Una peste alla prima cotta

di 9Pepe4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questioni d'amicizie ***
Capitolo 2: *** Una nuova eccezione ***
Capitolo 3: *** Gelosia ***
Capitolo 4: *** Il troppo stroppia ***
Capitolo 5: *** Primi approci ***
Capitolo 6: *** Film ***
Capitolo 7: *** Pelle di mela ***
Capitolo 8: *** Un frappè molto speciale ***
Capitolo 9: *** Notizia sconvolgente ***
Capitolo 10: *** Capigliatura ***
Capitolo 11: *** Zanza-Stop?! ***
Capitolo 12: *** Ciocche caramellate ***
Capitolo 13: *** Prima le donne ***
Capitolo 14: *** Sorprese e regali ***
Capitolo 15: *** Fatto il misfatto ***
Capitolo 16: *** Di male in peggio ***
Capitolo 17: *** Alla ricerca di Bra ***
Capitolo 18: *** Bra e Goten ***
Capitolo 19: *** La fortuna gira... O no? ***
Capitolo 20: *** Niente di importante ***



Capitolo 1
*** Questioni d'amicizie ***


CAPITOLO 1 – QUESTIONI D’AMICIZIE

Bra si rotolò sul tappeto come un gattino, gli occhi azzurri sgranati. «Ti prego, papi!» miagolò, con fare implorante.
Vegeta, seduto sulla poltrona vicino al punto in cui la bambina stava ruzzolando languidamente, la ignorò.
Bra, allora, gattonò sino al padre e prese a strusciarsi ostinatamente contro le sue gambe. «Dai» lo pregò, insistente, «i papà delle mie amiche lo fanno!» puntualizzò quindi, lamentosa.
«Non mi importa niente dei papà di quei mocciosi» sbottò Vegeta, senza alzare gli occhi dal giornale che stava sfogliando.
Lo sorprendeva sempre, leggere sino a che punto si spingeva l’idiozia dei terrestri.
Bra, apparentemente ignara del fatto che il padre non l’avesse minimamente in nota, aveva messo il broncio. «MocciosE» corresse, in tono offeso.
Vegeta emise un grugnito.
«Non mocciosI» continuò la bambina. «Io mica faccio amicizia con dei maschi» aggiunse, come se trovasse raccapricciante la sola idea.
Per un istante rimase in silenzio, corrucciata, quindi si mise seduta e, con la testa ciondoloni su una spalla, ripartì tenacemente all’attacco: «In braccio!» reclamò. «In braccio, in braccio! Non è giusto che tu mi sollevi solo quando hai voglia» si lamentò.
Vegeta sbuffò, girando un’altra pagina del giornale. «È giustissimo, invece» ribatté, senza staccare gli occhi dall’articolo che si trovò davanti. «Va’ da tuo fratello».
Il tono era decisamente quello di un invito a smammare il più in fretta possibile.
Bra indugiò per qualche istante. Poi, seppur a malavoglia, dovette riconoscere la sconfitta, almeno per quel momento.
Appoggiando le manine al pavimento per tirarsi in piedi, borbottò qualcosa tra sé e sé, quindi corse fuori dal salotto e percorse velocemente il corridoio, sino a sgattaiolare nella stanza di Trunks.
Il giovane sedeva davanti al computer, digitando in fretta alcune parole.
Bra rimase a guardare per un po’, chiedendo come il fratello facesse a non annoiarsi davanti a quello schermo pieno di scritte incomprensibili.
Senza voltarsi, il ragazzo domandò: «Che ci fai qui?»
A quel quesito, la bambina sobbalzò, colta alla sprovvista. Eppure era certa di essere stata fermissima… Per un istante, confusa, si chiese come il fratello l’avesse individuata, poi le venne in mente che doveva aver percepito la sua aura.
«Papà non mi voleva prendere in braccio, allora sono venuta da te» spiegò, in tono petulante.
Zampettò sino alla sedia del ragazzo e appoggiò la mano contro il fianco del fratello, sporgendosi in punta di piedi per spiare con curiosità lo schermo del computer. «Cosa fai?» domandò.
«Una ricerca» rispose Trunks, criptico, senza voltarsi verso di lei.
La bambina si accigliò. Nessuno la guardava, in quella casa, si disse, profondamente offesa.
Quasi avesse captato il suo pensiero oltraggiato, Trunks finalmente si girò verso di lei, e la esaminò con i propri occhi cobalto. «Magari giochiamo più tardi» propose, affettuosamente.
Bra mise il broncio.
«Non hai qualche amico da invitare?» le chiese il fratello, prima di voltarsi di nuovo verso il proprio portatile.
A quelle parole, il viso già scuro di Bra si rabbuiò ulteriormente. «Anche tu!» sbottò. «Già ha sbagliato papà» aggiunse, scuotendo la testolina azzurra. «Io non ho amici maschi!» esclamò quindi, pestando i piedi per sottolineare il concetto.
Trunks si voltò a guardarla, divertito. «E perché?» le domandò, indulgente.
«Perché sono scemi!» rispose Bra, con veemenza. «Si scaccolano, mi fanno schifo!» sostenne quindi, le guance paonazze. «E poi rompono le bambole e i peluche» aggiunse, in tono risoluto.
«Oh, grazie» disse Trunks, ironico. «Ti sembra che io faccia tutte queste cose?» le domandò quindi, scrutandola.
La bambina lo guardò per un momento, quindi scosse la testa con decisione. «Tu sei l’unico maschio intelligente» dichiarò, sicura. Parve riflettere un attimo. «Ma anche il papà lo è» aggiunse, fedelmente.
Trunks non contestò, ritornando alla propria ricerca. «Dopo giochiamo» promise, riprendendo il mouse.
Bra annuì e si allontanò, rimuginando sulla stupidità degli altri maschi.

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Capitolo 2
*** Una nuova eccezione ***


CAPITOLO 2 – UNA NUOVA ECCEZIONE

Qualche minuto dopo l’uscita recalcitrante della sorellina, Trunks sospirò, passandosi le mani sui jeans. Si permise un sorriso, ammirando soddisfatto le linee fitte di parole che riempivano il documento aperto sullo schermo.
Aveva finito! Non gli restava altro che stampare…
Una volta conclusa anche quell’operazione, si rammendò della promessa fatta a Bra, decidendo di andare a trovare dove si fosse cacciata la bambina. Non fu una ricerca degna di tale nome, dal momento che semplicemente la sorellina si trovava nella propria cameretta, intenta a tormentare senza sosta le orecchie di un povero peluche a forma di coniglio.
«Ehi, cucciola» si annunciò il ragazzo, affettuosamente.
Bra girò la testolina e, individuandolo, gli rivolse un sorriso smagliante, senza smettere di tormentare il peluche rosa confetto che teneva in grembo.
Trunks si avvicinò, inginocchiandosi accanto a lei. «Cosa fai a quel povero coniglione?» chiese, con una punta di pietà per il pupazzo.
«Non mi piace» rispose la bimba, con inappellabile decisione.
Trunks scrollò le spalle. «E poi sono i maschi che rompono i giocattoli…» ironizzò, ricevendo un’occhiataccia dalla sorellina.
«Io non lo sto rompendo» precisò in fretta Bra, mentre le sue guance paffute si tingevano del colore roseo dell’imbarazzo. «Lo sto solo… muovendo…»
Trunks rise davanti a quel disagio, e la bambina, indispettita, gli sbatté il coniglio contro una coscia.
«Antipatico!» stridette, imbronciata.
«Ero venuto per giocare» replicò il ragazzo, senza scomporsi, accennando ad alzarsi in piedi. «Ma se non mi vuoi…»
Finse di muovere un passo per andarsene.
Bra lo guardò preoccupata e gli si attaccò alle gambe. «No, giochiamo!» esclamò, con foga.
Trunks si permise un breve e soddisfatto sorriso. Sapeva bene che la bambina, nonostante i capricci, lo adorava, ed era sempre piacevole averne la conferma.
«A cosa?» si informò, in tono interessato.
Bra rifletté sulla domanda, arricciando appena il labbro inferiore nella fanciullesca concentrazione. «Prendimi su ad angelo!» propose infine, entusiasta.
Il ragazzo sorrise e si chinò su di lei, afferrandola saldamente sotto le ascelle. Dopodiché la sollevò verso l’alto, e la bambina si mise a ridere, spalancando le braccia.
Trunks ascoltò divertito quella risata infantile, cristallina, ma fu costretto a interrompere il gioco quando sentì lo squillo del proprio cellulare.
«Scusa, piccola» mormorò, rivolto alla sorellina, prima di posarla a terra e di prendere il telefonino dalla propria tasca.
«Pronto?» indagò, inarcando le sopracciglia.
Di risposta, gli giunse all’orecchio la familiare ed inconfondibile voce del suo migliore amico. «Ehi, Trunks».
«Ah, Goten» replicò Trunks, vagamente sorpreso. «Che succede?»
Bra osservò il proprio fratellone e strusciò un piede per terra, contrariata per l’improvvisa interruzione del divertimento.
«Ti volevo chiedere come facciamo per oggi, alla fine» continuò intanto al telefono la voce di Goten, spedita. «Ricordi che volevamo vederci?»
«Sì, giusto» rammentò Trunks, guardando la sorellina, la quale rispose con un’occhiata incredibilmente attenta. «Guarda, vieni tu a casa mia, okay?»
«D’accordo. Arriverò tra un’oretta, immagino».
«Sì, ti aspetto».
Trunks spense il cellulare, per poi riporlo nella propria tasca.
Bra seguì i suoi gesti con gli occhi azzurri. «Chi è che aspetti?» volle sapere.
«Un mio amico» rispose il ragazzo.
La bambina gonfiò le guance con un cipiglio quasi arrabbiato, quindi sbuffò con sonora disapprovazione. «Va bene» affermò infine, corrucciata. «Basta che stia lontano dai miei giochi».
Trunks rise, divertito dalla sua espressione. Bra poteva anche aver ereditato i capelli morbidi e gli occhi grandi della loro madre, ma il suo atteggiamento, per certi versi, era identico a quello di Vegeta.
Il ragazzo si abbassò a spettinarle affettuosamente i ciuffi turchini. «Sta’ tranquilla» le promise, «non ci avvicineremo ai tuoi giocattoli».
Bra parve piuttosto soddisfatta da quella garanzia, e rivolse un sorriso al fratello. Dopodiché riacciuffò il proprio coniglio peluche, andando a prendere anche una bambola ricciuta per poter organizzare un gioco più coinvolgente.
Trunks la guardò per un istante, divertito, poi si diresse di soppiatto fuori dalla porta, verso la propria stanza. Senza troppe titubanze, arraffò una rivista e si gettò sul letto, immergendosi distrattamente nella lettura.
Bra, in camera sua, prese una spazzola di plastica colorata e attaccò con determinazione i capelli della bambola. Fece una smorfia, forzando i nodi nella capigliatura del giocattolo.
Non capiva perché suo fratello, che era bravissimo e super intelligente, dovesse perdere tempo con un maschio. Insomma, non avrebbe potuto invitare un’amica, invece?
Il suono del citofono parve giocarsi delle sue riflessioni. “Ecco qua l’amico di Trunks” pensò la bambina. Decise di ignorare la faccenda e tornò ai suoi giochi.
Non si fece distrarre nemmeno dalle voci che udì in corridoio, ma quando esse svanirono si apprestò a fingere di versare il tè alla bambola con cui stava giocando. Lo fece con mille sbattimenti di ciglia e sorrisini, così come aveva visto fare a sua nonna prima che lei e il nonno si trasferissero in campagna. Perché la nonna di Bra diceva che una padrona di casa deve sempre comportarsi bene con gli ospiti.
A furia di tutta quel recitare una merenda, però, alla bambina venne una gran fame. Pertanto, con una cane peluche sotto braccio, si diresse decisa in cucina.
Scelse uno yogurt dal frigo e lo divorò tenendolo in bilico sull’orlo del tavolo, il pupazzo tra le gambe. Contro ogni aspettativa, il cucchiaio le sfuggì dalle dita, e cadde giù, rimbalzando su cagnolino e macchiando quel pelo setoso che a Bra tanto piaceva.
La bambina, poi, un po’ per istinto di non sporcarsi i pantaloni, un po’ per lo spavento, aprì le gambe, e il peluche cadde sotto il tavolo.
Non appena ebbe modo di realizzare quanto era appena successo, Bra ci rimase molto male.
Era il suo peluche preferito, l’aveva comprato assieme a sua madre e a suo padre, e di certo non ne avrebbe mai trovato uno uguale. Forse identico nell’aspetto sì, ma quello lo aveva acquistato in ricordo di un giro per botteghe con entrambi i genitori, e dubitava che papà avrebbe mai acconsentito ad entrare nuovamente con lei in un negozio di giocattoli.
Aveva una gran voglia di piangere, per la stizza e la tristezza. Ad un certo punto, poi, non si trattenne più, e i suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime.
Mogia, la bambina scivolò sotto la tavola per riprendere il pupazzo.
Lo stava contemplando con aria sconsolata, quando udì dei passi che si avvicinavano.
Erano Trunks e il suo amico.
Bra fu profondamente indispettita dalla presenza di Goten: in quel momento avrebbe voluto che il suo fratellone fosse solo nella propria camera, così da poter essere consolata da lui.
A papà non piaceva vederla frignare, e la mamma era ancora al lavoro.
Triste, la bambina rimase sotto il tavolo.
«Ma… cos’è quest’aura?» esclamò la voce dell’amico di suo fratello. «Ehi, è di tua sorella! Viene da sotto il tavolo…»
«Goten, dai, lasciamola stare. Starà giocando per conto suo» cercò di convincerlo la voce di Trunks.
Bra strinse il peluche. Sentì il frigorifero che veniva aperto e richiuso; probabilmente i due ragazzi, giusto per fare onore al loro sangue saiyan, erano venuti a vedere di rimediare uno spuntino.
«Io torno in camera. Vieni» concluse Trunks.
Bra ascoltò i suoi passi che si allontanavano.
«Arrivo!» urlò Goten, ma si chinò comunque verso la tovaglia.
In quel momento, la bambina decise di uscire per non farsi trovare da quello che, sicuramente, era uno scemo fatto e finito.
Peccato che, proprio nel momento in cui tirò fuori la testa, Goten la sporse dentro, con il risultato di una sonora zuccata.
Non le fece molto male – infondo anche lei era una mezza saiyan. Più che altro fu quel dolore sordo mescolato alla tristezza di aver sporcato il pupazzo, fatto sta che la bambina scoppiò in lacrime, con rinnovati singulti.
Goten, resosi conto del danno compiuto, tentò di consolarla, impacciato. «Su, piccola» cercò di dirle, imbarazzato.
Non era abituato a trattare con le bambine. L’unica con cui aveva a che fare ogni tanto era Pan, e lei non faceva altro che scorazzare dietro a Goku e a fantasticare di combattimenti, e non si era mai messa a piangere davanti a lui – salvo quando era davvero molto, molto piccola. «Mi dispiace… Dai, non piangere».
La circondò con un braccio, coccolandola imbarazzato.
Bra ne fu appena consolata, e si sentì di confessare al ragazzo (che forse così stupido non era) il motivo di quel pianto improvviso.
«Io… Io stavo m-mangiando» singhiozzò, il mento che tremava pericolosamente. «E… e p-poi l’ho sporcato!»
Porse il peluche a Goten, e gli occhi del ragazzo si posarono sulla macchia, per poi allargarsi di comprensione.
«Oh… è per questo, allora. Be’, non devi preoccuparti; si può lavare».
A dimostrazione delle ultime parole, sollevò il cagnolino, si avvicinò al lavabo, prese spazzola e sapone e iniziò a sfregare. Bra lo osservava, tirando ogni tanto su con il nasino.
Infine, Goten posò il pupazzo, nuovamente immacolato, tra le braccia della bambina.
Quest’ultima degnò a stento di un’occhiata il giocattolo, dandogli giusto lo sguardo sufficiente per assicurarsi che fosse come nuovo, e si concentrò invece su Goten.
Dopotutto, ragionò, forse i maschi non erano tutti stupidi… Tanto più che quello che le stava davanti aveva dei begli occhi scuri che… che le piacevano.
Lo osservò strusciandosi una mano sulla guancia accaldata, e si scoprì affascinata da tutto il suo aspetto.
«Sorridi, forza» la incoraggiò Goten, vedendola ancora seria sebbene un tantino confortata. «Scommetto che hai un bel sorriso» azzardò quindi, accennandone uno per sé.
E Bra sorrise.
Si illuminò tutta, guance e occhi e labbra, sfoderando il più radioso dei suoi sorrisi.
«Ecco, così sei più bella» approvò Goten, sollevato.
La bimba, se possibile, sorrise ancora di più, tutta contenta.
Il ragazzo le diede una carezza un po’ impacciata sulla nuca, dopodiché si raddrizzò. «Adesso torno da tuo fratello, ma tu stai serena» le disse, incoraggiante.
Lei annuì, stringendosi al peluche. Seguì con lo sguardo il giovane che usciva dalla cucina.
In fondo, l’amico di suo fratello le piaceva.
Si alzò in piedi e corse in corridoio, avvicinandosi alla stanza di Trunks. E lì scoprì un’altra sensazione mai provata. Infatti, sebbene fosse certa di voler rivedere Goten, non si sentiva di entrare nella camera del fratello. Provava una specie di timidezza che prima, avendo sempre avuto un carattere estroverso, non aveva mai sperimentato.
Alla fine risolse d’accucciarsi davanti alla porta della stanza, in ascolto. Non capiva di cosa parlassero – Trunks quand’era con lei era sempre chiaro e simpatico, ma certe volte con i suoi amici iniziava a fare certi discorsi astrusi – ma la risata nella quale Goten scoppiava di tanto in tanto le piacque.
Si tirò in piedi e corse nella propria camera. Prese dai cassetti i giocattoli più belli, poi estrasse dall’armadio i vestiti che più le piacevano. Se li guardò un po’, cercando di farsi forza, quindi tornò dalla camera di Trunks.
Un respiro profondo, e spalancò la porta, entrando sotto gli occhi stupiti dei due ragazzi.
«Venite in camera mia?» domandò dopo qualche secondo di silenzio, fissandosi con timidezza le punte delle scarpe.
Trunks aggrottò la fronte, sorpreso tanto dal comportamento della sorellina quanto da quell’inattesa richiesta. «Come?» domandò, perplesso.
Bra alzò la testolina. «Voglio fargliela vedere» mormorò, puntando il dito contro Goten.
Trunks rimase piuttosto interdetto di fronte a quell’improvviso cambio di fronte, ma alla fine si strinse nelle spalle e acconsentì.
Così, Bra mostrò i vestiti più graziosi e i giocattoli più belli a Goten, e ogni qualvolta che lui commentava “Bello” si riempiva di felicità.
Quel maschio, di sicuro, stupido non era.




Per nightwish4ever: No, non andartene!!! ... Devi considerare ke Bra è piccola... Sì, credo proprio di aver capito che sono i maschi ^^ Ciao, torna presto a rompere (uguale sono felice quando rompi ^^) (... Nd Tu) (Non mi da fastidio Nd Io) (Lasciamo sola questa malata di mente -_-‘ Nd Tu) (TORNA PRESTO!!! Nd Io, saltellando come una povera cretina)
Per Angelo Azzurro: Sono felice che ti sia piaciuto l’inizio, spero che questo capitolo non ti deluda. Cm vedi per ora Vegeta è tranquillamente all’oscuro di ciò che prova la sua bambina...
Per Dea Nemesis: Spero che ti piaccia anke il seguito...
Per trullitrulli: Ebbene sì, Bra ci ha ripensato. Lo so, il primo capitolo era corto, ma serviva per presentare l’opinione di Bra, spero ke questo ti abbia accontentata maggiormente.
Per stezietta w: Son riuscita ad aggiornare subito ^^
Per vivvina: E perché ti scusi per il dialetto? Vabbe’... Ciao lallina, alla prossima.
Per kry333: Le risate arriveranno (piccola anticipazione ^^) Continua a seguirmi... please ^^
Un bacio,
Pepesale

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Capitolo 3
*** Gelosia ***


CAPITOLO 3 – GELOSIA

Quando Goten se ne fu andato, Trunks chiese a Bra, con apparente noncuranza: «Allora il mio amico non era poi così male, eh?»
Bra ammutolì e si strinse il peluche al petto. Fissò il fratello con i propri occhioni azzurri, ma invece di rispondere scosse le spalle.
Percependo l’imbarazzo della sorellina, Trunks decise di non insistere. Fece per andarsene, ma la voce della piccola lo bloccò.
«Quando viene di nuovo?»
Il giovane si voltò. «Presto, immagino» rispose.
Facendo finta di niente, Bra corse via sotto lo sguardo indulgente del fratello.
Poco più in là, Vegeta stava leggendo il giornale. La cosa, onestamente, lo annoiava, ma al contempo lo riempiva di stupore. Non c’erano altro che notizie su guerre, aggressioni, rapine, controversie politiche… Certo che i terrestri erano veramente stupidi!
Di punto in bianco, un gridolino festante ruppe la calma. «Papà!»
La ignorò e tenne gli occhi puntati sulla gazzetta mentre la sentiva avvicinarsi, e pestare i piedi per terra.
«In braccio! In braccio!» iniziò a reclamare la bambina, con voce squillante.
Il saiyan sbuffò, senza guardarla. Se quella mocciosa credeva di poterla avere vinta… Lui continuò a far finta di niente.
Bra, dopo qualche attimo di incertezza, risolse la questione chiudendo la bocca e, semplicemente, arrampicandosi sulle ginocchia del padre, per poi accucciarsi contro il suo petto.
Vegeta sentì una fitta di esasperazione, ma alla fin fine decise di non scrollarla via. Dopotutto, non gli dava poi così fastidio…

«Pronto, Goten?»
Bra, le braccia cariche di giocattoli, stava adempiendo al difficile compito di riportarli nella propria camera dopo avervi a lungo giocato in salotto. Però, nel momento in cui, passando davanti alla porta della stanza del fratello, udì quel nome, si fermò ad origliare, piena di ansia e curiosità.
Dai monosillabi del fratello non capiva granché, ma restò comunque con i piedi incollati al pavimento e le orecchie tese.
«A casa mia?» sentì che la voce di Trunks domandava ad un certo punto.
Mordicchiandosi un labbro, attese con trepidazione le parole successive.
«D’accordo» sospirò quindi suo fratello. «A fra poco».
Bra trattenne il fiato. Dopodiché, con tutta la velocità permessale dai pupazzi e dalle bambole che minacciavano di caderle da un momento all’altro, corse in camera, felice come una Pasqua.
Erano passata un’eternità – ben tre giorni – da quando aveva conosciuto Goten, e si era spesso chiesta come mai Trunks non lo avesse più invitato. Ora, finalmente, avrebbe potuto rivederlo.
Quando, circa tre quarti d’ora dopo, la bambina udì il campanello suonare, aggrottò però la fronte, piena di disappunto, visto che in quel momento stava versando con grande attenzione un cucchiaio d’acqua nella bocca spalancata di una bambola.
In un attimo, decise di lasciare che fosse Trunks ad accogliere Goten, così da potersi dedicare in tutta calma al nutrimento del suo giocattolo.
Quando però sentì i due giungere in corridoio, lasciò da parte le proprie cose e vi si diresse in tutta fretta, ma non appena vide gli altri si arrestò di colpo.
Stretta al braccio di Goten c’era… una ragazza?!
La bambina sgranò gli occhi, fissando la sconosciuta.
Quest’ultima aveva i capelli neri e ricci, mentre gli occhi erano marroni. Le labbra carnose, infine, erano rese scarlatte da una buona dose di rossetto, e le guance abbronzate sembravano tendersi ogni volta che sorrideva.
A notare per prima la piccola Bra fu Trunks e Goten si accorse a propria volta della bambina seguendo lo sguardo dell’amico. «Ehi, Bra!» la salutò, di buonumore. «Vieni qua!»
Trunks strinse appena gli occhi, mentre Bra si avvicinava loro, felice per essere stata notata da Goten ma al contempo diffidente per la presenza della sconosciuta. Giunta accanto al trio, si fermò di fianco al fratello, tirandogli un lembo di maglietta per farsi prendere in braccio.
Trunks capì subito e la sollevò senza dire nulla.
Bra appoggiò una manina sulla spalla del fratello, per poi indicare la ragazza con l’altra. «Chi è?» chiese, corrucciata.
Non le piaceva che stesse così addosso a Goten, proprio no.
«Lei è la morosa di Goten» rispose cautamente Trunks, scrutando il viso imbronciato della sorellina.
«Fidanzata» lo corresse immediatamente la suddetta ragazza, strizzando l’occhio a Goten, «lo preferisco».
«Morosa» ripeté Trunks a denti stretti. Di fronte all’occhiata interrogativa di Goten, aggiunse, a mo’ di spiegazione: «Per Bra è più facile da dire e ricordare».
In realtà per la bambina non ci sarebbe stato nessun problema, e il ragazzo ne era perfettamente consapevole. Ma dopo aver sentito Monyk, ovvero la fidanzata del suo amico, cinguettare in continuazione di quel che le piaceva, di quel che detestava, di quel che pensava, di quel che indossava di solito, di quel che faceva, iniziava a trovarla una compagnia un po’ pesante da digerire.
«Monyk» intervenne Goten, perplesso da quei barlumi d’ostilità, «ti presento Bra».
Per quanto la riguardava, la bimba si trattenne a stento dal mostrare la lingua a quella tizia che le stava sorridendo in un modo che, da come la vedeva lei, era del tutto ipocrita.
Rifiutando di staccarsi dalla maglia di Trunks, Bra non volle più tornare a giocare, e si fece trasportare dal fratello nella stanza di questi, con la compagnia di Goten e Monyk.
Una volta dentro, andò a sedersi sul letto del fratello, e prese a fissare la morosa di Goten, senza capire come mai il ragazzo la trovasse così simpatica.
Bra non riusciva a seguire tutti i discorsi e gli scambi di battute dei ragazzi più grande, ma trovava sgradevole la maniera in cui Monyk si introduceva negli argomenti, spostando ogni volta la chiacchierata su di sé.
In più, pensava la bambina, quella lì era molto meno bella di lei. Insomma, capelli turchini contro capelli neri – anche se doveva ammettere che i riccioli erano piuttosto curati e graziosi – e occhi blu contro occhi marroni liquidi e un po’ sporgenti… Era perfettamente chiaro che lei, la principessina dei Saiyan, superava di gran lunga quella terrestre che non faceva altro che ridere come una gallina.
Come se tutto ciò non bastasse, stava davvero troppo attaccata a Goten, premendosi contro di lui come se qualcuno l’avesse appiccicata al saiyan con un tubetto di colla.
Approfittando di un momento in cui gli altri sguardi erano rivolti altrove, Bra fece la linguaccia a Monyk. Trunks, abbassando in quel momento gli occhi sulla sorellina, lo notò, ma non disse niente.
«Senti, Trunks» esordì ad un certo punto Goten, mentre si preparava a salutare l’amico, «non è che potrei tornare anche domani?»
«Mascalzone, senza di me!» intervenne prontamente Monyk.
Trunks sentì il bisogno di fare appello a tutto il suo autocontrollo e all’amicizia con Goten per trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo, ormai stanco della maniera in cui la ragazza si introduceva nei discorsi altrui.
Notando poi che Bra, dietro Monyk, stava fingendo enormi conati di vomito, il giovane dovette anche sforzarsi di non lasciarsi sfuggire un sorriso.
«Posso venire anch’io, vero?» incalzò la ragazza, sbattendo velocemente le ciglia.
Trunks rimase interdetto per un istante, e Bra ne approfittò immediatamente. «Sì che puoi tornare!» esclamò, rivolta a Monyk, sfoderando l’espressione più imperterrita della propria vita.
«Ti ringrazio… com’è che ti chiami?... ma non credo che tu abbia molta voce in capitolo con gli inviti» le disse Monyk, con un sorriso.
Trunks s’indignò a quelle parole, e si sarebbe aspettato che Bra si arrabbiasse nel venir liquidata in quel modo, ma con sua enorme sorpresa la bambina rimase zitta e tranquilla.
«Può venire, vero, Trunks?» domandò poi, fissandolo con insistenza.
Il ragazzo sbatté le palpebre, sempre più interdetto. «…Certo» mormorò.
«Avere il tuo permesso mi sembra già più affidabile» rise Monyk.
Trunks diede un’occhiata a Goten, il quale, messo un po’ a disagio dalle uscite della sua ragazza, e sapendo che l’amico era davvero affezionato alla propria sorellina, si affrettò a dire: «Okay, okay. Ma adesso andiamo, eh».
Non appena i due si furono allontanati, Trunks si voltò verso Bra, con la mezza idea di domandarle cosa avesse in mente. Peccato, però, che Bra avesse già trovato il modo di volatilizzarsi.
Con un sospiro, il giovane si lasciò cadere sulla sedia davanti alla scrivania.
Un altro abitante della Capsule Corporation, quel giorno, si ritrovò a sperare ardentemente che Bra se ne fosse rimasta con il fratello…
«Papà, papà, mi prendi in spalla?»
Un grugnito.
«Papà, dai, prendimi in spalla!»
«Non scocciarmi, Bra» rispose questa volta Vegeta, impegnato a sgranocchiare qualcosa come spuntino dopo l’allenamento quotidiano.
A quella replica, la bambina mise il broncio. Poi, di colpo, così come si era rabbuiata, si illuminò.
“Cosa le passa per la testa, ora?” si chiese Vegeta, finendo ciò che stava mangiando.
La risposta non tardò certo ad arrivare. «Mi dai un bacio sulla guancia?» domandò Bra, alzandosi in punta di piedi e girando la faccia per mostrare per bene al padre dove l’avrebbe voluto, quel bacio.
Il saiyan ammutolì e quasi si ritrasse. «Scordatelo!» sbottò, paonazzo. «Va’ a farti baciare da tua madre».
Bra incrociò le braccia al petto, continuando a perforare il genitore con uno sguardo determinato. «Mamma mi bacia sempre» sostenne. «Tu invece mai. Io voglio un bacio da te».
Era uno spettacolo. Quel guerriero saiyan che raramente aveva tremato davanti ai nemici più temibili, ora, sotto gli occhi di una bimba di cinque anni, non sapeva che pesci pigliare.
Infine, per districarsi da quella situazione, si allungò a prendere qualcosa dalla credenza.
«Papà! Voglio un bacio!» reclamò Bra, impaziente.
Lui, allora, trattenendo un mezzo ghigno, soddisfatto per la soluzione trovata, le porse un cioccolatino.
Bra lo guardò, confusa. Era un Bacio Perugina.
Indignata, aprì la bocca per protestare, ma in quell’istante udì dei passi inconfondibili lungo il corridoio. «La mamma è tornata!» esclamò felice, mutando subitamente d’espressione, e corse fuori, pronta a fare a Bulma tutte le feste del mondo.
Vegeta tirò un sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente la donna per il suo tempismo perfetto.

