La scelta di Shiki

di Christine_Heart
(/viewuser.php?uid=145609)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Fra Paura, Dolore & Affetto. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Sbagli e perdoni. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La fiera a due passi dal mare. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Le basi per una bella famiglia. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: L'inferno inizia senza avvisare. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Una lunga notte. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Ci vuole solo un po' di forza. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Fra Paura, Dolore & Affetto. ***


 
Capitolo 1: Fra Paura, Dolore & Affetto.
 
Sono furioso.
Il mio neko, mi ha disubbidito, di nuovo.
Ma adesso mi sono stancato, stava diventando troppo disubbidiente, oggi mi avrebbe sentito.
Chiamo in fretta l'ascensore.
Attendo ma sembra essere occupata.
Sono troppo irritabile per aspettare, lascio perdere.
Mi avvio a passo svelto verso il portoncino delle scale.
Le salgo svelto, talmente svelto che mi sembrano due gradini.
Arrivo al mio pianerottolo, e mi avvicino alla porta di casa.
Prendo le chiavi e apro. Trovo casa mia vuota.
Ma so che il mio piccolo neko, non si era mosso di lì.
Entro in casa, lascio cadere le chiavi in un ciottolino, vicino l'ingresso e aspetto.
Faccio sbattere la porta, come per sottolineare il mio tono arrabbiato.
Il salotto davanti a me sembra vuoto, così come la cucina affianco.
La terrazza era ancora chiusa. Al piano di sopra, le tre camere, lo studio e il bagno.
Casa quest'era, e Shiki non poteva andare lontano.
Sul divano bianco non c'era ombra de passaggio del mio adorato neko.
Forse è rimasto su in camera a studiare come gli ho ordinato.
Ma non era da lui, non venirmi a salutare come fa sempre.
Poco importa ora, sono sempre arrabbiato con lui.
“Shiki, vieni subito fuori!” esclamo severo.
Non ottengo risposta né vola una mosca al piano di sopra.
La cosa non fa che irritarmi di più.
“Guarda che sei già in guai seri, signorino...non farmi arrabbiare ancora!” esclamo di nuovo.
Tanto lo so che mi sta ascoltando, nascosto chissà dove.
“Shiki vieni qui subito!” gli ordino ancora.
Ancora nulla.
“Guarda che conto fino a tre...e dopo ci saranno grossi guai per te,mio caro signorino!”
Nessuna risposta.
“Uno...”
Attendo un secondo, guardandomi intorno.
“Due...”
Aspetto ancora, adocchiando meglio ciò che mi circonda.
“Tr...”
“Master!”
Mi sento chiamare.
Alzo lo sguardo.
Shiki sta fermo sulle scale.
E’ sempre bello il mio Shiki.
Capelli corti e neri, orecchie sottili, morbide e scure, occhi intesi e verdi, nasino all’insù, pelle chiara, sorriso sempre dolce.
Ma quel giorno sa di averla combinata grossa.
La coda tra le gambe, stretta tra i jeans color sabbia, le orecchie basse, gli occhi chini, le mani strette sullo stomaco ad afferrare la felpa azzurra che indossa.
Sa di essere nei guai.
Sa che sono arrabbiato.
Incontro il suo sguardo.
Il mio è furioso, il suo rattristato.
Incrocio le braccia:
“Ebbene, hai nulla da spiegarmi!” dico senza scompormi.
Lo vedo deglutire.
E resisto all'istinto di correre ad abbracciarlo.
E difficile fare la persona severa, matura ed autoritaria, davanti ad un faccino, così tenero.
Shiki ci pensa un attimo.
Sembra sul punto di piangere.
Tira su col naso e scuote la testa.
Rimango di sasso.
“Mi sta mentendo di nuovo!” penso sconvolto.
“NO!” gli urlo contro.
“SHIKI!” lo riprendo.
Il mio neko, non reagisce, muove un po' la coda, e si asciuga le guance.
Sta piangendo?
“Tu devi spiegarmi che cosa ti sta succedendo, signorino!” dico avvicinandomi.
“Marini la scuola, salti le lezioni, prendi voti orrendi, litighi con i tuoi compagni...e cosa ancora peggiore non mi dici nulla, a me che sono il tuo tutore!” lo sgrido ancora.
Ho il computer fisso guasto, e Shiki questo lo sa, e il portatile non era connesso a internet, e la mattina sono a lavoro, quindi il telefono squilla a vuoto, e il mio cellulare ha il silenzioso durante le lezioni, quindi per sua fortuna, non sono mai venuto a conoscenza del suo modo di fare.
Fino ad oggi.
“Non mi hai detto della F che hai preso al compito di grammatica, o del richiamo scritto che ti ha segnato il coordinatore di classe!” continuo.
“Il consulente scolastico, è scoraggiato…mi ha detto di non riconoscerti più, non ti sei mai comportato così…gli hai risposto addirittura, in un modo poco cortese Shiki…cercava solo di aiutarti e tu l’hai ignorato!” continuo furente.
“Per le tue gravi insufficienze, sei stato assegnato a corsi da seguire al termine dell’orario scolastico, che tu non hai mai, e dico mai frequentato, per quale motivo?” .
Non ottengo risposta.
“Sei stato richiamato dal preside per ben due volte, Shiki!” lo riprendo ancora.
“Mi hanno chiamato sia i docenti sia il consulente per disperazione, non sapevano più che cosa fare con te…rischi di essere espulso!” lo sgrido di nuovo.
Shiki rimane ad ascoltare con il capo chino.
“ Credevano che ci fosse un grave problema in famiglia di cui non volevi parlare…ho dovuto mentire per te, gli ho detto che probabilmente eri solo stanco, non ho mai tirato fuori una scusa così stupida…non mi sono mai sentito così imbarazzato come oggi Shiki!” continuo a sgridarlo.
Non mi risponde.
Sospiro nervoso.
“Vieni qui Shiki!” lo riprendo.
Alza gli occhi su di me.
Sono così tristi e sconvolti.
“Master...” mi sussurra.
“Qui Shiki!” ripeto con rabbia.
Scende gli ultimi tre scalini, con il capo chino.
Rimane fermo davanti a me.
Non proferisce più parola.
“Non è da te questo comportamento Shiki, non mi aspettavo una cosa del genere, sono profondamente deluso!” continuo a dirgli.
“Chiedo scusa Master, mi dispiace...non lo farò più!” mi dice con tono amareggiato.
E io solito stupido, sono già pronto a perdonarlo.
“Fai bene a dispiacerti, perchè questa volta non te la faccio passare liscia!” gli dico.
Mi sento un terribile stronzo.
Sono stato così freddo e crudele.
“Non merita questo!” penso sconsolato.
“Ma non mi ha lasciato altra scelta.” penso dopo.
Non mi è mai piaciuto riprenderlo.
Ma so che questa volta devo andare oltre.
“La scuola mi ha garantito che per il momento che non prenderà provvedimenti, ma lo farò io adesso!” gli dico duro.
“Visto che mi hai mentito e che non sei stato leale con me...non mi lasci altra scelta!”
“Fila in camera mia e aspettami lì!”
Non aggiungo altro.
Mi allontano da lui, e mi dirigo verso la cucina.
“Master aspetta!” mi dice fermandomi il braccio.
I suoi begli occhi tremano spaventati.
Malgrado la cosa complicata, cerco di rimanere freddo, cerco di non far trasparire nessuna emozione sul mio volto.
Anche se dentro di me, sono tentato nell'accarezzargli la testa, baciargli la fronte e mandarlo di sopra, a finire i compiti. Morivo dalla voglia di consolarlo, dopo il brutto rimprovero, portagli una tazza di latte caldo, e aiutarlo a studiare.
Forse così si sarebbe sciolto e mi avrebbe confessato che cosa gli sta accadendo.
Ma devo fare la parte del tutore molto severo, per evitare che la cosa si potesse ripetere.
“Che cosa c'è?” gli chiedo distaccato.
“Vuoi punirmi?!” mi chiede scioccato.
“E quello che ti meriti!” rispondo senza enfasi.
“No, ti prego...farò il bravo...non lo farò più...non punitemi!” mi supplica, avvinghiandosi al mio braccio. Come un ossesso, struscia la testa contro il mio gomito, scuotendo il capo.
Non voleva davvero.
E neanche io volevo.
Ma...
“Shiki!” lo chiamo.
Alza gli occhi lucidi contro il mio volto freddo.
“Ti ho detto in camera mia...adesso!”
Sfilo il mio braccio dalla sua presa, e senza dire altro, mi allontano.
Ho il cuore a pezzi, mentre lo sento trattenere le lacrime.
 ____


Il thè che mi sono appena fatto, non mi aiuta a rilassarmi.
Salgo le scale, come un condannato alla forca.
Non voglio fargli male.
Ho appena finito di parlare con mio fratello maggiore.
Non è uno psicologo, però anche lui, è d’accordo con me.
Mi ha spiegato, che una volta finito con la punizione, avrei dovuto mandarlo da solo in camera sua, a riflettere sull'accaduto, e dopo che entrambe le parti si erano calmate, di farmi raccontare con tranquillità, quello che la scuola gli stava facendo passare.
“Ma non può raccontarmi cosa è successo subito, magari il rimprovero è bastato!” affermò speranzoso dall'altra parte della cellulare.
Ero nel dubbio e nel panico totale.
Non volevo farlo.
“ Ryan, siamo sinceri, non te l'ha detto fino a questo momento!”
“Ma ora io sono a conoscenza di tutto, forse questo gli basta Alex!”
“Mi dispiace fratellino, è una cosa che devi fare...”
“Ma Alex tutti possono sbagliare!”
Sto cercando di prolungare il tutto ed evitare la cosa.
Sto proteggendo quel piccolino in un modo pazzesco.
“Ryan...ti capisco, vuoi bene a quel piccoletto...ma suvvia...deve capire che ha sbagliato...”
“Sì, quello è vero...ma essere così severo...”
“Ryan...non devi per forza tenergli il broncio tutta la serata...”
“Sì...hai ragione...”
“Ryan, scusa scusa, perdonami...devo proprio andare...sono in ritardo...stammi bene fratellino, e se hai bisogno il mio numero lo conosci!”
“Ah...vai pure...non ti preoccupare...ciao Alex!”
“Ciao ciao fratellino!”
Sospiro.
Si, era una cosa che va fatta.
Ma è in casi come questi che volevo avere qualcun'altro che lo facesse al posto mio.
Sapevo che oggi sarebbe stata una giornata pessima.
Mi sono svegliato di pessimo umore, ho fatto tardi a lavoro e come se non bastasse mi sono fatto male al ginocchio, perchè cretino vado sempre di fretta, ed ecco i risultati.
E adesso cosa orrenda dovevo punire il mio dolce neko.
E non potevo tirarmi indietro.
Arrivo in corridoio.
Mi appoggio un attimo alla ringhiera in acciaio.
Manca così poco alla mia stanza.
Sospiro di nuovo.
Sento dentro di me che non ci sarei riuscito.
Sento lo stomaco stringersi per il nervoso.
Apro la stanza della mia camera.
Entro e non faccio in tempo a fare altro.
Solo perchè il mio adorabile Shiki, corre verso di me, e mi abbraccia forte la vita.
“Ti prego Master...non voglio essere punito...non lo faccio più...mi dispiace...”
Dio com'è difficile, fare la parte del severo.
Mi stavo sciogliendo, volevo solo abbracciarlo.
“... scusami...mi dispiace...perdonami...scusa...prometto che mi impegnerò di più, farò il bravo...te lo giuro farò il bravo...ma non voglio la tua punizione...per favore...”
Continua a chiedermi perdono il mio dolce piccolo, ma non potevo accettarlo, non subito almeno.
La sua voce ovattata, mi arriva alle orecchie chiara e forte, mi fa male al timpano, sentirlo disperarsi a quel modo.
Il suo bel faccino schiacciato contro la mia camicia.
Le sue manine strette alla mia schiena.
Lo sento tremare contro il mio petto.
Sì, Shiki, era un po' più basso di me, di un paio di centimetri, ed era il piccolo della casa, come lo chiamo io.
Ha solo 16 anni e io ne ho 32.
E non ho mai pensato di fare una cosa del genere.
Il mio piccolo Shiki, continua a chiedermi di lasciarlo andare in camera, promettendo che avrebbe recuperato tutto.
E' davvero un’impresa cercare di ignorarlo.
Rimango lì, fermo nel suo abbraccio, impassibile.
Distolgo lo sguardo.
Alzo una mano e...
...Un attimo.
E la lascio ricadere pesantemente sul sedere ancora protetto di Shiki.
Il mio piccolino, si avvinghia più forte al mio corpo.
Le sue unghie stritolano la mia camicia.
Lo sento tremare.
Il suo gemito di dolore, m’invade il cervello.
E questo era solo l'inizio.
Dovevo andare ben oltre.
Come faccio a fare una cosa del genere.
“Lasciami subito Shiki!” dico con tono severo.
Il mio piccolino scuote la testa contro il mio addome.
“Lasciami subito Shiki, o ti colpirò di nuovo!”
La sua testa e le sue orecchie base, si muove ancora in un sicuro no.
“SHIKI!!!” lo richiamo.
“LASCIAMI ANDARE SUBITO!!!”
“PER OGNI MINUTO CHE PERDO AGGIUNGO UNA SCULACCIATA AL TUO SEDERE, LASCIAMI ANDARE!”
Ecco mi sono fatto scappare la sua punizione.
Sì, l'avrei sculacciato, cosa che non ho mai fatto.
Sento le braccia del mio piccolo scivolare via da me.
Alza il capo.
I suoi occhi tremano sconvolti.
“Master...” mi mormora.
Il mio sguardo duro non ammette repliche.
Mi allontano da lui, e mi siedo sul mio letto.
“Ti ho detto che ti sei meritato la tua punizione, e non riuscirai a farmi cambiare idea!”
“Scusa...”
Non lo faccio finire.
“Per prima cosa, fammi vedere la nota del coordinatore, che non ho letto!”
“E' sul diario in camera mia” dice timido.
“Prendilo, che cosa aspetti!”
“Subito Master...”
Lo vedo uscire mogio mogio.
E pensare che tra pochi minuti, sarebbe uscito da quella stessa porta in lacrime.
Dio come mi faceva male il cuore.
Non sono mai stato bravo nelle parti severe.
Deglutisco nevoso, e agitato sospiro di nuovo.
Aspetto in silenzio il ritorno del mio piccolo neko, cercando di accettare l'idea che da lì a poco avrei dovuto...
Rientra, e con calma mi porge il diario alla pagina giusta.
Lo fulmino con lo sguardo.
Con autorità, inizio a leggere il messaggio.
Il coordinatore m’informava del brutto comportamento del mio piccolo, dicendomi che i suoi compiti non erano mai svolti, e che la sua maleducazione non aveva limiti.
E inoltre...
C'era un inoltre sospeso.
Perchè per quanto mi sforzassi di cercare il continuo di quelle parole sul diario non c'era.
“Dov'è l'altra pagina?” domando severo.
“Io...” inizia titubante Shiki, giocando con i due indici.
“Tu che cosa?”
“Io l'ho strappata”
“E dove l'hai messa?” gli domando già furioso.
“L'ho buttata via”
Rimango di stupito.
Dov'era finito il mio Shiki?
Per ogni brutto voto o nota che prendeva, non gli avevo mai detto nulla, gli dico sempre:
“Non importa...la prossima volta farai meglio!”
C'è un rapporto di pura fiducia tra noi due.
Io non l'ho mai, e dico mai sgridato, solo per qualche piccola marachella, ma niente di più...e lui mi ha sempre detto tutto.
Che sta succedendo?
“L'hai buttata via?” lo rimprovero.
“Sì, Master...”
Chiudo il diario di scatto e lo tengo in mano.
“Ti punirò anche per questo non ti preoccupare!”
Sposto il diario sul comodino, accanto alla lampada.
Qualcosa di metallico, cade sul pavimento, producendo un leggero tintinnio.
Il volto si Shiki sbianca, mentre raccolgo l'oggettino da terra.
Abbassa il capo, cosciente del fatto, che adesso stava per eruttare un vulcano.
“E questo, che cos'è?”
“Un orecchino...” mi risponde subito.
“Sì Shiki, lo vedo anche da me che è un orecchino...l'hai comprato oggi?”
Cerco di tenere un tono pacato.
“Forse ha bisogno di un pretesto per andare bene a scuola.” penso.
“E si è fatto quel piccolo regalino.” continuo a riflettere positivo.
“Che male c'è.” considero ancora.
Non gli avrei detto niente.
Forse potevo tenerlo come garanzia per la sua buona condotta scolastica.
“Non proprio...” mi risponde timido.
A quell’affermazione capisco, che mi stava nascondendo qualcosa.
“Cosa vuoi dire con non proprio...”
Addio al tono pacato.
“Io...l'ho rubato”
Il suo volto s'infiamma per l'imbarazzo e la colpa.
Ho visto quelle guance rosse, così rosse, solo quando aveva avuto la febbre alta.
“Tu...” mi tremano le mani
“Tu...”
Non posso crederci.
“...L'HAI RUBATO!!!” lo sgrido.
Non mi aiuta, non mi sta rendendo le cose facili.
“Sì Master...ma non...”
“NON MI VENIRE A DIRE CHE NON LO FARAI PIU'...TU NON AVRESTI DOVUTO FARLO PER NIENTE,SHIKI!!!”
Addio pazienza, addio calma.
Cosa altro potevo fare.
Infondo potevo perdonargli le assenze, i voti, le menzogne…è cosa da “niente”…qualche schiaffo per fargli capire che ha sbagliato…ma insomma la cosa è perdonabile.
Ma qui si stava parlando di furto!
E in questo caso, non sono pronto a perdonarlo subito…purtroppo.
“La cosa non si doveva più ripetere.” penso severo.
“E poi hai il coraggio di venirmi a dire che non vuoi essere punito!” lo sgrido di nuovo.
Il mio neko china di più gli occhi.
L'ha combinata proprio grossa.
E non una...ne ha fatta una dietro l'altra.
Il suo volto adesso, non riesce più a cambiare colore. 
Rimane rosso e i suoi occhi si fanno lucidi.
“C'è altro che devo sapere?!” gli domando ormai fuori di me.
Scuote il capo convinto:
“No Master...”
“Sei sicuro? Che so hai svaligiato una banca, scippato una vecchietta, dato fuoco ad una casa...dimmi tu Shiki...perchè io non ti riconosco più!”
Tiene lo sguardo basso e non mi risponde.
“Shiki, si onesto con me...ti ho mai maltrattato o rimproverato per un brutto voto preso, per una E, per una F, per un richiamo...”
“Mai fatto Master...” mi risponde subito fissando i suoi occhi su i miei.
“E allora perchè ti comporti così...che ti succede?”
Non c'è risposta.
“Shiki...” lo chiamo cercando di sembrare calmo.
“Per favore dimmi che ti succede...sono preoccupato per te!” continuo.
“Non mi hai mai nascosto nulla, non ci sono mai stati segreti tra noi...perchè iniziare proprio adesso...ho fatto qualcosa di sbagliato?” domando serio.
Il mio piccolino scuote il capo.
“E' colpa mia se ti comporti così?” aggiungo.
Dice ancora di no, con più impeto di prima.
“E allora perchè fai tutto questo...a che cosa ti serve?”
Sospira rassegnato.
Non capisco.
La cosa non mi aiuta.
L'ho rimproverato, minacciato, e ho provato a parlarci.
Non ottengo nulla.
“Shiki vieni qui!” gli ordino.
Le sue mani si stringono più forte sulla felpa.
Non aveva smesso di tormentarla un attimo.
“Ti prego Master...”
“Shiki, ti ho detto qui...”
Fa ancora di no con la testa.
La cosa non fa che innervosirmi.
“Shiki ti consiglio di venire subito qui, perchè se mi alzo io sarà peggio per te!”
Non si muove.
“Shiki!”
Sto facendo davvero di tutto per farlo “collaborare” e ridurgli la “pena”.
Ma il mio piccolo m’ignora.
“Shiki!” lo richiamo.
Un ultimo no come risposta.
“E va bene, mi hai costretto tu !” gli dico al limite della pazienza.
Mi alzo e rapido l'afferro per un orecchio.
Quello stesso orecchio morbido, con cui ho giocato tante volte.
Shiki cerca invano di scacciare la mia mano.
Ma io non mi smuovo, la mia mano ha una presa ferrea sul suo povero orecchio.
“Mi fai male Master...per favore...”
“Sì, lo so che ti faccio male...ma io ti avevo avvisato mi sembra!” lo sgrido di nuovo.
Mi rimetto seduto, senza lasciarlo.
Le sue lamentele, miste alle sue suppliche e hai suoi gemiti di dolore, mi confondono la testa.
Mi sto per sentire male.
Gli afferro un polso, e lesto me lo carico sulle ginocchia.
“No Master...per favore...chiedo scusa!” esclama Shiki tentando invano di divincolarsi, per scappare da quella posizione. 
“E facile dirmelo adesso....dovevi pensarci prima!” lo riprendo.
“Master...”
“Mi dispiace Shiki, ma questo non è il neko che ho cresciuto...sei stato cattivo...e te la sei cercata la mia punizione, non mi hai mai fatto arrabbiare così tanto signorino!” lo riprendo, tenendolo fermo sul mio grembo.
“Cattivo? Me lo sono lasciato sfuggire.” penso distrutto.
Lo stavo per fare.
Ho paura.
Una paura disumana.
Io non ho mai sculacciato nessuno, e il mio Shiki non è mai stato sculacciato.
Non l'ho mai picchiato, neanche quando era piccolo piccolo.
Sento le mani fredde.
Sono scosso da brividi.
Il ginocchio che ho sbattuto oggi, inizia a farmi un po' male.
Mi decido.
Prima avrei fatto, prima mi sarei dimenticato di questa brutta storia.
Afferro la vita di Shiki, con decisione, stringendolo ancora di più al mio corpo.
Mi sta guardando.
Leggo nei suoi occhi la stessa paura, che invade il mio cuore.
“Shiki guarda avanti, e alza la coda!” gli ordino.
“Sì Master...” mi risponde senza entusiasmo.
Mi ubbidisce subito.
Abbassa la testa, e tira su la coda.
“Tienila su Shiki, se l'abbassi o provi a proteggerti ti colpisco altre tre volte, mi hai capito?” chiedo quasi con poca cortesia.
Il mio piccolo neko annuisce.
Vedo con mio enorme dispiacere che afferra saldamente i lembi della coperta.
Nessuno dei due sapeva quanto male avrebbe portato la cosa, ma di certo potevamo immaginarla.
Gli tiro su i fianchi, e gli sbottono il pantalone.
“Master ti prego...nudo no...per favore...almeno...”
Stava per dire altro, ma se gliela lasciavo vinta, tutto il rimprovero e la punizione stessa, non sarebbe servita a niente.
“Fa silenzio Shiki!” lo rimprovero ancora.
“Non sei nella posizione per consigliarmi cosa devo e non devo fare!”
Oddio, sembrava meno sinistra nella mia testa.
Gli spingo giù la testa, tenendola ferma con una mano, mentre con l'altra gli tiro giù i pantaloni.
Aspetto un attimo.
Poi faccio scendere anche i boxer.
Ho visto tante volte il suo culetto, ma in quel caso, non mi sentivo a mio agio.
Sapevo che avrei dovuto colpirlo, e molto forte anche.
Il suo culetto è piccolo, tondo, soffice, morbido, chiaro come la pelle di un neonato.
Sospiro nervoso.
Gli abbasso gli indumenti fin giù le caviglie.
Poi calmo, con la mano destra gli imprigiono di nuovo la vita, obbligandolo ad abbassare i fianchi.
Non c'era altro da fare.
Il mio dolce neko, stringe con più forza le coperte.
L'attesa deve fare più male, della mia stessa mano.
Guardo fisso la sua coda, e il suo corpo teso, fermo ad aspettare.
La mia mano trema, per la paura.
Deglutisco e severo la lascio ricadere due volte, sul suo fondoschiena.
Shiki in tutta risposta, abbassa le orecchie, e si avvinghia di più alle coperte.
Serra gli occhi.
Non urla o si lamenta.
Non ancora almeno.
“Quante volte...”
Lo colpisco altre tre volte.
“...ti ho detto...che se...”
La mia mano cade di nuovo.
“...c'è un problema...”
Altri quattro colpi.
“...ne parli con me?” gli domando.
Altri due colpi.
“Quante volte Shiki?” gli chiedo severo.
La mia mano lo colpisce di nuovo, altre tre volte senza sosta.
Il mio piccolo neko, stressa le mie coperte.
Gli occhi chiusi, e la bocca serrata.
“Quante...”
Altri due colpi.
“...volte?” chiedo di nuovo.
Un altro colpo, un po' più forte.
“Tro-troppe vol-volte...Mastrer!” mi risponde con un soffio finale.
Iniziava a fargli male.
“E ancora...”
Altri tre colpi molto forti.
“...non hai capito?” gli domando ancora.
Gli impartisco atri tre colpi un po' più sotto da dove stava colpendo la mia mano, quasi vicino alle gambe.
“Mhm!!!” si lamenta il mio tesoro.
Prova a trattenerlo in gola, ma non ci riesce.
Doveva fare più male in quel punto.
“Chi-Chiedo scusa...Master...” mi risponde piano.
Inizia ad avere le lacrime agli angoli degli occhi.
La cosa mi fa un certo effetto.
Sì, mi fa effetto vedere, la sua pelle chiara, sfumarsi pian piano ad un rosa, fino ad un rosso un po' più vivo.
Lo colpisco ancora, due colpi vicino alla schiena.
“E ancora Shiki...”
Altri due colpi più forti.
“...ti ho mai insegnato a rubare?”
Altri tre colpi, e quasi gli sfioro le gambe.
Shiki non risponde subito, ma lo vedo intrecciare le gambe, per sopportare il dolore.
Stringe più forte la coperta.
Una lacrima gli sfiora il viso.
Doveva fare un grand male.
“No Master...” mi risponde tra i singhiozzi.
Altri due colpi al centro del suo sedere.
“Ti ho mai autorizzato a rubare?” gli chiedo tutto in un fiato.
Lo colpisco altre tre volte sempre al centro.
“No Master...” mi risponde a denti stretti.
Lo colpisco di nuovo, forse con troppa forza.
“Aahh!!! urla di dolore.
Ora il suo faccino si riga di due, forse più lacrime.
Stringe forte il labbro inferiore.
La testa china, le mani strette, le gambe immobili.
Il corpo tremante stretto al mio.
Lo sento singhiozzare.
Tira su col naso.
Lo colpisco altre due volte.
Il suo culetto inizia a bruciare.
E' rosso, terribilmente rosso.
Due gemiti a denti stretti.
“Potevi...”
Un altro colpo a mano aperta.
“...comprarlo, giusto?”
Altri due colpi, ben centrati.
Lo sento agitarsi.
Forse gli faceva molto male già da prima.
Singhiozza di nuovo.
Lo vedo che si asciuga gli occhi, ormai aperti, e arrossati per le troppe lacrime, che iniziano a scendere piano.
E io non posso farmi commuovere.
Anche se so che gli sto facendo male.
Non mi sto risparmiando per niente.
Ci vado giù pesante.
Mi faccio coraggio, e lo colpisco altre due volte, con forza.
Stringe, quasi strappa le coperte.
“Bas-basta...ti-ti prego...mi fa-mi fa male...” mi dice tra le lacrime.
“E' troppo presto, per chiedermi di fermarmi, signorino!” lo riprendo severo.
Lo afferro meglio, e lo colpisco altre tre volte.
Shiki urla per il dolore.
“Per-per favore...Bas-basta...mi-mi dispiace!”
Lo ignoro.
E tenendolo fermo, lo colpisco altre quattro volte, senza dargli respiro.
“Per favore!” mi supplica con tutta l'aria che ha nei polmoni.
Non mi fermo.
Il suo culetto e rosso, molto più rosso.
Gli impartisco altri tre colpi.
“Master...” mi chiama in lacrime.
Sì, inizia a piangere sul serio.
Non mi fermo ad ascoltarlo.
Lo immobilizzo meglio, prendendogli anche la coda, e la mia mano si avvicina alle gambe altre due volte, con troppa forza.
E Shiki, per il troppo dolore, cerca di liberarsi dalla mia presa, cerca inutilmente di evitare altri colpi al suo povero fondoschiena.
La cosa mi fa arrabbiare.
“Sta fermo Shiki, o utilizzerò anche il mestolo su di te!” lo minaccio.
Il mio neko, deglutisce.
Lascia tremare gli occhi, triste, mortificato, dolorante.
Altri tre lucciconi, gli accarezzano il volto.
Sospiro innervosito.
La mia mano ricade altre cinque volte.
E questa volta Shiki, ad ognuno si lasci scappare un leggero gemito.
Smetto di rimproverarlo.
Ormai sembra che la punizione basti, anche da sola.
Lo colpisco altre tre volte.
E il mio tesoro, serra con più forza gli occhi ad ogni colpo.
Non si muove più.
Rilassa solo il corpo, dopo ogni colpo.
Non lascia un attimo le coperte.
Non apre più gli occhi, solo per evitare il dolore.
Le gambe immobili e tese.
Il suo volto sempre solare e allegro, ora e sfigurato dal dolore, le lacrime, e dalle labbra base e ricurve. Quello che una volta poteva essere un sorriso, ora era solo un labbro fermo, tremulo alle volte, spento e vuoto.
Mi faceva male vederlo così.
Ma non ho ancora finito.
Lo colpisco altre quattro volte, senza dargli tregua.
Il mio Shiki non dice più niente.
Rimane immobile, con gli occhi chiusi,le lacrime che scendono giù e il culetto in fiamme.
Lo colpisco ancora, e ancora.
Per un po', un tempo che a me sembra un eternità, rimaniamo soli noi due.
Il suono sinistro della mia mano che cade senza pietà sul suo culetto, e i suoi gemiti sommessi.
Lo colpisco ancora.
Fin quando non lo sento singhiozzare di  nuovo, con più forza di prima.
Mi fermo.
“Può bastare!” penso.
Non so quanti colpi gli ho dato, 30 o 50, non so dirlo.
So solo che la mano, mi fa un grand male, e che il mio Shiki, è scosso dai singhiozzi e dal dolore.
Trema come una foglia.
Il suo culetto è veramente caldo, bollente, oserei dire.
Ed è rosso, troppo rosso.
Sono tentato, vorrei disperatamente accarezzare quella pelle marchiata.
Vorrei abbracciarlo forte, e dirgli che era tutto finito.
Ma dovevo fare la parte severa.
Niente coccole, niente carezze, niente abbracci, niente di niente.
“Alzati Shiki!” gli dico autoritario.
Il mio dolce neko, fa come ho detto.
Ci mette un pochino, infondo le gambe gli tremano.
Una volta in piedi si sistema davanti a me.
La felpa lunga, gli scende lungo i fianchi, coprendo il suo intimo.
Il mio adorato neko, non smette di piangere.
Con le mani, dorso o palmo che sia, asciuga quei lacrimoni, che continuano a scendere.
Il suo petto è in fremito, per via dei troppi singhiozzi.
Le orecchie base, e la coda che massaggia la parte dolorante del suo corpo.
Dio come voglio consolarlo.
Mi alzo dal letto.
Devo distrarmi un paio di secondi.
Ma so che non avevo finito.
L'ho punito per il furto, per la pagina strappata, per il brutto comportamento e per la brutta condotta a scuola. Mancano ancora le bugie che mi ha detto e la sua disubbidienza.
E questo non poteva né doveva ripetersi in alcun modo.
Mi appoggio alla scrivania.
Ora come se non bastasse sto dando anche le spalle al mio neko in lacrime.
Alzo gli occhi sul legno.
Dio avevo ancora un sacco di lavoro da fare, e due relazioni da consegnare entro domani.
La mia mano sfiora qualcosa di liscio.
E' il mio righello.
E’ lungo 50 cm.
L'utilizzo come ferma fogli, quando la tastiera del mio computer non bastava.
Beh, come scrittore e professore di filosofia, la mia scrivania, e sempre invasa da fogli, compiti, appunti e ricerche, e siccome sono ordinato e dannatamente pignolo, ogni cosa ha il suo giusto spazio e posto, per non perdere nulla.
Il righello.
Deglutisco.
“Farà male, molto più male della mia mano?” penso nervoso.
 Lo prendo.
“Shiki!”
Il mio neko, tira di nuovo su col nasino.
“Stenditi sul letto.” gli ordino.
Mi avvicino.
Forse non nota lo strumento che ho in mano.
Ma io non riesco a non notare il suo volto sfigurato dal dolore che a stento nasconde quando si mette a sedere.
Si stende senza fare domande.
Lo spoglio dei suoi abiti inferiori.
“Solleva le gambe.” continuo.
Il mio cucciolo obbedisce.
Tiene le gambe su, e si aiuta con le mani.
Sospiro di nuovo.
Ora tutto il suo corpo era a portata della mia mano.
Il fondoschiena, il suo intimo e le gambe.
Mi avvicino a lui, inginocchiandomi accanto al suo corpo ancora scosso.
Piego solo il ginocchio destro sul letto, lasciando l'altro libero.
L'aiuto con le gambe.
Tra pochi minuti, non sarebbe riuscito a sostenerle.
Lo guardo negli occhi.
Sono terribilmente arrossati.
Piccolo gocce ancora scendono, altre si fermano agli angoli degli occhi.
Ecco un’altra lacrima scendere giù.
Si fa strada lungo la guancia, per arrivare fino al mento.
Il suo volto arrossato, così come le sue guance.
“Shiki, per avermi disubbidito e mentito, ti meriti altri 10 colpi, e questi dovrai contarli, se non lo fai, ricomincerò da capo!” gli dico duro.
Lui annuisce, anche se nei suoi occhi chiari, c'è paura.
“Va bene Master...” mi dice.
Si asciuga le ultime lacrime, anche se inutile.
“Sei pronto?” gli chiedo.
Almeno questo devo farlo.
Non posso iniziare a tradimento come prima.
Mi dice di sì.
I suoi occhi si rispecchiano nei miei fino all'ultimo secondo.
Alzo la mano, e il righello lo colpisce.
Un'orrenda linea rossa, si colora sulla pelle del mio piccolo.
Shiki d'istinto lascia andare le gambe.
Chiude con forza gli occhi.
Alza la testa dal letto.
Si morde il labbro inferiore, tanto da poterlo rompere.
Le mani si afferrano contro la felpa.
Aspetto.
Gli ho fatto male.
“Uno...” mi dice in un soffio leggero.
Aspetto ancora.
La mia mano si alza di nuovo.
Il secondo colpo non tarda ad arrivare.
E un’altra striscia rossa si dipinge accanto all'altra.
“Due...” pronuncia dopo un sospiro.
La mia mano cade di nuovo.
E' terribile alle mie orecchie il suono che quell'oggetto tanto utile, produce sulla pelle di Shiki.
“Tre...” dice subito.
Inarca la schiena, schiacciando la nuca sul letto.
Ed ecco che la prima lacrima gli macchia la guancia.
Scendo di nuovo. Sbaglio la dose della mia forza.
Lo lascio senza respiro.
“Qua-Quattro...” pronuncia.
Lo colpisco di nuovo.
Lo sento singhiozzare.
“Cinque...” dice tra le lacrime.
Subito si dipinge un'altra paurosa linea spessa.
“Se-i...Sei...”
Due lacrime scendono in silenzio.
Lo colpisco di nuovo.
Senza volerlo sbaglio, e il righello finisce sulle gambe.
Il mio neko inizia a piangere.
Quattro lucciconi gli scendono sul viso.
“S-Sette...”
Finalmente sento il numero.
La paura di ricominciare da capo, stava già mordendo il mio cuore.
La mia mano scende violenta.
E quello stupido attrezzo colpisce proprio la parte più sensibile del mio piccolo neko.
Proprio quel punto, che unisce gambe, sedere e intimo.
Dire che gli faccio male, è dire poco.
Quella zona era già arrossata e dolorante a causa delle prima punizione, e se prima faceva male, ora che cosa poteva fare, con uno strumento duro come quello.
“O-Otto...”
E' in lacrime, vere lacrime.
Scendo di nuovo, colpendolo nello stesso punto di pochi attimi fa.
Mi sento in colpa.
Ho già sbagliato una volta, e ora mi ripetevo.
Il mio dolce neko, trattiene il fiato.
Vedo scendere una serie imprecisa di lacrime.
Per quanto ci prova a trattenere i singhiozzi, non ci riesce.
Secondi, e scoppia a piangere come un bambino, singhiozzando a più non posso.
“No...Nove...” mi dice piangendo.
Lo colpisco l'ultima volta.
L'ultima linea violenta si forma sul suo sedere.
“Di-Dieci...”mi sussurra tra il pianto.
Non lo sento.
Questo voleva dire...
La mia mano scende di nuovo, forte e rapida.
Un colpo proprio al centro del suo fondoschiena.
Subito dopo un'altro.
Lo colpisco, e prendo un po' tutto il suo corpo.
“Non ti ho sentito!” lo riprendo.
“Dieci...” mi urla contro.
Abbasso il righello.
Lo guardo fisso mentre piange disperato.
I suoi occhi sono fessure, inondate di lacrime.
Le guance più rosse che mai, e bagnate dalle troppe lacrime.
Il petto scosso e afferrato dalle sue mani tremanti.
Il suo fondoschiena, rosso, caldo e orribilmente marchiato dalla mia punizione.
Gli lascio andare le gambe.
E d'istinto il piccolo neko si rannicchia su se stesso, accarezzandosi, tra le lacrime la pelle dolorante.
“La tua lezione è finita Shiki!” gli dico.
Mi avvicino alla scrivania, con la scusa di mettere a posto il righello.
Sì, con la scusa.
Perchè adesso anch'io avevo gli occhi ludici.
Me li asciugo in fretta, senza farmi vedere.
Respiro più volte, per calmarmi.
Ritorno sul mio piccolo neko.
Che non si è mosso.
Continua a piangere disperato.
“Alzati!” gli dico.
Malgrado il corpo tremante il mio piccolo, si tira su.
Continua a cercare di calmare il dolore al suo povero culetto.
“Ora fila in camera tua e restaci fin quando non vengo a chiamarti!” gli ordino.
Non si muove, né alza lo sguardo su di me.
“Vai in camera tua e pensa per bene a quello che hai combinato!” gli ordino ancora.
“Master...” mi chiama tra i singhiozzi.
“ORA!!!” gli dico, indicandogli la via.
In fretta e furia prende i suoi abiti.
Senza guardarmi, corre via.
Le ultime lacrime segnano il suo viso, prima di sparire dalla mia vista.
Sento la porta delle sua camera sbattere.
Rimango a fissare per una serie imprecisa di secondi la porta aperta della mia stanza.
Non so bene cosa aspettavo.
Sta di fatto che avevo lo sguardo perso nel vuoto.
Fisso su quella ringhiera di acciaio che si estende giù fino alle scale.
Mi sento così vuoto.
Sconfortato mi lascio cadere sulla punta del letto.
D'istinto porto indietro le mani.
E bagnato.
Mi volto a guardare.
Erano le lacrime di Shiki.
Del mio dolce e tenero Shiki.
La mia vista si fa confusa.
Quelle stupide lacrime erano tornate.
Una delicata mi segna il viso.
L'asciugo in fretta con il dorso della mano.
Sospiro per calmare il nervoso che attanaglia il mio corpo.
Mi butto giù sul letto.
La mia testa sprofonda sulla coperta, che attimi fa stringeva Shiki.
Mi ritrovo a osservare il soffitto.
Sospiro di nuovo.
Ma il mio cuore non rallenta.
Il mio stomaco non si apre.
Il nervoso non diminuisce.
Mi sento male.
Di colpo mi tiro su dal letto.
E senza aspettare, corro in bagno.
 
