non poté fare a meno di rimanere lì immobile a squadrarlo con la bocca aperta, il volto sempre più cremisi, incapace di proferire parola.

-Scherzavo...

Si chinò sul suo volto sussurrandole la parola sulle labbra con fare sensuale, facendo ritirare Kagome di scatto come se si fosse bruciata; Yasha la osservò dargli le spalle con gli occhi sgranati, subito portandosi la mano a conchetta su bocca e naso per testare l’alito.

‘Eppure me li sono lavati i denti... bah, io non sento niente...’

La ragazza era ancora lì, con entrambe le mani sul petto all’altezza del cuore, come per placare la sua sfrenata corsa, il fiato corto ed ogni riserva di saliva prosciugata. Non riusciva a voltarsi per guardarlo in faccia, ma sentiva i suoi occhi scavarle buchi nella schiena; non poteva continuare a restare lì immobile, cosa avrebbe poi pensato lui? Protese un braccio tremante, indicando con l’indice la vasca, ma le parole le uscirono strozzate, sembrando più acide ed imperative di quanto in realtà fossero.

-A testa in giù... vai...

Yasha la osservò per ancora qualche secondo, poi scrollò le spalle e si piazzò sul bordo della vasca, aspettando pazientemente (ed in silenzio, non si azzardò più a parlare) che Kagome lo raggiungesse.
Senza dire nulla, la ragazza prese la cornetta della doccia e regolò la temperatura dell’acqua, sciacquandogli i capelli per poter applicare la tintura. Erano così morbidi al tatto, certamente più curati di come non li tenesse Inuyasha, più corti di quelli dell’hanyou ma sempre un po’ troppo lunghi per i gusti della gente comune... non che i capelli lunghi non fossero apprezzati, ma chi li portava così era spesso giudicato male... forse era per quello che non li portava esageratamente lunghi come il predecessore; ci avrebbe scommesso che, potendo, lo avrebbe fatto... era nella sua natura...
Senza pensarci, continuò ad accarezzare i capelli del ragazzo immersa nei suoi pensieri, azione un po’ troppo prolungata perché lui non potesse accorgersene. Un sorrisetto compiaciuto gli solcò il volto, mentre si rilassava e si godeva il trattamento, ma Kagome non ci fece caso e comunque non se ne sarebbe accorta assorta com’era, poi prese distrattamente la tintura e quasi non gliela svuotò completamente sulla testa.

-Hey! Attenta! A cosa stai pensando, alle vacche?!

-A... alle vacche?

La frase strana ed incoerente la risvegliò completamente quanto bruscamente, facendole cacciare un urlo per la quantità industriale di prodotto che aveva tra le mani e gli aveva rovesciato sulla testa, sporcandogli collo, orecchie, fronte e guance.
Avrebbe dovuto strofinare per far andare via quella roba.
Entrambi sospirarono sconfitti, tanto presi dagli avvenimenti da non sentire il trillo insistente del campanello.

§§§

Finalmente avevano finito. Tra l’operazione e le pulizie varie del bagno, era passata un’ora e mezza buona. Yasha aveva il viso rosso e quasi completamente scorticato: per far sparire il colore Kagome lo aveva strofinato con la spugna abrasiva, non rendendosi conto che lui era un normale essere umano, la sua pelle non era di cuoio! Poteva anche avere qualche sembianza demoniaca, ma la trasformazione era incompleta, e comunque non riguardava la pelle! Gli sembrava di aver preso troppo sole; di quel passo non si sarebbe comunque potuto presentare al lavoro.

-Sei terribile! Mi hai scorticato vivo!

Kagome sbuffò, tirandogli addosso un tubetto di crema che aveva portato con sé dal bagno.

-Ti ho già chiesto scusa! E poi, almeno io non lo faccio apposta!

La frecciatina lo colpì in pieno.

-Colpito e affondato! Mi aiuti a metterla?

Chiese mostrando la crema e Kagome sospirò ancora, sembrava un bambino. Andò a sedergli accanto e, presogli la pomata dalle mani, cominciò a spalmargliela sul viso.

-Da qua, bambinone!

Yasha sorrise, posandole un bacio sulla mano non appena gli approssimò le labbra. Kagome la ritrasse più rossa di lui, lo sguardo di puro orrore.

‘Non pensavo di farle così schifo...’

Pensò lui improvvisamente incupitosi, avendo frainteso la reazione della ragazza.

-Che... che... che diamine ti prende?!

Il ragazzo osservò il suo sguardo elusivo, il suo balbettio ed il rossore diffuso un po’ dappertutto sulle parti visibili del suo corpo e finalmente capì: non era ribrezzo, era imbarazzo. Ma che carina! Un ghigno da orecchio ad orecchio gli deturpò il viso.

-Che c’è? Volevo solo ringraziarti! Non ti mangio mica!

Kagome non riusciva ancora a guardarlo negli occhi. Con la mano pulita gli afferrò alla cieca la testa e gliela inclinò di lato con uno strattone poco aggraziato. Yasha mugolò dolorante ma la lasciò continuare a spalmargli la crema senza ribattere, Kagome era deliziosa quando era imbarazzata, ma si vedeva che aveva raggiunto il limite.
Terminata l’altra faticosa operazione, Yasha tornò in bagno ed andò a contemplare l’opera allo specchio: i suoi capelli erano tornati pressappoco come prima, ed anche il color aragosta della sua pelle stava cominciando lentamente a svanire. I suoi occhi restavano ancora anomali ma, come aveva già detto Kagome, bisognava osservarli da vicino per accorgersene, e sul posto di lavoro era improbabile che qualcuno si soffermasse a fissarlo negli occhi. Per quanto riguardava gli artigli, avrebbe dovuto abituarcisi, probabilmente anche tagliandoli non ci avrebbe ricavato nulla, aveva notato ore prima, mentre si faceva la barba, che il suo metabolismo era nettamente accelerato: si era tagliato con il rasoio ed in meno di due secondi il taglio si era rimarginato. Non osava pensare a cosa sarebbe successo alle unghie.
Avrebbe soltanto fatto in modo di non metterle troppo in mostra.
Si rimirò ancora una volta nello specchio, poi annuì soddisfatto con un mezzo sorriso e tornò in sala da Kagome.

-Direi che qui ho finito... è ora di tornare a casa mia...

Avrebbe voluto rimanere, ma senza una scusa adatta non gli andava di auto invitarsi.
Kagome, dal canto suo, avrebbe voluto invitarlo a rimanere, ma non ne aveva il coraggio e, senza una scusa adatta, non sapeva come proporsi; si limitò ad annuire, accompagnandolo alla porta.

-Allora, ci vediamo...

-Già... ci vediamo...

Gli sorrise lei forzatamente, mentre lui si chinava su di lei per salutarla con un bacio sulla guancia. Kagome si imbarazzò ancora, cercando di non strafare come le numerose volte di prima, limitandosi solo a chinare la testa per evitarne lo sguardo... ed il suo venne catturato da qualcosa che sbucava lì per terra da sotto la porta, una lettera. Yasha seguì il suo sguardo e la vide, chinandosi per prendergliela.

-È una lettera del tuo padrone di casa...

Constatò leggendo il mittente e ricordandosi vagamente di chi fosse. Aveva accompagnato lui Kikyou all’appuntamento con il tale per patteggiare l’affitto, perché di quei tempi non si poteva mai sapere, ma da quel momento in poi la ragazza se l’era vista da sola e non ne aveva più saputo nulla.
Kagome prese la busta dalla sua mano e ne estrasse la lettera, cominciando a leggerne le prime righe. Di colpo la sua espressione cambiò, il suo volto divenne cianotico e quasi non si sentì mancare. Yasha, preoccupato, la afferrò per le spalle mentre le sue ginocchia si piegavano inesorabilmente, sorreggendola con lo sguardo seriamente preoccupato e ricolmo d’affetto.

-Che cosa c’è scritto? Cosa è successo?

-Mi... mi hanno sfrattata...

Ecco la scusa che cercavano...

Continua...

Come sono malvagia! Che cosa sarà successo? Commentate! Commentate!

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Capitolo 7
*** Identità ***


Grazie del sostegno! I vostri commenti mi riempiono di gioia! Ecco il capitolo 7 tutto per voi nonostante stia morendo dal sonno e mio figlio abbia rovesciato a terra un litro d'acqua, facendomi incazzare non poco... ma se continuate a sostenermi, posso passare sopra questo ed altro! Mwahahahahah!!! Ops, il delirio... meglio lasciarvi al capitolo! Commentate!

Cap. 7. Identità.

Era strano come riuscisse a preoccuparsi per quella ragazza che aveva appena conosciuto, come se fosse stata accanto a lui per tutti quegli anni al posto dell’usurpatrice Kikyou; invece non la conosceva affatto, non sapeva nulla di lei a parte quello che gli aveva raccontato, ma sentiva di conoscerla infinitamente meglio della donna che gli aveva mentito ad oltranza, lo aveva ingannato... e quello era l’ennesimo particolare che non quadrava a sostegno della sua tesi. Kikyou non aveva mai lavorato, eppure aveva affittato quell’appartamento lussuoso che lui (che invece lavorava) poteva solo sognarsi col suo misero stipendio... aveva sempre pensato che fossero i genitori a pagarglielo, ma adesso lo assaliva un terribile dubbio. Condusse a spalla Kagome, che si reggeva a malapena in piedi, sul divano e le si sedette accanto.

-Qui c’è qualcosa che non va... non ne sono sicuro, ma penso che in qualche modo sia riuscita a condizionare il padrone di casa, ma una volta sparita sia cessato anche il condizionamento... poveraccio, ci credo che quel tizio le abbia mandato un avviso di sfratto dopo aver scoperto che abitava qui a sbafo!

-Già... peccato che ora ci vada di mezzo io...

Replicò amara Kagome, la voce rotta di chi sta per scoppiare a piangere.

-Calma, troveremo una soluzione. Non hai un lavoro, né un posto dove andare, ed i tuoi genitori sono ad Osaka... non conosci nessun altro? Amiche? Parenti che vivano qui?

-Tu ne sai più di me, credimi...

Era disperata, ma Yasha non voleva darsi per vinto, a costo di risultare pedante.

-Ma scusa, tu non ci seguivi ovunque? Dovresti sapere qualsiasi particolare sulla sua vita privata, conoscere chiunque lei conoscesse, dovresti persino sapere come ha fatto a corrompere il padrone di casa!

Kagome sospirò.

-Si... in teoria sarebbe dovuto essere come dici tu... ma lei NON aveva una vita sociale. Tu sei l’unico con cui aveva legato ed onestamente anche con te non è che fosse tanto aperta... era tutta casa, scuola e volontariato in ospedale... ma credi che lì conoscesse almeno qualcuno? Seguiva gli ordini in silenzio e tornava a casa... persino da bambina giocava sempre da sola, con quello sguardo triste e crucciato che non ho mai sopportato... mi chiedo come i miei genitori abbiano fatto a non accorgersi delle sue stranezze... quindi, era da tanto che avevo smesso di fare la sua ombra, era di una noia mortale...

-Già, piuttosto spiavi me nella doccia, no?!

Kagome si voltò a guardarlo sconvolta, forse lo stava dicendo solo per spezzare la tensione, con quel mezzo sorriso da cretino sulla faccia, o forse era solo recidivo e terribilmente malizioso (rimpiangeva la timidezza di Inuyasha). Fatto stava che non era il momento adatto. Con un sorrisetto forzato gli diede una spinta sul petto che lo fece a malapena vacillare.

-Non impari mai, vero?

-Spiegami allora cosa facevi?

La ragazza sospirò ancora.

-Cercavo un modo per mettermi in contatto con te... Da quando Kikyou ha cercato di esorcizzarmi, ho smesso di seguire lei è mi sono avvicinata a te... eri indirettamente una protezione, davanti a te non poteva agire in modo sospetto... e da allora il mio primo pensiero è stato mettermi in contatto con te... te l’ho detto, eri la mia unica speranza...

Yasha le sorrise, il suo piano per risollevarle il morale era fallito. Per una volta doveva essere serio.

-E così sei finita ad infestare i miei sogni... non posso credere che Kikyou abbia persino cercato di esorcizzarti... certo, stavo per farlo anch’io sotto consiglio di Kouji, ma quello è un altro discorso... tornando al discorso dell’affitto, non hai idea di come possa aver fatto?

Il volto di Kagome si rabbuiò ancora di più, per un attimo aveva cessato di pensare ai problemi che l’aspettavano. Si mise una mano sulla fronte e si lasciò cadere indietro distesa sul divano, sotto gli occhi incuriositi di Yasha che per un attimo furono attraversati da un baleno di pensieri indecenti, subito messi da parte per un fine più alto.

-Non ne ho la più pallida idea... so che aveva molte risorse, ma non so esattamente quali... sa creare shikigami, fare esorcismi, controllare demoni minori come gli Shinidamachuu...

-Shinidamachuu?

Le chiese lui con uno strano presentimento. Forse aveva capito.

-Si, sono delle specie di insetti enormi con la coda lunga tipo serpente... li usava per raccogliere le anime delle donne tristi che le permettevano di muoversi...

-Penso di aver capito: Kouji mi ha detto di essere stato assalito da delle creature simili prima di aprirle la porta, ma di non ricordarlo... forse può usare quei demoni per controllare la mente umana... in quel caso non le sarebbe stato difficile evitare di pagare l’affitto...

-In effetti una volta li ha usati anche contro di me, per bloccarmi i movimenti e... bhe, lasciamo perdere, quello è un altro discorso...

Il suo volto si fece triste e Yasha prese ad osservarla mogio, non capendo quale ricordo avesse evocato in lei ma in qualche modo sentendolo sulla sua pelle. Era tutto sempre più strano, sentiva emozioni e sensazioni estranei al suo corpo e non li comprendeva con la mente ma con il cuore; ed ogni volta che accadeva, si sentiva sempre più vicino a Kagome. Che fossero sentimenti dell’Inuyasha che era ancora in lui? Cominciava davvero a temere di perdere gradualmente la propria identità; non voleva e non poteva permettere che accadesse.

-Cosa pensi di fare adesso?

Era meglio cambiare discorso, per il suo bene e per quello di Kagome.

-Non lo so... Non conosco nessuno, i miei genitori sono lontani e comunque sono come degli estranei per me... mi rincresce dirlo, ma non posso considerarli altrimenti, considerando che non li ho mai veramente conosciuti... sento ancora come famiglia gli Higurashi, nonostante ora io sia Kagome Ayano, eppure non posso nemmeno più rivolgermi a loro...

-E perché no, scusa?

Kagome si rialzò dalla sua posizione supina per guardare Yasha negli occhi e capire se stesse ancora scherzando. Era serio.

-Non capisci? Io per loro sono scomparsa venticinque anni fa, ammesso che siano ancora vivi, gli prenderà un colpo se mi presento così dal nulla, con te che somigli tanto ad...

-Cos’è, non riesci nemmeno a dirlo?

Kagome si morse un labbro davanti alle parole astiose di Yasha. Si era fermata solo per non offenderlo, date le innumerevoli volte in cui si era arrabbiato dopo essere stato paragonato all’hanyou, ma così facendo aveva solo peggiorato le cose.

-Scu... non volevo...

-Lascia perdere, ho capito. Allora, non puoi presentarti con la copia vivente di Inuyasha, giusto? Se la pensi in questo modo devi anche considerare che tu sei la copia vivente di Kagome Higurashi, non sei più lei, quindi non sei nemmeno scomparsa venticinque anni fa. Tu sei un’altra persona, esattamente come lo sono io... eppure non te ne rendi conto. Non sei più parte della loro famiglia... ma, allo stesso modo, conservi i ricordi della tua vita passata, e questo ti rende differente da me: se tu volessi, potresti continuare ad essere Kagome Higurashi e nessuno potrebbe impedirtelo.

C’era profonda amarezza nelle sue parole, un’indecisione senza pari, contraddizione irrisolta. Non riusciva ad esprimere ciò che provava. Kagome era Kagome. Sia Ayano che Higurashi. Lui invece era solo Yasha, non poteva essere altri come invece era sicuro che lei avrebbe voluto.
Kagome non riusciva più a guardarlo negli occhi. Aveva capito perfettamente ciò che voleva dire, in parte l’aveva vissuto anche lei nell’epoca Sengoku, ma ciò che stava accadendo in quel momento era ben più complicato.

-Hai ragione... hai ragione e... mi dispiace... ma voglio che tu sappia che io non ti considero solo una copia di Inuyasha...

Yasha sorrise, ma con amarezza.

-Grazie... anche se so che non è vero...

La ragazza non riusciva ancora a guardarlo negli occhi, né a smentirlo perché in fondo al cuore aveva ragione. Ancora non riusciva a non pensare ad Inuyasha quando lo guardava, era impossibile non farlo, ma sapeva che non lo era... il suo cuore non andava d’accordo con il suo cervello, semplicemente non ci riusciva. Riusciva a comprendere un po’ di più i sentimenti di Inuyasha quando si erano conosciuti.

-...Lasciamo stare... vuoi che ti accompagni al tempio Higurashi?

Gli ci era voluto un grande sforzo mentale per fare quella proposta, nonostante la sua precedente accusa smorzata ed il silenzio di Kagome che gli urlava che aveva ragione. Finché Kagome Ayano non si fosse resa conto di non essere più Kagome Higurashi, non avrebbe nemmeno potuto sperare che lo considerasse solo Yasha e nessun altro. Aveva bisogno di tempo e la capiva: anche lui ne aveva bisogno.

-Mi farebbe piacere...

Rispose timidamente Kagome, alzando il capo tentennante per incontrare i caldi occhi dorati di Yasha; non le sorridevano, ma non le erano nemmeno ostili.

-Allora andiamo...

Si alzò dal divano offrendole la mano per alzarsi a sua volta. La famiglia di Kagome li aspettava.

Continua...

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Capitolo 8
*** Senza un posto dove andare ***


Evvai! Finalmente un altro commento! Mi avete fatto penare, solo due commenti per il cap 7, stavo per rimandare a fine luglio, visto che domani parto e torno il 26 luglio, poi ho trovato il nuovo commentino e ho cambiato idea! Eh eh! Qui funziona così! ;p Tanti commenti, cap presto! Più che altro perché quando mi demoralizzo mi passa l’ispirazione... Cmq, grazie mille a chi ha commentato! Vi adoro! Vi lascio al capitolo e scusate se mancherò per un mese, ma in Marocco non riuscirò ad aggiornare, quindi ci rivediamo a fine luglio! A presto

Cap. 8. Senza un posto dove andare.

Eccola lì. Era una strana sensazione trovarsi nuovamente al tempio Higurashi.
Yasha era lì con lei, silenzioso, le mani nelle tasche dei jeans che fissava la natura circostante immerso nei suoi pensieri, mentre passo dopo passo salivano le scale che portavano alla dimora centrale, dove non sapevano nemmeno se vivessero ancora la madre ed il fratello di Kagome Higurashi.
E se fossero stati ancora lì?
Come avrebbero reagito nel ritrovarsela davanti con l’aspetto di un tempo?
Tante domande senza risposta, le bastava solo mettere qualche altro passo avanti ed avrebbe potuto soddisfare le sue curiosità, ma le sue gambe parevano essersi paralizzate.
Come se avesse potuto leggere nei suoi pensieri, Yasha le prese la mano e la strinse leggermente come a volerle infondere coraggio; probabilmente aveva notato la sua espressione affranta ed aveva subito capito cosa provava... ad ogni modo, anche lui non si sentiva molto a suo agio, se anche loro lo avessero scambiato per Inuyasha non avrebbe saputo come reagire.

-Andiamo?

Le chiese all’improvviso, stringendole la mano più forte. Kagome annuì e, mano nella mano, ripresero a camminare.

§§§

Titubante Kagome si approssimò alla porta d’ingresso, tese l’indice verso il campanello e lo sfiorò, senza però decidersi a suonarlo. Yasha fece finta di niente, doveva essere lei a trovare la forza per farlo, solo così avrebbe anche fatto il primo passo per fare chiarezza nel suo cuore, ma non dovette aspettare molto perché infine Kagome si decise. Passarono pochi istanti che qualcuno andò ad aprire la porta.
Era un ragazzo sui trenta, massimo trentacinque anni, i capelli corti neri e gli occhi nocciola, il volto pulito e la fede al dito. Sul suo volto si dipinse uno sguardo di pura meraviglia.

-Ka... Kagome?

La ragazza lo squadrò all’inizio non comprendendo chi fosse, poi un lampo ed in un attimo comprese.

-Souta!

Il ragazzo spalancò la bocca, pallido in volto come se avesse visto un fantasma. Indietreggiò di un passo come volesse scappare, poi si fermò cercando di ragionare lucidamente; si voltò a guardare in casa sospettoso, poi tornò a fronteggiarla, chiuse la porta dietro di sé e cominciò a camminare.

-Seguitemi.

Ordinò ed i due lo seguirono ubbidienti pur non sapendo come spiegarsi il gesto strano.
Una volta giunti nel tempietto dell’Hokora si fermarono.

-Qui possiamo parlare tranquillamente. Chi siete? Se è uno scherzo, è di cattivo gusto.

Kagome ne fu presa alla sprovvista. Era corsa lì senza nemmeno pensare a cosa dire, ed ora non riusciva nemmeno ad aprire bocca. Fu Yasha a risolvere il problema.

-Lei è la reincarnazione di Kagome con tutte le memorie della vita precedente... e non è uno scherzo.

Souta sgranò ancora più gli occhi, il suo sguardo intenso su Kagome che, non riuscendo a reggerlo, non riusciva a fare altro che guardare per terra.

-E tu chi saresti, invece? Hai una faccia che non mi è nuova...

Disse poi all’improvviso spostando lo sguardo su Yasha.

-Io...? Io sarei la reincarnazione di Inuyasha... o, almeno, è quello che mi ha detto lei...

Ora neanche yasha riusciva più a guardarlo in faccia e Souta, dal canto suo, si sentiva svenire. La testa gli girava terribilmente.

-Oh kami-sama...

Esclamò mettendosi le mani nei capelli.

-Non ci posso credere... E si può sapere cosa ci fate qui? Dopo venticinque anni? Cosa sperate di ottenere presentandovi come le reincarnazioni di Inuyasha e Kagome?

Souta non era da biasimare. Due sconosciuti si presentavano a casa sua con i volti della sorella e del suo ragazzo hanyou... aveva sofferto molto per la loro scomparsa, per mesi aveva continuato a sperare nel loro ritorno, poi lentamente avevano perso la logorante speranza e si erano decisi a celebrare il funerale. Nessuno era andato a riferirgli della loro morte, nessuno gli aveva riportato il corpo. Non avevano nulla su cui piangere.
Per venticinque anni non avevano saputo nulla di nulla, il nonno era morto, la mamma invecchiata ed ormai costretta a letto dalla vecchiaia sopraggiunta troppo precocemente per il dolore, ed era ormai agonizzante. Per questo si era allontanato in fretta e furia dalla casa, nessuno doveva vederli: avrebbero portato più sofferenza che altro, gettando sale su ferite mai chiuse.

-...Il nonno e morto, e mamma sta per seguirlo... se vi vedesse adesso le verrebbe sicuramente un attacco di cuore... io... se non avete nulla di importante da fare qui, vi pregherei di andarvene...

Era lui ora ad avere lo sguardo basso. Calde lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi di Kagome: tutte quelle notizie infauste erano state per lei un duro colpo, e le parole dure del fratello l’avevano spiazzata ed addolorata allo stesso momento. Poi capì.
Quello non era suo fratello.
Lei non era sua sorella, non era Kagome Higurashi.
Era come se avesse chiesto a Kaede di trattarla come Kikyou.
Si lasciò andare ad un pianto dirotto, lasciandosi cadere con le ginocchia per terra, ma non ci fu impatto: Yasha la afferrò prima che potesse cadere, tirandola su e poi contro il proprio petto, permettendole di piangergli addosso e bagnargli la maglietta con le lacrime. Poteva capire le ragioni di Souta, ma non le condivideva.

-Non c’è bisogno di essere così aspro... lei non si rende ancora conto di non essere più tua sorella... ha vissuto questi venticinque anni come Kagome Higurashi nella speranza di riprendersi il corpo che le era stato rubato, si potrebbe dire che è rinata solo ieri... e la prima cosa che ha fatto è stata tornare da voi, perché vi vuole bene e le mancate... potresti biasimarla?

La ragazza continuò a piangere. Non era quello il motivo principale per cui si era rifatta viva, ma era tutto vero, e se non fosse stata sfrattata sarebbe comunque tornata a cercarli per i motivi che aveva elencato.
Souta levò il capo per guardarla, il volto affranto di chi sapeva di non avere pienamente ragione ma non poteva fare altrimenti.

-Mi dispiace... non so cosa sia successo in questi anni, ma ho bisogno di tempo... cercherò di accennare di voi alla famiglia, ma non vi prometto niente... come vi ho già detto la situazione è difficile... farò comunque tutto il possibile... credici, rivorrei tanto indietro mia sorella.

Kagome levò il capo per guardarlo e finalmente Souta le rivolse uno sguardo tiepido e familiare, fraterno... non tutto era perduto.

-Ti lascio il mio numero... fammi sapere se ci sono novità.

Yasha tirò fuori il proprio cellulare e gli diede il numero, poi Souta si congedò senza una parola ma con un flebile sorriso, lasciandoli di nuovo soli.
Kagome continuava a singhiozzare sulla sua maglietta, mentre lui le accarezzava teneramente i capelli abbracciandola stretta a sé.

-Direi che non fosse proprio il caso di chiedere ospitalità...

La ragazza continuò a piangere, rispondendogli tra i singhiozzi.

-Questo è l’ultimo dei miei pensieri adesso...

-Lo so... lo capisco... dai, ti riaccompagno a casa, domani raccogli le tue cose, per un po’ verrai a stare da me... non c’è molto spazio, ma non posso abbandonarti così... troveremo una soluzione... e poi, vedrai, presto tuo fratello chiamerà e potrai rivedere anche tua madre...

Kagome scosse la testa energicamente.

-Non è mio fratello. E quella non è mia madre...

Yasha sospirò.

-Non devi dirlo solo per convincerti. Prenditi il tempo che vuoi, fa le cose a modo tuo, con i tuoi tempi. Io ti sarò vicino.

Continua...

eccomi! Scusate se il capitolo è corto, ma non ho più tempo per scrivere e non mi andava di lasciarvi senza un altro mese! È molto triste, come il precedente, ma il momento lo richiede... ma non preoccupatevi! Non sarà sempre così! Continuate a seguirmi e ne vedrete delle belle! A presto!

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Capitolo 9
*** Attrazione ***


Saaalve! Sono tornata dal Marocco due giorni fa! Il capitolone è già pronto, come anche il 10 e metà dell’undici, li ho scritti a casa di mia suocera e dei vari cognati/e quando non sapevo cosa fare (o meglio, quando mancava la corrente o non avevo la ps2 sotto mano... ^^;). Grazie a tutti dei commenti! Ecco qui le risposte, in via eccezionale per farvi capire quanto sono felice! ^O^
Bchan: Grazie dei commenti sempre puntuali, purtroppo molti non si rendono conto di quanto siano importanti, ma vedrò di ribadirlo in questo spazie! Grazie ancora! Spero che questo capitolo ti soddisfi, penso che qui la situazione cominci già ad evolversi! ;p
Fluffy: grazie delle lodi! Continua a leggere e commentare, non te ne pentirai!
Sunset: Eh si, all’inizio poteva confondere un po’, perché non spiegavo direttamente che erano le reincarnazioni, volevo che si capisse man mano! Mi piace il mistero! Non ti preoccupare, cmq, è vero che per l’altra fic ho fatto aspettare tre anni, ma era per causa di forze maggiori! ‘Stavolta non farò aspettare tanto tempo! Per sango e Miroku, come si capisce da questo capitolo, man mano si faranno vedere tutti i personaggi! Indovina chi è questo?! ;p Il commento non fa piacere, fa piacerissimo! (Che italiano... ^^;) Sono tornata a scrivere perché mi mancavano i commenti! (Bhè, non solo per quello, comunque...) Senza i commenti non mi viene voglia di continuare, perché penso che non la stia leggendo nessuno e sia inutile, o che chi la legge non apprezzi (io generalmente faccio così se leggo una fic (anche se comunque leggo poco perché col bambino non ho tempo) che secondo me non merita nemmeno consigli, per non stroncare, perché se accadesse a me ci rimarrei molto male!). I commenti inoltre sono preziosi perché possono contenere critiche utili a migliorarsi, oppure io adoro quando un lettore nel commento inserisce previsioni sulla trama, così mi rendo conto se sia scontata o meno... cose del genere, insomma! Quindi, non smettere di commentare, perché ti assicuro che mi rendi davvero felice!
Fairyelly: Eh già, povera Kaggy... ma il futuro riserva sorprese, la vita non è sempre così amara! Chissà, forse il fratello si rifarà sentire...
Kiakkina: Eh si, un mese in Marocco dai parenti di mio marito! Ci sono già andata l’anno scorso e ci ritornerò i prossimi! Se ti interessa puoi visitare il mio blog http://djibrilcorner.splinder.com appena avrò tempo questi gg lo aggiorno e ci metto il resoconto della vacanza e le foto! E grazie anche dei complimenti!
Aria: grazie! E scusa se non ho potuto aggiornare presto! Ecco il capitolo!
E qui concludo e vi lascio al capitolo! Di nuovo grazie! Bacioni a tutti e commentate!

Cap. 9. Attrazione.

Aprì la porta dell’appartamento che presto avrebbe dovuto lasciare con il volto più scuro della morte. Non solo era stata sfrattata, ma suo fratello l’aveva trattata come un’estranea, facendole realizzare una volta per tutte che, effettivamente, non erano più consanguinei.
Yasha aveva sempre avuto ragione, sin dall’inizio, ma lei non aveva mai voluto accettarlo; forse era colpa dei suoi ricordi della vita passata (stava cominciando a considerarli una maledizione) ma ancora non riusciva a considerarsi una persona diversa.
E dietro di lei c’era Yasha.
La seguiva in silenzio anche se avrebbe voluto dirle una miriade di cose; avrebbe voluto consolarla perché, a scapito di tutto ciò che era successo, non voleva vederla soffrire, ma avrebbe voluto anche sgridarla come si fa con una bambina testarda e capricciosa che non ha voluto darti ascolto.
Si fermò sulla soglia, indeciso se seguirla o meno dato che non lo aveva nemmeno invitato ad entrare, poi scrollò le spalle e richiuse la porta dietro di sé: poteva pur sempre cacciarlo se voleva.

-Ti do una mano a raccogliere le tue cose?

La ragazza lo guardò, rispondendogli con una punta di amara ironia nella voce.

-Quali cose? Io non ho nulla di mio, semmai sono le cose di Kikyou. Forse è stato tutto uno sbaglio, dovevo lasciar perdere e sparire dalla circolazione, Kagome Ayano non esiste, non sono né io che non ho vissuto la sua vita, né Kikyou che ne ha rubato l’esistenza... ma almeno lei ne ha vissuto all’interno per venticinque anni, era la più idonea a restarci...

-Ma smettila!

La interruppe brusco lui.

-...Stai dicendo solo un mucchio di scemenze! Anzi, se proprio vuoi saperlo, io preferisco te!

Sentenziò la frase senza nemmeno rendersene conto, realizzando poi di colpo cosa si era lasciato sfuggire e voltandosi rosso in volto, sempre cercando di non mostrare il cambiamento repentino.
Kagome rimase ad osservare basita la sua schiena.
Aveva capito bene? Gli andava bene che avesse preso il posto di quella che era stata la sua ragazza oltre che amica d’infanzia?
Erano le parole che avrebbe sempre voluto udire da Inuyasha.
Ma Inuyasha non c’era più, come nemmeno Kagome Higurashi.
Se in un primo tempo le parole la sorpresero, in un secondo la intristirono visibilmente.
Yasha non udendo risposta riacquistò il controllo del suo corpo e si voltò a fronteggiarla, realizzando subito cosa aveva causato.
Allarmato, le si avvicinò prendendole il volto tra le mani e costringendola a guardarlo. Bene o male ne aveva capito la causa, era sempre lo stesso: Inuyasha.

-Non so cosa pensi, ma non devi assolutamente pensare a me come ad un sostituto di quell’hanyou, come io non ti considero la stessa persona di prima. Con te oggi sono stato bene, come non lo ero mai stato con kikyou... non è una bella cosa da dire... soprattutto dopo tanto tempo passato insieme... ma cavolo! Con lei mi sembrava davvero di avere una mazza nel sedere!

Gli occhi di Kagome si allargarono vistosamente, poi scoppiò a ridere di gusto: una frase del genere non se la sarebbe mai aspettata.
No, decisamente non era come Inuyasha.

-Finalmente sono riuscito a farti ridere. Sei più bella quando ridi.

Aggiunse poi rincarando la dose con le giuste parole.
Ci stava provando e non faceva nulla per nasconderlo.
Per un certo periodo si era convinto di essere negato con le ragazze, non era mai riuscito a concludere molto con loro sebbene mostrassero sempre molto interesse in principio... ogni volta accadeva sempre qualcosa: o la ragazza spariva dalla circolazione e non si faceva più vedere, o si negava e non gli rivolgeva più la parola senza nemmeno una spiegazione... e così finché non si era messo con la sua “amica” di sempre Kikyou.
Ripensandoci, era chiaro che tutti gli insuccessi erano dovuti a lei.
Ma con Kagome non c’erano impedimenti esterni, la loro storia se la sarebbero costruiti da soli.
Kagome rimase lì a guardarlo allibita, i propri occhi che si specchiavano nei suoi ambrati, le gote arrossate come una ragazzina innocente che sta per ricevere il primo bacio... ed infatti era così.
Il cuore le batteva forte e Yasha con i suoi sensi potenziati poteva udirlo perfettamente. Approssimò il viso a quello di Kagome, catturando le sue labbra con le proprie con dolcezza ed allo stesso tempo voracità.
Non aveva mai baciato così Kikyou.
Non aveva mai baciato così nessun altra.
Circondò la sua vita con le braccia e la premette forte contro il proprio corpo, i sensi si intorpidirono, la testa si svuotò. Erano solo loro uniti in quel bacio mozzafiato, fuori dal tempo e dallo spazio.
Kagome non era riuscita ad opporsi travolta dal suo impeto, il pensiero rivolto solo a lui in quanto tale e non quale reincarnazione di Inuyasha.
Si stancarono entrambi riluttanti aprendo lentamente le palpebre per guardarsi negli occhi: il nocciola si specchiò nel violaceo e finalmente realizzò.
Gli prese il volto tra le mani e yasha fraintese pensando volesse prendere lei l’iniziativa, invece lo trascinò fino allo specchio che faceva bella mostra vicino alla porta d’ingresso e lo costrinse a guardare la sua immagine riflessa.

-Sei tornato normale!

Esclamò poi facendogli capire cosa voleva fargli vedere e lui sgranò gli occhi al colmo della felicità.

-Mi hai esorcizzato con un bacio! Cavolo! A saperlo l’avrei fatto da molto prima!

Una gomitata lo colpì nel fianco.

-Cretino!

Urlò voltandosi a dargli le spalle. La sua uscita non le era piaciuta, più che altro non era ancora pronta ad ammettere ad alta voce che si erano baciati, ancor più che era consenziente.
Yasha scoppiò a ridere e l’abbracciò da dietro, scostandole i capelli di lato e posandole caldi baci salendo lungo la linea di spalle e collo.

-Bisogna festeggiare.

Kagome rabbrividì e si sciolse sotto il suo tocco, il corpo molle sostenuto solo dalle sue braccia che lentamente si muovevano per carezzarle ventre e fianco. Quando le carezze si fecero più ardite ed una mano si fermò a stringerle un seno, Kagome si riscosse dal torpore e si liberò repentina dal suo abbraccio.

-No! Aspetta! Fermati! Yasha la squadrò confuso, non gli era sembrato le stesse dando fastidio; Kagome gli posizionò le mani sul petto per allontanarlo, il respiro affannoso a sottolineare quanta fatica le costasse quell’azione: era ovvio che si stesse fermando contro voglia, costringendo la ragione a prendere il sopravvento sulla passione.

-Non possiamo... non è giusto!

-Non è giusto per chi? Per noi? O per Inuyasha?

Il suo sguardo era cambiato: dalla passione era direttamente passato alla rabbia.
Kagome chinò il capo, parzialmente aveva ragione, ma non nel modo che intendeva lui.

-Non è come credi... è vero che mi piaci ma, mi chiedo, sarebbe stato così anche se ci fossimo davvero conosciuti oggi? Ci siamo appena incontrati ma è come se ci conoscessimo da una vita per i motivi che già sai... io... voglio aspettare, sta accadendo tutto troppo in fretta... mi dispiace ma non ho ancora le idee chiare, ci sono ancora molti punti da chiarire e , soprattutto, non voglio che su di noi incomba l’ombra della vita passata, è per questo che non è giusto. Non ti considero Inuyasha, ma non voglio affrettare i tempi per poi capire un giorno che in realtà in te vedevo ancora lui... perdonami...

Yasha le posò una mano sulla testa, tirandola poi contro il proprio petto e posandoci sopra il mento.

-Non devi scusarti... hai ragione... ti aspetterò, quando e sé sarai pronta... fino ad allora, concentriamoci sui problemi da risolvere...

Kagome annuì cercando di staccarsi dal suo petto, ma Yasha non voleva lasciarla andare.

-non possiamo però cominciare da domani?

Disse con un sospiro sconsolato, abbracciandola completamente. Kagome lo lasciò fare ma si irrigidì parecchio, timorosa che si lasciasse andare come prima, ma Yasha se ne accorse e la liberò dall’abbraccio.

-Scusa, sono un po’ recidivo...

la ragazza abbozzò un sorriso, voltando la testa di lato e cambiando subito discorso.

-Comunque... ‘stanotte la passo ancora qui... l’avviso era l’ultimo di altri tre, quindi mi hanno dato tre giorni per sloggiare... domani raccolgo le mie cose, tu nel frattempo parlane con Kouji, non voglio disturbare...

-Me ne frego di Kouji! Tu vieni a stare da me e basta! Non ti lascio andare in qualche centro di accoglienza! Non me lo perdonerei mai!

Kagome sorrise alla sua spontaneità, posandogli un lieve bacio in punta di piedi sulla guancia.

-Grazie.

Yasha restò lì a guardarla con uno sguardo indecifrabile, due dita che si tastavano la guancia dove era stato baciato.

-Ma non avevamo detto di rimandare a domani?

Azzardò e Kagome gli lanciò uno sguardo torvo.

-Io non ho detto niente.

Yasha sorrise socchiudendo gli occhi ed agitando le mani davanti a sé.

-Ok, ok! Messaggio ricevuto! Me ne vado!

-Bravo, vai! Non dovevi lavorare domani?

Disse cominciando a condurlo per il braccio verso la porta, trascinandolo un po’ controvoglia. Lui avrebbe volentieri coronato la serata dormendo lì, soprattutto se con lei.

-Almeno il bacio della buonanotte!

Pretese sulla soglia, la testa in casa ed il corpo fuori.

-Buonanotte!

Rispose lei chiudendogli la porta sul muso: il bacio poteva anche darlo alla porta.

§§§


-Ho bisogno di una doccia fredda!

Urlò spalancando la porta d’ingresso, senza nemmeno salutare come consono, calciando via le scarpe e dirigendosi di corsa verso il bagno.
La testa di Kouji fece capolino dalla porta della sua stanza, gli occhi assonnati e lo sguardo passivo.

-Yasha... ma che ti prende?

Il suddetto entrò in bagno senza nemmeno degnarlo di uno sguardo e Kouji ritirò la testa per tornare a sdraiarsi sul suo letto adiacente alla porta. Non passò neanche un minuto che la porta del bagno si riaprì.

-Dimenticavo! Da domani Kagome viene a stare da noi per un po’!

-EH?!?

Un urlo echeggiò dalla stanza di Kouji, mentre Yasha richiudeva la porta prima che l’amico potesse piombargli addosso; sarebbe stato difficile convincerlo.

§§§


-Yasha! Lascia perdere quella macchinetta e vai a prendere le ordinazioni! Muoviti!

-Subito!

