Ti ricordi di me?

di francy091
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


And yessss... francy is baaack!!! lo so, sembra un miraggio che riesca a pubblicare una nuova storia a cosi poca distanza dall'ultimo capitolo dell'altra, ma cosa volete che vi dica, il mare, le vacanze, il soggiorno a casa di mia zia mi hanno ispirato...
queste cose, e il meraviglioso libro di Sophie Kinsella che adoro!!! vi consiglio di leggerlo, anzi, dovete assolutamente farlo, perchè è geniale...
questa storia ricalca la stessa linea del libro, le vicende sono molto simili, ma i personaggi sono diversi, i luoghi sono diversi, alcune situazioni saranno diverse...
vabbè, l'ho un po' modificata insomma...
ok, basta con gli sproloqui, vi lascio leggere...XD



“ è qui, è qui, l’abbiamo in pugno. Non può scapparci, è nostro!”
Kate continuava a ripetere queste parole ai suoi uomini, mentre stavano circondando il magazzino dove si trovava l’assassino… settimane e settimane di ricerche stavano dando i suoi frutti…
Gettò uno sguardo dietro di sé, giusto per controllare che il bimbo fosse sano e salvo.. già, Richard Castle… solo 2 mesi prima era iniziata la loro collaborazione, e a lei ancora non andava a genio… da quando si conoscevano aveva rischiato, con la sua arroganza e il suo modo di fare, di mandare a monte 3 investigazioni e 2 arresti, per non parlare di come continuava a criticare il suo taglio di capelli… ‘è troppo corto per te – le diceva in continuazione – una donna bella e affascinante come te dovrebbe portarli lunghi e mossi sulle spalle’. Ma tutto sommato si stava abituando a lui, era divertente vedere come ogni singola novità lo faceva sembrare un bambino a disneyland… l’altro giorno aveva anche dovuto togliergli il poligrafo dalle mani, evitando così che mandasse sprecati soldi e soldi dello stato… ma la sua presenza rendeva il suo lavoro più divertente, e da quando lui era nella sua vita, sempre più spesso  la sera tornava a casa con un sorriso sulle labbra…
Stava giusto pensando a queste cose, quando una forte botta in testa le arrivò dall’alto…
“è lassù, è lassù, ha colpito Beckett, l’hanno colpita…” furono le ultime parole che la detective sentì prima di cadere svenuta…

 
La detective si svegliò in ospedale, la testa le doleva in modo inimmaginabile, specialmente la parte posteriore, dove aveva ricevuto il colpo… dei tubicini collegati a flebo e macchinari strani le uscivano fuori dal braccio sinistro, e una specie di molletta fastidiosissima attaccata al pollice le controllava i battiti cardiaci...
Si guardò intorno, ovviamente si trovava in ospedale, una stanza singola,bianca, ben arredata, piena di fiori e palloncini con biglietti di pronta guarigione… alcuni dei fiori si stavano seccando… ma per quanto tempo era rimasta incosciente?
Cercò istintivamente il suo cellulare, ma l’unico che vide fu un modello touch color rosso ciliegia, decisamente non il suo vecchio fedele grigio a conchiglia… no, anche la foto dello sfondo confermava la sua ipotesi… un bel ragazzo moro le sorrideva da quel piccolo schermo… probabilmente una delle ultime conquiste di Lanie, destinato a durare forse un po’ di più degli altri, ma evidentemente non così importante da essere presentato alla sua migliore amica… dovevano fare quattro chiacchiere loro due, anche se era una poliziotta molto impegnata, amava spettegolare con lei di ragazzi e feste stratosferiche, non poteva nasconderle mai più di aver conosciuto un così bel ragazzo…
Continuò a guardarsi intorno alla ricerca dei suoi effetti personali, ma evidentemente glieli avevano tolti appena arrivata in ospedale, neanche la sua borsa era lì… stava giusto scrutando meglio la stanza, quando una gentile infermiera si affacciò dalla porta.
“detective Beckett, si è svegliata! Il medico sarà felice di saperlo…”
“ma dove sono?”
“è alla clinica St. Mary di New York, ha preso una brutta botta in testa durante una missione sul lavoro, è caduta in uno stato comatoso per una settimana… si ricorda niente?”
“si, si mi ricordo il caso..”
“oh bene, le vado a chiamare il medico… oh, e anche suo padre, le è stato sempre vicino poverino, era giusto andato a casa per rinfrescarsi e cambiarsi.. sarà così contento di vederla sveglia..”
“si, grazie mille… ehm… “
“oh, io sono Stephanie, ma mi chiami pure Steph… per qualsiasi cosa suoni pure il campanello che verrò subito da lei...”
Mentre l’infermiera andava a chiamare il medico, Kate pensò al caso… si ricordava tutto, il magazzino, l’assassino che si era chiuso dentro, lei che dava ordini a Esposito e Ryan… e Castle che come al solito era rimasto indietro rischiando di far saltare tutta l’operazione… era stato proprio in quel momento, mentre si era girata per controllarlo che qualcosa le era arrivato in testa… e a quanto pareva, era andata in coma per una settimana… il padre sarà stato così tanto in pensiero per lei… dopo aver perso una moglie, se fosse successo anche la figlia non l’avrebbe sopportato… ma ora era tutto a posto, lei era sveglia, e magari si sarebbe presa qualche giorno di ferie per poter stare con lui… Montgomery non le avrebbe detto di no…
 
Arrivò il medico, che controllò che tutto fosse apposto, si congratulò anche con Kate per essere riuscita a riprendersi totalmente in così poco tempo: le raccomandò riposo totale, un giorno di osservazione e, se avesse promesso di restare in assoluto riposo, il giorno dopo sarebbe potuta andare a casa.. sarebbe stata l’occasione giusta per farsi coccolare e accudire dal padre come quando era piccola, era tanto, troppo tempo che non passavano un po’ di tempo insieme.
E poco dopo, infatti, il viso sorridente di Jim Beckett fece capolino dalla porta.
“ehi Katy, tesoro, come stai?”
“ho la testa che sembra essere stata infilata in una lavatrice, ma per il resto sto bene”
“non hai idea di quanto siamo stati in pensiero per te tesoro mio.”
“ci credo papà, ma ora è tutto apposto.”
“anche Lanie e i ragazzi sono passati a trovarti, la tua amica ha smosso mari e monti pur di avere il miglior neurochirurgo a tua disposizione… certo, anche Josh ha fatto la sua parte, ma poverino, puoi immaginare come era scosso quando ti hanno portato qui…”
“aspetta aspetta, chi?”
“Josh tesoro, lui avrebbe voluto che ti seguisse il dottor Medina, ma Lanie ha insistito tanto che fosse il signor Epps a seguirti che alla fine ha ceduto… quella donna è l’unica oltre a te in grado di tenergli testa…”
“papà, ma di chi stai parlando?”
“come di chi? Di Josh tesoro, di tuo marito.”
In quel momento fu come se una cortina di gelo fosse calata su di Kate… il padre era malato! Una strana malattia che gli faceva immaginare cose che in realtà non erano. Non c’era altra spiegazione… ma come aveva potuto non notare i sintomi? Insomma, stava bene l’ultima volta che l’aveva visto… erano passate parecchie settimane, è vero, ma non c’erano stati sintomi che l’avessero messa in allarme… tutto era sempre stato nella norma… ora che lo guardava bene in effetti era un po’ invecchiato, ma questo non fece altro che farla preoccupare sempre di più
Come si sarebbe dovuta comportare ora? Non poteva assecondarlo, doveva cercare di farlo tornare alla realtà ed evitare che la demenza lo prendesse del tutto, ma d’altro canto aveva paura della sua reazione se le avesse detto la verità… decise di agire con calma…
“papà, ma che stai dicendo? Io non sono sposata…” gli disse con calma, come si parla ad un bambino piccolo che deve imparare la lezione di geografia.
“senti papà, che ne dici se chiamiamo a Stephanie e ti facciamo vedere un attimo da un medico? Credo che la vecchiaia ti stia dando un po’ alla testa.” Cercò di scherzare Kate, ma la faccia serio di Jim le fece cambiare atteggiamento: d’improvviso si era fatto bianco e un’espressione di puro terrore si era dipinta sul suo volto.
“Katie… ma… non ricordi?”
“certo che ricordo papà…”
“come hai sbattuto la testa? Te lo ricordi?”
“si, certo che si, eravamo nel mezzo di un’operazione di polizia, l’assassino era all’interno di un magazzino e noi stavamo per catturarlo, quando un forte colpo alla testa mi ha fatto cadere incosciente… non era così tanto forte il colpo, mi meraviglio che sia stata in coma per una settimana, ma evidentemente… papà… che hai?”
Mentre parlava, il viso di Jim Beckett si faceva sempre più pallido e sorpreso, e appena la detective finì il suo racconto, l’uomo uscì di corsa dalla stanza, tornando poco dopo con una Stephanie ugualmente preoccupata e allarmata.
“detective, mi guardi: sa dirmi in che mese e anni siamo?”
La testa di Kate stava andando in confusione… perché le chiedevano l’anno? Cosa stava succedendo a tutti quanti?
“giugno 2009.” Rispose lei con il più tranquillo dei toni.
Stephanie la guardò, per poi sfoderare uno di quei sorrisi finti e falsi tipici di chi ti sta dando ragione per farti un piacere.
“non si preoccupi signora,ora vado a chiamarle il medico.”
Poco dopo rientrò il dottore che l’aveva visitata poco prima, che ora Kate sapeva chiamarsi dottor Epps.
“signora Beckett, mi dica, in che mese siamo?”
“giugno. Giugno 2009. Perché mi chiedete tutti la stessa cosa?”
Anche il dottore assunse la stessa espressione accondiscendente dell’infermiera, e con un tono dolce e rassicurante le disse: “detective, siamo a Novembre. E siamo nel 2012.”
“cosa? Ma mi state portando in giro? Perché se è uno scherzo di Lanie non è affatto di buon gusto…”
“Kate, mi creda, nessuno la sta prendendo il giro… guardi lei stessa la data nel suo cellulare.” Le disse l’uomo passandole quel cellulare rosso che si era trovata prima tra le mani. Il calendario sullo schermo colorato segnava le ore 15:23 del giorno 18 Novembre 2012.
“detective, si guardi, non la stiamo prendendo in giro…” le disse di nuovo il medico passandole un piccolo specchio quadrato. Ciò che la detective vide non somigliava minimamente a ciò che lei ricordava: i capelli lunghi e boccolosi erano ora color caramello, e le ricadevano dolcemente sulle spalle incorniciandole il viso, le sue unghie erano curate e le sue mani morbide… niente a che vedere con il corto caschetto marrone scuro e le unghie rosicchiate che si ricordava…
Tutto questo voleva poter dire solo una cosa: ciò che stavano dicendo era vero! Erano davvero nel 2012, per un qualche scherzo del destino, si era ritrovata catapultata avanti nel tempo! Ma come era potuto accadere? A meno che…
“come ho sbattuto la testa?” chiese subito lei, lasciando che la sua indole da detective ponesse le domande giuste ai presenti.
“eravate in una pericolosa missione nel Bronx, stavate inseguendo con la macchina lo psicopatico serial killer responsabile del panico in città da ormai 3 mesi, quando avete avuto un incidente e avete sbattuto fortemente la testa… un grosso  ematoma si era formato alla base del cranio, siamo riusciti a drenarlo, ma lei è rimasta in coma per una settimana… non si ricorda di niente vero?”
Kate si sentì sprofondare, se quello che stava dicendo il medico era vero, una parte della sua vita era stata totalmente rimossa dal suo subconscio: probabilmente con l’intento di preservare l’integrità,  il cervello si era autodifeso cancellando parte dei suoi ricordi, e con precisione gli ultimi 3 anni della sua vita! Chissà  quante ne erano successe, forse era riuscita a catturare l’assassino di sua madre, forse era diventata capitano… forse si era davvero sposata allora! Suo padre non aveva una forma di demenza senile – per fortuna! – era solo lei che non si ricordava nulla!!
“ma allora io..papà.. .davvero io…”
“si piccola mia, sei sposata! È quasi un anno ormai che tu e Josh siete marito e moglie…”
Sposata! I era davvero sposata! E con questo Josh… guardò il cellulare che teneva ancora in mano… se quello era il suo telefono allora…
“si tesoro, quello è Josh. Non ti ricordi davvero di niente?”
Kate scosse la testa e guardò il padre con occhi stralunati: la sua testa era come un pudding il giorno di natale preso d’assalto da decine di cucchiai affamati… non riusciva ancora a capacitarsi di tutto quanto, ed evidentemente questo terrore traspariva dai suoi bellissimi occhi verdi, perché il padre le prese le mani e la consolò.
“stai tranquilla tesoro, piano piano ricorderai tutto, non è vero dottore?”
“oh, ma certamente, una piccola amnesia è assolutamente normale dopo un trauma del genere, ma non si preoccupi che ricorderà tutto! Anzi, sa cosa le dico? Tornare a casa tra i suoi cari non può far altro che farle bene… se stasera le funzioni cerebrali sono a posto e tutto è tranquillo, la rimando a casa domani stesso. Dirò poi a Josh di tenerla sotto controllo e di avvertirmi se ci dovessero essere problemi. Stia tranquilla detective, tutto tornerà come prima, stia tranquilla.”
Tutti la rassicuravano, cercavano di metterla a proprio agio, ma lei tranquilla non ci si sentiva proprio… la confusione regnava sovrana in lei, e sapeva che solo una persona avrebbe potuto rassicurarla e farle ordine…
“papà, gli altri sanno che mi sono svegliata? Potresti chiamarli Lanie e dirle di venire qui?”
Dal precedente discorso con il padre aveva capito che i rapporti con la sua amica non erano cambiati in quell’ultimo anno, altrimenti non si sarebbe fatta in quattro per cercarle un medico fidato, quindi non esitò un attimo a chiedere di lei.
“ma certo Katie, te la vado a chiamare subito.”
 