 
Note dell’autrice:
Aspettate, aspettate…posso spiegarvi tutto.
Forza, mettere giù forconi e torce…ehi, anche tu laggiù infondo..spegni quel fuoco!
Questo è solo l’inizio…o_O
No, così si parte male…
Cioè volevo dire, questo è l’inizio, è vero, ma aspettate, non giudicate subito cattivo Ryan, si è comportato in quel modo per una ragione, ma se ne sta già pentendo…è un bravo ragazzo, non l’accusate subito…
Era arrabbiato, tradito, furioso…
Insomma voi, non avete mai fatto uno sbaglio di cui poi vi siete pentiti?
Ecco, Ryan ha commesso il primo con Shiki! ù-ù
Ma credetemi, Ryan, non è come sembra…rimangerete tutti i “brutti” pensieri su di lui, nel prossimo capitolo! ;)
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.
 
Spiegazioni:
-Neko: Letteralmente gatto, ma in questo caso è un personaggio umanoide immaginario che possiede caratteristiche simili ad animali.
 -Shiki: In giapponese letteralmente significa “Quattro stagioni”, quindi questo nome è la rappresentazione delle quattro stagioni.
-Master: Il termine inglese vuol dire Maestro, ma Shiki, gli dona un significato un po’ più ampio, infatti per lui vuol dire: “Padrone, Maestro, Consigliere e Amico.”
 
Sì, Shiki sta nascondendo qualcosa, ma giustamente non ve lo dico adesso! :P

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2: Sbagli e perdoni. ***


Capitolo 2:  Sbagli e perdoni.
 
Lo sapevo.
Non sono riuscito ad affrontare al meglio la cosa.
Mi sono sentito male e sono corso in bagno.
Ho rimesso il thè preso prima.
“Doveva calmarmi, non uccidermi.” penso sarcastico, alzandomi dal water.
Scarico via il sinistro composto.
Tossisco con troppa energia, da farmi male.
I coniati di vomito sono finiti, ma non è passato l'amaro in bocca.
Mi avvicino al lavandino.
Sciacquo prima due vote le mani con acqua e sapone.
Poi mi sciacquo la faccia.
Chiudo l'acqua.
Le piccole gocce rimaste attaccate al mio volto, scendono giù piano piano, una alla volta.
Sospiro.
Guardo la mano sinistra.
Anche se il bruciore è passato, la mia mano è sempre un po' rossa.
Riapro l'acqua e la rinfresco lì sotto.
Ma mi rendo conto che non mi fa più male.
L'acqua smette di scorrere.
“Spero solo che Shiki non mi abbia sentito!” penso tra me e me.
Prendo l'asciugamano, e mi asciugo faccia e mani.
Lo rimetto a posto ed esco dal bagno.
Accompagno la porta per chiuderla.
Nella stanza accanto c'è il mio Shiki.
Mi avvicino alla porta della sua camera.
Poggio l'orecchio sulla superficie di legno bianco.
“Sta ancora piangendo.” penso sconsolato sentendolo.
Con attenzione per non fare rumore, apro la porta e sbircio dentro.
Il mio dolce Shiki, si è buttato sul letto, a pancia sotto.
Ancora tremante e con le orecchie basse.
Le mani strette intorno al cuscino, che continua a bagnare con le sue lacrime.
Abbasso gli occhi sul suo culetto.
Era ancora rosso, e doveva ancora dargli qualche fitta.
Tant'è che la sua coda poggiava di lato, per evitare che sfiorasse la pelle ferita.
Le gambe appena divaricate per stare più comodo.
Abbasso gli occhi, scoraggiato.
Richiudo la porta senza farmi sentire.
“E adesso che cosa faccio?” penso ritornando nella mia stanza.
Mi sento vibrare in tasca.
Prendo il mio cellulare.
Rispondo senza neanche vedere chi fosse.
“Pronto.” dico subito.
La tosse mi sorprende all'improvviso.
Cerco di soffocarla, e nasconderla con la mano.
Esce solo uno spasmo sommesso.
“Fratellino, che succede?” domanda subito mio fratello.
“Niente...”
La tosse insiste.
“Mi stavo solo soffocando con un goccio d'acqua!” mento.
Via telefono mi riesce.
“Com'è andata?” mi chiede preoccupato.
Chiudo la porta della mia stanza.
Shiki non, deve assolutamente sentirmi.
Faccio scattare la serratura.
Respiro profondamente, prima di rispondergli.
“E' stato orribile!” confesso.
“Ryan...mi dispiace...”
Sento gli occhi bruciarmi di nuovo.
Maledette lacrime.
Scoraggiato mi lascio cadere lungo la porta.
“No, Alex...tu non capisci...mi sento un verme...” continuo.
Più ci penso, più mi fa male.
Le lacrime iniziano a scendere.
E mio fratello mi sente piangere.
“Ryan...ascoltami...” mi dice con premura.
“Shiki lo sa che l'hai fatto per il suo bene...” continua.
“…lo sa che tu eri solo arrabbiato e hai agito di conseguenza.”
“Non m'importa che lui lo sappia...mi sento egualmente un mostro....” insisto tra le lacrime.
“Tu non c'eri...non sai quello che ho provato...non sai quanto è stato difficile...”
Sono davvero nervoso.
Non riesco a far fermare le lacrime.
Anche se continuo ad asciugarle, sembra tutto inutile.
E frustato, mi passo una mano tra i capelli corti.
“Sì è sciolto in lacrime Alex...e io non potevo confortarlo, accarezzarlo, consolarlo...non potevo fare nulla...non sono mai stato così severo con lui...non sono mai stato così severo con nessuno...”
Le lacrime continuo a scendere.
E io mi ammutolisco, per lasciare libero sfogo al mio dolore.
“Ryan...”
La voce di mio fratello è così calda e dolce.
Mi rincuora.
Un pochino.
“Ascolta, ti capisco, non è stato facile per te...tutti adorano e vogliono bene al piccolo Shiki, compreso io...ma ormai è una cosa fatta e non sopporto sentirti così giù di corda...” sospira preoccupato.
“Sto rientrando adesso in città...” mi dice.
“Se vuoi passo da te...”
Nuovamente la mia mano sfiora i miei capelli castani.
“No...sta tranquillo...sto bene!” gli dico.
“Sei sicuro...ci metto un attimo, e sono da te.” aggiunge subito dopo.
“No, dico davvero...”
“Sei da solo?”
“Sì, l'ho mandato in camera sua a riflettere sul suo comportamento.”
“Sei da solo, con i nervi a fior di pelle?”
“Esatto...”
“Vuoi ammazzarti?” mi chiede serio.
“Perchè?” domando io confuso.
“Rilassati...non lo hai ucciso, è un adolescente, e ha bisogno di una figura adulta che lo guidi nelle scelte che fa e che lo riprenda quando sbaglia....calmati Ryan...finirai con l'ammalarti se continui così...fatti un thè o una camomilla.” la butta lì.
“Non posso.” gli rispondo.
“Perchè?”
“Ho un problema con il thè!”
“Che problemi si può avere con il thè?” chiede stranito Alex.
“L'ho appena vomitato, l'ultima tazza di thè che mi sono fatto per calmarmi.”
“Ryan...”
Sento mio fratello sospirare.
“Quanto sei stupido...ti avevo detto di provarci. Potevi benissimo rimproverarlo e proibirgli di fare una determinata cosa nel corso della settimana, potevi rimproverarlo e dirgli che dopo scuola sarebbe dovuto venire subito a casa a studiare, senza rimanere fuori con i suoi amici. Avevi tante alternative, perché non ascolti quanto ti parlo? Se non te la sentivi, perchè l'hai fatto?”
“Perchè non mi ha lasciato altra scelta...” gli spiego.
“C'è sempre una scelta!” mi dice saggio Alex.
“No, se il mio neko è diventato un teppista, bugiardo e ladro...mi ha nascosto la sua carriera scolastica...ha rubato in un negozio...”
Ho un groppo alla gola, per le troppe lacrime. Tossisco di nuovo.
“Ehi, Ryan...devi farmi il sacro santo favore di calmarti...” mi consiglia mio fratello.
So che ha ragione. Ma è un’impresa in quel momento.
Sospiro di nuovo, appoggiando la fronte contro il palmo della mano libera.
Deglutisco.
“Alex...ho fatto la cosa giusta, non è vero?” domando confuso.
Ho il cuore a pezzi. Mi sento impazzire.
“Ryan...i voti a scuola posso anche capirlo...ma ha rubato in un negozio...”
“E' solo un orecchino...”
“E pur sempre un furto...avresti dovuto consegnarlo alla polizia, e invece lo hai punito... voglio dire c'è una bella differenza tra le due cose...”
Annuisco come se lui potesse vedermi:
“Sì, è vero...ma sono preoccupato per lui, non si è mai comportato così.”
“Sta sera prova a parlarci... forse si è reso conto dei guai che ha combinato e ti darà una valida spiegazione...” ipotizza subito ottimista mio fratello.
“Sì, è meglio se ci provo.” dico.
Asciugo le ultime lacrime e mi alzo dal pavimento.
“Sei sicuro che non vuoi che venga da te...guarda che Nicole, può aspettare!”
Mi sdraio sul letto.
Ridacchio.
“Sì, sono sicuro...va a casa da tua moglie...”
“Deciso...posso passare e parliamo tutti e tre assieme...” propone subito.
“Alex...sto bene...” gli ripeto convinto.
“Guarda che posso fare un bel discorsetto al tuo Shiki?!?” afferma sicuro.
“Lascia stare...ci penso io...più tardi...” sorrido.
“Va meglio? Ti senti un po' più calmo?” mi chiede.
“Sì,va meglio...grazie mille...”
Sospiro.
“Scusa, per prima...mi hai preso in un brutto momento!” spiego dispiaciuto.
“Tranquillo, non fa niente...”
Realizzo in quel momento. Mi tiro su di scatto.
“Ma sei in macchina, stai guidando?” chiedo in ansia.
“No, non ti preoccupare...mi sono accostato alla strada...e ne ho approfittato per chiamarti.”
“E' il braccio non è vero?”
“Fa un po' i capricci.”
Mi è completamente passato di testa.
Quel giorno mio fratello aveva l'esame medico, per controllare e rimuovere il gesso al braccio sinistro dopo l'ultimo incidente avuto con la macchina.
Gli è andata bene, almeno così dicono e continuano a dire i dottori.
“Oddio Alex, mi dispiace...mi sono scordato...”
“Ti ho detto che non fa nulla.”
“Ci sei andato da solo?” domando in pensiero.
“No, mi ha accompagnato Eric!”
“E com'è andata?”
“Dovrò indossare ancora per un bel po' il tutore...ho una spalla un po' sciocca.”
“Ti ha fatto male?”
“No, almeno no come la prima volta!”
Sospiro sollevato:
“Meglio così.” gli dico.
“Ryan...”
“Sì...”
“Fammi un favore, sta sera parla con il piccoletto, e togliti questo peso dall'anima, va bene?”
“D'accordo fratellone.”
“Vedrai andrà tutto bene, siete come una famiglia, la cosa si risolverà per il meglio, e vi perdonerete a vicenda, fidati.”
E io mi sono sempre fidato di mio fratello.
Ha un’ascendete pazzesco sugli altri, e il suo buon’umore è quasi contagioso.
È il suo dono, far sorridere e tranquillizzare chi gli sta attorno.
“Ora vado, altrimenti faccio tardi.” mi spiega.
“Okay, ci sentiamo presto.” lo saluto.
“A presto!”
La comunicazione si spegne.
_____
 
Per ammazzare il tempo e soprattutto per distrarmi, mi sono messo a correggere i compiti dei miei alunni. E in me che non si dica si erano fatte già le otto di sera.
Rimetto ha posto gli scritti ed esco dalla mia stanza.
Mi fermo davanti la porta di Shiki. Accosto di nuovo l'orecchio.
Non sento nulla.
“Forse ora sta meglio!” penso tranquillo.
Scendo giù in cucina e preparo la cena.
Apparecchio la tavola, e aspetto qualche minuto.
Ripercorro con calma i gradini e mi fermo sul pianerottolo.
Busso alla porta di Shiki:
“Shiki, è pronta la cena.” gli dico con tono calmo.
“Arrivo subito Master.” mi sento rispondere da dietro la porta.
Sembra essersi calmato.
Riscendo in cucina.
Spengo il fuoco, e scolo la pasta.
Sistemo l'acqua e servo i piatti.
Sento la porta di Shiki aprirsi.
Lo guardo scendere.
Si è cambiato.
Non indossa più i jeans, ma un semplice pantalone di una tuta nera.
La cosa mi fa capire, che il dolore non è passato del tutto.
“Hai fame?” gli domando calmo.
“Sì...tanta Master!” mi risponde.
Anche se le sue lacrime si sono fermate, il suo volto non si è rallegrato per niente.
“Dai allora mettiamoci a tavola.”
Mi metto seduto.
Il mio neko m’imita.
Ma appena sfiora il cuscinetto della sedia, il suo volto si sfigura dal dolore.
Serra i denti, socchiudendo gli occhi.
“Aspetta!” gli dico con dolcezza.
Mi avvicino al divano. Prendo un altro cuscino, un po' più spesso.
Lo sistemo sulla sua sedia.
Il mio dolce neko riprende posizione.
Non dice nulla, si limita ad annuire.
Gli accarezzo la testa, coccolandogli un po' l'orecchio.
Gli bacio la tempia destra, e gli sussurro:
“Mangia tutto, intesi?”
“Sì, Master...” mi risponde.
Non alza gli occhi. Non mi sorride.
Di norma a tavola era il più solare di tutti.
Ma non in questo momento.
Riprendo posto.
Auguro buon appetito, e dopo la flebile risposta del mio neko, iniziamo a mangiare.
E stata la cena più noiosa della mia vita.
Non so che dirgli, e Shiki neanche mi guarda in faccia.
Così continuo la mia cena in silenzio, ascoltando il ticchettio dell'orologio della cucina.
L'unico suono della casa accompagnato dalle posate che banchettavano sulle stoviglie.
______
 
Malgrado la giornata storta, sono riuscito a svuotare il piatto.
Forse il nervoso mi aveva messo appetito.
Mi alzo e sistemo tutto nell'acquaio.
“Master...” mi sento chiamare piano.
“Si Shiki.” gli rispondo voltandomi verso di lui.
Non mi guarda ancora.
Ha appoggiato le posate sul tavolo.
“ Non ho più fame.” mi dice con tono basso.
“Va bene...sei pieno?” gli chiedo educato.
“Credo di sì...” mi risponde subito.
“Mi porti il piatto, per favore...”
Si alza, prende il piatto e le posate, e me le consegna.
“Grazie.” pronuncio con delicatezza.
Shiki annuisce, e stringe le mani alla vita.
Non alza gli occhi su di me. Non vederlo solare come sempre, mi spezza il cuore.
Svuoto il piatto dagli ultimi spinaci rimasti, e lo sistemo assieme al resto delle stoviglie sporche.
Shiki nel frattempo sta togliendo il resto della tovaglia.
Si avvicina a me per posare i bicchieri, e la bottiglia d'acqua in vetro colorato.
Io allungo il braccio per prendere il sapone.
E il mio neko lascia rapido la bottiglia.
Questa traballa instabile.
“Shiki...” lo riprendo piano, fermandola.
Il mio dolce neko, sobbalza appena e ferma le mani tremanti, unendole l'una con l'altra.
Abbassa il capo.
Rimango senza parole.
Ha avuto quella reazione improvvisa, perchè sa che io sono arrabbiato con lui.
E quindi ancora soggetto a punizioni e sgridate varie.
Deglutisce, e con calma ritorna verso la tavola.
Deve ancora togliere il pane, i fazzoletti, la tovaglia e spazzare per terra.
E' compito suo tutte le sere.
Lui fa questo, mentre io lavavo i piatti.
“Lascia stare Shiki, ci penso io...tu va pure a fare il bagno!” gli dico con tono calmo.
“Va bene Master...” mi risponde mogio.
Lo vedo allontanarsi.
Sale le scale, reggendosi alla ringhiera.
La schiena ricurva, la coda ferma, le orecchie basse.
 
Sì, dovevo proprio parlare a quel piccoletto.
 ______
 
Credo di aver sforzato troppo la gamba. Il ginocchio mi fa un grand male.
Tanto che ho dovuto rompere un sacchetto di ghiaccio sintetico.
Ho spostato le coperte, sollevato un po' il cuscino e mi sono sdraiato sul letto.
Ho appoggiato la schiena, e allungato le gambe.
Guardo la sveglia sul mio comodino.
Sospiro.
“La relazione non si fa da sola!” penso sconsolato.
Apro il cassetto del comodino e tiro fuori il mio portatile.
L'accendo, metto la password, e inizio a buttare giù qualcosa.
Il ticchettio della tastiera mi fa compagnia per un paio di minuti.
Sento bussare alla porta.
“Master posso entrare un momento?” sento dirmi.
“Prego!” rispondo io.
Alzo gli occhi dallo schermo.
Gli sorrido appena, e ritorno al mio lavoro.
“Io vado a letto...Buonanotte Master!” m' informa Shiki educato.
“Buonanot...”
Ma che sto dicendo.
Il mio neko sta per chiudere la porta e allontanarsi dalla mia stanza.
“Shiki!” lo chiamo.
“Sì Master...” pronuncia lui, facendo capolino.
“Come vai già a letto?” gli domando.
Lui abbassa gli occhi, giocherellando con gli indici.
“Vieni qui!” gli dico calmo.
Shiki entra in camera mia, e rimane fermo ai piedi del letto.
Non lo noto subito, perchè sto riportando le ultime parole.
Alzo gli occhi e con un sorriso:
“Dai Shiki...vieni qui...accanto a me” gli dico battendo due colpetti sul letto.
“Come tutte le sere!” gli ricordo tranquillo.
Il sorriso raggiante, illumina il volto del mio dolce neko.
Salta sul letto, e si accoccola accanto a me.
Gli sorrido con affetto.
“Non sei più arrabbiato con me?” mi chiede subito un po' timido.
“Non lo so...ci sto pensando!” rispondo.
“Sta di fatto che oggi mi hai fatto davvero arrabbiare!” aggiungo.
Chiudo il computer, e lo ripongo a posto.
Non ho il tempo di sistemarmi, che Shiki si è già sistemato sul mio petto.
Sì, forse era un bel modo per farsi perdonare.
Ha le gambe un po' rannicchiate, la coda si muove allegra, le mani calde poste su di me.
Gli accarezzo i capelli.
Il mio adorabile Shiki in tutta risposta, si allunga di più sul mio petto.
Chiude gli occhi sognante e rilassato.
Sorride felice e appagato. :3
“Hai ancora un po' i capelli bagnati.” gli dico.
“Così ti prenderai il raffreddore.” aggiungo.
Non mi risponde. Continua a godersi le mie carezze.
Abbasso gli occhi sui capelli scuri del mio neko.
“Sei stanco?” chiedo.
“No Master...” mi risponde subito lui, alzando gli occhi su di me.
“Allora possiamo parlare?”
“Certo Master...” mi risponde scodinzolando.
Gli accarezzo il volto, sfiorandogli il mento.
Lui mi sorride di nuovo.
“Possiamo parlare di quello che è successo oggi?” gli chiedo con calma accarezzandogli le orecchie, scombinandogli un po' i capelli.
Sorride felice, scodinzolando con più ritmo.
“Allora possiamo?” chiedo pizzicandogli un po' la guancia.
Il mio adorabile neko, smette di sorridere. Il suo volto si rabbuia.
“Dobbiamo proprio Master Ryan?” mi chiede triste.
“Sì Shiki...dobbiamo!”
Lo prendo in braccio e lo sistemo meglio sul mio petto.
Mi appoggio meglio con la schiena.
“Va bene Master.” mi dice poco convinto.
Gli accarezzo di nuovo i capelli e un po' la fronte.
“Bravo il mio piccolo tesoro!” esclamo sereno.
Lui mi sorride allegro.
“Lo so che te l'ho già chiesto, ma c'è qualcosa che non va?”
“Io...non lo so...”
“Cos'è che ti spaventa?”
Shiki s'accoccolo meglio sul mio petto, allungando le gambe sul mio corpo.
“Master...io credo che...”
“Qualche professore ti da fastidio?”
“No Master...”
“Le lezioni o i corsi sono troppi, ti senti sotto pressione?”
“Ci sei sempre tu che mi dai una mano con i compiti!” mi risponde sorridente.
Muove di nuovo la coda felice.
“Il problema è qualche compagno?”
Qualcosa brilla nei suoi occhi, ma non ottengo risposta. 
“ Vuoi lasciare la scuola?” aggiungo.
“No Master...assolutamente no!”
“Allora spiegami, qual è il problema?”
“Master...devo proprio dirlo adesso?” mi chiede rattristato.
“Non me ne vuoi parlare?”
“Chiedo scusa Master!”
“No...sta tranquillo...non importa...” gli dico calmo accarezzandogli di nuovo la testa.
“Però tu sai che quando hai bisogno io sono qui?”.
“Lo so Master...”
“Ma non vuoi parlarmi, per via della punizione di oggi?” gli chiedo un po' preoccupato.
Senza pensarci, la mia mano scende lungo la sua schiena, fino al suo culetto.
Lo sfioro con dolcezza.
Ma malgrado la mia buona intenzione, non ottengo molto.
O meglio una cosa l'ottengo.
Shiki soleva di colpo la testa, inarcando la schiena.
Chiude gli occhi, e serra le mani sulla mia pelle nuda.
“Fa ancora molto male?” chiedo in pensiero, togliendo la mano.
Il mio piccolo, nasconde il volto contro di me.
Le sue mani non mi lasciano.
Il suo corpo si rilassa appena.
Annuisce, sfiorandomi con la fronte.
“Shiki...”chiamo con dolcezza.
Con cura mi alzo dalla morbidezza dei cuscini.
Lo tengo sempre stretto a me.
Con delicatezza e attenzione lo lascio scivolare al mio fianco.
L'aiuto a stendersi sul letto.
Gli accarezzo con affetto la testa.
Lo sento irrigidirsi, sotto il mio tocco.
“Master...non ancora, ti prego...” mi dice in un sussurro.
Rimango paralizzato.
“Sta tranquillo tesoro, voglio solo vedere!” dico sfiorandogli le mani affondate sul cuscino.
“No, per favore.” mi dice subito alzando lo sguardo su di me.
“Non è nulla.” continua tornando a fissare la federa.
“Fammi vedere...per favore.” lo supplico.
Sono davvero preoccupato.
Sono stato duro e severo con lui, quell'oggi.
Shiki deglutisce rumorosamente.
Poi alza il bacino dalle coperte, piega appena le gambe e i gomiti.
Non si volta a guardarmi.
I suoi capelli scendono verso il basso, nascondendo il suo volto.
“Va bene Master...”
Alza la coda per facilitarmi il compito.
Gli sfioro l'elastico dell'indumento.
Non sento i boxer.
Per la seconda volta in quel giorno gli abbasso i pantaloni.
Il suo pigiama, si ferma all'altezza del ginocchio.
Ha ragione a dire che fa male.
La luce soffusa della luna, e la piccola lampada della mia stanza, bastano per farmi vedere.
Il suo fondoschiena, era ancora un po' rosso, e i segni del righello adesso erano più evidenti.
Erano in rilievo, e terribilmente viola.
Gli accarezzo con calma, quelle due sfere tonde.
“Mhm!” esclama con difficoltà.
“Shiki...mi dispiace tanto!” gli dico.
Gli coccolo un po' il capo, e con tenerezza gli bacio la guancia.
Lo rivesto, provando a non fargli male.
Il mio adorato neko, si stende di nuovo.
Si volta a guardarmi.
“Ma se tu mi avessi detto cosa succedeva da subito, non sarei mai arrivato a tanto!” gli spiego, sfiorandogli con un dito il mento.
“Quando ho parlato con i professori, mi sono sentito morire, mi sono sentito tradito...per i primi tre secondi, ho creduto che avessero sbagliato persona...e invece...” gli confesso rattristato.
Ora sono io che non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.
“Master...” mi mormora stranito.
“Io non credevo che...”
“Credi davvero che io ci tenga così poco a te?” gli chiedo quasi offeso.
“No Master Ryan...non lo credo per nulla.” mi confessa subito.
Si getta al mio collo, e mi abbraccia forte.
“No Master non pensare ad una cosa del genere...ti prego!” continua a dirmi.
Con dolcezza mi lecca il mento.
La sua lingua un po' ruvida, mi addolcisce l'anima.
“Ti prego Master...io ti voglio bene!” mi dice sicuro.
Gli sfioro la testa, come un padre fa con un figlio.
Gli sorrido rincuorato.
Lui continua a leccarmi con tanta dolcezza da rendermi felice.
La sua lingua mi sfiora di nuovo.
“Shiki.” lo chiamo fermandolo per le spalle.
Lui si sfiora appena le labbra e si mette in ginocchio davanti a me.
“Sì Master?” mi chiede educato.
“Da oggi in poi se c'è qualche problema, se c'è qualcosa che non va, una qualsiasi cosa, anche la più banale, tu me lo dici subito, mi hai capito?”
“Capito Master!”
“Non devi solo capire Shiki, me lo devi promettere!” aggiungo.
“Perchè?” mi chiede confuso.
“Perchè io non voglio più punirti...mai più...”
Shiki sgrana i suoi bellissimi occhi.
“Tu non sai cosa ho provato oggi mentre ti colpivo...avevo paura che il mio cuore si potesse fermare da un momento all'altro!” gli confesso.
Lui abbassa gli occhi e le orecchie.
La sua coda si muove leggermente di meno.
“Avete...cioè hai fatto bene a punirmi!” mi sussurra.
“Ma che cosa dici?” domando confuso.
“La verità...così facendo ci penserò due o tre volte prima di comportarmi da perfetto maleducato e neko cattivo...”
“Un altro padrone, si sarebbe comportato diversamente...avrebbe pensato subito alla polizia o ad un riformatorio...mai al rimprovero e ad una punizione...” continua tranquillo.
“Io ad essere sincero...ho apprezzato molto di più, il tuo essere duro, il tuo rimprovero, il tuo tentativo di parlarmi, la tua stessa mano...di qualsiasi altra soluzione!” mi dice senza vergogna.
Sono quasi commosso dalle sue parole.
Ha ragione, un'altro padrone avrebbe sicuramente cacciato via il proprio neko, per un simile comportamento, ma non io...io non sarei mai stato capace.
Allungò una mano, verso di lui.
Con tenerezza, gli accarezzo i capelli, sfiorando con le dita, il suo orecchio destro.
Shiki chiude gli occhi, godendosi quel dolce affetto.
Muove la coda, quasi come un cagnolino.
Gli bacio la fronte:
“Ora sì, che ti riconosco!” gli dico contento.
Shiki sorride felice.
“Sei il mio neko Shiki, è nessun'altro, a parte me, ha il compito di educarti come si deve!”
“Sì Master, lo so bene.” mi risponde lui, senza nascondere un nuovo sorriso.
“Allora, visto che lo sai bene...mi prometti che appena c'è un piccolo problema, ne parli subito con me.” gli dico serio.
“Ma così Master...ti arrabbierai di nuovo con me.”
“Io mi sono arrabbiato oggi solo perchè, mi hai nascosto un sacco di situazioni che non avresti dovuto...ne avremmo potuto parlare con calma, avremmo potuto anche risolverle assieme...io sono qui anche per questo.”
“Sì, è vero...ma tu ti saresti arrabbiato.”
“Mi sarei arrabbiato comunque, ma sicuramente avrei agito in un modo differente...e il tuo sedere adesso non ne avrebbe risentito così tanto!” provo a scherzare.
Mi sembra più tranquillo, quella chiacchierata, era servita a molto.
Shiki ridacchiata tra se e se.
La cosa mi conforta molto.
“Sì, è vero!” mi dice con un bel sorriso.
Lo guardo negli occhi.
Gli sorrido con affetto.
“Lo prometto Master...da oggi in poi, non ci saranno più segreti tra noi...ti dirò tutto...accetterò i tuoi consigli e il tuo aiuto...sarò bravo...sarà tutto come prima!” mi dice tranquillo e felice.
Mi abbraccia forte, strofinando il suo musino dolce sul mio petto.
“Non deve essere tutto come prima...tu stai crescendo, e va bene così...” gli dico accarezzandogli il volto, pizzicandogli un po' le guance:
“...ma devi sempre essere te stesso Shiki...tu sei unico, e nessuno può dirti come vivere la tua vita...neanch'io posso...”
“Quindi?” mi domanda un po' confuso.
“Quindi devi sempre essere un neko bravo, ubbidiente, solare e divertente...devi sempre essere il neko che io ho conosciuto...non lasciarti condizionare da altri...tu sei fantastico così!” gli dico spontaneo sollevandogli il volto, raccogliendolo tra le mie mani.
Mi sorride felice.
Non so come, forse troppa felicità, forse le sue gambe erano troppo vicine alle mie, Shiki mi colpisce il ginocchio. Normalmente la cosa non mi avrebbe fatto nulla, ma non quel giorno.
“...Nngh!” esclamo senza pensarci.
I miei occhi, sotto le palpebre chiuse, tramano senza sosta.
Sono costretto a liberarmi del suo morbido abbraccio.
Lo sposto, senza fretta.
“Master, che succede?” mi domanda subito apprensivo.
Si sposta accanto a me, spaventato dalla mia azione.
I suoi occhi tremano impauriti.
Mi massaggio un po' il ginocchio, appena toccato.
“Non è niente Shiki...non è niente!” cerco di tranquillizzarlo.
“Ti sei fatto male?” mi chiede di nuovo.
Guarda fisso la mia mano che cerca di alleviare il dolore dalla gamba.
“E' stata solo una piccola botta!” gli rispondo pizzicandogli sotto l'occhio.
Con dolcezza mi sposta la borsa del ghiaccio.
Poi mi tira su in piccoli risvolti larghi il pantalone della tuta che stavo indossando.
“E' livido!” mi dice preoccupato.
“Sta tranquillo...” gli rispondo con un sorriso incoraggiante.
Abbassa gli occhi, e con la stessa premura di prima, mi sistema di nuovo il sacchetto freddo.
“Sei sicuro che non ti faccia male?” mi chiede triste.
“Sì...sta tranquillo.”
Mi sistemo a sedere.
“E ora...”
Gli tiro un piccolo buffetto sul suo bel culetto.
“Ahio!” esclama quasi scherzando.
“A letto, signorino!” esclamò felice.
“Si è fatto tardi, e io devo ancora finire la mia relazione!” concludo.
Il mio piccolo tesoro, scivola via dal mio letto.
“Buona notte Master!” mi dice felice una volta fuori dalla porta.
“Buona notte Shiki!” gli rispondo con dolcezza.
“Ti voglio bene Master!” mi dice sorridendo, e muovendo allegro la coda.
“Ti voglio bene anch'io Shiki!” gli dico con tenerezza.
Lo saluto con la mano, e lo guardo andare via.
Sospiro rilassato.
E sorrido sollevato.
Sono felice adesso.
Tutto si è risolto.


