Finché morte non ci separi

di Gaia Bessie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Possa la fortuna essere sempre a nostro favore ***
Capitolo 2: *** I: Opaco ***
Capitolo 3: *** II: Pareti sottili ***
Capitolo 4: *** III: Primula ***
Capitolo 5: *** IV: Perdita ***
Capitolo 6: *** V: Silenzio ***
Capitolo 7: *** VI: Ho bisogno di te ***
Capitolo 8: *** VII: Strano ***
Capitolo 9: *** VIII: Segreti ***
Capitolo 10: *** IX: torna presto ***
Capitolo 11: *** X: Uomini ***
Capitolo 12: *** XI: Promettimi una cosa ***
Capitolo 13: *** XII: Isole ***
Capitolo 14: *** XIII: Ferite ***
Capitolo 15: *** XIV: Se ci credi davvero ***



Capitolo 1
*** Prologo: Possa la fortuna essere sempre a nostro favore ***



Finchè morte non ci separi
Prologo: Possa la fortuna essere sempre a nostro favore



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Come ti sentiresti se tutti conoscessero i tuoi genitori, mentre a stento si ricordano il tuo nome e ti considerano solo un miscuglio ben riuscito delle caratteristiche degli sfortunati amanti del Distretto 12?
Posso rispondere facilmente a questa domanda: male. Ho passato tutti i sedici anni della mia vita a sentirmi dire quanto somigliavo a mia madre, tranne per gli occhi, ma senza mai riuscire ad essere veramente come lei. Potevo cercare di essere coraggiosa come lei, pettinarmi come lei, vestirmi come lei, andare a caccia con mio fratello; potevo comportarmi come lei ma non ero mai lei.
Mia madre era sempre un passo avanti a me, troppo perfetta per essere raggiunta. Ed io ero solo la figlia che le somigliava.
Sono poche le persone che si ricordano come mi chiamano. Per la maggior parte delle persone sono la figlia di Katniss e Peeta, non sono Iris.
Mi piace il mio nome, mi è sempre piaciuto: porto il nome di quei fiori azzurrini e dal profumo delicato. Forse non è particolarmente adatto a me; con un nome del genere ci si potrebbe aspettare che io sia particolarmente bella.
Non lo sono, non sono come mia madre. Tutte le persone che mi guardano cercano nel mio viso qualche traccia della bellezza di mia madre. Non sono forte come lei, non ho la sua grinta. Non sono lei ma, a quanto pare, nessuno se n’è mai accorto. Nemmeno mio padre.
Odio il mio essere troppo simile a lei, simile ma non uguale. A volte sento su di me gli occhi di mio padre e capisco che cerca di vedere mia madre in me; spero che non la trovi mai.
Nessuno ha capito che io sono Iris, non Katniss. Probabilmente, nessuno lo capirà mai, nessuno sarà mai in grado di capirmi.
Mi piace stare da sola, mi piace il silenzio. Posso riflettere, pensare.
Mio fratello sostiene che evito i nostri genitori solo perché ho una tresca con qualcuno. Sciocchezze.
La verità è che lui non sa niente, non capisce niente. Come non capirebbero i miei genitori, se sapessero.
Non sanno che qui, nel riesumato Distretto 12, si riunisce un gruppo di ragazzi di cui io faccio parte. Potremmo sembrare un semplice gruppo di amici, ma nessuno conosce il nostro vero scopo.
Noi riesumeremo gli Hunger Games.
Probabilmente nessuno dei miei genitori sarebbe d’accordo. Loro sono gli sfortunati amanti del distretto 12, sono stati i nostri tributi, hanno lottato nell’arena. Mia madre ha rischiato di perdere mio padre più di una volta, entrambi sognano ancora gli orrori che hanno vissuto.
Non so spiegare perché voglio prendere parte agli Hunger Games. Penso che sia perché voglio eguagliare mia madre, essere l’unica sopravvissuta. Voglio essere speciale.
Nel bosco nessuno può sentirci, nessuno può trovarci. Siamo tredici ragazzi e tredici ragazze, tutti intenzionati a proporci come Tributi per questa nuova edizione degli Hunger Games.
Alcuni di noi cercano la gloria, io cerco di distinguermi da mia madre. Io vincerò gli Hunger Games.
Mia madre non sa niente, non mi appoggerebbe mai. Non riuscirà mai a comprendermi. Nessuno riuscirà mai a comprendermi.
Una ragazza dai capelli rossi, Rachel, sorride mentre mi passa una busta aperta.
-Avremo i nostri Hunger Games.- osserva Rachel, felice.
-E possa la buona sorte essere sempre a nostro favore.- aggiunge un ragazzo dai capelli neri, Alexandre.
-Quando lo comunicheranno ai distretti?- domando, curiosa.
Rachel non smette di sorridere. È troppo dolce, troppo tranquilla per poter essere un tributo. Troppo furba per poter essere sottovalutata.
-Oggi stesso.- risponde. –Preoccupata?-
Sorrido, cercando di sembrare sicura di me. –Certo che no. Sono qui per vincere, Rachel.-
Lei sorride, dolcemente. –Siamo tutti qui per vincere.- alza la mano, come per fare un brindisi. –Buoni Hunger Games.-
-E possa la buona sorte essere sempre a nostro favore.- completo, senza pensare.
Che la buona sorte possa davvero essere a mio favore: presto mia madre verrà a conoscenza di cosa ho fatto.
Non mi pento delle mie azioni, spero solo che mio padre non soffra. Tutti non fanno altro che parlare dell’infinito amore che porta a mia madre.
Soffrirà, senza ombra di dubbio. Conosco le regole di quest’anno, della settantacinquesima e forse ultima edizione degli Hunger Games. Non piaceranno a mio padre.
Vedo già i suoi occhi azzurri, uguali ai miei, che mi scrutano addolorati. Sento quasi la sua voce. Come hai potuto, Iris?
Non rispondo ad alta voce, perché sono ancora nel bosco. Dovevo, papà.
Mi alzo e tolgo la polvere dai miei pantaloni verdi. –E’ tardi.- osservo. –Presto annunceranno che ci sarà un’altra edizione degli Hunger Games. Forse dovremmo tornare.-
Rachel annuisce ed i capeli rossi le coprono il viso. –Hai ragione. Dobbiamo tornare nei nostri Distretti.- fa una pausa, mentre si alza. –Buoni Hunger Games. E possa la buona sorte essere sempre a nostro favore.-
Sorrido a corro via, a casa. Ad affrontare gli occhi di mio padre e le loro silenziose domande.
“Perdonami papà” penso, mentre corro a casa. “Dovevo farlo. Tu non capisci…”.
Sospiro, prima di aprire la porta e raggiungere i miei genitori. Lo sanno.
Lo capisco quando entro e li trovo sul divano, mia madre fra le braccia di mio padre, il volto nascosto nella sua camicia. Non riesco a capire se sta piangendo.
-Vattene, finché sei in tempo.- sussurra mio fratello Will, vedendo che sono tornata. –Mamma ha capito tutto.-
Non riesco a fuggire, che mia madre si volta, il viso reso duro dalla rabbia.
-Iris, vieni qui.- dice, fredda.
Mio padre non parla. I suoi occhi parlano per lui: cos’hai fatto?
-Ti rendi conto di cosa hai fatto?- mormora, lottando per non perdere il controllo. –Avevamo lottato per abolire gli Hunger Games… ed ora sta ricominciando tutto.-
Mia madre sospira e si libera della stretta di mio padre.
-Non capisci?- mormora, cercando di non urlare. –Stai mettendo in pericolo tutti noi. Se proprio non riesci ad aver paura per me e tuo padre, pensa a tuo fratello! Iris, solo un Tributo sopravvive.-
-E sarò io.- dico, risoluta. –Ho aspettato per anni l’occasione propizia per dimostrare chi sono.-
-E non esiste occasione migliore degli Hunger Games, vero?- urla mia madre, rossa in viso. –Vuoi diventare un’assassina, vero? Ti divertirai da sola, nell’Arena, ad uccidere tutti gli altri Tributi. E se il Tributo da uccidere fosse tuo fratello? Lo uccideresti, Iris?-
-Katniss…- mormora mio padre, mettendole una mano sul braccio.
-Lasciami.- sibila lei, allontanando la sua mano. –E non difenderla.-
Poi si alza e corre via, furiosa. La guardo: ha il viso rosso e gli occhi lucidi. E capisco perché la chiamavano “Ragazza in fiamme”.
Mio padre non mi guarda nemmeno. Corre dietro a mia madre, su per le scale, e chiude la porta della camera da letto. Sento le urla di mia madre.
E per un attimo, solo per un attimo, mi dispiace. Poi mi ricordo perché l’ho fatto e non posso fare a meno di sorridere, mentre mi siedo sul divano, accanto a mio fratello.
-Non hai paura?- domanda Will, preoccupato.
-Io non ho mai paura, Willow.- dico, usando il suo nome completo. –Ricordatelo.-
-Io sì.- mormora. –Non voglio combattere nell’Arena.-
-Mamma e papà ti proteggeranno.- osservo.
Sorride ed io sono contenta di essere riuscita a rassicurarlo. Non ho la forza di ammettere che potrei aver mentito a mio fratello. I nostri genitori non potrebbero fare niente, se mio fratello venisse scelto per questa settantacinquesima edizione degli Hunger Games.
Per me non faranno niente. Non importa: sono nata per combattere.
-Non fare niente di sciocco, Iris.- sussurra Will, mentre nostro padre ci raggiunge. –Ti prego.-
-Iris…- mormora mio padre, mentre si siede davanti a noi. –Possiamo parlarne?-
-No.- rispondo, tranquilla. –Andrò in quell’Arena e combatterò. Vincerò gli Hunger Games, papà.-
-Iris…- ripete mio padre. –Tua madre non potrebbe sopportare di vedere morire anche sua figlia.-
Rido, ad alta voce. –Mia madre mi odia.- dico, sicura. –E dimentichi una cosa, papà. Io non sono come lei.-
E corro via, come ha fatto mia madre. Solo che io non sono come lei: io sono Iris, non Katniss.
Nessuno mi segue e questa, forse, è l’unica volta in cui rimpiango di non essere mia madre. Nessuno mi seguirà mai, nessuno mi fermerà mai ogni volta che tenterò di fuggire. Nessuno cercherà mai di salvarmi la vita, nessuno mi amerà mai come mio padre ama mia madre.
Chiudo la porta e guardo l’orologio, sul comodino. Mancano ventiquattr’ore e cinquanta minuti alla Mietitura.
Fra poco diventerò finalmente qualcuno.
Chiudo gli occhi. Spero che queste ventiquattr’ore passino presto.







Bessie’s Corner:
Come promesso, è arrivata la long. Dopo aver finito di leggere “Il canto della rivolta”, ho iniziato a pensare a cosa fosse successo a Katniss e Peeta. M’incuriosivano molto i loro due figli, in particolare la bambina. E così, questa notte è nata Iris. Questa mattina il personaggio aveva già preso forma nella mia testa e così ho iniziato a scrivere la sua storia. Tutti i cap saranno scritti con il pov di Iris e, tempo permettendo, aggiornerò ogni martedì.
Non ho inserito l’avvertimento OOC perché credo di aver mantenuto l’IC d Peeta e Katniss. Se credete che ce ne sia bisogno fatemelo notare che provvederò ad inserire l’avvertimento.
Un grazie speciale va ad Emma Wright che mi ha suggerito il nome del fratello di Iris e che ha ascoltato tutti i miei scleri su questa storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è importante.
Bess

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Capitolo 2
*** I: Opaco ***



Finché morte non ci separi
I: Opaco


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In qualche modo, il tempo passa. Le ventiquatt’ore sono trascorse in fretta, dopotutto.
Dalla mia stanza sentivo le urla di mia madre, anche se non capivo cosa stesse dicendo. Poi ha smesso di urlare ed ho capito che avevano smesso di litigare. Riesce sempre a calmarla, mio padre.
Sospiro. Mi dispiace di aver deluso mio padre, ma dovevo farlo.
A volte, vorrei che lui fosse in grado di capirmi; poi mi ricordo che nessuno sarà mai in grado di comprendermi.
Il vestito azzuro sembra troppo smorto per un giorno importante come questo. Tutto sembra troppo luminoso: il cielo, il sole…
Non penso nemmeno per un momento che forse sono io ad essere troppo opaca.
Mia madre non mi guarda nemmeno. Indossa un vestito rosso, color del fuoco: Katniss, ragazza in fiamme.
Con lei accanto, chi potrebbe guardare me, la ragazza in azzurro, quella che ama l’acqua?
Mia madre tiene la mano di Will, non riesce a lasciarlo. Mio padre ha un braccio attorno alla vita di mia madre, per non farla cadere, per aiutarla ad andare avanti. Non la farà cadere, non riuscirebbe a lasciarla cadere.
Will si aggrappa alla mano di nostra madre, in una muta richiesta di conforto. Ha gli occhi pieni di lacrime che nessuno potrà mai asciugare. Si volta e mi guarda, un secondo soltanto e per un secondo il mio cuore smette di battere.
Che cosa ho fatto? Will…
Mia madre gli accarezza delicatamente i ricci biondi, cercando di confortarlo. Sembriamo quasi dei naufraghi, davanti alla porta di casa, aspettando che venga il tempo di uscire.
So cosa sta pensando mia madre: sta per perdere sua figlia. Forse l’ha già persa.
Non sa che mi ha persa appena mi ha messa al mondo: sono troppo simile a lei, eppure troppo diversa. Sono imperfetta e mi odio per questo. La odio perché mi ha costretta a crescere nella sua ombra. Non capisce niente, la ragazza di fuoco. Sempre occupata la lasciarsi amare da suo marito, non si è mai accorta della figlia ribelle, quella così diversa da lei. Non si è mai fermata un attimo per chiedermi come stavo. Mai.
Mio padre apre la porta e, lentamente, usciamo tutti. La ragazza in fiamme e suo marito davanti, il figlio che le tiene la mano. La figlia dietro, mentre fa finta di non esistere.
Camminiamo, finché non arriviamo al nuovo palazzo di giustizia. Will inizia a tremare, ma nostra madre non se ne accorge, è troppo occupata a sussurrare qualcosa a nostro padre.
-Ehi.- sussurro a mio fratello. –Va tutto bene. È solo una prova. È difficile che sia tu il Tributo. Andrà bene, vedrai.-
-Tu vuoi andare nell’Arena.- osserva il mio fratellino appena dodicenne.
-Io voglio vincere, Will.- rispondo, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi grigi. Troppo simili a quelli di nostra madre. Altrettanto difficili da guardare.
-Morirai- osserva, con gli occhi pieni di lacrime. –Non andare.-
Sorrido, mentre sistemo una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Devo andare. Voglio andare.-
Effie Trinket sale sulla pedana, tremendamente opaca nonostante il tailleur azzurro e la parrucca verde. Ripete le regole, anche se ormai le conoscono tutti.
Un ragazzo ed una ragazza verranno mandati nell’arena. Uno dei due, se non entrambi, non tornerà a casa.
Effie fa una pausa e scruta attentamente la folla; trova gli occhi di mia madre e fa un cenno con la testa, dispiaciuta.
E poi inizia a spiegare le regole di questa settantacinquesima edizione richiesta da alcuni giovani dei vari distretti. Sento gli occhi di mia madre perforarmi la schiena, ma non mi giro per incontrare il suo sguardo. Non sono mai riuscita a sostenerlo.
Quest’anno prenderanno parte ai giochi anche i due mentori dei Tributi, scelti dal Tributo stesso o per estrazione, nel caso in cui il Tributo non abbia preferenze.
Will scoppia a piangere. Ha capito che probabilmente perderà una sorella ed un genitore.
-Prima le signore.- mormora Effie, con voce piatta. Tuffa la mano nella boccia di vetro ed estrae un nome. Fa per leggerlo, quando capisco che è il mio momento.
-Mi offro volontaria come Tributo.- urlo e tutti si voltano verso di me.
Ignoro i miei genitori e le lacrime di Will, mentre raggiungo Effie sulla pedana. La vedo anche da qui, l’espressione addolorata di mio padre. Fa male.
-Come ti chiami?- domanda Effie, triste.
-Iris Mellark.- dico, tranquilla.
Sembra voler chiedermi perché mi sono offerta volontaria come Tributo. Non lo fa.
-Hai preferenze per il Mentore?- domanda, cortese.
Sospiro. –Haymtch.- sussurro.
Will non crescerà senza genitori. Almeno questo posso impedirlo.
-No.- sento l’urlo e non capisco da chi proviene. –Mi offro volontario.-
Mio padre mi raggiunge, lascia mia madre a stringere Will. Non lui. Non è giusto.
Effie non fa domande, non sarebbe giusto. Una famiglia sta correndo incontro alla morte, che domande dovrebbe fare?
Si dirige verso la boccia di vetr con dentro i nomi dei ragazzi. Sceglie un bigliettino e lo apre.
Capisco appena vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime.
-Willow Mellark- sussurra Effie.
Mio fratello non scoppia a piangere. Cammina lentamente ma ci raggiunge, alla fine. Subito nostra madre è accanto a lui, senza dire una parola.
La Mietitura peggiore di tutti i tempi, probabilmente. I miei genitori non parlano, ma vedo le loro mani intrecciate, i loro volti tesi. E Will che cerca di sembrare coraggioso, ma che, in realtà ha paura e sta trattenendo le lacrime.
-Andrà tutto bene…- sussurra mia madre.
Credo che stia parlando con Will ma, quando mi volto, mi accorgo che l’ha sussurrato a nostro padre. E poi un pensiero prende forma in un angolo della mia mente ed io non riesco a sopprimerlo: a Katniss non importa di noi. Vuole solo tornare a casa e portare con sé suo marito. E forse Will. Io non sono niente.
La mano di Will cerca la mia e vi si aggrappa con tutte le sue forze. È solo un bambino e nessuno si è offerto volontario al suo posto. Il mio sguardo vaga fra la folla, fino a soffermarsi sul ragazzo dai capelli biondi, quello che avrebbe voluto offrirsi volontario come tributo.
China la testa ed arrossisce. Codardo.
-Felici Hunger Games- dice Effie, senza un minimo di colore nella voce. Opaca. –E possa la fortuna essere sempre a vostro favore-
Mia madre annuisce, senza lasciare la mano di mio padre. Dispiace a tutti, sono pochi quelli che amano gli Hunger Games.
Sono pochi quelli in grado di comprendere. No. Nessuno può comprendermi.
Ci fanno salire su un treno, Effie che trotterella dietro di noi. Adesso, Will può piangere.
E piange, stretto fra le braccia di papà, le mani di nostra madre che gli accarezzano i capelli.
Mio padre mi fa segno di raggiungerli, ma io non mi muovo. Resto ferma a guardarli, come se fossi un’estranea.
Mia madre si volta e mi guarda negli occhi, seria e fredda.
-Ascoltami, Iris. Non sappiamo cosaci attende in quell’arena, ma devi promettermi una cosa: devi prenderti cura di tuo fratello. Io e tuo padre potremmo non farcela, ma voi dovete tornare a casa. Se voi riuscite a tornare nel Distretto, andatte da Haymitch. Lui vi porterà da… una persona a cui voglio bene. Mi sono spiegata?- chiede.
Annuisco.
-Non permettere a nessuno di farvi del mare.- aggiunge, con la voce incrinata. –E non sottovalutare mai i tuoi avversari.-
È strano vederla così, un po’ arrabbiata ed un po’ disperata, che cerca di salvare Will. Che cerca di salvare me.
Madre, hai già dimenticato che è tutta colpa mia?
Fa un cenno con la testa, mentre torna fra le braccia di nostro padre. Non ha dimenticato, lei non dimentica niente.
Vorrei dirle qualcosa, dirle che le voglio bene, che torneremo tutti insieme a casa. Non dico niente: io non dico bugie.
-Iris contiamo su di te.- sussurra mia madre. Con una mano mi sistema i capelli e cerca di sorridere, invano. –Sei forte, puoi farcela.-
E poi si allontana, insieme a mio padre, ci lascia soli. Sono sempre sola.
Will corre dietro nostra madre, fa sempre così. Lui non riesce a stare da solo, ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui.
Io mi rifugio nella mia stanza, senza dire niente. Chiudo gli occhi, mentre mi stendo sul letto.
Non doveva andare così. Voglio vincere, essere speciale. Non voglio che tutta la mia famiglia rischi di morire per colpa mia.
Sorrido leggermente: non sono come mia madre. Lei partecipò agli Hunger Games per salvare una bambina di dodici anni, io sto mettendo a rischio la vita di tutti i miei parenti.
Qualcuno bussa, piano, come se avesse paura di farsi sentire.
-Vattene, Will- sussurro, infastidita.
Una risata e la porta si apre. –Non sono tuo fratello.-
-Vattene- ripeto.
Non mi ascolta. Mio padre si siede sul letto. Sorride.
Odio il suo sguardo. È più insostenibile di quello di mia madre.
C’è troppo dolore sul fondo dei suoi occhi azzurri. Ed io non posso sopportarlo.
Non ci riesco.
Ho voglia di scoppiare a piangere sulla camicia di mio padre, come ha fatto mia madre, più volte. Ma non posso farlo: io non sono mia madre, non sono Will. Io non piango, sono forte.
-Assomigli a tua madre.- osserva mio padre, dolcemente.
Non sa che è l’unica cosa che non voglio sentirmi dire. Io non sono mia madre, non sono un’altra ragazza in fiamme.
-Hai la sua stessa espressione.- continua. –Ma dentro siete diverse come lo è il fuoco dall’acqua.-
-Perché sei qui?- domando. –Vai da Will. È lui ad avere bisogno di conforto, non io.-
-Per l’amore infinito che porto a tua madre.- risponde. –Iris non è arrabbiata con te è solo…-
-Mi odia.- dico, interrompendolo. –Ed io odio lei.-
-Preoccupata.- mi corregge lui. –Iris non devi pensare che tua madre ti odi. Lei ti ama più di ogni altra cosa.-
“Non quanto te” vorrei urlare. Non lo faccio, il dolore negli occhi di mio padre basta, non voglio peggiorare la situazione.
-Ricordo ancora il giorno in cui mi ha detto di essere incinta. Lei diceva di non volere un figlio, ma quando hai scalciato per la prima volta, ha quasi pianto per l’emozione. Iris, tu e tuo fratello siete tutto per noi.- sussurra, mentre mi accarezza i capelli.
-Vai da Will.- ripeto, calma. –E’ lui ad avere bisogno di conforto. Non io.-
-Iris…- mormora.
-No.- rispondo, fredda. –Non sono come mia madre, non sono come Will. Vai da loro.-
Sospira, mentre si alza ed esce dalla stanza.
Ed il mondo torna ad essere opaco.





