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Autore: francy091    13/09/2011    9 recensioni
storia ispiratami dall'omonimo libro di Sophie Kinsella... come reagireste se scopriste di essere state improvvisamente catapultate nel futuro?
la storia di Castle e Beckett vista da un insolito punto di vista...XD
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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And yessss... francy is baaack!!! lo so, sembra un miraggio che riesca a pubblicare una nuova storia a cosi poca distanza dall'ultimo capitolo dell'altra, ma cosa volete che vi dica, il mare, le vacanze, il soggiorno a casa di mia zia mi hanno ispirato...
queste cose, e il meraviglioso libro di Sophie Kinsella che adoro!!! vi consiglio di leggerlo, anzi, dovete assolutamente farlo, perchè è geniale...
questa storia ricalca la stessa linea del libro, le vicende sono molto simili, ma i personaggi sono diversi, i luoghi sono diversi, alcune situazioni saranno diverse...
vabbè, l'ho un po' modificata insomma...
ok, basta con gli sproloqui, vi lascio leggere...XD



“ è qui, è qui, l’abbiamo in pugno. Non può scapparci, è nostro!”
Kate continuava a ripetere queste parole ai suoi uomini, mentre stavano circondando il magazzino dove si trovava l’assassino… settimane e settimane di ricerche stavano dando i suoi frutti…
Gettò uno sguardo dietro di sé, giusto per controllare che il bimbo fosse sano e salvo.. già, Richard Castle… solo 2 mesi prima era iniziata la loro collaborazione, e a lei ancora non andava a genio… da quando si conoscevano aveva rischiato, con la sua arroganza e il suo modo di fare, di mandare a monte 3 investigazioni e 2 arresti, per non parlare di come continuava a criticare il suo taglio di capelli… ‘è troppo corto per te – le diceva in continuazione – una donna bella e affascinante come te dovrebbe portarli lunghi e mossi sulle spalle’. Ma tutto sommato si stava abituando a lui, era divertente vedere come ogni singola novità lo faceva sembrare un bambino a disneyland… l’altro giorno aveva anche dovuto togliergli il poligrafo dalle mani, evitando così che mandasse sprecati soldi e soldi dello stato… ma la sua presenza rendeva il suo lavoro più divertente, e da quando lui era nella sua vita, sempre più spesso  la sera tornava a casa con un sorriso sulle labbra…
Stava giusto pensando a queste cose, quando una forte botta in testa le arrivò dall’alto…
“è lassù, è lassù, ha colpito Beckett, l’hanno colpita…” furono le ultime parole che la detective sentì prima di cadere svenuta…

 
La detective si svegliò in ospedale, la testa le doleva in modo inimmaginabile, specialmente la parte posteriore, dove aveva ricevuto il colpo… dei tubicini collegati a flebo e macchinari strani le uscivano fuori dal braccio sinistro, e una specie di molletta fastidiosissima attaccata al pollice le controllava i battiti cardiaci...
Si guardò intorno, ovviamente si trovava in ospedale, una stanza singola,bianca, ben arredata, piena di fiori e palloncini con biglietti di pronta guarigione… alcuni dei fiori si stavano seccando… ma per quanto tempo era rimasta incosciente?
Cercò istintivamente il suo cellulare, ma l’unico che vide fu un modello touch color rosso ciliegia, decisamente non il suo vecchio fedele grigio a conchiglia… no, anche la foto dello sfondo confermava la sua ipotesi… un bel ragazzo moro le sorrideva da quel piccolo schermo… probabilmente una delle ultime conquiste di Lanie, destinato a durare forse un po’ di più degli altri, ma evidentemente non così importante da essere presentato alla sua migliore amica… dovevano fare quattro chiacchiere loro due, anche se era una poliziotta molto impegnata, amava spettegolare con lei di ragazzi e feste stratosferiche, non poteva nasconderle mai più di aver conosciuto un così bel ragazzo…
Continuò a guardarsi intorno alla ricerca dei suoi effetti personali, ma evidentemente glieli avevano tolti appena arrivata in ospedale, neanche la sua borsa era lì… stava giusto scrutando meglio la stanza, quando una gentile infermiera si affacciò dalla porta.
