Tutte le ragazze di Appetite.

di 48crash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Michelle - My michelle. ***
Capitolo 2: *** Barbi - Rocket Queen. ***
Capitolo 3: *** Erin - Sweet Child O' Mine. ***



Capitolo 1
*** Michelle - My michelle. ***


Michelle – My Michelle.

 

Mi alzai dal letto dove avevo passato la notte ancora una volta. Sorrisi guardando Axl addormentato e, solo ora, angelico e scivolai giù dal soppalco dove ci eravamo dati al sesso selvaggio più di una volta, cercando di non svegliarlo.
Attraversai in silenzio il garage dove vivevano lui e il suo amico Slash, un altro musicista capellone un po' tossico col quale, tra l'altro, avevo condiviso le sigarette mentre stavo alla junior high.
Slash era stravaccato a terra, con la testa appoggiata tra due amplificatori. Pareva quasi una persona tranquilla messo lì così, con gli occhi chiusi coperti da quella valanga di ricci scuri, la bocca semiaperta e le membra abbandonate. Non si era nemmeno tolto i vestiti. Lo scavalcai e aprii piano la porta, poi scivolai fuori.
Appena uscita, inspirai un po' l'aria inquinata della periferia di Los Ageles prima di accendermi una sigaretta e svoltai evitando tossici e prostitute per arrivare a casa mia.
Condividevo un monolocale un paio di isolati più in là con Melissa, che aveva frequentato con me la junior high ed era anche stata con Slash per un po' quando lui si faceva chiamare ancora Saul e non aveva la minima idea del fatto che avrebbe incontrato un pazzo dai capelli rossi, un tipo alto 2 metri e un timidone dall'aria costantemente fatta e che insieme a loro e al suo vecchio amico Steven avrebbe formato una rock band che valeva qualcosa.
Melissa era appoggiata alla porta quando arrivai, con una canna infilata tra le labbra. Mi salutò con un cenno della mano e un mezzo sorriso stanco.
<< Strip o Axl ieri sera? >>
La guardai ammiccando, come a chiederle “Secondo te?”. Lo sapeva che, da un po' di tempo a quella parte, ero diventata un'assidua frequentatrice del garage dei Guns N' Roses, e in particolare di Axl. Naturale che ero stata lì la notte precedente.
Mi sorrise e si scostò dalla parete. << Vai da qualche parte oggi, Michelle? >>
<< No, non credo. Vado a dormire un po' >>.
<< Io vado al lavoro allora. Ci vediamo più tardi >>.
Melissa uscì dall'appartamento, mentre io mi sdraiavo sul divano che campeggiava in mezzo alla stanza senza togliermi nemmeno le scarpe. Avevo bisogno di dormire, prima della prossima serata.


Uscii di casa accompagnata da Melissa attorno alle dieci di sera. Stivali col tacco, pantaloni di pelle, capelli sciolti, pronta alla festa.
Appena arrivate nella via, vidi gente che beveva e fumava a volontà svaccata un po' dovunque, e Slash che si scopava una ragazza sul prato pieno di mozziconi e bottiglie vuote. Segni evidenti che tutto era già iniziato.
<< Ehi, baby >>.
Riconobbi la voce di Axl anche senza vederlo, e mi voltai per alzare la visiera del suo cappello e appoggiare le labbra sulle sue: ovviamente l'idea del bacio casto non era contemplata nella mente di Axl, così in meno di due secondi avevo la sua lingua infilata in bocca che giocava con la mia, ma devo dire che ci sapeva fare. Nella stessa maniera diretta mi aveva portato a letto la prima sera in cui ci eravamo visti, e non mi era dispiaciuto affatto.
<< Andiamo dentro? >>mi chiese con uno sguardo sexy. << Porti anche lei? >>fece indicando Melissa con lo sguardo.
Lei sorrise. << No, vi lascio soli. Sto cercando una persona >>.
Ancora prima che si fosse allontanata, noi stavamo già salendo le scale che portavano al soppalco, e Axl non aveva più la metà dei vestiti che indossava prima. Mi sdraiò sul letto, posizionandosi sopra di me. Scalcia via gli stivali e lasciai che mi sfilasse con un colpo secco i pantaloni, mentre io infilavo una mano nei suoi e gli passavo l'altra tra i capelli continuando a baciarlo. Pochi istanti dopo avevo la sua bocca avventata attorno al mio seno e sentivo la sua erezione spingere contro i suoi jeans.
Finalmente riuscì in qualche modo a strapparmi gli slip e io a calargli i pantaloni, e subito dopo me lo ritrovai dentro. Mi strappai la maglietta, che mi era scivolata tutta da una parte dopo che lui l'aveva spostata per arrivare al mio petto, in modo da far finalmente aderire ogni centimetro dei nostri corpi.
Oh, adoravo quei momenti, e lui lo sapeva. Sapeva veramente come muoversi, e tutti gli altri con cui ero stata prima di lui (dalla mia prima volta nei bagni della scuola un bel po' di anni prima) non reggevano il confronto.
Quando finivamo poi, parlavamo per il resto della notte fumando e bevendo. Lui capiva tutto quello che gli dicevo e anche a me piaceva ascoltarlo. Forse era quello che stabiliva l'alchimia tra noi, oltre all'incastro perfetto dei nostri corpi, l'incontro perfetto delle nostre anime, e la dimostrazione che entrambi, dietro a tutto ciò che avevamo passato e sotto alle corazze che c'eravamo costruiti per sopravvivere in quel mondo, eravamo ancora persone profonde.
Mentre io e lui stavamo facendo sesso, qualcun'altro, credo Steven, il loro batterista, con una ragazza che non riuscii a identificare, salì sul soppalco e si sdraiò dal lato opposto al nostro. Un'altra cosa che capitava spesso, e non ci facemmo caso.
Alla fine, con un ansito soddisfatto, Axl si staccò dalle mie labbra restituendomi il respiro, e rotolò via da me, rimanendo sdraiato al mio fianco. Allungò la mano, afferrò una bottiglia di birra dal pavimento e bevve, per poi offrirne anche a me, che ne presi un sorso. Presi la maglietta dal pavimento e strisciai fino a riuscire a prendere la mia borsa, abbandonata lì alla fine della scala. Ne tirai fuori un paio di sigarette e un accendino e tornai a letto. Mi sedetti e infilai una sigaretta tra le mie labbra e una tra le sue, protese ad afferrarla, poi le accesi entrambe con un'unica fiammata avvicinando i nostri visi.
Lui sorrise nel buio. << L'ho scritta, sai >>.
Sgranai gli occhi e mi voltai verso di lui. << Cosa? >>
<< La canzone. I ragazzi avevano una musica senza parole, ce le ho messe io. Parla di te. Dice proprio tutto >>.
Soffiò fuori ancora un po' di fumo, che salì verso l'alto. << Dai, raccontami ancora qualcosa, Michelle >>.