 
Note dell’autrice:
Lo so, oggi non è mercoledì, ma mi sono fermata a pensare che domani non ci sono, e quindi non avrei avuto modo di postare, e che quindi due persone di mia conoscenza, mi avrebbero fatto saltare la testa appena le avrei contattate con un messaggio. ù.ù
 Quindi per evitare la cosa posto oggi! ;)
Allora, che ve ne pare di questo capitolo???
Ricreduti/e su Ryan???
Avete visto che in realtà è carino e coccoloso???
E Shiki, non è mega dolce – dolcissimo???
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.
 
Spiegazioni:
-Alex: Il vero nome di battesimo del fratello maggiore di Ryan, è Alexander, ma in tutti i capitoli faccio riferimento a lui come Alex.
-Thè: “Che problemi si può avere con il thè?”
Ora non so se questa battuta ha fatto morire dal ridere qualcuno, ma a me tempo indietro è capitato, di ridere tipo matta. :D
Stavi scrivendo un'altra ff, e un maggiordomo doveva servire un thè, con un dolce appropriato, e non avevo la più pallida idea di che cosa potesse essere. Ho chiesto aiuto alla mia consulente più vicina, e via sms, abbiamo avuto una conversazione simile, quindi quella piccola parte, è un omaggio, a questo. ^^
-Quanto sei stupido: Alex in breve aveva detto al fratello che Shiki andava punito, ma nel modo più “sobrio” possibile così da non “ferire” nessuno. Ma Ryan era nel panico e nell’agitazione assoluta, quindi a frainteso le parole del maggiore.
-Shiki: Un fattore importante che ho dimenticato di dirvi nel capitolo precedente.
Un neko (In verità solo il mio) per quanto possa essere “grande” ha la tendenza a comportarsi da bambino, fin quando non raggiunge la maggiore età (21 anni) o fin quando non cerca una compagna. Infatti, spero che fare caso al fatto che Shiki, (Quando non accade nulla di spiacevole) è sempre molto gioioso, solare, felice, esuberante, allegro…insomma è molto vivace. ;)
Per di più ha la tendenza di dare del voi, al proprio Master, come forma di rispetto.
Solo se il Master gli chiede (Non ordina, chiede) di dargli del tu, il neko obbedisce.
Ma malgrado questo, come si usa dire: Le vecchie abitudini sono dure a morire, quindi di tanto in tanto Shiki, da del voi inconsciamente a Ryan.   
- Un altro padrone, si sarebbe comportato diversamente: Da questa frase spero che si sia capito che in questa New York moderna, e quasi normale vedersi passare un neko accanto e che la loro condizione di semi umanoide, non da troppo fastidio.
Un neko che non ha famiglia, o che si ritrova in una poco adagiata, viene adottato, e il tutore che se ne prende carico (E che soprattutto che è onesto con se stesso), ne ha cura, e lo educa, insegnandogli l’educazione e le buone maniere, senza ricorrere ad altro o ad altre istituzioni, che posso causare un trauma al piccolo.
E Ryan se la stava cavando abbastanza bene in questo, ecco perché dice:
“Sei il mio neko Shiki, è nessun'altro, a parte me, ha il compito di educarti come si deve!”
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3: La fiera a due passi dal mare. ***


Capitolo 3: La fiera a due passi dal mare.
 
La mattina è arrivata con una fretta incredibile.
E quel giorno non ero in vena di andare al lavoro.
Grazie a Dio, era il mio giorno di riposo.
Scendo in cucina e preparo il caffè.
Mentre aspetto, mi siedo a tavola e apro il giornale.
Sento il caffè salire, con calma piego in due il quotidiano e lo appoggio sulla sedia.
Mi avvicino alla cucina.
Spengo il fuoco.
E verso il composto scuro nella tazzina.
Aggiungo due cucchiaini di zucchero, e inizio a mescolare bene, per permettere al “dolcificante” di sciogliersi come si deve.
Afferro il latte dal frigo, e ritorno a tavola.
"Buongiorno Master!!!" mi sento gridare con entusiasmo.
Alzo gli occhi.
Shiki mi sta salutando con la mano aperta dalla ringhiera.
Gli sorriso con affetto.
Sembrava uno di quei bambini che salutano il papà che sta salpando su di una nave.
E’ già pronto per andare a scuola.
Ha già indossato il suo gakuran blu scuro.
Gli sta ogni giorno meglio.
I bottoni dorati ben chiusi, le scarpe da ginnastica bianche, e la spilla applicata al colletto semirigido che riportava il suo cognome intero: Fujii Johansen.
Johansen è il mio cognome.
Shiki l’ha voluto a tutti i costi come “di sua proprietà” quando sono diventato il suo tutore. 
"Buongiorno Shiki!!!" rispondo educato.
"Dormito bene?" chiedo dopo, mettendomi seduto.
Shiki saltella giù per i gradini della scala.
Compie l'ultimo salto a piedi uniti. Si ferma sul pavimento, incrocia dietro la schiena, le mani e: "Sì, ho dormito benissimo!!!" mi dice e mi sorride solare, chiudendo gli occhi. 
Mi fa davvero piacere vederlo così pieno di vita.
Sorrido tra me e me.
"Che cosa ti preparo?" gli chiedo alzandomi di nuovo.
"Master..." mi chiama preoccupato.
Mi volto verso di lui.
Ha le mani tese verso di me.
"Che c'è Shiki?"
"Stai bene?" mi chiede in ansia.
"Sì...sto bene...Perchè me lo chiedi?" 
"Stai zoppicando." mi fa notare.
Abbasso gli occhi verso il mio ginocchio.
Provo a spostare la gamba in due passi in avanti.
Ha ragione!
Non trascino la gamba, ma neanche l'appoggio come si deve.
Eppure non mi fa male.
Sorrido imbarazzato, portando una mano dietro la testa:
"Eh ehe..." ridacchio.
"Non è nulla...il ginocchio è solo un po' gonfio!" gli spiego tranquillo.
"Allora che cosa desideri per colazione?" chiedo di nuovo.
"Ci penso io...tu mettiti seduto!" mi risponde lesto.
"D'accordo!" gli dico.
E faccio come mi è stato detto.
Riprendo il giornale.
"Mi raccomando fai attenzione Shiki!" gli dico mentre sorseggio il caffè.
"Sì Master!" esclama felice il mio piccoletto mentre si versa il latte nella tazza.
"Devo fare veloce...altrimenti farò tardi!" gli sento dire mentre sistema la tazza nel forno a microonde e lo lascia partire.
"Oggi non andrai a scuola!" gli dico chiudendo il giornale.
"Ma Master..." 
Non sa che dirmi.
Rimane sorpreso da quella mia affermazione.
Istintivamente si porta una mano sul culetto.
L'ho punito anche per le troppe assenze che aveva fatto senza il mio permesso.
Sorrido di nuovo.
Mi fa piacere vedere che il mio piccolo aveva preso la cosa sul serio.
"Ho chiamato la scuola, gli ho detto che oggi non saresti andato, e che avevi la MIA autorizzazione..." inizio a dirgli sottolineando con decisione la parola mia.
"...ma ho garantito al preside che questa sarebbe stata una delle tue ultime assenze!" 
Il mio dolce neko scodinzola, malgrado la sua confusione.
"Ma perchè Master...?" mi chiede stranito.
Il suo latte è pronto.
Sospiro, e poggio la tazzina vuota.
"Con quello che è successo ieri...non avrai avuto modo di studiare come si deve..." gli dico sentendomi un po' in colpa.
"...e poi ho pensato di passare una giornata in tua compagnia...che ne dici?" gli sorrido, facendogli l'occhiolino.
Il mio neko scodinzola con più forza.
Annuisce contento:
"Sì Master...volentieri!" mi dice sorridendomi felice.
I suoi occhietti si chiudono di nuovo festosi.
"Ma Shiki...ascoltami bene..." l'ammonisco alzando l'indice.
"...se da oggi in poi non ti comporti come si deve, ti tolgo la televisione, il computer e tutti i tuoi videogiochi!"
"Ma Master...è tantissima roba!" mi dice un po' arrabbiato.
"Sì, lo so!" rispondo incrociando le braccia con fare severo.
"Almeno ho ancora i miei libri!" sussurra un po' sconsolato.
"Ti tolgo anche quelli se mi costringi e non fai attenzione!"
"Eh...!" mi esclama stupito.
"Mi hai sentito bene signorino, se non fai il bravo...tutto quello che ti rimarrà saranno i libri per studiare e il letto per dormire!" gli dico accanando un timido sorriso.
Non mi sarei mai ridotto a tanto, e Shiki questo lo sa.
Ma fare il tutore alle volte mi diverte.
E’ carino vedere quante faccine graziose riesce a fare in così breve tempo.
"Uffa...non è giusto!" esclama giocando con gli indici all'altezza del suo nasino.
"Shiki." lo rimprovero con dolcezza.
Il mio neko sorride furbino.
Sa bene quanto me che la cosa tanto era trattabile anche se giusta.
"E ancora quando torniamo, finiamo assieme i compiti che non hai fatto ieri!" gli dico agitando il dito, come per sottolineare il concetto, e affermare che non accettavo storie.
Il mio piccolo neko, incrocia le braccia e gonfia le guance.
"E va bene!" mi dice senza sgonfiare le guanciotte.
Scoppio a ridere.
"Forza Shiki...fa colazione e dopo corri a cambiarti!" gli dico sereno.
Mi avvio per le scale.
"Lascia tutto nell'acquaio...ci pensiamo quando torniamo!" gli dico.
E tranquillo mi chiudo in bagno.
 ____
 
Finisco di allacciarmi le scarpe lucide.
"Shiki...sei pronto!" chiamo dalla mia stanza.
Mi alzo dal letto.
Mi sistemo la camicia, ed esco dalla mia camera.
Shiki non era ancora uscito.
Busso con delicatezza contro la sua porta.
"Shiki va tutto bene?" gli chiedo aspettando una risposta.
"Sì Master...arrivo subito!" mi sento rispondere allegro.
"Hai cinque minuti...altrimenti facciamo tardi!" gli dico.
"Non troverò posto per la macchina!" continuo.
Scendo le scale e prendo le chiavi della macchina.
Sistemo il portafoglio nella tasca posteriore del pantalone, e gli occhiali nel taschino.
"Eccomi Master!!!" esclama felice Shiki, una volta fuori dalla sua stanza.
Scende veloce le scale.
"Sono pronto, possiamo andare!" mi dice contento.
Ha indossato un paio di jeans scuri, una maglietta azzurra a maniche lunghe, e un gilè nero, intorno al collo una sciarpa di tessuto con sopra riportante la bandiera dell'Inghilterra, e alle mani delicati guanti celesti privi di dita, tutto abbinato con comode scarpe da ginnastica.
"Che carino!" penso con dolcezza.
Gli sorrido con affetto.
"Molto bene...andiamo allora!" esclamo accarezzandogli il capo.
Shiki scodinzola appena sereno.
Prendo le chiavi di casa e apro la porta.
"Andiamo!" gli dico facendolo uscire per primo.
Shiki schizza fuori, e festeggia come un bimbo che è pronto ad andare al Luna Park.
 _____
 
Saliamo in macchina.
"Allacciati bene la cintura Shiki!" gli dico chiudendo la mia portiera.
"Sì Master!" mi risponde allegro lui, eseguendo.
"Fatto!" mi dice portando la mano contro la fronte.
"Non sei un soldato schiocchino!" gli dico di buon umore.
Gli accarezzo la testa sorridendogli.
"Master..." mi chiama frenando così il nostro entusiasmo.
Sposto la mano e mi perdo in quei bellissimi occhi verdi chiari.
"E la tua gamba?" mi domanda in pensiero.
Guardo il ginocchio.
Sente i muscoli tremare appena.
Ma non mi fa male per niente.
"Non mi fa male Shiki...te l'ho detto...da solo un po' di fastidio, ma posso camminare...sta tranquillo!" gli spiego sicuro.
"Sicuro...? Io non voglio..."
Non gli permetto di finire la frase e aggiungo:
"Sto bene...è tutto a posto!" gli dico veramente convinto.
"Possiamo andare?" gli domando un po' indeciso.
Mi sfoggia un altro sorriso radioso:
"Sì Master!"
Avvio il motore della macchina, inforco gli occhiali da sole e li sistemo sul volto.
Mi allaccio la cintura e tolgo il freno a mano.
Sistemo gli specchietti ed esco tranquillo dal parcheggio del condominio.
La mia macchina rossa si unisce in breve tempo a quel traffico mattutino.
 _____
 
"Eccoci, siamo arrivati!" gli dico sereno spegnendo l'auto.
Con dolcezza gli indico davanti a se.
Il sorriso solare del mio neko si stampa a gradi sul suo viso.
"No...non ci posso credere!" esclama felice, liberandosi della cintura e uscendo di corsa dalla macchina. 
Compie pochi passi solo per ritrovarsi sul marciapiede.
Sorrido felice, tolgo le chiavi e scendo anch'io.
"E' la fiera della lunga primavera!" esclama gioioso.
"L'anno scorso ti sei divertito tanto..." gli dico avvicinandomi con garbo.
"...ho letto sul giornale che resteranno in città solo per tre giorni, così ho pensato di accompagnarti oggi,...mi sembrava un bel modo per fare “pace”!" gli dico con un sorriso.
Gli occhi del mio neko brillano felici.
Si getta sulla mia vita e mi abbraccia forte.
"Grazie Master...grazie, grazie mille!!!" mi esclama felice, senza smettere di saltellare un attimo.
Mi fa davvero piacere vederlo così di buon umore.
Gli accarezzo la testa:
"Figurati Shiki!" 
 _____
 
C'incamminiamo con calma lungo il mercatino di quel sabato mattina.
Un sacco di gente aveva avuto la mia stessa idea.
Shiki mi corre avanti curioso e allegro.
Si ferma ad ogni bancarella per vedere cosa c'era di “carino e colorato”, come diceva lui.
Scatta qualche foto di qua e di là.
Non l'ha dimenticava mai.
La sua macchina fotografia lo seguiva ovunque.
"Ah, Master...guarda!" esclama felice.
Mi prende la mano, e mi trascina vicino al banco.
"Shiki fai piano!" lo riprendo buono.
"Guarda Master...non sono bellissimi!" mi dice indicandomeli.
Aveva adocchiato i collarini muniti di campanellini d'oro.
"Ti piacciono?" gli domando curioso.
"Sì Master...davvero tanto!"
Li guardo con più attenzione.
Sì, erano veramente graziosi.
"Dai scegli quello che vuoi!" gli dico sicuro.
Gli occhi del mio neko si accendono di meraviglia.
"Posso Master...posso davvero!?" 
"Certamente!" gli sorrido.
"Che bello!" esclama felice.
Li guarda con attenzione.
Si massaggia il mento, poi tamburella con le dita sulla guancia sinistra e infine incrocia le braccia.
E io in quella serie di minuti, faccio una grande fatica a trattenermi dal ridere.
"Che c'è che non va?" gli domando poi.
"E' così difficile...non so quale scegliere." mi dice alzando gli occhi su di me, come in attesa di un consiglio.
"Quali ti piacciono?" gli chiedo chinandomi vicino a lui.
"Questi!" mi risponde mostrandomeli in mano.
Erano tre collarini: Uno nero, l'altro azzurro e l'ultimo rosso. 
Guardo il commesso:
"Quanto vengono?" domando gentile.
"Ma Master...tutti e tre?" mi chiede confuso.
"Che male c'è!"gli sorrido.
"Allora quanto?" richiedo al commesso.
Mi dice il prezzo gentile.
Prendo il portafoglio e pago.
Il proprietario mi fa lo scontrino e mi chiede:
"Vuole un sacchetto?"
"Sì la ringrazio!" gli rispondo.
Shiki gli porge i collarini.
"Grazie!" esclama subito educato il mio dolce neko.
"A voi signori!" ci risponde il commesso.
Ci allontaniamo con passo leggero.
"Master, posso avere il sacchetto?" mi chiede educato scodinzolando felice.
Glielo consegno, continuando a guardarmi intorno.
Lui sbircia dentro.
"Master lo posso mettere questo?" mi chiede tirando fuori il collarino azzurro.
"Certo!" gli rispondo.
Gli tolgo la sciarpa.
"Girati adesso...altrimenti non vado bene!" 
Con calma gli prendo il ciondolino dalle mani e lo lego con un bel fiocco intorno al collo.
Shiki lo lascia suonare.
Sorride.
Si volta verso di me piroettando su se stesso.
"Come mi sta?" mi chiede felice.
"Sei adorabile!" gli rispondo sincero.
"Però..." inizia sconsolato.
Guarda la sciarpa che gli era rimasta in mano.
"Se la metto, nessuno potrà vederlo." dice triste.
"E io oggi volevo indossare la scarpetta che mi hai regalato!" 
Ci penso un attimo.
"Dammi un attimo mi è venuta un’ idea!" 
Shiki me la porge, incuriosito.
Mi chino su di lui, e tranquillo gliela lego alla vita.
"Che ne dici?" gli chiedo stupito. 
Shiki rimane a bocca aperta, meravigliato.
"Mi piace!"esclama felice danzando di nuovo.
"Mi piace davvero tanto!" esclama più forte.
Senza volerlo il mio adorabile neko si scontra con una persona di passaggio.
"Shiki, fai attenzione!" lo riprendo tranquillo correndo verso di lui.
"Mi scusi!" pronuncia educato Shiki chinando appena il capo.
La signora gli sorride lieve e si allontana.
Io e Shiki ci guardiamo negli occhi.
Ridiamo divertiti.
"Calmati un po' signorino o finirai per rompere qualcosa!" gli dico con calma.
"Va bene Master!" mi risponde come per dire “ci provo”.
Gli prendo la mano, e continuiamo la nostra passeggiata.
"Master...non è bellissima!" 
Mi accompagna vicino ad un altra bancarella.
Era dedicata ad oggetti di cristallo, porcellana e raffigurazioni di animali.
"E' incantevole non trovi Master?!" mi dice indicandomi una maschera veneziana. 
"Sì, è meravigliosa!"
Il mio dolce neko allunga una delle sue manine.
"Ah!" lo riprendo fermandogliela in tempo.
"Che ho fatto Master?" mi domanda sorpreso.
"C'è scritto non toccare Shiki." gli dico indicandogli il cartellino.
"Quindi non va toccato!" 
"Ma perchè Master...io faccio attenzione!"
"Non lo metto in dubbio...ma sono oggetti fragili, si possono rompere facilmente!"
"Ma è così bella!" mi dice incantato.
Veloce si sposta.
"Quanti colori!" esclama solare restando affascinato dalla bancarella vicina colma di candele profumate, diverse l'una dall'altra.
Restiamo lì alcuni minuti.
"Andiamo Shiki...altrimenti ti lascio qui!"
"Ah! Arrivo Master!" mi esclama svelto.
Corre da me e con dolcezza mi prende la mano.
Alza lo sguardo per incontrare i miei occhi color turchese.
Mi sorride solare.
 _____
 
"Shiki...hai sedici anni e ancora no hai imparato a mangiare come si deve!" gli dico divertito prendendo un fazzoletto.
Con calma mi avvicino a lui, e gli pulisco la bocca.
Il mio piccolo neko, mi lascia fare, tenendo da parte la sua crepes.
"Non è colpa mia Master...c'è tanta nutella!" si giustifica.
"E com'è che io non mi sono sporcato?" gli chiedo.
"Perchè tu sei più bravo di me!" mi sorride.
E’ da poco passato mezzogiorno, avevamo mangiato un panino al volo e ora ci stavamo gustando il dolce. Shiki ha insistito così tanto per averlo.
Infondo era uno dei suoi preferiti.
"Ci mettiamo seduti?" gli chiedo indicandogli un muretto lì vicino.
"Sì Master!" mi risponde correndo avanti.
Si ferma a fissarlo.
Io mi siedo e con dolcezza prendo Shiki in braccio.
Con calma lo faccio sedere sulle mie gambe.
Lui sorride allegro e come un bambino muove i piedi avanti e indietro festoso.
La sua coda si muove al ritmo delle sue gambe.
Lo sorreggo meglio per la schiena.
"Ti fa ancora molto male?" gli sussurro all'orecchio.
Sono talmente vicino a lui, che ne approfitto per baciargli la guancia.
Lui ridacchia un pochino.
"Non molto Master!" mi risponde continuando a giocherellare con le gambe.
Gli bacio di nuovo la guancia e butto via il mio piattino nel secchio lì vicino.
"Mangia con calma...nessuno ci corre dietro!" gli dico aiutandolo a tagliare la sfoglia.
"Vuoi assaggiare?" mi chiede prendendo un pezzetto di dolce sulla forchetta.
Io infondo ho appena finito quella al gelato alla nocciola.
"No, ti ringrazio!" 
"Dai...solo un pezzettino!"  cerca di convincermi.
"E va bene!"
Mi lascio imboccare.
"Com'è?" mi chiede posando la forchetta sul piattino.
Annuisco finendo di masticare:
"Sì, è molto buono!" gli rispondo, pulendomi le labbra.
Il mio dolce neko mi sorride felice chiudendo gli occhietti.
"Un altro pezzetto?" mi chiede.
"No grazie..." gli rispondo.
"...Mangiala tutta tu!" finisco di dirgli baciandogli il capo.
 ______
 
Ritorniamo alla macchina.
Guardo l'orologio.
Erano in pratica le 17:30.
Shiki sistema le ultime buste nel portabagagli.
Sì, avevamo un bel po' di pacchi e pacchetti.
E anch'io mi sono dato allo shopping.
"Lui non lo metti a posto?" gli domando ammiccando verso il pupazzo a forma di panda che teneva in mano.
Ho vinto ad un gioco della fiera un peluche abbastanza grande.
E felice l'ho regalato a Shiki.
Il mio neko lo stringe più forte:
"No, lui viene con me!" mi risponde serio.
"Va bene, come desideri!" ironizzo.
Mi girò per guardarmi dietro.
A due passi da lì, c'era il mare.
Chiudo la macchina.
"Vuoi fare una passeggiata sul lungo mare?" gli chiedo senza togliere lo sguardo dall'orizzonte.
"Master...possiamo davvero?!" mi chiede entusiasta.
Annuisco e gli allungo di nuovo la mano.
La sento stringere con energia.
"Come lo chiami?" domando senza pensarci.
"Chi?" mi chiede Shiki confuso.
"Il tuo nuovo amico!" gli rispondo sfiorando l'orecchio nero al peluche.
"Oh...non ci ho ancora pensato!" 
Senza lasciarmi la mano salta sul muretto che contorna la spiaggia e tranquillo ci passeggia sopra, come se nulla fosse.
"Fai attenzione Shiki!" gli dico.
"Non ti preoccupare Master!" 
Mi porge il pupazzo, e allargando le braccia inizia a fare l'equilibrista.
Ondeggia seguendo il soffio delicato del vento.
La sua code scodinzola allegra.
Io gli passeggio accanto, con un timido sorriso stampato sul volto.
"Master..." mi chiama dopo un bel tragitto.
"Sì Shiki?!"
"Possiamo andare sulla spiaggia?" mi domanda con occhi supplichevoli.
"Non lo so Shiki, comincia a farsi tardi, dovremmo rincasare!" 
"Per favore Master!" mi supplica unendo le mani in preghiera.
Sospiro rassegnato:
"E va bene Shiki!"
"Possiamo rimanere fino al tramonto?" 
"Però dopo subito a casa...devi studiare!" 
"Sì Master!" 
 ____
 
La sabbia era fresca a quell'ora.
Shiki correva avanti con il suo panda morbidoso alla ricerca di qualche bella conchiglia.
Io invece mi godevo il panorama.
Il mare mi è sempre piaciuto fin da piccolo.
Mi da un senso quiete e di calma.
"Master!" 
Shiki agita una mano solo per salutarmi.
Gli sorrido e rispondo al suo saluto.
"Shiki non ti bagnare mi raccomando!"
"Sì Master!" mi risponde da lontano.
Gli sorrido di nuovo:
"Non ti allontanare troppo!" 
Lo vedo annuire mentre osserva interessato, la sabbia.
Mi metto a sedere.
Porto le ginocchia al mio petto e rilassato guardo il panorama.
Quasi m'isolo.
L'infrangersi delle onde sulla sabbia è così piacevole.
Mi rilasso.
Sento Shiki ridere.
Anche la sua presenza era così piacevole.
Mi riscalda il cuore.
Alzo gli occhi sul mio piccolo neko.
Sta vicino all'acqua con quel suo enorme amico.
Lancia di continuo un piccolo bastoncino che il mare gli restituisce ogni volta.
Ride riprendendolo, e continuando il gioco.
M'incanto a guardarlo.
Gli basta così poco per divertirsi.
Sorrido e ritorno sull'oceano dorato.
Il sole stava calando piano piano.
"Master!" mi sento chiamare con impeto.
Me lo ritrovo addosso.
E io mi ritrovo a terra.
"Shiki!" lo riprendo senza rabbia.
Sono schiacciato da lui e dal suo pupazzo.
"Ma che cosa combini!" continuo.
Il mio neko ride allegro.
Si tira su, trascinando con lui il suo amicone.
"Chiedo scusa Master!" mi dice felice inginocchiandosi affianco a me.
Stringe con gioia il suo peluche.
Scodinzola a più non posso, contento.
Mi rimetto a sedere, e con attenzione stendo le gambe.
Gli sorrido con affetto e gli accarezzo la testa.
Il mio neko chiude gli occhi e si lascia coccolare.
"Ti sei divertito oggi?" gli chiedo gentile.
I suoi occhietti si accendono di meraviglia:
"Sì Master...tantissimo!" mi esclama gioioso.
"Possiamo rifarlo ogni tanto, che ne dici?".
"Volentieri Master!" mi risponde allegro.
"Possiamo invitare anche il Master Alex qualche volta?".
"Perchè no...sono sicuro che verrà volentieri, se non è indaffarato con il lavoro!"
Lo vede sorridere di nuovo.
"Master." mi sento chiamare.
"Sì Shiki?"
"Grazie!" mi dice tenero.
"E per che cosa?" 
"Per la giornata di oggi!" mi dice timido.
Lo vedo arrossire un po'.
È così tenero.
"Ma non c'è bisogno che mi ringrazi, è stato un piacere!".
"Ma non me lo meritavo." mi dice onesto.
Apprezzo davvero molto il suo fare maturo.
Ma la sua affermazione non corrisponde a verità.
Tutti possono sbagliare e se lui aveva compreso il suo errore, non c'è bisogno di essere così duri con se stessi. Gli accarezzo di nuovo la testa, con più affetto.
Gli sorrido:
"Sta zitto, non dire queste sciocchezze!" lo riprendo con delicatezza.
"Te la sei meritata!" esclamo incrociando i suoi occhietti piena di vita.
Mi sorride :
"Grazie davvero Master!"
"Figurati Shiki!" gli rispondo sfiorandogli il volto.
Il mio piccolo neko si acciambella sul mio petto.
Poi il suo sguardo si perde sull'orizzonte.
"Aahhh!!!" esclama meravigliato.
Si tira su di scatto, per seguire meglio il sole.
"Che spettacolo!" esclama ancora.
Il tramonto è ormai a buon punto.
Il mare era completamente d'oro, e il cielo era sfumato tra il rosa pesca e il rosso ciliegia con accenni di viola, arancione e giallo.
Si mette a sedere, godendosi il panorama.
"Master una foto!" mi dice improvvisamente.
"Ma Shiki, ne avrai fatte almeno 300 di foto oggi!"
"Sì, lo so...ma nessuna con il mio Master!" mi dice divertito.
Alzo un sopraciglio, stupito.
"Dai, per favore!" mi supplica alzandosi in piedi.
"Eh va bene!" gli rispondo alzandomi.
Mi tolgo i granelli di sabbia rimasti su i miei vestiti e mi avvicino a Shiki, che saltellando si era già posizionato con le spalle al sole.
Il suo peluche stretto in mano.
Mi sistemo al suo fianco.
Prendo una zampina del panda, per farsi che sia esattamente tra noi due.
Avvicino la mia testa alla sua.
Il sole e quel dipinto di colori, con il mormorio del mare alle nostre spalle.
Sorrido.
 ____
 
Lascio scattare la serratura di casa per ben tre volte.
Apro e m’infilo dentro.
Poggio quella serie di pacchi e pacchetti vicino alla porta.
Vado in cucina e mi verso bicchiere d'acqua.
Shiki, entra in casa continuando a cantare il motivetto che aveva appena sentito alla radio.
Poggia il suo peluche sulla sedia, accanto alla sua.
E tranquillo prende lo zaino di scuola.
Infondo prima di uscire l'aveva lasciato in salotto.
Ha un’ora e mezza per fare almeno qualche scritto e ripassare pochi appunti prima di cena.
Ma egualmente il mio responsabile neko si mette seduto e prende il diario.
Mi avvicino alla tavola.
Poggio le braccia conserte sullo schienale della sedia.
Infondo gli ho promesso che avremmo studiato assieme.
Noto sul diario che molte delle assegnazioni sono state cancellate.
Dovevo controllare i compiti già svolti.
Ma mi sentivo terribilmente giù di corda.
Mi sentivo stanco e iniziava a farmi male la testa. 
Mi avvio verso le scale in silenzio, mentre il mio neko cerca i giusti libri nello zaino.
"Master!" mi sento chiamare sorpreso.
Mi volto verso Shiki.
La cosa non fa che aumentare il mio senso di vertigini.
"Che c'è Shiki?" gli chiedo come se nulla fosse.
"Non mi aiuti più?" 
"Shiki..." sospiro, e la cosa mi fa un grand male allo stomaco.
"...mi sento poco bene..."
"...puoi iniziare da solo...?" gli domando gentile.
Mi guarda smarrito.
"...mi stendo un paio di minuti e poi vengo a darti una mano!"
"Master?" mi chiama preoccupato.
"Che cosa succede?" mi chiede spaventato.
"Niente...sta tranquillo piccolo."
"Ti sei affaticato troppo? Ti fa male il ginocchio?" mi domanda nel panico, avvicinandosi a me.
Avevo lavorato tutta la settimana, rimanendo anche più del dovuto a scuola, e quello forse mi aveva un po' indebolito, poi la litigata con Shiki, e la fretta, non mi aiutavano di certo.
Solo pochi minuti.
Volevo solo chiudere gli occhi per un paio di minuti.
Non avrei potuto far nulla in quelle condizioni.
Mi sentivo davvero svuotato.
Gli accarezzo il volto per tranquillizzarlo:
"Shiki, non fare così...non ti preoccupare, sono solo un po' stanco."
"Master stai davvero bene?" mi chiede rattristato.
"Sto bene cucciolo!"
Lo guardo negli occhi e aggiungo:
"Allora puoi iniziare da solo?"
"Certamente Master!" mi risponde svelto.
Gli accarezzo la testa, massaggiandogli le orecchie.
"Bravo il mio piccolo!"
Salgo le scale e sparisco in camera mia.
Shiki non si muove.
Ha paura.
Lesto afferra il cellulare dalla tasca.
Cerca in rubrica.
Seleziona il numero e fa partire la chiamata.
"Per favore rispondi...rispondi!" continua a pensare frenetico.
"Pronto!" si sente dire dall'altro capo.
 
