Lovely Laugh

di SeleneLightwood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Walls ***
Capitolo 2: *** Friday ***
Capitolo 3: *** Evil ***
Capitolo 4: *** Cloud ***



Capitolo 1
*** Walls ***


E iniziamo questa Klaine Week con tantissimo ritardo, yay!

 

Autore: SeleneLightwood

Titolo:

Rating: Dal verde all’arancione

Giorno/Prompt: Day 1 – Cooper + Klaine

Avvertimenti: One-Shot, Comica, Romantica, Fluff

 

 

1 - Cooper + Klaine

 

Walls

 

Vivere a New York con Blaine Anderson si sta rivelando un’esperienza extracorporea, o qualcosa del genere.

Si sono lasciati alle spalle tutte le difficoltà e le incomprensioni dell’ultimo anno di liceo di Blaine l’estate dopo il diploma, grazie anche a due splendide settimane passate su una minuscola casetta sulle rive del Grand Lake Saint Marys a prendere il sole, parlare e finire inevitabilmente a letto, o sul divano, o sotto la doccia, o – insomma, sesso riparatore. Tanto.

Ne hanno parlato a lungo e non è stato facile, ma hanno chiarito. Non è come se non fosse successo, semplicemente è passato e loro ne sono usciti più forti di prima. 

Blaine si è trasferito da Kurt e Rachel dieci giorni dopo la loro piccola vacanza e il divorzio – nemmeno tanto imprevedibile – dei suoi genitori: sua madre, infatti, ha finalmente messo da parte i country club e si è ricordata di avere un figlio gay che vuole capire e con il quale vuole riallacciare un rapporto, e suo padre…beh, è troppo occupato con la segretaria, apparentemente, per ricordarsene. Blaine l’ha presa meglio di quanto Kurt pensasse, in ogni caso.

Ora il ragazzo si sente con sua madre tutti i giorni per telefono e lei ha persino voluto conoscere Kurt. Sorpresa delle sorprese (ma non per Blaine), la donna l’ha trovato adorabile fin da subito. Chissà, forse si aspettava che suo figlio uscisse con un punk ricoperto di piercing, non con uno stagista di moda capace di decorare dei cupcakes meglio dell’intero team di Torte da Sogno USA e contemporaneamente maneggiare dei sai mentre canta un intero medley di Celine Dion.

Ok, forse Blaine sta esagerando (O forse no). In ogni caso ora tutto sembra andare per il verso giusto, nonostante il college sia duro e Kurt sia quasi sempre al lavoro. Certo, non sempre la convivenza è facile: Blaine tende ad essere disordinato, Kurt si chiude in bagno per delle ore intere perché sedere sulle piastrelle lo aiuta a pensare ai suoi modelli e spesso sono costretti a svignarsela in qualche caffetteria del quartiere perché viene Brody e quel ragazzo è davvero adorabile, sì, ma finché non si trasferiscono in un appartamento con i muri tra una camera e l’altra, certe cose preferiscono non sentirle. O vederle.

In fondo se Kurt e Blaine sono gay un motivo c’è.

 Nell’appartamento con i muri ci si trasferiranno a fine giugno. Hanno trovato questo bilocale a cento metri da dove abitano loro, che i proprietari – studenti della NYU quasi diplomati – lasceranno a metà maggio, ed è assolutamente perfetto. Avranno anche tutto il tempo per traslocare, visto che Kurt sarà in ferie e Rachel e Blaine avranno già terminato le lezioni alla NYADA. Sempre che Rachel non si trasferisca permanentemente da Brody.

La relazione tra Rachel e il ragazzo sta andando piuttosto bene: sono anime affini, quindi questo li porta a litigare come matti e poi cantarci sopra qualche pezzo di Love Never Dies o Chicago. Kurt e Blaine non dimenticheranno mai la sera in cui, tornando a casa, si sono ritrovati davanti Rachel e Brody intenti a tirarsi bicchieri di carta e cantare a squarciagola: “Is there the music in your – stronzo! – head, have you followed where – come osi? – it lead” e “And yet somehow – non capisci! – we both see – Rachel, sei odiosa! – the very same way!”.

Raccapricciante.

In un modo o nell’altro, comunque, le cose vanno alla grande: è come se qualcuno avesse preso tutti i pezzi delle loro vite e li avesse messi insieme in un collage disordinato e caotico fatto di tazze di caffè, lezioni di recitazione, macchine da cucito e camere da letto, imperfetto ma proprio per questo meravigliosamente unico.

C’è un solo problema. Un piccolo, insignificante tassello del puzzle rimasto nascosto sotto al tappeto per quasi due anni, in attesa di essere ritrovato nel più catastrofico dei modi. E quel tassello è niente di meno che Cooper Anderson.

 

*

 

Dlin dlon!

“Vai tu!” gridano quattro voci contemporaneamente da quattro angoli diversi della casa.

Kurt grugnisce sonoramente, posando sul bordo del water la matita e appoggiando le bozze del modello al quale sta lavorando sul tavolino che si è trascinato in bagno. Come al solito tutti ignoreranno il campanello e toccherà a lui riemergere dal suo nascondiglio per andare ad aprire alla porta.

L’ultima volta che è successo si è trovato di fronte il vecchietto del piano di sopra che gli ha annunciato la fine del mondo e la volta prima, invece, uno sconosciuto convinto di essere Chuck Norris che lo ha quasi steso con un calcio rotante. Quindi scusate tanto se non è entusiasta dell’idea. 

Se non altro peggio di così non può andare.

Peggio di così può andarci eccome, ma Kurt lo scopre solo aprendo la porta – dopo essere inciampato nella tazza di caffè di Rachel e in Rachel stessa, stesa a terra a fare stretching insieme a Brody.

“Ehilà, novizio di Marc Jacobs nonché fidanzato del mio adorato fratellino! C’è Blaine?”

Silenzio, poi: “Cooper?”.

Ebbene sì: sull’uscio del loro piccolo appartamento newyorkese c’è Cooper Anderson in carne ed ossa, con il suo sorriso collaudato da cinquanta kilowatt ed un borsone in spalla. Kurt spalanca la mascella e sbatte le palpebre un paio di volte ma Cooper a quanto pare non è frutto della sua fervida immaginazione, perché ogni volta che riapre gli occhi è ancora lì, sorridente come un bradipo morto.

“Cooper nel senso di Cooper Anderson il fratello di Blaine? Quel Cooper?” gli fa eco Rachel dal soggiorno sporgendosi oltre Brody per sbirciare.

“No, babbo natale. Sì, quel Cooper” sbuffa l’uomo spostando il peso da un piede all’altro. “Ciao, piccola Barbra. Perché tutta questa sorpresa?”

“Non lo so, forse perché non ti fai né vedere né sentire da marzo?”

La voce di Blaine riecheggia cupamente per l’appartamento e Rachel e Brody si tirano su a sedere, preoccupati. Blaine è appoggiato al tavolo della cucina, le braccia incrociate al petto ed un’espressione accigliata e ferita che convertirebbe il peggiore dei criminali in un santo. Kurt fa un passo verso di lui, preoccupato, e Cooper scivola oltre la porta aperta, chiudendosela alle spalle.

“Scusa, Blainers, sono un idiota, lo so” sussurra Cooper sfregandosi una mano sulla guancia. Sembra sincero. “Ho avuto un po’ da fare e-“

“Otto mesi? Hai avuto da fare per otto mesi?” domanda Blaine facendo un passo avanti per trovarsi tra suo fratello e Kurt. Ha la mascella rigida e gli occhi un po’ lucidi, un’espressione che Kurt conosce bene: Blaine sta cercando di mantenere il controllo sulle proprie emozioni. "E' ottobre".

“Mi dispiace” mormora Cooper abbassando gli occhi. “Possiamo parlare dove non abbiamo pubblico?” chiede, accennando con la testa alle altre tre persone nella stanza.

“Facciamo un giro a Central Park, Rach?” domanda Brody, che a quanto pare è un ragazzo molto intelligente. Rachel annuisce e lo trascina via in silenzio. Kurt non si è ancora mosso, limitandosi a far scorrere lo sguardo da Blaine a Cooper e viceversa, scervellandosi sul perché il fratello del suo ragazzo sia qui proprio adesso, dopo mesi di silenzio.

La porta di casa si chiude dietro le spalle della loro coinquilina con un leggero tonfo.

“Cosa sei venuto a fare, Cooper?” domanda immediatamente Blaine, ostentando un tono duro. Kurt lo conosce abbastanza bene da sapere che finge: Blaine non è capace di sbattere la porta in faccia a suo fratello tanto quanto non è capace di uccidere una zanzara. 

Si morde il labbro ansiosamente, osservando la postura rigida del suo ragazzo e i suoi occhi lucidi mentre scruta Cooper da capo a piedi. Non è un buon segno e Kurt non sa bene come agire.

Cooper si volta verso Kurt lanciandogli un’occhiata supplichevole, che lui ricambia con una perplessa. “Kurt, potresti lasciarci da soli per un attimo?”

Blaine è al suo fianco in un istante. “Lui resta” gli ringhia quasi contro stringendo la mano di Kurt con forza. “Qualsiasi cosa devi dirmi, puoi dirmela davanti a lui”.

Cooper sospira e si passa di nuovo una mano sul viso, ed è allora che Kurt nota il livido sulla sua guancia che sta lentamente scomparendo, vecchio forse di quale giorno.

“Ok, ok” mormora alzando le mani in segno di resa. Alza gli occhi verso Kurt, che lo sta osservando con aria preoccupata. “Non volevo tagliarti fuori, Kurt. Io – ok, come lo spiego?”

Blaine gli lancia uno sguardo freddo. “Inizia dal perché sei qui”.

Cooper osserva suo fratello a lungo, ansioso come Kurt non l’ha mai visto. “Ho bisogno di un posto dove stare per un paio di settimane”.

 

*

 

Visto che in casa non ci sono muri – ad eccezione di quelli del bagno, grazie a dio - Kurt e Blaine hanno spedito Cooper in giro e si sono accoccolati sotto alle coperte nel letto di quest’ultimo e hanno parlato a lungo. Rachel ha mandato un messaggio dieci minuti fa, annunciando che si sarebbe fermata a dormire da Brody, probabilmente per dar loro un po’ di privacy e tempo per riflettere. Blaine ha ascoltato le spiegazioni balbettate di Cooper senza dire una parola e poi gli ha detto "torna per cena, ho bisogno di riflettere". Il fatto che gli abbia fatto lasciare la sua roba sopra al divano, però, è da interpretare come un buon segno.

"Amore, se vuoi farlo restare sai che Rachel non obietterà. In fondo è solo per due settimane" sussurra Kurt stiracchiandosi e passando una mano sui capelli di Blaine, finalmente liberi dal gel.

"E tu?"

Kurt scrolla le spalle con una risatina. "Tuo fratello è figo. E' una bella vista".

 

Blaine sospira pesantemente e scuote la testa. 
"Non vedo perché dovrei farlo rimanere" obietta con testardaggine. "Devo fare un provino qui a New York per il remake del signore degli anelli non è una spiegazione valida. Dov'è stato, in tutti questi mesi? Dov'era quando mamma e papà hanno divorziato? E al mio diploma?"

"Non c'era" risponde pazientemente Kurt, baciandogli la tempia. "Però non significa che-"

Il suo cellulare, poggiato sopra al comodino, squilla proprio in quel momento e Kurt grugnisce e lo afferra con malagrazia. Isabelle.

Sprofonda di nuovo tra le coperte e trascina Blaine con sé, stringendolo in un abbraccio. Lui gli sorride debolmente e Kurt risponde alla chiamata. 

"Pronto, Isabelle" mormora al telefono, piegandosi per baciare Blaine sulla guancia e guardarlo negli occhi. "Il modello in microfibra? Terzo cassetto sulla sinistra. Esatto". Una pausa, e Kurt ne approfitta per baciare Blaine sulle labbra. "In ufficio? Adesso?" 

Non ha nemmeno un istante di esitazione, ormai ci ha fatto l'abitudine. "Posso venire, ma non prima di due ore" risponde con sicurezza, accarezzando la guancia del suo ragazzo con la punta delle dita. Ridacchia con leggerezza. "Sì, te lo saluto. Ok, ci vediamo lì. A dopo".

"Kurt" lo rimprovera Blaine alzando gli occhi ma Kurt lo zittisce prontamente premendo le labbra sulle sue con entusiasmo. Per un po' rimangono così, stretti sul letto a baciarsi sotto le coperte. 

Quando l'ossigeno torna ad essere una necessità si separano e Blaine scuote la testa. 

"Magari era importante" sussurra ad un soffio dalle sue labbra, negli occhi ambrati un vago senso di colpa. 

Kurt scuote la testa e le sue guance si tingono di rosso. "Collezione primavera, può aspettare due ore" mormora di rimando, annullando lo spazio e cercando avidamente la bocca del suo ragazzo. "Compromessi, ricordi?"

E' ciò in cui consiste il loro patto, stipulato durante il periodo in cui stavano ricostruendo una relazione intera da capo: compromessi

Funziona a meraviglia e entrambi si sono dati degli idioti per non averci pensato prima. Certo, ora che Blaine è a New York le cose sono diverse.  

"Allora?" riprende Kurt dopo un bacio particolarmente coinvolgente, staccandosi dalle labbra di Blaine per darsi un momento per calmarsi. 

Blaine abbassa gli occhi e prende a giocherellare con il bordo della maglietta di Kurt, come fa sempre quando è nervoso.

"Che cosa è venuto a fare, qui? Perché non affittare un appartamento a New York?" domanda Blaine a nessuno in particolare. "I soldi non gli mancano. Io non- non capisco. Perché non prima? Perché adesso?"

"Non lo so, ma ho avuto come la sensazione che ci sia qualcosa che non ci sta dicendo, e l'unico modo per avere le risposte che cerchi è dargli una possibilità. Fallo rimanere e vediamo cosa succede in queste due settimane" suggerisce Kurt con calma. 

Blaine si agita ansiosamente tra le sue braccia. "Non lo so se c'è posto per Cooper per il suo ego piuttosto ingombrante, in questa casa".

Oh, Blaine. Kurt sorride teneramente, piegandosi per baciarlo con forza. 

"Non c'è posto in questa casa..." sussurra, sorridendo sulle sue labbra e spostando la mano sul petto del suo ragazzo, per premere il palmo proprio sopra al cuore. "...o non c'è posto qui?". 

 

 

 

*

 

 

Kurt torna a casa alle dieci passate di sera - conversando amabilmente con i lampioni sulla strada, tanto è diventata un'abitudine e si sa, le abitudini sono dure a morire - e trova Blaine e Cooper seduti ai due lati opposti del tavolo, tazze di caffè in mano ed enorme, grasso elefante schiacciato tra il piano cucina e la sedia vuota. Sono in silenzio, chissà da quanto tempo, e il disagio si può quasi fare a fettine con il coltello (e magari cuocerlo impanato). 

"Ehi" li saluta entrambi, sistemando con cura la tracolla sulla poltrona e la giacca sull'attaccapanni. 

Blaine gli lancia un debole sorriso e Cooper alza una mano timidamente. Cosa che assolutamente non è da Cooper e Kurt è in grado di intuirlo nonostante lo conosca pochissimo. 

Kurt accetta con un sorriso la tazza di caffè che Blaine gli sta porgendo - se c'è una cosa che non manca in quella casa, è il caffè. E i preservativi, ma shh, non ditelo in giro - e si lascia cadere stancamente sulla sedia di fianco a quella del suo ragazzo, permettendogli di baciargli delicatamente la guancia. 

"Allora" esordisce dopo aver preso una lunga sorsata di caffè ed aver fatto una smorfia perché per l'amor di dio, ancora ginseng, Blaine? Comunque. "Siete entrambi ancora vivi, quindi direi che è un passo avanti".

Blaine non ha un'espressione molto convinta e Cooper è il ritratto del senso di colpa, ma a Kurt continua a sfuggire qualcosa. 

"Può restare sul divano" mormora Blaine tormentando la tazza blu e rossa che stringe tra le mani. Si alza lentamente e posa l'oggetto nel lavandino, dando la schiena al tavolo. "Se laverà i piatti ogni volta".

Kurt sorride tra sé, fiero del suo ragazzo. Blaine è una brava persona, non getterebbe mai via l'occasione di ricucire il rapporto con suo fratello. Anche se quel rapporto è caotico, a volte doloroso, a volte ad intermittenza.

Un paio di occhi dorati cercano i suoi e si addolciscono all'istante. "Vado a dormire" mormora Blaine a Kurt, indicando con un lieve cenno della testa il letto a due piazze e mezzo oltre il separé. "Vieni?"

 

Cooper lascia andare un impercettibile sospiro di sollievo e Kurt si prende un momento per osservarlo di sottecchi. Ha un sorriso appena visibile ad arricciargli le labbra e guarda Blaine allontanarsi lentamente come se voglia dire qualcosa, ma non abbia idea di come farlo né da dove cominciare. 

Forse ad entrambi serve tempo per sistemare le cose, questo Kurt non lo sa, ma una cosa è certa: da questa convivenza verrà sicuramente fuori qualcosa di positivo.