E detto questo uscì, probabilmente a cercare un punto in cui fosse possibile usare il cellulare.
Rimasta sola, decise di provare a scendere dal letto e andare a darsi una rinfrescata; le gambe la tenevano perfettamente, e nonostante il coma e lo stress degli ultimi minuti, riuscì a raggiungere la porta del bagno senza mai cadere.
Arrivata al lavandino si guardò di nuovo allo specchio, soffermandosi a notare alcuni particolari che prima non aveva notato impegnata com’era a realizzare di aver appena perso 4 anni della sua vita: non solo i suoi capelli erano più lunghi, di un colore più chiaro e mossi, ma anche il suo viso sembrava diverso… come se… possibile che si fosse fatta un’ intervento di chirurgia plastica? No, potranno anche essere passati degli anni, ma quello non l’avrebbe mai fatto… ma qualche piccola rughetta in più faceva capolino dalla sua fronte quando aggrottava le sopracciglia, e anche la sua figura sembrava come più dimagrita… si, il tempo era decisamente passato… non che le dispiacesse, anzi, il tutto le dava un’aria più vissuta, ma era come se si fosse risvegliata nel corpo di un’altra Katherine Beckett.
Tornò in camera prima che il padre tornasse e la vedesse fuori dal letto; Jim le disse che la sua amica l’avrebbe raggiunta appena possibile, e infatti dopo 1 ora una scatola di cioccolatini fece il suo ingresso accompagnata dalla allegra figura di Lanie.
“oh tesoro, finalmente ti sei svegliata! Spero almeno che tu abbia fatto dei bei sogni mentre eri tra le braccia di morfeo…”
“ciao Lanie!” era bello vedere che alcune cose non erano cambiate, come l’esuberanza e l’allegria della sua amica.
“ehi! Come va?”
“bene, io sto bene, solo… hai parlato con il dottor Epps?”
“si, mi ha detto tutto, ma non preoccuparti, è solo una cosa temporanea, prima o poi tutto ti tornerà in mente.”
“è come se non fossi io Lanie, mi sembra di essermi svegliata nel corpo e nella vita di un’altra persona…  insomma, sono sposata Lanie! Sono sposata e non mi ricordo neanche chi sia mio marito! Non so se ho figli, se faccio ancora il mio lavoro, non so chi sono diventata!”
Con la sua amica finalmente poté piangere, sfogarsi ed esternare tutte le preoccupazioni che con suo padre aveva avuto timore a far uscire fuori.
“ehi ehi, dolcezza, non ti preoccupare, ci sono io qui!” le disse l’anatomopatologa abbracciandola e confortandola. “non devi aver paura, ci penso io, shhhh, sono qui, ora sai che facciamo? Tu mi fai tutte le domande che ti vengono in mente e io ti rispondo in modo da poter recuperare tutti gli anni persi, ok? E chissà che parlando non riemerga anche qualche ricordo, ok?”
Kate annuì, e si asciugò le lacrime: sembrava una bambina spaventata che chiedeva conforto alla mamma dopo un brutto sogno.. solo che stavolta l’incubo era la realtà e la mamma non c’era, ma al suo posto una splendida amica ne faceva splendidamente le veci.
“come mi sono sposata? Chi è questo Josh? Come ci siamo conosciuti? E il mio lavoro? Sono sempre una detective della omicidi? Ho dei figli? Come…”
“ehi ehi ehi, frena cavallo del west, una domanda alla volta. Allora, ti sei sposata in un pomeriggio di fine maggio con Josh, un cardiochirurgo con cui sei stata insieme per più di un anno; lui ti ama alla follia, e insieme siete la coppia perfetta, quella che tutti invidiano e vorrebbero essere.
Mi dispiace deluderti ma si, sei sempre una detective della omicidi, non hai fatto ancora carriera, ma sono sicura che la promozione è vicina, considerando il fatto che il capitano Gates sta pensando di trasferirsi a Chicago. No, non hai figli, sei sposata da neanche sei mesi che pretendi? E…”
“aspetta aspetta, il capitano chi? Ma Montgomery è andato in pensione?”
“no Kate” disse l’amica cambiando improvvisamente tono ed espressione “ Montgomery è morto.”
Fu come se un temporale freddo si fosse abbattuto improvvisamente su di Kate.
“cosa? Morto? Ma… come? Perché? Era malato?”
“no, non era malato… gli hanno sparato mentre cercava…” la poliziotta vide che l’amica tentennava, non voleva parlare.
“Lanie, se devo ricordare devi dirmi tutta la verità, bella o brutta che sia, io devi sapere la verità.”
“ok, ma… preparati perché non sarà una bella cosa da rivivere… Roy è morto per salvarti Kate, avete scoperto che era immischiato nel caso dell’omicidio di tua madre, aveva manomesso delle prove, modificato alcuni documenti, e per salvare te ha teso una trappola al cecchino che ti voleva morta. Si è sacrificato per vederti crescere, essere felice e sposarti e mettere su una tua famiglia, cosa che poi hai fatto… vedi? Alla fine hai fatto la sua volontà, sei felice ora…”
Ma Kate in quel momento era tutto tranne che felice: sapere che il capitano Montgomery, colui che per anni era stato un secondo padre per lei, tutta la sua famiglia, era immischiato nel peggiore dei casi di omicidio, l’aveva letteralmente uccisa di nuovo: per un secondo le sembrò che il cuore le si fermasse, e una strana sensazione di de ja vù le confermò che quello che la sua amica stava dicendo era la verità… forse i ricordi stavano tornando piano piano.. quei ricordi che avrebbe invece voluto dimenticare per sempre.
Lanie si accorse di questo cambiamento.
“che c’è tesoro, ti è tornato in mente qualcosa?”
“no, no, solo una sensazione… oddio Lanie, ma come è potuto accadere? Perché non siamo riusciti a salvarlo? Perché non ho fatto niente per impedirlo?”
“l’hai fatto Kate, credimi, hai fatto tutto il possibile e anche di più… ma Roy aveva detto a Castle di portarti in salvo e di proteggerti da coloro che volevano ucciderti, e così è stato. Ti ha portato fuori e ti ha protetto mentre Roy dava la sua vita per poter lasciare una speranza alla tua… è stato un gesto nobilissimo Kate, nonostante tutto ti ha dimostrato il suo affetto fino alla fine.”
Le lacrime erano tornate ad uscire a fiotti, lei non era una che piangeva spesso, specie di fronte alle altre persone, ma con la sua amica poteva tranquillamente essere se stessa e sfogare tutte le preoccupazioni e le angosce che l’attanagliavano.
“quindi lavoro ancora con tutta la vecchia squadra?” chiese cercando di sviare il triste discorso.
“si, ci sono ancora tutti, sia Ryan che Esposito, perfino il dottor Perlmutter  con il suo amabile modo di fare.”
“e Castle? Ha finito di fare ricerche per i suoi libri?”
Al sentire il nome di Castle la dottoressa si irrigidì di nuovo, ma stavolta non cercò di nascondere niente alla sua amica.
“si, diciamo che una volta trovato ciò che cercava,la vostra collaborazione è terminata…”
“ah, quindi se n’è andato subito?” chiese la donna, dentro di sé un po’ infastidita dal fatto che lo scrittore l’abbia solo sfruttata per le sue ricerche.
“beh… subito proprio no… diciamo che… beh, avete lavorato assieme per 3 anni, c’era lui quando Roy è morto, e c’era lui quando ti hanno sparato al suo funerale.. si, hai rischiato di morire per un colpo tirato da un cecchino da dietro una lapide il giorno del funerale del capitano, ma alla fine Josh ti ha operato e tutto è andato per il meglio.”
Kate non riusciva a capire: se lo scrittore stava cercando ispirazione per i suoi libri, per quale motivo aveva continuato a starle dietro per 3 lunghi anni?
“mi ha salvato la vita quindi Josh…”
“lui ti ha operato si… ma sinceramente Kate, la vita te l’ha salvata Castle… non riesci ancora a ricordare niente?”
“no, ma che intendi per ‘mi ha salvato la vita Castle’? parli di quando mi ha portata in salvo mentre Roy moriva?”
“…si, diciamo di si. Ma ora basta, hai immagazzinato anche troppe informazioni per oggi…”
“no Lanie, io voglio sapere… cosa è cambiato? Perché se n’è andato dopo 3 anni?”
La situazione si stava facendo difficile per l’anatomopatologa, le avrebbe dovuto rivelare tutta la verità, ma questo avrebbe significato doverle dire cosa pensava lei di Josh, di suo marito, dell’uomo con cui lei aveva deciso di passare il resto della sua vita.
“se n’è andato Kate, ti basta sapere questo. Ora si è fatto tardi, hai già fatto progressi enormi per oggi, meglio che ti riposi e cerchi di riaddormentarti. Domani sarà una giornata pesante, te ne tornerai a casa, una casa nuova per te… cerca di dormire, ok?”
“va bene mamma, farò come dici.” La canzonò la detective.
“bentornata tra noi raggio di sole!” le disse con il più dolce dei toni.
“grazie amica mia!” le rispose lei, con uno sguardo pieno di gratitudine.
Non appena Lanie uscì dalla stanza, Kate si fermò un attimo a pensare a tutto quello che l’amica le aveva detto… ne erano successe di cose in quei 4 anni, alcune piacevoli, come il suo matrimonio – o almeno credeva, non se lo ricordava! – altre come la morte di Montgomery che avrebbe preferito lasciare sepolte sotto strati e strati di oblio… ma volente o nolente questo era quello che era accaduto, cambiare le cose non si poteva, doveva solo accettarle per quelle che erano.
Proprio mentre stava sprofondando nel sonno pensò che solo una cosa del discorso con Lanie non le quadrava: l’amica era stata fin troppo evasiva nel parlare di Castle… e si che era sempre stata lei quella ad incoraggiare un loro ipotetico rapporto… ma chi voleva prendere in giro, lei con un bambinone del genere? Ma neanche per idea…


un po' lunghetto forse? non lo so, è che non sapevo bene come dividere i capitoli, così la mia fida consigliera-moschettiera Cutuletta mi ha dato una mano... veramente lei l'aveva diviso in due, ma uno dei due capitoli veniva troppo corto, e così li ho uniti... i prossimi non saranno così...XD
bene... alla prossima... sono stata breve stavolta, visto?! ;D
baci8!!!!! ^.^

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Dite la verità, vi sembra un miraggio vero?!eh, lo so...anche a me... ma in realtà è tutto vero!!! ho pubblicato il secondo capitolo...
ringraziate le pressioni di Amy Wendys che se non pubblico più capitoli possibili, non mi fa partecipare al concorso... vedrò di sbrigarmi a finire quello che ho iniziato...XD
ecco a voi... nient'altro da dire...XD


Quando la detective aprì gli occhi trovò accanto a sé di nuovo il padre, era rimasto accanto a lei mentre dormiva, non l’avrebbe lasciata più neanche per un istante.
“ehi piccola, ti sei svegliata!”
“ciao papà, non sei andato a casa?”
“e lasciarti da sola? Neanche per idea… hai parlato con Lanie?”
“si, mi ha raccontato tutto quello che è successo, sperava che parlandone mi tornasse in mente qualcosa, ma niente di niente.”
“non ti preoccupare, dai tempo al tempo. Piuttosto, ho parlato con il medico, ha detto che se i parametri continuano ad essere stabili domani puoi tornare a casa… quindi ora ti chiedo: sei pronta a tornare?”
Kate aveva perfettamente compreso le parole del padre.
“vuoi dire se sono pronta ad andare a vivere con un perfetto sconosciuto che dovrebbe essere mio marito? Beh… prima o poi bisogna farlo, quindi prima mi abituo alla cosa e meglio è per tutti.”
“se non vuoi tornare potresti venire a stare da me per qualche tempo, aspettiamo che la memoria ti ritorni e solo dopo farai il grande passo.”
“a quanto pare l’ho già fatto il passo… no, devo tornare a casa mia… e poi stare vicino a mio marito non potrà fami altro che bene per la memoria, giusto?”
“si, giusto!” Jim la guardò pieno di orgoglio: quella era la sua Katie, lei che non si ferma neanche di fronte ad una perdita di memoria.
“allora, che ne dici piccola se lo chiamiamo? È stato sempre in gran pena per te, quando le hanno detto che avevi perso la memoria voleva correre subito qui, ma il medico glie l’ha impedito temendo di causarti ancora più confusione, ma se sei sicura che sia una buona idea…”
“si, certo! In fondo è sempre mio marito… se l’ho sposato è perché lo amo giusto?”
“si, giusto!” Kate non era mai stata una donna insicura di se, anzi, si potrebbe dire l’esatto contrario, ma in questa situazione, il ripetere sempre le stesse frasi, il cercare sempre la conferma del padre, fecero capire a Jim quanto in realtà tutta la questione l’avesse lasciata sconvolta… ma lei è Katherine Beckett, non si lascia certo spaventare da un vuoto di memoria!
 
Era da poco passata l’ora di cena, negli ospedali si mangia sempre presto, l’orario di visite era passato da un bel po’, quando qualcuno bussò alla porta della camera di Kate.
“permesso? Si può?” disse una voce maschile.
L’uomo che era di fronte a lei sembrava un adone greco: capelli marrone scuro corti, un po’ scompigliati, non neri come sembrava dalla foto; occhi marroni magnetici, leggermente ambrati, erano in grado di catturarti e di farti entrare in un mondo parallelo; una leggera peluria sulle guance gli dava un tocco decisamente sexy; la camicia bianca di lino che portava sotto ad un pullover panna, nonostante fosse pieno novembre, lo faceva sembrare uno di quei avventurieri che hanno girato il mondo, e che si sono portati via un pezzetto di ogni posto visitato… ed anche la catenina con la piccola croce in legno e l’anello in argento anticato confermavano questa ipotesi… si, si era sposata un avventuriero giramondo! Un cardiochirurgo avventuriero giramondo!
“ehi, piccola, come stai?”
“bene, grazie” rispose lei , con un tono un po’ freddo.
“il dottor Epps mi ha detto del problema della memoria, ma non ti preoccupare, stando accanto a me ti tornerà tutti in mente.”
“speriamo. Ehm, dunque… tu dovresti essere mio marito. Josh, vero?”
“si… è bizzarra come cosa, sembra come se fosse il nostro primo incontro… anche se le circostanze erano ben diverse… ricordi quel caffè da starbucks? E la storia della cannella?” cominciò Josh tutto preso dai bei ricordi.
“ehm… no, non mi ricordo Josh, scusami.” Disse un’imbarazzatissima Kate… quell’uomo parlava come se davvero avessero passato dei bellissimi momenti insieme, e Kate pensò che se avesse potuto ricordarli avrebbe sorriso anche lei.
“ah, già… è vero, scusami… per te sono un perfetto sconosciuto, non è vero?”
“ehm… mi sembra brutto dirlo visto che hai anche la fede al dito, ma… si, sei un perfetto sconosciuto per me…”
“hai ragione, scusami ancora… è che sapere che finalmente stai bene mi riempie di gioia… non sai che pena quando ho saputo del tuo incidente… mi hai tolto 10 anni di vita sai?!” disse cercando di sminuire l’imbarazzo che si era creato nella stanza.
“si, beh, se capitasse a qualcuno a cui tengo davvero molto, credo che perderei anche io 10 anni!” rispose lei. In fondo quel ragazzo sembrava un tipo a posto, molto dolce e premuroso… forse con il tempo si sarebbe davvero ricordata di quanto l’amasse… si, ne era sempre più sicura, l’amore per lui avrebbe fatto tornare tutti i ricordi perduti.
 
Il giorno dopo, Kate fu libera di uscire dall’ospedale poiché, come predetto dal medico, le sue condizioni erano decisamente migliorate durante la notte, il suo organismo stava reagendo bene ai farmaci e, a quel punto, solo un ambiente caldo e familiare sarebbe potuta essere la cura alla momentanea amnesia.
Josh era lì con lei quando il dottore firmò il foglio di dimissioni, bagaglio alla mano e sguardo premuroso verso la sua Kate; l’accompagnò fino alla macchina, dove le aprì la portiera e l’aiutò a sedersi comodamente dal lato passeggero…
pensò lei mentre osservava con quanta cura suo marito – le faceva ancora un certo effetto questa cosa del matrimonio – la accudiva e le riservava ogni tipo di attenzione immaginabile.
<è davvero fantastico! Ma cosa ho fatto per meritarmi un uomo così?>.
E mentre pensava queste cose, la certezza che presto tutto le sarebbe tornato in mente si radicava sempre più in lei.
 
