I finally found you -klaine alternate meeting- di Flurry (/viewuser.php?uid=741)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day1: Cooper+Klaine ***
Capitolo 2: *** Day2: Roommates ***
Capitolo 3: *** Day3: Heroes ***
Capitolo 4: *** Day4: Skank/Nerd ***
Capitolo 5: *** Day5: Photographer/model ***
Capitolo 6: *** Winter in NY ***
Capitolo 1 *** Day1: Cooper+Klaine ***
Salve a tutti! I'm
back! =)
Per prima cosa,
vorrei spiegare bene
l'idea dell'alternate meeting, nel caso fosse poco chiara. Quello che
ho in mente è seguire i prompt della Klaine Week e postare
sette OS,
una totalmente diversa dall'altra; l'unica cosa che
accomunerà le
storie sarà che in ognuna di esse, Kurt e Blaine si
incontreranno
per la prima volta... Il rating, il genere e gli avvertimenti
probabilmente cambieranno di capitolo in capitolo, ma mi
impegnerò a
fare uno specchiettino di INFO all'inizio di ogni OS. ^^
PROMPT: Cooper +
Klaine
RATING: Verde
PERSONAGGI: Kurt
Hummel, Blaine
Anderson, Cooper Anderson
***
Kurt Hummel era sempre
stato un ragazzo
pieno di ambizioni, di obiettivi, uno più in alto
dell'altro;
qualche mente razionale avrebbe potuto dire che fossero troppi e
troppo grandi, lui probabilmente avrebbe risposto che non si potevano
ottenere grandi successi, senza grandi sogni... e grandi sacrifici.
Ed erano proprio tutto il
suo nobile
spirito di sacrificio e la sua buona volontà a trascinarlo
ogni
mattina nel trailer dell'infame, come lo chiamava
lui. L'unico
e solo Cooper Anderson.
Lavorare per lui come
assistente non
era facile, l'attore era sì stato dotato da madre natura di
grande
bellezza e fascino, ma non di buon senso e modestia. E la cosa
ovviamente andava a discapito di chiunque avesse le sfortuna di
lavorare per lui, in primis il suo nuovo assistente.
“Ho detto papaya
bi-o-lo-gi-ca, Kurt,
BIOLOGICA! Dove hai preso questa roba??”
Fu la frase che lo accolse
la mattina
della vigilia di Natale. Cooper, in piedi sulla sua preziosa dormeuse
di pelle bianca, lo stava guardando con gli occhi fuori
dalle
orbite, i capelli insolitamente spettinati, come se non riuscisse a
credere al fatto che non era stato possibile recuperare un prodotto
del genere nel pieno dell'inverno newyorkese.
-Forza Kurt, sono
solo poche ore,
domattina sarai a casa tua, con tuo padre, puoi farcela!- Si
ripetè tra sé e sé, prima di prendere
un respiro profondo e
rispolverare la sua ricetta da ADDA; “Attacco Di Divismo
Acuto”.
Per
prima cosa
un'abbondante dose di umiltà, con un pizzico di sguardo
basso e tono
sottomesso; “Mr. Anderson, mi dispiace molto. È
stato un mio
errore e mi scuso, ma il suo solito fornitore è chiuso per
il
periodo natalizio.” Poi due misurini di complimenti eccessivi
“E
poi non credo che la sua pelle abbia davvero bisogno di quella
maschera; le è stato donato un incarnato naturalmente
luminoso, un
giorno senza la sua routine di creme per la pelle non le
farà
nulla.” e infine una bella spolverata di adulazione
“E se questo
non dovesse bastare, beh, ci saranno sempre le sue eccellenti doti
recitative.”
Cooper
non era
evidentemente pronto ad un contrattacco così sfacciatamente
programmato; ben presto i suoi lineamenti si riarrangiarono in un
un'espressione soddisfatta e Kurt ringraziò mentalmente
tutti gli
anni passati a gestire le follie da diva di Rachel e Mercedes; la
gavetta prima o poi paga sempre.
“Sai
Kurt, credo
che in fondo tu abbia ragione.” iniziò Cooper
scendendo finalmente
dal divan- dormeuse e ravviandosi le ciocche impazzite “E
visto che
mi piace considerarmi un capo permissivo e accondiscendente”
a
quelle parole Kurt fece seriamente fatica a impedire al suo
sopracciglio sinistro di svettare in alto. “ e considerando
che a
Natale dovremmo essere tutti più buoni; non ti
farò pesare questo
errore, al contrario, ti premierò per il tuo
impegno.” Ignorando
l'espressione sconvolta del suo assistente, si voltò e
tirò fuori
da una cartellina un'elegante busta nera e dorata.
La nube
di
confusione intorno alla testa di Kurt iniziò lentamente a
diradarsi.
Non poteva essere... Cooper non avrebbe mai...
“Mr.
Hummel, ecco
a lei un invito speciale per il party di vigilia più cool
della stagione. Può scegliere un completo di
qualsiasi colore, basta
che sia di classe, giacca e cravatta sono obbligatorie
ovviamente.”
esclamò, palesemente compiaciuto con se stesso.
Kurt
allungò una mano tremante verso quell'invito prezioso,
faticando a
credere alla sua buona sorte. Quella festa non solo era una delle
più
famose della città, ma era anche piena di
celebrità, persone
importanti, di quelle che possono decidere la tua carriera. Non era
mai stato così grato di aver accettato quel posto nel team
di Cooper
Anderson.
“Mr.
Anderson,
non so davvero cosa dire...”
“Oh,
non
preoccuparti, basterà che tu decanti la mia
magnanimità con gli
altri ospiti! Sai, il trend di quest'anno ad Hollywood è 'ricco,
ma umile'. E poi è un po' che voglio presentarti
una persona;
diciamo che potrebbe essere... importante per il tuo futuro. Una
volta fatto quello, potrai arruffianarti chi vuoi, io non ti
fermerò.
Adesso, cose serie, caffè, Kurt, rapido!”
Dopo
quella
sorpresa, la giornata era scivolata via rapidamente, tra le richieste
improbabili di Cooper e i dubbi amletici di Kurt su cosa diamine
mettersi per la festa. Era raro che un giovane laureato della TISCH
come lui potesse accedere ad un evento del genere, avrebbe dovuto
fare di tutto per conquistarli. Era con quella determinazione, mista
ad eccitazione che una volta arrivato nel suo piccolo monolocale, si
era preparato, curando tutto meticolosamente, fino ai più
piccoli
dettagli, e si era avviato in taxi al luogo della festa.
Una
volta arrivato
era stato tutto una giostra di volti famosi, nomi importanti, sorrisi
smaglianti e strette di mano sudaticce ed emozionate. Aveva cercato
di mantenere un contegno, di darsi un tono, di comportarsi come se
quell'ambiente di tartine al caviale e flute di campagne costoso, gli
appartenesse già, ma dopo un paio d'ore era diventato tutto
fin
troppo formale, difficile da gestire.
-Mi serve una
boccata d'aria,
svenire ad un party del genere darebbe sicuramente una cattiva
impressione- pensò
mentre si
dirigeva rapido verso una delle balconate più piccole della
sala, il
cappotto stretto in mano. Non appena sentì l'aria gelida
dell'inverno pungergli le guance, si sentì meglio e si
affrettò a
recuperare il cellulare per aggiornare sui suoi incontri quel cumulo
d'invidia che una volta era stata la sua migliore amica Rachel.
To:
Rachel
Orlando
Bloom!
Rachel! Ho visto legolas!!!
To:Rachel
Appena
parlato con
la direttrice del Winter Garden! IPERVENTILAZIONE!
To:Rachel
Sarà
lo champagne,
ma ho appena deciso che ti vorrò sempre bene, anche quando
sarò
talmente famoso che dovrò andare in giro con enormi occhiali
scuri
ed il cappellino della Hummel's Tires and Lube! xoxo
Ridacchiando
piano
rimise il telefono in tasca e sospirò, reclinando appena la
testa
contro il muro e godendo di quella improvvisa solitudine silenziosa,
rotta solo dal rumore del traffico lontano, piani e piani sotto i
loro celebri piedi. Chiuse gli occhi, cercò di far scivolare
via
quella strana sensazione di sopraffazione che gli aveva dato
l'atmosfera di quel posto, lasciandosi avvolgere dal profumo dolce
del suo futuro scintillante.
“Scappi
da
qualcuno?”
All'improvviso
una
voce interruppe la corsa sfrenata delle sua fantasie, facendolo
sobbalzare. Si voltò di scatto potandosi d'istinto una mano
ad
aggiustare il nodo allentato della cravatta. Non poteva rovinare le
apparenze dopo un così buon inizio.
Davanti
a lui c'era
un ragazzo moro, i capelli mossi tenuti a bada da un'abbondante
quantità di gel, il viso pulito e aperto in un sorriso da
pubblicità. Era bellissimo e Kurt dovette fare appello a
tutta la
sua forza di volontà per non sciogliersi in una
pozzangherina di
melma, anche se sarebbe stata indubbiamente una fine felice. Si
limitò ad arrossire ed abbassare lo sguardo.
“Oh,
io... è che
non ero mai stato ad una festa del genere, ed è tutto un
po'...”
“Eccessivo.”
finì lo sconosciuto per lui. “Non preoccuparti, ti
capisco. Io
vengo ogni anno solo per far piacere a mio fratello, ma ammetto che
la mia capacità di sopportazione di tutte queste dive e dei
loro
accompagnatori impomatati, beh, è molto ridotta.”
riprese, ridendo
appena e rivolgendogli uno sguardo comprensivo. Poi si portò
una
mano ad allentare il papillon stretto al collo. Kurt si chiese per un
attimo se non fosse un modello.
“Wow,
beh,
considerati fortunato, mio fratello al massimo potrebbe costringermi
ad una serata a base di cibo spazzatura e partite di football.
Urgh.”
disse poi Kurt, beandosi del suono della risata del suo curioso
interlocutore.
“A
dire il vero,
una cosa del genere mi sembra più che allettante al
momento...” lo
interruppe quello, facendosi appena più vicino e inclinando
la
testa di lato. “Allora, come mai sei qui?” chiese
poi,
stringendosi nel cappotto.
“Il
mio capo.”
Rispose subito Kurt, felice di poter finalmente avere una
conversazione normale. “Sono l'assistente
di Cooper
Anderson. Mi dato l'invito per... in realtà non so bene
perchè;
credo che volesse darmi la possibilità di conoscere qualcuno
di
importante per il mio futuro.” Quando alzò di
nuovo lo sguardo,
non potè far a meno di notare la sfumatura di
incredulità che
colorava gli occhi ambrati del giovane. Non fece in tempo ad indagare
oltre, perché il suo volto si aprì presto in un
ghigno giocoso.
Sarai anche bello, caro, ma non osare prenderti gioco di me.
Non
basta un bel faccino per fregare Kurt Hummel.
“Cooper
Anderson,
uh? Mi dicono che sia un tipino difficile da gestire...”
“Lo
è. Non so
quante volte ho dovuto ascoltare le sue 'parabole sul perfetto
attore'... Diciamo che ha delle opinioni quantomeno obsolete... Ed
una passione malsana per le maschere facciali alla papaya biologica.
Ma, tutto sommato, non posso lamentarmi, per quanto stravagante,
è
un buon capo. E poi in fondo per questo Natale ho ricevuto un invito
prestigioso, invece che la tessera sconto-dipendenti-sturbucks dove
lavoravo prima di laurearmi. Direi che sto facendo progressi,
no?”
Lo sconosciuto rise apertamente alle sue parole, asciugandosi una
lacrima all'angolo dell'occhio.
“Ah,
so di cosa
parli. Credo che il mio preferito rimarrà sempre il 'puntare
il
dito'. Prima o poi qualcuno scriverà un libro su questa
roba, ci
scommetto, e allora le tue memorie saranno preziose.” Kurt lo
scrutò, curioso di scoprire chi fosse quel ragazzo e come
facesse a
sapere una cosa del genere su Cooper.
“Già...
Comunque, devo scusarmi; sarà l'overdose di
celebrità, ma ho
trascurato drammaticamente le buone maniere. Piacere, Kurt
Hummel.”
disse porgendogli la mano. Il ragazzo la fissò un attimo,
prima di
afferrarla e stringerla. Le sue dita erano insolitamente calde contro
quelle congelate di Kurt.
“Blaine
Anderson.” disse semplicemente, continuando a fissarlo dritto
negli
occhi, in attesa della sua reazione. Era come se non stesse
aspettando altro che godersi lo spettacolo. E Kurt si rese
immediatamente conto che probabilmente il modo in cui la sua faccia
prese fuoco e i suoi occhi minacciarono di uscire dalle loro orbite,
ripagava l'attesa.
“Oh...
Anderson
come... come...”
“Come
Cooper,
esatto.”
“Oh
Dio, sono
mortificato, davvero! I-io non volevo dire che... insomma
lui...”
“Ehi,
ehi, Kurt,
respira. Tranquillo, non c'è niente di cui preoccuparsi.
Anzi, non
c'è nessuno al mondo che possa capirti meglio di me,
credimi.” Lo
interruppe subito Blaine, un sorriso divertito sulle labbra,
allungando una mano per posarla sul suo avambraccio. Kurt ebbe solo
il tempo di pensare a quanto fosse piacevole e spontaneo quel tocco
leggero, prima che una voce fin troppo familiare,
li
interrompesse.
“Ehi
fratellino!
Ti cerco da un sacco di tempo, dove eri sparito?”
esordì Cooper
materializzandosi al fianco del fratello e cingendogli le spalle con
un braccio. “Oh, Kurt! Vedo che avete già fatto
conoscenza, bene!
Era Blaine la persona che ti volevo presentare, ma a quanto pare non
c'è stato bisogno del mio intervento.” disse poi
rivolgendosi alla
faccia ancora paralizzata in una smorfia di sorpresa di Kurt.
Blaine
si limitò a
ridacchiare. “Io? Coop, forse non hai capito bene che
'musicista
freelance' è più o meno sinonimo di 'studente
squattrinato'. A meno
che il tuo desiderio nascosto, Kurt, non sia quello di suonare agli
angoli delle strade, beh, non vedo come potrei aiutare il tuo futuro
professionale.”
Cooper
si limitò a
guardarlo con aria di superiorità, sembrava quasi incredulo.
“Oh
ma io non
stavo parlando del suo futuro professionale,
tutt'altro!
Pensavo che il tuo sesto-senso-gay fosse più sviluppato,
Blainers! È
semplice; siete perfetti l'uno per l'altro, vivrete un matrimonio
lungo e felice, farete tanto sesso perverso e adotterete un esercito
di adorabili bambini mulatti, come i Brangelina. Ah, a proposito,
gradirei che il primogenito si chiamasse Cooper Junior, in onore del
suo zio più cool. ” disse, scompigliando, per
quanto possibile, i
capelli ingellati del fratello. Kurt si portò le mani al
volto ormai
in fiamme, desiderando di poter essere inghiottito dal pavimento, sul
serio; come si faceva ad essere tanto privi di tatto?
Blaine
si limitò a
spingere via il maggiore, ridendo della sua follia. “Ti rendi
conto
che parlare di sesto-senso-gay è offensivo, Coop?”
disse,
continuando a lanciare occhiate a Kurt di sottecchi, curioso di
interpretare la sua reazione.
“Oh,
andiamo, di
tutto quello che ti ho detto, l'unica cosa che hai capito è
stata
quella? Sul serio, Blaine? Ti è per caso sfuggita la parte
del
'sesso sfrenato e perverso'?” Cooper sembrava sinceramente
sconvolto, e Kurt si ritrovò per l'ennesima volta a
interrogarsi
sulla sua salute mentale. Prima che potesse dire al suo capo qualcosa
di cui si sarebbe sicuramente pentito, Blaine riprese la parola.
“Okay,
okay credo
che questa discussione sia andata avanti abbastanza. Cosa ne pensi
Kurt?” Kurt si limitò ad annuire, ancora
incredulo, poi Blaine si
voltò verso il fratello “Coop, se mai
adotterò un figlio, di
certo non lo chiamerò Cooper Jr. Mi dispiace, il tuo
meraviglioso
piano ha già una falla, quindi direi che il tuo aiuto non
è più
richiesto... Che ne diresti di tornare dai tuoi colleghi e lasciarmi
fare le cose a modo mio? Mi sembra di aver visto passare Bar Refaeli
qualche minuto fa...”
