Velvet Ribbons & Fiery Hammers

di Ya_mi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro: destino o caso? ***
Capitolo 2: *** Allenamento: obbligo o piacere? ***
Capitolo 3: *** Vampiri: leggenda o realtà? ***
Capitolo 4: *** Bionde: stupide o gelose? ***
Capitolo 5: *** Andare avanti: serve una ragione? ***
Capitolo 6: *** Avere un po' di pace: è possibile o chiedo troppo? ***
Capitolo 7: *** Un cuore che batte: lo senti? ***
Capitolo 8: *** Riflessioni: cosa avresti fatto se ci fossi stata io? ***
Capitolo 9: *** Guerra e pace: conflitti interni anche tra compagni? ***
Capitolo 10: *** Rivedersi: voglia di vendetta o semplici litigi? ***
Capitolo 11: *** Uscita: possibilità remota o miraggio irraggiungibile? ***
Capitolo 12: *** Compagni: aiutarsi a vicenda o sacrificarsi per gli altri? ***
Capitolo 13: *** Sogno: illusione o verità? ***
Capitolo 14: *** Odi et amo: sentimenti contrastanti o sensazioni concatenate? ***
Capitolo 15: *** Debolezza: differenza di livello o anticamera della consapevolezza? ***
Capitolo 16: *** Pericolo: attacchi da fuori o complotti all’interno? ***
Capitolo 17: *** Cerca di stare bene quando ti troverò ***
Capitolo 18: *** Non avrai paura di nulla finché sarai con me ***
Capitolo 19: *** Non hai idea di quanto sia importante per me ***
Capitolo 20: *** A te però non ho mai mentito ***
Capitolo 21: *** Vorrei che per te fosse sufficiente ***
Capitolo 22: *** È anche per questo che ti amo ***
Capitolo 23: *** Perché ci sta succedendo questo? ***
Capitolo 24: *** Senza nessun aiuto ***
Capitolo 25: *** Lungo le vie dell’Urbe ***
Capitolo 26: *** Ho bisogno che anche tu sia forte ***



Capitolo 1
*** Incontro: destino o caso? ***


Allora allora allora!! Cominciamo con un bel “ciao, piacere di conoscerti!” per chi non ha mai letto niente di mio.
Se invece ci siamo già visti allora “riciao!! Piacerissimo di rivederti!”.
Dunque, nota tecnica per chi dovesse aver letto la mia fic “Help! Girl with hangovers!”:
DIMENTICATEVELA!! Proprio così, resettate tutto e fate come se nulla fosse accaduto!
Lo dico perché il nuovo personaggio citato negli avvertimenti è sempre lei, la mia cara Angelica a cui sono tanto affezionata.
La storia sopracitata è un episodio a parte, che qui non è avvenuto e non avverrà MAI.
Qui si parte dal principio con una vicenda a sé che non c’entra niente con quella.
Detto questo buona lettura e se avete bisogno di chiarimenti o altro chiedete: sono qui apposta!! ^_^

 

VELVET RIBBONS & FIERY HAMMERS

Libro primo: "Being Nobody"
 
"I’m Nobody! Who are you?
Are you — Nobody — Too?
Then there’s a pair of us!
Don’t tell! They’d banish us — you know![...]"

("Io sono Nessuno! Chi sei tu?
Sei - Nessuno - anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! Ci cacceranno - lo sai! [...]")
Emily Dickinson, "Poem 288 (I'm Nobody! Who are you?)"

 

CAPITOLO 1 - Incontro: destino o caso?

-Lavi, per l’ennesima volta: ci siamo persi!-
Lenalee si stava trascinando lungo la strada costellata di sampietrini a fianco del suo compagno, con le braccia conserte segno di evidente nervosismo.
-Ma no, Lenalee, è impossibile!! Questo paese è un buco, non possiamo esserci persi!!-
Lavi si guardava intorno imbronciato, uscendo dall’ennesima vietta e ritrovandosi nella piazza centrale del paesino.
-Sarà, ma tutte le strade che prendiamo ci riportano al punto di partenza. E tutto perché voi uomini non volete mai chiedere indicazioni!-
-Oh, certo! Adesso la facciamo diventare una questione di differenza di sesso! Voi uomini qui, voi uomini là...io non avrò voluto chiedere indicazioni, ma non è solo colpa mia se ci troviamo in questo casino! Forse perché voi donne non avete senso dell’orientamento?-

La sua risposta dal tono sarcastico le diede ancora più sui nervi.
Si lasciò cadere su una delle panchine ai margini della piazza, sbuffando sonoramente.
Lui la imitò poco dopo.
Rimasero così per qualche minuto, imbronciati e senza parlarsi.
Lavi riordinò le idee: dunque, li avevano mandati in quel paesino microscopico (ma pieno di dannate viette intricate e tutte uguali!) ad indagare su uno strano fenomeno soprannaturale, per controllare se si trattasse di Innocence o meno.
Arrivati al paese, però, si erano irrimediabilmente persi nel dedalo di stradine, tentando invano di raggiungere la loro destinazione.
Un forte chiacchiericcio accompagnato da un sonoro rumore di passi lo distolse dai suoi pensieri.
Un gruppetto di ragazzi in divisa scolastica uscì da un alto edificio in stile vittoriano.
E allora ricordò che in quel paese insignificante l’unico motivo di vanto era di avere uno dei migliori collegi della regione.
Stavolta fu Lenalee a farlo tornare alla realtà, schiarendosi la voce e constatando con calma:

-Va bene, siamo partiti male. Adesso ricominciamo da capo e chiediamo indicazioni, ok?-

Lavi annuì con espressione distante.
La stava ascoltando, ma qualcosa aveva catturato la sua attenzione:
tra tutti gli studenti che ridevano e scherzavano con gli amici ce n’era una che si guardava intorno nervosa, come se si sentisse a disagio, e che ben presto uscì dal gruppo dirigendosi al centro della piazza.
Ma non era stata solo lei a metterlo in allarme: erano i compagni che la seguivano a breve distanza a preoccuparlo.
Erano troppo lontani per sentire cosa stessero dicendo, ma era abbastanza sicuro che la stessero canzonando per qualche motivo.
La ragazza sembrava in evidente difficoltà, teneva la testa bassa e si stringeva dei libri al petto, continuando a camminare.
A un certo punto uno di quei bulletti la spintonò facendola cadere in ginocchio, i libri sparsi sul terreno della piazza.
Lavi li sentì ridere poi li vide allontanarsi.
La ragazza rimase dov’era per un po’, poi si sporse in avanti per raccogliere i suoi libri da terra.
Prima che se ne rendesse conto Lavi si ritrovò vicino a lei, raccolse da terra un volumetto rilegato e glielo tese.
Lei alzò lo sguardo disorientata, poi gli sorrise timidamente alzandosi in piedi e allungando una mano per prendere il libro.
Mormorò un “grazie” appena udibile.

-Figurati. Senti, ma perché quei galletti ce l’avevano con te?-
Intanto sentì alle sue spalle i passi di Lenalee che si avvicinava. Lei si strinse nelle spalle, come se non le importasse.
-Oh, ormai ci sono abituata. Lo fanno tutti i giorni. Mi prendono in giro perché sono orfana.-
Lenalee storse il naso.
-Ma è una cosa orribile! Essere orfani non è un motivo per prendere di mira una persona!-
La ragazza davanti a loro strinse la presa sui suoi libri.
-Forse per voi, ma qui gli orfani non sono visti molto bene. Il fatto di non avere nessuno, di non avere radici mi rende diversa dagli altri. E questo è uno di quei posti dove la diversità viene odiata sopra ogni cosa.-

L’espressione in quegli occhi azzurri era forte, a dispetto della timidezza che aveva ostentato prima.
Lavi l’aveva ascoltata con attenzione e aveva sentito qualcosa scattare dentro di lui.
Quella ragazza non aveva origine, non sapeva da dove veniva. Era un’emarginata, era...diversa.
Come lui.
Lei sembrò rendersi conto solo ora delle parole che aveva pronunciato e arrossì leggermente.

-Vi chiedo scusa. Non vi ho mai visti da queste parti. Per caso vi serve aiuto?-
Lenalee sorrise radiosa. Certo che gli serviva aiuto!
-In realtà si. Sapresti dirci dove possiamo trovare la scuola di danza?-
La ragazza strabuzzò gli occhi e passò lo sguardo da lei a Lavi. Poi mormorò:
-Siete venuti per il pianoforte?-
Lenalee guardò il suo compagno prima di rispondere.
-Si, tu ne sai qualcosa?-
L’altra riacquistò un po’ di autocontrollo e le sorrise.
-Scusatemi, ora vi spiegherò tutto. Io mi chiamo Angelica, e credo proprio di essere il motivo per cui voi siete qui.-
 
* * *

Angelica guidò i due esorcisti lungo le stradine tortuose del paesino, mentre spiegava loro:

-Vedete, io studio in quella scuola da quando sono bambina, è l’unica cosa che mi dia un po’ di soddisfazione, a parte leggere.-
Si fermò per fare un sonoro sospiro.
-Da qualche tempo, però, sta succedendo qualcosa di strano: nell’aula c’è un pianoforte che usiamo per avere musica durante la lezione. Più o meno tutti ci si avvicinano per qualche motivo. Solo che...-
fece una pausa, come per soppesare le parole da pronunciare.
-Solo che appena ci vado vicino io...comincia a suonare da solo. Io non lo tocco nemmeno, nemmeno lo guardo. Però lo fa solo con me, e la cosa ha iniziato ad avere dei risvolti negativi. Insomma, è da un po’ che persino le mie compagne mi evitano. Hanno paura di me, le ho sentite chiamarmi “strega”...-

Mentre diceva questo Lenalee lanciò uno sguardo a Lavi.
C’erano alte probabilità che fosse a causa dell’Innocence, e forse sapevano anche chi ne fosse il compatibile...
Ma preferirono aspettare ad azzardare ipotesi.
Nel frattempo avevano raggiunto la scuola di danza. Era un edificio modesto, sembrava una semplice casa di mattoni come tutte le altre.
Quando entrarono nell’aula Angelica si diresse subito verso il fondo, dove stava il pianoforte.
Si girò a guardarli e disse:

-Ecco, vi faccio vedere.-

Tornò a guardare lo strumento e fece un paio di passi avanti.
Senza preavviso il piano cominciò a suonare da solo. Era uno spettacolo inquietante vedere i tasti che si muovevano come guidati da chissà quale magia.
Ma appena la ragazza ebbe fatto un passo indietro la musica cessò come se nulla fosse accaduto.
Gli esorcisti si avvicinarono ed esaminarono l’esterno dello strumento. Niente di speciale, era un semplice pianoforte a coda un po’ graffiato.
Poi Lavi aprì la cassa armonica.
In fondo, sotto le innumerevoli corde tese in quell’ordine maniacale di diverse lunghezze e spessori, si intravedeva un debole bagliore verdastro.
Il ragazzo allungò una mano e cercò di farla passare in mezzo al groviglio di fili, ma era talmente fitto che non riuscì a inserirci nemmeno un dito.
Alla fine decise che a mali estremi, estremi rimedi.
Prese il suo fidato martello e con il manico si aiutò a staccare alcune delle corde dal loro alloggiamento.
Angelica cercò di fermarlo, ma Lenalee le sorrise e le disse di lasciarlo fare.
Finalmente Lavi riuscì ad allungarsi e ad afferrare la fonte della luce.
Quando tirò fuori la mano i tre si trovarono davanti a un frammento di Innocence.
Angelica lo guardava come ipnotizzata, mentre i due esorcisti sorridevano soddisfatti: una missione andata a buon fine!
Ad un tratto sentirono un rumore di vetri rotti e alcuni akuma entrarono nell’aula dalle grandi finestre.
Lenalee attivò i suoi Dark Boots e si lanciò subito all’attacco, mentre Lavi piazzò l’Innocence nelle mani di una spaventatissima Angelica, la fece nascondere dietro il pianoforte e le intimò:

-Rimani qui e non muoverti per nessun motivo!-
La ragazza lo guardava con gli occhi sbarrati.
-Ma che cosa sono quelli?!-
Lui le mise una mano sulla testa e le sorrise rassicurante.
-Ti spiegheremo tutto, ma adesso devi rimanere qui finché non te lo dirò io, d’accordo?-

Lei annuì debolmente, mentre lo vedeva sparire dalla sua visuale.
I rumori che giungevano alle sue orecchie lasciavano intuire uno scontro violento e il suono di vetri rotti e i tonfi sul pavimento di legno erano l’unica cosa che sovrastavano ruggiti e gemiti di dolore.
Angelica si ritrovò senza accorgersene con gli occhi serrati, mentre si raggomitolava contro il pianoforte sperando che finisse presto.
Ad un tratto sentì una ventata di fiato bollente sul viso.
Socchiuse le palpebre e si ritrovò faccia a faccia con uno di quei mostri.
Quel corpo grigio dall’apparenza semimetallica la sovrastava completamente.
Lei rimase lì, immobile, senza sapere cosa fare.
Istintivamente strinse di più la presa su quella cosa luccicante che avevano trovato nel pianoforte.
Sentiva la presenza del suo assalitore farsi sempre più insistente e strizzò gli occhi.
Quando pensò di essere davvero finita sentì un boato.
Aprì gli occhi di scatto e vide una colonna di fumo alzarsi verso il soffitto dal punto dove prima stava la creatura.

-Tutto bene? Non ti ha ferita, vero?-
La voce del ragazzo di prima la raggiunse e poco dopo lo vide apparire dalla coltre di vapore grigiastro brandendo quello che sembrava un enorme martello nero. Lei trovò la minima forza di rispondere:
-S-sto bene...-
Lui le fece un sorrisone.
-Bene! Adesso però dobbiamo spostarci, questo fumo è velenoso.-

Le tese una mano che lei afferrò con la sua, piccola e tremante.
Il giovane la aiutò ad alzarsi e la guidò fuori dall’edificio, tenendola delicatamente per le spalle.
Angelica si lasciò portare docilmente, tenendo sempre stretto in mano quello strano cristallo luminoso.
Quando furono fuori si riunirono alla ragazza con i capelli scuri, che le indirizzò un dolce sorriso appena la vide.

-Ehi, Lenalee! Finalmente una missione finita in modo decente, eh?
Abbiamo trovato l’Innocence, abbiamo trovato la compatibile, tutto fila come l’olio per una volta!-
Lenalee scosse la testa.
-Con calma, Lavi. Prima di tutto dovremmo darle delle spiegazioni, no?-
Entrambi guardarono Angelica, che fece un passo indietro con espressione preoccupata.
-Già...anche perché credo che per oggi l’abbiamo spaventata abbastanza!-
 
* * *

-Allora, fatemi capire: voi siete esorcisti, delle specie di preti, e combattete contro quei cosi che abbiamo visto prima...-
Angelica indicò con il mento l’Innocence che aveva ancora in mano.
-...con questa?-
Lavi annuì.
-Si, anche se ovviamente l’Innocence da sola non basta. Le diamo la forma di un’arma e poi noi la usiamo.-
Sfiorò con una mano il martello che ora riposava al suo posto.
-E perché mi state raccontando tutte queste cose?-
Lavi e Lenalee si guardarono tra loro.
-Vedi...noi crediamo che tu sia la compatibile di questa Innocence, ossia la persona che può usarla.-
-Quindi quello che stiamo cercando di dirti è che...vorremmo che venissi con noi.-
Angelica si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.
-Ma perché proprio io? Insomma...io, la persona più inutile della terra...proprio io!-
Lavi le andò vicino e le prese le mani, sorridendole dolcemente.
-Solo perché te lo dicono gli altri non devi credere che sia così. Tu sei l’unica al mondo a cui questo pezzo di Innocence darà retta...questo ti rende molto importante, non credi?-

La ragazza alzò lo sguardo, rossa in viso, e lo guardò con espressione stupita.
Annuì debolmente.
Il sorriso di Lavi si allargò e le lasciò le mani.

-Benissimo! Allora prepara le tue cose! Ce ne andiamo!! Approposito, quand’è il prossimo treno?-
Lenalee controllò un foglio che avevano preso in stazione appena arrivati.
-L’ultimo treno di oggi...non esiste...dovremo aspettare domani sera per andarcene da qui.-

Lavi la fissò come se non avesse capito quello che aveva detto.
Poi cominciò a lamentarsi di quanto fossero disorganizzati i paesini di provincia e di mille altre cose, accompagnato da Lenalee che lo rimbeccava di non fare il polemico.
Seguì un’accesa discussione molto simile a quella che avevano avuto nel pomeriggio.
Angelica assistette al dibattito sorridendo, non osando intervenire.
Chissà, forse quel ragazzo, Lavi, aveva ragione.
Forse era davvero speciale. Diversa...ma in un senso positivo.
Sì, sarebbe andata con loro, non c’era dubbio.
Era da tutta la vita che sperava di andarsene da quel posto.
Ora aveva trovato qualcuno che la voleva con sé, qualcuno che la giudicava importante.
Tanto valeva tentare.


Author corner: e allora eccoci qua!! Daaai, lo so: non è granché...però cercate di capire, è l’inizio.
Gli inizi sono sempre un po’ problematici, almeno per me!!
Quindi prometto che andando avanti la qualità si alzerà, giuro!!
Soooo pleeeease, non abbandonatemi se questo capitolo vi ha fatto schifo, aspettate almeno di vedere come sono i prossimi!!
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
Spero di aggiornare presto!
Alla prossima,
Yami

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Capitolo 2
*** Allenamento: obbligo o piacere? ***


Rieccomi rieccomi!! Allora, quanti sono i temerari che hanno deciso di darmi fiducia nonostante il pessimo inizio?
Andiamo con ordine: prima di tutto ringrazio tutti voi che avete deciso di darmi fiducia leggendo questa storia, prometto che darò il meglio di me! Un ringraziamento speciale va a Aryadaughter, che ha addirittura aggiunto la mia schifezzuola alle storie seguite! Grazie infinite!! :’D Poooi, ho visto tante visite (ma proprio tante O.O) ma nessuna recensione...cos’è, tutti timidi qui? Su su, voglio sapere cosa ne pensate, potete anche insultarmi e dirmi che la mia storia fa schifo se vi fa piacere! ^_^
Bene, di seguito il capitolo 2... ci vediamo alla fine!! :)


CAPITOLO 2 - Allenamento: obbligo o piacere?

Angelica stava percorrendo il corridoio della sede centrale dell’Ordine Oscuro a passo spedito, i lunghi capelli biondi che le ondeggiavano dietro la schiena e l’espressione corrucciata:
era furiosa!
Ah, ma stavolta non l’avrebbe passata liscia!
Bussò con decisione alla porta della camera di Lavi e attese una risposta.
Il ragazzo non si fece aspettare, le aprì dopo pochissimo tempo, quasi si aspettasse che lei arrivasse.
Le sfoderò uno dei suoi sorrisi da manuale e canticchiò:

-Ehilà, Ann! Ti serve qualcosa?-
Lei a malapena riuscì a dominare la sua voglia di prenderlo a schiaffi.
-Se mi serve qualcosa?! Diamine Lavi, lo hai fatto di nuovo!!-
Lui fece l’espressione più innocente possibile.
-Fatto...cosa? Non so assolutamente di cosa tu stia parlando...-
A questa frase Angelica non riuscì più a controllarsi.
-Maledizione, Lavi! In questi tre mesi ti avrò ripetuto non so quante volte che non voglio che tocchi i miei libri! Eppure, nonostante tu lo sappia benissimo, lo hai rifatto: mi hai di nuovo preso il libro che sto leggendo!-

Ormai non poteva fingere oltre. Era stato scoperto...un’altra volta.
Quella era diventata una specie di routine e lui si divertiva ogni volta di più.

-Io davvero non capisco! Che diavolo ci trovi a farmi arrabbiare così ogni santo giorno?-
-Tutto piacere per il mio occhio stanco: sei particolarmente sexy quando ti arrabbi!-

Lei lo spinse da un lato ed entrò nella sua stanza alla ricerca del maltolto.
Più che altro lo fece per nascondere il repentino cambio di tonalità apparso sulle sue guance.
Trovò quasi subito quello che stava cercando, appoggiato sul bordo del comodino a fianco del letto di Bookman, il compagno di stanza di Lavi, per sua grande gioia.

-Dai, Ann, non prendertela così. Se passi tutta la giornata a leggere quand’è che stiamo un po’ insieme?-
Lei si girò a guardarlo con un sorrisetto sul viso.
-Trova un’altra scusa, scommetto che hai molto di meglio da fare che passare il tuo tempo con me!-
Lavi si strinse nelle spalle.
-Meglio che trascorrere tutta la mia giornata con quel vecchio!-
Lei lo superò uscendo dalla stanza con il suo libro in mano.
-Penso che per stavolta sopravvivrai. Tra un paio d’ore devo allenarmi e voglio rilassarmi un po’.-
-Bene, se è così verrò ad addestrarmi con te! Ci vediamo dopo!-

E chiuse la porta.
Angelica pensò che la avesse fatto per non darle il tempo di rispondere.
Tornò nella sua stanza con un timido sorriso sulle labbra.
Anche se cercava di nasconderlo era davvero felice che Lavi volesse passare del tempo con lei.
Era sempre allegro e spiritoso e uno dei pochi con cui riuscisse ad aprirsi davvero.
Non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo ma per lei era la cosa più vicina ad un migliore amico.
Certo, in quei mesi si era affezionata più o meno a tutti (anche se dal suo punto di vista Kanda faceva di tutto per farsi odiare!): con Lenalee aveva un’intesa particolare, essendo l’unica ragazza oltre a lei; i ragazzi della Sezione Scientifica sin dal suo arrivo all’Ordine avevano fatto di tutto per farla sentire a suo agio; persino con Allen, l’acquisto più recente, era stata simpatia a prima vista.
Però con Lavi non c‘era confronto: era stato lui, nell’arco di quei tre mesi a partire da quel lontano giorno in cui si erano incontrati, che l’aveva sempre incoraggiata, le aveva fatto capire quanto fossero sbagliate le idee che le avevano inculcato sulla sua insignificanza ed incapacità, l’aveva sempre fatta sentire considerata.
Con lui si sentiva importante, come con nessun altro le succedeva.
Era ben consapevole della sua posizione di Bookman e del fatto che non poteva permettersi legami sentimentali con nessuno.
Però non le interessava: Lavi c’era sempre stato, e questo era quello che contava per lei.
Quindi, una volta arrivata nella sua stanza, si sedette, aprì il suo libro e aspettò con ansia che arrivasse l’ora dell’allenamento.
 
* * *

Lavi, all’avvicinarsi dell’ora stabilita, si avviò lungo i corridoi per raggiungere Angelica.
Non c’era stato bisogno di chiedere nulla, sapeva esattamente dove trovarla.
Lei si allenava sempre lì, in quella sala all’ultimo piano che le piaceva tanto per il silenzio rispettoso e lontano dal caos del resto dell’Ordine e per la presenza dei grandi specchi alle pareti.
Anche se aveva cambiato vita non erano cambiati i suoi interessi.
Così, dopo ogni allenamento, si concedeva un po’ di tempo per riprendere le sue conoscenze di balletto classico.
In quei momenti a Lavi piaceva mettersi seduto con la schiena contro il muro e stare a guardarla.
Angelica gli aveva sempre detto che quando ballava si sentiva bella.
Lui pensava che lo fosse davvero.
E non solo quando danzava, volteggiando per la palestra leggiadra come una libellula.
Lei era bella sempre. Magari non quanto le ragazze per cui prendeva i suoi “strike”, ma anche in lei c’era qualcosa che lo attraeva in modo quasi ipnotico.
Vuoi il suo carattere dalle mille sfumature, vuoi il suo corpo minuto dai muscoli abilmente nascosti dalle sue movenze da ballerina, vuoi quegli occhi azzurrissimi pieni di sincera curiosità, quella ragazza riusciva a confonderlo come nessun altro.
Mai si sarebbe immaginato di arrivare a fare con qualcuno quello che aveva fatto con lei:
tutti quei discorsi, quell’incoraggiarla durante gli addestramenti e i combattimenti, quei complimenti messi un po’ qui un po’ là.
Quello che lo sorprendeva davvero, però, era che tutto sommato lo rendeva felice vederla adesso, sicura di sé e tranquilla, e lo faceva sentire orgoglioso pensare che un po’ era anche merito suo.
Da Bookman non avrebbe dovuto importargliene niente di lei, infondo non era altro che un minuscolo tassello di storia, un’insignificante macchietta d’inchiostro.
Lavi continuava a ripeterselo. Forse a lungo andare se ne sarebbe seriamente convinto.
Per adesso Angelica non gli sembrava altro che una ragazza meravigliosa e non faceva semplicemente parte della storia che lui si limitava a registrare: era parte della sua storia.
Non era una macchia d’inchiostro, era una persona, vera, di cui gli importava anche se non avrebbe dovuto. Ma finché se lo fosse tenuto per sé e il Vecchio non avesse avuto sospetti non ci sarebbe stato problema.
Quando arrivò alla porta della palestra sentì una coppia di voci che discutevano:
una era quella cristallina di Angelica, l’altra era quella profonda di Kanda.
Lavi sospirò. Mai che quei due non trovassero un motivo per litigare e urlarsi contro.
Aprì la porta per sentire su cosa avevano da beccarsi questa volta.

-Ah, davvero? Beh, mi spiace caro il mio samurai, ma non ti chiami “Dio” di secondo nome! Non sono tenuta a fare quello che dici tu se non mi va!-
-In questo edificio ci sono decine di stanze per gli allenamenti, e tu devi venire proprio in questa?!-
Ecco, tanto per cambiare non potevano discutere per una motivazione intelligente.
-Potrei dirti la stessa cosa! Perché non te ne vai e mi lasci in pace? Sono arrivata prima di te!-
-Ma io uso questa stanza da più tempo!-
-E allora? Solo questa stanza ha gli specchi e non posso ballare senza!-
-Sai quanto me ne importa! Questa è l’unica stanza dove nessuno è mai venuto a disturbarmi, almeno finché non sei arrivata tu! E non ho intenzione di cambiare le mie abitudini solo perché oggi hai deciso di allenarti in contemporanea con me!-
Lavi a quel punto decise di sedare la disputa, o sarebbero andati avanti a discutere in quel modo così infantile per tutto il giorno.
-Dai, Yuu! Non si tratta così una donna, no? Su, fai il cavaliere e lasciale la palestra.-
Kanda se avesse potuto lo avrebbe ucciso solo guardandolo.
-E tu di che t’impicci, coniglio?-
Lavi si strinse nelle spalle.
-Ero venuto per allenarmi con lei, tutto qui. Allora, che facciamo? Sei tu il più grande, Yuu. Perché non dai il buon esempio e non cambi stanza?-
Questa volta fu Angelica a fulminarlo con lo sguardo.
-Ehi, cosa vorresti dire? Ho quasi diciotto anni, essere un anno più piccola di voi non mi rende più stupida, sai?-
-Sicura?-

La risposta acida di Kanda la fece uscire dai gangheri ancora più di prima.
Staccò la sua Innocence dalla cintura e srotolò il lungo nastro dalle sfumature perlacee, puntando la punta del manico verso il ragazzo dai capelli scuri.
Lavi fu lesto ad intervenire e separare i due.

-Ann, non mettertici anche tu, per favore!-
-Perché?! E’ stato lui a provocarmi!-

A quel punto Kanda si spazientì e decise di lasciar perdere.
Prese con sé la sua fidata katana e lasciò la stanza.
Rimasti soli, Lavi e Angelica restarono in silenzio per qualche secondo.
La ragazza aveva le guance rosse per il nervoso e gli occhi lucidi.
Andava costantemente a finire così: quei due bisticciavano per qualunque sciocchezza e alla fine lei andava sempre a sfogare la frustrazione piangendo sulla spalla di Lavi.
Questa volta però non voleva vederla in lacrime, non se poteva evitarlo, così si affrettò a dire:

-Bene, perché adesso non cominciamo?-
Lei fece un sorrisino storto e annuì. Il ragazzo prese un po’ di distanza da lei e impugnò il suo martello, facendolo ingrandire.
-Fai attenzione: non avrò pietà!-
Il sorriso sul viso di lei si allargò e attivò a sua volta l’Innocence: il nastro cambiò, diventando una spada dalla lama di madreperla, lunga e sottile. Si mise in equilibrio e disse con sicurezza:
-Sarà meglio...per te!-
 
* * *

Lavi se ne stava seduto al suo posto, sul pavimento della palestra, schiena contro la parete coperta di specchi.
Teneva lo sguardo fisso su Angelica, che si stava impegnando a rimanere in equilibrio mentre girava su stessa facendo un movimento che lei aveva chiamato promenade en arabesque.
Lui non ci capiva niente, ma dal suo viso concentrato riusciva a intuire che era tutt’altro che facile.
Finiti i suoi esercizi di riscaldamento la ragazza prese in mano un ventaglio e, sul ritmo di una musica spagnoleggiante, si esibì per lui in un allegro insieme di salti e piroette.
Alla fine si sdraiò per terra vicino a lui, respirando forte cercando di riprendere fiato.
Lavi ridacchiò, le prese il ventaglio dalla mano e cominciò a farle aria.

-Non sembrava che stessi facendo tutta questa fatica: avevi un sorriso enorme mentre ti muovevi.-
Lei sbuffò:
-E’ una delle tante cose a cui devo stare attenta: devo nascondere il fatto di star facendo uno sforzo, a chi mi guarda deve apparire tutto semplice, anche se in realtà non lo è.-
-Uh, sono tipe toste allora, le ballerine!-
-Infatti ho vinto io oggi!-

Angelica si sollevò con la schiena e gli prese una ciocca di capelli rossi tra le dita: gocciolavano leggermente e in alcuni punti c’era ancora qualche cristallo di ghiaccio. La sua Innocence controllava l’acqua e l’aria e il ghiaccio era la sua arma preferita.
Lavi si ritrasse, contrariato.

-Fortuna, tutta fortuna...-
mugugnò. Lei rise.
-Avrai altre occasioni, vedrai!-
Stava già per ribattere quando vide con la coda dell’occhio la testa dai capelli bianchi di Allen che faceva capolino dalla porta.
-Eccovi, finalmente vi ho trovati! Dovete venire, Komui ha una missione per noi.-
 
* * *

Angelica e Lavi avevano avuto poco tempo, giusto quello per prendere le loro cose, poi erano finiti nell’abitacolo di una carrozza, che partì a tutta velocità non appena furono a bordo.
Con loro c’erano anche Allen, Lenalee, Bookman e Komui.
Quest’ultimo inizio a parlare, serio, andando subito dritto al punto.

-Qualche giorno fa uno dei generali è stato ucciso.-

La notizia sconvolse tutti i presenti, persino Angelica, che non ne aveva mai incontrato uno, ma sapeva bene che i generali erano gli esorcisti più forti.
Doveva essere difficile ucciderli...in teoria.
Komui proseguì spiegando che il generale Kevin Yeegar, il più anziano tra i 5, era stato trovato in fin di vita in una chiesa del Belgio, l’Innocence custodita da lui era come sparita e, nonostante le ferite mortali, aveva continuato a cantare una canzoncina ripetitiva e inquietante finché aveva avuto fiato.
Riferì loro anche il testo della canzone:

 
The Lord Millennium is in search of you,
Looking for the Heart now.
Have you heard the news?
I was not the one he sought.
Maybe it is you.
Il Conte del Millennio sta cercando te,
sta cercando il Cuore.
Ne hai sentito parlare?
Non ero io quello che cercava,
forse sei tu.

Dopo aver dato una rapida spiegazione sulla natura del Cuore per Allen e Angelica, che non ne sapevano nulla, Komui riprese:
-Il generale Yeegar è stato solo la prima vittima. Forse il Conte pensa che il Cuore sia posseduto da un compatibile molto forte, quindi è chiaro che il bersaglio dei Noah sono i generali esorcisti.-
Lavi osservò:
-Non c’è dubbio che il possessore di un’Innocence tanto potente debba essere forte quanto un generale.-
Komui annuì:
-Si, ma anche un generale sarebbe in svantaggio contro akuma e Noah insieme, quello che è successo a Yeegar ne è la prova. Quindi, ecco cosa faremo: divideremo gli esorcisti in quattro gruppi. Da questo momento la missione sarà la difesa dei generali. Voi andrete dal generale Cross.-

A quell’affermazione, Allen si gelò al suo posto e spalancò gli occhi.
A quanto raccontava non aveva ricordi molto piacevoli del suo maestro.
Per sua fortuna, comunque, trovarlo non sarebbe stato facile.
Sembrava, infatti, che a differenza degli altri generali, che periodicamente contattavano l’Ordine, Cross fosse come sparito da quasi quattro anni.
Le teorie preponderanti erano 2: che fosse morto o che fosse in giro a divertirsi.
Con grande stupore di Angelica tutti furono d’accordo con la seconda.
Però poi era apparso Allen, che era stato con lui per molto tempo.
Morale, questa era la missione:
affidandosi alla guida di Timcampi, creazione del generale Cross, avrebbero “dato la caccia” all’amato maestro di Allen e una volta trovato gli avrebbero fatto da scorta.
Più facile a dirsi che a farsi. Non sapevano nemmeno da che parte cominciare!
 
* * *

E quindi eccoli lì, a bordo di un treno che stava attraversando la campagna tedesca.
Timcampi guardava sempre verso est, ergo il generale Cross doveva essere in quella direzione.
Quindi: est sia!
Arrivati in Romania gli esorcisti cambiarono mezzo.
Solo quando ormai furono partiti si accorsero dell’assenza di Allen.
-Ma perché ci devo andare proprio io?!-
Lavi era in piedi sul balconcino fuori dall’ultima carrozza, affrontando Lenalee, Bookman e Angelica. Lenalee lo pregò:
-Ti prego, Lavi! Allen è sicuramente rimasto in stazione, torna a cercarlo!-
Bookman aggiunse:
-Con quel tuo coso dovresti arrivarci in un sol balzo!-
-E’ un martello, Panda!-
Angelica sospirò.
-Se vuoi vengo con te, basta che andiamo prima di allontanarci troppo.-
Anche Lavi sospirò.
-E va bene, allora andiamo.-
Ingrandì il suo martello, ci si mise a cavalcioni e aspettò che Angelica facesse lo stesso dietro di lui, abbracciandolo intorno alla vita per non cadere. Mentre erano in viaggio verso la stazione dove speravano di trovare il loro amico, il ragazzo mormorò:
-Però ho un pessimo presentimento...-


Author corner: beeeene, questo è il capitolo 2! Come avrete notato ho tagliato su alcune spiegazioni come quella del Cuore e sull’attentato al generale Yeegar. L’ho fatto per ragioni logistiche, spero che non sia una mancanza troppo pesante. Ho anche messo il testo della canzone di Road sia in inglese che in italiano...se ve lo stavate chiedendo l’ho fatto per puro sfizio personale, mi piace come l’hanno resa gli adattatori americani e ho deciso di tradurre la loro versione.
Se invece vi interessa sapere che musica avevo pensato per il balletto di Angelica, potete trovarla
qui. E' un balletto di repertorio, la coreografia non sarà ovviamente la stessa ma un po' ci somiglierà, insomma! (:
Bene, direi che è tutto. Ci vediamo al prossimo capitolo (lo pubblicherò as soon as possible! >.<) e, mi raccomando, recensite!!
Yami =^.^=

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Capitolo 3
*** Vampiri: leggenda o realtà? ***


Sono di nuovo quiii! Come va? Siete ancora in tanti, spero! Dai, ho visto molte visite anche al secondo capitolo, quindi sono molto soddisfatta!
Cominciamo con il ringraziare di nuovo Aryadaughter per aver aggiunto questa storia alle seguite, e poi ringrazio ex novo La strega di Ilse per avermi recensita... grazie infinite! Ovviamente grazie a tutti i lettori in generale, ci mancherebbe! Già vedere l’elenco delle visite che lievita mi riempie di gioia! ^_^
Dunque, ora qualche nota tecnica: come avrete capito ora comincerò a rifarmi agli eventi di anime\manga, li modificherò a modo mio e vedremo cosa viene fuori. Seguirò sia l’uno che l’altro, comunque se non vi torna qualcosa fatemi sapere! Per quanto riguarda l’occhio di Allen (che dovrebbe ancora essere ferito per via di Road) ho deciso di ignorare la cosa, quindi per me è come se nulla fosse successo. Questo è il motivo per cui non ho citato bende né altro. Invece, riguardo le spiegazioni: sono stata molto sintetica nello spiegare alcune cose nel capitolo 2. Questo semplicemente perché ho pensato che se leggete la mia fic vuol dire che siete fan di DGM, e che quindi il Cuore, i generali e tutto il resto sono cose che conoscete già. Di base eviterò di dilungarmi su cose che do per scontate ma se non dovesse piacervi la cosa fatemelo sapere! ^_^
Bene, ora basta chiacchiere e vi lascio al capitolo! Ci vediamo alla fine! :)
 

CAPITOLO 3 - Vampiri: leggenda o realtà?

-L’avevo detto che non mi sentivo tranquillo...-
Lavi sospirò rassegnato. Angelica gli lanciò un’occhiataccia.
-Va bene, l’avevi detto! Ma continuare a ripeterlo adesso non ci aiuta, sai?-
 
Cos’era successo?
I due amici si erano diretti alla stazione dove pensavano di aver perso Allen, per cercarlo.
Lo avevano trovato in una casa del villaggio, legato a una sedia e attorniato da una gran moltitudine di gente.
Quelle stesse persone, appena li avevano visti, erano praticamente saltati addosso a Lavi e Angelica blaterando di chierici e uniformi con la croce.
Morale: adesso erano tutti e tre legati come salami e circondati da una folla di presunti psicopatici.
Quello che si era definito “capovillaggio” cominciò a parlare.
 
-E’ il cielo che vi manda, signori monaci oscuri! Una grave minaccia incombe sul nostro paese!-
Fece una pausa carica di enfasi.
-Nel castello sulla collina...vive un vampiro!-
Allen trovò il coraggio di interromperlo.
-Un vampiro? Ma figurarsi se al giorno d’oggi...-
 Gli sguardi che gli arrivarono da ogni direzione furono sufficienti a farlo zittire. Angelica si affrettò a rimediare.
 -Ci perdoni, continui pure!-
 
Il capo villaggio finì di spiegare la situazione:
in  quel castello che aveva citato prima viveva un signore locale, un certo barone Aleister Crowley, che da un po’ di tempo sembrava divertirsi a rapire gli abitanti del villaggio e sfamarsi del loro sangue.
A quanto pare se ne era rimasto tranquillo per molto tempo, fino a che non aveva ricevuto la visita di un uomo vestito da esorcista.
Prima di andarsene lo sconosciuto aveva raccomandato agli abitanti, se avessero avuto problemi con il signore del castello, di rivolgersi a persone con i suoi stessi abiti.
Un indagine più approfondita rivelò che il misterioso viaggiatore era il generale Cross.
Alla fine del racconto il capovillaggio, imitato dal resto dei presenti, si inginocchiò per terra e disse:
 
-Il cielo non ci ha abbandonato! Ha inviato ben tre monaci oscuri a salvarci dal vampiro!-
Lavi sospirò.
-Beh, questo è senz’altro un bel casino...-
Allen annuì, rassegnato.
-Credo sia meglio fare come dicono.-

 

* * *

 
-Ho capito...beh, non c’è molto da fare, gli ordini arrivano dal generale, infondo.-
 Lenalee aveva ascoltato con pazienza il resoconto dei suoi amici che l’avevano contattata tramite golem per farle sapere cos’era successo, poi si era espressa con quelle semplici parole. Angelica non riuscì a restare in silenzio.
 -Ma quali ordini, Lenalee! Quel maledetto si è semplicemente lasciato alle spalle lavoro che non aveva voglia di fare!-
Allen tentò di calmarla.
-Hai ragione, Angelica. Però anche volendo non credo che ci lasceranno andare così facilmente, tanto vale impegnarsi, no?-
 
Lei sbuffò.
La cosa non le andava a genio, per niente.
Del resto non poteva dargli torto: anche se erano stati slegati e portati fuori il capovillaggio continuava a tenerli vicino a sé tramite delle corde assicurate ai loro polsi.
Praticamente erano al guinzaglio.
 
-E va bene, facciamo questa cosa...-
Lenalee si raccomandò:
-Per favore, fate attenzione! Se quel vampiro vi morde diventerete vampiri anche voi!-
-Si Lena, non preoccuparti, staremo attenti...-
 
fu la risposta che i tre diedero all’unisono.
Allo stesso tempo, però, pensavano:
‘Lenalee crede ai vampiri...’
Poi dovettero interrompere la conversazione perché nel frattempo avevano raggiunto le mura di cinta che circondavano il cortile del castello di Crowley.
I tre esorcisti alzarono gli occhi per osservare l’imponente portone e pensarono tutti la stessa cosa:
‘Che gusti orrendi...’
Una volta dentro al parco, mentre il capovillaggio li liberava, fecero ancora più caso alla mancanza di buon gusto del proprietario, guardando statue e sculture varie.
Angelica, che era leggermente più avanti, sentì Lavi fare una risatina nervosa e si girò giusto in tempo per vederlo indicare la mano sinistra di Allen.
 
-Ah ah, Allen ti sei già tolto il guanto...come mai?-
Allen cercò un modo per controbattere, e lo trovò guardando a sua volta le mani di Lavi.
-Vedo che anche tu stai stringendo il martello...non è che hai paura?-
Lavi si accorse che aveva ragione e si affrettò a rispondere, ridacchiando incerto.
-Ma no, come ti viene in mente...? Ah ah...-
Lanciò una rapida occhiata ad Angelica che li stava guardando da qualche metro più avanti.
-P-però sicuramente Ann ne ha tantissima...quindi, ehm, voglio che stia tranquilla, tutto qui...ah ah-
Per tutta risposta lei gli riservò sguardo sospettoso.
-Andiamo, non ditemi che ci credete! I vampiri non esistono.-
Il suo atteggiamento tranquillo rivelava che lo pensava davvero.
-M-ma no, non ci crediamo! Ehm, vero Allen?-
-Ehm, si! Si, verissimo!-
Lei li guardò di nuovo, sempre più scettica.
-D’accordo, sentite: ho letto decine di libri sui vampiri e vi posso assicurare che ne so abbastanza da poter dire che non esistono! Insomma, vi facevo più svegli a voi due...-
 
Prima che potesse finire la frase sentirono uno strano rumore e Allen e Lavi si misero schiena contro schiena, in allerta.
Più che altro era una specie di... presenza.
Anche la scetticissima Angelica l’aveva sentita.
 
-C’è qualcosa che si muove, qui...-
osservò Lavi.
-Già, ed è molto veloce...-
Poi sentirono un odore dolce e un urlo: uno degli abitanti del villaggio si mise a gridare.
-F-FRANZ! HA PRESO FRANZ!-
 
I tre esorcisti si voltarono e videro uno spettacolo orrendo: un uomo molto alto e avvolto in una cappa scura era apparso davanti alla folla di paesani e stava tenendo per il collo uno di loro.
Quando si girò a guardarli si accorsero che per sostenere la sua preda stava usando soltanto i suoi denti.
Tutti e tre rimasero imbambolati a fissarlo per qualche secondo, poi Angelica trovò la forza di mormorare:
 
-Ma... questo non è possibile...-
Ripresisi dallo shock evocarono l’Innocence e si misero vicini.
-Bene, che cosa facciamo adesso?-
-Ci penso io!-
 
Lavi sorrise sicuro di sé e cominciò a far ingrandire il suo martello, fino a farlo diventare di dimensioni mastodontiche
Dopodiché prese la rincorsa e colpì il vampiro, che a quel punto sparì nella nuvola di polvere generata dall’impatto.
Allen e Angelica gioirono e fecero i complimenti a Lavi per l’ottimo lavoro, ma appena il pulviscolo si fu diradato dovettero ricredersi: Crowley aveva fermato il colpo usando solo i denti.
Quando anche il ragazzo, dalla sommità del martello, se ne accorse esclamò sorpreso:
 
-Ma che dia...?! Che dentatura pazzesca!-
 
All’improvviso Crowley piegò la testa all’indietro, spedendo esorcista e Innocence lontano, contro un gruppetto di statue.
Allen fu lesto ad afferrare il nemico con la sua arma anti-akuma, mentre Angelica correva ad accertarsi delle condizioni di Lavi.
Lo trovò sdraiato in mezzo a un cumulo di macerie e si inginocchiò vicino a lui.
 
-Stai bene?-
gli chiese, preoccupata. Lui fece un sorrisetto.
 -Benissimo, solo un po’ ammaccato...-
 
Lei fece un sospiro di sollievo, si alzò e lo aiutò a mettersi in piedi.
Quando si voltarono a vedere cos’era successo nel frattempo rimasero a bocca aperta: Crowley aveva affondato i denti nell’arma di Allen e aveva cominciato a succhiargli il sangue.
 
-E’ riuscito a scalfire la sua Innocence...ma com’è possibile?-
 Lavi era completamente allibito. Angelica, dopo un attimo di sorpresa, perse completamente la calma.
 -Oh mio Dio!! Lo ha morso! LO HA MORSO! Allen, il sangue! Il sangue, Allen!-
 Dopo poco videro il vampiro fare una strana espressione. Si staccò da Allen e cominciò a gridare:
 -E’...è amarissimooooo!!-
 e cominciò a scappare sputacchiando in giro. Allen si guardò il dito con fare preoccupato, mentre i suoi due amici gli si avvicinavano. Lavi lo osservò in silenzio, poi commentò:
 -Allen, Lenalee non vorrà più essere tua amica...-

 

* * *
 

-I monaci oscuri hanno respinto il vampiro! La vittoria stanotte è nostra!-
Il boato di gioia degli abitanti del villaggio risuonò nell’aria fredda. Allen guardò con aria perplessa il gruppetto di persone, mentre Angelica gli esaminava il dito, dove Crowley aveva lasciato la profonda impronta dei suoi denti.
 -Ehm...perché state così lontani...?-
In effetti i paesani, sin dall’arrivo del vampiro, si erano radunati al riparo di una piccola macchia di alberi, a parecchi metri di distanza dai tre ragazzi. A rispondere alla domanda pensò Lavi.
 -Pensano che siccome Crowley ti ha morso anche tu diventerai un vampiro...non farci caso, Allen!-
 Allen e Angelica si voltarono con un gran sorriso in volto... per perderlo subito dopo aver visto l’aspetto del loro compagno dai capelli rossi: portava una collana di teste d’aglio intorno al collo e cercava maldestramente di nascondere un paletto di legno dietro la schiena. Sentirono di nuovo la voce del capovillaggio che parlava loro attraverso un megafono.
 -Signori monaci oscuri! Crowley porta le sue prede al castello e si nutre con calma! Tutte le altre otto vittime sono finite così!-
 
Angelica si avvicinò a Lavi, gli tirò uno scappellotto e gli prese il paletto dalle mani, buttandolo da una parte e borbottando sottovoce.
Il giovane era sicuro di aver sentito qualcosa tipo: “Questo imbecille!” e ridacchiò sotto i baffi.
Dopo avergli sequestrato anche l’aglio, la ragazza si girò verso i paesani e disse, ad alta voce in modo che potessero sentirla:
 
-D’accordo, andiamo a dare un’occhiata!-
Allen annuì, tirandosi il cappuccio sulla testa.
-Voi tutti aspettate qui, capovillaggio! Andremo al castello da soli!-
La risposta non tardò ad arrivare.
-Naturalmente!! Se finissimo in mezzo a un simile scontro tra mostri noialtri esseri umani moriremmo!-
Angelica aveva tanta voglia di rompere la sua spada in testa a qualcuno di loro.
-E così saremmo mostri anche noi, eh?-
 
Dopo una lunga scalata alla collina che si ergeva al centro di quel parco immenso, finalmente raggiunsero il portone del castello.
Trovandolo aperto, entrarono.
Lavi fece un’osservazione:
 
-Ma perché diavolo degli esorcisti dovrebbero prendersi la briga di dare la caccia ad un vampiro?-
-Però non vi sembra strano? Che cosa sarà venuto a fare il maestro qui?-
Angelica storse il naso.
-Ve l’ho detto quello che penso, no? Questo è un lavoro che non aveva voglia di fare e quindi ha pensato bene di mollarlo a noi!-
Lavi ridacchiò.
-Accidenti Ann, come sei acida!! Di solito solo io riesco a farti arrabbiare in questa maniera!!-
Lei si incupì.
-E’ solo che questa storia non mi piace. Non...non ha senso. I vampiri non esistono, ne sono sicura. O almeno lo ero prima. Non capire le cose...mi fa paura...-
Abbassò man mano il volume della voce fino a che si ridusse a un debole sussurro. Il suo amico dai capelli rossi le andò vicino e le mise dolcemente le braccia intorno alle spalle.
-Non ti preoccupare, riusciremo senz’altro a capire cosa sta succedendo qui. Non c’è bisogno di aver paura.-
 
Lei gli strinse il braccio e sorrise timidamente.
Lavi sciolse l’abbraccio e la prese per mano, raggiungendo Allen che li aspettava qualche metro più avanti.
Fecero qualche passo ma vennero quasi subito investiti da una nuvola di fumo biancastro.
Sulle prime non ci fecero caso.
Poi però Angelica sentì il peso corporeo del suo compagno tirarla verso il basso e a quel punto notò che si era accasciato a terra, addormentato.
Poi la voce di Allen.
 
-Angelica, tappati il naso!! Non respirare questo fumo!-
 
Cercò di muovere Lavi per svegliarlo ma si ritrovò invischiata in qualcosa che le impediva di muoversi.
Sembrava quasi...una ragnatela...
Avvertì un vago senso di intorpidimento e si affrettò a tapparsi il naso come le era stato detto, sfidando quella forza invisibile che le impediva i movimenti.
Non passò molto tempo che si ritrovò gambe all’aria, con qualcosa che le teneva saldamente la caviglia.
 
-Ma che diavolo...?!-
 
La prima cosa che pensò fu che era contenta di avere i pantaloncini e non la gonna come Lenalee, o la situazione attuale sarebbe stata un totale disastro!
Guardò in alto e rimase a bocca aperta: attaccata alla sua gamba c’era una spessa liana coperta di spine che terminava in una pianta di dimensioni esagerate da cui spuntava un fiore altrettanto grande che presentava una sfilza di denti affilati come lame.
Girando la testa vide che anche Allen e Lavi erano nelle stesse condizioni, sebbene quest’ultimo fosse ancora placidamente addormentato.
I fiori si facevano sempre più vicini e sempre più minacciosi.
 
-Ma cosa sono questi cosi?!-
Allen gesticolò preoccupato, attivando al sua Innocence e sparando un colpo a quelle strane piante.
-Sembrano piante carnivore!-
Angelica strabuzzò gli occhi
-Piante carnivore?! Ma che diavolo ci fanno in questo castello?-
-Quel che è peggio è che Lavi non si sveglia!-
-Maledizione, Lavi! Svegliati!-
Continuarono a chiamarlo per un tempo che parve interminabile, finché non sentirono una voce provenire dall’alto.
-Ehi! Esseri umani! Che cosa state facendo?!-
 

Author corner: ok, ecco qui il capitolo 3... lunghetto, non è vero? Mi è venuto leggermente più sostanzioso degli altri due (anche se non di molto, ma piano piano credo che i vari capitoli aumenteranno sempre più di volume...). Chiedo umilmente perdono, ci ho messo parecchio a pubblicarlo, ma quando il dovere chiama... beh, bisogna rispondere.
Allora, detto questo vi saluto e spero di rivedervi per il capitolo 4 (che arriverà as soon as possible! >.<). Ah! E recensite, fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
Yami ^_^

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Capitolo 4
*** Bionde: stupide o gelose? ***


Rega, sono tornata a perseguitarvi! Come la va? Spero bene e spero che siate ancora in tanti! Diamine, per adesso siete tanti sul serio! O.O Sono così felice! Non pensavo che la mia schifezzuola sarebbe piaciuta a così tanta gente! :’D
Bene, prima di lasciarvi al capitolo i saluti e ringraziamenti di rito: ringrazio di nuovo Aryadaughter per aver aggiunto la storia alle seguite e La strega di Ilse per la sua recensione. Ovviamente ringrazio tutti voi, miei cari masochisti che leggete la mia storia!
Detto questo: a voi il capitolo 4, ci vediamo alla fine! ^_^
 
CAPITOLO 4 - Bionde: stupide o gelose?

Lavi riprese i sensi in seguito a quello che gli sembrò l’impatto con qualcosa di molto simile a un pavimento di pietra.
Aprì pigramente gli occhi, lo sguardo ancora annebbiato, e inquadrò una scena particolarmente bizzarra: sospesi qualche metro sopra di lui c’erano Angelica (a testa in giù) e Allen, attorniati da una fitta cornice di strani fiori.
Entrambi stavano lottando con tutte le loro forze contro quelle piante che sembravano avere movimento e volontà propri.
Il ragazzo si mise a sedere cercando di ritrovare la cognizione di spazio e tempo, quando sentì due voci provenire dall’alto.
Una era quella di Angelica che lo chiamava, l’altra era sempre femminile ma sconosciuta, così alzò la testa per vedere di chi fosse.
Quando vide la fonte del suono rimase completamente incantato: a parlare era stata una ragazza bionda e bellissima abbigliata con un buffo vestito viola, che ora stava inveendo contro i suoi compagni.
 
-Queste creature sono i fiori prediletti da sua eccellenza Aleister!-
Angelica non si fece aspettare e rispose subito a tono.
-E questi sono tre esorcisti che stanno lavorando! Sai quanto ce ne importa dei “fiori prediletti di sua eccellenza Aleister”!-
 
Aveva appena finito di pronunciare questa frase che venne distratta da qualcosa sotto di lei.
Guardò in basso e quello che vide per poco non le fece uscire gli occhi dalle orbite:
Lavi sembrava completamente impazzito, guardava con occhi sognanti quell’irritante biondina (così Angelica aveva apostrofato nella sua testa quella donna che aveva urlato loro contro, nonostante lei stessa fosse bionda!) e continuava a ripetere: ‘STRIIIKE!’.
“L’irritante biondina” si accorse delle attenzioni che le erano state rivolte e cominciò a mandare occhiolini e sguardi svenevoli al suddetto ragazzo dai capelli rossi, il quale cominciò inevitabilmente a saltellare in giro e ridere come un bambino.
Allen lo guardò con gli occhi sgranati per un po’ poi, quando si accorse di alcuni fiori pericolosamente vicini al suo amico cominciò di nuovo a gridargli e a chiamarlo.
Angelica dal canto suo sentiva un improvviso e intenso istinto omicida permearle ogni goccia di sangue e mantenne a stento quel poco di calma che le rimaneva.
Lavi nel frattempo si stava avvicinando alla ragazza bionda tenendo lo sguardo fisso su di lei e con quel sorriso da ebete sul viso.
Ma prima che potesse raggiungere il suo obiettivo sentì qualcosa colpirgli con forza la testa e finì lungo disteso per terra.
Si sollevò, scosse il capo per riprendersi dalla botta e si guardò intorno alla ricerca dell’oggetto che lo aveva atterrato.
Notò  lo sfuggevole guizzo del nastro di Angelica che si allontanava dietro di lui.
Quando si girò completò il quadro: Allen stava guardando la ragazza con evidente sorpresa mentre lei aveva ancora il braccio davanti a sé dopo aver colpito con la sua arma la testa rossa di Lavi.
Una volta ottenuta la sua attenzione cominciò a urlargli contro.
 
-DEFICIENTE! Qui noi stiamo rischiando la vita e tu perdi tempo a fare il cretino dietro a una sciacquetta in calore e dai dubbi gusti nel vestire?! Vedi di ripigliarti in fretta, imbecille che non sei altro!-
I due ragazzi la guardarono senza parole, mentre la sopracitata “sciacquetta ecc.” parve non gradire particolarmente i commenti che erano stati fatti sulla sua condotta e il suo abbigliamento, così storse il naso e disse:
-Io sono Eliade, l’assistente di sua eccellenza Aleister. Voi cosa siete venuti a fare, qui?-
Allen distolse lo sguardo dalla sua compagna e rispose:
-Cerchiamo l’abitante del villaggio che è stato portato via dal barone!-
Eliade alzò un braccio per mostrare che stava trascinando qualcosa. E quel qualcosa era proprio l’inerte povera vittima di Crowley.
-Parlate di questo? Stavo proprio per seppellirlo! Se lo volete ve lo regalo!-
 
Detto questo prese la rincorsa e lanciò il corpo verso i tre esorcisti, ma non fece in tempo a raggiungerli perché venne preso al volo da uno di quegli enormi fiori e sparì all’interno delle sue immense fauci.
I ragazzi assistettero alla scena con gli occhi spalancati e quando si voltarono Eliade era sparita.
D’un tratto il fiore che aveva inghiottito l’uomo si coprì completamente di pentacoli neri e la stessa cosa accadde a tutti quelli che gli stavano intorno.
Ci fu una violenta esplosione e tutto quello che i tre compagni riuscirono a realizzare fu che erano stati sbalzati fuori dal castello attraverso un enorme buco nel muro, ritrovandosi nel giardino.
 
-WAH! S-siamo incredibili! Ho pensato di morire! Per un attimo ho seriamente pensato di lasciarci la pelle!-
Lavi si lasciò andare a questo commento con un sospirone liberatorio, mentre riprendeva fiato. Allen gli diede ragione.
-Anche le nostre divise sono incredibili! Ce la siamo cavata solo con qualche graffio!-
Angelica era ancora sdraiata per terra, respirando forte per reintegrare ossigeno nel corpo. Poi si alzò e andò ad aiutare Lavi, che si era messo a vomitare in seguito ad un forte colpo allo stomaco.
-Non ti si può lasciare da solo un attimo che combini qualche casino...la prossima volta che ti viene in mente di corteggiare qualche gallinella che trovi in giro dimmelo, almeno resto a casa!-
Lui la ascoltò tenendosi la pancia e con il respiro ancora affannato le chiese:
-Non sarai mica gelosa, Ann?-
Lei lo fece mettere dritto e lo guardò male.
-Gelosa? Di te? Ma figurati, non dire fesserie!-
-Lavi! Angelica! Guardate lì!-
 
La voce di Allen le diede il pretesto per alzarsi e allontanarsi di qualche passo, ma Lavi era comunque riuscito a notare la sfuggevole sfumatura rossa che le era apparsa sul viso pallido.
Si sollevò e raggiunse i suoi compagni che stavano scrutando qualcosa in lontananza.
Sotto di loro, ai piedi di una collinetta di fango e terriccio, si trovava un gruppetto di croci.
 
-Un cimitero...-
 Lavi sentenziò:
 -Un cimitero piuttosto misero, comunque. Dite che è per gli animali?-
 I suoi compagni osservarono le tombe rudimentali con attenzione.
 -E se queste fossero le tombe degli abitanti del villaggio che Crowley ha rapito?-
Allen annuì.
-Prima quella donna chiamata Eliade ha detto che stava andando a seppellire il signor Franz.-
-E poi il numero di croci coincide con il numero delle vittime.-
Lavi contò velocemente le lapidi improvvisate e si accigliò.
-Ma sono otto...Crowley non ne aveva uccisi nove?-
-Si ma il capovillaggio ha detto che la prima si era vaporizzata, ricordi?-
Mentre gli chiarivano la situazione Allen urtò per sbagliò una croce, che si ruppe e cadde a terra in pezzi.
-AARGH! L’hai rotta!-
Il ragazzo si inginocchiò gesticolando preoccupato.
-Ma l’ho appena toccata! Non volevo, chiedo perdono!-
 Angelica gli andò vicino e gli mise una mano sulla spalla con l’intento di consolarlo, poi notò qualcosa di strano sul suolo. Spostò un po’ di polvere con la punta delle dita e osservò più attentamente.
-Ehi, voi due! Guardate qui!-
I compagni si avvicinarono per vedere cosa avesse attirato la sua attenzione. Sul terreno, confusi in mezzo e terriccio e fango, c’erano dei piccoli pentacoli neri.
-E’ il virus del sangue degli akuma.-
-Non vorrà mica dire...che qui sotto è sepolto un akuma?-
Lavi andò verso un’altra croce e mosse un po’ la terra davanti a essa.
-Ehi, anche qui ci sono dei pentacoli!-
Rifletté qualche secondo.
-Adesso che ci penso...anche prima quando quel fiore ha divorato il signor Franz mi è sembrato di vedere dei pentacoli...-
Angelica e Allen si guardarono e realizzarono subito cosa intendeva l’amico.
-Forse è perché...ma certo!-
-Stava mangiando un akuma!-
Rimasero in silenzio per un po’, scrutando uno ad uno i grezzi sepolcri che li circondavano.
-Ragazzi, proviamo ad esumarli... forse... forse stiamo facendo un grosso errore!-
Lavi sospirò.
-Pare che dobbiamo fare per forza così per appurarlo, eh?-
 
Angelica annuì, poco convinta: violare una tomba non era esattamente quella che lei avrebbe definito l’idea del secolo.
‘I morti non dovrebbero essere disturbati...umani o akuma che siano...’
pensò, gravemente.

 

* * *

 
I due ragazzi si erano rimboccati le maniche e, muniti di pala, avevano iniziato a scavare davanti a una delle croci di legno.
Angelica si era messa seduta e li aveva guardati lavorare.
Avrebbe voluto aiutarli, ma ogni volta che si era offerta di fare qualcosa avevano entrambi declinato dicendo di lasciar fare a loro uomini forti e robusti (ovviamente un’osservazione di Lavi) e che le donne erano troppo deboli per scavare.
Così aveva aspettato, l’espressione corrucciata.
Aspettò e aspettò finché dalla terra non emerse una bara di ruvido legno, inchiodata rozzamente.
Allen e Lavi si asciugarono il sudore dalla fronte e osservarono il loro lavoro.
 
-L’abbiamo tirata fuori, eh?-
-Già...-
Peccato che, ora che il più della fatica era fatto e la verità era a un passo da loro, nessuno dei due sembrava intenzionato a fare di più.
-Ehm...ehi Allen, perché non la apri tu?-
-Cosa? No, ehm...aprila tu!-
-Daai, con la sfacchinata che abbiamo fatto vorrai avere tu questa soddisfazione, no?-
-Ma no, la lascio volentieri a te!-
Angelica a quel punto perse la pazienza e li superò spingendoli da parte entrambi.
-Uomini...-
borbottò, guardandoli male. Poi disse a voce alta, con un tono evidentemente ironico:
-Lasciate fare a me, che sono una donna tenace e coraggiosa...profanare tombe non è un lavoro per voi ometti...!-
 
‘Vendetta!’
Sorrise tra sé dopo aver formulato quel pensiero.
Si avvicinò alla bara e afferrò il coperchio con mani tremanti.
Fece un sospiro e lo sollevò.
I chiodi si piegarono dolcemente e il legno fragile si spaccò per rivelare un corpo marcio e in disfacimento.
 
-La carne si è putrefatta... è un akuma!-
 
Sotto la pelle ormai rarefatta si vedeva chiaramente la struttura basilare di un akuma, con tanto di pentacolo sulla fronte.
I tre ripeterono l’operazione con le tombe rimanenti.
Lavi si coprì naso e bocca con la sciarpa.
 
-Che puzza! Beh, ormai mi sembra ovvio: sono tutti akuma. I pentacoli sul terreno sono dovuti alla fuoriuscita delle sostanze che avevano al loro interno, quando il corpo si è decomposto.-
Angelica si spolverò la terra dai vestiti scrutando con apprensione i corpi disfatti.
-Insomma il barone ha cacciato akuma per tutto questo tempo...-
Allen, a qualche passo di distanza, si mise una mano sul mento e rifletté su quanto avevano scoperto.
-E se attaccasse soltanto akuma?-
Lavi si alzò in piedi e si tirò giù le maniche.
-Sembra che questa non sia una semplice caccia al vampiro...in realtà Crowley è...-
Angelica si voltò appena in tempo per vedere un’ombra muoversi sinistramente alle spalle del compagno dai capelli rossi. Un brivido le attraversò tutto il corpo come una scossa elettrica.
-LAVI! Attento!-
Troppo tardi. Crowley colpì il ragazzo con forza sovrumana e lo spedì contro la parete esterna del castello, facendogli perdere i sensi.
-Siete stati voi? Mi avete fatto arrabbiare!-
Angelica e Allen si portarono uno vicino all’altra e guardarono nervosamente nella direzione in cui si trovava il vampiro. Crowley si lanciò addosso ai due esorcisti che a fatica riuscirono a tener testa al suo attacco mentre tentavano in tutti i modi di convincerlo delle loro buone intenzioni.
-Signor Crowley, la prego! Non abbiamo intenzione di eliminarla!-
-Per favore ci ascolti!-
Lui per tutta risposta scoppiò a ridere.
-Hah! Avete visto il vostro compagno morire e ve la state facendo sotto?-
 
Angelica a quella frase sussultò.
‘No...non è morto...non può essere. Stai calma... stai calma!’
Allen nel frattempo aveva disattivato la sua arma, cercando così di attirare l’attenzione di Crowley per potergli parlare.
 
-Ascoltate ciò che ho da dirvi! Gli abitanti del villaggio sepolti in quel cimitero sono tutti akuma! Voi lo sapevate?-
Angelica tentò di dargli manforte.
-Barone Crowley, siete sicuro di essere davvero un vampiro?!-
Lui si accigliò.
-Se sono un vampiro...?-
Ci furono attimi di silenzio, in cui il tempo parve essersi congelato. Prima che potesse rendersene conto, Allen se lo ritrovò alle spalle.
-Non mi importa degli akuma...-
si sporse in avanti e morse il ragazzo sul collo, strappandogli anche delle ciocche di capelli.
-A me basta gioire di questo immenso piacere.-
 
Scivolò all'indietro portandosi lontano dai due esorcisti.
Allen si teneva la nuca con espressione dolorante, mentre Angelica quasi non riusciva a muoversi, immobilizzata dalla paura.
Crowley intanto continuava il suo soliloquio.
 
-Voglio godermi la vita come voglio! Senza legami o ostacoli da parte di nessuno! Non ho alcuna intenzione di farmi dire come devo vivere!-
si voltò in direzione di Allen, con fare minaccioso.
-Per questo... ucciderò anche te!-
Gli si scagliò addosso con inaudita violenza, facendo volare il ragazzo contro la parete esterna del castello.
-ALLEN!-
Angelica vide il suo compagno schizzare via e non riuscì a trattenersi dall'urlare. Crowley si girò verso di lei con un inquietante sorriso in volto.
-E adesso tocca a te...-
 
Lei deglutì e impugnò meglio la spada.
Abbassò la testa e strizzò gli occhi, incapace di fare qualunque altra cosa.
Allen era sparito...Lavi forse era morto...era completamente sola e aveva paura.
Un boato spaventoso la riportò alla realtà:
davanti ai suoi occhi non c'era più quel vampiro assetato di sangue, ma il martello di Lavi.
Era ancora di dimensioni gigantesche e aveva mancato Crowley di pochissimi metri.
In cima all'arma c'era il rosso, ammaccato, coperto di sangue...ma vivo.
Fece una pernacchia.
 
-Prr. Per chi ci hai preso, idiota?-
Appena lo vide Angelica sentì una gioia incontenibile scuoterle tutto il corpo.
-Lavi! Lavi, stai bene!-
Non era una domanda, se lo diceva forse riusciva a convincersene. Il ragazzo guardò nella sua direzione e sorrise.
-Ehi Ann! Come va, laggiù?-
poi volse di nuovo lo sguardo verso il vampiro.
-Mi hai fatto davvero un po' arrabbiare. Facciamo così: prima ti rovino e poi parliamo.-
Crowley, a sua volta, sorrise.
-Interessante...-

 

* * *

 
-... e poi gli akuma sono macchine che si nascondono nel corpo degli esseri umani!-
-Tsk!-
-Quindi tu hai sempre succhiato sangue di akuma!-
-Tsk!-
Lavi stava cercando di convincere Crowley delle loro supposizioni, il tutto ovviamente non certo stando seduti ad un tavolo. Mentre parlavano combattevano selvaggiamente uno contro l’altro.
-Hah! Non ti credo! Se fosse vero a questo punto dovrei già essere morto a causa del loro veleno!-
Angelica cercava come poteva di aiutare l’amico in quello scontro disperato.
-Non è per forza detto! Potresti essere un compatibile di tipo parassita, come Allen, In quel caso il veleno non avrebbe effetto!-
Lavi annuì.
-Finora hai inconsciamente assalito akuma. Io credo che quei denti durissimi siano fatti di Innocence.-
La sua affermazione doveva aver suscitato dei dubbi a Crowley, perché smise di attaccarli e stette in silenzio ad ascoltarlo.
-Se ti piace cacciare akuma, unendoti a noi ne potresti avere quanti ne vuoi. Ho preferito parlartene prima... sembra che non ci si possa andare piano con te. La risposta dammela pure quando ti svegli... Kuro-chan.-
 
Sollevò il braccio destro, con cui teneva il martello, e intorno a lui apparvero degli strani simboli che giravano e giravano.
Ma all’improvviso il vampiro iniziò a urlare, tenendosi la testa.
I due esorcisti erano completamente basiti.
 
-O-ohi... ? Cosa ti succede?-
L’altro si appoggiò ad un albero, senza smettere di gridare.
-Possibile che...? Dann... HO FINITO IL CARBURANTEEEE! E’ la fine, invero!-
e cominciò a prendere a testate il tronco dell’albero balbettando qualcosa. Lavi guardò Angelica, che gli restituì lo stesso sguardo interrogativo.
-Sembra che stia affrontando una specie di dilemma...-
-Già, sembrerebbe...beh, non importa! Questa è una grande opportunità, non trovi?-
Si scambiarono occhiate d’intesa e annuirono. Il ragazzo roteò il martello con una mano mentre con l’altra si portava vicino la compagna e le mormorava all’orecchio:
-Fai attenzione, potresti sentire un po’ caldo.-
 
Lei lo guardò confusa, un po’ per quell’affermazione strana, un po’ per il fatto che di punto in bianco l’avesse abbracciata come se niente fosse.
Comunque assentì silenziosamente, mettendogli un braccio intorno alla vita.
Il rosso si fece serio e tornò a scrutare quei grandi simboli che ruotavano intorno a loro.
 
-Innocence... secondo livello sbloccato... timbro!-
I marchi smisero di muoversi e Lavi colpì quello davanti a loro.
-Gouka Kaijin...-
dall’arma cominciarono a sprigionarsi timide fiamme vermiglie.
-Hi-ban!-
 
Detto questo abbatté  il martello a terra.
Sul terreno apparve lo stesso simbolo di prima, solo molto più grande e di un colore rosso brillante.
Dal cerchio uscirono delle lingue di fuoco che avvolsero Crowley da capo a piedi e lo trascinarono attraverso le mura del castello.
Angelica osservava quello spettacolo straordinario a bocca aperta.
Sentì il ragazzo vicino a lei mormorare.
 
-Stai tranquillo, mi sono trattenuto.-
Quando le fiamme sparirono scomparve anche il simbolo rosso sul terreno. Lavi avvertì la stretta del braccio di Angelica sulla sua schiena.
-Ehi, tutto bene?-
le chiese preoccupato. Lei alzò la testa: aveva gli occhi lucidi.
-Sì... però avvisa la prossima volta che fai un cosa del genere...!-
La osservò per un po’, quella figura piccolina che si aggrappava a lui con tutte le forze, poi sorrise dolcemente e la cinse con entrambe le braccia.
-Non farebbe lo stesso effetto, no? Sono un uomo dalle mille sorprese, io!-
Lei si lasciò abbracciare e gli strinse un braccio.
-Anche troppe per i miei gusti... prima ho pensato che fossi morto...-
abbassò lo sguardo.
-Non farmi... mai più... uno scherzo del genere... chiaro?-
Lui scoppiò a ridere.
-Ma sì, ma sì... prometto! Tu ti preoccupi troppo...!-
-Sei tu che mi fai preoccupare!-
Lui rise di nuovo.
Adesso dovremmo andare a vedere che fine hanno fatto Allen e Kuro-chan, non credi?-
 
Author corner: bene, ecco qui! Che ne pensate?? Fatemelo sapere, eh? Aspetto notizie da tutti, mi raccomando! Scrivetemi, anche per dirmi che la storia fa schifo! Ok, allora vi aspetto al prossimo capitolo (che arriverà prestissimo perché odio il numero 4... -.-).
Spero che mi seguiate ancora in tanti, grazie davvero a tutti voi!
Yami =^.^=

 

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Capitolo 5
*** Andare avanti: serve una ragione? ***


Lavi:ciao rega! Come andiamo?
Allen: sorpresi? Beh, l’autrice in questo periodo non è disponibile, quindi...
Kanda: tch! Taglia corto mammoletta, dì piuttosto che quell’imbranata si è ritrovata con una montagna di compiti e tonta com’è non riesce a venirne a capo! Quindi ci ha mollato il capitolo e tanti saluti!
Angelica: ma stai un po’ zitto, codino! Tutti hanno i loro problemi, Yami per questa volta non potrà farci compagnia (è impegnata in un incontro ravvicinato del terzo o quarto tipo con le funzioni goniometriche...)
Lavi: metticela tutta, miss Yami! Siamo tutti con te! *alza i pollici*
Allen: su, non perdiamo tempo che la gente qui aspetta! C’è una tabella di marcia da rispettare!
Angelica: giusto, cominciamo subito con i ringraziamenti!
Kanda: tsk! Visto che sono obbligato...quell’imbecille dell’autrice ringrazia Angy_Valentine e il mio omonimo Kanda92 per le loro recensioni e per aver aggiunto questa schifezza di storia alle seguite.
Allen: inoltre un enorme grazie va ancora una volta a Aryadaughter per aver messo la storia tra le seguite ed ex novo a LadyWolf che l’ha addirittura aggiunte tra le preferite...
Lavi: miss Yami ha dovuto mettere un triplo bypass perché il suo cuore reggesse a tutte queste buone notizie!
Angelica: e ovviamente grazie a tutti voi che ci avete seguiti fino a qui!
Kanda: si, certo, molto interessante (come no...) ma io direi che la gente non ha voglia di stare a sentire voi che blaterate!
Lavi: accipicchia Yuu, come sei acido!
Kanda: grrrr! Chiamami di nuovo così e ti faccio a fette!! *prende Mugen*
Angelica: ehm...mentre noi sediamo la riss...cioè, mettiamo ordine nel gruppo vi lasciamo al capitolo 5...
Allen: ci vediamo alla fine!! :)
 
CAPITOLO 5 – Andare avanti: serve una ragione?

-Yo Allen! Ti vedo bene!-
 Questa la prima frase che Allen sentì dopo essere stato afferrato per la giacca dal braccio forte di Lavi.
 -Lavi! Angelica! State bene?-
 
Alzò la testa e vide i due amici a cavallo del martello del rosso, che gli sorridevano.
Quando misero piede a terra videro qualcosa che riempì tutti di stupore:
Crowley, gravemente ferito dalle fiamme di Lavi, giaceva sul pavimento del castello tra le braccia di Eliade, altrettanto messa male e con gli abiti a brandelli.
Ma non era questa la causa del loro sgomento.
Dal corpo di Eliade usciva una figura dalle fattezze spaventose, avvolta in bende biancastre e circondata da un inquietante alone viola.
Crowley fissava quella cosa con gli occhi sbarrati e i tre lo sentirono chiedere:
 
-E-Eliade...cos’è quello?-
-Uh?Cosa?-
-Q-Quella cosa che esce dal tuo corpo...invero...-
 
lei alzò gli occhi per capire di cosa stesse parlando e anche la sua espressione cambiò.
Lavi mormorò:
 
-Direi che è un’anima richiamata dall’oltretomba per essere utilizzata come forma di energia per un akuma...è così, Allen?-
 Anche Angelica fissava quel punto davanti a sé con gli occhi dilatati.
 -Ma se è così...perché diamine riusciamo a vederla anche noi...?-
-E’ per...per colpa di quel tuo occhio, Allen?-
 
Il ragazzo dai capelli bianchi si coprì la parte sinistra del viso, a disagio.
Lavi invece urlò nella direzione di Crowley.
 
-Kuro-chan! Quella gnocca è un akuma! Te lo abbiamo spiegato prima, no? E’ un nostro nemico!-
 
Il barone guardò disorientato nella direzione del ragazzo, poi di nuovo verso Eliade.
Ma quando lo fece ciò che vide non fu più la bella ragazza bionda che lo aveva affettuosamente accudito per tutto quel tempo.
Al suo posto c’era una creatura deforme e spaventosa che lo scrutava con i suoi occhietti cattivi.
 
-Uff...ti farò a pezzi!-
 
A quelle parole, pronunciate con tanta semplicità dall’enorme mostro, cominciò ad attaccarlo senza pietà.
Lavi cominciò a strillare isterico.
 
-E’ un casino! Kuro-chan ha combattuto con noi ed è ridotto uno schifo! Dobbiamo aiutarlo!-
 
Fece un passo avanti ma fu sorpreso dal pavimento che aveva iniziato a sgretolarsi.
Dal pianale spuntò una gran quantità di quei fiori giganteschi che li avevano fatti impazzire non molto tempo prima.
 
-I fiori hanno distrutto il pavimentoooo!!-
-Ma come? Ce n’erano ancora?!-
-Maledettissimi fioriii!!-
-Ce ne sono sempre di più!-
-Ma che caspita di problema avete voialtri con noi, si può sapere?!-
-Così non possiamo andare da Kuro-chan!!-
Angelica si sentì afferrare di nuovo per la caviglia e sollevare a mezz’aria.
 -Eh no! Di nuovo?! Ma basta!! Che diavolo vi ho fatto io?!-
 
e di nuovo ringraziò il cielo per aver chiesto di non avere l’uniforme con la gonna.
I suoi compagni non erano certo messi meglio: entrambi erano stati presi da quelle liane spinose e ora stavano con i piedi penzoloni a diversi metri da terra.
A Lavi era addirittura caduto il martello e a un certo punto si ritrovò con un fiore attaccato ad una gamba.
 
-AHIIII! Porca miseria! Non riesco a vedere Kuro-chan!-
 
Si sentivano strani rumori provenire dal basso, come quelli prodotti da una violenta lotta, ma impegnati com’erano in quel momento non riuscivano a capire bene cosa stesse succedendo.
Angelica stava ancora litigando con il fiore che la stava sbattendo a destra e a manca (sempre a gambe all’aria) quando sentì Allen che strillava.
 
-Waaah! Lavi!!-
 
La ragazza si girò a guardare come poteva e vide che il rosso era stato completamente avviluppato in una di quelle corolle enormi, tanto che di lui spuntava solo un braccio.
Si potevano sentire chiaramente le sue urla disperate.
Allen, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, cercò di calmare l’amico.
 
-Laviii! Adesso calmati e fai come ti dico!-
-Ma sei scemo?! Se sto calmo questo fa in tempo anche a digerirmi!-
-CALMO! Mi sono ricordato di una cosa: quando stavo con il maestro per un po’ di tempo mi sono occupato di una pianta simile a questa! Certo, era un po’ più piccina...-
-Cosa?! Allora sai come fermarle?-
Angelica si inserì nel discorso.
-E’ molto interessante, ma non puoi darti una mossa?! Mi stanno stritolando una gamba, qui!-
-D’accordo ragazzi, ascoltate bene quello che vi dico!-
-Sbrigati, Allen!-
-Allora, questi fiori non attaccano chi si dimostra ben disposto nei loro confronti. Quindi dobbiamo dimostrare loro affetto!-
La ragazza era l’elemento più scettico del gruppo.
-Ma sei fuori di testa?! Questi vogliono mangiarci, mica staranno a darci retta!-
Ma nessuno dei due maschi la stette a sentire.
Entrambi cominciarono a urlare come due matti:
-I...LOVE...YOUUU!! Vi amo! Vi adoro!-
 
ci vollero parecchio tempo e parecchia forza di volontà, ma alla fine i fiori li lasciarono andare.
Angelica, invece, era rimasta dov’era.
Anzi, la liana si era avvolta ancora di più intorno alla sua gamba, puntando anche verso la seconda.
 
-Forza, Ann! Hai visto, no? Con noi ha funzionato! Avanti, fallo anche tu!-
 
Lavi cercò di convincerla ad imitarli.
Lei fece un profondo sospiro.
 
-Uff! E va bene!-

Cercò di girarsi in modo da guardare in alto, verso le piante.
Poi, con molta tranquillità e delicatezza, sussurrò qualcosa che il ragazzo appena lì sotto non udì.
Fatto sta che le liane di colpo lasciarono la presa e lei iniziò a precipitare verso il suolo.
 
-Ma che dia...?!-
 
fu tutto quello che riuscì a dire.
Non si aspettava certo di essere mollata così, dannazione!
Per fortuna Lavi ebbe la prontezza di riflessi di afferrarla al volo, evitandole una rovinosa caduta di testa contro il duro pavimento di pietra.
La stava tenendo ancora in braccio quando da sopra di loro cominciarono a cadere gocce d’acqua fredda.
 
-Piove...?-
-Dentro ad un castello...? Non è possibile, dai!-
 
Mentre Angelica toccava finalmente terra con i piedi Allen li raggiunse e tutti insieme andarono alla ricerca di Crowley.
Lo trovarono in ginocchio, piangeva e stringeva tra le braccia quello che rimaneva del corpo di Eliade, riconoscibile solo per i codini biondi e parte del viso, il resto era completamente atrofizzato e annerito, a causa dello stesso vampiro che le aveva preso tutto il sangue che aveva.
La guardarono in silenzio mentre si riduceva ad un mucchietto di cenere e spariva.
Allen fu il primo che cercò di approcciarsi al barone, ancora in lacrime e scosso dai singulti del pianto.
 
-Signor Crowley...-
 
Venne interrotto prima di riuscire a finire la frase:
Crowley sembrava aver ritrovato la parola e mormorava.
 
-Questi stupidi fiori...-
poi alzò il volume della voce.
-Fiori grotteschi! Fiori orribili! Fiori inutili! FIORI MALEDETTIIII!-
 I tre esorcisti ebbero giusto il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo, quando un altro di quegli enormi fiori li chiuse tra le sue fauci.
 -WAAAH!-
-Kuro-chan! Ma che cavolo fai?!-
-Signor Crowley, ha fatto arrabbiare il fiore!-
-Bastaaaa! Non ne posso più di questi cosi!!-
-Fate silenzio, invero!-
 Crowley ricominciò a piangere senza controllo.
 -Io...io ho distrutto Eliade...ormai...non ho più nemmeno la forza per vivere...non merito di vivere!-
 
Un unico pensiero attraversò la mente dei tre amici.
‘Vuole suicidarsi...? Ma perché ha coinvolto anche noi??-
L’altro urlò:
 
-Avanti uccidimi, imbecille di un fiore!-
 Ci fu una reazione di panico istintiva.
 -Waaah! Fatelo stare zittooooo!!-
-Zitto, ‘sta zitto demente!!-
 Allen ebbe la prontezza di riflessi di tappargli la bocca.
 -Per favore calmatevi!-
cercò di distrarlo facendolo pensare ad altro.
-Guardate, avete una ferita al braccio destro.-
 Crowley alzò le spalle.
 -Quella guarirà subito se bevo altro sangue di akuma...-
si rese conto in ritardo di quanto aveva detto.
-Ah ah...sono diventato un mostro orribile...ho persino ucciso la persona che amavo...-
fece una breve pausa, il suo sguardo era amareggiato e triste.
-Io...voglio morire...-
 Allen gli si avvicinò come poté e lo prese per il colletto della camicia.
 -Se soffri così tanto allora diventa un esorcista! Gli esorcisti distruggono gli akuma. Tu hai distrutto un akuma che si chiamava Eliade, niente di più. Ma se continuerai a distruggerli quella diventerà la ragione per cui hai distrutto Eliade. Se si ha una ragione si può vivere, facendo di quella ragione il proprio motivo di esistere!-
 
I suoi due amici lo guardavano con gli occhi dilatati, senza sapere cosa dire.
Crowley chinò la testa e continuò a singhiozzare.
Angelica si mise a ripensare alle parole di Allen.
‘Se si ha una ragione si può vivere...facendo di quella ragione il proprio motivo di esistere.’
Ma allora lei cos’aveva? Qual’era la sua motivazione, il pensiero, la cosa che le permetteva di andare avanti?
 

* * *

 
Lavi porse a Crowley il foglio su cui aveva scarabocchiato un ritratto del Generale Cross.
-Ecco, è fatto così...-
-Uhm...si, quest’uomo in effetti è venuto qui, invero...-
 I tre esorcisti spalancarono gli occhi.
 -E che cosa sarebbe venuto a fare qui?-
 
chiese Allen.
Il suo amico, intanto, si strofinò la sua zazzera rossa con una mano:
avevano tutti abiti e capelli fradici e così si erano messi a parlare in quella zona riparata del salone per asciugarsi.
Lo sguardo gli cadde su Angelica che aveva un’aria estremamente corrucciata:
stava cercando in tutti i modi di sciogliersi i capelli, che a causa della polvere e del violento combattimento si erano trasformati in un groviglio intricatissimo.
Le si avvicinò e le tolse le mani dalla treccia arruffata.
 
-Cosa fai...?-
-Faccio io, almeno vedo cosa sto combinando.-
 
disse, mentre iniziava a tirarle via le forcine dalla testa.
Lei lo lasciò fare senza protestare.
Nel frattempo la conversazione con il vampiro andava avanti.
 
-Quel forestiero ha detto di essere un amico del mio nobile nonno, di aver saputo della sua morte e di aver riportato una cosa che gli era stata affidata...-
-Una cosa che gli era stata affidata? E cos’era?-
-Un fiore...un piccolo fiore carnivoro.-
 Allen a quella risposta si fece cupo.
 -Un fio...deve essere quello...-
 
Crowley lo guardò confuso.
Lavi, senza alzare gli occhi dal suo lavoro, lo tranquillizzò.
 
-Non farci caso, sta solo facendo un viaggio nel suo orribile passato...approposito: quell’uomo era venuto solo per riportarti quello?-
-Si, però quel fiore era strano...all’improvviso mi morse e appassì immediatamente. Subito dopo sentii una strana sensazione e all’istante persi tutti i denti, rimpiazzati da queste zanne. Ripensandoci forse quel fiore era l’Innocence di cui parlate. Da quel giorno cominciai ad assalire gli akuma e incontrai Eliade...-
 Angelica lo guardò seria.
 -Noi stiamo cercando quell’uomo. Hai idea di dove potrebbe essere?-
-Mi chiese di prestargli del denaro in nome dell’amicizia con il mio nobile nonno perché voleva andare in un paese orientale...-
 
Il pensiero di Allen era evidente sul suo viso:
‘Non è possibile! Anche qui ha chiesto dei soldi...?!-
Mentre il ragazzo finiva di deprimersi, Lavi tolse l’ultima forcina dalla testa di Angelica e cercò di domare i suoi capelli aggrovigliati passandoci le dita in mezzo.
Lei rabbrividì leggermente al contatto.
 
-Quasi finito! Caspita, hai dei capelli morbidissimi, lo sai?-
ridacchiò.
Lei arrossì prima di rispondere.
-Ehm...gr-grazie...-
 Crowley si alzò in piedi e li guardò uno per uno.
 -Potreste aspettarmi fuori dal castello, per favore? Devo fare i preparativi per il viaggio, invero.-
 
I tre amici sorrisero.
 

* * *

 
Angelica si toccò i capelli con una mano: dopo averli districati Lavi era riuscito a legarli alla base della testa in una coda ordinata che ora le ricadeva lungo la schiena.
 
-Ti piace come li ho sistemati?-
 Come se lo avesse chiamato il rosso apparve alle sue spalle con un sorrisone sul viso, a cui lei rispose timidamente.
 -Si, molto...sono comodi...-
-Beh, così si vede anche che sono lunghi...li porti sempre raccolti!-
-E’ che mi ci trovo meglio, tutto qui...-
 Lui le mise una mano sulla testa.
 -Massì, tanto comunque li metti stai sempre bene!-
 
Lei arrossì violentemente e abbassò lo sguardo.
Il sorriso sul volto di lui si allargò.
Poteva dire di divertirsi a mettere in imbarazzo quella ragazza tanto timida e riservata, era davvero semplice farla arrossire per niente.
Quando Allen li sorpassò decise di lasciarla in pace: sarebbe stata capace di svenirgli in braccio se fosse andato avanti!
 
-E’ stata una nottata davvero dura, eh?-
 Il ragazzo dai capelli bianchi lo guardò sorridendo appena.
 -Però abbiamo trovato degli indizi sul maestro. Con tutti i soldi che si è fatto prestare si potrebbe arrivare fino in Cina!-
-E allora perché sembri così abbattuto?-
 
Nonostante il timido sorriso era ovvio che qualcosa lo preoccupava.
Angelica gli andò vicino e gli mise una mano sulla spalla.
 
-Non fare quella faccia. Non hai fatto niente di male, anzi! Io credo che tu abbia fatto bene a dire a Crowley quelle cose. In questo momento lui ha proprio bisogno di una “ragione” per andare avanti e tu gliene hai data una.-
 
All’improvviso ci fu un boato terribile dietro di loro.
Quando si voltarono videro che il castello era completamente avvolto dalle fiamme.
 
-Oh mio...-
-Kuro-chan è ancora lì dentro!-
-Non sarà che lui...?-
 Ma subito dopo si tranquillizzarono lo videro uscire dalla porta principale perfettamente incolume.
 -Cosa sono quei volti? Pensavate che fossi morto? E’ tutto a posto, invero!-
 
 
Author Characters corner:
Angelica: ouch! Lavi lascia stare i miei capelli! Ci hai armeggiato abbastanza, mi sembra!
Lavi: ma sono così morbidi e...oh! Ehi ragazzi! Il capitolo è finito!
Allen: cosa?! Ma...ma è durato meno degli altri!
Kanda: tch! Quell’idiota! Non solo lo ha appioppato a noi, ci ha anche lasciato un lavoro fatto male!
Angelica: smettila di fare lo scontroso! E’ un po’ più corto degli altri, che ci dobbiamo fare?
Lavi: sono sicurissimo che miss Yami rimedierà nel prossimo capitolo! Non ho dubbi!
Allen: bene gente, è tutto per questa volta! Vi ringraziamo di nuovo sentitamente per aver letto fino a qui!
Angelica: e ovviamente vi invitiamo come sempre a recensire per far sapere all’autrice cosa ne pensate.
Kanda: tsk! Potete anche scrivere che questa storia è una schifezza (tanto è la verità...)!
Lavi: speriamo di vedervi anche la prossima volta! Miss Yami sta già lavorando al capitolo 6! Abbiate fede: arriverà prima possibile!
Angelica: arrivederci alla prossima volta e grazie mille per il sostegno che ci date!
 

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Capitolo 6
*** Avere un po' di pace: è possibile o chiedo troppo? ***


Allen:ciao a tutti voi, lettori!!
Lavi: siamo ancora qui!
Kanda: già, e vorrei proprio sapere perché! Dove si è cacciata l’autrice??
Crowley: lady Yami ci ha comunicato di essere indisposta, invero.
Angelica: sembra che sia a letto con l’influenza...
Kanda: influenza? Ma possibile che quell’idiota ne abbia sempre una?!
Lavi:  dai Yuu, non arrabbiarti! Guarda il lato positivo: almeno ha fatto in tempo a finire il sesto capitolo...
Kanda: sai che roba! L’ha rifilato comunque a noi!
Crowley: allordunque! Non perdiamo tempo che i lettori  aspettano, invero!
Angelica: giusto! Cominciamo subito con i saluti!
Allen:  ringraziamo sentitamente Angy_Valentine, Kanda92 eAryadaughter per aver mantenuto la storia tra le seguite! E grazie anche a Lady Kamelot che l’ha aggiunta da poco!
Lavi: e grazie anche a LadyWolf che continua a perseverare e tiene la storia tra le preferite!
Crowley:  senza dimenticare tutti voi fedeli lettori che avete letto fino a qui! Grazie infinite, invero!
Angelica: però, ragazzi: l’autrice Yami sarebbe ancora più contenta se recensiste! Davvero, la cosa la farebbe davvero felice!
Lavi: e se la scrittrice sprizza di gioia è anche più motivata a scrivere, non trovate?
Crowley: quindi RECENSITE, invero! Per favore!
Kanda:  poche ciance, insomma! Qui si fa bighellonaggio, altroché!
Allen: per una volta hai ragione! Bene, di seguito il capitolo 6!
Angelica: ci vediamo alla fineeeee! ^_^
 
CAPITOLO 6 – Avere un po’ di pace: è possibile o chiedo troppo?

I tre esorcisti e Crowley erano seduti ai loro posti sul treno che li avrebbe ricongiunti a Bookman e Lenalee.
Anche se in effetti sarebbe più corretto dire che Crowley era rannicchiato di fianco ad Angelica, piangendo come un disperato mentre la ragazza cercava di consolarlo, aiutata dai suoi amici.
 
-Dai Kuro-chan, non prenderla così male! Abbiamo cercato di spiegare come stavano le cose agli abitanti del villaggio, ma non hanno voluto crederci!-
 
Il poverino in realtà aveva tutte le ragioni per essere abbattuto:
dopo essersi allontanato dal castello in fiamme, il quartetto aveva raggiunto il villaggio.
I tre amici avevano tentato di far capire alla gente cosa aveva fatto realmente Crowley per tutto quel tempo, ma per tutta risposta avevano ottenuto solo insulti e urla di disappunto.
Alla fine, in un coro infinito di persone che dava loro dei mostri, avevano preso il vampiro per le spalle e se ne erano andati.
Allen rivisse la scena con la mente, poi disse:
 
-Beh, comunque capisco come ti senti. Anch’io sono piuttosto irritato.-
 Lavi prese la parola con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
 -Ma si, che te ne importa se non puoi tornare? Per un uomo la casa deve essere il proprio cuore!-
 
I suoi due amici lo guardarono increduli per qualche secondo.
‘Ma tu senti questo...! Alla faccia del plateale!’
Angelica mise una mano sulla spalla di Crowley e gli sorrise.
 
-Senti Crowley: perché non vai a fare un giretto per il treno? E’ la prima volta che ne prendi uno, vero? Almeno ti distrai un po’.-
 Lui la guardò incerto, poi si pulì il viso con una manica e annuì.
 -Si, hai ragione. Vado e torno, invero.-
 
Si alzò in piedi e fece per uscire dal vagone, poi però si voltò verso i suoi compagni di viaggio.
Quelli lo salutarono agitando la mano.
 
-Divertitiii!-
 
Alla fine spinse la porta e uscì davvero.
Dopo che se ne fu andato tutti pensarono la stessa cosa:
‘Diamine, quando non evoca l’Innocence sembra tutta un’altra persona...’
 

* * *

 
-Ohi, Kuro-chaaaaan! Maledizione, come si fa a impiegare tre ore a girare un treno così piccolo?-
 
Il commento di Lavi venne seguito da un profondo sospiro da parte di tutti e tre i compagni.
Crowley li aveva lasciati tre ore prima per fare il suo “giretto per il treno” e non era ancora tornato.
E per quanto potesse essere curioso tre ore erano davvero troppe!
Così i tre si erano messi a cercarlo passando da una carrozza all’altra.
Allen condivise un suo dubbio con il gruppo.
 
-Non si sarà mica perso...?-
 Angelica scosse la testa, rassegnata.
 -In un treno? Dai, può solo fare avanti e indietro! Da qualche parte dovrà pur essere!-
 Entrarono nel vagone seguente e ciò che videro li fece spalancare gli occhi per la sorpresa.
 -Crowley...?!-
 
Già, il poveretto se ne stava seduto per terra, piangendo e tremando di freddo.
La spiegazione è molto semplice: indossava solo la biancheria intima!
Seduti davanti a lui: tre uomini con delle carte da poker in mano e un bambino che stava a guardare la scena.
L’individuo centrale, quello dall’apparenza più giovane, alzò gli occhi verso di loro (o almeno quella fu l’impressione, dato che indossava degli occhiali molto spessi) e disse con tono ironico:
 
-Spiacente ma l’ingresso è vietato ai ragazzini!-
Poi si sporse in avanti verso Crowley.
-Allora, facciamo un’altra mano? Cosa scommetti stavolta?-
-M-ma io...veramente...-
 
Allen si avvicinò al loro amico.
 
-Cosa stai facendo, Crowley?-
-Q-questi uomini mi hanno invitato a giocare con loro a un gioco chiamato poker...e prima che me ne accorgessi sono finito così...-
 
Allen pensò rassegnato:
‘Lo hanno fregato come un pollo...’
I tre intanto continuavano ad incalzare il malcapitato vampiro.
 
-Ohi, ohi! Che fai, scappi?-
-Ormai hai accettato di giocare! Se sei un uomo vai fino in fondo!-
 Vennero interrotti da Allen che gli aveva piazzato davanti al naso il suo soprabito.
 -I bottoni e le decorazioni di questo cappotto sono in argento. Lo punto in cambio di tutti gli averi del mio amico.-
 I suoi compagni lo guardarono sgomenti.
 -Ehi Allen! Ma che stai dicendo?!-
 
I tre uomini accettarono subito la sfida.
Erano evidentemente convinti di vincere e anche Lavi e Angelica erano abbastanza sicuri che Allen non avesse possibilità.
Insomma...non aveva per niente la faccia di un campione di poker...come poteva vincere da solo contro quei tre?
 

* * *

 
-Vedo!-
 
Allen mise in vista le sue carte con un enorme sorriso a solcargli il volto.
Tutti lo fissavano basiti.
I suoi sfidanti ebbero giusto la forza di mormorare:
 
-Scala...reale...?-
-Ho vinto di nuovo io!-
-Aaaah! Maledizioneeeee!-
 
In effetti i tre si erano ritrovati in mutande in men che non si dica: Allen li aveva stracciati una partita dietro l’altra.
Mentre bisbigliavano tra di loro Lavi ne approfittò per avvicinarsi all’orecchio dell’amico.
 
-Dì un po’, ma come fai? Mi sembri un po’ troppo forte...-
-E’ che sto barando...!-
 Il rosso e anche Angelica, seduta vicino a lui, strabuzzarono gli occhi.
 -Che...? Ma vuoi scherzare?-
-Tu saresti un tipo del genere?-
 L’altro si giustificò.
 -Beh, sono stati loro i primi a barare contro Crowley. E poi...non ho alcuna intenzione di farmi battere a carte! Ai tempi del mio addestramento ho perfezionato le mie abilità a costo della vita per mantenermi e pagare i debiti del maestro...-
-Aspetta, quali abilità?-
-Che diamine di addestramento hai ricevuto??-
-Continuerò a vincere senza pietà! Loro fanno combutta in tre, quindi siamo pari!-
 
e continuò a giocare come se niente fosse.
I suoi amici continuarono a fissarlo come imbambolati.
Avevano scoperto un nuovo lato della personalità di Allen, e non erano sicuri che la cosa gli piacesse...
Dopo numerose partite (ovviamente vinte tutte dal ragazzino con i capelli bianchi!) i tre uomini e il bambino scesero dal treno.
Allen, che era perfido ma non fino al punto da lasciarli andare in giro senza vestiti, restituì le loro cose dicendo che gli bastava aver ripreso gli averi del suo amico.
Loro accettarono la sua benevolenza senza fare tanti complimenti, dopodiché il treno ripartì e sparirono alla vista.
 

* * *

 
E finalmente, finalmente, la Cina!
Dopo un viaggio movimentato i quattro amici erano riusciti a lasciare la Romania e a riunirsi con Lenalee e Bookman.
Ci erano voluti parecchi giorni, ma ora eccoli lì, ad attraversare un fiume cinese a bordo di una piccola giunca coperta da un telo.
Angelica si svegliò (ma quando si era addormentata? Non riusciva a ricordare!) e vide, con gli occhi ancora appannati di sonno, che Lenalee e Allen avevano messo la testa fuori dalla coperta di stoffa e stavano parlando di qualcosa.
Non sentendo nulla decise di farsi gli affari suoi e continuare a dormire finché poteva.
Si girò dall’altra parte e si riaddormentò quasi subito.
Venne destata dopo un tempo che a lei parve prossimo allo zero da qualcuno che le scuoteva dolcemente la spalla.
Tenne comunque gli occhi chiusi: non aveva voglia di alzarsi, la posizione era comoda e sotto quella copertina si stava proprio al calduccio, ma chi glielo faceva fare??
Però dopo un po’ cominciò a sentire una strana sensazione.
Come qualcosa di leggero e caldo che le accarezzava delicatamente l’orecchio...
Quando si rese effettivamente conto di cosa fosse fece un balzo di sorpresa e si ritrovò seduta.
Si girò da una parte e, come si aspettava, scorse Lavi che la guardava.
E rideva, la qual cosa le diede parecchio sui nervi.
 
-Buongiorno,fanciulla! Dormito bene?-
-Buongiorno a te! Oh, benissimo! Almeno finché non sei arrivato tu a disturbarmi!-
 Lui rise più forte.
 -Ho interrotto un sogno interessante, per caso?-
-Non è questo! E’ che...mi hai fatto prendere un colpo, diamine!-
-Ho provato a svegliarti con i metodi tradizionali ma tu non ne volevi sapere!-
-Mi hai soffiato in un orecchio!-
-La prossima volta posso andare più a fondo se preferisci!-
 
L’ultima affermazione fu accompagnata da un sorriso sornione.
Il colore sulle guance di lei peggiorò notevolmente, così si affrettò ad alzarsi in piedi e scendere dalla giunca più in fretta che poteva.
Ma sembrava che per quel giorno la povera Angelica non potesse avere pace.
Nel pomeriggio il gruppetto di esorcisti si aggirava vicino a un fiumiciattolo lì nella zona.
Lenalee non era in vista, Bookman e Crowley si erano seduti da qualche parte a riposare.
Allen all’improvviso attivò il suo occhio e iniziò a guardarsi intorno sospettoso.
Poi intimò semplicemente ai suoi compagni:
 
-Lavi, Angelica: abbassatevi.-
-Eh?-
 
Senza capire subito le intenzioni dell’amico i due lo guardarono interrogativi per qualche secondo.
Poi però lo videro attivare la sua Innocence e sparare ad alcuni akuma apparsi dal nulla.
Quando Angelica scorse un proiettile venire con decisione verso di loro cercò di far spostare Lavi tirandolo per una manica.
Il rosso, non aspettandosi quell’improvviso movimento, perse stabilità e cadde addosso alla ragazza, che a causa della differenza di peso rovinò a terra tirandosi dietro anche l’altro.
Morale: Angelica sdraiata con la schiena contro il terreno e Lavi appena sopra di lei, che si teneva in precario equilibrio puntellandosi con mani e ginocchia.
Ci fu qualche secondo di muto e reciproco fissarsi, l’uno perso negli occhi dell’altra e viceversa.
Poi, come attraversato da una specie di scossa, il ragazzo si spostò di scatto e si mise seduto da un lato.
Lei ci mise un po’ di più ma alla fine riuscì a rimettersi dritta, accomodata per terra vicino all’amico.
Allen nel frattempo aveva distrutto tutti gli akuma, eccetto uno che venne prontamente sorpreso dal fuoco del martello di Lavi.
Il rosso tirò un sospiro, poi si girò verso l’albino e gli strillò, irritato:
 
-Adesso però basta, eh! Tu mi fai paura! Mi fai paura, ti dico!-
-Erm...ma perché dici così, Lavi...??-
-Non puoi metterti a sparare così, dal niente! La gente si spaventa!-
-Era per ridurre i danni al minimo!-
 
Intanto Angelica non si era ancora alzata.
Guardava i due ragazzi ancora seduta per terra, quasi priva di espressione.
Lavi si accorse della sua “assenza” e si girò dalla sua parte.
 
-Ehi...tutto bene?-
-La seconda volta...-
-Eh?-
Lei si girò a guardarlo.
-Oggi è la seconda volta che mi fai prendere uno spavento simile...-
 
Stavolta fu lui a mettersi a fissarla con tanto d’occhi.
Poi scoppiò a ridere.
 
-Non c’è niente di divertente! Insomma...tu mi odi, vero?-
-Io? Ah ah no che non ti odio!-
-Invece ti dico di si! Mi odi e stai cercando in tutti i modi di farmi venire un infarto!-
 Lui, senza smettere di ridere, le tese una mano e la aiutò ad alzarsi.
 -Sei tu che non prendi le cose con spirito, Ann! E’ stato un incidente, ridiamoci sopra, no?-
 
Lei annuì guardando da un’altra parte.
All’improvviso si sentì un strano rumore provenire dall’alto seguito dalla voce di Lenalee che urlava per farsi sentire:
 
-Spostatevi!-
 
Questa volta fu Lavi a salvare Angelica prendendola per le spalle e facendola spostare:
Lenalee atterrò una frazione di secondo dopo nel punto in cui la ragazza si trovava prima, con un grosso gatto tra le braccia.
Allen lo vide e si illuminò.
 
-Lo hai trovato?-
-Sì, preso! Non l’ha ancora ingoiato!-
 
Dalla bocca del gatto spuntavano le piccole ali dorate di Timcampi che si agitavano.
Poco tempo dopo il felino sputò fuori il povero golem e fu lasciato libero di andare.
Timcampi volò sulla testa di Allen, che lo rimproverò:
 
-Devi fare più attenzione! Senza di te non sapremmo dove andare, non puoi farti mangiare ogni volta!-
 
Nel frattempo Crowley e Bookman avevano raggiunto il quartetto di esorcisti e avevano assistito alla scena.
Il vampiro fece un sospiro.
 
-Chissà quando troveremo il generale Cross, invero? Sono quattro giorni che siamo in Cina ma di lui ancora nessuna traccia...non sarà mica già stato ucciso...?-
 Allen intervenne con disinvoltura.
 -Impossibile! Quell’uomo non muore nemmeno se lo uccidi!-
-Fai delle strane affermazioni, Allen...-
 Lenalee, poco distante dal gruppetto, si chiese:
 -Chissà quale missione ha portato il generale fino a qui...?-
 
Poi le cadde l’occhio sulla mano sinistra di Allen, quella con l’Innocence: stava tremando.
Gli si avvicinò e gli afferrò il polso, nella sorpresa generale.
 
-Fammi vedere un attimo il braccio!-
 
disse semplicemente prima di tirargli su la manica.
Gli altri compagni spalancarono gli occhi.
 
-Wah! Il tuo braccio...sta andando in pezzi?!-
 
In effetti sembrava ridotto piuttosto male, era come se si stesse sgretolando.
Il ragazzo dai capelli bianchi tentò di dissimulare.
 
-Ma...ma no! E’ tutto a posto! E’ che ultimamente lottando continuamente contro gli akuma forse la mia arma si è un po’ stancata...-
 Ovviamente nessuno se la bevve così, gratuitamente.
 -Mai sentito parlare di armi che si stancano...-
-Mah...sarà che sono un tipo parassita...?-
-Te lo stai inventando adesso, dì la verità.-
-Si sente il rumore delle unghie sui vetri...-
 Lenalee in ogni caso sembrava quella più preoccupata di tutti.
 -E’ da un po’ che lo penso: il tuo braccio sinistro...è molto fragile, vero?-
 
E abbassò lo sguardo.
Allen rimase completamente spiazzato, mentre gli altri lo guardavano malissimo.
 
-L’hai fatta piangere!-
-L’hai fatta piangere!-
-L’hai fatta piangere!-
-L’hai fatta piangere, invero!-
-CHEEEEE?!-
 
Ovviamente serviva tutto a sdrammatizzare, ma l’espressione sul viso della ragazza rimase comunque triste.
Angelica se ne accorse, così si staccò dal gruppo di ometti (che ancora prendevano in girò Allen) e la abbracciò.
 
-Va tutto bene?-
 L’amica le sorrise.
 -Si, più o meno...-
-Vuoi confidarti...?-
-No, non ce n’è bisogno...-
Cercò di cambiare argomento per allontanare gli oscuri pensieri che le popolavano la testa.
-Tu, invece? E’ da tanto che non abbiamo occasione di chiacchierare...-
 L’altra ragazza guardò distrattamente verso i compagni.
 -No, non è successo niente di cui valga la pena parlare.-
 

* * *

 
-Alloooooora...che cosa stiamo cercando esattamente, qui?-
-Non cosa: ma chi.-
 Gli esorcisti si trovavano all’esterno di un edificio nella zona portuale, piuttosto appariscente e luminoso.
 -Il generale Cross è stato l’ultimo amante della proprietaria di questo posto...o almeno così ha detto il venditore di manju...-
 
La soffiata, per così dire, era arrivata grazie ad Allen:
si stava rimpinzando ad un banchetto che vendeva manju quando all’improvviso si era voltato e aveva iniziato a cercare i suoi compagni urlando che il proprietario sapeva qualcosa sul generale.
Quindi erano andati dove gli era stato indicato e si erano trovati davanti a...quello.
Angelica osservò:
 
-Capiamoci: questo posto...è un bordello...-
 Allen non pareva affatto sorpreso.
 -Tipico del maestro...-
 I commenti di gioia cominciarono subito a uscire da tutti:
 -Finalmente abbiamo trovato il generale!-
-Ci è voluto tanto tempo...-
-E tanta strada!-
-Non pensavo che lo avremmo trovato!-
 
Solo Allen non partecipava alla felicità collettiva, se ne stava in disparte rimuginando chissà cosa.
Ad un tratto si trovarono davanti una figura enorme.
 
-Aspettate! Qui non sono ammessi mocciosi né nuovi clienti senza raccomandazione!-
 Lavi e Allen, i più vicini all’inquietante apparizione, tremavano come foglie e cominciarono a balbettare.
 -Mi dispiace! Non so bene perché...ma mi scuso!-
-Non è possibile...è una femmina?!-
 
In effetti era così:
davanti a loro stava una donna altissima e muscolosa, con il capo pelato e lo sguardo minaccioso.
Senza alcuna esitazione sollevò i due ragazzi, uno per mano, che rovesciarono indietro la testa e chiesero aiuto, in preda al panico.
Lenalee gridò qualcosa in cinese, ma all’improvviso, senza bisogno di nulla, scese il silenzio:
la donna stava sussurrando qualcosa ad Allen e Lavi, che ascoltavano attentamente.
 

* * *

 
Alla fine avevano scoperto l’arcano:
la proprietaria del bordello e tutta la sua servitù (compresa quindi la “gentile” signora che li aveva accolti) erano sostenitori dell’Ordine.
Ora si trovavano proprio davanti a lei, la maĭtress:
una donna cinese bellissima dai lunghi capelli corvini e vestita con un abito di taglio orientale.
Tutti la fissavano ammirati e Lavi, tanto per cambiare, ebbe uno dei suoi soliti strike, solo meno plateale del normale.
La donna sorrise gentilmente.
 
-Benvenuti, onorevoli esorcisti. Sono la proprietaria di questo locale, il mio nome è Anita. Piacere.-
Tutti annuirono imbambolati.
-Mi dispiace deludervi, ma il nobile Cross non si trova più qui.-
E questo fu abbastanza per fare uscire tutti dallo stato di contemplazione.
 
-COOOOOOME?!-
-E’ partito per un viaggio otto giorni fa. Però...la nave su cui viaggiava è affondata.-
 
Tutti ammutolirono, cercando di interiorizzare la notizia.
Bookman intervenì:
 
-Avete le prove?-
-Un’altra nave ha ricevuto l’ SOS e si è recata sul posto. Ma non ha trovato né la nave né le persone che erano a bordo. Al loro posto c’erano solo un mare di veleno pieno di strani e spaventosi rottami metallici.-
 Dopo che ebbe finito di parlare il silenzio regnò sovrano finché Allen non lo ruppe.
 -Qual’era la destinazione del maestro? Dov’era diretta la nave prima di affondare?-
I presenti lo guardarono con tanto d’occhi.
-Non è possibile che sia morto, il maestro non è persona da morire per così poco.-
 
Anita lo fissò per qualche secondo.
Poi una timida lacrima iniziò a solcarle il viso.
 
-...lo pensi davvero?-
Si rivolse alla sua servitrice.
-Mahoja. Fai preparare la mia nave.-
Poi tornò a guardare gli esorcisti.
-A partire da mia madre noi abbiamo sempre dato sostegno all’Ordine, seppur nell’ombra. Se intendete seguire il generale Cross vi accompagneremo. La nostra destinazione è il Giappone, nello specifico la città di Edo. Partiremo domani.-
 

* * *

 
Gli esorcisti erano tutti sul ponte della nave (eccetto Allen che si era isolato in cima ad uno degli alberi), aspettando la partenza.
All’improvviso sentirono la voce del ragazzo con capelli bianchi.
 
-Ragazzi! Stanno arrivando degli akuma! Tantissimi akuma!-
 
Tutti si voltarono verso il mare:
un enorme, infinito stormo di akuma stava venendo nella loro direzione, silenzioso e minaccioso.
Angelica, in mezzo al resto del gruppo, sussurrò con un filo di voce:
 
-Mio Dio...!-
 
Author Characters corner:
Allen:WAH! Arrivano! Arrivano gli akumaaaaa!!
Kanda: e vedi di darti una calmata, mammoletta! Il capitolo è finito!
Crowley: già, è tutto per questa volta, invero!
Angelica: di solito non facciamo pubblicità, ma vorremmo ricordarvi la prima fic della nostra autrice Yami: “Help! Girl with hangovers!”.
Lavi: un’altra piccola disavventura vissuta da me e la bionda, qui (che non ha niente a che fare con gli eventi di questa storia!)
Allen: se non l’avete ancora fatto dateci un’occhiata!
Crowley: ci farebbe molto piacere, invero!
Kanda: tch!
Angelica: allora grazie ancora per aver letto fino a qui e speriamo di rivedervi anche al prossimo capitolo!
Lavi: a prestooooooo! ^_^

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Capitolo 7
*** Un cuore che batte: lo senti? ***


Yami:ciao a tutti, ragazzi! Sono finalmente tornata!
Kanda: ed era anche ora! Dove diavolo eri finita?! Hai mollato tutto il lavoro a noi e ti sei dileguata...!
Lavi: dai, Yuu: non fare l’acido!
Angelica: uuuuh, mister frangina è irritato perché nemmeno nell’ultimo capitolo è apparso...?
Kanda: HAI VOGLIA DI FARE A BOTTE, MEZZA CALZETTA?!
Angelica: A CHI HAI DATO DELLA MEZZA CALZETTA?!
Yami: ragazziiiiii!! Non litigate, maledizione!!
Allen: ecco, visto? Avete fatto arrabbiare miss Yami!!
Kanda: tch!
Yami: senti senti, Kandino bello, me li fai tu i ringraziamenti...??
Kanda: non chiamarmi così, fai venire la pelle d’oca...!
Lavi: Yuuuu, miss Yami ti ha appena chiesto una cosa...!
Kanda: e che me ne frega?!
Lavi: va bene, allora lo faccio io: ringraziamo sentitamente Angy_Valentine, Kanda92, Aryadaughter e Lady Kamelot che continuano a tenere la storia tra le seguite!
Allen: e un grazie enorme anche a LadyWolf_ per averla mantenuta tra la preferite!
Angelica: e grazie grazie ancora a tutti i lettori affezionati arrivati fin qui!
Yami: su, bando alle ciance e cominciamo subito! Vi lasciamo al capitolo 7 e ci vediamo alla fine come al solito...! ^_^
 
CAPITOLO 7 – Un cuore che batte: lo senti?

-Sono akuma!-
-Che numero enorme!-
-Presto, tutto il personale alle armi!-
-Sono qui per fermarci?!-
 
Gli esorcisti presenti sulla nave (mancava Lenalee che era andata a telefonare all’Ordine per fare rapporto e non era ancora tornata) attivarono la loro Innocence e si misero in posizione di combattimento.
Ma ciò che fece lo stormo di akuma subito dopo li lasciò a bocca aperta.
 
-Ma che fanno?-
-Hanno oltrepassato la nave...?-
 Non fecero in tempo a dirlo che Allen, ancora in cima a uno degli alberi della nave, venne afferrato per una caviglia e trascinato via insieme alla massa di akuma.
 -Allen!-
 Lavi stava per allungare il suo martello per andare ad aiutare il suo amico ma cambiò idea quando alcuni degli akuma atterrarono sul ponte della nave.
 -Ci sono degli esorcisti!-
-Oh!-
-Incredibile!-
-Ci sono degli umani!-
 
I membri dell’equipaggio si difendevano come potevano con kekkai e armi semplici, gli esorcisti facevano del loro meglio.
Fu una battaglia difficile, tutti si ritrovarono in men che non si dica stanchi e coperti di polvere e ferite.
Lavi ebbe appena il tempo di guardarsi intorno per qualche secondo, per vedere se Allen fosse ancora nelle vicinanze.
L’unica cosa che riuscì a vedere fu il cielo, in lontananza.
 
-Com’è rosso il cielo laggiù...ma che diavolo succede...?-
 
Quell’attimo di distrazione gli costò caro:
finì atterrato sul ponte della nave da un akuma che lo guardava famelico.
Cercò di divincolarsi ma senza successo.
La lama avvelenata dell’akuma si avvicinava sempre di più a lui e l’istinto fu quello di serrare l’occhio con forza.
Poi un rumore strano lo spinse ad aprire la palpebra e guardare.
L’akuma che lo teneva a terra si era ricoperto di un sottilissimo strato di brina argentata e prima che potesse realizzare quanto accaduto esplose in una agglomerato di frammenti metallici.
Dalla nuvola di fumo creata dall’esplosione emerse Angelica, la spada in mano e l’espressione preoccupata.
 
-Stai bene? Sei ferito?-
 Lui le fece uno dei suoi soliti sorrisi.
 -Sto bene, grazie a te. Mi dai una mano?-
 Lei si allungò in avanti e lo aiutò ad alzarsi.
 -Cerca di non distrarti o qui ci lasciamo le penne...!-
-Si, mamma!-
 
Lei lo guardò storto prima di lanciarsi verso un altro akuma lì nelle vicinanze.
Lavi seguì subito il suo esempio e il combattimento durò per molte altre ore.
 

* * *

 
La nave era ridotta un vero schifo.
Praticamente cadeva a pezzi, come del resto i suoi occupanti.
Esausti e feriti, esorcisti ed equipaggio si guardavano intorno cercando i compagni superstiti, cercando una scintilla di vita.
Angelica camminava sul ponte, lo sguardo vuoto e la testa che le girava.
Aveva gli abiti strappati e sentiva il sangue che colava da qualche parte, appiccicoso e caldo, ne sentiva il sapore metallico persino in bocca.
Per un attimo le era sembrato di sentire la voce di Lenalee che chiedeva aiuto e aveva intravisto l’ombra di Lavi scendere dalla nave per andare da lei, ma era tutto così confuso che non ne era sicura.
Vagò avanti e indietro senza meta, guardandosi intorno come se le mancasse il respiro, finché non inciampò in qualcosa e cadde in ginocchio sul legno duro del ponte.
Cercò di rialzarsi ma senza riuscirci.
Dio, come le girava la testa!
Aveva perso tutto quel sangue...? No, certo che no!
Poteva farcela! Coraggio Angelica, alzati!
Riprovò a tirarsi su ma peggiorò le cose: si ritrovò sdraiata e quel punto le si oscurò la vista.
Quando rinvenne si ritrovò su un molo di un porto sconosciuto e la prima cosa che vide fu quel che rimaneva della nave:
un ammasso di legno bruciacchiato e pieno di falle.
Ci mise un po’ ma alla fine riuscì a mettersi seduta, alcuni membri dell’equipaggio che la scrutavano con aria apprensiva.
Poi sentì la voce di Lavi da qualche parte alle sue spalle.
 
-Dov’è? Dove diavolo è?!-
 
Se lo vide arrivare da dietro facendole quasi prendere un infarto.
Lui si mise in ginocchio e la fissò preoccupato.
 
-Tu! Maledetta idiota! Che ti è successo?!-
 Lei impiegò qualche secondo ad elaborare la sua domanda.
 -Non...non lo so...credo di essere svenuta...devo essermi ferita da qualche parte ma non ricordo dove...-
 Lo vide indicare la gamba destra: appena sotto l’orlo dei pantaloncini, tra le fibre dei leggins strappati, c’era una larga fasciatura macchiata di sangue.
 -Oh...-
 
fu tutto quello che riuscì a dire.
Il rosso sbuffò, le mise un braccio sotto le ascelle e la tirò su di peso.
 
-Sei un disastro! La prossima volta stai più attenta!-
 
Lei abbassò lo sguardo, a disagio.
Vennero interrotti dall’avvicinarsi al gruppo di persone di un uomo incappucciato.
Lavi ricordò che Bookman lo aveva avvisato dell’arrivo di un messaggero così si fece attento a ogni movimento dello sconosciuto, che si abbassò il cappuccio e scrutò tutti i presenti.
Lenalee parve riconoscere quell’uomo misterioso e mormorò debolmente:
 
-Voi siete della sede Asia...-
Lui sorrise cordiale.
-Quanto tempo, onorevole Lenalee. Il mio nome è Wong, mi sono affrettato a venire da voi per darvi un messaggio del direttore.-
Lavi si irrigidì.
-Un messaggio?-
-Abbiamo trovato e preso in consegna il vostro compagno, Allen Walker.-
 
Allen? Che diavolo era successo ad Allen?
Angelica alzò lo sguardo disorientata per incontrare quello dell’amico, che ancora la teneva in piedi.
Lui le rispose scuotendo la testa: più tardi le avrebbe spiegato tutto.
Lenalee fece uno scatto in avanti correndo verso Wong, l’espressione sollevata.
 
-Davvero? L’avete trovato? Sta bene? La prego, signor Wong, portatemi da lui!-
-Questo non è possibile. Vi prego di salpare immediatamente.-
Il sorriso che poco prima attraversava il volto della ragazza morì a seguito di quell’affermazione, trasformandosi in una smorfia di incredulità e dolore.
-So che è difficile per voi, ma cercate di comprendere la situazione.-
Ancora una volta Angelica sentì il braccio di Lavi stringerla più rigidamente.
-Lenalee...hai visto anche tu la registrazione di Timcampi. Allen ha perso il braccio sinistro. In quel momento ha smesso di essere un esorcista. Noi dobbiamo proseguire.-
 
Lenalee abbassò la testa e iniziò a piangere in silenzio.
Angelica si liberò dalla stretta dell’amico e si avvicinò barcollando a lei, abbracciandola.
Tutti guardavano a terra, senza dire una parola, finché Anita non constatò:
 
-Ma la nostra nave ha subito molti danni, non possiamo partire subito, ci vorrà molto tempo per ripararla.-
Wong guardò la nave sorridendo.
-Non dovete preoccuparvi. Il quartier generale ha inviato una nuova esorcista. Grazie a lei potrete salpare subito.-
 
I presenti seguirono il suo sguardo con aria interrogativa e videro scendere dalla nave una persona che nessuno di loro aveva mai visto:
capelli scuri, occhi grandi, non più di venticinque anni, una valigia in mano e una divisa da esorcista addosso.
 
-Lei: Miranda Lotto.-
 
La donna mise a terra la valigia e guardò la nave con espressione incerta.
Fece un profondo sospiro e attivò la sua Innocence:
Time Record, uno strano orologio nero che girava sul palmo della sua mano.
In un attimo la nave tornò intera e com’era in origine, senza più nessuna bruciatura né falla.
Miranda tirò un sospirone, evidentemente sollevata.
Quando però vide le espressioni di sorpresa di tutti i presenti improvvisamente si buttò in mare senza un apparente motivo.
 
-AAAAAAH!! Miranda è caduta in mare!!-
-Veramente si è buttata da sola...-
-Ma cosa fateeee?!-
-Lasciatemi perdere, non fate caso a me...!!-
-Aaaargh! Sta annegando!!-
-Su, Lavi, buttati!-
-Eeeeeeh? E perché io?!-
 
Insomma, ci volle un po’ per ripescare la nuova arrivata e rimettere tutti in sesto ma alla fine riuscirono finalmente a salpare alla volta del Giappone.
Miranda, oltre ad aver riparato la nave e aver procurato un bagno in mare a Lavi, aveva portato le nuove divise.
 
-Da parte di Komui e gli altri?-
-Già, mi hanno chiesto di portarvele pensando che le vostre fossero a brandelli.-
 
Data la percentuale superiore di maschietti (alla faccia della galanteria!) Angelica venne “esiliata” fuori dalla stanza in modo che tutti potessero cambiarsi con calma.
Appena finito di indossare la sua, Lavi si mise a saltellare su e giù.
 
-E’ leggerissima e comoda! Ci si muove benissimo!-
Miranda tirò fuori dalla valigia l’unica uniforme rimanente: quella di Lenalee.
Si girò timidamente verso la ragazza, che stava seduta sui gradini della scaletta d’ingresso alla stanza guardando nel vuoto.
Bookman intervenne:
 
-Sta cercando di riprendersi. Si sente responsabile per aver abbandonato Allen ieri notte.-
 
Angelica entrò chiudendosi la porta alle spalle.
Trovandosi davanti la sua amica in quello stato la sua espressione si fece improvvisamente triste.
Scese gli scalini e si unì al resto dei suoi compagni con un sospiro.
Il rumore di un vetro che si rompeva le fece fare un salto per la sorpresa:
Lavi aveva tirato un pugno a una delle finestre della cabina e ora se ne stava lì, con il braccio sollevato a guardare nel vuoto, l’espressione furiosa.
 
-Falla finita...!-
 
rimbrottò Lenalee, guardandola in cagnesco.
La mancanza di risposta che seguì lo fece arrabbiare ancora di più, tanto che alzò il tono della voce.
 
-Non c’era niente che potessi fare! Ieri sera abbiamo combattuto tutti come dei disperati. Non c’era alcuna possibilità di salvarli, non capisci? Questa è una dannata guerra, è inevitabile! Vedi di superare la cosa e alzarti!-
 
Lenalee, ancora immobile e apparentemente assorta nei suoi pensieri, iniziò a piangere in silenzio, cosa che il ragazzo dai capelli rossi non si aspettava (si capì dalla sua reazione di sorpresa).
Tutti i presenti lo guardarono malissimo.
 
-L’hai fatta piangere...-
 
fu la frase che Bookman, Miranda e Crowley gli sibilarono all’unisono.
Bookman fu lesto a scivolare dietro al suo allievo, prendendolo per il collo e atterrandolo.
 
-Sono terribilmente mortificato miss Lena! Gli infliggerò seduta stante la punizione che si merita!-
ma appena finita quella frase si avvicinò all’orecchio di Lavi e sussurrò:
-Datti una calmata, deficiente!-
 
Il ragazzo trasalì leggermente.
Angelica, lì a poca distanza, seguì discretamente il breve scambio di battute tra i due.
 
-E perché, Panda! Infondo ho ragio...-
venne interrotto da un sonoro scappellotto dietro la testa.
Quando si trattava di Lavi quel vecchietto non si faceva problemi a venire alle mani.
-Questo è il comportamento di un apostolo di Dio, non è vero? Tu sei il successore di Bookman, niente di più, niente di meno. Non ti ho insegnato ad essere imparziale sempre e comunque? Nella storia c’è sempre stata la guerra, sono indissolubilmente parte una dell’altra. E’ grazie alla guerra che la storia è cambiata.
-Tu sei Bookman, colui che registra gli eventi senza prendervi parte, ma restando neutrale in ogni circostanza. Non farti trascinare dalla guerra. Il fatto di essere dalla parte dell’ Ordine Oscuro è un puro caso, tutto ai fini della cronaca. Non dimenticare il tuo scopo, Lavi.-
L’occhio di Lavi si spalancò, poi guardò in basso e mormorò:
-Ho capito...scusa Panda...-
 
se voleva dire qualcosa non ne ebbe l’opportunità:
venne bloccato da una scarica di ceffoni ben piazzati dal suo mentore.
Appena finito di scazzottare il malcapitato giovane, Bookman si alzò in piedi e constatò ad alta voce:
 
-Beh, comunque non credo proprio che quel Allen Walker sia morto così facilmente, dal momento che confido nella profezia sul Distruttore del Tempo. Ho chiesto al Supervisore di inserirmi nell’unità Cross perché sono interessato a quel ragazzino.
-Mi sono chiesto se il tempo della profezia non stia ad indicare una certa persona. Ovvero se Allen Walker non sia colui che distruggerà il Conte del Millennio. Se è così non può certo essere morto.-
 
fece un sorrisetto storto.
Tutti lo fissavano senza dire una parola.
A quel punto qualcuno bussò.
La voce gentile di Anita risuonò attraverso la porta.
 
-Signori esorcisti, c’è qualcosa che non va? Poco fa abbiamo sentito un rumore molto forte...-
 
su quella frase lei e Mahoja entrarono nella stanza.
Ovviamente la prima cosa che saltava all’occhio era il vistoso buco nella finestra provocato dal pugno di Lavi.
Bookman e Crowley non si fecero tanti problemi ad indicare il colpevole ad una infuriatissima Mahoja.
Lei iniziò a scrocchiarsi le nocche davanti al viso del ragazzo con fare minaccioso.
L’unica reazione del poveretto fu dire con un filo di voce:
 
-Mi dispiace...-
Lei si fece più vicina e lui perse completamente le staffe.
-Wah! Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiaceeee!!-
 
E scappò a nascondersi dietro la persona più vicina, che in quel momento era Angelica.
Praticamente le si avvinghiò addosso, cosa che la fece barcollare leggermente dato che non se lo aspettava.
Impiegò qualche secondo a realizzare la situazione ma quando vide Mahoja guardare in cagnesco nella sua direzione protestò subito.
 
-Ehi! Io non c’entro niente! Prenditi le tue responsabilità e non tirare in ballo me!-
-Nooooo! Giuro che non ho fatto apposta, giuro!!-
-Va bene, ma che c’entro io?!-
La ragazza iniziò istintivamente a indietreggiare, seguita in ogni movimento dal guercio che ancora si nascondeva dietro di lei, attaccato alla sua schiena.
-Lavi mollami. Subito!-
-Dai Ann, per favore! Non lascerai che mi facciano del male, vero?-
-Dammi una buona ragione per cui dovrei finire in mezzo io!-
A quel punto intervenne Miranda a tirarli fuori dai guai.
-E’ tutto a posto, guardate la finestra...-
Tra lo stupore generale la finestra iniziò a ripararsi da sola grazie all’Innocence di Miranda, che spiegò:
-Finchè la mia Innocence è attivata il tempo intorno a questa nave rimane bloccato. Quindi la nave continuerà a ripararsi da sola in modo da mantenere le sue condizioni ottimali. Inoltre, mentre noi e l’equipaggio rimaniamo in questo spazio, ogni ferita verrà guarita.-
 
Tutti la guardarono stupiti.
Mahoja commentò:
 
-E’ un’abilità davvero utile!-
-In realtà non lo è per niente...-
Miranda si rabbuiò.
-E’ solo un potere temporaneo. Per questo se doveste trovarvi in battaglia fate attenzione. Ho imparato come gestire il Time Record e aumentare il tempo di attivazione, ma se rilascio l’Innocence tutto tornerà com’è in realtà. Quindi io non posso recuperare il tempo dei morti.-
Anita annuì, assicurando che avrebbe sparso la voce all’equipaggio, mentre Bookman sembrava scettico.
-Ma Miranda, ce la farai? Ho calcolato più volte il tempo che servirà per arrivare in Giappone e impiegheremo non meno di cinque giorni. Questo significa che la terrai attivata per tutto il tempo?-
-E’ vero! Per far sì che l’Innocence rimanga attiva non devi mai dormire!-
Lei sorrise.
-Oh, non c’è problema. Non dormire è la mia specialità. Una volta mi è capitato di non trovare lavoro per molto tempo e in quella circostanza a furia di rimuginare su quanto fossi inutile non ho dormito per dieci giorni filati. Inoltre ero così eccitata per il mio primo incarico che non dormii per altri tre giorni, quindi state pure tranquilli.-
 
Gli altri la fissarono basiti.
‘Siamo sicuri che possiamo stare tranquilli...?’
fu il pensiero comune.
Angelica ricordò che Lavi non si era ancora staccato dalla sua schiena, così si girò quanto poteva per guardarlo e si lamentò:
 
-Sentito, testa rossa? Non ti succederà niente, quindi puoi anche lasciarmi adesso!-
 
Lui fece un passo indietro, di malavoglia, e solo dopo averlo fatto ebbe una prospettiva completa della nuova divisa della ragazza:
una maglia aderente bianca e invece della giacca aveva un bolero nero e bianco che si chiudeva appena sotto il seno grazie ad una semplice zip, in tema con le altre uniformi.
I pantaloni erano molto simili ai suoi, neri sui lati e bianchi in centro, con la differenza che erano davvero molto corti, con una cintura a stringerle dolcemente i fianchi.
Gli stivali erano neri, con i tacchi bassi e arrivavano appena sopra il ginocchio.
Lavi la squadrò da capo a piedi due o tre volte.
Lei, sentendosi osservata, arrossì e guardò da un’altra parte.
Poi bofonchiò:
 
-Che c’è da guardare...?-
-Niente, è solo che...beh, Johnny ha fatto davvero un buon lavoro questa volta!-
-Non lo so...i pantaloncini sono troppo corti...-
 
Lui abbassò lo sguardo soffermandosi sulle gambe.
‘Beh, non è che sia un problema...’
Si schiaffeggiò virtualmente per averlo pensato.
-A me veramente sembrano uguali a quelli di prima...-
-Infatti, ma con quelli di prima ci mettevo i leggins...che ora sono tutti strappati...-
-E allora...?-
-E allora sono troppo scoperta!-
Lavi sospirò.
-Tu sai di essere un caso disperato, vero?-
 
Lei ridacchiò e concluse la conversazione.
Quando quei due discutevano era impossibile trovare un compromesso.
 

* * *

 
Lavi era in piedi sul ponte della nave, appoggiato al parapetto e guardava con intensità la carta che aveva trovato quel pomeriggio vicino alle tracce di Allen.
In realtà stava rimuginando ciò che era successo quel giorno ed era talmente assorto da non sentire i passi leggeri di Angelica che si avvicinavano.
L’idea di base era quella di arrivargli alle spalle e farlo spaventare (per una volta l’avrebbe fatto lei e non il contrario!), ma quando arrivò a poca distanza da lui lo sentì sussurrare:
 
-Noi non siamo alleati.-
 
e si immobilizzò dov’era, gli occhi spalancati.
Pochi secondi dopo lo udì di nuovo parlare tra sé.
 
-Io sono Bookman, colui che registra gli eventi senza prendervi parte. Un Bookman non ha bisogno di un cuore.-
 
poi incrociò le braccia e appoggiò la testa sul parapetto.
Angelica era come congelata.
Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
Però, infondo se lo doveva aspettare.
Aveva sempre saputo cosa significasse essere un Bookman ed era sempre stata perfettamente cosciente della posizione critica in cui Lavi si trovava.
Ciononostante quelle affermazioni la resero incredibilmente triste.
Rinunciò al suo scherzo (che ora sembrava così infantile e privo di senso) e si appoggiò semplicemente con la schiena alla balaustra, giusto di fianco a lui.
Quando la notò tirò su la testa e si sforzò di sorridere.
‘Finge anche che vada tutto bene? Che uomo!’
pensò la ragazza, reprimendo un moto di rabbia improvvisa.
Alla fine fu lui a rompere il silenzio.
 
-Ehi...-
-Ehi...-
-Che ci fai qui fuori?-
-Prendo un po’ d’aria...tu?-
-Oh, niente...stessa cosa...-
-Uhm...-
 
Angelica si passò una mano tra i capelli sciolti, nervosa.
Per distrarsi si mise a sistemarli come poteva con una molletta mentre il ragazzo di fianco a lei la osservava in silenzio.
Finito di armeggiare con i capelli decise di prendere il coraggio a due mani e parlare.
 
-Stavi ripensando...a quello che ti ha detto Bookman?-
lui la guardò sorpreso.
-Scusami. Non ho potuto fare a meno di sentire.-
 
Lavi annuì leggermente e volse lo sguardo lontano.
Lei però non era soddisfatta e insisté.
 