 

 

*

 

 

"Com'è andato il lavoro? Isabelle ti ha strapazzato di coccole anche stavolta?" domanda Blaine sottovoce, scivolando sotto le coperte per raggiungere Kurt. Cooper è addormentato sul divano e russa come se non ci fosse un domani. Naturalmente

"Pensavo fossi l'unico che può strapazzarmi di coccole".

"Infatti".

Il controtenore inspira velocemente quando un soffio d'aria fredda penetra oltre il lenzuolo, ma non fa in tempo a lamentarsene, perché un istante dopo il corpo di Blaine è premuto contro il suo e oh, piacevole, piacevole calore.

Kurt si volta a pancia in giù e affonda il viso nel cuscino e Blaine ne approfitta per tirarsi su e piazzarsi a cavalcioni proprio sopra al suo sedere, premendo i palmi delle mani sulle sue scapole. 

"Tutto ok, voleva solo - Mphf, Blaine, pesi -mostrarmi il nuovo progetto per sapere c-cosa ne penso e - e cosa stai facendo, Anderson?"

Blaine ridacchia contro il suo collo e continua imperterrito a far vagare le mani sulla schiena, muovendo appena i fianchi proprio sopra al suo sedere e allora ci fai apposta, dannazione.

"Massaggio" sussurra il ragazzo, il tono di voce più basso del normale, prima di far scorrere le labbra piene e aperte contro la pelle sensibile della sua nuca.  

"Massaggio prevede che io m-mi rilassi, Blaine" puntualizza Kurt di rimando, voltando la testa per cercare di guardare il suo ragazzo in viso. Blaine però è più veloce e in men che non si dica è completamente sopra Kurt e lo ha intrappolato sul letto con il suo peso, bloccandogli i polsi sopra alla testa con facilità. 

"Allora rilassati". 

Blaine scende a baciargli la spalla scoperta, la scapola, l'inizio della spina dorsale, tracciando con le labbra calde ed asciutte il bordo della maglietta. 

Kurt inarca appena la schiena, spostando leggermente il peso di Blaine, che scivola in avanti di qualche centimetro, sprigionando calore in ogni punto che tocca. Le sue labbra continuano a tracciare linee immaginarie senza un ordine preciso e Kurt sospira, rilassandosi lentamente. 

"Mhm" si lascia sfuggire quando Blaine gli libera i polsi per intrecciare le dita alle sue e continuare a tenerle sopra alla testa. "Mi p-piace dove sta a-andando a parare questa c-cosa".

"Immaginavo" ridacchia Blaine, la bocca premuta contro il suo collo. La vibrazione della sua risata delicata viaggia fino al suo stomaco e si ferma lì con un colpo sordo. Oh, farfalle. Ed è meraviglioso che dopo tre anni e mezzo ha ancora le farfalle allo stomaco ogni volta che Blaine lo sfiora, pensa Kurt, e sta per dirglielo, voltarsi e trascinarlo con sé sotto le coperte per baciarlo fino a togliergli completamente il fiato dai polmoni, quando -

"Non puoi passare. Tu non puoi passare" mormora qualcuno dall'altra parte della stanza, in un punto imprecisato dove dovrebbe esserci il divano. 

Kurt e Blaine gelano sul posto, alzando la testa in contemporanea e scambiandosi un'occhiata allibita. 

"Cooper?" chiama tentativamente Blaine, la voce flebile, lasciando andare le mani di Kurt. Il controtenore si solleva sui gomiti in attesa di una risposta. 

Ci sono trenta secondi di silenzio, poi-

"Legolas, cosa vedono i tuoi occhi di elfo?"

 Aspetta, cosa?

Blaine allunga il collo per sbirciare oltre il separé e Kurt ne approfitta per scivolare sotto di lui e avvicinarsi. "Sta ripassando le battute per il provino?" sussurra al suo orecchio, sconcertato. E' quasi mezzanotte, per l'amor di Barbra!

"Il mio tesssssoro".

"No" gli risponde Blaine, inorridito. "No, sta parlando nel sonno".

"Uno non se ne va semplicemente a Mordor".

"Oh, santo cielo" borbotta Kurt, trascinando Blaine con sé e stringendogli le braccia attorno ai fianchi. Cosa si è fumato, esattamente, quando ha pensato che questa convivenza possa portare qualcosa di positivo? "Mi rifiuto di fare sesso con te quando dall'altra parte della stanza c'è tuo fratello che borbotta battute del Signore degli Anelli mentre dorme".

Blaine si lascia sfuggire un gemito e borbotta: "Hai già vietato il sesso in bagno perché altrimenti l'ispirazione per i tuoi modelli sarebbe deviata. Ci sono altri luoghi che sono tabù e che dovrei sapere ora?"

"Il tavolo della cucina. Ci decoro i cupcakes, lì sopra".

Blaine grugnisce e Kurt può quasi vederlo spuntare la sua lista mentale. In sottofondo Cooper sta conducendo un'interessante arringa sugli alberi e gli orchi e dio solo sa cos'altro. "E dov'è esattamente che possiamo fare sesso, ad esclusione di questo letto?"

Kurt inarca un sopracciglio. "Sul pianoforte. Ma non con tuo fratello nei paraggi".

Gli occhi di Blaine hanno raggiunto le dimensioni di due boccini d'oro, tanto sono spalancati, e Kurt sorride maliziosamente. 
"Non riuscirai più a toglierti quest'idea dalla testa, vero?" gli sussurra Kurt ad un centimetro dal viso, gli occhi fissi sulle sue labbra e le ciglia che gli sfiorano delicatamente gli zigomi. 

"Distruggilo!"

Blaine si lecca le labbra in un riflesso involontario - o forse no. 

"Due settimane" geme sommessamente. "Due settimane. Pianoforte. Oh, dio".

"Non ho nessuna intenzione di odiarlo o permetterti di diseredarlo, papà! E' mio fratello!"

Kurt alza la testa, interdetto, sporgendosi oltre il separé. 

"Anche questa è una battuta del signore degli anelli?" domanda sommessamente. Blaine lo osserva preoccupato, poi alza gli occhi verso il muro. 

"No. Non lo è".

 

*

 

Blaine è scappato a lezione decisamente troppo presto per i gusti di Kurt, scivolando fuori dalle lenzuola in silenzio per cercare di non svegliarlo. 

Inutile, visto che Kurt è sempre dolorosamente consapevole dell'assenza del calore di Blaine, e l'ha fermato afferrandogli un braccio e trascinandolo di nuovo giù per un abbraccio. 

Blaine gli ha baciato la fronte con delicatezza, sussurrandogli: "Tieni d'occhio Cooper se stamattina non devi lavorare" e si è alzato di nuovo, lasciandosi accarezzare delicatamente i capelli. 

"Mhm" ha mormorato Kurt affondando la faccia nel cuscino del suo ragazzo. Blaine ha ridacchiato sottovoce, mormorando un "Ti amo" al suo orecchio e iniziando a trafficare con l'armadio. 

 

 

Due ore più tardi, Kurt è seduto al tavolo della cucina e sta giocherellando distrattamente con l'omelette nel suo piatto. 

Non riesce a smettere di pensare a ciò che si è lasciato sfuggire Cooper involontariamente. 

"Non ho nessuna intenzione di odiarlo o permetterti di diseredarlo, papà! E' mio fratello!"

Non è una battuta del Signore degli Anelli, quello è certo. Ha l'atroce sospetto che si riferisca a Blaine e che risponda esattamente a tutto quello che il suo ragazzo si sta domandando in questo momento.

Dov'è stato Cooper per tutto questo tempo? Perché non era presente quando ha avuto bisogno di lui? E perché adesso è qui?

Come richiamato dal filo dei suoi pensieri Cooper compare nel suo campo visivo, i capelli da letto più disastrosi che Kurt abbia mai visto - buon sangue non mente - e il pigiama tutto stropicciato.

"Mfpgiorno" biascica l'uomo, stiracchiandosi come un gatto e gettandosi sulla sedia di fianco alla sua. Kurt non può fare a meno di notare che lo fa sempre anche Blaine. 

"Ehi" gli risponde il controtenore, porgendogli una ciambella. "Dormito bene? Il divano è un po' scomodo, però ci si fa l'abitudine". 

Lui annuisce, accettando la ciambella con un sorriso smagliante ma assonnato, e Kurt si alza per piazzarsi davanti ai fornelli. "Vuoi del caffè?"

"Sai fare un medium drip?" chiede Cooper flebilmente. Kurt si irrigidisce e si volta di nuovo verso di lui.

"Sei fortunato, il mio medium drip è eccezionale" dice piegando la testa per osservarlo meglio. Cooper gli restituisce un'occhiata sorpresa. 

"Davvero? Hai lavorato come barista?" 

Kurt abbassa gli occhi e si volta di nuovo verso la caffettiera, pensieroso. "Una specie" gli risponde mentre sistema lo zucchero in una tazza. "E' che è il caffè preferito di Blaine".

Cooper non dice nulla e Kurt decide di lasciarlo ai suoi pensieri, concentrandosi sul caffè e sulla sua colazione. Passa qualche minuto, quando finalmente l'uomo si decide a parlare.

"A proposito di Blaine" esordisce tenendo gli occhi ben piantati sulla tazza di caffè tra le sue mani, come se stesse parlando a lei e non a Kurt. "Mi odia, vero?"

Kurt sorride e scuote la testa, addentando un biscotto a basso contenuto calorico. "No, non ti odia. E' arrabbiato e si sta domandando perché ricompari ora, ma non ti odia".

Cooper scuote la testa e si passa una mano sulla guancia, sfregandosela a disagio. 

"Ieri notte hai parlato nel sonno" dice dopo un po' Kurt, cercando lo sguardo del fratello del suo ragazzo. "Agitato per il provino, immagino, visto che erano quasi tutte battute del Signore degli Anelli".

Cooper deglutisce rumorosamente e alza gli occhi nei suoi. "Cos'altro ho detto?"

Allora hai capito dove voglio andare a parare, eh?

"Qualcosa come 'non ho nessuna intenzione di odiarlo, è mio fratello'" risponde Kurt porgendogli un'altra tazza di caffè. "Perché ho il sospetto che si tratti di Blaine?"

Cooper lo guarda negli occhi a lungo, prima di sorridere amaramente e scrollare le spalle. 

"Perché è così" esala con voce spenta. "Lo so che pensi che io sia un imbecille, Kurt, e hai perfettamente ragione - o meglio, sono un imbecille dall'aspetto piuttosto piacevole - ma sto andando fuori tema, vero? - comunque. Mi sono comportato da cretino perché non sapevo come comportarmi con Blaine dopo la nostra...riappacificazione". Cooper fa una pausa, torcendosi ansiosamente le mani. "Posso contare sul fatto che quello che sto per dirti non - ti prego, non dirlo a Blaine".

Kurt lo fissa interdetto per un istante. Mentire a Blaine? Omettere il fatto che potrebbe avere le risposte che cerca? Il suo radar delle pessime idee sta ululando.

"Ti giuro che glie lo dirò io quando - quando avrò guadagnato un po' della sua fiducia, ma non dirgli nulla".

Cooper lo sta guardando supplichevolmente e c'è qualcosa nella sua espressione, qualcosa di terribilmente serio, che spinge Kurt ad annuire lentamente. 

"Non gli dirò quello che ci siamo detti, promesso".

Una pausa, un sospiro, poi - 

"Sono stato a San Francisco per qualche mese a casa di amici. Non sapevo come comportarmi con lui né con - con i nostri genitori. Hanno divorziato ed io non c'ero, al suo diploma non c'ero, alle Nazionali del Glee Club non c'ero. Sono stato talmente imbecille, non hai idea. Non sapevo cosa dirgli, cosa fare, quindi non ho fatto niente, non l'ho chiamato, l'ho - l'ho lasciato da solo". Cooper sospira e evita lo sguardo di Kurt, continuando a conversare con la tazza. "Dopo una settimana dal divorzio di mamma e papà, nostro padre mi ha chiamato per telefono e - sono andato da lui. Diceva che voleva parlare con me e - e - ha iniziato a dire delle cose su Blaine". Kurt si irrigidisce, perché non ha mai visto Cooper così, è strano e non riesce a capire cosa è successo, ma da un parte ha il terrore di scoprirlo.

"Voleva che lo aiutassi con un procedimento penale o qualcosa del genere, non lo so, una cosa in tribunale. Per - per non riconoscere Blaine, o comunque n-non fargli avere soldi o cose del genere, credo".

Kurt serra la mascella e sta per dirne quattro all'uomo davanti a lui perché nessuno può azzardarsi a fare una cosa del genere a Blaine, non quando Kurt può impedirlo, quando Cooper sussurra, appena udibile al di sopra del rumore della lavatrice: "Non lo so di preciso, perché gli ho urlato contro e - e ha detto che potevo anche andare a farmi fottere e - e credo di averlo colpito. Dopo che ha colpito me".

"...Cosa?"

Cooper apre e chiude la bocca un paio di volte, evidentemente incapace di aggiungere altro, e piega la testa.  Kurt l'ha già notato, il livido ormai quasi svanito sul suo zigomo, ma ora non riesce a distogliere lo sguardo. 

Vorrebbe dire un sacco di cose, rassicurare Cooper, chiamare Blaine, prenotare un biglietto aereo per Westerville ed andare a massacrare di botte il signor Anderson, ma alla fine se ne esce con: "Quindi non c'è nessun remake del Signore degli Anelli?"

Sul viso di Cooper compare l'ombra di un sorriso. "Oh, quello. Sì che c'è. Ma avrei potuto affittare un appartamento a New York, non credi? Volevo - Voglio riavere indietro mio fratello. Basta fare il cazzone".

Kurt a quel punto gli sorride e allunga una mano per appoggiarla sopra alla sua. 

"Quando te la sentirai, parlagli. Raccontagli tutto questo e vedrai che capirà". 

"Non voglio essere di troppo in questa casa" mormora lui senza guardare Kurt. 

"Recitare le battute dei film nel sonno è un abitudine?" domanda Kurt con un sorriso. 

"Uhm. Sì."

"Vado a cercare i tappi per le orecchie. Ho come l'impressione che saranno due settimane rumorose".

Si alza e fa per andarsene, ma ci ripensa e si gira un'ultima volta a guardare Cooper. 

"Parla con Blaine. Muore dalla voglia di perdonarti".

 

 

*

 

 

Quando Blaine torna a casa nel tardo pomeriggio trova solo Kurt intento a districarsi tra chiamate, bozze di modelli e documenti dall'aria incomprensibile, seduto a gambe incrociate sul letto. 

"Cooper?" domanda guardandosi intorno e buttando la tracolla in un punto imprecisato tra il divano e la sedia. 

Kurt alza appena lo sguardo azzurro dai modelli e si copre l'auricolare con la mano. 
"Central Park, torna per cena" sussurra a voce bassa. "Rachel?" Poi, in un tono di voce normale e professionale, dice: "Ma certo signora Shouberg, il modello è già pronto. Isabelle la sta aspettando nel suo ufficio". 

Kurt fa una smorfia esasperata che stona di gran lunga con il suo tono pacato e Blaine si lascia cadere vicino a lui, facendo attenzione ai modelli sparsi sulla coperta. 

"Rachel rimane da Brody anche stasera. Sesso riparatore, credo" sussurra togliendosi la giacca. 

Kurt gli lancia un'occhiataccia e si affretta a dire: "No, signora, dev'essere la radio di un auto di passaggio. Sì, signora, abbiamo ordinato il caviale per l'incontro. Arrivederci, signora".

Un attimo di silenzio, poi Kurt sospira pesantemente e sprofonda tra le coperte. Socchiude gli occhi e fulmina Blaine con lo sguardo. "Non ti azzardare più a dire 'sesso riparatore' mentre sono al telefono con clienti psicopatici, ti prego".

Blaine ridacchia e si stende accanto a lui - ehi, ma sono sempre a letto, ora che ci pensa - e si avvicina per baciarlo, ma Kurt gli appoggia delicatamente una mano sul petto e lo allontana quel tanto che basta per guardarlo negli occhi. 
"Ho parlato con tuo fratello, stamattina. Mi ha detto cos'è successo e perché è qui".

L'espressione di Blaine cambia alla velocità della luce. 

"Cos- davvero?" domanda abbassando gli occhi e torturando il lembo del lenzuolo. "Lo dice a te e non a me. Fantastico".

A quel punto Kurt si toglie l'auricolare e gli prende il viso tra le mani. "E' - non è come pensi, davvero. Muore dalla voglia di dirtelo, credimi. E' solo complicato. Dagli tempo. Ci tiene a te, molto più di quanto pensi". Gli bacia delicatamente le labbra, accarezzandogli una guancia. "Ti fidi di me?"

Blaine annuisce debolmente, lasciandosi sfuggire un sospiro. 

"Allora dagli tempo. Vedrai che andrà tutto bene. Dovete solo imparare a non mettere muri tra di voi. Non è facile, ma alla fine ne vale la pena".

Finalmente Blaine gli regala un vero sorriso, piegandosi per accoccolarsi al suo fianco. 

