You are my courage

di genioincompreso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il volo del gabbiano ***
Capitolo 2: *** In caduta libera ***
Capitolo 3: *** Tagli e lacrime ***
Capitolo 4: *** Benvenuta nella tua nuova vita ***
Capitolo 5: *** Consigli ***
Capitolo 6: *** Sì, sto cazzo! ***
Capitolo 7: *** Il mio gatto fuma erba ***
Capitolo 8: *** Nero. ***
Capitolo 9: *** Con un gelato si va in paradiso ***
Capitolo 10: *** Occhi verdi come una mela ***
Capitolo 11: *** Ti ho trovato ***
Capitolo 12: *** Verità tra amici ***
Capitolo 13: *** Britt... sei un disastro! ***
Capitolo 14: *** è il vostro segreto, perchè lo lasci in giro? ***
Capitolo 15: *** Questioni di famiglia ***
Capitolo 16: *** Rachel ci prova. ***
Capitolo 17: *** Quel che non verrà mai più trovato ***
Capitolo 18: *** Damn ,you move me, San!!! ***



Capitolo 1
*** Il volo del gabbiano ***


Per Brittany era difficile essere stronza come Santana.
Per Brittany era facile però amare Santana anche se non glielo avrebbe detto mai.
Ma partiamo dall'inizio...
Partiamo da quella tragica sera di un novembre alquanto prepotente. La pioggia non faceva altro che peggiorare le cose, scendeva veloce e dirompente e in un sol secondo investì in pieno tutto il suo corpo lasciandolo fradicio e tremante sotto gli ampi strati di abiti che alla rinfusa si era messa addosso appena suo padre le aveva detto di cambiarsi.
“Ma porca di quella.... Cosa gli sarà venuto in mente a mio padre ? È domani il giorno delle visite...” pensò immediatamente appena riuscì a trovare riparo sotto il portico dell'ospedale, guardando male quell'uomo che per tutto il tragitto in macchina se ne era stato zitto e aveva proferito parola solo per dirle che era veramente stupida se ancora non aveva capito il perchè di tutto quell'ambaradan...
-Che hai da guardarmi così? Muoviti che la mamma ci aspetta-
- Oh finalmente parli...-Disse, Brittany,però tappandosi subito la bocca dopo aver visto lo sguardo acido che suo padre le aveva lanciato in risposta.
-Muoviti...-

Appena entrati, superate le enormi porte in vetro, una dolce arietta calda li investì e come automaticamente si tolsero i cappotti, tenendoli sotto braccio anche se erano completamente bagnati. Ma tanto... bagnato più bagnato non è che cambiava qualcosa.
Allora, come al solito presero il corridoio più stretto dell'edificio, quello che portava al reparto oncologico e superando le varie camere che all'interno erano già tutte spente e buie, si fermarono davanti all'unica camera da cui proveniva ancora un po' di luce. La porta stranamente da come si ricordava Brittany era chiusa, fece per aprirla ma suo padre la fermò poggiandole una mano sulla spalla.
-Tu stai fuori... devo parlarle di una cosa... ehm privata...-
-Ok...-
-Se aspetti qualche minuto dovrebbe arrivare Lucy... ti ricordi chi è ? è quella infermiera un po' grassoccia che assiste la mamma. Se ti dice di andare nell'atrio con lei seguila.-
-Ok...-
-Allora...-
Con fare alquanto sospetto suo padre la superò e facendo attenzione a non far vedere niente di ciò che c'era all'interno entrò nella stanza e si richiuse la porta alle spalle.
“Chissà cosa avrà da dirle di così privato...”
-Brittany...- Una voce calda e accogliente attirò la sua attenzione.
Come aveva detto poco prima suo padre, era arrivata Lucy che insieme a tutte quelle coincidenze così strane quella sera non sorrideva ma aveva ben in vista due occhi rossi come il fuoco.
-Che è successo Lucy?- Le domandò, guardandola interrogativa.
-Niente tesoro, niente... seguimi che ti offro qualche biscotto e un po' di acqua...-
-Va bene...-
Inaspettatamente l'infermiera le appoggiò un braccio intorno alle spalle e tenendola stretta a sé la accompagnò nell'atrio dove c'era quel mondano tavolo su cui i malati dell'ospedale si riunivano per mangiare o per fare qualche attività.
Arrivate sul posto la fece sedere e a sua volta, dopo averle portato un piatto pieno di biscotti ed un bicchiere d'acqua, le si mise di fianco guardandola con amore e affetto.
-Come mai tutta sta gentilezza?-
L'infermiera non rispose, guardò soltanto verso il corridoio e rigirandosi verso di lei le sorrise stringendole e accarezzandole la mano.
-Va bene... oggi siete un po' tutti strani lo sapete?-
A quel punto Lucy decise di parlare.
-Senti Britt devo dirti una cosa solo che non so come dirtela...Bevi un po' d'acqua però prima.
Come un lampo, un cattivo presentimento si fece strada nella mente di Brittany che subito smise di addentare i biscotti e sgranò gli occhi.
-bevi... ti assicuro che allevierà un po'...-
-No Lucy... non ho voglia di bere... dimmi ciò che devi dirmi... mi sto sentendo male già adesso...dimmelo.-
L'infermiera fece un gran respiro poi annunciò la triste notizia lasciandola a bocca aperta e con il pavimento in frantumi sotto i suoi piedi.
-Britt... tua mamma se ne è andata...è diventata un angelo...-
 

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Capitolo 2
*** In caduta libera ***


"Tua mamma se ne è andata... è diventata un angelo"
Queste erano le uniche parole a cui riusciva a pensare. Per il resto niente. Vuoto totale.
Se ne stava lì, immobile, guardando un punto fisso sul pavimento e niente... tutto, come trasportato via da una brezza mattutina si era dissolto.
"Tua mamma se ne è andata...è diventata un angelo"
Come un disco rotto quella frase rimbombava di continuo senza mai fermarsi e Brittany non potè far altro che ascoltarla in quel suo  ripetersi all'infinito, inerte davanti ad un dolore quasi impossibile da vincere.

-Britt, svegliati è ora di alzarsi...-  Come ogni santa mattina, la luce filtrante dalle tapparelle le colpì il volto, costringendola a noscondersi il viso sotto il cuscino pur di non avercela negli occhi.
-Su, pigrona...- La esortò qualcuno, togliendole all'improvviso le coperte di dosso.
-Ma mamma....-
-Sono le sette e venti, tra meno di un'ora devi essere a scuola... su alzati e vatti a preparare che intanto io vado a metterti su il thè... a proposito a che gusto lo vuoi?-
-Lo sai benissimo...- Le rispose emettendo un grugnito e togliendosi il cuscino dalla faccia.
-Ok allora ti preparerò quello alle more....-
-Mamma....dai già di mattina ti viene voglia di scherzare? Lo sai che io lo odio quel gusto...-
-Allora dimmi quale vuoi, non capisco-
-quello al limone, ok?-
-Oh adesso sì che ragioniamo...-
-Seh seh va bene... tanto lo sapevi... hai fatto tutta sta messinscena per rompermi.-
-Forse- E con un sorriso, sua madre si diresse in cucina lasciandola
da sola in camera.

-E ora chi è che mi romperà le scatole già di prima mattina?- Chiese a voce alta pur non distogliendo lo sguardo da quel punto vuoto e con un tono assolutamente pacato.
Nessuna risposta.
Solo un abbraccio da parte dell'infermiera. Niente di più.
In quel momento non gli faceva nè caldo nè freddo, di solito adorava gli abbracci ma adesso non più o almeno... in quella situazione li trovava altamente snervanti, freddi e falsi.
Tirò un sospiro.
Poi apparve suo padre. L'infermiera la lasciò andare ed alzandosi dalla sedia se ne andò poggiando una mano sulla spalla a quell' uomo che Britt stentava a riconoscere visto che il suo volto era perso ancora più del suo.
-Papà- Provò a dire con un filo di voce.
"Tua mamma se ne è andata... è diventata un angelo"
-Papà...- Ripetè più forte vedendo che suo padre si era come immobilizzato con le lacrime agli occhi.
Poi la caduta. 
Sua padre le cadde proprio davanti agli occhi, svenuto, forse per il troppo dolore.
-Papàààààààààà-

Come scoprì dopo circa una ventina di minuti suo padre, fortunatamente non si era fatto niente. I medici le dissero che probabilmente era stato un mancamento dovuto a tutto quello che era appena successo e che non doveva preoccuparsi per lui e che prima o poi si sarebbe ripreso. Le dissero di dargli solamente del tempo.

Quando riaprì gli occhi, disteso sul lettino e con un'aria da fantasma,su figlia gli saltò immediatamente  al collo e l'abbracciò lasciandosi trasportare dalle lacrime.
Aveva resistito fino a quel momento ma proprio non ce la faceva più. dopo aver sentito la notizia e dopo aver visto suo padre crollare in quel modo la sua anima si era come spezzata e sapeva in cuor suo di non poter sopportare oltre.
-Ti prego non andartene pure tu....Ti prego...-
Una mano le accarezzò i capelli.
-Non me ne vado ma tu non abbandonarmi...-
Britt tirò su un po' la testa e guardando negli occhi suo padre, come telepaticamente gli fece capire che non l'avrebbe fatto e che gli sarebbe stata vicina ancora per molto tempo...anzi per sempre e gli diede un bacio sulla fronte prima di ritornar ad appoggiare il suo viso nell'incavo della spalla paterna.
-Ce la faremo, te lo prometto...-



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Capitolo 3
*** Tagli e lacrime ***


Erano passati tre mesi e vivere sotto quel tetto era diventato sempre più difficile.
Le stelle viste da quella grande finestra che sovrastava la soffitta piena di scatoloni e ragnatele non erano più le stesse. La loro luce non era più accecante come una volta.
Gli innumerevoli pranzi e cene che costantemente si ripetevano sempre alle stesse ore di qualsiasi giorno avevano perso il loro originale sapore e quella sedia vuota, piazzata a capotavola non faceva altro che far pesare sempre di più quell'inevitabile assenza.
Per non parlare di tutti quei risvegli così solitari e privi di voglia di affrontare una nuova giornata.
Alzarsi senza la sua voce così calda e profonda non era di sicuro la stessa cosa.
Anche se...
Anche se a volte le pareva ancora di sentirla tra le spire di alcuni spifferi.

-Britt...-
-......-
-Britt...-
-mmm che c'è?-
-Buon compleanno tesoro- con in mano un pacchetto di colore rosso, sua madre si sedette sul bordo del letto e con una mano le accarezzò i capelli biondi, baciandole la fronte.
-Grazie mamma.-
-E non è tutto... tieni...-
Britt, allora si tirò su a sedere e sistemandosi i cuscini dietro la schiena, prese il pacchetto che le aveva offerto l'altra e guardandolo con ammirazione trattenne il respiro.
-Non dirmi che...-
-Esattamente... mi hai tartassata per tutti questi mesi per questo libro, ma alla fine ce l'ho fatta a recuperarlo.. so che ci tenevi tanto.-
-Grazie.... Io non so veramente che cosa dire... grazie veramente-
-Di niente tesoro...-


Riaprendo gli occhi, si alzò dal letto su cui si era sdraiata con l'intenzione di fare un pisolino e si diresse alla sua libreria, facendo scorrere le dita sui vari dorsi della sua collezione.
“ Eccolo”
Prendendolo con decisione, facendo attenzione a non far cadere tutto,rimase molto tempo ad ammirarne la copertina, tutta bella colorata con il titolo scritto in oro e con i protagonisti leggermente in rilievo, stretti in un abbraccio. Talmente ipnotizzata da ciò che aveva sotto mano non si scomodò nemmeno di ritornare sul suo letto. A gambe incrociate si sedette sul pavimento in legno cercando di non fare rumore per non svegliare suo padre che stava dormendo al piano di sotto ( anche se sapeva benissimo che ultimamente più che ronfare lasciava scorrere via le sue lacrime di vedovo con il cuore spezzato).
Dopo di che strinse al suo petto, il libro, e tirando un gran respiro richiuse gli occhi e si lasciò cullare per l'ennesima volta dai ricordi.

