Una peste alla prima cotta di 9Pepe4 (/viewuser.php?uid=55513)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questioni d'amicizie ***
Capitolo 2: *** Una nuova eccezione ***
Capitolo 3: *** Gelosia ***
Capitolo 4: *** Il troppo stroppia ***
Capitolo 5: *** Primi approci ***
Capitolo 6: *** Film ***
Capitolo 7: *** Pelle di mela ***
Capitolo 8: *** Un frappè molto speciale ***
Capitolo 9: *** Notizia sconvolgente ***
Capitolo 10: *** Capigliatura ***
Capitolo 11: *** Zanza-Stop?! ***
Capitolo 12: *** Ciocche caramellate ***
Capitolo 13: *** Prima le donne ***
Capitolo 14: *** Sorprese e regali ***
Capitolo 15: *** Fatto il misfatto ***
Capitolo 16: *** Di male in peggio ***
Capitolo 17: *** Alla ricerca di Bra ***
Capitolo 18: *** Bra e Goten ***
Capitolo 19: *** La fortuna gira... O no? ***
Capitolo 20: *** Niente di importante ***
Capitolo 1 *** Questioni d'amicizie ***
CAPITOLO 1 – QUESTIONI
D’AMICIZIE
Bra si rotolò sul tappeto come un gattino, gli occhi azzurri
sgranati. «Ti prego, papi!» miagolò, con
fare implorante.
Vegeta, seduto sulla poltrona vicino al punto in cui la bambina stava
ruzzolando languidamente, la ignorò.
Bra, allora, gattonò sino al padre e prese a strusciarsi
ostinatamente contro le sue gambe. «Dai» lo
pregò, insistente, «i papà delle mie
amiche lo fanno!» puntualizzò quindi, lamentosa.
«Non mi importa niente dei papà di quei
mocciosi» sbottò Vegeta, senza alzare gli occhi
dal giornale che stava sfogliando.
Lo sorprendeva sempre, leggere sino a che punto si spingeva
l’idiozia dei terrestri.
Bra, apparentemente ignara del fatto che il padre non
l’avesse minimamente in nota, aveva messo il broncio.
«MocciosE» corresse, in tono offeso.
Vegeta emise un grugnito.
«Non mocciosI» continuò la bambina.
«Io mica faccio amicizia con dei maschi» aggiunse,
come se trovasse raccapricciante la sola idea.
Per un istante rimase in silenzio, corrucciata, quindi si mise seduta
e, con la testa ciondoloni su una spalla, ripartì
tenacemente all’attacco: «In braccio!»
reclamò. «In braccio, in braccio! Non è
giusto che tu mi sollevi solo quando hai voglia» si
lamentò.
Vegeta sbuffò, girando un’altra pagina del
giornale. «È giustissimo, invece»
ribatté, senza staccare gli occhi dall’articolo
che si trovò davanti. «Va’ da tuo
fratello».
Il tono era decisamente quello di un invito a smammare il
più in fretta possibile.
Bra indugiò per qualche istante. Poi, seppur a malavoglia,
dovette riconoscere la sconfitta, almeno per quel momento.
Appoggiando le manine al pavimento per tirarsi in piedi,
borbottò qualcosa tra sé e sé, quindi
corse fuori dal salotto e percorse velocemente il corridoio, sino a
sgattaiolare nella stanza di Trunks.
Il giovane sedeva davanti al computer, digitando in fretta alcune
parole.
Bra rimase a guardare per un po’, chiedendo come il fratello
facesse a non annoiarsi davanti a quello schermo pieno di scritte
incomprensibili.
Senza voltarsi, il ragazzo domandò: «Che ci fai
qui?»
A quel quesito, la bambina sobbalzò, colta alla sprovvista.
Eppure era certa di essere stata fermissima… Per un istante,
confusa, si chiese come il fratello l’avesse individuata, poi
le venne in mente che doveva aver percepito la sua aura.
«Papà non mi voleva prendere in braccio, allora
sono venuta da te» spiegò, in tono petulante.
Zampettò sino alla sedia del ragazzo e appoggiò
la mano contro il fianco del fratello, sporgendosi in punta di piedi
per spiare con curiosità lo schermo del computer.
«Cosa fai?» domandò.
«Una ricerca» rispose Trunks, criptico, senza
voltarsi verso di lei.
La bambina si accigliò. Nessuno la guardava, in quella casa,
si disse, profondamente offesa.
Quasi avesse captato il suo pensiero oltraggiato, Trunks finalmente si
girò verso di lei, e la esaminò con i propri
occhi cobalto. «Magari giochiamo più
tardi» propose, affettuosamente.
Bra mise il broncio.
«Non hai qualche amico da invitare?» le chiese il
fratello, prima di voltarsi di nuovo verso il proprio portatile.
A quelle parole, il viso già scuro di Bra si
rabbuiò ulteriormente. «Anche tu!»
sbottò. «Già ha sbagliato
papà» aggiunse, scuotendo la testolina azzurra.
«Io non ho amici maschi!» esclamò
quindi, pestando i piedi per sottolineare il concetto.
Trunks si voltò a guardarla, divertito. «E
perché?» le domandò, indulgente.
«Perché sono scemi!» rispose Bra, con
veemenza. «Si scaccolano, mi fanno schifo!»
sostenne quindi, le guance paonazze. «E poi rompono le
bambole e i peluche» aggiunse, in tono risoluto.
«Oh, grazie» disse Trunks, ironico. «Ti
sembra che io faccia tutte queste cose?» le
domandò quindi, scrutandola.
La bambina lo guardò per un momento, quindi scosse la testa
con decisione. «Tu sei l’unico maschio
intelligente» dichiarò, sicura. Parve riflettere
un attimo. «Ma anche il papà lo
è» aggiunse, fedelmente.
Trunks non contestò, ritornando alla propria ricerca.
«Dopo giochiamo» promise, riprendendo il mouse.
Bra annuì e si allontanò, rimuginando sulla
stupidità degli altri maschi.
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Capitolo 2 *** Una nuova eccezione ***
CAPITOLO 2 – UNA NUOVA ECCEZIONE
Qualche minuto dopo l’uscita
recalcitrante della sorellina,
Trunks sospirò, passandosi le mani sui jeans. Si permise un
sorriso, ammirando soddisfatto le linee fitte di parole che riempivano
il documento aperto sullo schermo.
Aveva
finito! Non gli restava altro che stampare…
Una volta
conclusa anche quell’operazione, si
rammendò della promessa fatta a Bra, decidendo di andare a
trovare dove si fosse cacciata la bambina. Non fu una ricerca degna di
tale nome, dal momento che semplicemente la sorellina si trovava nella
propria cameretta, intenta a tormentare senza sosta le orecchie di un
povero peluche a forma di coniglio.
«Ehi,
cucciola» si annunciò il ragazzo,
affettuosamente.
Bra
girò la testolina e, individuandolo, gli rivolse un
sorriso smagliante, senza smettere di tormentare il peluche rosa
confetto che teneva in grembo.
Trunks si
avvicinò, inginocchiandosi accanto a lei.
«Cosa fai a quel povero coniglione?» chiese, con
una punta di pietà per il pupazzo.
«Non
mi piace» rispose la bimba, con inappellabile
decisione.
Trunks
scrollò le spalle. «E poi sono i maschi che
rompono i giocattoli…» ironizzò,
ricevendo un’occhiataccia dalla sorellina.
«Io
non lo sto rompendo» precisò in
fretta Bra, mentre le sue guance paffute si tingevano del colore roseo
dell’imbarazzo. «Lo sto solo…
muovendo…»
Trunks
rise davanti a quel disagio, e la bambina, indispettita, gli
sbatté il coniglio contro una coscia.
«Antipatico!»
stridette, imbronciata.
«Ero
venuto per giocare» replicò il
ragazzo, senza scomporsi, accennando ad alzarsi in piedi. «Ma
se non mi vuoi…»
Finse di
muovere un passo per andarsene.
Bra lo
guardò preoccupata e gli si attaccò alle
gambe. «No, giochiamo!» esclamò, con
foga.
Trunks si
permise un breve e soddisfatto sorriso. Sapeva bene che la
bambina, nonostante i capricci, lo adorava, ed era sempre piacevole
averne la conferma.
«A
cosa?» si informò, in tono
interessato.
Bra
rifletté sulla domanda, arricciando appena il labbro
inferiore nella fanciullesca concentrazione. «Prendimi su ad
angelo!» propose infine, entusiasta.
Il
ragazzo sorrise e si chinò su di lei, afferrandola
saldamente sotto le ascelle. Dopodiché la sollevò
verso l’alto, e la bambina si mise a ridere, spalancando le
braccia.
Trunks
ascoltò divertito quella risata infantile,
cristallina, ma fu costretto a interrompere il gioco quando
sentì lo squillo del proprio cellulare.
«Scusa,
piccola» mormorò, rivolto alla
sorellina, prima di posarla a terra e di prendere il telefonino dalla
propria tasca.
«Pronto?»
indagò, inarcando le
sopracciglia.
Di
risposta, gli giunse all’orecchio la familiare ed
inconfondibile voce del suo migliore amico. «Ehi,
Trunks».
«Ah,
Goten» replicò Trunks, vagamente
sorpreso. «Che succede?»
Bra
osservò il proprio fratellone e strusciò un
piede per terra, contrariata per l’improvvisa interruzione
del divertimento.
«Ti
volevo chiedere come facciamo per oggi, alla
fine» continuò intanto al telefono la voce di
Goten, spedita. «Ricordi che volevamo vederci?»
«Sì,
giusto» rammentò Trunks,
guardando la sorellina, la quale rispose con un’occhiata
incredibilmente attenta. «Guarda, vieni tu a casa mia,
okay?»
«D’accordo.
Arriverò tra
un’oretta, immagino».
«Sì,
ti aspetto».
Trunks
spense il cellulare, per poi riporlo nella propria tasca.
Bra
seguì i suoi gesti con gli occhi azzurri. «Chi
è che aspetti?» volle sapere.
«Un
mio amico» rispose il ragazzo.
La
bambina gonfiò le guance con un cipiglio quasi
arrabbiato, quindi sbuffò con sonora disapprovazione.
«Va bene» affermò infine, corrucciata.
«Basta che stia lontano dai miei giochi».
Trunks
rise, divertito dalla sua espressione. Bra poteva anche aver
ereditato i capelli morbidi e gli occhi grandi della loro madre, ma il
suo atteggiamento, per certi versi, era identico a quello di Vegeta.
Il
ragazzo si abbassò a spettinarle affettuosamente i ciuffi
turchini. «Sta’ tranquilla» le promise,
«non ci avvicineremo ai tuoi giocattoli».
Bra parve
piuttosto soddisfatta da quella garanzia, e rivolse un
sorriso al fratello. Dopodiché riacciuffò il
proprio coniglio peluche, andando a prendere anche una bambola ricciuta
per poter organizzare un gioco più coinvolgente.
Trunks la
guardò per un istante, divertito, poi si diresse
di soppiatto fuori dalla porta, verso la propria stanza. Senza troppe
titubanze, arraffò una rivista e si gettò sul
letto, immergendosi distrattamente nella lettura.
Bra, in
camera sua, prese una spazzola di plastica colorata e
attaccò con determinazione i capelli della bambola. Fece una
smorfia, forzando i nodi nella capigliatura del giocattolo.
Non
capiva perché suo fratello, che era bravissimo e super
intelligente, dovesse perdere tempo con un maschio. Insomma, non
avrebbe potuto invitare un’amica, invece?
Il suono
del citofono parve giocarsi delle sue riflessioni.
“Ecco qua l’amico di Trunks”
pensò la bambina. Decise di ignorare la faccenda e
tornò ai suoi giochi.
Non si
fece distrarre nemmeno dalle voci che udì in
corridoio, ma quando esse svanirono si apprestò a fingere di
versare il tè alla bambola con cui stava giocando. Lo fece
con mille sbattimenti di ciglia e sorrisini, così come aveva
visto fare a sua nonna prima che lei e il nonno si trasferissero in
campagna. Perché la nonna di Bra diceva che una padrona di
casa deve sempre comportarsi bene con gli ospiti.
A furia
di tutta quel recitare una merenda, però, alla
bambina venne una gran fame. Pertanto, con una cane peluche sotto
braccio, si diresse decisa in cucina.
Scelse
uno yogurt dal frigo e lo divorò tenendolo in bilico
sull’orlo del tavolo, il pupazzo tra le gambe. Contro ogni
aspettativa, il cucchiaio le sfuggì dalle dita, e cadde
giù, rimbalzando su cagnolino e macchiando quel pelo setoso
che a Bra tanto piaceva.
La
bambina, poi, un po’ per istinto di non sporcarsi i
pantaloni, un po’ per lo spavento, aprì le gambe,
e il peluche cadde sotto il tavolo.
Non
appena ebbe modo di realizzare quanto era appena successo, Bra ci
rimase molto male.
Era il
suo peluche preferito, l’aveva comprato assieme a sua
madre e a suo padre, e di certo non ne avrebbe mai trovato uno uguale.
Forse identico nell’aspetto sì, ma quello lo aveva
acquistato in ricordo di un giro per botteghe con entrambi i genitori,
e dubitava che papà avrebbe mai acconsentito ad entrare
nuovamente con lei in un negozio di giocattoli.
Aveva una
gran voglia di piangere, per la stizza e la tristezza. Ad un
certo punto, poi, non si trattenne più, e i suoi occhi
azzurri si riempirono di lacrime.
Mogia, la
bambina scivolò sotto la tavola per riprendere il
pupazzo.
Lo stava
contemplando con aria sconsolata, quando udì dei
passi che si avvicinavano.
Erano
Trunks e il suo amico.
Bra fu
profondamente indispettita dalla presenza di Goten: in quel
momento avrebbe voluto che il suo fratellone fosse solo nella propria
camera, così da poter essere consolata da lui.
A
papà non piaceva vederla frignare, e la mamma era ancora
al lavoro.
Triste,
la bambina rimase sotto il tavolo.
«Ma…
cos’è
quest’aura?» esclamò la voce
dell’amico di suo fratello. «Ehi, è di
tua sorella! Viene da sotto il tavolo…»
«Goten,
dai, lasciamola stare. Starà giocando per
conto suo» cercò di convincerlo la voce di Trunks.
Bra
strinse il peluche. Sentì il frigorifero che veniva
aperto e richiuso; probabilmente i due ragazzi, giusto per fare onore
al loro sangue saiyan, erano venuti a vedere di rimediare uno spuntino.
«Io
torno in camera. Vieni» concluse Trunks.
Bra
ascoltò i suoi passi che si allontanavano.
«Arrivo!»
urlò Goten, ma si
chinò comunque verso la tovaglia.
In quel
momento, la bambina decise di uscire per non farsi trovare da
quello che, sicuramente, era uno scemo fatto e finito.
Peccato
che, proprio nel momento in cui tirò fuori la testa,
Goten la sporse dentro, con il risultato di una sonora zuccata.
Non le
fece molto male – infondo anche lei era una mezza
saiyan. Più che altro fu quel dolore sordo mescolato alla
tristezza di aver sporcato il pupazzo, fatto sta che la bambina
scoppiò in lacrime, con rinnovati singulti.
Goten,
resosi conto del danno compiuto, tentò di consolarla,
impacciato. «Su, piccola» cercò di
dirle, imbarazzato.
Non era
abituato a trattare con le bambine. L’unica con cui
aveva a che fare ogni tanto era Pan, e lei non faceva altro che
scorazzare dietro a Goku e a fantasticare di combattimenti, e non si
era mai messa a piangere davanti a lui – salvo quando era
davvero molto, molto piccola. «Mi dispiace… Dai,
non piangere».
La
circondò con un braccio, coccolandola imbarazzato.
Bra ne fu
appena consolata, e si sentì di confessare al
ragazzo (che forse così stupido non era) il motivo di quel
pianto improvviso.
«Io…
Io stavo m-mangiando»
singhiozzò, il mento che tremava pericolosamente.
«E… e p-poi l’ho sporcato!»
Porse il
peluche a Goten, e gli occhi del ragazzo si posarono sulla
macchia, per poi allargarsi di comprensione.
«Oh…
è per questo, allora.
Be’, non devi preoccuparti; si può
lavare».
A
dimostrazione delle ultime parole, sollevò il cagnolino,
si avvicinò al lavabo, prese spazzola e sapone e
iniziò a sfregare. Bra lo osservava, tirando ogni tanto su
con il nasino.
Infine,
Goten posò il pupazzo, nuovamente immacolato, tra le
braccia della bambina.
Quest’ultima
degnò a stento di
un’occhiata il giocattolo, dandogli giusto lo sguardo
sufficiente per assicurarsi che fosse come nuovo, e si
concentrò invece su Goten.
Dopotutto,
ragionò, forse i maschi non erano tutti
stupidi… Tanto più che quello che le stava
davanti aveva dei begli occhi scuri che… che le piacevano.
Lo
osservò strusciandosi una mano sulla guancia accaldata, e
si scoprì affascinata da tutto il suo aspetto.
«Sorridi,
forza» la incoraggiò Goten,
vedendola ancora seria sebbene un tantino confortata.
«Scommetto che hai un bel sorriso»
azzardò quindi, accennandone uno per sé.
E Bra
sorrise.
Si
illuminò tutta, guance e occhi e labbra, sfoderando il
più radioso dei suoi sorrisi.
«Ecco,
così sei più bella»
approvò Goten, sollevato.
La bimba,
se possibile, sorrise ancora di più, tutta
contenta.
Il
ragazzo le diede una carezza un po’ impacciata sulla nuca,
dopodiché si raddrizzò. «Adesso torno
da tuo fratello, ma tu stai serena» le disse, incoraggiante.
Lei
annuì, stringendosi al peluche. Seguì con lo
sguardo il giovane che usciva dalla cucina.
In fondo,
l’amico di suo fratello le piaceva.
Si
alzò in piedi e corse in corridoio, avvicinandosi alla
stanza di Trunks. E lì scoprì un’altra
sensazione mai provata. Infatti, sebbene fosse certa di voler rivedere
Goten, non si sentiva di entrare nella camera del fratello. Provava una
specie di timidezza che prima, avendo sempre avuto un carattere
estroverso, non aveva mai sperimentato.
Alla fine
risolse d’accucciarsi davanti alla porta della
stanza, in ascolto. Non capiva di cosa parlassero – Trunks
quand’era con lei era sempre chiaro e simpatico, ma certe
volte con i suoi amici iniziava a fare certi discorsi astrusi
– ma la risata nella quale Goten scoppiava di tanto in tanto
le piacque.
Si
tirò in piedi e corse nella propria camera. Prese dai
cassetti i giocattoli più belli, poi estrasse
dall’armadio i vestiti che più le piacevano. Se li
guardò un po’, cercando di farsi forza, quindi
tornò dalla camera di Trunks.
Un
respiro profondo, e spalancò la porta, entrando sotto gli
occhi stupiti dei due ragazzi.
«Venite
in camera mia?» domandò dopo
qualche secondo di silenzio, fissandosi con timidezza le punte delle
scarpe.
Trunks
aggrottò la fronte, sorpreso tanto dal comportamento
della sorellina quanto da quell’inattesa richiesta.
«Come?» domandò, perplesso.
Bra
alzò la testolina. «Voglio fargliela
vedere» mormorò, puntando il dito contro Goten.
Trunks
rimase piuttosto interdetto di fronte a
quell’improvviso cambio di fronte, ma alla fine si strinse
nelle spalle e acconsentì.
Così,
Bra mostrò i vestiti più
graziosi e i giocattoli più belli a Goten, e ogni qualvolta
che lui commentava “Bello” si riempiva di
felicità.
Quel
maschio, di sicuro, stupido non era.
Per nightwish4ever: No, non andartene!!! ... Devi considerare ke Bra
è piccola... Sì, credo proprio di aver capito che
sono i maschi ^^ Ciao, torna presto a rompere (uguale sono felice
quando rompi ^^) (... Nd Tu) (Non mi da fastidio Nd Io) (Lasciamo sola
questa malata di mente -_-‘ Nd Tu) (TORNA PRESTO!!! Nd Io,
saltellando come una povera cretina)
Per Angelo Azzurro: Sono felice che ti sia piaciuto l’inizio,
spero che questo capitolo non ti deluda. Cm vedi per ora Vegeta
è tranquillamente all’oscuro di ciò che
prova la sua bambina...
Per Dea Nemesis: Spero che ti piaccia anke il seguito...
Per trullitrulli: Ebbene sì, Bra ci ha ripensato. Lo so, il
primo capitolo era corto, ma serviva per presentare
l’opinione di Bra, spero ke questo ti abbia accontentata
maggiormente.
Per stezietta w: Son riuscita ad aggiornare subito ^^
Per vivvina: E perché ti scusi per il dialetto?
Vabbe’... Ciao lallina, alla prossima.
Per kry333: Le risate arriveranno (piccola anticipazione ^^) Continua a
seguirmi... please ^^
Un bacio,
Pepesale
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Capitolo 3 *** Gelosia ***
CAPITOLO 3 – GELOSIA
Quando Goten se ne fu andato, Trunks chiese a
Bra, con apparente
noncuranza: «Allora il mio amico non era poi così
male, eh?»
Bra
ammutolì e si strinse il peluche al petto.
Fissò il fratello con i propri occhioni azzurri, ma invece
di rispondere scosse le spalle.
Percependo
l’imbarazzo della sorellina, Trunks decise di non
insistere. Fece per andarsene, ma la voce della piccola lo
bloccò.
«Quando
viene di nuovo?»
Il
giovane si voltò. «Presto, immagino»
rispose.
Facendo
finta di niente, Bra corse via sotto lo sguardo indulgente del
fratello.
Poco
più in là, Vegeta stava leggendo il
giornale. La cosa, onestamente, lo annoiava, ma al contempo lo riempiva
di stupore. Non c’erano altro che notizie su guerre,
aggressioni, rapine, controversie politiche… Certo che i
terrestri erano veramente stupidi!
Di punto
in bianco, un gridolino festante ruppe la calma.
«Papà!»
La
ignorò e tenne gli occhi puntati sulla gazzetta mentre la
sentiva avvicinarsi, e pestare i piedi per terra.
«In
braccio! In braccio!» iniziò a
reclamare la bambina, con voce squillante.
Il saiyan
sbuffò, senza guardarla. Se quella mocciosa
credeva di poterla avere vinta… Lui continuò a
far finta di niente.
Bra, dopo
qualche attimo di incertezza, risolse la questione chiudendo
la bocca e, semplicemente, arrampicandosi sulle ginocchia del padre,
per poi accucciarsi contro il suo petto.
Vegeta
sentì una fitta di esasperazione, ma alla fin fine
decise di non scrollarla via. Dopotutto, non gli dava poi
così fastidio…
«Pronto,
Goten?»
Bra, le
braccia cariche di giocattoli, stava adempiendo al difficile
compito di riportarli nella propria camera dopo avervi a lungo giocato
in salotto. Però, nel momento in cui, passando davanti alla
porta della stanza del fratello, udì quel nome, si
fermò ad origliare, piena di ansia e curiosità.
Dai
monosillabi del fratello non capiva granché, ma
restò comunque con i piedi incollati al pavimento e le
orecchie tese.
«A
casa mia?» sentì che la voce di
Trunks domandava ad un certo punto.
Mordicchiandosi
un labbro, attese con trepidazione le parole successive.
«D’accordo»
sospirò quindi suo
fratello. «A fra poco».
Bra
trattenne il fiato. Dopodiché, con tutta la
velocità permessale dai pupazzi e dalle bambole che
minacciavano di caderle da un momento all’altro, corse in
camera, felice come una Pasqua.
Erano
passata un’eternità – ben tre
giorni – da quando aveva conosciuto Goten, e si era spesso
chiesta come mai Trunks non lo avesse più invitato. Ora,
finalmente, avrebbe potuto rivederlo.
Quando,
circa tre quarti d’ora dopo, la bambina
udì il campanello suonare, aggrottò
però la fronte, piena di disappunto, visto che in quel
momento stava versando con grande attenzione un cucchiaio
d’acqua nella bocca spalancata di una bambola.
In un
attimo, decise di lasciare che fosse Trunks ad accogliere Goten,
così da potersi dedicare in tutta calma al nutrimento del
suo giocattolo.
Quando
però sentì i due giungere in corridoio,
lasciò da parte le proprie cose e vi si diresse in tutta
fretta, ma non appena vide gli altri si arrestò di colpo.
Stretta
al braccio di Goten c’era… una ragazza?!
La
bambina sgranò gli occhi, fissando la sconosciuta.
Quest’ultima
aveva i capelli neri e ricci, mentre gli occhi
erano marroni. Le labbra carnose, infine, erano rese scarlatte da una
buona dose di rossetto, e le guance abbronzate sembravano tendersi ogni
volta che sorrideva.
A notare
per prima la piccola Bra fu Trunks e Goten si accorse a
propria volta della bambina seguendo lo sguardo dell’amico.
«Ehi, Bra!» la salutò, di buonumore.
«Vieni qua!»
Trunks
strinse appena gli occhi, mentre Bra si avvicinava loro, felice
per essere stata notata da Goten ma al contempo diffidente per la
presenza della sconosciuta. Giunta accanto al trio, si fermò
di fianco al fratello, tirandogli un lembo di maglietta per farsi
prendere in braccio.
Trunks
capì subito e la sollevò senza dire nulla.
Bra
appoggiò una manina sulla spalla del fratello, per poi
indicare la ragazza con l’altra. «Chi
è?» chiese, corrucciata.
Non le
piaceva che stesse così addosso a Goten, proprio no.
«Lei
è la morosa di Goten» rispose
cautamente Trunks, scrutando il viso imbronciato della sorellina.
«Fidanzata»
lo corresse immediatamente la suddetta
ragazza, strizzando l’occhio a Goten, «lo
preferisco».
«Morosa»
ripeté Trunks a denti stretti.
Di fronte all’occhiata interrogativa di Goten, aggiunse, a
mo’ di spiegazione: «Per Bra è
più facile da dire e ricordare».
In
realtà per la bambina non ci sarebbe stato nessun
problema, e il ragazzo ne era perfettamente consapevole. Ma dopo aver
sentito Monyk, ovvero la fidanzata del suo amico, cinguettare in
continuazione di quel che le piaceva, di quel che detestava, di quel
che pensava, di quel che indossava di solito, di quel che faceva,
iniziava a trovarla una compagnia un po’ pesante da digerire.
«Monyk»
intervenne Goten, perplesso da quei barlumi
d’ostilità, «ti presento Bra».
Per
quanto la riguardava, la bimba si trattenne a stento dal mostrare
la lingua a quella tizia che le stava sorridendo in un modo che, da
come la vedeva lei, era del tutto ipocrita.
Rifiutando
di staccarsi dalla maglia di Trunks, Bra non volle
più tornare a giocare, e si fece trasportare dal fratello
nella stanza di questi, con la compagnia di Goten e Monyk.
Una volta
dentro, andò a sedersi sul letto del fratello, e
prese a fissare la morosa di Goten, senza capire come mai il ragazzo la
trovasse così simpatica.
Bra non
riusciva a seguire tutti i discorsi e gli scambi di battute dei
ragazzi più grande, ma trovava sgradevole la maniera in cui
Monyk si introduceva negli argomenti, spostando ogni volta la
chiacchierata su di sé.
In
più, pensava la bambina, quella lì era molto
meno bella di lei. Insomma, capelli turchini contro capelli neri
– anche se doveva ammettere che i riccioli erano piuttosto
curati e graziosi – e occhi blu contro occhi marroni liquidi
e un po’ sporgenti… Era perfettamente chiaro che
lei, la principessina dei Saiyan, superava di gran lunga quella
terrestre che non faceva altro che ridere come una gallina.