Bessie’s Corner:
Stranamente, il cap è arrivato prima del previsto °-° Probabilmente dovete ringraziare Emma Wright che mi spinto a continuare questa ff u.u
Vi dico subito che nel prossimo cap avremo un Will un po’… diverso u.u (Non vi dico quanto ho pianto, scriveendo quel cap ç_ç). Il prossimo cap, se va tutto bene, dovrebbe arrivare entro sabato prossimo. Probabilmente Emma mi obbligherà a postare prima xD
Colgo l’occasione per ringraziare le sei persone che hanno recensito lo scorso cap. e tutte quelle che hanno letto\preferito\ricordato\seguito questa ff.
Grazie
Bess

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Capitolo 3
*** II: Pareti sottili ***



Finché morte non ci separi
II: Pareti sottili


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Le pareti sono troppo sottili, in questo posto. O, forse, sono io che ho l’udito troppo fine. Intanto, li sento chiaramente, attraverso la parete ed il respiro mi si blocca in gola, le lacrime bagnano le ciglia.
I sussurri di mia madre sono qualcosa che non riesco a sopportare, forse non farebbero così male se riuscissi a capire cosa sta dicendo. Sanno di angoscia, mi fanno pensare a quelle fredde notti di dicembre che non ho mai saputo sopportare. Mia madre assomiglia tremendamente a quelle notti, quelle in cui non riesco quasi a respirare per il freddo e mi sento sola e abbandonata. Sono nata durante una di quelle notti ma non riesco a sopportarle, le odio. Amo il sole, non il freddo.
Mia madre sconfigge sempre il freddo, io perdo sempre. Katniss è la ragazza in fiamme ed io sono il niente.
Da bambina non facevo altro che fantasticare sui miei genitori. La loro mi sembrava una storia romantica, due anime gemelle che si erano trovate. Ero una sciocca, ancora non sapevo la verità.
Non sapevo che il loro amore era nato da una farsa e che era sbocciato fra il sangue. Non sapevo niente, ero solo una bambina. Ancora oggi mi chiedo se non ci sia qualcosa che i miei genitori si ostinano a nascondermi.
Un sospiro più forte degli altri, poi… il silenzio. Una corrente che t’inghiotte e che non ti lascia scampo, ti trascina ovunque, sott’acqua. Lì dove i rumori del mondo sono attutiti e l’acqua ti fa bruciare gli occhi, riesci solo a pensare che tutto sta per finire.
Mi è sempre piaciuta l’acqua e, per lo stesso principio, ho sempre amato il silenzio. Will è diverso: sente sempre l’esigenza di rompere il silenzio con le parole, odia l’acqua.
Non sento più niente, ma so che nell’intimità della loro camera da letto, mio padre sta sussurrando due parole che non dovrebbero mai essere pronunciate. Quando le pronunci, finisce sempre tutto, eppure mio padre non riesce a fare a meno di pronunciarle ogni notte, quando hanno già scostato le lenzuola e le pareti troppo sottili mi permettono di sentire.
Sono parole impronunciabili, eppure devi dirle. Altrimenti muori.
Quel “ti amo” pronunciato da mio padre risuona in questa stanza dalle pareti troppo sottili, non mi permette di dormire. Mi chiedo se sia mai esistito un uomo capace di dire “ti amo” con la stessa naturalezza con cui lo dice mio padre. Non ho mai sentito mia madre mentre pronunciava quelle due parole, probabilmente le pronunciava talmente piano che solo mio padre poteva sentirla. O forse non le pronuncia mai…
Chiudo gli occhi, cercando di smettere di pensare. Ma le pareti sono troppo sottili ed io sento parole che non vorrei mai sentire. Le due parole impronunciabili. Quelle che le pronunci e poi muori.
“Ti amo” e per la prima volta le sento pronunciate dalla voce di mia madre. Non sento la risposta di mio padre, ma vedo il suo sorriso. Ha un sorriso strano, mio padre: si apre lentamente, ma illumina tutto il viso. Il sorriso di Will è diverso, è più spontaneo, più innocente.
Scosto le coperte e scendo dal letto, rinunciando all’idea di dormire. Sospiro, mentre apro la porta dello scompartimento ed esco, a piedi nudi ed in camicia da notte lilla.
Mi fermo davanti alla porta della stanza dei miei genitori. Ascolto.
Sento solo il fruscio delle lenzuola e qualche sospiro appena udibile. Non parlano più.
La mia mano scivola sul pomello della porta. Non apro la porta, busso leggermente, come se non volessi farmi sentire.
Un sospiro mi fa capire che mi hanno sentita.
-Entra- sussurra mia madre.
Sento dei passi e la porta che si apre. È mia madre ad aprire la porta, una vestaglia leggera sulle spalle, la camicia da notte spiegazzata.
-Dai, vieni- sussurra, mentre si sposta di lato, per farmi passare.
-Dov’è Will?- domando, mentre lei chiude la porta.
Lei fa un cenno con la testa, mentre indica il letto. Will si è addormentato in un angolo, accanto a nostro padre, come un bambino.
-Dorme- sussurra mia madre, il fantasma di un sorriso sul volto.
-Mamma…- mormoro, senza sapere bene cosa dirle. Non le chiederò scusa. Non potrei.
-Andrà tutto bene- osserva. –Non preoccuparti-
-Non ho paura- osservo. –Non ho mai paura-
Lei sorride, come se volesse contraddirmi, dirmi che non ho paura.
-Tutti hanno paura di qualcosa- osserva, tranquillamenete. –Di cosa hai paura?-
Prima di parlare, controllo se mio padre è ancora sveglio: dorme, insieme a Will..
-Di non essere alla tua altezza- sussurro. –I-Io… non voglio essere paragonata a te. Sono diversa-
-Assomigli a tuo padre- osserva, pensierosa.
-Lo, so- rispondo. –Ho i suoi…-
-No, non sono solo gli occhi. Siete simili dentro- osserva. –Hai ragione: io e te siamo diverse, ma le persone non possono capirlo. A volte, quando tu non capisci le persone e loro non capiscono te, la cosa migliore da fare è ignorarle-.
-Come fai tu?- sussurro, pungente.
Lei annuisce, impassibile. –Come faccio io- concorda. –Iris…-
-Lo so- la interrompo. –Devo prendermi cura di Will-
-No- risponde, sorprendendomi. –Ti voglio bene-
-Bugia- sussurro, come faceva papà, quando da bambina, mentivo. –Tu non vuoi bene a me. Vuoi bene alla parte di me che ti ricorda nostro padre. Non mentire, non ce n’è bisogno-
-Ci sono cose- sussurra –che tu non puoi capire, Iris. Non parlare di queste cose. Non sai che errori stai commettendo-
-Sto dicendo la verità- osservo. –A volte è brutto sentirsi smascherati, non è vero?-
-A volte è brutto essere giudicati dalle persone, non è vero?- sussurra lei, di rimando.
Alzo le spalle e faccio per uscire dalla stanza.
-Resta con me- sussurra mia madre.
Mi volto ed incrocio il suo sguardo insostenibile. –Non aspettarti che io dica “sempre”- rispondo. –Non sono come te, non sono come papà. Ricordatelo-
E ritorno nella mia stanza, in punta di piedi. Ma le pareti sono troppo sottili e continuo a sentire le parole di mia madre.
-Katniss…- sussurra mio padre.
-Lo so- dice mia madre, fredda. –Non c’è bisogno che lo dici, Peeta. Sbaglio sempre con lei-
-Stiamo sbagliando entrambi- risponde mio padre, calmo. –Ma lei è così…-
-Sfuggente- sussurra mia madre.
-E’ come te ma non lo è.- mormora mio padre, assorto.
Smetto di ascoltare. Non m’interessa, non voglio sapere cosa pensano di me. Ormai è fatta: vincerò gli Hunger Games.
Brillerò così tanto che nessuno si ricorderà più di mia madre. Sarò io la nuova ragazza in fiamme.
E nessuno mi chiamerà più “la figlia degli sfortunati amanti del Distretto 12”. Sarò Iris.
Ed è tutto quello che voglio essere: Iris.
Apro la porta della mia stanza ed entro. Silenzio. Non faccio altro che cercare di mettere a tacere le voci nella mia testa. A volte ci riesco, a volte no.
Mi stendo sul letto. Chiudo gli occhi. Buio.
Mi sembrano passati solo pochi minuti, quando riapro gli occhi. Invece devono essere passate ore, dato che la luce mi ferisce gli occhi. Will sorride, accanto a me e saltella sul materasso.
-Sei sveglia- osserva, contento.
-Ti facevo più perspicace- mormoro, la voce impastata dal sonno.
Mi fa la linguaccia e si stende accanto a me, in silenzio. Chiudo gli occhi, sperando di poter tornare fra le braccia di Morfeo per qualche minuto.
-‘Ris?- domanda, in un sussurro.
-Will, cosa vuoi?- bofonchio, infastidita.
-Ieri mamma ha pianto- mormora, dispiaciuto. –Quando tu te ne sei andata. Si è coricata fra me e papà ed ha pianto sui miei capelli. In silenzio, perché non voleva che la sentissi, credeva che mi fossi addormentato. Ma io ero sveglio, ‘Ris. È stato bruttissimo…-
Fa una pausa e mi guarda negli occhi, il mio fratellino dagli occhi insostenibili. –‘Ris, cosa sta succedendo?- domanda. –Mamma non piange mai. Cosa sta succedendo?-
-Niente- sussurro. –Và tutto bene-
Lui mi guarda e fa un sorrisetto storto. –Bugia- dice, con voce cantilenante. –Non mentirmi. Cosa sta succedendo?-
Sospiro. –Ho combinato un bel guaio, Will- ammetto.
Alza le spalle. –Questo lo sapevo- dice, ridendo. –Non fai altro che combinare guai, da quando sei nata. No, Iris, non voglio sapere cosa hai fatto o perché siamo qui.-
-Cosa vuoi sapere, allora?- domandò, stizzita. –Parla chiaro, Will-
Con la mano si scompiglia i capelli, allontanandoli dal volto. –Cosa hai detto a mamma?- domanda.
-La verità- rispondo, fredda. –A volte non è piacevole sentirla-
Sbuffa, mentre si allontana da me. –Sei una sciocca, Iris- sussurra. –Non capisci che lei ti ama più di ogni altra cosa? Sei sua figlia!-
-Non è vero- sussurro. –Will, non prendermi in giro! Lei vuole bene solo a te e a nostro padre-
Lui sorride, amaramente, mentre si alza. –Non so come fai a crederci davvero- osserva. –Tu non capisci quanto sia difficile-
-Cosa?- domando, perplessa. –Will…-
Una lacrima solca il suo volto. Assomiglia vagamente ad un angelo. Un angelo in lacrime.
-Come credi che mi senta?- mormora, dolcemente. –Sempre ad accontentarmi delle briciole. Sempre a guardare mamma che cerca di comprenderti, di farti capire che ti vuole bene. Sempre a raccoglierla quando si accorge che tu non capisci niente. Sempre a guardarti, mentre cerchi di metterti in mostra, sempre ad invidiarti. Sempre da solo, l’eterno secondo. Mai una possibilità, per farle capire che io le voglio bene per davvero. Iris, credi davvero alle bugie che racconti?-
Mi guarda, sconvolto, il viso contratto in una smorfia indecifrabile.
-Non hai idea di come ci si senta- sussurra. –Sei sempre al centro dell’attenzione, con le tue bravate. Ma tu non lo capisci. Non capisci niente-
-Will…- mormoro, mentre lui si asciuga le lacrime.
-No, Iris- risponde Will. –Sono stanco. Devi smetterla. Non importa se fai soffrire me o papà. Ma in dodici anni di vita ho visto nostra madre piangere pochissime volte. E non voglio che stia male per colpa tua. È finito il tempo delle ribellioni e delle liti, Iris. Moriremo presto-
E poi esce, senza fare rumore. Qui non possiamo urlare, non possiamo sbattere le porte. Dobbiamo fare attenzione: chiunque potrebbe sentirci.
Le pareti sono troppo sottili. Non solo quelle delle stanze.
Quelle del cuore sono le pareti più sottili del mondo. E se si rompono, finisce tutto.
Quelle del cuore di Will si sono incrinate…






Bessie’s Corner:
Allora… questo cap. Non immaginate quanto ho pianto durante il discorso di Will ç_ç
Per questo cap. dovete ringraziare, come sempre, la mia carissima Emma Wright che mi sopporta e pretende di leggere i miei spoiler xD
Ovviamente ringrazio tutti quelli che si sono soffermati su questa ff, mi avete resa tremendamente felice con tutte quelle recensioni *^*
Un grazie speciale va alla mia fida recensitrice\stalker\quasi omonima BeeMe, che recensisce tutto quello che scrivo.
E… direi che ho finito. Il prossimo capitolo arriverà entro giovedì u.u
Bess

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Capitolo 4
*** III: Primula ***




Finché morte non ci separi
III: Primula

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Canticchio a bocca chiusa, mentre aspetto che arrivino gli assistenti del mio stilista, per prepararmi per la sfilata. Cantare mi aiuta a non pensare, ma non canto mai ad alta voce. Quando mia madre canta gli uccelli tacciono, quando canto io non succede niente.
Quando mio padre entra per rassicurarmi, smetto subito di canticchiare. Non voglio che mi dica che somiglio a mia madre. Voglio che vada da Will.
-Ascoltami, Iris- sussurra. –Adesso arriverà la tua stilista, Selene, che ti spiegherà cosa dovrai fare. Ascoltala attentamente, conosce bene gli Hunger Games-
-Vai da Will- mormoro. –Ne ha bisogno-
Lui annuisce, mentre esce dalla stanza. Riprendo a canticchiare, finché non mi accorgo che una donna mi sta osservando.
È bella, sulla trentina, il viso dai lineamenti eleganti è contornato da morbidi boccoli pervinca, che non stonano con gli occhi verdi. Sorride ed s’illumina, come la luna.
-Ciao, io sono Selene- dice, prendendomi le mani. Le unghie sono lunghe e curate, dipinte di azzurro.
-Non dovrebbero portarmi al “livello di bellezza zero”, prima?- domando, perplessa.
Lei fa un cenno con la mano. –Non sono schizzinosa come gli altri stilisti!- esclama, con un sorriso. –Mi piace lavorare da sola-
Si siede accanto a me e mi posa una mano sulla spalla, come se volesse rassicurarmi. –Io e Helios abbiamo discusso molto sui vostri abiti e abbiamo deciso di rappresentarvi come Iris e Willow, non come figli dei vostri genitori.-
-Quindi?- domando, felice. Non avranno un’altra “ragazza in fiamme”.
-Vedrai- dice, mentre mi fa stendere sul lettino. –Iniziamo?-
Annuisco e la mia mente inizia a vagare, mentre Selene depila ogni parte del mio corpo e mi costringe a fare il bagno in vasche dal dubbio contenuto, si sofferma su Will e su papà. Non penso mai a mia madre. Temo il confronto con lei, perfino nei miei pensieri.
-Ehi, non piangere!- esclama Selene, mentre mette da parte una strana crema. –Potevi dirmelo, che sti stavo facendo male-
Non mi ero nemmeno accorta delle lacrime che solcano il mio viso. Non le trattengo, lascio che scorrano, liberamente.
-Non è colpa tua- mormoro.
Lei annuisce, poi riprende a parlare. –Ascoltami- sussurra. –Non importa se tu stia piangendo per la ceretta o per qualche altro motivo. Lì nell’arena non ci sarà tempo per piangere. Devi essere forte e combattere e sopravvivere. Ricorda che non mi è permesso scommettere, ma se potessi, scommetterei su di te-
Alzo lo sguardo e lei mi sorride.
-Andrà tutto bene- sussurra. –Hai dei genitori in gamba, sei una ragazzina sveglia. Puoi vincere-
Annuisco, convinta. –Posso provarci-
Selene sorride, ed inizia a lavorare con i miei capelli. –Sei una ragazzina strana- osserva. –Mi sarebbe piaciuto avere una figlia-
La guardo con aria interrogativa e lei ride, mentre posa la spazzola.
-Per fare una figlia, avrei bisogno di un marito- osserva. –Ed io non ho un marito. Non più-
-Cos’è successo?- domando, in un sussurro.
-L’ho perso- spiega, alzando le spalle. –La gente muore tutti i giorni, Iris. Io stessa potrei morire domani-
Sospiro, mentre mi siedo.
-Vuoi vedere il tuo vestito?- domanda, dolcemente.
Annuisco, per farla felice e lei tira fuori da un armadio uno splendido vestito azzurro scuro. Lo agita leggermente e vedo che sembra fatto d’acqua.
-Ma non c’entra niente con il mio Distretto- osservo, mentre continuo ad osservare il vestito, incantata.
Selene alza le spalle, mentre mi aiuta ad entrare nel vestito. –I tempi sono cambiati- osserva. Poi sorride, vedendo che il vestito mi calza a pennello.
-Una ragazza d’acqua- osserva, compiaciuta. –L’esatto contrario della madre-
-E Will cosa indossa?- chiedo, curiosa.
-Lui ha scelto di essere un altro ragazzo di fuoco- spiega, sorridendo.
-Ha scelto i nostri genitori- sussurro. –La cosa non mi sorprende-
Selene mi accompagna dai miei genitori e da Will. Non ha più l’espressione truce di ieri sera, sorride a nostra madre, mentre lei gli accarezza i capelli biondi. Indossano tutti e tre lo stesso costume, quello che mia madre indossò durante i settantaquattresimi Hunger Games. E poi ci sono io, quella diversa. Acqua, non fuoco.
Mi avvicino a Will, senza dire niente, sicura che lui non vorrà parlarmi. Invece mi sorride e mi fa cenno di raggiungerlo. Ma io l’ho vista, quell’ombra, nei suoi occhi. Lui è come la mamma. Will non dimentica. Ma non mostrerà a mamma il suo dispiacere.
-Una ragazza d’acqua?- domanda a Selene, curioso.
Lei annuisce ed i boccoli color pervinca ondeggiano leggermente. –Acqua fra le fiamme- suggerisce, mentre dà un buffetto sulla guancia a Will.
-La faremo evaporare- sussurra Will, fingendosi preoccupato.
-Vi spegnerò- sussurro, di rimando. –E non mi arrenderò mai senza combattere. Sono fatta così-
Will fa un cenno con la testa, poi torna ad aggrapparsi alla mano di nostra madre.
Ehi, Will? Non andartene, cerca di restare vivo. Cosa farebbero i nostri genitori, se tu te ne andassi? Cosa farei io, per consolarli? Chi li consolerebbe se io…
No. Io vincerò.
Selene mi aiuta a salire sul carro, accanto a Will. Mi fa l’occhiolino, mentre scuote i ricci color pervinca.
-Vai e stendili tutti- sussurra. –E ricorda una cosa: potranno dirti che non sei bella, che non sei intelligente, che sei debole. Ma io ti dico una cosa e questa, non dovrai mai dimenticarla: sei speciale. Non in quanto figlia di Katniss e Peeta, ma in quanto Iris stessa. Cercheranno di farti sembrare solo la brutta copia di tua madre. Non ascoltarli. Sii te stessa ed andrà tutto bene-
Annuisco, incerta. –Non devo fare di tutto per piacere agli sponsor?- domando.
-Ti adoreranno- mi rassicurra. –Appena capiranno che sei diversa-
-Diversa non è sinonimo di speciale- osservo. –Forse dovrei fare finta di essere come mia madre-
-Se lo vuoi davvero- osserva Selene. –Ma il mio consiglio è un altro, Iris. Sii te stessa-
Annuisco e poi, finalmente, il carro parte.
Li vedo, gli altri tributi. Rachel ed Edward per il Distretto 1, Emma e Jay per il Distretto 2, Laurel ed un ragazzo dai capelli rossi per il Distretto 3. Il ragazzo del Distretto 4, non credo di averlo visto. È alto ed ha i capelli castani, chiari. Ma i miei genitori, in particolare mia madre, sembrano più interessati al Mentore di Emma e Jay.
-E’…?- domanda mio padre, in un sussurro.
Mia madre fa un cenno impercettibile con la testa. –Gale- mormora. La sua voce è così bassa che a stento riesco a sentire l’unica parola che pronuncia, ma io me ne sono accorta, che trema per l’emozione.
-Chi è?- domando, la mia voce coperta dagli applausi.
-Un amico di tua madre- sussurra mio padre
-Peeta- lo riprende mia madre, fredda. –Non è il momento-
-Chi è?- ripeto, insistente.
-Iris- dice mia madre, fredda. –Non ora-
-Avete avuto una relazione- insinuo, leggendo sul viso di mio padre le parole che non osa pronunciare. Mi hai tradito, Katniss.
E poi sento la guancia andare a fuoco, mentre la mano di mia madre mi colpisce. Spalanco gli occhi, stupita. Nessuno l’ha vista.
-Katniss- la richiama mio padre, teso. –E’ solo una bambina-
Lei non dice niente, trema appena, per la rabbia. Will mi dà una gomitata, arrabbiato quanto mia madre.
Non mi accorgo nemmeno del tempo che passa, della Parata dei Tributi che finisce. Mi accorgo a stento di mia madre che corre e abbraccia quel “Gale”.
Mio padre, accanto a me, s’irrigidisce.
-Non ti piace- osservo.
Lui non risponde. Osserva le braccia di mia madre attorno al collo di Gale, le sue braccia attorno alla vita di mia madre. Troppo vicini.
-Sicuramente non è come pensi- osserva Will. –Mamma non farebbe mai niente del genere-
-Non puoi saperlo- mi limito ad osservare, mentre mia madre chiacchiera con lei.
-Smettila- sibila lui. –Sono sicuramente amici-
Sentiamo nostra madre mormorare qualcosa ed indica il ciondolo che porta al petto.
-Mi hai tolto da lì, non è verto, Cutnip?-domanda Gale, con fare ironico.
Vado mia madre scuotere la testa, mentre sussurra qualcosa. Il volto di Gale si distende e, finalmente, sorride.
-Anche tu mi sei mancata- sussurra. –Anche lei mi manca…-
Non ne sono sicura, ma credo di aver sentito una nota di rimpianto, nella voce dell’amico di mia madre. Ed una consapevolezza m’invade. Ha perso qualcuno.
E quel qualcuno non è mia madre, ma una persona che lei conosceva bene.
-Non farti esplodere la testa, Iris- sussura mio padre. –Non è niente di grave. Era il suo migliore amico-
-Ha perso qualcuno- osservo.
-Sei sempre stata troppo intelligente, Iris- osserva mio padre. –Intuisci cose che nessuno dovrebbe scoprire-
-Chi ha perso?- domando, in un sussurro.
-Hanno- mi corregge mio padre. –Hanno perso qualcuno-
-Chi?- insisto. –Chi hanno perso?-
-Non posso dirtelo- sussurra, dispiaciuto. –Ma era una persona importante-
-Il suo nome- dico, fredda. –Dimmi il suo nome-
Sospira, sconfitto. –Primrose Everdeen-