Rispose Yasha cercando di falsare la voce nella più servizievole che conosceva, imprecando mentalmente contro Shinichi, il suo capo, che non perdeva mai occasione per tiranneggiarlo o denigrarlo davanti ai clienti.
Se non fosse stato per il bisogno disperato che aveva di quel lavoro (l’unico che fosse riuscito a trovare) lo avrebbe mandato a quel paese senza tanto complimenti.
Forse era stato maltrattato da bambino... e si vendicava su di lui! Lo trattava con familiarità, chiamandolo per nome senza i suffissi che non sopportava, e per quello lo apprezzava, ma quando lo trattava come uno schiavo non lo sopportava proprio.
Era sicuro che si divertisse a trattarlo in quel modo, lo capiva dallo strano luccichio nei suoi occhi azzurri che cercava in vano di celare. Il suo sguardo rimaneva impassibile, ma avrebbe giurato che mentalmente mostrava un ghigno da orecchio ad orecchio.
Si aggiustò il grembiule bianco sull’uniforme nera, prese un taccuino ed una penna e cominciò a farsi strada tra i tavoli.
Un bambino poco distante da lui cominciò a tossire, quasi soffocato dalla madre insistente che cercava di ingozzarlo come un’anatra, poi ebbe un paio di conati e rimesse tutto sul pavimento. Yasha osservò la scena disgustato, non tanto per l’avvenimento in sé quanto per quello che lo aspettava.

-Yasha! Prendi uno straccio e va’ a pulire!

Ecco. Come non detto. Sembrava ci fosse solo lui a lavorare lì. Ma non poteva chiedere a qualche suo collega? No, i lavori degradanti toccavano a lui. Quanto avrebbe voluto strappargli uno ad uno quegli strani capelli arancione che si ritrovava.
Non sembrava nemmeno giapponese, e se doveva essere sincero non sapeva nemmeno quanti anni avesse: ne dimostrava intorno ai trentacinque, ma parlava come un uomo vissuto ed all’antica, tanto che non aveva nemmeno il cellulare.
Una volta non aveva aperto il bar per chissà quale motivo ed ovviamente non l’aveva avvisato, così era rimasto lì ad aspettarlo per due ore prima di mandarlo a quel paese e tornarsene a casa.
Erano già un paio d’anni che lavorava per lui, ma non finiva mai di stupirlo. Era avvolto da un’indecifrabile alone di mistero ma, dopotutto, non erano affari suoi e non aveva mai indagato. Persino il nome che aveva dato al pub era strano, “Il Kitsune”... fatti suoi, dopotutto i gusti sono gusti...
Terminato di far ridere i clienti (pulendo il vomito con il disgusto dipinto in volto), tornò da Shinichi con una gran voglia di passargli lo straccio sulla faccia.

-Tutto qui? Non hai anche qualche cesso da farmi pulire?

Sibilò velenoso e per un attimo Shinichi sembrò considerare davvero l’ipotesi.

-Se vuoi fermarti a fare straordinari per me va bene...

Yasha si fermò a bestemmiare sottovoce e Shinichi fu scosso da un risolino, per un attimo i suoi occhi si allargarono vistosamente e le pupille si mossero per conto loro prendendo strade differenti. Quando Yasha si voltò gli occhi erano tornati alla normalità, ma il suo capo stava sudando freddo.

-Sta’ un attimo alla cassa, devo andare in bagno...

Ordinò improvvisamente serio, uscendo frettolosamente da dietro il bancone e dirigendosi verso la porta del bagno. Se Yasha avesse avuto ancora parte dei poteri demoniaci di Inuyasha avrebbe sicuramente visto spuntargli da dietro la coda volpina che i normali esseri umani non possono vedere.

§§§


-Merda!

Esclamò il kitsune levandosi una foglia da sopra la testa, lasciando trapelare il suo reale aspetto nella sicurezza del bagno: gli occhi azzurri dalle pupille fessurate, le orecchie a punta, le zampe volpine libere ormai dalle scarpe, artigli e zanne.

-Non riesco ancora a mantenere la trasformazione per più di quattro ore... per un pelo non mi scopriva...

Digrignò i denti, la mente rivolta a pensieri profondi.

-Non è ancora arrivato il momento... non ancora...

Continua...

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Capitolo 10
*** Trasferimento ***


Hello!! Ce l'ho fatta a scrivere il cap 10! Grazie mille dei commenti! Vedete, più il mio indice di felicità sale (e sale grazie ai vostri commenti!) più mi viene voglia di aggiornare presto e scrivo anche 5 pagine di fila in un'oretta circa! Sembro un razzo alla tastiera, e tutto grazie a voi! Grazie grazie grazie! Continuate a commentare!

Cap. 10. Trasferimento.

In piedi davanti alla porta dell’appartamento di Kagome, Yasha non riusciva a decidersi a suonare il campanello, trovando qualsiasi scusa per guadagnare tempo: prima il colletto della polo, poi i capelli raccolti in una coda bassa, poi la mano a conchetta sulla bocca per controllare l’alito...
Era nervoso.
Non sapeva come comportarsi né per ciò che era successo il giorno precedente, né per ciò che sarebbe successo dopo, che era il problema maggiore; più che altro non sapeva se sarebbe successo qualcosa, insieme sotto lo stesso tetto. La loro era una situazione complicata, non poteva farle pressioni come non poteva nemmeno stare con le mani in mano e vedersela sfumare sotto gli occhi; allo stesso tempo, non sapeva come comportarsi: si piacevano, stavano bene insieme, si volevano... eppure...
Doveva trattarla come la sua ragazza (seppur coi limiti imposti)?
O doveva far finta di niente e trattarla come una comune amica?
Quello mai. Non ci sarebbe riuscito nemmeno volendo.
Per lei poteva valere il detto «o con me, o contro di me», ormai aveva deciso e non poteva cambiare ciò che provava: non centrava niente ciò che c’era stato con Kikyou, né i sentimenti che l’Inuyasha che era in lui aveva provato, e sperava non centrassero nemmeno i sentimenti che lei aveva provato per l’hanyou; Kagome gli piaceva perché era solare, radiosa, simpatica... non era solo una questione fisica, anche se quell’aspetto era più che rilevante... lei sapeva scaldargli il cuore, e senza nemmeno fare nulla di particolare.
Perciò non la voleva come amica.
Dopo l’ultimo gesto inutile per perdere tempo, si decise finalmente a suonare il campanello; non ci volle molto che la porta si aprì, rivelando una Kagome trafelata, con le occhiaie di chi non ha potuto chiudere occhio per tutta la notte.
Il motivo era ovvio, lo stesso che affliggeva Yasha.
Il giovane, dal canto suo, si sentì ancora peggio dopo averla guardata in volto. Dopo il volto, però, il suo sguardo cadde sul corpo e lì si soffermo in ammirazione: il suo abbigliamento non era affatto provocante, un paio di jeans ed una canottiera nera, ma quest’ultima era molto attillata, una di quelle elastiche che solitamente si usa come maglia intima.

-È l’unica cosa che ho trovato, tra l’altro nel cassetto degli intimi... essendo abituata ad indossare l’abito da sacerdotessa, non mi meraviglia che Kikyou non soffrisse il caldo...

Disse Kagome guardando di lato con le gote arrossate. Yasha si accorse dell’imbarazzo della ragazza e distolse lo sguardo che non si era reso conto di quanto fosse intenso.

-Già... comunque... sei pronta?

Non era saggio indugiare sull’argomento, non considerando i problemi che già sussistevano.
Kagome annuì, scostandosi per farlo entrare ed indicandogli la valigia per terra accanto alla porta.

-Hai preso tutto?

Le domandò e lei fece una smorfia.

-Purtroppo io e Kikyou abbiamo gusti molto diversi... una volta trovato un lavoro dovrò rifarmi anche il guardaroba... non c’era un granché che mi piacesse, così molte cose le ho lasciate qui.

Yasha annuì, non tanto convinto.

-L’importante è che tu abbia almeno il necessario... in casa non abbiamo niente di femminile, se ti manca qualcosa dovremo comprarla.

-Di questo non preoccuparti, stai facendo già abbastanza per me... ora che ci penso... che ha detto Kouji? Era d’accordo?

Yasha fu scosso da un risolino spastico, ricordando le pedate dell’amico contro la porta del bagno per farlo uscire e prenderlo a calci... ovviamente si era rintanato nella stanza finché non si era calmato, in quello stato sarebbe stato più feroce di lui con gli artigli di Inuyasha.

-D’accordissimo!

Mentì spudoratamente e Kagome gli lanciò un’occhiataccia.

-Non mi sembri tanto convinto...

-Dai! Sbrigati che il taxi aspetta!

Eluse la questione afferrando la valigia ed uscendo dalla porta con un sorriso ebete stampato in volto; Kagome lo seguì urlandogli dietro di dirle la verità, ma Yasha fece finta di non sentire. Kouji non era un problema.

§§§


-Tadaima!

Esclamò Yasha entrando nel suo appartamento; con sua sorpresa trovò che Kouji era già nell’ingresso ad aspettarlo.

-Bentornato. E dov’è la gentil donzella?

Chiese sarcastico Kouji. A lui proprio non andava giù avere una donna in casa: quando lui e Yasha avevano deciso di dividere l’appartamento, avevano fissato di comune accordo delle regole, tra cui «niente donne in casa (per più di una notte)», il che voleva dire, compresa la clausola tra parentesi, che potevano portarsi le ragazze a casa e magari passarci la notte insieme, dopotutto erano ragazzi sani e vigorosi, ma non era ammesso ospitarle per più di un giorno e condividerci l’appartamento, ne andava della loro preziosa privacy.
E Yasha aveva trasgredito proprio a quella che era la prima e più importante regola.
Ci sono diverse limitazioni per dei ragazzi quando c’è una donna in casa, molte delle quali Kouji non era disposto a sopportare per più di un giorno. Doveva passare ancora molto tempo prima di convivere con una donna, e fino ad allora voleva godersi la vita da “single” senza renderne conto a nessuno.

-È qui, cerca di far meno il cretino.

Sibilò Yasha e Kagome si fece timidamente avanti, ancor più timorosa dopo aver udito il tono acido di Kouji. Yasha non aveva voluto dirle la verità, ma aveva comunque capito che il coinquilino non era d’accordo.

-Posso?

Chiese titubante, avanzando un passo incerto oltre la porta e Kouji fu subito colpito dalla differenza abissale tra l’attuale Kagome e quella che era invece stata Kikyou. L’altra sarebbe entrata in casa senza fare una piega, il volto impassibile, tanto che avrebbe persino avuto paura di aprire bocca per lamentarsi; contemporaneamente, con questa Kagome non se la sentiva di dire nulla per il suo aspetto disarmante, gli faceva quasi pena infierire su di lei... unica differenza: mentre con lei si sentiva in dovere di tacere, con l’altra l’avrebbe fatto talmente controvoglia che non avrebbe perso occasione per insultarla o denigrarla davanti a yasha quando lei non era presente.
Una cosa che, bene o male, già aveva sempre fatto fino al “cambiamento”.

-Prego, fa come fossi a casa tua.

Replicò facendole strada allargando il braccio, ed entrambi Yasha e Kagome lo squadrarono come fosse stato una mosca bianca.

-Che c’è?! Non si può nemmeno cambiare idea adesso?!

Si inalberò ed i due alzarono all’unisono le spalle.

-Vallo a capire...

le sussurrò Yasha e Kagome sorrise.

-Ma non eri tu quello che sosteneva che era d’accordissimo?

Yasha alzò nuovamente le spalle di rimando.

-Davvero? Non ricordo...

§§§

Erano passate solo tre ore e kagome aveva già rivoluzionato la casa: dopo aver sistemato le sue cose in camera di Yasha e cambiato le lenzuola del suo letto (dove LEI avrebbe dormito), era partita per un giro di perlustrazione delle stanze e ne era tornata con le mani nei capelli; subito si era armata di scopa e stracci ed aveva tirato a lucido almeno il bagno e la cucina, giusto per non perdere la testa dietro le normali norme di igiene personale. Non aveva nemmeno avuto il tempo di terminare che era arrivata ora di cena e si era precipitata a cucinare, il mestolo in una mano e la scopa nell’altra, giusto per sbarazzarsi dei covoni di paglia del far west che viaggiavano sul pavimento.
Terminato di mangiare, si sentiva una larva... senza contare che la notte precedente non era riuscita a dormire nemmeno per un minuto.

-Sarai stanca, va’ pure a riposarti, ci penso io ai piatti.

Con quella frase Yasha era davvero riuscita a commuoverla.

-Grazie...

replicò kagome sfoderando un sorriso capace di sciogliere il ghiaccio.
Kouji squadrò i due con sguardo indecifrabile, ovviamente rimuginando qualcosa ma non decidendosi ad intervenire.

-E di che? Ci hai ripulito casa!

Si atteggiò Yasha facendole cenno con la mano di non preoccuparsi, anche se non aveva la benché minima voglia di mettersi a pulire dopo quella giornataccia.
L’unica cosa che anche lui voleva vedere in quel momento era il letto, specialmente se vi era anche lei all’interno.

-Toglimi una curiosità, ma tu dove dormirai? In camera con Kouji?

Ecco.
La domanda che mai avrebbe voluto udire: lui aveva dato per scontato che avrebbe piazzato un tatami in camera sua lasciando a lei il suo letto, proprio come Kagome aveva frainteso pensando che le avrebbe lasciato la stanza tutta per lei.

-Non ci penso nemmeno!

Kouji non ce la fece più a starsene in disparte. Yasha aveva voluto ospitarla e Yasha doveva cavarsi d’impiccio: lui non avrebbe diviso la sua stanza neanche morto.
Soprattutto con yasha.
Kagome spalancò la bocca, irrigiditasi di colpo, ma Yasha la zittì.

-No, non preoccuparti, io dormirò sul divano, era già deciso.

Cercò di risultare il più genuino possibile e ci riuscì. Kagome non capì che stava mentendo.

-...Anzi... se permetti, ho dimenticato di prepararlo...

Si alzò dalla tavola col capo chino per celare l’alone scuro sul volto, poi si allontanò per fare come aveva detto. Kagome stava per alzarsi anch’ella per andare nella “sua” stanza, ma Kouji la fermò prendendola per un braccio e parlandole sotto voce.

-Ti va davvero bene così?

La ragazza lo squadrò perplessa.

-Cosa intendi dire?

Chiese genuinamente inconsapevole e Kouji scosse la testa.

-Quel divano non è fatto per dormirci... ti va davvero bene farci dormire colui che pagherà la tua quota d’affitto?

Kagome sbarrò gli occhi.

-Cos’è questa storia?

Alzò leggermente la voce ma stavano ancora bisbigliando per non farsi udire dal ragazzo in questione.

-Non te l’ha detto? Ho accettato la tua presenza qui a patto che dividessimo l’affitto in tre... non me ne volere, ma era la regola!

-Regola?

Chiese lei sempre più mortificata.

-Niente donne in casa per più di un giorno, se proprio ci devono essere, che almeno paghino la loro parte... ma, vista la tua condizione, Yasha ha detto che avrebbe pagato lui per te.

Kagome si sentì morire. Senza dire una parola si voltò e scattò in direzione del salotto dove Yasha stava preparando il divano.
Kouji sogghignò, missione compiuta.

-Yasha, mi devi un favore!

Incrociò le braccia sul petto con un placido sorrisetto sulle labbra, dondolandosi sulla sedia in paziente attesa. Pochi minuti e Yasha fece capolino dalla porta con l’aria trionfante, gli si avvicinò e gli diede un pugno amichevole sulla spalla.

-Ti devo un favore!

-Questo lo sapevo già!

Si scambiarono uno sguardo d’intesa poi Yasha andò a lavare i piatti: quello comunque gli spettava!
Non appena ebbe terminato, si sforzò di togliersi lo sguardo trionfante dalla faccia per non spaventare kagome con i suoi effettivi pensieri impuri, poi si diresse verso la sua camera per sistemare il tatami. Kagome era già lì sotto il lenzuolo che aspettava pazientemente che spegnesse la luce per potersi scoprire e smettere di sudare come una capra.

-Mi raccomando, voi due! Non fate rumore che voglio dormire!

Urlò Kouji dalla sua stanza ed i due divennero paonazzi.

-CRETINO!!

Urlarono all’unisono, voltandosi per guardarsi ed arrossendo ancora di più.
Sarebbe stata una lunga notte.

Continua...

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Capitolo 11
*** Rabbia ***


Ecco per voi il nuovo capitolo, grazie dei commenti e scusate il ritardo, ma i miei sono ripartiti stamattina! Buona lettura!

Cap. 11. Rabbia.

Erano le sei del mattino.
Questa volta era stato il suo turno di non riuscire a chiudere occhio, intento a spiare le forme di Kagome nella penombra della stanza, che senza pigiama aveva dormito scoperta, convinta di essere al sicuro al buio.
Non aveva certo la vista felina di prima, ma gli occhi si abituano al buio...
E nonostante l’eccitazione nauseante da cui era stato assalito, non aveva potuto fare niente.
Era già un quarto d’ora che se ne stava lì davanti alla porta con lo sguardo fisso su di lei, il corpo che gli urlava di lanciarlesi addosso e la ragione che gli imponeva di andarsene in cucina a farsi un caffé per riprendersi.
Decise di ascoltare la ragione e cessò di bearsi nella sua visione lacerante, così andò in cucina dove lo aspettava la sua lunga colazione: cominciava a lavorare alle sette e trenta, quindi usciva di casa alle sette per prendere la metropolitana.
Stranamente anche Kouji era già sveglio.

-Che ci fai tu qui?

Gli chiese senza tanti complimenti. Kouji sbuffò.

-Preferisco fare le mie cose con calma prima che si svegli. E tu? Come mai già in piedi? Hai fatto faville con miss Caliente e non sei più riuscito a dormire?

Yasha lo guardò storto, gli occhi due strette fessure.

-E questo miss Caliente da dove viene?

-È ovvio! Al contrario di miss Cubetto si vede da lontano che questa ragazza è una bomba!

Yasha sospirò.

-Si, una bomba inesplosa...

Si lasciò sfuggire e Kouji scoppiò a ridere.

-Ma dai! Alla fine ti ha mandato in bianco! Non mi dire!

Yasha divenne paonazzo dalla rabbia e dalla vergogna.

-Non mi provocare.

Sibilò a denti stretti, negli occhi un baleno dorato, ma Kouji non lo notò e continuò come se niente fosse.

-Suvvia! Non è la fine del mondo! Forse era stanca, oppure preferiva qualcosa di meglio! Stanotte ci provo io, fatti da parte e lascia agire un vero uomo!

A quel punto Yasha non ci vide più. Gli si lanciò addosso, completamente trasformato: persino le orecchie erano diventate canine, a differenza della prima volta che la trasformazione era stata provocata e quindi incompleta.
Kouji stava quasi per soffocare, i poteri demoniaci di Kouga sopiti in lui non erano mai stati risvegliati, perciò era inerme innanzi alla sua furia; in un ultimo bagliore di lucidità mentale, prima di cominciare a perdere i sensi, afferrò una ciocca di capelli argentati del giovane e gliela mise davanti agli occhi: intelligenza contro forza bruta. Non sapeva se l’espedient5e avrebbe funzionato, ma non aveva molto da perdere, Yasha era accecato dall’ira ed i suoi occhi cominciavano pian piano a diventare rossi. Se continuava in quel modo poteva anche ucciderlo.
Odiava quel senso di impotenza.
Odiava se stesso per non riuscire a tenergli testa quando era in quello stato.
Nel vedere il balenio argenteo davanti agli occhi, Yasha tentennò un attimo, allentando la presa sull’amico che cadde a terra tossendo con le mani sul collo ferito.
Yasha cominciò a squadrarsi le mani confuso, gli occhi che gradualmente tornavano dorati ma il cervello ancora annebbiato: il rendersi improvvisamente conto del cambiamento fisico aveva risvegliato la sua forte volontà di mantenere la propria identità; odiava essere comparato ad Inuyasha ed averne le sembianze, ma far prendere il sopravvento alla parte umana in quello stato era un processo lento e difficile, senza contare che non era in grado di tornare da solo alle sue reali sembianze.

-BRUTTO STRONZO!

Un pugno in pieno volto lo colse di sorpresa, Kouji non aveva sopportato l’affronto e non aveva nemmeno aspettato di recuperare le forze.
Yasha restò lì basito, immobile a riflettere senza badare minimamente alla percossa subita. Si stava sforzando di mettere a fuoco i pensieri e non era un’impresa facile; Kouji gli si parò innanzi ancora più furioso per la sua indifferenza, prendendolo per il collo anch’egli perché non aveva una maglia indosso e non poteva tirarlo dal bavero.

-Mi stai a sentire pezzo di merda? Questa non la passi liscia! Come minimo farai tutti i servizi che toccano a me per un mese! Che dico, un anno!

In fondo erano grandi amici...
Yasha roteò le orecchie canine in sua direzione, successivamente focalizzando lo sguardo su di lui.

-Che cosa è successo?

Era tornato in sé.
Kouji lo squadrò perplesso e spiazzato, squadrandolo poi in cagnesco fraintendendo la sua uscita.

-Guarda che non la scampi facendo finta di non ricordare! Questa me la paghi!

-Si, certo, come dici tu... ma ora mi dici cos’è successo?

Kouji sbarrò gli occhi.

-Allora non mi stavi prendendo per il culo! Hai cercato di strozzarmi, non te lo ricordi?

Il ragazzo scosse la testa.

-E perché lo avrei fatto?

-Questo è meglio che tu non lo sappia, o cercherai di strozzarmi di nuovo!

§§§


-Kagome! Svegliati presto! Se non mi aiuti non posso andare a lavorare!

La ragazza spalancò gli occhi spaventata, non capendo cosa stesse accadendo, improvvisamente ritrovandosi davanti lo sguardo crucciato di quello che subito pensò essere il defunto hanyou.

-I... Inuyasha...

Pronunciò il suo nome automaticamente, il cuore più veloce del cervello, e Yasha mutò subito espressione.

-Macché Inuyasha! Sono io, sveglia! Ho perso il controllo e mi sono ritrovato in queste condizioni, tra dieci minuti devo andare a lavorare, forza baciami così torno normale!

Kagome non riusciva proprio a svegliarsi, Yasha parlava troppo velocemente, investendola con quelle parole a raffica e per lei senza senso, tanto che riuscì a comprendere solo parte del discorso: baciami. In più, era anche mezza nuda e lui la sormontava a cavalcioni sul suo letto.
Un urlo da banshee lo investì facendogli rimbombare la testa come l’avessero usata per suonare una campana.

-Che ti prende?!

Cadde dal letto con un tonfo mentre Kagome si copriva in fretta e furia col lenzuolo.

-Che prende a te, stupido?!

Urlò ancora all’apice del panico, poi entrambi si calmarono e rimasero a squadrarsi allibiti, l’una con il lenzuolo tirato quasi fino alle orecchie e l’altro seduto per terra che si sosteneva sui palmi delle mani.

-Te l’ho detto, vado di fretta, mi dai ‘sto bacio si o no?!

Kagome prese a fissarlo sempre più istupidita. Che si trattasse solo di un sogno? La sensazione era quella.

-No!

Esclamò al colmo della disperazione e Yasha scattò in piedi, il volto nuovamente ad un centimetro dal suo.

-Avanti! È urgente! Se non ti muovi perdo la metro!

Kagome divenne di tutti i colori.

-Ti sembra il modo di chiedere una cosa del genere?! ESCI SUBITO!

Fu sbalzato all’indietro dalla potenza dell’urlo. Mogio e con la coda tra le gambe si apprestò ad uscire, guardando indietro un’ultima volta solo per vedere una Kagome furiosa e quasi viola dalla rabbia. Nell’altra stanza, Kouji rideva come un matto solo per aver ascoltato le urla della ragazza.

-Ben ti sta!

Esclamò a voce alta tra sé e sé.

-Guarda che ti sento!

Gli rispose Yasha di rimando dalla cucina, dove si era nascosto dalla furia di Kagome. Egli stesso era furioso, pervaso da un senso di impotenza misto a rabbia che lo mandava in tilt; il commento di Kouji era solo benzina sul fuoco.
Pochi minuti di silenzio dopo (Kouji si era ben guardato dal continuare a provocarlo), Kagome fece capolino in cucina ancora tutta rossa in volto. Yasha si voltò a guardarla, gli occhi speranzosi.

-Allora? Ti sei decisa? Sono in ritardo pazzesco e ho già perso la metro! Se Shinichi mi abbassa lo stipendio sarà solo colpa tua!

Kagome chinò il capo con una strana aura ostile intorno, prese un posacenere, la prima cosa che gli capitò sotto tiro, e glielo lanciò contro.

-Possibile che tu non abbia un briciolo di tatto?! Siete proprio identici!

Yasha prese il posacenere al volo, alzandosi e parandosile innanzi in unico movimento fluido. La afferrò tra le braccia e la spalmò contro il proprio corpo, parlandole con voce ferma ma allo stesso tempo sensuale.

-Io non sono uguale a lui, e te lo dimostrerò... ma per poterlo fare, ho bisogno di tornare me stesso.

La ragazza fece di sì con la testa timorosa, non facendo nemmeno in tempo a cessare di annuire che Yasha la baciò con inaudita passione. La testa le girava vorticosamente, lo voleva, lo bramava, ma, ad occhi chiusi, nella sua mente riusciva a vedere solo un volto, quello di Inuyasha.
Si staccarono riluttanti, Kagome a testa bassa e stranamente silenziosa, lui fiero di se stesso, contento di essere tornato quello di sempre, i loro cuori che battevano all’impazzata che gli rimbombavano nelle orecchie.
Osservò Kagome lì immobile che non proferiva parola, un po’ insospettito dalla sua stranezza, poi spostò lo sguardo sulle sue mani ed inorridì: artigli.

-Perché?! Perché non sono ritornato normale?!

Continua...

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Capitolo 12
*** Tre giorni di ferie. ***


salve salvino! Ecco il nuovo capitolino! Grazie dei commenti e scusate per il ritardo, ma ultimamente, a parte la voglia scadente di scrivere, ho un po' di problemi agli occhi... forse la retina, boh! E già son miope! E che cavolo! comuuuunque! Bando alle ciance, passiamo ai ringraziamenti!
Bchan: la mia fedelissima commentatrice! Grazie mille! Ecco qui le spiegazioni che volevi! Basci! aria: bhè, era questo quello che ti aspettavi? L'indizio nello scorso capitolo c'era, eh eh! Sono contenta che yasha inizi a piacerti, ma non condivido l'idea del rimpiazzo, come spiego qui, Inu è morto, sono passati 25 anni... se la pensiamo così, dovremmo considerare anche kag un rimpiazzo di quella strega di Kikyou! (Mai, mai! A morte kikyou!) Cmq, spero il capitolo sia esaustivo a riguardo! Continua a leggere e grazie ancora! Baci!
crilli: Sono contenta che ti faccia ridere! Che orgoglio! Eh eh! Continua a leggere! E grazie ancora! Baci!
Ed ecco quindi il capitolo! A presto!

Cap. 12. Tre giorni di ferie.

-MALEDIZIONE!!

Kagome roteò gli occhi, era almeno la decima volta che gridava, come era già la decima volta che le si gettava addosso per baciarla, tra l’altro causa fondamentale che lo faceva urlare in quel modo. Non era riuscito a tornare normale, e lei si era già fatta una mezza idea del perché.

-Lascia perdere, è inutile.

Yasha sbatté il pugno contro il muro, facendo tremare la spalliera del letto su cui entrambi erano seduti.

-Non mi arrendo! Magari... magari non basta! Forse ci vuole qualcosa in più!

La osservò ghignando con uno strano sguardo, avvicinandolesi di soppiatto, finché Kagome non capì cosa intendeva ed incominciò a spingerlo via a calci in faccia.

-Sei ingiusta! Hai il dovere di aiutarmi!

Kagome lo fulminò con lo sguardo, pronta a staccargli la testa con un morso.

-Ah si? E perché? Perché mi ospiti e paghi la mia quota d’affitto?

Il volto di Yasha divenne scuro.

-Come fai a... Kouji! Maledetto lui e la sua boccaccia!

Sbatté nuovamente il pugno contro il muro ed il letto tremò ancora.

-...Non intendevo quello. In realtà non hai nessun dovere nei miei confronti solo...

-Solo?

-Non lo so... era una frase di circostanza... in realtà vorrei non doverti chiedere così insistentemente di aiutarmi, vorrei che fosse una cosa spontanea...

-Tu sei il primo che non la rende una cosa spontanea!

Lo interruppe Kagome furibonda e Yasha la squadrò perplesso.

-Non ti rendi conto che me lo chiedi solo per tornare normale? E poco fa volevi persino... persino...

Si portò le mani al viso paonazzo.

-Perché Yasha è un verginello!!

Si udì una voce canticchiare da dietro lo stipite della porta. Yasha scattò in piedi al colmo dell’ira e Kouji, che fino ad allora aveva origliato nascosto lì dietro, scappò a gambe levate andando a chiudersi a chiave in camera sua.

-Prima o poi dovrai uscire di lì!

Gli urlò dietro agitando il pugno serrato, poi tornò mogio da Kagome con il volto in fiamme.
La ragazza, dal canto suo, stava ridendo sotto i baffi, cercando di trattenersi ma fallendo miseramente. Kouji era riuscito a spezzare la tensione.

-E tu non ridere!

Le sbraitò contro sempre più rosso, quasi viola, e Kagome non riuscì più a trattenersi ed esplose in una fragorosa risata.

-Scusa, scusa, solo... non pensavo...

Ma non la smetteva di ridere.

-Piantala... è tutta colpa di Kikyou... Ogni volta che avevo una relazione accadeva qualcosa di strano... finché non mi sono messo con lei ovviamente...

Kagome cessò di colpo di sghignazzare, riacquistando un comportamento più degno.

-Bhè... meglio così, no?

Borbottò quasi tra sé e sé senza nemmeno guardarlo in faccia, ma Yasha non faticò a cogliere le sue parole e subito un enorme sorriso da orecchio ad orecchio gli si dipinse sul volto.

-Ma davvero? Allora volevi essere tu la prima, eh?

Questa volta fu Kagome ad essere colta dal più totale imbarazzo, il volto in fiamme, poi, senza rispondere alla sua accusa, tossì un paio di volte nel pugno chiuso e si accinse a cambiare discorso.

-Dicevamo... se non ti sei trasformato è essenzialmente perché, al contrario dell’altra volta, pensavi solo al tornare normale per andare a lavorare...

-Allora ho ragione! Volevi essere tu la prima, non è vero?

-PENSAVI SOLO al tuo lavoro, allo stipendio dimezzato ed altre cose del genere, quindi penso sia normale che...

-Dai, non essere timida! Ora tutto torna! Mi spiavi nella doccia, vuoi essere la prima a farlo con me, è ovvio che mi vuoi! Perché allora non...

-VUOI FINIRLA UNA BUONA VOLTA?!?

Uno schiaffo lo colse in pieno volto mentre Kagome, che fino ad allora aveva cercato di mantenere la calma, ansimava profondamente cercando di controllarsi ed avvampando dalla vergogna. Come stupidità era pari ad Inuyasha, ma la sua lingua era molto più sciolta... troppo, per i suoi gusti. Come poteva dire certe cose così liberamente? Non conosceva il pudore?

-Un punto per Kagome!

Kouji urlò dalla sua stanza, sempre con l’orecchio ad antenna parabolica direzionato verso la loro stanza.

-FINISCILA PURE TU!

Urlò ancora Kagome sempre più furibonda e nessuno osò più dire una parola.

-...E tu! Cerca di essere serio una volta tanto! E ti ripeto che non ti spiavo affatto sotto la doccia! Questa è una cosa che si addice più a te! Pervertito!

Yasha inarcò un sopracciglio.

-E certo! Quale cretino si lascerebbe scappare un’occasione del genere! Guarda che tra i ricordi che ho assimilato di Inuyasha ci sono anche quelli in cui ti spiava mentre facevi il bagno alle terme!

A Kagome venne un colpo.

-Co... co... cos... ma quand...?

Yasha scoppiò a ridere.

-Oh, scusa, mi sono dimenticato di dirtelo! Mentre aggredivo Kouji mi è passato davanti come in un film tutto il vostro passato... all’inizio non capivo, ero come in trance... me ne sono reso conto solo adesso... ora anche io ricordo tutto, ma ti dirò che per me non comporta alcun problema, forse perché a differenza di te io ho vissuto la mia nuova vita e visto quella scorrere come estranea, mentre a te è capitato il contrario... ti dirò però, che anch’io sono piuttosto contento che tu non sia stata con quell’hanyou... così anch’io posso prendermi le mie... “priorità”...

Ghignò tutto contento e Kagome avvampò di nuovo.

-CRETINO!

Questa volta gli tirò un pugno, gonfiandogli la guancia quando Kouji non era nemmeno riuscito a scalfirlo. Forse senza volerlo vi aveva messo un po’ della sua energia spirituale...

-Va bene, va bene... torniamo seri... piuttosto! Perché non mi avevi detto che Kouji era la reincarnazione del lupastro?

Bisbigliò l’ultima frase in modo che Kouji non potesse sentirlo, non aveva affatto voglia di spiegargli tutta la storia.
Kagome chinò il capo.

-Volevo darti un po’ di tempo per abituarti... non volevo caricarti di tanti pesi tutti in una volta.

Yasha annuì, il volto comprensivo.

-D’accordo, facciamo a modo tuo... ora torniamo davvero alle cose serie... non hai tutti i torti nel dire che pensavo a tornare normale, ma non puoi accusarmi di pensare solo a quello! Non voglio farti pressioni, ma io ti voglio, Kagome. Mi piaci molto, e puoi stare tranquilla che baciarti per me è solo un piacere. Che ci sia un motivo o meno per farlo, rimane il fatto che tu mi piaci da impazzire...

Come faceva a dirle quelle cose con quello sguardo così profondo, senza tentennare o arrossire, mentre lei non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi da quanto era imbarazzata. E come se non bastasse, nel vederlo con quell’aspetto non riusciva a formulare pensieri logici né a considerarlo propriamente per quello che era.
Yasha approfittò del suo stato di confusione e la abbracciò, posandole un lieve bacio sulla fronte; Kagome stava tremando.

-Sta’ tranquilla, non ho intenzione di fare niente... ho finalmente capito una cosa, ed è anche il motivo perché non torno al mio reale aspetto.

Kagome alzò lo sguardo verso il suo, chiedendogli tacitamente di continuare.

-...Perché, quando guardi me, in realtà vedi Inuyasha... ed è a lui che pensi quando ci baciamo... e non torno alla normalità perché in realtà TU non vuoi che accada...

Kagome si scostò di colpo da lui, il volto solcato da un alone di orrore, colta dal panico. Come poteva dargli torto? Aveva ragione, era Inuyasha che vedeva, non lui... ma come non poteva, aveva il suo aspetto... e lei non l’avrebbe mai dimenticato, solo ora comprendeva cosa intendeva Inuyasha quando parlava di Kikyou. Il suo rapporto con Inuyasha era stata un esperienza preziosa, non voleva perderla, ma ciò non significava che un giorno avrebbe potuto amare Yasha. Inuyasha era morto.
Ma anche Kagome era morta.
Non lo stava rimpiazzando, perché anche lei era un’altra persona, la reincarnazione di Kagome Higurashi, come un tempo lei lo era stata di Kikyou. Come lei allora non era stata un rimpiazzo di Kikyou, perché era morta, Yasha non era un rimpiazzo dell’hanyou, perché anche lui era morto. La situazione cambiava solo perché lei aveva cominciato a vivere quella nuova vita a venticinque anni, in un certo senso non aveva mai smesso di essere l’altra Kagome.
Però era ancora troppo presto per poter considerare l’esperienza con Inuyasha un passato lontano e ormai perso, soprattutto avendo lì davanti Yasha con le sue sembianze.

-Mi dispiace...

Perché mentirgli? Aveva ragione. E lo sapevano bene entrambi.

-Non te ne sto facendo una colpa... non posso più arrabbiarmi... odio questa situazione, vorrei averti solo per me... eppure ora che ricordo come tu hai sofferto quando lui non riusciva a scegliere tra te e Kikyou... ed odio anche questo mio immedesimarmi nei suoi ricordi, il vederli scorrere davanti ai miei occhi... perché in realtà ho paura di perdere la mia identità... ma forse... a te farebbe solo piacere...

Guardò di lato per non incrociare lo sguardo di Kagome, ma lei gli voltò la testa con le mani per costringerlo a guardarla negli occhi.

-Sei meschino. So fin troppo bene come ti senti, non hai bisogno di spiegarmi nulla. Ma io non voglio che tu cambi, sei ingiusto a pensare questo di me. È vero che è difficile non pensare a lui nel vederti con queste sembianze, ma tu sei tu e nessun altro; sei diverso, ed in questo momento per me sei solo Yasha e nessun altro.

Yasha abbozzò un sorriso forzato prima di essere colto di sorpresa da un bacio. Per la prima volta era stata lei a baciarlo.
Una sensazione di svuotamento simile a quella che lo aveva colto la prima volta lo avvolse, mentre la abbracciava e la portava a giacere con sé sul letto.
Restarono in quella posizione per minuti che sembravano un’eternità, i capelli neri di lui che si mischiavano ai corvini di lei, silenziose carezze sul viso, stretti con i cuori che battevano all’unisono.
Passò ancora molto tempo prima che lui rompesse il silenzio.

-Non me l’aspettavo...

Azzardò.

-...Ma almeno così sono sicuro che era a me che pensavi...

Kagome deglutì pesantemente.

-Ed anch’io... pensavo solo a te...

Continuò vedendo che la ragazza non accennava a parlare.

-...Senti, ho un’idea... perché non ci prendiamo tre giorni solo per noi? Ci divertiamo, ci buttiamo tutti questi problemi alle spalle. Per tre giorni, dimentichiamoci di tutto!

Kagome alzò gli occhi specchiandosi nei suoi violacei.

-Cosa... ma come? Ora che sei tornato normale puoi andare a lavorare, come vorresti fare...?

-Ormai mi sono assentato e devo trovare una scusa plausibile, non posso certo dire che ero un hanyou, perciò gli dirò che sto male ed ho bisogno di due, tre giorni per riprendermi... non potrà rifiutarmeli, non mi sono mai assentato dal lavoro prima d’ora...

Kagome annuì con un mezzo sorriso, ancora un po’ pensierosa per ciò che era successo poco prima.

-E sia... speriamo che vada tutto bene.

-Fidati! Sarà così! Ora aspetta un attimo qui, vado a chiamare Shinichi al pub.

Si slegò riluttante dal suo abbraccio e si alzò dal letto, dirigendosi verso il telefono fisso che avevano nell’ingresso; digitato il numero una voce femminile rispose dall’altro lato del telefono.

-Pronto?

-Pronto, Sanae? Sono Yasha, puoi passarmi un attimo Shinichi per favore?

-Si, certo, attendi un attimo in linea... HEY, MISATO, SMETTILA DI IMPORTUNARE LE CLIENTI E VAMMI A CHIAMARE SHINICHI, LO CERCA YASHA AL TELEFONO!

Sentì urlare molto gentilmente la collega verso Misato, il cameriere, poi aspettò qualche secondo e Shinichi rispose al telefono.

-Pronto, Yasha?

-Pronto, Shinichi? *cough, cough* Scusa se oggi non sono venuto *cough* ma ho un mal di gola pazzesco *cough* ed anche un po’ di tosse... mi dispiace, ma non credo che riuscirò a venire per due o tre giorni... *cough* scusami tanto...

Procedette a fatica tra i finti colpi di tosse.

-D’accordo, prenditi tre giorni di ferie e riprenditi, ti voglio in forma quando tornerai! Ci vediamo tra tre giorni.

Attaccò il telefono senza lasciargli il tempo di salutare, lasciandolo lì a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua. Ripresosi dallo sgomento, un largo ghigno gli solcò il volto.

-Tre giorni... evvai!

Prese a fregarsi le mani avidamente.

-Da dove posso cominciare?

Continua...