Quella sera, Bra, prima di andare a dormire, si alzò in piedi sul letto per poggiare tra i pupazzi sulla mensola il Bacio che le aveva dato suo padre.
Mentre si risedeva, il suo sguardo incontrò un libro di ricette per bambini che le era stato regalato per il suo scorso compleanno, ed il suo visino si accese di un sorriso.
Un sorriso angelico e soddisfatto.





Ciao! Scusate per il ritardo, e soprattutto per la scarsa originalità del capitolo ç_____ç Uffa, solo il secondo giorno e già il liceo mi sta sull’anima. La prof di storia e latino era d’una noia... Prossimamente mi sarà più difficile aggiornare, causa quel carcere in cui sarò costretta la mattina.
Grazie mille a: kry333, raffa_94, super vegetina e a vivvina, che hanno messo questa ff tra le preferite ^^
Per raffa_94: Grazie... spero continui a pensarlo anchee dopo questo tedioso capitolo...
Per vivvina: Anche la bambola che avevo io è scomparsa ç_ç Vabbe’, manco la ricordo, ora... In effetti Goten è un POCHINO più grande di Bra XD
Per Angelo Azzurro: Grazie. Vero XD Proprio un colpo di testa XD
Per Dea Nemesis: Spero che la ff continui ad attirarti pure dopo questa cosa che oso chiamare capitolo...
Per Nightwish4ever: Bra starebbe bene nella mia classe -_-‘ lì non c’è timore che i maschi rompano... Non ce ne sono! Comunque thank you per la recensione
Per kry333: Vero, Trunks è il meglio! Spero di riuscire ad aggiornare tra poco...
Per Jexaveggy: Grazie ç__ç Sono commossa ç__ç Grazie davvero, grazie (e mo basta Nd Tu) (vabbe’... Nd Io) Comunque... graazie. ^^
Sperando di non aver rovinato la storia con questo capitolo, vi saluto...

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Capitolo 4
*** Il troppo stroppia ***


CAPITOLO 4 – IL TROPPO STROPPIA

«Scusa, Bra» domandò Trunks, piuttosto accigliato, «ma a cosa ti serve il veleno per topi?»
Inutile dire che una richiesta simile, da parte della bambina, l’aveva davvero sorpreso.
Bra si strinse nelle spalle. «A niente» rispose innocentemente.
Il ragazzo sospirò. «Okay» disse, lentamente, «ma sono sicuro che è un niente discutibile o quanto meno dannoso, perciò credo che farò a meno di dirti dove si trova quel veleno».
Bra gli riservò un’occhiata alquanto delusa, prima che le venisse un’altra idea, in linea con la prima, ma per la quale non le serviva l’aiuto di Trunks.
«Va bene» disse perciò, scappando via con il suo libro sotto braccio.
Si diresse in cucina, dove trovò Bulma. «Mamma!» la chiamò, poggiando sul tavolo il libro di ricette aperto ad una pagina ben precisa. «Mi aiuti a fare questi dolcetti?»
Bulma si sporse verso di lei, per capire meglio la richiesta della figlia. «Perché, tesoro?» domandò, con gentilezza.
«Oggi viene Goten con la sua morosa» replicò Bra, «allora volevo farne quattro. Uno per me, uno per Trunks, uno per Goten e uno per la sua morosa. Posso?» concluse quindi, con sguardo supplice.
Di fronte a quella domanda e a quell’espressione, Bulma annuì, intenerita. «Vieni qua» la invitò.
Dopo qualche minuto nel quale tuorli d’uovo volarono dappertutto, la farina inondò la cucina e il cioccolato macchiò il pavimento, i dolcetti erano pronti ad essere infornati.
Quello per Monyk era immediatamente riconoscibile, dato che Bra aveva insistito per metterlo in un vasetto più bello e decorato rispetto a quelli che contenevano gli altri.
«Mamma» disse la bimba, prima che Bulma spingesse le loro opere nel forno, «ci puoi fare una foto, per favore? È la prima volta che cucino qualcosa».
Bulma le sorrise. «D’accordo, vado a prendere la macchina fotografica».
Non appena la donna fu uscita, la piccola si arrampicò su una sedia, in modo da trovarsi all’altezza giusta per avere la credenza a piena disposizione.
Afferrò il contenitore del sale, ne prese una generosa manciata e la lasciò ricadere nel dolce che sarebbe toccato a Monyk.
Sorrise, compiaciuta. Non vedeva l’ora che arrivasse il momento di far merenda.

Quando Monyk arrivò, Bra se ne accorse subito.
Indicatrici alcune risatine isteriche.
La bambina si tappò le orecchie, disgustata, per poi correre a vedere cosa stesse accadendo nella stanza di suo fratello.
Il quadretto che le si presentò agli occhi era abbastanza prevedibile, dopo tutto. Monyk, come sempre aggrappata a Goten, raccontava alcune stupidaggini, per poi riderne come se fossero state le cose più spassose del mondo. Goten, dal canto suo, accennava qualche risata incerta e imbarazzata, mentre Trunks sembrava sospeso tra la perplessità e il disgusto.
«Trunks!» chiamò la bimba, entrando nella stanza con incedere deciso. «Se volete fare merenda, io ho cucinato!» annunciò quindi, riempiendosi d’orgoglio per la consapevolezza del fatto che Goten la stesse guardando.
«Oh» approfittò subito Monyk, «io ho sempre a-do-ra-to lavorare in cucina. Una volta ho fatto una torta che mia madre ha servito alle sue amiche e, pensate, è piaciuta davvero a tutte, nessuna esclusa!»
Trunks le diede un’occhiata in tralice, ma la ragazza nemmeno se ne accorse.
«Ah, e sai una cosa, Goten? Per avere cura della propria pelle, bisogna stare attenti anche all’alimentazione… Non sono sicura di potermi permettere troppi spuntini fuori pasto» continuò Monyk, con un tono che sottintendeva quanto credesse che, se lei non era sicura di voler mangiare, di certo non lo erano nemmeno gli altri.
Trunks sbuffò – non poté farne a meno. Iniziava a capire perfettamente cosa doveva aver avuto in mente Bra quella mattina, quando gli aveva chiesto il veleno per topi. Cominciava anche a rimpiangere di non averle dato almeno il pesticida.
Goten era visibilmente imbarazzato. «Andiamo, Mo, per una volta… Non credo che Bra abbia fatto chissà quale intruglio, certamente puoi mangiare senza problemi…» cercò di convincerla, ottenendo infine un esito positivo.
Si diressero tutti in cucina e, una volta che i tre più grandi si furono accomodati, Bra corse a prendere i muffin che aveva preparato, portandoli in tavola. Stette ben attenta a dare a Monyk quello giusto, quindi si sedette a sua volta, prendendo il proprio.
I quattro iniziarono a mangiare, e un secondo dopo i due saiyan maschi avevano inevitabilmente già finito di divorare il loro dolce.
«Buono!» apprezzò Goten, leccandosi le labbra e facendo arrossire Bra d’orgoglio. «Sei brava!»
In quel momento, però, Monyk iniziò a tossire a più non posso, facendo trasalire sia Trunks che il suo migliore amico. Bra incrociò le braccia, fissando la scena con aria davvero interessata.
«Ma» sibilò Monyk, con le lacrime agli occhi, dopo aver mandato giù a fatica una buona percentuale di dolce, «cos’era? Era immangiabile!»
Non riuscì ad aggiungere altro, riprendendo a tossire.
Bra la osservava affascinata, mentre Goten, dapprima stupito, iniziò ad allarmarsi. «Ehi, Trunks, mi porteresti un bicchiere d’acqua?»
Il giovane Brief, rimasto a propria volta perplesso dalla reazione di Monyk, si riscosse e andò a prendere quanto richiesto.
La ragazza rischiò più volte di strozzarsi con l’acqua, ma quando l’ebbe bevuta tutta non tossiva più. «Santo Cielo, era disgustoso!» strillò, con gli occhi ancora umidi.
«Ma no» azzardò a protestare Goten, «non era male. Tutt’altro… Potrebbe esserti andato di traverso…»
«Andato di traverso!» sbraitò istericamente Monyk. «Andato di traverso un corno! Quella peste…» aggiunse, indicando Bra con dito accusatorio. «Chiedile cosa ha fatto… Deve aver messo qualcosa di strano nel mio! Anzi, assaggialo!»
Goten, meravigliato, scrollò le spalle e si preparò a fare quanto richiesto, ma nel piatto della fidanzata non c’era più nulla.
«È colpa mia!» esclamò Bra, contrita. «Visto che a lei non piaceva, l’ho buttato nel cestino». Alzò gli occhioni azzurri su Goten. «Ho fatto male?» domandò, con voce incerta.
«No, no, non ti preoccupare» intervenne Trunks, dato che la sorellina pareva prossima alle lacrime.
«Ecco, è stata lei, è ovvio!» prese a strillare Monyk. «Ha sabotato la mia alimentazione!»
«Ma no, Mo, secondo te, cosa vai a pensare?» tentò di calmarla Goten, senza successo.
Bra riprese ad osservare la scena, ormai interessatissima.
Dopo qualche istante Monyk scappò fuori e Goten, dopo aver lanciato un’occhiata a Trunks, le andò dietro. I due Brief, rimasti soli in cucina, udirono parecchie grida, mentre Monyk intimava a Goten di non frequentare più certa gente, “incivile e maleducata e lazzarona”.
Quando le urla si furono finalmente placate, i due rientrarono.
La ragazza sfoderò immediatamente un sorriso, come se non sospettasse minimamente che Trunks e Bra avessero udito tutti gli insulti che lei aveva appena rivolto loro. «Torniamo un altro giorno, magari, sì?» domandò, chinandosi a dare un buffetto a Bra.
La bambina la fissò con aria di sfida, mentre lo sguardo dell’altra si faceva quasi minaccioso. Quindi Monyk si alzò, prese sotto braccio il fidanzato e, senza neanche lasciargli il tempo di salutare, lo trascinò via con sé.
Bra, arricciando il naso, si strofinò con una mano la guancia che Monyk le aveva toccato. Se quella pensava di poterla avere vinta, si sbagliava di grosso.
In quel momento, Vegeta entrò in cucina. «Cos’è stato tutto quel fracasso?» chiese, andando direttamente al frigo e aprendolo senza degnare i figli di un’occhiata.
«Nulla» replicò Trunks, scuotendo la testa.
Quindi, vedendo che Bra fissava loro padre come se fosse incerta su come farsi notare da lui, aggiunse: «Papà, Bra ha cucinato».
Il saiyan sbuffò qualcosa di inintelligibile.
La bambina, perciò, con un sorriso quasi birbante sul visino, sgattaiolò sino al forno e ne trasse fuori un ultimo dolce, per poi correre a portarlo a Vegeta. «Questo è per te, papino!» esclamò.
Preso del tutto alla sprovvista, il Principe fissò prima il dolce e poi la figlia, e poi il dolce e poi di nuovo la figlia, a ripetizione.
Infine, imbarazzato, tolse con malagrazia il muffin dalla mano di Bra, la quale strillò di gioia e corse via quasi subito dopo, felice come una Pasqua.
Trunks, dal canto suo, osservava il padre, trattenendo un sorriso.
Quando Vegeta se ne accorse, si voltò di scatto verso il primogenito. «Trunks!» sbottò, perentorio. «Che hai da guardare?»
Lui si strinse nella spalle. «Sei stato gentile ad accettare il regalo di Bra» rispose, con semplicità.
Vegeta alzò gli occhi al cielo, borbottando esasperato: «Avevo fame, è per caso un reato?»
«No, certo che no» assicurò Trunks, più che altro per prudenza. Quindi, dopo aver salutato il padre, uscì dalla cucina, diretto nella propria stanza.
Una volta che si fu seduto alla scrivania, si permise un sorriso ripensando a quanto era accaduto poco prima. Certamente Bra aveva un futuro da ammaestratrice di animali feroci…

Intanto, parecchie stanze più in là, Bulma stava lavorando al proprio computer, quando sentì qualcuno arrivarle alle spalle.
«Mamma!» trillò una voce allegra e infantile.
Era Bra.
La donna si voltò, salutando la piccola con un aperto sorriso. «Cosa succede, tesoro?» domandò, gentilmente.
Per tutta risposta, la bimba esibì un sorriso del tutto innocente. «Avevi ragione» affermò poi, «troppo sale fa davvero male».





Per vivvina: Se te contenta me felice. Me cercare di aggiornare tanto per fare te allegra. Parlando normalmente: mi piace mettere Vegeta in imbarazzo, mwahahahahahah.
Per nightwish4ever: Vero. Vegeta, voglio anche io il bacio perugina, ecco. Tutte lo vogliamo. ^^
Per Umpa_lumpa: Grazie. Uffi, lo so ke i capitoli sono corti ç__ç ma con la scuola (grrrr) non riesco a fare di meglio… in più quando papà va via (ke sarebbe il momento giusto per aggiornare) i miei fratelli prendono possesso del pc. è_é  Spero di riuscire a fare capitoli + lunghi in seguito.
Per Angelo Azzurro: ù__ù Bra voleva proprio avvelenarla, hai indovinato ^^ ok, devo sl sopravvivere 5 anni al liceo ^^ (cinque… anni… [Pepesale casca svenuta, ma poi arriva Cell a farla rinvenire]) Vado al linguistico.
Per kry333: messa altra parte Vegeta/Bra, spero ti sia piaciuta! Odio quel carcere! (O.o lo ho già detto?!)
Per Dea Nemesis: Goten fa po’ pena… sta con una vera Gallina, hai ragione. Certo ke possiamo uccidere pure lei… o ci penserà Bra? Ò_- Grazie ^^
Per stezietta w: Grazie mille, anke tu 6 un amore^^ (ma che sta a dire questa?! Nd Tu) Alla prossima...
Allora, sperando di poter aggiornare di nuovo il prima possibile vi saluto.
Un bacione a tutte!

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Capitolo 5
*** Primi approci ***


CAPITOLO 5 – PRIMI APPROCI

«Seriamente, mamma, non sono sicuro che sia una buona idea» obbiettò Trunks, in tono apprensivo.
«Donna, ascolta tuo figlio, che per una volta ha perfettamente ragione!» gli fece eco Vegeta, seccato.
Di fronte alla coalizione dei suoi due uomini, Bulma rise. «Andiamo, Trunks!» esclamò, rivolgendosi al giovane. «In fondo staremo via solo qualche giorno! Sono sicura che riuscirai a badare a tua sorella in modo perfetto!»
Il ragazzo cincischiò, titubante. Certamente era già capitato in passato che la madre dovesse recarsi fuori città per lavoro, ma mai si era trascinata dietro Vegeta.
Come se non bastasse, c’era un dettaglio inaspettato che lo preoccupava parecchio.
«Non sono del tutto sicuro che Goten e la sua ragazza… Be’, ecco, forse non avremmo dovuto invitarli…» tentò di dire.
«Ma dai» protestò Bulma, scuotendo la testa come faceva quando qualcuno avanzava un’osservazione irragionevole, «e perché no? Non sei contento di avere la casa a disposizione tua e del tuo migliore amico?»
Trunks si morse il labbro e sospirò in silenzio. D’altro canto, cosa avrebbe dovuto replicare? “Sì, mamma, sono contento, ma temo che Bra possa assassinare Monyk”?
Di certo sua madre non l’avrebbe preso sul serio.
«Okay» disse, ormai rassegnato. «Allora ci vediamo, fate buon viaggio».
Baciò la madre sulla guancia, quindi la guardò abbracciare e baciare Bra. La bambina si crogiolava volentieri in quelle coccole.
E alla fine, accompagnata da un Vegeta alquanto contrariato, Bulma uscì di casa.
In men che non si dica, Bra corse alla finestra, in modo da poter salutare ancora i genitori. «Ciao mami! Ciao papi!» strepitò, probabilmente con tutto il fiato che aveva in gola. «Mamma, torna presto! Papà!» chiamò quindi, e Vegeta, per quanto fosse ormai piuttosto lontano, sussultò in modo evidente. «Anche se non mi hai dato un bacino, lo so che mi vuoi bene! Te ne voglio tanto tanto anch’io!»
Trunks sorrise. Probabilmente Bra cercava solo di rassicurare loro padre, ma lui sapeva bene che una simile dichiarazione avrebbe solo potuto imbarazzare Vegeta.
Quando la bambina non riuscì più a scorgere i genitori, si allontanò allegramente dalla finestra, sgattaiolando in salotto.
Una volta impossessatasi del telecomando, si arrampicò sul divano e accese la tivù su un canale a caso. Per un po’ si divertì a fissare quegli uomini barbuti che discutevano di chissà cosa, ma infine iniziò ad annoiarsi.
«Trunks!» chiamò, lamentosa. «Voglio vedere un cartone animato, Trunks!»
Il fratello, che evidentemente era nei paraggi, si affacciò alla porta del salotto. «Per?» domandò.
«Per favore» recitò la bambina con espressione angelica.
Davanti a quegli occhi blu e computi, Trunks non poté fare a meno di ridere. «D’accordo, d’accordo…» acconsentì, uscendo.
Poco dopo, tornò reggendo una video cassetta.
Bra si agitò e allungò le mani paffute, ma Trunks tenne l’oggetto fuori dalla portata della sorellina, la quale si imbronciò quasi immediatamente.
«Uffa, Trunks! Me la dai?!» protestò.
«Solo una cosa» ribatté il ragazzo, in tono pacato, «cos’hai intenzione di fare a Monyk?»
Per tutta risposta, Bra lo fissò con aria innocente. «Perché devo fare qualcosa alla morosa di Goten?» domandò, in tono ingenuo.
Trunks sospirò. Era decisamente inutile. Con Bra non si poteva sperare di spuntarla. Il giovane andò alla televisione per dare inizio a quello spettacolino d’animazione, quindi tornò a sedersi di fianco alla sorella, cingendola affettuosamente con un braccio.
Anche se non voleva ammetterlo, in fondo era curioso di sapere cos’avrebbe combinato quel piccolo diavoletto…
Una volta che il cartone si fu concluso, Bra sbadigliò, raggomitolandosi contro il fratello. «Trunks?» mormorò, assonnata. «Ma allora… allora Goten e l’altra arrivano domani?»
«Sì» replicò il ragazzo, carezzandole i ciuffi azzurri.
Quant’era carina, rannicchiata in quel modo… Pareva un vero angioletto e aveva un aspetto decisamente indifeso.
Dopo un po’, purtroppo, Trunks si ritrovò costretto a spostarsi da quella posizione. «Allora, Bra» esordì, in tono allegro per invogliare la sorellina, «vogliamo provare a cucinare?»
La bambina afferrò uno dei suoi codini e lo tirò. «Io non sono capace» dichiarò.
«Neppure io» replicò Trunks. «Ma se non vogliamo restare senza cena…»
Le sopracciglia di Bra si contrassero, mentre la bimba lasciava i capelli che aveva in mano. Parve pensarci su, e lo sforzo le fece aggrottare la fronte. «Andiamo!» esclamò infine.
Saltò giù dal divano, e trotterellò in cucina affiancata da Trunks.
«Dunque» disse lui, guardandosi attorno come per potersi organizzare meglio, «dobbiamo solo riscaldare la pasta al forno che ha preparato la mamma».
Prese il tegame e lo mise nel forno sotto gli occhi attenti di Bra, che pareva del tutto intenzionata ad assicurarsi che il fratello non lasciasse cadere il cibo di quella sera.
Un momento dopo, la piccola apparecchiò per due la tavola, e finalmente poterono sedersi vicini per gustare una cena tra fratelli.
Quando anche l’ultimo pezzo di pane fu sparito nelle loro bocche, Trunks invitò Bra ad andare a mettersi il pigiama.
«Ma tu mi aiuti, vero?» esclamò la bambina, fissandolo.
Il giovane la guardò, perplesso. «Non sei capace?» domandò, incredulo.
Bra annuì con lena. «Però mi piace farmi aiutare» aggiunse. «Ti prego, Trunks!» lo supplicò, insistente.
E in quanto al giovane, si arrese subito. «E va bene» accettò, seguendo la piccola nella sua stanza.
Bra gli sventolò davanti agli occhi un pigiamino pieno di stelle e orsacchiotti, poi iniziò a spogliarsi goffamente. Sotto la maglietta la sua pelle era chiara e liscia, e Trunks non riuscì a trattenersi dal farle il solletico.
Lungi dallo scoppiare a ridere, però, la bambina lo guardò contrariata e si ritrasse, al ché lui accennò un sorriso di scuse e accettò il pigiama che lei gli porgeva, aiutandola ad infilarlo.
Quando lei fu pronta, Trunks si assicurò che si lavasse i denti, dopodiché le rimboccò ben bene le coperte.
A quel punto, credette che fosse finalmente arrivato il momento di andare a riordinare la cucina, ma si sbagliava di grosso.
Bra, infatti, batté le mani sul copriletto, reclamando: «Mi racconti una storia?»
Trunks non riuscì ad evitarsi un sospiro. «Quale?» domandò, ormai arreso alla prospettiva di dover aspettare ancora un po’ prima di allontanarsi dalla sorellina.
Fortunatamente, la fiaba scelta da Bra si rivelò essere semplice e corta. In sostanza narrava di una principessa e di un principe, i quali, una volta sconfitta la strega cattiva, si sposavano e vivevano felici e contenti.
Trunks la raccontò con cura, addirittura interpretando le voci dei personaggi. Ogni volta che a parlare era una femmina, il ragazzo si sforzava di utilizzare un tono cinguettante che faceva ridere molto Bra.
La bambina era il ritratto della felicità. Ad ogni risata entusiasta si premeva le mani sulla bocca, non riuscendo però a nascondere il brillio dei propri occhi.
Quello che Trunks proprio non immaginava, era che la sorellina pensasse a sé come alla principessa, a Goten come al principe a Monyk come alla strega…
Conclusa la narrazione, il ragazzo poté finalmente avviarsi in cucina. E stava appunto uscendo dalla suddetta stanza dopo aver messo a posto, quando si ritrovò davanti Bra.
La bambina reggeva saldamente il suo cane di peluche per un’orecchia, mentre con l’altra manina si sfregava un occhio. «Trunks» mormorò, lamentosa. «Mi fa paura sapere che non c’è mamma».
Lui trasse un enorme respiro. Non poteva negare di aver sperato di potersene andare a letto in santa pace, ma a quel punto proprio non poteva piantare in asso la sorellina, perciò si chinò ad abbracciarla.
Non appena ebbe l’impressione che quel gesto l’avesse appena riconfortata, la accompagnò in camera. Purtroppo, però, lei era preoccupata.
«E se poi mi sveglio da un incubo?» domandò ansiosamente. «Come faccio? Nel lettone non c’è nessuno!» Sembrava seriamente prossima al pianto.
Trunks si abbassò a stringerla una seconda volta.
«Ho un’idea» le sussurrò. «Ti va bene se nel lettone ci sistemiamo io e te? Così se ti sveglio ci sono io lì vicino, pronto a consolarti subito».
Bra parve immediatamente rinfrancata dalle parole del fratello. «Sì!» gioì, correndo verso la camera dei genitori con Trunks alle calcagna.
Il giovane era ancora sulla soglia quando lei si infilò tra le lenzuola del letto dei genitori.
Nel momento in cui anche lui si fu preparato per la notte, raggiunse la sorellina sul materasso, e lei gli si accoccolò contro, stringendogli la mano.
Si addormentò poco dopo, e il ragazzo non impiegò molto più tempo a scivolare nel sonno…