 “eccoci qua, ti piace la tua casa?”
Appena varcata la soglia, Kate rimase letteralmente senza parole: niente che avesse mai potuto immaginare si avvicinava minimamente a quello che si trovò davanti!
L’appartamento era al 7 piano di un alto palazzo moderno, con grandi balconi rotondi che davano su una delle più centrali strade di New York, uno dei quartieri più esclusivi che la grande mela conoscesse.
E se solo il luogo sembrava troppo a Kate, non appena vide l’interno si chiese cosa mai avesse fatto di buono per meritarsi una vita così: un grande salone accoglieva chiunque entrasse nella casa, con un divano di pelle bianco e nero e un’enorme postazione audio e video, il tutto contornato da una immensa libreria stracolma di cd e dvd… decisamente erano una coppia che adorava guardare film!
Superato il soggiorno, una porta a destra immetteva nella sala da pranzo, anch’essa grande quanto la stanza precedente: un enorme tavolo con quelle che a prima vista sembravano 16 sedie si trovava al centro, mentre lungo le pareti, mobili di varie altezze circondavano tutto il perimetro… un lato della stanza era interamente formato da vetro che affacciava su una delle più spettacolari viste che si potesse immaginare: la città che non dorme mai era tutta ai loro piedi!
Anche la cucina lasciò senza parole la detective: una postazione a L lungo tutta una parete, un’isola con 4 sedie era il tavolo dove evidentemente consumavano i loro pasti insieme; ma la cosa che più la sorprese fu l’infinità di attrezzi da cucina attaccati lungo la parete sotto le credenze… lei non era male come cuoca, ma la mancanza di tempo – e a volte anche di voglia - le impedivano di cucinare quelle prelibatezze che tanto piacevano a chiunque invitasse... ma soprattutto, non avrebbe saputo usare neanche la metà degli arnesi che trovava esposti! Era stata davvero lei a comprarli?!
“adesso vieni con me” disse Josh, accompagnandola in giro per la casa.
Si fermarono davanti ad una porta ancora chiusa. “sono sicuro che non aspettavi altro che vedere questa stanza vero?!”
E non appena l’uomo aprì la doppia porta, quello che si presentò agli occhi di Kate era di gran lunga superiore a tutto ciò che avesse mai potuto immaginare.
La camera da letto era un tripudio di bianco e nero, come un po’ tutto il resto della casa d’altronde, ma questa stanza in particolare sembrava uscita da un catalogo di arredamenti di lusso: pareti bianche, pavimento lucido bianco, un grande quadro raffigurante la tour Eiffel in negativo occupava quasi l’intera parete alla sinistra del letto, mentre alla destra un’altra enorme vetrata dava su uno degli originali balconi che caratterizzavano tutto il complesso. Il letto al centro della stanza, era basso, senza testata e direttamente attaccato alla parete, e aveva sopra delle lenzuola nere e bianche.
Il lampadario era bianco, sembrava un’ampolla rovesciata, ma l’effetto che la luce provocava passando attraverso quel pezzo di vetro smerigliato, dava l’impressione di essere in pieno giorno a qualsiasi ora; a terra, un tappeto con una spirale simile ad un impronta digitale troneggiava al centro della stanza… l’unico mobile presente oltre ai due comodini neri era una specie di toeletta bianca, semplice, con uno specchio sopra attaccato direttamente alla parete… dove era l’armadio con tutto il resto degli oggetti che di solito si trovavano in una camera da letto?
Vagando con lo sguardo, Kate notò un’altra porta, stavolta molto più grande, bianca semi trasparente, con un enorme ramo di albero disegnato per tutta la larghezza e l’altezza… si avvicinò, e non appena aprì quelle ante, trovò realizzato davanti a sé il più grande desiderio di ogni donna: una enorme cabina armadio, completa di vani portaborse, appendi abiti di ogni genere e una enorme scarpiera stracolma di tacchi all’ultima moda, ma anche scarpe più basse e comode… alla sinistra dell’entrata di quel piccolo angolo di paradiso femminile, c’era la porta che conduceva al bagno privato della loro camera.
Anche quello non era affatto male, con piani in marmo, luci ovunque e un’enorme vasca idromassaggio che troneggiava in fondo alla stanza leggermente rialzato dal pavimento da una piccola pedana, in marmo come il pavimento.
“vedo dalla tua espressione che ti piace questo posto… non ne avevo dubbi, l’ho scelto pensando a te.” Disse Josh a Kate, che ormai era definitivamente in trance estatico davanti a tutta quella meraviglia.
“e di là c’è anche la camera degli ospiti e un altro bagno più piccolo con locale lavanderia annesso, non ci siamo fatti mancare niente. Beh, che dire, benvenuta a casa detective Beckett! Allora, ti piacerebbe cominciare a riprendere dimestichezza con le tue cose? Perché io sarei di turno questo pomeriggio, e il mio turno inizia giusto tra un’ora… sai, il traffico a New York è temendo adesso, e non posso arrivare in ritardo... e poi meglio che ti lasci un po’ di spazio, in fondo sono ancora un estraneo per te, giusto?!”
Kate ascoltò quello che l’uomo le diceva con un’aria un po’ confusa, ma in fondo aveva ragione, per lei tutto questo era totalmente nuovo, le ci sarebbe voluto del tempo per abituarsi ed era meglio che non ci fossero stati spettatori.
“si, vai, tranquillo, credo di riuscire a cavarmela per ora!”
“d’accordo, se hai qualsiasi tipo di domanda o problema, non esitare a chiamarmi, ok?”
“ok.”
“bene, io vado tesoro…” disse mentre si avvicinava con la bocca al viso della detective, ma si bloccò giusto in tempo vedendo il corpo di Kate irrigidirsi.
“scusa, che sbadato, è la routine. Bene… ciao.” E se ne andò verso l’ingresso.
Non appena Kate udì l’uscio chiudersi, tirò fuori dalla borsa il telefono e compose un numero familiare.
Al terzo squillo una voce amica rispose.
“ehi tesoro, tutto bene?”
“si, grazie Lanie, sono appena arrivata a casa… ma tu sapevi che ero ricca?!” disse con un tono decisamente sorpreso: tutto quel lusso le era nuovo e non se lo aspettava davvero.
“beh, lo sei diventata non appena hai sposato il dottor Josh Davidson tesoro, sua nonna è stata alquanto generosa con voi…”
“ma… Lanie, hai visto la casa? È… è… è enorme!! E ho una stanza armadio capisci, una stanza! Ed è piena di vestiti che non ho mai visto, e scarpe che… oddio mio, sono favolose!” disse al telefono mentre girava tra le ante che contenevano i suoi vestiti.
“mi sembra di essere in casa d’altri, mi sento come se stessi curiosando tra la roba di un’altra donna, è tutto così strano… non credo riuscirò mai ad abituarmici…”
“ma certo che ce la farai, prima o poi ricorderai tutto, e allora non ti sembrerà più così assurdo…”
“lo spero davvero…”
“scommetto che ora stai dirigendoti verso il salone in punta di piedi come se avessi paura di svegliare qualcuno, giusto? Kate, honey, è casa tua, rilassati e goditela invece! L’avessi avuta io la tua fortuna, e invece mi tocca dividere il mio vecchio appartamento con Esposito…”
“aspetta aspetta, cosa!? Tu ed Esposito?! Ma… quando è successo? E quando avevi intenzione di dirmelo?!” urlò sconvolta Kate: troppe cose erano successe in quel lasso di tempo, doveva cercare di recuperare il tempo perduto, e subito!
“senti, facciamo così, perché non vieni a trovarci qui al distretto? Se hai paura di perderti chiama un taxi e fatti accompagnare… il 12mo è sempre dove l’hai lasciato, almeno quello non è cambiato!”
“questa è davvero una buona idea, mi faccio una doccia, mi cambio e vi raggiungo.”
“a dopo tesoro. Vedrai come saranno tutti contenti di rivederti in piedi!”
Terminata la telefonata, Kate si diresse verso il bagno… anzi, verso la SPA casalinga!
Il bagno era enorme davvero, pieno di fari e specchi ovunque che riflettevano la luce creando splendidi giochi. Le sarebbe piaciuto molto fermarsi a curiosare tra i mille scaffali e armadietti, ma decise che una doccia veloce sarebbe stata sufficiente per quella volta…
Tra i mille bagnoschiuma e shampoo che trovò nel ripiano porta saponi, notò con disappunto che non c’era il suo fidato bagnoschiuma alla ciliegia… sarà stato pure da bambine, ma Kate adorava ancora immergersi in quella nuvola di profumo zuccheroso, e quel gesto così quotidiano le mancò un po’… si ripromise di chiedere a Josh quella sera al suo ritorno.
Uscita dalla doccia, si avvolse in un asciugamano e si diresse verso l’immensa cabina armadio: le sarebbe piaciuto davvero molto indossare uno di quegli splendidi vestiti che trovò nella seconda anta a destra, ma optò per qualcosa di più semplice e comodo, come un paio di leggins neri e una larga maglia lunga fin sopra le ginocchia tenuta stretta in vita da una cinta, mentre ai piedi mise un paio di stivali tipo camperos con comodo un tacco 8 che afferrò dall’immensa scarpiera nel fondo della stanza… quella sicuramente era stata una sua idea, non credeva che un uomo potesse mai capire cosa significassero le scarpe per una donna, in particolar modo le scarpe con i tacchi: è un modo di elevarsi al di sopra degli altri, specie in un lavoro come il suo, tipicamente maschile… i tacchi le davano quella cosa in più, quel piccolo vantaggio psicologico che non guastava mai.
Afferrò il cappotto e uscì in strada; cercò il nome della via e tentò di orientarsi in modo da poter ritrovare la strada di casa… sarebbe stato alquanto imbarazzante perdersi e dover chiedere informazioni per casa sua.
Fermò il primo taxi che vide, e si rallegrò del fatto che, almeno i taxi, in quella zona, erano più rapidi a fermarsi rispetto al suo vecchio quartiere… la sua vecchia casa… chissà che fine avesse fatto… se l’avesse venduta, affittata, o se avesse deciso di tenerla comunque… si ripromise di chiederlo a Lanie appena l’avesse vista, le sarebbe piaciuto se fosse stata ancora lì ad aspettarla…



ok, non vi tratterrò troppo, soltanto il tempo necessario per ringraziare ancora di cuore cutuletta, grazie al quale sono siuscita a non perdermi tra le mille idee per questa storia...
molti hanno letto il libro... mi fa piacere... meno suspence e sorprese inaspettate... immagino sappiate già cosa succederà ad un certo punto...
per le altre... restate sintonizzate e lo scoprirete!!!! perfida sono vero?! lo so!!XD
baci8!!!! ^.^


P.S. Messaggio promozionale a nome di CUTULETTA
"Carissime lettrici e scrittrici siamo alla ricerca di nuovi adepti per il gruppo "Castle made of efp writers" di facebook. Particolarmente gradite persone che vivono in ABRUZZO dove una fiera militante di noi non aspetta altro che organizzare raduni regionali. Accorrete!!!!"


eh vabbè, lo dovevo mettere questo... anche adepti delle marche sono graditi!!!! ^.^

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


ecco a voi il 3 capitolo... sto procedendo abbastanza velocemente con questa storia, mi meraviglio di me stessa...XD
a sotto!! 

Appena scese dal taxi, Kate fu felice di vedere che almeno il suo distretto non era cambiato: stessa facciata, stesse scale scrostate… stesso personale all’ingresso: meglio così, avrebbe avuto meno problemi ad entrare… anche se lì la conoscevano perfettamente, era lei semmai a non ricordarsi di tutti.
Kate si chiese se fossero al corrente del suo problema di memoria, se la notizia si fosse già diffusa in tutto l’edificio… in quel caso, era sicura che tutti gli agenti l’avrebbero guardata come se fosse improvvisamente diventata un’aliena con tre braccia… decisamente non il modo migliore di ricominciare la sua nuova vita.
Decise di provare a far finta di niente; si avvicinò ai metal detector e Bill la salutò come se in realtà non se ne fosse mai andata.
“Bentornata detective! Subito al lavoro?”
“No Bill, in realtà sono passata solo a salutare, i medici hanno detto che è ancora troppo presto per tornare operativa, anzi, non dovrei nemmeno essere qui in realtà…”
“Tranquilla, dalle mie labbra non uscirà una parola! Come sempre, lo sai…”
Quest’ultima frase lasciò all’inizio Kate un po’ perplessa, ma poi pensò che si riferisse alle mille volte in cui era rientrata al lavoro alle tre del mattino per risolvere un caso che la faceva particolarmente impazzire… e cosa più importante, aveva appurato che non tutti erano a conoscenza della sua situazione… se qualcuno sapeva tutto quello che accadeva all’interno del distretto, quello era Bill, niente e nessuno entrava o usciva senza che lui lo sapesse.
Prima di salire al piano per salutare la sua squadra, decise di scendere da Lanie e farsi accompagnare… se in compagnia di un medico, anche se patologo, magari il nuovo capitano le avrebbe fatto meno storie riguardo la sua visita a sorpresa… già, il nuovo capitano… chissà se Lanie l’aveva già informato della sua temporanea condizione…Bill non ne era a conoscenza, ma magari i suoi amici, il suo capo…
si chiese mentre scendeva al piano sottostante per raggiungere l’obitorio.
“Ehi Lanie.”
“Ehi splendore! Hai fatto subito!”
“Si, quando dici al tassista di portarti in un distretto, sono sempre velocissimi a portarti a destinazione… Lanie, senti, io sono venuta, ma…”
“Non preoccuparti Kate, ti accompagno io… tutti sanno cosa è successo, o almeno lo sanno Ryan, Esposito e Gates. Abbiamo preferito non spargere troppo la voce, non sapevamo come avresti reagito tu, se avessi voluto dirlo di persona agli altri, se non avessi voluto dirlo affatto… ma facciamo le cose con ordine, intanto andiamo su dagli altri, riprendi confidenza con la tua scrivania, con i tuoi oggetti, conosci il nuovo capitano…”
“Si, andiamo.”
 
Appena le porte dell’ascensore si aprirono, una ventata di familiarità e novità allo stesso tempo avvolse Kate: tutto era rimasto uguale, tutto era come se l’era sempre ricordato… ma a voler guardare meglio, molte cose erano cambiate: le scrivanie erano più ordinate, le pareti, ritinteggiate di recente, odoravano ancora di vernice, i vetri della sala interrogatorio sostituiti… e questo non fece altro che confermare a Kate quanto in realtà si fosse persa degli avvenimenti all’interno del distretto.
“Kate!” disse una voce familiare, e l’elegante figura dell’irlandese corse incontro alla sua amica.
“Sono così contento che tu stia bene!”
“Capo! Bentornata, finalmente! Ci sei mancata, e ci hai fatto prendere un bello spavento!” disse, abbracciando l’amica, l’ispanico poliziotto.
“Ehi! Ryan, Esposito, felice di vedere che non siete invecchiati neanche un po’!”
“Vorrai scherzare vero?! Ieri sera posso giurare di aver visto un nuovo capello bianco in testa a Ryan”
“Già, per no parlare delle rughe d’espressione di Esposito, glielo dico sempre di non imbronciarsi troppo, ma non mi dà ascolto, e sai quant’è testardo.”
Questo amichevole scambio di battute servì a Kate per rilassarsi e rientrare un po’ nella quotidianità che le mancava.
“Esattamente, non siete cambiati di una virgola ragazzi!”
Un po’ più rilassata, era contenta che i suoi ragazzi continuassero a scherzare tra loro e a trattarla come la loro sorellina preferita… avrebbe reso l’esperienza un po’ meno traumatica.
“Allora, cosa mi sono persa in questi ultimi 4 anni?”
“Mah, niente di che, il solito… morti, uccisioni, assassini da sbattere in galera…”
“Già, qualche nuovo serial killer, un capo nuovo, la squadra di imbianchini che ha invaso il distretto per una settimana intera…”
“Il capo, giusto! Lui sa già tutto vero? Credo che sia il caso di fare delle presentazioni ufficiali però. Il suo ufficio è sempre lì?”
“Si, è sempre quello, però, ehm, Kate, vedi…”
“Si si, ne parliamo dopo, ora voglio conoscerlo e togliermi questo dente…” disse risoluta la detective, avviandosi a grandi falcate verso l’ufficio che per anni era stato il regno di Roy Montgomery.
Le fece un certo effetto trovare scritto sul vetro della porta ‘capt. Gates’, ma non era quello il momento di mettersi a piangere i morti, doveva affrontare una cosa alla volta, riprendere possesso della sua vita un pezzo per volta… ci sarebbe stato tutto il tempo dopo per ricordare il capitano.
Bussò alla porta, e aspettò finché una voce disse “avanti.”
Lì per lì Kate non fece molto caso a chi aveva risposto, ma una volta aperta quella porta, non era assolutamente preparata a quello che si trovò davanti.
“Ah, salve detective Beckett, non dovrebbe essere a casa a riposarsi?”
Il capitano Gates, in realtà, era LA capitana Gates, una donna era a capo del 12 distretto!
“Capitano, Kate è con me, ho pensato che un giro qui al distretto avrebbe accelerato il processo di ricordo, ma credo che a questo punto debba fare di nuovo le presentazioni.”
“Dottoressa Lanie, io non ho tempo da perdere dietro ai problemi della detective, se si incarica lei di sorvegliare Beckett nel suo ‘giro turistico’, mi sta bene, altrimenti non possiamo permetterci di bighellonare in questo modo.”
“Mi scusi, lei è il nuovo capitano vero? Perché io non la conosco, per me lei è una perfetta sconosciuta, per cui se volesse essere così gentile da dirmi il suo nome e magari stringermi la mano, gliene sarei grata, visto e considerando che a quanto pare lavoro per lei e non ho la minima idea di chi lei sia.”
“ La memoria è andata perduta, ma i suoi modi a quanto pare no… bene, detective, io sono il capitano Victoria Gates, sono a capo del 12 distretto da quasi un anno e mezzo ormai, non sono mancate occasioni di scontro tra di noi, ma siamo entrambe persone adulte e civili che sanno affrontare i problemi con maturità e intelletto, quindi, bentornata detective. Ora è libera di andare a salutare i suoi amici e di ambientarsi di nuovo nel suo habitat. Per qualsiasi cosa sono qui.”
Mentre pronunciava queste parole, un mezzo sorriso era spuntato sul volto della tremenda Gates, sorriso che a Kate non sembrò di circostanza, ma reale e sincero… per lei, abituata e brava a leggere le persone, quella donna era un nuovo mistero da scoprire.
Appena la porta si chiuse dietro le due donne, Kate chiese all’amica: “Ma è sempre così quella donna?”
“Oh si, e a volte anche peggio. In tutto il distretto tu sei l’unica in grado di tenerle testa, e infatti, nonostante i numerosi scontri, sei l’unica persona qua dentro che rispetti e ammiri davvero. È fatta un po’ a modo suo, ma saprai come prenderla, credimi.”
“Beh, spero di riabituarmi presto, perché non so se sarò in grado di lavorare con una come lei.”
“Ehi, a questo punto, non resta altro da fare se non finire il giro turistico, saranno tutti contenti di vedere che tornerai presto attiva!” disse il medico patologo, spingendo l’amica a continuare il giro esplorativo.
 