“Davvero?
Dove?
Scusate, cari ingrati, ma non posso gettare al vento un'occasione del
genere, nemmeno per voi. Adieu, ricordatevi di mandarmi l'invito al
matrimonio!” replicò Cooper, già
sbirciando dalle vetrate per
cercare di vedere la ragazza, per poi dissolversi, veloce come era
apparso.
“Allora,
Kurt
assistente-di-Cooper-e-mio-futuro-marito... Mi dispiace per mio
fratello, ma; sai come è fatto, no? Cosa ne dici di
toglierci dai
piedi? Hai l'aria di uno che non ne può
più.” Riprese Blaine dopo
qualche secondo, un sorriso gentile sul viso e una sfumatura di
allegria negli occhi. Kurt non avrebbe potuto dirgli di no neanche se
avesse voluto, così si limitò ad annuire.
“...un posto qui
vicino, fanno bagels che sono veramente la fine del mondo...”
.
Preso com'era a chiedersi se quello si potesse considerare un
appuntamento e se fosse prudente abbandonare una festa del genere per
uno sconosciuto come Blaine, per poco non si accorse che il ragazzo
stava ancora parlando.
“Uhm...
Okay,
andiamo. Non posso certo dire di no ai bagles di New York,
no?” si
decise infine a borbottare, ancora un po' imbarazzato, impedendosi di
perdersi negli occhioni da cucciolo che il ragazzo stava sfoderando
in quel momento. -quel labbrino dovrebbe essere dichiarata
un'arma
illegale- pensò, mentre si lasciava prendere a
braccetto da un
Blaine estremamente sorridente e saltellante.
Chissà,
forse per
una volta le stranezze di Cooper avrebbero portato a qualcosa di
buono...
***
Bene!
Se state
leggendo questo, siete arrivati alla fine della OS, quindi grazie!
;P
Volevo solo dire che ho preso questa -adorabile- iniziativa
della Klaine Week per rimettermi a scrivere dopo una pausa lunga,
dovuta a problemi personali che non mi hanno permesso di concentrarmi
su nient'altro e che, tra le altre cose, mi hanno costretta anche a
mettere in pausa la long AU che stavo scrivendo. Chi la seguiva non
perda le speranze, spero di riuscire a completare anche quella
presto, di certo non è abbandonata! <3
Spero
di avervi
strappato almeno un sorriso, per me scriverla è stato
divertente =)
A
domani,
prompt: ROMMATES...
PS:
Se volete sapere qualcosa di più sulla klaine week:
http://kurtblaine-week.tumblr.com/
PPS: Se volete
venire su FB ad
insultarmi, o a piangere insieme per la 4x04:
http://www.facebook.com/Flurryefp
Klisses, Sara
|
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Capitolo 2 *** Day2: Roommates ***
Salve
gente!
Buona Klaine Week a tutti!
Stavolta
non mi
dilungo in spiegazioni (tanto dubito che qualcuno le legga! xP) e
passo subito al sodo! ;)
PROMPT:
Roommates
RATING:
Verde
PERSONAGGI:
Blaine Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Wes Montgomery
***
Sto cercando un
coinquilino per la
seconda camera da letto del mio appartamento a partire dal 1
Settembre 2012. L'appartamento è completamente ammobiliato,
la
camera libera è vuota, ma può essere arredata se
necessario.
Armadio ENORME! Camera molto spaziosa e luminosa.
Cerco qualcuno che
sia pulito,
preciso, rispettoso, ecc. Sino molto flessibile e tranquillo, ma
anche rispettoso degli spazi personali e del tempo altrui. Non ho
problemi con ospiti che rimangono a dormire. Non ho problemi con le
sigarette, a patto che vengano fumate all'esterno dell'appartamento.
L'affitto
è comprensivo di tutto –
riscaldamento, acqua calda, elettricità, connessione
internet. La
caparra serve a coprire il primo mese di affitto. C'è un
bellissimo
parco proprio dall'altra parte della via. A pochi minuti dalla
metropolitana e a due isolati dalla fermata B47.Ci sono almeno tre
supermercati a pochi minuti di cammino, e svariate caffetterie e
qualche ristorante.
Se interessati
contattatemi via
email per discutere dei particolari.
Astenersi
razzisti, omofobi,
xenofobi, ecc!
Blaine Anderson, bowtieman@Gmail.com
Era
questo uno
degli annunci che si era trovato davanti Burt Hummel quando, con il
prezioso aiuto di Carole, aveva deciso di passare il suo
mercoledì
sera a cercare appartamenti abbordabili a New York per suo figlio.
Una serata che, se poteste chiedere a lui, probabilmente
descriverebbe come 'straziante', passata a navigare nei meandri
misteriosi di internet, tra topaie presentate come castelli e strani
siti che continuavano a proporgli pillole di viagra. Ma tra tutte le
fregature, qualcosa di buono erano riusciti, faticosamente, a
selezionare.
Ed era
stato così
che si era ritrovato da solo nel traffico newyorkese, settimane dopo,
con uno zaino in spalla, una cartina stroppicciata in una mano, ed un
plico di annunci di case in affitto nell'altra.
“Scusi,
posso...?” aveva chiesto, tentando invano di fermare un
signore in
giacca e cravatta che sembrava avere troppa fretta, ricevendo in
cambio solo un'occhiataccia. Ripensando a quello che Kurt diceva
sempre sulle persone di quella città; -sono
impegnati, papà,
sono newyorkesi, è normale!- si era rassegnato a
fermare
chiunque gli capitasse a tiro per chiedere informazioni su come
raggiungere la via del primo appartamento che avrebbe dovuto vedere.
Purtroppo però non aveva avuto fortuna e dopo un paio di
turiste
cinesi che si erano convinte che lui fosse un monumento turistico ed
avevano insistito per farsi almeno dieci foto con lui, ed una
vecchietta con il deambulatore che gli aveva raccontato per filo e
per segno la vita dei sette nipoti, si era finalmente arreso ad
arrangiarsi da solo.
Maledicendo
la sua
continua lotta contro la tecnologia e tutti i suoi termini
incomprensibili -Burt, ha ragione tuo figlio; cosa ti ci
vuole a
prendere un navigatore, uno smart phone con le mappe, un tablet?-
, aveva camminato a lungo, fino a raggiungere, stanco e piuttosto
nervoso, il primo appartamento della giornata.
Il
quartiere era
carino, poco distante dall'indirizzo scarabocchiato sui suoi fogli,
si intravedeva il parco di cui aveva parlato il ragazzo
dell'annuncio, e non sembravano esserci strani individui in giro.
Compiaciuto per la sua scelta, aveva suonato al campanello che
riportava 'Blaine Anderson'.
Aveva
suonato una
volta.... e non aveva ricevuto risposta.
Aveva
suonato una
seconda volta... e non aveva ricevuto risposta.
Aveva
suonato
-sbuffando- una terza volta... e in risposta aveva ricevuto una serie
inquietante di tonfi sonori e imprecazioni. Curioso e incredulo,
aveva fatto qualche passo indietro per sbirciare quello che presumeva
essere il balconcino dell'appartamento. E proprio da dietro
l'inferriata aveva visto saettare una massa di capelli scuri e
arruffati. Prima che il suo scetticismo potesse indurlo a correre via
a gambe levate, però, il portone si era aperto e Burt aveva
pensato
che a quel punto valeva la pena vedere con i propri occhi. Aveva
salito la prima rampa di scale e, una volta aperto il portone
accostato, si era trovato davanti ad una scena quantomeno...
inaspettata.
A
quanto pare
infatti la massa di capelli informe che aveva appena intravisto,
apparteneva al proprietario della casa, il quale, in canottiera,
pantaloncini e calzini spaiati, era rimasto paralizzato al centro del
corridoio, colto nel palese, quanto vano, tentativo di nascondere
un cumulo di cartacce e lattine accartocciate. Il povero ragazzo
sembrava davvero un cervo in autostrada.
Burt si
era
limitato ad alzare il sopracciglio destro, in perfetto stile Hummel,
e immediatamente il giovane aveva stipato il suo carico in una busta
lì vicino, e si era diretto verso la porta con l'espressione
più
mortificata che l'uomo avesse mai visto. Talmente disperata che per
poco non gli aveva chiesto scusa lui stesso. Per poco.
“Lei
deve essere
il signor Hummel. Ehm... I-io sono Blaine. Mi creda, davvero, sono
mortificato. Non... Questo di solito... Io... ok. Voglio solo dire
che mi dispiace che lei debba vedermi in questo stato; il fatto
è
che ieri sera era il mio compleanno e-e i miei amici sono venuti per
farmi una sorpresa. Sono venuti qui dall'Ohio, sa? Perchè
anche io
vengo da lì, cioè, da Westerville. Lei
è-è di Lima vero?
Comunque... Era il mio compleanno e, giuro, non sapevo che sarebbero
venuti, e sa, io non reggo l'alcol, non sono abituato, non bevo mai,
ed è bastata una birra per mettermi k.o... Mr Hummel, mi
creda, mi
dispiace moltissimo...” aveva detto, senza quasi fare pause
per
respirare ed aggiungendo così al suo già pessimo
aspetto, un
colorito rosso e inquietante. Quando finalmente Burt lo aveva
interrotto poggiandogli una mano sulla spalla, aveva gli occhi
sgranati e lucidi ed il fiatone. L'uomo aveva sinceramente fatto
fatica a trattenere una risata davanti alla sincerità
disarmante del
ragazzo.
“Ehi,
ehi, frena.
Mi stai facendo venire il mal di testa.” aveva detto,
cercando di
riprendere il controllo della situazione. Aveva fatto vagare lo
sguardo per l'appartamento, cercando di valutare se le parole che
aveva appena ascoltato fossero sincere. In effetti la casa era un
caos di buste di patatine, lattine cadute a terra e qualche residuo
di quelli che un tempo forse erano tramezzini; tutti oggetti
imputabili ad una festa. Probabilmente il ragazzo aveva detto la
verità e, ad onor del vero, le lattine di birra erano gli
unici
alcolici presenti; ma ciò di certo non gli vietava di
divertirsi un
po' e vedere di che pasta fosse fatto il possibile futuro coinquilino
di suo figlio. In fondo è compito di un buon padre
accertarsi che i
propri figli siano al sicuro, no?
Ghignando
in quella
che Kurt avrebbe probabilmente definito 'maniera minacciosa', aveva
detto a Blaine che gli concedeva un'altra possibilità e che
voleva
vedere l'appartamento. Cercando di capire se lo sguardo del ragazzo
fosse di sollievo o di completo terrore, si era fatto portare in giro
per la casa, in un sentiero tortuoso composto dai residui della sera
precedente, condito con le scuse imbarazzate e a getto continuo del
povero proprietario di casa.
Il tour
era durato
sorprendentemente a lungo e alla fine il giovane aveva assunto un
colorito tendente al giallo, aveva iniziato a sudare, e sembrava
incapace di smettere di tremare. Non aveva certo una bella cera e a
quel punto non riusciva davvero più a contrastare i postumi
della
sbornia. Burt aveva deciso di avere pietà di lui, voleva
risparmiargli l'inevitabile e imbarazzate corsa verso il bagno;
diamine era stato giovane anche lui un tempo!
E poi
era sicuro di
aver stressato il poveretto a sufficienza, con tutte le domande sugli
elettrodomestici durante la -sofferta quanto lunga- visita in cucina
“Ma
sei sicuro
che questa macchinetta per il caffè funzioni veramente?
Perchè mio
figlio, devi saperlo, è piuttosto fissato con quella roba.
Gli piace
quella roba che non sa di niente, con il latte zuccherato e la
schiuma...”
“Ehm...
sì, sì,
funziona. Almeno a me non dispiace...” Allo sguardo perplesso
di
Burt, si era sentito in obbligo di offrirgliene una tazza. Erano
stati cinque minuti faticosi per Blaine, il cui stomaco aveva
protestato violentemente contro l'odore forte della bevanda, ma alla
fine aveva avuto la netta sensazione di essersi guadagnato un punto
con il suo ospite. A quanto pareva la disinvoltura con cui stava
affrontando il suo malessere aveva dato i suoi frutti.
Dopo lo
stomaco,
era stata messa a dura prova anche la testa, quando Burt aveva
insistito per mettere in funzione tutti gli elettrodomestici
più
rumorosi; dal frullatore a immersione, al mixer; dando a Blaine la
netta impressione che tutta quella puntigliosità servisse
più a
fargli scontare gli eccessi della sera prima, che a testarli davvero.
Per qualche strano motivo però, aveva apprezzato
l'atteggiamento
dell'uomo, il fatto che lo stesse mettendo alla prova per il bene di
suo figlio era ammirevole; il fantomatico Kurt doveva essere un
ragazzo fortunato.
“Bene,
ragazzo,
credo sia ora per me di andare, direi che ho visto
abbastanza”
aveva detto infine Burt avviandosi verso il portone. Blaine aveva
annuito, sforzandosi di ricacciare indietro l'ondata di nausea che
minacciava di travolgerlo, per mettere insieme qualche ultima frase
di convincimento. “S-sì, sì, certo...
ehm, Mr. Hummel, volevo
dirle ancora che questa è stata davvero un'eccezione; non
conosco
suo figlio, ma da quello che mi ha detto lei, sono sicuro che
andremmo d'accordo... E poi lei è praticamente l'ultima
persona
interessata alla stanza... Spero- spero che mi tenga comunque in
considerazione.” aveva detto, appoggiandosi pesantemente allo
stipite della porta e cedendo ai giramenti di testa. Burt aveva
sorriso appena, cedendo alla genuinità del giovane.
“Sarò
sincero...
Non era proprio questa la situazione che mi sarei aspettato, ma la
casa è bella, il prezzo buono, e voglio che sia Kurt ad
avere
l'ultima parola su di te. È bravo a giudicare le persone, mi
fido di
lui. Credo proprio che ci sentiremo presto, Blaine. Ciao e... buon
riposo giovanotto.” Aveva detto ghignando e poi era uscito,
lasciandosi alle spalle Blaine Anderson ed il suo post-sbornia. In
risposta aveva ricevuto soltanto il rumore di passi affrettati, senza
dubbio verso il piccolo bagno dell'appartamento; se c'era un momento
in cui Burt Hummel non aveva desiderato avere di nuovo vent'anni, ed
essere nei panni del ragazzo, era sicuramente quello.
...Un
mese dopo...
“Wes! Wes! Wes! Smettila di prendermi in giro e
AIUTAMI!” Aveva
strillato nel cellulare Blaine la mattina del fatidico appuntamento
con Burt Hummel e figlio, mentre finiva di annodare il papillon che
aveva scelto. “È una cosa seria; l'ultimo tizio
che è venuto a
vedere la camera era una specie di rocker satanista, era vestito
tutto di nero e l'unica volta che ha aperto la bocca, è
stata per
chiedermi se le pareti della stanza fossero insonorizzate e se
qualche inquilino del palazzo avesse gatti neri!
Gatti neri
Wes! Se questa volta non riesco a convincere il Signor Hummel sono
fregato... E poi la colpa è tutta vostra, se non mi aveste
fatto
bere...”
“Ok, ok, calmati però, mi metti ansia
così!” aveva risposto
l'amico facendo fatica a reprimere una risata. “E poi cosa ne
potevamo sapere noi che la tua tolleranza alla birra è
ancora quella
di un dodicenne, Blainers? Pensavamo che il college ti avesse
fortificato almeno un pochino!”
“Non. Mi. Sei. D'aiuto.” aveva ringhiato il
ricciolo, contento
che nessuno potesse vederlo arrossire.
“Oh, quanto sei melodrammatico! Cooomunque; riepiloghiamo il
piano
'Blaine Anderson: Modalità Gentiluomo'. Allora; vestiti da
damerino?”
“Io non mi vesto da damerino...”
“Blaine, rispondi e basta.”
“Ok, sì”
“Capelli soffocati dal cemento?”
“WES! ...Sì”
“Occhioni da cucciolo in overdose da zuccheri?”
“Oh
Dio, perchè
continuo ad ascoltarti?”