La mattina successiva, Trunks accompagnò Bra all’asilo.
Non appena il giovane se ne fu andato, la bambina si rivolse fieramente ad una sua amichetta. «Sai che papà e mamma sono via e che io e il mio fratellone ce la caviamo molto benissimo?» la informò orgogliosa.
Andò in un angolo a giocherellare con i lego, quindi, dopo parecchie esitazioni, prese un fogli e alcuni pennarelli.
Si sistemò in un angolino e, con un’espressione seria seria sul visino paffuto, prese a tracciare linee ben precise ai suoi occhi di bambina. Quand’ebbe terminato il disegno, lo osservò attenta. Rappresentava un principe a cavallo con la sua bella principessa.
Inutile specificare che lui aveva una zazzera nera, mentre i molti capelli di lei erano decisamente blu. Infine, la piccola Bra Brief aggiunse uno schizzo: Monyk che veniva calpestata dal cavallo di Goten.
Infinitamente soddisfatta, la bambina scrisse il proprio nome sul bordo del foglio.
Trunks arrivò a prenderla nel primo pomeriggio. Ancor prima di salutarlo, Bra gli sventolò davanti agli occhi il disegno, e il fratello le fece i propri complimenti.
Orgogliosa del risultato ottenuto, la bambina si trasformò in un’esemplare di docilità. Rientrando in casa, poggiò il foglio sul tavolo.
A quel punto, si sistemò in salotto a sfogliare diligentemente un bel libro illustrato, quando udì il citofono suonare.
Fu Trunks a recarsi ad aprire la porta, andando ad accogliere gli attesi ospiti.
Bra, dal canto suo, non si mosse, e dopo poco iniziò ad udire le stupide risatine di Monyk e le mille moine che quella gallina rivolgeva a Goten.
La principessina dei saiyan si corrucciò per un momento.
Ed ecco che la gallina fece la propria entrata sotto lo sguardo indifferente della bimba.
In quel momento, Goten stava raccontando qualcosa a Trunks, in tono concitato, mentre Monyk era ostinatamente attaccata al braccio del fidanzato.
Bra non poté impedirsi di sgranare gli occhi quando vide la borsa ridicolmente grossa trasportata dalla ragazza.
Altro che occorrente per pochi giorni! Lì ce n’era per parecchi anni!
«Io» sottolineò Monyk, introducendosi nel discorso dei due ragazzi, «mi sento molto stanca. Sarebbe davvero gradevole se qualcuno portasse le mie cose nella stanza in cui dovrò alloggiare per un po’» aggiunse, mentre Trunks inarcava le sopracciglia.
Bra la fissò. “Ma come parla questa stupida?” si chiese, dubbiosa.
Non ebbe modo di riflettervi oltre, perché in quel momento la morosa di Goten le rivolse la parola. «Visto che non stai facendo nulla, renditi utile e porta la mia borsa nella mia futura stanza».
Trunks, infastidito, fece per intervenire, ma Bra mise da parte il libro senza fiatare, prese il borsone di Monyk e lo trascinò in cucina.
Alquanto perplessi, i tre ragazzi la seguirono.
A quel punto, la bambina prese la pattumiera e fece il gesto di gettarvi la borsa.
«Ma si può sapere cosa stai facendo?!» strillò Monyk, gettandosi in avanti per salvare le proprie cose.
«Visto che mi hai detto di portarla nella tua camera» spiegò Bra, volonterosa, «ho pensato di metterla nel posto dove dovresti stare…»
Trunks rimase spiazzato dall’uscita della sorellina, ma poi dovette trattenere le risate e si lasciò sfuggire un sorriso.
Monyk restò ferma e zitta per qualche istante, sbattendo le palpebre. «Ma che maleducata!» prese a gridare infine. «Sei proprio una bambina barbara! Una furfante e una fellona!»
Goten diede una risatina incerta, pensando che se non altro Bra aveva certamente una bella lingua, ma fu immediatamente ripreso dalla sua ragazza.
«Goten!» esclamò infatti lei. «Si può sapere perché ridi?! Prendi la mia borsa, piuttosto!»
Trunks si morse un labbro. Conoscendo Bra, non si sarebbe più staccata dalle valigie di Monyk. Con sorpresa del ragazzo, invece, la bambina, mite come un agnellino (almeno in apparenza), si scusò con Monyk e si offrì di portare il borsone nella vera camera.
Sotto gli sguardi attoniti dei presenti, Bra si apprestò poi a fare quanto preannunciato.
«Finalmente se n’è andata» fu il commento di Monyk.
In corridoio, la bambina udì perfettamente quella parole, ma fece finta di nulla. Andò a depositare la pesante valigia sullo spazioso letto destinato a Monyk, quindi tornò in cucina.
La serata fu, almeno per Bra, piuttosto noiosa, perciò la bimba si scoprì assai lieta quando arrivò il momento di andare a letto.
Si stava dirigendo a mettersi il pigiama quando sentì Monyk cinguettare, rivolta a Goten: «Orsachiottone, che ne dici di dormire insieme?»
Bra si voltò giusto in tempo per vedere il ragazzo farsi paonazzo.
«Meglio di no» intervenne Trunks. «Per te avevamo predisposto apposta una stanza speciale». Parlando, il ragazzo alzò gli occhi al cielo, un tantino disgustato dalle proprie parole. Cosa non si faceva per un amico…
Monyk si convinse, e a quel punto Bra tirò un sospiro di sollievo.
Non le piaceva l’idea di quella smorfiosa appiccicata a Goten. Inoltre, proprio non capiva perché lei, grande com’era, dovesse aver bisogno di qualcuno che le facesse compagnia durante la notte.
In quanto a Bra, volle dormire nuovamente con Trunks, dato che senza il fratello aveva davvero paura.
Si svegliò che non era ancora mattino.
Assonnata, posò lo sguardo sul viso addormentato di Trunks. Dopodiché, sbadigliando e strofinandosi gli occhi, la bimba gattonò sino al bordo del lettone, per poi spingere giù i piedini nudi.
Caracollò in cucina, con l’intenzione di andare a bere un po’ di latte, ma nel corridoio si scontrò con Monyk.
La ragazza reagì immediatamente. «Senti un po’!» l’apostrofò, prendendola per un’orecchia e ignorando le proteste della bimba. «Non provare nemmeno a farmi uno scherzetto come quello dell’altra volta! Sono stata chiara?!»
Bra smise per un attimo di divincolarsi e sostenne lo sguardo di Monyk, che finalmente la lasciò andare.
«Ti tengo d’occhio!» le sibilò, prima di tornarsene tutta impettita in direzione della propria stanza.
Quando fu entrata in camera, si guardò attorno soddisfatta: era davvero una bella sistemazione.
L’unico impiccio era quella marmocchia indisciplinata.
La ragazza si chiedeva perché diamine i signori Briefs non l’avessero portata via, ma poi si rispose che probabilmente neppure loro la sopportavano.
Sperava solo di averla spaventata quel tanto che bastava per metterla in riga. Poteva pur essere testarda quanto voleva, ma in fondo aveva solo cinque stupidi anni.
Nel frattempo, in cucina, Bra posò il bicchiere vuoto ma ancora sporco di latte.
Con una smorfia, si massaggiò l’orecchio che Monyk le aveva tirato.
Stava richiudendo il frigorifero, quando lo sguardo le cadde su un tubetto di maionese, e all’istante un sorriso le si dipinse sul visetto tondo.
Afferrò l’oggetto e corse in camera, dove s’inginocchiò sul pavimento, sistemando il tubetto in cassetto.
Fatto ciò, se ne tornò sbadigliando nella stanza dei genitori.
Trunks stava ancora dormendo. Bra si arrampicò sul lettone, andando a rannicchiarsi contro il petto del suo fratellone. Poco dopo, confortata da quel calore, si addormentò.
Dopo qualche ora si svegliò a causa del sole che iniziava a penetrare tra le tapparelle.
D’istinto, allungò la mano a toccare il materasso accanto a sé. Aprì gli occhi. Era proprio vuoto.
Confusa, si mise a sedere, guardandosi attorno e sbattendo gli occhi a più riprese, per nulla abituata alla luce.
«Trunks!» chiamò, con voce incerta, ma a risponderle fu solo il silenzio. «Trunks!» strillò allora più forte.
Dopo un istante, il volto familiare del fratello si affacciò alla porta. «Ciao, Bra» la salutò, con un sorriso, «ho sentito che ti sei svegliata…»
La bimba fece finta di non aver udito l’allusione al tono di voce con il quale aveva chiamato il fratello. Invece domandò, pensando a Monyk: «Ho svegliato qualcuno?»
Con sua grande delusione, Trunks scosse la testa. «No, noi siamo già tutti svegli. Contenta, piccola?» aggiunse quindi il ragazzo, in tono più allegro. «Iniziano le vacanze!»
Bra fece un sorriso al fratello.
Dopo che si fu vestita ed ebbe fatto colazione, si vide venire incontro Goten.
«Ehi, Bra!» la salutò il ragazzo, sorridendole.
Lei si fece rossa rossa e rispose timidamente al saluto.
Goten si abbassò, in modo da avere gli occhi a livello di quelli della bambina. «Ti posso chiedere una cosa? Io e Trunks volevamo andare a noleggiare un film. Fa lo stesso per te rimanere da sola con Monyk?»
La bambina ebbe la mezza idea di negare, ma infine, fissando come ipnotizzata gli occhi scuri di Goten, quegli occhi che le piacevano molto, annuì.
Il ragazzo parve decisamente sollevato. Le diede un leggero buffetto sulla guancia, dopodiché si alzò, chiamando: «Trunks!»
In quanto al Brief, prima di uscire salutò mille volte la sorellina, innegabilmente preoccupato per Monyk, nonostante la ragazza gli stesse un po’ sull’anima. Ma chi meglio di lui sapeva che Bra, così come poteva comportarsi da angioletto, diveniva talvolta un autentico demonio?
Fosse come fosse, alla fine i due si avviarono.
Bra si ritirò nella propria camera, dato che non aveva la minima voglia di stare con Monyk, e si mise a giocare con i puzzle.
Stava appunto completando il settimo quando la voce irritante della giovane la chiamò.
Scocciata, la bambina si affacciò alla porta, e dopo poco comprese che gli strilli provenivano dal bagno.
«Cosa c’è?» domandò, contrariata, avvicinandosi alla porta chiusa.
«Ho appena fatto la doccia!» le giunse subito in stridula risposta. «Ora esco – le mie ciabatte sono lì fuori – perciò dimmi quando sei in un punto in cui non invadi la mia privacy!»
Bra si rabbuiò. Non le piaceva, non le piaceva affatto.
Tanto più che lei, finché le urla di Monyk non l’avevano fatta giungere sin lì, era nella sua camera, da dove non avrebbe potuto “invadere la privacy” di chicchessia.
Lo sguardo le cadde sulle pantofole chiuse di gomma che stavano poggiate accanto alla porta. Erano di un orribile rosa shocking. Era più che ovvio che appartenevano a Monyk.
In quel momento, un’idea si fece rapidamente strada nella mente di Bra.
Era una bambina cocciuta, e la irritava ricevere ordini così secchi, senza l’ombra di un “Per favore”, tanto più se a darglieli era una ragazza scema come Monyk.
Lesta, Bra corse a prendere il tubetto della maionese. Inginocchiandosi accanto alle ciabatte di Monyk, poi, svuotò completamente il contenitore dentro di esse. La maionese, seppure fosse tanta, era ben ammucchiata sulla punta di quelle calzature. Scorgerla era quasi impossibile.
Ben più contenta, Bra tornò in camera, passando prima a gettar via il tubetto ormai vuoto. Spostò i puzzle, quindi urlò: «Ora non posso darti fastidio! Sono chiusa nella mia stanza!»
A quel punto si zittì, attendendo il grido.
Che non tardò.
«Che schifo! Ma che cos’è questa roba viscida?! È ripugnante!»
Monyk pareva piuttosto inorridita.
Bra si concesse un sorriso. Dopodiché, soddisfatta, stampò un bacio sulla fronte di uno dei suoi pupazzi.





Scusate, so che non aggiorno da un po’, ma, soprattutto ora che c’è un pc scasso, devo lottare coi miei fratelli minori e con mia sorella maggiore per usarlo.
Forse il fatto che i genitori Brief se ne vadano è un po’ esagerato, ma altrimenti alcune torture che Bra riserverà a Monyk non potrebbero attuarsi… non dico di più…
Spero non sia stato noioso. Ho voluto un po’ anche rappresentare il legame tra Trunks e Bra (che carini i fratellini ^^).
Grazie moltissimo a chi di nuovi l’aggiunta nei preferiti: stezietta w e Jexaveggy
Per stezietta w: be’, Trunks avrà una peste per sorella, ma almeno non è colpito dai suoi scherzi (in teoria XD)… spero ti sia piaciuto pure quest’ultimo capitolo…
Per vivvina: scusa é_è non volevo riportarti alla mente brutte esperienze… Mi spiace per te ^^”. Grazie perché hai comunque apprezzato il capitolo (tu non lo meritavi il sale al posto dello zucchero, ma Monyk sì ù_ù).
Per Angelo Azzurro: già… anke io avrei voluto vedere che effetto le avrebbe fatto il veleno per ratti… vabbe’, oh, chi s’accontenta gode XD scusa la stupidata ^^’. sissì, Bra ha ereditato la stessa crudele mente da entrambi i genitori XD
Per kry333: invece di levare le tende, Monyk le ha addirittura piantate alla CC. Capisco… anche tu non ami la scuola (e chi l’ama?). Pure io mi trovo una bella classe, ma devo ancora imparare bene i nomi… 6 nn li so di sicuro.
Per nightwish4ever: ed ad ogni capitolo ti faccio venire voglia di dolci… scusaaaaa, ma avevo un po’ fame ^^” O.O davvero la morosa di Goten ha il nome di una scimmia?! U.U be’, quel che è sicuro è che le sta a pennello!!! No, tu non scema ç___ç tu intelligente come me (ok, diciamo scema Nd Tu) (no, diciamo intelligente Nd Io).
Per Dea Nemesis: questa volta Vegeta viene messo in imbarazzo per minor tempo… ma è sempre qualcosa ^^ sì, bruciamo la ragazza di Goten ^^ sì, dai (e poi non ti starò a scrivere il suo nome, puoi scriverlo –e posso anche io- come ti pare e tanto peggio per lei, ecco!) ^/////^ Grazie!
Per Ishyna: grazie, sia per i complimenti che per la segnalazione dell’errore (che ho corretto^^). Spero continui a piacerti la ff.
Al prossimo capitolo!
Pepesale

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Capitolo 6
*** Film ***


Oddio, scusatemi, sono orrendamente, tremendamente, orribilmente, obbrobriosamente in ritardo. Spero possiate perdonarmi ç__ç
 
CAPITOLO 6 – FILM

La piccola saiyan mezzosangue si sporse per mettere a posto il giocattolo che aveva in mano, quando un rumore la fece sobbalzare.
Dei pugni violenti venivano indirizzati alla porta della sua stanza.
Bra si tappò le orecchie.
«TU!» ringhiò Monyk da fuori. «Esci subito di lì, piccola peste! Che cosa diavolo mi hai combinato?!»
La bambina raggiunse la porta con un balzo e la spalancò, trovandosi davanti la morosa di Goten.
Quest’ultima era paonazza in volto ed aveva un’aria davvero isterica. Bra fece scorrere lo sguardo sull’accappatoio – rosa – di Monyk, fino ad incontrare le caviglie della ragazza, le quali parevano sprofondare in una salsa gialla che fuoriusciva dalle rosee ciabatte.
«Ti rendi conto di quanto schifo faccia?!» strepitò Monyk. «Ti rendi conto che potresti avermi rovinato la pelle con i tuoi stramaledetti intrugli?!»
Bra alzò un sopracciglio.
La ragazza non resse a quella manifestazione di interesse dissimulato, e si allungò fulminea verso la bambina, afferrandola per i capelli. La bambina strillò e si divincolò, mentre Monyk tirava più forte.
«Sei davvero una peste!» gridò la ragazza, avendo ormai perso l’autocontrollo. «Un’insopportabile marmocchia!»
Bra riuscì finalmente a liberarsi dalla presa di Monyk e, sgusciandole accanto, corse via.
La ragazza tentò di seguirla, ma la maionese le fece slittare i piedi, mandandola col sedere a terra.
In quel mentre, la porta si spalancò, e Trunks e Goten fecero il loro ingresso in corridoio.
«Abbiamo preso il film, se non…»
I due si interruppero, fissando sbalorditi la scena che si presentava ai loro occhi: Monyk distesa a terra, le caviglie ricoperte da qualcosa di unto e giallastro, Bra che fissava la ragazza con ciuffi di capelli turchini che sfuggivano disordinatamente all’elastico, le guance arrossate.
«Che è successo?» chiese Goten, allibito.
«Goten!» esclamò Monyk, tirandosi in piedi con qualche difficoltà. «Quella peste», e indicò Bra, «mi ha assalita… Ha riempito le mie ciabatte di… di questo schifo! Insomma, fa’ qualcosa! Devi arrestarla, farla rinchiudere! Mandala ai servizi pubblici, almeno! Non voglio più vedere quel mostriciattolo!»
Goten tentò di calmare la fidanzata – raramente l’aveva vista fuori dai gangheri a quella maniera – mentre Trunks si rivolse a Bra, in tono rassegnato: «Che cosa hai fatto?»
La bambina sgranò gli occhioni azzurri, ma di fronte allo sguardo abbastanza severo del fratello li riabbassò. «Niente» mormorò. «Era solo un esperimento» aggiunse, accorata. «Non credevo che si sarebbe messa le ciabatte».
«Vedi?» intervenne Goten, sollevato. «È solo una bambina, tesoro».
Trunks, invece, insistette: «Davvero, Bra?»
Lei sollevò la testa. «Sì» pigolò. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Goten l’aveva chiamata “solo una bambina”, mentre aveva dato del “tesoro” a Monyk. Non sapeva se stava piangendo per la tristezza o per l’irritazione.
È difficile distinguere l’una dall’altra, soprattutto se si hanno cinque anni e si è una principessa dei saiyan.
Trunks rimase colpito dalle lacrime della sorellina.
«Dai, Bra, non fare così» la invitò, facendole una carezza. «Ti credo, su, ora basta piangere».
La abbracciò. Lei tirò su col naso, per poi calmarsi e indirizzare al fratello un sorriso timido e incerto.
Quella scena, però, aveva fatto riaccendere l’irritazione di Monyk. «In galera, ti dico, deve finire in galera!» riprese ad urlare la ragazza, indignata.
«Andiamo, Mo» la supplicò Goten, «non fare così».
«Ma lei è una scellerata! È una scellerata della peggior specie!»
Trunks diede un colpo di tosse. Monyk si girò verso di lui, aggredendolo: «Invece di farti prendere per il naso in quel modo, dovresti portarla in un istituto! In un collegio!»
A quel punto, il ragazzo si sentì piuttosto seccato. D’accordo essere carino ed educato, ma quando era troppo era troppo.
Con Bra attaccata ai pantaloni, si rivolse alla ragazza. «Potresti starnazzare a voce più bassa?» domandò, in tono insofferente. «Io avrei mal di testa».
Bra si lasciò scappare un sorriso, mentre Monyk restò senza parole.
«Ma come…» iniziò, ma non proseguì.
Goten approfittò immediatamente di quella pausa. «Guarda, adesso ti accompagno a risciacquarti» le disse, sorridendo nervosamente, «poi magari – magari – ne parliamo…»
Quando i due si furono allontanati lungo il corridoio, Bra poggiò una manina fresca su quella del fratello. «Ti fa davvero male la testa?» chiese, in tono compassionevole.
Trunks le rivolse un sorriso. «Be’, diciamo che un pochino male mi fa. Un pochino».
Durante il pranzo non ci furono problemi, dato che Goten ritenne più prudente portare Monyk al ristorante, dato che la ragazza aveva ancora i nervi a fior di pelle.
La sera, quando tornarono, Monyk si era calmata quasi del tutto. Gran parte di quella tranquillità, però, deriva dal fatto che la ragazza aveva ormai capito che Bra doveva avere una cotta per Goten. Pertanto, si strusciò più volte contro il fidanzato, facendogli mille moine e donandogli molti più baci di quanto fosse solita dargli.
Bra fece finta di nulla.
Aiutò Trunks a preparare i pop-corn che avrebbero mangiato durante la visione del film, e pensò che le sarebbe piaciuto molto poter pestar Monyk.
In quanto al film, era stato scelto con cura dai due saiyan più grandi in modo che potesse piacere anche a Bra, e la bambina rise divertita ad ogni battuta.
Ad un certo punto, Monyk si lagnò, dicendo di aver sete.
Con un sospiro, Trunks fece per alzarsi, ma Bra lo precedette, saltando giù dal divano. «Vado io» disse, cocciuta, la bambina. «Così intanto prendo l’acqua per tutti».
Corse in cucina e afferrò quattro bicchieri. Li riempì fino all’orlo, quindi si guardò attorno.
Notando una mosca morta sul pavimento, si chinò a raccoglierla, non senza una smorfia. Dopodiché la lasciò cadere nel bicchiere di Monyk.
Poi poggiò tutti i bicchieri su un vassoio e si diresse in salotto. Li guardò, notando soddisfatta che, nel buio, era impossibile notare la mosca, mentre era facile distinguere il bicchiere riservato a Monyk. Ne aveva appositamente scelto uno pieno di ghirigori brillanti percepibili al tatto.
Appena giunta in salotto, lo porse alla morosa di Goten, dando poi gli altri due bicchieri al fratello e al Son.
Tornò ad accucciarsi sul divano e bevve tutto d’un fiato l’acqua che aveva per sé.
Dopodiché tese le orecchie, capendo che anche gli altri stavano sorseggiando, ed infine udì un brusco colpo di tosse da parte di Monyk.
Durò poco, e la ragazza si ricompose in fretta, sentenziando: «Mi dev’essere andato di traverso un sorso. È una cosa normale».
“Sì” pensò Bra, compiaciuta. “Mangiare mosche è normale… per i pipistrelli, però”.






Mamma, che vergogna. Non solo ho un ritardo pazzesco, il capitolo è anche corto. Scusatemi, vi prego!
Per raffa_94: sì, Trunks è tenerissimo *-* lo adoro. Grazie, speriamo davvero ke la stregaccia crepi ^^
Per stezietta w: sììììììì, monumento a Bra! Bell’idea^^ ecco cosa le ha fatto...
Per Angelo Azzurro: thank you. W la maionese!
Per kry333: U_U ecco perché sai tutti i nomi... spero ke fra tre anni li saprò bene pure io! Per adesso sono incerta solo su due o tre nomi... scusa se nn ho potuto aggiornare prima ç_ç
Per nightwish4ever: davvero io essere intelligente? (Pepesale si mette a saltellare tutta contenta). Anke tu essere intelligente. Io mi divertire molto con te^^ hai ragione... ma perché non aboliscono la scuola?!
Per Dea Nemesis: grazie ç_ç sono commossa. Pensi davvero ke sia bravissima? Grazie ^////^ ke bello, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo^^
Per vivvina: graaaaaaaazie (ma non riesco a dire altro, siete tt troppo gentili^^). Felice di farti ridere (che fa bene alla salute XD)
Se avete in mente qualcosa, del tipo “Bra annega Monyk nel water”, suggerite! Ne sarò lieta e cercherò di seguire le vostre idee... Naturalmente però sviluppandole a modo mio^^
Un bacio e un abbraccio (scusate ancora il ritardo)

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Capitolo 7
*** Pelle di mela ***


CAPITOLO 7 – PELLE DI MELA

«Dai, fratellone, un’altra!»
Trunks alzò gli occhi su Bra.
La bambina era seduta sul letto, la schiena appoggiata al cuscino, e lo fissava con gli occhi azzurri spalancati e supplicanti. «Per favore!» esclamò nuovamente. «Solo un’altra storia!»
Il ragazzo sospirò, tornando a guardare il libro di fiabe che teneva in grembo. Girò il viso verso la sorellina, la quale, con i capelli azzurri tutti in disordine, attendeva ansiosa un nuovo racconto. «E va bene…» finì con l’arrendersi il giovane.
Bra diede un gridolino di gioia, e a quel punto Trunks iniziò a raccontare.
Arrivato a circa metà della fiaba, alzò gli occhi sulla bimba, e la scoprì profondamente addormentata. Con la testolina placidamente appoggiata al cuscino e le mani strette attorno ad un peluche, pareva davvero un angioletto.
Era proprio vero, rifletté allora il ragazzo, che l’apparenza inganna.
Sorridendo, si infilò a propria volta sotto le coperte del letto dei genitori, dove ormai lui e la sorellina dormivano abitualmente.
Il mattino dopo, il suono del telefono lo destò dal sonno in maniera assai poco clemente.
Sbadigliando, il giovane si affrettò a rispondere, prima che quegli squilli svegliassero anche Bra. «Pronto?» domandò, sommessamente.
La voce familiare della madre gli rispose dall’altro capo: «Ciao, tesoro! Come va? Tutto a posto?»
Trunks sbatté le palpebre a ripetizione, stordito da quella voce squillante di prima mattina. «Sì, tutto a posto» rispose quindi, a voce un po’ bassa.
«E Bra, sta bene?» indagò ancora Bulma.
Lui mugolò una risposta affermativa.
«Me la puoi passare?» chiese a quel punto la madre.
Trunks diede un’occhiata alla bimba, raggomitolata sul letto. «Meglio di no» rispose, cauto. «Sta ancora dormendo…»
«Oh, capisco» replicò Bulma, intenerita. «Va bene, allora vedrò di richiamare più tardi! Tu ricorda che oggi devi portarla dal pediatra per una visita di controllo».
«Sì» sbadigliò il ragazzo, per poi salutarla e riattaccare, mettendo un freno alle mille raccomandazioni della donna.
Non appena Bra si svegliò, Trunks le comunicò brevemente quel che aveva detto la madre.
La bambina si strinse al pupazzo che aveva tra le mani, poi mormorò: «Magari può portarmi Goten?»
Trunks la guardò, stupito. «Goten?» ripeté.
Bra avvampò, vergognosa, rendendosi conto pienamente di ciò che aveva detto solo in quel momento. «Così può vedere se è un dottore che gli piace, e se sta male può andare lì» inventò dopo un attimo, impacciata.
Il fratello sorrise a quella scusa infantile. «Hai ragione» acconsentì, fingendo di prenderla seriamente. «Dopo glielo chiedo… Anzi, vado a domandarglielo subito. Intanto tu vestiti».
Bra annuì obbediente, e il giovane si recò nella stanza dell’amico.
Lo trovò alle prese con una Monyk alquanto determinata (ed appiccicaticcia). Alzando gli occhi al cielo, Trunks pensò che sembrava un’enorme gatta intenta a fare le fusa. Una gatta della peggior specie. «Senti, Goten» esordì, schiarendosi la gola.
L’altro saiyan si voltò immediatamente verso di lui, apparentemente lieto di avere una scusa per sottrarsi alle agguerrite coccole della fidanzata.
«Ho bisogno di chiederti un favore: alle quindici potresti accompagnare Bra dal pediatra?»
Monyk storse la bocca. «No, Gotenuccio!» protestò, avvinghiandosi nuovamente al fidanzato. «Non puoi pensare di lasciarmi qui, sola soletta!»
Goten mormorò qualcosa, palesemente imbarazzato.
«Suvvia» intervenne Trunks, «sarà solo questione di una mezzoretta».
Monyk gli scoccò un’occhiataccia, evidentemente contrariata dal suo intervento. «E perché non ci vai tu?» sbottò, sdegnosa. «Dopotutto quel mostriciattolo è tua sorella!»
Goten lanciò un’occhiata preoccupata in direzione di Trunks, ma quest’ultimo non si scompose.
«Già» ribatté invece, serafico. «Ma, vedi, purtroppo nemmeno oggi mi sento tanto bene».
Qualche momento dopo, quindi, il ragazzo poté tornare da Bra e comunicarle che sì, Goten l’avrebbe accompagnata. A quella notizia, la bambina sorrise radiosa, e poi si fece aiutare dal fratello a sistemarsi una fascia variopinta tra i capelli celesti.
Poche ore dopo, Bra stava camminando al fianco di Goten. Era piuttosto soddisfatta, ma, di colpo, provò il desiderio di tenersi alla mano del ragazzo.
«Goten» lo chiamò perciò. Lui rallentò il passo, voltandosi a guardarla con espressione interrogativa. «Puoi prendermi per mano?»
Lì per lì, il moro sembrò stupito dalla richiesta. Poi, però, si strinse nelle spalle, e le prese le piccole dita tra le proprie.
A quel contatto, Bra si fece a dir poco raggiante. Per tutto il resto del tragitto, non smise un momento di guardarsi attorno, incrociando decisa lo sguardo dei passanti e riflettendo con orgoglio che di certo le ragazze non potevano che essere invidiose di lei, che camminava mano nella mano con Goten.
Arrivati all’ambulatorio, si accomodarono in sala d’attesa.
Solitamente, Bra sbuffava e scalpitava per la noia, ma questa volta si mise seduta quieta quieta di fianco a Goten. Ad un certo punto, però, si mise a guardar male una bambina, convinta che stesse fissando troppo Goten, mentre in realtà quella era attratta dall’immagine di un grosso lecca-lecca, posta proprio sul muro dietro il ragazzo.
Quando arrivò il turno della piccola Brief, lei e il Son entrarono nello studio del medico.
Il dottore accolse calorosamente la bambina, osservando quanto fosse cresciuta e facendole i propri complimenti. Quando però volle scoprirle la schiena, Bra s’intestardì, certa che non sarebbe piaciuta a Goten.
Con le braccia incrociate sul petto per non permettere al medico di sollevarle la maglietta, lo scrutava truce di sotto in su.
«Andiamo, Bra» tentò di convincerla il povero pediatra, non capendo perché quella bimba – che di solito, tutto sommato, si comportava docilmente – si fosse impuntata su tale decisione. «Si sa che hai la pelle liscia come una pesca!»
Bra corrugò la fronte, incerta sul significato della frase che l’era appena stata rivolta… «Ma le pesche non sono lisce!» esclamò, in tono accusatorio.
Il medico balbettò qualcosa, imbarazzato per la correzione di una bambina di cinque anni. «Come una mela, va’» propose quindi.
Bra s’imbronciò. «Non voglio!» dichiarò, testardamente. «C’è freddo! E se poi mi ammalo?»
«Be’, per quello prometto che ti curerò subito» garantì il dottore, ma purtroppo non sortì l’effetto desiderato, dato che la piccola non accennò a lasciarsi convincere.
A quel punto, Goten intervenne in aiuto dell’ormai disperato dottore. «Andiamo, Bra» la invitò. «Fai come ti dice… Sono proprio curioso di vedere la tua pelle liscia come una mela».
Non sapeva il motivo per il quale aveva usato quella metafora, che in tutta onestà non lo convinceva più di tanto. In ogni modo, però, parve funzionare, dal momento che Bra, di colpo docilissima, si prestò ai controlli del pediatra.
Mentre l’uomo le poggiava il dischetto freddo dello stetoscopio sulla schiena, la bambina sbirciava Goten. E, scoprendolo sempre intento a come procedeva la visita, sentiva le proprie guance arrossarsi per il piacere.
Si sentiva davvero, davvero felice.




