Fighters

di Rosmary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Vigilia ***
Capitolo 2: *** Iniziano i giochi ***
Capitolo 3: *** Di Reietti e Babbani ***
Capitolo 4: *** I primi passi ***
Capitolo 5: *** Lo scontro ***
Capitolo 6: *** Lunapark ***
Capitolo 7: *** Sei bella ***
Capitolo 8: *** Appuntamenti e Tradimenti ***
Capitolo 9: *** È finita? ***
Capitolo 10: *** Il dolore ***
Capitolo 11: *** L'Ordine della Fenice ***
Capitolo 12: *** L'ultimo dei Rosier ***
Capitolo 13: *** Il momento giusto ***
Capitolo 14: *** Il grande giorno ***



Capitolo 1
*** La Vigilia ***


I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono, sono di proprietà di J.K. Rowling;
la storia non è stata scritta a scopo di lucro.















24 Dicembre 1996
 
La Vigilia di Natale non è mai stata così operosa per i membri dell’Ordine della Fenice. Riuniti intorno alla tavola da pranzo della Tana, presentano tutti le medesime caratteristiche: volti stanchi, preoccupati e guardinghi. Il male è rapido, invisibile e terribilmente potente. Ed il bene, se vuole vincere questa guerra, non deve rilassarsi neanche un secondo. Molly Weasley continua ad affettare degli ortaggi, in modo frenetico e nervoso, ascoltando, in silenzio, tutto ciò che viene espresso dagli altri presenti. Arthur è il capotavola, all’estremità opposta vi è Kingsley. Remus e Ninfadora l’uno accanto all’altra. Fred e George in piedi, braccia conserte e sguardi attenti. Ginny, Harry, Ron ed Hermione sono in disparte, seppure seguano il discorso. Bill e Fleur completano i posti a sedere. In piedi, a discorrere, vi è Malocchio Moody; l’aria sempre più trasandata, l'atteggiamento sempre più deciso e risoluto, la gamba di legno viene trascinata con foga ad ogni passo.

«Questa è la situazione» Conclude, sondando ogni presente con il suo occhio magico.

Remus, scuotendosi, prende parola «L’avevamo intuita» Il tono pacato, l’atteggiamento riflessivo «Silente ha già un piano?»

«Certo che ha un piano» Il tono burbero di Malocchio scioglie i dubbi, i gemelli ridacchiano all’esternazione dell’Auror «Voi due!»

«Sì, Malocchio?!» All’unisono, il tono ilare e l’espressioni impertinenti.

«Pulitevi la bocca» Inarca le sopracciglia «Ѐ sporca di latte» Un risolino viene emesso da Ron, Ginny e Bill, peccato che Malocchio indirizzi anche a loro occhiatacce.

«Basta, Alastor» Kingsley e la sua diplomazia «Come procediamo?»

«Silente vuole salvare quante più vite possibili» I presenti annuiscono. Malocchio riprende a fare avanti ed indietro, nervoso «Seguiremo il progetto che vi ho mostrato: le case dei membri dell’Ordine devono essere messe sotto protezione…» Indirizza lo sguardo a Tonks «Tutte, Ninfadora»

La ragazza in questione, nell’immediato, indurisce i tratti, lasciando che la capigliatura grigio topo s’incupisca maggiormente, sfociando nel nero «Non Ninfadora. Non tutte»

«Tonks… cara…»

«Molly!» I palmi della giovane strega battono sul tavolo, facendo sobbalzare tutti, gemelli compresi «Non posso costringere Andromeda Tonks. Non posso. Lei non vuole protezione, dice di bastare a se stessa»

«Hai dodici ore per farle cambiare idea…» La ragazza starebbe per ribattere, ma Malocchio non è tipo da farsi interrompere «…O ti ritroverai a riordinare scartoffie, in ufficio» Secco e cristallino. Tonks sbuffa, assumendo un’aria indignata. Alastor ha vinto, ancora.

«Dopo questo, come si procede?» Arthur, finalmente, prende parola.

«Non è finita. Silente crede sia necessaria apporre protezione anche ai Babbani più vicini a noi» E l’occhio di Moody, questa volta, si posa sulla minuta figura di Hermione «I tuoi genitori sono protetti?» Ma lei scuote il capo «Vicini e parenti?» Il capo si scuote ancora, il rossore sulle sue gote s’accresce, Harry le stringe la mano «Devi rimediare»

«Sì, signore» La voce tremula di Hermione.

«Bene» L’attenzione di Malocchio torna nuovamente a Tonks «Parenti e amici intimi di tuo padre: sono in pericolo tutti»

«Mais… excusez-moi» La voce melodiosa di Fleur attrae l’attenzione di Moody, assieme alle smorfie di Molly e Ginny «Non è posible sce le Baban siano in pevicol, i Mansciamorte non conoscion le notre familie» Il cipiglio arrogante, convinto.

Moody, che ha faticato a comprendere il pessimo inglese, s’esibisce in un’espressione infastidita. In suo aiuto interviene proprio Bill, il quale si rivolge dolcemente alla fidanzata «Fleur, i Mangiamorte possono avere accesso a qualsiasi informazione su di noi»

Sgrana gli occhi la francese «Mais… ma famille!»

«Tranquilla. Penseremo noi a loro»

«Perfetto, qualche altro piagnisteo?!» Domanda retorica, che guadagna la risatina soddisfatta di Ginny «Dobbiamo dividerci le zone. Le case dell’Ordine sono affidate a Kingsley ed Arthur» I due uomini annuiscono «Tonks, tu mi servi in ufficio. Scopri se abbiamo compagnia anche lì» La ragazza sorride, entusiasta «Bill e Fleur si occuperanno della famiglia della Signorina» Un radioso sorriso s’increspa sulle rosee labbra della francese «Per gli affari a Hogwarts abbiamo Severus e Minerva» Sofferma lo sguardo su Remus «Io e te parliamo in privato»

«Certo» L’affermazione severa di Remus, il quale pare già aver intuito il discorso.

«Gli altri dell’Ordine?»

«Hanno tutti il loro bel da fare, Arthur» Passa in rassegna i più giovani, ora, seppure lo sguardo si soffermi su Molly «Molly, tu mi servi qui. Useremo la Tana come quartiere generale per ora…» La donna, preoccupata ed afflitta, si costringe ad un flebile assenso «…Qui è più sicuro per Potter»

«Gli zii di Harry?» All’unisono Ron e Harry si voltano verso Hermione, straniti dalla sua domanda. Insomma, quegli zii?

«Questi non sono affari tuoi, Signorina» Non concede tempo ad Hermione di protestare, poiché ad intervenire sono i gemelli.

«Ehi, Malocchio. Ma noi? Io e George siamo maggiorenni…»

«…Pretendiamo un lavoretto»

«Voi due, per quanto non mi piacciate neanche un po’…» Inarcano le sopracciglia Fred e George, con eloquenza «…Mi occorrete. Uno di voi deve stare al negozio…»

«Tiri Vispi Weasley, per l’esattezza»

Ma Moody ignora George «Ѐ abbastanza incasinato da poter essere utilizzato per scambiarci informazioni»

«Il nostro negozio non è una voliera»

Ma Malocchio ignora anche Fred. Molly, intanto, intima entrambi i figli al silenzio «Solo quelle basilari, niente d’approfondito» Annuiscono i membri «L’altro, invece…»

«L’altro?!»

«Quello che non resta al negozio. Ma state seguendo o no?» L’irritazione di Hermione richiama l’attenzione di tutti. Fred, che ha rivolto la domanda, sghignazza in direzione della ragazza. George s’accoda.

«Dicevo, l’altro si occuperà di porre le protezioni ai familiari, parenti e vicini di casa della Signorina Granger»

«Perfetto» I gemelli.

«Cosa?! Io posso farlo da sola! Sono maggiorenne»

Moody, improvvisamente interessato, si volta in direzione di Hermione «Sei maggiorenne?»

«Sì»

«Bene, questo risolve un problema. Sarai tu stessa ad accompagnare uno di quei due…» Si esime dal classificarli.

«Ma… e noi?» Harry, supportato da Ron e Ginny.

«Harry, voi siete minorenni»

«E quindi?» Ron, indignato.

«Quindi, non potendo utilizzare la bacchetta, non siete utili»

«Remus ha ragione» Tonks, alzandosi in piedi, stanca di tutto quel parlare «La seduta è sciolta?»

Malocchio annuisce e tutti si sentono liberi d’abbandonare le postazioni. L’Auror, ad ogni modo, chiama a sé Hermione, Fred e George «Il vostro compito è il meno rischioso, parliamo di Babbani, dovete solo fare attenzione a non farvi scoprire. Tu-Sai-Chi, al momento, ha altre mire: sta colpendo i traditori…» I tre ragazzi annuiscono «…Ad ogni modo, state in guardia»

«Io passerò il Natale con la mia famiglia, nessuno farà caso a me»

«Meglio. Quanto a voi due…» Il tono s’indurisce maggiormente «…Se dovete materializzarvi, fatelo direttamente nell’abitazione della ragazza. Niente scambi tra di voi. Il ragazzo assegnato ha quel compito»

«D’accordo. Chi va con lei?»

«Tu!»

«Ehi! Perché io in negozio e lui in giro?!»

Gli rifila un’occhiataccia Malocchio, tornando al gemello indicato «Chi diamine sei?»

Trattiene una risata il gemello «Fred» Guarda Hermione, ammiccandole «Ci divertiremo, vedrai!»

Ed a questa battuta, il vecchio Auror lascia la Tana. Molly, decisa più che mai a schiarirsi le idee, in compagnia della famiglia, impone un pranzo delucidante. Ginny, Harry e Ron assistono più contrariati che mai. I coniugi Weasley continuano a dare direttive ai figli coinvolti, tentando di metterli in guardia da ogni fonte di pericolo. Hermione è preoccupata, troppo preoccupata.

«Bene. Domani si inizia»

«Domani è Natale, Arthur»

«Hai ragione, Molly. Ma abbiamo poco tempo» Indirizza lo sguardo su Hermione «Ti accompagno a casa?»

«No, papà. Lo faccio io» Tutti si voltano verso Fred. Tutti tranne George «Cosa c’è? Devo capire dove abita!» E gli stessi tutti si lasciano andare ad un sorriso rilassato. Hermione si congeda, salutando ed anticipando gli auguri di Natale.

«Andiamo con la scopa. Così mi indichi la strada»

Deglutisce Hermione, seguendo Fred al di fuori dell’abitazione «Non andrai veloce, spero»

Ridacchia lui, montando sulla Scopalinda «Paura, Granger?!»

Assottiglia lo sguardo lei, salendo a bordo della scopa «Neanche per sogno»

«Splendido!» Con sarcasmo, prosegue «Perché io volo molto veloce» Ridacchia, ed Hermione deglutisce ancora «Ti conviene stringerti a me, se non vuoi morire!»

«Sei un bambino» Borbotta, irritata, mentre cinge la vita del ragazzo, senza stringersi realmente a lui.

«Più stretta» Il tono divertito, mentre inizia a sollevarsi da terra. A Hermione basta questo per stringersi a lui, rischiando di stritolargli l’addome «Fortuna che non hai paura!»

«Zitto!»

«Zitto?!» Si libra in aria «Goditi il momento. Non sai quante pagherebbero per essere al tuo posto!» Accelera, svanendo tra le nubi. Hermione, che avrebbe voluto rifilargli una rispostaccia, deve accontentarsi d’urlare.


 

****



«Mi stai chiedendo molto, Alastor»

«Io chiedo sempre molto, Remus»

Un sorriso amaro s’increspa sulle labbra del licantropo «Non ho i contatti che servirebbero»

«Non li aveva neanche Hagrid, eppure qualcosa è stato fatto»

Annuisce Remus, conscio della ragione altrui «Farò il possibile»

«Non basta» Il tono secco di Moody fa accigliare Lupin «Per vincere, dobbiamo fare anche e soprattutto l’impossibile»

«Parole sagge» Acconsente con un sorriso.

«Frank Paciock» Cala lo sguardo «Era il suo motto»


 

****



«Hermione! Potresti smettere di stritolarmi ed urlare?»

«Tu rallenta! Rallenta!»

Fred, stremato, rallenta «Sei una fifona!» La canzona, ma lei non ha la forza di ribellarsi «Dove andiamo?»

«Belmont…»1

«Sarebbe?!»

«Nel Sutton, Londra!»1 Occhi al cielo «Sei un ignorante!»

«E tu insopportabile!» Lo dice sghignazzando, elevandosi maggiormente «Tieniti forte!»

«Perché?» Il tono preoccupato della strega non trova risposta. Fred si limita a sghignazzare ancora, accelerando nuovamente. E lei urla, di nuovo.






 
1 Le indicazioni relative al domicilio di Hermione sono di mia invenzione, se qualcuno conosce il reale domicilio, basta dirlo e correggo. Io non ho trovato informazioni sull’argomento.

Il banner a inizio storia è stato realizzato da Mary Black, cui vanno tutti i miei ringraziamenti!

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Capitolo 2
*** Iniziano i giochi ***


Dopo un certo lasso di tempo, Fred ed Hermione riescono a giungere presso la dimora della ragazza. Hermione fa cenno a Fred d’atterrare in un vicoletto, solitamente utilizzato come parcheggio e, dunque, poco affollato. Scendono entrambi dalla Scopalinda. Fred impugna il manico con la destra, tenendolo in orizzontale. La mancina scuote le fila rosse. Hermione, invece, tira un respiro di sollievo, tentando di sistemare la treccia scompigliata. Entrambi infreddoliti dal viaggio, entrambi con gote e nasi arrossati. Entrambi, però, abbastanza orgogliosi da fingere che il freddo pungente non esista, e che l’essere un cubetto di ghiaccio sia tutto, fuorché un problema.

«Allora, qual è casa tua?» Fred, particolarmente divertito dalla situazione, si guarda intorno con fare curioso «Non sono mai stato in un villaggio Babbano!»

«No, eh?!» Inarca un sopracciglio il ragazzo, dato il tono saccente di Hermione «E quando sei stato da Harry?!»

«Ah!» Ridacchia, seguendo la strega che, nel frattanto, si è avviata «Beh, ero piccolo ed ero in macchina!»

Si lascia sfuggire un sorrisetto Hermione «Se ti fanno domande sulla scopa…»

«…li mando a quel…»

Ma la strega interrompe l’esternazione «Fred!» Il cipiglio severo «Gli diciamo che è una semplicissima scopa, ecco tutto»

«Ma perché dovrebbero chiedermelo?!»

E mentre la disquisizione sul manico di scopa prosegue, i due giovani giungono dinanzi ad una delle tante villette a schiera. È una zona tranquilla, residenziale. Le abitazioni, dato il periodo, sono arricchite da luci e decori natalizi. Il giardino dei Granger, in particolare, vanta un Babbo Natale in plastica, ridente ed accogliente. L’indice destro della strega, fasciato dal guanto, pigia un bottoncino metallico. Fred, che è accanto a lei, osserva quel gesto con interesse.

«Chi è?» Una voce femminile s’annuncia attraverso il citofono. Fred, istintivamente, sobbalza, facendo ridacchiare Hermione.

«Sono io, mamma»

«Tesoro!» L’esclamazione della Signora Granger termina con un – a parer di Fred – suono sinistro emesso da una scatolina parlante.

«Ma… che roba è?» Perplesso, ha gli occhi strabuzzati. Senza parlare del brivido che l’ha percorso quando la scatolina parlante ha emesso il suono sinistro.

La strega ridacchia ancora, spingendo il cancelletto in ferro verso l’interno, facendo cenno al gemello d’entrare «Tranquillo, Weasley! È solo un citofono!»

«Un che?!» Entra, celere. Non vuole restare solo con quel non-so-che.

Occhi al cielo, capo che si scuote «Niente, Fred. Niente!»

«Ehi! Non mi trattare da stupido!»

Risentito la segue, giungendo in pochi secondi dinanzi alla porta dell’abitazione che, essendo socchiusa, viene semplicemente spinta verso l’interno dalla ragazza, la quale, ancora una volta, invita Fred con un cenno ed un ghigno divertito; questa situazione può avere risvolti positivi per la giovane strega: veder sobbalzare Fred Weasley non ha prezzo.

«Mamma?!»

«Hermione!» Una donna s’affretta all’ingresso, le mani sporche di farina, indosso un grembiule da cucina. I capelli scuri e crespi raccolti in una crocchia, il fisico minuto e l’espressione raggiante «Tesoro, non ti abbraccio perché sono sporchissima!»

«Oh, non ti preoccupare!»

«Ehm… buonasera» Fred, imbarazzato ed irritato al contempo. Hermione lo sta deliberatamente ignorando.

La mamma di Hermione, come illuminatasi, s’avvede della presenza del mago. Gli indirizza uno sguardo stranito «Buonasera…» Si rivolge alla figlia «Non mi presenti?»

«Oh, sì!» Sorride, imbarazzata «Lui è Fred Weasley, mam…»

«Fred Weasley! Ma certo!» S’illumina la Signora Granger, facendo sorridere Fred, mentre Hermione, indignata per essere stata interrotta, tenta d’abbattere la madre con lo sguardo «Sei il figlio di Molly e Arthur! Oh, come ho fatto a non riconoscerti! Ma vieni, caro. Accomodati»

«Grazie, Signora! È gentilissima… lei!» La mamma di Hermione precede i ragazzi in cucina. La strega è ancora indignata, Fred è invece soddisfatto, difatti ammicca ad Hermione «Vedi?! Tua madre non mi ignora!»

«Perché ancora non ti conosce» Biascica lei, seguendo Fred in cucina, liberandosi del cappotto, dei guanti e della sciarpa «Mamma, Fred è qui per affari dell’Ordine»

S’incupisce la donna, riprendendo ad impastare «Quindi non ti vedremo neanche a Natale?» La domanda è, ovviamente, rivolta alla figlia.

«Certo che mi vedrete! Resto qui, Fred ora torna a casa sua»

«Infatti, Signora. Non si preoccupi»

«No, Fred! Non mi fraintendere! Puoi restare quanto vuoi…» L’impasto diviene sempre più frenetico «…Sono solo una madre che vuol vedere la figlia, ogni tanto»

Hermione fa cenno a Fred d’ignorare quei commenti. S’avvicina ad un piattino con dei popcorn la ragazza, sorridendo in modo bambinesco. Fred, nel mentre, ha poggiato la Scopalinda alla parete, liberandosi unicamente dei guanti e della sciarpa, sbottonando appena il cappotto. Si guarda intorno, tentando d’imprimere il luogo nella propria mente.

«Papà? È ancora a lavoro?»

Si riscuote dal silenzio la donna, tentando d’apparire rilassata «No, è andato alla stazione»

«Perché?»

«Deena e Stefan1. L’hai dimenticato? Passano il Natale con noi!»

«Ah…» S’incupisce Hermione, incrociando lo sguardo di Fred «Viene anche Logan1

Ridacchia la madre di Hermione, facendo accigliare Fred «Che domande fai?! Certo che viene! Ti pare che lascino il figlio a casa?!»

«Fantastico. Ora dovremmo trovare anche il modo di evitarlo» L’afferma stizzita, continuando a guardare Fred.

«Perché?» S’affianca a lei il ragazzo, adocchiando i popcorn.

«Ha la mia età, e sicuramente mamma e papà m’imporranno di fargli compagnia» Lo sibila, spazientita.

«Posso sempre pietrificarlo!» Le ammicca, facendola sorridere.

«Cos’avete da ridere voi due?!»

«Niente» All’unisono, facendo inarcare le sopracciglia di Jean Granger2.

«Ad ogni modo, Fred, è un vero piacere conoscerti!»

«Il piacere è reciproco» Un’affermazione educata e sorridente.

«Oh, ne sono certa! Hermione mi ha tanto parlato di te…» La suddetta Hermione tossisce, colpa di un popcorn ingerito male. Fred, invece, si mostra più che interessato, volgendo la totale attenzione alla mamma della strega «…E di tuo fratello, naturalmente! Anzi, gemello! Perdonami!»

«Sì, George! Qualche volta lo porto, così conosce anche lui!»

«Splendido! Hermione dice che siete geniali…»

«Mamma!»

«Ma che gentile! In effetti noi adoriamo Hermione!»

«…Sì! Ma dice anche che siete insopportabili ed infantili!»

«Giustizia!» Hermione esulta.

«Non che lei sia uno zuccherino» Fred è di nuovo offeso.

Jean sorride, bonaria. Starebbe per dire altro, ma, fortunatamente, il telefono squilla. Fred sobbalza di nuovo, e la mamma si congeda.

«Geniali, insopportabili ed infantili» L’attenzione è tutta per Hermione «Dovresti pagarla cara, ma quel geniale ti fa guadagnare lo sconto»

«Vi ho trattati bene!» Indignata anche lei «Comunque… è tardi, dovresti tornare a casa»

Guarda l’orario lui, annuendo «I tipi che passano il Natale con te sono Babbani?» Lei annuisce, Fred assume un’espressione pensosa «Dove posso materializzarmi?»

«In camera mia. Non farò entrare nessuno» Si avvicina all’uscio della cucina «Vieni, te la mostro, così ti smaterializzi anche»

Annuisce il ragazzo, seguendola e dando un’occhiata in giro. Salgono una scalinata, giungendo in un corridoio con diverse porte. Una di queste viene schiusa, la ragazza fa entrare prima Fred. La stanza di Hermione si presenta in tutto il suo ordine; un ordine appartenente ad un luogo poco vissuto.

«Okay. Posso ricordarla senza problemi»

«Per domani stilo una lista, così andiamo per ordine»

«Ma goditi la Vigilia! Domani ci pensiamo!» Le sorride, dandole un buffetto sul capo «Buon Natale, zuccherino

«Cervello di Troll!» Incrocia le braccia lei, tradendosi con un sorriso, mentre lui e la Scopalinda svaniscono.


 

****



«Mamma! Ora basta. Si fa come dice Malocchio, come dice Silente…»

«Modera i toni, ragazzina!» I palmi delle mani aderiscono al tavolo in legno, lo sguardo severo scruta la figlia «Nessuno può impormi niente. Né Silente, né il tuo Capo. È chiaro?»

«Andromeda… calmati»

«Appunto, calmati e fidati degli altri, almeno una volta!»

«Dora! Calmati anche tu! È con tua madre che stai parlando!»

«TED!»

«PAPÁ!»

Il povero Ted Tonks è costretto al silenzio dalle furie scatenate, meglio conosciute come moglie e figlia. Andromeda, volgendo uno sguardo di disappunto al marito, torna a concentrarsi sulla figlia. Ninfadora, i cui capelli sono al momento simili all’arcobaleno, tanto è mutevole l’umore della ragazza, contraccambia lo sguardo fiero della madre.

«Non mi arrenderò, mamma. Non questa volta. È per la nostra protezione. La mia, quella di papà… non solo la tua!»

«E tu credi che io e tuo padre non siamo in grado di difenderci?» La voce sempre più acuta.

«Non sto dicendo questo» Anche i palmi della ragazza aderiscono al tavolo, è al capo opposto alla madre. La fronteggia senza remore «Siamo tutti in pericolo» Gli occhi sgranati, l’aria nervosa e preoccupata «Tu e papà siete maghi abilissimi. Io sono un’Auror. Ma non basta! Mamma, non basta!» China il capo, mentre le dita delle mani, lentamente, si ritraggono verso i palmi, rigando il ripiano in legno «Loro sono tanti e sono forti»

«Andromeda…» La destra di Ted si posa sulla schiena della moglie «Credo che dovremmo rifletterci»


 

****



«Hermione è maggiorenne. Cioè, è una fregatura. Lei, per un paio di mesi, deve partecipare. E noi qui, ad ammuffire»

«Già» S’accoda a Ron Harry «Per non parlare di Fred! Noi siamo i suoi amici, noi sappiamo come starle accanto…»

«…Come proteggerla…»

«…Come…»

«…Farla ammazzare»

«George! Che vuoi?»

Ghigna George, accomodandosi «Io? Niente! Solo evitare che piagnucoliate ancora!»

«Perché non ci aiuti ad apparecchiare?» Ron, sempre più scontroso, mentre passa ad Harry le posate.

«Non sarebbe corretto…» Il tono sarcastico, schernitore «Dopotutto la mamma vuole che siate voi ad apparecchiare!»

«E chi è George per deludere la mamma?!»

«Freddie!» Si alza in piedi George, raggiungendo il fratello sull’uscio «Finalmente, qui è un mortorio»

Sghignazza Fred, mentre Ron ed Harry, irritati, biascicano qualcosa.


 

****



È la Vigilia di Natale ovunque nel mondo. Ovunque, ad eccezione di Nocturn Alley. Lì non esistono festività, non esiste il giorno e la notte. Esiste solo il buio, e nulla più. Lungo le vie poco raccomandabili del luogo, una figura incappucciata avanza con atteggiamento furtivo. Giunge in prossimità di una sorta di cantina, la cui porta d’ingresso è un ammasso di vecchie assi in legno, cigolanti. S’addentra, con incertezza. Percorre una scalinata pericolante, che la conduce al di sotto del livello della strada, venendo accolta dal tanfo di muffa e dalla luce fioca di qualche candela.

«Cosa ti porta qui, straniero?» Una voce tremula e roca palesa la presenza di un altro individuo.

«Angus?3» Il tono pacato della figura incappucciata.

Sobbalza l’altro, sollevandosi da terra, mostrando una toga consunta, dei capelli radi e grigiastri ed una barba incolta. Il volto eccessivamente rugoso. Il corpo debilitato e caratterizzato da profonde cicatrici «Chi sei?»

La figura, in risposta, cala il cappuccio, rivelando il proprio volto.









1 Deena, Stefan e Logan sono personaggi di mia invenzione;
2 Jean: l'ho immaginato come nome della mamma di Hermione, pur non avendo fonti a riguardo, se qualcuno dovesse conoscere il reale nome della madre e del padre di Hermione, basta dirlo e correggo;
3 Angus è un personaggio di mia invenzione;

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Capitolo 3
*** Di Reietti e Babbani ***


L’atmosfera presente nella cantina è, a dir poco, opprimente. Sono trascorsi solo pochissimi secondi da quando la figura incappucciata ha rivelato il proprio volto. Angus ha boccheggiato, e poi ha preferito serrare le labbra secche e screpolate. Labbra vecchie. Tutto in Angus è vecchio. Deglutisce l’uomo malridotto, le dita delle mani tremolanti, ed il respiro irregolare. I due uomini tacciono, paiono studiarsi. La figura ostenta una calma maggiore rispetto all’altro, ciononostante, non accenna alcun suono vocale.

«Vattene» Il tono arrochito di Angus trova, finalmente, l’ardire di palesarsi. La schiena ingobbita, il capo inclinato verso il basso, lo sguardo chiaro, ed al contempo spento, non riesce a contraccambiare lo sguardo altrui, così scuro e così intenso.

«Non mi offri neanche del succo di zucca?!» La figura esordisce con un’amara ironia, accompagnata da un sorrisetto nervoso, che par tradire la rilassatezza ostentata dalle movenze del corpo.

«Vattene» Si ripete Angus. Il tono più incisivo, più risentito.

Ma la figura non demorde, ed anzi, fa un passo in avanti, verso l’altro mago «Non mi chiedi perché sono qui?»

«Oh…» Una risatina roca e cinica viene emessa dalle labbra del mago, il quale indietreggia, d’istinto. S’ingobbisce sempre di più, portando lo sguardo al sudicio pavimento della cantina «…Io so perché sei qui…» Una smorfia di disgusto s’increspa su quelle labbra screpolate «…Ma non posso fare niente per te»

S’induriscono i tratti della figura «Non puoi, o non vuoi

«Non è forse la stessa cosa… Remus?» Il capo di Angus torna eretto, ora quegli occhi azzurri scrutano il volto di Remus Lupin. L’espressione di Angus è un misto tra disgusto, terrore e malato divertimento; un misto concentrato nella curva delle labbra sottil.

Remus, all’espressione dell’altro, non può fare a meno di rabbrividire. Eppure lo sfida, contraccambiando lo sguardo, indurendo i tratti, ostentando un’espressione pacata e decisa «Il tempo dei giochetti è finito…» Impugna la bacchetta, lasciandola scivolare dalla manica del mantello sino alla destra «…E tu mi aiuterai»

Una risata stridula rimbomba nell’ambiente piccolo e cupo «Vuoi minacciarmi, Remus?» Assottiglia quegli occhi «Sei arrivato tardi. Qualcuno lo ha fatto prima di te!»

La bacchetta di Remus, rapida, s’eleva, andando a definire una traiettoria esatta, mirante al cuore di Angus «Chi?»

Angus, al gesto, s’avvicina. Il passo lento, appesantito da arti non più in forma. Gobbo e stanco, si porta ad una vicinanza che permetta alla punta della bacchetta di toccarlo realmente. Lo sguardo s’assottiglia ed il volto rugoso assume un’espressione grave «Lui è troppo forte. Vincerà» Annuisce alle sue stesse parole «Non combattere, Remus. Tu puoi ancora salvarti. Scappa… scappa, ragazzo»

«Angus!» Lo interrompe. La punta della bacchetta insiste sul petto dell’altro, ora che può toccarlo, par volerlo marchiare «Sta zitto! Chi è venuto? Con chi hai parlato?» La pacatezza, man mano, l’abbandona.

«Tu conosci la risposta» Quel tono roco torna a tormentare i sensi di Remus «Tu conosci sempre la risposta»

«Lui… lui cosa voleva?» La presa sulla bacchetta s’allenta.

Lo sguardo di Angus si cala, come colpito dal rimorso «Tu cosa vuoi?» Il tono retorico.

Abbassa l’arma, Remus, chinando il proprio volto «Gli hai detto tutto?» La mancina si porta al volto, massaggiandolo con nervosismo.

«Potrei aver omesso qualcosa»

In contemporanea, i due uomini si osservano, rinvigoriti da una nuova consapevolezza. Remus annuisce, lasciando scivolare via la mancina, accennando un sorriso di gratitudine «Perché l’avresti fatto?» Il tono improvvisamente speranzoso, rinato.