Finito di salutare tutti e memorizzare i numerosi cambiamenti avvenuti in quella sede nell’arco degli ultimi 3 anni, le due donne si diressero all’ascensore; dopo aver riaccompagnato l’amica nel suo regno di metallo e vetro, tornò al piano terra, dove, dopo aver salutato di nuovo Bill, uscì alla volta della sua nuova casa.
Mentre, sovrappensiero, scendeva gli scalini di fronte al distretto, un viso familiare la guardava dal muro di destra, come se avesse paura di farsi avanti, come se lei fosse solo una visione.
Decise di farsi coraggio e, nonostante tutto, di rischiare.
“Ehi Kate!”
La detective si girò, e fu sorpresa di chi si trovò davanti.
“Ehi, Castle, mi fa piacere rivederti! Ehm… è da un po’ che non ti fai vedere al distretto, tutto bene con i tuoi libri?”
Non sapeva il perché, ma non voleva dire subito all’uomo che più  ammirava, e che l’aveva presa a modello per i suoi libri, che improvvisamente non si ricordava più nulla.
“Kate, mi stai prendendo in giro? Tu sai benissimo come vanno i miei libri! Ero preoccupato, non mi hai chiamato, né mandato un messaggio, niente! Cosa avrei dovuto pensare? Dio Kate, quando ho saputo dell’incidente, mi sono sentito morire, ero preoccupatissimo, e tu non mi hai neanche detto che ti eri svegliata!”
La donna si trovò totalmente spiazzata dal discorso dell’uomo: non sapeva in che rapporti erano rimasti, Lanie le aveva detto soltanto che la loro collaborazione era finita quasi un anno prima, ma senza dire perché né come… e lei sinceramente non se ne era curata più di tanto, impegnata come era a cercare di fare ordine nella sua testa.
Decise che era il caso di dire tutto allo scrittore.
“Ehm, Castle, senti, lo so che è difficile da spiegare, e anche da capire, credimi ancora devo capirlo io, ma… ecco, il fatto è che… ho perso la memoria degli ultimi 3 anni della mia vita, io ricordo solo che stavamo facendo un’azione e che tu eri con noi, poi quando mi sono svegliata ieri sul lettino dell’ospedale, erano passati improvvisamente anni, e non so cosa sia successo tra di noi, il perché la nostra collaborazione sia finita, ma voglio dirti che, anche ora da smemorata che sono, è stato un piacere lavorare con te; e se siamo rimasti in contatto dopo la cessazione della nostra collaborazione, mi dispiace che qualcuno non ti abbia avvertito delle mie condizioni, ora lo sai e… ecco, diciamo che devo ancora finire di raccogliere tutti i pezzi.”
Mentre la detective parlava, l’espressione su viso di Castle era passata da uno stupito arrabbiato, ad uno stupito sorpreso, per divenire infine uno stupito disperato.
“Ma quindi… non ricordi davvero niente? Ma niente di niente?!” disse con un tono quasi lacrimevole.
“No Castle, mi dispiace. Ma mi ha fatto piacere rivederti, ogni tanto passa a trovarci, possiamo andare a prenderci un caffè, o una serata con me e i ragazzi, sarà divertente.”
Gli occhi di Rick si stavano lentamente facendo lucidi, e da lì a poco si sarebbe anche messo a piangere, se l’espressione di curiosità sul volto di Kate non l’avessero costretto a ricacciare indietro le lacrime.
“Ehm, beh, si, perché no, ma-magari ci risentiamo… tanto ho il tuo numero…ti-ti chiamo io, ok? Ciao.”
E scappò via nella stessa direzione dalla quale era venuto.
Quell’ incontro turbò non poco Kate: vedere il famoso scrittore Richard Castle, sprezzante del pericolo e della legge,quasi in lacrime per lei, l’aveva scombussolata e se possibile aveva fatto sorgere ancora più dubbi e domande… anche perché quella stranissima sensazione come di dejavù emotivo, era comparsa di nuovo appena aveva visto Richard… ed era una cosa che non si sapeva spiegare da sola… almeno per ora.
Tornata sulla strada principale, chiamò un altro taxi e si fece riportare a casa.


Ta-da-da-daaaam... ecco a voi a grande richiesta... il signor Castle!!!
Cosa sarà mai successo tra loro due? c'è chi lo sa, c'è chi non lo sa... tra le persone che lo sanno, sia perchè hanno letto il libro, sia perchè hanno letto già la storia, non mi stancherò mai di nominare Cutuletta... mi sopporta quando vado in crisi mistica, e mi corregge i capitoli, e mi cazzia quando faccio troppe ripetizioni, cosa che io odio... le ripetizioni intendo!!!XD
sister, fortuna che ci sei tu!!!!
hasta la proxima vez!!! che sarà domani credo...XD
baci8!!!! ^.^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


ed ecco qua, come promesso già il 4 capitolo... devo finire il 5 a tempo record...devo farcela!!! ^.^


Le parole dello scrittore ancora le risuonavano nelle orecchie quando ritornò a casa… cosa voleva dire? Perché quel discorso? Perché era così preoccupato che lei avesse dimenticato quegli ultimi 3 anni? cosa era successo veramente alla loro collaborazione? Doveva trovare una risposta a quelle domande, risolvere misteri e trovare la verità era il suo mestiere, e non riuscire a ricordare la sua vita la faceva agitare.
Entrò in casa con le chiavi che trovò nella sua nuova bellissima borsa… si sarebbe mai abituata al fatto che era una donna ricca ormai? Lei è una semplice poliziotta, e lo è stata tutta la vita, e suo marito è un semplice cardiochirurgo… per quanto bravo, Kate dubitava che guadagnasse tutti quei soldi… ma allora come erano diventati così benestanti? Un’altra delle mille cose che doveva riuscire a ricordare… o almeno chiedere a qualcuno per aiutare la memoria. Lanie aveva accennato qualcosa riguardo una nonna di Josh, ma voleva saperne di più. Si ripropose di farlo quella sera stessa, d’altronde chi meglio di suo marito sarebbe stato in grado di aiutarla? Non sarebbe stato imbarazzante, lei era come una paziente che ha bisogno di aiuto, e un medico non può negare aiuto ad una paziente.
Guardò l’orologio, erano soltanto le 6 del pomeriggio, avrebbe avuto il tempo di conoscere meglio la casa prima dell’ora di cena.
Decise di cominciare dalla camera, i comodini sono il nascondiglio ideale per le cose che non si vogliono far trovare… si ricordava di quella volta che da piccola aveva creato una specie di doppio fondo nel cassetto del suo comodino  e ci aveva nascosto i bigliettini che si scambiava con le amiche delle scuole elementari…

Castle, Castle… sempre lui rispuntava fuori… anche a distanza di anni e con la memoria malandata, lui restava sempre il suo novelista preferito, colui che inconsciamente l’aveva aiutata così tanto con la sua scrittura… chissà dove aveva messo i suoi libri, erano tutti catalogati, ordinati per anno di pubblicazione, e qualcuno aveva anche un autografo che faceva la sua bella figura nella pagina di copertina… Kate teneva davvero molto a quei libri, dovevano essere da qualche parte in casa, ma chissà dove…
Si avvicinò al letto e aprì il primo comodino che si trovò davanti: all’interno trovò subito un dopobarba, segno che era il comodino di Josh, stava per richiudere quando notò qualcosa di strano in fondo al cassetto… aprì meglio e tirò fuori quello che sembrava… no anzi, quello che sicuramente era… un frustino! E di pelle nera per di più, che doveva essere costato parecchi soldi! Lo rimise subito giù e chiuse il cassetto: l’esplorazione della casa era finita, non voleva trovarsi davanti altre cose del genere.
Ma che razza di sesso malato facevano? Davvero era diventata una tipa da sadomaso? Decise che quella non era una domanda da porre a suo marito, avrebbe aspettato di ricordare tutto naturalmente, senza facilitare il processo.
Ok, l’inizio non era stato dei più promettenti, ma di sicuro ora sapeva che l’altro lato era il suo, e decise di controllare lo stesso, nonostante ci fosse il pericolo di trovarsi di fronte ad altri arnesi dall’uso alquanto equivoco.
Aprì timorosa, e invece non trovò altro se non una fascia per capelli e una crema da notte cominciata… nient’altro. pensò Kate . si disse che magari preferiva tenere le sue cose nella toletta al lato, ma quando andò ad aprirla, anche essa non conteneva altro se non i suoi trucchi tutti ordinati, raggruppati e messi in fila per tipologia e colore.
più tempo passava in quella casa, e più si rendeva conto di quanto fosse cambiata in realtà da quella ragazza tosta e dura che viveva in un appartamento in affitto non lontano dal distretto… forse era davvero migliorata, forse il matrimonio l’aveva resa davvero una persona migliore.
Continuò a vagare per casa: scorse i titoli dei dvd, per lo più classici d’azione e commedie romantiche, ma anche qualche giallo, fantascientifico e anche un paio di cartoni animati… e da quanto tempo la disney aveva fatto un film d’animazione su Raperonzolo ? Si, doveva davvero recuperare molte cose.
Diede un’ occhiata anche ai libri, sperando di trovare i suoi amati best sellers di Castle, ma vide solo un sacco di trattati di medicina, probabilmente di Josh, qualche cartella contenente buste con bollette e cose varie, e un libro o due di narrativa… niente Castle, niente Storm, niente di niente. Il suo cuore fece un tuffo: possibile che le cose con lo scrittore siano degenerate a tal punto da farle ripudiare tutto quello che ha significato per lei? Forse in quel caso il discorso che le aveva fatto fuori dal distretto avrebbe assunto un senso. Ma lei amava essere chiara, avere la situazione completa di tutto, e una manciata di supposizioni non le bastavano di sicuro.
Prese dalla libreria l’unico libro che conosceva, orgoglio e pregiudizio, e si immerse nella lettura abbandonandosi su quel bellissimo divano in pelle.
 
Era arrivata giusto al punto dove il signor Wickham faceva la sua comparsa nel libro, quando sentì una chiave infilarsi nella toppa, e il suo “nuovo” marito comparire davanti a lei.
“Buonasera tesoro! Sai, mi fa così strano vederti a casa a quest’ora,  di solito sono io quello che ti aspetta per la cena. Piuttosto, hai per caso cucinato qualcosa?”
Kate aveva alzato lo sguardo dal libro, e si era appena resa conto che non aveva pensato minimamente a preparare la cena.
“Ehm… no, scusami, è che non pensavo che di solito fossi io a cucinare…”
“Beh, quando sei a casa prima di me lo fai sempre… va bene, per questa volta te la faccio passare liscia solo perché sei appena tornata, ma ora che non vai a lavorare dovresti darti da fare un po’ di più in casa… e lo so che non te lo ricordi, ma avevamo detto che leggere era una perdita di tempo… ne avevamo parlato appena sposati, ed avevamo concordato che avremmo tenuto qualche libro giusto in caso fossero serviti , ma non leggiamo mai.”
Kate restò un po’ sorpresa dal discorso dell’uomo: come aveva mai potuto concordare su una cosa così assurda? Lei amava leggere, avrebbe passato intere giornate cibandosi solo di acqua e carta inchiostrata, le sembrava assurdo che avesse potuto dire una cosa del genere… ma decise di non cominciare a litigare subito, e pensò che se la cosa era stata decisa, avrà avuto le sue buone ragioni. Rimise il libro dove l’aveva preso e si avviò verso la cucina.
“Va bene, facciamo così: ci sono ancora un sacco di cose che non conosco e che devo sapere: che ne dici se mentre ti fai una doccia, io provo a cucinare qualcosa di veloce? Possiamo parlare mentre mangiamo, che te ne pare?”
Il viso di Josh si aprì in un affascinante sorriso che avrebbe fatto sciogliere la biancheria intima di qualsiasi donna, e disse: “Ecco perché ti ho sposato! Perché sei perfetta e io ti amo per questo!” e avvicinandosi le diede un bacio sulla fronte. Il corpo della donna si irrigidì di nuovo, come le era successo nel pomeriggio, ma stavolta lui non sembrò rendersene conto, e sparì oltre la porta della camera.
Kate rimase per qualche secondo immobile, cercando di elaborare ciò che era appena avvenuto: Josh le aveva dato un bacio sulla fronte, molto amorevolmente, un gesto quotidiano che qualunque marito compie con la propria moglie… e la suddetta moglie dovrebbe esserne contenta, dovrebbe provare reciproco amore verso il marito… ma stranamente Kate non sentì quelle comuni farfalline che dovrebbero colonizzare lo stomaco quando la persona che amiamo ci dimostra affetto… ma forse era dovuto soltanto al fatto che ancora era tutto nuovo per lei, e che piano piano anche i sentimenti sarebbero riaffiorati con il tempo…
Si, ma allora come spiegarsi le due sensazioni avute negli ultimi due giorni, la prima mentre Lanie le raccontava di Roy, e la seconda non più di poche ore prima con Castle? Erano sentimenti che non sapeva spiegare, ma che erano riaffiorati nonostante la memoria mancante…decise che soltanto il tempo l’avrebbe aiutata a sistemare la confusione nella sua testa… in fondo non si era svegliata che da poco più di 24 ore e già la sua vita era stata stravolta totalmente… aveva reagito più che bene. Entrò in cucina e aprì il frigo cercando qualcosa da poter mettere in padella: uova, verdure, formaggi, qualche insaccato, un panetto di burro mezzo iniziato e qualche mela… decisamente erano una coppia che ordinavano a portar via più di quello che sembrava.
Optò per una frittata con pomodoro e cipolle, la cucinò secondo la ricetta che le aveva insegnato sua madre: aprì le uova in un piatto fondo, tagliò i pomodori a pezzetti, mise un goccio di olio d’oliva nella padella e ci buttò dentro la cipolla pronta da soffriggere. Mise la pentola sopra il fuoco, quando si rese conto che i fornelli non erano fornelli normali… c’era un grande piano di vetro e un sacco di pulsantini sulla destra, e la donna non sapeva da dove cominciare.
Entrò in camera e poi si diresse verso il bagno, da fuori la porta poteva sentire l’acqua scrosciare; bussò delicatamente, volendo chiedere a Josh se sapesse come fare per accendere la cucina, ma non una risposta venne dal bagno. Provò di nuovo più forte, ma non sentendo ancora nulla, provò lentamente ad entrare… la figura atletica dell’uomo si intravedeva benissimo anche dal vetro smerigliato, lasciano ben poco spazio all’immaginazione… e ora Kate capiva di aver davanti una delle ragioni per cui l’aveva sposato… magro, prestante, fisico tonico e asciutto, addominali in bella vista, cosce muscolose e vicino alle cosce… no, no, si sbrigò a distogliere lo sguardo prima che potesse vedere cose di cui poi si sarebbe pentita… anche se la curiosità era tanta, ed in fondo lui era suo marito, chissà quante volte loro… e poi ripensò al frustino in camera, e decise che doveva almeno girarsi dall’altra parte e fare in fretta la domanda a Josh.
“ehm… Josh, senti, ehm… non è che sai c-come funzionano i fornelli?”
“Ah si, sono elettrici, devi premere ON e poi selezionare la piastra che vuoi usare, per il resto è tutto automatizzato. Se hai problemi, non preoccuparti che c’è una voce guida che ti aiuta. La cucina è ultimo modello, ultra tecnologica per aiutare le donne sempre più impegnate sul lavoro.” Disse lui con un tono di voce cantilenante, come se ripetesse uno spot televisivo.
“Ok, gr-grazie.” Disse Kate mentre si sbrigava a chiudersi la porta dietro.
Tornò in cucina e si mise ad armeggiare con i fornelli: in fondo erano nuovo, di ultima generazione con una voce che ti diceva cosa fare, quanto difficile potrà essere accendere dei fornelli?
Premette il tastino con scritto a fianco ON, e una voce cominciò a parlarle: “Benvenuti nel programma cottura manuale, questo apparecchio è fornito di una vocal guide in grado di aiutarvi nelle funzioni che selezionerete.”
“Beh, almeno è gentile. Ok, ora proviamo a far funzionare la piastra media.” Disse mentre premeva il pulsante al lato del piano di cottura. La voce le rispose immediatamente.
“Avete selezionato il programma cottura media, l’apparecchio funzionerà non appena si premerà di nuovo il pulsante.”
Kate fece come la guida le aveva detto e la piastra al fornello diventò rossa.
“Uao, è davvero semplicissimo! Cucinare sarà una passeggiata.”
“Attenzione, per aumentare la temperatura, premere l’apposito tasto.”
Questo Josh non gliel’aveva detto, e ora non sapeva quale fosse il bottone per alzare l’intensità dei fornelli, così cercò qualcosa che suggerisse cosa bisognava fare, una manopola, una leva, qualsiasi cosa… e lo trovò, un altro pulsante con in rilievo una specie di scaletta ascendente… lo premette ed effettivamente il rosso della piastra aumentò… forse un po’ troppo…
“Attenzione, il livello di temperatura è troppo alto, abbassare il fuoco.”
Questo mandò in panico Kate, che si mise a cercare un altro pulsante con una scaletta discendente, ma non ce n’era l’ombra, e la voce continuava a ripeterle “attenzione, il livello di temperatura è troppo alto, abbassare il fuoco”; ma più la voce parlava e più Kate si agitava.
Quando poi insieme alla voce cominciò a suonare una specie di sirena, la donna andò in panico, non sapendo come fare per spegnere quell’arnese… c’era solo un tasto on, provò a premerlo di nuovo, ma la cucina continuava a suonare tutta e non sembrava voler smettere.
Il terrore si impossessò della donna,  aveva paura che il vetro non avrebbe resistito al troppo calore e ormai non sapeva più cosa fare… per fortuna arrivò subito Josh che girò una leva alla destra del mobile e chiuse tutto.
“Ma cosa avevi intensione di fare, dare fuoco alla casa?”
“Scusami, è che non sapevo come fare per spegnere il fuoco, non credevo andasse a gas.”
“Certo che va a gas, come credi che si alimenti il fuoco?”
“Mi hai detto che erano elettrici, credevo funzionasse con il calore dei pannelli sul tetto, non lo so, scusami!”
Josh l’aveva aggredita come se avesse combinato il più grande dei pasticci, e questa cosa non andava giù a Kate… era per questo che non aveva mai voluto convivere con un uomo.
“Va bene, scusami, hai ragione, non dovevo aggredirti in questo modo… è che ci è costata un sacco di soldi tutta questa attrezzatura, non vorrei dover ricomprare tutto di nuovo.”
Ecco, non volendo aveva tirato fuori uno degli argomenti di cui Kate avrebbe voluto parlare con lui, e quindi decise di cogliere l’occasione, mentre era lui quello che cucinava.
“Senti, a questo proposito, volevo domandarti una cosa… so che magari non è carino chiederlo così, ma… ecco… il fatto è che, mi sono ritrovata praticamente nella vita di un’altra persona senza rendermene conto, e quindi devo ancora comprendere un sacco di cose… .ed ecco, una di queste riguarda i soldi… davvero sono riuscita a guadagnare così tanto? E tu riesci a guadagnare così tanto?”
“Kate, non mi piace che mi si parli mentre cucino, che ne dici se mi lasci preparare la cena e mi aspetti di là? Faccio subito.”
Kate di nuovo restò sorpresa da quella risposta.
“Ehm… d’accordo, n-ne parliamo dopo allora.”
Mentre era seduta sul suo comodo divano nuovo, pensò che la vita di coppia si stava rivelando più complicata di quello che apparisse ai suoi occhi: a quanto sembrava c’erano delle regole stabilite che lei non conosceva, o meglio non si ricordava, e che assolutamente mandavano in bestia Josh… doveva impararle di nuovo, ed evitare che suo marito si arrabbiasse.
 