-Allora?-
-Se hai sentito non c’è nemmeno bisogno che parliamo, no?-
-Oh, non credo proprio! Noi due parliamo eccome!-
-E di cosa, se posso chiedere?-
-Come sarebbe a dire “di cosa”? Non è esattamente qualcosa di piacevole quello che ho sentito oggi...!-
-Niente che già non sapessi, mi sembra. Ti ho già spiegato molto tempo fa che tipo di individuo sono io.-
La ragazza abbassò la testa, a disagio.
-Si...ma sentirtelo dire così mi addolora...-
 
seguì un profondo sospiro.
Poi, senza dire una parola, Angelica lo afferrò per le spalle, costringendolo a girarsi nella sua direzione.
Lui, troppo sorpreso per reagire in qualunque modo, la lasciò fare.
Vide la mano di lei che si spostava verso la parte superiore del suo torace e la fissò disorientato.
 
-Ehi Ann, che cosa stai...-
-Uffa non riesco a sentire!-
 
rimise la mano sulla spalla e avvicinò l’orecchio al petto del ragazzo, appoggiandosi delicatamente.
Chiuse gli occhi e si mise in ascolto.
Dopo qualche secondo si staccò e lo guardò negli occhi con un dolce sorriso.
 
-Forse un Bookman non ha bisogno di un cuore...ma nulla toglie che tu lo abbia. L’ho sentito battere.-
 
Di nuovo Lavi si limitò a guardarla senza parole.
Più passava il tempo e più quella ragazza lo sorprendeva.
Dopo qualche secondo ricambiò il sorriso, abbracciandola delicatamente intorno alla vita.
Quel momento di pura beatitudine venne interrotto dalla sgradevole sensazione di non essere più soli.
Qualcosa si era avvicinato, entrambi potevano percepirlo chiaramente.
Il ragazzo si voltò e appena capì cosa stava per succedere spinse bruscamente Angelica lontano, che cadde molti metri più in là a causa non solo dello spintone di Lavi ma anche della violenta esplosione che era seguita.
Tossì diverse volte a causa della polvere e si riparò da pezzi di legno che cadevano dagli alberi della nave.
La prima cosa che fece fu cercare di rimettersi in piedi.
Una volta raggiunto quell’obiettivo si mise subito alla ricerca del suo amico, preoccupata.
Arrivarono quasi subito gli uomini dell’equipaggio per constatare i danni.
 
-Si è spezzato l’albero maestro!-
-Cos’è? Un attacco nemico?-
 
Angelica si mosse con difficoltà in mezzo alle macerie.
‘Lavi...dove diavolo sei, Lavi?’
Davanti a lei si stava diradando una nuvola di fumo e dalla foschia emerse la forma di un akuma molto strano, come non ne aveva mai visti prima.
 
-Un akuma...?-
 
Quando la polvere fu completamente depositata vide qualcosa che la terrorizzò terribilmente:
 da sotto un mucchio di detriti spuntava il braccio di Lavi, coperto di sangue e lividi.
L’akuma lo guardava tranquillo, come se nulla fosse.
 
-Title: cadavere di un esorcista.-
Angelica perse del tutto il controllo e iniziò a gridare:
-Bastardo! Che cosa gli hai fatto?!-
 
Quello si voltò e la trapassò con uno sguardo denso di puro istinto omicida.
Lei impugnò il suo nastro e deglutì.
 
-Title: vuoi essere tu la prossima?-
 
Author and characters corner:
Angelica:WAAAAH!! Sto per morire!! Sto per morireeeeeee!!
Kanda: e non fare casino, demente!!
Yami: dai Angelica, ragiona: tu sei la mia protagonista, potrei mai far morire la mia protagonista...?
Lavi: ehi, miss Yami! Questo è spoiler!!
Yami: ops...! ^^”
TUTTI: ...
Allen: ehm, bene. Per questa volta finiamo qui! Speriamo di rivedervi per il capitolo 8.
Crowley: già, e ci scusiamo per il sostanziale ritardo con cui è arrivato questo, invero.
Kanda: tch! Almeno per una volta era di una lunghezza decente...
Yami: mi impegnerò perché il prossimo arrivi più in fretta, promessooooo!!
Lavi: nel frattempo voi recensite e fateci sapere cosa ne pensate!
Yami: a presto!! ^_^

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Capitolo 8
*** Riflessioni: cosa avresti fatto se ci fossi stata io? ***


Angelica:eccoci qui, ragazzi belli!
Lavi: cavolo! Quanto tempo che non ci si vede!
Crowley: è quasi un mese, invero!
Kanda: tch! E’ anche troppo poco! Dov’è andata a cacciarsi quell’idiota?!
Allen: oh? Parli di miss Yami?
Lavi: purtroppo è agli arresti domiciliari...
Angelica: più comunemente noti come “studio da fine trimestre”...
Allen: a quanto pare la hanno riempita di cose da fare e non è riuscita ad essere con noi nemmeno questa volta...
Kanda: tsk! Che imbecillaggine c’è in giro... dai, forza! Visto che siamo obbligati almeno facciamola breve!
Crowley: prima di tutto i ringraziamenti, invero! Grazie di cuore a Angy_Valentine, LadyWolf e Kanda92, fedelissimi lettori che non mancano mai di deliziarci con la loro presenza e i loro consigli, invero!
Lavi: poi mi è stato ordinato di ringraziare ex novo quella che l’autrice ha definito “l’allegra brigata di perverse roleplayers”, anche se non capisco bene cosa voglia dire...
Angelica: comunque grazie a tutti voi, cari masochist... ehm, lettori che avete letto fino a qui! Grazie, grazie davvero!
Allen: non dilunghiamoci oltre, direi che hanno atteso già abbastanza...!
Kanda: tsk! E falli leggere, no??

CAPITOLO 8 – Riflessioni: cosa avresti fatto se ci fossi stata io?

Angelica aveva il nastro in mano ma non lo attivò:
la paura in quel momento era tanta che l’unica azione che il suo corpo le permetteva di fare era quella di indietreggiare piano piano, fissando il suo aggressore con gli occhi spalancati.
Quello seguiva i suoi movimenti con altrettanta esasperante lentezza finché lei non inciampò nei suoi stessi piedi e cadde seduta per terra.
A quel punto se lo ritrovò a pochi centimetri da lei, con un braccio alzato pronto a colpirla.
Serrò gli occhi con forza aspettando di essere ferita ma li riaprì di scatto quando sentì una voce a lei conosciuta provenire da dietro l’akuma.
 
-Gouka Kaijin... Jika Hi-ban!-
 
Il martello di Lavi apparve dal nulla e colpì l’akuma direttamente sulla testa, sollevando un nuvolone di polvere e fumo.
Angelica riuscì ad intuire la forma del suo compagno in mezzo a quella foschia, in piedi e, soprattutto, vivo.
Lo udì lamentarsi di quanto fossero stupide le ferite che si era provocato ma non lo stette ad ascoltare:
la sua testa era piena solo del pensiero che era vivo e stava bene, non riusciva a pensare ad altro.
Stava quasi per correre ad abbracciarlo (chi se ne importava se li avrebbero guardati tutti, era felice e basta!) ma si bloccò non appena vide la figura dell’akuma riemergere dalla bruma che si stava diradando:
aveva il martello attaccato alla testa ma la cosa che lasciò tutti senza parole era il fatto che fosse ancora tutto intero.
‘Non è possibile! Dopo un attacco del genere dovrebbe essere ridotto in cenere! Che diamine sta succedendo?’
Lavi non riusciva davvero a spiegarsi come potesse essere accaduta una cosa del genere, fissava l’akuma davanti a sé con gli occhi sbarrati e il cervello annebbiato.
 
-Title: come hai fatto a riprenderti?-
 
Tutti osservavano quello spettacolo fuori del comune senza avere il coraggio di intervenire in nessuna maniera.
‘Perché non funziona...?’
Lavi cercò di schiacciare l’akuma sotto il suo martello ma non ottenne risultato, se non quello di essere spedito direttamente contro una delle vele, che fortunatamente attutì l’impatto.
Angelica questa volta reagì attivando la sua Innocence e correndo verso l’akuma.
 
-Bastardo, lascialo in pace!-
 Lavi la intravide e cercò di avvertirla.
 -No, ferma Ann! Non puoi fare niente! Quello è un livello tre!-
 
Lei smise di correre e lo guardò disorientata.
Troppo tardi: l’akuma le piombò vicino all’improvviso e prima che lei potesse spostarsi la afferrò per un braccio e la spedì lontano, facendole battere la testa contro il parapetto.
Prima che il Time Record di Miranda facesse effetto le sembrò di sentire la sensazione del sangue caldo e appiccicoso che le bagnava i capelli, ma fu solo per un momento.
Si alzò in piedi più in fretta che poté e cercò di raggiungere l’akuma, che nel frattempo si era pericolosamente avvicinato a Lavi, il pugno alzato pronto a colpire il ragazzo che, sapendo di non poter reagire in tempo, imprecò silenziosamente nella sua testa e strizzò l’occhio.
 
-Title: distruzione della testa.-
 
Tutti gli occupanti della nave trattennero il respiro.
L’impatto fu tale da spezzare uno degli alberi e far piegare tutta l’imbarcazione da un lato.
L’effetto del Time Record fu immediato: la nave tornò immediatamente al suo aspetto originale, ma la cosa che preoccupava tutti era la situazione di Lavi.
Come Miranda aveva spiegato la sua Innocence aveva un effetto temporaneo e non poteva recuperare il tempo dei morti.
Se un colpo di quella potenza fosse arrivato a segno per Lavi ci sarebbero state ben poche speranze.
Ma per fortuna non fu così:
Bookman aveva provvidenzialmente attivato la sua Innocence e fermato il pugno dell’akuma, il cui stupore era evidente quanto quello degli altri, con uno strato di aghi neri.
 
- Aghi neri?-
 La voce di Bookman risuonò nel silenzio generale, nulla più di un sussurro.
 -Heaven Compass. Aghi dell’autodistruzione, North Crime!-
 
A un semplice cenno della sua mano gli aghi esplosero in un fascio di luce che colpì in pieno l’akuma, facendolo finire lontano da Lavi, coperto da uno spesso strato di quegli stessi aculei.
Quando il ragazzo lo chiamò guardandolo con gratitudine, quello gli riservò un’occhiata gelida.
 
-Imbecille, mi fai prender freddo!-
 
Lavi scivolò giù dalla vela e venne preso al volo da Mahoja, che dopo essere stata ringraziata lo aiutò a mettersi in piedi.
Angelica, che in tutto quel tempo era rimasta immobile a guardare quanto stava accadendo, senza pensare corse verso Lavi e gli saltò praticamente al collo.
 
-Idiota, idiota, idiota, idiota!! Mi hai fatto perdere dieci anni di vita! Almeno stai bene??-
-Starei meglio se tu non cercassi di soffocarmi...!-
Lei gli si stacco di dosso imbarazzata.
-Comunque sto bene, tranquilla. Preoccupati di più per te stessa, piuttosto! Prima hai fatto un gran brutto volo!-
 
La ragazza stava per rispondere ma la sua voce fu coperta da quella di Bookman che urlava:
l’akuma lo aveva afferrato per un braccio e si era alzato in volo a velocità impressionante.
 
-Vecchio!-
Lavi impugnò saldamente il martello e lo appoggiò sul ponte, pronto ad andare ad aiutare il suo maestro, ma Angelica lo fermò stringendogli una spalla.
-Aspetta, Lavi! Può essere pericoloso!-
-Non mi importa! Devo aiutarlo!-
 
Si liberò con uno strattone e fece estendere il manico, sfuggendo alla presa della ragazza.
Lei cercò un modo per andare con lui ma Miranda, intuendo le sue intenzioni, le mise le mani sulle spalle e la fermò, scuotendo la testa.
 
-Non andare! Prima hai battuto la testa molto forte, se ti allontani troppo dalla nave ti tornerebbero le ferite e perderesti molto sangue!-
 
L’altra soppesò le sue parole, poi fece un sospiro e rilassò i muscoli:
se si fosse sentita male sarebbe stata solo d’impiccio, meglio se rimaneva lì dov’era.
 
-Ha ragione, Angelica. Resta qui, vado io a dare una mano.-
 
Lenalee le passò di fianco, attivò i suoi Dark Boots, si diede lo slancio e saltò verso l’alto.
Tutti la seguirono con lo sguardo senza riuscire a fermarla o fare qualunque altra cosa.
Passarono attimi interminabili in cui il silenzio regnava sovrano, finché qualcuno dell’equipaggio non ruppe quello stato di mutismo indicando il cielo.
 
-Guardate!-
 
Non fece in tempo a dire altro perché venne colpito da una scarica di raggi luminosi provenienti dalle nuvole, come dei fulmini, e come lui molti altri vennero colpiti.
In una frazione di secondo tutti capirono che si trovavano sotto attacco e che l’akuma di prima non era da solo.
Era il caos: i membri dell’equipaggio venivano colpiti ripetutamente, gli esorcisti facevano quello che potevano, Anita e Mahoja cercavano di tenere la nave stabile e di portarla via in qualche modo ma sembrava che fosse tutto inutile.
Quando Crowley e Angelica videro gran parte degli attacchi concentrarsi sul Time Record di Miranda, sospeso sopra la nave, si scambiarono uno sguardo di intesa e tentarono di avvicinarvisi, ma gli attacchi aerei degli akuma non permisero loro di muoversi.
 
-Scusate l’attesa, Kuro-chan, Ann!-
 
La voce di Lavi li raggiunse da qualche metro sopra di loro, seguita dal serpente infuocato generato dalla sua Innocence che avvolse l’enorme orologio e lo protesse dai colpi.
Crowley fece un sorrisetto e si lamentò:
 
-Non chiamarmi così, guercio!-
Sia il rosso che Angelica ridacchiarono, mentre Bookman atterrava sul Time Record e attivava di nuovo la sua Innocence.
-Heaven Compass. Aghi della divina provvidenza, East Crime!-
L’orologio si ricoprì completamente di aghi neri, molto simili a quelli che aveva usato prima per bloccare l’akuma.
-Al Recorder penso io, voi colpite i nemici in cielo!-
 
In realtà non c’era molto da fare e Angelica e Crowley si sentivano incredibilmente inutili:
non avendo gli akuma nelle immediate vicinanze lei non poteva colpirli con la spada e lui non poteva morderli.
Il principale problema era il fatto che non riuscivano nemmeno a vederli a causa delle nuvole che oscuravano il cielo.
Lavi allora provò una mossa disperata:
con l’Innocence evocò dei potentissimi fulmini che attraversarono le nubi in diversi punti, illuminandole a giorno per qualche secondo.
Subito dopo una nuova scarica di colpi investì la nave e i tre esorcisti riuscirono a schivarli per un soffio.
Crowley si mise a gridare esasperato:
 
-Non ne hai preso neanche uno, deficiente!-
-Tsk. A quanto pare tirare a casaccio non serve...!-
 
All’improvviso la nave tremò e tutti ammutolirono cercando di capire la causa.
Andò avanti a vibrare per un tempo che parve interminabile, poi di colpo la poppa si inclinò decisamente verso il basso, facendo ribaltare tutta l’imbarcazione e i suoi occupanti.
Angelica, già in precario equilibrio, si sbilanciò all’indietro seguendo il movimento della nave e si evitò una rovinosa caduta afferrando al volo il braccio di Crowley, il quale stava tutt’altro che bene:
era a sua volta appeso con una mano sola ad una cima e aveva la faccia di uno che non mangiava né dormiva da giorni.
Lavi lo rimbrottò:
 
-Ohi, Kuro-chan! Cos’è quella faccia?-
-S-sto perdendo le forze, invero... non ho bevuto abbastanza sangue di akuma...-
-Ti sembra il momento di farti venire l’esaurimento?!-
-Vedo... vedo Eliade...-
-Adesso ha anche le allucinazioni?-
-Crowley, cerca di riprenderti!!-
 
Angelica perse la presa dal braccio di Crowley e cadde nel vuoto.
Fortunatamente non erano ad un’altezza troppo elevata, quindi se la cavò con una semplice botta.
Rimase però scoperta agli attacchi aerei degli akuma, così Lavi, nel tentativo di coprirla, si mise a correre lungo un pennone, ma perse l’equilibrio e scivolò.
Quel momento di debolezza gli costò caro:
il ragazzo venne colpito da uno dei proiettili e precipitò, finendo inghiottito dai flutti del mare.
Angelica spalancò gli occhi e rimase a fissare il punto in cui il suo compagno era caduto appoggiandosi al parapetto.
Il veleno contenuto nel sangue degli akuma era micidiale, poteva uccidere una persona in pochissimo tempo.
Lavi era stato colpito da un proiettile di sangue di akuma.
A quel punto il veleno doveva già essersi diffuso in tutto il suo corpo.
Lavi era spacciato.
Quei semplici dati di fatto le attraversarono la testa con la velocità di un fulmine, uno di seguito all’altro, chiari e precisi, e le tolsero il fiato.
Nemmeno si accorse che Crowley si era tuffato dietro di lui appena lo aveva visto cadere, infatti quando li vide riemergere e atterrare sul ponte con un gran fracasso poco ci mancò che le venisse un infarto.
Si mise in ginocchio e lasciò che il vampiro deponesse il corpo inerte di Lavi per terra, facendogli appoggiare la testa in grembo alla ragazza.
Alzò gli occhi disorientata, temendo il peggio ma il compagno sembrava completamente tranquillo.
Dopo pochi secondi il rosso riprese i sensi sputacchiando.
Angelica gli sollevò la testa per farlo respirare mentre lo guardava incredula.
Quando ebbe ricominciato a respirare normalmente le lanciò un’occhiata a sua volta carica di sorpresa.
 
-Ann...-
-Lavi, stai bene...?-
-Si ma... io ero stato colpito...-
A quel punto intervenne Crowley, che per tutto il tempo aveva gongolato in disparte leccandosi i baffi.
-Aaaaaah, mi sono ripreso!-
E allora Angelica notò che sul collo di Lavi c’erano due piccoli buchini da cui uscivano dei sottili rivoletti di sangue.
-Ooooooh...? Lo hai morso?-
-Cheeeee?!-
 
Il ragazzo piegò la testa da un lato e si osservò il collo.
Crowley continuò:
 
-Sei stato fortunato: sono riuscito a succhiare via il veleno prima che si diffondesse. Grazie per il delizioso pasto, invero. Ah, ovviamente ho bevuto anche un po’ del tuo sangue, ma non è un problema, no?-
Lavi era improvvisamente impallidito e lasciò ricadere debolmente la testa sulle gambe di Angelica, che lo osservava preoccupata.
-Ehi...? Ehi, Lavi?-
-Sono stato morso... in un certo senso sono traumatizzato...!-
-Ehm, dai c’è di peggio nella vita...-
Lui stava per fare un imbarazzante commento sulla posizione in cui si trovavano ma l’urlo esasperato di Bookman li riportò alla realtà (con gran dispiacere di entrambi).
-Idioti! Per quanto tempo avete intenzione di restar lì a chiacchierare?! Sbrigatevi a sconfiggere i nemici, razza di stupidi!-
Crowley si irritò non poco per la maniera poco civile con cui il vecchietto gli si era rivolto, mentre Lavi (ancora comodamente adagiato in grembo alla compagna dato che da lì non doveva neanche far la fatica di alzare la testa per guardare il suo maestro) ancora rimuginava sulla scioccante esperienza di essere morso da un vampiro.
-Perché non usi il cerchio di legno, Lavi?!-
Per tutta risposta il rosso ebbe un leggerissimo sussulto.
-Oh, giusto! Potevo usare quello! Sono proprio un cretino...-
-Sei un DEFICIENTE!-
-Così però è un po’ troppo, Panda!-
-E vedi di alzarti da lì o ci farai la muffa!-
Il richiamo del vecchio gli provocò un altro sobbalzo involontario che in una frazione di secondo lo fece mettere seduto, anche se con quel movimento repentino non diede tempo ad Angelica di spostarsi così le tirò una sonora testata.
-Ow!-
-Ouch!-
-Accidenti! Che testa dura hai!-
-Potrei dirti la stessa cosa! Fai un po’ attenzione!-
-Ops... scusa!-
 
Per farsi perdonare le tese una mano e la aiutò ad alzarsi.
Poi prese Crowley per un orecchio e se li tirò vicini, sussurrando qualcosa.
Dopo un po’ di tempo passato a parlottare tra di loro la voce di Lavi emerse dal gruppetto.
 
-Okay?-
-Uhm... ho capito, invero...-
-Ma su una superficie così instabile ce la farete?-
-Per forza, altrimenti se va avanti così finiamo tutti a far compagnia ai pesci...-
-Tsk! Non sia mai, invero!-
-E poi pensa che figura se quando torna Lenalee non trova più la nave!-
-Uhm...-
Il rosso mise una mano sulla testa di Angelica e le sorrise con fare rassicurante.
-Andrà tutto bene, vedrai. Tu resta qui e guarda: sarà uno spettacolo interessante!-
All’improvviso la nave ebbe un sussulto e tornò a galla tra lo stupore generale, facendo finire gran parte delle persone a bordo lunghe distese sul ponte.
-Oh?-
-Ma... perché?-
-La sorte è dalla nostra parte!-
La voce di Bookman li raggiunse di nuovo dall’alto.
-Vai Lavi! Distruggili!-
Lui sorrise sicuro di sé, facendo l’occhiolino ad Angelica.
-Yes, Sir!-
 
Lavi fece un salto verso l’alto roteando il martello.
Apparve la solita serie di strani simboli ma questa volta non scelse quello del fuoco.
 
-Timbro! Moku Ban: Tenchi Bankai!-
 
Abbatté il martello sul ponte lasciandoci impresso il timbro del legno e atterrò in piedi al centro del sigillo.
Rivolse il suo viso sorridente al cielo e alzò un braccio ad indicare la coltre di nubi sopra di lui, che nel frattempo erano state attraversate dalla colonna di luce azzurra creata dall’Innocence del ragazzo.
 
-Per favore, toglietevi di mezzo, nuvole!-
 
Nel momento in cui ebbe detto quella frase l’intera cortina grigiastra si illuminò come se fosse giorno e si diradò in un luccichio di saette blu.
Crowley osservò il firmamento finalmente libero con aria soddisfatta e inquadrò subito ciò che cercava.
 
-Eccoli!-
Prese la spinta e si lanciò verso l’alto, seguito da Lavi.
-A ore quattro...-
-Ok, vai Kuro-chan!-
 
Impugnò più saldamente il martello e lanciò Crowley più forte che poteva.
Poi atterrò sul ponte su un piede solo e guardò Angelica con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
 
-Allora? Come ballerino posso andare?-
Lei ridacchiò e gli si avvicinò.
-Insomma, fai un po’ troppo rumore quando ti muovi. E sei un po’ scoordinato nel muoverti, il movimento di braccia e gambe deve essere più armonioso, e poi...-
-Ohi, ma come sei pignola!-
-Mi hai chiesto un parere, sono stata sincera...-
-Non ti sembra di esserci andata un po’ troppo pesante...?-
-No, è la verità: ti serviranno molte altre ore di allenamento con me, caro mio!-
-Certo, ma intanto mi hai guardato per tutto il tempo a bocca aperta come un’ebete. Ti ho vista, sai?-
La ragazza arrossì appena, poi bofonchiò:
-Beh, sei stato abbastanza bravo, tutto sommato...-
-“Abbastanza”??-
-Uff, e va bene! E’ stato impressionate vederti spostare le nuvole come se niente fosse...! Contento?-
-Estasiato! I complimenti mi si addicono molto di più!-
Lei gli tirò scherzosamente un pugno sulla spalla.
-Modesto come al solito tu, eh?-
 
Si ammutolì quando vide un piccolo granellino rosso passarle davanti.
Lo seguì con lo sguardo finché non si fu posato ai suoi piedi, poi alzò la testa e vide che il cielo era pieno di quei batuffoli vermigli.
Crowley riatterrò a pochi metri da loro e annusò l’aria intorno a sé.
 
-Neve cremisi, intrisa dell’odore del sangue... meravigliosa.-
 
Tutti lo guardarono con gli occhi spalancati.
Crowley a volte sembrava tutto tranne che umano...
Poi, di colpo, il vampiro impallidì e cadde a terra semisvenuto.
Miranda, in ginocchio al suo fianco, lanciò un urletto di sorpresa.
 
-Crowley! Siete bianco come un lenzuolo! E’ anemia!-
-Ma non era andato a succhiare il sangue agli akuma...?-
-S... silenzio, invero!-
Lavi e Angelica assistettero alla scena ridacchiando, ma la voce di una delle vedette li riportò ben presto alla realtà.
-Ehi, cos’è quello?!-
-Guardate laggiù, all’orizzonte!-
-Sembra la luce di un’esplosione!-
Lavi non perse tempo e corse al parapetto, dove poteva avere una prospettiva migliore di quello che stava succedendo.
-In quella direzione... c’è Lenalee...?-
 
Anche Angelica si avvicinò e trattenne il respiro.
Poi la luce scomparve, lasciando un vuoto e un silenzio carichi di ansia e paura.
 

* * *

 
-Adunata! Adunata generale! Qualcuno potrebbe essere caduto in mare!-
 
Mentre l’equipaggio si riorganizzava e la nave tornava intera Lavi se ne stava seduto sul ponte con i gomiti sulle ginocchia e il mento appoggiato sulle mani a guardare nel vuoto.
Angelica non era con lui.
Lo aveva visto e al momento aveva pensato di mettersi lì vicino e fargli compagnia, per quel che valeva.
Ma nella sua testa si era fatto strada un sentimento sgradevole, una sensazione amara alla bocca dello stomaco che non le permetteva di guardare il ragazzo senza provare rabbia.
Anche lei era preoccupata per Lenalee, anche lei sperava di vederla tornare sana e salva e non aspettava altro se non il momento in cui la nave avrebbe ripreso a muoversi per andare a cercarla.
Ma quell’emozione che le tormentava i pensieri... proprio non voleva sapere di andarsene via.
Appena formulava una riflessione subito arrivava una vocina fastidiosa a porle domande scomode e fare commenti velenosi.
‘Forse dovrei dirgli qualcosa...’
‘Ti ignorerà come ha fatto le altre tre volte in cui ci hai provato...!’
‘Un po’ lo capisco. Lenalee è una nostra compagna, è normale che sia preoccupato.’
‘Eppure è un Bookman, non dovrebbe avere sentimenti del genere... ricordi? Bookman non ha bisogno di un cuore...’
‘Ma Lavi non è del tutto indifferente a noi. Cerca di nasconderlo ma so che almeno un po’ gli importa dei suoi compagni...’
‘Chissà se avrebbe avuto la stessa reazione se tutto questo fosse successo a te...?’
‘Ma certo che sì! Perché non avrebbe dovuto?’
Ma perché quel pensiero così risoluto all’improvviso le sembrò così vuoto e privo di senso?
Si riebbe dal suo scambio di battute interiore a causa di un gran fracasso proveniente da qualche metro più avanti a lei:
Lavi aveva ingrandito il suo martello e sembrava pronto ad allontanarsi dalla nave verso l’orizzonte silenzioso, se non che buona parte dell’equipaggio gli si era ammucchiata addosso nel tentativo di fermarlo.
 
-Lasciatemi! Lasciatemi, ho detto!-
-Non fare l’idiota, ragazzo! Hai delle ferite gravi, no? Se ti allontani dalla nave morirai dissanguato!-
-Riporteremo subito la nave nel punto in cui prima abbiamo visto quella luce, quindi adesso stai buono!-
-E chi ha tempo di aspettare?! Faccio prima ad andare là con il martello!-
 
Cercò ancora di resistere solo con le proprie forze, quando però capì di non potercela fare allungò un braccio fino ad afferrare l’impugnatura del martello e lo fece ingrandire, allontanando tutti quelli che gli davano fastidio.
Prima che potesse allontanarsi, però, fu fermato da Miranda che lo afferrò per le braccia.
 
-Lavi, no!-
-Miranda?-
-Ti prego, non trattare male i signori dell’equipaggio! Hanno protetto me e la nave!-
Anche Angelica fece qualche passo avanti e cercò di convincerlo a desistere.
-Lavi, pensaci: se ti allontani ti torneranno le ferite e potresti sentirti male, cadere... non pensi a cosa succederebbe se nemmeno tu dovessi tornare...?-
Lui rimase in silenzio per qualche secondo, poi si girò dando loro le spalle e riafferrò il martello.
-Scusate.-
Miranda corse nella sua direzione mentre Angelica gli prendeva un polso.
-Davvero non hai ferite gravi?-
-Quando quell’akuma ti ha colpito la prima volta sembravi messo davvero male!-
-Sto bene, non preoccupatevi per me.-
-Almeno dimmi dove pensi di essere ferito più gravemente, così posso bendar...-
Lavi la interruppe bruscamente, dando uno strattone con il braccio per liberarsi dalla presa di Angelica.
-Cosa credi che me ne importi in questo momento?! Non sei preoccupata per Lenalee?! E’ una nostra compagna, no?!-
 
Entrambe le ragazze fecero un passo indietro e lo guardarono in silenzio.
Angelica sentì gli occhi che le si riempivano di lacrime, ma non seppe spiegarsene il motivo, mentre Miranda sussurrava timidamente:
 
-Si ma... anche tu sei un nostro compagno...-
 
Lavi le fissò ancora per qualche secondo, lo sguardo che passava dall’una all’altra, senza sapere cosa fare.
‘Ann, perché hai gli occhi lucidi? Perché piangi? Piangi per Lenalee... o piangi per me?’
Senza voler trovare una risposta a questa domanda il ragazzo si girò dall’altra parte, salì sul martello e partì a tutta velocità prima che qualcuno potesse fermarlo.
‘Visto? Lo sapevo! Altro che “compagni”! Stai sicura che non lo avrebbe fatto tutto questo casino se in pericolo ci fossi stata tu!’
Angelica lasciò che due lacrime le scendessero lungo le guance ma se le asciugò subito.
Tirò su col naso, si avvicinò al parapetto e tirò fuori il nastro.
 
-Io vado.-
 
Author Characters corner:
Kanda:ancora?? Ma basta, non ne posso più di star qua con voi!!
Angelica: eh, tu qui sei l’unico che non ha ancora lavorato, a quanto pare...
Allen: ehm, veramente anch’io manco da un po’...
Lavi: bene, è tutto anche per questa volta!
Crowley: l’invito è sempre lo stesso: RECENSITE, invero!
Angelica: ci teniamo davvero a sapere la vostra opinione! Ogni critica è ben accetta per crescere e migliorare! ;)
Lavi: alla prossima (che si spera essere presto...)
Allen: miss Yami sarà in vacanza tra qualche giorno e (forse) avrà più tempo da dedicare alla scrittura...
Crowley: nel frattempo ci scusiamo per il sostanziale ritardo con cui è arrivato questo capitolo, invero!
Kanda: tch! Quante ciance...

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Capitolo 9
*** Guerra e pace: conflitti interni anche tra compagni? ***


*o* ragazzi! Ma quanto tempo! Sono quasi due mesi o sbaglio? Perdindirindina non avevo mai impiegato così tanto! Dovete scusarmi, in questo periodo ho avuto davvero poco tempo per portare avanti la mia schifezzuola... o forse non vi interessava della mia assenza e stavate benissimo senza di me? O.O
Beh, in ogni caso ce l’ho fatta: a voi il capitolo 9, ci vediamo alla fine! ;)
 

CAPITOLO 9 – Guerra e pace: conflitti interni anche tra compagni?

-Dove vai?-
 Angelica ignorò la domanda e salì in piedi sul parapetto, mettendosi in equilibrio e sfidando l’oscillare della nave.
-Vuoi andare da Lavi?-
-Sì, voglio aiutarlo.-
-E come pensi di raggiungerlo?-
La ragazza sospirò, alzò il braccio e fece ondeggiare il nastro a qualche centimetro dai suoi piedi.
-Congelerò parte della superficie del mare e ci camminerò sopra. Se lo rendo abbastanza spesso dovrebbe reggere, credo...-
Miranda le fermò la mano che reggeva l’Innocence.
-Ma se ti allontani troppo dalla nave ti torneranno le ferite! Non è la stessa cosa che hai detto a Lavi?-
-Non sono ferita gravemente, posso gestirmi!-
Crowley intervenne scuotendo il capo.
-A giudicare da quanto accaduto prima dovresti avere come minimo una lacerazione piuttosto consistente alla testa. Se anche fosse l’unica ferita che ti sei procurata perderesti molto sangue prima ancora di arrivare da Lavi.-
 
Lei aprì la bocca per dire qualcosa, ma non trovò niente da ribattere:
avevano ragione, maledizione!
Se a metà strada fosse svenuta sarebbe stata tutto fuorché d’aiuto.
Sì, ma Lavi?
 
-E cosa facciamo se è Lavi a sentirsi male? Potrebbe cadere in mare, potrebbe morire! E se succede qualcosa non può nemmeno difendersi! Lui non ha mezzi per combattere sull’acqua! Vi prego, fatemi andare!-
-Adesso basta!-
Tutti trasalirono quando la voce di Bookman attraversò l’aria, secca e tagliente come un coltello.
-Ciò che fa Lavi non ti riguarda.-
 
Angelica gli riservò uno sguardo gelido.
Non le era mai piaciuto quel vecchietto, da che lo aveva conosciuto lo aveva sempre trovato un personaggio sgradevole che le metteva soggezione con una semplice occhiata.
Ovviamente Lavi non mancava mai di farglielo notare e di prenderla in giro.
Dall’altra parte il sentimento era palesemente reciproco:
Bookman non riusciva davvero a soffrire quella ragazza e il rapporto che aveva creato con il suo allievo.
Oh certo, Lavi ripeteva continuamente che non era nulla, che con lei si stava solo divertendo un po’ come se stesse giocando con una bambola.
Ma gli era capitato di vederli, a loro insaputa, e il suo comportamento gli era parso tutto fuorché simulato.
Era molto arrabbiato con Lavi, certamente: gli stava mentendo spudoratamente e in più veniva meno ai suoi doveri di Bookman.
Ma in misura ancora maggiore sentiva di odiare quella ragazzina dall’atteggiamento così fragile e innocente.
Odio? Hah, quasi gli veniva da ridere!
Era riuscita ad imbrogliare persino lui, quella serpe!
Lui, sempre così altero ed imparziale, si stava lasciando dominare da un sentimento tanto banale.
Persino ora la detestava, non riusciva quasi a guardarla.
Si era girata e lo aveva guardato con rabbia crescente, come se l’avesse appena insultata.
 
-Mi riguarda nel momento in cui ci sono due miei compagni là fuori a rischiare la vita!-
-Compagni?-
 
Il vecchio stava per muoversi in avanti per affrontarla meglio ma Anita si intromise tempestivamente tra i due.
Sorrise dolcemente ad Angelica e la fece scendere dal parapetto.
 
-Anche volendo non potresti fare molto, è probabile che Lavi abbia già trovato Lenalee e stiano già tornando. Rimaniamo qui ad aspettarli.-
 
Le mise un braccio intorno alle spalle e le sorrise cercando di rassicurarla.
La ragazza per tutta risposta abbassò lo sguardo e ricominciò a piangere.
Perché? Perché non riusciva ad essere utile a nessuno?
Combinava solo disastri a causa della sua debolezza.
Quante volte se lo era chiesta: ‘ma io che diavolo ci faccio qui?’
 
-Ma che domanda è?-
 
Le era scappato di bocca durante il viaggio di ritorno dalla sua seconda missione.
Lavi aveva incrociato le braccia davanti al petto e la guardava con severità.
 
-Sei qui perché l’Innocence ti ha scelta, ecco perché!-
-Sì, ma... guarda, sono così debole... tu ti sei persino ferito per aiutarmi...-
Lui cercò di nascondere la fasciatura che gli avvolgeva la mano destra.
-Tsk, una sciocchezza. Credimi, Angelica non saresti tra gli Esorcisti se non ci fosse un motivo! Quindi smetti di autocommiserarti perché non ne hai ragione!-
 
Al momento aveva annuito, sentendosi quasi in imbarazzo.
Più ci pensava, però, e più si convinceva che doveva esserci stato un errore.
Lei una combattente... ma dai!
 
-Ann...? Ohi, Ann!-
Era talmente presa a ricordare che non si era nemmeno accorta che Lavi era tornato e ora la stava scuotendo per le spalle.
-... Lavi?-
-Già, in persona! Senti un po’, mica starai piangendo per me, vero?-
Lei riacquistò parte del suo autocontrollo e si asciugò gli occhi.
-No, certo che no... ero... ero solo preoccupata per Lenalee...-
Le sorrise.
-Lo so. Comunque non preoccuparti, l’ho trovata.-
 
Si spostò in modo da liberare il suo campo visivo:
davanti a lei, appoggiato sul ponte della nave, stava un cristallo verdastro di enormi dimensioni che emetteva un flebile bagliore.
Angelica lo fissò con gli occhi spalancati.
Stava per chiedere cosa fosse ma poi in trasparenza vide al suo interno il corpo di Lenalee, priva di sensi.
Guardò Lavi con fare interrogativo ma lui alzò semplicemente le spalle.
Anita cercò di avvicinarsi al cristallo, ma cadde in ginocchio urlando e tenendosi la testa.
Dopo averla allontanata Bookman intimò ai presenti:
 
-Che nessuno si avvicini ad eccezione degli esorcisti! Verrete colpiti dall’energia dell’Innocence!-
Lavi intervenne facendo un passo avanti.
-Vecchio, quella cosa è davvero l’Innocence degli stivali di Lenalee?-
-Non è questo il problema, adesso. La cosa importante è che non ha più la forma di arma e si è mossa di sua iniziativa!
-L’Innocence che salva il compatibile? E’ senza precedenti! Se una cosa del genere è possibile perché nella storia non si è mai verificato un fatto simile?!-
 
Nessuno, nemmeno il suo allievo, aveva mai visto Bookman così eccitato.
Doveva essere davvero un avvenimento fuori dal comune e tutti iniziarono a fare ipotesi su ipotesi.
Anche Angelica, nella sua testa, ragionava.
‘Se non è mai successo significa che l’Innocence di Lenalee potrebbe avere qualcosa di particolare... forse è quell’Innocence potentissima di cui ci ha parlato Komui prima di partire... come si chiamava...?’
Una voce alle sue spalle interruppe il filo dei suoi pensieri.
 
-Potrebbe essere il Cuore, eh?-
 
La ragazza si girò per vedere chi avesse parlato e le scappò un urlo:
un grosso akuma giallo, dalla forma alquanto insolita, se ne stava semi-sdraiato sul ponte della nave a godersi la scena.
Lavi non perse tempo e gli assestò un bel colpo con il suo martello, mentre con la mano libera si portava vicino Angelica.
L’akuma si lamentò:
 
-Ma che fai?! Mica ve la rubo! Io sono un vostro alleato, vi ho detto, cho!-
-Figurati se mi fido così, su due piedi!-
 
Il rosso gli diede un altro colpo.
-E tu saresti un servitore di Cross? Un akuma?-
Angelica alzò gli occhi, sorpresa.
-Cosa?-
-Ho detto che sono stato modificatooooo! Ahi, cho!-
-Abbassa la guardia, Lavi!-
Bookman si intromise nella conversazione.
-Cross Marian è l’unico uomo al mondo in grado di modificare gli akuma. Questa è un’informazione di cui sono al corrente solo io. All’interno dell’Ordine nessuno lo sa.-
L’akuma si avvicinò ai due ragazzi e iniziò a leccare Lavi come un cagnolino.
-Ecco, visto? Anche il fatto che Tim mi stia addosso è una prova, no?-
 
In effetti Timcampi era rimasto per tutto il tempo appoggiato sulla testa del grosso akuma.
Angelica in ogni caso non sembrava convinta e continuava a stringere il braccio di Lavi.
 
-Comunque potresti anche ringraziarmi, cho! Quando stavate per affondare ho riportato io a galla la nave!-
Il rosso si lasciò scappare un’esclamazione di sorpresa.
-Cheeeee?! Sul serio?-
-Ringrazia, cho!-
-Ehm... la ringrazio molto...-
Miranda intervenne con voce tremante:
-Oh! Non sapevo che fosse possibile modificare gli akuma! Se lo sapessero i signori della Sezione Scientifica ne rimarrebbero sbalorditi...!-
L’akuma, che aveva effettivamente assunto un’espressione molto amichevole, la interruppe con fare grave:
-Non abbiamo tempo, cho! Ho un messaggio da parte di Marian! Non è morto e si sta dirigendo a Edo per una missione!-
A quel punto Angelica, che ancora si stava aggrappando a Lavi visibilmente intimorita dall’essere che le stava davanti, chiese timidamente:
-Missione?-
 
Aveva sentito molte storie sul generale Cross e nessuna lo identificava come uno stakanovista o un devoto esorcista pronto a portare a termine ogni missione che gli venisse assegnata per amor della sua fede.
Quindi le sembrava strano sentir parlare di una missione in un luogo lontano come il Giappone (e lo stesso si poteva dire degli altri, a giudicare dalle loro facce!).
Lavi pose un’altra domanda:
 
-Il generale non è ancora arrivato a Edo?-
-E’ nelle vicinanze ma non può avvicinarsi, cho.-
-C’è qualcosa là?-
L’akuma si fece (se possibile) più serio.
-C’è una “scatola”. Una “scatola” molto grande. Un impianto di produzione di corpi magici per gli akuma. Il compito di Marian è distruggerlo, cho.-
 
Di nuovo l’espressione sui volti degli esorcisti presenti lasciò intuire il loro stupore nel sentire che il generale tutto sommato si stava dando da fare.
L’akuma, intanto, continuò il discorso:
 
-Però ha incontrato più contrattempi del previsto e al momento non riesce a muoversi liberamente. Quando ha saputo che stava arrivando una scorta per lui, mi ha mandato da voi con un messaggio, cho.-
Lavi mise le mani dietro la testa e sorrise sornione.
-Eh già, con i Noah e gli Akuma che lo hanno messo sulla lista di candidati del Cuore deve essersi trovato per le mani un bel casino e quindi avrà bisogno del nostro aiuto, no?-
-No, infatti.-
La risposta del grosso essere giallo tolse quel sorrisetto dalla faccia del ragazzo.
-Io sono venuto a darvi un avvertimento, cho. Marian ha detto che se doveste essergli d’impiccio nella sua missione allora tanto vale che torniate indietro.-
 
Nessuno ebbe il coraggio di dire niente.
Salvo Bookman, che ruppe il silenzio con una domanda:
 
-Questo è quello che ha detto il generale?-
-Cho.-
fu il verso di conferma dell’akuma. Poi proseguì:
-Il Giappone è il paese di sua Eccellenza il Conte e Edo ne è il nucleo. Le possibilità di uscirne vivi sono pressoché nulle, e...-
 
D’un tratto il cristallo dell’Innocence di Lenalee iniziò a brillare con più intensità, facendo preoccupare tutti ancora di più per il suo strano comportamento.
Poi la luce si fece sempre più flebile fino a spegnersi completamente e lasciare il posto alla sua compatibile, sdraiata sul ponte della nave priva di sensi.
L’uniforme era a brandelli, le gambe coperte di strani simboli rotondeggianti e i capelli erano bruciati al punto da essersi ridotti a una zazzera cortissima e arruffata.
Tutti si avvicinarono di corsa per accertarsi delle sue condizioni e Lavi si inginocchiò di fianco a lei e la prese tra le braccia senza smettere di chiamarla.
Alla fine la ragazza aprì debolmente gli occhi e calde lacrime iniziarono a bagnarle le guance senza un apparente motivo.
Poi guardò verso Lavi e gli chiese con un filo di voce:
 
-Lavi... io sono... ancora in questo... mondo?-
 
Il ragazzo non rispose, solo si mise a piangere a sua volta e la abbracciò, mugugnando qualcosa.
Tutti i presenti gioirono sollevati, chi ridendo, chi piangendo, chi facendo entrambe le cose.
L’unico che mostrava un’espressione cupa era Bookman:
osservava la scena con serietà marziale, non lasciando trasparire nessuna emozione.
Angelica, dal canto suo, si era lasciata scappare qualche lacrima dagli occhi ma non riusciva ad essere del tutto felice per la sua compagna:
c’era sempre quel qualcosa, quell’ombra oscura che le stringeva l’anima e non le permetteva di gioire come avrebbe dovuto.
Riuscì comunque a mascherare quella spiacevole sensazione e nessuno la notò.
Miranda si avvicinò a Lenalee e le mise una giacca sulle spalle, aiutandola ad infilarla.
La ragazza alzò gli occhi verso i compagni e riservò loro un sorriso dolce.
 
-Proseguiamo. Se tornassimo indietro adesso tutti quelli che si sono sacrificati per noi sarebbero morti invano.-
 
le sue parole furono accompagnate dalla luce del sole che sorgeva.
 

* * *

 
Nonostante lo stato di bonaccia la nave procedeva a grande velocità.
Questo grazie all’akuma giallo (che Lavi aveva soprannominato “Chomesuke” a causa dello strano verso che emetteva alla fine di quasi ogni frase) che si era messo a poppa e che ora stava spingendo l’imbarcazione come se avesse avuto una gran fretta.
E in effetti di fretta dovevano averne: a causa della battaglia con il livello 3 Miranda aveva consumato molta energia e adesso si ritrovava debole e abbattuta.
Per quanto le costasse ammetterlo sapeva bene che non avrebbe retto fino all’arrivo in Giappone, anche se Chomesuke si stava impegnando per accelerare i tempi.
Ovviamente tutti capivano cosa significasse questo: la nave non avrebbe mai raggiunto la terraferma e tantomeno i suoi occupanti... non i morti, almeno.
Così gli esorcisti e i superstiti si incontrarono al mattino sul ponte della nave.
Avevano disposto una scialuppa su cui i sopravvissuti avrebbero viaggiato fino al Giappone con l’aiuto di Chomesuke... ora restava solo da capire chi fosse rimasto.
La scena era a dir poco deprimente: sotto il cielo grigio e la pioggia torrenziale che aveva preso a cadere senza pietà, gli esorcisti fronteggiavano un gruppetto di persone molto contenuto.
C’erano Anita e Mahoja, naturalmente, e tre soli membri dell’equipaggio.
Così pochi erano riusciti a sopravvivere.
Angelica sentì una martellante sensazione di tristezza salirle lungo la gola.
Nonostante tutto quello che avevano fatto erano morte moltissime persone.
In quel momento giurò a se stessa che avrebbe fatto tutto il possibile perché una cosa del genere non si ripetesse mai più.
L’unica che esplicitava i suoi sentimenti era Miranda, che piangeva disperata in preda ai sensi di colpa.
Non riusciva a perdonarsi il fatto di non essere riuscita a resistere fino alla fine ed era convinta che ogni cosa fosse colpa sua.
Anita le si avvicinò con un dolce sorriso e la mise le mani sulle spalle.
 
-Va bene così, noi siamo diventati collaboratori dell’ordine perché gli akuma hanno ucciso i nostri familiari. La vendetta era l’unica cosa che ci permetteva di andare avanti... nessuno di noi ha dei rimpianti.-
Mahoja intervenne.
-Quando avete detto che non vi sareste fermati e che non avreste abbandonato la via che vi abbiamo aperto noi sono stata molto felice.-
Una voce più forte proveniente da non si sa dove fece trasalire i pochi occupanti del ponte.
-VINCETE SIGNORI ESORCISTI!! ANCHE PER NOI! ANDATE AVANTI!!-
Non ci volle molto per capire che la voce era quella degli altri componenti della ciurma e che proveniva dall’altoparlante della nave.
-PROTEGGETE I NOSTRI COMPAGNI SOPRAVVISSUTI! VOGLIAMO CHE VIVIATE! VOGLIAMO CHE ALMENO QUALCUNO DI NOI POSSA VIVERE IN PACE! QUINDI PER FAVORE, VINCETE!!-
 
Erano parole semplici, forse dette anche in seguito all’aver bevuto un po’ troppo, ma furono comunque in grado di risvegliare molte emozioni.
I superstiti salirono sulla scialuppa predisposta per loro con il cuore gonfio di ansia ma anche di speranza: non erano soli.
Lenalee senza pensare porse una mano verso il ponte e con un sorriso disse:
 
-Anita, Mahoja, venite!-
Anita in effetti allungò un braccio nella sua direzione, ma invece di afferrare la mano che le veniva offerta accarezzò dolcemente la testa della ragazza.
-Fatti ricrescere i capelli, eh. Hai dei bellissimi capelli neri, non devi farti vincere dalla guerra, capito?-
 
Nonostante stesse sorridendo quelle parole erano velate da un’involontaria tristezza.
La giovane donna spostò la sua attenzione su Angelica, a cui riservò uno sguardo altrettanto affettuoso.
 
-E tu, Angelica: hai un bel nome, rispecchia il tuo spirito gentile. Non lasciarti cambiare dal corso degli eventi, i tuoi compagni hanno bisogno anche di te.-
 
Non capiva. Perché le stava dicendo quelle cose? Non stava forse venendo con loro?
La risposta alle sue domande venne dopo poco:
Chomesuke aveva iniziato ad allontanarsi dalla nave, ma Anita e Mahoja non erano con loro.
E allora capirono. Fu orribile. Vedere la nave che pian piano degradava e marciva, fino a diventare un colabrodo di legno bruciacchiato; le figurine delle due donne, ormai in lontananza, che si coprivano di pentacoli neri e si afflosciavano come fiori appassiti.
Lenalee ebbe la reazione più manifesta, si buttò in ginocchio e iniziò a singhiozzare senza alcun controllo.
Non che la si potesse biasimare, quasi tutti piansero in silenzio.
Angelica teneva lo sguardo fisso a terra, le lacrime che le scendevano lentamente lungo le guance e continui capogiri che a lungo andare iniziarono a darle seri problemi di equilibrio.
La spiegazione era semplice: Miranda aveva rilasciato il suo Time Record, così che tutte le ferite che si erano procurati nei combattimenti del giorno e della notte appena trascorsi stavano venendo fuori una dopo l’altra.
La ragazza non si era resa conto di aver accumulato due profonde ferite alla nuca e ora il sangue caldo aveva iniziato a colarle sul collo, dandole alla testa.
Dovevano essere stati quei colpi dati al parapetto della nave, quando Lavi l’aveva spinta e quando l’akuma l’aveva lanciata lontano. Sì, doveva essere così.
Presto non fu più in grado di reggersi sulle gambe e crollò seduta sul legno duro della scialuppa.
Sentì la voce di qualcuno chiederle se stava bene ma non si prese la briga di rispondere.
Non stava bene, per niente.
Anita aveva detto che i suoi compagni avevano bisogno anche di lei, ma che cosa aveva lei da dare? Non era nemmeno in grado di resistere a delle stupide ferite!
Cercò di rimettersi in piedi.
Due volte in due giorni! Sarebbe stata la seconda volta che sveniva in DUE soli giorni! No, non poteva sopportarlo!
Le ginocchia le tremavano a tal punto da non permetterle di sollevarsi da dov’era e la vista iniziava lentamente ad oscurarsi.
Sentì di nuovo la stessa voce di prima dire qualcosa sul fatto che non si sentiva bene e che le serviva aiuto.
‘No, lasciatemi in pace, ce la faccio! Non mi serve aiuto, non voglio essere aiutata! Mi aiutate sempre, non è possibile!’
Ma si sentiva talmente debole e la testa le girava così tanto che non riuscì a pronunciare quelle poche parole.
Un attimo dopo Lavi le si parò davanti, l’espressione preoccupata.
 
-Ann, stai bene?-
Bookman, dietro di lei, lo rimbeccò:
-Non sta bene! Ha delle brutte ferite alla testa, dobbiamo metterle subito dei punti!-
 
Lavi annuì e tornò a guardare la ragazza.
Con orrore si accorse che aveva abbassato il capo e le palpebre si stavano lentamente chiudendo.
Le prese il viso tra le mani e le fece sollevare la testa, cercando di scuoterla lievemente per non farle male.
 
-Ann! Ascoltami, non chiudere gli occhi! Non devi assolutamente chiuderli! Guarda me, guardami! Continua a guardarmi!-
 
Avrebbe voluto, Angelica, non le era mai capitato di trovarselo così vicino.
Oh, come avrebbe voluto stare a guardarlo... ma non ce la faceva.
Si sentiva così stanca, così stanca...
Le palpebre erano più pesanti di prima e ben presto si ritrovò di nuovo con gli occhi semichiusi.
 
-Ohi, Ann! No, non dormire! Guardami, guardami ti prego!-
 
‘Mi dispiace Lavi, ma proprio non ci riesco...’
Quel pensiero fu l’ultimo suo segno di lucidità.
Poi il buio.
Lavi si ritrovò a doverla sostenere con entrambe le braccia e lo fece finché Bookman non fu soddisfatto del trattamento che aveva riservato alle sue ferite.
Le aveva messo qualche punto per sicurezza e le aveva fasciato la testa, dichiarando che se la sarebbe senz’altro cavata.
Il ragazzo la prese dolcemente in braccio e si mise seduto in un angolino per lasciare spazio a chi si affaccendava nella piccola barchetta per aiutare chi ancora non aveva risolto la situazione ferite.
Controllò un taglietto su una mano che prima non aveva notato poi rivolse di nuovo la sua attenzione ad Angelica.
A vederla così sembrava quasi che stesse dormendo, ma l’espressione sofferente e triste lasciava intuire come stavano davvero le cose.
D’istinto la strinse più forte e, quando fu sicuro che il Vecchio Panda non stesse guardando da quella parte, le diede un bacio sulla fronte.
Non sapeva perché lo aveva fatto, sapeva solo che in quel momento gli sembrava giusto così.
Con quel vecchio in giro a fare il gendarme e controllare ogni sua mossa non era semplice per lui stare con Angelica e tantomeno lo era per lei.
Quante volte era successo che lui la prendesse in giro per quella sua stupida paura...
 
-Ma dai Angelica, non posso crederci...!-
 
Lei lo aveva guardato malissimo, si era girata e aveva continuato a fare il suo riscaldamento.
Lavi capì di averla offesa e cercò di rimediare.
 
-Cioè... non è che io voglia prenderti in giro, solo... mi sembra strano, tutto qui...-
 
Non disse nulla per un po’.
Finì gli esercizi e si stiracchiò un paio di volte.
Poi si girò ad affrontarlo, tenendo gli occhi bassi.
 
-A te potrà anche sembrare strano ma a me fa paura...-
Lui non riuscì a trattenersi: scoppiò a ridere ma si ricompose subito dopo aver incrociato lo sguardo accusatore della ragazza.
-Dai, addirittura paura? Di quel vecchio Panda?-
 
Già, perché era proprio questo il centro del discorso.
Quel giorno Lavi si era presentato in palestra come al solito per allenarsi con lei, un piccolo rito quotidiano che aveva preso piede solo da qualche giorno, da quando Angelica aveva iniziato ad ambientarsi nell’ambiente dell’Ordine Oscuro ed era diventata meno titubante a passare del tempo con altre persone.
Ora però sembrava tornata allo stato iniziale, e tutto per colpa di quel piccolissimo incidente capitato il giorno precedente.
 
-Sì, addirittura! Mi fa paura, mi mette soggezione, dillo come vuoi! Ma la sostanza è quella!-
-Ma perché?-
-Per quello che è successo ieri!-
 
Ci furono pochi attimi di silenzio assoluto.
Lavi avrebbe voluto ridere di nuovo ma trovò la forza di trattenersi.
 
-Stai scherzando, vero?-
-Sono serissima! Quello è entrato così, all’improvviso, mentre ci stavamo allenando, e mi ha guardata come se mi odiasse!-
-Oh, quella è solo la sua brutta faccia, non farci caso!-
-Ti ha persino preso a calci...!-
-Uff, sapessi quante volte lo ha fatto senza un apparente motivo! Credo voglia farlo diventare sport nazionale! Te lo immagini? “Punching-Lavi”!-
Stava cercando di metterla sul ridere, ma evidentemente non era servito a molto.
-Non è divertente... ti ha picchiato soltanto perché ti stavi allenando con me...-
-E allora?-
Lei allargò le braccia.
-E allora facciamo come dice lui! Non mi va che tu venga schiaffeggiato per colpa mia!-
-Ma quale colpa tua! Quello è fissato con l’idea che io debba solo leggere e fare il Bookman, ma decido io che cosa fare del mio tempo! E adesso mettiti in guardia che cominciamo!-
 
Quella scena si era ripetuta diverse volte e per motivi diversi, ma puntualmente lui le diceva di non preoccuparsi e prendeva la cosa alla leggera.
Ma era un dato di fatto che Bookman la spaventasse come era un dato di fatto che lui non la potesse vedere.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto quando sentì Angelica muoversi debolmente tra le sue braccia.
Meno male, si stava riprendendo!
La vide aprire pigramente gli occhi e guardarlo con espressione sorpresa.
 
-Lavi...?-
Lui le sorrise rassicurante.
-Ehi, ben svegliata! Accidenti, ci hai fatto prendere un bello spavento prima!-
Impiegò qualche secondo a rendersi conto di cosa stesse parlando, poi abbassò lo sguardo a disagio.
-Mi dispiace...-
-Nah, fa niente. L’importante è che tu adesso stia bene!-
 
La aiutò a mettersi seduta e controllò che la ferita sulla nuca non si fosse riaperta.
Ma sembrava stabile, quindi non si preoccupò più di tanto.
Il viaggio fino in Giappone fu pressoché tranquillo, anche se su tutti gravava un profondo senso di angoscia.
Arrivarono alla loro destinazione che era già notte inoltrata, una notte buia nonostante la grande luna piena che illuminava il cielo nero.
Per molti quell’oscurità rappresentava una sorta di presagio:
ciò che li aspettava non era niente di buono.
 
Author corner: bene... o male? Sinceramente no saprei, non sono molto convinta. In ogni caso mi rimetto al vostro giudizio! Recensite e fatemi sapere, mi raccomando!
Ops, dimenticavo i ringraziamenti!
Grazie mille a Angy_Valentine, per i suoi consigli e la sua infinita pazienza;
grazie a LadyWolf_ che mi loda anche troppo per una bravura che non ho (ne approfitto per farle un po’ di pubblicità: se avete tempo passate a dare un’occhiata alla sua storia “Può un Bookman innamorarsi..?” di cui mi è stata affidata parte della supervisione... secondo me merita attenzione, sul serio! Grazie a tutti quelli che lo faranno! ^.^);
ringrazio anche tutti gli amici che seguono e aspettano il mio lavoro ricordandomi il loro affetto e la loro fiducia in me;
e naturalmente grazie in generale a tutti voi, carissimi masochist... ehm, lettori che avete deciso di farvi del male arrivando fino a qui e forse oltre.
Grazie a tutti, aspetto le vostre recensioni!
A presto,
Yami =^.^=

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Capitolo 10
*** Rivedersi: voglia di vendetta o semplici litigi? ***


Yami: *corre affannata e si ferma di botto* Ce... l'ho... fattaaaaaa!! Ho finito il capitolo!! Perchè corro, chiedete? Beh, ma è semplice. Sto scappando dai...
Kanda: *in lontananza* torna qui, maledetta ritardataria!!
Yami: *sospira* proprio così, scappo dai miei personaggi, che sono moooooolto arrabbiati a causa del mio superritardo... ^^"
Lavi: fermo Yuu, se la uccidi non potrà più scrivere i prossimi capitoli!!
Allen: vuoi rovinare tutto proprio appena prima del capitolo in cui torniamo sia io che te?
Yami: ehi, Allen-kun!! Non fare spoiler!!
Allen: ... noooo! Perdono!! TT^TT
Crowley: ... meglio farvi leggere il capitolo che avete tanto atteso, prima di farvi altre sgradite anticipazioni, invero...
Yami: sì, leggete!! Avete aspettato tanto (vero...?!), quindi prego, ecco il frutto di cinque mesi di lavoro e disperazione... però è più lungo del solito... giuro!! Parecchio più lungo!! *^*
Lavi: ehm... miss Yami...?
Yami: sì, Lavinuccio? *occhioni dolci*
Lavi: non per dire, ma stiamo perdendo tempo e abbiamo una tabella di marcia da rispettare...
Yami: giusto giusto... andiamo con i saluti, allora!! Ci tengo particolarmente a ringraziare LadyWolf_, Rubi_Chan e MitsukinoKaze per la loro costanza e vicinanza... credo che senza le loro insistenze questo capitolo non sarebbe mai arrivato... quindi forse dovreste ringraziarle anche voi! ^^"
E poi... beh, vorrei ringraziare in modo particolare i lettori che ci sono e mi fanno sempre sapere cosa ne pensano del mio modesto lavoro!!
E un grazie a tutti voi, masochistini miei, che avete letto fin qui e che probabilmente leggerete anche ciò che verrà dopo. Grazie di cuore, se poi voleste lasciarmi delle recensioni sarebbero più che gradite!!

Allen: ehm, miss Yami...
Yami: siiiiiiiiiii?
Allen: non le sembra di star tirando un po' in lungo?
Yami: ò__ò oh, certo, scusate! Leggete pure il capitolo, cari masochistini miei, ci vediamo alla fine! ;)

CAPITOLO 10 – Rivedersi: voglia di vendetta o semplici litigi?

Chomesuke appoggiò la barca sulla superficie dell’acqua con quanta più delicatezza possibile:
sapeva che c’erano dei feriti sull’imbarcazione e non voleva che qualcuno si facesse male.
Una volta compiuta l’operazione dichiarò con tono grave:
 
-Eccoci, siamo arrivati, cho.-
Seguì una pausa carica di significato.
-Benvenuti in Giappone.-
 
Tutti i presenti guardarono quel che si parava loro davanti: una lunga scala, di cui a causa dell’oscurità non si vedeva la fine, accompagnata lungo entrambi i lati da alberi di ciliegio in fiore e colonne rosse tipiche dei templi orientali.
Sarebbe stato un bello spettacolo, se l’oscurità e il silenzio opprimente non avessero ottenebrato i loro animi stanchi.
Scesero tutti dalla barchetta con cautela, aiutandosi a vicenda e sostenendo chi si reggeva in piedi più a fatica.
Lenalee era portata a braccia da uno dei marinai sopravvissuti all’attacco della nave, mentre Lavi sorreggeva Angelica tenendola sotto le ascelle.
Lei aveva insistito più volte perché la lasciasse camminare da sola, asserendo che ormai stava bene, ma il suo passo tremolante e incerto non lo lasciavano tranquillo e preferiva assicurarsi personalmente di non vederla capitombolare per terra.
Mentre muovevano i primi incerti passi sui gradini di quella scala dall’apparenza infinita, Bookman iniziò a commentare le attuali condizioni della terra verso cui si stavano dirigendo.
 
-Questo è il Giappone, il paese al confine dell’estremo oriente. Da quasi trecento anni è isolato dal resto del mondo, rifiutando qualunque rapporto commerciale con l’estero. “Non entra e non esce nessuno”... il nascondiglio ideale... forse dietro questi trecento anni di isolazionismo c’è proprio il Conte...-
-Esatto, cho!-
 
A rispondere era stata una ragazza molto graziosa con uno yukata rosa e una lanterna in mano... apparsa da non si sapeva dove.
Lo stupore generale fu immediato.
 
-E tu chi sei?!-
Lei sembrò quasi offesa.
-Come sarebbe a dire? Sono io, cho!-
L’ultimo suono rivelò la soluzione dell’enigma.
-Ooooh? Tu sei... Chomesuke??-
-Proprio così, cho!-
 
Lavi non perse l’occasione per squadrarla da capo a piedi e avere uno dei suoi soliti strike: era davvero carina!
Angelica se ne accorse e non riuscì a evitare di tirargli una gomitata nelle costole.
 
-Ehi! Che c’è?-
Lei arrossì, rendendosi conto di quello che aveva appena fatto.
-Oh... niente... solo... non si fissano le persone, ecco! Potrebbero sentirsi a disagio!!-
Magra scusa, ma meglio di niente. Bastò a distogliere da lei l’attenzione di Lavi e a farlo focalizzare di nuovo su Chomesuke, che nel frattempo aveva ricominciato a parlare.
-Sua eccellenza il Conte ha usato il Giappone come base per mandare i corpi magici in tutto il mondo. Il 90% della popolazione giapponese è attualmente composta da noi akuma e il governo è gestito dal Conte, cho. Non esiste luogo in questo paese dove gli uomini possano respirare in pace, cho... beh, questo vale anche per noi akuma, cho.-
La sua ultima, enigmatica frase incuriosì Lavi, che subito chiese spiegazioni.
-Cosa vorresti dire, Chomesuke?-
Ma la sua domanda non ebbe risposta perché Chomesuke si irrigidì improvvisamente e si mise a fissare un punto davanti a lei.
-C’è qualcosa, cho!-
 
Effettivamente una forma stava venendo nella loro direzione, scendendo lentamente gli scalini di pietra di quella misteriosa scala. Sembrava... una persona.
Chomesuke parve riconoscerla e sul suo viso si disegnò un radioso sorriso.
Si potè udire un leggerissimo sussurro provenire dal misterioso nuovo arrivato.
 
-Sachiko...-
 
Dalla voce pareva si trattasse di una donna.
Chomesuke abbandonò la lanterna in mano a Lavi e si mise a correre incontro alla sconosciuta.
 
-Kawamura!!-
-Sachiko...?-
La domanda sorse spontanea, visto che nessuno di loro conosceva qualcuno con questo nome.
Chomesuke si affrettò a spiegare:
-E’ il nome del corpo che mi ospita. Quella è la mia compagna Kawamura! Anche lei è un akuma modificato da Marian, cho!-
Nel frattempo aveva raggiunto la sua compagna e aveva allungato le mani per abbracciarla.
-Kawamura! Sei venuta ad accoglierci, cho?! Grazie! Mi fai un gran favore!! Ormai sto arrivando al limite...-
 
Ma l’altra aveva iniziato a tremare ed emettere suoni sconnessi.
Chomesuke sulle prime rimase sorpresa, poi la sua espressione cambiò e diventò una smorfia di rabbia e sconcerto.
Corse indietro verso il gruppetto di superstiti gridando:
 
-Nascondetevi, cho!! Sta arrivando un akuma! Presto!!-

Li trascinò dietro alcuni teli coperti di ideogrammi e fece segno di stare in silenzio.
Ciò che videro fece tremare tutti di terrore e sorpresa.
 
-Sono dei livello 3!!-
-E sono addirittura in tre!-
Chomesuke li rimbrottò a bassa voce.
-Trattenete il respiro, o ci scopriranno, cho! Cercate di nascondere la vostra presenza il più possibile!-
 
Però era strano. Niente di quello che stava succedendo aveva senso.
Lavi mise una mano sulla spalla di Chomesuke e chiese con un filo di voce:
 
-Ohi, ma che sta succedendo qui? Quella Kawamura è un akuma, ma...-
La ragazza dallo yukata rosa lo interruppe.
-Kawamura era venuta ad accoglierci, cho. Ma quei livello 3 l’hanno catturata. Ormai per lei non c’è più niente da fare, cho.-
-Catturata? Ma... anche loro sono akuma. Perché lo hanno fatto?-
 
La risposta non tardò ad arrivare: Kawamura ebbe ancora pochi attimi di agonia, dopodiché i livello 3 le si avvicinarono e iniziarono ad affondare i denti nel suo corpo metallico.
Gli spettatori di quel macabro spettacolo, nascosti dai teli e dall’oscurità, assistevano alla scena senza parole, mentre Chomesuke riprendeva a parlare a voce bassissima.
 
-Lo fanno per mangiare. Questo succede quando in una certa area c’è sovrabbondanza di akuma, cho. Per placare il loro istinto omicida gli akuma più forti uccidono altri akuma e assimilano le loro abilità. Noi... siamo soltanto dei livello 2, non possiamo competere, cho.-
Fece una piccola pausa.
-Qui, in Giappone, non importa se sei umano o akuma... sopravvive solo il più forte, cho.-
 
Tutti osservavano ciò che stava accadendo con gli occhi spalancati. I suoni prodotti da quell’atto così abominevole erano terrificanti ed era difficile non sentirsi male davanti ad un avvenimento del genere.
Lavi sentì il corpo di Angelica irrigidirsi e iniziare a tremare. Chinò la testa verso di lei e le chiese, preoccupato:
 
-Ehi, cosa c’è?-
-N-niente, io...-
 
e continuò a fissare i livello 3 che divoravano la povera Kawamura.
Il ragazzo però capì subito, la prese dolcemente per le spalle e la fece voltare, abbracciandola.
 
-Va tutto bene, tutto bene. Non guardare...-
Lei ricambiò debolmente l’abbraccio, appoggiando la fronte sulla spalla di lui.
-Mi dispiace... mi dispiace...-
 
Gli akuma impiegarono parecchi minuti a terminare il loro banchetto degli orrori e una volta finito se ne andarono come se niente fosse, lasciandosi alle spalle un mucchio di terrificanti rottami.
Il gruppetto lo superò in silenzio, eccezion fatta per le deboli lamentele di Lavi che diceva di sentirsi male.
In effetti... se prima era lui a sorreggere Angelica per evitare che svenisse, ora era la ragazza che cercava di fargli forza mentre lui si accasciava sulle sue spalle, facendola barcollare per la differenza di peso.
Chomesuke camminava in testa al convoglio, in silenzio e con molta cautela.
Ad un tratto si fermò di colpo e sgranò gli occhi.
 
-Che c’è, Sachiko?-
-Chiamami Chomesuke, cho. Se no complichi le cose...-
 
Non disse nulla per un po’, continuando a tremare senza controllo.
Poi trasalì e si piegò in avanti tenendosi la testa ed emettendo gemiti di dolore.
 
-Che cos’hai Sachiko??-
-Ba-bastardo!! Ti ho detto di chiamarmi Chomesuke! E’... è una comunicazione di sua Eccellenza il Conte, cho!-
A quel punto si scatenò il panico.
-Del Conte?!-
-Sa che siamo qui?!-
-N-non credo, cho. E’... è una comunicazione enorme... il dispositivo di blocco non funziona!-
 
Iniziò a balbettare cose senza senso, come se fosse impazzita di punto in bianco, cosa che mise tutti ancora più in agitazione.
Alla fine era completamente sudata e sul viso le era comparsa un’espressione esausta.
 
-Il raggio di trasmissione di questa comunicazione... il Conte sta cercando di riunire tutti gli akuma del Giappone...!-
 
e iniziò a lanciare urla disperate.
Tutti si raccolsero intorno a lei.
 
-Fatti forza, Chomesuke!-
-Che ti succede, invero?-
-Cosa significa che il Conte vuole riunire tutti gli akuma del Giappone?-
-Chomesuke, cerca di riprenderti!!-
Chomesuke rispose debolmente, sempre tenendosi la testa.
-I-io sono un akuma modificato da Marian, per questo posso agire senza obbedire agli ordini del Conte... però... questa trasmissione è troppo... f-forte...!-
 
Poi, all’improvviso, si rimise dritta, in silenzio e guardando il vuoto come se niente fosse.
Sentenziò semplicemente:
 
-Perdonami Lavi... io... devo andare da sua eccellenza il Conte... ora sua eccellenza il Conte è nella capitale imperiale, Edo...-
 
Quell’affermazione era davvero troppo.
Il Conte... in Giappone? Proprio adesso che erano ridotti così male...?
Certo, perché sperare che per una volta le cose potessero andare come dovevano?
 

* * *

 
Li avevano trovati.
Là, in lontananza, nei pressi di uno strano palazzo che (ma sul serio?!) fluttuava nell’aria come se poggiasse su solidissime fondamenta, c’erano i Noah.
Erano tanti, da quella distanza non avrebbero saputo dire il numero esatto, ma più di quanti ne avessero mai visti radunati in un posto solo.
E poi c’erano gli akuma. Di qualunque livello, di qualunque forma e dimensione.
Sembravano non finire mai e riempivano di luce violacea quella visione destabilizzante e orrorifica.
E in mezzo alla scena, come un burattinaio circondato dalle sue marionette, c’era lui. Il Conte.
Lo avevano riconosciuto in seguito ad un attacco di fuoco di Lavi che lo aveva centrato in pieno, scatenando lo sconcerto dei Noah che gli stavano vicini.
Nonostante la potenza dell’attacco il Conte era rimasto completamente illeso e non aveva perso tempo ad individuarli
Ormai era chiaro che li aspettava uno scontro aperto e tutti si prepararono tirando fuori le loro armi.
Chomesuke, che nel frattempo era rimasta pallida e senza forze, iniziò a lamentarsi, esasperata:
 
-Ma volete scontrarvi sul serio, cho?! Avete davanti un esercito infinito e quattro loro eccellenze Noah, cho!! Non avete speranza di vincere, cho!! Morirete di sicuro!!-
Lavi, qualche passo avanti a lei, si voltò a guardarla con un gran sorriso in volto.
-Lo sappiamo che loro sono molto potenti, ma abbiamo comunque intenzione di combattere e non intendiamo perdere!-
Angelica però, al suo fianco e con il nastro in mano, sembrava della stessa opinione di Chomesuke, infatti Lavi e Crowley la sentirono sussurrare:
-Però... questa ha tutta l’aria di una battaglia persa in partenza...-
Il vampiro allora si affrettò a rimbrottarla, aiutato dal rosso:
-Tsk, se non proviamo non lo possiamo sapere, no?-
-Già, che ne sai? Magari li battiamo a occhi chiusi...!-
 
E con quell’ultima frase spiccarono entrambi un salto per cercare di avvicinarsi ai loro nemici, salvo essere bloccati dall’avvicinarsi di uno dei Noah, che li fece tornare da dov’erano partiti.
Angelica corse da Lavi per aiutarlo ad alzarsi, ma quando gli toccò il braccio si accorse che stava tremando.
 
-Lavi...?-
 
Poi lo guardò in faccia e capì:
il ragazzo stava tenendo lo sguardo fisso sul Noah davanti a lui e il suo volto era una maschera di pura rabbia.
Tyki Mikk, il Noah che si era attirato l’ira di Lavi, era un giovane alto e attraente, dalla carnagione scura, con i capelli neri, grandi occhi dorati e un neo sotto l’occhio sinistro, oltre alla solita trafila di croci sulla fronte. Sorrideva come se nulla fosse e dopo averli osservati per qualche secondo commentò con tranquillità:
 
-Ma guarda... tu non sei quel guercino dell’altra volta? E ci sono anche il signor mio e quella signorina bionda.-
 
Angelica era sicura di aver già sentito la sua voce da qualche parte, ma non riusciva a ricordare il suo viso.
Sentì Lenalee alle sue spalle che diceva ad alta voce:
 
-Quell’uomo era nella memoria di Timcampi...!-
La memoria...? Oh, si riferiva a quello che le aveva raccontato Lavi? Quando Allen era...
-Non me la dimentico quella faccia! Quello è il Noah che ha ucciso Allen quella notte!-
Tyki non smise di sorridere neanche per un secondo e alla fine dichiarò:
-In questo momento non ho niente da fare, quindi sarò di nuovo vostro avversario.-
 
Lavi non perse tempo:
si alzò in piedi, dando così uno spintone ad Angelica e si tolse la mantella di tela dalle spalle per essere più libero nei movimenti.
 
-Non chiedo di meglio! Con il signor neo ci combatto io! Che nessuno si metta in mezzo!-
-Lavi?! Aspetta, fermo! Non puoi farcela da solo!-
 
Angelica lo prese per un braccio e cercò di fermarlo.
Tyki ridacchiò appena.
 
-Dovresti ascoltarla, sai, guercino?-
Il ragazzo si liberò dalla presa della compagna e afferrò meglio il martello.
-Non sarò soddisfatto finché non lo avrò ridotto in poltiglia!-
 
La ragazza al suo fianco sospirò e attivò la sua Innocence:
sarebbe rimasta comunque vicina a lui, che lo volesse o meno.
Tyki allargò le braccia.
 
-Oh? Sei così arrabbiato perché ho ucciso il piccolo baro? Era un tuo amico?-
-Stai zitto.-
Il Noah fece un sorrisetto malizioso.
-Aaah, era proprio un tuo amico.-
-Stai zitto.-
-E anche quelle ragazze così carine erano amiche sue?-
-Stai zitto!-
-Scusatemi. Ah, che cosa triste. Sapete, io vi capisco. Perché anch’io ho degli amici.-
-Stai zitto!-
La rabbia di Lavi montava sempre di più e Angelica si girò verso di lui, preoccupata.
-Lavi...?-
-Ti capisco ragazzo.-
-Stai zitto!-
-E’ triste...-
-Stai zitto!-
-...quando ti muore un amico.-
-STAI ZITTOOOO!!-

A quel punto il ragazzo scattò in avanti e alzò il martello per colpire Tyki con tutta la sua forza.
Angelica cercò di richiamarlo e gli corse dietro.

-Lavi, no!!-
Tyki rimase completamente impassibile.
-Dai, non essere così arrabbiato. Quel marmocchio è ancora vivo, a quanto pare. E potrebbe capitare qui da un momento all’altro.-
Lavi e Angelica, che ancora correvano l’una dietro all’altro, si bloccarono dov’erano, e anche Lenalee, alle loro spalle, spalancò gli occhi, mentre Tyki continuava a parlare con un ghigno sinistro sul volto.
-Vorreste incontrarlo? Beh, ma questo potrà accadere solo... se resterete vivi abbastanza a lungo. Non penso che ci vorrà molto, in ogni caso. Lo so, perché ho distrutto io la sua Innocence... e ora che non può difendersi gli ho mandato uno dei miei servitori akuma per portarlo qui.-
Il ghigno si allargò.
-Riuscirete ad incontrare Allen Walker?-
 
Lavi rallentò un momento la respirazione, cercando di calmarsi e concentrarsi.
Poi affermò, risoluto:
 
-Ma certo che ci riusciremo, non sarai di certo tu a fermarci!-
 
E scattò di nuovo in avanti, brandendo il martello verso Tyki.
Lenalee fece qualche passo nella sua direzione ma Angelica la fermò.
 
-Resta qui, vado io. Non riesci ancora a camminare bene e la tua Innocence è fuori uso, non ti conviene avvicinarti ad uno scontro. E poi Lavi non vuole nessuno, quindi è già tanto se riuscirò ad avvicinarmi io.-
 
Detto questo corse incontro a Lavi che aveva già iniziato a scagliare qualche colpo a Tyki.
Quando il Noah la vide arrivare parò con facilità l’ennesimo colpo del martello di Lavi e le rivolse un sorrisetto:
 
-Ti unisci a noi, signorina?-
Il rosso si girò verso di lei e iniziò ad urlarle contro:
-Che cosa stai facendo qui?!-
-I-io volevo aiutarti...-
-Avevo detto che nessuno doveva mettersi in mezzo! Non ci senti?!-
A questo punto anche lei alzò la voce indignata, entrambi dimentichi che Tyki li stava osservando con fare divertito.
-Certo che ci sento!! Ma pensi forse di riuscire a battere quel Noah da solo?!-
-Non lo so, ma non voglio l’aiuto di nessuno! Sarò io e solo io a vendicarmi di questo bastardo, quindi adesso fatti da parte!!-
-No!! Io non mi muovo da qui! Resterò vicino a te e lo farò che ti piaccia o meno!!-
-Benissimo, allora fa’ quel che ti pare!! Basta che non mi finisci in mezzo ai piedi!!-
Tyki tossicchiò con un fil di voce e commentò:
-Spiacente di interrompervi, ma temo che la vostra discussione sia durata anche troppo.-
Fece uno scatto in direzione di Angelica, che afferrò più saldamente la sua spada pronta a difendersi, ma Lavi lo colpì dal lato con il martello, facendolo spostare di qualche metro.
-Il tuo avversario sono io, non distrarti!!-
 
Gli scagliò addosso due attacchi di fuoco di fila, entrambi evitati dal rivale come se nulla fosse.
Angelica cercò più volte di inserirsi nell’azione per aiutarlo, anche solo distraendo Tyki o facendo confusione, ma puntualmente Lavi le dava uno spintone e la allontanava da lui.
Tyki riemerse dalla parete oltre la quale si era riparato dall’ennesimo Timbro di Fuoco di Lavi e sbuffò annoiato.
 
-Sono stanco di questo attacco. Perché non fai partecipare anche la ragazza? Potrebbe essere divertente...-
Fece per dirigersi nella direzione di Angelica ma Lavi gli sbarrò la strada.
-Ti ho detto che il tuo avversario sono io, io soltanto!-
Il Noah allargò le braccia, rassegnato.
-Come vuoi, ma inizio davvero ad annoiarmi. Potresti almeno cambiare attacco, no?-
Il ragazzo non se lo fece ripetere e provò con un colpo diverso.
-Combo-ban... Goraiten!!-
 
Un drago azzurrognolo uscì dal cerchio sul suolo e si abbatté addosso a Tyki, che si scansò e lo evitò senza problemi.
Quando la nuvola di fumo si fu diradata Lavi vide che il Noah non era più dove credeva che fosse ma si era agilmente spostato alle sue spalle.
 
-Insomma, fammi divertire di più... oppure ti ucciderò subito!-
 
Evocò una delle sue orribili farfalle e in un attimo un fascio di luce violacea gli avvolse il braccio.
Colpì il ragazzo con tale forza che lo spedì lontano, attraverso il tetto di una casa in rovina.
Angelica lo guardò schiantarsi attraverso il buco formato dall’impatto, incapace di evitarlo.
 
-Lavi!!-
Si ritrovò Tyki alle spalle, talmente vicino che poteva sentire il suo fiato sul collo.
-Allora... soli, sembrerebbe...-
 
Angelica prese fiato e si girò sollevando la spada e tentando di sferrare un colpo dal basso, mancando però il bersaglio.
Calò diversi fendenti, nessuno dei quali andò a segno e alla fine il Noah, evidentemente stanco del gioco, evocò di nuovo quella strana luce viola e la colpì, facendola finire sul tetto della stessa casa dove era caduto Lavi.
Troppo vicina ad un buco tra le tegole, perse l’equilibrio e cadde giù, rovinando sul duro pavimento del piano terra dell’edificio e tenendosi il punto dell’addome dove Tyki l’aveva colpita.
Lavi la scorse cadere dalla cima della montagnola di detriti dove era accasciato e finché non la vide muoversi trattenne il respiro.
Poi mise i piedi per terra e la raggiunse barcollando, inginocchiandosi accanto a lei e aiutandola a mettersi seduta.
 
-Ehi... ehi Ann. Stai bene?-
 
Lei gemette con un filo di voce e per tutta risposta diede qualche colpo di tosse.
Alcune goccioline di sangue le sfuggirono dalle labbra e lei se le asciugò in fretta con la manica e deglutì.
 
-S-sì, sto bene...-
 
Si fece aiutare ad alzarsi in piedi e si appoggiò alla spada per non cadere di nuovo.
Lavi a sua volta si stava appoggiando all’asta del suo martello e si teneva la testa con fare dolorante.
 
-Quello è troppo forte, dannazione! Mi fanno male le ferite...-
Smise con le sue lamentele quando sentì una voce in lontananza che urlava:
-Onorevole esorcista!!-
Subito i due ragazzi capirono cosa stava succedendo.
-Oh no!! Quel bastardo sta andando da Lenalee e gli altri!!-
 
Dimenticando stanchezza e dolore Lavi si rimise dritto e afferrò saldamente l’asta del suo martello, pronto ad andare.
Angelica, vicino a lui, fece lo stesso e i due si lanciarono sguardi di intesa.
Il ragazzo guardò in alto e fece estendere la sua arma, trascinando verso l’alto lui e la compagna.
Una volta fuori dall’edificio dove si trovavano entrambi cercarono con gli occhi i loro amici e Tyki e quando riuscirono ad individuarli restarono molto sorpresi nel constatare che il Noah stava già combattendo contro qualcuno di loro conoscenza.
Angelica strizzò gli occhi e cercò di guardare meglio, convinta di aver visto male.
 
-Ma quello... è Kanda?-
-Già, così pare...-
 
La ragazza valutò con attenzione l’altezza a cui si trovavano e quando furono abbastanza vicini ad un altro blocco di edifici lasciò il martello e atterrò con sicurezza sul tetto di una casa.
Lavi fermò l’arma e la guardò come se fosse matta.
 
-Cosa stai combinando?-
-Vai ad aiutarlo, io vi raggiungo a piedi!-
-Ma...-
-Tu vai e basta! Sarai più veloce se non dovrai badare anche a me!!-
 
Il ragazzo le lanciò un’ultima occhiata, ma alla fine si convinse ad andare ad aiutare il compagno.
Angelica lo osservò mentre si allontanava e quando fu sicura che non la potesse più vedere si accasciò in ginocchio tenendosi l’addome con piccoli gemiti di dolore.
Già mentre si dirigevano verso i loro commilitoni aveva iniziato a sentire delle fitte nel punto in cui Tyki l’aveva colpita.
Poi erano arrivati gli attacchi di nausea e la testa che girava.
Ma non voleva far preoccupare Lavi, così si era inventata quella scusa banale, sperando che le desse corda, perché lui la lasciasse lì da sola a cercare di riprendersi.
Appena in tempo, non riusciva più nemmeno a reggersi in piedi dal dolore.
Tentò di riprendere fiato, ansimando e rantolando, ogni tanto si presentava anche qualche conato di vomito che cercava di ricacciare indietro con tutte le sue forze.
Dopo un po’ riuscì a rialzarsi e facendosi forza corse verso i suoi compagni.
Quando arrivò trovò Kanda (“allora era davvero lui!!”) con in braccio Lenalee (“d’accordo, poi mi dovrò far spiegare cos’è successo...”) che discuteva con Lavi del motivo per cui si trovavano tutti in quel luogo.
Nel momento in cui i due ragazzi si accorsero della sua presenza ebbero reazioni differenti:
Kanda si limitò a guardarla con sufficienza, come se le sua presenza fosse più un fastidio che altro, mentre Lavi la squadrò da capo a piedi e chiese:
 
-Ma dov’eri finita?-
La ragazza si sforzò di sorridere, mentre un altro conato di vomito le provocava dei piccoli brividi lungo la schiena, e cercò in fretta una scusa.
-Ehm... sono solo inciampata mentre venivo qui e, ehm... le ferite mi hanno dato qualche problema... ma niente di che, sul serio...!-
 
Lui non sembrava molto convinto... ma non lo sembrava mai, giusto?
Per fortuna della povera fanciulla dovettero interrompere la loro appassionante discussione a causa dello strano comportamento di uno degli akuma nelle vicinanze.
Angelica rimase impressionata per le sue dimensioni:
durante tutto il combattimento non si era accorta della presenza di quegli akuma così enormi, e ora vedersene uno così vicino e con un comportamento così strano per un attimo le fece paura.
Anche Lavi commentò il bizzarro atteggiamento del loro nemico.
 
-Ma che gli succede?-
Kanda lo osservò del tutto calmo e impassibile e constatò con semplicità:
-Deve essere rimasto impigliato nelle corde di Marie... le melodie che suona lui sono veleno per gli akuma.-
 
E infatti, poco lontano da loro, un esorcista che Angelica non aveva mai visto teneva l’akuma sotto l’effetto della sua Innocence, composta da un insieme di corde sottilissime come quelle di un violino da cui usciva una melodia solenne.
Mentre Lavi e Angelica osservavano quello spettacolo insolito, Kanda praticamente mollò Lenalee tra le braccia del rosso (senza farsi tanti problemi) ed estrasse la sua spada.
Subito dal braccio del ragazzo uscì una seconda spada, identica a quella originale.
Angelica dovette sbattere le palpebre più volte per assicurarsi di non avere avuto un’allucinazione.
Quando l’illusione fu completa Kanda spiccò un salto e si preparò ad affrontare l’akuma, indebolito dalle corde di Marie, ma Lavi lo avvertì:
 
-Stai attento, Yuu! Quello è un osso dur...-
 
Non poté finire la frase:
tra lo stupore generale Kanda tagliò senza difficoltà la pelle coriacea dell’akuma e atterrò con eleganza nel punto in cui si trovava prima, mentre la sua preda esplodeva alle sue spalle.
Senza neanche voltarsi si rivolse a Lavi con fare minaccioso.
 
-Ehi, tu!!-
-Oh! S-sì...?-
Il samurai si girò dalla sua parte e lo guardò con un’espressione di puro odio.
-Non osare più chiamarmi per nome... o ti taglierò a fettine.-
 
Angelica non ebbe nemmeno il coraggio di provare a difenderlo, tanto era bieco il suo sguardo, mentre Lavi si fece piccolo piccolo di fianco a lei.
D’un tratto tutti quanti avvertirono una strana sensazione, un sentimento bizzarro dovuto a qualcosa che non riuscivano a capire.
Poi videro il Conte circondato da una sfera nera fatta di un materiale sconosciuto e poco a poco la sfera iniziò ad ingigantirsi sempre di più, avvolgendo nell’oscurità tutto quello che inglobava al suo interno e facendolo scomparire in un’oscurità opprimente.
Gli esorcisti non riuscirono ad evitarla e in un attimo si ritrovarono soggiogati dalla forza di quello strano sortilegio e avvinti nelle tenebre più oscure.
 

* * *

 
Quando Angelica riprese i sensi aspettò qualche secondo prima di provare ad alzarsi.
Dove si trovava? Che cosa era accaduto?
Ricordava solo il Conte, quella strana sfera scura e poi più nulla, il vuoto.
Le erano anche tornati i conati di vomito, più insistenti di prima.
Tentò di dominare il proprio malessere e nel frattempo cercò a tentoni un appiglio per aiutarsi a tirarsi su.
Ma intorno a lei non c’era niente, era come se si trovasse in un enorme salone dal pavimento liscio e lucido.
Quando trovò la forza di sollevarsi con le sue forze si guardò intorno e le sembrò di sentirsi male un’altra volta:
in lontananza c’era ancora quello strano edificio sospeso nel vuoto, ma non era più circondato dalle costruzioni che costituivano la città di Edo, ormai disabitata.
Al loro posto c’era un vuoto assoluto e piatto, una larga distesa di nulla talmente perfetta da potercisi specchiare dentro.
A qualche metro di distanza le sembrò di scorgere delle persone, ma con la vista annebbiata non riusciva a capire chi fossero.
E vicino a quelle persone c’era...
“No, di nuovo? Ma che sta succedendo, qui?”
L’aspetto non lasciava dubbi:
l’Innocence di Lenalee si era ancora manifestata in forma di cristallo e ora la struttura verdastra torreggiava in mezzo al nulla, evidente come il Sole.
Angelica si affrettò a mettersi in piedi con grande fatica e, appoggiandosi alla spada, si mosse con fatica verso quelli che sperava ardentemente fossero i suoi compagni.
Fortunatamente si trattava proprio di Lavi e Kanda che, malconci quanto lei, osservavano stupiti la struttura cristallina da cui usciva, debolissima, la voce di Lenalee.
Quando la ragazza si fu avvicinata entrambi si accorsero della sua presenza e Lavi le andò incontro mettendole le mani sulle spalle.
 
-Ann! Ma dov’eri finita? Con tutto quel trambusto non ho capito più niente! E hai visto? L’Innocence di Lenalee lo ha fatto ancora! Speriamo che lei stia bene...
Lanciò un’occhiata nervosa al cristallo verdastro prima di riportare l’attenzione su di lei.
-Comunque tu stai bene?-
 
In realtà avrebbe tanto voluto dire la verità, dire che no, non stava affatto bene!!
Aveva una voglia matta di piangere e infuriarsi, perché invece di preoccuparsi per lei aveva pensato a Lenalee.
E non le importava dello strano comportamento della sua Innocence, o del fatto che a causa di quest’ultima la ragazza fosse presa di mira da tutta la famiglia dei Noah:
non sopportava che Lavi, il suo migliore amico, la persona che per lei significava più di ogni altra cosa pensasse più all’incolumità di Lenalee che alla sua!
Ma tenne per sé tutto questo ed evitò di esprimere ad alta voce i suoi veri pensieri.
Si limitò ad annuire con un semplice:
 
-Sto bene, non preoccuparti...-
In ogni caso non avrebbe fatto in tempo ad aggiungere nulla, perché da lontano la voce di Marie li raggiunse e ruppe bruscamente il silenzio circostante:
-Attento Kanda!!-
 
Kanda ebbe giusto il tempo di girarsi e fermare con la sua Mugen il movimento repentino di Tyki che si era gettato addosso a lui.
Iniziò una lotta veloce e violenta, ma prima che Lavi e Angelica potessero andare ad aiutarlo si parò loro davanti un energumeno con i capelli a spazzola e l’espressione minacciosa.
Dalla trafila di croci sulla fronte capirono che si trattava di un altro Noah.
Il nuovo nemico li guardò entrambi con un sorrisetto intimidatorio e chiese:
 
-Vi piacciono i dolci?-
 
prima di iniziare a sferrare colpi contro di loro senza pietà.
Mentre i due ragazzi erano impegnati a difendersi come potevano da quegli attacchi continui e instancabili, Lavi notò con la coda dell’occhio il Conte che si avvicinava al cristallo dell’Innocence di Lenalee.
Cercò in qualche modo di liberarsi dalla morsa del loro aggressore ma sembrava che qualunque cosa facesse fosse inutile.
Avrebbe voluto andare a difendere Lenalee, se la sua Innocence fosse stata il Cuore e il Conte se ne fosse impossessato o l’avesse distrutta sarebbe stato un disastro irreparabile.
Chiamò il suo nome con quanto fiato aveva in gola, in preda alla disperazione, ma nulla riuscì a fermare gli attacchi di quell’assalitore dall’aria inarrestabile.
La lotta continuò fino a quando un fascio di luce potentissima non illuminò tutta la zona.
Il Noah con cui Lavi e Angelica stavano combattendo sparì nel nulla e venne rimpiazzato da una strana creatura biancastra che fluttuava in mezzo alla foschia che si era creata come se fosse senza peso, che il ragazzo d’istinto provò a colpire con il martello.
La creatura portava una maschera d’argento e le sue orbite vuote li fissavano severamente, tanto che Lavi si ritrovò ad avere soggezione di quell’essere apparso dal nulla.
Poteva essere un akuma?
Finalmente la creatura toccò terra e quando si voltò verso di loro i due compagni riuscirono avedere che si trattava di...
 
-Allen...?!-
Il ragazzino dai capelli bianchi sembrava sorpreso quanto loro di vederli.
-Lavi?! Angelica?! Ehi, avete visto il Conte passare di q...-
La voce rabbiosa di Kanda si intromise nella conversazione.
-Aspetta, bastardo!!-
Il samurai uscì dalla nebbia con la spada alta davanti a sé e calò un fendente contro Allen, che lo parò appena in tempo con il suo braccio sinistro, mentre Kanda gli urlava contro.
-MUORI!!-
-K-Kanda...??-
Anche il ragazzo giapponese rimase alquanto sorpreso, visto che ovviamente non si aspettava di trovarsi davanti Allen.
-Oh? Mammoletta?-
-Mi chiamo Allen...-
-Ma che diavolo sta succedendo qui?-
-E’ quello che vorrei sapere anch’io...-
-Io stavo inseguendo quel Noah con la permanente.-
Si rivolse bruscamente a Lavi.
-Ohi Lavi, lo hai visto qui da qualche parte?-
-In effetti è sparito anche il marcantonio con cui stavamo combattendo noi...-
 
Tutti si guardarono intorno disorientati, mentre la nebbia iniziava finalmente a diradarsi.
Tutti tranne Kanda, che riservò ad Allen uno sguardo gelido.
Il ragazzino, ovviamente, se la prese e i due iniziarono a litigare.
 
-Che vuoi? Non guardarmi come se fosse colpa mia!! I Noah sono spariti perché tu sei un impedito!!-
-Che cosa hai detto?! Sei stato tu ad arrivare qui dopo tutti gli altri, mammoletta lenta!!-
-Mi chiamo Allen, quante volte devo ripeterlo?! Ah, già! Dimenticavo: tu hai anche il cervello impedito!-
-Ma senti questo!! Ti faccio vedere io chi è l’impedito qui! In guardia! Ti faccio lo scalpo e vendo quei capelli bianchi a qualche vecchio!!-
-Ma non si vende di più vendendo capelli neri?-
Sarebbero andati avanti in eterno se qualcuno non li avesse fermati, così Angelica ebbe la forza di provare a interromperli con un timido:
-Ehm, ragazzi? Dai, non litigate...-
Lavi cercò di aiutarla.
-Sì, non fate così. Questo dovrebbe essere un bel momento, in cui tutti ci ritroviamo e gioiamo insieme...-
Ma i due attaccabrighe non li lasciarono parlare.
-Silenzio, vi facciamo lo scalpo!!-

E a questo punto chiunque fosse sano di mente avrebbe rinunciato a riappacificarli!!
 

* * *

 
Dopo essersi ritrovati tutti, gli esorcisti presenti scelsero un posto tranquillo sotto un vecchio ponte dove riposare e riprendersi.
Erano anche riusciti a tirar fuori Lenalee dal cristallo di Innocence e ora la ragazza dormiva tranquilla circondata dai suoi compagni.
Miranda fece il giro e curò con il suo Time Record le ferite di ciascuno, mentre il generale Tiedoll, il mentore di Kanda e compagnia, faceva loro un lungo discorso sul livello di pericolo che quella missione rappresentava per loro.
Parlò di come il generale Cross sfruttasse come burattini i suoi sottoposti, del rischio che correvano nel cercare quell’uomo così sfuggente e del fatto che gli esorcisti erano rimasti talmente in pochi da non potersi permettere di mettere a repentaglio la loro vita in quel modo.
Parlo per molto tempo, ma alla fine tutte le sue parole risultarono vane:
gli esorcisti della squadra Cross erano del tutto intenzionati a proseguire nella loro missione e nulla, nemmeno gli avvertimenti del generale, li avrebbe fermati.
Quando Tiedoll capì che non sarebbe riuscito a fermarli sospirò gravemente, si alzò in piedi e guardando lontano pronunciò queste semplici parole:
 
-Il viaggio fino ad ora è stato lungo e faticoso... ma ora, la via che dovrete percorrere sarà ancora più ardua...-
 
Angelica, che dopo le cure di Miranda si sentiva decisamente meglio, si rintanò in un angolino all’esterno della zona coperta dal ponte, e cercò di dormire un po’.
Si appisolò forse per qualche minuto, fatto sta che quello che vide appena ebbe aperto le palpebre le fece spalancare gli occhi e passare tutto il sonno:
a pochi metri da lei Lavi si era tolto giacca e maglia e ora si stava tranquillamente rinfrescando sotto un getto d’acqua che scendeva dalla sommità del ponte.
La ragazza arrossì praticamente fino alla punta dei capelli e avrebbe voluto distogliere lo sguardo per non farsi scoprire... ma per qualche motivo le sue pupille si erano incollate a quello spettacolo che (diciamocelo!!) non era niente male.
Alla fine Lavi fece in tempo ad asciugarsi e rivestirsi e Angelica era ancora lì che lo fissava.
Non riusciva proprio a togliergli gli occhi di dosso, lui era così... così... non riusciva nemmeno a trovare un aggettivo per descrivere quanto lo trovasse meraviglioso in tutti i sensi.
Stava ancora rimuginando su un epiteto che lo descrivesse abbastanza bene quando se lo ritrovò accovacciato davanti a lei, con il viso a pochi centimetri dal suo, che la guardava con aria preoccupata.
Dire che la povera ragazza si prese un infarto è un eufemismo!
 
-L-Lavi!!-
Il rosso scoppiò a ridere per la sua reazione esagerata.
-Ehi, Ann! Dì un po’, eri andata in fissa?-
-P-perché?-
-Non lo so, continuavi a guardarmi... ero anche convinto di avere qualcosa che non andava, mi hai fatto preoccupare...!-
 
Mentre lui scoppiava a ridere come se niente fosse lei arrossì ancora di più.
Oddio, l’aveva vista? No, che disastro!! E adesso?
Doveva tentare di dissimulare a tutti i costi!
 
-Io... sono solo stanca... quindi, uhm... guardavo il vuoto, ecco tutto!!-
Lavi la osservò poco convinto, ma alla fine si limitò ad alzare le spalle.
-A-ha... beh, posso capire che tu sia stanca, è stata una nottata lunga per tutti...-
Le mise una mano sulla testa e le sorrise.
-Perché adesso non riposi un po’? Ce la siamo meritata qualche ora di pausa!-
 
E si allontanò, lasciandola lì ad osservarlo mentre se ne andava.
Sì certo, riposare... come se dopo averlo visto farsi una doccia mezzo nudo lei potesse ancora pensare di riposare.
Angelica si alzò in piedi e fece un giretto dei dintorni.
Lavi si era allontanato con Bookman e sembrava stessero parlando di qualcosa che gli altri non dovevano sentire, Miranda si divertiva ad osservare i marinai della nave di Anita che cercavano di mettere in ordine le cose che avevano portato per il viaggio, Crowley stava tentando di imbastire una pacifica discussione con quello scontroso di Kanda (e dalla faccia del giapponese sembrava che gli stesse tenendo testa in tutta tranquillità).
Allen infine era seduto di fianco al giaciglio di Lenalee, che nel frattempo non si era ancora svegliata.
Pareva che stesse parlando da solo, o forse stava dicendo qualcosa a Lenalee, anche se non poteva sentirlo.
Fatto sta che Angelica rimase nascosta nell’ombra ad osservarli per un po’.
Allen era così diverso, con quel nuovo braccio.
Non era solo perché la forma della sua Innocence era cambiata, era proprio lui a essere diverso da come lei lo ricordava.
Sembrava più grande, più maturo.
Smise con quei ragionamenti quando vide che Lenalee si era finalmente svegliata.
In pochi secondi tutti le furono intorno, felici e sollevati di rivederla finalmente in forze.
Lavi trovò subito la maniera di animare la situazione prendendo in giro Allen, e Angelica approfittò della confusione per avvicinarsi e abbracciare la compagna.
Aveva pensato tante cose negative su di lei prima, dettate dalla rabbia e dalla stanchezza, ma adesso che stava meglio era sollevata quanto gli altri.
Le due amiche si abbracciarono con affetto nella commozione generale, ma all’improvviso l’atmosfera si fece più pesante.
C’era qualcosa di strano nell’aria, ma prima che qualcuno potesse rendersi conto di cosa fosse, un cerchio luminoso con al centro un pentacolo apparve sotto le ragazze e dalla luce spuntò la testa a forma di zucca di Lero, lo stupido ombrellino rosa del Conte.
 
-Vi ho trovati, lero.-
 
Poi il cerchio inghiottì Lero, Lenalee e Angelica e nessuno fu veloce abbastanza da reagire in tempo.
 
Author and characters corner:
Yami: bene... direi che è tutto...
Kanda: e vorrei vedere!! Non finiva più!!
Angelica: a me è piaciuto...
??: e certo, con lo spettacolo che ti sei goduta, anche a me sarebbe piaciuto!!
Allen: e tu chi sei??
Kanda: *solleva spada* una clandestina...!
Angelica: *salta al collo* Akitaaaaaaa!
Akita: *abbraccia* Angelicaaaaaaa!!
Lavi: ehm, scusate, eh... non vorrei disturbare, ma... miss Yami, chi è questa tizia?? O.O
Yami: oh lei? Beh, lei è la protagonista della fanfiction di una mia lettrice, una di quelle che ho citato prima...
Akita: *porge manina* Sono Akita, creatura di MitsukinoKaze, piacere.
Kanda: tch, e che cosa ci fa qui? Mi toglie spazio...
Yami: beh, lei è qui perchè l'ho deciso IO! E poi perchè voglio pubblicizzare la sua storia bella bellissima!!
Kanda: tsk, e allora muovetevi, voglio tornare ad allenarmi...
Akita: oh, Yuu, perchè mi tratti così male?? ç___ç
Kanda: e non chiamarmi per nome, imbecille!!
Angelica: tratta bene la mia amica, frangina!!
Crowley: ehm, il titolo della storia della signorina Mitsukinokaze è "Hikari to Kage no naka", invero.
Lavi: passate a fare un giro da quelle parti, pleaaaaase!! Ne vale la pena!!
Yami: bene, direi che posso salutarvi per altri sei mes... ehm, no, prometto che cercherò di far arrivare il capitolo più in fretta questa volta, giuro... ^^"
Akita: ah ecco, mi pareva... -.-"
Yami: a presto e grazie ancora a tutti quanti! <3

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Capitolo 11
*** Uscita: possibilità remota o miraggio irraggiungibile? ***


Yami: *arriva saltellando e cantando* siamo qua, siamo qua! Il capitolo è finito, siamo quaaaaa!!
Lavi: oh! Avete visto com’è contenta miss Yami?
Allen: certo che lo è! E’ riuscita a pubblicare un capitolo nell’arco di SOLI 39 giorni, per forza che è contenta!
Angelica: e siccome per una volta è riuscita a non impiegare un’eternità a pubblicare l’autrice ha deciso che lasceremo tutti i ringraziamenti e le note alla fine e passeremo al capitolo senza perdere altro temp...
Kanda: tch!
Yami: mister codino ha qualche problema, per caso?
Kanda: *prende Mugen* stai zitta, ti rapo a zero!!
Yami: *prende spada a due mani* vieni qui a ripeterlo!!
TUTTI: ...
Crowley: cari lettori, pensate al capitolo mentre noi ci godiamo questo appassionante (??) scontro, invero.
Lavi: speriamo che la storia sia di vostro gradimento e ora, senza indugio, diamo il via alla lettura dell’undicesimo attesissimo (??) capitolo di “Velvet Ribbons & Fiery Ham...” *gli arriva colpo in testa* Ahio!! Miss Yami, stia più attenta, accidenti!!
Yami: ops...!

CAPITOLO 11 – Uscita: possibilità remota o miraggio irraggiungibile?

C’era qualcosa di strano nell’aria, ma prima che qualcuno potesse rendersi conto di cosa fosse, un cerchio luminoso con al centro un pentacolo apparve sotto le ragazze e dalla luce spuntò la testa a forma di zucca di Lero, lo stupido ombrellino rosa del Conte.
 
-Vi ho trovati, lero.-
 
Poi il cerchio inghiottì Lero, Lenalee e Angelica e nessuno fu veloce abbastanza da reagire in tempo.
 
Lavi guardò le sue compagne sprofondare nell’ignoto senza riuscire a fare niente, se non aprire la bocca in una smorfia di stupore.
Accadde tutto molto in fretta, ma l’espressione di paura e tetro sconcerto che riuscì a scorgere sul viso di Angelica nell’attimo prima che sparisse gli si impresse nella mente.
Quando vide che anche Allen, tentando di afferrare all’ultimo momento la mano di Lenalee, stava per essere inghiottito si slanciò in avanti e cercò di prenderlo per un braccio, ma non fece in tempo e venne ingoiato a sua volta dallo strano cerchio luminoso.
Senza sapere come, dopo pochi secondi Lavi si ritrovò a precipitare da un’altezza molto elevata e quando finalmente toccò terra l’arrivo si rivelò particolarmente traumatico:
sotto di lui c’era Allen, caduto prima di lui, che tentava disperatamente di star sollevato sulle braccia per evitare che le due ragazze, appena sotto di lui, si facessero male.
Ma non si trattava di questo... per Lavi il vero trauma arrivò con un paio di secondi di ritardo e si realizzò nel brusco atterraggio di Chaoji, Kanda e Crowley... addosso a lui!
Ma quando diamine li avevano seguiti, si può sapere?!
Mentre tutti cercavano di riprendersi e capire cosa fosse successo, la voce di Allen li raggiunse dal basso, con tono a dir poco disperato:
 
-Mi state schiacciandooooooo!!!-
 
Per sua fortuna i compagni che lo sovrastarono si spostarono in fretta, dandogli la possibilità di alzarsi e controllare le condizioni delle ragazze, cadute prima di loro:
sembrava che stessero bene, anche se un po’ ammaccate e confuse.
Gli altri nel frattempo avevano iniziato a guardarsi intorno.
 
-Che cavolo è questa città?-
La domanda di Kanda fece ricordare ad Allen che lui in quel posto ci era già stato.
-Questo è l’interno dell’Arca!-
Ovviamente Kanda non si fece scappare l’occasione per accusare il ragazzino dai capelli bianchi della loro situazione attuale.
-E tuuu sapresti anche dirmi cosa ci facciamo qui...?-
-Non lo so, perché dovrei saperlo?-
 
Mentre i due erano impegnati a scrutarsi in cagnesco, Lavi corse verso le ragazze.
Angelica, convintissima che stesse venendo per aiutarla ad alzarsi, sollevò istintivamente un braccio per prendere la mano che (credeva) le sarebbe stata offerta.
E invece il rosso ignorò la poveretta per chinarsi su Lenalee, apparentemente priva di sensi in seguito alla caduta.
Dire che Angelica ci rimase male sarebbe riduttivo: abbassò il braccio con un’espressione così abbattuta da far tenerezza a Crowley, che le si avvicinò e la aiutò a tirarsi su, sorridendole con fare comprensivo.
Nel frattempo anche Lavi aveva sollevato Lenalee da terra e aveva trovato che sotto di lei...
 
-E-ehi! Sotto Lenalee c’è una zucca!-
La suddetta zucca si rivelò essere Lero, lo sgradevole ombrellino del Conte, e sembrava anche piuttosto irritato.
-Toglietevi, maledetti esorcisti!!-
Ma non fece in tempo a finire quella frase perché si ritrovò Kanda e Allen che gli puntavano alla gola (se così si può dire!) le rispettive Innocence, strappandogli un urletto disperato.
-Tu...!-
-Se non vuoi finire i tuoi giorni all’istante sarà meglio che tu ci faccia uscire...!-
-Subito!!-
-Dov’è l’uscita?-
Lero impiegò qualche secondo ma alla fine balbettò una risposta, appena udibile.
-N-non c’è uscita, lero.-
 
Poi l’ombrellino cominciò a parlare con una voce che non gli apparteneva:
era quella del Conte del Millennio.
 
-L’Arca ha completato il suo lungo compito e si è fermata. Ottimo lavoro, Lero. E’ l’ora di salpare, esorcisti!-
Dalla bocca di Lero uscì una specie di fantoccio con le fattezze del Conte, che continuò con il suo monologo:
-Voi raggiungerete l’aldilà insieme a quest’Arca. Sta diventando pericoloso, sapete? Le parti che hanno completato il download stanno già iniziando a distruggersi.-
Come conferma di quanto stava dicendo alcuni edifici lì intorno cominciarono a crollare.
-Questa nave verrà risucchiata negli spazi dimensionali e cesserà di essere. In parole povere vi restano circa tre ore di vita in questo mondo.-
Poi sembrò rivolgersi a Lenalee.
-Graziosa signorina, hai degli amici davvero meravigliosi! Ti hanno seguita in tanti e ora morirete tutti insieme, così non ti sentirai sola.
-Ma non dovete preoccuparvi: perché nessuno pianga la vostra scomparsa fermerò le lacrime di chi è rimasto al mondo.-
 
I compagni si guardarono disorientati e preoccupati dalle ultime parole della visione, che nel frattempo era sparita così come era apparsa.
Per cercare un’uscita (e per fare il più in fretta possibile!) si decise di far distruggere le strutture circostanti a Lavi con il suo martello.
Dopo qualche minuto passato così Allen affermò:
 
-Ci deve essere una casa che porta all’esterno, io sono entrato da lì!-
-E tu me lo dici adesso? Quante case avrò già distrutto, secondo te?!-
-E’ tutto inutile, lero! Questa nave ha smesso di funzionare, lero! Non è più collegata allo spazio esterno, ve l’ho già detto, lero!-
 
Angelica iniziava seriamente a detestare quell’oggettino irritante, soprattutto il suo ridicolo modo di parlare!
Lo avrebbe afferrato e preso a ceffoni... se all’improvviso non si fosse sentita mancare la terra sotto i piedi.
L’Arca, come avevano detto Lero e la visione del Conte, stava effettivamente dando segni di cedimento e sia gli edifici che il suolo stavano crollando in diversi punti, compreso quello in cui si trovavano loro.
Mentre tentavano di mantenersi in equilibrio come potevano Lero continuava a ripetere all’infinito le sue asserzioni.
 
-Non c’è, lero, sul serio! Non potete uscire da questa nave, morirete qui, lero!-
Angelica stava già per rispondergli a tono ma arrivò una voce sconosciuta a interromperli.
-Sì che c’è. Un’uscita per esserci c’è, ragazzo.-
 
Un individuo estraneo comparve al fianco di Allen, reggendo una chiave di metallo opaco.
Anche se in effetti non era un estraneo proprio per tutti, visto che Allen, Lavi, Crowley e Angelica riconobbero in lui uno degli uomini che avevano incontrato sul treno di ritorno dalla Romania.
Uno di quelli che avevano sfidato il povero vampiro a poker e che poi si erano ritrovati (letteralmente) in mutande grazie ad Allen, per la precisione quello che portava quegli strani...
 
-Occhiali spessi!-
L’altro parve alquanto sorpreso.
-Oh? Mi chiamavate così?-
-M-ma ma ma... perché?! Che cosa ci fai qui?-
-Ehi!-
La voce imperiosa di Kanda interruppe quel breve momento di stupore e tutti si voltarono a guardare nella sua direzione.
-Quel tipo non mi piace. Ha una specie di aura omicida.-
Lo sconosciuto si limitò a fare un sorrisetto sornione e appoggiò una mano sulla testa di Allen.
-Ragazzo, dì un po’... perché sei ancora vivo?-
Concluse la frase dando una sonora capocciata al povero ragazzo, che cadde all’indietro tenendosi la testa, mentre l’uomo continuava a parlare con un tono decisamente più rabbioso.
-A causa tua sono stato rimproverato dal Conte e ho dovuto pure sopportare quei piccoli rompiscatole.-
-M-ma cosa...?-
 
Prima che Allen potesse finire la domanda si accorse di un dettaglio che prima non aveva notato.
Quel tizio somigliava in modo impressionante a quel Noah dai capelli ricci, quello che lo aveva quasi fatto fuori.
Neanche a dirlo proprio in quel momento lo sconosciuto lasciò scivolare gli occhiali... attraverso la testa (nello sgomento generale!), la sua carnagione si fece di colpo più grigiastra e sulla fronte comparve la classica trafila di croci nere.
In pochi secondi l’uomo misterioso si rivelò in realtà essere Tyki Mikk, che con un sorrisetto tranquillo, come se il fatto di essere in mezzo a degli edifici che stavano per crollare non lo preoccupasse minimamente, continuò a spiegare, mentre giocava con la chiave che aveva in mano da prima:
 
-Vuoi un’uscita? Te la possiamo costruire. Su quest’Arca ormai non c’è più ma con i suoi poteri Road la può fare!-
Strinse la chiave in una mano, mentre alle sue spalle compariva una grossa porta a forma di cuore (pienamente nello stile di Road, quindi!), poi proseguì:
-La nostra Road è l’unica tra noi Noah che ha il potere di viaggiare attraverso le diverse dimensioni senza l’ausilio dell’Arca. Che ne dite,  continuiamo la partita che abbiamo iniziato sul treno? Questa volta però cambiamo la posta: noi mettiamo in gioco l’uscita e voi le vostre vite.-
Fece un ghigno verso Allen.
-E questa volta niente trucchi, ragazzo.-
Lero si intromise nella conversazione, quasi disperato.
-Che cosa vi salta in testa, Tyki? Sua Signoria il Conte non...-
Tyki continuò il suo discorso come se non fosse mai stato interrotto, tenendo la chiave con due dita in modo che tutti potessero vederla.
-Questa è la chiave per la porta di Road e altre tre per arrivare ad essa. Ve la lascio, voi pensateci.-
Lasciò scivolare la chiave dalle dita mentre il sorrisetto che aveva stampato in viso si allargava.
-Anche se credo che non abbiate molto tempo di stare a pensarci!-
 
Proprio in quel momento il suolo si spaccò di nuovo e nel caos creato dal crollo persero di vista Tyki, finito probabilmente sotto alcune delle macerie. L’unica cosa che rimase di lui fu la chiave che per qualche assurdo motivo Kanda si ritrovò in mano.
Poi dal niente sentirono ancora la sua voce dal tono beffardo che affermava divertito:
 
-La caccia agli esorcisti è proprio divertente. Vi metto la porta nel posto più alto che c’è qui dentro e se riuscirete ad arrivarci prima che tutto crolli la vittoria sarà vostra.-
Allen, che aveva mantenuto un atteggiamento distaccato fino a quel momento commentò:
-Ho sentito che i Noah sono immortali... non si era detto “niente trucchi”?-
La sonora risata di Tyki risuonò nell’ambiente circostante da un punto imprecisato.
-Non so chi ti abbia detto una cosa del genere, ragazzo, ma noi siamo esseri umani, non lo sai?-
Lo videro uscire dalla parete di un palazzo crollato, perfettamente in salute.
-Sembriamo immortali semplicemente perché voi siete deboli!-
 
In seguito ad un ennesimo crollo del suolo lo persero definitivamente di vista e per stare più tranquilli mentre riflettevano sul da farsi si spostarono in una zona più calma.
Si consultarono tra loro e decisero che valeva la pena provare ad usare quella chiave, visto che sembrava non ci fossero alternative più incoraggianti.
Peccato che nessuno avesse intenzione di offrirsi volontario, così venne tutto deciso da una manche di morra cinese, da cui Allen uscì ingloriosamente sconfitto.
Il ragazzo dai capelli bianchi si avvicinò timidamente alla prima porta che gli capitò a tiro con la chiave in mano.
 
-Va bene questa qui?-
-Va bene una qualunque, datti una mossa!-
-Certo che sei proprio una schiappa a morra cinese, tu!-
 
Allen inserì la chiave nella toppa e appena la ebbe ruotata la porta si coprì di strani disegni colorati dall’aspetto piuttosto infantile.
Rimasero tutti sorpresi dall’inaspettato cambiamento, poi si guardarono in faccia uno per uno e capirono di condividere tutti gli stessi dubbi e le stesse paure (beh, quasi tutti... con Kanda non si poteva mai dire!).
Alla fine Allen allungò un braccio e disse, con tutta la sicurezza che riuscì ad ostentare affermò:
 
-Usciremo di qui a tutti i costi!-
Lavi fu il primo ad annuire e appoggiare la mano su quella del compagno, ma fu presto imitato dagli altri.
-Certo!-
-Invero!-
-Sì!-
-Yup!-
-Ce la faremo!-
L’unico asociale era come sempre Kanda, che li guardò malissimo e borbottò:
-Allora, andiamo o no?-
Fu sempre Allen a rispondere, con un sorriso sicuro.
-Certo!-
-Forza.-
 
Spinsero uno dei battenti della porta ed entrarono in una enorme stanza apparentemente senza pareti né soffitto, sostituiti da una strano cielo innaturalmente blu e da una specie di catena montuosa in miniatura.
Tutto sembrava essere stato disegnato dalla mano innocente di un bambino, non fosse stato per la semioscurità che deformava ogni cosa rendendola grottesca e spaventosa.
 
-Ma che posto è questo?-
-Non siamo fuori...-
Ad un tratto Kanda trasalì.
-Kanda, cosa...?-
-Taci. Ce n’è uno.-
 
Gli altri seguirono il suo sguardo e videro una figura in lontananza, che riconobbero come Skin Boric, uno dei Noah.
Il samurai estrasse la sua fida katana dal fodero e disse con calma:
 
-Voi andate avanti.-
Ovviamente tutti rimasero sorpresi da quell’affermazione così avventata.
-Eh...?-
-Yuu?-
Lui non si scompose.
-Quello vuole uccidere il mio generale, l’ho già incontrato diverse volte.-
-Ma... ma non possiamo lasciarti qui da solo!-
-Non mettetevi strane idee in testa, non lo faccio certo per voi. Ve l’ho detto, quello ce l’ha con il mio generale, quindi devo ucciderlo ai fini della mia missione.-
La sua ultima frase fu accompagnata da un lieve tremolio del terreno che rese difficile a tutti tenersi in equilibrio.
-Un altro terremoto!-
-Allora siamo davvero ancora dentro l’Arca!-
Lero intervenne con la sua vocetta irritante.
-Questa non è altro che una stanza non ancora scaricata nella nuova Arca. Quando il download sarà completato anche questo ambiente scomparirà.-
 
Ciò significava che non potevano restare in eterno in quella stanza, c’era un terribile conto alla rovescia che gravava sulle loro teste.
All’improvviso Allen se ne uscì con quest’affermazione:
 
-Resto anche io, Kanda!-
-Allen...?-
-Voi proseguite nella ricerca della prossima porta, anch’io vi raggiunger...-
Il samurai lo interruppe con fare stizzito.
-Figurati se resto qui da solo con te.-
-Ma Kan...-
Prima che il ragazzino potesse obiettare Kanda gli puntò contro la spada.
-Ho detto che lo uccido io. Sparite! O preferite che inizi con l’infilzare voi?-
 
Tutto il gruppetto venne invaso da un senso d’ansia crescente.
Non parlava sul serio... vero?!
No, a quanto pare faceva proprio sul serio, perché nel secondo successivo aizzò i suoi insetti infernali contro i suoi stessi compagni, che si misero a correre in tutte le direzioni cercando disperatamente di evitarli.
Quando lui stesso li fece sparire, tutti, salvo Lenalee e Angelica, si misero ad urlargli contro.
 
-Scemo di un Kanda!!-
-Siete disumano!-
-Dannato bruto!-
-Avevi forse intenzione di ucciderci?!-
Inutilmente le due ragazze cercarono di calmare i loro compagni.
-Ehm... ragazzi?-
-Dai, non fate così...-
-Non ce ne frega più niente! Che stia lì!!-
Per tutta risposta Kanda sospirò.
-Ah, sta sospirando!-
-Ma quello dovremmo essere noi a farlo!-
 
E gli voltarono le spalle borbottando, avviandosi alla ricerca della porta che li avrebbe condotti fuori di lì.
Lenalee e Angelica rimasero indietro, guardarono prima i loro compagni che se ne andavano, poi Kanda e poi si guardarono tra di loro, con un sospiro.
 
-Sono senza speranza, vero?-
-Già, sono proprio uomini.-
Si volsero verso l’unico ragazzo rimasto.
-Kanda! Ehi, Kanda!-
-Kanda! Vedi di non fare scherzi e raggiungici davvero, capito?-
 
Niente, non si degnò nemmeno di girarsi.
Le due amiche si scambiarono uno sguardo d’intesa e gli strillarono:
 
-Almeno rispondi, imbecille!!-
Finalmente ebbe la decenza di voltarsi a guardarle.
Le ragazze gli restituirono lo sguardo, finché lui non si decise a dire qualcosa.
-Va bene, adesso però andate.-
 
Loro gli indirizzarono un sorriso soddisfatto e gli diedero le spalle, avviandosi con calma verso le sagome degli altri compagni in lontananza.
Quando li raggiunsero trovarono che si erano fermati davanti ad uno strano edificio.
Probabilmente era quella la porta successiva.
Provarono subito ad infilare la chiave nella toppa e quella girò senza problemi, mentre il battente si aprì docilmente con un leggero cigolio.
Lanciarono un’ultima occhiata nervosa alle loro spalle prima di varcare finalmente la porta.
Si ritrovarono in un lunghissimo corridoio che si perdeva nell’oscurità in lontananza.
Presero a percorrerlo, sperando che portasse da qualche parte.
Dopo qualche minuto passato a camminare in religioso silenzio, Lavi decise di parlare per sciogliere parte della tensione.
 
-Certo che è lunghissimo questo corridoio. Quanto mancherà alla prossima porta?-
Ma in quel momento Allen si voltò a guardare indietro con fare guardingo, attirando l’attenzione di Crowley.
-Che succede Allen, invero?-
-Mi è sembrato di sentire un rumore...-
Anche gli altri si erano fermati e lo fissavano con aria interrogativa.
-Che tipo di rumore?-
-Uhm... era come se qualcosa si stesse rompendo.-
Ma mentre diceva così una larga crepa attraversò il pavimento, che subito iniziò a collassare metro dopo metro.
-IL PAVIMENTOOO!!-
-Sta crollandoooo!!-
Si misero a correre cercando disperatamente di raggiungere la fine del corridoio, che ancora non si vedeva.
-Ma quanto è lungo questo cavolo di corridoiooo?!-
-Non finisce mai, verremo inghiottiti!-
 
Chaoji inciampò e Allen dovette recuperarlo usando la sua Innocence.
Ma se fossero andati avanti così non ce l’avrebbero fatta, non correvano abbastanza velocemente e i crolli diventavano sempre più vicini.
Poi a Crowley venne un’idea: si fece passare da Lenalee (che aveva precedentemente preso in braccio, dato che lei aveva ancora qualche difficoltà a camminare) una fiaschetta di sangue che gli aveva lasciato Chomesuke e ne bevve avidamente il contenuto.
Rinvigorito dal sangue di akuma, il vampiro afferrò Lavi e Allen e fece un potente scatto in avanti.
Chaoji si aggrappò appena in tempo all’Innocence di Allen, mentre Angelica fu presa al volo da Lavi, che le mise le braccia intorno alla vita tirandola a sé.
Raggiunsero la fine del corridoio praticamente in volo, varcando un’enorme porta e ritrovandosi in un ambiente ampio, dalle pareti altissime ricoperte interamente di libri.
Crowley atterrò con destrezza sul pavimento di marmo scuro e lasciò cadere senza farsi tanti problemi i suoi passeggeri (tutti tranne Lenalee, chissà perché, poi!).
Angelica cadde di schiena e come se non bastasse si ritrovò anche tutto il peso di Lavi addosso, mentre il rosso finì suo malgrado con il viso schiacciato contro la spalla della ragazza.
 
-Lavi... mi soffochi...-
-Uhm...?-
-Lavi, tirati... via. Tirati via!-
-Oh, scusa!-
 
Il ragazzo si sollevò di scatto puntellandosi con le braccia, mentre Angelica riprendeva a respirare.
Lei lo guardò malissimo, mentre cercava di reintegrare ossigeno nei polmoni.
 
-Che diamine ti ha preso, si può sapere?-
Lui si mise seduto, grattandosi la testa con fare imbarazzato.
-Scusa, non mi ero reso bene conto di dove mi trovavo...-
Si rimisero in piedi aiutandosi a vicenda, mentre si guardavano intorno per capire dove fossero finiti.
-Questa è una stanza dell’Arca che non è ancora stata scaricata?-
-Sembra una specie di biblioteca...-
Mentre facevano quelle riflessioni sentirono una voce provenire dall’alto.
-Yo, esorcisti.-
 
Alzarono lo sguardo per trovarsi davanti ad un enorme monumento che troneggiava al centro della sala e, seduti sulla sommità, due giovani vestiti con abiti dall’aspetto eccentrico, trucco pesante intorno agli occhi, carnagione grigiastra e una serie di croci nere sulla fronte.
Dei Noah!!
I due si presentarono, mentre si puntavano reciprocamente con due pistole dorate.
 
-Sono Devitto.-
disse quello dai capelli neri e dall’aspetto meno strano.
-E io sono Jusdero! E insieme siamo Jusdevi! Ih ih!-
ridacchiò quello dai lunghi capelli biondi e l’espressione da folle.
I commenti degli esorcisti non tardarono ad arrivare, insieme alle domande di un Lero molto perplesso.
-Ecco degli altri tipi stranissimi...-
-Ma quello ha un’antenna in testa o sbaglio?-
-Ecco, ci mancavano solo loro, come se non avessimo già abbastanza problemi!-
-Uh? Sommi Jusdevi? E il vostro incarico?-
Quella semplice domanda bastò a scatenare la rabbia dei giovani Noah.
-Taci!! Siamo moooolto arrabbiati, da morire!-
Improvvisamente si rivolsero ad Allen, chiamandolo addirittura per nome, come se lo conoscessero da sempre.
-Allen Walker, non abbiamo niente contro di te, ma sei il discepolo di Cross e quindi sfogheremo su di te i nostri rancori nei suoi confronti!-
 
E presero a sparargli addosso prima che il poveretto potesse dire qualcosa in sua difesa.
Ma incredibilmente i proiettili sembravano non ferirlo, almeno finché i due non scesero dal monumento per posizionarsi ai lati del ragazzo.
 
-Ma che cosa vi ha fatto il maestro?!-
-Ha detto che gli allievi devono pagare i debiti del maestro e noi faremo in modo che sia così!-
 
Gli spararono di nuovo, ma questa volta dalle canne delle pistole si sprigionò un alone azzurrognolo e il colpo sembrò più efficace di quelli precedenti.
Tutti furono molto sorpresi dal cambiamento, ma nessuno riuscì a capire in che modo quelle armi fossero diventate improvvisamente così potenti.
Dalla luce azzurrina riemerse Allen con l’Innocence attivata e un sguardo minaccioso.
 
-E così voi siete i Noah che inseguono il maestro, eh? Se siete qui a sfogare la vostra rabbia su di me immagino che lui stia bene.-
 
Con la sua Clown Belt scagliò con forza i due Noah verso le pareti coperte di libri, facendone cadere alcuni al suolo.
I suoi compagni gli si fecero intorno.
 
-Allen, ma quelli ce l’hanno con te?-
-A quanto pare... piuttosto, state attenti. Quei proiettili non sono normali.-
 
Si scoprì un braccio e mostrò un’incrostazione di ghiaccio che si stava lentamente liquefacendo.
Nel frattempo Jusdevi si erano ripresi e tornarono a rivolgersi ad Allen come se nulla fosse accaduto.
 
-Ti faccio una domanda, ih! Se ti prendiamo in ostaggio riusciremo ad attirare Cross?-
La risposta del ragazzo non si fece attendere, secca e lapidaria.
-Ma quando mai.-
-Ah ah ah! Non ci si può fidare di quel Cross, eh? Allora prenderemo noi parte al gioco... e sfogheremo su di te la nostra rabbia, discepolo.-
 
Ripresero a sparargli con quelle strane pistole e i loro ancora più strani proiettili, mentre il poveretto si ritrovò a correre da un lato all’altro della stanza per schivare i colpi.
Le pallottole andate a vuoto si conficcavano nel muro creando delle grosse chiazze di ghiaccio azzurrato.
Il loro potere era quindi quello di ghiacciare le cose?
Lavi diede una leggera gomitata ad Angelica e le chiese con fare scherzoso:
 
-Dì, non ti irrita neanche un po’ che quei due abbiano la tua stessa abilità?-
Lei arricciò il naso.
-Quelle sottospecie di ragazzini viziati mi irritano e basta, indipendentemente dai loro poteri!-
-E non ti va di far vedere loro chi è più bravo?-
 
Ma proprio quando la ragazza stava per rispondere i Noah cambiarono completamente tipologia di attacco, cercando di colpire Allen con una gigantesca palla di fuoco.
Il ragazzino contrattaccò subito ma un altro colpo seguì il primo in tempi talmente brevi da non lasciargli apparentemente via di fuga.
Per sua fortuna intervennero i suoi amici, nello specifico gli si pararono davanti Crowley, Angelica e Lavi, che si dichiararono oltremodo offesi per l’insistenza con cui quei rompiscatole si stavano accanendo sul loro compagno.
Il rosso respinse la sfera infuocata ai mittenti con il suo martello, ma non arrivò mai ai bersagli perché bastò loro premere i grilletti delle loro pistole dorate per estinguere completamente il loro stesso attacco.
 
-Ma... ma che diamine?!-
-Dov’è finita quella palla di fuoco?-
Mentre i compagni si guardavano tra loro senza riuscire a darsi una risposta sentirono la voce di Lero che strillacchiava:
-Ehi, sommi Jusdevi! Che ne è stato dell’ordine di sua signoria il Conte di eliminare Cross?!-
Per tutta risposta gli arrivò una scarica di proiettili addosso.
-Stai zitto, brutto deficiente! O ti riduco ad un colabrodo!-
-Abbiamo setacciato Edo da un angolo all’altro ma di lui nessuna traccia, ih!-
-Il Lord Millennio ci ha detto che forse l’obiettivo di quel bastardo è la “scatola”...-
-... quindi siamo venuti qui ad aspettarlo, sperando che si faccia vivo!-
-Nel frattempo occuperemo il tempo con il suo discepolo...-
-... e gli faremo pagare tutti i debiti di quel bastardo del suo maestro!!-
 
Ora, la situazione era la seguente:
Allen era come pietrificato mentre i tre esorcisti giunti in suo soccorso guardavano con tanto d’occhi i due Noah come se fossero fuori di testa.
 
-Debiti...?-
-Aspetta... hanno davvero detto “debiti”?-
Gli altri due continuarono con i loro sproloqui.
-Proprio così, quel bastardo sta scappando a destra e manca facendo debiti a nostro nome!-
-Sembra un demonio, ih!-
-Ecco, queste sono le ricevute!-
Estrassero da non si sa dove un fascio di fogli.
-In totale sono cento ghinee...-
-... e tu le salderai tutte, allievo!!-
Questo portò a nuovi commenti dei compagni esorcisti, che ora erano più allibiti che mai
-Certo che fare debiti con il nemico... che furbi!-
-Adesso che ci penso anche io gli ho prestato dei soldi...-
-Beh, Crowley, non potevi saperlo...-
-Anche io mi arrabbierei, in effetti.-
Poi però vennero distratti da Allen che si lamentava.
-Ehi, Allen! Stai bene?-
-Cento... cento ghinee...?-
-Ohi! Fatti forza, dai!-
-Sono solo... cento ghinee, no?-
-Eh? Ragazzi, ma gli sono spuntate le corna?!-
-Solo... cento stupidissime ghinee...-
Si voltò e riservò ai due Noah uno sguardo di fuoco.
-Come vi permettete di lamentarvi... per un debito da quattro soldi come questo?-
-Alleeen?!-
-Co...?-
-Cosa?!-
-Rispetto ai debiti che ho dovuto pagare io questi sono robetta!-
 
Silenzio.
Quell’affermazione aveva scioccato pressoché tutti i presenti, facendo sorgere una domanda:
quante ne aveva patte passare Cross a quel poverino?!
Jusdevi furono i primi ad avere una reazione.
 
-Robetta?!-
-Ti massacriamo, altro che robetta! Ih!-
-E poi...-
Allen cominciò la frase con un alone di malvagità intorno a sé.
-... il mio maestro non sembra un demonio... lui è un demonio fatto e finito! E se volete avere a che fare con lui dovete essere preparati a cose ben peggiori di un debituccio insignificante!-
 
Stessa reazione di prima, da parte di tutti:
sguardi persi nel vuoto e stupore crescente, oltre ad un dubbio sempre più forte sulla sanità mentale di Allen.
A prendere in mano la situazione pensò Angelica, che con il tono di chi la sa lunga diede istruzioni agli altri due:
 
-Va bene, finiamola se no non ne usciamo più. Allora, voi due occupatevi dell’allievo traumatizzato, qui, mentre io penso a quei ragazzini viziati!-
Lavi e Crowley iniziarono a fissarla come se fosse pazza.
-Ann, cosa stai...?-
-E sbrigatevi, no? Certa gente bisogna saperla prendere, e se aspetto che voi uomini capiate come fare...-
Nessuno dei due ebbe la forza di obiettare mentre lei sospirava con fare rassegnato, così si fecero strada verso Allen e lo portarono da parte, cercando di calmarlo, mentre la ragazza roteò la spada tra le mani un paio di volte e fece qualche passo verso Jusdevi, sorridendo beffarda.
-Allora... ma guarda che coppietta carina che abbiamo qui. Fate tutto insieme, vi completate anche le frasi a vicenda, siete davvero bellini, sul serio. Ma... vedete, dato che per adesso non avete ancora azzeccato un colpo mi chiedevo se foste anche in grado di fare qualcosa o se la vostra unica abilità sia quella di rompere le scatole e basta...-
 
E anche questo si aggiunse alla trafila di stranezze.
Perché Angelica così sicura di sé non era normale... proprio no, tanto che tutti (compresi i due Noah, Lero e Allen, che nel frattempo si era ripreso) la fissarono senza sapere cosa dire.
Alla fine Jusdevi dovevano aver deciso di ritenersi abbastanza oltraggiati, perché si misero a strillare:
 
-Gaaaaaah!! Ti faremo vedere noi che cosa sappiamo fare! Ih!!-
-Quel che è troppo è troppo! Jusdero, usiamo gli occhiali ingannatori!-
-Ih!-
 
Quella frase non lasciava trasparire niente di buono, così Allen si lanciò in avanti cercando di colpire i due Noah prima che potessero sparare o fare qualunque cosa.
Purtroppo non fu abbastanza veloce e Jusdevi riuscirono a completare il loro attacco, che si manifestò con un bagliore violaceo.
Quando gli esorcisti riuscirono a vedere di nuovo si guardarono intorno per capire cosa fosse successo e, soprattutto, per controllare se il colpo di Allen fosse andato a segno.
Ma ciò che videro li deluse e li lasciò profondamente sorpresi:
Jusdevi erano spariti.
 
