I finally found you -klaine alternate meeting-

di Flurry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day1: Cooper+Klaine ***
Capitolo 2: *** Day2: Roommates ***
Capitolo 3: *** Day3: Heroes ***
Capitolo 4: *** Day4: Skank/Nerd ***
Capitolo 5: *** Day5: Photographer/model ***
Capitolo 6: *** Winter in NY ***



Capitolo 1
*** Day1: Cooper+Klaine ***


Salve a tutti! I'm back! =)

Per prima cosa, vorrei spiegare bene l'idea dell'alternate meeting, nel caso fosse poco chiara. Quello che ho in mente è seguire i prompt della Klaine Week e postare sette OS, una totalmente diversa dall'altra; l'unica cosa che accomunerà le storie sarà che in ognuna di esse, Kurt e Blaine si incontreranno per la prima volta... Il rating, il genere e gli avvertimenti probabilmente cambieranno di capitolo in capitolo, ma mi impegnerò a fare uno specchiettino di INFO all'inizio di ogni OS. ^^


PROMPT: Cooper + Klaine

RATING: Verde

PERSONAGGI: Kurt Hummel, Blaine Anderson, Cooper Anderson


***


Kurt Hummel era sempre stato un ragazzo pieno di ambizioni, di obiettivi, uno più in alto dell'altro; qualche mente razionale avrebbe potuto dire che fossero troppi e troppo grandi, lui probabilmente avrebbe risposto che non si potevano ottenere grandi successi, senza grandi sogni... e grandi sacrifici.

Ed erano proprio tutto il suo nobile spirito di sacrificio e la sua buona volontà a trascinarlo ogni mattina nel trailer dell'infame, come lo chiamava lui. L'unico e solo Cooper Anderson.

Lavorare per lui come assistente non era facile, l'attore era sì stato dotato da madre natura di grande bellezza e fascino, ma non di buon senso e modestia. E la cosa ovviamente andava a discapito di chiunque avesse le sfortuna di lavorare per lui, in primis il suo nuovo assistente.


“Ho detto papaya bi-o-lo-gi-ca, Kurt, BIOLOGICA! Dove hai preso questa roba??”

Fu la frase che lo accolse la mattina della vigilia di Natale. Cooper, in piedi sulla sua preziosa dormeuse di pelle bianca, lo stava guardando con gli occhi fuori dalle orbite, i capelli insolitamente spettinati, come se non riuscisse a credere al fatto che non era stato possibile recuperare un prodotto del genere nel pieno dell'inverno newyorkese.

-Forza Kurt, sono solo poche ore, domattina sarai a casa tua, con tuo padre, puoi farcela!- Si ripetè tra sé e sé, prima di prendere un respiro profondo e rispolverare la sua ricetta da ADDA; “Attacco Di Divismo Acuto”.

Per prima cosa un'abbondante dose di umiltà, con un pizzico di sguardo basso e tono sottomesso; “Mr. Anderson, mi dispiace molto. È stato un mio errore e mi scuso, ma il suo solito fornitore è chiuso per il periodo natalizio.” Poi due misurini di complimenti eccessivi “E poi non credo che la sua pelle abbia davvero bisogno di quella maschera; le è stato donato un incarnato naturalmente luminoso, un giorno senza la sua routine di creme per la pelle non le farà nulla.” e infine una bella spolverata di adulazione “E se questo non dovesse bastare, beh, ci saranno sempre le sue eccellenti doti recitative.”

Cooper non era evidentemente pronto ad un contrattacco così sfacciatamente programmato; ben presto i suoi lineamenti si riarrangiarono in un un'espressione soddisfatta e Kurt ringraziò mentalmente tutti gli anni passati a gestire le follie da diva di Rachel e Mercedes; la gavetta prima o poi paga sempre.


“Sai Kurt, credo che in fondo tu abbia ragione.” iniziò Cooper scendendo finalmente dal divan- dormeuse e ravviandosi le ciocche impazzite “E visto che mi piace considerarmi un capo permissivo e accondiscendente” a quelle parole Kurt fece seriamente fatica a impedire al suo sopracciglio sinistro di svettare in alto. “ e considerando che a Natale dovremmo essere tutti più buoni; non ti farò pesare questo errore, al contrario, ti premierò per il tuo impegno.” Ignorando l'espressione sconvolta del suo assistente, si voltò e tirò fuori da una cartellina un'elegante busta nera e dorata.

La nube di confusione intorno alla testa di Kurt iniziò lentamente a diradarsi. Non poteva essere... Cooper non avrebbe mai...

“Mr. Hummel, ecco a lei un invito speciale per il party di vigilia più cool della stagione. Può scegliere un completo di qualsiasi colore, basta che sia di classe, giacca e cravatta sono obbligatorie ovviamente.” esclamò, palesemente compiaciuto con se stesso.

Kurt allungò una mano tremante verso quell'invito prezioso, faticando a credere alla sua buona sorte. Quella festa non solo era una delle più famose della città, ma era anche piena di celebrità, persone importanti, di quelle che possono decidere la tua carriera. Non era mai stato così grato di aver accettato quel posto nel team di Cooper Anderson.

“Mr. Anderson, non so davvero cosa dire...”

“Oh, non preoccuparti, basterà che tu decanti la mia magnanimità con gli altri ospiti! Sai, il trend di quest'anno ad Hollywood è 'ricco, ma umile'. E poi è un po' che voglio presentarti una persona; diciamo che potrebbe essere... importante per il tuo futuro. Una volta fatto quello, potrai arruffianarti chi vuoi, io non ti fermerò. Adesso, cose serie, caffè, Kurt, rapido!”


Dopo quella sorpresa, la giornata era scivolata via rapidamente, tra le richieste improbabili di Cooper e i dubbi amletici di Kurt su cosa diamine mettersi per la festa. Era raro che un giovane laureato della TISCH come lui potesse accedere ad un evento del genere, avrebbe dovuto fare di tutto per conquistarli. Era con quella determinazione, mista ad eccitazione che una volta arrivato nel suo piccolo monolocale, si era preparato, curando tutto meticolosamente, fino ai più piccoli dettagli, e si era avviato in taxi al luogo della festa.


Una volta arrivato era stato tutto una giostra di volti famosi, nomi importanti, sorrisi smaglianti e strette di mano sudaticce ed emozionate. Aveva cercato di mantenere un contegno, di darsi un tono, di comportarsi come se quell'ambiente di tartine al caviale e flute di campagne costoso, gli appartenesse già, ma dopo un paio d'ore era diventato tutto fin troppo formale, difficile da gestire.


-Mi serve una boccata d'aria, svenire ad un party del genere darebbe sicuramente una cattiva impressione- pensò mentre si dirigeva rapido verso una delle balconate più piccole della sala, il cappotto stretto in mano. Non appena sentì l'aria gelida dell'inverno pungergli le guance, si sentì meglio e si affrettò a recuperare il cellulare per aggiornare sui suoi incontri quel cumulo d'invidia che una volta era stata la sua migliore amica Rachel.


To: Rachel

Orlando Bloom! Rachel! Ho visto legolas!!!


To:Rachel

Appena parlato con la direttrice del Winter Garden! IPERVENTILAZIONE!


To:Rachel

Sarà lo champagne, ma ho appena deciso che ti vorrò sempre bene, anche quando sarò talmente famoso che dovrò andare in giro con enormi occhiali scuri ed il cappellino della Hummel's Tires and Lube! xoxo


Ridacchiando piano rimise il telefono in tasca e sospirò, reclinando appena la testa contro il muro e godendo di quella improvvisa solitudine silenziosa, rotta solo dal rumore del traffico lontano, piani e piani sotto i loro celebri piedi. Chiuse gli occhi, cercò di far scivolare via quella strana sensazione di sopraffazione che gli aveva dato l'atmosfera di quel posto, lasciandosi avvolgere dal profumo dolce del suo futuro scintillante.


“Scappi da qualcuno?”

All'improvviso una voce interruppe la corsa sfrenata delle sua fantasie, facendolo sobbalzare. Si voltò di scatto potandosi d'istinto una mano ad aggiustare il nodo allentato della cravatta. Non poteva rovinare le apparenze dopo un così buon inizio.

Davanti a lui c'era un ragazzo moro, i capelli mossi tenuti a bada da un'abbondante quantità di gel, il viso pulito e aperto in un sorriso da pubblicità. Era bellissimo e Kurt dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non sciogliersi in una pozzangherina di melma, anche se sarebbe stata indubbiamente una fine felice. Si limitò ad arrossire ed abbassare lo sguardo.

“Oh, io... è che non ero mai stato ad una festa del genere, ed è tutto un po'...”

“Eccessivo.” finì lo sconosciuto per lui. “Non preoccuparti, ti capisco. Io vengo ogni anno solo per far piacere a mio fratello, ma ammetto che la mia capacità di sopportazione di tutte queste dive e dei loro accompagnatori impomatati, beh, è molto ridotta.” riprese, ridendo appena e rivolgendogli uno sguardo comprensivo. Poi si portò una mano ad allentare il papillon stretto al collo. Kurt si chiese per un attimo se non fosse un modello.

“Wow, beh, considerati fortunato, mio fratello al massimo potrebbe costringermi ad una serata a base di cibo spazzatura e partite di football. Urgh.” disse poi Kurt, beandosi del suono della risata del suo curioso interlocutore.

“A dire il vero, una cosa del genere mi sembra più che allettante al momento...” lo interruppe quello, facendosi appena più vicino e inclinando la testa di lato. “Allora, come mai sei qui?” chiese poi, stringendosi nel cappotto.

“Il mio capo.” Rispose subito Kurt, felice di poter finalmente avere una conversazione normale. “Sono l'assistente di Cooper Anderson. Mi dato l'invito per... in realtà non so bene perchè; credo che volesse darmi la possibilità di conoscere qualcuno di importante per il mio futuro.” Quando alzò di nuovo lo sguardo, non potè far a meno di notare la sfumatura di incredulità che colorava gli occhi ambrati del giovane. Non fece in tempo ad indagare oltre, perché il suo volto si aprì presto in un ghigno giocoso. Sarai anche bello, caro, ma non osare prenderti gioco di me. Non basta un bel faccino per fregare Kurt Hummel.

“Cooper Anderson, uh? Mi dicono che sia un tipino difficile da gestire...”

“Lo è. Non so quante volte ho dovuto ascoltare le sue 'parabole sul perfetto attore'... Diciamo che ha delle opinioni quantomeno obsolete... Ed una passione malsana per le maschere facciali alla papaya biologica. Ma, tutto sommato, non posso lamentarmi, per quanto stravagante, è un buon capo. E poi in fondo per questo Natale ho ricevuto un invito prestigioso, invece che la tessera sconto-dipendenti-sturbucks dove lavoravo prima di laurearmi. Direi che sto facendo progressi, no?” Lo sconosciuto rise apertamente alle sue parole, asciugandosi una lacrima all'angolo dell'occhio.

“Ah, so di cosa parli. Credo che il mio preferito rimarrà sempre il 'puntare il dito'. Prima o poi qualcuno scriverà un libro su questa roba, ci scommetto, e allora le tue memorie saranno preziose.” Kurt lo scrutò, curioso di scoprire chi fosse quel ragazzo e come facesse a sapere una cosa del genere su Cooper.


“Già... Comunque, devo scusarmi; sarà l'overdose di celebrità, ma ho trascurato drammaticamente le buone maniere. Piacere, Kurt Hummel.” disse porgendogli la mano. Il ragazzo la fissò un attimo, prima di afferrarla e stringerla. Le sue dita erano insolitamente calde contro quelle congelate di Kurt.

“Blaine Anderson.” disse semplicemente, continuando a fissarlo dritto negli occhi, in attesa della sua reazione. Era come se non stesse aspettando altro che godersi lo spettacolo. E Kurt si rese immediatamente conto che probabilmente il modo in cui la sua faccia prese fuoco e i suoi occhi minacciarono di uscire dalle loro orbite, ripagava l'attesa.

“Oh... Anderson come... come...”

“Come Cooper, esatto.”

“Oh Dio, sono mortificato, davvero! I-io non volevo dire che... insomma lui...”

“Ehi, ehi, Kurt, respira. Tranquillo, non c'è niente di cui preoccuparsi. Anzi, non c'è nessuno al mondo che possa capirti meglio di me, credimi.” Lo interruppe subito Blaine, un sorriso divertito sulle labbra, allungando una mano per posarla sul suo avambraccio. Kurt ebbe solo il tempo di pensare a quanto fosse piacevole e spontaneo quel tocco leggero, prima che una voce fin troppo familiare, li interrompesse.


“Ehi fratellino! Ti cerco da un sacco di tempo, dove eri sparito?” esordì Cooper materializzandosi al fianco del fratello e cingendogli le spalle con un braccio. “Oh, Kurt! Vedo che avete già fatto conoscenza, bene! Era Blaine la persona che ti volevo presentare, ma a quanto pare non c'è stato bisogno del mio intervento.” disse poi rivolgendosi alla faccia ancora paralizzata in una smorfia di sorpresa di Kurt.

Blaine si limitò a ridacchiare. “Io? Coop, forse non hai capito bene che 'musicista freelance' è più o meno sinonimo di 'studente squattrinato'. A meno che il tuo desiderio nascosto, Kurt, non sia quello di suonare agli angoli delle strade, beh, non vedo come potrei aiutare il tuo futuro professionale.”

Cooper si limitò a guardarlo con aria di superiorità, sembrava quasi incredulo.

“Oh ma io non stavo parlando del suo futuro professionale, tutt'altro! Pensavo che il tuo sesto-senso-gay fosse più sviluppato, Blainers! È semplice; siete perfetti l'uno per l'altro, vivrete un matrimonio lungo e felice, farete tanto sesso perverso e adotterete un esercito di adorabili bambini mulatti, come i Brangelina. Ah, a proposito, gradirei che il primogenito si chiamasse Cooper Junior, in onore del suo zio più cool. ” disse, scompigliando, per quanto possibile, i capelli ingellati del fratello. Kurt si portò le mani al volto ormai in fiamme, desiderando di poter essere inghiottito dal pavimento, sul serio; come si faceva ad essere tanto privi di tatto?

Blaine si limitò a spingere via il maggiore, ridendo della sua follia. “Ti rendi conto che parlare di sesto-senso-gay è offensivo, Coop?” disse, continuando a lanciare occhiate a Kurt di sottecchi, curioso di interpretare la sua reazione.

“Oh, andiamo, di tutto quello che ti ho detto, l'unica cosa che hai capito è stata quella? Sul serio, Blaine? Ti è per caso sfuggita la parte del 'sesso sfrenato e perverso'?” Cooper sembrava sinceramente sconvolto, e Kurt si ritrovò per l'ennesima volta a interrogarsi sulla sua salute mentale. Prima che potesse dire al suo capo qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentito, Blaine riprese la parola.

“Okay, okay credo che questa discussione sia andata avanti abbastanza. Cosa ne pensi Kurt?” Kurt si limitò ad annuire, ancora incredulo, poi Blaine si voltò verso il fratello “Coop, se mai adotterò un figlio, di certo non lo chiamerò Cooper Jr. Mi dispiace, il tuo meraviglioso piano ha già una falla, quindi direi che il tuo aiuto non è più richiesto... Che ne diresti di tornare dai tuoi colleghi e lasciarmi fare le cose a modo mio? Mi sembra di aver visto passare Bar Refaeli qualche minuto fa...”