 
 
Note dell'autrice:
Eccoci con il terzo capitolo! ^^
Come vi sembra?!
E' carino, no?
Qui davvero si vede il lato dolce di Ryan, che realmente pentito cerca di riappacificarsi.
Shiki invece dal canto suo, ha già dimenticato tutto, e cerca solo di divertirsi con il suo Master, come ha sempre fatto.
Ah, attenzione, Ryan non ha nulla di serio. ù.ù
Avete presente quando rientrate dopo una lunga giornata di mare, che vi sentite stanchi e non avete voglia di fare niente, e vorreste solo dormire?
Ecco tenete viva quella sensazione, e sommatela agli impegni lavorativi di Ryan, e alle giornate di agitazione che ha avuto....risultati?
Altra cosa, chiamata misteriosa.
Chi sarà mai? o_O
Alla prossima.
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.
 
Spiegazioni:
-Gakuran : Il gakuran  è una tipica uniforme scolastica giapponese indossata dagli studenti maschi delle scuole medie e superiori. Il colore della divisa è normalmente nero, ma ne esistono anche blu marino e blu scuro. Il secondo bottone (dall'alto) della parte superiore dell'uniforme, per tradizione, viene donato dallo studente alla ragazza della quale è innamorato e ciò è considerato una forma di dichiarazione d'amore. Questo perché, essendo il bottone più vicino al cuore, con il tempo accumulerebbe le emozioni e i sentimenti provati dallo studente nel corso degli anni pasati a scuola. 
-La fiera: Non ho mai sentito parlare della "fiera della lunga primavera di NY", quindi almeno in questo mi prendo il merito, invece il posto in cui immagino questo piccolo evento, esiste davvero. E' Coney Island a Brooklyn. Qui si trova il parco divetimenti più grande della città, compreso di un immensa giostra panoramica, di ristoranti, fast food e altri locali invitanti. Insomma l'idelae per una passeggiata sul lungo mare.
-Collarini: Sono i tipici collari di cuoio provvisti di campanellino suonante. Ricordatevi che Shiki è pu sempre mezzo micetto, è attratto da queste cosine. :D
-Crepes: Il giorno in cui è nato questo capitolo, avevo voglia di qualcosa di buono, così io e mia sorellina ci siamo messe in cucina...mi sembrava giusto che anche Shiki, avesse la sua buona parte "di merenda". :)
-Panda: Io adoro in tutte le forme questo animaletto, e poi chi non vorebbe spupazzarsi un peluche morbidoso. *.*
-Foto: In questo caso ho attaccato a Shiki il mio stesso vizio. Io fotografo qualsiasi cosa, viva e non, perchè infondo alla fine fa sempre piacere ricordare una bella giornata.
Ah, non ha fatto davvero 300 foto (Forse ne ha fatte di più...^^) ma questa è stata la risposta onesta che la mia consulente mi ha dato una volta di ritorno da Vienna. 
Coincidenza ha voluto che anche Ryan, rispondesse allo stesso modo. ;)
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4: Le basi per una bella famiglia. ***


Capitolo 4: Le basi per una bella famiglia.
 
“Pronto!” si sente dire dall'altro capo.
“Signor Alex?” domanda Shiki per avere conferma.
“Shiki?” 
“Sì signore!” risponde lesto.
“Shiki, ciao..che bello sentirti!” esclama gioioso mio fratello.
“Signor Alex?” chiama Shiki preoccupato.
“Che succede piccolo?” domanda in pensiero.
“Credo che il Master Ryan non stia bene...non so cosa fare?” confessa tutto d'un fiato.
“Arrivo subito!”
 ____
 
Mio fratello è stato di parola.
Pochi minuti e bussa alla porta di casa.
Shiki si alza dal divano e corre ad aprire.
“Ciao Shiki!” esclama solare Alex.
Il mio tenero neko si lascia stringere in abbraccio caloroso.
“Mi dispiace...ma...”
“Sta tranquillo...non fa niente.”
Shiki, lascia entrare con calma mio fratello in casa.
“Stava lavorando?” chiede subito Shiki chiudendo la porta.
“Ero sul set...”.
“Mi dispiace davvero tanto averla disturbata!” esclama Shiki mortificato.
Alex gli sorride:
“Se mi lasci finire.”
“Chiedo scusa.”
“Ero sul set...e avevo appena finito le ultime riprese della terza scena...quindi nessun disturbo!” gli dice con fare gentile.
“E poi stai parlando di mio fratello, avrei lasciato le riprese comunque, anche se era solo un graffio...quindi non ti sentire in colpa...hai fatto bene a chiamarmi!”
“Mhm...!” esclama poco convinto il piccoletto.
“Dov’è adesso?”
“E' di sopra, sta riposando...ha detto che era molto stanco.” risponde svelto Shiki senza riuscir a nascondere il suo tono nervoso.
“Sì è fatto male in questi giorni?” gli svela agitato.
“Dici davvero?” chiede in ansia mio fratello.
Shiki annuisce e aggiunge:
“Ha sbattuto il ginocchio, il Master continua a dire che non è nulla, ma era molto livido, e questa mattina zoppicava.”
“Sì è fatto medicare?”
“Non lo so, non me l'ha detto!”
Alex, in tutta risposta gli accarezza la testa:
“Non ti preoccupare...non credo che il dolore al ginocchio c’entri qualcosa…starà bene.” 
Mio fratello si precipita su per le scale.
Si ferma a metà.
“Vuoi accompagnarmi?” 
“Volentieri!”  il mio tesoro accenna un sorriso timido.
Insieme salgono su per le scale.
Alex bussa alla mia porta:
“Ryan, posso entrare?” mi domanda piano mio fratello bussando delicato alla porta della mia camera. Entra con calma.
“Sta dormendo.” sussurra con dolcezza a Shiki.
Si avvicina al mio letto. Non lo sento.
Sto dormendo così bene.
Mi sfiora la fronte con la sua mano calda.
“Allora?” domanda Shiki che era rimasto sulla porta.
Le sue mani unite, e ferme in grembo.
“Ha la febbre?!”
Alex gli sorride con affetto, e scuote la testa.
“Non è febbre...è solo un po' di stanchezza.” gli mormora per non svegliarmi.
“Aveva solo bisogno di stendersi un po’.” gli spiega gentile.
Shiki sospira sollevato.
“E’ ciò che mi aveva detto…ma io...” inizia distratto, e le sue guance si colorano un po’ di rosso.
“Ti sei preoccupato?” gli chiede gentile mio fratello, con un sorriso buono sul volto.
“Sì.” risponde imbarazzato Shiki.
“Sta tranquillo, non hai fatto nulla di sbagliato, preoccuparsi è normale, ed è giusto che tu ti preoccupi per Ryan, esattamente come lui si preoccupa per te, è una bella cosa.” 
“Dice sul serio signor Alex?” domanda meravigliato Shiki.
“Certo!” risponde subito sicuro mio fratello.
“Questo vuol dire essere onesti, umani, responsabili e buoni…sono le basi per una famiglia allegra, vivace e piena d’affetto.” gli spiega con un bel sorriso.
Poi Alex cinge con dolcezza le spalle del mio piccoletto e l'accompagna fuori:
“Vieni scendiamo di sotto e andiamo a farci un thè, che ne dici?”
“Sì signore!” risponde sotto voce Shiki.
Alex accosta la porta e mi lascia riposare.
 ____
 
Shiki versa con attenzione il thè.
“Grazie.” gli risponde educato Alex prendendo la tazza.
“Prego.” risponde con un sorriso Shiki.
Si mette a sedere e si versa il proprio.
Il suo amico peloso non si era ancora mosso.
Alex sorseggia per un po' il suo:
“E da un bel po' che non ci vediamo Shiki, come stai?” gli domanda.
“Sto bene Signore.” 
Il mio tesoro era fatto così, e poi io gli avevo insegnato: “Mai dare del tu ad una persona adulta fin quando non è questa a chiedertelo.”
L'unico problema era che Shiki conosceva mio fratello da un paio di anni oramai.
“Alex, Shiki...chiamami solo Alex.” 
“Va bene!” gli risponde.
“Ci sono novità?” gli chiede curioso mio fratello.
“Per il momento nessuna!” gli dice cortese Shiki.
Alex beve di nuovo.
Si sofferma ad osservare la tazza.
“Ryan mi ha telefonato, mi ha detto che cosa è successo, che cosa è stato costretto a fare, come stai adesso?” 
Shiki rimane interdetto.
Non credeva che il suo Master potesse mai fare una cosa simile.
“E' tutto passato, ora.”
“Non mi fraintendere Shiki, mio fratello voleva solo un consiglio e un po' di conforto dopo l'accaduto...non si sarebbe mai vantato di una cosa tanto spiacevole.”
“Sì, lo so bene!” affermò Shiki nascondendo un sorriso.
“Non dev'essere stato facile da entrambe le parti.”
“Sì, credo che sia così.” risponde serio Shiki osservando il suo infuso.
“Gli hai spiegato il problema?”
“Non ancora....ma lo farò quando mi sentirò pronto...siamo rimasti così!” gli spiega.
“Lo sai che puoi fidarti di Ryan.”  
“So che posso fidarmi di tutta la vostra famiglia!” esclama sincero.
Alex gli sorride felice:
“Ti ringrazio Shiki.” 
“E lei signor Alex come vanno le riprese?”.
Già mio fratello è un attore di fama mondiale, molto piaciuto tra le adolescenti.
Da poco più di un anno, si era sposato con Nicole.
E ora era spesso fuori città per le riprese del suo ultimo film.
Ha fatto una bella carriera, e ora era pronto per sceneggiare il suo primo film.
“Vanno bene, ultimamente sono più faticose, e m' impediscono di rientrare a casa, ma non mi lamento la cosa non è così male.”
“Vedremo presto il suo nuovo film al cinema?”
“Beh, siamo un po' in ritardo ma credo che possa piacere molto al pubblico giovanile!” 
“Che bello!” esclama Shiki contento.
“E il suo braccio come va?” domanda poi.
Alex alza la manica della giacca scura e mostra il tutore nero serrato intono al polso:
“Dovrò portarlo per almeno un altro mese...e non posso sforzarlo in nessun modo...non sai che seccatura Shiki!”
“Beh, è solo un altro mese...è stato un brutto incidente.” gli dice paziente il mio piccolo.
“Sì, hai ragione...potevo fermi molto, ma molto male.” concede Alex, sincero.
“Il mio Master era molto in pena per lei!”.
“Lo so, me ne ricordo... “ 
Sospira.
Il ricordo e il dolore erano ancora vividi nella mente di mio fratello.
Non ha una villa preziosa, una limousine, né un autista e né un maggiordomo, non gli sono mai importati, ha solo una vita semplice e una bella macchina.
Erano appena tornati dal viaggio di nozze.
E dopo una settimana, Charles, un noto regista, l'aveva chiamato per ingaggiarlo nel suo ultimo progetto. Alex, si era messo subito in macchina.
E ad uno stupido incrocio, un perfetto imbecille ubriaco, gli ha tagliato la strada.
La macchina di Alex si è ribaltata un paio di volte.
I medici continuavano a dire che era in condizioni critiche.
Ma grazie a Dio o alla sua buona stella, mio fratello si è ritrovato solo un braccio rotto e qualche contusione.
“Va tutto bene signor Alex?”
La voce di Shiki distoglie la mente di mio fratello dalle lacrime di Nicole stretta nel mio abbraccio. Non l'aveva mai vista piangere così tanto.
“Sì Shiki!” gli sorride distratto.
“Stavo pensando, ti fa voglia di aiutarmi in cucina...Ryan starà morendo di fame, facciamo il suo piatto preferito, che ne dici?!”
Shiki si alza gioioso:
“Volentieri Signore!” esclama felice scodinzolando a più non posso.
Alex gli sorride sereno.
 ____
 
Mi sveglio.
Malgrado ho dormito un bel po', la testa mi fa ancora male.
Mi metto a sedere e mi passo una mano tra i capelli.
Nascondo uno sbadiglio e mi alzo.
Esco dalla mia stanza.
Mi struscio gli occhi:
“Shiki scusami...mi sono addormentato...”
“...questa sera mangeremo un po' più tardi!” gli dico iniziando a scendere le scale.
“Ah Master ben svegliato!” mi esclama felice correndomi incontro.
Mi abbraccia forte.
Gli sorrido cingendogli la schiena.
“Ti senti meglio?” mi chiede subito con dolcezza il mio piccolo.
“Sì, credo che sia stato solo un capogiro, nulla di grave, il letto in questi casi è un buon alleato.” scherzo per tranquillizzarlo.
“E il ginocchio?” chiede preoccupato.
“Hai la fissa per il mio ginocchio!” esclamo un po’ divertito.
“ Non è niente è solo un po’ livido, l’ho solo sbattuto, non è rotto, e non la causa del mio malessere, non ti preoccupare.” gli spiego ancora tranquillo.
“Dai, si è fatto tardi…” Shiki, non mi fa finire.
“Non c'è problema Master, ho pensato io alla cena!” mi dice contento. 
“Shiki lo sai che non voglio che ti avvicini hai fornelli da solo, può essere pericoloso, come te lo devo far capire!” lo riprendo senza alzare troppo la voce.
“Ma non sono solo!” mi risponde onesto.
“Come ti senti fratellino?” mi sento dire.
Alzo gli occhi.
Incrocio quelli blu zaffiro di mio fratello.
Perfetto come sempre.
Elegante come la sua carriera prevede.
Volto sottile, guance curate, occhi magnetici, capelli castani scuri, più scuri dei miei, legati in una piccola coda e la sua ultima novità, un pizzetto ben curato sul mento.
“Alex!” esclamo sorpreso.
“Beh, è con quella faccia che accogli tuo fratello?” mi dice con un bel sorriso sul volto.
“No scusa...è che...che ci fai tu qui?...e il lavoro?”
Mi avvicino a mio fratello con aria smarrita.
“E' stato Shiki a chiamarmi...era preoccupato per te!” mi spiega sfiorandomi la guancia.
Mi sento sempre così piccolo vicino a lui.
“Ma non era nulla di grave!” rispondo tranquillo.
“Non si è mai troppo prudenti!” mi sorride di nuovo.
Mi volto verso il mio adorabile neko:
“Shiki, eri davvero così preoccupato per me?” gli chiedo.
“Eri così pallido Master!” mi dice aggrappando le mani al suo grembiule a quadri.
“Shiki!” gli accarezzo la testa con affetto.
Poi gli bacio la guancia.
“Sei arrabbiato?” mi chiede triste.
“Shiki, basta!” gli dico serio ma con dolcezza.
“Ci mettiamo a cena?” gli domando educato.
Il mio dolce neko mi sorride felice:
“Certo Master!” mi risponde contento.
“Rimani a cena con noi?” domando di buon umore a mio fratello.
“Se non sono di troppo!” scherza Alex.
“Tu non sei mai di troppo!” gli dico onesto.
Mi sento cingere le spalle e la risata allegra di mio fratello m’invade le orecchie:
“E' un bene saperlo!”
“Quanto sei cretino Alex!”
“Lo prendo come un complimento!” mi risponde scherzando e accennando un inchino.
Mi mancava il suo insaziabile buon umore.
“Che cosa avete cucinato di buono?” chiedo incuriosito.
Shiki corre vicino al forno, afferra il guanto per non scottarsi e apre lo sportello:
“Pizza!” esclama allegro.
“Siete i miei miti!” esclamo felice.
Apparecchiamo assieme la tavola.
Shiki si occupa delle posate mentre io prendo i bicchieri.
Alex invece riscalda i piatti.
Sforniamo la nostra cena.
E dopo un sacco di tempo passiamo una bella serata in famiglia.
 _____
 
“Grazie per essere venuto.” dico a mio fratello a fine serata.
Eravamo soli, Shiki era andato a letto.
Povero piccolo era così stanco.
“Sono il fratello maggiore, devo venire sempre e comunque!”.
“Certo...” gli dico sedendomi accanto a lui.
“In ogni modo apprezzo molto.”
“Figurati.” mi risponde gentile.
Appoggia la testa sul divano.
Giustamente eravamo seduti sul tappeto, le schiene dritte contro il sofà, e la televisione accesa a volume basso, sul primo programma poco interessante che avevamo trovato.
“Come va il tuo libro?” mi chiede poco dopo.
“A rilento.”
“E il lavoro?”
“Stanca, come tutti i lavori.”
“Ti sei sentito male a causa sua?” mi chiede un pochino in pensiero.
“Non stavo male Alex, ero solo affaticato, avevo bisogno di dormire, ero stanco...sai cosa vuol dire stanco, no?” m'innervosisco appena.
L'ha sempre avuto questo vizio.
Preoccuparsi per ogni piccolo problema.
Ma era pur sempre mio fratello maggiore.
Era un suo dovere “preoccuparsi”. ^^
“Va bene, non ti riscaldare.” mi risponde alzando le mani per calmarmi.
“E non alzare la voce, Shiki sta dormendo.” mi riprende.
“Posso offrirti qualcosa da bere?” gli chiedo poi per cambiare argomento.
Mi alzo per andare in cucina.
“Che cos'hai di forte?” mi chiede.
“Lo sai che non bevo, quindi ho poco è niente in casa.”
“Niente alcool, ma che uomo sei?” mi prende in giro.
“Unico nel suo genere!” scherzo.
“Ho solo una bottiglia di vino rosso e qualche birra!” gli dico aprendo il frigo.
“La birra è ghiacciata?” 
“Certo!” gli rispondo prendendole.
“Allora la cosa è perfetta!”
Le stappo e gli offro la sua.
“E' stata una bella serata!” mi dice dopo il primo sorso.
“Sì, mi sono divertito molto!”
 “Dovremmo cenare più spesso insieme!”
“Sì, hai ragione!”
“Nicole vuole vederti di nuovo a casa nostra con il piccolo Shiki!”.
“Verrò molto volentieri.”
“E dobbiamo ad ogni costo rapire Jane e distoglierla dal suo lavoro!”.
“La nostra amata sorellina, da quanto tempo non la vedo!” esclamo nostalgico.
“L'hai sentita ultimamente?”
“Sì, la sento di continuo...ma mi manca!”
“Già!”
Beviamo assieme un’altra sorsata.
“Però è in gamba la nostra piccola!” 
“Sì, è davvero bravissima!” esclamo tranquillo.
“Se poi c'è un fratellone che gli dona il giusto finanziamento per avviare la sua attività, è tutto più facile, giusto!” gli ricordo sereno.
“Ryan, non la prendere in giro!” mi rimprovera a mon di scherzo.
“E' vero...io gli ho permesso di aprire la sua pasticceria, ma lei ha dato un lavoro a sei persone, e si sta pagando l'università.”
“Sta facendo tutto da sola!” 
Annuisco e sorrido.
“Ti rendi conto...tra due anni avremo un' altra laureata in casa?!” gli dico felice.
“Già, sembra ieri che si è iscritta alla facoltà di Scienze sociali al Queens College!”.
Rido felice tra me e me.
“Basta una sera di queste, dopo le ultime riprese, vi porto tutti fuori a cena!” suggerisce convinto mio fratello.
Una delle ultime volte che l'aveva fatto, frequentava da un solo mese la bella Nicole.
“Sarebbe anche ora!” scherzo divertito.
“Anche tu non te la cavi niente male, sai?!” mi dice onesto.
Io non capisco.
Che c'entro io in tutta quella storia?
Non ho fatto nulla di speciale?
“Perchè mi dici una cosa del genere?” gli chiedo confuso.
“Sei il più giovane tra tutti i docenti delle superiori, e stai tirando su da solo il piccolo Shiki.”.
“Ma non sono molto bravo!” mormoro un po' scoraggiato.
L'ultima settimana mi ha fatto dubitare un po' delle mie capacità “paterne”.
“Non dire così, stai facendo l'impossibile per quel cucciolo.” m'incoraggia Alex.
“E' educato, cortese, carino, simpatico, vivace....ed è tutto merito tuo Ryan!”
“Gli hai donato un affetto e un'attenzione smisurata.” continua sincero.
“Sarai un buon padre!” mi dice con un sorriso timido.
“Beh, lo spero!”
“Oggi abbiamo parlato di quello che è successo!” mi dice a freddo.
Avevano parlato?
Di che cosa?
“ E che cosa ti ha detto?”
“Non mi ha spiegato che cosa l'hai spinto a comportarsi così...ma...”
Beve un altro sorso:
“Ma ha parere mio, quel piccolo è stato costretto da qualcuno.”.
“Tu dici?” chiedo insicuro.
Era la prima cosa che mi era passata per la testa, dopo il colloquio con i professori.
Poi la situazione mi è sfuggita di mano, ma credo che ormai la cosa sia solo un dettaglio.
“Dai Ryan, quel cuccioletto non sa neanche dove sta di casa l'essere maleducato, c'è sicuramente qualcosa sotto.” mi dice sicuro.
Sono ciecamente d'accordo con lui.
“E chissà cos'è?”
“Te lo dirà appena si sentirà pronto!” mi ricorda tranquillo.
“Credi che sia qualcosa di grosso!”
“Chi lo può dire?!”
Sospiro sconfortato.
Anche se non ero più arrabbiato con Shiki, la paura che mi sta nascondendo qualcosa di enorme e pericoloso, non mi ha ancora abbandonato.
“Tu invece quando mi fai diventare zio?” gli chiedo gentile.
“Lo sai che non dipende da me!” mi risponde poggiando la birra sul pavimento.
“Fin quando Nicole non si sentirà pronta, non voglio metterle fretta!?”.
“So che il suo negozio di antiquariato va a gonfie vele!”.
“Sì, è il più bello di tutta New York!”
Mi sorride.
Finiamo la nostra birra in silenzio.
Rivangando i bei vecchi ricordi di quando eravamo piccoli.
La televisione continua a parlare da sola, senza che nessuno l'ascolti per davvero.
_____
 
Era ormai notte fonda.
Mio fratello è rimasto a dormire sul divano.
E’ troppo tardi per rimandarlo a casa.
Nicole mi avrebbe ucciso.
Ma nonostante l’ora, non ho ancora la minima intenzione ad addormentarmi.
Pendo il mio computer e mi avvicino alla scrivania.
Lo connetto al cavetto d’internet.
Solo per sfizio, accedo alla mia pagina Facebook.
Metto la password, e inizio a sperare che non ci fossero troppe notifiche.
Non avevo molta voglia di controllarle.
Stare dietro a 142 amici, era al quanto stancante.
Soprattutto per me, che mi annoio facilmente.
Apro il mio profilo.
Il pallino delle notifiche è colorato di rosso.
Una sola notifica.
Avvicino il mouse.
Apro.
Era Shiki.
Mi aveva taggato in una foto.
“Non stiamo stra bene, Master?”
C’è scritto a caratteri cubitali accanto.
Era la foto di quel pomeriggio.
Quella scatta sul mare.
I nostri sorrisi vicini alla faccina morbida del panda.
Era la sua nuova immagine del profilo.
Sorrido.
Sono felice che avesse davvero apprezzato quel pomeriggio assieme.
Avvicino di nuovo il mouse alla foto.
Clicco con il destro.
Evidenzio la sezione “salva”.
Salvo.
Sì, la salvo con il cuore leggero e appagato sul desktop.
Clicco sul mi piace.
 
“Sì, siamo favolosi! ^^”
 

 
Note dell’autrice:
Allora vi piace come capitolo?!
Lo so, non succede nulla di realmente importante, ma è un capitolo che doveva esserci! :)
Come abbiamo visto qui, conosciamo meglio Alex il fratello maggiore di Ryan. ^\\\^
Dai, ditemi un po’…non è una favola di ragazzo?! *.*
E quanti di voi avevano capito che era lui il misterioso uomo della chiamata precedente? :P
Ah, attenzione, tenetevi forte, il prossimo capitolo svelerà qualcosa di molto importante.
Per chi "è in ascolto", sì...finalmente si capirà in parte il comportamento del piccolo Shiki. ;)
Alla prossima.
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5: L'inferno inizia senza avvisare. ***


Capitolo 5: L'inferno inizia senza avvisare.
 
Due mesi dopo
 
“Master!!! Master!!!”
Sento la porta di casa aprirsi di getto. La maniglia sbatte contro il muro. 
Mi sento chiamare di nuovo.
Esco dal mio “studio”.
“Shiki che succede?” chiedo preoccupato, affacciandomi alla ringhiera delle scale.
Il mio dolce neko, è fermo in salotto.
Ha le lacrime agli occhi, e un foglio nascosto dietro la schiena.
“Cosa c'è che non va?” chiedo un po' in ansia.
“Il coordinatore di classe oggi ha consegnato le pagelle del secondo quadrimestre!” mi dice sconsolato, deglutendo appena.
“E beh, com'è andata?” chiedo ancora più nel panico.
“Master, mi punirete di nuovo, se sarò bocciato?”
Alle volte quella sua fissa per il voi, tornava a galla, ma adesso non mi sembrava proprio il caso di farglielo notare. Mi sembra al quanto sconvolto e impaurito.
“Shiki, perchè mi fai una domanda del genere? E' così tanto brutta?” gli chiedo preoccupato scendendo in fretta le scale.
“Non è proprio orrenda!” mi risponde facendo un passo indietro.
Mi fermo davanti a lui.
Mi ricorda tanto il timido neko, che era quando per la prima volta i sevizi sociali l'hanno portato a casa mia.
“Master...mi dispiace tanto!” mi esclama mortificato.
“Dai Shiki, non può essere così male, ti sei impegnato tanto in questi ultimi mesi...non ci credo che non hai recuperato praticamente nulla!”
“E se fosse così Master?” mi chiede spaventato.
“Beh, Shiki...non fa niente...farai meglio la prossima volta!” gli dico.
Le mie famose parole.
Shiki non è stupito, sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa se solo l'avesse voluto sul serio.
“Fammi vedere la pagella.” gli dico tendendo la mano.
“No Master... non voglio!” mi dice subito.
“Shiki...hai ancora tre mesi per recuperare, è troppo presto per parlare di bocciatura, e se anche fosse, non c'è problema, affronteremo anche questa cosa insieme!”
“Voglio la tua parola di onore, che non mi punirai di nuovo!” 
“Shiki ti ho detto e ridetto, che non voglio più fare una cosa del genere...fidati, non ne ho più il coraggio!” gli dico convinto.
E non sarei davvero riuscito a punirlo di nuovo.
Primo non ne avevo più il cuore.
Secondo dopo quella notte Shiki, era tornato ad essere il mio Shiki.
Il mio neko, sembra convinto dalle mie parole.
Deglutisce ancora.
“E se fosse una bella pagella?” mi chiede di colpo.
“Maledizione Shiki, come la fai lunga...smettila di tenermi sulle spine e fammi vedere quel pezzo di carta!” gli esclamo esasperato.
Shiki mi consegna il foglio. L'apro in fretta. Inizio a leggere i voti.
C, B, c'erano addirittura due A.
Rimango senza fiato.
“Shiki!” esclamo sorpreso.
Erano voti spettacolari.
“Shiki!” lo riprendo arrabbiato.
“Piccolo furfante, mi hai preso in giro!” gli esclamo contro.
“E' stato divertente!”mi sento rispondere.
Poggio la pagella sul primo gradino delle scale.
“Ah, è stato divertente!” gli ripeto incrociando le braccia.
“Molto Master!” mi sorride divertito.
Mi tirò su le maniche della camicia, con fare minaccioso.
“Ora ti faccio vedere io cos'è veramente divertente!” lo riprendo divertito.
“Vieni qui!” gli dico, cercando di afferrarlo per un polso.
“No, così non vale!” esclama Shiki, allontanandosi di grand fretta.
“Avete promesso!” mi grida contro iniziando a correre.
“Beh, allora dimenticala!” gli rispondo lesto.
Inizio a rincorrerlo per tutta casa.
Fuggiamo dal salotto alla cucina, e via di nuovo.
“Mi hai fatto venire un infarto, piccolo monello!” lo informo.
“Era solo uno scherzo Master!” mi risponde.
“Ma anch'io sto scherzando Shiki!”
“Non ci credo!” 
“E fai bene!” gli rispondo svelto.
Shiki ride divertito, mentre sfiora il tavolo.
Corre rapido verso il divano, ma io riesco ad afferrarlo in tempo.
“Preso!” esclamo vittorioso.
Ma squilibrati, cadiamo per terra.
Ci guardiamo un attimo e poi scoppiamo a ridere come bambini.
“Mi hai fatto davvero preoccupare sciocco!” gli dico donandogli un buffetto sulla testa.
“Chiedo scusa Master!” mi risponde massaggiandosi la testa.
Mi fa la linguaccia.
E io lo abbraccio forte:
“Hai recuperato tutto con i massimi dei voti!” gli dico felice.
“Hai fatto davvero un ottimo lavoro!” mi congratulo.
“Sono così fiero di te!” gli dico accarezzandogli la testa.
“Grazie mille Master!” mi risponde solare.
Mi scodinzola felice, mentre gli sorrido orgoglioso.
“E questa sera per festeggiare, una bella cena a base di pesce?” gli suggerisco.
“Cuciniamo noi insieme!” mi consiglia allegro.
“Va bene!Che ne dici del sushi?” ipotizzo.
“Wow...che idea fantastica” mi risponde leccandosi i baffi.
Sorrido divertito.
Poi realizzo.
“Però Shiki, dobbiamo andare a fare la spesa...”
“Vengo con te!” mi dice subito.
“Io oggi non ci sono, fino alle sette sono ai colloqui!” gli ricordo.
“Ah, è vero!” mi dice sconfortato.
Il suo bel musino si rattrista subito, come per dire:
“Che fregatura, addio bella cena!”
“Però...”inizio convinto.
“...se ti lascio i soldi e la lista delle cose che ci servono, protesti andare tu a fare la spesa, tanto non dista molto da casa!” gli dico ottimista.
Il volto del mio neko si accende di gioia:
“Davvero posso Master?” mi chiede entusiasta.
“Se te la senti?” gli dico sicuro.
“Sì Master...volentieri!” mi risponde allegro.
“Molto bene...abbiamo risolto!”
Ero sicuro che Shiki sarebbe stato prudente.
E’ già andato da solo a fare la spesa, e altre commissioni, ma non lo lasciavo mai uscire da solo dopo le nove, New York a modo suo può essere pericolosa.
E solo in questo caso ero un pochino più protettivo nei confronti del mio dolce neko.
“Allora ci pensi tu?” gli chiedo rialzandomi.
“Sì Master!” mi risponde sicuro.
_____
 
Apro la porta di casa.
“Shiki, sono tornato!” esclamo chiudendola.
I colloqui erano finiti in orario.
Di norma invece tardavo sempre.
La casa sembrava vuota.
“Shiki!” lo chiamo di nuovo, poggiando la giacca sulla sedia.
Non c'era nessuno davvero.
“Shiki...la spesa!” gli dico.
Visto che ero stato puntuale, potevamo anche andarci assieme.
“Che cosa strana?” penso.
Rimango in ascolto.
Nessun suono.
Né risate né chiacchiere di alcun genere.
Eppure Shiki, doveva essere ancora a casa a studiare assieme a Jonathan.
Guardo la superficie del tavolo di legno.
I libri erano ancora aperti e ben sottolineati.
Ma la lista della spesa non c'era più.
Al suo posto un bigliettino.
 