Angus si lascia andare ad un vero sorriso «Forse, speravo nella visita di un vecchio amico»

Remus par rilassarsi, grato e consapevole «Non posso farcela da solo»

Al sottinteso invito, il sorriso di Angus svanisce, e l’uomo, come a volersi proteggere, indietreggia «Non chiedermelo, Remus»

«Angus, ti prego. Ascoltami»

«Ascoltarti?» Una smorfia torna a troneggiare sul volto rugoso dell’uomo. S’ingobbisce nuovamente «Sai perché vivo qui? Lo sai?» Non dà tempo all’interlocutore di prendere parola, poiché prosegue, con ritrovata foga. Una foga presente nell’espressività e nel tono basso, arrochito, ma deciso quanto una bacchetta che scaglia una Maledizione «Perché ero stanco, Remus. Stanco d’essere giudicato, perseguitato…» L’indice destro viene puntato contro Lupin «…Stanco d’essere come te»

Profittando d’una pausa di Angus, Remus si porta in avanti «Se hai smesso di lottare, se sei stanco, perché hai mentito a chi è venuto prima di me?» Il tono enfatizzato dalla discussione «Angus… non tutto è perduto. Io sono come te»

«E questo mi basta» L’interrompe, allargando le braccia, mostrandosi in tutta la sua trasandatezza «Noi siamo questo, Remus. Siamo reietti. Accettalo. Non rischiare per chi ti ha sbattuto la porta in faccia» Stringe i pugni, rabbioso, trattenendo l’istinto di scagliare un qualsiasi oggetto contro Remus.

«Angus…» S’avvicina lentamente, poggiandogli la mancina sulla spalla destra «…Quelli di cui parli, sono quelli contro cui combatto»

«Non mentire a te stesso»

«Non farlo neanche tu» Inarca le sopracciglia, il tono che ha ritrovato la pacatezza, simbolo di persuasione «Non siamo reietti. E se Qualcuno lo pensa, va combattuto. L’Ordine della Fenice…»

«…Conta i suoi morti ogni giorno, e ogni giorno aumentano»

Scuote il capo Lupin, scostando la mancina «Non pensavo ti spaventasse la morte» Incrocia lo sguardo dell’uomo «Dopotutto, tra la tua condizione e la condizione d’un defunto… che differenza c’è?» S’allontana, avvicinandosi all’apertura che conduce alla scalinata. Gli dà le spalle «Mi occorrono quelle informazioni»

Angus, rimasto in silenzio, scosso dalla cruda realtà propostagli dalla vecchia conoscenza, annuisce tremolante all’ultima affermazione «Lo so» Osserva Remus, per poi portarsi verso un antico baule, sporco e malridotto, dal lucchetto rotto. Lo apre, estraendo un mantello ed una bacchetta. Indossa il primo e cinge con ritrovato vigore la seconda. Avanza di qualche passo, giungendo in prossimità dell’altro e poggiandogli la mancina sulla spalla «Abbiamo poco tempo»

Sorride Lupin «Non sprechiamolo, allora» Indossa nuovamente il cappuccio, Angus fa altrettanto ed insieme abbandonano la cantina.


 

****



È la mattina di Natale, ed alla Tana, seppure siano soltanto le nove, Molly è già ai fornelli, l’aria inevitabilmente preoccupata. Arthur è uscito all’alba. Bill e Fleur lo hanno seguito. In casa vi sono solo i ragazzi, tutti ancora a letto. Un bussare interrompe i nefasti pensieri della Signora Weasley, la quale s’affretta alla porta, scorgendo Malocchio.

«Alastor…» Lo guarda con cipiglio severo «…Buon Natale» Par quasi un rimprovero, e l’Auror, entrando in casa, non può esimersi dal rivolgerle uno sguardo di scuse e d’impotenza.

«Buon Natale anche a te, Molly»

«Arthur è già fuori» Un rossore invade le gote della donna «Già fuori, Alastor. Il giorno di Natale, mio marito e mio figlio sono in giro, a rischiare la vita!» Sibili rabbiosi, il tono tenuto basso, in modo tale da non svegliare i più giovani. Porta le mani sui fianchi «Se sei qui per altro lavoro, quella è la porta!» Gliela indica con un cenno del capo.

Moody non si lascia intimidire dal tono autoritario della donna. Semmai indurisce i tratti, ponendosi di fronte a lei «Se pensi che mi diverta, ti correggo: non mi diverto» S’appoggia al bastone «Sono qui per Fred»

«Cosa vuoi da lui?» Il tono maggiormente pacato, ma non meno preoccupato. La rabbia ha avuto il suo sfogo.

«Dargli questa» Mostra una pergamena «Devono iniziare subito, Molly»

Afferra la pergamena, stringendola con rabbia, annuendo, poi, verso l’Auror «Prega che non succeda nulla ai miei figli, Alastor»


 

****



Dei passi echeggiano nell’abitazione. Una figura minuta, abbigliata con un semplice maglioncino blu e dei semplicissimi jeans, fa il suo ingresso nella cucina. Uno sbadiglio accompagna le sue movenze. La chioma bruna raccolta in una crocchia bene ordinata. La Signora Granger ha pregato la figlia affinché tentasse, almeno, di domare quei capelli. La figura s’avvicina ai fornelli, armeggiando con qualcosa utile a prepararsi del tè.

«Quanto vorrei un succo di zucca»

«Succo di frutta?» Una voce maschile interrompe la pace della strega. Hermione si volta verso di lui, accigliandosi «Se vuoi lo andiamo a comprare!»

«Non credo siano aperti a Natale!» L’afferma con un sorriso, mitigando l’essenza saccente del dire. Il ragazzo ridacchia.

«Giusto! Come ho fatto a dimenticare il Natale?!» Il tono è ironico. S’avvicina ad Hermione, poggiandole un bacio sulla guancia «Buon Natale!»

Sorride lei, voltandosi verso i fornelli «Buon Natale, Logan!» Il dire canzonatorio «Come mai già sveglio?»

«Abitudine» S’accomoda sul tavolo, facendo penzolare le gambe. La mancina si porta tra i capelli scuri, scompigliandoli. Sono lisci, di media lunghezza, giungendo a coprirgli la nuca e parte della fronte. Lo sguardo azzurro segue i movimenti di Hermione «E tu?»

«Abitudine» Si volta verso il diciassettenne, sondando il fisico asciutto, abbastanza minuto, contenuto nel pigiama azzurrino. Ridacchia «Potevi almeno vestirti!» Adocchia, poi, la barbetta incolta «E togliere quei… peli?!»

«Altro?! Mi stai educatamente dando del mostro!» Si finge offeso, portando la mancina alla barbetta «E questa è barba, bimba! E qui resta!» Lo afferma con orgoglio, facendo inarcare le sopracciglia di Hermione «Che stai facendo?»

«Preparo il tè»

«Lo voglio anch’io!»


 

****



«Mamma, ripeti. Io cosa faccio con questa pergamena?»

«Vai da Hermione e vi mettete a lavoro»

La testa di Fred crolla sul tavolo. Ancora il pigiama indosso, i capelli scompigliati e l’aria assonnata «Ma voglio dormire!»

«Fred… questa situazione non piace a nessuno…»

«…Porto anche George!»

«Ehi, io non vengo da nessuna parte» L’ammonisce immediatamente George, appena entrato in cucina. Alle undici ha avuto la decenza d’alzarsi «Sono qui solo per i biscotti, poi torno a letto» Una decenza a metà, magari.

Molly, nel frattanto, ha abbandonato i figli alle loro beghe, decidendo che parlottare con Ginny le avrebbe dato maggiore soddisfazione.

«Dai, Fred… un’oretta e finite tutto!»

«Sì. La fai facile tu» Si alza in piedi, scocciato «Dobbiamo tenere a bada anche i Babbani»

«Gli ospiti di Hermione?»

«Già. Sta quel Logoro… Logis… Loganno, oh insomma! Uno a cui deve pensare lei» Incrocia lo sguardo di George «Io pietrifico lui, sua madre e suo padre»

George, silente, annuisce «Questo è lo spirito giusto»

«Un’oretta e torno!»


 

****



«Sono preoccupato per Remus»

«Non devi. Sa il fatto suo»

Lo sguardo di Arthur Weasley s’indirizza al volto di Kingsley «Ne sei convinto?»

«No» Cala la bacchetta, volgendo il proprio sguardo all’interlocutore «Ma non so cos’altro dire»

«Temo non ci rimanga altro tempo»

«Almeno tre abitazioni sono al sicuro»

La destra di Arthur rilascia una leggera pacca sulla schiena dell’uomo «Buon Natale, Kingsley»

Sogghigna l’uomo «Non perdere altro tempo, Arthur. Molly potrebbe ucciderti!»


 

****



Dal nulla, nella stanza di Hermione, appare un ragazzo vestito alla babbana. Almeno così si è autodefinito quando ha ingrandito – con sommo disappunto – gli abiti di Harry, sin troppo ordinari per i suoi gusti. Jeans scuro, scarpette e felpa. Cappotto, guanti e sciarpa tra le mani, gettati, poi, con noncuranza, sul letto ben fatto di Hermione. Si guarda intorno, avvertendo dei rumori e delle voci provenire dal piato sottostante.

«Perfetto» Un sibilo scocciato, nel constatare che la strega non è in camera. Dunque s’affaccia all’uscio della porta. Si guarda intorno «Hermione» Bisbiglia, sperando che lei possa sentirlo «Hermione» Ma niente, la ragazza non è nelle vicinanze «L’hai voluto tu, Granger» E così dicendo, ghignando, senza alcun problema abbandona l’uscio ed il secondo piano, avvicinandosi sempre più al vociare, che lo conduce nel salotto. A questo punto, una persona vagamente normale, avrebbe tentato d’attirare l’attenzione della strega, di lanciarle dei segnali. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, ad eccezione del palesarsi, con un sorrisetto sghembo, ai presenti. Destra in tasca e mancina che s’agita, in segno di saluto «Buongiorno, Signori! Buon Natale!»

«Fred!» Hermione, sbiancando, si alza in piedi, abbandonando il divanetto.

«Fred? Chi è Fred?» Un tono maschile, ed abbastanza burbero, s’eleva dalla poltrona.

«Alan1, tesoro, non è il caso» Si alza anche Jean, sorridendo al marito ed agli ospiti «Fred è un compagno di scuola di Hermione… non l’avete sentito il citofono?!»

«No» In coro: Deena, Stefan, Logan ed il Signor Granger.

Accenna un sorrisetto, fintamente imbarazzato, Jean «Oh, che strano!»

«Mi spieghi cosa ci fai qui?!» Hermione, a denti stretti, verso Fred. Ormai l’ha raggiunto sull’uscio.

Ridacchia lui «Secondo te?!» Le sorride sghembo «Mi presenti ai Babbani, o continuiamo a dare spettacolo?!»

Arrossisce la ragazza, rifilandogli un’occhiataccia, tornando a voltarsi verso i presenti che, nel mentre, hanno ripreso a chiacchierare, l’unico particolare è il tema della discussione: Fred «Mi dispiace non avervi detto che sarebbe venuto» Rivolge un sorriso d’intesa al padre, il quale è a conoscenza della situazione relativa all’Ordine.

«Ma figurati, Hermione! È normale che il tuo fidanzato voglia vederti durante le vacanze!» La voce di Deena, risoluta ed allegra. I capelli corvini portati corti. Una donna sulla quarantina, abbastanza in carne, ma non per questo d’aspetto sgradevole.

«Il mio cosa

«Il tuo fidanzato, credo d’aver capito» Fred, sogghignante come non mai, trattiene l’istinto d’ammiccare al padre di Hermione.

«No, Deena! Fred è solo un compagno di scuola, devono portare a termine un compito, qualcosa di gruppo… Hermione era nervosissima!» Jean aiuta, nuovamente, la figlia. Ridacchia frivola, coinvolgendo Deena e Stefan.

«Poveri ragazzi!»

«Già» Volge lo sguardo ad Hermione, con complicità «Tesoro, va pure. Ti aspettiamo per pranzo» Torna, dunque, l’attenzione agli altri presenti «Carissimi, non sapete cos’ha combinato Anne Morian!»

Sorride Hermione, notando che il padre s’accoda alla madre, nel tenere l’attenzione degli ospiti ben lontana da Fred «Vieni» Un cenno, ed il mago la segue. Salgono nuovamente le scale, questa volta in silenzio, giungendo alla camera di Hermione.

«Tipi simpatici!» Esclama lui, mentre s’accomoda sul letto di Hermione.

Lei, una volta chiusa la porta, indirizza lo sguardo assottigliato al ragazzo. Mani sui fianchi ed espressione furiosa «Mi spieghi cosa ti è saltato in mente? Sbucare in salotto, con gli amici dei miei qui!» Lui si limita ad inarcare le sopracciglia «Tu… tu sei un irresponsabile!»

«Per quanto hai intenzione di continuare? Io vorrei tornare a casa»

Porta le braccia conserte «Non devi farlo più. Ci accorderemo per degli orari, così mi trovi qui»

Occhi al cielo, si alza in piedi, portandosi dinanzi a lei «D’accordo» Poggia le proprie mani sulle spalle di Hermione «Ora, fai un bel respiro e calmati»

Annuisce lei, osservandolo per bene «Fred…» Ridacchia «…Sembri un Babbano!»

«Non infierire! Questi vestiti fanno pena!» Lascia scivolare via le mani, starebbe per schiudere nuovamente le labbra, ma la porta si apre, facendo sfilare all’interno della stanza Logan. Vestito con jeans e felpa, non molto diverso da Fred, ed appena più basso di quest’ultimo.

«Scusate…! Vi spiace se resto con voi?»

«Oh… ecco»

Interrompe Hermione, tendendo la destra verso Fred «Logan, molto piacere!»

Fred adocchia Hermione, la quale annuisce debolmente. Dunque stringe la mano del ragazzo, esibendosi in un ghigno «Fred, il piacere è tutto tuo!»

«Ah! Divertente!» Logan, mentre ritrae la mano, sorridente, voltandosi verso Hermione «Il tuo amico è simpatico!»

«Già…»

«E il Babbano è idiota» Biascica Fred, contrariato dall’atteggiamento altrui. La sua non era una battuta.

«Allora, che si fa?!» Sorride ad entrambi Logan, alternando lo sguardo tra i due. Hermione l’osserva, in evidente difficoltà, tentando di trovare un motivo, fittizio e valido, che convinca il ragazzo ad andar via. Peccato che qualcosa la distragga dai suoi ragionamenti.

«Merlino! Ma quando ti spezzano la bacchetta?!» Un’esclamazione che fa ridacchiare Fred.

«Mai, Granger! Ora pensiamo alle cose importanti!» Le ammicca, tendendole la pergamena. Hermione l’afferra. Dopotutto, non sarà difficile cancellare la memoria di Logan, potrebbero addirittura fargli credere d’essere urtato contro lo spigolo di un mobile. Insomma, chi potrebbe credere d’essere stato pietrificato?








 

1 Alan: l'ho immaginato come nome del padre di Hermione, pur non avendo fonti a riguardo;




Angolo Autrice:
Salve! Utilizzo questo spazio per ringraziare hermionepotter, Black_Yumi, Krisma, fredlove e smelly13 per le belle recensioni <3 Mi dispiace non essere riuscita a rispondervi singolarmente, ma purtroppo ho giusto il tempo di pubblicare.
Inoltre, ringrazio voi ed in generale tutti coloro che hanno deciso di seguire questa mia long, è un progetto nuovo per me, e spero davvero di riuscire ad appassionarvi :)
Alla prossima :)

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Capitolo 4
*** I primi passi ***


«Fred, sei un incosciente, un irrazionale, un combina guai...»

«Hermione… tregua!»

«Tregua? Io ho appena iniziato!»

Ridacchia lui «Zuccherino, ho capito che mi ami alla follia!»

Esibisce un broncio «Non chiamarmi in quel modo»

E lui ghigna «Nient’altro?»

«In che senso?» S’acciglia lei, continuando ad alternare lo sguardo tra il ragazzo ed il vialetto.

«Oh, niente» Il ghigno si amplia «Pensavo m’avresti contraddetto, ed invece…»

«Invece?»

«Invece ho indovinato!» Porta il braccio destro a circondare le spalle di Hermione «Mi ami alla follia!»

Gli rivolge uno sguardo truce «Giusto, Freddie. Hai proprio indovinato!» L’intonazione sarcastica fa ridacchiare il ragazzo «E togli quel braccio!»

«Ma quanto sei antipatica?!» Ilare, scherza con lei, seppure l’accontenti ritraendo il braccio. Lo sguardo si conduce su una villetta «Siamo arrivati, controlla un po’…»

«Conosco la casa dei miei zii» L’afferma stizzita, sondando l’ambiente «Ricordi gli incantesimi da usare?»

Annuisce, constatando l’assenza di passanti lungo la via «Cosa preferisci fare?»

Deglutisce Hermione, iniziando ad avvertire la pesantezza della situazione «Sono i miei zii. Tu controlla che non arrivi nessuno, io faccio gli incanti»

La guarda, improvvisamente serioso «Te la senti? Sei sicura?»

«Ti preoccupi per me, Weasley?!»

Un ghigno corrompe l’espressione adulta di Fred «Muoviti, Granger!»

Tacciono i due, venendo invasi dalla tensione relativa al momento. Sono in una delle strade del Belmont, presso la dimora del fratello del padre di Hermione. La ragazza ha preferito iniziare dai parenti, considerandoli maggiormente a rischio. Quanto alla propria abitazione, ha provveduto lei stessa prima dell’arrivo degli ospiti. Gli incanti adatti, per quanto li avesse già individuati ed utilizzati, sono stati indicati da Alastor in persona, contenuti nella pergamena, assieme alla lista delle abitazioni a cui dare protezione. La bacchetta di Hermione, con discrezione, traccia delle barriere invisibili, rendendo l’abitazione degli zii impermeabile a degli attacchi di media potenza. Fred, intanto, sonda l’ambiente con nonchalance, facendo da scudo alla ragazza.

«Vai tranquilla, non c’è nessuno» Un sibilo che incoraggia Hermione ad eseguire anche l’ultimo incanto. I suoi stessi zii non sono in casa, avendo preferito trascorrere il Natale altrove.

«Finito» Nervosa, ricaccia la bacchetta nel cappotto, scrutando il marciapiede ed il viale «Sicuro che nessuno abbia visto?»

Sorride Fred, annuendo «Sono tutti a letto»

«Cosa facciamo?»

«Torniamo a casa, o i tuoi ospiti si insospettiranno…»

«…Sì, magari cercheranno il figlio»

«Se guardano negli armadi lo trovano!» Sarcastico e ghignante. Riprende a camminare, assieme alla ragazza.

«Non scherzare!» S’allarma al solo pensiero, portando le braccia conserte «E non devi farlo più, hai capito?»

«Sì, sì!» Ridacchia «Non pietrificherò più il tuo amichetto!»

«Non è il mio amichetto!»

«Sembrava» L’afferma con tono disinteressato. Sbuffa, scocciato dal non potersi smaterializzare. Malocchio, se non è necessario, non vuole «Come mai non passi il Natale con qualche parente?»

Le labbra s’increspano in un sorrisetto amaro «Le famiglie dei Babbani sono più incasinate di quelle dei maghi!»

«L’ho sempre detto che maghi e Babbani hanno troppo in comune!» Incuriosito dalla conversazione, prosegue «E quindi… quei tipi che sono da voi… amici di famiglia e basta?»

«Sì. Papà e Stefan si sono conosciuti al College…»

«College?»

«Una scuola Babbana» Lo spiega con piacere, rinvigorita dal poter esternare una qualsiasi conoscenza.

«Tipo Hogwarts?»

Scuote il capo lei «Tipo dopo Hogwarts. I Babbani frequentano varie scuole…»

«Poveri Babbani!»

Sorride, proseguendo «E quando diventano maggiorenni, possono frequentare il College… prendere una sorta diploma superiore e specializzarsi in una certa professione…» Lo guarda «…Capito?»

Fred assume un’aria dapprima perplessa, poi annuisce «Sì. In pratica finito Hogwarts, fanno un altro corso ancora» Hermione acconsente alla riduttiva spiegazione «E tuo padre e Stefan si sono conosciuti in questa scuola»

«Già. Anche mamma e papà si sono conosciuti al College…» Ridacchia lui, e lei s’interrompe, accigliandosi «…Cos’hai da ridere?»

«No… niente!» Ma lei inarca le sopracciglia, e lui sogghigna «…Pensavo che la secchionaggine ce l’hai nel sangue!»

«Ma che deficiente!» Serra i pugni, infastidita «Non ti dico più niente, Weasley!» Sbraita, mentre avanza con maggiore rapidità, vogliosa di seminare il mago. Fred, tutt’altro che colpito dal gesto della pazza, ridacchia ancora di più, raggiungendola in poco.

«Dai, Hermione! Scherzavo!»

«Ah sì?! E io ero seria»

Ghigna lui «Lo so» Porta il braccio destro a circondarle le spalle, conquistandosi l’ennesima occhiataccia «Tua madre e tuo padre si sono conosciuti lì, poi?»

«Non t’interessa»

«Ma sì che m’interessa!» Serra la presa sulla spalla di lei, costringendola a rallentare, osservandola sorridente «Allora?!»

Mordicchia il labbro inferiore Hermione, riacquistando la calma ed assumendo un’espressione colpevole «Scusa… ma questa situazione mi rende nervosa…»

«Non più del solito!» L’ilarità coinvolge anche lei, convincendola a riprendere il discorso.

 «Si sono conosciuti lì. Deena era già la fidanzata di Stefan, così hanno iniziato a frequentarsi… e l’amicizia è continuata anche dopo il College. Stefan è un fratello per papà…»

«Quindi tu e Logan vi conoscete da sempre» Il braccio scivola via. Imboccano l’ultimo vialetto, quello che conduce all’abitazione di Hermione.

«Sì. Eravamo molto legati da piccoli, poi ho ricevuto la lettera… ed è cambiato tutto»

«Wow!»

«Wow cosa?»

«Dico: wow! Non hai mai pensato di dirgli che sei una strega?»

«No! Certo che no! Ѐ vietato!»

Scuote il capo Fred «Sei unica!» Adocchia la villetta Granger, sono arrivati. S’avvicinano al cancelletto in ferro. Hermione ruota la chiave nella serratura, precedendo Fred all’interno del giardino. Guardinghi e silenziosi, s’introducono nell’abitazione, avvertendo delle voci provenire dalla cucina. Si rifugiano, rapidi, al secondo piano, insinuandosi nella stanza della ragazza.

«Ci siamo»

«Oh no!» Il tono terrorizzato di Fred, non appena scorge un orologio «Ѐ tardissimo! Mamma mi ammazzerà!»

«Allora sbrigati»

Lui annuisce, puntando lo sguardo sull’armadio incriminato «Gli modifico la memoria e vado»

«Non ti preoccupare, ci penso io. Smaterializzati» Continua, senza dargli modo d’obiettare «Domani a che ora vieni?»

La destra di Fred accarezza la propria mascella «Facciamo alle otto, così riusciamo a combinare qualcosa» Nota l’altra concordare, dunque le sorride «Salutami tua madre!»

«E tu fa altrettanto!»

«Certo, certo. Porterò i tuoi cari saluti anche a Ronnie!» L’afferma con una certa malizia. Hermione, alle sue parole, esibisce un’espressione contrariata ed infastidita. Un’espressione che stranisce Fred.

«Ragazzi! Avete terminato?» La voce di Stefan, al di là della porta, fa sobbalzare entrambi.

«Vai, muoviti!» Un sibilo nervoso in direzione di Fred, il quale non temporeggia, smaterializzandosi. S’avvicina alla porta Hermione «Sì, scendiamo subito!»

«Bene»

Sospira, poggiando la testa alla porta. Cinge la bacchetta, volgendo le iridi scure all’anta dell’armadio: c’è un ragazzo da riabilitare.


 

****



Quando si è in guerra, non a tutti è concesso festeggiare il Natale. È così che due figure incappucciate vagano tra i Monti Cambrici del Galles, alla ricerca di una particolare zona, le cui coordinate sono conosciute dal vecchio Angus, il cui corpo par essersi rinfrancato al contatto con l’aria aperta.

«Cos’hai intenzione di dire? Cosa vuoi fare?»

«Lo saprò al momento, suppongo»

Arresta l’incedere il mago più anziano, esterrefatto «Non hai un piano?»

«A cosa serve un piano, Angus?» L’amarezza contenuta in quelle poche parole è disarmante. Ma Remus Lupin non vuole proseguire quel discorso, e lo fa ben comprendere avanzando il passo.

«Sai cosa stai rischiando, almeno?» La voce di Angus torna ad essere tremula «Potrebbe essere già lì, potrebbe essere arrivato prima, potrebbe essere una trappola…»

«Angus» Lo interrompe con decisione, arrestando l’incedere «Se hai cambiato idea, questo è il momento giusto per dirlo ed andar via»

Assottiglia lo sguardo il mago, esibendo una smorfia di disappunto «Angus Rosier ha una sola parola…» Lo sguardo chiaro si disperde nelle crepe del terreno ai propri piedi «…Per quanto possa valere la parola di un rinnegato» Remus tace alla considerazione, annuendo semplicemente, preferendo rimettersi in marcia. L’interlocutore lo segue, il passo meno deciso e la postura meno sicura. Ma lo segue. E sceglie di riprendere parola, di permettere al tono tremulo e roco di palesare i propri pensieri «Non è stato semplice…»

«No, non sentirti in dov…»

«Remus» S’acciglia Lupin, tacendo «Ti prego d’ascoltarmi» Ottenuto l’assenso tacito dell’altro, riprende «Non è stato semplice accettare la mia condizione. Appartengo…» S’interrompe, indurendo i lineamenti del volto rugoso «…Appartenevo ad una delle più rilevanti famiglie di maghi, accettare d’essere diverso è stato doloroso. Avrei potuto combatterli… combattere i loro preconcetti, ma ero troppo codardo»

«Hai aiutato me, quando sono rimasto solo»

«Perché eri come me, Remus» Lo guarda con occhi sbarrati «Eri solo…» La mano destra si porta all’altezza del cuore «…E io so com’è essere soli. So cosa vuol dire avere paura»

«Ed ora non hai più paura?»


 

****



Ridente e festosa è l’atmosfera alla Tana. Nonostante tutto, Molly non ha voluto rinunciare ad una vero Natale. L’unico dettaglio che ha incupito la giornata è stata la visita di Percy, in veste d’accompagnatore del Ministro. Una visita che ha scombussolato la Signora Weasley e suo marito. Una visita che ha scosso gli animi dei più giovani, incapaci di comprendere l’atteggiamento del fratello. È sera ormai, e i gemelli sono in cucina, in compagnia di Harry e Ron.

«Fred…» Temporeggia Harry, fingendo un’espressione disinteressata «Come va con Hermione?»

Fred, che armeggia con una strana scatolina nera, solleva lo sguardo su Harry, inarcando le sopracciglia «Benissimo»

«Oh, oh! Addirittura benissimo?! Non ti ha ancora bacchettato?!»

Ridacchia all’affermazione di George «A dire il vero, mi bacchetta e basta!» Volge l’attenzione al fratello minore «E tu non mi chiedi niente?!»

«Niente? Niente di cosa?» Osserva i gemelli, lasciandosi invadere da un certo disagio. Harry, al suo fianco, scuote il capo.

«Secondo te?!»

«Non so di cosa parli…» Scatta in piedi «…Oh, mi chiama la mamma! A dopo, eh!» E sgattaiola via, seguito a ruota da Harry.

«Nostro fratello è più idiota di quel che pensavamo»

«Concordo pienamente, George»

«Ho pensato una cosa…» Assume un’espressione distratta «…Domani non apriremo il negozio, e non è giusto che sia solo tu a divertirti»

«Domani devo essere da lei alle otto» Il dire asciutto di Fred, voltandosi in direzione del gemello.

Ghigna George, ammiccandogli «Appunto, non è giusto che sia solo tu a passare la mattinata fuori!»

«Quindi vieni con me»

«Ma solo perché voglio divertirmi» Ruba la scatolina dalle mani di Fred «Non mi sveglio alle sette per farti compagnia! Non lo farei mai!»


 

****



«Hermione! HERMIONE! VIENI!»

«Un attimo!»

«HERMIONE! PRESTO!»

Occhi al cielo, aria annoiata. Abbandona la cucina, raggiungendo la furia in salotto «Logan, cos’hai da… EHI!» La manica del pigiama viene afferrata dalla destra di Logan, facendo cadere la strega sul divanetto.

«Guarda chi c’è in tv!»

«Sono i Queen…» S’indispettisce, guardandolo torva «Ho abbandonato il mio cornetto a cioccolata per i Queen?!»

Annuisce Logan, totalmente perso nella venerazione del gruppo «Che musica! E piacevano anche a te, poi sei andata in quella scuola per cervelloni e…» S’interrompe, scrutandola indagatore «…Quel Fred non aveva l’aria da cervellone»

«Ehi! Bada a come parli dei miei amici!» S’accomoda meglio sul divano «Ti consiglio di non sottovalutarlo. È un genio» Una risposta istintiva, che fa incupire Logan.

«Genio… e perché sarebbe un genio?!»

Sorride lei, pensando alle varie invenzioni del gemello «Ѐ bravo nella progettazione di nuovi oggetti»

«Ah…» S’incupisce, se possibile, ancora di più «Domani a che ora va via?»

Hermione gli rivolge un’occhiataccia, e lui si limita ad inarcare le sopracciglia «Ascoltiamo i Queen, che è meglio»

«Agli ordini, capo!» Con l’ausilio del telecomando alza il volume «Però il pomeriggio stai con me»


 

****



L’Ufficio Auror è in fermentazione la mattinata successiva al Natale. La Gazzetta del Profeta non ha usato discrezione nello sfruttare una succulenta notizia, seppure sia in grado, da sola, di gettare nello sconforto miriadi di maghi e streghe. Ninfadora, la cui capigliatura è più grigiastra del solito, marcia infuriata, giungendo all’ufficio del Capo. La Gazzetta, tenuta nella destra, viene gettata con foga sulla scrivania di Malocchio.

«Ho già letto» Secco e conciso, senza degnarsi di riemergere dal mare di carte che sta studiando.

«E non dici niente? Non facciamo niente?» Si agita, guardandosi intorno con aria da invasata «Io li schianto tutti! Hanno insultato l’intero Ministero»

«Difatti hanno tutta la mia stima»

«Malocchio!»

«Tonks, basta» Conduce l’occhio magico sulla ragazza «Ne riparliamo più tardi, quando ci saranno anche gli altri»

«Come vuoi» Il tono indispettito di Ninfadora non scuote Alastor. Abbandona l’ufficio la ragazza, tornando alle proprie mansioni, lasciando l'uomo solo con le scartoffie e la prima pagina del Profeta, recante a caratteri cubitali il titolo: “Evasi Antonin Dolohov e Augustus Rookwood. Il Ministro darà le dimissioni?"

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Capitolo 5
*** Lo scontro ***


Un uomo passeggia assieme alla sua bambina lungo un vialetto alberato. La bambina stringe al petto una bambola, ha un cappellino in lana rosso ed un cappottino del medesimo colore. Ai piedi delle calde scarpine nere. I capelli biondi si scuotono con allegria ad ogni saltello della piccola. Il padre, appena dietro di lei, l’osserva sorridente.