Come se
tutto ciò non bastasse, stava davvero troppo
attaccata a Goten, premendosi contro di lui come se qualcuno
l’avesse appiccicata al saiyan con un tubetto di colla.
Approfittando
di un momento in cui gli altri sguardi erano rivolti
altrove, Bra fece la linguaccia a Monyk. Trunks, abbassando in quel
momento gli occhi sulla sorellina, lo notò, ma non disse
niente.
«Senti,
Trunks» esordì ad un certo punto
Goten, mentre si preparava a salutare l’amico, «non
è che potrei tornare anche domani?»
«Mascalzone,
senza di me!» intervenne prontamente
Monyk.
Trunks
sentì il bisogno di fare appello a tutto il suo
autocontrollo e all’amicizia con Goten per trattenersi
dall’alzare gli occhi al cielo, ormai stanco della maniera in
cui la ragazza si introduceva nei discorsi altrui.
Notando
poi che Bra, dietro Monyk, stava fingendo enormi conati di
vomito, il giovane dovette anche sforzarsi di non lasciarsi sfuggire un
sorriso.
«Posso
venire anch’io, vero?»
incalzò la ragazza, sbattendo velocemente le ciglia.
Trunks
rimase interdetto per un istante, e Bra ne approfittò
immediatamente. «Sì che puoi tornare!»
esclamò, rivolta a Monyk, sfoderando l’espressione
più imperterrita della propria vita.
«Ti
ringrazio… com’è che ti
chiami?... ma non credo che tu abbia molta voce in capitolo con gli
inviti» le disse Monyk, con un sorriso.
Trunks
s’indignò a quelle parole, e si sarebbe
aspettato che Bra si arrabbiasse nel venir liquidata in quel modo, ma
con sua enorme sorpresa la bambina rimase zitta e tranquilla.
«Può
venire, vero, Trunks?»
domandò poi, fissandolo con insistenza.
Il
ragazzo sbatté le palpebre, sempre più
interdetto. «…Certo» mormorò.
«Avere
il tuo permesso mi sembra già
più affidabile» rise Monyk.
Trunks
diede un’occhiata a Goten, il quale, messo un
po’ a disagio dalle uscite della sua ragazza, e sapendo che
l’amico era davvero affezionato alla propria sorellina, si
affrettò a dire: «Okay, okay. Ma adesso andiamo,
eh».
Non
appena i due si furono allontanati, Trunks si voltò
verso Bra, con la mezza idea di domandarle cosa avesse in mente.
Peccato, però, che Bra avesse già trovato il modo
di volatilizzarsi.
Con un
sospiro, il giovane si lasciò cadere sulla sedia
davanti alla scrivania.
Un altro
abitante della Capsule Corporation, quel giorno, si
ritrovò a sperare ardentemente che Bra se ne fosse rimasta
con il fratello…
«Papà,
papà, mi prendi in
spalla?»
Un
grugnito.
«Papà,
dai, prendimi in spalla!»
«Non
scocciarmi, Bra» rispose questa volta Vegeta,
impegnato a sgranocchiare qualcosa come spuntino dopo
l’allenamento quotidiano.
A quella
replica, la bambina mise il broncio. Poi, di colpo,
così come si era rabbuiata, si illuminò.
“Cosa
le passa per la testa, ora?” si chiese
Vegeta, finendo ciò che stava mangiando.
La
risposta non tardò certo ad arrivare. «Mi dai
un bacio sulla guancia?» domandò Bra, alzandosi in
punta di piedi e girando la faccia per mostrare per bene al padre dove
l’avrebbe voluto, quel bacio.
Il saiyan
ammutolì e quasi si ritrasse.
«Scordatelo!» sbottò, paonazzo.
«Va’ a farti baciare da tua madre».
Bra
incrociò le braccia al petto, continuando a perforare il
genitore con uno sguardo determinato. «Mamma mi bacia
sempre» sostenne. «Tu invece mai. Io voglio un
bacio da te».
Era uno
spettacolo. Quel guerriero saiyan che raramente aveva tremato
davanti ai nemici più temibili, ora, sotto gli occhi di una
bimba di cinque anni, non sapeva che pesci pigliare.
Infine,
per districarsi da quella situazione, si allungò a
prendere qualcosa dalla credenza.
«Papà!
Voglio un bacio!»
reclamò Bra, impaziente.
Lui,
allora, trattenendo un mezzo ghigno, soddisfatto per la soluzione
trovata, le porse un cioccolatino.
Bra lo
guardò, confusa. Era un Bacio Perugina.
Indignata,
aprì la bocca per protestare, ma in
quell’istante udì dei passi inconfondibili lungo
il corridoio. «La mamma è tornata!»
esclamò felice, mutando subitamente d’espressione,
e corse fuori, pronta a fare a Bulma tutte le feste del mondo.
Vegeta
tirò un sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente
la donna per il suo tempismo perfetto.
Quella
sera, Bra, prima di andare a dormire, si alzò in
piedi sul letto per poggiare tra i pupazzi sulla mensola il Bacio che
le aveva dato suo padre.
Mentre si
risedeva, il suo sguardo incontrò un libro di
ricette per bambini che le era stato regalato per il suo scorso
compleanno, ed il suo visino si accese di un sorriso.
Un
sorriso angelico e soddisfatto.
Ciao! Scusate per il ritardo, e soprattutto per la scarsa
originalità del capitolo ç_____ç Uffa,
solo il secondo giorno e già il liceo mi sta
sull’anima. La prof di storia e latino era d’una
noia... Prossimamente mi sarà più difficile
aggiornare, causa quel carcere in cui sarò costretta la
mattina.
Grazie mille a: kry333, raffa_94, super vegetina e a vivvina, che hanno
messo questa ff tra le preferite ^^
Per raffa_94: Grazie... spero continui a pensarlo anchee dopo questo
tedioso capitolo...
Per vivvina: Anche la bambola che avevo io è scomparsa
ç_ç Vabbe’, manco la ricordo, ora... In
effetti Goten è un POCHINO più grande di Bra XD
Per Angelo Azzurro: Grazie. Vero XD Proprio un colpo di testa XD
Per Dea Nemesis: Spero che la ff continui ad attirarti pure dopo questa cosa che oso chiamare capitolo...
Per Nightwish4ever: Bra starebbe bene nella mia classe -_-‘
lì non c’è timore che i maschi
rompano... Non ce ne sono! Comunque thank you per la recensione
Per kry333: Vero, Trunks è il meglio! Spero di riuscire ad
aggiornare tra poco...
Per Jexaveggy: Grazie ç__ç Sono commossa
ç__ç Grazie davvero, grazie (e mo basta Nd Tu)
(vabbe’... Nd Io) Comunque... graazie. ^^
Sperando di non aver rovinato la storia con questo capitolo, vi saluto...
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Capitolo 4 *** Il troppo stroppia ***
CAPITOLO 4 – IL TROPPO STROPPIA
«Scusa, Bra» domandò
Trunks, piuttosto
accigliato, «ma a cosa ti serve il veleno per topi?»
Inutile
dire che una richiesta simile, da parte della bambina,
l’aveva davvero sorpreso.
Bra si
strinse nelle spalle. «A niente» rispose
innocentemente.
Il
ragazzo sospirò. «Okay» disse,
lentamente, «ma sono sicuro che è un niente
discutibile o quanto meno dannoso, perciò credo che
farò a meno di dirti dove si trova quel veleno».
Bra gli
riservò un’occhiata alquanto delusa, prima
che le venisse un’altra idea, in linea con la prima, ma per
la quale non le serviva l’aiuto di Trunks.
«Va
bene» disse perciò, scappando via
con il suo libro sotto braccio.
Si
diresse in cucina, dove trovò Bulma.
«Mamma!» la chiamò, poggiando sul tavolo
il libro di ricette aperto ad una pagina ben precisa. «Mi
aiuti a fare questi dolcetti?»
Bulma si
sporse verso di lei, per capire meglio la richiesta della
figlia. «Perché, tesoro?»
domandò, con gentilezza.
«Oggi
viene Goten con la sua morosa»
replicò Bra, «allora volevo farne quattro. Uno per
me, uno per Trunks, uno per Goten e uno per la sua morosa.
Posso?» concluse quindi, con sguardo supplice.
Di fronte
a quella domanda e a quell’espressione, Bulma
annuì, intenerita. «Vieni qua» la
invitò.
Dopo
qualche minuto nel quale tuorli d’uovo volarono
dappertutto, la farina inondò la cucina e il cioccolato
macchiò il pavimento, i dolcetti erano pronti ad essere
infornati.
Quello
per Monyk era immediatamente riconoscibile, dato che Bra aveva
insistito per metterlo in un vasetto più bello e decorato
rispetto a quelli che contenevano gli altri.
«Mamma»
disse la bimba, prima che Bulma spingesse
le loro opere nel forno, «ci puoi fare una foto, per favore?
È la prima volta che cucino qualcosa».
Bulma le
sorrise. «D’accordo, vado a prendere la
macchina fotografica».
Non
appena la donna fu uscita, la piccola si arrampicò su
una sedia, in modo da trovarsi all’altezza giusta per avere
la credenza a piena disposizione.
Afferrò
il contenitore del sale, ne prese una generosa
manciata e la lasciò ricadere nel dolce che sarebbe toccato
a Monyk.
Sorrise,
compiaciuta. Non vedeva l’ora che arrivasse il
momento di far merenda.
Quando
Monyk arrivò, Bra se ne accorse subito.
Indicatrici
alcune risatine isteriche.
La
bambina si tappò le orecchie, disgustata, per poi correre
a vedere cosa stesse accadendo nella stanza di suo fratello.
Il
quadretto che le si presentò agli occhi era abbastanza
prevedibile, dopo tutto. Monyk, come sempre aggrappata a Goten,
raccontava alcune stupidaggini, per poi riderne come se fossero state
le cose più spassose del mondo. Goten, dal canto suo,
accennava qualche risata incerta e imbarazzata, mentre Trunks sembrava
sospeso tra la perplessità e il disgusto.
«Trunks!»
chiamò la bimba, entrando
nella stanza con incedere deciso. «Se volete fare merenda, io
ho cucinato!» annunciò quindi, riempiendosi
d’orgoglio per la consapevolezza del fatto che Goten la
stesse guardando.
«Oh»
approfittò subito Monyk,
«io ho sempre a-do-ra-to lavorare in cucina. Una volta ho
fatto una torta che mia madre ha servito alle sue amiche e, pensate,
è piaciuta davvero a tutte, nessuna esclusa!»
Trunks le
diede un’occhiata in tralice, ma la ragazza nemmeno
se ne accorse.
«Ah,
e sai una cosa, Goten? Per avere cura della propria
pelle, bisogna stare attenti anche
all’alimentazione… Non sono sicura di potermi
permettere troppi spuntini fuori pasto» continuò
Monyk, con un tono che sottintendeva quanto credesse che, se lei non
era sicura di voler mangiare, di certo non lo erano nemmeno gli altri.
Trunks
sbuffò – non poté farne a meno.
Iniziava a capire perfettamente cosa doveva aver avuto in mente Bra
quella mattina, quando gli aveva chiesto il veleno per topi. Cominciava
anche a rimpiangere di non averle dato almeno il pesticida.
Goten era
visibilmente imbarazzato. «Andiamo, Mo, per una
volta… Non credo che Bra abbia fatto chissà quale
intruglio, certamente puoi mangiare senza
problemi…» cercò di convincerla,
ottenendo infine un esito positivo.
Si
diressero tutti in cucina e, una volta che i tre più
grandi si furono accomodati, Bra corse a prendere i muffin che aveva
preparato, portandoli in tavola. Stette ben attenta a dare a Monyk
quello giusto, quindi si sedette a sua volta, prendendo il proprio.
I quattro
iniziarono a mangiare, e un secondo dopo i due saiyan maschi
avevano inevitabilmente già finito di divorare il loro dolce.
«Buono!»
apprezzò Goten, leccandosi le
labbra e facendo arrossire Bra d’orgoglio. «Sei
brava!»
In quel
momento, però, Monyk iniziò a tossire a
più non posso, facendo trasalire sia Trunks che il suo
migliore amico. Bra incrociò le braccia, fissando la scena
con aria davvero interessata.
«Ma»
sibilò Monyk, con le lacrime agli
occhi, dopo aver mandato giù a fatica una buona percentuale
di dolce, «cos’era? Era immangiabile!»
Non
riuscì ad aggiungere altro, riprendendo a tossire.
Bra la
osservava affascinata, mentre Goten, dapprima stupito,
iniziò ad allarmarsi. «Ehi, Trunks, mi porteresti
un bicchiere d’acqua?»
Il
giovane Brief, rimasto a propria volta perplesso dalla reazione di
Monyk, si riscosse e andò a prendere quanto richiesto.
La
ragazza rischiò più volte di strozzarsi con
l’acqua, ma quando l’ebbe bevuta tutta non tossiva
più. «Santo Cielo, era disgustoso!»
strillò, con gli occhi ancora umidi.
«Ma
no» azzardò a protestare Goten,
«non era male. Tutt’altro… Potrebbe
esserti andato di traverso…»
«Andato
di traverso!» sbraitò
istericamente Monyk. «Andato di traverso un corno! Quella
peste…» aggiunse, indicando Bra con dito
accusatorio. «Chiedile cosa ha fatto… Deve aver
messo qualcosa di strano nel mio! Anzi, assaggialo!»
Goten,
meravigliato, scrollò le spalle e si
preparò a fare quanto richiesto, ma nel piatto della
fidanzata non c’era più nulla.
«È
colpa mia!» esclamò Bra,
contrita. «Visto che a lei non piaceva, l’ho
buttato nel cestino». Alzò gli occhioni azzurri su
Goten. «Ho fatto male?» domandò, con
voce incerta.
«No,
no, non ti preoccupare» intervenne Trunks,
dato che la sorellina pareva prossima alle lacrime.
«Ecco,
è stata lei, è ovvio!»
prese a strillare Monyk. «Ha sabotato la mia
alimentazione!»
«Ma
no, Mo, secondo te, cosa vai a pensare?»
tentò di calmarla Goten, senza successo.
Bra
riprese ad osservare la scena, ormai interessatissima.
Dopo
qualche istante Monyk scappò fuori e Goten, dopo aver
lanciato un’occhiata a Trunks, le andò dietro. I
due Brief, rimasti soli in cucina, udirono parecchie grida, mentre
Monyk intimava a Goten di non frequentare più certa gente,
“incivile e maleducata e lazzarona”.
Quando le
urla si furono finalmente placate, i due rientrarono.
La
ragazza sfoderò immediatamente un sorriso, come se non
sospettasse minimamente che Trunks e Bra avessero udito tutti gli
insulti che lei aveva appena rivolto loro. «Torniamo un altro
giorno, magari, sì?» domandò,
chinandosi a dare un buffetto a Bra.
La
bambina la fissò con aria di sfida, mentre lo sguardo
dell’altra si faceva quasi minaccioso. Quindi Monyk si
alzò, prese sotto braccio il fidanzato e, senza neanche
lasciargli il tempo di salutare, lo trascinò via con
sé.
Bra,
arricciando il naso, si strofinò con una mano la
guancia che Monyk le aveva toccato. Se quella pensava di poterla avere
vinta, si sbagliava di grosso.
In quel
momento, Vegeta entrò in cucina.
«Cos’è stato tutto quel
fracasso?» chiese, andando direttamente al frigo e aprendolo
senza degnare i figli di un’occhiata.
«Nulla»
replicò Trunks, scuotendo la
testa.
Quindi,
vedendo che Bra fissava loro padre come se fosse incerta su
come farsi notare da lui, aggiunse: «Papà, Bra ha
cucinato».
Il saiyan
sbuffò qualcosa di inintelligibile.
La
bambina, perciò, con un sorriso quasi birbante sul
visino, sgattaiolò sino al forno e ne trasse fuori un ultimo
dolce, per poi correre a portarlo a Vegeta. «Questo
è per te, papino!» esclamò.
Preso del
tutto alla sprovvista, il Principe fissò prima il
dolce e poi la figlia, e poi il dolce e poi di nuovo la figlia, a
ripetizione.
Infine,
imbarazzato, tolse con malagrazia il muffin dalla mano di Bra,
la quale strillò di gioia e corse via quasi subito dopo,
felice come una Pasqua.
Trunks,
dal canto suo, osservava il padre, trattenendo un sorriso.
Quando
Vegeta se ne accorse, si voltò di scatto verso il
primogenito. «Trunks!» sbottò,
perentorio. «Che hai da guardare?»
Lui si
strinse nella spalle. «Sei stato gentile ad accettare
il regalo di Bra» rispose, con semplicità.
Vegeta
alzò gli occhi al cielo, borbottando esasperato:
«Avevo fame, è per caso un reato?»
«No,
certo che no» assicurò Trunks,
più che altro per prudenza. Quindi, dopo aver salutato il
padre, uscì dalla cucina, diretto nella propria stanza.
Una volta
che si fu seduto alla scrivania, si permise un sorriso
ripensando a quanto era accaduto poco prima. Certamente Bra aveva un
futuro da ammaestratrice di animali feroci…
Intanto,
parecchie stanze più in là, Bulma stava
lavorando al proprio computer, quando sentì qualcuno
arrivarle alle spalle.
«Mamma!»
trillò una voce allegra e
infantile.
Era Bra.
La donna
si voltò, salutando la piccola con un aperto
sorriso. «Cosa succede, tesoro?»
domandò, gentilmente.
Per tutta
risposta, la bimba esibì un sorriso del tutto
innocente. «Avevi ragione» affermò poi,
«troppo sale fa davvero male».
Per vivvina: Se te contenta me felice. Me cercare di aggiornare tanto
per fare te allegra. Parlando normalmente: mi piace mettere Vegeta in
imbarazzo, mwahahahahahah.
Per nightwish4ever: Vero. Vegeta, voglio anche io il bacio perugina,
ecco. Tutte lo vogliamo. ^^
Per Umpa_lumpa: Grazie. Uffi, lo so ke i capitoli sono corti
ç__ç ma con la scuola (grrrr) non riesco a fare
di meglio… in più quando papà va via
(ke sarebbe il momento giusto per aggiornare) i miei fratelli prendono
possesso del pc. è_é Spero di riuscire
a fare capitoli + lunghi in seguito.
Per Angelo Azzurro: ù__ù Bra voleva proprio
avvelenarla, hai indovinato ^^ ok, devo sl sopravvivere 5 anni al liceo
^^ (cinque… anni… [Pepesale casca svenuta, ma poi
arriva Cell a farla rinvenire]) Vado al linguistico.
Per kry333: messa altra parte Vegeta/Bra, spero ti sia piaciuta! Odio
quel carcere! (O.o lo ho già detto?!)
Per Dea Nemesis: Goten fa po’ pena… sta con una
vera Gallina, hai ragione. Certo ke possiamo uccidere pure
lei… o ci penserà Bra? Ò_- Grazie ^^
Per stezietta w: Grazie mille, anke tu 6 un amore^^ (ma che sta a dire
questa?! Nd Tu) Alla prossima...
Allora, sperando di poter aggiornare di nuovo il prima possibile vi
saluto.
Un bacione a tutte!
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Capitolo 5 *** Primi approci ***
CAPITOLO 5 – PRIMI APPROCI
«Seriamente, mamma, non sono sicuro
che sia una buona
idea» obbiettò Trunks, in tono apprensivo.
«Donna,
ascolta tuo figlio, che per una volta ha
perfettamente ragione!» gli fece eco Vegeta, seccato.
Di fronte
alla coalizione dei suoi due uomini, Bulma rise.
«Andiamo, Trunks!» esclamò, rivolgendosi
al giovane. «In fondo staremo via solo qualche giorno! Sono
sicura che riuscirai a badare a tua sorella in modo perfetto!»
Il
ragazzo cincischiò, titubante. Certamente era
già capitato in passato che la madre dovesse recarsi fuori
città per lavoro, ma mai si era trascinata dietro Vegeta.
Come se
non bastasse, c’era un dettaglio inaspettato che lo
preoccupava parecchio.
«Non
sono del tutto sicuro che Goten e la sua
ragazza… Be’, ecco, forse non avremmo dovuto
invitarli…» tentò di dire.
«Ma
dai» protestò Bulma, scuotendo la
testa come faceva quando qualcuno avanzava un’osservazione
irragionevole, «e perché no? Non sei contento di
avere la casa a disposizione tua e del tuo migliore amico?»
Trunks si
morse il labbro e sospirò in silenzio.
D’altro canto, cosa avrebbe dovuto replicare?
“Sì, mamma, sono contento, ma temo che Bra possa
assassinare Monyk”?
Di certo
sua madre non l’avrebbe preso sul serio.
«Okay»
disse, ormai rassegnato. «Allora
ci vediamo, fate buon viaggio».
Baciò
la madre sulla guancia, quindi la guardò
abbracciare e baciare Bra. La bambina si crogiolava volentieri in
quelle coccole.
E alla
fine, accompagnata da un Vegeta alquanto contrariato, Bulma
uscì di casa.
In men
che non si dica, Bra corse alla finestra, in modo da poter
salutare ancora i genitori. «Ciao mami! Ciao papi!»
strepitò, probabilmente con tutto il fiato che aveva in
gola. «Mamma, torna presto! Papà!»
chiamò quindi, e Vegeta, per quanto fosse ormai piuttosto
lontano, sussultò in modo evidente. «Anche se non
mi hai dato un bacino, lo so che mi vuoi bene! Te ne voglio tanto tanto
anch’io!»
Trunks
sorrise. Probabilmente Bra cercava solo di rassicurare loro
padre, ma lui sapeva bene che una simile dichiarazione avrebbe solo
potuto imbarazzare Vegeta.
Quando la
bambina non riuscì più a scorgere i
genitori, si allontanò allegramente dalla finestra,
sgattaiolando in salotto.
Una volta
impossessatasi del telecomando, si arrampicò sul
divano e accese la tivù su un canale a caso. Per un
po’ si divertì a fissare quegli uomini barbuti che
discutevano di chissà cosa, ma infine iniziò ad
annoiarsi.
«Trunks!»
chiamò, lamentosa.
«Voglio vedere un cartone animato, Trunks!»
Il
fratello, che evidentemente era nei paraggi, si affacciò
alla porta del salotto. «Per?» domandò.
«Per
favore» recitò la bambina con
espressione angelica.
Davanti a
quegli occhi blu e computi, Trunks non poté fare a
meno di ridere. «D’accordo,
d’accordo…» acconsentì,
uscendo.
Poco
dopo, tornò reggendo una video cassetta.
Bra si
agitò e allungò le mani paffute, ma Trunks
tenne l’oggetto fuori dalla portata della sorellina, la quale
si imbronciò quasi immediatamente.
«Uffa,
Trunks! Me la dai?!» protestò.
«Solo
una cosa» ribatté il ragazzo, in
tono pacato, «cos’hai intenzione di fare a
Monyk?»
Per tutta
risposta, Bra lo fissò con aria innocente.
«Perché devo fare qualcosa alla morosa di
Goten?» domandò, in tono ingenuo.
Trunks
sospirò. Era decisamente inutile. Con Bra non si
poteva sperare di spuntarla. Il giovane andò alla
televisione per dare inizio a quello spettacolino
d’animazione, quindi tornò a sedersi di fianco
alla sorella, cingendola affettuosamente con un braccio.
Anche se
non voleva ammetterlo, in fondo era curioso di sapere
cos’avrebbe combinato quel piccolo diavoletto…
Una volta
che il cartone si fu concluso, Bra sbadigliò,
raggomitolandosi contro il fratello. «Trunks?»
mormorò, assonnata. «Ma allora… allora
Goten e l’altra arrivano domani?»
«Sì»
replicò il ragazzo,
carezzandole i ciuffi azzurri.
Quant’era
carina, rannicchiata in quel modo…
Pareva un vero angioletto e aveva un aspetto decisamente indifeso.
Dopo un
po’, purtroppo, Trunks si ritrovò
costretto a spostarsi da quella posizione. «Allora,
Bra» esordì, in tono allegro per invogliare la
sorellina, «vogliamo provare a cucinare?»
La
bambina afferrò uno dei suoi codini e lo tirò.
«Io non sono capace» dichiarò.
«Neppure
io» replicò Trunks.
«Ma se non vogliamo restare senza cena…»
Le
sopracciglia di Bra si contrassero, mentre la bimba lasciava i
capelli che aveva in mano. Parve pensarci su, e lo sforzo le fece
aggrottare la fronte. «Andiamo!» esclamò
infine.
Saltò
giù dal divano, e trotterellò in
cucina affiancata da Trunks.
«Dunque»
disse lui, guardandosi attorno come per
potersi organizzare meglio, «dobbiamo solo riscaldare la
pasta al forno che ha preparato la mamma».
Prese il
tegame e lo mise nel forno sotto gli occhi attenti di Bra, che
pareva del tutto intenzionata ad assicurarsi che il fratello non
lasciasse cadere il cibo di quella sera.
Un
momento dopo, la piccola apparecchiò per due la tavola, e
finalmente poterono sedersi vicini per gustare una cena tra fratelli.
Quando
anche l’ultimo pezzo di pane fu sparito nelle loro
bocche, Trunks invitò Bra ad andare a mettersi il pigiama.
«Ma
tu mi aiuti, vero?» esclamò la
bambina, fissandolo.
Il
giovane la guardò, perplesso. «Non sei
capace?» domandò, incredulo.
Bra
annuì con lena. «Però mi piace
farmi aiutare» aggiunse. «Ti prego,
Trunks!» lo supplicò, insistente.
E in
quanto al giovane, si arrese subito. «E va
bene» accettò, seguendo la piccola nella sua
stanza.
Bra gli
sventolò davanti agli occhi un pigiamino pieno di
stelle e orsacchiotti, poi iniziò a spogliarsi goffamente.
Sotto la maglietta la sua pelle era chiara e liscia, e Trunks non
riuscì a trattenersi dal farle il solletico.
Lungi
dallo scoppiare a ridere, però, la bambina lo
guardò contrariata e si ritrasse, al ché lui
accennò un sorriso di scuse e accettò il pigiama
che lei gli porgeva, aiutandola ad infilarlo.
Quando
lei fu pronta, Trunks si assicurò che si lavasse i
denti, dopodiché le rimboccò ben bene le coperte.
A quel
punto, credette che fosse finalmente arrivato il momento di
andare a riordinare la cucina, ma si sbagliava di grosso.
Bra,
infatti, batté le mani sul copriletto, reclamando:
«Mi racconti una storia?»
Trunks
non riuscì ad evitarsi un sospiro.
«Quale?» domandò, ormai arreso alla
prospettiva di dover aspettare ancora un po’ prima di
allontanarsi dalla sorellina.
Fortunatamente,
la fiaba scelta da Bra si rivelò essere
semplice e corta. In sostanza narrava di una principessa e di un
principe, i quali, una volta sconfitta la strega cattiva, si sposavano
e vivevano felici e contenti.
Trunks la
raccontò con cura, addirittura interpretando le
voci dei personaggi. Ogni volta che a parlare era una femmina, il
ragazzo si sforzava di utilizzare un tono cinguettante che faceva
ridere molto Bra.
La
bambina era il ritratto della felicità. Ad ogni risata
entusiasta si premeva le mani sulla bocca, non riuscendo
però a nascondere il brillio dei propri occhi.
Quello
che Trunks proprio non immaginava, era che la sorellina pensasse
a sé come alla principessa, a Goten come al principe a Monyk
come alla strega…
Conclusa
la narrazione, il ragazzo poté finalmente avviarsi
in cucina. E stava appunto uscendo dalla suddetta stanza dopo aver
messo a posto, quando si ritrovò davanti Bra.