“Davvero? Dove? Scusate, cari ingrati, ma non posso gettare al vento un'occasione del genere, nemmeno per voi. Adieu, ricordatevi di mandarmi l'invito al matrimonio!” replicò Cooper, già sbirciando dalle vetrate per cercare di vedere la ragazza, per poi dissolversi, veloce come era apparso.

“Allora, Kurt assistente-di-Cooper-e-mio-futuro-marito... Mi dispiace per mio fratello, ma; sai come è fatto, no? Cosa ne dici di toglierci dai piedi? Hai l'aria di uno che non ne può più.” Riprese Blaine dopo qualche secondo, un sorriso gentile sul viso e una sfumatura di allegria negli occhi. Kurt non avrebbe potuto dirgli di no neanche se avesse voluto, così si limitò ad annuire. “...un posto qui vicino, fanno bagels che sono veramente la fine del mondo...” . Preso com'era a chiedersi se quello si potesse considerare un appuntamento e se fosse prudente abbandonare una festa del genere per uno sconosciuto come Blaine, per poco non si accorse che il ragazzo stava ancora parlando.

“Uhm... Okay, andiamo. Non posso certo dire di no ai bagles di New York, no?” si decise infine a borbottare, ancora un po' imbarazzato, impedendosi di perdersi negli occhioni da cucciolo che il ragazzo stava sfoderando in quel momento. -quel labbrino dovrebbe essere dichiarata un'arma illegale- pensò, mentre si lasciava prendere a braccetto da un Blaine estremamente sorridente e saltellante.

Chissà, forse per una volta le stranezze di Cooper avrebbero portato a qualcosa di buono...


***


Bene! Se state leggendo questo, siete arrivati alla fine della OS, quindi grazie! ;P
Volevo solo dire che ho preso questa -adorabile- iniziativa della Klaine Week per rimettermi a scrivere dopo una pausa lunga, dovuta a problemi personali che non mi hanno permesso di concentrarmi su nient'altro e che, tra le altre cose, mi hanno costretta anche a mettere in pausa la long AU che stavo scrivendo. Chi la seguiva non perda le speranze, spero di riuscire a completare anche quella presto, di certo non è abbandonata! <3


Spero di avervi strappato almeno un sorriso, per me scriverla è stato divertente =)

A domani, prompt: ROMMATES...


PS: Se volete sapere qualcosa di più sulla klaine week: http://kurtblaine-week.tumblr.com/

PPS: Se volete venire su FB ad insultarmi, o a piangere insieme per la 4x04: http://www.facebook.com/Flurryefp


Klisses, Sara

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Capitolo 2
*** Day2: Roommates ***


Salve gente! Buona Klaine Week a tutti!

Stavolta non mi dilungo in spiegazioni (tanto dubito che qualcuno le legga! xP) e passo subito al sodo! ;)


PROMPT: Roommates

RATING: Verde

PERSONAGGI: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Burt Hummel, Wes Montgomery


***


Sto cercando un coinquilino per la seconda camera da letto del mio appartamento a partire dal 1 Settembre 2012. L'appartamento è completamente ammobiliato, la camera libera è vuota, ma può essere arredata se necessario. Armadio ENORME! Camera molto spaziosa e luminosa.

Cerco qualcuno che sia pulito, preciso, rispettoso, ecc. Sino molto flessibile e tranquillo, ma anche rispettoso degli spazi personali e del tempo altrui. Non ho problemi con ospiti che rimangono a dormire. Non ho problemi con le sigarette, a patto che vengano fumate all'esterno dell'appartamento.

L'affitto è comprensivo di tutto – riscaldamento, acqua calda, elettricità, connessione internet. La caparra serve a coprire il primo mese di affitto. C'è un bellissimo parco proprio dall'altra parte della via. A pochi minuti dalla metropolitana e a due isolati dalla fermata B47.Ci sono almeno tre supermercati a pochi minuti di cammino, e svariate caffetterie e qualche ristorante.

Se interessati contattatemi via email per discutere dei particolari.

Astenersi razzisti, omofobi, xenofobi, ecc!

Blaine Anderson, bowtieman@Gmail.com



Era questo uno degli annunci che si era trovato davanti Burt Hummel quando, con il prezioso aiuto di Carole, aveva deciso di passare il suo mercoledì sera a cercare appartamenti abbordabili a New York per suo figlio. Una serata che, se poteste chiedere a lui, probabilmente descriverebbe come 'straziante', passata a navigare nei meandri misteriosi di internet, tra topaie presentate come castelli e strani siti che continuavano a proporgli pillole di viagra. Ma tra tutte le fregature, qualcosa di buono erano riusciti, faticosamente, a selezionare.

Ed era stato così che si era ritrovato da solo nel traffico newyorkese, settimane dopo, con uno zaino in spalla, una cartina stroppicciata in una mano, ed un plico di annunci di case in affitto nell'altra.


“Scusi, posso...?” aveva chiesto, tentando invano di fermare un signore in giacca e cravatta che sembrava avere troppa fretta, ricevendo in cambio solo un'occhiataccia. Ripensando a quello che Kurt diceva sempre sulle persone di quella città; -sono impegnati, papà, sono newyorkesi, è normale!- si era rassegnato a fermare chiunque gli capitasse a tiro per chiedere informazioni su come raggiungere la via del primo appartamento che avrebbe dovuto vedere. Purtroppo però non aveva avuto fortuna e dopo un paio di turiste cinesi che si erano convinte che lui fosse un monumento turistico ed avevano insistito per farsi almeno dieci foto con lui, ed una vecchietta con il deambulatore che gli aveva raccontato per filo e per segno la vita dei sette nipoti, si era finalmente arreso ad arrangiarsi da solo.


Maledicendo la sua continua lotta contro la tecnologia e tutti i suoi termini incomprensibili -Burt, ha ragione tuo figlio; cosa ti ci vuole a prendere un navigatore, uno smart phone con le mappe, un tablet?- , aveva camminato a lungo, fino a raggiungere, stanco e piuttosto nervoso, il primo appartamento della giornata.

Il quartiere era carino, poco distante dall'indirizzo scarabocchiato sui suoi fogli, si intravedeva il parco di cui aveva parlato il ragazzo dell'annuncio, e non sembravano esserci strani individui in giro. Compiaciuto per la sua scelta, aveva suonato al campanello che riportava 'Blaine Anderson'.


Aveva suonato una volta.... e non aveva ricevuto risposta.

Aveva suonato una seconda volta... e non aveva ricevuto risposta.

Aveva suonato -sbuffando- una terza volta... e in risposta aveva ricevuto una serie inquietante di tonfi sonori e imprecazioni. Curioso e incredulo, aveva fatto qualche passo indietro per sbirciare quello che presumeva essere il balconcino dell'appartamento. E proprio da dietro l'inferriata aveva visto saettare una massa di capelli scuri e arruffati. Prima che il suo scetticismo potesse indurlo a correre via a gambe levate, però, il portone si era aperto e Burt aveva pensato che a quel punto valeva la pena vedere con i propri occhi. Aveva salito la prima rampa di scale e, una volta aperto il portone accostato, si era trovato davanti ad una scena quantomeno... inaspettata.

A quanto pare infatti la massa di capelli informe che aveva appena intravisto, apparteneva al proprietario della casa, il quale, in canottiera, pantaloncini e calzini spaiati, era rimasto paralizzato al centro del corridoio, colto nel palese, quanto vano, tentativo di nascondere un cumulo di cartacce e lattine accartocciate. Il povero ragazzo sembrava davvero un cervo in autostrada.

Burt si era limitato ad alzare il sopracciglio destro, in perfetto stile Hummel, e immediatamente il giovane aveva stipato il suo carico in una busta lì vicino, e si era diretto verso la porta con l'espressione più mortificata che l'uomo avesse mai visto. Talmente disperata che per poco non gli aveva chiesto scusa lui stesso. Per poco.

“Lei deve essere il signor Hummel. Ehm... I-io sono Blaine. Mi creda, davvero, sono mortificato. Non... Questo di solito... Io... ok. Voglio solo dire che mi dispiace che lei debba vedermi in questo stato; il fatto è che ieri sera era il mio compleanno e-e i miei amici sono venuti per farmi una sorpresa. Sono venuti qui dall'Ohio, sa? Perchè anche io vengo da lì, cioè, da Westerville. Lei è-è di Lima vero? Comunque... Era il mio compleanno e, giuro, non sapevo che sarebbero venuti, e sa, io non reggo l'alcol, non sono abituato, non bevo mai, ed è bastata una birra per mettermi k.o... Mr Hummel, mi creda, mi dispiace moltissimo...” aveva detto, senza quasi fare pause per respirare ed aggiungendo così al suo già pessimo aspetto, un colorito rosso e inquietante. Quando finalmente Burt lo aveva interrotto poggiandogli una mano sulla spalla, aveva gli occhi sgranati e lucidi ed il fiatone. L'uomo aveva sinceramente fatto fatica a trattenere una risata davanti alla sincerità disarmante del ragazzo.

“Ehi, ehi, frena. Mi stai facendo venire il mal di testa.” aveva detto, cercando di riprendere il controllo della situazione. Aveva fatto vagare lo sguardo per l'appartamento, cercando di valutare se le parole che aveva appena ascoltato fossero sincere. In effetti la casa era un caos di buste di patatine, lattine cadute a terra e qualche residuo di quelli che un tempo forse erano tramezzini; tutti oggetti imputabili ad una festa. Probabilmente il ragazzo aveva detto la verità e, ad onor del vero, le lattine di birra erano gli unici alcolici presenti; ma ciò di certo non gli vietava di divertirsi un po' e vedere di che pasta fosse fatto il possibile futuro coinquilino di suo figlio. In fondo è compito di un buon padre accertarsi che i propri figli siano al sicuro, no?

Ghignando in quella che Kurt avrebbe probabilmente definito 'maniera minacciosa', aveva detto a Blaine che gli concedeva un'altra possibilità e che voleva vedere l'appartamento. Cercando di capire se lo sguardo del ragazzo fosse di sollievo o di completo terrore, si era fatto portare in giro per la casa, in un sentiero tortuoso composto dai residui della sera precedente, condito con le scuse imbarazzate e a getto continuo del povero proprietario di casa.


Il tour era durato sorprendentemente a lungo e alla fine il giovane aveva assunto un colorito tendente al giallo, aveva iniziato a sudare, e sembrava incapace di smettere di tremare. Non aveva certo una bella cera e a quel punto non riusciva davvero più a contrastare i postumi della sbornia. Burt aveva deciso di avere pietà di lui, voleva risparmiargli l'inevitabile e imbarazzate corsa verso il bagno; diamine era stato giovane anche lui un tempo!

E poi era sicuro di aver stressato il poveretto a sufficienza, con tutte le domande sugli elettrodomestici durante la -sofferta quanto lunga- visita in cucina

“Ma sei sicuro che questa macchinetta per il caffè funzioni veramente? Perchè mio figlio, devi saperlo, è piuttosto fissato con quella roba. Gli piace quella roba che non sa di niente, con il latte zuccherato e la schiuma...”

“Ehm... sì, sì, funziona. Almeno a me non dispiace...” Allo sguardo perplesso di Burt, si era sentito in obbligo di offrirgliene una tazza. Erano stati cinque minuti faticosi per Blaine, il cui stomaco aveva protestato violentemente contro l'odore forte della bevanda, ma alla fine aveva avuto la netta sensazione di essersi guadagnato un punto con il suo ospite. A quanto pareva la disinvoltura con cui stava affrontando il suo malessere aveva dato i suoi frutti.

Dopo lo stomaco, era stata messa a dura prova anche la testa, quando Burt aveva insistito per mettere in funzione tutti gli elettrodomestici più rumorosi; dal frullatore a immersione, al mixer; dando a Blaine la netta impressione che tutta quella puntigliosità servisse più a fargli scontare gli eccessi della sera prima, che a testarli davvero. Per qualche strano motivo però, aveva apprezzato l'atteggiamento dell'uomo, il fatto che lo stesse mettendo alla prova per il bene di suo figlio era ammirevole; il fantomatico Kurt doveva essere un ragazzo fortunato.


“Bene, ragazzo, credo sia ora per me di andare, direi che ho visto abbastanza” aveva detto infine Burt avviandosi verso il portone. Blaine aveva annuito, sforzandosi di ricacciare indietro l'ondata di nausea che minacciava di travolgerlo, per mettere insieme qualche ultima frase di convincimento. “S-sì, sì, certo... ehm, Mr. Hummel, volevo dirle ancora che questa è stata davvero un'eccezione; non conosco suo figlio, ma da quello che mi ha detto lei, sono sicuro che andremmo d'accordo... E poi lei è praticamente l'ultima persona interessata alla stanza... Spero- spero che mi tenga comunque in considerazione.” aveva detto, appoggiandosi pesantemente allo stipite della porta e cedendo ai giramenti di testa. Burt aveva sorriso appena, cedendo alla genuinità del giovane.

“Sarò sincero... Non era proprio questa la situazione che mi sarei aspettato, ma la casa è bella, il prezzo buono, e voglio che sia Kurt ad avere l'ultima parola su di te. È bravo a giudicare le persone, mi fido di lui. Credo proprio che ci sentiremo presto, Blaine. Ciao e... buon riposo giovanotto.” Aveva detto ghignando e poi era uscito, lasciandosi alle spalle Blaine Anderson ed il suo post-sbornia. In risposta aveva ricevuto soltanto il rumore di passi affrettati, senza dubbio verso il piccolo bagno dell'appartamento; se c'era un momento in cui Burt Hummel non aveva desiderato avere di nuovo vent'anni, ed essere nei panni del ragazzo, era sicuramente quello.


...Un mese dopo...


“Wes! Wes! Wes! Smettila di prendermi in giro e AIUTAMI!” Aveva strillato nel cellulare Blaine la mattina del fatidico appuntamento con Burt Hummel e figlio, mentre finiva di annodare il papillon che aveva scelto. “È una cosa seria; l'ultimo tizio che è venuto a vedere la camera era una specie di rocker satanista, era vestito tutto di nero e l'unica volta che ha aperto la bocca, è stata per chiedermi se le pareti della stanza fossero insonorizzate e se qualche inquilino del palazzo avesse gatti neri! Gatti neri Wes! Se questa volta non riesco a convincere il Signor Hummel sono fregato... E poi la colpa è tutta vostra, se non mi aveste fatto bere...”

“Ok, ok, calmati però, mi metti ansia così!” aveva risposto l'amico facendo fatica a reprimere una risata. “E poi cosa ne potevamo sapere noi che la tua tolleranza alla birra è ancora quella di un dodicenne, Blainers? Pensavamo che il college ti avesse fortificato almeno un pochino!”

“Non. Mi. Sei. D'aiuto.” aveva ringhiato il ricciolo, contento che nessuno potesse vederlo arrossire.

“Oh, quanto sei melodrammatico! Cooomunque; riepiloghiamo il piano 'Blaine Anderson: Modalità Gentiluomo'. Allora; vestiti da damerino?”

“Io non mi vesto da damerino...”

“Blaine, rispondi e basta.”

“Ok, sì”

“Capelli soffocati dal cemento?”

“WES! ...Sì”

“Occhioni da cucciolo in overdose da zuccheri?”

“Oh Dio, perchè continuo ad ascoltarti?”