"Sei il miglior fidanzato del mondo, anche se non possiamo fare sesso sul tavolo della cucina e hai fatto un falò con i miei tubetti di gel".

 

 

 

*

 

Qualche giorno dopo Kurt torna a casa terribilmente tardi, terribilmente stanco, terribilmente bisognoso di coccole. Apre lentamente la porta di casa e accende la luce dell'ingresso, guardandosi intorno in cerca di -

oh.

Un sorriso dolce gli spunta sulle labbra mentre osserva i due ragazzi addormentati sul divano. Blaine ha il naso rosso e le guance ancora rigate di lacrime, ma sta dormendo placidamente sulla spalla di Cooper, che lo ha avvolto in un abbraccio e gli ha appoggiato il mento sui ricci morbidi. 

Stanno sorridendo entrambi come Kurt non li ha mai visti, probabilmente perché hanno chiarito e l'ultima battuta di Cooper dev'essere stata qualcosa come: "scriverò la sceneggiatura di un film, un giorno", o qualcosa del genere. 

Osservandoli così, accoccolati sul divano, sa di aver avuto ragione a pensare che questa convivenza avrebbe portato qualcosa di positivo. Dopotutto ha appena riportato a Blaine suo fratello. 

Si avvicina con il sorriso sulle labbra e li copre entrambi con una coperta. In fondo, per stanotte, può dormire da solo.

 

 

*

 

 

 

Quattordici giorni dopo.

 

"Siamo in ritardo, siamo in ritardo!" sta gridando Rachel da dentro al bagno. Un suono di qualcosa che cade, qualcosa che si rompe, un'imprecazione. "Brody, il taxi!"

La testa di Brody spunta dal cestino dell'immondizia, il panico negli occhi chiari. "Chi diavolo ha buttato via il mio telefono? Kurt, il taxi!"

Kurt saltella in cucina con un calzino infilato, uno in testa e il cellulare stretto in mano. "Ci sono! Blaine, dove diavolo vai, hai dimenticato i pantaloni!"

"Non li ho dimenticati!" esclama Blaine, entrando in cucina in mutande. "Rachel, esci dal bagno, ci sono i miei jeans!"

Kurt ha come la sensazione che la cosa non finirà affatto bene. 

"Non indosserai mica dei jeans al provino di tuo fratello, spero!" esclama Kurt sollevando un sopracciglio. 

Brody geme sommessamente. "Kurt, non abbiamo tempo per un intero outfit. Blaine, zitto e vestiti. Rachel, esci da quel maledettissimo bagno, non lo devi mica fare tu, il provino!"

"Lo specchio, ho rotto lo specchio!" esclama istericamente Rachel da dietro la porta. 

"Sfiga" sussura con voce flebile Brody, lasciando che Blaine si appoggi sulla sua spalla per infilarsi un paio di jeans a caso. "Saremo perseguitati dalla sfiga".

 

 

 

Sette attacchi di panico e due taxi dopo, i quattro stanno correndo verso l'entrata degli Studios dove Cooper aveva il provino per quel maledettissimo film, proprio -

"Mezz'ora fa. Sono finiti mezz'ora fa" geme Blaine, tenendosi lo stomaco per la corsa e lanciando un'occhiata preoccupata all'orologio. Kurt si accascia sulla sua spalla. 

"Scherzi? Il taxi andava a centoventi!"

"Su una strada di Manhattan, amore" risponde Blaine prendendo fiato con difficoltà. "Siamo pur sempre a New York".

"Ehi, ecco Cooper!" grida Brody di fianco a loro. 

E' vero: Cooper si sta avvicinando a passo di marcia, un'espressione curiosa in volto. 

"Coop, Coop!" esclama Rachel, saltellando sul posto come un'invasata. "Com'è andata, farai Gandalf?"

"Oppure Legolas, ti ci vedo biondo!" aggiunge Brody con un bel sorriso.

"Magari farà Aragog, no?" tenta Kurt, tirandogli la manica. 

Quattro paia di occhi si voltano verso di lui con sguardi di profondo biasimo. 

"Quello è il ragno di Harry Potter, idiota" lo prende in giro Blaine scuotendo la testa incredulo.

"Oh. E allora che-"

"Gimli" borbotta Cooper tutto d'un tratto, con la chiara intenzione di zittirli e togliersi un dente piuttosto doloroso. "Mi hanno preso per Gimli perché ehi, amico, tu con la barba saresti perfetto, sei pure basso!"

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Friday ***


2 – Roomates Klaine

2 – Roomates Klaine

 

 

Friday

 

 

Quella giornata è cominciata come tante altre: un normalissimo venerdì, in cui Kurt si è alzato all’alba, si è infilato sotto la doccia e ha poi impiegato ben quindici minuti a decidere che crema idratante utilizzare nel suo rituale mattutino, ed altri quindici a cambiare idea.

Come tutte le mattine ha indossato la divisa della Dalton con un sospiro e si è sistemato i capelli con cura, e la sveglia di Nick ha suonato proprio in quel momento, costringendo il Warbler ad allungare una mano oltre la massa di coperte ed afferrarla per lanciarla contro il muro. Evitando Kurt per un pelo, come tutte le mattine.

Nick, smetterai mai di attentare alla mia vita?” borbotta Kurt come d’abitudine. Nick grugnisce qualcosa che può essere ‘che giorno è?’ come anche ‘voglio un kiwi’, così Kurt alza gli occhi al cielo.

“Se non stacchi la faccia dal cuscino non capisco se stai chiedendo aiuto perché stai soffocando o se stamattina hai solo voglia di chiacchierare” gli fa notare gentilmente senza staccare gli occhi dallo specchio, assorbito dalla sua lotta contro quel ciuffo che non ne vuole sapere di star giù.

Mpfh” esala Nick una volta tolta la faccia dal cuscino. “Sei adorabile quando sei sarcastico di prima mattina” Il ragazzo sbadiglia con tanto entusiasmo da rischiare di slogarsi la mascella e Kurt ridacchia. “Che giorno è oggi?” biascica poi, passandosi le mani tra i capelli con aria persa.

“Venerdì. Dai, oggi non sarà tanto male. Abbiamo francese e poi il fine settimana tutto per noi” risponde Kurt afferrando la lacca per dichiarare guerra ai suoi capelli.

Nick si alza a fatica e si trascina verso il bagno come un condannato a morte. “Uh, sto morendo di sonno” commenta, soffocando un altro sbadiglio. Quando non ottiene risposta si volta verso Kurt, che al momento è troppo occupato a soffocarsi di lacca per prestargli attenzione.

“Ed eccolo che cerca di aprire il buco dell’ozono un altro po’” borbotta con una punta di sarcasmo. “Sei una delle maggiori cause del riscaldamento globale. Tu e il gel per capelli di Blaine, uno dei mali peggiori del mondo, e – aspetta un momento”.

Kurt gli lancia un’occhiata a metà tra il perplesso e lo sconcertato tramite lo specchio che ha di fronte, ma Nick sembra aver appena avuto la rivelazione della sua esistenza.

“Oggi è venerdì” annuncia con tono estasiato.

Kurt inarca elegantemente un sopracciglio, domandandosi perché,  perché è passato da un coro di sfigati ad un coro di pazzoidi scatenati, ma non presta troppa attenzione a Nick.

Pessima idea.

Se avesse prestato abbastanza attenzione al suo compagno di stanza probabilmente avrebbe notato il luccichio pericoloso nei suoi occhi o il ghigno di pura malvagità dipinto sul suo volto.

Peccato che Kurt fosse troppo occupato ad allargare il buco dell’ozono e contribuire al riscaldamento globale per accorgersene. Chissà, se si fosse accorto forse avrebbe evitato che la catastrofe avvenisse. Forse avrebbe intuito che quello non sarebbe stato un venerdì come tanti altri.

O forse no.

 

*

 

Blaine Anderson prova nei confronti della lezione di francese del venerdì un odio talmente viscerale che ormai è noto a tutta la scuola, insegnante di francese inclusa.

 

Quella mattina, quindi, si prepara ad affrontare quella tortura cinese come un soldato che si arma per la battaglia pur sapendo che morirà alla prima carica.

Una battaglia persa in partenza, per l’appunto: lui il francese non lo capisce né lo capirà mai. Le sue conoscenze non vanno al di là di ouì e tour Eiffel, ad essere sinceri.

 

Il suo compagno di stanza, Jeff, ha smesso di lamentarsi del suo cattivo umore il venerdì mattina quella volta che Blaine gli ha tirato il tubetto del gel dritto in faccia, lasciandogli un bernoccolo al centro della fronte talmente evidente da farlo sembrare un unicorno biondo con delle ottime mosse di danza.

 

Ora Jeff accende una candela sotto al santino di Pavarotti – pace all’anima sua – ogni giovedì sera, incurante del rischio di dare fuoco alla loro stanza, se non all’intera Dalton.

Il punto è che Blaine odia talmente tanto il francese che non solo passerebbe a Jeff i fiammiferi con un ghigno; se avesse dell’acqua per spegnere il fuoco, la berrebbe.

 

Tanto per essere chiari, ecco.

 

Quel venerdì mattina, quindi, non fa eccezione: Blaine scivola per i corridoi tetro come un Dissennatore, il malumore a livelli mai visti, succhiando via la gioia da tutti gli studenti che ha la sfortuna di incrociare.

 

Poi si domandano perché il venerdì sera ci va pesante con l’alcool!

 

Di Warblers in giro non ce ne sono, ma ormai quasi tutti hanno imparato a stargli alla larga; non è saggio rivolgere la parola a Blaine Anderson il Giorno del Male.

 

Perso nei suoi funerei pensieri, Blaine gira l’angolo senza guardare e un secondo dopo entra in collisione con qualcosa di molto caldo, molto morbido e molto profumato che squittisce all’impatto.

 

Il suo radar del malumore gli suggerisce qualcosa come ‘nessuno va a sbattere con Blaine Anderson di venerdì mattina’ e sta per comunicarlo allo sventurato che ha osato compiere cotanta efferata azione, quando un ciuffo molto familiare e due brillanti occhi azzurri invadono il suo campo visivo.

 

“Oh, Blaine, scusa, non ti avevo visto!”

 

Oh. È Kurt.

 

“Ehi! No, tranquillo, ero distratto e non ho guardato dove stavo andando” gli risponde con un sorriso, sistemandosi la tracolla sulla spalla e affiancandolo nel suo tragitto.

 

Ebbene sì, Blaine ha scoperto che Kurt è l’eccezione alla Regola del Venerdì. Difatti sembra essere l’unico mammifero in grado di avvicinare Blaine prima, durante e dopo la lezione di francese ed uscirne illeso.

 

Kurt è la luce attraverso il buio, il Patronus del suo Dissennatore interiore, l’unico pensiero felice di venerdì mattina e – Kurt lo sta anche fissando con aria preoccupata. Ops.

“Ehi, va tutto bene?” gli domanda scrutandolo in cerca di segni di malessere. “Sembri…di cattivo umore”.

 

Ah, già. Uhm, la verità è che Kurt non è a conoscenza del suo piccolo problema con la francia, le baguettes e le lumache crude (escargot, che schifo!).

 

Il controtenore non ha mai avuto l’occasione di scoprirlo: il primo venerdì dopo il trasferimento di Kurt alla Dalton, Blaine si era svegliato nelle tenebre più oscure ed era marciato verso l’aula come sempre, quando qualcuno aveva delicatamente picchiettato sulla sua spalla per richiamare la sua attenzione.

L’intero corpo studentesco aveva trattenuto il fiato all’unisono e Blaine si era voltato, pronto a lanciare un’occhiataccia capace di gelare il Texas, e si era ritrovato di fronte Kurt.

Kurt, con un sorriso meraviglioso, una divisa orgogliosamente blu e rossa ed orgogliosamente indossata e – oh, un medium drip tra le mani.

 

“Ho pensato di portarti del caffè” aveva mormorato timidamente, ignaro degli occhi di mezza scuola puntati su di loro in attesa del cataclisma. “So che non fai mai in tempo a passare in Caffetteria perché sei sempre in ritardo, la mattina, così…” e aveva semplicemente alzato le spalle, con quel suo modo di arricciare il naso da far perdere la testa.

 

Blaine l’aveva guardato e aveva sorriso, così, spontaneamente, per poi seguirlo in classe e ringraziarlo per il pensiero.

 

Venti teste di Warbler avevano fatto capolino dalla porta dell’aula e Blaine aveva sorriso anche a loro, lasciandone metà basiti e metà sull’orlo delle lacrime. Jeff singhiozzava senza ritegno sulla spalla di Nick.

 

Insomma, il riassunto è che Kurt non ha mai saputo del Giorno del Male, né del fatto che la sua presenza ne allevi gli effetti. David, Wes e tutti gli altri sono stati ben attenti a non spifferare nulla e Blaine ha il sospetto che sia perché sono convinti che se Kurt sapesse, l’effetto svanirebbe.

Blaine ha persino beccato Wes e Trent a nascondersi dietro Kurt, un paio di venerdì mattina.


“Tutto ok” si decide a rispondere Blaine, accettando il caffè che Kurt gli porge, come tutte le mattine, con un sorriso di gratitudine. Inspira profondamente, quasi infilando il naso nel bicchiere. Aaah, caffè. “Sono solo stanco, credo. Fortuna che oggi inizia il fine settimana”.

 

Alla loro sinistra compaiono David e Wes, giusto un po’ più indietro nel corridoio, e prendono ad osservarli attentamente. Blaine li ignora, troppo occupato a godersi gli occhi di Kurt – stamattina un bel grigio brillante, che riflette il cielo nuvoloso fuori dalla finestra – illuminati di entusiasmo.

 

“Oh, ho in programma un pomeriggio fantastico!” esclama Kurt, posandogli la mano sul braccio con delicatezza. “Non vedo l’ora! Ho organizzato una sessione di shopping con Rachel e Mercedes e – ma che accidenti -“

 

 

Blaine avrebbe dovuto aspettarselo fin dal momento in cui ha notato Wes e David far loro la posta dal corridoio, ma non è che passa le giornate a sospettare che i suoi amici complottino contro di lui, quindi forse è giustificato se non ha avuto la prontezza di riflessi necessaria a reagire.

 

Perché in fondo Blaine Anderson odia il francese di venerdì mattina, sì, ma forse essere rapito dagli Warblers proprio fuori dall’aula è peggio.

Il suo ultimo pensiero prima che qualcuno gli infili un calzino in bocca e una mano gli copra gli occhi, trascinandolo indietro, è chiaro quanto doloroso.

No. L’Operazione Canarino Incarcerato no.

 

 

*

 

 

Kurt pensava di essersela meritata, una vita tranquilla. Visti i suoi trascorsi al McKinley, sperava che le dorate mura della Dalton e i suoi costosi divanetti sopra ai quali Blaine ama tanto saltare l’avrebbero tenuto lontano dai guai.

 

Non immaginava certo che si sarebbe ritrovato stipato nello sgabuzzino delle scope insieme all’intero gruppo di Warblers intento a fulminarli con lo sguardo talmente tanto da farsi venire un tic all’occhio.

Ammanettato al suddetto Blaine.

 

Ecco, quello è un problema. Perché diavolo è ammanettato a Blaine, di grazia?

Blaine è seduto su un secchio rovesciato proprio di fianco a lui, ha raggiunto una colorazione violacea un po’ preoccupante e sta guardando gli Warblers come se stesse immaginando di scioglierli nell’acido.

Non parla, cosa che impensierisce abbastanza Kurt più dell’assurdità della situazione.

 

Nessuno sta parlando, nemmeno gli Warblers. Quelli se ne stanno lì come una serie di canarini rincitrulliti a fissarli con aria soddisfatta.

E lui ha un polso ammanettato. Ha un polso ammanettato al polso di Blaine.

Quello è il pensiero che lo riscuote dal suo stato di shock e lo spinge a domandare, con voce meno decisa di quanto voglia: “Qualcuno si degna di spiegarmi che diavolo sta succedendo?”

 

Canarino Wes – o meglio, così dice la targhetta di carta appiccicata con lo scotch sulla sua divisa, di fianco alla D di Dalton – si fa avanti schiarendosi la gola e ghigna.

 

“Questa, Warbler novizio Kurt, è l’Operazione Canarino Incarcerato” gli annuncia indicandosi il petto con l’onnipresente martelletto. Kurt sbatte le palpebre un paio di volte, e se non avesse la mano ammanettata a quella di Blaine probabilmente si sarebbe dato un pizzicotto. “Una cosa piuttosto semplice: dovrete rimanere ammanettati per ventiquattro ore a partire da – butta un’occhiata all’orologio – adesso. Divertitevi”.

 

“Ma cosa cavolo – Wes, dove avete preso le manette?” esclama Kurt, guardando gli Warblers come se fossero un gruppo di alieni appena sbarcati sul tetto di casa sua.

Canarino Jeff – lui il foglietto ce l’ha attaccato in fronte e dio, Kurt spera tanto che non abbia usato la gomma da masticare come colla – affianca Wes nello spazio già stretto dello stanzino. 

 

“Mio padre è uno sceriffo in pensione” spiega con una scrollata di spalle.