Author and characters corner:
Yami:lasciatemi! Ridatemi la spada! Lo ammazzo davvero, giuro che questa è la volta buona!!
Allen: ma miss Yami! Il capitolo è finito!!
Yami: ... ah, davvero...?
TUTTI: sì!!
Yami: ah... va bene, allooora... *mette cerotti sulle ferite* Un grazie grazissimo grazierrimo (?!) a voi fedelissimi masochis--COFF lettori che avete letto la mia storia fino a qui (spero siate in tanti come le ultime volte!), un grazie ancora più grande a quelli che mi hanno inserita tra gli autori preferiti e che hanno inserito la storia tra le preferite o le seguite (aumentate sempre di più e la cosa non fa che rendermi felice!), in particolare vorrei ringraziare... uhm... Lavi, ce l’hai tu la lista?
Lavi: certo, miss Yami!! Un ringraziamento particolare va a MitsukinoKaze e The Girl in Byakkoya che hanno sopportato gli scleri creativi dell’autrice, e poi ringraziamo anche Rubi_Chan e LadyWolf_ per le loro recensioni e il loro immancabile supporto!
Yami: ancora un grazie grande grande e arrivederci (spero!!) al prossimo capitolo che (spero!!) arriverà prestissimo!
Crowley: oh! Lady Yami, stavate dimenticando di dire delle recensioni, invero!
Yami: ah già, come ho fatto a dimenticarmene?? Mi raccomando recensiteeee e fatemi sapere cosa ne pensate!! Ci terrei davvero molto! Bene, ora è davvero tutto! Ciao ciao!~
Lavi: miss Yami, e la pubblicità?
Yami: è veroooo!! Anche questo! Recentemente ho pubblicato un piccolo spin off di questa storia, intitolato "Pas de deux". Se ancora non l'avete fatto perchè non andate a darci un'occhiatina? E magari lasciatemi un commentino anche lì, pleaaaase!
Angelica: bene, ora abbiamo finito davvero, abbiamo rispettato tutti i punti della tabella di marcia!
Lavi: detto questo chiudiamo e vi diamo appuntamento alla prossima volta! Non mancate, mi raccomando!
Yami: ma detto così non sembra tanto l'annuncio della puntata di una telenovela...?
Lavi: eh?

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Capitolo 12
*** Compagni: aiutarsi a vicenda o sacrificarsi per gli altri? ***


Yami: oh gaudio, oh gioia, oh qual tripudio! Ce l’abbiamo fatta! Ho pubblicato un altro capitolo in tempi decenti! Miracolo!
Kanda: ohi, ma come parla questa...?
Yami: zitto, tu! Sto gioendo!
Lavi: ah, che bello vedere miss Yami contenta!
Allen: e che bello vedere un capitolo tanto puntuale!
Crowley: è un evento così raro, invero!
Yami: ah, sì sì! Facciamo subito tutti i ringraziamenti del caso, così potremo lasciarvi subito al capitolo! Per prima cosa mi sento in dovere di ringraziare MitsukinoKaze e Girlvy, che sono sostanzialmente le povere anime pie che sopportano di più i miei scleri creativi! E poi ovviamente, al solito ringraziamo tuuutti voi lettori che avete la pazienza di leggere tuuutta la storia (c’è una noticina per voi alla fine del capitolo, dopo leggetela, per favore!)
Lavi: ehi, ma dov’è Ann?
Allen: uh? Hai ragione, manca Angelica. Dov’è finita?
Kanda: tsk, ecco perché c’era tutta questa calma, non c’è lei a rompere le scatole.
Yami: “dov’è Angelica?” dite, eh? Beh, dovete sapere che l’ho esonerata dal nostro omake, questa volta... il capitolo che state per leggere è il più... diciamo “libero” che io abbia mai pubblicato, Angelica ha molto più spazio del solito, poi capirete di cosa sto parlando.
TUTTI: aaaaaaaaah!
Yami: detto questo vi chiedo, vi supplico, vi imploro in ginocchio di recensire e farmi sapere cosa pensate del capitolo. *ha l’ansia perché è diverso dagli altri e non sa se piacerà*
Lavi: allora siamo pronti?
Yami: pronti! Buona lettura, masochistici miei! (:
 
CAPITOLO 12 - Compagni: aiutarsi a vicenda o sacrificarsi per gli altri?

-Evviva! Ci siete cascati! Sceeemi!!-
 
Le loro voci erano l’unica traccia rimasta dei diabolici gemelli, svaniti nel nulla come per magia.
E in effetti se proprio di magia non si poteva parlare doveva comunque trattarsi di qualche loro particolare potere.
I compagni si guardarono disorientati tra di loro e trovarono che tutti avevano spalmata sugli occhi e sulle tempie una strana sostanza viola, simile a vernice.
Tentarono di toglierla ma per quanto provassero e provassero non ci fu verso di liberarsene.
Anche Lero era stato stranamente coinvolto, cosa che lo sorprese e lo rese più disperato e rompiscatole di quanto già non fosse. Non che agli esorcisti lì presenti interessasse, ovviamente.
Anche se gliene fosse importato qualcosa erano comunque distratti da quella specie di fastidiosa maschera e lo furono a maggior ragione quando Lenalee indicò il suolo lanciando un urletto di sorpresa.
Il pavimento era coperto di chiavi da un angolo all’altro, tutte identiche nella forma e nelle dimensioni a quella che occorreva loro per uscire dall’Arca.
 
-Le chiavi sono tutte uguali alle nostre!-
-Oh no! Allen! Tu hai ancora la nostra chiave, vero?-
 
Allen, che era stato incaricato di portarsi dietro la chiave durante i vari spostamenti o combattimenti, andò in panico e cominciò a tastarsi e a cercare l’oggettino in ogni tasca o piega della sua uniforme.
Da un punto indefinito sopra di loro giunsero le voci dei gemelli.
 
-Abbiamo nascosto la vostra chiave!-
-Ci avete fatti arrabbiare, quindi ora morirete in questa stanza, ih!-
 
Gli amici si fecero più vicini tra loro, e si guardarono intorno per cercare di cogliere un segno della posizione di quei due maledetti, ma a quanto pare quella strana vernice viola era in grado di celarli perfettamente ai loro occhi.
Lavi si lamentò:
 
-Dannazione, senza chiave e con questa maledetta maschera non possiamo uscire! Siamo proprio fregati!-
Questo servì solo a rendere Allen terribilmente colpevole e triste (non che questa fosse l’intenzione di Lavi, chiaro!), che si mise a piagnucchiare mentre Lenalee e Angelica cercavano di confortarlo.
-Mi dispiace! Adesso il pensiero di aver perso la chiave mi perseguiterà per tutta la vita!-
-Dai Allen, non fare così...-
-Poteva capitare a ciascuno di noi, quei due sono molto scaltri, non ti crucciare...-
Lenalee guardò negli occhi i suoi due compagni, tornando seria.
-Hanno detto che questa strana vernice si chiama “occhiali ingannatori”, giusto?-
-Sì...-
-Tutte questa chiavi sul pavimento sono identiche in tutto e per tutto alla nostra, ma sono soltanto
un’illusione.-
Anche Angelica sembrò capire cosa avesse pensato l’amica.
-Ma certo! Sul pavimento c’è una sola chiave, in realtà!-
Lavi tese le orecchie e ascoltò con attenzione le parole della ragazza.
-I nostri occhi sono sotto l’effetto di questi “occhiali ingannatori”, quindi noi vediamo migliaia di chiavi pensando che la nostra sia tra quelle.-
Fu interrotta dalle risatine di Jusdero.
-Ih ih! Su questo hai ragione!-
-Ehi, allora non sei stupida come sembri!-
L’ultimo commento ovviamente non mancò di fare il suo effetto, infatti Angelica aveva già sollevato la spada e fatto qualche passo in una direzione casuale prima che Lavi la fermasse trattenendola per un braccio.
-Ann, mantieni la calma!-
-Solo quando avrò fatto quei due a pezzetti!-
Di nuovo venne interrotta dalle risate dei gemelli.
-Tu vuoi fare noi a pezzetti? Ih ih!-
-Vi elimineremo tutti prima che possiate uscire, altroché! La vera chiave è qui ed è l’unica sul pavimento. Se la volete... perché non venite a prendervela?-
-Peeerò avete addosso gli occhiali ingannatori che vi mostrano ben altro! Ih ih!-
 
Ma bene! Adesso li prendevano anche in giro!
Beh, certo... erano senz’altro nella posizione di farlo, del resto erano loro quelli in vantaggio.
I Noah proseguirono all’unisono:
 
-Finché i vostri occhi resteranno sotto illusione non riuscirete a trovare Jusdevi, colui che vi ha ingannati!-
 
E scoppiarono a ridere rumorosamente.
Nel silenzio generale gli esorcisti si guardarono intorno, cercando una qualunque traccia della presenza di quei diabolici gemelli, ma l’unica cosa che riuscirono ad ottenere fu il click smorzato dei caricatori delle loro pistole, prima di sentirli ancora esclamare:
 
-E’ ora...-
-... di morire!-
 
E subito dopo otto ( e dico OTTO!) di quelle palle di fuoco che avevano aizzato prima contro Allen spuntarono come dal nulla avvicinandosi pericolosamente al gruppetto.
Troppo sorpresi per agire in tempo non poterono fare altro che rimanere al centro dell’esplosione che si creò, fortunatamente uscendone quasi incolumi.
L’unica eccezione fu il povero Chaoji, che si ritrovò con una brutta ustione ad una spalla.
Mentre Allen cercava di far uscire allo scoperto Jusdevi, gli altri si raggrupparono intorno a Chaoji per controllare le sue condizioni.
Angelica creò una leggera ventata di aria fresca per cercare, se non altro, di dare un po’ di sollievo a quel poveretto.
 
-Purtroppo finché restiamo qui non c’è molto che io possa fare, dobbiamo sperare di uscire prima possibile per portarlo da Miranda e poi farlo vedere da un medico.-
 
Nel frattempo anche Allen sembrava avere i suoi problemi.
La serie di esplosioni con cui aveva tentato di mettere alle strette Jusdevi si era rivelata inutile, e anzi, i gemelli avevano contrattaccato subito con quella che avevano chiamato “bomba verde”, catturando il ragazzo dai capelli bianchi in una specie di gelatina verde.
Lavi vide ciò che era successo e corse ad aiutare il suo compagno.
 
-Allen!-
Angelica allungò un braccio per fermarlo ma non fece in tempo e si alzò in piedi a sua volta per seguirlo.
-Lavi, aspetta! Non sai dove potrebbero essere in agguato quei due, stai attento!-
Arrivarono vicino al mucchietto verde in cui il loro compagno era imprigionato e lo chiamarono ancora una volta.
-Allen!-
-Allen! Stai bene?-
Da dentro giunse la voce strozzata del ragazzo.
-Non... non respiro...-
Lavi sollevò il suo martello.
-Aspetta, ti tiro fuori io!-
Evocò il suo sigillo di fuoco e diede fuoco a quella specie di gelatina... con Allen dentro.
-Lavi!! Così lo arrostisci, santo cielo!-
Fu necessario l’intervento di Angelica, che con un gesto della mano creò una piccola tromba d’aria gelata che spense il fuoco e salvò il loro amico da una brutta ustione come quella di Chaoji.
-Grazie, eh...-
fu quello che il ragazzo riuscì a mormorare debolmente, mentre cercava di riprendere fiato.
-Ma ti pare.-

gli sorrise l’amica.
Lavi nel frattempo si era fatto serio e aveva preso a guardarsi intorno con aria concentrata, come se stesse pensando intensamente a qualcosa.
Quando vide che la situazione era relativamente tranquilla si mise in ginocchio di fianco ai suoi due compagni e iniziò a parlare sottovoce ma con tono pratico.
 
-Allen, Ann, posso gestire questi “occhiali ingannatori”, ma mi serve tempo. Mentre io cerco la chiave voi potete proteggere gli altri?-
-Sì, certo...-
-Ma come pensi di trovarla? Queste chiavi sono tutte uguali...-
Il ragazzo fece un sorrisetto.
-E’ la mia specialità. Con un solo sguardo posso memorizzare ogni dettaglio, il suono prodotto dal metallo, i punti in cui è rovinato... come possono questi occhiali ingannare il successore di Bookman?-
Gli altri due annuirono.
-Ok! Hai un minuto per trovarla!-
-No, uhm... questo è impossibile!-
Questa volta fu Allen a farsi serio.
-Dopo che avrai trovato la chiave prendi Lenalee e Chaoji e portali via di qui. Angelica, tu li seguirai e tirerò anche Crowley attraverso la porta. Conto su di te, Lavi.-
E fece uno scatto in avanti, senza lasciare ai suoi compagni il tempo di replicare.
-Allen, aspetta!-
Il ragazzo fu subito spinto all’indietro da un altro degli attacchi di ghiaccio di Jusdevi.
-Allen!-
Angelica diede a Lavi una piccola spinta.
-Ci penso io, qui. Tu cerca la chiave.-
-Ma...-
-Vai! Solo tu ne sei capace! Prima inizi, prima la troverai!-
-Ma Allen vuole restare qui a combattere da solo!-
-Penserò a un modo per riuscire a farlo venire con noi! E adesso vai, forza!-
Il ragazzo le sorrise e le mise una mano su una spalla.
-Mi fido di te, Ann.-
-Farò del mio meglio.-
 
Si separarono e Angelica stava per fare uno scatto per rompere la stella di ghiaccio che teneva bloccato Allen, ma Crowley la precedette, tirando un calcio allo strato compatto di ghiaccio e mandandolo in frantumi.
Sembrava arrabbiato, anzi furioso, per qualche motivo.
 
-Ho sentito tutto, marmocchio. Hai detto che vuoi “tirarmi” fuori di qui, eh?-
disse con tono rabbioso rivolgendosi ad Allen, che cercò di dissimulare.
-Ah, l’hai sentito? Ah ah ah...-
-Accidenti! Contando anche quel ragazzino dai capelli rossi e quegli scocciatori dei Noah...-
mentre parlava prese il ragazzo dai capelli bianchi per un polso.
-... siete tutti dei ragazzini arroganti!-
 
e lanciò Allen lontano, con forza quasi sovrumana, contro una delle pareti coperte di libri.
Angelica rimase a guardare a bocca aperta, senza sapere cosa fare, mentre Allen, piuttosto malridotto, cercava di calmarlo.
 
-Non... non c’è bisogno di essere così arrabbiati, Crowley...-
Ma subito la sua voce fu coperta da una serie di urletti ed imprecazioni provenienti apparentemente dal nulla.
-Ahi!-
-Ahi! Razza di teppista dai capelli bianchi! Fa male, ih!-
-Ti ucciderò!-
Angelica era sempre più basita, mentre Crowley sorrideva compiaciuto.
-Posso chiedere la tua collaborazione, signorina?-
le chiese educatamente il vampiro.
-Oh, ehm... certo. Che posso fare?-
-Dovremmo colpire quel punto appena sopra la testa di Allen.-
-Uhm... va bene, se lo dici tu...-
Entrambi scattarono in avanti, mentre Crowley avvertiva Allen:
-Ragazzino, stai giù!-
 
Il poveretto fece appena in tempo ad abbassarsi, mentre il pugno di Crowley e la spada di Angelica entravano in collisione con la parete a pochi centimetri dalla sua testa.
Dire che si prese un infarto è un eufemismo.
 
-Crow... ley... e A-Angelica... che state facendo?-
La ragazza alzò le spalle.
-Ne so quanto te, chiedilo a lui...-
Il vampiro nel frattempo si guardava intorno e annusava l’aria.
-Accidenti, l’hanno schivato... se solo ti avessi tirato con più forza...-
Gli altri due strabuzzarono gli occhi.
-Oh! Puoi vedere Jusdevi?-
-No.-
fu la sua secca risposta.
-Ma...-
e il suo sguardo divenne quasi malvagio, anzi, famelico.
-... posso sentire la loro aura. Sarà che il pensiero di morderli mi fa ribollire il sangue!-
Scoppiò in una risatina inquietante, mentre i suoi compagni lo guardavano come se fosse impazzito.
-Non è esattamente ciò che mi aspetterei di sentir dire da un umano, Crowley...-
Mentre Angelica puntava i piedi ed estraeva la sua spada dal muro, Crowley aprì la mano ancora stretta a pugno e rivelò ciò che vi celava all’interno: una ciocca di capelli biondi. I capelli di Jusdero!
-Fate come vi dico e fregheremo questi marmocchi, avete la mia parola.-
 
All’improvviso fece uno scatto repentino da un lato e sferrò un attacco apparentemente volto a colpire l’aria, ma probabilmente doveva aver avvertito la presenza di Jusdevi.
Infatti subito dopo si sentirono le loro voci che ridacchiavano e si complimentavano per la sua precisione.
 
-Angelica, a destra!!-

La ragazza impugnò la spada con entrambe le mani e calò un fendente nel punto che le era stato indicato, ma ancora una volta l’unica cosa che riuscì a colpire fu la parete.
Tirò per estrarre la spada ma sembrava incastrata.
Questo diede naturalmente a Jusdevi un’occasione per canzonarla.
 
-Ooooh, anche tu sei molto precisa, ih!-
-Qualche problema, signorina con la spada? Sembra che la tua arma non voglia saperne di muoversi da lì...!-
 
Lei tirò con tutte le sue forze, puntando i piedi e flettendo la schiena, ma sembrava che davvero non volesse uscire.
All’improvviso sentì che qualcuno la afferrava per le spalle e la spingeva indietro, facendola finire lunga distesa sul tappeto di chiavi.
Involontariamente lanciò un urlo di sorpresa, cosa che indusse ancora di più i gemelli a tormentarla.
 
-Ma che bella voce hai quando gridi!-
-Voglio sentirla ancora, ih!-
 
Prima che potesse alzarsi la presero per i polsi e iniziarono a trascinarla lontano dal muro e dall’unica cosa con cui si sarebbe potuta difendere.
Maledizione, quelle chiavi forse erano solo un’illusione, ma tutto quel metallo che le scorreva sotto la schiena era terribilmente doloroso.
Angelica cercò di tenere la bocca serrata, per evitare di dare soddisfazione a quei due sadici, ma non riuscì a trattenere qualche gemito mentre si dimenava per cercare di liberarsi.
All’improvviso la stretta sui suoi polsi scomparve, così che si ritrovò stesa in un punto indefinito in quel mare di chiavi.
Fece per alzarsi, almeno per capire dove fosse finita, ma un’improvvisa pressione al petto la costrinse a terra.
Ovviamente lei non vedeva nulla, ma era più che ovvio che da qualche parte sopra di lei i gemelli la sovrastavano. E da come ridevano sembrava che si divertissero molto.
Cercò di divincolarsi, mentre faceva del suo meglio per provocarli e mostrarsi tranquilla, nonostante non lo fosse affatto.
 
-Che diamine c’è da ridere, sottospecie di decerebrati?-
Ci volle qualche secondo prima che smettessero di ridere e le rispondessero.
-Non sembri più così sicura di te lì per terra...-
-Vediamo se possiamo risolvere la cosa. Che ne dite di farmi mettere in piedi e, già che ci siamo, di farvi dare un paio di sberle?-
Forse era solo una sua impressione, ma le parve che le loro risatine si fossero fatte più perfide.
-In realtà stavamo pensando che...-
-... visto che i tuoi capelli sono biondi come quelli di Jusdero...-
-... potremmo vendicarci di quello che quel vampiraccio ha fatto alla bellissima chioma di Dero, ih!-
Ora, quella frase non prometteva niente di buono.
-Siete davvero dei bambini se volete vendicarvi per una sciocchezza simile!-
 
Ma la paura stava cominciando a farsi strada e questa volta la voce della ragazza era tremante e insicura.
Per sua fortuna Crowley arrivò in suo soccorso, tentando di dare un calcio ai gemelli invisibili ma evidentemente li mancò, perché le loro risate riecheggiarono nella stanza.
Ciononostante il vampiro non ne sembrò affatto turbato, anzi probabilmente farli spostare verso il muro era proprio la sua intenzione perché all’improvviso gridò:
 
-Davanti a te, Allen!-
e il ragazzo dai capelli bianchi spuntò dal nulla, si lanciò contro la parete e dopo l’impatto strinse la presa su qualcosa di invisibile. Li aveva presi?
-Wah! Non li vedo ma riesco a sentirli! Che sensazione strana!-
 
Sì, li aveva presi!
Crowley raggiunse Angelica e la aiutò ad alzarsi.
 
-Tutto bene, invero?-
-Più o meno... mi fa un po’ male la schiena... ma per il resto sto bene. Grazie.-
 
Lasciò i suoi due compagni ad occuparsi di Jusdevi, mentre lei correva a recuperare la sua arma, ancora conficcata nella parete.
Quando la raggiunse sentì la voce di Lavi giungere da qualche parte sopra di lei.
Sollevò lo sguardo e lo vide attivare il suo timbro di legno per evocare un fortissimo vento che spazzò via tutte le chiavi dal pavimento e le raggruppò in un’enorme sfera che lasciò fluttuare sopra quello strano monumento che si trovava in mezzo alla stanza.
Ora stava al ragazzo, che si trovava al centro di quel turbinio di pezzi di metallo, trovare quello che serviva a loro.
Come stava ad Angelica trovare un modo di tirare fuori quella maledetta spada dal muro.
Non ne voleva sapere, più tirava e più sembrava non volesse muoversi.
 
-Maledizione, esci fuori... dannata... Innocence...!-
 
Alla fine l’unica soluzione che trovò fu disattivarla, sfilare il nastro dal buco nella parete e riattivarla.
Lanciò un’occhiataccia alla sua spada e tornò di corsa dai suoi compagni, che fortunatamente erano ancora dove li aveva lasciati, con Allen che teneva Jusdevi attaccati al muro (o così pareva, dato che non potevano vederli).
 
-Hanno detto qualcosa?-
-Macché, fino ad ora sono stati muti come tombe...-
-Umpf, che vi succede ragazzini? Siete un po’ troppo silenziosi...-
Neanche a dirlo dal nulla spuntò la voce di Devitto, che commentava con fare quasi annoiato:
-Cosa...? Quello fa parte del clan Bookman?-
-Oh! Hanno parlato, finalmente!-
Angelica guardò nella loro direzione (ovviamente senza riuscire a vederli, ma sapeva che erano lì!) con fare sospettoso.
-E perché stanno parlando di Lavi...?-
Come se non avessero detto nulla il Noah continuò:
-Eh? Non mi sorprende affatto. Dunque adesso stanno dalla vostra parte?-
 
Quell’affermazione lasciò tutti sorpresi, in particolare fece riflettere Angelica.
‘”Adesso”? Come sarebbe a dire “adesso” sono dalla nostra parte? Vuol forse dire che prima i Bookman stavano con i Noah? No, è impossibile... da quel che mi ha detto Lavi i Bookman non hanno mai preso le parti di nessuno... però potrei chiedergli qualcosa a riguardo, appena ne avrò l’occasione...’
Alzò lo sguardo e osservò intensamente le chiavi che roteavano vorticosamente intorno alla sommità del monumento centrale e le parve quasi di riuscire a scorgere il ragazzo dai capelli rossi in mezzo a quel turbine di metallo.
In ogni caso Jusdevi avevano ricominciato a far rumore, quindi venne distratta dalle loro ciance mentre teneva gli occhi fissi sul suo compagno in lontananza.
 
-Comunque quei capelli rossi mi ricordano Cross! Mi fanno rabbia, ih!-
-E’ vero! Ecco, adesso sono arrabbiato anch’io!-
-Dero si sente oltraggiato! Il suo cuore puro è stato infangato dall’odio che prova per Cross! Ih!-
-E per il suo allievo che non paga i debiti!-
-Paga, discepolo!-
-Ma figuratevi se pago!!-
-Allen...-
Anche Crowley si inserì nella conversazione e la ragazza era sicura di averlo sentito mentre si scrocchiava le dita.
-Allen, non far caso a loro... è giunto il momento di dar loro il colpo di grazia... tienili fermi.-
-Ah...sì...-
Poi anche la voce di Jusdevi tornò a farsi sentire, ma disse qualcosa di davvero strano.
-Fango... faaango...-
 
Angelica si girò per capire di cosa stesse parlando e spalancò gli occhi:
una specie di creatura fangosa si trovava nel punto in cui prima avrebbero dovuto esserci Jusdevi e sovrastava Allen in maniera minacciosa.
Il mostro si allungò fino ad inghiottire tutti e tre gli esorcisti lì vicino, che si ritrovarono in una specie di cella di fango semovente.
 
-Ma che schifo! Ma che cos’è questa roba?!-
-I miei denti non hanno effetto!-
Le voci di Jusdevi li raggiunsero da fuori, schermate dallo strato di fango.
-Sceeemi! Sceeemi!!-
-Divorali, Rancore di Jusdevi!-
Dentro il mostro ovviamente ci furono reazioni disparate.
-Cosa cosa?! Divorarci?!-
-Mai! Non lo permetterò!-
 
Angelica cercava di tagliare in qualche modo quel mostro che stava per inghiottirli, ma il sudore e il fango le rendevano difficile impugnare bene la spada e in ogni caso il materiale di cui era fatto il loro nemico era troppo flessibile per essere tagliato a colpi di lama.
‘Se lo rendessi più duro riuscirei a romperlo, ma non credo che con la potenza che ha adesso la mia Innocence possa farcela.’
Strinse la presa sull’impugnatura della spada e si sforzò, nonostante la confusione e quel maledetto fango che le rendeva difficile muoversi e parlare, di mormorare:
 
-Innocence... secondo livello... rilascio...!-
 
La sua arma ebbe una reazione immediata:
iniziò a emettere delle strane vibrazioni, la lama si illuminò di una flebile luce biancastra e sembrò afflosciarsi come se stesse riprendendo la sua forma di nastro.
La stoffa luminescente si mosse come se avesse vita propria e si avvolse stretto intorno alle braccia della sua compatibile, che prima di rendersene conto si ritrovò con due armi, una per mano.
Non perse tempo e provò subito la sua solita tecnica per gelare le superfici, che si rivelò molto più forte di quanto non fosse mai stata:
il mostro di fango smise di muoversi e assunse una consistenza molto più “solida”.
Bastarono pochi colpi di lama per creare un varco da cui poter uscire e una volta fuori con qualche fendente ben portato, la strana creatura si ridusse ad un mucchio di pezzi di fango secco.
Quando il loro nemico fu finalmente reso inoffensivo, Angelica e i suoi compagni osservarono la metamorfosi subita dalla sua Innocence, che ora aveva la forma di due spade, l’una identica all’altra, sottili e raffinate, dall’impugnatura nera, la guardia a croce, piuttosto pronunciata, e la lama di madreperla bianchissima.
Erano leggere ma sembravano resistenti e incisive, più dell’arma che utilizzava prima.
La ragazza si rigirava le armi tra le mani e le guardava come se non avesse mai visto niente di più bello in vita sua.
Crowley le mise una mano sulla spalla.
 
-Grazie.-
Lei si girò per fargli un sorriso.
-Così siamo pari per prima!-
Dopo quel piccolo momento di pausa tornarono a dedicare la loro attenzione a Jusdevi, che non sembravano affatto turbati dal loro successo con il mostro di fango.
-Oooh, hai sconfitto il Rancore di Jusdevi? Ih!-
-Lasciate che vi diamo un regalo ancora migliore, allora!-
Puntarono le pistole verso i tre esorcisti e cominciarono a recitare in coro una specie di cantilena:
-Sorride. Anche se in realtà. E’ arrabbiatissimo. Il Lord del Millennio!!-
 
Premettero i grilletti e all’inizio sembrava che dai cannelli fossero uscite solo delle nuvolette di fumo, ma poi dalla polvere si materializzò proprio il Conte del Millennio che brandiva una spada enorme e si lanciò con inaudita violenza addosso ad Allen, che a malapena riuscì a star dietro alla violenta raffica di colpi che seguirono.
Il loro scontro si fece talmente feroce da creare delle profonde spaccature nel pavimento e stava diventando molto pericoloso anche per chi lo osservava da fuori.
Angelica provò ad intromettersi cercando di colpire il Conte alle spalle ma sentì qualcosa afferrarla per le braccia e in men che non si dica si ritrovò sdraiata a terra con qualcosa (sicuramente erano Jusdevi) che la teneva bloccata nonostante tutti i suoi sforzi.
Si dimenò e si ribellò ma servì solo a scatenare le risa dei due diabolici gemelli.
 
-Ah ah ah ma guardati! Sembri un topolino nella trappola!-
-Lasciatemi... lasciatemi andare, maledetti bastardi!-
-Oh, adesso Dero si è offeso, ih!-
La ragazza tentò di liberare almeno una mano, anche solo per colpire un po’ alla cieca (qualcosa avrebbe pur preso, no?) ma la loro stretta era troppo forte e, anzi, stava iniziando a sentire dei lievi formicolii causati dalla mancanza di circolazione.
-Vedi di non agitarti troppo e non ti faremo niente.-
Smise di muoversi e ascoltò attentamente quello che le veniva detto.
-Voi non ci interessate, il nostro obiettivo è sconfiggere Allen Walker, quindi sta’ qui ferma e lasciaci fare. A meno che tu non voglia morire...-
 
Lei non rispose, strinse solo la presa sulle spade e chiuse gli occhi.
‘Devo fare qualcosa, non posso starmene semplicemente qui ferma mentre gli altri combattono. Devo almeno trovare qualcosa da dire, qualunque cosa...’
Sospirò e prese un po’ di fiato.
 
-Voi... non avete alcun rispetto per la vita altrui, ci giocate come se foste dei bambini. Vi divertite, non è vero? E ve ne approfittate perché voi potete vederci ma noi non possiamo vedere voi, vero? Ma aspettate solo che Lavi trovi quella dannata chiave, poi vedremo chi avrà la meglio.-
Sentì qualcosa toccarle la testa e capì che uno dei due le aveva puntato una delle loro pistole alla tempia.
-Stai zitta! Ih!-
-Hah! E tu pensi davvero che quel ragazzo guercio riuscirà a trovare la vostra chiave?-
Lei deglutì e rimase in silenzio un po’.
-Io non credo che lui troverà la chiave. Ne sono sicura, non ho alcun dubbio. Mi fido di lui. E so che non ci deluderà.-
Sentì il caricatore della pistola che scattava con un click! secco.
-Vediamo se riuscirai ancora a parlare dopo che ti avremo...-
-Voi potete farmi ciò che volete, ciò non toglie che siamo molto più forti di voi. Perché crediamo l’uno nell’altro e ci sosteniamo e abbiamo fiducia nelle nostre capacità. Riusciremo a battervi, non avete alcuna speranza!-
 
All’improvviso dal monumento al centro della stanza si sprigionò un’intensa luce bianca e il tempo parve fermarsi.
Gli occhiali ingannatori svanirono così come erano apparsi e tutti alzarono lo sguardo verso l’alto, sorridendo e sapendo esattamente cosa fosse successo.
 
-Lavi!-
-Ha trovato la chiave!-
 
I lati del monumento si aprirono come i battenti di un enorme portale e una forte corrente d’aria iniziò a trascinare tutto verso quella direzione, spazzando via la copia del Conte del Millennio generata da Jusdevi e distraendo questi ultimi che, prima di rendersene conto, si ritrovarono addosso Allen e Crowley che li colpirono con violenza, facendoli finire contro la parete coperta di libri.
 
-Ci siamo sfogati...!-
 
Angelica sentì il sangue che tornava a scorrerle nelle braccia e dopo un po’ riuscì a tirarsi su, anche se le aveva dei leggerissimi capogiri e le faceva un po’ male il capo.
Forse aveva battuto la testa quando i gemelli l’avevano atterrata, comunque le sarebbe passato subito.
I suoi compagni le si fecero subito vicini.
 
-Tutto bene, Angelica?-
-Sì, grazie. Sto bene.-
-Tsk, quei due ci hanno messi in difficoltà ma quando si arriva ad uno scontro diretto non è difficile batterli. Marmocchi insopportabili.-
 
La ragazza si voltò verso la costruzione al centro e vide Lavi accovacciato vicino al bordo che guardava verso di loro.
Alzò il braccio e lo salutò, mostrando così anche la nuova forma della tua Innocence.
Lui rispose al saluto ridendo e sbracciandosi come un matto.
 
-Tutto bene laggiù?-
-Sì, diciamo che ce la siamo cavata. Ottimo lavoro con la chiave, approposito!-
-Oh, una sciocchezza! Mi dispiace solo averci messo così tanto. Senti, ma che è successo alla tua Innocence?-
Lei sollevò ancora una delle due spade.
-Ho fatto l’upgrade! Adesso sono due!-
-Lo vedo! Sono bellissime!-
 
Ma d’un tratto l’atmosfera si fece più greve e dovettero interrompere la loro conversazione.
Dal punto dove Jusdevi erano caduti e rimasti immobili si sprigionava una strana aura oscura e quando iniziarono a parlare le loro voci erano più rabbiose e minacciose che mai.
 
-Chiamarci marmocchi in continuazione... non pensate di averci sottovalutati? Adesso basta con i giochi... è ora di fare sul serio...-
 
Una strana sensazione si impossessò di tutti i presenti e un forte senso d’ansia li invase all’improvviso.
Persino Lavi, dalla sua posizione sopraelevata, riusciva a sentire quel cambiamento.
 
-Ma che succede qui?-
-E’ come se l’aria si fosse fatta più pesante...-
-Accidenti, che stanchezza... con le abilità che si ritrovano quei Noah è difficile prevedere quale potrebbe essere la prossima...-
-Poi si comportano in modo strano, un momento prima sembra che ti prendano in giro e quello dopo sono furiosi.-
-Tsk, è per questo che non sopporto i mocciosi, sono troppo difficili da gestire.-
 
Jusdevi ora erano in piedi vicino alla parete e davano loro le spalle.
Dopo qualche attimo di silenzio si misero a canticchiare una canzoncina piuttosto inquietante:
 
There was once a cradle.
And there was another cradle within the cradle.
One became two.
And the other cradle disappeared within the mist.
A star is shining in the graveyard.
Then disappears.
C’era una volta una culla.
E c’era un’altra culla all’interno della culla.
Uno divenne due.
E l’altra culla svanì nella tra la nebbia.
Una stella splende nel cimitero.
Poi scompare.
 
Finita la breve melodia si puntarono reciprocamente le pistole alle tempie e si spararono, lasciando tutti a bocca aperta.
 
-Si sono sparati a vicenda!-
Poi guardarono meglio quello che stava accadendo davanti ai loro occhi.
-Le loro ombre! Si stanno mescolando!-
 
Ma non riuscirono a seguire il processo fino alla fine perché si alzò una fitta nebbia che bloccò la visuale di qualunque cosa li circondasse.
Allen, Crowley e Angelica si misero vicini, guardando sospettosamente intorno a loro.
Il vampiro sembrava il più teso e pareva che dovesse scattare da un momento all’altro.
 
-Crowley, stai calmo...-
-Umpf, voglio proprio vedere che trucchetto stanno preparando questa volta...-
La voce di Lavi giunse da un punto indefinito alle loro spalle.
-Allen! Crowley! Sopra di voi!-
 
Nonostante l’avvertimento non riuscirono a reagire in tempo e Crowley venne scaraventato all’indietro, schiantandosi contro la parete contornato da una enorme macchia di sangue.
Angelica si coprì la bocca con le mani e anche gli altri rimasero basiti e spaventati, non sapendo bene cosa fare.
Poi una voce sconosciuta emerse dalla nebbia.
 
-I ricordi di Noè. Skin era l’ira. Tiky è il piacere. Road i sogni.-
La foschia si andava diradando e pian piano fu sempre più visibile una figura imponente, vestita con abiti rossi e dai lunghi capelli biondi.
-Mentre noi siamo il legame.-
I ragazzi continuavano a passare lo sguardo da Crowley allo sconosciuto, con gli occhi pieni di terrore.
-C-Crowley...-
Lavi, che nel frattempo era sceso dal monumento e si era avvicinato, trovò la forza di chiedere all’individuo appena apparso, con un filo di voce:
-Tu... chi sei...?-
Lo sconosciuto fece un sorrisetto.
-Noi? Noi siamo Jusdero e Devitto, originariamente nati come un solo Noah. Io sono Jusdevi.-
 
Dunque quello era il vero aspetto di Jusdevi? Era spaventoso, a dir poco.
Vedere le diverse espressioni e i diversi aspetti di quelli che prima erano due gemelli fusi insieme in un unico individuo era quasi stomachevole e quegli occhi iniettati di sangue e così pieni di ira e odio erano terrificanti.
Allen gli si lanciò contro in preda ad uno scatto d’ira e tentò di colpirlo con la sua Innocence.
 
-Come hai osato fare questo al mio compagno?!-
Per tutta risposta ottenne una sonora risata.
-Hah, quel vampiro bastardo! Lo abbiamo punito per averci presi in giro!-
Il Noah schioccò le dita e Allen si ritrovò invischiato in una specie di stella luminosa che lo fece sollevare a mezz’aria e gli indusse delle potentissime scosse elettriche in tutto il corpo.
-Ah ah! E a te cosa dovremmo fare, Allen?-
Jusdevi si girò verso Lavi e Angelica e puntò il dito verso la ragazza.
-E la biondina è la prossima, non pensare che ci siamo dimenticati di te, stronzetta!-
Tornò a guardare Allen, ancora in balia della stella luminosa, mentre Lavi prendeva Angelica per un braccio e la spostava dietro di sé.
-Oh, che ne dici di diventare una bomba che distruggerà quella porta?-
 
Indicò il portale e scoppiò a ridere.
No, quella era la loro unica via d’uscita, se l’avesse distrutta tutto era perduto, dovevano fermarlo!
Mentre Lavi e Angelica si tormentavano alla ricerca di un modo per liberare Allen, a sorpresa intervenne Crowley, che frantumò la stella e atterrò elegantemente insieme al ragazzo dai capelli bianchi, mentre Jusdevi esclamava stupito:
 
-Il vampiro!-
Sentendosi chiamato in causa lui si alzò in piedi e dichiarò:
-Io non sono un vampiro... io sono... Aleister Crowley, invero...! Non chiamarmi vampiro!-
Jusdevi riprese subito la sua calma spietata e obiettò:
-Noi ti chiamiamo come ci pare! Umpf, dopo aver perso tutto quel sangue riesci ancora a muoverti? Sei davvero un mostro, eh?-
Non aveva ancora finito di pronunciare questa frase che Crowley crollò contro la spalla di Lavi, che lo sorresse come poté aiutato dai suoi compagni.
-Crowley!-
-Tutto a posto? Ehi!-
-Come stai? Le ultime ferite che hai subito devono essere molto gra...-
-Sto bene, invero...-
Angelica e Allen si guardarono le mani: erano coperte di sangue, il sangue di Crowley.
-Non stai affatto bene! Guarda queste ferite, tutto il sangue che stai perdendo!-
Lavi sembrava il più calmo di tutti e invece di agitarsi gli chiese:
-Kuro-chan, quante fiaschette di Chomesuke ti sono rimaste?-
-... tre...-
Fece una piccola pausa in cui prese fiato, poi riprese:
-Vi prego, ascoltatemi... io ormai... non potrò combattere ancora a lungo... ma posso tenerlo impegnato per permettervi di attraversare la prossima porta. E’ inutile che rimaniate qui anche voi... non uscireste più da questa stanza...-
La ragazza fu la prima a protestare:
-No! Non ti lasceremo qui da solo! Siamo un gruppo, siamo tutti amici, non lasceremo indietro nessuno!-
Lavi scambiò uno sguardo d’intesa con Allen.
-Allen...-
-Lo so, ha ragione...-
-Va bene. Tu prendi Lenalee e Chaoji, io penso a lei...-
 
Il ragazzo dai capelli bianchi annuì e si allontanò di corsa.
Angelica fissò prima lui e poi il rosso, con gli occhi pieni di lacrime.
 
-Cosa state facendo? Non possiamo lasciarlo qui!-
-Ann...-
-No! Morirà se lo abbandoniamo!-
-Ann, ascolta...-
-Non lo lascerò indietro, non farò la stessa cosa che abbiamo fatto con Kanda! Non avremmo dovuto lasciare nemmeno lui!-
Anche Crowley cercò di convincerla.
-Angelica, almeno voi riuscirete ad arrivare all’uscita e potrete fermare i Noah e il Conte... se rimarrete qui moriremo tutti...-
-No! Combatteremo! Combatteremo e...-
Lavi capì che a parole non sarebbero mai riusciti a convincerla, così la sollevò di peso e se la caricò in spalla con malagrazia, ottenendo non poche proteste.
-Lavi! Cosa stai facendo?!-
Lui lanciò un ultimo sguardo a Crowley e disse con un sorrisetto:
-Contiamo su di te, Kuro-chan.-
-No! Lavi, fermo!-
 
Il vampiro sorrise a sua volta e raccolse le sue ultime forze per lanciarsi contro Jusdevi per bloccarlo e dare ai compagni il tempo necessario per lasciare la stanza.
Lavi gli diede le spalle e dopo essersi sistemato meglio la ragazza sulla spalla si mise a correre verso la porta più veloce che poteva, mentre lei si dimenava e urlava come una forsennata.
 
-No!! Lavi, mettimi giù! Non possiamo lasciarlo! Crowley, no!!-
 
Ma le sue opposizioni furono del tutto inutili, Lavi non si voltò indietro e attraversò la porta, lasciando Crowley ad affrontare il suo destino da solo insieme a Jusdevi.
 
Author corner:
mi sento in dovere di licenziare i personaggi in questo secondo omake e vi prego di non ignorarlo come spesso succede con i commenti dell’autore, perché questo vuole essere un momento molto serio.
Il 7 settembre si è chiuso il primo anno delle mie pubblicazioni qui su EFP e per me è stato un traguardo importante, raggiunto anche e soprattutto grazie a voi lettori.
Un anno fa ho pubblicato il primo capitolo della mia prima fanfiction convinta che non avrei ricevuto molti apprezzamenti, e invece grazie alla fiducia da voi accordatami sono riuscita a finire quella fiction e a portare alla luce un progetto che avevo in mente da tempo, la longfiction che state leggendo e seguendo.
Non abbandonerò questa storia, anche se qualche tempo fa avevo seriamente preso in considerazione l’idea di cancellarla e lasciar perdere tutto. Ma non lo farò, mi sono resa conto che scriverla e metterci l’anima perché tutto sia perfetto mi dà delle soddisfazioni immense.
Quindi grazie, miei lettori, perché mi avete aiutata più di quanto possiate immaginare.
Spero di rivedervi presto con il prossimo capitolo, che forse ci riserverà delle sorprese per quanto riguarda il rapporto tra Lavi e Angelica.
Insomma, vedremo!!
Per ora ciao, arrivederci, a presto, bye bye, farewell, auf Wiedersehen, Tchüß, adiòs, à bientôt, au revoir, sayonara, dasvidania e chi più ne ha più ne metta!
Yami =^.^=

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Capitolo 13
*** Sogno: illusione o verità? ***


Yami: rieccoci qui, ancora insieme! Incredibile, sono riuscita un'altra volta ad aggiornare entro la soglia del mese!
Allen: yeeee!! Ora capisco perchè fuori piove! *ride*
Yami: *lo guarda male* scusa, cosa vorresti dire con questo...?
Lavi: *ride sotto i baffi* Ihihih la mammoletta è nei guai...
Allen: ma no, i-io non volevo dire niente, assolutamente niente...
Yami: già io e te abbiamo un conticino in sospeso per quanto riguarda una certa merenda (ne approfitto per salutare le mie care GiulyRabePro, che sanno benissimo a cosa mi riferisco!), non ti conviene metterti ancora più nei casini...
Angelica: oh, miss Yami, lasci perdere, qui siamo tutti così contenti per questo suo aggiornamento così puntuale che non abbiamo parole per descrivere la nostra felicità!
Kanda: tch!
Yami: Kanduccio sembra averne, in realtà... ma non importa, non perdiamo altro tempo! Lavi, leggimi i ringraziamenti, prego!
Lavi: sono davvero tantissimi! Negli ultimi mesi abbiamo avuto un incremento esponenziale delle persone che hanno aggiunto questa storia tra le seguite o le preferite! Siete davvero troppi per nominarvi tutti, ma sapete bene che questo speciale ringraziamento è rivolto a voi! E ovviamente grazie a tutti i lettori (cioè TUTTI VOI, senza alcuna distinzione) che continuate a seguirci!
Yami: in particolare voglio ringraziare GirlvyMitsukinoKazeRock_BlackClara_Dya per il loro meraviglioso supporto e i loro preziosi consigli!
Detto questo vi lascio al tanto atteso capitolo 13, sperando che sia di vostro gradimento!


CAPITOLO 13 – Sogno: illusione o verità?

-Crowley! Crowley!!-
-No! Dobbiamo tornare indietro!!-
 
Lavi e Allen avevano il loro bel daffare per tenere buone Lenalee e Angelica che piangevano e li supplicavano di tornare ad aiutare il loro compagno rimasto indietro.
Alla fine entrambi diedero uno strattone alla ragazza che stavano tentando di calmare e se la presero da parte.
Lavi prese Angelica per le spalle e praticamente le urlò in faccia:
 
-Adesso calmati e ascoltami, maledizione!!-
Lei sussultò ma tacque, mentre il ragazzo faceva un profondo respiro per quietarsi ed evitare di urlarle ancora contro.
-Ascolta... credi che a noi abbia fatto piacere lasciarlo lì in fin di vita a farsi massacrare da quei due sadici?! Ma aveva ragione, conciato com’era se anche fossimo riusciti a tirarlo fuori da quella stanza non avrebbe retto a lungo e se fossimo rimasti tutti lì con lui probabilmente nessuno di noi sarebbe riuscito ad uscirne vivo. Lo capisci?-
La ragazza non rispose, fece solo segno di sì con la testa.
-Adesso dobbiamo andare avanti noi e fare del nostro meglio per rimanere uniti. Va bene?-
-Sì... sì, va bene...-
Lavi la abbracciò e lei scoppiò a piangere.
-Perché deve andare così? I miei compagni stanno morendo e io non posso fare niente per impedirlo... perché? Perché?!-
-Non prenderla come se fosse una tua colpa, perché non è così... tutti noi ci stiamo impegnando e stiamo lottando con tutte le nostre forze... ma i Noah sono forti, l’abbiamo sempre saputo, se non fosse così non sarebbe necessario cercare sempre più esorcisti, no? Siamo in pochi, ma possiamo farcela se rimaniamo lucidi e crediamo nelle nostre capacità.-
La prese per le spalle e se la allontanò, facendo in modo che lo guardasse in viso.
-Puoi farlo?-
Le sorrise cercando di apparire rassicurante e lei, dopo un sospiro, annuì piano.
-Scusa se mi sono scoraggiata...-
Lui le scompigliò i capelli.
-E’ tutto a posto, non preoccuparti.-
 
Dal silenzio che li circondava dedussero che anche Allen era riuscito a calmare Lenalee e quando i compagni incrociarono gli sguardi si scambiarono dei timidi sorrisi.
Ce l’avevano fatta. Almeno loro erano arrivati fino a lì e avrebbero fatto di tutto per non avere altre perdite, dovevano farlo.
Dopo quei brevi attimi di indecisione si guardarono bene intorno e scoprirono di trovarsi in un ambiente buio in cui l’unica cosa visibile era una lunga scalinata bianca che saliva e saliva verso l’ignoto.
Di comune accordo iniziarono l’ascesa, sperando che ciò che li aspettava fosse qualcosa di buono.
Lenalee, che ancora faticava a camminare, teneva per mano Allen, che le stava davanti e la aiutava a salire, mentre gli altri camminavano silenziosamente alle loro spalle, ognuno perso nei propri pensieri.
 
-Tutto bene, Lenalee? Ti fanno male le gambe?-
-Ce la faccio, davvero. Anche se non posso darmi tante arie, dato che mi sto appoggiando alla tua mano.-
-Non è affatto un disturbo, non ti preoccupare!-
Lavi non perse occasione per prendere un po’ in giro l’amico dai capelli bianchi.
-Se Komui lo venisse a sapere saresti fritto, Allen! Ringrazia che Timcampi non è da queste parti a documentare l’evento!-
Allen cercò di dissimulare dicendo la prima cosa che gli venne in mente, mentre Angelica si avvicinò ai due e chiese:
-Senti Allen, ti dispiace se ti do il cambio? Aiuto io Lenalee a salire.-
Lui la guardò strano.
-Sei sicura?-
-Sì, non ho mai avuto grandi occasioni per dare una mano a una mia amica.-
 
Lenalee accettò il cambio con un gran sorriso e si appoggiò ad una spalla dell’altra ragazza, che la sorresse mettendole un braccio intorno alla vita mentre rallentava il passo per permetterle di starle dietro.
Tenevano un’andatura un po’ più lenta rispetto a quella degli altri, che presto le superarono e le lasciarono indietro di qualche scalino.
Poco male, le due amiche ne approfittarono per parlare un po’ tra loro.
 
-Sei sicura di stare davvero bene? Non devi sforzarti se vedi che non ce la fai...-
-Ce la faccio, sul serio. Ho solo bisogno di un po’ di aiuto, niente di più. Non posso crearvi più problemi di quanti non ve ne abbia già creati fino ad ora.-
Angelica storse il naso.
-Tu non ci hai creato nessun problema, come ti viene in mente?-
-Ridotta così non riesco ad usare l’Innocence e combattere, e poi voi siete finiti qui per colpa mia...-
-Se non avessimo voluto aiutarti non saremmo venuti, ti pare?-
Cercò di incoraggiare l’amica, facendole un sorriso dolce.
-Siamo compagni, Lena, nel bene e nel male. Ci vogliamo bene gli uni con gli altri e quando qualcuno di noi ha bisogno di aiuto non possiamo rimanere senza far niente. Siamo qui perché doveva andare così, perché siamo amici e queste cose le affrontiamo insieme.-
Lenalee si lasciò rincuorare e alla fine sorrise a sua volta.
-Va bene. Grazie.-
 
Le due ragazze si abbracciarono, mentre i loro compagni, accortisi del fatto che erano rimaste indietro, si fermarono ad aspettarle.
Lavi mise le mani a coppa intorno alla bocca e le rimbeccò allegramente.
 
-Ehi! Che cos’è questo improvviso eccesso di effetto? Voglio anch’io un abbraccio!-
Allen lo guardò male.
-Lavi, si capisce lontano un miglio che tu hai dei secondi fini!-
-Secondi fini? Non ho idea di cosa tu stia parlando, mammoletta!-
-Mamm...?! Te ne pentirai se mi chiami un’altra volta così!-
-‘Così’ come? Ah, dici mammoletta?-
Questa volta fu Angelica, scioltasi dall’abbraccio dell’amica, a ribattergli.
-Lascialo in pace, Lavi! Non ha tutti i torti a pensare che tu possa avere dei secondi fini!-
Lui si finse offeso.
-Eh? Ma come, Ann? Ti ho mai dato motivo di credere di essere una persona così... depravata?-
-Oh sì, più di quanti tu possa immaginare!-
 
Nel frattempo Lenalee e Angelica avevano ridotto la distanza che le separava dagli altri membri del gruppetto e pian piano avevano raggiunto i loro compagni qualche gradino più in su.
Una volta che si furono ricongiunti ripresero con calma a salire, in silenzio.
All’improvviso, dal nulla, la voce di Lenalee ruppe la calma piatta che li circondava.
Era niente più che un sussurro ma era impossibile non sentirlo e quasi rimbombò contro l’intensità di quella totale assenza di suoni.
 
-Io... devo mettercela tutta.-
Lei stessa si ritrovò in grande imbarazzo quando si accorse di aver espresso ad alta voce un pensiero che forse voleva tenere solo per sé, mentre tutti gli altri si fermavano dove si trovavano e le lanciavano occhiate di rimprovero.
-Ecco, lo sapevo, ti stai affaticando!-
-M-ma no, è solo che... stavo solo pensando che appena tornati all’Ordine dovrò subito iniziare ad allenarmi!-
Lavi ebbe la reazione più esagerata di tutte.
-Cheee?! Ma che cose da persona ligia al dovere ti vengono in mente, adesso, Lenalee?! Io dormirò, dormirò come un ghiro! Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di allenarmi!-
Angelica ghignò.
-Sicuro, non stentiamo a crederlo, stai tranquillo!-
Lavi la ignorò (cosa che le provocò un piccolo brivido di nervoso) e continuò a urlacchiare in direzione dell’altra ragazza.
-Non va bene, Lenalee! Devi dire cose più sexy se vuoi trovare il fidanzato!-
Questa affermazione diede ovviamente luogo a diverse reazioni, nell’ordine il ragazzo ricevette un calcio da Allen, due schiaffi da Angelica (uno per guancia!) e fu anche preso per il collo da Lenalee.
-Lavi! Non essere maleducato!-
-Non sono affari tuoi, mi sembra!-
Quando la ragazza dai capelli scuri lo rimbrottò in quel modo un lieve rossore apparve sulle gote di Lavi.
-N-non saranno affari miei, ma...-
Angelica sbottò all’improvviso, sorprendendo tutti.
-‘Ma’ cosa? Non sono fatti tuoi, punto!-
Lei stessa si stupì della sua reazione esagerata e si affrettò a cercare un modo per rimediare.
-Cioè, non è affatto opportuna come osservazione, metti in imbarazzo la gente con la tua mancanza di autocontrollo, insomma!-
 
Questa volta era lei quella rossa come un pomodoro, quella che si era attirata l’attenzione di tutti e che ora distoglieva lo sguardo sperando che qualcuno la tirasse fuori da quel pasticcio.
Ironia della sorte, fu proprio Lavi, che in qualche modo quella situazione l’aveva fomentata, a inventarsi qualcosa per aiutarla.
 
-E, ehm... tu invece cosa farai, Allen?-
La risposta non si fece attendere, secca e lapidaria.
-Mangerò.-
Ovvio, non potevano aspettarsi altro, giusto?
-Mangerò tutto ciò che il signor Jerry avrà preparato!-
Avrebbe anche iniziato un lungo discorso su quanto il cibo del cuoco dell’Ordine fosse sopraffino e unico nel suo genere, se Chaoji non fosse scoppiato a ridere all’improvviso.
-S-scusatemi, è solo che a vedervi così sembrate davvero delle persone qualunque, come me e i miei compagni... io credevo che, siccome voi siete gli Apostoli di Dio, non foste come la gente comune... ridere, prendervi in giro... avere paura... non credevo che queste cose succedessero anche a voi...-
Allen fu l’unico a trovare delle parole per rispondergli.
-Quando ci sentiamo in ansia dobbiamo pensare a cose piacevoli, per cercare di tirarci su di morale. Ci manca ancora l’ultimo ostacolo, ma una volta superato quello potremo tornare a casa.-
Gli altri annuirono sorridendo, ma Lero si sentì in dovere di interrompere quel bel momento mettendoci del suo.
-Come potete continuare a sperare in una situazione senza speranza come questa, lero?-
Angelica avrebbe tanto voluto dargli una risposta acida del tipo ‘toh, da quanto tempo non si sentiva la tua vocetta da rompiscatole!’ ma Allen rispose a sua volta impedendole di farlo.
-Non è così, Lero. Ciò che desidero fare una volta arrivato a casa è dire ‘siamo tornati!’ e far festa insieme a tutti gli altri. Per quanto le speranze possano essere vaghe e le possibilità di riuscita praticamente nulle io non mi arrenderò mai.-
 
E chiuse la frase con un sorriso dolce che scaldò il cuore a tutti.
Ripresero la salita, alla fine erano quasi arrivati in cima e non se ne erano nemmeno accorti.
Davanti a loro c’era una specie di porta luminosa che portava verso l’ignoto e dopo qualche attimo di esitazione l’attraversarono e si ritrovarono dall’altra parte.
Ma prima di potersi orientare e capire dove si trovassero, prima che potessero capire cosa stesse succedendo, Allen si ritrovò Road (sì, lei! La piccola Road! La piccola e malvagia Road! La piccola malvagia e perfida Road, apparsa da non si sa dove e per non si sa quale motivo!) attaccata al collo mentre gridava il suo nome.
 
-Alleeeeen!!-
La reazione più spontanea da parte di tutti fu quella di osservarla senza sapere bene cosa fare.
-Road...-
 
E poi accadde l’inimmaginabile:
Road stampò un bel bacio sulle labbra del malcapitato e ignaro ragazzo.
Gli altri erano impalliditi e osservavano la scena a bocca aperta come dei pesci lessi.
Durò solo un paio di secondi e fu una cosa del tutto innocente, ma... parliamo di Road, avete presente?
Quella Road!
Infatti Allen rimase come pietrificato, anche dopo che lei si fu staccata e che Lero la ebbe allontanata ciarlando di cose ovvie come il fatto che non avrebbe dovuto baciare un esorcista (ma no, davvero...?), anche quando i suoi compagni gli si fecero vicini e Lavi cominciò a scuoterlo per le spalle cercando di farlo tornare in sé.
 
-Allen! Allen, ohi! Allen, cerca di riprenderti!-
-Allen! Allen, ma ci senti?-
-Riprenditi, Allen! Dai, Allen!!-
 
Angelica lasciò che gli altri tentassero senza successo di rianimare quel poverino, mentre lei si dava un’occhiata intorno.
Si trovavano in una enorme stanza semicircolare, occupata soltanto da un lunghissimo tavolo coperto con una tovaglia color carbone e imbandito con ogni prelibatezza.
Al lato opposto rispetto a quello a cui si trovavano vicini sedeva in una enorme poltrona rossa e oro un Tiky Mikk dall’aria annoiata, che li guardava tenendo la guancia appoggiata a una mano e che si limitò ad un commento espresso con voce strascicata.
 
-Road, ma che stai facendo? Ti piace così tanto quel ragazzo?-
 
Mentre parlava da dietro di lui spuntò qualcosa che aveva l’aspetto di una carta da gioco, ma che celava una specie di gabbia in cui c’era una strana creaturina che continuava a ripetere con insistenza:
 
-Alleeeen Waaaaalkeeer! E’ vivo.-
 
Intanto Road si era portata verso di lui e rideva allegramente.
Gli esorcisti li guardarono sgomenti, perché sinceramente di tutte le cose che potevano aspettarsi non pensavano certo di sbucare nel bel mezzo di un sontuoso banchetto dove i loro terribili e mortali nemici si rimpinzavano come se nulla fosse.
Tiky sembrò capire la loro sorpresa e li invitò a prendere posto, giustificandosi dicendo che mentre li aspettavano gli era venuta fame.
 
-Che ne dite di mangiare qualcosa? Vorrei fare due chiacchiere prima di combattere contro di voi.-
Allen, che alla fin fine era riuscito a riprendersi, rifiutò lanciandogli un’occhiata astiosa.
-No, grazie. Preferisco mangiare con calma, quando ho tempo.-
L’altro sogghignò.
-Tempo, eh? E non vuoi sapere quanto te ne rimane, di tempo?-
La voce di Road si intromise nella conversazione.
-Guardate fuori, c’è una vista magnifica.-
 
Chissà perché ad Angelica il tono con cui li aveva esortati a guardare il panorama sembrava così innegabilmente maligno.
Non riuscì a togliersi di dosso la sensazione che quella piccola serpe avesse preparato loro una brutta sorpresa.
Corsero tutti verso le grandi finestre senza vetri che riempivano un’intera parete di quella strana stanza e quando videro ciò che si parava loro davanti sentirono come se all’improvviso fosse venuta loro a mancare la terra sotto i piedi:
di quella bella e bizzarra città dagli edifici bianchissimi che avevano attraversato prima non rimaneva nulla, tutto era svanito nel nulla e ora rimaneva solo quell’altissima torre in cui si trovavano al momento.
I pensieri di tutti andarono ai loro compagni rimasti indietro, a Kanda, a Crowley...
Ormai che avessero trionfato o meno sui loro nemici non contava più.
Non sarebbero più tornati, erano perduti per sempre.
Angelica sentì la rabbia e la disperazione ribollirle dentro.
Non avrebbero dovuto lasciarli indietro, lo sapeva eppure non era stata in grado di fare nulla per impedire che accadesse.
Si voltò di scatto quando sentì un tonfo alle sue spalle e vide che Road aveva chiuso la porta e l’aveva assicurata con una pesante catena.
Anche le loro vie di fuga erano azzerate, ora, e non avrebbero potuto evitare il combattimento che sarebbe seguito.
 
-Sedete.-
-Sedetevi, esorcisti.-
 
Entrambi i Noah presenti nella stanza li invitarono a sedersi a tavola con loro, anche se dal tono perentorio che avevano usato sembrava più un ordine che un invito e gli esorcisti eseguirono, questa volta senza protestare.
Allen si posizionò a capotavola, fronteggiando Tiky che lo osservava dall’altro lato come un predatore osserva una preda, alla sua sinistra sedettero invece Lenalee e Lavi e davanti a loro Angelica e Chaoji.
 
-Bene, finalmente possiamo parlare un po’ con calma.-
esordì Tiky, prima di notare le espressioni sospettose sui loro visi.
-Oh, suvvia, non fate quelle facce. Non vi sto tendendo alcuna trappola, vi avevo detto che non ci sarebbero stati trucchi, no? Non siete affatto cortesi con me.-
Road saltellò nella loro direzione e abbracciò Allen, che naturalmente non si prese nemmeno la briga di ricambiarla in qualche modo.
-Non preoccuparti, Allen. La porta è all’ultimo piano della torre, pronta per voi.-
Il ragazzo fece un sorrisetto e disse con calma:
-Spero che porti davvero fuori di qui.-
 
Angelica non seppe mai se fra i due ci fu altro dialogo, perché qualcosa distolse la sua attenzione.
Lenalee, che sedeva davanti a lei, aveva iniziato a tremare e Lavi, evidentemente per cercare di calmarla, le aveva preso una mano e le aveva sussurrato qualcosa.
Lei all’inizio aveva esitato, ma poi aveva ricambiato il dolce sorriso riservatole dal rosso.
La ragazza bionda aveva osservato tutta la scena e aveva sentito una strana sensazione come di soffocamento in fondo alla gola che lì per lì non riuscì a comprendere.
Ma per qualche istante si sentì profondamente gelosa della sua amica, apparentemente senza giustificazione, anche se una vocina nella sua testa suggeriva che in fin dei conti avrebbe voluto essere lei quella confortata dal ragazzo dai capelli rossi.
Tornò in sé quando sentì che Allen si era rivolto direttamente a Tiky, anche se ogni tanto le veniva spontaneo lanciare qualche occhiata furtiva ai suoi due compagni seduti davanti a lei.
 
-E dunque, di cosa volevate parlarmi, sir Tiky Mikk? O dovrei forse chiamarvi ladro vagabondo?-
-Non essere così caustico, ragazzo. Che dir se ne voglia tu sei stato senz’altro il primo in assoluto a ridurre un Noah in mutande. Non credi che il nostro sia un incontro voluto dal destino?-
Il ragazzo dai capelli bianchi rimase impassibile, anche se la sua voce prese una lieve inflessione ironica.
-Non particolarmente, no. Ho ridotto in mutande un mucchio di gente per molto meno, io.-
-Oho, ma che dichiarazione cupa!-
Allen sollevò il braccio sinistro e mostrò la sua Innocence da poco rinnovatasi.
-E’ per la mia Innocence, non è vero?-
Il sorriso che apparve sul volto del Noah gli fece capire che aveva indovinato.
-Devo essere sincero, rivederla è stata per me un’ inaspettata sorpresa, dato che ero sicuro di averla distrutta.-
-E invece non è stato così. Come potete vedere è qui.-
I due si squadrarono senza parlare finché Road non intervenne mostrando un’innocente curiosità.
-Oh? Tutto d’un tratto ti interessa l’Innocence, Tiky?-
-Un po’, lo ammetto.-
Tornò a rivolgersi ad Allen.
-Allora, ragazzo, questo significa che nonostante Tease ti avesse aperto un buco nel cuore tu sei sopravvissuto grazie a quel braccio?-
Il ragazzo non ebbe il tempo di rispondere, perché i suoi compagni iniziarono a bersagliarlo di domande, dato che ovviamente loro non sapevano nulla di questa storia.
-Il cuore?!-
-Allen! Non ci avevi detto di aver subito una lesione di questa importanza!-
L’espressione di imbarazzo che gli comparve sul viso rifletteva il fatto che aveva effettivamente evitato volontariamente di accennare ai suoi compagni quel piccolo dettaglio su ciò che gli era accaduto la notte che si erano separati in Cina.
-Ehm... l’Innocence ha preso il posto della parte mancante, quindi non mi dà nessun tipo di problema...-
 
Ma non era solo la sua salute il punto, questa rivelazione cambiava tutto.
Se era andata davvero così significava che l’Innocence di Lenalee non era più l’unica ad avere volontariamente salvato il suo compatibile.
E date le circostanze non si poteva neanche pensare che il braccio di Allen avesse agito in quel modo perché era un tipo parassita, dato che per Lenalee la cosa non valeva.
Ma Angelica ricordava che Bookman aveva affermato che ciò che era successo all’amica era senza precedenti, cosa che li aveva portati a supporre che Lenalee potesse essere il Cuore.
A questo punto non potevano più esserne sicuri, però, e ciò faceva crollare tutte le loro teorie sul Cuore e sul fatto che dovesse per forza di cose essere un’Innocence molto potente o anomala.
Nel silenzio che seguì all’affermazione di Allen, tempo che servì ai suoi compagni per interiorizzare la novità, Tiky si accese con calma una sigaretta e se la portò alle labbra, mentre con voce neutra si rivolgeva a Road, ancora avvinghiata al collo del ragazzo dai capelli bianchi.
 
-Road, non è il caso che lasci quel ragazzo?-
Reazione immediata: lei strinse ancora di più la presa.
-Nooo! Io lo amo!-
-Via, via. L’amore tra un esorcista e un Noah non potrà mai portare da nessuna parte.-
Tiky si appoggiò al piano del tavolo e si alzò in piedi.
-Conosci il piano del Conte Millennio riguardo la distruzione del mondo? Sai, all’inizio avevo portato avanti la mia parte più per gioco che per altro, ma a questo punto mi rendo conto che la tua distruzione non è una cosa da prendere sottogamba.-
 
Mentre parlava una di quelle sue diaboliche farfalle violacee prese il volo da un punto indefinito alle sue spalle e si diresse con qualche aggraziato battito d’ala verso Lenalee, che se la ritrovò vicino ad una spalla.
Ma prima ancora che potesse davvero accorgersene il braccio sinistro di Allen si era mosso a una velocità pazzesca e uno degli artigli si era conficcato con forza nello schienale della grande sedia su cui la ragazza era seduta, infilzando la farfalla contro la stoffa rossa.
 
-Anch’io ho qualcosa da dirti, Tiky Mikk. Se provi anche solo ad alzare un dito sui miei amici potrei anche ucciderti.-
 
Poi il ragazzo estrasse l’artiglio dallo schienale della sedia, salì sul tavolo e scattò in avanti, verso Tiky che lo attendeva, pronto al loro scontro frontale, e che stava già preparando una delle sue letali farfalle.
Lavi balzò in piedi e stava per seguire il suo compagno, prima che Road gli tagliasse la strada.
 
-Anche a Tiky piace Allen, quindi non disturbarlo. Piuttosto... gioca con me, Bookman.-
 
Angelica si alzò di scatto a sua volta e aggirò la grossa sedia su cui era seduta prima portando una mano alla cintura, dove era agganciato il nastro.
Doveva andare da Lavi, poteva aver bisogno di aiuto e lei era l’unica che poteva sostenere un combattimento, dato che Chaoji non possedeva un’Innocence e quella di Lenalee era ancora fuori gioco.
Col senno di poi capì di aver fatto bene a spostarsi da dove si trovava, perché l’attimo subito successivo Lenalee e Chaoji si ritrovarono rinchiusi in una specie di gabbia simile ad un enorme dado da gioco.
 
-Lenalee! Chaoji!-
Lenalee si avvicinò alla parete semitrasparente della strana prigione in cui si trovavano per vedere meglio i suoi compagni.
-S-stiamo bene. Sembra che per ora ci abbia solo intrappolati...-
La voce di Road confermò l’affermazione della ragazza cinese.
-Sì, per adesso vi ho soltanto intrappolati...-
Poi si rivolse a Lavi con una vocetta irritante di bambina.
-Ehi, giochiamo, Bookman?-
 
Lui la osservò con la coda dell’occhio, senza voltarsi nella sua direzione.
Non disse nulla, fece solo segno ad Angelica, che ancora si trovava dall’altra parte del tavolo, di avvicinarsi:
si sentiva più tranquillo se restavano uniti.
Poi estrasse il martello dal suo alloggiamento, lo fece ingrandire e disse:
 
-Tu sei la maggiore dei Noah... Road, giusto? Accetto di giocare con te ad una condizione: se vinco tu li lasci andare.-
Lei sembrava divertita.
-Va bene, accetto.-
 
Anche Angelica attivò l’Innocence, pronta ad aiutare Lavi in qualunque modo a lei possibile, ma il ragazzo le fece un cenno di diniego con una mano.
 
-Ann, tu stanne fuori.-
-Ma, Lavi...-
-Niente ma. Road ha intenzione di giocare con me, non metterti in mezzo.-
Fu proprio Road ad interromperli con una risatina.
-Non preoccuparti... Ann, giusto? Nel mio sogno c’è posto anche per te!-
 
Il rosso sembrò alterarsi parecchio quando sentì quella frase e istintivamente alzò un braccio per tenere separate le due ragazze.
 
-Ohi! Non metterla in mezzo!-
Road ghignò.
-Hai già posto le tue condizioni, Bookman junior. Ora dobbiamo iniziare il gioco.-
 
Prima che uno dei due potesse obiettare di nuovo uno strano alone violaceo li avvolse ed entrambi rimasero immobili, come pietrificati.
La sensazione fu la stessa di quando si perdono i sensi ma invece di risvegliarsi stesa a terra, Angelica si ritrovò in uno strano ambiente semibuio con pavimentazioni dalla forma vagamente circolari che si ripetevano all’infinito in quella che sembrava un’enorme stanza senza pareti né confini.
Di Lavi non c’era traccia.
Fece qualche passo in una direzione casuale, chiamandolo e cercandolo.
Le parve di vederlo in lontananza (chi altri poteva essere se non lui?) e si mise a correre verso di lui.
 
-Lavi! Lavi, sono qui! Lavi!-
 
Ma lui non si voltò e sembrò non sentirla nemmeno quando fu a pochi passi da lui.
Quando lo raggiunse vide che stava parlando con una piccola Road che spuntava incredibilmente dal terreno.
La bambina stava dicendo:
 
-Se riuscirai ad uscire di qui avrai vinto, Bookman? E’ piuttosto semplice, non credi?-
Ma Lavi al momento sembrava avere altro per la testa.
-Dov’è Angelica? Dove l’hai mandata?-
La ragazza si mise ad urlare e a gesticolare disperata.
-Lavi, sono qui! Qui!! Perché non riesci a vedermi?!-
 
Road non rispose, diede solo via al “gioco”.
Lavi prese a guardarsi intorno perplesso.
 
-Uscire da qui?-
 
Anche Angelica si mise a riflettere, scrutando con apprensione i dintorni.
 
‘Già, dov’è qui”? Road può viaggiare attraverso le dimensioni, lo ha detto quell’altro Noah, Tiky Mikk. Quindi è plausibile considerare l’ipotesi che ci abbia effettivamente trasportati da qualche altra parte. Anche se questo posto tutto sembra tranne che reale...’
 
Mentre rifletteva in quel modo vide Road riaffiorare dal pavimento. Stava ridendo.
Lavi la guardò malissimo.
 
-Che hai da ridere?-
Evidentemente anche lui doveva aver fatto un ragionamento simile a quello di Angelica, perché Road mormorò.
-Mi chiedevo... se non stessi pensando che forse io ti abbia trasportato da qualche parte...-
-Togli il forse! Lo penso davvero!-
Prese a punzecchiarla con il martello.
-E allora? Quanto devo aspettare prima che la signorina decida di uscire da quel pavimento a scacchiera? Vuoi combattere o no?-
Il ghigno sul viso della bambina si allargò.
-Ma io non combatterò con te.-
-Uh?-
Anche Angelica si fece guardinga, mentre Road si girava da un lato per indicare qualcosa nell’oscurità.
-Eccolo, sta arrivando. Colui contro il quale combatterai.-
 
Lavi non perse tempo e attaccò alla ceca nella direzione indicata da Road, ma si bloccò quando vide con chiarezza le sembianze del suo avversario.
Angelica spalancò gli occhi e passò lo sguardo dal ragazzo all’avversario.
 
‘Questo non è possibile... forse ci vedo doppio...?’
 
Ma più guardava e più si rendeva conto che davanti a lei c’erano effettivamente due Lavi.
Certo, l’altro aveva un’espressione più seria e un abbigliamento diverso, ma i tratti del viso e la corporatura non lasciavano dubbi.
All’inizio anche il ragazzo rimase sorpreso di ritrovarsi davanti se stesso, ma poi afferrò il martello più saldamente e sorrise.
 
-Figurati se mi lascio impressionare per così poco!-
 
Cercò di colpire l’altro Lavi con un attacco di fuoco, ma quello non sembrò minimamente intimorito.
Anzi, fermò l’attacco con un semplice cenno della mano, prima di constatare con semplicità:
 
-E’ inutile. Tu non sei qui fisicamente, quindi non hai Innocence.-
 
E nel momento in cui disse così l’Innocence di Lavi iniziò a sgretolarsi, mentre il rumore dei pezzi che cadevano a terra si mescolavano con le risatine di Road.
 
-Viaggiare attraverso le dimensioni, eh? Beh, se hai sentito solo questo su di me posso capire che tu sia sorpreso, allora. Io sono l’unico Noah che può muoversi attraverso lo spazio senza l’Arca, perché posso collegare il mio mondo con quello reale.
-Io sono l’agnello che possiede i “sogni” di Noah. Il luogo dove ti trovi non è altro che il sogno creato dalla Noah Road Kamelot.-
 
Angelica guardò ancora uno alla volta i personaggi che le stavano davanti.
Se tutto fosse stato solo un sogno si sarebbero spiegate tante cose, come il fatto che  ci fossero due Lavi o che nessuno si accorgesse della sua presenza.
Anche se in effetti quel dettaglio non le era ancora del tutto chiaro:
perché diamine Road si era presa la briga di coinvolgerla se tanto poi aveva deciso di lasciarla lì a far niente?!
Non ebbe occasione di darsi una risposta perché nel tempo di un battito di ciglia l’ambientazione e la prospettiva erano cambiate.
Ora si trovavano in un posto completamente diverso, molto più... reale.
La ragazza impiegò qualche secondo ma finalmente le venne in mente che era già stata in quel luogo:
era il canale dell’Ordine Oscuro, quello da cui era partita durante un paio di missioni.
Ma come ci erano finiti?
E soprattutto cosa significava quella strana posizione in cui si trovava?!
Stava galleggiando a qualche metro dalla superficie dell’acqua, rinchiusa in una specie di bolla di sapone dalle pareti trasparenti e incredibilmente resistenti.
Provò a liberarsi in qualche modo ma quella strana gabbia sembrava impenetrabile.
Dopo qualche secondo passato a lottare con la superficie viscosa della sua prigione sentì una risatina provenire dalla sua destra.
Si voltò e vide che vicino alla sua spalla c’era una piccola Road che aveva preso la forma di un’inquietante bambola di pezza con un grottesco sorriso stampato in viso.
Angelica le indirizzò uno sguardo irato.
 
-Allora, hai intenzione di spiegarmi il senso di tutta questa pantomima?-
La bambolina rise ancora con quella sua risata agghiacciante.
-Pantomima?-
-Sì, a che scopo farmi venire qui per lasciarmi in disparte a guardare? Tanto valeva che mi mettessi in quella specie di dado gigante con gli altri, no?-
Il ghigno di Road si allargò.
-Ma non sarebbe stata la stessa cosa...-
-E perché no?-
-Preferisco che tu assista a questo...-
 
Indicò con il braccino il canale sotto di loro e la ragazza guardò nella direzione mostratale.
Una barca con a bordo due persone stava solcando silenziosamente l’acqua grigiastra.
Dopo averle osservate bene Angelica capì che si trattava di Bookman e di un Lavi dall’aspetto più giovane di quello che conosceva lei, poteva avere al massimo sedici anni.
Il ragazzo si guardava intorno disorientato e sembrava non sentire il suo maestro che lo chiamava ripetutamente.
 
-Cosa c’è, Lavi? Lavi? Lavi...?-
Dopo qualche secondo passato senza ottenere risposta Bookman pensò di cambiare tattica, o meglio... nome.
-Deak...-
 
Lo pronunciò quasi sottovoce, come se non volesse farsi sentire.
In ogni caso appena Lavi udì quel nome (che al momento ad Angelica non diceva proprio niente) si voltò di colpo e il suo mentore ne approfittò per assestargli un violento ceffone.
 
-Ahiaaaa! Vecchio, ma si può sapere che diavolo hai?!-
-Fa’ silenzio, idiota! E presta attenzione! Adesso tu sei “Lavi”, no?-
Il ragazzo parve capire cosa avesse mandato così in bestia il vecchio.
-Oh? Mi sono girato quando mi hai chiamato con il nome del mio log precedente?-
-Sei un imbecille!-
Tombola, la ragione era proprio quella!
-Vedi di stare concentrato, idiota! Il prossimo log non sarà leggero come il precedente.-
-Qual è la nostra prossima missione?-
-Ci uniremo all’organo militare anti-akuma alle dirette dipendenze del Vaticano, l’Ordine Oscuro. Lì ci arruoleremo e diventeremo esorcisti, così da poter documentare dall’interno la grande guerra tra uomini e akuma.-
 
Angelica osservava tutta la scena dalla sua posizione sopraelevata, all’interno di quella specie di bolla di sapone.
Le ci volle un po’ per capire tutto ciò che era stato detto, ma poi ricordò ciò che Lavi le aveva spiegato sugli aspetti dell’essere Bookman, in particolare il fatto che dopo aver concluso ogni log (così aveva chiamato le missioni di registrazione della storia) dovesse cambiare nome e diventare sostanzialmente un’altra persona.
Una volta ricordato questo e rimessi insieme i pezzi della strana conversazione a cui aveva appena assistito tutto le apparve più chiaro:
quello non era un evento indotto da Road, ma un ricordo di Lavi, qualcosa che gli era successo davvero.
Road doveva essersi limitata a frugare nella sua mente e tirare fuori l’episodio che le interessava fargli rivivere, nello specifico il suo arrivo all’Ordine Oscuro.
Anche il ragazzo doveva aver capito perché l’espressione disorientata svanì dal suo viso, sostituita da un’aria molto più consapevole, e improvvisamente balzò in piedi, tanto che Bookman lo squadrò con aria scocciata e lo rimbeccò:
 
-Che succede, Lavi? Sei un tipo così irrequieto... non puoi semplicemente sederti e stare calmo?-
Ma Lavi non sembrava affatto intenzionato a farlo, anzi si limitò a fare un sorrisetto.
-Così puoi leggere i miei ricordi, eh? Niente male, niente male davvero. Ma non mi lascerò incantare, tornerò indietro e...-
-‘Indietro’ dove? Dai personaggi registrati nella memoria di ‘Lavi’?-
Una voce identica a quella del ragazzo dai capelli rossi gli rispose con tono paziente e dal nulla apparve il secondo Lavi, seduto nella barca giusto davanti a lui, come se fosse sempre stato lì.
-Hah! Eccoti qua!-
Lavi, quello apparentemente vero, salutò con aria di sfida la sua copia appena comparsa.
-‘Lavi’, Dov’è che pensi di tornare, tu? Tu, il successore di Bookman che fino ad ora non ha mai permesso al suo cuore di posarsi da nessuna parte. Non hai un posto in cui tornare, no? Il tuo “posto” non esiste in questo mondo, né per te né per il tuo cuore. E’ la giusta punizione per chi ha sempre e solo fatto da spettatore, senza entrare in intimità con nessuno.-
Forse si aspettava di provocarlo, ma il vero Lavi non perse il sorrisetto che gli ornava il viso.
-Questo lo sapevo già...-
-Ah, ma davvero?-
Anche Bookman si aggiunse al discorso.
-Il tuo spirito si è contaminato vivendo tra uomini e akuma. La luce emessa da quel tuo unico occhio non è mai stata così flebile.-
 
Angelica non riusciva a capire.
Non stavano dicendo niente più di quello che Lavi già sapeva sul suo ruolo (cose che, tra l’altro, sapeva bene anche lei), che tipo di gioco poteva essere quello di Road?
Ricordargli la sua posizione? Non aveva senso, perché avrebbe dovuto importarle?
Anche se l’ultima cosa uscita dalle labbra di Bookman aveva messo la ragazza in allarme.
‘Il tuo spirito si è contaminato vivendo tra uomini e akuma.’
Cosa poteva significare un’affermazione del genere? Cosa intendeva con ‘contaminato’?
Mentre rifletteva freneticamente per cercare una risposta vide con la coda dell’occhio che la piccola Road sulla sua spalla le stava indicando qualcosa alle sue spalle.
Si voltò e guardò il punto accennato dal braccino di pezza.
Qualcosa stava lentamente emergendo dall’oscurità, galleggiando con grazia verso la barca dove si trovavano Lavi e i suoi due interlocutori.
A prima vista la ragazza pensò che si trattasse di una barchetta, ma man mano che quella si avvicinava si rese conto che non poteva essere, era troppo piccola.
Quando finalmente riuscì a distinguere cosa fosse spalancò gli occhi e sentì un brivido attraversarle la schiena.
Non era affatto una barca. Era una bara.
E, cosa più sorprendente di tutte, al suo interno, adagiata su un letto di rose bianche, c’era proprio lei.
La Angelica della bara indossava la divisa dell’Ordine, senza giacca e con la maglia bianca bene in vista, che si confondeva con il pallore innaturale del suo incarnato, era coperta di lividi ed abrasioni, teneva le mani mollemente adagiate sul ventre e pareva priva di sensi.
No, non era semplicemente priva di sensi. La ragazza deglutì e continuò a fissare la sé stessa incosciente che pian piano le sfilava davanti.
 
‘Quella sono io... morta. Ma perché? Che senso ha...?’
 
Vedersi morta faceva un certo effetto, era una scena a cui non si sarebbe mai aspettata di assistere.
Ma ciò che le fece ancora più effetto fu la reazione di Lavi, che appena vide la bara e chi vi stava dentro si fiondò oltre il bordo della barca dritto nell’acqua scura del canale, si sporse verso il corpo senza vita della ragazza e la strinse tra le braccia, urlando disperatamente il suo nome.
Anche Angelica, all’interno della sua prigione, reagì in modo analogo, gridando a squarciagola e prendendo a pugni la parete trasparente.
 
-Lavi! Ma che stai facendo?! Non lasciarti ingannare! Lavi, ti prego!! Lavi!! Perché non mi senti?!-
Si voltò verso la piccola Road, che nel frattempo si era seduta sulla sua spalla e sul cui viso era comparso un irritante ghigno.
-Fammi uscire di qui!-
-E perché dovrei farlo?-
-Devo andare da lui, ha bisogno di aiuto!-
-Non sarebbe divertente se a questo punto intervenissi tu, ti pare?-
 
La ragazza rinunciò a interagire con la loro carceriera e tornò ad osservare ciò che accadeva sotto di lei.
L’acqua del canale era improvvisamente sparita alla vista, coperta da un numero enorme di bare simili a quella in cui si trovava la sua controparte priva di vita, che Lavi stava ancora stringendo tra le braccia mentre si guardava intorno disperato, come se gli mancasse l’aria.
 
-Che succede, Lavi? Quelli non sono altro che dei pezzi di storia, no?-
 
Il suo sosia, ancora comodamente seduto nella barca, lo guardava dall’alto in basso con fare annoiato.
Il rosso teneva con una mano il corpo di Angelica, mentre con l’altra si copriva l’occhio.
Cercava di mantenersi concentrato su quell’unico pensiero che poteva salvarlo dall’impazzire:
 
‘Tutto questo è un’illusione, solo un’illusione...’
 
La voce di Bookman fece eco a questo pensiero.
 
-Esatto, non è altro che un’illusione. Gli esseri umani non sono altro che inchiostro con cui noi scriviamo la storia. E l’inchiostro non parla a chi scrive. Dì, provi forse dolore quando intingi la penna per scrivere?-
Il ragazzo tentò di rispondere.
-Tsk, anche come illusione rompi davvero le scatole, Vecchio...-
Bookman sorrise.
-E’ perché sono il frutto dei tuoi ricordi. Ma l’unico motivo per cui tu mi percepisci come un fastidio è perché non percepisci loro come dell’inchiostro. Qual è il compito della nostra stirpe, Lavi?-
-Piantala...-
-Una sola cosa, per la quale siamo pronti a rinunciare a tutto. Continuare a vivere al di fuori dei confini del mondo è il destino di noi Bookman.-
 
Lavi sentì il corpo esile tra le sue braccia muoversi impercettibilmente e d’istinto abbassò lo sguardo.
L’Angelica del sogno aveva ripreso i sensi e ora lo guardava con gli occhi spalancati.
 
-Ann...-
-Lavi... io... che diavolo ci faccio qui...?-
 
Prima che potesse rendersi ben conto di quello che gli stava dicendo vide con la coda dell’occhio il braccio della ragazza che si sollevava e guardando meglio si accorse con orrore che nella sua piccola mano c’era uno stiletto dalla lama sottile e nera puntata verso di lui.
Subito la lasciò e balzò all’indietro, evitando per un pelo di venire trafitto dalla lama affilatissima di quel pugnale, che fece comunque in tempo a tagliare la fascia che gli teneva indietro i capelli.
Angelica nel frattempo si era alzata e lo guardava con un sorrisetto malevolo stampato in volto.
La controparte di Lavi (che doveva rappresentare Deak, la sua quarantottesima identità) si spostò verso di lei e la aiutò a salire sulla barca insieme a lui. I due si guardavano come se entrambi non avessero mai visto niente di tanto bello.
Lavi li osservò senza capire, poi riuscì a chiedere, con la voce ridotta ad un sussurro:
 
-Ann... perché?-
 
Deak si limitò a girare la testa, squadrandolo con fare annoiato, invece la ragazza si voltò con una mezza piroetta, facendo ondeggiare i lunghi capelli sciolti e fissando su di lui uno sguardo beffardo.
Un’espressione che Lavi non avrebbe mai voluto vedere su quel volto e che inspiegabilmente lo faceva sentire ancora più confuso e abbattuto.
 
-“Perché”? Tu chiedi il “perché”? Proprio non te ne rendi conto, vero? E’ questo ciò che sono davvero! Io non sono altro che una piccola e subdola streghetta il cui unico obiettivo è distoglierti dai tuoi doveri, e tu sei stato così stupido da non accorgertene fino ad ora!-
Angelica, quella vera, spalancò gli occhi e ricominciò a prendere a pugni la parete trasparente della sua gabbia, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il viso.
-Non è vero! NON E’ VERO!! Che cosa gli stai dicendo?! Lavi! Lavi, non crederle!! Lavi!!-
Anche il ragazzo dal canto suo era incredulo.
-No, non è possibile... io non ci credo, non può essere vero...-
Deak sorrise, divertito dalla sua confusione.
-Ma è così, “Lavi”. Questa ragazza è un ostacolo che ti impedisce di concentrarti sui tuoi doveri di Bookman...-
 
mentre parlava prese Angelica per la vita e la attirò a sé in un bacio appassionato.
La scena era a dir poco surreale, e solo all’ultimo momento Lavi si accorse che la sua controparte aveva sfilato lo stiletto dalla mano della ragazza e prima che lei potesse realizzare l’aveva trafitta, infilandole la lama nello stomaco per tutta la sua lunghezza.
Lei si lasciò sfuggire un mugolio attutito dalle labbra del ragazzo, che la stava ancora baciando.
Deak si staccò da lei sorridendo soddisfatto e guardò il sangue scuro che gli inzaccherava la mano e si allargava in una macchia irregolare sul tessuto bianco della maglia della ragazza, mentre completava la frase che aveva lasciato a metà:
 
-... per questo te ne devi liberare.-
Continuò a parlare e Lavi si sentì contorcere le viscere in un misto di incredulità e angoscia intanto che guardava la sua controparte girare e rigirare la lama nella ferita e udiva i gemiti di dolore della ragazza che coprivano la sua voce.
-Devi escluderla, eliminarla dalla tua vita, ti porterà solo guai e sarà la tua rovina.-
 
Estrasse lo stiletto da quel piccolo corpo ormai stremato e privo di forze e, senza togliersi quel sorrisetto cattivo dalla faccia, lo spinse oltre il bordo della barca.
Lavi era come pietrificato ma si dovette riprendere quando vide che Deak gli aveva lanciato lo stiletto.
Lo prese al volo, imbrattandosi a sua volta le mani di sangue appiccicoso.
 
-Prendilo, ti servirà.-
 
gli intimò la sua controparte, indicando con il mento un punto alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò e vide che dalla montagna di bare erano uscite tutte le persone che avevano popolato la sua vita in quegli ultimi mesi: gli altri esorcisti, i ragazzi della Sezione Scientifica, gli uomini dell’equipaggio della nave di Anita... e avevano tutti l’aria di avere intenzioni bellicose.
Lavi serrò istintivamente l’occhio, stringendo forte l’impugnatura del pugnale.
La voce di Bookman gli risuonò nelle orecchie.
 
-Ti è stato insegnato come difenderti per sopravvivere. Eliminali, “Lavi”.-
 
Dopo un attimo di esitazione Lavi scattò in avanti, falciando alla cieca tutti coloro che si ritrovarono sulla traiettoria della sua lama.
Durante lo scontro Road frugò ancora nella sua mente, portando a galla ricordi che non fecero altro che aumentare la sua confusione e frustrazione:
il momento in cui da bambino aveva scelto di seguire Bookman, il suo arrivo e i primi mesi all’Ordine Oscuro, e poi la sua prima missione con Angelica, il giorno in cui insieme a Lenalee era andato a cercare Allen in quella selva di bambù in Cina, il breve istante di tenerezza vissuto con Angelica sulla nave di Anita...
Ogni frammento di memoria gli faceva riecheggiare in testa frasi significative a ripetizione, creando una spirale di suoni e voci che sembrava volerlo risucchiare nel suo vortice di follia.
 
“Conoscere cose che nessun altro sa; è bastato questo per convincermi a diventare un successore di Bookman.”
“Gli esseri umani sono davvero stupidi, continuano a farsi la guerra e non riescono ad imparare dai loro errori, li ripetono continuamente.”
“Farò l’amicone sorridente con tutti, come al solito. Fingere è ciò che mi riesce meglio, giusto?”
“’Vogliono proteggere il loro nuovo compagno’, eh? Esorcisti, è inutile che riponiate le vostre speranze in me. Io sono qui unicamente per registrare la storia, l’esito di questa guerra non mi interessa.”
“’Dunque è in questo che consiste essere un Bookman? Ma non è contraddittorio l’affetto che provi nei confronti dei tuoi compagni, allora?’ ‘Affetto?’ ‘Sono sicura che non lo ammetterai mai, ma si capisce che tieni davvero a loro, anche se cerchi di non darlo a vedere.’”
“’Non devi avere paura, ti proteggerò io se ce ne sarà bisogno. Ti prometto che non ti succederà nulla finché sarò con te.’ Da dove mi è uscita una frase così? Non mi importa niente di questa ragazza, non è altro che inchiostro su una pagina...”
“Forse un Bookman non ha bisogno di un cuore... ma nulla toglie che tu lo abbia. L’ho sentito battere.”
“Un anno... due anni... dopo tutto questo tempo passato all’interno dell’Ordine non riesco più a capire se il mio sorriso sia vero o falso.”

 
Lavi smise di battersi con i suoi avversari illusori e si prese la testa tra le mani, cercando di tenere fuori dalla sua mente quelle voci invadenti che si accavallavano l’una sull’altra facendolo quasi impazzire.
 
-Smettila!! Smetti di guardarmi dentro!!-
 
Angelica piangeva disperata senza sapere cosa fare, prendendo a pugni la bolla trasparente in cui si trovava.
Si rivolse direttamente alla piccola Road sulla sua spalla.
 
-Basta!! Fermati, ferma tutto questo! Non lo vedi che lo stai facendo diventare matto?! Dagli un po’ di tregua!!-
Road si limitò a ridacchiare.
-E dovrei fermarmi? Far crollare la sua mente è esattamente ciò che voglio e mi sta riuscendo così bene...!-
La ragazza chinò la testa e chiuse gli occhi.
-Ti prego... ti prego, lascialo in pace... smetti di farlo soffrire, ti scongiuro...-
Ci fu un momento di silenzio prima che Road prorompesse in una nuova risatina.
-Sei davvero adorabile, piccola Angelica. Tu mi stai implorando di smettere di tormentare quel ragazzo, è così?-
-Io... non ce la faccio a vederlo così...-
Sollevò il capo.
-Fai del male a me, se vuoi, fai ciò che vuoi... ma lascia in pace lui, ti supplico!-
-E’ proprio questo che non capisci, sai?-
Di nuovo quell’espressione maligna era comparsa sul visino di pezza di Road.
-Per quale motivo credi che ti abbia fatta assistere a questo piccolo spettacolo di marionette?-
 
Angelica prese a riflettere su quella domanda, mentre tornava a guardare la scena che si stava svolgendo sotto di lei.
Il movimento improvviso di Lavi gli aveva fatto cadere dalle pieghe degli abiti una carta da gioco, un solitario asso di picche che andò ad adagiarsi sul pelo dell’acqua grigiastra del canale.
Prima che potesse rendersene conto una mano la raccolse. Era la mano di Allen.
Il ragazzo dai capelli bianchi osservò l’oggetto con un’espressione nostalgica.
 
-La carta che avevo perso... l’hai sempre tenuta con te, senza dirlo a Bookman, non è così?-
-Allen...-
 
Inaspettatamente Deak colpì Allen e questi cadde a peso morto nell’acqua, smettendo di muoversi all’istante.
Lavi era come paralizzato e tremava visibilmente.
Deak lo riprese:
 
-Che cos’è quella faccia, “Lavi”? Questo non è altro che un mucchio di inchiostro, no? Se non riesci a guardare una cosa del genere senza reagire non sei degno del tuo incarico.-
 
Dall’oscurità emersero le figure minacciose di Lenalee, Kanda e Crowley, che si diressero verso Lavi, tutti e tre muniti di diverse armi da taglio.
In un attimo gli furono intorno e senza esitare lo trafissero, mentre Deak continuava a parlare incurante di ciò che accadeva davanti a lui.
 
-Tu ormai non sei più un Bookman, “Lavi”...-
L’inchiostro dell’asso di cuori, ancora visibile nella mano di un Allen semisommerso, cominciò a sbiadire, mentre Lavi sentiva le forze scivolare via lentamente.
-Non sei degno di essere Bookman, “Lavi”. Ma non preoccuparti, anche se tu muori Bookman non si estinguerà. Perché io sono il vero te. Sarò io il successore di Bookman, mentre tu... tu sparirai... “Lavi”.-

Author and characters corner:
Yami: per questo speciale angoletto questa volta ho deciso di prendere con me solo i due personaggi principali di questo e del prossimo capitolo (com'è evidente) più un piccolo ospite d'eccezione...
Deak: uff... che cavolo mi hai trascinato qui a fare...?
Yami: non rompere, sono stata anche troppo buona, vista la simpatia che provo per te...!!
Lavi: ma doveva per forza venire anche lui?
Yami: sì, mi piace avere due coniglietti qui insieme a me! *li abbraccia* E' una visione celestiale!! *va in estasi*
Angelica: ehm, via via, miss Yami... abbiamo ancora gente, qui...
Deak: tsk, toglimi le mani di dosso, maledetta piattola...!
Yami: zitto e subisci! Angelica please, dai tu gli ultimi annunci, io penso che evaderò con questi bei ragassuoli...
Lavi: ehi! Ohi! Miss Yami, questo è rapimento!
Deakmannaggia a te, lasciaci!!
Angelica: ehm, allora... sì, dunque, bene... temo che a questo punto non potremo garantire un seguito a questo capitolo (prima di tutto dobbiamo riuscire a recuperare l'autrice e due personaggi, ma ci lavoreremo, promesso!), intanto posso consigliarvi la visione di questo video, che è uno degli AMV preferiti dall'autrice, giusto per rimanere in atmosfera. Ci impegneremo affinchè a quei due poveretti rapiti da quella pervertita di miss Yami non accada nulla, in modo da permettervi di avere il prossimo capitolo il prima possibile! Che dire? Ancora grazie per la vostra attenzione, a presto!

 

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Capitolo 14
*** Odi et amo: sentimenti contrastanti o sensazioni concatenate? ***


TUTTI: bentornati!!
Angelica: siamo tutti così felici di rivedervi!
Allen: e con così largo anticipo, per giunta!
Deak: ehi, ma dove si è cacciata quella piccola piattola?
Lavi: quale "piccola piattola"?
Deak: quella stronza dell'autrice, naturalmente! Non c'è!
Kanda: *gli tira una spadata* solo io posso permettermi il piacere di insultarla!
Figura mascherata: *appare dal nulla* esatto! Solo lui può insultarm... cioè, che maleducato! Non si dicono le parolacce in pubblico!
Angelica: e tu chi diavolo sei...?
Figura mascherata: io? Chi sono io? Ehm, uhm... allora...
TUTTI: sìììììììììììì??
Figura mascherata: io, certo, io... io sono... io soooono la voce dellla vooostra coscieeenzaaa...!
TUTTI: ...
Lavi: miss Yami? Si capisce subito che è lei...
Yami: *toglie la maschera* uffa, insomma! Non c'è neanche gusto a fare queste cose con voi!
Kanda: e perchè dovresti venire qui a far teatro con noi?
Yami: intanto perché oggi è Halloween, e quindi mi sentivo in dovere di fare qualcosa almeno qui (visto che nella realtà non potrò festeggiarlo! ç__ç), e poi per vedere come ve la cavate senza di me, naturalmente! E quest'oggi mi avete dimostrato che non vi si può proprio lasciar da soli a voialtri, un bel casino...
Lavi: oh, suvvia miss Yami, non dica così! Non abbiamo fatto niente...
Yami: appunto, non siete in grado di intrattenere gli ospiti/lettori da soli! E cosa succederà quando non potrò più stare qui con voi perchè la scuola mi spremerà come un limone per inculcarmi nella testa tutte quelle belle cosine che mi serviranno per l'esame di maturità? Esame a cui tra l’altro sono sempre più vicina dopo il meraviglioso otto in latino di oggi! Applauso, graaaazie!!
TUTTI: *applaudono* brava, bravissima!!
Yami: grazie, grazie. *si inchina* Ma insomma, che cretina, qui vi sto facendo perdere un sacco di tempo! Bentornati a tutti, scusate per lo spiacevole imprevisto, non vi precluderò oltre la lettura del capitolo, per saluti e info varie ci vediamo alla fine! Buona lettura a tutti!

CAPITOLO 14 – Odi et amo: sentimenti contrastanti o sensazioni concatenate?

-Tu ormai non sei più un Bookman, “Lavi”...-
L’inchiostro dell’asso di picche, ancora visibile nella mano di un Allen semisommerso, cominciò a sbiadire, mentre Lavi sentiva le forze scivolare via lentamente.
-Non sei degno di essere Bookman, “Lavi”. Ma non preoccuparti, anche se tu muori Bookman non si estinguerà. Perché io sono il vero te. Sarò io il successore di Bookman, mentre tu... tu sparirai... “Lavi”.-

 
Angelica guardava incredula ciò che accadeva sotto di lei, con gli occhi spalancati e quasi senza riuscire a respirare.
Poi la realtà sembrò compirla come una bastonata e cominciò a realizzare cosa avesse appena visto:
Lavi era stato pugnalato e ora giaceva riverso nell’acqua del canale, di lui spuntavano solo una spalla e il riflesso rosso dei suoi capelli. Il fatto che a ridurlo così fossero stati i loro amici e compagni rendeva il tutto ancora più grottesco e terribile.
D’improvviso la ragazza si sentì pervasa da una rabbia cieca e si mise ad urlare e a prendere a pugni e calci le pareti trasparenti della sua gabbia.
 
-No!! NO!! Lavi! Lavi, parlami!! Lavi, dimmi che puoi sentirmi!! Ti prego, Lavi! LAVI!!-
 
Lasciò le mani chiuse a pugno appoggiate contro la parete e chinò la testa incassandola nelle spalle, singhiozzando disperata.
Per la prima volta da quando era cominciata quella follia, Deak, che fino a quel momento aveva osservato l’agonia della sua controparte mantenendo un atteggiamento impassibile e con le braccia conserte, alzò lo sguardo verso di lei.
Angelica se ne accorse e ricambiò l’occhiata. Non stava guardando un punto a caso, il suo unico occhio verde, così atrocemente affine e dissimile a quello di Lavi, era fisso su di lei.
Dunque poteva vederla, dopotutto, e forse anche sentirla. Allora perché nessuno aveva prestato attenzione alle sue urla e alle sue lacrime?
Passarono qualche secondo a scrutarsi, entrambi con espressione seria.
Poi però la ragazza si sentì di nuovo piena di rabbia e cominciò a inveirgli contro, stringendo i pugni con così tanta forza da conficcarsi quasi le unghie nella carne.
 
-Che cosa hai fatto...? CHE COSA HAI FATTO?!-
Lo sguardo di Deak si rifece beffardo e perfido e il suo sorrisetto cattivo tornò ad ornargli il volto.
-Non lo so... che cosa ho fatto?-
-Lo hai ucciso!!-
Lui allargò le braccia.
-Tecnicamente sono stati loro, ad ucciderlo.-
Indicò con cenno le cupe copie di Lenalee, Kanda e Crowley, ancora con le loro armi in mano, che si stavano ritirando nell’oscurità.
-Io non ho fatto nulla.-
Lei gli lanciò un’occhiata glaciale.
-Sono bastate le tue parole, le tue azioni, per ucciderlo. Lo hai confuso e gli hai fatto credere cose non vere! Noi non siamo qui fisicamente, non è la violenza fisica che ha effetto, ma quella psicologica.-
Il ghigno di Deak si allargò.
-Proprio per questo motivo mi stavo chiedendo per quanto ancora resisterai...-
Angelica lo guardò senza capire cosa intendesse.
-Cosa vuoi dire?-
-Voglio dire che la ragione per la quale tu sei qui a prendere parte a tutto questo è che anche la tua mente doveva essere oggetto di questa “violenza psicologica” che a quanto dici avrebbe ucciso “Lavi”. Non dirmi che non te ne eri ancora accorta...!-
 
Solo in quel momento tutto le fu perfettamente chiaro.
Road l’aveva trascinata ad assistere a quel macabro spettacolino con una precisa intenzione: voleva distruggere la mente di Lavi e la sua in un colpo solo, sicura che per lei sarebbe bastato vedere i tormenti inflitti direttamente al ragazzo.
Serrò gli occhi e abbassò le mani, rilasciando i pugni. Non doveva cadere in quella rete, non doveva pensare al corpo di Lavi semisommerso nell’acqua grigia e mantenersi lucida e distaccata.
Riaprì gli occhi quando sentì che Deak aveva ripreso a parlare.
 
-Vedo che finalmente hai capito.-
Lei non rispose, si limitò a guardarlo.
-Certo, sarebbe stato molto meglio per te se avessi ceduto subito, perché... se anche tu riuscissi ad uscire di qui ci sarei io a prendere il posto di “Lavi”. E ti assicuro che non ti darei tregua...-
Le lasciò qualche secondo per afferrare la notizia, prima di continuare:
-Proprio adesso ho preso il controllo del corpo di “Lavi” e lo sto usando per massacrare il vostro amichetto dai capelli bianchi. Uno dei due non ne uscirà vivo... ma quale dei due, mi chiedo? Tu cosa dici, dolce Angelica?-
Passò qualche attimo, in cui la ragazza lo fissò con un misto di disgusto e paura.
-Sei una serpe. Ogni parola che esce dalle tue labbra è veleno.-
Lui si finse offeso, cosa che lo rese ancora più sgradevole.
-Oh, non credi che “Lavi” ci rimarrebbe male se sapesse ciò che pensi di lui?-
-Tu non sei Lavi!-
Il sorrisetto di Deak si riaprì ed era più perfido che mai.
-Ed è qui che ti sbagli, piccola ingenua. Io sono “Lavi e “Lavi” è me, siamo due entità della stessa persona, come le due facce della Luna. Prima di essere come lo conosci tu il tuo caro “Lavi” era questo.-
Si indicò con un gesto teatrale delle braccia.
-L’avversione che provi per me si riflette indirettamente anche a lui. Senza saperlo ti sei ritrovata ad odiare e amare due aspetti di uno stesso individuo. Ora resta solo da scoprire quale dei due sentimenti ti sopraffarà prima. Sarà l’amore... o sarà l’odio?-
 
Il suo cervello si sforzava di elaborare ciò che aveva appena sentito.
Lavi e Deak erano la stessa persona, o meglio, Deak era un’identità precedente di Lavi.
Beh, aveva senso, dopotutto. Con il fatto che Bookman dovesse cambiare spesso identità era possibile che ogni volta modificasse anche il suo carattere.
Ora però le veniva un dubbio, un dubbio atroce:
aveva sempre saputo che a Lavi non era permesso provare affetto per chicchessia, ma non aveva mai pensato che anche i suoi modi e le sue azioni potessero essere simulati.
Le vennero le lacrime agli occhi quando pensò a tutti i momenti passati insieme. Anche quelli erano tutti finzione, allora?
Furono le ultime parole del ragazzo, però, a confonderla di più.
 
‘Senza saperlo ti sei ritrovata ad odiare e amare due aspetti di uno stesso individuo... quale ti sopraffarà prima, l’amore o l’odio?’
 
Deak aveva ipotizzato... no, aveva insinuato che lei amasse Lavi. E non intendeva l’affetto che si prova per un amico o un compagno, lui aveva affermato che lei fosse innamorata del ragazzo dai capelli rossi.
Ma era vero? Davvero aveva finito per cedere a quei sentimenti così proibiti?
Non riuscì a darsi una risposta, anche perché aveva notato che qualcosa aveva attirato l’attenzione di Deak e mentre guardava per capire di cosa si trattasse perse il filo dei propri pensieri.
Spalancò gli occhi quando si accorse di ciò che stava accadendo:
Lavi, rimasto immobile fino a quel momento (tanto da essere stato considerato morto sia da Angelica che da Deak), si era lentamente rimesso in piedi.
 
-“Lavi”... non è possibile...!-
Ciò che Deak aveva espresso ad alta voce era lo stesso pensiero che era saettato nella testa di Angelica.
-Sì che è possibile, bastardo. Credevi davvero di poter fare quello che volevi? Ah, che seccatura...-
La ragazza schiacciò il naso contro la parete trasparente.
-Lavi... Lavi!! Mi senti?-
Evidentemente no, perché non la degnò di uno sguardo, rimase leggermente curvo in avanti, tenendosi una mano all’altezza del petto.
-Sei... sei ancora lucido?-
Domanda lecita, e anche se era stato Deak a porla Angelica era ansiosa di conoscere la risposta.
-Se sono lucido? E’ buffo che sia proprio tu a chiedermelo...-
 
Si mise dritto e finalmente mostrò ciò che nascondeva sotto gli abiti sporchi di sangue:
la sua mano impugnava lo stiletto nero che Deak gli aveva lanciato prima, confitto nel suo petto fino all’impugnatura.
Lo sfilò lentamente, facendo qualche smorfia di dolore, che però cercò di dissimulare con una risatina ironica.
 
-Sai, c’eri quasi... la morte dello spirito significa perdere la ragione, giusto? Se non mi fossi pugnalato da solo avrei perso la testa. E tutto a causa della mia immaturità, ma non importa. Ora chiuderò la questione una volta per tutte...-
La sua controparte lo osservò incredulo per qualche secondo, poi si lasciò sfuggire un ghigno.
-E come pensi di fare? Eliminando me? Cercando un’uscita? Puoi provarci, se vuoi, ma io credo che impazzirai prima di trovare una soluzione...-
Lavi sorrise e sollevò lo stiletto.
-Io invece penso di no. So perfettamente cosa devo fare adesso.-
 
Mosse qualche passo incerto nell’acqua, sempre tenendo sollevata l’arma sopra la testa.
Si avvicinò ai resti di Allen, una mezza poltiglietta semisommersa, e senza esitare vi conficcò la lama scura e sottile.
La piccola Road sulla spalla di Angelica ebbe un sussulto e  quando la ragazza si voltò per vedere cosa stesse succedendo la vide prendere fuoco e svanire in una nuvoletta di cenere e fumo.
Sotto di lei il cadavere di Allen si era impercettibilmente rianimato e stava ridacchiando... con la voce di Road, però.
 
-Sembra che io ti abbia sottovalutato, sei riuscito a capire dove mi ero nascosta... -
-Non è stato difficile capirlo, visto che sapevo che ti piace Allen...-
Risatina.
-Vuoi morire? Ma facendo così non potrai succedere a Bookman...-
-Hah! Chi mi ha trascinato a fare tutto questo, eh? In questo momento è la migliore scelta che potessi prendere...-
Il ragazzo chinò la testa e il suo corpo iniziò a disfarsi come se fosse fatto di sabbia.
-Mi dispiace, questo è un addio...-
 
Ciò che restava di lui crollò nell’acqua grigiastra e smise di muoversi.
Mentre Angelica cercava di capire cosa stesse succedendo sentì la terra mancarle sotto le gambe e si accorse che la sua gabbia era sparita, esplosa nell’aria con la delicatezza di una bolla di sapone.
Al momento ebbe paura di precipitare, non avendo nulla su cui appoggiarsi, ma poi si rese conto che una qualche forza sconosciuta la stava sorreggendo e calando lentamente verso terra.
Toccò il fondo del canale dopo pochi secondi, con l’acqua che le lambiva le gambe fino a metà polpaccio.
Dopo aver realizzato di essere effettivamente fuori pericolo tornò a prestare la sua attenzione a ciò che le accadeva davanti.
Deak si era avvicinato ai resti di Lavi e lo osservava, dando le spalle alla ragazza, che si avvicinò loro con passi silenziosi.
 
-Perché “Lavi”? Perché tu, il quarantanovesimo “me”... perché tu che dovresti essere me non sei uguale ai precedenti 48 prima di diventare Lavi? Perché il quarantanovesimo “me” deve soffrire così? Perché...?-
 
La figura di Deak sembrava andare rimpicciolendosi man mano che il suo discorso proseguiva, fino a prendere davvero le sembianze di un Lavi bambino.
Angelica si fermò a qualche passo di distanza, e osservò il bimbo che le stava davanti, senza proferire parola.
Avrebbe voluto potergli dare una risposta ma non aveva idea di cosa dire, quindi lasciò che continuasse a parlare.
 
-Non vuoi più diventare un Bookman, “Lavi”? Hai davvero deciso di combattere per dei compagni temporanei?-
Dalla voce rotta si intuiva che stava piangendo.
-Gli esseri umani sono stupidi, non fanno altro che farsi la guerra gli uni con gli altri! Non è così? Non avevi scelto un’altra strada perché non volevi essere come loro? Io ho delle responsabilità come membro del clan Bookman!-
Lavi sollevò leggermente lo sguardo e osservò il se stesso bambino con espressione vuota.
-Un’altra strada...? Già... io ero deluso dagli umani, dal mondo umano che era costantemente in guerra. Volevo credere di essere diverso...-
Fece una breve pausa.
-Senti... tu lo sai perché esiste Bookman? Perché l’umanità non può smettere di farsi la guerra?-
Il bimbo cominciò a piangere più rumorosamente.
-Perché lo chiedi a me?! Non conosco le risposte, come faccio a saperlo?!-
Angelica invece credeva di aver capito il senso di quelle domande e istintivamente intervenì.
-Non lo sta chiedendo a te, sa bene che tu non puoi rispondere...-
 
Lavi bambino si girò verso di lei, piantandole addosso il suo sguardo addolorato e pieno di stupore.
La ragazza per tutta risposta gli si inginocchiò davanti, incurante dell’acqua fredda che le lambiva le gambe, e allungò una mano per asciugargli le lacrime.
 
-Non capisci? Tu e lui siete la stessa cosa. Lavi, il quarantanovesimo te, e gli altri 48 che lo hanno preceduto, sono tutti te, in qualche modo. Sono tutti cresciuti in te.-
Il piccolo tirò su col naso.
-Ma perché lui è così diverso? Perché lui si fa venire tutti questi dubbi?-
Lei sorrise, accarezzandogli dolcemente la guancia.
-Non è solo lui a farsi venire questi dubbi. Sei tu che ti poni le stesse domande e ti fai venire gli stessi dubbi. Sei tu quello che ha iniziato a cambiare, quello che vuole le risposte. Sei sempre tu.-
-Ma perché? Che cosa mi ha cambiato?-
Aveva alzato una manina e l’aveva appoggiata su quella di Angelica, mentre le lacrime avevano lasciato il posto a dei piccoli singhiozzi trattenuti.
-Io non lo so il perché, soltanto tu puoi saperlo. Ma per scoprirlo dobbiamo prima uscire di qui, giusto?-
-E come facciamo ad uscire?-
 
Proprio in quel momento la voce di Allen risuonò nell’aria, senza provenire da un punto preciso.
Chiamava Lavi, praticamente lo urlava.
Nello stesso istante una strana luce bianca penetrò l’oscurità sopra il piccolo Lavi e Angelica, che istintivamente alzarono lo sguardo.
Il sorriso della ragazza si allargò.
 
-Senti? Ti stanno chiamando, è proprio ora che usciamo di qui, non ti pare?-
-Ma...-
-Ormai hai vinto la tua sfida con Road, persino lei saprà mantenere un patto. Non c’è più motivo perché noi rimaniamo qui.-
Il bambino sembrava ancora dubbioso.
-Io ho paura di ciò che mi aspetta fuori, ho paura di sapere cosa mi abbia reso diverso...-
-Non c’è niente di cui aver paura, perché tu non sei solo. Usciamo da qui insieme, tanto per cominciare...-
 
Allargò le braccia e lo guardò con fare incoraggiante.
Lui esitò ancora qualche secondo, prima di correrle incontro e gettarle le braccia al collo.
La ragazza ricambiò l’abbraccio stringendolo dolcemente e baciandolo delicatamente sulla testa.
Sentì una strana forza che li tirava verso il basso e prima di rendersene conto perse sensibilità di dove si trovava e in quale forma.
Passarono attimi interminabili, alla fine dei quali si ritrovò sdraiata per terra da qualche parte.
Angelica aprì gli occhi e si mise seduta a fatica. Si sentiva tutta indolenzita, come se avesse dormito o fosse rimasta svenuta per diverse ore.
Si guardò intorno cercando di riconoscere il luogo in cui si trovava e impiegò parecchio a capire che si trattava della stanza in cui tutto era cominciato, quella in alto, nella torre che prima era al centro dell’Arca, e che ora rappresentava l’unico luogo rimasto intatto di quella strana dimensione.
Non c’è da stupirsi che ci avesse messo così tanto tempo a identificarlo, quell’ambiente era praticamente irriconoscibile: era completamente devastato, pieno di macerie e attraversato dall’imponente figura di un enorme serpente che ad una prima occhiata poteva sembrare di vetro o ghiaccio. In qualche modo le ricordava qualcosa, ma non riusciva a farsi venire in mente che cosa...
Mentre rifletteva e si guardava intorno, la ragazza venne raggiunta da Lenalee e Chaoji, che si informarono preoccupati sulle sue condizioni.
 
-Stai bene? Road ti ha fatto del male?-
-Sì, sto bene. Lei non mi ha fatto niente, non fisicamente almeno...-
Indicò il serpente.
-Che è successo qui?-
Lenalee lanciò a sua volta uno sguardo all’enorme mole che occupava gran parte dello spazio utilizzabile di quella stanza.
-Quello è il timbro di fuoco di Lavi, si è praticamente attaccato da solo, ho pensato che... che sarebbe bruciato a morte...-
La voce le si ruppe.
-Poi Allen ha... ha cercato di fermarlo ed è entrato anche lui nel fuoco. Dopo un po’ le fiamme si sono spente e sembrava che fosse finita, ma... nessuno dei due è ancora uscito...-
 
Angelica si tirò su di botto, il che le provocò dei temporanei capogiri, da cui poi si riprese subito.
Guardò i compagni con fare risoluto.
 
-Allora dobbiamo cercarli noi, sono sicura che siano ancora vivi, dobbiamo soltanto trovarli!-
 
Senza curarsi di aspettarli o vedere se almeno la stessero seguendo si diresse a passo spedito verso le spire del serpente azzurrognolo e iniziò a guardarsi intorno, cercando un segno che le indicasse una qualche presenza da quelle parti.
Passarono secondi infiniti, durante i quali cominciò a chiedersi se i suoi compagni non fossero davvero bruciati vivi o soffocati a causa del fuoco e del fumo.
Avanzò verso una direzione casuale trattenendo il fiato e osservando le grandi spirali trasparenti che la sovrastavano di parecchi metri.
Stava già per lasciarsi andare ad un gesto di frustrazione quale buttarsi per terra e urlare, quando sentì un rumore simile a quello prodotto da una lastra di ghiaccio che si crepi per poi rompersi in mille pezzi.
Si voltò di scatto e vide che una montagnola di quel materiale lucido e semitrasparente si era frantumata e da essa erano emerse le figure stremate di Allen e Lavi in preda a dei forti attacchi di tosse, ansanti come se fossero rimasti in apnea per diversi minuti, ammaccati e con gli abiti rovinati, ma vivi.
I due si lasciarono cadere all’indietro, annaspando e parlando tra loro con frasi spezzate a causa del respiro affannoso.
 
-Siamo... siamo vivi, eh?-
-Cos’è? Un problema?-
-Sei davvero troppo avventato, Allen...-
-Senti un po’ da che pulpito viene la predica...-
 
Angelica rimase lì ferma ad ascoltarli, senza fare né dire nulla.
Fecero in tempo ad arrivare anche Lenalee e Chaoji, che si unirono a lei nella contemplazione.
 
-Sono solo un po’ frastornato... quando mi sono svegliato ero completamente circondato dalle fiamme... di sicuro il Vecchio si arrabbierà con me, ma... per adesso mi sento piuttosto bene...-
Lenalee fu la prima a mostrare una reazione, facendo qualche passo incerto in avanti.
-Lavi...-
I due ragazzi a terra si accorsero della presenza dei loro compagni e si misero seduti, ricambiando gli sguardi con dei sorrisi un po’ confusi.
-Ehi, Lenalee! Stai bene?-
 
Lei ripeté il nome del ragazzo, abbassando la testa, come se stesse per mettersi a piangere.
Poi però cambiò completamente stato d’animo e lo apostrofò con un piccato: -Deficienteee!!- mentre gli tirava uno schiaffo tale da farlo ricadere all’indietro.
Il poveretto si tirò su tenendosi la guancia arrossata a causa del colpo che aveva ricevuto e protestò:
 
-Insomma Lenalee! Ti sembra il caso?!-
-E non è ancora finita...!-
Lavi si ritrovò davanti Angelica, che praticamente torreggiava sopra di lui, dato che lei era in piedi e lui seduto per terra.
-A-Ann... cosa vuoi dire con...?-
 
Lasciò la frase in sospeso quando vide la reazione della ragazza. Era come guardare una scena al rallentatore, riuscì a vedere le lacrime che pian piano le salivano agli occhi e le rotolavano giù per le guance, prima che lei gli si buttasse praticamente addosso e iniziasse a colpirgli il petto con entrambe le mani chiuse a pugno.
 
-Non. Farmi. Più. Uno. Scherzo. Del genere!!-
Ad ogni parola intervallava un colpo, per poi lasciarsi cadere con la testa appoggiata alla spalla di lui, piagnucchiando e continuando a parlare con la voce leggermente rotta.
-Mi hai fatta preoccupare a morte, tu non puoi capire quanta paura io abbia avuto per te! Sei un maledetto, un maledetto...-
 
Se la sua intenzione era di completare l’epiteto alla fine non lo fece, lasciò la frase tronca e concluse con un altro pugno sul petto del ragazzo.
Lui sulle prime rimase un po’ scombussolato (nell’arco di trenta secondi era stato picchiato da due ragazze, anche se la seconda non possedeva certo una forza tale da fargli davvero male), poi quasi in automatico circondò Angelica con le braccia, stringendola dolcemente a sé.
Il gesto gli ricordò il modo con cui aveva abbracciato la sua copia nel sogno di Road e quel flash gli provocò un temporaneo senso di vuoto, che svanì in fretta sostituito da un sorriso spontaneo quando sentì la ragazza che gli si raggomitolava contro.
 
-Mi dispiace, Ann. Scusa se ti ho fatta preoccupare.
Lei non sollevò nemmeno lo sguardo, mugugnò soltanto contro la sua spalla qualcosa che sembrava un:
-Stai zitto, sei uno stronzo lo stesso...!-
 
Mentre il gruppetto si concedeva un momento di pausa e si godeva i tentativi di Lavi di farsi perdonare da Angelica, una risata agghiacciante risuonò nell’aria, facendoli voltare tutti verso dove si trovavano i resti carbonizzati di quello che una volta era il corpo di Road, ridotto in cenere dalle fiamme di Lavi.
Non lontano, il corpo apparentemente privo di vita di Tiky Mikk giaceva inerme contro la parete.
Gli esorcisti si avvicinarono quella specie di mucchietto di fuliggine squassato da risate diaboliche, tenendosi sempre a distanza di sicurezza e rimasero ad osservarlo incerti su cosa fare finché Allen non sussurrò istintivamente:
 
-Road...-
Lei (o ciò che restava di lei) parve sentirlo, perché smise di ridere e voltò lentamente il capo annerito nella loro direzione, emettendo dei suoni strozzati che sembravano comporre la parola:
-Aaaall...eeeen...-
 
prima di disfarsi come se fosse fatta di sabbia, tra le lamentele dell’antipatico Lero, rimasto vicino ai suoi padroni fino alla fine.
Ci fu qualche attimo di tetro silenzio e solo quando gli ultimi rimasugli della perfida Noah ebbero toccato il terreno Chaoji ebbe il coraggio di chiedere:
 
-C-Che cosa è successo...?-
 
Nessuno seppe cosa dire, già il fatto di vedere un Noah ridotto in quelle condizioni era un evento eccezionale e inspiegabile.
Lavi si sporse verso Allen e mormorò con fare da cospiratore:
 
-Dì, non è sembrato anche a te che alla fine abbia sussurrato “Allen”? Doveva essere davvero pazza di te, ma si può sapere cosa le hai fatto?-
Per tutta risposta ricevette una sonora gomitata nelle costole.
-Io non le ho fatto un bel niente, tieniti per te le assurdità, grazie.-
Iniziò una discussione piuttosto infantile, con Chaoji che cercava di fare da mediatore.
-Dannato, mi fa già male tutto per colpa delle bruciature!-
-E cosa c’entro io? Te le sei fatto da solo, o no?!-
-Cosa?! Maledetto...-
-Adesso fatela finita, voi due...!!-
 
Mentre i ragazzi bisticciavano Angelica e Lenalee osservavano con apprensione i rimasugli di stoffa strappata che appartenevano agli abiti di Road, riflettendo intensamente su qualcosa.
Quando i loro sguardi si incrociarono capirono di aver pensato la stessa cosa.
La ragazza cinese cominciò con un filo di voce:
 
-Ehi, Allen... Road è scomparsa, ma... la porta in cima alla torre era una sua abilità, giusto?-
Non appena ebbe pronunciato quella frase scese una specie di gelo e tutti si fissarono impietriti, prima di entrare nel panico più totale.
-Aaaaaaaaaaah!!-
-Lavi, allunga il martello! ALLUNGALO!!-
-O-ok, cerchiamo di stare calmi però, eh!-
Lavi ingrandì il suo martello e si posizionò.
-Vado a controllare la situazione, se la porta c’è ancora vi tiro su subito!-
-Aspetta, vengo anch’io!-
La voce di Angelica lo fermò e quando la vide afferrare il manico del martello la guardò sorpreso, guadagnandosi un’occhiataccia da parte sua.
-E allora? Cosa aspetti?! Andiamo!!-
-Ma perché devi venire anche tu?-
-Dopo quello che ho visto pensi che ti lasci ancora andare in giro da solo? Ma tu sei scemo!!-
Il ragazzo scoppiò a ridere ma non la mandò via, anzi le mise un braccio intorno alla vita e la aiutò a tenersi.
-Agli ordini, milady!-
Poi si rivolse agli altri.
-Ci metteremo un attimo, voi aspettate qui.-
 
Poi fece allungare il martello ed entrambi i ragazzi vennero proiettati verso l’alto.
Passarono qualche secondo senza parlare e senza guardarsi, poi Lavi ruppe il silenzio.
 
-Approposito, che cosa ti ha mostrato Road?-
 
La domanda arrivò indesiderata e improvvisa, e Angelica strinse istintivamente la presa sul manico del martello.
Lavi se ne accorse e la squadrò apprensivo.
 
-Va tutto bene?-
-Benissimo!-
si affrettò a rispondere lei, eludendo volutamente la prima domanda, cosa che non sfuggì all’acuto ragazzo.
-E’ qualcosa di così terribile da non poterne neanche parlare?-
-No. No, è solo che... non è niente di eclatante, non vale la pena che te ne parli...-
-Uhm... non sarà niente di che ma mi sembri preoccupata, non è che mi nascondi qualcosa?-
 
Avevano raggiunto la cime della torre, potevano vederla attraverso un enorme buco nel soffitto (il pavimento dell’ultimo piano, quindi).
Angelica lasciò il martello e saltò giù appena furono entrati in quella enorme stanza, sperando che il ragazzo lasciasse perdere e la smettesse di insistere.
Ripensare a ciò che aveva visto la faceva stare male, ma pensare di parlarne con lui... non poteva sapere quale reazione avrebbe avuto e sinceramente non voleva nemmeno saperlo.
Strinse i pugni quando sentì i passi di Lavi, più pesanti dei suoi, che si muovevano verso di lei.
Se lo ritrovò davanti e prima che potesse impedirglielo sentì la sua mano che le toccava una guancia.
 
-Ann...-
Lei si sottrasse a qual contatto e gli diede le spalle.
-Non è niente di importante. Davvero. Solo... non mi va di parlarne...-
-Ma come faccio a crederti? Dovresti vederti, Ann! Hai la faccia di una che ha appena visto l’Inferno!-
A quel punto la ragazza si voltò di scatto e sbottò:
-Davvero? Beh, è molto appropriato, devo dire! Perché è esattamente così che mi sento!!-
Aveva di nuovo le lacrime agli occhi, mentre praticamente gli urlava tutto in faccia.
-Sai, non è che ci sia molto da raccontare, visto che sono le stesse cose che hai visto tu! Sì, esatto, c’ero anch’io! C’ero anch’io lì mentre Road ti... ti tormentava e ti umiliava!-
Lavi sgranò l’occhio e sentì una fastidiosa stretta allo stomaco.
-Vuoi dire che... eri tu quella... quella che Deak ha pugnalato...?-
-No, io non ero... presente, per così dire, non partecipavo attivamente come te. Ero in una specie di... di gabbia e non potevo fare altro che piangere e urlare mentre ti guardavo impazzire senza poter fare nulla! Tu non potevi vedermi né sentirmi e io pregavo Road di smetterla, di lasciare che ti aiutassi, cercavo di chiamarti, di farti forza ma tu non mi sentivi!-
 
Aveva cominciato a piangere e man mano aveva alzato la voce di qualche ottava.
Lavi non sapeva cosa dire, era come pietrificato mentre lei continuava a ripetere “tu non mi sentivi...!”.
D’istinto la abbracciò bruscamente, portandosela vicina, mentre lei gli si aggrappava timidamente ad un braccio.
 
-E’ stato davvero come vedere l’Inferno per me, era una cosa atroce vederti soffrire così e non poter fare nulla...!-
-E poi?-
Il tono del ragazzo le sembrò così stizzito che per un attimo temette che si fosse arrabbiato per qualcosa.
-‘E poi’ cosa?-
-E’ successo qualcosa di diverso, dopo?-
Lei ci pensò attentamente, mentre riprendeva fiato.
-Sì, quando hai... diciamo perso conoscenza, ho avuto modo di parlare con... Deak, l’altro te, insomma...-
Sentì le sue braccia irrigidirsi.
-E cosa vi siete detti?-
-N-Niente di importante, non abbiamo parlato per molto...-
Per qualche motivo preferì sorvolare sullo scambio di battute che aveva avuto con Deak e pensò subito ad un modo per sviare da quel discorso.
-Comunque dopo tu ti sei ripreso, hai scovato Road e quindi lei mi ha liberata e... finalmente sono riuscita a parlarti e...-
-Eri tu, allora?-
 
Questa volta Angelica ebbe il coraggio di alzare il viso e di guardarlo in faccia.
Trovò che anche lui la stava scrutando ma non riuscì a capire cosa significasse lo sguardo che aveva nel suo unico occhio verde.
 
-Eri davvero tu quella che è venuta da me alla fine, non era solo un altro scherzo della mia mente o delle macchinazioni di Road...-
-Io... sì, ero io. Vedere te, cioè, l’altro te, il “Lavi bambino” e sentire quello che vi stavate dicendo mi... non lo so, io mi sono sentita in dovere di dire qualcosa... forse non avrei dovuto, ti chiedo scusa...-
Lui la strinse più forte e chinò la testa verso di lei, affondando il viso tra i suoi capelli e pensando alle parole che aveva sentito uscire dalla sua bocca durante la visione di Road.
-Quando la smetterai di scusarti per colpe che non hai? Quando, Ann?-
-Non sei arrabbiato?-
-Mi hai tirato fuori da quella specie di girone infernale, dovrei essere arrabbiato?-
-Io... non lo so...-
Lui emise uno strano suono, smorzato a causa del fatto che aveva il viso contro la testa di Angelica, che forse voleva essere un sospiro.
-Non lo sono, se ancora non lo avessi capito...-
-Non voglio che tu lo sia... non voglio che tu sia arrabbiato o triste, perché quando tu lo sei sono così anch’io...-
 
Lavi cercò di elaborare il significato di quella frase, che poteva voler dire tutto e niente.
In un rapido flash gli passarono nella mente tanti momenti passati insieme, tante parole spese forse senza conoscerne il vero valore.
E si sentì uno stupido per non averlo capito prima: Angelica era innamorata di lui.
Non avrebbe saputo dire da quando, forse sin dal primo momento, forse solo da qualche tempo, ma ne era piuttosto sicuro.
Poteva sentire la sua emozione crescente e il suo nervosismo quando le era vicino, eppure non ci aveva mai davvero pensato, o anche solo fatto caso.
Ma ora che lo aveva realizzato si rendeva conto che se davvero era così non poteva lasciare le cose com’erano.
Avrebbe aspettato che quella storia finisse e che tutto si sistemasse, ma poi avrebbe dovuto fare di tutto per scoraggiare la cosa.
Ancora non sapeva come ma lo avrebbe fatto. Lui non avrebbe mai potuto darle ciò che cercava e non voleva che lei soffrisse per questo.
Sarebbe dovuta finire esattamente com’era cominciata.
Fu con questo pensiero in testa che la allontanò da sé e le asciugò le lacrime dal viso, cercando di mantenere un atteggiamento di fredda impassibilità.
 
-Dovremmo avvertire gli altri...-
Accennò con il mento alla porta di Road, ancora miracolosamente al suo posto.
-Non sappiamo per quanto tempo resterà ancora lì, dovremo sbrigarci ad uscire.-
Lei tirò su col naso e annuì.
-Va bene, hai ragione...-
Il ragazzo si sporse verso l’apertura nel pavimento da cui erano entrati e da cui ancora spuntava il manico del suo martello, mise le mani a coppa intorno alla bocca e urlò ai suoi compagni che aspettavano parecchi piani più in basso:
-La porta c’è ancora! Attaccatevi tutti e tre, vi tiro su!-
Da sotto si sentì qualcosa che forse voleva essere una risposta, fatto sta che dopo un po’ i tre superstiti emersero dalla crepa nel terreno aggrappati al martello di Lavi, che ridimensionò la sua arma e intimò agli altri:
-Muoviamoci, questa porta potrebbe sparire da un momento all’altro!-
Allen però sembrava pensieroso e non disse nulla per un po’, prima di voltarsi con decisione dall’altro lato e affermare:
-Io torno a prendere Tiky Mikk e Lero.-
Il ragazzo dai capelli rossi lo prese per una spalla, cercando di fermarlo.
-Ma che stai dicendo?!-
-Lo hai visto anche tu, no? Ora che non ha più un Noah è solo un essere umano. Quando lo abbiamo incontrato per la prima volta su quel treno, lui aveva degli amici. Forse stanno ancora aspettando il suo ritorno!-
Lavi lo lasciò riluttante, fissandolo serio.
-A me non importa, ma... se l’Ordine viene a sapere che hai aiutato un Noah...-
-Aiutarlo...? Non lo avevate ucciso...?-
 
La voce di Chaoji si inserì nella conversazione, suonando cupa e priva di emozioni.
Allen si voltò verso di lui e lo guardò con aria stanca.
 
-No, è ancora vivo...-
-Perché? Quelli si sono serviti degli akuma e hanno ucciso l’onorevole Anita, l’onorevole Mahoja e tanti miei compagni... allora perché? Perché aiutarlo? Significa che ci stai tradendo? Se lo aiuterai anche tu sarai un nostro nemico!-
-Chaoji...-
-Sei un nostro nemico! Sei un demonio, ESATTAMENTE COME LORO!!-
 
All’improvviso il suolo si spaccò in profondissime crepe e tutto cominciò a tremare.
Il resto accadde tutto molto velocemente, troppo velocemente per rendersi davvero conto di cosa stesse succedendo.
Allen diede una spinta a Chaoji, che cadde all’indietro di un paio di metri, mentre nello stesso momento, dal punto del pavimento in cui si trovava prima, spuntarono quelli che potevano sembrare dei tentacoli grigi e spinosi, che si muovevano con una rapidità impressionante.
Se Chaoji era riuscito ad evitarli all’ultimo secondo Allen non era stato altrettanto fortunato: nel tentativo di mettere in salvo il suo compagno era rimasto lui stesso invischiato in quel groviglio di spire, che in pochi secondi lo avevano avviluppato e trascinato giù, facendolo sparire alla vista.
I suoi compagni osservarono basiti quello spettacolo terrificante senza avere il tempo di reagire.
 
-Allen!!-
-Lo ha trascinato giù!-
-E’ stato Tiky Mikk?-
-Ma come? Perché?!-
Chaoji tornò a rigirare il coltello nella piaga, mentre si sporgeva sopra il bordo della crepa oltre la quale era sparito Allen e osservava cupo le ombre che si muovevano sotto di loro.
-Visto? Quelli non bisogna aiutarli... qualsiasi ragione possano avere restano dei demoni...-
Angelica, che non reggeva più quel suo inutile e scoraggiante vagheggiare, gli si avvicinò sbattendo i piedi per terra, lo prese per il braccio sano (quello non insidiato dalle bruciature), lo fece sollevare con uno strattone e gli tirò uno schiaffo.
-Adesso basta, falla finita!! Pensi forse di aiutarci con le tue lamentele e i tuoi commenti acidi?! Dobbiamo forse ridurci anche noi al loro livello e abbandonare vite che invece potrebbero essere salvate?! Non giudicare il buon cuore di Allen, perché non ne hai diritto!!-
Lavi dovette intervenire, prendendola per le spalle e facendola allontanare da Chaoji.
-Ann, calmati! Dobbiamo aiutare Allen e non possiamo farlo se ci lasciamo accecare da rabbia o agitazione! Dobbiamo restare lucidi!-
 
Lei fece un respiro profondo e annuì lentamente, cercando di calmarsi.
Il ragazzo si avvicinò alla voragine nel pavimento e afferrò il suo martello, facendolo ingrandire di nuovo.
 