“Perchè
mi ami e
senza di me saresti un hobbit disorganizzato e sperduto nella
vastità
della terra di mezzo!”
“...uhm...
”
prima che potesse pensare ad una risposta di eguale follia, il
campanello aveva suonato. Era giunto il momento della
verità.
Aprendo il portone, aveva congedato Wes, promettendogli di fargli
sapere l'esito dell'incontro. Si va in scena!
“Salve,
Mr.
Hummel, è un piacere rivederla!” Aveva esordito,
non appena l'uomo
aveva messo piede nell'appartamento, sfoggiando uno dei suoi migliori
sorrisi e offrendogli una stretta di mano.
“Oh...
Uhm...
Buongiorno, Blaine.” Aveva replicato Burt, l'ombra di un
sorrisetto
compiaciuto sulle labbra. “Vedo che questa mattina sei
più in
forze dell'ultima volta, bene! Questo è mio figlio
Kurt” così
dicendo, si era spostato appena e da dietro di lui aveva fatto
capolino il ragazzo più bello che Blaine avesse mai visto.
No, sul
serio, era
stupendo; tutto gambe lunghe e occhioni azzurri, con le labbra rosee
stese un sorriso timido che aveva colpito Blaine al cuore... Facendo
prima una capatina nello stomaco, un cenno ai polmoni e una visitina
di cortesia alla gola, tanto per essere educati, per poi esplodere
nel suo cervello in una coloratissima pioggia di coriandoli,
arcobaleni e materia celebrale. In poche parole, il ragazzo era
perso, andato, finito, kaput, amen.
Durante
il fulmineo
processo che aveva portato Blaine ad accettare di essersi appena
innamorato per la prima volta –e a scegliere il nome dei loro
tre
figli e del loro cane- Burt aveva continuato a parlare e, a
giudicare dal suo sguardo basito e dal silenzio imbarazzate, il
giovane non aveva fatto un gran lavoro nel seguire il suo discorso.
Arrossendo
e
cercando di motivare il suo cervello a funzionare di nuovo, si era
finalmente spostato per chiudere del tutto la porta. “Ehm...
L-la
ringrazio Mr.Hummel. Kurt, è un piacere conoscerti di
persona.”
aveva detto, senza avere però il coraggio di incontrare di
nuovo lo
sguardo del ragazzo, e ringraziando tutti gli Dei conosciuti e
sconosciuti, di essersi vestito 'da damerino' quella mattina.
“Posso
offrivi
qualcosa da bere?” aveva proseguito, facendo strada verso la
cucina, sotto lo sguardo sempre più divertito di Burt.
“Perchè,
hai
ancora della birra avanzata dal mese scorso, ragazzo?” lo
aveva
interrotto l'uomo, prendendolo in contropiede. Fortunatamente Kurt
era accorso in suo aiuto, dando una gomitata al padre e fulminandolo
con lo sguardo. “Non farci caso, tende ad essere un tantino
iper-protettivo; sai, tutta la storia di essere gay in uno posto come
Lima, Ohio...” aveva detto con una voce sorprendentemente
lieve,
melodiosa, sorridendo appena, e Blaine aveva faticato a trattenersi
dal lanciarsi in una ridicola danza della vittoria, perchè,
insomma,
Kurt non solo sembrava uscito da un set fotografico di VOGUE, ma era
anche gay! Doveva essere il suo giorno fortunato.
“Già,
nessuno lo
sa meglio di me, credimi...” aveva risposto invece,
schiarendosi la
voce e congratulandosi mentalmente con se stesso per la
lucidità
mostrata. “Comunque volevo offrirvi dell'acqua, del succo,
oppure
del caffè. Tuo padre mi ha detto che ti piace,
così mi sono
permesso di prepararlo in anticipo. Non-fat mocha, giusto?”
Kurt
l'aveva guardato con la bocca appena aperta per lo stupore e gli
occhi sgranati, ed un adorabile rossore gli aveva
tinto le
guance.“Wow... Sai già come prendo il
caffè?” aveva detto,
afferrando la tazza.
Burt si
era
limitato a ghignare, tra il divertito e lo sconcertato, “Hai
appena
guadagnato mille punti ragazzo, lasciatelo dire... Adesso cosa ne
dici di farci vedere la camera?”
“Oh, s-sì,
certo...” poi li aveva guidati in un tour dell'appartamento,
cercando di non arrossire troppo ogni volta che Kurt gli faceva
qualche domanda, o gli passava vicino, o lo guardava per più
di
dieci secondi, o respirava la sua stessa aria... Ovviamente i suoi
sforzi erano stati piuttosto vani, anche se Kurt sembrava esserne
più
lusingato che infastidito; aveva anche riso alle sue battute di
ispirazione tolkeniana -colpa di Wes-, e ciò era evidentemente
un segno del destino.
Il tour
della casa
era finito solo quando Burt aveva interrotto la sua dettagliata
spiegazione del funzionamento degli infissi del balcone, facendogli
notare come fosse già passata più di un'ora.
Blaine aveva avuto la
decenza di arrossire, ma d'altronde chi poteva biasimarlo per aver
tentato di prolungare quell'incontro il più a lungo
possibile?
Sotto
lo sguardo
divertito di Burt si era rassegnato ad accompagnarli alla porta.
“Okay,
allora...
Spero di avervi spiegato bene tutto e... sì, insomma che
siate
ancora interessati alla camera.” aveva detto aprendo il
portone,
mentre spostava il peso da un piede all'altro, nervoso.
“Vorrebbe
dire molto per me, visto che ho escluso tutti gli altri possibili
interessati. Non che vi dobbiate sentire obbligati, certo!
Cioè, io
sarei felice, ma...” poi si era imposto di smettere di
parlare,
altrimenti rischiava seriamente di mettersi in ginocchio e chiedere a
Kurt di sposarlo e vivere insieme a lui per il resto dei suoi giorni,
amarlo nei secoli dei secoli, vivere per sempre felici e contenti
e... Sì, doveva decisamente mettere un freno al suo cervello
impazzito.
Perso
nei suoi
scenari da favola disney, non si era quasi accorto del sorriso
compiaciuto che era comparso sul volto di Kurt.
“Blaine,
ti
dispiacerebbe lasciarci un attimo da soli? Vorrei parlare di una cosa
con mi padre.” aveva detto, chiudendo piano la porta. Blaine
aveva
subito annuito ed era corso in camera, indeciso se essere preoccupato
o speranzoso.
I
seguenti minuti
li aveva passati a mangiarsi le unghie e a saltellare agitato,
incapace di stare fermo. Aveva anche girato contro il muro i pochi
peluches che aveva, era evidente che quegli occhietti malvagi lo
stavano giudicando. In effetti non era mai stato così
nervoso, con
nessuno; lui era quello sempre calmo e posato, quello che aveva la
situazione sotto controllo, ma per qualche strano motivo, poteva
già
immaginare come sarebbe stato vivere con Kurt, e non riusciva ad
impedirsi di sperare.
Non era
passato
molto tempo prima che il nuovo protagonista delle sue fantasie
bussasse piano e facesse capolino nella stanza, ovviamente
scegliendo l'esatto momento in cui Blaine era impegnato a flettere le
braccia davanti allo specchio, cercando di capire se la camicia che
aveva scelto mettesse abbastanza in evidenza spalle e pettorali.
Ovvio, il suo karma era sempre stato pessimo.
“Ehi,
volevo solo
dirti che non credo tu debba preoccuparti di cercare nuovi
coinquilini... La camera mi piace, la zona è perfetta per la
mia
università e la compagnia... diciamo che è
decisamente
apprezzabile.” aveva detto Kurt, sorridendo e facendo finta
di non
aver notato cosa stesse facendo Blaine. Blaine che, dal canto suo,
era stato solo capace di sorridere come un idiota perchè,
insomma
aveva appena detto che lo trovava decisamente apprezzabile!
“Oh,
bene, bene!
Che bello! Uhm... C-ci sentiamo presto allora?” aveva detto,
senza
riuscire a trattenersi dal manifestare la sua gioia. Kurt si era
limitato e ridacchiare piano e ad avviarsi di nuovo verso il salotto
“Credo proprio di sì... E tranquillo, la camicia
è perfetta.”
aveva bisbigliato prima di raggiungere suo padre al portone, fare un
cenno di saluto ed uscire.
Blaine
era rimasto
qualche secondo paralizzato sul posto, giusto il tempo di assimilare
il complimento, poi aveva abbandonato ogni parvenza di
sanità
mentale e si era lanciato in una spericolata danza della vittoria,
finalmente libero di saltare dal divano al tavolino da caffè
per
celebrare.
In
fondo il suo
karma non era poi tanto male.
***
Bene,
anche il
secondo giorno è andato. ^^
Grazie a tutti quelli che hanno letto
la OS di ieri, adesso mi metto a rispondere per bene alle recensioni
<3
Spero
davvero
che anche questa OS vi sia piaciuta, è stato un piacere
scriverla =)
A
domani,
prompt: HEROES
PS:
La pagina autore è sempre quella, se volete, mi trovate
qui:http://www.facebook.com/Flurryefp
Baci, Sara
|
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Capitolo 3 *** Day3: Heroes ***
Helloooo!
=D
Eccomi
anche
oggi, anche se un po' in ritardo! >.<
bando
alle
ciance, ciancio alle bande, vi lascio alla lettura di questa strana
OS ;)
Vi
segnalo solo che le parti in corsivo tra asterischi sono i *pensieri* che
può sentire solo Kurt.
PROMPT:
(super)Heroes
RATING:
verde,
appena appena tendente al giallo
PERSONAGGI:
Blaine Anderson, Kurt Hummel, Finn Hudson, Wes Montgomery, Nick
Duvall
***
“FINN!
FIIINN!
Andiamo, svegliati, dobbiamo andare!”
Così
cominciò per
i fratelli Hummel -o Hudmel, come piaceva dire a Finn- la mattinata.
Avere
quelli che la
maggior parte delle persone chiamerebbero 'superpoteri' era una
benedizione ed un vantaggio in tanti ambiti, ma loro potevano dire
che era anche un impegno gravoso. Di quel genere che ti costringe ad
abbandonare il letto caldo di mattina presto e a sgolarti per
svegliare un fratello molto forte, e dal sonno molto pesante.
“FINN
HUDSON!
Scendi da quel letto ADESSO! C'è stata una
chiamata!” strillò per
l'ennesima volta Kurt, esasperato, ignorando le proteste del
fratello; il mondo non si fermava solo perchè era domenica
mattina, mentre si infilava la giacca rossa con il marchio
NEW
DIRECTIONS e afferrava due mascherine; non aveva bisogno di leggere
nel pensiero, per sapere che Finn si sarebbe dimenticato la sua. La
maggior parte delle volte era già tanto se riusciva ad
infilarsi
nella tuta -chic e attillata, ovviamente- che avevano scelto insieme
mesi prima.
Una
serie di tonfi
avvisò il ragazzo dell'arrivo del fratello.
“Eccomi,
eccomi!
Sono qui... Kurt sai dove ho messo la mia...” Kurt si
limitò ad
allungargli suddetta maschera “Oh, grazie fratellino! Fsai
cofa è
fuffeffso? fhu ho fhiafatho?” bofonchiò Finn,
cercando di parlare
e mangiare insieme, e fallendo miseramente. Fortunatamente Kurt era
abituato -rassegnato- alla sua sconclusionata routine mattutina.
“Non
so cosa sia
successo di preciso, ma mi ha chiamato poco fa un ragazzo dalla
Dalton Academy di Westerville. Ha detto che uno dei suoi amici, un
certo Blaine Anderson, è scomparso da sabato mattina, senza
cellulare o documenti e prima di chiamare la polizia, hanno pensato
di chiedere a noi...” Rispose paziente, mentre cercava su
internet
informazioni più precise sulla collocazione della
scuola.“La
Dalton è a un paio d'ore da qui, direi di avviarci; una
volta che
sarò vicino potrò cercare di scoprire
qualcosa.”disse infine,
alzando lo sguardo dal monitor.
“Aspetta,
la
Dalton non è la scuola di quei tipi che vanno in giro sempre
in
gruppo, vestiti di blu... Wallers, o qualcosa del genere?” lo
interruppe Finn.
“Può
darsi...
Non so, intanto andiamo, una volta lì decidiamo cosa fare.
Forza,
dobbiamo sbrigarci.”
Quando,
poche ore
-e molte inversioni a U- dopo, giunsero finalmente all'accademia,
trovarono ad accoglierli un gruppetto di ragazzi in divisa, uno
più
agitato e rumoroso dell'altro. Kurt sospirò rassegnato, la
gente
ansiosa era quella con i pensieri più rumorosi, il suo
cervello
avrebbe dovuto sopportare un carico fastidioso visto che tutti
sembravano essere dannatamente preoccupati per il ragazzo scomparso.
“Oh,
siete
arrivati per fortuna!” esclamò un ragazzo
asiatico, facendosi loro
incontro. “Vi ho chiamato io, tu devi essere Kurt,
giusto?”
disse, porgendogli la mano. Kurt la osservò un secondo prima
di
stringerla, al sicuro dietro la protezione dei guanti. Poi procedette
ad informare subito Wes, così disse di chiamarsi il ragazzo,
ed i
suoi compagni, sulla sua particolare condizione; gli disse che lui
poteva leggere nel pensiero di chiunque di trovasse nelle vicinanze,
a patto che non ci fosse un contatto fisico diretto. Una stretta di
mano, una pacca sulla spalla, volevano dire connettersi con quella
persona ad un livello diverso, stabilire un contatto che si
sostituiva a quello mentale. Per quello le sue mani erano sempre
protette da un paio di guanti, e quasi ogni centimetro della sua
pelle era coperto da stoffe raffinate, vestiti costosi.
Tutti
sembrarono
essere più affascinati e incuriositi, che impauriti, o
disgustati, e
Kurt si sentì subito a suo agio. Non percepì
nessun 'frocio',
'finocchio' o 'fatina' nei loro pensieri e si rilassò
subito,
sentendosi al sicuro; probabilmente quel giorno Finn non avrebbe
dovuto minacciare nessuno.
La
sensazione di
calma però durò ben poco, succedeva sempre
così quando si trovava
in un gruppo di coetanei, tutti gli scenari sessuali e le
preoccupazioni sulla propria igiene personale continuavano a farlo
arrossire anche dopo anni di abitudine. Avrebbe dato qualsiasi cosa
per evitare di ascoltare le opinioni personali di tutti quegli
sconosciuti, soprattutto quando consistevano in immagini che si
sarebbe volentieri risparmiato. *spero che questa cosa di
Blaine
si risolva presto, stasera devo andare da Jess e mi ha promesso che
se riguardiamo “le pagine della nostra vita”, dopo
mi farà
vedere le sue...*.
Si
decise che
sarebbe stato meglio lasciare il gruppetto con Finn quando
captò i
pensieri di un moretto che ostentava nonchalance a pochi passi da lui
*Nick non fissare il sedere del ragazzo pallido. Distogli lo
sguardo, che se Jeff ti vede niente sesso per un mese... Resisti!*
Arrossendo,
salutò
rapidamente il fratello e si avviò a fare un giro dei
corridoi con
Wes. -I teenager in crisi ormonale sapevano davvero essere creature
assurde-
“Se
è nelle
vicinanze, forse posso riuscire a sentire i suoi pensieri”
spiegò,
desideroso di aiutare e di usare quel suo potere per qualcosa di
utile. “Se tu potessi farmi sentire una registrazione della
sua
voce poi, sarebbe perfetto. Così sarà
più facile per me riuscire
ad isolarla del resto.” Il ragazzo annuì,
conducendolo attraverso
i dormitori fino alla camera che condivideva con Blaine.