«Papà! Una fata, guarda!» L’indice della bimba indica un'ombra presente sul terreno, un’ombra che pare avere sembianze femminili, lunghi capelli ed una veste scossa dal vento.

Il padre indugia sull’immagine mostratale dalle figlia, sorridendo bonario «Non è una fata, Lizzie, è solo l’ombra di una signora!»

S’imbroncia la bambina, continuando ad additare l’ombra «No, è una fata! Guarda, papà! Guarda!»

La destra dell’uomo carezza il capo di Lizzie, senz’altro aggiungere. È ormai abitudine che la bambina dia della fata ad ogni ombra femminile «Andiamo?»

«No. Voglio conoscere la fata!»

«Vuoi conoscere la fata?» Una voce stridula s’intromette. L’uomo e la bambina non hanno neanche il tempo di prestare attenzione alla sconosciuta figura, poiché uno strano fascio di luce verde colpisce prima l’adulto e poi Lizzie.


 

****



«Cosa ci fa lui qui?» L’indice destro di Hermione addita George.

«Ci fa compagnia!»

«Tranquilla, Hermione. Non vi darò alcun fastidio!»

«Oh, certo! Bella battuta, George, davvero» Le braccia si portano conserte al petto. I gemelli l’osservano con sopracciglia inarcate.

«Vogliamo restare qui a discutere o preferisci fare qualcosa di costruttivo?»

Rifila un’occhiataccia a Fred, indossando il cappotto «Sei un idiota, questo ricordalo sempre»

«Siamo vorrai dire»

Inarca le sopracciglia la strega, avvicinandosi a Fred «No. Sei è il verbo giusto» Conclude con un sorriso di scherno, facendo sghignazzare George.

«Amo quella ragazza!»

«Allora dichiarati e prenditela» Fred, contrariato.


 

****



«Vernon»

La voce tremula di Petunia Evans in Dursley richiama l’attenzione del marito. È accomodata sul divanetto dinanzi alla televisione. La postura rigida e nervosa. Il volto contratto in un’espressione angosciata.

«Cosa c’è?» Il marito è ormai dietro di lei, il giornale alla mano e l’espressione nervosa ed un po’ tonta stampata in volto. Petunia non gli risponde, si limita a puntare il telecomando verso la televisione, aumentando il volume del sonoro.

Scotland Yard non ha rilasciato dichiarazioni. La serie di omicidi privi di apparenti movimenti e connessioni induce a credere che vi sia un Serial Killer in circolazione. Nell’ultima settimana sono stati rinvenuti dodici cadaveri. Con l’omicidio di Edward Lison e sua figlia Elizabeth Lison, di soli sei anni, il numero dei decessi sale a quattordici. Le autorità locali consig…

L’indice grassoccio di Vernon si è avventato con foga sul tasto rosso che spegne l’apparecchio. La fronte madida di sudore, nonostante la bassa temperatura, esterna alla perfezione lo stato d’animo dell’uomo.

«Non guardare questa robaccia» Un sibilo a denti stretti, lasciando Petunia nello sconforto più totale. Continua, lei, a fissare lo schermo vacante della televisione, laddove solo pochi istanti prima una giornalista documentava gli ultimi accadimenti.


 

****



Tre ragazzi compaiono dal nulla in uno dei sobborghi di Londra. Il vialetto scelto è abbastanza isolato, soprattutto considerando l’orario mattutino e la giornata particolare. Tutti indossano un cappotto, sciarpa e guanti. Solo la ragazza ha preferito indossare anche il cappello.

«Così nascondi quel cespuglio!» Il commento lusinghiero di Fred.

«Bisognerà procurarti un passamontagna, allora. Altrimenti non puoi coprire quella brutta faccia» La risposta simpatica di Hermione.

«Ma chi me l’ha fatto fare?» George, in versione lagna del mattino.

«Possiamo concentrarci sul nostro compito? Vi ricordo che abbiamo poco tempo. Mia zia alle dieci del mattino, cascasse il mondo, va in Chiesa»

«D’accordo, placati! Abbiamo tempo!»

«Dopo vorrei assaggiare il cappinino

Hermione e Fred sono costretti a voltarsi verso l’allegro George. Sorride incerta la ragazza «Il cappinino
«Sì! Papà dice che è buonissimo!» Sognante, avanza celere assieme ai due.

«Ma non esiste un cappinino» L’asserisce quasi con dolcezza, temendo di poterlo deludere. Incrocia lo sguardo di Fred, cercando appoggio. Ma Fred inarca le sopracciglia, stringendosi nelle spalle.

«Ma certo che esiste!» Si volta verso Fred «Lo volevi assaggiare anche tu. Quello con il latte e la roba marrone dentro»

«Ah sì! Ho capito!»

«Anche io!» Ridacchia Hermione, scuotendo il capo «Ma non si chiama così! Si chiama…»

«…Cappulino! Si chiama cappulino

«Vero, Fred! Cappulino!» Gratta il capo, voltandosi verso una ridacchiante Hermione «Cosa c’è?»

«Oh, niente! Dopo lo compriamo! Ordinate voi, eh!»

«Certo!»

«Bene! Entriamo in un bar ed ordinate il cappulino

E mentre i gemelli annuiscono contenti, Hermione trattiene l’istinto di sfregare le mani. Finalmente sarà lei a fare uno scherzo ai famigerati gemelli Weasley.


 

****



«Alastor, eccoti»

«Cosa c’è?»

«Ted Tonks» Il tono di Kingsley cala maggiormente «Gli hanno teso un agguato questa mattina»

«Come sta?»

«A parte una gamba rotta, bene»

L’occhio magico di Moody analizza il volto angosciato dell’amico «C’è altro?»

«Hestia Jones è intervenuta»

«Morta?»

«Rapita»

I due uomini si scambiano un semplice sguardo. Malocchio non tradisce emozione alcuna, nonostante la rabbia crescente. Kingsley s’allontana celermente, fingendo indifferenza, disperdendosi lungo i corridoi dell’edificio Ministeriale.


 

****



Hermione, Fred e George riescono in poco tempo a porre sotto protezione la casa degli zii della ragazza. Questa volta gli incanti sono stati eseguiti da Fred, mentre gli altri due hanno osservato vigili il contesto. Rinfrancati dalla manifesta semplicità del compito, si sono avviati ad un caffè della zona. Uno di quelli con tavolinetti graziosi all’interno, personale gradevole e gentile ed ambiente caldo. Si sono accomodati, sbottonando i cappotti e mettendo via guardi, sciarpe e cappello. Fred ed Hermione, seduti l’uno accanto all’altra, danno le spalle alla porta d’ingresso al locale, accomodato di fronte a loro vi è George, aria allegra ed incuriosita, adocchiando ogni dettaglio di quel mondo così simile al proprio. La medesima espressione è dipinta sul viso di Fred.

«Tonks ha ragione, questi Babbani sono proprio puliti!»

S’acciglia Hermione «La pulizia non è una caratteristica relativa ad un genere o ad un…»

«Granger, risparmiaci!» L’interruzione di Fred «Ahi!»

«Cos’hai fatto?»

«Io niente! Questa matta mi ha pestato un piede!»

Sogghigna George, osservando un’Hermione più che soddisfatta «Inizio a capire perché Ron ed Harry fanno tutto quel che vuoi!»

«Lo prendo come un complimento» Li guarda, sorridendo allegra «Non ordinate?»

«Certo, certo!» George attira l’attenzione di una cameriera, lanciando poi uno sguardo d’intesa al gemello «Salve, vorremmo ordinare»

«Se volete posso portarvi il menù»

«No, grazie. Abbiamo già scelto! Prendiamo tre cappulini

E se George annuisce all’ordinazione del fratello e la cameriera sgrana gli occhi confusa, Hermione scoppia in una sonora risata, catturando l’attenzione dei tre.

«Ehm… Hermione?» George e la sua perplessità.

«Scusi, in genere ha anche momenti di normalità. Ci porti i tre cappulini comunque»

«Cappu… cappu… lini!» Ride ancora Hermione, costringendo la cameriera a mordere il labbro inferiore, al fine di non imitarla.

«Ecco… forse è una specialità tipica di qualche altro caffè» Appare visibilmente imbarazzata la cameriera «Ma qui non abbiamo cappulini. Non so neanche cosa siano»

«Oh» I gemelli all’unisono.

«Ha ragione, ci scusi» Hermione riemerge dalla sua crisi «In alternativa, ci porti tre cappuccini»

«Oh» Nuovamente i gemelli.

«Arrivano subito, signorina»

«Ci hai preso in giro!» L’indice di George addita il volto della strega.

«Questa la paghi, Granger!» Fred e la sua espressione offesa.

«Ma ragazzi…» S’interrompe, sorridendo sghemba «…Era solo uno scherzo. Come piacciono a voi!»

«Ah, sì?! Uno scherzo. E brava la Granger, ora fa anche gli scherzi!»

«Qualcosa in contrario, Fred?»

«No. Dopotutto sei consapevole d’aver appena dichiarato guerra ai gemelli Weasley!»

«PROTEGO»

S’avverte un frastuono: bicchieri infranti, urla e l’incanto di difesa di George a sovrastare il resto. Hermione e Fred, d’istinto, impugnano le bacchette, alzandosi in piedi e raggiungendo un George già in prima linea. Le tre bacchette levate contro tre figure incappucciate.

«Bene, bene. Abbiamo compagnia» Una voce strascicata viene emessa da uno dei tre Mangiamorte. I presenti all’interno del locale, maghi a parte, sono rintanati sotto i tavoli o incastrati in qualche angolo. Il bancone è scomparso, esploso non appena i tre hanno messo piede nel caffè «Giochiamo, vi va?»

«BOMBARDA»

«PROTEGO»

Questa volta è Hermione a contrapporsi al nemico. Il suo incanto riesce a fare da scudo, e la strega starebbe per attaccare a sua volta, peccato che una mano l’afferri con decisione, tirandola via, allontanandola dallo scontro «Vattene» Le ultime parole di Fred, prima di gettarsi nella mischia assieme al gemello. In quel piccolo locale iniziano a volare maledizioni ed incanti di ogni tipo. I pochi Babbani presenti non fanno altro che tremare dalla paura o, più semplicemente, svenire. I gemelli contrastano le figure incappucciate. I movimenti di entrambi sono in straordinaria sintonia, come mossi da un unico burattinaio. Hermione in quei pochi attimi, incapace di stare in disparte, tenta di difendere dai colpi bene assestati dei tre Mangiamorte tutti gli innocenti, per poi calarsi anche lei nello scontro, combattendo al fianco dei due ragazzi. Le sensazioni provate sono le più disparate. Il buio è ebro d’adrenalina, d’eccitazione. Uccidere è per quelle tre figure un’azione sublime, che riesce ad appagare i sensi. La luce, al contrario, è caratterizzata dall’angoscia, dalla paura, dalla preoccupazione e da una cieca rabbia.

«CRUCIO»

«REDUCTO»

La maledizione di Gibbon si scontra con l’incanto esplosivo di Fred. Un Fred infuriato, senza controllo. Immaginare George preda della Maledizione Cruciatus gli ha fatto perdere il senno; una furia fatale, poiché l’incanto è tanto forte da riuscire a contrastare la maledizione del Mangiamorte, provocando un’esplosione che distrugge la metà del locale in cui erano collocati i tre loschi figuri, i quali riescono a salvarsi solo grazie ad una repentina smaterializzazione. In pochi secondi il caffè cala nel silenzio, eccezion fatta per i respiri affannosi dei sopravvissuti. All’esterno del luogo può già intravedersi un certo movimento, la polizia Babbana è stata avvertita dell’assalto.

«Fred» La destra di George s’adagia sulla spalla del gemello «Stai bene?» Lo sguardo chiaro vaga sul volto e sul corpo di Fred, come ad assicurarsi che non vi sia nessun pezzo mancante. Il tono arrochito dallo sforzo ed il respiro affannoso.

«Sì» Ansima a sua volta, rivolgendo un’occhiataccia ad una tremante Hermione «Cosa ti avevo detto? Eh? Cosa ti avevo detto?»

«Calmati, Fred. Come faceva ad andare via?»

«Poteva smaterializzarsi»

«Non so farlo» Esplode la ragazza, lasciando che delle lacrime righino il suo viso «E poi una bacchetta in più fa sempre comodo»

La destra di Fred passa fra le proprie fila. George si guarda intorno, adocchiando i danni ed i vari presenti che ora li guardano allibiti «Dobbiamo modificare la memoria a tutti»


 

****



«Mamma, sono tornati!»

Molly, alle parole della figlia, si apre in un sorriso. Trascura la tavola d’apparecchiare per il pranzo, precipitandosi alla porta d’ingresso «Ragazzi!» Ma l’entusiasmo si smorza non appena nota la sola presenza di George, il quale, a dirla tutta, non è in perfetta forma se si considerano qualche graffio sul volto ed i vestiti sporchi e sgualciti «Cos’è successo? Dov’è Fred?»

«Ѐ rimasto con Hermione» Sorride in direzione della madre «Madre, cos’è quella faccia?!» Si esprime con la consueta ironia, peccato che né la madre né la sorella gradiscano lo scherzo.

«George, ma cosa è successo?»

Si volta verso Ginny, carezzandole il capo, per poi esprimersi con estrema nonchalance «Una visitina dei Mangiamorte»

«COSA?»

Ma lui sorride sghembo, avviandosi verso la cucina «Cos’hai cucinato? Ho una fame!»


 

****



«Brucerà un po’ »

«Fosse per me, un po’ d’acqua e via»

L’ironia di Fred fa sorridere Hermione. Lui accomodato sul letto, e la ragazza in piedi, dinanzi a lui, trafficando con dell’ovatta e del disinfettante, curandogli una ferita non molto profonda alla base del collo. Entrambi con indosso ancora gli abiti sgualciti e sporchi, e l’aria trasandata dovuta allo scontro.

«Perché non vai a casa?»

«Non ricominciare. Ne abbiamo già discusso»

Sbuffa lei, contrariata «So difendermi benissimo da sola, e poi qui sono al sicuro»

«Niente da fare. Resto con te»

«Certo che sei testardo» Mette via l’ovatta, facendogli cenno d’alzarsi.

«Tu non sei da meno. Poi vedrò se fermarmi qui anche stanotte»

«Cosa?» Un rossore involontario invade le gote della ragazza, la quale distoglie lo sguardo, avvicinandosi al proprio guardaroba. Fred si limita a sghignazzare, avviandosi al bagno indicatogli dalla strega, con alla mano dei vestiti presi in prestito da un negozio Babbano. Non è colpa di Fred e George se quel negozio ha osato non aprire il ventisei Dicembre.

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Capitolo 6
*** Lunapark ***


Il pranzo dei Granger è stato caratterizzato dall’inaspettata presenza di Fred. Deena e Stefan hanno rivolto più di una domanda al giovane, convinti che in realtà il legame tra Hermione e Fred sia ben diverso dall’amicizia. Logan ha pranzato in silenzio, accomodato di fronte la strega, non ha fatto altro che alternare lo sguardo irritato tra lei ed il mago. I Granger, invece, hanno accompagnato la conversazione con frasi oculate, camuffando abilmente l’ignoranza di Fred riguardo determinati usi ed oggetti Babbani.

«Quindi hai un gemello! Siete proprio uguali?»

«Sì, Signora. Siamo due gocce d’acqua!»

«Deve essere bello! E chiamami pure Deena!» A queste parole l’irritato Logan non può evitare di scoccare uno sguardo infastidito alla madre, esibendo un broncio degno di un bambino di due anni ed anche meno.

«Vi andrebbe della cioccolata calda?»

«Ottima idea, Jean! Ti aiuto!»

«Non dirlo neanche per scherzo» Jean ammonisce immediatamente le intenzioni di Deena, posando lo sguardo sulla figlia «Mi aiuta Hermione» Senz’altro aggiungere, congedandosi con un semplice sorriso, si sposta in cucina assieme alla strega, lasciando l’amica, Logan e Fred in salotto.

«La prepariamo anche a papà e Stefan?»

«Preparo io la cioccolata» Il tono meno cordiale, piuttosto serioso ed abbastanza duro. Chiude la porta della cucina, scrutando la figlia «Siediti»

«Ma mamma…»

«Ho detto siediti, Hermione»

«Come vuoi» Riluttante s’accomoda su una sedia a caso. Le mani tamburellano sulle ginocchia e le spalle sono incurvate in avanti. Lo sguardo vaga sul corpo della madre, evitando accuratamente il viso.

«Cos’è successo?»

«In che senso?»

«Hermione» Strabuzza gli occhi, portandosi vicino la figlia. Poggia il palmo destro sul tavolo, curvandosi verso la strega «Sarai anche estremamente intelligente, ma io sono nata prima di te» Le sopracciglia inarcate ed i lineamenti del volto tesi le donano un’aria sempre più severa «Cos’è successo? Perché Fred ha pranzato qui?»

Deglutisce la diciassettenne, conducendo lo sguardo sulle proprie dita tamburellanti «C’è…» Gli incisivi affondano nel labbro inferiore, temporeggiando «Abbiamo avuto un problema» Il tono mesto e titubante.

«Che genere di problema?»

«Niente di importante»

«Hermione, che genere di problema?»

Un brivido percorre il corpo della ragazza. Solleva il viso, trovando il coraggio d’incrociare lo sguardo della madre. I tratti del volto s’induriscono, assumendo un’espressione estremamente grave «Abbiamo rischiato d’essere scoperti» Lo sguardo scuro si costringe a non perdere il contatto «Temiamo d’essere stati visti da un mago, quindi sarebbe stata una pessima idea far smaterializzare Fred»

«Non dovete evitare d’essere visti solo dai Babbani?»

«Anche dai maghi. Soprattutto dai maghi» Sospira, proseguendo. Se deve mentire è bene farlo come si deve «Svolgiamo un compito segretissimo, lo sai. Quindi abbiamo convenuto che sarebbe stato meglio per Fred restare qui. È probabile che si fermi anche stanotte, così da non dover usare la smaterializzazione né questa sera, né domani»

Jean osserva la figlia, per un istante tacciono entrambe. La madre par soppesare la spiegazione. La figlia prega affinché l’altra non dubiti «Bene. Digli che se vuole può restare! Molly ti ha ospitata tante volte, per me è un piacere poter ricambiare!»

«Glielo dirò» Sorride, rilassandosi.


 

****



Il pranzo alla Tana è stato caratterizzato dalla tensione. George non ha potuto esimersi dal raccontare la vicenda e Molly non è riuscita ad evitare una strigliata al figlio, dando dell’incosciente a lui ed ai due assenti, egualmente colpevoli d’aver scelto di recarsi in un caffè Babbano. Harry e Ron si sono mostrati pienamente concordi con Molly. Ginny, maggiormente diplomatica, ha preferito tacere. Arthur invece, contrariamente alle aspettative, ha dato man forte alla moglie, arrabbiato e preoccupato. A complicare la faccenda è l’arrivo di Malocchio, in compagnia di Tonks. Si riuniscono intorno al tavolo della cucina. Lo sguardo di Alastor scruta contrariato il volto annoiato di George.

«Sto aspettando una spiegazione»

«Non penserai che racconti di nuovo tutto!» La sfacciataggine di George fa sogghignare Tonks ed inalberare Malocchio.

«Bada, ragazzo, sto per perdere la pazienza. Per quale motivo tu e quei due scellerati eravate in un locale Babbano?»

«L’ho detto e ripetuto, volevamo un cappuccino» Nel dirlo sorride soddisfatto, appuntandosi mentalmente di ripeterlo dinanzi ad Hermione.

«Un cappuccino. Avete rischiato di essere uccisi per un cappuccino» L’espressione di Alastor è alquanto interdetta «Dì un po’ ragazzo, ti rendi conto di cosa stai dicendo, vero?»

«Oh, uffa!» Il dire spontaneo di Tonks cattura l’attenzione di tutti e la profonda stima di George «Ma come facevano a sapere che in quel posto ed in quel momento sarebbero arrivati i Mangiamorte?» Porta le mani sui fianchi, sfidando con lo sguardo gli adulti inquisitori «E vi dirò di più! Menomale che c’erano loro, sennò avremmo dovuto mettere agli atti un’altra strage di Babbani!»

«Non è questo il punto!» S’alza in piedi Malocchio, fronteggiando la sua pupilla «Non dovevano essere lì e basta» L’indice addita George «E lui non doveva essere lì»

«Magari, forse, da un certo punto di vista, valutando un’altra prospettiva e presumibilmente ma non sicuramente…»

«Tonks!»

S’acciglia la strega «…D’accordo! Sarò sintetica!» Ridacchia, avvicinandosi a George «Potrebbero aver peccato di superficialità. Ma, per Morgana, li avete rimproverati e hanno capito, Fred è con Hermione e siamo tutti felici!»

Uno sbuffo contrariato viene emesso da Alastor, mentre Harry e Ron hanno l’improvvisa sensazione d’aver sbagliato tutto «Il fatto che quello scapestrato sia con la ragazza è l’unica nota positiva della storia»

«La faccenda è conclusa!» L’ilarità di Tonks provoca una risata in un George ammaliato ed ammirato.

«Tonks»

«Non c’è bisogno di ringraziare, George!»

«Ringraziare? Io voglio sposarti!»


 

****



«Quindi non sa niente dei Mangiamorte e neanche di George»

«Esatto»

«Hai fatto bene a mentire» Ridacchia, stendendosi sul letto della ragazza «George ci avrà maledetto in tutte le lingue del mondo!»

Si distende anche lei, poggiando la testa sul cuscino «Perché?»

«Avrà dovuto raccontare tutto, sai la sfuriata di mamma!»

«Mi dispiace» Il tono mesto. Lo sguardo osserva il soffitto.

«Non dispiacerti, non è mica colpa tua!»

Ad interrompere la chiacchierata è l’ingresso di Logan «Disturbo?» Lo chiede con fastidio malcelato, facendo ridacchiare Fred. Hermione si alza immediatamente in piedi, mostrando le gote arrossate.

«No, certo che no!»

«Sei pronta?»

«Per cosa?»

Serra i pugni il moro, trattenendosi dallo scoccare occhiate furiose in direzione di Fred, il quale, secondo Logan, è la causa della dimenticanza di Hermione. E dire che gli era persino sembrato simpatico, almeno prima d’appurare che sarebbe stato onnipresente «Dovevamo andare al luna park. Ma a questo punto…»

«Luna park?» Uno stranito Fred si è degnato di mettersi in piedi e partecipare alla conversazione.

«Sì, nelle vicinanze ne hanno aperto uno, e dovevamo andarci oggi» Si sforza d’esibire un sorriso, mostrandosi cordiale «Possiamo andarci tutti insieme»

«No! Assolutamente no!» Lo scatto di Hermione, terrorizzata all’idea di Fred tra giochi Babbani, pupazzetti e zucchero filato.


 

****



All’esterno della Tana due uomini conversano a voce bassa, scambiandosi delle pergamene. Entrambi hanno l’espressione preoccupata e stanca. Ad arricchire i tratti di Malocchio vi è la consueta durezza mista alla grinta; Arthur presenta la solita pacatezza, oscurata unicamente dall’angoscia propria di un padre consapevole d’aver la vita di ogni figlio in pericolo. È tardo pomeriggio, il cielo è già privo di luce, dando modo alle ombre d’invadere i pensieri di ogni individuo.

«La situazione è complessa, Alastor. Ma non tutto è perduto»

Malocchio si limita ad arricciare le labbra, contrariato dall’ottimismo dell’altro. L’Auror è un uomo concreto, amante del realismo; in molti lo accusano spesso d’essere un pessimista cronico, altri ancora d’essere paranoico, e c’è chi giurerebbe che Alastor Moody sia un porta-sfortuna. Eppure, a ben guardare, è forse quel pessimismo cronico unito ad una certa paranoia ad aver salvato molte vite. Alastor Moody non si degnerà mai di riempire i suoi pupilli di complimenti, non farà mai caso ad una cravatta bene annodata o ad una postura elegante, ma in compenso si assicurerà sempre che gli innocenti non paghino lo scotto d’essere tali.

«Hestia conosce troppi dettagli, dobbiamo trovarla»

«Tu» S’interrompe Arthur, portando la destra alla nuca, imbarazzato e nervoso «Tu non crederai che tradisca l’Ordine?»

L’occhio magico dell’Auror indugia sul volto del Weasley «Io non credo niente, Arthur»

«Ma allora…»

«Niente» S’intromette nel discorso altrui, evitando che prosegua «Non credo che tradisca. Non credo che non tradisca. Non credo niente»

Annuisce l’altro, indugiando lo sguardo sulle cicatrici presenti sul volto di Alastor, testimonianze della vita travagliata dell’uomo «Sono preoccupato per Fred ed Hermione. Li hanno visti. Credi che possano tornare a cercarli?»

«Se seguiranno il mio programma non ci saranno problemi»


 

****



Una miriade di ragazzi, adulti e bambini s’affolla all’esterno di un cancello in ferro dipinto di bianco. Un cartellone è al di sopra del cancello, recante la scritta “House of Fools”. Al di là del cancello sono intravedibili vari giochi, sia per bambini che per adulti. Particolarmente gettonata è la ruota panoramica, mentre all’esterno la biglietteria è invasa da gruppetti vogliosi d’addentrarsi al più presto nel parco. Logan è in coda per comprare i tre biglietti, Hermione ha finto un capogiro per assicurarsi d’essere sola con Fred. Entrambi sostano a lato del cancello, distanziati dalla marea di persone. Entrambi con cappotti, guanti e sciarpa.
 
«Quindi questo è un luna park!»

«Sì, Fred» Una contrariata Hermione incrocia le braccia al petto, indugiando lo sguardo sul viso estasiato di Fred.

«Wow!» Continua a tentare d’adocchiare l’interno, trattenendo l’istinto di smaterializzarsi «Cosa si fa in un luna park?»

«Si gioca» Il tono asciutto di Hermione contrasta visibilmente con quello eccitato del mago.

«Alla faccia di tutte le teste mozzate di gnomo! Doveva esserci George adesso!» Sfrega le mani, voltandosi verso Hermione «Andiamo a prenderlo!»

«Sei matto? A Logan come lo spiego?» Il naso e le gote arrossate per il freddo acuiscono l’aria nervosa della giovane, facendo ridacchiare Fred.

«D’accordo, come vuoi! Rilassati, stasera ti faccio divertire!»

«Ma se non sai neanche come si usa un gettone»

«Donna di poca fede. Vedrai!»

«Andiamo? Ho i biglietti!» Logan, sventolando i tre cartoncini. S’affretta a cingere la mano destra di Hermione, trascinandola con sé, tentando di seminare il terzo incomodo. Peccato che la strega, a sua volta, afferri repentina la manica del cappotto di Fred, costringendolo a seguirla.

«Dove si inizia?»

«Dove preferisci» La risposta giunge da Logan, il cui tono è tutt’altro che amichevole.

Il sopracciglio destro di Fred s’inarca «C’è qualche problema?»

La mano del moro si serra intorno a quella di Hermione, gesto che non sfugge a Fred «Nessuno, figurati» Peccato che i denti stretti e gli occhi assottigliati dicano tutt’altro.

«Ehm…» Hermione, districandosi dalla morsa di Logan «Iniziamo dalla ruota panoramica!»

«Bella idea!» Risponde Logan, sorridendole. Si rivolge poi a Fred, sogghignando «Sempre che tu non soffra di vertigini. Io non ho questo problema»

Hermione e Fred, all’unisono, scoppiano in una sonora risata «Vertigini? Io?! Tu non sai con chi parli!»

«Concordo!» Rilascia una pacca sulla spalla del moro «Sul serio, Logan. Fred non soffre di vertigini!»

Ed è così che i tre si conducono alla ruota panoramica e poi ad altri giochi. Inclusa la giostra per bambini con i pony. Fred ha preteso il suo personalissimo pony finto. Hermione e Fred si sono poi avvicinati al chiosco dello zucchero filato e simili, mentre Logan intraprende un'avvincente sfida con l’aggeggio che permette di catturare e vincere un pupazzo, peccato sia già al quinto, vano tentativo.

«Mi piace tantissimo questo posto! I Babbani sono dei geni!»

Hermione, finalmente rilassata, acconsente sorridendo «Sono contenta che ti piaccia qui»

«Cos’è questa roba bianca? Ovatta?»

Ridacchia «No, no. Si chiama zucchero filato, si mangia»

«Oh» Realmente stupito, si perde nell’esplorazione visiva dello zucchero filato «E com’è?»

«Dolce, molto dolce!»

«Tipo da carie?»

«Anche da diabete!»

Esibisce una smorfia nauseata, facendo ridere Hermione ancora una volta. Porta l’attenzione sui popcorn dunque, additandoli «Ehi! Questi stavano a casa tua, li stavi mangiando!»

«Questi sono buonissimi! Si chiamano popcorn»

«Popche

Scuote il capo, rivolgendosi direttamente al tizio responsabile del chiosco «Buonasera. Prendiamo i popcorn»

L’uomo grassoccio e dall’aria bonaria alterna lo sguardo tra Fred ed Hermione «Faccio per due?»

«Sì, grazie»

«Granger, se non mi piacciono?»

«Sciocchezze. Ti piaceranno»

«Carie e diabete?»

«No! Sono salati!»

Un sorriso si apre sul volto di Fred. Dopo aver pagato e con tra le mani un cono di carta ripieno di popcorn caldi, s’avvicinano ad una panchina libera, accomodandosi. Hermione è già al terzo popcorn, Fred, scettico, se ne rigira uno tra le mani prive di guanti.

«Non mi convince»

«Ti ho detto di assaggiare, fidati!»

«Ma sembra carta» Protesta lui, portando il popcorn all’altezza degli occhi «Sicura che siano digeribili?»

«Oh, Weasley! Quante storie!» Senz’altro aggiungere cattura un popcorn dal proprio cono, imboccando un sorpreso Fred, costretto a provare la carta «Com’è?»

Temporeggia lui, fingendo d’impiegare tempo per masticare ed ingoiare «Passabile!» L’afferma ghignando, facendo assumere ad Hermione un’aria soddisfatta.

«Sapevo che ti sarebbe piaciuto!»

«Sapevo anch’io che ti sarebbe piaciuto!» Ilare, fermandosi ad osservarla, stupendosi nel trovarla persino carina con quel naso arrossato e quei ricci sfuggiti alla coda.

«Cosa mi sarebbe piaciuto?»

«Venire qui, distrarti» Sogghigna «E stare in mia compagnia ovviamente!»

«I popcorn! Hermione, io ti amo!»

Lo sguardo di Hermione è costretto a posarsi su Logan «Niente pupazzo?»

«Non me ne parlare! Ho speso mezza paghetta per niente!»