-Scendo giù ad aiutarlo!-
Angelica gli si accostò.
-Vengo anch’io.-
-Sei sicura?-
Lei fece un sorrisino.
-Che domanda è? Sono un’esorcista anch’io, sai?-
Lui le mise un braccio intorno alla vita e se la tirò vicino.
-Tieniti forte, allora!-
 
Prima di rendersene davvero conto la ragazza si ritrovò praticamente sospesa a mezz’aria, sorretta solo dal braccio di Lavi. In pochi secondi toccarono terra, anche se l’ambiente in cui si trovavano sembrava completamente diverso da quello che avevano visto solo pochi minuti prima:
era invaso da quegli strani tentacoli grigi che tremavano e fremevano ovunque.
Impiegarono un po’ di tempo a trovare Allen, e quando lo individuarono riuscirono a mala pena a capire che si trattava di lui: era terribilmente malridotto, sanguinante e si reggeva in piedi a stento.
Davanti a lui si stagliava una figura sinistra, dalla forma umanoide ma dai tratti grotteschi e irriconoscibili, da cui sembravano provenire quelle volute spinose.
Quello era davvero Tiky Mikk? Come aveva fatto a ridursi in quel modo?
Di certo non era difficile immaginare come Allen avesse fatto a ridursi in quel modo, visti i modi platealmente bellicosi dell’essere che gli stava di fronte.
Lavi agì d’impulso quando vide Tiky alzare un braccio per colpire il ragazzo dai capelli bianchi e Angelica se lo vide sfrecciare davanti per andare a posizionarsi tra l’amico e il suo aggressore, parando l’attacco di quest’ultimo con la sua arma.
Una volta assorbito il colpo e fatto indietreggiare l’assalitore, il rosso mise un braccio intorno alle spalle del compagno e lo schermò come meglio poteva con la sua figura, senza distogliere lo sguardo da Tiky Mikk, o ciò che restava di lui.
 
-Sentì un po’, Tiky Mikk... quell’aspetto... che razza di scherzo sarebbe...?-
Approfittando di un momento di sorpresa (se così poteva essere definito il suo stare immobile dove si trovava) del loro nemico anche Angelica si avvicinò ai suoi compagni e diede una mano a sorreggere Allen, controllando la gravità delle sue ferite.
-Allen... fatti forza, coraggio... devi resistere ancora un po’, il tempo di trovare un modo per uscire...-
-Non possiamo più uscire.-
Quelle parole suonarono minacciose e lapidarie, nonostante il tono incerto con cui erano state pronunciate.
-Eh? Cosa vuoi dire?-
Allen accennò con gesto del braccio ad un mucchietto di detriti rossi e dorati che giacevano abbandonati in mezzo alle macerie derivate dai precedenti crolli.
-La porta è distrutta, non abbiamo più una via d’uscita...-
 
Finalmente anche gli altri due ragazzi riuscirono a capire che quei resti appartenevano a quella che una volta era la porta di Road, la loro unica via di fuga da quell’inferno.
Ora che anche quella era stata loro definitivamente preclusa la situazione si mostrava ancora più disperata.
Come se avesse compreso il loro sgomento Tiky proruppe in una risata isterica, prima di lanciarsi di nuovo all’attacco contro il gruppetto di esorcisti.
Lavi mantenne la posizione, alzando la sua arma e cercando di coprire anche i compagni, ma l’impatto fu tale da spedirli tutti all’indietro di parecchi metri.
Non ne era sicura, ma ad Angelica era sembrato di vedere delle sottilissime incrinature formarsi lungo tutta la superficie della testa del martello in seguito alla potente onda d’urto che quell’attacco improvviso aveva provocato.
Si rialzò in piedi a fatica, giusto in tempo per vedere Allen e Lavi fare lo stesso, barcollando entrambi a causa delle serie ferite che entrambi si erano procurati in seguito all’ultima offensiva.
Con la coda dell’occhio riuscì a vedere il loro aggressore prepararsi a sferrare un ennesimo assalto e con la massima velocità che i suoi riflessi riuscirono a concederle prese e attivò la sua Innocence e scattò in avanti, cercando nel frattempo di urlare un avvertimento ai suoi amici.
Purtroppo il primo ad accorgersi di lei e delle sue intenzioni fu il loro nemico, che senza nemmeno impegnarsi troppo mosse uno dei suoi rapidissimi tentacoli e la colpì direttamente all’altezza dello stomaco con una potenza tale da sbalzarla all’indietro e farla finire ben oltre la soglia delle grandi portefinestre monofore che si aprivano lungo le pareti circolari dell’ambiente, negandole un qualunque appoggio o appiglio e condannandola così a precipitare inesorabilmente nel vuoto.
 
Author and characters corner:
TUTTI: ooooooh!
Lavi: Ann sta cadendo, che qualcuno faccia qualcosa, presto!
Yami: datevi una calmata tutti quanti, insomma! Che cos’è tutto questo casino?
Allen: faccia lei, ha appena ucciso la protagonista della storia!
Yami: e voi mi combinate un bordello simile solo per questo? Dateci un taglio, va tutto bene! Figuratevi se posso dare alla mia Angelica una morte tanto sempl... ma guardate cosa mi fate fare! Stavo facendo spoiler!
Kanda: se tu sei idiota mica è colpa nostra...
Yami: *lo ignora* andiamo avanti, o qui tiriamo veramente notte! Lavi, i ringraziamenti, prego!
Lavi: rinnoviamo la nostra gratitudine nei confronti di tutti coloro che hanno inserito questa storia nelle seguite/preferite/ricordate, grazie infinite. Inoltre grazie in modo particolare a MitsukinoKaze, Rock_Black, Clara_Dya, e LadyWolf_ per la loro costante attenzione e il loro apprezzato sostegno...
Yami: oh, già! Approposito! Un grazie specialissimo a Girlvy, che oltre ad essere un’affezionata lettrice e un’ottima scrittrice è anche una bravissima artista, non so se avete mai visto alcuni dei suoi disegni ma vi posso assicurare che sono meravigliosi! Tempo fa mi aveva promesso un disegno della mia piccola Angelica e proprio oggi lo ha ultimato. Ve lo metto qui, così che possiate dare un’occhiata al suo perfetto lavoro e ammirare la mia piccina in tutto il suo splendore!
N.B. Il disegno di Angelica è di proprietà esclusiva di chi lo ha realizzato, ragion per cui se dovessimo beccarvi ad aver anche solo pensato di prenderlo e usarlo per scopi vostri, io e la suddetta artista ci sentiremo in dovere di sottoporvi alle più atroci torture seguendo l’esempio di Vlad Tepes, che viene a tutt’oggi ricordato come “Vlad l’Impalatore”. Non aggiungerò altro, ritengo che l’esempio sia più che esaustivo.

Lavi: per concludere vi segnaliamo due one-shot pubblicate nell’ultimo periodo dall’autrice: “Lullaby”, una side story di questa fiction, e “Sensorium”, una originale forse un po’ tetra ma piuttosto ben riuscita, se potete e volete andate a darci un’occhiata!
Yami: grazie infinite per aver letto fino a qui, spero che vorrete andare avanti a seguire questo mio lavoro e magari lasciarmi qualche parere per sapere cosa ne pensate! E’ tutto, grazie di nuovo e appuntamento al prossimo capitolo (cercherò di farlo arrivare puntuale come questo!). *fa ciao con la manina* Bye bye!

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Capitolo 15
*** Debolezza: differenza di livello o anticamera della consapevolezza? ***


Buonsalve a tutti! Proprio così, oggi sono sola, chiedo venia a chi aspettava i miei soliti omake con tanto di personaggi vari al seguito ma ho un paio di cosette importanti da dirvi e quindi ho deciso di licenziarli per questa volta, così dovremmo fare prima.
Tanto per cominciare mi scuso per il ritardo (è vero che in passato ho provato ad aggiornare con intervalli di attesa anche più lunghi ma un'assenza di due mesi e mezzo è comunque esagerata), spero davvero che ciò che leggerete valga il tempo che avete dovuto aspettare.
Prima di lasciarvi alla lettura (posticipando tutte le note e spiegazioni del caso) vorrei dedicare un paio di righe ai ringraziamenti: questa volta non c’è nessun nome in particolare (non me ne vogliano quelli che ogni giorno fanno tanto per me e per il mio lavoro, sapete bene che vi sono riconoscente dal più profondo del cuore), questo è un enorme GRAZIE a tutti voi, che se siete qui vuol dire che avete seguito me e Angelica fin dall’inizio e continuate a perseverare nonostante i miei vergognosi ritardi e i numerosi problemi e difetti. La vostra presenza è motivo di grande soddisfazione e gioia per me, quindi grazie a tutti. Davvero.
Detto questo non vi precludo oltre la lettura di questo capitolo 15 (sperando che sia di vostro gradimento) e vi do appuntamento tra qualche minuto all’author corner per un paio di comunicazioni molto importanti.
Ancora grazie e buon divertimento!

 
CAPITOLO 15 - Debolezza: differenza di livello o anticamera della consapevolezza?

Non riusciva a pensare, non riusciva a muoversi, la pressione della forza di gravità era così forte da non permetterle nemmeno di urlare.
L’unica azione spontanea, quasi convulsa, che il cervello le comandava di compiere era di stringere con tutte le sue forze la presa sull’Innocence, come se aggrapparvisi potesse in qualche modo rallentare la sua inesorabile caduta.
Angelica stava precipitando, stava andando incontro alla morte a velocità impressionante, con i muscoli rigidi e la testa vuota.
Non seppe mai quanti interminabili secondi fosse durata quella silenziosa agonia, riuscì solo ad accorgersi che ad un certo punto qualcosa l’aveva afferrata per una caviglia e aveva fermato la sua caduta verso il vuoto.
Per un po’ il suo udito rimase ovattato e limitato e la ragazza ci mise parecchio ad accorgersi della voce di Lavi proveniente sempre più chiara e nitida da sopra di lei che continuava a ripetere:
 
-Ti ho presa, Ann. Ti tengo. Ti tengo!!-
 
Nonostante il sangue che stava cominciando a defluire al cervello annebbiandole la mente Angelica trovò la forza di piegare la testa all’indietro e valutare la posizione in cui si trovava:
sotto di lei si estendeva una massa d’acqua cristallina, dalla profondità indefinibile. L’altezza era relativamente trascurabile, a occhio potevano essere tre o quattro metri.
Il collo le doleva e dovette rinunciare a tenere la testa in quella posizione, così la lasciò ricadere in giù.
Solo in quel momento si accorse che qualcosa le stava colando lungo una gamba, così allungò una mano e con la punta delle dita cercò di toccare quella strana sostanza liquida e calda per capire cosa fosse.
Quando riabbassò il braccio e vide che i polpastrelli erano imbrattati di sangue rosso scuro inorridì.
 
-Lavi! Sei ferito!-
-Non è niente...-
-Perdi sangue!-
-Ho detto che non è niente! Non preoccuparti, ti tengo!-
Si stava davvero preoccupando più per lei che per se stesso?!
-Non ti lascio, Ann! Non ti lascerò, te lo prometto!-
Non poteva andare avanti così, c’era una sola soluzione a quel problema.
-Invece è proprio quello che devi fare. Devi lasciarmi!-
-Ma sei scema?!-
-Non se ne esce da questa situazione, devi lasciarmi cadere!-
-No!-
-Se cado da quest’altezza non mi farò male...-
-No!-
-Non puoi tenermi su in eterno!-
-Non mi importa!-
-Lavi...!-
 
Non poté finire la frase, venne interrotta da una forte esplosione proveniente dagli ultimi piani della torre.
Il martello di Lavi venne sbalzato via e insieme a esso il ragazzo, che perse la presa sulla caviglia di Angelica affidandola di nuovo alla forza di gravità.
L’impatto fu più violento di quanto lei pensasse, invece di sprofondare nell’acqua fredda come si aspettava entrò in collisione con una superficie dura e perfettamente solida come una lastra di vetro, tanto che per un tempo indefinito rimase leggermente rintronata.
Che cosa strana, era assolutamente sicura che intorno a lei ci fosse solo acqua.
Forse non si era accorta di una delle macerie che sporgevano dalla superficie azzurrata di quella specie di fossato e per pura sfortuna ci era caduta sopra?
Appoggiò le mani ancora chiuse a pugno intorno alle spade (le stringeva così forte da avere dei leggeri formicolii alle dita) su quel materiale ancora sconosciuto e lo trovò freddo, praticamente gelido, troppo liscio e perfetto per trattarsi di semplice pietra.
Scattò all’indietro e si ritrovò seduta.
Ma non su un pezzo di roccia come credeva, bensì sopra un sottilissimo strato di ghiaccio talmente fine che sembrava praticamente impossibile che potesse reggere il peso di una persona.
Cosa ancora più incredibile fu la reazione del ghiaccio quando lei si rannicchiò, ritirando le gambe vicino al corpo:
la superficie gelata diminuì notevolmente, sciogliendosi quasi all’istante e riducendosi ad un cerchio biancastro appena sufficiente per tenere a galla la figura esile di Angelica.
Si puntellò ancora con le braccia e si mise definitivamente in piedi, non senza che qualche capogiro mettesse a rischio il suo equilibrio, mentre il velo di ghiaccio si rimpiccioliva ancora, per riunirsi tutto intorno ai piedi della ragazza, che osservò prima l’acqua e la superficie instabile su cui stava e poi le spade che stringeva tra le mani: che fosse un nuovo potere della sua Innocence?
Da quando aveva fatto l’upgrade poteva aver acquistato proprietà che prima non possedeva, come ad esempio darle in qualche modo la facoltà di muoversi sull’acqua.
Nonostante le sfumature drammatiche della situazione che stava vivendo Angelica si concesse un sorriso: forse non era raffinata come la tecnica di Lenalee, che poteva camminare direttamente sulla superficie liquida, ma tutto ciò era sicuramente interessante.
Anzi, trovava che la sua abilità fosse in qualche modo molto più teatrale e incredibile da vedere, il che la faceva sentire innaturalmente orgogliosa.
Mosse qualche passo incerto per controllare che non ci fossero stranezze ma quando appurò che effettivamente ovunque si muovesse interveniva uno strato di ghiaccio a sostenerla e a tenerla a galla si fece più sicura, tornando subito seria e mettendosi alla ricerca dei suoi compagni.
Si diresse verso quello che le sembrava il gruppo più esteso di macerie, aggirò un masso che le bloccava la visuale e trasalì quando vide quello che stava accadendo:
Tiky Mikk (o quel che restava di lui) era sospeso a pochi centimetri dall’acqua e stava tenendo sollevata Lenalee con uno dei suoi tentacoli, stringendola intorno al collo e togliendole l’aria.
A qualche metro di distanza Chaoji si stava lentamente rialzando, osservando a sua volta la scena con gli occhi spalancati.
Ancora più indietro, accasciati su degli enormi massi, svenuti e coperti di sangue, c’erano Lavi e Allen.
Angelica rimase impietrita per qualche secondo, poi quando riuscì a interiorizzare la scena pensò freneticamente a qualcosa da fare per aiutare la sua amica.
Con sua grande sorpresa Chaoji la prevenne: scattò in avanti e cercò di colpire quel mostro con un pugno.
Come c’era da aspettarsi per un gesto tanto incosciente il suo tentativo si rivelò un fallimento quando la roccia su cui stava correndo gli si sgretolò sotto i piedi.
Anche Lenalee cercò di reagire tirando un calcio al Noah, che però non si scompose minimamente e anzi la sbatté violentemente contro una delle rocce nelle vicinanze prima di scagliarla lontano insieme a Chaoji, provocando nuove scosse e nuovi crolli, tanto che persino Angelica dovette mettersi in ginocchio per non cadere lunga distesa.
Quando si rialzò vide che Tiky si era spostato a velocità impressionante verso il punto dove dovevano trovarsi Lenalee e Chaoji e istintivamente anche lei si mise a correre in quella direzione mentre il ghiaccio si formava e si scioglieva sotto i suoi piedi.
Doveva fare qualcosa, non sapeva nemmeno cosa ma sarebbe andata bene qualunque idea: distruggere quel coso era fuori discussione, non sapeva quasi nemmeno cosa fosse, però poteva distrarlo e attirare la sua attenzione su di lei dando così tempo ai suoi compagni di nascondersi.
Una volta deciso questo restava da scegliere cosa fare ma dato il poco tempo a sua disposizione per raccogliere le idee decretò che al momento la cosa migliore che potesse fare era improvvisare.
Cominciò a fare oscillare le spade creando delle onde sempre più alte sulla superficie calma dello specchio d’acqua da cui riuscì a derivare dei proiettili di ghiaccio, con i quali bombardò il loro nemico.
Ovviamente non si aspettava di fargli qualche danno, ma ottenne comunque l’effetto desiderato: Tiky aveva lasciato perdere Lenalee e Chaoji e si era voltato verso di lei.
La ragazza continuò a lanciargli addosso spine di ghiaccio e sfere d’acqua, per fare in modo che non distogliesse l’attenzione da lei, finché non vide alcuni di quegli orribili tentacoli muoversi minacciosamente nella sua direzione.
A quel punto il suo corpo si mosse praticamente da solo, come se avesse sempre saputo quello che doveva fare: portò le spade in alto sopra la testa e incrociò le lame, che quando si toccarono emisero un suono chiaro e delicato come quello di mille campanelle di vetro e si illuminarono di una leggera luce azzurrina mentre davanti alla giovane esorcista si innalzava un muro alto circa tre metri che si gelò all’istante, costruendo così un grande scudo di ghiaccio molto spesso.
Sentì i tentacoli del Noah che cozzavano più e più volte contro la struttura resistente della sua muraglia mentre lei si compiaceva delle nuove e utili peculiarità che la sua Innocence aveva acquisito.
Ma quel momento di soddisfazione non durò a lungo perché alla fine Tiky riuscì ad aprire una breccia nel muro di ghiaccio, mandandolo in frantumi.
Angelica non riuscì a reagire abbastanza velocemente e si ritrovò avviluppata in quei tentacoli grigiastri dal busto in giù, con un braccio intrappolato lungo il fianco e il filo della lama che le graffiava la gamba.
Con il braccio libero cercò di lottare, infilando la spada tra le spire che la stringevano sempre di più e tentando di tagliarle, finché non avvenne qualcosa che la riempì di orrore e sconforto:
la lama, quella lama dall’aspetto tanto fragile ma che in realtà sapeva essere resistentissima, si spezzò di netto.
La ragazza osservò prima il pezzo che si era staccato dall’elsa e che ora stava cadendo verso le macerie sottostanti, e poi l’impugnatura e la larga guardia a croce da cui spuntava ormai solo un moncone seghettato.
Era talmente disperata che aveva smesso di ribellarsi e sentiva gli occhi che le si riempivano di lacrime.
Quando si accorse che la giovane aveva rinunciato a cercare di liberarsi Tiky spalancò la bocca in quello che sembrava un orribile ghigno e la scagliò da un lato con inaudita potenza, facendola finire ancora più lontana dai suoi compagni.
Nonostante una delle spade si fosse rotta la sua Innocence funzionava ancora, così che Angelica si ritrovò di nuovo ad atterrare violentemente contro una lastra di durissimo ghiaccio.
Cercò di puntellarsi con i gomiti per rimettersi in piedi ma la testa le girava e le gambe le dolevano terribilmente, soprattutto quella che nella morsa dei tentacoli di Tiky era stata a contatto con la lama della spada rimasta integra, che le aveva provocato una ferita non molto profonda ma piuttosto estesa.
Si lasciò cadere contro il ghiaccio freddo stringendo convulsamente le impugnature delle sue armi, nonostante una delle due fosse ormai completamente inutilizzabile.
Sapeva che a questo punto Chaoji e Lenalee erano allo scoperto e alla mercé di quell’orrendo mostro e lei non riusciva nemmeno a muovere un dito.
Pianse per la rabbia perché si sentiva totalmente inutile e pregò per un miracolo che permettesse loro di tornare a casa tutti interi.
Quando vide il martello di Lavi e l’Innocence di Allen, che aveva acquisito la forma di una strana ed enorme spada, spuntare all’improvviso pensò che in fin dei conti forse qualcuno l’aveva davvero ascoltata.
L’assalto dei due ragazzi ebbe solo l’effetto di far arretrare leggermente Tiky, che comunque non si lasciò minimamente intimorire e con un semplice cenno delle mani li scagliò lontano e in direzioni opposte.
Lavi impattò con gran rumore in una montagnola di macerie a qualche metro dallo strato di ghiaccio su cui si trovava Angelica, che cercò di nuovo di sollevarsi appoggiandosi agli avambracci e cominciò a chiamare il ragazzo con la voce rotta dal pianto e dal dolore delle ferite.
 
-Lavi? Lavi, dove sei?-
Nessuna risposta.
-Lavi, mi senti? Ti prego, dimmi che mi senti, Lavi!-
 
Un leggero movimento delle pietre di quella specie di isolotto, seguito da quella che sembrò un’imprecazione, le fecero tirare un sospiro di sollievo.
Quando poi vide la forma di Lavi, coperta di polvere e sangue, spuntare dalle macerie, il nodo che le si era formato allo stomaco si sciolse.
 
-Ti sento, Ann. Certo che ti sento!-
Si alzò faticosamente in piedi e guardò nella sua direzione.
-Che cos’è quello?-
Indicò il cerchio gelato che si estendeva sotto il corpo di Angelica.
-Credo che sia un nuovo potere sviluppato dalla mia Innocence dopo l’upgrade.-
Entrambi osservarono i diversi metri d’acqua che li separavano.
-Sei ferita? Riesci ad arrivare fino a qui o devo venire a prenderti?-
-Ci provo...-
Lei si sollevò con le braccia e cercò di alzarsi in piedi un paio di volte, senza risultati.
-Vuoi che venga...?-
-Ce la faccio!-
lo interruppe con fare risoluto.
-Avrò solo bisogno di una mano per mettermi in piedi quando sarò arrivata lì, niente di più...-
 
Intanto che parlava si mise ad avanzare carponi trascinando la gamba ferita, mentre lo strato di ghiaccio che la teneva a galla si spostava con lei.
Arrivò fino al bordo della roccia su cui si trovava Lavi e stava per issarcisi sopra prima che le mani del giovane le afferrassero le braccia e la tirassero su praticamente di peso.
Il rosso la attirò a sé in una specie di abbraccio e la sentì tremare mentre la teneva tra le braccia.
 
-Cosa c’è?-
A quella domanda lei scoppiò a piangere.
-Si è rotta...! La mia Innocence si è rotta!-
-Che cosa?-
Sciolsero l’abbraccio perché Angelica potesse mostrargli le sue armi.
-Stavo... stavo combattendo con Tiky e... non lo so, non so cosa possa essere successo ma ad un certo punto la... la lama si è spezzata e... e non sapevo cosa fare e...-


Continuava ad agitare l'impugnatura della spada rimasta monca e aveva la voce affannata, mentre il suo corpo era attraversato da dei leggeri spasmi dovuti a quel piccolo attacco d'ansia.
Lavi la prese per le spalle e le parlò con voce dolce nel tentativo di calmarla.


-Calmati, Ann.-
-Ma...-
-No, ascolta. Adesso ascoltami e stai tranquilla. Funziona lo stesso la tua Innocence? Ha conservato i suoi poteri?-
-Io... credo di sì...-
-Allora va bene anche così, l'importante è che funzioni ancora.-
Fece scivolare le mani lungo le braccia della ragazza fino a raggiungere quelle di lei, chiuse a pugno intorno alle sue armi, e le strinse delicatamente.
-Non puoi andare in crisi solo per queste cose, hai visto che per colpa dell’ansia hai esagerato un problema che in realtà non c’era?-
Angelica annuì, abbassando lo sguardo.
-Forza, tiriamoci su. E non fare quella faccia, mi sembri il Vecchio quando ti imbronci così!-
 
Riuscì a strapparle una risata con quell’uscita di spirito e l’atmosfera si fece meno pesante.
I due giovani si alzarono in piedi appoggiandosi l’uno all’altra e mentre cercavano di mantenersi precariamente in equilibrio sentirono un boato alle loro spalle.
Entrambi si voltarono di scatto verso la fonte del forte schianto e furono accecati da un bagliore di luce bianca, simile ad un lampo che avesse avuto la sua origine sulla Terra invece che nel cielo.
 
-Che cosa è stato?-
-Non lo so...-
 
Con loro sorpresa videro spuntare oltre le rocce che impedivano loro parzialmente la vista un uomo (anche se in realtà la sua testa sembrava più un teschio) vestito di nero, in piedi su una specie di bara squadrata e che con una mano teneva sollevato Allen per una caviglia.
Nonostante la relativa lontananza riuscirono a sentire la voce profonda dello sconosciuto che diceva, rivolgendosi al ragazzo con i capelli bianchi:
 
-Ma guarda, pensavo che fossi migliorato un po’ dall’ultima volta che ti ho visto, e invece... nah, sei sempre uno schifo! Non sei migliorato per niente dal giorno in cui ti ho raccolto, discemolo!-
 
Discemolo? Quello sì che era un termine interessante!
Allen, a dispetto della situazione corrente, non sembrava né spaventato né tantomeno sorpreso, aveva invece un’aria... difficile da definire, ma si poteva chiaramente capire che chiunque fosse quell’individuo il giovane albino non era felice di vederlo.
 
-Ma chi è quello?-
La domanda sorse spontanea e Angelica la pose quasi senza nemmeno rendersene conto.
-Credo di saperlo...-
 
Lavi rispose tenendo lo sguardo fisso sulla figura in lontananza, che nel frattempo aveva cominciato a cambiare aspetto:
la superficie del teschio biancastro che gli sostituiva la testa si stava come sciogliendo e raggrumando in una maschera candida che copriva completamente il lato destro del viso dell’uomo, finalmente visibile, su cui si allargava un sorrisetto sornione.
Una massa di lunghissimi capelli rossi, finalmente liberi dal giogo del teschio che li aveva tenuti al loro posto fino a quel momento, caddero ordinatamente lungo la schiena di quel tipo dall’aria così strana che all’improvviso pensò bene di lasciar cadere Allen, facendogli dare una sonora capocciata al terreno.
 
-E’ il generale Cross...-
Angelica sentì il ragazzo al suo fianco sussurrare quella frase con una sfumatura quasi incredula nella voce.
-Che cosa?-
Nonostante lo avesse sentito perfettamente stentava a crederlo.
-Quel Cross? Quello che abbiamo cercato in lungo e in largo per mezzo mondo e per colpa del quale siamo finiti qui?-
-Proprio lui... Cross Marian...-
 
I due giovani decisero di muovere qualche timido passo avanti per avvicinarsi un po’ di più al centro dell’azione, senza distogliere mai lo sguardo da quell’avvenimento eccezionale.
Era quasi come se avessero paura che potesse sparire da un momento all’altro se lo avessero perso di vista.
Il generale nel frattempo stava continuando a rivolgersi al suo ex allievo, apostrofandolo con severità:
 
-A quanto pare sei almeno riuscito ad imparare ad evocare decentemente, eh? Alla buonora! Anche se sei ridotto malissimo... ecco.-
E allungò un braccio verso di lui, lasciando il ragazzo completamente basito (offrire aiuto a qualcuno doveva essere un gesto davvero atipico per Cross!), che fece comunque per prendere la mano che gli veniva offerta... prima di venire afferrato per il colletto e scaraventato con forza da un lato, per la precisione tra Lenalee e Chaoji, che osservavano la scena senza parole.
-Non mi toccare! Sei lercio, discemolo!-
A sorpresa si voltò di scatto nella direzione di Lavi e Angelica (che erano convinti che non avesse nemmeno notato la loro presenza) e cominciò a sbraitare, riferendosi evidentemente al giovane dai capelli rossi:
-Ehi, vai di là anche tu! E stammi ben lontano! Le cose belle me le tengo strette ma la roba lercia (a parte le donne!) non la voglio!-
Poi adocchiò Angelica e cambiò leggermente espressione.
-Tu invece puoi venire più vicino, così riesco anche a vederti meglio!-
 
Per tutta risposta lei spalancò gli occhi incredula, mentre un lieve rossore le faceva capolino sulle guance.
Lavi in compenso nella frazione di secondo successiva all’affermazione del generale aveva messo un braccio intorno alla vita della ragazza e l’aveva fatta appoggiare a sé, un po’ per aiutarla a camminare e un po’ per essere sicuro di tenersela vicina e che quel mezzo pazzo non le mettesse troppo gli occhi (o peggio, le mani!) addosso.
 
-Andiamo, avviciniamoci agli altri. E stai lontana da quel tipo, è meglio per te...-
Si mossero lentamente in direzione dei loro compagni passando alle spalle di Cross, che ora si stava rivolgendo al loro nemico con il suo tono ironico.
-Un Noah, eh? Mi stavo giusto chiedendo chi potesse fare ancora tutto questo casino su un’Arca ormai prossima alla distruzione...-
Mentre si lasciava guidare dai movimenti di Lavi, Angelica gli lanciò un’occhiata furtiva, cercando di inquadrare quello strano personaggio che le stava davanti.
-Allora lui è il generale Cross?-
Il ragazzo seguì il suo sguardo e si incupì leggermente.
-Sì, è lui...-
-Ma fa sempre così?-
-Lui è una persona... un po’ eccentrica, da quello che ho sentito... è risaputo che ha un debole per l’alcol e le belle donne, ma questo lo avrai già capito dal modo con cui ti si è rivolto prima...-
 
Alla giovane venne spontaneo chiedersi se quello non fosse un velato tentativo di farle un complimento.
Nel frattempo i due ragazzi avevano raggiunto i compagni e nel momento in cui tutti furono insieme si scambiarono tra loro degli sguardi sollevati, felici di esserci ancora tutti e di stare più o meno bene.
Improvvisamente l’aria si impregnò di uno strano suono, simile ad una musica solenne o ad un inno sacro. Subito tutti capirono che doveva essere opera del generale Cross e si voltarono nella sua direzione, rimanendo a bocca aperta davanti al nuovo spettacolo che si presentava ai loro occhi:
la bara che l’uomo si era portato dietro per tutto il tempo si era spalancata e ne era uscita la donna più strana che avessero mai visto, avvolta in un abito dalle sfumature turchesi, il capo coperto da una strana maschera viola e l’incarnato innaturalmente chiaro... come quello di un cadavere.
Non fu arduo comprendere che il canto proveniva proprio dalle labbra di quella donna, che si ergeva solennemente alle spalle del generale, che non aveva perso la sua aria spavalda ma si era senz’altro fatto più serio.
 
-Questo è... un inno?-
La domanda di Lavi si udì appena a causa di tutto quel rumore che li circondava e la risposta appena sussurrata di Allen fu ancora più difficile da sentire.
-Questo è “Magdala Curtain”...-
 
Prima che gli altri potessero chiedergli ulteriori spiegazioni dal nulla spuntò una specie di cupola trasparente che li coprì e li isolò da ciò che stava accadendo fuori, lasciandoli completamente basiti.
E lo furono a maggior ragione nel vedere le reazioni di Tiky, che si voltava a destra e a sinistra come se stesse cercando qualcosa. Come se stesse cercando loro.
 
-Ho pensato di congedare i mocciosi. Ma a te non importa. Vero?-
Le parole di Cross diedero un indizio su quell’ennesima stranezza.
-Tiky non può vederci?!-
Di nuovo Allen intervenne per dare una spiegazione, dato che lui era l’unico a conoscere già i poteri del generale.
-“Magdala Curtain” è la tecnica protettiva del maestro, che usa il potere della sua arma anti-akuma per celarsi alla vista del nemico con la magia.-
-Quindi quella bambola è la sua arma anti-akuma?-
-Non è una bambola, è un cadavere...-
Ecco spiegato il pallore livido della pelle di quella donna, anche se il dettaglio lasciò comunque tutti abbastanza turbati.
-Ehi! Ma non è una pratica proibita?!-
-Il maestro usa le spoglie di una compatibile di tipo parassita tramite la magia. E’ un’eccezione alla regola. E Maria prende ordini soltanto da lui. Poi... c’è anche l’altra sua arma...-
Come se lo avesse sentito Cross tirò fuori da sotto le vesti una grossa pistola lucida e argentata, la puntò verso Tiky e sparò una raffica di colpi che scagliò il nemico all’indietro di parecchi metri senza lasciargli possibilità di contrattaccare.
-Grave of Maria e Judgement... il maestro è un esorcista che possiede due armi anti-akuma.-
 
Gli attacchi del generale sembravano davvero inarrestabili, anche quando Tiky riuscì a deviare i colpi quelli semplicemente tornarono indietro e lo colpirono.
I giovani esorcisti osservavano la scena commentandola tra loro a bassa voce, quasi increduli di fronte a ciò che stavano vedendo.
 
-N-non riesce nemmeno a reagire...!-
-Per quanto noi lo colpissimo non ha mai fatto una piega, e invece ora...-
Angelica lanciò un’occhiata cupa alla spada rotta che ancora stringeva nella mano sinistra. Disattivò l’Innocence e la riappuntò alla cintura con fare irritato.
-E’ davvero triste vedersi sbattere in faccia così la differenza di livello, prima tra noi e i Noah e adesso anche con il generale.-
L’affermazione di Lavi riassumeva alla perfezione i pensieri della ragazza e, quasi sicuramente, anche quelli di tutti gli altri.
-La verità è che noi siamo ancora troppo deboli...-
 
Il terreno sotto di loro iniziò a tremare violentemente e lunghe spaccature e crepe si delinearono sulla superficie rocciosa.
Era arrivato il momento che tutti temevano: il tempo era scaduto e l’Arca stava andando inesorabilmente incontro al suo destino.
 
-E’ arrivata l’ora... della distruzione...?-
Cross, che aveva appena finito di occuparsi di Tiky, sembrò finalmente ricordarsi della loro presenza.
-E’ ora? Dobbiamo sbrigarci o non faremo in tempo ad uscire...!-
 
Ma prima che potesse fare qualunque cosa proprio davanti a lui si aprì una voragine da cui scaturì una luce talmente intensa che fu impossibile capire cosa stesse succedendo finché non si fu estinta quasi completamente.
Quando ciò fu fattibile però lo sconforto si impadronì di tutti (tranne forse di Cross, che se aveva paura non lo dava certo a vedere!) nell’accorgersi che da quel crepaccio era emerso il Conte del Millennio con il suo enorme sorriso perennemente stampato in volto e con ciò che restava di Tiky buttato su una spalla a mò di sacco di patate.
Nello stesso istante si creò un’altra profonda spaccatura vicino a dove si trovavano i ragazzi.
Troppo vicino.
Angelica si sentì letteralmente mancare il terreno sotto i piedi e in pochi attimi si accorse che lei, Lavi e Chaoji stavano precipitando verso l’ignoto.
Subito sentì la mano forte del ragazzo dai capelli rossi che le afferrava un braccio e le parve di udire la sua voce provenire da sopra di lei che le diceva:
 
-Prendi Chaoji!-
 
La giovane si sporse in avanti per cercare di prendere il polso del cinese, mentre Lavi faceva allungare il suo martello, sperando che qualcuno potesse prenderli e tirarli su.
Allen, prontissimo, allungò una mano e strinse la testa del martello... ma sentì che gli si sgretolava tra le dita nel secondo subito successivo.
Ci furono degli scambi di sguardi che sembrarono durare secoli in cui le emozioni e i sentimenti si mischiavano fino a togliere l’aria.
I tre continuarono la loro inesorabile caduta e svanirono gradualmente agli occhi dei compagni, mentre la loro vista si oscurava e lasciava spazio ad un vuoto nulla.
 
* * *
 
Lavi fu il primo a svegliarsi.
Sbatté le palpebre nella luce abbagliante che si rifletteva sulle pietre bianche tutt’intorno a lui e osservò per qualche istante la volta azzurrissima che sovrastava quello sfondo dall’aria quasi surreale.
Che cos’era successo? La sua mente si rifiutava di lavorare a dovere, non riusciva a pensare.
Ricordava vagamente l’Arca, i Noah, il generale Cross, il Conte del Millennio...
E all’improvviso tutto gli fu chiaro e scattò seduto, cosa che gli provocò un leggero capogiro.
Attese che la sua testa smettesse di girare e si guardò cautamente intorno: la grande torre bianca che prima era praticamente crollata loro addosso si era ricostituita e l’intera città da cui erano arrivati, che a quel punto avrebbe dovuto essere cancellata per sempre, si stava ricomponendo davanti al suo sguardo incredulo, pezzo per pezzo.
 
-Ma... noi eravamo precipitati...-
 
Un nuovo pensiero gli si fece strada nel cervello: Angelica!
Lo aveva visto cadere... no.
Angelica era caduta con lui!
Squadrò con attenzione la superficie di quella specie di piedistallo bianco su cui stava seduto e vide Chaoji raggomitolato a poca distanza da lui e la piccola sagoma scura della ragazza priva di sensi che giaceva vicino ad uno dei bordi.
Si alzò in piedi e corse subito nella sua direzione per poi inginocchiarsi di fianco a lei, prendendole una spalla e mettendola supina.
Respirava molto piano e la pelle era estremamente pallida ma tutto sommato sembrava stare bene.
Lavi si perse qualche secondo ad osservarla con apprensione:
i lunghi capelli biondi erano sparsi intorno alla testa in modo disordinato, come un piccolo sole dorato i cui raggi le si irradiavano dal capo.
Aveva le mani chiuse a pugno e le maniche del bolero erano strappate e lacerate fino ai gomiti. Il resto del suo abbigliamento non era da meno, nonostante portasse quegli abiti solo da un paio di giorni erano già lisi e coperti di polvere e sangue.
E approposito di sangue... ce n’era una grande chiazza sbiadita sullo stivale e sulla gamba sinistra della ragazza (ma ricordava che era quello che lui stesso le aveva fatto colare addosso quando l’aveva presa al volo mentre cadeva dalla torre, quindi niente di cui preoccuparsi) e un taglio laterale molto esteso che si era procurata praticamente da sola sulla coscia destra.
Tutto il corpo in ogni caso era pieno di lividi e piccole ferite e facevano sembrare quella forma mingherlina ancora più piccola e debole.
Il giovane sfiorò con il dito un piccolo ematoma violaceo che le insidiava l’angolo esterno dell’occhio sinistro e sospirò.
Gli si ripresentò alla mente un flash, un breve momento di quella sgradevole esperienza che era stato il sogno di Road, quello in cui il suo sosia Deak aveva baciato la copia di Angelica per poi prenderle lo stiletto dalle mani e pugnalarla a morte.
La sua ottima memoria non lasciava spazio al dubbio, ricordava ogni secondo, ogni sensazione che quell’atto gli aveva provocato:
era stato come se la coltellata l’avessero inflitta a lui, le sue viscere si erano contorte e il suo cervello si era svuotato per tutti gli interminabili istanti in cui aveva guardato la ragazza agonizzare sotto la mano del suo clone.
Sotto la sua mano.
Era spiacevole da rammentare, a maggior ragione se pensava che tutte quelle emozioni lui non avrebbe dovuto provarle.
Non avrebbero dovuto fargli effetto le piaghe sparse sul corpo di quella ragazza, né l’espressione triste sul suo viso.
Non avrebbero dovuto turbarlo in quel modo le parole che lei gli aveva rivolto alla fine del sogno e che ora si sentiva rimbombare fastidiosamente in testa.
 
“Sei tu quello che ha iniziato a cambiare, quello che vuole le risposte. Sei sempre tu...
Non c’è niente di cui aver paura, perché tu non sei solo.”
 
Era quasi doloroso ricordare quelle parole, era insopportabile.
Si stava dimostrando debole, aveva abbassato le sue difese e ora stava accadendo l’inevitabile.
Lui, che era il solo tra i più soli, lui che aveva fatto voto di una vita dedita alla pura conoscenza e all’assenza di ogni tipo di legame, proprio lui... stava facendo andare in malora tutto quanto per una ragazzina.
Era tutta colpa sua, sua e di quei bellissimi occhi color del cielo che si erano finalmente aperti facendo sì che quell’ombra di indesiderato affanno che non avrebbe dovuto trovarsi lì lasciasse libero il cuore del giovane.
 
-Lavi...-
Lui le sorrise.
-Ehi...-
Angelica strizzò le palpebre infastidita dalla luce.
-Cos’è successo?-
-Beh, siamo caduti e...-
Lei spalancò gli occhi all’improvviso e si lasciò andare ad un’esclamazione di sorpresa.
-Oh mio Dio, è vero!! E tu come stai? Stai bene?-
 
Si era faticosamente sollevata con la schiena mentre parlava e si era messa a tastargli il corpo alla ricerca di fratture o ferite.
L’unica cosa che ottenne, comunque, fu solo una sonora risata da parte di Lavi.
 
-Smettila, Ann! Mi fai il solletico, così! Poi ragiona, cosa potrebbe pensare Chaoji quando si sveglierà e ti troverà qui a toccarmi in questo modo? Io penserei male, se fossi in lui...!-
Angelica allontanò subito le mani come se avesse appena sfiorato qualcosa di rivoltante e arrossì violentemente.
-Oh, hai già smesso? Poteva essere divertente...!-
-Lavi, adesso finiscila!!-
Le urla della ragazza e le risate di Lavi (insieme al rumore del ceffone che seguì subito dopo) riuscirono a svegliare Chaoji, che guardò stranito i due giovani che bisticciavano.
-Ma che sta succedendo qui?-
Angelica aveva ancora il braccio alzato dopo aver colpito il ragazzo dai capelli rossi e bofonchiò:
-Un litigio...-
-No, intendevo... qui intorno...-
Questa volta fu Lavi ad intervenire.
-E’ una cosa incredibile... la città... sta tornando intera...!-
 
* * *
 
I tre camminavano per le strade della città che credevano distrutta guardandosi intorno stupiti.
Era tornato tutto come prima, non c’erano un mattone né una pietra fuori posto, per qualche motivo il download dell’Arca si era come invertito e la città era rimasta dov’era.
Ad un certo punto Angelica si lasciò sfuggire sottovoce:
 
-Chissà se gli altri stanno bene...-
-Diamine, gli altri! Dobbiamo cercarli!-
-E da dove dovremmo cominciare? Potrebbero essere ovunque...-
Lavi le fece uno di quei sorrisetti furbi che erano il suo marchio di fabbrica.
-Questo perché non pensi in grande. Dobbiamo entrare nella mente di Allen, come ragiona Allen?-
-Con lo stomaco?-
Azzardò la ragazza con fare ironico. La reazione del rosso le fu ovviamente inaspettata.
-Ma certo, hai proprio ragione!-
-Lavi, guarda che scherzavo...-
-E’ perfetto, ottima idea! Per trovare Allen dovremo fare appello al suo appetito da gigante!-
E prima che potessero fermarlo il giovane mise le mani a coppa intorno alla bocca e cominciò ad urlare a pieni polmoni:
-E’ PRONTA LA CEEENAA!!-
-Ma signor Lavi, non è mica un cane...-
-Ha ragione, ti sembra il caso?!-
-Oh insomma, voi fidatevi! Quando Allen sente il richiamo del cibo arriva subito, state a vedere!-
E riprese a gridare come un forsennato.
-E’ PROONTOO! PASTA! BISTECCA! MITARASHI DANGO! LA CENA E’ PRONTA, ALLEN! C-E-N-A! CENAAA!!-
-Ma gli esorcisti sono tutti così?-
-COSTOLETTEEEE!!-
Angelica tentò di rassicurare Chaoji.
-No, non siamo tutti così...-
-MITARASHI! MITARASHI! MITARAAASHIII!!-
-... è solo lui che è scemo.-
-ARROSTO! MISO ALLO SGOMBRO! CURRY! HAYASHI! FEGATO E PORRI GRIGLIATI!!-
-Adesso si mette anche a selezionare piatti raffinati? Questa sì che è bella...-
-ALLEEEEEEN!!-
La ragazza a quel punto gli si avvicinò e gli tirò uno scappellotto dietro la testa.
-Vuoi piantarla?! Stai facendo tremare anche i muri!!-
Improvvisamente il giovane sembrò avere una specie di illuminazione.
-Oh! Ma... aspetta...-
-Che cosa?-
-Se noi siamo vivi, allora... anche Yuu e Kuro-chan...-
E gli riapparve in volto il solito sorriso furbetto.
-Vediamo subito se ho ragione...-
Prese fiato, rimise le mani intorno alla bocca e...
-Le mutande di Yuu...-
SBAM!! Per sua fortuna il rosso non ebbe tempo di terminare la frase perché la porta alle sue spalle si spalancò e ne uscì un Kanda piuttosto ammaccato e con gli abiti stracciati che si trascinava dietro quello che sembrava il corpo senza sensi di Crowley, altrettanto ridotto male.
-La prenderò come una sfida, coniglio!-
Lavi gli si lanciò praticamente contro.
-Yuu!!-
Ci guadagnò un’occhiataccia da parte del samurai.
-E quello che ti porti dietro è Kuro-chan? Ohi, Kuro-chan! Stai bene?-
-Tsk, l’ho trovato per terra...-
Anche Angelica si avvicinò al gruppetto, guardando i suoi compagni con gli occhi spalancati e attirando l’attenzione di Kanda.
-Ohi, che hai da guardare?-
Lei fece un mezzo sorriso.
-Stavo per dirti che non sono mai stata tanto felice di vederti ma come al solito sei riuscito a rovinare tutta l’atmosfera...!-
Le fu riservato uno sguardo neutro, il che era già qualcosa (normalmente sarebbe stata completamente ignorata o le sarebbe toccata un’occhiataccia).
-Piuttosto, che diavolo sta succedendo qui?-
Lavi tornò leggermente serio.
-Eh, non ne ho idea... OHI!! Vieni fuori, mammoletta!!-
La voce di Allen risuonò inaspettatamente nell’aria, provenendo da non si sa dove e facendo fare un salto a tutti per la sorpresa.
-Chi sarebbe la mammoletta, scemo di un Lavi?!-
-Uooh! Allen?! Ma dov’è?!-
-Tsk, la voce della mammoletta viene dal cielo...-
-Mi chiamo Allen, idiota!!-
-Ma Allen, dove sei?-
A quel miscuglio di voci si unì anche quella strascicata di Crowley.
-E-Eliade...-
-Ooh! Kuro-chan ha parlato!-
 
Mentre gioivano così una delle porte nelle vicinanze si aprì e ne uscì di corsa Lenalee con gli occhi pieni di lacrime.
Si fermò a pochi passi dai suoi compagni e restò ad osservarli come incantata.
-Ci... ci siete tutti... state tutti bene...!-
Angelica si fece avanti e le buttò le braccia intorno al collo, scoppiando a piangere a sua volta.
-Sì, stiamo tutti bene... ce l’abbiamo fatta...!-
 
* * *
 
Dopo quella piacevole riunione i maschietti avevano portato Crowley, ancora esanime, nella stanza da cui era uscita Lenalee e poi avevano deciso di lasciare le ragazze a tenerlo d’occhio mentre loro davano un’occhiata in giro.
Prima di andarsene Lavi offrì la giacca a Lenalee, che aveva usato la sua per fasciare l’ustione di Chaoji nella stanza di Jusdevi e che ora si ritrovava con le spalle scoperte.
Lei accettò con un gran sorriso e quel breve scambio di gentilezze tra i due giovani calò un’impercettibile ombra nello sguardo di Angelica, che li osservava senza dire nulla.
Dopo che gli altri se ne furono andati le fanciulle si misero in ginocchio al capezzale di Crowley e cominciarono a chiacchierare, mentre Cross se ne stava seduto da una parte a fumare in silenzio.
 
-Che cosa è successo dopo che siamo caduti? Quando ci siamo ripresi abbiamo visto che la città si stava ricomponendo ma non siamo riusciti a spiegarci come ciò fosse possibile...-
E’ merito di Allen, è stato lui a fare in modo che tutto tornasse come prima. Con quello.-
Lenalee indicò il pianoforte immacolato che troneggiava al centro della stanza.
-Il generale ha detto che Allen è l’unico che può comandare l’Arca ed effettivamente suonando quel piano ci è riuscito... sembra incredibile ma ha funzionato.-
La ragazza bionda aggrottò le sopracciglia mentre elaborava ciò che le aveva appena detto l’altra.
-Quindi Allen sarebbe il solo in grado di controllare l’Arca?-
-Così pare... certo, il solo altre ai Noah e al Conte, immagino...-
Le due amiche si scambiarono uno sguardo serio.
-Si aggiunge all’elenco delle stranezze, non credi anche tu?-
-Ormai ho perso il conto di tutte le cose bizzarre che ci sono successe...-
Entrambe portarono la loro attenzione su Crowley, che ancora non dava segni di miglioramento. A quel punto intervenne anche Cross, osservando la scena con fare neutro.
-A quanto sembra ha combattuto sforzando il suo corpo fino al limite. Credo che non riprenderà conoscenza per un bel po’.-
-E’ il ferito più grave tra noi...-
commentò Angelica con un fil di voce.
-E’ vivo solo grazie all’Innocence, che rende il suo corpo sovrumano... se vogliamo che si svegli presto dobbiamo dargli cure adeguate e aiutare il suo fisico a rimettersi in sesto.-
Lenalee prese la mano di Crowley e se la portò vicina al viso, mentre delle piccole lacrime le si formavano ai lati degli occhi.
-Crowley... mi dispiace...-
-Ora riesci ad esprimere più liberamente i tuoi sentimenti, Lenalee. Sei anche diventata più bella...-
L’intervento improvviso di Cross fece voltare entrambe le ragazze che lo guardarono stralunate per quella sua affermazione così fuori luogo.
-M-ma no...-
Lenalee tentò di dissimulare, mostrandosi visibilmente imbarazzata.
-Voi invece apparite sempre quando meno ce lo si aspetta, generale. Ma quando siete arrivato qui sull’Arca?-
Lui rispose con fare annoiato.
-Mentre combattevate vicino al castello. C’ero anch’io ed era il momento migliore per infiltrarsi.-
-Siete sempre il solito, mio fratello vi ha fatto cercare in lungo e in largo!-
-Aaah, quel nevrotico! Gli è passato il complesso della sorella?-
L’asserzione strappò un sorriso alla ragazza cinese, ma le risate le morirono in gola quando vide il generale che le si avvicinava e le prendeva il viso tra le mani.
-Certo, se avessi saputo che c’erano delle donne così belle mi sarei fatto vivo prima.-
Appena ebbe sentito quella frase Angelica si girò dall’altro lato, fingendo di non ascoltare e desiderando con tutta se stessa che quel “donnaiolo recidivo” (come lo aveva mentalmente apostrofato) si dimenticasse della sua presenza.
-Peccato per i tuoi capelli, erano così belli...-
Entrambe le giovani sentirono una sgradevole fitta allo stomaco e ricordi dolorosi tornarono alla loro mente.
-Anche la signora Anita... mi aveva detto una cosa del genere...-
Alla ragazza bionda parve di sentire Cross che sussultava impercettibilmente di fianco a lei e quando parlò di nuovo la sua voce pareva quasi commossa.
-Davvero? Le avevo detto di non seguirmi per nessun motivo... ma le donne in gamba sono troppo impetuose...-
 
Seguì qualche istante di rispettoso silenzio prima che la porta della stanza si spalancasse e i ragazzi irrompessero dentro con gran rumore.
Quando videro che Cross era seduto vicino alle due ragazze e stava addirittura toccando Lenalee impazzirono letteralmente, si misero le mani nei capelli e cominciarono a strillare come dei dementi (tutti tranne Kanda, che manteneva la sua solita stoica compostezza).
 
-E’ un crimine, maestro!!-
Lenalee cercò di spiegare la situazione, ottenendo comunque scarsi risultati.
-Non è come pensi, Allen! Il generale stava solo...-
Gli interventi di Cross in ogni caso non la aiutarono di certo.
-Eh? Ma che vuoi discemolo?! A sedici anni sono già donne adulte, di quale crimine parli?!-
-Generale!!-
-Maestro!!-
Anche Angelica tentò di far ragionare i suoi compagni.
-Ragazzi, so che la sua cattiva reputazione lo precede ma sul serio, non è successo nient...-
Prima che potesse finire la frase Lavi si sporse in avanti e le afferrò un braccio, facendola alzare e tirandosela vicina.
-Tu vieni via, stagli lontana o potrebbe mettere le mani addosso anche a te!-
Praticamente l’aveva trascinata per qualche metro e ora le si era parato davanti come se dovesse proteggerla da chissà quale pericolo.
-Ma Lavi, io...-
-Non è che lo ha già fatto, vero? Ti ha già importunata in qualche modo?!-
-Ma per l’amor del cielo, Lavi!!-
-E’ un crimine... maestro è un crimine...-
-Eeeh?!-
-Insomma, ma volete smetterla tutti quanti?!-
 
* * *
 
Ci avevano messo un po’ a ricomporsi dopo quell’episodio di presunti atti indecenti, ma alla fine la prospettiva di poter davvero uscire di lì li aveva fatti tornare seri.
A detta di Cross bastava che Allen armeggiasse ancora con il pianoforte e dicesse qualche frase con un preciso significato e sarebbe riuscito a comandare l’Arca.
E in effetti in poco tempo il ragazzo dai capelli bianchi aprì un collegamento con il mondo esterno, attraverso il quale riuscirono a comunicare con i loro compagni, che espressero in diversi modi tutta la loro felicità e il loro sollievo (praticamente piangevano tutti, anche l’impassibilissimo Bookman si lasciò andare a qualche lacrimuccia commossa).
Dopo aver ricostituito il gruppo iniziale, nella gioia generale, Allen aprì un gate che collegò l’Arca alla sede Asia dell’Ordine Oscuro, dove il ragazzo era stato precedentemente rimesso in sesto dopo il suo piccolo incidente in Cina  e dove sperava di ottenere aiuto per poter tornare finalmente a casa, alla sede centrale.
Appena il gate fu aperto e Allen ebbe messo piede fuori, tutta la gente che stava lì intorno (scienziati e collaboratori vari) andarono completamente in visibilio e cominciarono a urlare e piangere di contentezza.
Un giovane avvenente dai capelli biondi e l’abbigliamento piuttosto insolito (che qualcuno indicò ad Angelica come Bak Chan, il responsabile della sede Asia) corse loro incontro con le lacrime agli occhi e un grande sorriso stampato in volto.
 
-Walker!!-
-Oh, signor Bak! Avrei bisogno di un favore, posso usare il vostro telefono per chiamare l’home? Si prenderanno un colpo se ci vedono tornare all’improvviso!-
Tra le varie persone che si erano avvicendate intorno ai nuovi arrivati una ragazzina con dei grossi occhiali e due lunghe trecce scure che le pendevano dai lati della testa si accostò ad Allen con gli occhi che luccicavano.
-Signor Walker, sono così felice di vedere che state bene!-
L’albino stava sicuramente per rispondere qualcosa ma Cross (con la sua solita finezza) praticamente lo scavalcò e interruppe quel momento tanto tenero.
-Permesso!-
Lanciò un’occhiata curiosa alla ragazza con le trecce e si fermò per un secondo.
-Oh, è la tua donna, discemolo?-
Mentre la giovane con gli occhiali arrossiva imbarazzatissima, Allen guardò incredulo il suo mentore.
-Ohi, dove andate maestro?! State scappando?!-
 
Eh no! Dopo tutta la fatica che avevano fatto per trovarlo ora pensava di potersene andare così semplicemente?!
Lenalee e Angelica si scambiarono uno sguardo e si capirono al volo, corsero in avanti e abbracciarono il generale prima che potesse dileguarsi come suo solito, fissandolo con l’espressione più persuasiva che riuscirono a mettersi in viso.
 
-No, generale! Non andate da nessuna parte, per favore!-
-Vi prego, generale! Non potete andarvene proprio ora!-
L’uomo guardò prima l’una e poi l’altra, esitò qualche secondo ma alla fine concluse tra sé e sé:
-Sono troppo graziose per rifiutare...-
L’atmosfera tornò rumorosamente rilassata come prima e Angelica si ritrovò a pensare con un mezzo sorriso:
‘Ma tu guarda, se penso che siamo state inserite nell’unità Cross per tenerci buono questo donnaiolo recidivo...  Komui dovrà render conto di parecchie cose quando torneremo a casa...!’
 
Author corner:

eccoci di nuovo qui! Allora, com’era? Spero davvero che vi sia piaciuto, come da qualche capitolo a questa parte Angelica è un po’ più presente e sta cominciando ad affermarsi con più convinzione. Non nascondo che la cosa mi mette un po’ in ansia perché non so se ciò sia di vostro gradimento o meno... comunque se vorrete me lo farete sapere.
Bene, possiamo dire che con questo capitolo abbiamo quasi concluso un ciclo, quello che io ho denominato il “libro primo” di VR&FH. Questo mi dà lo spunto per aggiornarvi sulla mia ultima idea: chi ha avuto modo di guardare la mia profile page nelle ultime settimane dovrebbe essersi già fatto un’idea, comunque vi annuncio che ho introdotto il “’Velvet Ribbons & Fiery Hammers’ Red Rope”, ho cioè diviso quello che credo sarà l’intreccio complessivo della storia in quattro macrosezioni o “libri” (il primo si chiuderà con il prossimo capitolo) ad ognuno dei quali ho assegnato una citazione letteraria da me ritenuta in sintonia con i temi trattati in quella determinata sezione (una piccola concessione al mio amore per la letteratura, in particolare per quella straniera), una colonna sonora che dovrebbe fungere da sottofondo durante la lettura (o, per andare più sull’utopistico, da tema per un ipotetico trailer) e una o più theme songs che potrebbero essere delle canzoni particolarmente significative per i loro testi o perché (come nel caso di quelle del libro primo) hanno accompagnato in modo importante la stesura dei capitoli di quella sezione. Dato che ormai siamo agli sgoccioli ho già reso note le mie scelte per il libro primo, dal secondo in poi ve le comunicherò un pezzetto alla volta, per creare un po’ di attesa. Vi terrò sempre aggiornati tramite le note autore, in ogni caso se aveste bisogno potete consultare la mia profile page, dove oltre alle comunicazioni periodiche dell’info point troverete i dettagli del “Red Rope” precedentemente elencati più la lista aggiornata in tempo reale di soundtracks, theme songs e tutti gli elementi di cui sopra con tanto di link per la consultazione veloce delle varie voci, che vi riporto anche di seguito:

Libro primo: "Being Nobody"

"I’m Nobody! Who are you?
Are you — Nobody — Too?
Then there’s a pair of us!
Don’t tell! They’d banish us — you know![...]"
Emily Dickinson, "Poem 288 (I'm Nobody! Who are you?)"

Capitoli: 1 - ?? (ongoing...)

Soundtrack: "The Chronicles of Narnia: The Lion, the Witch and the Wardrobe - Main Theme"
Theme song(s): "Hold the Memory" - "Chain of Promise" (Ravenswood)

Credo di aver detto tutto, comunque se avete qualcosa da chiedere contattatemi senza problemi!
Passiamo ora all’ultima questione, quella più seria: probabilmente mi sto facendo problemi ingiustificati (come mio solito), ad ogni modo vi informo preventivamente che a causa di impegni scolastici e personali nei prossimi mesi non potrò garantire aggiornamenti costanti e puntuali. Vi chiedo pertanto di portare pazienza ed essere comprensivi, farò il possibile per ridurre al minimo ritardi e disagi. Riguardo a questo vi invito a consultare periodicamente l’info point, con il quale saprò darvi comunicazioni più precise in base alla situazione specifica.
Mi sembra non ci sia altro da dire. Concludo rinnovando i miei più sentiti ringraziamenti e scusandomi di nuovo per i miei ritardi e per queste note autore quasi più lunghe dei capitoli stessi.
Arrivederci a presto (spero!), se vorrete essere così gentili da lasciarmi un parere ne sarei davvero molto felice e se doveste averne necessità o motivo contattatemi tranquillamente.
Di nuovo grazie e alla prossima.
Yami =^.^=

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Capitolo 16
*** Pericolo: attacchi da fuori o complotti all’interno? ***


Lavi: miss Yami? Ma dov'è?
Angelica: non la trovo! Miss Yami?
Kanda: cerchiamo quella maledetta, non può essere lontana!
Allen: Kanda, non è cortese riferirsi al nostro capo usando questi epiteti...
Kanda: e in una scala da uno a dieci quanto pensi che me ne freghi, mammoletta?
Allen: mi chiamo Allen, ritardato!
Lavi: ehi, eccola! Miss Yami, ma cosa sta facendo qui?
Yami: ... sto studiando...
Lavi: *sospettoso* ah sì? E cosa starebbe studiando?
Yami: ... francese! (è la prima cosa che le è venuta in mente n.d.a.)
Angelica: miss Yami, lei non studia francese...
Yami: come no? Certo che je estude français, baguette, brioche, Tour Eiffel! Voilà, les jeux sont faits, libertè, egalitè, fraternitè!
TUTTI: ...
Angelica: miss Yami, se ne faccia una ragione, lei non è capace di raccontare balle...
Lavi: oltre al fatto che in ogni caso quello che ha in mano è il libro di tedesco (e tra l'altro è pure al contrario), l'avremmo sgamata comunque...
Yami: ah... *guarda il libro* già, è vero...
Lavi: *si avvicina e le prende il libro* vediamo un po' cosa nasconde...
Yami: no, aspett--
Angelica: *tira fuori manga* ma guarda! Finge di studiare e invece si sta facendo i fatti suoi!
Yami: ...
TUTTI: *la fissano*
Yami: *piange* cercate di capire, ho così tanto da fare, questo era il mio unico momento di pausa!!
TUTTI: ...
Allen: lasciamo perdere... comunque, miss Yami, non crede di dovere delle scuse ai nostri affezionati lettori?
Angelica: per il ritardo, sa com’è...
Yami: avete ragione. *si inchina* Vi chiedo umilmente scusa per avervi fatto attendere così a lungo, purtroppo questi per me sono mesi molto impegnativi a causa della preparazione per la maturità.
Lavi: è vero, possiamo testimoniare che è così!
Yami: facciamo che adesso vi lasciamo a leggere in pace il capitolo e ci rivediamo dopo per le note di fine capitolo E di fine libro, visto che con questo si chiude la prima parte del nostro ciclo di avventure. Anyway, vi lascio. Buona lettura!
TUTTI: buona letturaaa!!
 
CAPITOLO 16 – Pericolo: attacchi da fuori o complotti all’interno?

-Supervisore, non intendo ripeterlo: la smetta immediatamente!-
-Adesso piantala, fratello. Stai disturbando tutti!-
Komui aveva il viso affondato tra le lenzuola del letto di infermeria assegnato a Lenalee e piangeva scompostamente imbrattando la stoffa bianca di lacrime e moccio.
-Ma... ma... i tuoi capelli! I capelli della mia Lenalee! Erano i capelli più belli del mondo e ora...-
Angelica, semidistesa sul letto lì a fianco, sospirò spazientita.
-Falla finita, Komui. C’è anche altra gente in questo posto e dubito che chiunque (Lenalee per prima) voglia ascoltare i tuoi piagnistei.-
-Ha ragione lei, fratello...-
-Lenalee! Anche tu?!-
La capoinfermiera intervenne con i suoi peculiari modi rudi.
-Sì, anche lei. E adesso fuori, ci intralcia il lavoro, supervisore.-
-Avrai molto da fare, no, fratello? Appena sto meglio vengo a prepararti il caffè.-
Il giovane uomo cessò di piangere e di lamentarsi, smise con i suoi piagnistei e si pose in volto un sorriso dolce, mentre accarezzava delicatamente la testa della sorella.
-Va bene, ti aspetto, allora.-
Si alzò in piedi e si voltò per uscire dall’infermeria, lanciando prima una finta occhiataccia ad Angelica, che rise allegramente finché una smorfia di dolore non le deformò il viso: le due costole incrinate si facevano sentire.
-Non strapazzatevi e riposate. Adesso siete a casa.-
 
Furono le ultime parole di Komui prima che lasciasse la stanza (leggi: prima che la capoinfermiera lo sbattesse fuori).
Lenalee si lasciò ricadere all’indietro affondando la testa nel cuscino e si voltò verso destra per rivolgersi a Miranda, che stava sdraiata nel letto di fianco al suo.
 
-Ti chiedo scusa, Miranda. Tu dovresti riposare e noi ti abbiamo disturbata tutto il tempo.-
-Sta’ tranquilla, non c’è problema.-
La ragazza cinese sentì una risatina provenire dal lato opposto a quello dove stava guardando e si girò riservando un’occhiata interrogativa ad Angelica, che sorrideva tra sé mentre giocherellava con la lunga treccia bionda che le pendeva oltre una spalla.
-Cosa c’è?-
-Niente, è che... è bello vederti così serena.-
Le due amiche si scambiarono un sorriso.
-Tornare a casa è senz’altro stata la cosa migliore che ci sia successa da molto tempo a questa parte..-
La ragazza bionda annuì e ripensò agli eventi felici di quegli ultimi due giorni.
 
Dopo aver fatto tappa alla sede Asia, dove avevano provveduto a fare in modo che il generale Cross non sparisse come suo solito e che a casa sapessero che stavano tornando, attraverso l’Arca avevano aperto un gate collegato al Quartier Generale e in pochissimi secondi si erano ritrovati dalla Cina all’Inghilterra.
A casa.
Era stato un momento molto commovente, all’uscita dal gate avevano trovato l’intero staff ad aspettarli con grandi sorrisi e le lacrime agli occhi.
C’erano stati abbracci, saluti, una piccola festa improvvisata e tanta, tanta felicità.
Terminata l’ebbrezza dei primi momenti di giubilo e sollievo arrivò il momento di tornare a cose più serie: Miranda aveva ancora il suo Time Record attivato e solo grazie a lei gli altri esorcisti apparivano meno malconci di quanto in realtà non fossero.
Una volta appreso questo i festeggiamenti cessarono all’improvviso e i ragazzi vennero affidati a medici e infermiere.
Miranda, ormai esausta, disattivò la sua Innocence e tutte le ferite “immagazzinate” in quel provvidenziale orologio tornarono al loro posto, mostrando le condizioni più o meno critiche in cui versavano i giovani esorcisti.
Angelica non conosceva con precisione le diagnosi relative ai suoi compagni (men che meno quelle dei maschietti, che erano in un’ala separata dell’infermeria) ma senz’altro era rimasta impressionata a dir poco quando, dopo una dolorosissima visita, il medico le aveva elencato ciò che le ultime esperienze le avevano lasciato:
due costole incrinate, diverse lacerazioni, in particolare quella sulla gamba destra era piuttosto estesa, un lieve trauma cranico (per il quale Bookman aveva già fornito le prime cure quando erano ancora in Cina ma che necessitava di trattamenti più specifici) e, ovviamente, un numero indefinito di ematomi e piccole ferite più o meno importanti.
Mentre le somministravano l’anestesia l’avevano rassicurata, ripetendole più volte che con qualche punto e tante bende e cerotti tutto si sarebbe risolto.
La ragazza si era risvegliata dopo qualche ora e quando l’effetto della morfina si era esaurito aveva cominciato a sentire chiaramente il filo della sutura che tirava ogni volta che girava la testa e le costole che urlavano il loro disappunto appena provava a muoversi.
Il dolore e i numerosi fastidi la facevano sentire continuamente molto provata ma allo stesso tempo il pensiero di essere al sicuro in un ambiente conosciuto e circondata da gente amica le infondeva un senso di serenità che le permise di affrontare la convalescenza con rinnovata energia.
Quando la testa o la gamba le facevano troppo male per dormire se ne stava sdraiata ad osservare il soffitto imbiancato dell’infermeria e dentro di sé si ritrovava spesso a pensare che sì, ora era tutto a posto.
 
* * *
 
-Non riesco a capire, Angelica. A me sembra tutto a posto.-
 
Reever osservava perplesso l’Innocence attivata della ragazza, che lei gli aveva portato asserendo che aveva bisogno di essere riparata.
Dopo aver ascoltato la sua ricostruzione dei fatti le aveva chiesto di attivarla per farsi un’idea delle reali condizioni dell’arma ed erano entrambi rimasti molto sorpresi quando si erano trovati davanti due spade perfettamente integre e lucide come appena uscite dall’armeria.
 
-Eppure ti dico che una delle lame si era rotta, proprio qui, sotto l’elsa!-
indicò il punto dove l’impugnatura e il forte della lama si incontravano, a pochi millimetri da dove la spada si era spezzata.
-L’abbiamo esaminata ma non abbiamo trovato nessun problema. Dico sul serio, la tua Innocence è sana quanto lo sei tu.-
 
Angelica disattivò l’arma e la osservò con apprensione, prima di ringraziare lo scienziato e avviarsi fuori dalla Sezione Scientifica.
A metà strada incontrò Lavi, che si unì a lei.
 
-Ehilà, che ci fai da queste parti?-
-Sono venuta a far vedere la mia Innocence, sai che si era rotta, no?-
Il giovane annuì, lanciando un’occhiata alla bacchetta nera del nastro che le pendeva dalla cintura.
-Sì, me lo ricordo. E te l’hanno già riparata?-
Lei aggrottò le sopracciglia.
-Veramente sembra che non ci sia niente da riparare.-
-In che senso?-
-Quando l’ho attivata per mostrare il danno a Reever le spade erano entrambe intere e anche i test hanno confermato che non c’è traccia di difetti.-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo.
-E’ strano...-
-Io... ho pensato una cosa...-
disse Angelica con voce incerta, mentre l’ultima frase con cui Reever l’aveva rassicurata le risuonava nella testa: “la tua Innocence è sana quanto lo sei tu.”
-Che cosa?-
Esitò qualche secondo prima di rispondere.
-E se... la mia Innocence avesse reagito alle mie condizioni psicofisiche quando si è rotta?-
Lavi la guardò senza capire e lei si affrettò a spiegare.
-In quel momento io ero ferita ed ero anche molto spaventata e in ansia. L’Innocence potrebbe aver reagito al mio sentirmi debole indebolendosi a sua volta. Adesso invece sto bene, per lo meno meglio...-
si interruppe per portarsi una mano al torace, all’altezza delle costole convalescenti, facendo una piccola smorfia: anche se era stata dimessa le sue condizioni non erano ancora completamente ottimali.
-... quindi anche le mie armi stanno bene. Non lo so, è solo un’idea...-
Lui la guardò storto.
-Mi sembra strano... tutti noi eravamo messi fisicamente molto male eppure le nostre Innocence non hanno fatto così.-
-Anche il tuo martello e la katana di Kanda si sono rotti, però...-
-Quello è per colpa delle botte che abbiamo preso, non certo per il nostro stato di salute.-
La giovane sospirò con impazienza.
-Era soltanto un’ipotesi, nulla di più.-
Lavi le sorrise e le tolse la mano dal costato, stringendola dolcemente nella sua.
-Non ci pensare troppo, ne verremo a capo. Adesso andiamo a mangiare qualcosa, che ne dici?-
 
Lei ricambiò il sorriso e annuì e i due uscirono dalla Sezione Scientifica tenendosi per mano.
Arrivati al refettorio si fecero preparare un pasto leggero da Jerry e si aggregarono a Lenalee, Miranda e Allen (che invece sul cibo non si era risparmiato!), accompagnando così al pranzo una piacevole conversazione tra amici.
Tutto si mantenne in quel clima allegro finché uno sconosciuto non si accostò al loro tavolo:
era alto, piuttosto giovane, i suoi capelli biondi erano lunghi e raccolti in una treccia che gli pendeva lungo la schiena, contrastando con il color vinaccia dell’uniforme che indossava.
Il suo cipiglio serio e severo rendeva ancora più evidenti i due nei nerastri che gli ornavano il centro della fronte.
L’individuo si presentò come l’investigatore Howard Link e asserì che il sovrintendente Leverrier lo aveva incaricato di sorvegliare Allen.
Accompagnò quell’affermazione tanto inaspettata offrendo con disinvoltura al suddetto ragazzo l’enorme torta che reggeva tra le sue mani guantate, offerta che quell’ingenuotto di Allen non mancò di accettare con grande entusiasmo.
I suoi compagni in compenso erano preoccupati anche per lui.
Tenerlo d’occhio? Perché avrebbero dovuto tenerlo d’occhio?
Lenalee si alzò di scatto sbattendo i palmi delle mani sulla superficie del tavolo e mosse qualche passo lateralmente senza dire una parola.
 
-Ehi Lena, dove stai andando?-
-Vado a parlare con mio fratello.-
 
Fu la sua secca risposta prima di sparire alla vista.
Nel posto lasciato libero dalla cinesina si accomodò Link, senza perdere mai il suo sguardo severo.
 
-Allora... perchè non ci spieghi un po’ questa storia che dovete tenere d’occhio Allen?-
Indagò Lavi con noncuranza.
-Sono informazioni riservate. Non posso sbilanciarmi.-
-Accipicchia se sei rigidino, Due Nei! Eddai, sciogliti un po’!-
-Due N...?!-
-Lavi, è da maleducati dare soprannomi così gratuitamente ad una persona che hai appena conosciuto!-
-Uh Ann, tu sei un’altra rigidina tale e quale a lui!-
Fischiettò il rosso, guadagnandosi un’occhiataccia dalla ragazza bionda, che si affrettò a scusarsi per il comportamento del suo amico.
-Lo scusi, a volte si comporta davvero come un bambino.-
-Ehi!-
-Zitto, è la verità!-
Tagliò corto lei, rivolgendo il sorriso più gentile che le riuscì di fare all’uomo che le stava di fronte.
-Non importa, davvero...-
Allen si inserì timidamente nella conversazione.
-Mi perdoni, ma non pensa che almeno io dovrei sapere perché intendete controllarmi?-
Link lo guardò storto per un po’ prima di degnarsi di rispondergli.
-Posso solo dirti che riguarda il Quattordicesimo.-
Calò il silenzio a quell’affermazione, perché i ragazzi non avevano idea di che cosa rappresentasse quel nome ma riusciva comunque a trasmettere loro un senso di disagio crescente.
-Quattordicesimo?-
Link spiegò con pazienza:
-E’ quello che noi definiamo “il Noah ripudiato”. Lo chiamiamo così perché il suo vero nome è sconosciuto e perché originariamente i Noah erano 13. Non lo conoscete?-
Fissò sospettoso il povero albino, che ricambiava lo sguardo chinando leggermente la testa e non sapendo bene come ribattere.
-E questo cosa avrebbe a che fare con la mia sorveglianza?-
Link si chinò per prendere qualcosa sotto il tavolo e tirò fuori una monumentale pila di fogli, talmente alta che c’era da chiedersi come facessero a stare in equilibrio (e soprattutto da dove li avesse tirati fuori!!) e la piazzò davanti ad Allen.
-Ecco, approposito di questo, avrei preparato qualche domanda per voi. Sono tutte qui, rispondete per iscritto entro domattina, prego.-
Il ragazzino dai capelli bianchi si arrampicò per prendere il primo foglio della pila mormorando debolmente:
-Ma... ma quante sono...?-
Lavi, che a dispetto della situazione seria si stava divertendo un mondo, si sporse oltre la spalla dell’amico per sbirciare le domande scritte sulla pagina.
-Una cifra, direi. Ce la farai a farle tutte in una notte?-
Link si alzò in piedi, afferrò parte dei fogli e dichiarò autoritario:
-Qui c’è troppa confusione, spostiamoci in biblioteca.-
-Eh?! Dovremmo stare in biblioteca fino a domani mattina?!-
-Io vengo a leggermi un libro, allora!-
propose Lavi (non perché volesse aiutare o che altro, semplicemente lo faceva per curiosare e non perdersi nessun secondo di quella scena tanto divertente che gli si presentava davanti), ma venne subito bloccato dal giovane biondo, che lo liquidò con un categorico:
-Evitate, grazie.-
 
prima di dare le spalle a lui e alle sue compagne rimaste al tavolo e andarsene.
Allen lanciò loro uno sguardo sconsolato prima di sospirare e seguire il suo ‘guardiano’ fuori dal refettorio.
 
-Dannato Due Nei...-
si lamentò il rosso, la cui voce venne coperta da quella squillante di Jerry che veniva verso di loro.
-Ma dov’è finito quel figaccione della Centrale? Gli avevo preparato il tè!-
Angelica lo guardò distrattamente.
-Il ‘figaccione della Centrale’ sarebbe il tizio con la treccia che se ne è appena andato?-
-Oh, tu non lo avevi mai visto prima?-
I suoi modi cambiarono e parve che all’improvviso avesse cominciato a parlare di qualcosa di estremamente sgradevole.
-E’ un funzionario del tipo che ha creato l’Ordine.-
-Il cane da guardia che ci tiene tutti d’occhio.-
rincarò Lavi.
-Oh? E’ un cane?-
-Miranda, non credo che intendesse in senso letterale...-
-Oh, scusate...-
Il rosso continuò:
-Si chiama Leverrier, è un rappresentante diretto del Vaticano. Non si vede spesso qui, il più del suo tempo lo passa a Roma, a contatto con i piani alti. Se lui è qui significa che sta succedendo qualcosa di davvero grave...-
I giovani si scambiarono un’occhiata e poterono constatare che a nessuno di loro quella faccenda sembrava piacere.
-Cos’è questa storia? Da quando hanno tutta questa necessità di controllarci?-
-Non lo so. Mi sembra di aver visto in giro i responsabili delle sedi estere, devono aver fatto una riunione.-
-Ma a che scopo? Cosa sta succedendo?-
Lavi alzò le spalle.
-Ne so quanto te.-
-Odio non sapere le cose...-
si lamentò la ragazza bionda.
-Faremo in modo di scoprirlo. Anche a me tutto questo convince davvero poco.-
 
* * *
 
La mattina seguente l’aria era umida e l’atmosfera uggiosa a causa del violento temporale che infuriava all’esterno.
Angelica si dirigeva a passi svelti verso il refettorio, stringendosi nel suo vestito azzurro mentre cercava di legarsi i capelli con un nastro.
Giunta a destinazione si fece preparare la colazione da Jerry e si aggirò tra i tavoli con il vassoio in mano finché non vide Miranda seduta a mangiare da sola e pensò di unirsi a lei.
Le si avvicinò e la salutò sorridendo.
 
-Buongiorno Miranda.-
Quella sobbalzò appena e alzò su di lei uno sguardo timido.
-Oh. Buongiorno Angelica.-
-Posso sedermi vicino a te?-
Dopo aver ottenuto una risposta positiva la giovane bionda si sedette al tavolo e cominciò a cincischiare con il suo porridge, mentre si guardava distrattamente intorno: l’intero ambiente era pervaso da un’aura tesa, tutti avevano in viso espressioni serie e parlavano tra loro sottovoce lanciando occhiate fugaci a chi stava loro intorno.
-Ma cosa succede a tutti quanti?-
chiese più a se stessa che alla sua compagna, che scosse la testa rassegnata.
-Non ne ho idea, è da un bel po’ che fanno così...-
Lo sguardo di Angelica cadde su un gruppetto di persone sedute a qualche tavolo di distanza, tra le quali le parve di vedere qualcuno che conosceva.
-Vediamo se riesco a scoprirlo.-
 
Miranda la fissò interrogativa quando la vide alzarsi in piedi e allontanarsi con passi decisi.
Arrivata vicino al tavolo che aveva adocchiato incrociò lo sguardo con l’unico individuo che conosceva di quella compagnia e...
 
-Salve signor Bak, si ricorda di me?-
Il biondo, che naturalmente l’aveva vista arrivare e aveva capito che sarebbe venuta a parlare con lui, le rivolse subito un sorriso cordiale.
-Certo che mi ricordo. Angelica, giusto? E’ un piacere rivederti.-
-La ringrazio, lo è anche per me.-
Bak indicò con un gesto ampio le altre persone che erano con lui.
-Loro sono Renèe Epstain, responsabile della sede Nord America, e Andrew Nansen, dalla sede Oceania.-
-Salve.-
 
I due la salutarono con un leggero movimento del capo.
Seguirono alcuni istanti di silenzio imbarazzato, finché non fu proprio Bak a rompere il ghiaccio.
 
-Fa davvero freddo qui, non trovi anche tu, Angelica?-
La ragazza si strinse nelle spalle.
-Questione di consuetudine, lei è abituato a ben altri climi. Anche se in effetti l’atmosfera pesante che c’è in giro oggi non aiuta molto...-
 
Quel commento che voleva sembrare tanto innocente le fece guadagnare un’occhiataccia da parte di Renèe, che la scrutò con i suoi piccoli occhi da alligatore.
Angelica si sforzò di mantenere il suo sguardo mentre Bak cercava democraticamente di dissimulare.
 
-E’ vero, per qualche motivo c’è in giro un po’ di tensione...-
-E voi ne sapete qualcosa?-
La domanda repentina zittì il giovane orientale che abbassò gli occhi, a disagio. Renèe invece le mise di nuovo addosso un’occhiata affilata.
-Cosa vorresti dire?-
-Niente, solo che è strano vedere i responsabili di tutte le sedi riuniti nello stesso luogo. Viene da pensare che ci sia qualcosa di davvero serio in ballo...-
Silenzio.
-Riguarda Allen, non è vero?-
Ancora una domanda diretta e inaspettata, cosa che sollevò l’ira della responsabile nordamericana.
-E tu cosa ne sai?!-
L’improvviso cambio di toni irritò Angelica, che reagì di conseguenza.
-Niente, a parte che lo state tenendo d’occhio! E’ proprio questo il problema!-
-Bene, è giusto così!-
-‘Giusto così’?! Noi rischiamo la vita ogni giorno eppure veniamo tenuti all’oscuro di tutto, davvero le sembra giusto?! Noi...-
Bak intervenì prima che potesse continuare, prendendola per un braccio e allontanandola dal tavolo.
-Adesso basta, ti metterai nei guai se continui così.-
-Perché? E’ mio diritto sapere cosa sta succedendo!-
Il giovane sospirò e le parlò a voce bassa e con pazienza.
-Angelica, purtroppo devi capire che in questo posto dire ciò che si pensa è molto rischioso. E’ un ambiente corrotto dove ognuno pensa unicamente ai propri interessi, e chi non è nelle condizioni di farlo deve chinare la testa e adattarsi.-
-E’ inconcepibile...-
-Lo so bene. Purtroppo è così che funziona.-
Lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi sollevò i suoi grandi occhi celesti e li fissò in quelli del suo interlocutore.
-La prego, signor Bak, mi dica cosa sta succedendo.-
-Non posso...-
fu la sua esitante risposta.
-La prego.-
Angelica gli prese le mani tra le sue e lo guardò supplicante.
-Allen è amico mio, lavoriamo insieme. Se gli è accaduto qualcosa devo saperlo.-
I due si scrutarono a lungo prima che Bak prendesse una decisione.
-Leverrier vuole che Allen Walker sia sottoposto ad Inquisizione.-
-Inquisizione?-
Ciò che le si presentò alla mente dopo aver sentito quella parola era un miscuglio di immagini confuse di roghi e fustigazioni.
-Formalmente è una prassi d’indagine; nel concreto è una condanna a morte preannunciata preceduta da tortura e falso processo con tanto di prove costruite apposta, se necessario.-
La ragazza impallidì e la presa sulle mani del giovane orientale si indebolì.
-Komui è riuscito a far sospendere temporaneamente la sentenza ma non so quanto a lungo potrà...-
-Perché...?-
Bak per un secondo credette che la fanciulla accanto a lui stesse per svenire, perché la sua voce si era ridotta ad un sussurro e le dita che stringevano le sue tremavano vistosamente.
-Io... non ne sono sicuro. Sembra che siano convinti che Walker possa avere contatti con i Noah, con quello che loro chiamano “il Quattordicesimo”.-
Angelica ricordò ciò che Link aveva spiegato brevemente il giorno precedente.
-E’... è ridicolo.-
-A quanto pare siamo in pochi a vederla così.-
Ci fu una piccola pausa.
-Mi dispiace, non posso dirti altro.-
Lei chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Quando li riaprì la sua espressione era cambiata e sul viso le comparve un piccolo sorriso.
-Grazie signor Bak. Apprezzo molto quello che ha fatto per me.-
-E’ importante che nessuno sappia che ti ho detto queste cose.-
-Può contare su di me, non si preoccupi. Grazie, davvero.-
 
Si sporse per baciarlo lievemente su una guancia prima di lasciargli le mani e correre fuori dal refettorio, con la bacchetta nera del nastro che le batteva contro la gamba ad ogni passo.
Mentre camminava senza meta per i corridoi ripensò a ciò che aveva appena sentito.
Allen... un nemico? Tutto ciò era assolutamente impossibile, come potevano essersi fatti venire anche solo il minimo sospetto che potesse essere così?
Proprio lui, che era una delle persone più buone che c’erano in quel posto, devoto fino alla fine a quello che faceva come nessun altro... e loro credevano sul serio che potesse avere in mente di tradirli?
Era assurdo che i suoi compagni, che stavano con lui ogni giorno e lo conoscevano meglio di quanto quegli stupidi capoccioni potessero immaginare, non avessero voce in capitolo.
Fosse stato per lei sarebbe andata da quella gente e sbattere loro in faccia tutto ciò che pensava, avrebbe voluto...
 
-Buongiorno, Angelica.-
La voce di Allen la riscosse all’improvviso dai suoi pensieri e la giovane si ritrovò, senza sapere come ci era arrivata, all’entrata della Sezione Scientifica e a pochi passi da Allen e Lavi che le sorridevano. Poco dietro Allen la figura imbronciata di Link li osservava senza dire una parola.
-Oh...! B-Buongiorno a te, Allen...-
La giovane incespicò con aria assorta, cosa per la quale il rosso non perse l’occasione di prenderla in giro.
-Ehi Ann, ma stavi ancora dormendo? Hai una faccia...!-
-Ero solo sovrappensiero...-
replicò lei, indispettita.
-Ma che fai, ti arrabbi? E dire che ormai dovresti esserti abituata ai miei modi di fare!-
-Non mi sono arrabbiata, mi avete colta di sorpresa, tutto qui...-
Guardò oltre i due giovani e vide che l’ingresso alla Sezione Scientifica era sbarrato da alcune transenne.
-Che sta succedendo?-
Quella mattina aveva posto quella domanda talmente tante volte che sentirsela uscire di nuovo dalle labbra le diede la nausea.
-E’ proprio quello che volevamo sapere anche noi. Ohi, Reever! Cosa state combinando?-
strillò Lavi allo scienziato biondo che stava passando proprio in quel momento poco oltre l’ingresso barricato.
-Salve, ragazzi. Perché non date un’occhiata voi stessi? Rimarrete sorpresi.-
Indicò con un ampio gesto del braccio il locale alle sue spalle e ciò che i tre giovani esorcisti videro li lasciò completamente a bocca aperta.
-Ma...-
-Ma quello è l’Uovo dell’impianto?-
 
In mezzo alla Sezione Scientifica, collegato ad un numero indefinito di cavi e sensori, troneggiava una grande struttura ovoidale semitrasparente.
L’avevano trovata sull’Arca verso la fine del loro viaggio, il generale Cross aveva spiegato loro che quello era la fonte da cui provenivano i corpi meccanici utilizzati dal Conte per produrre gli akuma e interrompendo il download della vecchia Arca l’Uovo non era stato trasferito a quella nuova, così che ora i Noah si ritrovavano sprovvisti di una risorsa per loro essenziale.
 
-Lo avete portato qui dall’Arca?-
-Già, vogliamo studiarlo per ottenere altre informazioni sugli akuma.-
Lavi osservò pensieroso il misterioso apparato prima di sbottare:
-E il mio martello quando pensate di ripararmelo? Io voglio il mio martello!-
Angelica sospirò e gli tirò una gomitata.
-Lavi, non fare il bambino. Credo che il signor Reever e gli altri scienziati siano piuttosto occupati e penso che aggiustare la tua Innocence sia l’ultimo dei loro pensieri...-
Reever tentò di giustificarsi.
-Vorrei tanto poterlo fare ma purtroppo molti di noi sono stati ricoverati per sfinimento e quindi siamo a corto di personale. Una volta finito qui lo faremo immediatamente.-
Allen cercò di far ragionare l’amico con l’aiuto di Angelica.
-Dai Lavi, aspettiamo con calma.-
-Il povero signor Reever mi sembra già abbastanza provato, non diamogli altri fastidi.-
Al piccolo coro si unì l’intervento di Bookman (da quanto fosse lì era un mistero) che tirò uno dei suoi soliti scappellotti al ragazzo.
-Piantala di rompere, la gente qui lavora, al contrario di quanto fai tu!-
Per evitare litigi il giovane albino propose di andare a fare colazione tutti insieme, interrompendo così la piccola discussione che si era venuta a formare.
-Tu vieni con noi, Angelica?-
La ragazza stava per replicare che l’aveva già fatta ma poi ricordò che aveva dovuto abbandonare il suo porridge praticamente intatto in seguito alla conversazione avuta con Bak quindi...
-Certo.-
 
Angelica e Bookman si scambiarono un’occhiataccia, che non passò inosservata agli altri membri del gruppetto, ma nessuno osò dire nulla, ben conoscendo l’inimicizia che correva tra i due.
Si recarono nel refettorio, seguiti a ruota da Link che non mancò di sorprendere tutti quando si fece consegnare un numero spropositato di enormi torte, che facevano concorrenza al mucchio di cibarie che Allen era intenzionato a trascinarsi fino al loro tavolo.
Ed ebbe anche il coraggio di fargli la paternale per la sua alimentazione poco bilanciata, da che pulpito proviene la predica!
Lavi, Angelica e Bookman si accodavano subito dopo con le loro porzioni decisamente più contenute e sguardi rassegnati.
Una volta seduti le discussioni non diminuirono di certo, dando il via ad un vero e proprio dibattito su qualunque cosa venisse loro in mente al momento.
Poteva sembrare che stessero bisticciando ma in realtà quello era uno dei momenti più rilassati che si erano potuti concedere in quegli ultimi mesi.
E poi, tutto d’un tratto, accadde.
L’occhio di Allen si attivò da solo, reagendo come quando c’erano degli akuma nelle vicinanze, e il ragazzo scattò in piedi e si mise a correre verso l’uscita.
 
-Allen! Che succede?!-
-Akuma! Ce n’è un numero enorme!-
 
Anche gli altri si alzarono e lo seguirono fino all’ingresso della Sezione Scientifica, dove secondo quanto diceva l’albino dovevano trovarsi quegli akuma.
Solo che trovarono ad aspettarli un piccolo inconveniente.
 
-Che cos’è?-
-L’ingresso del laboratorio è bloccato!-
-Ma cosa significa?!-
 
L’entrata al laboratorio dove si trovavano riuniti praticamente tutti gli scienziati presenti al Quartier Generale era sigillata da uno strano muro nero, spuntato dal nulla e dall’aria molto resistente.
Lavi afferrò una delle transenne che prima servivano a precludere l’accesso agli estranei e cercò di sfondare la muraglia con quella, senza però avere successo.
 
-Merda, non si è nemmeno scalfita...-
-Lavi, spostati!-
Allen, Bookman e Angelica attivarono contemporaneamente le loro Innocence e scagliarono un attacco dopo l’altro tentando invano di aprirsi un varco.
-Niente, non succede niente!-
-Ma com’è possibile?!-
-Vorranno riprendersi l’Uovo, è l’unica spiegazione!-
Dall’altro lato del muro non giungevano voci né rumori, tutto taceva in modo innaturalmente sinistro.
-Lì dentro... ci sono il signor Reever e tutti gli altri...-
mormorò debolmente Angelica, scatenando così anche la frustrazione di Allen.
-Aaaaaaah, merda!! Basta, la scassino questa porta!!-
-Aspetta, Walker!-
lo bloccò Link.
-Venite con me, conosco un modo per farvi entrare.-
 
Allen e Bookman non persero tempo e lo seguirono di corsa lungo il corridoio.
Anche Angelica era in procinto di andare con loro ma sentì una mano chiudersi sul suo polso e dovette fermarsi.
Si voltò verso Lavi e guardò prima lui e poi il suo braccio teso.
Ma perché?
 
-Cosa stai facendo?-
 
Che bella domanda, anche il ragazzo se lo stava chiedendo:
perché diavolo l’aveva fermata?
Era stato un riflesso talmente spontaneo che si era effettivamente reso conto delle sue azioni solo dopo averle compiute.
Scrutò la giovane che gli stava di fronte e il corridoio buio alle sue spalle e si ritrovò a realizzare che l’idea di vederla svanire in quell’oscurità opprimente gli faceva orrore.
 
-Non andare.-
Le parole gli uscirono quasi da sole e fecero strabuzzare gli occhi sia a lei che le aveva udite sia a lui che le aveva pronunciate.
-Cosa? Perché?!-
 
Eh già, perché?
Lavi non sapeva come rispondere.
Passati diversi secondi di teso silenzio la fanciulla iniziò a divincolarsi.
 
-Lavi, lasciami!-
-No.-
-Devo andare, lasciami!-
-No!-
-Ma perché?!-
-Perché se io ti lascio... Ann, tu...-
 
‘... tu sparirai.’
Non poteva dirlo, nessuno dei due avrebbe potuto accettare un pensiero del genere.
 
-Cosa? ‘Io’ cosa?-
 
Angelica non riusciva davvero a capire cosa gli avesse preso.
Perché non voleva che andasse? Temeva forse che potesse farsi male?
Ma allora avrebbe dovuto aver paura anche per Allen e gli altri.
Ma no, non poteva essere... in fondo a lui cosa poteva importare?
 
-Angelica! Lavi!-
La voce di Lenalee li distrasse e la videro correre loro incontro a tutta velocità.
-Lenalee!-
-Ma cosa ci fai in giro a piedi scalzi?-
-Sapete a che piano è l’ascensore adesso? Devo andare da Hebraska!-
Loro la guardarono senza capire.
-Da Hebraska? E perché?-
Prima che potesse rispondere Komui giunse da un punto alla loro destra seguito da un gruppetto di guardie svizzere.
-Oh Lenalee, sei qui. E ci sono anche Lavi e Angelica, perfetto. Mi avete risparmiato la fatica di cercarvi. Venite con me.-
 
Prese sua sorella per mano e si assicurò che anche gli altri due gli stessero venendo dietro.
Mentre camminavano Angelica si accostò all’amica e le sussurrò:
 
-Lenalee, cos’è successo alla tua Innocence?-
-Ieri l’ho fatta esaminare da Hebraska e dato che è venuto fuori qualche problema l’ha tenuta, per sicurezza.-
-Quali problemi? Che cosa ti ha detto?-
-Il mio livello di sincronizzazione era sotto il 10%, un valore così basso è molto pericoloso...-
-Bene, siamo arrivati!-
 
Komui lasciò la mano di Lenalee per poter aprire una grande porta, dopodiché prese sua sorella e Lavi e li spinse entrambi all’interno, richiudendo subito i battenti alle loro spalle.
Dopo i primi secondi di stupore i due giovani cominciarono a lamentarsi e a prendere a pugni il legno intarsiato dello sportello.
 
-Komui, bastardo! Perché ci hai chiusi dentro?!-
-Fratello, facci uscire!-
-Restate dove siete, sarete al sicuro.-
La voce di Lenalee si fece più insistente e supplicante.
-Ti prego, fratello, portami da Hebraska! Devo sincronizzarmi con l’Innocence, posso farlo!-
-Solo ieri la tua sincronizzazione era al minimo, è troppo rischioso.-
-E se provassimo ad inserirla direttamente nel mio corpo, come quegli esperimenti che si facevano molti anni fa? Io l’ho visto, potrebbe funzionare!-
Angelica spalancò gli occhi.
-Lenalee... ma cosa stai dicendo...?-
-Ti prego, fammi provare! Sono disposta a rischiare!-
-Non dire fesserie, non c’è alcuna garanzia che tu possa sincronizzarti in quel modo! E se fallissi l’Innocence potrebbe reagire male e perdere il controllo!-
-L’Innocence mi sta mettendo alla prova! Se le dimostro che sono pronta a morire riusciremo a sincronizzarci!-
-Davvero saresti pronta a morire?-
La freddezza con cui Komui pronunciò quella domanda fece cadere il silenzio.
-N-no, io...-
Lenalee parve rendersi conto solo in quell’istante di ciò che aveva appena detto e cominciò ad incespicare sulle parole, confusa.
-Fratello... i-io...-
Lui appoggiò le mani chiuse a pugno sul legno della porta e si chinò in avanti, disperato.
-Resta qui. Ti supplico.-
La ricetrasmittente di Komui gracchiò.
-Supervisore? Sono arrivati Marie e Miranda.-
-Arrivo.-
Si ricompose e si voltò verso Angelica guardandola gravemente.
-Vorrei che tu venissi con me, potrei aver bisogno di avere vicino un’esorcista.-
-Va bene.-
 
annuì lei.
Stava già seguendo il giovane scienziato quando le parve di sentire la voce di Lavi che la chiamava dall’altro lato della porta.
 
-Ann...-
quando ripeté il suo nome ne fu sicura.
-Cosa?-
chiese con indifferenza.
-... stai attenta.-
Quelle poche parole appena sussurrate dopo una breve pausa di esitante silenzio le fecero aumentare il battito cardiaco più di quanto non avesse fatto prima la sua mano stretta sul polso.
-Certo. Tu non ti muovere.-
Non attese che le rispondesse, corse via per raggiungere Komui che aveva già percorso qualche metro e stava discutendo animatamente con le persone che gli stavano intorno.
-Cercate Kanda e Chaoji, presto.-
Si affiancò allo scienziato e cercò di tenere il suo passo svelto.
-Komui, c’è qualcosa che posso fare?-
-Per ora resta solo vicino a me, la tua presenza potrebbe rivelarsi preziosa in caso di necessità.-
 
Si sentiva sinceramente un po’ inutile all’idea di venire interpellata “solo in caso di necessità”, ma forse c’era bisogno anche di qualcuno che restasse in panchina per essere pronto ad entrare in campo al primo imprevisto, giusto?
Così fece, restò a gironzolare per quella che era stata allestita come una sala comando di emergenza (alla fin fine si trattava di un gruppetto di computer ammassati vicino al gate dell’Arca a disposizione dell’Ordine) ascoltando ciò che le accadeva intorno e cercando di captare se ci fossero notizie dall’interno del laboratorio, dove Marie, Miranda e il gruppetto dei generali al gran completo erano stati mandati, subito dopo il loro arrivo, tramite l’Arca.
 
-Qui laboratorio cinque, sala comando mi sentite?-
La voce di Marie riverberò negli auricolari e fece tirare un sospiro di sollievo a tutti.
-Qui sala comando, ti sentiamo forte e chiaro. Com’è la situazione all’interno?-
 
Angelica si avvicinò a Komui per sentire meglio quello che si dicevano e notò con la coda dell’occhio che un uomo in alta uniforme con i capelli tirati all’indietro e baffetti a spazzolino perfettamente centrati tra il naso e il labbro superiore si era avvicinato e osservava la scena con occhi severi.
Cercò di ignorare quello sguardo che la metteva tanto a disagio e cercò di concentrarsi sulle condizioni dei suoi compagni.
 
-Ci sono dieci feriti gravi tra i membri della Scientifica. Una grande quantità di gas venefico si sta sprigionando dai resti degli akuma, disturbando la vista e la percezione dei rumori.-
-Aumentate l’attività delle ventole per il ricambio dell’aria.-
ordinò Komui con fare innaturalmente marziale ad alcuni degli uomini che lavoravano con lui.
-E l’Arca nemica?-
-Gli ingressi sono due, entrambi ancora aperti. Stavano cercando di portare via l’Uovo ma grazie all’Innocence di Miranda e all’intervento dei generali per ora siamo riusciti a fermarli.-
Tutti sospirarono di sollievo: se c’erano i generali tutto sarebbe andato per il meglio.
-Ho capito. Marie, resta vicino a Miranda e proteggila.-
Komui mosse qualche filo del computer che stava maneggiando e cambiò il destinatario delle sue comunicazioni radio.
-Generale Cross?-
La voce imperiosa di Cross risuonò dal suo auricolare.
-Che vuoi?-
-Ora fermeremo l’evocazione di Miranda e faremo tornare a scorrere il tempo dell’Uovo. Siete in grado di distruggerlo in quel lasso di tempo?-
Prima che Angelica potesse udire la risposta del generale l’uomo dalle fattezze torve che li guardava da prima si fece avanti, spintonandola da un lato con rabbia.
-Aspettate un momento, supervisore! Distruggere l’Uovo? Ma cosa state dicendo?! Non capite quanto è prezioso?!-
-Lo capisco molto bene, sovrintendente Leverrier, ma l’Uovo è già stato trasportato sull’Arca nemica. Il Time Record di Miranda può solo fermare il tempo momentaneamente, non può cancellarlo. Dobbiamo distruggere l’uovo immediatamente o tornerà in mano al Conte.-
I due si scrutarono con rabbia prima che Komui ribadisse con fermezza:
-Lo distruggiamo.-
 
La giovane esorcista osservava la scena passando dall’uno all’altro senza osare dire una parola.
Così quello era il famoso Leverrier? Quello che aveva ordinato di sorvegliare Allen?
Le tornò in mente quello che le aveva detto Lavi il giorno prima:


“Se lui è qui significa che sta succedendo qualcosa di davvero grave...”


Quando il sovrintendente si voltò per andarsene lanciò un’occhiataccia anche a lei, alla quale lei rispose con altrettanto astio.
Non sapeva quasi nulla di lui, ma quel poco che aveva visto e sentito bastava a darle una cattiva impressione del soggetto.
Terminata la discussione con Leverrier Komui tornò a dirigere le operazioni all’interno del laboratorio.
 
-Generale, cosa mi dice?-
-Questo è un ammasso di Dark Matter, per distruggerlo in un colpo solo dovremo provarci io, Cloud e Sokaro tutti insieme, e anche così non posso garantire che funzioni.-
-Fate quel che potete.-
-Va bene.-
 
Tutti trattennero il fiato, attendendo notizie.
Era semplice e veloce: far ripartire il tempo, distruggere l’Uovo.
La presenza dei generali la rendeva anche più semplice di quanto già non fosse.
Ce l’avrebbero fatta, Angelica ne era sicura.
Più che altro... lo sperava.
 
* * *
 
Era un totale disastro, la situazione era completamente precipitata, in pochissimi minuti tutto si era sgretolato come un castello di sabbia.
Era cominciata con un gran rumore, le comunicazioni si erano ridotte a stralci frammentari e incomprensibili, c’erano stati un temporaneo blackout e una forte scossa di terremoto che aveva provocato crolli e cedimenti, tanto che Angelica aveva dovuto creare delle strutture di ghiaccio per proteggere tutti dalle macerie che cadevano ripetutamente dal soffitto e dalle pareti.
Komui nel frattempo cercava disperatamente di capire cosa stesse succedendo all’interno.
 
-Marie! Miranda! Generale! Qualcuno mi risponda!-
E qualcuno effettivamente alla fine rispose, ma le notizie che portavano erano tutt’altro che buone.
-Che cosa?! Ma come? Come è successo?!-
Angelica lo raggiunse scavalcando pezzi di intonaco e frammenti di vetro e ghiaccio sparsi sul pavimento impolverato.
-Cosa? Cosa c’è?-
-Un akuma... si è evoluto al livello 4...-
Lei sgranò gli occhi.
-Ma... è possibile?-
-Evidentemente sì... e ciò che è peggio è che...-
-Sta cercando di uscire! Komui, sta cercando di uscire!-
La voce disperata di Marie si riverberò nell’auricolare dello scienziato cinese.
-Non riusciamo a trattenerlo, sta uscendo!-
Uno dei Finders nelle vicinanze sentì tutto e intimò al suo superiore:
-Supervisore, dovremmo allontanarci, è pericoloso.-
La giovane esorcista annuì.
-Ha ragione, Komui. Questa base non è più utilizzabile ormai e siamo troppo vicini al laboratorio. Se restiamo qui l’akuma ci troverà e sarà un bagno di sangue.-
 
Komui convenne con loro e organizzò lo spostamento di tutto lo staff in una zona più riparata, mentre trasmetteva un allarme via interfono in modo da rendere nota la situazione ad ogni persona presente all’Ordine.
 
-Laboratorio cinque distrutto, invasione akuma in corso. Numero elementi offensivi: un’unità, verosimilmente evoluta al livello 4. Impossibile accertare le condizioni degli esorcisti presenti all’interno del laboratorio. Ripeto: un akuma di livello 4 ha invaso la Sezione Scientifica!-
 
Non avevano fatto molta strada quando un boato li informò che l’akuma era uscito dal laboratorio.
In pochissimi secondi li aveva già trovati e i Finders che cercavano di fermare la sua corsa inesorabile cadevano come foglie dagli alberi sotto l’inaudita violenza dei colpi del Livello 4, che da parte sua sembrava non stesse facendo alcuna fatica: si limitava a far schioccare le dita e fare piccoli movimenti con le braccia.
 
-Supervisore, stia attento!-
Quando udì quel richiamo l’akuma si fermò ad osservare Komui con interesse.
-Supervisore?-
 
Due Finders gli si pararono davanti, pronti ad evocare le loro kekkai e anche Angelica si avvicinò in caso ci fosse stato bisogno di lei.
Nella frazione di secondo successiva l’esorcista sentì il sangue dei due uomini schizzarle sulla pelle e sugli indumenti.
Il Livello 4 aveva fatto esplodere loro la testa e li aveva superati con estrema noncuranza, come se avesse appena tagliato i fili a delle marionette.
 
-Siete il comandante degli esorcisti dell’Ordine Oscuro, giusto?-
Allungò un braccio e strinse il collo dello scienziato.
-La vostra testa... dovrebbe avere lo stesso valore di quella di un esorcista, no?-
 
Angelica sollevò le spade e corse in avanti, menando qualche fendente all’akuma che, più infastidito che altro, lasciò Komui e si voltò come se stesse cercando di individuare una zanzara.
La ragazza ne approfittò per afferrare il Supervisore per un braccio e farlo spostare, piazzandosi davanti a lui in posizione di guardia per proteggerlo.
 
-Komui, stai indietro, maledizione!-
Ora il nemico stava osservando lei con nuova curiosità.
-Tu sei un’esorcista?-
La vista di quella creatura dai tratti grottescamente antropomorfi le dava il voltastomaco, soprattutto quando lo vide fare un sorrisino compiaciuto.
-Sì, lo sei.-
 
Prima che potesse reagire le fu addosso, afferrandole i polsi e cercando di azzannarle il collo.
Si piegò all’indietro e un urlo le sfuggì dalla gola.
All’improvviso si udì un leggero fruscio e tutto ciò che Angelica riuscì a capire fu che in qualche modo si era liberata dalla presa del Livello 4 ed era ricaduta a terra tossendo e sputacchiando.
 
-Ma cos...-
Con sua enorme sorpresa trovò un Kanda abbastanza di cattivo umore (e quando mai non lo era?) che brandiva una spada rotta in una mano e imprecava contro il povero scienziato.
-Komui, bastardo! Devi lavorare di più sul magazzino delle armi, queste spade sono pessime!-
-Kanda?!-
Dopo aver ripreso lui il ragazzo prese per un braccio l’esorcista bionda e la tirò su praticamente di peso.
-E tu! Qui sei l’unica che abbia il potere di fare qualcosa, non farti fregare in questo modo! Fai il tuo lavoro come si deve o ci farai uccidere tutti!-
Lei, presa un po’ alla sprovvista, riuscì solo ad annuire timidamente.
-S-sì, lo farò... scusa...-
-Tsk!-
Una squadra di Finders nel frattempo aveva imprigionato l’akuma con una combinazione di kekkai, sperando che fossero abbastanza efficaci.
-Supervisore, state bene?-
-Non badate a me! Concentrate tutta la potenza su quell’akuma, che nessuno spiraglio resti scoperto, non deve essere in grado di scappare!-
ordinò Komui.
-Sissignore!-
 
Ma nonostante quelle kekkai fossero al massimo della potenza e combinate formassero un insieme potenzialmente molto efficace il nemico non sembrava affatto turbato.
Anzi... pareva quasi che si stesse divertendo.
Dalle sue labbra biancastre usciva una risatina irritante e inquietante che rese tutti incerti se quello fosse semplicemente un bluff oppure se stesse aspettando il momento migliore per rompere le loro difese e ucciderli senza pietà.
 
-Ma... sta ridendo?-
-Tsk.-
Kanda buttò il moncherino della spada che aveva usato prima e ne estrasse una nuova dal fodero che portava sulla schiena.
-Non esporti, Komui, resta dietro di me.-
Angelica si fece avanti.
-Ehi, cosa vorresti fare? Sei senza Innocence, lascia che stia io di guardia.-
-Per poi rischiare di farti uccidere come prima? Non ci penso proprio a lasciarti fare da sola. E poi io non muoio facilmente.-
-Ma...-
Si bloccò quando dall’auricolare di Komui arrivò fino alle loro orecchie una voce che non sentivano da molto tempo: quella di Hebraska.
-Komui, venite da me. Farò da esca per il Livello 4.-
Quella frase bastò a zittire i due rivali che prestarono attenzione a ciò che stava accadendo vicino a loro.
-Voi... prendete l’Innocence che custodisco dentro di me ed evacuate la base. La nostra Arca è ancora collegata alla sede Asia, porta tutti lì prima che sia troppo tardi. Se rimanete qui aumenteranno solo le perdite.-
Era disposta a sacrificarsi?
-L’Innocence è la cosa importante, il Quartier Generale potrete sempre ricostruirlo!-
Una terza voce si aggiunse alla conversazione e riconobbero che si trattava di Leverrier.
-C’è ancora Lenalee, Hebraska.-
I tre che ascoltavano il dialogo da fuori si scambiarono uno sguardo.
-Leverrier? No, Lenalee non è ancora pronta per combattere. Gli esorcisti non sono strumenti, se non hanno la giusta preparazione psicologica la sincronizzazione potrebbe ucciderli.-
-L’Innocence serve ad uccidere gli akuma, giusto? Perché non possiamo usarla?-
-Adesso smettila, Leverrier...-
-Hai intenzione di morire, Hebraska?-
Ci fu qualche secondo di pausa.
-Io... ho vissuto qui per più di cento anni... l’Ordine è tutto per me... ti prego, smettila...-
Non ascoltarono mai il resto della conversazione, perché Komui si alzò in piedi e guardò con durezza i due esorcisti davanti a sé.
-Aiutatemi, dobbiamo evacuare questo posto. Subito.-
 
* * *
 
Leverrier aveva spalancato le porte della stanza dove Lavi e Lenalee erano rimasti chiusi fino a quel momento insieme ad uno stuolo di infermiere, facendo entrare dal corridoio una luce accecante.
 
-Sovrintendente?!-
Lui si fece avanti con fare minaccioso, puntando la sua attenzione tutta su Lenalee.
-Lenalee Lee. Tu sei un’esorcista, giusto?-
Nessuna risposta, non ce n’era bisogno.
-Allora vieni.-
 
In quel momento dalla ricetrasmittente che portava appuntata alla giacca si levò la voce di Komui che dava queste indicazioni:
 
-A tutti i capi sezione. Lo dirò soltanto una volta, quindi ascoltatemi bene. Da questo momento in poi seguirete le mie istruzioni e guiderete i vostri sottoposti. Effettueremo un’evacuazione alla sede Asia tramite il gate numero tre dell’Arca. Ora che le condizioni degli esorcisti nel laboratorio cinque non sono verificabili il nostro compito è di proteggere l’Innocence. Evacuiamo il Quartier Generale! Innanzitutto la sezione di ricogniz...-
 
Leverrier aveva spento la trasmittente.
Ciò che voleva che Lenalee sentisse era già stato detto.
 
-Hai sentito? Vogliono usare Hebraska come esca.-
 
Lenalee tremava visibilmente, senza dire una parola, e questo scatenò l’ira di Leverrier, che si spinse in avanti per afferrarle un braccio.
Quando poi lei si sottrasse al contatto si infuriò ancora di più.
 
-Ti ho chiesto se hai sentito, Lenalee Lee!-
La prese violentemente per le spalle e si mise ad urlarle in faccia.
-Ti sto dicendo che là fuori c’è un akuma, il nemico contro cui dovrebbero combattere gli esorcisti!-
Lavi a quel punto fece un passo avanti e prese Leverrier per un braccio, facendogli allentare la stretta sulla giovane cinese.
-Che cosa vuoi, Bookman Junior? Questa storia non ti riguarda, mi pare.-
Anche la capoinfermiera intervenì, togliendo Lenalee dalle grinfie dell’uomo.
-Sovrintendente, il Supervisore ha dato ordine di evacuare. Come membri dell’Ordine noi intendiamo obbedire al nostro superiore.-
-Gli esorcisti sono l’esercito del Papa.-
rispose Leverrier con freddezza.
-Gli esorcisti appartengono al Santo Padre.-
La capoinfermiera si infervorò molto a quelle parole, stringendosi la giovane al seno.
-Smettetela di trattare questi ragazzi come fossero oggetti! Lasciate questa stanza, andate via!-
Ma lui la ignorò completamente e continuò a rivolgersi a Lenalee con il suo tono marziale.
-Vieni, Lenalee. La tua Innocence evoluta forse potrà qualcosa contro questo Livello 4.-
Non ricevendo risposta rincarò la dose.
-Che esorcista sei se ti fai difendere?-
Lavi rafforzò la presa sul suo braccio.
-Ehi...-
-Solo gli esorcisti possono sconfiggere gli akuma. Se non combattono che cosa ci stanno a fare?-
-Basta!-
-La smetta! Lenalee, non ascoltarlo!-
-Combatti per l’Ordine, Lenalee! Sei o non sei un’esorcista?-
Si fermò per un momento prima di proseguire secco.
-Gli esorcisti all’interno di quel laboratorio probabilmente sono morti, altri stanno combattendo. C’è la tua migliore amica, lì fuori. Non ti importa nemmeno di lei?-
-Falla finita!-
 
Il ragazzo dai capelli rossi si sentì invadere da un improvviso eccesso di rabbia e angoscia non appena udì nominare indirettamente Angelica.
Lenalee nel frattempo si era liberata dalle braccia della capoinfermiera e si era avviata verso il corridoio.
La donna cercò di fermarla.
 
-Lenalee, non devi...-
-Non avvicinatevi, capoinfermiera!-
La ragazza si voltò sorridendo debolmente, gli occhi lucidi di lacrime.
-Grazie. Io... il giorno in cui mio fratello è arrivato qui... ho pensato che non avrei più potuto scappare. Ho smesso di fuggire quel giorno. Ho smesso... e sono diventata un’esorcista.-
Leverrier la raggiunse e la guidò via con fare compiaciuto.
-Esattamente, Lenalee. In ogni caso non puoi scappare.-
 
I due svanirono nella luce accecante dell’esterno.
La capoinfermiera crollò a terra coprendosi il viso con le mani.
 
-E’ assurdo. Tutto questo... è assurdo...-
Lavi, che era rimasto fino a quel momento senza dire nulla, fece istintivamente qualche passo in avanti.
-Lenalee...-
 
Si fermò di colpo.
La stava seguendo? Sul serio?
‘Hai intenzione di andarle dietro? E questo come successore di Bookman o...?’
Ma chi voleva prendere in giro?
Non era certo l’impellente desiderio di dolore e battaglie che lo attiravano fuori dall’oscurità di quella stanza.
Era l’idea di Angelica fuori a combattere che non lo lasciava tranquillo e lo spingeva a correre fuori per andare a cercarla.
Non gli era mai stato chiaro come in quel momento.
La sua testa era occupata da un solo pensiero e quel pensiero era che voleva rivedere la giovane esorcista viva e incolume.
Non poteva aspettare, doveva andare subito ad assicurarsi che stesse bene.
Qualcosa stava cambiando... no.
Qualcosa era cambiato da molto tempo ma lui era stato troppo orgoglioso o troppo stupido per capirlo.
Sì, qualcosa era cambiato e ora che se ne era reso conto non avrebbe più cercato di fare finta di niente.
Era un problema, per lui, un enorme problema. Propositi e sentimenti che non poteva permettersi di avere gli vorticavano nella testa e nel cuore senza dargli pace, facendolo sentire pesante e pieno di senso di colpa... ma allo stesso tempo lo facevano sentire leggero e felice.
Una seppur piccola parte di lui sapeva che nel momento in cui avesse potuto rivedere Angelica quel fardello che gli gravava sul cuore sarebbe stato sollevato e tutti i suoi dubbi sarebbero svaniti.
‘Devo andare da lei, devo sapere che sta bene...!’
Fece ancora un passo e si fermò di nuovo.
Era giusto quello che stava facendo? Quello che sentiva di provare in quel momento?
Era giusto che lui fosse felice di quello che Angelica gli aveva fatto?
Ma non poteva dare la colpa a lei... del resto la colpa era anche sua, che aveva abbassato la guardia e si era lasciato catturare dalla sua pura sincerità.
Era troppo tardi, ormai.
La rete era stata tesa e lui ci era caduto senza possibilità di potersene liberare.
 
-Maledizione!-
 
imprecò prima di correre via inghiottito dalla luce accecante del mattino.
 
Author
and characters corner:
Yami: "The chain of proooomise brooken..."
Lavi: miss Yami?
Yami: "Piercing through my heaaaart!"
Allen: sta... cantando?!
Yami: "Oooh Kingdooooom, oooh fooooreeest!!"
Kanda: presto, fatela smettere o ci penserò io! *prende Mugen*
Yami: "Liiike the wiiiind I will flyyyy!!"
Kanda: ohi! Finiscila, ci farai diventare tutti sordi!
Yami: *lo guarda male* sai, è per questo motivo che ti descrivo sempre come un inguaribile stronzo. Sigh, se tu fossi più gentile anch’io lo sarei quando scrivo di te...
Kanda: sai cosa me ne frega che tu sia gentile con me...
Yami: *lo ignora* comunque, rimanendo in tema, quelle che stavo cantando con la mia vocina da soprano (?!) erano le theme songs di questo libro primo, alle quali ne ho aggiunta una terza in extremis...
TUTTI: che sarebbe?
Yami: la “canzone di Sally” dal film “The Nightmare before Christmas”, la versione cantata da Amy Lee degli Evanescence nell’album “Nightmare Revisited” (se potete ascoltatevi tutto l’album, è assolutamente geniale!); ho sempre pensato che il testo si avvicinasse molto all'idea che Angelica ha del suo rapporto con Lavi, per questo l'ho scelta.
TUTTI: aaaaah!
Yami: bene, senza perdere altro tempo chiederei a Lavi di porgere i ringraziamenti di rito.
Lavi: certamente! *si schiarisce la voce* iniziamo con il ringraziare Rock_Black, Mitsuki no Kaze, NiyraV, Clara_Dya e FeatherWolf_9 per le loro recensioni (in particolare un grazie speciale a NiyraV per il suo entusiasmo e i suoi dolcissimi e graditissimi complimenti e a quelle due povere anime della Mitsuki e della Rock che sopportano gli scleri creativi dell’autrice e le fanno da gufetti sulla spalla, fondamentali a dir poco).
Yami: se non fosse stato per loro l’aggiornamento in tempi quantomeno decenti ce lo potevamo anche sognare. ^^”
Lavi: infine ringraziamo tutti i lettori che sono arrivati fino a qui, quelli che tengono la storia tra le seguite o le preferite... insomma grazie, grazie di cuore a tutti!
Yami: per chi ancora non l’avesse vista qualche giorno fa ho pubblicato “Loreley”, una one-shot che va ad inserirsi nella raccolta del “VR & FH Lost chapters archive”...
Angelica: non leggetela, è imbarazzante! >/////<
Yami: no no, leggetela! Scriverla e pubblicarla è stato un vero inferno quindi vi prego davvero di leggerla!
Kanda: allora, abbiamo finito?
Yami: eh sì, direi che abbiamo terminato con il primo libro, quello che avevo intitolato “Being nobody” a partire dalla citazione che avevo scelto per rappresentare gli eventi narrati in questa sezione. Attenzione, sottolineo di nuovo che la storia NON finisce qui, dal prossimo capitolo entreremo nel merito della seconda parte della vicenda di Lavi e Angelica, che sarà caratterizzata dal cambiamento, come avrete potuto intuire da ciò che avete appena letto...
Allen: miss Yami, non si sbilanci troppo! Toglierà tutto il gusto della sorpresa!
Yami: hai ragione, da qui in poi terrò la bocca cucita.
Lavi: ora abbiamo una comunicazione di servizio molto importante: come già detto in precedenza miss Yami a giugno dovrà sostenere l’esame di maturità e già fin da ora è super impegnata!
Angelica: tra verifiche e simulazioni varie deve anche infilare la preparazione della tesina, sperando che il professor Tolkien non la fulmini.
Yami: *si prostra* professore, lei sa che sto facendo tutto questo in onore a lei, abbia pietà!
Allen: in sostanza quello che stiamo cercando di dirvi è che dovrete avere molta pazienza, è probabile che non vedremo un aggiornamento per molto tempo.
Yami: comunque mi impegnerò e farò di tutto per ridurre l’attesa il più possibile, ve lo prometto!
Kanda: tanto lo sappiamo che non sei capace!
Yami: *lo ignora* bene signori, è stato un piacere poter essere qui con voi, mi auguro di rivedervi presto e vi invito, se volete, a lasciarmi un parere per farmi sapere se la storia vi è piaciuta.
TUTTI tranne Kanda: a presto, grazie mille!
Kanda: tsk.
Yami: grazie davvero, ci rivedremo con il capitolo 17 e l’inizio del libro secondo. Tenete sempre d’occhio la mia bacheca per notizie ed aggiornamenti, mi raccomando! A presto e grazie ancora per l’attenzione!

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Capitolo 17
*** Cerca di stare bene quando ti troverò ***


TUTTI: *fanno il trenino*
Yami: *suona trombetta* evvai! Ce l'abbiamo fatta!
Lavi: è arrivato il capitolo, ed è anche quasi puntuale!
Allen: non sappiamo quale angelo o santo ringraziare per questo miracolo ma noi ringraziamo a prescindere, di chiunque si tratti!
TUTTI: grazieee!
Angelica: diciamo che in questo caso dobbiamo ringraziare sopratutto miss Yami, che invece di fare la tesina per la maturità quando poteva si metteva sempre a scrivere il capitolo... vero, miss Yami?
Yami: ...
Lavi: miss Yami?
Kanda: ohi, addormentata! Rispondi!
Yami: *spunta da dietro il libro di storia* ma io sto studiando!
Allen: facciamo così, questa prima parte di note autore ce la gestiamo da soli mentre lei finisce di studiare. Va bene?
Yami: perfetto! *risparisce dietro il libro*
Lavi: *si schiarisce la voce* bene, gente, bentornati nel mondo di "Velvet Ribbons & Fiery Hammers".
Angelica: siamo molto lieti di presentarvi questo insperato aggiornamento, nonché il capitolo di apertura della seconda parte delle nostre avventure.
Allen: come si conviene all'inizio di un nuovo libro, la prima cosa che vedrete sarà una citazione letteraria che vuole farvi intuire lo spirito generale di questa sezione.
Angelica: per quanto riguarda gli altri pezzi del "VR&FH Red Rope" (soundtracks, theme songs, ecc.) ne riparleremo nei prossimi capitoli.
Lavi: oggi anticipiamo i ringraziamenti, dato che l'impegno di miss Yami per fare arrivare questo capitolo è dovuto anche e sopratutto alla gentile attenzione e sostegno di voi lettori.
Angelica: in particolar modo grazie a Rock_Black, NiyraV, Mitsuki no Kaze e FeatherWolf_9 per le loro dolcissime recensioni e per la loro pazienza. E grazie a tutti quelli che tengono la storia tra le seguite o le preferite, ai "mi piace" di Facebook, insomma grazie, grazie mille!
Lavi: a questo punto direi di non farli aspettare oltre: cari lettori, a voi il libro secondo di "Velvet Ribbons & Fiery Hammers".
Angelica: speriamo che sia di vostro gradimento, ci rivediamo dopo (anche con miss Yami!).

Libro secondo: Something has changed

"And yet nothing had changed since the moments when he had been kissing her; or rather, nothing in the substance of things. But the essence of things had changed."
(“Eppure nulla era cambiato dai momenti nei quali l’aveva baciata; o almeno, nulla nella sostanza delle cose. Ma l’essenza delle cose era cambiata.”)
Thomas Hardy, "Tess of the d'Umbervilles"

 
CAPITOLO 17 – Cerca di stare bene quando ti troverò

L’evacuazione avanzava con i ritmi sperati e tutti si davano da fare perché nessuno rimanesse indietro.
Una squadra di Finders con un assortimento di scudi e kekkai  teneva d’occhio il Livello 4 perché non scappasse e non facesse altri danni, con risultati in apparenza buoni.
Tutto sotto controllo, insomma, no?
Komui continuava a dare ordini a destra e a manca per assicurarsi che le cose procedessero secondo i piani, seguito a ruota da una agitatissima Angelica che lanciava ogni tanto occhiate guardinghe all’akuma presunto prigioniero.
Si era stampato in faccia un sorrisetto divertito che non le piaceva per niente e la sua sola presenza bastava ad inquietarla e a farla sentire costantemente osservata e in pericolo.
Quando la situazione fu ritenuta abbastanza stabile uno dei Finders urlò a Komui:
 
-Supervisore, andate! Andate da Hebraska!-
-Proteggete l’Innocence!-
 
gli fece eco un altro.
Angelica, oltre a convenire con loro sul fatto che il Supervisore avrebbe dovuto occuparsi dell’Innocence, vide la possibilità di spostarsi da lì e dagli occhietti cattivi dell’akuma, così prese il giovane scienziato per un braccio e lo tirò verso l’ascensore.
 
-Hanno ragione, Komui. Andiamo!-
 
Lui annuì e la seguì scortato da due Finders.
Cominciò ad armeggiare con i comandi del montacarichi quando Kanda balzò con agilità sul piano metallico, seguito dal più esitante Chaoji.
 
-Cosa state combinando?! Scendete immediatamente, dovete evacuare!-
-Figurati.-
-Chi sale qui sopra verrà punito!-
-Se viene il signor Kanda vengo anch’io!-
Angelica si unì a Komui per fare desistere i due esorcisti disarmati.
-Non essere ridicolo, Chaoji! Rischi solo di farti male!-
Si rivolse poi più freddamente a Kanda.
-Siete senza Innocence, non riuscireste comunque a fare nulla. Restate qui...-
Per tutta risposta lui si limitò a guardarla male.
-Tsk, ha parlato quella che ha rischiato di farsi uccidere nonostante avesse l’Innocence e uno stuolo di Finders intorno.-
-Non è questo il punto...-
-Il punto è che Hebraska ha anche Mugen e se non riusciamo a recuperarla ci sarà poco da fare. Per di più le kekkai non reggeranno a lungo e c’è bisogno che tu che hai l’Innocence rimanga abbastanza in forze per combattere.-
Il giovane allungò una mano e le tolse una macchia di sangue dal viso con il pollice.
-Per questo se sarà necessario vi farò io da scudo.-
-Ma stai scherzando?!-
si infuriò la ragazza.
-Come puoi pensare di rischiare la tua vita in modo così avventato?!-
-Hah! Te l’ho già detto, io non muoio tanto facilmente. Comunque se proprio ci tieni alla mia vita vedi di non fare casino in modo che io non debba venire continuamente a salvarti il culo!-
-Komui, fai presto! Recupera i cubi di Innocence presenti dentro di me.-
La voce di Hebraska risuonò di nuovo dagli auricolari di Komui, che trasalì sorpreso.
-Inoltre... Leverrier sta portando qui Lenalee...-
 
Angelica ripensò a quello che la sua amica aveva detto dopo che il fratello l’aveva chiusa nell’infermeria, parlava di esperimenti e di farsi inserire l’Innocence direttamente nel corpo nonostante i livelli di sincronizzazione fossero proibitivi.
Capì che non era il momento per fare delle discussioni, così come anche Komui, che abbandonando ogni tentativo di fermare Kanda e Chaoji spinse senza indugi l’interruttore per la discesa e l’ascensore iniziò a scendere a tutta velocità.
Coperta dal rumore del macchinario che si muoveva udirono la vocetta dell’akuma che rideva alcuni metri sopra le loro teste.
 
-Eh eh, e va bene, giocherò con te, Supervisore. Ti concedo dieci secondi, non di più. Dieci... nove... otto...-
 
* * *
 
Il piccolo montacarichi di servizio su cui erano saliti Lavi, Lenalee e Leverrier perse completamente il controllo e i tre precipitarono fino a che non raggiunsero il fondo del tunnel.
Le porte si aprirono e loro scesero un po’ esitanti ma interi.
 
-Si è rotto...-
-Credevo che non ci saremmo più fermati.-
Leverrier intervenì con tono pratico.
-Si è guastato a causa del terremoto. In ogni caso ci ha portati ben oltre le mie aspettative, da qui in poi possiamo usare le scale.-
Si voltò e lanciò un’occhiata al giovane dai capelli rossi.
-Approposito... tu cosa sei venuto a fare, Bookman Junior?-
L’altro mise su l’espressione più innocente che la sua perfetta faccia di bronzo gli permise di fare.
-Mh... per la “cronaca”, eh? Del resto voi Bookman non siete altro che iene che infestano il campo di battaglia. Molto bene, dato che c’è un accordo fai pure ciò che ti aggrada.-
Il ragazzo appoggiò ad una spalla la lancia che brandiva in sostituzione del suo martello.
-Graaazie!-
-Lavi...-
lo chiamò Lenalee.
-Se sei venuto per fermarmi...-
-Non temere, non sono venuto per questo. Se tu hai deciso così io non posso dirti niente. Ma lasciami almeno venire con te.-
Mentre lo seguivano giù per oscure rampe di scale Leverrier continuava a trafficare con la ricetrasmittente.
-Silenzio, Hebraska. Questa è una richiesta della stessa Lenalee, oltre ad un mio ordine, quindi tu lo farai!-
Non riuscirono ad udire la replica di Hebraska ma sicuramente stava ancora tentando di convincere Leverrier a cambiare idea, perché poco dopo lo videro ghignare.
-Che differenza c’è con quello che hai fatto obbedendo all’Ordine negli ultimi cent’anni? Hai ucciso il sangue del tuo sangue per molto meno...-
Entrambi gli esorcisti rimasero basiti per le sue parole.
-Il sangue... del suo sangue...?-
Il sovrintendente si voltò verso Lenalee e la rimbrottò:
-Non è niente, sbrigati.-
 
Lavi lo osservò in silenzio e rielaborò nella sua testa ciò che sapeva su quell’uomo.
Leverrier era un uomo molto importante all’interno dell’Ordine, molti membri della sua famiglia ne facevano parte e lui era forse quello con la posizione più elevata.
Si diceva che la sua famiglia avesse raggiunto il vertice dopo aver immolato alla causa una giovane del loro casato, poco dopo la fondazione dell’Ordine, e che da allora non avesse mai perso la sua importanza, oltre ad avere un certo tipo di “doveri” che il ragazzo ipotizzò consistessero nel portare avanti gli esperimenti sui parenti dei compatibili, aboliti dopo la nomina di Komui a Supervisore, e l’approvvigionamento delle cavie per gli esperimenti di cui sopra.
E tra queste, molto probabilmente, anche i suoi familiari negli ultimi cento anni...
 
-Sovrintendente, dì un po’, perché sei qui?-
L’altro si voltò e lo squadrò con il suo sguardo affilato.
-Che cosa?-
-Ti ho chiesto per quale motivo hai tutta questa fretta.-
La risposta si fece attendere e il tono mellifluo con cui la pronunciò la fece sembrare ancora più sgradevolmente falsa.
-E quale altro motivo potrebbe esserci se non sconfiggere il Conte?-
 
* * *
 
-... zero.-
Un boato sopra le loro teste li avvertì che l’akuma doveva essersi liberato dalla barriera di kekkai.
-C-che cos’era quel rumore?-
chiese terrorizzato uno dei Finders.
-E’ arrivato...-
 
Angelica seguì lo sguardo di Kanda e guardò verso l’alto, individuando la forma biancastra del Livello 4 che scendeva in picchiata verso di loro.
Il portale che portava alla stanza di Hebraska si stava aprendo ma non avrebbero mai fatto in tempo ad arrivare, il loro nemico li avrebbe senz’altro raggiunti prima.
 
-Mettiti in guardia!-
ordinò il giovane giapponese ad Angelica, prendendola per un braccio.
-Dobbiamo proteggere Komui!-
-S-sì...-
 
Nonostante l’alta velocità della discesa le rendesse un po’ difficile muoversi come voleva, la ragazza si mise in posizione di guardia e fece appena in tempo a vedere l’akuma che entrava in collisione con la piattaforma dell’ascensore facendole perdere il controllo e condannandoli a precipitare verso il fondo dell’ambiente.
Il violento impatto fu l’ultima cosa che ricordò di aver visto prima di perdere i sensi.
 
* * *
 
Avevano finalmente raggiunto l’ingresso alla grande sala sotterranea nella quale si trovava Hebraska e Leverrier la spalancò permettendo a Lavi e Lenalee di superarlo ed entrare nella stanza prima di lui.
Quella porta dava accesso ad una specie di passerella rialzata che attraversava l’ambiente da una parete all’altra, dando così una visione ottimale di ciò che accadeva lì intorno.
I due giovani spalancarono gli occhi quando videro l’ascensore che cadeva a velocità folle e l’angoscia si impadronì di entrambi.
Non sapevano con certezza chi ci fosse sopra ma per qualche motivo erano sicuri che fossero proprio le persone che desideravano vedere di più in quel momento e guardarli mentre precipitavano davanti ai loro occhi li faceva sentire impotenti e scoraggiati.
Quando poi la grande struttura meccanica collassò a terra esplodendo in una nuvola di fumo e fuoco nulla sarebbe riuscito a fermare l’urlo di disperazione di Lenalee.
 
-Fratello!! Fratello!!-
 
Lavi non urlava, ma soltanto perché la gola gli si era seccata e la sua testa per un paio di secondi aveva cessato ogni attività.
Quando si riprese saltò senza esitazioni il parapetto della passerella brandendo la lancia e senza curarsi dell’altezza e dei detriti dell’esplosione che ancora vagavano nell’aria satura di fumo.
 
-Vado ad aiutarlo, forse faccio ancora in tempo!-
 
Quello era solo uno dei motivi per cui aveva tanta fretta di raggiungere gli occupanti dell’ascensore distrutto.
Da quando aveva visto quella maledetta macchina che cadeva il suo cervello si era messo a lavorare freneticamente su scenari che avrebbe tanto voluto cancellare e dimenticare, ma che continuavano a vorticargli davanti agli occhi come tante evanescenti allucinazioni:
vedeva Angelica schiacciata dalle macerie o bruciata a morte dalle fiamme liberate dall’esplosione o ancora trafitta da qualche trave di metallo sfuggita alla struttura dell’ascensore.
Il punto era che ogni visione comprendeva una Angelica incosciente immersa in una pozza di sangue, cosa che gli faceva venire il voltastomaco.
Doveva assicurarsi che fossero solo brutti scherzi della sua mente, solo delle stupide idee generate dall’ansia.
Alzò gli occhi e intravide una figurina biancastra planare verso il basso e capì che si trattava del famoso akuma evoluto al livello 4.
Tornò a guardare davanti a sé e corse verso il punto da cui si irradiava tutto quel fumo grigiastro, cercando di tenere occupato il cervello perché smettesse di mostrargli quelle maledette immagini.
‘Ann, sto arrivando... tu però... tu però cerca di stare bene, ti prego...’
 
* * *
 
Angelica riprese faticosamente i sensi e cercò di rimettere insieme le idee.
Non riusciva a pensare con chiarezza, sentiva le orecchie che fischiavano e anche solo provare a respirare le provocò diversi colpi di tosse.
Quando il fischio che le offuscava l’udito si fu calmato e la sua percezione della realtà circostante tornò a livelli più o meno normali si accorse di una mano che le scuoteva una spalla e di una voce che la chiamava da poco sopra di lei.
 
-Svegliati. Cazzo, svegliati! Non puoi essere morta, stai respirando, svegliati! Apri quegli occhi!-
La ragazza aprì gli occhi con esitazione e nel suo campo visivo entrò l’immagine leggermente distorta del viso di Kanda, a poca distanza dal suo, che la guardava con i suoi occhi perennemente imbronciati.
-Kan... da...?-
-Tsk, alla buon’ora, quanto ci hai messo a riprenderti!-
 
Lei lo osservò meglio e si accorse che c’era qualcosa di strano: era come se la schiena del giovane stesse bruciando, emettendo una gran quantità di fumo bianco.
Quando le fu chiaro che non era uno scherzo della sua vista ancora leggermente annebbiata né un’allucinazione e quando i suoi pensieri si fecero più chiari spalancò gli occhi e lo guardò preoccupata.
 