-Mamma, mamma....- Corse in cucina piena di frenesia e felicità, quasi andando a sbattere contro il tavolo.
-Brittany!! vuoi per caso ammazzarti? Che cosa c'é?-
-Guarda qui....-
-Aspetta un attimo che sto finendo di preparare le zucchine... dammi un secondo e sono da te... intanto siedi su quella sedia e stai un attimo ferma che lo sai che in sta stanza è facilissimo farsi male con tutti si angoli aguzzi dei mobili e dei tavoli.-
-Ok mamma... dai dai...-
-Un attimo!-
Con un gesto affrettato gettò il coltello nel lavandino e si asciugò le mani nel grembiule per poi andarsi a sedere vicino a sua figlia.
-Non è stupenda?-
Le chiese, Britt, facendole vedere un'immaginetta che rappresentava una madre ed una figlia che dopo tanto tempo erano riuscite a ritrovarsi ed ora stavano piangendo l'una nelle braccia dell'altra.
-Stupenda-
-Queste siamo noi... vero mamma?-
-Non so... perchè dovremmo piangere?-
-Beh di felicità perchè ci vorremo sempre bene e non ci lasceremo mai...-
Sua madre non disse niente, le sorrise solamente e la abbracciò riempiendola di baci sulle guance.
-Non ci lasceremo mai....-


Quando si riscosse da quel torpore si accorse che delle calde ed amare lacrime le stavano rigando le guance e con il dorso di una mano le asciugo anche se inutilmente, visto che eliminate quelle delle altre lacrime altrettanto brucianti le scesero proseguendo sul loro cammino.
“ Mi avevi detto che non ci saremmo mai lasciate....eppure...”
Eppure niente. La sua anima era volata via e nessuno aveva potuto fare niente per fermarla.
“-Non ci lasceremo mai...-”
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Era una sera come tante, grigia e silenziosa, quando suo padre le disse che finalmente aveva trovato un appartamento in cui traslocare.
All'inizio tutto ciò che fece Britt fu solo il rimanere immobile a fissare il suo piatto ancora pieno di polpette e carote ma poi alzando lo sguardo, guardò dritto negli suo padre e gli rispose che anche se non era completamente felice ci sarebbe andata ad abitare con lui senza fare storie visto che ormai tutto in quella casa la stava quasi soffocando.
Così non passarono altri due mesi che erano già in macchina pronti a partire per una nuova vita in Ohio seguiti a ruota da quegli enormi camion dei traslochi, stranamente vuoti a causa della rilevante decisione di staccarsi da ogni cosa che ricordava loro di quella persona che ormai non faceva più parte della loro vita.
Una decisione abbastanza lacerante ma obbligatoria se volevano a tutti i costi riuscire ad accettare ciò che il destino aveva riservato loro.
Un taglio con il passato. Niente di più...
Un taglio con il passato che è altamente necessario in queste situazioni.

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Angolo di genioincompreso
Ciao ragazzi è la prima volta che scrivo un angolo del genietto in questa ff. E mi dispiace da morire D:
Comunque... vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto, recensito e messo nelle seguite,ricordate e preferite questa mia storia
Per seconda cosa vorrei dirvi che dal prossimo capitolo incontreremo alcuni personaggi del Mckinley ( eh già finalmente è finita la parte noisa direte voi XD) 
Per terza ed ultima cosa... so di non essere una brava scrittrice quindi abbiate pietà ç_ç sto cercando di migliorare ù-ù e se mi lasciaste qualche recensione sarebbe gradita sia che sia positiva che negativa... su non fate i timidi *-* Ne sarei molto onorata...
Un bacione dal genietto *-*

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Capitolo 4
*** Benvenuta nella tua nuova vita ***


Ferma. Immobile. Con la cartella in spalla e lo sguardo concentrato su quell'entrata così diversa da quella che era stata per qualche mese abituata a vedere.

-Pronta per una nuova avventura?-
Brittany non rispose.
-Dai non essere spaventata... stai per entrare in un mondo nuovo. Stai per incominciare un nuovo percorso che ti aiuterà a diventare ciò che vuoi... hai desiderato così tanto frequentarla, questa scuola, non ti tirare indietro proprio adesso.-
Per la seconda volta si sentì morire le parole in gola e se ne restò in silenzio con lo sguardo fisso in avanti.
-Vuoi o no diventare una fumettista di successo?-
Questa volta, Britt, sibilò un flebile sì che quasi non si sentì.
-E allora adesso scendi da questa macchina, ti prendi lo zaino e varchi quella porta a vetri che abbiamo sulla sinistra. Intese?-
Lentamente si voltò verso sua madre e con gli occhi rossi e gonfi per il troppo trattenere le lacrime, le sorrise e le dette un bacio sulla guancia

-Vai che se no fai tardi...e ricorda.... io credo in te... ce la puoi fare e ce la farai.-

Una folata di vento improvvisa la colse di sorpresa facendola uscire da quel mezzo stato di trance.
“vai che se no fai tardi... e ricorda... io credo in te... ce la puoi fare e ce la farai”
-Certo mamma-

Un passo e poi un altro. Un passo e poi un altro. Un passo e poi un altro.
Fino a quando, dopo aver superato tutta quella mandria di ragazzi e ragazze della sua età e forse anche più grandi, si ritrovò davanti all'armadietto che le avevano assegnato in segreteria insieme al foglio delle lezioni.
-Attenta con quell'armadietto, è mezzo scassato-
Le disse una ragazza alta e mora, con la carnagione olivastra, passandole accanto senza però fermarsi continuando per la propria strada facendo svolazzare quel mini gonnellino che indossava sopra la divisa bianca e rossa, fin troppo aderente.
-Grazie per l'avvertimento- Riuscì a rispondere senza che l'altra potesse sentirla vista che ormai era lontana. Quando in realtà avrebbe voluto solo dirle: -Ehi bel culo!-
Ma non potè nemmeno finire di formulare quel pensiero che un ragazzo corpulento, passandole anche lui accanto, le diede una gomitata che la spiaccicò letteralmente contro il freddo ferro degli armadietti.
“ Cazzo...”
- Stai più attenta sfigata!!!-

-Stai più attenta sfigata!!-
Poi non sentì più niente, dopo l'ennesimo atto di bullismo di quei mocciosi già fin troppo prepotenti si accovacciò per terra tappandosi le orecchie con le sue piccole manine da bambina di dieci anni.
-Che fai sfigata? Non vuoi ascoltarmi??Eh??-
Tentare di resistere fu inutile, Jason gli fu addosso con tutto il suo peso e prendendola malamente per le braccia la attirò a sé per poi spingerla via con tutta la forza che aveva, facendola di nuovo cadere a terra, battendo rovinosamente il sedere sul duro cemento di quel campetto da basket dove fino a pochi minuti prima stava giocando allegramente ai canestri.
-Perchè mi tratti così??? Che ti ho fatto??-
Gli chiese alla fine, con la voce rotta da quel pianto infantile a cui si era ormai abituata, sbottando però tutta la rabbia che le ribolliva nell'anima.
-Perchè? Fammici pensare.... Beh prima di tutto perchè sei brutta,secondo perchè te ne stai sempre da sola e terzo... e terzo... perchè mi innervosisce vederti, sfigata come sei.-


“ Stronzo”
Le venne da pensare solo quello.
Di sicuro doveva essere uno di quei soliti scimmioni senza cervello che aveva ormai imparato a conoscere, sfortunatamente, dopo gli innumerevoli atti di bullismo di cui era stata vittima alle elementari e nei primi anni delle medie.
In futuro avrebbe dovuto starci alla larga e tutto sarebbe andato per il meglio. O almeno era di ciò che si voleva convincere anche se sapeva benissimo che sarebbe stato difficile.
“ e ricorda.... io credo in te... ce la puoi fare e ce la farai”
-Lo so me lo ripeti sempre...-

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Angolo di genioincompreso Buonasera ragazzi, voglio ringraziare come sempre tutti quelli che leggono e che mettono nelle seguite,ricordate,preferite questa mia storia... veramente... grazie a tutti. Siete dolcissimi Fatemi sapere cosa ne pensate. Per me sarebbe importante e... al prossimo capitolo :)

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Capitolo 5
*** Consigli ***


Prima ora di lezione: Spagnolo.
In assoluto la materia che più odiava.
Con tutti quegli accenti e verbi irregolari altamente indigesti, studiare quella lingua diventava sempre più difficile. Già ne aveva avuto diverse prove alle medie... ora che era in una scuola superiore, figuriamoci. Per non parlar del fatto che avrebbe dovuto riprendere tutto il programma da metà anno... Un incubo in fin dei conti
-Oh tu devi essere quella nuova-
Le disse un uomo alto e riccio con un sorriso da ebete appena mise piede, timidamente, in classe.
Anche se classe non era proprio adatto come nome visto che con tutto il casino che combinavano quei ragazzi sembrava essere un pollaio.

-S..sì, sono io- Rispose, chinando il capo in avanti.
-Oh benvenuta... aspetta che faccio calmare sta mandria di buoi e poi ti presento al resto della classe.-
Detto ciò quel buffo personaggio si posizionò dietro la cattedra e con le mani appoggiate saldamente su di essa, prese un gran respiro ed urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni di smetterla e di stare in silenzio, ottenendo un risultato molto soddisfacente in pochi secondi.
-Adesso va meglio... comunque vieni qui...Brittany S. Pierce, giusto?-
-Giusto.-
-Allora Brittany, io sono il tuo insegnante di spagnolo, il professor Shuester e questi...- La mise un braccio intorno alle spalle. - Sono i tuoi nuovi compagni di classe, non farci caso se sono degli emeriti idioti-
Un sorriso spontaneo le si presentò in volto.
-Vediamo un po'... ecco là in fondo...Santana è libero quel posto?-
-Sì prof... è sempre stato libero...-
Quella voce... la riconobbe all'istante.
Era la stessa identica voce di una decina di minuti prima, quella che l'aveva avvertita che l'armadietto era mezzo scassato... allora ecco chi era quella ragazza.
-Presentazione fatta, banco libero trovato... credo che non manchi altro... prego vatti pure a sedere oppure vuoi dire qualcosa?-
Brittany scosse il capo.
-Ok allora cominciamo.-


-Maribel juega al balon porque le gusta correr a la aire libre... -
“Oddio ma che palle non finisce più”

Pensò, sbuffando ulteriormente, mentre continuava a scrivere sul suo quaderno ciò che il prof dettava, andando forse un po' troppo veloce.
-Lo so è noiosissimo, non stare neanche a scrivere che tanto eccitato come è dalla lezione non si accorgerà nemmeno-
A parlare era stata la sua neocompagna di banco che se ne era stata tutto il tempo, beatamente spalmata contro il muro a ravanare rumorosamente una bigbubble.
-Come mai oggi continui a darmi consigli? Ci conosciamo?-
-Cos'è? Ti dà fastidio? Comunque no... però dal primo momento in cui ti ho vista là in corridoio ho notato che hai un faccino che mi sta simpatico.-
Brittany si sentì arrossire. Mai era successo che qualcuno le facesse un complimento sul suo viso... di solito era abituata a sentirsi derisa, a vedersi allo specchio come un mostro.. eppure quella ragazza dalla carnagione olivastra le aveva appena detto che il suo faccino le stava simpatico.
Era una buona cosa no?