Una
volta lì, Kurt
cercò di non farsi distrarre troppo dai poster di Katy Perry
e Rent,
-ad un ragazzo etero potevano piacere la musica pop ed i musical,
no?- e si focalizzò sul video che gli stava facendo vedere
Wes. “è
una registrazione dell'ultima esibizione del nostro glee club, Blaine
ha ottenuto gli assoli questo semestre, è quello in prima
linea.”
disse indicando un punto sullo schermo. Ma Kurt aveva smesso di
prestare attenzione alle sue parole da un pezzo, precisamente dal
momento in cui il ragazzo sullo schermo aveva iniziato a cantare 'You
think I'm pretty, without any make-up on...'. Aveva una voce
davvero intensa, calda e piena di sfumature, pensò...
talmente bella
che riusciva quasi a mettere in secondo piano il
suo
atteggiamento eccessivamente spavaldo. Cantava saltellando per la
stanza, senza guardare nessuno in particolare, infondendo nelle
strofe un sentimento forse troppo forzato. Sorridendo ampiamente, ma
senza calore o gioia sincera.
Era
quello il tipo
di ragazzo che Kurt solitamente detestava, bello, con una voce
stupenda, e con un ego probabilmente spropositato. Uno di quelli
popolari, che sono amici di tutti, ma che non si aprono davvero a
nessuno, uno di quelli ai piani alti della catena alimentare del
liceo; il suo esatto opposto insomma.
Sbuffò,
consapevole di avere gli occhi di Wes puntati addosso *scommetto
che è rimasto incantato... Devo presentarlo a Blainers, una
volta
che lo troviamo, è decisamente il suo tipo, anche se forse
è un
pochino troppo magro... oh cazzo, mi sente, mi sente! Svelto Wes,
pensa a qualcosa di non compromettente... Panda! Cuccioli!*
“Sul
serio, Wes?
Panda?” disse Kurt, fulminandolo con lo sguardo.
“Uhm...
Non
sapevo a cos'altro pensare! Sai non capita tutti i giorni di dover
censurare i propri pensieri. E poi non volevo
offenderti,
penso davvero che tu e Blaine, insomma... ”
ribatté l'altro,
arrossendo appena e cercando di salvare la situazione.
“Credo
sia meglio
che tu non finisca la frase... Comunque, adesso so com'è la
sua
voce; proviamo a fare un giro nella scuola e dintorni, magari riesco
a captare qualcosa.” disse, avviandosi verso il corridoio
deserto.
Anche se Wes continuava a pensare che fosse *improbabile,
perchè
dovrebbe essere rimasto qui?* Kurt decise che valeva la pena
di
tentare.
Dopo
due estenuanti
ore -sul serio, come poteva una scuola essere così enorme?-
passate
a cercare di ignorare i pensieri di Wes, che stranamente vertevano
tutti su quanto Blaine Anderson fosse *carino, dolce,
gentile,
Kurt! Blaine è un vero cavaliere, dovresti dargli una
possibilità
quando lo incontri! E poi ha questi occhioni da cucciolo che...*.
“Sicuro
di non
essere gay, Wesley?” lo aveva interrotto, dopo che aveva
passato un
quarto d'ora consecutivo ad elencare i pregi dell'amico; e
perchè
tra di essi avesse fatto rientrare *balla sui mobili con una
grazia ed un equilibrio invidiabili* era davvero fuori dalla
portata di Kurt. Wes l'aveva guardato inorridito, come se avesse
appena detto la cosa più assurda dell'universo,
strappandogli una
risata; poi, fortunatamente, si era rassegnato a pensare a cose meno
compromettenti e fastidiose, passando dai panda, ai vari modelli di
martelletti in legno che si possono trovare in commercio.
Per il
bene della
sanità mentale di Kurt, non era stato possibile approfondire
bene
quell'argomento così palesemente appassionante,
perchè
mentre attraversavano l'ennesimo corridoio, sentì una voce,
la voce
di Blaine.
“Fermo.”
disse,
afferrando il braccio del ragazzo che lo accompagnava. “Credo
di
aver sentito qualcosa.”
*Forse
con le
serrature funziona come nei cartoni... Se puoi immaginarlo, puoi
farlo! Forza Blaine!*
Quando
Kurt
realizzò quanto assurdo fosse ciò che aveva
appena sentito, non
potè impedire al suo sopracciglio sinistro di svettare in
alto,
perché, sul serio, quanti anni aveva quel tipo, cinque?
“Wes,
ehm, sei
sicuro che il tuo amico non si droghi?” chiese al ragazzo che
lo
stava ancora fissando con aria interrogativa.
“Beh,
se non
consideri droga le Red Vines, allora no, non direi...
perchè?”
Chiese lui, contribuendo a far aumentare l'incredulità di
Kurt. E
pensare che sin dall'inizio aveva eletto Wes come 'quello serio',
beh, a quanto pare le apparenze ingannano.
“Perchè
ho
sentito la voce di Blaine, è un po' debole, quindi non
è in questo
corridoio, ma sicuramente sarà da qualche parte nei
dintorni. Credo
che dovr...Ouch!” fece in tempo a dire, prima che l'altro lo
attirasse in quello che Finn avrebbe definito un
super-abbraccio-spacca-ossa, facendolo quasi cadere.
“Grazie
amico!
Sapevo che ce l'avresti fatta!” si limitò a dire,
come se fosse
una spiegazione sufficiente, prima di lasciarlo andare e aggiungere,
sventolando minacciosamente un dito scheletrico davanti ai suoi occhi
“Sappi che se lo dici a Blaine, negherò. Il capo
del concilio
warbler deve sempre mantenere un certo contegno, sai.”
aggiunse,
stirandosi le pieghe sulla giacca e stringendo il nodo della
cravatta.
Kurt si
limitò ad
annuire, chiedendosi cosa dessero da mangiare agli studenti di quella
scuola, visto che non sembrava essercene uno sano. Si
raddrizzò la
mascherina sul viso, anche se ormai era inutile visto che Wes lo
aveva toccato -grazie a Dio, niente più lunghe dissertazioni
mentali
sui pregi dei martelletti in mogano-.
“Il
tuo amico
deve essersi chiuso da qualche parte, visto che stava pensando a come
aprire una serratura. E, lasciamelo dire, il metodo che voleva usare
non funzionerà.” riprese come se niente di strano
fosse successo,
forse si stava adeguando al livello di follia anche lui.
“Okay,
capito.
Allora seguimi, proseguendo dritto non c'è
niente.” Wes rispose
subito pronto, rientrando in modalità 'persona seria'.
Avevano
camminato
per un po' in silenzio, la traccia dei pensieri di Blaine a tratti
più consistente, poi impossibile da rintracciare, con Kurt
che si
sforzava di captare tutti i pensieri che lo raggiungevano e
condividerli con Wes. Una volta*Ho fame. Fame-fame-fame-fame.
Chissà se sotto il letto di Wes c'è ancora
qualche pacchetto di
patatine... Oh no, le ho finite io quando ho visto 'Avengers'*, al
che Wes aveva sbuffato infastidito; poi *chissà se
qualcuno si è
accorto che non ci sono, chissà se sentono la mia mancanza* a
Kurt si era stretto un po' il cuore sentendo una cosa del genere, e
se Wes aveva notato che il suo passo si era fatto più
svelto, non lo
aveva sottolineato.
Quando
avevano
raggiunto il piano terra, dove c'erano solo l'atrio principale e gli
uffici del personale, finalmente la corrente di pensieri si era fatta
più consistente.
*Accidenti, qui fa
un freddo atroce,
sono davvero un idiota.*
*Si può
morire per aver respirato
troppa polvere? Oh Dio, che morte orrenda, dolorosa e ridicola; e ho
pure addosso le mutande con i canarini! Mi troveranno qui solo quando
inizierò a puzzare e diventerò la barzelletta
della scuola...
Oppure magari potrei diventare il fantasma della Dalton!
Blaine-quasi-senza-testa, suona bene!*
*Chissà
cosa stanno facendo gli
altri... Forse Wes si è accorto che non ci sono... Magari
hanno
chiamato i miei, forse si sono preoccupati questa volta...*
I due
avevano
deciso di contattare gli altri e mettersi a cercare tutti insieme, le
porte erano tante, Blaine sarebbe potuto essere praticamente ovunque.
Mentre
osservava
tutti quei ragazzi mettersi all'opera per trovare il loro amico,
pensò che forse era stato un po' troppo
duro nel giudicarlo;
probabilmente era un'esibizionista, ma dal tono dei suoi pensieri,
dedusse che era anche un ragazzo semplice, piuttosto adorabile -e
pensando una cosa del genere si sentì grato come non mai che
nessuno
potesse leggergli la mente-, e anche un po' insicuro. Stanco, decise
di lasciare che fossero gli altri a cercarlo e si mise in un angolo
ad ascoltare la corrente di pensieri che ormai aveva preso possesso
della sua testa. Non era una cosa che faceva abitualmente, ma, anche
se non l'avrebbe mai ammesso, si sentiva incuriosito da quel ragazzo,
non capiva come pensieri simili potessero appartenere al giovane
spavaldo del video
*Sono davvero un
coglione, se questa
cosa del sonnabulismo continua, dovrò chiedere a Wes di
legarmi al
letto... però era un sogno così bello... Cosa non
darei perchè
accadesse davvero; tutto, -tranne forse il disco con l'autografo di
Katy, quello è troppo prezioso..-
In fondo non
desidero niente di
irrealizzabile. Devo solo continuare ad avere fiducia, le cose buone
capitano a chi sa aspettare, no?
E allora io
aspetterò, qui, e Lui,
un giorno, arriverà. Magari sarà davvero come nel
sogno; io starò
scendendo le scale per andare a lezione e lui mi busserà
piano sulla
spalla, per chiedermi qualcosa, e io saprò aiutarlo,
sarò
carismatico e sicuro, e sorriderò, sorriderò
tanto. Poi lo prenderò
per mano e lui non la ritrarrà, e la sua pelle
sarà morbida, le sue
dita si incastreranno alla perfezione tra le mie. Poi correremo
verso... Oh Dio, quella è la voce di Nick! MI HANNO
TROVATO!!!
YAAAAAY!*
“Ehi
ragazzi,
venite, l'ho trovato!” esclamò entusiasta Nick,
poco distante da
Kurt. Stava indicando una porticina minuscola sotto la grande
scalinata dell'ingresso, probabilmente un ripostiglio per le scope, o
qualcosa di simile. Non ci volle molto prima che riuscissero ad
aprire la porta e a ritrovarsi, in pochi secondi, sotto l'abbraccio
tentacolare di Blaine il quale, capelli arruffati e boxer con i
canarini, cercò subito di aggrapparsi, grato, a qualsiasi
cosa gli
capitasse a tiro.
Kurt
non riuscì a
trattenere un sorriso, anche se, lo sapeva, era appena velato di
tristezza. Era felice che i ragazzi avessero trovato Blaine, era
contento di aver dato loro una mano, ma si sentiva anche un po' in
colpa; sia per aver subito pensato che il ragazzo fosse un pallone
gonfiato, sia per aver sbirciato così a fondo nelle sue
fantasie più
private. Una cosa però, anche se piccola poteva farla,
pensò,
mentre si avviava verso il portone di ingresso, ignorato dagli altri,
troppo impegnati a prendere in giro l'amico.
Sgattaiolò
fuori
dalla Dalton, lanciando una rapida occhiata alle sue spalle; sarebbe
tornato presto.
...Una
settimana dopo...
-Okay, forse tutta questa suonava bene solo nella mia testa.-
pensò
Kurt agitato, scrutando il portone stranamente minaccioso della
Dalton, mentre si rigirava tra le mani il foglio con gli orari di
lezione di Blaine. Blaine Anderson, il ragazzo che una settimana
prima si era chiuso dentro uno sgabuzzino, sotto una scalinata,
mentre sognava di incontrare il suo principe azzurro, quello che
dormiva con boxer blu stampati a canarini, cantava come un angelo e
che dava l'impressione di essere un pallone gonfiato, sì,
proprio
lui. Lo stesso a cui Kurt non era riuscito a smettere di pensare,
quello a cui cui aveva deciso di fare una sorpresa.
Sospirando, si decise ad avviarsi giù per gli scalini, ormai
aveva
fatto la fatica di andare, tanto valeva la pena di tentare. Vide
passare Wes che gli fece l'occhiolino, complice, prima di scivolare
rapido verso il corridoio; subito dopo sentì rimbombare
nella testa,
più forte che mai, la voce a cui si era piano piano
abituato.
*Queste
cravatte sono orrende, devo seriamente cercare di convincere Wes a
farci mettere i papillon, almeno nelle esibizioni...*
Trattenne a stento un sorriso emozionato e curioso quando
sentì
Blaine sfiorargli appena il braccio mentre, distratto, seguiva i suoi
amici lungo la scalinata. Adesso o mai più,
pensò, allungando la
mano per toccargli la spalla, come, sperava, aveva fatto il principe
azzurro del suo sogno.
Blaine si voltò subito e... wow, i suoi occhi erano davvero
belli,
aveva ragione Wes. Kurt esitò solo un secondo, prima di
rientrare
nella parte e chiedere la prima cosa che gli veniva in mente. Vide il
viso di Blaine illuminarsi, le sue labbra aprirsi in un sorriso
luminoso e sincero.
“Sono Blaine.” Disse, poi gli tese la mano; per la
prima volta
Kurt la afferrò senza esitare. Non aveva più
bisogno di ascoltare i
suoi pensieri, gli si leggeva in volto quanto fosse felice.
“Kurt.” rispose stringendo appena la presa, e
pensando che aveva
ragione Blaine, le loro dita si incastravano davvero alla perfezione.
“Dove
sei stato
tutta la mia vita?” Chiese un giorno Kurt, ridendo, mentre
Blaine
gli si arrampicava addosso da sotto le coperte, alla ricerca
disperata di un po' di coccole.
“Oh,
in un
ripostiglio, sotto una rampa di scale” rispose lui,
sorridendo come
il primo giorno in cui l'aveva incontrato.
“Where
have
you been all of my life?”
“Oh,
in a
cupboard, under some stairs.”
Yep,
I'm a
starkid fan! XP
Scusate,
ma ho
DOVUTO mettere quella battuta alla fine, ci stava troppo bene!
Cooomunque,
sarò
sincera, questa è la OS che mi convince meno delle tre;
è stata un
po' più complessa da scrivere perchè continuavo a
cambiare idea,
non mi convinceva... Spero solo che vi sia piaciuta, vi abbia
strappato una risata, anche piccolina! <3
Grazie
comunque
per aver letto, adesso mi fiondo a rispondere alle recensioni di
ieri, a proposito, grazie! >//<
Qualcuno
ha fatto riferimento ad un possibile seguito della seconda OS... Non
dico di non averci pensato, anzi, confesso che nella mia testa, tutte
queste OS sono possibili primi capitoli, di possibili long, quindi
diciamo che dipende tutto da se c'è qualcuno di interessato,
se ho qualche buona idea da sviluppare e soprattutto il tempo per
farlo, ma non sono assolutamente chiusa all'idea, anzi mi manda in
brodo di giuggiole il fatto che qualcuno si sia incuriosito tanto da
voler leggere il seguito! *w*
A
domani,
prompt: Skank/Nerd!
pagina
autore su facebook:http://www.facebook.com/Flurryefp
Baci, Sara
|
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Capitolo 4 *** Day4: Skank/Nerd ***
Salve
salvino!
In SUPER-ritardo, lo so, ma non sono proprio riuscita a postare
prima; tra la febbre, EFP che funziona a singhiozzo e la mia
connessione internet che salta causa temporale o_O
Nel
pomeriggio
posterò anche la Photographer/model, quindi a più
tardi! ;)
PROMPT:
Skank/Nerd
RATING:
Giallo
PERSONAGGI:
Blaine Anderson, Kurt Hummel, Quinn Fabray
***
Mercedes
aveva
sempre preso in giro Kurt per la sua lista di buoni propositi di
capodanno, dicendo che era una cosa infantile e piuttosto buffa.
Quell'anno però, non aveva avuto il coraggio di ridere, non
quando
il ragazzo le si era presentato davanti la porta di casa, armato di
una bottiglietta di decolorante ed una tinta per capelli rosa
pallido. “Voglio diventare uno skank.” aveva detto
semplicemente,
prima di intrufolarsi in casa sua con passo deciso.
Lei
aveva tentato
in tutti i modi, davvero, a farlo ragionare, ma Kurt era uno che
prendeva le sue promesse seriamente, anche quelle della lista dei
buoni propositi.