-Tu... mi hai fatto da scudo...?-
-A te e a quel bastardo di Komui, sì.-
Lei si voltò e vide che anche lo scienziato era al suo fianco, ammaccato e coperto di polvere ma sostanzialmente incolume.
-Komui... stai bene?-
-Sta bene, vi ho protetti io!-
tagliò corto Kanda, riattirando l’attenzione di Angelica.
-Kanda, ma che cosa hai fatto?-
Cercò di allungare una mano per toccargli una spalla, ma lui fuggì il contatto.
-Stai ferma.-
-Ma guarda la tua schiena, è un’ustione gravissima!-
strillò lei.
-Dannazione, non urlare!-
 
La schiena e le braccia del giovane sfrigolavano e continuavano ad emettere fumo, ma per qualche strana magia sembrava che stessero anche migliorando.
Tempo qualche secondo e delle gravi bruciature non rimase traccia, sparirono del tutto facendo scappare qualche piccolo gemito di dolore al ragazzo giapponese, che alla fine si asciugò il sudore dal viso e tentò di alzarsi in piedi come se nulla fosse.
Angelica lo osservava incapace di muoversi e con gli occhi spalancati, reazione a cui lui rispose con i suoi soliti modi poco cortesi.
 
-Che ci fai ancora lì per terra? Tirati su.-
Lei si puntellò sui gomiti senza smettere di guardarlo.
-Ma... che cosa ti è successo? Un attimo fa eri ferito a morte, e adesso...-
Prima che potesse completare la frase lo udì sbuffare sonoramente e sentì la sua mano che le afferrava un braccio e la tirava su praticamente di peso.
-Non sono fatti tuoi, e adesso alzati, non abbiamo tempo di aspettare i tuoi comodi.-
-Komui! Ann! E... Yuu?! Ci sei anche tu?-
Mentre la ragazza cercava di mettersi in piedi una voce che ben conosceva le riverberò nelle orecchie e la fece voltare nella direzione dalla quale proveniva, dipingendole in viso un sorriso spontaneo.
-Lavi...?-
Il ragazzo dai capelli rossi si avvicinò al gruppetto tenendo alta la lancia che portava con sé e squadrandoli preoccupato.
-Meno male, siete ancora vivi! State tutti bene?-
 
L’occhio poi gli cadde su Angelica che si stava alzando e di riflesso si sentì subito più sollevato.
Poi vide le condizioni dei suoi abiti e si rabbuiò.
 
-Ann... ma cosa ti è successo?-
Lei abbassò lo sguardo e solo allora ricordò che aveva il vestito e le braccia macchiate del sangue che le era schizzato addosso quando l’akuma aveva fatto esplodere la testa di quei due Finders che avevano cercato di proteggere lei e Komui.
-Io... no, questo non è mio, io sto bene, davvero...-
Le gambe che tremavano sembravano dire il contrario ma almeno non era ferita, a quanto diceva.
-Aspetta... ma se tu sei qui, allora...-
 
Sia Angelica che Komui alzarono gli occhi verso la passerella rialzata al centro della stanza e videro che Leverrier stava portando Lenalee al cospetto di Hebraska.
No, lo stava facendo davvero!
Non poteva, non doveva!
 
-Lenalee!-
-Ora basta giocare a rincorrersi, Supervisore.-
 
Anche il Livello 4 era arrivato e li scrutava dall’alto con i suoi occhietti cattivi.
Angelica si portò più in vista e rievocò la sua Innocence, che si era disattivata quando era svenuta.
Barcollava visibilmente e sapeva che non sarebbe riuscita a resistere molto contro quell’essere demoniaco, ma doveva tentare. Lei era l’unica che aveva le armi per combatterlo e non poteva tirarsi indietro.
Quando Lavi e Kanda le si pararono davanti brandendo le loro armi di fortuna li guardò con disappunto e un brivido di nervosismo le attraversò la schiena.
 
-Cosa diavolo state facendo?!-
-Ti diamo una mano, a te cosa sembra?-
Kanda lanciò un’occhiata stranamente complice all’altro ragazzo.
-Il coniglio può anche rimanere indietro, se non se la sente.-
-Ma quanto sei spiritoso.-
-“Quanto sei spiritoso.”-
gli fece il verso l’akuma prima di scagliarsi verso di loro.
-Maledizione!-
Angelica si fece spazio tra i due giovani e passò loro davanti.
-Ann, cosa fai?!-
 
Lei sollevò le spade e conficcò le lame nel pavimento per quanto la sua forza le permise di fare e generò un muro di ghiaccio azzurrognolo con il quale schermò lei e i suoi compagni dall’attacco del Livello 4.
La barriera gelata fermò la carica dell’akuma e la ragazza tirò un sospiro di sollievo.
Ma la calma non durò a lungo: il nemico si aprì una breccia e approfittò dell’effetto sorpresa per afferrare Angelica per le braccia e scagliarla all’indietro, facendole descrivere un piccolo arco a mezz’aria che si concluse con un violento atterraggio di schiena.
Lei trovò la forza di rialzarsi subito, appena in tempo per ripararsi con le spade da un nuovo attacco del Livello 4.
I suoi movimenti adesso erano più veloci e più difficili da seguire, o almeno così sembrava alla povera Angelica, che si sentiva sempre più stanca e affaticata.
In qualche modo l’esorcista riuscì a superare le difese dell’akuma e un sottile taglio argentato si disegnò sul petto della creatura demoniaca, seguito da un disperato affondo pochi centimetri più in basso.
La pelle biancastra bruciava e ribolliva nei punti in cui era venuta a contatto con l’Innocence e la giovane per un istante credette di avercela fatta...
finché non avvertì una mano che la afferrava per il collo e la sollevava da terra.
 
-Adesso devo proprio ucciderti.-
 
Priva di forze e senza più un briciolo di determinazione, Angelica chiuse gli occhi rassegnata, attendendo il suo destino apparentemente già segnato.
E sarebbe davvero andata a finire male se Lavi non avesse preso il coraggio a due mani correndo in suo soccorso e affondando la punta della sua lancia nella schiena del Livello 4.
Naturalmente non si aspettava di provocargli qualche danno serio, ma sperava almeno di distrarlo abbastanza perché distogliesse la sua attenzione dalla ragazza bionda, speranza che per fortuna si realizzò concretamente, l’akuma lasciò cadere con fare scocciato la figurina stremata della giovane esorcista, che si abbandonò al suolo senza muoversi né protestare, e si voltò per fronteggiare quell’ennesimo disturbatore.
Angelica si riebbe a causa di un gran rumore a poca distanza da dove si trovava lei e quando aprì gli occhi vide Lavi, coperto di sangue e con in mano la sua lancia spezzata, accasciato contro la parete.
Più in là l’akuma stava guardando con curiosità ciò che gli succedeva intorno, tenendo con una mano il corpo inerme di Kanda con la noncuranza con cui si maneggerebbe una bambola.
La ragazza si trascinò fino a raggiungere il rosso e lo scosse debolmente toccandogli una spalla, con le lacrime che le premevano contro gli occhi.
 
-Lavi...? Lavi, stai bene?-
Lui sputacchiò e imprecò a bassa voce prima di rendersi conto di chi lo chiamava e quando la vide, con il sangue che le imbrattava il vestito azzurro e che continuava ad uscire dalle ferite alla testa e sulle braccia, dovette resistere all’impulso di abbracciarla.
-Sì... sì, sto bene... tu?-
-Io...-
Non stava bene, la voce tremante e gli occhi spenti la dicevano lunga, in ogni caso la sua risposta si mantenne neutra.
-Ce la faccio...-
 
Entrambi alzarono gli occhi verso la passerella rialzata e videro che l’akuma aveva raggiunto Lenalee, che era stesa a terra e tentava di raggiungere a tentoni un piccolo frammento di Innocence, probabilmente il suo con il quale Hebraska aveva cercato di farla sincronizzare.
Purtroppo il Livello 4 sembrava intenzionato a darle problemi, le aveva messo un piede sulla testa e stava cercando senza successo di attirare la sua attenzione.
All’improvviso si udì un fruscio provenire dall’alto e nella sorpresa generale atterrò quasi addosso all’akuma la figura mascherata di Allen, completamente assorbito dal suo Crown Clown.
Il suo arrivo fu talmente improvviso e inaspettato che perfino il nemico per un secondo rimase sorpreso e dovette spostarsi per evitare di venire colpito.
Iniziò subito un violento scontro tra i due, mentre Lenalee, finalmente libera di muoversi, aveva allungato una mano verso l’Innocence e aveva iniziato a sincronizzarsi.
Dal basso, Komui guardava la scena senza sapere cosa fare.
 
-Lenalee... ha iniziato a sincronizzarsi con i Dark Boots...-
Angelica alzò la testa e guardò lo scienziato.
-Komui, vai da lei...-
-Sì Komui, dovresti andare.-
le fece eco Lavi.
-Lei vive per te, lo sai, no?-
L’altro chinò il capo e strinse i pugni.
-Io non so cosa devo fare per lei...-
-Ma che cavolo stai dicendo...-
Kanda emerse da non si sa dove, ferito ma senz’altro meno malconcio dei suoi due compagni che osservavano la scena basiti.
-... brutto deficiente con il complesso della sorella! Più ti ascolto e più mi dai fastidio!-
Concluse la frase tirando un sonoro calcio al povero Komui.
-Kanda?!-
-Yuu, così lo uccidi!-
Il ragazzo giapponese ignorò ciò che gli veniva detto e continuò a rivolgersi verso il Supervisore.
-Tsk, devo forse ricordartelo io perché sei entrato all’Ordine Oscuro, tu?-
 
A quella frase Komui sembrò rianimarsi improvvisamente.
Guardò i giovani che gli stavano vicini e annuì, correndo via per raggiungere la sorella.
Angelica si puntellò aiutandosi con le spade cercando di rimettersi in piedi, sotto l’occhio perplesso di Lavi che la osservava di sbieco.
 
-E adesso cosa stai facendo?-
-Mi sto alzando, devo andare anch’io.-
-‘Andare’? E dove vorresti andare?-
-Da Lenalee. E’ la mia migliore amica, devo aiutarla!-
-Ma sei fuori?!-
Le gambe le cedettero e la ragazza si ritrovò in ginocchio, lasciandosi scappare un piccolo gemito dalle labbra.
-Perché?-
-Col cavolo che ti faccio andare, guarda come sei conciata!-
-Lenalee!-
 
La voce di Komui che urlava sopra di loro li distrasse dal loro bisticcio e riuscirono a vedere la giovane cinese riversa per terra, sostenuta appena dal fratello.
Ciò che rendeva la scena preoccupante era l’abbondante emorragia che le scaturiva da entrambe le caviglie.
Lavi chiese a Kanda, che aveva senz’altro visto più di loro:
 
-Yuu, cosa succede?-
-L’Innocence nelle mani di Lenalee è diventata liquida e lei l’ha bevuta...-
-Ha bevuto... l’Innocence...?-
Angelica tentò di nuovo di alzarsi.
-Devo andare... da Lenalee...-
Il rosso la prese per un braccio e la tirò finché lei non gli si ritrovò seduta in grembo.
-Lavi!-
-Non hai capito?! Non ti lascio andare, non ti reggi in piedi, ti farai ammazzare!-
-No! Ce la posso fare! Davvero! Ti prego, lasciami andare!-
-Fossi matto, tu resti qui!-
Enfatizzò la sua decisione afferrandola per le spalle e premendosela contro.
-Ti prego, Lavi!-
lo implorò mentre lottava per liberarsi dalla sua presa ferrea.
-Devo aiutarli! Lenalee rischia di morire e Allen sta ancora combattendo!-
-Ho detto di no!-
Le prese il viso tra le mani e lo portò ad un soffio dal suo, tanto che per un secondo la giovane si illuse che volesse baciarla.
-Non ti permetterò di farti uccidere! Hai capito?! Non te lo permetterò!-
Lei a quel punto scoppiò a piangere.
-Perché non ti fidi di me? Non sono così incapace...-
-Lo so, Ann, lo so! Io mi fido di te e so quello che sei in grado di fare, ma ridotta così...-
Le lasciò le guance e abbandonò la fronte contro la sua spalla, facendola sussultare.
-Per favore, non andare.-
-Lavi...-
 
Nel frattempo il feroce scontro sopra di loro si era momentaneamente calmato, Allen aveva combattuto alacremente contro l’akuma e ora stava per soccombere stremato all’ira del suo nemico...
all’improvviso dall’alto arrivò Lenalee in sua difesa, lasciando tutti a bocca aperta.
Indossava i suoi Dark Boots ma erano diversi dai soliti: erano di un color amaranto e il design era leggermente differente, più elegante e allo stesso tempo più letale.
 
-Lenalee...-
-E’ riuscita a sincronizzarsi, allora!-
-Come hai osato...-
stava dicendo la ragazza cinese all’akuma.
-... ridurre la mia casa in questo modo?-
 
Il Livello 4 si apprestò a sparare un nuovo colpo e Lenalee, prevenendolo, prese Allen e spiccò un salto verso l’alto.
I loro compagni che li osservavano rimasero un attimo smarriti, dato che a loro sembrò che fossero scomparsi nel nulla finché non si accorsero del puntolino in lontananza che ricordava le sagome dei due ragazzi.
 
-Così in alto?-
In pochissimo tempo erano volati davvero in alto e ad una velocità pazzesca.
-Yuu... tu sei riuscito a vederli che si spostavano?-
-No...-
-Che velocità...-
 
Lo scontro riprese più violento di prima e sembrava che Allen e Lenalee riuscissero a tenere testa a quella piccola calamità che nessun altro era riuscito a contrastare.
Lo atterrarono al centro della passerella e Allen lo trafisse con la sua enorme spada, aiutato da Lenalee che a furia di calci e salti fece penetrare la lama sempre più in profondità.
Quando poi a sorpresa intervenne anche il generale Cross la vittoria fu schiacciante, bastò il canto della sua Grave of Maria per rendere l’akuma meno combattivo e lasciare ai due giovani l’occasione di finirlo.
 
-Ohi Komui, l’evacuazione è sospesa. Quel coso con la pancia da ubriacone te lo faccio diventare un campione da laboratorio.-
-Generale Cross! Siete davvero voi?-
-Ti sembro qualcun altro?-
L’auricolare di Komui gracchiò e dopo qualche secondo di dialogo incomprensibile lo sentirono dire con tono pratico:
-Ho capito, arrivo subito!-
 
seguito da una sequela di ordini e indicazioni.
Si rivolse poi al generale.
 
-Generale Cross?-
-Cosa vuoi?-
-Io devo tornare di sopra. Posso affidare a lei la distruzione dell’obiettivo in collaborazione con Allen e Lenalee?-
-Non devi nemmeno chiederlo. Vai pure, Supervisore.-
Dopo averlo ringraziato si ricordò degli esorcisti che giacevano qualche metro più sotto e si sporse per accertarsi che fosse tutto a posto.
-Ragazzi, tutto bene? Lavi, Kanda, mi dispiace di aver fatto combattere anche voi nonostante foste disarmati!-
Kanda gli rispose male.
-Eh? Non me ne frega niente delle tue scuse. Combattere gli akuma è il mio lavoro!-
-Accidenti, Yuu, sei così virile...!-
-E tu Angelica? Stai bene?-
-Sì, Komui, non preoccuparti per me.-
Lavi le tirò scherzosamente un pugno sulla testa.
-Ci pensano già gli altri a preoccuparsi per te.-
-Senti da che pulpito...-
-Fratello! Ci sono dei sopravvissuti al laboratorio?-
-E’ così, signor Komui?-
chiesero Allen e Lenalee in lontananza.
-Sì, sto giusto andando a vedere!-
 
La notizia sollevò ulteriormente il morale di tutti che guardarono lo scienziato correre via tirando un sospiro di sollievo.
Ma la loro gioia non durò a lungo, perché l’akuma riprese a lottare e a strillare.
 
-Inno... cence...-
-Cosa...?!-
-La odio! La odio! Odio l’Innocence!-
-Ma riesce ancora a muoversi?!-
 
Nello stupore generale la creatura spinse via Allen e la sua spada, liberandosi e alzandosi in piedi.
Le cicatrici dei colpi inferti da Allen e, prima ancora, da Angelica, gli piagavano il ventre e il petto, rendendolo ancora più terribile a vedersi di quanto non fosse già.
 
-Ingenuo! Figurati se io posso rompermi per così poco!-
Dalla nuvola di polvere creata dal suo brusco movimento emerse il generale Cross con la pistola puntata contro di lui.
-No, io sono sicuro che adesso ti romperai. Vuoi sapere la ragione?-
Sparò un colpo, che l’akuma parò senza problemi con le sue sole mani.
-Eh eh, è tutto qui? Una robetta del genere non serve a nulla contro di me.-
Cross fece un sorrisetto e sollevò la sua arma.
-Dì, ne hai visto solo uno?-
Dal caricatore della pistola caddero diversi bossoli vuoti e vista l’evidente reazione di rigetto del corpo dell’akuma era semplice immaginare dove fossero finiti i proiettili.
-Ah già, la ragione!-
continuò il generale, come se nulla fosse.
-Allora, facciamo che il primo colpo era per i ragazzi dell’Ordine, non sono così insensibile da dimenticarmi di loro. Il resto invece è per avermi rovinato i vestiti.-
 
e scoppiò in una risata sguaiata.
Nonostante fosse messo talmente male da avere senz’altro i secondi contati l’akuma tentò una fuga disperata verso il portale ancora aperto sul soffitto.
Tentativo fermato tempestivamente da Allen e la sua Crown Belt.
 
-Figurati se ti lascio scappare! Ti distruggo qui e ora!-
 
Lui e Lenalee spiccarono un salto verso l'alto con tutta la potenza data dalle loro Innocence e distrussero l'akuma prima che potesse uscire dal portale.
Di lui rimase solo un mucchio di rottami che cadde a poca distanza dal generale Cross.
-Ti sta bene...-
commentò Lavi con un sorrisetto.
-Bastardo...-
concluse Kanda.
I frammenti del Livello 4 rumoreggiavano e fischiavano e da quel baccano risuonarono le ultime parole della creatura.
-Eh eh, non illudetevi... non montatevi la testa per aver distrutto uno come me. Vi possiamo eliminare quando vogliamo! Alla fine... saremo noi a vincere!-
Cross si lasciò "scappare" un colpo di pistola e mise così fine alle sofferenze di quell'anima mutilata.
-Ops! Volevo tenerlo come cavia ma mi è sfuggito un colpo, che peccato!-
La voce di Komui riverberò dagli altoparlanti, per la prima volta in quella giornata con un tono rilassato.
 
-L'evacuazione è sospesa. Voglio che tutte le sezioni seguano immediatamente le seguenti istruzioni: da questo momento iniziano le operazioni di salvataggio al laboratorio cinque e in tutto il Quartier Generale. Il Livello 4 è stato distrutto. Questa lunga mattina... è finita.-
 
Lavi sentì che Angelica aveva abbandonato la testa contro la sua spalla e i suoi respiri affannati sul collo lo fecero rabbrividire.
-Ann, stai bene...?-
-Sì... sì, sto... bene...-
Lui la prese per le spalle e la osservò preoccupato.
-No che non stai bene! Guarda cosa ti sei fatta!-
Indicò il rivoletto vermiglio che le colava lungo la fronte e il lato destro del viso.
-Non è niente...-
-Col cavolo... devo portarti subito da un medico.-
Lei annuì debolmente, disattivando l'Innocence e assicurandola alla cintura con mani tremanti.
Il rosso si alzò in piedi lentamente tirandosi dietro anche la ragazza, che gli si appoggiò di peso facendolo barcollare leggermente.
-Lavi... anche tu... hai bisogno di aiuto...-
-Dopo, prima tu.-
Si trascinarono fuori dal salone seguiti a poca distanza da Kanda, silenzioso e anonimo come sempre, ma che a modo suo teneva un occhio vigile sui suoi compagni più deboli e malconci di lui.
Con calma, fermandosi più volte per appoggiarsi al muro a riprendere fiato, il terzetto raggiunse il piano dell'edificio dove stava avvenendo il grosso della febbrile attività di recupero e soccorso.
L'ingresso al laboratorio incriminato era ora spalancato e ne uscivano fumo e gran chiasso.
-Il Vecchio... sarà ancora lì dentro...-
disse Lavi sottovoce, più a sé stesso che per farsi ascoltare da altri.
-Vai a cercarlo... Lavi.-
mormorò Angelica.
-Accompagno te dal dottore e poi...-
-No... vai adesso... Bookman è il tuo maestro... si arrabbierà molto... se scoprirà che mi hai aiutata...-
-Ma non posso lasciarti andare da sola...-
-La porto io.-
Kanda si inserì nella conversazione con impazienza.
-Mi fate venire il nervoso con il vostro stupido tira e molla. Tu! Vai a cercare quel vecchio rompipalle! E tu! Tu vieni con me a cercare un medico!-
Detto questo prese Angelica per un braccio e se la tirò via lungo il corridoio affollato, sia lei che Lavi troppo sorpresi per controbattere.
-Quel coniglio idiota...-
mugugnò il ragazzo tra i denti.
-Tu guarda se mi devo ridurre a fare un favore a quello lì.-
Sentendo le sue parole la giovane bionda sorrise.
-Ehi Kanda... grazie...-
-Stai zitta, non me ne faccio niente della tua gratitudine.-
 
Non ci fu bisogno di cercare a lungo, c’erano medici e infermieri dislocati ovunque che portavano i primi soccorsi ai feriti di quell’attacco inaspettato.
Senza troppe cerimonie Kanda ne scelse uno caso e, ignorando il paziente che stava esaminando in quel momento, gli piazzò davanti Angelica con uno strattone, facendole quasi perdere l’equilibrio.
 
-Kanda...!-
-Ohi, dalle un’occhiata, è ferita.-
-Ci sono anche altre persone, posso aspettare...-
-Stai zitta, non me ne frega niente.-
tagliò corto il ragazzo con un cenno scocciato della mano.
-Angi!-
La voce squillante di Lenalee alle sue spalle distrasse la ragazza bionda dalla discussione e la fece voltare con un gran sorriso.
-Lena!-
-Sei qui! Non riuscivo a trovarti, ero preoccupata!-
-Anch’io ero preoccupata! Stai bene? Ho visto quello che è successo alla tua Innocence, è incredibile!-
-Lo so, nemmeno io riesco a capire bene cosa significhi questo suo strano comportamento. Comunque sì, sto bene. Tu, invece? Stai sanguinando!-
-Non è nulla, stai tranquilla...-
 
Il medico che la stava esaminando tossicchiò con disapprovazione.
D’accordo, forse non era proprio vero che non era nulla...
Lenalee si inginocchiò e si sporse in avanti per abbracciare la sua amica.
 
-Sono felice che tu ce l’abbia fatta... davvero felice.-
L’altra ricambiò l’abbraccio chiudendo gli occhi lucidi per la commozione.
-Anch’io... anch’io sono tanto felice.-
 
* * *
 
-Non... non riesco più a muovermi...-
-Hah! Come immaginavo, chiacchieri e chiacchieri ma alla fine sei solo una mammoletta!-
-Tu invece non ti smentisci, Kanda, alla spada non ti batte proprio nessuno.-
-Tsk, avevi forse dubbi?-
Angelica, che osservava i suoi due compagni scrutarsi con aria di sfida insieme a Lavi, Bookman, Marie e Chaoji, alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.
-Kanda, vacci piano con il povero Allen! Sei tu l’esperto di scherma, dovresti essere in grado di controllare la difficoltà dei colpi che porti, no?-
Lui si limitò a voltarsi verso di lei con aria annoiata, puntandole contro la spada di bambù che brandiva nella mano destra.
-Ce ne sarà anche per te, prima o poi! E’ ora che impari ad usare la tua Innocence come si deve!-
La ragazza rise.
-Non vedo l’ora!-
-Anch’io... di farti a pezzettini!-
Tornò poi a rivolgersi ad Allen.
-Bene, e adesso ti rapiamo a zero.-
-Eh no... non ho mica detto che mi arrendo!-
Il ragazzino dai capelli bianchi, accasciato a terra in seguito all’impegnativo allenamento a cui lo aveva sottoposto Kanda, fece leva con le gambe e trascinò il samurai al suolo con lui, coinvolgendolo in un vero e proprio scontro a mani nude.
-Oh, che cosa strana vedere quei due che si allenano insieme!-
Gli spettatori distolsero la loro attenzione dalla rissa che si era venuta a creare per vedere chi avesse parlato.
-Ciao Johnny!-
-Ehi, ma cosa fai in giro? Non sapevo che potessi già muoverti!-
 
Lo scienziato occhialuto sorrise dall’alto della sua sedia a rotelle.
Angelica provvide a chiarire i suoi dubbi su quello che stava succedendo.
 
-Devi sapere che all’inizio si trattava di un semplice allenamento di scherma... ma poi quei due hanno iniziato ad innervosirsi come loro solito e... bè, come vedi alla fine si è arrivati alle mani.-
I rumori e i commenti concitati del piccolo scontro arrivavano chiaramente fino a loro.
-Tu...! Hai solo fatto finta di essere stanco per fregarmi!-
-Il raggiro è uno dei fondamentali della strategia, dovresti saperlo.-
-Muori! Tu finto gentleman bastardo!-
-Tale maestro, tale allievo!-
-Ormai è un’ora che vanno avanti. Pare che chi perde debba rasarsi la testa... ormai si sono ridotti a scazzottarsi come due ragazzini.-
completò la spiegazione Lavi.
-Il raid dell’altro giorno deve essere stato un brutto colpo per l’orgoglio di entrambi. Allen, poi, con il carattere che si ritrova si sentirà sicuramente responsabile...-
commentò Marie.
-Approposito, Johnny, cosa ci fai qui?-
chiese il rosso.
-Ah!-
Allo scienziato si illuminarono gli occhi mentre, appoggiandosi sulle braccia, scendeva dalla sedia a rotelle e posava a terra una scatola di latta.
-Sono venuto a prendere le misure per le nuove uniformi, a te, Angelica, Kanda e Allen.-
-Eeeh?! Stai lavorando?!-
-Le misure sotto i vent’anni cambiano in fretta, non posso permettermi di farvi delle divise strette, no?-
-Certo che sei proprio malato di lavoro, tu...-
Dalla scatola estrasse un metro da sarto e si avvicinò ad Angelica, mentre Marie richiamava Allen e Kanda.
-Ohi, voi due! Piantatela un po’! C’è qui Johnny che deve prendervi le misure!-
I due contendenti si concessero reciprocamente una tregua e si avviarono per farsi misurare dallo scienziato che stava già annotando i numeri relativi ad Angelica su un foglietto.
-Incredibile, tu sei addirittura dimagrita.-
-Dimagrita?! Se è già pelle e ossa così, come può essere dimagrita?!-
intervenne Lavi melodrammatico.
-Lavi, non urlare!-
-La vita è leggermente più stretta rispetto alle misure dell’ultima volta...-
 
La ragazza si portò una mano al ventre, pensierosa.
Probabilmente il suo corpo aveva somatizzato lo stress di quelle ultime settimane rendendo la sua costituzione più debole di quanto già non fosse...
Lavi le toccò una spalla.
 
-Non preoccuparti, un paio di pranzi preparati dal nostro Jerry e tornerai come nuova!-
Johnny annuì incoraggiante.
-Ho già delle belle idee per la tua uniforme. Vedrai, sono sicuro che sarai ancora più graziosa!-
Lei sorrise lusingata.
-Grazie, Johnny. Mi raccomando, che sia anche comoda, però. E ricordati che non la voglio assolutamente con la gonna come quelle di Lenalee.-
-Sarà perfetta e comodissima, promesso!-
All’improvviso alle loro spalle si formò un’aura oscura e la voce severa della capoinfermiera li immobilizzò tutti al loro posto.
-Maniaco del lavoro e sei esorcisti lì presenti... chiii vi ha autorizzati ad uscire dalle vostre stanze?-
 
Il risultato di quel rimprovero fu che quando Komui convocò gli esorcisti nel suo ufficio, quelli si presentarono con le facce tirate di chi aveva appena ricevuto una pesante ramanzina e le orecchie rosse come fragole mature.
Sorvolando sulle loro condizioni piuttosto comiche, Komui passò al motivo per il quale li aveva chiamati.
Si trattava dell’Innocence di Lenalee: quando l’aveva disattivata per la prima volta da quando si era verificato quello strano fenomeno gli stivali si erano come sciolti ed erano andati a formare degli anelli rossi che le si erano avvolti intorno alle caviglie.
Dopo aver condotto degli esami sia su di lei che sugli anelli avevano riscontrato che all’interno dei vasi sanguigni e nelle altre parti del suo corpo non vi era traccia di Innocence (cosa strana, dato che l’aveva ingoiata e le aveva anche provocato un’emorragia); la sostanza divina stava tutta in quegli strani anelli vermigli.
Avevano quindi dedotto che si trattasse di una forma evoluta del tipo equipaggiamento, che normalmente a differenza del tipo parassita aveva bisogno di un intervento esterno per plasmare l’Innocence a forma di arma e renderla più semplice da maneggiare e controllare per il compatibile.
Nel caso di questa evoluzione, invece, il sangue era l’unico intermediario tra Innocence e compatibile, rendendo così più stretta la relazione e più facile il controllo, oltre al fatto che era logico supporre che in caso di danni sarebbe bastato un po’ di sangue per ripristinare l’arma.
 
-Abbiamo deciso di chiamarlo “tipo cristallo”.-
-Komui, soltanto l’Innocence di Lenalee può diventare di tipo cristallo?-
-No, credo di no. Non ne ho ancora la certezza assoluta ma la possibilità che possa accadere la stessa cosa anche ad altri tipo equipaggiamento è piuttosto alta.-
Questa affermazione li fece riflettere in silenzio per qualche secondo, finché il generale Tiedoll non disse con aria assente:
-A quanto pare la volontà del Signore è che diventiamo più forti, eh?-
Marie annuì.
-Il raid dell’altro giorno... è vero che avevamo abbassato la guardia perché eravamo appena tornati da Edo, ma non possiamo negare che se non fosse stato per la presenza dei generali la sede dell’Ordine sarebbe stata distrutta. Non voglio fare il disfattista, ma... io ho percepito quell’aggressione come un esplicito messaggio del Conte... lui ci stava dicendo che può eliminarci in qualunque momento.-
 
* * *
 
Bookman e Lavi si erano ritirati per discutere di ciò che era appena stato detto nell’ufficio di Komui, il vecchio appoggiato ad una delle colonne che ornavano i corridoi della torre e il ragazzo affacciato alla balconata che dava sulle scale guardando distrattamente un punto a caso davanti a sé.
 
-Chissà se il tipo cristallo accorcia la vita del compatibile come il tipo parassita?-
-Chissà...-
-Tu non diventare un tipo cristallo, Lavi. Non c’è bisogno di farsi coinvolgere fino a quel punto...-
-Uhm... sì...-
 
‘Certo, non facciamoci coinvolgere. Aaah, Lavi, accidenti a te!’
 
-Se dovessi mai avvertire i segni dell’evoluzione a tipo cristallo devi dirmelo immediatamente. A quel punto non potremo più restare all’Ordine.-
-Certo, lo so...-
 
‘E non farti venire le fitte al cuore, tu!’
 
-Per quanto riguarda l’affermazione di Marie... un’organizzazione così piccola il Conte avrebbe potuto distruggerla quando voleva.-
-Eh...?-
-Se supponiamo che il Conte abbia una ragione per mantenere in vita l’Ordine...-
-Eeeh?! Ma cosa stai dicendo, Vecchio?!-
-Sto solo facendo un’ipotesi. Non è un punto di vista da scartare, no?-
Lavi non rispose.
-In ogni caso staremo a vedere come si evolveranno gli eventi... da semplici spettatori e senza comprometterci, come sempre...-
Il giovane sospirò.
-Staremo a vedere... come sempre...-

Author
and characters corner:
Yami: quindi tu dici di no, eh?
Lavi: ma no, miss Yami, ne sono certo.
Yami: tu sei sicuro che i lettori leggendo le mie note autore non si siano convinti che io sia una cretina o una malata mentale?
Kanda: io lo penso con o senza note autore...
Angelica: *sposta Kanda* ma si figuri, miss Yami! Nessuno lo penserebbe mai!
Yami: uhm... allora mi fido...
Allen: miss Yami, dobbiamo sbrigarci, si ricordi che oggi ha il suo appuntamento dall'analista.
TUTTI: analista?!
Yami: no, no! Macché analista! OCULISTA, quello che Allen voleva dire era oculista! Perché devo cambiare gli occhiali, eh! *prende Allen per il collo* pischello maledetto, ti avevo detto di mantenere il segreto!
Allen: *trema* ma, ma... ma lei mi aveva chiesto di ricordarglielo. Stavo solo eseguendo gli ordini!
Yami: è la stessa cosa che hanno detto anche i nazisti al Processo di Norimberga, lo sai?
Lavi: miss Yamiii? Non si innervosisca, è andata così bene fino ad ora!
Yami: hai ragione, coniglietto, adesso mi calmo... anche perché devo dare una comunicazione importante.
Angelica: ah, parla di quella cosa?
Lavi: parla sicuramente di quella cosa.
Yami: sì, parlo proprio di quella cosa. Visto che mi sembra il caso di far capire anche voi, "quella cosa" è una one-shot scritta dal mio gufetto numero uno Mitsuki, un piccolo omaggio a Lavi e Angelica... per farvi capire il genere arriva dove la mia one-shot sulla Loreley non è riuscita ad arrivare, non so se mi spiego...
Angelica: che imbarazzo, ma perché dovrebbero scrivere di me e Lavi che facciamo certe cose?!
Kanda: perché la gente non ha pazienza di aspettare per vedere se tu e quel coniglio idiota arriverete mai a copulare, e quindi in attesa dell'evento ufficiale la fantasia corre, e corre parecchio...
Yami: il discorso è che Mitsuki è stata gentilissima e ha fatto davvero un buon lavoro, quindi passate a dare un'occhiata a "She is taking me with her" (il titolo tra l'altro cita "Dancer" degli Xandria, una delle mie canzoni preferite che dal mio punto di vista grida LaviAnn in tutte le lingue del mondo, ma sono dettagli!), per vedere Lavi e Angelica in un contesto un po' diverso (e godetevelo, perché chissà se qui vedrete mai una cosa del genere. u.u) e farvi raccontare di loro da una voce che non è la mia, ne vale la pena.
Lavi: dopo la comunicazione importante abbiamo ora una comunicazione molto seria: a meno che si presenti un nuovo miracolo...
Yami: per la serie che dovrebbe arrivare un angelo del Signore a consegnarmi il capitolo già pronto e corretto...!
Lavi: dicevo, a meno che si presenti un nuovo miracolo questa volta è quasi certo che non ci sarà un aggiornamento prima di luglio, causa esami di stato dell'autrice.
Yami: non che vi perdiate chissà cosa, eh! Da qui in poi vi aspettano una massa di capitoli fluffosi (?) interamente generati dalla mia testolina malefica, con l'eccezione di alcune "concessioni" alla trama originale del manga...
Allen: ma non dovrebbero essere contenti di leggere qualcosa di completamente suo, miss Yami?
Yami: in ogni caso mi darò da fare per quanto mi sarà possibile e cercherò di ridurre l'attesa, promesso. Ah, e un'altra cosa!
Kanda: ma non hai ancora finito?!
Yami: *lo ignora* il fatto che io non risponda alle recensioni non significa che io non le veda e, sopratutto, che non mi rendano felice. Le mie mancate risposte sono dovute al fatto che ultimamente riesco ad accedere a EFP solo da cellulare per motivi di tempo, e con il ferrovecchio che mi ritrovo rispondere è una vera tortura. Le vostre recensioni sono sempre attese con molta ansia da me e mi riempiono di gioia, quindi vi chiedo scusa per la mia scostanza, prometto che da ora in poi se mi sarà possibile cercherò di rispondere per esprimere più spesso la mia gratitudine. *si inchina*
Kanda: abbiamo finito, adesso?
Angelica: sì, animina in pena, abbiamo finito, raccogli baracca e burattini che ce ne stiamo andando.
Lavi: grazie per essere rimasti con noi fino a qui, consultate sempre l'info point per avere notizie e aggiornamenti.
Yami: di nuovo grazie, la vostra costanza mi rende davvero felice, e se vorrete lasciarmi un commento mi renderete ancora più felice! A presto (si spera), e di nuovo grazie, grazie davvero!

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Capitolo 18
*** Non avrai paura di nulla finché sarai con me ***


Allen: ripetilo se hai il coraggio!
Kanda: quando vuoi, mammoletta!
Angelica: ma insomma, voi due! Siete appena tornati dalle ferie e state già facendo a botte?
Kanda: ferie? Due mesi a far niente con voi scocciatori e a sopportare gli scleri da studio di quell'altra idiota li chiami ferie?!
Lavi: ssh, Yuu! Porta un po' di rispetto! Miss Yami ha appena finito gli esami, è normale che fosse un pochino alterata negli ultimi tempi...
Kanda: certo, e adesso molla tutto il lavoro a noi come suo solito e se ne va in giro a spassarsela! Ma sì, tanto noi non abbiamo una vita, vero?!
Angelica: tanto tu te ne staresti tutto il giorno ad esercitarti con la tua stupida spada, non ti costa niente spendere qualche minuto del tuo preziosissimo tempo per presentare il capitolo insieme a noi...
Allen: abbiamo anche due mesi di assenza da recuperare e i lettori aspettano, vuoi davvero deluderli?
Kanda: e che me ne frega?!
Angelica: lasciamo perdere, ragazzi, è un caso disperato. *sospira*
Kanda: umpf!
Lavi: bentornati nel mondo di "Velvet Ribbons & Fiery Hammers", cari lettori! Quest'oggi miss Yami non è qui con noi perchè impegni importantissimi la trattengono...
Kanda: certo, bighellonare con le amiche è un impegno importantissimo...
Angelica: comunque sarà per la prossima volta, vero Lavi?
Lavi: vero, Ann!
Allen: il capitolo lo ha scritto, l'importante è questo!
Lavi: senza perdere tempo esauriamo i ringraziamenti e vi lasciamo alla lettura, così da non farvi aspettare oltre!
Allen: ringraziamo Mitsuki no Kaze, NiyraV e GiulyRabePro per le loro recensioni sempre così gentili e gradite.
Angelica: in particolare grazie a Mitsuki e Giuly perchè sono gli immancabili avvolt--COFF gufetti sulla spalla di miss Yami, e grazie a Niyra perchè nonostante tutti i problemi che si fa sappiamo che sta dando il massimo!
Lavi: grazie inoltre a tutti gli amici che anche se non lasciano recensioni qui su EFP non mancano mai di farci sapere la loro opinione e di comunicarci il loro entusiasmo!
Allen: e grazie a tutti voi lettori che dopo la lunga assenza e gli scleri dell'autrice siete ancora qui con noi, la vostra perseveranza vi fa onore (?) e ci fa immensamente piacere!
Kanda: tsk, allora, abbiamo finito?
Angelica: sì, abbiamo finito!
Lavi: vi lasciamo al capitolo, buona lettura!

CAPITOLO 18 – Non avrai paura di nulla finché sarai con me

La nuova sede dell’Ordine Oscuro si presentava caotica e disordinata a causa del recente trasloco.
Dopo l’incursione dei Noah e del Livello 4 il Quartier Generale era ridotto un vero disastro e i “capoccioni”, i grandi capi rappresentanti diretti del Vaticano, avevano deliberato che la sede attuale non era più adeguata.
Quindi, dopo più di 100 anni, i membri del Quartier Generale avevano dovuto raccogliere armi e bagagli (letteralmente!) e spostarsi nella nuova struttura predisposta per loro, un antico castello che più che altro aveva l’aspetto di un’imponente cattedrale gotica. Un po’ inquietante, forse, ma aveva senz’altro il suo fascino.
Il trasferimento completo era avvenuto da poche ore e c’era un silenzioso fermento che invadeva tutto l’edificio. Silenzioso finché una voce furiosa non ruppe quel quieto equilibrio.
 
-E questa cos’è?!-
 
Angelica aveva appena fatto il suo ingresso nella nuova Sezione Scientifica facendo lo slalom tra scatole varie e scienziati affaccendati, e dal modo con cui si muoveva si capiva che era estremamente alterata.
Lavi e Johnny, che stavano chiacchierando tranquillamente fino ad un secondo prima, ammutolirono all’istante e si voltarono nella direzione da cui proveniva la giovane esorcista, che senza degnare (strano!) il rosso di uno sguardo si rivolse con una certa irritazione allo scienziato occhialuto.
 
-Allora, Johnny, sto aspettando.-
-Ehm... stai aspettando?-
-Sì, aspetto che tu mi dia spiegazioni!-
-Io... veramente non capisco...-
fu la risposta esitante del povero ragazzo.
-D’accordo, proviamoci di nuovo: ti ho chiesto che cos’è questa.-
Nel porre nuovamente quell’interrogativo fece oscillare le braccia in modo che indicassero la sua figura e i due giovani capirono che forse si stava riferendo a ciò che indossava:
una giacca nera dalle bordature rosse che le arrivava alla vita, dalla quale faceva capolino una semplice maglia scura, stivaletti al polpaccio e una gonna piuttosto corta, simile a quelle portate di solito da Lenalee, con l’orlo ornato da raffinate plissettature di stoffa cremisi.
-La nuova uniforme?-
azzardò lo scienziato, alla cui voce fece eco quella pimpante di Lavi.
-Devo farti i miei complimenti, Johnny! Hai davvero occhio per queste cose!-
-Tu dici?-
-Beh, guardala, le sta benissimo!-
Angelica non trattenne la sua irritazione crescente e sbottò:
-La volete piantare di fare comunella voi due?! Non parlavo dell’uniforme, parlavo di questa.-
Strinse i denti quando pronunciò l’ultima parte della frase e nello stesso momento prese gli orli della gonna tra due dita, come se anche solo l’idea di averla addosso le facesse ribrezzo.
-A me sembra una gonna...-
-Una gran bella gonna!-
commentò Lavi, guadagnandosi un’occhiata assassina da parte della fanciulla.
-Di te e delle tue osservazioni fuori luogo mi occuperò un’altra volta...-
-Non vedo l’ora!-
la prese in giro il rosso, cosa che lei scelse volutamente di ignorare, tornando a rivolgere la sua attenzione alla scienziato con gli occhiali.
-Esatto, è una gonna! Ora, mi hai mai fatto un’uniforme con la gonna?-
-Uhm... no, mai prima d’ora...-
-Perché cosa ti ho sempre detto riguardo alle gonne?-
-Ehm... che non le vuoi?-
Angelica allargò le braccia, fingendosi sorpresa.
-Incredibile, allora te lo ricordi! Quindi, se lo sai, perché questa volta hai pensato bene di farmi comunque un’uniforme con la gonna?-
Momento di silenzio.
-Perché, ehm... ci stava bene... e poi speravo che non ci facessi molto caso...-
-E’ un po’ difficile non farci caso...-
-Speravo che non avresti detto niente...-
-Già ho ignorato che tu abbia escluso i leggins a tua discrezione, mi dispiace ma sulla gonna non transigo: non la voglio.-
-Ma...-
-“Ma” un corno! Non posso combattere vestita così! E sei fortunato che al momento non abbia tempo di stare a discutere con te di questo, ma ti assicuro che al mio ritorno riprenderemo il discorso e a quel punto non ti aspettare che mi limiti alle parole: se non troveremo una soluzione ti giuro che questa gonna te la faccio mangiare, sono stata chiara?-
Il poveretto deglutì e annuì.
-Chiara, chiarissima...!-
-Bene, meglio così. Adesso devo andare...-
-E dove devi andare, Ann?-
la fermò Lavi.
-Vado in missione, il Gate dell’Arca che deve portarmi in Germania parte tra cinque minuti.-
-E con chi ci vai? Con Yuu? O con Allen?-
La ragazza scosse la testa.
-No, ci vado da sola.-
Il giovane fece una faccia strana.
-Da sola?-
-Beh sì, hanno detto che è una missione abbastanza semplice e che me la posso cavare da sola...-
-Sì certo, capisco.-
tagliò corto lui, superandola a grandi passi e dirigendosi verso l’uscita della Sezione Scientifica.
-Lavi, ma dove stai andando?-
-A parlare con Komui.-
Angelica lo seguì e dovette quasi correre per tenere dietro al suo ritmo frenetico.
-E a che proposito?-
-Affari miei, tu non avevi un Gate che ti aspettava?-
 
Lei si fermò in mezzo al corridoio, sorpresa per quella risposta così brusca.
Essendo già nervosa per i fatti suoi non mancò di rispondere per le rime.
 
-Ma certo, è proprio lì che sto andando, infatti! Ciao Lavi, divertiti in mia assenza!-
Girò sui tacchi e si allontanò verso la direzione opposta, mentre il ragazzo borbottava tra sé:
-Puoi giurarci...!-
 
* * *
 
Eppure era sicura che più leggeva il file della missione e più le sembrava che fosse abbastanza semplice perché potesse occuparsene da sola.
Invece qualche ora prima Lavi aveva attraversato al volo il Gate insieme a lei, insistendo in tutti i modi che nel file c’era un errore e che lo avevano mandato con lei perché c’era bisogno di entrambi.
Se lo diceva lui...
Fuori dal Gate si erano ritrovati nella città di Friburgo, nel sud della Germania, e da lì avevano preso un treno che li avrebbe portati alla loro destinazione.
Angelica alzò gli occhi dai documenti che stava consultando e lanciò uno sguardo fugace al ragazzo seduto davanti a lei nello scompartimento del treno.
Teneva la guancia appoggiata ad un mano e guardava fuori dal finestrino con aria assente.
Ma... era un effetto della luce o cosa? Prima era talmente presa dalla scenata che aveva fatto al povero Johnny che non se ne era accorta ma Lavi era pallido come un fantasma!
 
-Lavi?-
Lui mosse solo l’occhio, con fare piuttosto scocciato.
-Che c’è?-
-Ti senti bene? Mi sembri un po’ pallido...-
-Certo che sto bene! Se no non sarei venuto in missione, ti pare?-
 
sbottò lui.
Lei si imbronciò e tornò a leggere i suoi documenti. Non si parlarono per tutto il resto del viaggio.
Dopo qualche ora giunsero a destinazione, un piccolo paesino nel cuore della Schwarzwald, la grande foresta nella regione tedesca di Baden-Württemberg.
Scesero dal treno e trovarono subito il loro Finder, che li informò sui dettagli aggiuntivi della missione:
gli akuma avevano attaccato dei gruppetti di taglialegna avventuratisi nella foresta, più o meno sempre nella stessa zona, a qualche chilometro da lì.
Decisero di recarsi subito sul luogo e il Finder fece loro strada.
Mentre camminavano in mezzo alla selva di tronchi lunghi e sottili Angelica osservò Lavi.
Sembrava abbattuto, anzi esausto e nel suo caso non era difficile notarlo, visto che normalmente era sempre pieno di energia.
La ragazza allungò una mano per toccargli il braccio.
 
-Lavi...-
Lui si ritrasse con fare stizzito.
-Non toccarmi! Lasciami in pace!-
-Ma insomma! Si può sapere che diamine ti prende oggi?!-
-Umpf.-
 
Sbuffò e aumentò l’andatura, lasciandola leggermente indietro.
Angelica si affrettò a raggiungere lui e il Finder pestando i piedi.
Ah ma se credeva di cavarsela così si sbagliava di grosso!
Finita la missione ci sarebbe stato tutto il viaggio di ritorno fino in Gran Bretagna e allora avrebbero parlato, eccome se avrebbero parlato! E se avessero finito per litigare, benissimo! Avrebbero anche litigato! Se era questo l’atteggiamento che voleva tenere si sarebbe adeguata, non c’era alcun problema!
Ebbe tutto il tempo di concentrarsi su quelle riflessioni piene di rabbia durante le due o tre ore passate a camminare nei boschi.
Lavi sembrava sempre più stanco e corrucciato e appena lei cercava di avvicinarsi lui si scansava e si rabbuiava a maggior ragione.
All’improvviso un suono similare ad un colpo di cannone ruppe quel pesante silenzio e i tre compagni di comitiva fecero in tempo a guardarsi per una frazione di secondo prima che qualcosa entrasse in collisione con la testa del Finder spedendolo a qualche metro di distanza.
Gli esorcisti lo raggiunsero di corsa e lo videro coprirsi di pentacoli neri prima di ridursi in cenere.
Un proiettile di sangue di akuma!
Subito apparvero anche i possibili mittenti. C’erano un paio di livello 3 e cinque o sei livello 2.
Lavi e Angelica estrassero ed attivarono le loro Innocence e senza stare troppo a pensarci partirono all’attacco.
Non erano avversari particolarmente tenaci, Angelica distrusse i primi due con facilità, prima di accorgersi che il suo compagno si trovava invece in evidente difficoltà.
Scattò verso di lui e colpì alle spalle il livello 3 che gli stava dando delle grane, che si ricoprì di brina argentata ed esplose.
Durante lo scoppio il ragazzo si accasciò a terra aggrappandosi al manico del suo martello.
 
-Lavi!-
-Ann... mi dispiace... non ce la faccio...-
-Resta lì, non ti muovere! Io arriverò subito, d’accordo?-
 
Lo lasciò solo e tornò ad occuparsi degli akuma.
Alla fine era davvero una missione che avrebbe potuto tranquillamente affrontare da sola, impiegò poco a sbarazzarsi degli akuma rimanenti e uscì dal combattimento stanca ma incolume.
Corse dal compagno e gli si inginocchiò davanti.
Aveva appoggiato la schiena e la testa al tronco di un albero e aveva la fronte imperlata di sudore.
 
-Lavi, ma che...?-
Lasciò la frase a metà quando la punta delle sue dita gli sfiorarono una guancia. Era rovente.
Subito spostò la mano e gliela appoggiò sulla fronte.
-Ma... Lavi! Hai la febbre alta! Cosa ti è venuto in mente di uscire in missione?!-
Lui sbuffò.
-E’ che... non mi piaceva l’idea che non ci fosse nessuno con te, fino ad ora non sei mai stata in missione da sola e... volevo assicurarmi che ci fosse qualcuno che potesse aiutarti in caso di bisogno.-
-Prima o poi doveva pur succedere, no? E come pensi che possa imparare a cavarmela se ho sempre qualcuno che mi fa la guardia? Poi, scusa se te lo dico, ma davvero credevi di potermi essere molto d’aiuto in queste condizioni?-
-No, me ne rendo conto solo adesso. Mi dispiace.-
Lei sospirò, lanciando un’occhiata veloce al cielo arancione che faceva capolino tra il fogliame fitto.
-Dispiace di più a me. Si sta facendo buio e tu, messo come sei, non puoi certo camminare fino al paese. Oltre al fatto che non ho niente per far abbassare la febbre.-
-Io... io starò bene, davvero. Non preoccuparti per me. Mi basterà restare un po’ qui a riposare e poi starò sicuramente meglio.-
Lei si lasciò sfuggire una risatina.
-Scusa ma forse non ti rendi bene conto di dove ci troviamo. Siamo in mezzo alla Foresta Nera, in Germania, hai presente? E, non vorrei dirtelo, siamo ad ottobre, in pieno autunno, il che significa che qui fuori farà un freddo tremendo di notte. E te ne accorgerai soprattutto tu, per come sei messo.-
-Va bene, hai ragione. Adesso però puoi smetterla di parlarmi con quel tono di scherno, per favore?-
Lei rise, mentre si slacciava i primi bottoni della giacca.
-Scusa, ti assicuro che è stato involontario.-
 
Sfilò tutti i bottoni dalle asole e fece scivolare l’indumento lungo le spalle, rimanendo solo con la gonna e una maglia aderente nera a dolcevita con le maniche corte.
L’aria fresca del crepuscolo le provocò qualche brivido e un po’ di pelle d’oca sulle braccia scoperte.
Si affrettò a scrollare le spalle per liberarsi dal senso di freddo e avvicinò la giacca al corpo di Lavi, appoggiandogliela delicatamente sul petto.
Era piccola per lui, bastava a malapena per coprirgli la parte alta del busto, ma d’altro canto lei era mingherlina, che ci poteva fare?
Lui la guardò con aria interrogativa, stringendo l’orlo del suo giacchino con la punta delle dita.
 
-Cosa stai facendo?-
-Dobbiamo tenerti al caldo il più possibile. Guardo se trovo qualcosa tra le cose del Finder.-
Si alzò in piedi e si diresse verso ciò che restava del loro accompagnatore, mentre il ragazzo protestava.
-Ma almeno tieniti la tua giacca, no? E’ così piccola per me, cosa vuoi che faccia? E senza tu avrai freddo, quindi...-
Lei lo interruppe mentre frugava nello zaino del Finder.
-A qualcosa servirà pure, quanto a me non preoccuparti. Accenderò un fuoco, il carburante di certo non mi manca e ci sono anche dei fiammiferi qui, sarà ancora più facile. Oh! Guarda cos’ho trovato! Perfetta!-
Tornò verso di lui con una coperta tra le braccia e la sistemò in modo che lo coprisse fino al mento.
-Adesso tu te ne stai qui buono buonino, provi magari a dormire, mentre io vado a cercare un po' di legna per il fuoco, va bene?-
L'altro cercò di mettersi più comodo e borbottò:
-Come se fosse facile dormire con queste radici che mi si infilano nella schiena...-
 
Lei si alzò in piedi e lo lasciò lì, concentrandosi sulla sua ricerca.
Si concesse un raggio di circa venti metri, non voleva allontanarsi troppo per essere sicura di sentirlo in caso avesse avuto bisogno.
Per sua fortuna non mancavano foglie e rami secchi, così che non ebbe difficoltà a trovare ciò che le serviva.
Ad un certo punto riuscì a sentire lo scroscio di un torrente. Le avrebbe fatto sicuramente comodo dell'acqua fresca.
L'unico sostanziale problema era la mancanza di cibo. Doveva sperare che nello zaino del Finder ci fosse qualcosa da mangiare o avrebbero dovuto trascorrere la notte e probabilmente anche la mattinata del giorno dopo digiuni e di certo a Lavi non avrebbe fatto bene, debole com'era.
Oh beh, meglio controllare prima di pensare al peggio, no?
La ragazza raccolse un bel mucchio di rami secchi e li riportò alla loro base, ammassandoli tra le radici di un grosso albero.
Batté le mani tra loro per liberarle dalla terra e si girò per controllare come stesse Lavi.
Quando lo vide sorrise: si era addormentato come un bambino.
Le guance gli si erano leggermente arrossate e respirava un po' affannosamente.
Prima di mettersi a trafficare con il fuoco Angelica fece un giro al torrente e bagnò il suo fazzoletto per raffreddargli il viso.
Appena il tessuto bagnato entrò a contatto con la sua pelle bollente il ragazzo sussultò nel sonno, ma poi parve gradire quelle piccole attenzioni e sembrò più tranquillo.
Lei gli appoggiò la pezza bagnata sulla fronte e gli diede le spalle, cominciando ad armeggiare con l'occorrente per il fuoco.
Per prima cosa tolse parte del tappeto di foglie e sterpi di cui era costellato il terreno e posizionò nella zona libera un grosso ramo dalla corteccia rinsecchita.
Sopra vi mise dei legnetti e delle foglie che avrebbero dato vita alla fiamma.
Il processo si rivelò più lungo e macchinoso di quanto avesse previsto, le foglie bruciavano troppo in fretta e il vento freddo della sera estingueva le fiammelle dei fiammiferi prima che potessero toccare il legno.
Alla fine comunque riuscì ad accendere un timido focherello che si impegnò a ravvivare con un mucchietto di foglie secche prima di aggiungere gradualmente i rami più grossi.
Quando si curvò sul fuoco per sistemare un pezzo di legno sporgente, la sua lunga treccia bionda le scivolò oltre la spalla, finendo direttamente nelle fiamme rossastre.
La ragazza cacciò un urletto e si buttò all'indietro, presa alla sprovvista.
Cercò di rimediare dando dei colpetti alla treccia in fiamme ma l'unica cosa che si rivelò davvero efficace fu correre al torrente e tuffarla nell'acqua.
Angelica rimase immobile, accovacciata per terra con le punte dei capelli che ondeggiavano tra le correnti del fiumiciattolo, cercando di calmarsi e riprendere fiato.
Tutto bene, era stato solo un piccolo incidente, nessuno si era fatto male.
Beh, tranne i suoi poveri capelli, chiaro!
Trovò la forza di sollevarsi e controllare i danni:
anche da bagnati non era difficile vedere quanto si fossero rovinati, le punte erano annerite e irregolari e quando provò a strizzarle praticamente le si sfaldarono tra le mani.
Tornò al campo e si lasciò cadere seduta con un sospiro lanciando un'occhiata a Lavi, che per fortuna non si era svegliato a causa di tutto quel movimento.
Si rimise ad osservare quel che rimaneva della sua chioma danneggiata.
Alla fine era una la cosa da fare, non è che avesse molte alternative.
Recuperò la sua Innocence e la attivò.
Mise da parte una delle due spade e impugnò bene l'altra, mentre con la mano libera teneva in tensione la base della treccia mezza disfatta.
Appoggiò la lama ai capelli e, dopo qualche secondo di esitazione, diede un taglio netto.
Forse era stata anche troppo abbondante con le misure, diversi centimetri di cui si era liberata erano in buone condizioni, ma andando a occhio e senza vedere bene quello che stava facendo era già tanto che non si fosse fatta male.
Osservò la zazzera bruciacchiata e umidiccia che le pendeva dalla mano e scrollò la testa cercando di abituarsi a quella sensazione tanto nuova: non ricordava l'ultima volta che aveva portato i capelli così corti... sbuffò. Ne stava facendo una specie di dramma, per così poco!
Sarebbero ricresciuti, no? E poi non erano così corti, le arrivavano alle spalle, poteva ancora legarli, volendo.
Sarebbero tornati lunghi prima che si abituasse all'idea che fossero corti, sicuramente!
Incoraggiata un po' da quel pensiero aggiunse un ceppo al fuoco e si alzò per frugare ancora una volta nello zaino del Finder, sperando di trovarci del cibo.
Purtroppo tutto quello che trovò fu una scatola di gallette mezza vuota, insufficiente a sfamare anche uno solo di loro due.
Decise di conservarle tutte per Lavi, per quando si fosse svegliato.
Era lui quello che aveva più bisogno di mettersi in forze, in fin dei conti.
Si avvicinò al giovane, che ancora dormiva profondamente, gli tolse il fazzoletto ormai caldo dalla fronte e vi appoggiò la mano.
Sembrava che la pezza avesse fatto un po' effetto, anche se la temperatura era ancora molto alta.
Andò di nuovo al torrente, sciacquò il pezzo di stoffa nell'acqua fredda, lo strizzò e tornò indietro.
Quando raggiunse il loro piccolo falò trovò che Lavi si era svegliato e messo a sedere.
 
-Ehi! Sei sveglio.-
-Così pare. Quanto ho dormito?-
-Neanche un'ora, ha fatto giusto in tempo a diventare buio.-
Entrambi lanciarono un'occhiata distratta al cielo nero.
-Mi sembra di aver dormito un'eternità, ero così stanco...-
Angelica si chinò verso di lui e iniziò a bagnargli il viso.
-Puoi riposare ancora se ne hai bisogno.-
-Mmh...-
Lui fece un'espressione strana e la guardò meglio.
-Che cosa hai fatto ai capelli?-
Lei si imbronciò.
-Niente. Perché?-
-Mi sembrano diversi...-
 
Prima che potesse fermarlo allungò una mano e le tirò in avanti una delle ciocche più lunghe. Che tristezza, non le arrivava neanche alla clavicola.
Lavi si alterò e alzò la voce.
 
-Questo sarebbe "niente"?! Ann, che cosa hai fatto?-
Il suo tono la innervosì e gli rispose alzando la voce a sua volta. 
-Ma niente, ho avuto un imprevisto mentre accendevo il fuoco, non mi sembra il caso di farne una tragedia!-
Lui aprì la bocca per parlare ma dovette richiuderla a causa del fiume di parole che uscì dalle labbra della ragazza.
-Non si sono neanche rovinati tanto e poteva andare peggio, potevo farmi male o potevano bruciare di più e diventare più corti. Perché così non sono cortissimi, posso ancora legarli e andrà bene comunque. Non è la fine del mondo, sono solo dei capelli, santo cielo! E poi io sono un'esorcista, devo pensare a combattere, non dovrebbe importarmene di queste cose! E infatti non me ne importa! Avrei dovuto tagliarli di più, così sarebbero stati ancora più corti! Sì, perché tanto non me ne importa! Non me ne importa...-
 
Nonostante quello che stava dicendo aveva gli occhi lucidi e incespicava sulle parole.
Lavi sorrise e le passò una mano tra i capelli, fermandola nell'incavo tra la testa e il collo della ragazza.
 
-Ricresceranno, vedrai. Più in fretta di quanto credi.-
Lei arrossì e tirò su col naso.
-Sì... sì, lo so...!-
Rimasero così per un po', finché lei non si sottrasse alla presa dolce della sua mano.
-Ti va di mangiare qualcosa?-
-Uhm... sì, perché no?-
Gli diede le spalle per un attimo per poi tornare da lui con una scatola di latta tra le mani.
-Temo che abbiamo solo questo, purtroppo. Dovrai accontentarti.-
Gli mostrò il contenuto della scatola.
-Oh, non importa. Va benissimo così, davvero.-
 
disse lui, prendendo e addentando una galletta.
Lei si limitò ad annuire, mentre lo guardava mangiare.
Fu solo dopo aver attaccato la terza galletta che Lavi si rese conto che la ragazza non aveva toccato cibo.
 
-Non mangi, tu?-
Lei sussultò appena.
-No, io... ne ho già mangiata qualcuna prima che tu ti svegliassi...-
Come se la sua incertezza non fosse una prova sufficiente del fatto che stava mentendo, il suo stomaco emise un brontolio grave.
-Ann... sai di essere una pessima bugiarda, vero?-
-...-
-Perché non vuoi mangiare?-
Sospiro.
-Ti fa bene nutrirti, ti farà stare meglio.-
-Perché, a te invece fa male?-
-No, ma in questo momento ne hai più bisogno tu.-
-Qualche galletta in meno non mi farà differenza, sai?-
-Se ce le dividiamo non basteranno nemmeno a darci una vaga illusione di aver mangiato. E tu hai bisogno di metterti in forze quanto più possibile, non puoi permetterti di avere un pasto più scarso di questo.-
-Ma anche tu...-
A quel punto Angelica perse la pazienza.
-Tu adesso mangi tutto il contenuto di quella scatola, fino all'ultima briciola! O, Dio mi sia testimone, ne faccio zuppa e te la faccio andar su per il naso!-
 
Lavi strabuzzò l’occhio e si cacciò in bocca un’altra galletta per far vedere che aveva ricevuto il messaggio.
Diamine, aveva dimenticato che quella ragazza non si arrabbiava spesso, ma quando accadeva perdeva tutto il suo essere piccola e innocente. Meglio assecondarla, non sarebbe stato piacevole se avesse attuato le sue minacce.
Il giovane non si azzardò a proferire parola finché la scatola non fu vuota (e davvero non lasciò sul fondo nemmeno una briciola!). Si schiarì la voce.
 
-Io avrei finito...-
Come se gli avesse letto nel pensiero Angelica si sporse in avanti per controllare il contenitore, facendo un sorriso compiaciuto quando ebbe verificato che era vuoto per davvero.
-Vedo che sei stato bravo.-
-Avevi dubbi, forse?-
-No, so che non vorresti mai incappare nella mia ira...-
-Molto opinabile questa tua affermazione.-
Si guardarono negli occhi per qualche secondo prima di scoppiare a ridere allegramente.
-Se hai le forze per fare le tue solite battutacce significa che ti senti davvero meglio.-
-Te lo avevo detto, no? Un po’ di riposo e passa tutto.-
Lei lo osservò apprensiva.
-Hai comunque bisogno di riposare in un letto come si deve. Domani appena arrivati in paese chiamo Komui e lo avverto che prenderemo il primo treno per Friburgo.-
-Come vuoi...-
Ad interrompere la loro conversazione intervenne un sonoro sbadiglio da parte di Angelica, che arrossì e distolse lo sguardo quando Lavi ricominciò a ridere.
-Insomma, cos’hai da ridere?-
-Niente, è che sei tanto carina!-
Lei nascose il viso dietro le ciocche di capelli che le incorniciavano il viso, senza rispondere.
-Se hai sonno perché non vieni a dormire qui vicino a me? C’è un bel calduccio, sai?-
La giovane esitò.
-Io... non lo so. No, è meglio di no. Mi... mi metterò qui per terra vicino al fuoco...-
Lui sbuffò.
-Certo, a soffrire il freddo, così domani saremo in due ad avere la febbre! Se stiamo vicini almeno possiamo tenerci caldi a vicenda, ti pare? Ti assicuro che al momento di calore ne ho quanto ne vuoi!-
 
Sollevò un lembo della coperta per incoraggiarla.
Adesso era indecisa.
Certo, dormire per terra con il freddo che si faceva sempre più pungente non era una prospettiva particolarmente allettante, sempre che fosse riuscita ad addormentarsi.
Invece sotto quella coperta doveva esserci un piacevole tepore... oltre a Lavi, nondimeno.
Decise che in fin dei conti dormire insieme non poteva essere così imbarazzante da farle preferire il suolo duro e gelido.
 
-E va bene, fammi posto!-
Lui rise e spostò la coperta per darle modo di infilarcisi sotto.
-Felice che tu abbia cambiato idea!-
-Sì, certo, come vuoi. Non farti strane idee, ho accettato solo perché almeno da qui posso controllarti meglio nel caso la febbre peggiorasse, nient’altro.-
-Oh, non ho mai dubitato del tuo buon cuore, puoi stare tranquilla!-
 
Angelica gli si sdraiò vicino e con un po’ di incertezza appoggiò la testa sulla sua spalla, per poi rimanere immobile lì dove si trovava.
Lavi la guardò storto.
 
-Dubito che tu sia molto comoda...-
-No, sto bene...-
-Guarda che se anche stiamo un po’ più vicini non muore nessuno, sai?-
 
Detto tra noi non ci volle molto a convincerla a girarsi su un lato e a raggomitolarsi contro di lui, gli permise perfino di metterle un braccio intorno alla vita.
Dopo che si furono entrambi messi abbastanza comodi lei alzò il viso.
 
-Allora... se non ti senti bene o hai bisogno di qualcosa svegliami, d’accordo?-
-D’accordo. Ma non ce ne sarà bisogno, vedrai.-
-Uhm...-
Riabbassò la testa e si sistemò meglio contro la spalla del ragazzo.
-Buonanotte, Lavi.-
-Buonanotte, Ann.-
 
Adesso che era calato il silenzio Lavi era sicuro che quello che sentiva era il cuore di lei che batteva forte e gli venne da sorridere.
Appoggiò la testa al tronco dell’albero e si mise ad osservare i lembi di cielo appena visibili tra le fronde mentre i respiri leggermente irregolari di Angelica gli lambivano il collo e gli provocavano dei leggerissimi brividi.
Quando la guardò di nuovo non sapeva quanto tempo fosse passato ma trovò la sua compagna profondamente addormentata.
Aveva alzato un braccio e con la sua piccola mano chiusa a pugno gli stringeva un lembo della giacca.
Ogni tanto aveva degli scatti ed emetteva dei gemiti che soffocava nascondendo il viso contro il suo petto.
Il ragazzo la strinse a sé con entrambe le braccia e le diede un piccolo bacio sulla fronte.
 
-Ssh, dormi tranquilla, Ann. Ci sono io qui con te.-
le sussurrò in un orecchio.
-Non ti lascerò mai sola, non permetterò che tu abbia mai paura di nulla finché sarai con me. Te lo prometto.-
 
Buon per lui che la giovane fosse profondamente addormentata e incapace di udire le sue parole.
Incapace di udire quella promessa che sapeva non sarebbe mai stato in grado di mantenere.
Lei sembrò comunque più calma e gli si aggrappò con forza maggiore, mentre i sussulti e i gemiti lasciavano spazio ad un sonno più tranquillo.
Lavi appoggiò la guancia contro la sua testa e chiuse l’occhio.
Poteva sentire le sue costole che gli premevano contro le mani, se avesse voluto avrebbe potuto contarle una ad una.
Era così piccola, dall’aspetto talmente fragile da far credere che potesse bastare il minimo urto per ridurla in frantumi come se fosse fatta di vetro.
Quando quella mattina l’aveva sentita dire che sarebbe andata in missione da sola aveva sentito un’onda di urgenza e paura attraversargli la testa e aveva pensato che no, non poteva andare da sola, non doveva essere da sola.
Le sue angosce erano preoccupanti, soprattutto per il fatto che non avrebbe dovuto averle.
Con un sospiro si lasciò cullare dal rumore del respiro erratico di Angelica e si addormentò mentre gli ultimi tizzoni del fuoco che li aveva illuminati fino a poco prima si spegnevano in silenzio lasciando posto unicamente all’oscurità della notte.
 
* * *
 
Angelica fu la prima a svegliarsi alle prime luci dell’alba.
Sbatté le palpebre e impiegò qualche secondo ad orientarsi. Poi ricordò tutto: la missione nella Schwarzwald, Lavi con la febbre, i capelli che si erano bruciati.
E alla fine ancora Lavi, che l’aveva convinta a dormire al suo fianco.
Era ancora lì che si trovava, sotto la coperta, tra le braccia del ragazzo che la stringeva come se avesse paura che lei potesse sottrarsi al suo abbraccio mentre dormiva.
Anche se sapeva che era impossibile quell’idea la fece sorridere.
Si rimise in una posizione comoda, abbandonò la testa sul petto di lui e si riaddormentò.
Dopo un paio d’ore si destarono più o meno insieme. Si guardarono con occhi assonnati e si salutarono.
 
-Buongiorno.-
-Buongiorno. Come ti senti?-
-Meglio, mi sembra...-
Angelica sollevò una mano e gliela posò sulla fronte.
-Mi sembri ancora un po’ caldo ma mi pare che la febbre sia scesa...-
Lavi ridacchiò.
-Deve essere stata la tua vicinanza a migliorarmi la salute!-
-Non fare tanto il ruffiano, sono ancora arrabbiata per il fatto che tu sia venuto in missione nonostante fossi malato.-
Lui rise imbarazzato.
-Ti ho fatta preoccupare, eh?-
-Sì, mi hai fatta preoccupare.-
Sentì che l’abbraccio si faceva più stretto.
-Mi dispiace.-
 
Ovviamente la giovane non espresse ad alta voce il pensiero che le era appena passato per la testa. Non poteva certo dirgli che non sarebbe riuscita a rimanere arrabbiata a lungo se lui avesse continuato ad abbracciarla così.
Non disse nulla, rimase in silenzio godendosi la tenerezza di quel momento, mentre il suo cuore batteva come un tamburo.
 
* * *
 
Circa un’ora più tardi, dopo aver raccolto le loro cose e aver improvvisato una specie di funerale per quel che restava del loro povero Finder, i due ragazzi si prepararono per tornare verso il paese.
 
-Sei sicuro di sentirtela? Possiamo camminare, se preferisci.-
-Credo che mi affaticherei di più a farmela tutta a piedi che facendo così. E poi guadagneremo tempo, non ti pare?-
Angelica sospirò.
-Va bene, ma se ti senti stanco promettimi che scenderemo e ti riposerai un po’.-
Questa volta fu Lavi a sospirare.
-Te lo prometto. Adesso sali?-
Il giovane aveva già attivato il suo martello e vi si era messo a cavalcioni, ora aspettava solo che la sua compagna facesse lo stesso.
-Sì sì, arrivo...-
si arrese lei alla fine, salendo dietro di lui e abbracciandolo intorno alla vita per sostegno.
-Pronta.-
-Bene, allora vado.-
 
Lavi fece estendere il manico del martello e li portò in alto sopra le foglie rosse e arancioni che formavano il soffitto naturale della foresta.
Se il giorno prima avevano impiegato più di tre ore a percorrere quel tratto di strada, con l’Innocence di Lavi ci misero pochissimi minuti e in men che non si dica si ritrovarono all’entrata del paesino.
Appena toccarono terra Angelica si informò sulle condizioni di Lavi.
 
-Come ti senti? Stai bene? Hai bisogno di riposare?-
Lui fece una risatina esasperata.
-Ann, sto bene! Tu ti preoccupi troppo!-
-Sei tu che mi fai preoccupare, non lamentarti se poi divento apprensiva!-
 
Lo superò ed entrò nel villaggio, mentre lui la seguiva a qualche passo di distanza, sorridendo tra sé.
Trovarono la stazione senza difficoltà e vi entrarono per consultare gli orari dei treni, con i quali ebbero più problemi.
 
-Sono io o non si capisce niente?-
-No, infatti...-
Angelica individuò un uomo in divisa che rientrava dal binario e intuì che dovesse trattarsi del capotreno.
-Provo a chiedere, così facciamo prima.-
Lavi cercò di fermarla.
-Aspetta Ann, ci parlo io, non credo che qui troveremo qualcuno che capisca l’inglese...-
Ma non fece in tempo a completare quella frase perché la ragazza si era già rivolta all’individuo interessato in un tedesco pulito e corretto, lasciando il giovane di stucco.
-Entschuldigen Sie, wann fährt der Zug nach Freiburg ab?-
La pronuncia era un po’ tentennante e accademica, ma non vi era dubbio che la ragazza sapesse quel che stava dicendo, come non vi era dubbio che capiva ogni parola che il capotreno le diceva in risposta.
-Danke sehr.-
concluse quando ebbe ottenuto l’informazione che le serviva.
-Gern geschehen, meine Dame.-
rispose educatamente l’uomo, mentre lei tornava verso il compagno.
-Ha detto che c’è un treno per Friburgo oggi nel primo pomeriggio.-
-Sì, ho sentito... però sono sorpreso, non sapevo che tu parlassi il tedesco...-
La giovane si scostò i capelli dal viso con un gesto teatrale della mano.
-Beh, cosa ci vuoi fare? Sono una donna dalle mille sorprese, io!-
-Quella è la mia battuta, non mi copiare!-
Angelica spiegò:
-Sai, nonostante non vi fossi ben accetta ho studiato in una scuola per ragazzi di buona famiglia, e dalle signorine perbene ci si aspetta una perfetta padronanza delle lingue moderne più parlate in Europa al giorno d’oggi, per inserirsi al meglio nella società...-
Lavi rise per il tono e l’espressione che aveva usato.
-Quante volte vi hanno ripetuto questa manfrina, si può sapere?-
-Ah non lo so, credo che ce lo ricordassero più o meno tutti i giorni... non ti dico che gioia...-
-Mi fido sulla parola, si vede da come ne parli!-
 
Risero allegramente ma la risata morì da parte di entrambi quando i loro sguardi si incontrarono.
Come doveva sembrare semplice la loro situazione ad un osservatore esterno, nessuno poteva indovinare quanto in realtà fossero aggrovigliati i loro pensieri e quanto fosse dura la battaglia interiore che entrambi stavano combattendo.
Si studiavano, si sentivano trafitti da quegli sguardi intensi che però non riuscivano a fuggire, era quasi doloroso osservarsi reciprocamente a quel modo.
La prima a capitolare fu Angelica, che distolse gli occhi e si girò farfugliando:
 
-Devo chiamare il Quartier Generale per avvisare che stiamo tornando...-
-Ah, sì...-
 
sussurrò Lavi, quasi deluso per l’interruzione di quel contatto ideale che si era venuto a creare tra loro.
Si sedette su una panca mentre osservava di sottecchi la fanciulla che collegava il suo golem al telefono pubblico fissato sulla parete della sala d’aspetto della stazione per chiamare l’Ordine Oscuro.
 
-Pronto, Komui? Sono Angelica. Io e Lavi abbiamo finito in Germania, prendiamo un treno per Friburgo nel pomeriggio, puoi fare in modo che il Gate sia pronto per...?-
La voce dello scienziato dall’altro capo del filo la interruppe.
-Cosa? No, aspetta... no, non ci possiamo andare noi, Lavi non sta bene, ha dormito tutta la notte all’aperto con la febbre... non mi interessa, deve riposare, non può andarci qualcun altro?-
Lavi sentiva che Komui le spiegava qualcosa con fare paziente, ma da lì non riusciva a sentire di cosa si trattasse.
-Che cosa?! E da quando? Ma... insomma, non c’è proprio modo di... va bene, ho capito. Non importa, non ti preoccupare, vedremo di arrangiarci. Sì, a presto.-
Riattaccò il telefono con un gesto di stizza e si abbandonò sbuffando sulla panca dove era seduto il compagno, che le chiese:
-Qualche problema?-
-Sì, siamo stati riassegnati. Quando arriviamo a Friburgo dobbiamo partire subito per Firenze.-
-E perché dobbiamo andarci proprio noi?-
-Perché adesso i file delle missioni vengono esaminati dai dirigenti del Vaticano e sono loro a decidere chi deve andare dove. Komui praticamente non ha più voce in capitolo.-
L’espressione del ragazzo si fece seria quanto la sua.
-Sembra che le azioni di Komui diano fastidio ai piani alti, eh? Hanno deciso di limitare la sua autorità così che possa agire meno liberamente...-
-E quelli che ci vanno di mezzo ovviamente siamo noi...-
Sollevò la testa per guardare Lavi in viso.
-Mi dispiace, speravo che potessi riposare un po’, e invece...-
-Stai tranquilla, il viaggio fino in Italia è lungo, potrò riposarmi in treno.-
-Uhm...-
Lei non sembrava convinta e gli strappò un sospiro esasperato.
-Smettila di preoccuparti sempre per me e anzi, guarda il lato positivo: se non fossi venuto con te adesso dovresti andare a Firenze da sola.-
-Probabilmente mi avrebbero mandato qualcuno...-
-Probabilmente...-
Angelica si ritrasse istintivamente quando lo vide allungare una mano verso di lei, cosa che lo fece ridere.
-Stai ferma, non ti faccio niente!-
Lei arrossì e chiuse gli occhi quando sentì le sue dita che le sfioravano i capelli.
-Ecco, si era impigliata.-
Le mostrò la piccola foglia arancione e secca che aveva appena tolto dalla sua chioma dorata.
-Oh... grazie...-
farfugliò lei, guardando da un’altra parte.
-Comunque ti sta bene.-
Angelica gli riservò uno sguardo interrogativo.
-Come?-
-La gonna, intendo. Ti sta bene.-
 
E adesso da dove aveva tirato fuori quella questione?!
Si era quasi dimenticata quel che indossava, e lui invece aveva ripreso l’argomento del giorno prima come se ne avessero discusso fino a quel momento.
 
-Tu... tu credi?-
-Sì, certo. Sarebbe un peccato se te la facessi cambiare, è molto graziosa.-
La giovane abbassò lo sguardo, incerta.
-B-beh, se lo dici tu... magari potrei provare a vedere come mi ci trovo...-
Lui annuì entusiasta.
-Ottimo, è un sollievo che tu voglia fare questo favore all’umanità, ultimamente c’è carenza di panorami interessanti, almeno con te non ci saranno di questi problemi!-
Ebbe la prontezza di riflessi di schivare lo schiaffo che seguì quella sua affermazione.
-Lavi! Sei un maledetto...-
-Pervertito, lo so. E’ sempre un piacere farti arrabbiare, Ann.-
concluse il ragazzo con aria sorniona, alzandosi dalla panca e facendo qualche strategico passo all'indietro.
-Non sono sicura che la penserai allo stesso modo tra qualche minuto...-
lo minacciò lei, alzandosi a sua volta e seguendo i suoi movimenti.
-Mettimi alla prova.-
Lei prese il nastro dalla cintura e lo attivò.
-Non ci andrò leggera solo perché sei malato. Implorerai la mia pietà quando avrò finito con te...-
-Ti adoro quando parli così, tu sì che sai come far scatenare la fantasia di un uomo...!-
Finito che ebbe di pronunciare quella frase se la diede a gambe e Angelica lo inseguì lungo le stradine sterrate del paese brandendo le sue spade e urlando:
-Lavi, torna subito qui! Dovrai ritenerti fortunato se ti farò arrivare a Firenze tutto d’un pezzo!-
 

Author Characters corner:
Lavi: Ann, te l’ho mai detto che dovresti mettere più spesso le gonne corte?
Angelica: Lavi, te l’ho mai detto che se non ti dai una regolata le mie spade saranno l’ultima cosa che vedrai in vita tua?
Kanda: tsk, come se ci fosse qualcosa da guardare da quelle parti...
Angelica: e con questo cosa vorresti dire, frangina?!
Allen: niente, Angelica, non vuole dire assolutamente niente! Perché adesso non ci, ehm, calmiamo?
Lavi: sì, meglio non perdere tempo... *bracca Angelica*
Allen: anche perché miss Yami mi aveva lasciato una nota con scritta la prima canzone da inserire per questo libro, ma... no! Ho perso il foglietto!
Lavi: e non ti ricordi che canzone era?
Kanda: non servi a niente come al solito, mammoletta inutile...
Allen: no! Sei tu quello con la super memoria fotografica, Lavi! Tu te la ricordi?
Lavi: io? E perché dovrei ricordarmela io?
Angelica: lasciate stare, lo so io qual è: “Autumntales” dei Lyriel, è la canzone di accompagnamento all’episodio della foresta in particolare, ma secondo l’autrice è una delle diverse canzoni che riflettono la situazione della storia in generale...
Lavi: fiuu! Ann, sei fantastica!
Angelica: eh, se non ci fossi io...
Kanda: ... saremmo tutti più felici...
Angelica: hai detto qualcosa, forse?
Lavi: sì, ha detto che bisognerebbe inventarti!
Allen: ecco, esatto! Adesso andiamo prima che scoppi l’ennesima rissa? *suda freddo*
Angelica: bene, cari amici, ci auguriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento e speriamo che vorrete farci sapere il vostro parere!
Lavi: ci rivedremo nel 19 e sarà sicuramente presente anche miss Yami, visto che il prossimo è un capitolo che l’autrice predilige in maniera particolare.
Allen: tenete sempre d’occhio l’info point per tutte le informazioni su aggiornamenti e pubblicazioni... e speriamo che miss Yami faccia in fretta. Voi non siete ansiosi di sapere cosa accadrà?
Kanda: *ironico* ansiosissimo...
Angelica: lui ovviamente non fa testo...
Lavi: a presto e grazie a tutti per essere passati a trovarci!

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Capitolo 19
*** Non hai idea di quanto sia importante per me ***


Yami: *canta* happy birthday to you, happy birthday to you, happy birthday Lavinuccio, happy birthday to youuuu! Yaai! Tanti auguri, Lavinuccio! Spegni le candeline ed esprimi un desiderio!
Lavi: wow, che bella sorpresa, miss Yami, grazie!
Kanda: tsk, questa è l’ennesima dimostrazione di quanto tu sia idiota! Forse il fatto non ha raggiunto nemmeno l’anticamera della tua zucca vuota, ma il compleanno del coniglio è stato IERI!
Yami: per tua norma e regola, caro il mio Kanda, so benissimo che il compleanno del mio coniglietto preferito è stato ieri, ma siccome per motivi di forza maggiore non siamo riusciti a festeggiare in tempo ho deciso di recuperare oggi!
Kanda: tsè!
Yami: *sbuffa* uomo di poca fede...
Angelica: dopo il solito teatrino imbarazzante mi sembra il caso di salutare i nostri amici lettori: salve a tutti, bentornati!
Allen: come promesso siamo tornati con un nuovo capitolo di “Velvet Ribbons & Fiery Hammers”!
Yami: e non è un capitolo qualunque, nossignore!
??: certo che non lo è! Per la precisione è uno dei capitoli preferiti dall’autrice, e questo grazie alla presenza del sottoscritto!
Allen: e tu chi diavolo sei?!
Angelica: ehm...
Lavi: lo so io chi è--
Yami: calma Lavi, non roviniamo la sorpresa ai nostri lettori. Già, questo è uno dei capitoli che prediligo di più, uno di quelli che mi sono costati più fatica e impegno, dato che ho dovuto fare parecchie ricerche e ho dovuto fare molta attenzione alla correttezza di ciò che scrivevo. Spero comunque che i miei sforzi verranno apprezzati e che il capitolo sia di vostro gradimento! Posticipiamo saluti e ringraziamenti così potrete immergervi in questa nuova parte della storia e conoscere il personaggio misterioso.
??: buona lettura, ci vediamo alla fine!

CAPITOLO 19 – Non hai idea di quanto sia importante per me

-Quando era l’appuntamento con la guida?-
-Più... di un’ora fa...!-
-Maledetto treno! Sbrighiamoci!-
 
Lavi e Angelica percorrevano la stazione Santa Maria Novella di Firenze di gran carriera, portando le loro valigie sotto braccio cercando di correre più velocemente possibile.
Avrebbero dovuto incontrarsi con la guida che li avrebbe aiutati ad orientarsi nella città ad un orario stabilito prima della loro partenza, ma a causa del ritardo astronomico del loro treno quell’orario era passato da un pezzo.
Si precipitarono sul piazzale antistante la stazione cercando affannosamente l’individuo di cui avevano bisogno, sperando con tutto il cuore che non li avesse piantati in asso, o non avrebbero saputo da dove cominciare.
Fortunatamente videro quasi subito qualcuno avvicinarsi loro agitando una mano.
Era un ragazzo che a prima vista sembrava avere circa venticinque anni, alto e prestante, con corti capelli castani e grandi occhi scuri.
 
-Signori esorcisti, è un onore potervi finalmente incontrare.-
 
Salutò Lavi con cenno distratto della mano, come se la sua presenza non fosse affatto importante, e dedicò tutta la sua attenzione ad Angelica, sorridendole con fare ammiccante.
Lei lo osservò per qualche secondo prima di chiedere timidamente:
 
-Voi siete la persona mandata per farci da guida?-
-Esattamente! Jacopo Arrigucci al vostro servizio, signorina!-
Si inchinò esibendosi in un teatralissimo baciamano, per il quale Angelica ridacchiò lusingata.
-E’ un piacere fare la vostra conoscenza, signor Arrigucci.-
-Mai quanto lo è per me, signorina. Sarebbe troppo chiedervi il privilegio di sapere il vostro nome?-
Ancora una volta la ragazza sorrise con fare lezioso.
-Mi chiamo Angelica, Angelica Knight.-
L’altro agitò la mano gesticolando in modo estremamente plateale.
-Ah, Angelica! Un bellissimo nome per una bellissima dama, non poteva essere diversamente!-
 
Lavi osservava torvo quello strano scambio di battute, passando lo sguardo da un interlocutore all’altro.
Era appena arrivato in quella grande e bellissima città ma aveva già trovato un motivo per odiarla.
Quel tipo non solo lo aveva trattato con arrogante sufficienza prima di dimenticarsi completamente della sua presenza, ma stava addirittura ostentando una gentilezza esagerata e a dir poco molesta nei confronti di Angelica, che con il suo comportamento riusciva ad irritarlo forse più di quanto non stesse facendo quel pallone gonfiato.
Normalmente si sarebbe sciolta per l’imbarazzo se qualcuno le si fosse rivolto in quel modo, e ora invece eccola lì a farsi corteggiare dal primo arrivato.
Che diavolo stava succedendo?!
 
-Non vorrei interrompere ma io e la mia compagna siamo qui per una missione, quindi se iniziassimo a muoverci sarebbe sicuramente qualcosa di un po’ più utile ai fini...-
 
Ma prima che potesse terminare la frase Jacopo aveva già tolto la valigia di Angelica dalle sue mani con un galante “lasciate che la porti io, non vorrei che vi affaticaste”, le aveva offerto il braccio libero (a cui lei si appoggiò senza esitazioni) e insieme si erano avviati verso il limite della piazza.
Lavi li osservò incredulo per qualche secondo prima di scattare in avanti per tenersi a un paio di metri alle loro spalle.
Jacopo si atteggiava con tutta la sua aria da splendido, snocciolando con sicurezza tutte le meraviglie di Firenze mentre Angelica lo ascoltava annuendo e sorridendo radiosa.
 
-... la Galleria dell’Accademia, Santa Maria Novella (l’abbiamo appena passata, ci hai fatto caso?) e poi Palazzo Pitti, il Bargello, Forte Belvedere, Palazzo della Signoria e, naturalmente, la cattedrale: Santa Maria del Fiore.-
 
Indicò quell’ultimo luogo di interesse con un ampio gesto del braccio, mentre entravano nella maestosa Piazza del Duomo, gremita di gente.
Davanti a loro si stagliava il Battistero di San Giovanni, che con la sua imponenza da quella prospettiva schermava quasi completamente la visuale della cattedrale.
Ripresero a camminare, tagliando attraverso la piazza verso il Battistero, sempre con la voce di Jacopo in sottofondo che sfoggiava le sue conoscenze storico-artistiche.
 
-Ecco sì, il Battistero di San Giovanni. E’ una struttura molto interessante, antichissima, si pensa che la sua costruzione risalga addirittura a prima dell’anno 1000. Sembra che nel luogo dove è stato eretto prima sorgesse un tempio romano dedicato al dio Marte, ne scrisse persino Dante nel tredicesimo canto del suo “Inferno”: “I’ fui de la città che nel Battista mutò il primo padrone”. Dante che, per inciso, è stato battezzato qui nel 1266, il che ci dà degli importantissimi dati per evincere...-
 
L’espressione drammatica con la quale aveva recitato a memoria i versi estratti dalla Commedia e il tono arrogante con cui in generale stava elencando tutte quelle nozioni conoscitive facevano venire voglia a Lavi di rompergli il naso.
Credeva davvero di impressionare qualcuno mostrandosi informato sulla storia e l’architettura della città in cui viveva? Sarebbe stato preoccupante e deplorevole il contrario, come minimo!
Cionondimeno Angelica sembrava pendere completamente dalle sue labbra e lo ascoltava con evidente interesse.
Attraversarono tutta la piazza e proseguirono lungo le stradine che si snodavano appena oltre essa per muoversi verso Santa Croce, sempre con Jacopo che parlava senza posa.
 
-L’albergo che vi ho trovato è poco lontano da Piazza Santa Croce e affaccia direttamente sull’Arno. Una vista spettacolare ed è poco lontano dai luoghi più significativi della città, un’ubicazione perfetta, non trovi?-
Lavi questa volta non riuscì a trattenere un commento.
-Oh sì, perfetto! Se fossimo venuti qui in gita turistica, ovviamente! Ma noi siamo venuti a Firenze per una missione, mis-sio-ne! Quale parte di questa parola non ti è chiara?-
 
Naturalmente fu ignorato da entrambi, il che gli fece ancora più rabbia.
Persino Angelica non lo aveva degnato di uno sguardo, ma aveva continuato a chiacchierare amabilmente e a fare domande su tutto ciò che vedeva.
 
-E perché la facciata di Santa Croce è così diversa dal resto della struttura?-
-Oh, ma è semplicissimo! La basilica fu completata verso la fine del XIV secolo ma la facciata è molto più recente, risale circa al...-
 
‘Certo, semplicissimo per chi queste cose le sa! Le hai appena dato dell’ignorante, no?’
Ma mentre formulava quel pensiero un altro andò ad occupare la sua mente.
‘Ma perché me la sto prendendo tanto? Se fosse stato il caso si sarebbe offesa, ma non è stato così quindi non è affar mio... o sì?’
In ogni caso che fosse affar suo o meno la cosa che più contava era che avevano finalmente raggiunto l’albergo.
Da fuori sembrava effettivamente un bel posto, modesto ma pulito e tenuto bene, impressione che venne confermata non appena furono entrati.
Naturalmente anche lì il loro accompagnatore non mancò di farsi notare, insistendo in una maniera tale da rasentare la maleducazione perchè i due esorcisti avessero le stanze migliori.
Fortunatamente sembrava che i proprietari lo conoscessero abbastanza da non offendersi e anzi, riuscirono ad assegnare a Lavi e Angelica delle camere accoglienti, con vista sul fiume e, soprattutto, vicine, il che li avrebbe sicuramente agevolati.
Lavi sperava che almeno ora quello scocciatore si sarebbe levato di torno... e invece rimase profondamente deluso quando lo vide prendere per mano Angelica e accompagnarla su per le scale.
Recuperò la sua valigia con un sospiro e li seguì, tenendosi a distanza.
Mentre percorrevano il corridoio sentì Jacopo proporre di lasciare i bagagli in camera per poi recarsi sul luogo interessato dalla loro missione e Lavi pensò che finalmente qualcuno da qualche parte doveva avere avuto pietà di lui.
Così fecero, lasciarono le valigie nelle rispettive stanze e abbandonarono l’albergo dirigendosi verso nord-ovest, il tutto senza che nessuno si curasse del ragazzo dai capelli rossi, che continuò a seguirli a distanza di qualche passo.
Raggiunsero la loro meta in pochi minuti:
la maestosa Piazza della Signoria, con le sue statue di marmo e la sagoma imponente di Palazzo della Signoria a fare da sfondo sul lato orientale della piazza.
Gli akuma avevano scelto un luogo davvero strategico per il loro attacco, data la quantità di gente che si concentrava lì ogni giorno.
Nonostante la bellezza che li circondava vennero invasi da un lieve senso di tristezza.
Le pareti della facciata del Palazzo erano annerite in diversi punti e vicino alla base della torre c’era addirittura un enorme squarcio.
Alcune delle statue ospitate sotto la Loggia dei Lanzi erano state irrimediabilmente danneggiate, così come la copia del David di Michelangelo, che aveva perso la parte superiore del busto e quasi tutto il lato sinistro. Quel che restava poggiava sulla gamba portante rimasta miracolosamente integra.
Purtroppo sembrava che visitare quel luogo devastato non sarebbe servito a molto:
in città si erano verificati solo due attacchi isolati, uno in Piazza della Signoria e l’altro sul poco distante Lungarno degli Archibusieri, a distanza di due giorni l’uno dall’altro. Era strano, molto strano che degli akuma si contenessero sul numero di aggressioni, in una situazione normale ci sarebbero state decine di vittime al giorno.
Doveva esserci qualcosa sotto, qualche piano perverso all’opera e dovevano assolutamente capire quale fosse.
Non che Lavi potesse sperare nella collaborazione di Angelica, che sembrava completamente persa ad ascoltare le ciance di Jacopo che non smetteva di parlare un secondo.
 
-... e potrei portarvi a cena in un ristorantino di classe di mia conoscenza. Un gran bel posto, buon cibo, buona musica... buona compagnia...-
La ragazza sembrava entusiasta e accettò senza esitare, mentre il suo compagno la guardava basito.
-Ann, non farai sul serio?!-
-Certo, perché me lo chiedi?-
Lavi allargò le braccia.
-Ma hai dimenticato che questa è una missione? Dobbiamo tenere gli occhi aperti, non sappiamo quando quegli akuma colpiranno di nuovo ma quando accadrà dovremo essere pronti!-
Per tutta risposta lei rise.
-Appunto, l’hai detto anche tu! Non sappiamo quando colpiranno, quindi perché sprecare una serata ad aspettare qualcosa che potrebbe anche non accadere? Divertiamoci, no?-
 
Il ragazzo era talmente sorpreso che non riuscì nemmeno a ribattere.
Quella era davvero Angelica?
No, doveva essere una qualche sosia, identica nell’aspetto ma completamente differente in quanto a carattere e senso del dovere.
Perché non esisteva che Angelica dicesse qualcosa del genere. Proprio no.
O meglio, evidentemente così pensava lui.
‘Ah, sai che ti dico? Chissene importa! E va bene, facciamo a modo suo, vediamo dove andremo a parare!’
 
* * *
 
Quella sera Lavi uscì dalla sua stanza con un sospiro e si chiuse la porta alle spalle pregando che la serata finisse in fretta e senza imprevisti.
Bussò all’uscio della camera di Angelica.
 
-Ann, ci sei? Arriveremo in ritardo!-
Non che gli importasse, ma non voleva essere incolpato in seguito di averla fatta tardare. La voce di lei gli giunse smorzata dall’altra parte del legno.
-Vengo subito!-
 
Dopo un paio di minuti finalmente anche lei uscì e chiuse la porta, pronta ad andare.
Lavi la osservò da capo a piedi:
non portava abiti eleganti, solo la gonna dell’uniforme e una maglia senza maniche nera, ma i capelli raccolti in una corta codina ondulata e il suo portamento posato bastavano a farla apparire fine e raffinata.
Era incredibile come con pochi semplici gesti riuscisse ad apparire sempre così perfetta, così...
Scosse la testa, cercando di liberare la mente da quei pensieri.
Libera la mente, Lavi, libera la mente! Non ti puoi permettere di pensare certe cose, ricordi?
Per fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) non ebbe occasione di soffermarsi ulteriormente su certe riflessioni:
Jacopo li attendeva fuori dall’albergo vestito in modo talmente appariscente e pomposo che sembrava più un saltimbanco che l’ospite di una cena.
Cosa di cui Angelica non parve curarsi, o forse non ne ebbe il tempo, dato che l’altro iniziò subito a prodigarsi in una serie di studiati ed esagerati apprezzamenti sulla sua eleganza e bellezza che le suscitarono delle delicate risatine imbarazzate.
Dopo quella che a Lavi parve un’eternità si misero finalmente in cammino in direzione di Ponte delle Grazie.
Attraversarono il ponte entrando così nel quartiere di Oltrarno, ancora una volta con la voce di Jacopo in sottofondo che elencava ciò che di interessante si trovava su quella sponda dell’Arno.
Raggiunsero Piazza dei Pitti, la loro destinazione, a passo spedito e il loro presunto mecenate condusse i due esorcisti all’interno di un ristorante dall’aria raffinata, da cui proveniva profumo di buon cibo e suono di musica d’opera italiana.
Un cameriere in livrea scortò i tre ad un tavolo apparecchiato con tovaglie di velluto purpureo dai motivi floreali, porcellane e cristalli di prima qualità.
La posizione era ottimale anche per godersi lo spettacolo, poco lontano dal palco dove due cantanti lirici (un tenore e una soprano, così parve alle orecchie di Lavi) si stavano esibendo.
Jacopo non diede tempo al cameriere di andarsene, ordinò a sua discrezione diverse raffinate pietanze, tornando poi a rivolgere la sua attenzione ad Angelica, a cui dedicò altre esagerate lusinghe sulla sua grazia e bellezza fino a quando un altro cameriere non portò loro il vino, mentre i cantanti eseguivano un’allegra performance del Brindisi dalla “Traviata” di Verdi.
Lavi venne naturalmente escluso da ogni chiacchiera e discorso, così che lui passò la serata ad ascoltare la musica e a lanciare ogni tanto qualche occhiata furtiva in direzione della sua compagna, che sembrava divertirsi molto.
Probabilmente lei non ci aveva fatto caso ma al ragazzo non era sfuggito il fatto che Jacopo continuasse a riempirle il bicchiere appena lei lo aveva vuotato, cosa che inconsciamente la stava inducendo a tracannare una quantità non indifferente di ottimo vino italiano.
Dopo una cena a dir poco esagerata e diversi bicchieri riempiti e svuotati in tempi record il loro accompagnatore propose ad Angelica di unirsi alle coppie che si erano riunite per ballare sotto il palco.
Per la prima volta da quando si erano conosciuti lei esitò e lanciò un’occhiata dubbiosa a Lavi.
 
-Non ti dispiace, vero?-
Lui fu preso alla sprovvista, non si aspettava di venire interpellato.
-Io... no, affatto. Vai...-
 
Così la ragazza accettò la mano che le veniva offerta e si alzò in piedi, seguendo il suo cavaliere con passo traballante.
Come Lavi aveva immaginato tutto quel vino iniziava a farsi sentire ed era palese che Angelica si reggeva in piedi solo grazie al sostegno di Jacopo.
I due si posizionarono in mezzo alla pista e iniziarono a volteggiare lentamente e in modo un po’ goffo sulle note di un estratto del “Rigoletto” che Lavi trovò tristemente adatto all’occasione.
 
“Questa o quella per me pari sono
a quant'altre d'intorno, d'intorno mi vedo;
del mio core l'impero non cedo
meglio ad una che ad altra beltà.”

Osservò la coppietta oscillare prima da un lato e poi dall’altro, mentre il tenore snocciolava il testo del libretto con allegria.
“La costoro avvenenza è qual dono
di che il fato ne infiora la vita;
s'oggi questa mi torna gradita,
forse un'altra, forse un'altra doman lo sarà,
un'altra, forse un'altra doman lo sarà.”

Vide Jacopo portarsi Angelica sempre più vicina finché lei non abbandonò la testa sulla sua spalla, mentre lui la avvolgeva in un abbraccio dall’aria possessiva con un irritante sorrisetto sul viso.
“La costanza, tiranna del core,
detestiamo qual morbo, qual morbo crudele;
sol chi vuole si serbe fidele;
non v'ha amor, se non v'è libertà.”

Ballarono abbracciati così fino a che il cantante non ebbe intonato l’ultima nota, un tempo che a Lavi parve eterno.
“De'mariti il geloso furore,
degli amanti le smanie derido;
anco d'Argo i cent'occhi disfido
se mi punge, se mi punge una qualche beltà,
se mi punge una qualche beltà.”

 
Quando tornarono al tavolo Lavi si alzò in piedi e loro lo guardarono interrogativi.
-Lavi, cosa stai facendo?-
-E’ meglio che andiamo, non voglio che facciamo tardi, o domani non avremo la mente lucida per ragionare sulla missione.-
 
In realtà l’unica cosa che voleva era togliersi di lì e tenersi occupato camminando e cercando di pensare ad altro.
Prese Angelica per un braccio e la tirò fuori dal ristorante, mentre Jacopo li seguiva senza fiatare.
Per qualche motivo gli prudevano le mani e aveva una voglia matta di tirare un pugno a qualcosa, qualunque cosa (anche se in cuor suo ciò che più desiderava colpire era la faccia di quel maledetto cicisbeo).
L’aria fresca della sera servì a schiarirgli un po’ le idee e a liberarsi dalla sfera dei suoi pensieri rabbiosi per accorgersi che la sua compagna si stava lamentando.
 
-Lavi, lasciami! Mi stai facendo male...!-
La lasciò di scatto, guardandola mentre si massaggiava la zona del braccio arrossata a causa della sua presa, ma dovette riprenderla al volo quando la vide barcollare tenendosi la testa.
-Mi... mi gira la testa...-
‘E lo credo bene, quel bastardo ti ha fatta quasi ubriacare...!’
Ma evitò di esprimere quel pensiero ad alta voce e si mostrò invece preoccupato per lei.
-Riesci a camminare? Vuoi che ti porti in spalla?-
Lei scosse il capo.
-No, solo... ho bisogno di una mano...-
 
Prima che lui potesse offrirsi per aiutarla Jacopo si intromise, spingendo leggermente da parte il ragazzo e offrendole il braccio, che lei prese con fare esitante.
Si rimisero a camminare verso l’albergo, dimenticandosi ancora una volta della presenza di Lavi, che tornò ad immergersi nella sua cerchia di pensieri negativi.
Li sentiva ogni tanto rivolgersi qualche sussurro che lui non riuscì a cogliere, sapeva solo che più li guardava più la sua rabbia montava.
Non disse una parola per tutto il tempo, anche quando raggiunsero l’hotel si limitò a stargli dietro tenendo lo sguardo fisso su di loro.
Si fermò davanti alla sua stanza e osservò come Jacopo la aiutò ad aprire la porta, il sorriso che le si dipinse in volto quando lui la salutò con un delicato bacio su una mano e lo sguardo che le tenne addosso finché lei non sparì oltre il legno dell’uscio.
Quando si accorse che nel corridoio erano rimasti solo loro due Lavi agì d’istinto, gli si avvicinò a grandi passi, lo prese per il colletto della camicia e lo attaccò al muro, tenendolo fermo premendogli addosso tutto il suo peso.
L’altro sulle prime rimase un po’ sorpreso, cosa di cui il ragazzo approfittò per iniziare a provocarlo.
 
-Non riesco a capire se quell’espressione meravigliata sia dovuta al fatto che avevi dimenticato la mia esistenza o al mio improvviso impulso di prenderti a pugni su quella tua faccia da cascamorto...!-
Jacopo impiegò pochissimo tempo a riprendersi e far comparire un sorrisetto sornione sul viso.
-Niente del genere, stavo solo cercando di capire cosa possa aver fatto per averti reso così arrabbiato...-
Lavi strinse la presa sul suo collo.
-Non fare lo gnorri, avrai anche incantato Angelica con il tuo savoir-faire da strapazzo e i tuoi modi da buffone ma non credere che potrai andare avanti così finché vuoi! Lei non è una bambola con cui puoi divertirti a tuo piacimento e non lascerò che tu la imbrogli e la umili!-
-Ehi, senti... ehm... temo di non averti mai chiesto il tuo nome, in effetti...-
-Sono Lavi.-
ringhiò lui, mentre l’altro tentava di alzare le mani in segno di resa.
-Ecco, Lavi... io non ho alcuna intenzione di...-
-E non prendermi in giro! Già quando vi eravate appena conosciuti ti prendevi confidenze che non ti spettavano: le prendi la valigia, inizi a darle del tu senza chiedere il permesso, te la porti in giro come se fosse il tuo cagnolino... fai così con tutte le ragazze che prendi in giro?-
Jacopo lo osservò, cercando le parole giuste per dargli una risposta senza farlo infuriare più di quanto già non fosse.
-Ascolta amico, davvero, devi credermi, se avessi saputo che lei ti interessava in quel modo non avrei nemmeno iniziato a provarci, ma che ne sapevo, io?-
Aspetta, e questa da dove l’aveva tirata fuori?
-Ma che stai dicendo? Lei non mi interessa...-
-Ah no?-
-No...-
Quel sorrisetto arrogante tornò ad ornargli il volto, facendo venire a Lavi ancora più voglia di picchiarlo.
-Allora, scusa se te lo chiedo, per quale motivo mi avresti attaccato in questo modo? Se lei non ti interessa non dovrebbe darti così fastidio che qualcuno le faccia delle avances, no?-
‘Mi dai fastidio tu con i tuoi modi falsi e i tuoi secondi fini... no, mi dà ancora più fastidio lei che ti dà corda e mi ignora per dare retta ad un pallone gonfiato come te perché, porca miseria, non è vero che lei non mi interessa, non è vero! Non dovrebbe essere così, però...’
-Le mie motivazioni non ti devono importare. L’unica cosa che devi tenere a mente è questa...-
Strinse la presa verso il mento di Jacopo, facendosi più minaccioso.
-Stai lontano da Angelica, non la devi neanche guardare, sono stato chiaro?-
-Ma...-
-Perché...-
Lo interruppe con un ringhio strozzato.
-Perché se provi a toccarla anche solo con il pensiero ti assicuro, anzi ti giuro, che te ne farò pentire. Ci siamo capiti?-
 
Non ebbe nemmeno il coraggio di rispondere verbalmente, si limitò a fare sì con la testa.
Lavi, ritenendosi abbastanza soddisfatto, lo lasciò, non prima di avergli dato un bello spintone in direzione delle scale.
L’altro si affrettò a correre via, mentre il ragazzo sorrideva tra sé ed entrava nella sua stanza.
Vista la soddisfazione che si era preso quella notte avrebbe dormito molto bene.
 
* * *
 
Il giorno seguente Lavi si svegliò di buonora, si vestì con calma a andò a bussare alla porta della stanza di Angelica per controllare la situazione:
dopo quella mezza sbornia voleva essere sicuro che stesse bene.
Da dentro arrivò smorzato quello che gli parve un invito a entrare, così spinse lo sportello ed entrò.
La ragazza era seduta sul letto e si stava allacciando uno stivaletto.
Quando alzò il viso per salutarlo gli sorrise ma al giovane non sfuggirono l’espressione stanca e gli occhi cerchiati.
 
-Buongiorno.-
-Buongiorno. Come stai?-
Lei sorrise un po’ imbarazzata, mentre si sistemava una manica della camicetta.
-Insomma, ho un po’ di nausea e stanotte non ho dormito molto bene.-
Lavi rise, cercando di nascondere la voglia che gli era tornata di picchiare quel maledetto idiota.
-Vedrai che dopo aver mangiato qualcosa ti sentirai meglio.
 
Lei annuì, mentre si infilava la giacca dell’uniforme.
Uscirono dalla stanza e si recarono nella piccola sala messa a disposizione dall’albergo per consumare una colazione veloce.
Quando ebbero terminato si incontrarono con Jacopo fuori dall’albergo, ma il suo comportamento era molto diverso da quello del giorno prima.
Sembrava nervoso, come se avesse combinato qualcosa e ora fosse obbligato a confessare.
Angelica lo salutò con un sorriso.
 
-Buongiorno, Jacopo!-
-Oh. Buongiorno a te, Angelica.-
 
A Lavi ancora non andava giù tutta quella confidenza che si era creata tra quei due, comunque già il fatto che non le si fosse gettato addosso come aveva fatto il giorno precedente lo soddisfava.
La ragazza si fece seria e chiese alla guida:
 
-Ehi, è successo qualcosa?-
L’altro passò lo sguardo da lei al rosso per un po’ prima di rispondere.
-In realtà sì, è successo qualcosa.
Fece una pausa di qualche secondo.
-Solo stamattina ho saputo che ieri sera mentre eravamo a cena... c’è stato il terzo attacco degli akuma.-
I due esorcisti si guardarono con gli occhi spalancati.
-Cosa? Ma... dove?-
-A Ponte Vecchio, non molto lontano da qui.-
-Ci sono stati danni? E... feriti?-
-I danni potrete verificarli voi stessi quando andremo sul posto. Però posso dirvi che sì, ci sono stati parecchi feriti e anche un paio di morti, purtroppo. Dalle testimonianze che sono riuscito ad ottenere sembra che ci fossero una decina di akuma, anche se non c’è nulla di certo.-
A quelle parole Angelica impallidì e sul viso le si dipinse un’espressione orripilata.
-Scusate...-
disse con un filo di voce, prima di dare le spalle ai ragazzi per dirigersi verso la balaustra del lungofiume. Jacopo fece per seguirla ma Lavi lo prese per una spalla e lo bloccò.
-Tu muoviti e io ti rompo un braccio...!-
-Ma...-
-Ti ho avvertito.-
 
Lo lasciò lanciandogli un’occhiataccia e raggiunse la sua compagna.
Era appoggiata al parapetto dell’argine ed era leggermente sporta in avanti ad osservare intensamente un punto alla sua destra.
In lontananza si poteva vedere Ponte Vecchio, o quel che ne rimaneva:
già da quella distanza si potevano vedere molti degli edifici costruiti su di esso anneriti o diroccati, mentre una stretta colonna di fumo si innalzava da un lato del ponte.
Lavi si appoggiò a sua volta al parapetto e si mise ad osservare distrattamente lo stesso punto.
Qualcosa in quello che riguardava quel nuovo attacco l’aveva turbata in modo particolare e forse avrebbe voluto parlarne.
O forse no, quindi il ragazzo si limitò a rimanere “a disposizione” senza però riempirla di domande.
Alla fine comunque fu proprio lei a cominciare il discorso.
 
-Ho combinato un gran bel casino, eh?-
Lui distolse lo sguardo dalla vista di Ponte Vecchio devastato e concentrò la sua attenzione su di lei, che dopo un sospiro ricominciò a parlare senza guardarlo, come se stesse recitando un monologo.
-Io volevo... volevo mostrarmi sicura di me, smettere per una volta di essere quella passiva, che si limita a seguire gli altri e non è in grado di prendere decisioni per se stessa. Volevo dimostrare che anch’io posso prendere in mano una missione e portarla avanti con le mie scelte, credevo di esserne capace. Che sciocca.-
Il ragazzo fece un sorrisetto sghembo.
-Beh, un po’ sciocchina lo sei stata, sì. Tu non hai bisogno di dimostrare niente, io so benissimo che sei un’ottima esorcista e che anche se fossi stata da sola te la saresti cavata tranquillamente.-
-No, non è vero.-
Smise di scrutare il fumo che si innalzava dal ponte e lo guardò con gli occhi lucidi.
-Avevi ragione, Lavi, avevi ragione su tutto. Avremmo dovuto tenere gli occhi aperti e aspettarci un altro attacco. Invece io ho preferito fare di testa mia e le conseguenze le hanno pagate le persone che si trovavano su quel ponte.-
-Non potevi saperlo, Ann.-
-Non importa, è comunque colpa mia. Se fossi stata più professionale e attenta quelle persone forse si sarebbero salvate.-
Lavi la prese bruscamente per le spalle e la fece voltare.
-Probabilmente non saremmo riusciti a salvarli comunque, non siamo onnipotenti!-
Quando la vide abbassare la testa capì che stava per piangere e lì si infervorò ancora di più.
-Smettila di abbatterti per qualunque cosa! Hai fatto un errore, va bene, ma possiamo cercare di rimediare! Il fatto che quegli akuma abbiano attaccato di nuovo ci aiuterà a capire la logica delle loro aggressioni, ma dobbiamo rimanere concentrati! Se tu pensi ad autocommiserarti non riuscirai a fare niente per riparare al tuo errore, è questo che vuoi?!-
Lei lo guardò con gli occhi sgranati.
-N-no... no, io non voglio questo...-
-Bene. Allora diamoci una mossa e andiamo a dare un’occhiata a quel ponte, va bene?-
-Va... va bene.-
La lasciò e le sorrise.
-E potresti per favore evitare di assecondare così tanto quel tizio? Mi infastidisce...-
Lei ridacchiò.
-Io eviterò di assecondarlo ma tu sii più cortese. E’ qui per aiutarci, ricordi?-
-Lo fa anche troppo, per quanto mi riguarda...-
 
Ma il giovane attese a borbottare quell’ultima frase, aspettò che Angelica si fosse allontanata abbastanza perché non potesse sentirlo.
La ragazza si era spostata in direzione di Jacopo e con un gran sorriso stampato in volto lo aveva invitato a mostrare loro la strada più breve per raggiungere il luogo dell’ultima aggressione degli akuma.
Udita la sua richiesta la guida si era rianimata e stava già per andare a prendere sottobraccio la fanciulla quando il suo sguardo incrociò quello del ragazzo dai capelli rossi... e allora si convinse che forse non era proprio una buona idea...
Si limitò a precederli lungo la sponda dell’Arno e non proferì parola finché non giunsero nei pressi di Ponte Vecchio.
I due esorcisti si avvicinarono cauti ai resti della struttura e solo quando si furono assicurati che fosse stabile vi salirono per esaminarlo più da vicino.
Le botteghe su entrambi i lati erano state distrutte o irrimediabilmente danneggiate, praticamente di tutti gli edifici che sorgevano su quello storico ponte non restava che un mucchio di macerie.
 
-Di nuovo nessuna traccia degli akuma, nemmeno un indizio che ci aiuti a capire da dove arrivassero o dove siano finiti...-
sbuffò Lavi, tirando un calcio ad una pietra abbandonata sul ciglio del passaggio lastricato.
-Non ha alcun senso...-
la voce di Angelica era talmente bassa che il rosso la udì appena.
-Scusa, hai detto qualcosa?-
Lei distolse la sua attenzione dalla parete semidistrutta che stava esaminando e lo guardò seria.
-E’ che... ho pensato una cosa... ma non ha senso.-
-Cos’hai pensato?-
La ragazza esitò prima di rispondere.
-Questi attacchi hanno qualcosa di strano... voglio dire, sono troppo regolari, sono sempre avvenuti a due giorni di distanza l’uno dall’altro, come se ci fosse una logica dietro... forse nemmeno la scelta dei luoghi è casuale...-
Il suo compagno ripensò per un secondo a quello che aveva appena detto.
-Potresti avere ragione, ma non vedo nessun collegamento tra i diversi luoghi delle aggressioni, non mi sembra abbiano qualcosa in comune...-
-Nemmeno a me... ma deve pur esserci qualcosa!-
-Non sarebbe tanto folle come idea, i Noah vedono tutto come un gioco, potrebbero aver deciso di lanciarci una sfida. Ci lasciano il tempo necessario per cercare di indovinare la loro prossima mossa e poi colpiscono.-
-Ma non riesco a vedere nessuna indicazione per capire quale potrebbe essere la prossima mossa... non c’è niente, nemmeno un segnale.-
-Deve esserci qualcosa qui da qualche parte, celato ma abbastanza in vista perché possiamo accorgercene...-
-Oppure non c’è nessuna logica e quegli akuma si divertono a prendersi gioco di noi attaccando a caso!-
sbuffò esasperata Angelica, voltando le spalle al compagno e allontanandosi da lui di qualche passo.
-Non ti agitare, Ann, dobbiamo cercare di ragionare.-
 
Lei si coprì il viso con le mani e vi soffocò un sospiro nervoso, prima di tirarsi i capelli all’indietro.
Certo, ragionare. La faceva proprio facile lui.
Era difficile dimenticare che se si trovavano su quel maledetto ponte era solo colpa sua e della sua mancanza di giudizio e quel pensiero le rendeva difficile pensare a qualunque altra cosa.
La verità era che non c’era alcuna logica nelle aggressioni e non c’era modo di sapere quando e dove gli akuma avrebbero colpito ancora! Se non fosse stata così sconsiderata avrebbero potuto risolvere la cosa la sera prima, e invece...
Il filo delle sue riflessioni venne interrotto perché qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
C’era qualcosa di diverso tra quelle macerie annerite, qualcosa che ad un primo sguardo non aveva notato, ma che ora risultava evidente nella luce accecante del sole.
In alto, a pochi metri dalle loro teste, appena sopra gli edifici che affollavano il lato occidentale del ponte, c’era una struttura che si distingueva da quelle circostanti per forma e condizioni: sembrava una lunga passatoia di muratura gialla, coperta e con tanto di finestre, attraversava il ponte per tutta la sua lunghezza e pareva che continuasse all’infinito a seguire il profilo variopinto della città anche oltre entrambi i capi del viadotto. Il dettaglio più singolare era che appariva assolutamente intatta, non c’erano tracce di danni o crolli, l’intonaco leggermente scrostato dal tempo e dalle intemperie risaltava con prepotenza contro le pietre martoriate dall’attacco della sera precedente.
Ma come aveva fatto a non accorgersene prima?
 
-Cos’è quello?-
Lavi udì la sua voce e le si avvicinò.
-Cosa?-
Lei indicò ciò che stava osservando.
-Quello... quella specie di passaggio...-
Il giovane si voltò verso Jacopo, che era rimasto in disparte ad aspettarli, e lo chiamò con un gesto impaziente.
-Ohi, guida! Vieni qui e fai il tuo lavoro!-
Non era un modo molto educato di comportarsi, e senz’altro non era da lui trattare la gente a quel modo, ma quanto lo divertì vedere Jacopo che caracollava lungo il ponte, preso completamente alla sprovvista.
-S-sì, eccomi! Cosa posso fare per voi?-
Angelica tornò ad indicare la struttura che le interessava.
-Volevo sapere cosa fosse quella strana costruzione, non ho mai visto niente del genere...-
Il ragazzo inquadrò la “strana costruzione” di cui parlava la giovane esorcista e sentenziò:
-Ah, quello? Beh, quello è il Corridoio Vasariano...-
-Corridoio Vasariano? E cosa sarebbe?-
Jacopo riprese la sua aria sicura e saccente e iniziò ad elencare la solita serie di nozioni.
-E’ un passaggio rialzato realizzato nel XVI secolo da Giorgio Vasari per permettere ai granduchi di Firenze di spostarsi in sicurezza e comodità da Palazzo della Signoria a Palazzo Pitti...-
Angelica lo interruppe, improvvisamente non interessata ai suoi vaneggiamenti culturali (cosa che fece spuntare un sorrisetto soddisfatto sul viso di Lavi).
-Hai detto che parte da Palazzo della Signoria?-
-Sì, l’ho detto... perché?-
La ragazza si era fatta pensierosa, osservava il Corridoio con attenzione e sembrava riflettere intensamente su qualcosa.
-Cos’hai in mente, Ann?-
Il suo compagno aveva seguito il suo sguardo, cercando di intuire cosa le stesse passando per la testa.
-Che percorso compie? Quali luoghi attraversa prima di arrivare a Palazzo Pitti?-
Angelica aveva ignorato la domanda di Lavi ed era tornata a rivolgersi a Jacopo.
-Vuoi sapere... il percorso?-
Lei si voltò verso di lui, perdendo la pazienza.
-Sì, questa città ha un centro storico talmente concentrato, una costruzione del genere dovrà per forza passare attraverso degli altri edifici, e immagino che qualunque essi siano non saranno certo dei luoghi qualsiasi! Quali sono?-
-Ehm, vediamo... partendo da Palazzo della Signoria passa attraverso le Gallerie degli Uffizi, costeggia il Lungarno degli Archibusieri, passa da qui, sopra Ponte Vecchio, raggiunge la Torre dei Mannelli...-
Ma non serviva che continuasse, adesso anche Lavi aveva capito dove voleva arrivare la sua compagna.
-Sono i luoghi delle aggressioni degli akuma!-
Angelica sorrise, felice che qualcuno avesse compreso la logica dei suoi ragionamenti.
-Sì, esatto!-
Il rosso la prese per le spalle, ricambiando il suo sorriso.
-Potresti avere ragione, potrebbe davvero essere una specie di sfida che i Noah ci hanno lanciato...-
-Non possiamo ancora esserne sicuri...-
-C’è un solo modo per risolvere la cosa...-
Lavi si rivolse a Jacopo con lo stesso tono un po’ scortese di prima.
-Ehi tu, hai modo di farci entrare lì dentro?-
L’altro rifletté per qualche secondo prima di replicare incerto:
-Non lo so, in realtà il Corridoio Vasariano è chiuso al pubblico ed è possibile accedervi solo con permessi particolari...-
Angelica si liberò dalla presa di Lavi e gli si avvicinò.
-Andiamo, noi siamo esorcisti, godiamo ovunque di speciali privilegi, non c’è davvero niente che si possa fare?-
-Io... non saprei...-
-Jacopo, ti prego. Potremmo essere in grado di evitare altre aggressioni, ma per farlo dobbiamo entrare nel Corridoio e ci serve il tuo aiuto.-
Lui esitò ancora, ma poi lo sguardo forte negli occhi della ragazza parve convincerlo, perché annuì e disse:
-Va bene, andiamo a Palazzo della Signoria, in qualche modo riuscirò a farvi entrare.-
 
I due esorcisti lo seguirono di corsa lungo il percorso relativamente breve che li portò da Ponte Vecchio a Piazza della Signoria, ansiosi di scoprire se le loro congetture sarebbero rimaste tali.
La più impaziente dei due era Angelica, che con le sue intuizioni sperava di riscattarsi dagli errori commessi.
Giunsero alla loro destinazione in pochi minuti e Jacopo li condusse all’interno del Palazzo chiedendo loro di attenderlo nel cortile interno prima di sparire oltre il portico colonnato che circondava l’ambiente.
I due esorcisti dovettero aspettare poco, la guida tornò in fretta e molto trafelata, intimando loro di seguirlo.
Li condusse nei meandri del Palazzo fino all’ingresso del Corridoio Vasariano, una porta di legno bianco a due battenti che spiccava tra le pietre di una parete finemente affrescata.
Jacopo estrasse dalla tasca una chiave arrugginita e la usò per far scattare la serratura, aprendo appena uno degli sportelli.
 
-Presto, entrate! Il curatore ci ha dato solo pochi minuti.-
-Saranno più che sufficienti.-
 
sentenziò Lavi, superando Jacopo ed entrando nel Corridoio per primo.
Angelica lo imitò ed entrambi estrassero le loro armi, per essere pronti ad ogni evenienza.
Iniziarono a correre lungo il percorso, guidati solo dalla luce del sole che penetrava dagli oblò sulle pareti, i passi più incerti della loro guida risuonavano a qualche metro dietro di loro, segno che li stava seguendo.
Dopo un po’ si accorsero di essere sopra Ponte Vecchio, grazie alle finestre più grandi che si aprivano su un lato per permettere di ammirare il fiume Arno in tutta la sua grandiosità.
Poco più avanti il tracciato curvava verso destra per girare intorno ad una torre e non permetteva di vedere cosa si celasse più avanti.
Lavi e Angelica si appiattirono contro la parete e sbirciarono oltre il punto nel quale il Corridoio svoltava, ritirando subito la testa quando videro che c’era qualcuno seduto sul pavimento.
 
-Ma non era chiuso al pubblico?-
sogghignò Lavi, tenendo la voce bassissima.
-Sembra che avessimo ragione noi, quelli devono essere gli akuma...-
rispose Angelica con tono altrettanto basso.
-Lo scopriremo subito!-
Senza alcuna esitazione il ragazzo voltò l’angolo brandendo il suo martello.
-Bene, sembra che abbiamo degli abusivi, qui. Non sapete che non si può entrare in questo posto?-
 
Angelica attivò la sua Innocence e lo seguì, prendendo coscienza di quel che stava loro davanti:
c’erano sette persone nel tratto ristretto tra le due curve compiute dal Corridoio, tutte di età e sesso diverso, che guardavano lei e il suo compagno con aria sorpresa. Senz’altro non si aspettavano di avere compagnia.
Una rapida occhiata alle uniformi indossate dai due ragazzi sembrò chiarire i loro dubbi.
 
-Sono esorcisti!-
urlò uno di loro, prima di abbandonare il suo corpo umano e rivelare quello di akuma, imitato dagli altri che erano con lui.
-Complimenti Ann, pare che tu avessi davvero intuito come stavano le cose, dopotutto...-
-Me li farai più tardi i tuoi complimenti, adesso abbiamo del lavoro da fare, mi sembra!-
Prese il compagno per un braccio e lo trascinò indietro, per riparare entrambi dai colpi dei loro nemici.
-Allora, qual è il piano?-
chiese il rosso con fare scherzoso.
-Piano? Perché, ne abbiamo mai avuto uno?-
-Improvvisazione, allora?-
-Tu cosa dici?-
 
protestò la ragazza rimettendosi a correre nella direzione verso la quale erano venuti.
Lavi la imitò quando vide che gli akuma si stavano muovendo in massa verso di loro e seguì la compagna tornando sul tratto del Corridoio che sovrastava Ponte Vecchio, incontrando Jacopo che era rimasto indietro.
 
-Togliti da qui, vai! E’ pericoloso!-
gli urlò Angelica mentre gli correva incontro.
-Perché? Che succede?-
-Gli akuma! Stanno arrivando!-
fece eco il rosso, che prima di poter vedere le espressioni esterrefatte degli altri due giovani sentì qualcosa che lo afferrava per le spalle e lo scagliava verso destra, sfondando i vetri delle finestre panoramiche e gettandolo verso le acque scure dell’Arno.
-Lavi!-
Angelica corse verso l’enorme buco che il corpo del suo compagno aveva provocato e facendo attenzione a non tagliarsi con i vetri si sporse in avanti per cercare di individuare dove fosse finito Lavi.
-Lavi!-
-Angelica, stai attenta!-
Questa volta era stato Jacopo a gridare per mettere in guardia la ragazza, che si voltò di scatto trovandosi davanti il gruppetto dei sette akuma al gran completo che la osservava con aria divertita.
-Guardate, guardate com’è disperata adesso che ha perso il suo compagno!-
-E’ rimasta sola, tutta sola...-
 
Per tutta risposta lei scattò in avanti e cercò di combattere come poteva quegli avversari più forti di lei sia per poteri che per numero.
L’impresa non si prospettava semplice, erano tutti Livello 3 e puntavano unicamente su di lei, non c’era modo di isolarli in un ambiente così stretto e la pericolosa voragine alle sue spalle non le lasciava vie d’uscita.
Tentò qualche disperato fendente per aprirsi un varco e cercare di portarsi in una posizione più favorevole ma venne subito bloccata e spinta violentemente all’indietro, cosa che la fece urtare contro gli spuntoni aguzzi delle finestre rotte alle sue spalle.
Un acuto urlo di dolore le lasciò spontaneamente la gola quando uno di quei vetri acuminati le tagliò un fianco, procurandole una ferita profonda che iniziò subito a sanguinare copiosamente.
Il dolore e la sensazione del sangue che le gocciolava lungo la gamba la deconcentrarono, al punto che fu a sua volta presa di sorpresa e buttata fuori verso le acque del fiume.
Prevedeva già l’impatto violento che la aspettava, aveva l’Innocence attivata e l’acqua si sarebbe trasformata in ghiaccio non appena l’avesse sfiorata, così serrò gli occhi preparandosi al brutale atterraggio che per sua fortuna non arrivò mai.
Sentì solo un braccio che la afferrava per la vita, bloccando la sua caduta e strappandole un sibilo di dolore quando la mano del suo salvatore premette contro la ferita al fianco.
Angelica aprì gli occhi e trovò che ad evitarle la rovinosa caduta era stato un Lavi fradicio (a causa del precedente bagno nel fiume che doveva aver seguito il suo volo fuori dalle finestre del Corridoio Vasariano) a cavallo del manico del suo martello.
Il ragazzo la aiutò a salire davanti a lui, tenendola tra le braccia per sorreggerla.
 
-Ti ho presa, non preoccuparti!-
-Lavi... stai bene?-
-Sì, sto bene, solo un po’ bagnato. Dio, ma cosa ci buttano dentro quel fiume? L’acqua è sudicia!-
La ragazza ridacchiò debolmente.
-E tu? Stai bene?-
Il rosso trovò risposta alla sua stessa domanda quando gli cadde l’occhio sulla sua mano destra, coperta di sangue.
-Ann, sei ferita!-
-Solo al fianco, mi sono tagliata con un vetro rotto...-
-Ti riporto a terra, non puoi combattere in queste condizioni!-
 
Non fece in tempo a portare a termine il suo proposito perché una serie di colpi provenienti da sopra di loro li distrasse e fece perdere l’equilibrio ad entrambi, che caddero dal martello di Lavi di nuovo verso le correnti del fiume.
Il ragazzo finì un’altra volta a mollo mentre Angelica atterrò sulla dura lastra di ghiaccio che sapeva l’avrebbe attesa.
La testa rossa del giovane riemerse dall’acqua e sputacchiando si avvicinò alla sua compagna.
 
-Ann...-
-Non pensare a me, dobbiamo occuparci degli akuma!-
La fanciulla si mise faticosamente in piedi facendo leva sulle sue ginocchia tremanti, brandendo le sue spade con la poca forza che le restava.
-Ho perso il martello!-
Angelica si voltò esasperata verso il compagno.
-Cosa?!-
-Ho perso la presa quando siamo caduti, non ce l’ho più!-
-Cercate questo?-
La voce maliziosa di uno degli akuma provenne da sopra di loro e quando i due esorcisti alzarono lo sguardo videro che erano tutti lì, a pochi metri sopra le loro teste, e quello che aveva appena parlato sventolava l’Innocence di Lavi, tornata alle sue dimensioni ordinarie.
-Credo di aver trovato il tuo martello, Lavi.-
-Fai la spiritosa, adesso?-
-No, cerco di recuperartelo.-
 
La giovane si abbassò e poggiò una mano sulla superficie dell’acqua.
Appena la ebbe toccata quella reagì all’istante e uno spuntone di ghiaccio si innalzò fino a trafiggere la mano dell’akuma aveva rubato l’Innocence, facendogli perdere la presa.
L’arma precipitò e cadde nel fiume, poco lontano da dove si trovavano i due esorcisti, così che a Lavi bastarono poche bracciate per andare a recuperarla.
Una volta ripreso possesso del martello il ragazzo lo fece ingrandire e vi si issò sopra con un sorrisetto.
 
-Grazie, Ann. Adesso potrò occuparmi di questi scocciatori una volta per tutte.-
Prese Angelica con sé e depositò entrambi sul ponte, finalmente all’asciutto.
-Resta qui, mi occupo io di loro.-
-Sei sicuro di farcela da solo?-
-Sì, certo. E’ venuto il momento di usare le maniere forti.-
Fece roteare il martello tenendolo in alto e attese che apparisse la solita sfilza di simboli.
-Dopo tutta quest’acqua ci vuole proprio un po’ di calore per asciugarci, non siete d’accordo?-
 
Riservò un’occhiata ironica ai nemici prima di scegliere il simbolo che rappresentava il fuoco abbattendo la sua arma al suolo.
Dal selciato di Ponte Vecchio spuntò un enorme serpente infuocato che intrappolò nelle sue spire i sette akuma che ancora fluttuavano a pochi metri dalle acque scure dell’Arno.
Fu lì che finirono i loro resti, ingoiati dai flutti.
Angelica si lasciò andare ad sospiro di sollievo, afflosciandosi contro il parapetto del belvedere di Ponte Vecchio.
Lavi le corse incontro, preoccupato.
 
-Ann!-
-Sto... sto bene, Lavi... è solo la ferita... ho perso troppo sangue...-
Il giovane si sporse in avanti per esaminare il fianco della compagna.
-E’ un brutto taglio, dobbiamo occuparcene subito!-
La prese tra le braccia e la sollevò di peso, tra le proteste varie che seguirono quel suo gesto.
-Lavi, so camminare da sola...-
-Ti sei già affaticata abbastanza per le condizioni in cui ti trovi, ti porto io.-
-Lavi...-
-Smettila di lagnarti e fatti portare, Ann.-
 
Non voleva essere un ordine ma il tono con cui le si rivolse la fece ammutolire.
In pochi secondi, in ogni caso, come per confermare le parole del compagno, la giovane perse i sensi.
Il ragazzo percorse Ponte Vecchio e si diresse verso il loro albergo.
Sulla strada incontrò Jacopo, che aveva rifatto il giro per uscire dal Corridoio Vasariano e si era perso gli ultimi istanti dello scontro con gli akuma.
 
-E’ finita?-
-Sì, li abbiamo distrutti tutti.-
La guida annuì e finalmente individuò Angelica esanime tra le braccia del rosso.
-Sta...?-
-... bene, sì, ha solo bisogno di cure.-
tagliò corto Lavi, irritato.
-Oh... bene...-
Jacopo cercò di allungare una mano per toccarle una guancia ma l’altro ragazzo lo fulminò con lo sguardo.
-Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro: non la devi toccare neanche con un dito. E adesso scansati, devo passare.-
L’altro si spostò con un timoroso passo all’indietro e lo lasciò passare, osservandolo in silenzio mentre si allontanava portando via la sua compagna priva di sensi.
 
* * *
 
Angelica osservava gli edifici rovinati di Ponte Vecchio dall’alto della terrazza dell’albergo, appoggiata al parapetto, godendosi l’aria fresca della sera.
La ferita che si era procurata quella mattina l’aveva indebolita e ogni tanto le provocava ancora delle sgradevoli fitte, ma il trattamento riservatole da Lavi l’aveva senz’altro fatta stare meglio.
Sfiorò con le dita la fasciatura che faceva capolino tra la cintura e l’orlo della maglia e sorrise.
Sembrava così preoccupato mentre le puliva la ferita, le sue mani erano così delicate mentre le avvolgevano le bende intorno ai fianchi. Non fosse stato per il dolore sarebbe rimasta a farsi toccare così da lui per delle ore.
 
-Ti senti meglio?-
Una voce la riscosse dai suoi pensieri e quando si voltò e vide a chi apparteneva rimase sinceramente un po’ delusa.
-Oh... ciao, Jacopo. Sì, sto molto meglio, ti ringrazio.-
-Mi fa piacere. Ero molto preoccupato quando ti ho vista svenuta, oggi.-
Nel frattempo le era arrivato vicino e si era appoggiato al parapetto di fianco a lei.
-Non ce n’era bisogno, non è la prima volta che mi faccio male, e anzi, ho provato ad avere ferite anche peggiori di questa...-
 
A loro insaputa c’era una terza persona che ascoltava la loro conversazione:
Lavi, che aveva intenzione di salire in terrazza per tenere compagnia ad Angelica e informarsi sulle sue condizioni, quando vide che Jacopo lo aveva preceduto si affrettò a celare la sua presenza nascondendosi dietro la porta che dava accesso al poggiolo, limitandosi ad origliare.
Non sapeva nemmeno lui cosa lo fermasse dall’uscire semplicemente infischiandosene della presenza di quel dannato che faceva da terzo incomodo... o era forse il pensiero che si sarebbe sentito egli stesso il terzo incomodo a bloccarlo?
 