La
bambina reggeva saldamente il suo cane di peluche per
un’orecchia, mentre con l’altra manina si sfregava
un occhio. «Trunks» mormorò, lamentosa.
«Mi fa paura sapere che non c’è
mamma».
Lui
trasse un enorme respiro. Non poteva negare di aver sperato di
potersene andare a letto in santa pace, ma a quel punto proprio non
poteva piantare in asso la sorellina, perciò si
chinò ad abbracciarla.
Non
appena ebbe l’impressione che quel gesto
l’avesse appena riconfortata, la accompagnò in
camera. Purtroppo, però, lei era preoccupata.
«E
se poi mi sveglio da un incubo?»
domandò ansiosamente. «Come faccio? Nel lettone
non c’è nessuno!» Sembrava seriamente
prossima al pianto.
Trunks si
abbassò a stringerla una seconda volta.
«Ho
un’idea» le sussurrò.
«Ti va bene se nel lettone ci sistemiamo io e te?
Così se ti sveglio ci sono io lì vicino, pronto a
consolarti subito».
Bra parve
immediatamente rinfrancata dalle parole del fratello.
«Sì!» gioì, correndo verso la
camera dei genitori con Trunks alle calcagna.
Il
giovane era ancora sulla soglia quando lei si infilò tra
le lenzuola del letto dei genitori.
Nel
momento in cui anche lui si fu preparato per la notte, raggiunse la
sorellina sul materasso, e lei gli si accoccolò contro,
stringendogli la mano.
Si
addormentò poco dopo, e il ragazzo non impiegò
molto più tempo a scivolare nel sonno…
La
mattina successiva, Trunks accompagnò Bra
all’asilo.
Non
appena il giovane se ne fu andato, la bambina si rivolse fieramente
ad una sua amichetta. «Sai che papà e mamma sono
via e che io e il mio fratellone ce la caviamo molto
benissimo?» la informò orgogliosa.
Andò
in un angolo a giocherellare con i lego, quindi, dopo
parecchie esitazioni, prese un fogli e alcuni pennarelli.
Si
sistemò in un angolino e, con un’espressione
seria seria sul visino paffuto, prese a tracciare linee ben precise ai
suoi occhi di bambina. Quand’ebbe terminato il disegno, lo
osservò attenta. Rappresentava un principe a cavallo con la
sua bella principessa.
Inutile
specificare che lui aveva una zazzera nera, mentre i molti
capelli di lei erano decisamente blu. Infine, la piccola Bra Brief
aggiunse uno schizzo: Monyk che veniva calpestata dal cavallo di Goten.
Infinitamente
soddisfatta, la bambina scrisse il proprio nome sul bordo
del foglio.
Trunks
arrivò a prenderla nel primo pomeriggio. Ancor prima
di salutarlo, Bra gli sventolò davanti agli occhi il
disegno, e il fratello le fece i propri complimenti.
Orgogliosa
del risultato ottenuto, la bambina si trasformò
in un’esemplare di docilità. Rientrando in casa,
poggiò il foglio sul tavolo.
A quel
punto, si sistemò in salotto a sfogliare
diligentemente un bel libro illustrato, quando udì il
citofono suonare.
Fu Trunks
a recarsi ad aprire la porta, andando ad accogliere gli
attesi ospiti.
Bra, dal
canto suo, non si mosse, e dopo poco iniziò ad
udire le stupide risatine di Monyk e le mille moine che quella gallina
rivolgeva a Goten.
La
principessina dei saiyan si corrucciò per un momento.
Ed ecco
che la gallina fece la propria entrata sotto lo sguardo
indifferente della bimba.
In quel
momento, Goten stava raccontando qualcosa a Trunks, in tono
concitato, mentre Monyk era ostinatamente attaccata al braccio del
fidanzato.
Bra non
poté impedirsi di sgranare gli occhi quando vide la
borsa ridicolmente grossa trasportata dalla ragazza.
Altro che
occorrente per pochi giorni! Lì ce n’era
per parecchi anni!
«Io»
sottolineò Monyk, introducendosi
nel discorso dei due ragazzi, «mi sento molto stanca. Sarebbe
davvero gradevole se qualcuno portasse le mie cose nella stanza in cui
dovrò alloggiare per un po’» aggiunse,
mentre Trunks inarcava le sopracciglia.
Bra la
fissò. “Ma come parla questa
stupida?” si chiese, dubbiosa.
Non ebbe
modo di riflettervi oltre, perché in quel momento
la morosa di Goten le rivolse la parola. «Visto che non stai
facendo nulla, renditi utile e porta la mia borsa nella mia futura
stanza».
Trunks,
infastidito, fece per intervenire, ma Bra mise da parte il
libro senza fiatare, prese il borsone di Monyk e lo trascinò
in cucina.
Alquanto
perplessi, i tre ragazzi la seguirono.
A quel
punto, la bambina prese la pattumiera e fece il gesto di
gettarvi la borsa.
«Ma
si può sapere cosa stai facendo?!»
strillò Monyk, gettandosi in avanti per salvare le proprie
cose.
«Visto
che mi hai detto di portarla nella tua
camera» spiegò Bra, volonterosa, «ho
pensato di metterla nel posto dove dovresti stare…»
Trunks
rimase spiazzato dall’uscita della sorellina, ma poi
dovette trattenere le risate e si lasciò sfuggire un sorriso.
Monyk
restò ferma e zitta per qualche istante, sbattendo le
palpebre. «Ma che maleducata!» prese a gridare
infine. «Sei proprio una bambina barbara! Una furfante e una
fellona!»
Goten
diede una risatina incerta, pensando che se non altro Bra aveva
certamente una bella lingua, ma fu immediatamente ripreso dalla sua
ragazza.
«Goten!»
esclamò infatti lei.
«Si può sapere perché ridi?! Prendi la
mia borsa, piuttosto!»
Trunks si
morse un labbro. Conoscendo Bra, non si sarebbe
più staccata dalle valigie di Monyk. Con sorpresa del
ragazzo, invece, la bambina, mite come un agnellino (almeno in
apparenza), si scusò con Monyk e si offrì di
portare il borsone nella vera camera.
Sotto gli
sguardi attoniti dei presenti, Bra si apprestò poi
a fare quanto preannunciato.
«Finalmente
se n’è andata» fu
il commento di Monyk.
In
corridoio, la bambina udì perfettamente quella parole, ma
fece finta di nulla. Andò a depositare la pesante valigia
sullo spazioso letto destinato a Monyk, quindi tornò in
cucina.
La serata
fu, almeno per Bra, piuttosto noiosa, perciò la
bimba si scoprì assai lieta quando arrivò il
momento di andare a letto.
Si stava
dirigendo a mettersi il pigiama quando sentì Monyk
cinguettare, rivolta a Goten: «Orsachiottone, che ne dici di
dormire insieme?»
Bra si
voltò giusto in tempo per vedere il ragazzo farsi
paonazzo.
«Meglio
di no» intervenne Trunks. «Per te
avevamo predisposto apposta una stanza speciale». Parlando,
il ragazzo alzò gli occhi al cielo, un tantino disgustato
dalle proprie parole. Cosa non si faceva per un amico…
Monyk si
convinse, e a quel punto Bra tirò un sospiro di
sollievo.
Non le
piaceva l’idea di quella smorfiosa appiccicata a
Goten. Inoltre, proprio non capiva perché lei, grande
com’era, dovesse aver bisogno di qualcuno che le facesse
compagnia durante la notte.
In quanto
a Bra, volle dormire nuovamente con Trunks, dato che senza il
fratello aveva davvero paura.
Si
svegliò che non era ancora mattino.
Assonnata,
posò lo sguardo sul viso addormentato di Trunks.
Dopodiché, sbadigliando e strofinandosi gli occhi, la bimba
gattonò sino al bordo del lettone, per poi spingere
giù i piedini nudi.
Caracollò
in cucina, con l’intenzione di andare a
bere un po’ di latte, ma nel corridoio si scontrò
con Monyk.
La
ragazza reagì immediatamente. «Senti un
po’!» l’apostrofò, prendendola
per un’orecchia e ignorando le proteste della bimba.
«Non provare nemmeno a farmi uno scherzetto come quello
dell’altra volta! Sono stata chiara?!»
Bra smise
per un attimo di divincolarsi e sostenne lo sguardo di Monyk,
che finalmente la lasciò andare.
«Ti
tengo d’occhio!» le
sibilò, prima di tornarsene tutta impettita in direzione
della propria stanza.
Quando fu
entrata in camera, si guardò attorno soddisfatta:
era davvero una bella sistemazione.
L’unico
impiccio era quella marmocchia indisciplinata.
La
ragazza si chiedeva perché diamine i signori Briefs non
l’avessero portata via, ma poi si rispose che probabilmente
neppure loro la sopportavano.
Sperava
solo di averla spaventata quel tanto che bastava per metterla
in riga. Poteva pur essere testarda quanto voleva, ma in fondo aveva
solo cinque stupidi anni.
Nel
frattempo, in cucina, Bra posò il bicchiere vuoto ma
ancora sporco di latte.
Con una
smorfia, si massaggiò l’orecchio che Monyk
le aveva tirato.
Stava
richiudendo il frigorifero, quando lo sguardo le cadde su un
tubetto di maionese, e all’istante un sorriso le si dipinse
sul visetto tondo.
Afferrò
l’oggetto e corse in camera, dove
s’inginocchiò sul pavimento, sistemando il tubetto
in cassetto.
Fatto
ciò, se ne tornò sbadigliando nella stanza
dei genitori.
Trunks
stava ancora dormendo. Bra si arrampicò sul lettone,
andando a rannicchiarsi contro il petto del suo fratellone. Poco dopo,
confortata da quel calore, si addormentò.
Dopo
qualche ora si svegliò a causa del sole che iniziava a
penetrare tra le tapparelle.
D’istinto,
allungò la mano a toccare il materasso
accanto a sé. Aprì gli occhi. Era proprio vuoto.
Confusa,
si mise a sedere, guardandosi attorno e sbattendo gli occhi a
più riprese, per nulla abituata alla luce.
«Trunks!»
chiamò, con voce incerta, ma a
risponderle fu solo il silenzio. «Trunks!»
strillò allora più forte.
Dopo un
istante, il volto familiare del fratello si affacciò
alla porta. «Ciao, Bra» la salutò, con
un sorriso, «ho sentito che ti sei
svegliata…»
La bimba
fece finta di non aver udito l’allusione al tono di
voce con il quale aveva chiamato il fratello. Invece
domandò, pensando a Monyk: «Ho svegliato
qualcuno?»
Con sua
grande delusione, Trunks scosse la testa. «No, noi
siamo già tutti svegli. Contenta, piccola?»
aggiunse quindi il ragazzo, in tono più allegro.
«Iniziano le vacanze!»
Bra fece
un sorriso al fratello.
Dopo che
si fu vestita ed ebbe fatto colazione, si vide venire incontro
Goten.
«Ehi,
Bra!» la salutò il ragazzo,
sorridendole.
Lei si
fece rossa rossa e rispose timidamente al saluto.
Goten si
abbassò, in modo da avere gli occhi a livello di
quelli della bambina. «Ti posso chiedere una cosa? Io e
Trunks volevamo andare a noleggiare un film. Fa lo stesso per te
rimanere da sola con Monyk?»
La
bambina ebbe la mezza idea di negare, ma infine, fissando come
ipnotizzata gli occhi scuri di Goten, quegli occhi che le piacevano
molto, annuì.
Il
ragazzo parve decisamente sollevato. Le diede un leggero buffetto
sulla guancia, dopodiché si alzò, chiamando:
«Trunks!»
In quanto
al Brief, prima di uscire salutò mille volte la
sorellina, innegabilmente preoccupato per Monyk, nonostante la ragazza
gli stesse un po’ sull’anima. Ma chi meglio di lui
sapeva che Bra, così come poteva comportarsi da angioletto,
diveniva talvolta un autentico demonio?
Fosse
come fosse, alla fine i due si avviarono.
Bra si
ritirò nella propria camera, dato che non aveva la
minima voglia di stare con Monyk, e si mise a giocare con i puzzle.
Stava
appunto completando il settimo quando la voce irritante della
giovane la chiamò.
Scocciata,
la bambina si affacciò alla porta, e dopo poco
comprese che gli strilli provenivano dal bagno.
«Cosa
c’è?»
domandò, contrariata, avvicinandosi alla porta chiusa.
«Ho
appena fatto la doccia!» le giunse subito in
stridula risposta. «Ora esco – le mie ciabatte sono
lì fuori – perciò dimmi quando sei in
un punto in cui non invadi la mia privacy!»
Bra si
rabbuiò. Non le piaceva, non le piaceva affatto.
Tanto
più che lei, finché le urla di Monyk non
l’avevano fatta giungere sin lì, era nella sua
camera, da dove non avrebbe potuto “invadere la
privacy” di chicchessia.
Lo
sguardo le cadde sulle pantofole chiuse di gomma che stavano
poggiate accanto alla porta. Erano di un orribile rosa shocking. Era
più che ovvio che appartenevano a Monyk.
In quel
momento, un’idea si fece rapidamente strada nella
mente di Bra.
Era una
bambina cocciuta, e la irritava ricevere ordini così
secchi, senza l’ombra di un “Per favore”,
tanto più se a darglieli era una ragazza scema come Monyk.
Lesta,
Bra corse a prendere il tubetto della maionese. Inginocchiandosi
accanto alle ciabatte di Monyk, poi, svuotò completamente il
contenitore dentro di esse. La maionese, seppure fosse tanta, era ben
ammucchiata sulla punta di quelle calzature. Scorgerla era quasi
impossibile.
Ben
più contenta, Bra tornò in camera, passando
prima a gettar via il tubetto ormai vuoto. Spostò i puzzle,
quindi urlò: «Ora non posso darti fastidio! Sono
chiusa nella mia stanza!»
A quel
punto si zittì, attendendo il grido.
Che non
tardò.
«Che
schifo! Ma che cos’è questa roba
viscida?! È ripugnante!»
Monyk
pareva piuttosto inorridita.
Bra si
concesse un sorriso. Dopodiché, soddisfatta,
stampò un bacio sulla fronte di uno dei suoi pupazzi.
Scusate, so che non aggiorno da un
po’, ma, soprattutto ora
che c’è un pc scasso, devo lottare coi miei
fratelli minori e con mia sorella maggiore per usarlo.
Forse il fatto che i genitori Brief se ne vadano è un
po’ esagerato, ma altrimenti alcune torture che Bra
riserverà a Monyk non potrebbero attuarsi… non
dico di più…
Spero non sia stato noioso. Ho voluto un po’ anche
rappresentare il legame tra Trunks e Bra (che carini i fratellini ^^).
Grazie moltissimo a chi di nuovi l’aggiunta nei preferiti:
stezietta w e Jexaveggy
Per stezietta w: be’, Trunks avrà una peste per
sorella, ma almeno non è colpito dai suoi scherzi (in teoria
XD)… spero ti sia piaciuto pure quest’ultimo
capitolo…
Per vivvina: scusa é_è non volevo riportarti alla
mente brutte esperienze… Mi spiace per te ^^”.
Grazie perché hai comunque apprezzato il capitolo (tu non lo
meritavi il sale al posto dello zucchero, ma Monyk sì
ù_ù).
Per Angelo Azzurro: già… anke io avrei voluto
vedere che effetto le avrebbe fatto il veleno per ratti…
vabbe’, oh, chi s’accontenta gode XD scusa la
stupidata ^^’. sissì, Bra ha ereditato la stessa
crudele mente da entrambi i genitori XD
Per kry333: invece di levare le tende, Monyk le ha addirittura piantate
alla CC. Capisco… anche tu non ami la scuola (e chi
l’ama?). Pure io mi trovo una bella classe, ma devo ancora
imparare bene i nomi… 6 nn li so di sicuro.
Per nightwish4ever: ed ad ogni capitolo ti faccio venire voglia di
dolci… scusaaaaa, ma avevo un po’ fame
^^” O.O davvero la morosa di Goten ha il nome di una
scimmia?! U.U be’, quel che è sicuro è
che le sta a pennello!!! No, tu non scema ç___ç
tu intelligente come me (ok, diciamo scema Nd Tu) (no, diciamo
intelligente Nd Io).
Per Dea Nemesis: questa volta Vegeta viene messo in imbarazzo per minor
tempo… ma è sempre qualcosa ^^ sì,
bruciamo la ragazza di Goten ^^ sì, dai (e poi non ti
starò a scrivere il suo nome, puoi scriverlo –e
posso anche io- come ti pare e tanto peggio per lei, ecco!) ^/////^
Grazie!
Per Ishyna: grazie, sia per i complimenti che per la segnalazione
dell’errore (che ho corretto^^). Spero continui a piacerti la
ff.
Al prossimo capitolo!
Pepesale
|
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Capitolo 6 *** Film ***
Oddio, scusatemi, sono orrendamente,
tremendamente, orribilmente,
obbrobriosamente in ritardo. Spero possiate perdonarmi
ç__ç
CAPITOLO 6 – FILM
La piccola saiyan mezzosangue si sporse per
mettere a posto il
giocattolo che aveva in mano, quando un rumore la fece sobbalzare.
Dei pugni
violenti venivano indirizzati alla porta della sua stanza.
Bra si
tappò le orecchie.
«TU!»
ringhiò Monyk da fuori.
«Esci subito di lì, piccola peste! Che cosa
diavolo mi hai combinato?!»
La
bambina raggiunse la porta con un balzo e la spalancò,
trovandosi davanti la morosa di Goten.
Quest’ultima
era paonazza in volto ed aveva un’aria
davvero isterica. Bra fece scorrere lo sguardo
sull’accappatoio – rosa – di Monyk, fino
ad incontrare le caviglie della ragazza, le quali parevano sprofondare
in una salsa gialla che fuoriusciva dalle rosee ciabatte.
«Ti
rendi conto di quanto schifo faccia?!»
strepitò Monyk. «Ti rendi conto che potresti
avermi rovinato la pelle con i tuoi stramaledetti intrugli?!»
Bra
alzò un sopracciglio.
La
ragazza non resse a quella manifestazione di interesse dissimulato,
e si allungò fulminea verso la bambina, afferrandola per i
capelli. La bambina strillò e si divincolò,
mentre Monyk tirava più forte.
«Sei
davvero una peste!» gridò la
ragazza, avendo ormai perso l’autocontrollo.
«Un’insopportabile marmocchia!»
Bra
riuscì finalmente a liberarsi dalla presa di Monyk e,
sgusciandole accanto, corse via.
La
ragazza tentò di seguirla, ma la maionese le fece
slittare i piedi, mandandola col sedere a terra.
In quel
mentre, la porta si spalancò, e Trunks e Goten
fecero il loro ingresso in corridoio.
«Abbiamo
preso il film, se non…»
I due si
interruppero, fissando sbalorditi la scena che si presentava
ai loro occhi: Monyk distesa a terra, le caviglie ricoperte da qualcosa
di unto e giallastro, Bra che fissava la ragazza con ciuffi di capelli
turchini che sfuggivano disordinatamente all’elastico, le
guance arrossate.
«Che
è successo?» chiese Goten, allibito.
«Goten!»
esclamò Monyk, tirandosi in
piedi con qualche difficoltà. «Quella
peste», e indicò Bra, «mi ha
assalita… Ha riempito le mie ciabatte di… di
questo schifo! Insomma, fa’ qualcosa! Devi arrestarla, farla
rinchiudere! Mandala ai servizi pubblici, almeno! Non voglio
più vedere quel mostriciattolo!»
Goten
tentò di calmare la fidanzata – raramente
l’aveva vista fuori dai gangheri a quella maniera –
mentre Trunks si rivolse a Bra, in tono rassegnato: «Che cosa
hai fatto?»
La
bambina sgranò gli occhioni azzurri, ma di fronte allo
sguardo abbastanza severo del fratello li riabbassò.
«Niente» mormorò. «Era solo un
esperimento» aggiunse, accorata. «Non credevo che
si sarebbe messa le ciabatte».
«Vedi?»
intervenne Goten, sollevato.
«È solo una bambina, tesoro».
Trunks,
invece, insistette: «Davvero, Bra?»
Lei
sollevò la testa. «Sì»
pigolò. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Goten
l’aveva chiamata “solo una bambina”,
mentre aveva dato del “tesoro” a Monyk. Non sapeva
se stava piangendo per la tristezza o per l’irritazione.
È
difficile distinguere l’una
dall’altra, soprattutto se si hanno cinque anni e si
è una principessa dei saiyan.
Trunks
rimase colpito dalle lacrime della sorellina.
«Dai,
Bra, non fare così» la
invitò, facendole una carezza. «Ti credo, su, ora
basta piangere».
La
abbracciò. Lei tirò su col naso, per poi
calmarsi e indirizzare al fratello un sorriso timido e incerto.
Quella
scena, però, aveva fatto riaccendere
l’irritazione di Monyk. «In galera, ti dico, deve
finire in galera!» riprese ad urlare la ragazza, indignata.
«Andiamo,
Mo» la supplicò Goten,
«non fare così».
«Ma
lei è una scellerata! È una
scellerata della peggior specie!»
Trunks
diede un colpo di tosse. Monyk si girò verso di lui,
aggredendolo: «Invece di farti prendere per il naso in quel
modo, dovresti portarla in un istituto! In un collegio!»
A quel
punto, il ragazzo si sentì piuttosto seccato.
D’accordo essere carino ed educato, ma quando era troppo era
troppo.
Con Bra
attaccata ai pantaloni, si rivolse alla ragazza.
«Potresti starnazzare a voce più bassa?»
domandò, in tono insofferente. «Io avrei mal di
testa».
Bra si
lasciò scappare un sorriso, mentre Monyk
restò senza parole.
«Ma
come…» iniziò, ma non
proseguì.
Goten
approfittò immediatamente di quella pausa.
«Guarda, adesso ti accompagno a risciacquarti» le
disse, sorridendo nervosamente, «poi magari –
magari – ne parliamo…»
Quando i
due si furono allontanati lungo il corridoio, Bra
poggiò una manina fresca su quella del fratello.
«Ti fa davvero male la testa?» chiese, in tono
compassionevole.
Trunks le
rivolse un sorriso. «Be’, diciamo che un
pochino
male mi fa. Un pochino».
Durante
il pranzo non ci furono problemi, dato che Goten ritenne
più prudente portare Monyk al ristorante, dato che la
ragazza aveva ancora i nervi a fior di pelle.
La sera,
quando tornarono, Monyk si era calmata quasi del tutto. Gran
parte di quella tranquillità, però, deriva dal
fatto che la ragazza aveva ormai capito che Bra doveva avere una cotta
per Goten. Pertanto, si strusciò più volte contro
il fidanzato, facendogli mille moine e donandogli molti più
baci di quanto fosse solita dargli.
Bra fece
finta di nulla.
Aiutò
Trunks a preparare i pop-corn che avrebbero mangiato
durante la visione del film, e pensò che le sarebbe piaciuto
molto poter pestar Monyk.
In quanto
al film, era stato scelto con cura dai due saiyan
più grandi in modo che potesse piacere anche a Bra, e la
bambina rise divertita ad ogni battuta.
Ad un
certo punto, Monyk si lagnò, dicendo di aver sete.
Con un
sospiro, Trunks fece per alzarsi, ma Bra lo precedette, saltando
giù dal divano. «Vado io» disse,
cocciuta, la bambina. «Così intanto prendo
l’acqua per tutti».
Corse in
cucina e afferrò quattro bicchieri. Li
riempì fino all’orlo, quindi si guardò
attorno.
Notando
una mosca morta sul pavimento, si chinò a
raccoglierla, non senza una smorfia. Dopodiché la
lasciò cadere nel bicchiere di Monyk.
Poi
poggiò tutti i bicchieri su un vassoio e si diresse in
salotto. Li guardò, notando soddisfatta che, nel buio, era
impossibile notare la mosca, mentre era facile distinguere il bicchiere
riservato a Monyk. Ne aveva appositamente scelto uno pieno di ghirigori
brillanti percepibili al tatto.
Appena
giunta in salotto, lo porse alla morosa di Goten, dando poi gli
altri due bicchieri al fratello e al Son.
Tornò
ad accucciarsi sul divano e bevve tutto d’un
fiato l’acqua che aveva per sé.
Dopodiché
tese le orecchie, capendo che anche gli altri
stavano sorseggiando, ed infine udì un brusco colpo di tosse
da parte di Monyk.
Durò
poco, e la ragazza si ricompose in fretta,
sentenziando: «Mi dev’essere andato di traverso un
sorso. È una cosa normale».
“Sì”
pensò Bra, compiaciuta.
“Mangiare mosche è normale… per i
pipistrelli, però”.
Mamma, che vergogna. Non solo ho un ritardo
pazzesco, il capitolo
è anche corto. Scusatemi, vi prego!
Per raffa_94: sì, Trunks è tenerissimo *-* lo
adoro. Grazie, speriamo davvero ke la stregaccia crepi ^^
Per stezietta w:
sììììììì,
monumento a Bra! Bell’idea^^ ecco cosa le ha fatto...
Per Angelo Azzurro: thank you. W la maionese!
Per kry333: U_U ecco perché sai tutti i nomi... spero ke fra
tre anni li saprò bene pure io! Per adesso sono incerta solo
su due o tre nomi... scusa se nn ho potuto aggiornare prima
ç_ç
Per nightwish4ever: davvero io essere intelligente? (Pepesale si mette
a saltellare tutta contenta). Anke tu essere intelligente. Io mi
divertire molto con te^^ hai ragione... ma perché non
aboliscono la scuola?!
Per Dea Nemesis: grazie ç_ç sono commossa. Pensi
davvero ke sia bravissima? Grazie ^////^ ke bello, sono felice che ti
sia piaciuto il capitolo^^
Per vivvina: graaaaaaaazie (ma non riesco a dire altro, siete tt troppo
gentili^^). Felice di farti ridere (che fa bene alla salute XD)
Se avete in mente qualcosa, del tipo “Bra annega Monyk nel
water”, suggerite! Ne sarò lieta e
cercherò di seguire le vostre idee... Naturalmente
però sviluppandole a modo mio^^
Un bacio e un abbraccio (scusate ancora il ritardo)
|
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Capitolo 7 *** Pelle di mela ***
CAPITOLO
7 – PELLE DI MELA
«Dai, fratellone,
un’altra!»
Trunks
alzò gli occhi su Bra.
La
bambina era seduta sul letto, la schiena appoggiata al cuscino, e lo
fissava con gli occhi azzurri spalancati e supplicanti. «Per
favore!» esclamò nuovamente. «Solo
un’altra storia!»
Il
ragazzo sospirò, tornando a guardare il libro di fiabe
che teneva in grembo. Girò il viso verso la sorellina, la
quale, con i capelli azzurri tutti in disordine, attendeva ansiosa un
nuovo racconto. «E va bene…»
finì con l’arrendersi il giovane.
Bra diede
un gridolino di gioia, e a quel punto Trunks
iniziò a raccontare.
Arrivato
a circa metà della fiaba, alzò gli occhi
sulla bimba, e la scoprì profondamente addormentata. Con la
testolina placidamente appoggiata al cuscino e le mani strette attorno
ad un peluche, pareva davvero un angioletto.
Era
proprio vero, rifletté allora il ragazzo, che
l’apparenza inganna.
Sorridendo,
si infilò a propria volta sotto le coperte del
letto dei genitori, dove ormai lui e la sorellina dormivano
abitualmente.