“Master, accompagno Jonathan a casa, ha ospiti a cena e non si può trattenere più del dovuto.
Ne approfitto per andare a fare la spesa, visto che sono di strada.
Così mi distraggo un po' dallo studio e al tuo ritorno: Sushi bar!
A dopo!
Tvb =3”
 
Sorrido divertito.
“Che carino!” penso intenerito.
L'appoggio di nuovo sul tavolo, e con calma chiudo i suoi libri di scuola.
L'impilo uno sopra l'altro e li appoggio sul tavolino del salotto.
Sospiro e tolgo il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
La spia verde lampeggia.
Illumino lo schermo.
“Una chiamata persa!” esclamo sorpreso.
Controllo l'elenco.
Jane.
Era la mia sorellina.
Forse aveva chiamato quando io era ai colloqui, e il mio cellulare aveva il silenzioso.
Seleziono la chiamata e lascio squillare.
Tre o quattro squilli, poi:
“Ryan, finalmente!” mi sento rispondere.
“Ciao sorellina!” la saluto solare.
“Ma che fine avevi fatto?” mi chiede.
“Scusa se non ti ho risposto subito, ma sono sempre un professore io!” gli ricordo.
“Eri in riunione?” mi domanda subito.
“Colloqui!” la correggo.
“Ah, tanta gente?!” 
“Sempre la solita!” gli rispondo mettendomi a sedere sul divano.
“Che mi racconti di bello?” le domando allungando le gambe sul tavolino.
“Fratellone ho una paura matta!” mi dice nervosa.
“Perchè?” gli chiedo confuso.
“L'esame del ventisette...è stato anticipato!” mi dice sconvolta.
“Quello d’informatica?” domando sconnesso.
“Sì, proprio quello!” mi da conferma.
“E quando devi darlo?”
“Tra cinque giorni...panico!” mi dice sconvolta.
“Dai non fare così...andrai sicuramente bene!” gli faccio forza.
“Ma che cosa dici...se io e la tecnologia non andiamo d'accordo...litigo anche con la cassa la maggior parte dei casi!” mi sblocca al telefono.
Rido divertito:
“Jane, come sei drammatica...se stai giorno e notte sui libri, mi spieghi dov'è il problema?”
“Uffa Ryan, non capisci mai!”
“Se ti chiedo le pagine degli argomenti studiati, tu me le sai dire a memoria!” gli rispondo onesto. 
“Ora non esagerare come sempre!” mi riprende imbarazzata.
“Stai tranquilla sorellina...sarai la migliore!” l’incoraggio.
“Lo spero vivamente...”
“Come va il negozio?!” chiedo poi curioso.
“Come se non lo sapessi!” penso divertito.
“Oh, oggi ho fatto una torta alla panna, che è una favola, sta andando a ruba...”
“Complimenti!” mi congratulo.
“Grazie...da un così senso di soddisfazione...sono così felice...e poi sempre oggi, ho sfornato quelle ciambelline al miele che ti piacciono tanto...” m’informa.
“Sei crudele...lo sai!” gli dico offeso.
“Non dirmi che sei ancora a dieta...sei magrissimo Ryan...finirai col prenderti qualcosa di brutto, che ne so, ad esempio diventerai anoressico!”
“Grazie, ora sì che mi sento al sicuro!” gli rispondo sincero.
“Ryan non lo voglio un fratello stra bello e anoressico!?” mi dice scontenta.
“Il mio fisico sta benissimo così com’è…non ti preoccupare!” gli dico maturo.
“E comunque non sono crudele...te ne ho messo da parte un bel po'...domani è giorno di chiusura, se ci sei passo a salutarti, che ne dici?”
“Mi sembra un’idea grandiosa!” gli dico felice.
“Il mio bel nipotino come sta?” mi chiede ridacchiando.
“Sta bene, oggi ha portato la pagella del secondo quadrimestre!” 
“Davvero...ma è lì con te? Voglio salutarlo!” mi chiede a raffica.
“Non è con me è a casa di un amico.”
“Oh, che peccato...e com'è andata?!” mi chiede nervosa.
“Mi ricorda tanto la persona con cui sto parlando!” scherzo.
“Eh sì...ha preso tutto dalla zia Jane!”
“Mark come sta?” gli domando.
Mark, il ragazzo della mia sorellina, un bel ragazzo dalla pelle un po' scura, i capelli neri con un paio di colpi di sole ramati e gli occhi marrone cioccolato.
Lui è un genio dell’arte.
Sta studiando nello stesso college che frequenta Jane, indirizzi diversi è chiaro ma è lì che si sono conosciuti. E Mark, si sta impegnando con tutte le sue forze, per diventare un disegnatore nonché pittore affermato. Il suo talento non ha eguali, ecco perché sono fermamente convinto che riuscirà nel suo sogno. Realizzerà i suoi capolavori, magari darà vita a copertine favolose per fantastici libri, creerà fumetti grandiosi e insegnerà a chi desidera imparare.
“Sì, sta alla grande...ma non ha ancora avuto molta fortuna!”
Povero ragazzo ancora le porte sbarrate.
Ma tanto lui, non si arrende, è testardo, forse più di Jane.
“Mi dispiace!” confesso un po’ triste.
“Però la scuola gli ha permesso di fare una mostra...” mi dice al settimo cielo.
“E’ già qualcosa!” penso lieto.
“ E’tutto eccitato, mi chiama ogni minuto - secondo per consultarsi con me...mi sento così utile!” mi esclama soddisfatta.
“...” non ho il tempo di aggiungere altro.
“Mi ha chiesto di dargli una mano con l'organizzazione e se ho tempo di fare qualche dolce per il buffet...ha detto che ne sarebbe estasiato!” mi dice euforica.
“Ma che carini i nostri fidanzatini!” li derido senza cattiveria.
“Che cattivo che sei...non ci parlo più con te!”
Rido di nuovo:
“Povera stella che se la prende, guardo che scherzavo.”
“Sei cattivo lo stesso!”
Sento la campanella a vento risuonare nel negozio:
“Ci sono dei clienti Ryan...devo scappare...” mi dice svelta.
“Vai sta tranquilla!”
“Continueremo poi la nostra litigata, promesso!” mi esclama divertita.
“Non vedo l'ora!” gli rispondo convinto.
La sento ridere:
“Ciao fratellone!” mi saluta con affetto.
“Dolce serata piccola!”
_____
 
 Sì, Jane è fatta così.
Quando attacca a parlare non la ferma più nessuno.
Ed io la trovavo adorabile.
Dopo la nostra lunga chiacchierata, poggio il cellulare sui libri di Shiki.
Mi alzo e mi avvicino al frigo.
Prendo una bottiglietta d’acqua, la stappo e bevo una lunga sorsata.
Guardo l’orologio.
Erano già le sette e mezzo, e Shiki non era ancora tornato.
“Ci sarà gente di sicuro!” penso tranquillo.
Infondo era venerdì sera, era quasi normale il caos nei negozi.
Poggio la bottiglietta d’acqua e indosso i guanti.
Con calma, lavo e sciacquo i bicchieri e le posate che Shiki e Jonathan avevano usato per la merenda. Finito lì, con la spugnetta non troppo bagnata, lavo il bancone di marmo alle mie spalle.
Fra un paio di minuti ci sarebbe servito per preparare il sushi.
La strizzo per bene e la rimetto a posto.
Passo una mano sulla fronte per togliere quelle poche gocce di sudore.
Riguardo l’orologio.
Le sette e quaranta.
“Beh, devo ammazzare il tempo in qualche modo!” mi dico ad alta voce.
Ritorno sul divano.
Mi metto comodo e prendo il telecomando.
Inizio a fare zapping.
Ma per televisione non c’era nulla d’interessante.
 Spengo.
E tranquillo afferro un libro dallo scaffale.
Ho lascito quella lettura in sospesa da un paio di settimane.
Mi vergogno di me stesso per questo.
Inizio a leggere.
Vengo rapito quasi subito.
E continuo a leggere fin quando non guardo il mio orologio da polso.
Le otto e mezzo.
Scatto in piedi e il libro mi cade di mano.
Controllo con l’orologio da parete.
L’orario era giusto.
Prendo il cellulare.
Cerco nell’elenco.
Shiki.
Seleziono.
Faccio partire la chiamata.
Lascio squillare.
Uno, due, tre, quattro squilli.
Niente.
“Il cliente da lei chiamato è…”
Niente, parte la segreteria telefonica.
Infilo il cellulare in tasca.
Svelto mi avvicinò alla sedia, afferrò la giacca e le due chiavi.
Esco da corsa di casa, e mi dirigo alla macchina.
____
 
M’infilo in macchina.
E resto stupito quando aprendo il garage, mi rendo conto che fuori piove a dirotto.
Sono stato talmente rapido da quel libro che non ci avevo fatto caso.
“Poco importa!” penso.
“E’ solo acqua!” continuo.
“Ed è un motivo in più per trovare Shiki!”.
Quel piccolo dimenticava sempre e comunque il suo ombrello.
Avvio il motore.
Faccio partire i tergicristalli e subito l’acqua scrosciante si riversa sulla carrozzeria della macchina.
A quell’ora il traffico era una cosa assurda.
Gente che usciva dagli uffici, altri che chiudevano i negozi e si mettevano in macchina per rientrare a casa. Ma con quella pioggia battente la visuale era in sostanza impossibile, e le macchine andavano a rilento, quindi il traffico era il doppio del normale.
E io ero avvolto da una terribile ansia.
Non so il perchè, ma qualcosa mi dice che Shiki, sta rischiando grosso.
Mentre la macchina continua a camminare a rilento, mi guardo intorno.
Guardo a destra, poi a sinistra, cercando di tenere sotto occhio la strada.
Ma anche i marciapiedi sono inondanti di persone, nascoste sotto l'ombrelli o ripari improvvisati.
La pioggia continua a scendere senza sosta, e il mio parabrezza si riempiva e svuotava d'acqua in meno di due secondi.
Svolto sulla destra.
Il supermercato dove andavamo a fare la spesa, distava un paio di isolati da lì.
Vado piano, lì tra semafori improvvisi e stop non rispettati, c'era la possibilità di fare un serio incidente con quel tempo.
“Chissà perchè ho preso la macchina, potevo arrivarci anche a piedi al negozio!” penso stranito.
“Di norma lo faccio!” continua a pensare.
“Forse ero troppo stanco...!”
“E poi piove...”
“Pace, ormai così mi ha detto la testa!” concludo.
Svolto di nuovo.
E sento qualcosa di orrendo invadermi il petto.
Ho una fitta terribile al cuore.
E ho come la brutta sensazione che Shiki sia in estremo pericolo.
D'istinto fermo la macchina.
E come se qualcuno mi ordinasse di farlo, mi volto alla mia destra.
Dal finestrino bagnato e sgocciolante, vedo ciò che un padre come me non vorrebbe mai vedere.
____
 
Un'ora prima.
 
Il telefonino di Jonathan squilla di nuovo.
“Mamma!” risponde svelto.
“Sì, sto arrivando!” 
“No, mi accompagna Shiki, così si allunga a fare la spesa per questa sera!”
“Sì mamma, abbiamo studiato e finito i compiti!”
“Sì, non faccio tardi, torno a casa in tempo, arriverò prima degli ospiti, sta tranquilla!”
“Sì, mamma...però se continui così, non usciamo più di casa!”
“A dopo mami, ciao!”
Finalmente la telefonata si spegne.
“Scusa Shiki, ma devo proprio andare!” si scusa l'amico “umano”.
“Prendo la giacca e ti accompagno!” gli risponde alzandosi.
Corre svelto in salotto, s'infila il giubbotto, e si avvicina al tavolo.
“Lascio un messaggio al Master, e andiamo!” lo informa.
Scrive qualcosa e poi afferra la lista della spesa e le chiavi di casa.
 
*******
 
“Mhm, chissà se questo può andar bene...il salmone non c'è!” afferma Shiki, girandosi tra le mani la scatola di uno sgombro già sfilettato e pulito.
“Boh, io ci provo...!” dice mettendolo nel cestino.
Guarda la lista scritta dal Master.
“Mi mancano ancora il tonno, il riso, della farina per il dolce e del burro!”
S'incammina per i corridoi del mercato.
“Ohhhh!” esclama felice.
“I cannoli siciliani, in offerta!” afferma già con l'acquolina in bocca.
“Chissà se ce la faccio con soldi!” dice guardando il borsellino.
“Io li prendo...nel caso restituirò i soldi al Master!” dice infilando i dolcetti nel cestino.
Va un po' più avanti.
Il cestino nel frattempo si riempie di una bottiglia di coca-cola, del riso, della farina e del burro.
“Il Master, prende sempre questo!” afferma soppesando la scatoletta di tonno.
“Ma il tonno accanto a meno olio!” dice guardandolo.
“Però questo è molto buono!” afferma.
Sorride.
“Prendo uno di tutti e due!” dice soddisfatto.
Sistema il cestino sul braccio.
Ricontrolla la lista.
“Questo lo preso!”
“Questo anche!”
Riguarda per bene e:
“Sì, ho preso tutto!” esclama felice.
“E meglio se mi affretto alle casse, c'è un sacco di gente!” dice sveltendo il passo.
 
******
 
“Grazie e arrivederci!” si sente dire Shiki, mentre si avvicina all'uscita.
“Buona serata!” esclama uscendo.
Controlla lo scontrino.
Sicuro del prezzo, infila il foglietto nel borsellino assieme al resto.
Lo sistema in tasca.
Afferra meglio il sacchetto della spessa e alza gli occhi al cielo:
“Guarda che nuvolacce, verrà a piovere di sicuro!” esclama ad alta voce.
“Meglio se mi sbrigo, così a casa ripasso storia e metto a cuocere il riso, così si raffredda con calma, e quando il Master torna a casa, cucineremo assieme!” afferma felice.
Con passo lento si avvia verso casa.
“Mi sgriderà di nuovo, perchè mi sono messo vicino ai fornelli, ma io ormai sono grande, non sono più un gattino, so fare attenzione!” pensa sicuro.
“Il Master deve capirlo...e poi ormai, devo dare una mano in casa, non può fare tutto da solo!” rimugina ancora.
“L'ultima volta che ha fatto tutto da solo, si è sentito poco bene...non voglio che succeda di nuovo, nossignore!” esclama convinto.
“E' il mio Master...mi vuole bene, tanto bene ed io ne voglio a lui...è l'unica persona che mi ha colto in casa sua, e mi ha voluto come un figlio.” ricorda con dolcezza.
“Lui è più di un Master, è il mio papà!” sorride con affetto, mentre quel pensiero tanto dolce gli vaga nella testa.
“Shiki!” si sente chiamare.
Il neko si ferma.
“Sì?!” chiede voltandosi.
Sente il sangue ghiacciarsi.
“Ciao Shiki!” si sente salutare.
Il dolce neko si stringe forte il sacchetto al petto:
“Gilbert che ci fai tu qui?” gli chiede con orrore.
Un neko della sua stessa età.
Capelli rasi, orecchie scure agghindate con sinistri orecchini, cicatrice sul mento, occhi scarlatti e gilè rosso, che stava a dimostrare il suo “ essere superiore”.
“Ma come? Li saluti così i vecchi amici!” 
“Non siamo mai stati amici!”
“Così mi ferisci Shiki...”
“Non m'importa...” fa per voltarsi e andarsene.
Ma si rende conto che Gilbert non è solo, ci sono altri tre ragazzi con lui.
“Ti presento Anthony, Duncan e Stuart...hanno preso il tuo posto in tua assenza!” 
Due esseri umani ed un neko, forse il più piccolo di tutto il gruppo, ma con una cattiveria negli occhi da far indietreggiare Satana in persona.
“Il mio posto?” chiede stranito Shiki.
“Sì Shiki, tu hai lasciato la banda, ricordi?!”
“Certo che ricordo... per colpa tua il Master mi ha punito severamente!”
“Il Master ti ha punito, per quale motivo?”
“Per colpa tua, per starti ad ascoltare, la mia vita scolastica stava peggiorando, il mio comportamento era inaccettabile ed ero ignorato da tutti! Mi hai portato solo guai! Per colpa del tuo modo di fare io mi stavo perdendo, non ero più me stesso!”
“Quindi il tuo Master, ti ha punito perchè eri un neko cattivo?!” domanda Gilbert formando piccole virgolette con la mano intorno alla parola Master.
“Sta zitto Gilbert!” lo minaccia Shiki.
“Ma ti piaceva stare con noi?”
“Per niente...tu sei cattivo e prepotente...meriti di rimanere da solo!”
“Che grande offesa Shiki!”
“Lasciami tornare a casa!” esclama sicuro Shiki.
“Devi ancora pagare il conto!”
“Io non ti devo niente!”
“E' qui che ti sbagli...lo spaccio con te era una meraviglia!” afferma nostalgico Gilbert.
“Ma non ho mai capito che fine a fatto l'ultima dose.”
“L'hai presa tu?” chiede subito.
“Io non mi faccio di droghe!” afferma svelto Shiki, quasi offeso.
“L'hai venduta?!” chiede Anthony minaccioso, battendo un pugno contro la mano.
“Se pure fosse!” osa Shiki.
“Che grand coraggio Shiki...le minacce vedo che non sono servite a molto!” afferma Gilbert quasi divertito.
“Ho sprecato messaggi e telefonate...e un sacco di tempo!” continua.
“Ora ascoltami bene sacco di pulci, io rivoglio i miei soldi, e li rivoglio adesso... sono stato chiaro!” lo minaccia di nuovo.
“Io non ho soldi con me!” afferma Shiki.
“Che cos'hai lì?” domanda Duncan ammiccando verso il sacchetto.
“E' la spesa per il mio Master!”
“Se la passa bene il tuo Master...quanto ti ha dato per le compere piccolo micetto!”
“Sono i soldi del Master non osare toccarli!”
“Puoi sempre dirgli che ti hanno derubato!”
“Non mento più per te!”
“Shiki non fare lo stupido, dammi quei soldi!”
“Ho detto che sono del Master e non li tocchi!”
“Altrimenti cosa mi fai?” chiede con fare impaurito Gilbert.
Shiki non ci pensa tre secondi, sfodera i suoi artigli, e gli graffia la faccia.
Gilbert in tutta risposta urla di dolore coprendosi la faccia.
“Non toccherai i soldi del Master!” gli urla contro.
Non riesce a fare altro, perchè un pugno violento gli colpisce lo stomaco.
Shiki rimane privo di fiato.
Lascia cadere il sacchetto per terra.
Si accascia in ginocchio, premendosi forte l'addome.
L'aria ritorna di gettò nei polmoni e la cosa lo fa tossire violentemente.
“Come hai osato piccolo essere insignificante!” lo deride Stuart, il più giovane di tutti.
“Non ho paura di voi!” li informa Shiki sicuro.
“Vedo che le mie continue minacce ti hanno reso più forte, Shiki!”
“Non ti prendere il merito di azioni che non ti appartengono!” lo deride Shiki.
“Sei insolente...devi capire chi è che comanda!” gli urla contro Gilbert afferrandolo per i capelli, e tirandogli su di colpo il viso.
“Vediamo quanto puoi resistere al dolore!” gli sussurra con minaccia Gilbert.
Shiki si sente sollevare di peso.
“Lasciatemi!” gli urla contro.
Viene trascinato via da quella stradina poco illuminata.
“Tranquillo Shiki, non devi aver paura di noi!” lo deride Stuart.
Il povero neko viene sbattuto in malo modo per terra.
Il corpo già sente i primi lividi prendere forma.
Si fa forza e solleva il busto.
Affronta con aria infuriata i suoi avversari.
“Giochiamo al gatto e al topo Shiki?” chiede divertito Gilbert prendendo il suo coltello dalla tasca posteriore dei pantaloni.
“Tu fai il topo, e noi facciamo i gatti!” gli spiega Gilbert, con un sorriso diabolico sul volto.
Poi guarda gli altri:
“Ragazzi, divertitevi...ma non fateli troppo male!” scherza Gilbert.
“Dovete lasciarlo lucido per il mio grand finale!” li informa, schioccando le dita.
I tre adolescenti si fiondano sul povero neko, come un falco si fionda sulla propria preda.
Shiki avverte un dolore lancinante alle costole.
Era stato solo un calcio.
Qualcuno gli tira un'altro pugno.
Un'altro gli fa sbattere la fronte contro il muro.
Un'altro calcio.
Uno schiaffo.
La testa che s’infrange con violenza nel terreno.
“Perchè adesso...stava andando tutto così bene!” pensa tristemente Shiki stringendo forte, contro il suo petto, ben protetto dalla sua giacca, il suo portafogli, con il resto del suo Master.
 
Inizia a piovere.
 
_____
 
Dopo le otto e mezzo. 
 
Dal finestrino bagnato e sgocciolante, vedo ciò che un padre come me non vorrebbe mai vedere.
Quello è il mio Shiki non ho dubbi.
Anche se la figura è tremolante per via dell'acqua, riconoscerei il mio neko tra mille.
Ma non è quello che mi ferma il cuore.
No, non è quello.
Non sono la cerchia di tre ragazzini che gli stanno intorno.
Non è il fatto che due di loro lo tenevano fermo, per le braccia come se fosse un criminale.
Non è il sangue che sgorga copioso dai tagli che ha sul volto.
Non sono i lividi che pervadono il suo corpo.
Non è il fatto che Shiki a stento si regge in piedi.
No.
E' il manico.
C'è il manico di un coltello conficcata nella spalla sinistra di Shiki.
Gilbert con violenza gli estrae la lama.
L'urlo di Shiki, echeggia nella mia testa, come un fantasma.
Vorrebbe fermare la fuori uscita di sangue e alleviare il dolore, ma i due tizi glielo impediscono.
Io non riesco a muovermi.
Sono paralizzato dall'orrore.
“Allora Shiki, non vuoi ancora restituirmi i soldi che mi devi!” dice con disprezzo Gilbert.
“Ti.ho.detto.di...no!” 
“Come desideri, allora!” dice con una risata maliziosa.
“Anthony, Duncan...tenetelo fermo, contro il muro!” gli ordina.
Un altro sorriso malizioso.
“Stuart...calagli i pantaloni!” 
“CHE COSA! NO, NON PUOI FARLO!” urla spaventato Shiki.
Shiki si sente schiacciare il petto contro il muro, e i suoi pantaloni scendono giù rapidi.
“DEVI LASCIARMI SUBITO!” urla Shiki divincolandosi.
“Spiegami perchè?” gli chiede stupito Gilbert.
“Il tuo Master può punirti come si deve...e io che sono il tuo capo, non ne ho il diritto!”
“TU NON SEI MAI STATO IL MIO CAPO!” urla di nuovo, cercando di liberarsi.
“Sta fermo...ci metterò solo un attimo!” gli spiega divertito.
E senza dirgli altro s’insinua dentro di lui, con due dita.
Shiki versa due lacrime.
“NOOOO!!! LASCIAMI ANDARE SUBITO!” urla ancora.
“Sta fermo!” gli dice Gilbert arrabbiato.
Spinge più giù, con più forza.
Shiki si morde il labbro inferiore per non urlare.
Vedo il sangue, scorrergli lento lungo le gambe.
Gilbert affonda di nuovo, con più violenza.
Shiki si lascia sfuggire un gemito di puro dolore.
“Vedrai...ti piacerà da impazzire!” gli sussurra all'orecchio con fare arrogante.
“NO...LASCIAMI ANDARE MI STAI FACENDO MALE, STRONZO!”
“E ho appena iniziato...ti farò molto di più!”
Vedo che Gilbert si sbottona i pantaloni.
Non lo sopporto più.
Ritorno alla realtà.
Reagisco.
Esco fuori dalla macchina.
La pioggia battente m'inzuppa in meno di un secondo.
Non gli do peso.
Faccio il giro del cofano e mi avvicino lesto a quel maledetto vicolo.
Afferro un sasso senza pensarci troppo.
“Ehi voi!” urlo a grand voce.
Lancio la pietra colpendo la nuca di Gilbert.
“Lasciatelo andare subito, bastardi!” urlo con rabbia.
“Nessuno tocca Shiki senza il mio permesso!” gli urlo furioso.
“Non fatemelo ripetere feccia, lasciatelo andare!” gli urlo minaccioso.
Mi avvicino con rabbia a quei tizi.
Il mio volto è furioso.
“Allora.non.mi.avete.SENTITO!” urlo ancora.
I miei capelli sgocciolano ormai completamente bagnati.
I miei indumenti sono un tutt'uno con l'acqua.
E la rabbia mi ribolle dentro.
Anthony e Duncan liberano Shiki dalla loro presa.
Mentre nello stesso istante:
“Gilbert, andiamocene...questo non scherza!” gli dice Stuart, impaurito.
Gilbert mi fulmina, tirandosi su la zip.
“Non finisce qui, Shiki...questa volta ti è andata bene!” 
Lo fulmino a mio volta con odio.
“Avvicinati di nuovo a Shiki, guardarlo solo male e troverai pane per i tuoi denti, vigliacco che non sei altro!” lo minaccio senza pensarci.
“Dai Gilbert, andiamo!” lo trascina Duncan.
Tutti e quattro spariscono nel sentiero vicino.
Veloci come saette.
Li guardo sparire con disprezzo e rabbia.
“Master!” mi chiama Shiki con un filo di voce.
Cerca di voltarsi verso di me.
Cerca di rivestirsi.
“Shiki!” chiamo preoccupato.
Corro verso di lui.
A stento si regge in piedi.
“Master!” mi chiama di nuovo.
Cade tra le mie braccia.
E' sfinito.
“Shiki!” mormoro con le lacrime agli occhi.
Gli do una mano a sistemarsi.
Era più fradicio di me.
Stringe forte la spalla ferita e macchiata di sangue.
“Sta tranquillo, andrà tutto bene!” gli dico rapido.
Con attenzione l'aiuto a stendersi.
Si rannicchia, stringendomi la mano.
“Master...mi dispiace...”
“Shhh Shiki...non lo dire neanche per scherzo!”
“Master, sono stanco...”
“Shiki, devi rimanere sveglio!” gli dico sfiorandogli il volto.
Veloce mi tolgo la giacca.
L'avvolgo con cura e lo sollevo da terra.
Lo sento lamentarsi.
“Mi dispiace cucciolo!” gli mormoro stringendolo meglio a me.
Tra le mie braccia, trema come una foglia.
Come dargli torto.
Era scosso, ferito, livido e bagnato.
Corro alla macchina.
“Master...la spesa.” mi sussurra.
Mi guardo intorno.
Il sacchetto era lì a due passi da noi.
Lo prendo senza lasciarlo andare.
“Lo presa Shiki, lo presa!” gli dico, baciandogli la fronte.
Apro lo sportello.
“Fa attenzione alla testa Shiki!” gli dico.
Con dolcezza l'aiuto a sedersi.
Appoggio il sacchetto ai suoi piedi.
Chiudo la macchina, e ritorno al posto di guida.
“Shiki...sta tranquillo!” gli sussurro preoccupato.
“Master...” mi chiama stringendomi il braccio.
“Sto bene...” mi sussurra trattenendo le lacrime.
Gli accarezzo la testa con affetto.
Ho paura, tanta paura.
“Sì tesoro... starai bene!” 
La mia macchina sfreccia veloce, sulla strada bagnata, tra le pozzanghere abbondanti, in quella maledetta serata. 
____
 