Oddio, sono di nuovo in ritardo pazzesco! Imploro il vostro perdono e spero che il capitolo sia piaciuto anche se Monyk non riceve attentati.
Per raffa_94: XD ecco come togliersi di torno sia Bra che Monyk XD grazie davvero tanto
Per kry333: Per ora il fatto che Monyk alias la strega abbia capito che Bra prova qualcosa per Goten non ha avuto riscontri negativi... vedremo poi...
Per nigthwish4ever: Mariiiiiiiiiiiiiiii!!!!! è_é proponi qualcosa d’altro, non fregarmi le idee XD ok, me ne vado... alla fine il poster si è salvato, vero?! (Non mi ricordo più...)
Per stezietta w: Scusa ma ad aggiornare presto non ce l’ho fatta ç______ç Per i nomignoli hai ragione, in effetti Monyk ne ha ricevuti parecchi, e tutti assai poco lusinghieri
Per vivvina: Sbraitare evidentemente è il mestiere di Monyk (pazza sclerotica è_é)
Per Dea Nemesis: Sì, la mosca morta sì! (Irrompo in una risata assatanata, poi inizio a rotolarmi sul pavimento, ignorando gli sguardi di compatimento che mi vengono lanciati). Me non brava ç_ç me non riesce a tenere un tempo d’aggiornamento decente ç__ç vabbe’, allora tutti i complimenti a Bra ^^
Per Angelo Azzurro: U_U già. Un evviva alla mente malefica di Bra. Monyk uscirà viva?
Un bacione,
Pepesale

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Capitolo 8
*** Un frappè molto speciale ***


CAPITOLO 8 – UN FRAPPÈ MOLTO SPECIALE

Quando il medico ebbe concluso tutti i controlli, permise a Bra di scendere dal lettino dello studio e si rivolse a Goten, dichiarando che era tutto a posto.
Bra, assai rasserenata, seguì docilmente il ragazzo fuori dalla porta. Non appena uscirono all’aria aperta, gli chiese nuovamente, con una certa timidezza, di essere presa per mano, e lui accettò subito, di buon grado.
Gli sembrava il metodo migliore per tenere d’occhio la bambina.
Subito non ci aveva pensato, ma adesso iniziava a rendersi conto di che potenziale pericolo rappresentavano le auto che sfrecciavano avanti e indietro per la strada.
Certo, Bra era una bambina piuttosto sveglia, e gli sembrava alquanto improbabile che di punto in bianco attraversasse la via senza prestare attenzione. In più, considerato che anche lei aveva sangue saiyan nelle vene, era da escludere un incidente troppo grave.
Tuttavia, specialmente considerando chi era il padre della bambina… Be’, molto meglio non correre rischi.
Bra, dal canto suo, si guardava attorno con curiosità mentre proseguivano, tenendo saldamente la mano di Goten e sentendosi tutta orgogliosa per il fatto di camminargli fianco a fianco.
«Ehi» mormorò ad un certo punto il ragazzo, mentre aspettavano che il semaforo delle strisce pedonali divenisse verde. «Complimenti, ti sei comportata davvero bene durante la visita del pediatra!»
Era sincero. Lui, fortunatamente, era stato dal medico solo poche volte, ma gli sembrava di ricordare che in quelle occasioni gli ci voleva una grandissima forza di volontà per decidersi a lasciare la mano di Gohan.
La bambina gli rivolse un sorriso felice, arrossendo emozionata.
Improvvisamente il sole le sembrava ancora più caldo e bello e luccicante, lassù nel cielo.
Purtroppo, però, quel tragitto non poteva durare per sempre.
Quando giunsero alla Capsule Corporation, Bra non poté fare a meno di sentirsi triste. E la tristezza si trasformò immediatamente in dispetto quando vide Monyk correre incontro a Goten, belando: «Amore mio! Goten, uffa, ma perché ci hai messo così tanto?!»
Goten arrossì imbarazzato, lasciando la mano di Bra. «Ma cosa dici, Mo?» tentò di protestare. «Non è passato tanto tempo da quando…»
«Ti rendi anche solo minimamente conto di quanta voglia ho di coccoline?»
Goten balbettò qualcosa, mentre Bra alzava gli occhi azzurri sull’agitatissima ragazza.
Monyk continuava a strepitare, torcendosi le mani e alzando le braccia verso il cielo. “Forse è questa quella che mamma chiama ‘crisi di nervi’” rifletté, interessata, osservando la ragazza diventare sempre più rossa in faccia.
La bambina pensò che somigliava ad una gallina arrabbiata, e quel pensiero le fece nascere un sorriso che fu svelta a nascondere dietro ad una mano.
Monyk, però, se ne rese conto comunque. «E tu cos’hai da ridere?» sbottò, scattando in avanti.
Goten, quasi d’istinto, fu rapido a nascondere Bra dietro di sé, per poi posare le mani sulle spalle della fidanzata e tentare di calmarla.
Irritatissima, Monyk fissò prima il moro e poi la bambina che si nascondeva dietro la sua schiena… A quel punto, però, le venne in mente che quella marmocchia aveva una cotta per il suo fidanzato, e quel pensiero le fece nascere sul volto un enorme sorriso.
Senza esitare oltre, si sporse a stampare un generoso bacio sulle labbra di Goten.
Quando si scostò dal ragazzo, poi, le bastò un’occhiata al viso confuso e indispettito di Bra per comprendere che quel gesto era servito a dare una bella lezione a quella mocciosa.
Soddisfatta, ruppe in una risatina. «Ma non essere così passionale» esclamò, rivolta a Goten, «ho appena messo una nuova marca di rossetto…» Sorrise maliziosamente, controllando con la coda dell’occhio di avere l’attenzione di Bra. «Ha il sapore di ciliegia, sai?» aggiunse.
Mosse di nuovo un passo verso Goten e gustò lentamente le labbra del moro.
Bra, allora, si aggrappò con forza alla maglietta del saiyan mezzosangue, attirando la sua attenzione e costringendolo a interrompere il bacio con quella gallina.
Goten sembrava frastornato, come se non capisse il motivo di tanta lascivia da parte di Monyk. «Che succede?» domandò, confuso, rivolto a Bra.
Prima che la bimba potesse rispondere, però, Monyk prese Goten per un braccio, trascinandolo via con sé. Non aveva gradito affatto l’interruzione, e per impedire che il moro volesse tornare indietro iniziò a subissarlo di interessantissimi aneddoti – almeno secondo lei.
Bra seguì la scena mordicchiandosi il labbro inferiore, mortificata.
Un momento dopo, però, il suo viso si trasformò, aprendosi in un sorriso.
Rossetto al sapore di ciliegia, eh? Sì, era una bella idea.
Per prima cosa, controllò dove si trovavano gli altri tre.
Trunks era in camera sua a parlare al telefono con qualcuno – forse con Marron –, Goten e Monyk erano nella stanza del ragazzo.
Bra per poco non batté le mani per la contentezza. Era perfetto!
Prestando attenzione a fare silenzio, sgattaiolò nella camera della giovane. Andò a frugare tra i cassetti, finché non trovò un astuccio traboccante di ogni genere di rossetti e boccette di smalto. Li arraffò tutti con sicurezza.
Dopodiché, tenendoli contro il petto e rischiando ad ogni passo di farseli scivolare, si diresse in cucina.
Una volta lì, appoggiò sul tavolo il proprio bottino, per poi andare a cercare il frullatore.
Quando lo trovò, andò a sistemarlo accanto ai trucchi con un sorriso che si sarebbe potuto definire spaventosamente angelico.
Fatto ciò, iniziò a cavare i rossetti dal loro contenitore di metallo, svuotandoli nel frullatore, per poi riservare lo stesso destino ad ogni tipo di smalto.
Frullò il tutto con la massima attenzione, aggiungendo un po’ d’acqua sino ad ottenere una poltiglia dall’aspetto di un normale frappé. Lo sistemò in un bicchiere, prendendo anche un cucchiaino.
Dopodiché, con il frullato in mano, si diresse nella stanza dell’amico di suo fratello.
«Goten» si annunciò con voce timida, entrando, «vuoi questo per…»
Lasciò che le parole sfumassero mentre si avvicinava al letto dov’erano seduti Monyk e il ragazzo. «L’ho fatto io» aggiunse.
Goten si tese verso il bicchiere quasi istintivamente, ma Monyk lo precedette prontamente. Era stufa che quella piccola peste saltasse fuori dappertutto! «No, tesoro, lo vorrei io…» si affrettò a dire.
Bra la fissò con un’espressione indecifrabile sul visetto tondo. Un pensiero la colpì: “Ma non faranno male, tutti quei trucchi?”, ma lei lo ricacciò con determinazione in fondo alla propria mente.
Erano fatti di Monyk.
Quest’ultima, intanto, aveva preso il cucchiaino con quella che teneva a definire “grazia” e, reggendolo delicatamente, lo usò per raccogliere velocemente un po’ di frullato, per poi cacciarselo in bocca con decisione.
La reazione che ne conseguì fu, almeno agli occhi cobalto di Bra, affascinante.
Per prima cosa, Monyk deglutì. Poi il viso le si fece rosso, mentre gli occhi le si inumidivano. A dirla tutta, sembrò cambiare colore almeno sette volte di seguito.
A quel punto, iniziò a tossire violentemente, piegandosi in due come se avesse dovuto vomitare.
Goten trasalì. «Monyk!» esclamò, ansioso. «Che succede?!»
Prima che la ragazza riuscisse a prendere fiato per replicare, Bra rispose, in tutta tranquillità, attirando l’attenzione del ragazzo: «Ha mangiato i suoi trucchi».
Il moro la fissò, stranito.
«Ho mischiato tutti i suoi trucchi, poi li ho frullati per vedere cosa veniva fuori» spiegò allora Bra, in tono volonteroso, mentre Monyk continuava a tossire come se la gola le stesse andando a fuoco. «Volevo farti vedere il mio esperimento, ma lei se l’è pappato. E non doveva» specificò quindi, in modo del tutto superfluo.
Goten le donò un sorriso tra l’incerto, il divertito, il colpevole e l’esasperato, dopodiché tornò a voltarsi in direzione della fidanzata, che adesso alternava uno squittio strozzato ad ogni colpo di tosse.
La situazione si risolse con esagerate quantità d’acqua, con mille strepiti da parte di Monyk, che correva da una parte all’altra seguita da un Goten disperato e da un Trunks paziente.
Fra tutta quella confusione, Bra rimase in piedi, immobile e assai interessata.
Alla fine dovette constatare, tra sé e sé: «Il frullato non le è piaciuto».
“E non ho capito se il sapore di ciliegia si sentiva lo stesso o no”.



Capitolo formato mini… "Goten le donò un sorriso tra l’incerto, il divertito, il colpevole e l’esasperato"... E provateci voi xD
kry333: qui purtroppo Monyk torna a tiranneggiare la piccola Bra (ed in cambio Bra tiranneggia lei XD) Hai ragione, la piccola Brief ha ereditato la testardaggine da entrambi i genitori, quindi è un’impresa farle cambiare idea ^_-
stezietta w: la speranza di un attentato a Monyk è stata ben riposta, eh? Già… che fortunata Bra! E non preoccuparti se sei sadica, ti assicuro che la sono pure io^^
nightwish4ever: no, non si spreca così il cibo XD la mela e la pesca possiamo mangiarle noi U_U sìììììììì, anche a me manca il pediatra ç__ç mi ricordo che diceva ai miei che avevo qualcosa anche quando non era vero, e allora restavo a casa più del necessario *-* L’idea sarebbe MONYK FA KABOOM XD a dire il vero anche io me l’ero dimenticata, ma poi l’ho letta nella tua rece^^ bacioni, Mary
carol2112: Ciao, carissima! Credimi, è un piacere trovarti pure qui *-* Sono contenta di averti fatto ridere e del fatto che ti piaccia Bra così monella^^ Non ho messo Valese semplicemente perché sono in un periodo che rinnego tutto ciò che accade nel GT XD (a parte Trunks presidente U_U) Bacio^^
Angelo Azzurro: certo, Bra avanza, ed è molto determinata… io tutta la sua ostinazione non ce l’ho proprio… thanks
Dea Nemesis: come vedi anche io sono in ritardo ^^” eggià, finché esisteranno gli aggiornamenti ci saranno anche i ritardi legati ad essi XD Anche io non ho mai avuto tanto coraggio quanto Bra (ç_____ç)… e men che meno riuscirei a chiederla ora la mano a chi mi piace ^///^
Un abbraccio.

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Capitolo 9
*** Notizia sconvolgente ***


CAPITOLO 9 – NOTIZIA SCONVOLGENTE

«Goten, e tu ci caschi! Ci caschi! Non so come tu faccia, ma ci caschi!»
Monyk, in preda ad una crisi isterica, si sfogava rabbiosamente sul proprio fidanzato.
«Non so se l’hai notato, ma anche quella volta in cui mi sono trovata i piedi a mollo in quella poltiglia schifosa era un esperimento, a detta di quella… di quella… di quella cosa!»
Goten si grattò imbarazzato la nuca, quindi posò per un istante lo sguardo sulla piccola Bra, che osservava contrita la sceneggiata di Monyk. «Ma dai» provò a convincere la ragazza, «è solo una bambina, è intraprendente… Per di più stavo per berlo io…»
«Bene» concluse Monyk, stizzita, «grazie al…»
Dalla sua espressione, Trunks comprese fin troppo bene che era in arrivo una parolaccia, perciò fu lesto a posare le mani sulle orecchie di Bra per impedirle di sentire alcunché. Le tolse solamente quando lo sfogo piuttosto triviale della fidanzata di Goten poté dirsi concluso.
«Oh, ma lei viene protetta persino dai suoni più sgradevoli!» strillò Monyk, poi, dopo aver lanciato un grido, si diresse nella propria camera, sbattendo violentemente la porta alle proprie spalle.
Bra si sfregò gli occhi, confusa.
«Vado io» sospirò Trunks, precedendo Goten.
«Ah… Ehm… Okay» balbettò quest’ultimo, osservando l’amico allontanarsi con l’aria di chi cammina verso il patibolo.
Bra guardò il moro e sentì il cuore batterle più forte. Strizzò gli occhi, stringendo un attimo le spalle.
«Non ti ha spaventata, vero?» si informò Goten a bassa voce, fraintendendo quel gesto.
Senza fiato, Bra accennò un gesto vago. Al ché, il giovane la strinse in un abbraccio veloce. Un abbraccio piccolo, che però la fece tanto felice.
«Tu sei spaventato quando parla così forte?» chiese ingenuamente la bambina, pronta, all’occorrenza, ad elargire al ragazzo lo stesso gesto d’affetto che lui le aveva donato.
Goten non poté fare a meno di sorridere. «Un po’» sussurrò in tono complice, più che altro per compiacere la piccola e vedere cosa avrebbe fatto.
Bra, a quel punto, gli si avvicinò e gli strinse le gambe quasi in modo impacciato, per poi scostarsi poco dopo. Le piaceva quell’atmosfera di complicità che pareva essersi creata tra lei e Goten. In quella maniera sembrava che loro due fossero davvero il principe e la principessa che lottavano contro la strega cattiva.
In quel momento, Trunks fu di ritorno. Goten si voltò verso di lui. «Allora?» domandò, con aperta ansia.
«Non si è propriamente calmata, ma le ho dato dei buoni per alcuni cosmetici prodotti dalla Capsule Corporation» replicò il giovane con una smorfia. «Ha detto che non cedeva ai ricatti, ma poi, facendo l’offesa, li ha presi comunque».
«Trunks…» iniziò Goten, imbarazzato.
L’amico scosse la testa, sospirando. «Non ti preoccupare, soffrirai anche tu» gli disse, con un sorriso obliquo, «ha detto che tra un po’ vuole che tu vada da lei».
«Ah, d’accordo» mormorò Goten, rassegnato.
Trunks avrebbe voluto chiedergli come mai non lasciasse Monyk, ma fu distratto dallo sguardo scontento della sua sorellina, da quell’espressione corrucciata che era comparsa al nominare la morosa di Goten… Già, pensò il ragazzo, Bra si era presa una bella cotta per il suo migliore amico.
Un urlo esplose nella casa: «GOTEN!»
Trunks si tese in avanti e poggiò con solennità la mano sulla spalla dell’amico. «Va’, compagno» proclamò, in tono maestoso, «e che la fortuna sia dalla tua parte».
Bra portò le mani alla bocca per soffocare un risolino.
Goten arrossì e allontanò la mano dell’altro, guardandolo storto. “Non peggiorare le cose” sillabò in silenzio. Trunks si strinse nelle spalle e gli indicò la porta.
A testa bassa, il moro si avviò verso la stanza di Monyk.
Da quel momento, per un bel po’, non si sentirono altro che gli strilli di Monyk e le frasi nervose di Goten, poi lei che inveiva, lui che cercava di calmarla… E fuori, i due fratelli Briefs erano in ascolto, lei interessata e perplessa e lui divertito e rassegnato.
Infine, però, con promesse di gite ai centri commerciali e parecchi baci, il moro riuscì a ammansire l’irritata fidanzata.
Bra corrugò la fronte, indispettita. Perché Goten non ci portava lei, a fare shopping – come diceva la mamma –, e perché i baci non li posava sulle sue guance, invece di usare quelle cose per calmare la gallina?
Trunks la osservava in silenzio. Gli sembrava quasi di leggere i pensieri della bambina.
In quel momento, il telefono squillò.
Era Bulma. Trunks affermò che tutto andava bene, che si divertivano, che no, Bra non si era presa la febbre o il raffreddore o qualcosa di simile, e che sì, lui stava altrettanto bene.
Se Bra aveva incubi ultimamente? No, non gli pareva.
Sì, era sicuro che fosse tutto a posto.
«Sai, mamma» aggiunse sottovoce, spostandosi in un’altra stanza, «credo che Bra stia coltivando una certa passione per Goten…»
A quella notizia, Bulma rise, intenerita. «Si è presa una cotta?»
«Già» confermò Trunks, con un sorriso, «era contentissima quando lui l’ha accompagnata dal dottore».
Dopo aver soddisfatto ogni curiosità ed aver salutato la piccola Bra, Bulma riattaccò.
Trunks studiò l’espressione tranquilla e serena di Bra, considerando in silenzio che la bambina credeva di avere l’adorazione per Goten ben nascosta dentro di sé.
Quella sera, il giovane rimboccò le coperte alla sorellina, dopodiché si infilò accanto a lei nel letto matrimoniale dei genitori, come ormai gli era consueto.
Parecchi chilometri più lontano, nell’albergo dove soggiornavano i coniugi Brief, Bulma stava giusto piegando il giornale, apprestandosi poi a posarlo sulla scrivania.
Dopodiché, soddisfatta, andò a sdraiarsi vicino a Vegeta.
Il saiyan sbuffò, girandosi su un fianco e prendendole quasi tutte le coperte. Automaticamente, la donne diede uno strattone, riguadagnando la parte di piumino che le spettava.
Gettò un’occhiata in tralice alla schiena del compagno, e prese a parlare a ruota libera.
Da parte sua, Vegeta ascoltava tutto quel monologo sentendosi parecchio scocciato. Insomma, cosa importava a lui dei convegni ai quali partecipava la moglie? E di tutti i dettagli di quel che facevano i loro figli?
Tanto bastava sapere che fossero a casa in salute, punto.
Come poteva interessargli che Trunks aveva ordinato il laboratorio, che i ragazzi avevano noleggiato un film, che uno dei professori con cui Bulma più discuteva aveva la barba ispida e i capelli grigi, cosa importava se Bra aveva letto da sola una pagina de “Il brutto anatroccolo”, e se la bambina…
«Che cosa Bra e il figlio di Kakaroth?!» proruppe il Principe, incredulo, girandosi di scatto verso la compagna.
Bulma sorrise, indulgente. «Si è presa una cotta, amore, le piace Goten!» esclamò, divertita dalla reazione del saiyan. «Non lo trovi carino?»
Vegeta si accigliò e bofonchiò qualcosa di simile a: “Carino un corno”. Rimuginò in silenzio per qualche minuto, ed infine sbottò: «È troppo vecchio per lei! Ha ben quattordici anni di più!»
Bulma lo fissò, sorpresa. «Ma è solo una cotta, caro, una passione passeggera!» gli fece notare, stupita che lui avesse preso la notizia tanto sul serio.
Il saiyan sbuffò. «Sia come sia» dichiarò, seccamente, «non mi piace. Il figlio di Kakaroth!» ripeté quindi, quasi a sottolineare che Bulma non aveva affatto compreso l’importanza di quel dettaglio.
Si sentiva decisamente ribollire. Stava per continuare a protestare quando improvvisamente si rese conto di star dimostrando fin troppo interesse nei confronti di Bra. Perciò, digrignando i denti, tornò a girarsi su un fianco, dichiarandosi addormentato.
Bulma non riuscì a trattenersi dal rivolgere un sorriso divertito alla schiena del consorte, dopodiché adagiò la testa contro il cuscino e si lasciò scivolare nel sonno.






Okay, in questo capitolo mi sono divertita a far prendere un infarto a Vegeta^^ Spero non sia risultato OOC O_o  vabbe’, mi affido al vostro giudizio *mi inchino rispettosa*

I love sasunaru: anche io adoro la piccola Bra… oltre ad essere mitica è troppo tenera! Baci

Angelo Azzurro: viva la perfidia, allora XD già, una lavanda gastrica sarebbe stata l’idea migliore XD

Nightwish4ever: per curiosità: il vicino di casa ti ha fatto qualcosa o è semplicemente usarlo come cavia?! Monyk… KABOOOOOM!!!! XDD Prepara l’esplosivo, Mary XD Bacioni

Red Diablo: che piacere trovarti qui^^ Cornoche… mmm… bella trovata XD Grazie mille ç___ç sono commossa, davvero… Che bello, ci sarai anche agli altri capitoli! Grazie grazie grazie, un kiss gigantesco (ma enorme davvero ^_-)

Stezietta w: già, perché Bra non ha semplicemente usato veleno per topi? *Mi immergo in uno stato di profonda riflessione* Mah, si vede che Trunks, conoscendo gli istinti omicidi della bambina lo ha nascosto per bene… si sa, non vuole far finire in prigione la sorellina XD kiss

DarK_FirE: Gemy!! *mi metto a fare le feste come Sirio (my dog^^)* Non preoccuparti, io per i compiti sto impazzendo (e non mi dovrei preoccupare?! NTua) Mwahahahah, già, Bra è una mia fedele seguace delle forze del maale!!! Già, Trunks bisogna farlo Santo… E… a morte Monyk!!!

Kry333: la strega beve i suoi trucchi U.U pozione migliore per allontanarla (o per farle venire una crisi isterica XD) Già, che teneri, e Bra che vuole la manina *_*

Grazie a tutti!!!!!!