S’accomoda accanto ad Hermione il diciassettenne. Fred, al gesto, viene assalito da un improvviso fastidio. Insomma, con la Granger ci stava parlando lui. Adocchia i movimenti del giovane, che ora narra alla strega le sue prodezze con la macchinetta dei pupazzi. Sbuffa il mago, alzandosi in piedi e tossendo per richiamare l’attenzione.

«Facciamo un altro giro?»

«Veramente…»

«Certo!» Si alza in piedi anche Logan, fronteggiandolo con un ghigno «Autoscontro?»

«Non ho la più pallida idea di cosa sia, ma il nome mi piace!»


 

****



All’interno di un edificio non meglio identificato, in una stanzetta circolare, piccola e buia, le urla di una donna echeggiano strazianti. Accasciata al pavimento, le ginocchia doloranti a causa della prolungata postura. Il corpo scosso da brividi di freddo e di terrore ed al contempo cosparso da sudore gelido. Le mani, sporche di sangue rappreso e di polvere, aderiscono al pavimento. Le unghie tentano di rigarlo, con foga rabbiosa. I capelli si riversano sulla schiena ribelli, in cerca di fuga al pari della padrona. Il fetore presente in quella che è a tutti gli effetti una cella è insopportabile, e persino una donna temprata come lei è costretta a subire quell’odore come un terribile supplizio, come l’ennesima tortura. Quella stanzetta sa di marcio, di sofferenza, di volgare sporcizia e di morte. Una copertina consunta e non molto calda è l’unica compagnia della strega. Urla, urla ed urla.

«Liberatemi»

Lo sguardo vaga sulla pavimentazione vecchia e sconnessa.

«Non avrete mai quello che volete»

Il terrore non è esprimibile a parole, è un mostro che inebetisce i sensi e rende vano ogni ragionamento.

«Mi troveranno e la pagherete tutti»

Solo la speranza è più forte del terrore, del dolore. È più forte del gelo emanato dal proprio corpo.

«Indovina un po’? Pare sia particolarmente bravo nel domare la feccia che tradisce il suo stesso sangue» Quella di Dolohov è una voce sibilata, crudele e particolarmente incline all’acuire il terrore. Lo sguardo perverso si posa sulla figura femminile accasciata dinanzi a lui. La bacchetta si leva.


 

****



Hermione è in piedi dinanzi la pista relativa all’autoscontro, cono di carta nella mancina e destra che si preoccupa di condurre i popcorn alla bocca. Lo sguardo scuro segue i movimenti di Fred e Logan. La pista è al completo, ogni partecipante ha la sua auto, fatta eccezione per qualche coppietta. Fred ha subito compreso come si giocasse e, cosa più importante, quale fosse lo scopo del gioco; dopo aver inveito contro l’assenza di George, ha preso posto ed al momento, dinanzi lo sguardo incredulo e divertito di Hermione, sta facendo strage dei poveri partecipanti al gioco. Logan, d’altro canto, pare avere come unico avversario proprio il Weasley, scontrandosi con lui ogni volta che ne ha modo.

«Hermione, salta su!»

«Tu sei tutto matto!»

«Avanti, Granger! Non farti pregare!» Ultime parole sarcastiche, per poi strattonarla verso la propria auto, rischiando anche di farle perdere l’equilibrio. Logan, che assiste allo spettacolo, non può fare a meno d’indurire i tratti, accelerare e scontrarsi violentemente con l’auto di Fred ed Hermione.

«Logan, ma che fai?» Chiede la ragazza, mentre si sistema meglio. Fred, al suo fianco, osserva contrariato il moro.

«Gioco. E tu? Non ci sei mai voluta salire su queste auto! Mai!»

«Mi sa che qualcuno è geloso!» La malizia di Fred fa arrossire Hermione «Tieniti forte! Ora facciamo nero il tuo spasimante!»

«Non è il mio spasimante!»

«No, eh? Non vedi come ti guarda?» Il tono tra l’ilare e l’infastidito.

«Mi guarda come mi guardano tutti!» Un urto di Fred la costringe a portare le braccia in avanti «Fred!» Vocina stridula «Va piano!»

Ride di gusto lui, scuotendo il capo «Non ci penso proprio! E per la cronaca: io e George apriremo un autoscontro!»

«Tu e George siete delle mine vaganti!»

«Io e George siamo geni bellissimi e favolosi!» Sogghigna adocchiando il nuovo attacco di Logan «Ed il tuo spasimante mi vuole morto!»

Altro urto, altra quasi testata di Hermione alla plastica dura dell’auto «Non è il mio spasimante!» Inarca le sopracciglia, tornando a poggiare la schiena allo schienale «E tu e George non siete bellissimi. George è bellissimo e geniale!»

Il piede di Fred frena bruscamente, guadagnandosi le imprecazioni degli altri giocatori, dato che si è fermato nel bel mezzo della pista «Io e George siamo uguali!»

Sogghigna lei «Non dire sciocchezze. Lui è molto meglio di te!»

Un sorriso tradisce l’espressione imbronciata di Fred «Vuoi farmi innervosire!»

«Può darsi!»

«Ehi! Vi date una mossa o no?»

«Il tuo spasimante non arriva a domani!»

Terminato l’autoscontro, i tre hanno preferito abbandonare il luna park, con sommo dispiacere di Fred. Logan, lungo il tragitto per casa, ha esibito un’espressione irritata, prediligendo un mutismo nervoso. Hermione è stata assalita nuovamente dalla tensione, complice l’ora tarda e l’incontro della mattina. A risollevare le sorti di quel tragitto è stato unicamente Fred con il suo buon umore. Giunti all’abitazione della ragazza, Logan si è immediatamente congedato. Fred ed Hermione invece, dopo aver indossato il pigiama, si sono ritrovati nella camera della ragazza.

«Sempre alle otto?»

«Direi di sì, sfortunatamente»

«Fred» Porta le mani sui fianchi, adocchiando contrariata il ragazzo disteso sul proprio letto «Mamma ti ha preparato la stanza, con un letto tutto tuo!»

«Mi stai forse cacciando?»

«Fammi pensare…» Si finge pensierosa, sedendosi sul proprio letto «Sì! Ho sonno»

«Dormi!»

«Con te qui, non credo!»

«Non mi dire… hai paura di me?!» Si rigira sul fianco, guardandola con più facilità. L’espressione ghignante e maliziosa fa arrossire Hermione, ed il ghigno di Fred si amplia «Oppure, hai solo vergogna!»

«Vergogna? Figurarsi» Seppur conscia del rossore, lo sfida, distendendosi accanto a lui ed infilandosi anche sotto le coperte. Imbarazzata sino al midollo, ma decisa a non dargli soddisfazione.

«Bene»

«Bene?»

«Bene che non hai vergogna!» Inarca le sopracciglia, infilandosi anche lui sotto le coperte, sotto lo sguardo atterrito della ragazza «Perché io devo dormire con te! Per ben due motivi!» Tace, aspettando che lei inveisca, sbraiti o altro. Ma niente: è davvero imbarazzata, e questo, se possibile, lo fa sogghignare ancora di più «In primo luogo: sono qui per proteggerti dai Mangiamorte puzzoni e cattivi!» Hermione esibisce una smorfia di disappunto «In secondo luogo: devo assicurarmi che il tuo spasimante non approfitti di te!»

«Ma cosa ti salta in mente?»

«A me? Niente! Buonanotte, Granger!» Le ammicca, chiudendo gli occhi. Ed Hermione, solo a quel gesto, comprende che avrebbe davvero dormito lì con lei. Appuntandosi mentalmente d’ucciderlo appena terminato il compito per l’Ordine, si volta sul lato, dandogli le spalle ed allontanandosi il più possibile da lui, rischiando anche d’incontrare il pavimento, dopotutto il suo non è un letto matrimoniale. Porta la coperta sino al mento, rintanandosi nel calore dell’oggetto; e proprio mentre sta per convincersi a calare le palpebre, avverte un braccio cingerle la vita ed un calore umano alle proprie spalle. Deglutisce, incapace di muoversi e terribilmente imbarazzata. Dietro di lei, Fred ha un bel ghigno stampato in volto.

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Capitolo 7
*** Sei bella ***


Sono trascorsi solo pochi minuti da quando Fred ha cinto la vita di Hermione con il proprio braccio. Nella stanza, illuminata unicamente dalla luce filtrante attraverso la finestra, vige un silenzio ricco di tensione, una tensione alimentata dalla rigidità ostentata dal corpo della ragazza, in completa antitesi con la rilassatezza del mago, le cui palpebre sono persino calate, facendolo apparire addormentato. Gli incisivi di Hermione affondano nel labbro inferiore, lo mordicchia con nervosismo, mentre lo sguardo scuro indugia sulle dita della mano di Fred che, forse inconsapevolmente, le carezzano la maglia del pigiama.

«Fred»

«Dormi»

«Non posso»

«Perché?»

«Mi infastidisci, vattene»

«Sciocchezze»

Il braccio del ragazzo si serra maggiormente intorno la vita della ragazza, con una debole pressione riesce ad avvicinarla a sé, costringendo la schiena di Hermione ad aderire al proprio petto. Lei, totalmente scioccata dalla situazione, non può far altro che arrossire, avvertendo un calore invaderle le gote e maledicendosi per questo.

«Ora stai davvero esagerando» Un sibilo stizzito, accompagnato dal corpo che tenta di raddrizzarsi. Mai mossa fu più sbagliata: inconsapevolmente accompagnata dal braccio di Fred, la giovane si ritrova a ruotare su se stessa, invertendo la propria posizione, avendo come visuale non più la scrivania, bensì il viso del mago; quest’ultimo, notando il rossore diffuso sul volto di Hermione e la sua aria allucinata, non riesce a trattenere una risatina di scherno e sinceramente divertita.

«Ma quanto sei divertente?!»

«Stupido! Smettila di ridere e lasciami. Pensa se entra qualcuno» Il tono concitato e basso, così impegnata ad inveire contro di lui da non avvedersi – consciamente almeno – di quell’estrema vicinanza, utile persino a contare ogni singola efelide che colora il volto del ragazzo.

«Se questa è la tua preoccupazione, non c’è problema, ci ho pensato io!» Sghembo e provocatore il tono, le carezza la schiena lentamente, giocando con l’evidente imbarazzo. Adora vedere Hermione Granger in difficoltà.

«In che senso?»

«Le nostre stanze sono chiuse con la magia, genio! Ed anche insonorizzate! Non avrai pensato che rinunciassi ad un’occasione simile!»

Ingenuamente una parte di Hermione costruisce molto rapidamente un castello sull’affermazione dell’altro, analizzando le mille sfaccettature di: occasione simile; che si riferisca al poter dormire con lei? Il lato ingenuo e romantico della strega annuisce vigoroso, peccato che l’altro lato, quello dannatamente razionale, scacci immediatamente il pensiero, calpestando quel bel castello. Arriccia il naso Hermione, assottigliando lo sguardo «Sei un gran deficiente, Fred»

«Oh, mi lusinghi! Ma se io fossi nelle tue condizioni, rinunceresti al titolo di intelligentona del secolo, diventando una gran deficiente anche tu!»

«Le mie condizioni? E quali sarebbero, sentiamo» Non incrocia le braccia al petto solo perché son bloccate, ma il cipiglio è ben riconoscibile comunque.

«Tanto per cominciare, sei tesissima. Sei rossa come un pomodoro ed in più è da quando ti sei voltata che fissi le mie seducenti labbra!» L’afferma con estrema nonchalance accompagnata dal sorrisetto provocatore.
Lei, invece, arrossisce ancora di più, paralizzandosi del tutto «Non sto fissando proprio niente!»

«Certo, come no!»

«Ti dico di no! Sei solo un presuntuoso egocentrico!»

«Granger, non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Tutte si comporterebbero come te, è normalissimo!»

L’ultimo dire di Fred ha come conseguenza il ripiombare nel silenzio. Per pochi istanti si limitano ad osservarsi, incrociando gli sguardi, sfidando la tensione e l’imbarazzo con orgoglio. Il braccio di Fred non smette di stringerla in modo possessivo, e le dita della mano trovano ristoro nel giocherellare con gli indomabili capelli bruni della strega. L’espressione dipinta sul volto di Hermione è seriosa, i tratti irrigiditi e risentiti. Il rossore alberga le gote imperterrito. Schiude le labbra la ragazza, come a voler protestare, aggiungere qualsiasi cosa a quel discorso, ma l’intenzione muta: è visibile un lento incresparsi che conduce i lati delle labbra verso le proprie gote, un timido sorriso riesce a farsi strada in Hermione, rilassandone i lineamenti, e proprio quando starebbe per rendersi visibile anche la dentatura, il sorriso si tramuta in risata, una risata spontanea che scaccia via ogni ombra presente in quella stanza. Una risata che in un primo momento sconcerta Fred, il quale ha seguito attratto il mutamento dell’espressione della giovane. Lo sconcerto lascia rapidamente posto all’accettazione e l’accettazione al divertimento, tanto che alla prima risata ne segue un’altra più decisa, più rilassata; la risata di qualcuno che è abituato ad illuminare il buio.

«Stiamo davvero ridendo insieme?!» L’esclamazione stranita di Fred è accompagnata da altre risate. La morsa intorno al corpo della strega s’allenta involontariamente, e lei par rilassarsi a quel gesto, donando inconsapevolmente il proprio corpo alle braccia dell’altro.

«Vorrei essere come te»

«Tu? Tu vorresti essere come me?»

Le risate si placano, lasciandoli sorridenti e rilassati, sempre più vicini «Ti sembra strano?»

«Strano è dir poco! Ma dopotutto posso capirti, chi non vorrebbe essere me?»

«Grazie» L’afferma senza pensarci, proseguendo nel notare il dubbio farsi strada sul volto dell’altro «Per essere rimasto con me e…» Il rossore torna a colorarle le gote «…Per il luna park. Per qualche ora ho dimenticato tutto e sono stata bene»

«Bene! Sei stata la mia prima buona azione, Granger! Vanne fiera!» Il sarcasmo di Fred torna ad alleggerire l’atmosfera, facendo sbuffare scherzosamente Hermione «Mi dici una cosa?»

«Dipende, Weasley»

Ghigna alla risposta «C’è qualcosa tra te e Ron?»

«Ron sta con Lavanda, dovresti saperlo» Il tono più duro di quanto sperasse, una sfumatura notata da Fred, il quale serra la presa su di lei.

«E a te questo dà fastidio, non è vero?»

L’ombra che ha oscurato nuovamente il viso di Hermione svanisce, come risucchiata dal nulla. È buffo, ma ora che è lì, con lui, paradossalmente stretta tra le sue braccia, le sue sensazioni sembrano essere diverse «Non più»

«Buonanotte, Granger» L’afferma con uno strano entusiasmo, calando le palpebre. Lei, dal canto suo, potrebbe giurare d’aver visto un sorriso compiaciuto attraversare il volto del mago, ma decide di non badarci, limitandosi a calare le palpebre, rinfrancata dalla ritrovata rilassatezza.


 

****



«Mio Signore»

Un uomo dall’aspetto brutale fa il suo ingresso in una camera vacante ed oscura, nel centro della suddetta stanza vi è unicamente un altro uomo dai tratti serpentini e la carnagione pallida, circondato da un sinuoso serpente che ondeggia con grazia ed in silenzio, come a voler proteggere dalla vicinanza altrui il proprio Padrone.

«Hai notizie per me» L’uomo dai tratti poco avvezzi ai canoni umani schiude le sottili labbra, enunciando il proprio dire con tono fermo e gelido. Poche parole, estremamente semplici, che riescono, data la loro intonazione, a procurare un brivido di terrore nell’interlocutore, il cui volto è inclinato verso il basso, l’atteggiamento reverenziale, mostrandosi indegno d’essere al cospetto dell’altro.

«Sì, mio Signore» Il tono malfermo, lo sguardo che si rifiuta d’osservare il Padrone «Tutto procede secondo i suoi piani. Attendiamo un suo ordine»

Il viso di Voldemort esprime una distorta soddisfazione, la bacchetta freme fra le dita della destra «Deduco che abbia collaborato»

«Sì, mio Signore» Si ripete, come incastrato in un rigido rituale «Come da Lei previsto, mio Signore»

«Molto bene» La voce quasi carezzevole, pregustando in anticipo i futuri accadimenti. Rivolge uno sguardo disgustato a colui che gli è ancora dinanzi «Vai» L’imperativo viene sibilato con durezza, tanto da condurre nell’immediato il servo altrove. Rimasto solo conduce l’attenzione su Nagini. Il serpente, come se avesse intuito l’eccitazione crescente nel Padrone, s’avvolge intorno a lui con dolcezza, condividendo l’irrisoria vittoria. In circostanze gioiose come queste, Voldemort dispenserebbe Maledizioni al mondo intero, al fine di dar sfogo alla propria perversa contentezza.


 

****



«George, che ci fai qui?»

«Questi non sono affari tuoi, vero Ronnie?» Ammicca in direzione del minore, dedicandosi nuovamente alla tazza di latte caldo.

Le sopracciglia di un Ron ancora in pigiama s’inarcano infastidite «Sono affari miei. Dovresti essere in negozio!»

«Oh, ma sta parlando qualcuno?» Lo chiede con sarcasmo, indirizzando un ghigno a Ron.

«Malocchio ha detto…»

«…Che il negozio serve. Lo so. Ma sto aspettando Fred»

«Fred è da Hermione» Un’espressione infastidita s’appunta sul volto del sedicenne «Non verrà»

«Certo che verrà! Ora sparisci, voglio bere il mio latte in pace, senza la tua brutta faccia a farmi compagnia»

«Idiota» Biascica fra i denti, mentre s’appropria di una confezione di biscotti, dirigendosi nuovamente alla propria stanza. E mentre sale le scale, mentre s’avvicina alla camera condivisa con Harry, continua a borbottare riguardo la stupidità e l’idiozia del fratello maggiore «Idiota!»

«Eh? Ce l’hai con me?» Sobbalza Harry, mettendo via una fotografia di Ginny presa in prestito dall’album della famiglia Weasley. Rosso in volto e con l’aria colpevole, adocchia ricolmo d’aspettativa il migliore amico. Che abbia capito?

«No, parlo di George. L’idiota grande»

Un invisibile respiro di sollievo viene emesso dal Prescelto «Cos’ha fatto?»

«Non è in negozio, aspetta Fred»

«Ѐ ancora da Hermione?» Ron annuisce semplicemente, mentre Harry assume un’aria nervosa ed irritata. La destra sistema più e più volte gli occhiali «Tutto questo è assurdo»

«Già, Fred che dorme da Hermione!»

«Per proteggerla. Come se lei non fosse capace»

Imbronciati per l’essere stati esclusi da ogni operazione continuano ad inveire contro l’ingiustizia consumatasi. Entrambi in una situazione particolare: troppo maturi per i loro sedici anni, vittime di situazioni che non avrebbero dovuto vivere, ed al contempo troppo immaturi, perché hanno sedici anni, per comprendere quale sia il limite tra l’avventatezza e ed il coraggio.


 

****



«Hermione! Hermione, sei sveglia?»

Un ticchettio alla porta, accompagnato da una voce femminile, interrompe il sonno tranquillo della strega. Schiude lentamente lo sguardo, mugugnando qualcosa di sconnesso, probabilmente inveisce contro il chiunque la voglia riportare alla realtà.

«Hermione! Su, tesoro, devo uscire, non posso andare se dormi»

Le iridi della ragazza, contrariamente alle aspettative, non incontrano la porta, bensì un pigiama blu. Sbatacchia le ciglia, per poi strabuzzare gli occhi quando razionalizza la situazione: il proprio volto contro il torace di Fred, la propria mano alla nuca del ragazzo, il braccio di Fred a cingerle possessivamente la vita, stringendola in un abbraccio troppo intimo.

«Hermione! Non costringermi a svegliare Fred, mi dispiacerebbe»

«Sono sveglia mamma!» Il dire squillante, impaurito. Un dire che sveglia definitivamente il mago.

«Ma che hai da urlare?»

«Hermione»

«Ma non è la voce di tua madre?»

Sbuffa la strega, benedicendo mentalmente quell’assurda vocina esterna alla stanza, almeno ha dissimulato l’imbarazzo «Sta zitto» L’avverte, per poi alzarsi, districandosi dalla morsa, avvertendo uno strano senso d’abbandono che, ancora una volta, decide di ignorare. Cinta la bacchetta annulla l’incanto d’insonorizzazione, avvicinandosi alla porta «Mamma, sono sveglia. Vai pure tranquilla»

«Resti fuori per pranzo?»

Alla domanda un pimpante Fred si sbraccia, facendo cenno d’assenso ad Hermione. La ragazza si lascia sfuggire un mezzo sorriso, rivolgendosi nuovamente alla porta «Sì, penso di sì. Sveglio io Fred, non preoccuparti»

«D’accordo. Sta attenta, tesoro. State attenti tutti e due»

E quando i passi della donna s’allontanano, i due ragazzi si lasciano ricadere nuovamente sul letto «Faccio un salto da George e poi iniziamo»


 

****



«Sei sicuro di volerlo fare, Remus?»

«Ne abbiamo già discusso»

«Non è troppo tardi per tornare indietro»

Uno sguardo severo viene rivolto ad Angus «Perché tante remore?»

«Lascia ad un vecchio le sue incertezze, Remus Lupin» Il tono malfermo, il volto rugoso incastrato in un’espressione angosciata. I due uomini sono dinanzi una roccaforte in natura, è un sentiero scavato nella roccia, ripido, pericoloso e stancante. Al terminare del sentiero vi è una caverna, scavata da mani che non sono quelle di madre natura. La caverna lascia echeggiare un rumoreggiare strano e sinistro. Manca poco ormai, e potranno dire d’essere giunti a destinazione.

«Perché ti hanno mandato solo?»

«Non ha importanza»

«Non ti fidi di colui che ti fa da guida, forse?»

«Non mi fido delle pietre, del terreno e dell’aria che respiro, Angus. È diverso»

«Non capisco. Dei ragazzi mi hai parlato»

«I ragazzi non sono in pericolo»


 

****



La cucina della Tana è stranamente arricchita dalla sola presenza di George, il quale è in piedi dinanzi la finestra, osservando il paesaggio, convinto a non schiodarsi sino all’arrivo di Fred. Un atteggiamento che viene premiato dopo un breve lasso di tempo, un suono ben riconoscibile annuncia l’arrivo di un Fred più sorridente che mai.

«Immaginavo fossi qui!»

Una pacca sulla spalla è il saluto di George «Com’è andata?»

«Benissimo! Quando tutto sarà finito dobbiamo aprire un autoscontro!»

Ridacchia George, osservando il gemello accomodarsi, privandosi del cappotto «Non ho la più pallida idea di cosa sia, ma il nome mi piace!» L’afferma con entusiasmo, ignorando d’aver citato testualmente Fred.

«Ti piacerà davvero!» Ghigna, adocchiando un sacchettino riposto sulla tavola «Ѐ quello che ti avevo chiesto?»

«Ovviamente. Poi mi spiegherai cosa c’entra tutto questo con la difesa dei Babbani»

«Non so di cosa parli»

«Avevi detto che ti era passata» Il tono maggiormente incisivo, preoccupato per certi versi.

«George, davvero» Infila il sacchettino in tasca, indossando nuovamente il cappotto «Non so di cosa parli»

Scuote il capo George, incrociando lo sguardo chiaro del gemello. Gli rilascia un pugno scherzoso sulla spalla, sogghignando «Non permetterle di metterti in riga!»

Un ghigno compare anche sul viso di Fred «Preparati per l’autoscontro! Stasera passo a prenderti!»

Nessuno dei due aggiunge altro, forse perché non c’è altro d’aggiungere. Fred si smaterializza, ed assieme a lui anche George, diretto naturalmente al negozio.


 

****



«Fred è ancora in bagno?»

«Sì, c’è l’altro bagno comunque»

«Uscite anche oggi?»

«Tu resti a casa?»

«Vado da Michael, ha la nuova console, ci facciamo una partita»

Annuisce Hermione, sorridendogli. Sono entrambi in salotto, accomodati dinanzi la televisione. La ragazza è pronta per uscire, attende soltanto che Fred torni. Logan, accanto a lei, indugia lo sguardo sul profilo di Hermione, trovando l’ardire di posarle una mano sul volto, carezzandole la guancia. Lei, del tutto stranita, ruota il viso verso il ragazzo, esibendo un’espressione perplessa.

«Cosa c’è?» Lo chiede sorridente lui.

«Perché mi accarezzi?» Un’ingenuità disarmante accompagna le parole di Hermione. Logan, divertito ed ammaliato dall’atteggiamento altrui, scuote il capo, come a scacciar via dei pensieri sciocchi.

«Sei molto bella»

«Cosa?»

«Hai sentito» Ridacchia alla perplessità altrui «Non credo d’essere il primo a dirtelo»

«Non lo sei, in effetti» Una voce maschile interrompe la conversazione. Uno sguardo astioso viene scambiato tra Logan e Fred, quest’ultimo s’avvicina ad Hermione, tendendole la mano «Che sia bella è abbastanza evidente»

Fortuna che il volume del televisore camuffi il suono prodotto dal deglutire imbarazzato della strega, la quale accetta la mano di Fred, alzandosi «Noi andiamo» Il tono frettoloso, lo sguardo che scruta le mattonelle della pavimentazione. È arrossita di nuovo, ed il calore che avverte alle gote le fa intuire che sia arrossita in modo decisamente indecente.

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Capitolo 8
*** Appuntamenti e Tradimenti ***


La bassa temperatura del mese invernale è ormai compagnia abituale per Fred ed Hermione, costretti a districarsi tra abitazioni Babbane senza l’ausilio di alcun mezzo di trasporto magico, fatta eccezione per casi di necessità ed urgenza. Anche questa mattina li ha visti impegnati nel solito compito: bene attenti agli sguardi indiscreti, fasciati nei loro cappotti, rapidi e silenziosi, hanno fatto scudo a tutti i familiari della strega. Sostano, ora, presso una panchina in marmo. Aria sfinita e labbra serrate, par che nessuno dei due abbia la forza d’intraprendere una conversazione, fortuna che il gemello non sia molto incline alla venerazione del silenzio, ed infatti, ruotando il capo verso Hermione, assume un’aria sghemba, dando vita ai propri pensieri.

«Mi annoio»

«Non iniziare»

«Cosa non dovrei iniziare?» Il sopracciglio inarcato esprime tutta la perplessità del giovane.

Sbuffa la strega, voltandosi in direzione dell’altro «Non iniziare a dare fastidio! Anzi, perché non torni a casa?»

«Quanto sei acida» L’afferma sghignazzando «Vuoi mandarmi via per correre da quel cervello di Troll di un Babbano?»

«Si chiama Logan, Fred»

«Wow! Hai capito subito chi fosse il cervello di Troll!»

Lui ridacchia, ed assieme a lui ridacchia anche lei, scuotendo il capo con aria rassegnata «Quindi torni a casa?»

«No, avrei un’altra idea» L’aria sghemba e provocatrice non abbandona i tratti del ragazzo «Hai fame?»

«Fame?»

«Sì, perché io ho fame!» Si alza in piedi dunque, tendendole la destra. Hermione, dal canto suo, osserva con scetticismo quella mano, per nulla convinta circa le intenzioni dell’altro «Avanti, Granger. Non ti mangio, promesso!»

«Sì, scherza» Il tono stizzito. La mancina, ad ogni modo, s’arrende alle pretese dell’altro, posandosi sulla destra di Fred. Si alza in piedi anche Hermione, arrossendo non appena avverte le dita di Fred incastrarsi tra le sue.

«Finalmente ti sei convinta!»

«P-puoi anche lasciarmi…» Non prosegue, semmai deglutisce. Il tono imbarazzato e lo sguardo che vaga ovunque, ma non sulla figura di Fred; quest’ultimo, anziché accontentarla o risponderle, non fa altro che ghignare divertito, serrando maggiormente le dita, riprendendo ad avanzare con disinvoltura, costringendo lei a fare altrettanto «Casa mia è dall’altra parte»

«Lo so. Ma si dia il caso che solitamente quando un ragazzo invita a pranzo una ragazza, la meta sia un ristorante»

«Ma tu parli di un appuntamento, inve…»

«Appunto» L’interruzione di Fred, esternata con nonchalance, provoca in Hermione un rossore indecente. Si zittisce la strega, incurvando il mento verso il basso, sopraffatta dall’imbarazzo misto ad una sensazione che è molto vicina alla contentezza. Una strana morsa allo stomaco accompagna ogni passo della diciassettenne, incapace di comprendere cosa o chi, e soprattutto perché, stia svolazzando all’altezza dell’ombelico. Il mago, d’altro canto, esibisce un sorrisetto sghembo che, diversamente dal solito, è accompagnato da una stramba radiosità.


 

****



Un tornado dai capelli stranamente arancioni invade l’ufficio di Alastor Moody. Il tornado in questione ha un sorrisetto soddisfatto delineato in volto, e le mani impegnate da svariate cartelline colme di pergamene.

«Dimmi che sono la migliore!»

«Sei la migliore» Il tono asciutto, distratto. Malocchio non si degna neanche di guardarla in volto, proseguendo la stesura di un qualche documento.

Sbuffa Ninfadora, lasciando ricadere le cartelline sulla scrivania dell’Auror in un tonfo. La grazia non le appartiene «Siamo sicuri? C’è qualcuno in ascolto?» Nel dirlo si guarda intorno furtiva, precipitandosi alla porta, serrandola. Alastor segue, ora, i movimenti della ragazza con lo sguardo perplesso e la fronte corrucciata.

«Che informazioni hai?»

«Mi avevi chiesto di rintracciare eventuali compagnie…» Tace, esibendo una pausa ad effetto, accomodandosi sulla sedia posta dinanzi la scrivania «…E come potevo non accontentarti?» La domanda retorica viene seguita da un sorriso eccitato.

Malocchio, come suo solito, non si scompone, indirizzando l’occhio magico ai documenti portati dall’altra «Chi sono?»

«Chi è, vorrai dire» Il sorriso s’amplia «Oh, ti piacerà! Questo qui ti piacerà!»

«Tonks!»

Sobbalza la ragazza, affrettandosi a concludere «Thorfinn Rowle
1»

«Rowle?» Il tono di voce impaziente «Quel Rowle?»

«Se intendi il Rowle del dipartimento delle catastrofi e degli incidenti magici, sì. Parliamo di quel Rowle»

Un sorriso soddisfatto riesce a farsi largo persino sul volto duro di Alastor «Cosa sappiamo di lui?»

«Tutto, direi. Se mi dai un altro paio di giorni ti procuro anche il nome del suo primo amico a Hogwarts!»

Annuisce l’Auror, ignorando l’ironia dell’altra. La destra cattura una delle cartelline, curandosi di sfogliarla «Come l’hai scoperto?»