“Perchè mi ami e senza di me saresti un hobbit disorganizzato e sperduto nella vastità della terra di mezzo!”

“...uhm... ” prima che potesse pensare ad una risposta di eguale follia, il campanello aveva suonato. Era giunto il momento della verità. Aprendo il portone, aveva congedato Wes, promettendogli di fargli sapere l'esito dell'incontro. Si va in scena!


“Salve, Mr. Hummel, è un piacere rivederla!” Aveva esordito, non appena l'uomo aveva messo piede nell'appartamento, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi e offrendogli una stretta di mano.

“Oh... Uhm... Buongiorno, Blaine.” Aveva replicato Burt, l'ombra di un sorrisetto compiaciuto sulle labbra. “Vedo che questa mattina sei più in forze dell'ultima volta, bene! Questo è mio figlio Kurt” così dicendo, si era spostato appena e da dietro di lui aveva fatto capolino il ragazzo più bello che Blaine avesse mai visto.

No, sul serio, era stupendo; tutto gambe lunghe e occhioni azzurri, con le labbra rosee stese un sorriso timido che aveva colpito Blaine al cuore... Facendo prima una capatina nello stomaco, un cenno ai polmoni e una visitina di cortesia alla gola, tanto per essere educati, per poi esplodere nel suo cervello in una coloratissima pioggia di coriandoli, arcobaleni e materia celebrale. In poche parole, il ragazzo era perso, andato, finito, kaput, amen.

Durante il fulmineo processo che aveva portato Blaine ad accettare di essersi appena innamorato per la prima volta –e a scegliere il nome dei loro tre figli e del loro cane- Burt aveva continuato a parlare e, a giudicare dal suo sguardo basito e dal silenzio imbarazzate, il giovane non aveva fatto un gran lavoro nel seguire il suo discorso.

Arrossendo e cercando di motivare il suo cervello a funzionare di nuovo, si era finalmente spostato per chiudere del tutto la porta. “Ehm... L-la ringrazio Mr.Hummel. Kurt, è un piacere conoscerti di persona.” aveva detto, senza avere però il coraggio di incontrare di nuovo lo sguardo del ragazzo, e ringraziando tutti gli Dei conosciuti e sconosciuti, di essersi vestito 'da damerino' quella mattina.

“Posso offrivi qualcosa da bere?” aveva proseguito, facendo strada verso la cucina, sotto lo sguardo sempre più divertito di Burt.

“Perchè, hai ancora della birra avanzata dal mese scorso, ragazzo?” lo aveva interrotto l'uomo, prendendolo in contropiede. Fortunatamente Kurt era accorso in suo aiuto, dando una gomitata al padre e fulminandolo con lo sguardo. “Non farci caso, tende ad essere un tantino iper-protettivo; sai, tutta la storia di essere gay in uno posto come Lima, Ohio...” aveva detto con una voce sorprendentemente lieve, melodiosa, sorridendo appena, e Blaine aveva faticato a trattenersi dal lanciarsi in una ridicola danza della vittoria, perchè, insomma, Kurt non solo sembrava uscito da un set fotografico di VOGUE, ma era anche gay! Doveva essere il suo giorno fortunato.

“Già, nessuno lo sa meglio di me, credimi...” aveva risposto invece, schiarendosi la voce e congratulandosi mentalmente con se stesso per la lucidità mostrata. “Comunque volevo offrirvi dell'acqua, del succo, oppure del caffè. Tuo padre mi ha detto che ti piace, così mi sono permesso di prepararlo in anticipo. Non-fat mocha, giusto?” Kurt l'aveva guardato con la bocca appena aperta per lo stupore e gli occhi sgranati, ed un adorabile rossore gli aveva tinto le guance.“Wow... Sai già come prendo il caffè?” aveva detto, afferrando la tazza.

Burt si era limitato a ghignare, tra il divertito e lo sconcertato, “Hai appena guadagnato mille punti ragazzo, lasciatelo dire... Adesso cosa ne dici di farci vedere la camera?”

“Oh, s-sì, certo...” poi li aveva guidati in un tour dell'appartamento, cercando di non arrossire troppo ogni volta che Kurt gli faceva qualche domanda, o gli passava vicino, o lo guardava per più di dieci secondi, o respirava la sua stessa aria... Ovviamente i suoi sforzi erano stati piuttosto vani, anche se Kurt sembrava esserne più lusingato che infastidito; aveva anche riso alle sue battute di ispirazione tolkeniana -colpa di Wes-, e ciò era evidentemente un segno del destino.

Il tour della casa era finito solo quando Burt aveva interrotto la sua dettagliata spiegazione del funzionamento degli infissi del balcone, facendogli notare come fosse già passata più di un'ora. Blaine aveva avuto la decenza di arrossire, ma d'altronde chi poteva biasimarlo per aver tentato di prolungare quell'incontro il più a lungo possibile?

Sotto lo sguardo divertito di Burt si era rassegnato ad accompagnarli alla porta.

“Okay, allora... Spero di avervi spiegato bene tutto e... sì, insomma che siate ancora interessati alla camera.” aveva detto aprendo il portone, mentre spostava il peso da un piede all'altro, nervoso. “Vorrebbe dire molto per me, visto che ho escluso tutti gli altri possibili interessati. Non che vi dobbiate sentire obbligati, certo! Cioè, io sarei felice, ma...” poi si era imposto di smettere di parlare, altrimenti rischiava seriamente di mettersi in ginocchio e chiedere a Kurt di sposarlo e vivere insieme a lui per il resto dei suoi giorni, amarlo nei secoli dei secoli, vivere per sempre felici e contenti e... Sì, doveva decisamente mettere un freno al suo cervello impazzito.

Perso nei suoi scenari da favola disney, non si era quasi accorto del sorriso compiaciuto che era comparso sul volto di Kurt.

“Blaine, ti dispiacerebbe lasciarci un attimo da soli? Vorrei parlare di una cosa con mi padre.” aveva detto, chiudendo piano la porta. Blaine aveva subito annuito ed era corso in camera, indeciso se essere preoccupato o speranzoso.


I seguenti minuti li aveva passati a mangiarsi le unghie e a saltellare agitato, incapace di stare fermo. Aveva anche girato contro il muro i pochi peluches che aveva, era evidente che quegli occhietti malvagi lo stavano giudicando. In effetti non era mai stato così nervoso, con nessuno; lui era quello sempre calmo e posato, quello che aveva la situazione sotto controllo, ma per qualche strano motivo, poteva già immaginare come sarebbe stato vivere con Kurt, e non riusciva ad impedirsi di sperare.

Non era passato molto tempo prima che il nuovo protagonista delle sue fantasie bussasse piano e facesse capolino nella stanza, ovviamente scegliendo l'esatto momento in cui Blaine era impegnato a flettere le braccia davanti allo specchio, cercando di capire se la camicia che aveva scelto mettesse abbastanza in evidenza spalle e pettorali. Ovvio, il suo karma era sempre stato pessimo.

“Ehi, volevo solo dirti che non credo tu debba preoccuparti di cercare nuovi coinquilini... La camera mi piace, la zona è perfetta per la mia università e la compagnia... diciamo che è decisamente apprezzabile.” aveva detto Kurt, sorridendo e facendo finta di non aver notato cosa stesse facendo Blaine. Blaine che, dal canto suo, era stato solo capace di sorridere come un idiota perchè, insomma aveva appena detto che lo trovava decisamente apprezzabile!

“Oh, bene, bene! Che bello! Uhm... C-ci sentiamo presto allora?” aveva detto, senza riuscire a trattenersi dal manifestare la sua gioia. Kurt si era limitato e ridacchiare piano e ad avviarsi di nuovo verso il salotto “Credo proprio di sì... E tranquillo, la camicia è perfetta.” aveva bisbigliato prima di raggiungere suo padre al portone, fare un cenno di saluto ed uscire.

Blaine era rimasto qualche secondo paralizzato sul posto, giusto il tempo di assimilare il complimento, poi aveva abbandonato ogni parvenza di sanità mentale e si era lanciato in una spericolata danza della vittoria, finalmente libero di saltare dal divano al tavolino da caffè per celebrare.

In fondo il suo karma non era poi tanto male.


***

Bene, anche il secondo giorno è andato. ^^
Grazie a tutti quelli che hanno letto la OS di ieri, adesso mi metto a rispondere per bene alle recensioni <3

Spero davvero che anche questa OS vi sia piaciuta, è stato un piacere scriverla =)


A domani, prompt: HEROES


PS: La pagina autore è sempre quella, se volete, mi trovate qui:http://www.facebook.com/Flurryefp


Baci, Sara

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Capitolo 3
*** Day3: Heroes ***


Helloooo! =D

Eccomi anche oggi, anche se un po' in ritardo! >.<

bando alle ciance, ciancio alle bande, vi lascio alla lettura di questa strana OS ;)

Vi segnalo solo che le parti in corsivo tra asterischi sono i *pensieri* che può sentire solo Kurt.


PROMPT: (super)Heroes

RATING: verde, appena appena tendente al giallo

PERSONAGGI: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Finn Hudson, Wes Montgomery, Nick Duvall


***


“FINN! FIIINN! Andiamo, svegliati, dobbiamo andare!”

Così cominciò per i fratelli Hummel -o Hudmel, come piaceva dire a Finn- la mattinata.

Avere quelli che la maggior parte delle persone chiamerebbero 'superpoteri' era una benedizione ed un vantaggio in tanti ambiti, ma loro potevano dire che era anche un impegno gravoso. Di quel genere che ti costringe ad abbandonare il letto caldo di mattina presto e a sgolarti per svegliare un fratello molto forte, e dal sonno molto pesante.

“FINN HUDSON! Scendi da quel letto ADESSO! C'è stata una chiamata!” strillò per l'ennesima volta Kurt, esasperato, ignorando le proteste del fratello; il mondo non si fermava solo perchè era domenica mattina, mentre si infilava la giacca rossa con il marchio NEW DIRECTIONS e afferrava due mascherine; non aveva bisogno di leggere nel pensiero, per sapere che Finn si sarebbe dimenticato la sua. La maggior parte delle volte era già tanto se riusciva ad infilarsi nella tuta -chic e attillata, ovviamente- che avevano scelto insieme mesi prima.


Una serie di tonfi avvisò il ragazzo dell'arrivo del fratello.

“Eccomi, eccomi! Sono qui... Kurt sai dove ho messo la mia...” Kurt si limitò ad allungargli suddetta maschera “Oh, grazie fratellino! Fsai cofa è fuffeffso? fhu ho fhiafatho?” bofonchiò Finn, cercando di parlare e mangiare insieme, e fallendo miseramente. Fortunatamente Kurt era abituato -rassegnato- alla sua sconclusionata routine mattutina.

“Non so cosa sia successo di preciso, ma mi ha chiamato poco fa un ragazzo dalla Dalton Academy di Westerville. Ha detto che uno dei suoi amici, un certo Blaine Anderson, è scomparso da sabato mattina, senza cellulare o documenti e prima di chiamare la polizia, hanno pensato di chiedere a noi...” Rispose paziente, mentre cercava su internet informazioni più precise sulla collocazione della scuola.“La Dalton è a un paio d'ore da qui, direi di avviarci; una volta che sarò vicino potrò cercare di scoprire qualcosa.”disse infine, alzando lo sguardo dal monitor.

“Aspetta, la Dalton non è la scuola di quei tipi che vanno in giro sempre in gruppo, vestiti di blu... Wallers, o qualcosa del genere?” lo interruppe Finn.

“Può darsi... Non so, intanto andiamo, una volta lì decidiamo cosa fare. Forza, dobbiamo sbrigarci.”


Quando, poche ore -e molte inversioni a U- dopo, giunsero finalmente all'accademia, trovarono ad accoglierli un gruppetto di ragazzi in divisa, uno più agitato e rumoroso dell'altro. Kurt sospirò rassegnato, la gente ansiosa era quella con i pensieri più rumorosi, il suo cervello avrebbe dovuto sopportare un carico fastidioso visto che tutti sembravano essere dannatamente preoccupati per il ragazzo scomparso.

“Oh, siete arrivati per fortuna!” esclamò un ragazzo asiatico, facendosi loro incontro. “Vi ho chiamato io, tu devi essere Kurt, giusto?” disse, porgendogli la mano. Kurt la osservò un secondo prima di stringerla, al sicuro dietro la protezione dei guanti. Poi procedette ad informare subito Wes, così disse di chiamarsi il ragazzo, ed i suoi compagni, sulla sua particolare condizione; gli disse che lui poteva leggere nel pensiero di chiunque di trovasse nelle vicinanze, a patto che non ci fosse un contatto fisico diretto. Una stretta di mano, una pacca sulla spalla, volevano dire connettersi con quella persona ad un livello diverso, stabilire un contatto che si sostituiva a quello mentale. Per quello le sue mani erano sempre protette da un paio di guanti, e quasi ogni centimetro della sua pelle era coperto da stoffe raffinate, vestiti costosi.

Tutti sembrarono essere più affascinati e incuriositi, che impauriti, o disgustati, e Kurt si sentì subito a suo agio. Non percepì nessun 'frocio', 'finocchio' o 'fatina' nei loro pensieri e si rilassò subito, sentendosi al sicuro; probabilmente quel giorno Finn non avrebbe dovuto minacciare nessuno.


La sensazione di calma però durò ben poco, succedeva sempre così quando si trovava in un gruppo di coetanei, tutti gli scenari sessuali e le preoccupazioni sulla propria igiene personale continuavano a farlo arrossire anche dopo anni di abitudine. Avrebbe dato qualsiasi cosa per evitare di ascoltare le opinioni personali di tutti quegli sconosciuti, soprattutto quando consistevano in immagini che si sarebbe volentieri risparmiato. *spero che questa cosa di Blaine si risolva presto, stasera devo andare da Jess e mi ha promesso che se riguardiamo “le pagine della nostra vita”, dopo mi farà vedere le sue...*.

Si decise che sarebbe stato meglio lasciare il gruppetto con Finn quando captò i pensieri di un moretto che ostentava nonchalance a pochi passi da lui *Nick non fissare il sedere del ragazzo pallido. Distogli lo sguardo, che se Jeff ti vede niente sesso per un mese... Resisti!*

Arrossendo, salutò rapidamente il fratello e si avviò a fare un giro dei corridoi con Wes. -I teenager in crisi ormonale sapevano davvero essere creature assurde-


“Se è nelle vicinanze, forse posso riuscire a sentire i suoi pensieri” spiegò, desideroso di aiutare e di usare quel suo potere per qualcosa di utile. “Se tu potessi farmi sentire una registrazione della sua voce poi, sarebbe perfetto. Così sarà più facile per me riuscire ad isolarla del resto.” Il ragazzo annuì, conducendolo attraverso i dormitori fino alla camera che condivideva con Blaine.


Una volta lì, Kurt cercò di non farsi distrarre troppo dai poster di Katy Perry e Rent, -ad un ragazzo etero potevano piacere la musica pop ed i musical, no?- e si focalizzò sul video che gli stava facendo vedere Wes. “è una registrazione dell'ultima esibizione del nostro glee club, Blaine ha ottenuto gli assoli questo semestre, è quello in prima linea.” disse indicando un punto sullo schermo. Ma Kurt aveva smesso di prestare attenzione alle sue parole da un pezzo, precisamente dal momento in cui il ragazzo sullo schermo aveva iniziato a cantare 'You think I'm pretty, without any make-up on...'. Aveva una voce davvero intensa, calda e piena di sfumature, pensò... talmente bella che riusciva quasi a mettere in secondo piano il suo atteggiamento eccessivamente spavaldo. Cantava saltellando per la stanza, senza guardare nessuno in particolare, infondendo nelle strofe un sentimento forse troppo forzato. Sorridendo ampiamente, ma senza calore o gioia sincera.