 

“Ma è legale, almeno?” Questi sono pazzi.

Blaine ancora non ha fiatato.

 

“Certo che no” esclama David come se fosse la cosa più naturale del mondo ammanettare insieme il solista e il membro più giovane del coro che gestisci.

 

“Ma – ma – non possiamo andare in giro ammanettati per ventiquattro ore!” protesta Kurt indignato. Nota proprio ora che lui e Blaine sono senza blazer. Qualcuno degli Warblers deve averglieli sfilati per ragioni a lui sconosciute. Blaine tace. Forse è morto. Certo che con solo la camicia sta benissimo. Dovrà punzecchiarlo con un rametto? Non ha tempo ora per controllare se respira. Magari una respirazione bocca a bocca… “Voi siete pazzi”. E ci farete diventare anche me.

 

Canarino Nick solleva un sopracciglio e sbuffa. “Andate sempre in giro come se foste attaccati con la colla. Cosa cambia?”

 

“Che io avevo dei programmi per oggi pomeriggio?” ribatte Kurt acidamente. Blaine è muto come un pesce stecchito.

 

“Portalo con te!”

 

Kurt fa scorrere lo sguardo da lui al foglietto attaccato a mo’ di orecchino per un istante.

“A fare shopping. Ammanettati. Sul serio?”

 

Gli Warblers alzano le spalle quasi in contemporanea e Kurt si complimenterebbe con loro per la sincronia impressionante, se non fosse sul punto di strangolarli. Blaine sta ancora litigando con le corde vocali, che a quanto pare hanno fatto le valigie lasciandolo – beh, muto.

 

“Oh, dio”. Che poi perché Blaine non si sta rendendo utile? Si volta verso di lui e gli lancia uno sguardo disperato. “Pensi di fare qualcosa?”

 

Blaine si riscuote dalla sua momentanea alienazione e lo osserva a lungo prima di pigolare: “Non c’è verso di farsi dare le chiavi – e solleva il polso ammanettato trascinandosi dietro anche la mano di Kurt, per dare una prova evidente del fatto – perché come minimo Wes le ha ingoiate. Ci toccherà rimanere così per un giorno intero”.

 

“Ti arrendi così? Sul serio?” esclama Kurt incredulo.

 

“Ben detto, Warbler Solista Blaine!” esclama David allegramente. Kurt si domanda perché ancora non è saltato addosso ad uno di loro a random per farlo a pezzi e sfogarsi.

 

Blaine incenerisce David con lo sguardo. “La mia vendetta sarà atroce. Steccherò su Raise Your Glass e lo farò davanti a tutto il pubblico delle Regionali. Giuro sulla tomba di Pavarottipace all’anima sua – che lo farò, e non potrete fare niente per fermarmi, se non farmi sparare da un cecchino appostato in fondo alla sala”.

 

Wes sorride, ma sembra agitato. “Non oseresti”.

 

Blaine solleva il mento e arriccia il naso. “Mettimi alla prova”.

 

Kurt continua a non capirci nulla. “Posso sapere almeno perché?” domanda agli Warblers che se ne stanno andando senza lasciar loro la chiave, come se niente fosse.

 

“Oh, chiedilo a Blaine” risponde Wes facendogli l’occhiolino. “Lui lo sa eccome”.

 

 

*

 

 

Blaine lo sa, il perché, ma per nessun motivo al mondo lo confesserà a Kurt.

Non se ne parla.

 

Essere il solista degli Warblers prevede non solo diritti – su tutti gli assoli, perché sì – ma anche doveri. Alcuni sono assurdi, come per esempio leggere l’allucinante Costituzione e il Regolamento degli Warblers.

 

Perciò, legge 103, stilata in seguito all’Incidente della Gabbietta del 1973: “In caso di tensione sessuale o sentimentale irrisolta tra due membri, mettere in pratica l’Operazione Canarino Incarcerato con effetti immediati. L’Operazione avrà la durata necessaria a raggiungere lo scopo previsto e verrà dichiarata completata solo al raggiungimento dello stesso. Questo per evitare che i disastrosi eventi del 1973 si ripetano”.

 

Non c’è assolutamente nessun motivo per cui mettere Kurt a conoscenza della legge 103. Nessuno.

Blaine non ha nessuna intenzione di spiegare a Kurt perché gli Warblers sono convinti che ci sia tensione sessuale o sentimentale tra loro, soprattutto perché la risposta potrebbe non piacergli. Perché è colpa di Blaine.

 

Da bravo pollo qual è, ha avuto la brillante idea di confessare a Nick quella cosa riguardo ai suoi sentimenti per Kurt e su come sono molto più chiari da quando il suo piccolo controtenore ha cantato Blackbird – povero Pavarotti, pace all’anima sua – e naturalmente Nick deve averne parlato con gli altri, quel branco di suocere, e insieme devono aver messo su questa pagliacciata.

 

Quindi, fondamentalmente, è colpa di Blaine. E non può certo andare da Kurt e dire: “Ehi, ci hanno ammanettato insieme perché ho accidentalmente confessato a Nick di essere pazzo di te, e il procedimento Warbler prevede che, se il solista si prende una cotta per il membro più giovane, dovranno essere ammanettati insieme fino a che uno dei due non confessa all’altro i propri sentimenti. Quindi abbiamo ventiquattrore di tempo”.

 

Tra l’altro non può andare da Kurt a dirglielo perché a) Kurt è già lì, ammanettato al suo maledettissimo polso e b) Kurt non ha idea dei sentimenti che Blaine prova per lui.

 

Che è proprio il motivo per cui l’Operazione Canarino Imbavagliato è stata messa in piedi.

 

Li ammazzo. Stavolta li ammazzo.

 

“Blaine” chiama debolmente Kurt di fianco a lui, muovendo la mano sinistra e trascinandosi dietro il suo polso. “Oh, scusa. Ehm. Cosa facciamo adesso?”

 

Blaine sospira. Non posso confessarti quello che provo perché dubito fortemente che tu ricambi ancora i miei sentimenti dopo Jeremiah e Rachel e la mia momentanea bisessualità. “Ci organizziamo. Vedrai che troveremo un modo per far funzionare questa cosa e sopravvivere ventiquattro ore”. Tenta di sorridere a Kurt, che alza gli angoli della bocca in risposta, arrossendo. “E quando avremo quelle maledette chiavi…tu li tieni e io li picchio”. Blaine alza la mano destra e la avvicina alla faccia, trascinandosi dietro anche Kurt. “Oh, scusa, mi pizzicava il naso”.

Kurt lo sta guardando di sottecchi. “Credevo fossi un non violento” commenta alzandosi da terra e sbilanciandosi. Si aggrappa al braccio di Blaine e finiscono per intrecciarsi con le manette.

Blaine alza un sopracciglio. “Tiro di boxe ogni tanto, non te l’ho detto?”

E oh, l’espressione di pura meraviglia sul viso di Kurt gli fa pensare per un breve, folle istante che forse l’Operazione Canarino Sbucciato – o quello che è – non è poi così male.

 

 

*

 

 

L’esperimento dello shopping, nemmeno a dirlo, fallisce prima ancora di iniziare davvero.

 

“Kurt, sei sicuro che questa cosa funzionerà?” sussurra Blaine ansiosamente, una mano infilata nel camerino e il resto del corpo fuori.

Kurt, oltre la tenda dei salottini prova, sta tenacemente tentando di provarsi dei pantaloni.

“Ma certo, dammi solo un minuto. Non è facile fare le cose con una mano sola!”.

Finirà in tragedia, Blaine se lo sente come sente lo sguardo del commesso del negozio trapassargli il cranio da parte a parte.

“Mi sento un tantino osservato” sussurra spostando il peso da una gamba all’altra a disagio. “Perché Mercedes e Rachel non sono più volute venire? Una delle due avrebbe potuto aiutarti con i vestiti”

La testa di Kurt spunta dalla tenda, le lacrime agli occhi. Deve aver mosso il braccio, perché Blaine si sente tirato verso il camerino per il polso. “Scusa” mormora Kurt sfiorandogli il dorso della mano. “Niente da fare, non riesco a slacciarli. E Rachel e Mercedes mi sono scoppiate a ridere in faccia quando ho detto loro che potevo venire ma dovevo portare anche te perché ci avevano ammanettato. Quindi le ho bandite dal mio pomeriggio di shopping”.

“Oh”.

Beh, c’è un problema. Blaine non è sicuro di essere in grado di entrare nel camerino con Kurt e togliergli i pantaloni. Potrebbe non riuscire a tenere le mani a freno.

Uhm.

 

*

 

Dopo quattro tentativi falliti e una lunga serie di occhiatacce da parte dei commessi, Kurt è costretto ad abbandonare le sue compere, maledicendo sottovoce gli Warblers e le loro idee folli.

Se non altro è andata meglio del pranzo, dove non avevano idea di cosa fare né di come mangiare, e continuavano ad andare a sbattere tra di loro o intrecciarsi con le manette, e “Sono mancino, Blaine, per la miseria!”.

Una tragedia.

 

“Cosa possiamo fare adesso?” domanda Kurt guardando sconsolato il centro commerciale, ormai fuori dalla sua portata. “Eccetto sterminare gli Warblers, naturalmente”.

“Cos’è che non richiede l’utilizzo delle mani?” domanda Blaine arrossendo velatamente, perché in effetti un paio di idee ce le avrebbe, ma purtroppo richiedono molto, molto utilizzo delle mani e – che diavolo sta pensando?

“Uhm” commenta Kurt, totalmente ignaro dei suoi pensieri poco consoni. “Potremmo andare a vedere un film”.

Blaine gli sorride e si sistema un ciuffo ribelle, costringendo Kurt a seguire la sua mano. Nel movimento, il polso del ragazzo gli sfiora la guancia.

“Oh, scusa. Cinema o preferisci tornare alla Dalton e vedere qualcosa sul computer in camera mia?” chiede piegando la testa.

Kurt gli sorride timidamente. “Caffè al Lima Bean e poi film alla Dalton? Così possiamo rivedere West Side Story”.

“Mi sembra perfetto”.

Il momento meraviglioso tutto rose e fiori è rovinato dal fatto che prendono due direzioni diverse, vengono tirati indietro dalle manette e una vecchietta li indica con l’ombrello rosa a pois ed esclama: “Pervertiti!”

Maledetti abitanti dell’Ohio.

 

 

*

 

 

Kurt e Blaine hanno trovato una sorta di equilibrio. La ciotola dei popcorn è in bilico sulle loro gambe e sono costretti ad usare la mano libera per tirare su i pop corn, ma le cose vanno decisamente meglio. Probabilmente il fondo l’hanno toccato quando la barista del Lima Bean ha riso loro in faccia.

Hanno visto West Side Story e poi hanno deciso di mettere su anche Les Miserables, al quale è seguito Love Never Dies per la centesima volta. Non sono andati a sbattere meno volte di prima, ma è un inizio.

“Ora di cena” borbotta Kurt adocchiando l’ora al lato dello schermo del computer.

Mhm. Tu hai fame?”

“No, tu?”

“No”.

Kurt sospira e si butta sul cuscino, facendo sbilanciare Blaine che cade all’indietro.

Ops. Scusa” mormora arrossendo.

“No, niente”. Nessuno dei due parla per un paio di minuti, poi Blaine trova il coraggio di confessare ciò che gli preme da almeno metà pomeriggio.

“Kurt”

Mhm

“Kurt, devo – devo andare in bagno”.

Merda”.

 

 

*

 

Kurt trascina Blaine fuori dal bagno senza riuscire a smettere di ridacchiare. Blaine ha le guance rosse per l’imbarazzo e gli occhi lucidi, ma sta sorridendo.

“Che imbarazzo” commenta prima di scoppiare a ridere di nuovo. Si appoggia a Kurt per non cadere e si ritrova a premergli la fronte sulla spalla, sorretto dal suo braccio intorno alla vita. Non è la prima volta che si abbracciano, in fondo sono migliori amici, ma Blaine, questa volta più di altre, si sente a casa.

“Questa storia non uscirà da questa stanza” esala Kurt, ancora violaceo di vergogna – o dal ridere, chissà.

“Assolutamente no. Giura sulla tomba di Pavarottipace all’anima sua – che gli Warblers non lo sapranno mai!”

“Non puoi nemmeno farmi il solletico, Blaine, siamo ammanettati!”

E Kurt è talmente bello mentre ride che Blaine pensa che forse potrebbe ammettere di provare qualcosa per lui e vedere cosa succede.

Coraggio, Blaine.

 

“Kurt, io dovrei dirti una cosa. Si tratta di –“

 

E naturalmente qualcuno bussa alla porta.

E che cazzo, allora.

 

 

*

 

 

Nick, hai tre secondi per sparire dalla porta della mia camera, prima che ti stacchi la testa a morsi”.

Nick gli sorride angelicamente, nascondendosi dietro Jeff. “Siamo solo venuti a dirvi che capiamo la vostra situazione e che per stasera vi lasceremo essere compagni di stanza, visto che in due camere diverse non potete dormire. Tutto qui”.

Oh, a questo Blaine non aveva affatto pensato. Merda.

“Vi odio”.

 

 

*

 

 

“Allora” dice Blaine stringendo le labbra e fissando il letto.

“Allora” gli fa eco Kurt con voce strana. E oh, è terrorizzato.

Non riesce a capire perché gli Warblers gli hanno fatto un torto del genere. Perché, dannazione? Lui muore dietro a Blaine.

 

Pensavano forse che ammanettarli insieme per un’intera giornata e nascondere la chiave delle manette nella sua tasca avrebbe risolto qualcosa?

 

Sì, avete capito bene. Kurt ha la chiave delle manette in tasca sin dal primo istante in cui gli Warblers li hanno rapiti. Ce l’ha infilata Nick, facendogli l’occhiolino con aria cospiratoria, e lui non ha avuto il coraggio di dirlo a Blaine perché per un attimo ci ha sperato anche lui  che magari dopo una giornata passata attaccati per un braccio avrebbe trovato il coraggio di confessare a Blaine che è innamorato di lui praticamente fin da quando hanno cantato Baby It’s Cold Outside.

 

È stato sul punto di fingere di trovarla tante volte – una delle quali quando si sono ritrovati in bagno con una vescica gonfia e nessuna idea di come svuotarla – perché pesa sempre di più nella sua tasca, brucia anche a contatto con la stoffa, quasi a ricordargli che è lì e può liberare Blaine in qualsiasi momento, ma c’è una parte disperata del suo cervello che gli sta urlando di non farlo ininterrottamente da dieci ore, e fino ad ora ha avuto la meglio.

 

“Facciamo così” sospira Blaine alla fine, arrossendo violentemente in zona orecchie. “Ci stendiamo e – e vediamo come va, ok? Mi dispiace che questa cosa ti metta in imbarazzo, Kurt, è colpa mia, io –“

 

“Non mi mette in imbarazzo” si affretta a mentire Kurt. “Cioè, un po’ sì, ma non fa niente. E non è colpa tua, davvero”. No, la colpa è tutta sua che ha raccontato a Nick di avere una cotta per Blaine, maledizione! Che pessima, pessima idea.

 

“Ok, allora” gli sorride timidamente Blaine, spostando il polso e facendo scivolare la catena piuttosto corta delle manette in modo da poterlo prendere per mano.

 

Kurt si sente un budino anche solo così, quindi non osa immaginare come starà quando andranno effettivamente a dormire nello stesso letto.

Cosa che è già successa, sì, ma questa volta sono ammanettati e Blaine non rischia di vomitargli addosso perché è ubriaco fradicio.

 

“Aspetta” lo ferma, tirandogli delicatamente la mano. Il solista degli Warblers alza su di lui gli occhi dorati con un’espressione perplessa.

 

“Non penserai mica di andare a dormire vestito, vero?”

Quando Blaine spalanca gli occhi e la bocca contemporaneamente, Kurt si rende conto del sottile doppio senso della sua frase e si affretta a correggersi.

 

“Nel senso – domani mattina avremo la divisa tutta stropicciata. Kurt Hummel non va mai in giro stropicciato, nemmeno per un’occasione come questa”.

 

Blaine gli lancia uno sguardo carico di dubbio.

“Siamo ammanettati. Anche se le giacche ce le hanno tolte stamattina, come facciamo a toglierci le camicie, esattamente?”

Ecco, a questo dettaglio Kurt non ci aveva proprio pensato – ma a quanto pare gli altri Warblers sì, perché i loro blazer sono chissà dove. Merda.

 

“No, hai ragione” esala Blaine lanciando un’ultima occhiata al letto. “Hai perfettamente ragione, non oso immaginare come sarà domani mattina la camicia se ci dormo sopra. Ok, proviamo?”

 

Kurt, suo malgrado, deglutisce rumorosamente. “Proviamo” sussurra, piazzandosi di fronte a Blaine. “Puoi – puoi chiudere gli occhi?” E dio, quanto si sente ridicolo.

Blaine sorride e gli fa l’occhiolino – oh mio dio, oh mio dio – prima di abbassare le palpebre e abbandonare la mano alla suo controllo, cercando di seguire i suoi movimenti nonostante non riesca a vederlo.