Bessie's Corner:
Cap III arrivato prima del previsto, grazie alle minacce di Emmina ^^
Parliamo della stilista, Selene. Lo ammetto, mi sono ispirata a Cinna, per introdurla, come avrete senz'altro notato u.u
Precisato questo, in questo cap introduciamo, finalmente, Gale. Nel prossimo cap scopriremo una parte importante della stora di Gale. Per citare la mia amata mogliA, avremo modo di conoscere il "sibillino Gale" xD
E... potrebbe sorprendervi, il Pairing che verrà introdotto. Sono tentata di rivelarvi di più, ma preferisco tenervi all'oscuro ancora per un po' xD Nel frattempo... perché non provate ad indovinare?
Si dia il via alle scommesse!
Ah, quasi dimenticavo: il Tributo femmina (si dice così? xD) del Distretto 2 si chiama Emma in onore della mia amatissima mogliA è_é
Inoltre, prima di lasciarvi, ci terrei a ringraziare tutti quelli che si sono soffermati sulla storia ^^ Sono felicissima di riscontrare un tale gradimento O_O
Detto questo, vi saluto.
Bess

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Capitolo 5
*** IV: Perdita ***




Finché morte non ci separi
IV: Perdita

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Le primule iniziano a crescere subito dopo la scomparsa della neve, quando nei prati inizia a comparire l’erba. Primrose era la bambina che avrebbe dovuto prendere parte ai settantaquattresimi Hunger Games.
-E’…?- domando, perplessa.
-Era la sorella di tua madre- mi confida mio padre. –Una bambina di appena tredici anni…-
Alzo lo sguardo e lo punto su mia madre, stupita. Avevo ragione, mi nascondeva qualcosa. Mi nascondeva qualcuno.
-Non dirlo alla mamma- sussurra Will.
Annuisco. Cominci davvero a crescere quando capisci l’importanza di un segreto. Io sono nata ed ho iniziato a crescere a sedici anni. Ora che mancano una manciata di settimane al mio diciassettesimo compleanno, posso affermare con assoluta certezza di aver raggiunto da parecchio tempo la maturità.
-No- sussurro. –Io…-
-Shh…- mormora Will. –Andrà tutto bene-
Sorrido leggermente, mentre lui abbassa gli occhi. E la pronuncio, quella parola che fa così male. Quasi quanto le due parole impronunciabili.
-Bugia- sussuro. Ed il coltello parte, affonda nelle carni di Will. Ed il sangue scorre, finisce sul pavimento, sporca tutto. La verità ferisce quanto la lama di un coltello.
-Ripetilo- sibila Will, rosso in volta. –E vedremo chi è il bugiardo-
-Bugia- ripeto, calma.
E non ho il tempo di fare niente, che Will mi salta addosso, le unghie pronte a graffiare.
-Basta!- il Mentore del Distretto 4 ci divide. –Avrete tutto il tempo per combattere, nell’Arena-
Will corre via, sbuffando, mentre il Mentore del 4 mi stringe la mano. –Finnick Odair- si presenta. –Tu dei essere Iris Mellark-
-Come fai a conoscere il mio nome?- domando, perplessa.
-Ti conosco molto bene, Iris- osserva lui, un bagliore divertito negli occhi chiari. –Più di quanto tu possa immaginare. Sei una persona… interessante. Più di quanto tu creda-
-Non puoi saperlo- osservo, cercando di nascondere la sorpresa, nella mia voce. –Non ci conosciamo-
-Si, invece- replica lui, con un sorriso abbagliante. –Ci siamo visti una volta, quando tu avevi sei anni ed io ne avevo diciannove. Eri una bambina strana, sempre a correre e a cacciarti nei guai. Mi piacevi-
-Sono cambiata- replico. –Niente più guai-
Lui sorride di nuovo, ma questa volta non brilla. È tremendamente serio. –Perché, non credi anche tu che questo sia tutto un tremendo guaio?- chiede. –Sai, avrei preferito incontrarti in circostanze più liete-
-A-Anche io- balbetto, sorpresa. Non mi piace lo sguardo di quell’uomo. Sembra quasi in grado di leggerti dentro.
-Scommetto che non ti ricordi di me- osserva, serio. –Eri davvero minuscola, quando sono venuto a trovarti-
-Katniss, Peeta- dice poi, rivolgendosi ai miei genitori. –E’ un piacere rivedervi-
Mio padre sorride, sincero. –E’ incredibile quanto tu sia cresciuto, J.- osserva. Non aggiunge delle altre parole che so che vorrebbe pronunciare.
-Sarebbero fieri di te- sussurra mia madre, al posto di mio padre.
Ed il silenzio cala fra di noi, pesante ed opprimente come non lo è mai stato per me.
-Gale- dico, rompendo il silenzio. Subito gli occhi di mia madre e di Will si posano su di me. Identici. –Ho una domanda-
Lui fa un cenno con la testa, incitandomi a continuare.
-Cos’era per te Primrose Everdeen?- domando, seria. Ed il silenzio torna ad essere il padrone assoluto della conversazione. Gli sguardi di mia madre bruciano, sulla mia schiena. Gale sospira e, per un attimo, temo che non risponderà. Per un attimo lunghissimo il mio timore diventa una certezza.
-E’ un segreto- osserva Gale, in un sussurro. –Ma non esistono segreti eterni. Tutto, prima o poi, ti sarà rivelato. Devi solo aspettare-
-Promesso?- domando, diffidente.
E Gale annuisce, con un sorriso tirato sulle labbra. –Promesso-
Finnick posa una mano sulla mia spalla, invitandomi a tacere, con lo sguardo.
-Smettetela- sbuffa Will, irritato. –Che senso ha parlare, quando entro poco tempo la maggior parte di noi sarà sottoterra?-
E poi corre via, lontano da tutti. Inaspettatamente, è mia madre a seguirlo. Mio padre si volta, preoccupato e fa per raggiungerla.
-Stai calmo, Peeta- lo sbeffeggia Gale. –Non sarà tuo figlio a portartela via. Siete sposati, ricordi? Finchè morte non vi separi-
-Peccato che potrebbe separarci presto- borbotta mio padre, mentre segue mia madre.
Incrocio lo sguardo di Gale e un’idea prende forma in un angolo della mia mente.
-Ti piacciono le primule?- sussurro.
Gale annuisce, come se avesse intuito i miei pensieri.
-Gale, amavi Primrose Everdeen- osservo. Non è una domanda, è un’affermazione. Corretta.
-Iris, faresti meglio a rispettare i segreti altrui- osserva lui, con voce atona. –Se continui a scoprire cose che dovrebbero restare segrete, gli altri si daranno da fare per scoprire i tuoi, di segreti-
-Non ho segreti- dico, sicura.
-Bugia- risponde lui, con un ghigno. –Magari tu non te ne sei resa conto, ma nascondi troppe cose. Troppe-
-Anche tu nascondi troppe cose- rispondo, incerta.
Gale fa un cenno con la testa, come per darmi ragione. –Sì- ammette. –Ma alcuni miei segreti sono nascosti così in fondo che riesumarli è quasi impossibile. Dubito che riuscirai a scoprirli-
-Primrose era uno di questi segreti?- domando, l’ironia che traspare nella mia voce.
Gale non risponde.
-No- rispondo al suo posto. –Non faceva parte di quei segreti. Tu volevi che qualcuno lo scoprisse, che riportasse alla luce quel segreto. Volevi rivivere tutto, Gale? Non tornerà, se qualcuno scopre il tuo segreto-
-Lo so che non tornerà- mormora. –Lei è persa, persa per sempre. Non tornerà mai-
-Era poco più che una bambina- osservo, pungente. –Non potevi amarla-
-Lei era tutto quello che mi rimaneva di Katniss, quando lei ha scelto tuo padre- mormora, con voce rotta. –Lei è stata tutto per me, quando non mi rimaneva niente. Non fraintendere, lei non era la sostituta di tua madre. Lei era tutto… ed io le ho permesso di andarsene, senza di me-
-Verrà il momento in cui potrai reincontrarla- sussurra il ragazzo del Distretto 4, parlando per la prima volta. –E forse lei non si ricoderà di te e tu non ti ricorderai di lei. Ma sarete insieme-
Gale annuisce, mentre riprende il controllo. –Hai perso qualcuno- osserva, rivolto al ragazzo del Distretto 4. –Altrimenti non parleresti così-
-Mia madre- mormora il ragazzo. –Ho perso mia madre-
-Mi dispiace, Daniel - dice Finnick, in un sussurro.
-Va tutto bene- osserva Daniel. –Dopo un po’ impari a non pensarci troppo, capisci che è solo colpa del destino. Capisci che puoi solo aspettare che tutto finisca, che nulla è per sempre. Nemmeno un addio-
Gale annuisce, mentre posa una mano sulla spalla di Daniel. Non dice “mi dispiace”, è inutile in questi casi. Ci sono parole che non possono essere pronunciate: solo le parole impronunciabili. “mi dispiace” sono due parole che non possono essere pronunciate, esattamente come “ti amo”.
-A lei non l’ho mai detto- sussurra Gale, in modo che solo io riesca a sentirlo.
-Cosa?- domando, perplessa.
-Le due parole impronunciabili- sussurra Gale. –Quelle che le pronunci e poi muori. Lei deve averle pronunciate, quando io non potevo sentirla…-
Non riesco a parlare. Non riesco a dire niente…
-Non ho nessun rimpianto, tranne uno: avrei voluto sentirla mentre pronunciava quelle due parole impronunciabili. Una volta sola, poi basta- mormora. –Poi l’avrei lasciata andare. Così, invece, sono rimaste troppe cose in sospeso fra di noi. Abbiamo avuto troppo poco tempo, troppo poco per la pace della mia coscienza-
-Le avrà pensate- riesco a mormorare. –Tutti noi le pensiamo, ma pochi riescono a pronunciarle. Sai come sono quelle due parole: le pronunci e poi muori-
-Io morirò senza pronunciarle- sussurra, amaramente. –Non ne ho avuto il tempo. Lei se n’è andata davvero troppo presto. L’hanno distrutta ed hanno distrutto i miei sogni prima che potessi realizzarli. Hanno distrutto lei e lei era tutto per me-
Di nuovo, non riesco a parlare.
-Distruggendo lei hanno distrutto Katniss. E me- continua, la voce più che un sussurro. –Avevo tutto, avevo lei. Ed un giorno mi sono svegliato e lei non c’era più, ed io non avevo niente. Tutto era stato distrutto-
-La rincontrerai- mormoro, ricordandomi delle parole di Daniel. –Un giorno vi rivedrete ed avrai tutto, di nuovo-
-Un giorno, un giorno…- mormora Gale. –Un giorno che non arriva mai. E, nel frattempo, io sono costretto ad andare avanti. Sento il vuoto, dentro di me, unito alla consapevolezza che non posso fare nulla per combatterlo. Non senza di lei-
-Era importante per te- osservo, stupidamente.
-Tutto- dice, la voce rotta dai singhiozzi repressi. –lei era tutto-
-Non hai mai amato nessun’altra donna?- domando, spinta dalla curiosità. –Non hai mai desiderato nessun’altra?-
-Solo lei- risponde, serio. –Nessun’altra-
-Nemmeno… mia madre?- domando, pungente.
Un lampo passa negli occhi grigi di Gale. Non sono mai stata brava ad intuire il significato di uno sguardo, non sono come Will.
-Lei è venuta prima- mormora. –Ma non è mai stata tutto per me. C’era sempre dell’altro-
-Primrose?- domando. –Era lei quel “qualcos’altro” che non rendeva mia madre “tutto” per te?-
-L’ho capito troppo tardi- mormora. –Troppo tardi… e lei era perduta, per sempre. Perduta…-
Fa un cenno con la testa e corre via, continuando a mormorare il nome di Primrose Everdeen. La ragazza che per lui era tutto e che l’ha lasciato solo con il niente, quando se n’è andata.
-Andrà tutto bene- mormora Finnick, il suo fiato caldo sul mio orecchio.
Ed io non ho la forza di dire “bugia”.
-Ti accompagno a prendere un po’ d’aria-




Bessie's Corner:
E dopo solo tre giorni, aggiorno ^^ Annuncio con piacere che qualcuno ha indovinato il Pairing che avrei introdotto: Gale\Primrose. Scommetto che dopo questo cap perderò un sacco di lettori xD Ma non posso farci niente (nemmeno la mia amatissima mogliA è riuscita a convincermi) amo questo Pairing u.u
A scanso di equivoci... non ci saranno accenni di Katniss\Gale in questa ff è_é Se cercate Katniss\Gale andate altrove! Io sono pro Peeta u.u
Inoltre vi do una dritta: amate Finnick jr (Peeta lo chiama "J" proprio per questo xD). Dovete amarlo: io ed Emma siamo state sere a parlare di lui è_é
Forse lo sto dicendo troppo presto .-. Diciamo che potete amarlo da prossimo cap xD
Grazie mille a tutti quelli che si sono soffermati su questa storia ^^
Bess
P.S. Giuro che non mordo, potete recensire xD
P.P.S. Altra dritta: tenete d'occhio Daniel, mi raccomando ^^

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Capitolo 6
*** V: Silenzio ***




Finché morte non ci separi
V: Silenzio

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L’aria è fresca, sulla mia pelle è come un balsamo per le mie ferite. Respiro lentamente, assaporando il profumo dell’aria settembrina.
-Va meglio?- domanda Finnick, premuroso.
-Si…- mormoro, incerta. –Sto bene-
-Bugiarda- ghigna lui. –Sei bianca come un lenzuolo-
-Non è vero!- esclamo, mentre le guance diventano rosse, per la vergogna. –Sto benissimo-
-Ora sei rossa- osserva lui. –Piccola ragazza d’acqua, per quale motivo sei arrossita?-
-Non sono arrossita- rispondo, cercando di mascherare il rossore. –Fa solo… caldo-
Ridacchia fra sé, mentre con una mano, sistema i capelli ramati.
-Già- sussurra. –Fa davvero caldo, per essere settembre-
Annuisco, leggermente. Chiudo gli occhi, mentre cerco di dimenticare il viso stravolto di Gale.
È facile, riconoscere un uomo che ha perso qualcosa. Finnick ha perso qualcuno, ma lui è bravo, a nascondere il dolore. Gale ha perso Primrose. Ma non può dirlo a nessuno.
Io ho perso me stessa, durante la strada che ho percorso per differenziarmi da mia madre.
-Non serve che ci provi- mormora Finnick. –Puoi correre per giorni, per mesi, per anni. Ma non troverai mai un modo per fuggire da te stessa. Alla fine, finirai sempre per raggiungerti-
-Non sto scappando- osservo, con voce atona. –Io non scappo mai-
-Si, invece- sussurra, mentre sistema una ciocca dei miei capelli, sfuggita dall’acconciatura. –Non stai scappando adesso? Non stai cercando di tenere al sicuro le tue piccole orecchie? Hai paura di quello che potresti sentire. Hai paura… di perdere te stessa-
Alzo lo sguardo, fino ad incontrare i suoi occhi verdi. –No- dico, sicura. –Ho paura di non riuscire a ritrovarmi. Ho già perso me stessa-
Lui non risponde, abbassa lo sguardo, triste. –Allora devi combattere- sussurra. –Vinci, trova te stessa. Uccidi, se è necessario. Trova un modo per restare sempre te stessa, Iris-
-Non esiste un modo per restare sempre sé stessi- rispondo. –Cambia tutto, cambiamo anche noi. Non possiamo restare uguali, in mezzo a tutti questi cambiamenti-
-Cambieresti mai per una persona?- domanda, sovrappensiero.
-No- rispondo, sicura.
-Se è una persona che ami davvero…- osserva lui.
-Non cambierebbe niente- rispondo. –Non cambierei mai per una persona-
-Una volta, una persona che conoscevo mi disse la stessa cosa- sussurra, triste. –Sai cosa risposi, io, da bravo sciocco? “Fallo per me”-
-Non è sciocco- mormoro, mentre arrossisco, di nuovo. –E’… dolce-
-E’ stupido- risponde lui, gli occhi duri. –Non si può cambiare per una persona, hai perfettamente ragione-
Finnick ride leggermente, prima che io possa trovare qualcosa da dire.
-Adesso dovresti dire qualcosa di tremendamente sdolcinato. Ad esempio…- fa finta di pensarci, poi sussurra, troppo vicino al mio volto –Io per te cambierei-
Spalanco gli occhi, perplessa.
-Dillo- sussurra, il naso che sfiora il mio. Sorride, Finnick, consapevole dell’effetto che ha su di me.
-I-Io per te cambierei- balbetto e vedo il suo sorriso allargarsi.
-Davvero?- domanda, con la sua voce così tremendamente… attraente.
-Certo che no- rispondo, sbuffando. –Me l’hai chiesto tu, di dirlo-
Lui scoppia a ridere, mostrando i denti bianchi. –Volevo sentire quelle parole pronunciate da te- ammette, con un sorriso malizioso. –Ma non credi di aver sbagliato risposta? Mi aspettavo, come minimo, una dichiarazione d’amore-
-Dovrai aspettare a lungo- rispondo, acida.
Alza le spalle e si allontana leggermente, ma non così tanto da permettermi di riprendere a respirare normalmente.
-Sono un tipo paziente- mormora. –E poi… sono curioso di sentire come suoneranno quelle due parole, pronunciate da te-
-Io non le pronuncerò mai, non amerò mai nessuno- dico, fredda. –Credo che aspetterai in eterno-
Sorride e, in un secondo, è di nuovo davanti a me. Troppo vicino.
-Non puoi esserne sicura- dice, sorridendo. –Credo di sentire il tuo cuore che batte, sai? Sembra che stia prendendo il volo-
Un rumore ci fa sobbalzare e Finnick si allontana da me.
-Ci vediamo durante l’allenamento- sussurra, prima di sparire, dietro la porta.
Io torno a respirare profondamente, cercando di calmare il mio cuore impazzito. Poi, sento dei passi, e cerco di ricompormi. Ho paura che chiunque mi guardi intuisca cos’è successo.
Chiudo gli occhi per un secondo e, quando li riapro, vedo che Will mi ha raggiunta.
-Ehi, Will!- esclamo, con un sorriso. –Anche tu avevi bisogno di una boccata d’aria?-
Lui mi rivolge un’occhiata che non riesco ad interpretare. Sembra quasi… disgustata.
-Ti ho visto- sibila ed il mio cuore, per un momento, smette di battere.
-C-Cosa?- balbetto, sperando di apparire confusa.
-Non fingere- mi rimbrotta, arrabbiato. –Ho visto tutto. Stavi flirtando con il Mentore del Distretto 4!-
Spalanco gli occhi, mentre cerco una scusa plausibile. –Stavamo parlando- dico, alzando le spalle. –Hai frainteso, Will-
Alza un sopracciglio, con fare ironico. –Davvero?- domanda. –E come mai eravate così vicini? E perché sei arrossita?-
-I-Io…- balbetto, senza sapere cosa dire.
-Non lo dirò alla mamma- dice Will, freddo. –Non voglio che si preoccupi ulteriormente per colpa tua. Ma non credere che non ti terrò d’occhio-
Non ho il tempo di dirgli che è ridicolo, che io non stavo affatto flirtando con Finnick, che Will è già corso via.
Sospiro, mentre chiudo gli occhi, come per cancellare tutta questa serata dalla mia testa. Per cancellare tutto.
Con una mano liscio una piega che si è formata sul mio vestito da ragazza d’acqua e canticchio a bocca chiusa, come al solito. Non riesco a calmarmi.
Le lacrime cercano di trabboccare ed io faccio di tutto per trattenerle, per non lasciarle scorrere. Cerco di non essere debole, perché è l’unica cosa che conta, qui. Non essere deboli. Ed io non sono debole.
Non voglio tornare dentro, perché tornare dentro vorrebbe dire affrontare Will ed i miei genitori. Ed io, anche se odio ammetterlo, ho paura di entrambi, dei loro sguardi che non comprendo.
Manca poco, ormai. Posso contare i giorni che mi seprano dall’inizio dei giochi.
Chi può dirlo, come finirà?
Qualcuno si siede accanto a me ed il suo nome risuona nella mia testa, ancora prima che lui riesca a parlare.
Finnick.
E, di nuovo, devo lottare per trattenere le lacrime.
-Piangi, se vuoi- mormora Finnick. –Non dirò niente-
Annuisco, mentre le lacrime scorrono e finiscono sul vestito, acqua su acqua.
-Mi dispiace…- sussurro, mentre sciugo le lacrime.
-Ehi- sussurra lui, di rimando. –Non devi scusarti, Iris. Semmai dovrei farlo io, non credi?-
-N-No…- mormoro, mentre le prime lacrime iniziano a scendere. –Non devi dire niente-
Lui sorride e mi accarezza i capelli, come farebbe uno zio con una nipotina. Un contatto che non desidero, che non provoca nessuna reazione in me.
-Perché sei qui?- domando, incerta, le lacrime che smettono di scorrere. Sono come congelate, per colpa del tono gelido della mia voce.
Lui mi guarda, perplesso. –Sono stato sorteggiato, alla Mietitura. In quanto figlio di due Vincitori potevo benissimo diventare un Mentore- spiega.
-Non intendevo questo- dico, interropendolo. –Perché sei qui con me?-
Non risponde subito, si prende qualche secondo per pensare alla risposta. –Non lo so- risponde, in un sussurro. –So solo che non posso andarmene-
-Perché?- domando, in cerca di risposte. Perché?
-Non so rispondere nemmeno a questa domanda- ammette, con un sorriso. –So solo che voglio restare-
Ricambio il sorriso, in un debole tentativo di mostrarmi felice. –Allora, resta- mormoro. Odio restare da sola, sentirmi vulnerabile. Ti prego, resta.
Lui mi guarda, come se capisse, e non si muove di un millimetro. I suoi occhi sembrano quasi voler dire che resterà con me, che non mi lascerà. Ed io gli credo, perché sono ingenua e tendo a fidarmi troppo delle persone.
Annuisce leggermente, per rassicurarmi. –Grazie- sussurra, mentre dovrei essere io a ringraziarlo. Ci sediamo sul pavimento, uno di fronte all’altra. Troppo lontani per permettere al mio cuore di cominciare a battere furiosamente come aveva fatto parecchi minuti prima.
Lui sorride, consapevole ed apre le braccia, come per invitarmi ad andare da lui. Ed ovviamente, cedo. Mi avvicino a lui e non faccio in tempo ad allontanarmi che lui mi ha già presa. Mi tiene stretta, contro il suo petto, così vicina che sento il suo cuore che batte.
-Lasciami- mormoro, non troppo convinta. –Ti prego-
-No- sussurra lui, allentando leggermente la presa. –Ti ho catturata. Ora sei mia-
Ride leggermente, quando poso la testa sulla sua spalla, come se fosse il più naturale dei gesti.
-Ci siamo già arresi?- domanda, ridacchiando. –Ti facevo più combattiva, Iris-
Alzo le spalle, mentre mi stringe più forte.
-E’ sbagliato- sussurro. –E’ tremendamente sbagliato-
Lo sento sorridere, ancora, sorride in continuazione. –E’ giusto- sussurra, facendomi rabbrividire. –Non è sbagliato, è tremendamente giusto. Fidati di me-
Alzo gli occhi, fino ad incontrare i suoi, tremendamente sinceri.
-Ti divertiresti a ferirmi- osservo, fredda. –Mi userai e poi mi ucciderai alla prima occasione-
-No!- esclama, scandalizzato. –Credi davvero che fare qualcosa del genere. Mi reputi un mostro?-
-No!- esclamo, con il suo stesso tono. –Io…-
-E’ questo, il tuo problema- osserva. –Non ti fidi delle persone-
Sospiro, mentre sento la sua presa allentarsi. –Mi fido di te- mormoro. –Ma tu non lasciarmi-
Subito la presa si rafforza. –Non ti lascio- sussurra. –Devi essere tu a lasciarmi-
Silenzio.
-Adesso dovresti dire che non mi lasceresti per niente al mondo- suggerisce, ridacchiando.
-Non ti lascerei…- inizio a dire, ma lui mi posa un dito sulle labbra, per farmi tacere.
-Shh…- sussurra. –Solo se nei sicura-
Silenzio.
-Un giorno risponderai, non è vero?- domanda, tranquillo.
-Sì- sussurro. –Te lo prometto-
Silenzio.



