The summer

di Elly Malfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The summer... ***
Capitolo 2: *** One and two. ***
Capitolo 3: *** The last time ***



Capitolo 1
*** The summer... ***


Hermione Granger percepì il mettersi in moto del treno

Salve ragazzi! Dunque questa storia è iniziata durante una noiosa ora di lezione, poi a casa trascrivendola ha preso forma…Ora vi chiedo umilmente una cosa, volete il continuo o la lascio così? Si, perché la mia mente un po’ malata, devo ammetterlo, ha pensato anche ad un possibile seguito. Beh aspetto vostre opinioni. Buona lettura J

 

 

The summer

 

Personaggi e luoghi di esclusiva proprietà di J. K. Rowlng.

 

 

 

Hermione Granger percepì il mettersi in moto del treno. Vide allontanarsi la collina che nascondeva Hogwarts. Ecco il segno della fine del sesto anno. Nel di lei animo un pensiero costante che somigliava di più ad una preoccupazione.

Come quando sogni di cadere nel vuoto e ti svegli pensando che era solo un incubo. Già, ma la sensazione di non sapere cosa c’è dopo, cosa c’è nel vuoto rimane fino al momento in cui il sonno ricomincerà a cullarti. Così si sentiva H. J. Granger e il sonno non accennava certo a giungere. Fissava fuori dal vetro, vedendo il paesaggio ma non osservandolo. Semplicemente le passava davanti ma lei vedeva solo quei momenti, quelle lacrime di tempo che lo avevano visto partecipe, quella figura diafana che lei aveva permesso entrasse nel suo mondo.

 

Non lo aveva ancora visto da quando avevano lasciato il castello, non era nel vagone dei prefetti e sperava, in fondo, di incrociare almeno quel grigio nel prossimo giro per i corridoi.

Stava chiedendosi cosa sarebbe stato.

Tre mesi durante i quali si erano reciprocamente promessi di non sentirsi.

Ma la presenza di quel frammento di pergamena nella tasca destra che percepiva solo distendendo la mano, era quasi rassicurante. L’ultimo loro contatto.

 

Decise che muoversi le avrebbe fatto meglio che non stare ferma in quel vagone a riflettere, sfidando l’autolesionismo o l’autodistruzione.

Aprì la porta dello scomparto prefetti. Un vuoto desolante lo riempì alla sua uscita.

Passo dopo passo lo sguardo vagava di figura in figura cercando quegli occhi, quello sguardo, quella figura.

Quasi a metà del treno nel suo manto scuro, lui.

Gli si avvicinò senza ricevere da lui la minima considerazione, ma a questo era abituata in pubblico.

Tuttavia, bruciò la distanza fra di loro sperando secondo dopo secondo che egli volgesse il suo sguardo su di lei. Cominciò a sentire la voce dell’austero ragazzo solo quando questo stava salutando il suo interlocutore nel tono freddo che lei conosceva forse fin troppo bene.

Lo vide poi rivolgerle la sua attenzione e quelle labbra aprirsi per porgerle un ruvido “Granger”.

“Draco” le uscì spontaneo, senza riflettere, senza pensare all’impatto che quella parola avrebbe potuto avere una volta pronunciata. Un nome che per tutti gli altri sarebbe stato semplicemente un modo per identificare una persona, era per loro qualcosa di molto più pericoloso.

Lui la guardò con occhi inespressivi prima di voltarle le spalle, prima di entrare nello scomparto più vicino.
Hermione decise che tanto valeva continuare sulla strada intrapresa e cercare di essere almeno coerenti. Pose la mano fra le due porte prossime a chiudersi, si aprì un varco e le lasciò richiudere solo una volta che furono alle sue spalle.

Lei e lui soli in quello spazio. Certo sarebbe stato un buon momento per parlare, se non fossero stati lui, Draco Malfoy, e lei, Hermione Granger.

 

La Grifona cercò di nuovo gli occhi del giovane Serpeverde ma lui sembrava trovare il pavimento molto interessante.
Quando era sul punto di parlare, ecco che le sottile labbra del Principe delle Serpi si mossero.