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Capitolo 13
*** Preparativi per la festa. ***


salve a tutti! Ancora una volta grazie dei commenti! Ecco qui il nuovo capitolo, un po' di transizione ma anche quelli hanno il loro scopo! ma veniamo a voi!
Morgana: grazie! mi piacciono i commenti così lunghi e costruttivi! È vero, Kagome fa un po' pena, soprattutto perché oltre ad essere la reincarnazione di Kagome si sente ancora lei perché ne ha le memorie, al contrario di yasha che se ne frega e mantiene la propria individualità. Il lato positivo è che alla fine la "copia" risulta sempre migliore dell'originale, una specie di reincarnation power! Pooooi... meno male che qualcuno se n'è accorto del "piccolo" particolare della telefonata! Shinichi è Shippou, il padrone del bar... non si è ancora rivelato ma accadrà tra un paio di capitoli... rifletti solo su questo particolare, perché non posso anticiparti altro: perché Shippou è ancora uno youkai? È la chiave del mistero! :p
aria: eh si, sono proprio orgogliosa di Yasha, è come Inuyasha ma allo stesso tempo ha quello che gli mancava... e posso dire che è mio, mio, mio! Mwahahaha! ahem... copyright a parte, questo capitolo dovrebbe interessarti... eheh... ed ancor più il prossimo... ku ku ku! ops, mi lascio sfuggire troppo!
Bchan: e come farei senza il tuo supporto?!? È troppo prezioso! ^*^ Ecco la risposta alla tua domanda! Fiesta!
Ringrazio ancora tutti quanti! Basci basci! Vi lascio al capitolo!

Cap. 13. Preparativi per la festa.

-Ormai la mattina è andata, ma subito dopo pranzo andiamo al centro commerciale!

Yasha fece la proposta a Kagome tra un boccone e l’altro, seduto a tavola con i due coinquilini. Kouji inarcò un sopracciglio e con meraviglia degli altri due prese subito parola.

-Ma dai! Ed io che pensavo di doverti fare un altro occhio nero quest’anno! Ed invece te ne sei ricordato! Davvero non me l’aspettavo!

Yasha lo osservò stranito per un attimo non capendo cosa intendesse dire, poi forzò un sorriso che gli riuscì patetico: l’anno scorso lo aveva preso a pugni perché si era dimenticato del suo compleanno...

-Ma... ma certo, amico mio... come potrei dimenticare che domani è il tuo compleanno... eh eh!

Stava sudando freddo.

‘Ed io che volevo comprare dei costumi da bagno per andare in piscina con Kagome...’

Pensò ma non osò parlare, lo avrebbe detto più tardi a Kagome o Kouji gli avrebbe fatto entrambi gli occhi neri.
Kagome, nel frattempo, osservò sconcertata i due che discorrevano in modo alquanto strano senza però intervenire, continuando a mangiare con un’alzata di spalle. Tra quei due era meglio non intromettersi, erano grandi amici ma quando attaccavano briga erano molto peggio di Inuyasha e Kouga.

-Comunque, volevo farvi una sorpresa, ma ormai non è più il caso: per domani sera ho invitato un paio di amici con le loro ragazze ed un’amica che ho conosciuto da poco... giusto per non farvi da palo... faremo nottata tra stuzzichini e fiumi d’alcool, quindi vi conviene riposarvi di giorno!

-Chi, krik e krok? Faranno lo spogliarello come l’ultima volta? Se è così non voglio esserci! Ho i conati ogni volta che ci ripenso!

Kouji scosse la testa sconfortato, mentre Kagome guardava prima l’uno poi l’altro senza sapere cosa dire.

-Krik... e Krok?

Azzardò poi ed i due scoppiarono a ridere all’unisono.

-Si, è il soprannome che Yasha ha dato a due miei amici che sono sempre insieme... sai, come le patatine!

-Mi chiedo come facciano quando devono fare sesso con le loro tipe, non si separano mai!

I due amici scoppiarono a ridere, mentre kagome diventava color porpora.

-Voi due! Vi sembra il caso di parlare in questo modo davanti ad una ragazza?!

Esplose ed i due risero ancora sfoggiando una grande solidarietà maschile.

-Dovrai farci l’abitudine, domani sera sentirai di molto peggio...

§§§

-Eccoci arrivati! La meta iniziale, il padiglione delle meraviglie!

Terminato di pranzare, avevano sparecchiato e lavato i piatti in tutta fretta ed erano subito usciti diretti verso il centro commerciale aperto ventiquattro ore su ventiquattro ma poco frequentato in quella fascia oraria. Kagome pensava sarebbero andati a comprare un regalo di compleanno per Kouji, ma con sua somma sorpresa Yasha l’aveva invece portata in un enorme negozio di biancheria intima. In un attimo cominciò ad arrossire furiosamente.

-Dove cavolo mi hai portato? Non vorrai mica regalare a Kouji un paio di boxer! Non è un regalo adatto! Non...

-Ma quale regalo!

La interruppe bruscamente prendendola per il polso e cominciando a trascinarla nel negozio.

-...A quello ci pensiamo dopo! Io neanche mi ricordavo di domani, volevo solo comprare dei costumi da bagno per andare in piscina! Kikyou metteva sempre dei costumi da suora, e per quanto riguarda me... beh, uno si è ristretto lavandolo, l’altro me l’aveva regalato lei e... beh, c’erano sopra i pesci, capisci? I pesci!

Kagome dovette trattenere a stento una grassa risata.

-I pesc... lasciamo perdere! Ma ti rendi conto? Hai visto quant’era contento Kouji! Bell’amico che sei!

-Lascia perdere tu! Se potesse ti porterebbe a letto in qualsiasi momento, quindi non venirmi a fare la paternale sull’amicizia!

Kagome divenne paonazza. Stava cominciano a diventare un’abitudine.

-Voi due siete davvero impossibili...

-Non hai visto ancora niente...

Le lanciò uno sguardo malizioso e lei lo diverse.

-Ma ora, tocca a me vedere! Forza! Scegli qualche bel costume e provalo, non vedo l’ora di vedere come ti stanno!

Si fregò le mani con lo sguardo da lupo affamato e Kagome sgranò gli occhi.

-TU vai a scegliere un costume per te, per me non ti preoccupare, non è ancora il momento di comprare un costume, per ora mi arrangerò con quelli che ho già...

-Pago io, non ti preoccupare...

Le posò una mano sulla testa scompigliandole i capelli, eludendo in anticipo ogni sua possibile replica. Kagome non molto felice tirò un sospiro.

-Ti restituirò tutto fino all’ultimo yen. E non si discute.

Yasha le rispose con un’alzata di spalle.

-Ok, ma guarda che puoi anche pagarmi in natura, eh?!

Questa volta Kagome non lo perdonò e sotto gli occhi esterrefatti di una commessa gli assestò un poderoso calcio nel sedere. Yasha fece un paio di saltelli su un solo piede cercando di non cadere come un sacco di patate, poi si riprese e come se niente fosse le prese la mano e la condusse verso i costumi da bagno.

-Te la sei voluta, ora il costume te lo scelgo io!

E le tirò fuori la lingua in fare scherzoso. Kagome sapeva che non ne sarebbe venuto fuori niente di buono.

§§§

L’aveva fatto davvero. Non le aveva permesso di scegliere nemmeno un costume, aveva fatto tutto da solo, l’aveva infilata nel camerino con un paio dei modelli più succinti e poi, quando lei aveva aperto la porta per mostrargli come le stava il primo... si era infilato nel camerino con lei!
Kagome non riusciva a credere che avesse potuto fare una cosa del genere. Aveva sfruttato un momento di calma in cui le commesse erano distratte (loro erano i primi clienti quindi almeno di quelli non si dovevano preoccupare) ma già dall’esterno potevano udirsi passi e voci, quindi, a parte il non poterlo cacciare fuori a calci, doveva anche fare silenzio per evitare malintesi e pessime figure.

-Ma sei impazzito?! Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere?!

Yasha le rispose con un sorriso furbesco, squadrandola da capo a piedi con uno scintillio animalesco negli occhi. Kagome indossava un bikini rosa pallido, un colore che la valorizzava molto, il reggiseno a triangolo e gli slip con due graziosi laccetti su entrambi i lati. Inutile dire che era molto sexy e lui non aveva nessuna voglia di contenersi. In un attimo le fu addosso, unendo famelico le proprie labbra alle sue e carezzando ogni parte del suo corpo in un attimo.

‘Ma guarda che polipo!’

Pensò Kagome con gli occhi sbarrati, ma non poté far altro che arrendersi sconfitta a quel piacere, abbandonandosi al suo tocco ed ai suoi baci. Stavano ansando pesantemente, lui che la sorreggeva da dietro abbracciandola sull’addome e baciandole il lato del collo e l’orecchio, e lei che si abbandonava a lui con le ginocchia molli, il volto in fiamme ed il corpo incandescente. Bramava quel tocco ma allo stesso tempo avrebbe voluto farlo cessare.

-Ti prego... basta...

Disse a fatica ma Yasha, di tutta risposta, cominciò a leccarle sensualmente il lobo dell’orecchio, scendendo piano sul collo e contemporaneamente palpandole un seno. Kagome si lasciò sfuggire un gemito un po’ troppo articolato e Yasha ghignò soddisfatto.

-Dicevi?

Ma la ragazza non ebbe il tempo di rispondere che dall’esterno si sentì bussare. I due si staccarono di colpo, guardandosi negli occhi terrorizzati e poi facendosi segno di sì con la testa. Kagome inspirò vigorosamente per cercare di calmarsi e Yasha si appiattì lungo una parete del camerino.

-Si? Posso aiutarla?

Chiese con la voce più calma che conosceva, schiudendo appena la porta ed uscendo solamente la testa. All’esterno l’attendeva il volto severo di una commessa che l’appellò con voce ferma.

-Mi scusi, ho sentito degli strani rumori, può aprire un attimo la porta per cortesia?

Kagome impallidì di colpo, subito cominciando a tartagliare mentre alle sue spalle udiva uno strano fruscio.

-Co... ahem, si... cioè, no... mi... mi scusi, ma non sono vestita... stavo provando un costume...

Il volto della commessa divenne di colpo più severo.

-E posso chiederle cortesemente dove si trova il suo amico adesso?

Kagome divenne bianca come un panno appena lavato, con la bocca che si apriva e chiudeva come un pesce fuor d’acqua. Di colpo la porta del camerino accanto si aprì e ne fece capolino la testa di Yasha.

-Mi cercava? Mentre provavo il costume stavo per cadere, dev’essere quello il rumore che ha sentito.

La commessa sgranò leggermente gli occhi, inchinandosi poi solennemente e rialzandosi con il capo chino.

-Vogliate perdonarmi il disturbo, proseguite pure con calma.

I due annuirono con un mezzo sorriso mentre la donna si allontanava, poi richiusero le rispettive porte e tirarono un profondo sospiro di sollievo accasciandosi sulla panca che vi era in ciascun camerino. Kagome guardò verso l’alto e ringraziò i kami: le cabine erano intercomunicanti perché composte solo da quattro pareti senza soffitto, così Yasha era salito sulla panca ed approfittato del fatto che la commessa arpia era distratta con Kagome aveva scavalcato... arpia... bhè, in un certo senso non aveva tutti i torti, ma doveva andare a disturbarli proprio in quel momento? Gli veniva voglia di mangiarsi le mani.
Assicuratisi che non vi fosse più nessuno all’esterno, entrambi uscirono dai camerini mogi e silenziosi.
Kagome alzò davanti al proprio capo chino il costumino rosa.

-Direi che questo è promosso.

Non osava guardarlo in faccia, era troppo imbarazzata, ma lui cominciò a ridere.

-Vada per quello! Ora vado a scegliere il mio, pago ed andiamo a cercare un regalo decente per Kouji, se scopre che ci siamo presi i costumi e poi gli regalo una cretinata, mi fa nero!

Kagome sorrise con lui, ancora incapace di guardarlo negli occhi, poi fecero come programmato ed in un paio d’ore furono fuori dal centro commerciale. Due ore che erano sembrate un’eternità.

Continua...

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Capitolo 14
*** Tanti auguri a te... e la torta a me... ***


Ciao a tutti! Ritardo abominevole lo so, ma un hacker mi ha bersagliato il pc e riempito di virus, il tecnico ha detto che ce n'erano migliaia e quando ci ha ridato il pc ne ho trovati altri 475 se non sbaglio... è vivo per miracolo ma mutilato per sempre... sigh... almeno funziona ancora... vabbhè, passiamo ad altro! Prima di tutto, grazie a chi commenta, siete il mio sostegno!
Morgana: io adoro i commenti lunghi! ispirano capitoli lunghi! ;p no, scherzo! semplicemente, mi riempiono d'orgoglio, perché vuol dire che i miei capitoli ispirano, danno un motivo per "parlarne" in maniera più approfondita! Continua anche tu così! :p
Bchan: questo capitolo risponde in parte alle tue domande, per i misteri su Shinichi/Shippou invece dovrai aspettare il prossimo, la storia comincerà a diventare più apocalittica!
aria: probabilmente ora Kouji ti sembrerà ancora peggio! ^^ però anche lui, in fondo, come Kouga ha una cotta per Kagome, quindi è un po' diviso tra l'amicizia e l'amore... in futuro dovrebbe riscattarsi... molto in futuro... ^^;
Continuate a leggere e commentare! A presto! ^******^
p.s. per gli amici di Kouji non ricordavo i nomi, capirete leggendo, quindi compatitemi!

Cap.14. Tanti auguri a te... e la torta a me...

L’acqua era stupenda. Quella sensazione di fresco che procurava sulla pelle era davvero l’ideale con quel caldo torrido ed asfissiante; una piacevole carezza, resa ancora più gradevole dalla compagnia. Come programmato, Kagome e Yasha si erano recati in piscina, ormai inconsapevolmente abituati l’uno alla presenza dell’altra come fosse una cosa normale ma soprattutto piacevole. Sembrava si conoscessero da una vita, che fossero abituati ad uscire insieme, sfoggiando una complicità particolare, un affiatamento tipico di amici di vecchia data che dopo anni coronano il segreto sogno d’amore pur conservando il feeling di un tempo.
Eppure si conoscevano solo da pochi giorni.
Le loro reincarnazioni erano state insieme nella vita passata, lui era addirittura stato con la sua ex del passato, ma in effetti si conoscevano davvero da poco... eppure non erano cambiati affatto.
Erano Yasha e Kagome, ma allo stesso tempo era come se fossero ancora Inuyasha e Kagome, con la rimozione delle barriere che un tempo gli avevano impedito di amarsi come avrebbero dovuto... ma loro ancora non se ne rendevano conto.

-È fantastico...

Sospirò Kagome con aria sognante, avvicinandosi a Yasha in un paio di bracciate. Il ragazzo le sorrise, gettandosi all’indietro per galleggiare sull’acqua supino.

-Si... è fantastico essere qui con te...

Kagome arrossì.

-Non perdi mai occasione, eh? -Se me le lasciassi sfuggire, scapperesti anche tu...

Rispose lui soprappensiero, senza cambiare posizione, e Kagome gli si avvicinò con un’espressione indecifrabile, approssimandogli le labbra all’orecchio per sussurrargli qualcosa.

-Se avessi voluto fuggire, lo avrei già fatto...

Yasha per un soffio non affogò: subito dopo le parole sussurrate, Kagome gli aveva messo una mano sul volto e glielo aveva spinto sotto il pelo dell’acqua, scherzetto innocente che le costò anche un richiamo da parte del bagnino.
Yasha emerse dall’acqua tossendo e sputando acqua, aveva sempre odiato l’acqua che ti entra nel naso fin da quando era piccolo, mentre Kagome si allontanava ridacchiando verso i lettini prendisole ai bordi della piscina; una volta lì salutò Yasha con la mano con un sorriso furbesco sulle labbra.

-Questa me la paghi!

Le rispose silenziosamente in modo che potesse comprendere leggendo il labiale e Kagome ridacchiò ancora, sedendosi sul lettino facendo finta di non badargli e cominciandosi a spalmare una crema solare con un mezzo sorriso sarcastico.
Yasha si voltò stizzito incominciando a nuotare con bracciate rabbiose, coprendo più volte la vasca in lunghezza effetto nuotatore professionista sotto gli occhi sbigottiti degli altri bagnanti, accorgendosi solo quando era ormai troppo tardi che qualcun altro stava spalmando l’abbronzante sulla schiena della sua Kagome.

Era davvero troppo spassoso prendere in giro Yasha, almeno poteva riscattarsi di tutte le volte che era lui a prendere in giro lei, facendola arrossire in continuazione, imbarazzandola oltre ogni dire. Aveva ancora un mezzo sorriso divertito sulle labbra, quando un bulletto abbronzato, muscoli scolpiti, catena d’oro al collo, capelli lunghi e ossigenati ed occhiali da sole alla moda le si era avvicinato sorridente e senza nemmeno chiederle il permesso le si era seduto accanto sul suo stesso lettino; non aveva nemmeno avuto il tempo di lamentarsi che il tipo le aveva strappato di mano la crema ed aveva cominciato a spalmargliela sulla schiena con lente carezze sensuali e nauseanti.
Ma Yasha dov’era quando aveva bisogno di lui?

-Ciao bellezza, è la prima volta che ti vedo qui! Un bocconcino come te deve avere un accompagnatore speciale, non credi? Hey, hai una pelle stupenda, con un po’ d’abbronzatura saremmo una coppia perfetta, magari a cena insieme e poi in discoteca per coronare la serata e festeggiare il nostro incontro voluto dal destino, che ne dici?

La ragazza si voltò a bocca aperta, squadrandolo completamente ammutolita, non era solo invadente, era anche stupido! Ma non ebbe il tempo di rispondere che un’aura maligna alle sue spalle la fece trasalire.

-Tu! Lascia stare la mia ragazza!

Sentì dichiarare con fermezza, nessuna minaccia proferita ma minaccioso egli stesso. Ci mancava solo che si trasformasse.
Il rimorchiatore incallito scattò in piedi terrorizzato non sapendo nemmeno lui per quale motivo, semplice intuito probabilmente: Yasha non era né muscoloso come lui né particolarmente spaventoso d’aspetto, ma era riuscito ad intimidirlo come mai gli era capitato nella vita; in un batter d’occhi era sparito senza lasciar traccia, un applauso scrosciante si levò dappertutto nella piscina accompagnato da acclamazioni e fischi esultanti che, anche quando non sono denigratori, non mancano mai in un applauso. Il forte rumore risvegliò Yasha dal suo stato di trance ed i due si voltarono a destra e a manca in totale imbarazzo, finché il brusio morì del tutto e i bagnanti non tornarono alle loro faccende senza più preoccuparsi di loro due.

-Uff! Meno male, è finita...

Sospirò Kagome e Yasha in un attimo si riaccese come una torcia.

-E tu! Quando qualcuno cerca di abbordarti, parti di destro! Non stare lì a guardarlo come un’allocca!

La ragazza lo guardò stranita.

-IO dovrei mettermi a fare a pugni in piscina? E TU dov’eri di grazia? Sei arrivato piuttosto tardi, non credi? -IO mi stavo riprendendo dopo che TU hai cercato di affogarmi, e non mi ero accorto del tizio o sarei venuto in tuo aiuto molto prima! Però tu devi anche imparare a difenderti quando io non ci sono, cosa faresti se ti accadesse una cosa del genere mentre sono al lavoro?! Non ho superpoteri io, non sono mica...

Kagome gli piantò una mano sulla bocca, zittendolo di colpo.

-Non devi tirarlo sempre in ballo. Tu sei tu, va bene?

Il ragazzo la squadrò divertito, tirando fuori la lingua per farle ritrarre di colpo la mano.

-Veramente stavo per dire che non sono mica superman, ma ti ringrazio per il pensiero!

Le lanciò uno sguardo pieno di malizia, un largo sorriso sulle labbra e Kagome spalancò la bocca sentendosi sempre più presa in giro.

-Ah è così, eh? Che mi dici invece di prima, quando hai detto “lascia stare la mia ragazza”?

Falsò la voce cercando di imitare la sua, mentre Yasha spalancava gli occhi senza sapere cosa rispondere, poi di colpo mutò espressione in una sorniona. Le strappò a sua volta la crema di mano, voltandola come una bambola per spalmargliela sulla schiena.

-Davvero? Io non me lo ricordo!

§§§

Il campanello squillò, Kouji uscì dalla sua stanza in tutta fretta, aggiustandosi il colletto della camicia nuova, andando subito ad aprire la porta d’ingresso per accogliere i suoi invitati. Yasha nel frattempo era uscito dal bagno con l’asciugamano alla vita per andare in camera sua a cambiarsi senza essere visto, mentre Kagome era già lì che indossava l’abito nuovo che le aveva comprato Yasha per l’occasione, un vestitino di stoffa molto leggera, la gonna si allungava man mano verso destra ed aveva una sola bretella a sinistra, tutto di un tenue azzurro pastello, perché i colori delicati le si addicevano particolarmente.
Infilatosi in camera, si riparò dietro un vecchio paravento che avevano riesumato dal ripostiglio, più per il pudore di Kagome che non il proprio, poi si infilò un paio di jeans ed una camicia nera che lasciò fuori dai pantaloni.
Quando entrambi uscirono dalla stanza, Kouji ed i suoi cinque amici erano già lì nel piccolo salotto che sceglievano i cd da mettere nello stereo, sul divano c’era un unico pacco regalo; i due si avvicinarono posandogli vicino il loro pacchetto, poi raggiunsero il gruppo per le presentazioni. Subito Kagome notò che i due amici di Kouji, Ginta e Shun (o Krik e Krok come li chiamavano gli altri), erano in realtà i due demoni lupo che nell’epoca Sengoku affiancavano sempre Kouga, mentre la ragazza, Ayumi era il suo nome, era addirittura Ayame, la demone lupo sua “promessa”... come i nomi fossero sempre molto simili, era anche una strana coincidenza. Essi non avevano giurato di ritornare come avevano fatto loro prima di morire, ma evidentemente con la loro promessa avevano alterato il ciclo della vita, influenzando quello della rinascita. Il gruppo del passato incominciava a riunirsi, si chiedeva se di lì a poco avrebbero incontrato anche altre loro vecchie conoscenze... ciononostante, non poteva scoprire le sue carte, Kouji non sapeva nemmeno di essere stato Kouga un tempo e, a meno che non fosse stato necessario, avrebbe preferito non metterlo nemmeno al corrente della cosa.
Le altre due, invece, erano due volti nuovi, due liceali probabilmente dell’ultimo anno, un po’ più giovani dei loro ragazzi ma non troppo, ma ancora più “amiche per la buccia” di loro... forse era per quello che riuscivano ad uscire in quattro conservando le loro abitudini senza scannarsi.
Terminate le presentazioni e messo un cd degli X Japan a volume moderato, giusto per non litigare con gli altri condomini il giorno successivo, Kouji volò letteralmente verso i regali felice come una pasqua, seguito subito da tutto il gruppetto. Prima ovviamente scartò il pacco più grande che i cinque amici gli avevano preso tutti insieme, una playstation 6 presa sottobanco grazie ad alcune amicizie nel settore (date le risorse limitate degli studenti), regalo che lo mandò letteralmente in estasi; poi fu il turno del regalo di Kagome e Yasha, che fortunatamente aveva avuto l’idea di chiamare Ginta e chiedergli cosa loro gli avrebbero regalato... come risultato gli aveva preso una coppia di giochi, Final fantasy XX e Resident evil infinity, rendendo sempre più felice Kouji che per circa un’ora non aveva fatto altro che ringraziarli... finché non era talmente ubriaco da riuscire a malapena a mettere insieme le parole di una frase.

-Graccie ragacci! Siete davveeeero fantastici! Kagome anche tu, fatti ringracciare, dammi un bacetto! Mmmmmmmhhh...

Quasi le cadde addosso a braccia spalancate, con le labbra protese in avanti, mentre sia Ayumi che Yasha gli davano rispettivamente uno schiaffo dietro la nuca ed un calcione negli stinchi. Kagome invece si limitò a ridere come una scema, non aveva bevuto molto ma non reggeva minimamente l’alcool. Yasha era l’unico un po’ più lucido degli altri, aveva bevuto quanto gli amici ma riusciva ancora a controllarsi. Ma gli altri, dopo la prima cassa di birre, erano già in condizioni disperate... finché non accadde ciò che Yasha aveva segretamente temuto già da prima della festa: qualcuno tirò fuori le carte. Il ricordo dell’ultimo compleanno gli tornò in mente, con Ginta e Shun che facevano i cubisti in mutande sul tavolo...

-Giochiamo a strip poker!!!

Esultarono i due alzando le carte sopra le loro teste.

-Si! Si! Si! Giochiamo! Giochiamo!

Esultò anche Kagome ridendo con lo sguardo di chi è in realtà altrove con la testa. Yasha si voltò verso di lei sconvolto, possibile che Kagome fosse già a quel punto? Dopo sole due bottiglie?

-Evvai! Forza Kacchan, facci vede’ come perdi!

Kouji si lasciò scappare una frase di troppo ed Ayumi si gettò su Yasha strusciandosi come una gatta in calore per farlo ingelosire, mentre Kagome continuava a ridere senza neanche saperne il perché; né lei né Kouji fecero caso al gesto di Ayumi mentre Yasha arrossiva ma cercava di scollarsela di dosso in tutti i modi!

-Ehi ma... che gioco è?

Finalmente Yasha capì perché Kagome era stata tanto propensa al gioco. Non lo conosceva.

-È come il poker normale!

-Ma chi perde deve pagare pegno e togliersi un indumento! Esce dal gioco chi non ha più niente da levare!

Spiegarono a turno Ginta e Shun, mentre le loro ragazze si stringevano le une alle altre ridacchiando.

-Ma io ho solo questo...

Rispose molto innocentemente Kagome segnando il vestito col dito ed il volto di Kouji si illuminò di concupiscenza.

-Appunto!

-Ehi, ehi, ehi! Aspettate un attimo, voi! Tu non puoi giocare!

Yasha prese per le spalle la ragazza tirandola al sicuro verso di sé, fulminando Kouji con lo sguardo perché non riusciva a contenersi.

-Ma io voglio giocare con gli altri! Uffa!

Kagome ubriaca sembrava una bambina. Yasha divenne paonazzo dalla rabbia, con lei in quelle condizioni non riusciva proprio a trattare.

-Fa’ quello che vuoi! Ne riparleremo domani quando sarai lucida!

§§§

Erano ore che giocavano ed ormai erano rimasti svegli in pochi, come facessero era un mistero perché il livello d’alcool nel loro organismo aveva ormai raggiunto le punte massime; era passata l’una di notte ed era ovvio che tutti avrebbero passato la notte lì accampati sul pavimento, nessuno aveva la forza di muoversi o di svegliarsi, il giorno dopo avrebbero avuto di che vergognarsi nello svegliarsi sul pavimento mezzi nudi e maleodoranti.
Kagome era piombata in un sonno profondo dopo aver perso la prima partita: non aveva capito nulla delle regole del gioco né tanto meno era riuscita a mettere insieme due carte che avessero qualcosa a che fare l’una con l’altra, poi mentre le spiegavano che doveva togliersi il vestito aveva annuito un paio di volte con gli occhi semi aperti ed era caduta di lato russando con la bava alla bocca... per fortuna giocavano seduti per terra e non si era fatta niente, ma probabilmente non avrebbe sentito nulla nemmeno se fosse caduta dal terzo piano per quanto era sbronza... poi era toccato ad Ayumi, che si era finalmente staccata da Yasha quando aveva capito (a fatica, comunque) che Kouji se ne stava fregando altamente; al terzo giro di carte, rimasta in reggiseno e gonna, si era poggiata “un attimo” al divano ed era piombata in un sonno profondo.
Poi, come prevedibile, era toccato alle anonime ragazze degli amici di Kouji, nessuno riusciva mai a ricordarsi i loro nomi ma in realtà si chiamavano Megumi e Sayaka: rimaste entrambe in reggiseno e mutandine, si erano ritirate dal gioco e prima di crollare si erano rivestite, in un ultimo barlume di pudore e lucidità; il giorno dopo probabilmente avrebbero ricordato tutti poco o niente della serata, quindi era molto meglio non incoraggiare i ricordi al risveglio...
Erano quindi rimasti solo gli uomini a giocare, Kouji, Ginta e Shun penosamente in mutande, senza balletto perché a malapena riuscivano a tenere gli occhi aperti, mentre Yasha aveva ancora almeno indosso i pantaloni; essendo il più lucido di tutti, si era dato da fare per non cadere in basso come gli altri, ma non aveva la benché minima voglia di continuare a denigrarsi, non solo era stanco e quasi ubriaco, ma non voleva assolutamente veder perdere ancora uno dei compagni... piuttosto preferiva cavarsi gli occhi!

-Ragazzi, la festa finisce qui, le ragazze sono crollate e noi stiamo per fare la stessa fine! Io vado a farmi una doccia fredda, se non mi riprendo non dormo!

-Beato te... io sto gia dormen...

Kouji non riuscì nemmeno a finire la frase che cadde di lato finendo con la testa sulle gambe di Shun, già profondamente addormentato come un bambino.

-Ooooooh, non riesco a liberarmiiiii...

Shun non aveva più nemmeno le forze per muoversi, figurarsi per togliersi di dosso Kouji.

-‘Notte!

Disse infine buttandosi all’indietro per addormentarsi sdraiato sul pavimento, Ginta scrollò un attimo le spalle poi si sdraiò anch’egli e non passò nemmeno un minuto che stavano tutti beatamente russando in coro. Yasha fece un largo sbadiglio, voltandosi un po’ barcollante per dirigersi in bagno. Quando beveva tanto ed andava a dormire subito si risvegliava nel cuore della notte che gli sembrava di andare a fuoco; una doccia gelata l’avrebbe aiutato a superare l’inconveniente.

§§§

Dov’era? Cos’era quella sensazione di nausea e dolore lancinante che come una morsa le stringeva la testa?
Aprì gli occhi, solo per non vedere altro che buio; aspettò qualche minuto che gli occhi si fossero abituati alla mancanza di luce, poi capì: si erano addormentati tutti sul pavimento dopo aver bevuto come delle spugne... era la prima volta che beveva, almeno in quella vita, perché come Kagome Higurashi le era capitato raramente prima di cominciare il viaggio nell’epoca Sengoku, senza comunque mai esagerare, roba di un paio di bicchieri alle feste di compleanno... ma nella vita presente non era mai capitato, ed evidentemente nemmeno Kikyou doveva aver mai bevuto nemmeno un bicchiere di alcolici, perché erano bastate solo due bottiglie piccole a ridurla in quello stato; la testa le girava terribilmente, aveva bisogno di riprendersi.
Si levò barcollante da terra, dirigendosi a tentoni nel buio verso la porta del bagno, il pavimento instabile e l’udito ovattato. Abbassò la maniglia, entrò nel bagno e richiuse la porta dietro di sé, non accorgendosi del rumore di un rubinetto che veniva immediatamente chiuso; fece appena in tempo ad accendere la luce che le forze le vennero meno e tutto intorno a lei cominciò a girare. Collassò ma non toccò terra, due forti braccia le impedirono di cadere, issandola su verso la sicurezza di un abbraccio.

-Kagome!

Esclamò Yasha preoccupato. Kagome lo guardò debolmente.

-Che ci fai tu qui?

-Tu che ci fai? Io mi facevo una doccia! Tu dovevi stare dormendo!

Yasha fece una smorfia stizzito.

-Guardati! Stai malissimo! Vieni, su! Ne hai più bisogno tu di me!

La portò con sé nella cabina della doccia, aprì il rubinetto dell’acqua fredda e Kagome trasalì, poi cominciò ad annaspare agitata tenuta saldamente ferma dal ragazzo finché entrambi non scivolarono sul pavimento bagnato e caddero rovinosamente sul medesimo. Ma Yasha non demorse, Kagome non doveva muoversi, lo faceva per il suo bene.
Quando la ragazza finalmente si fu calmata, Yasha allentò la stretta e si rialzò portandola su con se.

-Ti senti un po’ meglio?

Le chiese e Kagome annuì.

-Il pavimento si è fermato.

Yasha le sorrise, accarezzandole i capelli sotto l’acqua gelida; il vestito bagnato era diventato semitrasparente ed aderiva perfettamente al suo corpo come fosse appiccicato alla pelle. Aveva agito d’impulso trascinandola sotto la doccia con sé, ma il trovarsi lì con lei in quelle condizioni era davvero lacerante.
Non avrebbe mai immaginato che qualcuno si sarebbe svegliato, visto com’erano ridotti: sicuro com’era, non aveva né acceso la luce (gli feriva gli occhi, era lucido ma non immune all’alcool) né chiuso la porta a chiave, si era limitato a restare per non sapeva nemmeno quanto sotto l’acqua gelida aspettando che gli si schiarissero le idee.
Improvvisamente mutò espressione.
Kagome lo stava guardando fisso negli occhi, così indifesa, le labbra schiuse rigate dall’acqua.
Il freddo cominciò a non fargli più effetto.
La schiacciò contro il muro con il proprio corpo, le loro labbra sigillate dalla passione; Kagome cominciò a tremare mentre Yasha le faceva scivolare il vestito lungo i fianchi, giù per terra insieme al resto della biancheria finché non fu completamente esposta come già lo era lui. Si unirono lì sotto l’acqua gelida, i corpi tanto incandescenti da non accorgersene, un solo cuore, una sola anima ed un solo corpo.

§§§

Un raggio di sole entrò dalla finestra della camera, baciandole la fronte. Lentamente schiuse gli occhi, stringendosi contro il corpo che le era sdraiato di fianco e la abbracciava. Ricordava tutto ciò che le era accaduto quella notte, quando avevano fatto l’amore sotto la doccia e poi ancora nel letto di Yasha, fino ad addormentarsi l’una tra le braccia dell’altro. Si erano desiderati tanto ed altrettanto si erano respinti, ma infine non erano riusciti a reprimere oltre il desiderio; persino lei che aveva sempre voluto aspettare si era concessa a lui sena pensarci due volte... non se la sentiva di dare la colpa all’ebbrezza... sarebbe accaduto comunque se si fossero trovati sotto la doccia insieme in altre circostanze... e l’acqua fredda era davvero servita a schiarirle le idee, quindi poteva dire di aver deciso coscientemente, aveva avuto la facoltà di scegliere.
Posò un lieve bacio sulle labbra del ragazzo che le dormiva accanto sorridente, abbracciandolo più forte finché non ricambiò inconsciamente la stretta, poi richiuse gli occhi pronta ad assopirsi ancora.
In quel momento il campanello squillò.
Nessuno dei due si mosse.
Di sfuggita Kagome guardò la sveglia posta sul comodino, erano le dieci e trenta del mattino.
Udì qualcuno andare ad aprire la porta d’ingresso, poi, senza che nemmeno avesse avuto il tempo di accorgersene la porta della loro stanza si aprì.

-Yasha, è il tuo capo... oh, merda!

Kagome si fece piccola piccola contro il corpo di Yasha, gli occhi chiusi per la vergogna, mentre questi si svegliava di soprassalto e la porta si richiudeva con un boato.

-Ma che diav... buongiorno... allora non era un sogno...

la sua voce si raddolcì non appena vide Kagome accanto a lui.

-Buongiorno... sai, non ti conviene rilassarti, se non ho capito male qui fuori c’è il tuo capo...

Yasha sgranò gli occhi, subito saltando fuori dal letto e rivestendosi in tutta fretta.

-Allora non stavo davvero sognando!

In nemmeno un minuto era fuori dalla stanza che parlava con il suo principale.
Lentamente anche kagome si alzò, prendendo dei vestiti dall’armadio e rivestendosi in tuta calma.
Poi la curiosità ebbe il sopravvento: silente si approssimò alla porta, chinandosi per poter spiare dal buco della serratura.
L’uomo con cui parlava yasha era un’inconfondibile versione adulta di Shippou: folti capelli arancione, occhi verdi... ma ciò che risaltava più di tutto era la coda volpina che gli spuntava da dietro il fondoschiena.
Come poteva essere?
Una reincarnazione era umana, proprio come Kouji che era in passato Kouga, non poteva avere poteri demoniaci...
Doveva vedere chiaro nella faccenda.

Continua...

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Capitolo 15
*** Shinichi è Shippou? ***


Salve! Ritardo, vero?! Lo so, mi dispiace... ma devo anche avere voglia di scrivere... sigh... vabbhè, passiamo ai commenti! Mi raccomando, che i vostri commenti fanno alzare la percentuale di voglia di scrivere, eh?! Commentate, non fatemi credere che la fic vi faccia schifo!
Un bacione alle tre fedelissime che commentano sempre: vi adoro! siete il mio sostegno!
Morgana: Kagome santarellina? Non ci avevo pensato... più che altro, si faceva troppi problemi, non tanto per pudore... Ecco le risposte su Shippou, e grazie dei nomi degli amici di kouga, ormai però li ho già scritti... vabbhè, tanto sono personaggi secondari! grazie del commentone, sono contenta di dovermene pentire! eh eh!
Aria: grazie dei commenti! Con questo capitolo dovresti capire qualcosa in più!
Bchan: grazie dei complimenti! Mi dispiace x la lemon, ma questa fic ha un rating diverso... diciamo che è più lime! Io non rinuncio ai pezzi piccanti, però qui lemon nada! Sorry!
Baci a tutti! e di nuovo grazie! Commentate!

Cap.15. Shinichi è Shippou?!

Non riusciva a crederci, tanto meno sapeva come comportarsi. Il suo capo era lì davanti a lui, a casa sua, solo per prenderlo per le orecchie e trascinarlo al bar, giornata non pagata ovviamente, giusto per fargliela pagare.

-Certo che sei un bel tipo tu! Avevo detto tre giorni, ovviamente quello della telefonata era compreso! Con oggi siamo a quattro, e poi... come mai non ti vedo nemmeno raffreddato?!

Yasha impallidì. L’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era Kagome e ciò che era successo tra loro, come faceva ad inventarsi una scusa plausibile?

-Ecco... io... sono appena guarito...

Non era molto bravo a mentire, glielo si leggeva in faccia. Shinichi fece una strana smorfia, che poi divenne un mezzo ghigno.

-Dai, andiamo, per questa volta chiuderò un occhio.

Yasha sollevò lo sguardo sconvolto.

-Ma... io...

Con la coda dell’occhio guardava verso la sua stanza, moriva dalla voglia di tornare da Kagome, non gli andava di andare a lavorare... o, perlomeno, se ci doveva andare per forza, voleva prima andare a salutarla e poi andarci con calma... ma Shinichi non glielo avrebbe permesso, era già sulla soglia che si infilava le scarpe senza nemmeno dargli la possibilità di ribattere. Con un sospiro sconsolato lo seguì.

-Arrivo...

Shinichi annuì, facendogli cenno con le braccia di accomodarsi fuori dalla porta, come fosse casa sua, poi lanciò uno sguardo indecifrabile verso la porta della stanza di Yasha ed un ghigno gli si dipinse sul volto.

§§§

Stava sorridendo... no, più che altro stava ghignando, ed in sua direzione. Sembrava quasi che potesse vederla, attraverso la porta, sapeva che li stava spiando, ma non sapeva nemmeno come facesse a saperlo... in qualche modo, però, lo sospettava, e quella coda era la chiave del mistero. La coda dei kitsune era visibile, durante le loro trasformazioni, solo da chi era in punto di morte o da chi (come lei) possedeva un potere spirituale: quello secondo le leggende popolari, che lei aveva verificato essere vere durante i suoi viaggi nel passato come Kagome Higurashi. Ma quella Kagome era morta, come anche Inuyasha, e nessun altro oltre loro due era in grado di passare attraverso il pozzo dell’Hokora... forse lei e Yasha ne avevano ereditato la capacità, ma la cosa era inverificata e comunque non era quello il punto. Shinichi era la fotocopia di Shippou, ma neanche questi era mai potuto passare attraverso il pozzo... il punto era che non ci sarebbero dovuti essere Youkai in quell’epoca... non ci capiva più nulla... era da escludere che Shinichi fosse passato attraverso il pozzo, come anche che la reincarnazione di Shippou potesse essere uno youkai... qual’era la verità?
Una sola cosa era chiara: restando lì non sarebbe venuta a capo di nulla, doveva seguirli... o, perlomeno, raggiungerli al bar, dato che era a piedi...
Tornò ad aprire l’armadio per cercare qualcosa di decente da mettersi, aveva indosso giusto qualcosa per coprirsi, ma niente di abbastanza decente da poter uscire... rimase di stucco davanti all’armadio, il volto pallido come un lenzuolo e le dita incollate alle ante: non aveva neanche una maglietta, erano tutte (ed erano comunque poche) da lavare... con il cuore in gola andò ad aprire i cassetti dove Yasha aveva spostato i suoi vestiti... una soluzione doveva pur esserci...