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Capitolo 10
*** Capigliatura ***


CAPITOLO 10 – CAPIGLIATURA

Alla Capsule Corporation regnava il silenzio portato dal calare della notte.
Bra attraversò il corridoio a piedi nudi, prestando attenzione a non fare troppo rumore. Per quanto i suoi passi fossero leggeri, le sembrava riecheggiassero fortissimo nell’aria.
Pensò indispettita al giorno prima: Monyk, a causa di un capriccio riguardante un’unghia rotta, si era accaparrata Goten tutto il dì, strillando ogni qualvolta che il ragazzo si allontanava, anche se solo per andare al bagno.
Quando poi Trunks aveva sbottato qualcosa riguardante l’esagerazione, la giovane si era messa a strepitare ancora più forte.
Trattenendo il respiro, Bra entrò nella stanza di Monyk.
In quanto alla morosa di Goten, stava dormendo profondamente. Russava anche un po’, notò la bambina con un sorriso di soddisfazione.
Dopodiché, prestando ben attenzione a dove metteva i piedi, Bra si avvicinò al beauty case della ragazza. Vi frugò all’interno sino a trovare ciò che le interessava: un’enorme confezione di shampoo.
Contenta per la riuscita della propria spedizione, la bimba uscì in corridoio con la bottiglietta ben stretta nelle mani. Per un attimo, la sua fronte si corrugò sotto i ciuffi corvini, mentre Bra, concentrata, ragionava velocemente. Dopo qualche minuto di riflessione, un sorriso le illuminò gli occhi, facendole scoprire i denti da latte bianco perla.
Sinceramente soddisfatta, sgattaiolò in bagno, accendendo la luce.
Facendo ben attenzione, si arrampicò in modo da arrivare con le mani al mobiletto vicino al lavandino. Prese a rovistare tra le varie lozioni e creme per il corpo, trattenendo di tanto in tanto il fiato quando le pareva di aver prodotto un suono troppo brusco, e alla fine trovò quanto cercava.
Era una bottiglietta piccola ma piena. Sua nonna la usava per tingersi di biondo i capelli che altrimenti avrebbero virato ad un bianco deciso, e quando si era trasferita con il marito in un luogo più tranquillo rispetto alla caotica Città dell’Ovest aveva lasciato quel prodotto alla Capsule Corporation.
Senza esitare, Bra vuotò una buona metà dello shampoo di Monyk nel water, quindi travasò nel contenitore la tinta della nonna.
Alla fine dell’operazione, si sincerò di rimettere tutto al suo posto. Lo shampoo modificato nel beauty di Monyk e la tinta nell’armadietto.
Un sorriso birichino le illuminò i lineamenti mentre si arrampicava sul lettone per accoccolarsi accanto al fratello, pronta ad una bella dormita.
Trunks era già immerso nel sonno, una mano infilata sotto il cuscino, e Bra gli fece una piccola carezza sulla guancia prima di venire invasa dal torpore e chiudere gli occhi…
La mattina seguente fu svegliata da un grido allucinante.
Intorpidita, senza capire bene cosa stesse succedendo, si tirò a sedere sfregandosi gli occhi.
Un attimo dopo, però, rammentò lo scherzo che aveva fatto alla morosa di Goten. E a quel punto, di colpo perfettamente sveglia, saltò giù dal lettone e si precipitò verso la stanza dalla quale provenivano le urla.
E anche quel giorno, lo spettacolo che la aspettava non era affatto deludente.
Monyk troneggiava sulla stanza, in piedi su una sedia. Strillava a pieni polmoni ed aveva sin le lacrime agli occhi, ed additava prima Trunks e poi Goten, alternativamente.
Il giovane Son la supplicava, ma le sue parole imploranti erano soffocate dalle strida della sua fidanzata.
Lo sguardo di Bra corse immediatamente ai capelli di quella gallina di una terrestre. Con sommo stupore della bambina, però, quei riccioli erano del nero scialbo di sempre.
Bra corrugò la fronte, perplessa. Che fosse accaduto qualcos’altro per mettere così in agitazione la ragazza?
«Monyk!» riuscì finalmente a farsi udire Goten, probabilmente grazie alla forza della disperazione. «Che cosa c’è?»
Bra approfittò del momentaneo silenzio per avvicinarsi di qualche passo.
Monyk gemette. «Guarda qua!» esclamò quindi, in tono tragico, tendendo la nuca verso il ragazzo. A tale gesto, a chinarsi in avanti non fu solo Goten, ma anche la piccola Bra, tutta curiosa, e così pure Trunks.
Per qualche attimo nessuno dei tre riuscì a notare nulla, poi alla bambina parve di vedere una sfumatura bionda. Di colpo attenta, studiò il resto dei capelli di Monyk, scoprendo così altri ciuffi dello stesso colore giallastro.
Goten sospirò, sollevato. «Hai cambiato shampoo, Mo?» domandò.
Forse la sua fidanzata se l’era presa con lui perché non aveva notato quel dettaglio.
Evidentemente, però, non si trattava di questo, dato che quella frase non fece altro che scatenare una nuova crisi di urla isteriche, che indussero Bra a tapparsi con decisione le orecchie.
Dopodiché, Monyk strepitò, disperata: «Non ho cambiato shampoo! Eppure i miei capelli sono perduti! Ridicoli! Rovinati!»
Iniziò persino ad alzare le braccia al cielo, quasi invocando il proprio angelo personale.
Se proprio Monyk aveva un angelo custode, rifletté Bra, come poteva il poverino sopportare quelle grida esagerate?
Non poté fare a meno di provare un briciolo di compassione per lui.
Goten rise sollevato, ma evidentemente fu la cosa più sbagliata, dato che Monyk lo aggredì in tono di melodramma, accusandolo di indifferenza e menefreghismo, di non avere un briciolo di comprensione, di essere del tutto impietoso…
«Al prossimo lavaggio torneranno normali» intervenne Trunks, in tono di sopportazione, se non altro per togliere Goten da quel fiume di recriminazioni.
Bra sorrise tra sé e sé, annuendo convinta alle parole del fratello.
Goten li guardò, dopodiché tornò a fissare Monyk, un’espressione speranzosa dipinta sul viso. La ragazza, però, distolse lo sguardo con aria sdegnosa.
Quella volta, almeno, parve non accorgersi della bambina dai capelli turchini che se la rideva in un angolo, una manina a coprire la bocca.






Un po’ in ritardo... ma “meglio tardi che mai”, no?

DarK_FirE: povero Goten, hai ragione, bisogna farlo santo pure lui... sono felice ti sia piaciuta la reazione di Vegeta xD Giusto, Bra è mitica!! Bella mente malefica ha U.ù Già, ci vuole proprio la fortuna che Monyk si rompa il collo XDXDXDXD Baci

Red Diablo: povero Vegeta, fosse stato debole di cuore l’infarto non glielo toglieva nessuno XD Eccoti la nuova “accidentale” disgrazia a quella cornoca di Monyk (ma è il misto tra oca e cornacchia?) Kiss

stezietta w: che persona onesta^^ Sai, no, se Monyk sussurra non capisce ciò che le esce di bocca U.ù Felice che ti sia piaciuto l’abbraccio tra Goten e Bra (*-*) Kiss

kry333: infatti Vegeta non può permettere che la figlia del Principe dei Saiyan si innamori del figlio di quel guerriero di infimo livello di Kakaroth XD (donne! Non è che per caso mi state prendendo in giro?! Tutto ciò è una faccenda seria... tsk NdVegeta) (-.- NdIo e Te)

Angelo Azzurro: mi spiace che tu conosca una persona insopportabile come Monyk, ma sono felice che per lei tu sia la Bra della situazione U.ù Vegeta soffrirà d’insonnia d’ora in poi, altro che storie ^-^

nightwish4ever: strozzare Monyk con le luci di Natale... mmm... bella idea... Peccato che la storia sia ambientata nelle vacanze estive ç__ç (o almeno credo o.O). Anche a me lo scoiattolo manca da morire... era così tenero e dolce ç_ç

Al prossimo capitolo...

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Capitolo 11
*** Zanza-Stop?! ***


CAPITOLO 11 – ZANZA-STOP?!

«Ehi, Bra… Ehi, piccola…»
La bambina si girò su un fianco, raggomitolandosi e agitando una mano come per scacciare il fratello arrivato a svegliarla.
Trunks sorrise e la circondò con le braccia, sollevandola dal letto. Bra gli allungò un piccolo schiaffo sul viso, facendolo ridere piano. «Su, oggi è una bella giornata…» provò a dirle, parlando in tono sommesso per non renderle il risveglio troppo traumatico. «Non vuoi venire a fare una gita in montagna? So che è presto, ma altrimenti impiegheremmo troppo tempo ad arrivare».
«Non potete volare…» mormorò la piccola, con voce impastata e gli occhi chiusi. «Tu e Goten?»
Trunks sollevò le sopracciglia, divertito, e le diede un leggero buffetto sulla guancia. «No, mi dispiace» replicò. «Chissà cosa farebbe Monyk, in tal caso…»
Alle ultime parole del fratello, Bra aprì gli occhi.
Quella era una bella notizia!
Significava che Goten non si era sentito di rivelare alla sua fidanzata della propria natura saiyan… e forse nemmeno del suo essere guerriero.
E ciò voleva dire che lei aveva un vantaggio su Monyk; conosceva Goten meglio di lei.
Soddisfatta da quella conclusione, la bambina dimenticò improvvisamente la propria stanchezza e dimenò le gambe, facendo capire al fratello di voler essere messa giù. Una volta che fu scesa dalle braccia del fratello, corse a prepararsi sotto lo sguardo perplesso di Trunks.
Bra era decisamente lunatica come la loro madre…
Circa un’oretta dopo, erano tutti pronti per partire.
Bra, attaccata categoricamente alle gambe di Trunks, osservò Monyk, sgranando gli occhi davanti alla tuta piena zeppa di pailettes e di frange che indossava la ragazza. Aggrottando la fronte, posò lo sguardo sul proprio abbigliamento: una normalissima tuta rossa. Sulla felpa, poi, aveva due tasche spaziose, perfette per accogliere sassi strani o bei fiorellini.
Cercò l’ombra di una tasca negli abiti di Monyk, ma la sola che trovò si rivelò essere finta, cucita per bellezza e impossibile da usare.
Perplessa, si allontanò da Trunks per avvicinarsi a Monyk. «Andiamo a fare una gita, sai?» le disse, sforzandosi di essere gentile. «In montagna, su per i sentieri» aggiunse, piena di buona volontà.
Certo, la fidanzata di Goten era una scema, ma dopo esserselo sentito dire con cotanta chiarezza avrebbe dovuto capire che non indossava gli abiti adatti.
Monyk, però, squadrò la bambina con aria di superiorità, mentre la luce del sole che entrava dalla finestra le inondava la felpa, facendo luccicare tutti gli inutili decori. «Lo, so, mocc…» iniziò, ma poi diede un’occhiata a Goten e cambiò strada: «Lo so, Bra. Sai, io sono nata taaanto tempo prima di te».
«Hai ragione, vecchina» concordò la bimba, tornando ad avvinghiarsi alla gamba di Trunks per essere sicura che Monyk non le facesse alcun male.
In quanto alla ragazza, strinse le labbra in un moto insofferente, dopodiché, con un gesto altezzoso del mento, si rivolse a Goten senza tanti complimenti: «E allora, vogliamo sbrigarci a partire?! Se dobbiamo ritardare tanto, non vedo perché mi hai svegliata così presto!»
Il moro la fissò, allargando gli occhi esterrefatto. «Ma certo, adesso andiamo» balbettò.
Trunks prese Bra per mano e tutti si avviarono all’aperto. Fecero il primo tratto – sino alle montagne – in air car. Bra fissava con curiosità fuori dal finestrino, alitando sul vetro per vederlo sbiancare ed assumere una tonalità lattiginosa.
Quando giunsero alla loro meta, la bambina rimase incantata, e mentre camminava si guardava attorno tutta felice. Il panorama, infatti, era stupendo, e apprezzarlo a cinque anni era piacevolmente facile, considerato anche che lei aveva un fratello disposto a prenderla in braccio ogni qualvolta che la stanchezza si faceva sentire.
Bra, quindi, trotterellava allegramente al fianco di Trunks, ben attenta a non mettere i piedi sui sassi traballanti che spuntavano dal terreno. I fili d’erba ai lati del sentiero erano esili e di un bel verde brillante, e fra essi facevano timidamente capolino piccoli fiori dai colori lucidi.
L’aria era fresca, pulita, bella.
L’unica cosa non bella, oltre a Monyk, erano le zanzare. Bra non poteva che esserne spaventata e inorridita, ma fortunatamente quegli insetti non potevano infastidirla davvero: Trunks, infatti, le aveva spruzzato sulla pelle una buona dose di “Zanza-Stop”.
«Oddio, oh, Goten, ah, oh, mamma mia, ahi, le zanzare!»
Ecco che la litania di Monyk ricominciava. Come Bra si aspettava, la ragazza passò presto dai lamenti alle minacce: «Goten! Esigo che tu mi levi di dosso questi insetti schifosi! Non sai cosa potrei farti, altrimenti!»
La bambina guardò verso la morosa del ragazzo moro, e non poté fare a meno di pensare che era una ragazza davvero stupida. Quella mattina, Goten le aveva detto più volte di mettersi lo spray anti zanzare, ma lei aveva rifiutato storcendo il naso, e la sua motivazione era stata: «Perché è tutto unticcio e per di più ha un odore ripugnante».
Alla fine, Bra non ce la fece più. Si fermò all’ombra di un pino, e scaricò lo zainetto – era quasi vuoto, in realtà – che portava sulle spalle. Trunks, impegnato ad ammirare il panorama, non le prestò attenzione.
La bambina aprì la cerniera e tirò fuori una bottiglietta. Non avrebbe voluto, occupata nel proposito di provare a comportarsi bene con Monyk, ma la faccenda non le lasciava scelta.
Lesta lesta sulle proprie gambette, corse incontro alla giovane e, tenendo il contenitore sotto braccio, le chiese: «Ti danno fastidio le zanzare?»
Monyk fece una smorfia, poi sgranò gli occhi vedendo la piccola bottiglia. «Dammi un po’ di spray!» esclamò, sgarbata, strappando l’oggetto di mano alla bambina.
Bra la guardò affascinata mentre la ragazza si cospargeva le braccia del liquido contenuto nella bottiglietta. A quel che pareva, non v’era limite alla stupidità di quella scema!
A fine operazione, Monyk restituì la bottiglietta ormai vuota alla bambina, la quale le scoccò un’occhiataccia.
Goten e Trunks smisero di segnare a dito le vette circostanti e si rivolsero alle altre due, spronandole a continuare la gita.
Passo dopo passo, metro dopo metro, però, i lamenti di Monyk, invece di placarsi, crebbero sempre di più.
Quando fecero una sosta e Trunks gettò un’occhiata perplessa alla ragazza, quest’ultima mostrò il proprio braccio a Goten. «Guarda!» esclamò, con voce stridula. «Sono cannibali, quelle zanzare, mi stanno divorando!»
Il giovane fissò tutte quelle punture con aria esterrefatta. «Ma che…»
«Neanche lo spray funziona!» si lagnò Monyk.
A quel punto, pensando che fosse meglio per la salute fisica e mentale di Goten, Bra intervenne, facendosi avanti: «Non funziona perché non era “Zanza-Stop”! Era la mia acqua zuccherata, e tu te la sei messa sulla pelle!»
Alla dichiarazione della bambina, Trunks sbatté le palpebre. «Oh… cavolo» commentò.
Bra saltò via dalla portata di Monyk, andando a rifugiarsi accanto al fratello. «Me l’ha strappata di mano!» piagnucolò, rivolta a Trunks.
Si sentiva arrabbiata per davvero: lei non aveva mai detto che quella bottiglietta contenesse del liquido per tenere lontane le zanzare, eppure la morosa la fissava comunque con aria imbufalita. Non era giusto!
Goten, esitando, ruppe il silenzio: «Forse è meglio scendere».
Monyk emise un verso oltraggiato, girando sui tacchi e avviandosi per prima. Con un sospiro, Goten si mosse per andarle dietro, e per ultimi anche Bra e Trunks cominciarono a tornare indietro.
Bra era di malumore, ma all’angolo del sentiero trovò due sassolini maculati, che mise subito al sicuro nelle proprie tasche.
Erano davvero belli.








Okay, okay. Questa era davvero crudele x3

DarK_FirE: questo capitolo è la prova che Bra è cresciuta in malignità! Zanzare... solo a pensarci mi prude tutto!!! Scusa se non mi sono più collegata! A te va bene di sentirci stasera su msn?

kry333: a me Monyk fa pena in questo capitolo... A quanto pare Vegeta è stato trattenuto da Bulma... Però sono delusa... Non è riuscito a tornare indietro di corsa!^^

carol2112: forse sta esagerando sì. Ma in questo capitolo Monyk è stata troppo sgarbata. Non preoccuparti^^ Un bacio^^

stezietta w: mmm, capelli rapati a zero... Mica male xD grazie mille, alla prossima!^^

Angelo Azzurro: già U.ù nulla di grave, Bra, non preoccuparti, “incidenti” come questo non metteranno in pericolo la tua carriera. Già, Monyk sarà CERTAMENTE disponibile U.ù grazie^^

nightwish4ever: non preoccuparti, non è grave fare recensioni sceme (o sì? In tal caso dovrei preoccuparmi, è mia abitudine non farle serie o.O). Mmmm, magari le lucine di Natale ci sono in cantina... Eh? Come?... Scusa, ma una voce misteriosa (coscienza!!!!) mi dice che non è possibile ç_ç ehi! Però chi è per darmi del TU?! Okay, me ne vado^^

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Capitolo 12
*** Ciocche caramellate ***


CAPITOLO 12 – CIOCCHE CARAMELLATE

«Bra» sospirò Trunks, «è meglio che tu prenda una caramella».
«No!» esclamò la bambina. «Io voglio una cicca!» Per dare maggiore enfasi alla propria richiesta, batté con decisione un piede per terra.
Trunks si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. «Bra, andiamo» insistette. «Guarda» aggiunse, porgendole un dolciume colorato, «ti do questa caramella di quelle che ti piacciono tanto e quando avrai sei anni ti darò una chewing gum, okay?»
Bra valutò pensosamente l’offerta, ma infine accettò, ed uscì dalla stanza di suo fratello succhiando di buona lena la caramella. Andò ad accoccolarsi in salotto, giocando con alcune bambole. Stava lottando con gli intricati ricci biondi di una delle tante quando Monyk entrò nella stanza sbuffando.
Bra non le badò: succhiò rumorosamente la caramella e continuò a giocare.
«Mamma mia, quanto prudono!» si lamentò ad alta voce la ragazza, fissando di malumore le punture di zanzara che le ricoprivano le braccia.
Con uno sbuffo, si sedette sul divano. E Goten credeva che con quella stupida pomata il prurito sarebbe passato?! Che ingenuo! E certo, dopotutto non era lui a dover soffrire in quel modo!
Monyk si sentiva indignata: era sicura che il suo fidanzato non le prestasse la dovuta attenzione. Mentre rimuginava, un mormorio da parte di Bra – ancora immersa nel proprio gioco – fece sì che lei si rendesse conto della presenza della bambina.
Rivolse lo sguardo su quella mocciosa, che si stava gingillando con le sue bambole come se niente fosse, e ripensò all’acqua zuccherata… Era tutta colpa di quella peste, altro che storie!
Goten poteva anche dire che sicuramente c’era stato uno sbaglio, e il fratello di quel diavoletto poteva pure accontentarsi di rimproverarla con una parola, ma lei no!
Per quanto la riguardava, lei sapeva che tutte le punture di zanzara erano state causate da quel mostriciattolo dai capelli blu.
Assottigliando gli occhi con cattiveria, Monyk si alzò dal divano e si avvicinò a Bra, la quale non alzò nemmeno lo sguardo dai propri balocchi. Fissando un punto indeterminato verso il soffitto, poi, la ragazza diede un colpo con il piede alle bambole della bambina, facendole slittare sul pavimento. «Ops!» esclamò, soddisfatta.
Bra sbatté le palpebre, fissando i suoi bambolotti finiti lontano, e un attimo dopo l’irritazione nei confronti di quella stupida oca la sommerse. Si alzò in piedi di scatto, esclamando indignata: «Sei una scema! L’hai fatto apposta!»
Monyk si chinò in modo da avere il viso all’altezza di quello arrossato della bambina. «Tu dici così» sibilò, con superiorità, «ma io dico che ero solo distratta… Che la colpa è tua, perché hai lasciato i tuoi giochi sul pavimento…» Fece un cenno sdegnoso, e i suoi capelli si mossero.
Bra fissò per un momento quei riccioli ondeggianti. Inclinò il viso all’indietro e sputò con tutte le forze che aveva.
La caramella mezza succhiata, appiccicosa come non mai, schizzò fuori dalle sue labbra, andando ad attaccarsi alla chioma ispida di Monyk, con grande soddisfazione della bambina.
Quando la ragazza si rese conto di quanto era successo, iniziò a strillare, e cercò di raggiungere il confettino… Nel momento in cui la sua mano, però, lo trovò umido e colloso, Monyk allontanò di scatto le dita.
Velocissima, Bra si portò ad una ragionevole distanza di sicurezza, dopodiché rimase a guardare.
Trunks e Goten erano in cucina, impegnati nella preparazione della cena. Nel sentire le grida provenire da un’altra stanza, si immobilizzarono.
«Monyk?» esclamò Goten, esterrefatto, mentre Trunks sospirava in tono rassegnato: «Bra».
Senza indugiare oltre, lasciarono il forno e la tavola, precipitandosi in salotto.
Giunti sulla soglia, si arrestarono un istante.
«Che schifo! Che schifo! Che schifo!» strillava Monyk, con voce quasi tremante a causa del disgusto, pestando i piedi come una bambina nel bel mezzo di un capriccio.
Bra le gettava ogni tanto un’occhiata, metà interessate e metà vigile, e intanto camminava per il salotto, raccogliendo le bambole che la morosa di Goten aveva fatto volare per tutta la stanza.
Non appena riuscì a riscuotersi, il figlio di Goku si avvicinò con prudenza alla propria fidanzata. «Mo, hai bisogno di una mano?» domandò, cautamente e con un certo timore.
La ragazza si girò di scatto verso di lui. «Certo che ho bisogno di una mano!» esclamò, con voce stridula per l’indignazione. «Guarda qua! Quella mocciosa mi ha sputato questo schifo di caramella nei capelli! Guarda, ti ripeto, è tutto appiccicoso!»
Udendo quelle parole, Trunks si voltò verso Bra. La bambina lo guardò. Poi, stringendo i propri balocchi al petto con l’ausilio di un solo braccio, puntò il dito contro Monyk, affermando: «Lei mi ha messo tutte le bambole in disordine! Le ha sparse dappertutto!»
«Andiamo» disse Goten, cercando di rassicurare Monyk, «basterà una bella lavata e sarà tutto a posto».
La ragazza, però, lo incenerì con lo sguardo, e si calmò soltanto quando Trunks diede una parola di rimprovero alla sorellina e Bra se ne andò nella propria camera.
Goten si occupò con attenzione di passare il pettine tra i riccioli di Monyk, cercando di districare caramella e rimasugli. Quasi involontariamente, sorrise tra sé.
Certo che Bra ne sapeva una più del diavolo!
«Be’, Monyk, avresti potuto lasciarla stare» osservò, mentre un po’ della sostanza appiccicosa veniva tolta dai capelli della giovane.
Monyk non rispose, stringendo le labbra e sentendosi mortalmente offesa. Quella mocciosa era un vero cataclisma, era mai possibile che nessuno se ne rendesse conto?!
Rimase nel proprio silenzio oltraggiato durante l’intero trattamento, e quando infine ebbe i capelli puliti si ritirò – indignata con tutti – nella propria camera.
Quando Goten entrò in cucina, Bra era seduta sul pavimento in compagnia di un paio di bambole, aspettando che fosse pronta la cena.
«Monyk ha detto che non mangia» sospirò il moro, rivolto a Trunks, scuotendo la testa.
Bra sorrise senza farsi vedere, mentre Trunks scrollava le spalle. «Contenta lei» commentò, venendo distratto dallo squillo del telefono.
Mentre Goten si accomodava con un sospiro demoralizzato, Trunks andò a rispondere, e restò a parlare per un po’.
Quando chiuse la conversazione, cercò la sorellina con lo sguardo, e le annunciò: «Era la mamma. Lei e papà tornano domani».


Continua...

Ma naturalmente ringrazio tutti quelli che hanno letto! In particolare:

Red Diablo: non preoccuparti^^ Già, le povere zanzare erano affamate, ma non c’è giustizia a questo mondo, quindi non sono riuscite a papparsi tutta Monyk ç__ç Già, il lato positivo per Goten ad avere una fidanzata così è che si sta togliendo un sacco di anni in Purgatorio XD Kiss^^

Stezietta w: lo so, è difficile provare pena per Monyk (impossibile >_>) e qui siamo tutte dispiaciute (ceeeeeeeerto...). La povera Bra ora non riesce più a stare in pace che la iena arriva e rovina tutto è_é ingiustizia! Ciao^^

Pan_Tere94: allora in ogni mia storia ci sei tu nell’ombra... Forte! *tutti mi guardano compatendomi* No, i ragni nei capelli non sono troppo crudeli, non saprei... Comunque ho deciso di andare ancora una volta contro i ciuffi della iena U.ù Ciao^^

nightwish4ever: no! è_é L’acqua zuccherata nei TUOI capelli non va bene! Perciò ho deciso di sottoporre Monyk ad una simile tortura, ma con la caramella U_U Ora ho il fucile pronto, così che se quella stupida coscienza prova a rompere di nuovo... wahahahah! Va benissimo come metodo, non preoccuparti U_U Bacioni^^

Carol2112: grazie mille^^ Bra come vedi ne sa proprio una più del diavolo (e così citiamo Goten U_U). Spero ti sia piaciuta anche questa nuova birichinata^^ Baci

DarK_FirE: grazie, Gemy! Hai ragione, Bra ci fa proprio concorrenza XD Ma almeno avremo una valida alleata alla conquista del mondo U_U Io ODIO le zanzare XD ma Monyk lo meritava, quindi... Scusa se non sono su msn, ma ho un mucchio di roba da studiare! è_é Kiss^^

Vivvina: ciao!!!!!!!!!!!! Lalliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Sei tornata! (ma no... NTua) Che brava, hai letto tutti i capitoli! TVTB ^______^ Infatti se ci fosse un concorso per deficienti Monyk sarebbe talmente deficiente... da arrivare seconda! (XD) Continua a scavarsi la fossa da sola >_> Bacioni^^

Kry333: Bra non è colpevole in questi ultimi due capitoli, poco ma sicuro! U_U Le zanzare solitamente sono da me odiate e detestate, ma in questo caso sono state valide alleate ^^ Grazie mille, poi vedrai come si evolverà la situazione U_ù Baci^^

Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Prima le donne ***


CAPITOLO 13 – PRIMA LE DONNE

«Evviva!» esclamò Bra, felice, saltellando attorno a Trunks. Il ragazzo rise e la afferrò, sollevandola verso il soffitto. Lei ridacchiò contenta e strofinò la testa contro il petto del fratello. «Torna la mamma! Torna il papà!» gioì allegramente.
«Ehi, ehi, piccola» protestò Trunks. «Vuoi dire che non ti sei divertita con me?»
Lei ci pensò su, corrugando la fronte sotto i ciuffi azzurri. Infine affermò: «Mi sono divertita a dormire nel lettone. Ma la mamma è più brava a far da mangiare».
Il fratello alzò le spalle, «In effetti hai ragione», e la posò nuovamente a terra.
La bambina si guardò attorno e si soffermò su Goten, che la osservava sorridendo, dimentico della fidanzata che – offesa – si era chiusa nella propria stanza.
«Bene» annunciò Trunks, «i toast sono pronti!»
Bra annuì rapida e corse verso Goten. «Mi prendi in braccio?» domandò, fissandolo insistentemente.
Lui ci pensò un momento, poi sorrise. Bra sentì una piacevole sensazione di calore. «Perché no?»
Si chinò su di lei e la avvolse con le braccia, alzandola. Bra si rannicchiò sul suo petto, poggiando la testa sulla sua spalla e respirando piano. Goten era caldo e forte. Un po’ come Trunks e il papà, pensò la bambina.
La cena fu sicuramente il pasto più piacevole di tutte quelle giornate. Bra poté stare seduta vicino a Goten e si godette la sensazione d’importanza che le derivava dal fatto di essere la sola femmina a quel tavolo. Goten era molto gentile e le porgeva i toast appena approntati dicendo: «Prima le donne».
Le faceva piacere sentirselo dire. La faceva sentire grande. E senza dubbio era una bella frase. Prima le donne: molto ragionevole.
Felice, la bimba prese a mordicchiare il sandwich che aveva in mano.
Stavano sparecchiando quando si udì la voce isterica di Monyk urlare: «Goten! Vieni subito qua!»
Goten sobbalzò e guardò afflitto verso Trunks. L’amico rispose con un’alzata di spalle.
«Perché le ubbidisci?» domandò Bra, notando l’espressione da martire di Goten.
Lui azzardò: «Perché è la mia ragazza?»
«A me piace un ragazzo che mi obbedisce» rifletté Bra a voce alta. «Ma così» decretò, incrociando le braccia sul petto, «non va bene. La tua morosa è troppo antipatica».
Goten rise nervosamente. «Eh be’» sospirò.
«Goten!» si sentì strillare di nuovo.
Il moro si avviò, rassegnato.
Rimasta sola con il fratello, Bra si voltò verso Trunks: «Io non sono come quella là» chiarì, aggrottando la fronte.
«Sicura?» scherzò lui, mettendo qualche piatto in lavatrice.
«Quella là io la prendo a scopate» dichiarò Bra, truce.
Nonostante apparisse una semplice frase per esprimere il proprio disappunto, Trunks decise che era meglio non rischiare – anche se doveva ammettere che l’idea di Monyk che fuggiva per la casa strepitando ossessivamente, seguita da una piccola Bra armata di ramazza, gli suscitava una strana allegria.
«Bra, è meglio se non tocchi le scope» si affrettò a dire.
La bambina lo guardò. «Perché è meglio se non tocco le scope?» si informò.
«Be’, ti ricordi quella volta? Quando hai preso la scopa ma poi ti sei fatta male perché ti è entrata una scheggia?» le rammendò il fratello, sperando che bastasse a scoraggiarla.
Il viso della piccola si oscurò. Lo ricordava bene. Faceva male e anche paura, perché la scheggia non si vedeva, ed era un po’ come un piccolo mostro invisibile. Di quelli visibili lei non aveva paura, perché c’era suo papà che li avrebbe messi a posto in quattro e quattr’otto, ma l’episodio della scheggia era stato davvero brutto.
Annuì convinta. «Devo trovare un modo per fare male solo a quella» disse, fiera di aver capito ciò che il fratello intendeva dirle. Anche se forse il fratello non voleva dirle proprio così.
Il resto della serata trascorse in fretta, con un Goten piuttosto afflitto – Monyk se l’era presa con lui perché non le aveva portato nulla da mangiare, ma si era sbafato tutto, come al solito! – e una Bra piuttosto concentrata nell’escogitare un piano davvero diabolico.
E il giorno dopo, finalmente, la voce tanto attesa. «Ragazzi! Ci siete? Siamo tornati!»
Bra saltò in piedi, felice. «Mamma!» esclamò, correndo verso l’ingresso.
Bulma, non appena vide la sua piccolina dai capelli blu, si chinò, allargando le braccia. Bra le balzò incontro, lieta come non mai, mentre Vegeta se ne stava torvo in disparte.
«Sai, mamma?» fece Bra, eccitata. «Goten mi ha insegnato una nuova cosa!»
«Vale a dire?» domandò Bulma, ridendo.
«Prima le donne!» esclamò Bra, trionfante.
Vegeta sbuffò. «Di male in peggio» borbottò.
A quel punto giunsero anche Trunks, Goten e una sdegnosa Monyk.
Trunks baciò la madre. «Tutto bene, mamma?» domandò, sorridendo alla risposta affermativa di Bulma. Poi si voltò verso il padre. «Come va, papà?» chiese.
Lui ringhiò un “bene” e si avvicinò a grandi passi a Goten. Il povero ragazzo sbiancò visibilmente notando l’espressione sicuramente non gentile del Principe. «Ehm... Buongiorno, Vegeta» farfugliò nervosamente, mentre arretrava di un passo d’istinto.
«Buongiorno niente!» ruggì il principe dei Saiyan, agguantandolo per la maglietta. Goten deglutì, tentando disperatamente di capire cosa avesse fatto di male, mentre gli altri presenti fissavano la scena allibiti e Monyk sbuffava sprezzante.
«Tu!» ringhiò Vegeta. «Che ti salta in mente, stupido figlio di Kakaroth?!»
«Ehm... non lo so?» azzardò Goten.
Ma con Vegeta doveva avere la stessa sfortuna dell’azzeccare le risposte alle interrogazioni, dato che il saiyan non si placò minimamente.
«Lei è mia figlia, stupido pezzo di guerriero inferiore!» esclamò furibondo Vegeta.
«Papà!» esclamò Trunks.
Monyk aprì la bocca scandalizzata.
«Papino!» strepitò Bra, allarmata nel vedere Goten di un bel bianco gesso.
Finalmente intervenne Bulma a liberare il povero ragazzo. «Andiamo, Vegeta!» rimproverò il marito, una volta messo in salvo Goten.
Bra sorrise radiosa.
«Ehm... Allora noi andiamo?» azzardò, un poco speranzoso, Goten.
«No, non ti preoccupare» replicò Bulma. Sorrise a Monyk, la quale rispose con un sorriso sdolcinato. «Potete restare a pranzo, se vi va».
«Oh, certo, grazie moltissime, signora Brief» cinguettò Monyk. Sbattendo le palpebre – Bra pensò che sembrava le fosse andato un moscerino nell’occhio – si avviò verso la cucina.
La bambina balzò davanti a lei. «Aspetta!» esclamò. «Prima le donne!»
Monyk ammutolì scandalizzata. «Io sono una donna, mocciosa!» strillò.
Bra si allontanò di un passo e prese a scrutarla criticamente. «Non so» affermò infine. «Non sembra, davvero» concluse, con falso rammarico.
«Questo è troppo!» strillò la ragazza. «Insomma!» fece, voltandosi verso i coniugi Brief. «Non avete insegnato l’educazione a vostra figlia?!»
Vegeta borbottò qualcosa. Persino il sorriso educato di Bulma vacillò. Con uno sforzo, dichiarò formalmente: «Mi spiace, Monyk. Vieni» aggiunse, precedendo la ragazza.
«Anch’io?» domandò Bra, speranzosa. Più stava con la morosa di Goten, più le si sarebbe presentata l’occasione di farle uno scherzo.
«No, tesoro» replicò Bulma. «Tu potresti andare giù. In auto c’è un regalo molto speciale che ti aspetta» concluse.
Bra annuì felice. Prese per il braccio Goten e lo trascinò con sé. Il viso infiammato dall’orgoglio, pareva fiera di aver compiuto una mossa tanto azzardata.
Vegeta seppe trattenersi dal seguire quell’infimo combattente del figlio di Kakaroth e scrollarlo via solo pensando che, se lo avesse fatto, Bulma sarebbe intervenuta. Anche senza una speciale forza combattiva, quella sapeva farsi valere. Seguì con lo sguardo la sua donna e Monyk scomparire in cucina. Si rabbuiò ulteriormente. Lui aveva sempre detto che le terrestri erano oche, ma quella... Era la più oca di tutte, senz’ombra di dubbio.




Spazio Autrice:
Ehi. Ciao. Ehm... Lo so di essere stata orrendamente assente, ma davvero, non c’è bisogno di tutte quelle forche. Ehm. Comunque il detto “prima le donne” non è male. Per le donne. Prometto che cercherò di continuare al più presto questa fanfiction, okay?
Un grazie a tutti coloro che ci saranno ancora. Pepe

DarK_FirE: Dovrebbero abolire i compiti e le interrogazioni. Lo faremo noi quando il nostro piano di conquista dell’universo sarà attuato, ecco. Vero, manco a volerlo Monyk ha capito la vera natura della piccola Bra: è una catastrofe naturale (anzi, dato che per padre ha un saiyan, nemmeno tanto naturale!). Comunque sì, è ovvio che siamo tutte contro di lei. Ciao, bacioni^^

Stezietta w: Uhm, bella idea! La prossima volta le gettiamo una chewin gum gigante e appiccicosa in testa, poi assistiamo al suo suicidio tragico. Io preparo i popcorn, va bene? Scusa per il ritardo ad aggiornare, ma fra una cosa e l’altra non avevo mai tempo per attendere l’ispirazione! Ora spero di riuscire ad andare avanti!

Nightwish4ever: Mary! Da quanto non ci sentiamo! (Più o meno da quando non mi faccio più vedere nella categoria di Dragonball ç_ç Ora però ho intenzione di recuperare). A me finivano le cicche nei capelli. Terribile. Però non mi ricordo se venivo sgridata o meno... Ho intenzione di far sfoderare ancora a Bra questa sua crudeltà! Mi piaaace! Eccellente (stile Mr Burns). Baci^^

Vivvina: Lally! Io da bambina non stavo mai ferma. Ora invece sì, ma non perché mi sia data una calmata ascoltando la mia coscienza – io ho una coscienza? O_o Fooooorte! – ma perché la mia pigrizia mi impedisce di muovermi dal letto o di schiodarmi dal pc. Grazie mille!^^ Bacioni

Kry333: Non preoccuparti, ho già in mente un finale... Sono felice ti sia piaciuto il capitolo, spero che tutti questi giorni della mia assenza non ti abbiano fatta scappare. Ciao, grazie per la recensione!

Carol2112: Ciao! Be’, sì, ormai l’odio è molto reciproco. Spero andando avanti nella storia di non deluderti e di continuare ad appassionarti, magari evitando di fare un’altra gigantesca pausa come questa >//> Grazie mille! Un bacio^^

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Capitolo 14
*** Sorprese e regali ***


CAPITOLO 14 – SORPRESE E REGALI

La sorpresa erano i nonni.
Bra non li vedeva da quando, poco tempo prima, si erano trasferiti in una casa in campagna e, quando sua nonna si abbassò allargando le braccia, non si fece pregare. Lasciò la mano di Goten e corse sino a saltare in braccio alla donna, affondando il viso sulla sua spalla.
«Tesoro, come sei cresciuta!» esclamò la signora Brief, mentre il marito osservava tutt’attorno con espressione assorta dopo aver rivolto un breve cenno a Goten.
La bambina fece cenno di sì. «Come stai, nonna?» domandò, interessata.
Lei rise. «Oh, bene, quella casetta è un amore! Però mi mancavi tu, piccola cucciola. E anche tuo fratello». A quel punto notò Goten. «Oh, ma... Tu sei il figlio di Goku! Santo Cielo, quanto somigli al tuo papà! Anche lui è bello come te!»
Il ragazzo arrossì balbettando qualcosa.
«No» negò Bra. «Goten è centomila volte più bellissimo di suo papà» sostenne, nonostante avesse visto Goku sì e no due volte e non se lo ricordasse. In compenso, era completamente convinta che nessuno potesse essere più bello di Goten.
Trunks e il papà, decise, erano gli unici a poter competere con lui.
A quel punto, dalla portiera dell’auto, balzò giù un cagnone enorme dal pelo lungo e folto, scuro. Abbaiò festoso girando attorno a Bra.
Lei lo salutò con la mano aperta, ridendo felice.
A quel punto, la signora Brief mise a terra la nipotina, in modo che lei potesse andare ad accarezzare la pelliccia morbida del cane, il quale ricambiò quelle attenzioni con due sonore leccate.
Bra rise forte, poi andò a prendere la mano di Goten ed indicò l’animale, dicendo: «Lui è Macchia, lo sai?»
Il giovane carezzò con cautela il cagnone tra le orecchie. «Ciao, Macchia» affermò, in tono quasi prudente, mentre esso scodinzolava frenetico.
«Nonna, sono tanto, tanto, tanto, tanto contenta di vederti!» esclamò Bra, convintissima.
La donna rise. «Oh, anch’io, tesorino mio» replicò, cinguettando. «E non è ancora finita, la tua sorpresa» aggiunse. «Caro, potresti...?»
Il signor Brief ridacchiò sotto i baffi grigi, quindi aprì la portiera dell’auto e ne tirò fuori uno scatolone, che poggiò a terra.
Bra guardò dentro, incuriosita: ed eccolo lì, il suo regalo, in quel cartone imbottito di coperte.
Un cagnolino!
Bra lo sollevò con cautela, mostrandolo a Goten.
«Guarda!»
«Davvero bello» affermò il ragazzo.
Bra, deliziata, accarezzò la testa del cucciolo, fiera del fatto che piacesse anche a Goten.
Era un cane di taglia piccola, con minuscole orecchie schiacciate sul muso, un nasino nero bagnato e il pelo soffice e di un bel colore fulvo. La bambina lo prese in braccio. «È piccolo!» sussurrò, rivolta a Goten. Il ragazzo annuì e azzardò una carezza sulla nuca del cagnolino.
Il cucciolo scodinzolò e cercò di addentare giocosamente il dito del ragazzo con un mugolio. Bra lo osservò fiera.
«Andiamo, voglio farlo vedere a Trunks!» esclamò.
Goten annuì e accarezzò appena la testolina della bambina, che sorrise felice.
«Quindi ti piace» trillò la signora Brief, battendo le ciglia.
«È bellissimissimo» decretò Bra, orgogliosa.
La donna rise. «Macchia» disse quindi, rivolta al cagnone. «Tu rimani qui».
Il tono vispo che utilizzò, però, non era adatto a dare comandi. Infatti l’animale, dopo aver abbaiato festoso, continuò a dare l’impressione di essere pronto per seguirli in casa.
A salvare la situazione intervenne il nonno di Bra.
«Macchia, cuccia lì» ordinò.
Macchia mugolò, accucciandosi a terra, il muso tra le zampe anteriori.
Dopo essersi avvicinata a dare una pacchetta sulla testa al cane, Bra tornò da Goten e prese a trascinarlo verso casa. In breve, il gruppetto tornò all’interno dell’edificio, dove la signora Brief, dopo aver rivolto mille moine a Vegeta, il quale emetteva ogni tanto uno sbuffo spazientito, andò a complimentarsi con Trunks e a dire quant’era cresciuto negli ultimi giorni.
La piccola mostrò orgogliosa il cagnetto al fratello. Mentre osservava il cucciolo cercare di mordere un pezzo di cartone che Trunks gli teneva davanti al muso, a Bra venne un’idea.
Macchia, lo sapeva, aveva una passione smodata per il pesto di manzo. Circa un anno prima, lei aveva mangiato il suddetto macinato, a pranzo, e lo aveva toccato con le mani. Solo sentendone l’odore, il cagnolone aveva iniziato a leccarle con frenesia le dita, scodinzolando a più non posso.
A Monyk non avrebbe fatto piacere essere tutta piena di saliva canina, pensò Bra con un lieve sorriso.
Aveva appena terminato il pensiero che Monyk fece il suo ingresso. Si era cambiata. Ora indossava una maglia talmente scollata, talmente smanicata, talmente bianca e talmente aderente da non lasciare quasi niente alla fantasia di chi la osservava.
«Chi è questa giovane signorina?» domandò la signora Brief, prima di dimenticare tutto e di tornare a guardarsi attorno con aria svampita.
Suo marito non parve accorgersi nemmeno di quella nuova entrata in scena.
Bulma si accigliò appena, ma non disse nulla. Il viso di Vegeta si fece pericolosamente scuro.
La ragazza giunse davanti a Goten, dove si pavoneggiò con una giravolta.
Bra spalancò gli occhi, incredula. Trunks lasciò il cucciolo della sorellina sul divano ed andò a prendere la bambina.
«Perché» sussurrò Bra al fratello, «la morosa ha una tasca sul sederino?»
Trunks scosse la testa. «Perché è poco normale» mormorò di rimando, a bassa voce, in modo che potesse udirlo solo la sorellina. Almeno la piccola non sapeva leggere.
Monyk, infatti, non solo aveva una tasca enorme all’altezza del fondoschiena, ma sulla saccoccia vi era anche una scritta piena di ghirigori che esprimeva un chiaro invito a metterle una mano in tasca.
Goten deglutì imbarazzato.
Vegeta borbottò qualcosa, torvo. Bra saltellò sino a suo padre e gli chiese, innocentemente: «Glielo dai tu il nome al mio cagnolino, papà?»
Il saiyan sussultò. «Non ho tempo per cose simili, Bra» replicò, lapidario.
Lei lo guardò. «Perché? Non fai niente». Meditò un momento, poi aggiunse: «Posso chiamarlo Vegetino, così magari da grande diventa forte come te».
L’espressione sul viso del Principe divenne molto minacciosa. Trunks che, distolto lo sguardo da Monyk che cinguettava davanti a Goten, aveva seguito lo scambio di battute tra padre e sorella, intervenne per evitare una fine brutale alla piccola.
«Ehm, Bra, che ne dici di dargli un nome più corto? Così è più facile chiamarlo».
Lei ci pensò su un po’. «Va bene». Meditò per qualche altro secondo. Il cucciolo, sceso goffamente dal divano, slittò sul pavimento lucido sino alle caviglie della padroncina.
La bambina lo osservò mentre pensava.
Le sue guance diventarono rosse mentre alzava lo sguardo a chiedere al fratello: «Come si chiama Goten di cognome?»
Trunks sorrise, sollevato. Aveva temuto che lei proponesse di chiamarlo “Veggy”. E pronunciare “Veggy” davanti a loro padre equivaleva a firmarsi una condanna a morte. «Si chiama Son».
«Allora il mio cane lo chiamo Son» decise Bra, chinandosi a spettinare la pelliccia del cagnolino, che abbaiò con i suoi latrati ancora acuti.
Vegeta borbottò qualcosa che somigliava a «Come quel buono a nulla...».
Ma Bra era soddisfatta. Anche perché quella ridicola tasca che Monyk si portava sul sedere la avrebbe aiutata a dare alla morosa più di una leccata.
«Mamma» chiamò la bambina.
Bulma si chinò su di lei. «Trovo sia un bel nome, amore».
Lei mise su un’espressione corrucciata. «Posso andare a fare un puzzle?» domandò. «Me lo tieni d’occhio tu il mio cagnetto?»
La donna sorrise, allungandole una carezza. «Certo, tesoro» le assicurò.
Bra, allora, trotterellò via. Solo che, invece di dirigersi nella propria camera, si recò nella stanza dove, in un enorme freezer, stavano le scorte di carne.
Impiegò qualche istante per trovare ciò che le interessava, e fu impegnativo decifrare la parola “MANZO”, ma alla fine la bambina riemerse trionfante dal congelatore.
Concentrata, prese una bella manciata di macinato, rimise al suo posto il sacchetto che lo conteneva e richiuse il freezer, dopodiché tornò furtivamente nella stanza dov’erano gli altri.
Assicurandosi di tenere ben nascosta dietro la propria schiena la mano in cui stringeva il macinato di manzo, Bra attese pazientemente il momento propizio in cui Monyk le fosse vicina e al contempo nessuno guardasse da quella parte.
A quel punto, rapida, infilò la carne nella tasca dei pantaloni della ragazza.
Forse fu perché in fondo Bra era pur sempre una saiyan, forse fu perché Monyk guardava da tutt’altra parte, fatto sta che la più grande non si accorse minimamente dell’azione della bambina.
E quest’ultima era già tornata alla carica, rivolgendosi a sua nonna in tono lamentoso. «Nonna, credi che possiamo portare qua Macchia?»
La donna abbassò lo sguardo sulla nipotina. «Oh, non lo so tesoro» si dispiacque. «Sai, non vorrei che combinasse pasticci».
Bra, allora, mise su un’aria ancor più contrita. «Ma è fuori tutto solo!» esclamò. «Si sentirà triste, e io non voglio!»
La signora Brief le accarezzò la testa, intenerita. «Hai ragione, piccola» cedette, per poi rivolgersi alla figlia: «Bulma, cara, ti darebbe fastidio se io facessi entrare in casa Macchia?»
La donna tentennò per un istante, incerta.
«Mamma, per favore!» intervenne allora Bra, in tono piagnucoloso. «Noi siamo tutti qui dentro, e Macchia è solo al freddo!»
Bulma sospirò. «D’accordo…»
Mentre il dottor Brief si avviava quindi a prendere il cane, Bra si concentrò sul suo cucciolo, che si dedicò a leccare con grande impegno la mano della padroncina.
«Ha la lingua ruvida!» esclamò Bra ad un certo punto, con una risata felice.
Di fronte alla sua espressione, Trunks non ebbe proprio il cuore di farle notare che tutti i cani avevano la lingua ruvida, ma a dire qualcosa ci pensò Monyk.
«Mi auguro che ti laverai le mani, prima di mangiare!» esclamò la ragazza, in tono quasi disgustato.
Bra alzò la testa, reggendo il suo cucciolo, ma non fece in tempo a rispondere, perché in quel momento si udì l’abbaiare festoso di Macchia.










Spazio Autrice:
Dopo un tempo vergognosamente lungo (tre anni, dico! TRE anni!), eccomi a riprendere questa fanfiction.
Non so se ci sarà ancora qualcuno disposto a leggerla, ma in tal caso spero che questo nuovo capitolo sia gradito!
Al prossimo aggiornamento (per il quale, lo prometto, non ci saranno da aspettare altri tre anni)!
A proposito. Ora che si possono inserire le coppie presenti... Non so se segnalare la Bra/Goten. Voglio dire, è una cotta di una bambina, non so se può essere considerata una vera e propria relazione tra i due personaggi.
Va bene. Per ora non inserisco niente, poi deciderò...

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Capitolo 15
*** Fatto il misfatto ***


CAPITOLO 15 – FATTO IL MISFATTO

Bulma si voltò verso il cagnone. Una parte di lei si aspettava che l’animale arrivasse subito a cercare coccole, perciò rimase interdetta quando invece Macchia si arrestò e alzò il muso per annusare l’aria.
«Macchia!» trillò Bra, in tono allegro, mentre il cucciolo della bambina si protendeva verso il cane più grande.
Trunks si chinò ad accarezzare la schiena del bestione, ma fece a malapena in tempo a dargli una pacca che quello diede un latrato entusiasta e partì di corsa in direzione di Monyk.
La ragazza, atterrita nel vedersi venire incontro un cane tanto grande, tentò di nascondersi dietro Goten, ma Macchia non si fece scoraggiare. Raggirò il saiyan e a quel punto si gettò sulla giovane, puntando al suo fondoschiena.
Monyk strillò e cercò di arrampicarsi sulla schiena del fidanzato. Così facendo, però, rischiò non solo di strozzare Goten, ma colpì con una scarpa il muso del cane. A quel punto, Macchia guaì e, innervosito e desideroso di mangiare la carne di cui sentiva il profumo, scattò in avanti, addentando il sedere della ragazza.
Lei urlò e serrò le braccia attorno al collo del suo fidanzato, il quale si fece paonazzo e boccheggiò, perché in quel momento la giovane lo stava strangolando sul serio.
Finalmente, gli spettatori che avevano assistito allibiti a quella scena si decisero ad intervenire. I signori Brief fecero un passo avanti, chiamando il loro cane, mentre Trunks balzava a liberare Goten dalla morsa soffocante di Monyk.
Quando Macchia si dimostrò sordo ai richiami dei padroni e continuò a puntare al fondoschiena di Monyk, Bulma scattò in avanti e lo afferrò, trascinandolo via a forza.
Vegeta e Bra furono gli unici a non muoversi. Il primo per reale e completo disinteresse, la seconda perché quella scena non le dispiaceva affatto.
Bulma chiuse Macchia fuori dalla stanza, quindi si precipitò verso Monyk con aria preoccupata. «Ti sei fatta male?» le domandò.
«Certo che sì!» esclamò la ragazza. «Fa davvero malissimo, è terribile! Siete davvero una famiglia incivile, non sapete nemmeno occuparvi dei vostri animali!» aggiunse quindi, con le lacrime agli occhi per il dolore.
«Vieni, andiamo in bagno per controllare il morso» la invitò Bulma, senza perdere la cortesia.
Fortunatamente, si rivelò essere stato solo un morso superficiale. I denti di Macchia avevano bucato i pantaloni di Monyk, ma non avevano arrecato quasi nessun danno alla giovane.
Quest’ultima si cambiò le braghe, mentre Bulma, cercando di mettere a posto l’altro paio di pantaloni, si ritrovò in mano il macinato di manzo.
«Ma cosa…?» mormorò, confusa.
Monyk si allungò a guardare, e immediatamente i suoi occhi si infiammarono. «Adesso è tutto chiaro!» esclamò. «È stata sua figlia! Ancora una volta! Ma si può sapere cosa le ha insegnato?!»
Bulma corrugò la fronte. Il suo primo istinto fu quello di difendere Bra, ma un momento dopo le venne in mente che l’accusa della fidanzata di Goten non era poi così insensata… La bambina sapeva della passione di Macchia per il manzo. Si era assentata un momento. Ed era stata lei a fare i capricci perché il cane venisse fatto entrare in casa.
Per avere conferma a quei sospetti, Bulma controllò la scorta di macinato di manzo, e notò che il sacchetto era stato un po’ svuotato.
Bra stava giocando con il suo cagnetto quando la porta della stanza si aprì ed entrarono Monyk e sua mamma.
«Bra, vieni qui» la chiamò Bulma, in tono serio.
La bambina le gettò un’occhiata perplessa. Poi, però, sollevò il suo cucciolo con un po’ di fatica e trotterellò obbediente dalla madre. «Cosa c’è?» domandò.
«Sei stata tu, vero, a mettere il manzo nella tasca di Monyk?» interrogò Bulma, con una punta di severità.
Bra sussultò, ma il momento dopo scosse la testa. «No» disse, abbassando lo sguardo.
«Bra, non mentire» la riprese Bulma, prima che Monyk potesse intervenire con una protesta accorata.
La bambina gettò un’occhiata furtiva attorno a sé. A disagio, si accorse che tutti li stavano guardando… Persino Goten…
«Si può sapere perché hai fatto una cosa del genere? Fortunatamente il morso non è grave, ma immagina cosa sarebbe successo se lo fosse stato. Lo sai che Monyk avrebbe potuto dire alla polizia che Macchia è un cane pericoloso? E sai che in quel caso lo avrebbero portato via?»
Bra sgranò gli occhi azzurri. No, non lo sapeva.
Istintivamente, strinse più forte le mani sul pelo morbido di Son.
«E non è solo questo!» intervenne Monyk, lieta di aver finalmente trovato un’alleata contro quella mocciosa. Era inconcepibile che sino a quel momento gli altri fossero stati ingannati da quella bambina indisciplinata! «Mentre eravate via, vostra figlia non ha fatto altro che farmi scherzi! Ha riempito di maionese le mie pantofole, mi ha rovinato i capelli, ha tentato di avvelenarmi…»
La signora Brief si portò le mani alla bocca, sgranando gli occhi.
Trunks e Goten si guardarono, incerti. Iniziavano a pensare che forse avrebbero fatto meglio a dare più ascolto alle accuse di Monyk…
«Bra, è vero? Hai davvero fatto queste cose?» domandò Bulma, ponendo con severità le mani sui propri fianchi.
La bambina, indagata così dallo sguardo della madre, non fu capace di mentire. «Sì» ammise flebilmente, chinando il capo.
Sentì le lacrime bruciarle negli occhi.
«Monyk, mi dispiace tanto» disse in quel momento Bulma, rivolgendosi alla ragazza.
«Allora spero vorrà darle una lezione appropriata!» esclamò Monyk, in tono abbastanza stizzito.
Bulma annuì lentamente. «Non preoccuparti, una punizione non gliela toglie nessuno» assicurò, scoccando a Bra un’occhiata verso la fine della frase.
«Ehm… Monyk» intervenne Goten, nervosamente, senza guardare la piccola di casa Brief. «Forse è meglio se adesso ce ne andiamo…»
La ragazza mise immediatamente un braccio attorno alle spalle del fidanzato. «Hai ragione, amore mio» gli disse, senza riuscire a trattenere quella frecciata perfida rivolta a Bra.
Ma non fu tanto quell’appellativo ad urtare la bambina, quanto la domanda preoccupata che Goten rivolse a Monyk mentre uscivano, chiedendole se stava bene, e il fatto che il ragazzo non le rivolse nemmeno un saluto.
Quando i due ospiti se ne furono andati, il silenzio calò sulla stanza.
«Bra, adesso vai in camera tua» prese parola Bulma. «E ricordati: niente più cartoni animati per due settimane».
«Ma cara» intervenne la signora Brief, costernata, «due settimane sono davvero tante!»
«Lo so, mamma» replicò Bulma, senza staccare lo sguardo severo dalla figlia. «Ma Bra si è comportata davvero male».
La bambina strinse le labbra, abbracciando più forte il suo cagnolino. Dopodiché, mogia, si avviò a testa bassa verso camera sua.
Appoggiò il cagnolino sul pavimento, ed il cucciolo si mise a correre in tondo cercando di mordersi la coda.
Dopodiché, sfinito, si accucciò e si addormentò.
Bra lo guardò, affranta. Due settimane senza poter guardare nemmeno un cartone animato le sembravano una prova insostenibile.
Con un piccolo sospiro, uscì dalla propria camera, diretta in bagno. In mezzo al corridoio incrociò Trunks e pensò di aver trovato la persona giusta per farsi consolare.
«Trunks!» frignò, gettandosi praticamente addosso al fratello.
Lui la guardò, sorpreso, e la prese in braccio.
«La mamma non mi farà vedere i cartoni per due settimane!» piagnucolò la bambina, stringendosi al collo del giovane.
«Lo so, ho sentito» replicò Trunks.
«Non puoi farmeli vedere tu di nascosto?» implorò Bra.
A quel punto, però, il ragazzo la depositò a terra.
«No» rispose. «Onestamente, Bra, sono d’accordo con la mamma» aggiunse, lasciando la sorellina a bocca aperta.
«Ma…» iniziò a dire la bambina.
«Per ogni guaio che combinavi e che Monyk ci raccontava, io ti chiedevo se era la verità. Tu dicevi di no, e io ti credevo» proseguì Trunks, guardandola in un modo che a Bra parve di una gravità insostenibile. «Però tu continuavi a dirmi le bugie».
Ciò detto, il ragazzo girò le spalle alla sorellina e si allontanò.
Bra lo seguì con i propri occhi, irrigidita, quindi corse via a rifugiarsi di nuovo dentro la propria stanza. Se prima si era sentita delusa, ora si sentiva davvero tristissima. Le sembrava impossibile che quella giornata, iniziata tanto bene, fosse andata a finire così male.
Ripensando ai rimproveri di sua mamma e alle parole di suo fratello, la bambina si morse piano un labbro. Improvvisamente, le parve di aver combinato un pasticcio irreparabile, e la sua convinzione si rafforzò quando fu la nonna ad arrivare a portarle qualcosa di mangiare in camera.
Era sicura che quello volesse dire che la mamma non la voleva più vedere.
La signora Brief, dispiaciuta, la prese sulle ginocchia, ma ben presto dovette salutarla perché lei e il marito tornavano alla loro casa in campagna.
Bra, rimasta solo nella sua stanza, guardò sconsolata il suo cagnolino che ancora dormiva sul pavimento, e due lacrime le rotolarono lungo le guance.