“Chi ti ha dato il permesso di seguirmi?”

In realtà il permesso se l’era dato lei stessa, ma questa argomentazione non sarebbe di certo stata accettata dal Furetto. Per quanto poteva dire di non conoscerlo, questo era abbastanza prevedibile.

Cosa vuoi, Mezzosangue?” chiese alzando lo sguardo per puntarlo ai di lei occhi. Come se non sapesse quale effetto avesse su di lei quello sguardo, come se di lei non sapesse altro che la non purezza presunta del suo sangue. Il tono era pervaso di orgoglio, di freddezza come se per lui non fosse altro che quello che era sempre stata. Come se niente fosse stato e quindi il motivo per il quale lei era lì ora gli fosse del tutto oscuro.

Lo guardò con tutta la delusione che poteva trovare, con tutta l’amarezza che avesse potuto accumulare in quel momento.
“Niente, come sempre” sentenziò. Poi si dileguò, ma non abbastanza in fretta da evitare di veder affiorare il ghigno che lui amava tanto indossare.

 

E mentre si allontanava, mentre tentava di porre la maggiore distanza fra lei e Malferret, ebbe la consapevolezza che sarebbe stata l’estate più lunga della sua vita.

Sedette vicino al finestrino in uno scomparto vuoto, concentrandosi sui particolari delle ombre che crescevano a ritmo del tramonto, seguendo il volere del sole.

Senza ascoltare nient’altro che il silenzio, perché la sua mente lavorava troppo per poter ascoltare altro. Perché la sua voce pervadeva il silenzio nonostante non fosse possibile, perché il suo profumo era maledettamente ovunque, perché ogni cosa che potesse pensare era in qualche modo collegata a lui.

Sentì una lacrima farsi strada sulla sua guancia, percorrerle il profilo fino a quando si infranse sulle sue labbra. Chiuse gli occhi assaporando quel sapore che, anche se non era razionalmente possibile e lei ne era consapevole, assomigliava al suo.

Alzò gli occhi concentrandosi sul suo riflesso che si sovrapponeva alle ultime luci del giorno. Un barlume di orgoglio le brillò negli occhi dandole la forza per asciugare le sue guance con un gesto veloce.

Dopo pochi secondi entrarono Harry Potter e Ron Weasley. Le riportarono un affetto fraterno, la distrassero e le permisero di mantenere un qual certo contegno.

 

Sperava quel viaggio non sarebbe mai terminato, così che non fosse stata costretta ad affrontare l’estate. Ma vide avvicinarsi le luci di Londra e poi il tipico rumore di coloro che si preparavano a scendere.
Quando il treno si fermò non le restò che prendere un respiro e dirigersi verso la porta. Vide i genitori di Ron, lì saluto e dopo essere sopravvissuta ad un abbraccio della signora Weasley strappò a Ron e Harry la promessa di scriverle presto e frequentemente. Questo fu un buon pretesto per lasciarsi sfuggire una lacrima mentre varcava il confine tra mondo dei maghi e Londra babbana…

 

 

 

 

Eccoci alla fine, aspetto vostre notizie…

Grazie per aver letto, spero vi abbia tenuto compagnia per qualche minuto. Come solito il non happy ending.. mi scuso con chi l’avrebbe voluto…

Grazie…

Un abbraccio…

Always Yours                                                   

                                                                                                                                                                                                        Elly Malfoy

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Capitolo 2
*** One and two. ***


Notavo che il primo capitolo risale a circa un anno fa e direi che questo è assolutamente imperdonabile

Notavo che il primo capitolo risale a circa un anno fa e direi che questo è assolutamente imperdonabile. Chiedo scusa in tutte le lingue del mondo. Spero che quanto segue possa farmi perdonare, almeno un po’… Buona lettura !!

 

One and two

 

A tutti quelli che osano,

a coloro che non hanno paura di mettersi in gioco,

a chi ama senza chiedere nulla in cambio,

all’Amicizia che sarà sempre più forte…

 

 

 

… dopo un mese dal suo arrivo a casa Hermione aveva già fatto tutto quello che avrebbe dovuto fare per il seguente anno a Hogwarts.