§§§

Si sentiva un cretino. Cos’era quella sensazione? Gelosia? Quella mattina era entrato nella stanza di Yasha per avvisarlo dell’arrivo di Shinichi e, sorpresa delle sorprese, l’aveva trovato a letto con Kagome... nudi... il compleanno era il suo, ma a festeggiare era stato lui! Ormai non poteva più ignorarlo, Kagome gli piaceva da morire, ultimamente era stato più provocatorio del solito nei confronti del suo migliore amico proprio per quello... avrebbe diviso tutto con Yasha, ma la ragazza proprio no! Peccato solo che la ragazza fosse di Yasha, non sua, e che per dividerla almeno avrebbe dovuto prima averla... ed un po’ ci aveva sperato, fino ad un momento prima di scoprire che ormai non c’era più nulla da fare. Forse avrebbe dovuto fregarsene della cosa e lottare per portargliela via, come un impulso dentro di sé glielo intimava... ma un’altra vocina all’interno gli diceva invece di lasciar perdere, che l’amicizia era più importante di una cotta... sarebbe riuscito ad ascoltare quella vocina stando sotto lo stesso tetto della ragazza? Soprattutto quando Yasha non c’era?
Tirò un lungo sospiro, poi bussò piano alla porta della loro camera. In breve la porta si aprì, rivelando una Kagome particolarmente trafelata; uno sguardo e subito capì, alzando un sopracciglio incuriosito.

-Ma non è di Yasha quella maglietta?

Kagome arrossì di colpo, osservando la maglietta sportiva che indossava e poi chinando la testa di lato.

-Grazie per avermelo fatto notare...

Si decise poi a dire dopo un lungo attimo di silenzio. Kouji ghignò, era adorabile quando era imbarazzata.

-Di nulla! Ti va di fare colazione con noi giù al bar? Una valanga di cornetti al cioccolato e caffè amaro per riprenderci dalla sbronza di ieri, offro io, non ti preoccupare!

Ecco. Quella vocina era completamente sopraffatta!
Kagome scosse la testa.

-Mi dispiace, ho una cosa importante da fare... anzi, potresti anche essermi di aiuto, sai per caso dirmi dov’è il bar dove lavora Yasha?

Kouji sembrò sorpreso, poi avvampò come se le stesse facendo una scenata di gelosia, non riusciva a frenarsi.

-A che ti serve saperlo?! Cosa vorresti farci? Yasha deve lavorare, non può perdere tempo dietro di te! E poi, che diavolo ci trovi di tanto interessante in lui, eh?!

La ragazza ne fu presa alla sprovvista, pur non capendo la sfumatura insita in quelle parole.

-Veramente io... volevo parlare con il suo capo...

Kouji ne fu come illuminato, deducendone che, probabilmente, voleva solo cercare di farsi assumere e non correre dietro Yasha perché non riusciva a stargli lontana o qualcosa del genere... si, doveva essere così... almeno, lo sperava...

-Potevi dirlo subito che era per quello! Devi solo prendere la metropolitana, cinque fermate e sei arrivata, poi sono altri due isolati sulla destra dalla prima uscita, non è difficile... per precauzione ti accompagno!

Per un attimo sentì quella vocina (ma forse era la sua coscienza?!) ruggire un “che cavolo stai dicendo?”. Kagome lo guardò storto, intuendo finalmente che c’era qualcosa che non andava.

-No, grazie, qualcosa dovrò pur farla con le mie sole forze, no? E poi, non dovevate andare al bar tutti insieme per l’operazione anti-sbronza? Non penso che Ayumi la prenderebbe tanto bene, se tu mancassi...

Kouji sbarrò gli occhi davanti al sorriso fin troppo forzato di Kagome. Si era scoperto troppo, e lei se ne era accorta... sarebbe stata un’ingenua se non ci fosse riuscita... senza contare che probabilmente Yasha le aveva spiegato perché si era trasformato qualche giorno addietro, e doveva aver semplicemente fatto due più due... l’unico ingenuo lì era lui. Ricambiò il suo sorriso con un altro altrettanto finto.

-Va bene allora, ti auguro buona fortuna! A più tardi!

La salutò con un gesto delle dita, subito ricambiato dalla giovane che ‘stavolta gli sorrideva incerta, poi si allontanò per tornare dai suoi amici scuro in volto. Si sentiva un verme.

§§§

Quinta fermata... prima uscita... destra, due isolati... ben cinque bar nella stessa piazza! Forse avrebbe fatto meglio a chiedere a Kouji quale fosse il nome del bar, sebbene quella conversazione non fosse propriamente produttiva...

-Serve aiuto?

Una voce sconosciuta ma vagamente familiare la fece voltare di scatto e quasi finire il cuore in gola: Shinichi era dietro di lei, sembrava la stesse aspettando.

-Ti aspettavo, ti ho sentita arrivare...

Come volevasi dimostrare. Kagome sembrava imbalsamata, così Shinichi continuò.

-Vieni, andiamo in un posto un po’ più appartato, qui sarebbe un po’ difficile spiegarti...

Spiegarle? Spiegarle cosa? Allora c’era qualcosa di fondato nelle sue domande e teorie? Lo seguì fino a quello che sembrava un vicolo cieco, lo vide guardarsi intorno poi prenderla per mano e trascinarla con forza verso il muro. Serrò gli occhi impaurita, non voleva andare a sbattervi contro, un muro non è proprio ciò di più morbido che vi possa essere... ma l’impatto non ci fu. Quando riaprì gli occhi, vide che era chiusa tra quattro solide mura, l’unica illuminazione giungeva dall’alto. Si voltò verso Shinichi, lo sguardo inquisitorio.

-Quella è solo un’illusione.

Si limitò lui a dire semplicemente indicando col dito la parete che sembrava fatta di solidi mattoni.

-...Ma non toccarlo, se dovesse passare qualcuno nello stesso momento sarebbero guai! -Ma... cos...?

L’intero volto di Kagome sembrava un enorme punto interrogativo. Shinichi le sorrise.

-Capisco che ti stia sembrando tutto troppo strano, ma vedrò di farti capire subito.

Terminò a malapena di parlare che ci fu uno scoppio teatrale con tanto di nuvoletta di fumo; quando si dissipò, davanti a lei vi era il volpino proprio come lo ricordava prima di morire, con l’abito tradizionale blu a foglie bianche, il fiocco nei capelli arancione, le zampette e la fulgida coda.

-Shippou-chan!

Non riuscì a trattenersi dall’esclamazione di gioia.

-Ma... ma come può essere! Non è possibile!

Il cucciolo sorrise e senza proferire parola eseguì un’altra trasformazione, rivelando ad un’esterrefatta Kagome il suo reale aspetto.

-In effetti non può... sono passati secoli, ormai sono cresciuto...

Shippou chinò il capo, non sapeva come Kagome avrebbe reagito; le voleva bene, era stata una seconda mamma per lui, aspettava quel momento da un’eternità eppure aveva paura. Quando sentì il palmo di una mano sfiorargli una guancia si decise a levare il capo.

-Sei davvero tu? Ma come...? Tu eri morto...

Il kitsune scosse leggermente il capo.

-Quel giorno riuscii a sopravvivere, l’unico tra tutti. Ero ferito gravemente, ma lentamente sono guarito... Naraku non deve aver reputato importante controllare che anch’io fossi davvero morto... e questo è stato il suo più grande errore: non sono più un cucciolo indifeso, sono sopravvissuto per oltre cinquecento anni... ormai ci siamo tutti, mancavi solo tu...

§§§

I dipendenti del kitsune erano tutti in fila davanti al bancone, era ora di pranzo ed il bar era strapieno, ma tutti avevano già ordinato e consumavano il pranzo, quindi potevano permettersi una momentanea quanto precaria pausa. Davanti a loro vi erano Shippou, ripresi i panni di Shinichi, e Kagome, cinta amichevolmente ad un fianco dal suddetto e fulminata da uno sguardo infuocato di Yasha che non capiva né perché fosse lì né perché fosse in rapporti tanto confidenziali con il suo capo. Lei, di rimando, si limitava a sorridere nervosamente. Shippou, dopo il suo bel discorsetto, si era limitato a zittirla con un: “capirai sul posto” e l’aveva portata al bar sparandole prima un altro: “ti serve per caso un lavoro?”; ed eccola lì, al kitsune (chissà perché, avrebbe dovuto aspettarselo un nome del genere), davanti ai suoi futuri colleghi, che veniva presentata come nuovo acquisto del bar. Finalmente capiva le parole di Shippou, aveva riunito lì il vecchio gruppo: Yasha, ovviamente la reincarnazione di Inuyasha, Misato di Miroku, Sanae di Sango... logicamente mancava solo lei, come le aveva detto. Solamente, Sanae e Misato erano ancora ignari della loro eredità. Le pareva di capire che Shippou stava solo aspettando il suo arrivo per riunire il vecchio gruppo e rivelarsi per quello che era in realtà. Doveva ricordarsi di farsi spiegare per bene come facesse a sapere tutto nei minimi particolari...

-Ragazzi, questa è Kagome, lavorerà qui con noi a partire da domani. Oggi cercate di farle vedere come funziona qui, così inizia a farsene un’idea... Sanae, l’affido a te! Sai cosa devi fare! Misato, tu invece vai alla cassa, l’ora di pranzo è quasi passata, Yasha va a sgombrare i tavoli, quando tutti se ne saranno andati potrete prendervi una pausa! Tutto ok?

Yasha squadrò Shippou con una sfavillante aura malvagia che lo avvolgeva, era sicuro che lo avesse fatto apposta.

-Hey! Ma per caso voi due vi conoscete? Quella maglietta mi sembra proprio di Yasha!

Misato fece un’interessante osservazione che fece diventare Kagome color porpora.

-Bhè, non lo troveresti sexy anche tu se Sanae si mettesse uno dei tuoi indumenti?

Esclamò Yasha baldanzoso, le braccia incrociate sul petto ed un sorriso malizioso diretto a Kagome; vendetta, dolce vendetta! Così imparava a giocargli certi tiri!
Misato strabuzzò gli occhi, ma non ebbe il tempo di replicare che Shippou zittì entrambi.

-Capisco Misato, ma anche tu, Yasha! Andate a lavorare, su! Che di certe cose potete sempre parlare durante la pausa!

Le due ragazze scossero il capo, guardandosi negli occhi.

-Uomini!

Esclamarono all’unisono, allontanandosi poi ridacchiando verso il bancone. I ragazzi invece tornarono ai loro compiti con un’alzata di spalle, prima si sbrigavano, prima potevano prendesi la loro meritata pausa.

§§§


-Allora! Sentiamo cos’hai da dire a tua discolpa!

Yasha aveva finito tutto a tempo di record, l’aveva raggiunta con sguardo severo e, senza proferire parola, l’aveva strappata a Sanae (con cui tra l’altro aveva già legato) e trascinata verso la piazza dove l’aveva fatta sedere accanto a lui sul bordo della grande fontana circolare che vi era al centro. Sembrava avesse un diavolo per capello.

-Non so da dove cominciare!

Kagome si stava facendo prendere dal panico, non si aspettava tanta ostilità da parte del ragazzo. Se le parlava così sembrava quasi che avesse fatto qualcosa di male.

-Vediamo, perché non cominci dal perché il mio capo ti stava abbracciando?

Kagome lo guardò stranita.

-Andiamo! Non mi stava abbracciando!

-Ah, no?! Riformulo la domanda: come mai il mio capo ti stava così amorevolmente cingendo il fianco con un braccio?!

Lo sfogo le sapeva tanto di scenata di gelosia; doveva chiarire il malinteso, e subito!

-Vedi, io ed il tuo capo ci conosciamo da moltissimo tempo, da quando lui era praticamente un cucciolo, per questo siamo quasi parenti nonostante non abbiamo legami di sangue...

Non la fece terminare che la interruppe sempre più geloso. Crederle gli risultava un po’ difficile...

-Guarda che lui avrà una ventina d’anni più di te...

-In realtà sono più di cinquecento...

Precisò lei e lui la incitò con lo sguardo a continuare.

-Vedi, ‘stamattina vi stavo guardando dal buco della serratura, e quando l’ho visto non ho potuto fare altro che seguirvi per verificare... Shinichi è in realtà Shippou, il cucciolo di volpe che ci accompagnava nell’epoca Sengoku... lui non è la sua reincarnazione, è quello originale, è sopravvissuto fino ad oggi per riunirci e vendicarsi con noi... è anche strano che tu, avendo acquisito i ricordi di Inuyasha, non te ne sia mai accorto...

Yasha fino ad allora aveva ascoltato in silenzio, mentre i ricordi di cui aveva parlato Kagome riaffioravano nella mente. Ora capiva un sacco di cose, come ad esempio Shinichi sembrava avercela sempre e solo con lui... più tardi doveva ricordarsi di dargli un pugno in testa...

-In effetti, ora che me ne hai parlato ho ricordato tutto... forse... i ricordi non si attivano se non vengono provocati, come è accaduto per Kouji... la prima volta li o rivissuti tutti in un attimo, non ricordo quel gran ché... però, all’occorrenza, se vengono evocati, i ricordi riaffiorano...

-Allora cerca di ricordare anche Miroku e Sango, perché pare proprio che le loro reincarnazioni abbiano lavorato con te per tutto il tempo...

Yasha sbarrò gli occhi. Il flusso di ricordi era ricominciato.

-Ecco perché Misato era così maniaco...

Kagome rise.

-Non mi sembra il momento di fare dell’ironia, però! La situazione si sta complicando, dobbiamo riunirci tutti e parlare del da farsi...

Yasha la zittì ponendole un dito sulle labbra. Il suo sguardo si era raddolcito.

-Shhhh... se proprio dobbiamo, allora aspettiamo e parliamone dopo con tutti gli altri... ora, invece, che ne dici di parlare un po’ di noi due? Continua...

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Capitolo 16
*** Il lavoro prima di tutto ***


Salve a tutti. Chiedo scusa per questo mio ritardo non annunciato, ma nemmeno il motivo lo è stato per me, ed era quindi inevitabile. Come vi avevo già detto, ho numerosi problemi con la telecom, e come previsto ci hanno tolto la linea. Dopo numerose lotte, abbiamo capito che non c’è più niente da fare, non sono interessati a raggiungere compromessi, perciò siamo stati noi infine a chiedere la disdetta. Comunque, non ho intenzione di lasciarvi per altri quattro anni (prima stavo in un luogo ancora più sperduto dove autobus per Olbia non ce n’erano, ecco perché non potevo andarci (a parte che per 2 anni non ho avuto il pc...), ma qui almeno quelli ci sono!), quindi mi arrangerò negli internet point di Olbia... si, a Padru non ce ne sono... Premetto quindi che non potrò più aggiornare regolarmente come prima, ma che aggiornerò di sicuro! E non riuscirò nemmeno più a rispondere ai vostri commenti persona per persona, perché qui gli internet point costano cari! (8 euro l’ora circa) La Sardegna non è clemente nemmeno con i residenti sui prezzi! Vabbhé, ora la smetto di divagare e vi lascio al capitolo! Grazie a tutti dei bei commenti! Ps Forse qualcuno noterà che questo commento è uguale in entrambe le fics, ma non ci badate, ultimamente sono molto depressa e non mi va molto di scrivere...
Pps dei vostri ultimi commenti, ricordo che dovevo rispondere a Bchan: intendevo dire che ricordo i commenti ricevuti 4 anni fa a grandi linee, non so quindi se uno di quei commenti era tuo perché (tranne che in rarissimi casi) non ricordo i nomi di chi li aveva rilasciati, quindi penso, leggendo i tuoi commenti odierni, che sia tu stessa a ricordare ciò che era stato detto allora solo nei commenti e mai ufficialmente (dato che poi sono scomparsa di colpo). Mia ipotesi, ovviamente. Se non è così, dimmi pure tu dove l’avevi letto! Riguardo la coda dei kitsune, nessuno la può vedere tra gli umani, tranne chi è in punto di morte perché più vicino al piano spirituale, gli youkai stessi e suppongo chi ha un potere spirituale tanto grande come Kagome, ricordi la vecchia Kaede all’inizio del manga che per verificare se Kagome fosse un kitsune trasformato le gettava addosso i sali? E tutte le volte che Shippou si è trasformato, come quella per ingannare il pittore con il frammento nella china?
Per gli altri, penso che questo capitolo risponda ai vostri quesiti. A presto!
Baci a tutti! Vi lascio alla fic! Leggete e commentate, non mi abbandonate per colpa dei ritardi (e della telecom!)!
ppps Il capitolo di AOC era pronto, ma il dischetto non lo legge qui, quindi dovrete aspettare ancora. Sorry!

Cap. 16. Il lavoro prima di tutto.

I due ragazzi si guardarono a lungo prima di proferire parola. Come cominciare? Dopo ciò che era successo non avevano avuto ancora modo di parlare seriamente della cosa.

-Abbiamo fatto l’amore ieri notte.

Cominciò lui attingendo alla sua riserva di coraggio. Kagome chinò il capo pudica.

-Lo so...

Accennò poi timidamente, e Yasha emise un profondo sospiro di sollievo.

-Avevo paura che non te lo ricordassi...

Kagome fece scattare la testa all’insù, incenerendolo con lo sguardo.

-Cosa?! Guarda che non ero TANTO ubriaca!

-Devo ricordarti di quando hai insistito puntando i piedi come una bambina per poter giocare a strip poker?

La interruppe lui, si era riservato quella risposta proprio in previsione di quell’accusa. L’aveva detto che gliel’avrebbe fatta pagare per essersi comportata in quel modo...

-Lasciamo perdere, che è meglio...

Kagome voltò la testa di lato offesa, non era carino da parte sua rivangare certe cose.

-Ma che fate, litigate?

Una terza voce si aggiunse al coro, ed entrambi si voltarono ad accogliere Shippou che sorridente gli si avvicinava come uscito dal nulla.

-TU!

Yasha, non sapeva nemmeno bene l’esatto perché, era furibondo. Si sentiva preso in giro, perché Shippou gli aveva tenuto nascosto la verità per tanto tempo, sentiva la cosa come un affronto personale, come se fosse stata una vendetta del demone volpe, ed aveva una gran voglia di picchiarlo, gli prudevano davvero le mani.

-Yasha, capisco come ti senti... anch’io mi sentivo così quando Inuyasha se ne approfittava perché ero piccolo e inerme... ahhh, quant’è bella la vita!

Il ragazzo spalancò gli occhi. Era proprio come pensava e Shinichi, o come cavolo si chiamava, non aveva nessuna intenzione di negarlo.

-Shippou... non è il caso di provocarlo, vedi... è capitato solo una volta, ma quando Yasha perde le staffe si trasforma...

-Ma tu! Da che parte stai?!

Ecco, quella sensazione stava crescendo.

-Ma dai! Comunque, ormai sono uno youkai maggiore, i suoi pugni in testa non mi fanno più paura! Che si trasformi pure!

-Non è quello il punto!!

Esclamò Kagome inviperita, non sapeva se rivolgersi all’orgoglioso od al borioso... chi dei due fosse chi era un mistero, perché entrambi rispondevano alle stesse caratteristiche.

-La piantate tutti e due?!

Seppur reincarnata, sapeva ancora incutere timore con il solo sguardo quando si arrabbiava, assumendo contemporaneamente il ruolo di madre e compagna ed esercitandone i pieni poteri come un tempo.
I due abbassarono il capo all’unisono, abbattuti.

-Ha cominciato lui.

Puntò subito il dito Yasha e Kagome si mise le mani nei capelli. Sembravano due bambini troppo cresciuti.

-Cosa?! Guarda che ti abbasso lo stipendio, eh?!

Yasha impallidì.

-No, tutto ma non quello!

Shippou sfoggiò il suo ghigno più crudele ed il gong della sconfitta risuonò sopra la testa di Yasha.

-Avete finito?

Chiese ancora Kagome trafelata, le stava venendo un gran mal di testa, come non ne sperimentava ormai da tanto...
Il silenzio echeggiò sovrano.

-Lo prendo per un si. Allora, non penso che tu sia venuto qui solo per attaccar briga con Yasha, si può sapere cosa devi dirci?

Mentre parlava si massaggiava le tempie doloranti.

-Kagome... sbaglio o ti sei inacidita un pochino?

Shippou stava giocando col fuoco.

-Non ho capito se abbia parlato un bambino o un adulto, quindi faccio finta di non aver sentito...

Lo fulminò con lo sguardo. Potevano anche darle dell’acida, ma erano riusciti a farle venire l’esaurimento in soli cinque minuti, doveva farli smettere il più presto possibile. Stava incominciando a rivalutare l’idea di accettare quel posto di lavoro... se solo i soldi non le fossero serviti tanto disperatamente...

-D’accordo, ho colto la sfumatura. Volevo solo invitarvi a cena stasera, abbiamo tante cose di cui parlare e poco tempo a disposizione, la pausa è quasi finita. Prometto solennemente di fare la persona matura, va bene così?

Doveva aver notato lo sguardo esasperato sul suo volto non appena aveva accennato al passare dell’altro tempo tutti e tre insieme. Dopo un breve cenno del capo dei due, riprese.

-Allora siamo d’accordo. Io torno al locale, vi aspetto lì. A dopo piccioncini!

Si allontanò con un sorrisetto malizioso picchiettandosi sul naso, facendo arrossire i due furiosamente. Il gesto poteva significare solo che aveva capito dal loro odore cosa fosse accaduto tra loro, e la cosa li imbarazzava oltre ogni dire.

-Andiamo anche noi?

Si alzò e le tese la mano invitandola a seguirlo. Li aspettava una dura giornata ed una ancora più dura conclusione della stessa.

§§§


-Siamo arrivati.

Shippou spense il motore della sua auto ed invitò i due ospiti a scendere, conducendoli su per le scale del condominio dove abitava, fino al terzo piano dove si trovava il suo appartamento. Trovandosi nella zona residenziale, non si meravigliarono di quanto fosse grande l’appartamento e sontuoso il mobilio. Shippou doveva aver fatto fortuna in mezzo millennio.

-Chiunque avendo cinquecento anni a disposizione avrebbe messo da parte “qualcosina”...

Disse come se li avesse letti nel pensiero.

-Qualcosina?

Chiesero i due guardandosi intorno, con una punta di ironia nella voce. Shippou rise nervosamente.

-Bhè, diciamo solo che non sono più il cucciolo spaurito di una volta. Accomodatevi, abbiamo molto di cui parlare e ci vuole ancora un po’ prima che consegnino la cena dal ristorante cinese giù all’angolo...

-Ed io che pensavo che avresti cercato di avvelenarmi cucinando con le tue mani...

Borbottò Yasha e Kagome avvampò come una torcia umana.

-Piantala o facciamo la fine dell’ora di pranzo. Dai, shippou, comincia prima che il qui presente ricominci a sparare cavolate.

-Ma ce l’hai con me?!

-Può darsi...

Kagome gli lanciò uno sguardo omicida di sottecchi. Non ce l’aveva realmente con lui, gli dava solo fastidio che si comportasse in maniera tanto infantile con Shippou, così simile ad Inuyasha... lo preferiva quando faceva di tutto per essere se stesso e basta. Yasha, dal canto suo, si stava rodendo dalla gelosia; poteva comprendere che una volta il loro rapporto fosse stato quasi come quello tra madre e figlio, ma ormai Shippou non era più un cucciolo, dovevano mantenere un po’ di ritegno, almeno per rispetto nei suoi confronti.

-Direi che possiamo cominciare.

Shippou, che fino ad allora si era sentito come un palo tra due amanti che litigano, guardò prima l’uno poi l’altro, chiedendo tacitamente con lo sguardo il permesso per cominciare.

-In realtà non so nemmeno bene da dove cominciare...

-Comincia col dirci come hai fatto a riunire quelli del vecchio gruppo.

Yasha era fin troppo scocciato, ed era smodatamente visibile.

-Si, hai ragione... è ovvio che ci ho messo molto a ritrovarvi tutti, non è stato facile soprattutto per Kagome, è stato uno shock quando ho cercato di avvicinarla e mi sono accorto che Kikyou le aveva rubato il corpo... pensa che ha addirittura cercato di uccidermi quando ha capito che me n’ero accorto!

I due lo squadrarono stupiti. Non l’avrebbero mai immaginato.

-...Comunque, subito dopo aver trovato lei, pedinandola per cercare di risolvere la questione, ho scoperto che si era già adoperata per trovare Yasha, risparmiandomi la fatica, ed ho dovuto solo fare in modo che leggesse “per caso” l’annuncio di assunzione... lo stesso ho fatto con Sanae e Misato, non sapendo nemmeno se si sarebbero incarnati in questa città non sapevo come fare, ma sembra che per uno strano caso le nostre anime si attraggano, quindi alla fine è stato più facile del previsto.

-Ok, ed ora che ci siamo riuniti, spiegata la questione anche a Sanae e Misato, dovremmo tornare nel passato e fare chissà come la pelle a Naraku, giusto?

-Sbagliato.

Rispose secco Shippou e Yasha ammutolì.

-Nel passato dovremmo tornarci, sperando di poterlo ancora fare, ma per un altro motivo.

-Aspetta! Non ti sto più seguendo! Perché non ci sarà bisogno di tornare nel passato per vendicarci? Non mi dire che...

Kagome aveva un atroce dubbio.

-Si. Anche Naraku è sopravvissuto fino ad oggi come me... anzi, avendo assorbito la Shikon no tama era più che plausibile, molto più della mia sopravvivenza...

-Oh kami-sama...

Kagome si mise le mani nei capelli, al colmo della disperazione. Non osava nemmeno immaginare quale male del mondo odierno fosse derivato dalla presenza di Naraku.

-In realtà gli youkai sono quasi estinti, al giorno d’oggi ci sono solo quelli inoffensivi che svolgono determinati compiti, quelli sigillati e gli youkai maggiori che come me sono sopravvissuti per centinaia di anni, ma avendo intelligenza superiore non si fanno riconoscere. Alcuni vivono da eremiti, altri da ricconi, Naraku invece ha fatto carriera nella malavita ed è diventato il boss dei boss, se così si può dire. Tutto il Giappone è in mano sua, gestisce ogni tipo di racket e nessuno lo ha mai visto in faccia... tranne me... ed è proprio per questo che dobbiamo tornare nel passato, dobbiamo almeno impedire che arrivi a questo punto, perché nello stato attuale non abbiamo speranze, nemmeno recuperando le nostre vecchie armi nell’epoca Sengoku.

-Spiegati.

Yasha stava cominciando a calmarsi e ad interessarsi seriamente ala questione. In quel caso non si trattava più di semplice vendetta, si trattava di difendere il loro mondo attuale.

-Certo. Devi sapere che, dopo la vostra morte, Naraku non ha avuto carta bianca da subito, vi era ancora Sesshoumaru ad ostacolarlo. Volevano entrambi la stessa cosa, costruire il loro personale impero e non avere più rivali... ma, lo sapete meglio di me, Naraku non attacca mai direttamente, lui preferisce prima ferirti nell’intimo, distruggerti nell’animo prima che nel corpo... e sapete anche che Sesshoumaru non aveva punti deboli... tranne uno...

-Rin!

Esclamò Kagome trafelata. Stava arrivando anch’ella al punto della questione.

-Esattamente. Naraku ha ucciso Rin ed è poi riuscito ad avere la meglio su Sesshoumaru, assorbendolo poi all’interno del suo corpo e prendendone le sembianze. Era quello il suo potere originale, dopo tutto. Penso l’aspetto fosse solo una questione di convenienza, così nessuno l’avrebbe più cercato... ma ha fatto i conti senza l’oste.

Yasha lo guardò accigliato.

-Ancora non ci arrivo. Che ruolo abbiamo noi? Ormai quel che è stato è stato, no?

-È qui che ti sbagli! Noi possiamo tornare indietro e cambiare la storia, proprio come fece Kagome liberando Inuyasha e facendo tornare la Shikon no tama! Dobbiamo impedire che Naraku assorba Sesshoumaru e portarlo qui dalla nostra parte, solo così avremo una possibilità di farcela. L’unione fa la forza! Quindi, un “alleato” in meno per Naraku significa uno in più per noi!

Kagome stette lì a rifletterci un attimo.

-E perché invece non cercare direttamente di salvare Rin?

Shippou si fece scuro in volto.

-Purtroppo non è possibile... magari potremmo salvare Rin e combattere nel passato, sconfiggere Naraku... ma la storia così come la conosciamo verrebbe stravolta, oppure si creerebbero dimensioni parallele... non sappiamo cosa succederebbe... invece, un piccolo cambiamento non sortirebbe gravi effetti, ne abbiamo già avuto testimonianza... nel caso di Rin, ella si è già reincarnata, quindi non possiamo fermare la sua morte, o la sua reincarnazione potrebbe anche cessare di esistere... senza contare che, fallito un attentato, Naraku ne tenterebbe un altro, proprio come fece più volte con Kikyou. Possiamo solo cercare di salvare Sesshoumaru... e cercare di convincerlo a venire nel futuro con noi... proprio per questo ho cercato e trovato anche la reincarnazione di Rin... Ricapitolando, dobbiamo tornare indietro, recuperare le vostre armi e salvare il tuo ex fratellastro, poi portarlo qui ed affrontare Naraku, che nel frattempo avrà recuperato vecchio aspetto e poteri. Tutto chiaro?

I due annuirono serissimi.

-Quando cominciamo?

Chiese Kagome. Il discorso di Shippou non faceva una piega. Dovevano agire, e in fretta.

-Oh, non c’è fretta! Il fatto è avvenuto venticinque anni dopo la vostra morte, il primo del nuovo anno, ciò significa che abbiamo ancora qualche mese per prepararci... ma non cominceremo comunque prima della fine dell’estate! Non dimenticate che questa è la stagione estiva e c’è un mare di lavoro da svolgere! Non ho nessuna intenzione di abbandonare il locale! Non la scamperete tanto facilmente!

Continua...

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Capitolo 17
*** Ritorno al passato ***


Hello! Eccomi di ritorno, scusate per il continuo ritardo, ma come ho già scritto non ho più internet. Purtroppo anche durante le vacanze è difficile aggiornare, ma finalmente ho una buona notizia! Mi sono messa d’accordo con mia zia ed andrò da lei a navigare, poi a fine mese pago la mia parte! Così non devo andare fino ad Olbia! Non potrò aggiornare spessissimo, ma almeno sarà meglio di dover viaggiare 2 volte al mese! Vabbhé, non sarò velocissima, ho avuto il notebook nuovo e non mi sono ancora abituata alla tastiera… però io mi adatto in fretta! Detto questo, vi ringrazio dei commenti, che posso riprendere a rispondere uno alla volta, e vi lascio al capitolo. Morgana: nel prossimo capitolo risponderò alle tue domande su Sesshoumaru! Vedrai che colpi di scena!!! A Jaken onestamente non avevo nemmeno pensato… vabbhé, mi hai evitato la gaffe! Ci sarà!
Mel_nutella: grazie mille! Inchin! Continua a sostenermi!
Crilli: non disperare! Come ho scritto, non ho intenzione di lasciarvi di nuovo a bocca asciutta! Dopo che avete continuato a sostenermi nonostante fossero passati 4 anni non posso farvi questo! Baci!
Aria: grazie mille! Vedrai cosa ti aspetta nel prossimo capitolo!! Eh eh!
Baci a tutti!

Cap. 17. Ritorno al passato.

Finalmente l’estate era finita. La stagione lavorativa era stata tanto fruttuosa quanto impegnativa, per non dire estenuante: Shippou li aveva sfruttati al massimo, non gli aveva concesso tregua.
Almeno pagava bene.
Sagome era riuscita a mettere da parte una discreta somma, ma quando era arrivato il momento di cercare un appartamento, Yasha si era opposto con tutte le sue forze, e stranamente Kouji non si era intromesso.
Per quanto riguardava il loro piano ed il parlarne anche con Misato, Sanae ed eventualmente anche Kouji, ci avevano riflettuto bene ed erano arrivati alla conclusione che era meglio aspettare l’inizio dell’operazione “effettiva”, ovvero il salvataggio di Sesshoumaru. Non erano sicuri che sarebbero riusciti a passare attraverso il pozzo loro stessi, figurarsi i loro amici ormai comunissimi umani (non che vi potessero passare comunque quando erano Miroku e Sango). Come non erano sicuri che vi sarebbe riuscito a passare anche Sesshoumaru, né tanto meno che sarebbero riusciti a salvarlo. Tutto il loro piano era un enorme incognita; dovevano procedere a tentoni, un passo alla volta, ed il primo passo sarebbe stato tornare al tempio e chiedere all’ex-fratello di Kagome il permesso di accedere al tempietto interno dell’Hokora, dopodiché avrebbero provato ad usare il passaggio temporale insieme a Shippou. Se ci fossero riusciti loro, il novanta per cento dei problemi sarebbe stato risolto.
Ed eccoli lì, pronti ad effettuare il primo passo.
Come la prima volta, gli riusciva molto difficile anche solo suonare il campanello.
Souta non aveva mai chiamato Yasha, dopo quel giorno, e ciò poteva solo significare che non aveva intenzione di riaccoglierli nella sua vita.

-Eddai! Fatti da parte!Stare mezz’ora davanti alla porta non ci farà arrivare da nessuna parte!

Shippou non era un esempio di pazienza. Senza neanche dare loro il tempo di rispondergli, pigiò il campanello sfoggiando un sorrisetto trionfante.

-Shippou!

Si lamentò Kagome, ma non ebbe il tempo di continuare che la porta si aprì. Una giovane donna dai capelli neri mossi e gli occhi dolci come il miele li accolse.

-Posso esservi utile?

Kagome deglutì pesantemente e Yasha le carezzò la schiena da dietro per infonderle coraggio.

-Noi… ahem… stiamo cercando Souta…

La donna la osservava in modo strano, come se non riuscisse a credere ai propri occhi.

-M… mio marito non c’è ma… dovrebbe tornare a momenti… prego, accomodatevi…

I tre annuirono e varcarono la soglia, entrando nel lungo corridoio di casa Higurashi. Da lì passarono nel salone-cucina in perfetto stile giapponese; non era cambiato molto in quei venticinque anni,se non per due particolari: un ingrandimento da parete di una foto risalente all’ultimo anno di vita di Kagome Higurashi con il piccolo Souta, sua madre e suo nonno davanti al Goshinboku, e una foto in cornice d’argento, presa dal suo album personale, l’unica che fosse riuscita a scattare nel passato con il gruppo al completo. Ora capiva perché la moglie di Souta la stava guardando in quel modo strano.

-Prego, sedetevi pure.

-Ci sono ospiti, Sachiko?

Una voce ben conosciuta si fece avanti: era la madre di Souta e Kagome.
La donna avanzò verso la nuora con passo infermo, il volto solcato dalle rughe ed un kimono tradizionale bianco, il colore del lutto, con sulle spalle uno scialle. Da quando era morta Kagome non aveva indossato altro.
Kagome dovette mordersi un labbro per non scoppiare a piangere.

-Buongiorno, signora Higurashi.

Azzardò Shippou per dare alla scena parvenza di normalità. Quel silenzio era innaturale.
La donna si voltò verso di loro per ricambiare il saluto e ne restò come fulminata. Subito calde lacrime cominciarono a rigarle il viso, mentre con le mani si copriva la bocca ormai scarna per nascondere i singhiozzi.
Kagome la seguì a ruota e si sarebbe anche lanciata tra le sue braccia se Yasha non l’avesse fermata facendole cenno negativo con la testa. Fu invece la signora Higurashi a correre ad abbracciarla, mentre anche la signora Sachiko tendeva le braccia come per volerla fermare.
Il cuore aveva agito prima della mente.

§§§


-Allora è così che sono andate le cose!

finalmente “madre e figlia” avevano smesso di piangere. Non avevano più legami di sangue ed entrambe lo sapevano, ma si sentivano comunque unite da qualcosa di molto simile.

-E Souta lo sapeva?

Yasha annuì.

-Si, ma non gliene vogliate, non vi ha detto nulla solo per il vostro bene, non sapeva come avreste reagito.

Le due donne annuirono all’unisono, in effetti la signora Higurashi l’aveva presa meglio del previsto, ma poteva anche essere un duro colpo nelle condizioni in cui versava, senza contare che Souta stesso doveva essere uscito dalla questione molto provato, perciò aveva voluto proteggere i suoi cari.

-Allora, forse è meglio che voi andiate adesso, prima che lui torni. Ci pensiamo noi a parlargli, voi siete comunque i benvenuti in qualsiasi momento, e lo sarete anche per Souta, non vi preoccupate.

-Si! Ci penserò io a fargli tornare il buon senso! Statene certi!

Aggiunse Sachiko, la moglie del suddetto. Un luccichio sinistro nei suoi occhi gli diceva che potevano crederle.
Con un sorriso si congedarono dalla famiglia e con il cuore più leggero si diressero verso il tempietto dell’Hokora, dove la prossima prova li attendeva.
Tutti e tre si fermarono davanti al pozzo pervasi da una strana sensazione, un’emozione antica che sembrava volergli esplodere nel petto; si presero per mano e con un cenno affermativo del capo misero un piede sul bordo e si lanciarono silenti nel pozzo.
Una luce eterea li avvolse.
Erano dall’altra parte.

Il cielo del passato era più azzurro, l’erba più verde, l’aria più leggera, proprio come il loro cuore lo ricordava.
Il cinguettio degli uccelli li avvolse e per un attimo infinito si sentirono a casa.
I tre si strinsero le mani ancora intrecciate prima di rilasciarle. Shippou inalò profondamente l’aria di quel tempo ricolmo di nostalgia, gli occhi lucidi quando nemmeno davanti al ricongiungimento di Kagome e la madre aveva vacillato, almeno non esteriormente.

-Da quanto tempo…

Si lasciò sfuggire il kitsune.

-Eh, già…

Rispose Yasha senza nemmeno rendersene conto. Si sentiva strano, come se avesse trovato ciò che gli mancava nella vita.
Sentiva quel luogo sconosciuto stranamente famigliare.
Kagome gli riprese la mano e gliela strinse forte, facendolo trasalire.

-Siamo fortunati, il pozzo ha funzionato…

-Evidentemente, il motivo scatenante è lo scopo.

S’intromise Shippou, ormai ripresosi dalla commozione iniziale. I due compagni gli prestarono subito attenzione.

-Il pozzo dell’Hokora era famoso perché i cadaveri dei demoni che vi venivano gettati all’interno sparivano senza lasciare traccia, lo scopo era liberarsene portandoli in un’epoca dove la sfera dei quattro spiriti non esisteva e dove quindi non potevano rinascere.

-Fin qui quadra.

Annuì Yasha e Shippou annuì a sua volta.

Poi, quando il gioiello è sparito e rinato in quello stesso tempo all’interno di Kagome, il pozzo ha fatto in modo che la sfera tornasse al suo tempo originario, ed i due a poter viaggiare nel tempo erano solo Inuyasha e Kagome perché noi altri non avevamo motivo di andare nel futuro, se non una visita di cortesia, che non era affatto un motivo valido. Tenendo conto dei sentimenti che li univa, si può dedurre che lo scopo di Inuyasha fosse quello di portare indietro Kagome finché la sfera non fosse stata ricomposta e svanita per sempre.

I due pendevano dalle sue labbra.

-A tal proposito, sono convinto che, se le cose fossero andate così, il pozzo avrebbe ripreso a funzionare come prima e non avrebbe più trasferito né Inuyasha né Kagome, lasciando tornare ognuno alla propria vita, nel proprio tempo.

-Detta così fa sembrare una fortuna la morte dei nostri predecessori…

Azzardò Kagome. Yasha non osò esporsi.

-Chi può dirlo.

Le rispose Shippou.

-Le cose sono andate come sono andate, e quelle non si possono cambiare, il pozzo non è una macchina del tempo. Ad ogni modo, queste sono le teorie che ho elaborato in cinque secoli di vita e studi, ed è su queste che ho basato il nostro piano. Ora ne ho avuto una conferma parziale e, data la riuscita del secondo punto, penso che al ritorno di questa chiamiamola “avanguardia” potremo coinvolgere anche gli altri. -Prima pensiamo a tornare sani e salvi nel nostro tempo.

Yasha era ancora scettico.

-Se Naraku si accorge della nostra presenza qui, siamo carne trita.

-Forse si.

Lo interruppe Shippou.

-O forse no.

Continuò poi.

-…Non sono più il cucciolo di una volta, le mie risorse non sono più il fuoco di volpe o la trottola rotante…

Il suo ghigno spietato lo rivelò finalmente per quel che era: un vero demone. Un demone maggiore, per giunta. Non era più il cucciolo di una volta, né il padrone del bar che Yasha aveva conosciuto; dovevano rendersene conto.

-Chiamatemi Shippou-sama, non Shippou-chan!

Rise sguaiatamente.

-Ora non montarti la testa! Sei sempre il solito marmocchio!