“Loro
sono
potenti, Mercedes. Anzi, ancora meglio, sono al di sopra di tutta la
scala gerarchica; non danno fastidio a nessuno, nessuno osa dare
fastidio a loro e non si immischiano in tutte le faccende della
popolarità.” aveva detto mentre lei, rassegnata,
gli passava
pazientemente la tinta tra le ciocche umide. “Se per smettere
di
essere spintonato e deriso, devo tingermi i capelli e mettermi
vestiti trasandati, lo farò. Siamo all'ultimo anno, presto
sarò
fuori da questa città, e tornerò alle mie
abitudini di sempre...
Fino a quel momento devo solo resistere, cercare di uscirne con il
minimo danno possibile, e questo è un modo.” lei
si era limitata
ad annuire, incrociando il suo sguardo nello specchio. “Lo
capisco
è solo che... Non voglio che tu ti dimentichi chi sei,
sarebbe come
dargliela vinta...” aveva detto, sperando di non suonare
troppo
dura; era solo preoccupata per lui.
“è
così assurdo
voler essere lasciato in pace per una volta?” aveva risposto
Kurt,
così piano che aveva fatto fatica a sentirlo. Lei non era
riuscita a
controbattere niente, sapeva quanto dura fosse la vita a scuola per
lui, ed era consapevole di quanto poco tutti loro avessero fatto per
aiutarlo. Se c'era qualcuno che si meritava un po' di pace dagli
spintoni e dalle prese in giro quotidiane, era proprio Kurt.
Così
quando al rientro dalle vacanze natalizie, il ragazzo si era
presentato a scuola in un outfit che comprendeva giacca di pelle con
le borchie ed una serie di magliette strappate l'una sovrapposta
all'altra, Mercedes era stata l'unica a non stupirsi, ma gli aveva
sorriso e gli aveva augurato 'buona fortuna'.
Perchè
se in
teoria entrare a far parte degli skank, sembrava semplice, in pratica
non lo era affatto. Non erano sufficienti gli stivali di pelle, e
nemmeno il piercing alla lingua; non bastava che tu chiedessi di
essere ammesso, loro dovevano accettarti. E Kurt era determinato a
farsi accettare, a qualsiasi costo. Per questo, alla fine delle
lezioni, si era avventurato sotto le gradinate del campo da football,
sapeva che li avrebbe trovati lì. Avevano scelto quel posto
perchè
era uno dei più isolati, ma, Kurt sospettava, anche
perchè da lì
si potevano sbirciare senza problemi gli allenamenti della squadra e,
anche se la sua cotta per Finn si era esaurita da un pezzo, doveva
ammettere che la vista non era niente male.
Come
temeva, il suo
arrivo era stato accolto da sopracciglia alzate e sguardi tra il
divertito e lo scettico. “Allora è vero quello che
si dice in
giro, Hummel vuole essere dei nostri.” aveva esordito una
delle
ragazze, squadrandolo da capo a piedi con sguardo provocatorio.
Le
altre avevano
riso, ma prima che lui potesse mettere insieme una risposta velenosa,
si era fatta avanti Quinn. “Lasciatelo in pace.”
aveva detto,
alzandosi dal divano rattoppato per andare al suo fianco. “Se
vuole
essere uno dei nostri, non vedo quale sia il problema.”.
“Nessun
problema”, aveva replicato qualcuno alla sua destra
“ma dobbiamo
vedere di che pasta è fatto. Sai, Hummel, la vita da skank
non è
per tutti.”
Kurt
aveva fatto
fatica a contenere una risata, perchè, seriamente? La 'vita
da
skank' consisteva sostanzialmente nel passare pomeriggi interi
buttati dietro quelle gradinate a guardare male chiunque passasse
nelle vicinanze, o a vagabondare nelle vie del centro, fumando e
ascoltando musica di pessimo gusto.
“Ha
ragione.”
aveva detto poi Quinn, distraendolo dai suoi pensieri. “Se
vuoi
diventare uno di noi, devi dimostrare di volerlo veramente.”
e Kurt
sapeva che il suo sorriso non prometteva niente di buono.
“Cosa
dovrei
fare?” aveva chiesto, sperando che il tremolio nella sua voce
non
si sentisse. Quinn si era scambiata un'occhiata veloce con le altre,
poi lo aveva preso a braccetto, trascinandolo verso l'uscita.
“Qualcosa troveremo, intanto vieni con noi.”
Era
così che, un
paio d'ore più tardi, si era ritrovato a camminare,
sconfitto, per
le vie del centro grigio di Lima, con le skank al completo. Non gli
avevano ancora detto in cosa consistesse questa 'prova di
iniziazione', e lui quasi sperava che fosse tutto uno scherzo.
Se
avesse saputo in
cosa stava per cacciarsi, probabilmente avrebbe tenuto la bocca
chiusa; era partito tutto da una sfida, da una battuta stupida. Era
nato tutto da Quinn che non la smetteva di vantarsi delle sue
conquiste sessuali, del fatto che, anche da skank, potesse far cadere
ai suoi piedi qualunque ragazzo del Mckinley.
“Quinn,
cara, ti
rendi conto che rimarcare il fatto che venire a letto con te sia
più
facile che imparare il testo di una canzone di Bieber, non ti aiuta a
farti amici, vero?” aveva detto, cercando di infilarsi in
qualche
modo nella conversazione.
“Invidioso
Hummel? Lo sanno anche i muri che sei ancora vergine.” gli
aveva
risposto Quinn, giocherellando con il piercing alla lingua, in una
smorfia divertita.
“Ah
certo, perchè
qui è pieno zeppo di adorabili gay che non aspettano altro
che
venire a letto con me. Non so se ti sei accorta che viviamo a Lima,
Ohio?” aveva risposto, velenoso. Quinn sapeva che quello era
un
nervo scoperto per lui; non l'avrebbe confessato neanche sotto
minaccia di bruciare tutti i suoi foulard di McQueen -la divisa da
skank sarà anche stata rigorosamente trasandata, ma non
c'era motivo
di gettarli, no?-, ma alla sera, prima di addormentarsi, l'unica cosa
che desiderava Kurt Hummel era essere stretto da un paio di braccia
forti, avere qualcuno che lo amasse, che non lo considerasse uno
strambo ragazzino con la passione per la moda e sogni troppo grandi.
“Oh,
povero
Kurtie-pie, l'unico galoppatore di unicorni di tutto il centro
America!” l'aveva ripreso lei, senza perdere un colpo,
facendo
ridere le altre ragazze. “Smettila di piangerti addosso, sono
sicura che se anche ti mettessi l'occasione su un piatto d'argento
non saresti capace di coglierla.” aveva detto, ghignando,
l'ombra
di un'idea malsana dietro gli occhi; aveva buttato fuori una boccata
di fumo, poi aveva pronunciato la frase che Kurt temeva da tutto il
pomeriggio.
“Ho
un'idea; mi è
venuto in mente cosa potresti fare per dimostrarci che vuoi davvero
far parte degli skank.”
Kurt
aveva subito
sentito le pulsazioni accelerare, il respiro farsi più
corto; non
poteva non tirarsi indietro a quel punto, voleva davvero la
protezione di quella giacca di pelle, avrebbe dimostrato a tutti di
che pasta fosse fatto. Aveva continuato a camminare, giocherellando
con la zip del giubbotto, ostentando un disinteresse che non provava.
“E
che idea
sarebbe, sentiamo.”
“Oh,
è molto
semplice” aveva esordito Quinn posandogli pesantemente un
braccio
esile sulle spalle, sorridendo come chi sa di avere già la
vittoria
in pugno. “Io scelgo un ragazzo, qualcuno che non sia un
neandethal
omofobo come Karofsky, qualcuno di non pericoloso... E tu vai
lì e
lo baci. Facile, no?”
Alle
parole della
ragazza si era sollevato un coro divertito di
“oooh”, qualcuno
aveva riso, qualcuno aveva detto che uno come lui non aveva
abbastanza palle per fare una cosa del genere. Lui aveva mantenuto la
calma, si era spostato con grazia una ciocca ribelle dalla fronte e
poi, sorridendo aveva stretto la mano che Quinn gli porgeva.
“Perfetto.”
Il
brutto delle
sfide, delle scommesse, era che era estremamente facile per Kurt
cedere quando venivano formulate, ed estremamente complicato venire a
patti con quello che implicavano quando doveva metterle in atto.
Aveva maledetto la sua testardaggine più e più
volte durante il
tragitto che li aveva portati a vagabondare per le strade grige di
Lima alla ricerca di una 'preda' per Kurt. Le ragazze erano tutte
piuttosto su di giri, ma il suo umore stava raggiungendo picchi di
depressione profonda. La verità era che se non si contava il
bacio
che gli aveva rubato Karofsky -e quello davvero non si poteva
contare-, Kurt non aveva mai baciato nessun ragazzo.
Non che
non
volesse, intendiamoci, ma semplicemente non gli era mai capitata
l'occasione giusta, la persona giusta. E adesso
stava per
gettare via quell'esperienza, come se niente fosse. E tutto per
passare il suo ultimo anno in pace. Sperava solo che il suo
sacrificio fosse ben ripagato, e che Quinn scegliesse bene.
“Ooooh,
guardate
un po', ragazze. Direi che ci siamo!” aveva esclamato ad un
certo
punto una delle ragazze, indicando la vetrata della biblioteca sulla
loro destra. Kurt si era voltato, ed aveva subito intuito a chi si
stesse riferendo. C'era un ragazzo seduto da solo al tavolo adiacente
al vetro, capelli sepolti sotto una quantità inammissibile
di gel,
occhiali spessi, e solo una montagna di libri a fargli compagnia.
Sembrava immerso nel libro che stava leggendo, non staccava gli occhi
dalla pagina nemmeno per sorseggiare il caffè stretto tra le
sue
mani. Il primo istinto di Kurt era stato di correre ad abbracciarlo;
c'era qualcosa di triste, qualcosa di difensivo nella sua postura,
che gli aveva fatto stringere il cuore. Si era morso il labbro; se
Quinn era seria sulla sua proposta, presto avrebbe fatto ben di
peggio che un abbraccio.
“Cosa
dici Kurt?
A me pare perfetto; è da solo, non ci sono amici protettivi
in
vista, e non frequenta nemmeno il nostro liceo. ” aveva detto
Quinn, sorridendo. “E, a giudicare da come è
vestito, ci sono
anche buone probabilità che sia gay.”
Kurt
aveva glissato
sul commento sui vestiti 'da gay', e si era limitato ad annuire
seccamente. Voleva solo che quella giornata finisse, che le skank lo
accettassero, che la sua nuova vita a scuola potesse finalmente
cominciare.
Così,
con
un'ultima occhiata alle ragazze, era entrato in biblioteca con passo
sicuro. Aveva ignorato gli sguardi curiosi dei pochi presenti e
l'occhiataccia della bibliotecaria, dirigendosi verso la scrivania
del ragazzo. Quando finalmente l'aveva raggiunta, si era preso giusto
un secondo per apprezzare come la camicia attillata gli mettesse in
risalto le spalle larghe e i bicipiti sviluppati, prima di bussargli
piano sulla spalla per attirare la sua attenzione. Il ragazzo aveva
alzato lo sguardo, sorpreso di essere stato interrotto, e Kurt aveva
potuto constatare che, anche se protetti dalle lenti degli occhiali,
i suoi occhi erano vivaci, grandi di stupore e dorati, incorniciati
da ciglia lunghe e folte. “Scusami” aveva mormorato
piano, prima
che l'altro potesse chiedergli qualsiasi cosa, e, chiudendo gli
occhi, si era sporto per baciarlo. L'impatto con le sue labbra era
stato un po' violento, e non era riuscito a centrarle in pieno, ma
era stato comunque abbastanza per sentirle muoversi appena sotto le
proprie, morbide, calde e piene. Aveva portato una mano a carezzargli
la guancia, sentendo un rossore imbarazzato salire a tingergli il
viso, e d'istinto aveva approfondito il bacio, approfittando della
bocca ancora aperta per la sorpresa del ragazzo. La sua bocca era
calda e umida e sapeva di caffè, e lui stava lentamente
iniziando a
rispondere ai suoi movimenti; era delicato e dolce, niente a che
vedere con la brutalità della sua esperienza con Karofsky.
Era
servito un commento inorridito della bibliotecaria per farlo tornare
in sé e abbandonare le labbra dello sconosciuto, imbarazzato
per
essersi lasciato trasportare tanto.
“Scusa.”
aveva
mormorato al suo volto sconcertato, alle sue guance rosse e alle sue
labbra umide, voltandosi rapido per uscire.
Una
volta fuori era
stato accolto dalle urla di congratulazioni delle ragazze che lo
avevano preso a braccetto e si erano messe a correre e ridere con
lui, preda di una strana ondata di adrenalina.
Ce
l'aveva fatta,
era uno di loro, aveva pensato mentre riceveva pacche sulle spalle e
complimenti. Il perchè non riuscisse a sentirsi entusiasta
della
cosa però, l'aveva capito solo ore più tardi
quando, disteso sotto
le coperte, continuava a passarsi le dita sulle labbra, chiedendosi
come si chiamasse il ragazzo dal sapore di caffè.
La
mattina seguente
era arrivato a scuola presto, deciso a godersi a pieno quella prima
giornata 'da skank' e si era messo a chiacchierare con Quinn, mentre
aspettavano le altre nel parcheggio vicino all'ingresso. Stavano
riepilogando gli avvenimenti del pomeriggio precedente, quando
l'aveva visto; una figura piccola, dal passo rapido e nervoso, che si
dirigeva proprio verso di loro. Era rimasto paralizzato, mentre Quinn
si voltava per vedere quale fosse la fonte del suo shock.
“Oh
mio Dio, è
lui!” aveva detto, ridendo e cercando di riscuoterlo dal suo
torpore. “Cosa aspetti, tigre? Vai!” e lo aveva
spinto verso il
ragazzo che stava continuando a camminare a testa bassa, le mani
strette nervosamente intorno alla tracolla.
Kurt
aveva fatto
qualche passo in avanti, inciampando sui suoi stessi piedi, attirando
così la sua attenzione.
I loro
sguardi si
erano incrociati di nuovo, e di nuovo Kurt aveva sentito un rossore
colorargli il viso di imbarazzo. Cosa si dice al ragazzo che si
è
baciato il giorno prima per sfida? Non ci sono manuali per questo
genere di cose.
“Ehm...
Ciao.”
aveva esordito, spostando lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.
“Sono Kurt.” era poi riuscito a dire, allungando la
mano verso di
lui. Il ragazzo l'aveva osservata un attimo, confuso, prima di
stringerla. “Blaine.” aveva detto, sorridendo
piano. “Non mi
darai un altro bacio a sorpresa, vero Kurt?”
Kurt
aveva avuto la
decenza di arrossire, scuotendo la testa. Aveva notato distrattamente
come sembrasse delicato il suo nome quando era Blaine a pronunciarlo,
sembrava qualcosa di interessante, qualcosa di prezioso.
“I-io,
mi
dispiace, per ieri. Uhm, io di solito non sono... è
che...” aveva
cercato di dire, chiedendosi perchè quel ragazzo fosse
così gentile
con lui dopo quello che aveva combinato.
“Ehi,
tranquillo.
Diciamo che forse dovresti scusarti con Molly, la bibliotecaria; sono
piuttosto sicuro che le sia venuto un mancamento.” lo aveva
interrotto Blaine, uno sguardo gentile e appena imbarazzato negli
occhi caramello. Kurt aveva notato quanto fossero più
luminosi
liberi dalla costrizione degli occhiali; poi aveva riso, sentendosi
subito a suo agio.
“Quindi
studi
anche tu qui?” aveva chiesto, curioso.
“Uhm,
diciamo di
sì...Mi sono appena trasferito, è il mio primo
giorno qui e...
diciamo che potrei essermi dimenticato gli occhiali a casa e che
senza la mia vista non sia granché... E poi la cartina che
mi hanno
dato è piuttosto confusa e non sono sicuro degli orari. Ma
non che
tu ti debba sentire obbligato ad accompagnarmi, ovvio! Cioè,
sei
praticamente l'unica persona che conosco, ma...” aveva
balbettato
Blaine in risposta, spostando lo sguardo a terra e schiarendosi la
voce nervosamente. Kurt aveva pensato che fosse adorabile.