Bessie's Corner:
Recensori, dove siete finiti? Ricordate che io vi voglio bene e che sentirò la vostra mancanza se mi abbandonate ç_ç
Anyway... Ho finalmente introdotto il Pairing principale della ff ed uno dei tanti motivi per amare Finnick jr u.u E' l'ammmmmore, non è vero? xD
Ovviamente devo ringraziare le mie compagne di fangirlaggio estremo: le mie mogli, Emma Wright, Acquamarine e JaneJ ^^
Vi comunico che presto avrete, sui vostri schermi, un Missing Moment di questa ff, ovvero una raccolta su tutti i personaggi secondari di questa ff (Tributi e Mentori). Presto arriverà anche una OS sul ragazzo che avrebbe dovuto partecipare al posto di Will...
Contiinuate a tenere d'occhio Daniel è_é (Capirete perché nei prossimi cap) u.u
Poi, aggiungo una cosa che avrei dovuto dire tempo fa: scopriremo come hanno fatto dei ragazzi a riesumare i giochi prossimamente...
Detto questo, recensite e fate felice Bessie xD
Alla prossima

Bess

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Capitolo 7
*** VI: Ho bisogno di te ***




Finché morte non ci separi
VI: Ho bisogno di te


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Non riesco a concentrarmi. Sento gli occhi di Finnick perforarmi la schiena e non posso girarmi.
-Concentrati, Iris- sibila mia madre, quando manco l’ennesimo bersaglio. –Sei sempre stata brava a tirare con l’arco…-
Sospiro, quando sbaglio di nuovo.
-Fai una pausa- sussurra mia madre, per incoraggiarmi. –Io aiuto tuo fratello-
Si allontana, mentre io raggiungo mio padre. Mi siedo accanto a lui e cerco di prestare attenzione alla sua spiegazione sulla mimetizzazione. Non ci riesco, ovviamente.
-C’è qualche problema?- sussurra, apprensivo. –Non stai bene?-
-No…- sussurro, incerta. Bugia o verità?
-Bugia- cantilena lui, come se volesse suggerire una risposta alla mia domanda. –Iris, cosa sai fare?-
-Tiro con l’arco- mormoro. –Non come mamma, ma me la cavo. Riconosco le piante. Costruisco trappole-
-Sai nuotare ed arrampicarti sugli alberi- continua papà. –Sai come procurarti il cibo. Sai sopravvivere, Iris-
Annuisco, in silenzio. Non so cosa dire, come sempre.
-C’è qualcosa che ti distrae- osserva, sottovoce. –Vuoi parlarne?-
-No- rispondo, in un sussurro. –Ho paura che voi… mi giudichiate. E non voglio che mamma lo sappia-
-Non lo diremo a nessuno- dice mio padre, facendomi l’occhiolino. –Sarà il nostro piccolo segreto, promesso-
-Promesso- rispondo, poi mi giro, lentamente. Finnick mi sta ancora guardando. Sorride e s’illumina, grazie a quel sorriso.
Mio padre ridacchia fra sé, poi tossicchia, facendomi voltare.
-I-Io…- balbetto, cercando un modo per dirgli la verità.
-Lo sapevo- mi rassicura lui. –Will…-
-Ha detto qualcosa a mamma?- domando, spaventata.
-No- risponde lui, sorridendo. –L’ha detto solo a me. Come se potessi fare qualcosa per fermarti. In questo, assomigli a tua madre, sai? Anche lei sa essere terribilmente testarda-
-Mi dispiace- sussurro, chinando leggermente la testa.
-Forse dovresti smetterla di scusarti- suggerisce. –Ed iniziare a fare qualcosa-
-Cosa?- domando, perplessa. –Cosa dovrei fare?-
-Devi essere tu a trovare la risposta, Iris- risponde mio padre, poi mi fa cenno di tornare da mia madre.
La vedo sospirare, mentre miro al bersaglio. Centro perfetto.
Qualcuno batte le mani, dietro di me. Mi volto credendo di vedere Finnick, ma mi accorgo che è stata mia madre. Sorride e batte le mani.
-Brava- sussurra. –Sei stata brava-
Ricambio il sorriso, titubante, come se non fossi sicura di aver sentito bene. Sento altri applausi, dietro di me.
-L’hai cresciuta bene, tua figlia, Katniss- osserva Finnick, alle mie spalle. –Ottimo lavoro-
Mia madre ride leggermente e fa un cenno con la testa, come per dirgli che ha ragione.
-Ci vuole della buona materia prima, per iniziare- dice mia madre. –Sono stata fortunata-
-Molto- concorda Finnick. –Ed io sono fortunato ad avere una simile alleata-
-Alleati?- domando a mia madre, perplessa.
-Dobbiamo molto ai genitori di Finnick- dice, in un sussurro. –Se siamo qui, probabilmente è grazie a suo padre-
Finnick fa un cenno con la testa, come per scacciare via dei pensieri molesti.
-Mi chiedevo- dice, cortese. –Se non fosse possibile aiutare Iris a perfezionare le sue trappole-
Mia annuisce, concentrata. –Potrei chiedere a Gale…- dice.
-No- la interrompe Finnick, prima che mia madre possa finire il discorso. –Posso aiutarla io-
Mia madre spalanca gli occhi, perplessa. –Si può fare- dice, prima di tornare da Will.
Finnick ridacchia, mentre ci sistemiamo nella postazione.
-Cosa c’è di tanto divertente?- domando, curiosa.
Lui si avvicina, leggermente, come se dovesse aiutarmi a sistemare il nodo a cui sto lavorando. –La faccia di tuo fratello- sussurra. –Sembra sul punto di alzarsi e venire qui per uccidermi-
Alzo lo sguardo e vedo che Finnick ha ragione. Will ci sta guardando, lo sguardo duro, quello che io non riesco ad interpretare. Posa le mani sulle mie, mentre mi aiuta a rifare il nodo.
-Smettila- sussurro, quando sento il suo viso accanto al mio. –Potrebbe dirlo a mia madre-
-Non lo farà- risponde lui, mentre guida le mie mani. –E sai perché? Perché io so una cosa che lui non vuole che la gente sappia-
-Cosa?- domando, curiosa.
Finnick sorride ed indica con la testa i ragazzi del Distretto 2, seduti con Gale.
-La vedi quella ragazzina?- dice, in un sussurro. –Si chiama Emma ed ha la stessa età di tuo fratello. Ora guarda Will, vedi come la guarda? –
Come se fosse l’unica persona nella stanza.
-E’ bravo a nasconderlo- continua Finnick. –Ma non ci si può nascondere per sempre-
-Cosa intendi dire?- domando, preoccupata.
-Che niente può essere nascosto troppo a lungo, prima o poi qualcuno scoprirà- risponde, prima di ridere della mia espressione preoccupata. –Ehi…- aggiunge. –Di cosa ti preoccupi?-
-Niente- sussurro, troppo in fretta. –Va tutto bene-
Lui sorride e si allontana leggermente. –Bugia- cantilena dolcemente. –Sei preoccupata per qualcosa, non mentire. Non devi per forza dirmi perché ma, ti prego, non mentirmi-
-Promesso- sussurro. –A questo punto dovresti dire qualcosa come “io non sarei capace di mentirti”-
Sorride leggermente, mentre mi passa un altro pezzo di corda. –Sarebbe una bugia- osserva. –Sono sempre stato bravo a mentire. E non credere che esiterei a mentire anche a te, se dovessi ritenerlo necessario-
-Mi hai mai mentito?- mormoro, la gola che sembra volersi chiudere per non fare uscire quelle parole.
-Non ancora- risponde Finnick, tranquillo. –Mentire a te potrebbe rivelarsi… difficile-
-Perché?-domando, in un sussurro.
-Non sono sicuro di volerti mentire- mormora. –Voglio dirti la verità… finché posso-
-Finché puoi?- domando, spalancando gli occhi.
-Verrà il momento in cui sarò costretto a mentirti- sussurra. –Dovrò mentirti per salvare me, te, forse entrambi. Devi promettermi una cosa: non odiarmi-
-No- rispondo, secca.
-Cosa?- domanda Finnick, perplesso.
-Non dirlo- dico, la mia voce che assomiglia vagamente ad un sibilo. –Non potrei mai odiarti-
-Se non fossimo in una sala piena di altre persone, compresi i tuoi genitori e tuo fratello che sembra deciso a staccarmi la testa a morsi, penso che ti bacerei- sussurra, con un sorriso sul volto. –Cosa faresti, se io ti baciassi?-
-Probabilmente aiuterei Will a staccarti la testa- rispondo, acida. –E cercherei di coinvolgere anche mia madre-
-Era una dichiarazione d’amore, questa?- domanda lui, ridacchiando. –Puoi fare di meglio-
-Non era una dichiarazione- rispondo, piccata. –Per quella potrai aspettare in eterno-
Mi allontano da lui e mi fingo concentrata sulla corda che stringo in mano, mentre in realtà sto solo cercando di ignorarlo. Lo vedo bene, il suo sorrisetto divertito, che tenta invano di mascherare. Non dico niente. Mi limito ad ignorarlo.
Alzo lo sguardo e lo punto sulla ragazzina del due, Emma, per distrarmi. Sta tirando dei coltelli contro un bersaglio, centrando prima la testa e poi il cuore. È concentrata, gli occhi verdi appena socchiusi, i capelli rossi legati in una treccia.
-E’ carina, non è vero?- mormora Finnick, accanto a me.
-Vattene- rispondo io, fredda.
-Siamo offesi, eh?- sussurra lui. –Sai, ti preferisco quando sorridi o arrossisci. Sei molto più carina-
-Io ti preferisco quando non parli o, meglio ancora, quando stai lontano da me- rispondo, senza smettere di fissare la ragazzina del due.
-Bugia- cantilena lui, ovviamente. –Ad occhio e croce, direi che sei contenta di trascorrere il tempo con me-
-Cosa vuoi?- sbuffo, irritata.
La sincerità nei suoi occhi è disarmante, esattamente come la parola che pronuncia. –Te- sussurra.
-Adesso stai mentendo- osservo, con voce atona.
-Non è vero- risponde lui. –E tu lo sai-
Cerco di ignorare le sue parole e punto il mio sguardo su Will. Sbircia Emma, cercando di non farsi vedere da nostra madre, ed arrossisce, quando si accorge che lo sto fissando. Con un cenno della testa indica Finnick, poi mi lancia uno dei suoi sguardi indecifrabili. Ma, per una volta, capisco cosa sta cercando di dirmi: io non dico niente se tu non dici niente.
Annuisco e vedo che solleva leggermente le labbra, in un accenno di sorriso.
-Lui tiene la bocca chiusa se lo fai anche tu- mormora Finnick. –Mi sembra un buon accordo-
-E’ un buon accordo- mormoro. –E Will è un ragazzo intelligente, se lei decidesse di sfruttarlo, lo capirebbe-
-Avrebbe un buon motivo per odiarvi, entrambi- osserva Finnick.
-Cosa?- domando, perplessa.
-Sua zia morì durante l’edizione degli Hunger Games vinta dai vostri genitori- sussurra, come se avesse paura che quella bambina possa sentirlo. –Era la ragazza dei coltelli-
-Pensi che voglia sfruttare Will?- domando, angosciata. –E, magari, ucciderlo?-
-Non saprei…- mormora, assorto. –E’ solo una bambina, ma… è come sua zia, ci sa fare con i coltelli. All’inizio sarà legata a noi, per colpa del suo Mentore, ma dopo? È un’incognita-
-E tu?- domando, fredda. –Cos’hai intenzione di fare?-
-Qualcuno ti dovrà pur proteggere- osserva. –Non credi?-
-So cavarmela da sola- rispondo. –Non ho bisogno di te-
-Io, invece, sì-



Bessie's Corner:
Ho combattuto contro il tempo, il sonno, la connessione e mille altre cose... ma ho aggiornato! *saltella*
... Non è adorabile Finnick? *-*
*modalità fangirl esaltata: off*
Dunque, smettiamola di chiacchierare e parliamo di cose importanti. Io domani parto e mi trasferisco al mare, MA credo che non ci sarà nessun ritardo con gli aggiornamenti: da brava persona previdente quale sono ho scritto qualche cap in più (ho appena finito il 9, per intenderci) u.u
Poi volevo ringraziare tutte le persone che seguono\preferiscono\ricordano e sopratutto recensiscono questa storia. Dire che non me l'aspettavo è poco, davvero ^^
Inoltre ringrazio la mia onnipresente mogliA Emma (che mi ha aiutato con la ricerca dei prestavolto - li vedrete nella raccolta che posterò domani :D) e l'altra mia mogliA JaneJ u.u
Spero che vi divertirete almeno quanto ci siamo divertite noi a fangirlare ed a ridere delle figure di m*** di Iris (cap 8 xD) u.u
Bess

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Capitolo 8
*** VII: Strano ***