“detective Beckett, si è svegliata! Il medico sarà felice di saperlo…”
“ma dove sono?”
“è alla clinica St. Mary di New York, ha preso una brutta botta in testa durante una missione sul lavoro, è caduta in uno stato comatoso per una settimana… si ricorda niente?”
“si, si mi ricordo il caso..”
“oh bene, le vado a chiamare il medico… oh, e anche suo padre, le è stato sempre vicino poverino, era giusto andato a casa per rinfrescarsi e cambiarsi.. sarà così contento di vederla sveglia..”
“si, grazie mille… ehm… “
“oh, io sono Stephanie, ma mi chiami pure Steph… per qualsiasi cosa suoni pure il campanello che verrò subito da lei...”
Mentre l’infermiera andava a chiamare il medico, Kate pensò al caso… si ricordava tutto, il magazzino, l’assassino che si era chiuso dentro, lei che dava ordini a Esposito e Ryan… e Castle che come al solito era rimasto indietro rischiando di far saltare tutta l’operazione… era stato proprio in quel momento, mentre si era girata per controllarlo che qualcosa le era arrivato in testa… e a quanto pareva, era andata in coma per una settimana… il padre sarà stato così tanto in pensiero per lei… dopo aver perso una moglie, se fosse successo anche la figlia non l’avrebbe sopportato… ma ora era tutto a posto, lei era sveglia, e magari si sarebbe presa qualche giorno di ferie per poter stare con lui… Montgomery non le avrebbe detto di no…
 
Arrivò il medico, che controllò che tutto fosse apposto, si congratulò anche con Kate per essere riuscita a riprendersi totalmente in così poco tempo: le raccomandò riposo totale, un giorno di osservazione e, se avesse promesso di restare in assoluto riposo, il giorno dopo sarebbe potuta andare a casa.. sarebbe stata l’occasione giusta per farsi coccolare e accudire dal padre come quando era piccola, era tanto, troppo tempo che non passavano un po’ di tempo insieme.
E poco dopo, infatti, il viso sorridente di Jim Beckett fece capolino dalla porta.
“ehi Katy, tesoro, come stai?”
“ho la testa che sembra essere stata infilata in una lavatrice, ma per il resto sto bene”
“non hai idea di quanto siamo stati in pensiero per te tesoro mio.”
“ci credo papà, ma ora è tutto apposto.”
“anche Lanie e i ragazzi sono passati a trovarti, la tua amica ha smosso mari e monti pur di avere il miglior neurochirurgo a tua disposizione… certo, anche Josh ha fatto la sua parte, ma poverino, puoi immaginare come era scosso quando ti hanno portato qui…”
“aspetta aspetta, chi?”
“Josh tesoro, lui avrebbe voluto che ti seguisse il dottor Medina, ma Lanie ha insistito tanto che fosse il signor Epps a seguirti che alla fine ha ceduto… quella donna è l’unica oltre a te in grado di tenergli testa…”
“papà, ma di chi stai parlando?”
“come di chi? Di Josh tesoro, di tuo marito.”
In quel momento fu come se una cortina di gelo fosse calata su di Kate… il padre era malato! Una strana malattia che gli faceva immaginare cose che in realtà non erano. Non c’era altra spiegazione… ma come aveva potuto non notare i sintomi? Insomma, stava bene l’ultima volta che l’aveva visto… erano passate parecchie settimane, è vero, ma non c’erano stati sintomi che l’avessero messa in allarme… tutto era sempre stato nella norma… ora che lo guardava bene in effetti era un po’ invecchiato, ma questo non fece altro che farla preoccupare sempre di più
Come si sarebbe dovuta comportare ora? Non poteva assecondarlo, doveva cercare di farlo tornare alla realtà ed evitare che la demenza lo prendesse del tutto, ma d’altro canto aveva paura della sua reazione se le avesse detto la verità… decise di agire con calma…
“papà, ma che stai dicendo? Io non sono sposata…” gli disse con calma, come si parla ad un bambino piccolo che deve imparare la lezione di geografia.