 

Kurt si perde un attimo ad osservare l’ombra delicata delle ciglia di Blaine riflessa sugli zigomi prima di portare le mani alla cravatta ed iniziare a slacciarla con difficoltà, riuscendo persino ad intrecciarsi con il nodo per quanto gli tremano le mani.

“Maledizione” borbotta a denti stretti, sentendo le guance arrossarsi.

Blaine sospira e improvvisamente le sue dita sono intrecciate a quelle del ragazzo, ferme sopra al nodo della cravatta ancora al suo posto.

“Aspetta” sussurra Blaine con un lieve sorriso e oh, Kurt non riesce nemmeno a smettere di guardarlo mentre alza delicatamente anche l’altra mano e, ad occhi chiusi, inizia a trafficare con il nodo della cravatta di Kurt, riuscendo a slacciarlo del tutto.

 

Non sta succedendo davvero.

 

Ha le guance arrossate e gli occhi ancora chiusi e Kurt non riesce a capire come, ma la sua mano è salita ad accarezzare la guancia di Blaine. Mentre i polpastrelli scorrono delicatamente sul filo di barba quasi inesistente, le mani di Blaine scorrono sui bottoni della sua camicia, aprendoli uno ad uno, facendogliela scivolare lungo la spalla con leggerezza. Blaine sospira e Kurt non ce la fa più.

 

“Blaine” sussurra, talmente piano che teme quasi che Blaine non lo senta, e nonostante tutto incapace di spezzare la magia del momento. Fa scivolare la mano dalla sua guancia alla tasca, stringendola attorno alla chiave. “Blaine, a-apri gli occhi”.

 

È questione di un istante. Blaine solleva le palpebre lentamente, dischiude le labbra e alza gli occhi nei suoi.

“Io – non te l’ho detto subito perché sono un idiota – mi dispiace, non so cosa mi è preso, ma Nick mi ha lasciato la –“

“Chiave” sussurra Blaine, completando la frase al posto suo con un lieve sorriso. “Lo so, l’ho sentita prima quando ho iniziato a farti il solletico. C’è una cosa che non ti ho detto, Kurt”.

“Tu sapevi che – cosa?”

Blaine si prende un momento per osservarlo, facendo scorrere lo sguardo dalla cravatta slacciata alla camicia aperta sopra la t-shirt, agli occhi azzurri pieni di lacrime.

“Tu – mi commuovi, Kurt. Quel duetto era solo una scusa per passare più tempo con te. Sono – sono contento che tu non abbia aperto le manette, perché – perché adesso posso fare questo”.

Kurt spegne il cervello, perché chi ha bisogno di un cervello, adesso che Blaine Anderson si è chinato in avanti per baciarlo?

Si scioglie letteralmente tra le sue braccia, sospirando sulle sue labbra quando Blaine gira il polso e gli prende la mano oltre le manette, portandosela sulla guancia. Continuano a baciarsi fino a non avere più fiato. Quando Kurt si stacca, tutto quello che riesce a fare è tirare fuori la chiave e premerla sul palmo di Blaine, lasciandogli un altro bacio lieve a fior di labbra.

Per una volta, non hanno bisogno di tante parole.

Blaine sorride, apre le manette con uno scatto e le sfila dal polso di Kurt, avvicinandosi poi per continuare a baciarlo e sfilargli la camicia. Un istante dopo, anche la sua è appoggiata in fondo al letto.

Kurt ridacchia leggermente sulle sue labbra e sussurra: “Ci voleva questo per convincerti a baciarmi?”

“Scusa” sussurra Blaine di rimando. “Meglio tardi che mai”. Poi, con un sorriso un po’ più ampio, gli prende la mano e gli richiude le manette intorno alla mano.

Kurt chiude gli occhi e sospira.

“Blaine”.

Mhm”.

“Dì un po’, ora i pantaloni come ce li leviamo?”.

Oh”.

 

 

*

 

Gli Warblers sono ammassati sotto al tavolo della mensa. Fin qui, niente di strano. Lo sanno tutti che gli Warblers sono fuori di testa. La cosa strana è che con suddetto tavolo è stato costruito un fortino, e che sono tutti intenti ad osservare Kurt e Blaine, dall’altra parte della sala, intenti a destreggiarsi con la colazione, ancora ammanettati l’uno all’altro.

 

“Ma Kurt aveva la chiave” protesta Nick sottovoce, spintonando Jeff per vedere meglio. “Dite che glie l’ha detto che ce l’aveva?”

“Secondo me sì” risponde Wes saggiamente. “Però non subito”.

“Dite che ha funzionato?” domanda David, tormentandosi il labbro inferiore tra i denti.

 

Kurt e Blaine, dall’altra parte della sala, si piegano l’uno sull’altro e si passano piatti e tazze di caffè con una destrezza impressionante, finendo in un abbraccio quando Kurt si sporge oltre Blaine per prendere lo zucchero. Blaine sorride e gli alza delicatamente il mento con il gomito, Kurt sorride e – oh, si stanno baciando.

 

“Si stanno baciando!” grida Jeff, spuntando fuori dal fortino, tirando la manica del blazer di Nick come un invasato. “Ha funzionato, si baciano!”

 

La chiave tirata dritta verso di loro arriva direttamente in testa a Wes e beh, se lo sono meritato.

 

 

 

 

*

 

 

 

Note dell’autrice

 

Fa schifo, ma ho fatto del mio meglio. Quella di domani (la Herpes) è quella che preferisco, è anche sugli Warblers e ci ho messo l’anima, quindi forse mi perdonerete per questa…cosa.

 

Fra. Spero vivamente che non ti faccia pena xD

 

Cosa c’entra col la Roomates? Dormono insieme. Saranno compagni di stanza per un giorno. Boh.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Evil ***


Ed eccoci con il terzo giorno

Ed eccoci con il terzo giorno! YAY!

Mi sono divertita un sacco a scrivere questa, quindi spero che vi piaccia!

Kurt, Blaine e gli Warblers vanno alla prima di The Avengers – vestiti da supereroi.

Spoiler The Avengers, per chi non l’ha visto. Andatelo a vedere perché è bellissimo.

Disclaimer: Non posseggo Glee. Se possedessi Glee non esisterebbero personaggi al di fuori della Klaine e gli Warblers. E Sebastian. E Brad e il suo pianoforte. E Sue.

 

3 – Heroes!Klaine

 

 

Evil

 

“Ripetimi perché ho acconsentito a questa farsa, per favore”.

Blaine sorride innocentemente anche se Kurt non può vederlo, visto che è ancora rintanato nel piccolo bagno della sua stanza alla Dalton, e si stende sul suo letto al massimo del relax, incrociando le braccia dietro alla testa e inspirando profondamente il suo profumo.

“Perché ti abbiamo supplicato in ginocchio?” risponde, fissando il soffitto e cercando in tutti i modi di soffocare l’ennesima risata. “Andiamo, Kurt, non farne una tragedia. Sarà divertente!”

In realtà la ritrosia del suo ragazzo è più che giustificata e Blaine lo sa, ma lui e Kurt stanno insieme da sei mesi, troppo poco per aver esaurito l’entusiasmo nel prenderlo in giro ogni volta che se ne presenta l’occasione. Sono ancora nella fase luna di miele e non ne usciranno tanto presto: passare i pomeriggi accoccolati sul letto a vedere un film e scambiarsi una quantità sorprendente di baci è più che sufficiente e grazie tante.

Per questo sabato sera, però, il programma è un po’ diverso. Blaine, in tutta sincerità, non pensava che Kurt avrebbe accettato, perciò aveva già pronto il piano B: pizza vegetariana, il suo letto, una coperta morbida, Kurt tra le sue braccia e l’ultima stagione di C.S.I. New York in streaming. Dopotutto il fatto che Nick sia il compagno di stanza di Kurt è piuttosto comodo: non devono nemmeno cacciarlo, di solito è Nick che se ne va da Jeff – guarda caso il compagno di stanza di Blaine, ma che cul- fortuna!

Non che lui e Kurt facciano niente di compromettente, anzi. Niente mani al di sotto della cintura, per ora, e a Blaine sta bene così.

Il ragazzo torna al presente e salta a sedere sul letto con uno scatto quasi felino quando la chiave nella toppa viene girata con un cigolio sinistro.  Si stampa in faccia il migliore dei suoi ghigni – perché in fondo Blaine Anderson sa essere davvero, davvero malvagio – e il ciuffo perfettamente curato di Kurt sbuca dal minuscolo spiraglio nel quale si è aperta la porta del bagno.

Eddai, Kurt” lo riprende bonariamente, piegando la testa di lato per sbirciare. Kurt sbuffa molto sonoramente. Ok, Blaine sta morendo dalla voglia di vedere, ma è perfettamente giustificato, no? Non è che uno tutti i giorni ha l’occasione di vedere il proprio fidanzato – dal fisico assolutamente perfetto, ammettiamolo – vestito da-

Supereroi” sibila Kurt, sbucando fuori dalla porta del bagno in tutta la sua magnifica interezza, rosso in viso come un peperone. “Perché diavolo dobbiamo vestirci da supereroi per andare al cinema a vedere l'anteprima di The Avengers, Blaine? Spiegamelo, perché io non ci arrivo proprio”.

Blaine, da bravo fidanzato, fa di tutto per ingoiare la risata che gli sta praticamente aprendo a metà entrambi i polmoni nel tentativo di sfuggirgli, ma Kurt naturalmente se ne accorge –che sfiga – perché gli lancia un’occhiataccia degna di quelle di Sue Sylvester nei suoi momenti peggiori.

“Non osare ridere di me, Blaine Anderson. Non quando sei seduto sul mio letto con il costume più ridicolo sulla faccia della terra” scandisce lentamente il suo fidanzato – dio, quanto ama il suono di questa parola – chiaramente sottintendendo ‘ridi e ti ritroverai senza coccole per tutta la sera’.

E questo Blaine non se lo può permettere, visto che è quasi dipendente dalle coccole di Kurt. Ok, togliamo pure il quasi.

Il suo stomaco fa una strana capriola quando Kurt nomina casualmente l’essere seduto sul suo letto – è normale? C’è qualcosa che non va nei suoi organi interni? Sta per avere un ictus? – e Blaine cerca di riprendersi rispondendo per le rime perché il suo costume è superfavoloso, grazie mille, ma poi Kurt si gira per cercare chissà cosa nell’armadio e oh, merda.

Non guardare il sedere. Non farlo, Blaine. Non guardargli il – wow.

Kurt sceglie proprio quel momento per voltarsi verso di lui – forse per un’altra frecciatina rivolta all'assurdità di quella serata – e naturalmente lo trova intento a fissargli il fondoschiena come se ci fossero scritti i più oscuri segreti dell’universo.

Blaine non perde nemmeno tempo a distogliere lo sguardo o a chiudere la bocca – ah ah, sì, ridete pure, intanto lui ha il sedere di Kurt Hummel davanti alla faccia – e si prepara alla Kurt-reazione, alla quale deve puntualmente assistere ogni volta che la parola sexy si insinua tra i concetti Kurt e Blaine: arrossisce. Si copre lo zigomo con la mano, è una sorta di tic. Stira l’angolo destro della bocca. Arrossisce ancora di più. Tira fuori una battuta sarcastica e lascia correre.

Questo è quello che succede di solito, almeno. Stasera deve esserci qualcosa che non va nell’ossigeno distribuito nella stanza, perché Kurt non fa nessuna di queste cose. Arrossisce giusto un po’, e la mano arriva a mezz’aria verso la faccia, sì, ma poi sembra ripensarci e si limita ad inarcare un sopracciglio e uh, quel sorrisetto non mi piace per niente.

“Allora” esordisce Kurt, evitando di guardare nella sua direzione. Dal suo tono di voce, Blaine è quasi certo che stia cercando di non ghignare. “Per quanto questo costume mi faccia un po’ senso…cosa ne pensi?”

Blaine crede di star sognando. No, Blaine sa di star sognando, perché non c’è davvero un’altra spiegazione logica: Kurt non può aver appena fatto una piroetta su sé stesso con addosso il costume di Loki. Assolutamente no.

La parte nerd che vive nelle profondità più oscure della sua anima sta ballando la conga ma non importa perché Kurt non ha reagito come sempre. Kurt sta- sta flirtando con lui. Oddio, Kurt sta flirtando con lui.

Non è la prima volta, gli dice una vocina da qualche parte nel suo cervello. Blaine la zittisce con una martellata, perché quella è la prima volta che Kurt lo fa intenzionalmente. E intenzionalmente è tutta un’altra storia.

Visto che sta particolarmente apprezzando l’evolversi degli eventi, Blaine decide di godersi semplicemente quei momenti. Quindi, non senza aver pesantemente deglutito prima, risponde: “Ti sta da dio”.

Kurt ridacchia e scuote la testa, sporgendosi verso la scrivania per afferrare il mantello appoggiato lì sopra, e Blaine si sente in dovere di aggiungere. “No, sul serio, Kurt. È – sei –wow”. Che non è molto chiaro, come concetto, ma va bene lo stesso.

Per Kurt sembra essere molto, molto chiaro. “Anche tu stai – ehm, per quanto questo sia inquietante, si capisce – bene”.

“Grazie”. Blaine non può fare a meno di sorridere raggiante, lisciando le pieghe inesistenti del suo costume. Osserva Kurt prendere un respiro molto, molto profondo, poi quegli occhi meravigliosamente azzurri si illuminano di determinazione.

“Ok, togliamoci questo dente. Andiamo, gli altri decerebrati ci staranno aspettando”.

 

*

 

Gli altri decerebrati, meglio conosciuti come Warblers, li stanno aspettando nel parcheggio della Dalton mascherati di tutto punto. Kurt squittisce di disappunto quando realizza che sì, sta succedendo davvero: sta andando al cinema per una prima cinematografica vestito come un super cattivo, accompagnato dal più grosso branco di idioti mai visto. I suddetti idioti, tra l’altro, devono aver subito una commozione cerebrale collettiva, perché di solito sono un rispettabilissimo coro a cappella ad otto voci di una altrettanto rispettabilissima scuola privata, non una banda di supereroi.

Per non parlare di quello che una volta era un fidanzato serio, dolce e praticamente perfetto, al momento impegnato a sistemarsi la sciarpa sopra al costume rosso sgargiante.

Kurt fissa la folla di Warblers ammassata intorno alle auto e serra le palpebre, strizzando energicamente gli occhi.

Dai, dai, dai, dai.

Quando li riapre, sono tutti ancora lì. Dannazione, non ha funzionato.

“Arrenditi, sta succedendo davvero” gli sussurra Blaine all’orecchio, cingendogli la vita con le braccia. Kurt ha smesso di stupirsi ogni volta che il suo ragazzo riesce ad intuire il filo dei suoi pensieri senza sbagliare un colpo, ma questo non significa che ci abbia fatto l’abitudine. Come non si è abituato al modo in cui lo guarda Blaine ultimamente: come se non esistesse niente di più bello al mondo.

Un’altra cosa alla quale Kurt fa fatica ad abituarsi è l’assoluta accettazione degli Warblers. Ci sono due ragazzi abbracciati proprio in mezzo a loro, che potrebbero baciarsi da un momento all’altro, eppure nessuno batte ciglio. Ad eccezione di Jeff, ma solo perché ha appena fatto loro l’occhiolino. È doloroso pensare che una cosa del genere al McKinley non è concepibile.

Kurt cerca di immaginarsi Azimio intento a fargli l’occhiolino mentre abbraccia Blaine e deve trattenere un conato di vomito.

“-e quindi dovremo prendere anche la tua macchina, credo. Kurt? Kurt”.

Kurt arrossisce e si volta tra le braccia di Blaine per guardarlo in viso afferrandogli i lati del cappotto che ha indossato sopra al costume. “Scusa, ero-“

“-perso da qualche parte nei meandri del tuo cervello” completa per lui Blaine, facendo scivolare la mano lungo la sua schiena. “Un penny per i tuoi pensieri? Non ho spicci, hai il resto per una banconota da un dollaro?”

Kurt ridacchia e gli pizzica un fianco giocosamente, facendo schioccare il tessuto elastico del costume. “Stavo pensando che nonostante gli Warblers siano davvero dei grandissimi nerd sotto copertura, devo ammettere che mi piace uscire con loro”. Abbassa un po’ il tono di voce in modo che solo Blaine possa sentirlo. Blaine sorride leggermente di fronte alle sue guance rosse. “È strano essere circondato da persone che non fanno una piega quando mi baci davanti a tutti, sai. Mi piace la loro compagnia, mi sento…” esita, in cerca delle parole giuste. “Accettato, ecco”.

Blaine apre la bocca per replicare ma David piomba tra di loro come un avvoltoio, battendo le mani con entusiasmo.

“Forza, Romeo e Giulietta, si parte!” esclama il Warbler afferrando Kurt per il mantello nel probabile tentativo di strangolarlo.

“Aspetta, cosa? C-chi guida? David, soffoco” riesce a sibilare a malapena Kurt. Blaine gli lancia un sorriso di scuse mentre li segue.