“È
il minimo che
possa fare.” aveva detto, posandogli una mano sulla spalla.
“Andiamo, seguimi.”
Il modo
in cui gli
occhi di Blaine si erano illuminati aveva qualcosa di magico e,
mentre lo ascoltava decantare i pregi del libro che stava leggendo il
giorno precedente, si era ripromesso di ringraziare Quinn, e le skank
al più presto, forse il suo ultimo anno sarebbe stato molto
più
entusiasmante di quanto aveva pensato.
***
Ooook,
questa OS
era un pochino più “seria” delle altre,
ma spero vi sia piaciuta
lo stesso =)
So che il mio Blaine!Nerd è davvero poco nerd, ma
non essendo io un esperta di quel campo, invece di creare una
caricatura e fare qualche strafalcione, ho preferito renderlo solo un
po' troppo studioso. =P
Mi
scuso per non
aver ancora risposto alle recensioni, ma non è
perchè non mi
interessano, anzi, le adoro e mi scaldano il cuore, è che
proprio
non ho avuto modo! Cercherò di rimediare il prima possibile,
promesso <3
A
domani
più tardi; con un po'
di ANGST per il prompt: photographer/model
baci,
Sara
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Day5: Photographer/model ***
Salve!
Okay, okay, ormai è evidente, sono rimasta un giorno
indietro nella
week e non sono riuscita a recuperare.. =(
Spero che vogliate
leggere lo stesso le prossime OS, soprattutto questa, perchè
è
quella a cui tengo di più...
PROMPT:
Photographer/model
RATING:
Rosso
PERSONAGGI:
Blaine Anderson, Kurt Hummel
Ci
sono due canzoni -di sottofondo- in questa OS, vi consiglio
caldamente di ascoltarle durante la lettura ;)
Placebo,
“Song to say goodbye”
http://www.youtube.com/watch?v=52BXJV7tfIY
Damien
Rice, “The blowers daughter”
http://www.youtube.com/watch?v=5YXVMCHG-Nk
***
Sveglia.
Altri cinque minuti di sonno. Sveglia, di nuovo. Doccia. Sega
mattutina. Caffè.
Avere
una routine quotidiana ben precisa lo rassicurava, un tempo, quando
aveva vent'anni, il mondo ai piedi e tutto sembrava incerto, nuovo e
spaventoso, adesso lo annoia. Adesso ne ha trentaquattro e tutto
è
uguale, conosciuto, sicuro.
Ogni
tanto Blaine pensa che vorrebbe sparire, poi va a letto e la mattina
dopo la sua routine è lì che lo aspetta, e si
dimentica.
Beve
il caffè mentre scende le scale dell'appartamento, la
macchina
fotografica al collo, è in ritardo anche oggi, ma per
fortuna lo
studio è solo a due isolati dall'appartamento.
Quando
arriva, ci sono già due persone ad aspettarlo; una donna
sulla
cinquantina avvolta in taileur costoso, ed un ragazzo giovane, il
viso protetto da un paio di occhiali da sole grandi.
Si
presenta, stinge loro la mano, li fa entrare nello studio e sorride,
cercando di ricordarsi chi siano. Il ragazzo gli passa vicino e
Blaine pensa che profumi di pioggia.
“Piacere,
Mr.Anderson. Sono Jane Ruthforth, l'agente di Mr. Hummel, ci siamo
parlati la settimana scorsa al telefono.” Blaine annuisce,
riconoscendo la voce della donna, ricorda di aver pensato che fosse
troppo fredda. “Oh, certo, adesso ricordo. Aveva prenotato un
servizio privato per questa mattina, giusto?” La donna
conferma,
spiegandogli i dettagli di ciò di cui hanno bisogno, ma
Blaine è
distratto. Il ragazzo si è tolto gli occhiali ed il cappotto
e ha
iniziato a vagare per lo studio ed è difficile non seguire
con lo
sguardo quei movimenti misurati, aggraziati.
“Ovviamente
ci aspettiamo la massima riservatezza, Mr.Anderson. Le foto dovranno
essere tutte approvate dall'agenzia prima di poter essere esposte,
altrimenti penso sappia bene cosa succederà.” La
donna continua a
spiegare la politica della sua azienda, i bisogni del suo cliente, ma
Blaine finge soltanto di ascoltare. Non è quello il suo
lavoro; non
sono le parole, o il compenso; è il catturare la bellezza,
quella
vera, in un fotogramma, ed il ragazzo che ancora gli dà le
spalle,
disinteressato, ne ha da vendere.
È
questione di pochi minuti prima che la donna se ne vada. Adesso sono
soli in quell'attico bianco.
Il
ragazzo gli si avvicina e Blaine può finalmente vedere
quanto
azzurri siano i suoi occhi.
“Non
credo che ci siamo presentati” dice, porgendogli una mano
pallida
“io sono Kurt.”
“Blaine.”
“Allora
sei tu; il capriccio.” prosegue Kurt, sorridendo di un
sorriso
troppo triste per un viso così bello.
“Come
prego? Credo di non seguirti...” dice Blaine, perplesso dalle
sue
parole e ammaliato dalla sua voce soffice, mentre lo osserva
allontanarsi verso la finestra.
“Il
capriccio. Stanno cercando di accontentarmi, di tenermi
buono” Kurt
lascia che le sue parole aleggino nell'aria tra loro, mentre le sue
dita creano disegni confusi con le gocce di condensa sulla finestra.
“Sono pericoloso, instabile, il piccolo modello capriccioso
che
deve essere tenuto a bada, o farà di nuovo qualcosa di
stupido. E
gli faccio fare troppi soldi per lasciarmi andar via così,
quindi mi
asseconderanno finchè non saranno sicuri che sono tornato
sotto il
loro controllo.” tira fuori un pacchetto di sigarette e ne
accende
una.
Blaine
non chiede cosa abbia fatto Kurt di stupido in passato, ha il sentore
che sia una ferita non ancora cicatrizzata.
Passa
qualche secondo, annebbiato dal fumo che esce dalle labbra piene del
ragazzo, solo per essere gettato nel mondo esterno, nella pioggia,
nel freddo, dove nessuno osserverà le curve sinuose dei suoi
arabeschi, dove nessuno cristallizzerà la sua bellezza
perversa.
“Devo
fare un nuovo book e ho espressamente richiesto te. Ho visto le tue
foto, sono bellissime. Sembra che... sembra che tu ami le persone che
fotografi.” dice Kurt alla fine, gli occhi inchiodati a
quelli di
Blaine, provocatori, sinceri.
Sembrano
portare un peso più grande di loro, sono taglienti e Blaine
si sente
nudo sotto il loro giudizio. Gioca un attimo con la macchina
fotografica, abbassando lo sguardo.
“Può
darsi... Penso che ci sia sempre qualcosa di cui innamorarsi in
ognuno, basta solo saper trovare l'angolazione giusta per catturare
la bellezza. Con te non sarà difficile, credimi.”
risponde poi,
imponendosi di non tremare, di non mostrare il suo nervosismo.
Kurt
finisce di fumare e getta la sigaretta dalla finestra, seguendo la
sua caduta verso l'asfalto bagnata con sguardo morboso. Blaine si
chiede a cosa pensi mentre vede la cenere precipitare, il rosso della
sigaretta accesa morire nell'acqua sudicia di una pozzanghera.
Pensa
che se dovesse definire la sua bellezza, probabilmente direbbe che
è
tragica. Di quel tipo di perfezione che ti fa venire voglia di
piangere, perchè è fragile, effimera, consapevole
della propria
debolezza, e non può essere conservata, non può
essere salvata.
Ha
qualcosa di triste negli occhi, qualcosa di vecchio, come se quelle
iridi fossero state ingrigite da troppo dolore, troppe delusioni.
Guarda
fuori dalla finestra con disattenzione e chissà a cosa sta
pensando.
Poggia la fronte sul vetro umido chiudendo gli occhi, le labbra
appena aperte.
Blaine
si perde un attimo ad osservarlo, sentendosi uno spettatore
privilegiato allo spettacolo malinconico di quella grazia triste. Poi
si ricorda che tra le sue mani giace il potere di rendere
quell'attimo di bellezza così pura, così
effimera, eterno, solido e
visibile per tutti.
Solleva
la macchina fotografica ed inizia a scattare, sempre più
affascinato
da come un minuscolo movimento del viso di Kurt, riesca a cambiare
totalmente la sua espressione, a capovolgere il significato della
foto, a dare ogni volta un senso nuovo anche al mondo che lo
circonda.
Poi,
piano, piano, Kurt inizia a spogliarsi davanti a lui. A privarsi di
tutti i suoi strati per offrirsi all'obbiettivo. Senza vergogna,
senza imbarazzo.
Sfila
la sciarpa con un movimento secco, il mento alto, le palpebre
socchiuse, il collo bianco esposto nella sua perfezione. Blaine
deglutisce, reprimendo l'urgenza di marchiare, mordere, possedere
quella pelle così diafana, liscia e senza difetti. Incerto
se essere
grato o meno della presenza dell'obbiettivo, il confine che
stabilisce i termini della relazione professionista-cliente, limiti
che non ha mai sentito il bisogno di trapassare, limiti che adesso
gli sembrano stringerglisi alla gola, soffocanti.
Stringe
ancora di più la presa sull'impugnatura, cercando di tenere
impegnate quelle mani che altrimenti andrebbero a posarsi altrove, ad
aprire il bottone su cui stanno indugiando le dita affusolate di
Kurt, a far scivolare quella camicia sulle sue spalle larghe, ma
magre.
Kurt
slaccia languido la camicia, lento, poggiandosi con la schiena al
muro, inarcandola e guardando dritto nell'obbiettivo, da dietro le
sue ciglia lunghe e folte. Qualche volta sorride appena, poi si lecca
le labbra, spesso le morde.
In
sottofondo la radio accesa passa una canzone che non potrebbe essere
più calzante.
You
are one of God's mistakes,
You crying, tragic waste of skin,
I'm
well aware of how it aches ,
And you still won't let me in.
La
voce del cantante si fonde con i respiri leggeri di Kurt, mentre lui
si porta una mano alla zip dei pantaloni, abbassandola piano.
Non
c'è pudore nei suoi occhi, non c'è rossore nelle
sue guance, nel
suo petto, ma solo sfida, sensualità e una strana
consapevolezza.
Come se fosse abituato ad offrirsi, come se fosse consuetudine per
lui regalare la vista di quel corpo così attraente; come se
fosse
banale.
Blaine
quasi si sente nauseato al pensiero che un ragazzo così
giovane sia
già così consapevole, così rassegnato,
abituato a vendersi.
Abbassa per un attimo la macchina fotografica, e Kurt si ferma, la
camicia ancora aperta sul petto liscio, la zip dei jeans appena
abbassata.
“Quanti
anni hai, Kurt?” si ritrova a chiedere, senza sapere se
davvero
vuole conoscere la risposta.
“Diciannove,
tra due settimane.” risponde lui, facendo un passo in avanti,
cancellando la distanza che li tiene al riparo l'uno dall'altro. Alza
una mano a carezzare il colletto della camicia di Blaine, quasi
chiedendo il permesso.
Before
our innocence was lost,
You were always one of those ,
Blessed
with lucky sevens ,
And the voice that made me cry .
My Oh My.
“Kurt...
P-puoi andarti a stendere lì.” dice Blaine,
facendo un passo
indietro e spostando lo sguardo a terra. Il cuore in gola ed una
inequivocabile sensazione di eccitazione che si inizia a propagare
sotto la pelle.
Non
vede l'espressione di Kurt, non fa in tempo a scoprire se
c'è
dell'amarezza nei suoi occhi, sente solo lo scricchiolio del
materasso sotto il suo peso.
Quando
finalmente si volta, Kurt è disteso sulla pancia, una nuova
sigaretta accesa tra le labbra, un'espressione distratta sul viso.
Blaine
si avvicina, catturando dentro l'obbiettivo quel corpo longilineo,
quella bocca sinuosa. Gli gira intorno, cambia angolazione, sposta
una tenda, poi un faretto.
Kurt
finisce la sigaretta e la spenge sul pavimento sotto il letto,
tornando a sfilarsi lento i pantaloni, stendendosi sulla schiena,
inarcandola, intrecciando le sue gambe lunghe con il lenzuolo
sgualcito. Non stacca mai lo sguardo da quello di Blaine, protetto
dietro le lenti ottiche, al sicuro da quella sincerità
disarmante,
da quella nudità emotiva così violenta.
Blaine
si separa dalla macchina fotografica solo per aiutarlo a sfilarsi
quei jeans così attillati, sentendo la sua pelle liscia,
scivolare
come seta sotto i suoi polpastrelli. Si inginocchia anche lui sul
letto, e adesso può sentire il calore del suo corpo, il
rumore lieve
dei suoi respiri.
Kurt
lo osserva come se aspettasse di capire quale sarà la sua
prossima
mossa.
Lui
non vorrebbe fare altro che allungare la mano e spostare dalla sua
fronte alta qualche ciocca ribelle; così lo fa. Per una
volta si
sente di nuovo ventenne, perso nel turbinio di un desiderio e di
un'eccitazione così profondi da sembrare insondabili.
Lascia
che le sue dita callose carezzino quella pelle liscia, tracciando
delicate il profilo fiero del suo naso, la curva dolce delle sue
guance, quella sensuale delle sue labbra, godendo di come Kurt segua
il suo tocco.
Passa
il pollice sul labbro inferiore del ragazzo, e lui apre appena la
bocca. Adesso il suo fiato caldo gli solletica il polpastrello e
Blaine sa che è quello il momento in cui dovrebbe tirarsi
indietro,
nascondersi di nuovo dietro la macchina fotografica, ma negli occhi
di Kurt c'è una richiesta, un desiderio intenso almeno
quanto il
suo. Si china verso di lui, avvicinando il volto al suo, e forse
anche Kurt lo vuole, perchè è lui a chiudere la
distanza tra le
loro bocche, è lui a far aderire i loro corpi, aggrappandosi
con le
mani ai vestiti di Blaine, condividendo la stessa aria.
Now
I'm trying to wake you up ,
To pull you from the liquid sky ,
Coz
if I don't we'll both end up ,
With just your song to say
goodbye.
My Oh My.
Le
sue labbra sono calde e morbide contro quelle di Blaine, scivolano
sinuose le une sulle altre, mentre le loro lingue si intrecciano
insieme, mentre i loro battiti si fanno sempre più rapidi.
Inibizioni,
limiti e convenzioni sembrano svanire all'improvviso, cadere a terra
insieme alla camicia di Blaine, agli slip di Kurt. E adesso
c'è così
tanta pelle da esplorare, che le loro mani sembrano non riuscire
più
a fermarsi, nella ricerca febbricitante di un posto nascosto, di un
brivido che nessuno ha mai saputo scatenare prima; come se, se solo
graffiassero abbastanza a fondo, potrebbero portarsi via con
sé una
parte l'uno dell'altro.
Blaine
pensa per un attimo di non essersi mai sentito così in vita
sua, di
non aver mai desiderato tanto nessuno, come desidera questo ragazzo
triste, con le sue ossa fragili e il suo sguardo nudo.
Kurt
è sotto di lui, accaldato, con le guance in fiamme e le
labbra rosse
e Blaine non può far a meno di assaggiare la sua pelle
bianca.
Lascia la sua bocca solo per passare a mordicchiare la linea marcata
della mascella, per poi scendere lungo il collo, mentre Kurt si
contorce ed ansima sotto di lui, cercando di far aderire i loro
bacini, premendo forte la sua erezione contro la coscia di Blaine.
Lui
si prende il suo tempo, sciogliendo l'impazienza di Kurt sotto
carezze delicate, baci leggeri, gustando il sapore fresco della sua
pelle, godendo nel vedere i marchi rossi che adesso la ricoprono.
Posa un bacio languido sulla sua clavicola, poi cerca di sfilare
dalle sue braccia l'ultimo indumento rimasto tra loro, la camicia di
Kurt. Lui all'improvviso si irrigidisce, afferrando con le mani i
polsini, stringendo forte la stoffa tra le dita. Sta tremando e
Blaine capisce che stavolta non è per il desiderio.
