Ti amo...da morire...

di Valentina Viglione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo n° 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo n° 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo n° 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo n°4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo n° 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo n° 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo n° 7 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione

 

Salve, il mio nome è Omar Dinew.

Sono orfano, i miei genitori sono morti in un incidente stradale quando avevo ancora solo 10 anni, per quasi 8 anni sono passato da un orfanotrofio all’altro perché non riuscivo ad integrarmi con gli altri bambini, mi ricordo che mi definivano con termini come “violento” e “scontroso”.

Compiuti però i 18 anni me ne sono potuto andare e grazie anche ai soldi ereditati dai miei genitori, mi sono trasferito a New York e ora vivo in un appartamento che ritengo ormai la mia casa. I miei, però non erano certo ricchissimi, dovevo trovarmi un lavoro, ma si sa che al giorno d’oggi, senza aver studiato molto, come ho fatto io, non si trova facilmente un lavoro, almeno, non uno onesto.

Per mia “fortuna”, se possiamo definirla così, una sera in un pub, ho conosciuto Edoardo, il mio ormai migliore amico, che mi ha consigliato lo stesso suo lavoro, e in questo modo mi ha fatto entrare nel suo circolo vizioso, nella sua famiglia, che non fa un lavoro di cui ci si può vantare in giro. Non sto parlando di droga o alcol…no…molto peggio!

Solo per farvi un’idea. Pensate alla catena alimentare degli animali. Un leone mangia un cervo per sopravvivere. E’ più o meno questo quello che faccio.

Uccido.

Altrimenti verrei ucciso io.

Quindi credo che mi debba ripresentare.

Salve, il mio nome è Omar Dinew. Lavoro?

 

Serial Killer.

 

 

 

 

 

***********************

si si lo so...ho un sacco di altre storie da aggiornare, da quando ho un'idea x una storia devo scriverla xD cercate di capirmi.

spero ke vi piaccia. Cercherò di aggiornare il prima possibile.

Alla prossima.

bacioneeee

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Capitolo 2
*** Capitolo n° 1 ***


Capitolo n° 1 

 

Piove.

Bene.

E’ tutto molto più facile quando non c’è il sole. Non devo neanche aspettare che sia notte per agire. Sono nel mio appartamento, pronto per uscire a fare come ogni giorno il lavoro che mi hanno assegnato i capi dell’organizzazione. Prendo una felpa nera col cappuccio. Non devo dare nell’occhio, ma non deve neanche essere vistosa. Devo essere invisibile. E devo essere anche comodo con vestiti di poco valore, visto che a lavoro finito, quelli che ora indosso verranno bruciati.

Prima di uscire di casa prendo dalla tasca dei jeans un foglietto con sopra tutte le informazioni che mi servono. Il nome e l’indirizzo.

Anna Perrud.

Non è un nome complicato, anche se so che domani quando avrò un altro biglietto da ricordare, me lo sarò già dimenticato. Sono tutte uguali ai miei occhi E sono così tante che non ricordo mai i loro nomi. Già, parlo al femminile. Perché mi vengono assegnate solo donne. Il perché? Semplice. Le donne posso sedurle, farle venire da me senza doverle rincorrere.

Sedurre e Uccidere.

E a volte, quando la vittima che mi viene assegnata è ben messa:

Sedurre, Godere e Uccidere.

Semplice e veloce. E orribile.

Lo so di essere un mostro.

Ma ormai ci sono dentro.

I miei capi non vogliono essere scoperti e se per caso un membro dell’organizzazione decidesse di abbandonare questa vita da killer verrebbe ucciso e messo a tacere per sempre.

Con Edoardo che è anch’esso un mio collega e in questo momento sarà già di ritorno, mi confido spesso sul fatto che vorrei smettere e che è un lavoro orribile da far fare ad una persona. Ma come me, anche se ne è consapevole, continua a uccidere. Devo essere freddo, veloce, cattivo.

Il mio lavoro è crudele. Ma non posso farci niente.

Ora basta perdersi in pensieri inutili.

Anna Perrud. Spero per te che tu abbia salutato i tuoi cari, se non è così, mi dispiace, ma non lo potrai più fare.

Mi metto il cappuccio e controllo che sotto la felpa il coltello e la pistola non si vedano. Bene.

Per le strade non c’è nessuno, l’indirizzo che è segnato sul foglietto non è molto lontano dal mio appartamento, posso benissimo andarci a piedi. Per le strade con passo un po’ affrettato, ma con una finta faccia tranquilla per non destare sospetti nel caso qualcuno mi veda, inizio a pensare a come portare la mia vittima fuori di casa. Il più delle volte ho anche una settimana di tempo per uccidere la ragazza assegnatami, non devo lasciare tracce o indizi. Ma questa volta, devo riuscire a concludere questo omicidio entro sta sera. Per questo i miei capi mi hanno dato delle informazioni su di lei. Controllo un’ultima volta il biglietto. Si, l’indirizzo è giusto. Sono arrivato. Vedo la porta di casa aprirsi ed uscirne una ragazza dai capelli corti e ricci molto magra, con in mano un ombrello a proteggerla dalla pioggia e nell’altra mano un sacco della spazzatura. Molto Bene, oggi la fortuna è dalla mia. Ma di sicuro, non dalla sua.

<< Anna? >> chiedo facendo un’espressione fintamente sorpresa.

Stessa espressione ha lei girandosi velocemente nella mia direzione.

<< S-si…lei chi è? >>

<< Sono Riccardo, il cugino di tua mamma >> posso sapere il nome del cugino e il fatto che quel giorno doveva fare visita, grazie alle informazioni dei capi.

La ragazza sembra rassicurata dalla mia informazione. Chissà. Magari per un solo attimo, hai pensato che fossi un maniaco? Mi dispiace. Ci sei molto vicina.

<< Ah è vero, entriamo in casa che mia mamma ti sta aspettando, ma non dovevi arrivare sta sera? >>

<< In realtà sono venuto prima perché voglio farle una sorpresa >> Sono bravo ad improvvisare.

Il suo sguardo diventa prima confuso e poi si anima di curiosità.