E non passava notte che non guardasse fuori dalla finestra, sperando di vedersi stagliare contro il cielo notturno la sagoma scura di un gufo.

Eppure lei sapeva che la promessa non sarebbe stata infranta. Lei troppo orgogliosa per ammettere che quella promessa le gravava sullo stomaco come un macigno, che ogni notte prima di addormentarsi si riprometteva di essere forte, che subito dopo una lacrima bagnava quel cuscino che conosceva tutte le sue forze e sofferenze…

Lui, troppo occupato a mantenere la sua facciata da perfida serpe per concedersi anche un minimo cedimento, per pensare a lei con sincerità e onestà almeno verso se stesso, per ammettere anche solo un secondo la mancanza del suo profumo…

 

Certo come poteva pretendere che lui la considerasse? Troppo impegnato a vivere nel suo mondo per ricordarsi di lei, troppo bravo a crearsi mille impegni per concedersi il tempo di pensare al plurale.

Come poteva cambiare se era sempre stato così anche ad Hogwarts?

Lei che sempre aveva cercando di rendere le cose migliori per entrambi, che aveva sempre detto tutto puntando al meglio, al bene; come poteva pensare che lui cambiasse per lei?

Le persone non cambiano, mai. Hermione Jean Granger avrebbe dovuto saperlo bene.

Eppure ancora si illudeva che ci fosse qualcuno diverso dagli altri.

Per un sentimento di cui forse lui neanche ammetteva l’esistenza, come aveva potuto pensare, anche solo per un secondo, che lui lasciasse – o almeno limitasse – il Quidditch?

Che lasciasse da parte i suoi amici – definibili per lo meno perfidi – per lei?

Lui che aveva sempre dato per scontato ogni cosa o persona, pensando che sarebbe sempre stata lì dove lui l’aveva trovata la prima volta. E non importava che le persone rimanessero per obbligo, timore, adorazione, scelta o affetto. Avevano tutte la stessa valenza legata ad un prezioso fine utilitaristico che alla fine non giovava che a lui, Draco Lucius Malfoy, fedelmente devoto al male.

Certo, con le sue parole sembrava regalarti il mondo, sembrava liberarti per sempre di quella sensazione di solitudine che ti accompagnava da una vita, ti donava l’universo ma poi, in un attimo, si portava via tutto con le sue azioni e a te non rimaneva che ricominciare la tua lotta daccapo.

Litigate su litigate sempre più spesso così che a volte perdeva perfino il significato di quello che stava facendo e del perché. E ora, dopo averla presa persa tante volte per la sua esclusiva volontà di andare avanti, quando ripensava a tutto questo, si arrabbiava con se stessa e trovava la forza, nei momenti di sconforto, per non prendere in mano una piuma e scrivergli.

 

Per quanto stesse male, già troppe volte si era umiliata, sopportando il suo divieto di parlare con qualcuno di loro due, troppe volte aveva accondisceso alle sue richieste, taciuto di fronte alle sue pretese, perché in quei giorni che aumentavano il tempo dal loro ultimo incontro non ritornasse in lei la dignità, l’orgoglio di una Grifona e la forza di una donna che affronta la vita a testa alta, sempre e comunque.

 

Ma alle volte, quando la sera calava e avrebbe voluto non sentirsi così sola, le ritornavano in mente quelle parole che ancora le facevano battere il cuore. Quando doveva ammettere anche a se stessa che avrebbe voluto le cose fossero diverse, guardando il sole di agosto morire dietro la collina, il suo pensiero riandava a quel frammento di pergamena che si era ritrovata fra le mani l’ultima volta che si erano visti.

Ormai l’aveva tenuto fra le mani così tante volte che la pergamena aveva perso la sua originaria consistenza, sempre attenta a non bagnarlo con le sue lacrime non era riuscita ad evitare che ormai il suo profumo svanisse e non rimanesse solo quello di lei e le parole:

 

Probabilmente volevo sentire troppo le tue labbra pazze e silenziose..