“senti papà, che ne dici se chiamiamo a Stephanie e ti facciamo vedere un attimo da un medico? Credo che la vecchiaia ti stia dando un po’ alla testa.” Cercò di scherzare Kate, ma la faccia serio di Jim le fece cambiare atteggiamento: d’improvviso si era fatto bianco e un’espressione di puro terrore si era dipinta sul suo volto.
“Katie… ma… non ricordi?”
“certo che ricordo papà…”
“come hai sbattuto la testa? Te lo ricordi?”
“si, certo che si, eravamo nel mezzo di un’operazione di polizia, l’assassino era all’interno di un magazzino e noi stavamo per catturarlo, quando un forte colpo alla testa mi ha fatto cadere incosciente… non era così tanto forte il colpo, mi meraviglio che sia stata in coma per una settimana, ma evidentemente… papà… che hai?”
Mentre parlava, il viso di Jim Beckett si faceva sempre più pallido e sorpreso, e appena la detective finì il suo racconto, l’uomo uscì di corsa dalla stanza, tornando poco dopo con una Stephanie ugualmente preoccupata e allarmata.
“detective, mi guardi: sa dirmi in che mese e anni siamo?”
La testa di Kate stava andando in confusione… perché le chiedevano l’anno? Cosa stava succedendo a tutti quanti?
“giugno 2009.” Rispose lei con il più tranquillo dei toni.
Stephanie la guardò, per poi sfoderare uno di quei sorrisi finti e falsi tipici di chi ti sta dando ragione per farti un piacere.
“non si preoccupi signora,ora vado a chiamarle il medico.”
Poco dopo rientrò il dottore che l’aveva visitata poco prima, che ora Kate sapeva chiamarsi dottor Epps.
“signora Beckett, mi dica, in che mese siamo?”
“giugno. Giugno 2009. Perché mi chiedete tutti la stessa cosa?”
Anche il dottore assunse la stessa espressione accondiscendente dell’infermiera, e con un tono dolce e rassicurante le disse: “detective, siamo a Novembre. E siamo nel 2012.”
“cosa? Ma mi state portando in giro? Perché se è uno scherzo di Lanie non è affatto di buon gusto…”
“Kate, mi creda, nessuno la sta prendendo il giro… guardi lei stessa la data nel suo cellulare.” Le disse l’uomo passandole quel cellulare rosso che si era trovata prima tra le mani. Il calendario sullo schermo colorato segnava le ore 15:23 del giorno 18 Novembre 2012.
“detective, si guardi, non la stiamo prendendo in giro…” le disse di nuovo il medico passandole un piccolo specchio quadrato. Ciò che la detective vide non somigliava minimamente a ciò che lei ricordava: i capelli lunghi e boccolosi erano ora color caramello, e le ricadevano dolcemente sulle spalle incorniciandole il viso, le sue unghie erano curate e le sue mani morbide… niente a che vedere con il corto caschetto marrone scuro e le unghie rosicchiate che si ricordava…
Tutto questo voleva poter dire solo una cosa: ciò che stavano dicendo era vero! Erano davvero nel 2012, per un qualche scherzo del destino, si era ritrovata catapultata avanti nel tempo! Ma come era potuto accadere? A meno che…
“come ho sbattuto la testa?” chiese subito lei, lasciando che la sua indole da detective ponesse le domande giuste ai presenti.
“eravate in una pericolosa missione nel Bronx, stavate inseguendo con la macchina lo psicopatico serial killer responsabile del panico in città da ormai 3 mesi, quando avete avuto un incidente e avete sbattuto fortemente la testa… un grosso  ematoma si era formato alla base del cranio, siamo riusciti a drenarlo, ma lei è rimasta in coma per una settimana… non si ricorda di niente vero?”
Kate si sentì sprofondare, se quello che stava dicendo il medico era vero, una parte della sua vita era stata totalmente rimossa dal suo subconscio: probabilmente con l’intento di preservare l’integrità,  il cervello si era autodifeso cancellando parte dei suoi ricordi, e con precisione gli ultimi 3 anni della sua vita! Chissà  quante ne erano successe, forse era riuscita a catturare l’assassino di sua madre, forse era diventata capitano… forse si era davvero sposata allora! Suo padre non aveva una forma di demenza senile – per fortuna! – era solo lei che non si ricordava nulla!!