Il
mattino dopo, il suono del telefono lo destò dal sonno in
maniera assai poco clemente.
Sbadigliando,
il giovane si affrettò a rispondere, prima che
quegli squilli svegliassero anche Bra. «Pronto?»
domandò, sommessamente.
La voce
familiare della madre gli rispose dall’altro capo:
«Ciao, tesoro! Come va? Tutto a posto?»
Trunks
sbatté le palpebre a ripetizione, stordito da quella
voce squillante di prima mattina. «Sì, tutto a
posto» rispose quindi, a voce un po’ bassa.
«E
Bra, sta bene?» indagò ancora Bulma.
Lui
mugolò una risposta affermativa.
«Me
la puoi passare?» chiese a quel punto la madre.
Trunks
diede un’occhiata alla bimba, raggomitolata sul letto.
«Meglio di no» rispose, cauto. «Sta
ancora dormendo…»
«Oh,
capisco» replicò Bulma, intenerita.
«Va bene, allora vedrò di richiamare
più tardi! Tu ricorda che oggi devi portarla dal pediatra
per una visita di controllo».
«Sì»
sbadigliò il ragazzo,
per poi salutarla e riattaccare, mettendo un freno alle mille
raccomandazioni della donna.
Non
appena Bra si svegliò, Trunks le comunicò
brevemente quel che aveva detto la madre.
La
bambina si strinse al pupazzo che aveva tra le mani, poi
mormorò: «Magari può portarmi
Goten?»
Trunks la
guardò, stupito. «Goten?»
ripeté.
Bra
avvampò, vergognosa, rendendosi conto pienamente di
ciò che aveva detto solo in quel momento.
«Così può vedere se è un
dottore che gli piace, e se sta male può andare
lì» inventò dopo un attimo, impacciata.
Il
fratello sorrise a quella scusa infantile. «Hai
ragione» acconsentì, fingendo di prenderla
seriamente. «Dopo glielo chiedo… Anzi, vado a
domandarglielo subito. Intanto tu vestiti».
Bra
annuì obbediente, e il giovane si recò nella
stanza dell’amico.
Lo
trovò alle prese con una Monyk alquanto determinata (ed
appiccicaticcia). Alzando gli occhi al cielo, Trunks pensò
che sembrava un’enorme gatta intenta a fare le fusa. Una
gatta della peggior specie. «Senti, Goten»
esordì, schiarendosi la gola.
L’altro
saiyan si voltò immediatamente verso di
lui, apparentemente lieto di avere una scusa per sottrarsi alle
agguerrite coccole della fidanzata.
«Ho
bisogno di chiederti un favore: alle quindici potresti
accompagnare Bra dal pediatra?»
Monyk
storse la bocca. «No, Gotenuccio!»
protestò, avvinghiandosi nuovamente al fidanzato.
«Non puoi pensare di lasciarmi qui, sola soletta!»
Goten
mormorò qualcosa, palesemente imbarazzato.
«Suvvia»
intervenne Trunks,
«sarà solo questione di una mezzoretta».
Monyk gli
scoccò un’occhiataccia, evidentemente
contrariata dal suo intervento. «E perché non ci
vai tu?» sbottò, sdegnosa. «Dopotutto
quel mostriciattolo è tua sorella!»
Goten
lanciò un’occhiata preoccupata in direzione
di Trunks, ma quest’ultimo non si scompose.
«Già»
ribatté invece,
serafico. «Ma, vedi, purtroppo nemmeno oggi mi sento tanto
bene».
Qualche
momento dopo, quindi, il ragazzo poté tornare da Bra
e comunicarle che sì, Goten l’avrebbe
accompagnata. A quella notizia, la bambina sorrise radiosa, e poi si
fece aiutare dal fratello a sistemarsi una fascia variopinta tra i
capelli celesti.
Poche ore
dopo, Bra stava camminando al fianco di Goten. Era piuttosto
soddisfatta, ma, di colpo, provò il desiderio di tenersi
alla mano del ragazzo.
«Goten»
lo chiamò perciò. Lui
rallentò il passo, voltandosi a guardarla con espressione
interrogativa. «Puoi prendermi per mano?»
Lì
per lì, il moro sembrò stupito
dalla richiesta. Poi, però, si strinse nelle spalle, e le
prese le piccole dita tra le proprie.
A quel
contatto, Bra si fece a dir poco raggiante. Per tutto il resto
del tragitto, non smise un momento di guardarsi attorno, incrociando
decisa lo sguardo dei passanti e riflettendo con orgoglio che di certo
le ragazze non potevano che essere invidiose di lei, che camminava mano
nella mano con Goten.
Arrivati
all’ambulatorio, si accomodarono in sala
d’attesa.
Solitamente,
Bra sbuffava e scalpitava per la noia, ma questa volta si
mise seduta quieta quieta di fianco a Goten. Ad un certo punto,
però, si mise a guardar male una bambina, convinta che
stesse fissando troppo Goten, mentre in realtà quella era
attratta dall’immagine di un grosso lecca-lecca, posta
proprio sul muro dietro il ragazzo.
Quando
arrivò il turno della piccola Brief, lei e il Son
entrarono nello studio del medico.
Il
dottore accolse calorosamente la bambina, osservando quanto fosse
cresciuta e facendole i propri complimenti. Quando però
volle scoprirle la schiena, Bra s’intestardì,
certa che non sarebbe piaciuta a Goten.
Con le
braccia incrociate sul petto per non permettere al medico di
sollevarle la maglietta, lo scrutava truce di sotto in su.
«Andiamo,
Bra» tentò di convincerla il
povero pediatra, non capendo perché quella bimba –
che di solito, tutto sommato, si comportava docilmente – si
fosse impuntata su tale decisione. «Si sa che hai la pelle
liscia come una pesca!»
Bra
corrugò la fronte, incerta sul significato della frase
che l’era appena stata rivolta… «Ma le
pesche non sono lisce!» esclamò, in tono
accusatorio.
Il medico
balbettò qualcosa, imbarazzato per la correzione
di una bambina di cinque anni. «Come una mela,
va’» propose quindi.
Bra
s’imbronciò. «Non voglio!»
dichiarò, testardamente. «C’è
freddo! E se poi mi ammalo?»
«Be’,
per quello prometto che ti curerò
subito» garantì il dottore, ma purtroppo non
sortì l’effetto desiderato, dato che la piccola
non accennò a lasciarsi convincere.
A quel
punto, Goten intervenne in aiuto dell’ormai disperato
dottore. «Andiamo, Bra» la invitò.
«Fai come ti dice… Sono proprio curioso di vedere
la tua pelle liscia come una mela».
Non
sapeva il motivo per il quale aveva usato quella metafora, che in
tutta onestà non lo convinceva più di tanto. In
ogni modo, però, parve funzionare, dal momento che Bra, di
colpo docilissima, si prestò ai controlli del pediatra.
Mentre
l’uomo le poggiava il dischetto freddo dello
stetoscopio sulla schiena, la bambina sbirciava Goten. E, scoprendolo
sempre intento a come procedeva la visita, sentiva le proprie guance
arrossarsi per il piacere.
Si
sentiva davvero, davvero felice.
Oddio, sono di nuovo in ritardo
pazzesco! Imploro il vostro perdono e
spero che il capitolo sia piaciuto anche se Monyk non riceve attentati.
Per raffa_94: XD ecco come togliersi di torno sia Bra che Monyk XD
grazie davvero tanto
Per kry333: Per ora il fatto che Monyk alias la strega abbia capito che
Bra prova qualcosa per Goten non ha avuto riscontri negativi... vedremo
poi...
Per nigthwish4ever: Mariiiiiiiiiiiiiiii!!!!! è_é
proponi qualcosa d’altro, non fregarmi le idee XD ok, me ne
vado... alla fine il poster si è salvato, vero?! (Non mi
ricordo più...)
Per stezietta w: Scusa ma ad aggiornare presto non ce l’ho
fatta ç______ç Per i nomignoli hai ragione, in
effetti Monyk ne ha ricevuti parecchi, e tutti assai poco lusinghieri
Per vivvina: Sbraitare evidentemente è il mestiere di Monyk
(pazza sclerotica è_é)
Per Dea Nemesis: Sì, la mosca morta sì! (Irrompo
in una risata assatanata, poi inizio a rotolarmi sul pavimento,
ignorando gli sguardi di compatimento che mi vengono lanciati). Me non
brava ç_ç me non riesce a tenere un tempo
d’aggiornamento decente ç__ç
vabbe’, allora tutti i complimenti a Bra ^^
Per Angelo Azzurro: U_U già. Un evviva alla mente malefica
di Bra. Monyk uscirà viva?
Un bacione,
Pepesale
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Capitolo 8 *** Un frappè molto speciale ***
CAPITOLO 8
– UN FRAPPÈ MOLTO SPECIALE
Quando il medico ebbe concluso tutti i
controlli, permise a Bra di
scendere dal lettino dello studio e si rivolse a Goten, dichiarando che
era tutto a posto.
Bra,
assai rasserenata, seguì docilmente il ragazzo fuori
dalla porta. Non appena uscirono all’aria aperta, gli chiese
nuovamente, con una certa timidezza, di essere presa per mano, e lui
accettò subito, di buon grado.
Gli
sembrava il metodo migliore per tenere d’occhio la
bambina.
Subito
non ci aveva pensato, ma adesso iniziava a rendersi conto di che
potenziale pericolo rappresentavano le auto che sfrecciavano avanti e
indietro per la strada.
Certo,
Bra era una bambina piuttosto sveglia, e gli sembrava alquanto
improbabile che di punto in bianco attraversasse la via senza prestare
attenzione. In più, considerato che anche lei aveva sangue
saiyan nelle vene, era da escludere un incidente troppo grave.
Tuttavia,
specialmente considerando chi era il padre della
bambina… Be’, molto meglio non correre rischi.
Bra, dal
canto suo, si guardava attorno con curiosità mentre
proseguivano, tenendo saldamente la mano di Goten e sentendosi tutta
orgogliosa per il fatto di camminargli fianco a fianco.
«Ehi»
mormorò ad un certo punto il
ragazzo, mentre aspettavano che il semaforo delle strisce pedonali
divenisse verde. «Complimenti, ti sei comportata davvero bene
durante la visita del pediatra!»
Era
sincero. Lui, fortunatamente, era stato dal medico solo poche
volte, ma gli sembrava di ricordare che in quelle occasioni gli ci
voleva una grandissima forza di volontà per decidersi a
lasciare la mano di Gohan.
La
bambina gli rivolse un sorriso felice, arrossendo emozionata.
Improvvisamente
il sole le sembrava ancora più caldo e bello
e luccicante, lassù nel cielo.
Purtroppo,
però, quel tragitto non poteva durare per sempre.
Quando
giunsero alla Capsule Corporation, Bra non poté fare
a meno di sentirsi triste. E la tristezza si trasformò
immediatamente in dispetto quando vide Monyk correre incontro a Goten,
belando: «Amore mio! Goten, uffa, ma perché ci hai
messo così tanto?!»
Goten
arrossì imbarazzato, lasciando la mano di Bra.
«Ma cosa dici, Mo?» tentò di protestare.
«Non è passato tanto tempo da
quando…»
«Ti
rendi anche solo minimamente conto di quanta voglia ho di
coccoline?»
Goten
balbettò qualcosa, mentre Bra alzava gli occhi azzurri
sull’agitatissima ragazza.
Monyk
continuava a strepitare, torcendosi le mani e alzando le braccia
verso il cielo. “Forse è questa quella che mamma
chiama ‘crisi di nervi’”
rifletté, interessata, osservando la ragazza diventare
sempre più rossa in faccia.
La
bambina pensò che somigliava ad una gallina arrabbiata, e
quel pensiero le fece nascere un sorriso che fu svelta a nascondere
dietro ad una mano.
Monyk,
però, se ne rese conto comunque. «E tu
cos’hai da ridere?» sbottò, scattando in
avanti.
Goten,
quasi d’istinto, fu rapido a nascondere Bra dietro di
sé, per poi posare le mani sulle spalle della fidanzata e
tentare di calmarla.
Irritatissima,
Monyk fissò prima il moro e poi la bambina
che si nascondeva dietro la sua schiena… A quel punto,
però, le venne in mente che quella marmocchia aveva una
cotta per il suo fidanzato, e quel pensiero le fece nascere sul volto
un enorme sorriso.
Senza
esitare oltre, si sporse a stampare un generoso bacio sulle
labbra di Goten.
Quando si
scostò dal ragazzo, poi, le bastò
un’occhiata al viso confuso e indispettito di Bra per
comprendere che quel gesto era servito a dare una bella lezione a
quella mocciosa.
Soddisfatta,
ruppe in una risatina. «Ma non essere
così passionale» esclamò, rivolta a
Goten, «ho appena messo una nuova marca di
rossetto…» Sorrise maliziosamente, controllando
con la coda dell’occhio di avere l’attenzione di
Bra. «Ha il sapore di ciliegia, sai?» aggiunse.
Mosse di
nuovo un passo verso Goten e gustò lentamente le
labbra del moro.
Bra,
allora, si aggrappò con forza alla maglietta del saiyan
mezzosangue, attirando la sua attenzione e costringendolo a
interrompere il bacio con quella gallina.
Goten
sembrava frastornato, come se non capisse il motivo di tanta
lascivia da parte di Monyk. «Che succede?»
domandò, confuso, rivolto a Bra.
Prima che
la bimba potesse rispondere, però, Monyk prese
Goten per un braccio, trascinandolo via con sé. Non aveva
gradito affatto l’interruzione, e per impedire che il moro
volesse tornare indietro iniziò a subissarlo di
interessantissimi aneddoti – almeno secondo lei.
Bra
seguì la scena mordicchiandosi il labbro inferiore,
mortificata.
Un
momento dopo, però, il suo viso si trasformò,
aprendosi in un sorriso.
Rossetto
al sapore di ciliegia, eh? Sì, era una bella idea.
Per prima
cosa, controllò dove si trovavano gli altri tre.
Trunks
era in camera sua a parlare al telefono con qualcuno –
forse con Marron –, Goten e Monyk erano nella stanza del
ragazzo.
Bra per
poco non batté le mani per la contentezza. Era
perfetto!
Prestando
attenzione a fare silenzio, sgattaiolò nella
camera della giovane. Andò a frugare tra i cassetti,
finché non trovò un astuccio traboccante di ogni
genere di rossetti e boccette di smalto. Li arraffò tutti
con sicurezza.
Dopodiché,
tenendoli contro il petto e rischiando ad ogni
passo di farseli scivolare, si diresse in cucina.
Una volta
lì, appoggiò sul tavolo il proprio
bottino, per poi andare a cercare il frullatore.
Quando lo
trovò, andò a sistemarlo accanto ai
trucchi con un sorriso che si sarebbe potuto definire spaventosamente
angelico.
Fatto
ciò, iniziò a cavare i rossetti dal loro
contenitore di metallo, svuotandoli nel frullatore, per poi riservare
lo stesso destino ad ogni tipo di smalto.
Frullò
il tutto con la massima attenzione, aggiungendo un
po’ d’acqua sino ad ottenere una poltiglia
dall’aspetto di un normale frappé. Lo
sistemò in un bicchiere, prendendo anche un cucchiaino.
Dopodiché,
con il frullato in mano, si diresse nella stanza
dell’amico di suo fratello.
«Goten»
si annunciò con voce timida,
entrando, «vuoi questo per…»
Lasciò
che le parole sfumassero mentre si avvicinava al
letto dov’erano seduti Monyk e il ragazzo.
«L’ho fatto io» aggiunse.
Goten si
tese verso il bicchiere quasi istintivamente, ma Monyk lo
precedette prontamente. Era stufa che quella piccola peste saltasse
fuori dappertutto! «No, tesoro, lo vorrei
io…» si affrettò a dire.
Bra la
fissò con un’espressione indecifrabile sul
visetto tondo. Un pensiero la colpì: “Ma non
faranno male, tutti quei trucchi?”, ma lei lo
ricacciò con determinazione in fondo alla propria mente.
Erano
fatti di Monyk.
Quest’ultima,
intanto, aveva preso il cucchiaino con quella
che teneva a definire “grazia” e, reggendolo
delicatamente, lo usò per raccogliere velocemente un
po’ di frullato, per poi cacciarselo in bocca con decisione.
La
reazione che ne conseguì fu, almeno agli occhi cobalto di
Bra, affascinante.
Per prima
cosa, Monyk deglutì. Poi il viso le si fece rosso,
mentre gli occhi le si inumidivano. A dirla tutta, sembrò
cambiare colore almeno sette volte di seguito.
A quel
punto, iniziò a tossire violentemente, piegandosi in
due come se avesse dovuto vomitare.
Goten
trasalì. «Monyk!»
esclamò, ansioso. «Che succede?!»
Prima che
la ragazza riuscisse a prendere fiato per replicare, Bra
rispose, in tutta tranquillità, attirando
l’attenzione del ragazzo: «Ha mangiato i suoi
trucchi».
Il moro
la fissò, stranito.
«Ho
mischiato tutti i suoi trucchi, poi li ho frullati per
vedere cosa veniva fuori» spiegò allora Bra, in
tono volonteroso, mentre Monyk continuava a tossire come se la gola le
stesse andando a fuoco. «Volevo farti vedere il mio
esperimento, ma lei se l’è pappato. E non
doveva» specificò quindi, in modo del tutto
superfluo.
Goten le
donò un sorriso tra l’incerto, il
divertito, il colpevole e l’esasperato, dopodiché
tornò a voltarsi in direzione della fidanzata, che adesso
alternava uno squittio strozzato ad ogni colpo di tosse.
La
situazione si risolse con esagerate quantità
d’acqua, con mille strepiti da parte di Monyk, che correva da
una parte all’altra seguita da un Goten disperato e da un
Trunks paziente.
Fra tutta
quella confusione, Bra rimase in piedi, immobile e assai
interessata.
Alla fine
dovette constatare, tra sé e sé:
«Il frullato non le è piaciuto».
“E
non ho capito se il sapore di ciliegia si sentiva lo
stesso o no”.
Capitolo formato mini… "Goten le donò un sorriso tra l’incerto, il divertito, il colpevole e l’esasperato"... E provateci voi xD
kry333: qui purtroppo Monyk torna a tiranneggiare la piccola Bra (ed in
cambio Bra tiranneggia lei XD) Hai ragione, la piccola Brief ha
ereditato la testardaggine da entrambi i genitori, quindi è
un’impresa farle cambiare idea ^_-
stezietta w: la speranza di un attentato a Monyk è stata ben
riposta, eh? Già… che fortunata Bra! E non
preoccuparti se sei sadica, ti assicuro che la sono pure io^^
nightwish4ever: no, non si spreca così il cibo XD la mela e
la pesca possiamo mangiarle noi U_U
sìììììììì,
anche a me manca il pediatra ç__ç mi ricordo che
diceva ai miei che avevo qualcosa anche quando non era vero, e allora
restavo a casa più del necessario *-* L’idea
sarebbe MONYK FA KABOOM XD a dire il vero anche io me l’ero
dimenticata, ma poi l’ho letta nella tua rece^^ bacioni, Mary
carol2112: Ciao, carissima! Credimi, è un piacere trovarti
pure qui *-* Sono contenta di averti fatto ridere e del fatto che ti
piaccia Bra così monella^^ Non ho messo Valese semplicemente
perché sono in un periodo che rinnego tutto ciò
che accade nel GT XD (a parte Trunks presidente U_U) Bacio^^
Angelo Azzurro: certo, Bra avanza, ed è molto
determinata… io tutta la sua ostinazione non ce
l’ho proprio… thanks
Dea Nemesis: come vedi anche io sono in ritardo ^^”
eggià, finché esisteranno gli aggiornamenti ci
saranno anche i ritardi legati ad essi XD Anche io non ho mai avuto
tanto coraggio quanto Bra (ç_____ç)… e
men che meno riuscirei a chiederla ora la mano a chi mi piace ^///^
Un abbraccio.
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Capitolo 9 *** Notizia sconvolgente ***
CAPITOLO 9 – NOTIZIA SCONVOLGENTE
«Goten, e tu ci caschi! Ci caschi!
Non so come tu faccia, ma
ci caschi!»
Monyk, in
preda ad una crisi isterica, si sfogava rabbiosamente sul
proprio fidanzato.
«Non
so se l’hai notato, ma anche quella volta in
cui mi sono trovata i piedi a mollo in quella poltiglia schifosa era un
esperimento, a detta di quella… di quella… di
quella cosa!»
Goten si
grattò imbarazzato la nuca, quindi posò
per un istante lo sguardo sulla piccola Bra, che osservava contrita la
sceneggiata di Monyk. «Ma dai» provò a
convincere la ragazza, «è solo una bambina,
è intraprendente… Per di più stavo per
berlo io…»
«Bene»
concluse Monyk, stizzita, «grazie
al…»
Dalla sua
espressione, Trunks comprese fin troppo bene che era in
arrivo una parolaccia, perciò fu lesto a posare le mani
sulle orecchie di Bra per impedirle di sentire alcunché. Le
tolse solamente quando lo sfogo piuttosto triviale della fidanzata di
Goten poté dirsi concluso.
«Oh,
ma lei viene protetta persino dai suoni più
sgradevoli!» strillò Monyk, poi, dopo aver
lanciato un grido, si diresse nella propria camera, sbattendo
violentemente la porta alle proprie spalle.
Bra si
sfregò gli occhi, confusa.
«Vado
io» sospirò Trunks, precedendo
Goten.
«Ah…
Ehm… Okay»
balbettò quest’ultimo, osservando
l’amico allontanarsi con l’aria di chi cammina
verso il patibolo.
Bra
guardò il moro e sentì il cuore batterle
più forte. Strizzò gli occhi, stringendo un
attimo le spalle.
«Non
ti ha spaventata, vero?» si informò
Goten a bassa voce, fraintendendo quel gesto.
Senza
fiato, Bra accennò un gesto vago. Al ché,
il giovane la strinse in un abbraccio veloce. Un abbraccio piccolo, che
però la fece tanto felice.
«Tu
sei spaventato quando parla così
forte?» chiese ingenuamente la bambina, pronta,
all’occorrenza, ad elargire al ragazzo lo stesso gesto
d’affetto che lui le aveva donato.
Goten non
poté fare a meno di sorridere. «Un
po’» sussurrò in tono complice,
più che altro per compiacere la piccola e vedere cosa
avrebbe fatto.
Bra, a
quel punto, gli si avvicinò e gli strinse le gambe
quasi in modo impacciato, per poi scostarsi poco dopo. Le piaceva
quell’atmosfera di complicità che pareva essersi
creata tra lei e Goten. In quella maniera sembrava che loro due fossero
davvero il principe e la principessa che lottavano contro la strega
cattiva.
In quel
momento, Trunks fu di ritorno. Goten si voltò verso
di lui. «Allora?» domandò, con aperta
ansia.
«Non
si è propriamente calmata, ma le ho dato dei
buoni per alcuni cosmetici prodotti dalla Capsule
Corporation» replicò il giovane con una smorfia.
«Ha detto che non cedeva ai ricatti, ma poi, facendo
l’offesa, li ha presi comunque».
«Trunks…»
iniziò Goten,
imbarazzato.
L’amico
scosse la testa, sospirando. «Non ti
preoccupare, soffrirai anche tu» gli disse, con un sorriso
obliquo, «ha detto che tra un po’ vuole che tu vada
da lei».
«Ah,
d’accordo» mormorò Goten,
rassegnato.
Trunks
avrebbe voluto chiedergli come mai non lasciasse Monyk, ma fu
distratto dallo sguardo scontento della sua sorellina, da
quell’espressione corrucciata che era comparsa al nominare la
morosa di Goten… Già, pensò il
ragazzo, Bra si era presa una bella cotta per il suo migliore amico.
Un urlo
esplose nella casa: «GOTEN!»
Trunks si
tese in avanti e poggiò con solennità
la mano sulla spalla dell’amico. «Va’,
compagno» proclamò, in tono maestoso, «e
che la fortuna sia dalla tua parte».
Bra
portò le mani alla bocca per soffocare un risolino.
Goten
arrossì e allontanò la mano
dell’altro, guardandolo storto. “Non peggiorare le
cose” sillabò in silenzio. Trunks si strinse nelle
spalle e gli indicò la porta.
A testa
bassa, il moro si avviò verso la stanza di Monyk.
Da quel
momento, per un bel po’, non si sentirono altro che
gli strilli di Monyk e le frasi nervose di Goten, poi lei che inveiva,
lui che cercava di calmarla… E fuori, i due fratelli Briefs
erano in ascolto, lei interessata e perplessa e lui divertito e
rassegnato.
Infine,
però, con promesse di gite ai centri commerciali e
parecchi baci, il moro riuscì a ammansire
l’irritata fidanzata.
Bra
corrugò la fronte, indispettita. Perché Goten
non ci portava lei, a fare shopping – come diceva la mamma
–, e perché i baci non li posava sulle sue guance,
invece di usare quelle cose per calmare la gallina?
Trunks la
osservava in silenzio. Gli sembrava quasi di leggere i
pensieri della bambina.
In quel
momento, il telefono squillò.
Era
Bulma. Trunks affermò che tutto andava bene, che si
divertivano, che no, Bra non si era presa la febbre o il raffreddore o
qualcosa di simile, e che sì, lui stava altrettanto bene.
Se Bra
aveva incubi ultimamente? No, non gli pareva.
Sì,
era sicuro che fosse tutto a posto.
«Sai,
mamma» aggiunse sottovoce, spostandosi in
un’altra stanza, «credo che Bra stia coltivando una
certa passione per Goten…»
A quella
notizia, Bulma rise, intenerita. «Si è
presa una cotta?»
«Già»
confermò Trunks, con un
sorriso, «era contentissima quando lui l’ha
accompagnata dal dottore».
Dopo aver
soddisfatto ogni curiosità ed aver salutato la
piccola Bra, Bulma riattaccò.
Trunks
studiò l’espressione tranquilla e serena di
Bra, considerando in silenzio che la bambina credeva di avere
l’adorazione per Goten ben nascosta dentro di sé.
Quella
sera, il giovane rimboccò le coperte alla sorellina,
dopodiché si infilò accanto a lei nel letto
matrimoniale dei genitori, come ormai gli era consueto.
Parecchi
chilometri più lontano, nell’albergo dove
soggiornavano i coniugi Brief, Bulma stava giusto piegando il giornale,
apprestandosi poi a posarlo sulla scrivania.
Dopodiché,
soddisfatta, andò a sdraiarsi vicino a
Vegeta.
Il saiyan
sbuffò, girandosi su un fianco e prendendole quasi
tutte le coperte. Automaticamente, la donne diede uno strattone,
riguadagnando la parte di piumino che le spettava.
Gettò
un’occhiata in tralice alla schiena del
compagno, e prese a parlare a ruota libera.
Da parte
sua, Vegeta ascoltava tutto quel monologo sentendosi parecchio
scocciato. Insomma, cosa importava a lui dei convegni ai quali
partecipava la moglie? E di tutti i dettagli di quel che facevano i
loro figli?
Tanto
bastava sapere che fossero a casa in salute, punto.
Come
poteva interessargli che Trunks aveva ordinato il laboratorio, che
i ragazzi avevano noleggiato un film, che uno dei professori con cui
Bulma più discuteva aveva la barba ispida e i capelli grigi,
cosa importava se Bra aveva letto da sola una pagina de “Il
brutto anatroccolo”, e se la bambina…
«Che cosa Bra e il figlio di
Kakaroth?!» proruppe il
Principe, incredulo, girandosi di scatto verso la compagna.