<< Sorpresa? Di che genere? >>

<< Aspetta, potrebbe vederci e addio sorpresa. Non c’è un posto un po’ più…appartato? >> Dico prendendole dolcemente il polso e cercando di avere una voce seducente ma anche rassicurante. In fondo, devo sembrare un suo parente. Ma l’ho già detto. Sedurre. E’ questa l’arma da usare sempre.

<< Emh…certo seguimi >>  un’arma che non sbaglia mai.

La ragazza, di cui ho anche già rimosso il nome dalla mia mente sfugge alla presa della mia mano e si incammina facendomi arrivare in un vicolo dietro casa. Così è troppo facile baby, ti sei scelta la tua tomba.

<< Allora…che sorpresa le dovresti fare? >>

<< Vedrai che ti piacerà, ma ne ho anche una per te, l’ho comprata nei miei viaggi in Egitto >>

Mi fa un grande sorriso, deve essere un tipo a cui piacciono le sorprese. Credimi, questa non te l’aspetti.

<< Davvero? E cos’è? >> povera ingenua.

<< Devi chiudere gli occhi, altrimenti che sorpresa è? >> Sorrido abbagliandola per convincerla.

<< O-ok >> E chiude gli occhi.

Questa è la tua ultima possibilità. Scappa. Scappa prima che io prenda il coltello e che faccia l’ennesimo omicidio.

Ma so che non lo farai. Sei convinta di avere davanti a te il cugino di tua madre. Se non fossi sul filo della corda ti lascerei andare per andare a darle un ultimo saluto. Ma ormai è tutto pronto. Il coltello è nella mia mano. Tu hai gli occhi chiusi. Siamo in un vicolo vuoto. La pioggia continua a cadere, ma tu hai l’ombrello e io il cappuccio. Mi dispiace.

<< Al mio tre apri gli occhi >> Una cosa, bastarda da dire.

<< Uno >> Aumento la presa sul coltello.

<< Due >> Il suo ultimo sorriso si allarga ancora di più al pensiero che vedrà la sua sorpresa inesistente.

<< Tre >> Riesce a far appena in tempo ad aprire gli occhi che la lama del mio coltello affonda nella sua pancia. Il sorriso scompare e i suoi occhi si allargano e mi fissano come per chiedermi “perché”.

I suoi occhi sono color nocciola, un intenso nocciola che ora mi fissa accusandomi.

So benissimo che quegli occhi, come tutti gli occhi che ho visto guardarmi mentre morivano,mi perseguiteranno negli incubi. Continueranno a guardarmi e ad accusarmi di un atto orribile che compio ogni giorno. Il suo corpo cade a terra e io avvolgo la lama in un tovagliolo tutto di fretta.

Mi dispiace. Non immagini quanto.

Chissà cosa sta pensando tua madre non vedendoti rientrare.

Chissà cosa penserà il tuo ragazzo.

Chissà se ne avevi uno. Se avevi una persona da amare.

Io non ne ho, non ne ho mai avuta una.

E poi, chi mai potrebbe amare una persona che toglie la vita? Io devo rimanere freddo con le mie vittime.

Ma non preoccuparti. Ora andrai in un posto migliore di questa vita ingiusta e crudele.

Tu andrai in paradiso.

 

Io invece sono destinato all'inferno. Un inferno che in parte sto già vivendo...

 

 

 

***********************************

 

un grazie a tutti quelli ke hanno commentato il capitolo precedente anke se era solo un'introduzione, mi ha fatto veramente piacere vedere le vostre impressioni sulla storia.

 

_Maddy_ : Ciao.grazie di aver recensito, il cap precedente era solo un'introduzione ecco xk era così  corto :) sono contenta che la mia storia ti interessi, mi era venuta l'ispirazione del serial killer e l'ho scritta, sono felice che ti intrighi. bacioni

 

vigife: Ciao, ihih ti piace il titolo? in effetti è abbastanza azzeccato x questa storia xD. spero ke questo capitolo ti piaccia. fammi sapere. ciaoo

 

annALulu : Ciao...allora (me che si nasconde ) come credo avrai notato sei nella mia storia, forse nn nel modo in cui ti aspettavi... xD nn uccidermi come io ho ucciso te! ihih sono contenta cmq ke la storia ti piaccia. bacioniii

 

EmoGirl92: Ciao, sono contenta che la mia storia inizi a piacerti, in effetti è un pò diversa dalle altre :) mi fa piacere, grz del commento. ciau

 

bika95: ciao, grz di averla commentata anke se l'avevi già letta :) hai avuto un'anteprima dai! fra un pò di capitoli dovresti apparire tu. continua a seguirmi. bacioni

 

mandix95: Ciao, sono contenta che la mia storia, anke se misteriosa xD, ti ispiri. ti piace come scrivo? (me al settimo cielo!! :) ! mi fai contentissima se mi dici una cosa così, GRAZIE! bacioniii

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo n° 2 ***


Capitolo n° 2

 

 

 

Davanti a me c’è lei, la ragazza di ieri.

Ma non è come me la ricordavo. Ieri sera aveva uno sguardo ingenuo e spaventato. Anche dolce.

Ora guardando il viso davanti a me non ritrovo nessuna di queste caratteristiche.

I capelli ricci e corti, ora sono tutti spettinati e bagnati.

Sta piangendo. Mi sta fissando con odio

E’ arrabbiata. Con il respiro ansante.

E cosa che più mi spaventa, è ricoperta di sangue.

Ad un tratto si mette a urlarmi contro.

 

<< Perché mi hai fatto questo! >>

 

***

 

Mi sveglio di colpo mettendomi seduto sul letto del mio appartamento.

Un incubo.

Orribile.

Mi passo un braccio sulla fronte distendendomi nuovamente sul cuscino.

Sono sudato. E ormai il sonno mi ha abbandonato.

Controllo l’ora dell’orologio sul comodino.

Sono le 4.00 di mattina.

Tra tre ore mi sarei dovuto alzare perché sarebbe tornato Edoardo a farmi visita, e a darmi le informazioni da parte dei capi per il lavoro di oggi. Non mi sento molto in forma, ma il mio non è certo un lavoro per cui si può chiedere una giornata di permesso. Non so nemmeno se il mio si possa considerare un lavoro!