Alza
di nuovo la testa, facendo incontrare i loro sguardi. “Cosa
c'è,
Kurt?” chiede, carezzandogli piano una guancia, chiedendosi
se il
ragazzo non sia pentito di cosa stanno facendo. Kurt non risponde, ma
continua a fissarlo, quasi come se stesse cercando nei suo occhi la
risposta ad una domanda che Blaine non conosce. Dopo qualche secondo
esala un respiro tremolante e allenta la presa sulle maniche della
camicia, permettendogli di toglierla. Si morde il labbro e non sposta
gli occhi da quelli di Blaine, analizzando ogni sfumatura del suo
volto, mentre anche quell'ultimo pezzo di stoffa viene gettato a
terra.
È
allora che Blaine capisce, è allora che la frase criptica di
Kurt
acquista un senso. Sente gli occhi riempirglisi di lacrime, mentre
osserva la linea rossa di una lunga cicatrice sul polso destro di
Kurt. Un abominio contro quella pelle perfetta, una macchia rossa su
quella distesa di tela bianca.
Kurt
sembra fraintendere la sua espressione addolorata, scambiare il
dispiacere per pietà, per sdegno. Con un gesto secco, ritrae
il
polso dalle mani di Blaine e se lo porta al petto.
“Non
c'è bisogno che mi guardi così. Lo so
già. Sono spezzato, rotto,
rovinato per sempre. Fammi solo...” dice, la voce rotta dal
pianto,
facendo per alzarsi.
Blaine
lo prende per le spalle e lo attira in un abbraccio, intrappolando le
sue braccia tra i loro petti. Kurt trema e il suo respiro è
irregolare contro il collo di Blaine.
“shhh...”
dice lui, passandogli piano una mano sulla schiena nuda.
“shhh...
Sei perfetto, Kurt. Perfetto.” mormora contro il suo
orecchio,
quasi impaurito lui stesso dall'intensità dell'istinto di
protezione
che è appena insorto nel suo petto.
“Non
so perchè l'ho fatto... Mi sentivo solo così vuoto...”
dice soltanto lui, un sussurro nervoso che si perde subito dentro un
nuovo bacio leggero.
Non
sa quanto rimangono abbracciati, avvolti l'uno nell'altro, ma quando
finalmente sciolgono l'abbraccio, il respiro di Kurt è
tornato
normale, i suoi occhi sono sereni. In sottofondo c'è
un'altra
canzone triste, mentre Blaine riprende a baciare le sue labbra rosse,
stavolta con dolcezza, senza fretta.
And
so it is
Just like you said it would be
Life goes easy on
me
Most of the time
And so it is
The shorter story
No
love, no glory
No hero in her skies
E,
cullati da quelle note lente, spogliati finalmente di ogni menzogna,
di ogni mezza verità, i loro gesti si fanno sicuri, sinceri.
Non
c'è rimpianto negli occhi di Blaine mentre fa scivolare le
sua dita
dentro Kurt, preparandolo piano, ingoiando i suoi gemiti; non
c'è
imbarazzo negli occhi di Kurt quando allaccia le sue gambe lunghe
alla vita di Blaine, facendolo scivolare a fondo dentro di lui.
I
can't take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't
take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't take
my eyes off you
I can't take my eyes...
Quando
l'orgasmo li travolge, rimangono abbracciati, respiri tremanti che
tornano normali insieme, mani che tracciano piano il contorno di un
viso, che si cercano, che si ritrovano.
Blaine
sorride quando vede le palpebre di Kurt farsi pesanti. Gli posa un
bacio leggero sul naso e si allunga per afferrare la macchina
fotografica, sotto il suo sguardo assonnato e curioso. Cancella tutte
le foto che ha fatto quella mattina, quelle del Kurt fragile e
insicuro. Poi mette la testa vicina alla sua e si porta alle labbra
il polso con la cicatrice. Lo bacia, scatta una foto.
Kurt
ha le lacrime agli occhi, ma sorride, ed è bellissimo.
Blaine
rimette via la macchina e lo attira di nuovo nel circolo caldo delle
sue braccia. Con il petto nudo di Kurt pressato contro il suo ed i
suoi capelli a solleticargli il mento, pensa distrattamente che non
si è mai sentito così orgoglioso del suo lavoro.
I
can't take my mind off you
I can't take my mind off you...
I
can't take my mind off you
I can't take my mind off you
I can't
take my mind off you
I can't take my mind...
My mind...my
mind...
***
Uhm...
c'è ancora qualcuno? o_O
Spero tanto che questa OS, anche se
decisamente più angst delle altre, vi sia piaciuta...
soprattutto a
chi, prima di leggere questa raccolta, non aveva mai letto niente di
mio, capisco che possa essere un po' “pesante”...
siate clementi!
*u*
C'è
un bonus, per chi fosse curioso, le foto che Blaine scatta a Kurt
nella mia testa sono molto simili a
queste:http://homotography.blogspot.it/2011/07/philip-by-damon-baker.html
e
e
queste:
http://homotography.blogspot.it/2011/05/frederik-tolke-by-damon-baker.html
Che
altro dire, spero di riuscire presto a rispondere alle recensioni, e
di postare entro domenica/lunedì la winter in NY... Non so
se
recupererò la Dalton!Klaine, vedremo!
Però
ho una PROPOSTA
(non
indecente): Visto che mi sono divertita tanto a scrivere queste OS,
ho pensato di dirvi che se volete, potete darmi dei prompt a vostro
piacimento e io vedrò di scrivere un nuovo “primo
incontro
klaine.” basato sulla vostra idea...
Va
bene qualsiasi cosa, anche scenari più specifici, spero
davvero che
qualcuno aderisca, io lo farei volentieri! ;P
Pagina
autore:http://www.facebook.com/Flurryefp
Baci,
Sara
|
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Capitolo 6 *** Winter in NY ***
Salve!
E ancora una volta ritorno dall'oltretomba, ormai non si sorprende
più nessuno =P
Purtroppo la mia vita è stata un caos negli
ultimi mesi e non ho avuto il tempo e la tranquillità per
lavorare
su questa raccolta (o su Ashes' Blues >.<), negli ultimi
giorni
ho potuto riprendere un pochino fiato e finire questa os che avevo
scritto per il prompt Winter In NY. =)
Non so se c'è ancora
qualcuno interessato, ma ci tengo a postarla lo stesso
perchè mi è
piaciuto molto scriverla e ci sono affezionata.
Spero
vi piaccia, buona lettura!
PROMPT:
Winter In NY
RATING:
Giallo
PERSONAGGI:
Kurt Hummel, Blaine Anderson, Wesley Montgomery
WARNINGS:
Blind!Blaine
***
Una
volta qualcuno aveva detto che Londra è un quadro dipinto ad
acquarelli, New York invece ad olio. Kurt non si ricordava chi
l'aveva detto, Kurt non era mai nemmeno stato a Londra, ma pensava di
poter essere d'accordo con quello sconosciuto pensatore. Ci
rifletteva spesso, su come quella città fosse un essere in
continuo
divenire, in continuo mutamento, nella grana sfumata di una vecchia
fotografia, nei colori pastosi e sfumati, densi e aspri al respiro di
un dipinto ad olio. Un posto dove dove potevi considerare tuo
concittadino chiunque sapesse respirare, chi sapesse capire le sue
strade, i suoi odori come te, non importa quale fosse la sua
nazionalità di origine.
Il
posto dove nessuno va a morire, dove tutti vanno a cercare una nuova
nascita, una nuova identità, un nuovo paio di occhi,
più
consapevoli, più reali, diversi.
Nemmeno
lui, come il migliore dei newyorkesi, era nato lì. Lui aveva
scelto
di rinascere tra le sue strade pericolose e sudice, abbagliato dalle
sue luci senza sonno, avvolto dal suo calore asfissiante d'estate,
pizzicato dal suo gelido abbraccio d'inverno. Amava quel posto,
lì
aveva trovato la realizzazione che aveva sempre cercato, l'energia
che aveva sempre sentito correre frenetica nelle sue vene finalmente
a suo agio in quella città veloce, violenta.
Solo
una cosa mancava all'appello della sua vita; l'amore.
L'amore,
quello semplice, banale, quello delle commedie romantiche, o forse
anche dei film strappalacrime. Quello che ti regala un angolo di
tranquillità, un sorso di pace, che ti acciambella sul petto
come un
gatto e ti fa sentire al sicuro, anche in un posto così
vasto. E
probabilmente era infantile da parte sua desiderare così
ardentemente una cosa tanto complicata da trovare, soprattutto in uno
posto come quello, dove tutti corrono veloce, e ognuno tende a
pensare a se stesso prima che a tutto il resto.
Certo,
New York era bellissima, New York era il suo primo amore, ma in quel
pomeriggio gelido di metà dicembre il suo abbraccio ventoso,
la sua
energia non sembravano abbastanza per riempire il vuoto che sentiva
di avere nel petto. Sentiva più freddo del solito, forse era
più
solo del solito e se, scendendo dalla metropolitana strinse ancora un
po' il cappotto intorno a sé, era solo per il freddo, o
almeno così
cercò di illudersi.
Arrivò
al Wollman Rink con dieci minuti di anticipo sul suo turno. Quello
non era il giorno giusto per perdersi a scrutare il panorama di
Central park, con le sue coppiette a braccetto, avvolti l'uno
nell'altra per ripararsi dal freddo.
Salutò
i colleghi, strinse le cinghie dei suoi pattini preferiti e si
preparò ad un altro lungo pomeriggio di bambini iperattivi
ed
eccitati a cui badare. Anche quel giorno non mancò di
ghignare al
paradosso che era l'aver trovato e accettato quel posto alla pista di
pattinaggio sul ghiaccio. La prima volta che Rachel ce lo aveva
trascinato -perchè a quanto pareva, era un must della sua
lista di
cose da fare a NY- era caduto almeno quattro volte, ed aveva
imprecato contro i ragazzini che sfrecciavano intorno a lui
esibendosi in figure ambiziose. Forse era stato proprio quel primo
tentativo disastroso a spingerlo a riprovarci una seconda volta, e
poi una terza, e ancora una quarta e una quinta, fino a quando non
era diventato un piacere, più che una sfida contro se stesso.
Così,
quando le audizioni scarseggiavano e i conti delle spese si facevano
sempre più difficili da pagare, non aveva esitato ad
accettare il
posto di controllore prima, di istruttore poi.
E
a dirla tutta, cinque anni dopo, continuava ad essere grato per
quello stipendio forse un po' magro, ma costante.
Il
suo turno fu stranamente tranquillo per essere la metà di
dicembre,
il periodo di solito più affollato dell'anno e, quando anche
l'ultimo cliente fu uscito dalla pista, decise di rimanere qualche
minuto in più e godersi lo spazio a sua disposizione.
Proprio mentre
stava pensando di esercitarsi un po' sulle figure più
complicate,
Holly gli fece cenno di avvicinarsi alle transenne che limitavano il
perimetro della pista.
“Kurt,
per favore non odiarmi, ma devo chiederti un favore.” Gli
disse una
volta che si fu avvicinato abbastanza. “Avevo promesso a
Wesley che
sarei rimasta dopo l'orario di chiusura per una lezione con un suo
amico, ma credo di avere le febbre e vorrei davvero andare a
casa...”
Kurt annuì, intuendo dove sarebbe andato a parare il
discorso. “Il
fatto è che gliel'ho promesso un sacco di tempo fa e so che
è una
cosa davvero importante per questo ragazzo. Non posso dargli il
biglietto per un'entrata normale perchè ecco.. vedi, lui
è cieco e,
anche se Wes mi ha assicurato che sa pattinare piuttosto bene, di
certo non può farlo in mezzo alla folla e...”
finì lei, spostando
lo sguardo verso due ragazzi avvolti nei loro cappotti pesanti a poca
distanza da loro.
Uno
dei due era alto, dai lineamenti asiatici, Kurt ricordava di averlo
visto un paio di volte con Holly. L'altro era più basso,
aveva
capelli ricci e folti che gli cadevano davanti agli occhi ed un
sorriso che, Kurt poteva già dirlo, era tanto luminoso da
far
invidia alle luci della città addobbata per Natale. Aveva
una mano
in tasca e l'altra allungata a tenere il guinzaglio del golden
retriver che sedeva pacifico ai suoi piedi, un cane guida,
realizzò
Kurt.
“Tranquilla,
ti sostituisco volentieri.” disse senza spostare lo sguardo
dal
ragazzo. “Ricordati di farmi trovare un cappuccino caldo e un
bagel
domani quando arrivo.” concluse, sorridendo appena a Holly
prima di
pattinare veloce dall'altra parte della pista, lasciandosi dietro il
“grazie” riconoscente della ragazza.
Quello
che non disse fu che tanto non ci sarebbe stato comunque nessuno ad
aspettarlo nel suo appartamento, nessuno che avrebbe notato il suo
ritardo, che avrebbe sentito la sua mancanza. Tanto valeva usare il
suo tempo per aiutare qualcuno, soprattutto se quel qualcuno aveva un
sorriso gentile come quello del ragazzo ricciolo.
“Salve,
tu devi essere Wes.” disse avvicinandosi. Entrambi si
voltarono al
suono della sua voce. “Io sono Kurt. Holly mi ha detto che vi
aveva
promesso una lezione privata; lei sta male, quindi temo che dovrete
accontentarvi di me per questa volta.” concluse, allungando
una
mano verso Wes. “Piacere di conoscerti Kurt, in
realtà la lezione
è solo per il mio amico, Blaine.”
“Smettila
di chiamarla lezione, Wesley, sono più che capace di andare
sui
pattini, grazie tante.” replicò subito il ragazzo,
sorridendo.
“Ciao Kurt, io sono Blaine. Il tipo cieco e pedante che
rovina i
tuoi programmi per il sabato sera e ti costringe a lavorare due ore
in più.” allungò la mano, voltandosi
del tutto verso di lui e
continuando a sorridere di quel suo sorriso gentile. I suoi occhi
erano dorati, caldi, era come se qualcuno avesse deciso di mescolare
i colori dell'autunno a Central Park su una tavolozza e
regalarglielo. Guardavano nella sua direzione senza in
realtà
riuscire a vederlo. Erano bellissimi, erano tragici.
Kurt
strinse la sua mano tesa, percependone il calore anche sotto lo
strato pesante della lana dei mezziguanti.
“Non
è un problema, davvero. Non c'è nessun programma
da rovinare e
avevo già deciso di rimanere un pochino a pattinare; se sei
bravo
come dici di essere, almeno mi farai compagnia.” rispose lui,
sentendo un leggero rossore diffonderglisi sulle guance.
Accompagnare
Blaine a mettersi i pattini non fu difficile come Kurt aveva temuto,
il cane guida -Xena, come la principessa guerriera, hai presente?-
stava al suo fianco e lo aiutava nell'aggirare gli ostacoli meglio di
quanto sarebbe mai riuscito a fare lui, e in men che non si dica
salutarono Wes e si ritrovarono sulla pista, le mani intrecciate e le
guance rosse per il freddo e forse un po' anche per l'imbarazzo.
“Allora,
Blaine, pensavo di iniziare mantenendoci vicino al bordo,
così puoi
abituarti ai pattini e riprendere confidenza. Quando tempo è
passato
dall'ultima volta in cui hai pattinato?” chiese, mantenendosi
al
fianco del ragazzo e osservandolo prendere confidenza con il
movimento.
La
sua presa sul bordo era salda ed il suo equilibrio piuttosto
precario, ma il sorriso sul suo volto non faceva che allargarsi ad
ogni tentativo passo in avanti. Era affascinante da osservare,
così
tanto che per poco Kurt non si perse le sue parole.
“Uh,
è passato tanto tempo... Almeno tre anni.” disse,
e quelle parole
ebbero sul suo volto lo stesso effetto che avrebbe una nuvola di
pioggia sul sole d'agosto. Kurt quasi si pentì di averglielo
chiesto.
“Il
mio ex amava pattinare e ogni anno andavamo al Rockfeller.”
continuò con un sorriso che aveva l'aria di sapere d'amaro.
“Scelta
sua, se posso dire, io ho sempre preferito Central Park, il
Rockfeller è sempre stato troppo imponente, troppo
abbagliante.