 

Erano le nove di sera e il locale era pieno di fumo. I ragazzi erano già tutti sul palco, tranne Axl e Slash, e tutti si chiedevano dove fossero finiti. Io e Melissa, appoggiate alle parete, guardavamo Duff e Izzy che sincronizzavano gli strumenti mentre fumavamo qualcosa.
Non lo davo a vedere, ma ero tremendamente curiosa: Axl mi aveva detto che quella sera, lì allo strip, avrebbe presentato la canzone che parlava di me. Buttai fuori il fumo giocherellando con la pella del mio labbro con i denti fino a che non sentii il sapore del sangue in bocca, poi mi presi una sorsata del Jack Daniel's che avevo nel bicchiere per cacciarlo via.
<< Mitch? >>
La voce serena e un po' brilla di Melissa mi risvegliò dai miei pensieri.
<< Sì? Ah, uhm. Tutto bene >>risposi. << E' che...aspetto Axl, niente >>.
Lei mi guardò e sospirò facendo una mezza risatina. << Aspetti notizie importanti? Non sarai mica incinta >>.
Mi girai a guardarla e risi a mia volta. << Ma figurati. Con tutto quello che bevo se restassi incinta morirebbe subito >>.
Mi voltai di nuovo verso l'entrata del locale e inspirai un altro po' di fumo.
All'improvviso vidi entrare Slash abbastanza trafelato, pareva che avesse corso per arrivare prima di qualcuno, forse Axl, e pareva un po' stonato. Si avvicinò a me ansimando leggermente e cercò di nasconderlo prendendo un sorso di Jack dal bicchiere di Melissa.
<< Michelle...ti devo parlare >>disse prendendomi da parte nella folla del locale.
Lo fissai sorpresa. << Che c'è? È successo qualcosa? >>chiesi preoccupata.
<< No, va tutto bene. Il problema è Axl >>.
<< Axl cosa? >>esclamai sgranando gli occhi e lasciandomi sfuggire la sigaretta dalle dita.
<< Tranquilla! >>si affrettò a dire sollevando le mani e afferrando il mio bicchiere prima che raggiungesse la sigaretta sul pavimento lercio. << È solo che ho sentito la sua, ehm, la tua canzone. E non mi pare che abbia tatto. Ma lui non vuole cambiare nemmeno una parola >>.
<< Ah >>commentai.
<< Mi spiace, Michelle >>disse. Scosse la testa e si voltò verso la porta. << Oh, è arrivato. Scusami, devo andare. Cerca di non farci troppo caso >>. Si voltò e schizzò verso il palco, dove Axl e gli altri lo aspettavano.
Axl insistette per fare la canzone scritta per me per prima, che annunciò col titolo di
My Michelle. Già, la sua Michelle. Ero sempre stata così selvatica che non ero mai appartenuta a nessuno, nessuno mi aveva sentita come sua, ma con lui era diverso e lo sapevamo entrambi.
La canzone iniziò. Aveva un tono dolce e un po' malinconico, che venne poi rimpiazzato da qualcosa di più aggressivo e ritmato.
Poi Axl iniziò a cantare.
<<
Your daddy works in porno, now that mommy's not around. She used to love her heroin, but now she's underground >>.
I ricordi mi invasero la testa. Non era orribile né priva di tatto. Era solo la verità.
Rividi tutti quei momenti che avevo vissuto anni prima: mio padre che vendeva tutta quella roba, e mia madre che si faceva nel bagno, poi mi diceva che mi voleva bene e spariva sull'Hollywood Boulevard a cercarsi altra roba con cui imbottire ulteriormente il suo corpo logorato. Rividi me stessa al suo funerale, con quell'abito nero che le era appartenuto e mi stava largo, con le lacrime che mi scorrevano giù dalle guance senza che riuscissi a fermarle. Mi ricordai di quando avevano calato la bara nel buco scavato nel terreno, mentre la pioggia cadeva, e mi cadde una lacrima. Ma forse era anche quella solo un ricordo.
<< So you stay out late at night, and you do your coke for free, drivin' your friends crazy with your life's insanity >>.
Le parole arrivavano dritte al mio cuore, ognuna di esse. Quante cose gli avevo detto di me dentro a quel letto?
Avevo cominciato subito dopo la morte di mia madre a sparire da casa. Mio padre non si curava particolarmente di me, non sapeva come prendermi. E io sparivo. Avevo 12 a malapena.
Stavo in giro la notte e ne combinavo di ogni. Era in quel periodo che avevo cominciato a drogarmi, per poi ripulirmi una volta che mi fui resa conto del fatto che stavo diventando uguale a mia madre.
Rubavo, facevo sesso e rollavo canne per tutti. E loro impazzivano per me.
Gli piacevo anche di più quando cantavo. Avevo una bella voce, e se ero abbastanza ubriaca da scordarmi del fatto che a cantare mi aveva insegnato mia madre montavo su un tavolo in un pub qualsiasi e cantavo, mentre loro mi imploravano di continuare.
<< Well, well, well, you just can't tell . Well, well, well, my Michelle >>.
La voce graffiante di Axl mi riempì le orecchie, mentre lo guardavo muoversi sul palco. Quella canzone era fantastica, un ritratto perfetto di me.
<< Michelle, ma sei tu? >>mi chiese Melissa avvicinandosi.
Annuii debolmente, sorridendo.
<< E...? >>
<< E mi piace, Mel. Axl non poteva non dire la verità, ma le cose stanno così >>.
<< Evryone needs love, you know that it's true. Someday you'll find someone that'll fall in love with you >>.
Lo guardai e sentii le mie labbra truccate tendersi in un sorriso. Gli avevo detto io che un giorno mi sarei data una regolata, che un giorno, forse, avrei trovato l'amore. E lui mi aveva risposta che lo sperava per me e che me lo meritavo. Dovevo solo continuare a cercare.
<< But oh the time it takes, when you're all alone, someday you'll find someone that you can call you own, but till then ya better... >>.
Capivo perfettamente che fra noi era solo un gioco fin dall'inizio. Ma lui mi stava augurando, un giorno, di trovare qualcuno che mi amasse e mi facesse sentire a posto, per una volta.
E quel “till then ya better”, detto da lui, con quel movimento con cui l'aveva accompagnato, credo lo capissero tutti cosa volesse dire.
Sentivo gli sguardi dei presenti che conoscevano il mio nome e il mio rapporto con Axl in quel periodo puntati su di me. Nessuno osò chiedermi nulla però, almeno non quella prima sera.
Appena la canzone finì, vidi Axl che guardava verso il punto dove stavo con Melissa, cercandomi con lo sguardo. Quando mi trovò, mi lanciò un bacio con la punta delle dita e lo sguardo malizioso, accompagnandolo con un sorriso, prima di presentare la canzone seguente.
Sorrisi a mia volta e abbassai lo sguardo, poi dissi a Melissa che uscivo, e che, forse, sarei tornata il mattino seguente. In fondo ero sempre io, la solita selvaggia Michelle.
Mi incamminai nella notte losangelina con una sigaretta tra le labbra, stretta nella mia giacca di pelle. Tutti quei pensieri e quei ricordi mi annebbiavano la mente, mentre fumo e alcool mi invadevano il corpo. Quella canzone era così intensa ma così semplice e diretta che mi aveva sconvolto. Era un fulmine a ciel sereno, proprio come il pazzo che ne aveva scritto le parole.
Mi sedetti in un praticello sul bordo della strada e cominciai a guardare la luna. Dopo poco mi addormentai, e non so come avesse fatto a trovarmi, ma quando mi sveglia Axl era sdraiato accanto a me e mi fissava sorridendo e accarezzandomi i capelli castani nella luce emanata da un lampione.
<< Ma come...? >>cominciai, con la voce impastata dal sonno e dall'alcool.
<< Shh >>mi zittì appoggiando l'indice che sapeva di liquore sulle mie labbra. << Sono contento che ti sia piaciuta. È un regalo, so che nessuno te ne ha mai fatti >>.
Mi baciò e mi portò sopra di sé, mentre io lo trascinavo di nuovo nel mio mondo senza regole che solo lui capiva alla perfezione.
Con quella canzone mi augurava di trovare l'amore e la serenità che non avevo mai avuto, e io ci speravo davvero. Nel frattempo però, la cosa più vicina all'amore che avessi era lui.