Replicò Yasha con un’enorme vena gonfia sulla testa. In un certo senso, aveva ragione… com’era anche vero che anch’egli, quando parlava così, somigliava terribilmente ad Inuyasha.

-Non farmi rispondere, Kagome non apprezzerebbe.

Intimò l’altro, e Yasha colse l’antifona. Kagome stava cominciando ad irritarsi.

-La piantate voi due?

Stava diventando la sua frase di rito.

-Scusaaaaa!

La zittì Shippou con un cenno scocciato della mano, non erano molto sentite quelle scuse.

-Lasciamo perdere… piuttosto, da dove cominciamo? Non penso la vecchia Kaede possa essere ancora viva…

-Lo è invece.

Smentì il kitsune.

-Forse non ve n’eravate resi conto, ma è una sacerdotessa in gamba, grazie ai propri poteri spirituali i sacerdoti possono essere davvero longevi… certo, per quest’epoca, ovvio! Per la nostra, un’ottantina d’anni sono nella norma come speranza di vita, mentre per questo tempo sono da guinness dei primati. Comunque sia, è viva e penso che dovremmo cominciare con l’incontrarla.

Kagome annuì.

-Probabilmente lei saprà dove indirizzarci.

-Speriamo solo non le venga un colpo alla sua veneranda età!

Yasha sogghignò.

-Dopo tutto quello che ha passato, dubito che un’esperienza del genere possa affettarla.

Corresse Kagome.

-Bhè, in effetti…

Era ancora un po’ perplesso.

-In ogni caso, muoviamoci. Restare qui non ci aiuterà di certo, per non parlare del fatto che, come ha detto Yasha, siamo facili prede!

S’intromise Shippou.

-Andiamo!

Esclamarono poi i tre all’unisono. Il loro viaggio stava per cominciare.

Continua…

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Capitolo 18
*** Vecchie conoscenze. ***


Salve salvino! Scusate del ritardo (stavo scrivendo la fine dell’altra e non ci riuscivo… ;_;) e grazie a tutti dei commenti! Vi adoro! Ecco qui il cap. 18, io non vedo l’ora di arrivare al prossimo perché accadrà qualcosa di davvero succulento (gli indizi io però li ho lasciati nei cap precedenti…), ku ku ku! E credo che nessuno potrà anticiparlo! Mwahahahahah! Vabbhè, sclerosi a parte, questo non posso mica saltarlo! E poi anche questo è altrettanto bello, quindi vi consiglio di leggerlo! Siamo arrivati alla prima comparsa del nostro Sesshoumaru-sama! Godetevelo! Uh uh! Passiamo ai ringraziamenti individuali:
mel_nutella: grazie mille! Sono contenta che ti piaccia la mia interpretazione del pozzo! Lo apprezzo molto!
lilysol: grazie mille anche a te! Grazie dei complimenti su pozzo, ricongiungimento ed altra fic! Continua a seguirmi!
aria: eh eh! chissà cosa accadrà quando troveranno Naraku! certo che ammazzarlo di botte, alla teppista, mi sembra un po' difficile! Ma chissà... grazie del commento!
Bchan: non so ancora quanti capitoli saranno, di sicuro almeno altri 5 o 6... dell'altra invece ho appena postato la prima parte della fine! Grazie del commento!
crilli: si, è strano pensare a Shippou come taiyoukai, ma dovevo compensare in qualche modo la perdita di risorse da parte del gruppo. Sesshoumaru entra in scena in questo capitolo, ma avrà un capitolo dedicato a lui tra 2 capitoli! Grazie del sostegno!
Bene, con questo vi lascio al capitolo, e mi scuso ancora del ritardo pazzesco, è solo il pensiero che voi siete lì ad aspettare che io posti un nuovo capitolo che mi fa passare sopra i miei blocchi e postare comunque! Grazie! Continuate a sostenermi!

Cap. 18. Vecchie conoscenze.

Il villaggio si era appena un po’ ampliato in quei venticinque anni. Le risaie erano rimaste dov’erano, mentre i confini della città si erano estesi fino al limitare del bosco, dove i taglialegna si stavano dando da fare per rendere possibile un ulteriore ampliamento. La locazione delle case che già c’erano ai loro tempi non era mutata e, di conseguenza, la casupola della vecchia sacerdotessa era al suo posto, solo un po’ modificata per far fronte in miglior modo alla rigidità dell’inverno.
Non ebbero bisogno di farsi annunciare né di cercare, perché lo scalpore causato dal loro arrivo fu un biglietto da visita più che sufficiente.
La vecchia Kaede si fece avanti tra il cerchio di persone che si era formato intorno a loro, subito sgranando gli occhi non appena si rese conto di chi fossero.

-Voi…

Mormorò stupefatta.

-Tutto a posto, potete tornare alle vostre faccende. E voi, seguitemi!

Gli fece strada fino alla baracca, mentre la gente del villaggio brontolando tornava alla sua vita; i più giovani un po’ meno, ma tutti bene o male conoscevano la storia dell’hanyou e della reincarnazione della venerabile Kikyou giunta dal futuro, e molti ricordavano i loro volti e notavano la somiglianza con i nuovi arrivati.
L’interno della capanna non era cambiato affatto; i tre si accomodarono nei loro soliti posti, seguiti dall’anziana che li scrutava con i suoi occhietti raggrinziti, spostando con fatica la sua pesante mole.

-Forza, vi ascolto.

Cominciò quindi non appena si fu seduta. I tre sorrisero, ma non ebbero nemmeno il tempo di cominciare la loro spiegazione.

-Kagome!!

Una vocina squillò mentre qualcosa di morbido e leggero le saltava sulla testa.
Shippou venne colto dai brividi, mentre Yasha cominciava a scaldarsi. La ragazza portò le mani sul capo ed afferrò una dolce palla di pelo nel quale riconobbe il piccolo kitsune.

-Shippou-chan?

Il cucciolo annuì con due lacrimoni che gli colavano lungo le guance.
La taglia era la stessa del passato, come anche le fattezze; osservando la sua versione futura si poteva capire il perché: i kitsune invecchiavano molto lentamente, ma da piccoli si poteva dire che “crescevano” molto lentamente. Ma non solo lui: anche Inuyasha, pur essendo un hanyou, al momento della sua morte, senza contare gli anni trascorsi appeso al Goshinboku, aveva un secolo suonato e l’aspetto di un sedicenne. Doveva essere una legge universale per chi aveva sangue demoniaco.

-Kagome, quanto mi sei mancata!

La ragazza sorrise nervosamente, le faceva uno strano effetto avere Shippou vicino in entrambe le versioni. Yasha, dal canto suo, era viola dalla gelosia: sapeva che tra i due c’era un rapporto speciale e che non aveva nulla da temere, ma il sentimento si faceva avanti contro la sua volontà; aveva semplicemente voglia di allontanarlo con un pugno in testa.

-E mollala!

La frase uscì dalle sue labbra da sola e fu allora che il cucciolo lo degnò della sua attenzione, allargando gli occhi oltre misura e lasciando subito Kagome per gettarglisi addosso e sniffarlo dappertutto confuso.

-Inuyasha? Ma oggi non è luna nuova!

Yasha era furioso. Essere chiamato in quel modo era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

-Togliti di dosso, stupida palla di pelo!

Ed il fatidico pugno in testa colpì, con tanto di trasformazione involontaria che fece sembrare la scena tale e quale alle numerose del passato. L’attenzione del gruppo era focalizzata su Yasha che, ansante, se ne stava lì col pugno serrato, rosso dalla rabbia, che guardava Shippou per terra con un enorme bozzo sulla testa, senza ancora rendersi conto di nulla.

-Che c’è ora? Ho la faccia sporca?

Non gli piaceva sentirsi roso dagli sguardi, senza contare che ultimamente aveva grossi problemi a controllare la rabbia.
Kagome gli puntò un dito contro con lo sguardo indecifrabile.

-Yasha… guardati le mani…

Il ragazzo fece come gli era stato detto e rabbrividì.

-No! Di nuovo! Ma vaff…!

La vecchia Kaede era letteralmente basita.

-Ma voi chi siete…?

Il gruppo si ricompose in fretta, mentre Shippou adulto zittiva Yasha impedendogli di tirare fuori una sfilza di bestemmie irripetibili.

-Ci dispiace per l’intrusione improvvisa e la confusione, direi che è arrivata l’ora di presentarci, ma per far ciò vorrei che prima il cucciolo di kitsune si allontanasse.

La vecchia accolse (a fatica, il kitsune era sempre stato un gran testardo) la richiesta di Shippou che per primo aveva preso parola e fece allontanare il suo se stesso del passato, poi con un gesto della mano lo invitò a continuare, guardandoli un po’ di sottecchi: aveva le sue teorie sulla questione, ma le sembravano troppo strane persino per loro.

-Bene, come può aver già immaginato, noi veniamo dal futuro: loro sono le reincarnazioni di Inuyasha e Kagome, Yasha e Kagome, ed io sono Shippou, quello che ho appena fatto allontanare, se sapesse chi sono potrebbe cambiare il mio futuro…

La donna annuì, aveva immaginato bene.

-Come pensavo… siete tornati per vendicarvi di Naraku e dare la pace alla mia defunta sorella, giusto?

I tre spalancarono gli occhi all’unisono.

-Kikyou è ancora qui?

Quasi urlò Shippou allarmato. Kaede sembrava sorpresa.

-Si… non ne ho più avuto notizia dal giorno della vostra morte, ma recentemente è stata avvistata vicino al pozzo dell’Hokora da alcuni uomini del villaggio, attorniata dai suoi demoni servitori, ed io stessa l’ho scorta da lontano dopo essere andata a controllare. Non potevo credere ai miei occhi, la credevo morta insieme a voi…

Shippou era pallido in volto, ed anche Yasha era ora più sconvolto che arrabbiato. Kagome era semplicemente inespressiva, sembrava una bambola.

-Questo è grave! Il passato è cambiato, perché Kikyou era davvero morta, ma il suo spirito invece di essere assunto ha occupato il corpo di Kagome fino a pochi mesi fa, impedendole di reincarnarsi… pensavamo di essercene sbarazzati, invece è riuscita a tornare nel passato, ed evidentemente ad ottenere un altro corpo…

-Parli come se ci fossi stato anche tu…

Lo interruppe secco Yasha.

-Lascia perdere i particolari! Ciò che conta è che il passato è cambiato, dobbiamo modificare i piani ed agire subito, se aspettassimo come avevamo deciso potrebbe essere troppo tardi! Vecchia Kaede, abbiamo bisogno di sapere dove sono conservati la tessaiga e l’arco di Kagome, è di vitale importanza!

La donna sospirò, incrociando le mani.

-Mi dispiace darvi una brutta notizia, ma ciò che era venuta a fare Kikyou da queste parti credo fosse proprio rubare quelle armi conservate nelle vostre tombe qui al villaggio. Nessuno l’ha vista, ma la coincidenza è troppo assurda per essere tale.

La tensione nell’aria si poteva tagliare con il coltello.

-Questo può voler solo dire che Kikyou si aspettava il nostro arrivo e, se il mio intuito non mi tradisce, che si è alleata con Naraku…

Kagome si riprese dal suo stato catatonico, animata da nuovo fervore.

-Non penso si spingerebbe mai a tanto!

-Non sarebbe la prima cosa riprovevole che fa…

Insinuò il dubbio Yasha. Lui in prima persona sapeva bene quel che diceva, ed anche Kagome avrebbe dovuto saperlo altrettanto bene.

-Non posso darti tutti i torti, ma è stato Naraku ad ucciderla, per ben due volte!

-Credo proprio che lo sapremo presto, se Kikyou è d’accordo con Naraku si farà viva quando cercheremo di salvare Sesshoumaru…

S’intromise Shippou e Yasha e Kagome annuirono; la vecchia Kaede ascoltava attenta, nessuno si decideva a spiegarle nulla, la stavano completamente ignorando, ma si capiva dal loro tono quanto fosse grave la situazione, quindi decise di far finta di nulla, avrebbe richiesto le dovute spiegazioni in un secondo momento.

§§§


-Come faremo a salvare Sesshoumaru senza le nostre armi?! Naraku ci ha ucciso quando le avevamo, figurarsi adesso! Ed anche se ci riuscissimo, come faremo a convincerlo a seguirci? Stiamo andando allo sbaraglio!

Kagome pose una serie di domande che da un po’ di tempo le vorticavano nella mente. Erano poco fuori il paese della vecchia Kaede, vicino al pozzo, momentaneamente fermi senza meta sicura.

-È arrivato il momento di spiegarvi i dettagli del piano; in effetti non vi ho detto molto, c’erano molte incognite, e sembra che abbia fatto bene perché buona parte è andata a quel paese con le “novità” che abbiamo appena scoperto… vediamo… voi senza armi non potete fare molto, quindi mi sarete vicini per accertarvi della riuscita del piano o per scappare nel caso in cui io fallisca…

-Tu?

Chiese Yasha incuriosito.

-Si, dovrò fare tutto io, sono l’unico che al momento possa farcela…

-Pallone gonfiato!

Lo accusò il ragazzo e Shippou lo guardò storto.

-Non ce l’hanno fatta il gruppo di Inuyasha al completo né Sesshoumaru a battere Naraku e pensi di farcela tu da solo? Mi sa che ti sopravvaluti un po’ troppo!

Shippou era paonazzo.

-E vorresti farcela tu con quegli artigli spuntati? E comunque io non ho mai parlato di batterlo! Voglio solo distrarlo per portare in salvo Sesshoumaru, poi vedrete… ci penseremo quando Sesshoumaru sarà già nel futuro a convincerlo, so bene che non ci seguirebbe mai di sua spontanea volontà… è per questo che ho già trovato Rin, ed ha già recuperato le sue memorie del passato, quindi ci penserà lei per noi a farlo ragionare… purtroppo non era previsto che avremmo agito proprio oggi, altrimenti avevo già disposto che lei ci avrebbe aspettato al di là del pozzo per facilitarci le cose…

Kagome annuì. Yasha aveva ancora il broncio.

-Il luogo dello scontro non è molto distante da qui, non avrò nemmeno bisogno di avvicinarmi per agire, ma ho bisogno di prepararmi e di innalzare una barriera per nascondere la nostra presenza… dovrete avere pazienza…

§§§

Erano passate diverse ore da quando Shippou era entrato in meditazione per mantenere sia la barriera che sotto controllo il territorio circostante con i suoi acutissimi sensi. Yasha e Kagome si stavano annoiando terribilmente, non potevano nemmeno chiacchierare per non rischiare di deconcentrare il kitsune. Poi, di colpo, l’aria si fece pesante, quasi tangibile, Shippou si alzò in piedi e la barriera cadde. Non ne avevano più bisogno; era cominciato.

§§§

Sesshoumaru si ergeva sconvolto dalla rabbia, semitrasformato nella bestia canina che era il suo vero aspetto con gli occhi purpurei ed il volto bislungo, davanti a lui vi era il suo acerrimo nemico, colui che gli aveva portato via l’unica gioia della sua vita, la sua Rin… sorrideva malvagiamente, come suo solito, un’abitudine che rimaneva immutata nel tempo, mentre lui si preparava all’attacco.

-Sesshoumaru-sama!

Una voce a lui tanto cara, che non avrebbe più dovuto udire proprio perché strappatagli forzatamente dall’opponente che gli era di fronte. Si voltò di scatto, il volto tornato normale; Naraku avrebbe potuto cogliere il momento propizio per sopraffarlo, sarebbe stato facile come bere un bicchiere d’acqua, aveva platealmente abbassato la guardia, ma non gli importava, davanti ai suoi occhi c’era il volto che aveva tanto bramato e che credeva non avrebbe mai più rivisto: Rin.
Nonostante il suo fianco fosse scoperto, Naraku non lo attaccò.
Mosse un passo incerto verso la figura di Rin che gli sorrideva, ma non appena si mosse, la ragazza gli voltò le spalle e cominciò a correre verso il folto della foresta; non poté fare altro che seguirla.

§§§

Finalmente il momento che aveva tanto atteso era arrivato. Da quando era riuscito ad eliminare il gruppo di quell’incompetente di Inuyasha gli era riuscito difficile anche solo avvicinare Sesshoumaru, nonostante avesse ormai la sfera completa dalla sua parte. Il demone era diventato estremamente prudente, eppure aveva un punto debole, quell’umana di nome Rin che lo accompagnava da quando era una mocciosa e di cui di recente aveva fatto la sua amante… perciò gliel’aveva strappata via, e non avrebbe potuto sortire migliore effetto. Era lì, davanti a lui che gli mostrava il fianco scoperto, pronto a cadere nella sua trappola senza nemmeno opporre resistenza. Forse il dolore per aver perso la sua amata gli stava facendo venire le allucinazioni… alla fine era molto più simile all’odiato fratello di quanto avrebbe mai potuto ammettere… non avrebbe potuto sperare di meglio.
Preso da un’euforia maligna spalancò la sua gabbia toracica e ne fece uscire dei tentacoli che si avvilupparono attorno al corpo del demone, trascinandolo al suo interno per assorbirlo.
Aveva vinto.

§§§

Shippou era in piedi da quasi mezz’ora da quando era caduta la barriera protettiva, il volto solcato da dense gocce di sudore; da allora non si era più mosso, lo sguardo vitreo come se fosse in trance, poi, all’improvviso, dall’oscurità delle fronde emerse Sesshoumaru, affannato come se stesse rincorrendo qualcuno che non riusciva a raggiungere, il volto sconvolto come mai avrebbero creduto di poterlo vedere. All’improvviso il demone cane si fermò e volse il capo verso di loro come se potesse guardargli attraverso.

-Rin.

Sussurrò prima di ricominciare a camminare, per poi scavalcare il pozzo e gettarvisi all’interno.

-Andiamo! Dobbiamo seguirlo immediatamente, ormai l’effetto dell’illusione sarà svanito anche su Naraku!

Shippou si era riscosso, e così era scomparso anche l’effetto dell’incanto che aveva fatto credere a Naraku di aver assorbito Sesshoumaru ed a quell’ultimo di aver seguito la sua Rin oltre il pozzo dell’Hokora. Yasha e Kagome erano basiti, non avrebbero mai creduto che l’intera operazione sarebbe stata così semplice, né che sia Naraku che Sesshoumaru si sarebbero fatti ingannare dall’illusione di Shippou. Dovevano essere molto concentrati sul loro scontro… oppure era Shippou ad essere diventato davvero forte come diceva di essere…

-Voi non andate da nessuna parte!

Esclamò una voce dall’arroganza familiare mentre una scia luminosa falciava il terreno ai loro piedi mancandoli per un soffio. Il cuore di Kagome smise di battere per qualche secondo che sembrò un’eternità, poi si voltò verso il punto dal quale proveniva la voce e quasi non svenne. Le parole le morirono in gola.

-Inuyasha…

Continua…

Ahi ahi! Questo non ve l’aspettavate, eh?! Povera Kagome e… povero Yasha! Cosa sarà successo? Al prossimo capitolo le spiegazioni! Sono ben accette ipotesi sulla questione! (Così capisco se sono prevedibile o meno! :p) Commentate in molti!

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Capitolo 19
*** Inu... Yasha. ***


Salve a tutti! Prima di tutto grazie dei meraviglioso commenti! lilysol: grazie mille! Tutte le spiegazioni nel capitolo e nello spoiler qui avanti!
aria: anche per te tutte le spiegazioni tra questo capitolo e lo spoiler, per Sesshoumaru invece dovrai aspettare il prossimo!
Bchan: Kikyou centra, ma non come pensavi tu! Leggi e lo scoprirai!
Jeppy: per certe cose ci hai preso in pieno! Ma non mi hai scritto qual'era la tua idea! E perché si staccherebbe dall'idea di uccidere Naraku? Mi hai incuriosito, voglio saperlooooo! Non dovrebbe essere la stessa idea, perché con la mia i piani non cambiano... spero ti piaccia il capitolo!
intery: spero ti piaccia anche questo allora! Continua a seguirmi! crilli: in effetti anch'io mi ero posta gli stessi problemi, all'inizio stavo pensando a dare il merito a tessaiga, come se una parte dell'anima di Inu fosse rimasta attaccata alla spada, ma la cosa non mi quadrava molto... così ho trovato il sistema che leggerai tra un po'! :p Non sarebbe così incasinato se fosse un'illusione!
Bhè, sembra proprio che sia riuscita a stupirvi, o perlomeno sembra che nessuno abbia capito cosa sia accaduto né che abbia collegato un fatto accaduto in uno dei capitoli iniziali con quello che è successo nell’ultimo… bhè, spero davvero di sorprendervi con questo capitolo! SPOILER: Prima però ci tengo a precisare che questa fic è una “reincarnazione di Inu X reincarnazione di Kag”, far tornare Inuyasha per farlo mettere con la reincarnazione di Kagome sarebbe un’insulto alla storia, sarebbe come far mettere Inuyasha con Kikyou nella storia originale, quindi non ci pensate nemmeno, perché (non so se ve ne siete accorti) è una specie di “la storia si ripete nel futuro”. Allo stesso modo, può sembrare un po’ che qui Inu faccia le veci di Kikyou, ma non vi preoccupate, non gli farei mai fare la parte dello zombie stronzo! Più che altro servirà a far realizzare molte cose a Kagome. Bhè, vi lascio alla lettura! E spero vi piaccia, so che questa mia scelta potrebbe attirarmi le antipatie di qualcuno, ma vorrei anche che voi capiste che Yasha e Kagome (A.) sono una specie di Inuyasha e Kagome (H.) del futuro, Yasha non è il rimpiazzo di Inuyasha altrimenti Kagome (A.) sarebbe il rimpiazzo dell’altra. In pratica Yasha è Inuyasha, Kouji è Kouga, e così via, solo che sono rinati nel futuro con altri nomi. E sono sempre loro per via della promessa fatta nel passato, che li ha fatti rinascere con la coscienza subliminale dei loro predecessori all’interno, sennò perché Kikyou sarebbe riuscita a risvegliare Inu in Yasha e questi gli avrebbe detto che gli lasciava il campo?! Vabbhè, vi sto svelando più di quanto dovrei, però mi sembrava necessario per non creare malintesi. Io personalmente amo molto questa storia, ma è anche vero che io so tutto ciò che voi non sapete, e magari leggendola da lettrice (senza sapere quello che so) rimarrei un po’ sconcertata da alcune cose. Bhè, è quello che vorrei evitare accadesse con voi, perciò ho deciso di scoprire un po’ le mie carte… diciamo che vi ho solo svelato uno degli indizi che avevo seminato lungo gli scorsi capitoli. Ora, scusate la lunga divagazione, vi lascio davvero alla storia!

Cap. 19. Inu… Yasha.

Kagome non riusciva a credere ai suoi occhi. Inuyasha era lì davanti a lei, proprio come lo ricordava, che li attaccava con la tessaiga che Kikyou avrebbe dovuto aver rubato dalla sua tomba.
Rubato…
Dalla sua tomba…
Di certo vi doveva essere una connessione di qualche tipo.
Di colpo, come fulminata, notò un particolare che ancora non era riuscita bene a mettere a fuoco e si diede mentalmente della stupida per non essersene accorta subito.

-Nel suo corpo… c’è un frammento della sfera!

Shippou e Yasha raggelarono nell’udirlo.

-Ma la sfera completa è in mano a Naraku! Come può…

Panico allo stato puro. I peggiori incubi di Yasha si stavano avverando.

-Ed infatti e così! Ma non riesco a pensare adesso… e tanto meno abbiamo il tempo di pensare!

Shippou non riuscì a terminare la frase che un nuovo attacco dell’hanyou lo colse di sorpresa, ferendolo ad un braccio.
Yasha non riusciva a capire più nulla. Che ci faceva lì Inuyasha? E soprattutto perché li attaccava? Una sola cosa era certa: la situazione non gli piaceva. Se era vero che possedeva le qualità dell’hanyou in quel momento, doveva anche essere vero che aveva la possibilità di contrastarlo; in un attimo sfoderò gli artigli e gli si lanciò contro. Sia in guerra che in amore erano nemici.

-Yasha, no!

Gridò Kagome in un futile tentativo di fermarlo, se possibile avrebbe voluto evitare quello scontro. I due amori della sua vita si stavano picchiando selvaggiamente, Inuyasha era forte come un tempo e Yasha non aveva l’esperienza adatta a contrastarlo, tenuto in piedi solo dalla forza della gelosia. Una luce sinistra scintillava nel collo di Inuyasha, segno che il frammento della sfera era altamente inquinato, ma cosa alquanto strana l’hanyou non si era trasformato come in passato era accaduto quando aveva usato dei frammenti, e ciò poteva solo significare che era stato riportato in vita proprio grazie al frammento, come già in passato era accaduto per Kohaku o gli Shichinin tai; probabilmente nessuno si era accorto che dalla sua tomba, insieme alla tessaiga, dovevano anche essere sparite le sue ceneri. Yasha venne inevitabilmente messo al tappeto, così anche Shippou gli si lanciò contro, ma era lampante che anch’egli era in difficoltà, contro l’hanyou come avversario non riusciva a sfruttare appieno i propri poteri, era riuscito davvero a coglierli di sorpresa ed il vantaggio che aveva su di loro era enorme.
L’unica che aveva qualche possibilità era lei. Solo lei aveva sempre avuto il dono naturale di riuscire a placare l’animo di Inuyasha.
Con passo incerto cominciò ad avvicinarsi mentre l’hanyou preparava gli artigli per colpirla; stranamente rimase immobile mentre lei avanzava, il ghigno malefico che fino ad allora gli aveva solcato il volto scomparso per far posto alla confusione.

-Kagome! Scappa!

Le urlò Yasha che giaceva per terra vicino all’hanyou in una pozza di sangue, i capelli che si ingrigivano gradualmente e le orecchie già tornate alla classica forma umana; evidentemente le forze lo stavano abbandonando, e con esse anche la trasformazione.
Kagome si lasciò scivolare le sue parole di dosso e continuò ad avanzare imperterrita, mentre Inuyasha faceva un passo indietro spaventato con la mano ancora levata in posizione d’attacco. Aveva la bocca aperta e dal suo volto traspariva grande travaglio interiore. Contemporaneamente, la scheggia che aveva nel collo emetteva a tratti dei bagliori sinistri, ai quali Inuyasha rispondeva strizzando gli occhi con un denso sudore freddo che gli ristagnava sulla fronte.

-Non… non ti avvicinare! Va via!

Esclamò l’hanyou portando le mani alle tempie in preda ad acuto dolore, come se la sua vicinanza lo stesse lacerando dall’interno. Ad ogni passo della ragazza la scheggia della sfera che aveva in corpo si rischiarava prendendo una tonalità man mano più rosea, di tanto in tanto tornando ad emettere gli strani bagliori, in una strenua battaglia per la purificazione e la contaminazione della sfera. La sola presenza di Kagome la stava purificando, ma qualcuno stava lottando perché non ci riuscisse, ed a farne le spese era Inuyasha, che ormai era caduto carponi per terra sopraffatto dal dolore.
E quel qualcuno poteva solo essere Naraku.
Si inginocchiò davanti a lui prendendogli le mani nelle sue, la sfera si purificò all’istante ed Inuyasha le si accasciò addosso con un gemito. Per un attimo credette quasi che fosse svenuto.

-Kagome… sei davvero tu…?

Mugugnò il giovane, era tornato in sé. Con naturalezza la circondò con le sue braccia, sotto lo sguardo infuocato di Yasha che era ancora costretto lì per terra dai dolori lancinanti che lo attanagliavano.

-Inuyasha…

Sussurrò la ragazza con un fil di voce. Aveva gli occhi spalancati ed il cuore le batteva all’impazzata.
L’hanyou alzò lo sguardo, specchiando i caldi occhi dorati nei suoi. Kagome aveva esaurito la riserva di parole, ma si sentiva già rapita dal suo sguardo, come se intorno a loro ci fosse il nulla e fossero persi nel loro piccolo mondo.

-Fate pure con calma, mi raccomando.

Le parole cariche d’astio mandarono in frantumi il suo idillio. Entrambi si voltarono verso Yasha che si era rialzato a fatica, retto solo dalla forte forza di volontà, lo sguardo ardente di gelosia. Kagome si separò di colpo da Inuyasha, alzandosi subito in piedi per andargli incontro, ma un’occhiata infuocata del ragazzo la fece desistere.

-Non ti scomodare! Non vorrai far aspettare il tuo amore, ora che finalmente vi siete ritrovati!

Le sue parole erano amare come il fiele. Kagome non sapeva più cosa fare: non voleva vedere Yasha in quello stato, ma voleva venire anche a capo del mistero legato ad Inuyasha… riguardo i suoi sentimenti, poi, non sapeva più nemmeno cosa provava. Teneva davvero molto a Yasha, ma non riusciva a non pensare anche al ritorno di Inuyasha… ne era molto turbata, ma era anche cosciente del fatto che lui era morto e non sarebbe mai potuto tornare in vita; era esattamente la stessa cosa che era accaduta con Kikyou venticinque anni prima, e non poteva commettere gli stessi errori che aveva commesso Inuyasha allora. Lei e Yasha stavano insieme, quella era la sua attuale realtà, ed a differenza di ciò che era accaduto nel passato, anche lei era la reincarnazione in questione, non vi poteva essere altra realtà che quella inerente al presente… ciononostante, finché Inuyasha era “vivo” dovevano lasciare le cose in stallo per un po’. Non si poteva fare altrimenti.
Mentre rifletteva il ragazzo si allontanava in direzione del pozzo con l’ovvia intenzione di saltarvi all’interno e tornare dall’altra parte senza ulteriore indugio.

-Aspetta! Non andare!

Esclamò Kagome istintivamente. Yasha si bloccò sui suoi passi ma non si voltò.

-Non è come credi…

Mugolò poi ed il ragazzo si voltò ridendo istericamente.

-Ah no! E come sarebbe allora? Mi sembra tutto fin troppo chiaro, no?

-Se hai capito perché non sparisci?

Intervenne Inuyasha a peggiorare la situazione, approssimandosi a Kagome e cingendole un fianco amorevolmente.
Kagome quasi non fece un salto di due metri dallo spavento, liberandosi in fretta e furia dall’abbraccio per trovarsi in mezzo ai due che si squartavano a vicenda con i soli sguardi.

-Voi due! Non vi sembra di fare i conti senza l’oste?!

-TU NON T’IMMISCHIARE!

Le gridarono i due in stereofonia, continuando a guardarsi in cagnesco evitando però di saltarsi ancora addosso per la stranezza della situazione.

-BASTAAAAA!!!

Urlò la ragazza ansando disperata, ed i due ammutolirono di colpo.

-Primo: piantatela di litigare! Secondo: non è il momento di litigare! Terzo: si può sapere che cavolo sta succedendo?!

Yasha schioccò la lingua stizzito.

-Mi sembra ovvio: il tuo ex è tornato e tu gli sei caduta tra le braccia come una pera matura… che altro c’è da capire?

-Prima di tutto come abbia fatto a tornare, mi sembra ovvio!

S’intromise Shippou che era stato vergognosamente messo da parte.

-Questa è la cosa che al momento mi interessa di meno! Kagome scegli! O lui, o me!

Yasha era sconvolto e la pazienza non era mai stata una sua virtù.

-Co… cosa?

Kagome era incredula.

-Hai capito bene. Non sono disposto a dividerti con lui!

Inuyasha non era così sfacciato, ma il suo volto esprimeva lo stesso concetto.

-Voi due dovete essere impazziti…

Tentennò Kagome, presa alle strette dai due.

-Yasha seguimi un attimo, ho bisogno di parlarti in privato, e voi due per cortesia aspettate qui un attimo…

Lo prese per un braccio invitandolo a seguirla, ma non appena furono ad una distanza adeguata, Kagome fu colta da una sgradevole sensazione, accompagnata da un urlo in direzione di Inuyasha e Shippou. Il frammento di sfera di Inuyasha si stava di nuovo contaminando.

-Oh cavolo! Inuyasha!

Esclamò Kagome tornando di corsa sui suoi passi e lasciando Yasha da solo come un allocco. Quando il ragazzo fu tornato dagli altri, vide che era il turno di Inuyasha di essere tra le braccia di Kagome. La sua vista si tinse di rosso.

-Ah. Bene. Vedo che il mio aiuto per portare a termine la vostra vendetta non vi serve più, ormai avete a disposizione l’originale. Ah! Mi dispiace ma l’appartamento non è abbastanza grande per quattro persone, purtroppo dovete trovarvi un’altra sistemazione. Addio.

Parlò a raffica, senza nemmeno guardarla in volto, poi si voltò e cominciò a camminare spedito. Uno strattone al braccio lo fece voltare nuovamente, solo per essere schiaffeggiato con forza.

-Yasha sei un CRETINO!!

Gli urlò in faccia, facendolo imbambolare davvero come un cretino.

-Inuyasha stava di nuovo perdendo il controllo! Riesco a purificare il suo frammento di sfera solo se gli sono vicina, che cosa pretendi?!

-E vicina vuol dire abbracciarlo?!

-Non lo stavo abbracciando! Lo stavo sorreggendo!

-Ma a chi vuoi darla a bere!

-LA PIANTATE VOI DUE!!!!!

Shippou interruppe la loro furia, erano scandalosi. Yasha si voltò di lato come un bambino offeso, la gelosia lo stava rodendo lentamente dall’interno.

-Tu che faresti al mio posto, eh?

A quella domanda Shippou non sapeva proprio che rispondere, così intervenne Kagome a cavarlo d’impiccio.

-Yasha, senti, stai davvero esagerando… tu più di chiunque altro dovresti sapere che non mi comporterei mai nel modo che pensi tu, dopo quello che ho passato quando ero Kagome Higurashi. Per me non è affatto facile, è vero, e dovresti capire quello che provo, visto che conservi i ricordi di Inuyasha… però so bene che lui è morto, ed anche se ora è tornato non è propriamente… vivo…

-Guarda che io sono qui davanti a te…

Le ricordò l’hanyou annoiato. Non gli piaceva quello che stava dicendo.

-Inuyasha… mi dispiace ma… vedi… io non sono nemmeno la Kagome che conosci tu… sono la sua reincarnazione…

-Insomma! Stai cercando di rabbonirci entrambi, vuoi venire al punto?!

Yasha era sempre più indispettito.

-Quello che voglio dire è che sei il mio ragazzo, sto bene con te, ma non posso nemmeno essere indifferente al fatto che Inuyasha sia tornato, non posso mentirti… quindi penso che, per il momento, sia meglio mettere da parte i nostri sentimenti e pensare solo alla vendetta… sarebbe meglio per tutti…

-In poche parole vuoi fare il doppio gioco come faceva Inuyasha con Kikyou!

-Hey! Piano con le parole!

Lo ammonì Inuyasha. Kagome sospirò.

-Quello non lo farei mai, era proprio questo che cercavo di spiegarti… pensavo solo che, visto che dobbiamo stare a stretto contatto, sarebbe meglio non pensare a noi, ecco tutto… sarebbe imbarazzante…

-Bhè, in effetti sarebbe imbarazzante fare l’amore davanti a lui…

Lanciò un’evidente frecciatina ad Inuyasha che, di tutta risposta, cominciò a ringhiare.

-Yasha! Era proprio questo che intendevo con imbarazzante!

Esclamò Kagome rossa come un pomodoro maturo.

-Fermati un attimo, c’è una cosa che non mi torna.

S’intromise Inuyasha, per la prima volta parlando apertamente. Era troppo sconvolto dalla situazione, avere la sua reincarnazione davanti e scoprire che si faceva la sua donna lo aveva spiazzato parecchio e non era riuscito a reagire come avrebbe voluto, ma le aveva sentito dire una cosa che non aveva affatto capito e voleva, doveva capire.

-Cosa vuol dire che sei la reincarnazione di Kagome? Ti comporti esattamente come lei, vuoi prendermi per il culo?!

Kagome sospirò. Era arrivato il tempo dei chiarimenti, e sperava proprio che avrebbe dato il via anche alle spiegazioni sulla presenza lì di Inuyasha.

-Non è la mia intenzione, credimi… io sono Kagome Ayano, non Higurashi, come ho già detto la reincarnazione della Kagome che conoscevi tu… come Yasha qui presente è la tua…

-Sai che onore…

Aggiunse Yasha sarcastico solo per ottenere un’occhiataccia da parte di Kagome ed un ringhio da parte di Inuyasha che lo stava già odiando: aveva davanti un se stesso in forma umana, con il suo stesso carattere, la sua stessa arroganza… erano altamente incompatibili, sarebbe stata dura solo respirare la stessa aria.

-Tu zitto, che dopo facciamo i conti!

Lo fulminò ancora con un’occhiataccia e Yasha sfoderò lo sguardo migliore da cuccioletto indifeso che aveva nel repertorio. Kagome faceva paura. Scotendo il capo sconfitta, la ragazza continuò.

-Come dicevo, io sono un’altra persona, si può dire che, in effetti, dovremmo essere due perfetti sconosciuti, ma la situazione è ben più complicata…

-Mettimi alla prova.

La invitò Inuyasha a continuare, e Kagome annuì.

-Fino a pochi mesi fa sono stata puro spirito, e ho conservato tutte le caratteristiche di Kagome Higurashi fino alla riconquista del mio corpo, che al momento della reincarnazione era stato rubato da Kikyou. È per questo che conservo tutti i ricordi del passato, ma è solo questo, in realtà non sono la Kagome che pensi tu…

Le era costato molto ammettere quella verità. Fino ad allora se l’era ripetuto più volte, ma mai se n’era convinta realmente. Yasha le si avvicinò cingendole un fianco amorevolmente; sapeva che quello che aveva detto ad Inuyasha lo aveva detto in parte per lui, e da una parte era al settimo cielo, dall’altra sapeva fin troppo bene cosa le era costato dirlo, e proprio ad Inuyasha. Kagome chinò il capo con un sorriso amaro, il volto il ritratto dell’amarezza, mentre l’hanyou era letteralmente pietrificato. Di colpo, però, la sua espressione mutò.

-Ed allora… che ne è stato di Kikyou? È ancora viva?

Ecco. Aveva passato il segno. Come al solito quando si parlava di Kikyou andava in tilt e non pensava ad altro. Possibile che di tutto il suo discorso avesse recepito solo quello? Era strano però… non era gelosa… irritata si, ma non gelosa… e questo poteva solo voler dire che i sentimenti che provava per Yasha stavano lentamente prevaricando quelli derivanti dai residui di memoria del passato che, in realtà, non le sarebbero dovuti appartenere. Il cammino sarebbe stato lungo ed impervio, ma presto avrebbe imparato a considerare quei ricordi ed emozioni come estranei. Sarebbe stato più salutare per la sua relazione con Yasha.

-A questa domanda posso rispondere io.

Una voce fuori campo fece voltare tutti. Quando chi aveva parlato si rivelò ai loro occhi, una “o” di stupore si levò in coro. Era Kikyou.

-Tu! Brutta stronza traditrice! Che diavolo ci fai qui?!

Indipendentemente da quanto aveva lasciato credere a Kagome, Yasha non aveva mai dimenticato ciò che era successo con Kikyou, ed il solo pensiero lo faceva imbestialire. Dopo tutto, anche se aveva preferito Kagome a lei, era pur sempre stata la sua ragazza, le aveva voluto bene ed era stato tradito. Non l’avrebbe mai perdonata.

-Mi sono perso qualcosa?

Chiese Inuyasha più che sconvolto. La situazione si stava compicando.

-Bhè, vedi… Yasha e Kikyou… lei viveva la mia vita, ma a lui non aveva detto nulla…

Inuyasha era bianco come un panno appena lavato. Yasha guardava Kikyou con uno sguardo di puro astio, mentre lei sfoggiava la solita indifferenza, ma sembrava avere una punta di rammarico nell’espressione che solo l’hanyou che la conosceva meglio di tutti, però, riusciva a cogliere.

-Si, ma hai omesso di dire che lei mi ha avvicinato solo perché sono la sua reincarnazione, e penso anche che volesse levarmi dalle palle per risvegliarlo nel mio corpo e vivere con lui felici e contenti, o sbaglio?!

Chiese poi diretto a Kikyou, che resse il suo sguardo egregiamente con il suo solito fare stoico, facendo invece chinare il capo al ragazzo, che quasi ringhiava a denti stretti.

-Non sono qui per parlare di questo. Naraku è sulle vostre tracce, dovete andarvene subito.

Tutti la squadrarono come fosse stata una mosca bianca.

-Che intendi dire?