Era quello il tipo di ragazzo che Kurt solitamente detestava, bello, con una voce stupenda, e con un ego probabilmente spropositato. Uno di quelli popolari, che sono amici di tutti, ma che non si aprono davvero a nessuno, uno di quelli ai piani alti della catena alimentare del liceo; il suo esatto opposto insomma.

Sbuffò, consapevole di avere gli occhi di Wes puntati addosso *scommetto che è rimasto incantato... Devo presentarlo a Blainers, una volta che lo troviamo, è decisamente il suo tipo, anche se forse è un pochino troppo magro... oh cazzo, mi sente, mi sente! Svelto Wes, pensa a qualcosa di non compromettente... Panda! Cuccioli!*

“Sul serio, Wes? Panda?” disse Kurt, fulminandolo con lo sguardo.

“Uhm... Non sapevo a cos'altro pensare! Sai non capita tutti i giorni di dover censurare i propri pensieri. E poi non volevo offenderti, penso davvero che tu e Blaine, insomma... ” ribatté l'altro, arrossendo appena e cercando di salvare la situazione.

“Credo sia meglio che tu non finisca la frase... Comunque, adesso so com'è la sua voce; proviamo a fare un giro nella scuola e dintorni, magari riesco a captare qualcosa.” disse, avviandosi verso il corridoio deserto. Anche se Wes continuava a pensare che fosse *improbabile, perchè dovrebbe essere rimasto qui?* Kurt decise che valeva la pena di tentare.


Dopo due estenuanti ore -sul serio, come poteva una scuola essere così enorme?- passate a cercare di ignorare i pensieri di Wes, che stranamente vertevano tutti su quanto Blaine Anderson fosse *carino, dolce, gentile, Kurt! Blaine è un vero cavaliere, dovresti dargli una possibilità quando lo incontri! E poi ha questi occhioni da cucciolo che...*.

“Sicuro di non essere gay, Wesley?” lo aveva interrotto, dopo che aveva passato un quarto d'ora consecutivo ad elencare i pregi dell'amico; e perchè tra di essi avesse fatto rientrare *balla sui mobili con una grazia ed un equilibrio invidiabili* era davvero fuori dalla portata di Kurt. Wes l'aveva guardato inorridito, come se avesse appena detto la cosa più assurda dell'universo, strappandogli una risata; poi, fortunatamente, si era rassegnato a pensare a cose meno compromettenti e fastidiose, passando dai panda, ai vari modelli di martelletti in legno che si possono trovare in commercio.

Per il bene della sanità mentale di Kurt, non era stato possibile approfondire bene quell'argomento così palesemente appassionante, perchè mentre attraversavano l'ennesimo corridoio, sentì una voce, la voce di Blaine.


“Fermo.” disse, afferrando il braccio del ragazzo che lo accompagnava. “Credo di aver sentito qualcosa.”

*Forse con le serrature funziona come nei cartoni... Se puoi immaginarlo, puoi farlo! Forza Blaine!*

Quando Kurt realizzò quanto assurdo fosse ciò che aveva appena sentito, non potè impedire al suo sopracciglio sinistro di svettare in alto, perché, sul serio, quanti anni aveva quel tipo, cinque?

“Wes, ehm, sei sicuro che il tuo amico non si droghi?” chiese al ragazzo che lo stava ancora fissando con aria interrogativa.

“Beh, se non consideri droga le Red Vines, allora no, non direi... perchè?” Chiese lui, contribuendo a far aumentare l'incredulità di Kurt. E pensare che sin dall'inizio aveva eletto Wes come 'quello serio', beh, a quanto pare le apparenze ingannano.

“Perchè ho sentito la voce di Blaine, è un po' debole, quindi non è in questo corridoio, ma sicuramente sarà da qualche parte nei dintorni. Credo che dovr...Ouch!” fece in tempo a dire, prima che l'altro lo attirasse in quello che Finn avrebbe definito un super-abbraccio-spacca-ossa, facendolo quasi cadere.

“Grazie amico! Sapevo che ce l'avresti fatta!” si limitò a dire, come se fosse una spiegazione sufficiente, prima di lasciarlo andare e aggiungere, sventolando minacciosamente un dito scheletrico davanti ai suoi occhi “Sappi che se lo dici a Blaine, negherò. Il capo del concilio warbler deve sempre mantenere un certo contegno, sai.” aggiunse, stirandosi le pieghe sulla giacca e stringendo il nodo della cravatta.

Kurt si limitò ad annuire, chiedendosi cosa dessero da mangiare agli studenti di quella scuola, visto che non sembrava essercene uno sano. Si raddrizzò la mascherina sul viso, anche se ormai era inutile visto che Wes lo aveva toccato -grazie a Dio, niente più lunghe dissertazioni mentali sui pregi dei martelletti in mogano-.

“Il tuo amico deve essersi chiuso da qualche parte, visto che stava pensando a come aprire una serratura. E, lasciamelo dire, il metodo che voleva usare non funzionerà.” riprese come se niente di strano fosse successo, forse si stava adeguando al livello di follia anche lui.

“Okay, capito. Allora seguimi, proseguendo dritto non c'è niente.” Wes rispose subito pronto, rientrando in modalità 'persona seria'.


Avevano camminato per un po' in silenzio, la traccia dei pensieri di Blaine a tratti più consistente, poi impossibile da rintracciare, con Kurt che si sforzava di captare tutti i pensieri che lo raggiungevano e condividerli con Wes. Una volta*Ho fame. Fame-fame-fame-fame. Chissà se sotto il letto di Wes c'è ancora qualche pacchetto di patatine... Oh no, le ho finite io quando ho visto 'Avengers'*, al che Wes aveva sbuffato infastidito; poi *chissà se qualcuno si è accorto che non ci sono, chissà se sentono la mia mancanza* a Kurt si era stretto un po' il cuore sentendo una cosa del genere, e se Wes aveva notato che il suo passo si era fatto più svelto, non lo aveva sottolineato.


Quando avevano raggiunto il piano terra, dove c'erano solo l'atrio principale e gli uffici del personale, finalmente la corrente di pensieri si era fatta più consistente.

*Accidenti, qui fa un freddo atroce, sono davvero un idiota.*

*Si può morire per aver respirato troppa polvere? Oh Dio, che morte orrenda, dolorosa e ridicola; e ho pure addosso le mutande con i canarini! Mi troveranno qui solo quando inizierò a puzzare e diventerò la barzelletta della scuola... Oppure magari potrei diventare il fantasma della Dalton! Blaine-quasi-senza-testa, suona bene!*

*Chissà cosa stanno facendo gli altri... Forse Wes si è accorto che non ci sono... Magari hanno chiamato i miei, forse si sono preoccupati questa volta...*

I due avevano deciso di contattare gli altri e mettersi a cercare tutti insieme, le porte erano tante, Blaine sarebbe potuto essere praticamente ovunque.

Mentre osservava tutti quei ragazzi mettersi all'opera per trovare il loro amico, pensò che forse era stato un po' troppo duro nel giudicarlo; probabilmente era un'esibizionista, ma dal tono dei suoi pensieri, dedusse che era anche un ragazzo semplice, piuttosto adorabile -e pensando una cosa del genere si sentì grato come non mai che nessuno potesse leggergli la mente-, e anche un po' insicuro. Stanco, decise di lasciare che fossero gli altri a cercarlo e si mise in un angolo ad ascoltare la corrente di pensieri che ormai aveva preso possesso della sua testa. Non era una cosa che faceva abitualmente, ma, anche se non l'avrebbe mai ammesso, si sentiva incuriosito da quel ragazzo, non capiva come pensieri simili potessero appartenere al giovane spavaldo del video


*Sono davvero un coglione, se questa cosa del sonnabulismo continua, dovrò chiedere a Wes di legarmi al letto... però era un sogno così bello... Cosa non darei perchè accadesse davvero; tutto, -tranne forse il disco con l'autografo di Katy, quello è troppo prezioso..-

In fondo non desidero niente di irrealizzabile. Devo solo continuare ad avere fiducia, le cose buone capitano a chi sa aspettare, no?

E allora io aspetterò, qui, e Lui, un giorno, arriverà. Magari sarà davvero come nel sogno; io starò scendendo le scale per andare a lezione e lui mi busserà piano sulla spalla, per chiedermi qualcosa, e io saprò aiutarlo, sarò carismatico e sicuro, e sorriderò, sorriderò tanto. Poi lo prenderò per mano e lui non la ritrarrà, e la sua pelle sarà morbida, le sue dita si incastreranno alla perfezione tra le mie. Poi correremo verso... Oh Dio, quella è la voce di Nick! MI HANNO TROVATO!!! YAAAAAY!*


“Ehi ragazzi, venite, l'ho trovato!” esclamò entusiasta Nick, poco distante da Kurt. Stava indicando una porticina minuscola sotto la grande scalinata dell'ingresso, probabilmente un ripostiglio per le scope, o qualcosa di simile. Non ci volle molto prima che riuscissero ad aprire la porta e a ritrovarsi, in pochi secondi, sotto l'abbraccio tentacolare di Blaine il quale, capelli arruffati e boxer con i canarini, cercò subito di aggrapparsi, grato, a qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.


Kurt non riuscì a trattenere un sorriso, anche se, lo sapeva, era appena velato di tristezza. Era felice che i ragazzi avessero trovato Blaine, era contento di aver dato loro una mano, ma si sentiva anche un po' in colpa; sia per aver subito pensato che il ragazzo fosse un pallone gonfiato, sia per aver sbirciato così a fondo nelle sue fantasie più private. Una cosa però, anche se piccola poteva farla, pensò, mentre si avviava verso il portone di ingresso, ignorato dagli altri, troppo impegnati a prendere in giro l'amico.

Sgattaiolò fuori dalla Dalton, lanciando una rapida occhiata alle sue spalle; sarebbe tornato presto.


...Una settimana dopo...


-Okay, forse tutta questa suonava bene solo nella mia testa.- pensò Kurt agitato, scrutando il portone stranamente minaccioso della Dalton, mentre si rigirava tra le mani il foglio con gli orari di lezione di Blaine. Blaine Anderson, il ragazzo che una settimana prima si era chiuso dentro uno sgabuzzino, sotto una scalinata, mentre sognava di incontrare il suo principe azzurro, quello che dormiva con boxer blu stampati a canarini, cantava come un angelo e che dava l'impressione di essere un pallone gonfiato, sì, proprio lui. Lo stesso a cui Kurt non era riuscito a smettere di pensare, quello a cui cui aveva deciso di fare una sorpresa.

Sospirando, si decise ad avviarsi giù per gli scalini, ormai aveva fatto la fatica di andare, tanto valeva la pena di tentare. Vide passare Wes che gli fece l'occhiolino, complice, prima di scivolare rapido verso il corridoio; subito dopo sentì rimbombare nella testa, più forte che mai, la voce a cui si era piano piano abituato.

*Queste cravatte sono orrende, devo seriamente cercare di convincere Wes a farci mettere i papillon, almeno nelle esibizioni...*

Trattenne a stento un sorriso emozionato e curioso quando sentì Blaine sfiorargli appena il braccio mentre, distratto, seguiva i suoi amici lungo la scalinata. Adesso o mai più, pensò, allungando la mano per toccargli la spalla, come, sperava, aveva fatto il principe azzurro del suo sogno.

Blaine si voltò subito e... wow, i suoi occhi erano davvero belli, aveva ragione Wes. Kurt esitò solo un secondo, prima di rientrare nella parte e chiedere la prima cosa che gli veniva in mente. Vide il viso di Blaine illuminarsi, le sue labbra aprirsi in un sorriso luminoso e sincero.

“Sono Blaine.” Disse, poi gli tese la mano; per la prima volta Kurt la afferrò senza esitare. Non aveva più bisogno di ascoltare i suoi pensieri, gli si leggeva in volto quanto fosse felice.

“Kurt.” rispose stringendo appena la presa, e pensando che aveva ragione Blaine, le loro dita si incastravano davvero alla perfezione.



“Dove sei stato tutta la mia vita?” Chiese un giorno Kurt, ridendo, mentre Blaine gli si arrampicava addosso da sotto le coperte, alla ricerca disperata di un po' di coccole.

“Oh, in un ripostiglio, sotto una rampa di scale” rispose lui, sorridendo come il primo giorno in cui l'aveva incontrato.



Where have you been all of my life?”

Oh, in a cupboard, under some stairs.”


Yep, I'm a starkid fan! XP


Scusate, ma ho DOVUTO mettere quella battuta alla fine, ci stava troppo bene!

Cooomunque, sarò sincera, questa è la OS che mi convince meno delle tre; è stata un po' più complessa da scrivere perchè continuavo a cambiare idea, non mi convinceva... Spero solo che vi sia piaciuta, vi abbia strappato una risata, anche piccolina! <3

Grazie comunque per aver letto, adesso mi fiondo a rispondere alle recensioni di ieri, a proposito, grazie! >//<

Qualcuno ha fatto riferimento ad un possibile seguito della seconda OS... Non dico di non averci pensato, anzi, confesso che nella mia testa, tutte queste OS sono possibili primi capitoli, di possibili long, quindi diciamo che dipende tutto da se c'è qualcuno di interessato, se ho qualche buona idea da sviluppare e soprattutto il tempo per farlo, ma non sono assolutamente chiusa all'idea, anzi mi manda in brodo di giuggiole il fatto che qualcuno si sia incuriosito tanto da voler leggere il seguito! *w*


A domani, prompt: Skank/Nerd!


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Baci, Sara

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Capitolo 4
*** Day4: Skank/Nerd ***


Salve salvino! In SUPER-ritardo, lo so, ma non sono proprio riuscita a postare prima; tra la febbre, EFP che funziona a singhiozzo e la mia connessione internet che salta causa temporale o_O

Nel pomeriggio posterò anche la Photographer/model, quindi a più tardi! ;)


PROMPT: Skank/Nerd

RATING: Giallo

PERSONAGGI: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Quinn Fabray


***


Mercedes aveva sempre preso in giro Kurt per la sua lista di buoni propositi di capodanno, dicendo che era una cosa infantile e piuttosto buffa. Quell'anno però, non aveva avuto il coraggio di ridere, non quando il ragazzo le si era presentato davanti la porta di casa, armato di una bottiglietta di decolorante ed una tinta per capelli rosa pallido. “Voglio diventare uno skank.” aveva detto semplicemente, prima di intrufolarsi in casa sua con passo deciso.

Lei aveva tentato in tutti i modi, davvero, a farlo ragionare, ma Kurt era uno che prendeva le sue promesse seriamente, anche quelle della lista dei buoni propositi.