Riprovo a chiudere gli occhi. Ho ancora 3 ore di sonno da sfruttare, ma appena i miei occhi si chiudono, rivedo la ragazza, l’odio, il sangue. Li riapro subito, e velocemente corro in bagno. Mi serve una doccia per schiarirmi le idee.

 

Tolgo i boxer, l’unico indumento che avevo addosso per dormire e ed entro nel box doccia, facendo uscire il getto di acqua fredda, che subito mi sveglia completamente, anche se in modo un po’  brusco. Sono un serial killer. Non è normale che mi sogni le mie vittime.

Non è neanche normale che mi senta così in colpa.

Dovrei essere un essere meschino e senza pietà.

Ed è questo che sono davanti alle mie vittime. Ma dentro di me lo so che è sbagliato. Ma so anche che sono obbligato e che comunque prima o poi. Pagherò a caro prezzo quello che faccio.

 

Chissà…morirò? Ho pensato tanto a questa eventualità, ho pensato anche di suicidarmi. Ma non ne ho il coraggio. Anche se vorrei smettere di fare quello che faccio, non posso non pensare a quello che rinuncerei. Al mio unico amico, Edoardo. Al piacere di stare con una donna. Lo so. E’ veramente superficiale questo mio ultimo pensiero. Ma è vero. Non voglio smettere di vivere. Voglio solo smettere di impedire agli altri di farlo.

 

Accidenti! Sono un serial killer veramente messo male se mi faccio tutti questi problemi!

Ma poi… che senso ha uccidere queste ragazze? Perché proprio loro? Perché devo uccidere proprio determinate persone invece che altre?

Belle domande. La risposta però è piuttosto ovvia. Queste ragazze, probabilmente hanno a che fare con i miei capi, oppure sono d’intralcio per qualche loro piano. Sinceramente, non voglio neanche sapere del perché faccio quel che faccio. Credo che mi sentirei peggio di come sto adesso.

Esco dalla doccia e prendendo un asciugamano me lo metto intorno alla vita.

Prima di uscire dal bagno vengo attratto dallo specchio.

Nello specchio è ritratto un ragazzo, biondo, alto con gli occhi verdi.

Non per vantarmi, ma credo proprio di essere un figo pazzesco!

Ma come si può immaginare che dietro a questo bel faccino ci sia l’animo di una persona così crudele?

Sono crudele. Questo è certo.

Ma almeno io mi pento.

 

Ci sono persone che sono anche peggio di me.

Uccidono, ma non si pentono. Godono nel vedere le loro vittime morire.

Quelle persone sono mostri.

Lo sono anche io. Ma io mi pento almeno. Questo pensiero, che in teoria dovrebbe tranquillizzarmi in un certo senso, non mi aiuta per niente.

Posso essere bello quanto voglio.

 

Ma se dentro sono un mostro… nessuno… MAI… potrà aiutarmi e amarmi.

Forse, neanche io sono capace di amare.

Ma morirò quasi sicuramente con questo dubbio.

********************************++++

Ciao a tutti!!!

grazie mille a chi ha recensito e anke a chi ha solo letto! in questo capitolo non succede molto ma ho chiarito un pò il pensiero di Omar, nel prossimo scopriremo le prossime vittime.

Bacionii

bika95: Ciau, ihih lo so sono un'amica modello, ma non ti preoccupare farò il funerale x tutte xD (ok questa era davvero di cattivo gusto '_' ) sono contenta che ti piaccia lo stile con cui è scritta :) al prossimo cap.!

annALulu : ciao defunta annALulu! emh..lo sai che ti voglio un mondo di bene? xD nn uccidermi! la risposta alle domende che ti sei fatta a proposito del perchè sei stata uccisa ci saranno un pò più avanti, come hai visto, anke Omar inizia a chiederselo. grz di aver commentato anke se sono stata crudele con te!

_Maddy_ : Ciao, visto che mi fai tutte queste domande devo dedurre che la storia ti stia incuriosendo! mi fa molto piacere :) avrai risposta tra un bel pò di capitoli, siamo ancora all'inizio. grz mille x aver recensito! mi hai fatto contentissima! bacionii

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo n° 3 ***


Capitolo n° 3

 

Finalmente sento suonare la sveglia, che mi avverte che se fossi riuscito  a dormire mi sarei dovuto svegliare, tra non molto passerà Edoardo a informarmi del mio prossimo incarico, non  è cattivo. Lui la pensa come me, ma come me d'altronde sa che ormai non possiamo farci nulla.

Dopo quasi dieci minuti sento suonare alla porta, è arrivato. Vado subito ad aprirgli e ci salutiamo con un veloce abbraccio. In questo mondo è l'unico che mi conosca davvero per come sono e non per la facciata da assassino che ho. E' anche vero che è stato lui il motivo di tutte le mie disgrazie. Ma se non ci fosse stato lui io dove sarei? forse in un posto più tranquillo, con un lavoro onesto. Ma forse non sarei neanche più qui. Sarei sulla strada. Lui mi ha dato la possibilità di sopravvivere, ma non gliene faccio una colpa. Sono io che ho accettato questo patto col diavolo, perchè solo così si può definire quell'assurda scelta, di quando gli ho detto "D'accordo". Ma ora basta! ormai quel che è fatto è fatto...

<< Novità? >> gli chiedo mentre ci sediamo sulle poltrone in salotto.

<< Se non ce ne fossero non sarei qui no? >> mi risponde con un sorriso amaro sul viso.

<< Come si chiama? >>

<< Wow, come sei sbrigativo, c'è anche una parte positiva in questo incarico, se vuoi prenderla così >>

<< Devo uccidere una ragazza, c'è una parte posiva? >> lo guardo scettico.

<< La tua "ragazza" è una nuova insegnante della scuola dell'altra strada, la mia è una sua alunna, per tre giorni saremo in classe assieme! >>

<< Scusa,... fammi capire... la mia vittima sarà una professoressa, abbiamo tempo tre giorni e dobbiamo stare in classe assieme? io a scuola non vengo! >>

<< E' un loro ordine >>

E con questo ha detto tutto, non posso impormi se i capi hanno dato questo preciso ordine.