«Ho chiesto i fascicoli degli attacchi ai luoghi Babbani nell’ultimo mese. Mancava lo scontro con Fred ed Hermione»

«Ma l’abbiamo denunciato»

«Appunto. Mi sono insospettita e…» Esibisce un ghigno, alzandosi «…Conosci i miei metodi»

«E tu conosci i miei. Avvisa Kingsley: procediamo»

Ninfadora annuisce semplicemente, abbandonando l’ufficio di Moody.


 

****



«Prego, signorina!»

Ridacchia Hermione, precedendo Fred all’interno del ristorante scelto dal ragazzo «Non credevo scegliessi un ristorante Babbano»

«Non ho mai detto d’essere prevedibile!»

«Intendi confondere il cameriere al momento del pagamento?!»

«Tu non preoccuparti, sei in compagnia di Fred Weasley! Goditi il momento!»

Acconsente con un sorriso la strega, accomodandosi ad un tavolo per due persone. Fred, congedando il cameriere, indirizza lo sguardo al posto spettante a lui. Storce le labbra, preoccupandosi di spostare tutto e portarlo accanto alla ragazza.

«Ma che fai?»

«Mi siedo accanto a te»

«Di fronte non andava bene?» Lo chiede esasperata, guardandosi intorno a disagio, constatando quanti abbiano trovato interessante seguire le gesta audaci di Fred, il quale, infischiandosene, si lascia ricadere sulla sedia, spoglio del cappotto.

«Sei una lagna, lo sai?!»

«E tu sei fastidioso» Lo osserva sorriderle sghembo «Pensavo volessi impiegare questo tempo per portare avanti la missione»

S’acciglia al dire dell’altra «Come ti è venuto in mente?»

«Beh, questa mattina, quando hai voluto che dicessi a mamma di non aspettarci per pranzo»

«Volevo portarti qui!» La naturalezza del ragazzo disarma Hermione. Fred lo nota ed esibisce un ghigno impertinente «Miss Granger, credo proprio che lei sia imbarazzata!»

«Imbarazzata?» Finge indifferenza, spogliandosi del cappotto «Io?» Lui inarca un sopracciglio, lei afferra il menu, portandolo all’altezza del volto, camuffando il rossore «Non farmi ridere, Weasley!»

Peccato che sia lui a ridacchiare, sinceramente divertito «Dai, abbassa questo coso. Voglio guardarti mentre parliamo»

«Di cosa dovremmo parlare?» Il menu è nuovamente sul tavolo. Le dita della destra torturano la treccia scura, lo sguardo indugia sul volto di Fred.

«Non lo so, in genere si parla e basta!»

«Perché fai questo?»

«Questo cosa?»

«Questo! Passare del tempo con me. Insomma, non sei costretto»

«No, non lo sono» Ghigna in direzione di Hermione. Il gomito destro puntella il tavolo, il palmo della mano accoglie la guancia del ragazzo, assume un’aria quasi scocciata «Scommettiamo che puoi arrivarci da sola?»

«Non potresti rispondere e basta?»

«Certo che no!» Si sorridono alla risposta di Fred, stranendosi nel ritrovarsi a loro agio e perfettamente in sintonia «Secondo te, per quale motivo un ragazzo passa del tempo con una ragazza, invitandola a pranzo o passando delle serate con lei?» Il solito tono guidato dalla nonchalance, le sopracciglia s’inarcano furbescamente.

«Non sono così stupida, è chiaro. Succede quando al ragazzo…»

«Sì?»

«…» Boccheggia Hermione, sotto lo sguardo pestifero e soddisfatto di Fred. Imbarazzata, agguanta celermente il menu, voltandosi in direzione del cameriere «Scusi! Vorremmo ordinare» Il tono malfermo.


 

****



Dopo giornate trascorse tra salite ripide e climi rigidi, Remus ed Angus giungono alla meta. Entrambi esibiscono un aspetto affaticato, i volti deturpati dalla barba incolta ed i capelli poco curati. Gli abiti sgualciti sono celati dai manti scuri. Sono immobili dinanzi un’apertura scavata nella roccia, s’avverte l’eco di un vociare rozzo e marcato proveniente dall’interno. Sono udibili anche alcune risate sguaiate e persino dei macabri ululati. Il chiarore del cielo mattutino non riesce a rischiarare l’ombra vigente all’interno ed intorno quella cavità. L’aria fresca inonda i corpi dei due, ritemprandoli, tentando di conferirgli nuova energia. Impugnano le bacchette, incrociano i propri sguardi.

«Non si torna più indietro, Angus»

«Ne sono consapevole, Remus»

Con queste parole si incamminano all’interno della grotta. È un luogo umido, freddo e maleodorante. Le smorfie dipinte sui volti dei due uomini sono sufficienti ad esternare il ribrezzo provato. È una voce estranea a bloccare i passi dei due. Una voce roca e dura.

«Chi siete?»

«Sono Angus…» L’anziano fa una pausa, portandosi qualche passo in avanti, scorgendo in volto il terzo «…Non ti ricordi di me, Leo2

Un risata sguaiata segue la rivelazione, una risata che fa rabbrividire Remus «Gente!» Attira l’attenzione degli altri Leo «Il vecchio Angus è venuto a far visita a degli amici!»

Un altro uomo si fa avanti, ridacchiando sguaiatamente, al pari del compagno. È zoppo, il corpo percorso da profonde cicatrici, il volto completamente sfigurato «Angus! Quale onore! Un Rosier tra noi!» Il tono schernitore. Lo sguardo scuro dell’uomo viene poi catturato da Remus «Chi è questo qui?»

«Lui è Remus»

«Remus!» Interviene Leo, alto e grosso e con i capelli rasati. S’avvicina a Lupin, scrutandolo con attenzione «Carne fresca. Ottima scelta, Angus. Sarà divertente!»

«Temo non vi sia chiaro un dettaglio» Remus prende parola, affiancandosi ad Angus. Tacciono gli altri uomini, osservandolo, chi con fastidio, chi con interesse «Non sono carne fresca. Sono esattamente come voi, e sono qui per proporvi un compromesso»

A queste parole, un terzo uomo, più alto e più grosso degli altri, con la muscolatura ben definita ed il capo ricoperto da riccioli bruni, s’avvicina a Remus. La folla s’accerchia intorno ai due. L’uomo dal cipiglio crudele e severo par essere una sorta di Capobranco. Annusa Lupin, saggiando l’odore emanato dall’uomo. Trascorrono degli attimi d’attesa e di silenzio. Il cuore di Remus accelera i battiti, suo malgrado una sensazione di terrore riesce a farsi strada, invadendo il suo corpo. Il terzo uomo, sostando di fronte il membro dell’Ordine, spezza il silenzio e l’attesa «Sei un lupo mannaro. Non menti» La sentenza viene accolta da un respiro di sollievo di Angus e da un annuire di Lupin «Parla. Cosa vuoi?»


 

****



Il pranzo tra Hermione e Fred, paradossalmente, continua nel migliore dei modi. Superato l’imbarazzo iniziale, grazie alla leggerezza del ragazzo, è stato possibile procedere senza ulteriori imbarazzi. Sono ormai al dolce i due, ignari di tutto ciò che gli accade intorno, inglobati in una sorta di campana in vetro, al di sotto della quale esistono loro due e nulla più. Una sensazione congeniale a Fred e sconosciuta ad Hermione, sempre così assorbita dalle preoccupazioni e dalla voglia di trovare spiegazioni e soluzioni a tutto, si trova adesso a vestire i panni di una semplice adolescente, ed a ben dire sono vesti che le calzano a pennello.

«Sei stato tu! Lo sapevo! Harry e Ron non mi hanno mai voluto credere, ma io ne ero convintissima!» L’esclamazione ridente della strega, travolta dalla conversazione instaurata con Fred.

«Mi lusinga che tu non abbia mai avuto dubbi!»

«Dai, Fred. Chi avrebbe potuto pietrificare Mrs Purr e depositarla nel gabinetto di Mirtilla Malcontenta?!»

«George o Lee! Non sono l’unica mente diabolica, sai?»

«No, non lo sei. Ma hai uno stile inconfondibile»

Un sorriso si delinea sul volto del gemello. Non un ghigno, non un’espressione beffarda, bensì un semplice e luminoso sorriso «Conosci il mio stile» Il tono basso, lo sguardo che tenta d’incrociare le iridi altrui. Hermione, venendo invasa dall’intimità di cui è colmo il momento, distoglie lo sguardo, trovando interessante la fetta di torta al cioccolato ancora intatta. Dei brividi la scuotono quando avverte delle dita gentili depositarsi alla punta del mento, sollevandolo «Riesco a zittirti troppo spesso, di questo passo mi farai sentire onnipotente davvero!» L’esclama con sarcasmo, sortendo l’effetto sperato, difatti la ragazza sorride, rilassandosi.

«Non mi zittisci! Ho solo fame»

«Ah, certo; ti credo, come no!» Accontenta il desiderio tacito di Hermione, non spingendosi oltre «Stasera io e George andiamo al luna park»

«Non dirai sul serio»

Ghigna, avvicinando la forchetta alle labbra «Invece sì. E tu vieni con noi!»


 

****



All’interno dei Tiri Vispi Weasley, complici le vacanze invernali, vi è una folla inaudita. Ragazzini di tutte le età si accalcano intorno ai più svariati ritrovati, tra la folla anche degli adulti e tra gli adulti un contrariato Dedalus Lux.

«Ragazzo, posso avere la tua attenzione?» Il tono imbronciato fa sogghignare George, il quale indirizza un gruppetto di tredicenni verso altri scaffali, degnandosi poi di prestare attenzione all’uomo.

«Qualcosa non va, Signor Lux?»

«Non giocare con la mia pazienza, gemello Weasley!»

«Oh, quanta formalità! Sono George per gli amici!»

Il tono ghignante di George indispettisce ancora di più Dedalus «Questo postaccio è un attentato al buon senso ed alla prudenza! Quindi spicciamoci, non voglio trattenermi oltre»

«D’accordo! Quanta diffidenza» Si conduce al bancone, riprendendo il discorso «Può informare i suoi nipoti che la versione Lunastorta dei torroni è arrivata»

«Ci voleva tanto?» Una domanda retorica che conduce Lux alla porta.

«Una buona giornata anche a lei!» Scuote il capo, divertito «Che personaggio!»


 

****



Remus Lupin ha tentato di racchiudere il compromesso in un discorso breve e conciso. Ricordando perfettamente l’incarico, ha tentato di persuadere quegli uomini che vivono ai margini del mondo civilizzato, perché lupi mannari, a collaborare con Albus Silente. Memore dell’esperienza di Hagrid con i Giganti, non ha abbandonato la bacchetta neanche per un istante. L’hanno ascoltato, nessuno ha osato interromperlo, semplicemente perché il Capobranco ha mostrato un certo interesse.

«Il tuo è un discorso ragionevole»

«Vi offro la possibilità d’essere liberi, di vivere come ogni altro mago»

«L’ho capito» Ivor2 indirizza lo sguardo su Angus, rimasto in silenzio al pari di tutti gli altri «Cosa pensi a riguardo, Angus?»

«Cosa vuoi che ti dica?»

Un sorriso sadico si delinea sulle labbra di Ivor, i tratti s’induriscono e lo sguardo s’assottiglia «Non gliel’hai detto?» Il tono strascicato, volge nuovamente l’attenzione ad un confuso Remus «Abbiamo un problema, Remus Lupin»

«Quale problema?» S’affretta a chiederlo, alternando lo sguardo tra Ivor ed Angus, quest’ultimo è nuovamente ingobbito su se stesso, il capo chino, lo sguardo che si rifiuta di posarsi sul volto di Lupin «Angus» Lo richiama con tono fermo e nervoso «Quale problema?»

«Ora basta» Una voce s’intromette. È dura, roca e priva d’emozioni. Proviene da una figura raccapricciante, che d’umano ha ben poco.

«Greyback?» Si sfila rapidamente il mantello Remus, puntando la bacchetta contro il nemico.

«Prendetelo»

Peccato che un’unica parola annienti ogni suo tentativo di difesa, poiché Ivon è il primo ad aggredirlo, seguito da altri quattro. Remus, incapace di difendersi con la bacchetta, tenta di lottare con il proprio corpo, invocando l’aiuto di Angus, il quale è ormai rintanato alle spalle di Fenrir.

«Non avercela con me, Remus. Perdonami» Sono le uniche parole che vengono dette da Angus, e sono le ultime che Remus riesce a percepire prima di svenire a causa d’un colpo potente alla nuca.


 

****



Ѐ ormai sera, Hermione è tornata da un paio d’ore a casa, Fred le ha dato appuntamento per il luna park, congedandosi. È sdraiata sul proprio letto, un sorriso stupido stampato in volto, adocchia il soffitto, perdendosi nei ricordi della mattinata trascorsa in compagnia di Fred. Ridacchia ripensando al proprio sconcerto quando il mago ha estratto un sacchettino colmo di sterline; non avrebbe mai pensato di assistere ad uno spettacolo simile: Fred Weasley che maneggia monete e banconote Babbane, con disinvoltura per giunta, in un ristorante Babbano.

«Che ti succede, Hermione. È solo Fred»

Lo sibila a se stessa, incapace di comprendere per quale motivo il suo stomaco continui ad improvvisare strane danze. Perché si senta particolarmente felice e perché l’aspettativa cresca in lei. Adocchia l’orologio, sbuffando nel constatare quanto tempo manchi al ritorno di Fred.

«Merlino, Hermione. Cosa t’importa? È uno stupido luna park»

Mente persino a se stessa, ricordandosi poi che assieme a Fred ci sarà anche George. Un’improvvisa delusione la invade, ed il sorriso sparisce dal viso. È buffo, ma non ha mai odiato così tanto la presenza di George.

«Sei lì?»

La voce di Logan, al di là della porta, l’allontana da tutti quei pensieri «Sì, entra pure»

«Niente Fred?» Si guarda intorno il ragazzo, sorridendo quando Hermione scuote il capo «Finalmente!»

«Cos’hai contro Fred?»

«Non ho nulla contro di lui, mi spiace non riuscire mai a passare una serata con te, o un pomeriggio. Tra qualche giorno io tornerò a casa e tu a scuola. Passeranno mesi prima di poterci rivedere» S’accomoda ai piedi del letto di Hermione, i lineamenti esprimono un certo dispiacere.

«Hai ragione. Mi dispiace, sul serio» Lo raggiunge, sedendosi sul pavimento freddo, rabbrividendo «Sono stata un po’ distratta in questi giorni»

Esibisce un sorriso poco convinto lui. Volge il capo il direzione della strega «Ѐ lui a distrarti?» Il rossore che compare sul volto di Hermione è un eloquente risposta «Immaginavo»

«Non è come pensi»

«Non importa» Un vero sorriso s’increspa sulle labbra di Logan «Quando ti sei iscritta in quella scuola per cervelloni, ho creduto che la nostra amicizia sarebbe finita. Ero geloso delle tue nuove amicizie. Loro potevano stare con te, ed io no»

«Logan…»

«Aspetta» Lei annuisce, e lui prosegue «Però sono stato un completo idiota: non mi hai mai escluso, ho fatto tutto io. Questo Natale speravo di poter recuperare il rapporto perduto, poi ti ho rivista ed anziché rivedere l’amica d’infanzia, ho visto una ragazza che mi piaceva molto» Deglutisce lei, allontanandosi istintivamente, imponendo un’ulteriore distanza «E poi ho visto un ragazzo»

«Fred?»

«Lui, sì. Un ragazzo a cui piaci molto, e che a te piace molto»

«Ti stai sbagliando»

«Può darsi. Ma ho sbagliato nell’essere geloso per l’ennesima volta, nel non volerti ascoltare davvero. In questi giorni mi sono impegnato a tenerti lontano da lui, senza capire quanto mi stessi allontanando da te»

Tacciono per qualche istante, registrando la conversazione. Lui, completamente spoglio d’ogni difesa. Lei, divisa tra il senso di colpa per non essersi accorta di nulla e la felice illusione d’interessare sul serio a Fred. Un’illusione così irrazionale da gettarla nella confusione totale.

«Ricordi quel locale dove ci portavano da bambini?»

«Sì»

«Ci verresti questa sera? Io e te, come i vecchi tempi, da amici»

Lo sguardo scuro di Hermione indugia sui tratti sinceri e speranzosi del diciassettenne. Se esiste una caratteristica attribuibile alla Granger che vada oltre il coraggio, la disciplina e l’intelligenza, questa è senza ombra di dubbio la disponibilità dovuta al buon cuore della strega «D’accordo» Una domanda l’attraversa nell’immediato: Cosa dire a Fred?











1 Il fatto che Thorfinn Rowle sia infiltrato al Ministero e sia impiegato presso quel Dipartimento è di mia invenzione, funzionale alla storia.
2 Leo e Ivan sono personaggi di mia invenzione.



Angolo Autrice:
Salve ragazze, mi scuso per avervi fatto attendere tanto il nuovo capitolo, spero ne sia valsa la pena e vi sia piaciuto! Devo avvisarvi che tra una settimana parto e sarò fuori città (e sprovvista di internet) per un paio di settimane, dunque il prossimo capitolo potrebbe essere pubblicato tra qualche settimana. Non credo di riuscire a pubblicarne un altro prima di partire, perché sono giorni frenetici T.T
Per il resto, devo avvisarvi che nei prossimi capitoli dei personaggi perderanno la vita, non posso dirvi se saranno buoni o cattivi o entrambi, ma ci saranno queste situazioni, ovviamente sempre trattate entro il limite del rating giallo; è un'evoluzione della storia che si è delineata da poco. Avviso nel caso in cui a qualcuno dovesse non piacere questo tipo di trama. Spero naturalmente che vogliate seguire comunque, ed anzi ringrazio tutte coloro che mi stanno seguendo con delle entusiaste recensioni, chi legge semplicemente e chi ha inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. Grazie! Perdonatemi per questo spazio così prolisso, di solito evito! Alla prossima :)

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Capitolo 9
*** È finita? ***


«Wow! Devo ammettere che avevi ragione! Dobbiamo aprire un autoscontro!»

«Già»

«Fred, dacci un taglio» George ed il suo tono esasperato provocano in Fred un’espressione di disappunto. Sono al celeberrimo Luna Park i due gemelli, soli, senza una testolina crespa e bruna; un’assenza che ha incupito l’umore solitamente allegro di Fred «Sediamoci»

«Che?» S’acciglia il tenebroso gemello, osservando il fratello accomodarsi presso una panchina ed accantonare i popcorn. L’aria interrogativa provoca uno sbuffo in George, il quale richiama con un gesto l’altro «Non vuoi fare un altro giro?»

«Certo che voglio! Ma con te in questo stato è come stare con Percy»

«Giochi sporco!» L’ammonisce con ironia Fred, facendo ridacchiare il gemello.

«Sai, non credevo sarebbe giunto anche per noi questo momento…» Il dire grave, quasi commosso. Fred non può evitare di sorridere sghembo, e George prosegue sulla medesima scia, circondando le spalle del fratello con il braccio mancino «…Eppure eccoci qui. Qui. Qui…»

«Qui!»

«Appunto» Schiarisce la voce con un colpetto di tosse scenico «Qui a parlare di una ragazza che ci…» S’interrompe, sdegnato «…Ti spezza il cuore»

«Eh? Nessuna mi spezza il cuore»

«Taci, fratello scemo. Lascia parlare il bellissimo e geniale George!»

«Oh!»

Ma George ignora le proteste, serrando la presa sulle spalle del fratello «Allora, tralasciando che mi hai mentito dicendomi che la cotta t’era passata…»

«Ѐ storia vecchia, eravamo a Hogwarts»

«…Mentre invece si raccoglie la tua bava quando c’è lei…»

«Ma che diavolo dici?!»

Ma George ignora ancora il gemello «…Ѐ giunto il momento di prendere l’insopportabile So-Tutto-Io, farle una bella dichiarazione, sposarla e poi ucciderla!» Conclude con un soddisfatto sorriso, mentre lo sguardo chiaro si è ormai posato da qualche minuto su due ragazze dal bell’aspetto, non molto lontane da loro.

«Ucciderla?»

«Certo. Non vorrai vivere felice e contento con lei? Solo con me vivi felice e contento. Ti levi lo sfizio e torniamo a pensare agli autoscontri!» Il dire tra il serio ed il sarcastico, il braccio scivola via da Fred, mentre un sorrisetto malizioso viene rivolto alle due Babbane, un gesto che fa ridacchiare Fred.

«Quale delle due hai puntato?»

«Che domande, tutte e due!» Si alza in piedi, rivolgendo un ghigno a Fred, il quale, dimentico della conversazione appena avuta, o fingendo di dimenticarla, dipinge il proprio volto di un’espressione sarcastica e maliziosa; s’alza anche lui, avvicinandosi alle due.


 

****



Il quartiere di residenza di Hermione pullula di vari locali, alcuni esclusivi, altri più alla mano. In uno di questi locali la strega siede in compagnia di Logan. Hanno cenato a casa, per poi uscire.

«…Eravamo in sette o otto! È stato divertentissimo…» Logan, sguardo chiaro indugiante sul volto di Hermione, seduto accanto a lei, il busto rivolto verso la ragazza e le mani gesticolanti ad accompagnare il tono entusiasta «…Ci siamo arrampicati, Alex si è anche fatto male ad una gamba…»

La strega lo ascolta, in silenzio. I capelli bruni allacciati in una semplice treccia, indosso abiti anonimi. Lo sguardo finge d’osservare il volto dell’amico, la memoria tenta di memorizzare qualche informazione, le labbra appaiono incurvate in un plastico sorriso, decisamente fittizio, ma che pare sortire l’effetto sperato: ingannare la percezione di Logan.

«…Un albero enorme! Siamo riusciti ad arrivare in cima, anche se più in basso…»

La mente di Hermione vaga intorno un’unica immagine, un altro ragazzo, con un altro colore di capelli e d’occhi, con un’altra corporatura, un altro stile. Un ragazzo che l’ha congedata con un’occhiata torva ed un’espressione che le è parsa addirittura risentita. Possibile? Sono ore, ormai, che ripete a se stessa il medesimo dilemma.

«…Immagini?»

«Cosa?»

«Sì, dico: immagini?!»

L’entusiasmo di Logan la coglie impreparata, amplia quel sorrisetto falso, annuendo con vigore, tentando d’imitare l’altrui stato d’animo «Fantastico!» Tono convinto, sperando che sia una risposta quantomeno attinente all’argomento trattato da Logan.

«Quello che pensavo!»

«Già» Agguanta uno di quegli stuzzichini salati presenti nel piatto posto sul tavolinetto rotondo, portandoli alle labbra, in contemporanea con il ritorno al discorrere di Logan, sempre più entusiasta d’esser lì con lei, con lei che lo ascolta, che condivide i suoi interessi, lei che ha dedicato la serata interamente a lui.

«Poi sono arrivati gli Scout! Roba da matti, dovevi vederli con quelle ridicole divise…»

 
«Granger! Pronta per una serata in compagnia dei gemelli Weasley?!»

«Fred!» Le gote di Hermione s’infiammano nell’immediato. Un sorriso intimidito viene rivolto a George in segno di saluto «Dovrei… ecco…»

«Successo qualcosa?»

«No! Cioè…»

«Non pensavo ti emozionasse tanto la mia presenza!» L’esclamazione di George.

«Spiritoso!» Le braccia vengono portate conserte al seno, lo sguardo scuro torna su Fred «Vedi, è sorto un problema»

«Sarebbe?»

 
«…e quindi siamo dovuti andare via, ma è stata un’avventura pazzesca! Nella tua scuola succede mai qualcosa di avventuroso?»

«Eh?» Torna alla realtà la diciassettenne. Questa volta, complice il termine scuola, è quantomeno riuscita a cogliere l’interrogativo finale «No, è tutto molto monotono»

«Ah, che noia assoluta!»

«Già» Ripete il monosillabo.
 

«Vuoi stare con lui» I lineamenti del volto irrigiditi, le labbra che tentano d’incurvarsi in un sorriso che camuffi la rabbia… o gelosia?

«No! Vorrei passare la serata con te…» Deglutisce, calando lo sguardo «…E con George»

«Allora vieni. Se vuoi parlo io con quello»

«Fred! Te l’ho spiegato, non posso»

«Come vuoi, Granger» Il tono asciutto, un’occhiataccia s’indirizza verso di lei, ed è il solo saluto, poiché in un lasso di tempo brevissimo afferra la manica del cappotto del gemello, smaterializzandosi assieme a lui.
 

«Qualcosa non va?»

«Come?»

Sorride amaro Logan, scuotendo il capo «Dove sei con la testa?»

«Qui! Che domande sono? Qui, certo che sono qui» Lo sguardo strabuzzato, il tono più stridulo del normale. Quando si è in pericolo, è bene attaccare «Ti stai annoiando, forse?»


 

****



Presso l’ingresso per visitatori del Ministero della Magia, confusi tra la folla Babbana, due figure si studiano in silenzio da circa un minuto. Una è robusta, alta, dai tratti maschili e l’espressione fredda. L’altra è decisamente la figura di una giovane donna, lineamenti regolari, capigliatura folle, sottile e meno alta rispetto a chi la fronteggia.

«Anche questa sera facciamo gli straordinari!»

«Devo dedurre che stia alludendo a qualcosa, Miss…?»

«Ninfadora Tonks, Signor Rowle»

«Tonks. A quanto mi risulta, è il braccio destro del Capo Auror» Il dire vagamente disinteressato, lo sguardo che analizza ogni particolare della strega.

Incurva le sopracciglia Tonks, risolvendo la questione con una scrollata di spalle «Dovrei farle qualche domanda»

«Non ora. Come vede è abbastanza tardi ed io sono stanco»

«Immagino» L’affermazione celere di Dora paralizza l’altro, il quale non può ancora dirigersi altrove. S’avvicina di qualche passo l’Auror «Ed è proprio questo che mi confonde» Lo sguardo assottigliato ed un sorrisetto sghembo paiono indisporre il Mangiamorte.

«Ragazzina, non ho tempo da perdere» Il tono spiccio, irritato «Cosa vuoi?»

«Cosa può volere un Auror da un Mangiamorte?» Sorride con ironia. La bacchetta viene agguantata con una certa sfacciataggine. L’altro, del tutto impreparato ad un simile attacco, indietreggia istintivamente, curandosi d’impugnare la propria bacchetta.


 

****



«Sei davvero divertente!»

«Ha ragione Lysa! Quindi andate al College?»

«Oh, sì. Un postaccio per due uomini liberi!»

In piedi presso una delle tante attrazioni, George e Fred s’intrattengono con due ragazze conosciute da poco, e se George appare brillante e disinvolto come al solito, Fred è alquanto silenzioso.

«Tu sei il gemello muto?!»

«Eh?»

«Niente! Lasciatelo stare!» Interviene immediatamente George, sorridendo suadente «Vi va di spostarci altrove?»

«Certo!» Ridacchia frivola Lysa, occhi castani e capelli biondo cenere, ricci e lunghi, molto carina, molto estroversa «Ci sono diversi locali…»

«Locali!» L’intervento di Fred interrompe la Babbana, calamitando l’attenzione dei tre «Sicuro! Ne conosco uno magnifico! Andiamo!»

E se le due ridacchiano divertite all’entusiasmo di Fred, George, conscio dell’idea del gemello, porta la destra al volto, appuntandosi di prendere a calci la sua fotocopia alla prima occasione.


 

****



«Un nuovo ospite!» Una donna dall’aspetto crudele, lineamenti sfioranti la perfezione e corrotti unicamente dalla vita condotta, ruota a passo lento, strascicato, intorno alla figura di Remus. La veste nera, consunta, spiegazzata e dai lembi sporchi ondeggia ad ogni passo della bruna. Lo sguardo scuro indugia sul volto dell’uomo che ha dinanzi, le labbra incurvate in un perverso sorriso «Il piccolo bastardo della combriccola di Silente!»

«Facciamolo a fettine, e poi diamolo in pasto a qualche animale»

Scuote il capo Bellatrix alla proposta di Dolohov «Idea magnifica, ma non è ancora il momento»

«Torturiamolo un po’, allora. Magari gli si scioglie la lingua!» Ride d’una risata cruda, trascinando anche gli altri presenti. Remus, bloccato da invisibili corde, si è autoimposto una certa disciplina: limitandosi ad osservare con disgusto le figure che lo circondano, non osa schiudere le labbra, neanche per dar vita a degli gemiti di dolore dovuti al cruento colpo alla nuca.

«Non ora» Il secco dire di Bellatrix interrompe le risate. Lo sguardo abbandona Remus, andandosi a posare sulla figura accanto al membro dell’Ordine «Il tuo è stato un ottimo lavoro, Angus» La voce carezzevole riesce ad incutere maggior terrore delle grida «Il Signore Oscuro ti ricompenserà, lui riconosce sempre i servigi dei suoi servi»

Angus, tremante, a quelle parole s’inchina al cospetto della Mangiamorte, un gesto che provoca in Remus una disgustosa sensazione di rigetto, di quelle nascenti all’altezza dell’ombelico, che si spingono con maleducazione sempre più su, sino a venir identificate quali nausea; di quelle che creano un’ostruzione in gola e terrorizzano, perché pare che il respiro manchi e venga meno il battito cardiaco; di quelle che per liberarsene si ha solo voglia d’esser masochisti, procurandosi un rigetto innaturale che brucia prepotente, per poi avvertirsi svuotati, pronti unicamente ad accasciarsi su se stessi. Peccato che Remus non abbia voglia di calpestare a tal punto il proprio orgoglio, ed ingoi l’aria, deglutendo ripetutamente, esibendo una carnagione sin troppo pallida per appartenere ad un essere vivente.

«Sei fortunato, sudicio Sanguesporco. Il Signore Oscuro non è qui: vivrai un altro paio d’ore» Umetta le labbra la donna, rivolgendo l’attenzione ad Antonin «Rinchiudilo»


 

****



«E quello cosa ci fa qui?»

«Di chi parli?» Scostata la tazza colma di cioccolata calda, il capo di Hermione si volta in direzione dell’ingresso, seguendo la traiettoria dello sguardo irritato di Logan. Nell’immediato, le iridi scure della strega incontrano quelle più chiare di Fred, una strana sensazione allo stomaco torna a farle visita, una sensazione che ben presto tramuta in qualcosa di molto più forte e molto più doloroso, qualcosa che la colpisce come un ceffone dritto in volto, un qualcosa che si avventa contro di lei alla vista del braccio di Fred circondante la vita di una splendida ragazza.

«Che faccia tosta! Si è presentato anche qui» Si alza in piedi Logan, per nulla accortosi dell’altro gemello e delle due ragazze. Sfrega con nervosismo le mani, indirizzando lo sguardo su Hermione «Vado al bagno. Non voglio esserci quando vi salutate felici»

Boccheggia Hermione, incapace d’arrestare la marcia di Logan. Stranamente George non le rivolge alcun saluto, anzi, è come se non la conoscesse affatto. Fred, al contrario, non fa che indugiare su di lei.