Finché morte non ci separi
VII: Strano


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Capisco di avere buone possibilità di vincere solo quando mi trovo davanti agli Strateghi, sola. Per una volta non c’è Finnick che mi distrae, non c’è Will che mi lancia quelle sue occhiate indecifrabili.
Sono sola e riesco a concentrarmi, a pensare più lucidamente del solito. Posso sentire ogni muscolo del mio corpo e so già qual è il mio obbiettivo. Vincere.
Respiro profondamente, mentre mi dirigo al centro della sala. Le mie mani non tremano, respiro regolarmente: ogni passo è perfetto, io sono perfetta. Esattamente come si ci dovrebbe aspettare dalla figlia di Katniss Everdeen.
L’arco sembra più leggero del solito, nelle mie mani. Ogni centro è un brivido che mi scorre lungo la schiena, una certezza in più: posso farcela, sono qui per questo. Centro.
Sorrido, mentre mi preparo a scoccare l’ultima freccia. Lì fuori ci sono mia madre, mio padre, Will… forse anche Finnick.
La freccia colpisce il bersaglio. Centro.
E poi esco e non c’è nessuno. Abbasso gli occhi, mentre mi avvio verso la mia stanza.
-Ehi, dove stai andando?- domanda qualcuno, bloccandomi con le sue braccia.
-Spostati, Finnick- rispondo, mentre cerco di passare. –Avrai sicuramente qualcos’altro da fare, no?-
Lui ghigna, ma non si sposta di un millimetro. –No- risponde. –Non ho niente di meglio da fare. Volevo sapere com’è andata-
-Bene- rispondo, evasiva. –E’ andata bene-
-Scommetto che hai pensato a me tutto il tempo- osserva, sfoderando il suo miglior sorriso. –Non hai ancora smesso, non è vero?-
-Ma certo che ho pensato a te, Finnick- mormoro, civettuola. –Ogni volta che dovevo tirare, pensavo che ci fossi tu, al posto del bersaglio-
Scoppia a ridere e si sposta leggermente, come per farmi passare. Ma, appena provo a superarlo, mi blocca fra le sue braccia, senza smettere di ridere.
-Catturata- sussurra, sorridendo. –Adesso non puoi più fuggire, devi per forza venire con me-
Sbuffo, mentre cerco di liberarmi. –Non puoi andare ad importunare Shellie?- domando, irritata.
-Gelosa?- domanda, mentre mi solleva, senza alcuna fatica. –Non preoccuparti, Shellie è solo un’amica-
-Non siamo sposati- osservo, piccata. –E non sono gelosa di nessuno-
-Hai ragione- osserva, senza smettere di sorridere. –Iris Mellark, vuoi sposarmi?-
-Hai, per caso, sbattuto la testa?- domando, perplessa.
-Non mi prendi mai sul serio- sbuffa Finnick, contrariato. –Forse dovrei chiedere a tuo padre di concedermi la tua mano…-
-Perché mai dovrei sposarti?- domando, ridacchiando.
-Perché mai non dovresti farlo?- domanda, mentre entriamo nell’ascensore. –Sono bello, intelligente e ti…-
-Cosa?- domando, perplessa.
-Lo sai- risponde, in un sussurro. –Lo sai-
-Non dirlo- lo ammonisco. –Non dirlo per niente al mondo-
Annuisce. –Non se non è quello che vuoi sentire- dice. –Ma, prima o poi, lo dirò-
-Non lo farai- osservo.
Lui non risponde, chiudela porta e ci ritroviamo nella sua stanza. Sorride, mentre mi adagia sul letto e si stende accanto a me, per non permettermi di fuggire.
-Quando posso andarmene?- mormoro, divertita. –I miei genitori mi staranno aspettando-
-Sbagliato- sussurra lui, ridacchiando. –Sanno benissimo che passerai la giornata con il cattivissimo Mentore del Distretto 4-
-Ma perché il cattivissimo Mentore del Distretto 4 vuole passare la giornata con me?- domando, sorridendo. –Non ha niente di meglio da fare?-
-No- risponde lui. –Mi diverte passare del tempo con la ragazzina del Distretto 12-
Per un po’, non parliamo, poi lui si avvicina, tant’è che sento il suo petto contro la mia testa. Sorrido.
-Vorrei che il tempo si fermasse- osservo, in un sussurro.
Mi stringe più forte. –Se lo desideri realmente…- mormora. –Posso bloccare il tempo per un attimo-
Lo guardo, con aria interrogativa. E poi, succede: non so spiegare perché, ma succede. Certe cose succedono e basta, è inutile cercare una spiegazione.
Smetto di pensare, appena sento le sue labbra sulle mie. Non lo spingo via, come dovrei fare, mi arrendo.
Si stacca da me troppo presto, ma non si allontana di un millimetro.
-Iris…- sussurra, il suo fiato caldo sul mio orecchio. –Io…-
-No- sibilo, irritata. –Non dirlo. Lo so già-
Sorride e strofina il naso sulla mia spalla.
-Anche io- sussurro, mentre non riesco a reprimere un sorriso. –Anche io…-
-Cosa?- domanda lui, mentre gioca con una ciocca dei miei capelli.
-Lo sai- ribatto, mentre mi stringo a lui.
-Posso dirlo?- domanda, in un sussurro. –Giuro che farò di tutto per non morire. Non morirò, se mi chiedi di restare-
-Resta- sussurro. –Ti prego-
Lui sospira e mi abbraccia più forte e poi lo dice, quando meno me lo aspetto. –Ti amo-
Dice quelle due parole impronunciabili. Quelle che le pronunci e poi…No. Lui non morirà, me lo ha promesso.
-Dillo anche tu- sussurra, di nuovo vicinissimo al mio viso. –Ti prego-
Sospiro e chiudo gli occhi. Poi, lo dico. –Ti amo- E non fa male, dirlo.
Mi sento bene, per la prima volta.
-Adesso che l’ho detto mi lascerai?- domando, allontanandomi leggermente, come per permettergli di fuggire.
-Nemmeno per sogno- sussurra lui. –Te l’ho detto: ti amo-
-Non mi lasciare- mormoro. –Per niente al mondo-
-Mai- risponde, dolcemente. –E’ una promessa. Se per caso dovesse succedere qualcosa, tu devi essere con me, per ricordarmi chi sono. Per ricordarmi cosa provo per te-
-Promesso- sussurro.
-Ehi…- mormora Finnick, mentre si avvicina nuovamente. –Non dovremmo andare?-
-No- rispondo. –No-
Ridacchia fra sé e mi stringe più forte. –Non ti lascerò- sussurra. –Will dovrà venire a staccarmi la testa, suppongo-
-Non lo farà- susssurro, mentre chiudo gli occhi.
Lui ride, di nuovo e lo sento bofonchiare qualcosa come un “è troppo impegnato con Emma”. Sorrido e lui mi accarezza il braccio, leggermente. –Chiudi gli occhi…- sussurra.
E l’ultima cosa che sento, sono le sue labbra sulle mie.
Poi, sento solo le urla e la mano di Finnick che continua ad accarezzare il mio braccio.
-Ma non capisci?- urla una donna. –Ci stai mettendo tutti in pericolo!-
-Smettila- sussurra Finnick, a bassa voce. –La sveglierai-
-Certo, perché adesso la nostra priorità è diventata la figlia degli sfortunati amanti!- urla la donna. –Vuoi morire, Finnick? Gettare tutto al vento per lei?-
-La amo- sussurra, a bassa voce.
-La ami- ripete la donna, la voce sfumata dal sarcasmo. –E saresti disposto a morire per lei, magari? Sei un Mentore! Non puoi distrarti in questo modo… e poi, cosa direbbero i Mellark? Non è una ragazzina qualunque, una sgualdrinella come quelle che ti portavi a letto, nel Distretto!-
-Shellie…- sussurra Finnick. –Non è come pensi. La amo-
-Allora è fortunata…- mormora Shellie, amaramente. –Non ti ho mai sentito pronunciare quella parola. Ha tutto, quella ragazzina, ma non merita niente-
-Tu, invece, cosa meriti?- domanda Finnick, sarcastico. –Tutto?-
-Merito di essere amata- risponde Shellie, fra i singhiozzi.
-Non da me- risponde Finnick, serio. –Mi dispiace, Shellie-
-Già…- mormora lei. –L’ho notato, sai? Hai sempre tenuto d’occhio questa sgualdrina, fin dal primo momento in cui l’hai vista…-
-Non chiamarla in quel modo- sibila Finnick. –Shellie, ti avverto…-
-Me ne vado, non preoccuparti- dice lei, calma. –Ma ricordati le mie parole: è giovane, potrebbe innamorarsi di un altro anche domani… e tu cosa faresti?-
-Tutto quello che vuole lei- risponde Finnick, calmo. Poi, la porta si chiude.
-So che sei sveglia- sussurra. –Hai sentito tutto, non è vero?-
Annuisco leggermente, mentre apro gli occhi. Non è arrabbiato, ma sembra… assorto, come se stesse cercando la soluzione ad un problema.
-Vuoi andartene?- chiede, con voce incolore. –Se vuoi davvero lasciarmi, non ti impedirò di farlo-
Spalanco gli occhi, stupita. –No!- esclamo. –Non potrei mai…-
Lui sorride, un bagliore divertito nei suoi occhi verdi. –Non sei arrabbiata?- domanda, stupito. –Per Shellie, intendo-
Alzo le spalle. –Ho capito che non m’importa- rispondo, sincera.
Sorride ed alza un sopracciglio, scettico. –Non t’importa?- domanda, sarcastico. –Allora, cosa t’importa, Iris?-
-Tu sei importante- rispondo, sincera. –E credo che, dopo questa affermazione, Will tenterà di staccare la mia testa-
Ride leggermente. –Non preoccuparti- sussurra. –Ci sarò io a difenderti-
Per un po’, non parliamo. Ma il silenzio non è pesante, anzi, mi trovo a mio agio. Il silenzio è acqua.
-Ero serio, oggi- dice lui, dopo un po’.
-Cosa?- domando, perplessa.
-Potremmo sposarci veramente, se riusciremo ad andarcene da qui- osserva lui.
-Ho solo sedici anni- osservo, incerta. –Non è… presto?-
-Io ho tredici anni più di te- risponde lui, alzando le spalle. –E’ così strano che potrebbe funzionare-




Bessie's Corner:
Sono tornata! Ho fatto presto, vero? E' che il cap 10 si è scritto da solo e così sono riuscita ad aggiornare in tempi relativamente brevi ^^
Questo è il cap della svolta. Si, avete capito bene: svolta. Piano piano Iris sta iniziando a capire che lei deve stare con Finnick jr u.u
Anyway, vi consiglio caldamente di non odiare Shellie. La sua storia è qualcosa di tristissimo (chissà, magari potrevi scriverci una OS *medita*) e non merita di essere disprezzata è_é
Poi, parliamo un secondo di Daniel u.u Non vi scordate di lui. Nel cap 10 capirete perché vi ho detto di fare attenzione a lui è_é
Dato che sono buona (?) vi do anche un'altra dritta: non scordatevi del ragazzo biondo del Distretto 12, quello che avrebbe dovuto sostituire Will (si, alla fine lo rivedremo. Verso il lontano epilogo xD) u.u
E... che dire? Grazie a tutti, non mi aspettavo tutte queste recensioni ç___ç
Ovviamente grazie anche a chi segue\preferisce\ricorda la storia u.u E grazie anche a Kalore che ha segnalato la storia per le scelte (mi volete morta? Ammettetelo!) u.u
E come dimenticarsi della mia amata Emma Wright? Lei la devo ringraziare sempre e comunque è_é
E... ho finito.
Alla prossima :D
Bess

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Capitolo 9
*** VIII: Segreti ***



Finché morte non ci separi
VIII: Segreti

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L’unico rumore nella stanza è quello dei nostri respiri. Siamo seduti uno di fronte all’altra, vicini, troppo vicini.
-Facciamo un gioco- propone Finnick, con un sorriso. –Io ti racconto uno dei miei segreti e tu uno dei tuoi. Segreto per segreto-
-E quando finisce, questo gioco?- domando, alzando un sopracciglio.
Lui ride e si avvicina ulteriormente. –Finché non rimangono più segreti- risponde. –Io faccio una domanda e tu rispondi. E poi al contrario-
-Inizia tu- rispondo, seria.
-Sei mai stata a letto con qualcuno?- domanda, con un ghigno. –Guarda che devi rispondere per forza-
-No- rispondo, mentre il viso si colora di rosso. –Sei stato a letto con Shellie?-
Lui ride, ad alta voce. –Si- risponde, tranquillo. –Verresti a letto con me?-
Alzo lo sguardo e sembra serio, troppo serio. –C-Cosa?- balbetto.
-Verresti a letto con me?- ripete, con aria angelica.
-Me lo stai chiedendo per farmi dimenticare la risposta alla mia domanda?- domando, mentre cerco di mantenere la calma.
-No- risponde lui, assolutamente calmo. –Mi sembra una domanda legittima, non credi?-
-No!- esclamo. –Non puoi chiedermi di…-
-Non ti sto chiedendo di farlo adesso- risponde lui, ridacchiando. –Ma preferirei sapere se devo preparare un’eventuale stanza dei bambini, a casa-
-B-Bambini?- domando, perplessa.
-Moglie, figli… un quadro completo- risponde lui, ridacchiando. –Ti ricordo che hai accettato di sposarmi-
-Non è vero!- esclamo, indecisa se ridere o arrabbiarmi.
-Ripensamenti?- domanda, ammiccando.
-Nemmeno uno- rispondo, ridacchiando.
-Adesso puoi rispondere?- chiede, con aria innocente. –Fallo per i nostri figli-
Sospiro, per non scoppiare a ridere. –Si, Finnick- rispondo, in un sussurro. –Verrei a letto con te-
-Era così difficile?- domanda lui, ridendo. –O sei troppo impaziente e non hai il coraggio di dirmi che vuoi iniziare ora?-
-Piantala- sibilo. –L’amavi? Shellie, intendo-
-No- risponde lui, con un sorriso. –Mi ha usato per dimenticare una persona. Qui sono io, quello da compatire-
Sbuffo nuovamente, mentre lui mi trascina sulle sue gambe, come una bambina. –Da compatire?- domando, irritata. –Non mi sembra-
-Sono stato maltrattato e sfruttato da quella strega- risponde, con fare melodrammatico. –Si, sono da compatire. Ma non adesso, è il mio turno: avevi mai baciato un ragazzo, prima di me?-
Questa volta sono io a sorridere. –Sì- rispondo, angelica. –Perché me lo chiedi?-
-Perché presto il Distretto 12 avrà un abitante in meno- risponde lui con il mio stesso tono. –Come si chiama?-
Non rispondo, quel nome rimane bloccato nella mia gola. È tutta colpa di quel ragazzo.
-Iris?- Finnick mi scuote delicatamente, come per svegliarmi. –Stavo solo scherzando…-
-E’ colpa sua- sussurro. –E’ colpa sua…-
-Iris- Finnick mi sfiora la spalla, leggermente, come se temesse di farmi male. –Cos’ha fatto?-
-Lui sarebbe dovuto venire qui al posto di Will- mormoro, mentre le lacrime mi bagnano il viso. –E’ colpa mia, Finnick…-
Mi stringe, forte, ed io poso la testa sulla sua spalla, in cerca di conforto.
-Non dirlo nemmeno per scherzo- sussurra. –Non è colpa tua-
Continuo a piangere, sulla sua spalla, mentre lui mi tiene stretta. –Ehi…- sussurra. –Non piangere…-
Mi sistemo meglio fra le sue braccia e piego leggermente la testa, per permettergli di posare le sue labbra sulle mie. Mi fa distendere sul letto ed io lo trascino con me, perfettamente consapevole di quello che sta per succedere. Incapace di fermarmi.
-Sicura?- sussurra Finnick, mentre si allontana leggermente.
Sorrido, leggermente. –Sicura- ripeto, in un sussurro.
E lui sorride, mentre mi aiuta a sfilarmi la maglietta. E giù baci sul collo, sulla spalla.
-Non credere che terrò la bocca chiusa. Di nuovo- sibila una voce.
Io e Finnick alziamo gli occhi, contemporaneamente ed incrociamo lo sguardo disgustato di Will.
-Will- mormoro, mentre Finnick mi copre con il lenzuolo, protettivo. –Ti prego…-
-Ti prego cosa, Iris?- domanda Will, lo sguardo impenetrabile. –Ti prego non dire a mamma che mi stavo dando da fare con il Mentore del Distretto 4?-
-Will…- ripeto, cercando di farlo ragionare.
-Stai giocando con il fuoco, Iris- osserva, con voce atona. –Finirai per bruciarti, prima o poi-
-Attento con la ragazzina del 2, allora- risponde Finnick, la voce che trasuda sarcasmo. –Potresti finire accoltellato, un giorno di questi-
-Non parlare di lei- sibila Will. –Non hai nessun diritto d’intrometterti! Io…-
-La ami?- domanda Finnick, alzando un sopracciglio. –Tu puoi amare e tua sorella no? Davvero?-
-Lei non mi sfrutterebbe mai come stai facendo tu con Iris!- esclama Will, furioso. –Fra noi due è diverso-
-Aspetta solo l’occasione giusta per vendicare sua zia- risponde Finnick, la voce carica di disprezzo. –Sei uno sciocco ed un bambino, Willow-
-E tu?- urla Will. –Tu vuoi vendicare tuo padre e stai usando mia sorella, per farlo! E comunque Emma mi ama, non mi ucciderebbe mai!-
-Se vuoi, credici pure- risponde Finnick. –Ma posso giurarti sulla mia vita che non ucciderei mai o sfrutterei in alcun modo tua sorella. Mai-
-Lo stai già facendo- osserva Will, la voce rotta. –Iris… pensaci. Stai sbagliando tutto-
-O forse è tutto troppo giusto- sussurro. –Will, fai attenzione-
-Emma non mi farebbe mai del male- dice, prima di uscire dalla stanza. –Puoi dire lo stesso di lui?-
Rimango a guardare la porta, come se mi aspettassi che Will tornasse seguito dai nostri genitori.
-Va tutto bene?- domanda Finnick, in un sussurro. –Iris?-
Alzo lo sguardo, lo punto nei suoi occhi verde mare. –Quando ero bambina raccoglievo le rose e le portavo a mia madre. Lei mi diceva sempre di fare attenzione, perché tutte le rose hanno le loro spine… ma io non mi facevo mai male- dico, sovrappensiero. –Ci sono rose che non hanno spine, Finnick. E se Will avesse trovato la sua, di rosa senza spine?-
-Iris- ripete Finnick, calmo. –Andrà tutto bene, te l’ho promesso-
-Non può andare tutto bene- osservo, mentre le lacrime si congelano sul mio volto. –Come potrebbe andare bene? Presto finirà tutto…-
Sospiro, prima di pronunciare le parole che ho pensato tanto a lungo. –E se dovessi scegliere fra te ed uno dei miei genitori?-
-Non devi pensarci…- sussurra Finnick. –Non adesso-
Annuisco, mentre asciugo le lacrime con il dorso della mano. –Mi ami veramente?- domando, in un sussurro.
-Sei una sciocca se riesci a credere il contrario- sussurra. –Come se non fosse successo niente-
-Shellie è davvero bella- osservo, con voce piatta.
-Sì, è vero- conferma lui. –Ma non è te-
-Forse è un bene- osservo. –Essere me non è esattamente il massimo-
-Per me- sussurra Finnick. –Per me è il massimo-
-Posso restare qui?- domando, in un sussurro. –Non voglio affrontare Will e i miei genitori, non adesso-
Lui sorride, mentre mi stringe a sé. –Certo che puoi- sussurra. –Non sarò io ad allontanarti da me-
Silenzio.
-Non è stata una brutta giornata, oggi- osserva Finnick, a bassa voce. –Non trovi?-
-No…- borbotto, cercando di reprimere un sorriso. –Dopotutto ho solo scoperto che hai avuto una relazione con Shellie, che mio fratello potrebbe essere ucciso dalla ragazzina del Distretto 2, lo stesso fratello che potrebbe essere ucciso potrebbe decidere di spifferare tutto ai miei genitori. Si, è stata un’ottima giornata-
Lui ride, mentre borbotta qualcosa che assomiglia tanto ad un “pignola”.
-Dobbiamo tenere Will al sicuro- sussurro, preoccupata.
-No, dobbiamo tenere te al sicuro- risponde. –Sei tu quella importante-
-M-Ma…- balbetto. –Will…-
Delle immagini popolano la mia mente: Will morto, trafitto da un coltello,Will che mi chiede di aiutarlo. Io che non posso fare niente per salvarlo.
-Starà bene- sussurra. –Ma per me è importante che tu stia bene. Cosa farei, se tu te ne andassi?-
Non rispondo, non so cosa dire.
-Pensi davvero che ti lascerei morire senza fare niente?- domanda, sottovoce. –No, Iris. Non permetterò che qualcuno ti faccia del male. Vincerai-
-E tu?- domando, in un sussurro spaventato. –Devi vincere con me-
-Io farò tutto ciò che posso per restarti vicino- è la sua risposta. –Ma tu devi vincere, Iris-
-Promettimi che non morirai- sussurro. –Promettilo-
Lui sorride, mentre accarezza i miei capelli. –Ti amo-
Il silenzio cade nella stanza. L’ha detto di nuovo, ma, questa volta è come un presagio. Odio quelle due parole: quelle che le pronunci e poi muori.
-No- mormoro. –No…-
-Iris?- domanda Finnick, preoccupato.
-Non lasciarmi- mormoro, angosciata. –Non farlo-
Lui sorride, ma non dice niente, si limita ad abbracciarmi, forte.
-Finnick, facciamo un gioco?- domando, in un sussurro. –Segreto per segreto?-
-Segreto per segreto- ripete. –Posso iniziare io?-
-Avanti- sussurro. –Chiedi pure-
-Quanto era importante per te, il ragazzo che hai baciato?- domanda, serio.
-Era poco più che un amico- rispondo, sincera.
-Tocca a te- dice, incoraggiante.
Sospiro, prima di porre la mia domanda.
-Verresti a letto con me?-



Bessie's Corner:
... Si, mi sono divertita tantissimo a scrivere questo capitolo :'D E sto ancora ridendo è_é
Finnick è... *-* Basta, ora uccido io e me lo prendo io u.u
#Beschesclera
Anyway, state attenti xD Il prossimo cap sarà ancora più... divertente?
Si, quello mi ha permesso di fangirlare per ore con Emma xD
Grazie a tutti voi che vi siete fermati a leggere\recensire :D E grazie per le segnalazioni :D
Bess

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Capitolo 10
*** IX: torna presto ***