-Devi essere davvero forte, allora.-
Aveva un modo penoso di corteggiarla, il rosso sperava con tutto il cuore che la ragazza non si sarebbe lasciata incantare.
-Non forte come vorrei, in realtà sono più i momenti nei quali mi sento una completa incapace di quelli in cui riesco ad essere fiera di quel che faccio...-
 
‘Non ne hai motivo, non devi! Tu sei perfetta come sei, Ann, non ti abbattere così!’
Avrebbe voluto dirglielo, spalancare quella dannata porta e urlarlo con quanto fiato aveva in gola.
Ma non poteva, una forza sconosciuta lo bloccava lì dov’era e dovette sopportare un’altra volta la voce melliflua di Jacopo che la lusingava.
 
-Sono certo che le tue ansie siano ingiustificate. Oggi ho visto come combatti e sono rimasto senza parole.-
Lei, per la prima volta da quando era arrivato, lo guardò in viso.
-Davvero?-
-Certo! Ti muovevi come una bellissima farfalla, non ho mai visto niente di più aggraziato!-
Lavi si sentiva morire dentro al pensiero che quel bifolco stesse dicendo cose che pensava e avrebbe voluto dire lui.
-Ma... non lo so... io non ho fatto praticamente nulla, oggi...-
esitò Angelica.
-In ogni caso io non avevo occhi che per te.-
Aspetta, le aveva preso la mano? Sì! Quel maledetto! E Angelica parve non farci nemmeno caso, si limitò a sospirare.
-Magari fosse lui a parlarmi così...-
Seguì un momento di gelo a quella sua frase.
-Con “lui” intendi...-
-Intendo Lavi, il mio compagno.-
Il giovane, sentendosi nominare, sorrise.
-Quindi... lui ti piace...-
-Oh sì, tu non hai idea di quanto lui sia importante per me. Ma purtroppo so che tra noi non potrà mai esserci nulla, ne ho dovuto prendere atto molto tempo fa...-
L’amarezza che accompagnava quelle parole rese Lavi improvvisamente triste.
-Beh, ma se pensi che non provi lo stesso dovresti smettere di pensare a lui...-
‘Cosa sta dicendo quel bastardo...?!’
-Sono certo che avrai molti ammiratori, sei una fanciulla talmente graziosa...-
La sua mano si stava lentamente spostando lungo il braccio della ragazza, fino ad arrivare a prenderle una spalla per farla voltare verso di lui.
-Davvero una fanciulla graziosa...-
sussurrò sporgendosi in avanti. Il primo istinto di Angelica fu naturalmente quello di farsi indietro, ma le mani del moro le limitavano i movimenti.
-Jacopo, cosa stai facendo?-
-Niente che non ti piacerà...-
Era sempre più vicino, nonostante lei cercasse continuamente di fuggire il suo inesorabile approssimarsi.
-No, io... no, lasciami!-
All’improvviso Jacopo si sentì afferrare un braccio e uno strattone lo costrinse a perdere la presa dalle spalle di Angelica e a girarsi verso la persona che lo aveva distratto dai suoi propositi.
-Lavi?-
Entrambi erano a dir poco sorpresi dall’apparizione improvvisa del rosso, che con la mano sinistra stringeva l’avambraccio di Jacopo come se volesse romperglielo.
-Va bene, amico, sembra che i miei avvertimenti non siano stati sufficienti, adesso hai veramente passato il limite.-
E senza attendere oltre sollevò la mano libera e assestò un violento pugno contro il viso dell’altro ragazzo, che si accasciò a terra portandosi le mani al volto per arginare il fiotto di sangue che aveva preso a uscirgli dal naso.
-Così imparerai a prendere sul serio i suggerimenti di un Bookman.-
Lasciò il poveretto a rantolare per terra e fece qualche passo in direzione di Angelica, che aveva assistito alla scena a bocca aperta.
-Lavi, ma cosa...?-
-Cosa? Dovevo lasciare che arrivasse fino in fondo?-
-N-no... anzi, grazie per... beh...-
Il giovane ridacchiò.
-Non c’è problema, Ann.-
Entrambi lanciarono un’occhiata a Jacopo ancora a terra che si teneva il naso sanguinante.
-Dici che dovremmo aiutarlo?-
Lavi la guardò di traverso.
-Gli ho appena rotto il setto nasale perché stava per metterti le mani addosso e tu lo vuoi aiutare? Sei davvero un bel tipo, lo sai?-
-Uhm... forse hai ragione... allora lo lasciamo lì?-
-Sì, quando ne avrà voglia si tirerà su da solo.-
Prese la ragazza per mano e insieme si avviarono verso la porta della terrazza.
-Approposito, da quanto eri lì dietro?-
Le guance di Angelica si colorarono di rosso quando pose quella domanda.
-Uh? Oh, non da molto, stavo arrivando giusto in quel momento. Che tempismo, eh?-
-Quindi non hai sentito ciò di cui stavamo parlando prima Jacopo ed io?-
-No, perché? Qualcosa di interessante?-
Il suo sorriso birichino la contagiò e la fece stare più tranquilla.
-No, niente di importante. Era solo per sapere...-
 
Lavi si limitò ad annuire, senza smettere di sorridere.
Non poteva dirle che in realtà aveva sentito tutto fino all’ultima parola, che si era sentito sprofondare quando aveva avvertito la tristezza nella sua voce, che avrebbe tanto voluto che le cose fossero diverse per loro.
Ma non poteva.
Non era il momento giusto. Non ancora.

Author
and characters corner:
Jacopo: accidenti, che male!
Lavi: dì, sei ancora qui? Non ti è bastato il naso, vuoi che ti rompa qualcos’altro?
Angelica: dai Lavi, calmati...
Yami: sì Lavinuccio, calma, gli hai già dato una bella lezione, non mi sembra il caso di infierire ancora!
Jacopo: ecco, sentito? Io le ascolterei!
Lavi: umpf!
Yami: ma bene, vedo che siamo arrivati alla fine! Come vi è parso? Io mi sono divertita un mondo a scriverlo, spero che abbia fatto divertire anche voi!
Allen: prima di ogni cosa vi lasciamo i riferimenti musicali relativi a questo capitolo: “Libiamo né lieti calici” da “La Traviata” e “Questa o quella” da “Rigoletto”, entrambe composte da Giuseppe Verdi.
Angelica: potete ritrovarli quando volete nell’archivio del “VR&FH Red Rope” sulla home page dell’autrice!
Yami: adesso passiamo finalmente ai ringraziamenti: ringrazio innanzitutto NiyraV e GiulyRabePro per le loro recensioni e il sostegno continuo, ringrazio tutti quei lettori che mi esprimono appoggio e apprezzamento fuori da EFP e a tutti voi che continuate a seguire le avventure di Lavi e Angelica. In particolare un grazie speciale voglio riservarlo a tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite o le ricordate, siete molto più numerosi di quel che mi aspettavo e la cosa mi riempie di gioia e orgoglio. Grazie di cuore.
Lavi: detto questo vi diamo appuntamento al prossimo capitolo che, ve lo assicuro, è imperdibile! Conterrà un evento direi fondamentale per i futuri sviluppi della storia.
Jacopo: non ti sembra di aver anticipato un po’ troppo?
Lavi: tu zitto, se ci tieni alle tue ossa!
Jacopo: eek!!
Yami: a presto e grazie ancora a tutti!

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Capitolo 20
*** A te però non ho mai mentito ***


Yami: salve a tutti, gente! Siamo tornati, più puntuali che mai!
Angelica: miss Yami questa volta si è davvero impegnata per far arrivare il capitolo prima possibile.
Yami: e ringraziate quelle anime pie che sono riuscite a corrompermi, perchè fosse stato per me avrei aspettato metà settembre per aggiornare!
Lavi: approposito di anime pie (?) dove sono finiti tutti? Qui ci siamo solo io e Ann...
Angelica: ah ecco, manca Kanda, mi sembrava che l'aria fosse più respirabile, oggi...
Yami: ci siamo solo noi perchè gli altri non devono sapere quello che accade in questo capitolo, è un segreto!
Lavi: un segreto?
Yami: sì, a parte voi due nessuno deve saper nulla!
Angelica: ma perchè?
Yami: perchè è così e basta, lo capirete da soli quando vedrete quello che succederà!
Lavi: è un capitolo così importante?
Yami: importantissimo! Oserei chiamarlo "il capitolo DEFINITIVO"!
Angelica: ah, quindi è l'ultimo?
Yami: macché ultimo! Se Dio vuole siamo arrivati FORSE a metà di questa storia, non sperarci troppo, quindi!
Lavi: a metà?!
Yami: oh sì, ne avrete ancora da passare prima di arrivare alla fine, non vi preoccupate.
Angelica: e perchè sarebbe "il capitolo definitivo", allora?
Yami: eheh, lo vedrete...
Lavi e Angelica: *si guardano*
Lavi: tu non hai paura?
Angelica: io sì, tanta!
Yami: suvvia, non mi sembra il caso di farne una tragedia, al contrario sono sicura che quello che vedrete vi piacerà moltissimo!
Lavi e Angelica: se lo dice lei...
Yami: suvvia, non cincischiamo (?) oltre, lasciamo i lettori al capitolo e rimandiamo baci, abbracci e saluti (?!) alla fine.
Lavi e Angelica: va bene, miss Yami...
Yami: buona lettura a tutti! Godetevi "il capitolo DEFINITIVO"!
 
CAPITOLO 20 – A te però non ho mai mentito

Sul serio, ma perché l’aveva presa?
Che cosa stava pensando in quel momento, quale malata scintilla della sua mente lo aveva spinto a farlo?
Diamine, doveva solo sperare che il Vecchio non la vedesse o non avrebbe saputo come giustificarsi (anche perché avrebbe capito subito tutto e come minimo lo avrebbe picchiato!), anzi era già tanto che non lo avesse beccato mentre la prendeva!
Lavi teneva le braccia conserte e guardava distrattamente fuori dal finestrino del treno che stava riconducendo lui e Bookman all’Ordine dopo una missione durata un paio di giorni e mentre si ostentava tranquillo, come se nulla fosse, in realtà si tormentava da diversi minuti con quelle riflessioni riguardo l’oggettino che nascondeva nella tasca interna della giacca.
Ma poi davvero, chissà perché! Non gli era mai capitata una cosa del genere, di vedere un oggetto e...
Ah, ma insomma! Quanti problemi!
Sarebbe stato sufficiente che se la fosse tenuta per sé, appena arrivato l’avrebbe nascosta e... Bookman l’avrebbe scoperta subito, figurarsi!
Non poteva nascondergli niente, neanche volendo.
Ma sì, non c’era niente di male, in fin dei conti!
Basta farsi problemi per una cosa tanto semplice!
Appena arrivato si sarebbe inventato una scusa e sarebbe andato a togliersi il peso.
Proprio in quel momento il treno inchiodò e Bookman prese i propri bagagli preparandosi a scendere.
Il giovane lo imitò e per tutto il tragitto fino al Quartier Generale non disse una parola.
Quando giunsero nell’atrio gli venne un’idea. Doveva solo sperare che il Vecchio gli credesse.
 
-Io, ehm... se non ti dispiace lascerei fare a te il rapporto. Mi sono accorto di essere... in ritardo con la registrazione che mi hai assegnato l’altro giorno e, uhm... vorrei finirla...-
 
Tanto zelo per il lavoro non gli si addiceva, proprio no. Nonostante quella fosse la vita che si era scelto non era mai particolarmente contento di dover stare piegato per ore su quei tomi polverosi che il suo maestro lo costringeva a leggere.
Fortunatamente per lui Bookman si limitò ad osservarlo per qualche secondo con quel suo sguardo indecifrabile, prima di dargli le spalle emettendo una specie di grugnito che il ragazzo interpretò come un segno di assenso.
Aspettò che il vecchio avesse lasciato l’atrio e si diresse verso una direzione casuale.
Non sapendo dove trovare la persona che gli serviva pensò di chiedere al primo che avesse incontrato.
Vide un gruppetto di scienziati aggirarsi per un corridoio e andò verso di loro con un sorriso allegro.
 
-Ehi Johnny!-
 
Il ragazzo occhialuto era l’unico della combriccola a lui familiare (da quando c’erano stati tutti quei trasferimenti dalle diverse sedi non capiva più nulla, ogni giorno c’era in giro qualcuno di nuovo).
L’altro lo salutò con la stessa baldanza.
 
-Ehilà Lavi! Sei tornato, vedo!-
-Giusto ora, sì.-
-E’ andato tutto bene?-
-Benissimo, grazie. Senti, hai mica visto Angelica da queste parti?-
Johnny fece un sorrisetto, come se si aspettasse che gli avrebbe chiesto di lei.
-L’ho incontrata poco fa e mi ha detto che stava andando in cappella, forse la troverai ancora lì se ti sbrighi.-
 
Lavi lo ringraziò e si diresse a passo spedito verso il luogo indicatogli.
Raggiunta che ne ebbe la soglia si fermò.
Era semibuia come sempre, l’unica fonte di luce a quell’ora erano i timidi raggi che penetravano dalle finestre colorate.
Fece qualche passo verso l’interno e cercò con lo sguardo la ragazza finché non la individuò inginocchiata in una delle prime file di panche, con le mani giunte e la testa china.
Lui si sedette più indietro, aspettando che avesse finito.
Quello era un altro aspetto di Angelica che gli risultava davvero difficile comprendere.
Lui non era credente. Non c’era niente di quella fede né di nessun’altra che lo convincesse o lo interessasse, per lui erano tutte superstizioni a dir poco medievali.
Ma lei, lei credeva con così tanto fervore e fiducia, pregava ogni giorno con estrema devozione e in cuor suo Lavi sapeva che alcune delle sue preghiere erano anche per lui, che non aveva niente e nessuno a cui rivolgere le proprie.
Si riscosse da quei pensieri quando la vide fare il segno della croce e alzarsi in piedi.
Si sollevò a sua volta e le andò incontro, facendole fare un piccolo salto di sorpresa quando si accorse della sua presenza.
 
-Lavi.-
-Ehi Ann.-
-Eri lì da molto?-
-No, non molto, non preoccuparti. Non volevo disturbarti.-
-La missione è andata bene?-
-Tutto nella norma, direi che non mi posso lamentare.-
-Bene.-
Tra i due cadde un silenzio un po' imbarazzato.
-Ehm, vo-volevi dirmi qualcosa?-
Lavi sobbalzò.
-Ah sì, ti ho portato una cosa.-
Lei lo guardò sorpresa mentre lui frugava nella tasca interna della giacca.
-A me?-
-Beh, sì. L'ho vista e... ho pensato a te.-
Estrasse la mano dalla giacca e le mostrò le dita dalle quali pendeva una catenella argentata a cui era agganciato un piccolo ciondolo di rame a forma di sole.
-Non so bene nemmeno io perché te l'ho presa, forse non avrei dovuto...-
Commentò lui imbarazzato, mentre lei lo fissava incredula.
-È davvero per me...?-
-Uhm? Certo, e per chi, se no?-
la prese in giro.
-Prima d'ora... nessuno mi aveva mai fatto un regalo...-
Lavi le sorrise dolcemente.
-Sono felice di essere io il primo, allora.-
 
Lei arrossì e cercò di sorridere a sua volta.
Lasciò che le girasse intorno e che le assicurasse la collanina dietro il collo.
Le arrivava giusto nello spazio tra le due clavicole e spuntava timidamente dal colletto della camicetta.
 
-Allora ti piace?-
Angelica prese il ciondolo con due dita e lo fece roteare per qualche secondo.
-Sì, mi piace moltissimo. Grazie.-
-Figurati, sono contento di aver scelto bene.-
Dopo averla osservata meglio si accorse che aveva qualcosa di diverso.
-Ma hai i capelli più corti?-
La mano che prima giocherellava con la collana andò a nascondersi tra quelle ciocche bionde mentre lei rispondeva, un po' in imbarazzo:
-Lenalee me li ha sistemati. Nella foresta li avevo tagliati male, non potendo vedere quello che stavo facendo. Solo che per renderli abbastanza guardabili abbiamo dovuto farli così...-
Lavi allungò un braccio e prese delicatamente qualche capello tra le dita.
-Mi piacciono così, ti stanno bene.-
-Tu dici?-
-Sì, io dico.-
La giovane cercò di nascondere il lieve rossore che le insediava le guance dietro quelle onde dorate che le incorniciavano il viso.
-Sono strani, non ci sono abituata.-
Il ragazzo rise.
-Nemmeno io sono abituato a vederti così, però mi piace. Davvero.-
Rimasero a guardarsi per qualche secondo prima che Lavi si schiaffasse una mano contro la fronte.
-La registrazione! Devo assolutamente andare a finirla, se il Vecchio scopre che l’ho usata solo come scusa è la volta buona che mi uccide!-
Si voltò e corse fuori dalla cappella, non prima di aver esclamato guardando alle sue spalle:
-Ciao Ann, sono contento che il mio regalo ti sia piaciuto! Ci vediamo più tardi se sopravvivo!-
 
Lei lo salutò agitando una mano e ridendo tra sé.
Quando fu sparito alla vista la ragazza riprese tra le dita il ciondolo e lo osservò sorridendo.
Il primo regalo della sua vita... ed era stato Lavi a farglielo.
Uscì dalla cappella senza smettere di sorridere e si avviò lungo il corridoio ridacchiando felice.
 
* * *
 
Lavi si abbassò, tentando di evitare un calcio volante di Bookman diretto alla sua testa, senza però riuscire nell’impresa.
 
-Ma, Vecchio...-
Sbam! Nuovo calcio.
-“Ma” un corno!! E poi ti ho detto non so quante volte di non chiamarmi così! Non mi interessa cos’hai da dire, farai come dico io, punto e basta! E adesso sparisci!-
-Come sarebbe a dire?! Questa é la nostra camera ed é notte fonda! Dove me ne vado io a dormire?-
-Sono problemi tuoi! Fuori, sciò!-
 
Lo spinse all’esterno della stanza e gli chiuse la porta in faccia.
Il ragazzo si lasciò andare ad un gemito di rabbia, per poi iniziare a camminare lungo il corridoio sbattendo i piedi per terra.
Aveva davvero superato ogni limite, quel vecchio scemo!
Metterlo alla porta nel cuore della notte per una sciocchezza simile, che pazzia!
Va bene che aveva ragione, doveva ammettere che in quella discussione era stato lui la parte nel torto, fin dall’inizio... ma arrivare a condannarlo a dormire sul pavimento era troppo, che diamine!
Tirò un calcio al muro imprecando sottovoce e fece ancora qualche metro prima di sentire il cigolio di una porta che si apriva.
Si voltò per vedere chi fosse e per scusarsi (era sempre notte fonda, non avrebbe dovuto far tutto quel rumore) e si trovò davanti un’assonnatissima Angelica che sporgeva la testa dalla porta.
Quando vide che si trattava di lui uscì dalla sua stanza e gli si avvicinò di qualche passo, stropicciandosi gli occhi con il dorso di una mano.
 
-Lavi...?-
 
Lui la guardò e gli venne da sorridere.
Era così carina, sembrava una bambina con quella camicia da notte azzurra e gli occhi semichiusi.
 
-Ehi, Ann. Scusa se ti ho svegliata...-
Lei scosse la testa.
-Non preoccuparti. Ma che ci fai ancora in giro? Sono le due del mattino...-
-Colpa di quel vecchio rimbecillito. Abbiamo avuto una discussione e mi ha sbattuto fuori...-
A quelle parole Angelica si svegliò un pochino e lo guardò con fare preoccupato.
-E adesso cosa pensi di fare?-
Lui alzò le spalle.
-Mah, pensavo di andare nella sala comune, lì ci sono dei divani...-
Lei annuì poco convinta, poi si fece seria mentre osservava un punto appena sopra l’occhio non bendato di Lavi.
-E’ un livido, quello?-
Il ragazzo si tastò la tempia e sentì una scossa di dolore. Sospirò.
-Sempre colpa del Vecchio, mi ha picchiato prima di buttarmi fuori...-
Ovviamente lei non parve affatto sorpresa.
-Sì, tipico di lui... dovresti andare in infermeria a farti vedere, magari ti fanno anche dormire su uno dei letti per i malati...-
Lui scosse la testa.
-No, a quest’ora non ci sarà nessuno. E poi in ogni caso non mi va di far sapere a troppa gente che quel pazzo mi ha sfrattato.-
La ragazza rise piano, senza però smettere di guardare il livido bluastro sulla fronte dell’amico.
-Dovresti almeno bagnarlo con dell’acqua fredda, però. Se vuoi entrare un momento posso farlo io. Dai, vieni!-
Lo prese per un braccio e iniziò a tirarlo dolcemente verso la porta della sua camera.
Lavi al momento non sapeva bene cosa fare, ma poi si lasciò convincere e la seguì all’interno chiudendosi la porta alle spalle.
Mentre lei trafficava nel bagno lui diede un’occhiata alla stanza.
Era piccola e ordinata, tutto era al suo posto.
In mezzo a quella compostezza essenziale spiccava la copertina malandata del libro appoggiato sul comodino.
Si avvicinò e lo sollevò per leggerne il titolo impresso in lettere dorate sul cuoio sbiadito: “Orgoglio e Pregiudizio”.
Lo sfogliò distrattamente: le pagine erano ingiallite e molte frasi sottolineate con tratti precisi e delicati.
Riappoggiò il libro al suo posto quando la sentì tornare dall’altro ambiente.
 
-Vieni?-
 
gli chiese semplicemente.
La raggiunse in bagno, dove lei aveva raccolto dell’acqua nel lavandino e ci aveva imbevuto una pezzuola di spugna.
Strizzò la pezza e si avvicinò al ragazzo, alzando un braccio per accostare il panno alla sua fronte, ma poi lo riabbassò come se avesse cambiato idea.
Lui la guardò perplesso.
 
-Cosa c’é?-
Per tutta risposta lei sporse in avanti il labbro inferiore, con espressione contrariata.
-Sei troppo alto...-
 
Lavi ridacchiò e si chinò leggermente in avanti per portare il viso al livello di quello della ragazza, per facilitarle le cose.
Quando lei lo vide farsi all'improvviso più vicino fece istintivamente un passo indietro, arrossendo appena.
Poi però si riprese e iniziò a passare delicatamente la pezza sulla tempia del ragazzo.
La posizione era abbastanza scomoda e per distrarsi Lavi decise di fare un po’ di conversazione.
 
-Dì un po’, quante volte hai letto quel libro?-
Lei lo guardò con fare interrogativo.
-Il libro che é sul tuo comodino. Ci ho dato un’occhiata prima e ha l’aria di essere stato letto e riletto centinaia di volte.-
Lei sorrise divertita.
-Quello é un “souvenir” che mi sono portata via quando ho lasciato il collegio per venire qui. Faceva parte della biblioteca della scuola...-
-Hai rubato un libro? Che indisciplinata, le ragazze perbene non fanno queste cose!-
la prese in giro lui con fare ironico. Lei rise, senza smettere di bagnargli la fronte.
-E’ sempre stato il mio libro preferito, uno di quelli che mi ha reso più sopportabile la permanenza in quel posto orribile. Ogni tanto ci aggiungevo un mio appunto o sottolineavo una frase che mi piaceva.-
-E hai anche scritto su un libro della biblioteca? Davvero, da te non me lo sarei mai aspettato!!-
Altra risata. Com’era bella quando rideva.
-Quando me ne sono andata mi sono sentita in dovere di portarlo con me. Tu l’hai mai letto?-
Lui la guardò come se fosse pazza.
-Chi, io? No! Conosco di fama le tematiche su cui scriveva la Austen e me ne sono sempre tenuto alla larga!-
Parve contrariata.
-Lei scriveva di problemi effettivi della società di quel tempo, e poi “Orgoglio e Pregiudizio” é davvero una storia interessante, piena di significato.-
-E di cosa parlerebbe?-
Fece una pausa prima di rispondere, come se dovesse esporre qualcosa di molto difficile.
-Uhm... non é semplice, parla di molte cose... però possiamo dire che il tema centrale sia il rapporto tra Elizabeth, la protagonista, e il signor Darcy. Lui é innamorato di lei, perché é una ragazza dal carattere forte e sicura di sé, ma ci sono dei problemi che impediscono una loro possibile unione.-
-E quando mai non ce ne sono?-
 
Lei lo guardò malissimo, del tipo “cooooome hai osato interrompermi?!”.
Decise di rimediare con una domanda pertinente.
 
-Che tipo di problemi?-
Angelica parve soddisfatta e, dopo aver ribagnato la pezza e averla di nuovo appoggiata alla tempia di Lavi, continuò il suo discorso.
-La principale difficoltà é la differenza tra classi sociali: Darcy é un ricco proprietario terriero, discendente da un’importante famiglia, mentre Elizabeth ha origini molto più umili e una famiglia molto più sgangherata. Lui decide comunque di dichiararsi ma Elizabeth lo respinge, a causa di alcuni avvenimenti che riguardano la sorella maggiore di lei, Jane. Poi però poco a poco capisce che Darcy non é così orgoglioso e spiacevole come pensava e che tutti i pregiudizi che aveva nei suoi confronti erano sbagliati.-
-Posso farti una domanda?-
la interruppe Lavi. Lei lo guardò con finta sufficienza, poi sorridendo gli fece segno di sì.
-Quei due alla fine si sposeranno, non é vero?-
Forse stava per rispondergli, ma poi cambiò idea, facendogli un sorriso furbetto.
-Non te lo dico, dovrai leggere il libro per saperlo!-
-Tanto questi romanzi vanno sempre a finire così: sono scritti da donne per altre donne e si sa che a voi appartenenti del gentil sesso piacciono le storie a lieto fine!-
dichiarò, con aria da esperto intenditore. Lei immerse di nuovo la pezza nell’acqua, indispettita.
-Non é semplice come credi, succedono molti eventi spiacevoli durante la storia. E poi anche se fosse come dici tu per arrivare al “lieto fine” ci sono molte difficoltà e non tutte vengono sempre superate. Per non parlare dei problemi che il signor Darcy deve affrontare! Insomma, ci pensi? E’ innamorato di una donna che non può avere, ed é combattuto tra il suo dovere e i suoi sentimenti.-
Ahi ahi, perché quella descrizione non gli suonava nuova?
-Le sue origini gli impongono di ignorarla e trovare una moglie adatta a lui per classe sociale e patrimonio, ma sa che solo lei potrebbe renderlo felice, perché é bella e forte e così simile a lui... e alla fine decide di rischiare, mettere da parte il dovere, l’orgoglio e i pregiudizi per dichiararsi alla sola che é stata in grado di affascinarlo così. Non é una cosa bellissima?-
 
Lavi non replicò.
Era troppo impegnato a soppesare le sue parole.
Conosceva qualcuno che rispondeva perfettamente a quei requisiti, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Ripeté nella sua testa l’ultima frase.
“... alla fine decide di rischiare, mettere da parte il dovere per dichiararsi alla sola che é stata in grado di affascinarlo così...”
Decide di rischiare...
 
-Sai, in questo momento mi sento un po’ come il signor Darcy...-
Lei lo guardò interrogativa.
-Cosa vuoi dire?-
 
Lui non rispose.
Semplicemente le sorrise, mentre le prendeva dolcemente il polso e abbassava la mano che reggeva la pezza bagnata.
Le mise un braccio intorno alla vita, la attirò a sé e la baciò.
All’inizio lei rimase sorpresa, non se lo aspettava, provò anche ad opporsi, appoggiando le mani sulle spalle di lui e cercando di spingerlo via.
Ma poi la dolcezza di quel gesto, il calore del suo abbraccio la fecero desistere e cedette a quell’atto in apparenza tanto proibito.
Dopo pochi secondi fu lui a separarsi da lei, solo di qualche centimetro, il tempo di mormorare:
 
-Ho deciso di rischiare...-
 
per poi ridiscendere sulle sue labbra, stavolta senza ottenere opposizioni.
Passarono alcuni secondi a scambiarsi qualche bacio, mentre lui la stringeva delicatamente tra le braccia.
Ma dopo un po’ si rese conto che c’era qualcosa che non andava:
la ragazza era stranamente rigida e ogni tanto aveva dei piccoli sussulti come se...
‘Non starà piangendo...!’
Le prese gentilmente le spalle e la allontanò lentamente, guardandola in viso preoccupato.
Vide che in effetti aveva il viso rigato di lacrime e anche mentre lui la osservava con apprensione non smise di piangere silenziosamente.
Non capiva, non riusciva davvero a capire.
Ormai da parecchi mesi era sicuro che lei provasse qualcosa per lui, l’aveva sentita mentre lo diceva esplicitamente e nonostante avesse cercato di scoraggiare la cosa sapeva che nulla era cambiato.
Possibile che si fosse sbagliato? Che avesse interpretato male tutti quei segni che credeva di aver visto nel suo comportamento?
Impossibile... come potevano le sue doti di osservazione aver fallito così miseramente?
 
-Ann, cosa... cosa c’é? Perché piangi?-
Lei non rispose ma pose a sua volta una domanda, mentre nuove lacrime iniziavano a rotolarle lungo le guance.
-Lavi... perché?-
Non riusciva ad afferrarne il senso. “Perché”... cosa?
-Eh?-
-Perché lo hai fatto? Perché mi hai baciata?-
 
Questo era ancora più strano.
A Lavi sembrava che le sue azioni parlassero da sole, un bacio per lui poteva avere solo un significato.
E in ogni caso non avrebbe dovuto essere felice?
 
-Ann, io... io non capisco.-
-Smettila! Non è vero che non capisci! Almeno in questo non fingere, ti prego!-
 
Chinò leggermente la testa in avanti e si coprì il volto con le mani, mentre cominciava a piangere più disperata di prima.
Lavi era come impietrito e non riusciva a fare niente se non guardarla mentre si scioglieva in lacrime per un motivo a lui ancora sconosciuto.
Avrebbe voluto consolarla ma se non sapeva che cosa la rendesse tanto affranta non poteva nemmeno pensare a qualcosa per rimediare.
 
-Per favore, Ann, spiegami cosa ti succede. Io non capisco davvero, te lo giuro!-
Angelica sollevò la testa per guardarlo in viso e mormorò debolmente:
-Non dirmi che non sai... cosa provo per te. Non mentire, so che lo sai!-
Lui sospirò e decise di assecondarla. Non aveva motivo di negare, a questo punto.
-Sì, è vero. L’ho capito da molto tempo. Ma è proprio per questo che non riesco a comprendere. Credevo di renderti felice con quel bacio...-
Lei strabuzzò gli occhi.
-Cosa? Pensavi che un bacio dato così mi rendesse felice?-
 
Si voltò, dandogli le spalle e uscì dal bagno, rientrando nella sua camera.
Quando lui la seguì la trovò a camminare su e giù per la stanza, con aria irrequieta.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma lei lo precedette:
 
-Come hai potuto? Sul serio Lavi, mi odi a tal punto?-
Adesso la stava davvero perdendo: come diamine ci era arrivata a pensare che la odiasse?!
-Ma Ann, io non ti odio! Come ti viene in mente?!-
-Allora perché? Nonostante tu sapessi cosa potesse significare per me un gesto del genere hai deciso di farlo comunque! Perché?-
-Cosa potesse...? Aspetta...-
Poteva essere quello il problema?
-Tu credi che per me non abbia lo stesso significato che ha per te?-
Lei gli riservò uno sguardo esasperato.
-E come potrebbe averlo? Credo di sapere meglio di chiunque altro che cosa implica il tipo di vita che ti sei scelto e se c’è un dettaglio dei doveri di un Bookman che ho bene in mente è che non gli è permesso amare e avere relazioni. Quindi scusa se non riesco a credere che io per te possa essere più di un’ombra o una macchietta d’inchiostro...!-
-Ma Ann, tu non capisci...-
-Ah, io non capisco?-
-No. E’ che... insomma...-
Il ragazzo si lasciò scappare un gemito di frustrazione.
-Come faccio a spiegartelo?-
-E cosa mi dovresti spiegare? Cosa credi, che io sia una stupida? Che non abbia capito quante bugie racconti?-
 
Lavi abbassò la testa, senza dire nulla.
Era vero, lui era molto bravo a mentire.
Però...
 
-Però, Ann, a te non ho mai mentito...-
-E allora di quel bacio cosa dovrei pensare? Cosa significa per te?-
-Significa che sono stato un idiota!-
L’improvviso cambio di tono intimorì Angelica, che fece qualche passo indietro.
-Lavi...?-
-Sono stato un idiota perché non mi sono reso conto di quello che stava succedendo e quando finalmente l’ho capito... era già troppo tardi.-
-Troppo... tardi?-
 
Vedendola indietreggiare il giovane seguì i suoi movimenti, ma invece di fermarsi lei continuò a cercare di allontanarsi finché non si ritrovò con le spalle al muro.
Prima che potesse scappare ancora Lavi appoggiò le mani sulla parete, bloccandola nello spazio tra le sue braccia e il suo corpo.
 
-Senza che me ne accorgessi ho fatto succedere quello che avrei dovuto evitare con ogni mezzo, ho infranto il principale divieto.-
La guardò negli occhi con intensità, calcando su ogni parola.
-Io... mi sono affezionato, Ann. Quando ti ho baciata... non l’ho fatto perché avevo voglia di rubarti un bacio o per farti un dispetto...-
Lasciò una piccola pausa perché lei potesse interiorizzare tutto ciò che le stava dicendo.
-L’ho fatto perché volevo baciare te. Proprio te, Angelica Knight. Solo te. E perché ero sicuro che anche tu lo volessi.-
Per un secondo sorrise quasi imbarazzato, poi tornò a quell’espressione intensamente seria dalla quale Angelica si sentiva quasi schiacciata.
-Ma non voglio fare niente che tu non voglia. Se ho fatto qualcosa di sbagliato lo devo sapere. Quindi adesso te lo voglio chiedere. Ann...-
La prese per le spalle perché aveva iniziato a tremare.
-Posso baciarti?-
 
Lei stessa non riuscì ad udire la sua voce ma sapeva che dalla gola le era uscito un piccolo e strozzato “sì”.
Lui non perse tempo, le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente.
Angelica si sorprese di quanto potesse essere delicato, le sue labbra la sfioravano appena, come se avesse paura di farle male.
Fu proprio lei a cercare un contatto più approfondito, abbracciandolo timidamente e portandosi più vicina.
Le mani di lui si spostarono lentamente verso il basso seguendo la linea delle spalle e della vita fino a trovare i fianchi della ragazza, premendola contro di sé con tanta intensità che quasi le tolse il respiro.
Inaspettatamente fu lui il primo a mostrare l’intenzione di interrompere ciò che stavano facendo e quasi perse l’equilibrio quando sentì le braccia della giovane che lo tiravano giù in una tacita richiesta di non far cessare quel momento.
Seppur meravigliato lasciò che aggrovigliasse le dita tra i suoi capelli rossi e la strinse tra le braccia prolungando l’atto fino a quando entrambi restarono senza fiato.
Si separarono quel tanto che bastava per respirare e si guardarono negli occhi mentre ansimavano con forza per reintegrare ossigeno nei polmoni.
 
-Resta qui...-
La voce di Angelica si sentì appena in quell'atmosfera velatamente concitata.
-Non vado da nessuna parte.-
mormorò Lavi.
-Solo per questa notte... rimani qui con me...-
Sembrava spaventata all'idea che potesse andarsene da un momento all'altro e lasciarla sola; non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che il ragazzo non aveva nessuna intenzione di muoversi da dov'era.
-D'accordo...-
Lei annuì timidamente e gli gettò le braccia al collo con tanta foga da togliergli quasi l'aria.
-Ann...! Anche se non mi soffochi non scappo, sai?-
-Lo so, è che... ancora non riesco a crederci...-
Lui sorrise e ricambiò l'abbraccio.
-Nemmeno io, Ann.-
La prese per le spalle e la allontanò da sé.
-Adesso sarà il caso che ci mettiamo a dormire, cosa ne dici? Avrai sonno, visto che ti ho svegliata nel cuore della notte.-
A conferma di quanto stava dicendo Angelica sbadigliò.
-Solo un pochino...-
 
sussurrò la giovane, arrossendo.
Il ragazzo la precedette verso il letto, vi si sedette sopra e si tolse gli stivali.
Lei seguì con attenzione ogni suo movimento e mostrò qualche segno di esitazione quando lo vide stendersi a pancia in su scostando le coperte.
 
-Tu dormi in piedi?-
le chiese ironico.
-No, io...-
-Eddai, non essere così rigida! Come se fosse la prima volta che dormiamo insieme.-
Lavi si mise seduto e le afferrò un polso, tirandola verso il basso e facendola sbilanciare fino a che non si ritrovarono lui sdraiato e lei sopra di lui, in precario equilibrio su mani e ginocchia e una gamba tra quelle del ragazzo.
-La-La-Lavi, per l'amor del cielo!-
Il giovane mostrò l'intenzione di muoversi ma lei lo bloccò.
-Stai fermo. Fermo! Faccio da me!-
 
Con movimenti lenti e studiati Angelica riuscì a tirarsi su e a spostarsi di lato, tenendo sempre abbassato con una mano l'orlo della camicia da notte per evitare che mostrasse più di quanto non dovesse.
Una volta che fu riuscita nell'impresa si distese su un lato e si accoccolò contro il petto del rosso, che le mise un braccio intorno alle spalle mentre con l'altro sistemava il lenzuolo perché li coprisse entrambi.
 
-Scommetto che lo hai fatto apposta a farmi cadere...-
mormorò la ragazza tra i denti, stringendo nella mano chiusa a pugno la stoffa della maglia di Lavi.
-Non avevo previsto con esattezza quel che sarebbe successo però sì, ammetto che l'ho fatto apposta.-
-Umpf, sei sempre il solito...-
Lui ridacchiò, lasciando seguire un silenzio confortevole. L'unico rumore che si poteva udire era il suono dei loro respiri.
-Credo di capire Firenze, adesso.-
sussurrò Angelica dopo un po'.
-Non ci avevo mai pensato fino ad ora, però...-
Il ragazzo al suo fianco sospirò.
-Tu... hai sentito tutto quando io e Jacopo parlavamo su quella terrazza, vero?-
Il conseguente silenzio fu una risposta sufficiente.
-Già, lo supponevo...-
-Quel cicisbeo...-
mugugnò Lavi a denti stretti.
-Non hai idea di cosa sia stato ascoltarlo mentre ti diceva quelle cose... mentre ti diceva cose che avrei tanto voluto dirti io ma che non mi era permesso dirti...-
-Perché non lo hai fermato prima?-
chiese lei alzando lo sguardo, sinceramente curiosa. Lui scrollò le spalle.
-Non lo so, era come se ci fosse qualcosa che mi bloccava. Ma quando ha cercato di metterti le mani addosso... lì non ci ho visto più.-
Le aveva inconsciamente stretto un braccio e la giovane lo guardò sorpresa.
-Lavi?-
-Non doveva permettersi di farlo, lo avevo avvertito di non toccarti nemmeno con un dito. Eppure lui... lui...-
Angelica si rannicchiò più stretta contro il suo petto, sperando di calmarlo.
-È stato bello vederti geloso, sai?-
Lui la guardò storto.
-Ah sì?-
-Sì, anche se non potevo sapere tutto questo... mi faceva piacere che almeno in apparenza tu ti curassi di me, ecco.-
Lavi la strinse a sé, posandole un bacio sulla testa.
-Pensi ancora che tenga a te solo in apparenza?-
La ragazza si lasciò abbracciare e appoggiò la testa sulla spalla di lui in una posizione più confortevole.
-Non lo so, ancora faccio fatica a crederci...-
-Farò in modo che tu ci creda.-
Le diede un altro bacio sulla fronte.
-Adesso cerca di dormire un po'.-
 
Dal lieve sospiro che gli giunse alle orecchie capì che non c'era bisogno che glielo dicesse lui: Angelica aveva già chiuso gli occhi e stava già scivolando nel mondo dei sogni.
Accortosi di questo anche il rosso si rilassò e cercò una posizione abbastanza comoda per assopirsi.
Aveva abbassato la sua unica palpebra scoperta da qualche minuto quando udì la voce della fanciulla tra le sue braccia che sussurrava:
 
-Ho sognato spesso di trovare un uomo che fosse perfetto come i personaggi dei miei libri preferiti...-
Il giovane sorrise.
-E lo hai trovato?-
La sentì scuotere impercettibilmente il capo.
-No.-
La sua risposta repentina lo sorprese e gli fece morire il sorriso in volto, prima che lei aggiungesse:
-Tu sei molto, molto meglio.-
 
Capì che si era addormentata dopo aver pronunciato quella frase, il suo respiro era diventato regolare e pesante, e abbassando lo sguardo sul suo viso trovò un'espressione serena, serena come mai gli era capitato di vederla.
Lavi rimase a guardarla per un po', beandosi della sensazione del calore di quel piccolo corpo premuto contro il suo.
Si rendeva conto di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare, ma al momento proprio non gli importava.
Per la prima volta dopo quella che gli sembrava un eternità riusciva a sentirsi davvero felice, era come se una parte di lui andata perduta fosse finalmente tornata al suo posto, dandogli l'impressione di essere meno vuoto.
Chiuse di nuovo l'occhio e cercò di addormentarsi, cullato dal pensiero che, checché potesse pensarne chiunque altro, per una volta era sicuro di aver davvero fatto la cosa giusta.
 
* * *
 
Poche ore dopo fu Angelica la prima a svegliarsi.
Si ricordò di ciò che era successo quella notte appena avvertì la stretta di Lavi sulle sue spalle e i suoi fianchi e il pensiero la fece arrossire.
Alzò lo sguardo per trovare il ragazzo ancora profondamente addormentato e si perse ad osservarlo per un po'.
Averlo così vicino le faceva sempre un certo effetto, ma quella volta scoprì di provare una sensazione completamente diversa.
Quelle erano le stesse mani che l'avevano fatta smettere di tremare, quelle erano le stesse labbra che avevano baciato le sue quasi con deferenza, quasi con timore.
Gli sfiorò il viso con la punta delle dita e avvertì sotto i polpastrelli la sensazione della barba che ricominciava a crescere sulle sue guance tenute sempre accuratamente glabre.
Angelica rifletté sul fatto che non lo aveva mai visto con la barba, immaginarlo con le gote e il mento coperti di corta peluria rossiccia la fece sorridere e allo stesso tempo le mise addosso una parvenza di soggezione.
Per la prima volta si trovò a considerare seriamente che Lavi non era il ragazzino che poteva sembrare e che a volte si divertiva ad interpretare.
Lui era più di questo, lui aveva la forza e la decisione dell'uomo che era diventato, maturando in quasi vent'anni passati a vedere cose che nessun altro aveva mai visto.
Sussultò quando lo sentì muoversi e distolse in fretta lo sguardo perché non la sorprendesse a guardarlo.
Il giovane aprì pigramente l'occhio e la prima cosa che fece appena sveglio fu cercare con lo sguardo la ragazza tra le sue braccia, sorridendole quando si accorse che era già sveglia.
 
-Buongiorno.-
Lei sorrise timidamente a sua volta.
-Buon... buongiorno...-
 
Il suo saluto fu interrotto dal bacio che Lavi le posò sulle labbra, non dandole nemmeno il tempo di finire di parlare.
Lei sollevò esitante le braccia per prendergli il viso tra le mani e accarezzargli le guance muovendo appena le dita, provando di nuovo la sensazione della pelle non rasata del ragazzo che grattava contro la sua.
 
-Aah, non ricordo l'ultima volta che ho dormito così bene, lo sai?-
esclamò lui appena si furono separati.
-Ah sì?-
-Sì, nonostante abbia dormito solo per poche ore mi sento davvero riposato.-
Lavi prese una delle piccole mani di Angelica e se la portò alle labbra, scoppiando a ridere contro il suo palmo quando la vide arrossire violentemente.
-Accidenti, sembra che tu stia andando a fuoco!-
Lei cercò di sviare il discorso, incespicando un po' sulle parole.
-Io... io invece credo che t-tu dovresti raderti...-
Riprese ad accarezzargli le guance con le sue dita sottili.
-Si sente benissimo che ti sta ricrescendo la barba...-
Lui ridacchiò, sorpreso.
-La cosa non ti piace?-
-Non lo so... però pungi quando mi baci.-
-Allora dovrò sbrigarmi a tagliarla!-
 
trillò allegro, sfregando il viso contro la mano della ragazza.
Lei sulle prime rise, poi però si rabbuiò.
 
-Lavi?-
-Sì, Ann?-
-Cosa dovremmo fare, adesso?-
Capì subito a cosa si riferiva e anche lui si fece serio.
-Non lo so, io... non ci ho pensato...-
-Dovremmo fingere che non sia accaduto nulla?-
Lavi le sollevò il mento perché potesse guardarlo.
-No, come ti viene in mente? Io non intendo fare finta di niente. Quello che è successo stanotte... beh, aspettavo di farlo da non so quanto tempo, quindi non voglio che finisca nel dimenticatoio e comportarmi come se non fosse mai avvenuto!-
Angelica sentì che le veniva da piangere.
-Oh, Lavi...!-
Lui la strinse forte e affermò:
-Penseremo a qualcosa, te lo prometto. Nel frattempo... nel frattempo faremo attenzione, cercheremo di fare in modo che nessuno sappia nulla...-
-Men che meno Bookman...-
lo interruppe la ragazza con un sospiro.
-A lui penso io, non preoccuparti.-
-Uhm...-
-Ann?-
-Sì, Lavi?-
-Andrà tutto bene.-
Lei si sforzò di sorridere.
-Lo so.-
 
Si abbracciarono e rimasero così a lungo, godendosi il calore e la vicinanza l’uno dell’altra.
Quando si allontanarono Lavi sentì tintinnare qualcosa e quando guardò nella direzione dalla quale aveva sentito provenire il rumore vide il ciondolo a forma di sole che le aveva regalato il giorno prima penderle dal collo.
Allungò una mano e lo prese tra indice e pollice, sorridendo.
 
-Vedo che il mio regalo ti è proprio piaciuto.-
Lei abbassò lo sguardo sulle sue dita che facevano girare il pendente.
-Certo che mi è piaciuto, me lo hai dato tu, non poteva non piacermi.-
Lasciò passare qualche secondo prima di chiedere, arrossendo leggermente:
-Perché il sole?-
Il ragazzo ci pensò per un po’.
-Non lo so, l’ho visto e l’ho associato subito a te.-
 
Angelica sorrise, adagiando la testa contro il petto di Lavi.
Sentiva i suoi battiti cardiaci rimbombarle contro l'orecchio e questo le rammentò che avevano già vissuto una scena simile.
 
-Ti ricordi quando eravamo sulla nave di Anita? Ti avevo detto che anche se Bookman non ha bisogno di un cuore niente toglie che tu lo abbia.-
Anche lui sorrise al pensiero.
-Certo che me lo ricordo. Non hai mancato di sorprendermi nemmeno quella volta.-
La giovane appoggiò una mano sul lato sinistro del torace del ragazzo e sospirò.
-È rassicurante sentirlo battere...-
-Batte solo per te, sai?-
 
Lei lo guardò stupita mentre lui metteva la sua mano più grande su quella piccola e sottile della ragazza.
Poi si chinò per baciarla per quella che parve la millesima volta in poche ore, i gesti che si completavano con calma e dolcezza aiutarono Angelica a rafforzare l'idea che ciò che aveva solo sognato per mesi stava davvero succedendo.
Da quel momento sapeva di star correndo un grosso rischio. Stavano facendo qualcosa di assolutamente proibito e il minimo errore avrebbe posto fine a tutti i suoi sogni d'amore.
Ma al momento, mentre si crogiolava nell'abbraccio del giovane dai capelli rossi, le piaceva pensare che finché Lavi fosse rimasto con lei tutto sarebbe andato per il meglio.

Author
and characters corner:
Yami: allora?
Lavi: ehm... adesso ho capito perchè nessuno doveva saper niente...
Angelica: mah, tu che dici?
Johnny: ehilà, ragazzi! Successo qualcosa?
Angelica: J-Johnny! Ma ci sei anche tu?
Johnny: sì, ma sono solo di passaggio. Miss Yami mi ha chiesto di venire a sostituire gli assenti.
Lavi: ah, capisco...
Angelica: ma sei arrivato adesso, vero? Non hai visto niente, vero?
Johnny: no, sono arrivato adesso... perché? Qualche problema?
Yami: no, no, nessun problema! *prende Angelica da parte* certo che sei una gran furba, lo sai?
Angelica: ma dovevo accertarmi che non avesse visto nulla!
Yami: e tu pensi che io sia così cretina da non averci pensato?
Angelica: beh...
Yami: come, scusa?
Lavi: ehm, allora Johnny, come mai sei qui?
Johnny: io oggi faccio i saluti! Ringrazio Mitsuki no Kaze, GiulyRabePro, FeatherWolf_9, Isil (la tua recensione che continuava a chiedere a gran voce un bacio è arrivata così a puntino che non riuscivo a crederci! Contenta che sia arrivato? u.u n.d.Yami) e NiyraV per le loro recensioni, grazie a chi ha messo la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite, aumentate sempre di più e l'autrice ne è felicissima. Grazie infine a tutti i lettori che hanno letto l'ultimo capitolo e che leggeranno questo e i prossimi a venire.
Lavi: oh? Johnny, mi sembra di sentire qualcuno che ti chiama...
Johnny: aaah! E' il caposezione Reever! Devo andare, ho un sacco di lavoro da fare! *corre via*
Angelica: *fa ciao con la manina* ciao ciao, Johnny! Buon lavoro!
Yami: bene ragazzi, soddisfatti?
Lavi: ma lo sta chiedendo a noi o ai lettori?
Yami: a voi E ai lettori! Loro mi potranno lasciare una recensione per farmelo sapere (lo farete, veeero?), ma qua quelli che hanno pomiciato siete voi!
Angelica: m-m-miss Yami! Le pare il caso di parlare di cose del genere davanti ad altra gente?!
Yami: e vabbè, allora salutiamo i lettori e poi ce ne andiamo da qualche altra parte a parlarne...
Angelica: ma anche no!
Lavi: bene, arrivederci a tutti e grazie per aver letto il capitolo 20! Ci auguriamo che sia stato abbastanza bello da valere il tempo che avete atteso e che vorrete continuare a seguire le nostre (ancora lunghe, a quanto pare) avventure.
Yami: a causa dei miei impegni all'università non sono molto sicura di quando riuscirò ad aggiornare, comunque visitate sempre l'info point per ogni informazione e se avete delle domande contattatemi senza problemi, vi risponderò appena possibile!
Lavi e Angelica: a presto e grazie mille!
Yami: bene, Angelica, adesso ce ne andiamo di là a parlare...
Angelica: nooo!

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Capitolo 21
*** Vorrei che per te fosse sufficiente ***


Lavi: salve a tutti!
Angelica: siamo tornati? Siete contenti di rivederci?
Kanda: tsk, io no.
Angelica: ma tu non fai testo...!
Yami: fate i bravi, ragazzi! Non litigate in questo giorno così speciale!
Lavi: giorno speciale?
Yami: Lavi, mi sorprendi! Proprio tu hai dimenticato che giorno è oggi?
Lavi: ... oggi è il 5 ottobre...
Yami: già, è il 5 ottobre, il che significa che oggi è...
Lavi: ah, ma certo...!
Yami: bravo, ci sei arrivato! Allora, che giorno è?
Lavi: oggi è il compleanno di Ann!
Kanda: eh? Oggi sarebbe il compleanno di questa cosa inutile?
Angelica: cosa vorresti dire, scusa? E tu, Lavi, ti stavi dimenticando che oggi è il mio compleanno o sbaglio?
Yami: eh Lavi, ti stavi dimenticando o sbaglia?
Lavi: ... sbaglia...
Angelica: sì certo...
Kanda: ah ah, il coniglio è nei guai!
Yami: lasciamo stare, vorrei evitare spargimenti di sangue (almeno per ora!) Andiamo con le solite nominations (?) prima di lasciare i nostri lettori alla lettura del capitolo. Kanda-kun, a te l'onore!
Kanda: tsk, che seccatura! Allora, questa piattola maledetta che è l'autrice ringrazia Mako_Chan, Mitsuki no Kaze, Isil, MuSiCaNdArTs95 e NiyraV per aver recensito lo scorso capitolo, tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite o le preferite e tutti i lettori in generale che continuano a seguire questo schifo di storia. Provo pietà per voi, sul serio...
Yami: Yuu! Non insultare i miei lettori!
Kanda: tsk, sprecano il loro tempo leggendo questa schifezza, dimmi tu se non devo compartirli...!
Yami: io ci sputo sangue su "questa schifezza", è chiaro?
Angelica: oh? Miss Yami, è diventata tutta rossa...!
Lavi: venga a sedersi un momento, si calmi!
Yami: cari lettori, mentre io mi riprendo dal dispiacere (?)...
Angelica: e mentre io faccio i conti con il signor coniglio per la sua costanza nel ricordare le date...
Lavi: ehm...
Yami: ecco, e mentre lei fa i conti con il coniglio godetevi il nuovo capitolo. Ci rivediamo alla fine per un paio di noticine tecniche sul contenuto del capitolo. Buona lettura!

N. B. Le traduzioni delle frasi in tedesco inserite all'interno del testo sono disponibili in fondo sopra le note autore. (n.d.Yami)

CAPITOLO 21 – Vorrei che per te fosse sufficiente

Il treno correva attraverso la brulla campagna nordeuropea e il cielo andava oscurandosi nonostante fosse solo tardo pomeriggio.
Angelica sedeva accanto al finestrino e guardava fuori, assorta nei suoi pensieri.
Lavi, al suo fianco, poggiò il dossier della missione sul sedile e le lanciò un’occhiata.
 
-Non mi piace questa missione...-
mormorò la ragazza.
-Non preoccuparti, andrà tutto bene. Abbiamo affrontato cose peggiori di queste, no?-
-Lo so... però l’idea mi inquieta. E se non fosse Innocence? Se ci fosse davvero qualcosa?-
Lui rise.
-Tu hai letto troppi romanzi, Ann. Sapevo che l’altra sera non dovevamo leggere quei racconti dell’orrore...-
-E non prendermi in giro! Andare in una presunta casa infestata mi spaventa, e allora? Qualche problema?-
Lavi ridacchiò teneramente, mettendole un braccio intorno alle spalle per portarsela più vicina e schioccarle un piccolo bacio su una tempia.
-No, non c’è nessun problema. Ma stai tranquilla, d’accordo? Non hai niente da temere, ci sono io, quando arriveremo in città incontreremo anche Yuu...-
-Mh, che bello...-
commentò lei piatta, facendogli scappare una nuova risata.
-Credevo che steste iniziando ad andare d’accordo, voi due.-
-Oh sì, adesso per lo meno ci sopportiamo. Più o meno come io sopporto te, in effetti.-
A quel piccolo intervento ironico Lavi rispose con un falso broncio.
-Beh, grazie mille...-
Angelica sollevò il viso e ridacchiò per la sua espressione corrucciata.
-Ma ti pare.-
 
Approfittando della posizione favorevole il ragazzo chinò la testa per baciarla sulle labbra, provocandole un piccolo sospiro e facendola irrigidire. Doveva ancora abituarsi a quelle piccole attenzioni.
Il resto del viaggio lo trascorsero abbracciati, guardando fuori dal finestrino o osservando le loro dita che si rincorrevano e si intrecciavano.
Giunsero a destinazione nelle prime ore della sera.
Il sole era già tramontato da molto e gli edifici della città tedesca di Berlino erano illuminati dalla luce giallastra dei lampioni a gas.
I due giovani esorcisti scesero dal treno e si avviarono verso la Porta di Brandeburgo, il punto di ritrovo stabilito per l’incontro con Kanda, che si sarebbe unito loro in seguito alla missione che aveva appena terminato in Boemia.
Più puntuale che mai il ragazzo giapponese li attendeva già in piedi davanti alla figura imponente del monumento e quando li vide arrivare scoccò loro un’occhiata piena di impazienza.
 
-Finalmente! E’ almeno mezz’ora che vi aspetto!-
-Beh, scusa tanto se il nostro treno è arrivato solo in orario, la prossima volta minacceremo il capotreno perché salti tutte le fermate e ci faccia arrivare in anticipo come te!-
rispose Angelica a tono.
-Dai voi due, non iniziate a litigare!-
si lamentò Lavi.
-Siamo appena arrivati, come contate di arrivare alla fine della missione facendo così?-
Kanda si voltò scocciato ad osservare la strada.
-Andiamo, il luogo indicato nel file della missione è una casa sul viale appena oltre quest’arco. Prima iniziamo e prima finiamo.-
-Bene.-
approvò Lavi. Angelica si irrigidì.
-Ma... ci andiamo adesso? Non aspettiamo domattina?-
-In una casa infestata quando ci vuoi andare? A mezzogiorno?-
Il rosso le si avvicinò e spiegò con pazienza:
-Sappiamo che la più alta concentrazione di attività soprannaturale ha luogo dopo il calar del sole, dobbiamo approfittare di quei momenti per poter trovare l’Innocence, se c’è.-
Lei annuì esitante.
-Va bene...-
 
I tre esorcisti imboccarono in silenzio il viale illuminato “Unter den Linden”, osservando le ombre che la luce dei lampioni produceva scontrandosi contro le fronde dei grandi tigli che davano il nome a quella strada.
Riconobbero subito l’edificio che cercavano, era impossibile non notare quanto il suo aspetto stridesse in confronto a quello dei palazzi che lo circondavano:
si trattava di una casetta piuttosto bassa, tanto che le finestre del primo piano superavano di poco il livello delle finestre a pian terreno delle ville fra le quali era incastrata; in generale sembrava abbandonata e in rovina, il tetto era sfondato, i vetri delle finestre rotti e i muri diroccati e scrostati.
Tutto lasciava intuire che fosse disabitata e non era difficile associarla all’idea che potesse essere infestata.
I ragazzi si fermarono per qualche secondo a contemplare quella bizzarra visione e la loro curiosità attirò l’attenzione di una vecchietta che passava di lì proprio in quel momento.
 
-Sind sie interessiert an dem öde Haus?­*-
Lavi e Angelica si voltarono verso di lei e risposero cortesemente che erano lì per entrare nella casa. A quelle parole la donna inorridì.
-Sie wollen in dem Haus mit ein Mädchen gehen?**-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo perplesso prima di confermare i dubbi della donna.
-Nein, das Mädchen kann nicht in dem Haus gehen, es ist zu gefährlich!***-
-Ohi, ma che problemi ha questa tizia?-
chiese Kanda burbero, che non capiva una parola di tedesco.
-Dice che non possiamo portare Ann nella casa perché sarebbe troppo pericoloso per lei...-
spiegò Lavi.
-Stronzate, l’unico motivo per cui per lei potrebbe essere più pericoloso che per noi è perché è un’incapace!-
Voltò loro le spalle e si diresse verso la casetta.
-Andiamo, non state a sentire quella vecchia.-
I suoi compagni si scusarono con la signora e seguirono il ragazzo giapponese, mentre la donna alle loro spalle mormorava lugubre:
-Sie wird das Mädchen fangen... die weiße Dame wird das Mädchen töten...****-
Angelica si irrigidì visibilmente e Lavi le mise un braccio intorno alla vita.
-Andrà tutto bene, Ann.-
-Ma... ha detto che...-
-No. Non ti succederà niente, te lo prometto.-
 
Le sue parole furono in parte coperte dal rombo di un tuono che rotolò nel cielo sopra le loro teste.
La pioggia iniziò a cadere talmente forte che quando i tre esorcisti si rifugiarono sotto il portico dell’ingresso erano già bagnati come pulcini.
 
-Ok, ci siamo.-
-Sì, andiamo.-
-Io lì dentro non ci vado.-
La voce tremante di Angelica fece voltare i due ragazzi.
-Eh? Ma che cavolo stai dicendo?-
-Ho detto che io qui non entro. Ho paura.-
Lavi sospirò e le si mise davanti.
-Ann, non fare la bambina. Non c’è niente di cui aver paura.-
-E’ una stupida casa disabitata, non ti mangia. Sul serio, sei più mammoletta della mammoletta...-
-Yuu, per favore.-
lo riprese il rosso.
-Non avere paura, Ann. Te l’ho detto, né io né Yuu permetteremo che ti succeda qualcosa...-
-Tsk, come se io fossi qui per fare da balia a questa fifona.-
Lavi lo ignorò e continuò a guardare Angelica con fare rassicurante.
-Va bene?-
Lei annuì poco convinta.
-Va... va bene.-
 
Senza attendere oltre Kanda diede uno strattone alla maniglia della porta, ma quando vide che quella non accennava a muoversi diede una spallata e la aprì a forza, praticamente scardinandola.
Il giovane entrò senza indugi, i suoi due compagni invece esitarono per qualche secondo.
Lavi attese che fosse scomparso oltre la linea d’ombra che delimitava la fitta oscurità che avvolgeva l’interno della casa per stringere Angelica in un abbraccio che voleva essere rassicurante.
 
-Andrà tutto bene... sono qui con te, non può capitarti niente di male.-
-Lo so... mi fido di te.-
 
Il ragazzo la baciò furtivamente sulle labbra prima di prenderla per mano e tirarla con sé dentro il luogo della loro missione.
Dato il buio pesto che dominava l’ambiente la fanciulla si irrigidì istintivamente appena ebbero fatto solo pochi passi all’interno e le sfuggì di bocca un gridolino di sorpresa quando sentì la porta alle sue spalle sbattere violentemente, negando loro l’unica possibile via di fuga.
All’improvviso le tenebre si dileguarono, rischiarate dalla luce giallastra di un lampadario coperto di cera le cui candele mezze consumate si erano inspiegabilmente accese da sole.
Gli esorcisti furono così in grado di vedere la stanza in cui si trovavano:
sembrava un piccolo ingresso, ciò che attirava di più l’attenzione era una scalinata che occupava quasi tutta la parete di fronte, lateralmente c’erano solo alcune porticine un po’ scrostate e rovinate dal tempo, chiuse.
Angelica impugnava convulsamente la bacchetta del suo nastro e appena le luci si erano accese si era letteralmente avvinghiata ad un braccio di Lavi.
 
-Ann, se mi tieni così rischio di cadere...!-
Lei fece per lasciarlo ma subito tornò a stringersi forte a lui, lanciando un urlo terrorizzato.
-Ho sentito un rumore!-
-Dove? AAAAAAAGH!-
-AAAAAH!!-
La ragazza ricominciò a strillare quando il rosso lo fece a sua volta, con l’unica differenza che il grido del ragazzo terminò in una sonora risata.
-Stavo solo scherzando!-
Lei lo fissò per un po’ prima di mollargli un ceffone, indignata.
-Stronzo!-
 
In tutto questo Kanda li aveva completamente ignorati, concentrato com’era a farsi un’idea di ciò che lo circondava.
All’improvviso estrasse Mugen dal fodero e si mise in posizione di guardia.
 
-Anch’io ho sentito qualcosa...-
-Oh, Yuu che fa questi scherzi? Che cosa strana...!-
Il giovane samurai, irritato dalle parole del rosso, si voltò di scatto per percuoterlo sulla testa con l’impugnatura della sua spada.
-Sono serio, pezzo di cretino!-
-Ow!-
Lavi si nascose dietro Angelica, tenendosi il punto della testa sul quale il compagno l’aveva colpito.
-Ann, Yuu mi ha picchiato!-
-Per una volta devo dire che ha fatto bene...-
-Ann!-
piagnucolò lui, incredulo.
-Sii serio, Lavi! Stiamo lavorando! Prima iniziamo e... prima ce ne andiamo.-
 
sospirò Angelica, guardandosi intorno timorosa.
Anche Kanda continuò a osservare i dintorni, guardingo e con la spada sollevata.
La sua attenzione fu attirata dalla scalinata davanti a loro e cercò di arrivare a vedere cosa vi fosse oltre.
 
-Direi di cominciare ad ispezionare la casa. Dividiamoci, voi state al piano di sotto mentre io...-
-Neanche per sogno!-
lo interruppe la ragazza, spalancando gli occhi.
-Nessuno rimarrà da solo, ci muoviamo tutti insieme!-
-Tsk, figurati, impiegheremmo solo più tempo.-
Lavi cercò di sostenere l’idea della compagna.
-Yuu, potrebbe aver ragione lei, se rimaniamo uniti ci difenderemmo meglio nel caso accadesse qualcosa...-
Il ragazzo giapponese li squadrò torvo, prima di sospirare.
-Tch, ecco cosa succede ad andare in missione con degli idioti come voi...! E va bene! Partiamo dal piano di sopra, poi scenderemo a pian terreno e nei sotterranei.-
 
disse, imboccando gli scalini senza degnarsi di aspettarli.
I suoi compagni lo seguirono in silenzio, Angelica sempre attaccata al braccio di Lavi.
La scala scricchiolò per tutto il tempo durante la loro breve ascesa e il rumore risuonò nell’ambiente silenzioso e vuoto creando un’eco inquietante.
Arrivati al piano superiore ciò che li attendeva si rivelò essere un corridoio vuoto, dalle pareti rivestite in legno la cui monotonia era interrotta solo dalla presenza di alcune porticine scrostate, chiuse.
Il soffitto era molto basso, tanto che sia Lavi che Kanda arrivavano a sfiorarlo con la testa e questo serviva solo ad aumentare la sensazione di claustrofobia e reclusione che quel posto emanava.
Presero a sinistra e ispezionarono con attenzione quel lato del corridoio.
                             
-Qui non c’è niente, dovremmo controllare le stanze...-
 
sentenziò Lavi.
Kanda appoggiò la mano sulla maniglia della porta più vicina e la girò con circospezione, aprendo lentamente lo sportello.
Un colpo improvviso e inaspettato allo stomaco lo spinse all’indietro, mandandolo a sbattere contro la parete opposta e facendo fare un salto di sorpresa anche ai suoi compagni.
Dalla stanzetta buia uscirono due akuma che si avventarono rispettivamente sul ragazzo giapponese, ancora accasciato a terra in seguito alla botta ricevuta, e su Lavi e Angelica.
Il giovane estrasse ed attivò tempestivamente la sua Innocence per parare l’assalto del suo nemico, che riuscì comunque a creare un contraccolpo tale da spingere via i due ragazzi.
Angelica urtò il muro con la schiena e con suo grande stupore quello sembrò reagire al suo peso, ruotando su se stesso e facendola finire nello spazio oltre l’apertura che si era creata.
La fanciulla avvertì il terreno venirle a mancare sotto i piedi e cadde lunga distesa su quella che sembrava una rampa pericolosamente inclinata.
Prima che riuscisse a trovare un appiglio si sentì trascinare giù dalla forza di gravità, mentre la parete da cui era arrivata si richiudeva intrappolandola e dividendola dai suoi compagni, che si trovavano ancora dall’altro lato.
Sdrucciolò lungo quella specie di scivolo per diversi secondi quando all’improvviso la pendenza terminò di botto e lei sbatté violentemente la testa contro qualcosa, perdendo i sensi.
Due piani sopra di lei i suoi compagni avevano avuto ragione dei loro nemici e Lavi stava colpendo con la mano la parete oltre la quale l’aveva vista sparire.
 
-Ann! Ann!-
Non ricevendo risposta e non riuscendo ad avere risultati con quel maledetto muro, il ragazzo tirò un pugno esasperato alla superficie di legno.
-Dannazione! Deve essere un passaggio segreto, ma non riesco a farlo scattare.-
Anche Kanda esaminò brevemente la parete facendoci scorrere sopra una mano.
-Dubito che riusciremo a riaprirlo, lascia perdere.-
-‘Lascia perdere’?! Ann è finita lì dietro, non la possiamo abbandonare!-
-Stai calmo! Non ho intenzione di abbandonare quella piattola, dobbiamo solo scoprire dove porta il passaggio!-
-Oh...-
Lavi fece un sospirone e cercò di calmarsi.
-Va bene, va bene...-
-Tsk, ma che vi prende oggi? Mi sembrate isterici, tutti e due.-
 
borbottò il ragazzo giapponese, passando oltre il suo compagno e cominciando ad ispezionare le stanze che davano su quel corridoio.
Il rosso rimase ad osservare ancora per qualche secondo il muro oltre il quale era sparita Angelica.
Doveva stare calmo, ancora non era detto che le fosse successo qualcosa.
La sua preoccupazione per certi versi lo spaventava, per un attimo la sua concentrazione e il sangue freddo che normalmente cercava di mantenere erano andati clamorosamente a farsi benedire, annebbiati da una sensazione opprimente di ansia che, seppur ridotta, non accennava ad andarsene.
Sapeva che non era la prima volta che si sentiva così, aveva provato qualcosa del genere durante l’attacco all’Ordine Oscuro da parte del Livello 4, quando credeva che avrebbe trovato la ragazza morta tra le macerie di un ascensore, ma rimaneva comunque un’emozione che non era abituato a provare.
Mosse qualche passo incerto in direzione di Kanda, che era appena uscito da una delle camere e si stava avviando in silenzio verso quella successiva, intenzionato ad aiutarlo nella ricerca per trovare Angelica prima possibile.
E per mettere un freno a quel turbamento che gli offuscava i pensieri e lo intimoriva per il modo con cui riusciva a deconcentrarlo e fargli perdere il controllo.
 
* * *
 
Cammina orgogliosa nel grande salone illuminato dalla luce bianca dei candelabri.
La gente si sposta per lasciarla passare e tutti gli uomini la osservano ammirati.
Sa di essere bellissima, nel suo abito di sete e merletti bianchi, i capelli morbidamente raccolti dietro la testa e il luminoso sorriso.
Poco importa che ci siano donne più giovani di lei, che commentano acide il fatto che non sia ancora sposata nonostante abbia da tempo passato i trent’anni, poco importa che buona parte del lato femminile dell’alta società berlinese non la possa vedere.
Perché lei è la contessa Angelika von Ziegler e nonostante non sia più una ragazzina sa di essere considerata da tutti una delle donne più belle di Berlino.
Dovunque vada sguardi ammirati la seguono, ma nessuno riesce mai ad attirare davvero la sua attenzione. La diverte vedere come tutti non possano fare a meno di osservarla, sperando fino alla fine che lei conceda l’onore della propria compagnia per un’amabile conversazione o per un ballo. La divertono ancora di più i loro occhi delusi quando capiscono che non ha alcuna intenzione di dedicare loro il suo tempo.
Stasera però c’è qualcosa di diverso. Nella massa indistinta dei suoi ammiratori uno di loro è riuscito a catturare il suo interesse.
E’ giovane, molto giovane, sicuramente più di lei. E bello. Bello come nessuno che le sia mai capitato di vedere.
I corti capelli castani gli incorniciano il viso affilato, i grandi occhi scuri non smettono di guardarla nemmeno quando il loro proprietario ha preso coscienza di essere osservato.
Angelika muove qualche passo in direzione dell’affascinante sconosciuto e sorride leziosa quando lui mostra l’intenzione di baciarle la mano.
Lo lascia fare, rispondendo al successivo inchino con una riverenza silenziosa.
Si presenta. Conte Barend von Sauer. Persino il suo nome la affascina e la attrae.
Rimane con lui tutta la sera e al momento di separarsi lui riesce a strapparle la promessa di un incontro.
La saluta con un lento bacio su una mano e il suo sguardo intenso la accompagna finché la sua carrozza non scompare in fondo alla via.


 
Passano i giorni. L’insistenza del conte von Sauer è evidente, nonostante tenti di celarla dietro i suoi modi da gentiluomo.
Angelika deve ammettere che tutto sommato queste attenzioni le fanno piacere, più di quanto le piacerebbe accettare.
Non passa molto tempo che i due iniziano a chiamarsi per nome, a darsi del tu, ad entrare in confidenza abbastanza perché lei gli permetta di aiutarla a salire sulla carrozza.
Non passa molto tempo che lui, forse spinto dall’impeto tipico della sua giovane età, si dichiara innamorato.
Ma Angelika sa di non potersi trattenere a Berlino ancora a lungo. La stagione è finita e deve ritirarsi nei possedimenti del padre.
Nonostante questo Barend esprime la sua ferrea volontà di seguirla dovunque andrà.
E lei allora decide di lasciarlo provare. Se sarà in grado di darle questa prova del suo amore lascerà che chieda a suo padre il permesso di sposarla.
Non può negare di essersi ormai innamorata a sua volta.
Barend mantiene la sua parola. Appena Angelika parte da Berlino la segue e la raggiunge a sud presso la residenza della sua famiglia.
A questo punto è deciso e Angelika sorride felice al pensiero di essere ad un passo dal matrimonio che ha sempre sognato.


 
Li guarda camminare fianco a fianco, sorridenti e felici come non sono mai stati.
Angelika li guarda e non sa che cosa pensare.
L’uomo che fino a due giorni fa dichiarava di non avere occhi che per lei ora passeggia insieme ad un’altra. E non è una donna qualsiasi.
Si somigliano così tanto Angelika e sua sorella Gabriele, solo pochi anni di differenza a separarle, ma per qualche motivo di fianco alla sorella minore Angelika sembra perdere ogni fascino, appare sbiadita, sfiorita e spogliata di tutta la sua bellezza.
E’ per questo che appena l’ha vista Barend ha preferito Gabriele e si è quasi dimenticato dell’amore che diceva di provare per la sorella maggiore.
Più di una volta Gabriele le ha chiesto se provi del risentimento nei suoi confronti e ogni volta Angelika ha negato, non mostrando la minima traccia di delusione e dimostrandosi anzi felice per i due fidanzati.
“Che sciocco!” continua a ripetere, ridendo. “Crede di avermi abbandonata! Non capisce che non è stato lui a lasciare me, ma io a gettar via lui, come fosse un giocattolo rotto!”
Nonostante questo le sue abitudini cambiano improvvisamente e nessuno può fare a meno di notare il mutamento.
Smette di mangiare in compagnia dei suoi famigliari e preferisce consumare i propri pasti da sola; comincia a girovagare nel bosco vicino da mattina a sera, scomparendo per tutta la durata della giornata.
Un giorno sente qualcuno dire che sta impazzendo. Forse è davvero così.


 
E’ partita. Ha preso con sé il cameriere e qualche domestica e se ne è andata.
Suo padre non ha capito il suo desiderio di allontanarsi dalla casa natia, ma l’ha comunque accontentata.
Sa che si troverà bene nella villetta di Berlino. E’ piccola, confortevole e vuota. Lì nessuno le darà problemi.
Nessuno la guarderà come se fosse fuori di testa.
E’ partita prima del matrimonio di Gabriele. Senz’altro ci rimarrà male quando saprà che sua sorella non presenzierà alle sue nozze.
Angelika sorride quando si rende conto che non gliene importa nulla.


 
E’ passato un anno da quel giorno. Angelika continua a vivere nella casa di Berlino, mentre la sorella e suo marito si sono trasferiti a Dresda, dove vivono felici e innamorati.
Le hanno espresso in diverse occasioni la loro volontà di andare a farle visita, ma lei ha sempre rifiutato. Non prova alcun interesse nel vederli.
Risponde alle loro lettere con fare insipido e privo di emozioni, prendendo semplicemente atto di ciò che le fanno sapere sulla loro vita da sposi.
Gabriele avrà presto un figlio, a quanto pare, ma è preoccupata per la salute del marito.
Da diverso tempo soffre di strani malesseri e mancamenti, la cui causa rimane sconosciuta nonostante abbiano chiesto consulto a diversi medici ed esperti.
Angelika reagisce alle lettere che parlano della malattia del cognato con inaspettato trasporto ed interessamento, cosa che non manca di insospettire la timorosa sorella.
Dopo qualche tempo il conte cede infine alle pressioni dei dottori e parte per Pisa, lasciando a Dresda la moglie che crede prossima al parto.
Solo parecchie settimane dopo Gabriele mette al mondo una bambina.
Alla lettera piena di gioia per la nascita della figlioletta ne segue una disperata: pochi giorni dopo il parto la bimba è sparita dalla sua culla senza lasciare traccia.
Ogni ricerca risulta vana e la bambina viene considerata perduta per sempre.


 
Suo padre è venuto a Berlino, la sua faccia stravolta palesa il fatto che non si tratta di una visita di piacere.
Appena giunto nella villetta si accorge che l’unico membro della servitù rimasto è l’anziano cameriere. Decide che penserà dopo a risolvere questo mistero. Prima ha faccende più importanti di cui occuparsi.
Per sua fortuna Angelika sembra serena quando la incontra. Lo abbraccia e si mostra felice della sua visita così improvvisa.
Il vecchio conte le si rivolge con gentilezza, ma non nasconde una certa ansia quando arriva alla ragione per la quale si è recato dalla figlia maggiore.
Pochi giorni fa ha ricevuto la notizia che il marito di Gabriele (che tutti credevano in viaggio per Pisa) è stato visto a Berlino, proprio nella casa di Angelika.
Mentre si apprestava a partire per raggiungere il luogo di persona ha mandato dei messaggeri a confermare l’informazione e ciò che hanno trovato è a dir poco spaventoso: il conte von Sauer riverso a terra rantolante e con il viso congestionato, apparentemente privo di sensi.
Tra le braccia un fagottino di coperte che una volta aperto rivela una bimba neonata, riconosciuta come la figlioletta perduta qualche tempo prima da Gabriele.
Appena la bambina viene menzionata Angelika batte le mani allegramente ed esclama:
“E’ arrivata? La bambolina è arrivata? Davvero è arrivata? E sepolta? Sepolta?”
Delira e ride tanto da far inorridire il conte, ora del tutto determinato a portarla via da quella casa.
Appena lo viene a sapere, però, il cameriere glielo sconsiglia:
appena si accenna ad un trasloco o uno spostamento la poverina dà in escandescenze, si infuria, non permette a nessuno di portarla via.
In un intervallo di lucidità Angelika implora il padre di lasciarla morire in quella casa; lui, commosso, alla fine acconsente.
Prima di andarsene cerca di chiarire l’enigma delle domestiche mancanti, ma la figlia non dice una parola.
Il conte lascia dunque la casa di Berlino, con l’intenzione di non tornare mai più e lasciare la sua povera figliola al suo inesorabile destino.

 

Angelika, appena il padre se ne va, ride.
Ride all’idea di tutto ciò che non gli ha detto. Ride al pensiero della faccia che avrebbe fatto se gli avesse raccontato ogni cosa.
Vorrebbe vedere anche l’espressione di Gabriele se venisse a sapere ciò che è accaduto tra lei e il suo adorato maritino.
Angelika ripensa alle notti passate con lui, quando è riuscita a farlo tornare da lei, a stringerlo tra le braccia e a riprendere ciò che di diritto le apparteneva.
Ormai non potrà averlo più nessuna, né sua sorella né nessun’altra.
E la bambina, quella dolce e piccola creatura dallo sguardo innocente e le guance rosee.
Tutti sono convinti che si tratti della figlia di Gabriele, la poverina che era stata perduta mesi orsono.
Nessuno sa che in realtà non è altro che il frutto dell’unione sua e del suo amato Barend. E nessuno lo saprà mai.
Continueranno a credere quello che vorranno credere, la verità rimarrà chiusa e celata in quella piccola casa dai muri ormai spogli e dalle finestre perennemente oscurate.
Ci sono solo lei e il vecchio cameriere. Niente più domestiche.
Angelika ripensa a quando ha sentito una di loro parlare del suo fidanzato, di quanto fossero innamorati e del loro imminente matrimonio.
Adesso non potrà più parlarne. Nessuna di loro potrà più parlare.
Le ha fatte tacere. Per sempre.
Come lei non ha avuto ciò che desidera e merita nessuna dovrà averlo.


 
Quanti anni sono passati da quel giorno?
Dieci? Cento? Ormai non lo sa più.
Solo di una cosa Angelika continua ad essere certa: nessuna donna potrà avere ciò che a lei è venuto a mancare.
Le vede camminare lungo il viale appena fuori dalla sua casetta.
Si credono belle nei loro abiti ricamati, tutte occhi e sorrisi. Sembrano felici a braccetto con i fidanzati, che le guardano come se non ci fosse nulla di più bello al mondo.
Tempo fa qualcuno guardava così anche lei. Finché non aveva trovato altro su cui posare i suoi occhi.
Non le sopporta, perché loro hanno tutto questo e a lei non è rimasto nulla?
Per questo ha preso la sua decisione, molto tempo fa. Non potrà mai riavere indietro ciò che le è stato tolto, ma portare via i sogni e la felicità di altri la soddisfa abbastanza da colmare in parte quel vuoto che si porta dentro da quella che le sembra un’eternità.
Le attira nella sua casa, quando sono sole. Indifese. Non tutte insieme, però.
Una alla volta, per godersi il momento.
Quanto la divertono le loro urla disperate, come le piace vederle rantolare per terra, i colori dei loro bei vestiti irriconoscibili a causa del sangue scuro che li macchia e li guasta.
Non sorridono più appena giungono nella sua casa, la loro serenità evapora nel momento in cui varcano quella soglia.
Angelika ricorda ognuna di loro. Ricorda la piccola e insulsa domestica che parlava del suo amato come se avesse visto un angelo disceso dal paradiso. Lei era stata la prima, il suo sangue non è mai venuto via dal pavimento della stanza una volta occupata dalla servitù. Ricorda le sue sciocche compagne che l’avevano seguita nel suo tragico destino, ricorda le loro urla sconvolte e i loro futili tentativi di sfuggire.
Ricorda tutte le giovani donne che è riuscita ad adescare e che una volta entrate nella villetta non ne sono più uscite.
Ecco cosa è diventata Angelika von Ziegler.
La donna più bella di Berlino si ostina nel ribadire il suo primato e chiunque osi tentare di metterla in ombra sarà eliminata.
Questo è ciò che fa apparentemente da sempre. Questo è ciò che farà per l’eternità.

 
* * *
 
Angelica riprese lentamente coscienza, rendendosi pigramente conto di trovarsi accasciata su una superficie dura e ruvida.
Sembrava un pavimento composto di assi di legno scheggiate e sconnesse.
Cercò di sollevarsi ma scoprì che la testa le doleva terribilmente e la sentiva talmente pesante che per qualche secondo dovette rimanere immobile.
Impiegò un po’ anche a ricordare cosa fosse successo, i suoi ricordi erano confusi, sicuramente a causa della clamorosa botta in testa che si era presa.
Le pareva di rammentare qualcosa su una missione, lei, Lavi e Kanda che entravano in una casa, un attacco di akuma, la parete che si apriva dietro di lei...
Era tutto molto confuso e annebbiato, ma bastava per dare alla ragazza la cognizione di cosa fosse accaduto e di dove si trovava.
Beh, più o meno...
Tentò di nuovo di sollevarsi e puntellandosi sui gomiti riuscì per lo meno a tirar su le spalle.
Aprì gli occhi ma non riuscì a vedere quasi nulla a causa della penombra che invadeva l’ambiente.
Le sembrava di vedere ancora sprazzi di quella specie di sogno che aveva avuto mentre era svenuta.
Che poi era davvero strano, non le risultava che fosse possibile sognare da svenuti.
Però era assolutamente certa di aver avuto come una specie di visione, una storia di cui non riusciva a ricordare i dettagli ma che le aveva messo addosso una profonda inquietudine.
La sua vista si adattò gradualmente all’oscurità e Angelica capì di trovarsi in una specie di angusta cantina, dalle pareti dello stesso legno scolorito di cui era fatto il pavimento.
Una folata gelida le sfiorò una guancia, attirando la sua attenzione.
La giovane alzò lo sguardo e se non fosse stata così confusa probabilmente avrebbe urlato per la sorpresa:
a poca distanza da lei, sospesa a qualche centimetro da terra, c’era una persona.
O meglio, quella che poteva somigliare all’ombra di una persona.
Era impalpabile come se fosse stata d’aria e il leggero alone luminoso che emetteva permetteva di distinguerne i tratti.
Si trattava di una donna avvolta in un sontuoso abito bianco, con la pelle talmente pallida da confondersi con la stoffa candida dei suoi indumenti.
Aveva i capelli raccolti, con qualche ciuffo scuro che le pendeva ordinatamente sulla fronte e ai lati delle orecchie.
Nonostante l’abbigliamento in generale fosse molto ricco e appariscente, ciò che attirava di più l’attenzione era il grosso gioiello verde che portava al collo; era come se emettesse luce propria e risplendeva timidamente nella profondità delle tenebre emettendo un bagliore rassicurante.
‘Sembra quasi Innocence...’
Angelica smise di osservare la pietra e si concentrò sugli occhi che a loro volta la stavano osservando.
Erano estremamente seri, quasi tristi, ma ardevano come se fossero dei tizzoni e la ragazza si sentì come trafitta da quello sguardo forte.
Lentamente, senza mai smettere di guardare la figura davanti a sé, la giovane riuscì a mettersi seduta.
Sapeva di aver già visto quella donna, i tratti delicati del suo bel viso le erano familiari e all’improvviso rammentò la visione che aveva avuto mentre era priva di sensi.
 
-Tu... tu sei Angelika... giusto?-
 
Non ottenne risposta, ma non aveva dubbi che si trattasse di lei.
O meglio, ciò che rimaneva di lei.
Nient’altro che un’anima che non era riuscita a trovare pace. Un fantasma.
E la cosa iniziava a spaventarla.
 
-Che cosa vuoi da me?-
 
Vide che la sagoma di Angelika si stava avvicinando e istintivamente la ragazza si fece indietro.
Non sapeva per quale motivo avesse avuto quella visione, ma sapeva di cosa era capace quella donna e l’idea di essere da sola con lei le faceva paura.
In teoria avrebbe dovuto essere al sicuro, lei non era fidanzata né prossima alle nozze, quindi Angelika non avrebbe avuto motivo per farle del male.
A meno che...
 
-Ann!-
La voce di Lavi giunse da un punto alla sua destra e la fanciulla si voltò sperando di vederlo spuntare dall’oscurità.
-Lavi!-
Finalmente il giovane apparve nel suo campo visivo e Angelica sorrise sollevata quando lo vide correre nella sua direzione e inginocchiarsi davanti a lei.
-Lavi...-
-Ann! Finalmente ti ho trovata! Stai bene?-
-Io... credo di sì...-
Lui le prese il viso tra le mani e la osservò.
-Sanguini da una tempia, fammi guardare bene!-
Iniziò a tamponarle la fronte con la manica mentre lei tratteneva i suoi lamenti di dolore.
-Cosa ti è successo? Ti ho vista cadere oltre quella parete e quando ho provato a chiamarti non hai mai risposto, ero preoccupato!-
-Eri.. eri preoccupato...?-
-Ohi.-
Kanda rese nota la sua presenza tossicchiando con fare stranamente ansioso, portando la mano all’impugnatura della sua spada.
-Quella vi sta fissando come se volesse farvi fuori...-
 
Indicò con il mento la sagoma di Angelika che ancora sovrastava i suoi due compagni e quando anche loro alzarono lo sguardo videro che l’espressione sul volto del fantasma si era modificata.
Sembrava furiosa.
Angelica ricambiò l’occhiata e capì che forse la sua ipotesi era giusta. Forse sapeva perché quell’anima in pena ce l’avesse con lei.
 
-Lavi... aiutami ad alzarmi...-
sussurrò senza rompere il contatto visivo con Angelika.
-Quella... quella chi...?-
-Aiutami e basta, ti spiego dopo.-
Lavi le prese le braccia e la aiutò a mettersi in piedi, rivolgendo poi di nuovo lo sguardo verso il fantasma che li osservava.
-E’ Innocence quella che porta al collo?-
-Credo di sì, probabilmente è l’Innocence la causa della sua presenza qui.-
-Mi sembra piuttosto arrabbiata...-
constatò il rosso, mettendo un braccio intorno alle spalle di Angelica, che lei respinse quasi subito.
-No, non toccarmi e non cercare di proteggermi, è questo che la manda in bestia.-
 
Si scostò da lui e mosse qualche timido passo in avanti.
Se le cose stavano come pensava lei quello spirito, guardando il comportamento suo e di Lavi, si era convinta che lei fosse una delle ragazze che tanto odiava, fidanzata e felice.
Onestamente nemmeno lei sapeva bene come interpretare il suo rapporto con il ragazzo dai capelli rossi, non era sicura che si potessero definire proprio fidanzati, ma il fantasma ovviamente questi dettagli non poteva saperli.
Man mano che si avvicinava lo sguardo di Angelika si faceva (così parve alla giovane) apparentemente curioso.
Quando fu abbastanza vicina la ragazza si rivolse allo spirito, seria.
 
-Mi dispiace. Mi dispiace tanto per quello che ti è successo. Nessuno merita di soffrire come hai sofferto tu, essere traditi dalla persona che si ama deve essere terribile.-
 
I due ragazzi la guardavano basiti mentre cercava di stabilire un contatto con il fantasma, non capendo di cosa stesse parlando.
Lavi, però, sentì un fastidioso nodo alla gola che per un attimo gli mozzò il respiro.
Angelica proseguì a conferire con lo spettro, che la osservava senza muoversi né emettere alcun suono.
 
-Ma non è sfogando la tua ira e il tuo dolore su degli innocenti che riuscirai a riavere il tuo amato. La soluzione non è negare agli altri ciò che non hai potuto avere tu. Ti prego... lascia che ti aiuti a trovare pace...-
 
La sua voce era tremante ma la giovane non vacillò mai e non mostrò incertezza, nemmeno quando allungò una mano verso Angelika, abbozzando un sorriso.
All’inizio parve che l’altra fosse propensa ad ascoltarla, la lasciò avvicinare senza fare nulla se non osservarla con i suoi occhi fiammeggianti.
Ma appena la ragazza sfiorò la pietra verde che portava al collo scattò all’improvviso, le afferrò la gola e la trascinò con sé, schiacciandola contro la parete al lato opposto della stanza.
Angelica cercò di prendere la mano che le toglieva l’aria, ma trovò che non poteva, appena le sue dita toccavano la pelle fredda e pallida dello spettro vi passavano semplicemente attraverso e non riusciva a toccare nessuna parte del corpo della sua aggreditrice, se non la collana che così evidentemente spiccava dai merletti del suo abito.
Vi si aggrappò, annaspando disperatamente in cerca di aria.
 
-Ann!-
 
Lavi ingrandì il suo martello e cominciò a menare colpi alla cieca contro lo spirito di Angelika, che gli rivolse uno sguardo infastidito ma non mollò la presa sulla gola della giovane, che iniziava ad avere problemi a respirare.
Il più reattivo fu Kanda, che si slanciò in avanti, afferrò Angelica per un braccio e la sottrasse dalla portata dello spettro praticamente scaraventandola a terra.
Nel cadere la ragazza si tirò dietro anche il gioiello verde che aveva stretto convulsamente fino a quel momento, strappando la catena dal collo del fantasma.
Il ragazzo dai capelli rossi corse verso di lei e la aiutò ad alzarsi.
 
-Ann! Stai bene?-
Prima che lei potesse rispondere la voce di Kanda tuonò sopra la sua.
-Deficiente di un coniglio! Ma che modo è di affrontare un nemico?! Non hai visto contro cosa stiamo combattendo?-
Angelica sollevò la mano che teneva la catena argentata da cui pendeva il grosso cristallo di Innocence verdastra.
-Credete che basti togliergliela per fermarla?-
 
Non dovettero attendere molto per avere risposta a quella domanda.
Angelika buttò la testa all’indietro e cominciò a gridare verso l’alto come se fosse in agonia.
Dopo pochi secondi la sua figura iniziò a sgretolarsi e pian piano svanì del tutto, portandosi dietro le sue urla raccapriccianti e la sua espressione sofferente.
I tre esorcisti osservarono la scena senza parole e anche quando la stanza ripiombò nel silenzio nessuno disse nulla per un bel po’.
 
-Nemmeno alla fine le è stata concessa un po’ di pace...-
commentò Angelica con un sospiro triste.
-Cosa vuoi dire? Tu sai qualcosa di quella tizia?-
chiese Lavi, perplesso.
-Sì, mentre ero svenuta ho fatto una specie di sogno e... ho visto quello che le è successo. Era fidanzata con un uomo che poi l’ha abbandonata, preferendo sua sorella a lei. Ne ha sofferto tanto da impazzire e da allora ha compiuto una serie di atrocità. Anche dopo la morte la sua anima è rimasta qui ad infestare questa casa e, aiutata dal potere dell’Innocence, credo, attirava le ragazze fidanzate o vicine al matrimonio per massacrarle e ucciderle.-
Il rosso annuì.
-Adesso capisco perché ti ha presa di mira, ha senso.-
-Perché? La racchia è fidanzata?-
li interruppe Kanda, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza.
-Scusa, come?-
-Tu, sto parlando di te! Perché quella là avrebbe dovuto avercela con te? Non mi risulta che qualcuno abbia ancora avuto il coraggio di pigliarsi una come te!-
-Cosa vorresti dire?! E a chi hai dato della racchia?!-
Lavi si intromise tra i due litiganti per interrompere la discussione prima che degenerasse.
-Piantatela di bisticciare come vostro solito, pensiamo ad andarcene da qui, piuttosto.-
Prese Angelica per le braccia e la aiutò ad alzarsi, mentre lei continuava a protestare.
-Mi ha offesa, non hai niente da dire per difendermi?-
-E cosa dovrei dire? Lo sai com’è fatto, non servirebbe a niente. Piuttosto, riesci a stare in piedi da sola?-
La giovane gli si appoggiò alle spalle, bofonchiando qualcosa.
-Non farci caso, Ann, non ne vale la pena. Riesci a fare da sola sì o no?-
-Credo... credo di sì...-
 
Non si erano accorti che durante quel loro piccolo scambio di battute Kanda li aveva studiati per tutto il tempo e che un'idea si era fatta strada nella mente del ragazzo.
Quando si girarono verso di lui videro che li stava osservando e ne rimasero piuttosto perplessi.
 
-Cos’hai da guardare?-
chiese Angelica, acida.
-Oh no...-
Lavi afferrò il motivo dell’improvviso interesse (se così si poteva chiamare nel caso del ragazzo giapponese) del suo compagno nei loro confronti e cominciò a sudare freddo.
-Cosa?-
-Ann... credo che abbia capito...-
-Che abbia capito cosa...?-
La frase le morì in gola quando anche lei comprese a cosa si stesse riferendo il giovane.
-Oh no!-
-E invece mi sa proprio di sì...-
La ragazza si mise le mani tra i capelli, facendo una piccola smorfia di dolore quando le sue dita sfiorarono la ferita sulla tempia.
-Non posso crederci! E adesso?!-
-C-Calma, Ann, non ti agitare...!-
-E come faccio a non agitarmi?!-
 
In tutto questo Kanda non aveva mai smesso di osservarli, ma nessuna emozione sembrava essere emersa sul suo viso.
Li guardava con la solita inespressività, apparentemente disinteressato a ciò che stava succedendo davanti ai suoi occhi.
Poco importava che Angelica fosse in preda a quella che aveva tutta l’aria di essere una crisi isterica e che Lavi non sapesse come calmarla.
 
-Non doveva saperlo nessuno, doveva rimanere un segreto, e invece siamo già stati scoperti!-
-Ma no, magari no! Yuu, l’hai capito?-
La ragazza gli tirò uno scappellotto.
-Ti sembra un modo intelligente di affrontare la cosa? Se anche prima potevamo avere dei dubbi mi pare ovvio che ormai lo abbia capito!-
Il giovane giapponese fece spallucce.
-Cosa dovrei aver capito? Che la racchia sta con il coniglio?-
-Ecco, lo vedi? Lo ha capito! E’ tutta colpa tua!-
strillò Angelica.
-Colpa mia? Ann aspetta, parliamone un secondo...-
-Te lo sei lasciato sfuggire prima mentre raccontavo la storia del fantasma!-
-Beh, la situazione era già abbastanza sospetta di per sé, non pensi anche tu?-
Kanda interruppe il loro litigio con fare scocciato.
-Volete piantarla di far casino? Era ovvio che tra voi due idioti ci fosse qualcosa, rompete le scatole alla stessa maniera, siete proprio fatti l’uno per l’altra!-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, poi Angelica si rivolse al loro compagno, esitante.
-Kanda... ti prego, promettimi che non dirai niente. E’ importante che nessuno...-
Lui per tutta risposta si girò di spalle e fece per imboccare le scale che portavano verso l’uscita.
-Figurati se me ne frega qualcosa di farmi gli affari vostri. Adesso andiamocene, non mi va di stare ancora qui con voi due, mi fate venire il nervoso.-
 
Cominciò a salire lasciandoli da soli nella semioscurità della cantina, sbuffando sonoramente e borbottando tra sé.
Angelica lo guardò andare via e smise di fissarlo solo quando sentì che Lavi le aveva cinto le spalle con un braccio.
 
-Possiamo fidarci della sua discrezione, ne sono sicuro. Non avrebbe alcun interesse nel tradirci. E poi a chi dovrebbe raccontarlo?-
Lei sospirò.
-Non lo so...-
Il ragazzo la strinse a sé e le sorrise.
-Forza, andiamo anche noi. E’ ora di tornare a casa.-
 
* * *
 
-Ahi! Lavi, mi fai male!-
-Se stessi ferma non ti farebbe così male!-
 
Angelica sbuffò e lasciò che il ragazzo le tamponasse la tempia con un fazzoletto.
Erano seduti nella comodità dello scompartimento a loro assegnato sul treno del ritorno, finalmente lontani dal freddo e dall’oscurità del luogo della loro ultima missione.
C’erano solo loro due; appena arrivati al treno Kanda aveva praticamente minacciato un inserviente perché trovasse il modo di farlo viaggiare alla larga di “quei due scocciatori”.
Non che potessero aspettarsi altro, Kanda era fatto a modo suo.
E poi entrambi erano contenti di avere un po’ di tempo da passare insieme.
Lavi finì di pulire dal sangue il viso della giovane e le schioccò un bacio sulla fronte.
 
-Ecco fatto.-
Lei arrossì violentemente.
-Gra-Grazie...-
Lui se la tirò vicina e lasciò che appoggiasse la testa sulla sua spalla.
-Sei stata davvero coraggiosa, sai?-
Angelica sollevò lo sguardo.
-Cosa? Ma se non ho fatto altro che urlare e appendermi al tuo braccio!-
-Intendo con il fantasma. Hai cercato di capirla e di risolvere la situazione senza combattere.-
-Peccato che non abbia funzionato...-
sospirò lei.
-Almeno ci hai provato, a noi non sarebbe mai venuto in mente.-
-Uhm...-
Passò qualche attimo di silenzio.
-Lavi?-
-Sì?-
-Davvero eri preoccupato per me?-
Il ragazzo chinò la testa di lato e la guardò storto.
-Cosa vuoi dire? Certo che ero preoccupato! Sei sparita all’improvviso, poteva esserti successo di tutto. E io ti avevo promesso che lo avrei impedito a tutti i costi...-
Lei non disse nulla, si limitò a stringersi a lui.
-Perché? Hai qualche dubbio?-
-E’ che... non so mai bene cosa pensare. Di solito so quando menti, ma... ci sono delle volte in cui non riesco a capire se tu stia facendo sul serio o meno...-
Sembrò accorgersi a scoppio ritardato di ciò che aveva appena detto e si staccò all’improvviso dal giovane distogliendo lo sguardo.
-Scusa, mi dispiace. Non avrei dovuto dirlo...-
Lavi scosse la testa.
-No, hai ragione.-
La prese tra le braccia e la riattirò a sé, togliendole quasi il fiato.
-Hai ragione. Io non ho niente da offrirti, nemmeno una certezza. Posso offrirti solo questo momento, e non ho nemmeno idea di quanto potrà durare. Forse pretendo troppo, ma... vorrei che questo per te fosse sufficiente...-
 
Con sua grande sorpresa Angelica gli prese timidamente il viso tra le mani e lo baciò.
Fu un bacio breve ma fu in grado di trasmettere al ragazzo un calore che in vita sua non ricordava di aver mai provato.
La giovane gli accarezzò le guance e gli sorrise.
 
-Fino a non molto tempo fa non credevo possibile nemmeno che potesse arrivare davvero, questo momento. Quindi sì, per me è sufficiente. Non mi importa se durerà un giorno o dieci anni, io voglio stare con te adesso. Mi basta avere questa certezza, non ho bisogno di sapere nient’altro.-
 
Lavi la guardava incredulo, mentre nello sguardo della ragazza non c’era alcuna esitazione.
Alla fine anche lui si sciolse in un sorriso e imitò il bacio che lei gli aveva dato poco prima, abbracciandola forte.
Quando si separarono le riservò uno sguardo dolce.
 
-Ci sono così tante cose che non sai di me...-
-Non mi interessa, mi accontento di quello che so.-
-Non hai proprio idea di chi sia colui di cui ti fidi così tanto.-
-Non voglio saperlo. Per me è abbastanza sapere che sei tu.-
Le accarezzò il lato del viso con il dorso della mano.
-Te l’hanno mai detto che sei meravigliosa?-
Lei distolse lo sguardo, arrossendo.
-No...-
-Lo sei.-
Il ragazzo le sollevò il mento e le posò un altro bacio sulle labbra.
-Sono stato uno stupido a non accorgermene prima...-
Si strinsero forte l’uno all’altra e sottovoce Lavi concluse brevemente:
-Ma lo sei davvero... meravigliosa.-

 
Traduzioni dal tedesco:
* Sind sie interessiert an dem öde Haus? = Siete interessati alla casa disabitata?
** Sie wollen in dem Haus mit ein Mädchen gehen? = Volete andare nella casa con una ragazza?
*** Nein, das Mädchen kann nicht in dem Haus gehen, es ist zu gefährlich! = No, la ragazza non può andare nella casa, è troppo pericoloso!
**** Sie wird das Mädchen fangen... die weiße Dame wird das Mädchen töten... = Lei prenderà la ragazza... la bianca signora ucciderà la ragazza...
 
Author
and characters corner:
Angelica: ... e non mi hai neanche fatto gli auguri!
Lavi: sì, Ann...
Angelica: sono sicura che te ne eri dimenticato, ecco!
Lavi: no, Ann...
Kanda: ah ah, ti vedo in difficoltà, baka usagi!
Lavi: Yuu, ti prego, non infierire...
Yami: hai voluto la fidanzata? Adesso ti tocca fare attenzione a queste piccole cose. 
Lavi: me ne ricorderò... *sospira*
Yami: allora, cosa ne dite del capitolo, cari lettori? Sono stata brava?
Kanda: non tirartela troppo e ammetti che non è tutta farina del tuo sacco!
Angelica: stava per dirlo, se tu non fossi la pentola di fagioli che sei e la facessi parlare!
Kanda: tsk!
Yami: è vero, devo ammettere che per scrivere parte di questo capitolo ho preso ispirazione altrove, nello specifico dal racconto "Das öde Haus" ("La casa disabitata") di E. T. A. Hoffmann. Se siete interessati a leggerlo si trova in tutte le edizioni dei "Racconti notturni" di Hoffmann, se no per chi conosce il tedesco è disponibile online in lingua originale sul sito del Projekt Gutemberg-DE. Se siete interessati ad avere più informazioni contattatemi senza problemi.
Dal racconto ho preso ispirazione per l'ambientazione in generale e per la storia di Angelika. Colgo l'occasione per dire che i nomi propri delle due sorelle, Angelika e Gabriele, non sono di mia invenzione (a differenza dei cognomi e dei nomi dei luoghi, che nel racconto di Hoffmann non sono specificati); il fatto che ci sia omonimia tra il fantasma e Angelica è del tutto casuale (anche se l'ho trovata una cosa davvero interessante, voi no?)

Kanda: veramente no...
Angelica: zitto tu...!
Yami: E vi prego, che nessuno venga a dirmi "ma Gabriele è un nome da maschio" (lo dico perché mi è successo!), Gabriele in tedesco è un nome femminile, alles klar?
Lavi: approposito, l'autrice si scusa per eventuali strafalcioni con il tedesco, nonostante abbia fatto molta attenzione questa lingua non è mai stata il suo forte nemmeno quando la studiava e qualche errorino potrebbe esserci. Siate clementi!
Angelica: con questo capitolo aggiorniamo anche il “VR & FH Red Rope” con ben DUE brani!
Kanda: tsk, ma perché dobbiamo sorbirci la musica orrenda che si ascolta questa scocciatrice di un’autrice?!
Yami: perché non è orrenda per niente!
Lavi: il primo brano è “Karma” degli Epica, che funge da tema musicale generale di tutto il libro secondo...
Angelica: il secondo brano invece è relativo in particolare a questo capitolo ed è una specie di tema personale per il personaggio di Angelika: “Gollum’s Song”, la versione di Peter Hollens.
Yami: e adesso una comunicazione di servizio: la sottoscritta qualche tempo fa ha iniziato l’università ed essendo quest’ultima piuttosto lontana, oltre ad essere aumentata la mole di impegno richiesto, il tempo libero a disposizione si è ridotto di molto. In poche parole non posso più garantire aggiornamenti puntuali nei prossimi mesi, soprattutto per quanto riguarda il capitolo 22, che visto il contenuto un po’ ostico mi crea parecchi problemi--
Angelica: miss Yami farà del suo meglio per non ritardare troppo ma vi chiediamo di avere pazienza in caso di ritardi.
Lavi: vi ringraziamo per aver letto anche questo capitolo e vi diamo appuntamento al prossimo!
Kanda: ma andate a sprecare il vostro tempo da un’altra parte invece che dare corda a questi idioti...!
Yami: sssh, non ascoltatelo! Grazie mille per la vostra costanza, se vorrete farmi sapere il vostro parere sulla storia ne sarò più che felice! A presto!
Lavi e Angelica: arrivederciii!
Kanda: tsk, scocciatori...!

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Capitolo 22
*** È anche per questo che ti amo ***


Yami: ma buonsalve a voi, minna-sama! No, non tiratemi pomodori, vi prego! Lo so che non mi sono fatta vedere per due mesi, mi dispiace tanto!
Lavi: miss Yami è stata davvero molto impegnata con i suoi corsi universitari e per questo non ha avuto molto tempo per scrivere...
Angelica: oltre al fatto che a detta sua questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere...
Yami: puoi dirlo forte! È stato veramente un parto, ho faticato come una dannata per farmi venire alcuni pezzi! Ma alla fine ce l’abbiamo fatta, è questo che conta, giusto?
Angelica: ma perché? Cosa succede di tanto strano in questo capitolo?
Lavi: e perché anche questa volta ci siamo solo io e Ann?
Yami: perché quando vedrete cosa succede capirete che è meglio così, credetemi.
Lavi e Angelica: ...
Angelica: non so cosa ne pensi tu ma non promette niente di buono...
Yami: dai, su, non farla sembrare una cosa così drammatica! Ti assicuro che voi due siete gli ultimi che potrebbero avere qualcosa da dire sugli eventi di cui leggeremo tra poco!
Lavi e Angelica: va bene, se lo dice lei...
Yami: diamine, mi sembra impossibile di essere già arrivata a questo punto, ho in mente questo capitolo da mesi e pensare di averlo scritto e pubblicato mi fa un effetto stranissimo...
Lavi: è emozionata, miss Yami?
Yami: eh sì, lo sono parecchio, questo è un capitolo importantissimo! Avrei qualche comunicazione per voi ma lascerò tutto alla fine, adesso vi lascio leggere.
Lavi: buona lettura a tutti, ci vediamo alla fine come sempre!
 
CAPITOLO 22 – È anche per questo che ti amo
 
-Ann, spostati! Sta venendo verso di te!-
 
L'avvertimento di Lavi non arrivò abbastanza tempestivamente, Angelica ebbe appena il tempo di alzare la testa e individuare l'akuma che l'aveva puntata prima di venire afferrata per le braccia e scagliata contro una delle fontane del Patio degli Aranci, il cortiletto porticato sul retro della cattedrale della città spagnola di Siviglia.
La giovane scivolò a terra con espressione dolorante e si rialzò tenendosi una mano appoggiata alla schiena.
Lavi la raggiunse di corsa e si informò sulle sue condizioni.
 
-Stai bene?-
-Credo di sì, niente di rotto, direi.-
I due esorcisti sollevarono lo sguardo per controllare la situazione.
-D'accordo, dividiamoci quelli rimasti: io prendo quei 3 akuma laggiù e tu prendi i due più vicini.-
-Sicuro di farcela?-
-Sicurissimo. Facciamola finita!-
 
esclamò il rosso scattando in avanti.
Angelica lo seguì brandendo le sue spade e con un colpo netto tagliò in due il corpo del primo akuma.
Il secondo le diede più da lavorare e la fece cadere all'indietro un paio di volte, provocandole delle spiacevoli fitte alla schiena.
Alla fine riuscì comunque a debellare il nemico ed estrasse le lame dal suo corpo metallico per allontanarsi prima di venire travolta dall'esplosione.
Si voltò per vedere a che punto fosse Lavi e vide che erano rimasti due Livello 3 che gli stavano dando del filo da torcere.
Senza avvicinarsi direttamente allo scontro la ragazza mise una mano in uno dei canaletti che attraversavano il cortile e collegavano tutte le fontane, congelando l'acqua e facendo spuntare dalla fontana più vicina a uno dei due akuma una morsa di ghiaccio che lo costrinse a cessare la sua offensiva nei confronti dell'esorcista dai capelli rossi.
Mentre Lavi riusciva finalmente ad aver ragione del suo avversario, Angelica corse verso quello che aveva intrappolato e lo distrusse con un unico fendente ben portato.
L'ultima esplosione rimbombò nel cortile, seguita dal silenzio di tomba che indicava che lo scontro era finalmente finito.
I due ragazzi incrociarono gli sguardi e si sorrisero.
 
-Caspita!-
-Cosa?-
chiese Angelica, non capendo cosa potesse averlo sorpreso così tanto.
-Hai combattuto veramente bene, sei migliorata tantissimo!-
Lei arrossì, non aspettandosi una lode così improvvisa.
-Oh... grazie.-
 
Lavi non fece in tempo a rispondere perché nel frattempo all'interno del cortiletto si era creato un capannello di gente che li aveva circondati e che li stava caoticamente ringraziando per aver evitato che gli akuma compiessero una strage.
Nonostante non fossero abituati ai bagni di folla i due esorcisti si permisero il lusso di prendersi qualche pacca sulla spalla, visto che ritenevano di essersi meritati quei ringraziamenti.
Dopo qualche minuto riuscirono a dileguarsi e ad uscire dal Patio degli Aranci per dirigersi con calma verso il loro albergo, non fosse stato per una ragazza che, uscita insieme a loro dalla massa disordinata della folla, si era messa a seguirli insistentemente e non accennava a volersi allontanare da loro.
Era una giovane molto attraente, dalla carnagione olivastra e grandi occhi castani. I capelli erano lunghi fino ai fianchi, neri come il carbone e talmente ricci da sembrare quasi crespi.
Il suo seno prosperoso era messo ben in evidenza dalla generosa scollatura dell'abito bianco che indossava e ciò che faceva innervosire di più Angelica era il modo con cui sventolava ciò che di interessante aveva da mostrare davanti agli occhi di Lavi.
 
-Salve.-
Il giovane, visibilmente preso in contropiede, balbettò:
-Ehm, s-salve. Le... le serve qualcosa?-
La ragazza sorrise sbattendo le ciglia con fare seducente.
-Oh no, volevo solo ringraziarvi per quello che avete fatto oggi. Avete salvato molte, molte persone.-
Lavi, che camminava cercando di guardare altrove (ma la cosa al momento gli risultava particolarmente difficile), rispose titubante.
-Beh, cosa vuole che sia? Non è nulla, è... è solo il nostro lavoro.-
Angelica perse la pazienza e aveva già preso Lavi per un braccio per allontanarlo dalle civetterie della sconosciuta, ma quella la prevenne piazzandosi davanti al ragazzo sporgendosi in avanti e mettendo ancora più in evidenza la scollatura.
-Comunque non mi sono presentata, io sono Inocencia, piacere.-
Strinse la mano ad un esitante Lavi mentre Angelica commentava tra i denti:
-Oh sì, lo vedo quanto sei innocente...!-
Nonostante l'avesse sentita, Inocencia ignorò la sua osservazione e non staccò mai lo sguardo dal viso del ragazzo.
-Vederti combattere oggi è stato... avvincente. E la tua arma è davvero interessante.-
-Ah sì?-
-Oh sì... mi piace molto il tuo martello.-
Angelica notò con orrore come una mano dell'altra ragazza si stesse avvicinando alla gamba di Lavi, che nel frattempo illustrava fieramente le caratteristiche della sua Innocence.
-Beh, in effetti è un'arma molto speciale. Può anche cambiare dimensioni...-
-Ma davvero?-
Nel giro di un secondo il giovane si trovò Inocencia praticamente spalmata addosso che gli accarezzava una gamba e lo guardava con fare seducente.
-Perché non mi fai vedere?-
-Eh? Cosa? No, non è il caso, sul serio...-
-Ma dai, voglio provare a toccarlo...-
Angelica tentò di allontanare Lavi dalle grinfie della sua spasimante, tirandolo per una manica e commentando irritata:
-Insomma, lascialo in pace!-
L'altra sembrò finalmente notare la sua presenza e chiese con noncuranza:
-E tu chi dovresti essere?-
-Io sono la sua ragazza!-
Sia lei che Lavi rimasero sorpresi dalla sicurezza con cui aveva fatto quell'affermazione, reazione non condivisa da Inocencia, che si dimostrò piuttosto scettica.
-Tu? Sul serio tu saresti la ragazza di un tipo così? Stento a credere che uno che potrebbe permettersi praticamente qualunque cosa possa essersi impegnato con una come te...-
La ragazza la guardò disorientata, stringendosi istintivamente nella mantella che le copriva le spalle.
-Cosa vorresti dire?-
-Beh, ma ti sei vista? Sei così banale, piatta e del tutto priva di fascino, praticamente impossibile da notare.-
Lavi avrebbe voluto dire qualcosa per difenderla ma la giovane lo precedette rispondendo a sua volta.
-Quindi pensi che per farmi notare dovrei vestirmi da sgualdrina come te?-
L'altra ragazza parve non apprezzare quell'ultimo commento e ribatté sprezzante:
-Io sarò anche una sgualdrina ma so cosa fare per ottenere ciò che voglio e compiacere gli altri. Tu invece cosa speri di ottenere facendo la santarellina? Sarà solo questione di tempo prima che il tuo "fidanzato"...-
Calcò particolarmente il tono su quel l'ultima parola e lanciò un'occhiata a Lavi.
-... si stanchi di te.-
Angelica decise di aver sentito abbastanza e si staccò dal gruppetto per andarsene per conto suo, esclamando:
-Adesso basta, questo è veramente troppo!-
Lavi la vide allontanarsi e cercò di fermarla.
-Ehi Ann, aspetta!-
Inocencia gli si spalmò addosso con un sorrisetto soddisfatto.
-Finalmente soli...-
Ricorrendo a tutto il suo autocontrollo il giovane si staccò di dosso la sua spasimante dandole praticamente uno spintone e cominciò ad inveire contro di lei.
-Come ti sei permessa di dirle quelle cose?! Come ti permetti di fare simili osservazioni su una persona di cui non sai niente?!-
L'altra si mostrò piuttosto sorpresa per l'eccesso di rabbia del ragazzo e alzò le mani in segno di difesa.
-Ehi, adesso vedi di darti una calmata, è stata lei la prima a darmi della sgualdrina, quindi perché non avrei dovuto...-
-Lei ha fatto solo delle deduzioni riguardo il tuo comportamento. Approcciare il primo che passa  come hai fatto tu non è esattamente ciò che farebbe una fanciulla innocente e virtuosa, no?-
-Come osi...?!-
-Come osi tu offendere la mia ragazza?-
-Ma quindi lei è davvero...-
-Avevi ancora dubbi che non fosse così?-
L'espressione sul volto di Inocencia bastò a confermare per l'ennesima volta la sua incredulità.
-Ma è proprio così che stanno le cose: Angelica è la mia ragazza e questo è perché in lei sono riuscito a trovare qualcosa che non ho trovato in nessun'altra. Puoi crederci o meno ma per me non esisterà mai una donna più bella e attraente di lei e né tu né nessuna persona al mondo riuscirà a farmi cambiare idea.-
 
Sufficientemente soddisfatto e senza attendere che lei gli rispondesse il ragazzo le passò oltre e si affrettò a seguire Angelica.
Ripensava alle parole che aveva appena detto con tanta spontaneità, il discorso gli era uscito praticamente in automatico e il fatto che da quando aveva memoria non si sarebbe mai e poi mai immaginato che sarebbe arrivato il giorno in cui ne avrebbe pronunciato uno simile un po' lo spaventava.
Nonostante la relazione con Angelica che andava contro ogni suo principio, il giovane sapeva di voler ancora diventare un Bookman. La sua volontà di seguire la strada della conoscenza non era mai cambiata.
Sentiva però che Angelica lo aveva cambiato e lo stava ancora cambiando man mano che il tempo passava. Ancora non sapeva in che modo e soprattutto non sapeva se preoccuparsene.
Al momento, comunque, pensò fosse meglio preoccuparsi di calmare la rabbia della ragazza.
Finalmente l'aveva quasi raggiunta e mentre accorciava la distanza tra loro cercò di chiamarla.
 
-Ann, aspetta!-
-No, torna da Inocencia, sono sicura che vi divertirete insieme!-
Il ragazzo la raggiunse e la fermò prendendola per una spalla.
-Ma cosa stai dicendo? Non mi sembra di aver dato segni di interesse nei suoi confronti...-
Angelica abbassò lo sguardo a disagio.
-È che non dicevi niente, sembrava che ti facesse piacere che lei... e poi lei... insomma... aveva sicuramente degli... "argomenti" migliori dei miei per...-
Qualunque cosa volesse dire Lavi la interruppe con una sonora risata.
-Non ridere di me...-
si offese lei.
-Non sto ridendo di te, rido perché sei tenera.-
Il rosso le mise un braccio intorno alle spalle e insieme ripresero a camminare verso l'albergo, preceduti dalle loro ombre che si allungavano man mano che il sole calava alle loro spalle.
-Almeno adesso sai come mi sentivo io a Firenze...-
-Non é la stessa cosa, a suo tempo non pensavo che tu fossi...-
Si bloccò, incerta sulle parole da usare.
-Che io fossi cosa?-
Il sorriso sul volto di Lavi si allargò.
-Che tu fossi... interessato a me.-
Il ragazzo ridacchiò e si abbassò per darle un bacio sulla fronte.
-E poi a me Jacopo non interessava davvero, mi piacevano le sue attenzioni...-
-Beh, lo spero bene! Se ti fosse piaciuto uno così mi sarei fatto venire dei seri dubbi sulla tua sanità mentale!-
Lei rise.
-Invece il fatto che mi sia innamorata di te ti tranquillizza?-
-Ovvio, è perfettamente normale che tu sia attratta da me! Del resto sono così affascinante e carismatico e...-
-E modesto, soprattutto!-
rise Angelica, tirandogli un leggero scappellotto dietro la testa.
-Come del resto è normale che io non abbia occhi che per te.-
continuò il giovane, con fare sornione.
-Ah davvero?-
sorrise lei, arrossendo e abbassando lo sguardo.
-Certo, come non potrei?-
-Anche se sono una santarellina banale, piatta e priva di fascino?-
mormorò la ragazza, tormentando l'orlo del mantello mentre ripeteva le parole che aveva usato Inocencia per descriverla.
-Credi davvero che avesse ragione? Che io la pensi come lei?-
-Non lo so... di certo non faccio molto per mettermi in mostra e...-
-Questo è perché non ne hai bisogno.-
Lavi le prese le mani perché smettesse di sfogare il suo nervosismo sul tessuto dell'uniforme e le sorrise.
-Io credo che la sua fosse tutta invidia.-
-Invidia? Una così dovrebbe essere invidiosa di me?-
Sollevò su di lui uno sguardo incredulo.
-Certo, ne sono sicuro. Lei si mette in mostra in questo modo perché altrimenti nessuno la noterebbe, è il suo modo di attrarre l'attenzione. Ma tu non hai alcun bisogno di farlo.-
-Tu dici?-
Il giovane ridacchiò.
-Credo di essere la prova vivente che anche senza questi mezzucci riesci a risultare piuttosto attraente. Sarà perché viviamo in un ambiente in cui le donne scarseggiano, ma credimi se ti dico che tu salti all'occhio, sotto molti punti di vista.-
Indicò il suo unico occhio scoperto.
-E se lo noto io che ho un occhio solo, figurati quanto puoi attirare l'attenzione di chi ne ha due! Non per niente a Firenze ho avuto del filo da torcere con quel cicisbeo di Jacopo. L'unica cosa che posso riconoscergli è che se non altro non si può dire che non abbia buon gusto!-
Finalmente anche Angelica si lasciò andare ad una risatina timida.
-Dai, smettila!-
-Ma è vero! Guarda che è davvero dura essere il tuo ragazzo...!-
-Nessuno ti obbliga, sai?-
ghignò ironicamente la fanciulla.
-Se non ti conoscessi bene potrei pensare che tu stia parlando sul serio.-
replicò Lavi, fingendo di offendersi.
-Ma tu mi conosci bene, giusto?-
mormorò lei, appoggiando la testa alla sua spalla e stringendogli un braccio.
-Oh sì, per fortuna sì.-
Per un po' camminarono in silenzio, prima che la ragazza lo rompesse di nuovo.
-Quindi tu non preferiresti mai una come lei, vero?-
A Lavi venne da sorridere al pensiero che si stesse ancora preoccupando di ciò che era successo con la sua sedicente spasimante.
-Non potrei mai. Dì, ma secondo te non aveva freddo ad andare in giro vestita così? È dicembre, miseriaccia!-
 
Angelica rise e la sua risata si concretizzò nell'aria con una nuvoletta di condensa bianca.
Camminarono stretti stretti fino a raggiungere l'albergo, godendo del calore reciproco che derivava dalla loro vicinanza.
Giunti che furono alla locanda si tolsero i mantelli dalle spalle e accettarono la cena che venne offerta loro dai proprietari, una zuppa leggera ma piacevolmente calda.
Quando finirono di mangiare era già buio da diverso tempo e le strade all'esterno dell'edificio si erano fatte silenziose.
I due giovani si avviarono con calma alla stanza loro assegnata, stanchi e del tutto intenzionati a prendersi il loro meritato riposo.
Angelica si tolse la giacca dell’uniforme e la buttò sul letto, lasciandosi scappare qualche piccolo gemito che Lavi non mancò di notare.
 
-Tutto bene?-
-Sì... cioè, non lo so. Mi fa male la schiena...-
Il ragazzo si avvicinò e la fece girare per poterla esaminare
-In che modo ti fa male?-
-Mi brucia, è come se ci fosse una ferita.-
Lui annuì.
-Posso provare a dare un’occhiata?-
Dopo qualche secondo di esitazione lei annuì e gli permise di alzare leggermente l’orlo della maglia per guardarle la schiena.
-In effetti c’è una lesione. Non mi sembra grave, però è molto estesa.-
-Devo essermela fatta quando quell’akuma mi ha buttata addosso ad una fontana...-
Nel frattempo il rosso aveva continuato a sollevare il bordo del suo indumento e lei cercò di fermarlo afferrando la stoffa e tirandola giù.
-Lavi, cosa stai facendo?!-
-Cerco di vedere tutta la ferita, ma non posso farlo se c’è la tua maglia di mezzo.-
Fece una pausa per riflettere sul da farsi, poi dichiarò:
-Niente, toglila che facciamo prima.-
Angelica strabuzzò gli occhi e si girò per guardarlo incredula.
-Stai scherzando!-
-No, affatto. Devo esaminare l’abrasione e per farlo non devo avere impedimenti. Cos’è, devo farlo io?-
Lei spalancò gli occhi ancora di più e di nuovo si voltò, dandogli le spalle.
-N-no! Non ci provare!-
Lavi ridacchiò.
-Allora forza, non fare la bambina.-
La ragazza sospirò sonoramente.
-Non guardare, eh!-
Lui, preso un po’ alla sprovvista, scoppiò a ridere.
-No, va bene, non ti guardo!-
Tentennante Angelica sollevò le braccia e si tolse la maglia, appoggiandosela poi sulle spalle per coprire il seno e la parte anteriore del busto.
-Ho... ho fatto.-
 
Lavi si riavvicinò ed osservò con attenzione la schiena della giovane.
L’escoriazione effettivamente occupava gran parte dell’area, spingendosi fino alle spalle e alla base del collo.
In ogni caso constatò con sollievo che non era nulla di preoccupante.
 
-E’ solo una sbucciatura, niente di grave, come pensavo. Adesso comunque le diamo una pulita così stiamo tranquilli, va bene?-
 
Lei annuì e attese che il ragazzo andasse a recuperare l’occorrente per fare quanto le aveva detto senza muoversi da dov’era.
Quando udì i suoi passi che tornavano girò leggermente la testa per vederlo arrivare con una ciotola piena d’acqua da cui pendeva un panno bianco.
Lavi intinse la pezza nell’acqua e la strizzò, avvicinandola poi alla schiena di Angelica.
 
-Va tutto bene? Hai freddo?-
-N-no. No, sto bene.-
 
Le pulì delicatamente la pelle escoriata partendo dal basso per poi risalire verso le spalle.
Si presentò qualche problema quando dovette sollevare il gancetto del reggiseno che gli ostruiva la via, Angelica si lasciò scappare un respiro nervoso e anche lui non si sentiva esattamente a suo agio.
Il suo ovviamente non era teso imbarazzo come nel caso della fanciulla, in realtà era qualcosa di molto simile ad una velata frustrazione.
Terminò frettolosamente di occuparsi della ferita e appoggiò lo straccio nella ciotola.
Poi, con grande sorpresa della ragazza, le prese delicatamente i fianchi e la attirò a sé, abbracciandola da dietro intorno alla vita.
Aveva le mani fredde per via dell’acqua con cui l’aveva disinfettata e questo rendeva solo ancora più evidente la presa delle sue dita affusolate sul suo ventre.
Sentì il suo respiro che le accarezzava il collo e sussultò quando le sue labbra le posarono un bacio su una spalla.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente non appena lo sentì spostarsi più in alto, seguendo la linea del collo e l’attaccatura dei capelli.
Una mano si sollevò per spostarle alcune ciocche bionde dietro l’orecchio, così da lasciare più spazio a cui dedicare attenzione.
I baci si spostarono più indietro e più in basso, lungo la base del collo, le spalle e la parte superiore della schiena, facendosi più attenti quando si avvicinavano alla pelle danneggiata, fino ad arrivare a sfiorare il reggiseno.
La mano che le teneva indietro i capelli, allora, scivolò in giù fino a quando le dita non arrivarono a poggiarsi alla stoffa sottile.
 
-Ann? Posso?-
 
La domanda cadde lasciandosi dietro un silenzio denso, permeato dei loro respiri leggermente affannati.
Angelica si strinse addosso la maglia con cui ancora cercava di coprirsi, per quanto poteva, ed emise un sospiro smorzato.
Attese qualche secondo prima di rispondere e quando lo fece la sua voce era tremante e appena udibile nonostante la quiete che impregnava l’aria.
 
-Sì...-
 
L’altra mano raggiunse quella che già attendeva di portare a termine la prova e con delicatezza slacciarono e divisero i due lembi che tenevano al suo posto l’indumento.
Ma Lavi aspettò a farlo cadere lungo le spalle della ragazza, come lei si aspettava.
La aiutò invece a girarsi perché potesse fronteggiarlo come si deve e si chinò in avanti per baciarla dolcemente sulle labbra, accarezzandole con le sue mani fredde la schiena finalmente del tutto scoperta.
La guidò con calma e pazienza fino a raggiungere alla cieca il letto, sul quale poi la fece adagiare interrompendo il bacio e senza mai rompere il contatto visivo con lei.
Quando fu sdraiata abbastanza comodamente anche il ragazzo salì sul materasso e si posizionò sopra di lei avvicinando il viso al suo per poterla baciare di nuovo, molto brevemente questa volta.
Le prese le mani e gliele portò in alto, appoggiate al cuscino ai lati della testa.
 
-Hai paura?-
Lei lasciò che le sue dita si intrecciassero con quelle di Lavi e abbassò lo sguardo, incerta sulla risposta da dare.
-Sì...-
 
si risolse a dire alla fine con un filo di voce.
Con sua grande sorpresa le venne riservato un sorriso comprensivo.
 
-E’ normale, direi, visto che è la prima volta...-
Il giovane si chinò e poggiò la fronte contro la sua.
-Tu sai che non stiamo facendo niente di male, vero?-
-Lo so...-
-Non è sbagliato amare, anche se cercano di farti credere che lo sia.-
Si separò da lei e le prese il viso tra le mani.
-Io ti amo, Ann.-
Angelica sentì che gli occhi le si riempivano di lacrime.
-Non me lo avevi mai detto.-
-Te lo sto dicendo adesso.-
Fece una breve pausa, come se volesse cercare le parole giuste.
-Io ti amo. E voglio amarti in ogni modo possibile. Ma... allo stesso tempo non voglio fare niente che tu non voglia.-
Lei sospirò e si prese un secondo per pensare.
-Anch’io ti amo, Lavi. Io... farei qualunque cosa per te. Tutto ciò che voglio è essere amata da te allo stesso modo.-
 
Lavi appoggiò appena le mani sulle spalle di Angelica e le fece scivolare lungo le braccia della fanciulla, portandosi dietro il reggiseno e la maglia che portava ancora appoggiata al busto, facendoli poi cadere da un lato.
Si sollevò e si mise dritto per togliersi la giacca dell’uniforme e la camicia, si sfilò la bandana dalla testa e riguadagnò la posizione di prima, allontanando le braccia della giovane che erano istintivamente scese a cercare di coprire il seno e baciandola intensamente sulle labbra.
Dai fianchi, dove erano andate a posarsi, le mani del ragazzo risalirono lentamente lungo la vita fino ad arrivare ad accarezzare i lati dei seni, strappandole un piccolo gemito soffocato in parte dalle labbra del rosso che non avevano mai smesso di baciarla.
Lentamente i baci si spostarono verso il basso.
Lasciarono le sue labbra quasi con riluttanza e scivolarono lungo la piega del collo fino a raggiungere il seno destro.
Questo provocò ad Angelica un piccolo sospiro ansioso, cosa che non sfuggì a Lavi, che si risollevò subito per poterla guardare e prenderle il viso tra le mani.
 
-Ti fidi di me?-
le chiese, sorridendo dolcemente.
-Lo sai che mi fido di te.-
mormorò la ragazza.
-Sai che non ti farei mai niente di male, vero?-
-Sì, lo so...-
Lui si sporse per baciarla sulla fronte.
-Se tu non vuoi non andrò oltre. Basta che tu lo dica e io mi fermerò.-
Anche lei sollevò le mani e gli accarezzò il viso.
-Sono solo un po' nervosa. Però... non voglio che ti fermi.-
 
Lavi chinò la testa per baciarla di nuovo, mentre le mani pian piano scendevano lungo le spalle, sfioravano appena i seni, accarezzavano i fianchi e arrivavano alla gonna.
Si rese conto di aver desiderato per mesi ciò che stava accadendo in quel momento.
Aveva desiderato lei per mesi.
Prima d’ora non si era mai soffermato a pensarci, ma adesso era lì, davanti a lui, più bella e perfetta di qualunque cosa gli fosse mai capitato di vedere, e sapeva di volerla tutta per sé.
Non gli importava più delle conseguenze. Per una volta sentiva di volere davvero qualcosa.
Non come quarantanovesima identità dell’aspirante Bookman che in quel momento aveva scelto di chiamarsi Lavi. Questa volta era diverso.
Non era “Lavi”, era lui in quanto uomo a volerla.
E sarebbe stato lui in quanto uomo ad averla.
 
* * *
 
-Mi dispiace, Ann.-
-Lavi, ma cosa succede?-
 
C’era tanta luce. Troppa luce.
Non riusciva a vedere Lavi, sapeva che lui era lì ma non lo vedeva.

Voleva vederlo, all’improvviso si rese conto che il non riuscire a vederlo le metteva angoscia.
La voce del ragazzo giunse da un punto lontano. Davvero troppo lontano.
 
-Mi dispiace, Ann. Te lo avevo detto, non sarebbe potuta durare per sempre.-
 
D’un tratto lo vide.
La guardava da lontano, le sorrideva. Eppure questa volta il suo sorriso non riusciva a rassicurarla.
Era un sorriso spento, senza emozioni evidenti. Uno dei suoi sorrisi falsi.
 
-Sì, lo sapevo. Sapevo che non sarebbe durata per sempre. Ma anche sapendo questo vuoi davvero lasciarmi così? Non hai niente da dire?-
Non le rispose. Semplicemente si voltò, dandole le spalle, e iniziò ad allontanarsi.
-Lavi, ti prego, aspetta! Dì qualcosa!-
Angelica si mise a correre per cercare di raggiungerlo ma si rese conto che più correva e più la sua figura sembrava svanire davanti a lei.
-Lavi, no! Ti prego! Non lasciarmi così! Ti prego!-
Mentre urlava disperata si sentì cadere e il mondo tornò di nuovo buio e vuoto, invaso dal silenzio e da un opprimente senso di solitudine.
 
* * *
 
Angelica si svegliò di soprassalto da quel sogno e d’istinto la prima cosa che le venne da fare fu stringersi addosso le lenzuola e piangere silenziosamente per un paio di minuti.
Quando si rannicchiò su se stessa e fu abbastanza sveglia da avere più coscienza di dove si trovava e di cosa stesse facendo si accorse di non indossare nulla sotto le coperte che la coprivano fino alle spalle.
Si ricordò allora di trovarsi a Siviglia, di essere arrivata nella sua stanza d’albergo, di Lavi che aveva insistito per disinfettarle la schiena, della notte che avevano passato insieme.
Visto l’accaduto si aspettava di girarsi e di trovare il ragazzo addormentato al suo fianco.
L’ansia si impossessò di lei quando si rese conto che in realtà non era così.
 
-Lavi?-
 
chiamò angosciata scattando come una molla e ritrovandosi seduta.
Non riusciva a dimenticare l’ultima parte di quel sogno, lo vedeva ancora davanti ai suoi occhi.
Mi dispiace, Ann. Te lo avevo detto, non sarebbe potuta durare per sempre.
Continuava a vedere Lavi che si allontanava, che la lasciava senza dirle una parola e quasi senza curarsi di lei.
 
-Lavi?-
 
Mi dispiace, Ann.
Si guardava intorno nella stanza vuota.
Era sola, non c’era nessuno a parte lei.
Te lo avevo detto, non sarebbe potuta durare per sempre.
Avrebbe dovuto alzarsi, ma non si sentiva le gambe.
Continuava a vedere la sagoma di Lavi che svaniva piano piano nella luce accecante.
 
-Lavi!-
Il tono si era alzato di qualche ottava, facendosi più disperato.
-Ann...?-
Finalmente la testa del ragazzo fece capolino oltre la porta del bagno.
-Allora avevo sentito giusto, ti sei svegliata!-
Le andò incontro sorridendo e lei si sentì stranamente leggera.
-Sei qui...-
-Certo che sono qui, dove dovrei essere?-
chiese lui allegro.
-Non... non lo so.-
-Scusa se non ti ho svegliata, ma dormivi così bene che mi dispiaceva disturbarti. Ho iniziato ad alzarmi e a vestirmi, spero che non ti dispiaccia.-
-No... no, non c'è problema.-
 
Prese un gran sospiro e abbassò gli occhi, sentendosi un po’ in colpa per aver pensato che avesse potuto davvero lasciarla lì ma enormemente felice di essersi sbagliata.
Si rese conto con imbarazzo che sollevandosi era rimasta scoperta dai fianchi in su e si affrettò a coprirsi con il lenzuolo, cosa che fece sfuggire a Lavi una risatina mentre si sedeva al suo fianco sul letto.
 