<< E perchè?  non è un pò sospetto che noi andiamo a scuola tre giorni e poi scompariamo misteriosamente, cos'è? i capi non ci tengono più a non essere scoperti? >>

<< Omar, nessuno sa le loro intenzioni, i loro scopi, il motivo per  cui uccidono determinate persone. Credo che ci sia un filo conduttore, ma è solo un'ipotesi. In ogni caso, da quello che ho capito è che andando a scuola in quel liceo, ci saranno in futuro altre...ragazze. Quindi staremo li quasi un mese non 3 giorni. sarà una specie di copertura >>

<< Un mese al liceo...che bello! >> dico con sarcasmo.

<< Neanche ci sei andato al liceo, è un modo per rimediare >>

<< Lo so che non sono andato a scuola...non è mica colpa mia! >>

<< ...Scusa >> mi dice abbassando il capo.

Faccio un respiro profondo.

<< Non ti scusare, non è colpa tua, almeno non proprio... >> dico cercando di scherzare. Ma lui si sente sempre in colpa sapendo che se non mi avesse offerto questa vita magari sarei più felice e meno mostro. Ma nonostante questo. L'unica cosa che potrei dirgli sarebbe un "grazie". per essermi vicino adesso.

<< Comunque...da quando saremo studenti? >>

<< Emh... tra mezz'ora saremo dei diciasettenni... >>

<< Scusa scusa scusa, penso  di non aver capito bene! Ho 23 anni e ne dimostro anche di più...come cazzo faccio a passare per un ragazzo di 17 anni!? >>

<< Di che sei stato bocciato...e fatti la barba >>

Sbuffo.

Che mi tocca fare.

<< Ora capisco anche del perchè sei vestito in tuta...sembri un ragazzino >> lo derido

<< Sembro un ragazzino? allora ho ottenuto l'effetto desiderato >>

<< Ok dai, 5 minuti e torno, fammi cambiare >>

Annuisce e io vado in camera e apro il mio armadio.

Cosa metterebbe un ragazzo 17enne che odia la sua nuova professoressa a tal punto di ammazzarla? Jeans? Mh...forse è meglio copiare Edoardo e mettere la tuta. Ne trovo una...è nera...come volevasi dimostrare! No, metto i jeans! ...camicia nera. Se devo proprio andare a scuola, ci andrò con stile.

Sbottono i primi bottoni...penso vada bene. Ma credo che dovrò dire di essere un rimandato di almeno 5 anni...farò la figura dell'asino però...

Torno in sala dove trovo Edoardo che mi osserva gli abiti.

<< Mh... penso che possa andare... >>

<< Approposito, come si chiama la mia? >>

Lui mi guarda serio. fa così prima di pronunciare il nome di una ragazza che fra pochi giorni non ci  sarà più.

<< Giada Freden ... ma per te, Professoressa Freden >>

 

**********************************************

Ciao a tutte xD

grazie infinite a tutte quelle che hanno commentato. mi fate veramente felice!!

in questo capitolo vi ho presentato un pò Edoardo. Credetemi, è anche uno dei personaggi principali della mia storia, più avanti capirete anche il perchè.

Al prossimo cap baciiii

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Capitolo 5
*** Capitolo n°4 ***


Capitolo n° 4

In macchina con Edoardo, mentre cerco di rendermi conto che per le prossime ore sarò un ragazzo di 17 anni, inizio a vedere le mura del Liceo. Entriamo dal cancello e Edoardo cerca parcheggio. Mi guardo intorno. Ragazze, ragazze che parlano, ragazze che ci guardano come alieni, ragazze che ridono, ragazze...alcune anche molto carine. Forse la scuola non è così male come sembrava, chi può dire che non ci sia modo di divertirsi? Se capite cosa intendo, se non lo capite allora non sapete nulla dei piaceri della vita! Il mio amico, che mi è di fianco alla guida, ha detto che per quasi un mese saremo degli studenti, questa sarà la nostra copertura. Ha detto anche che il motivo di questa lunga permanenza qui è il fatto che non dovrò togliere di mezzo solo la professoressa, ci potrebbero essere altre vittime in questo arco di tempo. Guardandomi intorno penso a quali tra queste ragazze che parla, che ci guardano, che ridono, sarò costretto a togliere la vita. Non ci pensare Omar. Devi  pensare come un serial killer.

Appena Edoardo è riuscito a parcheggiare, apro la portiera ed esco. Inizia la messinscena!

In mano ho le carte per l’iscrizione, d’ora in poi sarò Omar Racler, il nome non è mutato ma il cognome sono stato costretto a cambiarlo. Mentre entriamo dalla porta principale vedo molte ragazze…poco vestite, che ci lanciano sguardi abbastanza allusivi. Si, potrei divertirmi sul serio. Ma ora è meglio iniziare subito ad informarmi sulla Prof.  Passo in segreteria per dare le carte e inizio un giro della scuola, le lezioni, da quello che mi è stato detto, inizieranno alle 8.30 ovvero ho ancora 20 minuti di tempo libero, anche se in teoria, sto lavorando.

Chissà com’è la professoressa..com’è che si chiamava? Facendo attenzione a non dare nell’occhio controllo il foglietto che ho in tasca, ah si! Professoressa Freden, Devo proprio avere dei problemi di memoria! Comunque stavo dicendo, chissà se è carina..mh..anche se fosse ho i miei dubbi che verrebbe a “divertirsi” con me, è pur sempre una prof con dei principi.

Tra i corridoi della scuola c’è un via vai infernale faccio quasi fatica a camminare, di questo passo come farò a capire dove si trova l’aula professori?. Di fianco a me vedo un altro corridoio, è deserto, poco male, avrò almeno la possibilità di respirare no?

Entro nel corridoio e noto che c’è solo una porta, con sopra la scritta “BIBLIOTECA”,ed ecco svelato il perché qui non viene nessuno. Mh…un biblioteca… è un luogo dove un professore potrebbe venire. Faccio per aprire, ma sento qualcuno che ridacchia  e  mi giro a controllare.