Ecco la mia creazione. E' stata una fatica, visto che l'ho trascritta al pc tra una pagina del libro di scuola e l'altra. Spero di aver fatto un buon lavoro ;)
Ok, questo è il primo capitolo, e voglio proprio vedere se quacuno sarà arrivato fino alla fine a leggerlo.
Sono un po' sclerata, ma spero di fare meglio i prossimi e di non aver rovinato questa canzone meravogliosa con questo mio "coso". Specialmente le scene di sesso mi mettono in crisi, perchè mi pare di scendere troppo nei particolari, poi troppo poco, poi non lo so, quindi alla fine non so come me la cavo. E anche il resto non mi pare di far meglio, ma almeno qui ho usato la biografia del signor Hudson per i dettagli, quindi vado sul sicuro, non come nella mia precedente ling-fic.
Spero ardentemente che vi sia piaciuto, se siete arrivati fin qui!
Un bacio, Lucy :**

 

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Capitolo 2
*** Barbi - Rocket Queen. ***


Barbi – Rocket Queen.

 

<< Barbara Von Grief, un nome da suora! E tu non lo sei affatto >>.
Il solito sorriso malizioso gli squarciò il viso per un attimo.
Sorrisi a mia volta. << Nemmeno il tuo nome ti rispecchia, William >>.
<< Come darti torto, bellezza. Non per niente mi faccio chiamare Axl >>.
Ridacchiai a mia volta mentre mi accendevo una sigaretta. Ogni volta che qualcuno pronunciava quel nome, mi veniva immancabilmente in mente il mio primo in contro con il singolare individuo che lo portava, che ora giaceva al mio fianco mezzo spogliato e e mi osservava mentre mi muovevo su quel letto improvvisato.
Era cominciato tutto qualche mese prima. L'avevo visto alcune volte cantare nei locali di L.A. e dintorni, ma non ci avevo mai parlato. Era solo uno dei tanti che ci provavano, anche se forse, particolare com'era, lui ce l'avrebbe fatta. Io ero la regina della scena underground, i miei strip-tease erano i più gettonati di tutta Los Angeles, mi drogavo più di lui, mi scopavo almeno tre uomini a notte, e il mattino dopo scomparivo con una Marlboro rossa tra le labbra camminando sui miei tacchi a spillo vertiginosi, avvolta nel mio cappotto di pelle che mi riparava dalla sofferenza. La musica mi piaceva, mi piaceva da impazzire, e se la mia vita non fosse già stata quella penso che avrei fatto la groupie, o la producer musicale, ma ai tempi ciò che facevo mi appagava completamente ed era abbastanza. In fondo, da qualsiasi parte stai, qualsiasi contatto ti basta. E a me i musicisti bastava strapazzarli un po', ed essere lì a vederli scrivere canzoni e diventare famosi, e poi andarsene via da quei quartieri.
Ricordo che quando mi presentarono Axl non lo trovai nulla di più dei musicisti che mi ero già fatta prima di allora. In verità, a parte i capelli rosso fuoco e quella voce graffiante che tirava fuori sul palco, come se stesse per strozzarsi, non c'era nulla in lui che attirasse la mia attenzione più di quanto lo facesse il suo chitarrista ritmico, Izzy. Ricordo che fu proprio lui a presentarci, anche se al momento ero talmente fatta da non capire da dove fosse saltato fuori lui e quando l'avesse fatto. Ma era tipico di Izzy sbucare fuori dal nulla senza preavviso.
<< Piacere, Barbi >>avevo detto porgendogli la mano e appoggiandomi alla spalla di Izzy. << Sono nota per la mia presenza accanto ai vari musicisti in zona >>.
Forse suonava un po' come "Sono Barbi e faccio la puttana". Non mi importava. Niente di particolare, la verità. Forse anche questo l'aveva colpito di me: dicevo sempre la verità, anche se non era il massimo. Vivevo in quei quartieri fatiscenti da quando ero nata, e sapevo che non era il posto giusto per fare smancerie. In fondo, era pur sempre la verità, e a me non dispiaceva affatto quello che facevo. Non mi importava cosa ne pensassero gli altri.
<< Allora dopo potresti "presenziare" al mio fianco da qualche parte, che ne dici? >>mi aveva risposto il rosso con fare ammiccante. << Axl, comunque >>.
<< Axl?? Che nome è?! Non dirmi che ti chiami seriamente così! >>avevo esclamato senza riuscire a trattenermi.
In quel momento, tutti si erano zittiti, e mi avevano guardato tra il sorpreso e il preoccupato, per poi spostare lo sguardo su di lui, come se si aspettassero che mi uccidesse da un momento all'altro. Sicuramente, in un momento di maggiore coscienza di me stessa mi sarei data un minimo di autocontrollo: avevo già sentito parlare del suo carattere irascibile, anzi, posso dire che, fin dagli esordi, su Axl Rose se ne sentivano di ogni, ma in quel momento proprio non ci avevo pensato.
Alla fine però, lui si era messo a ridere del tutto inaspettatamente.
Quella sera avevo fatto il giro dei locali con lui e la sua band, che aveva un nome che mi aveva catturato fin dal primo momento in cui Izzy me ne aveva parlato, Guns N' Roses. L'idea di affiancare un fiore dalla connotazione romantica come la rosa ad uno strumento di morte come una pistola mi aveva affascinato fin dall'inizio. Solo poi ero entrata nella testa di chi aveva concepito quell'ossimoro. Alla fine della serata, il rosso era sparito chissà dove, e io ero finita a letto con Izzy, come avevo desiderato fin dall'inizio.
Nelle serate che avevano seguito quel primo nostro incontro mi era capitato di uscire con quel gruppo sempre più spesso, li incontravo allo strip, andavo a vedere i loro concerti con qualche amica, uno di loro, di solito il batterista, mi offriva qualche drink. Spesso finivo a letto con Izzy e circuivo quell'ingenuo dell'altro chitarrista, Slash. Era ancora un bambino, e ogni volta che me lo facevo mi guardava ammirato mentre mi slacciavo il reggicalze. Non che io fossi più vecchia di lui, solo più vissuta. A crescere com'ero cresciuta (così in fretta, così dissennatamente), lo si diventa per forza.