“È quello che stavo cercando di dirti prima. Dovremo prendere anche la tua macchina o non riusciremo a partire tutti”.

Kurt sibila qualcos’altro che somiglia sospettosamente a ‘possiamo lasciare a piedi David’ e Blaine ridacchia mentre lo osserva estrarre a fatica le chiavi dal borsello – Kurt è una versione di Loki molto alla moda, a quanto pare – e riuscire a liberarsi della presa di David quel tanto che basta per aprire la macchina dal lato del guidatore.

“Allora” esordisce dopo essersi schiarito la gola ed aver incenerito David con uno sguardo. “Chi dobbiamo portare?”

Non l’avesse mai detto. Blaine sapeva che sarebbe successo e non ha avuto il tempo necessario per avvisare Kurt che –

“Noi, noi, porta noi! Veniamo noi con te, vogliamo stare sulla macchina divertente! Scegli noi?”

Kurt è impallidito e Blaine non può che dargli ragione. “Ok” sospira pazientemente, avvicinandosi di un passo verso Kurt. “Chi è l’idiota che ha di nuovo somministrato zuccheri a Jeff prima di uscire?”.

Nick arrossisce furiosamente trascinandosi dietro un altrettanto dubbioso Wes. Ah-ah, colpevole!

“Scegli noi?” pigola sporgendo il labbro inferiore.

“Oh, santo cielo”.

 

*

 

La macchina divertente, come l’ha definita Jeff, consiste nei seguenti soggetti  (e per fortuna che l’auto di Kurt ha un sacco di posti): Kurt, il cui mantello è stato momentaneamente rimosso per agevolare la guida; Blaine, seduto sul sedile del passeggero davanti perché sì, io sono il suo ragazzo e io sono il solista, quindi ho il permesso di decidere la stazione radio; David, Nick e Wes, stipati nei sedili posteriori, le mani alzate e i finestrini completamente spalancati solo per il gusto di far sventolare i mantelli; e infine il sopraccitato Jeff, relegato al sedile di emergenza praticamente nel portabagagli, segregato con la cintura di sicurezza e tenuto a debita distanza da qualsiasi oggetto contundente – e anche dalle forbici dalla punta arrotondata.

Avrebbero dovuto caricare anche Trent, se non fosse che sfortunatamente l’auto era piena.

Trent, d’altro canto, era in lacrime mentre saliva con l’aria di un condannato a morte con Richard e Thad - la macchina spericolata – tanto da fare pena a Kurt. Quasi.

“Kurt” esordisce dopo neanche mezzo metro Nick, sporgendosi verso lo spazio vuoto tra i sedili. Kurt sente che sarà un lungo viaggio. “Perché non hai il cappello da Loki?”

“Sì” gli fa eco Jeff dal retro – sapeva che avrebbe dovuto imbavagliarlo, dannazione. “Fa parte del costume ed è davvero figo!”

Kurt sospira e tiene gli occhi sulla strada – non ha nessuna intenzione di schiantarsi contro un albero con un auto carica di supereroi – e Blaine gli appoggia una mano sul braccio come a ringraziarlo silenziosamente per averlo accompagnato in quella follia. Di nuovo.

“È un elmo, Nick, un elmo” esala pazientemente. “Mi farebbe sembrare una formica schizofrenica, con quella specie di antenne. E mi schiaccerebbe i capelli”.

Kurt sta cercando di guidare, non assassinare i suoi passeggeri e non pensare al calore che emana il palmo di Blaine a contatto con la stoffa del suo costume tutto contemporaneamente, e la missione si sta rivelando particolarmente complessa. 

David si unisce a Nick nello spazio già piuttosto scarso tra i due sedili anteriori. “Ehi, Kurt!”

Kurt gli lancia una fugace occhiata attraverso lo specchietto, giusto un lampo azzurro nella sua direzione. “Che c’è?”

David spintona Nick per farsi spazio e anche Wes si unisce a loro, tanto che ora sembrano tre pesci rossi cretini stipati in una boccia troppo stretta.

“Quando arriviamo?”

Oh, dio”.

Kurt si volta verso Blaine, che lo sta guardando di sottecchi con quel suo sorrisino che gli fa perdere la testa ogni volta. “Se la nostra relazione sopravvive a questo, consideraci sposati, Anderson”.

Blaine gli sorride raggiante – ama il modo in cui Kurt arrossisce quando fa queste battute che poi tanto battute non sono – e si volta verso i tre pesci rossi nella boccia dei sedili posteriori.

“E questi sarebbero i nostri figli? Passi per Thor e Occhio di Falco, ma Nick Fury no, ti prego!”

“Ehi!” esclama Jeff, litigando con la cintura di sicurezza - e perdendo miseramente - al margine del suo campo visivo. “Perché mi ignorate tutti? Io chi sono, il vicino della porta accanto?*”

“Perché sei vestito da Capitan America” gli risponde Kurt mentre rallenta per non prendere la curva alla Fast and Furious. “E Capitan America fa schifo”.

Blaine si tende verso di lui per intrecciare le dita alle sue al di sopra del cambio e Nick, David e Wes sospirano all’unisono.  

“Cretini” commenta Kurt a bassa voce, ma sta sorridendo mentre riporta lo sguardo sulla strada. Non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura – né ora né mai –  ma la verità è che si sta divertendo: Blaine è seduto di fianco a lui e ha le guance rosse e la buffa espressione di uno che sta cercando in tutti i modi di non sorridere come un ebete, e gli Warblers sono pazzi ma adorabili anche ora che stanno per mettere su una rissa su chi ha il costume più figo.

Nick Fury è il personaggio migliore e lo sapete tutti!” sta strillando David dritto nel suo orecchio, indicandosi orgogliosamente la benda che gli copre l’occhio sinistro. NickDuvall,per intenderci – ha la faccia di uno che ha subito il peggiore degli affronti. “Scherzi, spero” sibila, puntando l’indice contro il petto del nemico. “Occhio di falco – ed indica orgogliosamente se stesso – è il personaggio più incompreso!”

“Se volevi un personaggio incompreso dovevi vestirti da Vedova Nera!”

“Ma ti ci vestirai tu, da Vedova Nera! Io non ho mica le tette!”

David spalanca la mascella, probabilmente intenzionato ad incamerare quanto più fiato possibile per urlargli contro, e Jeff approfitta della pausa per intromettersi nel discorso. “Capitan America è il primo supereroe!”

“Tu sta zitto!” gli gridano David, Blaine e Nick contemporaneamente. No, Blaine, non mettertici anche tu, ti prego. Kurt alza gli occhi verso lo specchietto proprio mentre Wes, con tutta la calma flemmatica di cui è dotato, si fruga nelle tasche e dietro al mantello ed estrae un oggetto marroncino  e molto, molto familiare.

Prima  che nessuno possa far nulla per fermarlo, Wes ha già schiantato il martelletto sulla fronte di David e poi su quella di Nick, sollevando un coro di “Ahia, Wes, cazzo!”

“Linguaggio, Duvall” dice con tranquillità l’asiatico. “E ora arrendetevi all’evidenza. Thor è il personaggio migliore di tutti”.

Kurt si volta verso Blaine ad occhi sgranati, rischiando seriamente di andare a schiantarsi contro un albero.

“Fammi capire bene. Wes è vestito da Thor perché Thor ha un martello?”

“Ehi!” protesta il diretto interessato, spintonando David e Nick – che si stanno massaggiando la fronte – per entrare nel campo visivo di Kurt, costituito solo dallo specchietto. “Il martello di Thor è figo e torna indietro quando lo lanci!”

Un sonoro slap! seguito a ruota da un debole gemito gli fa intuire che Blaine si è appena schiaffeggiato la fronte e ora si sta presumibilmente coprendo gli occhi. Kurt fa per rispondere – mentre cerca il pulsante sotto al cruscotto per l’espulsione di tutti i sedili posteriori, manco il suo Navigator fosse la Batmobile – quando accade l’impensabile.

 

Su di loro cade un religioso silenzio, Kurt deglutisce rumorosamente e accosta con molta calma. Poi tira giù il finestrino e, con la faccia da poker migliore del suo repertorio, esala:

“Possiamo spiegare, agente”.

 

*

 

“E mi raccomando, state attenti alle astronavi aliene, non si sa mai!” grida Ufficiale numero uno, tenendosi la pancia dalle risate. Ufficiale numero due è piegato a metà e appoggiato sopra alla paletta, e da una sonora pacca sulla schiena di Ufficiale numero tre – spalmato sopra alla voltante – prima di trovare il fiato necessario ad aggiungere: “Sì, dovessimo mai avere bisogno dei Vendicatori in caso di un’Apocalisse Marziana dovete essere preparati!”

Kurt digrigna i denti e ingrana la prima, rimettendosi in strada alla velocità della luce. Con la coda dell’occhio nota gli enormi sorrisi paralizzati dei suoi cinque passeggeri, tutti intenti ad annuire verso l’auto della Polizia in lontananza.

C’è un istante di silenzio.

“Ragazzi” mugugna Jeff, il sorriso ancora ghiacciato in viso. “Dite che non ci hanno arrestato perché li abbiamo impietositi?”

Improvvisamente è il caos e Kurt sta ridendo talmente forte che la macchina rischia di sbandare. Probabilmente i poliziotti sono già alle loro calcagna, alcol test in una mano e manette nell’altra e ehi, forse è meglio sbrigarsi o non ci arriveranno vivi, al cinema.

“No, Jeff” riesce a dire Blaine tra le risate, con un filo di voce per via del fiatone. “Ci hanno risparmiato perché chiamare la neuro costava troppo!”.

 

*

 

Sembra un miracolo quando Kurt parcheggia accanto all’auto di Thad, venti lunghissimi minuti dopo.

Eccovi, finalmente!” esclama Trent, togliendosi la sciarpa e rivelando così sotto al colletto della camicia una macchia verde acido che copre persino parte della sua mascella. La parte del cervello di Kurt che non è andata irrimediabilmente perduta durante il viaggio in auto impiega un paio di secondi per collegare il verde ad Hulk.

“Ma dov’eravate finiti?” domanda perplesso Richard, che indossa una tuta nera e una parrucca rossa e oh, forse lui è vestito da Vedova Nera per davvero.

“Siamo stati trattenuti” borbotta Jeff, estraendo dal portabagagli lo scudo rotondo di cartone.

“Siamo stati fermati dalla Polizia sull’incrocio per Westerville” precisa Blaine con un sorrisino. Naturalmente Thad, Trent e Richard gli scoppiano a ridere in faccia.

Mentre si riuniscono con gli altri Warblers e finalmente entrano nel cinema per comprare i biglietti – lasciando a bocca aperta la commessa e il ragazzo dei pop-corn – Blaine si avvicina a Kurt e gli fa scivolare la mano lungo il braccio, senza però prenderla tra le sue.

“Grazie per avermi accompagnato” sussurra al suo orecchio. “E per esserti mascherato da super cattivo sexy”.

Kurt sorride imbarazzato e Blaine gli stringe cautamente la mano, anche se sono nella sala d’attesa di un cinema, dove chiunque potrebbe vederli e creare problemi. “Dico sul serio, Kurt. Saremmo potuti rimanere alla Dalton a vedere un film, da soli, e invece siamo al cinema con gli Warblers vestiti da supereroi. Lo so che non avevi idea di questo mio lato così nerd…stai per scaricarmi?”

Kurt gli lancia un’occhiata sconcertata, ma la risata gli muore in gola quando nota lo sguardo sinceramente preoccupato di Blaine. “Non dire scemenze” gli risponde quindi, facendogli scorrere il pollice sul dorso della mano nel tentativo di confortarlo e contemporaneamente non farsi notare più di tanto. Gli Warblers, intorno a loro, hanno ripreso il battibecco su chi ha il costume migliore.

“Sono venuto perché volevo stare con te, è una cosa nuova ed un’occasione per sperimentare un tipo diverso di moda. E poi il rosso ti sta una meraviglia e non potevo rinunciare a questo spettacolo”. Naturalmente arrossisce, ma è convinto di quello che ha detto. “E comunque mi sto divertendo. Se escludi l’incidente con la polizia”.

Blaine ridacchia e il suo viso si rilassa.

“E poi” aggiunge Kurt pensieroso e ehi, oggi si sente molto più sciolto del solito. “Abbiamo tutto il tempo per stare da soli quando torniamo dal cinema, Blaine”.

“Oh. Oh”.

Oooh” gli fa eco Kurt, che già sente le orecchie andargli a fuoco per l’imbarazzo.

“Oh?” domanda Nick, spuntando alle loro spalle. Blaine gli da una spintarella, gli occhi dorati ancora puntati sulle labbra di Kurt.

“Sciò, Nick, sono occupato”.

 

*

Kurt si accoccola sul sedile di fianco a Blaine, sbuffando sonoramente quando Jeff – Capitan America senza scudo, sequestrato dalla sicurezza del multi sala – si siede dall’altro lato.

“Tranquillo” gli sussurra all’orecchio il solista degli Warblers mandandogli una serie di brividi lungo la spina dorsale. “Se ne starà buono fino alla battaglia finale, probabilmente. E piangerà”.

Mhm” si limita a rispondere Kurt, affondando nel suo abbraccio con un sorriso quando Blaine gli passa un braccio dietro alla schiena non appena si spengono le luci. Entrambi detestano dover essere così cauti, ma è una precauzione necessaria: nessuno dei due vuole avere la serata rovinata da un qualche idiota omofobo.

Man mano che il film va avanti i commenti degli Warblers si fanno sempre più folli, il contenitore dei pop-corn si svuota, gli occhi di Jeff si riempiono di lacrime e Kurt sprofonda sempre di più tra le braccia di Blaine.

“Ti credevo morto”

“Eri in lutto?”

“Lo eravamo tutti”

 

“Ehi” gli sussurra Blaine all’orecchio senza distogliere gli occhi dallo schermo, dove Loki e Thor hanno il loro primo, aspro confronto. “Posso chiederti una cosa?”

“Io intendo governarli, e per una giusta causa!”

Kurt annuisce impercettibilmente, sfiorandogli il collo con la punta del naso. “Mhm-mhm”.

“Perché hai scelto Loki? Non mi sto lamentando, Loki è figo, davvero. Ero solo curioso”.

Kurt si mordicchia il labbro, pensieroso. “Non lo so, mi piaceva la sua storia. Ho cercato su google, sai, e…mi è sembrato molto più profondo di quanto non desse a vedere”. Fa una pausa, prima di aggiungere: “Continuavo a pensare ehi, quello che il mondo stenta a capire è che un cattivo è solo una vittima la cui storia non è stata raccontata”.

Riesce a percepire lo sguardo di Blaine su di sé, così alza appena il volto per trovarsi davanti un paio di gradi occhi dorati, incredibilmente belli, accesi di curiosità.

“E questa da dove ti esce?” sussurra Blaine prima di lasciargli un leggero bacio a fior di labbra.

“Non lo so” risponde Kurt, gli angoli della bocca già piegati all’insù. “Ce l’ho in mente da un po’”.

*

“Vuoi il mio martello?”

“No, pessima richiesta, non toccare il- ouch.

 

Wes salta in piedi dal suo sedile, brandendo il martelletto e grida: “Visto?! Il martello può tutto!”, attirandosi le ire di tutta la sala prima che David riesca a tirarlo di nuovo a sedere.

 

*

“Scusi capo, il dio se l’è squagliata”

“Rimani sveglio. Occhi su di me”.

“No, timbro il cartellino”.

“Opzione non valida”.

“Tutto a posto, capo. Quella squadra non funzionerà mai, se non - non avranno qualcosa…da…”.

 

 “Blaine?”

“Dimmi”

Jeff mi sta piangendo su una spalla”.

Oh. Fai – no, aspetta – sì, dagli dei colpetti. Ecco, così”.

 

*

 

Il viaggio di ritorno nella macchina di Kurt è stato molto più tranquillo del viaggio d’andata e i ragazzi riescono – miracolosamente – a rientrare mezz’ora prima del coprifuoco previsto per il sabato sera. Nick lancia un’occhiata perplessa a Kurt, lungo il corridoio, e Kurt arrossisce fino alla radice dei capelli, annuendo impercettibilmente.

Questo silenzioso dialogo non sfugge a Blaine, anche se il ragazzo sa che Kurt sperava che non lo notasse. Sciocco: quando si tratta di Kurt, Blaine è sempre attento.

Perciò il solista degli Warblers non si stupisce più di tanto quando Nick lo avvicina e gli domanda se possono scambiarsi posti letto per una sera, borbottando qualcosa riguardo ad una maratona con Jeff e la loro amata playstation.

Final Fantasy VI” si giustifica Jeff, il suo compagno di stanza, con un’alzata di spalle. Blaine non ha bisogno di ulteriori spiegazioni: scambiarsi di stanza con Nick significa che andrà a dormire nella stessa camera di Kurt, e chi diavolo direbbe di no ad una prospettiva simile?

Abbiamo tutto il tempo per stare da soli quando torniamo dal cinema, Blaine.

Un guizzo d’ansia gli stringe lo stomaco all’improvviso. Così tanto tempo? Nella stessa stanza di Kurt. Nello stesso letto…? Non ci pensare. Oh, dio, ti prego, fa che- come faccio, ora? No, non ci pensare!