Intanto, Goten si trovava con Monyk nell’appartamento della ragazza.
«Mi dispiace, sai» le stava dicendo, in tono contrito, «di non averti creduto».
Lei ebbe un gesto di stizza. «Avresti potuto dartela prima, una svegliata!» esclamò. «E invece no, quella mocciosa mi faceva attraversare l’inferno e tu continuavi a dirmi che esageravo! Lo sai, Son Goten? A volte sei davvero un idiota!»
Il giovane chinò il capo. «Scusami» ripeté.
Monyk sbuffò irritata, andandosi a sedere sul proprio letto. «E va bene, ti perdonerò!» disse, con l’aria di chi pensa di fare una grande concessione.
Goten rialzò lo sguardo, animandosi.
«Ma ricorda di mantenere il cervello un po’ più attivo, la prossima volta!» concluse la ragazza.
Il giovane annuì e le andò incontro, abbracciandola. Monyk si avvinghiò strettamente a lui, premendo le labbra sulle sue.











Spazio autrice:
Ho la vaga sensazione che il titolo non c’entri un granché, ma non mi veniva in mente niente e alla fine ho citato “Harry Potter” XD

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Capitolo 16
*** Di male in peggio ***


CAPITOLO 16 – DI MALE IN PEGGIO

Verso sera, Bulma preparò una bella cenetta.
Quand’ebbe disposto sul tavolo piatti, bicchiere e posate, si passò le mani sulla comoda gonna che indossava. A pranzo Bra era rimasta a mangiare in camera sua, e Bulma era certa che quella fosse stata una punizione più che sufficiente.
Adesso pensava fosse il caso che la bambina scendesse in cucina, per la cena.
Anzi, a dirla tutta, ormai che l’arrabbiatura era sbollita, iniziava a meditare di accorciare il periodo durante il quale Bra avrebbe dovuto restare lontana dai cartoni animati.
Certo, la rammaricava pensare a tutti i guai che la secondogenita aveva combinato a danno della fidanzata di Goten, ma dopotutto era solo una bambina molto vivace. E in fondo, ragionò, gettando un’occhiata verso il forno per controllare la cottura dell’arrosto, il fatto che Bra fosse innamorata di Goten poteva considerarsi come un attenuante.
In quel preciso istante, puntuali come orologi svizzeri, Vegeta e Trunks fecero il loro ingresso in cucina. Il ragazzo domandò alla madre: «Hai bisogno di aiuto?», mentre il principe dei saiyan si dirigeva dritto verso il proprio posto e si accomodava senza troppi complimenti.
«No, grazie, tesoro» affermò Bulma, rivolta al primogenito. Dopodiché si girò a fulminare Vegeta con lo sguardo. «In quanto a te, vedi di stare ben lontano dal cibo fino a che non sarò tornata!» gli raccomandò.
Vegeta borbottò qualcosa.
«Tornata?» domandò Trunks, guardando la madre.
«Vado a chiamare Bra» spiegò lei, scrollando le spalle, e si avviò verso la porta della cucina.
Quando fu uscita, Vegeta scosse la testa, e Trunks si accomodò a propria volta. Il saiyan adulto non attese più di tanto prima di allungare una mano verso il pane, e il figlio gli rivolse un’occhiata di biasimo.
«Papà!» lo rimproverò.
«Che c’è?» sbottò l’altro, addentando la pagnotta.
«La mamma ha detto…» Trunks si interruppe, scuotendo la testa. «Lascia stare» concluse, tendendosi sulla tavola per afferrare a propria volta un pezzo di pane. «La fame è fame» si giustificò, davanti allo sguardo obliquo che il padre gli rivolse.
Anche se l’avesse voluto, Vegeta non ebbe il tempo di replicare, perché in quel momento Bulma piombò in cucina, facendo sobbalzare entrambi i commensali. «Vegeta!» esclamò la donna, in tono agitato. «Bra è scomparsa!»
Vegeta e Trunks reagirono con uno sguardo sconcertato. Poi…
«Che cosa?!» ruggì il Principe, alzandosi di scatto, mentre Trunks si drizzava in piedi a propria volta.
«In camera sua non c’è più…» spiegò Bulma, torcendosi le mani. «Ho provato a cercarla in giro, ma non l’ho trovata…»
Vegeta si accigliò, tendendo i sensi alla ricerca dell’aura della figlia, ma stranamente non gli riuscì di percepire nulla. A quel punto, non poté mascherare una dose di nervosismo.
Certo, la forza combattiva di Bra non era molto elevata, ma era abbastanza particolare da permettere di essere individuata seduta stante.
«Ehi…» Di fianco a lui, Trunks sembrava preoccupato per il medesimo problema. «L’aura di Bra non si sente…»
«Come sarebbe non si sente?!» gridò Bulma, ormai preoccupatissima. Fino a quel momento, infatti, aveva per lo meno sperato che gli altri due riuscissero immediatamente a localizzare la piccola. «Che significa? Vuol dire che è andata troppo lontana?»
Temeva di poter dare in escandescenze per l’ansia. La sua mente, infatti, aveva già iniziato a vagliare tutti i posti più pericolosi che potevano trovarsi in città e nei dintorni.
«No» la contraddisse Vegeta, sempre più accigliato. «Piuttosto, direi che l’ha azzerata».
Forse in un altro momento si sarebbe compiaciuto del talento della figlia, ma in quell’istante iniziava a sentirsi davvero preoccupato.
Trunks, da parte sua, era decisamente sbiancato.
«Azzerata?» ripeté Bulma, senza curarsi né della stupidità della propria domanda, né del tono isterico con cui la pose. «Cosa vorrebbe dire che l’ha azzerata?!»
«Vorrebbe dire che non ha intenzione di farsi trovare» replicò Vegeta, cupo, guardando altrove.
A quelle parole, Bulma si sentì quasi mancare.
«Aspetta, mamma, non pensiamo al peggio» intervenne precipitosamente Trunks, vedendola impallidire. «Magari Bra l’ha fatto perché sta cercando un cartone animato da poter guardare di nascosto e non vuole essere scoperta».
Cercò di suonare convinto, sebbene non ci credesse molto nemmeno lui.
«Bene» disse seccamente Vegeta. «Allora cerchiamola qua attorno» concluse, allontanandosi a grandi passi.
Trunks e Bulma si scambiarono una breve occhiata, prima di imitare l’uomo uscendo a loro volta dalla cucina.
Qualche tempo e ricerche più tardi, però, dovettero ammettere l’evidenza: Bra non si trovava in casa. Non c’erano né lei né il cagnolino che le era stato regalato, perciò la bambina doveva essere uscita portandoselo dietro.
Bulma si sentì sommergere dal panico. La sua bambina era scappata di casa!
In quel momento, poteva essere dovunque… Chiunque avrebbe potuto rapirla, farle del male… Sempre che un’auto non la investisse…
La donna si portò una mano alla fronte.
Si sentiva tremendamente in colpa… Improvvisamente, si pentì di essere stata così dura con la bambina. I pasticci che Bra aveva combinato le sembravano solo marachelle infantili, di poco conto… Di certo non occorreva punirla tanto severamente!
«Mamma, chiami tu la polizia?» la distrasse Trunks, sopraggiungendo in quel momento.
La donna si riscosse. «Certo» annuì, mostrandogli di avere già in mano il telefono.
«Bene» sospirò il ragazzo, in parte sollevato. «Io esco. Papà è già andato… Magari chiamo anche Goten. Se è ancora qui in città, ci farebbe comodo un aiuto in più…»
Bulma strinse le mani sull’apparecchio. «Hai ragione» mormorò, tesa.
Trunks le rivolse un cenno mentre lei iniziava a digitare il numero della polizia, quindi il ragazzo uscì dalla stanza, estraendo di tasca il proprio cellulare.
Scorse rapidamente i numeri della rubrica sino al nome dell’amico.
A quel punto, avviò la chiamata e si mise in attesa, irrequieto.

Bra, nel frattempo, camminava piano, intimorita, stringendo Son contro il proprio petto.
Il cucciolo, per quanto piccolo, era pesante per lei, ma la bambina non osava poggiarlo a terra per timore che corresse via.
Era spaventatissima: le ombre e il buio della strada deserta che stava percorrendo la impaurivano da morire. Le sarebbe piaciuto scoppiare in lacrime, ma non osava, per timore di attirare l’attenzione del mostro che, ne era certa, si nascondeva appena dietro l’angolo.
Stava iniziando a battere i denti. Uscendo, infatti, non aveva preso a dietro il cappottino, e la temperatura notturna era decisamente bassa.
Infreddolita, la bambina tentò di deglutire il nodo che aveva in gola.
Era stata cattiva, veramente cattiva. Aveva fatto arrabbiare tanto la mamma, era riuscita a deludere suo fratello, e di certo anche il papà ce l’aveva con lei.
E come se non bastasse, Goten quand’era andato via non l’aveva salutata. Di sicuro si era già dimenticato di lei.
Il mento di Bra tremò pericolosamente.
Le era sembrato divertentissimo fare mille scherzi a Monyk e vederla diventare sempre più isterica di volta in volta, ma adesso si ritrovava a desiderare ardentemente di essersene stata buona e tranquilla per tutto il tempo.
Se non si fosse comportata male, ora sarebbe stata a casa.
Se non si fosse comportata male, sua mamma non si sarebbe arrabbiata.
Se non si fosse comportata male, avrebbe potuto guardare i cartoni animati, al calduccio sul divano.
Se non si fosse…
Son, irrequieto, agitò le zampe e guaì piano, voglioso di essere lasciato libero di correre in giro, ma la sua padroncina, invece di liberarlo, lo abbracciò più forte.
Di sicuro né la mamma né Trunks né il papà volevano più vederla.
Si sentiva sperduta, tanto smarrita e abbandonata.
Non sapeva neanche dove andare. Si ricordava che lo zio Muten abitava in una bella casetta su una spiaggia, dove si stava benissimo e c’era anche il mare, ma non aveva idea di quanto fosse lontano. Tanto più che, visto che l’eremita della Tartaruga era un amico di mamma e papà, probabilmente non avrebbe più voluto vederla nemmeno lui.
Alzò la testa verso il cielo, infelice, e si sentì ancora più impaurita notando che non c’era nemmeno una stella visibile.
Si sentiva il naso tutto congelato, e gli occhi le facevano male per la stanchezza.
Di nuovo, prepotente, l’assalì il desiderio di piangere.










Spazio dell’Autrice:
Scusate l’attesa >_>
Ma tra lo studio, le lezioni e la mia mente bacata, non sono riuscita a darmi una mossa un po’ prima.
Be’, spero che il capitolo vi sia piaciuto (per quanto le cose stiano davvero, davvero precipitando per la piccola Bra…).
A lunedì 8 Ottobre con il prossimo capitolo!

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Capitolo 17
*** Alla ricerca di Bra ***


CAPITOLO 17 – ALLA RICERCA DI BRA

Il cellulare squillò a vuoto un paio di volte.
Goten, districandosi dall’abbraccio mozzafiato in cui Monyk l’aveva stretto, si alzò dal letto per andare a recuperare il proprio telefonino.
«Tesoro, ma che fai?!» protestò la ragazza, in tono offeso. «Torna qui con me!»
Il giovane sventolò la mano in direzione della fidanzata, mentre con l’altra afferrava il cellulare. Quando vide il numero di Trunks sul display, sgranò gli occhi.
Fosse stato chiunque altro – salvo sua madre – avrebbe rifiutato la chiamata, ma dato che si trattava del suo migliore amico di una vita decise di rischiare la collera della fidanzata.
«Pronto?» domandò, avvicinando il ricevitore all’orecchio.
«Pronto, Goten!» esclamò dall’altro capo la voce di Trunks.
Il giovane Son non poté fare a meno di notare che l’amico sembrava piuttosto ansioso. «Che succede?» domandò, corrugando la fronte.
«Ehi, sei ancora in città?» chiese Trunks.
Il ragazzo, alquanto perplesso, rispose affermativamente. «Perché?» aggiunse subito dopo.
«Bra è scomparsa. Non l’abbiamo trovata da nessuna parte, quindi dev’essere scappata di casa» spiegò Trunks in fretta, «quindi una mano in più per cercarla ci farebbe davvero comodo».
Goten aprì la bocca, scioccato. «Cavolo!» disse, non appena riuscì a recuperare voce a sufficienza. «Ma… e la sua aura?» domandò, abbassando la voce per non farsi udire da Monyk, la quale già iniziava a sbuffare e a lamentarsi.
«L’ha azzerata, deve essere davvero rimasta male per la punizione e tutto il resto» replicò Trunks, ed il suo tono mostrava evidenti tracce di rimorso.
«Oh» disse Goten, aggrottando la fronte. «Be’… Non c’è problema, guarda, esco subito a cercare anch’io… In fondo» aggiunse, cercando di rassicurare l’amico, «non può essere andata poi tanto lontana».
«Lo spero» bofonchiò Trunks, per nulla convinto. «Senti» proseguì, «io sono già in strada che la cerco, come mio padre… Mia madre ha chiamato la polizia…»
«Ricevuto» replicò Goten. «Non preoccuparti, esco subito» ribadì quindi.
«Okay» mormorò Trunks. Era ancora nervoso. «Se la trovi, mi raccomando, chiamami subito».
«Certo» gli assicurò l’amico. Stava per mettere giù, quando la voce di Trunks lo fermò: «E, Goten…»
«Sì?» s’informò il moro, perplesso.
«Grazie» sospirò Trunks, prima di interrompere la chiamata.
A quel punto, Goten s’infilò il cellulare nella tasca dei jeans, raddrizzandosi.
«Goten!» giunse, lamentosa, la voce di Monyk. La ragazza si era alzata dal letto, e lo fissava con espressione seccata.
«Ehm, tesoro, mi dispiace tanto» si scusò il ragazzo, «ma al telefono era Trunks. Mi ha detto che Bra è scappata e la stanno cercando, perciò esco anch’io».
Monyk si irrigidì visibilmente. «Che cosa?» domandò, con voce stridula.
Il giovane le gettò un’occhiata distratta, avvicinandosi alla porta. «Vado a cercare Bra» affermò. «Ah, ehi» aggiunse poi, fermandosi, colpito da un pensiero improvviso, «potresti venire anche tu!»
Monyk sgranò gli occhi, quindi li ridusse a due fessure. «Stai scherzando, spero» sibilò.
Goten la guardò, spaesato. «No» rispose, senza capire. «Perché dovrei scherzare?»
«Cioè, davvero tu mi stai proponendo di interrompere la nostra deliziosa serata per andare alla ricerca di quella marmocchia viziata?» domandò Monyk.
Il ragazzo sbatté le palpebre. La sua fidanzata, allora, lo raggiunse con pochi passi.
«Goten, non capisci?» esclamò, indignata, cingendogli i fianchi con le braccia. «Tu sai com’è quella mocciosa! Sono pronta a scommettere che anche la sua fuga è un piano per infastidirci!»
Goten aggrottò la fronte. «Non credo» replicò. «Probabilmente si è solo pentita di quanto ha fatto…»
«Pentita?» lo interruppe Monyk, con voce stridente. «Oh, ma fammi il favore!» aggiunse poi, sbottando in una risata senza allegria.
Goten sbatté le palpebre. «Mo, andiamo…» insistette. «Ha solo cinque anni… Potrebbe succederle di tutto, in giro per la città a quest’ora…»
«Be’, non ha forse due genitori e un fratello?!» sbottò la ragazza, e il suo tono si alzò di qualche ottava. «Che se la cerchino da loro! Perché devono disturbarci?!»
Meccanicamente, Goten si sciolse la stretta di Monyk dai propri fianchi, e si voltò per guardarla. «Monyk, Trunks è il mio migliore amico» le fece presente. Quasi senza accorgersene, aveva mosso un passo verso la porta.
«Sì?» strillò Monyk, battendo un piede per terra. «E io sono la tua fidanzata! Dovresti mettermi davanti a tutto il resto!»
Goten la fissò. La ragazza aveva i riccioli sfatti e il viso paonazzo. Sembrava davvero infuriata, ma il ragazzo si accorse di sentirsi quasi estraniato da quella situazione, come se non lo riguardasse.
Pensò alla preoccupazione e al nervosismo che aveva sentito nella voce di Trunks… Pensò alla piccola Bra, persa chissà dove…
E si mosse verso la porta.
Monyk si drizzò di scatto. «Ehi! Goten!» strillò. «Non uscire da questa stanza! Non provarci! Se lo farai, il nostro fidanzamento può considerarsi chiuso!»
Goten la guardò un’ultima volta, prima di appoggiare la mano sulla maniglia, aprire la porta, ed uscire sulle scale.
Il tempo di staccare i piedi dal suolo e prendere a sorvolare la città, e non spese più neppure un pensiero per Monyk.

Chiusa la chiamata con Goten, Trunks si alzò in volo, così da poter esaminare più in fretta il quartiere in cui si trovava.
La Città dell’Ovest aveva un buon numero di abitanti, ma a quell’ora della sera quasi tutti si erano ritirati nelle loro case.
Qualche finestra illuminata segnalava una famiglia radunata per la cena, o raccolta davanti alla tivù per seguire questo o quest’altro programma. Un paio di aircar sfrecciavano nell’aria, ma per un bel pezzo Trunks non vide anima viva percorrere i marciapiede…
Era logorato dall’angoscia e dal senso di colpa.
Continuava a rivivere l’ultimo incontro con la sorellina, e non poteva fare a meno di maledirsi.
In quel momento, si era sentito offeso e deluso, ma adesso si rimproverava di essere stato così duro con la bambina.
In fondo Bra aveva solo cinque anni…
Riscuotendosi da quei pensieri, notò una persona che percorreva a passo spedito il marciapiede, guardandosi attorno con attenzione.
La prima cosa che provò fu delusione: non era Bra… Poi, però, aggrottò le sopracciglia, perché lui conosceva bene quella ragazza bionda…
«Marron!» esclamò, atterrando pochi passi dietro di lei.
La giovane trasalì e si girò di scatto, le labbra spalancate come per emettere un urlo. Riconoscendolo, richiuse la bocca di colpo. «Sei impazzito?» boccheggiò infine, portandosi una mano al petto. «Mi hai fatto prendere un infarto…»
«Tu cosa ci fai qui?» chiese Trunks.
Per un istante, Marron parve infastidita dalla reazione del ragazzo, ma poi scrollò le spalle. «Che domande!» esclamò. «Sto cercando Bra!»
Trunks si sentì piuttosto frastornato. «Ma tu… ehm… Tu come fai a sapere che Bra è scappata?»
Mentre pronunciava quelle parole, avvertì una stretta di preoccupazione dalle parti dello stomaco.
«Ero qui in città con i miei… A cena in un ristorante» spiegò sommariamente Marron. «E tua madre ha telefonato a mio padre e gli ha spiegato tutto, perciò abbiamo pagato il conto e ci siamo uniti alla ricerca».
«Oh». Superata la prima sorpresa, Trunks doveva ammettere che la presenza dell’amica non gli dispiaceva. Due paia di occhi in più (anzi, si corresse, tre paia, visto che a quel che pareva anche Crilin e C-18 partecipavano alla ricerca… Per quanto gli riuscisse difficile immaginare la cyborg impegnata a cercare una bambina di cinque anni) non potevano che far comodo.
«Ho un’idea!» esclamò improvvisamente Marron, come colta da una folgorazione.
Trunks sbatté le palpebre, riscuotendosi dai suoi pensieri. «Mmm?»
La ragazza schioccò le dita davanti al viso del saiyan, e lui si ritrasse di scatto, preso alla sprovvista. «La mia idea consiste nel fatto che tu la smetta di fissare il vuoto come un pesce lesso e ti concentri sulla ricerca di Bra».
Trunks si sentì istantaneamente in colpa. «Hai ragione» si affrettò a concordare.
Si maledisse un po’ per il tempo perso a preoccuparsi del perché Marron era lì, e si girò, pronto a riprendere il volo…
All’ultimo momento, la mano di Marron strinse fugacemente la sua.
Trunks si girò a guardare la ragazza, sorpreso.
«Coraggio» gli disse lei, prima di lasciare la presa, «andrà tutto bene».
Il giovane arricciò le labbra in un sorriso tirato. «Speriamo» disse, staccando già i piedi dal suolo.

Bra, nel frattempo, stava scrutando ad occhi spalancati la vetrina scura di un negozio chiuso.
Son si era da poco addormentato nelle sue braccia, dimostrando che un cucciolo poteva sentirsi sfinito anche senza scorrazzare qua e là.
La bambina avrebbe voluto tanto inseguire il suo esempio. Era esausta, e le gambe sembravano reggerla ancora a malapena.
Purtroppo, la paura per ciò che la circondava le impediva di mettersi da qualche parte a riposare… Tanto più che, onestamente, non vedeva neanche un angolo che apparisse abbastanza accogliente per farle da giaciglio.
Pensò con nostalgia al proprio letto, deglutendo il groppo che le si era formato in gola al pensiero che non avrebbe mai, mai più rivisto il suo cuscino.
Un secondo dopo, però, fu bruscamente strappata ai propri pensieri nell’udire una voce che chiamava il suo nome.
Il cuore le schizzò in gola, aumentando vertiginosamente la frequenza dei battiti. Bra si guardò freneticamente attorno, alla ricerca di un posto in cui nascondersi.
Alla fine, lo sguardo le cadde su un’automobile – una di un modello vecchio, di quelli che non volavano – parcheggiata in un angolo.
La bambina esitò solo un secondo, poi fu svelta a strisciare sotto la macchina.
Stare raggomitolati lì sotto era scomodissimo. L’asfalto era duro e granuloso, e Bra aveva la sensazione che la parte inferiore dell’auto fosse ancora più sporca e maleodorante, però le sembrò il male minore, e trattenne il respiro, imponendosi di non muoversi.
La voce la chiamò di nuovo.
Ora che era più vicina – anche se la bimba non riuscì a capire con esattezza da dove provenisse – Bra la riconobbe.
Era la voce di Crilin, l’amico della mamma che viveva sull’isola con il maestro Muten… Il papà di Marron.
Bra si rannicchiò più stretta, e a quel punto Son dovette svegliarsi, poiché mosse il muso e cercò di sgusciare via dalla presa che lo teneva prigioniero.
«Sssh!» sussurrò la bambina, disperata.
Era combattuta.
Doveva ammettere di non aver mai degnato Crilin di una particolare attenzione, ma tante volte Marron le aveva fatto delle bellissime trecce e portato alcuni regalini.
E se Crilin la stava cercando… Bra sentì il cuore battere più forte… Allora anche lui sapeva che lei aveva disobbedito! Anche Marron doveva saperlo…
E probabilmente adesso persino loro erano arrabbiati con lei, e magari volevano punirla a loro volta.
La bimba soffocò un singhiozzo.
Improvvisamente, capì che la voce proveniva dal cielo. Crilin doveva star sorvolando la zona, e Bra tirò un sospiro di sollievo per la decisione di infilarsi in quel nascondiglio.
Quando, da un ultimo richiamo, capì che l’uomo si era ormai allontanato, decise che era tempo di strisciare fuori da lì, perciò lasciò andare Son ed uscì dalla macchina, rimettendosi in piedi.
Mentre lei si puliva le mani, il cucciolo girò attorno alle sue ginocchia.
Scodinzolò con aria incerta. Probabilmente era contento di trovarsi in quel luogo nuovo, ma allo stesso tempo doveva capire che quella non era una bella situazione.
In quel momento, una rivista trasportata dal vento passò loro davanti. Son scattò subito all’inseguimento, sveglissimo e giocherellone.
«Son!» strillò Bra, terrorizzata al pensiero di rimanere da sola, poi si coprì subito la bocca con le mani.
Fortunatamente, non appena agguantò la rivista tra i propri denti, il cagnolino tornò trotterellando dalla padroncina.
Bra sospirò e alcune lacrime di sollievo le rigarono le guance.
Son si accucciò ai suoi piedi e prese a lacerare con metodo le pagine della rivista.
Bra lo osservava, e ad un certo punto vide la pubblicità di un succo di frutta, capeggiata da immagini di pere, mele e un ananas.
Gli occhi della bambina si fermarono su quella mela tonda e lucida.
Inghiottì, ricordando come Goten le avesse detto che lei aveva la pelle liscia come una mela… Quel giorno di tanto tempo prima – almeno, così le sembrava – quando l’aveva accompagnata dal dottore…
Improvvisamente, Bra raddrizzò la testa, mentre un calore improvviso le sbocciava nel petto.
Ma certo! Ecco dove poteva andare!
Sicuramente il dottore non sapeva niente dei guai che lei aveva combinato. Gli avrebbe raccontato che i suoi genitori erano andati via con suo fratello, e che lei avrebbe dovuto dormire da un’amica, che però si era ammalata… E gli avrebbe detto che aveva paura del contagio e che quindi era venuta a dormire da lui.
Era sicura che l’uomo non avrebbe fatto domande e le avrebbe permesso di passare la notte in casa sua.
Poi, il mattino successivo, gli avrebbe chiesto se poteva prestarle un aereo per trasportare la sua amica al mare… Perché si sa che l’aria di mare fa bene a chi è malato… E quando il dottore le avrebbe dato la capsula con l’aereo, lei sarebbe andata da qualche parte, lontano…
La prospettiva di dover guidare non la preoccupava minimante. Aveva spesso osservato suo fratello quando lo faceva, e non le sembrava tanto complicato.
Rasserenata da quel piano che le pareva perfetto, Bra riprese in braccio il cagnolino, dirigendosi svelta verso l’ambulatorio medico.
Cercò di non pensare che andare via le avrebbe sì evitato la punizione, ma l’avrebbe anche allontanata per sempre dai suoi genitori e da Trunks… Per non parlare di Goten.
In fondo, che differenza faceva? La mamma e gli altri non avrebbero più voluto vederla comunque…
Quando arrivò davanti al portone dell’edificio in cui – ne era convinta – abitava il dottore, si fece sfuggire un sorrisino un po’ triste. Però la faceva felice la prospettiva che, di lì a poco, avrebbe potuto sdraiarsi su un bel letto…
Appoggiò Son a terra e si mise in punta di piedi per suonare al citofono.
Aspettò pazientemente qualche secondo, poi si accigliò e riprovò. Non ricevendo risposta, tentò di nuovo, ma a quel punto lo sguardo le cadde su un quadro posto lì vicino.
“Orario di visita”, recitavano le parole scritte sulla sommità… Bra lesse gli orari che seguivano con crescente orrore, mentre realizzava che quella non era la casa del dottore, ma solo il luogo in cui l’uomo lavorava.
Stanca e scoraggiata, la bambina si sedette davanti al portone e scoppiò in un pianto silenzioso, tirando su col naso a più riprese.
Son reagì poggiandole le zampe anteriori sulle ginocchia e uggiolando piano, agitato.
Bra, però, era inconsolabile… Ora cosa avrebbe fatto?