Però, ogni volta che uscivo con loro, sentivo lo sguardo di Axl pungermi la pelle. Era chiaro che anche lui, come me, era abituato a farsi chiunque desiderasse, e il fatto che io non gli fossi caduta ai piedi subito, e che avessi addirittura riso del suo nome d'arte, gli bruciava da morire. E io, che ero esattamente identica a lui, mi divertivo a giocarci. Ogni mio movimento, ora che ci penso, era atto a provocarlo, da come camminavo, alle occhiate che gli lanciavo mentre facevo lo spogliarello, a come mi leccavo le labbra ogni volta che bevevo un sorso di quello che mi offrivano. E alla fine erano stati i nostri caratteri tanto affini a far scoppiare la passione tra noi.
Mi ero divertita a negarmi per quasi un mese, mentre lui si faceva decine di altre donne. Ma se devo dire la verità, alla fine non avevo ceduto per pietà, o perché mi fossi stancata di farmi rincorrere. L'avevo fatto solo dopo che aveva sentito le urla di piacere di una mia amica mentre era con lui allo strip, nel camerino accanto al mio. Proprio così, l'avevo fatto solo per me.
Quella sera, quando ero andata nel mio camerino ad infilarmi un paio di jeans dopo la mia esibizione, sapevo che lui mi avrebbe seguito. Proprio non ce la faceva più, povero diavolo.
Quando aveva chiuso la porta dietro di sé, non mi ero nemmeno voltata. Non era né il primo né l'ultimo che entrava nel mio camerino in cerca di qualche attenzione in più, ma gli uomini con cui volevo andare a letto me li sceglievo io, sempre. Se fosse stato un altro, l'avrei cacciato fuori.
<< E così ti sei deciso, alla fine >>avevo detto piatta, sciogliendomi i capelli e buttandoli indietro.
<< E quindi mi aspettavi, Barbi >>aveva commentato lui, con tono malizioso.
Avevo riso gettando la testa all'indietro, prima di voltarmi a guardarlo. Era chiaro che l'idea che fosse una donna a tenere lui sul filo del rasoio lo tormentava. Era questo che lo aveva fatto innamorare di me, più tardi.
Quando mi ero voltata avevo notato il suo sorriso malizioso, con il quale chiunque, io compresa, in quell'ambiente cercava di nascondere la sua sofferenza e il suo passato, e, con la coda dell'occhio, un'erezione imbarazzante sotto i pantaloni di pelle, che lui (devo ammetterlo) dissimulava perfettamente.
<< Lo so che vuoi scoparmi dal primo momento che mi hai vista, William >>avevo detto continuando a rivestirmi, come se lui non fosse stato lì alle mie spalle, sempre più eccitato. Sapevo che quella sera l'attesa sarebbe finita, ma volevo farlo aspettare ancora un po'. È molto meglio spogliarsi se si hanno dei vestiti, addosso.
<< William? Come sai del mio...? >>aveva chiesto lui, preso in contropiede.
<< Niente, me l'ha detto Izzy >>avevo risposto con nonchalance. << A me Axl non piaceva proprio >>avevo aggiunto maliziosa guardandolo dritto negli occhi.
Lui aveva sorriso e scosso la testa. << Ah-ah. Ora tu sai qualcosa di me. E io voglio vedere qualcosa in più su di te. Quindi... >>
<< Ci sto, maschione >>avevo risposto sarcastica. << Fammi finire di vestire, e andiamo da me >>.
L'aria di Los Angeles era fresca, quella sera. Avevamo fumato in silenzio dalla stessa sigaretta, camminando verso il mio appartamento, entrambi stringendoci nei nostri giubbotti di pelle.
L'avevo capito da subito, e quel momento di silenzio prima della notte di sesso sfrenato che ci aspettava mi aveva confermato che dietro alla sua apparenza da duro, quell'Axl nascondeva un'anima malinconica e sofferente, ma che avrebbe pagato purché nessuno ne rivelasse l'esistenza. Di nuovo, eravamo così simili.
Da quella notte in poi, mi ero abituata a sentire il suo respiro sulla pelle, durante la notte, ad uscire correndo mano nella mano con lui, come due ragazzini, dallo strip e dai suoi concerti, a fumare decine di sigarette facendo un tiro a testa fino a che non le consumavamo tutte. Nessuno di noi due era cambiato per l'altro, lui continuava ad andare a letto con qualsiasi cosa si muovesse, io continuavo a farmi i musicisti che suonavano nei dintorni, ma c'era qualcosa nei momenti che passavamo insieme che era diverso da qualsiasi cosa io avessi condiviso con qualsiasi altro uomo. Ammetto che probabilmente provavo davvero qualcosa per lui. Ed era evidente per i miei occhi da profonda conoscitrice del genere maschile che lui provava qualcosa di più che semplice e pura attrazione fisica, per me. Ci somigliavamo. Tanto, troppo.
Abitavo dalla parte opposta della strada rispetto al garage dove vivevano lui e i suoi amici, e per me andarlo a trovare non era difficile. Ma non ci andavo mai, di giorno. Forse non volevo dare a vedere quanto mi fossi intenerita. Ma tanto lui, come me, l'aveva capito. E così, una di quelle notti, mentre io non c'ero, aveva scritto quella canzone. La mia. Non è certo una cosa che capitasse tutti i giorni, che uno che ti scopi ti scriva una canzone.
Si intitolava Rocket Queen ed era proprio come me. Aveva ritmo, pestava duro, parlava di sesso, non diceva altro che la verità. Ma alla fine aveva questo ritornello melodico che diceva tutto quello che, per tutta la vita, avevo desiderato sentirmi dire. Ogni volta che mi ero alzata dal letto di Axl, avevo sperato che almeno lui non mi abbandonasse, lasciandomi andare fuori, al freddo, sotto la fitta pioggia losangelina. E alla fine lui non mi aveva abbandonata. Me l'ero sempre cavata da sola, non avevo mai ricevuto riconoscimenti o aiuti, e, forse per orgoglio, non ne avevo mai chiesti, o dato a vedere quanto mi mancassero. Nemmeno a lui, così simile a me, avevo raccontato nulla di tutto questo, nonostante lui mi raccontasse molte cose del suo passato. Però lui era un genio, e l'aveva capito.
È stata la prima volta che ho sentito quella canzone che per la prima volta dopo anni le lacrime mi hanno annebbiato la vista, anche se non le ho lasciate scendere. È stato in quel momento che ho sentito che lui, tra milioni di altri, ce l'avrebbe fatta.