Sembro un pazzo per le strade di New York.
Sono nel panico totale.
Tengo d'occhio Shiki, la strada e i continui cartelli stradali che m'indicano la strada più veloce per l'ospedale più vicino.
Cambiare le marce sta diventando un problema, solo perchè il mio dolce neko, continua a stringermi il braccio.
Le sue ferite sanguinano paurosamente.
Guardo di nuovo la strada, e provo distinguere le macchine davanti a me.
Sì, ci provo, perchè tra la pioggia, la strada bagnata e i miei occhi appena lucidi, è tutto un po' complicato.
Sento Shiki tremare, e non solo per il freddo.
Era zuppo, povero piccolo.
Mi fermo al semaforo, e veloce alzo la temperatura del condizionatore.
L'abitacolo dell'auto si riscalda di nuovo.
“Master...” mi chiama debolmente Shiki.
“Sì Shiki, sono qui...” gli sussurro guardandomi intorno alla ricerca dalla strada secondaria da prendere.
“Mi fa tanto male la spalla...” mi confessa versando una lacrima.
Gli accarezzo i capelli:
“Lo so tesoro, lo so...siamo quasi arrivati, sta tranquillo!” gli dico.
Non me ne accorgo. Brucio un semaforo.
“Pace, pagherò la multa!” mi dico fermandomi a quello che distava un paio di metri.
Mi asciugo gli occhi, e sospiro in ansia.
“Master....” mi chiama di nuovo.
Mi volto verso di lui, e gli sfioro il volto.
“Non ti preoccupare per me...non è niente!” cerca di farmi coraggio.
“Master…” mi chiama piano.
“Sì Shiki…” pronuncio agitato.
Mi mostra la mano chiusa.
“E’ vero!” penso.
“Shiki sta tenendo la mano serrata da prima che io arrivassi!” rifletto in ansia.
“Ti fa male?” chiedo subito con timore.
“No…” mi risponde in un soffio.
“Si è rotto…” aggiunge poi.
“Rotto?” penso con paura.
Guardo il suo volto.
E i miei occhi mi tradiscono.
“Gli hanno rotto il braccio.” penso immediatamente con il batticuore.
Guardo di nuovo la sua mano sinistra.
“E’ lo stesso?” penso con dispiacere.
Shiki apre la mano.
“Mi dispiace…” mi mormora.
Nel suo piccolo pugno il suo collare.
Era il collarino rosso che avevamo preso assieme alla fiera.
Il cinturino era spezzato e la piccola fibbia d’oro appena storta.
“Ci vuole davvero tanta violenza per rompere a quel modo un collarino di cuoio.” penso con dispiacere misto ad una “rabbia controllata”.
Una piccola lacrima, sfiora il viso del mio neko.
Mi accosto al suo viso, e con la nocca dell’indice la porta via.
“Non ti preoccupare…possiamo sistemarlo.” gli dico con un timido sorriso.
“Dici davvero, Master?” mi chiede meravigliato.
Annuisco, accarezzandogli il viso.
Non posso fare a meno di notare i lividi che ha sul collo.
Era davvero evidente che avevano provato a strozzarlo.
E anche se non volevano uccidertelo, di certo volevano fargli il più male possibile.
“Ora mettilo in tasca così…non lo perdiamo va bene.” gli dico con pazienza.
“Va bene…Master…” sospira affaticato.
Gli sorrido appena sfiorandogli con affetto la testa.
Ma confesso che ho paura a toccarlo.
E così male ridotto, che temo di potergli fare male a mia volta.
“Ho fatto male a lasciargli andare via!” penso con odio.
“Dovevo ripagarli con la stessa moneta!” rifletto ancora con disprezzo.
Scatta il verde.
Ingrano la marcia e accelero.
Inchiodo di colpo.
“Cazzo!” esclamo nervoso.
Ho appena tamponato la macchina che mi stava di fronte.
“Ma non l'ha visto che era verde, che fa dorme!” mi altero.
Deglutisco.
Il proprietario della macchina grigia davanti a me, scende.
“Shiki, aspetta un attimo, torno subito!” gli dico baciandogli la testa.
Esco dalla macchina, senza chiudere lo sportello.
“Mi dispiace infinitamente!” mi scuso, notando che non era nulla di grave.
Solo un piccolo urto.
“Ma non mi hai visto!” mi aggredisce l'altro.
“Guarda qui...” mi dice indicandomi l'urto.
La pioggia intanto mi aveva ribagnato di nuovo.
“Cos'è ubriaco!” mi dice arrabbiato.
“Mi dispiace....” continuo a tenere il gioco, anche se quell'uomo iniziava ad irritarmi.
“...andavo di fretta!” gli spiego, nella speranza che lasci andar via.
“Ah, andava di fretta...”
“Ora chiamo la polizia, potrà spiegare a loro, il suo andare di fretta!” m’informa prendendo il cellulare in mano.
Se chiamava la polizia, sarebbe stata la fine.
Shiki non stava bene aveva bisogno di cure, e subito.
“No, la prego....” lo supplico.
Afferro il mio blocco note, e ci scrivo in fretta e furia il mio numero di cellulare.
“Per favore...mio figlio sta male...ha bisogno di cure subito...lo sto portando in ospedale...la prego, non tiri in ballo le autorità...ci metteranno troppo tempo ad arrivare!” gli spiego nel panico.
Strappo il pezzetto di carta e glielo consegno:
“Lì sopra c'è il mio nome e il mio numero...potrà chiamarmi dopo, le darò tutti i documenti che le servono e le pagherò il danno, non si preoccupi!” gli dico sincero.
Il tizio guarda attraverso il mio parabrezza.
La luce dell'auto è rimasta accesa, e Shiki è ben visibile.
La mia giacca, gli copre il corpo e buona parte del viso.
I lividi sono poco visibili, grazie a Dio.
Il mio adorabile neko, trema, e si stringe meglio in quella coperta improvvisata.
L'uomo capisce che non gli sto mentendo.
Strappa il mio biglietto:
“Vada, non perda altro tempo!” mi dice, finendo di frantumare il foglietto.
“Suo figlio è più importante di una macchina!” mi dice.
Rimango stupito.
La gentilezza è cosa rara al giorno d'oggi.
Gli sorrido:
“Grazie...grazie mille!” gli esclamo riconoscente.
Risalgo lesto in macchina.
Chiudo la portiera, rimetto in moto, e sorpasso la macchina.
Faccio un cenno di ringraziamento all'uomo, che in tutta risposta mi saluta con un lieve movimento della mano.
Lo vedo risalire in macchina.
Sorrido.
“Master Ryan...” mi chiama confuso il mio neko.
“Shiki...resisti...manca poco ormai!” gli dico 
“Io...non voglio andare...all'ospedale!” mi dice spaventato.
“Shiki...perchè non vuoi andarci...”
“Perchè è il primo posto dove mi cercheranno!” mi spiega.
“Chi?” chiedo sconvolto.
“Quei teppisti...” mi risponde nervoso.
“Ma Shiki ci sono io, con te!” gli dico istantaneamente per fargli forza.
“Per favore Master…”
“Shiki perché hai così tanta paura di loro…?”.
“Non ti toccheranno più se ci sono io con te…”.
“Lo so…ma tu riuscirai a trattenerti…dal fare loro del male..?”
“Trattenermi?” chiedo stupito.
Non sono mai stato una persona violenta.
Non ho mia creduto nella violenza.
Eppure in quel momento Shiki doveva percepire il mio stato di confusione e agitazione.
Il cuore mi batteva forte a causa di più fattori.
Paura e tremenda rabbia.
“ Tu vuoi fare a quei tre lo stesso male che hanno fatto a me…” mi dice angosciato.
“Master…per favore…” mi supplica con un tono di voce che non avevo mai sentito.
Era così delicato e terrorizzato allo stesso tempo.
“Shiki…io…” cerco di spiegarmi ma senza riuscirci.
 “Per favore Master…non voglio metterti nei guai…”
“Guai?” ripeto stranito.
“Di che guai, stai parlando, Shiki?” chiedo preoccupato.
“Non ora Master…ti prego…” mi dice stanco.
“Va bene…non adesso.” gli rispondo.
Gli accarezzo la guancia livida, con tenerezza.
Shiki ha ragione.
Ha ragione su tutto.
Ed è vero…Non è il momento.
Io sono troppo turbato, per affrontare la situazione con lucidità.
Lo copro meglio con la mia giacca.
“Torniamo a casa Master?” mi chiede bisbigliando.
“Sì Shiki…andiamo a casa.” 
Metto la freccia a sinistra.
E faccio rotta verso casa.
Accendo la radio.
Mi devo distrarre.
 
(I’m singing my blues)
Used to the blue tears, blue sorrow
(I’m singing my blues)
The love that I have sent away with the floating clouds, oh oh
Under the same sky, at different places
Because you and I are dangerous
I am leaving you
One letter difference from ‘Nim’
It’s cowardly but I’m hiding because I’m not good enough
Cruel breakup is like the end of the road of love
No words can comfort me
Perhaps my lifetime’s last melodrama
Now its final curtain is coming down
I was born and I met you
And I have loved you to death
My cold heart that has been dyed blue
Even with my eyes closed, I can’t feel you….
 
Il motivo mi è famigliare.
Peccato che non ricordo di che gruppo “stiamo parlando”.
E se Shiki fosse stato sveglio e più lucido, di certo mi avrebbe detto in meno di un secondo, chi erano e da dove venivano gli artisti. 
Lui infondo ama la musica, in questo campo è peggio di me e ha un ottimo orecchio. 
Ma ormai si è addormentato.
Dorme.
E il suo sonno non mi sembra sereno.
Non ha tempo per la musica.
Deve affrontare gli incubi di quella sera.
Incubi che io non posso cacciare via.
____
 
“Siamo arrivati Shiki!” gli dico, afferrando le chiavi di casa dalla tasca.
Shiki fa fatica a camminare, malgrado sia appoggiato a me.
Spalanco la porta. L'aiuto ad entrare.
Butto la spesa sul tavolo. Me ne sarei occupato dopo.
Con passo lento mi avvicino al divano.
“Eccoci!” sussurro aiutando Shiki a stendersi.
Gli tolgo la sua giacca bagnata, e la getta vicino al tavolo.
Gli lascio la mia un po’ più lunga sulle spalle.
Apro il plaid posto ai suoi piedi, e lo copro con attenzione.
Mi accovaccio vicino a lui:
“Shiki...” lo chiamo con affetto.
Lui apre gli occhi contro voglia.
“Sì Master...” risponde piano guardandomi.
Lo vedo sorridere.
“Che c'è di così buffo?” gli chiedo un po' più tranquillo.
“Siete tutto bagnato!” mi dice con un altro risolino.
Improvviso un sorrido, cercando di dargli un po' di entusiasmo:
“Anche tu Shiki...” gli dico provando ad aggiungere un che di divertente.
“Niente Sushi bar?” mi chiede stanco.
Ci penso un attimo.
“Ma certo che sì.” affermo serio.
Mi alzo:
“Riposa un po'.” gli dico accarezzandogli i capelli.
Mi avvicino al tavolo e svuoto la busta.
Sistemo il riso assieme alla pasta, e tutto il resto in frigo.
Frugo nella tasca della giacca del mio piccolo.
Prendo il portafogli di Shiki e lo controllo.
C'era tutto, compreso il resto e lo scontrino.
“Che cosa stava succedendo, allora?” mi domando stranito.
Entro nuovamente nel panico.
I miei occhi si allagano di nuovo.
Prendo il cellulare e velocemente compongo il numero.
“Pronto!” mi sento rispondere.
“Alex...” chiamo disperato.
“Ryan...che succede?” mi domanda subito mio fratello preoccupato.
“Stai bene?” aggiunge subito.
Espiro col naso, cercando di calmarmi.
“Ho bisogno d'aiuto.” gli dico rapido.
 
 
Note dell’autrice:
S-salve! *Dice sbucando pian piano da dietro la porta*.
Allora quanti di voi sono qui oggi, per reclamare la mia pelle?
Beh, però non è giusto, io vi avevo avvertito, vi avevo detto di tenervi forte e che finalmente la verità sarebbe venuta a galla, e poi se vi dico tutto da subito, addio suspense. :P
Insomma adesso, a parte l’odio che provate per me, come vi sembra il capitoli?
Da una scala da 1 a 10, quanta ansia avete in corpo?
Tranquilli, non posso effettivamente dire “Peggio di così, non può andare”, ma v’informo che nel prossimo capitolo ci saranno novità ancora più sconcertanti.
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.
 
 
Spiegazioni: 
-La prima parte: Avete presente “La quiete dopo la tempesta”? Beh, in questo caso il momento calmo e pieno di risate e d’affetto, è prima dell’orrenda bufera. Volevo mettere, quasi a confronto le parti contraddittorie che ci sono in questo capitolo.
-Jane: Qui fa la sua prima “apparizione”. Lei è una dolce ragazza, ancora studentessa all’università. E’ la più piccola del gruppetto dei due fratelli. :)
-“Dolce serata piccola!”: Solo Ryan la saluta a quel modo. E’ una cosa tenera tra i due, e fa un leggero riferimento al fatto che lei è una pasticcera.
- I cannoli siciliani: Shiki ha la mia stessa passione. ;)
- Inizia a piovere: Qui in verità la cosa deve essere a doppio senso, la prima che realmente il tempo si tradisce e inizia a gocciolare, la seconda, è che Shiki, sotto i colpi di quelli infame, inizia a piangere sommessamente. Insomma le lacrime del piccolo, si confondono con quelle del cielo.
Figura quasi poetica che volevo sottolineare, ecco perché è racchiusa tra due spazi bianchi, ed è in grassetto.
-Ryan: Qui vediamo le due personalità di Ryan. La prima la preoccupazione nei confronti di Shiki, la seconda la rabbia e l’odio totale che prova nei confronti di quei quattro teppisti.
Sì, se fosse rimasto solo con loro, e Shiki non aveva subito troppi danni, non so con precisione che fine avrebbe fatto “la cerchia” più alta della band.
-Braccio rotto: Tenete in mente questa affermazione, vi servirà più avanti.
- I’m singing my blues: In verità questa canzone doveva essere riportata in coreano, ma la versione inglese, è più facile da comprendere. Ho aggiunto questa canzone, primo perché è stata il mio tormento durante la settimana/mese in cui stavo scrivendo questo capitolo, secondo perché mi sembrava adatta, al momento.
Per chi fosse interessato la canzone è dei “Big Bang”, e s’intitola “Blue”.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6: Una lunga notte. ***


Capitolo 6: Una lunga notte.
 
Ho avvertito mio fratello e l'ho supplicato di raggiungermi al più presto a casa mia.
Chiudo il frigo.
Con calma apro lo sportello sotto il lavandino e prendo il kit di pronto soccorso.
Mi avvicino a Shiki. Sembra che stesse riposando così bene, nonostante le brutte botte prese.
Ma quella spalla mi dava pensiero.
"Shiki..." lo chiamo con premura.
Si stiracchia un pochino, e si struscia gli occhi.
"Master Ryan...mi avete chiamato?"
Gli fermo le mani.
"Sì Shiki." gli rispondo calmo, chinandomi su di lui.
"Che cosa succede?" mi chiede stranito.
Gli accarezzo l'orecchio sinistro.
"Piccolo ascoltami, ce la fai a stare seduto?" gli domando impaurito.
Mi sistemo accanto a lui, e poggio il kit sul tappeto.
Ho paura.
Infondo quel porco di Gilbert lo aveva “penetrato”.
Poteva fargli ancora male.
"Certo Master..." mi sussurra, sospirando poi.
L'aiuto a tirarsi su. E con calma si mette seduto.
Il suo volto si sfigura appena, per via dei troppi lividi.
Gli accarezzo la guancia sinistra, sfiorandolo più volte col pollice.
"Shiki." sussurro mortificato.
Mi allungo e senza togliere la mano dalla sua guancia, gli bacio con affetto l'altra.
"Andrà tutto bene!" gli sussurrò all'orecchio.
Lo guardo negli occhi, e accenno un piccolo sorriso, per fargli forza.
Lui annuisce:
"Sì Master..." mi risponde lieto.
I miei occhi tornano alla sua spalla.
"Ce la fai a togliere la maglietta?" gli domando preoccupato.
"Sì Master..." mi risponde subito, spogliandosi.
Gli do una mano, solo per facilitargli il compito.
Si lascia scappare un respiro liberatorio, una volta tolta la t-shirt.
"Shiki, io non sono un medico." gli dico sicuro guardando la spalla ferita.
"Lo so Master..."
"Dobbiamo andare in ospedale Shiki..."
"No, per favore..."
E’ terrorizzato. Ha davvero paura.
"Chissà cosa gli hanno fatto quei mostri!" penso con rabbia.
Io ho assistito solo ad un “piccolo assaggio” di quello che erano capaci di fare.
"Era questo che non sei riuscito a dirmi...quella sera?" gli domando confuso.
"Sì Master..."
"Sei vittima di bullismo?" gli chiedo ancora sconvolto.
"Sì Master..." mi mormora distogliendo lo sguardo da me.
"Shiki...perchè non me l'hai detto subito?!" gli domando preoccupato.
Shiki scuote il capo.
"Non me ne vuoi parlare?"
"Non ora Master..."
Mi passo una mano sul volto.
Senza rendermene conto mi mordo con furia il labbro inferiore.
Prendo una piccola garza di cotone, e lascio cadere poche gocce di alcool.
"Questo brucerà un pochino." gli dico.
E con premura disinfetto quell'orribile taglio.
E’ profondo e sanguina molto.
Ma non ho la più pallida idea se la ferita è pulita o meno.
E io in quel preciso momento, nel panico assoluto, non so cosa fare.
Non so neanche come comportarmi.
Shiki infondo è un adolescente.
Ha continui sbalzi di umore, si può sentire a disagio, ha comportamenti aggressivi e alle volte può essere intrattabile.
Ma è un' età difficile la sua.
"Forse il suo era stato solo un errore di gioventù!" continua a pensare.
La mia mente è invasa da orrendi pensieri:
"Shiki faceva parte di quella banda...oppure è solo una vittima..."
"Che cosa volevano da Shiki?"
Poggio una garza pulita sul taglio del mio dolce neko.
"Posso almeno sapere se sei nei guai?" gli chiedo osservandolo con la cosa dell’occhio.
Shiki fa di no col capo:
"Non più adesso..." mi dice senza incontrare i miei occhi.
La sua affermazione mi sconvolge ancora di più, portandomi nel baratro assoluto.
"Che cosa voleva dire con “non più adesso”? Quindi è stato nei guai? Che cosa ha combinato a mia insaputa? Che cosa faceva con quella banda?" penso di fretta.
Scuoto la testa per allontanare quei sinistri pensieri.
"Devo smetterla con le domande senza risposte, devo pensare a Shiki." mi ripete la testa.
"Tienila ferma, per favore." gli dico facendo pressione sulla ferita.
Shiki obbedisce, trattenendo al giusto posto, la fascia.
Prendo un rotolo di cerotto adesivo.
Ne strappo un lungo pezzo, aiutandomi con i denti.
E con attenzione gli fermo la fasciatura, bloccandola da parte a parte.
"Va un po' meglio?" gli chiedo in ansia.
"Meglio sì...grazie Master..." mi dice con un piccolo sorriso.
"Posso fare niente per i lividi...ho un po' di crema." gli dico cercando di sembrare tranquillo.
Mi dice di nuovo di no.
"Sono tanto stanco Master...posso dormire un pochino adesso?" mi chiede gentile.
"Riposa pure Shiki..."
Rimane a fissarmi un po'.
Il suo occhio destro è gonfio a causa dei pugni presi.
Sbatte un paio di volte le palpebre.
Poi chiude gli occhi e si addormenta.
Io rimango lì fermo.
A stringergli la mano, e a controllare il suo respiro.
Ho il panico che può smettere di respirare da un momento all'altro.
Sento bussare alla porta.
"Finalmente!" penso guardando l'orologio.
Copro meglio Shiki e mi alzo in piedi.
Corro ad aprire.
Lo sguardo preoccupato di mio fratello mi accoglie subito.
"Ryan...che cosa è successo?" mi chiede subito.
Mi getto tra le sue braccia.
Tremo come una foglia.
Sono così nervoso e impaurito, ne ho proprio bisogno.
"Per fortuna che sei venuto." gli dico singhiozzando appena.
"Ryan, mi spaventi...che cosa c'è?" mi chiede stringendomi.
"Ho fatto del male a Shiki..." gli dico tra le lacrime.
"Che cosa?" mi domanda lui stupito.
Accosta la porta di casa.
Con dolcezza mi allontana da lui, e mi alza il volto.
"Spiegati meglio."
"Ho chiesto a Shiki di andare a fare la spesa...io avevo i colloqui, e non potevo andare...lo mandato da solo...non dovevo...non dovevo lasciarlo andare..."
"Ryan...rallenta non sto capendo nulla." mi dice stranito.
"Shiki è stato ferito gravemente..." gli dico versando una lacrima.
"E tu chiami me?"
"Dovevi portarlo all'ospedale!" afferma serio.
"Non vuole andarci." gli spiego.
"Perchè?" mi domanda quasi arrabbiato.
"Dice che loro torneranno a prenderlo!"
"Loro chi Ryan?"
"I tre ragazzi della banda che l’hanno aggredito." gli spiego con paura.
"Quale banda?" mi chiede perso.
"Non lo so chi sono...non so cosa vogliono da Shiki..."
"Shiki è coinvolto?"
"Non lo so...non mi ha detto nulla..."
"Andiamo a parlargli?" mi chiede cortese.
Annuisco, asciugandomi il volto.
Entriamo in casa.
Shiki riposa ancora.
Alex mi segue in silenzio.
"Mio Dio Ryan...ma che cosa gli hanno fatto?" mi domanda spaventato.
"E' ricoperto di lividi e ferite, Ryan." quasi mi rimprovera.
"Non dovevi portarlo a casa..."
"Lo so...ma non sapevo dove altro andare!" gli dico.
"E se quei tizi ti hanno seguito fin qui, ci hai pensato...potevi essere in pericolo...potevi mettere in pericolo la tua vita e quella di Shiki..."
"LO SO!!!" gli urlo contro arrabbiato.
"Ma ero nel panico...non.sapevo.cosa.fare!" gli spiego nervoso.
Un fulmine e un rombo fanno danzare il vetro.
Un’altra lacrima mi riga il viso.
Mio fratello sospira sconfortato:
"Va bene Ryan...ora calmiamoci tutti e due!"
"Hai fatto bene a portarlo qui, gli hai fornito le prime attenzioni, ma adesso ha bisogno di vere cure mediche!" mi spiega poggiandomi una mano sulla spalla.
"Sì, hai ragione." mormoro in ansia.
Shiki apre gli occhi.
Il suo dolce musino era ancora assonnato.
Probabilmente l'abbiamo svegliato noi.
Le nostri voci non sono proprio basse.
Apre gli occhi, e li appoggia su di me.
Poi passa a mio fratello.
"Signor Alex...partecipa anche lei al sushi bar?"gli chiede gentile.
Mi avvicino a Shiki.
"Ascoltami Shiki, non possiamo fare il sushi bar..."
"Perchè?!" m’interrompe subito.
"Perchè prima devi vedere un medico..."
"Non voglio!!!" mi dice scuotendo il capo convinto.
"Shiki..." lo riprendo calmo.
"Ne hai bisogno..."
"Non è vero!!!" continua sicuro.
"Shiki...non sono lievi le tue ferite, hai bisogno di un medico, e ti serve adesso!" interviene mio fratello, per darmi man forte.
"Non è vero Master Alex!"
"Non è uno scherzo stupido, le tue ferite sono serie, vanno curate subito!" continua.
"No, vi prego...non voglio!!!"
"Perchè non vuoi?" chiede mio fratello senza riuscire a capire.
Non risponde.
"Hai paura che quei ragazzi della banda possano tornare?" gli chiedo io con gentilezza.
Shiki annuisce, senza alzare gli occhi.
"Ma non lo faranno se ci sono io accanto a te!" gli spiego con un sorriso.
Shiki scuote di nuovo il capo:
"Non voglio andarci!" mi risponde serio.
"SHIKI!!!" lo rimprovera brusco mio fratello.
"Allora cosa dobbiamo fare, ti dobbiamo obbligare, dobbiamo portati al pronto soccorso con la forza, eh Shiki!" lo riprende ancora.
"No Master..." risponde il mio neko triste.
Abbassa un po' le orecchie e si gratta il nasino.
"Spiegaci perchè non vuoi andare in ospedale?" gli chiedo di nuovo.
"Chiameranno la polizia..."
"E dov'è il problema?" chiede smarrito mio fratello.
"Mi porteranno via dal mio Master!" ci spiega preoccupato, alzando gli occhi chiari su di me.
Sta per piangere.
"Perchè dovrebbero fare una cosa del genere, Shiki..."
Shiki non mi risponde.
Ha paura.
"Hai paura che ti possano dire qualcosa i medici?" gli domando cercando di capire il suo modo di fare.
"Possiamo dire che sei caduto?" ipotizza Alex.
"No, incolperanno il Master!" ci dice spaventato.
"Ma perchè?" gli chiedo stranito.
Shiki non ci guarda per un po'.
Giocherella con le dita, cercando di formulare la frase.
"Io...sono andato spesso al pronto soccorso...riportavo gli stessi segni, alle volte anche alcune bruciature...e ho sempre detto di essere caduto..."
"E hai detto che era stata colpa di Ryan?" domanda sconvolto mio fratello.
"No Signor Alex...non l'ho mai detto, né mai pensato...ma credo che...i medici...abbiano frainteso...credo che siano convinti..." non ha il coraggio di finire la frase.
"Credono che tu sia abusato da me?" gli chiedo senza riuscirci a credere.
"Sì Master...mi dispiace..." afferma sconvolto e dispiaciuto.
"Ti ha accompagnato qualcuno all'ospedale?" gli chiedo subito.
"Jonathan, ad esempio!" affermo con speranza.
"No Master, ci sono sempre andato da solo."
Alex afferra Shiki, spingendomi via.
Lo alza di scatto, lasciandolo a sedere sulla punta del divano.
"Alex, lascialo gli fai male!" gli urlo contro spaventato.
Il volto di Shiki è terrificato dalla reazione di mio fratello.
Anch’io ho paura, non ho mai fatto una cosa del genere.
"Ora parla chiaro Shiki...hai messo in grossi guai mio fratello..." gli dice guardandolo dritto negli occhi.
"No, non è vero..."
"Sì, invece..."
"..." il mio piccolo non sa che dire.
"Stai facendo preoccupare da morire il tuo Master..." lo riprende di nuovo indicandomi.
Shiki volta il capo verso di me.
"...Non ti vergogni Shiki!" lo riprende ancora mio fratello.
"Master..." mi sussurra, guardandomi.
E’ pallido e ormai fa fatica a nascondere la preoccupazione e il dispiacere.
"Povero piccolo Shiki." penso con amarezza.
"Ora voglio la verità Shiki." gli dice quasi calmo mio fratello.
Ma per quanto potesse sembrare tranquillo, ancora non lasciava andare Shiki.
Il mio dolce neko, incrocia gli occhi di mio fratello.
"Hai mai esporto denuncia contro quella banda?".
"No Signor Alex!"
"Facevi parte di quella banda?"
"Sì signore!"
Mi sento svenire.
Shiki era membro di una banda di teppisti?
Non era possibile?
Non il mio Shiki?
Ed io non me ne ero mai accorto?
"Quale incarico avevi?"
"Io..." tentenna appena.
"Tu cosa?" lo riprende mio fratello.
"Alex basta...lo stai spaventando!" gli dico togliendogli la mano.
Fulmino mio fratello, che si alza e si allontana, passandosi una mano tra i capelli.
Ritorno su Shiki.
Gli sfioro la guancia.
I suoi occhietti verdi tremavano spaventati.
"Master...io non volevo...metterti nei guai!" mi dice singhiozzando.
"Lo so Shiki...lo so...non ti preoccupare sistemiamo tutto..." gli dico sereno.
"Che cosa facevi per loro?" gli chiedo di nuovo serio.
"Io...spacciavo droga!" mi dice chiudendo gli occhi.
Mi si ferma il cuore.
"Stai scherzando Shiki?" gli chiedo sconvolto.
"No Master..." mi dice asciugandosi gli occhi che erano appena lucidi.
"Tu spacciavi…e...e dove?" gli chiedo inquieto.
"Io…la distribuivo per strada…e quando mi veniva ordinato anche dentro la mia scuola." mi risponde abbattuto.
"Anche a scuola…" ripeto turbato.
Sento gli occhi bruciare.
Perché aveva fatto tutto questo? Cosa l’aveva spinto a tanto?
"Ne hai mai fatto uso?" gli domando sopra pensiero.
"No Master…" mi risponde subito, afferrandomi le spalle, per scuotermi.
Io quasi non lo sento, ero immobile, avvolto nel mio panico.
Non ho il coraggio di alzare gli occhi sul di lui.
Sapevo che non mi stava mentendo…ma…
Mi alzo in piedi.
"Shiki…per favore…andiamo in ospedale." non è più una domanda era più una richiesta.
"No…"
Non voglio sentire di nuovo: “no, non voglio andarci.”
Ero troppo furioso, ma soprattutto troppo nervoso per avere un altro rifiuto.
"SHIKI…ORA BASTA…" lo riprendo furente.
"Per favore...andiamo!" gli dico insicuro.
Non sapevo più che fare, più che dire.
Shiki mi guarda negli occhi.
Erano disperati quanto i miei.
"Va bene Master..." mi risponde piano trattenendo le lacrime.
Senza troppa fretta lo raccolgo in braccio.
Lascio che la mia giacca cada veloce sul divano ormai in disordine e appena sporco di sangue.
"Andrà tutto bene Shiki!" gli sussurro all'orecchio, tenendolo stretto a me.
Frugo in tasca.
Trovo le chiavi della macchina.
Le lancio a mio fratello.
"Guidi tu!" gli dico spalancando la porta di casa.
Esco per primo.
Mio fratello mi segue, chiudendo la porta di casa.
____
 
Siamo all'ospedale da un paio di minuti.
I medici mi hanno strappato dalle braccia il mio dolce Shiki.
Ora mi sento così vuoto senza di lui, stretto al mio petto.
La mia camicia era sporca del suo sangue.
E io sono sfinito da quella serata.
Mi sono abbandonato sulla panchina di fronte alla stanza in cui è ricoverato Shiki.
Mio fratello si è allontanato senza dirmi nulla.
Guardo con insistenza la porta bianca dove si trova Shiki.
Non sento nulla.
Non so nulla.
E la mia mente continua a ripetersi che tutto quello è solo un incubo.
Ho un chiodo fisso.
Shiki membro di una banda di teppisti.
Come poteva essere vero?
Perchè non me ne sono accorto?
Perchè non si è aperto con me.
Non ci posso credere!
Non ci posso credere il mio bellissimo neko un delinquente.
Ritorno con la mente a quel giorno, in cui l'ho rimproverato severamente.
Quel giorno sembrava che stesse piangendo, o aveva appena smesso di piangere.
Era rimasto da solo a casa, e forse quei maledetti ne avevano approfittato per minacciarlo.
E in mia assenza Shiki si stava sfogando con qualche lacrima.
Il mio povero Shiki, si è tenuto tutto dentro senza dirmi nulla, ha anche accettato la mia punizione senza dirmi nulla.
Ma perchè non mi ha detto nulla?
Mi asciugo gli occhi.
Ero ancora sotto shock.
Rimango incantato sul pavimento ancora per un paio di minuti.
Mi sento sfiorare la guancia.
"Ehi fratellino, va tutto bene?" mi sento chiedere.
Alzo gli occhi.
I miei occhi sono così vuoti e spenti.
Hanno perso tutta la loro lucentezza.
E la mia bocca è invasa da un terribile senso di nausea, è talmente impastata, che non ho il coraggio di rispondere a mio fratello.
Mastico ancora un po' la gomma, e annuisco.
"Ho parlato con la polizia..." inizia a dirmi sedendosi vicino a me.
"Non hanno mai ricevuto nessun tipo di chiamate sospette da parte dei medici...Shiki è un bravo attore..." cerca di scherzare.
Sospira e aggiunge.
"Ho parlato con l'agente di servizio, di quello che vi è successo, ho donato quei pochi dettagli che sei riuscito a dirmi, e si sono già messi alla ricerca della banda..."
"Non mi hanno garantito che li prenderanno entro oggi...ma mi hanno detto di non preoccuparci...con la polizia alle costole, non hai motivo di temerli ancora...non verranno più a darti fastidio, ne faranno più del male al piccolo Shiki." mi spiega.
Annuisco, quasi sollevato.
"Sai niente di Shiki?" mi faccio forza e glielo domando.
Mio fratello in tutta risposta annuisce.
"Ho parlato con i medici, anzi con il primario del reparto…Shiki non è mai stato in pericolo di vita...anche se le sue condizioni non sono da sottovalutare, soprattutto la ferita alla spalla...si è infettata lievemente."
"Cosa gli hanno fatto?"
"Alcune tac, per vedere se c'erano danni alle costole e al cranio...ma grazie a Dio, non è stato trovato nulla...l'hanno medicato, e gli hanno somministrato un anti-dolorifico...."
"Gli facevano molto male le ferite...?" gli chiedo senza entusiasmo.
"Al quanto..." mi risponde onesto.
"E' ancora sotto esame...?"
"No...hanno appena finito il test dello stupr..." mio fratello si ammutolisce di colpo.
Si volta verso di me, con il volto mortificato come per dire “Non dovevo dirlo!”.
Ma ormai avevo capito. Mi manca il respiro.
"Non l'avranno..." non ho il coraggio di finire la frase.
Il solo pensiero mi fa chiudere lo stomaco.
Stringo una mano sul cuore e mi ricordo di respirare.
Sento una mano confortante che si appoggia sulla mia spalla:
"No Ryan...non è successo...sta bene!" mi dice sicuro con quella sua voce calda.
Sospiro rincuorato.
"Sta bene!" penso sereno.
Abbraccio mio fratello e mi lascio coccolare la testa come si faceva quando eravamo piccoli.
"Grazie fratellone!" gli dico sincero.
Lui mi sorride e mi bacia il capo.
"Scemo, non mi devi ringraziare!" mi dice onesto.
Mi sciolgo da lui, e appoggio la testa contro la parete.
"Tra quanto posso vederlo?" gli chiedo.
"Non lo so, t'informerà di questo l'infermiera!" mi risponde.
Annuisco e sospiro tranquillo.
"Ho chiamato Jane." mi dice subito dopo.
"Perchè l'hai fatto?" gli chiedo sconvolto.
"Le ho chiesto di andare a casa mia, da mia moglie e di portarti un cambio d'abito e qualcosa da mangiare...ho parlato con l'infermiera, mi ha detto che c'è una stanza libera, lì puoi farti una doccia e cambiarti...infondo dovrai rimanere tu vicino a Shiki sta notte!"
"Posso rimanere con lui davvero...?"
" Il medico crede che sia la cosa migliore per Shiki dopo quanto è accaduto."
"Sì, lo credo anch'io." gli confesso meno agitato.
 