Bulma
sorrise, indulgente. «Si è presa una cotta,
amore, le piace Goten!» esclamò, divertita dalla
reazione del saiyan. «Non lo trovi carino?»
Vegeta si
accigliò e bofonchiò qualcosa di simile
a: “Carino un corno”. Rimuginò in
silenzio per qualche minuto, ed infine sbottò:
«È troppo vecchio per lei! Ha ben quattordici anni
di più!»
Bulma lo
fissò, sorpresa. «Ma è solo
una cotta, caro, una passione passeggera!» gli fece notare,
stupita che lui avesse preso la notizia tanto sul serio.
Il saiyan
sbuffò. «Sia come sia»
dichiarò, seccamente, «non mi piace. Il figlio di
Kakaroth!» ripeté quindi, quasi a sottolineare che
Bulma non aveva affatto compreso l’importanza di quel
dettaglio.
Si
sentiva decisamente ribollire. Stava per continuare a protestare
quando improvvisamente si rese conto di star dimostrando fin troppo
interesse nei confronti di Bra. Perciò, digrignando i denti,
tornò a girarsi su un fianco, dichiarandosi addormentato.
Bulma non
riuscì a trattenersi dal rivolgere un sorriso
divertito alla schiena del consorte, dopodiché
adagiò la testa contro il cuscino e si lasciò
scivolare nel sonno.
Okay, in questo capitolo mi sono divertita a
far prendere un infarto a
Vegeta^^ Spero non sia risultato OOC O_o vabbe’, mi
affido al vostro giudizio *mi inchino rispettosa*
I love sasunaru: anche io adoro la piccola Bra… oltre ad
essere mitica è troppo tenera! Baci
Angelo Azzurro: viva la perfidia, allora XD già, una lavanda
gastrica sarebbe stata l’idea migliore XD
Nightwish4ever: per curiosità: il vicino di casa ti ha fatto
qualcosa o è semplicemente usarlo come cavia?!
Monyk… KABOOOOOM!!!! XDD Prepara l’esplosivo, Mary
XD Bacioni
Red Diablo: che piacere trovarti qui^^ Cornoche…
mmm… bella trovata XD Grazie mille
ç___ç sono commossa, davvero… Che
bello, ci sarai anche agli altri capitoli! Grazie grazie grazie, un
kiss gigantesco (ma enorme davvero ^_-)
Stezietta w: già, perché Bra non ha semplicemente
usato veleno per topi? *Mi immergo in uno stato di profonda
riflessione* Mah, si vede che Trunks, conoscendo gli istinti omicidi
della bambina lo ha nascosto per bene… si sa, non vuole far
finire in prigione la sorellina XD kiss
DarK_FirE: Gemy!! *mi metto a fare le feste come Sirio (my dog^^)* Non
preoccuparti, io per i compiti sto impazzendo (e non mi dovrei
preoccupare?! NTua) Mwahahahah, già, Bra è una
mia fedele seguace delle forze del maale!!! Già, Trunks
bisogna farlo Santo… E… a morte Monyk!!!
Kry333: la strega beve i suoi trucchi U.U pozione migliore per
allontanarla (o per farle venire una crisi isterica XD) Già,
che teneri, e Bra che vuole la manina *_*
Grazie a tutti!!!!!!
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Capitolo 10 *** Capigliatura ***
CAPITOLO 10 – CAPIGLIATURA
Alla Capsule Corporation regnava il silenzio
portato dal calare della
notte.
Bra
attraversò il corridoio a piedi nudi, prestando
attenzione a non fare troppo rumore. Per quanto i suoi passi fossero
leggeri, le sembrava riecheggiassero fortissimo nell’aria.
Pensò
indispettita al giorno prima: Monyk, a causa di un
capriccio riguardante un’unghia rotta, si era accaparrata
Goten tutto il dì, strillando ogni qualvolta che il ragazzo
si allontanava, anche se solo per andare al bagno.
Quando
poi Trunks aveva sbottato qualcosa riguardante
l’esagerazione, la giovane si era messa a strepitare ancora
più forte.
Trattenendo
il respiro, Bra entrò nella stanza di Monyk.
In quanto
alla morosa di Goten, stava dormendo profondamente. Russava
anche un po’, notò la bambina con un sorriso di
soddisfazione.
Dopodiché,
prestando ben attenzione a dove metteva i piedi,
Bra si avvicinò al beauty case della ragazza. Vi
frugò all’interno sino a trovare ciò
che le interessava: un’enorme confezione di shampoo.
Contenta
per la riuscita della propria spedizione, la bimba
uscì in corridoio con la bottiglietta ben stretta nelle
mani. Per un attimo, la sua fronte si corrugò sotto i ciuffi
corvini, mentre Bra, concentrata, ragionava velocemente. Dopo qualche
minuto di riflessione, un sorriso le illuminò gli occhi,
facendole scoprire i denti da latte bianco perla.
Sinceramente
soddisfatta, sgattaiolò in bagno, accendendo la
luce.
Facendo
ben attenzione, si arrampicò in modo da arrivare con
le mani al mobiletto vicino al lavandino. Prese a rovistare tra le
varie lozioni e creme per il corpo, trattenendo di tanto in tanto il
fiato quando le pareva di aver prodotto un suono troppo brusco, e alla
fine trovò quanto cercava.
Era una
bottiglietta piccola ma piena. Sua nonna la usava per tingersi
di biondo i capelli che altrimenti avrebbero virato ad un bianco
deciso, e quando si era trasferita con il marito in un luogo
più tranquillo rispetto alla caotica Città
dell’Ovest aveva lasciato quel prodotto alla Capsule
Corporation.
Senza
esitare, Bra vuotò una buona metà dello
shampoo di Monyk nel water, quindi travasò nel contenitore
la tinta della nonna.
Alla fine
dell’operazione, si sincerò di rimettere
tutto al suo posto. Lo shampoo modificato nel beauty di Monyk e la
tinta nell’armadietto.
Un
sorriso birichino le illuminò i lineamenti mentre si
arrampicava sul lettone per accoccolarsi accanto al fratello, pronta ad
una bella dormita.
Trunks
era già immerso nel sonno, una mano infilata sotto il
cuscino, e Bra gli fece una piccola carezza sulla guancia prima di
venire invasa dal torpore e chiudere gli occhi…
La
mattina seguente fu svegliata da un grido allucinante.
Intorpidita,
senza capire bene cosa stesse succedendo, si
tirò a sedere sfregandosi gli occhi.
Un attimo
dopo, però, rammentò lo scherzo che
aveva fatto alla morosa di Goten. E a quel punto, di colpo
perfettamente sveglia, saltò giù dal lettone e si
precipitò verso la stanza dalla quale provenivano le urla.
E anche
quel giorno, lo spettacolo che la aspettava non era affatto
deludente.
Monyk
troneggiava sulla stanza, in piedi su una sedia. Strillava a
pieni polmoni ed aveva sin le lacrime agli occhi, ed additava prima
Trunks e poi Goten, alternativamente.
Il
giovane Son la supplicava, ma le sue parole imploranti erano
soffocate dalle strida della sua fidanzata.
Lo
sguardo di Bra corse immediatamente ai capelli di quella gallina di
una terrestre. Con sommo stupore della bambina, però, quei
riccioli erano del nero scialbo di sempre.
Bra
corrugò la fronte, perplessa. Che fosse accaduto
qualcos’altro per mettere così in agitazione la
ragazza?
«Monyk!»
riuscì finalmente a farsi udire
Goten, probabilmente grazie alla forza della disperazione.
«Che cosa c’è?»
Bra
approfittò del momentaneo silenzio per avvicinarsi di
qualche passo.
Monyk
gemette. «Guarda qua!» esclamò
quindi, in tono tragico, tendendo la nuca verso il ragazzo. A tale
gesto, a chinarsi in avanti non fu solo Goten, ma anche la piccola Bra,
tutta curiosa, e così pure Trunks.
Per
qualche attimo nessuno dei tre riuscì a notare nulla,
poi alla bambina parve di vedere una sfumatura bionda. Di colpo
attenta, studiò il resto dei capelli di Monyk, scoprendo
così altri ciuffi dello stesso colore giallastro.
Goten
sospirò, sollevato. «Hai cambiato shampoo,
Mo?» domandò.
Forse la
sua fidanzata se l’era presa con lui
perché non aveva notato quel dettaglio.
Evidentemente,
però, non si trattava di questo, dato che
quella frase non fece altro che scatenare una nuova crisi di urla
isteriche, che indussero Bra a tapparsi con decisione le orecchie.
Dopodiché,
Monyk strepitò, disperata:
«Non ho cambiato shampoo! Eppure i miei capelli sono perduti!
Ridicoli! Rovinati!»
Iniziò
persino ad alzare le braccia al cielo, quasi
invocando il proprio angelo personale.
Se
proprio Monyk aveva un angelo custode, rifletté Bra, come
poteva il poverino sopportare quelle grida esagerate?
Non
poté fare a meno di provare un briciolo di compassione
per lui.
Goten
rise sollevato, ma evidentemente fu la cosa più
sbagliata, dato che Monyk lo aggredì in tono di melodramma,
accusandolo di indifferenza e menefreghismo, di non avere un briciolo
di comprensione, di essere del tutto impietoso…
«Al
prossimo lavaggio torneranno normali»
intervenne Trunks, in tono di sopportazione, se non altro per togliere
Goten da quel fiume di recriminazioni.
Bra
sorrise tra sé e sé, annuendo convinta alle
parole del fratello.
Goten li
guardò, dopodiché tornò a
fissare Monyk, un’espressione speranzosa dipinta sul viso. La
ragazza, però, distolse lo sguardo con aria sdegnosa.
Quella
volta, almeno, parve non accorgersi della bambina dai capelli
turchini che se la rideva in un angolo, una manina a coprire la bocca.
Un po’ in ritardo... ma
“meglio tardi che
mai”, no?
DarK_FirE: povero Goten, hai ragione, bisogna farlo santo pure lui...
sono felice ti sia piaciuta la reazione di Vegeta xD Giusto, Bra
è mitica!! Bella mente malefica ha U.ù
Già, ci vuole proprio la fortuna che Monyk si rompa il collo
XDXDXDXD Baci
Red Diablo: povero Vegeta, fosse stato debole di cuore
l’infarto non glielo toglieva nessuno XD Eccoti la nuova
“accidentale” disgrazia a quella cornoca di Monyk
(ma è il misto tra oca e cornacchia?) Kiss
stezietta w: che persona onesta^^ Sai, no, se Monyk sussurra non
capisce ciò che le esce di bocca U.ù Felice che
ti sia piaciuto l’abbraccio tra Goten e Bra (*-*) Kiss
kry333: infatti Vegeta non può permettere che la figlia del
Principe dei Saiyan si innamori del figlio di quel guerriero di infimo
livello di Kakaroth XD (donne! Non è che per caso mi state
prendendo in giro?! Tutto ciò è una faccenda
seria... tsk NdVegeta) (-.- NdIo e Te)
Angelo Azzurro: mi spiace che tu conosca una persona insopportabile
come Monyk, ma sono felice che per lei tu sia la Bra della situazione
U.ù Vegeta soffrirà d’insonnia
d’ora in poi, altro che storie ^-^
nightwish4ever: strozzare Monyk con le luci di Natale... mmm... bella
idea... Peccato che la storia sia ambientata nelle vacanze estive
ç__ç (o almeno credo o.O). Anche a me lo
scoiattolo manca da morire... era così tenero e dolce
ç_ç
Al prossimo capitolo... |
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Capitolo 11 *** Zanza-Stop?! ***
CAPITOLO 11 – ZANZA-STOP?!
«Ehi, Bra… Ehi,
piccola…»
La
bambina si girò su un fianco, raggomitolandosi e agitando
una mano come per scacciare il fratello arrivato a svegliarla.
Trunks
sorrise e la circondò con le braccia, sollevandola
dal letto. Bra gli allungò un piccolo schiaffo sul viso,
facendolo ridere piano. «Su, oggi è una bella
giornata…» provò a dirle, parlando in
tono sommesso per non renderle il risveglio troppo traumatico.
«Non vuoi venire a fare una gita in montagna? So che
è presto, ma altrimenti impiegheremmo troppo tempo ad
arrivare».
«Non
potete volare…» mormorò
la piccola, con voce impastata e gli occhi chiusi. «Tu e
Goten?»
Trunks
sollevò le sopracciglia, divertito, e le diede un
leggero buffetto sulla guancia. «No, mi dispiace»
replicò. «Chissà cosa farebbe Monyk, in
tal caso…»
Alle
ultime parole del fratello, Bra aprì gli occhi.
Quella
era una bella notizia!
Significava
che Goten non si era sentito di rivelare alla sua fidanzata
della propria natura saiyan… e forse nemmeno del suo essere
guerriero.
E
ciò voleva dire che lei aveva un vantaggio su Monyk;
conosceva Goten meglio di lei.
Soddisfatta
da quella conclusione, la bambina dimenticò
improvvisamente la propria stanchezza e dimenò le gambe,
facendo capire al fratello di voler essere messa giù. Una
volta che fu scesa dalle braccia del fratello, corse a prepararsi sotto
lo sguardo perplesso di Trunks.
Bra era
decisamente lunatica come la loro madre…
Circa
un’oretta dopo, erano tutti pronti per partire.
Bra,
attaccata categoricamente alle gambe di Trunks, osservò
Monyk, sgranando gli occhi davanti alla tuta piena zeppa di pailettes e
di frange che indossava la ragazza. Aggrottando la fronte,
posò lo sguardo sul proprio abbigliamento: una normalissima
tuta rossa. Sulla felpa, poi, aveva due tasche spaziose, perfette per
accogliere sassi strani o bei fiorellini.
Cercò
l’ombra di una tasca negli abiti di Monyk,
ma la sola che trovò si rivelò essere finta,
cucita per bellezza e impossibile da usare.
Perplessa,
si allontanò da Trunks per avvicinarsi a Monyk.
«Andiamo a fare una gita, sai?» le disse,
sforzandosi di essere gentile. «In montagna, su per i
sentieri» aggiunse, piena di buona volontà.
Certo, la
fidanzata di Goten era una scema, ma dopo esserselo sentito
dire con cotanta chiarezza avrebbe dovuto capire che non indossava gli
abiti adatti.
Monyk,
però, squadrò la bambina con aria di
superiorità, mentre la luce del sole che entrava dalla
finestra le inondava la felpa, facendo luccicare tutti gli inutili
decori. «Lo, so, mocc…»
iniziò, ma poi diede un’occhiata a Goten e
cambiò strada: «Lo so, Bra. Sai, io sono nata
taaanto
tempo prima di te».
«Hai
ragione, vecchina» concordò la
bimba, tornando ad avvinghiarsi alla gamba di Trunks per essere sicura
che Monyk non le facesse alcun male.
In quanto
alla ragazza, strinse le labbra in un moto insofferente,
dopodiché, con un gesto altezzoso del mento, si rivolse a
Goten senza tanti complimenti: «E allora, vogliamo sbrigarci
a partire?! Se dobbiamo ritardare tanto, non vedo perché mi
hai svegliata così presto!»
Il moro
la fissò, allargando gli occhi esterrefatto.
«Ma certo, adesso andiamo» balbettò.
Trunks
prese Bra per mano e tutti si avviarono all’aperto.
Fecero il primo tratto – sino alle montagne – in
air car. Bra fissava con curiosità fuori dal finestrino,
alitando sul vetro per vederlo sbiancare ed assumere una
tonalità lattiginosa.
Quando
giunsero alla loro meta, la bambina rimase incantata, e mentre
camminava si guardava attorno tutta felice. Il panorama, infatti, era
stupendo, e apprezzarlo a cinque anni era piacevolmente facile,
considerato anche che lei aveva un fratello disposto a prenderla in
braccio ogni qualvolta che la stanchezza si faceva sentire.
Bra,
quindi, trotterellava allegramente al fianco di Trunks, ben
attenta a non mettere i piedi sui sassi traballanti che spuntavano dal
terreno. I fili d’erba ai lati del sentiero erano esili e di
un bel verde brillante, e fra essi facevano timidamente capolino
piccoli fiori dai colori lucidi.
L’aria
era fresca, pulita, bella.
L’unica
cosa non bella, oltre a Monyk, erano le zanzare. Bra
non poteva che esserne spaventata e inorridita, ma fortunatamente
quegli insetti non potevano infastidirla davvero: Trunks, infatti, le
aveva spruzzato sulla pelle una buona dose di
“Zanza-Stop”.
«Oddio,
oh, Goten, ah, oh, mamma mia, ahi, le
zanzare!»
Ecco che
la litania di Monyk ricominciava. Come Bra si aspettava, la
ragazza passò presto dai lamenti alle minacce:
«Goten! Esigo che tu mi levi di dosso questi insetti
schifosi! Non sai cosa potrei farti, altrimenti!»
La
bambina guardò verso la morosa del ragazzo moro, e non
poté fare a meno di pensare che era una ragazza davvero
stupida. Quella mattina, Goten le aveva detto più volte di
mettersi lo spray anti zanzare, ma lei aveva rifiutato storcendo il
naso, e la sua motivazione era stata: «Perché
è tutto unticcio e per di più ha un odore
ripugnante».
Alla
fine, Bra non ce la fece più. Si fermò
all’ombra di un pino, e scaricò lo zainetto
– era quasi vuoto, in realtà – che
portava sulle spalle. Trunks, impegnato ad ammirare il panorama, non le
prestò attenzione.
La
bambina aprì la cerniera e tirò fuori una
bottiglietta. Non avrebbe voluto, occupata nel proposito di provare a
comportarsi bene con Monyk, ma la faccenda non le lasciava scelta.
Lesta
lesta sulle proprie gambette, corse incontro alla giovane e,
tenendo il contenitore sotto braccio, le chiese: «Ti danno
fastidio le zanzare?»
Monyk
fece una smorfia, poi sgranò gli occhi vedendo la
piccola bottiglia. «Dammi un po’ di
spray!» esclamò, sgarbata, strappando
l’oggetto di mano alla bambina.
Bra la
guardò affascinata mentre la ragazza si cospargeva le
braccia del liquido contenuto nella bottiglietta. A quel che pareva,
non v’era limite alla stupidità di quella scema!
A fine
operazione, Monyk restituì la bottiglietta ormai
vuota alla bambina, la quale le scoccò
un’occhiataccia.
Goten e
Trunks smisero di segnare a dito le vette circostanti e si
rivolsero alle altre due, spronandole a continuare la gita.
Passo
dopo passo, metro dopo metro, però, i lamenti di
Monyk, invece di placarsi, crebbero sempre di più.
Quando
fecero una sosta e Trunks gettò un’occhiata
perplessa alla ragazza, quest’ultima mostrò il
proprio braccio a Goten. «Guarda!»
esclamò, con voce stridula. «Sono cannibali,
quelle zanzare, mi stanno divorando!»
Il
giovane fissò tutte quelle punture con aria esterrefatta.
«Ma che…»
«Neanche
lo spray funziona!» si lagnò
Monyk.
A quel
punto, pensando che fosse meglio per la salute fisica e mentale
di Goten, Bra intervenne, facendosi avanti: «Non funziona
perché non era “Zanza-Stop”! Era la mia
acqua zuccherata, e tu te la sei messa sulla pelle!»
Alla
dichiarazione della bambina, Trunks sbatté le palpebre.
«Oh… cavolo» commentò.
Bra
saltò via dalla portata di Monyk, andando a rifugiarsi
accanto al fratello. «Me l’ha strappata di
mano!» piagnucolò, rivolta a Trunks.
Si
sentiva arrabbiata per davvero: lei non aveva mai detto che quella
bottiglietta contenesse del liquido per tenere lontane le zanzare,
eppure la morosa la fissava comunque con aria imbufalita. Non era
giusto!
Goten,
esitando, ruppe il silenzio: «Forse è
meglio scendere».
Monyk
emise un verso oltraggiato, girando sui tacchi e avviandosi per
prima. Con un sospiro, Goten si mosse per andarle dietro, e per ultimi
anche Bra e Trunks cominciarono a tornare indietro.
Bra era
di malumore, ma all’angolo del sentiero
trovò due sassolini maculati, che mise subito al sicuro
nelle proprie tasche.
Erano
davvero belli.
Okay, okay. Questa era davvero crudele x3
DarK_FirE: questo capitolo è la prova che Bra è
cresciuta in malignità! Zanzare... solo a pensarci mi prude
tutto!!! Scusa se non mi sono più collegata! A te va bene di
sentirci stasera su msn?
kry333: a me Monyk fa pena in questo capitolo... A quanto pare Vegeta
è stato trattenuto da Bulma... Però sono
delusa... Non è riuscito a tornare indietro di corsa!^^
carol2112: forse sta esagerando sì. Ma in questo capitolo
Monyk è stata troppo sgarbata. Non preoccuparti^^ Un bacio^^
stezietta w: mmm, capelli rapati a zero... Mica male xD grazie mille,
alla prossima!^^
Angelo Azzurro: già U.ù nulla di grave, Bra, non
preoccuparti, “incidenti” come questo non
metteranno in pericolo la tua carriera. Già, Monyk
sarà CERTAMENTE disponibile U.ù grazie^^
nightwish4ever: non preoccuparti, non è grave fare
recensioni sceme (o sì? In tal caso dovrei preoccuparmi,
è mia abitudine non farle serie o.O). Mmmm, magari le lucine
di Natale ci sono in cantina... Eh? Come?... Scusa, ma una voce
misteriosa (coscienza!!!!) mi dice che non è possibile
ç_ç ehi! Però chi è per
darmi del TU?! Okay, me ne vado^^
|
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Capitolo 12 *** Ciocche caramellate ***
CAPITOLO 12 – CIOCCHE CARAMELLATE
«Bra» sospirò
Trunks,
«è meglio che tu prenda una caramella».
«No!»
esclamò la bambina. «Io
voglio una cicca!» Per dare maggiore enfasi alla propria
richiesta, batté con decisione un piede per terra.
Trunks si
trattenne dall’alzare gli occhi al cielo.
«Bra, andiamo» insistette.
«Guarda» aggiunse, porgendole un dolciume colorato,
«ti do questa caramella di quelle che ti piacciono tanto e
quando avrai sei anni ti darò una chewing gum,
okay?»
Bra
valutò pensosamente l’offerta, ma infine
accettò, ed uscì dalla stanza di suo fratello
succhiando di buona lena la caramella. Andò ad accoccolarsi
in salotto, giocando con alcune bambole. Stava lottando con gli
intricati ricci biondi di una delle tante quando Monyk entrò
nella stanza sbuffando.
Bra non
le badò: succhiò rumorosamente la
caramella e continuò a giocare.
«Mamma
mia, quanto prudono!» si lamentò
ad alta voce la ragazza, fissando di malumore le punture di zanzara che
le ricoprivano le braccia.
Con uno
sbuffo, si sedette sul divano. E Goten credeva che con quella
stupida pomata il prurito sarebbe passato?! Che ingenuo! E certo,
dopotutto non era lui a dover soffrire in quel modo!
Monyk si
sentiva indignata: era sicura che il suo fidanzato non le
prestasse la dovuta attenzione. Mentre rimuginava, un mormorio da parte
di Bra – ancora immersa nel proprio gioco – fece
sì che lei si rendesse conto della presenza della bambina.
Rivolse
lo sguardo su quella mocciosa, che si stava gingillando con le
sue bambole come se niente fosse, e ripensò
all’acqua zuccherata… Era tutta colpa di quella
peste, altro che storie!
Goten
poteva anche dire che sicuramente c’era stato uno
sbaglio, e il fratello di quel diavoletto poteva pure accontentarsi di
rimproverarla con una parola, ma lei no!
Per
quanto la riguardava, lei sapeva che tutte le punture di zanzara
erano state causate da quel mostriciattolo dai capelli blu.
Assottigliando
gli occhi con cattiveria, Monyk si alzò dal
divano e si avvicinò a Bra, la quale non alzò
nemmeno lo sguardo dai propri balocchi. Fissando un punto indeterminato
verso il soffitto, poi, la ragazza diede un colpo con il piede alle
bambole della bambina, facendole slittare sul pavimento.
«Ops!» esclamò, soddisfatta.
Bra
sbatté le palpebre, fissando i suoi bambolotti finiti
lontano, e un attimo dopo l’irritazione nei confronti di
quella stupida oca la sommerse. Si alzò in piedi di scatto,
esclamando indignata: «Sei una scema! L’hai fatto
apposta!»
Monyk si
chinò in modo da avere il viso
all’altezza di quello arrossato della bambina. «Tu
dici così» sibilò, con
superiorità, «ma io dico che ero solo
distratta… Che la colpa è tua, perché
hai lasciato i tuoi giochi sul pavimento…» Fece un
cenno sdegnoso, e i suoi capelli si mossero.
Bra
fissò per un momento quei riccioli ondeggianti.
Inclinò il viso all’indietro e sputò
con tutte le forze che aveva.
La
caramella mezza succhiata, appiccicosa come non mai,
schizzò fuori dalle sue labbra, andando ad attaccarsi alla
chioma ispida di Monyk, con grande soddisfazione della bambina.
Quando la
ragazza si rese conto di quanto era successo,
iniziò a strillare, e cercò di raggiungere il
confettino… Nel momento in cui la sua mano, però,
lo trovò umido e colloso, Monyk allontanò di
scatto le dita.
Velocissima,
Bra si portò ad una ragionevole distanza di
sicurezza, dopodiché rimase a guardare.
Trunks e
Goten erano in cucina, impegnati nella preparazione della
cena. Nel sentire le grida provenire da un’altra stanza, si
immobilizzarono.
«Monyk?»
esclamò Goten, esterrefatto,
mentre Trunks sospirava in tono rassegnato: «Bra».
Senza
indugiare oltre, lasciarono il forno e la tavola, precipitandosi
in salotto.
Giunti
sulla soglia, si arrestarono un istante.
«Che
schifo! Che schifo! Che schifo!» strillava
Monyk, con voce quasi tremante a causa del disgusto, pestando i piedi
come una bambina nel bel mezzo di un capriccio.
Bra le
gettava ogni tanto un’occhiata, metà
interessate e metà vigile, e intanto camminava per il
salotto, raccogliendo le bambole che la morosa di Goten aveva fatto
volare per tutta la stanza.
Non
appena riuscì a riscuotersi, il figlio di Goku si
avvicinò con prudenza alla propria fidanzata. «Mo,
hai bisogno di una mano?» domandò, cautamente e
con un certo timore.
La
ragazza si girò di scatto verso di lui. «Certo
che ho bisogno di una mano!» esclamò, con voce
stridula per l’indignazione. «Guarda qua! Quella
mocciosa mi ha sputato questo schifo di caramella nei capelli! Guarda,
ti ripeto, è tutto appiccicoso!»
Udendo
quelle parole, Trunks si voltò verso Bra. La bambina
lo guardò. Poi, stringendo i propri balocchi al petto con
l’ausilio di un solo braccio, puntò il dito contro
Monyk, affermando: «Lei mi ha messo tutte le bambole in
disordine! Le ha sparse dappertutto!»
«Andiamo»
disse Goten, cercando di rassicurare
Monyk, «basterà una bella lavata e sarà
tutto a posto».
La
ragazza, però, lo incenerì con lo sguardo, e
si calmò soltanto quando Trunks diede una parola di
rimprovero alla sorellina e Bra se ne andò nella propria
camera.
Goten si
occupò con attenzione di passare il pettine tra i
riccioli di Monyk, cercando di districare caramella e rimasugli. Quasi
involontariamente, sorrise tra sé.
Certo che
Bra ne sapeva una più del diavolo!
«Be’,
Monyk, avresti potuto lasciarla
stare» osservò, mentre un po’ della
sostanza appiccicosa veniva tolta dai capelli della giovane.