Le chiese Kagome, c’era qualcosa di più importante di cui parlare al momento.

-Inuyasha, tu cosa ricordi dal tuo risveglio?

L’hanyou la squadrò per un attimo prima di rispondere.

-Veramente non molto… Era come un brutto sogno, ed una voce mi ordinava di ucciderli… Cercavo di lottare ma non riuscivo a mantenere il controllo sul mio corpo, finché lei non si è avvicinata e mi ha fatto tornare in me…

Era ancora molto confuso.

-Lasciate che vi spieghi allora tutto dall’inizio. Quando mi hai espulso forzatamente dal tuo corpo, sapevo di aver perso e mi ero ormai rassegnata a finire all’inferno, invece mi sono ritrovata imprigionata nuovamente in un corpo fittizio creato da un’arte oscura… fatto creare appositamente da Naraku per richiamare il mio spirito…

(NdDjib Il flashback seguente riprende dal cap 3) -Suvvia! Non fare quella faccia! Ho una proposta da farti... non vuoi ascoltarla?

Il suo sguardo d’astio non mutò, ma venne ripagato solo da un’altra risatina del demone.

-Non t’interesserebbe riavere per te il tuo Inuyasha?

-Spiegati.

Intimò la miko, voleva vedere dove voleva andare a parare. Naraku di tutta risposta fece comparire nella sua mano la Shikon no tama completa ed intrisa di malvagità.

-Certamente. Mi è stata fatta una profezia su uno spiacevole ritorno… sembra che qualcuno di nostra conoscenza voglia impedirmi di portare a termine i miei attuali piani, qualcuno venuto da un lontano futuro… ne sai qualcosa?

Naraku sapeva molte più cose di quante faceva credere di sapere.

-Nulla che tu non sappia già, o sbaglio?

Azzardò e Naraku rise sguaiatamente.

-Non ti si può nascondere nulla. Bene, riporterò in vita Inuyasha, naturalmente la sua mente sarà sotto il mio controllo, ed entrambi terrete a bada quegli impiccioni per me. Quando tutto sarà finito Inuyasha sarà il tuo compenso.

Certo. Come se fosse stupida ed avesse potuto prendere per oro colato tutte le sue parole.

-E cosa ti fa pensare che ti aiuterò?

Un forte dolore al petto le fece quasi mancare il respiro, mentre una luce funesta si irradiava in quella zona come una macchia scura.

-Maledetto! Miasma!

-Credevi davvero che ti avrei evocata senza prima prendere qualche precauzione? Quella scheggia di veleno è innocua… finché lo decido io, ovviamente. Se mi tradirai, il veleno si espanderà corrodendo lentamente il tuo corpo… una fine celere ma dolorosa…

Kikyou si morse un labbro, ma nulla ne fuoriuscì. Sarebbe stata alle regole di Naraku… per il momento…

-In poche parole, ho una bomba ad orologeria nel corpo, e Naraku ne ha il telecomando.

Tutti capirono l’antifona tranne Inuyasha.

-Ma la cosa non mi preoccupa, come ho detto so di aver perso e non nutro la vana speranza di rimanere in vita ancora per molto… accetterò con dignità la mia morte, ormai ho avuto le mie possibilità, non me ne servono altre… ma prima di morire, voglio almeno portare a termine il mio compito: Naraku deve morire, ed anche se io non potrò esserci al momento della sua morte, voglio essere utile alla causa.

-Kikyou…

La appellò Kagome con una punta di amarezza nella voce. La miko era cambiata, aveva finalmente compreso il significato della sua presenza su quella terra nonostante fosse morta.
Inuyasha, invece, stava ringhiando sommessamente. Il pensiero di essere tornato in vita per volere di Naraku, e di essere stato controllato proprio da quest’ultimo lo disgustava.

-Come ha potuto… bastardo…

-Calmati Inuyasha. Né io né tu possiamo fare niente, tutto è in mano a loro, la sola cosa che noi possiamo fare adesso, è essergli di supporto.

Detto questo si avvicinò a Kagome, porgendole il suo arco, quello che aveva trafugato dalla sua tomba per ordine di Naraku, ma non fece in tempo a stendere il braccio che un dolore lancinante le attanagliò il petto, facendola cadere carponi per terra. Subito il gruppo le fu addosso per sostenerla.

-La mia ora è arrivata… Kagome… prendi quest’arco, è tuo di diritto… prendilo… insieme alle mie scuse…

Kagome afferrò l’arco con le lacrime agli occhi, non avrebbe mai creduto possibile tale gesto da parte di Kikyou; sapeva che era cambiata, già dalle sue parole a casa di Yasha si poteva dedurre, ma il processo allora era ancora immaturo, si limitava ad una semplice lotta interiore, perciò non si sarebbe mai aspettata un tale drastico cambiamento in sì poco tempo.

-Kikyou io… non ti ho mai portato rancore, dovresti saperlo…

La donna le sorrise, per la prima volta in tanto tempo un sorriso sincero.

-Inuyasha… il nostro tempo su questa terra è terminato… non commettere il mio stesso errore…

Fece appena in tempo a finire la frase che il suo corpo cominciò irrimediabilmente a sgretolarsi.

-Sai… cosa devi fare…

Disse a fatica mentre il suo corpo svaniva divenendo polvere, la sua ultima parola un soffio sussurrato dal vento.
Kagome piangeva, Yasha e Shippou osservavano il vuoto sconvolti, mentre Inuyasha sembrava una statua di sale. Aveva compreso fin troppo bene cosa significassero le ultime parole della miko, aveva voluto dargli l’ultimo esempio prima di lasciarlo definitivamente, ma non sapeva se sarebbe mai riuscito a seguirlo, nonostante sapesse bene che era la cosa più giusta da fare.

-Andiamo… via di qui… o il suo sacrificio sarà stato vano…

Disse invece, non era ancora giunto il momento. Non ancora.
Kagome si asciugò le lacrime, prendendo Yasha per un braccio e Shippou per l’altro.

-Torniamo nel futuro, ora abbiamo cose ancora più urgenti a cui pensare…

-Merda! Sesshoumaru!

Esplose Shippou finalmente ricordandosi che Sesshoumaru era già nel futuro da un pezzo, da solo e spaesato. Non si sarebbe meravigliato se avesse cercato di mozzargli la testa non appena l’avesse tirata fuori dal pozzo.

-Chiariremo tutto con più calma una volta che si saranno calmate le acque, ora correte, non vorrei trovare un demone inferocito dall’altra parte!

Corse e saltò nel pozzo in un unico movimento fluido, seguito a ruota dagli altri tre che non volevano essere lasciati indietro. Era meglio non far aspettare ancora Sesshoumaru. Meglio per loro.

§§§


-SESSHOUMARU-SAMA! SESSHOUMARU-SAMAAAaaaaaaaaaaaaaaaaaa….

Un richiamo echeggiava per la foresta. Un piccolo e rugoso rospetto verde, ormai in lacrime, scandagliava ogni anfratto del bosco, in lungo ed in largo, alla ricerca del suo padrone, ignaro di quanto fosse accaduto. Avrebbe cercato fino in capo al mondo, se necessario, non si sarebbe mai arreso.

-Sesshoumaru-sama, perché mi lasciate sempre indietro?!

Continua…

Una cretinata in finale per spezzare un po’ la tensione… ^^; Non linciatemi! Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, ci tengo molto! Commentate!

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Capitolo 20
*** Come cane e gatto. (Parte I) ***


Eccoci al capitolo 20! Sono contenta che il 19 vi sia piaciuto e che le mie spiegazioni siano servite! Grazie a:
aria: Eh, si! Una situazione bella incasinata! Sono contenta che ti piaccia! Ecco il seguito!
yumielen: non preoccuparti! Io non ignoro mai le domande, o le mail in genere! Se hai altri dubbi chiedi pure! A presto!
roby505: ciò che mi dici mi riempie di gioia, perché così so che ho prodotto proprio l'effetto sperato, eh eh!! Tra un po' però le cose si faranno più chiare, non ti preoccupare! Continua a leggere!
Bchan: Il riscattarsi di Kikyou era alquanto inaspettato, è vero! Per la questione del pozzo, ti rimando alla spiegazione data da Shippou: il pozzo agisce per un motivo, se lasciasse passare anche Naraku andrebbe contro quel motivo! (Ecco il perché del motivo! ^^)
crilli: Grazie, sono contenta che sia interessante! Ed anche di aver sorpreso con la scena di Kikyou! Ti eri dimenticata di Sesshou-chan?! Pentiti!! :pppppp
mel_nutella: grazie mille! Sesshoumaru non ha combinato il gran casino che credevi... per un motivo che svelerò nella seconda parte! ku ku ku (risata alla Naraku). Per Jaken mi sa che starà sempre solo soletto... anche perché lui non ha motivo di passare dal pozzo! :p
intery: Situazione stramba, lo so, li ho trattati proprio male, poverini! Inu ha un frammento perché Naraku può metterli o toglierli a piacimento dalla sfera, lo si può capire quando nello scorso capitolo la fa uscire dalla mano davanti a Kikyou(era proprio per prendere il frammento con cui resuscitare Inuyasha). Io, almeno, la vedo così, perché nel manga Naraku ha sempre il frammentone grande addosso, però di continuo ne da pezzi a destra e a manca... se poi non è così... l'ha imparato!
Questo capitolo è quello che aspettavano tutte le fan di Sesshoumaru, ma causa influenza e conseguente cervello in pappa, l’ho dovuto spezzare a metà per non lasciarvi a bocca asciutta ancora per molto. Cercherò comunque di non farvi aspettare troppo per la seconda parte, dipende dal mio cervello, se si riprende è bene… Spero sia di vostro gradimento!

Cap. 20. Come cane e gatto. (Parte I)

Pensavano che appena messo piede nel presente Sesshoumaru gli sarebbe saltato come minimo addosso con gli artigli sfoderati, ma erano lì già da cinque minuti che si guardavano intorno e del demone nemmeno l’ombra. Da quando erano saltati nel pozzo, Inuyasha non aveva più aperto bocca e se ne stava appoggiato alla parete esterna del tempietto dell’Hokora con le braccia conserte e lo sguardo vacuo.

-Nessuno mi ha ancora spiegato perché Sesshoumaru si trova qui.

Asserì semplicemente e tutti si voltarono verso di lui. Yasha non aveva la minima intenzione di rivolgergli la parola, né per rispondere a qualche sua domanda, né per qualsiasi altro motivo, e Kagome si sentiva un po’ a disagio, ed almeno per il momento non riusciva a parlargli con naturalezza, così prese parola Shippou.

-Sapevamo che Naraku avrebbe assorbito Sesshoumaru nel suo corpo, così siamo tornati nel passato per evitarlo, ed abbiamo fatto sì che entrasse nel pozzo in preda ad un’illusione… e ci aspettavamo anche di trovarlo qui incazzato nero, ma stranamente…

-Toglimi invece un’altra curiosità. Tu chi diavolo sei? Non puoi essere la reincarnazione del marmocchio, o saresti stato umano come quello lì.

Yasha, a sentirsi dare del “quello lì” sentiva montargli una gran rabbia ma, ripensandoci, Inuyasha doveva essersi contenuto, probabilmente anche lui stava cercando di evitare di attaccare briga con lui. Shippou, dal canto suo, sorrise solamente a sentirsi chiamare marmocchio.

-Inuyasha, Inuyasha! Devi proprio aver perso il tuo fiuto! Sarò anche cresciuto, ma non penso di essere così irriconoscibile!

L’hanyou per un attimo sembrò sorpreso, poi riprese a sfoggiare il suo ghigno abituale.

-Ma bravo! Hai fatto credere a Naraku di essere morto e sei sopravvissuto fino ad oggi! Non ci avrei mai scommesso!

-Ovviamente allora non avrei potuto fare niente, come hai detto tu ero un “marmocchio”, l’unica cosa da fare era diventare più forte, non è strano per un demone far passare anche centinaia d’anni per poter portare a termine una vendetta.

Inuyasha chinò la testa di lato con fare pensoso, non poteva dargli tutti i torti.

-In effetti…

Ammise e Shippou assunse un’aria trionfante, essere riuscito a far ammettere ad Inuyasha che aveva ragione era per lui un gran traguardo.

-Tornando al discorso di mio fratello, per quel che ne so io adesso può anche essere in giro a seminare il panico tra la gente, ci conviene muoverci subito.

-Ma se sei stato tu a farci perdere tempo…

Mugugnò Yasha la frase che credeva di aver solo pensato, ma che invece gli era uscita dalla bocca con chiarezza indecente. Non appena si accorse che tutti lo stavano squadrando allibiti, divenne rosso come un pomodoro maturo e si voltò, facendo uno strano verso sdegnato che era invece solito emettere Inuyasha. L’hanyou, dal canto suo, decise di sorvolare, ma non riusciva a nascondere l’enorme fastidio per la strabiliante somiglianza che vi era tra loro, per quanto cercasse di nascondere ciò che provava, traspariva facilmente dal suo volto. Il sentimento, in ogni caso, era reciproco.

-Ma che carini.

Soggiunse alle loro spalle una voce fredda che celava una punta di ironia.
Shippou fece un balzo all’indietro stanziandosi immediatamente in posizione di difesa, Inuyasha scattò sull’attenti conservando però la sua postura iniziale, mentre gli altri si voltarono confusi, non aspettandosi di trovarsi di fronte lo sguardo severo di sesshoumaru.

-Calmati, se avessi voluto, avrei potuto staccarvi la testa dal collo non appena l’aveste messa fuori del pozzo.

Disse il demone rivolto a Shippou che stava evidentemente esagerando con le precauzioni. Come aveva detto, era evidente che se avesse voluto attaccarli non sarebbe stato lì ad ascoltarli aspettando che si accorgessero della sua presenza. Il kitsune tornò ad assumere una posizione neutrale, ma il sospetto non scomparve dal suo volto.

-In effetti era quello che ci aspettavamo, è stata davvero una sorpresa scoprire che te ne sei stato invece nascosto per tutto questo tempo.

Sesshoumaru fece un passo in avanti, facendo indietreggiare Shippou di riflesso.

-Non avevo alcun motivo di nascondermi, ero appena tornato… in tempo per vedere che il mio fratellino è sfortunatamente tornato in vita e come al solito apre la bocca a sproposito, mentre la sua reincarnazione evidentemente non differisce molto da lui.

Sapeva molto di più di quanto avrebbe dovuto.

-Brutto stron…!

Kagome e Shippou si precipitarono a tenere Yasha per le braccia, che furioso si era rapidamente (quanto involontariamente) trasformato per lanciarsi su Sesshoumaru e difendere il suo onore ferito. Il demone per un attimo sembrò sorpreso, e la cosa bastò a non farlo rispondere all’affronto.

-Tsk, che cosa fastidiosa!

Commentò Inuyasha con arroganza. La capacità di Yasha non gli piaceva affatto.

-Tu fatti i c***i tuoi!

-Cos’è?! Vuoi litigare!

Shippou e Kagome non riuscirono più a tenere fermo Yasha, mentre anche Inuyasha si faceva avanti gettando via tutti i suoi buoni propositi di ignorare l’umano. Inaspettatamente, i due vennero sbalzati via con una semplice manata di Sesshoumaru che, irritato, si era intromesso per evitare di far degenerare la situazione; non che gli importasse che i due si ammazzassero, gli sarebbe stato anzi congeniale, ma non voleva che l’attenzione si spostasse troppo dai quesiti ai quali esigeva risposta. Nell’agitazione generale, nessuno notò Shippou armeggiare con la tastiera del suo telefono cellulare.

-Voi due siete davvero irritanti.

Si limitò a dire. Come al solito, la sua loquacità era proverbiale.

-Questa me la paghi!

Incalzò Inuyasha estraendo la tessaiga, mentre Yasha si rialzava pulendosi un rivolo di sangue che gli colava dalla bocca, negli occhi l’ovvia intenzione di seguire l’esempio del suo predecessore. Per una volta sarebbero stati (involontariamente) alleati. Contro ogni aspettativa, Shippou si avvicinò ad Inuyasha colpendolo con un violento pugno sulla testa che fece ammutolire tutti.

-Vedi di darti una calmata, abbiamo cose più importanti a cui pensare.

Esordì pacato, ma in realtà il suo vero io inneggiava festosamente alla vendetta.

-A breve arriverà qui una persona che vorrei che tu incontrassi.

Si rivolse poi a Sesshoumaru, ignorando palesemente Inuyasha. Il demone lo squadrò leggermente incuriosito.

-Dopodiché, spero deciderai di unirti alla nostra causa.

-Spiegati.

Intimò Sesshoumaru e Shippou ghignò mentalmente (farlo realmente sarebbe stato pericoloso). Era riuscito ad incuriosirlo, la parte difficile era passata.

-Come avrai sentito, Naraku è sopravvissuto fino ai giorni odierni, grazie alla sfera ed al fatto che ti aveva assorbito nel suo corpo, ma…

-Tu osi insinuare che Naraku sarebbe riuscito ad assorbirmi?!

Esplose il demone in un impeto di rabbia. Evidentemente non aveva udito quella parte del discorso, doveva essere tornato dal suo “giro d’ispezione” subito dopo.

-Ma allora… vabbhé, di quello ne parliamo dopo. Purtroppo Naraku, approfittando del tuo… stato…

Procedette Shippou con cautela. Aveva timore di toccare quel tasto dolente, non voleva rischiare la vita indispettendo il demone che, come volevasi dimostrare, lo stava incenerendo con uno sguardo infuocato.

-Ascolta, io non centro niente, se vuoi prendertela con qualcuno, fallo con Naraku. Noi ti abbiamo salvato la vita, questo è quanto. Ti risulterà difficile crederlo, ma è così.

Shippou incrociò le braccia sul petto sfoderando un enorme coraggio, mentre Sesshoumaru lo guardava con sguardo indecifrabile.

-Hey! Ma che cavolo fate! Perché dobbiamo trattare ‘sto tipo con le pinze?! Abbiamo interessi in comune, è logico allearsi, in più ci dev’essere riconoscente perché lo abbiamo salvato, che motivo c’è di girarci così intorno?!

Kagome si precipitò a prenderlo per un braccio spaventata, cercando di farlo tacere, ma non ci fu verso. Sesshoumaru, dal canto suo, sbalordì tutti sfoggiando un mezzo sorriso. Inuyasha particolarmente era agghiacciato, non aveva mai visto in vita sua il fratello sorridere, era quasi spaventoso. In quei venticinque anni doveva essere successo qualcosa che lo aveva cambiato profondamente.

-Sesshoumaru-sama!

Una voce femminile li fece voltare, Shippou sorrise soddisfatto nel notare il volto sconvolto del demone, sulle quali labbra si formò una parola sussurrata.

-Rin…

Continua…

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Capitolo 21
*** Come cane e gatto. (Parte II) ***


Hello! Ecco la seconda parte! Grazie dei commenti a:
mel_nutella: fantastico per me che ti faccia ridere così tanto! :p Su Sesshoumaru ci sarà un bel colpo di scena tra un paio di capitoletti, nel prox invece uno ancora più grande su Inu e Yasha! Continua a seguirmi!
crilli: no! no! scherzavo! Non hai bisogno di fustigarti!! :p Rin è davvero morta, ma capirai meglio leggendo questo capitolo. In realtà è complicato anche spiegandolo, ma ho fatto del mio meglio per semplificarlo! Inu e Yasha mi fanno impazzire, litigherebbero in eterno se lasciassi fare a loro... ed a volte se ne vanno davvero per conto loro... ^^;;;;;
Bchan: ecco l'aggiornamento! Ed ecco Rin! Ancora marginale, ma se non termino questa parte col prossimo capitolo, non potrà avere maggior spazio! Bye bye!
intery: vero che è uno spasso vedere Sesshoumaru alle prese non con uno, ma con ben due "odiati fratelli"?! Ho aggiornato abbastanza in fretta,quindi non sono poi tanto cattiva, no?! :p kiss to you too!!
robylee: già, il titolo era studiato apposta! Anche perché come cane e cane non aveva senso... ^^ Sesshoumaru è difficile da trattare come pg, ma qui ci doveva essere per forza! bye bye!!

Come cane e gatto. (Parte II)

Già da circa mezz’ora viaggiavano in quell’autovettura immersi nel silenzio totale. Da che “Rin” li aveva raggiunti al tempio Higurashi, gli eventi avevano cominciato a svolgersi quasi avessero volontà loro, sfuggendo al loro controllo. Dapprima la ragazza si era sciolta in lacrime non appena aveva visto Sesshoumaru, ma Shippou non le aveva lasciato il tempo di parlare che aveva stordito tutti con una raffica di parole senza senso, trascinandoli senza dargli il tempo di replicare verso la macchina della ragazza che era parcheggiata lì vicino, costringendola così ad accompagnare ognuno nella propria dimora, dato che erano andati lì in taxi.
Sesshoumaru era seduto avanti accanto a lei, si era lasciato convincere piuttosto facilmente a salire sul veicolo che per lui era una gran novità, forse perché appena giunto in quello strano mondo non si era lasciato prendere dal panico, ma aveva analizzato subito la situazione e dall’odore residuo nell’aria aveva subito capito tutto; dopodiché, era partito per un piccolo giro di perlustrazione, aveva visto umani indossare strane vesti dai tessuti simili a quelli indossati dalla ragazzina venuta dal futuro che accompagnava l’odiato fratello, e si era così reso conto che il pozzo dell’Hokora lo aveva portato in quello strano tempo, anche se quando aveva provato a riattraversarlo non aveva funzionato. Ovviamente, durante il suo sopralluogo, aveva anche avuto modo di notare i mezzi di trasporto, perché non avendo aura demoniaca ed avendo umani all’interno non potevano essere altro. E difatti si trovava all’interno di uno di essi condotto dalla ragazza che sembrava essere Rin ma che aveva un non so ché di diverso che non riusciva ad inquadrare. Da allora non aveva più aperto bocca, con lo sguardo inquisitore puntato costantemente verso la ragazza che guidava ogni tanto voltandosi verso di lui solo per lanciargli un sorriso rassicurante.
Nei sedili posteriori erano seduti Inuyasha, Shippou al centro per non far stare vicini i due in perenne litigio, e Yasha con in braccio Kagome che altrimenti non sarebbe potuta entrare nella piccola utilitaria. La cosa, ovviamente, stava facendo ringhiare sommessamente Inuyasha, e già da un po’ quello era l’unico rumore che spezzava l’inquietante silenzio.
Di colpo la macchina si arrestò: avevano raggiunto la prima meta: casa di Shippou.

-Allora, io scendo qui. Yasha, ci vediamo domani al locale, tu Kagome per adesso sei esonerata, dato che non puoi portarti appresso Inuyasha.

-CHE?!?

Urlò Yasha e Shippou affondò il viso nella mano.

-Calmati.

Disse semplicemente. Kagome lo osservò perplessa, era paonazzo.

-Non preoccuparti, andrà tutto bene… o, forse, non ti fidi di me?

Azzardò e Yasha voltò la testa di lato stizzito.

-Tsk. Non è certo di te che non mi fido…

Lasciò cadere l’accusa smorzata e la macchina quasi non si capovolse per la furia di Inuyasha che aveva colto fin troppo bene l’antifona. -Brutto stronzo! Io ti sfascio!

-Provaci se ne sei capace!

La tensione nell’aria si fece tangibile e di colpo la rivolta terminò così com’era nata: con la poca grazia che possedeva, Shippou afferrò entrambi per il collo e fece cozzare le loro teste l’una contro l’altra, mentre Kagome si appendeva alla maniglia dello sportello per non essere sbalzata nell’impatto. I due si tennero la testa dolorante con entrambe le mani, digrignando i denti per il dolore. Messi così, l’uno davanti all’altro (Yasha era ancora trasformato), sembravano essere davanti ad uno specchio. Sesshoumaru non si voltò, ma era come se avesse seguito tutta la scena, e dalla sua espressione si poteva dedurre che avrebbe tanto voluto essere stato lui a colpire i due stupidi.

-Oh Kami-sama! Stai bene?

Kagome si precipitò a controllare le condizioni di Yasha, analizzandogli la fronte con aria preoccupata.

-Ahio. Starei molto meglio se mi dessi un bacino…

Azzardò quegli e Kagome gli diede una poco gentile manata sulla fronte con sguardo annoiato.

-Stai fin troppo bene…

Inuyasha osservò la scena con la mano ancora sulla fronte, che lentamente cadde per andare a riposare sulle sue gambe. Vedere Kagome che si preoccupava per un altro invece che per lui era davvero strano, per non dire deludente e lacerante… ma era giusto così. Anche se darsi per vinto non era nella sua indole, sapeva bene di non essere più vivo, di non poter più avanzare pretese… forse una volta se ne sarebbe fregato e avrebbe ammazzato senza complimenti chiunque avesse cercato di portargliela via, fosse stato anche un altro se stesso, ma dopo ciò che le aveva fatto passare per colpa del suo sentimento per Kikyou, ed ancora dopo il sacrificio della stessa per fargli capire qual’era la giusta strada da seguire, si ritrovava lì ad ammutolire davanti ad una scena che gli faceva letteralmente gelare il sangue nelle vene. Non aveva dimenticato di aver lasciato il via libera alla sua reincarnazione il giorno che Kikyou lo aveva risvegliato nel suo corpo, ma allora era diverso, era solo una coscienza estranea, che peraltro non sarebbe nemmeno dovuta essere presente… ma adesso… adesso aveva un corpo suo, poteva nuovamente sentire, toccare… ed era davvero difficile rinunciarvi. Sapeva quello che doveva fare, come sapeva che Yasha non era altro che se stesso, come quelle che erano in macchina con lui erano in realtà Kagome e Rin, seppur rinate in altre spoglie mortali. Lo aveva capito quando aveva notato che quella che ovviamente doveva essere la reincarnazione di Rin aveva tutte le memorie e caratteristiche dell’originale. Non poteva essere stato un caso, prima Kagome, poi Yasha ed ora anche Rin: tre coincidenze sono troppe per essere tali, l’unica spiegazione era che quelle non fossero le loro reincarnazioni, ma loro stessi rinati nel futuro per portare a termine la loro vendetta… il come era accaduto grazie ad una semplice promessa, per lui era ancora un mistero… ma la cosa spiegava il perché della sua coscienza ancora presente nel subconscio di Yasha, che sarebbe invece dovuta essere assente. Come se non bastasse, l’odore di questa Kagome era perfettamente identico a quello dell’altra del passato, non come la prima volta che l’aveva incontrata, quando l’aveva liberato dal sigillo, che l’aveva scambiata per Kikyou per la somiglianza dei loro odori. Ed anche Yasha, ovviamente, aveva il suo stesso odore. Certo era che, anche se ciò implicava che Yasha fosse lui e che così non avesse più motivo di essere lì, non gli avrebbe ceduto il posto tanto facilmente… e poi, il sapere cosa fare non implicava certo anche il volerlo fare.
Con un mezzo sorriso si voltò dall’altra parte. Per una volta avrebbe chiuso un occhio.

-Bene, Ran! Sesshoumaru lo affido a te, ci conto, mi raccomando!

La ragazza gli fece cenno di andare tranquillo, sorridendogli e dirigendo poi anche lo stesso sorriso al demone che la squadrava con gli occhi sgranati. Evidentemente non aveva compreso cosa intendesse Shippou, e d'altronde era più che naturale, non sapendo che nel futuro le ragazze single potevano vivere anche da sole in appartamenti in affitto quando studiavano o lavoravano lontane da casa. Di certo Sesshoumaru con quell’aria da cucciolo spaurito, anche se non gli si addiceva affatto, era davvero adorabile; il demone, dal canto suo, riusciva solo a pensare all’appellativo con cui l’aveva chiamata Shippou ed a quanto era simile al suo vecchio nome. Tenendo conto dei nomi degli altri e della stessa particolarità che li accomunava, la cosa non doveva essere un semplice caso. Avrebbe pazientato ancora, sembrava valerne la pena.

-Allora, adesso voi tre poi abbiamo finito!

Esclamò Ran che, nonostante non lo esplicitasse, non vedeva l’ora di essere sola con il suo Sesshoumaru.
Yasha non osò replicare; sapeva che non potevano fare altrimenti, Inuyasha doveva abitare con loro per non cadere ancora sotto il controllo di Naraku, e sapeva anche di non potersi lamentare… ma aveva una consolazione, e quella non gliel’avrebbe potuta negare nessuno: ci avrebbe pensato Kouji a lamentarsi anche da parte sua.

-Voi due abitate insieme?

Chiese titubante Inuyasha; Kagome arrossì vistosamente.

-Noi abitiamo, lavoriamo, mangiamo e dormiamo insieme!

Gongolò Yasha vittorioso mentre Kagome si faceva piccola piccola dalla vergogna: ma doveva proprio dirlo davanti a tutti?! L’hanyou, invece, si fece silenzioso. Un altro boccone amaro da mandare giù.

§§§


-Tadaima!

Esclamarono all’unisono Yasha e Kagome varcando la porta del loro appartamento.

-Heylà! Com’è andato il vostro sopralluogo nel passato?!

Kouji gli andò incontro sorridente sbucando all’improvviso fuori dalla cucina, ma non appena vide Inuyasha subito dietro i due amici, i suoi occhi si allargarono a dismisura, tanto quelli dell’hanyou cui nessuno aveva ancora detto del terzo coinquilino.

-Che diavolo ci fa qui il maledetto lupastro?!

-Chi diavolo è quello?! E che diavolo ci fa qui?!

§§§

Kouji cominciò a massaggiarsi il collo con le mani, per niente sorpreso dalla spiegazione degli amici. Inuyasha continuava a guardarlo in cagnesco, e quello, insieme al fatto che gli avevano taciuto di essere la reincarnazione del demone lupo, gli dava enormemente fastidio.

-Yasha, ma sei cretino?!

Era la prima cosa che gli era venuta in mente non appena gli avevano confermato chi fosse l’hanyou, ed era anche la prima che diceva da quando si erano riuniti in cucina per parlare.
L’amico sgranò gli occhi improvvisamente ammutolito.

-Cos…?

-Ma certo! Per portarti a casa l’ex della tua donna devi essere proprio imbecille!

Il ragazzo continuò a squadrarlo senza saltargli addosso per picchiarlo come invece avrebbe fatto in circostanze diverse… dopotutto, aveva ragione, si sentiva proprio uno stupido. Inuyasha e Kagome non osarono fiatare.

-Mhà! In fin dei conti, cavoli tuoi! Finché paghi anche la sua quota, per me va bene! Basta che faccia la sua parte in casa e rispetti le regole, e non mi stia tra i piedi… ma che sia chiaro! Che non sia una cosa definitiva!

Yasha e Kagome annuirono, Inuyasha si limitò a continuare a squadrarlo con le mani infilate ognuna nella manica opposta del suo kariginu.

-Ed un’altra cosa!

Aggiunse poi fissando dritto negli occhi l’hanyou.

-Non guardarmi in quel modo, mi da fastidio… anzi, non mi guardare proprio!

-Tsk!

Inuyasha lo liquidò piccato, senza dargli realmente importanza, facendolo così innervosire ancora di più. Poi, senza dire una parola, ognuno se ne andò per la propria strada, Kouji in camera sua a studiare, Kagome in camera sua e di Yasha ed Inuyasha nel salotto, a contemplare il paesaggio fuori dalla finestra. L’unico a rimanere seduto immobile davanti al tavolo fu Yasha: perché le cose stavano prendendo quella piega? Niente era andato come se lo sarebbe aspettato, nemmeno Kouji aveva reagito come aveva predetto… la sorte sembrava avercela con lui. Si levò sconsolato, con l’intenzione di raggiungere Kagome, nella speranza che almeno lei potesse consolarlo…

§§§

L’auto si arrestò davanti ad un piccolo palazzo e Ran ne discese subito andando ad aprire lo sportello del suo ospite.
Sesshoumaru uscì dalla vettura guardandosi intorno con malcelata curiosità, mentre la ragazza lo prendeva per mano e lo conduceva nella costruzione, eludendo gli sguardi indiscreti dei passanti che squadravano il demone scambiandolo per un cosplayer. Quando furono infine al sicuro nel suo appartamento, Ran tirò un profondo sospiro e si lanciò tra le braccia del demone, spiazzandolo visibilmente. Sembrava averne disperato bisogno.

-Mio signore! Quanto mi siete mancato! Avevo paura di non rivedervi mai più!

Parlava come Rin ed aveva il suo stesso profumo, nonostante le strane essenze con cui cercava di camuffarlo, ma ancora non sapeva come comportarsi, perché la ragione gli ricordava che quella, in realtà, si chiamava Ran, e con ogni probabilità era solo la reincarnazione della sua Rin. Non voleva un’altra umana che le somigliava, solo Rin aveva potuto prendere un posto nel suo cuore, perché lei era speciale. Non voleva sostituirla ma, al contempo, non riusciva nemmeno a respingerla come avrebbe dovuto.
La ragazza, resasi conto della rigidità del demone, se ne distaccò, asciugandosi una lacrima col dorso della mano.

-Perdonatemi… io… avrei dovuto prima spiegarvi come stanno le cose…

Sesshoumaru continuò a guardarla come per invitarla a continuare.

-So cosa state pensando, che mi comporto come Rin ma non lo sono, che sono solo la sua reincarnazione…

-E non è così?

Si decise lui a chiedere. La sua voce la fece rabbrividire, e Sesshoumaru non faticò a notarlo. Dopo un attimo di smarrimento, la ragazza si riprese.

-No… non lo è… Rin è morta nel passato per mano di Naraku, ed è rinata in questo presente venticinque anni fa… so che sembra strano ma… io sono Rin, quella vera.

-Come fai ad esserne così sicura?

Ancora. La sua voce riusciva a stordirla.

-Io… avrò anche un altro nome, adesso, ma sono sempre io. Fin da quando sono nata, mi sono sempre domandata il senso della mia vita, un senso di inadeguatezza ed incompletezza non mi abbandonava mai e spesso sognavo un personaggio inquietante e bellissimo… quando grazie a Shippou ho recuperato le mie memorie, tutto è divenuto chiaro: eravate voi quello che sognavo, e voi eravate ciò che mi mancava nella vita. Ed ora che mi siete di nuovo accanto, mi sento finalmente completa.

Sesshoumaru stette lì per un attimo a guardarla allibito, prima di abbracciarla come poco prima aveva fatto lei. Tutto ora aveva un senso: il perché del suo atteggiamento, del suo profumo identico a quello di Rin e non semplicemente simile. Quella ragazza era la sua Rin rinata a nuova vita, proprio come il suo fratellastro e la sua donna, anche se loro non ne avevano preso coscienza. Erano i loro predecessori come anche nuove persone, perché tali erano diventati dopo le nuove esperienze acquisite. Ora non gli rimaneva che scoprire il perché di quel fenomeno che gli aveva permesso di riabbracciare la sua Rin.
Avrebbe aiutato quel gruppo di stolti. Non l’avrebbe persa un’altra volta.

Continua…

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Capitolo 22
*** Fuga ***


Ciao a tutti! Grazie dei commenti a:
Bchan: la mia fedelissima commentatrice! Grazie! qui vedrai come faranno yasha e Inu a convivere! Eh eh!
mel_nutella: anche tu mi sei sempre di sostegno! Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo introspettivo! Adesso un po' più di azione! Questi personaggi non li lascio mai in pace poverini!
crilli: un'altra che non si dimentica mai di me! Grazie! Spero che questo capitolo sia più movimentato! Quello della volta scorsa era solo la calma prima della tempesta! Ed aspettati altri colpi di scena su Sesshoumaru!
intery: grazie mille del commento! anche il tuo nick compare spesso nella "bolgia" dei commenti! :p anche tu tifi per Yasha, eh?! (Ma io non dovrei essere di parte... ^^;;;) vedremo cosa accadrà con Kouji,sarà davvero così presente nella questione? Bho! Ti lascio al capitolo!:p
Però, questa volta solo quattro commentucci? Sigh, sob! Io piango! Se non mi fate sapere cosa ne pensate in TANTI, mi passa l’ispirazione! E infatti si vede che ci ho messo tanto per scrivere il capitolo… Bhè, se volete capitoli celeri, basta lasciare tanti bei commentini! Uh uh! (Sono una ricattatrice! ^^) Scherzi a parte, se trovo pochi commenti mi deprimo, e se mi deprimo non ho voglia di scrivere! Causa e conseguenza! Siate clementi, quando leggete, commentate! (Anche perché c’è un contatore che dimostra che leggete!) Bene, penso di essermi fatta abbastanza propaganda! Ora vi lascio al capitolo, e spero sia abbastanza succulento! ^_-
Ps. Mi serve un’info per il prossimo capitolo, da voi fan di Sesshouchan! Io non ho più occasione di leggere gli spoiler del manga, ma voi per caso sapete se Sesshoumaru aveva recuperato il braccio o ne aveva rimediato uno nuovo? Perché mi era sembrato di leggere qualcosa a riguardo, ma non ne sono certa, e la cosa mi serve per il prox capitolo. Se sapete qualcosa, ditemelo please!
PPs perdonate la parte con i suoni onomatopeici, non è nel mio stile, ma ci voleva! Baci baci!

Cap. 22. Fuga.

Un lieve bussare alla porta della stanza le fece distogliere lo sguardo dal soffitto. Aveva molto a cui pensare, tanto da non essere riuscita nemmeno a serrare le palpebre, nonostante la stanchezza accumulata durante il giorno.

-Avanti.

Disse flebilmente senza levarsi dal letto su cui era sdraiata, sapendo già che chi stava per entrare era Yasha, e che aveva bussato solo per rispetto verso il suo stato d’animo.
Senza farsi attendere, il ragazzo aprì la porta e la raggiunse subito sdraiandosi accanto a lei.

-Ciao.

Le disse semplicemente, non sapendo proprio come cominciare.

-Ciao.

Rispose lei con un mezzo sorriso. Vedendo che non accennava a parlare, continuò.

-Dimmi.

Incitò e Yasha deglutì pesantemente.

-In realtà non penso che ci sia molto da dire…

Pausò un lungo attimo in cui la ragazza pensò bene di tacere per dargli spazio.

-Questa situazione non mi piace… non mi piace che Kouji abbia fatto tante storie quando sei venuta ad abitare qui, e non abbia detto niente per… quello

Non riusciva nemmeno a chiamarlo per nome.

-Lo sai che non abbiamo alternative, se Naraku dovesse nuovamente prendere il controllo sulla sua mente saremmo tutti spacciati, e penso che in questo tempo gli sarebbe ancora più facile… perché, in fin dei conti, è ovvio che Naraku ormai sia al corrente di tutto.

-Già.

Si limitò a rispondere Yasha. Kagome si voltò verso di lui preoccupata, circondandogli la vita con un braccio.

-Mi dispiace, vorrei poter fare qualcosa per tirarti su, ma la situazione è questa e non si può cambiare…

-In realtà qualcosa per tirarmi su potresti farla eccome…

La interruppe il ragazzo con un velo di malizia sul volto. Kagome rabbrividì mentre insinuava la lingua nella sua bocca aperta per lo stupore, subito tirandola con forza verso di sé, strappandole un involontario mugolìo di piacere mentre faceva scivolare la mano sotto la sua maglietta.

SBAM!

Un forte rumore dal soggiorno li fece staccare spaventati.

-Ma che diav…?

Ci poteva essere solo una causa per quel rumore, ed entrambi avevano subito capito qual’era.

-Oh Kami-sama! Non è possibile!

-Brutto stronzo! Ora non si può nemmeno avere un po’ d’intimità?!

SBRANG!

Qualcosa era probabilmente andata in frantumi, insieme alla pazienza di Yasha.

-Io quello prima o poi lo ammazzo.

Si voltò ancora verso di lei prendendola tra le sue braccia, con l’ovvia intenzione di ignorare l’hanyou e continuare con quello che stava facendo, ma Kagome lo allontanò pronta spingendo i palmi delle mani sul suo petto.

-Aspetta! Non possiamo!

Yasha la osservò tra lo stranito e l’incazzato nero.

-In che senso “non possiamo”? Capirei se fosse la prima volta, ma l’astinenza per far contento il tuo ex proprio no!

Kagome spalancò la bocca scandalizzata.

-Ma cos…?! Inuyasha non è il mio ex!

SBRAM!

Come minimo aveva aperto un buco nel muro.

-Ecco, vedi?! Non sono certo l’unico a pensarlo!

Constatò Yasha furioso, indicando l’altra stanza con il pollice. Kagome era rossa come un’aragosta.