Immagino che adesso non avrei lo stesso problema, ma comunque... Era
diventata una tradizione, ma dopo l'incidente le cose tra noi sono
cambiate, io ho perso la vista e... diciamo che i suoi piani non
comprendevano un fidanzato cieco di cui doversi occupare.
Così ci
siamo lasciati e... beh, a quel punto andare a pattinare, da solo
poi, non era più nella lista delle cose che potevo
fare.”
concluse, scrollando le spalle e inclinando appena il volto verso
Kurt. Il movimento, seppur leggero, lo distrasse e ruppe il suo
equilibrio precario e si sbilanciò all'indietro, rischiando
di
cadere. Kurt, vigile dopo anni di esperienza, reagì
immediatamente e
riuscì ad afferrarlo prima che cadesse, attirandolo verso di
sé.
Fu
il movimento di un attimo, ma sentire le mani grandi di Blaine
poggiarsi sul suo petto, talmente vicino che i suoi riccioli scuri
gli solleticavano il mento invadendo le sue narici di un profumo
dolce, speziato, talmente vicino che la risata imbarazzata sembrava
risuonare anche dentro il suo petto, fece salire di nuovo alla gola
quel groppo che lo tormentava da giorni. Prese un respiro profondo,
cercando di ignorare il suo stupido istinto, facendo finta che il
vuoto che aveva sempre sentito nel petto non fosse per un secondo
stato riempito da una sensazione di calore, e mise di nuovo tra loro
un distanza rispettabile. Quei miseri centimetri che pochi decidono
di attraversare, quei pochi centimetri che l'avevano sempre protetto,
gli stessi che forse lo facevano sentire solo.
“Mi
dispiace, forse non sono bravo come ricordavo.” si
scusò Blaine,
riprendendosi le sue mani calde.
“Tranquillo.
Devi solo riabituarti.” rispose lui, la voce appena
incrinata.
“Blaine, mi.. Mi dispiace per il tuo incidente...”
“Grazie.
Ma non c'è bisogno di intristirsi. D'altronde le
farò sapere, Mr.
Hummel, che non me la cavo affatto male e poi, detto in confidenza,
Xena è molto più incline alle coccole del mio
ex.” lo interruppe
Blaine con un sorriso sincero. Lui rise e pensò a quanto
fossero
rari un ottimismo e una positività del genere.
Continuarono
a pattinare lungo il bordo, fino a quando Blaine non si
sentì
abbastanza sicuro da farsi condurre al centro della pista, le mani
intrecciate a quelle di Kurt, seguendo le sue direttive. Non ci volle
molto prima che prendesse abbastanza confidenza, e Kurt si trovasse a
pattinare al suo fianco, invece che di fronte. La mano di Blaine era
ancora calda nella sua, la presa salda e sicura; il volto sorridente
e al contempo concentrato nel calcolare le distanze, nel calibrare i
movimenti. Aveva un equilibrio invidiabile e l'unica cosa che doveva
fare Kurt era guidare e correggere la sua traiettoria.
Pattinarono
per un po' in silenzio, godendosi la presenza e il calore l'uno
dell'altro. Il silenzio che li avvolse non era forzato, imbarazzante,
al contrario sapeva di fiducia, di amicizia; era come un insolito
regalo, un angolo di quiete nel bel mezzo del caos perpetuo della
città. Se Kurt avesse voluto non ci sarebbe voluto molto per
immaginare di essere a pattinare in mezzo alla folla, per mano con il
suo fidanzato.
“Scusa,
ma devo chiedertelo, come fai a sopravvivere senza guanti? Io credo
che mi stiano per cadere le dita della mano sinistra ed ho i guanti,
mentre tu sembri essere immune al gelo.” disse alla fine
Kurt,
rompendo il silenzio. Blaine rise, tirando appena indietro la testa,
i riccioli che gli danzavano impazziti sulla fronte. Kurt
sentì le
guance colorarglisi appena e un sorriso curioso stenderglisi sulle
labbra; quel ragazzo sembrava davvero capace di gioire anche della
cosa più piccola. Era come se ci fosse sempre un sorriso
dietro le
sue labbra, che aspettava solo una nuova scusa per manifestarsi, era
uno spettacolo insolito e affascinante.
“In
effetti ho sempre sopportato il freddo piuttosto bene.”
cominciò
poi “In più da quando ho perso la vista, il tatto
è diventato un
senso fondamentale, non potrei davvero privarmene in cambio di un
paio di guanti, non importa quanto sia freddo l'inverno
newyorkese.”
concluse, rallentando fino a fermarsi, continuando a tenere Kurt al
suo fianco. Il suo sorriso ampio si trasformò in qualcosa di
più
piccolo, timido e si portò la mano libera a grattare il
retro del
collo, in un gesto imbarazzato. Per la prima volta da quando Kurt
l'aveva incontrato sembrava essere insicuro.
“Uhm...
A questo proposito, volevo chiederti una cosa. Non a tutti fa
piacere, quindi se per te è un problema, sì
insomma non esitare a
dirmelo, ma, uhm... ecco, mi chiedevo s-se posso vederti.
Cioè, se
posso toccare il tuo viso, sai, per tracciare i lineamenti, associare
una faccia alla tua voce.. Però se la cosa ti mette a
disagio no-”
“Blaine.”
Lo interruppe Kurt, sorridendo appena di quella sua insicurezza,
incerto se trovarla adorabile.
“Uhm,
scusa...”
“Non
scusarti, non c'è nessun problema, davvero.”
concluse, poi prese
di nuovo le mani di Blaine tra le sue e se le portò sulle
spalle,
con la speranza vana che il calore delle sue guance non tradisse il
suo imbarazzo.
Blaine
sorrise, appena più sicuro e fece correre piano i palmi
lungo la
stoffa morbida della sciarpa di Kurt, fino ad avvolgere la sua
mascella con un tocco delicato, riverente, come se stesse carezzando
la seta più preziosa e delicata dell'Oriente. I suoi
polpastrelli
erano stranamente caldi contro la pelle ghiacciata del naso di Kurt,
sulle sue guance rosse, estranei e al contempo familiari,
confortanti. Kurt si trovò a prendere un respiro profondo,
chiudere
gli occhi e a perdersi per un attimo nella dolcezza di quel tocco.
Sentì chiaramente il cuore accelerare i battiti, e il calore
delle
mani di Blaine propagarsi attraverso i suoi circuiti nervosi fin
dentro la sua cassa toracica, a riempire quel vuoto che gli pesava
sullo stomaco.
Sapeva
che era stupido, infantile perdersi così in quei gesti
confortanti,
travestirli dalle carezze di un amante che non era mai arrivato, ma
non poteva impedirsi di reagire a quello che sembrava essere un
contatto fin troppo intimo per due sconosciuti.
Tenere
tutti a distanza di sicurezza era un meccanismo difensivo che aveva
dovuto imparare fin troppo presto e che ormai era diventato la
modalità standard con cui interagiva con le persone; lo
proteggeva,
certo, impediva agli altri di avvicinarsi di quel che tanto che
sarebbe bastato per ferirlo, ma lo rendeva al contempo anche
più
solo. Poteva mentire a se stesso quanto voleva, ma non poteva negare
che il brivido che gli percorse la schiena in quel momento, era lo
stesso che certe volte lo teneva sveglio la notte, la pelle che
sembrava troppo stretta per contenere i suoi muscoli, fredda,
percorsa fisicamente dal desiderio, dal bisogno di essere stretto tra
braccia calde e confortanti, di avere qualcuno che lo tenesse stretto
e gli mormorasse tra i capelli che era al sicuro, che era a casa. E,
per quanto assurdo fosse, fu così che si sentì
sotto il tocco
gentile di Blaine, a casa.
Quando
percepì le mani del ragazzo smettere di muoversi, si
costrinse ad
aprire gli occhi. Il volto di Blaine davanti a lui era diverso, le
sue labbra piene non erano più curvate in un sorriso, tra le
sue
sopracciglia si era creata una piega, tutto era disposto in una
smorfia di dispiacere, di tristezza e forse di disappunto.
“Blaine...”
disse, chiedendosi perchè la cosa lo turbasse tanto, e
Blaine subito
tolse le mani dal suo viso, stringendole a pugno e lasciando le
braccia inerti ai suoi fianchi.
“Mi
dispiace, Kurt, io non...” Cominciò, poi prese un
respiro profondo
“Non sono uno di quelli che si fanno abbattere facilmente,
non odio
la mia vita e ho imparato a convivere con quello che mi è
capitato,
ma... Ci sono momenti in cui desidero davvero tanto poter vedere di
nuovo...” Fece una pausa e inclinò appena la testa
di lato, un
sorriso piccolo e amaro sulle labbra “Hai un volto perfetto
Kurt,
mi avrebbe reso felice poterlo guardare.” concluse, scollando
le
spalle.
Il
silenzio che calò su di loro stavolta non fu confortevole,
ma
forzato, pieno di tutte le parole che avrebbero voluto dire, ma non
sapevano come. Perchè entrambi si sentivano come se ci fosse
molto
di più sepolto sotto la superficie delle parole, un
sentimento
inesplorato e giunto troppo all'improvviso per sembrare davvero
reale.
Fu
Blaine ad interromperlo poco dopo, offrendo scuse tanto sincere,
quanto non necessarie per aver reso l'atmosfera pesante.
“Voglio
provare una cosa” disse poi, fermandosi al lato della pista.
“Magari
iniziamo da non troppo lontano, non voglio farti ricredere sulle mia
abilità di pattinatrice, o peggio,
perdere il mio titolo di
Ice Princess,” e quel sorriso timido era contagioso, come
faceva
Kurt a non ridere?
“ma...
Pensavo che potresti allontanarti un po', magari restando lungo il
bordo e poi parlare, non so magari descrivermi l'ultima collezione di
McQueen, così posso usare il suono della tua voce per capire
dove
sei e pattinare verso di te, da solo.” concluse, il tono
speranzoso, appena tinto di incertezza, come se avesse avuto paura di
aver chiesto troppo, di essere un disturbo. Kurt sorrise e strinse
appena la mano calda ancora nella sua.
Va
bene, Blaine, bella idea, mi sposto subito; avrebbe voluto
dire,
ma le parole che uscirono dalla sua bocca apparentemente traditrice,
furono: “E se invece di parlare, cantassi?”
Non
ebbe neanche il tempo di mordersi il labbro e darsi dello stupido,
prima che il sorriso di Blaine si aprisse così ampio e
sincero sul
suo volto, da dare l'idea di far male.
“Woah,
sai anche cantare?! Cioè... Volevo dire, uhm, perfetto!
Iniziamo?”
e per quanto le sue guance fossero arrossate per il freddo, una nuova
ondata di rossore imbarazzato salì a colorarle.
Kurt
non perse tempo e si allontanò di qualche falcata,
mantenendosi
vicino al bordo, curioso di vedere il ragazzo pattinare da solo, ma
al contempo un po' preoccupato.
Con
i classici non si sbaglia, giusto? Pensò quando dovette
scegliere
cosa cantare.
Blackbird
singing in the dead of night
Take
these broken wings and learn to fly
All
your life
You were only
waiting for this moment to arise
Le
falcate di Blaine nel raggiungerlo furono precise, solo appena
incerte, il suo volto concentrato e allegro.
Non
appena furono a pochi centimetri di distanza, le mani di Blaine sui
suoi avambracci, come ad accertarsi che era reale, che era ancora
lì,
che ce l'aveva fatta, non era caduto; Kurt sorrise e si
allontanò di
nuovo, stavolta appena più lontano.
Black
bird singing in the dead of night
Take
these sunken eyes and learn to see
all
your life
you were only
waiting for this moment to be free
Anche
la seconda volta Blaine non ebbe problemi, sempre più sicuro
nei
movimenti, il sorriso sul suo viso che da timido si trasformava in
qualcosa di diverso, l'espressione di una gioia, di un senso di
libertà, il brivido di euforia che devono provare i bambini
che
compiono i primi passi.
Essere
in qualche modo partecipe di un momento del genere fece sentire Kurt
caldo fin dentro le ossa.
Continuò
a cantare, ad allontanarsi, a farsi rincorrere da Blaine; era la
prima volta che scappava solo perchè voleva essere
raggiunto, perchè
voleva sentire quelle mani calde aggrapparsi a sé, vedere la
soddisfazione negli occhi dorati di Blaine. Non era un estraneo che
osservava dall'esterno, era parte anche lui di quella gioia, ed era
una sensazione esilarante.
Black
bird singing in the dead of night
Take
these sunken eyes and learn to see
all
your life
Ed
erano finalmente arrivati dall'altra parte della pista, Blaine a solo
pochi metri da lui, che rallentava fino a raggiungerlo, le labbra
socchiuse intorno ad un respiro affannato, i lineamenti arrangiati in
un'espressione dolce, timida.
you
were only waiting for this moment to be free
Ed
erano faccia a faccia, le mani di Blaine di nuovo sui suoi
avambracci, calde, sicure.
you
were only waiting for this moment to be free
Kurt
avrebbe potuto smettere di cantare, ma era sicuro che il suo cuore
stava battendo talmente forte contro la cassa toracica che se avesse
chiuso la bocca il suo rumore avrebbe rimbombato per tutta la pista,
Blaine avrebbe saputo,
non avrebbe potuto nascondersi, non avrebbe saputo cosa dire.
you
were only waiting for this moment to be free.
Concluse,
la bocca secca, il respiro affaticato. Blaine era così
vicino che
poteva di nuovo sentire il suo odore particolare, così
vicino che i
loro respiri si condensavano insieme, così vicino che
avrebbe potuto
contare le ciglia folte che circondavano quegli occhi spenti, e al
contempo così vivi. E all'improvviso Blaine non era
più solo
vicino; Blaine era lì,
sulle sue labbra, dentro la sua bocca, appoggiato al suo petto; e lo
baciava con una dolcezza infinita, lento, delicato, come a chiedere
il permesso. Presto fu Kurt a dover appoggiarsi a lui, ad aggrapparsi
alla stoffa morbida del suo cappotto, stringendosi a lui come per
accertarsi che non svanisse all'improvviso, infondendo tutto
ciò
aveva nel movimento lento delle loro labbra.
Quando
dovettero separarsi per riprendere fiato, Kurt si fece ancora
più
vicino e incastrò il viso nello spazio caldo tra la mascella
e la
sciarpa di Blaine, impaurito che se avesse aperto gli occhi la magia
di quel momento si sarebbe spezzata.
Per
un po' rimasero così, abbracciati, le mani di Blaine che
carezzavano
piano la schiena di Kurt, il naso gelido di Kurt che si scaldava
contro la pelle calda del suo collo, avvolti e cullati dal silenzio,
fino a quando una sferzata di vento gelido non li distrasse.
Quando
Kurt alzò di nuovo lo sguardo, Blaine era ancora
lì, le labbra
rosse e umide, l'espressione aperta, piena di speranza, fiducia.
Esalò un respiro tremante, posando un bacio leggero sulle
sue
labbra.
“Ti
piace il caffè, Blaine?” chiese poi
“Conosco un posto qui
vicino, se vuoi.”, il sorriso con cui cui rispose Blaine era
così
caldo che Kurt si chiese se avrebbe mai più sentito freddo
nella sua
vita, probabilmente no.
***
Sooo...
Spero che vi sia piaciuta, e che non vi sia sembrata troppo strana
per via della cecità di Blaine. Ho messo questo particolare
perchè
mi affascinava vederli interagire tramite il tatto, introdurre nel
momento dell'approccio dei temi diversi dal solito. =)
Grazie
mille (anzi DUEMILA! =P) alla cara Haley che si è sorbita la
creazione della prima parte di questa os in tempo reale, love u!
<3
Spero
di tornare presto con Ashes' Blues, chi ancora la segue non perda la
speranza, ci sto ancora lavorando! E poi ho in cantiere anche la
traduzione di WWWR di beautifuwhatsyourhurry, può sembrare
che
sparisca nel nulla, ma poi torno sempre ;)
PS:
Se avete in mente qualche prompt per l'alternate meeting non esitate
a mandarmelo, qui su EFP, sulla mia pagina autore su fb
(http://www.facebook.com/Flurryefp), o chiedetemi l'amicizia sul mio
profilo autore (http://www.facebook.com/flurry.efp.7)
Baci,
Sara
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