 

 

In quegli istanti era solita sedersi per terra, immersa nell’odore della terra leggermente umida tipico della sua infanzia e pensare a quanto quelle parole le ricordassero quello che lei aveva visto di positivo in quel ragazzo.

Avrebbe potuto definirlo il suo ragazzo ma mai era riuscita a pensarlo in questi termini, era sempre stato Malfoy, Draco al massimo.

Ricordava l’adorazione nel suo sguardo ogni volta che la guardava, soprattutto i primi mesi; ricordava come da soli smettevano di offendersi e come il silenzio fra di loro era sempre carico di mille parole non dette, di mille confessioni mai fatte, di mille spiegazioni mai date.

Forse era proprio questo che li aveva allontanati e avvicinati più volte durante l’anno a scuola, forse erano i troppi segreti che l’uno manteneva nei confronti dell’altra, troppe le domande che lei non aveva mai posto, poche le spiegazioni date volontariamente, troppa la libertà da lei lasciata.

 

E così, di giorno in giorno, di ora in ora, si avvicinava il momento di riprendere quel treno, e, come sapeva bene, di incontrare di nuovo quegli occhi grigi. Senza che nessuno avesse infranto la promessa fatta, senza che quelle parole la abbandonassero mai…

 

Ma Hermione credeva, ormai, che nel momento stesso in cui si parla al plurale non si può pretendere di continuare la vita che facevi quando parlavi al singolare, in tutto e per tutto. Può darsi che siano necessarie delle rinunce; sicuramente occorre capire per cosa vale la pena impegnarsi, soffrire e vivere….

 

Eh… beh se non sei a disposto a metterti in gioco, forse meglio che neanche inizi ad usare il plurale….

 

 

 

Eccoci Ragazzi mi rendo conto della buona dose di cinismo che c’è in questo capitolo, spero comunque di essermi fatta perdonare per la mia lunga assenza. Grazie a voi che leggerete. Magari non è esattamente il seguito che ci si aspetterebbe ma io l’ho pensato così e scrivendolo ha preso forma così. Chiedo scusa per gli errori. Forse vi ho sorpreso con un aggiornamento dopo così tanto tempo. Spero di aggiungere il prossimo in tempo minore…

Sperando vi sia piaciuto,

un abbraccio,

Elly

 

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Capitolo 3
*** The last time ***


Dunque, dopo un tempo esageratamente lungo, rieccomi

Dunque, dopo un tempo esageratamente lungo, rieccomi. Devo finire questa storia, per tanti motivi ma soprattutto per voi che mi fare l’enorme regalo di leggerla! Quindi ora vi lascio alla lettura e non vi rubo altro tempo. Ci vediamo in fondo, as usual.

 

 

 

Ai true friends,
che ci sono per quanti casini tu possa fare,

e ti dicono sempre che non disturbi.

A te che fra gli amici sei speciale,

che non  mi abbandoni mai

per quanti chilometri possano separarci. 

 

 

The Last Time

 

 

Hermione varcò il confine tra mondo magico e mondo babbano per l’ultima volta. Con

fare risoluto salì sul treno e si diresse verso il vagone prefetti.
Le probabilità che lui fosse lì erano alte naturalmente, ma non rientrava nel carattere di un fiero Grifondoro nascondersi di fronte agli ostacoli.

Hermione sedette nello scomparto vuoto, dal finestrino intravedeva la folla sul binario. Genitori che ribadivano le loro raccomandazioni per quella che, ne era certa, doveva essere almeno la centesima volta e figli che annuivano con aria poco convinta e si lasciavano stritolare dalle braccia degli adulti.

Scena di ordinaria partenza al binario 9 e 3/4 insomma.

Ma per Hermione, quella era l’ultima volta che prendeva l’Espresso per Hogwarts e la scena aveva un sapore a metà tra l’amaro e il dolce..

 

Si riscosse dalle sue considerazioni quando sentì la porta chiudersi rumorosamente ma non si voltò subito. Attese qualche secondo prima di vedere che la figura appena entrata non era altri che il prefetto di Corvonero.