“Loro sono potenti, Mercedes. Anzi, ancora meglio, sono al di sopra di tutta la scala gerarchica; non danno fastidio a nessuno, nessuno osa dare fastidio a loro e non si immischiano in tutte le faccende della popolarità.” aveva detto mentre lei, rassegnata, gli passava pazientemente la tinta tra le ciocche umide. “Se per smettere di essere spintonato e deriso, devo tingermi i capelli e mettermi vestiti trasandati, lo farò. Siamo all'ultimo anno, presto sarò fuori da questa città, e tornerò alle mie abitudini di sempre... Fino a quel momento devo solo resistere, cercare di uscirne con il minimo danno possibile, e questo è un modo.” lei si era limitata ad annuire, incrociando il suo sguardo nello specchio. “Lo capisco è solo che... Non voglio che tu ti dimentichi chi sei, sarebbe come dargliela vinta...” aveva detto, sperando di non suonare troppo dura; era solo preoccupata per lui.

“è così assurdo voler essere lasciato in pace per una volta?” aveva risposto Kurt, così piano che aveva fatto fatica a sentirlo. Lei non era riuscita a controbattere niente, sapeva quanto dura fosse la vita a scuola per lui, ed era consapevole di quanto poco tutti loro avessero fatto per aiutarlo. Se c'era qualcuno che si meritava un po' di pace dagli spintoni e dalle prese in giro quotidiane, era proprio Kurt. Così quando al rientro dalle vacanze natalizie, il ragazzo si era presentato a scuola in un outfit che comprendeva giacca di pelle con le borchie ed una serie di magliette strappate l'una sovrapposta all'altra, Mercedes era stata l'unica a non stupirsi, ma gli aveva sorriso e gli aveva augurato 'buona fortuna'.


Perchè se in teoria entrare a far parte degli skank, sembrava semplice, in pratica non lo era affatto. Non erano sufficienti gli stivali di pelle, e nemmeno il piercing alla lingua; non bastava che tu chiedessi di essere ammesso, loro dovevano accettarti. E Kurt era determinato a farsi accettare, a qualsiasi costo. Per questo, alla fine delle lezioni, si era avventurato sotto le gradinate del campo da football, sapeva che li avrebbe trovati lì. Avevano scelto quel posto perchè era uno dei più isolati, ma, Kurt sospettava, anche perchè da lì si potevano sbirciare senza problemi gli allenamenti della squadra e, anche se la sua cotta per Finn si era esaurita da un pezzo, doveva ammettere che la vista non era niente male.

Come temeva, il suo arrivo era stato accolto da sopracciglia alzate e sguardi tra il divertito e lo scettico. “Allora è vero quello che si dice in giro, Hummel vuole essere dei nostri.” aveva esordito una delle ragazze, squadrandolo da capo a piedi con sguardo provocatorio.

Le altre avevano riso, ma prima che lui potesse mettere insieme una risposta velenosa, si era fatta avanti Quinn. “Lasciatelo in pace.” aveva detto, alzandosi dal divano rattoppato per andare al suo fianco. “Se vuole essere uno dei nostri, non vedo quale sia il problema.”.

“Nessun problema”, aveva replicato qualcuno alla sua destra “ma dobbiamo vedere di che pasta è fatto. Sai, Hummel, la vita da skank non è per tutti.”

Kurt aveva fatto fatica a contenere una risata, perchè, seriamente? La 'vita da skank' consisteva sostanzialmente nel passare pomeriggi interi buttati dietro quelle gradinate a guardare male chiunque passasse nelle vicinanze, o a vagabondare nelle vie del centro, fumando e ascoltando musica di pessimo gusto.

“Ha ragione.” aveva detto poi Quinn, distraendolo dai suoi pensieri. “Se vuoi diventare uno di noi, devi dimostrare di volerlo veramente.” e Kurt sapeva che il suo sorriso non prometteva niente di buono.

“Cosa dovrei fare?” aveva chiesto, sperando che il tremolio nella sua voce non si sentisse. Quinn si era scambiata un'occhiata veloce con le altre, poi lo aveva preso a braccetto, trascinandolo verso l'uscita. “Qualcosa troveremo, intanto vieni con noi.”


Era così che, un paio d'ore più tardi, si era ritrovato a camminare, sconfitto, per le vie del centro grigio di Lima, con le skank al completo. Non gli avevano ancora detto in cosa consistesse questa 'prova di iniziazione', e lui quasi sperava che fosse tutto uno scherzo.

Se avesse saputo in cosa stava per cacciarsi, probabilmente avrebbe tenuto la bocca chiusa; era partito tutto da una sfida, da una battuta stupida. Era nato tutto da Quinn che non la smetteva di vantarsi delle sue conquiste sessuali, del fatto che, anche da skank, potesse far cadere ai suoi piedi qualunque ragazzo del Mckinley.

“Quinn, cara, ti rendi conto che rimarcare il fatto che venire a letto con te sia più facile che imparare il testo di una canzone di Bieber, non ti aiuta a farti amici, vero?” aveva detto, cercando di infilarsi in qualche modo nella conversazione.

“Invidioso Hummel? Lo sanno anche i muri che sei ancora vergine.” gli aveva risposto Quinn, giocherellando con il piercing alla lingua, in una smorfia divertita.

“Ah certo, perchè qui è pieno zeppo di adorabili gay che non aspettano altro che venire a letto con me. Non so se ti sei accorta che viviamo a Lima, Ohio?” aveva risposto, velenoso. Quinn sapeva che quello era un nervo scoperto per lui; non l'avrebbe confessato neanche sotto minaccia di bruciare tutti i suoi foulard di McQueen -la divisa da skank sarà anche stata rigorosamente trasandata, ma non c'era motivo di gettarli, no?-, ma alla sera, prima di addormentarsi, l'unica cosa che desiderava Kurt Hummel era essere stretto da un paio di braccia forti, avere qualcuno che lo amasse, che non lo considerasse uno strambo ragazzino con la passione per la moda e sogni troppo grandi.

“Oh, povero Kurtie-pie, l'unico galoppatore di unicorni di tutto il centro America!” l'aveva ripreso lei, senza perdere un colpo, facendo ridere le altre ragazze. “Smettila di piangerti addosso, sono sicura che se anche ti mettessi l'occasione su un piatto d'argento non saresti capace di coglierla.” aveva detto, ghignando, l'ombra di un'idea malsana dietro gli occhi; aveva buttato fuori una boccata di fumo, poi aveva pronunciato la frase che Kurt temeva da tutto il pomeriggio.

“Ho un'idea; mi è venuto in mente cosa potresti fare per dimostrarci che vuoi davvero far parte degli skank.”

Kurt aveva subito sentito le pulsazioni accelerare, il respiro farsi più corto; non poteva non tirarsi indietro a quel punto, voleva davvero la protezione di quella giacca di pelle, avrebbe dimostrato a tutti di che pasta fosse fatto. Aveva continuato a camminare, giocherellando con la zip del giubbotto, ostentando un disinteresse che non provava.

“E che idea sarebbe, sentiamo.”

“Oh, è molto semplice” aveva esordito Quinn posandogli pesantemente un braccio esile sulle spalle, sorridendo come chi sa di avere già la vittoria in pugno. “Io scelgo un ragazzo, qualcuno che non sia un neandethal omofobo come Karofsky, qualcuno di non pericoloso... E tu vai lì e lo baci. Facile, no?”

Alle parole della ragazza si era sollevato un coro divertito di “oooh”, qualcuno aveva riso, qualcuno aveva detto che uno come lui non aveva abbastanza palle per fare una cosa del genere. Lui aveva mantenuto la calma, si era spostato con grazia una ciocca ribelle dalla fronte e poi, sorridendo aveva stretto la mano che Quinn gli porgeva.

“Perfetto.”


Il brutto delle sfide, delle scommesse, era che era estremamente facile per Kurt cedere quando venivano formulate, ed estremamente complicato venire a patti con quello che implicavano quando doveva metterle in atto. Aveva maledetto la sua testardaggine più e più volte durante il tragitto che li aveva portati a vagabondare per le strade grige di Lima alla ricerca di una 'preda' per Kurt. Le ragazze erano tutte piuttosto su di giri, ma il suo umore stava raggiungendo picchi di depressione profonda. La verità era che se non si contava il bacio che gli aveva rubato Karofsky -e quello davvero non si poteva contare-, Kurt non aveva mai baciato nessun ragazzo.

Non che non volesse, intendiamoci, ma semplicemente non gli era mai capitata l'occasione giusta, la persona giusta. E adesso stava per gettare via quell'esperienza, come se niente fosse. E tutto per passare il suo ultimo anno in pace. Sperava solo che il suo sacrificio fosse ben ripagato, e che Quinn scegliesse bene.


“Ooooh, guardate un po', ragazze. Direi che ci siamo!” aveva esclamato ad un certo punto una delle ragazze, indicando la vetrata della biblioteca sulla loro destra. Kurt si era voltato, ed aveva subito intuito a chi si stesse riferendo. C'era un ragazzo seduto da solo al tavolo adiacente al vetro, capelli sepolti sotto una quantità inammissibile di gel, occhiali spessi, e solo una montagna di libri a fargli compagnia. Sembrava immerso nel libro che stava leggendo, non staccava gli occhi dalla pagina nemmeno per sorseggiare il caffè stretto tra le sue mani. Il primo istinto di Kurt era stato di correre ad abbracciarlo; c'era qualcosa di triste, qualcosa di difensivo nella sua postura, che gli aveva fatto stringere il cuore. Si era morso il labbro; se Quinn era seria sulla sua proposta, presto avrebbe fatto ben di peggio che un abbraccio.

“Cosa dici Kurt? A me pare perfetto; è da solo, non ci sono amici protettivi in vista, e non frequenta nemmeno il nostro liceo. ” aveva detto Quinn, sorridendo. “E, a giudicare da come è vestito, ci sono anche buone probabilità che sia gay.”

Kurt aveva glissato sul commento sui vestiti 'da gay', e si era limitato ad annuire seccamente. Voleva solo che quella giornata finisse, che le skank lo accettassero, che la sua nuova vita a scuola potesse finalmente cominciare.


Così, con un'ultima occhiata alle ragazze, era entrato in biblioteca con passo sicuro. Aveva ignorato gli sguardi curiosi dei pochi presenti e l'occhiataccia della bibliotecaria, dirigendosi verso la scrivania del ragazzo. Quando finalmente l'aveva raggiunta, si era preso giusto un secondo per apprezzare come la camicia attillata gli mettesse in risalto le spalle larghe e i bicipiti sviluppati, prima di bussargli piano sulla spalla per attirare la sua attenzione. Il ragazzo aveva alzato lo sguardo, sorpreso di essere stato interrotto, e Kurt aveva potuto constatare che, anche se protetti dalle lenti degli occhiali, i suoi occhi erano vivaci, grandi di stupore e dorati, incorniciati da ciglia lunghe e folte. “Scusami” aveva mormorato piano, prima che l'altro potesse chiedergli qualsiasi cosa, e, chiudendo gli occhi, si era sporto per baciarlo. L'impatto con le sue labbra era stato un po' violento, e non era riuscito a centrarle in pieno, ma era stato comunque abbastanza per sentirle muoversi appena sotto le proprie, morbide, calde e piene. Aveva portato una mano a carezzargli la guancia, sentendo un rossore imbarazzato salire a tingergli il viso, e d'istinto aveva approfondito il bacio, approfittando della bocca ancora aperta per la sorpresa del ragazzo. La sua bocca era calda e umida e sapeva di caffè, e lui stava lentamente iniziando a rispondere ai suoi movimenti; era delicato e dolce, niente a che vedere con la brutalità della sua esperienza con Karofsky. Era servito un commento inorridito della bibliotecaria per farlo tornare in sé e abbandonare le labbra dello sconosciuto, imbarazzato per essersi lasciato trasportare tanto.

“Scusa.” aveva mormorato al suo volto sconcertato, alle sue guance rosse e alle sue labbra umide, voltandosi rapido per uscire.


Una volta fuori era stato accolto dalle urla di congratulazioni delle ragazze che lo avevano preso a braccetto e si erano messe a correre e ridere con lui, preda di una strana ondata di adrenalina.

Ce l'aveva fatta, era uno di loro, aveva pensato mentre riceveva pacche sulle spalle e complimenti. Il perchè non riuscisse a sentirsi entusiasta della cosa però, l'aveva capito solo ore più tardi quando, disteso sotto le coperte, continuava a passarsi le dita sulle labbra, chiedendosi come si chiamasse il ragazzo dal sapore di caffè.


La mattina seguente era arrivato a scuola presto, deciso a godersi a pieno quella prima giornata 'da skank' e si era messo a chiacchierare con Quinn, mentre aspettavano le altre nel parcheggio vicino all'ingresso. Stavano riepilogando gli avvenimenti del pomeriggio precedente, quando l'aveva visto; una figura piccola, dal passo rapido e nervoso, che si dirigeva proprio verso di loro. Era rimasto paralizzato, mentre Quinn si voltava per vedere quale fosse la fonte del suo shock.

“Oh mio Dio, è lui!” aveva detto, ridendo e cercando di riscuoterlo dal suo torpore. “Cosa aspetti, tigre? Vai!” e lo aveva spinto verso il ragazzo che stava continuando a camminare a testa bassa, le mani strette nervosamente intorno alla tracolla.

Kurt aveva fatto qualche passo in avanti, inciampando sui suoi stessi piedi, attirando così la sua attenzione.

I loro sguardi si erano incrociati di nuovo, e di nuovo Kurt aveva sentito un rossore colorargli il viso di imbarazzo. Cosa si dice al ragazzo che si è baciato il giorno prima per sfida? Non ci sono manuali per questo genere di cose.

“Ehm... Ciao.” aveva esordito, spostando lo sguardo sulla punta delle sue scarpe. “Sono Kurt.” era poi riuscito a dire, allungando la mano verso di lui. Il ragazzo l'aveva osservata un attimo, confuso, prima di stringerla. “Blaine.” aveva detto, sorridendo piano. “Non mi darai un altro bacio a sorpresa, vero Kurt?”

Kurt aveva avuto la decenza di arrossire, scuotendo la testa. Aveva notato distrattamente come sembrasse delicato il suo nome quando era Blaine a pronunciarlo, sembrava qualcosa di interessante, qualcosa di prezioso.

“I-io, mi dispiace, per ieri. Uhm, io di solito non sono... è che...” aveva cercato di dire, chiedendosi perchè quel ragazzo fosse così gentile con lui dopo quello che aveva combinato.

“Ehi, tranquillo. Diciamo che forse dovresti scusarti con Molly, la bibliotecaria; sono piuttosto sicuro che le sia venuto un mancamento.” lo aveva interrotto Blaine, uno sguardo gentile e appena imbarazzato negli occhi caramello. Kurt aveva notato quanto fossero più luminosi liberi dalla costrizione degli occhiali; poi aveva riso, sentendosi subito a suo agio.

“Quindi studi anche tu qui?” aveva chiesto, curioso.

“Uhm, diciamo di sì...Mi sono appena trasferito, è il mio primo giorno qui e... diciamo che potrei essermi dimenticato gli occhiali a casa e che senza la mia vista non sia granché... E poi la cartina che mi hanno dato è piuttosto confusa e non sono sicuro degli orari. Ma non che tu ti debba sentire obbligato ad accompagnarmi, ovvio! Cioè, sei praticamente l'unica persona che conosco, ma...” aveva balbettato Blaine in risposta, spostando lo sguardo a terra e schiarendosi la voce nervosamente. Kurt aveva pensato che fosse adorabile.

“È il minimo che possa fare.” aveva detto, posandogli una mano sulla spalla. “Andiamo, seguimi.”