Finalmente la campanella di fine lezione suonò.
Ciò voleva dire solo una cosa. Ora buca, visto che mancava la professoressa di aritmetica che “ sfortunatamente” si era ammalata proprio il giorno prima.
Brittany però non si alzò di corsa come tutti gli altri, bensì se ne restò in classe con lo sguardo perso fuori dalla finestra a pensare.
-Che fai? Non vieni anche tu a mensa?-
La sua voce la riscosse immediatamente.
-Oh... sì arrivo subito...mi ero incantata...-
Ma proprio mentre stava per alzarsi dalla sedia per mettere le sue cose a posto con un gesto molto goffo dettato da chissà cosa fece cadere tutto per terra.
-ops...tu vai, non stare lì sulla porta ad aspettarmi... arrivo tra poco...-
L'altra sorrise bonariamente e le si avvicinò per aiutarla a tirare su tutto per metterlo in cartella.
-ecco perchè continuo a darti consigli-
-ah ah ah divertente-
-certo che è divertente-
-è la convinzione che fotte la gente-
-però è sempre la convinzione quella che fa avverare i sogni e a farti andare avanti.-
- se lo dici tu...-


-Mamma tu ci credi nei sogni?-
-Certo tesoro, bisogna solo esserne convinti e combattere contro tutto e tutti per realizzarli, perchè?-
- perchè allora io sono convinta che disegnare fumetti sarà la mia vita e combatterò per realizzare questo mio sogno.-

 

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Capitolo 6
*** Sì, sto cazzo! ***


-Dai vieni...- Le disse Santana prendendola per mano.
Britt arrossì leggermente, mai una femmina le aveva preso la mano ( a parte sua madre ovvio, ma era tutta un'altra cosa). Le fece un effetto così strano che dopo qualche secondo dovette ritrarla anche se ciò che ricevette in cambio fu un'occhiata interrogativa da parte della latina che la mise all'angolo.
-Niente, tranquilla, non prenderla sul personale ma... ecco ho le mani molto sudaticce e non vorrei che...-
-Come vuoi tu, comunque sappi che il sudore sulle mani non mi dà fastidio...-
-Grazie per avermelo detto è solo che mi fa sentire molto insicura il fatto che qualcun altro possa sentire quanto sono... umana.-
-Perchè? Non lo sei?-
-Oh beh sì ma... niente lascia stare... sono con la testa tra le nuvole e straparlo.-
-Te l'hanno mai detto che sei strana?-
-Mmm a pensarci no-

-Sai che sei strana?-
-Sì è vero non sei come noi...-
-Secondo me non è nata su questo pianeta-
Un inferno. Un inferno di voci che velocemente si estese intorno a lei e che quasi la fece impazzire.
Se ne stava bella tranquilla a disegnare quando ad un certo punto circa la metà dei suoi compagni di classe la accerchiarono, attirando la sua attenzione facendole cadere l'enorme scatola di pastelli colorati che teneva sul banco.
Tutti, con un'espressione mista a derisione e stramberia, la fissarono per qualche secondo poi colui che di solito si autonominava il “ capetto” prese la parola.
-Come mai non esci a giocare come tutti noi?-
Silenzio.
-Rispondimi. Come mai non esci a giocare con noi?-
Ancora nessuna risposta.
-Ok ho capito...-


-Brittany? Britt?-
Qualcuno la scosse con forza.
-Brittany, ci sei?-
-Sì, sì ci sono...-
-Mi hai fatta prendere un colpo-
-Come mai?-
-Come, come mai? Ad un certo punto ti sei impallata...è da cinque minuti che siamo qui in mezzo al corridoio che cerco di farti tornare sulla terra...-
-M..Mi dispiace.-
Delle calde lacrime incominciarono a sgorgare dai suoi occhi cristallini.
L'altra, con sgomento la guardò e le prese il il volto fra le mani.
-Ehi ma che succede?-
-Niente, niente-
Per una seconda volta, Britt, cercò di ritrarsi ma questa volta non ci riuscì, il suosgurdo restò perso in quello di Santana e viceversa. Resistere fu inutile.
-Non volevo mica offenderti dicendo che sei strana... era solo una battuta...-
-Non è per quello...-
-E allora perchè stai reagendo così? È la prima volta che vedo una persona reagire così.-
- Ti ho detto che non è niente...-
- Sì, sto cazzo!-
-Ehy Santana come mai non sei ancora a men... Oh... e chi è questa bellissima ragazza? La tua nuova conquista? Adesso sì che capisco tutto...-
Al sentire quella frase Santana si allontanò subito da me ed assumendo un'aria da stronza che non sapevo potesse adottare si rivolse a quel ragazzo biondo che tanto assomigliava a Justin Bieber.
-Sparisci Sam... quante volte vi ho detto che prima o poi arrivo e che è inutile venirmi a cercare?-
-Scusami se eravamo preoccupati per te ma riferendoci a quello che ho intuito appena qualche secondo fa...-
-No Sam... non è la mia nuova “ Conquista”. Te lo ripeto un'ultima volta...SPARISCI!!!-
-Non mi fai pau....-
Non finì nemmeno la frase che Santana lo prese per le palle ed incominciò a strizzargliele come limoni, facendo apparire sul volto del ragazzo una espressione di dolore paragonabile soltanto alla faccia del Grinch.
-Ho capito... ho capito me ne vado... però p...per.. perfavore l..lascia andare i miei gioielli.-
Con un sorriso di vittoria, la mora allentò la presa e dirigendosi verso Brittany, la prese sotto braccio per poi dirle:
-Prima di andare a mensa forse è meglio fermarci in bagno.... sai non vorrei stare tutto il tempo con l'odore di genitali maschili puzzolenti sotto il naso e soprattutto cara... abbiamo un discorso da finire.-


 

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Angolo di  Genioincompreso
ciao ragazzi scusatemi per il ritardo di un giorno di questo capitolo ma è che in sto periodo non ne va una giusta e proprio l'altra giorno è successa una cosa non molto piacevole. Spero che mi perdonerete ç_ç
Comunque come al solito voglio ringraziarvi infinitamente per le vostre recensioni e per aver messo questa storia tra le preferite, ricordate, seguite... vi adoro *-*
Un bacione e alla prossima dal vostro genietto.

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Capitolo 7
*** Il mio gatto fuma erba ***


-Su racconta,adesso voglio sapere tutto-
Si asciugò le mani ed incrociando le braccia sotto al seno si appoggiò con la schiena al calorifero, in attesa di una risposta da parte della biondina.
-Ti ho detto che non ho niente...-
-E io ti ripeto: Sì, sto cazzo! Dai Britt nessuno si mette a piangere e ad avere certi stati di trance per nulla...-
-Va bene ti racconterò la verità ma mi devi promettere che non ne parlerai con nessuno...-
-Hai la mia parola.-

- E così tu ti saresti messa a piangere per un gatto?-
-Sì, ma non è un gatto qualunque.. è Lord Tubbington e...e ci tengo a lui... sapere che si fuma erba mi rende così triste che tra un po' vado in depressione..-
-Capisco...anche se mi risulta difficile pensare che un gatto possa essere a conoscenza di droghe e sigarette...-
-Lo so, sembra pura fantasia ma te lo assicuro è la verità.-
La latina alzò il sopracciglio ma dopo qualche istante la sua espressione alquanto piena di sospetti si tramutò in un ampio sorriso che subito le fece rilassare tutti i nervi.
-Ti credo e ti dirò di più, lo aiuterò ad uscire da questo circolo vizioso se vuoi... ci ho fatto uscire mio cugino non vedo perchè non dovrei riuscirci con un quadrupede..-
Brittany si irrigidì, lei mica ce l'aveva un gatto... anzi li odiava quei batuffoli di pelo miagolanti. La storia di Lord T non era stata altro che una mossa azzardata per nascondersi, mica si aspettava che quella ragazza si offrisse di darle una mano.
“ Eh mo?”
-Allora? Quand'è che sei libera? Così un pomeriggio posso venire a casa tua e sistemare il tutto... almeno non dovrò più vederti piangere.-
-Ehm... sabato...sì, sabato sono libera...è perfetto... sabato.-
-Ok, allora affare fatto ma adesso tu promettimi che non avrai più quell'aria così mogia.. mi fa male vedere quel muso lungo... Ammetto che in circostanze normali se mi trovassi con un'altra persona sarei più che felice a vedere qualche lacrimuccia ma con te è diverso... non so... mi fai una tenerezza che quasi mi uccide e ho come un potente istinto protettivo nei tuoi confronti che mi obbliga a essere gentile e docile con te...-
Brittany non seppe cosa dire.
-Ops... scusa, stavo pensando a voce alta, non... non calcolarmi quando faccio così... non sono io... è Snix... anche se lei di solito è molto malvagia...ecco l'ha rifatto ancora...meglio che chiuda la bocca se no qui mi escono segreti troppo imbarazzanti...Andiamo?-

La mensa al contrario delle varie aule in cui si tenevano le lezioni era un luogo pieno di vita e di colori. ma soprattutto era un luogo pieno di gente di vario tipo che non si poteva notare solamente camminando distrattamente per i corridoi
Prima di tutto, come potè notare da una prima occhiata, c'erano i soliti personaggi da stereotipo visti in vari telefilm come ad esempio i giocatori di football tutti belli palestrati con una faccia da gallina tra cui scorse l'individuo che l'aveva spintonata in corridoio, c'erano le bellissime ma stronzissime cheerleader con la loro risata frivola ed insensata, i brufolosi secchioni che attorniavano un tavolo pieno zeppo di libri di chissà quali materie e gli odiosi skeater tutti vestiti come straccioni.
Poi però puntando lo sguardo in un angolo di quella sala notò anche un gruppetto non ben uniformato, quasi anomalo a ben dire, che attirò in men che non si dica la sua attenzione.
-Vieni Britt... ti faccio conoscere alcuni miei amici-
-Aspetta, a che gruppo fai parte scusa?Pensavo facessi parte delle cheerleader vista la tua uniforme...-
- ed infatti ne faccio parte...-
-Ah ma allora perchè non hai detto “ amiche”? Siete tutte femmine, no?-
Santana scoppiò a ridere, dandole una pacca sulla schiena che quasi la fece cadere in avanti.
-Bella questa... Io “amica” delle mie compagne di cheerleading? Neanche per sogno... ma le hai viste? Nah non è gente per me...anche se... No niente... comunque se vuoi saperlo i miei amici sono quegli sfigati là in fondo...-
Con un cenno di capo glieli indicò.
-Wow-
-Wow, cosa?-
-è da quando ho messo piede qui che quei tuoi amici mi hanno incuriosita.-
-Ti capisco...ma è una cosa normale, tranquilla.-
-Vuoi dire che fanno a tutti questo effetto?-
-Più o meno-









 

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Capitolo 8
*** Nero. ***


-Hey ragazzi-
-Hey- La salutarono quasi in coro quando si avvicinarono a quel tavolo così chiassoso ma anche così curioso.
-Se me lo volete permettere vorrei presentarvi una mia nuova amica-
-Chi è? Una tua nuova conquista?- Saltò su un ragazzo con la cresta ed una faccia da buffone che però tacque subito, mettendosi a sedere.