Monyk non
rispose, stringendo le labbra e sentendosi mortalmente
offesa. Quella mocciosa era un vero cataclisma, era mai possibile che
nessuno se ne rendesse conto?!
Rimase
nel proprio silenzio oltraggiato durante l’intero
trattamento, e quando infine ebbe i capelli puliti si ritirò
– indignata con tutti – nella propria camera.
Quando
Goten entrò in cucina, Bra era seduta sul pavimento
in compagnia di un paio di bambole, aspettando che fosse pronta la cena.
«Monyk
ha detto che non mangia» sospirò
il moro, rivolto a Trunks, scuotendo la testa.
Bra
sorrise senza farsi vedere, mentre Trunks scrollava le spalle.
«Contenta lei» commentò, venendo
distratto dallo squillo del telefono.
Mentre
Goten si accomodava con un sospiro demoralizzato, Trunks
andò a rispondere, e restò a parlare per un
po’.
Quando
chiuse la conversazione, cercò la sorellina con lo
sguardo, e le annunciò: «Era la mamma. Lei e
papà tornano domani».
Continua...
Ma naturalmente ringrazio tutti quelli che hanno letto! In particolare:
Red Diablo: non preoccuparti^^ Già, le povere zanzare erano
affamate, ma non c’è giustizia a questo mondo,
quindi non sono riuscite a papparsi tutta Monyk
ç__ç Già, il lato positivo per Goten
ad avere una fidanzata così è che si sta
togliendo un sacco di anni in Purgatorio XD Kiss^^
Stezietta w: lo so, è difficile provare pena per Monyk
(impossibile >_>) e qui siamo tutte dispiaciute
(ceeeeeeeerto...). La povera Bra ora non riesce più a stare
in pace che la iena arriva e rovina tutto è_é
ingiustizia! Ciao^^
Pan_Tere94: allora in ogni mia storia ci sei tu nell’ombra...
Forte! *tutti mi guardano compatendomi* No, i ragni nei capelli non
sono troppo crudeli, non saprei... Comunque ho deciso di andare ancora
una volta contro i ciuffi della iena U.ù Ciao^^
nightwish4ever: no! è_é L’acqua
zuccherata nei TUOI capelli non va bene! Perciò ho deciso di
sottoporre Monyk ad una simile tortura, ma con la caramella U_U Ora ho
il fucile pronto, così che se quella stupida coscienza prova
a rompere di nuovo... wahahahah! Va benissimo come metodo, non
preoccuparti U_U Bacioni^^
Carol2112: grazie mille^^ Bra come vedi ne sa proprio una
più del diavolo (e così citiamo Goten U_U). Spero
ti sia piaciuta anche questa nuova birichinata^^ Baci
DarK_FirE: grazie, Gemy! Hai ragione, Bra ci fa proprio concorrenza XD
Ma almeno avremo una valida alleata alla conquista del mondo U_U Io
ODIO le zanzare XD ma Monyk lo meritava, quindi... Scusa se non sono su
msn, ma ho un mucchio di roba da studiare! è_é
Kiss^^
Vivvina: ciao!!!!!!!!!!!!
Lalliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Sei tornata! (ma no...
NTua) Che brava, hai letto tutti i capitoli! TVTB ^______^ Infatti se
ci fosse un concorso per deficienti Monyk sarebbe talmente
deficiente... da arrivare seconda! (XD) Continua a scavarsi la fossa da
sola >_> Bacioni^^
Kry333: Bra non è colpevole in questi ultimi due capitoli,
poco ma sicuro! U_U Le zanzare solitamente sono da me odiate e
detestate, ma in questo caso sono state valide alleate ^^ Grazie mille,
poi vedrai come si evolverà la situazione U_ù
Baci^^
Alla prossima!
|
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Capitolo 13 *** Prima le donne ***
CAPITOLO
13 – PRIMA LE DONNE
«Evviva!» esclamò Bra, felice,
saltellando attorno a Trunks. Il ragazzo rise e la afferrò,
sollevandola verso il soffitto. Lei ridacchiò contenta e
strofinò la testa contro il petto del fratello.
«Torna la mamma! Torna il papà!»
gioì allegramente.
«Ehi, ehi, piccola» protestò Trunks.
«Vuoi dire che non ti sei divertita con me?»
Lei ci pensò su, corrugando la fronte sotto i ciuffi
azzurri. Infine affermò: «Mi sono divertita a
dormire nel lettone. Ma la mamma è più brava a
far da mangiare».
Il fratello alzò le spalle, «In effetti hai
ragione», e la posò nuovamente a terra.
La bambina si guardò attorno e si soffermò su
Goten, che la osservava sorridendo, dimentico della fidanzata che
– offesa – si era chiusa nella propria stanza.
«Bene» annunciò Trunks, «i
toast sono pronti!»
Bra annuì rapida e corse verso Goten. «Mi prendi
in braccio?» domandò, fissandolo insistentemente.
Lui ci pensò un momento, poi sorrise. Bra sentì
una piacevole sensazione di calore. «Perché
no?»
Si chinò su di lei e la avvolse con le braccia, alzandola.
Bra si rannicchiò sul suo petto, poggiando la testa sulla
sua spalla e respirando piano. Goten era caldo e forte. Un
po’ come Trunks e il papà, pensò la
bambina.
La cena fu sicuramente il pasto più piacevole di tutte
quelle giornate. Bra poté stare seduta vicino a Goten e si
godette la sensazione d’importanza che le derivava dal fatto
di essere la sola femmina a quel tavolo. Goten era molto gentile e le
porgeva i toast appena approntati dicendo: «Prima le
donne».
Le faceva piacere sentirselo dire. La faceva sentire grande. E senza
dubbio era una bella frase. Prima le donne: molto ragionevole.
Felice, la bimba prese a mordicchiare il sandwich che aveva in mano.
Stavano sparecchiando quando si udì la voce isterica di
Monyk urlare: «Goten! Vieni subito qua!»
Goten sobbalzò e guardò afflitto verso Trunks.
L’amico rispose con un’alzata di spalle.
«Perché le ubbidisci?»
domandò Bra, notando l’espressione da martire di
Goten.
Lui azzardò: «Perché è la
mia ragazza?»
«A me piace un ragazzo che mi obbedisce»
rifletté Bra a voce alta. «Ma
così» decretò, incrociando le braccia
sul petto, «non va bene. La tua morosa è troppo
antipatica».
Goten rise nervosamente. «Eh be’»
sospirò.
«Goten!» si sentì strillare di nuovo.
Il moro si avviò, rassegnato.
Rimasta sola con il fratello, Bra si voltò verso Trunks:
«Io non sono come quella là»
chiarì, aggrottando la fronte.
«Sicura?» scherzò lui, mettendo qualche
piatto in lavatrice.
«Quella là io la prendo a scopate»
dichiarò Bra, truce.
Nonostante apparisse una semplice frase per esprimere il proprio
disappunto, Trunks decise che era meglio non rischiare –
anche se doveva ammettere che l’idea di Monyk che fuggiva per
la casa strepitando ossessivamente, seguita da una piccola Bra armata
di ramazza, gli suscitava una strana allegria.
«Bra, è meglio se non tocchi le scope»
si affrettò a dire.
La bambina lo guardò. «Perché
è meglio se non tocco le scope?» si
informò.
«Be’, ti ricordi quella volta? Quando hai preso la
scopa ma poi ti sei fatta male perché ti è
entrata una scheggia?» le rammendò il fratello,
sperando che bastasse a scoraggiarla.
Il viso della piccola si oscurò. Lo ricordava bene. Faceva
male e anche paura, perché la scheggia non si vedeva, ed era
un po’ come un piccolo mostro invisibile. Di quelli visibili
lei non aveva paura, perché c’era suo
papà che li avrebbe messi a posto in quattro e
quattr’otto, ma l’episodio della scheggia era stato
davvero brutto.
Annuì convinta. «Devo trovare un modo per fare
male solo a quella» disse, fiera di aver capito
ciò che il fratello intendeva dirle. Anche se forse il
fratello non voleva dirle proprio così.
Il resto della serata trascorse in fretta, con un Goten piuttosto
afflitto – Monyk se l’era presa con lui
perché non le aveva portato nulla da mangiare, ma si era
sbafato tutto, come al solito! – e una Bra piuttosto
concentrata nell’escogitare un piano davvero diabolico.
E il giorno dopo, finalmente, la voce tanto attesa. «Ragazzi!
Ci siete? Siamo tornati!»
Bra saltò in piedi, felice. «Mamma!»
esclamò, correndo verso l’ingresso.
Bulma, non appena vide la sua piccolina dai capelli blu, si
chinò, allargando le braccia. Bra le balzò
incontro, lieta come non mai, mentre Vegeta se ne stava torvo in
disparte.
«Sai, mamma?» fece Bra, eccitata. «Goten
mi ha insegnato una nuova cosa!»
«Vale a dire?» domandò Bulma, ridendo.
«Prima le donne!» esclamò Bra,
trionfante.
Vegeta sbuffò. «Di male in peggio»
borbottò.
A quel punto giunsero anche Trunks, Goten e una sdegnosa Monyk.
Trunks baciò la madre. «Tutto bene,
mamma?» domandò, sorridendo alla risposta
affermativa di Bulma. Poi si voltò verso il padre.
«Come va, papà?» chiese.
Lui ringhiò un “bene” e si
avvicinò a grandi passi a Goten. Il povero ragazzo
sbiancò visibilmente notando l’espressione
sicuramente non gentile del Principe. «Ehm... Buongiorno,
Vegeta» farfugliò nervosamente, mentre arretrava
di un passo d’istinto.
«Buongiorno niente!» ruggì il principe
dei Saiyan, agguantandolo per la maglietta. Goten deglutì,
tentando disperatamente di capire cosa avesse fatto di male, mentre gli
altri presenti fissavano la scena allibiti e Monyk sbuffava sprezzante.
«Tu!» ringhiò Vegeta. «Che ti
salta in mente, stupido figlio di Kakaroth?!»
«Ehm... non lo so?» azzardò Goten.
Ma con Vegeta doveva avere la stessa sfortuna dell’azzeccare
le risposte alle interrogazioni, dato che il saiyan non si
placò minimamente.
«Lei è mia figlia, stupido pezzo di guerriero
inferiore!» esclamò furibondo Vegeta.
«Papà!» esclamò Trunks.
Monyk aprì la bocca scandalizzata.
«Papino!» strepitò Bra, allarmata nel
vedere Goten di un bel bianco gesso.
Finalmente intervenne Bulma a liberare il povero ragazzo.
«Andiamo, Vegeta!» rimproverò il marito,
una volta messo in salvo Goten.
Bra sorrise radiosa.
«Ehm... Allora noi andiamo?» azzardò, un
poco speranzoso, Goten.
«No, non ti preoccupare» replicò Bulma.
Sorrise a Monyk, la quale rispose con un sorriso sdolcinato.
«Potete restare a pranzo, se vi va».
«Oh, certo, grazie moltissime, signora Brief»
cinguettò Monyk. Sbattendo le palpebre – Bra
pensò che sembrava le fosse andato un moscerino
nell’occhio – si avviò verso la cucina.
La bambina balzò davanti a lei.
«Aspetta!» esclamò. «Prima le
donne!»
Monyk ammutolì scandalizzata. «Io sono una donna,
mocciosa!» strillò.
Bra si allontanò di un passo e prese a scrutarla
criticamente. «Non so» affermò infine.
«Non sembra, davvero» concluse, con falso rammarico.
«Questo è troppo!» strillò la
ragazza. «Insomma!» fece, voltandosi verso i
coniugi Brief. «Non avete insegnato l’educazione a
vostra figlia?!»
Vegeta borbottò qualcosa. Persino il sorriso educato di
Bulma vacillò. Con uno sforzo, dichiarò
formalmente: «Mi spiace, Monyk. Vieni» aggiunse,
precedendo la ragazza.
«Anch’io?» domandò Bra,
speranzosa. Più stava con la morosa di Goten, più
le si sarebbe presentata l’occasione di farle uno scherzo.
«No, tesoro» replicò Bulma.
«Tu potresti andare giù. In auto
c’è un regalo molto speciale che ti
aspetta» concluse.
Bra annuì felice. Prese per il braccio Goten e lo
trascinò con sé. Il viso infiammato
dall’orgoglio, pareva fiera di aver compiuto una mossa tanto
azzardata.
Vegeta seppe trattenersi dal seguire quell’infimo combattente
del figlio di Kakaroth e scrollarlo via solo pensando che, se lo avesse
fatto, Bulma sarebbe intervenuta. Anche senza una speciale forza
combattiva, quella sapeva farsi valere. Seguì con lo sguardo
la sua donna e Monyk scomparire in cucina. Si rabbuiò
ulteriormente. Lui aveva sempre detto che le terrestri erano oche, ma
quella... Era la più oca di tutte, senz’ombra di
dubbio.
Spazio
Autrice:
Ehi. Ciao. Ehm... Lo so di essere stata orrendamente assente, ma
davvero, non c’è bisogno di tutte quelle forche.
Ehm. Comunque il detto “prima le donne” non
è male. Per le donne. Prometto che cercherò di
continuare al più presto questa fanfiction, okay?
Un grazie a tutti coloro che ci saranno ancora. Pepe
DarK_FirE: Dovrebbero abolire i compiti e le interrogazioni. Lo faremo
noi quando il nostro piano di conquista dell’universo
sarà attuato, ecco. Vero, manco a volerlo Monyk ha capito la
vera natura della piccola Bra: è una catastrofe naturale
(anzi, dato che per padre ha un saiyan, nemmeno tanto naturale!).
Comunque sì, è ovvio che siamo tutte contro di
lei. Ciao, bacioni^^
Stezietta w: Uhm, bella idea! La prossima volta le gettiamo una chewin
gum gigante e appiccicosa in testa, poi assistiamo al suo suicidio
tragico. Io preparo i popcorn, va bene? Scusa per il ritardo ad
aggiornare, ma fra una cosa e l’altra non avevo mai tempo per
attendere l’ispirazione! Ora spero di riuscire ad andare
avanti!
Nightwish4ever: Mary! Da quanto non ci sentiamo! (Più o meno
da quando non mi faccio più vedere nella categoria di
Dragonball ç_ç Ora però ho intenzione
di recuperare). A me finivano le cicche nei capelli. Terribile.
Però non mi ricordo se venivo sgridata o meno... Ho
intenzione di far sfoderare ancora a Bra questa sua
crudeltà! Mi piaaace! Eccellente (stile Mr Burns). Baci^^
Vivvina: Lally! Io da bambina non stavo mai ferma. Ora invece
sì, ma non perché mi sia data una calmata
ascoltando la mia coscienza – io ho una coscienza? O_o
Fooooorte! – ma perché la mia pigrizia mi
impedisce di muovermi dal letto o di schiodarmi dal pc. Grazie mille!^^
Bacioni
Kry333: Non preoccuparti, ho già in mente un finale... Sono
felice ti sia piaciuto il capitolo, spero che tutti questi giorni della
mia assenza non ti abbiano fatta scappare. Ciao, grazie per la
recensione!
Carol2112: Ciao! Be’, sì, ormai l’odio
è molto reciproco. Spero andando avanti nella storia di non
deluderti e di continuare ad appassionarti, magari evitando di fare
un’altra gigantesca pausa come questa >//>
Grazie mille! Un bacio^^
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Capitolo 14 *** Sorprese e regali ***
CAPITOLO 14 – SORPRESE E REGALI
La sorpresa erano i nonni.
Bra non
li vedeva da quando, poco tempo prima, si erano trasferiti in
una casa in campagna e, quando sua nonna si abbassò
allargando le braccia, non si fece pregare. Lasciò la mano
di Goten e corse sino a saltare in braccio alla donna, affondando il
viso sulla sua spalla.
«Tesoro,
come sei cresciuta!» esclamò la
signora Brief, mentre il marito osservava tutt’attorno con
espressione assorta dopo aver rivolto un breve cenno a Goten.
La
bambina fece cenno di sì. «Come stai,
nonna?» domandò, interessata.
Lei rise.
«Oh, bene, quella casetta è un amore!
Però mi mancavi tu, piccola cucciola. E anche tuo
fratello». A quel punto notò Goten. «Oh,
ma... Tu sei il figlio di Goku! Santo Cielo, quanto somigli al tuo
papà! Anche lui è bello come te!»
Il
ragazzo arrossì balbettando qualcosa.
«No»
negò Bra. «Goten
è centomila volte più bellissimo di suo
papà» sostenne, nonostante avesse visto Goku
sì e no due volte e non se lo ricordasse. In compenso, era
completamente convinta che nessuno potesse essere più bello
di Goten.
Trunks e
il papà, decise, erano gli unici a poter competere
con lui.
A quel
punto, dalla portiera dell’auto, balzò
giù un cagnone enorme dal pelo lungo e folto, scuro.
Abbaiò festoso girando attorno a Bra.
Lei lo
salutò con la mano aperta, ridendo felice.
A quel
punto, la signora Brief mise a terra la nipotina, in modo che
lei potesse andare ad accarezzare la pelliccia morbida del cane, il
quale ricambiò quelle attenzioni con due sonore leccate.
Bra rise
forte, poi andò a prendere la mano di Goten ed
indicò l’animale, dicendo: «Lui
è Macchia, lo sai?»
Il
giovane carezzò con cautela il cagnone tra le orecchie.
«Ciao, Macchia» affermò, in tono quasi
prudente, mentre esso scodinzolava frenetico.
«Nonna,
sono tanto, tanto, tanto, tanto contenta di
vederti!» esclamò Bra, convintissima.
La donna
rise. «Oh, anch’io, tesorino
mio» replicò, cinguettando. «E non
è ancora finita, la tua sorpresa» aggiunse.
«Caro, potresti...?»
Il signor
Brief ridacchiò sotto i baffi grigi, quindi
aprì la portiera dell’auto e ne tirò
fuori uno scatolone, che poggiò a terra.
Bra
guardò dentro, incuriosita: ed eccolo lì, il
suo regalo, in quel cartone imbottito di coperte.
Un
cagnolino!
Bra lo
sollevò con cautela, mostrandolo a Goten.
«Guarda!»
«Davvero
bello» affermò il ragazzo.
Bra,
deliziata, accarezzò la testa del cucciolo, fiera del
fatto che piacesse anche a Goten.
Era un
cane di taglia piccola, con minuscole orecchie schiacciate sul
muso, un nasino nero bagnato e il pelo soffice e di un bel colore
fulvo. La bambina lo prese in braccio. «È
piccolo!» sussurrò, rivolta a Goten. Il ragazzo
annuì e azzardò una carezza sulla nuca del
cagnolino.
Il
cucciolo scodinzolò e cercò di addentare
giocosamente il dito del ragazzo con un mugolio. Bra lo
osservò fiera.
«Andiamo,
voglio farlo vedere a Trunks!»
esclamò.
Goten
annuì e accarezzò appena la testolina della
bambina, che sorrise felice.
«Quindi
ti piace» trillò la signora
Brief, battendo le ciglia.
«È
bellissimissimo» decretò
Bra, orgogliosa.
La donna
rise. «Macchia» disse quindi, rivolta al
cagnone. «Tu rimani qui».
Il tono
vispo che utilizzò, però, non era adatto
a dare comandi. Infatti l’animale, dopo aver abbaiato
festoso, continuò a dare l’impressione di essere
pronto per seguirli in casa.
A salvare
la situazione intervenne il nonno di Bra.
«Macchia,
cuccia lì» ordinò.
Macchia
mugolò, accucciandosi a terra, il muso tra le zampe
anteriori.
Dopo
essersi avvicinata a dare una pacchetta sulla testa al cane, Bra
tornò da Goten e prese a trascinarlo verso casa. In breve,
il gruppetto tornò all’interno
dell’edificio, dove la signora Brief, dopo aver rivolto mille
moine a Vegeta, il quale emetteva ogni tanto uno sbuffo spazientito,
andò a complimentarsi con Trunks e a dire
quant’era cresciuto negli ultimi giorni.
La
piccola mostrò orgogliosa il cagnetto al fratello. Mentre
osservava il cucciolo cercare di mordere un pezzo di cartone che Trunks
gli teneva davanti al muso, a Bra venne un’idea.
Macchia,
lo sapeva, aveva una passione smodata per il pesto di manzo.
Circa un anno prima, lei aveva mangiato il suddetto macinato, a pranzo,
e lo aveva toccato con le mani. Solo sentendone l’odore, il
cagnolone aveva iniziato a leccarle con frenesia le dita, scodinzolando
a più non posso.
A Monyk
non avrebbe fatto piacere essere tutta piena di saliva canina,
pensò Bra con un lieve sorriso.
Aveva
appena terminato il pensiero che Monyk fece il suo ingresso. Si
era cambiata. Ora indossava una maglia talmente scollata, talmente
smanicata, talmente bianca e talmente aderente da non lasciare quasi
niente alla fantasia di chi la osservava.
«Chi
è questa giovane signorina?»
domandò la signora Brief, prima di dimenticare tutto e di
tornare a guardarsi attorno con aria svampita.
Suo
marito non parve accorgersi nemmeno di quella nuova entrata in
scena.
Bulma si
accigliò appena, ma non disse nulla. Il viso di
Vegeta si fece pericolosamente scuro.
La
ragazza giunse davanti a Goten, dove si pavoneggiò con
una giravolta.
Bra
spalancò gli occhi, incredula. Trunks lasciò
il cucciolo della sorellina sul divano ed andò a prendere la
bambina.
«Perché»
sussurrò Bra al
fratello, «la morosa ha una tasca sul sederino?»
Trunks
scosse la testa. «Perché è poco
normale» mormorò di rimando, a bassa voce, in modo
che potesse udirlo solo la sorellina. Almeno la piccola non sapeva
leggere.
Monyk,
infatti, non solo aveva una tasca enorme all’altezza
del fondoschiena, ma sulla saccoccia vi era anche una scritta piena di
ghirigori che esprimeva un chiaro invito a metterle una mano in tasca.
Goten
deglutì imbarazzato.
Vegeta
borbottò qualcosa, torvo. Bra saltellò
sino a suo padre e gli chiese, innocentemente: «Glielo dai tu
il nome al mio cagnolino, papà?»
Il saiyan
sussultò. «Non ho tempo per cose simili,
Bra» replicò, lapidario.
Lei lo
guardò. «Perché? Non fai
niente». Meditò un momento, poi aggiunse:
«Posso chiamarlo Vegetino, così magari da grande
diventa forte come te».
L’espressione
sul viso del Principe divenne molto minacciosa.
Trunks che, distolto lo sguardo da Monyk che cinguettava davanti a
Goten, aveva seguito lo scambio di battute tra padre e sorella,
intervenne per evitare una fine brutale alla piccola.
«Ehm,
Bra, che ne dici di dargli un nome più
corto? Così è più facile
chiamarlo».
Lei ci
pensò su un po’. «Va
bene». Meditò per qualche altro secondo. Il
cucciolo, sceso goffamente dal divano, slittò sul pavimento
lucido sino alle caviglie della padroncina.
La
bambina lo osservò mentre pensava.
Le sue
guance diventarono rosse mentre alzava lo sguardo a chiedere al
fratello: «Come si chiama Goten di cognome?»
Trunks
sorrise, sollevato. Aveva temuto che lei proponesse di chiamarlo
“Veggy”. E pronunciare “Veggy”
davanti a loro padre equivaleva a firmarsi una condanna a morte.
«Si chiama Son».
«Allora
il mio cane lo chiamo Son» decise Bra,
chinandosi a spettinare la pelliccia del cagnolino, che
abbaiò con i suoi latrati ancora acuti.
Vegeta
borbottò qualcosa che somigliava a «Come
quel buono a nulla...».
Ma Bra
era soddisfatta. Anche perché quella ridicola tasca
che Monyk si portava sul sedere la avrebbe aiutata a dare alla morosa
più di una leccata.
«Mamma»
chiamò la bambina.
Bulma si
chinò su di lei. «Trovo sia un bel nome,
amore».
Lei mise
su un’espressione corrucciata. «Posso
andare a fare un puzzle?» domandò. «Me
lo tieni d’occhio tu il mio cagnetto?»
La donna
sorrise, allungandole una carezza. «Certo,
tesoro» le assicurò.
Bra,
allora, trotterellò via. Solo che, invece di dirigersi
nella propria camera, si recò nella stanza dove, in un
enorme freezer, stavano le scorte di carne.
Impiegò
qualche istante per trovare ciò che le
interessava, e fu impegnativo decifrare la parola
“MANZO”, ma alla fine la bambina riemerse
trionfante dal congelatore.
Concentrata,
prese una bella manciata di macinato, rimise al suo posto
il sacchetto che lo conteneva e richiuse il freezer,
dopodiché tornò furtivamente nella stanza
dov’erano gli altri.
Assicurandosi
di tenere ben nascosta dietro la propria schiena la mano
in cui stringeva il macinato di manzo, Bra attese pazientemente il
momento propizio in cui Monyk le fosse vicina e al contempo nessuno
guardasse da quella parte.
A quel
punto, rapida, infilò la carne nella tasca dei
pantaloni della ragazza.
Forse fu
perché in fondo Bra era pur sempre una saiyan,
forse fu perché Monyk guardava da tutt’altra
parte, fatto sta che la più grande non si accorse
minimamente dell’azione della bambina.
E
quest’ultima era già tornata alla carica,
rivolgendosi a sua nonna in tono lamentoso. «Nonna, credi che
possiamo portare qua Macchia?»
La donna
abbassò lo sguardo sulla nipotina. «Oh,
non lo so tesoro» si dispiacque. «Sai, non vorrei
che combinasse pasticci».
Bra,
allora, mise su un’aria ancor più contrita.
«Ma è fuori tutto solo!»
esclamò. «Si sentirà triste, e io non
voglio!»
La
signora Brief le accarezzò la testa, intenerita.
«Hai ragione, piccola» cedette, per poi rivolgersi
alla figlia: «Bulma, cara, ti darebbe fastidio se io facessi
entrare in casa Macchia?»
La donna
tentennò per un istante, incerta.
«Mamma,
per favore!» intervenne allora Bra, in tono
piagnucoloso. «Noi siamo tutti qui dentro, e Macchia
è solo al freddo!»
Bulma
sospirò.
«D’accordo…»
Mentre il
dottor Brief si avviava quindi a prendere il cane, Bra si
concentrò sul suo cucciolo, che si dedicò a
leccare con grande impegno la mano della padroncina.
«Ha
la lingua ruvida!» esclamò Bra ad un
certo punto, con una risata felice.
Di fronte
alla sua espressione, Trunks non ebbe proprio il cuore di
farle notare che tutti i cani avevano la lingua ruvida, ma a dire
qualcosa ci pensò Monyk.
«Mi
auguro che ti laverai le mani, prima di
mangiare!» esclamò la ragazza, in tono quasi
disgustato.
Bra
alzò la testa, reggendo il suo cucciolo, ma non fece in
tempo a rispondere, perché in quel momento si udì
l’abbaiare festoso di Macchia.
Spazio Autrice:
Dopo un tempo vergognosamente lungo (tre anni, dico! TRE anni!), eccomi
a riprendere questa fanfiction.
Non so se ci sarà ancora qualcuno disposto a leggerla, ma in
tal caso spero che questo nuovo capitolo sia gradito!
Al prossimo aggiornamento (per il quale, lo prometto, non ci saranno da
aspettare altri
tre anni)!
A proposito. Ora che si possono inserire le coppie presenti... Non so
se segnalare la Bra/Goten. Voglio dire, è una
cotta di una bambina, non so se può essere considerata una
vera e propria relazione tra i due personaggi.