Finché morte non ci separi
IX: Torna presto


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Con un dito disegna motivi immaginari sulla mia pelle. Sulle labbra, un sorriso divertito.
-Smettila- mormoro, fingendomi infastidita.
Lui ride leggermente, mentre mi scompiglia i capelli con una mano. È incredibile come riesca ad essere così allegro perfino di mattina, appena sveglio.
-Buongiorno- sussurra, divertito. –Stavo per svegliarti io-
-E’ tardi?- domando, in un sussurro.
Lui ride, mentre torna a sfiorare con le dita il mio braccio, dolcemente. –Teoricamente dovremmo già essere pronti per la colazione- osserva, pensieroso. –Quindi potremmo essere in ritardo-
Cerco di alzarmi, ma mi tiene stretta a sé, per non farmi muovere. Sorride divertito, quando sbuffo, contrariata.
-Eh, no- mormora, il suo viso troppo vicino al mio. –Sei stata tu a voler rimanere qui. Non credere che ti lascerò andare così facilmente-
Arrossisco, mentre il suo sorriso si allarga. –Dai, fammi alzare- bofonchio. –E’ tardi-
-Ieri notte non dicevi così- sussurra, con aria innocente. –Ieri notti mi pregavi di rimanere con te o sbaglio?-
-Smettila- mormoro, imabarazzata. –E’ tardi-
-Tardissimo- concorda lui, con un sorriso. –Probabilmente tuo fratello starà dando di matto. Teme che il cattivissimo Mentore del Distretto 4 ti abbia fatto del male-
-Will!- esclamo, mentre cerco di liberarmi dalla sua presa.
Mio fratello sarà preoccupato. O, se non proprio preoccupato, sarà almeno furioso con me. E probabilmente andrà a dire tutto a nostra madre…
-Con calma, Iris- sussurra lui, con un sorriso. –Non agitarti…-
Subito le sue labbra sono sulle mie, di nuovo. Non ho la forza di respingerlo, non voglio che si allontani. Voglio che resti con me, finché morte non ci separi.
-Abbiamo cambiato idea?- domanda Finnick, sulle mie labbra. –Non volevi correre da tuo fratello?-
Non faccio in tempo a rispondere che mi zittisce con un altro bacio.
-Non importa, adesso- sussurra. –Non è vero?-
-No- sussurro, mentre ricambio il bacio.
Poi, inaspettatamente si scosta, permettendomi di alzarmi.
-Finnick?- domando, perplessa.
Lui mi guarda, il sorriso che gli illumina il volto. –Credi che ti lascerei andare se non fosse per un motivo importante?- domanda, con un sorriso, mentre inizia a raccogliere i vestiti. –Fra poco passerà Daniel per svegliarmi- dice, con una smorfia. –Shellie lo manda qui ogni giorno, per assicurarsi che non mi dimentichi di scendere. È piuttosto seccante-
Sorrido, mentre prendo i vestiti che mi sta passando. Sono pronta in pochi minuti, eppure, lo vedo ridere.
-Hai un nido nei capelli, Iris?- mi punzecchia, divertito. Poi, si siede sul letto, accanto a me, con una spazzola in mano. –Dai, fai fare a me- sussurra, mentre inizia a spazzolarmi i capelli.
-Sai anche acconciare i capelli alle signore?- osservo, divertita. –Siete davvero un uomo talentuoso, signor Mentore del Distretto 4-
Alza le spalle, divertito. –Lo so- risponde. –Mia madre si faceva sempre pettinare da me, quando doveva uscire-
Posa la spazzola sul letto e sorride. –Ecco fatto- dice, sorridendo. –Sei bellissima… a dire il vero lo eri anche prima, con quel nido in testa-
Inclino leggermente la testa, divertita.
-Adesso dovresti dire che anche io sono bellissimo- suggerisce, ridacchiando.
Non dico niente, come sempre e lui mi stringe a sé, con fare divertito.
-Sto aspettando- dice, divertito.
-Non dirò niente del genere- rispondo, con un sorriso innocente. –Non dico le bugie-
Lui ride e mi stringe più forte, permettendomi di pogiare il viso sulla sua spalla. Sento il suo cuore battere, calmo, a differenza del mio che sembra voler prendere il volo ogni volta che mi sfiora.
Poi, la porta si apre ed il ragazzo dai capelli scuri entra nella stanza.
-Ehi, Finnick! Mi ha mandato Shellie…- dice, mentre chiude la porta. –Mi ha detto di venire qui a svegliarti… cosa ci fa lei qui?-
Le ultime parole sono un sussurro, come se fosse spaventato. Come se avesse paura di me.
-Shellie…- mormora lui, mettendo una particolare enfasi sul nome. –Non sarà per niente contenta, lo sai, vero?-
-Non importa cosa pensa Shellie, non credi?- domanda Finnick, serio. –Non devi per forza dipendere da lei, Daniel-
-E’ poco più che una bambina- osserva, lanciandomi un’occhiata cauta. –Non credi di… essere andato troppo oltre?-
La risposta di Finnick è secca, dura e sibilante. –No- risponde, freddo. –Non sto andando troppo oltre. Forse è Shellie ad osare troppo-
-In ogni caso- dice Daniel, cortese. –E’ davvero tardi. Dovreste scendere. Katniss Mellark si sta chiedendo che fine abbia fatto sua figlia-
Mia madre sa.
È l’unica cosa che riesco a mormorare, a mezza voce, così piano che nessuno riesce a sentirmi. È l’unico pensiero coerente che riesco a formulare.
Lei sa, probabilmente l’ha sempre saputo. È sempre stata brava, mia madre, a scoprire ciò che volevo nasconderle.
-Chi è stato?- sibila Finnick, mentre mi cinge le spalle con un braccio, con fare protettivo.
-L’ha capito da sola- mormora Daniel, con fare imbarazzato. –E poi ha chiesto conferma a Shellie-
L’ha capito da sola. Per un momento, smetto di respirare: adesso cosa succederà?
-Cos’ha detto, Shellie?- domando, in un sussurro.
-Ha borbottato qualcosa sulle camere troppo affollate- confessa Daniel, rosso in viso. –Ho tentato di cambiare discorso, ma la Signora Mellark ha continuato a parlare con Shellie. Sa tutto-
Scatto in piedi, senza sapere bene cosa fare e subito Finnick è accanto a me, preoccupato.
-Ormai lo sa- mormoro, con voce piatta. –Tanto vale uscire allo scoperto-
Finnick inclina leggermente la testa ed annuisce, il sorriso sulle labbra. –Posso essere sincero?- domanda, allegro. –Speravo che tu lo dicessi-
Cerco di sorridere, ma non ci riesco, gli angoli della mia bocca si rifiutando di alzarsi.
-Su, Iris- mormora Finnick, mentre mi scorta fuori. –E’ solo un’altra prova da superare-
-Solo un’altra prova- mormoro, mentre usciamo.
In un’angolo del corridoio, Shellie ridacchia, sinceramente divertita. I capelli castani le coprono il volto, ma non smette un secondo di ridere.
-Divertente, non è vero?- domanda Finnick. –Qui stiamo ridendo tutti-
Mia madre affiancha Shellie, un sorriso sul volto. –Già- osserva. –Tremendamente divertente-
-M-Mamma…- balbetto, come una bambina che è stata scoperta con le mani nella marmellata. –Io…-
-Possiamo parlare da sole, Iris?- domanda mia madre, tranquilla.
Annuisco e mi lascio scortare in camera mia. Mia madre chiude la porta e mi fa segno di sedere con lei sul letto, come facevo quando ero piccola e lei mi spazzolava i capelli.
-Iris…- sussurra, a bassa voce. –Non so cosa tu stia facendo…-
-Niente- rispondo in fretta, troppo in fretta. –Non sto facendo niente-
-Fai attenzione- dice mia madre, senza ascoltare le mie parole. –Qualunque cosa tu stia facendo assicurati di non rischiare troppo. Non lasciare mai che le persone abbiano un qualche potere su di te. Devi essere tu ad avere un qualche potere su di loro-
-Non sta succedendo niente- insisto. –Non devi preoccuparti per me-
-Mi preoccupo di quello che potrebbe succedere se tu rimanessi… delusa- ammette mia madre, in imbarazzo.
-Sono forte, mamma- osservo, fredda. –Andrei avanti, se dovesse succedere qualcosa…-
-Non hai idea di cosa voglia dire perdere qualcosa- mormora, lo sguardo perso nel passato. –Lo capisci solo quando succede. E, a quel punto, è troppo tardi per fare qualcosa-
-Non è a me che devi dirlo- osservo, pungente. –Ma a Will-
-Parli di lui e della ragazzina del due, vero?- sussurra mia madre, pensierosa.
-E’ la nipote della ragazza dei coltelli- osservo, in un sussurro. –Will non riesce a capire…-
-Devi stare con lui- mormora mia madre. –E’ essenziale che voi restiate uniti-
-Non so se riuscirei a proteggerlo- osservo. –E’ testardo-
Mia madre sorrride, leggermente, l’aria divertita. –In questo vi assomigliate- osserva. –Anche tu sei sempre stata tremendamente testarda-
-Anche tu sei sempre stata testarda- ribatto, piccata. –Papà lo dice sempre-
Lei si alza e si avvicina alla porta, lentamente. –Fidati- dice, prima di uscire. –Lui sa essere testardo quanto me. Ah… Selene ti aspetta per prepararti per l’intervista. E, suppongo che vorrà congratularsi per il dieci in addestramento-
Annuisco, ma non esco subito. Aspetto qualche secondo stesa sul letto, poi mi decido ad uscire dalla stanza.
Finnick è appoggiato al muro, un sorriso sul volto. –E’ andata bene- osserva, divertito. –Ora non dovresti andare da Selene?-
-Hai origliato?- domando, stupita. –Hai origliato la conversazione, Finnick?-
Lui inclina la testa, con fare innocente. –Lungi da me fare qualcosa di tanto orribile- dice, alzando le mani per provare la sua innocenza. –E’ stato Daniel, giuro-
Sbuffo, divertita. –Certo, è sempre colpa di Daniel- osservo. –Ma non dovresti andare dal tuo stilista?-
Lui alza le spalle, indifferente. –Sono perfetto come sono, non ho bisogno di essere “migliorato”- risponde, con un sorriso abbagliante. –Non è che posso venire con te?-
-No!- esclamo, senza riuscire a reprimere un sorrisetto. –Non puoi venire-
-Andiamo!- continua lui, ridacchiando. –Non c’è niente che non abbia già visto-
-Finnick, smettila- dico, mentre mi allontano, diretta da Selene.
-Ehi!- esclama lui, per attirare la mia attenzione. –Torna presto-
E sorrido fra me, mentre mi dirigo da Selene.



Bessie's corner:
perdonatemi per il leggero ritardo, ma ho avuto qualche difficoltà con il cap 12. Perché? Perché ho inserito un nuovo pairing *^*
Ovviamente... vai con le scommesse! Chi sta con chi? xD
Tornando a noi, spero che questo cap vi sia piaciuto è_é Diciamo che ci vuole un po' di fluff, prima dell'Arena che, state tranquilli, arriverà proprio nel cap 12 ;)
Nel frattempo, recensite, mi farebbe piacere.
Bess
P.S. Come sempre, un grazie enorme va a mia moglie Emma è_é

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Capitolo 11
*** X: Uomini ***





Finché morte non ci separi
X: Uomini


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Sorride divertita, Selene, mentre dipinge delicati motivi immaginari sulle mie unghie. Ogni tanto scuote la testa ed i boccoli color pervinca le coprono gli occhi e lei è costretta a spostarli con una mano, interrompendo il suo lavoro.
-Cosa c’è di tanto divertente?- domado, dopo l’ennesimo sorriso. –Sono messa tanto male?-
Lei sorride di nuovo, mentre armeggia con i miei capelli, con le sue mani delicate. –Qualcuno qui si è presa una bella cotta- osserva, ridacchiando.
-Non è vero!- esclamo.Temo che il rossore sul mio volto mi tradirà.
Selene si ferma per un secondo, poi continua ad intrecciare i miei capelli, sovrappensiero. –E’ carino il Mentore del Distretto 4- osserva, con aria innocente. –C’è chi dice di averti vista uscire da camera sua, questa mattina-
-Chi lo dice?- domando, guardigna. –Chi racconta queste orribili menzogne?-
Lei ride, leggermente, mentre fa qualche passo indietro, per ammirare la sua opera. –Ti ho vista, Iris- osserva, divertita. –Siete usciti insieme, uno accanto all’altra, il suo braccio attorno alle tue spalle. Eravate carini, sai? Tu sembravi leggermente spaventata, ma è un dettaglio trascurabile-
-E’ carina, Shellie, non è vero?- domando, sovrappensiero.
Selene inclina leggermente la testa, sorpresa. –Si, è davvero carina- risponde, cauta. –Perché lo chiedi?-
Non mi da il tempo di rispondere. Mi guarda negli occhi e subito capisce a cosa sto pensando. Subito una mano copre la bocca, per nascondere la sorpresa.
-Oh- mormora, stupita. –Dici che…-
-Sì- mormoro, con aria cupa. –Dico che Shellie è una potenziale rivale-
Lei non parla per un po’, occupata com’è a prendere i vari prodotti che usa per sistemare il mio viso.
-Lui non mi sembra interessato a Shellie- osserva, mentre si dedica ai miei occhi. –Dopotutto sembra avere occhi solo per te, no?-
Non so rispondere. Ha davvero occhi solo per me?
-Sono sicura che è così- osserva Selene. –Dopotutto, come potrebbe non amarti?-
Dalla mia bocca esce qualcosa che assomiglia ad un “troppo piccola”. Selene aggrotta le sopracciglia perfettamente disegnate e stringe le labbra, come se trovasse l’idea ridicola.
-Intanto, è stato lui a sceglierti- osserva. –Evidentemente non ti considera troppo piccola-
Annuisco mentre lei finisce di truccarmi.
-E’ stato lui a convincerti ad andare a letto con lui?- domanda dopo qualche minuto, con un sorriso malizioso sul volto. Poi fa un cenno con la mano, per zittirmi. –Shellie ha difuso la voce- spiega, divertita. –Ora puoi rispondere-
-Sono stata io a chiederglielo- ammetto, rilutante. –Lui voleva aspettare-
Lei mi guarda, sorpresa. –Davvero?- domanda, spalancando gli occhi. –E… sei felice?-
Annuisco, convinta.
-Allora non c’è nessun problema- osserva Selene, mentre mi fa cenno di alzarmi. Delle parole restano sottintese, perché non abbiamo il coraggio di pronunciarle. “Non ancora”.
-Non so cosa dire- mormoro, appena capisco che presto sarà l’ora delle interviste. –Mia madre non mi ha detto niente-
Lei sorride, incoraggiante. –Lo so. Non riusciva a trovarti- risponde, ridacchiando.
-Cosa devo dire?- domando, angosciata.
Lei sorride, incoraggiante come sempre. –Sii te stessa- suggerisce, dolcemente. –Ed adesso, guardati-
Sorrido alla mia immagine riflessa nello specchio, al bellissimo abito azzurro costellato da quelli che sembrano piccoli cristalli, quasi a suggerire il riflesso del sole sull’acqua. I capelli sono intrecciati in un’acconciatura complicata ed ornata da diversi nastri azzurri.
-Stai molto bene- osserva Selene, facendomi l’occhiolino. –Adesso vai e stendili tutti, ragazza d’acqua!-
Poi, mi spinge fuori dalla stanza, con dei colpetti gentili. Ad aspettarmi, fuori, c’è mio padre che non riesce a smettere di sorridere.
-Stai molto bene- osserva, felice. –Dai, andiamo. Tua madre e Will ci stanno aspettando- mi porge il braccio con fare scherzoso e mi accompagna nella sala dove i Tributi aspettano.
Noto subito che Emma e Will sono seduti accanto, le teste vicine, parlottano fra loro. Qualche sedia più in là, Finnick ride fra sé mentre ascolta distrattamente le chiacchiere di Daniel e Shellie. Poi, alza lo sguardo e sorride, mentre mi fa segno di raggiungerlo. Mi avvicino mentre gli sguardi di Shellie sembrano volermi fulminare.
-Ci hai messo fin troppo tempo- osserva, con un sorriso. –Ero tentato di venire io stesso a prenderti. Ma tuo fratello mi ha gentilmente convinto ad aspettare ancora un po’-
Rido fra me pensando a Will che cerca di trattenere Finnick. –Non ti ho lasciato solo- osservo, divertita. –E penso che adesso andrò a scambiare due parole con Emma e Will-
-No- dice lui, sorridendo. –Adesso sei obbligata a restare-
Sorrido, di rimando e non mi muovo di un millimetro. Evidentemente non basta, perché Finnick mi trascina, letteralmente, sulle sue ginocchia. Come una bambina.
Qualcuno, dietro di noi, ride apertamente mentre Will borbotta qualcosa che suona come un “giù le mani da mia sorella, Odair”.
-Lo stai provocando?- domando, in un sussurro.
Lui alza le spalle, divertito. –Forse- ammette. –E’ divertente-
Daniel tossisce per mascherare una risatina, poi torna a parlare a ruota libera, probabilmente con l’intento di distrarre Shellie. Non funziona: sento il suo sguardo puntato su di me, ogni secondo.
-Sai, dicono che quest’anno Caesar si sia tinto i capelli di rosa shokking- osserva Daniel, cercando di far sorridere Shellie.
Lei sembra non sentire, perché non distoglie lo sguardo da me e Finnick.
-Shellie capisco che sono l’essere più affascinante in questa stanza, ma, ti prego, guarda qualcun altro- la punzecchia Finnick, divertito.
Shellie sbuffa, palesemente infastidita. –Taci, Finnick- sibila, mentre cerca di mantenere il controllo. –Non terrò la lingua apposto solo perché c’è la tua amichetta, con te-
Finnick inclina la testa, divertito. –E cosa potresti dire, di così brutto?- domanda, curioso.
Shellie sorride leggermente, sicura di sé. –Ti conosco bene, Finnick- osserva, ritrovando la calma. –E so che ci sono cose che vorresti tenerle nascoste, cose che io potrei svelarle-
Lo sguardo di Finnick diventa affilato come una lama, ma Shellie non si scompone minimamente. –Non sono affati tuoi- sibila Finnick. –Shellie dovresti crescere, una volta ogni tanto-
Shellie sorride divertita, mentre si alza, dato che è quasi giunto il momento della sua intervista.
Mi alzo e prendo posto accanto a Daniel, approfittando della distrazione di Finnick.
-Non ho detto che potevi alzarti- osserva, ridacchiando, mentre mi fa segno di tornare sulle sue ginocchia.
-Fra poco è il tuo turno- osservo, con voce atona. –Devi sbrigarti-
-Iris…- mormora lui, prima che il Mentore del Distretto 5 riesca a spingerlo via.
Abbasso la testa, incapace di dire altro. Non riesco a guardarlo negli occhi, non voglio piangere. Cosa mi nasconde?
-Non essere dura con lui- dice Daniel, posandomi una mano sulla spalla. –Non è niente di grave, non pensare troppo-
-Cosa mi nasconde?- domando, cercando di controllare la mia voce. –Aveva promesso che non mi avrebbe mentito-
Daniel inclina la testa, sorridendo. Siamo così vicini che quasi le nostre fronti si sfiorano. –Non posso dirtelo- ammette. –Ma devi fidarti di lui, sempre-
-Non posso fidarmi di lui- sussurro, contrariata. –Lui non si fiderebbe di me, se io gli nascondessi qualcosa-
Daniel sorride, con fare ironico. Poi si tende verso di me, finché le sue labbra non sfiorano le mie. cerco s’indietreggiare, ma dietro di me c’è solo la poltrona.
Si allontana solo quando Finnick si siede nella sua poltrona, facendo un gran baccano.
-Finnick…- mormoro, il viso rosso.
-Iris- la sua risposta è glaciale, fa accaponare la pelle. –Mi devi dire qualcosa?-
Daniel alza le mani, con fare innocente. –Colpa mia- ammette. –Devi perdonarmi, ma capisco perfettamente perché hai scelto lei-
-Mi dispiace- la mia voce è un sussurro, appena udibile.
Perché la fortuna non è dalla mia parte?
-Non è colpa tua- osserva Finnick, senza avvicinarsi di un centimetro. –Mi fido di te-
Scoppio a piangere, proprio la cosa che speravo di riuscire ad evitare. Però è lui ad abbraccciarmi, appena la prima lacrima solca il mio volto. Mi tiene stretta, finché non smetto di piangere.
-Ehi…- sussurra, sistemando una ciocca di capelli sfuggita all’acconciatura. –Sono così cattivo?-
Non rispondo, lascio solo che mi stringa più forte.
-Iris…- sussurra, dopo qualche minuto, quando le lacrime smettono di scorrere. –Va tutto bene-
-Mi dispiace- ripeto. –I-Io…-
-Lo so- risponde lui, semplicemente. –Anche io-
-Perché?- domando, in un sussurro.
-Perché tu non riesci a mentire- risponde, con un sorriso. –Ed io non riuscirei a lasciarti andare, lo sai-
-Davvero?- domando, in un sussurro.
-Fai sempre delle domande così… sciocche- osserva Finnick, ridendo. –Dovrei avertelo dimostrato più volte che non ti lascerei per niente al mondo, no?-
-Nemmeno io ti lascerei- sussurro, mentre il viso diventa rosso, inevitabilmente.
-Ce ne hai messo di tempo, per dirlo- osserva, divertito.
-Ti amo- mormoro, prima di riuscire a fermarmi.
-Questo lo so- risponde lui, sorridendo.
-Le mani ben in vista, Odair- borbotta Will, dietro di noi.
Finnick sorride, mentre alza una mano e l’altra la posa sulla mia spalla, con fare divertito. –Va bene così?- domanda, con fare innocente.
-Non sopra mia sorella- sibila Will, rosso in volto.
-Oh, andiamo!- esclama Finnick, cercando di non scoppiare a ridere. –Come se non l’avessi mai toccata-
-Non volevo saperlo, Odair- risponde Will, piccato. –Potevi tenerlo per te-
Mi giro, per non scoppiare a ridere davanti a mio fratello. Emma scuote leggermente la testa, i capelli rossi sciolti sulle spalle.
Uomini.