Durante la cena Kate aveva provato più volte a riprendere il discorso con il consorte, ma lui non voleva parlarne… nè di quello nè di molte altre cose che Kate le chiedeva. Mangiarono praticamente in assoluto silenzio, e mentre Josh lavava i piatti, Kate mandò un messaggio a Lanie chiedendo all’amica se si potevano incontrare il giorno dopo… se lui non voleva rispondere alle sue domande, l’avrebbe fatto di sicuro la sua amica… in un modo o nell’altro, a Kate serviva sapere.
“Ehi tesoro, senti, ho pensato che magari stanotte non mi sembra il caso di dormire nel letto insieme, quindi ti lascio la camera matrimoniale e io me ne vado nella stanza degli ospiti, che ne dici?” le disse.
Kate non aveva ancora pensato al fatto che avrebbero dovuto dormire insieme, e per una volta quella che suggerì il marito le sembrò una grande idea.
“Ti ringrazio, ma non c’è problema, posso andare tranquillamente io nella camera degli ospiti, in fondo sono io quella che è praticamente un’estranea qui.”
“Non pensarci nemmeno, tu hai bisogno di tranquillità e dormire nel tuo letto non può farti altro che bene… magari potrebbe riportare alla memoria dolci ricordi…” le disse sfoderando di nuovo il suo sorriso disarmante… si era davvero dimostrato dolce e premuroso con lei, in fondo era un bello e brav’uomo, si trattava soltanto di conoscerlo meglio…. Aspetta, cosa aveva detto riguardo al letto? Che tipo di ricordi?! Forse non era più una così buona idea…
Ma Josh aveva già preso le sue cose e si stava dirigendo verso l’altra stanza da letto.
“Ho preso tutto quello che mi serve, domani vado a lavorare presto, ti lascio riposare tranquillamente e cercherò di non svegliarti. Vedi di non dare fuoco all’appartamento, l’assicurazione non copre tutte le spese se siamo noi ad appiccare l’incendio. Buonanotte tesoro.”
E mentre parlava, le lasciò un bacio sulla guancia… prima la fronte, ora la guancia… si stava avvicinando un po’ troppo alla bocca per i suoi gusti.
Entrò in camera e poi si diresse verso la cabina armadio, aprì qualche cassetto finché non trovò quello che cercava: la biancheria intima.
Cercò qualcosa di cotone e di comodo nell’intreccio di pizzi e merletti, ma la cosa più simile ad un pigiama che trovò fu un coordinato da notte in seta, formato da pantaloncini e canottiera.
Andò in bagno a sciacquarsi la faccia, cercando di riprendersi da tutte le emozioni che l’avevano travolta in quel giorno; non appena si infilò sotto il morbido piumone, cadde addormentata.



vabbè, niente da dire... spero vi sia piaciuto e vi abbia fatto ridere... io ero piegata in due mentre lo scrivevo...XD
grazie mille davvero a tutte voi che leggete, recensite o mi insultate... si, vanno bene anche gl insulti!!!XD
grazie, grazie davvero!!!! *-*
baci8!!!! ^.^

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


ed ecco quà il 5...lo so, c'è chi mi ha definito una macchina sparapalline da tennis...per non fare nomi Katiebeckett555...XD
ora rallenterò un po' il ritmo, promesso, anche perchè probabilmente non so se modificherò qualcosa del capitolo, o se addirittura lo allungherò...XD
a sotto!!! ^.^

La mattina dopo Kate si svegliò abbastanza riposata, il materasso era davvero comodo e aveva passato una notte priva di sogni; andò a racimolare qualcosa per fare colazione, mentre pensava a cosa poter fare in quella giornata.
< dunque, devo assolutamente cercare di chiarire alcuni punti della mia vita, e visto che Josh non mi aiuta… > pensò, mentre si dirigeva in camera per pescare dalla sua borsa il cellulare. Nessun messaggio. Lanie non le aveva ancora risposto. Ma lei aveva bisogno di sapere, così decise di risolvere il problema alla radice e chiamò l’amica.
Dopo parecchi squilli, al punto che la detective stava per riagganciare, la voce squillante dell’anatomopatologa fuoriuscì dall’apparecchio.
“pronto?”
“ehi Lanie, sono Kate. Hai visto il messaggio di ieri?”
“eh? Ah, si si, l’ho letto, ma mi dispiace tesoro, oggi non ho proprio tempo di parlare, sono piena di lavoro e stasera ho un appuntamento con Javier. Ti richiamo domani, d’accordo? Ora scusami ma devo andare honey!”
“si, va bene, ci risentiamo domani allo…ra.” Neanche il tempo di riuscire a finire la frase che la dottoressa aveva riattaccato.
La sua unica fonte di notizie sulla sua vita l’aveva appena abbandonata, ma il bisogno impellente di risposte stava diventando un’ossessione per Kate.
Cercava di pensare a qualcuno con cui poter parlare, qualcuno che conoscesse le risposte alle sue domande… ma più pensava e più non sapeva a chi potesse rivolgersi.
< Ryan ed esposito sono fuori questione, non credo siano a conoscenza di molti particolari della mia vita fuori dal lavoro, anche se, se mi servisse un controllo finanziario non credo farebbero troppe domande, mi aiuterebbero e basta… la Gates neanche a pensarlo, non sembrava molto amichevole, il nostro rapporto non deve andare molto oltre il legame sottoposto-superiore… mio padre potrebbe sapere qualcosa, ma alcune domande potrebbero risultare imbarazzanti…. Ma possibile che non abbia un’amica fuori dal distretto, qualcuno che potrebbe sapere come sono andate le cose? >
Stava davvero sprofondando nella disperazione, aveva bisogno di conoscere cosa era successo in quei 3 anni, di sapere come erano andate le cose nel distretto, di capire come Roy era morto e perché lei e Castle erano lì…
“Ma certo, Castle!!” esclamò a voce alta.

Presa la decisione, decise di vestirsi in fretta e furia, pescando dall’armadio un paio di jeans a sigaretta, una camicia blu di flanella e perché no, anche uno spolverino in tinta che l’avrebbe tenuta più al caldo. I suoi immancabili tacchi ai piedi, un paio di tronchetti neri, la facevano sentire a casa. Afferrò il cappotto blu a doppio petto che trovò nell’appendiabiti dietro la porta d’ingresso e si fiondò in strada alla ricerca di un taxi.
Non ci mise tanto a trovarne uno, e quando salì vide che l’autista era lo stesso che l’aveva accompagnata ieri al distretto.
“Ehi, salve signorina. Anche oggi nei pasticci con la polizia?”
“No, veramente ieri non ero nei pasticci, il distretto è il posto dove lavoro. Ma oggi deve portarmi da un’altra parte.”
“Ogni suo desiderio è un ordine, dove andiamo?”
“Ehm…” e d’improvviso Kate si rese conto che, se in quei 3 anni così tante cose erano cambiate, forse anche Castle aveva cambiato casa… e lei non conosceva il suo nuovo indirizzo.
“Senta signor…”
“Rajit!”
“Ah, Rajit, sa per caso dove abita lo scrittore Richard Castle?”
“Sta scherzando? 595 Broome St. Un sacco di turiste vogliono andare a vedere la casa di Richard Castle! Non la facevo una fan scatenata però.”
“No, in realtà non lo sono, è che liu è… ecco, diciamo un amico…”
“e non sa dove abiti?”
“É una lunga storia da spiegare…”
“Beh, anche la strada da qui a Soho è lunga…”
E stranamente, Kate non ebbe problemi a sfogarsi e a raccontare ad un perfetto sconosciuto tutto quello che le era capitato, sentiva di potersi fidare di quell’autista indiano che era stato così gentile con lei… e poi, doveva cercare di raccogliere le idee per poter parlare con Richard senza confondersi ogni secondo.
 
Arrivata sotto l’alto palazzo che ospita l’appartamento di Castle, pagò Rajit e lo ringraziò ancora per la gentilezza che le aveva dimostrato; guardò su fino all’ultimo piano della grande residenza, dove sapeva che lo scrittore aveva il suo mondo, dietro quelle finestre che facevano entrare la luce e illuminavano perfettamente il loft anche in pieno inverno.
Trovò il portone già aperto e senza nessun portiere, meglio, avrebbe risparmiato eventuali domande imbarazzanti sul perché si trovasse lì.
Una volta raggiunto il portone all’ultimo piano si rese conto di quanto affrettata era stata: e se Castle non fosse in casa? Se dopo la conversazione dell’altra mattina non volesse avere più niente a che fare con lei? Se ci fosse rimasto troppo male? Se, peggio ancora, invece di lui avessero aperto la porta Martha o Alexis?
Stava giusto pensando a quanto imbarazzante sarebbe stata questa ultima eventualità, quando qualcuno aprì la porta del loft.
“Ehi Kate! Che bello rivederti!” disse un uragano di capelli rossi che la travolse in un abbraccio affettuoso.
“Ehm, ciao Alexis! Quanto tempo!” sperò fosse la risposta giusta.
“Kate, papà mi ha detto tutto, so che non ti ricordi niente degli ultimi 3 anni… ma vedrai che presto tutto ti tornerà alla mente, vedrai.”
“Lo spero vivamente Alexis.”
“Ah, se cerchi mio padre è in studio a scrivere, entra pure, io devo scappare in libreria. Che bello riaverti di nuovo qui!” disse in fretta la piccola donna, abbracciandola di nuovo e schioccandole un sonoro bacio sulla guancia prima di sparire dietro l’angolo del pianerottolo.
Rimasta un po’ scioccata per l’accoglienza, decise di farsi coraggio ed entrare in casa: che lei ricordasse era stata a casa Castle solamente un paio di volte, ma nonostante questo notò che non erano state fatte molte modifiche dall’ultima volta: la scala era sempre lì, il salotto con il grande divano in pelle non era cambiato, la cucina era come sempre grande e totalmente a vista. Le era sempre piaciuta molto la casa di Castle, uno stile ricercato ma sobrio, elegante ma senza esagerare… adatto a lui insomma!
Con una leggera titubanza attraversò la zona giorno e si diresse verso la porta socchiusa dello studio; attraverso il piccolo spiraglio lasciato aperto intravide lo scrittore immerso nella scrittura di un capitolo, gambe appoggiate sopra il tavolo e computer sopra le ginocchia… non l’avrebbe ammesso mai neanche sotto tortura, ma era davvero affascinante, con quell’aria da bel tenebroso, un’aurea di mistero che lo avvolgeva, quasi fosse una creatura mitica…. Se non fosse stato per il fatto che si era ingrassato notevolmente in quegli ultimi 3 anni, ma come aveva fatto a diventare quasi il doppio di quello che era prima?
Bussò delicatamente, non voleva entrare come se niente, fosse, in fondo per lei erano semplicemente… amici? Non era sicura neanche di quello… partner? Forse, in fondo la loro collaborazione era durata per 3 anni…
“Ehi zucca, non devi bussare ogni volta, te l’ho detto!” rispose la voce squillante dello scrittore.
“Buongiorno Castle.”
Non appena si tirò su dal computer e vide la detective sotto l’arco della porta, i suoi occhi si illuminarono di una luce che la donna mai aveva visto prima in nessuno.
“Kate.” Disse lui quasi in un sussurro.
“Ehm, ti disturbo Castle? Non vorrei interromperti mentre scrivi, s-se è un problema ti richiamo e ci risentiamo, io…”
“Non dirlo neanche per scherzo! Tu non disturbi mai.” Disse mentre si tirava in piedi e si avvicinava a lei.
I suoi occhi continuavano a brillare di una luce mai vista, felice, ma allo stesso tempo malinconica, come un bambino che ha appena visto il suo regalo di natale sotto l’albero, ma non può scartarlo.
“Dio, quanto mi sei mancata Kate, ho così voglia di abbracciarti.”
La detective poteva vedere chiaramente il desiderio dello scrittore, ma decise che finché non avesse scoperto tutto ciò che era accaduto, sarebbe stato meglio mantenere le distanze.
“Castle, ecco, sono venuta per chiederti una cosa… per la verità più di una cosa… è che l’avrei chiesto a Lanie, ma non ha tempo e ci sono delle cose che devo assolutamente sapere, io…”
Lei, ma donna che aveva sempre la battuta pronta, stavolta non riusciva a trovare le parole per esprimere tutta la confusione che le avvolgeva il cervello. Per fortuna Castle la capì e cercò di tranquillizzarla.
“ehi, Kate, calmati, tranquilla, sono qui, sediamoci e chiedimi tutto quello che vuoi.”
Lei cercò di fare mente locale per poter dire con ordine ciò che più le premeva. Decise di cominciare con ciò che riguardava lo scrittore in prima persona.
“ieri pomeriggio al distretto, cosa volevi dire esattamente con quella frase? Lanie mi ha detto che la nostra collaborazione è finita dopo la morte di Montgomery, che non so neanche come sia morto o perché, e cosa c’entro esattamente io, o tu che eri lì con me, ed ecco che mi sto incartando di nuovo, cavolo, ci sono talmente tante cose!!”
“ok ok, calma, rilassati e fa parlare me. Ti racconterò tutto, a patto che mi lasci parlare e che non osi interrompermi… qualsiasi cosa io dirò. Prometti?”
“non mi sembra che ho molta scelta, e per capirci qualcosa sarei disposta a tutto, anche a star a sentire te.” Ed ecco che la vecchia Kate pronta a punzecchiarlo e a provocarlo in ogni momento era tornata fuori.
“È bello vedere che alcune abitudini non cambiano mai. Dunque, allora, cominciamo dall’inizio.
Io e te siamo amanti!”
“Cosa!? Castle, ma ti sei mangiato il cervello?!”
“Ehi, ti avevo chiesto di non interrompermi. Fammi parlare.”
“Ma mi hai dato la notizia peggiore all’inizio!”
“Peggiore?” chiese lui con una punta di risentimento.
“No, non è questo che intendevo, io… d’accordo, me ne sto zitta.”
Castle sorrise nel vedere quanto la sua Kate non fosse cambiata di una virgola nonostante l’amnesia… era sempre la dura e dolce donna di cui si era innamorato.
“allora, immagino di doverti raccontare gli avvenimenti che hanno portato alla morte di Montgomery, tutto è iniziato i giorni dopo il funerale, ma se non sai come siamo arrivati in quel cimitero non puoi capire il resto… mettiti comoda perché sarà una lunga mattinata…”


eh si, il grande segreto è stato svelato... nel prossimo capitolo come la storia è nata...hihihi, non ve l'aspettavate vero?! eh già, Castle e Beckett stanno insieme...anche se lei è sposata e non se lo ricorda...XD
ok, madeitpossible, non mi tirare scarpe, ma lo dovevo scrivere...però dai, non è tanto tanto...XD
Va bene, come ho detto rallenterò un pochino il ritmo d'ora in poi... anche perchè questo finesettimana avrò talmente da fare che non so neanche se riuscirò ad accenderlo il computer...
alla prosima!!!! ^.^
baci8!!!!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Miraggio dei miraggi, francy ha aggiornato!!
Si, lo so, è strano, stavolta non ho lasciato la storia in sospeso per 5 mesi, soltanto per un mese e mezzo... ma io sono così, non scrivo per tanto tempo, causa fattori esterni ed interni (ovvero non mi va o devo studiare!XD) e poi in 2 ore ti scialacquo giù un capitolo intero!!!
Vabbè, bando alle ciance... buona lettura!!!! ^.^