<< Wow il nuovo arrivato, è un secchione! Complimenti >>

Ah ah, molto divertente ragazzini! Ma non sapete con chi avete a che fare. Così per farli smettere, non spreco neanche fiato, li guardo con uno sguardo  che solo un assassino può avere. Non è una stupidaggine, fa accapponare la pelle. E a dimostrazione di ciò vedo quei due stupidi ragazzi allontanarsi un po’ intimoriti. Sul mio volto spunta un ghigno di soddisfazione ma anche di fastidio. Meglio sbrigarsi prima che altri stupidi mi mettano di cattivo umore, così senza perdere tempo apro di scatto la porta e subito sento qualcosa, o meglio qualcuno, cadere davanti ai miei occhi.

<<  Cazzo! >>

E’ una ragazza, a terra che si tiene con una mano la fronte, devo averla colpita molto forte, intorno a lei ci sono sparsi svariati libri. Questa si, deve essere una secchiona.

<< Scusa non ti avevo vista >> dico subito offrendole una mano per rialzarsi.

Ma questa la scosta alzandosi da sola.

<< Scusa un corno, ma sei scemo?! Non si aprono le porte in quel modo! cazzo >>

E velocemente riprende da terra i libri.

Wow, sarà un secchiona, ma non mi sembra proprio una tipa…come dire…fine. E solo ora noto che è anche carina. A differenza dalle altre ragazze che avevo visto all’entrata, è vestita con jeans, una maglietta mezze maniche blu e argento e ai piedi delle converse. I capelli sono lisci e arrivano poco sotto le spalle. Non proprio è femminile. Ma molto lontana dall’essere considerata un maschiaccio. Con quelle forme poi…

<< Finita la radiografia? >> dice risvegliandomi dai miei pensieri.

 << Cosa? Ah si! Certo >> trattiene un sorriso ironico.

 

<< Ok, allora vado a mettermi del ghiaccio sulla botta, ciao ciao >> e mi supera  uscendo dalla porta.

<< No aspetta! >> dico facendola fermare.

<< Sapresti dirmi dove posso trovare la professoressa Freden? >>

<< Assomiglio ad una guida turistica o ad un cerca persone? >>

<< Emh no >>

<< Allora arrangiati >>

 

Be, che dire, ha un bel caratterino. Potrei provarci.

<< Non ci siamo neanche presentati >>

<< Oh che peccato >> dice fintamente dispiaciuta mettendo una mano sulla bocca. E se ne va lasciandomi li come un baccalà.

Nessuna mi ha mai… parlato così, se sapesse chi sono, non si azzarderebbe nemmeno.

 

<< Ho sentito male o  cerchi la professoressa Freden >>

Mi chiede una signora alle mie spalle.

<< Si sa dove posso trovarla? >>

<< Certo, sono io >>

 

Molto piacere. Io sono il suo incubo.

 

**************************************

 

 Solo x darvi un'idea, questo è Edoardo

 (x bika95, spero ti vada bene,

l'hai scelto tu e mi sembrava il più adatto )

 

 

grazie infinite a chi ha recensito, mi farebbe piacere se anche tutte le altre persone che leggono mi facessero sapere cosa ne pensano :)

bika95: Ciau, piaciuto il capitolo? piaciuta la foto? visto che ho mantenuto la promessa? ihih grz del commento eh già, al liceo c sn ben si 2 serial killer! nn ne bastava uno!  bacioni

_Maddy_: Ciao mi fa sempre piacere ke ti incuriosisca la mia storia, e che ti ponga delle domande. Quello in alto che affianca il titolo è Omar, e sinceramente nn sonemmeno io come possa passare per un diciasettenne! ma a quanto pare ci riesce xD, al prossimo cap. <3

annALulu: Eheeh mi sa ke la tua supposizioneè giusta... lo scoprirai! bacioni e grz x aver recensito anche se sei morta xD

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Capitolo 6
*** Capitolo n° 5 ***


Capitolo n° 5

 

Dopo due ore dall'inizio delle lezioni, suona la campanella.

A scuola non ero praticamente mai stato e dopo questa mattina, anche se ho sempre pensato a come sarebbe stato frequentarla, non la rimpiango neanche un pò. Credo che il professore abbia spiegato la vita di un certo Napoleone....credo perchè non ho ascoltato niente, assolutamente niente! Ma cosa me ne frega a me della vita di una persona del passato che ormai è morta! E' già complicato capire qualcosa della mia stessa vita! figuriamoci se devo pensare a cosa faceva un uomo ormai morto. Non ero solo io a non ascoltare, quasi tutti, apparte qualche secchione che prendeva appunti su ogni parola che il prof diceva, pensavano ai fatti propri. Come me.

Bè...ma almeno loro sono studenti, e gli studenti, si capisce anche dalla parola: studiano.  o almeno così dovrebbe essere.

Io, invece, sono una persona adulta. che sta lavorando. Anche durante la lezione, stavo lavorando. Pensavo all'incontro con la professoressa Freden, che aveva fatto appena in tempo a presentarsi a me che doveva correre in classe ad iniziare ad insegnare. Secondo Edoardo, che mi ha iscritto in questa scuola, dovrebbe essere la mia professoressa di Scienze e di matematica. Non so come avrei fatto a trovare un momento in cui fossimo da soli per agire. Forse era troppo incoscente farlo a scuola, con 1650 studenti + 1 che potevano vedermi. Quel più 1,  è Edoardo.

Non so ancora chi sia la sua prossima vittima, non so neanche se l'abbia già sistemata, anche se ne dubito fortemente. Una scomparsa a scuola, pari ad un'assenza alle lezioni di questa ragazza si noterebbe subito.

Vorrei concludere questo incarico il prima possibile, ma anche se mi affretto so che sono destinato a venire per ancora un lungo mese in questo inferno. Dopo la professoressa Freden, ce ne saranno altre. di cui ancora non conosco il nome.

E' la pausa merenda, che dura solo 10 minuti.

Così esco nel cortile per vedere se Edoardo sia li.

Niente, non lo vedo da nessuna parte.