Mormorò un saluto e tornò ad osservare la scena fuori dal finestrino.
Non sapeva se essere dispiaciuta o meno. Non sapeva se augurarsi di incontrarlo da sola o di potersi ricordare della sua esistenza il meno possibile.

 

Mentre il binario si svuotava lentamente, entrarono gli altri prefetti e alla fine, mentre il treno già acquistava velocità, ne mancava solo uno. Lui. Naturalmente.
Arrivò con tutta la calma del mondo, come se l’universo intero fosse suo. Entrò e neanche si sedette. Li guardò altezzoso e arrogante come sempre. Parlò poco. Decisero che si sarebbero trovati ad Hogwarts quando la McGrannit li avrebbe convocati e se ne andarono. Lui per primo.

 

Così, dunque, era iniziato l’ultimo viaggio verso la scuola…

 

 

Hermione si mosse, cercando lo scompartimento di Harry. Mentre percorreva il treno sentì una voce famigliare, leggermente annoiata, che raccontava le mirabolanti imprese dell’estate appena passata e si vantava delle conquiste che avrebbe accumulato nell’ultimo anno alla scuola di magia.

Già, le sue conquiste. Hermione aveva dimenticato quanto potesse fare male sentirlo parlare di qualcosa che non voleva sentire, aveva dimenticato quanto profonde fossero le ferite che le aveva lasciato quel ragazzo e si sorprese a scoprire quanto poco bastasse perché, anche dopo mesi, sentirlo parlare di quello che non la comprendeva - e forse non l’aveva mai veramente compresa – quelle ferite si riaprissero.

Ricacciò le lacrime che le erano impertinentemente salite agli occhi, il groppo in gola insieme alla voglia di ucciderlo molto dolorosamente seduta stante e proseguì, un passo dopo l’altro, sempre più lontano da lui eppure forse mai lontano abbastanza.

 

Trovò Harry con Neville, Luna, Ginny e Ron. Quest’ultimo decisamente di cattivo umore a giudicare dal volto imbronciato e dai sonori sbuffi che emetteva a intervalli regolari.

Non bastava Malfoy, per non essere da meno Ron doveva complicare le cose.

Si spostò svogliatamente una ciocca di capelli dal volto e il movimento catturò finalmente l’attenzione di Ron che fino ad ora aveva trovato molto interessante il paesaggio che scorreva fuori dal treno.

“Ti sei tagliata i capelli!” sbraitò incredulo.

“Si” ammise lei. In effetti ora le arrivavano a malapena alle spalle.

“Ah” fece lui. Non riusciva a capacitarsene. “E perché..?” ma non terminò la domanda, gli era bastato un solo sguardo alla Grifona per capire che era meglio non indagare.

Ron tornò serio e taciturno fino all’arrivo a Hogwarts. Indossò in silenzio la divisa della scuola e disse “Per l’ultima volta Harry, almeno cerca di essere presentabile!”.

Harry rise, con un sorriso a metà fra l’allegro e il malinconico, sistemò il colletto della camicia sotto il maglione e aggiustò il nodo della cravatta quanto più dritto possibile. Infine si passo una mano fra i capelli spettinati in un inutile tentativo di dare loro una forma più composta.

Hermione accennò ad un sorriso vedendo quel gesto che aveva associato all’amico fin dal loro primo anno.

Per l’ultima volta – pensò – indossiamo le divise scolastiche.

Per l’ultima volta avrebbero sentito il treno rallentare fino a fermarsi, il rumore della gente che scende e il vocione di Hagrid che chiamava quelli del primo anno.

Per l’ultima volta – pensò anche – Malfoy avrebbe potuto vantarsi delle sue imprese estive e sfoderare il suo ghigno arrogante davanti a gruppi di ragazzine adoranti che commentavano quanto fossero belli i suoi occhi o morbidi i suoi capelli senza sapere che per lui era davvero come se non esistessero.