Author's corner:
Come vedete, oggi sono produttiva, approfittatene!
A parte gli scherzi, sono malaticcia e sto studiando per un esame, perciò qualcosa nel mio cervello è scattato, e ho deciso di portare avanti le cose che devo terminare, da persona seria. Del resto, era da tempo che pensavo di portare a termine questa ff, e a breve (spero!) pubblicherò anche il capitolo su Erin.
In ogni caso, avrei voluto farlo più lungo, questo capitolo, e parlare un po' di più di questa canzone che adoro (non s'era capito?), ma l'ho scritto di getto, e mi è venuto così. Rileggendolo, mi sono accorta che non mi spaice affatto, anzi sono molto fiera del personaggio di Barbi che ho delineato qui. E' molto più rispondente alla realtà rispetto a quello della mia altra ff, "Babe, you're a Rocket Queen", quindi mi sento un po' meno in colpa per averlo usato, e anche il profilo psicologico che ho tratteggiato mi soddisfa appieno.
Tutto il tempo, mentre lo scrivevo, ho ascoltato la stessa canzone (indovinate quale...). Ringrazio i Guns per l'ennesima volta per averla scritta, e mi scuso per l'uso improprio che faccio delle loro canzoni e delle loro figure in questi miei "esperimenti".
Concludo qui il mio papiro, o mi diventerà più lungo del capitolo in sè!
Grazie per aver letto, e ringrazio in anticipo chi recensirà.
Un bacio a tutti,
Lucy

 

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Capitolo 3
*** Erin - Sweet Child O' Mine. ***



Erin – Sweet Child O' Mine.

 