Provo a cercarlo con lo sguardo anche sul prato davanti alla scuola dove molti studenti si sono seduti per terra a differenza di alcuni fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi le panchine. Ma niente.

Al suo posto mi viene all'ucchio la vista di una ragazza appoggiata con la schiena all'albero. Sta leggendo un libro con le cuffiette nelle orecchie, e di fianco ha un pacchetto di patatine quasi vuoto. Intorno a lei sembra essersi formato un cerchio, se ne sta per conto suo, e mi da questa impressione.

E' la ragazza che ho fatto cadere in biblioteca. come si chiamava? ah già... non me l'ha detto!

 

FLASH BACK

<< Finita la radiografia? >>

 << Cosa? Ah si! Certo >> trattiene un sorriso ironico.

 

<< Ok, allora vado a mettermi del ghiaccio sulla botta, ciao ciao >> e mi supera  uscendo dalla porta.

<< No aspetta! >> dico facendola fermare.

<< Sapresti dirmi dove posso trovare la professoressa Freden? >>

<< Assomiglio ad una guida turistica o ad un cerca persone? >>

<< Emh no >>

<< Allora arrangiati >>

 

Be, che dire, ha un bel caratterino. Potrei provarci.

<< Non ci siamo neanche presentati >>

<< Oh che peccato >> dice fintamente dispiaciuta mettendo una mano sulla bocca. E se ne va lasciandomi li come un baccalà.

FINE FLASH BACK

 

Sorrido leggermente ripensando alla nostra breve conversazione. Dal poco che ho sentito, mi è sembrata un tipo molto... interessante direi.

Senza neanche pensarci mi ritrovo a camminare verso di lei per rompere quel cerchio che l'avvolge, magari apprezzerebbe un pò di compagnia... o forse no? bè in ogni caso lo scoprirò tra poco. Non so spiegarmelo ma non so cosa aspettarmi da lei, sono molto curioso di sapere come mi risponderà. Gentile? scorbutico come stamattina?

Non si accorge di me nemmeno quando le siedo di fianco, così per richiamare la sua attenzione, le sfilo una cuffietta dall'orecchio. Presa alla sprovvista si gira subito verso di me.

<< Ma ch...oh ....ancora tu >> dice alzando gli occhi al cielo. Bè...gentile di sicuro non è.

Sorrido divertito. dal suo atteggiamento sembra che io continui a romperle le scatole.

<< Ehi ciao, contenta di rivedermi? >>

Mi guarda sarcastica, sorridendo leggermente. << Eh! non lo vedi come sprizzo allegria? >>

 

Dò uno sguardo veloce alla copertina del libro che stava leggendo

<< "Il deserto dei Tartari". Wow, è proprio un gran bel libro vero? >> le chiedo per cercare di fare conversazione, anche se spero che non mi chieda niente a riguardo, non mi pare di aver mai letto un libro intero in tutta la mia vita...già ero troppo occupato ad ammazzare la gente.

<< Emh...in realtà sto facendo una fatica enorme a leggerlo, è il più brutto libro che abbia mai letto...noioso. Lo sto leggendo solo perchè all'ultima ora devo farci una relazione >>

<< Ah >> ok, questa risposta non me l'aspettavo. come ho già detto. questa ragazza mi sorprendeva.

<< Mi dispiace tanto, ma se la tua tattica era quella di colpirmi facendoti vedere come un ragazzo intellettuale, è fallita miseramente. Preferisco gli asini. >> E mi guarda un pò infastidita. Tornando al suo libro noioso.

<< Bè in realtà non ho mai letto un libro in vita mia. Sono un asino in piena regola. >>

<< Oh ma bravo, allora volevi attaccare bottone con un argomento che non conosci? complimenti >>

Sbaglio o le piace molto fare sarcarmo? Scuoto la testa divertito.

<< Comunque... >> cerco di iniziare.

<< Aria per favore, ti ho già detto che devo sbrigarmi a leggere questo libro di merda! >> ora si che è infastidita!

<< Ok ok, però prima volevo che almeno ci presentassimo. >>

<< E a che scopo? >> chiede sempre più scocciata.

<< Bè mi piacerebbe sapere il nome di una ragazza così carina.... e poi sono nuovo. dovresti essere un pochino più gentile con me non ti sembra? >>

<< C-carina hai detto? >>

E' imbarazzata? ok mi sorprende ancora. io ho solo detto la verità. E' carina.

<< Si, io sono Omar e tu invece? >>

<< Ah... io sono >> << Impegnata >>

Una terza voce si intromette nel nostro discorso, e contemporaneamente, un braccio circonda le spalle della ragazza davanti a me. E due occhi gelosi mi guardano come un cane arrabbiato che difende qualcosa di sua proprieta.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo n° 6 ***


Capitolo n° 6

 

Che sguardo idiota che ha il ragazzino davanti a me.  Si è buttato come un sacco di patate sull’erba e ha messo un braccio in torno alla ragazza con cui stavo parlando, che tra l’altro non sembra  molto apprezzare la sua presenza. E’ da diversi secondi che continua a guardarmi storto, forse pensa che il suo sguardo sia minaccioso… anche se non lo è, almeno per me.

Sembra il classico tipo che tutti rispettano, ed infatti mi sembra di vedere anche qualche sguardo intimorito verso di lui da parte di alcuni studenti del cortile. Tutta questione di atteggiamento. Ma io non sono certo il tipo che si farebbe mettere sotto da questo bulletto. E’ a lui che invece converrebbe stare lontano da me.

 

<<  Mh… sei uno di quei ragazzi venuti per lo scambio culturale giusto?  >> mi chiede ad un certo punto continuando a fissarmi con aria da superiore.  

<< Si esatto >> gli rispondo

 

Già, per lo scambio culturale. È questo  che pensano tutti a scuola ; i due nuovi ragazzi venuti dall’ Italia che resteranno per un mese con loro per perfezionare la lingua inglese, una copertura abbastanza adeguata poichè  sia io che Edoardo sappiamo l’italiano.

 

Prima di trasferirmi a New York infatti vivevo in Toscana, e quasi rimpiango di essermene andato.