«Qui va benissimo» La voce improvvisamente incolore di Fred cattura l’attenzione di George e delle due ragazze.

«Qui? Ma siamo troppo centrali, meglio l’altro tavolo»

«No» Stronca ogni protesta da parte della ragazza al suo fianco, sciogliendola anche da quell’abbraccio «Qui è perfetto» E s’accomoda.

«Eh, sì! Vedete qui c’è gente, c’è maggiore privacy, nessuno fa caso a te se sei nella folla!» Ammicca alle due George, camuffando l’umore insolito del gemello. S’accomoda accanto a lui «Smettila, altrimenti mi alzo e vado da lei»

«No. Vuole stare col Babbano? Stia col Babbano! Non muoverti o litighiamo»

«Stai esagerando»

«Mi ha dato buca, nessuna mi dà buca»

«Sei geloso marcio»

Dall’altra parte della sala, precisamente di fronte al tavolo scelto da Fred, Hermione è china sulla sua cioccolata, tentando d’ignorare Fred ed anche George, tentando di trattenere l’impulso d’alzarsi e dirigersi da due ed, a dirla tutta, tentando di motivare quell’atteggiamento. Tutto le appare sin troppo paradossale, eppure non può fare a meno di sentirsi a disagio perché lui è lì, arrabbiata perché lui l’ha ignorata, gelosa perché lui è con un’altra. Fred, dal canto suo, è assalito dalle stesse sensazioni, spiegabili e non.

«Logan, che hai?» S’acciglia la strega alla vista di un Logan dall’aspetto poco sereno e decisamente cupo. Non s’accomoda il ragazzo, semplicemente ricaccia le mani in tasca, scrutandola in volto con rinnovato interesse, quasi non la riconoscesse.

«Vieni fuori»

«Perché?»

«Vieni e basta» Irremovibile, il volto par quasi non appartenergli tanto è corrotto da quella che somiglia ad una smorfia di disgusto. Ma Hermione trova una risposta a quel malumore, e la risposta è a pochi tavoli da lei, dunque s’alza, seguendo Logan al di fuori del locale.

«Fred, ma si può sapere cosa guardi?» Le parole perplesse di Alyssa, rafforzate dall’annuire di Lysa.

«Niente. Torno subito» Un dire fugace, alzandosi sotto lo sguardo sconcertato delle due bionde e l’aria sconfortata di George, il quale, congedandosi con qualche scusa, s’affretta a seguire il gemello al di fuori del locale.

«Fred, fermati. Che vuoi fare?»

«Prendere una boccata d’aria»

Avanzano a passo celere, seguendo i due ragazzi «Ma dove la sta portando?» Sempre più irritato il tono di Fred, il gemello, ormai al suo fianco, si guarda intorno, condividendo mentalmente il pensiero dell’altro. Sono alle spalle del locale, precisamente in una sorta di parcheggio poco affollato, poiché troppo distante dall’ingresso rispetto ad altre possibilità per parcheggiare gli autoveicoli. Hermione, inconsapevolmente, pone a se stessa ed a Logan i medesimi interrogativi.

«Ti fermi? Dove stiamo andando?»

Lui non le risponde, ma arresta improvvisamente l’incedere, guardandosi intorno guardingo. Adocchia a poca distanza i due gemelli, unici presenti eccetto se stesso ed Hermione. Un sorriso sghembo corrompe le labbra del giovane ragazzo «Qui è perfetto»

«Perfetto per cosa?»

«Per giocare un po’» La mano infilata nella tasca destra pare afferrare qualcosa. Il sorriso sghembo s’amplia, divenendo un ghigno diverso da quello esternato spesso da Fred e George, è un’espressione per certi versi malata e sbagliata «Hermione Granger. Lui mi ricompenserà»


 

****



Bellatrix Lestrange è una di quelle donne che raramente esternano sensazioni che si avvicinino alla pura gioia, eppure in questa giornata che va a concludersi una luminosità perversa dona vitalità ai bei tratti. Dinanzi a lei, ed è con una eccitazione malcelata che lo rileva, vi è un membro, suo malgrado, della propria famiglia. Uno di quei membri che non vanno solo scacciati e ripudiati, ma sradicati totalmente.

«Credeva di farmela. Questa stupida Mezzosangue credeva di farmela»

«Comprendo il tuo sdegno, Rowle» Ride. Ride gioiosa, osservando la nipote. Leva la bacchetta impugnata dalla destra, lasciando che la punta possa spingersi contro la guancia di Ninfadora «Sei tutta tuo padre, feccia» Ma Ninfadora non raccoglie, anche lei legata da funi invisibili, segue la medesima politica di Remus «Rinchiudetela assieme ai suoi amichetti»

«Sarà fatto» Un reverenziale cenno del capo di Rowle conclude la scenetta. Strattonando in malo modo Tonks, la trascina verso i sotterranei, costringendola a dare le spalle alla zia. Un impercettibile ed enigmatico sorriso attraversa il volto della giovane strega, venendo poi risucchiato dall’angoscia.


 

****



«Lui? Ma di chi stai parlando?» Istintivamente indietreggia Hermione, ma non ha il tempo di guardarsi intorno, constatare se qualcuno oltre lei e Logan sia nelle vicinanze, poiché un fascio di luce rossa le sfiora il volto, facendola urlare e rabbrividire «LOGAN!»

«C’è una fossa col tuo nome, Granger. Non te l’hanno detto?!» Una risata stridula echeggia in seguito a quelle parole. La bacchetta impugnata dalla destra si leva nuovamente verso la strega, a frapporsi tra l’attacco e la ragazza è un potente scudo, evocato dai gemelli.

«Stai indietro!»

«Ma cosa succede?» Hermione, completamente frastornata dagli accadimenti, trova solo in un secondo momento la forza e la lucidità d’agguantare la bacchetta rintanata nella tasca dei jeans. Intanto, sia Fred che George fronteggiano quello che pare avere le sembianze di Logan e la potenza del più temibile Mangiamorte. In pochi istanti, altri due uomini compaiono.

«Volevi tenerli tutti per te, Rockwood?»

Un dire proveniente da una delle due neogiunte figure incappucciate rivela la reale identità del finto Logan. Un Rockwood che si destreggia abilmente con entrambi i gemelli. Hermione interviene, unendosi ai due, fronteggiando assieme a loro quelli che sono, in realtà, i tre aggressori del locale ai tempi del cappuccino.

«Inutile che t’impegni, Mangiamorte. Noi siamo più forti!» George, coraggioso, spingendosi in avanti, fronteggiando uno dei due incappucciati. Fred, d’altro canto, par essersi accanito contro Rockwood, e l’accanimento è tale da non riuscire a distinguere dove termini la gelosia nei confronti di quelle sembianze ed inizi l’odio nei confronti del Mangiamorte.

«PETRIFICUS TOTALUS» Un urlo di Hermione che a nulla vale, poiché il Mangiamorte si scosta tanto velocemente da far ricadere la forza dell’incanto nel nulla.

«Ragazzini, siete ragazzini!» Le ultime parole di una delle figure incappucciate, prima di apparire alle spalle di Hermione «INCARCERAMUS» Nell’immediato, e senza che la strega possa opporvi resistenza, delle corde legano il corpo minuto di Hermione, stringendola in una morsa che potrebbe risultare addirittura fatale.

«STUPEFICIUM»

«PROTEGO» Con non poca difficoltà Rockwood evita l’ennesimo attacco di Fred. George è invece riuscito a schiantare il suo avversario, peccato che una risata del finto Logan annebbi la sua soddisfazione «Lei viene con noi»

«HERMIONE» Ѐ l’urlo spaventano di George, nel vedere la giovane legata in spalla all’incappucciato non schiantato.

Fred, contrariamente al gemello, anziché urlare o dilungarsi in chi sa quali cavalleresche parole, agisce d’impulso, facendo probabilmente l’atto più stupido che potesse coronare la serata: si scaglia contro la figura incappucciata. George, terrorizzato, scatta in avanti, seguendo il fratello, sforzando ogni muscolo affinché possa dargli una spinta tale da permettergli di raggiungere Fred e fermare la sua corsa, peccato che ciò non accada ed un fascio di luce sia più veloce di George. A Fred non viene neanche concesso d’accasciarsi al terreno, poiché le sudice mani di Rockwood l’afferrano, ed un sonoro e conosciuto suono lascia George solo, in quel parcheggio poco frequentato.

«Fred…» Ansima, sibila. Occhi sgranati e labbra schiuse ad elemosinare ossigeno. Il corpo madido di sudore ed un’espressione terrorizzata a tenergli compagnia. A squarciare il silenzio è il suono sinistro della sirena di un’autoambulanza e l’improvviso chiacchiericcio concitato e spaventato di una calca di persone raggruppate all’esterno del locale. Non ha la forza per girarsi e controllare. Non ha neanche la voglia di farlo a dirla tutta. Ma questo non arresta il susseguirsi degli eventi. L’autoambulanza è ormai ferma dinanzi l’ingresso del locale.

«Fate passare» Urla qualcuno.

Si scostano in molti, lasciando passare i tre uomini dal camice bianco trasportanti la barella. Qualche curioso s’avvicina, non per reale interesse o preoccupazione, ma solo per la volgare voglia d’accresce la conoscenza di succulenti notizie.

«Cos’è successo?»

«Ѐ morto un ragazzo»

«Non è morto, è svenuto!»

«Una ragazza l’ha trovato nel bagno, era tutto sporco di sangue»

«Ma chi è?»

«Nessuno lo conosce»

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Capitolo 10
*** Il dolore ***


«Liberatemi, liberatemi subito»

«Zitta»

Delle urla echeggiano lungo il tetro corridoio. Una ragazza, legata da corde invisibili, continua a dimenarsi. Assieme alle urla, anche delle sguaiate risate echeggiano. Mani grosse, maschili e sporche cingono il corpo della vittima.

«Cosa volete farmi?» Ed alcune lacrime bagnano il viso della giovane e terrorizzata strega.

Riapre gli occhi, percependo come proprio il respiro affannoso udibile nella cella. La mano destra s’adagia al petto, alla ricerca del proprio battito cardiaco. Hermione è distesa sulla fredda pietra, avverte le gambe intorpidite ed un freddo pungente torturarle il corpo. Lo sguardo scuro osserva il soffitto, lentamente la mente della giovane riesce a ricomporre i vari pezzi del puzzle; il terrore l’assale alla consapevolezza che l’incubo appena avuto sia, in realtà, un crudele ricordo. Deglutisce quando avverte un altro respiro accanto al proprio. Terrorizzata, ruota il capo in direzione del respiro, scorgendo il corpo di Fred disteso sulla pietra.

«Fred…» Un sibilo arrochito: parlare è faticoso «Fred…» La destra di Hermione, scivolando via dal petto, sfiora la mano di Fred. È un contatto celere, un contatto che acuisce il terrore di Hermione «Fred… no…»

Le dita della strega ancora risentono del contatto con la pelle gelida del ragazzo. Deglutisce per l’ennesima volta Hermione, ed è deglutendo che tenta di tirarsi su: i gomiti sono costretti a sorreggerla, puntellando la pavimentazione malmessa, le gambe si piegano ed una fitta di dolore le attraversa; morde il labbro inferiore lei, costringendosi a non urlare, lo sguardo s’inumidisce, voglioso d’esternare quel dolore. Ansima, consapevole di dover pretendere altro ancora dal proprio corpo, ed è con l’ennesimo, rapido e violento strattone che riesce a mettersi seduta.

«Maledizione» Impreca sottovoce la strega.

Nel frattanto, il respiro di Fred è divenuto più regolare e la temperatura corporea è aumentata. Un accenno di colorito si dipinge sul volto pallido del mago e questi, come risvegliatosi da un lungo letargo, riapre lentamente gli occhi. Anche lui, come Hermione, si ritrova ad osservare il soffitto, percependo il proprio respiro irregolare ed i propri muscoli intorpiditi. Prova a muovere le dita, e seppure non riesca a percepire alcun movimento, lo sguardo di Hermione cattura nell’immediato l’indice ballerino del ragazzo.

«Sei vivo…» Un sussurro «Sei vivo!» Il tono aumenta e Fred riesce a voltarsi in direzione della ragazza, sorridendole.

«Siamo vivi» La voce del mago è arrochita ed affaticata, ma esprime gioia e sollievo.


 

****



 «Adesso basta» Una voce femminile s’impone. Il tono è autoritario e l’aria della donna è severa. Batte i palmi sul tavolo da cucina, facendo sobbalzare i tre interlocutori.

«Signora Granger, si calmi»

«Kingsley ha ragione, si dia una calmata!»

«Attento a come parla!» L’indice destro di Jean addita minaccioso ciò che resta del naso di Malocchio «Voglio sapere cosa succede. DOV’Ѐ mia figlia?»

«Jean, ti prego. Questi signori sono qui per spiegarci» Il braccio tremante del padre di Hermione cinge le spalle della moglie.

«Spiegarci?» Lo sguardo sgranato, la voce stridula. Jean sembra aver perso il senno «Spiegarci! Il piccolo Logan è al San Lungo…»

«…Mungo» Azzarda Kingsley.

«Non m’interessa! Quel povero ragazzo è in ospedale, i nostri più cari amici sono stati stregati e la MIA bambina è sparita!» Si distacca furente dal marito, osservandolo rabbiosa «Fa' qualcosa!»

«Tesoro, ti prego. Calmati…» Ma ottiene unicamente il silenzio da Jean, la quale torna ad osservare truce i due maghi, in attesa di spiegazioni.

Per qualche istante nessuno s’azzarda a prendere parola: sono tutti impegnati a studiare il modo migliore per improntare il discorso. È Malocchio il primo a parlare, dopo aver a lungo scrutato la madre di Hermione. L’occhio magico ruota in direzione dell’altro mago «Spiega tu»

Kingsley annuisce, sollevato dalla decisione presa da Alastor «Signori Granger, vi invito sin d’ora alla calma. La situazione è meno preoccupante di quanto possa apparire e nulla accadrà a vostra figlia»

«Vada avanti»

Su incitamento del Signor Granger, il mago prosegue «Hermione e Fred non hanno seguito le nostre indicazioni, sono stati fuori casa a lungo e si sono imbattuti in alcuni maghi poco affidabili»

«Mangiamorte» Sibila Jean «Non utilizzi mezzi termini, Signore» Termina sprezzante.

«Come preferisce, Signora» S’adegua il mago «Sono stati rapiti. Logan è stato colpito da una maledizione, fortunatamente non bene eseguita. Il Mangiamorte doveva aver fretta e poco interesse verso il Babbano. Abbiamo modificato la memoria ai vostri amici, trasferito il ragazzo in un reparto che possa offrirgli cure adeguate e siamo sulle tracce di Hermione» Termina così il discorso, il tono pacato e mai impressionato o scosso dalle imprecazioni dei Babbani o dalle espressioni afflitte.

«Non muovetevi di qui. Vi terremo aggiornati» Ordina Malocchio.


 

****



Alla Tana vi è un’atmosfera pesante e deprimente, come se stesse avendo luogo una veglia funebre. La Signora Weasley ha messo via la bacchetta, svuotato tutti i mobili  della cucina e lucidato ogni utensile; ha spolverato i mobili all’esterno ed all’interno, riponendo ogni utensile al proprio posto e poi, senza mai apparire stanca, ha nuovamente svuotato ognuno di quei contenitori in legno, ricominciando da capo. Il Signor Weasley è assente, non è affatto tornato a casa: tutto il giorno in giro, in cerca di notizie o d’una traccia. Harry e Ron sono entrambi sdraiati nei propri letti, in silenzio fissano il vuoto; entrambi infuriati e terrorizzati. Harry, ad un certo punto, ha dato le spalle a Ron, nascondendo uno strano e sconosciuto luccichio agli occhi. Ginny e Bill, invece, hanno digiunato all’esterno della camera di Fred e George, seduti in terra, dando ogni tanto colpetti alla porta, parlando alla porta, tentando di convincere George ad uscire di lì.

«George, per favore, esci» La voce supplichevole di Bill.

Scuote il capo Ginny, asciugando frettolosa una lacrima «Non uscirà mai. Se non torna Fred, non uscirà»

«Tranquilla, Ginny. Si aggiusterà tutto» Amorevole, Bill trae a sé la sorellina, cullandola in un abbraccio.

George, all’interno della stanza, è seduto a terra, ai piedi del letto di Fred. Le gambe incrociate ed il capo dritto. Lo sguardo appare perso nel nulla, in realtà sono ore, ormai, che la mente del mago rivive il terribile momento.

«Fred! FRED» Il braccio si tende in avanti, i muscoli paiono strapparsi, le dita tentano d’afferrare il gemello, ma è tutto vano. Lui è distante, lui è più veloce «FRED» Urla ancora George, tentando d’attirare, per un solo istante, l’attenzione di Fred. E l’ansia cresce, il terrore diviene palpabile. È freddo ovunque mentre quel fascio di luce colpisce Fred.

Scuote il capo. Porta le mani alla testa, facendo pressione, con la voglia di comprimere, scacciare, farsi del male «Fred» Lo chiama. Poi, ancora una volta, un bussare alla porta richiama l’attenzione di George, ma quest’ultimo mostra d’infischiarsene, ed il rumore diviene più insistente. George l’ignora ancora, ma il bussare questa volta è determinato.

«George, apri. Andiamo, non essere una cacca di Gnomo ed apri!» Afferma il qualcuno che bussa con determinazione.

Si stranisce George e, per la prima volta in quelle ore, presta attenzione alla porta.

«George! Ti faccio ingoiare dieci Caccabombe se non apri questa cavolo di porta!»

No, conclude la mente di George, quel qualcuno non è sicuramente Ginny, e non è neanche Bill. Si alza in piedi, scoprendosi in difficoltà. Ritrovato l’equilibrio s’avvicina alla porta. Un cenno della bacchetta e la serratura scatta. La porta si schiude immediatamente, rivelando Bill e Ginny trepidanti ed un ragazzo di colore alto quasi quanto George, dall’espressione fintamente serena. Suo malgrado, George riesce ad accennare un sorriso.

«Cosa ci fai qui?»

«Non so…» Si finge pensoso Lee e, infischiandosene delle buone maniere, s’addentra nella stanza dei gemelli «Alcuni strambi la chiamano amicizia! Pensa un po’!»

Ma George non riesce a ridere «Fred è stato rapito e io non ho fatto niente»

«Parliamone»


 

****



«Allora, Angus, cosa dobbiamo aspettare?»

La voce stridula e divertita di Bellatrix provoca un brivido nel vecchio Rosier. Ingobbito come sempre, tende la bacchetta in avanti, puntandola contro un uomo che fa fatica a respirare.

«Torturalo. Ora»

Le dita di Angus si serrano intorno al legno. Assottiglia lo sguardo, le rughe del viso paiono triplicarsi ed un filo di voce abbandona le labbra «C-Crucio» E nell’immediato un fiotto di luce rossa si scaglia contro l’uomo in affanno.

Remus è costretto a rannicchiarsi sul pavimento, a contorcersi dal dolore, seppure riesca a non urlare ed a non chinare il capo. Difatti lo sguardo, fiero e coraggioso, continua a sfidare Angus.

«Di più» Ordina Bellatrix, indurendo i tratti «Di più, sciocco. Devi volerlo di più!» Con foga incita il lupo mannaro al suo fianco.

«Crucio!» Più determinato questa volta, Angus ferisce con maggiore crudeltà il corpo della sua vittima. Remus si contorce ancora ed ancora, questa volta è costretto a mordersi le labbra, facendole sanguinare, per evitare d’urlare. I muscoli si tendono al punto che Lupin pare avvertire dei cruenti strappi. Le ossa iniziano a dolorare ed a scricchiolare, il braccio compie un movimento tanto innaturale da produrre uno schiocco che costringe Remus a cedere alle lusinghe delle urla.

«Continua» Sentenzia la Lestrange, soddisfatta.

In altra stanza, altre urla echeggiano. Ma non sono urla di dolore, bensì di rabbia. Antonin Dolohov fronteggia una Ninfadora ridotta in catene e non per questo meno spavalda.

«Sei fortunata, Ninfadora»

«IO? TU SEI FORTUNATO! FORTUNATO CHE IO NON ABBIA LA BACCHETTA E SIA LEGATA, BRUT…»

«Silencio» Esterna con disinvolta il Mangiamorte «Ora va meglio» Una risata priva d’allegria raggiunge l’udito di Tonks, ma lei continua ad imprecare, muovendo le labbra lentamente, facendo in modo che lui comprenda comunque.

Ai piedi di entrambi, svenuta in terra, vi è Hestia Jones: indosso solo una veste grigiastra, sporca, consunta e tanto somigliante alle vesti degli Elfi Domestici; il corpo straziato da lividi, bruciature e profonde ferite, talune infette e talune ancora sanguinanti; i capelli più radi del dovuto, ingrigiti alla radice, appaiono sudici ed appiccicati al volto ed al collo; le guancie non più rosee e piene, ma smagrite e pallide quanto il resto del corpo. Hestia è un cadavere che s’ostina a respirare. Dolohov si porta in avanti e, ghignando, sposta il corpo inerme con il piede.

«Non posso ammazzarti, Mezzosangue. L’onore spetta a tua zia» Ride di scherno, con disarmante leggerezza «Ma ucciderò lei, sempre che tu non abbia qualcosa d’interessante da dirmi» E con un colpo di bacchetta spazza via il Silencio.

«BASTARDO. TI AMMA…»

«Silencio» Aggrotta la fronte Dolohov, spazientito «CRUCIO» La maledizione, evitando Hestia, colpisce in pieno la povera Ninfadora, costretta ad afflosciarsi in terra.


 

****



«Riesci ad alzarti?»

«Sì, tu?»

«Sì»

Entrambi appaiono ancora affaticati. Sia Fred che Hermione sono costretti a sottoporre il corpo ad un vero e proprio sforzo nell’alzarsi da terra. Lamenti soffocati riempiono la sudicia cella, illuminata da un’unica candela. Hermione tasta il proprio corpo, avvedendosi di profonde ferite alle braccia ed al torace, provocate probabilmente dalla morsa infernale che l’ha resa prigioniera. Fred è invece tormentato da un forte dolore alla testa, un dolore poco spiegabile.

«Stai bene?» Ѐ Hermione a chiederlo, ma non gli giunge risposta poiché Fred, impadronitosi dell’equilibro, l’abbraccia. Lei, sorpresa, ignora le remore della logica e ricambia l’abbraccio, bisognosa di calore e, forse, di lui «Ahi!»

«Scusa» Mortificato, Fred allenta la presa, sino a scogliere l’abbraccio «Sei ferita?»

«Non è niente» Si guarda intorno, aguzzando lo sguardo «Che… che posto è?»

«Una cella, suppongo»

Hermione copre la bocca con le mani, impallidendo ancora di più «Logan! Fred, Logan! Cosa gli avranno fatto?»

«Non lo so» Ammette sottovoce il diciottenne. Hermione, dal canto suo, ha gli occhi sgranati e l’aria afflitta «Dai…» Si riavvicina Fred, carezzandole dolcemente il capo.

«Mi dispiace tanto» Sibila, scuotendo debolmente il capo «Ѐ tutta colpa mia»

«Non essere sciocca, Hermione. La colpa è di quei farabutti» L’afferma arrabbiato, risvegliando la propria aggressività.

«Ci uccideranno?»

«Sì» Ghigna, incrociando gli occhi spaventati della strega «Non ora, però»

«Come fai a dirlo?»

«Siamo ancora vivi. Significherà qualcosa» S’allontana da lei, iniziando a scrutare l’ambiente. La testa continua ad esser dolorante e ciò l’obbliga a strizzare gli occhi più volte.

«Cosa guardi?»

Non le risponde, preferisce avvicinarsi alle pareti della cella ed analizzarle «Sai per quale motivo esistono le celle?» Non dà tempo ad Hermione di rispondere ed, ignorando l’ennesima fitta alla testa, ghigna impertinente «Per evadere!»

«Ma non possiamo evadere»





Angolo Autrice:
Salve ragazze! In primis, chiedo scusa per il ritardo, ma purtroppo ho avuto un calo d'ispirazione (neanche sono soddisfatta di questo capitolo, spero che un po' vi piaccia. È cortino, lo so); ad ogni modo m'impegno a concludere la storia, non la lascio incompiuta!
Tengo a ringraziare LenadAvena, Black_Yumi, _Raspberry, Notteinfinita, Krisma, potters_continuos e maar_jkr97 per le stupende recensioni! Un grazie anche ai lettori silenziosi ed a coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate! Alla prossima!




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Capitolo 11
*** L'Ordine della Fenice ***


«Sprechi energie, Fred»

«Non sono d’accordo»

Le labbra di Hermione s’increspano in una smorfia di disappunto «Non sei mai d’accordo, tu»

«Sprechi energie, Hermione»

«Mi fai il verso?»

Le sorride, annuendo debolmente «Direi di sì»

Sbuffa Hermione, tornando a poggiare la schiena alla parete: è rannicchiata in terra, ginocchia al petto e braccia a circondare le gambe, la testolina cespugliosa aderisce alle fredde mura. Fred, diversamente da lei, studia con estrema attenzione quella piccola cella, cercando un passaggio segreto, un varco, una bacchetta di troppo, insomma, cercando qualsiasi cosa. D’improvviso, però, la porta in ferro della cella scricchiola ed i due giovani si allertano: Hermione si alza in piedi, avvertendo nuovamente la dolenzia alle gambe, Fred si porta dinanzi a Hermione, facendole da scudo.

«Respirano ancora» Afferma un uomo con tono rude e spazientito.

La porta della cella è ormai spalancata, nel buio si riesce a distinguere una figura maschile, dal sorriso maligno. L’uomo tiene puntata la bacchetta contro Hermione e Fred, minacciando ogni loro gesto.

«Chi sei?» Riesce a chiedere Fred, deglutendo.

Ride il mago, ride in modo sguaiato «Fuori, tutti e due»

«Chi sei?» Chiede nuovamente Fred, nascondendo Hermione con il proprio corpo.

«HO DETTO FUORI» Ordina il Mangiamorte, scostandosi dall’uscio.

Le dita di Fred tremano, scosse dalla rabbia. Hermione, spaventata, si porta accanto al ragazzo «Non essere sciocco» Sussurra verso Fred, avviandosi tremante verso l’aguzzino.


****



Un Patronus corporeo trotterella verso Malocchio, immobilizzandosi al suo cospetto. Alastor mette via il bicchierino di Whisky Incendiario offertogli da Molly, volgendo la propria attenzione all’animale etereo.

«Una giornata magnifica per uscire di casa, non trovate?»

In seguito al messaggio, il Patronus svanisce nel nulla. Arthur Weasley, anch’egli presente nella cucina della Tana, incrocia lo sguardo di Malocchio, quest’ultimo, senza troppe cerimonie, si alza in piedi, aiutato dal solito bastone.

«Chiama i ragazzi, Arthur»

«Io continuo a non essere d’accordo» Sono le parole stizzite di Molly, la quale, con nervosismo, continua ad asciugare con uno straccio una pentola, oramai, perfettamente asciutta.

«Sono maggiorenni, Molly» Conclude Arthur, allontanandosi dalla cucina.


****



«Non ci siamo capiti, Mezzosangue» Afferma Dolohov, osservando nauseato Ninfadora «Non hai scelta: rispondimi ora oppure assisti alla lenta e dolorosa morte dei tuoi sporchi amichetti» Il tono strascicato, terribilmente quieto. La bacchetta viene rigirata tra le dita della mano destra con estrema lentezza.

Ninfadora, contrariamente a quanto sperato da Antonin, non emette una sola sillaba. La strega è in terra, le ginocchia ed i palmi delle mani puntellano la pavimentazione, tenta di rimettersi in piedi, seppur con scarso risultato. La Maledizione l’ha indebolita enormemente, non vi è sangue su di lei, non vi è traccia di ematomi, le ferite di Tonks sono invisibili agli occhi, eppure provocano un dolore che rasenta, e forse supera, la soglia dell’umana sopportazione. Hestia, diversamente dall’Auror, pur essendo rinvenuta non muove un solo muscolo.

«Eccoli, Dolohov» Il tono ghignante di Rockwood.

«Signorina Granger» Ghigna apertamente Antonin «Ѐ un vero piacere rivederla» Mima un inchino, scoppiando in una risata gutturale.

«Cosa? Cosa ci fate qui?» Ninfadora, ritrovando la voce, volta il capo in direzione di Hermione e Fred.

«Allora, Mezzosangue» Sia Tonks che Hermione volgono l’attenzione a Dolohov, quest’ultimo schernisce la più giovane con un’irriverente risata «Non tu, ragazzina. Tu sei persino meno di un Mezzosangue»

«Persino meno» Fa eco Rockwood.

«Sinceramente, non hai mai pensato di suicidarti?»

«BASTA» Fred scatta in avanti, i pugni levati, pronto ad attaccare Dolohov. Peccato che Dolohov sia più lesto ed un semplice gesto della bacchetta pietrifichi Fred ed i suoi nobili intenti.

«Sciocco ragazzo» Il tono asciutto, la bacchetta viene rigirata ancora tra le dita. Rockwood sorride maligno. Hermione e Tonks, invece, paiono paralizzate: la prima dalla paura, la seconda dallo sconcerto.

«Ti dirò ciò che vuoi sapere»

«Molto bene» Lo sguardo assottigliato di Antonin torna a posarsi su Ninfadora.

«T-Tonks… n-no…» Delle lacrime accompagnano le parole tremule di Hermione. Ma nessuno sembra udirle.


****



«Angus, rinchiudi l’ibrido»

Angus Rosier, alle parole di Bellatrix, s’avvicina ad un Remus privo di forze, trascinandolo, con l’ausilio della magia, sino alla cella. Il mago più anziano si guarda intorno circospetto, avanza con lentezza, deglutendo più e più volte, la mano che tiene la bacchetta è malferma; un tremolio scuote il corpo di Angus ed il suo viso appare particolarmente teso.

«Ang…» Tenta Remus, senza troppo successo. Le braccia del licantropo penzolano, il braccio destro, in particolare, par essersi spezzato.

«Zitto» Sentenzia Angus, brusco.

«Ang…» Tenta nuovamente, con un filo di voce. Il dolore alla testa si acuisce sempre più e Remus, se solo potesse, prenderebbe a testate la parete.

«Zitto, Lupin. Zitto»

Angus è ormai giunto nei pressi della cella, ed è all’interno di questa che deposita il corpo inerme di Remus. La cella è vacante, illuminata da pochi mozziconi di candele. Remus si accascia al pavimento, il braccio destro assume una posizione innaturale che fa strillare il Licantropo. Il vecchio mago strizza gli occhi, voglioso di scacciar via quell’immagine. Sosta presso l’uscio Rosier, col volto inclinato verso il nemico.