-Puck, ho già strizzato le palle di Sam per questa insulsa e terribile battuta, ne vuoi un po' anche tu?
Credo proprio di no... comunque stavo dicendo... lei si chiama Brittany, è nella mia classe e non ho resistito al suo tenero faccino....-
-Oddio, oddio domani nevica... l'avete sentita... dico l'avete sentita? Santana crede che il faccino di quella ragazza sia tenero... oh bontà divina è un miracolo celeste.- Questa volta a parlare fu una moretta bassa come un tappo di sughero che appena finì di dire ciò che doveva dire fu guardata malissimo da tutti, ed invitata a sedersi per non attirare ancora di più l'ira di San che a parer comune stava per aver una crisi di nervi.
-Ok Berry, dì un'altra parola con quel tuo tono così ironico che ti mando a Puffolandia con il mio pollicione. Stavo dicendo per l'ennesima volta...anzi no... lascio la parola a sta biondina, mica che a qualcuno viene l'egual balzante di idea di farmi uscire totalmente dai gangheri...Su, coraggio Britt sembrano delle rognose iene con il cervello da gallina ma non mordono....-
Britt accennò appena un sorriso molto nervoso poi a fatica ingoiò a vuoto ed incominciò a parlare.
-Ciao a tutti, io sono Brittany, Brittany S.Pierce e se anche questa mia presentazione sembra una di quelle da alcolisti anonimi volevo solo dirvi che...beh spero di trovarmi bene in questa scuola...sapete mi sono appena trasferita e... oddio...ma tu sei Kurt!!-
Appena i suoi occhi vaganti incrociarono quelli di quel ragazzo seduto a capotavola, tutto impomatato e laccato, non potè far altro che sentir dentro di sé un'enorme gioia.
-Finalmente ti sei accorta di me- le disse l'altro, alzandosi dalla sedia per andare ad abbracciarla calorosamente.
-Aspettate, voi due vi conoscete?- La latina sembrò alquanto scossa.
-Sì San... e non fare la gelosa che non ce ne è bisogno-
-Zitto porcellana, non era per te la domanda.-

I restanti minuti di libertà, prima che la campanella suonasse per indicare la ripresa dell'orario di lezione passarono veramente in molta fretta. Per la prima volta, seduta accanto a Kurt con le dita strette tra le sue, si sentì come a proprio agio, sentendo e ridendo alle varie battute di quei suoi nuovi strambi conoscenti.
-Ragazzi, a parte gli scherzi... ieri ho saputo una cosa molto triste- Iniziò a dire la nera con la voce da Beyoncè che a quanto pareva si chiamava Mercedes.
-Sapete la mamma di Cristina? Quella malata di tumore?... Ieri sera è morta e Cri-Cri mi ha detto che noi tutti siamo invitati al funerale... che ne dite? Ve la sentite?-
Il cuore di Brittany sembrò cedere all'istante, la vista le si annebbiò ed il respiro le si fece quasi smorzato. Kurt prontamente se ne accorse e le cinse con fare fraterno le spalle, assumendo sul volto un'espressione molto preoccupata.
-Ehi Britt che succede? Britt...-
Non ci fu verso... I suoi sensi andarono completamente a puttane, altro che stato di trance.

“tumore.....la mamma....... è morta.....”
“La mamma....tumore..... è morta.....”
“è morta... tumore.... la mamma....”


Nero, vuoto, nero ed ancora vuoto.
Non seppe per quanto tempo ma per quello che sembrò un'infinità vide soltanto oscurità intorno a lei. Erano bastate poche parole che in un attimo ciò che momentaneamente svanito si era rifatto vivo facendola sentir male davanti a tutti. Cosa avrebbe potuto dire quando si sarebbe risvegliata? Iniziò a rimurginarci sopra. Di sicuro le avrebbero fatto delle domande... avrebbero cercato delle risposte e.. e..
La sua mente, già persa ai limiti della coscienza andò ancora di più nel panico e come in preda ad uno spavento le fece aprire di botto gli occhi e la fece rizzare a sedere tutta madida di sudore, attorniata dalla stessa gente che un'ora esatta prima era con lei ad assistere a quella preoccupante scenetta.
-Va tutto bene ragazzi, va tutto bene...-

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Capitolo 9
*** Con un gelato si va in paradiso ***


-Comunque non mi è ancora chiara una cosa..- Esordì Kurt, con le mani in tasca e lo sguardo ben piantato in avanti, mentre lenti e tranquilli si stavano dirigendo al negozio di animali che si trovava in Main Street.
-E sarebbe?-
-Beh... perchè non hai raccontato loro la pura e semplice verità? Che senso ha avuto dire che sei svenuta perchè in mente ti è apparso Brad Pitt senza veli? In un momento come quello poi... Sai che adesso tutti, tranne me e stranamente anche San, credono che tu sia completamente stupida?-
-Meglio così e poi era la verità-
-Seh, valla a raccontare a qualcun altro... Lo sai benissimo che io so tutto... ero ancora in classe tua quando tua madre è morta e sono sicuro che è stato per quello che ha detto Mercedes che ti sei sentita male...Ti ha fatto rivangare nei ricordi e bum il tuo cervellino ha fatto un pisolino.-
Brittany si fermò di colpo.
-Che c'è adesso? Hai intenzione di svenire un'alt.....-
Uno schiaffo in pieno volto lo colse di sorpresa, così tanto di sorpresa che appena si riprese, rimase senza parole e guardò dritto negli occhi la sua amica che in quel preciso istante si stava per mettere a piangere, coprendo il volto con le proprie mani.
-Minchia, Brittany... ne apprezzo la forza drammatica...- Cercò di dire ,il ragazzo, continuando a guardarla con un misto di preoccupazione e spaesamento, massaggiandosi la mascella colpita.
L'altra come la maggior parte delle volte non rispose, anzi si tolse le mani dal viso e si buttò tra le braccia di Kurt, piangendo spudoratamente anche se erano in mezzo alla strada.
-Hei piccola...calmati... Non c'è bisogno di far così, ho sbagliato io... scusami...dai...-
-Fa ancora troppo male Kurt, troppo male....- riuscì a rispondergli, cercando di riprendere il controllo e tirando su col naso
-Lo so ma è per questo che secondo me avresti dovuto dire a tutti cosa è successo... tenendoti tutto dentro non fai altro che peggiorare la situazione e guarda come ti riduci... Non potrai nasconderti da tutti per sempre...-
-Non ce la faccio, io non voglio che mi guardino con compassione...non voglio che vedano in me solo una debole che non sa accettare la situazione...Non voglio...-
-Ma chi ti dice che ti guarderanno con compassione??? Forse hanno ragione quando dicono che sei st... no non hanno ragione però Britt...su... non diciamo fesserie...Sono delle brave persone, te lo posso assicurare, non potrebbero mai fare una cosa del genere... ti aiuterebbero come si fa tra amici ma MAI penserebbero che sei una debole... dai calmati che se no mi metto a piangere pure io adesso...-

-Passato?- Le chiese, passandogli un fazzoletto di carta.
-Sì più o meno...Grazie...-
-E di che?-
-Beh per prima cosa, di non avermi scaricata durante la mia crisi isterica e secondo... di sto gelato... è una delizia...- Rispose la biondina leccandosi le labbra un po' sporche di panna.
-Esiste il tovagliolino di carta per certe cose.... comunque non ringraziarmi, ormai ho firmato la mia condanna a morte quando ho deciso di diventarti amico quindi ora ne pago le conseguenze.-
-Ma quanto sei scemo?- Poi scoppiarono a ridere, cingendosi per le spalle e continuando il loro cammino verso la meta predestinata.

-Adesso ti compro un bel gelato e vedi che la bua passa- le disse sua madre, prendendola in braccio e portandola fuori dal parchetto dove aveva appena ricevuto una bella altalenata in testa che l'aveva fatta cadere sul sederino, facendola piangere più per lo spavento che per il dolore.
-Su, su, sono lacrime da coccodrillo... un po' di cioccolato con panna e tutto sparisce-
-Sììììì- rispose tutta felice la piccola.
-Vedi? È già tutto passato... allora mi sa che del gelato possiamo anche farne a meno...-
-Nooooooo-
-Ok, ok ho capito... Buon pomerigio Fernando, la mia piccola vorrebbe una bella coppetta ai soliti gusti...-
-Arriva subito...-

Erano davanti all'entrata del negozio quando si mise a ridere di gusto.
-Che c'è?- Kurt la guardò alzando un sopracciglio.
-Niente... ricordi “divertenti”-
-Se fanno ridere tieniteli pure ma non pensare a quelli tristi che adesso dobbiamo pensare a trovare un gatto per te, pronta?-
-Prontissima, generale-
-allora, entriamo.-  

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Capitolo 10
*** Occhi verdi come una mela ***


-Uh ma che carino che è questo-
-Britt... è un cane...-
-Oh. Già... Dai Kurt lo sai che io i gatti non li sopporto....tra un po' non li riconosco nemmeno.-
Il ragazzo scosse la testa e sbuffò ritornando a guardarsi in giro per trovare qualche gattino che avesse un'aria abbastanza rintontita da passare per un drogato.
-Niente... niente e niente... siamo in un negozio di animali cavolo, non c'è nemmeno una bestiolina che faccia al caso nostro...-
-In realtà c'è questa... guardala... ha un'aria così ingenua e persa... che amore che è...-
-è un cane!!!! -
-Uffa ma perchè non le ho detto che era un cane invece che un gatto? Anzi...senti qua e se le dicessi che il mio gatto è un trans? Posso dirle che invece di avergli cambiato sesso, l'abbiamo fatto diventare un cane...-
A quel punto Kurt sembrò sentirsi male.
-Dolcezza, lo sai che ti voglio un bene dell'anima ma ti senti quando parli? Hai perso totalmente le rotelle????-
Brittany lo guardò sconcertata ma dopo qualche istante si rese conto che in effetti aveva detto una boiata da record, sentendosi male a sua volta.
-Sta storia mi sta mandando in fumo il cervello...-
-Più che mandarlo in fumo te lo sta per ben arrostendo e poi servendo su un piatto da colazione di Tiffany-
-Addirittura? Beh almeno ha un buon gusto a ben pensarci...-
-Aspetta... ripeti l'ultima frase...-
-” Beh almeno ha un buon gusto a ben...”-
-Stop... ho trovato la soluzione... è normale che qui non troviamo un gattino con le qualità che ci servono... qui sono tutti rampolli di razza e di famiglie agiate presso padroni ricconi... Quello che cerchiamo è solo in un posto...-
-Ti prego non dirmelo...-