Forse se fossi rimasto li avrei vissuto come un ragazzo normale e  mi ritroverei a fare il cameriere in un qualsiasi pub… ma ormai è fatta. Trasferendomi a New York pensavo di ricominciare da zero, di trovare un lavoro onesto, di trovare la sicurezza per vedere un futuro davanti a me e invece cos’ho trovato?

Un amico si, ma questa è l’unica nota positiva.

Un lavoro si, ma questo non è poi tanto positivo.

E il futuro? Bè quello sembra un vicolo cieco davanti a me.

Una strada bloccata.

Non c’è un futuro certo per nessuno, figuriamoci per uno come me.

 

Scuoto la testa per scacciare questi miei pensieri depressi dalla mente, e ritorno al presente.

Passano vari secondi in cui un silenzio quasi imbarazzante prevale.

La ragazza di cui non sono ancora riuscito a conoscere il nome sembra volermi chiedere, con lo sguardo, di andarmene. Ed anche il ragazzino al suo fianco, che a quanto pare è il suo ragazzo, di cui non mi interessa sapere l’identità, mi guarda infastidito.

Ho recepito il messaggio. Vogliono che me ne vada.

E non mi farò certo pregare, poiché già prima di fermarmi a parlare con l”anonima ragazza” avevo intenzione di cercare Edoardo.

Mi alzo facendo un cenno con la testa, a mo di saluto e mi allontano dalla coppia.

Sbuffo. Avrei preferito continuare a parlare con quella ragazza… sembra un tipo interessante.

Anche se non credo proprio di esserle molto simpatico.

 

Finalmente individuo il mio amico, che si trova dalla parte opposta del cortile rispetto a dove mi trovavo prima. Sta parlando con due ragazze.

Mi avvicino anch’io. Le ragazze sembrano entrambe piuttosto carine e ben messe.

Una ha la pelle chiara ed  i capelli neri e lisci, mentre la ragazza al suo fianco, che attualmente sta rivolgendo la parola al mio migliore amico ha la carnagione più scura ed ha i capelli ricci di color castano scuro.

Quando Edoardo si accorge della mia presenza mi sorride e mi presenta alle sue due nuove amiche.

<< Ah ragazze lui è Omar, è il mio migliore amico. Loro invece sono Bianca … >> dice indicando la ragazza dalla pelle più scura. Le stringo la mano educatamente sorridendole, mentre lei mi riserva solo uno sguardo fugace e poi torna a concentrarsi sul mio amico.

Edoardo deve aver già fatto colpo.

<< ... e lei è Kathy >> presenta la seconda ragazza. Stringo la mano anche a lei, mentre diventa leggermente rossa. E non lo diventa solo per la mia presenza…

<< In realtà mi chiamo Angie … >> replica, imbarazzata e forse un po’ infastidita dallo sbaglio di Edoardo.

<< Scusami, è vero! Ho la memoria un po’ corta >> cerca di scusarsi quest’ultimo per la gaffe, grattandosi con un dito il mento.

Io sorrido divertito.  Il nome dell’altra ragazza non lo aveva sbagliato però… Chissà.

Parliamo un po’ dell’Italia, di come si sta a scuola e dei vari professori. Mi sorprendo quasi, a sentire il modo in cui la ragazza di nome Angie, parla dei suoi “superiori”.

Nessun rispetto. Sembra quasi che consideri  i suoi professori come delle bestie incaricate da qualcuno per rovinare la vita a tutti gli studenti.

Mentre parlava, mi sembrava di sentire dei discorsi davvero stupidi. Da immaturi.

La scuola è noiosa alle volte, questo ho potuto constatarlo nelle due lunghissime ore appena passate, ma i professori non sono certo dei mostri assassini che meriterebbero una brutta fine!

L’unica professoressa che non sembra sia considerata meritevole di essere decapitata, è la professoressa Freden, descritta come una persona piuttosto timida, che non si arrabbia mai ed anche abbastanza brava con i voti.

La ragazza di nome Bianca (credo che sia di origini italiane come me e Edoardo, visto il nome), al contrario, sembra essere un po’ più razionale. Ha detto poche frasi durante la nostra conversazione, ma niente di troppo offensivo riguardo ai professori.

Non so se sia dovuto al fatto di essere una persona un po’ riservata, o se invece i suoi momenti di silenzio fossero dovuti a momenti di “incanto” a causa di Edoardo.

Dopo un po’ sentiamo la campanella, che ci comunica che l’intervallo è finito.

Ci salutiamo e ci incamminiamo tutti nelle rispettive aule.

<< Quale delle due? >> gli chiedo a bassa voce.

Naturalmente lui capisce cosa intendo.

<< Tutte e due, più una loro amica. Credo che si chiami… Cristine, o qualcosa del  genere >> risponde con non curanza, abbassando anch’egli la voce.

Io strabuzzo gli occhi. << Tre?! >>

<< Si, ma ho tempo tre settimane. Ne farò fuori una ogni settimana >>

Annuisco e chiudo l’argomento. Meglio non pensarci.

Controlliamo entrambi i fogli con i rispettivi orari di lezione. Adesso lui ha Filosofia, mentre io dovrò affrontare due ore di aritmetica…

<< Emh… non vorrei sembrare ignorante, ma cosa cazzo vorrebbe dire “aritmetica?”cosa ci insegnano, ad andare a ritmo con i piedi? >>

Edoardo mi guarda un attimo sconcertato e poi scoppia in una grande risata.

<< Oddio no idiota! Artimetica è… è la matematica! Addizione, sottrazione… numeri, frazioni… ti dice qualcosa? >> Mi sento “leggermente” preso per il culo, ma mi limito ad un’esclamazione.

<< Ah >>

Controllo ancora sul foglio. Come pensavo … la professoressa di matematica, o  di “Aritmetica”, è la professoressa Freden. 

La mia timida e brava prossima vittima.

 

 

 

***

due anni... due anni... e ripeto DUE ANNI??

come faccio a scusarmi per un ritardo simile??!

posso solo dire che non riuscivo a continuare la storia, avevo il cosidetto "blocco dello scrittore" e mi erano passate tutte le idee.  Inoltre mi sono messa a scrivere altre storie ed ho lasciato questa un pò da parte. Ma non è certo bello lasciare una storia incompleta, così finalmente l'ho ripresa in mano. Spero che il capitolo vi piaccia, e spero soprattutto di non farvi aspettare troppo per il prossimo =)

un bacio grande a tutti!