Almeno ci sarebbero state ultime volte anche per lui, si disse e uscì nell’aria fresca della sera con i suoi amici attorno e il saluto di Hagrid che rimbombava nelle orecchie…

 

Hermione si godette le prime ore a Hogwarts, lo smistamento, la cena e il discorso di inizio anno. Era strano pensare che tutte queste cose le avrebbe sentite per l’ultima volta, strano pensare che adesso erano i più grandi nella scuola di magia e stregoneria e soprattutto era strano pensare che il prossimo non sarebbero stati lì ad ascoltare il vociare della Sala Grande, a sorridere agli amici dopo l’estate. Non sapeva in realtà dove sarebbe stata il prossimo anno, non aveva il coraggio e la voglia di pensarci in un momento così speciale.
Quando percorse i familiari corridoi per raggiungere la Sala Comune di Grifondoro la pervase la gradevole sensazione di essere a casa. Era contenta di essere tornata dopo mesi, i profumi ed ogni piccola cosa del castello la facevano stare bene. E fu con questo pensiero che si addormentò nel morbido letto a baldacchino che aveva condiviso con lei sei lunghi anni.

 

La mattina dopo la professoressa McGrannit distribuì gli orari e come le fece prontamente notare Ron, i Grifondoro avrebbero avuto lezione di Incantesimi con i Serpeverde subito prima di pranzo.

Hermione sbuffò, lo stomaco come stretto in una morsa. Harry e Ron lo considerarono una nota di disappunto che poteva essere aggiunta alle ingiurie che Ron borbottava fra un boccone e l’altro.

Sperava di poter evitare di vedere Malfoy, almeno per il primo giorno di lezione. Ma le era chiaramente impossibile. Avrebbe dovuto affrontarlo subito, senza possibilità di scampo.

Salutò i due e si diresse a lezione di Antiche Rune. Tornare alla vita scolastica forse la avrebbe distratta dal pensare sempre a lui. O almeno così sperava.

 

Troppo presto quindi si ritrovò davanti all’aula di Incantesimi, raggiunse gli amici che stavano parlando con Neville. Lo salutò e mentre il ragazzo le raccontava del viaggio in Svizzera con la nonna, giunse alle orecchie di Hermione la voce strascicata del Serpeverde.
La ragazza si sforzò di ascoltare attentamente Neville ma quasi a farlo apposta il Furetto si mise a pochi metri da lei costringendola ad ascoltare dettaglio per dettaglio il racconto che lui stava facendo ad una adorante Pansy.

Accolse con gioia l’arrivo del professore che permise agli studenti di entrare e prendere posto. Sperava che la sua personale tortura avesse avuto termine. Ma, si sa, la vita ha il suo modo di prenderci in giro…

Quindi Draco scelse di sedersi esattamente dietro alla Grifona che venne così a conoscenza di ogni piccolo particolare dell’estate del furetto. Non riuscì a concentrarsi sulla lezione e quando il professore le chiese perché non avesse alzato la mano fu costretta ad ammettere che non aveva sentito la domanda, lasciando tutti basiti. Nella sua testa c’era soltanto la voce di Draco che rimbombava e ripeteva a non finire il racconto del suo viaggio in Canada.

 

Per il resto della lezione si sforzò di scrivere qualche appunto sconnesso sulla pergamena che aveva di fronte. Si ripeteva che non poteva andare avanti così, non era questa la vera Hermione. Ormai non le rimaneva che una cosa da fare…

 

Alla fine della lezione il professore abbandonò velocemente l’aula ed Hermione riempì con accurata lentezza la sua borsa. Alzò gli occhi. L’aula era semideserta grazie al fatto che molti studenti, Harry e Ron compresi, attirati dall’idea del lauto pranzo, si erano letteralmente catapultati fuori per raggiungere la Sala Grande.

Proprio ciò che voleva. Mentre l’aula si svuotava guardò Draco, era ancora al banco dietro di lei. Senza degnarla di uno sguardo stava afferrando la borsa per dirigersi altrove.
Hermione gli sbarrò la strada e approfittando della momentanea sorpresa di lui chiuse la porta con un tonfo sordo.
C’erano solo loro due nell’aula. Prima che Hermione potesse parlare Draco le afferrò un polso. “Lasciami passare Granger” disse, tentando di spostarla.
Ma per Hermione si trattava di attimi, era l’ultima occasione che aveva e che si era data per parlare con lui.