-Non c'è bisogno che tu ti nasconda, non è niente che io non abbia già visto, giusto?-
Angelica arrossì e distolse lo sguardo.
-Io non... non ci sono ancora abituata... credo...-
Lui le sollevò il mento per baciarla lievemente sulle labbra.
-Spero che ti ci abituerai, allora.-
Approfittando della vicinanza la giovane gli buttò le braccia al collo e si strinse forte a lui, sorprendendolo e togliendogli il fiato per un momento.
-A-Ann...! Cosa c'è? E’ successo qualcosa?-
Lei scosse la testa.
-No, non è successo niente...-
-Sei sicura?-
-Io credevo... credevo che te ne fossi andato. E che mi avessi lasciata qui.-
Lo sentì irrigidirsi e credette che si fosse risentito di quel suo pensiero tanto sciocco.
-Scusa, perdonami. Mi dispiace tanto. Non starmi a sentire, dico solo stupidaggini.-
-No. No, non sono affatto stupidaggini.-
 
La prese per le spalle e se la allontanò, guardandola intensamente negli occhi.
Si sporse in avanti e la baciò di nuovo, abbracciandola e accarezzandole la schiena, guidandola dolcemente finché non si trovarono sdraiati.
Dopo qualche secondo si separarono e Lavi si abbassò per appoggiare la testa in seno alla ragazza, gesto che lei accolse silenziosamente posandogli un bacio sulla fronte e accarezzandogli dolcemente i capelli.
Rimasero in silenzio così per un po' finché il ragazzo non riprese la parola.
 
-Prima di conoscere te l’idea che hai avuto non sarebbe stata poi così sbagliata.-
-Cosa vuoi dire?-
Lui sospirò sonoramente e fece una pausa. Quando ricominciò a parlare lo fece sottovoce e a piccole frasi, come se gli costasse fatica.
-Prima di conoscere te... anzi, prima di entrare all’Ordine ero molto diverso. Non mi è mai importato di niente. E soprattutto non mi è mai importato di nessuno. Se in meno di vent’anni di vita ho cambiato quarantanove volte identità ti lascio immaginare in quanti posti io sia stato e... quante persone io abbia conosciuto.-
Angelica lo ascoltava senza fiatare, continuava solo a fissare il soffitto e ad accarezzargli i capelli, i movimenti resi meccanici come se stesse procedendo per forza d’inerzia.
-Nel mio menefreghismo ho sempre deciso che non mi sarei fatto mancare nulla. Non mi interessava minimamente delle conseguenze delle mie azioni, non mi interessava se avrei fatto soffrire altre persone perché loro non erano nulla per me.-
Fece una pausa più lunga durante la quale prese un gran sospiro.
-Credo che tu non abbia mai pensato che tu sia stata la prima che io ho... beh...-
-L’ho sempre saputo.-
replicò Angelica con un filo di voce.
-In ogni luogo dove sono stato riuscivo sempre ad attirare l’attenzione. Facevo in modo di farmi notare, di farmi vedere brillante e attraente.-
-Ci sei riuscito anche con me...-
mormorò la ragazza.
-Dopo poco tempo non mi restava che scegliere. Non mi facevo scrupoli a mentire, a giurare di provare un amore di cui in realtà non sapevo nulla. Ogni mezzo era buono per arrivare ad avere ciò che volevo. Mi bastava una notte. Il giorno dopo sarei sparito senza lasciare traccia e la persona che aveva fatto quei discorsi così facili sull’amare e sui sentimenti non sarebbe esistita mai più.-
 
Il silenzio che seguì fece capire ad Angelica che aveva finito.
Al momento rimase così com’era, continuò ad accarezzare i capelli di Lavi e a guardare il soffitto, senza dire una parola.
Una parte di lei aveva sempre immaginato qualcosa del genere, aveva sempre saputo che in fin dei conti lei era solo una delle tante.
Ma sentirselo dire così, dopo quello che era successo quella notte, le mise addosso una sensazione strana.
Era come se il capo che le premeva leggermente contro il seno le togliesse l’aria con il suo peso e le impedisse di respirare.
All’improvviso si ritrovò a pensare che adesso che aveva accettato di concedersi completamente a lui probabilmente non l’avrebbe più voluta.
 
-Perché mi dici questo?-
 
chiese alla fine, temendo la risposta.
Lui sollevò la testa per poterla guardare in viso.
 
-Perché a te non voglio mentire su nulla. Voglio che tu sappia chi è colui del quale ti sei innamorata. Voglio che tu abbia la possibilità di scegliere se è quello che vuoi davvero.-
Si tirò su appoggiandosi sui gomiti e si sporse in avanti per prenderle il viso tra le mani.
-Io sono quello che sono, Ann. Forse tu mi stai facendo diventare una persona migliore per certi aspetti, ma nulla può cancellare ciò che sono stato e ciò che ho fatto. Io sono questo: ho fatto tanto male a tante persone e non me ne sono mai curato. Io... io davvero non credo di meritare di essere amato da te. Tu mi stai dando tutto e io non ti merito. Io non merito niente.-
Lei lo interruppe prendendogli a sua volta il viso tra le mani e tirandolo verso di sé fino a fargli appoggiare la fronte contro la sua.
-A me non interessa chi eri o cosa hai fatto prima che io ti conoscessi. Io so solo che da quando ti ho incontrato ho smesso di essere sola e... e mi sono sentita accettata. Quando ti ho incontrato mi sono innamorata di te per quello che sei. Per quello che sei adesso. Ti sto dando tutto di me perché ciò che ti sto dando, la mia fiducia, il mio... affetto, in realtà sono ciò che mi hai dato tu, fin dall’inizio.-
Chiuse gli occhi e lo attirò ancora più vicino finché le punte dei loro nasi non arrivarono a sfiorarsi.
-Io prima non ero altro che un’ombra, la mia esistenza non ha avuto alcun senso fino a che non sei arrivato tu. Non dire che non ti meriti niente, perché se io a questo punto sono la persona che sono lo devo a te. Solo a te. Perciò tu mi meriti e anche se non è molto io ho deciso di darti tutto di me, perché se c'è qualcuno che può permettersi di averlo quello sei tu.-
 
Lavi non sapeva davvero cosa dire, non si aspettava una simile dichiarazione, non dopo quello che le aveva appena rivelato.
Nonostante tutto lei avrebbe continuato ad amarlo e non le importava cosa avesse fatto in passato, nel bene o nel male.
Un sorriso spontaneo gli si disegnò sul volto.
In fin dei conti era anche per questo che Angelica era la prima e l’unica che avesse mai amato.
 
-Non ho mai creduto nell’esistenza di angeli o dei... ma adesso comincio a pensare che tu possa essere davvero una creatura angelica, e non solo di nome.-
Anche lei sorrise imbarazzata.
-Ma dai...-
-Per me lo sei.-
Ridusse la distanza tra i loro visi per baciarla brevemente.
-Solo un angelo poteva farmi perdere la testa così. Solo un angelo può essere così speciale.-
 
* * *
 
-Guarda qui!-
Lavi smise di trafficare con i bottoni della sua giacca e si voltò verso Angelica, che era appena uscita dal bagno.
-Cosa dovrei guardare?-
Lei indicò con un gesto nervoso un punto poco al di sopra della sua spalla sinistra.
-Questo. Guarda cosa mi hai fatto!-
Nel punto dove spalla e collo si incontravano si poteva vedere un segno violaceo di forma circolare grande quanto una moneta.
-Oh.-
Il ragazzo non poté evitare di sorridere.
-Ti diverti, eh? Sei soddisfatto del tuo operato, vero?-
-Devo dire che in effetti lo sono. Penso che ti doni molto.-
commentò lui ridendo sotto i baffi.
-Beh, io non trovo! Per fortuna la giacca ha il collo alto, almeno posso nasconderlo.-
-È davvero un peccato che tu voglia nasconderlo, dovresti portarlo con orgoglio!-
-Certo, poi spieghi tu a Bookman e ai ragazzi dell’Ordine come ho fatto a ritrovarmi un... un succhiotto sul collo?-
chiese ironicamente la fanciulla, arrossendo però visibilmente quando si trattò di menzionare la macchia violacea che era la fonte di tutti i suoi problemi.
-Se vuoi te ne faccio degli altri così possiamo farli passare per lividi.-
sorrise Lavi, mettendole un braccio intorno alla vita e attirandola a sé.
-Sicuro, ci crederanno tutti!-
 
commentò lei sarcastica, prima di venire interrotta dalle labbra del giovane che si chinarono a sorpresa sulle sue in un bacio delicato.
Le dita di Lavi andarono ad ingarbugliarsi alla catenina d’argento che pendeva dal collo di Angelica e il tintinnio metallico del ciondolo risuonò nella stanza silenziosa.
Quando si separarono il ragazzo fece girare il pendente a forma di sole tra due dita e sorrise.
 
-Devo ammetterlo: ho davvero scelto bene.-
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Un’altra delle tue botte di modestia?-
-No, semplicemente mi piaci molto con il mio regalo addosso...-
Accompagnò l’affermazione seguente con un sorriso furbetto.
-Ovviamente intendo con solo il mio regalo addosso.-
Angelica avvampò.
-Ti... ti dispiace evitare di fare questo genere di commenti...?-
-Sì, mi dispiace. Scusa Ann, ma sei particolarmente bella quando diventi tutta rossa come adesso.-
Si chinò per baciarla di nuovo, questa volta sul collo.
-Lavi, se mi lasci un altro segno ti taglio le mani!-
Lui sbuffò.
-Uffa, che guastafeste che sei.-
-Sì, certo, va bene. Adesso lasciami, devo finire di prepararmi.-
Invece di fare come gli era stato detto la presa di Lavi sulla vita della ragazza si strinse, strappandole un sospiro esasperato.
-Lavi...-
-Dai, resta qui ancora un po’, abbiamo tempo...-
Lei si sporse e lo baciò, liberandosi dalla sua presa.
-No.-
Quando si staccò lui la seguì, strappandole un altro bacio.
-Dai...-
-No. E adesso preparati anche tu, forza.-
-Sei proprio crudele, lo sai?-
La fanciulla rise mentre si buttava la giacca dell’uniforme sulle spalle e si avviava verso il bagno.
-E tu sei proprio un bambino. Avanti, non perdiamo tempo!-
 
Quando entrambi si furono vestiti ed ebbero finito di sistemare i loro bagagli lasciarono l’albergo e si avviarono lungo le strade vivacemente popolate di Siviglia.
Mentre camminavano Lavi si tolse la sciarpa che si era solo appoggiato sulle spalle e la avvolse intorno al collo di Angelica, che alzò su di lui uno sguardo interrogativo.
 
-Cosa fai?-
-Ti copro, non voglio che tu prenda freddo.-
Fece fare tre giri alla sciarpa prima di annodarla morbidamente sul davanti, lasciando ricadere le estremità sul mantello che le copriva le spalle.
-Grazie...-
mormorò la ragazza, arrossendo.
-Ci mancherebbe.-
le sorrise lui.
-Allora... qual’è il piano per oggi?-
-Andiamo a Cadice con il treno e da lì prendiamo una nave che ci riporti in Inghilterra.-
spiegò Lavi.
-Va bene.-
-Sai, il viaggio di ritorno fino all’Ordine sarà piuttosto lungo, avremo molto tempo da occupare...-
-Ah sì?-
chiese Angelica con simulato disinteresse.
-Oh sì, parecchio tempo da occupare.-
insistette lui, sorridendo sotto i baffi.
-Beh, vorrà dire che dovremo trovare qualcosa da fare.-
-In realtà io qualche idea ce l’avrei...-
disse lui, mettendole un braccio intorno alle spalle che lei spinse subito via.
-Vedi ti tenere le mani a posto, Lavi.-
-Non è quello che mi hai detto ieri sera, Ann.-
Rise quando la vide arrossire violentemente.
-Abituati, è quello che ti dirò da ora in poi.-
La risata del giovane si fece più forte.
-Dai, non ti offendere! È divertente fare queste battute.-
-Non mi sono offesa...-
borbottò lei.
-No no, lo vedo.-
Lavi tentò di nuovo di abbracciarla, gesto che questa volta lei non respinse.
-Sei uno stupido...-
la sentì mugugnare di nuovo.
-È anche per questo che mi ami.-
scherzò lui.
-È vero...-
sussurrò la giovane, sorridendo timidamente.
-È anche per questo che ti amo.-
 
Author
and characters corner:
Lavi: ma quindi sei proprio sicura di non volere un altro bel segnetto sul collo, Ann?
Angelica: tu provaci, se ne hai il coraggio. *attiva Innocence*
Yami: ragazzi, fate i bravi. Non mostriamo queste scene ai nostri amici lettori, dai...
Angelica: direi che con quello che abbiamo mostrato, vedere me che picchio Lavi è l’ultimo dei problemi...!
Yami: beh, devo dire che in effetti tutti i torti non ce li hai... *ride sotto i baffi*
Lavi: dai Ann, a quanto ci dicono c’è chi aspettava questo momento da parecchio, i lettori saranno contenti!
Yami: infatti, infatti! Fatemi sapere se il capitolo è stato di vostro gradimento, vi prego! E adesso passiamo a ringraziamenti e comunicazioni!
Lavi: i ringraziamenti dell’autrice vanno a Mitsuki no Kaze e Isil per aver recensito il capitolo scorso...
Yami: in particolare ringrazio Mitsuki per essere la santa donna che è e perché ha sopportato i miei scleri su questo capitolo, oltre ad averlo approvato e avermi quindi tolto parte dell’ansia pre-aggiornamento.
Angelica: approposito di Mitsuki, lei e miss Yami hanno aperto una pagina condivisa su Facebook sulla quale potrete ricevere notizie più puntuali sui loro aggiornamenti, se siete interessati a seguirle siete i benvenuti!
Yami: con questo capitolo aggiorniamo di nuovo il VR & FH Red Rope, aggiungendo un brano alle theme songs: “Come with me” degli Xandria, scelta perché mi ha ispirata durante la stesura del racconto del passato di Lavi e perché il testo ne riprende perfettamente i contenuti per come li ho in mente io.
Lavi: l’autrice ringrazia inoltre tutti i lettori che continuano a tenere la storia tra le preferite o le ricordate e tutti quelli che ad ogni aggiornamento tornano a trovarci per conoscere il seguito.
Yami: vi ringrazio dal più profondo del cuore, la vostra costanza è rassicurante e mi incoraggia a dare il meglio di me!
Angelica: per il prossimo capitolo purtroppo ci sarà parecchio da aspettare perché tra poche settimane inizieranno gli appelli d’esame e miss Yami è già impegnatissima.
Lavi: non per essere pessimisti ma è probabile che non ci sarà nessun aggiornamento prima di marzo. In ogni caso visitate sempre l’info point per avere più informazioni.
Yami: dato che sicuramente non ci rivedremo per un bel po’ di tempo vi faccio gli auguri di buon Natale, buon anno nuovo, buona Epifania eccetera eccetera. Rinnovando i miei ringraziamenti e il mio invito a farmi sapere cosa pensate del mio lavoro vi saluto e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento!
Angelica e Lavi: arrivederci e grazie a tutti!

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Capitolo 23
*** Perché ci sta succedendo questo? ***


Lavi: ... e quindi questa era la situazione economica di Ceylon dopo la conquista dei britannici. Fin qui è tutto chiaro, miss Yami?
Yami: quindi tu mi stai dicendo che gli inglesi hanno conquistato l’India e dintorni e hanno fatto tutto questo casino solo per qualche foglia di tè?!
Lavi: *sospira* no, miss Yami. Le ho appena spiegato che il tè è arrivato molto dopo, prima si coltivava il caffè...
Yami: peggio ancora! Ore e ore passate a studiare storia dell’Asia per colpa di un manipolo di maledetti inglesi che voleva solo prendersi un caffè!
Kanda: senti un po’ imperatrice degli idioti, ma non c'è proprio niente che tu riesca a prendere seriamente?
Yami: *colpisce Kanda con il quaderno* zitto, sto studiando! E con un insegnante come te studiare è davvero un piacere! *fa l’occhiolino a Lavi*
Lavi: sì, ehm... anche per me è un piacere aiutarla, miss Yami... basta che tenga le manine a posto, però, eh...
Angelica: ma cosa sta succedendo, qui? Andiamo, siamo in ritardo! Dobbiamo presentare il capitolo!
Kanda: datevi una mossa, branco di storditi. Prima iniziamo prima ce ne andiamo!
Yami: cielo, il capitolo! Ero così presa dallo studio che me ne stavo dimenticando!
Angelica: dallo studio, eh? *fissa Lavi*
Lavi: ti giuro che io non c'entro niente! È lei che si distrae!
Yami: ma rieccoci qui, cari lettori! Sorpresi? Vi aspettavate di non rivedermi per almeno un altro mesetto abbondante? E invece eccomi qui, sono già tornata con un nuovo capitolo!
Kanda: che gioia...
Yami: non che scriverlo sia stato semplice, anzi... devo ammettere che mi sento un pochino in colpa...
Kanda: ti senti in colpa? Certo che ce ne hai messo di tempo a capire che tormento sia sopportarti continuamen...
Angelica: non si sente in colpa per questo, cretino! Si sente in colpa per quello che ha scritto nel capitolo!
Kanda: tsk, chissà cosa ci avrà piazzato di così tremendo...
Yami: lo scoprirete molto presto... *sogghigna*
Lavi: per questo vi lasceremo alla lettura del capitolo non appena avremo ringraziato MuSiCaNdArTs95, FeatherWolf_9, Mitsuki no Kaze e Likeapanda per le loro recensioni al capitolo scorso. Miss Yami non è ancora riuscita a rispondere ma vi possiamo assicurare che le ha viste e apprezzate.
Angelica: speriamo che questo insperato aggiornamento anticipato vi abbia resi felici e vi lasciamo alla lettura!
Yami: certo che...
Lavi: sì, miss Yami?
Yami: “imperatrice degli idioti” non suona per niente male...
Lavi, Angelica e Kanda: ...

CAPITOLO 23 – Perché ci sta succedendo questo?

Angelica si svegliò lentamente dopo quelle che a lei parvero ore e ore di sonno, ma si accorse quasi subito che c'era qualcosa di strano.
La luce che filtrava dalle finestre lasciava intuire che non era notte né le prime ore del mattino, bensì pomeriggio inoltrato, e anche il letto sul quale era sdraiata non era il suo.
Il soffitto bianco e altissimo e il leggero odore di disinfettante le suggerirono che si trovava in infermeria.
 
-Angi, finalmente ti sei svegliata!-
Una voce femminile giunse dalla sua destra e la giovane girò pigramente la testa per guardare la persona alla quale apparteneva.
-Lena...-
L’amica era seduta su uno sgabello posto a fianco del suo letto di ospedale e la osservava preoccupata.
-Meno male, ero in pensiero!-
-Ma cos'è successo? Perché sono qui?-
La ragazza chiuse gli occhi cercando di ricordare qualcosa ma non le riuscì.
-Ci stavamo allenando insieme e all’improvviso ti sei sentita male e sei svenuta. Sapessi che spavento mi hai fatto prendere!-
-Mi... mi dispiace...-
Lenalee sorrise.
-L’importante è che adesso tu stia bene. Come ti senti?-
-Bene... credo...-
L’altra ragazza annuì, anche se sembrava poco convinta.
-Senti Angi... mentre eri svenuta il medico ti ha visitata e mi ha chiesto se sapevo come ti sentissi negli ultimi tempi...-
Angelica la guardò, non capendo dove volesse andare a parare.
-Giusto stamattina mi hai detto che da qualche giorno non ti senti molto bene, che vomiti spesso e sei sempre molto stanca, giusto?-
-Io... sì, l’ho detto...-
-E io l'ho detto al dottore, che ha fatto un’ipotesi su cosa possa aver causato quel collasso improvviso, oltre ai malesseri dei giorni scorsi.-
-Ma si è trattato di un calo di pressione, giusto? Non sarà niente di grave, no?-
La giovane bionda tentò di sorridere per nascondere il fatto che stava iniziando ad agitarsi.
-Beh, non proprio, almeno secondo il medico. Per accertarmene però devo chiederti una cosa. E ti prego di rispondere sinceramente perché è molto importante.-
Angelica deglutì, attendendo con le farfalle nello stomaco la domanda che l’amica stava per porle.
-È possibile... che tra te e Lavi sia successo qualcosa? Ho pensato a lui perché so cosa provi per lui e mi sembra la scelta più probabile.-
Seguì un silenzio pesante, pieno di timore.
-Angi, è possibile?-
la incalzò Lenalee.
-Sì...-
sospirò alla fine la ragazza bionda, notando come l’amica si fosse irrigidita in seguito alla sua risposta.
-Da quanto tempo?-
-Saranno più o meno quattro mesi, credo...-
Si affrettò ad aggiungere:
-Lena mi dispiace non avertelo detto, volevo farlo ma non potevamo rischiare che qualcuno lo venisse a sapere e...-
-Il problema non è questo, Angi, magari fosse solo questo!-
-E allora di cosa si tratta?-
Anche se lo aveva chiesto non era del tutto sicura di voler conoscere la risposta.
-Il medico... Angi, il medico pensa che tu possa essere incinta!-
Angelica spalancò gli occhi e mormorò con un filo di voce:
-Cosa...?-
-Anch'io non lo credevo possibile, ma adesso che mi hai detto che tu e Lavi avete...-
-Ma non è possibile!-
La ragazza bionda da sdraiata che era aveva fatto uno scatto improvviso, ritrovandosi seduta.
-Noi... io... non... non è possibile. Non può... è successo solo... solo poche volte... non può... non è vero, non può essere... non può, vero?-
Si coprì il viso con le mani e iniziò a piangere. Lenalee si alzò e le si avvicinò per abbracciarla.
-Angi...-
-Cosa faccio, adesso? Che cosa faccio?-
-Prima di tutto devi cercare di calmarti.-
-Non posso... non ci riesco...-
Aveva cominciato a tremare e la voce era rotta a causa dei singhiozzi e degli spasmi causati dall’ansia.
-È... è terribile... cosa posso fare? Io non... non posso. Cosa mi faranno, adesso? Mi... mi puniranno, vero? E Lavi? Adesso... adesso Bookman scoprirà tutto e... e dovranno andare via...-
Afferrò un braccio di Lenalee, gli occhi spalancati per la paura e la voce tremante.
-Non voglio che vada via... io non... cosa faccio? Cosa faccio se deve andare via? Lena io non posso perderlo, non posso...-
-Angi! Angi, ti prego, calmati!-
La povera ragazza strinse a sé l’amica cercando di tranquillizzarla.
-Se lui se ne va io... io non voglio, non posso sopportare che lui se ne vada! Se... se non si può fare altrimenti io... noi smetteremo di stare insieme. Giuro... giuro che non staremo più insieme... ma non voglio che lui vada via, non voglio...!-
-Angi!-
Lenalee la prese per le spalle e la scosse per cercare di zittirla e di farsi ascoltare.
-Angi, adesso prendi un bel respiro e ascoltami.-
-Ma... ma lui...-
-No, calma e ascolta me. Lavi non andrà via, nessuno saprà niente.-
-Ma come...?-
-Non lo so ma dovremmo avere ancora qualche mese prima che si inizi a vedere la pancia e prima di allora troveremo una soluzione. Parleremo con mio fratello, lui ti aiuterà. Andrà tutto bene, te lo prometto.-
Angelica annuì debolmente e si accasciò tra le braccia dell’amica.
-In ogni caso, qualunque cosa succeda, io non ti abbandonerò, farò tutto quel che posso per aiutarti.-
-Grazie Lena. Grazie... grazie...-
La ragazza cinese sorrise.
-È quello che fanno le amiche, giusto?-
-E adesso... come faccio a dirlo a Lavi?-
-Perché ti preoccupi? Io credo che lui sarà contento. Certo, un po’ sorpreso all’inizio, ma un bambino è sempre una cosa bella. Vedrai, ne sarà felice.-
La bionda abbassò lo sguardo, stringendosi nell’abbraccio di Lenalee.
-Non lo so... ho la sensazione che invece non sarà affatto così...-
-Cerca di non pensarci troppo, per ora. Al momento Lavi comunque è in missione e non potrai dirglielo prima di qualche giorno, quando tornerà. Hai un po’ di tempo per pensare a cosa dire.-
 
Ma per Angelica non si trattava affatto di tempo che poteva utilizzare per pensare, bensì di una lunga e snervante attesa che non faceva altro che rimandare quell’evento imminente e inevitabile.
Due giorni dopo, come previsto, Lavi varcò i cancelli dell’Ordine Oscuro con un gran sorriso in volto.
Era allegro perché la missione era andata piuttosto bene e perché sapeva che ad aspettare il suo ritorno c'era Angelica. E lui non vedeva l’ora di andare da lei per farle sapere che non doveva più attendere.
Per fare prima aveva scritto il rapporto in treno, così che una volta arrivato liquidò con poche frasi il suo vecchio maestro, passò a consegnare il suo lavoro a Komui e corse a cercare la persona che tanto gli premeva rivedere.
Vagò nei corridoi per un po’, guardando nei posti dove era più probabile che fosse finché non la adocchiò mentre si chiudeva la porta della sua camera alle spalle.
Sorrise tra sé mentre raggiungeva a sua volta l’ingresso della stanza e batteva due colpi sul legno dell’uscio.
Quando Angelica andò ad aprire e se lo trovò davanti le si mozzò il respiro.
 
-Lavi...-
La sua reazione sorprese il ragazzo, che si aspettava di essere abbracciato o per lo meno salutato con un po’ più di entusiasmo, ma non ci fece troppo caso.
-Ehi Ann. Sono tornato.-
Visto che non lo faceva lei fu lui a prendere l’iniziativa, facendo un passo avanti e prendendola tra le braccia, gesto al quale la ragazza rispose abbastanza passivamente, lasciandosi abbracciare e stringendosi timidamente a lui.
-Mi sei mancata...-
Di nuovo disse una frase che, seppur vera, si aspettava di sentirsi dire prima da lei, avendo visto nei mesi precedenti con quale trepidazione aspettasse il suo ritorno.
-Anche... anche tu mi sei mancato...-
Il giovane si separò da lei e la guardò in viso.
-Ann, va tutto bene?-
Angelica sospirò nervosa, facendolo entrare nella sua stanza e chiudendo la porta.
-Sì... cioè... c'è... c'è una cosa che devo dirti...-
Aveva distolto lo sguardo e la sua voce era talmente bassa che si faceva fatica a sentirla.
-Certo, lo sai che mi puoi dire tutto.-
Lavi le sollevò il viso perché lo guardasse, sorridendo.
-Avanti, dimmi cos'è successo.-
La ragazza esitò prima di balbettare:
-Io... ecco... non è niente di male... solo che... non... non ce lo aspettavamo, ecco...-
Prese un profondo respiro e cercò di accennare un sorrisino forzato.
-Lavi, io... io credo di aspettare un bambino.-
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale l’occhio del giovane si illuminò di una strana luce.
-Ed è... mio?-
Lei si sforzò di sorridere.
-Sì, certo! Di chi dovrebbe essere?-
 
All’improvviso la mano che le teneva sollevato il mento si ritrasse e sul viso di lui apparve un’espressione fredda, quasi scocciata.
Angelica ebbe la sgradevole impressione di non trovarsi più davanti Lavi.
In quel momento aveva smesso di essere l’uomo ed era tornato ad essere il Bookman.
Spaventata da quella sensazione la ragazza si affrettò a dire qualcosa.
 
-Ora... abbiamo ancora un po’ di tempo per pensare a cosa fare... voglio dire, per i primi mesi potremo nasconderlo abbastanza facilmente ma poi...-
Lavi la interruppe bruscamente, facendola sobbalzare.
-Vuoi tenerlo?!-
Lei rispose con un filo di voce.
-Io... sì, certo... certo che voglio tenerlo... perché mi chiedi...-
Una fredda consapevolezza le attraversò la mente.
-Tu non lo vuoi.-
Lui mantenne il suo cipiglio inespressivo.
-No, non lo voglio...-
Angelica in quell’istante avrebbe voluto morire. Sentiva le lacrime bruciarle dietro gli occhi ma cercò di ricacciarle indietro.
-Io credevo... credevo che saresti stato felice...-
Alla fine se ne era inconsciamente convinta. E a quanto pareva aveva sbagliato.
-Ma non è così. Non lo abbiamo cercato, è stato... un incidente.-
Lei si sentì avvampare.
-Un incidente?-
-Proprio così. I figli non fanno parte delle priorità di un Bookman.-
A quel punto la ragazza perse le staffe.
-Priorità?! Non mi sembra ti sia fatto tanti problemi di “priorità” quando si è trattato di andare a letto con me! E tutte quelle cose che mi hai detto...-
La voce le si ruppe e calde lacrime iniziarono a solcarle il viso. Si voltò, dandogli le spalle perché non la vedesse piangere.
-Perché mi hai fatto questo...? Credevo che tu mi amassi... tu dicevi di amarmi! Quindi perché? PERCHE’?!-
 
E scoppiò in singhiozzi.
Ma Lavi non restò con lei a consolarla.
Le sfiorò una spalla, in modo quasi impercettibile, e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
Quando Angelica sentì lo scatto della maniglia si buttò sul letto e affondò il viso nel cuscino, piangendo disperata.
Si sentiva così tradita, non poteva credere che Lavi avesse potuto farle una cosa simile!
Si diede della stupida per aver creduto alle sue parole dolci e ai suoi gesti delicati.
Pianse finché non ebbe più di che piangere e quando si alzò ciò che restava di lei era una figura stremata e vuota.
 
* * *
 
Per i tre giorni successivi i due giovani non si videro quasi mai, eccezion fatta per alcuni sporadici incontri nei corridoi, cosa che entrambi cercarono di evitare il più possibile.
Il quarto giorno Lavi la incrociò all’entrata della Sezione Scientifica con una valigia in mano e, immaginando che stesse partendo per una missione, si informò distrattamente sui dettagli.
Lei gli rispose altrettanto seccamente che sarebbe andata alla sede Asia con un Gate dell’Arca, per poi spostarsi nella vicina Nanchino per una missione che secondo le previsioni sarebbe durata un paio di giorni. Commentarono frettolosamente la comodità derivante dall’uso dei Gate, poi lei lo superò senza salutarlo e lui la guardò a lungo mentre si allontanava come se niente fosse.
Non voleva ammetterlo, ma quella specie di gioco consistente nell’evitarsi e rivolgersi occhiatine glaciali iniziava a farlo stare male.
Era arrabbiata? Beh, anche lui lo era! Ritrovarsi un casino simile tra capo e collo non era di certo piacevole!
Certo, nemmeno per lei doveva essere facile...
Si era così risentita quando le aveva detto che non aveva interesse a tenere quel bambino... ma dove aveva la testa?! Lui era un Bookman, come poteva pensare che potesse volere un figlio?
Certo, era anche colpa sua se si ritrovavano a questo punto...
Aveva anche messo in dubbio il fatto che lui la amasse, come se ciò che provava per lei avesse qualcosa a che spartire con la sua reazione a quel disastro nel quale si trovavano.
Certo, per come si era comportato con lei non poteva biasimarla per aver reagito così...
La verità era che avrebbe voluto trovare qualcosa a cui attaccarsi per continuare a convincersi di avere ragione ma ovviamente non gli riuscì.
Era colpa sua, da qualunque parte si girasse il problema.
Ripensava al modo sgradevole con cui le si era rivolto, alla maniera con cui l’aveva lasciata da sola pensando che la cosa non lo riguardasse.
Lei, lei aveva tutto il diritto di essere triste. E delusa. E arrabbiata!
Non ci si era messa da sola in quella situazione, aveva cercato il suo aiuto perché credeva di poter contare su di lui e invece era stata respinta.
Tirò un pugno al muro del corridoio, la collera e il rimorso stringevano ogni fibra, ogni muscolo del suo corpo mentre ripensava alla stupida giustificazione che le aveva dato.
“I figli non fanno parte delle priorità di un Bookman.” Ma come gli era venuto in mente?!
Avrebbe dovuto pensarci prima, maledizione! Quello che stava succedendo non era un problema solo di Angelica, ma anche e soprattutto suo.
Si era spinto troppo in là nel concedersi quei suoi strappi alla regola, aveva agito da sconsiderato senza pensare che avrebbero potuto esserci delle conseguenze anche irreparabili, e ora il danno era fatto.
Ma si sarebbe preso le sue responsabilità, doveva farlo.
Non poteva permettere ad Angelica di tenere il bambino, non sarebbe stato possibile in ogni caso, anche se lui avesse voluto.
Sapeva che non sarebbe stato facile convincerla, che avrebbe fatto di tutto per fare a modo suo e non uccidere quella piccola vita che portava in grembo.
Sorrise al pensiero di quanta forza potesse mostrare quando serviva, sarebbe sicuramente stata disposta anche a fare tutto da sola pur di non rinunciare.
Comunque aveva ancora un paio di giorni per pensare a cosa dirle per farla ragionare.
Sì, aveva deciso: non appena Angelica fosse tornata dalla missione sarebbe andato da lei e le avrebbe parlato, l’avrebbe pregata di perdonarlo per essersi comportato come un vero idiota, le avrebbe detto che non l’avrebbe più lasciata sola.
Ne sarebbero usciti insieme nel migliore dei modi, ne era sicuro.
 
* * *
 
Due giorni dopo Lavi era chiuso nella sua stanza, penna alla mano e una montagna di libri e fogli scarabocchiati ad ingombrare la scrivania alla quale era seduto.
Bookman gli aveva assegnato del lavoro da fare e aveva bisogno di concentrarsi, di isolarsi dal rumore del resto dell’Ordine Oscuro.
Rumore che quel giorno sembrava essere improvvisamente aumentato. C'era movimento nei corridoi, passi concitati e frasi che non riusciva a cogliere.
Concluse mentalmente che qualcuno alla Sezione Scientifica dovesse averne combinata una delle sue e cercò di non farci caso e di concentrarsi sul suo lavoro.
Ma era difficile.
Invece di riflettere sui termini tecnici da usare per la registrazione si ritrovò a meditare sulle parole giuste per il discorso che avrebbe fatto ad Angelica al suo ritorno.
Niente da fare: quel caos infernale non gli permetteva di concentrarsi a dovere. Decise di andare a vedere cosa diavolo stesse succedendo, ormai era definitivamente incapace di focalizzarsi su qualunque pensiero.
Scoprì che il chiacchiericcio e il rumore provenivano proprio dalla Sezione Scientifica. Ci si diresse subito e vi trovò una gran folla di gente che andava di qua e di là senza posa in preda a quella che sembrava frenetica preoccupazione. Ma c'era talmente tanta confusione che non riuscì a capire il motivo di tutto quel chiasso.
In quel momento vide Reever venire dalla sua parte e ne approfittò per fermarlo e chiedergli spiegazioni.
 
-Ehi Reever, si può sapere cosa sta succedendo qui?-
Lo scienziato, quando vide chi gli aveva rivolto la parola, spalancò gli occhi.
-Lavi! Ma dov’eri? Abbiamo provato a chiamarti non so quante volte!-
Già, se ne era quasi dimenticato.
-Scusa, avevo da lavorare e per non essere disturbato ho scollegato il mio golem. Ma perché? Cosa succede?-
Reever esitò un momento, come se stesse scegliendo con cura le parole da usare.
-Si tratta... di Angelica. L’abbiamo mandata in missione un paio di giorni fa e secondo le nostre previsioni sarebbe dovuta tornare oggi. Ma... sembra che le cose si siano complicate.-
Appena aveva sentito il nome di Angelica, Lavi si era irrigidito. Quella frasi vaghe stavano iniziando ad innervosirlo.
-Che cosa vuoi dire? Spiegati!-
L’altro sospirò.
-A quanto pare le informazioni che ci sono state comunicate erano errate. L’abbiamo mandata da sola, sicuri che potesse cavarsela. Però circa mezz'ora fa il Finder che la accompagna ci ha contattati dicendo che c'erano troppi akuma per essere gestiti da un solo esorcista.-
-E quindi? Cosa avete fatto?-
lo incalzò il rosso.
-Dopo aver provato a chiamare te abbiamo mandato Kanda ad aiutarla. Ma ovviamente ha impiegato un po’ di tempo per arrivare e secondo quanto detto dal Finder Angelica era già messa piuttosto male...-
Fece una pausa.
-Lavi... io non so se ce la farà...-
-Caposezione Reever! Com'è la situazione?-
La voce di Komui li interruppe quando quest’ultimo fece il suo ingresso nella Sezione.
-Supervisore! Ancora niente, stiamo aspettando che Kanda ci comunichi qualcosa.-
 
Si allontanarono entrambi lasciando Lavi dov’era, incapace di muoversi e di parlare.
Quelle ultime parole gli rimbombavano nella testa come un’eco infinita.
Non so se ce la farà...
Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Angelica vestita di bianco e sdraiata in una bara.
No. Doveva reagire! Doveva credere che sarebbe andato tutto bene!
 
-Caposezione! Kanda ci ha contattati!-
Si riscosse quando sentì quella notizia e si spostò verso il punto dal quale era arrivata.
-Che cosa dice?-
chiese Komui, che si trovava già al fianco dello scienziato che si stava occupando delle comunicazioni.
-Ha detto che ha eliminato tutti gli akuma ma che sia lui che l’altra esorcista sono gravemente feriti. Si sta recando alla sede Asia per trovare rifugio.-
Il supervisore annuì.
-Bene. Avverti Bak del loro ritorno, dì loro di tenersi pronti ad accogliere due feriti e di tenerci informati sulle loro condizioni. E dì a Kanda di non fare lo stupido e di farsi visitare, anche lui avrà bisogno di aiuto!-
Mentre lo scienziato eseguiva quanto gli era stato detto di fare, Lavi si avvicinò a Reever e gli disse:
-Reever, fammi andare alla sede Asia!-
L’altro lo guardò sorpreso.
-E che cosa ci vorresti fare?-
-Io... devo andare da Angelica, devo assicurarmi che stia bene.-
-Lavi, non ti posso mandare lì senza un motivo valido. Comunque appena Angelica starà meglio la trasferiranno qui e allora potrai vederla...-
Il ragazzo lo prese per le spalle.
-Io non posso aspettare, Reever! Devo andare da lei adesso!-
Di fianco al suo sottoposto, Komui osservava le azioni del giovane dai capelli rossi. Lavi lasciò perdere il povero Reever e si rivolse a lui.
-Komui... ti prego...-
-Perché tutta questa urgenza? Che cosa devi fare di così importante da non poter aspettare?-
Il rosso abbassò lo sguardo.
-Mi... mi sono comportato malissimo con lei e non posso lasciare le cose come stanno. Devo andare da lei e assicurarmi di riuscire a chiederle perdono. Ti prego, Komui, se è vero che potrebbe non farcela non voglio che muoia prima che io abbia avuto la possibilità di scusarmi con lei.-
Lo scienziato cinese sospirò, chiudendo gli occhi e sistemandosi gli occhiali sul naso, come se fosse immerso in una profonda riflessione.
-Komui, te lo chiedo in ginocchio. Ti prego, fammi andare da Angelica.-
-Va bene.-
Dei due che partecipavano a quella conversazione il più sorpreso fu Reever.
-Supervisore, è sicuro che...-
-Grazie, Komui. Grazie!-
-Vai, Lavi. Farò avvisare Bak del tuo arrivo.-
Lavi lo prese da parte e gli sussurrò.
-Avrei bisogno anche di un altro favore...-
L’altro gli riservò un’occhiata che gli fece capire che stava ascoltando con attenzione.
-Potresti coprirmi con Bookman? Non fargli sapere che sono andato di mia spontanea volontà per vedere Angelica...-
Komui annuì.
-Vedrò cosa posso fare. Adesso vai, prima che cambi idea.-
-Sì. Grazie.-
 
Lavi corse verso il Gate, salì la scaletta che lo collegava a terra facendo i gradini due a due e vi entrò senza esitazioni, percorrendo a grandi passi le vie all’interno dell’Arca e dirigendosi in fretta verso la porta che sapeva condurre al distaccamento asiatico dell’Ordine Oscuro.
Quando la varcò si ritrovò istantaneamente sul posto e vide che Bak Chan, il direttore di quella sede, lo stava già attendendo.
Il giovane lo raggiunse di corsa e senza neanche salutarlo gli chiese:
 
-Sono arrivati?-
Bak non fece caso alla sua scortesia dettata dall’impazienza e si limitò a negare con il capo.
-Non ancora, li stiamo aspettando.-
 
Aveva appena finito di pronunciare quella frase quando l’immenso portale che dava accesso alla struttura della sede si spalancò e ciò che si presentò loro davanti agli occhi fece gelare a Lavi il sangue nelle vene.
Kanda aveva appena fatto il suo ingresso, la vistosa ferita che gli sfregiava la fronte fece cadere alcune gocce di sangue sul pavimento e dopo averlo osservato si poteva notare che zoppicava impercettibilmente.
Tra le braccia portava la figura inerme di Angelica. Era coperta di sangue, presentava tagli e abrasioni su tutto il corpo e aveva un grottesco squarcio su una coscia, talmente profondo da lasciare intravedere l’osso in mezzo a quell’ammasso sanguinolento che era la sua gamba.
Era uno spettacolo surreale, talmente surreale che Lavi si sentì la testa improvvisamente leggera quando lo vide.
Cercò di riprendersi dai capogiri scuotendo la testa. Poi, quasi senza pensare, corse incontro a Kanda.
 
-Yuu!-
L’altro lo squadrò con fare sprezzante, prima di passargli oltre per andare a parlare con Bak, che gli chiese:
-Come state?-
-Io sto bene, è solo un graffio. Lei ha preso un sacco di botte e credo che abbia perso parecchio sangue. Dove la devo portare?-
-Da questa parte, vieni con me.-
Il direttore asiatico non perse tempo e si avviò lungo uno dei corridoi mostrando all’esorcista dove dovesse andare. Lavi, nonostante il compagno lo avesse praticamente ignorato, non si perse d’animo e li seguì tentando di nuovo di parlare con Kanda.
-Yuu! Come sta? Che cosa le è successo?-
Ma l’altro sembrava restio a rispondere e continuò a procedere senza prestargli attenzione.
-È molto grave? Perché ha la gamba in quello stato? Aspetta, lasciala, la porto io!-
Allungò le braccia per prendere il corpo della ragazza ma l’esorcista giapponese si voltò verso di lui con un gesto di stizza.
-Ma la vuoi piantare, razza di idiota?! Se non te ne fossi ancora accorto sto cercando di portarla in infermeria! Non so come sta, non so se è molto grave, non so niente di niente! Se mi lasciassi fare la porterei da un dottore, perché non le chiedi a lui tutte queste cose?!-
 
Lo superò senza lasciargli il tempo di proferire parola. Nonostante questo Lavi continuò a seguirlo con il cuore in gola.
Una volta raggiunta l’infermeria Bak indicò al giovane un lettino su cui adagiare il corpo immobile di Angelica e gli raccomandò di restare nei paraggi perché un medico potesse esaminare anche le sue ferite.
Lavi si diresse a sua volta da quella parte ma Wong, l’assistente di Bak, gli si parò davanti scuotendo la testa.
 
-Signor esorcista, la prego di lasciare questa stanza. Non può stare qui.-
-Cosa significa che non posso restare qui?! Io devo stare con lei, devo...-
Anche il direttore intervenì e insieme ad un infermiere si applicarono per spingerlo verso l’esterno dell’infermeria.
-Lavi, calmati! Se resti potresti ostacolare i medici e complicare le condizioni di Angelica, lo capisci?-
-No, per favore! Starò in disparte, non toccherò niente, ve lo giuro! Fatemi restare con lei, vi prego!-
Alla fine l’unica soluzione che venne giudicata efficace fu serrare la porta e chiuderlo fuori. Lavi, dopo aver tentato di aprire i battenti a forza, iniziò a prenderli a pugni, urlando esasperato.
-Vi prego! Devo stare con lei, ha bisogno di me! Ann! Ann, ti supplico, non morire! Ann!-
 
Ma non gli giunse alcuna risposta.
Dopo un po’ si sedette sul freddo pavimento di pietra e, appoggiando la schiena al muro, rimase così, impassibile, a guardare il vuoto.
Non pensava a niente, non pronunciò una parola.
Il silenzio fu il suo unico compagno durante quella penosa attesa.
 
* * *
 
Dopo un tempo che a Lavi parve interminabile la porta dell’infermeria finalmente si aprì e ne uscì un medico in camice bianco.
Il ragazzo si alzò di scatto e gli andò incontro.
 
-Dottore! Come sta?-
-È viva, si riprenderà.-
A Lavi sembrò che a quelle parole tutti i muscoli del suo corpo si fossero improvvisamente rilassati dopo una lunga tensione e non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
-Però...-
 
Eccola di nuovo. Quella sgradevole sensazione di vuoto.
C'era ancora qualcosa, sarebbe stato troppo bello se tutto fosse andato bene, vero?
Il medico proseguì nella spiegazione.
 
-Anche se il peggio è passato e i suoi organi interni non hanno subito danni permanenti, c'è qualcosa che purtroppo non siamo riusciti ad evitare.-
Pausa. Lavi tratteneva il fiato.
-Tu sapevi... che lei era...-
Il ragazzo tagliò corto, capendo al volo dove volesse andare a parare.
-Sì, lo sapevo.-
 
Se sapeva? Certo che sapeva!
Altrimenti non avrebbero passato giorni interi senza degnarsi di uno sguardo!
Se sapeva che se si trovavano a quel punto era anche colpa sua? Lo sapeva.
Ci fu un lungo silenzio prima che il suo interlocutore si decidesse a continuare.
 
-Anche se la ragazza se l’è cavata solo con qualche abrasione... nonostante i nostri tentativi l’embrione non ha retto e c'è stato un aborto spontaneo...-
-Mi sta dicendo che lo ha perso?-
Lavi era talmente in ansia che quasi faticava a capire cosa gli stesse dicendo quell’uomo.
-Sì, è così... mi dispiace...-
Si voltò e fece per rientrare in infermeria.
-Puoi vederla, se vuoi. Ma non disturbarla: deve riposare.-
 
Il rosso non se lo fece ripetere, infilò la porta e corse verso il lettino occupato da Angelica.
Mentre la osservava si lasciò cadere su una sedia che qualcuno aveva messo lì di fianco, prima di collassare a terra.
Era una scena davvero triste: la ragazza giaceva ancora priva di sensi con le braccia abbandonate lungo il corpo e un lenzuolo a coprirla dalla vita in giù. Aveva un enorme cerotto a occultarle interamente una guancia e bende e medicazioni sparse su tutte le parti visibili del suo corpo.
Lavi la guardò per un po’ prima di prendersi la testa tra le mani.
Se prima pensava che avere un bambino fosse un problema, adesso si rendeva conto che non averlo più era anche peggio.
Con quale coraggio lo avrebbe detto ad Angelica?
Lei era così emotiva, così fragile... come l’avrebbe presa?
Il giovane si accorse di avere paura. Non avrebbe voluto dirglielo ma una volta sveglia sarebbe stata la prima cosa che avrebbe chiesto e lui non poteva inventarsi storie.
 
-Ma perché sta succedendo tutto questo?-
 
si ritrovò a chiedere a se stesso.
Gli rispose solo il rimbombo della sua voce.
 
* * *
 
Passarono diverse ore prima che Angelica si destasse.
Lavi si era allontanato per qualche minuto e quando tornò la trovò con gli occhi spalancati a guardarsi intorno disorientata.
Andò subito da lei e la aiutò a mettersi seduta. Le spiegò dove si trovassero mentre la abbracciava delicatamente, cercando di tranquillizzarla abbastanza per poter parlare dell’accaduto.
 
-Che cosa è successo? Reever ha detto che le informazioni contenute nel file della missione erano sbagliate.-
-Era una trappola. Il Finder... è riuscito a rilevare la presenza di un certo un numero di akuma... ma quando sono arrivata io... sono usciti allo scoperto tutti quelli... che c'erano in realtà sul posto.-
Parlava lentamente e faceva molte pause, come se ricordare le costasse fatica.
-Non so cosa sarebbe successo... se non fosse arrivato Kanda... quegli akuma erano tantissimi... avevo così paura... e sentivo così male... che dopo poco facevo già fatica a muovermi...-
Lavi le mise una mano sul braccio, sorridendole dolcemente.
-Va tutto bene, adesso stai bene e sei al sicuro. È finita.-
Ebbe paura delle lievi sfumature di significato che poteva prendere la sua frase. Lei annuì debolmente.
-Che conseguenze ci sono state? Ho ferite gravi? E Kanda sta bene?-
-Oh, Yuu è coriaceo, dovresti saperlo! Ha solo qualche graffio, niente di più. Tu non hai niente di grave, per fortuna. Il medico ha detto che hai diverse ferite su tutto il corpo, in particolare una piuttosto brutta su una gamba che per un po’ non ti permetterà di camminare. Oltre al fatto che hai perso molto sangue e quindi sei un po’ anemica. Ma ti riprenderai, questo è sicuro, e sembra anche che non avrai danni permanenti.-
Lei sospirò chiudendo gli occhi, visibilmente più tranquilla. Poi li riaprì di colpo: le era venuto in mente un dettaglio fondamentale e, istintivamente, si portò una mano in grembo.
-E il bambino? Come sta il bambino?-
Ecco, alla fine ci erano arrivati. E il ragazzo non sapeva ancora come dirle che...
-Lavi? Perché non rispondi?-
 
Il suo silenzio l’aveva resa di nuovo preoccupata e l’espressione rilassata era sparita dal suo viso.
A questo punto non poteva più tirarla in lungo. Quale che sarebbe stata la sua reazione doveva sapere.
Così le tolse la mano dal ventre e la strinse tra le sue.
 
-Ann... tu sei stata forte e sei riuscita a sopravvivere... hai fatto tutto il possibile ma purtroppo non è bastato per salvare entrambi... e il bambino non ce l’ha fatta.-
Angelica lo guardò come se non riuscisse a capire ciò che le aveva appena detto. Poi sgranò gli occhi e sul viso le apparve una smorfia di puro dolore.
-L’ho perso...?-
 
Pronunciò quella domanda con un filo di voce, come se l’aria le si fosse bloccata in gola.
Lavi strinse la presa sulla sua mano e abbassò la testa. Non riusciva nemmeno a guardarla in faccia.
Non le servì una risposta, le azioni del rosso furono più che sufficienti a darle la conferma.
Sprofondò ancora di più nel cuscino e pianse silenziosamente, mentre Lavi, incapace di dire o fare qualunque cosa, continuava a tenerle la mano, ripetendo a bassa voce e senza guardarla sempre le stesse due parole:
 
-Mi dispiace... mi dispiace...-
 
* * *
 
La situazione nei giorni successivi invece di semplificarsi si complicò ancora di più.
Nonostante le insistenze di medici, infermieri e di chiunque le stesse intorno, Angelica si rifiutava di mangiare. E anche di parlare.
Se ne stava seduta a letto guardando nel vuoto con gli occhi semiaperti e rimaneva così per delle ore. Provare a rivolgerle la parola era inutile, tanto non avrebbe risposto.
Per lo meno dormiva, anche se forse sarebbe stato meglio se non avesse fatto nemmeno quello.
Le sue notti erano popolate da incubi terrificanti e le sue urla disperate riecheggiavano per tutta quell’ala della sede asiatica.
Una sera Lavi chiese il permesso di poter dormire nel letto di fianco a quello della ragazza, sperando che la sua presenza la calmasse almeno un po’.
Niente da fare: il giovane si destò nel cuore della notte a causa delle grida di Angelica.
Si alzò di scatto e cercò di svegliarla scuotendola per le spalle.
Quando finalmente lei aprì gli occhi scoppiò in lacrime e gli gettò le braccia al collo.
Lui, preso alla sprovvista, la abbracciò e fece del suo meglio per tranquillizzarla, accarezzandole dolcemente la schiena e stringendola a sé.
 
-Va tutto bene, è tutto finito. Era un sogno... solo un brutto sogno.-
Lei singhiozzò più forte e parlò a fatica tra i singulti del pianto.
-No...! Non è finito... lo vedo... continuo a vederlo... lo vedo ogni notte... è dappertutto!-
Lavi la prese per le spalle e se la staccò di dosso per guardarla in viso.
-Che cosa è dappertutto?-
La ragazza riprese fiato.
-Come fai a non vederlo? È... è ovunque! Sui muri, sulle lenzuola... guardami, ce l'ho anche addosso!-
Enfatizzò ciò che stava dicendo mostrandogli i palmi delle mani.
-Ma non c'è niente, Ann!-
Lei alzò la voce disperata.
-Sì che c'è! Perché tu non lo vedi?!-
-Che cosa?! Che cosa dovrei vedere?!-
-Il sangue!-
Il giovane ammutolì.
-Sangue? Ann, non c'è sangue né sulle pareti né addosso a te...-
-Ma c'è, guarda! È tutto pieno di sangue! Guarda!-
 
E ricominciò a singhiozzare senza controllo. Lavi era senza parole e non sapeva cosa fare.
Non mangiava, non parlava... adesso aveva anche le allucinazioni?!
La attirò bruscamente a sé e la strinse forte.
 
-Ma Ann... non c'è niente... non c'è niente...-
 
Lei affondò il viso nella sua spalla e pianse senza riuscire a dire altro.
Passarono il resto della notte abbracciati e immersi in un sonno agitato, arrivando al mattino più stanchi di quanto non fossero la sera prima.
Angelica si immerse di nuovo nel suo stato di catalessi per tutta la durata del giorno mentre Lavi se ne stette chiuso nella stanza che era stata approntata per lui lì alla sede Asia, troppo distratto e immerso nei suoi pensieri per allenarsi o lavorare e troppo demoralizzato per continuare a guardare Angelica che versava in quello stato.
Rientrare al Quartier Generale era fuori discussione. Farsi vedere così gli avrebbe senz'altro procurato delle grane e c'era la possibilità che non lo avrebbero fatto tornare, dovendo così stare lontano dalla ragazza.
Per quanto stare con lei lo stesse esaurendo sia fisicamente che mentalmente sapeva che non avrebbe potuto lasciarla. Aveva bisogno di lui e lui a sua volta aveva bisogno di non perderla di vista, sperando di riuscire a farla tornare la solita Angelica.
Andò da lei che era sera tardi e la trovò già profondamente addormentata.
Le posò un leggero bacio sulla fronte, facendo attenzione a non svegliarla, e si coricò nel letto di fianco al suo, cedendo subito al sonno.
La notte precedente era stata micidiale e sperava che quella che lo aspettava sarebbe stata più tranquilla.
Dopo qualche ora si svegliò. Gli era sembrato di sentire Angelica che si lamentava, ma forse aveva solo sognato.
Si voltò per controllare che stesse bene e vide che il suo letto era vuoto.
Scattò come una molla e si mise seduto, il cuore che gli batteva all’impazzata. Tirò un sospiro di sollievo quando vide una sottile linea di luce penetrare dalla porta socchiusa del bagno.
Si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore e tra i capelli umidicci.
Doveva stare calmo, dannazione! Doveva mantenere i nervi saldi e cercare di aiutare Angelica.
Approposito... non era via da troppo tempo? Quando si era destato lei era già in quella stanza ed erano passati diversi minuti.
Iniziava a diventare nervoso.
Che diavolo stava combinando? Forse si era sentita male ed era svenuta?
Il cuore aveva ricominciato a battere forte e nel silenzio dell’infermeria sembrava riecheggiava prepotentemente contro i muri spogli.
Doveva controllare o non avrebbe avuto pace.
Si alzò lentamente e si avvicinò al bagno, appoggiando l’orecchio al legno dell’uscio per provare a sentire se stesse succedendo qualcosa.
Sgranò l’occhio quando udì la voce di Angelica che gemeva convulsamente, come se stesse soffrendo.
Spalancò la porta senza curarsi di bussare o di rendere nota la sua presenza in qualche modo e si trovò davanti una scena tale da fargli credere per un secondo di essere capitato in un romanzo dell’orrore: la ragazza era in ginocchio per terra e e piangeva disperata mentre si sfregava le mani con una spugnetta.
 
-Ma che diavolo stai facendo?!-
 
In un attimo si ritrovò di fianco a lei sul pavimento e le prese la spugnetta, lasciandola cadere come se fosse qualcosa di viscido e disgustoso per poi afferrarle i polsi per esaminarle le mani.
Le dita erano arrossate e la pelle dei palmi era spaccata e lacerata in diversi punti a causa dell’attrito generato dalla spugna ruvida, tanto che il sangue aveva cominciato a scorrere imbrattandole mani e avambracci e gocciolando sul pavimento.
Lavi si tolse la maglia e iniziò a tamponarle i palmi cercando di contenere l’emorragia.
 
-Cosa pensavi di fare?! Sei impazzita?!-
 
Non avrebbe dovuto urlare in quel modo, stava solo rendendo Angelica ancora più atterrita. Ma quell’ennesima follia lo aveva sconvolto a dir poco.
Era stanco, maledizione! Non ne poteva più di quella sua condizione di resa e della sua mancanza di reazione!
 
-Ma... c'è il sangue... non se ne voleva andare! Per quanto strofinassi e strofinassi non veniva via!-
-Certo che non veniva via, stupida! Non c'era niente da tirare via! E adesso a furia di strofinare hai fatto uscire il tuo di sangue!-
 
Lei reagì abbassando la testa e singhiozzando in silenzio, facendolo sospirare.
Premendo la stoffa della sua maglia sulle sue mani insanguinate la fece alzare e se le mise un braccio intorno alle spalle.
 
-Ti prego, Ann, reagisci. Non possiamo andare avanti così per sempre. So che è stata dura per te, ma devi cercare di superarla...-
-È tutta colpa mia... ho perso il mio bambino perché non sono stata abbastanza forte per proteggerlo...-
Di nuovo Lavi sospirò.
-Non è stata colpa tua. Sei riuscita a malapena a difendere te stessa, hai rischiato di morire. Sarebbe stato peggio se fossi morta anche tu.-
Angelica nascose il viso contro il suo petto.
-Perché ci succede questo?-
Avrebbe voluto risponderle, ma la verità era che anche lui se lo stava chiedendo da giorni.
-Non lo so...-
 
* * *
 
La mattina seguente Bak chiese di parlare con Lavi. Lo invitò nel suo ufficio dove lo fece sedere davanti ad una tazza di tè.
I due si squadrarono in silenzio per qualche secondo prima che il direttore iniziasse a parlare.
 
-Ho saputo cos'è successo stanotte.-
Il giovane sorseggiò distrattamente il suo tè, cercando di nascondere la stanchezza accumulata durante quelle notti praticamente insonni.
-Sì... beh, è stata una bella sorpresa. Comunque non si ripeterà, farò in modo che...-
-A parole sembra semplice, vero?-
Lavi rimase piuttosto sorpreso dal tono ironico di Bak, che continuò:
-Stamattina ho parlato con il medico. Dopo quel che è capitato siamo entrambi dell’opinione che Angelica dovrebbe essere legata. Per la sua sicurezza.-
Il ragazzo rimase a bocca aperta e fu solo perché ebbe la prontezza di appoggiare la tazza che non la fece cadere.
-Legata?-
-Lavi, lo so. Nemmeno a me piace l’idea, ma se dovesse succedere di nuovo una cosa del genere dobbiamo evitare che si faccia del male...-
-Angelica non è pazza.-
Lo sussurrò appena, mentre l’altro stava ancora parlando, così che a malapena riuscì ad udire la sua stessa voce.
-Lei... lei non è pazza.-
ripeté, questa volta a voce più alta.
-Lo so...-
-Allora non trattatela come se lo fosse!-
sbottò Lavi, picchiando i pugni sulla scrivania. Bak rimase impassibile.
-Calmati, non serve a niente arrabbiarsi con me.-
Il ragazzo prese un respiro profondo e cercò di riprendere il controllo.
-Mi dispiace, non volevo alzare la voce.-
Lo scienziato fece un cenno con la testa.
-È solo che... vi prego, non legatela. Non accadrà più, lo prometto.-
-Lavi...-
-Se la vedessi così... non riuscirei a credere che prima o poi si riprenderà. Io devo pensare che riuscirà a superarla...-
-Cosa deve superare?-
Per un attimo il giovane fu tentato di raccontare tutto. Ma non lo fece.
-Non posso parlarne...-
Bak sospirò.
-Va bene, parlo io con il medico. Ma se dovesse succedere di nuovo non li fermerò, è chiaro?-
-È chiaro. Grazie. Grazie.-
Il ragazzo sprofondò nella sedia, visibilmente sollevato.
-Comunque c'è un’altra cosa di cui ti devo parlare.-
Lavi si irrigidì.
-Un’altra cosa?-
-Ho ricevuto ordini dal Quartier Generale. Ti rivogliono indietro entro stasera. Hanno bisogno di tutti gli esorcisti operativi e Komui ti ha coperto anche troppo.-
Si aspettava che prima o poi sarebbe successo. Solo sperava che gli avrebbero dato più tempo.
-Va bene. Stasera farò ritorno.-
-Bene.-
annuì Bak, ponendo fine alla conversazione.
-Adesso se vuoi scusarmi...-
Il giovane dai capelli rossi si alzò e si avviò verso l’uscita.
-Stalle vicino. Sono sicuro che è una ragazza forte, ma forse ha bisogno che qualcuno glielo ricordi.-
 
Lavi non rispose. Si limitò ad uscire e chiudersi la porta alle spalle.
Percorse con calma la distanza che lo separava dall’infermeria e si fermò sulla porta, sbirciando all’interno.
Come aveva immaginato Angelica era immobile a letto, con gli occhi chiusi come se stesse dormendo.
Le si avvicinò cercando di fare meno rumore possibile ma appena lei avvertì la sua presenza sollevò le palpebre e lo guardò sorpresa.
 
-Lavi.-
Il fatto che avesse rivolto di sua spontanea volontà la parola a qualcuno, dopo giorni in cui si era rifiutata di farlo, lo fece sorridere.
-Ciao.-
-Cosa ci fai qui?-
Era ovvio che non si aspettava di vederlo, durante il giorno non andava a trovarla praticamente mai, facendosi vedere solo verso sera.
-Ho pensato di venire a controllare se stessi bene.-
rispose lui, sedendosi su una sedia a fianco del letto.
-E di passare un po’ di tempo con te.-
-Pensavo che dopo stanotte saresti stato stufo di vedermi...-
Il giovane si sforzò di ridacchiare.
-Lo sai che non è possibile, Ann. Anche se preferirei vederti stare bene.-
L’occhio gli cadde sul tavolino a lato del letto, sul quale era appoggiata una solitaria ciotola di riso dal quale spuntava un cucchiaio.
-E per stare bene dovresti anche mangiare.-
sospirò Lavi, indicando con il mento il pasto intatto.
-Non mi va...-
-Non puoi rimanere a digiuno per sempre, Ann. Sono giorni che non tocchi cibo, non hai fame?-
Un lieve brontolio proveniente dallo stomaco della ragazza sembrò voler rispondere alla sua domanda.
-Anche se fosse... non posso.-
borbottò lei, arrossendo e mostrandogli le mani fasciate.
-Non riesco nemmeno a tenere in mano il cucchiaio...-
-Pff...-
Lavi si sforzò di non scoppiare a ridere.
-Potevi dirlo subito che era questo il problema.-
Prese la ciotola, riempì il cucchiaio e lo avvicinò alle labbra di Angelica, che lo squadrò incredula.
-Davvero?-
-Certo. Sono disposto a darti anche un solo chicco alla volta, purché mangi.-
 
Lei esitò, ma alla fine cedette e si lasciò imboccare.
Lavi la aiutò pazientemente a completare il suo primo pasto dopo giorni di digiuno, una cucchiaiata alla volta, sorridendo soddisfatto quando la ciotola fu completamente vuota.
 
-Sono contento di averti finalmente vista mangiare.-
commentò mentre la aiutava a bere, sistemando con cura il bicchiere tra le sue dita tremanti.
-È una sensazione così strana... mi sento molto meno stanca, sai?-
-Meno male, vuol dire che inizi a stare meglio.-
Il giovane appoggiò sul tavolino il bicchiere vuoto e tornò a sedersi, questa volta sul letto, a fianco della ragazza.
-Ann, ascolta... io devo tornare al Quartier Generale, non posso più restare qui.-
Lei spalancò gli occhi.
-No...-
-Hanno bisogno di tutti gli esorcisti disponibili, credo debbano mandarmi in missione. Non posso dire di no, sono qui già da diversi giorni. Komui ha sicuramente fatto il possibile per farmi restare ma adesso devo andare. Lo capisci?-
Angelica abbassò lo sguardo.
-Sì...-
-Se fosse per me rimarrei qui con te...-
-Lo so...-
La giovane tirò sul col naso e le lacrime fecero capolino agli angoli degli occhi.
-Ho paura... non voglio che tu mi lasci...-
-Io non ti sto lasciando, sto solo andando via per un po’. Tornerò... presto. Davvero.-
Lei annuì debolmente.
-Promettimi che sarai forte, che quando tornerò starai bene. Promettimi che al mio arrivo ritroverò la mia Ann.-
-Te lo prometto...-
rispose dopo un attimo di esitazione la ragazza.
-So che sai essere forte. Dimostramelo. Rendimi fiero di te.-
-Lo farò.-
Lui sorrise, chinandosi in avanti per darle un bacio sulla fronte.
-Lo so.-
Lei lo sorprese sollevando il viso per baciarlo lievemente sulle labbra. Quando si separarono sussurrò:
-Ti amo.-
Lavi era talmente stupito che per un secondo rimase immobile. Poi le prese delicatamente le mani tra le sue e le baciò.
-Anch'io... anch’io ti amo, Ann.-
 
Quando si dovette separare da lei per andarsene sentì le gambe pesanti e fu con grande sforzo che le diede le spalle e uscì dall’infermeria.
Angelica lo seguì con lo sguardo finché non fu sparito oltre la porta, sprofondando poi nel cuscino e osservandosi le mani fasciate.
Anche se sapeva che non poteva più sentirla mormorò con la voce rotta:
 
-Non farmi aspettare...-
 
* * *
 
Lavi raggiunse il Gate dell’Arca, pronto a tornare al Quartier Generale, e trovò Bak che lo aspettava.
Il giovane dai capelli rossi gli si avvicinò e gli strinse la mano.
 
-Grazie. Grazie per tutto quello che hai fatto.-
Il direttore sorrise.
-Voi esorcisti siete la nostra speranza. È il nostro dovere proteggervi e fare tutto ciò che possiamo per aiutarvi.-
Lavi annuì.
-Adesso sarà meglio che vada. Mi staranno aspettando.-
-Sì, senz'altro. Comunque anch'io devo prepararmi a partire. Devo raggiungere la sede Nord America per un incontro molto importante e sono già in ritardo.-
-Allora a presto. E grazie ancora.-
-A presto, Lavi. Buona fortuna.-
 
Così i due giovani si salutarono.
Lavi entrò nel Gate e tornò al Quartier Generale con il cuore pesante.
Quando giunse a destinazione, al centro della Sezione Scientifica, la trovò vuota.
Non c'era nessuno ad accoglierlo, a parte il vecchio Bookman che lo attendeva di fianco alla porta.
Il ragazzo lo raggiunse senza proferire parola, senza quasi neanche guardarlo in faccia.
Il suo maestro gli fece segno di seguirlo e disse seccamente:
 
-Andiamo, Lavi. Ci aspetta un lungo viaggio e avremo molte cose di cui parlare.-
 
* * *
 
Erano passati diversi giorni da quando Lavi se ne era andato. Angelica cercò di calcolare mentalmente quanto tempo fosse passato con esattezza.
Il suo periodo di degenza le aveva confuso un po’ le idee con quel susseguirsi di giornate tutte praticamente uguali e aveva perso il conto di quante ne fossero effettivamente trascorse.
Concluse che doveva essere passata sì e no una settimana, giorno più, giorno meno.
Se la si sommava al resto del tempo che aveva trascorso nell’infermeria della Sede Asia si arrivava a più di due settimane. Era decisamente arrivato il momento di tornare.
Dopo le ultime visite di controllo il medico l’aveva dimessa con un sorriso soddisfatto in viso, consigliandole comunque di farsi tenere d’occhio ancora per un po’ di tempo.
Da quando Lavi era partito aveva cercato di mantenere la promessa che gli aveva fatto e in pochi giorni era migliorata a vista d’occhio. Riusciva anche a stare in piedi, anche se per quello doveva reggersi a qualcosa o qualcuno perché aveva ancora qualche difficoltà. Per non parlare del camminare, aveva impiegato almeno due giorni a muovere i primi timidi passi, ignorando il dolore lancinante provocatole dalla ferita sulla gamba non ancora del tutto guarita, e adesso per lo meno riusciva a muoversi da sola appoggiandosi ad una stampella.
Fortunatamente non aveva niente da portare con sé, nemmeno gli abiti che indossava al suo arrivo, dato che dopo il terribile combattimento da cui Kanda l’aveva tirata fuori miracolosamente viva, l’uniforme era ridotta ad un mucchio di stracci. In qualche modo le avevano procurato un vestito e tanto le bastava. In fondo stava per tornare a quella che era casa sua, con le sue cose e le persone che conosceva. Per l’uniforme non c'era da preoccuparsi, era probabile che Johnny gliene avesse già preparata una nuova.
Prima di andarsene avrebbe voluto ringraziare Bak per la sua gentilezza e disponibilità, ma le era stato detto che l’incontro per il quale era partito quasi una settimana prima lo aveva trattenuto più del previsto. Poco male, gli avrebbe fatto avere i suoi ringraziamenti in un altro modo.
Con l’aiuto di un infermiere si issò a fatica sulla scaletta che portava al Gate dell’Arca. Furono necessarie due o tre pause ma alla fine Angelica ringraziò quell’ennesima persona che si era dimostrata così gentile con lei e si avviò da sola all’interno.
Impiegò parecchio a raggiungere la porta che dava sul Quartier Generale, doveva ancora camminare lentamente e fermarsi ogni tanto a causa del dolore quasi insopportabile che si irradiava dalla gamba fasciata.
Un po’ la irritava l’essere così lenta. Aveva fretta di tornare indietro per rivedere i suoi amici... e Lavi, ovviamente.
Non vedeva l’ora di abbracciarlo e fargli vedere che aveva mantenuto la sua promessa. Si era fatta forza ed era tornata ad essere la solita Angelica. La sua Ann, come aveva detto lui.
Quando finalmente raggiunse la porta che le interessava la varcò senza esitazioni, aspettandosi di venire accolta dal caratteristico caos della Sezione Scientifica.
Fu molto sorpresa quando vide che davanti a lei c'era un gruppetto di scienziati più piccolo del solito, alcuni dei quali sembravano piuttosto malridotti. In generale sui volti di tutti c'era un’espressione abbattuta.
La ragazza iniziò a scendere lentamente le scale aggrappandosi letteralmente al corrimano, chiedendosi cosa potesse essere successo per aver messo tutti quanti così di cattivo umore. Nessuno sembrava essersi accorto della sua presenza.
 
-Angi?-
Una voce che conosceva molto bene provenì dalla sua destra e quando si voltò vide Lenalee che la osservava sorpresa appena oltre l’ingresso della Sezione Scientifica.
-Lena!-
esclamò la giovane bionda, scendendo il più in fretta possibile gli ultimi gradini. Avrebbe voluto correre per abbracciare la sua migliore amica ma dovette accontentarsi di zoppicare con calma verso di lei, che a sua volta mosse qualche passo nella sua direzione finché le due ragazze non si incontrarono a metà strada.
-Sei tornata...-
mormorò Lenalee con le lacrime agli occhi.
-Sì. Mi dispiace tanto avervi fatto preoccupare.-
-L’importante è che tu stia bene e sia tornata.-
Angelica annuì.
-Senti, ma cos'è successo mentre ero via? Perché tutti sembrano così tristi?-
Lenalee abbassò lo sguardo.
-Ha a che fare con quella missione per cui avevano bisogno di tutti gli esorcisti disponibili?-
la incalzò Angelica.
-Sì, ci hanno dovuti dividere perché erano state riportate diverse incursioni di akuma in varie parti del mondo, accompagnate dall’apparizione di alcuni Noah...-
-Anche i Noah?-
-Sì. È stato terribile, Angi. Non avevo mai visto niente del genere.-
Guardandola meglio Angelica si rese conto che anche l’amica aveva il corpo tappezzato di bende e medicazioni.-
-Persino all’incontro che c'è stato alla sede Nord America hanno avuto problemi, si è presentato il Conte in persona!-
-Che cosa?!-
A Lenalee vennero le lacrime agli occhi.
-Sì! Kanda non è più tornato e Allen è stato rinchiuso perché pensano che possa avere a che fare con il Quattordicesimo!-
-Allen è rinchiuso?!-
Angelica stentava a credere che in così poco tempo potessero essere successe tutte quelle cose.
-Beh... no. Un paio di giorni fa i Noah hanno attaccato il Quartier Generale e in mezzo alla confusione Allen è andato via. Ho cercato di fermarlo ma non ha voluto ascoltarmi!-
 
La ragazza mora gettò le braccia al collo dell’amica e singhiozzò contro la sua spalla.
L’altra la strinse come poteva con un braccio solo, mentre con l’altro si manteneva in equilibrio appoggiata alla stampella.
Tutta la sua allegria all’idea di tornare e rivedere i suoi compagni era scemata perché i compagni che aspettava di vedere non c'erano.
Avrebbe voluto ringraziare Kanda per averla salvata quella volta. Ma Kanda non c'era, era sparito.
Avrebbe voluto riabbracciare Allen, con il quale in pochi mesi aveva tanto legato. Ma Allen non c'era, se ne era andato.
E poi c'era una persona di cui Lenalee non aveva fatto parola...
 
-E Lavi? Lavi dov’è?-
L’amica si risollevò dalla sua spalla e la guardò negli occhi.
-Angi... nemmeno lui è tornato.-
La giovane bionda si sentì sprofondare.
-Cosa...?-
chiese con un filo di voce.
-Era andato in missione insieme a Bookman, Marie e Chaoji. Marie e Chaoji sono riusciti a tornare, ma... hanno detto di non essere riusciti a trovare Lavi e Bookman. All’improvviso sono scomparsi e di loro non è rimasta traccia.-
Buona cosa che Angelica avesse la stampella a cui appoggiarsi perché sentì le gambe che iniziavano a tremare.
-Scomparsi...?-
-Sì, per ora sono dati per dispersi. Non abbiamo prove che siano morti, anzi è piuttosto improbabile, quindi nessuno intende sbilanciarsi.-
L’altra ragazza annuì, un barlume di speranza si fece strada sul suo viso.
-Ma li stanno già cercando, giusto? Se sono dati per dispersi l’Ordine si sta attivando per trovarli, vero?-
Lenalee sospirò.
-No, che io sappia almeno per adesso nessuno intende fare niente.-
-Ma perché? Se noi esorcisti siamo davvero così pochi e preziosi come dicono non dovrebbe essere la loro priorità mantenere in vita quei pochi che ci sono?-
-Non lo so, Angi. So solo che qualunque cosa diciamo nessuno vuole darci retta.-
 
Angelica si voltò, aiutandosi con la stampella e stringendo i denti quando avvertì una fitta di dolore alla gamba.
Il suo cervello ancora stentava ad elaborare ciò che le era stato detto.
Lavi le aveva promesso che sarebbe tornato presto. Invece non lo aveva fatto perché era sparito. Doveva senz'altro essergli successo qualcosa. Allora perché nessuno voleva cercarlo?
Perché stava succedendo tutto questo? Perché l’unica a cui sembrava importare era lei? E se fosse stato davvero così che cosa avrebbe fatto?
 
-Se nessuno vuole farlo allora lo cercherò da sola.-
mormorò più a se stessa che all’amica alle sue spalle.
-Come?-
le chiese Lenalee.
-Non lo so ma troverò un modo. Non mi arrenderò così facilmente.-
 
Con le lacrime agli occhi ricordò ciò che Lavi le aveva detto prima di partire.
So che sai essere forte. Dimostramelo. Rendimi fiero di te.
 
-Te lo prometto, Lavi. Non mi arrenderò finché non ti avrò trovato. Ti renderò fiero di me.-
 
Author corner:

avrei potuto fare una nota delirante come mio solito, ma pensandoci sono giunta alla conclusione che almeno per questa volta vale la pena di prendere le cose con un po’ più di serietà, visto che questo è stato un capitolo piuttosto... intenso (?), è il miglior aggettivo che al momento mi viene in mente per descriverlo. Ho impiegato meno del tempo che pensavo mi sarebbe servito per scriverlo per il semplice fatto che ho in mente questa parte della storia da circa due anni e avevo già provato a buttare giù qualche idea, così che alla fine per più di metà capitolo è stato necessario solo adattare e correggere il manoscritto. Non che non sia stata un’impresa impegnativa, penso che questo capitolo sia un bel mattone sia da scrivere che da leggere. In ogni caso spero davvero che vi sia piaciuto e sarei più che felice se voleste farmi sapere cosa ne pensate.
Un paio di comunicazioni di servizio: prima di tutto vi informo che con questo capitolo si chiude il secondo libro. So che è molto più breve del primo, io per prima credevo che mi ci sarebbe voluto molto più tempo per arrivare a questo punto della storia, ma a quanto pare gli eventi nella mia testa sembrano molto più dilatati di quanto in realtà non siano quando bisogna scriverli. Comunque era solo per dirvi di tenervi pronti, perché dal prossimo capitolo la storia prenderà una piega completamente diversa da quella che ho mantenuto fino ad ora, come credo sia già stato ampiamente suggerito dagli eventi che avete appena letto.
Inoltre, non che sia di vitale importanza saperlo ma preferisco farvelo notare anyway (?), il rating della storia è passato dal giallo all’arancione. È una decisione che ho preso dietro consiglio della mia consulente (ah, se non ci fosse lei a togliermi l’ansia ogni volta che devo pubblicare probabilmente non sarei mai arrivata fino a qui--) perché ho ritenuto che fosse meglio alzare un po’ il tiro, sia per questo capitolo che per quelli futuri. Man mano avremo modo di parlarne con più calma, in ogni caso.
Bon, credo di aver finito. La smetto di annoiarvi con le mie chiacchiere e vi ringrazio per aver letto la mia storia fino a questo punto, sperando che vorrete continuare a seguirla. Per il prossimo capitolo ci sarà un po’ da aspettare, credo. Oltre a non aver ancora terminato la sessione d’esami il vero problema è che ho in mente un’idea particolare per il capitolo che deve venire e non sapendo ancora se può funzionare o meno non saprei dire quanto tempo mi ci vorrà per scriverlo. Appena ne saprò di più, comunque, comunicherò i dettagli nel solito info point.
Grazie di nuovo e vi invito, se lo desiderate, a lasciarmi la vostra opinione sul capitolo e a contattarmi per qualunque cosa. A presto,
Yami =^.^=

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Capitolo 24
*** Senza nessun aiuto ***


Yami: ...
Angelica: allora, miss Yami? Non crede che sarebbe il caso di dire qualcosa?
Yami: ...
Angelica: dovrei forse dirlo io, così facciamo prima?
Yami: ...
Angelica: e va bene, allora lo dico io! Innanzitutto bentornati a tutti! E scusateci, scusateci davvero per averci messo così tanto! *si inchina*
Yami: io non volevo ritardare... sul serio... ma avevo le lezioni... e gli esami...
Angelica: beh, ormai è fatta quindi non c'è molto che si possa fare, giusto?
Yami: giusto...
Angelica: la cosa importante è che siamo riusciti ad aggiornare anche questa volta. Partiamo subito aprendo questo nuovo libro con il tema che l'autrice ha scelto: "Age of Dragons" degli Audiomachine.
Yami: sono mesi che penso che questa musica sia PERFETTA e non vedevo l'ora di arrivare a questo punto per poterla associare a questa parte della storia... in effetti ho in mente da così tanto tempo anche questo pezzo di storia che mi fa stranissimo esserci arrivata per davvero!
Angelica: se vi state chiedendo perché ci siamo solo io e miss Yami... ecco...
Yami: come avrete modo di vedere leggendo il capitolo in questo momento siamo un filino a corto di personale... per dirla in breve non ce n'è rimasto uno sano!
Angelica: buuuuh! *piange*
Yami: *dà fazzoletto* dai Angelica, non fare così, le cose si sistemeranno.
Angelica: davvero?
Yami: ... cosa ne dite di leggere il capitolo e ne riparliamo dopo? Eh?
Angelica: buuuuuuuuuuh!
 
Libro terzo: Nothing’s ever going to happen again
 
“[...] but if you have been [as miserable] – if you’ve been up all night and cried till you have no more tears left in you – you will know that there comes in the end a sort of quietness. You feel as if nothing is ever going to happen again.”
(“[...] ma se siete stati [così infelici] – se siete rimasti svegli tutta la notte a piangere fino a non avere più lacrime – saprete che ad un certo momento si arriva ad una specie di tranquilla malinconia. Ci si sente come se non dovesse succedere più nulla.”)
Clive Staples Lewis, “Chronicles of Narnia – The Lion, the Witch and the Wardrobe”

 
CAPITOLO 24 – Senza nessun aiuto

-FEBBRAIO-
Quel giorno aveva iniziato a nevicare. L’Ordine Oscuro appena sveglio era stato salutato dai primi fiocchi candidi che avevano iniziato a cadere dal cielo e per tutta la giornata la neve aveva imperversato silenziosa e pacifica fino a ricoprire tutto di una patina bianca e uniforme.
Anche quando scese la sera non aveva smesso di nevicare nemmeno un secondo e adesso la notte era permeata dall’atmosfera magica dei fiocchi che si appoggiavano a terra senza alcun rumore.
Era notte fonda, potevano essere le due o le tre, e nonostante questo Angelica era in piedi.
Spogliatasi della camicia da notte aveva scelto di indossare un vestito di stoffa spessa, si era infilata gli stivaletti ed era uscita dalla sua stanza. Imboccando il corridoio in punta di piedi arrivò fino alle scale e scese a pian terreno, guardandosi intorno senza sosta per assicurarsi che nessuno potesse vederla.
Arrivata al portone principale afferrò la maniglia e lo aprì lentamente quel tanto che bastava perché potesse uscire, trasalendo quando i cardini cigolarono e fecero riecheggiare il suono forse per tutto il piano.
Si infilò fuori e richiuse subito la porta, nascondendosi poi dietro una colonna in modo da non farsi vedere in caso qualcuno fosse uscito a controllare. Ma nessuno giunse a cercarla e la ragazza si avventurò lungo i sentieri bui del parco dell’Ordine, incurante della neve che le cadeva addosso. Aveva volontariamente scelto di non indossare un soprabito o una mantella e la stoffa del vestito, seppur pesante, non riusciva a fornirle abbastanza calore.
Ma a lei non importava.
Aveva scoperto di amare il freddo. La faceva sentire sveglia, cosciente, la aiutava a pensare.
In quel periodo aveva davvero tanto bisogno di pensare. Si sentiva sola come non le accadeva ormai da mesi e allo stesso tempo i momenti di solitudine erano gli unici in cui riusciva a trovare un minimo di reale conforto.
Erano tutti in pensiero per lei. Lo sapeva. Le loro facce preoccupate glielo dicevano ogni giorno. Si sentiva costantemente giudicata, dovunque andasse aveva gli occhi di qualcuno puntati addosso e quella sensazione le faceva mancare l’aria.
Erano ormai due settimane che andava avanti così. Due settimane.
Era stata paziente e aveva lasciato passare un po’ di tempo. Sapeva che l’ultima missione era stata dura per tutti, dovevano aver bisogno di tempo per riprendersi. E lei aveva aspettato.
Aveva aspettato per due settimane.
Strinse l’Innocence in una mano e con l’altra fece roteare lentamente qualche fiocco di neve intorno a sé, osservando i movimenti a spirale che compivano. Chiuse gli occhi, concentrandosi solo sulla sensazione della neve che le cadeva sul viso. Quando le lacrime iniziarono a scivolarle lungo le guance le parvero bollenti in contrasto con la sua pelle intirizzita dall’aria gelida della notte.
Solo quando era da sola poteva prendersi la libertà di piangere. Non poteva farlo davanti agli altri e soprattutto non poteva farlo davanti a Lenalee. In quelle due settimane erano state la confidente l’una dell’altra e si erano sostenute a vicenda. Ma Angelica sapeva che quando l’amica la confortava, quando le ripeteva che tutto sarebbe andato per il meglio e che le persone a loro care sarebbero tornate tutte sane e salve, non faceva altro che cercare di confortare se stessa.
Per questo sapeva anche che probabilmente non avrebbe sopportato il vederla piangere. L’avrebbe consolata e le sarebbe stata vicina, certo, ma non lo avrebbe sopportato.
Così Angelica aveva deciso che sarebbe dovuta essere forte per entrambe. Ma era così difficile quando tutti intorno a lei sembravano così indifferenti.
Lui era sparito da due settimane e nessuno aveva ancora mostrato la minima intenzione di fare qualcosa a riguardo.
La giovane riaprì gli occhi e sospirò, osservando il suo fiato che si raggruppava in una fitta nuvoletta di condensa davanti al suo viso.
Si sentiva così sola.
 

 
-MARZO-
Aveva interrotto qualcosa di importante. Forse avrebbe dovuto scusarsi ma l’espressione che vide comparire sul volto di Leverrier non appena l’uomo si accorse della sua presenza fu sufficiente a farle passare la voglia di farlo.
Komui la osservava a disagio mentre si faceva sempre più vicina alla sua scrivania, in attesa di conoscere il motivo della sua visita. Angelica non lo fece attendere.
 
-Komui, dobbiamo parlare.-
Lui rispose con fare esitante.
-Angelica, adesso sarei in riunione...-
-No, Supervisore, fatela parlare. Di certo avrà qualcosa di molto importante da dirvi se è entrata nel vostro ufficio senza bussare e senza curarsi del fatto che potevate avere degli impegni...-
disse Leverrier mentre un sorrisetto beffardo gli storpiava il viso. La giovane evitò di guardare nella sua direzione e strinse forte i pugni.
-Allora... dimmi, di cos’hai bisogno?-
chiese cautamente Komui. Lei fece un profondo respiro prima di iniziare a parlare.
-Komui... voglio delle spiegazioni. Credo di avere aspettato a sufficienza, adesso devo saperlo: qualcuno sta facendo qualcosa per trovare Lavi e Bookman?-
Seguì un silenzio carico di tensione.
-Angelica, io...-
-È quello che pensavo...-
sospirò lei.
-La situazione è complicata... aspettiamo di avere dei dati certi prima di agire in qualunque...-
-Dei dati certi... perfetto, e qualcuno li sta già cercando questi... dati, giusto?-
Il suo tono stava diventando supponente, se ne rendeva conto, ma allo stesso tempo non le riusciva di esprimersi in modo diverso.
-Angelica...-
-Dati riguardanti cosa, poi? Cos’è che dovete accertare?-
-Che gli esorcisti dispersi siano ancora in vita.-
La risposta di Leverrier le arrivò con la violenza di uno schiaffo in pieno viso e Angelica si voltò a guardarlo con gli occhi spalancati.
-Cosa?-
-Non abbiamo alcuna prova che siano sopravvissuti. Finché non ne saremo sicuri l’Ordine non mobiliterà nessuna squadra di ricerca.-
La ragazza tornò a guardare il Supervisore.
-Komui...-
-È così, Angelica. Per quanto ne sappiamo potrebbero essere già morti...-
Lei abbassò lo sguardo per nascondere che le stavano venendo le lacrime agli occhi.
-Quindi... non ci volete nemmeno provare.-
Komui sussultò. Leverrier invece non batté ciglio.
-Miss Knight, capisco il profondo affetto che la legava ai suoi compagni... ma dovrà portare pazienza e attendere che chi di dovere svolga il suo compito.-
-Portare pazienza?!-
Tutta la calma che Angelica aveva cercato di ostentare fino a quel momento svanì come una bolla di sapone e non si fece più alcuno scrupolo ad urlare in faccia al Sovrintendente. Poco importava se ci sarebbero state delle conseguenze, portava dentro di sé più di un mese di rabbia e frustrazione represse e tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era sfogarsi.
-Io ho portato pazienza! Ho aspettato e per cosa? Che “chi di dovere svolga il suo compito”? Ma non prendiamoci in giro... qui nessuno ha intenzione di fare nulla quindi perché dovrei starmene seduta buona ad aspettare?-
Komui cercò di calmarla.
-Angelica, ti prego...-
-No, Komui! Mi dispiace ma non resterò zitta! Sono stata in silenzio anche troppo, per quanto mi riguarda. Non dite sempre che noi esorcisti siamo preziosi? Che siamo pochi e che quei pochi che ci sono dovrebbero essere protetti? Allora perché non dovrei dire niente quando voi avete abbandonato uno dei vostri preziosi esorcisti e lo avete dichiarato morto senza un cadavere come prova?!-
 
Due esorcisti, Angelica... dannazione, sono due esorcisti, non uno!’
La giovane strizzò le palpebre e strinse i pugni. Non riuscì ad evitare il flusso di lacrime che le uscì dagli occhi serrati e prima che Leverrier potesse dirle altro girò sui tacchi e scappò via.
Non sapeva quanto aveva corso ma ad un certo punto si ritrovò appoggiata ad una colonna per riprendere fiato. Lentamente scivolò verso il basso finché non fu seduta per terra e coprendosi il viso con le mani singhiozzò finché ne ebbe la forza.
Adesso ne aveva la prova, nessuno a parte lei sembrava davvero intenzionato a fare davvero qualcosa per ritrovare Lavi e se anche lo voleva c'era qualcosa (o qualcuno) pronto a metterlo in difficoltà.
 
-Io ti troverò, Lavi... non avrò pace finché non ti avrò trovato...-
mormorò tra i singhiozzi, lasciando cadere la testa all’indietro contro la colonna.
-Non mi importa se nessuno mi aiuta... non mi importa se nessuno mi crede... io so che tu sei ancora vivo... per questo... per questo io ti troverò.-
 

 
-APRILE-
Forse andare in missione era stato un errore. Era da quasi tre mesi che ad Angelica non veniva assegnato un incarico ed era sinceramente stanca di starsene tutto il giorno chiusa nel castello. Quelle mura di pietra iniziavano a toglierle l’aria.
Aveva insistito lei per uscire in missione, sicura di stare ormai abbastanza bene da sostenere un combattimento. Dopo poco era diventato chiaro che forse aveva fatto un errore di valutazione.
Già solo recarsi sul luogo le aveva provocato dei dolori lancinanti alla gamba non del tutto guarita, quando poi apparvero davvero gli akuma da combattere si accorse che anche solo stare in piedi per un tempo prolungato le richiedeva un enorme sforzo, figurarsi correre e saltare.
Per fortuna i suoi compagni fecero il possibile per aiutarla, Marie la coprì in diverse occasioni e lottò da solo mentre lei riposava nel Time Out di Miranda. Sapeva che loro non gliene volevano per la sua debolezza, ma lei si sentiva terribilmente colpevole e inutile.
 
-Mi dispiace, Miranda...-
mormorò ad un certo punto durante una delle sue pause.
-Credevo di riuscire a far bene e invece sto solo mettendo in pericolo te e Marie. Mi dispiace tanto, se vi succederà qualcosa di male sarà solo colpa mia...-
-Non dirlo nemmeno per scherzo, Angelica!-
Miranda le sorrise.
-Tu sei una nostra compagna e sappiamo che stai facendo del tuo meglio. Quando ho saputo che eri stata tu a voler uscire in missione ero davvero felice, avevo paura che dopo la scomparsa di Lavi non avresti più voluto combattere.-
-Miranda...-
La ragazza la abbracciò, commossa.
-Non mi ero mai resa conto di quanto voi teniate a me... grazie.-
 
Angelica impugnò le spade, pronta a tornare fuori per combattere al fianco di Marie.
Appena fu uscita dall’area protetta dell’Innocence della sua compagna dovette fare uno scatto di lato per evitare l’attacco di un Livello 3 e quell’azione le provocò una fitta lancinante alla gamba, che non le resse e la fece cadere a terra. Evitò l’attacco successivo con una goffa capriola e sfruttando la spinta si rimise in piedi e, convinta che l’akuma non avrebbe perso tempo ad attaccarla, si rimise subito in guardia.
Per questo rimase molto sorpresa quando lo vide indugiare per osservarla con attenzione e si sorprese anche di più quando questi iniziò a parlarle.
 
-Sei tu Angelica Knight?-
Questo era... molto strano.
-Cosa?-
chiese lei, nonostante avesse capito la domanda ma troppo sorpresa per essere davvero sicura di aver sentito bene.
-Ho detto... sei tu Angelica Knight?-
Già che un akuma non stesse cercando di ucciderla ma volesse parlare con lei era bizzarro, il fatto che sapesse anche il suo nome rendeva quella situazione davvero improbabile.
-Chi la cerca?-
chiese lei, sospettosa.
-I signori Noah hanno un messaggio per lei.-
La giovane si irrigidì.
-Un messaggio... dai Noah?-
All’improvviso l’akuma fece uno scatto in avanti e fu solo perché Angelica ebbe la prontezza di alzare le spade per parare che evitò un colpo che altrimenti le avrebbe aperto il cranio in due.
-Allora... sei tu Angelica Knight?-
Lei lo spinse via e si spostò, tenendo la posizione di guardia.
-Che cosa vogliono i Noah da me?-
Il Livello 3 ghignò.
-Te l’ho detto, ho un messaggio da parte dei signori Noah. Pensano di avere in custodia qualcosa... o qualcuno di tuo interesse...-
La ragazza spalancò gli occhi.
-Qualcuno... di mio interesse...?-
-La signorina Road vuole proporti un gioco. Una sfida, se preferisci vederla così.-
-E perché dovrei accettare?-
Nonostante stesse cercando di mostrarsi indifferente doveva ammettere che la cosa la interessava molto.
-Perché se vincerai potrai trovare quella cosa...-
-E chi mi garantisce che non sia tutto un trucco? Non c'è da fidarsi dei Noah.-
-Per la signorina Road i giochi sono una cosa molto seria...-
-Oh, lo so molto bene...-
commentò amaramente lei.
-Quindi pensi di accettare?-
La incalzò l’akuma.
-Di che tipo di gioco si tratta?-
domandò, cercando di guadagnare tempo per pensare. Il Livello 3 estrasse dal nulla un foglio arrotolato.
-È una sfida di intelligenza. Dovrai risolvere l’enigma che i signori Noah hanno preparato per te e la soluzione ti porterà a...-
 
Un groviglio di fili trasparenti e sottili come capelli si avvolsero intorno al corpo dell’akuma, non permettendogli di concludere la spiegazione. Le corde di Marie stritolarono il loro nemico finché quello non svanì in un’esplosione che fece volare lontano la pergamena che stava sventolando in una mano fino a poco prima.
Angelica imprecò e istintivamente corse nella direzione verso cui aveva visto cadere il foglio. Per fortuna lo trovò miracolosamente integro, rovinato solo da qualche piccola bruciatura.
Lo raccolse con le mani che tremavano e ruppe il sigillo che lo teneva chiuso mentre i passi dei suoi compagni si facevano sempre più vicini.
 
-Che cos'è?-
chiese Miranda, osservando con curiosità il pezzo di carta che la ragazza stava spiegando.
-Io...-
Angelica avrebbe voluto rispondere ma il contenuto di quel messaggio la lasciò senza parole.
-Non lo so.-
La pagina era coperta di lettere e numeri in serie che si ripetevano apparentemente all’infinito e che parevano non avere alcun significato.
-“Gen 6, 8, 22. Gios 9, 3, 3. Abac 2, 1, 12.” Ma cosa...?-
La giovane non riusciva a smettere di fissare la pergamena e quelle cifre senza senso.
-Che cosa significa questo?-
Marie e Miranda si avvicinarono.
-Angelica, cosa succede? Dove hai preso questo foglio?-
-Me lo ha dato quell’akuma, ha detto che me lo mandano i Noah.-
-I Noah? E perché dovrebbero mandarti una lettera piena di numeri?-
-Ha detto che è un gioco, una sfida che mi ha proposto Road. Ha detto che se risolvo l’enigma... potrò trovare Lavi!-
Le loro espressioni furono sufficienti a farle capire che non le credevano.
-Ti ha detto proprio così?-
Lei esitò.
-Beh, no... in realtà non ha fatto in tempo a finire di spiegare, ma... ma deve essere così! Perché dovrebbero fare una cosa del genere, altrimenti?-
Una consapevolezza improvvisa le attraversò la mente come un fulmine.
-Questo... questo vuol dire che Lavi è vivo! È vivo! Capite? Lavi è vivo e se risolvo questo codice potremo salvarlo!-
 
Quando Angelica vide come la stavano guardando il sorriso che le era apparso sul viso morì all’istante.
Piegò il foglio e se lo infilò in tasca, dando poi le spalle ai suoi compagni e allontanandosi per conto suo.
Che stupida era stata a pensare che sarebbe bastato così poco per convincere qualcuno ad aiutarla. Nessuno l’aveva voluta ascoltare fino ad ora, che cosa poteva cambiare una pagina di numeri e lettere in apparenza senza senso?
Ormai avrebbe dovuto capirlo. In questa missione era completamente sola.
 

 
-MAGGIO-
Quando Angelica vide Lenalee entrare in biblioteca di corsa alzò gli occhi al cielo e tornò a prestare attenzione a quel che stava facendo. Ultimamente quando la sua migliore amica la cercava non faceva altro che lamentarsi perché la ragazza passava ogni suo secondo libero a ragionare su quello stupido codice che l’akuma le aveva dato qualche settimana prima.
Oggi non era proprio giornata e non aveva nessuna voglia di sentire l’ennesima ramanzina.
Ad ogni modo sembrava che le intenzioni di Lenalee non fossero quelle che Angelica credeva.
 
-Angi, presto, devi venire subito!-
La giovane alzò di malavoglia lo sguardo dal suo lavoro.
-Cosa? Perché? Che succede?-
L’euforia della ragazza cinese sembrava completamente fuori luogo vista l’atmosfera pesante degli ultimi tempi.
-È successa una cosa meravigliosa! Kanda è tornato!-
Angelica rimase a bocca aperta e lasciò cadere la penna dalla mano.
-Che cosa? Ma... ma non era...-
-No! Noi pensavamo che fosse morto e invece non lo è! È tornato, Angi, vieni a vedere!-
 
Finalmente invogliata a muoversi la ragazza scattò in piedi e seguì l’amica fino ad arrivare alla Sezione Scientifica. Appena fuori dal Gate dell’Arca, circondato da un piccolo capannello di scienziati, stava effettivamente Kanda.
Sembrava che non gli importasse dell’attenzione che gli veniva riservata ma allo stesso tempo non lo infastidiva nemmeno al punto da allontanare chiunque gli stesse intorno.
Angelica si avvicinò al gruppetto e chiamò l’esorcista.
 
-Kanda!-
Lui si accorse finalmente della sua presenza ma non mostrò alcuna reazione. La ragazza si fece strada tra le altre persone fino ad arrivare di fronte al giovane.
-È... è incredibile riaverti qui...-
Se fosse stata un’altra persona probabilmente lo avrebbe abbracciato... ma l’idea di abbracciare Kanda le appariva talmente improbabile che preferì lasciar perdere.
-Tsk, non ti libererai così facilmente di me.-
commentò lui senza scomporsi. Lei rise.
-Immagino di no.-
 
Passò qualche imbarazzante secondo in cui non seppero cosa dirsi, poi il ragazzo prese l’iniziativa, oltrepassandola e uscendo dalla Sezione Scientifica.
Angelica rimase a fissare per un po’ il punto oltre il quale era sparito, riflettendo tra sé.
Lenalee le aveva accennato molto vagamente qualcosa riguardo ciò che era successo prima della sua scomparsa. Non le aveva detto granché ma quel poco che pensava di sapere le faceva sorgere dei dubbi sul ritorno del giovane esorcista.
Scosse la testa cercando di liberarsi da quei pensieri e decise di tornare in biblioteca per continuare a ragionare su quel codice che da giorni non le dava tregua.
 
* * *
 
Angelica percorse in fretta e senza esitazioni la distanza che la separava dalla meta che si era preposta ma quando la raggiunse si bloccò e rimase a fissare il muro per qualche secondo.
Non pensava che sarebbe mai andata a bussare a quella porta, ma c'era qualcosa che sentiva di dover sapere. Quindi, dopo diverse ore passate a rimuginarci e dopo aver cambiato idea innumerevoli volte, finalmente aveva deciso di andare a cercarlo.
Aveva chiesto praticamente a mezzo Ordine Oscuro se lo avessero visto da qualche parte, ma niente, come era riapparso Kanda sembrava sparito di nuovo.
Così era finita davanti alla sua stanza, l'ultimo posto che le rimaneva in cui cercare.
Con un sospiro appoggiò timorosamente le nocche al legno e batté per due volte. Con sua grande sorpresa la porta, che probabilmente non era stata chiusa bene, si socchiuse cigolando da sola sotto i deboli colpi della sua mano. Un'occhiata furtiva all'interno della stanza fu sufficiente per constatare che il ragazzo non era neanche lì.
Angelica stava già per richiudere lo sportello e andarsene, ma si bloccò con la mano appoggiata alla maniglia. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Nella scarna essenzialità della camera, il cui arredamento era composto semplicemente da un letto e un tavolo posti agli estremi opposti della stanzetta spoglia, non era difficile notare un oggetto tanto particolare. Placidamente appoggiata alla superficie altrimenti vuota del tavolo stava la clessidra più strana che la ragazza avesse mai visto: la struttura esterna era composta da due colonnine dorate e ospitava un corpo centrale di vetro talmente trasparente che si faceva fatica a distinguerne i contorni. Sembrava pieno d’acqua, ma ad uno sguardo più attento si poteva capire che quel liquido era troppo denso per essere semplice acqua.
Ma la cosa più sbalorditiva di quel dispositivo misterioso era ciò che ospitava nella parte superiore: un grosso fiore di loto bianco e rosa galleggiava pacifico nel fluido trasparente, circondato da un alone biancastro che faceva quasi pensare che il fiore emettesse luce propria.
Sul fondo della clessidra giacevano inermi cinque petali caduti.
Angelica si avvicinò e osservò più da vicino la corolla del fiore, che a vedersi pareva sano e in piena fioritura. Trovò davvero strano che potesse aver perso così tanti petali in quelle condizioni.
Quasi inconsciamente alzò una mano per sfiorare il vetro della clessidra, quando...
 
-Cosa ci fai qui?!-
 
La voce imperiosa di Kanda tuonò alla sinistra di Angelica, che fece un salto per la sorpresa e si voltò di scatto per vedere che il ragazzo la stava osservando dall’ingresso della sua stanza.
E a giudicare dalla sua espressione era furioso.
Quando lo vide varcare la soglia la giovane iniziò ad indietreggiare intimorita.
 
-Kanda, mi dispiace...-
Lo vide buttare sul letto un fagotto di stoffa nera e rossa (l’uniforme nuova che probabilmente era appena andato a ritirare da Johnny) e muoversi verso di lei a grandi passi.
-Cosa stavi facendo?-
Glielo urlò praticamente in faccia mentre le afferrava le braccia e la sbatteva contro il muro, tenendola ferma con la sua presa possente.
-Io... ti prego, mi dispiace... non volevo ficcanasare, te lo giuro, stavo solo...-
-Chi ti ha dato il permesso di entrare?-
Accompagnò la domanda scuotendole forte le spalle, cosa che le fece spalancare gli occhi per la paura.
-E’... è stato un incidente. Ho bussato e... la porta si è aperta da sola. Poi ho visto il fiore e...-
-E cosa? Hai pensato bene di farti un po’ i cazzi miei?-
-No, io... non lo so. Ma ti giuro che mi dispiace, non volevo entrare senza permesso, davvero!-
 
Lui le piantò addosso i suoi penetranti occhi scuri e Angelica si sentì quasi trapassata dal suo sguardo.
Aveva sempre provato un po’ di soggezione per Kanda, ma mai era arrivata ad averne paura come in quel momento. Sembrava davvero deciso a farle del male solo per essere sgattaiolata nella sua stanza.
Ma alla fine quella sua impressione risultò errata, perché il giovane le lasciò le braccia e si voltò dall’altro lato, dandole le spalle e iniziando a trafficare con la sua uniforme.
 
-Allora, cosa vuoi?-
Lei rimase interdetta per un secondo.
-Come?-
-Se sei venuta qui è perché evidentemente mi cercavi. Dimmi cosa vuoi e vattene.-
-Oh...-
La ragazza fece un timido passo avanti e disse, con la voce che tremava:
-Io... volevo chiederti una cosa...-
-Allora muoviti.-
-Volevo chiederti... perché hai deciso di tornare all’Ordine Oscuro.-
Esitò un istante prima di proseguire.
-Non so con esattezza quel che ti è successo, non voglio nemmeno che tu me ne parli. Però... so che l’Ordine ti ha fatto delle cose orribili e quindi credo che avresti avuto tutte le ragioni per non tornare...-
-E’ vero, le avrei avute...-
la interruppe lui, con un sorrisetto amaro.
-Allora perché? Che cosa ti ha spinto a riprendere questa vita di sofferenza e... e ingiustizia?-
Kanda non rispose, non smise di fare ciò che stava facendo e Angelica temette che non avrebbe avuto risposta.
-Perché lo vuoi sapere?-
Già, questa era una bella domanda: perché lo voleva sapere?
-Io... non lo so. Credo... credo di essere contenta che tu sia tornato, però... da una parte avrei preferito che tu non lo facessi. L'Ordine non merita qualcuno come te...-
-No, hai ragione. L'Ordine non mi merita.-
Finalmente si girò a guardarla, la sua espressione non lasciava trasparire nessun sentimento.
-Infatti non sono tornato per l'Ordine. Io... sento di avere una specie di debito con la mammoletta e sono tornato per pareggiare i conti.-
-In debito? Con Allen?-
La ragazza non riusciva a capire.
-Fin da quando sono cominciati i segnali della sua trasformazione in Noah io ho fatto finta di niente. Penso che in parte sia colpa mia se quello lì si è risvegliato...-
-Ma tu non potevi sapere cosa sarebbe successo, nessuno poteva...!-
-In ogni caso per me è così e voglio provare a mettere le cose a posto.-
-Come?-
sussurrò Angelica. Il giovane fece spallucce.
-Andrò a cercarlo.-
-Stai dicendo che partirai con Johnny?-
-Sì, andrò con lui.-
Un sorriso spontaneo si disegnò sul volto della ragazza, prendendo Kanda un po' alla sprovvista.
-Cosa? Adesso perché sorridi?-
-Sono felice che tu vada con Johnny, sarà più al sicuro se ci sei anche tu.-
-Tsk, non sto andando a fargli da balia!-
Lei scoppiò a ridere.
-No, ma se ce ne sarà bisogno guarderai le spalle anche a lui.-
-E chi lo dice?-
-Lo dico io. Ormai ti conosco, so che anche se dici il contrario in realtà ti importa dei tuoi compagni.-
Improvvisamente distolse lo sguardo, rompendo quella strana atmosfera rilassata che si era venuta a creare.
-Approposito di questo... non ho mai avuto occasione di ringraziarti per avermi salvata quella volta, qualche mese fa...-
-Tch, perché mi ringrazi? Stavo facendo il mio lavoro.-
-Comunque se non fossi arrivato tu adesso probabilmente non sarei qui.-
Lui non mostrò alcuna emozione e continuò a mantenere la sua aria distaccata.
-Umpf, mi sembra ancora di sentire quell'idiota di un coniglio. Non ho fatto in tempo a mettere piede alla Sede Asia che me lo sono ritrovato dietro a rompere e a far domande.-
Angelica si rabbuiò quando venne indirettamente nominato Lavi, cosa che non sfuggì a Kanda.
-Non lo hai abbandonato, vero?-
Lei guardò altrove, stringendosi nelle spalle.
-Io... io vorrei cercarlo. Credo di aver trovato qualcosa, una specie di indizio che dovrebbe portarmi da lui...-
-Un indizio?-
La giovane estrasse dalla tasca il foglio con quella strana sequenza di numeri e lettere, da cui non si separava mai, lo spiegò e lo mostrò al ragazzo.
-Me lo ha fatto avere un akuma. Lui... ha detto che me lo mandavano i Noah. Penso che possa essere importante, anche se ancora non sono riuscita a capirne il significato. Però nessuno vuole credermi e nessun altro a parte me sembra intenzionato a fare nulla. Si comportano come... come se non ci fosse più niente da fare.-
La voce le si ruppe su quell'ultima parte della frase e la fanciulla si coprì il viso con le mani.
-Io credo che sia ancora vivo.-
Angelica lo guardò sorpresa. A modo suo la stava davvero confortando?
-Cosa?-
-Lui e quel vecchio non gli servono a niente da morti. Ha più senso che li tengano da qualche parte perché vogliono farli parlare.-
Lei lo fissava con gli occhi spalancati.
-E' quello che penso anch'io...!-
-Allora non lasciar perdere. Lui non te lo perdonerebbe. E nemmeno tu te lo perdoneresti.-
Alla ragazza sfuggì un sorrisetto.
-Ah sì?-
-Anch'io ormai ti conosco bene, hai il senso di colpa facile.-
Le restituì il foglio, mentre lei si faceva una mezza risata.
-Non capisco cosa possa voler dire questa roba. Ma tu oltre ad essere una maledetta piattola sei anche intelligente, qualcosa ne tirerai fuori.-
-Grazie per avermi dato della piattola!-
Il giovane a quel punto si voltò di nuovo di spalle e mosse qualche passo verso la finestra.
-Ti ho detto quello che volevi sapere. Adesso sparisci.-
 
Angelica si girò a sua volta e mise una mano sulla sponda della porta.
L'occhio le cadde sulla strana clessidra e sul fiore di loto al suo interno e per un attimo si fermò ad osservarla.
 
-Kanda?-
Continuava a darle le spalle, ma fece un cenno con la testa come ad indicare che per lo meno l'aveva sentita.
-Che succede quando il fiore perde tutti i petali?-
Forse era una sua impressione ma era quasi sicura di averlo visto irrigidirsi.
-Non ha importanza.-
-Non ne ha?-
Finalmente lui si voltò e passarono interminabili secondi a fissarsi, tanto che Angelica cominciò a dubitare che le avrebbe risposto.
-Succede che il tempo a sua disposizione è scaduto, perciò sfiorisce. E muore.-
La ragazza annuì, distogliendo lo sguardo.
-Che destino triste...-
Anche lui distolse lo sguardo e si girò di nuovo a fronteggiare la finestra.
-È soltanto un fiore.-
-Davvero?-
Lui non rispose. La porta alle sue spalle si richiuse con un leggero scatto e Kanda capì che la fanciulla aveva tolto il disturbo.

 

 
-GIUGNO-
Lenalee entrò in biblioteca di buonora quella mattina, certa che vi avrebbe trovato Angelica, come del resto era successo negli ultimi due mesi. E infatti la ragazza era seduta a uno dei banchi da consultazione e scribacchiava qualcosa su un foglio di carta già coperto di quelli che sembravano calcoli e appunti.
La ragazza cinese si avvicinò all’amica e sospirò.
 
-Angi, non hai dormito nemmeno stanotte.-
 
L’altra staccò il pennino dal foglio e alzò lo sguardo verso di lei. Le numerose notti insonni si potevano chiaramente intuire dai cerchi scuri intorno ai suoi occhi azzurri e a giudicare dal pallore diffuso sul suo viso scarno si poteva dedurre che doveva aver saltato anche qualche pasto.
Ma la sua espressione era diversa dall’aria stanca e abbattuta che si era cucita addosso negli ultimi mesi: nonostante l’evidente carenza di nutrimento e riposo sembrava più carica e determinata che mai.
 
-Lena... credo di avercela fatta.-
La sua amica allargò le braccia, esasperata.
-A ridurti uno straccio svenandoti su quella sequenza senza capo né coda? Direi di sì, ce l’hai fatta!-
-No, tu non capisci... credo di essere riuscita a decifrare il codice.-
Lenalee si sedette al suo fianco.
-Hai decifrato il codice? Vuoi dire che sei riuscita a darci un senso?-
-In realtà più che un codice ho scoperto che si tratta di un breve testo cifrato. L’ho capito grazie alle lettere che aprivano ogni serie di cifre.-
Le mostrò i fogli su cui stava scribacchiando prima.
-Queste serie di lettere e numeri sono tutte uguali tra loro, sono troppo regolari per essere messe a caso. E i gruppi di lettere a volte si ripetono, per questo ho iniziato a pensare che potessero voler dire qualcosa. Anzi, a furia di guardarle e riguardarle ho cominciato ad avere la sensazione di averle già viste da qualche parte. Ho ipotizzato che potessero essere unità di misura, sigle, indicatori... finché non mi è venuto in mente.-
Indicò l’elenco di quelle paroline in apparenza senza significato che lei stessa aveva copiato sui suoi appunti.
-Gen, Gios, Abac, Bar, Est... queste non sono lettere messe a caso e nemmeno unità di misura o indicatori. Sono abbreviazioni.-
-Abbreviazioni? E di cosa?-
Angelica guardò distrattamente i suoi appunti prima di rispondere.
-Qualcosa che noi, che siamo membri del clero, dovremmo conoscere molto bene.-
Riprese in mano la penna e completò le abbreviazioni.
-Genesi, Giosuè, Abacùc, Baruc, Ester... queste sono le abbreviazioni dei libri della Bibbia.-
Lenalee ragionò sulle ipotesi dell’amica.
-La Bibbia? Ma perché?-
-Non lo so, credo che voglia essere una sorta di provocazione. La Bibbia è il nostro testo sacro, no?-
L’altra ragazza però continuava a non capire.
-Va bene, hai capito che questi gruppi di lettere indicano alcuni dei libri della Bibbia ma a cosa ti è servito per decifrare il codice?-
-Come ti ho detto prima questo non è un codice, anche se fino ad ora ho erroneamente pensato che lo fosse. In realtà ho capito che si tratta di un testo criptato e quelle abbreviazioni mi hanno aiutato a capire che la Bibbia ne è la chiave di lettura. Per leggerlo si prende una delle sequenze, per esempio questa...-
Indicò con la punta del pennino la prima serie.
-Gen 6, 8, 22. La sigla mostra quale libro scegliere, la prima cifra invece indica il capitolo, la seconda il versetto e la terza è il numero della lettera da cercare in quel versetto. Viene fuori che ogni sequenza rappresenta una lettera del testo, in questo caso è una C. Ripetendo lo stesso procedimento con ogni sequenza si possono trovare tutte le lettere decriptando così il testo e rendendolo finalmente leggibile.-
Lenalee ascoltava i ragionamenti di Angelica guardando sia lei che i suoi appunti con sguardo ammirato.
-Ma come hai fatto a capirlo?-
-L’ho soltanto intuito, non ho avuto la certezza di averci azzeccato finché non ho trovato la soluzione. E per trovarla ho dovuto faticare parecchio.-
La ragazza sbuffò.
-La Bibbia è il libro più tradotto al mondo, ne esistono centinaia di versioni diverse in praticamente tutte le lingue del mondo, compresi latino e greco antico, per non parlare di differenze ed errori tra le varie traduzioni.-
Lenalee spalancò gli occhi.
-E quindi come hai fatto?-
Angelica si strinse nelle spalle facendo un sorrisino.
-Sono andata per tentativi... parecchi tentativi. So che come metodo non è granché ma non sapevo da che parte iniziare. Per lo meno ho avuto buon intuito nell’individuare la lingua giusta altrimenti chissà quanto tempo ci avrei messo.-
Prese con entrambe le mani un librone posato vicino ad un angolo del banco da lettura e se lo portò più vicino, mostrandolo all’amica.
-Questa è la “Vulgata Clementina”, la più recente delle trasposizioni in lingua latina. Il latino è la lingua ufficiale della Chiesa e ho pensato che fosse un buon punto di partenza. A quanto pare avevo ragione, per fortuna!-
esclamò la giovane, dando un colpetto alla copertina.
-Quindi sei riuscita a decifrare il testo?-
Angelica le passò un foglietto su cui aveva annotato con grafia tremolante una specie di poesiola:
 
“Chi cerca trova, ma è molto più semplice se sai dove cercare.
Percorri con fiducia la strada verso lo templio obliato,
che acqua e nuove credenze dalla tradizione han separato.
Nell’Urbe che del più grande Principe è sede cammina senza paura,
che lo inganno nostro se tu lo trovi più non dura.”
 
Lenalee lesse per almeno tre volte quei versi prima di sollevare di nuovo gli occhi sul viso dell’altra ragazza.
-E che cosa dovrebbe significare?-
Per tutta risposta l’amica abbandonò la fronte contro il legno del banco e chiuse gli occhi con fare rassegnato.
-Non lo so. Credo che sia un indizio e che dovrebbe portarmi da qualche parte. Forse nel posto dove tengono Lavi o verso un altro indizio. Non lo so, dovrò studiarci sopra ancora. Per adesso... sono molto stanca...-
Angelica si alzò in piedi stiracchiandosi, imitata da Lenalee che la guardava scuotendo la testa.
-Lo credo bene! Quante notti sono che non dormi?-
-Ho fatto qualche sonnellino ogni tanto ma in effetti è davvero troppo tempo che non vedo il mio letto. Hai un’idea di quanto siano scomodi questi tavoli?-
-No, fortunatamente non ho mai dovuto dormirci sopra.-
 
Le due amiche uscirono dalla biblioteca ridendo tra loro e si avviarono in direzione della stanza di Angelica. Non erano arrivate nemmeno a metà del corridoio quando la ragazza bionda iniziò a sentire la testa che girava e le gambe molli.
Istintivamente afferrò il braccio dell’amica in cerca di un sostegno e si portò l’altra mano alla testa.
 
-Angi, cos’hai?-
-Lena... non mi sento per niente bene... non riesco a stare in piedi...-
Le ginocchia le cedettero e la ragazza si ritrovò seduta per terra.
-Angi!-
Lenalee le prese il viso tra le mani e la trovò pallidissima.
-Lo sapevo che a furia di non mangiare e non dormire saresti stata male! Coraggio, cerca di alzarti, ti porto in infermeria.-
La giovane cinese la prese per le braccia e tentò di sollevarla senza riuscirci.
-Scusami, Lena... non ce la faccio, non mi reggono le gambe...-
-Angi! Cosa posso fare? Che cosa faccio?-
-Cosa sta succedendo qui?-
Una terza voce giunse dal fondo del corridoio e quando le due ragazze alzarono lo sguardo per vedere a chi appartenesse non potevano credere ai loro occhi.
-Kanda?!-
Il giovane si avvicinò loro e le osservò entrambe.
-Che cosa hai combinato stavolta?-
chiese rivolto ad Angelica. Dato che non sembrava intenzionata a dire nulla, Lenalee rispose per lei.
-Sono giorni che non mangia e non dorme e adesso si è ridotta così! Pensa solo a quel codice, è il suo pensiero fisso.-
Il giovane si fece avanti e si abbassò, ignorando l’occhiataccia che Angelica aveva lanciato all’amica.
-Andiamo, ti porto a farti vedere da un medico. Tanto ormai sta diventando un’abitudine, no?-
Le mise un braccio intorno alle spalle e uno sotto le ginocchia, sollevandola e avviandosi verso l’infermeria seguito da Lenalee. Angelica si abbandonò tra le sue braccia come una bambola di pezza, lasciandosi trasportare senza proteste.
-Kanda... credevo che fossi partito...-
mormorò debolmente.
-Sono tornato.-
constatò lui con i suoi soliti modi inespressivi.
-Hai trovato Allen? È tornato con te?-
chiese Lenalee ansiosa.
-No, la mammoletta non è qui. Le cose si sono complicate, sono dovuto tornare indietro senza di lui.-
-Complicate? Perché? Cos’è successo?-
Kanda sbuffò.
-Quando sarà il momento vi spiegherò, d’accordo? Sappi solo che è successo un gran casino.-
 
Angelica li ascoltava senza più dire una parola.
Era così stanca di sentir parlare di situazioni complicate. Era così stanca.

 
 
-LUGLIO-
-Ti prego, Angelica! Non dirlo ad Emilia! Per favore!-
 
Angelica sospirò mentre osservava Timothy che la pregava di non svelare alla sua (severissima) insegnante personale ciò che aveva appena visto.
Quel giorno la ragazza si era chiusa come al solito in biblioteca per lavorare alla soluzione dell’indovinello che le avevano mandato i Noah e dopo un po’ le parve di udire, nel silenzio assoluto, un rumore molto lieve simile ad un leggero russare.
Seguendo il suono aveva trovato la fonte del rumore: nascosto in un angolino riparato da sguardi indiscreti stava un Timothy tutto raggomitolato e placidamente addormentato. In un’altra situazione si sarebbe limitata a fare spallucce e lo avrebbe lasciato in pace, ma visto il luogo e la situazione in cui si trovava qualcosa la fece pensare che forse il bambino non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Si accovacciò vicino a lui e gli scosse dolcemente la spalla finché non fu sveglio. Appena si accorse che era stata lei a trovarlo saltò in piedi e iniziò a balbettare una serie di scuse e di giustificazioni per la sua presenza in quel luogo.
La ragazza lo aveva ascoltato senza dire nulla e tenendo le braccia conserte.
 
-Ti prego, se quella scopre che invece di fare i compiti mi sono nascosto per dormire mi uccide!-
-Sei fortunato che ti abbia trovato io prima che lo facesse lei, allora...-
commentò Angelica con un sorrisino. L’espressione di Timothy si rattristò.
-È che... da quando non c'è più Allen io mi annoio tanto... Emilia mi riempie di compiti ma io non voglio stare tutto il giorno seduto a studiare...-
La ragazza chiuse gli occhi per un secondo, combattendo contro le lacrime che minacciavano di uscire (cosa che per fortuna Timothy non notò perché aveva abbassato a sua volta la testa). Quando li riaprì forzò un sorriso e mise una mano sulla testa del bambino.
-Senti... non dirò niente né ad Emilia né a Cloud... tu però la prossima volta che vuoi farti un sonnellino cercati un altro posto, come hai visto questo non è un nascondiglio molto efficace.-
Lui sorrise e tornò allegro.
-Grazie, Angelica! Giuro che non me lo dimenticherò!-
-Sì sì, adesso però fila a fare i tuoi compiti, credo che tu abbia trasgredito abbastanza ai tuoi doveri.-
-Prometto che la prossima volta che mi verrà un’idea per farti uno scherzo non lo farò in onore della nostra amicizia!-
Lei rise e gli diede una leggera spinta.
-Sparisci, peste!-
Timothy corse via e lei lo seguì con lo sguardo finché non fu scomparso oltre la porta della biblioteca. Mentre tornava a sistemarsi al suo tavolo per rimettersi al lavoro sentì un lieve rumore di passi provenire dalla stessa porta da cui era appena uscito il bambino ma quando si voltò trovò una persona diversa.
-Ciao Kanda. Anzi... generale Kanda.-
Il giovane rispose al saluto con quello che somigliava ad un basso grugnito.
-Ti ho già detto che non c’è bisogno che mi chiami così.-
 La ragazza fece spallucce mentre lui le si avvicinava.
-Saresti davvero una pessima madre, tu.-
Lei lo guardò sorpresa.
-Cosa? E questa da dove l’hai tirata fuori?-
-Ti ho vista insieme a quel moccioso. Non hai polso, non sei nemmeno capace di sgridare un bambino come si deve.-
Lei ridacchiò amaramente.
-Allora è una fortuna che a quanto pare io non sia destinata a diventare madre, vero?-
-Cosa vuoi dire?-
Lei gli voltò le spalle e tornò verso la pila di libri che la aspettava sul tavolo.
-A quanto pare mi sono innamorata dell’unico uomo al mondo che non ha il permesso di avere figli. Le ultime esperienze mi hanno provato quali sarebbero le conseguenze in caso cercassimo di aggirare il divieto.-
La ragazza si portò una mano al ventre, chiudendo gli occhi e ripensando agli eventi avvenuti circa sei mesi prima. Sembravano passati secoli.
-Tsk, non è colpa mia se tra tutti quelli che potevi scegliere sei andata a metterti con quell’idiota di un coniglio.-
-Infatti è colpa mia e ho intenzione di fare in modo che le cose continuino ad andare così per molto tempo.-
Appoggiò le mani sul tavolo e osservò attentamente i testi che aveva davanti.
-Ci sto lavorando da quasi un mese e finalmente credo di essere quasi arrivata alla soluzione, mi manca solo un dettaglio da confermare...-
Fece scorrere velocemente lo sguardo su uno dei libri aperti mentre Kanda si sporgeva per sbirciare oltre la sua spalla. Ad un certo punto Angelica doveva aver trovato quello che cercava perché si illuminò.
-Sì... sì! Lo sapevo, è quello che cercavo!-
Si voltò verso il ragazzo e in preda alla gioia iniziò a scuoterlo per le spalle.
-Ci sono, Kanda! Ci sono riuscita!-
-Ma a fare cosa?!-
-A risolvere questo enigma! Adesso so dove devo andare.-
Lo lasciò andare e gli indicò il testo dell’indovinello.
-È tutto qui, è bastato fare qualche ricerca. Vedi qui? Parla di un tempio dimenticato e separato dalle antiche tradizioni da “acqua e nuove credenze”.-
-E quindi?-
Lei sospirò, scoraggiata dal suo scarso interesse. Comunque era talmente presa dal fatto che aveva qualcuno a cui spiegare cosa aveva scoperto che ignorò il fatto e andò avanti a parlare.
-L’autunno scorso io e Lavi siamo stati in missione a Firenze e mentre facevamo il giro della città la nostra guida mi ha raccontato una cosa interessante: il Battistero di San Giovanni è stato costruito circa otto secoli fa davanti alla cattedrale, esattamente nel punto dove prima sorgeva un antico tempio romano dedicato alla divinità pagana Marte.-
Si aspettava che a quel punto Kanda comprendesse dove voleva arrivare. Non ebbe questa soddisfazione.
-E allora?-
-Ma non capisci? È questo il tempio di cui parla l’enigma! Un tempio dimenticato e soppiantato a causa di una nuova religione! Le “nuove credenze” rappresentano la religione cristiana che dopo aver preso piede ha cancellato tutto ciò che c'era prima e l’”acqua” è quella del fonte battesimale, dato che stiamo parlando di un battistero, un luogo costruito per officiare il sacramento del battesimo.-
Fece una pausa per indicare la seconda strofa del testo.
-Qui si parla di un’”Urbe”, che in latino significa “città”, e il fatto che abbiano voluto usare un latinismo rafforza la mia idea che si tratti di una città italiana. L’unico dettaglio che mi lasciava perplessa era la scelta di parlare di un principe e non di un re, ma adesso ho finalmente capito.-
Sorridendo guardò verso l’ultimo libro che aveva consultato.
-Durante il Rinascimento l’autore italiano Niccolò Machiavelli scrisse un’opera intitolata “Il Principe” in cui spiegava la sua idea per arrivare ad un governo perfetto. Secondo quanto scritto da lui la cosa migliore era affidare la gestione dello stato ad un principe e sai a chi era dedicato il libro?-
Essendo una domanda retorica Kanda ovviamente non rispose.
-A Lorenzo de Medici, il signore di Firenze di quell’epoca... il Principe per il quale Machiavelli scrisse il famoso libro di cui sopra.-
La mancanza di reazione alla fine della sua spiegazione non bastò per smorzare il suo entusiasmo.
-Ce l’ho fatta, Kanda! Ho risolto l’enigma! Per trovare Lavi devo solo andare al Battistero di San Giovanni a Firenze.-
Finalmente il giovane si degnò di darle un’opinione.
-A me come ragionamento sembra un po’ campato in aria... ma non sono affari miei, non ero nemmeno venuto qui per sorbirmi te e le tue chiacchiere.-
Lei mandò giù la risposta piccata che le era salita alle labbra e si affaccendò a mettere in ordine i libri che aveva usato per rimetterli a posto.
-Ah, davvero? E perché sei venuto, allora?-
-Leverrier vuole vedere tutti gli esorcisti nell’ufficio di Komui. Pare che voglia dirci qualcosa.-
Angelica lasciò perdere quello che stava facendo.
-Oh. Bene, allora andiamo.-
I due giovani uscirono dalla biblioteca e si avviarono insieme lungo il corridoio.
-Per caso ha almeno accennato di cosa vuole parlarci?-
-No, non ha detto niente.-
 
Non si dissero più una parola per tutto il tragitto.
Quando raggiunsero l’ufficio di Komui trovarono che tutti gli altri esorcisti erano già arrivati e aspettavano solo loro.
Kanda si portò davanti insieme agli altri generali mentre Angelica si sistemò al fianco di Lenalee salutandola con un cenno della testa.
Komui sedeva dietro la sua scrivania osservando gli esorcisti uno ad uno. Angelica notò che sembrava a disagio.
Leverrier attese che tutti fossero al loro posto prima di iniziare a parlare.
 
-Cari esorcisti, vi ringrazio per essere venuti. Oggi mi faccio portavoce per riferire un messaggio del nostro amato Pontefice.-
Dal gruppo di esorcisti si sollevò un brusio sorpreso.
-E da quando il Papa si ricorda che esistiamo?-
commentò Sokaro, che di certo non si faceva problemi ad esprimere la sua opinione. Leverrier lo ignorò e proseguì.
-Il Santo Padre ha molto a cuore i suoi fedeli soldati che combattono in suo nome questa guerra santa...-
Angelica si trattenne dal ridere.
-Perché lui è ancora convinto che questa guerra la combattiamo in suo nome? Con tutto il rispetto ma il Santo Padre dovrebbe rivedere il livello di considerazione che abbiamo per lui.-
Lenalee le diede una gomitata e le lanciò uno sguardo incredulo.
-Angi, ma cosa dici?-
Stranamente l’occhiata di fuoco di Leverrier non fu sufficiente a metterla a disagio.
-Miss Knight, la pregherei di non interrompermi per fare osservazioni fuori luogo.-
-Si figuri, Sovrintendente, l’errore è stato mio. Avevo dimenticato che la censura imposta non permette a noi esorcisti di esprimere la nostra opinione.-
I due si osservarono con astio per diversi secondi finché Komui non intervenne.
-La prego, Sovrintendente, proceda.-
Leverrier si schiarì la voce e riprese.
-Visto e considerato che in cento anni di attività nessun Pontefice ha mostrato il desiderio di incontrare i suoi figli prediletti...-
-Il che la dice lunga su quanto siamo davvero i suoi “prediletti”...-
intervenne Angelica sottovoce. L’uomo finse di non sentirla e proseguì come se non fosse mai stato interrotto.
-... l’attuale signore della Santa Chiesa Cattolica e dell’Ordine Oscuro, Sua Santità Leone XIII, ha deciso di convocare i capi delle sedi di tutto il mondo e tutti gli esorcisti direttamente nello Stato del Vaticano.-
Di nuovo si udì il leggero brusio degli esorcisti che discutevano sottovoce. Komui si alzò in piedi e concluse:
-La partenza non sarà in tempi brevi, ci serve tempo per i preparativi per il viaggio. Abbiamo comunque ritenuto di dirvelo non appena ci è arrivata la convocazione. Vi terremo aggiornati.-
 
Il Supervisore concluse l’incontro e gli esorcisti furono lasciati liberi di andare.
Ma prima che Angelica potesse uscire Leverrier la intercettò e le impedì di farlo.
 
-La sua condotta sta veramente degenerando, miss Knight.-
-La mia condotta?-
-Il suo modo di rivolgersi ai superiori è a dir poco irrispettoso, per non parlare del fatto che lei sta conducendo ricerche non autorizzate senza dire nulla a chi di dovere.-
La ragazza si sforzò di mantenere la calma.
-Ricerche non autorizzate? Mi perdoni, Sovrintendente, ma non capisco di cosa stia parlando. Non mi sembra di aver fatto nulla che possa definirsi illecito.-
-Non finga di non sapere a cosa mi riferisco. Lei si è presa la libertà di fare delle indagini per conto suo allo scopo di ritrovare i due esorcisti smarriti.-
Lei cercò di controllarsi e non alzare la voce.
-Chiedo scusa, ma non vedo come questi possano essere affari suoi. Sto facendo delle ricerche, questo è vero, ma chi le dice che io lo stia facendo per trovare Lavi e Bookman?-
-Non credo di doverle spiegare che io ho i miei modi per sapere cosa succede qui.-
-Di certo non ho bisogno che lei mi spieghi che non vi fidate di noi esorcisti al punto da farci spiare e controllare. A questo punto credo che non abbiamo più niente da dirci, tanto ci penseranno le sue spie a farle sapere tutto ciò che le interessa. Buongiorno, Sovrintendente.-
Fece per andarsene ma Leverrier la prese per un braccio e la bloccò.
-La avverto, signorina, non complichi la sua condizione più di quanto stia già facendo. Porti rispetto verso i suoi superiori. E verso la Santa Istituzione per la quale opera.-
Angelica si accigliò ma riuscì comunque a trovare una risposta piccata da dare.
-Io sono inglese, ricorda? Non mi è mai piaciuta questa Chiesa, nonostante all’improvviso mi sia ritrovata a farne parte. Credo che sia un fattore genetico, non posso farci nulla, le pare?-
-Se fossi in lei abbasserei la cresta e rimarrei al mio posto. Lo dico nel suo interesse.-
-Mi sta minacciando, Sovrintendente? Sono davvero curiosa di sapere in che modo potreste prendere provvedimenti nei miei confronti in caso non obbedisca.-
Lui sogghignò e le lasciò il braccio.
-Lo faccia e basta, le conviene. Buongiorno, miss Knight.-
 
Detto questo se ne andò.
Appena fu sparito Angelica iniziò a tremare. Era riuscita a mascherare la tensione fino a quel momento ma non poteva più nascondere quanto quella conversazione l’avesse messa in agitazione.
Fece un salto quando Komui la raggiunse e le mise una mano su una spalla. Si era completamente dimenticata della sua presenza.
 
-Angelica, qualunque cosa tu stia facendo... non tirare troppo la corda. Io faccio del mio meglio per tutelare voi esorcisti quanto più possibile, ma ci sono situazioni in cui nemmeno io potrei fare nulla se tu ti mettessi nei guai.-
La giovane sospirò.
-Lo so, Komui. Lo so.-
 
Author corner:

angolino serio anche stavolta, visto che ci sono un paio di cose da chiarire è meglio che non mi perda via in scleri e cavolate varie... poi vedremo ma temo che per qualche capitolo gli angolini saranno tutti seri, adesso che ci penso ^^"
Comuuunque-- come sempre vi invito a farmi sapere cosa ne pensate della storia e colgo l'occasione per ringraziare Mitsuki no Kaze per aver recensito il capitolo precedente a questo.
Per quanto riguarda le cose da chiarire inizierei sottolineando il fatto che so di aver dato per scontate parecchie cose sia nello scorso capitolo che in questo, come per esempio ciò che è successo con Allen, tutta la parte su Yuu e Alma (pace all'anima sua çvç) eccetera. L'ho fatto coscientemente intanto perché non hanno molto a che vedere con la storia che sto raccontando io e in particolare con i personaggi che ho scelto come protagonisti, e poi perché penso che la maggior parte delle persone (se non tutte) che leggono questa storia conoscano gli avvenimenti del manga, quindi raccontare per l'ennesima volta le stesse cose sarebbe stato inutile e noioso. Almeno questo è quello che ho pensato io ^^"
Parliamo un momento dell'indovinello dei Noah: mi auguro che l'idea vi sia piaciuta, è stata una piccola concessione al mio amore per i codici e i giochi di intelligenza (Dan Brown sarebbe fiero di me... ok, forse no--). Sorvolando sul testo dell'enigma vorrei soffermarmi sull'interpretazione che ne ha dato Angelica: senza fare spoiler o anticipazioni vorrei solo chiedervi, se non la trovate convincente e me lo volete fare notare, di attendere il prossimo capitolo per farlo, perché credo che ci saranno dei dettagli che potrebbero farvi cambiare idea. Se volete comunque farmi delle osservazioni sarò molto lieta di prestarvi attenzione ^^
Infine, ma non meno importante (anzi!) vorrei spendere due parole su quanto viene detto nell'ultima parte del capitolo sulla Chiesa Cattolica e sul papato. Partiamo dal presupposto che io stessa sono una cristiana cattolica credente e praticante, tengo quindi molto in considerazione la Chiesa e non ho alcun motivo di insultarla o di offenderne i membri. Ciò che potrei raccontare qui e nei prossimi capitoli non vuole assolutamente essere una critica al cattolicesimo, nonostante le opinioni di Angelica possano far pensare diversamente. È importante ricordare che Angelica, nonostante sia di nazionalità sconosciuta, è naturalizzata inglese e quindi membro della Chiesa d'Inghilterra. La sua diffidenza nei confronti dei cattolici dipende quindi dalla sua originale appartenenza ad una comunità religiosa diversa, oltre che dai comportamenti tenuti dalle autorità dell'Ordine. Pertanto spero che nessuno si sia sentito offeso o attaccato perché l'intenzione non era quella :)
Concludo ringraziandovi per la vostra pazienza e per aver voluto continuare a seguirmi nonostante la mia lunga assenza. Siete meravigliosi, sul serio! çvç 
Spero che il mio prossimo aggiornamento non richieda ancora così tanto tempo (come avevo già accennato questo è stato un capitolo un po' sperimentale e ci ho messo tanto ad assemblarlo (?), con il prossimo dovrei avere meno problemi... spero...), per informazioni comunque tenete sotto controllo l'info point o contattatemi privatamente senza farvi problemi.
Alla prossima!
Yami =^.^=

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Capitolo 25
*** Lungo le vie dell’Urbe ***


Yami: MA ieri era il compleanno di Angelica! Tanti auguri!
Angelica: oh grazie, miss Yami!
Wisely: yeeeh, auguri! *lancia coriandoli*
TUTTI: *lo fissano*
Kanda: e tu cosa ci fai qui?
Wisely: ma se siete stati voi a chiamarmi perché vi manca la gente!
Angelica: e di chi è la colpa se ci manca la gente...? *fissa Wisely*
Yami: ma su, ragazzi! Almeno in questo contesto cerchiamo di andare tutti d'accordo. Qui siamo tutti amici!
Kanda: VOI sarete amici, io me ne tiro fuori.
Angelica: fai come ti pare...
Yami: e siccome siamo tutti amici, salutiamo i nostri amici lettori, che sono tornati a trovarci nonostante il capitolo sia arrivato in ritardo!
Kanda: che strano, sei in ritardo...
Yami: taci! A mia discolpa posso dire che questo capitolo è stato un PARTO!
Wisely: nel senso che ci hai messo nove mesi a tirarlo fuori dal cappello?
Yami: ... no, nel senso che ho davvero faticato a scriverlo perché è stato uno dei capitoli per cui ho dovuto fare più ricerche, unendo anche delle mie esperienze personali. Ho in mente questa parte della storia da moltissimo tempo e, approfittando di una provvidenziale vacanza a Roma, ho potuto visitare tutti i luoghi che sapevo di dover trattare, così da avere le idee chiare su quello che dovevo descrivere.
Angelica: se poi contiamo che ci sono state di mezzo due sessioni di esami e le vacanze estive potete capire il perché del ritardo.
Yami: non posso promettere che non accadrà più (anche perché i capitoli futuri si prospettano abbastanza ostici) ma di certo farò del mio meglio per ridurre i tempi di attesa il più possibile!
Wisely: il resto delle informazioni vi verrà fornito a lettura ultimata!
Kanda: ah, quindi mi tocca rivedervi anche dopo...?
Yami: pensate a leggere il capitolo e rimandiamo le chiacchiere a più tardi.
Angelica: buona lettura!