Il modo in cui gli occhi di Blaine si erano illuminati aveva qualcosa di magico e, mentre lo ascoltava decantare i pregi del libro che stava leggendo il giorno precedente, si era ripromesso di ringraziare Quinn, e le skank al più presto, forse il suo ultimo anno sarebbe stato molto più entusiasmante di quanto aveva pensato.


***


Ooook, questa OS era un pochino più “seria” delle altre, ma spero vi sia piaciuta lo stesso =)
So che il mio Blaine!Nerd è davvero poco nerd, ma non essendo io un esperta di quel campo, invece di creare una caricatura e fare qualche strafalcione, ho preferito renderlo solo un po' troppo studioso. =P


Mi scuso per non aver ancora risposto alle recensioni, ma non è perchè non mi interessano, anzi, le adoro e mi scaldano il cuore, è che proprio non ho avuto modo! Cercherò di rimediare il prima possibile, promesso <3


A domani più tardi; con un po' di ANGST per il prompt: photographer/model


baci, Sara

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Capitolo 5
*** Day5: Photographer/model ***


Salve! Okay, okay, ormai è evidente, sono rimasta un giorno indietro nella week e non sono riuscita a recuperare.. =(
Spero che vogliate leggere lo stesso le prossime OS, soprattutto questa, perchè è quella a cui tengo di più...


PROMPT: Photographer/model

RATING: Rosso

PERSONAGGI: Blaine Anderson, Kurt Hummel


Ci sono due canzoni -di sottofondo- in questa OS, vi consiglio caldamente di ascoltarle durante la lettura ;)


Placebo, “Song to say goodbye”

http://www.youtube.com/watch?v=52BXJV7tfIY


Damien Rice, “The blowers daughter”

http://www.youtube.com/watch?v=5YXVMCHG-Nk


***


Sveglia. Altri cinque minuti di sonno. Sveglia, di nuovo. Doccia. Sega mattutina. Caffè.

Avere una routine quotidiana ben precisa lo rassicurava, un tempo, quando aveva vent'anni, il mondo ai piedi e tutto sembrava incerto, nuovo e spaventoso, adesso lo annoia. Adesso ne ha trentaquattro e tutto è uguale, conosciuto, sicuro.

Ogni tanto Blaine pensa che vorrebbe sparire, poi va a letto e la mattina dopo la sua routine è lì che lo aspetta, e si dimentica.

Beve il caffè mentre scende le scale dell'appartamento, la macchina fotografica al collo, è in ritardo anche oggi, ma per fortuna lo studio è solo a due isolati dall'appartamento.

Quando arriva, ci sono già due persone ad aspettarlo; una donna sulla cinquantina avvolta in taileur costoso, ed un ragazzo giovane, il viso protetto da un paio di occhiali da sole grandi.

Si presenta, stinge loro la mano, li fa entrare nello studio e sorride, cercando di ricordarsi chi siano. Il ragazzo gli passa vicino e Blaine pensa che profumi di pioggia.

Piacere, Mr.Anderson. Sono Jane Ruthforth, l'agente di Mr. Hummel, ci siamo parlati la settimana scorsa al telefono.” Blaine annuisce, riconoscendo la voce della donna, ricorda di aver pensato che fosse troppo fredda. “Oh, certo, adesso ricordo. Aveva prenotato un servizio privato per questa mattina, giusto?” La donna conferma, spiegandogli i dettagli di ciò di cui hanno bisogno, ma Blaine è distratto. Il ragazzo si è tolto gli occhiali ed il cappotto e ha iniziato a vagare per lo studio ed è difficile non seguire con lo sguardo quei movimenti misurati, aggraziati.

Ovviamente ci aspettiamo la massima riservatezza, Mr.Anderson. Le foto dovranno essere tutte approvate dall'agenzia prima di poter essere esposte, altrimenti penso sappia bene cosa succederà.” La donna continua a spiegare la politica della sua azienda, i bisogni del suo cliente, ma Blaine finge soltanto di ascoltare. Non è quello il suo lavoro; non sono le parole, o il compenso; è il catturare la bellezza, quella vera, in un fotogramma, ed il ragazzo che ancora gli dà le spalle, disinteressato, ne ha da vendere.


È questione di pochi minuti prima che la donna se ne vada. Adesso sono soli in quell'attico bianco.

Il ragazzo gli si avvicina e Blaine può finalmente vedere quanto azzurri siano i suoi occhi.

Non credo che ci siamo presentati” dice, porgendogli una mano pallida “io sono Kurt.”

Blaine.”

Allora sei tu; il capriccio.” prosegue Kurt, sorridendo di un sorriso troppo triste per un viso così bello.

Come prego? Credo di non seguirti...” dice Blaine, perplesso dalle sue parole e ammaliato dalla sua voce soffice, mentre lo osserva allontanarsi verso la finestra.

Il capriccio. Stanno cercando di accontentarmi, di tenermi buono” Kurt lascia che le sue parole aleggino nell'aria tra loro, mentre le sue dita creano disegni confusi con le gocce di condensa sulla finestra. “Sono pericoloso, instabile, il piccolo modello capriccioso che deve essere tenuto a bada, o farà di nuovo qualcosa di stupido. E gli faccio fare troppi soldi per lasciarmi andar via così, quindi mi asseconderanno finchè non saranno sicuri che sono tornato sotto il loro controllo.” tira fuori un pacchetto di sigarette e ne accende una.

Blaine non chiede cosa abbia fatto Kurt di stupido in passato, ha il sentore che sia una ferita non ancora cicatrizzata.

Passa qualche secondo, annebbiato dal fumo che esce dalle labbra piene del ragazzo, solo per essere gettato nel mondo esterno, nella pioggia, nel freddo, dove nessuno osserverà le curve sinuose dei suoi arabeschi, dove nessuno cristallizzerà la sua bellezza perversa.

Devo fare un nuovo book e ho espressamente richiesto te. Ho visto le tue foto, sono bellissime. Sembra che... sembra che tu ami le persone che fotografi.” dice Kurt alla fine, gli occhi inchiodati a quelli di Blaine, provocatori, sinceri.

Sembrano portare un peso più grande di loro, sono taglienti e Blaine si sente nudo sotto il loro giudizio. Gioca un attimo con la macchina fotografica, abbassando lo sguardo.

Può darsi... Penso che ci sia sempre qualcosa di cui innamorarsi in ognuno, basta solo saper trovare l'angolazione giusta per catturare la bellezza. Con te non sarà difficile, credimi.” risponde poi, imponendosi di non tremare, di non mostrare il suo nervosismo.


Kurt finisce di fumare e getta la sigaretta dalla finestra, seguendo la sua caduta verso l'asfalto bagnata con sguardo morboso. Blaine si chiede a cosa pensi mentre vede la cenere precipitare, il rosso della sigaretta accesa morire nell'acqua sudicia di una pozzanghera.

Pensa che se dovesse definire la sua bellezza, probabilmente direbbe che è tragica. Di quel tipo di perfezione che ti fa venire voglia di piangere, perchè è fragile, effimera, consapevole della propria debolezza, e non può essere conservata, non può essere salvata.

Ha qualcosa di triste negli occhi, qualcosa di vecchio, come se quelle iridi fossero state ingrigite da troppo dolore, troppe delusioni.

Guarda fuori dalla finestra con disattenzione e chissà a cosa sta pensando. Poggia la fronte sul vetro umido chiudendo gli occhi, le labbra appena aperte.

Blaine si perde un attimo ad osservarlo, sentendosi uno spettatore privilegiato allo spettacolo malinconico di quella grazia triste. Poi si ricorda che tra le sue mani giace il potere di rendere quell'attimo di bellezza così pura, così effimera, eterno, solido e visibile per tutti.

Solleva la macchina fotografica ed inizia a scattare, sempre più affascinato da come un minuscolo movimento del viso di Kurt, riesca a cambiare totalmente la sua espressione, a capovolgere il significato della foto, a dare ogni volta un senso nuovo anche al mondo che lo circonda.


Poi, piano, piano, Kurt inizia a spogliarsi davanti a lui. A privarsi di tutti i suoi strati per offrirsi all'obbiettivo. Senza vergogna, senza imbarazzo.

Sfila la sciarpa con un movimento secco, il mento alto, le palpebre socchiuse, il collo bianco esposto nella sua perfezione. Blaine deglutisce, reprimendo l'urgenza di marchiare, mordere, possedere quella pelle così diafana, liscia e senza difetti. Incerto se essere grato o meno della presenza dell'obbiettivo, il confine che stabilisce i termini della relazione professionista-cliente, limiti che non ha mai sentito il bisogno di trapassare, limiti che adesso gli sembrano stringerglisi alla gola, soffocanti.

Stringe ancora di più la presa sull'impugnatura, cercando di tenere impegnate quelle mani che altrimenti andrebbero a posarsi altrove, ad aprire il bottone su cui stanno indugiando le dita affusolate di Kurt, a far scivolare quella camicia sulle sue spalle larghe, ma magre.

Kurt slaccia languido la camicia, lento, poggiandosi con la schiena al muro, inarcandola e guardando dritto nell'obbiettivo, da dietro le sue ciglia lunghe e folte. Qualche volta sorride appena, poi si lecca le labbra, spesso le morde.

In sottofondo la radio accesa passa una canzone che non potrebbe essere più calzante.


You are one of God's mistakes,
You crying, tragic waste of skin,
I'm well aware of how it aches ,
And you still won't let me in.


La voce del cantante si fonde con i respiri leggeri di Kurt, mentre lui si porta una mano alla zip dei pantaloni, abbassandola piano.

Non c'è pudore nei suoi occhi, non c'è rossore nelle sue guance, nel suo petto, ma solo sfida, sensualità e una strana consapevolezza. Come se fosse abituato ad offrirsi, come se fosse consuetudine per lui regalare la vista di quel corpo così attraente; come se fosse banale.

Blaine quasi si sente nauseato al pensiero che un ragazzo così giovane sia già così consapevole, così rassegnato, abituato a vendersi. Abbassa per un attimo la macchina fotografica, e Kurt si ferma, la camicia ancora aperta sul petto liscio, la zip dei jeans appena abbassata.

Quanti anni hai, Kurt?” si ritrova a chiedere, senza sapere se davvero vuole conoscere la risposta.

Diciannove, tra due settimane.” risponde lui, facendo un passo in avanti, cancellando la distanza che li tiene al riparo l'uno dall'altro. Alza una mano a carezzare il colletto della camicia di Blaine, quasi chiedendo il permesso.


Before our innocence was lost,
You were always one of those ,
Blessed with lucky sevens ,
And the voice that made me cry .
My Oh My.

Kurt... P-puoi andarti a stendere lì.” dice Blaine, facendo un passo indietro e spostando lo sguardo a terra. Il cuore in gola ed una inequivocabile sensazione di eccitazione che si inizia a propagare sotto la pelle.

Non vede l'espressione di Kurt, non fa in tempo a scoprire se c'è dell'amarezza nei suoi occhi, sente solo lo scricchiolio del materasso sotto il suo peso.

Quando finalmente si volta, Kurt è disteso sulla pancia, una nuova sigaretta accesa tra le labbra, un'espressione distratta sul viso.

Blaine si avvicina, catturando dentro l'obbiettivo quel corpo longilineo, quella bocca sinuosa. Gli gira intorno, cambia angolazione, sposta una tenda, poi un faretto.

Kurt finisce la sigaretta e la spenge sul pavimento sotto il letto, tornando a sfilarsi lento i pantaloni, stendendosi sulla schiena, inarcandola, intrecciando le sue gambe lunghe con il lenzuolo sgualcito. Non stacca mai lo sguardo da quello di Blaine, protetto dietro le lenti ottiche, al sicuro da quella sincerità disarmante, da quella nudità emotiva così violenta.

Blaine si separa dalla macchina fotografica solo per aiutarlo a sfilarsi quei jeans così attillati, sentendo la sua pelle liscia, scivolare come seta sotto i suoi polpastrelli. Si inginocchia anche lui sul letto, e adesso può sentire il calore del suo corpo, il rumore lieve dei suoi respiri.

Kurt lo osserva come se aspettasse di capire quale sarà la sua prossima mossa.

Lui non vorrebbe fare altro che allungare la mano e spostare dalla sua fronte alta qualche ciocca ribelle; così lo fa. Per una volta si sente di nuovo ventenne, perso nel turbinio di un desiderio e di un'eccitazione così profondi da sembrare insondabili.

Lascia che le sue dita callose carezzino quella pelle liscia, tracciando delicate il profilo fiero del suo naso, la curva dolce delle sue guance, quella sensuale delle sue labbra, godendo di come Kurt segua il suo tocco.

Passa il pollice sul labbro inferiore del ragazzo, e lui apre appena la bocca. Adesso il suo fiato caldo gli solletica il polpastrello e Blaine sa che è quello il momento in cui dovrebbe tirarsi indietro, nascondersi di nuovo dietro la macchina fotografica, ma negli occhi di Kurt c'è una richiesta, un desiderio intenso almeno quanto il suo. Si china verso di lui, avvicinando il volto al suo, e forse anche Kurt lo vuole, perchè è lui a chiudere la distanza tra le loro bocche, è lui a far aderire i loro corpi, aggrappandosi con le mani ai vestiti di Blaine, condividendo la stessa aria.


Now I'm trying to wake you up ,
To pull you from the liquid sky ,
Coz if I don't we'll both end up ,
With just your song to say goodbye.
My Oh My.


Le sue labbra sono calde e morbide contro quelle di Blaine, scivolano sinuose le une sulle altre, mentre le loro lingue si intrecciano insieme, mentre i loro battiti si fanno sempre più rapidi.

Inibizioni, limiti e convenzioni sembrano svanire all'improvviso, cadere a terra insieme alla camicia di Blaine, agli slip di Kurt. E adesso c'è così tanta pelle da esplorare, che le loro mani sembrano non riuscire più a fermarsi, nella ricerca febbricitante di un posto nascosto, di un brivido che nessuno ha mai saputo scatenare prima; come se, se solo graffiassero abbastanza a fondo, potrebbero portarsi via con sé una parte l'uno dell'altro.

Blaine pensa per un attimo di non essersi mai sentito così in vita sua, di non aver mai desiderato tanto nessuno, come desidera questo ragazzo triste, con le sue ossa fragili e il suo sguardo nudo.

Kurt è sotto di lui, accaldato, con le guance in fiamme e le labbra rosse e Blaine non può far a meno di assaggiare la sua pelle bianca. Lascia la sua bocca solo per passare a mordicchiare la linea marcata della mascella, per poi scendere lungo il collo, mentre Kurt si contorce ed ansima sotto di lui, cercando di far aderire i loro bacini, premendo forte la sua erezione contro la coscia di Blaine.

Lui si prende il suo tempo, sciogliendo l'impazienza di Kurt sotto carezze delicate, baci leggeri, gustando il sapore fresco della sua pelle, godendo nel vedere i marchi rossi che adesso la ricoprono. Posa un bacio languido sulla sua clavicola, poi cerca di sfilare dalle sue braccia l'ultimo indumento rimasto tra loro, la camicia di Kurt. Lui all'improvviso si irrigidisce, afferrando con le mani i polsini, stringendo forte la stoffa tra le dita. Sta tremando e Blaine capisce che stavolta non è per il desiderio.