“ma allora io..papà.. .davvero io…”
“si piccola mia, sei sposata! È quasi un anno ormai che tu e Josh siete marito e moglie…”
Sposata! I era davvero sposata! E con questo Josh… guardò il cellulare che teneva ancora in mano… se quello era il suo telefono allora…
“si tesoro, quello è Josh. Non ti ricordi davvero di niente?”
Kate scosse la testa e guardò il padre con occhi stralunati: la sua testa era come un pudding il giorno di natale preso d’assalto da decine di cucchiai affamati… non riusciva ancora a capacitarsi di tutto quanto, ed evidentemente questo terrore traspariva dai suoi bellissimi occhi verdi, perché il padre le prese le mani e la consolò.
“stai tranquilla tesoro, piano piano ricorderai tutto, non è vero dottore?”
“oh, ma certamente, una piccola amnesia è assolutamente normale dopo un trauma del genere, ma non si preoccupi che ricorderà tutto! Anzi, sa cosa le dico? Tornare a casa tra i suoi cari non può far altro che farle bene… se stasera le funzioni cerebrali sono a posto e tutto è tranquillo, la rimando a casa domani stesso. Dirò poi a Josh di tenerla sotto controllo e di avvertirmi se ci dovessero essere problemi. Stia tranquilla detective, tutto tornerà come prima, stia tranquilla.”
Tutti la rassicuravano, cercavano di metterla a proprio agio, ma lei tranquilla non ci si sentiva proprio… la confusione regnava sovrana in lei, e sapeva che solo una persona avrebbe potuto rassicurarla e farle ordine…
“papà, gli altri sanno che mi sono svegliata? Potresti chiamarli Lanie e dirle di venire qui?”
Dal precedente discorso con il padre aveva capito che i rapporti con la sua amica non erano cambiati in quell’ultimo anno, altrimenti non si sarebbe fatta in quattro per cercarle un medico fidato, quindi non esitò un attimo a chiedere di lei.
“ma certo Katie, te la vado a chiamare subito.”
 
E detto questo uscì, probabilmente a cercare un punto in cui fosse possibile usare il cellulare.
Rimasta sola, decise di provare a scendere dal letto e andare a darsi una rinfrescata; le gambe la tenevano perfettamente, e nonostante il coma e lo stress degli ultimi minuti, riuscì a raggiungere la porta del bagno senza mai cadere.
Arrivata al lavandino si guardò di nuovo allo specchio, soffermandosi a notare alcuni particolari che prima non aveva notato impegnata com’era a realizzare di aver appena perso 4 anni della sua vita: non solo i suoi capelli erano più lunghi, di un colore più chiaro e mossi, ma anche il suo viso sembrava diverso… come se… possibile che si fosse fatta un’ intervento di chirurgia plastica? No, potranno anche essere passati degli anni, ma quello non l’avrebbe mai fatto… ma qualche piccola rughetta in più faceva capolino dalla sua fronte quando aggrottava le sopracciglia, e anche la sua figura sembrava come più dimagrita… si, il tempo era decisamente passato… non che le dispiacesse, anzi, il tutto le dava un’aria più vissuta, ma era come se si fosse risvegliata nel corpo di un’altra Katherine Beckett.
Tornò in camera prima che il padre tornasse e la vedesse fuori dal letto; Jim le disse che la sua amica l’avrebbe raggiunta appena possibile, e infatti dopo 1 ora una scatola di cioccolatini fece il suo ingresso accompagnata dalla allegra figura di Lanie.
“oh tesoro, finalmente ti sei svegliata! Spero almeno che tu abbia fatto dei bei sogni mentre eri tra le braccia di morfeo…”
“ciao Lanie!” era bello vedere che alcune cose non erano cambiate, come l’esuberanza e l’allegria della sua amica.
“ehi! Come va?”
“bene, io sto bene, solo… hai parlato con il dottor Epps?”
“si, mi ha detto tutto, ma non preoccuparti, è solo una cosa temporanea, prima o poi tutto ti tornerà in mente.”
“è come se non fossi io Lanie, mi sembra di essermi svegliata nel corpo e nella vita di un’altra persona…  insomma, sono sposata Lanie! Sono sposata e non mi ricordo neanche chi sia mio marito! Non so se ho figli, se faccio ancora il mio lavoro, non so chi sono diventata!”