-E va bene, ammettiamo pure che lo fosse, anche se non era ufficiale… ma non è questo il punto!

-Ah si? E quale sarebbe allora?

Kagome si fece, se possibile, ancora più rossa in volto, poi approssimò le labbra al suo orecchio e vi bisbigliò qualcosa all’interno che fece letteralmente imbestialire il compagno.

-COOOSA?! Ma ti rendi conto?! Sai che me ne sbatte dei suoi sensi?! Per me si può benissimo mettere una molletta sul naso e il walkman nelle orecchie! Lui se ne deve fregare di quello che facciamo noi! Se rimane qui dieci anni, non possiamo mica andare in bianco per dieci anni!

SBRA-BAM!

Urlò a squarciagola e la risposta arrivò pronta dal soggiorno. Sicuramente anche Kouji stava seguendo la vicenda in diretta, ma si guardava bene dall’intromettersi, ci teneva alla vita.
Kagome, dal canto suo, era disperata. Yasha era furioso e si era inconsapevolmente trasformato, ancora una volta. La cosa stava cominciando a diventare un problema, anche perché due piccole strisce violacee gli erano spuntate sulle guance, facendole capire che, nella sua instabilità, era capacissimo di trasformarsi anche in youkai e perdere il controllo come in passato era accaduto a Inuyasha… e senza la tessaiga a bloccarne la trasformazione, sapeva bene cosa sarebbe potuto succedere. Poi, inalberatosi quasi fino a sormontarla, la sua figura le sembrava ancora più imponente e terrificante di quanto l’avesse mai considerata.
Non le rimaneva che piangere.
Calde lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi, mentre tra i singhiozzi lo pregava di smettere.
Tutto tacque all’improvviso: Yasha cessò di imprecare, come anche Inuyasha smise di devastare il soggiorno, ma i singulti continuarono ad echeggiare.
Il ragazzo la osservò impotente, con gli artigli che gli si conficcavano nel pugno serrato facendo gocciolare il sangue suo lenzuolo.
A Kagome non rimase che chinarsi prona su quelle chiazze vermiglio a piangere convulsa, mentre Yasha lasciava la stanza sbattendo la porta.

Un pugno lo colse in pieno volto, facendogli colare un rivolo di sangue dalla bocca, da cui ormai sporgevano due affilatissime zanne.
Quando Inuyasha si accorse del suo aspetto rabbrividì, non avendo mai ovviamente visto il suo volto in quelle condizioni. Fortunatamente, Yasha sembrava aver almeno conservato le sue facoltà mentali. Inuyasha si era reso conto della sua instabilità nel trasformarsi, quando perdeva il controllo il processo era automatico, ma aveva anche notato la sua forte volontà di rimanere se stesso, e quella probabilmente era la causa della sua parziale perdita di controllo. Dopotutto, però, essendo rinato come umano, per lui doveva essere estremamente difficile mantenere la sua coscienza attiva, ed era quindi meglio non provocarlo ulteriormente… ciononostante, non poteva dimenticare ciò che era accaduto.

-Brutto bastardo! Non ti azzardare mai più a metterle un solo dito addosso!

Yasha lo squadrò con gli occhi che parevano due tizzoni ardenti ma le iridi ancora dorate.

-Tsk! Per chi credi che stia piangendo adesso, eh? Per me? O per TE?!

Lo lasciò lì a riflettere immobile su quel quesito, mentre si infilava le scarpe e spariva ancora una volta sbattendo la porta dietro le sue spalle.
Come riscossosi dal torpore, Inuyasha si precipitò a spalancare la porta della stanza di Kagome, i cui singhiozzi ancora gli risuonavano nitidi nelle orecchie.

-LASCIAMI SOLA!

Urlò la ragazza non dandogli nemmeno il tempo di varcare la soglia.

-Kagome…

Sussurrò l’hanyou con il pugno serrato tremante lungo il fianco, bianco in volto dopo aver visto le condizioni disperate in cui si trovava la ragazza. Richiuse la porta come gli era stato detto senza fiatare, dirigendosi verso la finestra per guardarne all’esterno senza in realtà vedere nulla, mentre ancora una volta Kagome ricominciava a piangere disperata.

-Ti sbagli… lei… non piange affatto per me…

§§§

Quella notte non riuscì a chiudere occhio, nonostante fosse stremata dal digiuno e dal pianto. Non era uscita da quella stanza nemmeno per andare in bagno, non voleva incontrare Inuyasha e parlare di quello che era accaduto e del malo modo in cui l’aveva cacciato, almeno fino al ritorno di Yasha, perché supponeva che fosse uscito per scaricare la tensione e poi sarebbe tornato per chiarire con lei, ma era già l’una di notte e di lui nessuna traccia.
Ormai aveva esaurito le lacrime, ma il suo cuore era a pezzi.
Yasha era stato uno stupido a comportarsi in quel modo, ma in un certo senso poteva anche capire le sue ragioni… fatto stava che… le mancava…
Ancora una volta venne scossa da spasmi privi di lacrime, mentre tra i singulti chiudeva gli occhi e si lasciava andare ad un sonno tormentato privo di sogni.

§§§

Un forte trillo la fece spaventare e quasi cadere dal letto.

-Yasha!

Esclamò ancora non completamente sveglia, fiondandosi fuori dalla stanza ed andando ad aprire la porta d’ingresso, con due profonde occhiaie che le solcavano il viso e i capelli scompigliati. Fuori dalla porta non vi era nessuno, e lo squillare non cessava.

-È quella cosa lì.

Le indicò Inuyasha il telefono con il pollice, evitando di guardarla negli occhi per la vergogna e la rabbia. Kagome non gli diede importanza e si precipitò a rispondere al telefono; era sconvolta.

-Yasha! Dove sei?!

Esclamò dando per scontato che fosse lui, ma un’altra voce conosciuta rispose dall’altro capo dell’apparecchio.

-Kagome? Yasha non è nemmeno li?

La ragazza trasalì al tono preoccupato che la investì.

-Shippou? Cosa sai di Yasha?

Il demone pausò un attimo cercando di comprendere cosa potesse essere successo.

-Ho chiamato per chiedergli perché non si era presentato a lavoro, ma mi pare di capire che ci sia qualcosa sotto… sputa, che è successo?

Kagome quasi non ricominciò a piangere.

-Non lo so… ieri sera abbiamo litigato, poi è uscito e non è più tornato… Oh, Shippou! Si era anche trasformato in youkai, senza di me non può tornare alle sue sembianze… e se gli fosse successo qualcosa?! Se perdesse il controllo non me lo perdonerei mai! Dobbiamo trovarlo!

-Aspetta un attimo! In youkai?! Ma come?

-È stata tutta colpa mia! Ma quando se n’è andato era ancora in sé!

Shippou restò ancora un attimo in silenzio a riflettere.

-Bhè, al tg non hanno detto niente, quindi presumo sia ancora in sé…

La ragazza annuì distratta, non curante che il demone non poteva vederla.

-Ascolta, ora calmati e rifletti. Sai dove potrebbe essere andato?

-No…

Rispose lei mogia.

-Allora non ti resta altra cosa da fare che prendere Inuyasha e fargli fare il segugio. Vedrai che lo troverete. Fammi sapere, ok?

Non le diede il tempo di replicare che chiuse la comunicazione, lasciandola lì impietrita a cercare il coraggio di rivolgere la parola all’hanyou. Come poteva chiedergli una cosa del genere?

-Andiamo.

La riscosse lui con tono secco ma fermo. Kagome restò immobile ancora qualche secondo, voltandosi poi e forzando un sorriso.

-Andiamo…

Continua…

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Capitolo 23
*** Un'unica persona. ***


Ciao a tutti, come va ? Ritardo immondo, vero? Mi dispiace, ma avevo un grande calo di ispirazione, che potrebbe sbloccarsi se, magari, ‘stavolta lasciaste qualche commentino in più… un enorme grazie a chi ha commentato: intery: grazie del sostegno, è proprio vero che ricevere pochi commenti butta giù di morale, si vede da quanto ci ho messo a sfornare questo capitolo... ;_; Riguardo Inu, non è diventato come Kikyou, ma ricadere in parte dei suoi errori era ovvio, ma spero si sia riscattato in questo capitolo. Una parte in più sui tuoi piccioncini, ma di più sul prossimo! Grazie dell'info, se non avesse avuto il braccio non me la sarei sentita di farlo vestire in abiti occidentali, ne avrebbe rovinato l'immagine! ^_- Grazie ancora!
crilli: scusa scusa... chiedo umilmente scusa, ma senza colpi di scena come faccio?! ;_; continua a commentare, che mi piacciono molto i tuoi commenti! Ciò che hai scritto mi ha colpito molto, perché mi fa capire che sono riuscita a trasmettere quello che volevo! Grazie!
mel_nutella: scusa se ti ho fatto divorare dalla curiosità... ;_; prenditela con chi non commenta! Ho avuto un brutto calo d'ispirazione, anche perché ho anche notato che si è ridotto il numero generale di letture, e non solo di commenti, e ho pensato che magari il fatto di Inu vs Yasha non è piaciuto come pensassi... insomma, mi son fatta le s***e mentali! A parte questo, spero che il capitolo ti piaccia! E grazie del commento!
Bchan: Più che una chiacchierata chiarificatrice, in questo capitolo! Però Naraku non centrava (ancora no... uh uh!) mi dispiace! Grazie del commento!
gaby_misha: grazie dei complimenti! Ricevere un commento in più, da chi non aveva ancora commentato, mi ha dato una marcia in più e mi ha parzialmente sbloccato! Grazie ancora!
Bene, ringrazio ancora tantissimo chi mi segue sempre e commenta ogni capitolo, senza di voi non riuscirei a portare avanti la fic! Bacioni! E incoraggio anche chi non commenta mai a farlo! Se volete leggere il seguito, almeno... uh uh uh! Sono malvagia...

Cap.23. Un’unica persona.

Era decisamente strano cavalcare il vento con Kagome sulla schiena che piangeva per il suo rivale.
Avrebbe dovuto provare nostalgia per quel gesto, per la sensazione delle mani salde intorno alle sue cosce ed il suo petto ermeticamente incollato alla schiena, invece provava solo un gran senso di estraneità, e si sentiva nauseato da quelle stesse emozioni.

-Ho trovato una traccia del suo odore…

Improvvisamente decise di rompere il silenzio, infrangendo la tacita regola che sembravano essersi imposti da quando si era offerto di aiutarla nelle ricerche.
La ragazza uscì subito dallo stato vegetativo in cui si trovava.

-Dove porta? È vicino?

L’hanyou annuì. In effetti la traccia conduceva ad un posto che ben conosceva, e ripensandoci, avrebbe dovuto capire subito che quello era l’unico posto in cui sarebbe potuto andare: il tempio Higurashi, con il suo Goshinboku.

-Si, non ti preoccupare… temevo, anzi, che Naraku avesse approfittato dell’occasione per toglierlo di mezzo, invece non poteva andare meglio di così… si è rifugiato nell’unico posto in cui il mio animo si placa e riesco a riflettere…

-Il Goshinboku!

Kagome completò la frase per lui, dandosi mentalmente della stupida per non averci pensato subito… non conosceva ancora Yasha bene come il suo predecessore, ma pensando a tutte le analogie che vi erano tra di loro avrebbe potuto arrivarci anche da sola, perché sicuramente Yasha, in preda all’istinto youkai, si era recato lì per non impazzire completamente…

-Esattamente.

Inuyasha la riscosse dai suoi pensieri, facendole anche rendere conto che erano giunti a destinazione.
A conferma delle loro teorie, un sommesso ringhio li accolse dalle fronde del dio albero.

-Tu aspetta qui, ci penso io.

La lasciò lì titubante a ponderare sulle sue intenzioni, mentre con un balzo raggiungeva Yasha su uno dei rami più alti dell’albero, fuori dalla portata della sua vista e del suo udito, ma comunque abbastanza vicino da poter purificare il suo frammento.
Con un sospiro si rassegnò ad aspettare, mentre con il cuore in gola si sedeva su una radice pregando che tutto si risolvesse per il meglio.

§§§

La giornata era frenetica come al solito, e con entrambi Yasha e Kagome assenti era ancora più difficile tenere a bada i clienti; ovviamente, sia Sanae che Misato (che ancora ignoravano chi fossero) si stavano facendo in quattro, l’uno correndo come un pazzo tra i tavoli per prendere le ordinazioni, e l’altra che si era addirittura messa un paio di rollerblade e pattinava con una pila di portate su entrambe le braccia come se fosse al circo cinese, riscotendo applausi a destra e a manca, mentre lui alla cassa non aveva un attimo di respiro, dovendo riscuotere da una fila infinita di persone… non che essere pagato gli dispiacesse, ma una mano in più gli avrebbe davvero fatto comodo…

-Ciao!

Una ragazza scavalcò la fila tra le proteste generali, trascinandosi dietro un giovane tanto bello quanto eccentrico, con un paio di jeans ed una camicia nera a maniche lunghe (che stava facendo sudare tutti i presenti al solo sguardo), una lunga stola pelosa sulla spalla, lunghi capelli argentati ed una spada assicurata al fianco.
Tutti i presenti preferirono non aprire bocca, intimoriti per una ragione apparentemente inesistente, preferendo non avanzare nemmeno ipotesi mentali sulla stranezza che gli si era appena parata davanti agli occhi; Shippou, dal canto suo, aveva una gran voglia di ridere alla vista del demone, ma non solo teneva alla vita, gli si era anche presentato davanti un aiuto insperato che non voleva assolutamente lasciarsi scappare.

-Ran e Sesshoumaru! Non potete nemmeno immaginare quanto sia felice di vedervi!

Prese un pennarello indelebile ed un cartellino, scrivendo il nome della ragazza ed appuntandoglielo sul petto.

-Sostituiscimi un attimo alla cassa, mentre io parlo con Sesshoumaru, ok?

Non le diede il tempo di rispondere che era già sparito con il demone, per un attimo che sarebbe durato effettivamente tre ore; la ragazza, che non aveva mai usato una cassa in vita sua, ridacchiò nervosamente alla vista della lunga coda per pagare, pregando i kami che la salvassero da quella situazione assurda.

§§§

Faccia a faccia in quel modo non erano mai stati; da quando era tornato in vita, si erano sempre guardati in maniera circospetta, evitati, picchiati, odiati e magari anche segretamente temuti, ma mai si erano fronteggiati apertamente senza possibilità di rinvio.

-Tieni, muoviti prima che cambi idea.

Inuyasha sciolse la tessaiga dal fianco e la porse al rivale, la testa voltata di lato per non guardarlo negli occhi rossi come il sangue. Dopo un lungo processo mentale, esasperato dallo stato in cui si trovava, Yasha afferrò la spada dalle mani dell’hanyou, subito tornando alla sua forma originaria, lo sguardo allucinato di chi si è appena svegliato da un incubo confuso e triste; osservò sconcertato la tessaiga tra le sue mani, non sapendo se credere o meno ai suoi ricordi, ed incerto su come comportarsi con l’hanyou che ora lo guardava con aspettativa.

-Se ti aspetti che ti ringrazi te lo puoi scordare, è tutta colpa tua se siamo arrivati a questo punto.

Inuyasha stranamente ghignò.

-No, non me lo aspetto affatto, io non mi scuserei mai con te, quindi non vedo perché dovresti farlo tu.

Il volto di Yasha si fece scuro, sperava di non aver afferrato correttamente il senso di quella frase.

-Cosa vuoi dire con questo?

Inuyasha ghignò ancora, ma c’era qualcosa di strano in quel ghigno velato di tristezza.

-So che quello che sto per dirti non ti piacerà, ma puoi star certo che non piace nemmeno a me…

-Io non sono te!

Lo anticipò Yasha con uno strano bagliore negli occhi, come se volesse ribadire una verità di cui anche lui cercava disperatamente di convincersi.
Inuyasha fu scosso da uno spasmo che poteva essere riconosciuto in una risatina.

-Allora te ne sei reso conto anche tu…

-Ti ho appena detto che noi non siamo la stessa persona! Il fatto che sia la tua reincarnazione non vuole anche dire che io sia te!

Tuonò Yasha, tanto che persino Kagome riuscì a capire qualche parola dalla posizione svantaggiata in cui si trovava.

-Tu hai il mio stesso odore, come Kagome e Ran delle altre. Kagome non aveva lo stesso odore di Kikyou.

Espose la sua tesi inconfutabile con naturalezza, ammutolendo l’interlocutore.

-Anche Sesshoumaru deve essersene accorto, o non avrebbe mai seguito quella ragazza senza fiatare…

Aggiunse poi senza fermarsi, osservando il pallore che cominciava a diffondersi sul volto di Yasha.

-Però penso di poter affermare con certezza che voi non siete solo noi rinati in questo tempo e basta, altrimenti adesso non saresti umano, non avresti una coscienza tua… ed io non potrei essere qui come se fossi un’altra persona…
-E quindi?

Azzardò Yasha diviso tra il voler sapere ed il non voler accettare ciò che stava dicendo.

-Quello che voglio dire, è che il nostro desiderio di vendetta si è avverato, facendoci rinascere tutti nel futuro per sconfiggere Naraku… ti sei reso conto che c’è anche il lupastro? Gli youkai non si reincarnano!

Yasha spalancò gli occhi incredulo.

-Cazzo, non ci avevo pensato.

Ammise.

-Io una teoria me la sono fatta.

Cominciò ancora Inuyasha. Se Kagome avesse potuto vederli parlare così tranquillamente, non avrebbe creduto ai suoi occhi.

-Spara.

-Al momento della nostra morte, possedevamo una scheggia della sfera, quella di Kohaku… dev’essere stata quella ad esaudire il nostro desiderio, che poi rientrava anche negli schemi della volontà di Midoriko.

Yasha annuì stranamente tranquillo, anche il pallore sul suo volto stava svanendo.

-E va bene, ammettiamo anche che noi siamo voi rinati in questa epoca, ma io ho una mia coscienza, idee mie, una personalità MIA che non ha niente a che vedere con te. Come lo spieghi questo?

Inuyasha sembrò pensieroso per un attimo, ma evidentemente doveva aver pensato anche a quello perché la sua risposta non si fece attendere troppo.

-Noi siamo gli stessi, ma allo stesso tempo persone diverse. Kagome ha scelto te, non me, ed era per te che piangeva quando te ne sei andato… sono bastati pochi mesi a cancellare anni passati insieme…

-Già, se fosse stata la stessa Kagome di allora sarebbe tornata da te senza pensarci due volte… ed io che ho anche dubitato di lei, che stupido!

Inuyasha sorrise come se si fosse liberato di un peso.

-La tessaiga, l’affido a te.

Yasha spalancò ancora gli occhi incredulo.

-Sai, non ti credevo tanto sportivo…

Inuyasha lo guardò di sottecchi.

-Perché? Tu non lo sei?

-Come non detto.

Agitò le mani davanti a sé con fare infantile, poi di colpo tornò serio.

-Che intendi fare adesso?

Inuyasha chinò il capo.

-Quello che avrei dovuto fare non appena Kikyou mi ha mostrato la via… sai meglio di me come sono fatto, quindi sai che per me non è facile… è che non sopporto di vederla piangere…

-So che è strano detto da me, ma… mi dispiace…

Ammise Yasha a capo chino, perché per quanto lo avesse disturbato la sua presenza lì, per quanto lo avesse voluto fuori dai piedi, capiva le sue motivazioni, e probabilmente anche lui non sarebbe riuscito a rassegnarsi e si sarebbe comportato nella stessa maniera.
Era nella loro natura.
D’altro canto gli era grato per essersene reso conto in relativamente breve tempo, grazie anche all’esempio che gli aveva dato Kikyou. Alla fine, dopo tutto il male che gli aveva fatto, anche lei era riuscita a riscattarsi ai suoi occhi… si chiedeva se quel gesto non l’avesse fatto anche per lui, per dimostrargli che, in fin dei conti, gli aveva voluto bene come solo Yasha, che non l’aveva solo preso in giro.
Inuyasha voltò la testa di lato con un mezzo sorriso beffardo sulle labbra.

-Ma per piacere, che non aspettavi altro!

Lo accusò l’hanyou apertamente e Yasha divenne scuro in volto.

-Guarda che non ho mai nascosto il fatto di volerti fuori dalle palle, quello che penso lo dico sempre in faccia! Quello che voglio dire adesso, è che mettendomi nei tuoi panni posso capirti, e per quello mi dispiace, ma puoi star certo che quando saremo a casa festeggerò alla grande!

I due si guardarono in cagnesco per un attimo, la tensione omicida ricreatasi all’improvviso, poi di colpo scoppiarono all’unisono in una risata innaturale.

-Poi però non ti lamentare, eh?!

Sentenziò Inuyasha con malizia mentre scivolava giù dal ramo per raggiungere Kagome, seguito a breve distanza (ma molto più lentamente) da Yasha che non aveva ancora compreso le sue parole. Kagome si alzò subito non appena li vide, il volto illuminatosi di colpo nel vedere che Yasha stava bene ed aveva recuperato il suo aspetto umano; all’improvviso Inuyasha le si parò davanti e, con sguardo languido, le prese la mano nella sua e la premette sul suo collo.
Quando Kagome sentì con la punta delle dita la scheggia della sfera degli Shikon, comprese qual’era il suo intento e cercò di ritrarre la mano inorridita, ma lui la trattenne facilmente.

-Mi dispiace di averti fatto star male… questo, avrei tanto aver avuto il coraggio di farlo quando ero ancora in vita…

In un attimo ricoprì la distanza che li separava intrappolandola in un bacio mozzafiato. Kagome cercò di ribellarsi, conscia anche del fatto che Yasha fosse dietro di loro che probabilmente li guardava paralizzato, ma ben presto fu costretta ad arrendersi, chiudendo gli occhi sconfitta. Quando li ebbe riaperti, Inuyasha era scomparso, e nella sua mano riposava un frammento della sfera ancora caldo e pulsante.
Subito il suo sguardo si diresse verso il ragazzo che se ne stava immobile davanti a lei a testa bassa, stringendo nel pugno saldamente l’elsa di tessaiga come se da essa dipendesse la sua vita.

-Yasha! No, non è come credi! Io…
-Torniamo… a casa…

Raccolse tutto il coraggio che possedeva e le tese la mano, forzando le sue labbra a curvarsi in un sorriso. Subito calde lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi di Kagome, che senza esitare si lanciò tra le sue braccia singhiozzando, stringendolo come se avesse paura che la lasciasse ancora.

-Si. Torniamo a casa…

§§§

-Allora, vedo che tu e Ran vi siete chiariti?

Commentò Shippou con una gomitata amichevole, prendendosi nei confronti di Sesshoumaru una confidenza che nemmeno la stessa Rin aveva mai ottenuto. Un’occhiata glaciale del demone lo fece bloccare improvvisamente, facendogli ringraziare i kami di non avergli anche chiesto del suo abbigliamento come si era proposto inizialmente.

-Non è per questo che siamo qui.

Asserì il principe dei demoni con voce atona, mentre Shippou riacquistava il suo contegno come la sua veneranda età richiedeva.

-Giusto. Hai preso una decisione? Ci aiuterai?

Sesshoumaru lo squadrò un attimo in silenzio, poi annuì senza mutare espressione.

-Esattamente, ma esigo un compenso.

Shippou lo squadrò da capo a piedi, domandandosi seriamente cosa avrebbe mai potuto volere, poi si decise finalmente a parlare.

-Tutto ciò che vuoi.

-Una volta sconfitto Naraku, voglio per me la completa Shikon no tama…

Continua…

Oh oh oh! Ed ecco dove volevo arrivare! Che cosa ci vorrà mai fare Sesshoumaru con la sfera? Sono ben accette ipotesi! Spero nessuno mi fucilerà per l’uscita di scena di Inuyasha, ma era annunciata ed inevitabile. Sorry!
Bhè, che dire! COMMENTATE!!!!!

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Capitolo 24
*** Insieme ad ogni costo. ***


Ciao a tutti, ecco qui il capitolo 24! Lo so, lo so, ci ho messo un mese per scriverlo, ma ogni volta che accendevo il pc ed aprivo la pagina del capitolo mi veniva una smorfia di disgusto e lo spegnevo. Crisi totale… chissà perché… bhè, non voglio ripetermi, ormai l’ho detto tante volte. Questo capitolo lo dedico a chi commenta sempre, ci sarà una mezza lemon, quindi siete avvisati! Ero decisa a non scriverne più, ma mi è venuta l’ispirazione improvvisa. Vabbhè, consideratelo un incentivo! Commentate in molti! Grazie a:
Sonya: Tesorooooooooo!! Stai cominciando a leggerla? Grazie ci! Gli errori... ^^; Lo so, è che raramente rileggo, quindi qualcuno ci scappa! ^^; Sono più che altro errori di battitura, perhé sono un fulmine alla tastiera ed ogni tanto inverto le lettere o spingo un tasto per un altro... (Grazie anche per il commento a VS!) Bhè, che dire! Ci vediamo in questi giorni, il grande giorno della partenza è domani! Bacione!
--Per la cronaca: domani parto per Bari!--
intery: Ritardo tu? Ma figurati! Ed io che dovrei dire?! Grazie, sono contenta che ti sia piaciuta l'uscita di scena di Inu. Sesshoumaru che vuole diventare umano? Sarebbe un'insulto nei suoi confronti! Ora si fa vero e viene ad ammazzarmi! :p Ci hai azzeccato in pieno sull'uso che vuole fare della sfera, in questo capitolo la rivelazione! Spero ti piaccia!
mel_nutella: Scusa, scusa! Ti ho fatto aspettare ancora molto! Comunque... *blush* Wow! Che complimenti! Grazie! Sono contenta che Yasha sia riuscito a spopolare! Riguardo Sesshino (ora torna ad ammazzarmi), se non avessi messo in questo capitolo la risposta alle tue domande, penso che saresti venuta ad ammazzarmi anche tu! :p Quindi, a te la lettura! Ps Riportare in vita Rin? Sarebbe impossibile, perché Rin è già tornata in vita, diventando l'attuale Ran. Ormai se n'è convinto persino Yasha! ^_-
Bchan: Grazie del commento! Sesshou umano? Ora viene ad ammazzare anche te! :pppp guarda che si offende, eh! Scherzi a parte, spero di averti sorpreso con la verità! :p (ps ricordati di farmi sapere che hai deciso per agosto!)
lilysol: Eh, già! La scelta di Inu era doverosa. Sesshou umano? Anche tu? Ma gli ho fatto dare quell'impressione? ?_? Eppure, come hai detto tu, lui è orgogliosissimo del suo sangue! vabbhè! Leggi e capirai! :p ricorda, come dice Sesshoumaru (o, meglio, come gli faccio dire io!): A Ran è concesso QUASI tutto! (Capirai leggendo! :P)
Che dire! Baci a tutti! Al prossimo capitolo! (Che se commenterete da bravi arriverà nei prossimi giorni!)

Cap. 24. Insieme ad ogni costo.

La porta d’ingresso si aprì sbattendo con violenza contro il muro, rivelando due giovani saldamente avvinghiati quasi fossero fusi in un solo corpo. Nell’ascensore era stato davvero improvviso: si erano guardati solo un attimo, Yasha le si era lanciato addosso senza pensarci due volte ed aveva unito le loro labbra in un vortice di passione repressa, trascinandola poi fino alla porta dell’appartamento e lottando col proprio buon senso per staccare una mano dal suo sedere e cercare le chiavi di casa nella tasca dei jeans. Spalancata la porta come due sposini che rientrano per la prima notte di nozze, avevano proseguito il loro gioco di lingue continuando a tastarsi sempre con maggior vigore, sfiorando punti al limite dell’osceno, senza curarsi minimamente del coinquilino che era giunto correndo dalla sua stanza non appena aveva sentito la porta aprirsi sbattendo; Kouji li squadrò per un attimo ammutolito, il volto pallido come se avesse visto un fantasma.

-Ehm… ragazzi? Scusate un attimo…

Si schiarì la voce e li appellò timidamente; in un’altra occasione si sarebbe ritirato in tutta fretta, ma aveva estremo bisogno di parlare con Yasha. Il ragazzo in questione, però, levò debolmente lo sguardo verso di lui senza staccare le labbra da quelle di Kagome che, dal canto suo, era troppo presa dal suo trattamento per rendersi solamente conto di essere stata chiamata; senza dare importanza all’amico, Yasha rigirò Kagome nel suo abbraccio sorreggendola con una mano, mentre con l’altra chiudeva velocemente la porta d’ingresso prima di serrarla nuovamente intorno alla sua vita. Solo in quel momento la ragazza si rese conto dell’amico che li osservava smorto, ma non ebbe il tempo di aprire bocca che Yasha sparì con lei nella loro stanza, lasciando Kouji a boccheggiare all’esterno.

-Ma vaff…! Peggio per lui! Se poi prova a lamentarsi lo picchio a sangue!

Gli lanciò un gestaccio da dietro la porta e tornò nella sua stanza sbattendo i piedi stizzito. Yasha quando voleva sapeva essere davvero irritante.

§§§

I due demoni tornarono silenti verso il locale di Shippou, dove li aspettava una Ran seduta su una sedia con il capo buttato all’indietro; ci mancava solo che le uscisse l’anima dalla bocca sotto forma di nuvoletta come nei manga.
Non appena la vide, Shippou si schiaffeggiò la fronte con una mano maledicendosi mentalmente per essersi completamente dimenticato di lei.

-Oh cavolo! Scusa! Scusa! Scusa!

Le corse incontro con un sorriso mortificato sulle labbra, e la ragazza riaddrizzò la testa con lo sguardo spento.

-Non verrò mai più nel tuo locale.

Disse con tono rigido, surclassando persino il glaciale principe dei demoni.

-Dai! Dai! Ti ho già chiesto scusa! Non l’ho fatto apposta!

Ran socchiuse gli occhi, risultando ancora più minacciosa.

-Mi credi scema? Guarda che si capiva da lontano che non vedevi l’ora di squagliartela!

-Avete finito?

Chiese Sesshoumaru che li squadrava già da un po’ con le braccia conserte, al limite di una crisi di nervi. Chissà se anche ai demoni maggiori poteva venire il mal di testa…
Shippou e Ran sbiancarono di colpo ammutoliti.

-Andiamo.

Asserì senza nemmeno aspettare risposta e si voltò per andarsene, subito seguito saltellando da Ran che fece un breve cenno di saluto a Shippou e poi gli si avvinghiò al braccio tutta sorridente. In molti dei suoi modi di fare era rimasta una bambina. Non appena furono al sicuro da sguardi e orecchie indiscrete nella macchina di Ran, la ragazza si voltò verso Sesshoumaru con le labbra tese in una linea sottile, roteando il corpo verso destra dal posto di guida per fronteggiarlo, lo sguardo colmo di aspettativa.

-Allora?

-Allora cosa?

Rispose lui voltandosi a sua volta verso di lei, lo sguardo che non lasciava trapelare nulla.

-Dai! Non fare così!

-Così come?

Sesshoumaru alzò un sopracciglio, lasciandole intendere che era stranamente divertito e contento.

-Ecco! Era proprio quello che intendevo! Il tuo proposito di usare tra di noi più confidenza, parlare in maniera “moderna”, mi ha reso felicissima, e apprezzo davvero il tuo sforzo di rendermi più a mio agio… ma dobbiamo ancora fare qualcosa per quel tuo caratteraccio, sai?!

Il demone per la prima volta nella sua vita trattenne una risatina, prima di sporgersi in avanti e posare le proprie labbra sulle sue.

-Così va meglio?

Disse poi tornando al proprio posto. Ran gli sorrise.

-Seeeee… può andare…!

Sesshoumaru le diede una spinta amichevole che la fece scoppiare in una fragorosa risata.

-Tornando ai discorsi seri… che ha detto?

-Tutto a posto.

Le rispose col volto sereno ma senza sfoggiare alcun sorriso; aveva bisogno di tempo per mettere anche in pratica ciò che si era proposto di fare.

-E lui che ti ha detto? Come ha preso il fatto che vogliamo la sfera per me?

-Non ha avuto il coraggio di chiedere niente, ed io non avevo tempo da perdere nel spiegarglielo lo stesso. Non ti preoccupare, tanto prima o poi capiranno tutti.

Ran annuì.

-Ok… mi sta bene… e poi, mi piace sapere che ti apri solo con me! Mi rende felice!

Sesshoumaru stette lì a guardarla senza dire nulla, facendola arrossire oltre ogni misura.

-Si, insomma! Non mi da affatto fastidio vederti sempre così freddo e distaccato, perché so bene che nell’intimità sei focoso solo con me!

Il demone la squadrò con due occhioni sgranati da cucciolo spaurito.

‘Io… sono… freddo e distaccato…? E… focoso… nell’intimità…?’

Si chiese come se il pensiero non gli fosse mai passato per la mente, e Ran, che ormai lo conosceva come se stessa e capiva ogni sua sfumatura, scoppiò in una fragorosa e argentina risata.

-Dai, non fare quella faccia! Sei il bello e letale principe dei demoni, è naturale che tu assuma un comportamento degno della tua fama!

-Io sono così, non è un comportamento che assumo di proposito.

Replicò Sesshoumaru a metà tra l’incuriosito e l’adirato. In altre circostanze, avrebbe trucidato sul posto qualsiasi umano che avesse osato anche solo pensare tali cose in sua presenza, ma lei… lei era semplicemente lei. Aveva superato le barriere del tempo per ritrovarla e aveva chiesto la sfera dei quattro spiriti (di cui non gli era mai importato nulla) solo per farle ottenere l’immortalità che le avrebbe impedito di lasciarlo ancora. A lei ormai tutto era concesso.

-Questo lo so, ma ieri notte non mi sei sembrato tanto freddo e distaccato…

Ammiccò con aria civettuola. Stava forse cercando di farlo arrossire? Impresa impossibile; doveva però riconoscere che era riuscita ad imbarazzarlo, ma sarebbe morto piuttosto che ammetterlo.

-Vorrà dire che concederò solo a te questo onore. Ora, andiamo?

Ran ridacchiò poi mise in moto la macchina. A casa avrebbe usufruito molto volentieri del suo “onore”…

-Senti, posso chiamarti Sesshou-chan?

Disse non appena fu partita, facendo quasi strozzare il demone con qualcosa di inesistente.

-Ora non esagerare.

Replicò serio mentre lei rideva a crepapelle. Alla fine, QUASI tutto le era concesso…

§§§

Un raggio di sole colpì il corpo nudo dei due giovani che si scambiavano effusioni abbracciati nel loro letto.

-Yasha…

Mugolò Kagome con lo sguardo raddolcito dall’amore e dall’eccitazione che percorrevano ogni fibra del suo essere. Il ragazzo la baciò dolcemente, permeante anch’egli lo stesso sentimento della compagna.

-Che c’è?

Le sussurrò con voce roca nell’orecchio mordendone poi piano il lobo e lei emise un gemito di piacere.

-E… ecco… abbiamo fatto… lo sai… ma non abbiamo nemmeno chiarito… nemmeno parlato…

Yasha sorrise sornione, rigirandola con la schiena contro il suo petto e penetrandola in un unico movimento fluido. Kagome sussultò visibilmente, annaspando per riprendere fiato con il volto in fiamme.

-Ti ascolto, dimmi tutto quello che vuoi!

La canzonò muovendosi lentamente all’interno del suo corpo, dando fondo a tutto il suo autocontrollo per non affondare nel suo calore con tutta la forza animalesca che premeva per esplodere. Kagome non poté far altro che compiacerlo con il suo ansimare, completamente in balia del suo impeto.

-Ti prego… smettila… sei ingiusto…

Cercò di biascicare tra i respiri affannosi, volendo sottrarsi al suo tocco ma non riuscendo ad agire secondo la sua volontà. Di tutta risposta, Yasha le mise una mano a coppa sul seno, carezzandole il capezzolo con l’indice e strappandole un gemito che sicuramente avrebbe sentito anche Kouji nell’altra stanza. Poco male, stavano per seguire rumori ancora più forti.

-Sarei ingiusto a smettere proprio adesso…

Sentenziò, anch’egli con il fiato corto. Quando vide che Kagome non riusciva nemmeno più a connettere, cessò un attimo la sua danza e continuò a parlare.

-Però una cosa posso dirtela: siamo rinati in questo periodo per vendicarci, ma mi piace pensare che sia accaduto anche per permetterci di continuare a stare insieme… perciò, ora, prima di ogni altra cosa, è l’unica cosa che voglio fare. Prima di tornare a parlare di cose tristi, di pensare a vendette e affini, voglio semplicemente stare qui con te come se nulla fosse accaduto. Ti amo e, per ora, è tutto ciò che mi basta.

Quasi con le lacrime agli occhi Kagome tornò a fronteggiarlo, gli gettò le braccia al collo e lo baciò con tutto il suo amore, comunicandogli ciò che nemmeno mille parole avrebbero mai potuto esprimere.

-Anch’io ti amo… facciamolo bastare per il momento…

Gli sorrise genuinamente e lui sprofondò il viso nell’incavo del suo collo, ricominciando a passarle la lingua sulle forme che tanto bramava, gettandosi temporaneamente tutto alle spalle. Per il momento, tutto ciò che contava era l’essere lì insieme e amarsi come se non vi fosse un domani.

§§§

Stirando le braccia sopra la testa con un sorriso beota da settimo cielo stampato in volto, Yasha si diresse verso il bagno in boxer e a piedi nudi, dimenticandosi completamente che l’appartamento non era diviso solo da lui e Kagome. Non fece in tempo a raggiungere la porta del bagno, che dall’angolo della cucina sbucò Kouji che lo aspettava pazientemente già da un po’ come un agente del fisco, facendolo sobbalzare quasi fino al soffitto per lo spavento.

-E allora, avete finito?

Chiese a braccia conserte con un non so che di sadico nello sguardo. Yasha, riacquistato il suo contegno (che era ben poco dato che era letteralmente in mutande), copiò la sua posizione con aria di aspettativa.

-Che c’è? Invidioso?

Lo derise facendogli dimenticare per un momento tutti i buoni propositi che si era prefisso.

-Chi, io? Macché! Ma poi? Il tuo rivale canino dov’è finito?

Anche lui sapeva essere infame quando voleva. Yasha lo squadrò torvo.

-Lascia perdere, te lo spiego domani, ora non mi va di rovinarmi la giornata…

-Bhè, mi dispiace per te, ma devo rovinartela prima per forza…

Di colpo tornò allo sguardo allucinato e smorto che aveva quando erano rientrati e li aveva sorpresi all’entrata. Ciò che stava per dirgli era stato un duro colpo anche per lui, ma doveva anche ammettere che gli dispiaceva per Yasha, dopo tutto era il suo migliore amico (anche se non sembrava).

-Che è successo?

Chiese infine quegli improvvisamente preoccupato.

-Hanno chiamato dall’università: hanno fissato la data per la consegna della tesi al primo lunedì del prossimo mese. Abbiamo solo quindici giorni di tempo e tu non hai scritto ancora nemmeno una pagina.

Sentenziò la frase tutto d’un fiato, e Yasha portò le mani al viso con la bocca aperta e lo sguardo stravolto alla urlo di Munch.

-Sono fottuto.

Declamò mogio.

-Si, sei davvero fottuto.

Insistette Kouji. Si prospettava una nuova rivoluzione all’orizzonte.

Continua…

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Capitolo 25
*** Preparativi. ***


Ciao a tutti! Ennesimo ritardo insensato da parte mia, lo so, ma non mi andava di scrivere porcate per la scarsa ispirazione. E poi, onestamente, nell’ultima settimana (dal ritorno dalle vacanze a Bari il 27 giugno), avevo la mente troppo occupata: mi sono guardata 18 episodi di death note, 7 di vampire knight e 4 di tsubasa chronicles, ho letto Twilight , New moon ed Eclipse (S. Meyer) e il 2° ed il 3° libro di Harry Potter, oltre che un casino di manga… inutile dire che questo capitolo non riusciva a formarsi nei miei pensieri. Adesso però mi metto d’impegno (spero dia i suoi frutti perché non riesco ad aprire la pagina senza nausearmi), ma anche voi impegnatevi con i commenti o non penso che mi verrà un altro capitolo fino a settembre, ho bisogno di aiuto per superare la mia sindrome da schifo per la fanfiction… bye bye!!! Grazie a:
mel_nutella: grazie, non sai quanto mi rendano felice le tue parole. Scusa se aggiorno sempre in ritardo, cercherò comunque di non aggiornare una volta l'anno!! :p spero ti piaccia anche questo capitolo!
Bchan: non so come sia successo che il capitolo sia stato pubblicato due volte, perché io controllo sempre dopo il post e ti assicuro che di capitolo ce n'era uno solo... boh! mi fa piacere che il cap ti sia piaciuto, so che l'idea della tesi è stata una bastardata, ma volevo dare un'accelerata agli eventi... sorry!
princess jiu327: per i due cap simultanei, leggi il commento precedente! :p (lo so, lo so, sono pigra... -_-) grazie per i complimenti! continua a leggere!
intery: e così avevi indovinato, eh?! ^___^ spero ti piaccia anche questo capitolo come gli altri! E mi raccomando per la tesi!
Bhè, che dire! Non mi abbandonate! Io, nonostante la difficoltà, non lo farò mai!