Alza di nuovo la testa, facendo incontrare i loro sguardi. “Cosa c'è, Kurt?” chiede, carezzandogli piano una guancia, chiedendosi se il ragazzo non sia pentito di cosa stanno facendo. Kurt non risponde, ma continua a fissarlo, quasi come se stesse cercando nei suo occhi la risposta ad una domanda che Blaine non conosce. Dopo qualche secondo esala un respiro tremolante e allenta la presa sulle maniche della camicia, permettendogli di toglierla. Si morde il labbro e non sposta gli occhi da quelli di Blaine, analizzando ogni sfumatura del suo volto, mentre anche quell'ultimo pezzo di stoffa viene gettato a terra.

È allora che Blaine capisce, è allora che la frase criptica di Kurt acquista un senso. Sente gli occhi riempirglisi di lacrime, mentre osserva la linea rossa di una lunga cicatrice sul polso destro di Kurt. Un abominio contro quella pelle perfetta, una macchia rossa su quella distesa di tela bianca.

Kurt sembra fraintendere la sua espressione addolorata, scambiare il dispiacere per pietà, per sdegno. Con un gesto secco, ritrae il polso dalle mani di Blaine e se lo porta al petto.

Non c'è bisogno che mi guardi così. Lo so già. Sono spezzato, rotto, rovinato per sempre. Fammi solo...” dice, la voce rotta dal pianto, facendo per alzarsi.

Blaine lo prende per le spalle e lo attira in un abbraccio, intrappolando le sue braccia tra i loro petti. Kurt trema e il suo respiro è irregolare contro il collo di Blaine.

shhh...” dice lui, passandogli piano una mano sulla schiena nuda. “shhh... Sei perfetto, Kurt. Perfetto.” mormora contro il suo orecchio, quasi impaurito lui stesso dall'intensità dell'istinto di protezione che è appena insorto nel suo petto.

Non so perchè l'ho fatto... Mi sentivo solo così vuoto...” dice soltanto lui, un sussurro nervoso che si perde subito dentro un nuovo bacio leggero.


Non sa quanto rimangono abbracciati, avvolti l'uno nell'altro, ma quando finalmente sciolgono l'abbraccio, il respiro di Kurt è tornato normale, i suoi occhi sono sereni. In sottofondo c'è un'altra canzone triste, mentre Blaine riprende a baciare le sue labbra rosse, stavolta con dolcezza, senza fretta.


And so it is
Just like you said it would be
Life goes easy on me
Most of the time
And so it is
The shorter story
No love, no glory
No hero in her skies


E, cullati da quelle note lente, spogliati finalmente di ogni menzogna, di ogni mezza verità, i loro gesti si fanno sicuri, sinceri.

Non c'è rimpianto negli occhi di Blaine mentre fa scivolare le sua dita dentro Kurt, preparandolo piano, ingoiando i suoi gemiti; non c'è imbarazzo negli occhi di Kurt quando allaccia le sue gambe lunghe alla vita di Blaine, facendolo scivolare a fondo dentro di lui.


I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes off you
I can't take my eyes...


Quando l'orgasmo li travolge, rimangono abbracciati, respiri tremanti che tornano normali insieme, mani che tracciano piano il contorno di un viso, che si cercano, che si ritrovano.

Blaine sorride quando vede le palpebre di Kurt farsi pesanti. Gli posa un bacio leggero sul naso e si allunga per afferrare la macchina fotografica, sotto il suo sguardo assonnato e curioso. Cancella tutte le foto che ha fatto quella mattina, quelle del Kurt fragile e insicuro. Poi mette la testa vicina alla sua e si porta alle labbra il polso con la cicatrice. Lo bacia, scatta una foto.

Kurt ha le lacrime agli occhi, ma sorride, ed è bellissimo. Blaine rimette via la macchina e lo attira di nuovo nel circolo caldo delle sue braccia. Con il petto nudo di Kurt pressato contro il suo ed i suoi capelli a solleticargli il mento, pensa distrattamente che non si è mai sentito così orgoglioso del suo lavoro.


I can't take my mind off you
I can't take my mind off you...
I can't take my mind off you
I can't take my mind off you
I can't take my mind off you
I can't take my mind...
My mind...my mind...


***


Uhm... c'è ancora qualcuno? o_O
Spero tanto che questa OS, anche se decisamente più angst delle altre, vi sia piaciuta... soprattutto a chi, prima di leggere questa raccolta, non aveva mai letto niente di mio, capisco che possa essere un po' “pesante”... siate clementi! *u*


C'è un bonus, per chi fosse curioso, le foto che Blaine scatta a Kurt nella mia testa sono molto simili a queste:http://homotography.blogspot.it/2011/07/philip-by-damon-baker.html e


e queste: http://homotography.blogspot.it/2011/05/frederik-tolke-by-damon-baker.html


Che altro dire, spero di riuscire presto a rispondere alle recensioni, e di postare entro domenica/lunedì la winter in NY... Non so se recupererò la Dalton!Klaine, vedremo!

Però ho una PROPOSTA (non indecente): Visto che mi sono divertita tanto a scrivere queste OS, ho pensato di dirvi che se volete, potete darmi dei prompt a vostro piacimento e io vedrò di scrivere un nuovo “primo incontro klaine.” basato sulla vostra idea...

Va bene qualsiasi cosa, anche scenari più specifici, spero davvero che qualcuno aderisca, io lo farei volentieri! ;P


Pagina autore:http://www.facebook.com/Flurryefp


Baci, Sara

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Capitolo 6
*** Winter in NY ***


Salve! E ancora una volta ritorno dall'oltretomba, ormai non si sorprende più nessuno =P
Purtroppo la mia vita è stata un caos negli ultimi mesi e non ho avuto il tempo e la tranquillità per lavorare su questa raccolta (o su Ashes' Blues >.<), negli ultimi giorni ho potuto riprendere un pochino fiato e finire questa os che avevo scritto per il prompt Winter In NY. =)
Non so se c'è ancora qualcuno interessato, ma ci tengo a postarla lo stesso perchè mi è piaciuto molto scriverla e ci sono affezionata.

Spero vi piaccia, buona lettura!


PROMPT: Winter In NY


RATING: Giallo


PERSONAGGI: Kurt Hummel, Blaine Anderson, Wesley Montgomery


WARNINGS: Blind!Blaine



***



Una volta qualcuno aveva detto che Londra è un quadro dipinto ad acquarelli, New York invece ad olio. Kurt non si ricordava chi l'aveva detto, Kurt non era mai nemmeno stato a Londra, ma pensava di poter essere d'accordo con quello sconosciuto pensatore. Ci rifletteva spesso, su come quella città fosse un essere in continuo divenire, in continuo mutamento, nella grana sfumata di una vecchia fotografia, nei colori pastosi e sfumati, densi e aspri al respiro di un dipinto ad olio. Un posto dove dove potevi considerare tuo concittadino chiunque sapesse respirare, chi sapesse capire le sue strade, i suoi odori come te, non importa quale fosse la sua nazionalità di origine.

Il posto dove nessuno va a morire, dove tutti vanno a cercare una nuova nascita, una nuova identità, un nuovo paio di occhi, più consapevoli, più reali, diversi.

Nemmeno lui, come il migliore dei newyorkesi, era nato lì. Lui aveva scelto di rinascere tra le sue strade pericolose e sudice, abbagliato dalle sue luci senza sonno, avvolto dal suo calore asfissiante d'estate, pizzicato dal suo gelido abbraccio d'inverno. Amava quel posto, lì aveva trovato la realizzazione che aveva sempre cercato, l'energia che aveva sempre sentito correre frenetica nelle sue vene finalmente a suo agio in quella città veloce, violenta.

Solo una cosa mancava all'appello della sua vita; l'amore.

L'amore, quello semplice, banale, quello delle commedie romantiche, o forse anche dei film strappalacrime. Quello che ti regala un angolo di tranquillità, un sorso di pace, che ti acciambella sul petto come un gatto e ti fa sentire al sicuro, anche in un posto così vasto. E probabilmente era infantile da parte sua desiderare così ardentemente una cosa tanto complicata da trovare, soprattutto in uno posto come quello, dove tutti corrono veloce, e ognuno tende a pensare a se stesso prima che a tutto il resto.

Certo, New York era bellissima, New York era il suo primo amore, ma in quel pomeriggio gelido di metà dicembre il suo abbraccio ventoso, la sua energia non sembravano abbastanza per riempire il vuoto che sentiva di avere nel petto. Sentiva più freddo del solito, forse era più solo del solito e se, scendendo dalla metropolitana strinse ancora un po' il cappotto intorno a sé, era solo per il freddo, o almeno così cercò di illudersi.


Arrivò al Wollman Rink con dieci minuti di anticipo sul suo turno. Quello non era il giorno giusto per perdersi a scrutare il panorama di Central park, con le sue coppiette a braccetto, avvolti l'uno nell'altra per ripararsi dal freddo.

Salutò i colleghi, strinse le cinghie dei suoi pattini preferiti e si preparò ad un altro lungo pomeriggio di bambini iperattivi ed eccitati a cui badare. Anche quel giorno non mancò di ghignare al paradosso che era l'aver trovato e accettato quel posto alla pista di pattinaggio sul ghiaccio. La prima volta che Rachel ce lo aveva trascinato -perchè a quanto pareva, era un must della sua lista di cose da fare a NY- era caduto almeno quattro volte, ed aveva imprecato contro i ragazzini che sfrecciavano intorno a lui esibendosi in figure ambiziose. Forse era stato proprio quel primo tentativo disastroso a spingerlo a riprovarci una seconda volta, e poi una terza, e ancora una quarta e una quinta, fino a quando non era diventato un piacere, più che una sfida contro se stesso.

Così, quando le audizioni scarseggiavano e i conti delle spese si facevano sempre più difficili da pagare, non aveva esitato ad accettare il posto di controllore prima, di istruttore poi.

E a dirla tutta, cinque anni dopo, continuava ad essere grato per quello stipendio forse un po' magro, ma costante.


Il suo turno fu stranamente tranquillo per essere la metà di dicembre, il periodo di solito più affollato dell'anno e, quando anche l'ultimo cliente fu uscito dalla pista, decise di rimanere qualche minuto in più e godersi lo spazio a sua disposizione. Proprio mentre stava pensando di esercitarsi un po' sulle figure più complicate, Holly gli fece cenno di avvicinarsi alle transenne che limitavano il perimetro della pista.

Kurt, per favore non odiarmi, ma devo chiederti un favore.” Gli disse una volta che si fu avvicinato abbastanza. “Avevo promesso a Wesley che sarei rimasta dopo l'orario di chiusura per una lezione con un suo amico, ma credo di avere le febbre e vorrei davvero andare a casa...” Kurt annuì, intuendo dove sarebbe andato a parare il discorso. “Il fatto è che gliel'ho promesso un sacco di tempo fa e so che è una cosa davvero importante per questo ragazzo. Non posso dargli il biglietto per un'entrata normale perchè ecco.. vedi, lui è cieco e, anche se Wes mi ha assicurato che sa pattinare piuttosto bene, di certo non può farlo in mezzo alla folla e...” finì lei, spostando lo sguardo verso due ragazzi avvolti nei loro cappotti pesanti a poca distanza da loro.

Uno dei due era alto, dai lineamenti asiatici, Kurt ricordava di averlo visto un paio di volte con Holly. L'altro era più basso, aveva capelli ricci e folti che gli cadevano davanti agli occhi ed un sorriso che, Kurt poteva già dirlo, era tanto luminoso da far invidia alle luci della città addobbata per Natale. Aveva una mano in tasca e l'altra allungata a tenere il guinzaglio del golden retriver che sedeva pacifico ai suoi piedi, un cane guida, realizzò Kurt.

Tranquilla, ti sostituisco volentieri.” disse senza spostare lo sguardo dal ragazzo. “Ricordati di farmi trovare un cappuccino caldo e un bagel domani quando arrivo.” concluse, sorridendo appena a Holly prima di pattinare veloce dall'altra parte della pista, lasciandosi dietro il “grazie” riconoscente della ragazza.

Quello che non disse fu che tanto non ci sarebbe stato comunque nessuno ad aspettarlo nel suo appartamento, nessuno che avrebbe notato il suo ritardo, che avrebbe sentito la sua mancanza. Tanto valeva usare il suo tempo per aiutare qualcuno, soprattutto se quel qualcuno aveva un sorriso gentile come quello del ragazzo ricciolo.


Salve, tu devi essere Wes.” disse avvicinandosi. Entrambi si voltarono al suono della sua voce. “Io sono Kurt. Holly mi ha detto che vi aveva promesso una lezione privata; lei sta male, quindi temo che dovrete accontentarvi di me per questa volta.” concluse, allungando una mano verso Wes. “Piacere di conoscerti Kurt, in realtà la lezione è solo per il mio amico, Blaine.”

Smettila di chiamarla lezione, Wesley, sono più che capace di andare sui pattini, grazie tante.” replicò subito il ragazzo, sorridendo. “Ciao Kurt, io sono Blaine. Il tipo cieco e pedante che rovina i tuoi programmi per il sabato sera e ti costringe a lavorare due ore in più.” allungò la mano, voltandosi del tutto verso di lui e continuando a sorridere di quel suo sorriso gentile. I suoi occhi erano dorati, caldi, era come se qualcuno avesse deciso di mescolare i colori dell'autunno a Central Park su una tavolozza e regalarglielo. Guardavano nella sua direzione senza in realtà riuscire a vederlo. Erano bellissimi, erano tragici.

Kurt strinse la sua mano tesa, percependone il calore anche sotto lo strato pesante della lana dei mezziguanti.

Non è un problema, davvero. Non c'è nessun programma da rovinare e avevo già deciso di rimanere un pochino a pattinare; se sei bravo come dici di essere, almeno mi farai compagnia.” rispose lui, sentendo un leggero rossore diffonderglisi sulle guance.


Accompagnare Blaine a mettersi i pattini non fu difficile come Kurt aveva temuto, il cane guida -Xena, come la principessa guerriera, hai presente?- stava al suo fianco e lo aiutava nell'aggirare gli ostacoli meglio di quanto sarebbe mai riuscito a fare lui, e in men che non si dica salutarono Wes e si ritrovarono sulla pista, le mani intrecciate e le guance rosse per il freddo e forse un po' anche per l'imbarazzo.

Allora, Blaine, pensavo di iniziare mantenendoci vicino al bordo, così puoi abituarti ai pattini e riprendere confidenza. Quando tempo è passato dall'ultima volta in cui hai pattinato?” chiese, mantenendosi al fianco del ragazzo e osservandolo prendere confidenza con il movimento.

La sua presa sul bordo era salda ed il suo equilibrio piuttosto precario, ma il sorriso sul suo volto non faceva che allargarsi ad ogni tentativo passo in avanti. Era affascinante da osservare, così tanto che per poco Kurt non si perse le sue parole.

Uh, è passato tanto tempo... Almeno tre anni.” disse, e quelle parole ebbero sul suo volto lo stesso effetto che avrebbe una nuvola di pioggia sul sole d'agosto. Kurt quasi si pentì di averglielo chiesto.