-Il gattile-
La biondina sembrò rabbrividire.
-Su non fare così, so che odi sti posti ma se non vuoi fare una coglionata da record con Santana, sei obbligata ad entrarci...-
-Vaffanculo Kurt, vaffanculo la mia linguaccia che non sa dire cane al posto di gatto e vaffanculo a....-
-a te stessa che non vuoi ammettere la verità perchè hai paura di come ti guarderanno dopo.-
Subito dopo ,Kurt, si ritrovò tirato per un braccio all'interno del gattile e per poco non scoppiò a ridere nell'osservare le espressioni schifate della sua amica che ogni tre per due apparivano sul suo volto.
Da come potè notare, dopo essersi ripreso dall'attacco di ridarola, l'atmosfera che gironzolava intorno a loro risultò però tutt'altro che divertente...
Lungo un percorso pieno di sabbia e sassi di ogni generi non si vedevano altro che reti e reti disseminate ai lati, che davano appena l'opportunità di osservare decine di colonie feline tutte malconce ed in cerca di compassione.
-Oddio- Disse con un filo di voce, notando oltre una rete c'era un gatto probabilmente morto lasciato lì tra l'indifferenza dei suoi simili.
-Kurt muoviti...-
-Ma Britt... guardalo....-
-è morto... bom, lo toglieranno...su che non ce la faccio più a stare qui...-
-Sei proprio senza cuore...-
-Io sarei senza cuore? Lo sai che non ce la faccio a stare tra questo schifo e tu cosa hai fatto? Mi ci hai portato...Sei tu quello senza cuore...-

-Kurt....-
Nessuna risposta.
-Kurt...-
Seconda nessuna risposta.
-Kurt!!-
-Che cazzo vuoi?- Le sbottò contro, visibilmente irritato, girandosi di scatto.
-Oh calmati eh...-
-Calmarmi? Calmarmi??? è già la terza volta che sto pomeriggio mi fai incazzare come una bestia... la prima te l'ho lasciata passare la seconda pure ma porco cane... quel gatto era morto e lasciato da solo nel suo decomporsi e tu cosa mi vieni a dire? Che sono io quello senza cuore???-
Questa volta fu lui che non ottenne risposta.
-Ehi mi stai ascoltando???-
-è lui....-
-Cosa?-
-è lui... ho trovato il gatto che fa al caso mio...-
Guardando nella stessa direzione di Brittany incrociò lo sguardo di una bestiola abbastanza malconcia, goffa e con degli occhi verdi come una mela... Non ci mise tanto a capire il tutto.
-Hai ragione è proprio lui.-
E la rabbia di colpo se ne andò come trasportata via dal vento.

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Capitolo 11
*** Ti ho trovato ***


-Mamma...-
-Che c'è tesoro?- le domandò di rimando sua madre mentre stava mescolando la macedonia che aveva preparato per sua figlia visto che ormai era quasi ora di fare merenda.
-Ieri a scuola abbiamo fatto un gioco...-
-Che gioco?-
-La maestra ci aveva chiesto che animale avremmo voluto essere e noi dovevamo rispondere facendo finta di essere quello che avevamo scelto...è stato divertente. Pensa che io avrei voluto essere un orso bianco.-
-Oh che paura- disse con tono ironico – come mai proprio un orso?-
-Beh perchè io sono goffa come un orso e perchè d'inverno non soffrono il freddo con tutto quel pelo.-
-E non pensi all'estate? Moriresti di caldo in una maniera allucinante...-
Mettendo un cucchiaino nella ciotolina,aggiunse un poò di zucchero al tutto e spostandosi dal lavello al tavolo, l'appoggiò davanti alla piccola che battè la manine per poi rispondere:
-Beh in quel periodo mi chiuderei nella mia tana, sono sicura che lì non farebbe caldo-
-Se lo dici tu- Con un sorriso dolce, prese una sedia e ci si sedette con fare stanco.
-E tu mamma... che animale avresti voluto essere?-
-Io? Boh... forse un gatto... sì un gatto dagli occhi verdi come una mela, un po' rimbambito-


-è lui, Kurt...-
-eh già è proprio lui...-
-è proprio come voleva lei...-
Poi il silenzio, si guardarono negli occhi ed istantaneamente ritornarono a fissare quella palla di pelo così bisognosa di affetto, porgendogli le loro dita per accarezzarlo, oltre la rete in ferro che li separava.
-Vado a chiamare il guardiano?-
-Vai... non ho dubbi e lo sai...-

-Eccoci a casa...- Una frase che gli uscì fuori di bocca con un tono alquanto stupido ma che fece ravvivare il gattino o per meglio dire gattone ( visto che da vicinissimo appariva bello grosso).
-Oddio sei già entrata nella frase “ infantile”- Disse Kurt trattenendo un risatina e chiudendosi la porta di casa Pierce alle spalle.
-In che senso scusa?-
-Beh il tono che hai usato è solo l'inizio di una lunga amicizia con quella bestiolina quindi cara, ammettilo che li ami i gatti...-
-Solo lui e lo sai il perchè-
-Sì, sì me l'hai raccontato però....-
-Però?-
L'espressione di Kurt ritornò cupa e affranta con un solo sbuffo.
-Sono ancora arrabbiato per la storia del gatto morto...-
-Eh che palle...non possiamo pensare a questo nuovo esserino della mia famiglia? Almeno lui...-
-Stop! Non continuare la frase che se no esco di nuovo di senno. Ribadisco ciò che ho detto : sarei io quello senza cuore?-
-Sì-
Gli si sbarrarono gli occhi di colpo.
-e non guardarmi così.-
-Non ti sto guardando infatti... ti sto uccidendo mentalmente.-
-Amen.- Poi tutta impettita si diresse in cucina per preparare qualcosa da mangiare per il nuovo arrivato, lasciando Kurt da solo a trastullarsi di fulmini e saette.

-Credo che manchi ancora qualcosa però...- Disse, Britt prima che Kurt se ne andassi definitivamente, visto che ormai era buio.
-Che cosa, scusa?- La guardò interrogativo.
-Non so Kurt... ma è come se.... oddio...-
-Cosa c'è?-
-Io ho detto a San che....Lord Tubbington è drogato e prende l'ecstasy...-
-E con questo?-
-Kurt per rendere tutto credibile ci vuole l'ecstasy...-
La bocca del ragazzo si spalancò di scatto.
-E sentiamo dove potremmo trovare un po' di quella roba?-
-Ehmmm-
-No Britt non se ne parla...Quando dico no è no!!-

-Ciao Jacob, scusami se ti chiamo adesso ma sai... quel debituccio che hai nei miei confronti... è ora che me lo ripaghi...-


 

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Capitolo 12
*** Verità tra amici ***


Nonostante la campanella di fine intervallo fosse suonata già da un po' San, Kurt e Britt rimasero al loro posto, intenti a chiacchierare del più e del meno con davanti un sacchetto formato famiglia di patatine fritte, appena sfornate.
-Allora Britt, per sabato mi sono dimenticata di chiederti l'indirizzo.. non è che me lo potresti dare?-
Iniziò a chiedere, la latina, con un po' di imbarazzo.
-Attenzione Britt, San di solito non chiede l'indirizzo al primo o alla prima che capita...-
Una gomitata lo interruppe di colpo.
-Sta zitto, porcellana!!! Sempre a pensar male sei... Che due coglioni-
-Oh non ti scaldare te eh...non fai altro che darmi sempre più prove di ciò che sostengo...e tu che hai da ridere??-
Britt di colpo, osservando quella scena e vedendo che la sua nuova amica, nonostante la pelle più scura, era arrossita non potè trattenersi. Un sorriso sincero, di quelli che di quei tempi erano veramente rari, affiorò sulle sue labbra rosee e sottili.
-Niente Kurt... è che è molto buffa come situazione. Dai non essere così perfido con lei... scommetto che non ha nessun secondo fine...e poi.. dai lo sai che sarebbe troppo strano...-
- In che senso scusa?- Le chiese subito, l'altro facendosi serio ed inarcando un sopracciglio.
-Ma sì dai che mi hai capito... a parte gli scherzi ma... una ragazza che ci prova con un'altra ragazza? Forse è anche peggio di un ragazzo che ci prova con un altro ragazzo.-
La situazione degenerò, lo sguardo di Kurt da prima sospettoso e curioso si fece di colpo pieno di ira. Sbattendo i piedi per terra si alzò e con molta foga prese la sua cartella in pelle dal tavolo a cui erano seduti e senza dire una parola se ne andò chissà dove.
-Ma che ho detto?- Si rivolse a Santana, un po' accigliata e confusa.
-Britt, credo di non essere la persona adatta per poterti dare questa informazione ma sappi che devi avergli fatto molto male...-
-Ma...-
-Niente “ma”, quando si sarà calmato vacci a parlare e capirai...-

Camminava lenta per il corridoio, ormai erano passati tre giorni da quando aveva messo piede in quella scuola ed ormai la mappa locale di quell'edificio era bella che stampata nella sua mente...
La sua destinazione? La biblioteca. Per l'intero giorno precedente, da quando aveva tenuto quella chiacchierata “animata” con il suo amico, l'altro non aveva fatto altro che evitarla e rivolgergli la parola le era stato impossibile. Adesso però sapeva dove andare se voleva fare pace e chiarire.
Lo conosceva abbastanza bene da sapere che quando litigava con qualcuno quel furbastro si chiudeva tra i libri a leggere e rileggere uno dei loro libri preferiti in comune.
“Bianca come il latte, rossa come il sangue”.
Ed infatti appena aprì la porta in legno, con mancata velocità, lo vide seduto ad un tavolino vicino alla finestra che non dava spettacolo se non alla pioggia incessante che come la sera della tragedia non voleva smettere di scendere.
Notando che gli occhi di lui erano completamente concentrati su quelle pagine vivacizzate solo dall'inchiostro, pensò bene di presentarsi alle spalle con passo felpato per abbracciarlo da dietro come faceva sempre con chi era arrabbiato con lui ma questa volta gli andò male.
Non alzò nemmeno gli occhi che appena mosse un passo verso di lui, sbuffò e chiuse immediatamente il libro senza neanche mettere il segno, lasciato sul tavolino con svogliatezza.
Però...però questa volta non diede avviso di volersene andare.
Se ne restò con gli occhi fissi in basso, a contemplare il bianco panna della manica del giaccone che indossava.
Poi all'improvviso un
-mi devi parlare?- Uscì con un tono talmente basso ma roco, dalle sue labbra che quasi la biondina non lo sentì ma percepì lo stesso ciò che voleva intendere.
-Sì, Kurt... ti devo parlare...-
-Allora...- Tirò un sospiro – vieni qui a sederti... c'è una sedia libera...-
-Grazie...-
Kurt non rispose.