Spazio Autrice:
Okay, capitolo un po’ lunghetto, ma spero non noioso >_>
Riguardo alla scena con Trunks e Marron… Ammetto di essere una patita della coppia Marron/Trunks, ma se a voi non piace potete interpretarla come una semplice amicizia ^^
Se invece vi piace e magari decidete di passare da questa mia raccolta di drabble, ovviamente ne sarei felicissima. In particolare, qui, qui, qui (dove Marron fa le trecce alla bimba :D), qui e qui c’è anche la piccola Bra ;)
Chiusa questa parentesi… Ah, già. La bugia che Bra immagina di raccontare al medico… Be’, lo sappiamo tutti che lui non se la sarebbe bevuta, ma ho pensato che ad una bambina potesse invece sembrare convincente.
Riguardo al prossimo capitolo, sarà pubblicato lunedì prossimo, alias il 15 Ottobre (alias il giorno del mio compleanno, yeah! XD).
Bene, mi cucio la bocca.
Alla prossima! :)

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Capitolo 18
*** Bra e Goten ***


CAPITOLO 18 – BRA E GOTEN

Goten era esausto.
Esausto, e molto preoccupato.
Gli sembrava di aver percorso interamente la Città dell’Ovest, eppure non aveva trovato traccia di Bra. Dove poteva essere finita?
Frustrato, il ragazzo atterrò su un marciapiede e si guardò attorno, cercando di ragionare.
Purtroppo, a quanto ne sapeva lui, la bambina conosceva molti luoghi della città, luoghi che andavano dal parco giochi alla scuola che frequentavano lui e Trunks.
Goten cercò di immaginare quale posto potesse sembrare un rifugio a una bambina di cinque anni, ma doveva ammettere di non avere idee.
Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi.
Sperava che gli saltasse in mente una frase che Bra aveva detto; se la piccola si fosse vantata di avere un rifugio segreto da qualche parte sarebbe stato ottimo – ma purtroppo Bra non aveva mai affermato niente di simile.
Però c’era un luogo che la bambina conosceva… Gli sembrava improbabile che fosse andata proprio lì, ma del resto tentare non gli avrebbe nuociuto…
Con un sospiro, il giovane riprese la ricerca.

Bra deglutì.
Era ancora seduta davanti al portone dell’ambulatorio del dottore.
Son era accucciato accanto a lei con la coda tra le gambe.
La bambina aveva smesso di piangere, ma sentiva ancora sulle proprie guance le tracce secche delle lacrime.
Per buona misura, tirò un’ultima volta su col naso, quindi sfregò stancamente la faccia.
Si sentiva svuotata, impaurita e assonnata.
Purtroppo, di schiacciare un pisolino non se ne parlava nemmeno. Come poteva dormire in un angolo così duro? E, soprattutto, come poteva abbassare la guardia, quando niente le garantiva che vicino a lei non si nascondesse un mostro orribile?
La bambina si sforzava di tenere gli occhi ben aperti, ma era sempre più difficile.
Di punto in bianco, udì una voce chiamare il suo nome… Una voce lontana.
Bra si alzò in piedi come aveva fatto sentendo i richiami di Crilin, e si guardò attorno disperata.
Mosse un passo per correre a nascondersi… E si bloccò, completamente sconcertata.
La voce che la chiamava era quella di Goten.
La bambina sbatté le palpebre, poiché non era possibile.
Con tutti i brutti scherzi che lei aveva giocato a Monyk, era assurdo che Goten la stesse davvero cercando…
Imbambolata per la sorpresa, la bambina alzò gli occhi verso il cielo.
E di lì a poco vide comparire proprio Goten… Il giovane dovette riconoscerla, perché urlò: «Bra!» e non era un richiamo, ma un’esclamazione sollevata.
Son si alzò e abbaiò senza convinzione, mentre Bra era completamente indecisa su cosa fare.
Il giovane saiyan atterrò davanti a lei.
La bambina si irrigidì, pronta a scoppiare a piangere: le era improvvisamente venuto in mente che Goten doveva essere lì per punirla.
Con sua enorme meraviglia, però, il ragazzo avanzò verso di lei e si chinò, stringendola in un abbraccio e sollevandola da terra.
La bambina spalancò gli occhi, facendosi sfuggire un respiro stupefatto.
Il suo corpo, però, accolse con disperata gratitudine il calore e la sicurezza offerti da quello di Goten, e Bra si ritrovò a scoppiare a piangere davvero, ma non di paura.
Il giovane rimase totalmente basito da quella reazione.
Impacciato, depositò a terra la bambina, quindi la fece sedere sui gradini che conducevano al portone dell’ambulatorio.
Lei continuò a singhiozzare, e Goten cercò di darle qualche pacca sulla schiena.
Tanto per peggiorare le cose, Son reagì ai gemiti della padroncina mettendosi a guaire come un disperato.
«Ehi, Bra… Ehi, Bra, che succede?» chiese il secondogenito di Goku, allarmato. «Cos’hai?» Un pensiero improvviso lo colpì. «Non ti ho fatto male, vero?»
La bambina scosse la testa. «N-no!» singhiozzò.
«Be’, ehm, allora perché piangi?» le chiese il ragazzo, provando ad accarezzarle la testolina.
Lei tirò rumorosamente su col naso. «P-perché la… la mamma non vuole più vedermi!» esclamò, in crisi. «E neanche il papà, e neanche Trunks!»
Goten non si aspettava minimamente una risposta di quel genere.
«Cosa dici?» protestò. «La tua mamma e il tuo papà ti vogliono eccome, così come Trunks! Sai, erano preoccupatissimi quando non ti hanno più trovata…»
La bambina smise di colpo di piangere.
I suoi occhi ancora pieni di lacrime fissarono Goten con aria improvvisamente sospettosa. «Davvero?» chiese Bra, flebilmente.
«Ma certo!» asserì Goten, con veemenza. «Trunks mi ha telefonato per dirmi subito tutto e chiedermi di aiutarlo a ritrovarti. È molto in ansia…»
Bra inghiottì, indecisa. Voleva tanto credere alle parole del ragazzo, ma per la verità non era molto convinta…
«Perché l’hai aiutato?» volle sapere, guardando Goten.
Quest’ultimo parve sorpreso. «Come perché?» protestò. «Non potevo certo lasciare che tu rimanessi sperduta chissà dove!»
Bra spalancò gli occhi. Non credeva alle sue orecchie. «E Monyk?» sussurrò, quasi impaurita.
A quel nome, Goten si agitò un po’. Certo, Monyk! Si era quasi scordato di lei…
«Ehm… Ecco» mormorò, imbarazzato, «non è stata molto contenta del fatto che io abbia voluto venire a cercarti…»
Bra lo fissò.
«E, be’» concluse il giovane, a disagio, «credo proprio ci siamo lasciati».
Bra continuò a fissarlo. «E sei triste?» s’informò dopo un po’.
Lei sarebbe stata molto, molto felice di non vedere più Monyk, ma le sembrò giusto informarsi sullo stato d’animo di Goten.
Il ragazzo sobbalzò. «Veramente… no» sospirò, afflitto, accorgendosi mentre lo diceva che era vero.
Non si sentiva affatto rattristato. Era evidente che Monyk gli piaceva molto meno di quanto aveva creduto…
Per certi versi, si sentiva quasi sollevato di essersi liberato di lei.
In più, era stata la ragazza a chiudere la relazione, perciò lui non rischiava nemmeno di sentirsi in colpa.
A quel punto, si accorse che Bra lo stava osservando con un’intensità che lo mise a disagio. «Allora…» esordì la bambina, timidamente. «Allora…» Le sue guance si fecero rosse come un pomodoro. «Allora vuoi metterti insieme a me?»
Goten trasalì, preso completamente alla sprovvista. «Come?» boccheggiò.
Bra divenne ancora più rossa. «Allora vuoi metterti insieme a me, visto che non hai più la ragazza?» ripeté, con voce sommessa ma chiara.
Completamente sbalordito, Goten cercò di riprendersi.
Non se l’era aspettato minimamente. D’improvviso, però, ricordò certi sguardi, certi sorrisi, certi parole che la bambina gli aveva rivolto…
Esitò.
Stava per chiederle: “Non pensi di essere troppo piccola, per me?”, ma si rese conto che una frase simile avrebbe potuto offenderla. E lui non voleva deluderla così.
Si schiarì la gola. «Ehm… Bra… Non credi che io sia un po’ troppo vecchio, per te?»
La bambina parve delusa comunque. «No!» disse, con convinzione. «Non sei vecchio. Sei grande, e non troppo».
«Be’…» Goten si grattò la testa. «Temo che farei davvero un torto ai bambini della tua età, se dicessi di sì».
Gli occhi color dei nontiscordardimé di Bra si fecero tondi come due monetine. «E allora?» chiese. «Sono solo dei tonti».
«Bra… Senti». Goten si sentiva incredibilmente a disagio. «Per ora sono davvero troppo grande per te… Insomma, se ci volessimo baciare, sarebbe davvero scomodo».
Arrossì intensamente, vergognandosi di aver proposto una simile situazione.
Almeno, parve persuadere la bambina, che si puntò un dito contro il mento e fu costretta ad ammettere, sia pur un po’ di malavoglia: «È vero».
Goten sorrise sollevato. «Eh, già» confermò. «Probabilmente conoscerai degli altri bambini che ti piaceranno… Non sono tutti tonti, te lo garantisco».
Bra pareva alquanto scettica. «Perché? Se adesso sei troppo grande, basta aspettare» dichiarò, con aria pratica. «Io aspetterò tutto il tempo che vuoi» aggiunse, volenterosa.
«Ehm» obiettò Goten, «veramente…»
“Sarei io a dover aspettare te” avrebbe voluto concludere, ma non riuscì a dirlo davanti allo sguardo fiducioso della piccola.
«Veramente?» insistette Bra.
«Be’, in realtà è presto per parlare di queste cose» rispose il giovane, imbarazzato.
«Possiamo parlarne tra una settimana» propose la bambina, illuminandosi.
Lui sbatté le palpebre. «Sarebbe meglio parlarne tra qualche anno» disse, cautamente.
Bra spalancò gli occhi. Già una settimana le sembrava un tempo lunghissimo! Attendere addirittura qualche anno era inconcepibile!
Dopo qualche istante, però, decise che per Goten valeva la pena di aspettare.
«Però quando qualche anno sarà passato ne parliamo».
Il ragazzo annuì. «Certo».
Bra lo fissò con molta serietà. «Me lo prometti?»
A quella domanda così diretta e innocente, per un istante Goten si sentì completamente spaesato. Poi, però, incurvò le labbra in un sorriso. «Certo» ribadì.
Bra sorrise, tendendo la mano per accarezzare Son. «Allora va bene» dichiarò, con un piccolo sospiro.
Il figlio minore di Goku si sentì decisamente sollevato.
Probabilmente, col trascorrere degli anni, la cotta che Bra aveva per lui sarebbe passata, e lei avrebbe trovato un altro ragazzo – magari suo coetaneo – di cui innamorarsi.
Sì, aveva decisamente trovato la soluzione migliore.
Poi, però, un pensiero improvviso lo colpì.
“Oh, diamine! Ho appena detto alla figlia del principe dei saiyan che considererò l’idea di diventare il suo ragazzo… Vegeta mi ucciderà!”












Spazio dell’Autrice:
Buondì a tutti!
Goten qui si trova in una situazione abbastanza spinosa, ma credo che non se la sia cavata troppo male XD Voi che ne dite?
Be’, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
(Ed oggi è il mio compleanno… Perciò, se volete farmi un regalo… Una recensione, anche breve breve, è cosa mooolto gradita ;D)
P. S. Dimenticavo! Il prossimo aggiornamento va a lunedì prossimo, ovvero al 22 Ottobre :)

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Capitolo 19
*** La fortuna gira... O no? ***


CAPITOLO 19 – LA FORTUNA GIRA… O NO?

«Stai male?»
Vedendo Goten rannuvolarsi, la bambina gli aveva prontamente piazzato una manina sulla fronte, ed ora aggrottò la fronte.
«Non sei caldo…»
Il giovane le rivolse un accenno di sorriso. «Sto bene» le garantì: doveva ammettere che il gesto della piccola gli aveva portato un po’ di buonumore.
Bra sorrise a propria volta.
Ora che non era più da sola, e che sapeva che i suoi genitori e suo fratello non erano arrabbiati con lei, si sentiva molto meglio di poco prima.
Son le appoggiò le zampette anteriori sulla gamba, uggiolando piano, e la bambina lo accarezzò tra le orecchie.
«Lo sai?» raccontò, rivolta a Goten. «Son è stato super-bravo e super-coraggioso».
«Davvero?» fece il giovane, con un sorriso divertito.
«Certo!» assicurò Bra, con un sorriso fiero.
«Be’, mi piacciono i cani» commentò Goten, sporgendosi ad accarezzare a propria volta il cucciolo. «Mi piacciono tutti gli animali, a dire il vero…»
«Anche quelli grossi?» chiese Bra.
«Specialmente quelli grossi» replicò Goten. «Quand’ero bambino, i miei migliori amici erano alcuni dinosauri…»
Fece per continuare, ma un sibilo gelido lo fece sussultare: «Che stai facendo?»
Sia il giovane che la bambina si girarono di scatto.
Così facendo, si ritrovarono a guardare il viso algido di C-18.
«E tu cosa ci fai qui?» chiese Goten, confusissimo.
«Cerco la marmocchia» rispose la cyborg, col tono di chi dichiara qualcosa di scontato. «Ma» proseguì, inarcando un sopracciglio, «vedo che tu l’hai già trovata, quindi mi chiedo… Perché diavolo non hai ancora avvertito tutti gli altri?»
Goten sussultò. «Porca miseria» imprecò, frugando nelle proprie tasche, «me n’ero completamente dimenticato!»
Tirò fuori il cellulare, e si affrettò a digitare il numero di Trunks.
Bra, da parte sua, stava osservando C-18 con estremo interesse. «Tu sei la mamma di Marron?» le chiese.
L’altra le rispose con un distaccato cenno del capo, mentre Goten iniziava a parlare in tono concitato.
Bra ruotò la testolina azzurra verso il ragazzo, ascoltandolo attentamente, mentre Son si faceva temerario e andava ad annusare la nuova arrivata.
C-18 assunse un’aria sdegnata, e allontanò il cucciolo con un tocco dello stivaletto, ma senza la violenza che avrebbe utilizzato prima di conoscere Crilin e avere una figlia.
Pochi minuti dopo, Bra sentì una voce angosciata che la chiamava.
Assottigliò lo sguardo e… meraviglia!, vide sua mamma che le correva incontro, con il sollievo evidente sul viso…
Senza esitare, la bambina prese a correre verso Bulma, e balzò tra le sue braccia aperte.
«Oh, Bra!» esclamò la donna. «Oh, Bra! Non farmi mai più uno scherzo del genere! Ero così preoccupata
Bra mise su un’aria contrita. «Scusa» disse. «Sembravi tanto, tanto arrabbiata. Pensavo che non volevi più vedermi».
Bulma la riappoggiò a terra. «Oh, tesoro mio» disse, scuotendo la testa. «È vero, ero arrabbiata, ma anche quando sono arrabbiata ti voglio sempre bene. Sei la mia bambina».
Bra sorrise, lieta della spiegazione.
Di lì a poco, poi, arrivò anche Trunks, che stritolò la sorellina in un abbraccio affettuosissimo. Dopodiché, fu il turno di Vegeta, che si limitò a poggiarle una mano sulla testolina e a bofonchiare: «Stai bene».
Bra non si fece ingannare e si avvinghiò al padre. Dapprima, lui fece del suo meglio per ignorarla, ma poi si abbassò per scollarla dalla propria gamba.
A quel punto, Bra gli rivolse un bel sorriso. «Tranquillo, papà» cinguettò, «so che sei contento di vedermi!»
Trunks rise sotto i baffi, e probabilmente Goten lo avrebbe imitato, se solo non fosse stato troppo preoccupato che il saiyan potesse prendersela con lui.
Per fortuna di Vegeta, in quel momento arrivarono Crilin e Marron, e la ragazza bionda attirò subito l’attenzione di Bra.
«Ciao!» esclamò la bambina, eccitata, correndole incontro. «Mi fai le treccine, per favoreeee?»
«Bra» intervenne Bulma, in tono ammonitore, ma Marron sorrise e disse: «Non fa niente», per poi accoccolarsi all’altezza della piccola.
Davanti a quella scena, Trunks diede di gomito a Goten. «Ma perché con noi Marron non è mai così gentile?» chiese, in un soffio.
«Perché con noi tira fuori il suo lato cidiciottesco» bisbigliò di rimando il figlio di Goku, «mentre con tua sorella si comporta più alla Crilin…»
Trunks annuì. «Giusto…»
Poi si guardò attorno e si accigliò, colpito da un pensiero improvviso.
«Che fine ha fatto Monyk?» chiese, con cautela.
«Oh…» Goten agitò una mano come per sminuire la faccenda. «Ci siamo lasciati, perché lei non voleva che io venissi a cercare Bra».
«Accidenti» commentò Trunks, in tono neutro. Non disse che gli dispiaceva, poiché non era affatto vero e lui non voleva certo mentire al suo migliore amico. «Tutto bene, amico?» gli domandò invece.
Goten scrollò le spalle. «Sì» rispose, sinceramente, per poi aggiungere, in tono confidenziale: «Sai, credo che dopotutto non mi piacesse poi così tanto…»
«Chi l’avrebbe mai detto» commentò Trunks, asciutto.
«Ah, e tua sorella…» Goten abbassò la voce al punto che l’altro dovette avvicinarsi ancora di più per sentire cosa stesse dicendo. «…Tua sorella ha una cotta per me».
Trunks per poco non alzò gli occhi al cielo. «Chi l’avrebbe mai detto» ripeté, con lo stesso tono neutrale.
«Spero non tuo padre» disse Goten, preoccupato, «altrimenti sono nei guai».
Trunks sospirò, scuotendo la testa. «Goten, perché credi che ti abbia aggredito così, quando lui e mia madre sono tornati a casa? Lui sa già che Bra ha una cotta per te».
Il giovane dai capelli neri si accigliò. Restò zitto per un po’, poi azzardò un sorriso. «In tal caso, mi reputo fortunato di essere ancora vivo».
Trunks si girò a guardare suo padre. Vegeta stava osservando Bra, la quale era intenta a tessere le lodi di Son mentre Marron le faceva delle piccole treccioline.
«Già» concordò il ragazzo, a mezza voce. «Sei fortunato».
«Speriamo che la fortuna duri!» esclamò Goten.
Ma parlò a voce abbastanza alta, e Vegeta – che sino a quel momento non aveva badato a lui – si girò per fulminarlo con lo sguardo.
Goten si fece piccolo piccolo, e si girò verso Trunks, dicendo con forzata allegria: «L’importante è che la piccola sia sana è salva, no?»
Trunks non poté fare a meno di mettersi a ridere.
Quella faccenda della cotta della piccola peste stava avendo dei risvolti davvero comici…










Spazio dell’Autrice:
Mio Dio, quanto è tardi!
Scusatemi, ma ho avuto un mucchio di cose da fare, in questi giorni, e ho finito di scrivere questo capitolo solo ora.
È piuttosto corto, ma spero vi sia piaciuto ._.
A lunedì prossimo, il 29, con l’ultimo aggiornamento! (Lo so. Sigh.) 

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Capitolo 20
*** Niente di importante ***


CAPITOLO 20 – NIENTE DI IMPORTANTE

Bra è felice.
Ha i capelli legati in due codini, e può sentire il calore del sole sul retro del collo.
Nella mano destra, regge un bel gelato – gliel’ha comprato Trunks, che adesso è in piedi accanto a lei e sta chiacchierando con Goten.
La bambina dà una leccata alla crema e alla nocciola, osservando raggiante i due ragazzi.
Si imbroncia per un attimo, perché avrebbe voluto trascinare anche il suo papà in questa uscita, ma poi si rasserena subito.
In fondo, Goten e Trunks sono già una bellissima compagnia!
Bra riserva uno sguardo pensoso al ragazzo moro… Sono passate alcune settimane dalla sua fuga di casa, ma lei non ha certo dimenticato la loro chiacchierata.
Emette un piccolo sospiro, al pensiero di quanto dovrà aspettare ancora, ma è decisa a non farsi scoraggiare da quel lungo periodo di attesa.
«Trunks» chiama, afferrando con la manina libera la manica del fratello, «possiamo andare al cinema?»
Lui aggrotta la fronte, poi sorride. «Certo, piccola» assicura. «Sai già cosa vuoi vedere?»
Lei sgranocchia il cono del proprio gelato. «Decidiamo quando arriviamo là» risponde alla fine.
«È una buona idea» approva Goten, con uno di quei sorrisi che Bra trova bellissimi.
La bambina torna a dedicarsi al proprio gelato con aria soddisfatta. In molti dei film che ha visto, infatti, ricorda che i fidanzati andavano insieme al cinema.
Chissà, medita la piccola, magari riuscirà anche a dividere un pacco di pop-corn con Goten… Le viene da ridacchiare. Non le è molto chiaro cosa ci sia di straordinario in una cosa simile, ma per qualche oscura ragione anche quello è giudicato un gesto da fidanzati.
Così, finisce di mangiare il proprio gelato, e a quel punto mette una mano in quella di Goten e una mano in quella di Trunks, prendendo a camminare con loro lungo il marciapiede largo e un po’ affollato.
Ad un certo punto, si fermano e comprano tre brioches.
E mentre sono fermi davanti al negozio del fornaio, intenti a mangiare la loro merenda, Bra scorge tra la folla una persona piuttosto familiare…
Riccioli scuri, labbra scarlatte per merito di una bella dose di rossetto… Massì, è Monyk!
Bra la osserva con una certa curiosità.
La ragazza è paonazza, e sta trasportando due borse di plastica stracolme di vestiti.
Ad un certo punto, i suoi occhi incrociano quelli della bambina… E la sua espressione si fa prima irritata e poi incredula… Il suo sguardo guizza sui ragazzi che affiancano Bra, e Monyk sembra fremere di rabbia.
Forse, trova ingiusto che la bambina abbia ben due accompagnatori, mentre lei non ha nessuno che la aiuti a portare in giro i suoi acquisti.
Bra fa un sorriso piccolo, svelto.
Per un istante, contempla l’idea di avvicinarsi a Monyk e di sferrarle un bel calcio… È sicura che riuscirebbe a farle male – dopotutto, è una principessa saiyan!
Poi, però, cambia idea, e con una certa saggezza decide che non ne varrebbe la pena.
Anche se Monyk l’ha trattata male più di una volta, la bimba sa di aver restituito colpo su colpo con gli interessi… E adesso la ragazza non le sta neanche più così antipatica, forse la compatisce e basta.
Insomma, Monyk aveva Goten! È stata davvero sciocca ed egoista, per farselo scappare così!
«Cosa stai guardando, Bra?» domanda la voce di Trunks, distraendola dai propri pensieri.
La bambina si gira verso il fratello con un sorriso smagliante. «Niente» risponde, in tono angelico.
Il ragazzo aggrotta la fronte. Si guarda attorno, ma c’è davvero tanta gente e non gli riesce di scorgere Monyk.
«Davvero, Bra» dice però Goten, con un sorriso. «Eri tutta assorta a fissare da quella parte… Che cosa aveva attirato la tua attenzione?»
La bambina si chiede se rispondere che stava fissando un bel ragazzo… In quel caso Goten sarebbe geloso?
Lancia una rapida occhiata verso dov’era Monyk, e scopre che la ragazza dev’essersene andata, inghiottita tra i passanti, e a quel punto riporta gli occhi su Goten.
«Niente» ribadisce. «Non guardavo niente di importante».
E, in fondo, è la verità.














Spazio dell’Autrice:
Ed eccoci alla fine.

Posso piangere? ç_ç
Okay, contegno.
Mi dispiace di non aver soddisfatto chi si aspettava un bel calcione negli stinchi di Monyk, ma ho pensato che “non ce ne frega più niente di lei” fosse più forte, come concetto.
Non so se mi sono spiegata.
In un certo senso, c’è una maturazione di Bra, che in questo capitolo finale rinuncia ad una capricciosa rivalsa in favore di una più saggia indifferenza.
Okay, spero di non avervi deluso!
E grazie a chi ha commentato, preferito, ricordato, seguito e letto questa storia!

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