Bessie's Corner:
Sono in ritardo. Dovete perdonarmi, non mi era mai successo D:
Vi risparmio l'insieme di fattori che ha contribuito ad impedirmi di aggiornare (parenti, ustioni, ustioni, ustioni, otite, febbre...) e parlo di questo benedetto capitolo xD
Allora, iniziate a rivalutare Emma. Lei è fiQua, porta il nome della mia mogliA e non si può odiarla u.u
E... vi annuncio che mancano esattamente due capitoli all'entrata nell'arena (cap 12). E l'ho già scritta u.u *risata sadica*
Ah, nessuno è riuscito ad indovinare il nuovo Pairing. Vi do un indizio: non sono Ruby e Silver. Ritentate o aspettate il cap 12 u.u
E... direi che ho finito.
Grazie a chi legge, recensisce, segue, preferisce e ricorda questa mia storia.
Poi ci sono anche i grazie speciali: grazie alla mitica Emmina, alla mia compagna di fangirlaggio\mogliA Jane, alla mia stalker BeeMe e a Medusa (alias NiallsUnicorn) u.u
Alla prossima
Bess
P.S. HA! Me ne stavo dimenticando u.u Non vi avevo detto di tenere d'occhio Daniel? xP

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Capitolo 12
*** XI: Promettimi una cosa ***



Finché morte non ci separi
XI: Promettimi una cosa


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La luce è abbagliante, Caesar sorride fiero dei suoi capelli rosa shokking. Ma lo spettacolo non è il presentatore o il pubblico. Sono io.
Sento le risatine, vedo i loro volti eccitati: vogliono il loro spettacolo.
-Ciao, Iris- mi saluta Caesar, con un sorriso smagliante.
-Ciao, Caesar- replico, con un sorriso. –E’ un piacere essere qui-
-E’ un piacere averti qui- replica lui, cortese. –Personalmente non credevo che avrei più rivisto i tuoi genitori, sai?-
-Si, deve essere stata una bella sorpresa- ammetto, senza permettere al rossore di tingermi il viso. –Certe cose non capitano tutti i giorni-
Lui annuisce, senza smettere di sorridere. –E’ vero- concorda. –Non credevo che avrei incontrato la figlia degli sfortunati amanti-
-C’è anche mio fratello- osservo, cercando di non far trasparire l’irritazione dalla mia voce.
-Sì, è vero- osserva Caesar. –E’ una vera sfortuna. Come ti senti, Iris? In fondo, dovrai combattere contro tuo fratello, i tuoi genitori ed il tuo ragazzo-
-Il mio ragazzo?- domando, perplessa.
Loro non possono sapere. Non possono.
-Il Mentore del Distretto 4- suggerisce Caesar. –Finnick Odair-
-Non è il mio ragazzo- replico, calma. –Siamo solo… amici-
Caesar si volta verso il pubblico, un sorriso complice sul volto. –Non so voi- dice. –Ma io non ci credo nemmeno un po’-
-E’ la verità- osservo, cercando di sembrare sicura.
-Sicuramente- mi prende in giro Caesar. –Infatti non ti ha vista nessuno, prima-
-Cosa?- domando, scatenando le risate del pubblico.
Caesar sorride, per assecondare tutte le persone presenti nello studio. –Parlaci di lui- dice, per incoraggiarmi. –Deve essere difficile, per te, aver trovato qualcuno da amare adesso-
Le parole non si bloccano in gola, come dovrebbero fare in questa circostanza, ma escono libere, prima che io riesca a pensarle.
-E’ difficile- ammetto. –A volte penso a cosa succederà nell’Arena e… non ce la faccio, fa troppo male-
-E’ comprensibile- osserva Ceaser. –Potreste vincere, però-
-No- è la mia risposta, tagliente come un coltello. –Mi troverei a dover scegliere fra lui ed uno dei miei genitori. Ed io non potrei mai scegliere-
-Potresti essere fortunata e non dover scegliere- osserva Caesar, incoraggiante. –La fortuna potrebbe essere a  tuo favore-
Inclino la testa e lui lo nota subito, quel lampo nei miei occhi. Ironia. –Già. Possa la fortuna essere sempre a mio favore, allora- osservo. –Ne avrò bisogno-
E poi scade il tempo e Caesa si alza, sorridendo. –Iris Mellark!- esclama, facendo partire l’applauso del pubblico.
Esco velocemente, il vestito che fruscia, i tacchi che non mi permettono di correre.
Lui è lì, che mi aspetta, un sorriso ad illuminargli il volto. Non ha capito che non mentivo.
Mi stringe, forte e ride, contento.
-Sei stata fantastica- osserva, ignorando l’occhiataccia di Will.
Ma non dico niente. Mi limito ad allontanarmi da lui: fa troppo male.
Vorrei trovare una scusa, per giustificare il modo in cui mi sono allontanata. Ed è Emma ad aiutarmi, inaspettatamente.
-Ho sempre odiato le interviste- osserva, con un sorriso gentile sul volto da bambina.
Indossa un’abito verde chiaro, che richiama il colore degli occhi. È bella.
-Sono… ingiuste- continua, per nulla scoraggiata dal mio silenzio. –L’unica cosa che ci rimane sono i segreti ed il passato. E qui ci costringono a parlare di qualcosa che vorremmo tenere per noi-
-Quanti anni hai?- domando, prima di riuscire a  trattenermi.
Lei inclina leggermente la testa, un lampo di consapevolezza nei suoi occhi verdi. –Dodici- risponde, calma. –Non sono una bambina. Nessuno di noi lo è-
-Lo stai prendendo in giro?- domando, quasi senza pensarci. –Mio fratello, intendo-
La sua risposta è chiara e semplice e, temo, tremendamente sincera. –No-
-Come farai?- domando, sempre più diretta.
La sua risposta mi spiazza. –Come faremo?-  domanda. –Siamo in due ad essere in questa situazione-
-E’ vero- ammetto. –Ma voi…-
-Noi non abbiamo niente che ci faccia andare avanti- osserva. –Tu, invece…-
Il suo sguardo si posa sul mio ventre. –No- mormoro, cercando di sembrare sicura. –Non può essere-
Alza le spalle, con la grazia di una ballerina. –Tutto può essere- osserva. –E se fosse così dovrebbe  essere un’incentivo in più, per te. Dovresti sentirti obbligata a vincere. Saresti respinsabile di due vite-
-No- rispondo, come se non riuscissi a pronunciare un’altra parola. Solo quella. –Non è possibile-
Lei sorride, come se comprendesse. –Personalmente, lo ritengo estremamente probabile- osserva. –Dopotutto, lo sanno tutti cosa è successo, fra voi due. Shellie ha provveduto a comunicarlo a noi altri-
-Sono troppo giovane- osservo, incapace di prendere in considerazione quella possibilità.
-Non troppo- osserva Emma, con fare pratico. –Ma suppongo che lo scoprirai presto-
-Scoprirò che non succede niente- rispondo, come se volessi convincere me stessa. –Non può succedere proprio a me, non credi?-
Lei sorride, come se stessi scherzando. –Credo che possa succedere a tutti- osserva. –Possa la fortuna essere a tuo favore, Iris-
E poi raggiunge Will, lasciando l’incertezza accanto a me. Potrei…?
Qualcuno posa la mano sulla mia spalla.
-No…- mormoro, come per rispondere alla domanda che mi assilla.
-Iris?- domanda Finnick, perplesso. –Va tutto bene?-
Alzo lo sguardo e vedo che è preoccupato, come se mi fosse successo qualcosa. Non è ancora succeso niente, invece. Non ancora.
-Si…- mormoro, incerta. –Va tutto bene-
-Bugia- cantilena lui. –Cosa ti ha detto, Emma?-
-Niente- replico. –E’ solo che…-
-Che cosa?- domanda Finnick, prima che io riesca a pensare ad una bugia palusibile.
-E se fossi incinta?- sussurro, senza osare respirare.
-Avrei un motivo in più per cercare di tirarti fuori dall’Arena- risponde, piano.
-Non lasciarmi- sussurro, mentre cerco d’impedire alle lacrime d’iniziare a scorrere.
Lui non dice niente, non promette mai che non mi lascerà mai. “Non voglio mentirti” mi disse, una volta. È per questo che non dice niente?
-Starò con te finché potrò farlo- è la sua risposta. Che non basta a calmarmi.
-Sempre- sussurro. –Potrai restare con me finché morte non ci separi-
Lui sorride, amaramente. –Che non è per sempre- osserva. –C’è sempre una fine, Iris. Non esiste un “per sempre”-
-Non dirlo!- esclamo, contrariata. –Ti prego…-
-Devi pensare solo a te stessa- sussurra. –Non potrò difenderti per sempre. Non potrò difendervi per sempre-
-Non c’è un bambino- mormoro. –Ci sono solo io-
Lo sguardo che mi lancia è indecifrabile. Ma non mi piace.
-Per ora- dice, semplicemente. –Non per sempre-
-Promettimi una cosa- sussurro. –Solo una cosa-
-Ho promesso troppe cose- è la sua risposta. –E non sono sicuro di riuscire a mantenerle tutte quante. Ma per  te potrei fare un’eccezione-
-Cos’hai promesso?- domando, in un sussurro.
Lui sorride, amaramente. –Non è questo che vuoi sapere- osserva. –Non aspettare per domandare, Iris-
-A chi l’hai promesso?- domando.
Lui inclina la testa e sorride, leggermente. –Segreto- cantilena, divertito. –Prossima domanda-
-Lo stai facendo per proteggere me- osservo. Non è una domanda.
-Forse- ammette lui. –Lo riterrei piuttosto probabile, se fossi  in te-
-Perché?- chiedo. –Devi pensare a proteggere te-
-Non sono egoista- osserva. –E lo sai perché voglio che tu ti salvi-
-Non sono incinta- rispondo, sulla difensiva.
-Perché ti amo- spiega Finnick, con un sorriso tremendamente sincero. –Incinta o non incinta, i miei sentimenti non cambiano-
-Ma se lo fossi…- inizio.
Lui m’interrompe con un gesto della mano. –Ne sarei felice- ammette. –Ma c’è tempo-
Sorrido, amaramente. –Credo- sussurro. –Che il nostro tempo stia per scadere-
Lui ricambia il mio sorriso e si guarda intorno. incrocia lo sguardo severo di Will e sorride, leggermente, come fa ogni volta che riesce a far arrabbiare mio fratello.
-Allora…- sussurra, sollevandomi come se fossi una bambolina. –Dobbiamo impiegare bene il tempo che ci rimane, non credi?-
-Mi sembra giusto- ammetto, divertita.
-Hai visto?- chiede lui, mentre, ridedo mi porta fuori dalla stanza. –Ho sempre ragione-
Non dice niente, l’unico rumore è la porta che sbatte, dietro di noi.
-Ho capito una cosa- mormoro, mentre mi permette di scendere.
-Cosa?- domanda lui, divertito.
-Che vuoi davvero farti uccidere da Will- osservo, divertita. –Ti va di farti decapitare?-
-Forse- ammette lui.
E sono le ultime parole che sento.



Bessie's Corner:
Prima di parlare del capitolo, vorrei dire un paio di cose. Ultimamente sto attraversando un periodo difficile, la mia voglia di scrivere sta calando. Un po' perché non mi sento apprezzata (i preferiti salgono le recensioni calano, solo per fare un esempio), un po' perché sono poco motivata. Quindi, vi prego, fatevi sentire se ci siete.
Passiamo cal cap, che è meglio. Emma che mette la pulce nell'orecchio a Iris. sarà vero? Non lo è? Si dia il via alle scommesse! Ah, ancora nessuno (tranne BeeMe) ha indovinato il Pairing. Mi state deludendo u.u
Altro indizio? C'entra con le conchiglie. Indovinate, avanti u.u
Ah, il prossimo cap è quello dell'Arena. Mi sembra giusto dirlo xD
Preparatevi ad una serie di infarti u.u
E... niente, ringrazio chi continua a seguirmi, davvero. Se volete, mi trovate qui e su fb u.u Ho voglia di parlare con qualcuno, si capisce? :3
Bess

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Capitolo 13
*** XII: Isole ***



Finché morte non ci separi
XII: Isole

 

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E poi piangono tutti: genitori, figli, Tributi e Mentori. Piango anche io, quando devo lasciare Finnick. Anche lui piange, piangono Will ed Emma.
Piange anche Selene, mentre mi aiuta ad indossare il mio completo per l’arena. Mi lega al collo una collanina che non ho mai visto prima. La guardo: una “F” ed una “I” intrecciate.
-Possa la fortuna essere a tuo favore- mormora Selene, le lacrime che colano con il trucco. –Ne avrai bisogno, piccola-
Annuisco e poi lei scompare, rimane solo l’Arena. È una distesa d’acqua enorme, interrotta da qualche isola. Ogni isola sembra infinitamente distante dall’altra. Noi siamo disposti in cerchio attorno ad un’isola, dove si trova la Cornucopia Dorata.
Will è poco lontano da me, tiene gli occhi fissi sulla Cornucopia. Dunque, è questa la nostra strategia. Siamo noi, i Favoriti.
Il gong suona ed io mi tuffo nell’acqua salata. Nuoto il più velocemente possibile e raggiungo la Cornucopia, lì ci sono delle armi che mi aspettano.
Prendo un’arco e miro ad Emma, che si è impadronita di  un set di coltelli. I miei occhi incontrano quelli di mio fratello. Uccidila ed io uccido lui.
La freccia parte e colpisce in pieno la ragazza del Distretto 3. Una cosuccia piccola, fragile. E guardo le mie mani e penso che questa è la prima persona che ho ucciso. Una bambina troppo fragile per combattere. Mi guardo attorno. Emma lancia il suo coltello contro Jake, il ragazzo del Distretto 5, Will è accanto a lei, ha preso la sua mano. Corrono via, seguiti dai miei genitori, non si voltano nemmeno per guardarmi.
Non mi accorgo nemmeno della lancia che mi passa accanto e che ero sicura che mi avrebbe presa. Qualcuno mi ha tirata via dalla traettoria  della lancia. Alzo lo sguardo, convinta di incontrare lo sguardo di Finnick. Invece incontro lo sguardo sicuro di Shellie, la sua mano ancora sul mio braccio. Porta un dito sulle labbra, come per dirmi di non fare domande. Si mette uno zaino sulle spalle e ne passa un altro a me, poi mi fa segno di seguirla. Corro dietro di lei, attraversiamo l’isola della Cornucopia, senza rivolgerci la parola. Shellie si ferma solo davanti al mare e mi guarda, incerta. Per la prima volta, la vedo senza quella maschera di perfezione che si ostina a portare.
-Sai nuotare?- domanda, incerta. La prossima isola sembra lontanissima.
-Sì- rispondo, sicura. –Posso farcela-
-Va bene- dice. –Ora dammi arco e freccie, non corriamo rischi inutili-
Obbedisco agli ordini e le cedo l’arco e la faretra. Lei se li carica in spalla e si tuffa con la grazia di una ballerina. Riemerge vicino alla riva e mi fa segno di seguirla. Mi tuffo anche io, con molta meno grazia ed inizio a nuotare. Lentamente, riusciamo a raggiungere la seconda isola. L’acqua è salata e pizzica sulla pelle anche quando siamo uscite. Shellie mi porge un telo, preso da uno dei due zaini, con un sorriso cortese sul bel volto.
-Asciugati- dice, semplicemente. –Non sappiamo cosa potrebbe fare, quest’acqua-
Faccio come mi dice e riprendo l’arco e le frecce. Quest’isola è molto più grande dell’isolotto della Cornnucopia, è dominata da una foresta enorme.
-Seguimi- sussurra Shellie, poi inzia a correre. Finiamo nella  foresta, corriamo fra gli alberi. Mi guardo attorno, come se sperassi di vedere mia madre spuntare da nulla, da un momento all’altro.
Shellie è veloce, sfreccia fra gli alberi con una grazia incredibile, nonostante il peso dello zaino.
Si ferma nel punto più remoto della foresta e si guarda attorno.
-Tieniti pronta- mormora, poi muove qualche passo in avanti. Si ferma davanti ad un grande albero, forse una quercia. –Possa la fortuna essere sempre a tuo favore, Iris- dice, ad alta voce.
Poi torna al mio fianco, come se si aspettasse che succedesse qualcosa. Ma non succede niente, c’è solo un leggere frusciare delle foglie.
-Restiamo qui- dice, leggermente delusa. –Dovrebbero esserci dei sacchi a pelo, negli zaini-
-Shellie…- esordisco, con l’intento di chiederle delle spiegazioni.
-No- risponde lei, nuovamente fredda e dimpassibile. –Niente domande. Non è sicuro-
-Perché?- domando, perplessa.
Lei mi fa un sorrisino storto e, per un attimo, penso che potrebbe essere mia amica. Se non mi odiasse, ovviamente.
-Gliel’ho promesso- ammette. –Vuole tenerti al sicuro-
-Perché lo stai facendo?- domando, perplessa. –Dovresti odiarmi-
Lei fa un gesto con la mano, palesemente irritata. –Non mi stai simpatica, ragazzina- ammette. –Ma non ti odio-
-Perché lo stai facendo?- ripeto.
-Segreto- cantilena lei. –Mi ha fatto promettere che non ti dirò niente. Ed io mantengo sempre le mie promesse-
Annuisco e lei inizia a frugare nello zaino, con le sue dita sottili. Mi lancia un sacco a pelo.
-Credo che sia più sicuro dormire sugli alberi- ammette. –Ma è ancora presto. Te la senti di andare un po’ a caccia?-
Annuisco e ripongo il sacco a pelo nello zaino. –Shellie, ma Will e i miei genitori?- domando.
Il suo sguardo duro s’incrina leggermente. –Non è a me che devi chiederlo- ammette. –Ora andiamo. Dovrebbe esserci un ruscello, nelle vicinanze-
La guardo, sospettosa. –Come fai a saperlo?- domando.
Lei indica il terreno sotto i nostri piedi. –Fango- dice, alzando le spalle. –Ora andiamo. Preferisco stare vicina ad una fonte d’acqua-
La seguo, mentre mi conduce verso un ruscello. Ma, quando siamo davanti al corso d’acqua, si ferma.
-Aspetta- dice, in un sussurro. La vedo arrampicarsi su un’albero, poi, parte una lancia. Sento un urlo agghiacciante e Shellie scende dall’albero. La seguo e vedo il corpo della ragazza del Distretto 5, Sunnie mi sembra che si chiamasse, immobile in un mare di sangue.
Sentiamo il colpo di cannone ed il corpo viene rimosso.
-Non svenire o altro, per favore- dice Shellie, fredda. –Sarebbe morta comunque, prima o poi-
Annuisco, mentre seguo Shellie, verso il torrente. Si siede su un sasso ed inizia a frugare nello zaino, passando in rassegna il contenuto.
-Cosa stiamo aspettando?- domando, sedendomi accanto a lei.
Sistema i capelli in una stretta coda di cavallo, senza guardarmi.
-Shellie?- la chiamo, sperando in una sua risposta.
Lei mi guarda, leggermente incerta, come se non fosse sicura della risposta. –Niente domande- sbotta, alla fine. –Non posso rispondere-
Annuisco ed inizio a giocherellare con la collanina che mi ha fatto indossare Selene, solo qualche ora fa.
-Finché morte non vi separi- sussurra lei, guardando il mio ciondolo.
-Cosa?- domando, perplessa.
-Si fa così, nel nostro distretto. Una collana con le iniziali intrecciate è quasi una proposta di matrimonio- spiega, indicando il mio ciondolo. –Significa unione-
Significa unione.
Queste ultime due parole rimbombano nella mia testa. Unione. Ciò che è stato unito non può essere diviso.
-Pensavo che lo sapessi- osserva Shellie, perplessa.
Non rispondo, ma torno ad osservare il ciondolo, rigirandomelo fra le dita.
Shellie mi posa una mano sulla spalla, con una tenerezza che sembra quasi stonare con il suo volto duro. –Possa la fortuna essere sempre a tuo favore, Iris-
Delle foglie frusciano. Vedo Shellie stringere un coltello.
-Ce ne hai messo di tempo- osserva una voce, divertita.
Il coltello di Shellie cade per terra e lei scatta in piedi, sorpresa. –Daniel!- esclama, prima di correre verso di lui, con un sorriso sul volto.
Lui la solleva quasi da terra, quando circonda il suo corpo con le braccia. –Mi hai fatta preoccupare- osserva Shellie, allontanandosi da lui, dopo qualche secondo.
Daniel si tocca la spalla, delicatamente, e fa una smorfia. –Ho avuto qualche problema- dice. –Ruby non gradisce che ci si avvicini troppo a Silver-
Shellie fa una smorfia e gli fa un cenno con la mano. –Togliti la maglietta- dice, mentre estrae qualcosa dallo zaino.
-Shellie, ma ti sembra il caso?- la rimbecca Daniel, divertito.
Lei sbuffa, palesemente divertita. –Stai zitto- dice, in un sussurro, mentre gli sfila la maglietta. Trasalisce, quando scopre la sua ferita.
-Tutto bene?- domanda Daniel, preoccupato.
Lei quasi urla, quando lui le sfiora la spalla con la mano. –Stai zitto- ripete.
Faccio un passo avanti. –Posso farlo io, se non te la senti…- mormoro.
-No- sibila lei, mentre inizia a bendare la ferita. –Lo faccio io-
Mi allontano e li guardo, lei che finisce di bendare la ferita di Daniel e lui che la scruta pensieroso.
-Shells?- la chiama, quando lei ha finito.
Shellie non risponde, nemmeno quando lui la scuote leggermente.
-Mi dispiace- quello di Daniel è un sussurro appena percepibile.
Shellie alza la testa, di scatto. –Lo so- dice, semplicemente. –Ma non adesso-
Daniel annuisce e le fa segno di sedersi.
-Sulla terza isola- mormora, in un sussurro. –Dobbiamo andare lì-
Lei non chiede niente, non fa altro che annuire. –Quando?- domanda, dopo un po’.
Daniel si alza e le porge una mano. –Adesso-
-Perché?- domando io, curiosa. –Cosa c’è sulla terza isola?-
-Niente- risponde Shellie, lapidaria.
-Shells…- la riprende Daniel, dolcemente.
-No- replica lei, prima che lui riesca a finire la frase. –Ha detto di non dire niente-
-Ha il diritto di sapere- osserva lui.
-No- risponde Shellie, fredda. –Non ha nessun diritto. Lei ha scelto di fidarsi di Finnick. Adesso facciamo come dice lui-
-Cosa c’è su quell’isola?- ripeto.
Daniel si volta, un sorriso divertito sul volto. –Chi potrebbe aspettarti su un’isola circondata dal mare?-
Finnick.