 

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Capitolo 8
*** Capitolo n° 7 ***


Capitolo n° 7

 

 

Fuori è buio.

Controllo l’ora sull’orologio appoggiato al comodino. Sono le 11 di sera.

Una delle giornate più strane della mia vita si sta per concludere.

E’ buffo in un certo senso. Io, una persona che generalmente non ha mai una giornata “normale”, come si suol dire, trova strana una giornata che per qualsiasi altra persona sarebbe noiosa, monotona, normale.

In fondo cosa ho fatto di così strano? Sono andato a scuola. Spacciandomi per un diciassettenne.

Qual è la cosa strana in tutto questo?

Forse il fatto che lo fai con l’obbiettivo di uccidere gente genio!

Si, probabilmente è proprio questo ultimo punto a farmi sembrare tutto sbagliato. Come al solito.

Non esiste una giornata normale per me.

Per un uomo non dovrebbe mai considerarsi normale vivere, fare qualsiasi cosa durante la sua giornata, con l’unico scopo di ammazzare.

Ma io… io vivo per questo.

Io vivo di questo.

Sospiro profondamente. Sono nel mio appartamento, e di regola dovrei andare a dormire, ma fa troppo caldo per riuscirci.

Passo un braccio sulla fronte trovandola impregnata di sudore.

Non capisco se la temperatura sia veramente calda oppure se dipenda da me, dai miei pensieri agitati se sono così sudato.

Batto un po’ di volte le mani sulle ginocchia e poi mi alzo velocemente dirigendomi fuori dalla porta. Prima di uscire prendo dall’attaccapanni la mia felpa nera. Anche se ho caldo, ovunque vado devo passare inosservato.

Fuori l’aria è molto più fresca e c’è anche un po’ di vento che subito mi asciuga il sudore e mi calma.

Inizio a camminare senza una vera meta, lentamente, cercando comunque di ricordarmi la strada per poi riuscire a tornare all’appartamento senza troppi problemi.

In strada non c’è quasi nessuno. Sono passate solo 3 macchine da quando sono fuori ed una bicicletta guidata da un ragazzino che si divertiva a fare acrobazie.

Sarebbe stato investito prima o poi, ma non mi preoccupai neanche di sgridarlo. Lo lasciai passare davanti a me, davanti alla mia esistenza come se fosse stato solo un grumo di polvere invisibile e veloce come il vento. Non mi vede ed io non faccio caso a lui, non ha importanza per me, niente ha veramente importanza. Non per me.

Niente e nessuno.

L’unico a cui farei notare un pericolo, sarebbe Edoardo, poiché solo di lui mi importa veramente.

Lui è il mio migliore amico, non che l’unico. Gli altri non sono niente.

Arrivo in piazza. Non c’ero mai stato, non ci avevo mai messo piede prima, e l’unico motivo per cui riconosco che è la piazza è perché noto, il grande, importante, maestoso edificio che si para davanti a me.

La Chiesa.

Il posto in cui all’orfanotrofio ci costringevano ad andare ogni domenica.

Il posto in cui non ho mai più messo piede dopo che ero finalmente uscito dall’orfanotrofio.

Il posto in cui io non meriterei di entrare anche se volessi farlo.

Sbuffo, metto le mani in tasca e do un calcio ad una lattina.

Il rumore metallico della lattina è l’unico suono udibile in questo momento. Oltre ad un paio di tacchi.

Alzo lo sguardo per identificare la donna, perché un uomo con i tacchi è difficile trovarlo in giro, che gira da sola a quest’ora.

Cammina nella via opposta alla mia, ed è di fretta.

Guardo il viso e mi sorprendo quando riconosco in quella donna coi tacchi la mia professoressa.

La professoressa… Fredin? No forse Fridam… Bah non ha importanza.

Prendo una decisione su due piedi.

Tornare a casa, al caldo e provare a dormire, o togliersi subito il pensiero?

La parte più umana di me sceglie la prima opzione, ma il killer prende il sopravvento.

Perché aspettare? Tanto prima o poi dovrai farlo lo stesso.

Con sguardo basso,scuro, oserei dire persino mortificato seguo la donna.

Controllo nelle tasche dei pantaloni. Dovrei averlo portato con me come al solito. Ed infatti eccolo qui.

Il mio coltellino.

 

La mia professoressa è brava a camminare coi tacchi, e non si fa scrupoli nel camminare velocemente.

Ad un tratto si ferma, tira qualcosa fuori dalla tasca e si dirige vicino ad un secchio della spazzatura, probabilmente ha qualche cartaccia inutile da buttare.

Il tempo di guardarmi in torno in cerca di telecamere, di mettere il cappuccio della felpa, di constatare che vicino al secchio dell’immondizia c’è un vicolo buio e di impugnare saldamente il coltellino è di pochi secondi.

Così appena la donna ha buttato la spazzatura fa per riprendere il passo verso caso.

Fa due passi. Gli ultimi.

Ed è un attimo.

Un attimo in cui scollego il cervello.

Un attimo in cui non penso per far si che la ragione non fermi il mio braccio.

Un attimo in cui sul collo della donna viene segnata una riga.

Una riga di sangue. E la donna non fa in tempo a riconoscermi neppure, che è già a terra.

Gli occhi spalancati.

 

Nessuna parte del mio corpo l’ha sfiorata, solo il coltellino ha avuto contatto con lei.

Lei che non c’è più.

Meno uno dalla lista, dovrei dire.

Ma chiudo gli occhi cercando di non posare più lo sguardo sul corpo ormai senza vita e me ne vado.

Direi proprio che è ora di tornare a provare a dormire.

Ma la cosa strana, di questo assurdo giorno, è che non sogno la donna appena uccisa.

I fantasmi delle mie vittime non vengono ad accusarmi come ogni notte.

No.

Sogno invece una ragazza dal viso dolce, dai capelli chiari e lisci, e con la lingua biforcuta.

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