*******
 
Dopo un paio di minuti
 
Mi ero addormentato sulla spalla di mio fratello.
La sua giacca posava soffice sulle mie spalle.
"Ben svegliato fratellino." mi prende in giro accarezzandomi la testa.
"Smettila antipatico..." gli dico spostandogli la mano.
Sorrido e appoggio la sua giacca accanto a me.
"Ancora nulla?" chiedo nascondendo uno sbadiglio.
"L'infermiera mi ha appena detto, che hanno terminato le medicazioni, e che Shiki sta riposando, è andato tutto liscio." mi sorrise incoraggiante mio fratello.
Sento l'anima leggera, e sospiro tranquillo.
"Ryan!" mi sento chiamare a grand voce.
"Jane...non urlare sei in un ospedale..." la riprende mio fratello alzandosi.
Mi alzo in piedi.
E vedo corrermi la mia dolce sorellina incontro.
Non era solo Nicole e Mark la seguivano con passo lento.
"Jane!" la chiamo con affetto.
Lei si getta tra le mie braccia:
"Fratellone che cosa è successo a Shiki? Sta bene? Tu stai bene?" mi grida disperata.
E’ sempre così strano, prima ero il fratellino e ora sono il fratellone.
Beh, succede quando si è il figlio di mezzo.
L'abbraccio forte, accarezzandogli con tenerezza la testa.
"Sta tranquilla tesoro...stiamo tutti bene." gli sussurro.
Gli bacio i capelli.
Mi mancava il suo profumo di fiori di pesco e di thè.
Mi mancava la sua pelle chiara.
Mi mancavano i suoi capelli lisci come la seta castani chiarissimi.
Mi mancavano i suoi occhi pieni di vita color viola ametista.
"Grazie per essere venuta sorellina!"
"Sei sicuro di stare bene?" mi chiede alzando gli occhi.
Povera piccola, è davvero preoccupata.
Gli accarezzo la guancia:
"Sto bene...non ho neanche un graffio." gli dico sincero.
Lei mi sorride rasserenata. Si asciuga gli occhi.
Con dolcezza Mark, il suo ragazzo le sia avvicina e stringendogli la vita, gli porge un fazzoletto di carta.
Gli bacia la guancia: "Visto...io te l'avevo detto!" gli sussurra con affetto.
Poi alza lo sguardo su di me:
"Ciao!" mi dice strizzandomi l'occhio.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento." mi dice cingendo le spalle della mia sorellina.
"Lo so...me ne scuso." gli confesso.
"L'importante è che si sia risolto tutto per il meglio." afferma solare e ottimista come sempre Nicole. La mia bella cognata dai capelli biondi e gli occhi color smeraldo, che in quel momento stringe con amore la mano del marito.
Sorrido.
La mia famiglia era tutta lì.
Vicino a me nel momento del bisogno.
"Ma che cosa è successo?" domanda ancora Jane.
"Alex lo sa, vi spiegherà tutto...io non me la sento adesso!" confesso onesto.
Jane nota il mio volto stanco e abbattuto.
"Tieni fratellone." mi dice solare Jane, tirando fuori qualcosa dalla sua borsa.
Mi porge il pacchetto del suo negozio:
"Dovevo portartele domani, ma forse potevano addolcirti la serata!" mi dice con un bel sorriso.
"Sì, ne sono sicuro." gli dico con sorridendo.
Nicole mi porge un borsone:
"Qui c'è il cambio pulito, un po' di schiaccia secca e qualche panino."
Prendo la borsa:
"Grazie Nicole...ma adesso non posso andare...voglio prima vedere Shiki."spiego convinto.
"Va pure Ryan...rimaniamo noi qui...se i medici ci devono avvertire di qualcosa possono dire a noi..." mi dice con gentilezza Mark.
"E' stata una serata pessima...hai bisogno di rilassarti un po' e di riempire lo stomaco...facciamo noi compagnia a Shiki se si sveglia non ti preoccupare!" aggiunge cortese mia sorella.
Guardo mio fratello.
"Vai fratellino." mi dice con un mezzo sorriso.
"D'accordo vado vado..." dico calmo.
Prendo la borsa e il sacchetto dei dolcetti, e m'incammino.
"Grazie mille ragazzi." dico prima di sparire nella stanza assegnatami.
_____
 
Dopo la doccia e un cambio fresco di bucato, ero un po' più tranquillo.
Ho tolto finalmente quella maledetta camicia sporca di sangue e quel senso di oppressione mi aveva un po' abbandonato. Ho mangiato qualcosa e ho offerto un caffè a tutti per sdebitarmi.
Ora sono nella stanza assieme a Shiki. Lui dorme beato, sotto le coperte.
E’ caldo, le guance arrossate e la fronte appena sudata.
"Povero piccolo, una serata come questa non si dimentica facilmente." penso sfiorandogli la fronte, con una mano, per spostargli un po’ i capelli.
I medici mi hanno spiegato che ha causa della spalla infetta ha un po' di febbre, ma non c'era nulla di rotto né di troppo serio. Le bende erano ben visibili e il macchinario attaccato al dorso di Shiki continua a suonare con un leggero bip.
Mi avvicino alla finestra per osservare la notte ormai privata della pioggia.
New york ha ripreso a vivere sotto le stelle luminose.
Sento bussare alla porta.
"Ryan." mi chiama piano mio fratello.
"Sì Alex?"
"Ti dispiace se fra un paio di minuti ce ne andiamo...siamo un po' stanchi."
"No, ci mancherebbe altro...avete fatto fin troppo per me!"
"Allora recupero gli altri, e ti veniamo a salutare."
"Va bene."
Fa per chiudere la porta, ma poi aggiunge:
"Ah Ryan...io ho il cellulare acceso, se hai bisogno sta sera o domani...chiamami okay?"
"Ma non ci dovrebbero essere problemi...i medici hanno detto che lo trattengono solo per l'osservazione...domani forse lo dimettono..."
"In ogni caso se hai bisogno..."
"Okay, ti avviso nel caso." gli dico sorridendo.
Scuote la testa sfoggiando un timido sorriso:
"Torno subito." mi dice, e richiude la porta.
Io sospiro e ritorno sul panorama.
Sono talmente rapito che non mi accorgo che Shiki si sveglia.
Apre con calma gli occhi, e adatta la vista.
Nota il soffitto bianco, e il suono continuo del macchinario che gli è vicino.
Sente le bende stringere e i medicinali usati gli invadono le narici.
Prova ad alzarsi, ma si riabbassa subito.
"Master?" mi chiama confuso guardandosi attorno.
Non lo sento, era così flebile la sua voce.
"Master?" mi chiama di nuovo.
Si volta verso la finestra e mi vede.
"Master?" mi chiama felice.
Mi volto a guardarlo.
"Sì Shiki, sono qui!" gli rispondo svelto avvicinandomi.
Faccio il giro del letto, per essergli proprio a due passi.
"Ciao." gli sussurrò felice.
"Ciao Master." mi risponde incrociando i miei occhi.
Accenna un lieve sorriso, ma la sua voce è così flebile, da farmi paura.
Gli stringo la mano accarezzandogli i capelli:
"Come stai tesoro? Come ti senti?" gli chiedo subito, con un piccolo sorriso.
Ci pensa su e poi mi risponde:
"Il corpo mi fa male, e mi gira la testa.".
Sorrido.
"Ti fa molto male la spalla?" gli chiedo.
"Non tanto." mi confessa.
"Meno male..." affermò con un sospiro di sollievo.
"...ero così in pena per te." gli dico quasi a mon di rimprovero.
"Scusa Master..." mi risponde triste abbassando le orecchie mortificato.
Poi suoi occhietti si alzano su di me e mi chiede:
"Possiamo tornare a casa, Master?"
Mi siedo sul letto, vicino a lui:
"Questa sera rimaniamo qui."
"Perchè Master?"
Gli sfioro la fronte appena bollente.
"Perchè i medici vogliono essere sicuri che tu stia bene." gli dico toccandogli con amore la punta del suo nasino.
"Ma io sto bene Master..."
"No Shiki...hai un po' di febbre e la tua spalla va tenuta sotto controllo, quindi per questa sera restiamo qui...e ci assicuriamo che tutto vada per il verso giusto."
"Va bene Master!" mi dice come un bimbo ubbidiente.
"Ma i medici, non chiameranno..." inizia a dirmi spaventato.
"Non chiameranno la polizia." gli dico subito per tranquillizzarlo.
Non volevo farlo agitare in nessun modo.
"Avevano già visto i tuoi segni, e avevano subito sospettato di questa banda che gira nei dintorni, e dopo la terza volta che tu sei andato al pronto soccorso, hanno dato l'allarme..."
"...io non corro alcun pericolo." gli confesso sincero.
"Ah, per fortuna!" esclama tranquillizzato, lasciando fuori uscire un sospiro liberatorio.
"Già." dico io serio.
"Tu stai bene Master?" mi chiede educato.
"Sto bene fisicamente...ma sinceramente sono rimasto..." chino il capo, incrocio i suoi occhi e deglutisco. La bocca di Shiki si spalanca pian piano.
Aveva capito che la confessione della banda e della droga, mi aveva sconvolto.
Si alza di scatto, si appoggia sulle mie gambe e me ne afferra una.
La stringe forte e inizia a singhiozzare:
"Master mi dispiace..." si scusa con forza.
"Mi dispiace tanto..."
"Sono mortificato...mi dispiace!"
"Mi dispiace immensamente !" si scusa ancora.
Gli accarezzo la schiena con dolcezza.
"Shiki, non ti preoccupare..."
"Mi dispiace tantissimo Master!" si scusa singhiozzando.
Gli accarezzo con calma la testa.
"Non piangere cucciolo..." gli dico.
L'aiuto ad alzarsi e gli asciugo le lacrime.
"Shiki...puoi spiegarmi...perchè hai fatto una cosa del genere? Perchè ti sei unito ad una banda per spacciare droga?"
"Io ero convinto...ero co-convinto di fare del bene, cioè di fare bene a me, ero convinto che così avrei avuto più amici, avrei avuto qualcuno della mia età con cui stare, avrei avuto più successo con la scuola...mi hanno promesso un sacco di cose che poi non mi hanno più dato....ma io ci sono cascato...non riuscivo a ribellarmi..." mi spiega tristemente.
"Io volevo solo essere importante!" mi dice con tenerezza.
"Volevo essere ancora più importante per te!" afferma asciugandosi le ultime lacrime.
"Shiki..." lo chiamo con affetto.
"Ma tu sei importante per me!" gli rispondo accarezzandogli la testa.
"Tu sei importantissimo per me così come sei!" confesso con dolcezza.
"Come sei tenero Master!" mi dice con un semi sorriso.
"Sono davvero im-importante per te Master?" mi chiede deglutendo.
Gli accarezzo la guancia una più volte:
"Sì piccolo...tu sei unico per me!"
Gli accarezzo la testa con dolcezza:
"Ehi pezzetto...mi dici una cosa?" inizio calmo.
"Sì Master." mi risponde tranquillo.
"L'idea della banda è stata una tua iniziativa?" gli chiedo per capire.
"Io...io..." balbettò imbarazzato.
"Magari Master!" mi dice alla fine abbassando lo sguardo.
"Cosa vuoi dire Shiki?"
"Mi hanno costretto Master."
"Costretto?" gli domando confuso.
"Sì Master...non ho avuto scelta, mi hanno terrorizzato..."
"Dovevi dirmelo subito Shiki, dovevi parlarmene immediatamente!" quasi lo riprendo.
"No Master...era pericoloso."
"Ma piccolo..."
"Master ti avevano minacciato...ti minacciavano di continuo..." mi spiega riprendendo a piangere, lasciando cadere poche lacrime alla volta.
"Io non volevo che ti facessero del male...non al mio Master...non all'uomo che mi ha cresciuto e che mi ha voluto bene come un figlio..."
"Se non volevo fare qualcosa....mi dicevano che ti avrebbero fatto tanto male...io avevo paura...se non mi comportavo secondo le loro regole o secondo i loro usi, ci minacciavano e mi picchiavano...avevano il completo controllo su di me..." continua tra le lacrime.
"Shiki hanno minacciato anche te?" domando preoccupato.
"Sì Master...tante volte...in ogni modo...a casa, a scuola...con il telefono, il cellulare, il computer...ma non te ne ho voluto parlare perchè ti volevo al sicuro..." continua a dirmi tra le lacrime. E io sento il mio cuore agitarsi per la rabbia e per la commozione.
"Shiki...quel comportamento, quei brutti voti a scuola...erano dovuto a questo?"
Il mio piccolo senza fermare le lacrime, annuisce.
"Quel giorno che...che ti ho punito...sembravi sconvolto e sull'orlo delle lacrime...ti avevano appena detto qualcosa di spiacevole..." divago per non utilizzare il termine minaccia.
"No Master...non a-ancora almeno...in quel periodo si facevano sentire di meno…mi ero da poco allontanato da loro...ma-ma io ero spaventato lo stesso...e sapevo che t- ti avevo deluso...anche perchè non ti avevo detto nulla di tutto questo...e mi dis-dispiace..." confessa singhiozzando ancora. Anche se avevo il cuore un po' a pezzi, perchè l'avevo punito per un “crimine che era stato costretto a commettere”, ero fiero del mio piccolo, di come fosse maturo malgrado la sua età.
E’ stato così protettivo nei miei confronti ed è stato forte, non mi ha detto nulla dei problemi e della paura che ha dovuto supportare durante il periodo di “prigionia.”
Ma il mio piccolo neko, nonostante le spiegazioni, non riusciva a non smettere di piangere.
"Shiki, piccolo mio." lo chiamo con affetto.
L'abbraccio forte, stringendolo con dolcezza.
"Quanto hai sofferto, piccolo mio." penso con dispiacere.
Ma dentro di me sono quasi orgoglioso, ho un neko veramente forte e buono.
Ho paura di sfiorare anche un solo livido, ma volevo infondergli un po' di coraggio, un po' d'affetto...volevo farlo sentire al sicuro e protetto.
"Ecco perchè...ti dico sempre di dirmi tutto!" gli sussurro accarezzandogli la testa.
"Non va bene, il mio piccolo neko ha dovuto affrontare da solo tutto questo...ti sei tenuto tutto dentro...e hai avuto tanta paura...non va bene Shiki!"
"Mi dispiace Master..." mi dice tra le lacrime.
"Sta tranquillo cucciolo..." gli mormoro continuando ad accarezzarlo.
"Ma-Master..."
"Non devi più temere nulla..."
"Nessuno mi porterà via da te...ti starò vicino fin quando mi sarà possibile...non ti abbandonerò mai come hanno fatto i tuoi genitori...." gli sussurro con calma.
Lascio che Shiki si sfoghi liberamente attaccato al mio petto.
"E' tutto finito!" gli dico senza lasciarlo.
"Nessuno ci minaccia più." gli sussurro tranquillo.
Bussano di nuovo alla porta.
Alzo gli occhi per vedere chi fosse.
Shiki molto probabilmente non l'aveva sentito.
Le lacrime continuavano a scendere spesse.
Alex apre con calma la porta.
Gli sorrido continuando ad abbracciare Shiki.
La mia mano continuava ad accarezzargli la testa e la schiena con fare rilassato.
La fermo un attimo per far cenno a mio fratello di non fare rumore.
Annuisco per fargli capire che andava tutto bene.
"Grazie!" gli dico senza emettere suono.
Mi fa un lieve cenno del capo, e il suo bel sorriso mi conforta.
C'è sempre stato quel sorriso per me.
In ogni occasione. In ogni momento.
Lo guardo andare via, richiudendosi con la stessa attenzione di prima lo porta alle spalle.
Alex si avvicina a sua moglie con le mani in tasca. Le dice qualcosa e lei contenta gli dice di sì.
Nicole mi manda un bacio e mi sorride. Poi afferra il braccio del marito e si avviano verso l'uscita mentre attaccati alla finestra come bambini ad un acquario Jane e Mark mi salutano con la mano.
Rispondo al saluto.
Poi li guardo andar via tutti e quattro assieme.
Sorriso quasi commosso, mentre con dolcezza accarezzo la testa di Shiki.
La sfioro appena con un bacio.
Ma il mio tenero neko ancora non riesce a smettere di piangere.
"Coraggio Shiki...ora basta piangere...non sei più un piccolo miciotto!" lo prendo in giro, allontanandolo con premura da me.
Gli accarezzo di nuovo la testa e lo guardo asciugarsi gli occhi.
"Però mi ci sono comportato come un piccolo miciotto!" mi dice continuando a tirare su col nasino e asciugarsi le guance.
"Non è vero Shiki!" gli sussurro con affetto.
Lui invece fa di sì col capo.
"L'ha detto anche il Master Alex, che dovevo vergognarmi perchè ti ho messo in grossi guai...e questo un neko grande e maturo non l'avrebbe mai fatto." mi dice tra le lacrime.
Prendo un fazzoletto e lo aiuto ad asciugarsi quei lucciconi.
"Vedi mio fratello ha detto in quel modo solo perchè era preoccupato per noi."
"Ma io ti ho messo davvero nei guai?" mi chiede preoccupato.
"No Shiki...non mi hai messo nei guai...anzi tu hai cercato di proteggermi e io questo l'apprezzo molto...anche se eri mosso dalla paura!"
"Non capisco Master?"
"Tu avevi paura...e la paura può farci fare cose sbagliate e impulsive...è successo anche a te...mi hai nascosto tutto per tenermi al sicuro...ma così facendo hai capito di aver sbagliato...hai avuto una lezione dalla vita!" gli spiego tranquillo.
"Succede anche a te Master, di avere paura intendo?"
"Succede a tutti Shiki." gli spiego accarezzandogli la guancia.
"E' una cosa naturale." gli dico sereno.
Gli accarezzo di nuovo la guancia.
Ora sto davvero bene, e quel maledetto senso di oppressione mi ha finalmente abbandonato.
Shiki è sempre stato il mio Shiki.
"Coraggio, mettiamoci a letto, hai bisogno di riposo..." gli dico alzandomi.
L'aiuto a rimettersi sotto le coperte:
"Se la febbre non ti scende, non ci fanno uscire domani." gli dico coprendolo meglio.
Gli bacio la fronte bollente:
"Buona notte piccolo mio!" gli dico accarezzandogli i capelli.
"Buona notte mio Master!"

 
 
Note dell'autrice:
Allora, siete un po' più tranquilli, giusto?
Insomma sapete che Shiki sta bene, e che tutto si è risolto per il meglio.
Finalmente avete conosciuto anche la piccola Jane, e la bella Nicole, finalmente, avete conosciuto la famiglia al completo. ^^
Beh, aspetto vostre notizie. ;)
 
Alla prossima.
 
Grazie per tutto!
Bacio ^3^
Chris.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7: Ci vuole solo un po' di forza. ***


Capitolo 7: Ci vuole solo un po' di forza.
 
Epilogo
 
Finalmente è arrivata l'estate.
E il caldo si fa sentire anche sulla spiaggia nonostante fossero le otto di sera.
La mia famiglia ha organizzato un falò sulla spiaggia.
Mangiamo lì mentre aspettiamo i fuochi d'artificio.
Io sono già sul posto, Shiki poi mi avrebbe raggiunto.
Ha un altro impegno.
"Dici davvero?" mi chiede stupita Jane stretta tra le braccia di Mark.
"Mhm..." annuisco bevendo un altro sorso della birra.
"Ma dai, oggi aveva l'esame per la patente...e perchè non ci ha detto nulla?"
"Voleva farvi una sorpresa."
"Ma adesso tu l'hai rovinata." mi dice lesta Nicole.
"Ah-ah...non è vero!" rispondo tranquillo.
"Ma dai dici se è passato?!" mi chiede subito Jane.
"No!" rispondo lesto.
"Ma dai, così ci lasci sulle spine!"
"Esatto!"
"Dai..." mi sgrida mia sorella tirandomi un pugno sulla spalla.
"...che cattivo che sei fratellone!" finisce mettendo il muso come i bimbi piccoli.
"Ma almeno l'hai accompagnato?" mi chiede Alex.
"Certo che l'ho accompagnato, per chi mi hai preso!" gli rispondo onesto.
"Allora dici com'è andata?" insiste Jane.
"No!"
"Cattivo!" esclama Jane facendomi la linguaccia.
I presenti scoppiano a ridere.
I nostri marshmallow, stanno finendo di arrostire sul fuoco.
"Master!!!" mi sento chiamare.
Mi giro a guardare sul lungo mare.
Il mio piccolo neko agita la sua mano per salutarmi felice.
Svelto scende i tre gradini e corre da noi. L'accogliamo con un grand, lungo e bell'applauso.
"Ciao piccolo!" lo saluto solare, lasciandolo sedere accanto a me.
L'abbraccio felice e gli bacio la tempia.
"Allora Jonathan è partito?" gli chiedo allegro.
"Sì, è partito per l'Italia...ha detto che appena arriva mi fa uno squillo...che metterà le foto su Facebook e che mi manderà una cartolina!" mi dice felice.
"Che bello!" gli esclamo contento.
"Sì sì...è bello...ma noi vogliamo sapere..." sbraita veloce mia sorella.
"Che cosa?" chiede Shiki stranito.
"Hai passato l'esame di guida???" chiedono all'unisono sia Jane che Mark.
Shiki sorride mostrando tutti i suoi dentini.
"Sono un patentato!" afferma felice mostrando il suo mazzo di chiave.
"Ahhhh, che meraviglia!!!" esclama allegra mia sorella.
"Già, sono proprio contento!" confessa Shiki.
"Allora mi accompagnerai tu a fare shopping quando Mark non può!" scherza Jane.
"Che cosa??"
"Sì, è una fantastica idea!" esclama Nicole.
"Quando Alex non può...chiamerò te!" continua mia cognata.
"Eh!!!" esclama sorpreso.
Tutti scoppiano a ridere di nuovo.
"Shiki, io ti devo dire una cosa." confesso appena la risata si spegne.
"Che cosa Master?" mi domanda allegro.
"Io mi vedo con una persona."
"Ah, è la signorina Stella?" mi chiede felice.
Stella era la mia ex.
Una ragazza carina, snella e dai capelli chiari.
Ma per un lungo periodo sono mancati l'amore e l'affetto, e mi ha sfruttato per bene.
E io me ne sono accorto troppo tardi.
"No Shiki...non è Stella." affermo scuotendo la testa.
"Oh, ma la signorina Stella...non viene più a casa nostra da un sacco di tempo."
"Sì, è vero..." gli rispondo.
"...ma infondo era lei che aveva un'altra storia..." sussurro quasi offeso.
"Cosa?" chiede confuso.
"Nulla Shiki." gli dico accarezzandogli la testa.
"Shiki io ho conosciuto una persona."
"E' un'altra persona...e sto bene con lei, mi piace stare con lei!"
"E' la tua nuova ragazza?" mi chiede stupito.
Mi sento arrossire appena.
"Forse." mormoro.
"Come si chiama?" mi chiede Shiki incuriosito.
"Grace." rispondo rilassato.
_____
 
Due anni dopo.
 
Sono passati due anni nel frattempo.
Shiki è diventato un po' più alto ed è ancora sotto la mia tutela.
E’ il migliore della sua classe e ora anche rappresentate del suo ultimo anno.
Ne è molto fiero.
Jane si è laureata con successo alla facoltà di scienze sociali....i professori mi hanno detto che la sua tesi e stata straordinaria e ben riuscita. Ma per il momento non ha ancora trovato lavoro come insegnate né come maestra, così nel frattempo continua a lavorare nella sua pasticceria, assieme a Mark, che benché il master universitario preso come fotografo, artista e artista pubblicitario...malgrado le otto mostre che l'università gli ha permesso di fare...non ha ancora un lavoro fisso, così aiutava Jane e nel tempo libero continua a dipingere.
Ormai sono fidanzati ufficialmente ed erano felici così. Questo basta.
Alex si è finalmente tolto il tutore e il suo braccio è più forte e sano che mai.
Poi mio fratello ci ha offerto quella famosa cena, dopo i fantastici incassi del suo ultimo film.
Ora ha preso una pausa dal set, vuole passare un po' più di tempo con Nicole, che finalmente si è decisa a farmi diventare zio.
Io invece rimango ancora il più giovane professore delle superiori, ma sono cambiato anch'io.
Mi sono sposato, sono diventato padre e scrittore.
"Tesoro...coraggio,altrimenti facciamo tardi!" grido dal salotto alla mia sposa, mentre mi sistemo la cravatta scura.
"Master!" mi chiama Shiki un po'in difficoltà.
Mi volto verso di lui.
"Che succede, eh?" gli chiedo divertito.
"Non ci riesco." mi dice cercando di stringersi la cravatta al collo.
"Ma che..." sorrido appena.
Sorrido.
E’ vero non ho mai avuto occasione di insegnare a Shiki il nodo della cravatta.
Mi avvicino a lui. Gli prendo le mani.
"Vieni, la facciamo assieme." gli dico.
L'aiuto con il nodo.
"Come siamo eleganti." gli dico compiaciuto alla fine.
Shiki si sistema i risvolti dello smoking:
"Dici davvero Master?"
Annuisco sistemandogli i capelli.
Lui sorride felice:
"Grazie Master." mi risponde allegro.
"Indosserai questo il giorno dell'esame di maturità?" gli chiedo curioso.
"Non lo so...mi sembra troppo..."
Alza gli occhi su di me:
"...tanto ho tempo per pensarci." mi sorride allegro.
Gli accarezzo la testa:
"Hai ragione!" esclamo felice.
"Pa-pa!" mi sento chiamare incerto.
Abbasso gli occhi.
La mia pulcina cammina verso di me con passo poco chiaro.
Sorrido timido.
"Ma guarda chi c'è....la mia principessa!" esclamo felice prendendola in braccio.
"Ciao amore del papà!" gli dico baciandogli la guancia.
Lei mi sorride allegra.
E' così bella la mia piccina...ha gli stessi occhi della madre e i miei stessi capelli.
Era minuta e chiara come una bambola.
"Ma come siamo carine?!" gli dico guardando il vestitino che la mamma le ha messo.
Un bel vestito bianco con le scarpette abbinate.
La mia piccola ride contenta.
Shiki sorride felice.
"Eh sì...siamo davvero belle!" le dice Shiki giocando con la sua manina.
Io sorrido sereno, sistemando meglio la mia bimba in braccio.
"Cara...?" chiamo solare.
"Arrivo amore." mi sento dire dalla camera di letto.
"Ora Kate...arriva la mamma e possiamo andare..." gli dico felice baciandogli la fronte.
"Mhm..." esclama gioiosa.
"Tu Shiki hai preso tutto?" gli chiedo
"Sì Master!" mi sorride felice.
Gli accarezzo l'orecchio sinistro e lo vedo sorridere radioso.
"Master...!" mi dice stupito.
"Che c'è?" gli chiedo notando il suo volto meravigliato.
Non mi dice nulla, mi indica solo le scale.
"Mamma!" esclama felice Kate.
Mi volto, e comprendo il volto di Shiki.
"La tieni Shiki?" gli chiedo porgendogliela.
"Sì Master..." mi dice prendendola con calma.
"Fai attenzione!" gli dico con premura, accarezzando la testa ad entrambi.
Mi avvicino a mia moglie, ormai ferma all'ultimo gradino.
"Allora, può andar bene?" mi chiede con un sorriso solare.
E' incantevole!
Grace, la mia Grace, mia moglie.
Alta, snella come un giunco, pelle chiara, capelli castani-ramati, occhi cerulei.
Indossa un semplice abito corto sotto il ginocchio blu notte, un leggero copri abito di velo azzurro, pochi gioielli bianchi, leggero trucco, tacchi a spillo e borsetta.
Rimango a bocca aperta, come tutte le volte.
Gli porgo la mano, per aiutarla a scendere.
"Mi farai sfigurare!" gli sussurro con garbo.
Lei sorride felice.
"E' questa la mia idea!" dice divertita.
Sorrido e gli bacio le labbra.
Lei mi abbraccia la vita, e con un nuovo sorriso, mi sfiora di nuovo le labbra.
"Se continuiamo così...non arriviamo più alla presentazione del mio libro!" gli dico baciandogli ancora con leggerezza le labbra.
Grace ride felice.
Mi sento tirare i pantaloni. Abbassiamo entrambi gli occhi.
"Papa va?" chiede felice la mia piccola.
Io e Grace ridiamo divertiti.
La mia piccina ci manda un bacio.
"Sì tesoro...andiamo subito." gli rispondo sfiorandogli i capelli.
Mia moglie prende per mano la mia piccola stellina e io mi avvicino al tavolino, prendo le chiavi della macchina e i miei effetti personali.
"Siamo pronti?" chiedo a tutti.
"Sì Master!" mi risponde subito Shiki, stringendo l'altra manina alla mia piccola.
Il sorriso del mio piccolo neko e della mia bella moglie mi allietano il cuore.
_____
 
Il discorso di apertura si è concluso con successo.
Ora i presenti viaggiano tra i quadri del mio futuro cognato, i dolci della mia Jane, e le pile in mostra del mio primo libro. Anch’io ormai, dopo l’agitazione delle prime battute, rilassato mi sto godendo il pomeriggio. Di tanto in tanto viene qualcuno a complimentarsi o a richiedere una dedica con firma. E la cosa per quanto può risultarmi strana, la trovo davvero carina.
"Grazie mille Signor Johansen!" mi ringrazia felice una ragazzina, circondata dal suo gruppetto di amiche, che tenevano strette tra le mani il mio romanzo.
"Grazie a voi!" gli rispondo educato con un semplice sorriso.
Le sento ridacchiare mentre si allontanano.
Riprendo a incamminarmi tranquillo.
Sorseggio un' altro po’ lo spumante dal mio calice di cristallo sottile.
Non mi piaceva granchè.
Ma mi sembra appropriato per l’occasione, mi sono sforzato di berne almeno un po’.
"Master!" mi sento chiamare da Shiki.
Abbasso il bicchiere e mi volto verso di lui.
"Shiki, ciao!" lo saluto felice.
"Allora come sono andato?" gli chiedo curioso.
"Ah sì…bella presentazione!" mi risponde solare allungandomi il mio libro.
"Ma Shiki…?" non ci posso credere.
"L’hai comprato…? Perché?" chiedo sorpreso.
"Ho messo i soldi da parte per averne una copia, oggi!" mi sorride felice.
"Shiki." chiamo commosso.
"Non sapevo che ci tenessi così tanto." gli dico onesto.
Mi sorride allegro chiudendo gli occhi sereno e aggiunge:
"Posso avere una dedica?" mi chiede divertito.
Gli sorrido sereno prendendo il libro.
"Prima pagina?" chiedo nella parte.
Annuisce.
Apro il libro, prendo la penna dal taschino e firmo.
"Ecco qui!" gli dico riconsegnandolo.
"Grazie mille Master!" esclama felice, scodinzolando.
"Grazie a te Shiki." gli rispondo felice accarezzandogli la testa.
Il mio dolce neko si lascia coccolare allegro.
Poi qualcosa attira la sua attenzione.
Rimane sbigottito.
Mi ferma e mi sposta la mano.
Fa un passo avanti, meravigliato.
"Che succede Shiki?" gli chiedo stranito.
"Non l’avete vista Master?" mi chiede come se stesse parlando di un sogno.
Sospiro.
"Quand’è che si toglierà questo vizio del voi?" penso annoiato.
"Non mi si addice per niente." continuo.
Mi schiarisco la voce e rispondo:
"Di chi stai parlando Shiki?"
"E’ un angelo!" mi risponde arrossendo un pochino.
"Shiki…" cerco di attirare la sua attenzione per capirci qualcosa.
"E’ così che sono fatti gli angeli, Master?" mi chiede di colpo voltandosi verso di me.
"Non lo so Shiki…hai fatto un ragionamento che hai capito solo tu."
Il mio neko guarda tra la folla.
"Non la vedo più!" afferma triste.
Faccio per andarmene.
"Aspetta…" mi dice fermandomi il braccio.
Per poco non mi versavo lo spumante addosso.
"Eccola lì!" esclama felice indicandomela.
Seguo il suo dito.
Sì, ha buon occhio il mio neko.
"Shiki…"
Lo colpisco con uno schiaffetto sul sedere.
"…Non voglio distrazioni, hai l’esame di maturità, quest’anno!" lo riprendo.
"Sì Master…è vero." mi dice triste.
Gli colpisco l’altra guancia, sempre con la stessa attenzione e premura di prima.
Non voglio fargli male.
"Ma insomma!" mi esclama contro.
Si volta nervoso verso di me, e sbatte un piede per terra.
So di non avergli fatto male.
Non avevo più il coraggio di toccarlo “in quel senso”.
Solo qualche rimprovero e scappellotto per rimetterlo in riga.
Dopo quel triste pomeriggio, avevamo deciso in comune accordo, che se c’era un problema ne avremmo parlato insieme, e a seconda della gravità della cosa, se ce n’era veramente bisogno, avremmo pattuito assieme una adeguata “punizione”.
Sorrido.
Gli accarezzo i capelli e gli bacio la guancia:
"Stavo scherzando." gli spiego con un altro sorriso.
"Non essere stupido…va da lei!" gli dico felice.
Il volto del mio Shiki s’illumina rallegrato.
"Davvero posso?" mi chiede felice.
"Vuoi perderti un’occasione come lei?" gli chiedo colpito.
Scuote il capo con una furia tale, da poter svitare la testa dal collo.
"E allora vai, corri da lei!" gli faccio coraggio.
Lo vedo schizzare via.
"Mi piacciono i tuoi scherzi Master!" mi dice prima di sparire tra la folla.
"Di che scherzi, sta parlando?" mi sento dire.
Incrocio gli occhi di mia moglie.
Gli sorrido con amore.
"Cose da uomini…" gli rispondo.
"Il mio scrittore ha dei segreti." dice con fare carino.
"Il tuo scrittore?" domando divertito.
Lei mi si avvicina e mi prende il braccio.
Mi bacia le labbra.
"Il mio scrittore!" mi dice divertita.
Arrossisce un po’, ridendo.
"Il tuo scrittore!" gli rispondo con tenerezza.
Questa volta sono io a piegarmi verso di lei per assaporare di nuovo le sue labbra.
"La nostra bimba?" gli chiedo con un ultimo bacio.
"E con lo zio." mi dice indicandomi il posto.
Si stringe a me, poggiando la testa sulla mia spalla.
Io mi volto a guardare.
Alex, affianco a Nicole, tiene in braccio sua nipote con fare esperto.
Stanno ridendo e giocando con la piccola.
Mio fratello si volta a guardarmi.
Mi sorride e dice qualcosa a mia figlia.
La piccola guarda lo zio e sorridendo si gira verso di noi.
Probabilmente Alex gli dice: "Fai ciao a mamma e papà!".
Perché dopo due secondi, Alex mi saluta, e vedo la mia Kate sorridere felice.
Imita lo zio, agitando quella sua piccola manina.
Io e Grace sorridiamo amorevoli e rispondiamo all’unisono al saluto.
Poi Alex la rapisce di nuovo, e insieme a Nicole, ritornano a ballare.
E’ così bello vedere Nicole elegante in quel bell’abito rosa perla, che protegge la pancia ormai visibile. Sono davvero raggiante per loro due.
"Allora che cosa è successo a Shiki?" mi chiede poi mia moglie, accompagnandomi a vedere un quadro esposto lì a due passi.
Bevo l’ultimo sorso dal calice e l’appoggio sul tavolino.
Sembravo così dannatamente importante con quel bicchiere in mano.
Non è da me la cosa.
Stringo meglio mia moglie e gli rispondo:
" Ha visto Shizuku!"
La mia Grace rimane a bocca aperta:
"Shizuku…la mia piccola vicina di casa?"
"Quante Shizuku conosci?" gli chiedo curioso.
"E beh, che ha detto?" mi chiede curiosa.
"Ha farfugliato ed corsa da lei!"
"Oddio davvero?" mi chiede emozionata.
Annuisco radioso.
"E dove sono adesso?" domanda guardandosi intorno.
"Dai non vorrai spiarli?!"
"No, voglio solo sapere come sta andando!" mi risponde onesta.
Rido tra me e me allegro.
Stringo meglio la mano di mia moglie e l’accompagno vicino ad un altro quadro.
"Lasciamoli stare!" gli sussurro.
"Ma sono così carini insieme…" mi dice entusiasta.
"Sì, hai ragione."
"La pensi come me?" mi chiede felice.
Annuisco convinto.
"Hai fatto bene ad invitarla!" gli dico felice baciandogli la guancia.
Lei sorride gioiosa.
 