“Dunque quindi, fammi capire, Roy era invischiato nelle vicende dell’omicidio di mia madre? È stato lui ad ucciderla?”
“No, di questo siamo assolutamente certi, ha commesso un errore di gioventù, ma non ha mai ucciso tua madre.”
“Ma allora… perché è morto?”
“C’era questo killer professionista, Lockwood che lo ricattava, lui avrebbe dovuto scegliere tra te o la sua famiglia… ha scelto tutte e due, al prezzo della sua vita. È un eroe Kate, questo non metterlo mai in dubbio.”
Gli eventi che Castle le aveva abilmente riassunto rasentavano l’inverosimile… se non fosse che il suo sguardo era tremendamente serio mentre le diceva queste cose, avrebbe creduto che le stesse raccontando la trama del suo nuovo libro… una trama dove i protagonisti erano i suoi più stretti e fidati amici.
“Ma se Lockwood era morto, chi mi ha sparato al funerale del capitano?”
“Questo non lo sappiamo, ancora non siamo riusciti a cavarne niente… tutto è in stallo da quel giorno, non sono stati fatti passi avanti… non che non ci abbiamo provato, ma eri di nuovo precipitata in quel vortice di ossessione senza uscita, ti ho afferrato prima che ti fossi persa di nuovo.”
“Mi hai salvato due volte insomma Castle…”
“Non direi salvato, diciamo piuttosto venuto in soccorso prima che fosse troppo tardi… ho sempre tenuto a te Kate, e farò sempre di tutto affinché niente ti accada.”
Lo sguardo e il viso di Rick fissi sulla donna erano come un enorme finestra trasparente che dava sul mondo incantato degli innamorati: tutto era visibile, l’amore e l’affetto incondizionati, uno di quelli puri e rari, che è sempre più difficile trovare.
Ed era capitato a Kate a quanto sembrava. Lei non se lo ricordava, ma l’uomo alla sua destra sembrava sostenerlo veementemente.
“Ok, mi hanno sparato, ma a quanto pare sono sopravvissuta… aspetta, non vorrai dirmi che sono uno zombie, vero Castle?!”
“Ah ah ah, felice di constatare che il tuo humour da quattro soldi resiste senza perdere colpi, tutto questo tempo passato con il più grande maestro di umorismo e non hai ancora imparato a fare una battuta decente.. dovremo rimediare.”
“Ah, quindi tu saresti il più grande maestro di humor? Non oso immaginare che fine stia facendo la comicità nel mondo.”
“Colpito e affondato detective, questa te la concedo, ma solo perché il tempo sta passando e non ho finito di spiegarti tutta la storia.”
“Giusto, scusa, non ti interrompo più.” E lo fece davvero.
“Dicevamo della sparatoria, ti hanno operato e ti sei salvata grazie al cielo… veramente è stato Josh ad operarti, e poi è venuto a picchiare me per averti messa in pericolo, ma questo è irrilevante, andiamo avanti…”
“Cosa? Ti ha picchiato?”
“No, non mi ha veramente picchiato, anche se ne aveva tutte le intenzioni, ma non è questo il punto, insomma, avevi detto che non mi avresti più interrotto!”
“Hai ragione, scusa di nuovo. Continua pure.”
“Dopo l’operazione sono venuto a trovarti, volevo sapere come stavi, e soprattutto se ti ricordavi qualcosa della sparatoria, come il fatto che ti avessi detto che ti amo, ma mi hai detto che non ricordavi niente, e che avevi bisogno di un po’ di tempo per fare ordine nella tua vita…
Sono passati 3 mesi prima che ti rifacessi viva, nel frattempo era subentrata la Gates come capitano, mi aveva cacciato ma tra te e il sindaco siamo riusciti a convincerla a riprendermi. Tutto sembrava tornato come prima, risolvevamo i casi e qualche volta prendevamo un hamburger insieme.. fino al giorno in cui il triplo killer non è ricomparso.”
“Il triplo killer? QUEL triplo killer?”
“Si lui, quello che uccide, anzi uccideva, donne bionde a gruppi di tre… era tornato, ci aveva fregato e si era portato via la pistola e il distintivo di Ryan… è stato un brutto colpo per tutti, ma quando è tornato ha trovato i migliori poliziotti di tutta New York arrabbiati con lui, e per la sua carriera è stata la fine.
Non ho detto che sia stato facile, il caso ci ha tenuto impegnati per giorni interi, ormai non vivevamo per altro se non prendere il killer, e proprio quando sembrava che stavamo per catturarlo, veniamo presi in ostaggio e messi in uno scantinato buio e umido… ho sofferto di raffreddore per 2 settimane di seguito, ma non è questo l’importante.
Era una di quelle situazioni in cui sai che potrebbero essere gli ultimi istanti della tua vita, niente più passeggiate a Central Park in estate, niente più gelato sulla 5th avenue, niente più abbracci dalle persone che ami, niente più opportunità di chiarire le questioni in sospeso… ma se una delle tue questioni è imprigionata con te, non ha più senso continuare a tenersi tutto dentro.
E così mi hai detto che avesti sposato Josh, non per le giuste ragioni, non perché l’amavi, ma semplicemente perché erano sorti alcuni problemi e dovevi sposarlo… se fossimo sopravvissuti ovvio… poi però mi hai anche detto che mi avevi mentito, che hai sempre ricordato tutto della sparatoria, anche e soprattutto le mie parole sopra di te… e mi hai detto che mi ami anche tu, che hai sempre avuto troppa paura per ammetterlo, ma che ormai la fine era vicina e che non aveva più senso mentire a tutti e due.
All’inizio mi sono arrabbiato, insomma avevi aspettato tutto quel tempo e poi ti dichiari proprio un attimo prima della fine, ma credo sia stato proprio quello a darmi la forza di reagire e buttare giù la porta della stanza dove eravamo rinchiusi, la voglia di non perderti, non di nuovo, di voler a tutti i costi stare con te, qualsiasi cosa fosse successa.
Ne siamo usciti vivi grazie a Ryan ed Esposito, di nuovo, quei due sono più bravi di quanto non sembrino.
Una volta fuori non siamo più riusciti a stare lontano l’una dall’altra, avevo bisogno di te come dell’aria, ho bisogno di te come dell’aria… il tuo incidente della settimana scorsa mi ha riportato a quei terribili momenti dopo la sparatoria, ma stavolta non potevo starti vicino, non potevo chiedere niente a nessuno, è stata una tortura infinita.”
Il volto della detective aveva assunto tutte le espressioni che i muscoli facciali umani possono prendere, aveva cambiato varie volte colore, passando da varie gradazioni di bianco avorio, al rosso pomodoro tipico di chi è imbarazzato. I suoi occhi prima sgranati e fissi sullo scrittore, ora fissavano la tazza semi piena di caffè, ormai freddo.
“E… s-se… se io ero… ecco… ehm… i-innamorata di te… come mai ho sposato Josh?”
“Questa è una questione spinosa, avevi fatto una promessa, una promessa che non potevi rimangiarti per le questioni che erano implicate con quella promessa… non credere che non abbiamo provato a trovare una soluzione, le abbiamo pensate tutte per poter stare insieme, ma l’unico modo che abbiamo è essere amanti e vederci di nascosto.
Se anche oggi avessi parlato con Lanie, lei non ti avrebbe saputo dire niente, neanche lei è al corrente della nostra storia, né lei, né Ryan, né Esposito, né tanto meno la Gates o tuo padre… solo mia madre e Alexis lo sanno, ma di loro possiamo fidarci, non conoscono Josh, non hanno più contatti con nessuno al distretto, quindi sono sicure.
Il tuo matrimonio è stato quasi come combinato, la tua vita è diversa da come l’hai sempre immaginata, non è vero? Odi la tua casa, odi il modo in cui si comporta Josh, odi persino quella maledetta cucina elettronica…”
“Beh, odiare è una parola forte Castle, non ho ancora le basi per poter dire che odio Josh… insomma, è un medico chirurgo, salva delle vite, è affascinante, ricco, e la casa è perfetta… devo solo abituarmici, ma odiare ora mi sembra un po’ troppo.”
Castle la guardò con uno dei suoi sguardi da so-tutto-io, come a volerle dimostrare che in quella stanza chi la sapeva più lunga era lui.
“Kate.. non prendermi in giro: ho visto casa tua, ho visto la tua cucina, e tutte le volte che ci vediamo non fai altro che parlarmi di quello che Josh ti ha impedito di fare, di comprare, di cucinare, persino di respirare! Quella non è vita Kate, ma devi sopportare il tutto… almeno fino a che…”
“Cosa? Fino a che cosa?”
Kate non lo avrebbe mai ammesso, ma Castle aveva ragione sulla questione della casa, la odiava, e il fatto che Josh, suo marito, le impedisse anche solo di leggere un libro, le ricordava la situazione delle donne del medio oriente, costrette a rendere conto di qualsiasi cosa ai loro mariti… lei era una donna americana, cittadina libera degli Stati Uniti, poliziotta al servizio della sua amata nazione, non sopportava che le si dicesse cosa poteva o non poteva fare… e se c’era anche solo un’alternativa, un modo per uscirne, non aspettava altro che sentirlo.
“Beh, il motivo per cui hai dovuto sposare Josh è… ecco… è sua nonna.”
“S-sua nonna?”
Si era davvero sposata per… cosa? Non riusciva a capirci più niente.
“Si, la nonna di Josh vive in Alaska, ha ormai quasi 100 anni, e soprattutto un sacco di soldi. L’hai conosciuta durante un viaggio a casa dei parenti di Josh e ti ha subito preso sotto la sua ala protettiva, è stata la nonna e la mamma che non hai mai avuto, si era affezionata a te e tu ti eri affezionata a lei.
È stato dopo l’incidente del cecchino, lei lo aveva saputo e si era preoccupata talmente tanto per te da farsi venire un infarto. Sei subito volata da lei appena lo hai saputo, e mentre eri lì a prenderti cura di lei, ti ha fatto una richiesta a cui non hai potuto dire di no: avrebbe dato immediatamente tutti i suoi soldi a te e Josh, se vi foste sposati… era il suo ultimo desiderio, vedere il suo amato nipote sposato con te, la donna a cui più si era legata in tutta la sua lunga vita.
Tu accettasti, non riuscisti a dirle di no, in fondo lei stava morendo e la situazione con me… beh, diciamo che non c’era una situazione. Josh ovviamente fu ben lieto di accasarsi con te e il matrimonio avvenne nella casa di lui in Alaska, poche settimane dopo l’evento del triplo killer.
Prima che tu lo chieda no, non sono venuto al tuo matrimonio. Mi avevi chiesto di esserci, di stare al tuo fianco, ma il vederti lì sull’altare a dire di si ad un altro, anche se solo per necessità, era troppo per me… ti amavo, e sapevo che tu amavi me, ma era tutta un’altra questione.
Ora i tasselli mancanti stavano andando al loro posto, il quadro si andava lentamente delineando nella mente di Kate: ecco cosa intendeva Lanie quando parlava di ringraziare la nonna di Josh… non credeva però che avesse potuto sacrificare la sua felicità per soldi…
“Solo una cosa non capisco: insomma, l’ho fatto per soldi? Avevo problemi economici?”
“Oh no, i soldi non erano un problema, nonostante lo stipendio di un poliziotto non è lo stesso di un cardiochirurgo, io avevo abbastanza soldi per tutti e due se fosse servito… no, è stato per lei, per Rose che l’hai fatto… sembrava dovesse morire in breve tempo, così hai pensato che un po’ di felicità a quella vecchietta non avrebbe fatto del male a nessuno, e se proprio le cose fossero andate male, alla sua morte avresti potuto divorziare... ma il destino non ha voluto così, e dopo diversi falsi allarmi, la vecchietta è più arzilla e pimpante di prima e si avvicina alla soglia dei 101.”
“Quindi è stato tutto inutile? Mi sono sposata e ho gettato via la mia vita… per niente?”
“Beh, per niente proprio no, hai ereditato un bel po’ di migliaia di dollari, arrotonda tranquillamente ad un milione.”
“Ma… Castle, non sono mai stata una donna che inseguiva il denaro, non mi è mai servito, io… io non… non mi riconosco più.”
La confusione aveva di nuovo avvolto i suoi grandi occhi verdi, stava vivendo una vita che non era la sua, in un corpo che non era il suo, in una casa che non era la sua, con un uomo che non era il suo… e tutto questo la stava terrorizzando.
“Lo so che ti senti confusa, senti, si è fatto mezzogiorno, perché non vai a casa, ti rilassi, pensi a tutto quanto e se hai ancora bisogno di chiarimenti mi chiami e ci incontriamo di nuovo, d’accordo?”
Un tempo il Richard Castle che Kate conosceva le avrebbe rifilato una delle sue battutine e fatta arrabbiare ancora di più, ora invece riusciva a capirla, la comprendeva, era come se le leggesse dentro ciò di cui aveva bisogno.
Appoggiò la tazza che stringeva ancora tra le mani sul tavolino in vetro davanti a lei e si alzò dal divano.
“Grazie Castle, di tutto.”
“E' a questo che servono i partner, no?”                          
Si guardarono negli occhi, quelli di lui ancora pieni di amore e dolcezza, i suoi ora ricolmi di gratitudine e affetto.. e quel qualcos’altro che non sapeva spiegare, di nuovo quella sensazione di dejavù nello stomaco che la perseguitava da quando si era svegliata.
Uscì da casa Castle e chiamò un taxi; stavolta non era Rajit il suo autista, fa niente, avrebbe riflettuto da sola su ciò che aveva appena saputo.
Diede l’indirizzo della sua nuova casa, ora cosciente più che mai che in realtà quello non era altro che un luogo dove abitare.

Annuncio per LaAngol e Laureta: le ho messe le maiuscole dopo le virgolette, se non si vedono prendetevela con EFP... U_U
Un ringraziamento finale ancora a LaAngol ce lo vuole... ha letto tutto in fretta e furia tra un boccone e l'altro della cena...XD
Grazie per l'attenzione prestata, speriamo che la storia sia stata di vostro gradimento.
Arrivederci e a presto!!
...................................................
Ok, sto davvero andando fuori di testa!!
Baci8!!!!! ^.^

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Una volta entrata nell’appartamento, una sensazione di vuoto e malinconia la avvolse più che mai: il suo matrimonio non era altro che una farsa, aveva un amante segreto di cui nessuno era a conoscenza, non poteva parlare con nessuno eccetto… beh, nessuno.
Veramente qualcuno c’era, ed era stato proprio lui la prima persona davvero sincera con lei. Le aveva raccontato tutta la storia, così come era, senza aver paura di ferire i suoi sentimenti, di poter urtare un qualcosa dentro la sua testa. Sincerità, era quello che aveva chiesto sin dall’inizio, sincerità per poterla aiutare a ricordare… ma niente nella sua vita era sincero, niente era vero, tutto un’illusione e una copertura per il mondo.
Quando si era svegliata dal coma e si era trovata catapultata in una nuova vita, aveva creduto che piano piano le cose sarebbero venute da sé, che l’eseguire i gesti che quotidianamente faceva l’avrebbero aiutata a tornare quella che era diventata… tutti crescono, tutti diventano migliori, e proprio quando il suo turno era ormai arrivato, un brutto scherzo del destino l’aveva riportata come indietro nel tempo.
< Perché  doveva succedere proprio a me? Perché quando sembra che tutto vada per il verso giusto per una volta nella mia vita, qualcosa si deve mettere in mezzo a scombussolare di nuovo i miei piani? >
La rabbia per non sapere, per non ricordare, si stava facendo largo in lei, montava su e la avvolgeva con la sua potenza: Kate Beckett arrabbiata è uno spettacolo che mai si augura a qualcuno di vedere.
< D’accordo, diamo per scontato che ciò che mi abbia raccontato Castle sia la verità, deve pur esserci una foto di matrimonio, un video, un certificato, qualcosa che provi che c’è stato un trasferimento di denaro. >
Voleva mettersi a cercare per tutta casa, ma si ricordò che suo marito sarebbe tornato a momenti dal lavoro, e da quel poco che aveva saputo su di lui, non era il tipo che amava trovare sportelli aperti e album fotografici per terra. Decise che avrebbe preparato qualcosa da mangiare e poi cercato ciò che le interessava una volta che Josh fosse tornato al lavoro.
Voleva cercare di essere la moglie che lui voleva, ci avrebbe provato almeno, in fondo era riuscita a cavarsela tutti quei mesi, sarebbe riuscita a farcela ancora per un altro po’. Onde evitare di ripetere la scena della sera precedente, si tenne sul semplice, preparando french toast e patate surgelate al forno: semplice, veloce e non c’era il bisogno di accendere quei fornelli infernali.
 