Con la sua amica finalmente poté piangere, sfogarsi ed esternare tutte le preoccupazioni che con suo padre aveva avuto timore a far uscire fuori.
“ehi ehi, dolcezza, non ti preoccupare, ci sono io qui!” le disse l’anatomopatologa abbracciandola e confortandola. “non devi aver paura, ci penso io, shhhh, sono qui, ora sai che facciamo? Tu mi fai tutte le domande che ti vengono in mente e io ti rispondo in modo da poter recuperare tutti gli anni persi, ok? E chissà che parlando non riemerga anche qualche ricordo, ok?”
Kate annuì, e si asciugò le lacrime: sembrava una bambina spaventata che chiedeva conforto alla mamma dopo un brutto sogno.. solo che stavolta l’incubo era la realtà e la mamma non c’era, ma al suo posto una splendida amica ne faceva splendidamente le veci.
“come mi sono sposata? Chi è questo Josh? Come ci siamo conosciuti? E il mio lavoro? Sono sempre una detective della omicidi? Ho dei figli? Come…”
“ehi ehi ehi, frena cavallo del west, una domanda alla volta. Allora, ti sei sposata in un pomeriggio di fine maggio con Josh, un cardiochirurgo con cui sei stata insieme per più di un anno; lui ti ama alla follia, e insieme siete la coppia perfetta, quella che tutti invidiano e vorrebbero essere.
Mi dispiace deluderti ma si, sei sempre una detective della omicidi, non hai fatto ancora carriera, ma sono sicura che la promozione è vicina, considerando il fatto che il capitano Gates sta pensando di trasferirsi a Chicago. No, non hai figli, sei sposata da neanche sei mesi che pretendi? E…”
“aspetta aspetta, il capitano chi? Ma Montgomery è andato in pensione?”
“no Kate” disse l’amica cambiando improvvisamente tono ed espressione “ Montgomery è morto.”
Fu come se un temporale freddo si fosse abbattuto improvvisamente su di Kate.
“cosa? Morto? Ma… come? Perché? Era malato?”
“no, non era malato… gli hanno sparato mentre cercava…” la poliziotta vide che l’amica tentennava, non voleva parlare.
“Lanie, se devo ricordare devi dirmi tutta la verità, bella o brutta che sia, io devi sapere la verità.”
“ok, ma… preparati perché non sarà una bella cosa da rivivere… Roy è morto per salvarti Kate, avete scoperto che era immischiato nel caso dell’omicidio di tua madre, aveva manomesso delle prove, modificato alcuni documenti, e per salvare te ha teso una trappola al cecchino che ti voleva morta. Si è sacrificato per vederti crescere, essere felice e sposarti e mettere su una tua famiglia, cosa che poi hai fatto… vedi? Alla fine hai fatto la sua volontà, sei felice ora…”
Ma Kate in quel momento era tutto tranne che felice: sapere che il capitano Montgomery, colui che per anni era stato un secondo padre per lei, tutta la sua famiglia, era immischiato nel peggiore dei casi di omicidio, l’aveva letteralmente uccisa di nuovo: per un secondo le sembrò che il cuore le si fermasse, e una strana sensazione di de ja vù le confermò che quello che la sua amica stava dicendo era la verità… forse i ricordi stavano tornando piano piano.. quei ricordi che avrebbe invece voluto dimenticare per sempre.
Lanie si accorse di questo cambiamento.
“che c’è tesoro, ti è tornato in mente qualcosa?”
“no, no, solo una sensazione… oddio Lanie, ma come è potuto accadere? Perché non siamo riusciti a salvarlo? Perché non ho fatto niente per impedirlo?”
“l’hai fatto Kate, credimi, hai fatto tutto il possibile e anche di più… ma Roy aveva detto a Castle di portarti in salvo e di proteggerti da coloro che volevano ucciderti, e così è stato. Ti ha portato fuori e ti ha protetto mentre Roy dava la sua vita per poter lasciare una speranza alla tua… è stato un gesto nobilissimo Kate, nonostante tutto ti ha dimostrato il suo affetto fino alla fine.”