Il mio ex amava pattinare e ogni anno andavamo al Rockfeller.” continuò con un sorriso che aveva l'aria di sapere d'amaro. “Scelta sua, se posso dire, io ho sempre preferito Central Park, il Rockfeller è sempre stato troppo imponente, troppo abbagliante. Immagino che adesso non avrei lo stesso problema, ma comunque... Era diventata una tradizione, ma dopo l'incidente le cose tra noi sono cambiate, io ho perso la vista e... diciamo che i suoi piani non comprendevano un fidanzato cieco di cui doversi occupare. Così ci siamo lasciati e... beh, a quel punto andare a pattinare, da solo poi, non era più nella lista delle cose che potevo fare.” concluse, scrollando le spalle e inclinando appena il volto verso Kurt. Il movimento, seppur leggero, lo distrasse e ruppe il suo equilibrio precario e si sbilanciò all'indietro, rischiando di cadere. Kurt, vigile dopo anni di esperienza, reagì immediatamente e riuscì ad afferrarlo prima che cadesse, attirandolo verso di sé.

Fu il movimento di un attimo, ma sentire le mani grandi di Blaine poggiarsi sul suo petto, talmente vicino che i suoi riccioli scuri gli solleticavano il mento invadendo le sue narici di un profumo dolce, speziato, talmente vicino che la risata imbarazzata sembrava risuonare anche dentro il suo petto, fece salire di nuovo alla gola quel groppo che lo tormentava da giorni. Prese un respiro profondo, cercando di ignorare il suo stupido istinto, facendo finta che il vuoto che aveva sempre sentito nel petto non fosse per un secondo stato riempito da una sensazione di calore, e mise di nuovo tra loro un distanza rispettabile. Quei miseri centimetri che pochi decidono di attraversare, quei pochi centimetri che l'avevano sempre protetto, gli stessi che forse lo facevano sentire solo.

Mi dispiace, forse non sono bravo come ricordavo.” si scusò Blaine, riprendendosi le sue mani calde.

Tranquillo. Devi solo riabituarti.” rispose lui, la voce appena incrinata. “Blaine, mi.. Mi dispiace per il tuo incidente...”

Grazie. Ma non c'è bisogno di intristirsi. D'altronde le farò sapere, Mr. Hummel, che non me la cavo affatto male e poi, detto in confidenza, Xena è molto più incline alle coccole del mio ex.” lo interruppe Blaine con un sorriso sincero. Lui rise e pensò a quanto fossero rari un ottimismo e una positività del genere.


Continuarono a pattinare lungo il bordo, fino a quando Blaine non si sentì abbastanza sicuro da farsi condurre al centro della pista, le mani intrecciate a quelle di Kurt, seguendo le sue direttive. Non ci volle molto prima che prendesse abbastanza confidenza, e Kurt si trovasse a pattinare al suo fianco, invece che di fronte. La mano di Blaine era ancora calda nella sua, la presa salda e sicura; il volto sorridente e al contempo concentrato nel calcolare le distanze, nel calibrare i movimenti. Aveva un equilibrio invidiabile e l'unica cosa che doveva fare Kurt era guidare e correggere la sua traiettoria.

Pattinarono per un po' in silenzio, godendosi la presenza e il calore l'uno dell'altro. Il silenzio che li avvolse non era forzato, imbarazzante, al contrario sapeva di fiducia, di amicizia; era come un insolito regalo, un angolo di quiete nel bel mezzo del caos perpetuo della città. Se Kurt avesse voluto non ci sarebbe voluto molto per immaginare di essere a pattinare in mezzo alla folla, per mano con il suo fidanzato.


Scusa, ma devo chiedertelo, come fai a sopravvivere senza guanti? Io credo che mi stiano per cadere le dita della mano sinistra ed ho i guanti, mentre tu sembri essere immune al gelo.” disse alla fine Kurt, rompendo il silenzio. Blaine rise, tirando appena indietro la testa, i riccioli che gli danzavano impazziti sulla fronte. Kurt sentì le guance colorarglisi appena e un sorriso curioso stenderglisi sulle labbra; quel ragazzo sembrava davvero capace di gioire anche della cosa più piccola. Era come se ci fosse sempre un sorriso dietro le sue labbra, che aspettava solo una nuova scusa per manifestarsi, era uno spettacolo insolito e affascinante.

In effetti ho sempre sopportato il freddo piuttosto bene.” cominciò poi “In più da quando ho perso la vista, il tatto è diventato un senso fondamentale, non potrei davvero privarmene in cambio di un paio di guanti, non importa quanto sia freddo l'inverno newyorkese.” concluse, rallentando fino a fermarsi, continuando a tenere Kurt al suo fianco. Il suo sorriso ampio si trasformò in qualcosa di più piccolo, timido e si portò la mano libera a grattare il retro del collo, in un gesto imbarazzato. Per la prima volta da quando Kurt l'aveva incontrato sembrava essere insicuro.

Uhm... A questo proposito, volevo chiederti una cosa. Non a tutti fa piacere, quindi se per te è un problema, sì insomma non esitare a dirmelo, ma, uhm... ecco, mi chiedevo s-se posso vederti. Cioè, se posso toccare il tuo viso, sai, per tracciare i lineamenti, associare una faccia alla tua voce.. Però se la cosa ti mette a disagio no-”

Blaine.” Lo interruppe Kurt, sorridendo appena di quella sua insicurezza, incerto se trovarla adorabile.

Uhm, scusa...”

Non scusarti, non c'è nessun problema, davvero.” concluse, poi prese di nuovo le mani di Blaine tra le sue e se le portò sulle spalle, con la speranza vana che il calore delle sue guance non tradisse il suo imbarazzo.

Blaine sorrise, appena più sicuro e fece correre piano i palmi lungo la stoffa morbida della sciarpa di Kurt, fino ad avvolgere la sua mascella con un tocco delicato, riverente, come se stesse carezzando la seta più preziosa e delicata dell'Oriente. I suoi polpastrelli erano stranamente caldi contro la pelle ghiacciata del naso di Kurt, sulle sue guance rosse, estranei e al contempo familiari, confortanti. Kurt si trovò a prendere un respiro profondo, chiudere gli occhi e a perdersi per un attimo nella dolcezza di quel tocco. Sentì chiaramente il cuore accelerare i battiti, e il calore delle mani di Blaine propagarsi attraverso i suoi circuiti nervosi fin dentro la sua cassa toracica, a riempire quel vuoto che gli pesava sullo stomaco.

Sapeva che era stupido, infantile perdersi così in quei gesti confortanti, travestirli dalle carezze di un amante che non era mai arrivato, ma non poteva impedirsi di reagire a quello che sembrava essere un contatto fin troppo intimo per due sconosciuti.

Tenere tutti a distanza di sicurezza era un meccanismo difensivo che aveva dovuto imparare fin troppo presto e che ormai era diventato la modalità standard con cui interagiva con le persone; lo proteggeva, certo, impediva agli altri di avvicinarsi di quel che tanto che sarebbe bastato per ferirlo, ma lo rendeva al contempo anche più solo. Poteva mentire a se stesso quanto voleva, ma non poteva negare che il brivido che gli percorse la schiena in quel momento, era lo stesso che certe volte lo teneva sveglio la notte, la pelle che sembrava troppo stretta per contenere i suoi muscoli, fredda, percorsa fisicamente dal desiderio, dal bisogno di essere stretto tra braccia calde e confortanti, di avere qualcuno che lo tenesse stretto e gli mormorasse tra i capelli che era al sicuro, che era a casa. E, per quanto assurdo fosse, fu così che si sentì sotto il tocco gentile di Blaine, a casa.

Quando percepì le mani del ragazzo smettere di muoversi, si costrinse ad aprire gli occhi. Il volto di Blaine davanti a lui era diverso, le sue labbra piene non erano più curvate in un sorriso, tra le sue sopracciglia si era creata una piega, tutto era disposto in una smorfia di dispiacere, di tristezza e forse di disappunto.

Blaine...” disse, chiedendosi perchè la cosa lo turbasse tanto, e Blaine subito tolse le mani dal suo viso, stringendole a pugno e lasciando le braccia inerti ai suoi fianchi.

Mi dispiace, Kurt, io non...” Cominciò, poi prese un respiro profondo “Non sono uno di quelli che si fanno abbattere facilmente, non odio la mia vita e ho imparato a convivere con quello che mi è capitato, ma... Ci sono momenti in cui desidero davvero tanto poter vedere di nuovo...” Fece una pausa e inclinò appena la testa di lato, un sorriso piccolo e amaro sulle labbra “Hai un volto perfetto Kurt, mi avrebbe reso felice poterlo guardare.” concluse, scollando le spalle.

Il silenzio che calò su di loro stavolta non fu confortevole, ma forzato, pieno di tutte le parole che avrebbero voluto dire, ma non sapevano come. Perchè entrambi si sentivano come se ci fosse molto di più sepolto sotto la superficie delle parole, un sentimento inesplorato e giunto troppo all'improvviso per sembrare davvero reale.


Fu Blaine ad interromperlo poco dopo, offrendo scuse tanto sincere, quanto non necessarie per aver reso l'atmosfera pesante.

Voglio provare una cosa” disse poi, fermandosi al lato della pista.

Magari iniziamo da non troppo lontano, non voglio farti ricredere sulle mia abilità di pattinatrice, o peggio, perdere il mio titolo di Ice Princess,” e quel sorriso timido era contagioso, come faceva Kurt a non ridere?

ma... Pensavo che potresti allontanarti un po', magari restando lungo il bordo e poi parlare, non so magari descrivermi l'ultima collezione di McQueen, così posso usare il suono della tua voce per capire dove sei e pattinare verso di te, da solo.” concluse, il tono speranzoso, appena tinto di incertezza, come se avesse avuto paura di aver chiesto troppo, di essere un disturbo. Kurt sorrise e strinse appena la mano calda ancora nella sua.

Va bene, Blaine, bella idea, mi sposto subito; avrebbe voluto dire, ma le parole che uscirono dalla sua bocca apparentemente traditrice, furono: “E se invece di parlare, cantassi?”

Non ebbe neanche il tempo di mordersi il labbro e darsi dello stupido, prima che il sorriso di Blaine si aprisse così ampio e sincero sul suo volto, da dare l'idea di far male.

Woah, sai anche cantare?! Cioè... Volevo dire, uhm, perfetto! Iniziamo?” e per quanto le sue guance fossero arrossate per il freddo, una nuova ondata di rossore imbarazzato salì a colorarle.


Kurt non perse tempo e si allontanò di qualche falcata, mantenendosi vicino al bordo, curioso di vedere il ragazzo pattinare da solo, ma al contempo un po' preoccupato.

Con i classici non si sbaglia, giusto? Pensò quando dovette scegliere cosa cantare.


Blackbird singing in the dead of night
Take these broken wings and learn to fly
All your life
You were only waiting for this moment to arise


Le falcate di Blaine nel raggiungerlo furono precise, solo appena incerte, il suo volto concentrato e allegro.

Non appena furono a pochi centimetri di distanza, le mani di Blaine sui suoi avambracci, come ad accertarsi che era reale, che era ancora lì, che ce l'aveva fatta, non era caduto; Kurt sorrise e si allontanò di nuovo, stavolta appena più lontano.


Black bird singing in the dead of night
Take these sunken eyes and learn to see
all your life
you were only waiting for this moment to be free


Anche la seconda volta Blaine non ebbe problemi, sempre più sicuro nei movimenti, il sorriso sul suo viso che da timido si trasformava in qualcosa di diverso, l'espressione di una gioia, di un senso di libertà, il brivido di euforia che devono provare i bambini che compiono i primi passi.

Essere in qualche modo partecipe di un momento del genere fece sentire Kurt caldo fin dentro le ossa.


Continuò a cantare, ad allontanarsi, a farsi rincorrere da Blaine; era la prima volta che scappava solo perchè voleva essere raggiunto, perchè voleva sentire quelle mani calde aggrapparsi a sé, vedere la soddisfazione negli occhi dorati di Blaine. Non era un estraneo che osservava dall'esterno, era parte anche lui di quella gioia, ed era una sensazione esilarante.


Black bird singing in the dead of night
Take these sunken eyes and learn to see
all your life


Ed erano finalmente arrivati dall'altra parte della pista, Blaine a solo pochi metri da lui, che rallentava fino a raggiungerlo, le labbra socchiuse intorno ad un respiro affannato, i lineamenti arrangiati in un'espressione dolce, timida.


you were only waiting for this moment to be free


Ed erano faccia a faccia, le mani di Blaine di nuovo sui suoi avambracci, calde, sicure.


you were only waiting for this moment to be free


Kurt avrebbe potuto smettere di cantare, ma era sicuro che il suo cuore stava battendo talmente forte contro la cassa toracica che se avesse chiuso la bocca il suo rumore avrebbe rimbombato per tutta la pista, Blaine avrebbe saputo, non avrebbe potuto nascondersi, non avrebbe saputo cosa dire.


you were only waiting for this moment to be free.


Concluse, la bocca secca, il respiro affaticato. Blaine era così vicino che poteva di nuovo sentire il suo odore particolare, così vicino che i loro respiri si condensavano insieme, così vicino che avrebbe potuto contare le ciglia folte che circondavano quegli occhi spenti, e al contempo così vivi. E all'improvviso Blaine non era più solo vicino; Blaine era , sulle sue labbra, dentro la sua bocca, appoggiato al suo petto; e lo baciava con una dolcezza infinita, lento, delicato, come a chiedere il permesso. Presto fu Kurt a dover appoggiarsi a lui, ad aggrapparsi alla stoffa morbida del suo cappotto, stringendosi a lui come per accertarsi che non svanisse all'improvviso, infondendo tutto ciò aveva nel movimento lento delle loro labbra.

Quando dovettero separarsi per riprendere fiato, Kurt si fece ancora più vicino e incastrò il viso nello spazio caldo tra la mascella e la sciarpa di Blaine, impaurito che se avesse aperto gli occhi la magia di quel momento si sarebbe spezzata.


Per un po' rimasero così, abbracciati, le mani di Blaine che carezzavano piano la schiena di Kurt, il naso gelido di Kurt che si scaldava contro la pelle calda del suo collo, avvolti e cullati dal silenzio, fino a quando una sferzata di vento gelido non li distrasse.

Quando Kurt alzò di nuovo lo sguardo, Blaine era ancora lì, le labbra rosse e umide, l'espressione aperta, piena di speranza, fiducia. Esalò un respiro tremante, posando un bacio leggero sulle sue labbra.

Ti piace il caffè, Blaine?” chiese poi “Conosco un posto qui vicino, se vuoi.”, il sorriso con cui cui rispose Blaine era così caldo che Kurt si chiese se avrebbe mai più sentito freddo nella sua vita, probabilmente no.

***


Sooo... Spero che vi sia piaciuta, e che non vi sia sembrata troppo strana per via della cecità di Blaine. Ho messo questo particolare perchè mi affascinava vederli interagire tramite il tatto, introdurre nel momento dell'approccio dei temi diversi dal solito. =)
Grazie mille (anzi DUEMILA! =P) alla cara Haley che si è sorbita la creazione della prima parte di questa os in tempo reale, love u! <3

Spero di tornare presto con Ashes' Blues, chi ancora la segue non perda la speranza, ci sto ancora lavorando! E poi ho in cantiere anche la traduzione di WWWR di beautifuwhatsyourhurry, può sembrare che sparisca nel nulla, ma poi torno sempre ;)


PS: Se avete in mente qualche prompt per l'alternate meeting non esitate a mandarmelo, qui su EFP, sulla mia pagina autore su fb (http://www.facebook.com/Flurryefp), o chiedetemi l'amicizia sul mio profilo autore (http://www.facebook.com/flurry.efp.7)


Baci, Sara

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