Il problema non è che Blaine non vuole passare la serata – la notte, si corregge deglutendo pesantemente – nella stanza di Kurt. Anzi. Il problema è che Blaine non è sicuro di riuscire a non far scivolare le mani dove non dovrebbe, ecco tutto. Non stasera. Non quando Kurt ha passato due ore al buio con una mano posata delicatamente sul suo stomaco, accoccolato al suo fianco, la fronte appoggiata proprio sotto alla sua mascella, intento a seguire il film con attenzione e giocherellare con il tessuto elastico del costume, tracciando cerchi immaginari sopra al suo ombelico mentre il respiro caldo gli solleticava il collo. Vestito da Loki, dannazione. Il suo cattivo preferito.

Problema, grosso problema. Sangue in corsa verso sud. Merdamerdamerda.

Non ha il tempo necessario a farsi venire un infarto, in ogni caso, perché Nick ha già trascinato via Jeff verso il lato opposto del corridoio e lui e Kurt sono improvvisamente soli. Il suo ragazzo fa un timido passo avanti e Blaine si lascia sfuggire un sospiro tremante quando Kurt gli stringe la mano, intrecciando le dita alle sue.

Blaine lo attira a sé e lo stringe in un abbraccio, affondando il viso nella sua spalla e sussurrando: “Sei sicuro?”.

Non ha bisogno di alzare il viso per notare l’espressione sorpresa dipinta sul viso di Kurt perché l’ha già prevista. Percepisce Kurt inspirare profondamente contro il suo petto e le mani del ragazzo risalgono lungo i suoi fianchi per allacciarsi dietro al suo collo.

“Sono così prevedibile?” domanda Kurt, sbuffando fuori una risata tremante. Blaine stavolta alza il viso perché deve guardarlo negli occhi per assicurarsi che Kurt capisca, e nel farlo gli sfiora pigramente il collo con la punta del naso. Kurt rabbrividisce e si stringe di più a lui. Succede spesso, ultimamente. Kurt si fa sempre più vicino, sempre meno timido.

“Kurt, non…ok, non sono bravo con queste cose, lo sai, ma – io – non devi sentirti obbligato. Non voglio che tu faccia qualcosa che ti metta a disagio solo perché pensi che sia quello che voglio io, ok?”.

Lo sguardo determinato di Kurt vacilla per un istante e le sue guance si tingono di rosso. “Tu non – pensavo che – io vorrei, ehm. Qualcosa. Fare qualcosa. Con te. Ma se non vuoi – pensavo che lo volessi anche tu, visto che prima – sai, quando – ok. Dimentica quello che ho detto, io ora me ne starò zitto e eviterò di rendermi più ridicolo di quanto-“

Kurt”. Il suo tono di voce riesce a zittirlo ma Kurt abbassa gli occhi e prende a fissare un punto imprecisato al di sotto del collo di Blaine.

“Non credo che esista un modo per dire questa cosa e non sembrare un completo pervertito” esordisce Blaine passandosi una mano tra i capelli. “Quindi…io sono pazzo di te in tutti i sensi. Credi davvero che non vorrei – fare qualcosa?” Ok, sta per essere terribilmente imbarazzante, ma se non lo faccio non sbloccherò mai questa situazione.

Spesso Blaine non riesce a trovare le parole, quindi ricorre a qualcosa che spera con tutto il cuore Kurt capisca: la fisicità. Allontana Kurt dal suo petto per prendergli delicatamente una mano, appoggiarsela sopra al cuore e ricoprirla con la sua.

Il battito aumenta al di sotto delle loro mani intrecciate – se per l’agitazione o altro non sa dirlo – e Kurt alza gli occhi nei suoi, leggermente lucidi, spalancati e belli come non mai. È tutto ciò di cui ha bisogno Blaine per fare quello che sta per fare – oltre che una massiccia dose di coraggio.

Con lentezza esasperante, senza spezzare il contatto visivo, fa scivolare la mano libera lungo la schiena di Kurt, spingendolo delicatamente a fare un passo indietro fino a che la sua schiena non si appoggia alla porta della camera; poi chiude lentamente gli occhi e un istante dopo le labbra di Kurt sono premute contro le sue, la sua lingua gli sta sfiorando il labbro inferiore e Blaine si decide a strusciare delicatamente il bacino contro il fianco del suo ragazzo.

Blaine era convinto che Kurt si sarebbe irrigidito, avrebbe smesso di baciarlo, si sarebbe allontanato. Era certo che avrebbe dovuto dare spiegazioni, che Kurt si sarebbe imbarazzato a tal punto da chiudersi in se stesso come dopo l’incidente di Animal. Oggi il mondo sembra andare alla rovescia, perché Kurt fa esattamente l’opposto di ciò che si aspetta Blaine.

Kurt si scioglie tra le sue braccia, chiudendo la mano sopra alla stoffa del suo costume per tirarlo ancora più verso di sé, e continua a baciarlo appassionatamente fino a lasciarlo senza fiato, come se fosse l’unica cosa di cui gli importa in questo momento e forse lo è e Blaine si ritrova a mordergli con meno delicatezza del previsto il labbro inferiore. Kurt si lascia sfuggire un gemito strozzato e Blaine si aggrappa ai suoi fianchi in attesa che il mondo smetta di girare ma naturalmente non succede, perché Kurt fa scivolare la lingua sulle sue labbra e Blaine socchiude la bocca e oh, la mano di Kurt è scesa fino alla base della sua schiena e ora la pressante erezione di Blaine è premuta contro il suo bacino.

Kurt si stacca dalle sue labbra per prendere fiato e Blaine ne approfitta per farsi prendere dal panico, dimenticare i suoi buoni propositi ed iniziare a blaterare.

“Kurt, mi dispiace così tanto, oddio, non dovrei-“

Kurt lo zittisce con un altro bacio che gli toglie tutto il fiato dai polmoni e si stacca per guardarlo negli occhi.

“Se stai per scusarti per quello che sta succedendo, non farlo” sussurra avvampando. Blaine fa fatica a tenere gli occhi nei suoi, visto che il suo sguardo continua a ricadere sulle labbra del suo ragazzo, socchiuse, lievemente arrossate e proprio lì, a portata di bacio.

“Non mi stavi ascoltando, prima? Non sono pronto per – oddio, tutto, non credo che – Blaine, io – perché dev’essere così complicato? Ok, ascoltami”.

Kurt gli alza il mento con due dita, cercando nei suoi occhi un qualche segno di incertezza. Evidentemente non lo trova, perché continua. “Non ho idea di quello che sto facendo e lo sai. Però…possiamo semplicemente passare del tempo insieme, stasera? Vorrei solo stendermi sul letto con te e svegliarmi con te domani mattina e ridere dei tuoi capelli appena alzato, e se nel mezzo succederà qualcosa, vorrei che fosse solo perché l’abbiamo voluto entrambi, perché – dio, come faccio a spiegartelo, io – non riesco a toglierti le mani di dosso, ultimamente, e non riesco a trovare la forza di volontà necessaria a vederla come una pessima cosa”.

Se non fosse per le dita di Kurt delicatamente posate sotto al suo mento, Blaine a quest’ora avrebbe la mascella a terra perché quello è esattamente quello che voleva che Kurt capisse e a quanto pare è anche quello che Kurt voleva che Blaine capisse e ora hanno capito entrambi e mi sto confondendo, ma probabilmente è colpa del sangue che ha smesso di viaggiare verso il cervello e si sta concentrando da un’altra parte.

O-ok”.

Kurt lascia andare una risata tremante. “Non vorrei rovinare il momento epico, Blaine, ma – uhm. Abbiamo ancora addosso questi ridicoli costumi e non c’è verso che io continui a baciare Spiderman fuori dalla porta della mia stanza”.

Blaine finalmente si scioglie e ridacchia sommessamente, premendo la fronte contro la spalla del suo ragazzo. “Hai ragione” mormora mentre Kurt si fruga nelle tasche alla ricerca delle chiavi. “E comunque porti addosso talmente tanta roba, Loki, che ci metterei troppo a spogliarti”.

Si morde un labbro, domandandosi se forse si è spinto troppo oltre, ma il viso di Kurt si illumina di un sorriso timido.

“Per via degli strati?”

Per via degli strati”.

 

*

 

La mattina dopo.

 

Mhpf, Blaine, non mi sono lavato i denti!”

“Ho passato l’intera nottata a baciarti e tu ti preoccupi di questo?” gli sussurra Blaine in un orecchio, baciandogli leggermente una guancia.

Kurt arrossisce vagamente e gli da una spintarella giocosa. Solo perché effettivamente hanno passato la notte a baciarsi, parlare, ridere e baciarsi non significa che il suo imbarazzo si sia volatilizzato, insomma.

Blaine gli passa un braccio attorno al corpo e si accoccola al suo fianco, canticchiando sottovoce.

“Ora che mi ci fai pensare” esordisce Kurt torcendo il collo per affondare il viso nei capelli di Blaine – meravigliosamente sparati in tutte le direzioni e oh, è solo che Blaine è adorabile. “Perché hai scelto Spiderman? Non c’è, nel film”.

Blaine alza il viso e fa quella sua faccia da non puoi capire perché è roba da nerd ma te lo spiego lo stesso e si stringe nelle spalle: “Protestavo contro la Marvel, Peter Parker è sottovalutato. E speravo in un bacio al contrario, se devo essere sincero”.

Kurt ridacchia e gli pizzica il fianco. “Sai che ti dico?” esala dopo un po’, sfiorandogli lievemente la tempia con le labbra. “Ce li vedo, Spiderman e Loki”.

“…Spidoki. Dio, che nome osceno, Kurt, ma dai!”

 

 

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Capitolo 4
*** Cloud ***


Noticina importante: questa OS è diventata una long

Noticina importante: questa OS è diventata una long. Considerate questo il primo capitolo e rimanete aggiornati sulla mia pagina facebook: http://www.facebook.com/selene.lightwoodefp per sapere quando pubblicherò il resto, con il nome di Cloud, per l’appunto! :D

 

Avvertimenti: lievi accenni di Brittana e di imbranataggine.

 

 

 

4 – Skank/Nerd!Klaine

 

 Cloud

 

“Anderson, chico, ti si sta per slogare la mascella. Smettila di guardarlo così, por l’amor de dios. Finirà che ti cascheranno i bulbi oculari, o cascherà a lui il culo per l’intensità con cui gli stai sbavando addosso”.

Blaine si domanda ogni santo giorno cosa c’è di sbagliato nella sua vita. La metà delle volte la risposta è Santana Lopez. In una qualche esistenza precedente dev’essere stato un serial killer di cuccioli o Joker, o qualcosa del genere, perché non vi è altra spiegazione riguardo alla sfiga che lo perseguita. Il karma, probabilmente. Chissà quanti gattini ha fatto fuori.

C’è un’orribile nuvola nera che gira per il McKinley da quando si è trasferito, un anno prima, e Blaine Anderson è perennemente sotto di essa, senza ombrello, aggrappato ad un parafulmini.

Per metterla in metafora, insomma.

“Non gli sto sbavando addosso” risponde acidamente Blaine, schiarendosi la gola e sistemandosi attentamente il cravattino a quadri. Da alla ragazza una lieve spintarella in direzione della classe nel vano tentativo di distrarla. “Sbrigati, o faremo tardi a lezione di biologia”.

Santana lo fulmina con un’occhiataccia, afferrando a sua volta Brittany per un polso e trascinandosela dietro.

“In ritardo?” domanda Brittany perplessa, incespicando per seguirli lungo il corridoio fino alla porta del laboratorio di bio. “Non possiamo essere in ritardo, la professoressa McGee mi ha promesso che avremmo studiato la composizione della polvere di fata!”

“Siamo già in ritardo per la lezione, hobbit” soffia Santana, tendendosi verso di lui come una gatta. “Perché tu ti sei fermato per fingere di allacciarti le scarpe – Cristo, Blaine, i calzini - per poi lasciarti ipnotizzare dal dondolio dei fianchi di un certo ciuffo rosa. Sai come li chiamiamo questi, a Lima High?”.

Blaine alza gli occhi ambrati al cielo e si sistema la tracolla. “Adolescenti nerd sfigati senza speranza, il tutto in spagnolo?” la anticipa, già sapendo dove vuole andare a parare.

Santana ghigna. “Stalker”.

Brittany, in mezzo a loro, fa scorrere lo sguardo dall’uno all’altra e alza le spalle. “Scusa, San, ma mi piaceva di più quella di Blaine”.

A volte la vita è davvero ingiusta.

Blaine sospira e le due ragazze lo precedono entrando in classe, ma lui si volta verso il corridoio e sporge la testa giusto in tempo per vedere un familiare ciuffo rosa scomparire da dietro l’angolo, sfuggente come sempre.

 

*

 

Un’altra cosa che Blaine si domanda tutti i giorni è come diavolo è diventato amico di Brittany e Santana.

Non lo sa. Boh. Non l’ha mai capito, è semplicemente successo che la coach Sylvester l’ha acciuffato per i corridoi, narcotizzato, rapito e ricattato, costringendolo a fare da tutor alle due cheerleader per riportare la loro media in una posizione meno vergognosa. Santana, quando gli è stato comunicato, l’ha guardato come avrebbe guardato un insetto particolarmente orribile – o un goblin, o Shrek in persona – e non ha perso una sola occasione per insultarlo o prenderlo in giro da allora.

Solo che con il tempo Blaine ha imparato che quello è il modo in cui generalmente la ragazza dimostra il suo affetto. E lui si prende più insulti di tutti, quindi…

…quindi dovete immaginare la vostra cellula divisa a metà e…

“Anderson, dimmi che non stai davvero prendendo appunti, por favor”.

Blaine solleva un sopracciglio – geometrico, come ama definirlo Santana – e sottrae il foglio alla vista della cheerleader, sfortunatamente sua compagna di banco.

“No” sussurra per non farsi sentire dall’insegnante. “L’ho già studiato alla Dalton, questo argomento. Sto progettando la mia prossima campagna militare in Civilization IV”.

Santana gli lancia uno sguardo schifato e gli ruba il foglio dalle mani, afferrando una penna e iniziando a scrivere furiosamente.

Blaine sospira – perché, perché è ancora aggrappato al parafulmini? – e attende pazientemente qualsiasi insulto la ragazza sia in procinto di mettergli per iscritto.

Brittany, dall’altro lato del banco, sta placidamente disegnando un arcobaleno sul libro. Beh, se non altro l’ha disegnato per collegare due cellule.

La sua povera campagna militare ricompare tra le sue mani un istante dopo.

Sei disgustosamente nerd, non riesco a capire perché continuo a gironzolare intorno a te. Saresti carino, se non fossi gay come il quattro di luglio e indossassi dei maledetti calzini, dios. Allora, vogliamo parlare del tuo piccolo problema con ciuffo rosa?

E Blaine ci prova a negare, perché gli risponde Non ho idea di cosa tu stia parlando. E gironzoli intorno a me perché ti ho salvato la pagella, provi una qualche contorta soddisfazione nel prendermi in giro e sei lesbica, Santana. Per i calzini non so che dirti, non ricordo di averne mai comprati.

Passa il foglio alla ragazza in divisa e attende pazientemente che lei sgrani gli occhi o inizi a picchiarlo violentemente davanti a tutta la classe, come sempre.

Santana afferra la penna e lo punzecchia sull’avambraccio prima di rispondere in fretta.

Sei fortunato, Blaine Anderson. Io e Britt abbiamo deciso che a) ti saranno comprati calzini, una montagna di calzini e b) ti aiuteremo ad entrare nei pantaloni di ciuffo rosa.

Sapeva che prima o poi sarebbe successo – non hai come pseudo-migliori amiche Santana e Brittany senza conseguenze – quindi Blaine si limita a scuotere la testa e scribacchiare sotto al commento della ragazza.

Io non voglio entrare nei suoi pantaloni, San. E non voglio dei calzini. Sto benissimo così.

Santana sbircia la risposta da sopra la sua spalla – visto che è basso – ma non ha il tempo necessario a strappargli il foglio dalle mani perché Brittany la precede ed estrae i pastelli.

“Oh, non di nuovo” geme Blaine massaggiandosi la base del naso oltre gli occhiali. Santana ha l’aria di essere indecisa se dare una martellata in testa a Brittany o baciarla davanti a tutta la classe. Uh, forse più la seconda, vista da quest’angolazione.

Entrambi attendono pazientemente che Brittany finisca di scrivere il suo piccolo, arcobalenoso monologo, e quando finalmente il foglio – che una volta era un’ottima campagna – viene restituito loro, si piegano entrambi su di esso per leggere.

Blaine Warbler,

in quanto delfino, è tuo dovere unirti al tuo branco di delfini, e non quelle brutte copie di nerd che ti porti in giro vestiti da personaggi di Harry Potter. Soprattutto perché quello vestito da Voldemort mi spaventa. Sei sicuro che non ci siano squali, sotto a quei costumi?