“No. Adesso mi ascolti.” ribatté con coraggio.

Lui la guardò con un ghigno. “da quando ti permetti di darmi ordini?” replicò beffardo, ma lasciò andare il braccio della ragazza.

“Non l’ho mai fatto. Ma tu hai fatto di peggio.” gli disse, sperando di essere abbastanza fredda.

Il ghigno si accentuò sul volto del ragazzo “Cosa vuoi adesso Mezzosangue?”. Se sperava di ferirla così si era sbagliato. Non erano certo le continue insinuazioni su quanto il suo sangue fosse impuro che l’avevano fatta stare male fino ad oggi.

Rinunciò a tutti i suoi buoni propositi e parlò apertamente. “Cosa potrei volere da te? Niente. Ti sei preso tutto quello che volevi senza pensare alle conseguenze. Illudi gli altri ma prima di tutto te stesso perché non sai vivere nella realtà e perché sei troppo orgoglioso e codardo allo stesso tempo per rendertene conto. Pensi di poter sempre andare avanti come se niente fosse. Sei la peggiore delle persone che si potrebbero incontrare nella vita. E mi fai schifo.” gli sputò addosso tutto come se fosse una liberazione e non riuscì ad aggiungere altro mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. La sua mente si vuotò e tutto quello che avrebbe voluto dirgli, tutto ciò che voleva vomitargli addosso e aveva pensato durante l’estate svanì senza che lei potesse recuperare qualcosa.

Lui la guardò impassibile. Nessuna emozione trapelò sui suoi lineamenti. Niente di niente.

“Sono quello che sono. E non altro. Non so cosa tu ti aspettassi.” Ecco. Come sempre lui trovava il modo di ribaltare le cose, di essere dalla parte del giusto e di far sentire gli altri sbagliati. Di nuovo quella sensazione la travolse, era sconcertante come non fosse cambiato il modo in cui il suo stomaco si contorceva quando la faceva sentire un disastro, un fallimento totale, un nulla, uno sbaglio.

Provò ad articolare qualche parola. Una, due volte. E guardò gli occhi di Malfoy. Così dannatamente vuoti. Infine spontaneamente la sua mano si alzò e andò a colpire la guancia del Serpeverde. Lo schiaffò bruciò ogni cosa che c’era stata. Bruciò tutto subito. Prima ancora che lei potesse capire anche solo cosa aveva fatto.

Malfoy la guardò “Non osare mai più Granger, o te ne farò pentire.”  ringhiò. Lei si guardò la mano che lo aveva appena colpito, poi alzò gli occhi sul suo viso. Non lo avrebbe mai più avuto così vicino. Lo sapeva. Questo pensiero fece barcollare la sua fermezza e prima di cedere al vuoto che la stava avvolgendo gli disse “Tu non farai proprio niente, non a me Malfoy. Mai più.”

Afferrò saldamente la borsa dei libri e aprì con violenza la porta. Fece le scale a due a due e non rallentò fino a quando non vide la porta del suo dormitorio. La aprì e con suo immenso sollievo vide che non c’era nessuno. La richiuse alle sue spalle, lasciò cadere la borsa e si appoggiò al muro scivolando lentamente fino al pavimento.

Le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance e il cuore sembrava esploderle per quanto martellava contro il suo petto. Si abbracciò le ginocchia e rimase lì ad ascoltare il ritmo del suo singhiozzo, incapace di reagire o di pensare. Il vuoto le attanagliava il cuore e la mente, non riusciva a fare altro che darsi della stupida. Se lo ripeteva fino alla nausea ma non serviva. Il suo pensiero era ancora lì e per quando lei avesse promesso a se stessa che Malfoy non le avrebbe fatto più niente, il momento in cui questo sarebbe stato vero le sembrava immensamente lontano, se non irraggiungibile.