Era appena scattato il timer del forno quando si sentì il rumore delle chiavi che girano nella toppa della serratura: l’uomo di casa era tornato.
“Buongiorno Josh, come è andato il lavoro?” chiese lei andando ad accoglierlo alla porta. Le prese il cappotto dalle mani e lo appoggiò sull’attaccapanni .
“Bene, c’è stato un incidente sulla statale, un ragazzo da operare urgente, ma tutto è andato per il meglio. Oh grazie, potrei abituarmi alle tue attenzioni sai?”
Kate pensò che forse questa volta era stata troppo amorevole e gentile, ciò che assolutamente non voleva era creare altri ‘vizi’ al marito, le ossessioni che aveva erano più che sufficienti.
“Sento un odore provenire dalla cucina… e non è di bruciato. Sei riuscita a preparare il pranzo senza dare fuoco alla casa?”
“Si, mi sono tenuta sul semplice, devo leggere bene le istruzioni dei fornelli prima di poter rimettere mano su quei pomelli.”
“French toast? Oh tesoro, sai che odio il formaggio fuso con il pane…”
A questa davvero Kate non voleva davvero credere: a quale essere umano vivente non piacciono i french toast? Dolce prosciutto cotto che avvolge come in un abbraccio un delicato cuore di formaggio filante, il tutto contornato da delizioso pane imburrato e oliato. Nella versione ‘alla Kate’ poi, invece che fritto in padella, il toast si era dorato nel tostapane, restando così più morbido e delicato… nessuno sano di mente – e di forchetta – avrebbe mai rifiutato una delizia simile!
“Beh, no, veramente non sapevo che odiavi il formaggio fuso… la verità è che non ho idea di cosa ti piaccia e di cosa invece no.”
“Hai ragione, scusa, ti farò una lista di cose che puoi cucinarmi e di cose assolutamente da evitare. Perché tu lo sappia, non ho allergie o intolleranze, ma ci sono alcuni cibi che proprio non riesco a mandar giù, e il formaggio fuso è tra questi. Non fraintendermi, una buona fetta di formaggio di fossa francese non si disdegna mai, specie se accompagnato da marmellata aromatizzata alla papaya, la mia preferita, ma fuso… no, decisamente non riesco a mangiarlo. Le patate arrosto però mi piacciono!”
Ecco, almeno una ne aveva fatta giusta.
“Anzi, facciamo così: visto che devi cercare di ricordare tutto ciò ce facevi prima dell’incidente, ti scriverò una lista per ogni stanza, in modo che sai cosa cucinare, come sistemare il guardaroba, come riordinare i flaconi in bagno… insomma, sarà tutto più semplice in questo modo, che ne dici?”
Con quest’ultima osservazione, una rivelazione si presentò davanti agli occhi di Kate: se prima aveva avuto anche dei piccolissimi dubbi su ciò che Castle le aveva raccontato, ora ogni ombra se n’era andata… non era decisamente lui il tipo d’uomo che avrebbe voluto sposare! Così organizzato, preciso, al punto di essere ossessivo nelle cose… era praticamente la sua copia al maschile… ancora più maniaco se mai fosse stato possibile.
Non aveva certo bisogno di passare la vita con una copia di se stessa, gli opposti sono l’armonia, lo yin ha bisogno dello yang, yin e yin sono dei nomi per una coppia di panda… da dove le era uscita questa ora?
“Kate? Kate, ci sei? Hai ricordato qualcosa?”
“Eh, cosa? Ah, no, non credo, solo… una situazione…”
“Beh,è buon segno! Sarà l’ambiente, tante cose sono successe su questa cucina…” disse lui, volendo far intendere che non solo patate arrosto e formaggio francese erano stati “serviti” su quel tavolo.
“Ma non ti ho chiesto come è andata la mattinata. Cosa hai fatto? Sistemato l’armadio? Bagno rilassante? Non sarai andata a trovare l’amante spero.” Disse lui ridendo dell’ultima frase.
Kate per poco non rischiò di dover di nuovo correre in ospedale per soffocamento da molliche di pane andate di traverso.
“C-cosa? Ehm… no, e-ecco… s-sono andata a trovare Lanie, si Lanie. A casa. Aveva il giorno libero. Sai, chiacchiere tra donne, cercavo di far tornare alla mente qualcosa.”
Acqua, aveva bisogno di un bicchiere d’acqua.
“bene, mi è sempre piaciuta la tua amica, e poi è un medico, sa cosa fare per stimolarti l’ippocampo affinché le emozioni facilitino il recupero dei ricordi.”
La scusa rimediata all’ultimo minuto stavolta era andata a segno. A Josh piaceva Lanie, bene. Meglio ricordarselo per una prossima volta.
“Pasticcino, mi dispiace, avrei voluto passare del tempo con te oggi pomeriggio, ma con quell’incidente di stamattina sono slittati tutti gli interventi che erano programmati per oggi, e quindi dovrò tornare in ospedale almeno fino alle 6… non ti dispiace vero? Ti prometto che stasera ci sediamo su quel bellissimo divano in pelle italiano e mi potrai fare tutte le domande che ti vengono in mente, risponderò a tutti i tuoi quesiti e curiosità. Ah, e ti farò le liste che potrai attaccare nelle varie stanze, credimi che sarà tutto più facile così.
Vado a fare una doccia dato che devo rientrare alle 2, se vuoi dare un’occhiata alle istruzioni della cucina ultra tecnologica oggi pomeriggio, almeno stasera non rischiamo di trovarci senzatetto costretti a dormire sotto un ponte, o peggio in una casa popolare!”
Le diede di nuovo quel bacio sulla fronte come la sera prima, ed esattamente come quella volta non provò niente di ciò che si aspettava di sentire. Castle aveva ragione su tutto, dentro di lei continuava a sperare che avesse esagerato un po’ nel descrivere il suo nuovo marito, ma andando avanti si rendeva conto che era stato anche troppo gentile nei suoi confronti.
Rimase in cucina questa volta, non volendo ripetere l’esperienza in bagno del giorno precedente; lavò i pochi piatti che avevano usato per mangiare e cucinare e si mise a leggere quelle istruzioni che Josh le aveva posto davanti.
Era arrivata al capitolo riguardante i vari programmi di cottura utilizzabili, quando l’uomo tornò nella zona giorno, vestito e pronto per uscire di nuovo.
“Ecco qua, ciao di nuovo tesoro. Ci vediamo stasera.” E uscì dalla porta principale.
Non appena se ne fu andato, Kate si fiondò in salone per aprire ed ispezionare tutti quei ripiani e scaffali chiusi da delle ante bianche: rimase delusa però, perché trovò soltanto l’album con le foto del matrimonio, niente gite fuori porta, niente cene di natale, niente feste di capodanno. Era come se l’unico giorno che davvero valesse la pena di ricordare fosse quello del loro matrimonio.
< Meglio di niente > pensò la donna < Almeno non ha tolto anche questo dicendo che rimuginare sul passato è solo tempo perso >.
Si mise a sfogliare le pagine e, come ogni donna al mondo, non poté resistere alla tentazione di andare a vedere come fosse fatto il suo abito da sposa e ciò che vide la lasciò senza fiato: sembrava una principessa di altri tempi!
Il matrimonio si era tenuto in Alaska, così aveva detto Castle, il che spiegò la presenza del cappotto corto avorio bordato di pelliccia che aveva nelle prime foto fuori dalla chiesa; nelle successive erano tutti dentro la grande cattedrale in stile neo gotico, sembrava che nessun cittadino dell’Alaska avesse voluto mancare a quell’evento, neanche a sposarsi fosse stato l’erede del Principato di Monaco.
La chiesa era sontuosa, e gli addobbi floreali erano un tripudio di bianco e giallo, anche il suo mazzo era fatto di fiori di elleboro e calicanto… il tutto si armonizzava alla perfezione con i toni ambrati della luce che entrava dalle ampie vetrate del duomo.
Una successione di scatti fatti probabilmente da un fotografo professionista si succedettero nelle pagine successive: lei ferma sotto l’arco della porta, lei e suo padre che avanzavano preceduti da Lanie e altre piccole damigelle vestite di giallo e arancione, lei e Josh davanti al vescovo pronti a giurarsi amore eterno… un amore che in realtà non c’era.
Altri scatti, questa volta all’interno di quello che Kate immaginò essere una dimora storica della famiglia Davidson: erano le tipiche foto in posa da fare dopo la cerimonia, quelle che dovevano, in teoria, catturare l’amore dei novelli sposi che illuminava il mondo. In pratica, una serie di scatti con sorrisi forzati e sguardi persi nel vuoto troppo evidentemente di circostanza, specialmente dalla sua parte; ma Josh sembrava non accorgersene, o non curarsene più di tanto, visto che continuava a guardare la sua donna con degli occhi carichi di possesso.
Le successive erano quelle raffiguranti i festeggiamenti dopo la cerimonia: un banchetto sontuoso, in un locale da far invidia al salone degli specchi di Versailles, con lampadari pendenti dal soffitto e quadri preziosi a tutte le pareti; anche qui sguardi di circostanza e foto in posa si susseguivano fino alla fine.
Kate si chiedeva dove fossero le foto con i suoi colleghi, Lanie, il nuovo capitano e tutti gli amici che, nonostante tutto, era sicura non sarebbero mai mancati al suo matrimonio.
 
 
 
L'orologio continuava a ticchettare, si erano fatte le 9 passate e di Josh neanche l'ombra. < Probabilmente un'ennesima emergenza loavrà trattenuto > pensò. < Ora capisco come mai siamo finiti insieme: io sempre al distretto, lui sempre all’ospedale, ci incrociamo poche volte e, a quanto pare, parliamo anche meno.  E' la relazione perfetta per me, mi da quell'opportunità di tenere un piede fuori dalla porta, di non impegnarmi, di non lasciarmi completamente andare, perchè non potrei mai aprirmi con un uomo che non c'è mai, che è sempre via. Lui salva tante vite ed è bello che le salvi, ma io non posso competere con questo. Qualcosa deve avermi attratta in lui. Forse la sua passione ed energia che mette nel lavoro, che mette nel salvare quante più vite possibili. Perchè finisce sempre che le cose che ti attraggono di una persona poi alla fine sono le stesse che te la fanno odiare? > La giornata era stata lunga, la stanchezza cominciava a bussare all'uscio, così Kate decise di lasciar perdere la cena e di passare direttamente al letto... e che Josh pensasse al pasto da solo se voleva.
Mille pensieri tuttavia continuavano ad affollarle la mente, risposte a domande ormai dimenticate e domande che ancora necessitavano di una risposta; il primo incontro con Josh, la famiglia di lui… e soprattutto Castle. Castle. Era davvero diventata l'amante dello scapolo d'oro più ambito di Manhattan? Possibile che lui avesse scelto proprio lei? Tra le tante modelle e giornaliste a disposizione, lui si era andato ad invischiare in una relazione clandestina con una detective della omicidi; relazione che probabilmente avrà causato non pochi problemi anche a lui, con la sua famiglia, i suoi colleghi scrittori, gli amici comuni al distretto, i sotterfugi, le bugie, magari anche qualche fuga clandestina... per non parlare della logistica più... ehm... elementare diciamo... si incontravano da lei o da lui? In un albergo ad ore magari? No, troppo squallido, non sarebbe stato da Castle. Quante volte si vedevano? 2, 3 a settimana? O forse solo nei weekend. Avevano una frase in codice da usare se qualche imprevisto fosse sopraggiunto all'improvviso? Kate si ricordò di quella volta quando, durante un caso, si era vista costretta a tirare un orecchio al povero scrittore, e lui continuava ad urlare 'mele mele' sostenendo che fosse la sua parola di sicurezza. Se c'era da restare in tema frutta, la sua sarebbe di sicuro stata 'ciliegie' visto che le adorava.
Mele e ciliegie... davvero nomi in codice degni della CIA.
Mentre pensava queste cose, Kate si trovò inconsciamente a sorridere, come se stesse riassaporando vecchi ricordi e sensazioni. Trovò la cosa strana. < Avanti ragazza, non hai nessun ricordo romantico, nessuna esperienza da ritirare fuori, solo emozioni provocate da una fantasia... ecco, stai fantasticando su come sarebbe la vostra vita insieme, ma sono solo sogni. Devi rimettere a posto prima la tua di vita, e poi magari puoi pensare a quella al fianco di un'altro... >
E pensando allo scrittore, si addormentò, cullata da una sensazione di calore e familiarità.



Il tastino sul mio profilo "aggiungi un nuovo capitolo" non riconosceva più l'opzione, stava in sciopero... 
Lo so, lo so, mea culta, frustatemi, picchiatemi, ammanettatemi, fate di me quello che volete... me lo merito...
Odio essere in crisi creativa, mi blocca totalmente il cervello... e si vede direte voi... eh, lo so....XD
Comunque, meglio tardi che mai no?! vi prometto che non la lascerò incompleta, anche tra un anno o 10, quando saremo tutte vecchiette e ripenseremo ai bei tempi andati su internet, questa storia finirà...XD
Ok, la smetto, permettetemi solo di ringraziare coloro senza le quali questo capitolo sarebbe ancora un ammasso informe di errori e ripetizioni e cavolate stratosferiche... le mie fidate Mari_rina24 e Katie-nocciolina-peanut88... grazie tesori miei, senza di voi davvero non avrei saputo dove mettermi le mani se non tra i capelli...XD
Alla prossima... e non abbiate paura, non sarà poi così lontana... spero...XD
baci8!!!! ^.^

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La detective Kate Beckett si era svegliata la mattina decisa a riprendersi la sua vita, quella che conosceva, quella che aveva sempre vissuto prima dell'arrivo di chirurghi e scrittori: era ormai convinta che fosse l'unica cosa da fare per riacquistare la memoria.

Per questo motivo si trovò a bussare ad una porta in legno rosso con rifiniture di metallo grigio alle 7 e 30 di mattina.

“Kate! Attenta che potrei abituarmi alle tue visite quotidiane.”

“Scusami l'ora Castle, ma non sapevo da chi altri andare.”

“È successo qualcosa con Josh? Ti ha fatto male? Ti ha picchiato?” chiese lo scrittore, all'improvviso completamente sveglio e vigile.

“Cosa? No no, niente del genere... aspetta, Josh mi picchia?”

“No no, ovvero, non l'ha mai fatto, nonostante tutto ti ama e ci tiene a te...”

Le parole di Castle non ottennero però l'effetto desiderato.

“Hai ragione, lui mi ama... e io voglio escluderlo dalla mia vita... sono un mostro! Sono un mostro Castle, da quando sono diventata così insensibile?”

“Ehi ehi ehi, rallenta, credo che mi sia perso qualche pezzo, allora ricominciamo da capo. Buongiorno Beckett, dormito bene stanotte? Vuoi un caffè? Una ciambella? Pane e marmellata? Vuoi parlare della tua vita, di tuo marito, del tuo futuro, di prendere un gatto o un cane? O forse un canarino sarebbe più semplice per te?”

Ecco, con una delle sue solite battute, lo scrittore era riuscito a calmare Kate, che sospirò.

“Allora, vuoi dirmi cosa ti succede?”

La donna lo guardò un po' esitante, ma la convinzione che l'aveva portata quella mattina in quella casa era radicata in lei, che andò avanti con il suo piano.

“Ho finalmente capito cosa devo fare: io sono la detective Beckett, lo sono sempre stata e sempre lo sarò, quindi non devo fare altro che riprendermi la mia vita, ricominciare a vivere esattamente come ho sempre vissuto, tornare a prima del matrimonio, prima dell'amnesia, prima di tutto! Devo tornare ad essere Kate prima di poter tornare ad essere la moglie perfetta di Josh, devo riappropriarmi di me stessa!”

Mentre la donna parlava, Richard la guardava con uno sguardo confuso e assonnato allo stesso tempo, che arrivò a manifestare persino una leggera paura quando lei menzionò Josh e non lui: forse nella sua “nuova vecchia vita” non avrebbe avuto spazio per lui, forse si stava davvero innamorando di Josh, forse la vecchia lei, quella che aveva avuto poco occasione di conoscere, sarebbe davvero potuta essere attratta da un... tipo come lui. E questa eventualità lo spaventava più di quanto non volesse ammettere anche a se stesso.

“e per fare questo ho bisogno di aiuto, e a quanto pare tu sei l'unico in grado di potermi aiutare.”

“Kate, sai che io ci sono sempre, qualsiasi cosa ti serve...”

“vedi, è proprio questo il punto Castle, io non so che tu ci sei, cioè, ora lo so dopo il discorso di ieri, ma prima io non ero così, non sapevo di chi mi potevo fidare davvero, avevo solo pochi amici e mai nessuno c'è stato veramente per me... sono abituata a cavarmela da sola, e così voglio continuare a fare, ma il grande paradosso è che per poter tornare ad essere indipendente, ho bisogno dell'aiuto di qualcuno... e ho paura che ora come ora quel qualcuno sia tu Castle.”