-Sinceramente non ho capito che cosa ti sia preso ieri... però sappi che mi dispiace qualunque cosa io abbia detto...-
- ti prego, fermami prima che prenda la sedia dove sono seduto e te la butti in testa.-
Lo disse in un tono talmente amaro che Britt più che ridere abbassò direttamente gli occhi per distoglierli da quelli del suo interlocutore.
- Britt ma ti sei sentita quando hai detto quella frase? Come credi che mi sia sentito??-
-Quale frase, scusa? Intendi quella- abbassò di un poco la voce – sull'omosessualità?-
-Sì quella sull'omosessualità e dillo tranquillamente ad alta voce che mica ti uccidono, sai?-
-Non capisco...-
-Sono gay... idiota...-
“Oh cazzo”
-Non c'è bisogno che dici niente... lo capisco dalla tua espressione che ci sei rimasta di merda...-

Di quel poco che si ricordava per quanto riguardava le opinioni di sua madre, quella sugli omosessuali era una di quelle che si ricordava a frammenti.
Frammenti che più passava il tempo, più si sgretolavano e facevano sempre più male...
Soprattutto perchè non c'erano note positive in essi...ed il suo cuore a pensarci, ogni volta di più si strigliava da solo, facendola andare in panico...perchè lei sapeva... ma non accettava... sapeva ma non voleva darsela vinta. Sapeva ma.


-Quanto ti devo?-
-Niente, Kurt... per questa volta niente... tanto non passerà ancora molto prima che tu torni a volerne ancora...-
-Te piacerebbe Jacob...-
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Angolo di Genioicompreso...
Piccolo capitolo di transizione, spero che non mi tirerete pomodori çç * si rifugia in un angolo*
Ammetto che non è stato facile scrivere questa litigata fra questa friendship che adoro tanto però era necessaria e più avanti capirete il perchè ;)
Comunque... vorrei ringraziare tutti quelli che preferiscono, ricordano e seguono questa storia e soprattutto vorrei ringraziare anche chi la leggere soltanto e che magari anche recensisce... ci si vede al prossimo capitolo con un gran tornado ù.ù
 Un bacione dal genietto

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Capitolo 13
*** Britt... sei un disastro! ***


Senza nemmeno guardarla negli occhi le lasciò sul tavolo una bustina nera, professionalmente chiusa con un po' di spago e se ne andò impettito, proseguendo per la sua strada.
-ehy ma che ha, Kurt? È da l'altro ieri che ci evita...- Chiese, Sam, intento a mangiare un mastodontico pezzo di focaccia alle olive.
-Non è tutti noi che evita... lo fa solo perchè ci sono io...- Rispose, Brittany, che fino a quel momento se ne era stata tutta silenziosa a leggere un libro.

-Ah...allora non ci dobbiamo preoccupare...gli passerà... comunque che cosa c'è in quel pacchettino?- Rachel fece quasi per prenderlo tra le mani ma la biondina fu più scaltra e la bloccò appena in tempo.
-Rachel tranquilla... non c'è niente di che dentro.. è un segreto tra me e lui...stop..-
-Oh scusa, non volevo mica fare la ficcanaso...e poi cosa ci sarà di tanto segreto...-
-Piantala e ammutolisciti, hobbit!- Grugnì la latina, guardandola malissimo negli occhi. -Se ti ha detto che è un segreto tra lei e Kurt, non te ne deve importare un cazzo e adesso torna a fare ciò che stavi facendo...Hobbit!-
-Non chiamarmi hobbit e smettila di intrometterti sempre tra me e Britt..guarda che non ha bisogno di una guardia del corpo...- Ribattè l'ebrea ostentando una certa insicurezza.
-Certo che ce ne ha bisogno quando nei paraggi ci sei tu...con le tue pippe mentali e i tuoi discorsi logorroici beh... rischi di farmela rincoglionire e adesso zitta e mosca...-
-Ma...-
-Niente ma, Berry che se no oggi alle audizioni per le Cheerios ti stendo completamente. In senso letterale, nasona.-
Ed il discorso come per magia finì lì.

[al suono della campanella vieni in biblioteca, stesso banco. Devo parlarti]
Quando lesse quel messaggio sullo schermo di quel telefonino ormai preistorico, un mezzo sorriso le scappò. Quelle poche parole volevano dire solo una cosa. Kurt si era finalmente deciso a fare pace. Come molti mesi prima, per la loro prima litigata da quando si erano conosciuti, il ragazzo aveva passato tutte e quattro le fasi: Incazzatura massima, incazzatura media con qualche parola qua e là, ancora incazzatura massima, messaggino di incontro per chiarire. Adesso bastava solamente presentarsi, chiedere scusa in ginocchio, implorarlo fino allo stremo e tutto sarebbe passato, amici come prima.
O almeno così era quello che credeva.
Sì, perchè quando, a passo svelto e con due libri stretti al petto, si diresse nel paradiso dei libri tutto ciò che si era immaginata crollò a pezzi.
Gli occhi di Kurt, che di solito erano azzurri come un oceano calmo, brillavano di uno strano blu elettrico, i suoi lineamenti, molto spesso delicati come il culetto di un bambino, erano a dir poco tirati e tesi... per non parlare del suo sguardo in generale...truce come quello di un bulldozer che aspetta solamente di essere lasciato libero di mordere la sua vittima.
-Ehm.. ciao Kurt-
-Siediti...non ho tempo per i convenevoli...-

-Cosa?- esclamò, sbarrando gli occhi di colpo.
-Hai capito bene...non posso perdonarti...e sto quasi pensando di cambiare ancora scuola pur di non vederti davanti ai miei occhi...-
-Ma Kurt!?! solo per quella frase... tu vuoi dirmi che stai facendo tutta sta tragedia? Ok che non mi parli, ok che mi eviti... ma addirittura che non potrai mai perdonarmi e che vuoi cambiare scuola è assurdo...sei uscito di senno?-
-” solo per quella frase”... ma sai che con quella “ frasettina” mi hai completamente affettato il cuore in mille pezzettini?? Può non sembrare ma in poche parole hai racchiuso ciò che per anni, sin dalle elementari mi hanno detto per insultarmi... e questa non è una cosa buona, No me gusta per niente, bella mia.
Il tono di lui si alterò sensibilmente lasciando Britt, interdetta sul da dirsi, così da sprofondare in un tombale silenzio.
-Va bene la roba che ti ho dato?- disse Kurt, rompendo improvvisamente quell'alone surreale e guardando fuori dalla finestra con un'espressione più serena.
-Non l'ho ancora guardata ne toccata... aspetta che la esamino adesso... tanto siamo soli... a parte la bibliotecaria... ma chissene.-
Con un braccio prese la cartella che aveva posato a terra se lo mise in grembo, aprendo in tutta fretta la cerniera superiore. Ne rovistò il contenuto con foga ma dopo qualche secondo nel quale le sue dita non avevano trovato ancora niente,sul suo volto si dipinse un autentico terrore.

-Kurt... c'è un problema...Mi sa che ho lasciato sul tavolo di stamattina, il sacchettino....-

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Capitolo 14
*** è il vostro segreto, perchè lo lasci in giro? ***


Come al solito si trattenne a fumare una delle sue costose sigarette, all'aria di quell'enorme cortile con gradinate, guardandosi intorno in cerca di qualcosa di particolare senza nessun risultato e quando ritornò dentro si accorse che gli altri se ne erano già andati, presi da chissà che fretta dopo il suono della campanella. Fu forse per questo che nel vuoto più totale, mentre stava malamente mettendosi lo zaino in spalla, notò la fantomatica bustina scura ,rimasta incustodita sul freddo metallo del tavolo ormai pieno di briciole e sporcizie varie.
“Bah” Pensò, arricciando il naso e prendendo tra le dita il sacchettino per metterselo nella tasca dei pantaloni.
“Forse è meglio che vada pure io”
********************************
Un sospiro. Due sospiri. Tre sospiri.
Il silenzio come un caro amico di infanzia si rifece vivo accerchiandoli nella sua invisibile campana di disagio.
Un sospiro. Due sospiri. Tre sospiri.
-Kurt...-
“Idiota...”
-Kurt...-
“Scimmia senza cervello”
-Kurt...-
“Fottiti”
-Kur...-
-PIANTALA! STAI ZITTA CHE STO CERCANDO DI PENSARE!-
Quasi gli mancò il fiato quando finì di urlare.
-Scusa...-
-Scusa un corno, Britt...Ma dove cazzo hai la testa in sti giorni? Prima ignori la morte di un povero gatto...poi insulti tutta la popolazione omosessuale di questo mondo e adesso mi dici che hai lasciato incustodito del materiale che per legge è illegale e che io e ripeto IO.. ho speso sette camice per averlo... Sappi che in sto momento ho solo voglia di ficcarti uno di quei pali da lap dance su per il condotto rettale, bella mia!-
Ancora silenzio.
-Cos'è, adesso non parli più?- chiese accigliato, sbuffando e portandosi una mano alla fronte.
-Mi sa di sì- Rispose Britt in completa vergogna.
-Andiamo bene...-

-allora, l'hai lasciato sul tavolino stamattina, giusto?-
-C..Credo di sì-
-Allora cammina che non c'è tempo da perdere...se abbiamo fortuna lo troveremo ancora là...-
Continuò poi a dire qualcos'altro che però Britt non comprese per il tono di voce troppo basso.
-Vaffanculo, hanno già portato via tutto- Sbraitò il ragazzo, sbattendo un pugno sul tavolo e scostando il suo ciuffo penzolante ,pieno di colpi di sole, all'indietro.

-Sai che se capita nelle mani di qualche curiosone o perfino direttamente nelle mani della Sylvester siamo completamente finiti? Altro che polizia dopo... ci danno la caccia coi cani, anzi no... con i razzi segnala impronte digitali...Sì perchè secondo me quella ha pure la macchinetta per le impronte digitali nel suo strambo ufficio... sicuro come l'oro.-
-Ok... però adesso calmati Kurt...-
Un tenero dito medio non si fece attendere, facendo rimanere la biondina alquanto scandalizzata e sempre più depressa.
-Ecco, vedo che ci siamo capiti...-
Poi... un sospiro, due sospiri, tre sospiri.
**************************
“Ma dove si sarà cacciata?” Pensò, affacciandosi in ogni aula vuota che incontrava lungo il corridoio.
Certo però che è il suo segreto con Hummel e lo lascia in giro così, bah... quella nuova è più svampita di me a momenti.. Va beh... io non ce la faccio... la curiosità è troppa...già che ne ho l'occasione...”

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Capitolo 15
*** Questioni di famiglia ***


Era sul punto di aprirlo definitivamente quando un pensiero gli balenò nella mente.
Anzi no... quando un ricordo si rifece strada nella sua memoria ormai completamente andata per le varie sbronze e tirate di canne vissute durante il suo così zigzagante cammino di vita.
 