CAPITOLO 25 – Lungo le vie dell’Urbe

I preparativi per la trasferta presso il Vaticano si erano protratti per diverso tempo, perciò esorcisti e membri eminenti dell’Ordine erano riusciti a mettersi in viaggio alla volta di Roma solo all’inizio di settembre.
Angelica aveva contato i giorni sul calendario. Ovviamente non era emozionata per la convocazione del pontefice (anzi, poco le importava di incontrare qualcuno che per lei non rappresentava nessun tipo di autorità, se non a livello formale) ma perché sapeva che da lì le sarebbe stato molto più semplice raggiungere il luogo verso il quale i Noah avevano voluto attirare la sua attenzione.
Per arrivare a Firenze le sarebbe bastato prendere un treno e l’idea che ogni cosa stesse finalmente andando al suo posto la rendeva talmente felice che quasi non riusciva a smettere di sorridere.
Questo finché lei e i suoi compagni non giunsero a Roma.
I rappresentanti del Vaticano mandati a riceverli al loro arrivo erano persone rigide, parlavano un inglese pessimo e tutto sembravano volere tranne che mettere a proprio agio i loro ospiti.
Quando Angelica venne scortata nella stanza che era stata preparata per lei all’interno del Palazzo Apostolico si sentì come se l’avessero appena portata in una cella. Nonostante la camera fosse piuttosto lussuosa, la ragazza non poté non notare le inferriate alla finestra e il tono con cui l’inserviente che l’aveva accompagnata le intimò di non uscire dall’edificio senza autorizzazione. Inutile dire che se anche avesse voluto provarci sarebbe stata intercettata da una delle innumerevoli Guardie svizzere che pattugliavano ogni uscita e corridoio.
Angelica aveva l’impressione che il vero scopo di quella convocazione non fosse conoscere i soldati che combattevano quella crociata in prima linea, ma piuttosto ricordare loro quale fosse il loro posto e chi era che comandava.
Le cose non migliorarono dopo il primo incontro ufficiale con il Papa.
Leone XIII aveva fatto preparare una funzione solenne privata che officiò personalmente dall’altare maggiore della basilica di San Pietro. Alcune parti furono eccezionalmente celebrate in inglese per permettere agli esorcisti e agli altri membri dell’Ordine Oscuro, non abituati a seguire i riti religiosi in latino, di partecipare.
Le parole di lode nei loro confronti si sprecarono e verso la fine della celebrazione un diacono lesse con grande trasporto un estratto da una delle lettere di San Paolo:
“Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. [...] Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. [...] Proprio come sta scritto:
Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.”
Forse quel brano era stato scelto con l’intenzione di elogiare ancora una volta le virtù degli esorcisti, ma Angelica non riuscì a vedere altro se non la conferma che tutte quelle ciance sul loro essere dei prescelti di Dio erano solo un’enorme fregatura.
Non importava ciò che cercavano di far credere, all’interno di quella sacra schermaglia gli esorcisti venivano considerati i pezzi più deboli del gioco, come pedoni su una scacchiera. E come dei pedoni erano facilmente sacrificabili.
La ragazza si riscosse dalle proprie riflessioni quando si accorse che la funzione non era finita e che per di più stava accadendo qualcosa di fuori dal normale. Leverrier era uscito dalla sua panca per andare a sistemare il lezionario dal quale aveva appena letto il diacono, per poi dichiarare:
 
-Abbiamo selezionato un’ultima lettura per voi, al posto dell’Últimum Evangélium.-
La sorpresa era evidente sul volto del pontefice, come se quello fosse un evento imprevisto, e Angelica si chiese chi avesse effettivamente scelto di operare quella sostituzione.
-La cosa migliore sarebbe se fosse un esorcista ad annunciarla. Per esempio... miss Knight, perché non viene lei?-
 
La giovane sgranò gli occhi e si irrigidì quando percepì che l’attenzione di tutti era rivolta verso di lei.
Avvertì che qualcuno le tirava una gomitata nelle costole. Si voltò e trovò Kanda che le riservava una delle sue occhiate truci.
 
-Avanti, quello vuole solo intimorirti.-
le sussurrò tra i denti. Quando la vide esitare aggiunse:
-Muoviti, non vorrai dargli questa soddisfazione!-
 
Detto questo le diede una leggera spinta e finalmente lei si convinse ad alzarsi e ad avviarsi lungo la navata, gli sguardi di tutti sempre fissi su di lei. Salì con passo incerto i gradini che portavano al presbiterio, osservando nervosamente l’imponente baldacchino di bronzo che lo sovrastava.
Leverrier le lasciò il posto dietro l’ambone e mentre si scambiavano i due si guardarono di traverso. La ragazza si appoggiò ai lati del leggio e prese a leggere, l’incredulità si faceva sempre più manifesta nella sua voce man mano che le parole le scorrevano davanti agli occhi:
 
-Léctio Epístolæ Primæ beáti Pauli Apóstoli ad Timotheum.
“Voglio, pertanto, che gli uomini preghino in ogni luogo, innalzando verso il cielo mani pure, senza collera e spirito di contesa.
Alla stessa maniera facciano le donne, vestendosi con abbigliamento decoroso: si adornino secondo verecondia e moderatezza, non con trecce ed ornamenti d’oro, oppure con perle o vesti sontuose, ma con opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà.
La donna impari in silenzio, con perfetta sottomissione.”-
Senza volerlo aveva stretto la presa sull’ambone e le mani avevano iniziato a tremarle per la rabbia.
-“Non permetto alla donna d’insegnare né di dominare sull’uomo, voglio invece... che stia in silenzio.”-
 
Il testo continuava ma lei non avrebbe letto una riga di più. Tornò alla sua panca con un’espressione cupa in volto, non osando alzare lo sguardo su Leverrier.
Il Papa concluse la funzione e lo stesso diacono che aveva letto la prima lettura si fece di nuovo avanti.
 
-La celebrazione è finita. Ora andate a riposare, cari figlioli. E pregate per il nostro Santo Padre, il Principe della Cristianità, che ama così teneramente i propri figli prediletti...-
 
Ma Angelica aveva già smesso di ascoltare.
C'era un dettaglio del discorso del diacono che l’aveva subito fatta pensare all’indovinello dei Noah la cui soluzione era convinta di aver trovato più di un mese prima. C'era qualcosa che la spingeva a rifletterci ancora.
Il Papa era stato definito il Principe della Cristianità.
Il più grande Principe...
 
-Il testo non era finito, miss Knight. La parola di Dio va annunciata per intero, non ci si può limitare solo a ciò che ci piace o che ci fa comodo.-
La giovane fu costretta ad abbandonare le sue elucubrazioni a causa dell’improvvisa apparizione davanti a lei di Leverrier che le sorrideva beffardo. Dominò l’istinto di tirargli un ceffone e si limitò a rispondere:
-Potrei dirle la stessa cosa. Vista la faccia sorpresa del Santo Padre e il tema della lettura non mi è difficile immaginare chi possa averla scelta.-
Lui si strinse nelle spalle.
-Che importanza può avere sapere chi l'ha scelta? È la parola di Nostro Signore, questa è l'unica cosa che ci serve sapere.-
Angelica sbuffò spazientita.
-Sovrintendente, adesso meno che mai ho tempo di stare a sentire le sue chiacchiere vuote. Perché non se ne va con i suoi amici di alto rango ad architettare il suo prossimo tiro e non mi lascia in pace, almeno per ora? Credo che sia un modo migliore per entrambi di occupare il nostro tempo piuttosto che perderci in un altro inutile scontro verbale.-
Gli voltò le spalle e si avviò lungo la navata centrale.
-Miss Knight?-
Lei si fermò ma non si degnò di girarsi per guardarlo in faccia.
-Non dimentichi qual è il suo posto.-
 
Quando capì che non aveva intenzione di dirle altro, la ragazza riprese a camminare. Uscì dalla basilica e rientrò a Palazzo Apostolico, venendo subito fermata da un inserviente che, accortosi che lei non aveva intenzione di dirigersi alla sua stanza, le intimò di ritirarsi.
A quel punto Angelica si stancò di ostentare una cortesia che non aveva mai davvero avuto voglia di dimostrare e sbottò.
 
-So benissimo che non ho il permesso di uscire dal Palazzo, ma che mi vietate anche di girare al suo interno è paragonabile alla prigionia! E adesso, invece di sprecare il fiato per ricordarmi che non sono libera nemmeno per quel che riguarda la mia persona, ditemi se c'è una biblioteca in questo dannato posto e mostratemi dove si trova!-
 
L’uomo non ebbe il coraggio di replicare e si limitò ad invitarla a seguirlo.
Dopo aver attraversato diversi corridoi e un cortile, l’inserviente le indicò che si trovavano davanti alla Biblioteca apostolica vaticana. La ragazza lo congedò dicendogli che per tornare poteva trovare la strada da sola e poi entrò subito nella biblioteca prima che l’altro potesse ribattere.
Le grandi librerie e gli affreschi variopinti alle pareti la fecero sentire schiacciata dall’imponenza di quel luogo. Se già la biblioteca dell’Ordine era enorme, questa era praticamente sconfinata e a complicare ulteriormente la situazione si aggiungeva il fatto che Angelica non aveva nemmeno le idee molto chiare su quello che doveva cercare.
Avanzò con passo incerto, cercando di decidere da che parte cominciare, finché una voce non la chiamò, facendole fare un salto per la sorpresa.
 
-Vi serve aiuto?-
Un vecchio sacerdote in tonaca nera era spuntato da una nicchia nascosta alla vista da una fila di scaffali e la osservava con evidente curiosità.
-Chi siete?-
chiese la giovane, sospettosa. Per nulla infastidito dalla sua diffidenza lui le sorrise cordialmente.
-Sono Padre Agostino, uno dei bibliotecari. E voi dovete essere un’esorcista, se la vista non mi inganna.-
La ragazza abbassò istintivamente lo sguardo sul suo abbigliamento. In Vaticano agli esorcisti era stato permesso di vestirsi come preferivano, eccezion fatta per la stola pastorale ricamata in blu e argento che dovevano portare sulle spalle e che li rendeva immediatamente riconoscibili.
-Sì, io mi chiamo Angelica. Angelica Knight.-
Il sacerdote annuì e le si avvicinò.
-Posso esservi utile, signorina Angelica?-
 
Lei soppesò le sue parole. Nonostante l’inglese un po’ zoppicante Padre Agostino sembrava davvero armato di buone intenzioni, per non parlare del fatto che era la prima persona in quel posto a trattarla con gentilezza.
Con un enorme sospiro e una scrollata di spalle, Angelica decise di fidarsi.
 
-In effetti potreste. Per iniziare avrei bisogno di confermare il significato di una parola latina.-
Il sorriso sul volto dell’uomo si illuminò.
-Ma certo, cosa vi serve sapere?-
-Vorrei che mi spiegaste cosa si intende esattamente con il termine “Urbe”.-
Lui non ebbe alcuna esitazione ed iniziò a spiegare senza pensarci nemmeno un secondo.
-Il significato generico di “Urbe” è quello traducibile nella lingua corrente con la parola “città”. In realtà però quando i latini parlavano dell’Urbe si riferivano quasi sempre a quella che per loro era la città, il cuore dell’Impero.-
La giovane trattenne il respiro in attesa che lui confermasse l’idea che già si era fatta strada nella sua mente.
-Roma.-
Lo sapevo!
-Ehm... prima ho sentito che il Papa può essere definito il “Principe della Cristianità”. Si potrebbe dire che il pontefice è il Principe più grande di tutti?-
Questa volta Padre Agostino si mise un dito sul mento con fare pensieroso, chiaramente meno preparato a rispondere a quella domanda.
-Io penso proprio di sì. D’altra parte, quale sovrano può superare in importanza il Vicario di Cristo?-
 
Angelica si trattenne dall’esprimere la sua opinione sulla faccenda, riflettendo su ciò che aveva appena scoperto.
Che la sua prima interpretazione fosse sbagliata? Forse era stata troppo avventata nel cercare la soluzione, forse avrebbe dovuto fare delle altre ricerche invece di fossilizzarsi sulla prima opzione che aveva trovato.
Un brivido le attraversò la schiena al pensiero che potessero esistere infinite possibilità per interpretare quell’enigma.
 
-Per caso vi occorre altro?-
Padre Agostino le stava ancora sorridendo in quel modo che irradiava disponibilità da tutti i pori.
-Ecco... so che può sembrarvi una domanda strana... ma vorrei sapere se a Roma potrebbe esserci una chiesa costruita sulle rovine di un tempio romano.-
Dovette ammettere di esserci rimasta male quando lo vide ridacchiare di gusto e non appena lui se ne accorse si affrettò a schiarirsi la voce e a spiegare.
-Perdonatemi, non volevo essere irrispettoso. Ho solo trovato la vostra richiesta un po’... ingenua.-
-Ingenua?-
-Roma è stata il centro di un vastissimo impero per decenni e con tutto quello che ha dovuto passare questa città nel corso dei secoli, gli antichi templi distrutti e le chiese costruite sulle loro rovine potrebbero essere centinaia.-
La giovane avvertì l’improvviso bisogno di sedersi.
-Potrebbe... potrebbe restringere il campo sapere che la chiesa che cerco ha probabilmente a che fare con l’acqua?
Il sacerdote rifletté a lungo prima di rispondere.
-In realtà no. Bisognerebbe fare ricerche approfondite su diverse chiese, il riferimento all’acqua potrebbe risiedere nella storia dell’edificio, in qualche reliquia contenuta al suo interno, magari. Anche in questo caso potremmo parlare di centinaia di possibilità.-
 
Se c'era una cosa che Angelica sapeva era che non aveva tempo di spulciare la storia di ogni chiesa di Roma (città che a quanto ne sapeva contava un numero assolutamente sproporzionato di chiese, santuari, cappelle e simili).
Senz'altro avrebbe dovuto fare delle altre ricerche, ma al momento sentiva solo la necessità di riposare. Forse dopo una buona notte di sonno avrebbe avuto le idee abbastanza chiare da riuscire a prendere una decisione lucida sul da farsi.
 
-Vi ringrazio, mi siete stato di grande aiuto.-
Padre Agostino si prodigò in un piccolo inchino.
-Non esitate a chiedere se dovesse servirvi altro. Mi troverete sempre qui.-
-Ne terrò conto. Grazie.-
La ragazza gli riservò un ultimo sorriso prima di voltarsi per uscire. Aveva già appoggiato una mano sulla maniglia della porta quando udì la voce del sacerdote che la richiamava.
-Signorina Angelica, aspettate!-
Lei si girò a guardarlo, sorpresa.
-Sì?-
-Ho appena avuto un’idea. Potrebbe non c’entrare nulla con ciò che state cercando ma credo che valga comunque la pena di mostrarvi ciò a cui ho pensato.-
 
Detto questo si precipitò verso una delle librerie e dopo qualche secondo di ricerca estrasse un enorme volume rilegato in cuoio stinto che appoggiò subito su uno dei banchi da lettura.
Angelica gli si avvicinò e cerco di sbirciare il contenuto del libro mentre lui scorreva le pagine, scoprendo che il testo era completamente scritto in latino.
Pensandoci era stata veramente fortunata a trovare qualcuno disposto ad aiutarla. Non aveva considerato che, essendo in un altro paese, se anche ci fosse stato qualche libro utile alla sua ricerca probabilmente sarebbe stato in un’altra lingua.
Padre Agostino aveva evidentemente trovato quello che cercava: una mappa di parte della città di Roma stampata su due pagine contigue. La striscia azzurra che rappresentava il fiume Tevere balzava subito all’occhio, insieme ai puntini verdi che indicavano la presenza di una chiesa o di un santuario.
 
-Potrebbe essere questo il posto che vi interessa?-
La ragazza seguì con lo sguardo il suo dito che puntava verso uno di quei bollini verdi e rimase a bocca aperta.
-Wow...-
fu l’unica cosa che riuscì a dire.
-Non l’avevo mai pensata in questo modo...-
 
La chiesa sulla quale il sacerdote aveva attirato la sua attenzione sembrava non avere nulla di particolare, salvo per un dettaglio: la sua ubicazione.
Di nuovo le tornò in mente il testo dell’enigma.
... che acqua e nuove credenze dalla tradizione han separato.
-Non sapevo che in mezzo al fiume ci fosse un’isola...-
Padre Agostino annuì.
-L’Isola Tiberina è un luogo simbolicamente molto importante nella storia della città.-
-Cosa sapete dirmi su quella chiesa?-
Lui girò un paio di pagine e trovò il paragrafo che gli serviva.
-È la basilica di San Bartolomeo all’Isola, edificata nel 998 dall’imperatore Ottone III sui resti di un tempio romano dedicato alla divinità minore Esculapio, dio della medicina. La scelta del luogo è simbolica, naturalmente: il tempio di Esculapio fu costruito in un periodo di grandi disordini all’interno della città e il fatto di trovarsi in una posizione separata dal resto dell’Urbe permetteva a pellegrini e officianti di rendere onore alla divinità più tranquillamente...-
-L’acqua la divide letteralmente dalla terraferma... come ho potuto non pensarci prima?-
Si era talmente convinta che quell’enigma potesse essere risolto ragionando solo in chiave metaforica che solo adesso si rendeva conto di quanto tempo avrebbe risparmiato se avesse fatto fin dall’inizio una ricerca del genere.
-Potrebbe essere quello che cercate?-
Padre Agostino doveva essersi accorto del suo interesse e le sorrideva incoraggiante. Lei tornò a concentrarsi sulla cartina.
-Sì... sì che potrebbe essere. Dove si trova esattamente l’Isola? Come ci si arriva da qui?-
Lo stesso inserviente che l’aveva accompagnata scelse proprio quel momento per entrare in biblioteca, impedendo al sacerdote di rispondere alle domande che gli erano state poste.
-Angelica Knight, il Supervisore Komui e il Sovrintendente Leverrier richiedono la vostra presenza immediatamente.-
La tentazione di ignorarlo o mandarlo via era forte, ma la ragazza conosceva la sua situazione e sapeva che in quel caso era meglio fare quanto le veniva detto, per evitare di essere ripresa e magari punita. Perciò si raddrizzò e stiracchiò un sorriso per l’uomo che l’aveva voluta aiutare.
-Non so come ringraziarvi. Non avete idea di quanto voi mi siate stato utile.
Lui le sorrise a sua volta.
-Sapere di avervi aiutata è un ringraziamento sufficiente. Mi auguro di rivedervi, signorina Angelica.-
-Me lo auguro anch'io.-
 
Dopo essersi congedata, la giovane seguì l’inserviente, che la condusse alla stanza che era stata riadattata ad ufficio temporaneo di Komui durante la loro permanenza in Vaticano. Un ambiente luminoso ma spoglio, il cui unico arredo constava della scrivania dietro la quale sedeva il Supervisore e di due poltroncine.
Leverrier stava in piedi a fianco dello scienziato.
 
-Mi avete fatta chiamare?-
chiese quando vide che nessuno sembrava intenzionato a dirle una parola.
-Si sieda, miss Knight. Abbiamo un incarico per lei.-
Leverrier le indicò le poltroncine poste di fronte alla scrivania. Lei si sedette, esternando la sua perplessità.
-Un incarico? Credevo che finché fossimo stati in trasferta non ci sarebbero state assegnate missioni.-
Komui le passò un fascicolo mentre il Sovrintendente chiariva i suoi dubbi.
-Il luogo di nostro interesse si trova qui a Roma, perciò abbiamo deciso di fare un’eccezione vista la locazione favorevole e la scarsa gravità del caso.-
Angelica scorse il breve dossier e inarcò le sopracciglia quando lesse il nome del “luogo di loro interesse”.
-Santa Maria dell’orazione e morte?-
Lo scienziato cinese le spiegò:
-Prende il nome dalla confraternita che la eresse nel XVI secolo. Il loro scopo è quello di dare sepoltura ai morti in campagna, affogati nel Tevere o che per qualche motivo non possono permettersi un funerale dignitoso. Abbiamo ricevuto delle segnalazioni riguardo la scomparsa di alcuni membri della confraternita: almeno cinque persone sono entrate nella chiesa e non ne sono mai uscite. Secondo i Finders che hanno condotto il sopralluogo potrebbe essere opera di due o tre akuma di livello non meglio identificato. Riteniamo che sia meglio agire prima che la situazione degeneri, vale a dire prima che il numero di akuma aumenti o che quelli presenti crescano di livello.-
Lei annuì.
-Certo. Va bene, se non c'è altro mi andrò a cambiare e partirò subito.-
Komui si alzò.
-Sì, è tutto. Troverai un Finder ad aspettarti nel corridoio quando avrai finito di prepararti. Anche se non sembra una missione difficile fai attenzione e facci chiamare se pensi di aver bisogno di aiuto.-
La giovane sorrise.
-Tranquillo, sarò di ritorno prima che ti renda conto che me ne sono andata.-
 
Si alzò in piedi a sua volta e riservò un freddo cenno di saluto a Leverrier prima di lasciare la stanza.
Raggiunta la sua camera, la ragazza si liberò della stola e dell’abito nero, tirando fuori dall’armadio la nuova uniforme che le avevano fornito in occasione della trasferta e che aveva indossato soltanto durante il viaggio verso Roma.
Questa volta era riuscita ad ottenere un paio di pantaloncini (riuscendo a disfarsi con enorme soddisfazione della gonna che Johnny le aveva affibbiato a tradimento l’ultima volta), ai quali si accompagnavano una camicia smanicata, un gilet di velluto nero e un cravattino bordeaux. Una giacca dalle rifiniture in color panna e bordeaux completava il quadro insieme agli stivali di cuoio.
Dopo essersi cambiata, Angelica si spazzolò i capelli davanti allo specchio, legandoli in un corto codino fissato all’altezza delle orecchie. Osservò compiaciuta che pian piano la sua capigliatura stava tornando ad avere una lunghezza accettabile.
Lanciando un’ultima occhiata allo specchio uscì per incontrare il Finder che la aspettava in corridoio. Rimase molto sorpresa nel constatare che si trattava di un ragazzo che poteva avere al massimo la sua età.
Quando la vide, il giovane si raddrizzò e la salutò con un mezzo inchino.
 
-Signorina esorcista.-
mormorò, chinando il capo. La sua formalità la metteva a disagio e Angelica cercò di convincerlo che non era il caso di trattarla con tanta deferenza.
-Ti prego, non c’è bisogno di mostrare tutto questo riguardo. Io mi chiamo Angelica e ti sarei grata se tu ti rivolgessi a me semplicemente usando il mio nome. Approposito, il tuo qual è?-
Incoraggiato dai suoi modi gentili, il ragazzo si permise di sorridere.
-Sono Gabriel.-
-Bene, Gabriel. È un piacere conoscerti.-
-Altrettanto, miss Angelica.-
I due si avviarono verso l’uscita.
-Allora, dimmi: è molto lontano il posto dove dobbiamo andare?-
chiese la ragazza, più per fare conversazione che per reale curiosità.
-No, non molto. Dobbiamo solo attraversare il Tevere e seguire il fiume per un po’. Quando vedremo l’Isola Tiberina sapremo di essere in zona.-
Lei sussultò.
-Hai detto l’Isola Tiberina? È vicina?-
-Sì, abbastanza... ma perché? Le interessa?-
Stava quasi per rispondere affermativamente, quando qualcosa la bloccò. Forse non era una buona idea farlo sapere troppo in giro.
-Beh... più o meno...-
 
Il resto del tragitto lo fecero in silenzio.
Percorsero il lungo viale che dal Vaticano portava al lungotevere e quando furono passati sull’altra sponda grazie ad uno dei numerosi ponti che tagliavano il fiume, camminarono di buon passo per qualche minuto mantenendo il corso d’acqua sulla destra.
Angelica rimase a bocca aperta quando individuò da lontano la punta bianchissima dell’Isola.
Sembrava risplendere come il più brillante dei gioielli, circondata dai riflessi dorati che l’acqua del fiume emetteva riflettendo i raggi del sole. Quella specie di piazzale di pietra chiara abbracciava tutto il perimetro dell’Isola, racchiudendo al suo interno una mezza luna di alberi ed edifici.
L’accesso dalle due rive del Tevere era permesso dai ponti Cestio e Fabricio, che spuntavano dai due lati dell’Isola come remi da un’imbarcazione.
La ragazza non riusciva a smettere di guardare quella sagoma dai contorni innaturalmente sfumati dalla luce del primo pomeriggio e avrebbe continuato a camminare fino a raggiungerla se la voce di Gabriel non l’avesse richiamata.
 
-Miss Angelica, non dobbiamo andare da quella parte.-
 
Con la morte nel cuore la giovane seguì il Finder, che si infilò in una traversa che disegnava uno strettissimo tornante con il lungotevere.
Pochi passi più avanti li attendeva la loro destinazione: incassata tra i semplici palazzi che la affiancavano, della chiesa di Santa Maria dell’orazione e morte era visibile solo la macabra facciata.
Angelica osservò a disagio i teschi di pietra che fungevano da capitelli delle colonne decorative ai lati del portone e la clessidra alata che ornava l’architrave. Alla base dei pilastri più vicini ai portali minori, due riquadri di marmo raffiguravano la Morte che osservava un cadavere disteso a terra e uno scheletro che reggeva una pergamena recante un inquietante avvertimento: “Hodie mihi, cras tibi”.
Oggi a me, domani a te.
 
-Il posto è questo. Sotto la chiesa c'è una cripta che funge anche da cimitero e da ossario. Penso che gli akuma si nascondano lì.-
spiegò Gabriel. Angelica annuì.
-Bene, allora io vado. Tu rimani qui e se dovessi sentire qualcosa di strano...-
-Non posso lasciarla da sola! Io vengo con lei!-
Angelica sorrise e gli mise una mano sulla spalla.
-Non voglio che tu corra rischi inutili, se dovesse succederti qualcosa non potrei perdonarmelo... e poi non potresti essermi molto utile, ti pare? Resta qui fuori e se non mi vedi tornare chiama aiuto. Siamo intesi?-
Non senza qualche remora lui si lasciò convincere.
-D’accordo. Stia attenta.-
-È quello che faccio sempre.-
 
Lei gli fece l’occhiolino, simulando una sicurezza che in realtà non aveva. Fu solo quando ebbe messo piede nella chiesa deserta e la porta si fu chiusa dietro di lei che la ragazza si concesse di tirare un sospirone.
La mano le tremava quando la portò alla cintura e appena toccò l’Innocence questa le scivolò, finendo a terra e facendo riecheggiare il tonfo per tutta la chiesa.
La giovane raccolse la sua arma e la attivò, imprecando a mezza voce.
Quando ebbe tra le mani le sue spade le sembrò che i tremolii che le scuotevano le braccia fossero aumentati e con enorme sorpresa si accorse che era l’Innocence stessa a vibrare e lampeggiare, come se stesse riflettendo la paura che la sua compatibile stava provando.
 
-Andiamo, non tradirmi anche tu. Non è il momento per fare i capricci, questo...-
 
Borbottando tra sé, la ragazza si spostò con circospezione alla ricerca dell’entrata della cripta sotterranea.
Rabbrividì quando passò davanti all’acquasantiera: era sormontata da un busto di scheletro con un braccio alzato come in segno di avvertimento.
Quando trovò l’ingresso alla cripta ci si infilò di corsa per non avere ripensamenti e quando arrivò sul fondo si sentì mancare: ad aspettarla c'erano tre akuma, due Livello 3 e un Livello 4.
 
-Ci chiedevamo quando avrebbero mandato uno di voi a cercare di fermarci, esorcista.-
ghignò uno dei Livello 3.
-Già, quando abbiamo sentito che stava arrivando qualcuno ci aspettavamo un altro di quei fraticelli tutt’ossa e invece finalmente è arrivato un avversario divertente!-
rise l’altro Livello 3 prima di balzare verso di lei. Angelica comunque era pronta e saltando a sua volta gli ultimi gradini della scala che permetteva l’accesso alla cripta, tagliò in due l’akuma all’altezza dell’addome, scansandosi poi per evitare l’esplosione che seguì.
-Se anche i tuoi amici sono deboli come te, sarò io a non divertirmi.-
Nonostante li avesse appena sfidati, la ragazza dubitava che gli avversari rimanenti sarebbero stati tanto sprovveduti da imitare il loro incauto compagno. Ma più che questo, a preoccuparla era il fatto che la sua Innocence non aveva mai smesso di vibrare e lampeggiare, rendendole anche fastidioso il solo impugnare le spade.
-Accidenti, ma cosa ti prende oggi?-
 
Dovette spostarsi quando vide il secondo Livello 3 che caricava dalla sua parte, ma non fu abbastanza svelta e quello la afferrò per una caviglia, scagliandola con forza contro la parete.
La giovane sbatté forte la testa contro qualcosa che sporgeva dal muro e quando scivolò a terra e alzò lo sguardo per vedere cosa fosse, balzò istintivamente indietro nel constatare che si trattava di un teschio umano.
Rammentò che Gabriel le aveva parlato del fatto che la cripta fungeva anche da ossario quando vide l’enorme quantità di ossa che ricoprivano le pareti.
Il Livello 3 emise una risata rauca quando la vide osservare i macabri ornamenti della cripta.
 
-Posto interessante, non è vero? Quando avremo finito con te non ci sarà nemmeno bisogno di farti il funerale, incastoneremo le tue ossa ancora insanguinate insieme a tutte le altre e risparmieremo ai tuoi amici la fatica di seppellirti.-
Angelica dovette sforzarsi per non rendere troppo evidente il fatto che un brivido le aveva attraversato la schiena. Si alzò in piedi tenendosi la testa dolorante con una mano e quando la allontanò la trovò leggermente macchiata di sangue.
-Stupendo...-
commentò tra i denti. L’akuma rise più forte.
-Forza, impegnati! Così è troppo facile!-
 
Scattò verso di lei e la ragazza fece appena in tempo a spostarsi verso la parete opposta e a rimettersi dritta.
Lanciò uno sguardo al Livello 4 e pensò che fosse una fortuna che, almeno per ora, non sembrasse avere intenzione di sporcarsi le mani. Probabilmente sarebbe intervenuto quando e se lo avesse ritenuto necessario.
 
-Ehi bambolina, non ti distrarre! Se non ci metti tutta te stessa non c'è neanche gusto ad ucciderti!-
Il Livello 3 si scagliò contro di lei e Angelica, sapendo di non poter fare in tempo a spostarsi, incrociò le sue spade davanti a sé e innalzò un muro di ghiaccio contro il quale l’akuma cozzò ripetutamente. Quando capì che non avrebbe ceduto a furia di spinte e spallate iniziò a prenderlo a pugni.
-Esci da lì dietro, vigliacca! Quando ti avrò presa ti strapperò via le ossa una ad una e ti farò strillare così forte che tutta la città saprà cosa ti sta succedendo! Sarai tu stessa a pregarmi di ucciderti!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Così non mi incoraggi molto a venire fuori, non credi? Comunque va bene, adesso ti accontento!-
 
Confidando nel fatto che il suo avversario non si sarebbe aspettato una mossa del genere, Angelica fece sciogliere la barriera di ghiaccio e scattò in avanti, rompendo le difese del nemico e trapassandolo da parte a parte con entrambe le sue lame.
Nonostante la sorpresa iniziale, l’akuma riuscì a spingere la giovane fino a farla finire contro il muro, facendole sbattere di nuovo la testa e premendole dolorosamente i pomoli delle spade contro le costole.
La corazza di quella macchina assassina era attraversata da crepe sempre più profonde ed era solo questione di tempo prima che il suo corpo metallico esplodesse in mille pezzi. Nonostante la sofferenza che doveva star provando in quel momento, l’akuma si permise un’ultima risata.
 
-Sembra che alla fine abbia vinto tu, bambolina. Ma non esultare troppo presto... quello che resta dopo di me... è molto più forte... molto più cattivo... e ti farà molto... molto più male...-
Angelica puntò un piede contro il corpo corazzato del Livello 3 e lo spinse via prima che potesse esploderle in faccia. La ragazza scivolò lungo la parete fino a ritrovarsi seduta per terra con un gemito, tenendosi la testa e le costole doloranti.
-Quanto chiacchieri... comunque non sono problemi tuoi, no?-
così commentò le ultime parole del suo avversario. Lanciò un’occhiataccia alle sue armi che non avevano mai smesso di vibrare e lampeggiare.
-Coraggio, resisti ancora un po’...-
Sollevò lo sguardo e vide che l’ultimo akuma la stava osservando. Mentre la giovane si alzava faticosamente in piedi, il Livello 4 le sorrise.
-Si sono rotti... gli altri giocattoli si sono rotti...-
Angelica rabbrividì.
-Sì... vedi di non fare troppe storie e segui anche tu il tuo destino, sarà... molto meglio per entrambi.-
Quasi non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò l’akuma a pochissimi centimetri dal viso.
-Li hai rotti... adesso io dovrò rompere te...-
Lei spalancò gli occhi.
-Eh no... così non ci stiamo più capendo!-
 
La ragazza tentò un affondo disperato che ovviamente finì a vuoto, soprattutto per colpa del fatto che le spade avevano preso a vibrare ancora più di prima e le rendevano quasi impossibile prendere bene la mira e mantenere una presa abbastanza salda da portare dei colpi efficaci.
Cercò di spostarsi di lato per non essere colpita ma il Livello 4 la prese per i capelli e la sollevò, portandosela vicina. Il dolore era quasi intollerabile e Angelica dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non urlare.
Sollevò una spada e tagliò di netto il polso del suo nemico, rovinando poi a terra con la sua mano mozzata ancora stretta intorno ai capelli. Orripilata se la tolse di dosso, strappando via anche il nastro che le teneva raccolte le ciocche.
Si alzò il più velocemente possibile e provò ad approfittare del fatto che l’akuma era temporaneamente monco, ma quando sollevò il braccio sinistro per colpire, il Livello 4 glielo afferrò con la mano già ricresciuta miracolosamente. Angelica gridò e la spada le cadde di mano quando le sue dita le strinsero l’avambraccio in una morsa insopportabile fino a spezzarle le ossa.
Nonostante la paura e i dolori lancinanti, la giovane riuscì a mantenere la lucidità necessaria a impugnare meglio l’altra arma di cui disponeva e ad infilzarla con la poca forza che le rimaneva nel torace del suo avversario.
All’inizio le venne l’atroce dubbio di non avergli fatto alcun danno, ma poi vide che la pelle vicino alla ferita procurata dalla sua lama sfrigolava e si inaridiva lentamente.
 
-L’ultimo sforzo... Innocence... solo un altro po’...-
 
La lama della spada si illuminò e le vibrazioni che emetteva si intensificarono.
Improvvisamente intorno al Livello 4 iniziò a formarsi un sottilissimo strato di brina argentata che ustionava e piagava la sua pelle candida non appena entrava in contatto con essa. Quando l’akuma finalmente si distrusse, l’esplosione fu talmente violenta che il soffitto cedette e Angelica venne sbalzata dall’altra parte della cripta, perdendo i sensi a causa dell’impatto con la parete coperta di teschi e ossa.
 
* * *
 
Quando Angelica si risvegliò, intorno a lei vedeva solo oscurità.
Non riuscì a trattenere i gemiti di dolore quando cercò di muovere il braccio sinistro, la testa le doleva talmente tanto che sembrava dovesse spaccarsi in due ed era sicura che qualcosa di molto pesante le stesse bloccando una gamba.
Ricordava vagamente la missione, i tre akuma, l’ultima esplosione che doveva aver provocato il crollo di tutta la struttura.
Non senza un certo sconforto ricordò anche di essere sola.
Sperava che, allertato dai rumori delle esplosioni e dei cedimenti, Gabriel avesse chiamato qualcuno, ma nel dubbio doveva cercare di tirarsi fuori dai guai per conto suo. Non poteva rischiare di morire aspettando dei soccorsi che probabilmente non sarebbero mai arrivati.
I suoi occhi si erano abituati al buio e guardandosi intorno le parve di scorgere il timido alone della sua Innocence.
A fatica si sporse di lato e a tentoni riuscì a trovare la bacchetta del nastro e ad afferrarla.
 
-Innocence... attivati...-
 
La stoffa luminescente si accartocciò su se stessa e l’impugnatura divenne così calda che Angelica quasi la lasciò cadere.
Invece di trasformarsi come di consueto, il nastro si rimpicciolì fino a prendere la forma di un cubetto nero che la ragazza osservò con gli occhi spalancati.
Ricordava perfettamente quando la stessa cosa era successa a Lenalee e sapeva bene cosa significasse quella metamorfosi.
La trasformazione dell’Innocence da tipo Equipaggiamento a tipo Cristallo
Ma perché proprio adesso?
Le lacrime uscirono spontaneamente e le scivolarono lungo le guance mentre il cubetto di Innocence pian piano si scioglieva, raccogliendosi nel palmo della sua mano destra.
Dopo diversi secondi di esitazione e senza smettere di piangere, Angelica decise che l’unica cosa da fare era bere. Portò la mano alle labbra e cercò di mandar giù tutta l’Innocence liquefatta senza versarne nemmeno una goccia.
Dopo un’attesa in apparenza interminabile, fu colta da un dolore lancinante ai palmi delle mani, sui quali si aprirono le caratteristiche stigmate a forma di croce da cui iniziarono ad uscire due violenti fiotti di sangue.
La giovane strinse i denti e pianse in silenzio mentre il suo stesso sangue formava due pozze scure che le inzaccheravano braccia e abiti.
Quando si sentì talmente debole da pensare di non avere più sangue in corpo, quello che si era raccolto sul pavimento si raggrumò e si cristallizzò fino a formare la sagoma di una figura alata che si sporse verso Angelica come se la stesse osservando.
 
-Ti prego... aiutami...-
 
Sapeva che chiedere aiuto alla propria Innocence non sarebbe servito a molto, ma in quel momento di totale solitudine la Sostanza Divina era l’unica cosa su cui poteva fare affidamento.
La figura alata venne riassorbita dalla pozza di sangue dalla quale, dopo qualche secondo passato a gorgogliare, emerse la nuova arma di Angelica: una lunga spada bilama dall’impugnatura d’argento e con la larga guardia a croce che indicava il modo di brandirla. La lama principale era fine, molto simile a quelle delle precedenti forme che la sua Innocence aveva preso e splendeva di un debole bagliore che rischiarava un poco la densa oscurità della cripta semidistrutta; la lama posteriore sembrava ricavata da una stalattite di ghiaccio, sottile e cristallina.
La ragazza impugnò l’arma con la mano tremante e ancora piagata dalla ferita aperta a causa della trasformazione in tipo Cristallo, puntando la lama di ghiaccio per terra e tentando di usarla come appoggio per alzarsi. Provò a fare presa con entrambe le mani ma rinunciò quando il solo muovere il braccio sinistro le provocò una serie di fitte di dolore insopportabili.
Con fatica riuscì a liberare la gamba bloccata sotto le macerie e pian piano si alzò, sempre aggrappandosi alla spada. Una volta in piedi la giovane constatò che la nuova arma era alta quanto lei.
Fu in grado di muovere qualche piccolo passo alla ricerca di una via d’uscita prima che le gambe le cedessero e la facessero crollare al suolo. Esasperata, Angelica gemette e colpì il terreno con la spada.
Le sembrava di avere male ovunque e iniziava a pensare che non sarebbe mai uscita da lì.
Nessuno la sarebbe venuta ad aiutare e così nessuno sarebbe riuscito a salvare Lavi.
Quel pensiero le diede la forza di riprovare ad alzarsi, ma prima che potesse farlo udì dei rumori provenire da sopra di lei. Sembrava che qualcuno stesse spostando le macerie per cercare di accedere a quel che rimaneva della cripta.
 
-C'è qualcuno?-
La voce della giovane era roca e risultava appena udibile anche per se stessa. Angelica si schiarì debolmente la gola irritata dalla polvere e parlò ancora.
-C'è qualcuno?-
Quale sollievo quando sentì una voce che intimava:
-Aspetta... credo di aver sentito qualcosa.-
Rincuorata cercò di parlare più forte per farsi trovare.
-Sono... qui. Sono qui!-
Una grossa pietra si spostò sopra di lei, aprendo un varco nel mucchio di macerie e lasciando entrare la luce rossastra del tramonto. La ragazza ne rimase abbagliata, dato che era rimasta al buio per diverso tempo, e non riuscì subito a scorgere chi fossero i suoi salvatori.
-L’abbiamo trovata! Tu rimani qui, la vado a prendere.-
-Sì, signor esorcista.-
Angelica rimase immobile finché non avvertì che qualcuno le si era accovacciato davanti e le aveva messo una mano su una spalla.
-Ehi, stai bene?-
Sollevò il viso per guardare la persona che aveva già riconosciuto solo dalla voce.
-Kanda... la mia Innocence...-
Il giovane giapponese le prese le mani e le osservò, passando delicatamente le dita sulle stigmate a forma di croce.
-E’ solo diventata un tipo Cristallo, non è successo niente di male.-
Lei ricominciò a piangere.
-Io... avevo paura che non sarebbe venuto nessuno... credevo che sarei morta. E poi... mi fa male il braccio... e la testa... ti prego, falli smettere! Non ce la faccio più!-
Lui la prese tra le braccia e la sollevò di peso.
-Non piangere, adesso ce ne andiamo da qui.-
-Mi fanno male... voglio che smettano...-
-Lo so. Andrà tutto bene, presto non ti faranno più male.-
La ragazza si rannicchiò contro di lui e si lasciò portare via. Il dolore e la stanchezza le avevano messo addosso un improvviso torpore e adesso che sapeva di essere al sicuro ci si abbandonò completamente, perdendo di nuovo conoscenza.
 
* * *
 
-Sei fortunata che sotto quelle macerie non ti sia successo niente di peggio, saresti potuta morire schiacciata o soffocata.-
Angelica sospirò quando Komui le fece notare ciò che lei aveva ritenuto ovvio fin dall’inizio.
-Non avrei avuto così paura, altrimenti, non ti pare?-
Lenalee, seduta su una sedia a fianco del letto sul quale giaceva semidistesa la sua amica, sorrise.
-La cosa importante è che Kanda e i Finders siano riusciti a trovarti. Adesso devi solo pensare a riposarti.-
Ma Angelica tutto aveva in mente tranne che di riposarsi. Si mise seduta, ignorando le fitte e i capogiri che attraversarono la sua testa dolorante.
-Non ne ho bisogno. Sto già meglio, mi posso alzare.-
Komui scosse la testa.
-Con un braccio rotto, un trauma cranico e dopo essere quasi morta dissanguata non hai bisogno di riposare? Mi dispiace ma non sono d’accordo.-
La giovane abbassò lo sguardo sul suo braccio steccato, soffermandosi sulla ferita a forma di croce che le insidiava l’intero palmo della mano.
-E’ vero, non sto ancora bene... ma non posso permettermi di perdere tempo a vegetare a letto senza fare niente.-
-Ah, davvero? E cosa dovresti fare di così importante da non poter aspettare?-
Lei non rispose, ma non c’era bisogno che lo facesse. Il Supervisore conosceva già la risposta.
-Vuoi andare a cercare Lavi, vero?-
-Sì...-
Lenalee si chinò verso di lei.
-Angi, stai ancora pensando a quell’indovinello? E’ solo una filastrocca senza senso, non ti porterà a niente.-
-Non è vero, io l’ho risolto! Adesso so dove devo andare, ho solo bisogno di un’occasione e non posso starmene ferma ad aspettare! Dio, sono stanca di aspettare! Perché nessuno lo capisce?!-
Angelica si rivolse a Komui, disperata.
-Komui, ti prego! Non mi permetteranno mai di uscire da qui, ho bisogno di aiuto. So che non mi credi, ma non ho nessun altro a cui rivolgermi! Ti scongiuro. Aiutami.-
Lo scienziato non ebbe alcuna esitazione.
-Mi dispiace, Angelica. E’ fuori discussione.-
Si era già voltato per andarsene quando lei decise di fare un ultimo, estremo tentativo.
-Se mi aiuti questa volta, ti prometto che sarà l’ultima! Ti giuro che se dovessi essermi sbagliata rinuncerò a cercare e lascerò che se ne occupi l’Ordine.-
 
Sapeva di star rischiando molto con quella promessa. Non aveva alcuna certezza che le sue idee fossero giuste, anzi aveva ancora moltissimi dubbi.
Ma quale che fosse il prezzo per provare quell’unica volta a fare qualcosa di concreto dopo mesi passati a pensare ed aspettare, Angelica era pronta a pagarlo.
Komui si era fermato e sembrava star ponderando il da farsi. Le due ragazze lo guardavano col fiato sospeso.
 
-E va bene. Penserò ad un modo per farti uscire e cercherò di coprirti il più possibile quando si accorgeranno della tua assenza. Ma più di questo non posso fare.-
Se avesse avuto abbastanza forze, Angelica si sarebbe alzata per baciarlo.
-Grazie! È più di quanto potessi sperare.-
Lo scienziato annuì e uscì dalla stanza. Lenalee guardò prima il fratello che se ne andava e poi l’amica.
-Angi... sei sicura di quello che stai facendo?-
L’altra ragazza si rimise sdraiata, sperando che i capogiri si calmassero.
-No, per niente... ma è tutto ciò che ho e se può darmi anche una minima speranza di trovare Lavi... non mi arrenderò solo perché non sono sicura.-
 
Lenalee annuì, senza dire altro. Poi si alzò e lasciò che l’amica potesse riposare.
Nonostante l’impazienza, Angelica si comportò bene nei due giorni successivi, seguendo le indicazioni dei medici e restando tranquilla a letto. Sapeva che non aveva senso mettere fretta a Komui, come anche non aveva senso fare troppo rumore e attirarsi addosso gli sguardi di tutti.
Sperava che mantenendo un profilo basso nessuno ritenesse necessario tenerla d'occhio, cosa che avrebbe favorito lei e chiunque si sarebbe incaricato di coprirla nel momento in cui avesse dovuto sparire.
Quando Komui la andò a trovare il cuore le batteva a mille.
 
-Ho trovato un modo per farti lasciare il Vaticano senza farti vedere. Anche così non sarà un’impresa priva di rischi, ma almeno non dovrai usare la porta principale.-
La giovane lo fissò con interesse, attendendo che continuasse. Lui si frugò nelle tasche per qualche istante finché non ne tirò fuori un mazzo di grosse chiavi.
-Queste sono le chiavi che permettono l’accesso al Passetto di Borgo. Sai di cosa si tratta?-
Lei negò con il capo.
-È un passaggio fortificato che permette una via d'accesso riservata a Castel Sant’Angelo. Una volta i papi usavano il castello come fortezza, poi è diventato una prigione. Adesso è in via di restauro, per questo dovrebbe essere abbastanza semplice per te entrare e uscire senza che nessuno ti veda.-
-Come hai ottenuto quelle chiavi?-
Lui scrollò le spalle.
-Non ha importanza. Però ascoltami bene: questa è l’unica opportunità che ti posso dare. Se le cose dovessero andare storte e tu dovessi essere trovata, non ti toglieranno mai gli occhi di dosso. Ti staranno addosso come mastini e non ti daranno più alcuna possibilità di fare di testa tua. Sei certa di voler correre questo rischio?-
Angelica sospirò e fece un sorrisino sghembo.
-Sì, sono disposta a qualunque cosa. Anche se dovesse costarmi quel poco di libertà che mi resta, io ci voglio provare.-
 
* * *
 
Poche ore più tardi, con la complicità di Komui e Lenalee, Angelica si era defilata dalla stanza dove sarebbe dovuta rimanere fino alla fine della sua convalescenza, si era cambiata in modo da nascondere i lividi e la stecca al braccio e si era liberata delle bende che le fasciavano la testa. Dopo le ultime raccomandazioni, il Supervisore le mostrò come accedere al Passetto e si congedò da lei.
Con un sospirone la giovane si avviò lungo uno stretto corridoio intonacato di bianco con il soffitto a volta. Quando arrivò in fondo trovò che era obbligata a salire una scaletta di pietra e a continuare il percorso nella parte esterna.
Una volta uscita, Angelica si guardò intorno e scoprì di trovarsi circa a metà strada. Riprese subito a camminare, cercando di mantenersi sempre lontana dai bordi.
Nonostante il passaggio fosse sulla sommità di un muraglione fortificato, quindi molto in alto, la ragazza aveva continuamente paura che qualcuno potesse vederla.
A causa della testa dolorante e dei capogiri a volte si doveva fermare, così che impiegò parecchio ad arrivare in fondo. La figura imponente del castello la aspettava poco più avanti, come per assicurarle che era quasi arrivata.
Scese una scala uguale a quella che aveva salito prima e giunse in una stanza lunga e stretta illuminata fiocamente dalla luce proveniente da alcune feritoie. Sulla parete di fondo la attendeva un cancello di ferro, sbarrato.
La ragazza estrasse il mazzo di chiavi che le aveva dato Komui e, con le mani che tremavano, provò le chiavi una per una finché non trovò quella giusta. Aprì il pesante battente, si infilò dall’altra parte e lo richiuse, sobbalzando per colpa del forte rumore metallico che accompagnò ogni sua azione.
Si ritrovò nell’ultimo tratto del Passetto, una breve passerella di terra battuta delimitata ai lati da alte pareti di pietra senza feritoie. La ragazza la percorse fino a raggiungere un altro cancello arrugginito che collegava il Passetto ad uno dei torrioni del castello.
Dal torrione si accedeva subito al cortile, nel quale Angelica entrò con circospezione, assicurandosi di non essere vista. Per sua fortuna, comunque, pareva che non ci fosse nessuno, così costeggiò le mura del castello fino a che non trovò il portone principale, che si spalancava su un piazzale invaso dalla luce del sole pomeridiano.
Senza perdere tempo la giovane uscì allo scoperto e tentò di mescolarsi alle molte persone che passeggiavano tranquillamente davanti al castello. Ogni tanto lanciava qualche sguardo intorno a sé per controllare che nessuno l’avesse notata, l’ansia di essere trovata e riportata indietro prima di essersi davvero allontanata la assaliva.
La presenza della cupola candida della cattedrale di San Pietro che si stagliava contro l’azzurro del cielo le ricordava che il Vaticano era ancora troppo vicino, che doveva allontanarsi il più possibile e doveva farlo subito.
Dimenticando tutte le sue esitazioni attraversò a passo spedito il piazzale e raggiunse Ponte Sant’Angelo, grazie al quale poté guadare il Tevere e continuare la sua marcia dall’altra parte del fiume.
Quella strada le era familiare, ricordava di averla percorsa pochi giorni prima insieme a Gabriel per dirigersi al luogo della missione. Era semplice, doveva solo seguire il fiume e sarebbe arrivata.
Non fu un tragitto tranquillo, Angelica non aveva potuto portarsi dietro l’Innocence, che a detta di Komui era tenuta sotto custodia, quindi stava girando ferita e indifesa. Continuava a tormentare l’orlo e le maniche del vestito, i punti di sutura delle ferite alla testa le tiravano e temeva che ogni persona che le passava di fianco potesse essere una spia dell’Ordine venuta per riportarla indietro.
Ad ogni modo le sue ansie si rivelarono ingiustificate e presto riuscì a vedere la punta dell’Isola Tiberina. Ormai il sole stava tramontando e l’Isola non era avvolta dai riflessi dorati che la circondavano la prima volta che Angelica l’aveva vista.
Emozionata, la giovane dimenticò i suoi dubbi e cominciò a correre verso la tanto agognata meta.
Attraversò il ponte sempre di corsa e raggiunse in men che non si dica l’altro lato dell’Isola, dove la aspettava la chiesa di San Bartolomeo, al di là di una bella piazzetta con un alto obelisco al centro.
Si guardò intorno. Non c'era nessuno.
La luce arancione del sole che tramontava si rifletteva sulle superfici chiare dei bassi palazzi circostanti e sulla pietra bianca della chiesa e del ponte che collegava la piccola isola alla riva opposta rispetto a quella da cui era arrivata.
Ma il posto era quello, ne era certa! Tutto portava lì, doveva essere lì.
Un dubbio iniziò a farsi strada nella sua mente. Che avesse sbagliato? Forse era giusto il suo ragionamento iniziale, forse doveva davvero andare a Firenze, ora si ritrovava nel mezzo di una città enorme che non conosceva e per di più aveva gettato alle ortiche ogni possibilità di fare altri tentativi in futuro.
Stupendo. Davvero stupendo.
Non fosse stato che avrebbe reso ovvia la sua presenza in quel luogo Angelica avrebbe urlato per la frustrazione.
D’accordo, niente panico. Poteva ancora farcela.
Doveva cercare un posto in cui nascondersi fino al mattino seguente e poi avrebbe tentato di raggiungere la stazione e prendere un treno per Firenze, non poteva sprecare l’aiuto di Komui soltanto perché aveva commesso un errore di interpretazione.
Abbastanza soddisfatta del suo piano la ragazza si voltò istintivamente un’ultima volta verso la chiesa e rimase di stucco.
Nella piazza, deserta fino a pochi secondi prima, era apparsa una persona. E a meno che possedesse una velocità fuori dal normale era impossibile che ci fosse arrivata seguendo la strada. Era come se fosse apparsa dal nulla.
 
-Salve.-
 
Il sorrisetto con il quale accompagnò quel saluto per qualche motivo la inquietò.
Per riflesso Angelica portò una mano alla cintura, momentaneamente dimentica del fatto che era disarmata. Imprecando tra sé si dedicò ad osservare l’individuo che le era spuntato davanti.
Era un giovane uomo vestito di abiti bianchi di foggia orientale e con una fascia a coprirgli la fronte. Anche se non poteva vedere le caratteristiche stigmate, il singolare colore scuro della sua carnagione non lasciava spazio a dubbi.
 
-Noah.-
mormorò con un filo di voce. Il sorriso del suo interlocutore si allargò.
-Già. Non credo che ci siamo mai incontrati, io sono Wisely.-
Si esibì in un plateale inchino prima di continuare.
-E tu invece devi essere la signorina di cui ho tanto sentito parlare. Angelica Knight, se non sbaglio. Posso chiamarti Angelica, vero?-
Lei si limitò a guardarlo sprezzante senza rispondere, reazione per la quale il Noah non mostrò alcun fastidio.
-Sai, devo ammettere che sono... sbalordito dal fatto che tu sia riuscita ad arrivare fin qui. E io non mi sbalordisco facilmente. Road non aveva dubbi che ce l’avresti fatta mentre io... sarò schietto, non avrei scommesso un penny su di te. Ma a quanto pare mi sono sbagliato.-
Angelica sentì le gambe che iniziavano a tremare.
-Il posto è quello giusto, quindi...-
Wisely ghignò.
-Oh sì.-
Se non altro aveva la soddisfazione di sapere di non aver lavorato inutilmente per mesi. Rimaneva comunque ancora un quesito.
-Perché avete fatto tutto questo?-
Lui fece spallucce.
-Idea di Road. Ha pensato che coinvolgere anche te avrebbe reso le cose più interessanti. Credo che dipenda dal fatto che insieme al vecchio abbiamo... “trattenuto” anche il suo apprendista guercio.-
Di nuovo il suo sorriso si allargò in un ghigno perfido.
-Approposito, voi due state insieme, giusto?-
Il cuore della ragazza batteva talmente forte che era certa che anche il Noah riuscisse a sentirlo.
-Lui... sta bene... vero?-
-Beh, respira ancora, se è questo che intendi.-
In meno di un secondo se lo trovò davanti, pericolosamente vicino.
-Comunque non preoccuparti. Lo rivedrai presto.-
 
Detto questo le mise un braccio intorno alla vita perché non potesse muoversi e le appoggiò due dita sulla fronte.
Angelica riuscì a scorgere gli ultimi raggi del sole che tramontava oltre gli edifici della città eterna prima che il suo mondo venisse avvolto dall’oscurità.

Author
and characters corner:
Kanda: ehi tu! Sto parlando con te!
Wisely: dici a me?
Kanda: sì, a te. Vieni qui un secondo.
Wisely: *si avvicina*
Kanda: *stringe la mano a Wisely*
Wisely: ma perché...?
Kanda: perché sei riuscito a zittire quella maledetta piattola!
Yami: dai, Kanda-chan! Questa non è una cosa carina da dire su una tua collega.
Kanda: ma quale collega e collega! E poi non chiamarmi Kanda-chan, mi fai venire i brividi...
Wisely: qualche problema, Kanda-chan?
Kanda: GAAAAH! Ti ammazzo!
Yami: beh, mentre loro si picchiano vi chiedo, cari lettori, cosa ne pensate del capitolo. Spero che vi sia piaciuto e sia valsa la pena di aspettare. Per quanto riguarda le letture che ho inserito nella funzione di cui si parla all'inizio del capitolo, le ho prese entrambe da due lettere di San Paolo: la prima dal capitolo 8 della Lettera ai Romani (La Sacra Bibbia, CEI); la seconda dal capitolo 2 della Prima Lettera a Timoteo (Bibbia, edizioni San Paolo, 1982). Gli estratti sono presi da due fonti differenti semplicemente perché, dopo aver confrontato diverse versioni per entrambi i brani, ho scelto quelle che mi piacevano di più.
Kanda e Wisely: *riappaiono*
Yami: avete finito di prendervi a cazzotti, voi due?
Kanda e Wisely: sì...
Yami: allora datemi una mano che abbiamo ancora un sacco di cose da dire!
Wisely: comincio io! I temi musicali di questo capitolo sono "Kyrie for the Magdalene" dalla colonna sonora de "Il Codice da Vinci" (che funge da tema per la parte iniziale) e "The Last Crusade" degli Epica (che accompagna la parte finale).
Kanda: tsk, inoltre ringraziamo Mitsuki no Kaze per aver recensito il capitolo precedente a questo e per il suo sostegno continuo.
Yami: Kanda, mettici più entusiasmo...
Kanda: non rompere, mi sto già sforzando più di quel che faccio di solito!
Yami: concludo dicendo che la nuova uniforme di Angelica è ispirata agli ultimi disegni della Hoshino che rappresentano alcuni personaggi con (appunto) una nuova divisa che, nella mia modesta opinione, accentua la figaggine di tali personaggi *fissa immagini di Lavi*
Kanda: bleah, sei disgustosa quando sbavi in quel modo sul baka usagi.
Yami: tu aspetta che la Hoshino disegni anche te con la divisa nuova, poi ne riparliamo!
Kanda: ...
Wisely: paura, eh?
Yami: bene gente! Sperando che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate continuare a seguire la mia storia, vi invito (se vi va) a lasciarmi un parere e vi do appuntamento alla prossima volta (sperando di riuscire a non farvi aspettare ancora così tanto).
Wisely: *saluta con la manina* a prestooo! Nel prossimo capitolo ci siamo anche io e i miei colleghi Noah, solo per questo dovreste sentirvi enormemente motivati a leggerlo!
Kanda: tsk, trovarne uno normale è impossibile...

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Capitolo 26
*** Ho bisogno che anche tu sia forte ***


Yami: ... bene... eccoci qui, esattamente ad un anno, due mesi e un giorno dalla pubblicazione del capitolo scorso :'D
Kanda: lo dici con parecchia tranquillità per una che sta aggiornando con SOLO un anno di ritardo...
Yami: macché tranquillità! Mi sento colpevole da morire, tu non puoi capire :'''D
Angelica: cari lettori, se state leggendo questa nota è perché avete deciso di essere così gentili da continuare a seguire questa storia nonostante sia passato più di un anno dall'ultimo aggiornamento!
Yami: non avete idea di quanto questo significhi per me! Chiedo immensamente scusa per quella che è stata la mia assenza record. In questo ultimo anno sono successe un po' di cose, sono stata parecchio in crisi con la scrittura in generale e in particolare questo capitolo mi ha dato tantissimi problemi. Probabilmente è a causa del fatto che mi portavo dietro l'idea per questa parte da più di tre anni, ma per molto tempo non sono riuscita a scriverlo come volevo. Però volevo che venisse bene, essendo questo uno dei capitoli più importanti di tutta la storia... e quindi ci ho messo un anno :'''D
Angelica: alla fine però il capitolo è riuscito e miss Yami è soddisfatta del risultato. Speriamo che piaccia anche a voi lettori ^^
Tyki: prima di lasciarvi al capitolo vorremmo procedere con i doverosi ringraziamenti...
Angelica e Kanda: *fissano Tyki*
Tyki: ... ma cosa volete?
Angelica: miss Yami, perché lui è qui?
Yami: aaah lui è il mio elemento fan service!
Kanda: ... cosa?
Yami: quando stavo facendo l'elenco dei Noah da inserire in questo capitolo, se avessi dovuto attenermi alla sola utilità per la trama lo avrei lasciato fuori... ma poi ho deciso che faceva bella presenza...
Kanda: ... quindi lo hai piazzato così a caso giusto perché è appena appena guardabile?
Tyki: ehi! Come sarebbe "appena appena guardabile"?
Yami: Kanda-chan, negli ultimi due capitoli l'elemento fan service eri tu, in questo me ne serviva un altro... Tyki, adesso leggi i ringraziamenti così gli fai vedere che sai anche renderti utile (?)
Tyki: vorremmo ringraziare con tutto il cuore Law__ e MuSiCaNdArTs95 per le bellissime recensioni che hanno lasciato al capitolo 25. I vostri gentili pensieri riempiono di gioia il cuore dell'autrice.
Angelica: e grazie come sempre a Mitsuki no Kaze per la recensione e per aver betato questo capitolo e quelli precedenti!
Yami: senza sostegno non ce l'avrei davvero fatta ad arrivare alla fine del capitolo, quindi grazie alla Mitsuki e a tutti quelli che mi hanno sopportata e supportata <3
Tyki: e adesso finalmente l'attesa è finita. Vi lasciamo alla lettura del capitolo 26!
Yami: buona lettura, ci vediamo alla fine!
Kanda: io non voglio essere l'elemento fan service della tua storiaccia!
 
CAPITOLO 26 – Ho bisogno che anche tu sia forte

Quando Angelica riprese conoscenza batté le palpebre qualche volta, concedendosi di provare a capire dove fosse. Era distesa su una superficie morbida, probabilmente un letto, l’ambiente nel quale si trovava era piuttosto freddo e poco luminoso.
All’improvviso la sua mente concretizzò un pensiero che fu sufficiente per farle spalancare gli occhi: ‘Noah!’
La sensazione di annebbiamento che l’aveva debilitata fino a pochi secondi prima svanì del tutto e la ragazza si sollevò di scatto, ritrovandosi seduta.
 
-Oh? Finalmente ti sei svegliata, signorina.-
Una voce alla sua destra la fece trasalire, soprattutto perché credeva di sapere a chi appartenesse. Un brivido le attraversò la schiena mentre si voltava per confermare i suoi timori.
-Tyki Mikk...?-
 
I tratti del viso erano senz'altro i suoi, ma il Noah del Piacere appariva piuttosto diverso da come Angelica lo ricordava.
I capelli erano molto più lunghi e raccolti in una fluente coda che gli ricadeva dietro la schiena. La veste bianca che portava lasciava scoperti un braccio e il petto, mostrando delle profonde cicatrici, probabilmente ricordo del combattimento con Allen avvenuto sull’Arca più di un anno prima.
Per tutta risposta lui le riservò un sorriso.
 
-In persona. È davvero molto tempo che non abbiamo occasione di incontrarci. Diventi più graziosa ogni volta che ti vedo.-
La giovane non ebbe il tempo di imbarazzarsi per il suo commento perché all’improvviso si ritrovò un paio di braccia intorno al collo e un piccolo corpo che le finiva addosso, schiacciandola con il suo peso e facendola finire di nuovo sdraiata.
-Angelica! Sei sveglia!-
La zazzera di capelli arruffati che si trovò davanti agli occhi e la voce vivace le permisero di riconoscere la persona che l’aveva sommersa con il suo entusiasmo.
-R-Road?-
Road sciolse l’abbraccio e si mise seduta sul bordo del letto, concedendo così alla ragazza di rimettersi dritta.
-Sei stata bravissima, Angelica! Hai risolto il nostro enigma! Certo, io ero assolutamente sicura che ce l’avresti fatta, ma qualcuno qui pensava che non ci saresti riuscita.-
Calcò molto sul “qualcuno” e nel farlo lanciò un’occhiataccia a Wisely e ad un Noah che Angelica non aveva mai visto, seduti entrambi su un divanetto a poca distanza da loro. Wisely fece spallucce.
-Voi la conoscevate già, mentre io e Cheryl non l’avevamo mai vista.-
Road sporse in fuori le guance, contrariata.
-Io ve lo avevo detto che è intelligente, ma voi non mi ascoltate mai.-
Angelica aveva osservato quello scambio di battute senza sapere cosa dire, prima di trovare la forza di interromperli con un debole:
-Cosa significa tutto questo?-
 
Abbassò lo sguardo e solo allora si accorse del suo abbigliamento. Il discreto vestito blu che aveva indossato per defilarsi dal Vaticano era sparito, lasciando il posto ad un abito di raso bianco, piuttosto elegante nella sua semplicità. Lo scollo lasciava le spalle scoperte e le leggerissime maniche di tulle facevano intravedere i numerosi lividi e la stecca che sosteneva il braccio fratturato. Un cordoncino dorato morbidamente legato intorno ai fianchi faceva da cintura, spezzando la liscia uniformità della gonna candida, che scendeva fino alle caviglie della ragazza. A quanto pareva anche gli stivaletti erano stati sostituiti, rimpiazzati da un paio di scarpe con il tacco davvero troppo alto. Senz'altro era opera di Road, come anche la complicata acconciatura nella quale erano stati raccolti i suoi capelli biondi.
La giovane buttò le gambe oltre il bordo del letto e si alzò in piedi, osservando un po’ a disagio il modo con cui la stoffa del vestito le cadeva addosso, depositandosi sul pavimento in un corto strascico. Road notò che la ragazza stava osservando il proprio abbigliamento e sorrise entusiasta.
 
-Ti piace? Ho preparato questo vestito apposta per te! Ti sta benissimo, sembri proprio una bambola!-
Poi però il suo sorriso svanì e venne rimpiazzato da un’espressione corrucciata.
-Certo che quelle ferite rovinano tutto. Ma cos’hai combinato per ridurti così?-
Angelica si sforzò di non lasciarsi scappare una risatina isterica.
-Ho avuto un incontro piuttosto ravvicinato con tre dei vostri maledetti akuma...-
si limitò a mormorare tra i denti.
-Road, perché mi avete fatta venire qui?-
-L’ho voluto io perché volevo giocare di nuovo con te. L’ultima volta ci siamo divertite tanto, non è vero?-
La ragazza rabbrividì al pensiero del sogno a cui Road l’aveva fatta assistere sull’Arca, ma prima che potesse commentare la Noah ghignò.
-E poi... ho pensato che morissi dalla voglia di rivedere Lavi...-
Angelica spalancò gli occhi. La situazione generale l’aveva talmente scombussolata che quasi aveva dimenticato ciò che l’aveva portata lì in primo luogo.
-Lui dov’è?-
chiese con un filo di voce. L’espressione divertita che vide sui volti di tutti i Noah presenti le fece venire il voltastomaco.
-Ditemi dov’è. Devo vederlo.-
 
La accontentarono subito.
Road schioccò le dita e una parte del grande ambiente semibuio in cui si trovavano venne rischiarato. Nella porzione di spazio illuminata apparvero due poltrone, una di fianco all’altra, sulle quali sedevano due persone: Lavi e Bookman.
Bookman sembrava stare bene e aveva il solito sguardo impassibile che Angelica tanto odiava. Lavi invece era seduto con le spalle ricurve, i capelli gli coprivano il viso e a vederlo sembrava sofferente. Dietro di lui, appoggiato allo schienale della poltrona, stava un altro Noah che lo guardava come se lo volesse mangiare.
Angelica corse verso Lavi, inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli il viso tra le mani.
 
-Lavi? Lavi, stai bene? Adesso è tutto a posto, sono venuta a prenderti. Ora ce ne andiamo via, te lo prometto.-
-Ann?-
La voce del giovane era così debole e tremante che quasi si faticava a riconoscerla.
-Sì, sono io, sono Ann!-
 
La ragazza sorrise, felice che lui l’avesse riconosciuta e le stesse parlando, ma la felicità sfumò subito appena riuscì a fargli sollevare il mento per guardarlo in viso.
Aveva una guancia tumefatta e un labbro spaccato, da cui si era fatto strada un sottile rivoletto di sangue che gli era colato lungo il mento e la gola. Ma il dettaglio che più preoccupava Angelica era il suo sguardo.
L’unico occhio di Lavi esprimeva un misto di stanchezza e paura, come se per mesi fosse stato sottoposto ad indicibili torture e non desiderasse altro che essere lasciato in pace.
 
-Ann... no... ti prego, smettila...-
Lei avvicinò il viso al suo per sentirlo meglio.
-Lavi, cosa ti succede? Sono io, sono venuta per portarti via da qui.-
-Ti prego, lasciami in pace... non ce la faccio più, lasciami in pace...-
Angelica non riusciva a capire.
-Ma cosa stai dicendo? Lavi, io non capisco, che cosa vuoi dire?-
-Smettila... per favore, almeno non farmi più vedere lei... lei non è qui, non può essere qui...-
 
Lei?
La ragazza capì che Lavi non si rendeva conto che lei era effettivamente lì davanti a lui, probabilmente credeva di avere un’allucinazione o... che Road lo stesse coinvolgendo in uno dei suoi Sogni.
Angelica si alzò in piedi e guardò con astio il gruppetto dei Noah.
 
-Che cosa avete fatto?-
Il Noah con i capelli lunghi e il monocolo seduto al fianco di Wisely si schiarì la voce e rispose.
-Beh, dovevamo fare in modo che stesse buono. A noi lui non interessa, ci servono solo il vecchio e ciò che sa. Pensavamo che la sua presenza sarebbe stata utile per ottenere più in fretta le informazioni che vogliamo, ma a quanto pare non è stato così.-
Wisely annuì.
-Già, qualunque cosa venisse fatta al suo allievo, il vecchio non ha mai battuto ciglio. Tu, Cheryl, lo hai picchiato diverse volte, ci sei anche andato piuttosto pesante...-
L’altro Noah (che evidentemente rispondeva al nome di Cheryl) si strinse nelle spalle.
-Sai che quando mi arrabbio perdo il controllo, non volevo davvero massacrarlo come è successo qualche volta, è stato un incidente.-
-Non ci sta credendo nessuno, lo sai?-
 
Angelica tentò di ignorare il resto delle loro chiacchiere per trattenersi dal tirare uno schiaffo a Cheryl e si concentrò sul riservare un’occhiata di fuoco a Bookman.
Lui non si degnò nemmeno di restituirle lo sguardo, come se non si fosse nemmeno accorto della sua presenza. Se anche fosse stato così, in ogni caso, la ragazza intendeva risolvere la cosa.
 
-Cosa significa? Hanno praticamente torturato il tuo allievo davanti ai tuoi occhi e tu non hai mosso un dito? Non hai pensato che avrebbero potuto ucciderlo?-
Bookman non mosse ciglio, cosa che la fece infuriare.
-Ti importa così poco di lui? È il tuo apprendista, accidenti! Non ti è venuto in mente che se gli succedesse qualcosa, tu non avresti più un successore?-
Quella domanda lo fece scattare e finalmente il vecchio si voltò di scatto verso di lei.
-Stai zitta, non sono affari tuoi.-
sibilò, visibilmente irritato. Ad ogni modo lei era infuriata quanto lui, perciò non si lasciò intimidire.
-Che ti piaccia o no, quando si tratta di Lavi sono affari miei eccome! Tu, piuttosto! Se non per affetto avresti almeno potuto parlare per convenienza... con quale coraggio hai permesso che lo riducessero così?-
-Le informazioni che sto proteggendo sono troppo importanti per essere rivelate con leggerezza...-
-Più importanti della vita del tuo allievo?-
Dopo quella domanda, i due si guardarono negli occhi per diversi secondi. Poi Angelica concluse, con un sospiro:
-Forse è proprio vero che sei senza cuore.-
Road si intromise, mettendo definitivamente fine a quella conversazione.
-Allora, Angelica, giochiamo?-
La giovane si voltò a guardarla.
-Voglio sapere che cosa avete fatto a Lavi. Perché non mi vuole vedere?-
Tyki si alzò in piedi e si avvicinò, cosa che indusse la ragazza a indietreggiare istintivamente.
-Vuoi sapere perché il guercino sembra aver paura di te? Beh, ma questo è perché per tutti questi mesi... sei stata tu a tormentarlo.-
Angelica spalancò gli occhi.
-Cosa?-
Road si sporse verso Tyki e lo picchiò giocosamente su una spalla.
-Ma perché glielo hai detto? Sarebbe stato più divertente se lo avesse scoperto in un altro modo!-
-Ops, mi dispiace di averti rovinato il divertimento.-
si scusò lui, per nulla dispiaciuto.
-Cosa significa... che sono stata io a tormentarlo?-
chiese Angelica con un filo di voce. Road sorrise e saltellando andò a sedersi sul bracciolo della poltrona di Lavi.
-Beh, per generare i Sogni da mostrargli ho dovuto curiosare di nuovo nella sua mente come ho fatto quella volta sull’Arca... non ho dovuto cercare a lungo, comunque, visto che dovunque guardassi trovavo sempre te, Angelica.-
La ragazza non sapeva cosa dire. In un’altra situazione sarebbe stata felice e lusingata, ma in quel momento riusciva soltanto a sentirsi confusa.
-All’inizio ho provato a creare dei Sogni in cui eri tu ad essere torturata e uccisa, ma non hanno mai davvero sortito un grande effetto. Certo, vederti soffrire non lo faceva stare bene, ma sapeva che quel che vedeva erano solo delle immagini indotte da me. È per questo motivo che è stato necessario iniziare a pensare in grande.-
Angelica aveva paura di sapere che cosa volesse dire Road con quella frase.
-Ho frugato di nuovo nella sua mente, ho cercato di capire cosa prova esattamente Lavi quando pensa a te, per sfruttare quelle emozioni nel modo giusto...-
La Noah fece una pausa e sorrise quando vide che Angelica aveva stretto i pugni.
-C'è qualcosa che non va?-
-Oh no! È perfettamente normale rovistare nella testa degli altri per usare i loro sentimenti contro di loro!-
Road ridacchiò.
-Questa è una guerra, Angelica. Non si vince con le buone maniere, ma sfruttando bene le proprie armi. E poi sono sicura che anche a te interessa sapere ciò che ho scoperto.-
La giovane tacque. Road le si avvicinò e prese a girarle intorno lentamente, con passi misurati.
-Anche se non lo ammetterai mai, so che in fondo vorresti che te lo dicessi. Tu lo ami e ti fidi di lui... ma una parte di te non riesce a fidarsi completamente, vero? Sai di avere a che fare con un uomo falso e calcolatore, che mente per mestiere.-
-Smettila...-
mormorò Angelica.
-Dimmi, quante bugie pensi che ti abbia raccontato fino ad ora? Quante cose ti avrà nascosto? Chi è l’uomo di cui ti sei innamorata? Sei sicura di conoscerlo davvero?-
La ragazza si voltò di scatto.
-Taci! Non tentare i tuoi giochetti psicologici con me. Smettila di girarci intorno, mi stai solo facendo perdere tempo. Sono venuta qui per riprendermi Lavi e non ho intenzione di rimanere qui un momento più del necessario.-
Alle sue spalle, Wisely emise un lungo fischio.
-Devo ammettere che avevi ragione, Road. Ci hai portato un elemento davvero interessante.-
Road ignorò il commento e continuò a parlare con Angelica.
-D’accordo, come vuoi. Allora, senza girarci intorno, ti dirò che cosa ho trovato nella mente del tuo caro Lavi. Devo dire che sono rimasta molto sorpresa, non pensavo che guardando nella mente di un Bookman avrei trovato certe cose. Mi chiedo se il vecchietto sappia ciò che il suo allievo è in grado di provare. No, non credo... se così fosse sarebbe finito nei guai...-
-Non avevi detto che non ci avresti girato intorno?-
borbottò Angelica tra i denti. La Noah ridacchiò divertita.
-Quando pensa a te, Lavi è il modello del ragazzo innamorato. Mi ha stupita trovare tutta quell’adorazione, tutta quella tenerezza... ma poi ho scoperto anche una cosa divertente.-
Il sorriso di Road si allargò e Angelica rabbrividì.
-Tra tutte le emozioni che il tuo pensiero gli provoca, ce n’è una che in certi momenti è più forte delle altre. Quando pensa a te... Lavi prova un enorme senso di colpa.-
La giovane scosse la testa, incredula.
-Senso di colpa? Perché? Che cosa significa?-
-Si sente in colpa perché ha paura di non essere abbastanza per te. Si sente in colpa perché sa che anche se lo ami, tu soffri per causa sua. Sa di non essersi sempre comportato bene con te, sa che probabilmente meriteresti di meglio.-
Angelica aveva voglia di piangere. Si coprì la bocca con una mano e soffocò un gemito.
-Stupido... stupido Lavi. Perché devi pensare queste cose? Perché?-
Road osservò la sua reazione senza dire nulla per qualche secondo, poi riprese.
-Una volta capito questo, manovrarlo è diventato facile. Anche troppo. Piegare qualcuno mosso dal senso di colpa è talmente semplice che dopo un po’ questo gioco ha smesso di essere divertente. È per questo motivo che ti ho fatta venire qui. Se tu giocassi insieme a noi, di certo ci divertiremmo un mondo!-
Angelica sentì che a quelle parole l’incredulità e la tristezza avevano lasciato il posto alla rabbia.
-Giocare insieme a voi? Io non ho alcuna intenzione di prestarmi a tutto questo. Per arrivare qui ho passato mesi ad impazzire a causa di un tuo gioco, senza che nessuno volesse aiutarmi. Per quanto mi riguarda ho fatto abbastanza.-
La Noah sogghignò.
-Tu credi che sia abbastanza?-
-Ho risolto il tuo enigma, ho vinto il gioco e sono venuta a prendere ciò che mi spetta. Mi sembra lecito.-
-Lecito?-
Prima che la giovane potesse dire altro, avvertì una strana sensazione che le attraversava tutto il corpo, come quella provocata da una leggera scossa elettrica. Quando cercò di muovere un braccio per appurare cosa fosse stata quella sensazione, non riuscì a muovere un muscolo.
-Cosa... cosa succede?-
Da dietro di lei spuntò all’improvviso Cheryl, che la osservava con un sorrisetto beffardo.
-Mi hai stancato, sai? “Voi non potete”, “voi non dovete”...-
Le mise un dito sotto al mento e le fece sollevare il viso.
-Quello che non hai ancora capito, ragazzina, è che noi possiamo fare ciò che vogliamo. Come se non bastasse il fatto che siamo nettamente superiori a voi sotto ogni aspetto, in questo momento ti trovi nella nostra casa, nel luogo dove noi siamo signori e padroni. Fossi in te abbasserei la cresta e cercherei di mostrare un po’ più di umiltà. Non credo che tu voglia testare la mia pazienza, come avrai dedotto dalle condizioni del tuo fidanzato, quando mi arrabbio tendo a diventare piuttosto... aggressivo.-
Se avesse potuto, Angelica avrebbe tremato per la paura, ma pareva che quello strano incantesimo che le immobilizzava il corpo le impedisse persino i movimenti involontari.
-Cosa mi avete fatto...?-
chiese con un filo di voce. Anche Tyki e Wisely le si avvicinarono e avere intorno così tanti Noah mentre non poteva difendersi le provocò un moto di terrore che fece molta fatica a nascondere.
-Parli del fatto che non riesci a muoverti? È normale, sei sotto l’effetto del potere del Noah del Desiderio.-
-Manipolazione del corpo: in questo momento il controllo dei tuoi movimenti appartiene a Cheryl. Sei sotto il suo comando come una marionetta.-
Tyki le prese il mento tra due dita e la fece voltare verso di lui, portando il viso vicinissimo a quello della giovane.
-Il tuo errore, signorina, è che sei venuta qui convinta di poter fare tu le regole. Non ti facevo così presuntuosa, sai? Anche se forse la tua è più incoscienza che presunzione... in ogni caso non è male vedere che quando vuoi sai tirar fuori un po’ di carattere.-
Road li richiamò con una risatina.
-Ehi, voi tre! Non divertitevi troppo, l’ho fatta venire qui perché giocasse con me! Adesso fatevi da parte, voglio farle vedere quanto ci siamo divertiti io e Lavi negli ultimi mesi.-
 
Angelica avvertì di nuovo quella leggera scossa elettrica e all’improvviso le sue gambe iniziarono a muoversi da sole, facendola indietreggiare lentamente. Al suo fianco, Cheryl manovrava i suoi movimenti come se stesse tirando i fili di una marionetta mentre Tyki e Wisely osservavano con fare divertito la sua espressione sorpresa e atterrita.
Quando Road giudicò che si fossero allontanati abbastanza, schioccò ancora le dita e davanti a lei si generò una piccola nuvola di fumo nero, dalla quale emerse una figura accucciata. Quando il fumo si fu diradato, la sagoma si raddrizzò e permise ad Angelica di distinguere i suoi lineamenti.
La ragazza spalancò gli occhi: la persona che Road aveva appena evocato era un suo clone perfetto.
Portava un abito identico al suo, solo che era nero come la notte, e i capelli erano lunghi fino a metà schiena, come li portava anche lei prima di quel piccolo incidente con il fuoco avvenuto quasi un anno prima. Ciò che colpiva di più era la sua espressione: altezzosa, spavalda... quasi cattiva. Nulla a che vedere con l’atteggiamento della vera Angelica.
La Noah notò come la giovane osservava la sua creazione e sogghignò.
 
-Ti piace? Questa è la tua copia con cui abbiamo giocato fino ad ora. Certo, è un po’ differente da te. Fisicamente l’ho creata come ti ricordavo dall’ultima volta in cui ci siamo viste, quindi ha i capelli più lunghi e forse qualche cicatrice in meno... ma anche caratterialmente siete molto diverse. Del resto, se aveste avuto anche lo stesso carattere non sarebbe stato divertente, giusto?-
Angelica era attonita e non riusciva a fare altro se non guardare la sua sosia, che le restituiva lo sguardo senza battere ciglio. Road rise.
-Sei rimasta senza parole? Beh, non importa. Adesso comunque volevo farti vedere come si comporta questa Angelica, quindi non è necessario che parli. Anzi, sarebbe meglio se tu non facessi nessun commento...-
Al fianco della giovane, Cheryl fece l’occhiolino.
-Ci penso io.-
 
Anche Road si fece indietro, lasciando la Angelica vestita di nero da sola nel cono di luce. La ragazza si voltò e riservò un’occhiata a Lavi, che teneva ancora la testa abbassata e sembrava non essersi accorto della presenza della giovane.
Lei fece un paio di passi avanti, lenti e misurati, facendo rimbombare nell’ambiente silenzioso il rumore delle sue scarpe che battevano sul pavimento scuro. Quando non ottenne alcuna reazione dal ragazzo dai capelli rossi, mise le mani sui fianchi e provò a chiamarlo.
 
-Lavi?-
Nessuna risposta.
-Lavi, sono io. Sono Ann. Avanti, guardami.-
 
Angelica, quella vera, avrebbe voluto dire qualcosa per contraddirla, avrebbe voluto urlare che no, non era lei Ann, che non avrebbe dovuto guardarla. Ma non poteva.
Quando provò ad aprire la bocca per parlare, nonostante ci stesse mettendo tutta la sua volontà, non le riuscì di schiudere le labbra. Era come se qualcuno gliele avesse cucite con dei punti molto stretti, appena provava a muoverle sentiva un forte dolore e più tentava, più sentiva male.
Alla sua destra, Cheryl ghignò e si chinò verso di lei per sussurrarle all’orecchio.
 
-È inutile che provi a parlare. Finché non lo vorrò io, non riuscirai nemmeno ad aprire bocca.-
Lei riuscì a malapena a muovere gli occhi per guardarlo. Il suo ghigno la terrorizzava e la cosa sembrava compiacerlo.
-Adesso continua a guardare. Guarda con attenzione. E non cercare di ribellarti. A meno che siamo noi a volerlo, non c'è nulla che tu possa fare.-
La giovane riportò lo sguardo su Lavi e la sua sosia. Il ragazzo non aveva proferito parola e non aveva mosso un muscolo, cosa che doveva aver fatto perdere la pazienza alla falsa Angelica, dato che quando riprese a parlare la sua voce suonava meno misurata e suadente.
-Non mi guardi, Lavi? Non hai il coraggio di alzare gli occhi e guardarmi in faccia?-
Questa volta Lavi rispose. Non sollevò nemmeno la testa e la sua risposta era poco più di un sussurro.
-Perché sei tornata? Ti prego, basta.-
Ad Angelica piangeva il cuore nel sentirlo così sofferente. La sua copia, invece, continuò ad insistere, impietosa.
-Perché non mi vuoi guardare? Pensavo che a te piacesse guardarmi. Ti ricordi quando ballavo e tu te ne stavi lì ad osservarmi? Perché non lo facciamo anche adesso? È da tanto che non mi vedi ballare...-
Per un attimo Lavi perse la calma e diede un colpo con la mano al bracciolo della poltrona, sibilando:
-Smettila. Tu non sei lei, tu non sei lei...-
L’altra Angelica ghignò.
-No, hai ragione. Io non sono quella piccola bugiarda...-
Si avvicinò al giovane e si chinò per sussurrargli all’orecchio:
-Io sono la Angelica che dice la verità.-
Appena si fu raddrizzata, prese a girare intorno alla poltrona, riprendendo a parlare.
-Tu mi hai avvelenata, mi hai rovinata. Io ero felice insieme a te... ma non hai idea di quanto tu mi abbia anche fatta soffrire. Ci è voluto del tempo per capirlo... ma poi è diventato tutto chiaro.-
Fece una breve pausa, prima di sporgersi di nuovo verso di lui.
-Tu non mi hai mai amata.-
Ad Angelica si mozzò il respiro. Lavi rispose con voce tremante.
-Non è vero...-
-Non mi sembri molto convinto.-
lo rimbeccò la falsa Angelica.
-Non è vero e lo sai... su questo non ho mai mentito... mai.-
-Allora ammetti di aver mentito, almeno su qualcosa.-
La voce di Lavi si spezzò, come se stesse piangendo.
-Non a lei... non ho mai voluto... non avrei potuto... con lei sono sempre stato sincero...-
Per tutta risposta ricevette una risatina.
-Sarà anche così, ma non toglie il fatto che sapevi che mi stavi facendo soffrire, che quando ho avuto bisogno di te, tu mi hai rifiutata.-
La ragazza fece una pausa piena di enfasi, prima di aggiungere:
-Te lo ricordi, Lavi? Ti ricordi quando ti ho detto che portavo in grembo tuo figlio? Tu in quel momento che cosa hai fatto?-
La vera Angelica si sentì sprofondare. Anche per lei ricordare quel momento era terribilmente doloroso.
-Lavi, che cosa hai fatto?-
insisteva la sua sosia. Data la mancanza di intervento da parte del giovane, ci pensò lei a dare la risposta.
-Non te lo ricordi? Eppure sei un Bookman, dovresti ricordarti tutto. Beh, non importa. Io me ne ricordo molto bene.-
Smise di girargli intorno e con aria grave scandì:
-Tu mi hai abbandonata.-
Angelica era sicura di aver visto Lavi fremere.
-Poi però sono tornato...-
-Certo che sei tornato, ma lo hai fatto quando ormai era troppo tardi.-
Dopo una breve pausa, la creazione di Road continuò ad infierire.
-Sono sicura che lo sapevi. Sapevi benissimo che non c'era più niente da fare, per questo sei tornato. Il tuo problema si era risolto, quindi non c'era più ragione perché tu dovessi negarti il tuo giocattolo.-
-Non è vero...-
mormorò lui con un filo di voce.
-È vero e lo sai anche tu.-
-Ti prego... non è vero...-
La falsa Angelica si chinò e gli prese il viso tra le mani perché la guardasse. L’espressione di pura disperazione che gli si disegnò sul volto era straziante.
-Perché mi hai fatto questo? Io ti amavo, Lavi. Ti amavo più della mia stessa vita. Avrei fatto qualunque cosa per te. Ma per te io non sono mai stata altro che un divertimento, vero? Un modo per passare il tempo... come hai potuto essere così cattivo?-
Seguì una lunga pausa di silenzio, interrotta da Road che intervenì, battendo le mani con entusiasmo.
-Va bene, direi che può bastare.-
La sua creazione si staccò all’istante da Lavi, avvicinandosi lentamente alla Noah, che le riservò un enorme sorriso.
-Sei stata bravissima, è stato davvero divertente!-
Il suo sguardo si spostò poi su Angelica, ancora impossibilitata a parlare e a muoversi per via del potere di Cheryl.
-Lasciala Cheryl! Voglio sapere cosa ne pensa!-
 
Con uno svogliato gesto della mano, il Noah del Desiderio rimosse i fili invisibili che gli conferivano il controllo sul corpo della giovane, lasciandola finalmente libera. Lei si sentì cedere le gambe e crollò a terra.
Un forte senso di nausea la investì per un momento e la ragazza si premette una mano sulla bocca. Avrebbe voluto piangere, ma strinse forte gli occhi e si impose di controllarsi. Non voleva far vedere dai suoi nemici quanto ciò che aveva visto l'avesse colpita.
Mentre lei cercava di ricomporsi, Road saltellava verso di lei, canticchiando allegramente.
 
-Allora, Angelica, anche tu ti sei divertita? Avanti, dimmi cosa ne pensi! Voglio saperlo!-
Angelica sollevò il viso e le riservò uno sguardo pieno di astio.
-Siete dei mostri...-
mormorò con voce tremante. I Noah risero.
-Dei mostri?-
-Perché gli fate questo? Perché gli fate così male? Questa non è guerra, è tortura.-
Road si strinse nelle spalle.
-Può darsi. Questi sono i miei metodi, comunque, e funzionano. Sono anche molto divertenti, ma questo ovviamente è solo un di più.-
Angelica avrebbe voluto metterle le mani addosso, ma sentiva che le mancavano le forze per farlo. Si limitò a mormorare:
-Per la seconda volta... mi hai fatta guardare mentre lo tormentavi... perché? Perché lo fai?-
-Fino ad ora hai solo guardato, ma da adesso sarà diverso. Questa volta anche tu potrai partecipare al gioco.-
-In che modo?-
La Noah sorrise entusiasta.
-Farò entrare anche te nel Sogno che ho indotto a Lavi, come quella volta sull’Arca...-
La ragazza storse il naso.
-Vuoi entrare anche nella mia mente per poi usare contro di me quello che ci troverai?-
Road ridacchiò, divertita.
-No, non ho alcun interesse a fare una cosa simile. E comunque se anche volessi farlo, non avrei bisogno di frugare nella tua mente. Tutto ciò che mi potrebbe servire si legge chiaramente dalle tue azioni.-
Angelica tacque, indispettita. La Noah proseguì con la sua spiegazione.
-Quando sarai all’interno del Sogno potrai parlare con Lavi. Ti avverto, non sarà una conversazione piacevole. Credo che sarà molto spaventato dalla tua presenza...-
-E cosa dovrei fare?-
tagliò corto la ragazza, determinata a porre fine alla questione il prima possibile. Road si mise un dito sul mento, fingendo di riflettere attentamente.
-Uhm, vediamo... cosa potrei farti fare?-
Gli altri Noah risero.
-Road, lo sappiamo tutti che sai già perfettamente che cosa vuoi che faccia! Diglielo e basta!-
esclamò Wisely. Anche Road rise.
-È vero, mi avete scoperta.-
Riportò la sua attenzione su Angelica e le riservò un sinistro sorrisetto.
-Riconquista la sua fiducia. Fai in modo che capisca che sei la vera Angelica e non una parte del mio sogno.-
La ragazza la osservò con sospetto.
-Tutto qui?-
Road sogghignò.
-Mi sembri convinta che sarà una cosa semplice... beh, giudicherai tu. Per rispondere alla tua domanda, sì, questa è l'unica condizione: fai in modo che Lavi si fidi di nuovo di te e avrai vinto.-
Angelica fece un respiro profondo e si rialzò debolmente in piedi. Le gambe le tremavano e si sentiva ancora un po’ frastornata, ma doveva farsi forza.
-E va bene, Road. Vuoi giocare? E allora giochiamo. Fammi vedere cosa sai fare, tanto andrà a finire esattamente come l'ultima volta.-
Il ghigno di Road si allargò.
-L’ultima volta è stato Lavi a vincere, tu hai soltanto assistito.-
-Non importa, il risultato sarà comunque lo stesso.-
Da qualche parte alla sua destra, la giovane udì Cheryl emettere un fischio di ammirazione.
-Mi pare molto sicura di sé, la signorina.-
Road si batté una mano sulla fronte.
-Che sbadata, ho dimenticato di dirti qual è la posta in gioco! Beh, naturalmente se vinci ti restituirò il tuo Lavi e vi lasceremo andare via senza tentare di fermarvi...-
-Voglio anche Bookman.-
dichiarò Angelica, senza pensare. La Noah sollevò le sopracciglia.
-Cosa?-
-Se vinco voglio che anche Bookman venga liberato.-
-Forse non hai ancora capito, ma qui siamo noi che stabiliamo le regole.-
La ragazza alzò le spalle.
-Molto bene, vorrà dire che allora non giocherò.-
Road emise una risatina.
-Non ti sembra di essere un po’ troppo pretenziosa?-
-Oh, scusami tanto! Hai ragione, tu che hai rapito e tormentato il mio ragazzo per mesi interi sei così una brava persona. Come ho potuto parlarti in questo modo?-
Da qualche parte nella penombra si udì la risata divertita di Wisely.
-Dai Road, non perdere tempo! Dille che le darai anche il vecchio e basta! Tanto perderà!-
La Noah sorrise.
-Ma sì, hai ragione. Va bene, Angelica. Anche Bookman.-
-E cosa... cosa hai intenzione di fare in caso perdessi?-
chiese Angelica con un filo di voce. Era come se Road non aspettasse altro che quella domanda.
-Beh, all’inizio avevo pensato di ucciderti... ma poi ho avuto un’idea migliore.-
La giovane rabbrividì. Quale idea per un Noah poteva essere migliore della morte di un esorcista?
-Un’idea migliore...?-
Road annuì, lasciando qualche secondo di calcolato silenzio.
-Ho deciso che se perderai... distruggerò la tua Innocence.-
Angelica rimase a bocca aperta per un momento, poi non riuscì a trattenere una risatina.
-Allora mi dispiace per te. Me l’hanno requisita prima che io scappassi per venire da voi, perciò la mia Innocence non è qui.-
-Sei sicura?-
La voce di Tyki la zittì di colpo e quando si voltò rimase inorridita: il Noah del Piacere la guardava con un enorme sorriso in volto mentre si passava da una mano all’altra la sottile bacchetta nera intorno alla quale era arrotolato il nastro bianco che lei ben conosceva.
-Ma... come? Quando?-
Tyki ridacchiò.
-Ehi bambolina, ma cosa pensi? Che io sia qui solo per bellezza?-
Cheryl intervenì, mettendo un braccio intorno alle spalle dell’altro Noah.
-Conosci i poteri di Tyki? Può passare attraverso ogni superficie e toccare solo ciò che vuole toccare. Molto comodo, non credi anche tu?-
Tyki si spostò di lato e sfuggì al contatto con il suo compagno, muovendo poi qualche passo verso Angelica.
-Non è stato per niente difficile entrare nel Palazzo Apostolico. Certo, ci sono Guardie svizzere a sorvegliare tutte le porte, ma basta non usare le porte, giusto? Anche se un paio di guardie le ho fatte fuori lo stesso. Così, per divertimento.-
Quando fu abbastanza vicino, la ragazza si sporse in avanti per cercare di prendergli l’arma, ma in un attimo Cheryl la intercettò, prendendo di nuovo il controllo del suo corpo e facendole mettere le braccia dietro la schiena, mentre Tyki spostava l’Innocence fuori dalla sua portata.
-Non credo proprio. Credi che siamo così stupidi da lasciare che tu te la riprenda come se niente fosse? Ma per chi ci hai presi?-
Preso dalla rabbia, sforzò particolarmente la posizione del braccio fratturato della giovane, strappandole un urlo di dolore. Con la vista annebbiata da quelle fitte insopportabili, si accorse appena del fatto che anche Road le si era avvicinata.
-Ti prego... fallo smettere!-
la implorò, con le lacrime agli occhi. Tutto ciò che ottenne fu uno sguardo gelido.
-Giocherai insieme a me?-
-Ti prego... ti prego, fa male!-
La Noah non si scompose e si limitò a ripetere la domanda.
-Giocherai insieme a me?-
-Sì, giocherò con te! Ma ti prego, fallo smettere! Ti prego!-
Road non disse nulla, apparentemente non interessata ad aiutarla. Dovette intervenire Tyki, che si rivolse direttamente a Cheryl.
-Adesso basta, ha detto che lo farà.-
Il Noah del Desiderio finalmente la lasciò libera e Angelica si chinò leggermente in avanti tenendo il braccio offeso con la mano destra, cercando di ridurre il dolore mentre le lacrime le cadevano copiose dagli occhi. Incurante delle sue condizioni, Road recuperò il suo buonumore ed esclamò:
-Allora siamo pronti, vero? Adesso possiamo giocare!-
La giovane sollevò lo sguardo, mostrando il viso rigato di lacrime.
-Aspetta... per favore, dammi un secondo...-
-Sono stanca di aspettare!-
trillò la ragazzina.
-Voglio giocare adesso!-
Angelica raccolse le poche forze che le restavano e mosse qualche passo incerto verso le poltrone dove Lavi e Bookman sedevano impassibili come statue, mentre Road la seguiva saltellando entusiasta. Quando furono di fianco a Lavi, la Noah fece voltare Angelica e mormorò con un ghigno:
-Divertiti nella mente di Lavi.-
Poi le mise due dita sulla fronte e la giovane perse i sensi.
 
* * *
 
Quando si risvegliò, Angelica si ritrovò in un ambiente buio e vuoto, praticamente identico a quello in cui si trovava prima, solo che mancavano i Noah e le poltrone di Lavi e Bookman. Capì però di trovarsi in un sogno quando si accorse che il braccio rotto e tutte le sue ferite si erano risanate in modo quasi miracoloso.
La giovane si guardò intorno ma tutto ciò che i suoi occhi riuscivano a vedere era un’oscurità vuota e opprimente che si estendeva apparentemente per chilometri e chilometri. Rabbrividì al pensiero che quelle potessero essere le reali condizioni della mente di Lavi in quel momento.
All’improvviso un suono riecheggiò nel vuoto e Angelica si voltò di scatto verso la direzione da cui le sembrava di averlo sentito arrivare, anche se con quel buio così pesto orientarsi era molto difficile. Quando lo sentì di nuovo, la ragazza riconobbe che si trattava di un lamento, come se qualcuno in lontananza stesse piangendo.
Istintivamente cercò di correre, ma le scomode scarpe e la lunga gonna dell’abito che le aveva messo addosso Road le impedivano i movimenti. Con un sospiro frustrato Angelica si liberò delle scarpe e sollevò il vestito fino alle ginocchia, correndo a piedi scalzi alla ricerca della fonte del suono.
Dopo aver corso in lungo e in largo per diverso tempo, la giovane scorse finalmente in lontananza un puntino luminoso e si affrettò a raggiungerlo. Quando fu abbastanza vicina da distinguerne le sembianze rimase senza parole: davanti a lei, raggomitolato per terra, stava un Lavi bambino. Poteva avere al massimo dieci anni e si sfregava l’occhietto non coperto dalla benda mentre le lacrime gli scendevano copiose lungo il viso.
Impietosita, Angelica gli si avvicinò e si inginocchiò al suo fianco, prendendolo tra le braccia.
 
-Lavi, non preoccuparti, va tutto bene! Sono qui, ti prometto che adesso non ti succederà più niente di male!-
Il piccolo si strinse a lei, affondando il viso contro la sua spalla e piangendo disperato.
-Ho paura. Delle persone cattive mi fanno tanto male... non voglio più che mi facciano male!-
La ragazza gli accarezzò la testa, cercando di calmarlo.
-Nessuno ti farà più del male, hai la mia parola. Non permetterò a nessuno di farti soffrire ancora.-
 
Per diversi secondi restarono abbracciati e dopo un po’ il bambino parve calmarsi. Ma quel momento di pace durò poco perché da lontano iniziò a farsi sentire un’altra voce.
Una voce di donna, che cantava. Appena il piccolo Lavi la udì, ne apparve terrorizzato.
 
-Oh no! Sta arrivando lei!-
Angelica gli riservò uno sguardo interrogativo.
-Lei chi?-
Il bimbo non rispose, era troppo impaurito per farlo.
-Lei... lei è cattiva. Lei mi dice tante cose brutte. Non voglio che mi veda, lei mi farà ancora male!-
-Lavi, ma chi è lei?-
lo incalzò la ragazza.
-No, non posso farmi trovare da lei! Devo scappare, devo nascondermi!-
 
Prima che potesse fermarlo, il bambino si liberò dalla presa di Angelica e corse via, scomparendo nell’oscurità. A nulla valsero i tentativi di richiamarlo.
Disorientata e non sapendo cos'altro fare, la ragazza cercò di seguire la direzione da cui proveniva la voce fino a vedere da lontano un cono di luce. Quando fu abbastanza vicina riuscì a vedere che all’interno dell’area illuminata c'erano Lavi, sempre seduto su una poltrona e piegato in avanti con aria sofferente, e la Angelica vestita di nero che cantava e gli girava intorno.
Quando la sua sosia la vide, smise di cantare e le riservò un sorrisetto.
 
-Benvenuta. Finalmente sei arrivata, ti stavamo aspettando.-
Angelica la guardò storto.
-Davvero?-
-Ma certo! Con te qui le cose saranno molto più divertenti. È una tale noia quando io e Lavi siamo soli, lui non parla mai, non dice mai niente.-
-Forse è perché non gli dici altro se non bugie e cose orribili?-
sibilò Angelica, stringendo i pugni. L’altra fece spallucce.
-Saranno anche bugie ma sembra che lui ci creda.-
-Adesso ci parlerò io e sistemerò tutto. Ce ne andremo di qui prima di quel che credi.-
dichiarò Angelica, tentando di sembrare sicura nonostante la voce che tremava. La sua sosia scoppiò a ridere, si avvicinò alla poltrona e si sedette su uno dei braccioli.
-Prego. Sono davvero curiosa di vedere che cosa tirerai fuori.-
La giovane fece un passo avanti e si avvicinò a Lavi. Lui non si mosse.
-Lavi? Sono io, Ann.-
tentò di chiamarlo. Lui non diede segno di averla sentita.
-Non... non ti va di provare a guardarmi?-
gli chiese, con una risatina nervosa. Di nuovo nulla.
-Lavi... so che non ti fidi di me, ma ho fatto tutta questa strada per trovarti e non voglio... non posso lasciarti qui. Per tutto questo tempo ti hanno detto delle cose terribili e assolutamente non vere, perciò... se anche non vuoi guardarmi, almeno ascoltami, d'accordo?-
Fece un sospiro e cercò di riordinare le idee.
-Questi mesi senza di te... sono stati un tormento. Era come se nessuno volesse fare qualcosa per ritrovarti e... io mi sentivo così sola. L'unica cosa che mi spingeva ad andare avanti era il pensiero che tu fossi vivo da qualche parte e che tutto quello che dovevo fare era non arrendermi e continuare a cercare.-
Lavi continuava a non avere reazioni, mentre la Angelica cattiva la osservava con un irritante sorrisetto in viso dal suo posto sul bracciolo della poltrona. La giovane deglutì e si sforzò di andare avanti.
-L’ultima volta che ci siamo visti, prima che tu andassi via, mi hai fatto promettere una cosa. Ti ricordi? Mi avevi fatto promettere di essere forte perché al tuo ritorno volevi ritrovare la Ann che conoscevi.-
-La Ann che conosceva...-
sghignazzò la Angelica vestita di nero, coprendosi la bocca con una mano. La vera Angelica avrebbe voluto ignorarla e proseguire con il discorso, ma l'altra glielo impedì.
-Ormai la sua percezione della “sua Ann” è completamente diversa. Non è vero, Lavi?-
Si chinò verso il ragazzo e gli sussurrò all’orecchio:
-Sai che sono io quella che dice la verità, vero? Non importa che cosa ti dirà lei, sta solo cercando di imbrogliarti. È solo un altro inganno della tua mente, ti farà credere di essere al sicuro, di non aver fatto niente di male... ma tu sai che devi ascoltare solo me...-
Angelica fece un passo avanti e la interruppe.
-Smettila! Lascialo in pace, non vedi che così lo confondi?-
-Ma certo che lo vedo. Del resto confonderlo è il mio lavoro.-
ghignò la sua sosia. La ragazza fece un respiro profondo e rimase in silenzio per qualche secondo, poi con tono misurato affermò:
-Io lo tirerò fuori da qui. E non importa quello che farai o dirai per mettermelo contro. Io farò in modo che mi ascolti.-
Si spostò timidamente in avanti e si inginocchiò di fianco alla poltrona, dal lato opposto rispetto a dove stava appollaiata la Angelica cattiva. Si appoggiò al bracciolo e prese dolcemente la mano di Lavi tra le sue. Lui non la respinse e lei gli accarezzò il palmo con la punta delle dita mentre parlava.
-Ho mantenuto la mia promessa, sai? Anche se è stato difficile sono stata forte e non ho mai pensato di mollare. Se lo avessi fatto avrebbe significato che avevo rinunciato a te... ma non potrei mai farlo. Io non potrei mai abbandonarti. Però... adesso ho bisogno che anche tu sia forte.-
Lavi continuava a tenere lo sguardo abbassato senza dire nulla. Angelica sospirò sconsolata dalla sua mancanza di risposte.
-Ti prego, Lavi, reagisci. Fallo per me, fallo per Bookman, fallo per i nostri compagni dell’Ordine... fallo anche solo per te stesso ma devi reagire! E se continui a rimuginare solo sui tuoi sensi di colpa è ovvio che non ce la farai mai. Noi... noi abbiamo avuto anche tanti momenti belli. Possibile che non riesca a venirtene in mente proprio nessuno?-
Di nuovo le risposero solo il silenzio e le irritanti risatine della Angelica cattiva.
-Pensa... pensa al mio ciondolo. Il ciondolo a forma di sole che mi hai portato dopo essere tornato da una missione. Ti ricordi quando me lo hai regalato? Era il primo regalo della mia vita e per di più eri stato tu, la persona a cui tenevo di più al mondo, a darmelo. Credevo che non avrei potuto sentirmi più felice di così.-
D'un tratto la giovane si sentì invasa dai ricordi. Avevano passato insieme solo pochi mesi, ma in quel poco tempo erano riusciti a costruire più di quanto lei stessa non credesse.
-E ti ricordi quando mi hai baciata per la prima volta? All’inizio non avevo capito perché lo avessi fatto, pensavo che volessi farmi un dispetto, toglierti uno sfizio. Poi però ho capito... ho capito che forse provavi davvero qualcosa per me, anche se mi sembrava ancora impossibile. Ma ero felice, davvero felice.-
Angelica tirò su col naso, trattenendo le lacrime e sorridendo timidamente.
-Prima ancora che tu mi regalassi il ciondolo siamo stati in missione a Firenze. Credo che non dimenticherò mai quei due giorni. Ero così ingenua, non avevo assolutamente capito cosa volesse quel Jacopo. Ma tu lo hai capito subito, vero? E quando è stato il momento mi hai difesa. Sembrava quasi che tu volessi ucciderlo... ho davvero compreso perché ti fossi arrabbiato in quel modo solo dopo un po’ di tempo ma anche prima di capirlo, quando avevo visto l’impegno con cui mi avevi difesa, ero veramente felice.-
Questa volta le parve di percepire un lieve movimento della testa di Lavi e guardando meglio si accorse che il giovane le stava riservando un’occhiata guardinga. Allo stesso tempo aveva chiuso impercettibilmente le dita, stringendole la mano. Entusiasta perché aveva finalmente ottenuto una qualche reazione, Angelica gli diede un lieve bacio sul dorso della mano.
-Quello che sto cercando di farti capire, Lavi, è che anche se abbiamo avuto qualche problema, tu sei riuscito a rendermi più felice di quanto sia mai stata in vita mia. Tu sei stato il primo che mi ha accettata, il primo che quando avevo bisogno mi ha aiutata. E questo è molto più importante delle cose meno belle che possono esserci successe.-
La Angelica cattiva aveva smesso di sghignazzare e osservava la scena in silenzio, con aria più seria.
-Se c’è qualcosa tra noi che ti mette a disagio, che ti crea questi... sensi di colpa, non dobbiamo fare altro che parlarne. Adesso avremo sicuramente tante altre difficoltà da affrontare. Forse Bookman avrà capito tutto di noi e non vorrà che stiamo insieme o ci sarà qualcos'altro, ma non importa. Possiamo superare tutto. Però tu devi fidarti di me. Devi credere che questa volta non sia solo uno scherzo della tua mente e che uscire da tutto questo sia possibile.-
La giovane trasalì quando quando qualcosa le toccò un braccio e voltandosi si trovò davanti il Lavi bambino che aveva visto prima. La falsa Angelica saltò giù dal bracciolo della poltrona, sorpresa.
-Non è possibile... tu non dovresti essere qui! Che cosa ci fai qui?-
chiese con la voce tremante di rabbia, indicando il bambino. Per tutta risposta lui si nascose dietro Angelica, che non riusciva a capire cosa fosse appena successo.
-Cosa significa questo?-
La sua sosia si calmò e spiegò:
-Per cercare di proteggersi da me, Lavi ha chiuso buona parte dei suoi sentimenti e della sua coscienza nella parte della sua mente rappresentata da quel bambino.-
La giovane alzò lo sguardo sul Lavi adulto che stava ancora tenendo per mano.
-E... e lui, quindi?-
La sua copia fece spallucce.
-Lui rappresenta un’altra parte della mente di Lavi. Qui sono rimasti i sensi di colpa, le paure e tutti i sentimenti negativi. Quelli positivi, la speranza, l’amore... ha cercato di preservarli affidandoli alla parte della sua coscienza rappresentata dal bambino, per tenerli lontani da me e fare in modo che non potessi rovinarli. Anche se tentava di nascondersi, in qualche modo sono sempre riuscita a scovarlo, naturalmente. Ma questa è la prima volta che si presenta di sua spontanea volontà, non si è mai lasciato attirare da nessuna illusione che io abbia creato-
Poi si rivolse direttamente al bimbo, furiosa.
-Lei è esattamente come tutte le altre che sono venute prima di lei! Quelle che ti facevano pensare di essere buone e di volerti aiutare, ma in realtà non volevano farti altro che male. Dicevano tante belle cose, come quelle che ha detto lei. Erano dolci e gentili, eppure tu non sei mai andato da loro. Quindi perché lei sì?-
Senza rispondere, il piccolo Lavi si fece coraggio e uscì dal suo nascondiglio dietro la spalla di Angelica, mettendosi al fianco della giovane per guardarla in viso.
-Tu non sei come le altre.-
Lei sollevò le sopracciglia.
-Ah no?-
-No, perché loro erano false. Io sapevo che loro facevano solo finta di essere gentili. Pensavo che anche tu facessi finta, però poi hai detto una cosa che le altre non avevano mai detto.-
La ragazza piegò la testa di lato, sorpresa.
-Davvero? Che cosa ho detto?-
-Hai detto che ti ho resa felice.-
Superato lo stupore iniziale, Angelica sorrise.
-È la verità. Mi hai resa molto felice.-
-Anche se a volte ti ho fatta piangere?-
Lei annuì.
-Anche se qualche volta è successo, so che non lo hai fatto per farmi soffrire. E sai perché lo so?-
Il bimbo scosse la testa.
-Perché ti amo. E ho fiducia in te. Tu ti fidi di me?-
gli chiese, tendendogli una mano. Lui la osservò per qualche secondo.
-Se mi fido... non mi faranno più soffrire?-
Angelica ridacchiò incerta.
-Questo non posso promettertelo, purtroppo. Ma posso prometterti che non sarai mai solo. Qualunque cosa succeda, la affronteremo insieme.-
Dopo un altro attimo di esitazione, il bambino la prese per mano.
-Mi fido di te.-
Si avvicinò al Lavi adulto, ancora immobile, e appoggiò l’altra mano sulla sua. Dal punto in cui le loro mani si toccavano scaturì una luce calda, che li avvolse completamente. Angelica avvertì un forte torpore e prima che la sua coscienza cedesse a quel calore così intenso, era sicura di aver sentito la voce della sua sosia vestita di nero che sussurrava:
-Sembra che anche stavolta abbiate vinto voi.-
 
* * *
 
Ad Angelica sembrava di aver dormito per delle ore e di essere ancora immersa in un lunghissimo sogno. La sensazione era talmente piacevole che se avesse potuto non si sarebbe svegliata mai più. Ma c'era qualcosa che disturbava il suo sonno.
Una voce la stava chiamando. Sentiva qualcosa che le toccava i capelli, come se qualcuno le stesse accarezzando la testa.
 
-Ann... Ann, svegliati... Ann...-
 
Qualcuno continuava a chiamarla. Qualcuno...
All’improvviso riconobbe la voce e la sensazione di calore non parve più così bella come lo era il suono di quella voce.
Lavi...
Lentamente la giovane aprì gli occhi e sollevò la testa per capire cosa stesse succedendo.
Era tornata nella stanza in cui i Noah tenevano Lavi e Bookman, ma si trovava ancora nella stessa posizione in cui si era messa nel Sogno di Road, in ginocchio di fianco alla poltrona di Lavi, con la testa appoggiata al bracciolo e il braccio destro a farle da cuscino.
 
-Ehi, ci sei?-
Quasi si era dimenticata di chi l’aveva fatta svegliare. Alzò lo sguardo e per sua enorme gioia trovò il viso di Lavi a poca distanza dal suo. Era sempre tumefatto e sporco di sangue, ma almeno adesso era attraversato da un sorriso.
-Lavi...-
Lui ridacchiò.
-Già, sono proprio io.-
Angelica cercò di buttargli le braccia al collo, ma appena mosse il braccio sinistro, quello le restituì una fitta fortissima, dolorosa riprova che erano davvero tornati alla realtà. La ragazza si afferrò l’arto dolorante con un gemito e Lavi si sporse verso di lei, preoccupato.
-Stai bene? Fammi vedere!-
Le prese gentilmente il braccio e quando vide la stecca aggrottò le sopracciglia.
-Che cosa ti è successo?-
Lei rise imbarazzata.
-È una storia lunga...-
Lui annuì, decidendo che non era il momento giusto per chiederle altre spiegazioni. Le lasciò il braccio, le prese il viso tra le mani e se la portò vicino fino ad appoggiare la fronte contro la sua, guardandola con un misto di incredulità e adorazione.
-Oh Ann, non riesco a credere che tu sia davvero qui.-
Lei sollevò la mano sana e la appoggiò sulla sua.
-Non potevo abbandonarti...-
Il loro momento di intimità fu interrotto da Road, che con aria seria dichiarò:
-Congratulazioni, Angelica. Sembra che anche questa volta io abbia perso.-
Angelica si liberò dalla presa di Lavi e si alzò in piedi. Scambiò un lungo sguardo con la Noah, che alla fine aggiunse:
-Siete liberi. Tutti voi.-
Cheryl intervenne, incredulo.
-Road, vuoi davvero lasciarli andare così? Anche il vecchio? Cosa dirà il Conte?-
-Abbiamo fatto un patto. Angelica ha vinto e le spetta ciò che era stato promesso. Sono pronta a prendermene la responsabilità...-
-Ma...-
Cheryl provò ad insistere ma si bloccò quando gli venne riservata un’occhiata di fuoco.
-Sai che non c'è niente che io prenda più seriamente dei miei giochi. Le regole erano chiare e non permetterò a nessuno di infrangerle. È chiaro?-
Il Noah ammutolì, non osando aggiungere altro. Tyki non tentò nemmeno di intervenire e si limitò a lanciare ad Angelica la sua Innocence esclamando:
-Tieni, puoi riprendertela!-
La giovane prese maldestramente al volo la sua arma con la mano sana, non riuscendo ancora a credere che volessero davvero lasciarli andar via così facilmente. Road fece un cenno a Wisely, che fino a quel momento era rimasto in disparte.
-Wisely, apri un portale e riportali a Roma.-
Lui annuì senza ribattere e si fece avanti. Angelica si chinò verso Lavi e lo aiutò ad alzarsi, facendogli mettere un braccio intorno alle sue spalle e sorreggendolo come poteva quando si accorse che faticava a stare in piedi.
-Ce la fai?-
gli chiese con aria preoccupata. Lui le sorrise.
-Non preoccuparti.-
 
Con la coda dell’occhio la ragazza notò che anche Bookman si era alzato senza dire una parola e senza degnarli di uno sguardo.
Il terreno improvvisamente venne attraversato da delle increspature simili a quelle che si formano quando qualcuno tira un sasso nell’acqua e i tre esorcisti vennero lentamente inghiottiti verso il basso. Angelica si sistemò meglio il braccio di Lavi sulle spalle e lui si strinse a lei.
Prima che sparissero del tutto dalla sua vista, la giovane lanciò un ultimo sguardo ai Noah. Tutti li stavano osservando mentre se ne andavano tranne Road. Road era girata dall’altro lato e Angelica era abbastanza sicura che stesse piangendo.
 
* * *
 
Quando il portale della nuova Arca dei Noah aveva depositato Angelica, Lavi e Bookman nella stessa piazzetta in cui si era conclusa la lunga ricerca della ragazza, davanti alla chiesa di San Bartolomeo, il cielo si era tinto di arancione e il sole faceva capolino tra gli alti edifici di Roma.
Quasi non fecero in tempo ad orientarsi, che sopra le loro teste volarono due golem dell’Ordine che li identificarono all’istante e in pochi minuti l’Isola si riempì di persone. C'erano Komui e Leverrier, gli altri capi delle sedi dell’Ordine, diverse Guardie svizzere e una piccola squadra di medici e infermieri.
In un attimo Angelica venne trascinata da un lato e si ritrovò a dover subire una visita di controllo e i rimproveri del medico per essersi mossa con le ferite che si ritrovava. Strinse i denti quando le controllarono i punti e lasciò che le bendassero la testa e che le mettessero una fascia intorno al collo per tenere fermo il braccio steccato.
Quando ebbero finito con lei, l’Isola era ancora in fermento e la giovane non riuscì a trovare Lavi da nessuna parte, così decise di spostarsi sul Ponte Cestio e di aspettare che la confusione si placasse osservando il sole che tramontava sulla Città Eterna.
 
-A quanto pare hai molte cose da raccontarmi.-
Angelica si voltò e vide che Lavi le stava andando incontro. Camminava lentamente e sembrava ancora un po’ debole, ma con le ferite pulite e medicate e il viso sorridente sembrava già stare meglio.
-Così sembra.-
gli sorrise mentre la raggiungeva e si appoggiava al parapetto del ponte vicino a lei.
-Per esempio mi piacerebbe che mi dicessi come hai fatto a ridurti così.-
Indicò con un cenno le benda intorno alla testa e il braccio della ragazza. Lei fece spallucce.
-Qualche giorno fa hanno individuato degli akuma in una chiesa e mi hanno mandata lì. C'era anche un Livello 4 e mi hanno dato qualche problema, per riuscire a sconfiggerli ho fatto crollare tutto e... eccomi qui.-
-E queste?-
Lavi le prese la mano destra e osservò con apprensione la ferita a forma di croce che le solcava l’intero palmo.
-Mentre ero sotto le macerie, la mia Innocence ha avuto la bella idea di diventare di tipo Cristallo...-
Angelica prese il suo nastro, che era riuscita a tenere con sé nonostante la confusione per paura che glielo confiscassero di nuovo, e lo attivò, mostrando a Lavi la nuova forma della sua arma. Lui la guardò ammirato e sfiorò con la punta delle dita la lama di ghiaccio, ritrovandosi i polpastrelli incrostati di brina argentata.
-È bellissima. E sai come si usa?-
Lei rise, disattivando l’Innocence e appoggiandola sul parapetto.
-Non ne ho idea.-
-Non credo di poterti aiutare, ne so meno di te di armi bianche. Dovrai chiedere a Yuu di spiegarti come funziona.-
-Fantastico...-
sbuffò scherzosamente lei.
-Un attimo, ma l’Ordine sapeva che c'era un Livello 4 in quella chiesa?-
chiese Lavi, tornando a pensare a ciò che gli aveva detto sulla missione di qualche giorno prima.
-Non lo sapevano per certo, sapevano solo che c'erano alcuni akuma ma il livello era sconosciuto...-
-E ti hanno comunque mandata là da sola?-
-Leverrier...-
si limitò a sospirare Angelica. Lui annuì, capendo al volo come dovessero essere andate le cose.
-Sai, prima l'ho visto parlare con Komui... Leverrier, intendo.-
riprese Lavi, dopo qualche secondo di silenzio.
-Ah sì?-
-Sì. Non sono riuscito a sentire tutto, ma credo che stessero parlando di te e del fatto che sei riuscita a trovarci. E Komui mi sembrava molto soddisfatto mentre glielo faceva notare.-
Angelica fece un sorrisino.
-Mi fa piacere saperlo.-
Lavi si girò verso di lei e la osservò con attenzione.
-Ti hanno strapazzata parecchio in questi ultimi mesi, vero?-
La ragazza si strinse nelle spalle.
-Abbastanza. Più che altro mi sono sentita un po’ sola...-
Il ragazzo le prese la mano e le sorrise.
-Lo immagino...-
Lei ricambiò la stretta e proseguì.
-All’inizio potevo anche capire che nessuno potesse fare niente, non avevamo idea di dove poteste essere e di cosa fosse successo quindi non avremmo saputo da dove partire. Però nessuno sembrava volersi impegnare a cercare una qualche traccia e anche quando i Noah stessi mi hanno dato un modo per trovarti...-
-I Noah ti hanno dato cosa?-
la interruppe lui, sorpreso.
-Un akuma mi ha fatto avere un messaggio da parte di Road. Era una specie di codice e quando sono riuscita a decifrarlo ho scoperto che nascondeva un indovinello che avrebbe dovuto aiutarmi a trovarti.-
-E tu hai scoperto tutto questo da sola?-
Angelica abbassò lo sguardo, con un sorrisino imbarazzato.
-Beh... ci ho messo qualche mese ma sì, ho fatto tutto da sola. Anche perché nessuno mi credeva quando dicevo che quel codice poteva essere un indizio per trovarvi, quindi mi sono dovuta arrangiare.-
Lavi le riservò uno sguardo ammirato.
-Ann, tu sei... sei incredibile.-
Lei cercò di dissimulare con una risatina.
-Ho anche dovuto fare le cose in po’ di nascosto, se Leverrier o chi per lui avesse scoperto cosa stavo facendo, probabilmente mi avrebbero impedito di continuare a cercare. Dopo l’ultima missione mi hanno anche confiscato l’Innocence, per scoraggiarmi dal cercare di agire di testa mia.-
Il giovane annuì con aria grave.
-Adesso che sono tornato le cose andranno diversamente, te lo posso assicurare.-
Angelica annuì e si chinò di lato per appoggiarsi contro la spalla di lui.
-Sono così contenta che tu sia qui... avevo quasi perso le speranze...-
mormorò, con la voce rotta. Lavi le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé.
-Sinceramente anch'io. Ormai la mia unica speranza eri tu...-
-A proposito di questo...-
lo interruppe lei, sciogliendosi dall’abbraccio e voltandosi per fronteggiarlo. Lui si girò a sua volta.
-Cosa?-
Lo schiaffo gli giunse completamente inaspettato. Da un secondo con l'altro Angelica aveva alzato il braccio sano e lo aveva schiaffeggiato più forte che poteva sulla guancia sinistra. Lavi si coprì istintivamente il viso con una mano e la guardò con l’occhio spalancato per la sorpresa.
-Ann... ma perché?-
Lei agitò la mano destra e si lasciò scappare qualche gemito di dolore: senza volere, nel colpire lui si era fatta male anche lei.
-Perché sei un maledetto idiota! Sensi di colpa? Davvero? Davvero ti sei lasciato infinocchiare per una cosa del genere?!-
Lui non riuscì a trattenere un risolino nervoso.
-Beh... sì...-
-Ma perché diamine dovresti avere dei sensi di colpa? Se c'era qualche problema tra noi non dovevi fare altro che parlarne...-
-Ma Ann, ne abbiamo parlato. Ne abbiamo parlato tantissime volte. Del fatto che tu meriteresti di meglio, del fatto che stare con me non può renderti davvero felice...-
Lei lo interruppe con un gesto di stizza.
-Ma questo lo dici tu! Io non la penso così, non l'ho mai pensato! Quindi ti prego, smettila di tormentarti per queste cose e pensa solo ad essere contento perché ci siamo ritrovati e possiamo stare di nuovo insieme!-
-Ma...-
-Ci penso io a capire se sono felice o meno, d'accordo? Tu pensa per te!-
concluse la ragazza, sbuffando. Lavi rimase spiazzato: Angelica non gli aveva mai parlato con tutta quella decisione.
-Wow... sei davvero cambiata...-
mormorò. Lei arrossì e distolse lo sguardo.
-Davvero? Mi trovi cambiata?-
Lui allungò una mano e prese delicatamente tra le dita una ciocca di capelli dorati sfuggita all’acconciatura, notando tra sé quanto si fossero allungati dall’ultima volta che si erano visti.
-Sì... ti trovo cresciuta. E più forte.-
Il giovane fece un passo avanti e si chinò per darle un bacio sulla fronte. Lei chiuse gli occhi e sollevò il braccio destro per afferrargli la manica.
-Forse lo sono... forse sono davvero un po’ più forte...-
Lavi sorrise e le accarezzò una guancia, sussurrando:
-Già... la mia ragazza forte...-
 
Poi la attirò a sé e la baciò, incurante del fatto che chiunque potesse vederli. Angelica rispose con entusiasmo, aggrappandosi a lui e dimenticando tutto ciò che li circondava.
In quel momento non era più importante che la loro relazione non fosse più un segreto, non era più importante cosa ne potessero pensare gli altri. L'unica cosa che importava era che, dopo mesi di lontananza, potessero finalmente ritrovarsi, abbracciarsi e amarsi.
Quando si separarono si guardarono a lungo negli occhi e sorrisero. Non servivano altre parole.
 
-Oh... ma... aspetta...-
mormorò Angelica dopo qualche minuto.
-Che cosa c'è?-
chiese Lavi, notando quanto improvvisamente sembrasse nervosa.
-Bookman! Io non ci avevo pensato ma... adesso lui sa tutto di noi! Se prima poteva avere dei dubbi, adesso ne avrà la certezza!-
Lui si passò una mano tra i capelli, a disagio.
-Già...-
-Lui non accetterà mai che tu stia con me, vorrà che ve ne andiate via!-
Il giovane la zittì mettendole un dito davanti alla bocca.
-Adesso calmati, ho già parlato con il Vecchio.-
Lei spalancò gli occhi.
-Cosa? Davvero?-
-Sì, davvero...-
-E cosa ti ha detto?-
lo incalzò, afferrandogli il bavero come per cercare sostegno. Lui si limitò a sorridere e a prendere tra le sue la mano che gli stava stringendo la giacca.
-Già prima che i Noah ci rapissero, il Vecchio aveva capito tutto. Sai, con quello che è successo... mentre stavi male sono sempre stato vicino a te, ero molto preoccupato... se già non fosse stato chiaro prima, ormai era praticamente ovvio che dovesse esserci qualcosa.-
Angelica annuì, guardando in basso.
-Mentre eravamo in viaggio abbiamo parlato. Mi ha detto che avevo commesso un errore imperdonabile, che avrei dovuto troncare ogni legame con te e che se non lo avessi fatto ce ne saremmo andati per davvero. Poi è successo quel che è successo...-
Fece una breve pausa, durante la quale mise una mano sotto il mento della ragazza e le fece sollevare il viso.
-Adesso però a quanto pare le cose sono un po’ diverse.-
Lei lo guardò senza capire.
-In che senso?-
-Dopo essere stati medicati, io e il Vecchio abbiamo parlato ancora. E... sembra che non dovremo più andarcene.-
-Ma com’è possibile?-
Lavi si strinse nelle spalle.
-All’inizio anch'io ero sorpreso, ma poi lui mi ha fatto capire che la nostra relazione per certi versi è stata utile ai Bookman... voglio dire, se non stessimo insieme tu non saresti mai venuta a salvarci e noi saremmo ancora prigionieri dei Noah, non potremmo continuare la nostra cronaca e probabilmente ad un certo punto sarebbero riusciti ad estorcerci le informazioni che gli servivano.-
Angelica era incredula.
-Hai detto... che Bookman pensa che la nostra relazione sia... utile?-
Il ragazzo ridacchiò.
-So che non è molto romantico, ma è quello che ha detto. Oltretutto il Vecchio tiene particolarmente a registrare questa guerra e pensare di dovercene andare e riprendere la cronaca in un altro modo sarebbe molto scomodo. Insomma, per farla breve deve aver deciso che tu sei il male minore.-
Lei si concesse un sorrisino.
-Il male minore, eh? Beh, è già qualcosa...-
Poi tornò seria e chiese, con un po’ di timore:
-Allora... puoi restare davvero?-
Lui annuì.
-Sì, posso restare davvero.-
-E... possiamo continuare a stare insieme?-
Il giovane annuì di nuovo.
-Fintanto che la nostra relazione non interferisce con la registrazione, sì. E comunque da questo punto di vista c'era poco da fare: ormai abbiamo scoperto che un cuore ce l'ho... ed è tuo.-
 
Incapace di trattenere la sua gioia, Angelica gli si buttò letteralmente addosso e affondò il viso nel suo petto. Un po’ preso alla sprovvista, Lavi fece un passo indietro, ma poi le mise le braccia intorno alla vita e la strinse forte, piegandosi in avanti per darle un bacio sulla testa.
La ragazza pianse di felicità, non riuscendo a credere che dopo tutti quei mesi le cose si fossero finalmente sistemate e tutto stesse andando per il meglio. Lavi era tornato, sarebbe potuto restare all’Ordine e non avrebbero più dovuto nascondere il fatto che stavano insieme? Era troppo bello per essere vero.
 
-Ma cosa fai? Piangi?-
rise Lavi. Lei sollevò il viso e si asciugò distrattamente le lacrime con una manica del vestito.
-È che... non posso crederci... sono... sono così felice...-
Il giovane sorrise e le accarezzò una guancia con il pollice.
-Anch'io. Anch'io sono felice.-
 
Sicuramente avrebbero avuto altri momenti difficili da affrontare. Il fatto che non dovessero più nascondersi non significava certo che non avrebbero avuto più problemi.
Ma per il momento, mentre stavano abbracciati a guardare il tramonto che faceva scintillare l’acqua del Tevere e illuminava di rosso e arancione gli edifici di Roma, potevano dimenticare tutto il resto e concentrarsi solo sul fatto che, almeno per ora, erano insieme e andava tutto bene.
 
Author
and characters corner:
Lavi: finalmente posso tornare anch'io nell'angolino delle note!
Kanda: NON mi sei mancato per niente, baka usagi...
Lavi: Yuu! Dopo un anno e passa che non ci vediamo mi saluti così? Sei davvero crudele T^T
Kanda: ... muori.
Yami: dai dai, non fate come al solito! Il capitolo ha una bella conclusione felice, siamo felici tutti!
Angelica: dovremmo festeggiare! Festeggiamo l'uscita del capitolo e il ritorno di Lavi e Bookman!
Yami: uh sì, bella idea! *stappa spumante* evviva, ce l'abbiamo fatta! Party hard!
Kanda: ... io mi dissocio.
Angelica: miss Yami, non dovremmo prima fare gli ultimi commenti sul capitolo?
Yami: ah... giusto... *nasconde bottiglia* allora...
Lavi: io vorrei sapere cosa hanno pensato i lettori mentre leggevano quello che mi hanno fatto i Noah! Mi hanno tormentato per più di otto mesi, ho bisogno di un po' di solidarietà çvç
Angelica: se vi va lasciate una recensione per farcelo sapere, ne saremmo molto felici ^^
Yami: questo capitolo chiude il terzo libro, con il prossimo entreremo nell'ultimo... ancora non so dire con esattezza quanto ci vorrà ma siamo in dirittura di arrivo, signori! Non siete emozionati?
Kanda: tantissimo...
Lavi: beh, Yuu come al solito non fa testo...
Yami: anche per scrivere questo capitolo mi sono lasciata ispirare da alcune canzoni, che vi lascio qui in caso vi interessasse ascoltarle: "Don't say a word" e "Our Neverworld" degli Xandria, "Cry for the moon" e "Death of a dream" degli Epica.
Angelica: vi ringraziamo tantissimo per aver letto questo capitolo e aver continuato a seguire la storia nonostante i soliti ritardi degli aggiornamenti!
Yami: vi assicuro che farò di tutto per non far passare più un anno tra un aggiornamento e l'altro, anche perché siamo vicini alla fine e vorrei chiudere appena possibile :'D ho in corso questa storia da quattro anni e concluderla molto probabilmente sarà un dolore, ma arrivati a questo punto voglio anche finirla e passare oltre. Mi auguro che vogliate seguirmi fino alla fine e vi ringrazio per essere rimasti con me fino a qui.
Lavi: per qualunque informazione consultate la pagina autrice di miss Yami oppure contattatela per messaggio privato.
Angelica: ancora grazie per averci seguiti, ci rivediamo (se vorrete) al prossimo aggiornamento ^^
Yami: e adesso possiamo fare party hard!
Lavi: vado a prendere i bicchieri!
Kanda: ... io non li conosco.

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