Questo discorso era costato davvero molto a Kate, non era mai stata il tipo da damigella in pericolo, semmai lei era sempre l'eroina che salvava la situazione, e il chiedere aiuto le era sempre sembrata una debolezza; ma stavolta non aveva davvero altra scelta.

“D’accordo, fammi vedere se ho ben capito, dei ragionamenti così contorti di prima mattina non sono da tutti… vuoi cercare di recuperare la memoria perduta, ma per farlo vuoi tornare a come eri prima, prima del matrimonio, prima di tutto insomma… ho detto giusto?”

“Si, esattamente! Sento che è l’unica cosa da fare! Ripercorrendo tutte le tappe dall’inizio prima o poi qualcosa dovrà pur tornarmi in mente no?”

L’idea che neanche poche ore prima le era sembrata geniale, ora non suonava più così brillante alle sue orecchie: temeva che Castle potesse rifiutarsi di aiutarla, in fondo lei a malapena ricordava l’inizio della loro collaborazione, mentre, a quanto diceva lui, ormai si conoscevano da 4 anni e non solo a livello professionale. Lo scrittore avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per prenderla di peso e gettarla fuori dalla sua porta in men che non si dica senza neanche una parola, una spiegazione, o magari dicendole semplicemente…

“Ok, d’accordo, se credi che ti possa aiutare… questo e altro per la mia musa!”

“Davvero? Oh, beh, grazie, insomma, non credevo che… credevo…”

“Credevi che ti avrei cacciato di casa negandoti il mio aiuto? Kate, sono sempre un tuo amico, il tuo partner, non ti volterei mai le spalle… mi meraviglio di te detective, da quando sei diventata così insicura delle tue doti persuasive?”

“Credimi Castle, questa insicurezza è nuova anche per me… sarà stato il trauma, il coma, non lo so.”

“No, io non credo proprio…” disse lo scrittore con un tono basso, che però non sfuggì a Kate che si chiese a cosa volesse alludere con quel commento; decise di tenere la domanda per sé per il momento, meglio fare un passo alla volta, con calma.

 

Usciti dall’appartamento, la detective si voltò verso lo scrittore.

“Allora, da dove cominciamo? Che ne dici del mio appartamento? È ancora a mio nome? L’hanno già affittato a qualcun altro?”

Ecco la domanda da un milione di dollari a cui Richard avrebbe dovuto rispondere.

“Beh, non esattamente ecco… vedi… come faccio a dirtelo delicatamente? Beh, credo che non ci sia un modo gentile per dirlo quindi… Casa tua è esplosa Kate!”

“Cosa? Esplosa!? Vuoi dire proprio saltata in aria?”

“totalmente carbonizzata, un serial killer che ti perseguitava piazzò una bomba in casa tua; tu sei riuscita a ripararti giusto in tempo, ma del tuo vecchio appartamento non è rimasto granchè…”

“Vuoi dire che io ero dentro quando c’è stata l’esplosione? E… c-come ho fatto a… insomma… ad uscirne viva?!”

“Beh… diciamo che ti ho avvertito io e sei riuscita a ripararti dietro la vasca da bagno… come facevo io a sapere della bomba è un po’ lunga come storia, magari te la racconto con calma mentre facciamo colazione, che ne dici?”

 

 “caffè macchiato con due bustine di zucchero di canna, so per certo che negli anni i tuoi gusti non sono cambiati molto.” Disse lui passandole il bicchiere di cartone; il calore familiare scaldò le mani della donna, intirizzite dal freddo dell’autunno newyorkese e dall’improvviso calo di pressione dovuto al racconto inaspettato.

 L’aveva fatto di nuovo. Come il giorno prima le aveva lanciato la notizia scottante come se niente fosse per poi cercare di rimediare allo shock con un semplice caffè.

“E mi dispiace per la poca delicatezza… davvero Kate, è dura per te e io posso soltanto lontanamente immaginare quanto possa essere difficile questa situazione; quindi ti prometto che d’ora in poi faremo le cose con calma e con ordine, cercando di passare per tutte le tappe e non saltare direttamente al capitolo centrale della storia.”

Ed esattamente come il giorno precedente, le scuse e le rassicurazioni di cui aveva bisogno, come se riuscisse a leggerle i pensieri e capirne i bisogni… la faceva sentire al sicuro e protetta come non si sentiva da anni ormai, neanche quando indossava la sua pistola alla cintura.

“Non preoccuparti Castle, credo di averci fatto l’abitudine ormai…” lo sguardo che gli rivolse voleva trasmettere tutta la muta gratitudine che provava nei confronti di quell’uomo quasi perfettamente sconosciuto, che però si era rivelato un conoscitore di lei meglio di se stessa, un esperto in materia come pochi.

“Allora, visto che la mia casa non esiste più, da dove credi sia meglio cominciare a questo punto”

“Beh, sinceramente conosco poco la Kate che eri prima di incontrare me, le leggende che circolano al distretto narrano di una donna stakanovista, una drogata del lavoro senza quasi affatto vita sociale, che raramente si concedeva un’uscita di piacere con la sua unica, nonché migliore amica Lanie; un unico obiettivo la mandava avanti, scovare l’assassino che 12 anni fa uccise sua madre, ma quell’unico caso era stato anche la sua rovina, era precipitata in una spirale di ossessione, un vortice da cui non riusciva più ad uscire… una mano gentile l’ha aiutata a rialzarsi, la stessa mano che, qualche anno dopo, avrebbe premuto un grilletto, con il solo scopo di salvare la tua vita sacrificando la sua. Ma credo che questa storia tu già la conosca.”

“Si, si questa leggenda è famosa nel 12mo… quello che vorrei sapere è che fine ha fatto questa donna…”

“Beh, è sempre lei, un po’ cambiata, leggermente invecchiata, ma sempre pronta a combattere il crimine, a lottare per la giustizia delle vittime, pronta a portare un po’ di pace ai familiari straziati dal dolore… ed è questo che la rende così straordinaria.”

Le parole dello scrittore suonavano così dolci e gentili che chiunque sarebbe rimasto incantato ad ascoltarlo parlare per ore; la sua voce calda e rassicurante scacciava le preoccupazioni e cullava i voli pindarici della mente della detective, che improvvisamente si ritrovò a fantasticare su di una mano che la sorreggeva e la prendeva in braccio nei momenti più difficoltosi della sua vita. E quella mano, stranamente, era proprio quella di Castle.

“E quindi, visto che non posso esserti molto d’aiuto sulla te prima di me, ti condurrò in un tour guidato alla scoperta dei posti più significativi della storia della nostra collaborazione… a cominciare dal posto dove per la prima volta ci siamo incontrati.”

 

“Castle, tu sai che io ricordo perfettamente il luogo dove ci siamo conosciuti vero? Quel giorno fa parte del pacchetto-ricordi che non ho rimosso.”

Kate non mentiva, ricordava perfettamente quella sera: quel caso, quella scena del crimine, quella festa, quel suo quasi-arresto, quell’interrogatorio così irritante… come poteva dimenticarselo quello? Aveva dato il via a tutto.

“Oh si, io lo ricordo, ma qui sei tu detective che non ricordi: quando facesti irruzione alla mia festa per l’uscita di Storm Fall, eravamo sulla terrazza intermedia del Night Storm Cafè, all’epoca pensai che fosse molto poetico, e lo penso tutt’ora, ma non è questo il punto. Il fatto è che non stiamo andando lì, come puoi ben notare se presti un po’ di attenzione alla segnaletica stradale, bensì in un’altra terrazza, in un altro palazzo.”

Kate era un po’ confusa, era convinta che Castle volesse ripercorrere la “storia della loro storia” a partire dall’inizio, e tutto era cominciato al Night Storm, quindi dov’è che stavano andando se non lì?

 

“Stai tranquilla, ti piacerà, siamo quasi in cima, qualche ultima scala e…”

“Castle risparmia fiato e pensa a salire! Ma non potevano mettere un ascensore in questo palazzo?”

“Certo che no! Sarebbe un’eresia! Questa costruzione risale ai primi anni 20 del ‘900, costruire un ascensore qui sarebbe come mettere le persiane al Colosseo… anche se effettivamente… non siamo più così giovani.”

“Parla per te, quello che ha il respiro affannato a causa dei chili in più sei tu, non io.”

“Mi stai dicendo che dovrei mettermi a dieta detective? Questa la prendo come un insulto personale alla mia abilità nell’essere diversamente sportivo…” “e poi non dicevi così il mese scorso in montagna” aggiunse lui sottovoce, ma il tono non era sufficientemente basso ad impedire che lei sentisse il suo commento.

“Già… peccato che io non ricordi niente del mese scorso in montagna.”

Il tono della donna era di nuovo pieno di risentimento e frustrazione: per non ricordare niente, per non riuscire a fare ordine nella sua vita. Perchè lei è fatta così, tutto deve essere in ordine, dalla sua vita al suo armadio; se qualcosa è dove non dovrebbe stare, il panico si impossessa di lei ed un’irrefrenabile istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, facendole risistemare tutto fino a che non torna come vuole lei.

Ma l’espressione dello scrittore le fece rimangiare subito quel commento sarcastico: anche lui sembrava distrutto, spaesato, come se la sua intera vita gli stesse crollando addosso e non potesse fare niente per impedirlo. La faccenda dell’amnesia aveva colpito emotivamente anche lui, che lei lo ammettesse o no erano entrambi sulla stessa barca.

“Eccoci qua, in cima… allora detective, ti ricorda niente questo posto?”

“É il tetto di un palazzo, cosa dovrebbe ricordarmi?”

“Sai, a me sono sempre piaciute le feste sui tetti, specie al tramonto: creano un alone di mistero e romanticismo, esattamente come i miei libri. Ed è su questo tetto che ci siamo incontrati per la prima volta Kate… adesso ti spiego.” Disse infine lui notando l’espressione interrogativa comparsa sulla faccia della donna.

“Era appena uscito il mio primo libro della saga di Storm, la casa editrice aveva puntato tutto su di me e su questo nuovo personaggio, la festa di lancio doveva essere qualcosa di grandioso e memorabile, la stampa ne avrebbe dovuto parlare per settimane insieme all’enorme successo che il mio libro avrebbe avuto. Gina ancora non era mia moglie, solo un editore molto esigente e sexy che mi coccolava come se fossi il suo cucciolo preferito…  soddisfavano ogni mia necessità e capriccio, mi trattavano come se fossi il presidente in persona, mi viziavano a dismisura; e io ne ero contento, eccome se lo ero! Così quando ci fu il party, un sacco di gente ricevette l’invito, tutti i miei conoscenti, tutti i dipendenti della Black Pawn, ed ognuno poteva portare qualcuno, tutto doveva urlare grandiosità e successo.

Ed effettivamente la festa non poté andare meglio, tutti che mi adulavano e si complimentavano, ero il re della festa e niente e nessuno mi avrebbe potuto portare via la corona… nessuno, se non una certa ragazza, vestita di nero e rosso, che se ne stava solitaria in un angolo.

La notai e mi avvicinai, pensando superbamente di ricevere un’altra dose di complimenti e riuscire a portarmela a letto quella sera, ma le cose non andarono affatto come previsto: la ragazza non mi riconobbe, mi disse di essere venuta alla festa perché il ragazzo che stava frequentando era uno degli impiegati all’ufficio stampa della casa editrice e, ciliegina sulla torta, non aveva mai sentito parlare di Richard Castle prima di quella sera e non riusciva a capire cosa la gente ci trovasse di bello in quel libro, che non aveva un personaggio sufficientemente carismatico, sembrava scritto da un adolescente alle prime armi e soprattutto, il caso descritto non era supportato da basi scientifiche sufficienti. In un attimo aveva smontato il mio castello di sogni, e con la stessa velocità scomparve dalla mia festa. Non riuscii a scoprire il suo nome, ma quando tre giorni dopo uscirono le prime statistiche sul mio libro, le sue parole non poterono non tornarmi alla memoria, e a malincuore dovetti ammettere che si erano rivelate sibilline: Storm Season fu il mio più grande fallimento… un fallimento annunciatomi da una donna che quasi 10 anni dopo mi avrebbe raggiunto di nuovo, stravolgendomi definitivamente la vita.

Non puoi dirmi che questo non riesci a ricordarlo.”

Kate aveva capito dove Rick voleva portarla con il suo discordo non appena aveva iniziato a raccontare. Si ricordava perfettamente quella sera.

“Si Castle, ricordo perfettamente quella sera: ricordo questo tetto, ricordo la festa, ricordo il tizio della casa editrice, ricordo il mio vestito e ricordo persino il discorso fatto ad un tizio avvicinatosi con la chiara intenzione di rimorchiarmi: ricordo di aver pensato che non era per niente male, e che in circostanze normali non mi sarei fatta scrupoli a passare una notte di sesso con quello sconosciuto. Quella sera però ero stanca a causa di un allenamento troppo faticoso in accademia, non ero entusiasta dell’idea della festa sin dall’inizio, ma Greg ne parlava da giorni e visto che ci frequentavamo da poco non volevo dargli l’impressione di essere una che si rimangia la parola; così venimmo qui, lui passò tutto il tempo a parlare con vicedirettori e caporedattori e io finii per stancarmi e voler tornare a casa. Non avevo neanche il minimo sospetto che quell’uomo con cui stavo parlando fosse l’autore del libro che avevo appena finito di leggere. Mi dispiace Castle, giuro che non sapevo che fossi tu.”

“Oh, non preoccuparti, lo so: metti insieme una brutta giornata, una serata andata storta e un libro mediocre e le frecciate velenose che mi hai mandato sono nettare divino in confronto a quello di cui so che sei capace.”

Kate aveva totalmente archiviato quell’episodio come un fatto di poca importanza che anche quando si era presentata alla festa per la Caduta di Storm, vedeva Richard Castle come lo scrittore di successo le cui parole la facevano sognare ogni giorno, quello per cui era stata in fila un’ora intera per un autografo soltanto un anno e mezzo prima, e non come lo scrittore in erba ubriaco di complimenti e false speranze che aveva conosciuto anni prima.

“Quindi… questo è il vero posto dove ci siamo incontrati la prima volta… come hai scoperto che ero io, se nemmeno io sapevo che eri tu?”

“In realtà sei stata tu a dirmelo. Tre mesi fa, avevi appena chiuso un caso difficile, Josh come al solito era all’ospedale per un’emergenza, avevi bisogno di qualcuno che ti stesse vicino, anche senza dire niente, solo vicino; così sei venuta da me e ti ho portato qui per goderci il panorama e cercare di farti rilassare un po’. I ricordi sono affiorati subito, e confrontando le nostre esperienze abbiamo scoperto il nostro comune segreto. Abbiamo anche fatto l’amore quella sera, una delle più belle notti che abbiamo passato insieme.”

L’ultimo commento fece arrossire la detective, che non poté fare a meno di immaginare come potesse essere fare l’amore con Richard Castle, su quel tetto o su un letto… magari proprio in quel momento… pensiero che ricacciò subito da dove era venuto, nei meandri della sua testa.

“E… c-come mai questo tetto è così importante per te? Voglio dire, a parte il nostro incontro, la notte e il resto, cosa ti ha spinto a portarmi proprio qui?”

“vieni, ti faccio vedere una cosa.”

 

“Ti ho già detto che mi piacciono i tramonti vero? Bene, sono le 10 di mattina e quindi non esattamente un orario da tramonto, ma credo che questo renda abbastanza l’idea.”

Lo spettacolo che si apriva davanti agli occhi dei due era ciò che di più meraviglioso e fantastico si potesse immaginare: la luce del sole mattutino, ormai alto nel cielo, irradiava lo skyline di New York e trasformava tutti i colori in un qualcosa di assolutamente magico e indescrivibile.

“Con questa luce si dovrebbe riuscire a vedere anche il ponte di Brooklyn da qui, riesce a diffondersi in tutta Manhattan.”

“Già… e filtra tra le foglie degli alberi di Central Park… ti ho mai detto quanto mi piace Central Park in autunno? I viali sembrano creare un passaggio verso un altro mondo… un posto dove niente di brutto può succedere… e i colori sono unici, credo che non esistano in nessun’altra parte del mondo colori così belli.”

Lo sguardo di Kate era perso verso l’orizzonte, impegnato a fantasticare su luoghi immaginari senza dolore e sofferenza.

Lo sguardo di Castle era perso nei suoi occhi, nei suoi lineamenti, nei suoi impercettibili cambi di espressione mentre pensava e vagava con la fantasia.

Entrambi cercavano di assaporare ogni istante di quel momento così perfetto ed unico, che sapevano non sarebbe tornato più così presto.




*coff coff*
Lo so, è troppo tempo, ma comincio a smontare i vostri sogni di gloria dicendovi che questo è l'ultimo capitolo che ho pronto....
se un giorno improvvisamente un fulmine dovesse colpirmi, potrei riuscire a riprenderla, ma non è per adesso....
Scusatemi, ma l'ispirazione qui ha dato le dimissioni...sapete, c'è crisi....
per Fedss, almeno hai qualcosa da fare...XD

A presto... si spera....

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