Va bene. Per ora non inserisco niente, poi deciderò...
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Capitolo 15 *** Fatto il misfatto ***
CAPITOLO 15 – FATTO IL MISFATTO
Bulma si voltò verso il cagnone. Una
parte di lei si
aspettava che l’animale arrivasse subito a cercare coccole,
perciò rimase interdetta quando invece Macchia si
arrestò e alzò il muso per annusare
l’aria.
«Macchia!»
trillò Bra, in tono allegro,
mentre il cucciolo della bambina si protendeva verso il cane
più grande.
Trunks si
chinò ad accarezzare la schiena del bestione, ma
fece a malapena in tempo a dargli una pacca che quello diede un latrato
entusiasta e partì di corsa in direzione di Monyk.
La
ragazza, atterrita nel vedersi venire incontro un cane tanto grande,
tentò di nascondersi dietro Goten, ma Macchia non si fece
scoraggiare. Raggirò il saiyan e a quel punto si
gettò sulla giovane, puntando al suo fondoschiena.
Monyk
strillò e cercò di arrampicarsi sulla
schiena del fidanzato. Così facendo, però,
rischiò non solo di strozzare Goten, ma colpì con
una scarpa il muso del cane. A quel punto, Macchia guaì e,
innervosito e desideroso di mangiare la carne di cui sentiva il
profumo, scattò in avanti, addentando il sedere della
ragazza.
Lei
urlò e serrò le braccia attorno al collo del
suo fidanzato, il quale si fece paonazzo e boccheggiò,
perché in quel momento la giovane lo stava strangolando sul
serio.
Finalmente,
gli spettatori che avevano assistito allibiti a quella
scena si decisero ad intervenire. I signori Brief fecero un passo
avanti, chiamando il loro cane, mentre Trunks balzava a liberare Goten
dalla morsa soffocante di Monyk.
Quando
Macchia si dimostrò sordo ai richiami dei padroni e
continuò a puntare al fondoschiena di Monyk, Bulma
scattò in avanti e lo afferrò, trascinandolo via
a forza.
Vegeta e
Bra furono gli unici a non muoversi. Il primo per reale e
completo disinteresse, la seconda perché quella scena non le
dispiaceva affatto.
Bulma
chiuse Macchia fuori dalla stanza, quindi si precipitò
verso Monyk con aria preoccupata. «Ti sei fatta
male?» le domandò.
«Certo
che sì!» esclamò la
ragazza. «Fa davvero malissimo, è terribile! Siete
davvero una famiglia incivile, non sapete nemmeno occuparvi dei vostri
animali!» aggiunse quindi, con le lacrime agli occhi per il
dolore.
«Vieni,
andiamo in bagno per controllare il morso»
la invitò Bulma, senza perdere la cortesia.
Fortunatamente,
si rivelò essere stato solo un morso
superficiale. I denti di Macchia avevano bucato i pantaloni di Monyk,
ma non avevano arrecato quasi nessun danno alla giovane.
Quest’ultima
si cambiò le braghe, mentre Bulma,
cercando di mettere a posto l’altro paio di pantaloni, si
ritrovò in mano il macinato di manzo.
«Ma
cosa…?» mormorò, confusa.
Monyk si
allungò a guardare, e immediatamente i suoi occhi
si infiammarono. «Adesso è tutto
chiaro!» esclamò. «È stata
sua figlia! Ancora una volta! Ma si può sapere cosa le ha
insegnato?!»
Bulma
corrugò la fronte. Il suo primo istinto fu quello di
difendere Bra, ma un momento dopo le venne in mente che
l’accusa della fidanzata di Goten non era poi così
insensata… La bambina sapeva della passione di Macchia per
il manzo. Si era assentata un momento. Ed era stata lei a fare i
capricci perché il cane venisse fatto entrare in casa.
Per avere
conferma a quei sospetti, Bulma controllò la
scorta di macinato di manzo, e notò che il sacchetto era
stato un po’ svuotato.
Bra stava
giocando con il suo cagnetto quando la porta della stanza si
aprì ed entrarono Monyk e sua mamma.
«Bra,
vieni qui» la chiamò Bulma, in
tono serio.
La
bambina le gettò un’occhiata perplessa. Poi,
però, sollevò il suo cucciolo con un
po’ di fatica e trotterellò obbediente dalla
madre. «Cosa c’è?»
domandò.
«Sei
stata tu, vero, a mettere il manzo nella tasca di
Monyk?» interrogò Bulma, con una punta di
severità.
Bra
sussultò, ma il momento dopo scosse la testa.
«No» disse, abbassando lo sguardo.
«Bra,
non mentire» la riprese Bulma, prima che
Monyk potesse intervenire con una protesta accorata.
La
bambina gettò un’occhiata furtiva attorno a
sé. A disagio, si accorse che tutti li stavano
guardando… Persino Goten…
«Si
può sapere perché hai fatto una
cosa del genere? Fortunatamente il morso non è grave, ma
immagina cosa sarebbe successo se lo fosse stato. Lo sai che Monyk
avrebbe potuto dire alla polizia che Macchia è un cane
pericoloso? E sai che in quel caso lo avrebbero portato via?»
Bra
sgranò gli occhi azzurri. No, non lo sapeva.
Istintivamente,
strinse più forte le mani sul pelo morbido
di Son.
«E
non è solo questo!» intervenne Monyk,
lieta di aver finalmente trovato un’alleata contro quella
mocciosa. Era inconcepibile che sino a quel momento gli altri fossero
stati ingannati da quella bambina indisciplinata! «Mentre
eravate via, vostra figlia non ha fatto altro che farmi scherzi! Ha
riempito di maionese le mie pantofole, mi ha rovinato i capelli, ha
tentato di avvelenarmi…»
La
signora Brief si portò le mani alla bocca, sgranando gli
occhi.
Trunks e
Goten si guardarono, incerti. Iniziavano a pensare che forse
avrebbero fatto meglio a dare più ascolto alle accuse di
Monyk…
«Bra,
è vero? Hai davvero fatto queste
cose?» domandò Bulma, ponendo con
severità le mani sui propri fianchi.
La
bambina, indagata così dallo sguardo della madre, non fu
capace di mentire. «Sì» ammise
flebilmente, chinando il capo.
Sentì
le lacrime bruciarle negli occhi.
«Monyk,
mi dispiace tanto» disse in quel momento
Bulma, rivolgendosi alla ragazza.
«Allora
spero vorrà darle una lezione
appropriata!» esclamò Monyk, in tono abbastanza
stizzito.
Bulma
annuì lentamente. «Non preoccuparti, una
punizione non gliela toglie nessuno» assicurò,
scoccando a Bra un’occhiata verso la fine della frase.
«Ehm…
Monyk» intervenne Goten,
nervosamente, senza guardare la piccola di casa Brief. «Forse
è meglio se adesso ce ne andiamo…»
La
ragazza mise immediatamente un braccio attorno alle spalle del
fidanzato. «Hai ragione, amore mio» gli disse,
senza riuscire a trattenere quella frecciata perfida rivolta a Bra.
Ma non fu
tanto quell’appellativo ad urtare la bambina,
quanto la domanda preoccupata che Goten rivolse a Monyk mentre
uscivano, chiedendole se stava bene, e il fatto che il ragazzo non le
rivolse nemmeno un saluto.
Quando i
due ospiti se ne furono andati, il silenzio calò
sulla stanza.
«Bra,
adesso vai in camera tua» prese parola Bulma.
«E ricordati: niente più cartoni animati per due
settimane».
«Ma
cara» intervenne la signora Brief, costernata,
«due settimane sono davvero tante!»
«Lo
so, mamma» replicò Bulma, senza
staccare lo sguardo severo dalla figlia. «Ma Bra si
è comportata davvero male».
La
bambina strinse le labbra, abbracciando più forte il suo
cagnolino. Dopodiché, mogia, si avviò a testa
bassa verso camera sua.
Appoggiò
il cagnolino sul pavimento, ed il cucciolo si mise
a correre in tondo cercando di mordersi la coda.
Dopodiché,
sfinito, si accucciò e si
addormentò.
Bra lo
guardò, affranta. Due settimane senza poter guardare
nemmeno un cartone animato le sembravano una prova insostenibile.
Con un
piccolo sospiro, uscì dalla propria camera, diretta
in bagno. In mezzo al corridoio incrociò Trunks e
pensò di aver trovato la persona giusta per farsi consolare.
«Trunks!»
frignò, gettandosi
praticamente addosso al fratello.
Lui la
guardò, sorpreso, e la prese in braccio.
«La
mamma non mi farà vedere i cartoni per due
settimane!» piagnucolò la bambina, stringendosi al
collo del giovane.
«Lo
so, ho sentito» replicò Trunks.
«Non
puoi farmeli vedere tu di nascosto?»
implorò Bra.
A quel
punto, però, il ragazzo la depositò a
terra.
«No»
rispose. «Onestamente, Bra, sono
d’accordo con la mamma» aggiunse, lasciando la
sorellina a bocca aperta.
«Ma…»
iniziò a dire la
bambina.
«Per
ogni guaio che combinavi e che Monyk ci raccontava, io
ti chiedevo se era la verità. Tu dicevi di no, e io ti
credevo» proseguì Trunks, guardandola in un modo
che a Bra parve di una gravità insostenibile.
«Però tu continuavi a dirmi le bugie».
Ciò
detto, il ragazzo girò le spalle alla
sorellina e si allontanò.
Bra lo
seguì con i propri occhi, irrigidita, quindi corse
via a rifugiarsi di nuovo dentro la propria stanza. Se prima si era
sentita delusa, ora si sentiva davvero tristissima. Le sembrava
impossibile che quella giornata, iniziata tanto bene, fosse andata a
finire così
male.
Ripensando
ai rimproveri di sua mamma e alle parole di suo fratello, la
bambina si morse piano un labbro. Improvvisamente, le parve di aver
combinato un pasticcio irreparabile, e la sua convinzione si
rafforzò quando fu la nonna ad arrivare a portarle qualcosa
di mangiare in camera.
Era
sicura che quello volesse dire che la mamma non la voleva
più vedere.
La
signora Brief, dispiaciuta, la prese sulle ginocchia, ma ben presto
dovette salutarla perché lei e il marito tornavano alla loro
casa in campagna.
Bra,
rimasta solo nella sua stanza, guardò sconsolata il suo
cagnolino che ancora dormiva sul pavimento, e due lacrime le rotolarono
lungo le guance.
Intanto,
Goten si trovava con Monyk nell’appartamento della
ragazza.
«Mi
dispiace, sai» le stava dicendo, in tono
contrito, «di non averti creduto».
Lei ebbe
un gesto di stizza. «Avresti potuto dartela prima,
una svegliata!» esclamò. «E invece no,
quella mocciosa mi faceva attraversare l’inferno e tu
continuavi a dirmi che esageravo! Lo sai, Son Goten? A volte sei
davvero un idiota!»
Il
giovane chinò il capo. «Scusami»
ripeté.
Monyk
sbuffò irritata, andandosi a sedere sul proprio letto.
«E va bene, ti perdonerò!» disse, con
l’aria di chi pensa di fare una grande concessione.
Goten
rialzò lo sguardo, animandosi.
«Ma
ricorda di mantenere il cervello un po’
più attivo, la prossima volta!» concluse la
ragazza.
Il
giovane annuì e le andò incontro,
abbracciandola. Monyk si avvinghiò strettamente a lui,
premendo le labbra sulle sue.
Spazio autrice:
Ho la vaga sensazione che il titolo non c’entri un
granché, ma non mi veniva in mente niente e alla fine ho
citato “Harry Potter” XD
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Capitolo 16 *** Di male in peggio ***
CAPITOLO 16 – DI MALE IN PEGGIO
Verso sera, Bulma preparò una bella
cenetta.
Quand’ebbe
disposto sul tavolo piatti, bicchiere e posate, si
passò le mani sulla comoda gonna che indossava. A pranzo Bra
era rimasta a mangiare in camera sua, e Bulma era certa che quella
fosse stata una punizione più che sufficiente.
Adesso
pensava fosse il caso che la bambina scendesse in cucina, per la
cena.
Anzi, a
dirla tutta, ormai che l’arrabbiatura era sbollita,
iniziava a meditare di accorciare il periodo durante il quale Bra
avrebbe dovuto restare lontana dai cartoni animati.
Certo, la
rammaricava pensare a tutti i guai che la secondogenita aveva
combinato a danno della fidanzata di Goten, ma dopotutto era solo una
bambina molto vivace. E in fondo, ragionò, gettando
un’occhiata verso il forno per controllare la cottura
dell’arrosto, il fatto che Bra fosse innamorata di Goten
poteva considerarsi come un attenuante.
In quel
preciso istante, puntuali come orologi svizzeri, Vegeta e
Trunks fecero il loro ingresso in cucina. Il ragazzo domandò
alla madre: «Hai bisogno di aiuto?», mentre il
principe dei saiyan si dirigeva dritto verso il proprio posto e si
accomodava senza troppi complimenti.
«No,
grazie, tesoro» affermò Bulma,
rivolta al primogenito. Dopodiché si girò a
fulminare Vegeta con lo sguardo. «In quanto a te, vedi di
stare ben lontano dal cibo fino a che non sarò
tornata!» gli raccomandò.
Vegeta
borbottò qualcosa.
«Tornata?»
domandò Trunks, guardando la
madre.
«Vado
a chiamare Bra» spiegò lei,
scrollando le spalle, e si avviò verso la porta della cucina.
Quando fu
uscita, Vegeta scosse la testa, e Trunks si
accomodò a propria volta. Il saiyan adulto non attese
più di tanto prima di allungare una mano verso il pane, e il
figlio gli rivolse un’occhiata di biasimo.
«Papà!»
lo rimproverò.
«Che
c’è?» sbottò
l’altro, addentando la pagnotta.
«La
mamma ha detto…» Trunks si
interruppe, scuotendo la testa. «Lascia stare»
concluse, tendendosi sulla tavola per afferrare a propria volta un
pezzo di pane. «La fame è fame» si
giustificò, davanti allo sguardo obliquo che il padre gli
rivolse.
Anche se
l’avesse voluto, Vegeta non ebbe il tempo di
replicare, perché in quel momento Bulma piombò in
cucina, facendo sobbalzare entrambi i commensali.
«Vegeta!» esclamò la donna, in tono
agitato. «Bra è scomparsa!»
Vegeta e
Trunks reagirono con uno sguardo sconcertato. Poi…
«Che
cosa?!» ruggì il Principe,
alzandosi di scatto, mentre Trunks si drizzava in piedi a propria volta.
«In
camera sua non c’è
più…» spiegò Bulma,
torcendosi le mani. «Ho provato a cercarla in giro, ma non
l’ho trovata…»
Vegeta si
accigliò, tendendo i sensi alla ricerca
dell’aura della figlia, ma stranamente non gli
riuscì di percepire nulla. A quel punto, non poté
mascherare una dose di nervosismo.
Certo, la
forza combattiva di Bra non era molto elevata, ma era
abbastanza particolare da permettere di essere individuata seduta
stante.
«Ehi…»
Di fianco a lui, Trunks sembrava
preoccupato per il medesimo problema. «L’aura di
Bra non si sente…»
«Come
sarebbe non si sente?!» gridò
Bulma, ormai preoccupatissima. Fino a quel momento, infatti, aveva per
lo meno sperato che gli altri due riuscissero immediatamente a
localizzare la piccola. «Che significa? Vuol dire che
è andata troppo lontana?»
Temeva di
poter dare in escandescenze per l’ansia. La sua
mente, infatti, aveva già iniziato a vagliare tutti i posti
più pericolosi che potevano trovarsi in città e
nei dintorni.
«No»
la contraddisse Vegeta, sempre più
accigliato. «Piuttosto, direi che l’ha
azzerata».
Forse in
un altro momento si sarebbe compiaciuto del talento della
figlia, ma in quell’istante iniziava a sentirsi davvero
preoccupato.
Trunks,
da parte sua, era decisamente sbiancato.
«Azzerata?»
ripeté Bulma, senza curarsi
né della stupidità della propria domanda,
né del tono isterico con cui la pose. «Cosa
vorrebbe dire che l’ha azzerata?!»
«Vorrebbe
dire che non ha intenzione di farsi
trovare» replicò Vegeta, cupo, guardando altrove.
A quelle
parole, Bulma si sentì quasi mancare.
«Aspetta,
mamma, non pensiamo al peggio» intervenne
precipitosamente Trunks, vedendola impallidire. «Magari Bra
l’ha fatto perché sta cercando un cartone animato
da poter guardare di nascosto e non vuole essere scoperta».
Cercò
di suonare convinto, sebbene non ci credesse molto
nemmeno lui.
«Bene»
disse seccamente Vegeta. «Allora
cerchiamola qua attorno» concluse, allontanandosi a grandi
passi.
Trunks e
Bulma si scambiarono una breve occhiata, prima di imitare
l’uomo uscendo a loro volta dalla cucina.
Qualche
tempo e ricerche più tardi, però,
dovettero ammettere l’evidenza: Bra non si trovava in casa.
Non c’erano né lei né il cagnolino che
le era stato regalato, perciò la bambina doveva essere
uscita portandoselo dietro.
Bulma si
sentì sommergere dal panico. La sua bambina era
scappata di casa!
In quel
momento, poteva essere dovunque… Chiunque avrebbe
potuto rapirla, farle del male… Sempre che un’auto
non la investisse…
La donna
si portò una mano alla fronte.
Si
sentiva tremendamente in colpa… Improvvisamente, si
pentì di essere stata così dura con la bambina. I
pasticci che Bra aveva combinato le sembravano solo marachelle
infantili, di poco conto… Di certo non occorreva punirla
tanto severamente!
«Mamma,
chiami tu la polizia?» la distrasse Trunks,
sopraggiungendo in quel momento.
La donna
si riscosse. «Certo» annuì,
mostrandogli di avere già in mano il telefono.
«Bene»
sospirò il ragazzo, in parte
sollevato. «Io esco. Papà è
già andato… Magari chiamo anche Goten. Se
è ancora qui in città, ci farebbe comodo un aiuto
in più…»
Bulma
strinse le mani sull’apparecchio. «Hai
ragione» mormorò, tesa.
Trunks le
rivolse un cenno mentre lei iniziava a digitare il numero
della polizia, quindi il ragazzo uscì dalla stanza,
estraendo di tasca il proprio cellulare.
Scorse
rapidamente i numeri della rubrica sino al nome
dell’amico.
A quel
punto, avviò la chiamata e si mise in attesa,
irrequieto.
Bra, nel
frattempo, camminava piano, intimorita, stringendo Son contro
il proprio petto.
Il
cucciolo, per quanto piccolo, era pesante per lei, ma la bambina non
osava poggiarlo a terra per timore che corresse via.
Era
spaventatissima: le ombre e il buio della strada deserta che stava
percorrendo la impaurivano da morire. Le sarebbe piaciuto scoppiare in
lacrime, ma non osava, per timore di attirare l’attenzione
del mostro che, ne era certa, si nascondeva appena dietro
l’angolo.
Stava
iniziando a battere i denti. Uscendo, infatti, non aveva preso a
dietro il cappottino, e la temperatura notturna era decisamente bassa.
Infreddolita,
la bambina tentò di deglutire il nodo che
aveva in gola.
Era stata
cattiva, veramente cattiva. Aveva fatto arrabbiare tanto la
mamma, era riuscita a deludere suo fratello, e di certo anche il
papà ce l’aveva con lei.
E come se
non bastasse, Goten quand’era andato via non
l’aveva salutata. Di sicuro si era già dimenticato
di lei.
Il mento
di Bra tremò pericolosamente.
Le era
sembrato divertentissimo fare mille scherzi a Monyk e vederla
diventare sempre più isterica di volta in volta, ma adesso
si ritrovava a desiderare ardentemente di essersene stata buona e
tranquilla per tutto il tempo.
Se non si
fosse comportata male, ora sarebbe stata a casa.
Se non si
fosse comportata male, sua mamma non si sarebbe arrabbiata.
Se non si
fosse comportata male, avrebbe potuto guardare i cartoni
animati, al calduccio sul divano.
Se non si
fosse…
Son,
irrequieto, agitò le zampe e guaì piano,
voglioso di essere lasciato libero di correre in giro, ma la sua
padroncina, invece di liberarlo, lo abbracciò più
forte.
Di sicuro
né la mamma né Trunks né il
papà volevano più vederla.
Si
sentiva sperduta, tanto smarrita e abbandonata.
Non
sapeva neanche dove andare. Si ricordava che lo zio Muten abitava
in una bella casetta su una spiaggia, dove si stava benissimo e
c’era anche il mare, ma non aveva idea di quanto fosse
lontano. Tanto più che, visto che l’eremita della
Tartaruga era un amico di mamma e papà, probabilmente non
avrebbe più voluto vederla nemmeno lui.
Alzò
la testa verso il cielo, infelice, e si
sentì ancora più impaurita notando che non
c’era nemmeno una stella visibile.
Si
sentiva il naso tutto congelato, e gli occhi le facevano male per la
stanchezza.
Di nuovo,
prepotente, l’assalì il desiderio di
piangere.
Spazio dell’Autrice:
Scusate l’attesa >_>
Ma tra lo studio, le lezioni e la mia mente bacata, non sono
riuscita a darmi una mossa un po’ prima.
Be’, spero che il capitolo vi sia piaciuto (per quanto le
cose stiano davvero, davvero precipitando per la piccola
Bra…).
A lunedì 8 Ottobre con il
prossimo capitolo!
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Capitolo 17 *** Alla ricerca di Bra ***
CAPITOLO
17 – ALLA RICERCA DI BRA
Il cellulare squillò a vuoto un
paio di volte.
Goten,
districandosi dall’abbraccio mozzafiato in cui Monyk
l’aveva stretto, si alzò dal letto per andare a
recuperare il proprio telefonino.
«Tesoro,
ma che fai?!» protestò la
ragazza, in tono offeso. «Torna qui con me!»
Il
giovane sventolò la mano in direzione della fidanzata,
mentre con l’altra afferrava il cellulare. Quando vide il
numero di Trunks sul display, sgranò gli occhi.
Fosse
stato chiunque altro – salvo sua madre –
avrebbe rifiutato la chiamata, ma dato che si trattava del suo migliore
amico di una vita decise di rischiare la collera della fidanzata.
«Pronto?»
domandò, avvicinando il
ricevitore all’orecchio.
«Pronto,
Goten!» esclamò
dall’altro capo la voce di Trunks.
Il
giovane Son non poté fare a meno di notare che
l’amico sembrava piuttosto ansioso. «Che
succede?» domandò, corrugando la fronte.
«Ehi,
sei ancora in città?» chiese
Trunks.
Il
ragazzo, alquanto perplesso, rispose affermativamente.
«Perché?» aggiunse subito dopo.
«Bra
è scomparsa. Non l’abbiamo trovata
da nessuna parte, quindi dev’essere scappata di
casa» spiegò Trunks in fretta, «quindi
una mano in più per cercarla ci farebbe davvero
comodo».
Goten
aprì la bocca, scioccato.
«Cavolo!» disse, non appena riuscì a
recuperare voce a sufficienza. «Ma… e la sua
aura?» domandò, abbassando la voce per non farsi
udire da Monyk, la quale già iniziava a sbuffare e a
lamentarsi.
«L’ha
azzerata, deve essere davvero rimasta male
per la punizione e tutto il resto» replicò Trunks,
ed il suo tono mostrava evidenti tracce di rimorso.
«Oh»
disse Goten, aggrottando la fronte.
«Be’… Non c’è
problema, guarda, esco subito a cercare anch’io…
In fondo» aggiunse, cercando di rassicurare
l’amico, «non può essere andata poi
tanto lontana».
«Lo
spero» bofonchiò Trunks, per nulla
convinto. «Senti» proseguì,
«io sono già in strada che la cerco, come mio
padre… Mia madre ha chiamato la
polizia…»
«Ricevuto»
replicò Goten. «Non
preoccuparti, esco subito» ribadì quindi.
«Okay»
mormorò Trunks. Era ancora
nervoso. «Se la trovi, mi raccomando, chiamami
subito».
«Certo»
gli assicurò l’amico.
Stava per mettere giù, quando la voce di Trunks lo
fermò: «E, Goten…»
«Sì?»
s’informò il
moro, perplesso.
«Grazie»
sospirò Trunks, prima di
interrompere la chiamata.
A quel
punto, Goten s’infilò il cellulare nella
tasca dei jeans, raddrizzandosi.
«Goten!»
giunse, lamentosa, la voce di Monyk. La
ragazza si era alzata dal letto, e lo fissava con espressione seccata.
«Ehm,
tesoro, mi dispiace tanto» si
scusò il ragazzo, «ma al telefono era Trunks. Mi
ha detto che Bra è scappata e la stanno cercando,
perciò esco anch’io».
Monyk si
irrigidì visibilmente. «Che
cosa?» domandò, con voce stridula.
Il
giovane le gettò un’occhiata distratta,
avvicinandosi alla porta. «Vado a cercare Bra»
affermò. «Ah, ehi» aggiunse poi,
fermandosi, colpito da un pensiero improvviso, «potresti
venire anche tu!»
Monyk
sgranò gli occhi, quindi li ridusse a due fessure.
«Stai scherzando, spero» sibilò.
Goten la
guardò, spaesato. «No» rispose,
senza capire. «Perché dovrei scherzare?»
«Cioè,
davvero tu mi stai proponendo di
interrompere la nostra deliziosa serata per andare alla ricerca di
quella marmocchia viziata?» domandò Monyk.
Il
ragazzo sbatté le palpebre. La sua fidanzata, allora, lo
raggiunse con pochi passi.
«Goten,
non capisci?» esclamò,
indignata, cingendogli i fianchi con le braccia. «Tu sai
com’è quella mocciosa! Sono pronta a scommettere
che anche la sua fuga è un piano per infastidirci!»
Goten
aggrottò la fronte. «Non credo»
replicò. «Probabilmente si è solo
pentita di quanto ha fatto…»
«Pentita?»
lo interruppe Monyk, con voce stridente.
«Oh, ma fammi il favore!» aggiunse poi, sbottando
in una risata senza allegria.
Goten
sbatté le palpebre. «Mo,
andiamo…» insistette. «Ha solo cinque
anni… Potrebbe succederle di tutto, in giro per la
città a quest’ora…»
«Be’,
non ha forse due genitori e un
fratello?!» sbottò la ragazza, e il suo tono si
alzò di qualche ottava. «Che se la cerchino da
loro! Perché devono disturbarci?!»
Meccanicamente,
Goten si sciolse la stretta di Monyk dai propri
fianchi, e si voltò per guardarla. «Monyk, Trunks
è il mio migliore amico» le fece presente. Quasi
senza accorgersene, aveva mosso un passo verso la porta.
«Sì?»
strillò Monyk, battendo
un piede per terra. «E io sono la tua fidanzata! Dovresti
mettermi davanti a tutto il resto!»
Goten la
fissò. La ragazza aveva i riccioli sfatti e il viso
paonazzo. Sembrava davvero infuriata, ma il ragazzo si accorse di
sentirsi quasi estraniato da quella situazione, come se non lo
riguardasse.
Pensò
alla preoccupazione e al nervosismo che aveva sentito
nella voce di Trunks… Pensò alla piccola Bra,
persa chissà dove…
E si
mosse verso la porta.
Monyk si
drizzò di scatto. «Ehi! Goten!»
strillò. «Non uscire da questa stanza! Non
provarci! Se lo farai, il nostro fidanzamento può
considerarsi chiuso!»