Bessie's Corner:
Tan tan tan! Chi se lo aspettava (escluse Emma e Bee)? Eppure, io vi avevo detto di stare attenti a Daniel. E di non odiare Shellie. Ma tanto nessuno mi ascolta xD
Anyway, sono riuscita ad aggiornare. Per puro miracolo, dato che il cap 14 si era arenato. Ma, ieri notte, sono riuscita a concluderlo. E sono a metà del 15. Potrei commuovermi :'D
A proposito, la raccolta. Verrà aggiornata domani, impegni permettendo.
Torniamo a noi. Cosa ne pensate della Shellie\Daniel? :3 Io li trovo pucciosissimi u.u Cooooomunque, vi ringrazio per le recensioni, mi avete tirata su di morale. Siete adorabili u.u
*manda abbracci a tutti*
A proposito, ho in serbo per voi MOLTE novità. A partire da una risposta alla domanda che ci stiamo ponendo: Iris è incinta? A seguire, la comparsa di qualche personaggio. Non posso dire altro D:
Però posso spoilerare altrove xD Sul mio blog. Il link è nella mia presentazione. Popolatelo u.u
Ultima cosa: sto progettando diverse ff. Quindi tenetemi d'occhio xD
Bess

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Capitolo 14
*** XIII: Ferite ***



Finché morte non ci separi
XIII: Ferite

 

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Cammino dietro Daniel e Shellie, pronta a scoccare le mie freccie in caso di attacco. Ma non ci attaccherà nessuno, secondo loro. Bisbigliano fra di loro, assorti, come farebbe una qualunque coppietta felice.
Non mi hanno voluto dire dove stiamo andando. Camminano e m’ignorano, finché non arriviamo alla fine dell’isola.
-Sa nuotare?- domanda Daniel, sottovoce. Shellie annuisce, prima di tuffarsi.
Daniel prende il mio arco e le freccie, prima di seguire Shellie in acqua.
-Muoviamoci- mormora Shellie quando siamo in acqua. –Ho un brutto presentimento-
Nuotiamo velocemente finché non raggiungiamo l’isola. Quando Shellie è sulla terraferma inizia a guardarsi attorno, irrequieta.
-Calma, Shells- dice Daniel, con un sorriso.
Poi, l’urlo di Shellie lacera l’aria. –Stai sanguinando!- urla, a Daniel. Lui abbassa lo guardo e trasalisce, quando vede la maglietta zuppa di liquido rosso.
Non fa in tempo a togliersi la maglietta che Shellie gliel’ha già strappata di dosso. Esamina le ferite sul torace e trasalisce, quando si accorge che anche lei sta sanguinando.
-Merda- mormora, mentre estrae delle bende dagli zaini. Mi accorgo che anche io sto sanguinando e prendo delle bende. Sono grandi ferite che mi trapassano il corpo da parte a parte ma che, stranamente, non mi provocano nessun dolore.
In lontananza, il cannone inizia a sparare, ma siamo tutti troppo occupati a bendarci per contare gli spari. Le bende diventano subito sature di sangue e niente riesce a fermare l’emorragia.
Daniel si accaccia a terra, poco lontano da me. Subito Shellie è acanto a lui, preoccupata. Troppo preoccupata.
-Daniel, no!- esclama, scrollandola leggermente.
Lui sorride leggermente ed è davvero pallido, sta perdendo più sangue di tutti noi. –Shells…- mormora, così piano che fatico a sentirlo. –Io…-
-No!- esclama lei, interrompendolo. –Non osare dirmi addio!-
Mi avvicino e noto che Shellie ha gli occhi pieni di lacrime, le mani che stringono il braccio di Daniel.
-Shells- la chiama lui, più piano.
-Sono qui- singhiozza lei, la testa sulla sua spalla sporca di sangue. –Non me ne vado-
Lui alza il braccio e le accarezza i capelli, un gesto che comporta un’enorme fatica, per lui. –Possa la fortuna essere sempre a tuo favore- mormora.
-No!- urla Shellie, scostando la sua mano. –Ti prego, non mi lasciare-
Lui sorride nuovamente, il colore che se ne va dal suo volto. –Sarò sempre con te, Shells- mormora, indicando il suo cuore. Alza lo sguardo su di me. –Possa la fortuna essere sempre a tuo favore, Iris-
Non ho la forza di avvicinarmi a Shellie, che singhiozza sul corpo ancora in vita di Daniel. C’è un lieve fruscio, ma non mi volto.
-Prendi queste-  dice una voce che conosco fin troppo bene.
Shellie si asciuga velocemente le lacrime e prende un vasetto di pomata, che spalma sulle ferite di Daniel e poi sulle sue. Dietro di me, qualcuno inzia curare i tagli su spalle, braccia e gambe…
-Bentornata- sussurra, quando riesco a voltarmi.
Finnick sorride, la maglietta strappata mostra qualche taglio già rimarginato. Tiene in mano un tridente e ride, mentre guarda Shellie che cerca d’impedire a Daniel di alzarsi.
-Ehi, Finnick!- esclama Daniel, salutandolo con la mano. –Mi chiedevo quando saresti arrivato per salvarci tutti-
Finnick ride leggermente. –Aspettavo che Shellie smettesse di piangere sul tuo cadavere-
Daniel ride con lui, ignorando lo sguardo offeso di Shellie. –E’ vero, Shells- dice, ridendo. –Mi hai inondato di lacrime- tossisce ed è costretto a smettere di parlare. Subito Shellie lo fa sedere sotto l’albero, preoccupata.
-Non ce n’è bisogno, Shells- osserva lui, in un sussurro.
-Stai zitto- lo rimbecca lei.
-Shells…- mormora lui, prendendole la mano. Lei sorride ed asciuga le ultime tracce di lacrime.
-Stai zitto- dice lei, con un tono di voce più dolce. –Sono qui-
Finnick mette una mano sulla mia spalla e mi guida verso la foresta, in silenzio. Quando siamo abbanza lontano mi sorride.
-Tutta intera?- domanda, in un sussurro.
-Sana come un pesce- rispondo. –Non si può dire lo stesso di te, vero?-
Lui ride, divertito e scuote la testa. –No, diciamo che sono venuto qui solo per te- risponde. –Cherry mi avrebbe ucciso volentieri-
-Grazie per non esserti fatto uccidere da Cherry, allora- rispondo, piano.
-Prego- risponde lui, ridendo. –Avevo paura che non ti saresti fidata di Shellie e che ti saresti fatta uccidere-
Ricordo la lancia che mi aveva quasi presa. –C’è mancato poco- ammetto. –Ma sarebbe stato peggio essere catturata da Rachel o da qualcun altro ed essere torturata e solo dopo uccisa-
-No- risponde lui, serio. –avevo chiesto ad Emma di ucciderti, se ti avessero presa-
-Ti fidi davvero di lei?- chiedo, stupita.
Lui alza le spalle. –Certo- dice. –E’ una brava ragazza-
Non rispondo che a me Emma non sembra proprio una brava ragazza. Assomiglia vagamente ad un’assassina. E Will è con lei.
-Tuo fratello non è stupido- mormora, come se riuscisse a leggere i miei pensieri. –E non sarebbe saggio ucciderlo davanti ai tuoi genitori-
-Quanti morti?- chiedo, in un sussurro, ricordandomi che non abbiamo ancora sentito i colpi di cannone.
Lui guarda il cielo, come se cercasse qualcosa. –Sei- dice, piano.
-I miei genitori?- domando, la voce che fatica ad uscire.
-Staranno bene- osserva Finnick. –Presto ti porterò da loro-
-Shellie e Danile?- mormoro, in un sussurro.
-I piccioncini vengono con noi- dice Finnick, ridendo. –Shellie potrebbe farsi venire un attacco isterico, sola con Daniel. Assomiglia ad una madre apprensiva-
Fruscio di foglie, passi. Finnick che si mette davanti a me, sulla difensiva.
-Ti ho sentito, Odair- sibila Shellie, mentre si avvicina. –E tu non dovresti parlare, dato che con lei ti comporti come un… diamine, sembri un tredicenne!-
Finnick ride, divertito. –Calma, Shells- dice, con un sorriso. –Dove hai lasciato Daniel?-
-Gli ho detto di non muoversi- risponde lei, alzando le spalle.
-Ordinato- precisa Daniel, dietro di lei. –Ma io non ascolto mai gli ordini-
Shellie sbuffa, irritata. –La prossima volta puoi fasciartela da solo, la spalla- risponde, acida. –Io resterò a guardare-
Daniel ride emormora qualcosa che assomiglia ad un “poi però vai a piangere sul mio cadavere”.
Finnick ride, mentre si allontana con Daniel. Vanno a caccia. Sto per seguirli, ma Shellie mi trattiene per un braccio.
-No- dice, semplicemente. –Lasciali andare-
La guardo, il sospetto negli occhi. –Da cosa sta cercando di proteggermi?- chiedo, semplicemente.
Lei ride, ad alta voce. –Da te stessa- risponde, piano.
Non dico niente. Mi siedo lontano da lei ed aspetto, in silenzio. Non può capire.
Alza lo sguardo, verso di me, e sembra sinceramente divertita. –Capisco meglio di quanto tu creda- risponde. –Non sei la solita a sentirti morire ogni volta che lui ti lascia. La cosa peggiore e il non sapere a cosa vanno incontro-
-Perché non lo raggiungi, allora?- la sfido.
Lei sorride leggermente, come se avessi fatto una battuta. –Non credere che mi lascerò controllare da te, ragazzina- risponde, alzando la spalle. –Non sono bambini, torneranno-
-Daniel è ferito- replico. –Potrebbe non tornare-
Lei scuote la testa, come per mandare via quel pensiero. –Torneranno- dice, sicura. –Esattamente come torneremo noi, se loro fossero rimasti ad aspettarci-
Mi passa una corda, presa dallo zaino.
-Finnick dice sempre che fare nodi è un’ottimo metodo per far passare il tempo- spiega. –Dai, prendi-
Inizio ad annodare la corda, non smetto nemmeno quando le mani iniziano a fare male. Prima c’era Finnick, ad aiutarmi. Adesso le mie mani devono muoversi da sole.
-Se non dovesse tornare, sappi che l’ha fatto solo per te- mormora Shellie, mentre prende un’altra corda.
Non rispondo: lo so già.
Torno a fare nodi, le dita diventano rosse. Non importa, tutto pur di far passare il tempo. Tutto pur di smettere di pensare.
Le mani si muovono fin troppo velocemente, troppo per permettermi di pensare ad altro. Non aspetto nemmeno di sentire i suoi passi, non riesco a pensare a lui.
Pensare a lui è provare dolore, provare dolore è essere debole. Ed io non sono mai debole, io devo vincere.
Altri nodi, ne sciolgo uno ed un altro lo rimpiazza. Velocemente, troppo velocemente.
Delle mani si posano sulle mie, la corda cade a terra.
-Spaventata?- domanda Finnick, divertito.
Sbuffo e raccolgo la corda. –No- mento. –Dovevi tornare-
Lui ride e si siede accanto a me. –Bugiarda- sogghigna. –Si vedeva lontano un miglio che  eri preoccupata-
-Non era l’unica- dice Daniel, divertito. –Vero, Shells?-
Shellie sbuffa, mentre ripone nello zaino la corda. –Stai zitto- risponde, divertita. –Non ero preoccupata. Gli idioti non muoiono mai-
Rido, divertita dall’espressione ferita che assume Daniel.
-Sei crudele- dice Daniel, palesemente offeso.
Shellie ride, mentre gli fa cenno di sedersi. –Devo cambiarti le fasciature- dice, semplicemente.
-Tutte scuse- replica Daniel, divertito. –Vuoi solo attentare alla mia virtù-
Finnick ride. In quel momento, il cannone spara.





Bessie's Corner:
Faccio schifo, lo so. Sono in ritardo, non ho risposto alle recensioni e questo capitolo... non succede niente di così importante xD
Siete liberi di lanciarmi tutte le maledizioni che volete, perdonatemi. E' che sono distrutta, a stento sono riuscita a finire il cap 16 ^^ Anyway, prometto che cercherò di fare presto con il prossimo cap. Prometto. Diciamo che entro domenica prossima dovrebbe arrivare. Speriamo xD La racolta (che nessuno legge) verrà aggiornata domani. Promesso anche questo :3
Passando a cose serie, volevo dirvi una cosa. Sono arrivata anche su fanfiction.net ed ho iniziato a postare ff in Inglese (no comment. devo rispolverare i volumi di grammatica) :3 Il link è nelle mie NDA dell'Account ;)
Altra cosa, grazie a tutti per le recensioni.
Bes

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Capitolo 15
*** XIV: Se ci credi davvero ***



Finché morte non ci separi
XIV: Se ci credi davvero

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Ci guardiamo a vicenda, come se uno di noi dovesse crollare da un momento all’altro. Ma non succede niente, nessuno di noi cade.
Accanto a me, Finnick si irrigidisce. Sento le sue mani sul mio braccio, scocca un’occhiata a Daniel e Shellie.
Se non è qualcuno che conosciamo, allora è qualcuno che sta venendo a prenderci.
Come se non pesassi niente, Finnick mi solleva ed inizia a correre, cercando di non fare rumore. Si ferma davanti ad un albero piuttosto alto.
-Sali- dice, calmo. –Adesso-
Obbedisco ed inizio ad arrampicarmi sugli alberi, velocemente. Finnick mi segue, silenzioso, finché non ci fermiamo su un ramo abbastanza alto. Continuiamo a sentire quei passi.
Vorrei dire qualcosa, ma Finnick mi posa una mano sulle labbra. Il rumore dei passi si fa più forte. Stanno venendo qui.
-Shh- mormora Finnick, piano. Mi stringe forte, come per non farmi cadere.
-Sei sicura di aver sentito dei passi?- domanda una voce maschile.
Finnick s’irrigidisce e mi stringe più forte. Accosta le labbra al mio orecchio e sussurra quel nome così piano, che io riesco a malapena a sentirlo.
"Phil"
-Mi prendi per stupida?- ribatte una voce femminile, che collego subito a Mintie, il Mentore del Distretto 10. –Certo che ho sentito dei passi!-
Respiro piano, cercando di far tacere il mio cuore impazzito. Non devono trovarci.
-Potrebbero essere quelli del quattro e la ragazzina del dodici- dice Phil, sovrappensiero. –Si muovono in branco-
Mintie ride, come se Phil avesse fatto una battuta. –Shellie non lascerebbe mai il ragazzino- osserva, divertita. –E’ proprio una sciocca-
Mintie si siede davanti al nostro  albero. La presa di Finnick su di me si accentua.
-Daniel è più sciocco di lei, non credi?- domanda lei, divertita. –Non riesce a capire che lo sta solo sfruttando-
Altri passi. Phil non si volta nemmeno e continua a parlare, come se non avesse sentito nulla. Nota lo sguardo di Mintie e ride, per darle della sciocca.
-Saranno Helen e Theo- dice, facendo un gesto con la mano, come per scacciare via una mosca. –Non erano andati a raccogliere radici?-
Mintie annuisce, subito più calma. –Sì, devono essere loro- dice. –Non credo che siano stati così bravi da raggiungere quest’isola-
I passi si fanno più vicini.
-Se ti dico di scappare, scappa. Non fermarti perché credi che io sia in pericolo o altro. Va bene?- mormora, piano.
Annuisco.
Altri passi. Finnick stringe il tridente e si allontana da me, pronto per attaccare. Da solo.
-Sì, saranno ancora sulla prima isola. Probabilmente la piccola Mellark si starà facendo sbattere da quell’Odair-
Finnick sta per balzare giù dall’albero, quando sentiamo un’altra voce ed il sibilo di un coltello.
Mintie cade a terra, in un mare di sangue, un coltello nel petto.
-Forse- dice una voce che conosco fin troppo bene. –Dovresti pensare, prima di parlare-
Emma ride, quando Phil la guarda, spaesato.
-Paura?- domanda, giocherellando con un coltello.
Lui assottiglia lo sguardo e si avvicina al corpo di Mintie proprio mentre il cannone spara. Prende il coltello prima che il corpo venga rimosso.
-Silenzio, ragazzina- sibila. –Tu non sai cosa vuol dire, uccidere-
Emma ride, i capelli rossi ondeggiano. –No, non lo so- ammette. –Ma tu, lo sai?-
Phil scoppia a ridere, la presa sul coltello sporco di sangue che aumenta. –Non sfidarmi, ragazzina!- urla, fuori di sé. –Lo so, cosa vuol dire!-
Lancia il coltello verso Emma, che si sposta leggermente. Il coltello colpisce il terreno ed Emma ride, trionfante.
Non lo raccoglie, ma se Phil dovesse muoversi per riprenderlo, Emma non farebbe nessuna fatica a colpirlo.
-Cosa stai aspettando?- domanda Phil. –Uccidimi-
Emma non risponde. Gioca con il coltello, come una bambina, come se aspettasse qualcosa.
-Vuoi gustarti il momento, non è vero?- domanda Phil, piano. –Sei esattamente come tua zia-
Un coltello lo colpisce il pieno petto, esattamente come Mintie. Emma è rossa in viso, quasi quanto i suoi capelli.
-Non sono come lei!- urla. Recupera il coltello e vedo che lotta per non sfigurare il corpo di Phil. –Non paragonarmi a lei!-
Il cannone spara, segnando la morte di Phil. Emma si allontana, piano. Alza lo sguardo e, per un attimo, sono certa che mi abbia visto.
Sorride e si sistema i capelli dietro l’orecchio.
-Possa la fortuna essere a tuo favore- dice, prima di correre via, velocemente. Finnick mi ferma, quando sto per scendere dall’albero.
Voglio seguirla: dove c’è lei, ci sarà Will, sicuramente.
-No- mormora Finnick, piano. –Non ancora-
Scende  dall’albero, il  tridente stretto in mano. Si allontana piano, come per cercare qualcosa. Lo sento bisbigliare qualcosa, ma non comprendo le parole.
Torna indietro dopo qualche minuto, più calmo. Scendo prima che lui mi dia il permesso di farlo.
-Dov’è andata?- chiedo. –Con lei ci deve essere Will-
Mi ferma, quando inizio a camminare, cercando le  tracce del passaggio di Emma.
-No, Iris- dice, semplicemente. –Non è il momento. Questo è un gioco che non puoi comprendere. Fidati di me-
Annuisco. Mi fido di lui, come sempre.
Mi stringe a sé, come per tranquillizzarmi, proprio mentre Shellie ci raggiunge, pallida in volto. Stringe un coltello in mano, come se la sua vita dipendesse da quello.
-Sono ancora qui?- chiede, in un sussurro. –Mintie, Phil, Hellen e Theo?-
Finnick mi lascia andare ed  inizia a guardarsi attorno. –Hellen e Theo?- domanda, preoccupato.
Shellie annuisce. –Hellen e Theo- ripete, meccanicamente. –La biondina ed il bambino dai capelli neri-
-No- risponde Finnick, piano. –Non sono mai arrivati-
Shellie si volta, mortalmente pallida. Aspetta un urlo, qualcosa, il cannone che spara. Ma non succede niente.
-Quanti colpi di cannone?- domanda Finnick, con un’urgenza che mi sorprende.
-Due- risponde Shellie, semplicemente. –Suppongo che fossero per Mintie e Phil-
Mi guarda, come se volesse chiedermi se li ho uccisi io. Scuoto la testa. Non sono stata io.
-Emma- dice Finnick, prima che io riesca a dire qualcosa. –Diciamo che il suo arrivo è stato provvidenziale-
-Sì, vi avrebbero trovati subito, senza di me- dice lei, sbucando dal nulla. Subito Finnick la fulmina con lo sguardo, contrariato.
-Emma- ripete, freddo. –Non è mai in grado di aspettare, avrei potuto farcela da solo-
Emma ride, divertita, come se non ci credesse davvero. Sembra più calma, adesso che Phil è morto.
-Emma non ha voglia di stare da sola tutto il tempo- dice, alzando le spalle. –Ha pensato  che avrebbe potuto vedere Will al più presto, se fosse entrata in scena prima del previsto. Dopotutto, è colpa di Finnick, se Emma è stata portata via da Will-
Finnick sbuffa e borbotta qualcosa che assomiglia ad un “ragazzina”.
-Dov’è?- domando ad Emma, sicura che lei capirà. Dov’è mio fratello? Mia madre? Mio padre?
Emma inclina la testa, con fare innocente. –Non lo so, mi dispiace- dice, calma.
-Bugia- sibilo io, stringendo i pugni. –Lo sai-
Lei sorride, come una bambina. Giocherella con il suo coltello. –Sì, lo so- ammette, finalmente. –Ma non vuol dire che te lo dirò-
Alle mie spalle, Finnick ridacchia. –Non te lo dirà- dice, semplicemente. –Sa essere molto testarda-
Emma lo fulmina con un’occhiataccia che la fa sembrare ancora più bambina. –Non manca qualcuno?- domanda, mentre si volta verso Shellie. –Daniel?-
Shellie ricambia il suo sguardo, calma come sempre. –Gli ho ordinato di aspettare. Troppo debole per combattere- spiega.
-Ovviamente non ti ho ascolato- sbuffa Daniel, raggiungendola. –Ormai dovresti sapere che non ascolto mai i tuoi ordini-
-Maschilista- borbotta Emma, con un sorrisetto divertito. Si volta verso Finnick, con aria innocente. –Non dovremmo accamparci, Generale?- domanda, con fare ironico.
Finnick annuisce, divertito.
-Sugli alberi?- domando io, in tono pratico. Emma annuisce, in risposta alla mia domanda.
-E’ l’unico modo per non farsi prendere, secondo il Generale- dice, alzando le spalle. –Ed io non ho intenzione di farmi prendere-
-Siamo in cinque- osserva Shellie, mentre Emma inizia a salire su un albero. –Quattro salgono sugli alberi, uno resta di guardia-
Finnick annuisce, con un sorriso. –Iris, vai con Emma. Daniel con Shellie. Resto io- dice, senza dare a nessuno la possibilità di replicare.
Emma sbuffa, irritata. –Poi tocca a me- dice, calma. –Appena hai sonno, fai un fischio, Generale- poi, sistema su un ramo alto e mi fa segno di raggiungerla.
Finnick mi fa l’occhiolino. –Sarò lì prima che tu te ne accorga- sussurra, così piano che nessuno lo sente. Poi, mi fa segno di raggiungere Emma.
Obbedisco e salgo sull’albero, accomodandomi su u ramo abbastanza robusto.
-Non dovresti arrampicarti, nelle tue condizioni- osserva Emma, raggiungendomi con facilità. Mi rivolge un sorrisetto complice. –Come va?- domanda, piano, per non farsi sentire.
-Non sono incinta- replico, lanciandole un’occhitaccia.
Lei alza le spalle. –Continua a dirlo, se ci credi davvero-



Bessie's Corner:
Sono in ritardo. Ormai sta diventando la mia tipica frase. Dovete perdonarmi, ho avuto qualche contrattempo. Però sono tornata :3
E questo capitolo è andato.  Emma continua a tormentarci con la storia della (vera o falsa?) gravidanza di Iris. Sarà vero? Lo so solo io. E la mia mogliA.
E poi... Phil e Mintie. I Mentori del 10, per chi se lo stesse chiedendo. Arriveremo a loro, prima o poi. Perché io DEVO aggiornare la raccolta. Qualcuno me lo ricordi, mercoledì xD
Lo farò, promesso. Nel frattempo chi vuole, può dare un'occhiata alla mia Fannie. Perché è stata quella cosa a rallentarmi u.u
In ogni caso, grazie mille a chi recensirà.
B.



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