«An…» Tossisce «Non… male…» Tossisce ancora, avvertendo un gusto dolciastro ed al contempo ferroso pizzicargli le labbra secche «Ora…»

Gli occhietti chiari di Angus osservano la scena, schiude la labbra il vecchio «Mi dispiace, Remus» La mano sinistra viene infilata nella tasca del manto, alla ricerca di qualcosa «Io… non pensavo andasse così» Scuote il capo, come a volersi liberare di un peso troppo grande. La mano, intanto, par aver trovato quel qualcosa, poiché stringe un oggetto non meglio identificato «Ma ormai è fatta» Prosegue col tono basso e tremante «Ed è giunto il momento, Remus. Devo concludere ciò che ho iniziato»

Il capo di Remus trova la forza di inclinarsi verso l’alto, indugiando lo sguardo semichiuso sull’uomo «Sono pronto» Riesce a dire, faticando. Le labbra s’increspano in una strana smorfia, simile ad un sorriso disturbato dal disgusto. 


****



«Cosa ne faccio di questi due?»

«Quello che vuoi, Rockwood»

Un ghigno compare sul volto di Rockwood, il quale osserva con malsano desiderio Hermione e Fred, costretti in ginocchio al suo cospetto. Entrambi sono stati immobilizzati e privati della voce. Gli occhi di Hermione sono arrossati, gonfi ed acquosi. Gli occhi di Fred sono assottigliati e lasciano intuire la rabbia del giovane.

«Dolohov» Interviene Ninfadora, piccata «Di’ al tuo leccapiedi di lasciare in pace i ragazzi»

«Leccapiedi?» Offeso, Rockwood estrae la bacchetta.

«Fermo» Una voce maschile ed autoritaria interrompe l’azione del Mangiamorte.

Dolohov, come sfiancato dalle varie interruzioni, serra la mascella, indugiando con espressione truce sul neogiunto «Cosa accidenti vuoi, Rowle?»

«Più pacato, amico mio. Più pacato» Rowle sogghigna, sfilando austero all’interno della sala. Al suo seguito vi è anche Angus.

«Porti notizie?» Ѐ la secca domanda di Rockwood.

Hestia, intanto, sembra aver trovato la forza di riaprire gli occhi. Ninfadora, in ginocchio ed immobilizzata al pari di Hermione e Fred, osserva atterrita la scena. Hermione ha ormai il volto bagnato dalle lacrime, Fred è sempre più rabbioso.

«Molte» Afferma Rowle, esibendo un ghigno «Per iniziare…»

«…INCARCERAMUS»

«BOMBARDA»

Un fragore scuote ogni presente in quella sala. Una parte della parete esplode. Dolohov, colto alla sprovvista, viene sbalzato dall’altra parte della stanza, cozzando contro una parete ancora intatta. Rockwood, dal canto suo, combatte con catene invisibili che rischiano di soffocarlo.

«Abbiamo fatto un bel botto!»

«Direi un vero e proprio BOOM!»

«Dateci un taglio» Sentenzia Alastor verso George e Lee.

«Lui?» Chiede Arthur, indicando un Rowle, al momento, del tutto stranito.

«Schiantalo e levagli la bacchetta, non ci serve più»


****



In un asettico lettino vi è disteso un ragazzo molto giovane, dall’aria malaticcia. Accanto al lettino, vi è una donna dall’aria preoccupata e decisamente stanca. La donna carezza la mano del giovane con fare materno, indugiando lo sguardo sulla ferita alla testa, non ancora sanata del tutto.

«Ci vorrà un po’ di tempo, Signora Granger»

Jean, stancamente, sposta lo sguardo sulla Guaritrice «Perché non mi permettete di portarlo in un ospedale normale?» Ma la Guaritrice, anziché rispondere, inarca un sopracciglio, esternando il proprio disappunto «Intendo… un ospedale dove ci sono i nostri dottori. La medicina Babbana è molto avanzata» Conclude Jean, accalorandosi.

«Le abbiamo già spiegato, se non erro» Esordisce la Guaritrice, dopo qualche istante «Il ragazzo ha riportato delle lesioni importanti…»

«…provocate da un violento urto. Non dalla magia!»

«Causate da un violento urto» Riprende la strega, ignorando i commenti di Jean «Ma l’urto è stato causato da un mago. La memoria del ragazzo va modificata e le cure Babbane, Signora Granger, non sono efficaci quanto le nostre»

«Allora perché non è ancora guarito?» Il tono di voce più alto del normale. Jean si è anche alzata in piedi «Perché non si sveglia?»

Anche l’altro sopracciglio s’inarca, la Guaritrice esterna, al momento, vero e proprio sdegno «Perché è un Babbano» Spiega con semplicità, utilizzando un tono vagamente infastidito «Non ha sangue magico, le nostre cure funzionano ovviamente, ma necessitano di più tempo»

«Perdonate l’interruzione»

Una seconda Guaritrice ha richiamato l’attenzione delle due donne, costringendo Jean al silenzio.

«Cosa c’è, Sybil?»

«C’è una Babbana, l’ha portata Zeller. Mi ha detto di farla stare qui»

«Qui c’è già il ragazzo»

Ma prima che la Guaritrice possa obiettare oltre il dire di Sybil, una donna dai corti capelli corvini e l’aria persa s’affaccia all’uscio della camera.

«Deena»

«Jean» Si stringe nel cappotto marroncino la donna «Che posto è? Chi sono questi signori? Dov’è Logan?»

«Non le avevano modificato la memoria?» Sussurra la prima Guaritrice verso la collega, Sybil.

«Io non so niente. Zeller ha solo detto: “una mamma, anche se Babbana, è sempre una mamma”»


****



Il caos s’impossessa della sala delle torture: Dolohov necessita di alcuni istanti per riprendersi dallo scontro frontale con la parete. Rockwood è ancora preda dell’attacco di Lee Jordan. Ninfadora, Fred e Hermione non sono più prigionieri degli incanti che li tenevano legati, Hestia viene aiutata da Alastor, il quale l’obbliga a bere il contenuto verdastro e maleodorante di un’ampollina.

«Fred»

«Cos’è quella faccia, George?!»

George, raggiante, si limita a sorridere, osservando il gemello.

«Ehi! Guardate come lo tengo!» S’intromette Lee, indicando Rockwood.

Hermione, frastornata, asciuga le lacrime, restando in disparte.

«Stai bene, Hermione?»

«Sì. Grazie, Tonks»

«George, Lee» Esordisce Arthur Weasley, posando lo sguardo chiaro su Fred «Sapete cosa fare» A queste parole, George fa cenno al gemello di seguirlo e Fred, guidato dall'istinto, agguanta il polso destro di Hermione, avvicinandola a sé, possessivo.

Alastor, congedandosi da Hestia, rivolge un’occhiataccia al vecchio Angus «Ottimo lavoro»

«LUI È UN TRADITORE» Urla Hestia, ripresasi grazie alla poltiglia verdastra. La strega addita Angus, e gli occhi di tutti si posano sulla figura del Licantropo.

«Non esattamente» Afferma seccamente Alastor «Non c’è tempo per le spiegazioni…»

«Invece deve esserci» Interviene Hermione, rinfrancata dalla vicinanza di Fred «Cosa significa questo? Cosa sta succedendo?»



«Albus, hanno preso Hestia Jones»

«Chi l’ha presa, Phineas?»

«Devo fare nomi, mio caro amico?» Chiede, con sarcasmo, il ritratto dell’ex Preside di Hogwarts.

Silente, seduto alla propria scrivania, s’alza in piedi, iniziando a percorrere un piccolo tragitto, facendo su e giù lungo il perimetro dello studio. La mano destra liscia la lunga barba, gesto che evidenzia l’aria assorta e pensosa del Preside.

«Di’ loro di non agire. Di’ loro d’aspettare» Aggiunge, poi, sempre più assorto
«Phineas, trova Remus: che attenda e non parta immediatamente»

«Come vuoi» Riluttante, il vecchio Black, svanisce dalla tela.


«Non ora»

«Alastor ha ragione, Signorina» Commenta lo stesso Angus «Tempo al tempo»

«Remus dov’è?» S’intromette Tonks.

«Da Lei. Questa è sua, Signorina Tonks» Il tono di Angus, finalmente risoluto. Il vecchio mago tende la bacchetta verso Ninfadora, per poi ripetere il medesimo gesto verso Fred, Hermione e Hestia.

«Muoviamoci»

«INTRUSI» Urla una voce sconosciuta «AVADA KEDAVRA»
 

****



«Jean… la magia non esiste. Cos’ha Logan? Perché non parla?»

«Deena, ascoltami, ti prego»

«Come va, Signore?» Un allegro Guaritore fa il suo ingresso nella stanza, attirando l’attenzione di Jean e Deena.

«Male, Dottore»

Esibisce una strana smorfia il Guaritore, indugiando lo sguardo sulle lacrime di Deena «No, Signora Babbana, no!»

«Il mio cognome non è Babbana»

Ma lui la ignora «Io sono Vincent Zeller, responsabile di questo reparto e grande amico di Arthur Weasley» Un sorriso accompagna il tono pacato del mago. Anch’egli par avere non più di quarant’anni: capelli ricci e biondastri, occhi scuri e piccoli, naso pronunciato ed un paio di baffetti sottili.

«Cos’ha mio figlio?»

«Nulla, Signora Babbana! Ha solo bisogno di sua madre, lei gli parli e lui la sentirà»


****



«Bellatrix»

«E tu cosa ci fai qui?» S’allarma Bellatrix, estraendo nell’immediato la bacchetta.

«Cerco vendetta e tu sei morta»

Sogghigna la Mangiamorte, ciondolando il capo verso la propria spalla destra «Non esserne troppo sicuro, Mannaro. Anche quel Cane era troppo sicuro di sé»

Con un rabbioso colpo della bacchetta, Remus scaraventa il corpo di Bellatrix a terra. Peccato che la strega si rialzi in piedi, con un bel ghigno stampato in volto. Non sarà semplice.

 

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Capitolo 12
*** L'ultimo dei Rosier ***


 

 Dedicato a tutte le mie lettrici (e lettori, non si sa mai!) che mi seguono, nonostante tutto.
E dedicato assieme ad un enorme grazie a evechisaro, _LenadAvena_, maar_jkr97, Notteinfinita, _Rospberry, elieli9090, Fabysonoquellochesono_ e Krisma, che hanno recensito lo scorso capitolo <3 (Mi spiace non essere riuscita a rispondervi singolarmente)


 



 
 

 

«State bene? State tutti bene?»

Ma a nulla valgono le parole di Arthur Weasley, poiché nessuno gli risponde. Ѐ il caos completo in quella tetra stanza: l’Anatema di Goyle non ha colpito nessuno, ma il terrore si è diffuso rapido in ogni mago o strega presente. Ninfadora ha abbandonato la stanza, correndo alla ricerca di Remus. Angus, d’altro canto, fronteggia un Dolohov tornato in sé, più rabbioso e pericoloso che mai. Malocchio è costretto a scontrarsi sia con Rockwood, ormai libero dall’incantesimo di Lee, sia con altri due Mangiamorte accorsi. I ragazzi, privati della spavalderia esibita in precedenza, levano le bacchette, difendendosi e difendendo come possono.

«Non lo chiamare» Tuona Dolohov verso una figura incappucciata appena giunta «O ci ammazzerà tutti» Conclude in un sibilo, eludendo una Maledizione scagliata da Angus. La figura incappucciata, rabbrividendo, torna a coprire il Marchio Nero.

«Fuggite. Fuggite!»

«Come?» Chiede, spaventata, Hermione al Signor Weasley.

«C’è una Passaporta, dobbiamo raggiungerla» Sentenzia Lee a bassa voce «Ma non possiamo lasciarli qui»

«ANDATE» Ordina Malocchio, più severo ed incisivo di Arthur.

I quattro giovanissimi annuiscono. Fred scambia uno sguardo d’intesa con George e poi con Lee.

«PROTEGO» Urla Hermione, appena in tempo, proteggendo se stessa ed i tre ragazzi.

«Ci è mancato poco» Sussurra George.

Fred, silenzioso, afferra il polso di Hermione, rivolgendole un sorriso incoraggiante. Corrono via i quattro, facilitati da un varco creato per loro da Arthur.

«Li prenderemo lo stesso, stupido Weasley» Afferma ghignante Rockwood, la bacchetta punta Arthur ed una Maledizione viene scagliata in sua direzione. Si getta in terra l’uomo, al fine di evitare l’attacco del Mangiamorte e quest’ultimo, profittando del momento, svanisce dalla stanza.

«Hai una pessima mira, bestia» Afferma Antonin, con tono schernitore.

«Meglio essere una bestia, che essere come te» Sbotta con decisione Angus, scagliando l’ennesima fattura contro Dolohov, peccato che il Mangiamorte sia molto abile e, sfortunatamente per l’anziano mago, molto potente.

 
26 dicembre 1996

«Ho un altro favore da chiederti, Angus» Sentenzia con tono grave Remus.

«Vecchio mio, credi davvero che disponga di così tante risorse?!» Scherza il mago, sedendosi su di un vecchio tronco tagliato, riposandosi dopo ore di cammino.

«Sono serio» Incalza Remus, sedendosi accanto ad Angus «Greyback non è un tipo che s’arrende facilmente, lo sappiamo bene»

«Sono stato convincente» Afferma Angus, sulla difensiva «E poi te l’ho detto che potrebbe essere già lì, nonostante tutto. Te l’ho detto che potrebbe attenderti una trappola. Io sono stato convincente… ma lui è…»

Remus gli impedisce di proseguire «E se ti dicessi che tra qualche giorno ti cercherà?»

«Pretenderei di annusare la roba che hai in quella fiaschetta» Accenna un sorrisetto, mostrandosi riluttante all’afferrare il nocciolo del discorso.

«Abbiamo incaricato un nostro uomo di far intuire a Greyback che lo stai cercando»

«Cos’avete fatto?» Chiede, incredulo ed irato, Angus.

«Era necessario, Angus. Silente ha detto…»

«Silente vuole mandarmi a morte?»

«IO vado a morire, non tu» S’alza in piedi Remus, ora incollerito. Una collera che fa placare l’ira di Angus.

«Perché me ne parli soltanto ora?»

«Perché i programmi sono cambiati qualche ora fa, un Patronus mi ha cercato mentre ti procuravi del cibo» Spiega con semplicità Remus.

Trascorre qualche minuto prima che Angus si decida a parlare «Cosa vuoi che faccia?»

«Io fingerò di dormire e tu cercherai un contatto con lui. Gli dirai che sei stanco della tua condizione, pretenderai qualcosa in cambio…»

«In cambio di cosa?»

«…Lui accetterà» Annuisce a se stesso, come in trance «Deve accettare»

«In cambio di cosa, Remus?»

«E poi andremo dove sai e lì ci sarà l’agguato…»

«REMUS»

«Cosa c’è?»

«Mi stai chiedendo di venderti ai Mangiamorte?»

«Molto di più, amico mio, molto di più» Deglutisce, tornando a sedersi «Devi allearti con loro, fare in modo che mi portino nelle loro squallide celle, dove c’è anche Hestia… ti verranno date altre istruzioni al momento opportuno. Devi solo farci entrare, Angus… solo questo»

«Chi altro è coinvolto?»

«Non lo so di preciso, ma devi essere con noi o non entreremo mai. Devi restituirci le bacchette al momento giusto ed attivare una Passaporta»

«Credi che siano tanto stupidi? Ci saranno migliaia di controincantesimi…»

«Ѐ una Passaporta, Angus. Le Passaporte sono sempre sottovalutate… se pensi che Tu-Sai-Chi è tornato grazie ad una banale Passaporta…»

«D’accordo» Asserisce Angus, interrompendo Remus «Dopotutto sono uno dei migliori Occlumanti in circolazione» Si alza in piedi, rinvigorito.

«Ah, un’ultima cosa» Sorride bonario «Se ti ordinano di uccidermi, fallo»
 

«INCENDIO» Ruggisce Alastor, ormai liberatosi degli avversari, verso Antonin.

«NO» S’allarma Angus, neutralizzando lui stesso l’attacco di Malocchio. Persino Dolohov assume un’aria perplessa, calando la bacchetta.

«Non costringermi…» Lascia la frase in sospeso Malocchio, puntando, ora, la bacchetta contro Angus, temendo che il vecchio abbia tradito anche l’Ordine.

«Non fraintendermi, Alastor» Afferma stancamente, volgendo lo sguardo in direzione di Antonin. I tratti del volto di Rosier si induriscono e persino la schiena par essere meno ingobbita «Ѐ mio»

 
17 novembre 1970 – Diagon Alley

Un uomo sui cinquantacinque anni, dall’aspetto cagionevole, s’aggira lungo le strade arricchite dai negozi. È stretto in un mantello nero e rischia di cascare in terra quando due uomini, ben vestiti e più sani di lui, gli sbarrano la strada. L’uomo avvolto nel manto tenta d’aggirare i due sconosciuti, ma questi si frappongono tra lui e la strada.

«Levatevi di torno» Borbotta Angus, senza alzare lo sguardo sui due.

Una risatina di scherno ed un colpetto di tosse scenico sono le uniche risposte che riceve.

«Siete sordi?» Spazientito, impugna la bacchetta.

«Non vorrai attaccarci, vero?»

Sgranando gli occhi, Angus trova la forza d’osservare l’uomo che ha appena parlato, riconoscendo in lui un componente della propria famiglia «Evan»

«Angus» Saluta Evan Rosier, ridacchiando «Ti trovo… stanco?»

«Cerchi rogne, Evan?»

«Esatto. E ha trovato te, dici che sia un caso?» Chiede retoricamente l’uomo accanto ad Evan.

«Lui è Antonin, un amico» Ma poiché Angus, tacendo, osserva truce Antonin, il tono suadente di Evan torna ad imporsi «Ha gentilmente accettato d’accompagnarmi nella ricerca di un componente della mia nobile famiglia»

«Hai bisogno di soldi?»

«Oh, no» Una risata cristallina accompagna le parole di Evan.

«E cosa vuoi?»

«Ucciderti» Interviene Antonin «Se solo portassi il mio cognome» Conclude disgustato.

«Bada, come-accidenti-ti-chiami» Angus si rivolge ad Antonin, minaccioso «Un'altra parola e sarò io ad ammazzare te»

In contemporanea, le bacchette di Dolohov e di Angus scattano. I passanti, ignari, continuano a chiacchierare e passeggiare tra i negozi. Evan, con estrema pacatezza, poggia una mano sulla spalla di Antonin, intimandolo tacitamente a desistere «Angus, perdona il mio amico» Un sorriso addirittura cordiale si dipinge sul volto di Evan «Non voglio ucciderti, ma solo avvertirti: sporca il mio cognome, di’ in giro che sei un Rosier e ti assicuro, bestia, che di te non rimarrà neanche un dito»

«Fosse per me, lo farei fuori subito» E con queste parole, Antonin ed Evan si smaterializzano, lasciando Angus solo ed atterrito.

 
«Allora uccidimi, bestia, prima che io uccida te» Le ultime parole sono accompagnate da un fascio di luce verde prodotto dalla bacchetta di Antonin. Angus riesce ad evitare l’attacco per pura fortuna.

Malocchio, incapace di comprendere l’ostinazione del compagno, borbotta frasi sconnesse, fronteggiando l’ennesimo Mangiamorte accorso «Ma quanti ne sono?»

«Troppi» Afferma debolmente Arthur.

Antonin, nel mentre, si è completamente disinteressato degli altri intrusi: deciso più che mai ad uccidere Angus, concentra tutte le sue energie nello scontro con l’ultimo dei Rosier. Angus non è da meno: la bacchetta dell’anziano mago viene scossa da un tremolio ed un fascio di luce giallognola invade la stanza, accecando ogni presente per pochissimi istanti poiché la luce, dopo l’esplosione, si ricompatta, generando una sfera ardente che s’abbatte con ferocia su Antonin. Dolohov, terrorizzato, leva una potente barriera, tanto simile ad una pericolosa onda marina anomala. L’ardente magia di Angus si scontra, così, con la barriera di Antonin ed i due attacchi si neutralizzano a vicenda, lasciando i presenti zuppi e la mano destra di Dolohov bruciacchiata. Senza attendere oltre, Angus leva nuovamente la bacchetta e questa volta una frusta infuocata zigzaga verso il Mangiamorte, il quale agilmente la schiva una, due, tre volte, agitando a sua volta la bacchetta, producendo una frustra identica a quella dell’avversario. Come due serpenti a sonagli, le fruste s’inseguono silenziose e lente, utilizzando cautela. Antonin ed Angus sono ai due lati della stanza, gli unici presenti oltre loro sono Gibbon, che continua a tentare d’uccidere Malocchio in ogni modo possibile, Malocchio, Hestia, che fronteggia un’armatura animata, ed Arthur, quest’ultimo accasciato in terra a causa d’una ferita all’addome. La stanza è ormai a pezzi, i frammenti della parete esplosa sono sparsi ovunque e rischiano di intralciare i movimenti dei combattenti.

«CRUCIO» Una risatina perversa accompagna queste parole e Malocchio viene costretto in terra, sofferente.


 

****



«Avanti, correte»

«Sta zitto e corri, Lee» Incalza George.

I quattro maghi corrono lungo uno dei corridoi della dimora. Il corridoio è illuminato da mozziconi di candele ed i passi dei ragazzi sono l’unico rumore percepibile. La mano di Hermione è stretta in quella di Fred, è una presa salda, quasi dolorosa, ma nessuno dei due sembra volerne fare a meno. Lee è in testa alla fila, la bacchetta levata è pronta all’attacco. George è poco più avanti del gemello.

«Dov’è la Passaporta?»

«Corri e basta, Hermione» Risponde Lee, agitato.

 
28 dicembre 1996

«George, calmati, hai capito? Calmati»

«Non voglio calmarmi» Sibila gelidamente George, scaraventando la sedia contro la porta della propria camera. Lee strabuzza gli occhi, spaventato.

«George… non è morto»

«Cos’hai detto?»

«George…»

Ma George si è già voltato verso Lee, avvicinandosi minaccioso «Cos’hai detto?» Ripete, quasi senza muovere le labbra.

«George… lui sta bene» Tenta preoccupato Lee.

«NO» Afferra la stoffa del maglioncino dell’amico «RIPETILO. RIPETI…»

«…NON Ѐ MORTO. NON Ѐ MORTO» Anche Lee afferra il golfino indossato da George, il gesto è rude e minaccioso, come ad invitare l’amico alla rissa. Si guardano negli occhi i due ragazzi e George, comprendendo, lascia andare la presa, sedendosi sul proprio letto e nascondendo il volto tra le mani. Lee, tirando un sospiro si sollievo, si accomoda accanto a lui, in silenzio.

«L’Ordine ha un piano per liberarli» La voce di George è roca, un leggero tremolio accompagna ogni sillaba e Lee, da buon amico, continua a restare in silenzio «L’ha detto Malocchio. Il piano serviva per liberare Hestia, così dice Silente. Malocchio dice che il piano serve per far fuori qualche Mangiamorte» Deglutisce George, togliendo le mani dal volto «Secondo lui e papà il piano funzionerà a meraviglia… abbiamo alleati anche dentro il covo: Remus, un tipo che non conosco e Tonks»

«E tu vuoi partecipare? Vuoi andare lì, vero?»

«Io andrò lì, è già tutto deciso»

«Sono dei vostri, amico» Sentenzia Lee, poggiando una mano sulla spalla di George «Riprendiamoci Fred»
 

Ed i ragazzi corrono, corrono disperati, peccato che la corsa venga interrotta da uno strano fischio, decisamente assordante, che costringe Fred, George, Hermione e Lee a coprire le orecchie con le mani.

«COS’Ѐ?» Urla Fred.

«NON TI SENTO» Risponde George al fratello.

Il fischio diviene sempre più forte, Hermione si accovaccia a terra, vogliosa di difendersi in qualche modo. I tre ragazzi cercano di guardarsi intorno, Lee con coraggio nega all’orecchio destro la protezione, impugnando la bacchetta.

«FINITE INCANTATEM» Urla Jordan, agitando la bacchetta rudemente. Ma il suo incanto ha uno strano effetto: anziché placare quel fischio, lo incrementa e persino la pavimentazione inizia a traballare. Nel frattanto, l’orecchio destro di Lee inizia a sanguinare e l’udito del giovane diviene, man mano, sempre più ovattato.

«STUPEFICIUM» Urlano Fred e George verso un’ombra, ma l’attacco si disperde nel vuoto ed i gemelli tornano a coprire le orecchie, doloranti e pulsanti. I quattro ragazzi iniziano ad avere problemi d’equilibrio, Hermione, aggrappandosi alla parete, riesce ad alzarsi in piedi, la bacchetta levata e lo sguardo assottigliato che riesce a cogliere una figura in un incavo del corridoio.

«STUPEFICIUM» Urla con sicurezza Hermione, sovrastando quasi il fischio e colpendo in pieno la figura, quest’ultima urta contro la parete, perdendo il controllo della situazione e, in un lasso di tempo brevissimo, la pavimentazione smette di tremare e il fischio svanisce. Ansimano i quattro ragazzi, tutti frastornati dall’orribile suono.

«Accidenti» Impreca Lee, accorgendosi del sangue sulla guancia destra.

«Cos’hai?»

«Mi si è spaccato il timpano, George»

«Almeno non ti si è spaccata la testa!» Scherza Fred, facendo sorridere sia George che l’amico.

«Dobbiamo muoverci» Asserisce George, rivolgendosi poi a Hermione «Ehi… stai bene?» Ma Hermione non risponde «Hermione» Ritenta George, ma la ragazza, dando le spalle a tutti, non reagisce in alcun modo. Lee si acciglia, preoccupato.

Fred le si avvicina, titubante «Hermione» Le accarezza il capo, restando alle sue spalle, scivolando dolcemente verso la guancia e lì, inorridendo, avverte un qualcosa di caldo e liquido al contatto con i polpastrelli «Hermione» La mano sinistra afferra il braccio della ragazza e Fred la volta come una bambola di pezza.

«Oh, cavolo» Lee, che non riesce a trattenere lo sconcerto.

Hermione ha le guance sporcate da sottili scie di sangue provenienti dalle orecchie e gli occhi gonfi di lacrime. La ragazza indirizza lo sguardo su Fred e quest’ultimo, anziché parlarle, l’abbraccia, stringendola a sé.

«Fred» Interviene George, guardingo «Dobbiamo andare»


 

****



«Ma guarda, guarda. Cercavo un Animale e ho trovato uno Storpio» Sghignazza Bellatrix, osservando il corpo sofferente di Malocchio, preda della Maledizione da lei stessa scagliata.

«AVADA KEDAVRA»

Bellatrix, colta alla sprovvista, riesce a scostarsi appena in tempo, rivolgendo uno sguardo truce a Remus, la cui bacchetta è ancora levata «Hai tentato di uccidermi. TU, Rifiuto, Ibrido»

«Io, sì. E non sai quanto mi dispiaccia non esserci riuscito» Parole accompagnate dall’ennesima Maledizione. Remus sembra essere furioso. Tonks, appena dietro di lui, mostra una bruciatura al braccio destro, una bruciatura ancora sanguinante.

Malocchio, rialzandosi, si precipita da Arthur, elevando uno scudo prima che l’uomo venga colpito dalla Maledizione di Dolohov, giunta casualmente dalle parti del Signor Weasley. In quella stanza sono rimasti in pochissimi ancora in grado di darsi battaglia: Gibbon e Tonks, che si fronteggiano, nonostante lei sia ferita; Malocchio e Remus, alle prese con Bellatrix; Angus e Dolohov, intrappolati in un duello senza fine. Hestia è ormai uscita dalla stanza, diretta alla ricerca dei quattro ragazzi.

«Sei uno sciocco, Angus» Sentenzia Dolohov, disarmando l’avversario con un’abile mossa.

«Non mi interessano le tue opinioni» Afferma Angus, osservando la propria bacchetta cadere nelle mani del Mangiamorte.

Antonin, ghignando, getta via la bacchetta del mago «Potrei ucciderti» Afferma pacato «Ma ciò mi impedirebbe di impartirti la lezione più importante»

S’acciglia Angus, indirizzando sguardi ai propri alleati, sperando che questi si accorgano di lui e della sua bacchetta «Sei solo un assassino»

«Sì» Asserisce con soddisfazione «Ed ora ti mostrerò quanto siano stupidi i tuoi ideali e quelli come te» Leva la bacchetta «Imparerai, grazie a me, che il Signore Oscuro è l’unico in grado di insegnare la differenza tra la vera vita e la finzione»

«Uccidimi e falla finita» Ringhia Angus, allargando le braccia e sfidando, con sguardo fiero, il Mangiamorte. Ma Dolohov non è un adolescente bulletto e neanche un timoroso mago da quattro soldi. Dolohov è subdolo e assetato di sofferenza. La bacchetta del Mangiamorte, rapidissima, si indirizza verso Lupin, impegnato nello scontro con Bellatrix.

«AVADA KEDAVRA» Il tono di voce alto, esprimente gioia. Tutti i presenti, come pietrificati, si voltano in direzione di quel fascio verde che minaccia la vita di Remus ed è questione di attimi: Angus, senza riflettere, si frappone tra la Maledizione e Remus, il suo pupillo, il suo più vero amico.

«Angus, NO» Si getta in avanti Lupin, riuscendo a sorreggere il corpo dell’anziano mago prima che caschi in terra, esanime.

«Vedi, Angus?» Dolohov, retorico «Quelli come me non muoiono per proteggere una bestia»

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Capitolo 13
*** Il momento giusto ***


«DOLOHOV» Urla, fuori di sé, Remus. Il corpo di Angus viene abbandonato, scivolando in terra. La bacchetta di Remus trema tra le dita del proprietario ed è tremolante che viene puntata contro l’assassino.

«Vuoi uccidermi?» Ghigna Dolohov e, per l’ennesima volta, attacca.

Remus si scosta rapido, gettandosi in terra. La scintilla riapre la battaglia: Bellatrix, divertita, tenta di mandare in frantumi il bastone di Malocchio, ma l’Auror è troppo scaltro e difatti riesce ad incatenare l’avversaria in una strana e buffa bolla d’aria. Gibbon, al pari dei compari, torna ad attaccare con ferocia Tonks, la cui ferita diviene sempre più problematica.

«STUPEFICIUM» Tuona Alastor in direzione di Gibbon, salvando la propria pupilla da morte certa.