********
 
Nel frattempo
 
Shiki si è allontanato da me con grand fretta.
Si è mischiato alla folla.
Si guarda attorno cercandola disperato.
"L’ho trovata!" pensa soddisfatto.
Corre da lei.
Ma prende male le distanze, e finisce per scontrarsi.
Rischiano entrambi di cadere.
"Attenta!" gli esclama preoccupato.
E veloce le afferra il braccio per aiutarla a rimanere in piedi.
"Tutto bene?" gli chiede dopo.
Lei annuisce, sistemandosi un po’ il vestito.
"Ti sei fatta male?" domanda ancora.
"No, stai tranquillo…tutto a posto!" gli risponde solare.
Si volta a guardare Shiki.
Il mio piccolo neko rimane senza parole.
Piano paino le sue guance iniziano a colorasi di rosso.
E’ davvero adorabile Shizuku.
Minuta,volto sottile, capelli lunghi fino alle spalle lisci come seta del colore della terra, occhi nocciola brillanti e sognati, piccole guance delicate appena sfumate, nasino piccolo e grazioso, pelle chiara, sorriso semplice, orecchie lunghe e morbide appena arancioni.
Anche il vestito la rende più carina.
Un tailleur bianco, gonna sopra il ginocchio, un fiocco rosa caldo che adorna il collo, in perfetto abbinamento con le scarpe non troppo alte e alla borsetta.
Shizuku gli sorride delicata.
"Ciao!" gli dice educata.
"Ciao!" risponde balbettante Shiki.
"Anche tu sei qui per il libro: I sospiri del cuore?" domanda poi.
"Sì, certo…per che cos’altro!" ridacchia Shiki imbarazzato.
Lei nasconde la sua risatina dietro la mano.
Shiki si sente rapito.
"Mi chiamo Shiki Fujii Johansen!" si presenta il mio neko educato porgendogli la mano.
"Shizuku Yamashita!" risponde lei.
Shiki gli prende la mano e con cortesia, gli bacia il dorso.
Ed è la volta della signorina ad arrossire.
"Grazie!" sussurra lei imbarazzata.
"Ma hai detto Johansen?" chiede poi sorpresa.
"Sì…perché?" chiede il mio neko confuso.
"E’ lo stesso cognome dello scrittore!" dice lei entusiasta, mostrandogli il libro.
"Sì, lui è il mio Master!"
"Il tuo Master???"
Shiki annuisce come se fosse ovvio.
"Mi piacerebbe conoscerlo." confessa Shizuku arrossendo, e stringendo forte al petto la copia del suo volume.
"Non l’hai ancora conosciuto?" chiede stupito.
Lei scuote la testa.
"Perché?"
Lei si fa più rossa.
"Ti vergogni?" chiede stupito Shiki.
Lei annuisce con una piccola risata.
"Ma il mio Master, non ti mangia!"
"Lo so…ma…"
"Te lo presento volentieri." risponde subito Shiki.
"Dici davvero?" chiede lei meravigliata.
"Sì certo…farà molto piacere al mio Master…"
"…Ma prima posso offrirti qualcosa da bere?" aggiunge educato.
"Volentieri!" risponde lei cortese.
Si avvicina a Shiki e gli prende la mano.
Il mio neko inizia a “fumare” per l’imbarazzo.
Ma non lascia la mano della sua neko.
"Sei molto carino!" gli sussurra gentile Shizuku all’orecchio.
"Anche tu…sei molto carina!" gli risponde.
Sorridono solari all’unanime.
 
 
***********
 
"Quanti ha Shizuku?" chiedo a mia moglie.
"Ha una anno in meno di Shiki!" mi risponde seguendogli con lo sguardo.
"Ma come sono carini!" esclama poi felice.
"Sì, sono davvero adorabili!" confermo notando i volti solari di entrambi.
"Infondo è arrivato il momento che Shiki si trovi una ragazza." penso un po’ a malincuore.
"Ryan, posso farti una domanda?" mi chiede poi Grace.
Annuisco incontrando i suoi occhi.
"Quanti anni aveva Shiki quando l’hai incontrato?".
"Aveva solo 5 anni."
"Solo 5 anni…era così piccolo!" dice sconvolta.
"Lo so…ma infondo la madre non lo voleva, e per il bene del piccolo non c’era altro da fare, che lasciarlo adottare da qualcuno!".
"Perché hai scelto lui?" mi chiede curiosa.
"Scelto?" ripeto confuso.
"Non l’ho scelto io." gli dico sincero.
Mi volto verso Shiki.
Incontro il suo volto felice, mentre si avvia al bar.
"E’ stato lui, che ha scelto me." gli dico con gli occhi umidi.
"Dici davvero?" mi chiede commossa.
"Sì…era appena arrivato…stava da solo nel suo lettino, spaventato…".
"Io avevo il pomeriggio libero, e ogni tanto andavo al reparto per dare una mano…Shiki aveva un braccino rotto…ma non si faceva avvicinare da nessuno…".
"…solo io sono riuscito a convincerlo….".
 
Era dicembre.
Un freddo pazzesco.
Entro nella cameretta del piccolo.
Era davvero una creaturina piccolissima, stretto nel suo giubbotto blu, rannicchiato in un angolo del letto.
Sembrava così indifeso e solo.
Mi avvicino.
"Ciao!" lo saluto gentile, poggiando il cappotto nero sulla sedia.
"Posso?" gli chiedo indicandoli la sedia vicino a lui.
Rimango colpito dai suoi bellissimi occhi verdi, infinitamente chiari.
Brillanti, pieni di vita.
Shiki fa solo sì con la testina.
"Grazie." rispondo accomodandomi.
"Ti chiami Shiki, vero?"
Il mio piccolo fa ancora di sì con il capo.
"E’ un bel nome, sai."
Mi sorride appena.
"Io mi chiamo Ryan…Ryan Johansen." mi presento.
Mi guardo intorno.
"Sei qui da solo?"
Mi dice di sì.
"Dov’è la tua mamma?"
Scuote il capo abbassando gli occhi.
"Forse è meglio cambiare argomento." penso subito.
Eppure quelli occhi non si adombravano.
Non s’incupivano.
Continuavano a lampeggiare speranzosi.
"Fa freddo eh?" chiedo strofinando le mani una contro l’altra.
"Tu hai freddo?" gli chiedo per ottenere una risposta.
Lui guarda la copertina ai suoi piedi.
Lo copro senza troppe storie.
"Che cosa hai fatto al braccio?" chiedo poi.
"Sei caduto?" azzardo.
Mi dice di sì.
"Ahia…deve farti male."
"Anch’io sono caduto da piccolo…un sacco di volte…però il mio fratellone mi ha insegnato un trucchetto divertente per tirarmi su il morale quando mi facevo male...vuoi vederlo?"
Il mio neko annuisce e sorride.
"Lo sai che hai delle orecchie davvero carine." gli dico sereno.
"Ma le tue orecchie brillano sempre così?" gli chiedo poi curioso.
Noto il suo volto stranito, e dopo un paio di secondi mi dice di no.
"Ah no eh? Infatti mi sembrava strano." gli dico con un sorriso.
"Aspetta un attimo, eh." affermo ancora.
Gli sfioro l’orecchio destro.
Poi gli mostro il pugno della mia mano.
Shiki non capisce.
"Se non soffi…il trucco non mi riesce." gli spiego avvicinandogli la mano.
Le sue piccole labbra si avvicinano.
Sento il suo soffio leggero sfiorarmi la mano.
"Apriamo la mano?" gli chiedo educato.
Annuisce, guardando con impazienza le mie nocche.
"Uno…due…tre…" conto come un vero “mago”.
Il piccolo felice mi aiuta ad aprire la mano.
Il mio palmo ha cinque monetine d’oro.
Sono solo soldi finti che utilizzavo per far ridere i bambini.
Al negozio di giocattoli si trovano a poco prezzo.
Mi piaceva portarmi in tasca quel trucco per far star meglio i bimbi che mi circondavano.
"Ancora!" mi grida entusiasta.
Lo vedo sorridere, e scodinzolare felice.
I suoi occhi si sono accesi di meraviglia.
"Allora parli." gli dico felice.
"Sì Master…" mi risponde piano.
Gli sorrido con affetto.
"Mi piace stare con lui…mi sento un po’ un papà" penso felice.
"Mi dai la manina?" gli chiedo buono.
Lui in tutta risposta la nasconde.
"Non devi avere paura…non ti faccio niente!" gli spiego gentile.
"Voglio solo darti i tuoi soldini." gli dico cortese.
"Perché li dai a me?" mi chiede educato.
"Sei tu il piccolino malato, giusto?" gli chiedo con dolcezza.
Gli sorrido con tenerezza e gli rispondo:
"Perché mio fratello mi diceva sempre che un bimbo malato per guarire e dimenticare le medicine cattive, deve avere un soldino per lo zucchero filato, un altro per i pop-corn, un altro ancora per le caramelle, il penultimo per le ciambelle e l’ultimo per giostra dei cavalli!".gli spiego, appoggiando ogni monetina sul suo comodino.
"La giostra dei cavalli!" mi esclama sorpreso.
"Non ci sei mai stato?" gli chiedo confuso.
"No Master…la mia mamma…" non aggiunge altro.
Non serve…avevo già capito.
Era facile dire "Sei un neko cattivo e non ti meriti nulla!".
I bimbi così piccoli si lasciano condizionare facilmente.
Credono a tutto ciò che gli viene detto.
Credono anche di essere veramente cattivi.
"Cattivi? Non sanno neanche cosa voglia dire per davvero questa parola." mi sorprendo.
"Genitori che maltrattano e abbandonano i figli..con quale coraggio?" penso disgustato.
E davanti quella situazione mi sono sentito così piccolo e inutile.
Non sapevo come consolarlo, cosa dirgli.
"Non è così…non è colpa tua…" mi ritrovo a dichiarare.
"Posso anche comprare il pane per andare al laghetto a dare da mangiare alle oche, alle paperelle, alle anatre e agli anatroccoli…Master!"
Gli sorrido con affetto:
"Ma sì, certo che puoi…è divertente no?"
Lui annuisce con allegria, chiudendo gli occhietti.
"Mi ci porterai?" mi chiede subito con gioia.
Rimango sorpreso da tanta vitalità ed energia.
I suoi occhi brillano di emozione.
"Gli sto dando così tanta forza o è lui che la sta donando a me?" mi chiedo.
"Shiki mi piacerebbe davvero tanto, ma vedi prima devi guarire, altrimenti non puoi uscire da qui tesoro!" gli spiego.
"Tesoro?" penso subito.
"L’ho davvero chiamato così?" mi dico ancora.
Infondo come si poteva resistere a quel piccino.
Era così delicato, tenero, sensibile, amorevole e gioioso.
Chiunque gli avrebbe voluto subito bene.
"Chiunque tranne sua madre." penso triste.
"Sei un medico?"mi chiede improvvisamente rattristato.
"Io…un medico…io ti sembro un medico?" gli chiedo stranito.
Fa di no col capo.
"Però i medici…che sono lì fuori…vogliono solo darti una mano." gli spiego gentile.
"E come?"
"Come? Non dirmi che non lo sai?" gli chiedo stupito.
"Sapere cosa?"
"I medici, sono persone magiche…loro conoscono la magia…e con i loro poteri…riescono a curare i piccolini come te…".
"Davvero?"
"Sì certo…loro possono curare tutti…loro aiutano chi è in difficoltà…".
"Sono supereroi Master?"
"Una specie…" gli rispondo in dubbio.
"Ma io ho paura." mi sussurra.
"Non devi." gli dico calmo.
Mi lascia avvicinare.
Gli accarezzo la testa con dolcezza.
"Chissà se qualcuno prima di me, l’ha mai accarezzato così?" penso istintivamente.
"Ci sono io qui con te." gli dico senza pensarci.
"Rimani qui con me…vicino a me…mentre mi visitano?" mi chiede stupito.
"Sì." gli rispondo sicuro.
"E se mi fanno male?" mi chiede poi spaventato.
"Non lo fanno per cattiveria…lo fanno solo per farti stare meglio." gli spiego tranquillo.
Ma riuscivo a capirlo lui e il “dolore in persona”, non andavano d’accordo.
"Facciamo così…io rimango fermo lì in quel’ angolino…" gli dico indicandolo.
"Guardi solo me…fai finta che ci sia solo io…se hai paura parla con me…dimmi quello che vuoi..."
"Vedrai i medici faranno veloci e non sentirai niente…"
"Ci proviamo?" gli chiedo gentile.
"Va bene Master." mi dice sereno.
"Shiki posso farti una domanda?" gli chiedo educato.
"Sì Master!"
"Perché continui a chiamarmi Master?"
"Perché voi siete il mio Master!" mi dice convinto.
"Io voglio te…come mio Master." mi confessa.
Gli sorrido emozionato.
Mi ero da poco trasferito da solo nella mia nuova casa.
E l’idea di avere un dolce neko come lui che mi gironzolasse per l’appartamento non mi dispiaceva neanche un po’.
"Chissà se sarà possibile?" mi chiedo triste.
"Sono stato con lui solo poche ore e già gli voglio bene!" penso felice.
"Posso chiamare i medici piccolino?" gli chiedo per cambiare argomento e pensare ad altro.
Ci sarei rimasto davvero male, se non l’avrei potuto adottare.
"Va bene Master." mi dice con un sorriso timido.
Ricambio quel dolce sorriso e mi alzo.
"Bravo il mio piccolo!" gli dico solare accarezzandogli la testa.
"Mio?" penso sereno.
Mi avvicino alla porta.
"Master aspetta!" mi sento chiamare.
Mi volto verso il piccolino.
"Che succede Shiki?" gli chiedo con affetto.
China il capo triste.
"Posso avere un abbraccio?" mi chiede timido.
"Posso!" penso rattristato.
"Da quanto le persone devono richiedere un po’ di affetto incondizionato?" mi dico meravigliato.
"Ma certo…tutti i malatini hanno bisogno di un abbraccio." gli dico sereno.
Ritorno vicino al suo lettino.
Shiki gattona verso di me.
Si mette in ginocchio, e mi stringe la vita, con una sola manina.
Quasi mi commuovo.
Sorrido intenerito e l’avvolgo a mia volta.
Il suo corpicino mi sembra così piccolo e delicato.
Così bisognoso d’affetto e di cure.
D’attenzione e d’amore.
"Shiki…" lo chiamo gentile.
"Sì Master?" mi chiede senza lasciarmi.
Ormai il suo bel musino era nascosto dal mio abbraccio.
"Gli abbracci non si chiedono…si donano e basta!" gli spiego.
E senza rendermene conto lo stringo più forte e gli bacio il capo.
Lui sorride raggiante.
 
"Dopo tre giorno mi è stato affidato…chiedeva solo di me…voleva solo me e nessun altro…se io non c’ero non mangiava…"
 
Avevo appena finito a lavoro.
Neanche il tempo di uscire da scuola che mi squilla il cellulare.
"Sono arrivato!" dichiaro poggiando il cappotto sull’appendiabiti.
L’infermiera sbuca da quella tendina a me ormai tanto famigliare.
"Ah…meno male, oggi non ne vuole sapere di mangiare." mi spiega.
"Non si preoccupi…me ne occupo io…" gli dico poggiandole una mano sulla spalla.
"…lei vada pure." concludo con un sorriso.
Aspetto che la porta sia chiusa, prima di avvicinarmi a Shiki.
Con energia sposto le tende che nasconde il lettino del mio neko.
"Beh, cos’è questa storia!" lo riprendo buono a braccia conserte.
"Master!" esclama felice.
"Allora perché non vuoi mangiare!?" chiedo di nuovo.
Lui sbuffa.
E io sorrido divertito.
"Non si sbuffa, Shiki." gli dico avvicinandomi al suo lettino.
"Master!?" mi riprende quasi offeso, come per dire “anche tu non mi puoi rimproverare”.
Guardo la minestrina che ancora calda fumava nel suo piattino giallo.
"Su forza…devi mangiare qualcosa…altrimenti non guarisci più" gli dico mischiando meglio la minestra.
Riempio il cucchiaio e prendo il tovagliolo.
Lo imbocco accostando il tovagliolo sotto il mento per evitare che si macchiasse la maglietta.
Lo vedo masticare con calma.
Gli pulisco la “pappa” rimasta sulle labbra.
"Allora, com’è?" gli chiedo curioso.
Lui annuisce:
"E’ buono!" mi dice soddisfatto.
Io sorrido.
Riempio di nuovo il cucchiaio giallo, soffio un po’ e lo imbocco di nuovo.
"Come va il braccio?" gli chiedo poi.
"Va meglio." mi dice felice.
"Sì, va meglio?! Ne sono felice." gli dico senza pensarci.
Lo imbocco di nuovo.
Poi gli sfioro la fronte.
E incrocio i suoi occhi.
Non erano arrossati come l’ultima volta.
Si stava rimettendo pian piano, e riusciva a dormire tranquillo.
La cosa mi faceva piacere.
Quelli occhietti rossi per il sonno, le lacrime e la febbre non gli si addicevano.
"Cosa c’è Master?" mi chiede un po’ preoccupato.
"No, nulla." gli rispondo calmo.
"Io sto bene." mi dice per tranquillizzarmi.
"Sì, lo so…"gli dico vago.
Lo imbocco ancora, e gli pulisco un po’ il musino.
"Ieri sera mi hanno chiamato, mi hanno detto che per due giorni non sei stato bene, hai avuto un po’ di febbre e la tosse, e mi hanno chiesto se potevo venirti a trovare…"
"Ma voi non siete venuto." mi dice triste.
"Lo so e mi dispiace…ma ero stanco, ero davvero a pezzi, e non ce l’ho fatta." gli spiego.
"Stavate male anche voi?" mi chiede stupito.
Io sorrido intenerito.
"Quanto è adorabile quando fa così!" penso contento.
"Il voi non mi si addice, però detto da lui, è così tenero!" rifletto ancora.
"Più o meno." gli rispondo impreciso.
"I medici non mi hanno detto niente…altrimenti venivo a trovarvi!" mi dice spontaneo.
Sorrido, ma dentro di me scoppio dalle risate.
Gli accarezzo la testa divertito:
"Sì, gli ho detto di non dirti nulla!" ironizzo con simpatia.
Riusciamo a finire il pranzo.
 
"…non dormiva…"
 
Avevo finito la mia prima settimana di docenza.
Ed ero distrutto. Ma non mi dispiaceva dormire con Shiki in ospedale.
Mi ero sistemato su una poltrona abbastanza comoda, e per ripararmi un po’ dal freddo mi rannicchio sotto il mio cappotto.
"Master." mi sento chiamare piano.
"Dimmi Shiki." gli rispondo.
"Posso dormire con voi?" mi chiede gentile.
Lo sento girarsi verso di me.
Le coperte strusciano sul suo corpo.
"Ma starai scomodo piccolino." gli spiego.
"Ma io voglio dormire con voi." insiste.
Sospiro rassegnato.
Mi alzo e piego il cappotto.
L’appoggio sulla poltrona e prendo dalle tasche, il cellulare, i mazzi di chiavi e il portafoglio.
Apro il cassetto del mobiletto del piccolo, e li metto lì.
Non sentendoli addosso, non ero tranquillo.
Chiudo il cassetto sicuro.
Faccio il giro del letto, sento gli occhi di Shiki, su di me.
Mi siedo sul letto e questo scricchiola appena sotto il mio peso.
Mi sdraio accanto al mio dolce neko.
"Va meglio così?" gli chiedo gentile.
In tutta risposta si accoccola al mio petto.
Mi stringe forte con una manina.
"Io dormo con il mio Master!" canticchia felice.
Sorrido e mi rannicchio contro di lui.
"Però dobbiamo fare attenzione al braccino." gli dico accarezzandogli la guancia.
"Sì Master…"
"Se ti fa male…o ti da fastidio me lo devi dire subito,va bene?"
"Ma così il mio Master, non dormirà più con me." afferma sconsolato.
"Shiki..."
"Faccio attenzione Master…faccio attenzione!" mi ripete sicuro.
"Vuoi un po’ di coperta?" mi chiede educato.
"Di tanto in tanto si ricorda che gli ho permesso di darmi del tu!" penso divertito.
"No, ti ringrazio, io sto bene così." gli dico tranquillo.
"Dormiamo?" chiedo accarezzandogli il capo.
Sento la sua testina dirmi di sì.
"Posso avere la mano?" mi chiede poi.
"Povero piccolo…è così tenero e vuole solo un po’ di affetto." penso impietosito.
"Ma certo Shiki." gli rispondo.
Lui ridacchia contento.
Ci addormentiamo così.
Raggomitolati uno vicino all’altro, con le mani unite.
La sua manina mi sembrava ancora più piccola stretta nella mia.
 
"… non si lasciva visitare…"
 
"Dottore!" chiamo subito percorrendo il corridoio.
"Dottor Scott…che cosa succede?" chiedo al medico che aspettava fuori dalla porta.
"Shiki fa il monello…non si vuole far visitare!".
"Perché?" chiedo stupito.
Mi mostra una siringa.
"Non è di suo gradimento." mi dice il medico.
"Che cos’è?" chiedo subito.
"Un antinfluenzale…"
"Deve farlo per forza?"
"Purtroppo per lui sì…"
"Vuoi che gli tenga fermo il braccio?" gli chiedo.
"Le sue braccia sono troppo livide, ed è troppo piccolo per farla sulla pancia…piccino com’è sarebbe meglio sul…"
"Sì, ho capito." gli dico senza fargli finire la frase.
"Magari, ha solo paura degli aghi." ipotizzo.
"Ci ho pensato anch’io…ecco perché gli ho detto che è uno strumento magico!".
"E non ha funzionato, vero?"
Il medico arriccia le labbra e mi dice di no.
"Ci parlo io!" gli dico subito.
Entro svelto nella sua stanzetta.
Getto il mio impermeabile beige sul letto vicino ormai vuoto.
"Shiki!" chiamo subito preoccupato.
E’ rintanato ai bordi del letto, con le lacrime agli occhi.
"Piccino…è così impaurito" penso subito.
"Eppure qui i medici sono tutti eccezionali."
"Chissà perché fa così?" penso scontento.
Corro da lui, e mi siedo sul letto al suo fianco.
Subito l’abbraccio forte.
"Però non possiamo fare questo tutte le volte!" gli dico.
Lo sento singhiozzare.
"Shiki." lo chiamo con dolcezza.
"Master ma io ho paura, se non ci sei tu."mi dice onesto tra le lacrime.
"Shiki…te l’ho già detto…qui sei al sicuro." affermo con un bacetto.
"Io voglio solo il mio Master…voglio stare con te!" mi dice abbracciandomi più forte.
"Shiki…ma quanto sei carino!" penso con affetto.
"Nessuno si è mai affezionato così tanto a me!"
Con dolcezza gli alzo il volto, e incrocio i suoi occhietti.
"Ora ci sono io con te…"gli dico sereno.
"…andrà tutto bene." gli dico asciugandogli le lacrime con la nocca dell’indice.
Mi sorride tranquillo anche se le lacrimucce non volevano smettere.
"Su …"gli dico asciugando l’ultima lacrima.
"…Facciamo la puntura?" gli chiedo buono, accarezzandogli la fronte e un paio di capelli.
Lui annuisce, anche se poco convinto.
"Me la fai tu?" mi chiede con semplicità.
"No Shiki…io non sono capace, potrei farti male…ci pensa quel dottore simpatico, va bene?".
"Va bene…però tu mi stai vicino?"mi chiede in sussurro.
"Non mi muovo da questa stanza." gli sorrido.
"Mi aiuti con i vestiti?" mi chiede poi un po’ tranquillo.
Annuisco, donandogli un altro sorriso incoraggiante.
L’aiuto a stendersi a pancia sotto. Gli accarezzo l’orecchio morbido.
"Non aver paura." gli sussurro.
Shiki annuisce, e pacato poggia la testa sul cuscino.
Gli abbasso i jeans graziosi che aveva addosso. Poi le mutandine bianche.
"Ma che culetto carino…lo riempierei di baci!!!" penso divertito ma onesto.
Sorrido, rendendomi conto che ormai quel piccolino mi aveva comprato.
Faccio segno al medico di avvicinarsi, mentre io mi sposto, nel mio solito angolo.
"Lui è sicuramente più bravo di me, in queste “attività”…infondo è un medico, chi meglio di lui…io potrei fargli davvero tanto male." penso convinto.
Il medico fa il suo dovere. Un paio di pizzicotti e prepara la siringa.
E io non posso fare a meno di guardare il faccino di Shiki.
Per rassicurarlo un pochino.
Appena l’ago entra, la faccina di Shiki si maschera di paura e dolore.
I suoi occhietti si chiudono di colpo, e la sua manina stringe forte il lenzuolo.
In effetti anche a me quel’ago sembrava troppo grande per un sederino così piccolo.
Il medico con dolcezza, gli accarezza la schiena:
"Tesoro, rilassati…non essere teso…altrimenti ti farò male." gli spiega tranquillo.
Attiro l’attenzione del mio adorabile neko, sussurrando il suo nome.
Lui alza gli occhi su di me. Gli faccio cenno di calmarsi, e di respirare a fondo.
Lui mi dice di sì. E subito mi obbedisce.
E in un attimo…
"Ecco fatto…abbiamo finito!" esclama il medico, rivestendolo.
Il mio dolce neko, si massaggia la parte appena punta.
Ringrazio il medico sottovoce, e mi avvicino di nuovo a lui.
Gli pizzico con fare scherzoso la punta dell’orecchio.
Shiki alza il volto su di me, e gli scappa una lacrimuccia.
Ci rimango male.
"Vieni qui!" gli sussurro prendendolo in braccio.
Si acciambella contro di me, e la sua manina sana afferra il mio maglione.
E’ talmente piccolo, che la mia mano sulla sua schiena sembra quella di un gigante, e con mia sorpresa riesce a stare perfettamente seduto sul mio braccio.
Lo cullo un po’.
"Hai visto non ci abbiamo messo tanto."
Lui annuisce contro il mio petto.
"Non ha fatto male, vero?" gli chiedo poi.
Lui scuote il capo.
Ma il suo bel musino è così triste.
"Vuoi uscire un pochino?" gli domando.
Il suo faccino triste si riprende subito.
"Sì per favore!" esclama felice.
"Dottore..possiamo uscire per qualche oretta?" chiedo.
Il medico ci guarda per un secondo.
"Copritevi bene, mi raccomando." ci dice con un sorriso.
Poi esce dalla stanza.
Io e Shiki ci guardiamo felice, all’unisono chiudiamo gli occhi, e sorridiamo soddisfatti e allegri.
Le nostre fronti si sfiorano complici, i nostri nasini si toccano appena.
E in quel momento capisco che Shiki è davvero vitale per me.
 
"…non faceva nulla…"
 
"Shiki!" lo riprendo buono a braccia conserte.
Lui agita più volte il capo per farmi capire che è un no deciso.
"Questo è fare i capricci!" affermo agitando il dito, come per dire “non si fa”.
"E al Master non piace?" mi chiede triste.
"No, al Master non piace!" gli rispondo sentendomi importante.
"Forza, prendi le tue medicine…come ti ha detto il medico!" aggiungo convinto.
"E va bene Master!" mi dice come se dovesse farmi un favore.
Sorrido divertito, ma dentro di me mi sento in pace.
"Bravo il mio piccolo!" penso con simpatia e affetto.
 
"…però malgrado questo…quando l’ho portato a casa…nonostante la mia casa gli piacessero, e gli piacesse la mia compagnia…per la prima settimana non ha proferito parola…solo lo stretto necessario…non si lasciava neanche toccare…solo qualche carezza e qualche abbraccio…"
"…continuava a chiamarmi Master…e mi dava categoricamente del voi…".
"Poi per fortuna si è sciolto…ed è diventato il bellissimo neko che è adesso!" esclamo orgoglioso.
"Per questo sei sempre così protettivo nei suoi confronti?" mi chiede mia moglie.
"Sono protettivo è vero…" ridacchio appena tra me.
"…Ma non so dirti il perché…credo che sia stata tutta colpa dell’istinto!" gli spiego sereno.
Cerco di nuovo il volto di Shiki.
Lo guardo sorridere divertito e raggiante, accanto a Shizuku.
Sorrido felice.
Il mio cuore sorride con me.
"Ti voglio bene Shiki!" penso commosso.
 
Sì, sarebbero stati una bella coppia.^^
E da lì ad tre anni sarebbero stati una coppia gioiosa assieme ai loro tre gemelli.
Due bellissime femminucce e un meraviglioso maschietto.
Yuri e Yoko Fuji Johansen.
Ren Fuji Johansen.

 
 
"Gli sto dando così tanta forza o è lui che la sta donando a me?" mi chiedo.
 
Non si trattava solo di forza… e andava ben oltre la lealtà, la fiducia e il rispetto…
...No, non era solo forza…ma amore, amicizia e affetto illimitato che entrambi ci scambiavamo reciprocamente senza accorgersene.
 
Questo vuol dire volersi bene.
 
 
Fine.


 
Note dell’autrice:
Salve a tutti!!! \(^.^)
Allora, non è adorabilmente amoroso il piccolo Shiki?!? :)
E la piccola Kate? E 
Shizuku? 
Io credo che li spupazzerei tutti da mattina a sera. ;)
Bene, in questa parte abbiamo capito il risentimento di Ryan nel primo capitolo dopo che ha detto "Cattivo" a Shiki, e la sua preoccupazione nel capitolo cinque riguardante il braccio sinistro del nostro piccolo amico neko. Insomma abbiamo capito perchè tanta attenzione e affetto nei confronti del micetto.
Ed ecco anche spiegato perché la storia s'intitola "La scelta di Shiki" :)
Eccoci qui, siamo giunti alla fine. 
Fa sempre un certo effetto scrivere la parola fine, solo perchè ha la capacità di riempirti d'emozioni e di svuotarti poco dopo. ù.ù
Beh comunque sì, purtroppo questa "prima parte" è finita!
Ma spero vivamente di ritrovarvi nella seconda serie!
 
Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.

 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1333832