-Puck...ma che stai facendo?- Gli chiese una voce femminile molto calda, mentre si sentì abbracciare da dietro.
-Niente sorellona, niente...-
-E allora perchè è da un'ora che traffichi con le forbici? Su fammi vedere che casino stai combinando-
-No!!- Sbottò il piccolo, di risposta cercando di districarsi ma senza riuscirci e stringendo tra le manine, ormai bianche per quanto erano contratte, qualcosa di indefinito.
-Va bene- Finalmente lo lasciò andare.- Vorrà dire che dopo sarò io a dirti “no” quando mi verrai a chiedere di portarti al luna park..-
Come colpito da una scarica elettrica, immediatamente si girò e prendendo per il polso, l'altra, prima che potesse andarsene con un ghigno divertito in volto, con una mano tesa in avanti rivelò il suo piccolo grande segreto.
-Ah ecco svelato il mistero, stavi cercando di aprire sto sacchettino, non è vero?-
-Sì...-
-E dimmi cos'è che contiene così di così speciale da farti venir un diavoletto per cresta pur di aprirlo?-
Baby Puck la guardò un po' imbarazzato e abbassando leggermente gli occhi le rispose che non lo sapeva visto che in teoria non era suo.
-Come non è tuo?-
-eh...l'ho trovato su un banco...era lì incustodito, mi dispiaceva lasciarlo lì tutto solo...-
La ragazza, ormai sul punto di diventare maggiorenne sbuffò e scosse la testa in gesto di disapprovazione.
-Ma Puck... è già la terza volta in sto mese che prendi roba che non è tua ed inoltre cerchi di aprirla...Non hai proprio imparato niente da ciò che ti insegnava papà?-


-No Anita, non ho imparato proprio niente- Si ritrovò a dire tutto di un colpo, ritornando nel mondo reale. Per fortuna che in quell'istante non era passato nessuno se no chissà cosa avrebbero pensato...
“Non ho imparato proprio niente” Si ripetè però questa volta nella testa, lontano da orecchie altrui.
E come un fulmine estrasse dal taschino della sua giacchetta da football il suo rinomato coltellino svizzero e tagliò in due lo spago.
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-Forse un'idea su chi potrebbe essere stato a prenderlo ce l'ho- Si azzardò a dire Britt, dopo aver seguito Kurt per mezza scuola, ed ascoltato senza proferir parola ogni suo acido insulto più che meritato.
-E chi sarebbe sentiamo?- rispose di rimando il suo interlocutore, fermandosi e girandosi verso di lei con degli occhi di ghiaccio e cercando di mantenere la calma in tutto quel casino.
-Rachel...Appena mi hai dato la roba, ha cercato di scoprire di cosa si trattava ma l'ho fermata in tempo e quindi...-
-Credi sia stata lei- finì per lei la frase, assumendo un tono leggermente più tranquillo e soprattutto un'espressione più rilassata.
-Se è stata lei allora possiamo tranquillamente adagiarsi sugli allori..o almeno.. io posso, tu no...-
-Perchè scusa?-
-Sicuro come la stronzaggine di San che vedendole si sarà eccitata come una ragazzina di prima media e le avrà prese per far la sua porca figura alle audizioni delle Cheerios...Mi sembra che era oggi giusto?-
-S... Sì... o almeno... credo di aver capito così-
-Ok, ottimo-
-Sì ma questo che c'entra con me?- Domandò Britt un po' confusa.
-Elementare Pierce, Rachel ha preso l'ecstasy e a meno che non le caghi tutte intere e belle profumate... quelle pastiglie non torneranno mai indietro... sei fregata biondina e questa volta te lo scordi che le vado a riprendere.-
-Eh va beh... tanto non sarebbero servite...-
Proprio in quel momento, mentre stava per riprendere il suo lungo cammino per chissà quale metà, si rigirò di scatto in attesa di una spiegazione con gli occhi sbarrati in modo inverosimile.
-Stamattina prima che passassi senza neanche fermarti, incivile che non sei altro...San in un modo o nell'altro mi ha fatto involontariamente ricordare che era l'erba ciò di cui si faceva il mio presunto gatto..e quella di sicuro non ho problemi a reperirla visto che ho un cugino che abita da queste parti e che se la fuma abitualmente...-
-Britt...-
***********************************
-Oh santo cielo!- Esclamò, più terrorizzato che meravigliato.

-Anitaaaaaaaaaaaaaaaa-
-Che c'è?- Si sentì urlare dal salotto.
-Vieni?-
-Oh ma che palle... - Un rumore di passi cadenzati e sua sorella fu subito sull'uscio della porta con un'aria semi stralunata.- Che vuoi?- gli richiese con un tono ancora più incazzato ed impastato.
-Che cosa sono queste?- chiese indicando delle pastiglie colorate adagiate disordinatamente sul comodino.
-Secondo te, pulce? È droga non lo vedi?-
-Che cosa significa droga?-
-Come? Non sai cosa è la droga? Ma in prima elementare non vi insegnano niente? È qualcosa che ti fa sballare, pulce... è qualcosa che ti rende come me in sto momento... euforica e...-
-zombie...-
-Come hai detto, scusa?-
-a parte che non so cosa voglia dire eufor..eoforoica però a me sembri soltanto uno zombie.. sai quelli che si vedono al cinema e nei film ecco..così sembri...-
Il piccolo non fece neanche in tempo a rendersene conto che sua sorella gli fu addosso, tempestandolo di pugni e facendogli sbattere la testolina contro un cassetto lasciato aperto.
Da lì in poi, niente... solo buio, sentì solamente dolore, tanto dolore e poi delle voci, voci familiari che appena le avvertì tolsero di mezzo il peso che sentiva sullo stomaco per lasciarlo poi cadere nel mondo dei sogni.

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Capitolo 16
*** Rachel ci prova. ***


Goccioline di un sudore fin troppo freddo le scendevano lente lungo le tempie.
Il suo cuore come al solito si era come sempre eccitato fino all'inverosimile e come prima di ogni esibizione ( sia canora che di altro tipo) il respiro aveva già iniziato a mancarle.
“Tu sei Rachel Berry, sei destinata a diventare una stella” tentò di convincersi “Hai ai tuoi piedi il ragazzo più carino della scuola e non ti sei mai arresa davanti a niente... cosa vuoi che sia una stupida audizione per diventare cheerleader? Insomma... di sicuro non è poi chissà che roba..”
Niente di più sbagliato.
-Berry, fila dentro...- La voce aspra ma sensuale di Santana la richiamò dai suoi pensieri facendola scattare direttamente in piedi come un ladro colto sul fatto.
-Mi hai sentito? Muovi quelle chiappette mosce, nasona, se no col cazzo che la Sylvester ti fa la grazia di metterti sotto esame anche se...-
-Anche se?-
-Niente... pensieri di Snix... Vai..- Un ultima occhiata da vipera e lasciandole la porta della palestra, aperta se ne ritornò dentro, muovendo sinuosamente le anche quasi per provocarla.
“Ma lo fa apposta?”Pensò.
Dopo di che chiuse gli occhi e respirando a fondo, dopo un attimo di esitazione e di paura la seguì,ostentando un'aria più che insicura ad ogni suo passo in quelle ormai sgualcite ballerine.
 

-Bene... Guarda chi abbiamo qui...-Esclamò con aria beffarda e meschina, la Coach Sylvester con quel suo volto da avvoltoio che teneva riservato a tutti quegli studenti che più le stavano sullo stomaco, non appena mise piede in palestra.
-La giovane Puffetta ebrea...- riprese a parlare - Non che abbia qualcosa contro gli ebrei anzi... sono degli ottimi giocatori in calcio d'angolo se così lo vogliam chiamare, comunque ringrazia “Tette rifatte” se ora sei qui al mio cospetto..stai pur sicura che se non fosse stato per lei, appena il tuo naso lungo quanto quello di pinocchio arrivava in questo luogo così pieno di sudore e sangue ti avrei fatta volare sulla luna a suon di polliciate-
- la... la ringrazio coach- le ribattè l'ebrea con ormai tutta la convinzione precedente sotto i piedi.
-Su non stare lì impalata, che cosa hai portato?- le chiese l'altra, togliendo di bocca ,alla latina, la sigaretta che molto liberamente si stava per accendere.
-I love you di Avril Lavigne, cantata e ballata da me in persona. Ovviamente la coreografia è prettamente inventata dalla sottoscritta e...-
-Su inizia, basta ciarlare-
E la musica improvvisamente partì.
“Tu sei Rachel Berry e sei una stella... devi solo brillare... devi solo brillare anche per lei e questa è la tua unica occasione.”

**********************************
Ricordava quell'episodio con talmente tanta lucidità che ancora gli sembrava di sentir quelle spasmodiche fitte al capo, infatti, trasportato da un dolore completamente mentale si portò una mano dietro la testa ed incominciò a massaggiarsi la nuca scompigliando un po' quell'ormai già scompigliata cresta che da anni mostrava in giro per incutere timore a quegli sfigati dei secchioni rompipalle.
E proprio mentre stava per riabbassare il braccio un altro funesto ricordo gli balzò davanti agli occhi come un treno. Un ricordo peggiore del precedente...
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-Britt....-
La bionda non fiatò, se lo sentiva in ogni centimetro del corpo che ormai il suo amico sarebbe scoppiato come una bomba a orologeria ed infatti non tardò ad esplodere tirando fuori dalle sue labbra il suo miglior arsenale di insulti.
-Dammi un buon motivo per non strangolarti...-
-Uh beh è illegale...-
-Me ne fotto- declamò coloritamente, Kurt, tirandosi su le maniche della giacchetta e dirigendosi a grandi passi verso la biondina che in contemporanea camminava a gambero pur di non diminuire la distanza tra loro.
-Calmati Kurt... non c'è bisogno di...-
Finire la frase.
Lo sguardo del ragazzo, con un guizzo si spostò dal suo volto all'estremità sud del corridoio, dove, girandosi, Britt si accorse che era appena spuntata una Rachel Berry in piena crisi ormonale con la faccia contratta e torturata dalle classiche espressioni facciali che si hanno durante un piagnisteo.
-è finita!è finita! È finita....!- Si mise ad urlare, improvvisamente, dalla disperazione buttandosi in ginocchio con le mani in faccia.
-Credo che la nostra “ discussione” possa aspettare...- Dissi poi a Kurt, guardandolo.
Lui annuì rimettendosi le maniche a posto.



 

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Capitolo 17
*** Quel che non verrà mai più trovato ***


-Come dire...veramente impressionante, puffetta... non credevo fossi così discreta... Ok non sei da urlo come la sottoscritta ma penso proprio che un posto in squadra te lo sia proprio meritato. Da domani sarai la nuova portabevande dei Cheerios... sentiti orgogliosa...
Qualche commento a riguardo, meloni contraffatti?-
-Sì, mi fai schifo, nanerottola!-
E tutte le speranze di quella piccola,bisbetica, scassa palle di moretta canterina si frantumarono in un nanosecondo, lasciandola in un mare di lame invisibili che lente le pugnalarono il cuore fino a farlo sanguinare a morte.