Quando Axl Rose mi chiese di sposarlo, gli risposi subito di no.
Era una bella giornata di sole, e noi stavamo camminando per il parco mano nella mano, come facevamo spesso fin dall'inizio della nostra relazione. Le sue mani mi hanno sempre dato la sicurezza necessaria per andare avanti. Fin da quando l'ho conosciuto, le sue dita così calde e delicate mi hanno dato una sensazione dolce di totale abbandono, ecco, sentivo che lui si stava affidando a me, e io avevo tutta l'intenzione di affidarmi a lui. In quelle mano avrei messo il mio cuore. Ma di sposarlo proprio non se ne parlava.
<< Perché no? Viviamo assieme, vieni a vedermi in studio, ti ho dedicato una canzone, i ragazzi ti adorano, l'anello l'hai al dito, manca solo una cosa: un semplicissimo sì >>obiettò lui.
Per tutta risposta fissai per qualche istante l'anello che portavo all'anulare sinistro. Un anello d'oro bianco senza fronzoli, con un piccolo brillante al centro. Quando me l'aveva regalato, mi aveva detto che era per il mio compleanno. E mi aveva ingannata.
<< E quindi mi hai mentito, era un anello di fidanzamento! >>gridai ad un tratto mollando la sua mano.
<< Erin, che differenza fa? Ormai l'hai al dito, e mi sposerai, lo sappiamo entrambi. Io fondo non ti costa niente! >>sbraitò lui.
Mi accorsi rapidamente che i pochi presenti nel parco ci stavano fissando. Mi sentivo in trappola.
Mi voltai e camminai rapidamente attraverso l'erba bassa, lontano da lui. << Axl, non fare scenate. Anche a te non costa niente restare così come siamo >>replicai incrociando le braccia sul petto mentre mi allontanavo.
Lui rimase lì per qualche istante a fissare la mia schiena, palesemente sconvolto. Verrebbe naturale pensare che non abbia mai visto la schiena di una donna che non abbia cacciato lui stesso, e quindi che non sappia immaginare i motivi che spingono una donna ad andarsene. In verità, Axl è sempre stato abbastanza complesso, uno che si fa anche più domande del necessario, anche ricamando chissà quali problematiche su dettagli irrilevanti, quindi immaginai che mentre mi allontanavo la sua mente avesse cominciato in silenzio a lavorare, tessendo e ritessendo, come un'instancabile Penelope, un arazzo che probabilmente non esisteva. Non mi voltai lo stesso.
Era fin troppo chiaro che, fin dall'inizio, io avevo giocato con il fuoco. Come a volte ragionava milioni di volte sugli stessi insignificanti particolari, era più che ragionevole, secondo i canoni di Axl, agire all'improvviso e in maniera totalmente inaspettata, e nessuno si stupiva se grazie al suo agire irruento provocava una rissa o l'odio incondizionato di qualcuno. Tutti intorno a lui in questo senso giocavano col fuoco, e tutti rischiavano. E io non rischiavo meno degli altri essendo la sua ragazza, e con un comportamento simile avrei potuto aspettarmi qualsiasi reazione. E invece, lui stava a fissarmi la schiena con l'aria persa.
Ma quando feci per girare attorno ad un albero e svoltare per il sentiero di terra battuta perennemente occupato da anziani e coppiette, improvvisamente decise di seguirmi. << Erin! Erin, dove vai? Ti prego, dimmi cosa succede >>urlò afferrandomi per le spalle.
Non appena sentii le sue dita calde toccarmi la spalla attraverso il tessuto della maglietta a mezze maniche sentii la sicurezza venire a mancarmi. Sapevo bene che, come avrebbe potuto convincermi con la violenza, anche se dubitavo che l'avrebbe fatto, avrebbe ottenuto ancora di più cercando di persuadermi. Se usava la dolcezza, poteva convincermi facilmente a fare qualsiasi cosa.
Chiusi gli occhi e inspirai forte. << Lasciami, ti prego >>.
Ovviamente non mi ascoltò.
<< Ti prego, non costringermi a... >>iniziai a dire mentre mi serrava tra le sue braccia. << Ti prego... >>continuai mentre mi spostava i capelli per baciarmi sul collo.
<< Erin, io ti amo, tu mi ami, ogni notte dormiamo nello stesso letto, ogni giorno camminiamo assieme, perché non compiere l'ultimo passo? >>bisbigliò contro il mio orecchio.
<< Non voglio >>risposi stringendomi le braccia contro al corpo e cercando di resistergli.
<< Perché no? >>continuò facendo scivolare la sua lingua sulla mia pelle e mordicchiandomi un lobo.
Mi morsi un labbro. A breve avrei ceduto, e non volevo.
<< Perché no >>ribattei.