Rimase a crogiolarsi nel suo vuoto fino a quando le lacrime smisero di sgorgare dai suoi occhi e si asciugarono. Rimane il sapore di sale ma finalmente riuscì a pensare.

Sarebbe andata avanti, con tutta la volontà occorrente, con tutta la forza che sarebbe riuscita ad avere. Giorno dopo giorno avrebbe cercato di girare a testa alta, aspettando con trepidazione il momento in cui Malfoy non le avrebbe più fatto male. E neanche il suo pensiero.
Non avrebbe più pensato all’ultima volta che aveva sentito il suo sapore, all’ultima volta che si era persa nei suoi occhi, all’ultima volta che lui le aveva parlato civilmente. Non avrebbe più pensato all’ultima volta che gli aveva parlato, all’ultima volta che gli aveva urlato tutto, all’ultima volta che aveva sperato che lui fosse diverso, che le cose fossero diverse, all’ultima volta che aveva mentito per lui, o pianto per lui.

Avrebbe aspettato i momenti in cui avrebbe potuto dire “l’ultima volta” senza sentire una stretta allo stomaco.
Aspettava l’ultima volta in cui l’avrebbe pensato, in cui avrebbe indugiato sui ricordi per poi archiviarli come passato e non permettere più che facessero male.

Avrebbe aspettato tutto il tempo necessario, sperando che non fosse troppo lungo o almeno servisse.

 

Si alzò e con un gesto della bacchetta fece sparire tutto ciò che gli ricordava anche solo vagamente lui. Era già un inizio.

Poi, si sistemò e scese. Cercò Ron e Harry e quando li trovò stavano uscendo dalla Sala Grande. Li strinse in un abbraccio che li lasciò sorpresi ma la guardarono sorridendo e lei ricambiò il sorriso. Un secondo dopo li raggiunse Luna, allegra come sempre. Mentre si dirigevano verso la lezione di Trasfigurazione, le chiesero perché non era scesa a pranzo e lei abbassando gli occhi rispose che non aveva fame.

Ecco. Questa, ne era certa, era l’ultima volta che mentiva per colpa di Malfoy.

Guardò i suoi amici e fu grata di avere avuto il coraggio di scegliere, di dire basta, di lasciarsi alle spalle l’ultima volta per rivolgersi ad un nuovo inizio…

 

 

Here we are. Questo capitolo è un po’ lungo ma volevo che dicesse un po’ di cose. Non mi piace troppo se devo essere sincera ma non sono sicura di poterlo migliorare. E volevo finirlo. Perché chiudendo questa storia, chiudo con qualcosa di personale. Perché inevitabilmente quando si scrive ci si mette qualcosa di personale, una parte di sé. Beh è tanto che non scrivo, non ho molto tempo e anche se mi viene l’ispirazione poi se mi metto a scrivere di solito non mi piace come rendo l’idea e quindi nada! Comunque questo è l’ultimo capitolo e questa storia ci ho messo un sacco a scriverla e ad aggiornarla soprattutto, quindi chiedo scusa.  A questo punto vorrei dire che spero si capisca che Hermione ha preso una decisione e che la porterà avanti con tutte le sue forze. E beh credo che il tempo la aiuterà e che passato il momento delle ultime volte e dei pensieri riesca a trovare un suo nuovo inizio. Se volete pensare ad un lieto fine possiamo pensare che dopo questo Herm riesca a superare tutto e si metta con Ron. Che è tutto il contrario di Draco e che insomma si potrebbe vedere come più “adatto” per lei anche se io non l’ho caratterizzato più di tanto.

Può darsi che questa sia l’ultima volta che scrivo quindi ne approfitto per ringraziare tutti. Tutti quelli che hanno letto, recensito, si sono soffermati, mi hanno seguito o mi hanno messo tra i preferiti. Rimango inevitabilmente legata a quello che ho scritto perché le storie sono di solito legate a momenti particolari. Alcune mi piacciono più di altre e altre ho imparato ad apprezzarle rileggendole anche dopo tanto tempo. Spero che qualcuna sia piaciuta anche a voi xD

A voi che leggerete va un immenso grazie.

Un abbraccio,
E.

 

 

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