Cap.25. Preparativi.

La porta della stanza si aprì e Yasha mosse due passi infermi in avanti prima di richiuderla dietro le sue spalle. Kagome si stava rivestendo ignara di tutto, quando si voltò verso il ragazzo e vide l’angoscia dipinta sul suo volto.

-Oh Kami-sama! Che cosa ti è successo?

Biascicò lanciandosi verso di lui con fare protettivo, il cuore gonfio di preoccupazione. Yasha si lasciò stringere con la testa riversa sul suo petto solo per qualche attimo, prima di allontanarla riluttante con una strana espressione sul volto.

-Kagome… quello che sto per dirti fa molto più male a me, credimi… ma… devi andartene…

Qualcosa si spezzò nel cuore della ragazza. Ammutolì, incapace di aprir bocca, con un velo di orrore negli occhi. Yasha notò subito l’effetto che le sue parole avevano avuto su di lei e si apprestò a spiegarsi il più in fretta possibile.

-No! Aspetta! Non ho finito! Devi andare via solo per due settimane, non fraintendermi!

Kagome sbatté le palpebre basita, ancora incapace di parlare.

-Kagome? Kagome?!

Cercò di richiamarla alla realtà il ragazzo agitandole la mano davanti agli occhi. Stizzita Kagome la allontanò con un movimento brusco, poi si voltò dandogli le spalle.

-Cosa c’è da fraintendere?! Mi sembra tutto fin troppo chiaro…

La sua voce era strana, la prese per le braccia e la costrinse a girarsi per guardarlo negli occhi. Alla vista delle due piccole lacrime che le rigavano le guance, il sangue gli si gelò nelle vene. Era strano come dal suo stato d’animo dipendesse il suo benessere.

-Kagome… io… ti prego, ascoltami…

La prese tra le braccia e la strinse forte a sé, poi, quasi al limite della disperazione quando scoppiò in lacrime, la portò a sedersi con sé sul bordo del letto, senza scioglierla dall’abbraccio nemmeno per un secondo.

-Scusa… sono un po’ sotto shock, e non sono riuscito a dosare le parole… in realtà, avrei dovuto prima spiegarti tutto…

Dopo che Yasha le ebbe raccontato per filo e per segno ciò che gli aveva detto Kouji, Kagome si liberò dal suo abbraccio ed incrociò le braccia sul petto col viso scuro.

-Quindi, tu mi stai dicendo che, siccome tra due settimane devi presentare una tesi che non hai nemmeno cominciato, io devo sloggiare. Giusto?

Il ragazzo scosse il capo mogio.

-Amore, ti prego… ti ho già detto di non fraintendermi…

Yasha non era proprio il tipo sdolcinato, che usa vezzeggiativi di alcun genere. Era ovvio che stava cercando di raddolcirla.

-Allora cerca di spiegarmi, perché non ci sto capendo granché.

Sentenziò lei seccamente, Yasha non era riuscito nel suo intento ma non poteva ignorare la lusinga, in un altro frangente si sarebbe strutta in brodo di giuggiole.

-Vedi, il fatto è che sono troppo preso da te, sei una distrazione troppo grande… negli ultimi due mesi mi sono persino dimenticato di studiare...

-Stai forse dando la colpa a me?!

Quasi si strozzò con le sue stesse parole e Yasha si affrettò a trattenerle le mani come se da un momento all’altro dovesse cominciare a prenderlo a schiaffi. Kagome cercò di divincolarsi inutilmente, furibonda.

-Ti prego, calmati! Non era quello che volevo dirti! La colpa è solo mia, perché non faccio altro che pensare a te come un idiota! Per questo devo allontanarti, o ogni mattina non riuscirei a fare a meno di pensare a come è stato bello la notte precedennte, invece di concentrarmi sui libri!

Le rivolse uno sguardo acceso, e lei non poté fare a meno di arrossire, la rabbia che lentamente scemava.

-Quindi… è solo questo… non mi vuoi in giro perché con me vicino non riesci a concentrarti.

Yasha annuì e lei sorrise amaramente.

-Meno male che ci siamo messi insieme adesso che hai quasi finito, o ci saremmo dovuti separare ogni volta che dovevi dare un esame…

Ironizzò con una punta di amarezza nella voce. Il fatto che avesse accettato la sua decisione non implicava anche che vi fosse ben disposta.

-Ho già pensato a dove potresti andare…

Sorvolò volontariamente sulla sua battutina acida. Kagome si limitò a guardarlo con aspettativa.

-Sanae vive in un appartamentino… diciamo da sola! In realtà quasi convive con Misato, ma non penso sia un problema se anche lui si tiene alla larga per un paio di settimane…

-No, no! Non posso disturbarli così! Non è giusto!

Yasha allargò le braccia e le fece ricadere subito dopo.

-Non trovo altre soluzioni! Insomma, non puoi mica andare da Shippou!

Kagome rimase in silenzio, la testa apparentemente tra le nuvole e lo sguardo fisso nel vuoto. Dopo un attimo di smarrimento Yasha fu come folgorato da un’intuizione, c’era solo un’altra soluzione a cui Kagome poteva star pensando.

-A meno che…

-A meno che?

Chiese lei che non aveva il coraggio di proporre l’idea per prima.

-A meno che tu non chieda ospitalità a tuo fratello…

-Ah! Adesso lo chiami mio fratello!

Sibilò acida. Dopo tutte le volte che aveva cercato di convincerla che lei non era più Kagome Higurashi e che quello doveva essere ormai un estraneo per lei, questa sua incoerenza la faceva imbestialire. Yasha era davvero un ipocrita.

-So che debba sembrarti un ipocrita…

Ecco, come non detto.

-È arrivato il momento di parlare di me ed Inuyasha…

Kagome sgranò gli occhi, non pensava Yasha ne avrebbe mai parlato di sua iniziativa.

-Ti ascolto…

Sussurrò in preda al panico, la voce quasi non riusciva ad uscirle dalla gola ed aveva un tono stridulo che tradiva le sue emozioni.

-Sai, con questo che sto per dirti non voglio rimangiarmi tutto ciò che ho detto, ma ci sono troppe analogie tra me ed Inuyasha che nemmeno io posso confutare… è come avere una prova scientifica… allo stesso tempo, però, io sento di essere una persona unica, originale, non un… un… un riciclaggio, ecco!

-Continua…

Disse Kagome, stavolta senza svelare le sue emozioni.

-Sono più o meno le stesse cose che ho detto anche a lui, e devo ammettere che la sua risposta non mi ha infastidito come avrebbe dovuto: in pratica noi non siamo le loro reincarnazioni, quindi l’anima che rinasce per un nuovo ciclo, ma loro stessi rinati, capaci sia di essere quelli di una volta che persone differenti, con una propria individualità… quindi, io, all’occorrenza posso diventare Inuyasha per portare a termine la sua vendetta, e poi tornare ad essere me stesso tranquillamente… o quasi, non è che la cosa mi renda tanto felice, nonostante l’abbia accettata… morale della favola, anche tu quando ne hai bisogno puoi tornare ad essere la Kagome di una volta...

-Ah.

Kagome non riuscì a dire altro.

-Solamente, vorrei che, tra noi, continuiamo ad essere noi stessi, senza l’ombra di quello che siamo stati in passato…non voglio che ci amiamo solo per… continuare la tradizione! Anche se questa rinascita è stata una seconda possibilità, per noi, voglio che ci amiamo per quello che siamo adesso e basta. Dopotutto, anche Sanae e Misato si sono ritrovati, senza nemmeno sapere ciò che li legava in passato come Sango e Miroku… devo ammettere che li invidio parecchio…

Ammise senza fiato, e riuscì a respirare ancora meno quando Kagome gli si buttò tra le braccia piangendo come una fontana. Alla fine non era riuscita a trattenere lo straripamento delle lacrime. Era semplicemente felice che Yasha le avesse aperto il suo cuore. Quasi si pentiva di aver pensato che fosse un ipocrita.

-No, ti prego, non piangere adesso!

Il panico si era impadronito del suo corpo; rimase immobile come impalato sul letto, le braccia rigide che non riuscivano nemmeno a chiudersi intorno al corpo tremante di Kagome. Non era mai riuscito a sopportare le lacrime della ragazza, in passato come nel presente.
Invece di rispondergli, Kagome lo baciò dolcemente, nella speranza di riuscire a trasmettergli i propri sentimenti con il semplice gesto; Yasha non poté fare a meno di ricambiare il bacio. Che ci poteva fare se non riusciva a resisterle?

§§§


-Si?

-Certo!

-Ho capito! Allora lascia fare a me, ci vediamo tra due settimane! Ciao!

Posò la cornetta sul telefono, osservando con cipiglio la marea di persone che affollava il suo locale. Guadagnare era importante, ma il compito che gli aveva assegnato Yasha (ma non avrebbe dovuto essere lui a dare gli ordini?!) era ancora più importante. Riluttante prese un pennarello nero indelebile ed armeggiò su un cartello bianco che ben presto fece la sua bella mostra vicino alla cassa.

«OGGI CHIUSURA ANTICIPATA ALLE ORE 15:30»

Quando Sanae e Misato lessero il cartello sfoggiarono prima un’espressione inebetita, poi spiccarono contemporaneamente un salto menando il pugno in aria con un largo sorriso sul volto.

-Evvai!!

Esclamarono in stereofonia, lanciandosi l’una tra le braccia dell’altro sempre saltellando per la gioia. Ma avevano cantato vittoria troppo presto.

-Sanae, Misato! Voi resterete comunque fino all’orario di chiusura. Ho qualcosa di importante da dirvi…

Li raggiunse grave il tono di quello che credevano ancora essere il semplice umano Shinichi, ed un «nooooooooooo!» sconsolato si levò in coro sopra le loro teste. Shippou sorrise tra i denti, un po’ divertito, un po’ ansioso. Il momento di rivelare ai suoi dipendenti chi erano veramente era finalmente arrivato. Il momento della resa dei conti con Naraku era sempre più vicino.

Continua…

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Capitolo 26
*** Rivelazione. ***


Ciao a tutti. Prima che diciate: “chi non muore si rivede”, vi chiedo scusa per il ritardo, ma ci sono state le vacanze (stress da 8 persone nella stessa casa), poi è venuta mia zia a trovarmi a inizio settembre (è ancora qui, ma lei almeno non mi stressa), e in più è il Ramadan, non mangio né bevo fino alle 8 circa, vado a dormire intorno alle 2 di notte e mi sveglio alle 8,30 per portare il bambino all’asilo… inutile dire che sono distrutta! Non riesco a scrivere nemmeno quando sono ispirata… e, tra l’altro, sono poco ispirata… vabbhè, ormai la fic è quasi alla fine, anche se mi sono dilungata più di quanto credessi, e cercherò di sfoltirla perché, onestamente, mi sono scocciata. Grazie a chi ancora mi segue, è solo per voi che non mando tutto a quel paese.
Grazie a:
Bchan: mi dispiace di non aver aggiornato prima delle vacanze, davvero. Spero che questo capitolo ti piaccia, anche se è un po' piccolo e probabilmente non darà tanta soddisfazione dopo tanto tempo... ;_;
intery: ciò che mi scrivi mi fa molto piacere. davvero pensi che il mio sia un buon lavoro? Io ne dubito... comunque! Povero Yasha! Se gli dici così si abbatte! Per i sentimenti della coppia e Sesshoumaru dovrai aspettare il prox cap, che spero di avere pronto per ottobre... lo spero proprio... alla prossima!

Cap. 26. Rivelazione.

Non appena tutta la gente ancora presente si fu dileguata, Shippou precedette i suoi dipendenti nel locale, facendogli contemporaneamente segno di seguirlo.
Sanae e Misato non se lo fecero ripetere e, dopo essersi scambiati una breve occhiata d’intesa, entrarono anch’essi nella sala interna dove si trovavano cassa e bancone, ma invece di essere accolti dal solito profumo di caffè appena fatto e dalla vista del salone tanto famigliare, si ritrovarono in un’immensa radura, circondati dal verde, il profumo dei fiori forte nelle narici ed il cinguettio degli uccellini che gli risuonava nelle orecchie.
Una strana sensazione di familiarità - molto più familiare dell’interno del bar - li avvolse e si voltarono nuovamente a guardarsi negli occhi, in cerca di conforto.
Ciò che videro li fece trasalire ancora di più.

-Mi… roku…?!

-Sa… ngo…?!

Misato indossava una lunga tunica viola da Houshi e Sanae aveva i capelli raccolti in una coda alta ed un completo aderente da ninja… no, da Taiji ya, quello era il termine giusto; non sapevano perché, ma lo sapevano. Come ancora ignoravano perché dalle loro labbra fossero scaturiti quei nomi estranei, come se il loro corpo avesse riconosciuto automaticamente la situazione prima ancora del loro cervello.
Si stavano ancora osservando basiti, quando, alle loro spalle, da un pozzo non molto lontano, uscì una strana ragazzina in divisa scolastica. “Vesti moderne”, si dissero all’unisono senza esplicitare il pensiero, riconoscendo che non si addicevano al complesso in cui si trovavano, anche se, dovevano ammetterlo, l’essere vestiti con abiti dell’epoca Sengoku - anche di quello erano sicuri senza un motivo in particolare - sembrava più normale di quanto avrebbe dovuto.
E fu allora che si accorsero del viso della giovane. Lo stesso della ragazza di Yasha.

-Kagome…?!

Esclamarono all’unisono e la ragazza si voltò sorridente verso di loro.

-Sango, Miroku! Siete venuti ad aspettarmi!

Ancora quei nomi.
Mentre Kagome issava fuori dal pozzo uno zaino più grande di lei, un lampo rosso saettò sopra le loro teste e planò furioso davanti alla giovane inerme. I due si spaventarono ma il loro corpo non si tese, né scattò in posizione di difesa come normalmente avrebbe dovuto, costrinse invece nuovamente le loro labbra a curvarsi senza controllo.

-Inuyasha!

Esclamarono sempre contemporaneamente, prima ancora di osservare con cura lo strano ragazzo che si era parato innanzi alla versione adolescente della Kagome che conoscevano.

-Eh? Ci siete anche voi?

Il ragazzo si voltò verso di loro, le braccia conserte infilate nelle ampie maniche di un kariginu rosso, il volto di Yasha incorniciato da capelli argentati e… orecchie canine?
I due impallidirono e si voltarono a guardarsi negli occhi.

-Inu… Yasha… ?!

Ormai erano capaci di parlare solo per monosillabi.

-Si, è il mio nome, e allora?!

Li aggredì l’hanyou - ecco cos’era, lo sapevano senza saperlo realmente - con la stessa voce del loro collega di quando era irritato.
Si voltarono ancora a squadrarsi, ammutoliti, quando dalla boscaglia emersero altre due figure.

-Rin e Sesshoumaru!

Esclamarono questa volta più reattivi, come se si fossero adattati al ritmo crescente che stavano prendendo quelle apparizioni. Non avevano più nemmeno bisogno di elaborare per capire che quelli erano le “nuove entrate”, gli amici di Shinichi che avevano fatto da poco la loro comparsa al locale.
Come a conferma del fatto che le apparizioni si stavano verificando a intervalli sempre più brevi, un tornado si lanciò spedito in mezzo a loro, fermandosi in mezzo al gruppo e non preoccupandosi nemmeno di recitare la sua parte come avevano fatto gli altri fino a poco prima dell’arrivo di Rin e Sesshoumaru. Sembrava che qualcuno ce li stesse mettendo lì apposta per farglieli vedere.

-Kouga…

Recitò Sanae sempre più reattiva.

-Kouji! Il compagno di stanza di Yasha!

Completò Misato come se fosse stato illuminato e, come se finalmente fosse scattato il verde dopo una lunga coda fermo al semaforo, si fece avanti l’ultima figura: un bambino dai capelli arancioni e buffe zampette di volpe, un kitsune, quello lo sapevano senza nemmeno doverlo ricordare, era il nome che Shinichi aveva dato al bar…

-Shinichi… Shippou!

-Shinichi è Shippou?!

Esclamarono prima Misato poi Sanae come se finalmente avessero aperto gli occhi dopo un lungo sonno.

-Ce ne avete messo di tempo!

Esclamò il kitsune estasiato, come se la battuta fosse un sospiro di sollievo.
L’illusione sparì, e Shippou si presentò davanti ai due amici - ormai non più solo dipendenti - con le sue reali sembianze, un sorriso genuino sul volto. I due restarono a fissarlo basiti per qualche minuto che lui rispettò in silenzio, lasciandogli elaborare la verità che ancora faticavano ad accettare, quando Misato mutò espressione e si precipitò ad osservare terrorizzato la sua mano destra: un venticello cominciava a spirare partendo dal centro del suo palmo; anche il volto di Sanae si contorse in una smorfia di orrore puro.

-IL KAZAANA!

Urlò, ma Shippou era stato previdente. Infilò una mano in un anfratto del suo abito - una versione adulta di quello che indossava quando era un cucciolo - e ne estrasse il vecchio rosario che Miroku usava per sigillare il Kazaana. Sospettava che, una volta recuperata la memoria il foro si riaprisse nella mano di Misato, dopotutto aveva appurato che il gruppo era lo stesso del passato rinato nel futuro, quindi durante l’ultima capatina nel passato era stato attento a recuperare il facilmente trasportabile talismano. Lo stesso non valeva per l’hiraikotsu, troppo ingombrante e non necessario, per il momento: l’avrebbero recuperato durante il prossimo viaggio, sperando che nel corpo di Sanae fosse rinata anche la sua strepitosa forza. In caso contrario le avrebbe proposto un allenamento intensivo dell’ultimo minuto.

Sistemate le cose - mano maledetta e spiegazioni varie -, Shippou andò a telefonare a Ran e Sesshoumaru, Kagome che si era temporaneamente trasferita nel tempio Higurashi, e Yasha e Kouga; di questi ultimi, purtroppo, nessuno era disponibile, erano entrambi impegnatissimi con la tesi di laurea impellente.

-Bene!

Esclamò non appena tutti - quasi tutti - li ebbero raggiunti al “Kitsune”.

-È arrivato il momento di elaborare un piano per sconfiggere Naraku…

Continua…

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Capitolo 27
*** 27. Piano perfetto. ***


Ecco il capitolo 27, oggi ho avuto un barlume di ispirazione…
Grazie a:
mel_nutella: scusa, ti ho fatto aspettare ancora, ma contro i cali d'ispirazione non si può nulla, e poi ho finito il Ramadan (giorni facoltativi compresi) a metà ottobre... coooomunque, penso di aver recuperato un po' di creatività, forse il prossimo cap arriverà prima! spero ti piaccia questo!
Bchan: spero anch'io di finire presto, ma spero anche di non scrivere porcate per la fretta di finire! :p perciò me la prendo comoda! skerzo... spero il cappy ti piaccia, si va verso il finale!
intery: tu mi capisci, vero?! se il cap non ti viene, non ti viene! Se l'avessi scritto prima avrei fatto crepare tutti per mano di Naraku in un "e la storia si ripete"... e non andava bene, vero?! :p Questo cap dovrebbe essere un po' meglio del precedente (spero), fammi sapere anche tu che ne pensi! ^_^
princess jiu 327: scusa, scusa, scusa! La finirò, non dubitare! Continua solo a credere in me! (che frase da film... -_-) Per il ritardo cercherò di rimediare.
bene, grazie a tutti! Vi lascio al capitolo! A prestooooo!

Cap. 27. Piano perfetto.


-Sentiamo, cos’hai in mente?

Ran interpellò Shippou, scatenando una visibile reazione annoiata in Sesshoumaru, che evidentemente non amava né discutere di tattica in gruppo, né tanto meno stare in gruppo a parlare di qualsiasi cosa. Il kitsune, come tutti gli altri, fece finta di nulla.

-Allora, in primo luogo, dobbiamo tornare nel passato: dobbiamo recuperare l’Hiraikotsu; non possiamo essere sicuri che Sanae sia in grado di usarlo alla perfezione, ma penso che ne abbia il potenziale latente e che quindi con un po’ di allenamento ce la possa fare tranquillamente.

La ragazza annuì con un sorriso dubbioso e Shippou continuò.

-A parte questo, potremo anche recuperare il bastone da monaco per Misato, se lo ritiene necessario…

Misato rispose con un’alzata di spalle. In effetti non era mai stato necessario, solo un mezzo per convogliare il suo potere mistico, come l’arco di Kagome ma molto meno efficiente.

-…e la goraishi di Kouga è sparita con lui, quindi una volta che Kouji ritroverà le sue memorie anche la ricomparsa di quella dovrebbe essere automatica… la cosa più importante, però, in questo momento è un’altra.

E il suo viso si fece di colpo più serio.

-Dobbiamo assolutamente mettere al sicuro il me del passato.

Tutti lo osservarono sconvolti, solo Sesshoumaru dopo nemmeno mezzo secondo riprese la sua postura perfetta e composta.

-In effetti mi aspettavo di vederti svanire sotto i nostri occhi da un momento all’altro.

Di colpo tutti gli sguardi attoniti si indirizzarono al principe dei demoni, che solo era riuscito a comprendere la gravità della situazione. Shippou ridacchiò amaramente.

-Vedo che comprendi la situazione. Naraku avrà sicuramente capito cosa è successo, anzi, sospetto che sapesse qualcosa già prima del nostro ritorno nel passato, perché ci ha fatto accogliere da Kikyou cui deve avere procurato in qualche modo un nuovo corpo fittizio, ma che fortunatamente non ha voluto cooperare, e da Inuyasha, che ha fatto risorgere e ha controllato grazie ad un frammento della sfera che, ora, ci da un enorme vantaggio.

Misato gli fece cenno con le mani di venire al dunque.

-Si, un attimo! Senza ricapitolare oltre, sarebbe stato logico se Naraku adesso fosse stato preso in contropiede dal nostro attacco indiretto, che noi fossimo in vantaggio, ma i fatti dimostrano altrimenti… e se io sono ancora qui - e quindi Naraku non mi ha ancora distrutto nel passato quando ero un cucciolo indifeso - è solo perché dall’altra parte ci aspetta sicuramente una trappola ancora più malvagia. Ancora, penso di avere individuato anche la chiave della questione…

-E cioè?!

Esclamò Sanae al colmo dell’esasperazione. Ormai la tensione era palpabile; tutti stavano per perdere la pazienza.

-Cioè Naraku ha un nuovo alleato che con ogni probabilità sa leggere nel futuro… e spero proprio che non l’abbia ancora assimilato nel passato perché, vi assicuro che nel nostro presente si è sbarazzato di tutti i demoni, con poche eccezioni – me e chi è riuscito a nascondersi sotto spoglie umane. Finché non ci sbarazzeremo di questa minaccia, Naraku sarà al corrente in anticipo di tutte le nostre mosse… nel passato come nel presente. Abbiamo solo un vantaggio: sembra proprio che questo nuovo demone possa prevedere solo le azioni e non le conseguenze, e lo dimostra il fatto che ciò che è accaduto dopo a Kikyou e Inuyasha è stato decisamente a nostro vantaggio. Perciò non penso Naraku possa averli previsti in anticipo…

Tutti - tranne uno - lo osservavano estasiati.

-Certo che è strano pensare che tu e lo Shippou dell’epoca Sengoku siate lo stesso demone…

Concluse Misato con un risolino e il kitsune lo fulminò con lo sguardo.

-Molto divertente.

-Bando alle ciancie.

Li interruppe Sesshoumaru annoiato.

-Voi occupatevi delle vostre stupide armi e di salvarvi la pelle, lasciate a me la nuova compagnia di Naraku, ho un conto in sospeso con lui.

Sesshoumaru aveva lasciato intendere più di quanto avesse voluto e Ran, per un attimo, sentì il cuore balzarle in gola e si dovette trattenere per non cambiare espressione all’improvviso, era sicura che il suo demone l’avrebbe notato. Ovviamente voleva vendicare Rin; occhio per occhio, dente per dente. Era normale e naturale, e dato che Rin era lei stessa rinata in quell’epoca la cosa non avrebbe dovuto toccarla minimamente… eppure si sentiva rodere dalla gelosia…

-Quindi chi tornerà nel passato?

Chiese esitante, la voce che tremolava impercettibilmente, e Sesshoumaru le lanciò un’occhiataccia che quasi la scorticò viva.

-Andremo solo io e Sesshoumaru, non possiamo ancora contare su Yasha e Kouji ed è meglio che voi umani restiate qui al sicuro, non è ancora arrivato il momento per voi di uscire allo scoperto.

S’intromise Shippou sperando di allentare la tensione visibilmente creatasi, ma i due non erano ancora disposti a lasciar cadere l’argomento.

-Ed io cosa farò? Intendo dopo, non ho mai avuto nessun potere particolare, quale sarà il mio compito?

Sesshoumaru non diede il tempo a nessuno nemmeno di rimuginare sulla domanda che sollevò la ragazza con un braccio solo e se la issò sulla spalla. Ran, pietrificata dal gesto inaspettato, non riuscì nemmeno ad emettere un suono.

-Tu taci e vieni con me.

Le intimò prima di continuare rivolgendosi al kitsune senza degnare di uno sguardo gli altri che osservavano con gli occhi fuori dalle orbite lui e il sedere di Ran che gli spuntava da sopra la spalla.

-Domattina all’alba di fronte al pozzo. Se non ci sarai, procederò da solo.

Si voltò e s’incamminò senza aspettare risposta, e Ran salutò silenziosamente con un cenno della mano, stando attenta a muovere la mano senza spostare il braccio dalla schiena del demone, quasi lui potesse sgridarla per aver usato un gesto di cortesia. Non appena furono fuori del locale, Sesshoumaru si alzò in volo in piena piazza, con la lunga coda che fluttuava verso il basso mentre la gente attonita si domandava se non fossero le riprese di un film.

-Hey! La mia macchina!

Protestò Ran sperando di farlo ragionare, pur sapendo che era una causa persa in partenza. Il demone non le rispose, ricoprendo in pochi minuti la distanza che li separava dal condominio dove ormai convivevano, planò con grazia sul terrazzo, sfilò le chiavi dalla borsa della giovane con mano di velluto e penetrò nel palazzo andando subito ad aprire la porta del loro appartamento. Una volta all’interno, camminò così velocemente che quasi i piedi non sfiorarono terra e giunto nella loro stanza la gettò sul letto e le piombò addosso inesorabile, togliendole il respiro con un bacio selvaggio e passionale.
Ran era completamente in suo potere.

-L’unica cosa che tu puoi fare…

Le sussurrò nell’orecchio con voce roca facendola rabbrividire di piacere.

-…è restare al sicuro, lontano dal pericolo.

Concluse e tornò a baciarla, facendole scivolare le mani sotto le cosce ed avvolgendosele intorno alla vita. Ran emise un gemito incontrollato, incapace di rispondere a quella frase che valeva più di mille dichiarazioni d’amore: Sesshoumaru aveva paura di perderla. La voleva al sicuro, non voleva soffrire ancora per la sua mancanza, a prescindere dal suo nome e dall’epoca in cui viveva; l’aveva già persa una volta, e come voleva impedire che accadesse una seconda, voleva vendicarsi per la prima. Dopotutto non era una demone poi così glaciale. Focoso… solo con lei…

§§§

L’aria gelida dell’alba appena sorta gli solleticava le guance, mentre aspettava con fin troppa pazienza che anche l’altro demone lo raggiungesse nel luogo prestabilito. Aspettare non era mai stato il suo forte, dopotutto, non aveva mai dovuto realmente aspettare nessuno, né mai collaborare per raggiungere un obiettivo; molte cose erano cambiate, lui era cambiato. Ed era stata Ran a farlo. Così simile ma allo stesso tempo così diversa da Rin… più audace, più decisa… arrossì impercettibilmente nel ricordare come avevano “chiarito le cose” la notte precedente. Era riuscita a tenere il suo ritmo per tutta la notte, davvero niente male per un essere umano; lui non avrebbe avuto problemi, ma lei probabilmente ci avrebbe messo almeno mezza giornata per riprendersi.
Sorrise compiaciuto di se stesso, così perso nei suoi pensieri da non notare l’ombra che lo avvicinava di soppiatto.

-Che fai? Sorridi da solo?

Evidentemente Shippou non ci teneva alla vita. Sesshoumaru lo fulminò con due occhi fiammeggianti e il kitsune rabbrividì facendo finta di guardarsi intorno.

-Cosa?! Chi ha parlato?! Hai sentito qualcosa?!

Ma Sesshoumaru non era già più davanti a lui, era scivolato silenziosamente quanto velocemente nel pozzo; con un sospiro Shippou lo seguì, l’aveva scampata di nuovo.

§§§

Nell’aria c’era uno strano odore. Indiscutibilmente quello di Naraku, ma non solo: un profumo che ben conosceva proveniva dalla stessa direzione e, se la teoria del kitsune fosse stata giusta, sarebbe dovuto appartenere ad un nuovo demone capace di prevedere il futuro… ma di demoniaco non aveva nulla. Non aveva idea di dove potesse essere quel demone, ed al momento non gli importava: la trappola che Naraku aveva preparato per loro - per lui in particolare - era molto più subdola e crudele di quanto prospettato, perché l’odore che avvertiva, sebbene deturpato da quello della morte e del demone ragno, era lo stesso che portava addosso impresso come un marchio d’amore.
I suoi occhi si fecero improvvisamente rossi e feroci, mentre anche Shippou usciva dal pozzo alle sue spalle e lo squadrava confuso, non avendo ancora capito cosa stava accadendo.
Naraku aveva passato il limite.

Continua…

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Capitolo 28
*** Futuro. ***


Salve, lo so, nuovo ritardo… mi dispiace, ma ‘stavolta non sono stati problemi dovuti all’ispirazione, bensì alla salute: ho scoperto una recente allergia che mi prende gli occhi, mi bruciano, non riesco a fissare lo schermo e ci vedo molto meno… devo cambiare gli occhiali, usare gocce antistaminiche, e bla bla bla, bla bla bla… vi scrivo ‘sto capitolo giusto per dimostrarvi che sono ancora viva e non mi sono dimenticata di voi… scusate in anticipo se ci saranno più errori del solito, ma non riesco a correggere come al solito, rileggere è una tortura. Spero comunque che il capitolo vi piaccia.

Cap. 28. Futuro.

Un’ombra nera incombeva su Sesshoumaru -il suo demone, la presenza più importante della sua vita- mentre la fronteggiava senza curarsi del pericolo che ormai era sempre più prossimo. I suoi occhi erano sempre più minacciosi, di quel rosso rubino che ne precedeva la trasformazione, e dietro di lui una figura ammantata in una pelle di babbuino avanzava ghignando, assaporando in anticipo l’agognata vittoria.

Si svegliò di soprassalto, in un bagno di sudore, il cuore le palpitava cercando di uscirle dal petto, mentre cercava di mettere a fuoco l’incubo appena avuto in cui Sesshoumaru le stava davanti con uno sguardo carico d’odio, senza curarsi del pericolo che gli si approssimava alle spalle. La cosa non aveva alcun senso, ma lo sgomento che le lasciava addosso era reale. Si raggomitolò su se stessa, stringendo a sé le lenzuola sulle quali poche ore prima aveva giaciuto con lui, pregando in cuor suo che non gli accadesse nulla nel passato. Aveva una brutta sensazione.

§§§
Naraku aveva passato il limite.
Quel giochetto poteva farlo con il suo “quasi fratello”, con la sua ragazza o chi gli pareva, non gliene importava nulla, al massimo lo annoiava, ma se il diretto interessato era lui, la situazione cambiava drasticamente.
Quella davanti a lui era Rin, non vi era alcun dubbio a proposito: come un tempo il demone ragno aveva riportato in vita Kohaku con un frammento della sfera -e più recentemente l’odiato fratellastro- così aveva dissacrato i resti della sua amata Rin e le aveva fornito un surrogato di anima per restituirle il soffio vitale.
Ovviamente sotto il suo controllo, in classico stile Naraku.
La cosa lo faceva infuriare non poco, ma se credeva che sarebbe caduto nella sua trappola e si sarebbe lasciato assorbire perché abbagliato dalla sete di vendetta, si sbagliava di grosso.
Se prima non aveva più nulla da perdere, ora aveva nuovamente qualcuno da proteggere (ma non lo avrebbe ammesso per nulla al mondo).
Naraku doveva pagare per ciò che si era azzardato a farle non una, bensì due volte.
Era più che una sfida; era un affronto personale e, di conseguenza, una sentenza di morte.
Naraku doveva essere cancellato per sempre dalla faccia della terra, ed il modo migliore per farlo senza cambiare il futuro (in cui ormai viveva con Ran) era eliminarlo proprio in tale periodo, indebolendolo come potevano nel passato. Ed era proprio ciò che avrebbe fatto.
Non era il tipo da gratitudine -forse più da rancore- ma non poteva non ammettere che, se non fosse stato per quello strano gruppo di “rinati” capitanati dal kitsune, sarebbe stato assorbito nel corpo di Naraku, che avrebbe poi anche osato prenderne posto e sembianze.
Il solo pensiero lo disgustava profondamente.
Per non parlare del fatto che, grazie a loro, aveva potuto incontrare Ran; si erano guadagnati il suo aiuto (ma ovviamente non avrebbe mai ammesso nemmeno quello).

Rin lo guardava immobile, con lo sguardo impassibile e vitreo di chi non ha il controllo delle proprie facoltà mentali.
Poco dietro di lei vi era Naraku, forte del suo scudo, sicuro di potersi presentare liberamente a lui solo perché non avrebbe mai osato alzare un dito contro Rin; ma Rin era morta e già rinata in Ran, quella davanti a lui ne aveva le fattezze, l’odore, persino il corpo originale, ma la sua anima era nel futuro che lo aspettava tra le sue calde braccia, non in quel guscio vuoto che non poteva opporsi al suo oppressore.
Il sacrilegio più grande sarebbe stato lasciarla in quelle condizioni.
Naraku aveva fatto male i suoi conti ed aveva commesso ancora l’errore di estrarre un nuovo pezzo dalla sfera per il suo perverso gioco.
Il volerli vedere soffrire a tutti i costi stava diventando il suo tallone d’Achille; la stessa tattica non poteva funzionare all’infinito, e quel frammento nelle loro mani avrebbe ancora una volta tolto un prezioso vantaggio al loro arcinemico nel futuro.
In un attimo le fu davanti e, sotto lo sguardo confuso ed esterrefatto di Naraku, le strappò dal cuore il frammento della sfera: non poteva vederlo, ma grazie al suo olfatto iper-sviluppato poteva sapere con esattezza dove si trovava.
Rin non batté ciglio, non sentiva dolore né provava alcuna emozione ed il suo corpo tornò ad essere polvere prima che Naraku potesse restituirle la sua identità e farle così provare l’agonia che avrebbe fatto vacillare Sesshoumaru.

-Maledetto…

Sibilò tra i denti stringendo il frammento nel pugno, cercando di distogliere l’attenzione da ciò che aveva appena fatto e di tramutare il dolore che cercava di insinuarsi in lui in rancore, fonte di nuova forza da utilizzare nello scontro che di lì a poco sarebbe cominciato. Fissò su Naraku uno sguardo carico d’odio sempre crescente, sentimento che fino ad allora aveva represso grazie alla presenza lenitrice di Ran, ma che ormai era libero di fluire indisturbato.
Il suo viso si allungò ed il suo corpo crebbe a dismisura, fino a tramutarsi in un enorme cane dagli occhi fiammeggianti, la cui bava venefica colava tra i denti fino al suolo, dove il potentissimo veleno bruciava erba e terra innalzando vapori mortali.
In quella forma gigantesca per Naraku sarebbe stato più difficile assorbirlo, e se ci avesse provato avrebbe avuto tutto il tempo di sciogliere la trasformazione per scrollarselo di dosso.
Il demone ragno, ripresosi immediatamente dallo sgomento iniziale ed in apparenza nemmeno turbato, innalzò la sua nube di miasma che andò a scontrarsi con l’imponente forma canina di sesshoumaru; due veleni potentissimi a confronto, ma uno era superiore per eredità e lignaggio: non vi era veleno al mondo -umano o demoniaco che fosse- che potesse competere con quello del nobile Sesshoumaru.
Nemmeno quello di Naraku.
D’altro canto l’hanyou possedeva pur sempre la quasi del tutto completa sfera degli Shikon, e la cosa poteva risultare piuttosto noiosa persino per un demone della sua grandezza… ciononostante, non si sarebbe mai abbassato a ricorrere anch’egli ad “espedienti” del genere per aumentare il suo potere.
Lui sarebbe stato superiore a chiunque, e lo sarebbe stato con le sue sole forze.

§§§

Sesshoumaru si era allontanato da lui in un istante, verso il folto della foresta da cui proveniva l’odore di Naraku e, anche se gli riusciva difficile crederlo, quello di Rin.
Naraku doveva aver resuscitato anche lei, forse perché gli era stato predetto che la cosa gli avrebbe permesso di assorbire Sesshoumaru.
Tutto ciò che poteva fare, per il momento, era sperare che Sesshoumaru fosse abbastanza accorto da non cadere dritto nella trappola.
La sua priorità era mettere al sicuro il se stesso del passato, ed anche senza il potere della chiaroveggenza poteva ben prevedere che sarebbe incappato in una trappola altrettanto crudele appositamente pensata per lui.
A passo svelto si diresse verso il villaggio, entrò spedito nella capanna che ben conosceva ed abbozzò un sorriso.

-Buongiorno, Kaede-sama! Disturbo?

Ma l’anziana miko non rispose al suo saluto.

§§§


-Kouji, maledetto! Passami quei dannati appunti!

Yasha sbatté il palmo della mano sul tavolo sommerso di libri, lo sguardo spiritato ed i capelli scompigliati che gli davano un’aria da appena fuggito dal manicomio criminale.
Kouji lo squadrò con aria annoiata, avvicinandogli con noncuranza un plico senza interrompere il contatto visivo.

-Guarda che non c’è bisogno di urlare.

Esordì seccato, scuotendo la testa non appena Yasha agguantò gli appunti e quasi non li strappò per la foga.

-E i tuoi, di appunti? Dove sono finiti?

A Kouji piaceva molto infierire, soprattutto su Yasha.

-Cretino! Lo sai che in quel periodo facevo gli straordinari e marinavo le lezioni! Non fare tanto il difficile!

Kouji fece una smorfia.

-Si, e intanto la fatica l’ho fatta solo io! Avresti dovuto seguire i miei consigli e metterti a studiare molto prima, invece di passare il tempo chiuso in camera a fare “chissà cosa” con la tua ragazza…

Aveva sfiorato una nota dolente, mai parlare apertamente di Kagome in quel periodo di astinenza forzata! Lo sapeva fin troppo bene, perciò lo faceva appena gliene capitava l’occasione!
Yasha scattò in piedi di colpo, facendo volare per aria una decina di fogli che caddero volteggiando sul pavimento, le mani saldamente ancorate al tavolo per trattenersi dal causare qualche danno, o semplicemente di spaccare la mascella all’amico, gli serviva cosciente per poterlo aiutare a studiare, o non ce l’avrebbe mai fatta da solo.
Kouji si limitò a sorridere beffardo, si divertiva troppo a prenderlo in giro, cosciente del fatto che non gli potesse fare nulla e che poteva prendersi liberamente tutte le rivincite arretrate.

§§§

Un’enorme figura canina si stagliò all’orizzonte e gli occhi del piccolo rospo verde si riempirono di lacrime. Aveva vagato senza meta per settimane, correndo numerosi pericoli e mettendo a repentaglio la propria vita per ritrovare il suo padrone.

-Sesshoumaru-samaaaaaaaa!!

Urlò Jaken con il cuore che gli scoppiava di gioia, le lacrime che scendevano giù come una cascata.

-Mi riprenda con se, Sesshoumaru-samaaaaaaaaaaaaaaaa!!

Continua…

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