La verità era che non volevo nemmeno parlarne. Perché anche se dormivamo nello stesso letto, condividevamo la stessa vita, e lui mi stringeva la mano mentre camminavamo, io ero insicura. Ero insicura del nostro rapporto, della mia vita, di tutto. Non volevo sposarmi con l bellissimo musicista di successo che mi avrebbe lasciata dopo un paio di mesi per una groupie o una spogliarellista conosciuta per caso. Ma non gliel'avrei mai detto.
<< Erin, parla con me...dimmi cosa c'è che non va... >>mi supplicò lui infilandomi un mano sotto la maglietta e cominciando ad accarezzarmi.
<< Senti, non possiamo fare sesso in un parco solo perché non voglio sposarti >>dissi cercando di mantenere un minimo di autocontrollo, ma senza allontanarlo.
<< Volendo, se ci mettiamo dietro a quel cespuglio si può anche fare... >>rispose lui.
<< Axl, io non voglio >>.
<< Ma il tuo corpo dice di sì. È come il discorso del matrimonio, porti l'anello ma dici di non volermi sposare. Odio vedere nei tuoi occhi quell'espressione. Non sei un animale in trappola >>mi rassicurò lui con voce suadente.
<< Lo so. Ma non ti voglio sposare comunque >>sostenni. << Possiamo anche fare sesso nel cespuglio, ma non mi alzerò con un paio di foglie in testa annunciando che ti sposerò >>.
Axl fece una profonda e breve risata che mi fece di nuovo vacillare. << Mi piace anche questo di te. Io al tuo fianco mi sento in pace, per questo ti voglio così tanto >>.
Ad un tratto mi irrigidii. E così, sia io che lui provavamo la stessa cosa stando assieme.
<< Non voglio essere una delle tante >>dissi fulminea.
<< Che? >>chiese lui fermandosi all'improvviso.
<< Non voglio. Essere. Una. Delle tante >>ripetei con più calma e alzando il volume della mia voce.
Axl mi prese per le spalle e mi voltò, guardandomi negli occhi. Affondando le sue iridi verdazzurre nel profondo della mia anima. << È questo che ti spaventa, dunque? >>mi chiese terribilmente serio.
<< Sì >>risposi abbassando gli occhi. La voce mi tremava, e temevo di perdere la mia risoluzione da un momento all'altro. Ma sapevo di dover continuare. Una spiegazione gliela dovevo. << Sì, mi spaventa. Mi spaventa pensare che tutte le donne che ti scopi potrebbero diventare qualcosa di più, per te. Mi spaventa pensare che potresti provare qualcosa di più forte per qualcun'altra, scrivere per lei qualcosa di migliore di Sweet Child O' Mine. Mi spaventa pensare che potrei affidare la mia vita nelle mani di qualcuno che mette il suo corpo nel letto di qualsiasi altra donna >>.
Axl mise le dita sotto al mio mento, costringendomi a guardarlo di nuovo negli occhi. << Erin, non devi dirlo nemmeno per scherzo. Lo sai come sono fatto, lo sai che non sei la mia prima donna, e che sono in grado di provare sentimenti molto forti in breve tempo, ma non ti voglio sposare per convenzione. Sei la prima a cui lo chiedo, in fondo. Non posso garantirti l'eternità, ma in questo momento non c'è nessuno che ami più di te. Non scriverò qualcosa di più bello di Sweet Child O Mine, perché solo tu mi dai quella sensazione di calore e di protezione che nella mia vita è sempre venuta a mancare. E quella canzone è questo, per me, quello che tu mi rappresenti, e mi rappresenterai per sempre. Quando pensi di essere solo una delle tante, pensa questo: che tu sei quella che mi sposerà, che tu sei quella di cui io mi fido, e che ti devi fidare di me. Che tu sei l'unica donna con la quale io mi senta completamente protetto, e che sento di dovere proteggere con tutto me stesso. Che tu mi ripari dal dolore, e che per questo devo impegnarmi a non fare provare dolore a te. Non saremo più giovani e sull'onda del successo come adesso, non saremo più così innamorati. Allora dovremmo solo cogliere l'attimo. Coglierlo insieme, magari >>disse piano con un sorriso sghembo, dolce e malizioso allo stesso tempo, sempre con gli occhi fissi nei miei.
Quel sorriso mi lasciò a bocca aperta. Non avevo mai ragionato in questi termini.
<< Ora hai altro da dire? >>mi chiese dolcemente tenendomi il mento tra le dita.
Non volevo ancora dargliela vinta. << Ci penserò >>risposi categorica.
Lui fece di nuovo una risata, e avvicinò il viso al mio per baciarmi. << Erin, ti amo >>sussurrò prima di posare le labbra sulle mie. Le staccò e lo ripeté. << Ti amo. Sposami >>. Ricominciò a baciarmi. << Mi metterò in ginocchio, se necessario >>.