-Io te l'avevo detto che con lei non c'era possibilità- Assentì, Kurt, inginocchiandosi di fianco a lei e accarezzandole lievemente la schiena con le sue dita d'avorio.
-Sì ma... la speranza è l'ultima a morire ed io...- riuscì a singhiozzare, Rachel prima di rimettersi a piangere.
-Scusate ma qualcuno mi vuole spiegare che succede?- Chiese poi Britt che con aria evidentemente confusa se ne stava ancora in piedi davanti a quella drammatica scenetta d'interludio.
-Succede che San come al solito è stata una bastarda...- Rispose il ragazzo, senza degnarla di uno sguardo e continuando a far sentire la sua vicinanza sia morale che fisica all'altra
-Non è una bastarda!- Urlò,l'altra con il viso arrossato dal piangere, appena lo sentì.
-non è una bastarda? Guarda in che condizioni emozionali ti ha conciato... su Rach...che tra noi tre c'è un essere stupido ma sicuramente non sei tu.-

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Il sole stava calando oltre l'orizzonte.
Il lieve tremolio della sera stava per calare sulla loro casa ed un'eroica voce proveniente dal televisore stava come al solito annunciando l'arrivo di Megaman ed i suoi fantastici amici.
Sdraiato a pancia in giù, Puck se ne stava bello tranquillo, con gli occhi vitrei incollati allo schermo quando ad un certo punto un rumore di pentole sbattute per terra con molta violenza lo fece scattare in piedi in pochi istanti.
-Anita?- Provò a chiamare sua sorella per vedere se stava bene, mentre molto lentamente incominciò a mettere un passo avanti all'altro per andare a controllare.
-Anita? Che è successo?- chiese per la seconda volta senza ancora ricevere una risposta.
L'ansia incominciò ad assalirlo e quando finalmente, dopo interminabili secondi, si ritrovò sull'uscio della cucina quella stessa ansia divenne pura paura.
La porta era socchiusa ma nessuna luce sembrava filtrare da quel piccolo spiraglio lasciato libero.
-Anit...-
La porta, come un razzo si aprì completamente e prima che potesse scostarsi qualcosa o per meglio dire qualcuno di pesante gli cadde addosso, travolgendolo.

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Il panico ritornò a farsi vivo proprio in quell'istante.
-Come non le hai prese tu?- Chiese di scatto la bionda, sbarrando gli occhi.
-Se ti ho detto che non le ho prese io che ti devo dire? Sono una ficcanaso... mica una ladra.-
Lo sguardo di Britt subito saettò verso quello di Kurt che però, diversamente da ciò che si aspettava era stranamente rilassato ma allo stesso tempo dispiaciuto e affranto.
Come quello di un panda con gli occhi all'ingiù.
O almeno questo è quello che pensò la biondina quando si soffermò sui suoi lineamenti e su quegli occhi che non davano cenno di volerla guardare.
-E mo che facciamo?- Chiese infine.
-E mo che fai? Perchè io adesso porto a casa Rachel e cerco di farla rinsavire... arrangiati... ti dico solo una cosa... la scuola chiude alle sei ed adesso sono le...- Con un plateale gesto di polso si guardò l'orologio d'Armani. -cinque... ti consiglio di muoverti e di trovare quelle merde di pastiglie.-
Kurt fu abbastanza chiaro.
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Dopo qualche istante di perdita dei sensi, lentamente riacquistò tutte le sue facoltà mentali e tentando di alzarsi per rimettersi in piedi si accorse di non riuscire a muoversi. Sopra di lui, come un macigno, qualcosa si apprestava a tenerlo sdraiato sulla schiena dolorante per l'impatto.
Nel buio che ormai regnava lungo quel corridoio, allora, provò a muovere le mani e le braccia per cercar di spostare quel peso ma subito si fermò, rendendosi conto con il proprio tatto che quel “peso” non era altro che il corpo privo di sensi di sua sorella.
-Anita!-
-Anita!-
-Anita!-
Convulsamente riprese a muoversi, pur facendo attenzione a non far male all'altra e con un colpo di reni ben calibrato riuscì finalmente a togliersi da lì sotto, andando subito ad accendere la luce per vedere con i propri occhi che sua sorella aveva gli occhi completamente gli occhi arrossati e persi nel vuoto, la bocca spalancata come se avesse visto un fantasma e l'addome completamente piatto, immobile.


Il pugno stretto in una morsa e qualcosa di granuloso che lo solleticava alle dita lo fece rinsavire.
Per il troppo contrarre delle dita, probabilmente aveva disintegrato le pasticche, così tanto da averle rese polverina che, con uno scatto violento d'ira, finì nell'aria lasciando al suo passaggio una sottile cortina bianca che si dissolse quasi immediatamente.
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Stava camminando al secondo piano con ormai le lacrime di rabbia agli occhi.
Poi con meraviglia si vide davanti agli occhi la figura, voltata di spalle, di Puck che si stava fumando una sigaretta, affacciato ad una finestra.
-Ti stavo aspettando- disse, girandosi di scatto e lanciando il mozzicone, al di fuori dell'edificio.
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Angolo di Genioincompreso.
Oh eccoci qui dopo una settimana e mezza di silenzio.
Scusatemi per il ritardo ma con l'inizio della scuola e qualche problema personale no ho avuto ispirazione e voglia di mettermi al computer per scrivere... * si va a nascondere*
Comunque ritornando a noi... finalmente siamo ad un punto di svolta... adesso sappiamo un pochino di Puck e sappiamo della cotta della Berry per la latina più amata dal mondo. LOL
Il prossimo capitolo si prospetta l'ultimo passo prima di arrivare all'incontro tra Lord T e San quindi Allegria!!! XD
Che dire... Britt non sembra l'unica con un passato burrascoso ù.ù
Quindi adesso vi saluto e al prossimo capitolo che se riesco pubblico domani o nella peggiore delle ipotesi sabato prossimo.
Un bacione dal genietto.
P.s può essere che i capitoli d'ora in poi verranno pubblicati settimanalmente a parte qualche rara eccezione nei week end dove pubblicherò giornalmente.

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Capitolo 18
*** Damn ,you move me, San!!! ***


Seduta alla sua scrivania, con davanti un foglio bianco ed una matita, sbuffò amareggiata.
Da quando aveva litigato con Kurt e dopo essere stata ad ascoltare tutti gli insulti di Puck riguardanti le pasticche di ecstasy ( che con gran sollievo aveva trovato lui) ed una strana storia su una certa Anita, si sentiva come un enorme nodo che le attanagliava lo stomaco e che con il passare di ogni secondo, si stringeva sempre di più fino a farle venire qualche mancamento.
 

Proprio non riusciva a non pensarci anche se da lì a poco il campanello sarebbe suonato e avrebbe dovuto fingere uno dei suoi più elaborati sorrisi falsi della sua vita per non destare sospetti nella latina che da pochi giorni si era insinuata nella sua piccolissima rete di amicizie.
“Maledizione” Pensò, sbuffando per una seconda volta e sbattendo il pugno sinistro sulla superficie di legno che tremolò tutta, facendo cadere per terra l'intero vasetto delle matite professionali.
“Maledizione, maledizione, maledizione...”
 

Din... Don.
Più in fretta possibile, tirò su tutto quello che era caduto e rischiando di incespicare nei suoi stessi piedi picchiò la fronte contro la porta che di solito lasciava chiusa per non essere disturbata.
-cazzo, cazzo, cazzo...-
Con le dita premute sul punto dolente si guardò velocemente nello specchio appeso in corridoio e quasi non le venne un infarto quando si accorse che quella che aveva ricevuto non era una banale botta che lasciava solo un livido il giorno successivo... una piccola e superficiale ferita le si era aperta proprio in mezzo alla fronte, lasciando colare qualche goccia di sangue ai lati.
“Proprio adesso...”

Din Don.
Il campanello risuonò per una seconda volta per tutta casa.
-Arrivo!!- Urlò dal bagno, nella speranza che da fuori la si sentisse, prima di spargere un ultimo tocco di acqua ossigenata e di mettersi un cerotto colorato sulla ferita,
Poi con un passo modestamente disinvolto, si schiarì la gola e si diresse alla fantomatica porta d'ingresso per accogliere la sua ospite che stranamente la metteva già a disagio con mille complessi interiori.

-Finalmente!- Esordì Santana, alzando il sopracciglio e ridendo allo stesso tempo.
-Scusami è che...-
“ -Che sono caduta come un'idiota e mi sono fatta male. Come un'idiota.- sì brava Britt così la fai ridere di te almeno per mezz'ora.... ma aspettate... voci, controvoci e controcazzi interiori... perchè mi sto ponendo un simile problema?”
-è che ascoltando a tutto volume la mia adorata musica metal non sento niente...-
“sorridi e non capirà che è una balla... sorridi”
Ma forse ciò che gli uscì non fu propriamente un sorriso...

-E così questa è la mia reggia...- Disse Britt, dopo averla fatta entrare con non ben pochi problemi di figure di palta.
-Una reggia un po' piccola ma sempre una reggia per una principessa come te...- sussurrò l'altra senza però farsi sentire e guardandosi attorno per poi posare i il suo sguardo sulla bionda che era rimasta impalata ad osservarla.
-Allora? Dov'è questo mio paziente?-
“ tanto lo so che la storia del gatto erbaiolo è tutta una scusa per avvicinarti a me... quindi prima lo sistemo apparente, prima possiamo parlarne”
-Ehm....-
-sì?-
-è...è... in sala... vieni...-
“ certo che vengo... dimmi solo dove e quando...”
-Subito, Britt.-

Chinandosi per osservare meglio il felino e soprattutto per accarezzarlo, San si dimenticò completamente che la gonnellina in jeans che stava indossando era talmente corta che anche solo abbassandosi le si sarebbe visto tutto.
E questo non mancò all'occhio agitato ma attento della disegnatrice che in preda a pensieri contrastanti stava lottando con tutte le sue forze all'impulso di ascoltare i suoi sentimenti.

“ Hai un bel culo”

Discorsi spezzettati,frasi a metà, tutto sembrò così confuso....
-Li odia o no?... Mi odia o no?... è giusto o sbagliato?
Che cosa starà pensando in questo momento mentre ascolta i miei pensieri...


“ Lei è una ragazza... insomma è una cosa sbagliata...-
Il motivo per cui aveva litigato con Kurt, la cosa che più aveva tenuto per sé in quegli anni così strani... in un solo sguardo il cuore stava ritornando a battergli all'impazzata.
“No, piantala...distogli i tuoi occhi da tutto quel ben di Dio e fa la ragazza per bene... non puoi sapere se è giusto apprezzare da quel punto di vista una ragazza... non puoi farlo... togli quegli occhi Britt!!”

-Ehy va tutto bene?- In quel casino mentale, non si era manco accorta che San si era rialzata ed ora le stava ad un palmo da naso, scrutandola... alla ricerca di un segno.
-Ehy.... hai ancora quell'aria di trance... mi stai spaventando- le disse con un filo di voce e cercando di scuoterla.
“Non sei l'unica che si sta spaventando”
-Eh?-
-Sei ritornata nel mondo dei mortali... è la seconda volta che fai così... e so per certo che non è per il gatto che hai questi stati...-
“Dirle la verità sulla sua vita oppure continuare a mentire?”
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Angolo di Genioincompreso
Ok. ok non uccidetemi XD
Sono qui, sono ritornata... e ho un'ispirazione che finalmente si è rifatta viva...
Vi prometto che successivamente ad oggi farò del mio meglio per pubblicare più spesso..
 Mi dispiace veramente di avervi fatto aspettare ma è un periodo veramente nero... e cado molte volte quindi mi serve tempo per rialzarmi e ritrovare la passione nelle cose che amo...
 Spero possiate perdonarmi...
 Comunque dopo le lacrime di ieri e un video sul break up veramente meraviglioso la voglia di scrivere è tornata e non mi lascerà presto se non prevedo erroneamente :)
P.s. è un capitolo molto strano ma per una volta mi piace per come è strutturato e non spaventatevi per tutte le emozioni che ho racchiuso in questo sprazzo...lei li ha sempre provati per le ragazze queste cose solo che ora san piano piano glieli sta facendo risvegliare e le sta facendo involtariamente venire in mente dubbi e paure che credeva di aver tenuto a bada
 Spero lo possiate apprezzare e un bacione dal genietto.

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