Le lacrime erano tornate ad uscire a fiotti, lei non era una che piangeva spesso, specie di fronte alle altre persone, ma con la sua amica poteva tranquillamente essere se stessa e sfogare tutte le preoccupazioni e le angosce che l’attanagliavano.
“quindi lavoro ancora con tutta la vecchia squadra?” chiese cercando di sviare il triste discorso.
“si, ci sono ancora tutti, sia Ryan che Esposito, perfino il dottor Perlmutter  con il suo amabile modo di fare.”
“e Castle? Ha finito di fare ricerche per i suoi libri?”
Al sentire il nome di Castle la dottoressa si irrigidì di nuovo, ma stavolta non cercò di nascondere niente alla sua amica.
“si, diciamo che una volta trovato ciò che cercava,la vostra collaborazione è terminata…”
“ah, quindi se n’è andato subito?” chiese la donna, dentro di sé un po’ infastidita dal fatto che lo scrittore l’abbia solo sfruttata per le sue ricerche.
“beh… subito proprio no… diciamo che… beh, avete lavorato assieme per 3 anni, c’era lui quando Roy è morto, e c’era lui quando ti hanno sparato al suo funerale.. si, hai rischiato di morire per un colpo tirato da un cecchino da dietro una lapide il giorno del funerale del capitano, ma alla fine Josh ti ha operato e tutto è andato per il meglio.”
Kate non riusciva a capire: se lo scrittore stava cercando ispirazione per i suoi libri, per quale motivo aveva continuato a starle dietro per 3 lunghi anni?
“mi ha salvato la vita quindi Josh…”
“lui ti ha operato si… ma sinceramente Kate, la vita te l’ha salvata Castle… non riesci ancora a ricordare niente?”
“no, ma che intendi per ‘mi ha salvato la vita Castle’? parli di quando mi ha portata in salvo mentre Roy moriva?”
“…si, diciamo di si. Ma ora basta, hai immagazzinato anche troppe informazioni per oggi…”
“no Lanie, io voglio sapere… cosa è cambiato? Perché se n’è andato dopo 3 anni?”
La situazione si stava facendo difficile per l’anatomopatologa, le avrebbe dovuto rivelare tutta la verità, ma questo avrebbe significato doverle dire cosa pensava lei di Josh, di suo marito, dell’uomo con cui lei aveva deciso di passare il resto della sua vita.
“se n’è andato Kate, ti basta sapere questo. Ora si è fatto tardi, hai già fatto progressi enormi per oggi, meglio che ti riposi e cerchi di riaddormentarti. Domani sarà una giornata pesante, te ne tornerai a casa, una casa nuova per te… cerca di dormire, ok?”
“va bene mamma, farò come dici.” La canzonò la detective.
“bentornata tra noi raggio di sole!” le disse con il più dolce dei toni.
“grazie amica mia!” le rispose lei, con uno sguardo pieno di gratitudine.
Non appena Lanie uscì dalla stanza, Kate si fermò un attimo a pensare a tutto quello che l’amica le aveva detto… ne erano successe di cose in quei 4 anni, alcune piacevoli, come il suo matrimonio – o almeno credeva, non se lo ricordava! – altre come la morte di Montgomery che avrebbe preferito lasciare sepolte sotto strati e strati di oblio… ma volente o nolente questo era quello che era accaduto, cambiare le cose non si poteva, doveva solo accettarle per quelle che erano.
Proprio mentre stava sprofondando nel sonno pensò che solo una cosa del discorso con Lanie non le quadrava: l’amica era stata fin troppo evasiva nel parlare di Castle… e si che era sempre stata lei quella ad incoraggiare un loro ipotetico rapporto… ma chi voleva prendere in giro, lei con un bambinone del genere? Ma neanche per idea…


un po' lunghetto forse? non lo so, è che non sapevo bene come dividere i capitoli, così la mia fida consigliera-moschettiera Cutuletta mi ha dato una mano... veramente lei l'aveva diviso in due, ma uno dei due capitoli veniva troppo corto, e così li ho uniti... i prossimi non saranno così...XD
bene... alla prossima... sono stata breve stavolta, visto?! ;D
baci8!!!!! ^.^
  
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