Bellatrix, nel frattanto, è quasi riuscita a liberarsi, peccato che Malocchio torni a preoccuparsi di quella stramba bolla d’aria, dando vita ad una sfida di volontà tra se stesso e la più crudele dei Mangiamorte. Bellatrix tenta di distruggere la gabbia, Alastor tenta di rafforzarla.

«Remus» Sussurra preoccupata Tonks, avvedendosi del compagno in terra. Poco lontano da Lupin, Dolohov è pronto a ripetere l’Anatema. È una frazione d’istanti: Tonks s’avvede di quel fiotto di luce verde, Remus anche s’avvede della minaccia, Dolohov esibisce un’espressione maligna e tronfia e Remus, traendo energie dall’istinto di sopravvivenza, si rialza.

«PROTEGO»

È un urlo contaminato dalla disperazione. Sono due urla contaminate dalla disperazione. Tonks è accanto a Remus. Entrambi hanno elevato la potente barriera, sono entrambi potenziali vittime e Antonin continua ad essere il potenziale carnefice, ma la sorte, anche in questa circostanza, ha voluto rimescolare le carte all’ultimo secondo, capovolgendo le gerarchie. Il fiotto di luce verde si scontra con la barriera. Remus e Ninfadora sono costretti ad arrancare per evitare che la Maledizione infranga lo scudo. Dolohov, a sua volta, è costretto a smettere l’aria tronfia, impegnando ulteriori energie nell’attacco, ma la barriera è troppo forte e la sua luce inghiottisce l’Anatema. Tutto sembra finito, i tre coinvolti ansimano, ma qualcosa rompe quell’apparente quiete: la barriera, d’improvviso, rigetta la Maledizione contro il Mangiamorte. Persino le lancette dell’orologio paiono fermarsi quando Antonin Dolohov smette di respirare e casca dritto in terra.

«Va’ all’inferno» Ѐ l’augurio di Remus, alla vista del cadavere dell’avversario.

 

****
 

 

«Dove credete di andare?» Sono le parole di Augustus Rockwood. L’uomo è comparso dinanzi Fred, Hermione, George e Lee. È solo ed esibisce un’espressione divertita ed al contempo cattiva.

«Facci passare o ti ammazzo» Ringhia aggressivo George, levando la bacchetta contro Rockwood. Come lui, anche Lee e Fred. Hermione, invece, continua ad aggrapparsi al braccio sinistro di Fred, apparentemente incapace di sorreggersi.

Ma Rockwood ride ed è ridendo che scaglia il primo attacco. Lee riesce a controbattere. George e Fred gli danno man forte. Augustus, senza scoraggiarsi, continua ad attaccare i quattro giovani, tentando di ferirli in ogni modo possibile. Il Mangiamorte svanisce e riappare, confondendo i tre combattenti. Hermione, contrariamente al suo solito atteggiamento, è in disparte, aggrappata alla parete, timorosa di cascare in terra da un momento all’altro. Gli occhi della strega seguono lo scontro, ma ogni tentativo d’intervenire risulta vano.

«Siete solo dei pivelli» Li schernisce Augustus, svanendo in una nube di fumo e riapparendo alle spalle di Lee «Sono qui!» Esclama divertito.

«LASCIALA»

«Cosa?»

«LASCIALA» Ripete Fred. Sembra impazzito, completamente fuori di sé. Lee e George non calano le bacchette, ma, al pari di Fred, non osano attaccare Rockwood ed il motivo è stretto tra le braccia del Mangiamorte.

«Lasciarla, dici?» Ride beffardo l’uomo, serrando la presa alla vita di Hermione, facendole male «Sicuramente. Prima l’ammazzo, però» Continua a ridere e Hermione, terrorizzata, s’impone di non versare neanche una lacrima.

«Lasciala, prendi me» Tenta Fred, calando la propria bacchetta sotto gli sguardi atterriti di George e Lee.

«Fammi capire, ragazzo» Afferma ghignante «Credi davvero che mi accontenti di uno di voi? Dovete morire tutti» Sentenzia con odio e la bacchetta viene puntata alla gola di Hermione «Lei è solo la prima»

«STUPEFICIUM»

L’attacco colpisce in pieno la schiena di Rockwood, quest’ultimo perde l’equilibrio e libera involontariamente Hermione, che viene sorretta da Lee. Hestia, alle spalle dei cinque, ha ancora la bacchetta levata «Stupidi ragazzini, CORRETE»

E corrono i quattro ragazzi. La mano di Hermione è stretta in quella di Lee, il quale l’ha trascinata d’istinto con sé. George e Fred sono alle loro spalle. Hestia, a sua volta, chiude la fila.

«ALLA PASSAPORTA» Urla ancora la donna, incitando i ragazzi.

«Non così in fretta» Rockwood, per l’ennesima volta, infrange i sogni di gloria del gruppo. Il labbro inferiore è sanguinante e la veste é sgualcita. Augustus dedica uno sguardo di profondo odio a Hestia, ma non indugia oltre «BOMBARDA»

L’incanto è potente, cruento ed estremamente pericoloso. Hestia cade all’indietro, perdendo il contatto con la propria bacchetta. Lee fa da scudo a Hermione, le cui orecchie sono oramai inutili, George e Fred, agendo in contemporanea, contrattaccano con il medesimo incanto, producendo un’esplosione ancor più devastante. Le pareti del corridoio crollano: Lee, Hermione e Hestia riescono a salvarsi, Fred e George vengono colpiti da schegge che graffiano i loro volti ed i loro corpi, Rockwood, invece, viene schiacciato da un grosso pezzo di pietra.

«Ѐ morto, finalmente» Commenta George, qualche istante più tardi.

Fred si rialza da terra, indirizzando lo sguardo verso Hermione, ora in piedi grazie all’aiuto di Lee. Agisce d’istinto il giovanissimo mago: corre, annullando la poca distanza che lo separa da Hermione, scosta rudemente Lee e abbraccia lei. La stringe a sé, in una morsa che sottintende possesso e timore. Hermione, dapprima stranita, contraccambia l’abbraccio, nascondendosi tra le braccia di Fred.

«Non sono impazzito, Hermione» Sussurra Fred, scostandosi appena, in modo tale da poterla guardare. Ma Hermione appare perplessa, scuote il capo, perché non riesce a sentire nulla: in questo momento, il mondo, per la strega, è muto.

«Dobbiamo andare» Impone Hestia, dura.

Fred l’ignora, Hermione non può sentirla ed il mondo, in pochi attimi, oltre che muto, diviene privo dell’asse temporale: non c’è più nulla da cui fuggire, non ci sono i minuti incalzanti e le urla terrorizzate. Il mondo è svanito, è stato inghiottito dalle labbra di Fred che carezzano le labbra di Hermione. Entrambi hanno dimenticato ogni cosa, persino le spiegazioni e la logica del gesto. Lui la bacia e lei bacia lui. C’è dolcezza e poi irruenza e poi possessività. È c’è l’interruzione, data da una mano che afferra la stoffa del maglione di Fred, strattonandolo.

«Non è il momento» Asserisce preoccupato un traballante Arthur Weasley.

«Stupidi mocciosi, alla Passaporta. Abbiamo poco tempo» Ringhia Alastor, mentre Fred e Hermione si distaccano imbarazzati.

«Era ora» Commenta ghignante Lee, dando una gomitata complice a George.
 

Novembre 1995 – Dormitorio maschile Grifondoro

«Non devi provocarla così, hai dimenticato che ci ha minacciati?»

«George, davvero hai paura di Hermione?» Chiede ridacchiando Lee, infilando il pigiama.

«Non di lei» Afferma scocciato l’interpellato «Della mamma, sì»

«Non dirà nulla alla mamma, sta’ tranquillo» Commenta Fred, stendendosi sul letto.

«Ma tu non provocarla»

«Io non la provoco, George»

«Oh, no. La corteggi, magari» George, sarcastico.

«Può darsi» Biascica Fred, nascondendo la testa sotto le coperte.

Lee e George, in contemporanea, sgranano gli occhi ed assumono una stupidissima espressione sconcertata.

 

****
 

 

 

Seduti alla tavola della Tana, vi sono Harry, Ron, Ginny e Molly, la quale ha spiegato quasi tutto ai tre ragazzi, complici l’insistenza dei ragazzi e la preoccupazione smisurata della donna.


«Non ho potuto fare niente» Asserisce Harry, infuriato con se stesso. I pugni stretti ed il corpo tremante.

«Ѐ un bene che almeno voi non siate coinvolti, Harry» Commenta la Signora Weasley, con fare materno.

«Perché non sono ancora tornati?»

«Torneranno presto, Ron» Nuovamente Molly, con malcelata insicurezza.

Ginny è ora vicina alla finestra, le braccia conserte e l’espressione preoccupata. Non ha proferito parola, come sempre le accade quando è estremamente preoccupata. Un atteggiamento non molto lontano da quello del fratello, difatti Ron, ad eccezione della domanda, non ha espresso pareri, semmai continua a star seduto curvo sulla sedia, rigirando un tappo di bottiglia tra le dita della mano sinistra.

«Stanno tutti bene. Stanno tutti bene» Sibila Harry a se stesso, alzandosi in piedi ed iniziando a fare su e giù nella cucina, sfregando le mani in modo quasi maniacale, tentando di sfogare l’angoscia.

«C’Ѐ QUALCOSA» Annuncia a voce alta Ginny, improvvisamente, schiacciando il volto ed i palmi delle mani contro il vetro della finestra. Gli altri tre s’avvicinano rapidi, Molly si precipita ad aprire la porta.

«Ci siamo, Molly» Esordisce Arthur, sorretto da George e Lee. Tonks è aiutata da Hestia. Fred accompagna Hermione, impedendole di perdere l’equilibrio a causa dell’improvvisa sordità. Alastor e Lupin, chiudendo la fila, sorreggono un corpo esanime. Poco lontano da loro, una Passaporta ha smesso di brillare, tornando ad essere una cartaccia sporca, ripescata per caso dal cestino dei rifiuti.

«Ѐ Angus» Il tono piatto di Arthur, in risposta allo sguardo atterrito della moglie. Annuisce istintivamente Molly, venendo invasa da un sollievo ed una gioia che allertano l’odioso senso di colpa.

«State bene» Ripete a se stessa, abbracciando i due gemelli e poi il marito. In contemporanea, anche i tre ragazzi si sono fiondati all’esterno e tra le braccia di Harry vi è Hermione.

«Ho avuto paura, Hermione» Afferma Harry.

«Ehi…» Esordisce Ron, raggiungendoli dopo aver abbracciato i familiari.

«Sta bene, Ron, sta bene!» Harry la lascia andare, sorridendole «Vero che stai bene?»

Ma il sorriso di Hermione svanisce a poco, a poco e Harry e Ron s’avvedono di quel sangue rappreso sul mento e sulla guancia.

«Non sente» Interviene Fred, cingendo le spalle di Hermione. 

 

****



«Come è potuto accadere, Bellatrix?»

«Mio Signore… loro… avevano spie… avevano complici…»

«Basta» Impone il tono apatico di Voldemort. La veste nera striscia sulle macerie ad ogni passo del Lord.
Quegli occhietti iniettati di sangue osservano ogni dettaglio «Sarà la loro sola ed ultima soddisfazione» Sibila a se stesso, con convinzione. I cadaveri di Dolohov e Rockwood vengono ignorati. La destra di Voldemort carezza la nuca di Nagini «Puniscila» Sussurra in Serpentese ed il serpente, obbediente, s’avventa contro Bellatrix.


****



2 gennaio 1997 – Binario nove e tre quarti.

Il binario è affollato come al solito, la maggior parte degli studenti torna al Castello, in pochi sono rimasti a scuola per le vacanze natalizie. Hermione, Ginny, Harry e Ron hanno salutato i Weasley e si sono avviati verso uno degli ingressi dell’Espresso.

«Ehi, Granger!» Esclama con tono sarcastico Fred, facendosi largo tra la folla.

Hermione si volta «Mi hai chiamata, Weasley?» Scherza, mascherando l’imbarazzo.

«Come va l’udito?»

«Come nuovo, direi!»

«Il San Mungo ha davvero i Guaritori migliori, allora» Sorride, infilando le mani in tasca «Logan è guarito»

«Come tutti» Asserisce, portando le braccia conserte.

«Cosa fai questo finesettimana?»

«Oh…» Arrossisce, imbarazzata «Io… non lo so»

Ghigna Fred, dandole un buffetto sulla guancia «Ci vediamo domenica mattina, ai Tre Manici, non farmi aspettare» Ammicca in direzione di Hermione, muovendosi per andar via.

«Fred» Accenna un sorrisetto la ragazza «Ѐ un appuntamento?»

«Chiamalo come vuoi!»







 

Angolo Autrice:

Salve ragazzi! In primis, ringrazio tutti coloro che seguono e Krixi19 e BeHutcher per le recensioni lasciate al capitolo precedente, a voi due non sono riuscita a rispondere, mi spiace tantissimo.
Chiedo scusa a tutti i miei lettori per questo assurdo ritardo, purtroppo sono sempre più impegnata, ogni giorno di più e scrivere questo capitolo è stato molto, molto complesso. Spero che possa piacervi, nonostante sia arrivato con troppo ritardo. Il prossimo capitolo è l'ultimo, dunque rimando qualsiasi cosa all'ultimo capitolo! Un bacio <3

 

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Capitolo 14
*** Il grande giorno ***


Sabato 8 Maggio, 2004.

Un bambino dall’aria sveglia e corti capelli blu saluta con la manina destra una fotografia animata «Ciao, papà! Ciao! Papà, ciao!» Arriccia le labbra, contrariato, portando le mani sui fianchi «Perché non risponde mai?» Inclina la testolina verso l’alto «Mamma, perché?» La manina sinistra strattona con poco garbo la veste azzurrina della strega e Tonks, sorridendo mesta, agguanta quella manina, stringendola tra le proprie dita.

«Perché è una fotografia, Teddy» Asserisce serena «Te l’ho spiegato tante volte»

«Ma a me mi sente, l’hai detto tu»

Ridacchia Tonks, annuendo «Sì, ti sente»

Il bambino assume un’aria confusa «È cattivo! Non parla mai» Liberandosi dalla stretta della madre, il piccolo Ted Lupin s’inginocchia sulla bianca lapide di Remus Lupin, avvicina il musetto alla fotografia e, come al solito, esibisce una linguaccia. Ninfadora non si commuove più dinanzi quella scena, non piange, non si arrabbia, oramai sorride, avendo compreso che quelle linguacce e quei capricci rappresentano lo strambo rapporto che Ted ha instaurato col padre, un padre che, nonostante tutto, pretende di salutare almeno tre volte la settimana, come un rito irrinunciabile.

«Dobbiamo andare, Teddy» Annuncia, posando lo sguardo sulla fotografia del marito.

 
Maggio 1998 – Battaglia di Hogwarts

«Hai visto Remus?» Corre Tonks, la bacchetta nella destra e l’aria stravolta «Hai visto Remus? Remus Lupin, l’hai visto?» Domanda per l’ennesima volta e poi, finalmente, riesce a scorgere, tra la folla, Remus.

«Dora!» S’allarma Lupin, abbracciando la moglie «Cosa ci fai qui?» La stringe più forte «Non dovresti essere qui»

«Guarda, guarda. Quella sottospecie di nipote che mi ritrovo e quell’ibrido di suo marito» Una vocina stridula e crudele interrompe l’idillio, costringendo Remus e Tonks a separarsi e puntare le bacchette contro Bellatrix Lestrange. La Mangiamorte sogghigna e, senza indugiare, indirizza la Maledizione letale su Ninfadora «AVADA KEDAVRA» Urla.

Il fascio di luce verde viaggia ad una velocità altissima, Ninfadora non ha neanche il tempo di razionalizzare, di comprendere, ha soltanto il tempo di sgranare gli occhi ed emettere un urlo straziante quando il corpo di Remus le fa da scudo, per poi scivolare in terra, privo di vita. Bellatrix ride con evidente soddisfazione, così tronfia da non avvedersi di un secondo fascio di luce verde, questa volta indirizzato a lei. È un colpo cattivo, voluto e disperato ed è un colpo che segna la fine della più devota serva di Voldemort. Bellatrix Lestrange s’accascia al suolo, sotto lo sguardo gelido di sua nipote, la quale ansima, piange e non ha neanche la forza di calare la bacchetta.

 
«Perché?» Chiede Teddy, tra una linguaccia e l’altra.

«C’è il matrimonio, non ricordi? Hai anche il vestitino da cerimonia!»

«Non mi piace questo coso» Si lamenta il bambino, indicando il completino blu notte ed alzandosi in piedi.

Tonks gli porge la destra ma, come sempre, il piccolo Lupin esibisce un sorrisetto malandrino e corre via, costringendo la madre a rincorrerlo.


****



«Bill, prendi questo e anche questo. Porta tutto di sopra» Ordina frettolosamente Molly, caricando il primogenito come una sorta di mulo «Muoviti» Lo incita ancora.

«Ci sei già passata, stai tranquilla» Biascica Bill, recandosi al piano superiore.

È una soleggiata mattina e la Tana è invasa da una moltitudine di persone, ognuna indaffarata e di corsa.

«Buongiorno, Signora Weasley!»

«Cos…?» Sorride la Signora Weasley, adocchiando Lee Jordan «Caro! I ragazzi saranno felicissimi di vederti!»

«Lo spero! Non potevo proprio mancare!» Sorride allegro, ricambiando l’abbraccio caloroso della donna.

«Sono di sopra, nella loro stanza! Va’ pure!»

Lee annuisce e, senza farselo ripetere, corre ai piani superiori, giungendo alla stanza di Fred e George.

«Ehi, vecchiacci!» Saluta ridendo.

«Lee! Finalmente!» Esordisce Fred, sistemando la giacca «Ah, ma quanto sono bello» Farnetica verso il proprio riflesso.

 
Maggio 1998 – Battaglia di Hogwarts

Il Ministro della Magia viene sconfitto da Percy e Fred, quest’ultimo, ridacchiando, si rivolge al maggiore.
«Hai davvero fatto una battuta, Perce… l’ultima che ti avevo sentito fare era…»1 Ma è costretto ad interrompersi Fred, assumendo un’aria stranita.

«Era…?» L’incoraggia Percy.

«A pensarci bene, non ti ho mai sentito fare una battuta, Perce!»


«Fred! Stai bene!» Con espressione sollevata, Hermione si rifugia tra le braccia di Fred, quest'ultimo la stringe, possessivo.  


«Ciao, Lee» S’inserisce George, riemergendo da sotto il letto «Niente, non c’è» Si gratta il capo, tornando a sistemare il nodo alla cravatta.

«Ѐ il gran giorno! Come vi sentite?»

«Bellissimo, ecco come mi sento» Farnetica ancora Fred «Vado a controllare se è tutto okay» Un semplice congedo, svanendo dalla stanza.

Le sopracciglia di George sono entrambe inarcate «Tutt’apparenza. È nervoso quanto me. Ma dico, non sono troppo giovani?!»

«Amico, troppo giovani non direi proprio!»

«Ah, io invece direi!» Contrariato, George torna a rifarsi per la terza volta il nodo alla cravatta «E poi tutta questa gente, sembra il matrimonio di Bill»

Ridacchia Lee, sedendosi sul letto di Fred «Beh, a tua madre piace così»

«Non lo voleva così»


****



«Oh, Ginny, sei bellissima!» Esordisce Hermione, osservando la piccola di casa Weasley.

«Graz…» S’interrompe, mutando il sorriso in una smorfia terrorizzata «Ma… ma non sei ancora vestita! MUOVITI!»

«Non ci metto molto, tranquilla»

«Io non sono tranquilla affatto! Ora avviso Harry»

«Cosa c’entra Harry?»

«Avviso Ron! O Fred! Oh, avviso tutti se non ti muovi!»

Senza farselo ripetere oltre, Hermione cinge l’abito da indossare ed in quel preciso istante due donne entrano nella stanza.

«Ecco le nostre ragazze!» Esordisce Molly, sorridendo verso la figlia «Sei stupenda, tesoro»

«Mamma!» Saluta Hermione, allegra.

«Ancora non sei vestita!» Il dire allarmato di Jean Granger. La donna assume la stessa espressione terrorizzata di Ginny e con foga s'affretta a raggiungere la figlia «Ti aiuto io» Commenta seccata, facendo sbuffare Hermione.


****



«Sono teso»

«Lo siamo tutti» Afferma Charlie, sistemando le ultime panche.

«Ma io di più»

Charlie posa lo sguardo sul fratello, accennando un sorrisetto «Cosa c’è, Ron?»

«Ma no… è che sono passati anni ormai, però è strano» Sistema la giacca, guardando altrove «Lei e lui… cioè, lei sposa lui e lui sposa lei… non lo so, forse cambierà qualcosa»

«Non cambierà niente» Conclude con sicurezza il maggiore.

«Qui è tutto pronto? Faccio entrare gli ospiti!»

«Tutto prontissimo, papà!»

Arthur annuisce e con un eloquente gesto invita gli ospiti a prender posto. Tutti s’affrettano a raggiungere le panche, tra le quali vi è il corridoio che percorrerà la sposa. Il Ministro della Magia, Kingsley, si dirige al piccolo altare, avendo insistito per celebrare egli stesso il matrimonio degli eroi della Seconda Guerra Magica. Tra i presenti vi sono i superstiti dell’Ordine della Fenice, i ragazzi dell’Esercito di Silente e le più alte personalità del mondo magico. Molly Weasley raggiunge il marito, commossa. I Granger s’accomodano nelle vicinanze dei Weasley. Magicamente, la luce delle candele si affievolisce, una musica piacevole costringe i presenti al silenzio, tre ragazzi sono al piccolo altare e dall’ingresso si intravedono quattro figure: il primo a percorrere il corridoio è Teddy, che, anziché distribuire i petali di rosa, riversa tutto in terra, facendo ridere un po’ tutti, a seguire sfila la piccola Victoire, graziosa e beneducata, che distribuisce con eleganza i petali di rosa. A questo punto, la musica diviene una vera e propria marcia nuziale e la prima damigella della sposa fa il suo ingresso: fasciata in un abito lilla e sorridendo imbarazza, Hermione giunge all’altare, sorride a Harry e Ron, per poi farsi da parte, lasciando modo alla sposa d’entrare. Ginny, fasciata in un principesco abito bianco, avanza sicura verso Harry, che l’attende trepidante. Accanto a Harry vi sono Ron, suo testimone, e Bill, testimone della sposa.

«Ѐ troppo piccola» Sbotta sottovoce George.

«E quel vestito è pacchiano» S’accoda Fred, cingendo le spalle di Hermione, accomodatasi accanto a lui.

«Non siate sciocchi, lei è bellissima e non è piccola» Li ammonisce la Granger.

«Sciocchezze» Sussurrano all’unisono i due gemelli. Alicia, accanto a George, scuote il capo.

«Hermione»

«Zitto, Fred»

Ridacchia lui, per nulla intimidito dal fare autoritario della fidanzata «Che impegni hai per i prossimi cinquant’anni?»


Gennaio 1997 - I Tre Manici di Scopa

«Non bevi la cioccolata?»

«Troppo calda» Accenna timidamente Hermione.

Fred ghigna, allungando la destra verso la mano di lei «Granger, ti vedo un po’ in difficoltà!»

«Ti consiglio un paio di occhiali, allora» Afferma con finta disinvoltura, arrossendo quando le dita s’intrecciano.

«Ѐ il nostro primo “chiamalo come ti pare”» Scherza lui, facendola ridere «Hai impegni per i prossimi anni?»

«Che domanda è?!»

«Rispondi»

«Non credo… no» Sibila, posando lo sguardo sulle mani ancora intrecciate.

«Allora credo che ci saranno molti “chiamalo come ti pare” e tu sarai la mia…» S’interrompe, fingendosi pensoso.

«La tua “chiamami come ti pare”, immagino!»

«No»  Si sporge verso di lei, ghignando dinanzi quelle gote arrossate «La “mia ragazza” credo sia più appropriato»

Hermione indugia lo sguardo sul volto di Fred, così vicino al proprio. Schiude le labbra, umettandole, incapace d’articolare frasi sensate, tanto è emozionata «E se io non volessi esserlo?» Chiede retorica «Dovresti chiedermelo, non trovi?»

Ma lui si limita ad ampliare il ghigno, ormai a pochi centimetri dalle labbra di lei «Hermione» Esordisce perentorio «Io non chiedo mai» E, senza darle modo di replicare, la bacia, con meno irruenza della prima volta, godendosi il contatto, dando modo ad entrambi di conoscersi.


«Cosa?!» Sbuffa «Odio queste tue domande strane»

«Rispondi»

«Non ho impegni, Fred, ovviamente» Sbotta spazientita, sorridendo imbarazzata a Fleur, che le ha rivolto un’espressione sdegnata.

«Perfetto» Conclude Fred, ghignando.

La cerimonia viene eseguita seguendo il convenzionale rituale. Harry e Ginny, accordati dal Ministro, si scambiano un dolce bacio, sotto lo sguardo radioso e commosso dei presenti. Accompagnati da applausi e petali, i due sposi percorrono il corridoio, portandosi all’esterno della sala. Hermione, in piedi, viene costretta dalla mano di Fred a restare all’interno del luogo.

«Cosa c’è?»

«Aspetta, dobbiamo fare una cosa»

«Cosa?»

Sorride Fred, alternando lo sguardo tra Hermione e Kingsley «Dobbiamo sposarci!»

«COSA?» Chiedono all’unisono i due presenti.

«Non essere sciocco, gemello Weasley. Non avete neanche i testimoni!»

«Ma certo che hanno i testimoni!» S’intromette George, rientrando e trascinando uno spaesato Ron con sé «Eccoci!»

«Ma… non ci sono i miei genitori!» Hermione, lagnosa.

«Jenitovi presonti!» Asserisce Gabrielle Delacour, entrando assieme ai coniugi Weasley e Granger, tutti e quattro straniti.

«Allora, hai altre obiezioni?» La provoca Fred, cingendole la vita dolcemente.

«Non ho il bouquet!» Risponde indispettita Hermione, incrociando le braccia al petto.

«Bouquet presente! Strappato dalle mani di una vecchia zitella quando Ginny l’ha lanciato!»

«Sei un essere orribile» Si lamenta Angelina, adocchiando i fiori tra le mani di Lee.

«Hermione, tesoro, cosa succede?»

La domanda di Jean viene condivisa con un palese assenso dagli altri quattro adulti. Ron si è ormai rassegnato alle follie dei fratelli, complice l’ascendente di Gabrielle. George, Alicia, Angelina e Lee sono già in posizione, il primo all’altare, gli altri tre accomodati su una panca. Fred incrocia lo sguardo di Hermione, cingendola maggiormente.

«Hai detto di non avere impegni» Le sussurra.

Hermione, dapprima spaesata e vagamente nervosa, si lascia andare ad un sorriso radioso «Tu non chiedi mai, vero?» Fred si limita a ghignare e lei a scuotere il capo, divertita, rassegnata ed emozionata allo stesso tempo. La Granger ruota, quindi, il capo verso i propri genitori, osservandoli «Noi ci sposiamo, ora!»

E tra lo sconcerto generale, i due ragazzi si avviano all’altare, dove un divertito Kingsley s’affretta a ripetere la funzione «Siamo qui riuni…»

«No» L’interrompe Fred «Una cosa rapida! Vai direttamente al “vuoi tu” e poi “ vi dichiaro”, capito?!»

Kingsley, indeciso se ridere o arrabbiarsi, indirizza lo sguardo su Hermione, la quale si limita a sorridergli ed il Ministro, aggrottando sconcertato la fronte, accontenta la richiesta del giovane Weasley.

«Mitico! Che matrimonio mitico!» Commenta sottovoce Lee.

«Non ci pensare proprio. Io voglio un matrimonio normale» Afferma piccata Angelina, infrangendo i sogni di gloria di Lee.

«Vi dichiaro…» Conclude Kingsley, dopo appena cinque minuti «…Marito e moglie! Puoi…» Porta la destra al volto «Potevi farmi finire, almeno!» Commenta sconsolato, poiché dinanzi a lui Hermione e Fred si sono già concessi un dolce bacio.

«Visto, Miss Granger? Alla fine, sono riuscito a sposarti!»








Angolo Autrice:
1 Tratto da "Harry Potter e i Doni della Morte".
Salve, ragazze! Eccomi giunta alla fine di questa long (ho revisionato il finale). In primis, ringrazio TUTTE le ragazze che hanno recensito il capitolo precedente e mi scuso per non aver risposto singolarmente. In secondo luogo ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia, coloro che l'hanno recensita e coloro che l'hanno inserita tra le preferite/ricordate/seguite. Mi spiace non aver tenuto un ritmo costante d'aggiornamento, ma gli impegni si sono triplicati ed il tempo per scrivere si è ridotto tantissimo, ad ogni modo, come promesso, ho concluso la storia.
Detto questo, voglio dilungarmi un po' nelle note questa volta, spiegandovi come e perché nasce questa storia: il suo vero titolo è "Come avrei voluto che andasse", perché nasce con l'intento di far morire Dolohov e Rockwood prima della grande battaglia, senza Dolohov nessuno uccide Lupin e, nel mio immaginario (comunque tragico), Remus fa scudo a Tonks, salvandola, così che sia Tonks ad uccidere Bellatrix e non Molly. Remus deve morire, sì, perché anche secondo me è giusto che si ricongiunga ai Malandrini. Ronckwood: senza di lui non c'è nessuna esplosione e Fred non muore, semplicemente.
Questa è stata la prima volta in cui mi sono cimentata nel genere "azione", è stato complesso gestire questo genere ed è stato difficile condurre la storia su due binari, molte volte il ritmo è stato un po' lento, proprio perché essendo inesperta ho avuto bisogno di scandire alla perfezione gli eventi. Il finale è sempre stato questo, è nato prima il finale e poi la trama, a dire il vero. Ringrazio coloro che, tramite recensioni, mi hanno consigliato come gestire in futuro questo tipo di storie e difatti, se mai pubblicherò altre long, mi preoccuperò di concludere prima la storia - con una giusta organizzazione ed altro - e poi pubblicarla, così da evitare anche eccessivi rallentamenti.
Spero che la storia, nonostante tutto, vi sia piaciuta almeno un po' e che sia riuscita a proporvi una Fred/Hermione diversa dalle altre, originale :) Nel narrare gli eventi ho molte volte cercato - magari invano - di non distaccarmi troppo dallo stile della Rowling, dunque molti eventi intrecciati e spiegazione degli stessi solo verso la fine; ho cercato di non "macchiare" i buoni, difatti Rockwood e Dolohov non stati "assassinati" dai membri dell'Ordine e così via! Ora smetto di annoiarvi (ammesso che siate arrivati fin qui)! Ancora grazie per avermi seguito, il vostro sostegno è stato importante.
Alla prossima :)

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