Author's Corner:
Buongiorno stelle del cielo! Lucy è tornata!
Va bene, sono matta.
Comunque, sono tornata davvero, come potete constatare. Chiedo perdono per le mie assenze lunghissime dalle quali riemergo con capitoli sempre più brevi, ma che ci posso fare?, la mia ispirazione si fa viva così.  Quindi io mi devo accontentare, e voi pure.
Saremo tutti contenti a vedere questa ff conclusa con successo, con l'ultima delle tre donne in questione, Erin Everly. Donna che io ho trattato in maniera un po' inusuale, pur sapendo che alla fine ha sposato Axl e sapendo com'è finita, ho voluto dare al tutto un'aura romantica e dare a lei un cinismo e un'insicurezza che raramente vedo nelle fanfic su di loro...quando vedo fanfic su di loro.. Mi scuso anche con lei perchè non mi appartiene. Io l'ho sempre trovata adorabile.
Concludiamo così quindi, con questa canzone che io amo, che quando parte in modo inaspettato mi fa quasi commuovere, che ho imparato a suonare ad orecchio con una chitarra accordata un'ottava sopra facendo sclerare mia madre, che chiunque ha cantato con me almeno una volta. Anche se non ho citato apertamente il testo all'interno del capitolo, ma questo è ciò che provo Grazie William Axl Rose per averla scritta, e grazie ad Erin Everly per avergliela ispirata. E grazie ad Izzy per aver portato il cane in studio a registrare il video.
Vabbbbene!
Grazie per averla letta e per chi recensirà, un bacio a tutti.
Lucy

 

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