In qualità di rappresentante d’istituto ti ordino di seguire i nostri consigli, così Santana la smetterà di lamentarsi del secchio che deve portarsi dietro per raccogliere la tua bava da lumaca ogni volta che passa Hummel e noi potremo tornare a fare le nostre cose da ragazze senza rischiare di farti deprimere.

Santana esibisce un sorriso soddisfatto di fronte alla sua espressione basita, girandosi verso Brittany per lanciarle un bacio.

Brittany accarezza la spalla del ragazzo con affetto. “Mi piace Kurt, stareste bene insieme. Ma devi mettere i calzini, Blaine”.

Blaine scuote la testa con tanta energia da farsi quasi cadere gli occhiali dalla faccia.

“Ragazze, non posso. Andiamo, mi avete visto? Sono il peggior sfigato dell’intero McKinley, un caso disperato, l’obiettivo preferito della squadra di football. Non mi ha mai notato in un anno, non lo farà di certo adesso. No, lasciamo perdere, ok? Va bene così”.

Santana inarca un sopracciglio e gli pesta un piede da sotto al tavolo, guadagnandosi un gemito di dolore da parte di Blaine e un’occhiataccia dell’insegnante. Tante volte Blaine pensa che Santana gli gironzoli intorno solo perché si diverte a malmenarlo.

“Va bene così come, esattamente? Continuerai a guardarlo da lontano senza avere le palle di chiedergli di uscire? Gli muori dietro! Stupido Anderson, è per questo che vogliamo…darti una sistemata, ecco. Cos’hai da perdere? Facciamo un tentativo! Sono stufa di vederti ogni giorno vagare per i corridoi come un’anima in pena nella speranza di andargli a sbattere addosso o cose del genere, dios. Ti fa sembrare più patetico di quanto tu non sia già. E tu parli tramite citazioni del Signore delle Mosche”.

“Signore degli Anelli, Santana. Il signore degli Anelli” la corregge esasperato. Santana gli lancia un’occhiata da ‘beh? E io cosa ho detto?’ e Blaine scuote la testa con cupa rassegnazione.

In effetti cosa gli costa fare un tentativo? Magari Santana sa davvero come attirare l’attenzione di Kurt – che non guarda mai nessuno in faccia, figuriamoci. Però tentar non nuoce.

Che bella idea che ha avuto, prendersi una cotta per l'essere più sfuggente - e probabilmente pericoloso - di tutta la scuola. 

“Tu oggi vieni a casa di Brittany e vedrai che quando avremo finito con te, Frollo, Hummel non riuscirà più a toglierti gli occhi di dosso”. 

Inutile farle notare che è Frodo, Blaine sa che peggiorerà solo le cose. Santana lo prenderà per sfinimento, probabilmente piombando a casa sua e interrompendo una lunga ed elaborata partita a D&D con il solo scopo di rapirlo, quindi tanto vale arrendersi subito.

 

Oh, beh. Tanto male non potrà fare, vero? Vero?

 

*

 

Fa tanto, tanto male.

“Blaine, smettila di agitarti come una medusa, non riesco a fare niente!” ringhia Santana esasperata, scivolando più vicina a lui sul letto di Brittany e tenendogli la faccia con una mano.

Blaine ha le lacrime agli occhi e si sta internamente maledicendo con tutti gli incantesimi che conosce per aver acconsentito a quella tortura anziché starsene a casa e farsi una bella ruolata. O expare. Maledizione, che gli passa per la testa? Non riuscirà mai a ottenere la fata d'acqua se non expa. 

Farsi aiutare da Santana e Brittany a conquistare Kurt Hummel, lo skank più stravagante dell’intera scuola? Ma che splendida idea, Blaine, complimenti! Masochista.

M-mi sento come se mi stessi strappando la faccia, per Godric!” geme il ragazzo, afferrando il lenzuolo dietro di lui con una mano e trovandoci invece la coda del gatto di Brittany. Ops.

Santana gli blocca la mascella con una mano e gli scivola di più in grembo, strusciandosi contro i suoi fianchi.

“Stai fermo, Nerderson

La mia faccia!”

Brittany entra in quel momento con tre bicchieri di succo d’arancia e una grattugia per il parmigiano sottobraccio, li osserva perplessa per un attimo e domanda: “Ma Santana, non avevamo deciso di non uccidergli le sopracciglia?”

Santana allontana la pinzetta dalla faccia di Blaine e sospira. “Lo so, Britt, ma vuoi davvero presentarlo davanti ad Hummel con questi cosi? Ci potrebbero spiegare il teorema di Pitagora!”

Blaine mugugna una supplica, incapace di muovere il viso, e cerca di attirare l’attenzione di Brittany per farsi salvare da Santana. La ragazza bionda piega di lato la testa e si siede sul letto di fianco a loro, afferrando a sua volta una pinzetta.

“Il teorema di Pitagora non è sulle tartarughe marine?”

Oh, dio.

 

*

 

“Ora, Anderson, guardati allo specchio e dimmi che non ti piaci” canticchia Santana un’ora e mezza – e tante lacrime – dopo.

Blaine socchiude appena gli occhi e li richiude immediatamente. “Oh, dio” sussurra con voce strozzata. “Cosa avete fatto alla mia faccia? Sembro – Sembro – aiuto”.

Le sue sopracciglia non hanno affatto cambiato forma, sembrano solo un po' meno folte e un po' più…umane? Sì, forse si potrebbero definire umane. Però, quanto bruciano, Merlino!

“Guarda che Hummel ha una pelle praticamente perfetta e ti posso assicurare che vive con la pinzetta per le sopracciglia in tasca, perché –“

“Il piercing al sopracciglio sinistro. Sì, l’ho notato. Così come ho notato quello alla lingua”.

Santana sorride maliziosamente e gli artiglia le spalle, piazzandosi dietro di lui – tanto è basso. “Lo so che l’hai notato, nano. Eccita persino me quando lo vedo”.

Blaine arrossisce violentemente, causando le risatine di Brittany e i singhiozzi strozzati dell’ispanica.

“Bene, ora che abbiamo risolto la questione sopracciglia, passiamo alla seconda della lista” decreta Santana, sistemandosi le pieghe della gonna. “Britt?”

Brittany abbassa lo sguardo sul foglio tutto colorato che ha appena strappato dalle grinfie del gatto.

“Punto numero due” legge, lanciando un'occhiata offesa all'animale. “Cospargere le sigarette di Lord Tubbinghton di burro”.

Sia Blaine che Santana - che la palla di pelo del gatto - rimangono immobili a fissarla. “Punto numero tre?”

“Punto numero tre: bruciare i papillon. In alternativa, tagliuzzare i papillon e utilizzarli come bandana”.

Blaine fa un passo indietro e si spiattella contro la parete. “Sta’ lontana da me e dai miei cravattini, Sauron”.

Santana borbotta qualcosa che suona sospettosamente come 'Melodrammatico'.

 

 

 

*

 

 

Dopo due ore di torture - in altro modo non saprebbe definirle, purtroppo. La morte di Kakashi è stata molto meno dolorosa da sopportare -  la situazione ha raggiunto un livello drastico. 

Blaine sembra una comparsa di The Walking Dead. Se ne sta seduto sul letto, tremante, dopo aver preso parte all'esperienza più traumatica della sua intera esistenza - pari forse solo al finale di Final Fantasy X. Oh, quello  che è un trauma.

"Ti stanno benissimo, Anderson, non fare quella faccia" borbotta Santana squadrandolo a lungo. "Stavolta sarà Hummel che non riuscirà a guardare da nessun'altra parte se non questi meravigliosi, attillatissimi jeans".

"Non respiro" pigola Blaine tastandosi le cosce strizzate nel tessuto scuro. Niente, non sente più niente. Paralizzato dalla vita in giù. Oh, dio, dovrà strisciare sui gomiti fino ai piedi di Kurt Hummel e chiedergli di uscire sperando di impietosirlo. "La mia circolazione, non sento più il sangue che mi scorre nella parte inferiore del corpo. Mi hai ucciso. Salazar, ci sei riuscita, mi hai ammazzato".

Brittany gli si siede vicino, accarezzandogli il ginocchio. Oh, dio, non sente più nulla. 
"San, sei sicura che non sia sotto shock? Lo shock è pericolosissimo, potrebbe trasformarsi in un'anguilla, e io ho paura delle anguille. Sai che stanno complottando per conquistare il mondo".

Santana ghigna malignamente. "Aspetta di rivedere Hummel e quel suo fisico da urlo strizzato in pantaloni il doppio attillati. Vedrai come ti circolerà il sangue verso sud".

Tirargli una cuscinata è l'unica cosa che può fare, perché Blaine non riesce a muoversi.

 

 

*

 

 

"No, no e poi no. Te lo scordi" esclama Blaine, indietreggiando velocemente verso la porta. Maledizione, è chiusa a chiave. "Dovrai passare sul mio cadavere, Santana. E noi siamo gay".

Santana si limita a sorridergli, un po' come ti sorriderebbe un alien prima di picchiettarti sulla spalla e divorarti dall'interno. Che è precisamente ciò che Santana ha intenzione di fare. Più o meno. Dove Merlino è la sua bacchetta magica quando serve?

"Brittany dice che Kurt bacia da dio" commenta con nonchalance, dando dei colpetti al letto per invitarlo a sedersi vicino a lei. Sì, proprio ora che Blaine ha vinto la forza di gravità ed è riuscito a muovere le gambe in semi-cancrena. "Non vorrai mica fare una brutta figura perché non sai baciare, vero?"

Blaine serra le labbra in una morsa quasi dolorosa quando Santana si alza e fa un passo verso di lui. Ok, le ragazze lo terrorizzano. Blaine è gay, per le mutande di Silente, perché diavolo dovrebbe baciare Santana?

"Non sono affari tuoi. Ti ho lasciato torturarmi per le scorse quattro ore, Lopez. Quattro ore che avrei potuto passare davanti alla play station con il mio amato Resident Evil 6, o magari a complottare un vero piano per chiedere a K-Kurt di uscire. Non ti sei divertita abbastanza?"

Santana sembra sinceramente offesa. "Sto solo cercando di aiutarti" lo rimprovera. Oh, dio, è seria. "Puoi pensare alle formule matematiche, se vuoi". Non sta succedendo, non sta succedendo. Un incubo, Blaine, è solo un incubo. Ora comparirà SuperMario, ti dirà che dovete salvare Peach e - "Forse hai solo paura di non essere abbastanza bravo" lo provoca la cheerleader. 

Ok, questo è troppo. 

Con uno scatto quasi felino Blaine fa un passo avanti e afferra Santana per i gomiti, facendo scontrare le labbra con quelle della ragazza. 

Il valore della derivata di f(x) calcolata in X con 0 -

Blaine le morde delicatamente il labbro inferiore e Santana si stacca da lui ad occhi sgranati, appoggiandogli le mani sul petto. 
"Cazzo, Anderson. Sai baciare".

Qualcuno mi uccida, per favore. Sto per dare di stomaco.

 

 

*

 

 

 

"Un ultimo consiglio" gli dice Santana fermandolo sulla porta di casa di Brittany. Blaine ormai ha esaurito tutte le lacrime, le battutine in nerdese e le formule matematiche, quindi non gli resta che voltarsi e affrontare il suo destino. Un po’ come Harry che va spontaneamente nella Foresta Proibita e si fa fare secco da Voldemort. 

"Sentiamo".

"Domani mattina non mettere il gel" gli suggerisce la ragazza, facendogli l'occhiolino. Blaine sbatte le ciglia un paio di volte. Forse è un tic nervoso.

"Dovrai strappare il tubetto dal mio corpo freddo e morto". 

Brittany compare alle spalle di Santana, i grandi occhi azzurri ricoperti di lacrime. 

"Sapevo che Lord Tubbington ti avrebbe ucciso, alla fine!" sussurra stringendolo in un abbraccio stritolare. "Mi dispiace, Blaine, ora sei un fantasma? Potrai comunque provarci con Kurt? Perchè bacia davvero bene! Se sei un fantasma puoi sentirlo, se ti bacia?"

E sì, forse la nuvola nera che Blaine si porta appresso e che non fa altro che ficcarlo nei guai è proprio di fronte a lui, sullo stipite della porta, nella diabolica forma di due cheerleader.

 

*

 

Santana si appoggia con un sorriso allo stipite della porta, stringendo Brittany in un abbraccio mentre guardano Blaine Anderson allontanarsi con passo incerto verso la sua auto.

“Credi che la mia idea funzionerà?” domanda Brittany sottovoce mordendosi il labbro preoccupata. Santana le sorride e bacia via quel piccolo broncio con leggerezza, appoggiando la testa sulla sua spalla.

“Ma certo che funzionerà, piccola. Tu hai idee straordinarie. Dobbiamo solo avere pazienza”.

 

*

 

Quella sera Blaine torna a casa dolorante, psicologicamente distrutto e pericolosamente in bilico sul parafulmini.

Gettandosi sul letto e accoccolandosi sotto le coperte, non può fare a meno di domandarsi se funzionerà. Perché dopotutto potrebbe: guardandosi allo specchio di Brittany si è riconosciuto a stento, con il viso arrossato, quei pantaloni così stretti e uh, niente papillon.

Kurt Hummel è un tipo particolare, sembra appena uscito da un libro. Ogni volta che ci pensa, a Blaine quasi viene da ridere perché era ovvio che si sarebbe preso una cotta senza speranza per uno come Kurt, Santo Gandalf. Ciuffo rosa e aria silenziosamente pericolosa compresi.

Blaine sospira e afferra un libro a caso dalla pila sul comodino. Ha bisogno di distrarsi, perché se pensa finirà per avere in testa solo Kurt. E al momento Kurt è il maggiore dei suoi problemi: è il fulmine che sta per piombare su di lui e ridurlo a nient’altro che un mucchietto di insignificante cenere.

 

*

 

Blaine si sente osservato. Nel senso di molto, molto osservato. Ha qualcosa tipo gli occhi di mezzo corridoio puntati addosso, ci sono un paio di mandibole che stanno spazzando il pavimento e a Susan Jones sono appena caduti i libri di mano.

Sembra quasi l’incubo che ha avuto un paio di mesi fa, nel quale si presentava a lezione di economia domestica vestito da druido, con tanto di barba e libro di incantesimi, circondato da persone vestite da Stonehenge, e tutti lo fissavano.

Solo che ora è reale e lui è vestito da Blaine Anderson. O meglio, la versione ampiamente riveduta e corretta – e mutilata – made in Brittana. E tutti lo fissano lo stesso.

Fa un altro paio di passi e si lancia nel bagno dei ragazzi con un’agilità ninja che non sapeva di possedere, evitando per un pelo Brittany e Santana. Una volta nel cubicolo – energicamente chiuso a chiave perché non ci tiene a farsi infilare la testa nel water di nuovo, grazie tante – Blaine si prende un momento per osservare il modo in cui è conciato.

Se non fosse stato un malvagio piano pre-organizzato avrebbe detto di essersi vestito senza mettersi prima gli occhiali – e lui è piuttosto miope, quindi questo la dice lunga sul suo stato. I jeans attillati gli stanno letteralmente tagliando via le gambe e probabilmente presto si ritroverà privo della parte inferiore del corpo. Quella superiore non è tanto male, in fondo indossa solo una t-shirt scura e una sciarpa verde oliva. Niente caviglie di fuori, dei maledettissimi calzini e un paio di vecchissime converse di suo fratello completano il tutto.

Sembra un fattone. No, peggio. Non sembra Blaine Anderson.

E inizia a realizzare ora che potrebbe essere un problema se il non-Blaine Anderson finisse per piacere a Kurt.

Kurt, con il quale non ha nemmeno mai parlato, perché Blaine è schifosamente timido. Canta nel Glee Club, una volta sul palco riesce ad esibirsi di fronte a migliaia di persone e contemporaneamente saltare sui mobili e poi – poi si ritrova davanti Kurt Hummel e balbetta.

Cosa che sta succedendo proprio adesso. Merda.

“Uh – i-io, ehm”.

Fantastico, Blaine, fantastico. Ora lanciagli un Oblivion e scappa!

Davanti a lui – quando diavolo è uscito dal cubicolo, Blaine nemmeno se lo ricorda – c’è Kurt Hummel in persona, ciuffo rosa pallido, piercing al sopracciglio, naturalmente inarcato, pantaloni praticamente cuciti addosso e occhi azzurri a poca distanza dai suoi.

Oh, e la sua bocca si sta muovendo.

“…cosa diavolo ti è successo, Anderson?”

E un momento. Perché Kurt sa il suo nome? E perché è appena arrossito? E perché Silente non ha mai detto ad Harry di Ariana? No, un momento, sta andando fuori tema.

 

 

 

TBC

 

Note dell’Autrice

Eh, sì. Stavo scrivendo questa storia e puff!, si è trasformata in una long di qualche capitolo (che andrà a finire che diventerà una long vera xD) Quindi niente, in caso vi interessasse sapere come continua – e se ne vedranno delle belle – fatemelo sapere, perché questa storia verrà poi pubblicata a parte. Questo è…il primo capitolo, ecco.

Sia benedetta la Klaine Week, lo skank Kurt mi attira una cosa finta.

Beh, enjoy!

 

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