Goten la
guardò un’ultima volta, prima di
appoggiare la mano sulla maniglia, aprire la porta, ed uscire sulle
scale.
Il tempo
di staccare i piedi dal suolo e prendere a sorvolare la
città, e non spese più neppure un pensiero per
Monyk.
Chiusa la
chiamata con Goten, Trunks si alzò in volo,
così da poter esaminare più in fretta il
quartiere in cui si trovava.
La
Città dell’Ovest aveva un buon numero di
abitanti, ma a quell’ora della sera quasi tutti si erano
ritirati nelle loro case.
Qualche
finestra illuminata segnalava una famiglia radunata per la
cena, o raccolta davanti alla tivù per seguire questo o
quest’altro programma. Un paio di aircar sfrecciavano
nell’aria, ma per un bel pezzo Trunks non vide anima viva
percorrere i marciapiede…
Era
logorato dall’angoscia e dal senso di colpa.
Continuava
a rivivere l’ultimo incontro con la sorellina, e
non poteva fare a meno di maledirsi.
In quel
momento, si era sentito offeso e deluso, ma adesso si
rimproverava di essere stato così duro con la bambina.
In fondo
Bra aveva solo cinque anni…
Riscuotendosi
da quei pensieri, notò una persona che
percorreva a passo spedito il marciapiede, guardandosi attorno con
attenzione.
La prima
cosa che provò fu delusione: non era
Bra… Poi, però, aggrottò le
sopracciglia, perché lui conosceva bene quella ragazza
bionda…
«Marron!»
esclamò, atterrando pochi
passi dietro di lei.
La
giovane trasalì e si girò di scatto, le labbra
spalancate come per emettere un urlo. Riconoscendolo, richiuse la bocca
di colpo. «Sei impazzito?» boccheggiò
infine, portandosi una mano al petto. «Mi hai fatto prendere
un infarto…»
«Tu
cosa ci fai qui?» chiese Trunks.
Per un
istante, Marron parve infastidita dalla reazione del ragazzo, ma
poi scrollò le spalle. «Che domande!»
esclamò. «Sto cercando Bra!»
Trunks si
sentì piuttosto frastornato. «Ma
tu… ehm… Tu come fai a sapere che Bra
è scappata?»
Mentre
pronunciava quelle parole, avvertì una stretta di
preoccupazione dalle parti dello stomaco.
«Ero
qui in città con i miei… A cena in
un ristorante» spiegò sommariamente Marron.
«E tua madre ha telefonato a mio padre e gli ha spiegato
tutto, perciò abbiamo pagato il conto e ci siamo uniti alla
ricerca».
«Oh».
Superata la prima sorpresa, Trunks doveva
ammettere che la presenza dell’amica non gli dispiaceva. Due
paia di occhi in più (anzi, si corresse, tre paia, visto che
a quel che pareva anche Crilin e C-18 partecipavano alla
ricerca… Per quanto gli riuscisse difficile immaginare la
cyborg impegnata a cercare una bambina di cinque anni) non potevano che
far comodo.
«Ho
un’idea!» esclamò
improvvisamente Marron, come colta da una folgorazione.
Trunks
sbatté le palpebre, riscuotendosi dai suoi pensieri.
«Mmm?»
La
ragazza schioccò le dita davanti al viso del saiyan, e
lui si ritrasse di scatto, preso alla sprovvista. «La mia
idea consiste nel fatto che tu la smetta di fissare il vuoto come un
pesce lesso e ti concentri sulla ricerca di Bra».
Trunks si
sentì istantaneamente in colpa. «Hai
ragione» si affrettò a concordare.
Si
maledisse un po’ per il tempo perso a preoccuparsi del
perché Marron era lì, e si girò,
pronto a riprendere il volo…
All’ultimo
momento, la mano di Marron strinse fugacemente la
sua.
Trunks si
girò a guardare la ragazza, sorpreso.
«Coraggio»
gli disse lei, prima di lasciare la
presa, «andrà tutto bene».
Il
giovane arricciò le labbra in un sorriso tirato.
«Speriamo» disse, staccando già i piedi
dal suolo.
Bra, nel
frattempo, stava scrutando ad occhi spalancati la vetrina
scura di un negozio chiuso.
Son si
era da poco addormentato nelle sue braccia, dimostrando che un
cucciolo poteva sentirsi sfinito anche senza scorrazzare qua e
là.
La
bambina avrebbe voluto tanto inseguire il suo esempio. Era esausta,
e le gambe sembravano reggerla ancora a malapena.
Purtroppo,
la paura per ciò che la circondava le impediva di
mettersi da qualche parte a riposare… Tanto più
che, onestamente, non vedeva neanche un angolo che apparisse abbastanza
accogliente per farle da giaciglio.
Pensò
con nostalgia al proprio letto, deglutendo il groppo
che le si era formato in gola al pensiero che non avrebbe mai, mai
più rivisto il suo cuscino.
Un
secondo dopo, però, fu bruscamente strappata ai propri
pensieri nell’udire una voce che chiamava il suo nome.
Il cuore
le schizzò in gola, aumentando vertiginosamente la
frequenza dei battiti. Bra si guardò freneticamente attorno,
alla ricerca di un posto in cui nascondersi.
Alla
fine, lo sguardo le cadde su un’automobile –
una di un modello vecchio, di quelli che non volavano –
parcheggiata in un angolo.
La
bambina esitò solo un secondo, poi fu svelta a strisciare
sotto la macchina.
Stare
raggomitolati lì sotto era scomodissimo.
L’asfalto era duro e granuloso, e Bra aveva la sensazione che
la parte inferiore dell’auto fosse ancora più
sporca e maleodorante, però le sembrò il male
minore, e trattenne il respiro, imponendosi di non muoversi.
La voce
la chiamò di nuovo.
Ora che
era più vicina – anche se la bimba non
riuscì a capire con esattezza da dove provenisse –
Bra la riconobbe.
Era la
voce di Crilin, l’amico della mamma che viveva
sull’isola con il maestro Muten… Il
papà di Marron.
Bra si
rannicchiò più stretta, e a quel punto Son
dovette svegliarsi, poiché mosse il muso e cercò
di sgusciare via dalla presa che lo teneva prigioniero.
«Sssh!»
sussurrò la bambina, disperata.
Era
combattuta.
Doveva
ammettere di non aver mai degnato Crilin di una particolare
attenzione, ma tante volte Marron le aveva fatto delle bellissime
trecce e portato alcuni regalini.
E se
Crilin la stava cercando… Bra sentì il cuore
battere più forte… Allora anche lui sapeva che
lei aveva disobbedito! Anche Marron doveva saperlo…
E
probabilmente adesso persino loro erano arrabbiati con lei, e magari
volevano punirla a loro volta.
La bimba
soffocò un singhiozzo.
Improvvisamente,
capì che la voce proveniva dal cielo.
Crilin doveva star sorvolando la zona, e Bra tirò un sospiro
di sollievo per la decisione di infilarsi in quel nascondiglio.
Quando,
da un ultimo richiamo, capì che l’uomo si
era ormai allontanato, decise che era tempo di strisciare fuori da
lì, perciò lasciò andare Son ed
uscì dalla macchina, rimettendosi in piedi.
Mentre
lei si puliva le mani, il cucciolo girò attorno alle
sue ginocchia.
Scodinzolò
con aria incerta. Probabilmente era contento di
trovarsi in quel luogo nuovo, ma allo stesso tempo doveva capire che
quella non era una bella situazione.
In quel
momento, una rivista trasportata dal vento passò
loro davanti. Son scattò subito all’inseguimento,
sveglissimo e giocherellone.
«Son!»
strillò Bra, terrorizzata al
pensiero di rimanere da sola, poi si coprì subito la bocca
con le mani.
Fortunatamente,
non appena agguantò la rivista tra i propri
denti, il cagnolino tornò trotterellando dalla padroncina.
Bra
sospirò e alcune lacrime di sollievo le rigarono le
guance.
Son si
accucciò ai suoi piedi e prese a lacerare con metodo
le pagine della rivista.
Bra lo
osservava, e ad un certo punto vide la pubblicità di
un succo di frutta, capeggiata da immagini di pere, mele e un ananas.
Gli occhi
della bambina si fermarono su quella mela tonda e lucida.
Inghiottì,
ricordando come Goten le avesse detto che lei
aveva la pelle liscia come una mela… Quel giorno di tanto
tempo prima – almeno, così le sembrava –
quando l’aveva accompagnata dal dottore…
Improvvisamente,
Bra raddrizzò la testa, mentre un calore
improvviso le sbocciava nel petto.
Ma certo!
Ecco dove poteva andare!
Sicuramente
il dottore non sapeva niente dei guai che lei aveva
combinato. Gli avrebbe raccontato che i suoi genitori erano andati via
con suo fratello, e che lei avrebbe dovuto dormire da
un’amica, che però si era ammalata… E
gli avrebbe detto che aveva paura del contagio e che quindi era venuta
a dormire da lui.
Era
sicura che l’uomo non avrebbe fatto domande e le avrebbe
permesso di passare la notte in casa sua.
Poi, il
mattino successivo, gli avrebbe chiesto se poteva prestarle un
aereo per trasportare la sua amica al mare…
Perché si sa che l’aria di mare fa bene a chi
è malato… E quando il dottore le avrebbe dato la
capsula con l’aereo, lei sarebbe andata da qualche parte,
lontano…
La
prospettiva di dover guidare non la preoccupava minimante. Aveva
spesso osservato suo fratello quando lo faceva, e non le sembrava tanto
complicato.
Rasserenata
da quel piano che le pareva perfetto, Bra riprese in
braccio il cagnolino, dirigendosi svelta verso l’ambulatorio
medico.
Cercò
di non pensare che andare via le avrebbe sì
evitato la punizione, ma l’avrebbe anche allontanata per
sempre dai suoi genitori e da Trunks… Per non parlare di
Goten.
In fondo,
che differenza faceva? La mamma e gli altri non avrebbero
più voluto vederla comunque…
Quando
arrivò davanti al portone dell’edificio in
cui – ne era convinta – abitava il dottore, si fece
sfuggire un sorrisino un po’ triste. Però la
faceva felice la prospettiva che, di lì a poco, avrebbe
potuto sdraiarsi su un bel letto…
Appoggiò
Son a terra e si mise in punta di piedi per suonare
al citofono.
Aspettò
pazientemente qualche secondo, poi si
accigliò e riprovò. Non ricevendo risposta,
tentò di nuovo, ma a quel punto lo sguardo le cadde su un
quadro posto lì vicino.
“Orario
di visita”, recitavano le parole scritte
sulla sommità… Bra lesse gli orari che seguivano
con crescente orrore, mentre realizzava che quella non era la casa del
dottore, ma solo il luogo in cui l’uomo lavorava.
Stanca e
scoraggiata, la bambina si sedette davanti al portone e
scoppiò in un pianto silenzioso, tirando su col naso a
più riprese.
Son
reagì poggiandole le zampe anteriori sulle ginocchia e
uggiolando piano, agitato.
Bra,
però, era inconsolabile… Ora cosa avrebbe
fatto?
Spazio Autrice:
Okay, capitolo un po’ lunghetto, ma spero non noioso
>_>
Riguardo alla scena con Trunks e Marron… Ammetto di essere
una patita della coppia Marron/Trunks, ma se a voi non piace potete
interpretarla come una semplice amicizia ^^
Se invece vi piace e magari decidete di passare da questa
mia raccolta
di drabble, ovviamente ne sarei felicissima. In particolare, qui,
qui,
qui
(dove Marron fa le trecce alla bimba :D), qui
e qui
c’è anche la piccola Bra ;)
Chiusa questa parentesi… Ah, già. La bugia che
Bra immagina di raccontare al medico… Be’, lo
sappiamo tutti che lui non se la sarebbe bevuta, ma ho pensato che ad
una bambina
potesse invece sembrare convincente.
Riguardo al prossimo capitolo, sarà pubblicato
lunedì prossimo, alias il 15
Ottobre (alias il giorno del
mio compleanno, yeah! XD).
Bene, mi cucio la bocca.
Alla prossima! :)
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Capitolo 18 *** Bra e Goten ***
CAPITOLO 18 – BRA E GOTEN
Goten era esausto.
Esausto,
e molto preoccupato.
Gli
sembrava di aver percorso interamente la Città
dell’Ovest, eppure non aveva trovato traccia di Bra. Dove
poteva essere finita?
Frustrato,
il ragazzo atterrò su un marciapiede e si
guardò attorno, cercando di ragionare.
Purtroppo,
a quanto ne sapeva lui, la bambina conosceva molti luoghi
della città, luoghi che andavano dal parco giochi alla
scuola che frequentavano lui e Trunks.
Goten
cercò di immaginare quale posto potesse sembrare un
rifugio a una bambina di cinque anni, ma doveva ammettere di non avere
idee.
Chiuse
gli occhi, cercando di concentrarsi.
Sperava
che gli saltasse in mente una frase che Bra aveva detto; se la
piccola si fosse vantata di avere un rifugio segreto da qualche parte
sarebbe stato ottimo – ma purtroppo Bra non aveva mai
affermato niente di simile.
Però
c’era un luogo che la bambina
conosceva… Gli sembrava improbabile che fosse andata proprio
lì, ma del resto tentare non gli avrebbe nuociuto…
Con un
sospiro, il giovane riprese la ricerca.
Bra
deglutì.
Era
ancora seduta davanti al portone dell’ambulatorio del
dottore.
Son era
accucciato accanto a lei con la coda tra le gambe.
La
bambina aveva smesso di piangere, ma sentiva ancora sulle proprie
guance le tracce secche delle lacrime.
Per buona
misura, tirò un’ultima volta su col
naso, quindi sfregò stancamente la faccia.
Si
sentiva svuotata, impaurita e assonnata.
Purtroppo,
di schiacciare un pisolino non se ne parlava nemmeno. Come
poteva dormire in un angolo così duro? E, soprattutto, come
poteva abbassare la guardia, quando niente le garantiva che vicino a
lei non si nascondesse un mostro orribile?
La
bambina si sforzava di tenere gli occhi ben aperti, ma era sempre
più difficile.
Di punto
in bianco, udì una voce chiamare il suo
nome… Una voce lontana.
Bra si
alzò in piedi come aveva fatto sentendo i richiami di
Crilin, e si guardò attorno disperata.
Mosse un
passo per correre a nascondersi… E si
bloccò, completamente sconcertata.
La voce
che la chiamava era quella di Goten.
La
bambina sbatté le palpebre, poiché non era
possibile.
Con tutti
i brutti scherzi che lei aveva giocato a Monyk, era assurdo
che Goten la stesse davvero cercando…
Imbambolata
per la sorpresa, la bambina alzò gli occhi verso
il cielo.
E di
lì a poco vide comparire proprio Goten… Il
giovane dovette riconoscerla, perché urlò:
«Bra!» e non era un richiamo, ma
un’esclamazione sollevata.
Son si
alzò e abbaiò senza convinzione, mentre
Bra era completamente indecisa su cosa fare.
Il
giovane saiyan atterrò davanti a lei.
La
bambina si irrigidì, pronta a scoppiare a piangere: le
era improvvisamente venuto in mente che Goten doveva essere
lì per punirla.
Con sua
enorme meraviglia, però, il ragazzo
avanzò verso di lei e si chinò, stringendola in
un abbraccio e sollevandola da terra.
La
bambina spalancò gli occhi, facendosi sfuggire un respiro
stupefatto.
Il suo
corpo, però, accolse con disperata gratitudine il
calore e la sicurezza offerti da quello di Goten, e Bra si
ritrovò a scoppiare a piangere davvero, ma non di paura.
Il
giovane rimase totalmente basito da quella reazione.
Impacciato,
depositò a terra la bambina, quindi la fece
sedere sui gradini che conducevano al portone
dell’ambulatorio.
Lei
continuò a singhiozzare, e Goten cercò di
darle qualche pacca sulla schiena.
Tanto per
peggiorare le cose, Son reagì ai gemiti della
padroncina mettendosi a guaire come un disperato.
«Ehi,
Bra… Ehi, Bra, che succede?»
chiese il secondogenito di Goku, allarmato.
«Cos’hai?» Un pensiero improvviso lo
colpì. «Non ti ho fatto male, vero?»
La
bambina scosse la testa. «N-no!»
singhiozzò.
«Be’,
ehm, allora perché
piangi?» le chiese il ragazzo, provando ad accarezzarle la
testolina.
Lei
tirò rumorosamente su col naso.
«P-perché la… la mamma non vuole
più vedermi!» esclamò, in crisi.
«E neanche il papà, e neanche Trunks!»
Goten non
si aspettava minimamente una risposta di quel genere.
«Cosa
dici?» protestò. «La tua
mamma e il tuo papà ti vogliono eccome, così come
Trunks! Sai, erano preoccupatissimi quando non ti hanno più
trovata…»
La
bambina smise di colpo di piangere.
I suoi
occhi ancora pieni di lacrime fissarono Goten con aria
improvvisamente sospettosa. «Davvero?» chiese Bra,
flebilmente.
«Ma
certo!» asserì Goten, con veemenza.
«Trunks mi ha telefonato per dirmi subito tutto e chiedermi
di aiutarlo a ritrovarti. È molto in
ansia…»
Bra
inghiottì, indecisa. Voleva tanto credere alle parole
del ragazzo, ma per la verità non era molto
convinta…
«Perché
l’hai aiutato?» volle
sapere, guardando Goten.
Quest’ultimo
parve sorpreso. «Come
perché?» protestò. «Non
potevo certo lasciare che tu rimanessi sperduta chissà
dove!»
Bra
spalancò gli occhi. Non credeva alle sue orecchie.
«E Monyk?» sussurrò, quasi impaurita.
A quel
nome, Goten si agitò un po’. Certo, Monyk!
Si era quasi scordato di lei…
«Ehm…
Ecco» mormorò,
imbarazzato, «non è stata molto contenta del fatto
che io abbia voluto venire a cercarti…»
Bra lo
fissò.
«E,
be’» concluse il giovane, a disagio,
«credo proprio ci siamo lasciati».
Bra
continuò a fissarlo. «E sei triste?»
s’informò dopo un po’.
Lei sarebbe stata
molto, molto felice di non vedere più
Monyk, ma le sembrò giusto informarsi sullo stato
d’animo di Goten.
Il
ragazzo sobbalzò. «Veramente…
no» sospirò, afflitto, accorgendosi mentre lo
diceva che era vero.
Non si
sentiva affatto rattristato. Era evidente che Monyk gli piaceva
molto meno di quanto aveva creduto…
Per certi
versi, si sentiva quasi sollevato di essersi liberato di lei.
In
più, era stata la ragazza a chiudere la relazione,
perciò lui non rischiava nemmeno di sentirsi in colpa.
A quel
punto, si accorse che Bra lo stava osservando con
un’intensità che lo mise a disagio.
«Allora…» esordì la bambina,
timidamente. «Allora…» Le sue guance si
fecero rosse come un pomodoro. «Allora vuoi metterti insieme
a me?»
Goten
trasalì, preso completamente alla sprovvista.
«Come?» boccheggiò.
Bra
divenne ancora più rossa. «Allora vuoi
metterti insieme a me, visto che non hai più la
ragazza?» ripeté, con voce sommessa ma chiara.
Completamente
sbalordito, Goten cercò di riprendersi.
Non se
l’era aspettato minimamente. D’improvviso,
però, ricordò certi sguardi, certi sorrisi, certi
parole che la bambina gli aveva rivolto…
Esitò.
Stava per
chiederle: “Non pensi di essere troppo piccola, per
me?”, ma si rese conto che una frase simile avrebbe potuto
offenderla. E lui non voleva deluderla così.
Si
schiarì la gola. «Ehm…
Bra… Non credi che io sia un po’ troppo vecchio,
per te?»
La
bambina parve delusa comunque. «No!» disse, con
convinzione. «Non sei vecchio. Sei grande, e non
troppo».
«Be’…»
Goten si
grattò la testa. «Temo che farei davvero un torto
ai bambini della tua età, se dicessi di
sì».
Gli occhi
color dei nontiscordardimé di Bra si fecero tondi
come due monetine. «E allora?» chiese.
«Sono solo dei tonti».
«Bra…
Senti». Goten si sentiva
incredibilmente a disagio. «Per ora sono davvero troppo
grande per te… Insomma, se ci volessimo baciare, sarebbe
davvero scomodo».
Arrossì
intensamente, vergognandosi di aver proposto una
simile situazione.
Almeno,
parve persuadere la bambina, che si puntò un dito
contro il mento e fu costretta ad ammettere, sia pur un po’
di malavoglia: «È vero».
Goten
sorrise sollevato. «Eh, già»
confermò. «Probabilmente conoscerai degli altri
bambini che ti piaceranno… Non sono tutti tonti, te lo
garantisco».
Bra
pareva alquanto scettica. «Perché? Se adesso
sei troppo grande, basta aspettare» dichiarò, con
aria pratica. «Io aspetterò tutto il tempo che
vuoi» aggiunse, volenterosa.
«Ehm»
obiettò Goten,
«veramente…»
“Sarei
io a dover aspettare te” avrebbe voluto
concludere, ma non riuscì a dirlo davanti allo sguardo
fiducioso della piccola.
«Veramente?»
insistette Bra.
«Be’,
in realtà è presto per
parlare di queste cose» rispose il giovane, imbarazzato.
«Possiamo
parlarne tra una settimana» propose la
bambina, illuminandosi.
Lui
sbatté le palpebre. «Sarebbe meglio parlarne
tra qualche anno» disse, cautamente.
Bra
spalancò gli occhi. Già una settimana le
sembrava un tempo lunghissimo! Attendere addirittura qualche anno era
inconcepibile!
Dopo
qualche istante, però, decise che per Goten valeva la
pena di aspettare.
«Però
quando qualche anno sarà passato
ne parliamo».
Il
ragazzo annuì. «Certo».
Bra lo
fissò con molta serietà. «Me lo
prometti?»
A quella
domanda così diretta e innocente, per un istante
Goten si sentì completamente spaesato. Poi, però,
incurvò le labbra in un sorriso. «Certo»
ribadì.
Bra
sorrise, tendendo la mano per accarezzare Son. «Allora va
bene» dichiarò, con un piccolo sospiro.
Il figlio
minore di Goku si sentì decisamente sollevato.
Probabilmente,
col trascorrere degli anni, la cotta che Bra aveva per
lui sarebbe passata, e lei avrebbe trovato un altro ragazzo –
magari suo coetaneo – di cui innamorarsi.
Sì,
aveva decisamente trovato la soluzione migliore.
Poi,
però, un pensiero improvviso lo colpì.
“Oh,
diamine! Ho appena detto alla figlia del principe dei
saiyan che considererò l’idea di diventare il suo
ragazzo… Vegeta mi ucciderà!”
Spazio dell’Autrice:
Buondì a tutti!
Goten qui si trova in una situazione abbastanza spinosa, ma credo che
non se la sia cavata troppo male XD Voi che ne dite?
Be’, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
(Ed oggi è il mio compleanno… Perciò,
se volete farmi un regalo… Una recensione, anche breve
breve, è cosa mooolto gradita ;D)
P. S. Dimenticavo! Il prossimo aggiornamento va a lunedì prossimo, ovvero al 22 Ottobre :)
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Capitolo 19 *** La fortuna gira... O no? ***
CAPITOLO
19 – LA FORTUNA GIRA… O NO?
«Stai male?»
Vedendo
Goten rannuvolarsi, la bambina gli aveva prontamente piazzato
una manina sulla fronte, ed ora aggrottò la fronte.
«Non
sei caldo…»
Il
giovane le rivolse un accenno di sorriso. «Sto
bene» le garantì: doveva ammettere che il gesto
della piccola gli aveva portato un po’ di buonumore.
Bra
sorrise a propria volta.
Ora che
non era più da sola, e che sapeva che i suoi
genitori e suo fratello non erano arrabbiati con lei, si sentiva molto
meglio di poco prima.
Son le
appoggiò le zampette anteriori sulla gamba,
uggiolando piano, e la bambina lo accarezzò tra le orecchie.
«Lo
sai?» raccontò, rivolta a Goten.
«Son è stato super-bravo e
super-coraggioso».
«Davvero?»
fece il giovane, con un sorriso
divertito.
«Certo!»
assicurò Bra, con un sorriso
fiero.
«Be’,
mi piacciono i cani»
commentò Goten, sporgendosi ad accarezzare a propria volta
il cucciolo. «Mi piacciono tutti gli animali, a dire il
vero…»
«Anche
quelli grossi?» chiese Bra.
«Specialmente
quelli grossi» replicò
Goten. «Quand’ero bambino, i miei migliori amici
erano alcuni dinosauri…»
Fece per
continuare, ma un sibilo gelido lo fece sussultare:
«Che stai facendo?»
Sia il
giovane che la bambina si girarono di scatto.
Così
facendo, si ritrovarono a guardare il viso algido di
C-18.
«E
tu cosa ci fai qui?» chiese Goten, confusissimo.
«Cerco
la marmocchia» rispose la cyborg, col tono
di chi dichiara qualcosa di scontato. «Ma»
proseguì, inarcando un sopracciglio, «vedo che tu
l’hai già trovata, quindi mi chiedo…
Perché diavolo non hai ancora avvertito tutti gli
altri?»
Goten
sussultò. «Porca miseria»
imprecò, frugando nelle proprie tasche, «me
n’ero completamente dimenticato!»
Tirò
fuori il cellulare, e si affrettò a digitare
il numero di Trunks.
Bra, da
parte sua, stava osservando C-18 con estremo interesse.
«Tu sei la mamma di Marron?» le chiese.
L’altra
le rispose con un distaccato cenno del capo, mentre
Goten iniziava a parlare in tono concitato.
Bra
ruotò la testolina azzurra verso il ragazzo,
ascoltandolo attentamente, mentre Son si faceva temerario e andava ad
annusare la nuova arrivata.
C-18
assunse un’aria sdegnata, e allontanò il
cucciolo con un tocco dello stivaletto, ma senza la violenza che
avrebbe utilizzato prima di conoscere Crilin e avere una figlia.
Pochi
minuti dopo, Bra sentì una voce angosciata che la
chiamava.
Assottigliò
lo sguardo e… meraviglia!, vide sua
mamma che le correva incontro, con il sollievo evidente sul
viso…
Senza
esitare, la bambina prese a correre verso Bulma, e
balzò tra le sue braccia aperte.
«Oh,
Bra!» esclamò la donna.
«Oh, Bra! Non farmi mai più uno scherzo del
genere! Ero così preoccupata!»
Bra mise
su un’aria contrita. «Scusa»
disse. «Sembravi tanto, tanto arrabbiata. Pensavo che non
volevi più vedermi».
Bulma la
riappoggiò a terra. «Oh, tesoro
mio» disse, scuotendo la testa. «È vero,
ero arrabbiata, ma anche quando sono arrabbiata ti voglio sempre bene.
Sei la mia bambina».
Bra
sorrise, lieta della spiegazione.
Di
lì a poco, poi, arrivò anche Trunks, che
stritolò la sorellina in un abbraccio affettuosissimo.
Dopodiché, fu il turno di Vegeta, che si limitò a
poggiarle una mano sulla testolina e a bofonchiare: «Stai
bene».
Bra non
si fece ingannare e si avvinghiò al padre. Dapprima,
lui fece del suo meglio per ignorarla, ma poi si abbassò per
scollarla dalla propria gamba.
A quel
punto, Bra gli rivolse un bel sorriso. «Tranquillo,
papà» cinguettò, «so che sei
contento di vedermi!»
Trunks
rise sotto i baffi, e probabilmente Goten lo avrebbe imitato, se
solo non fosse stato troppo preoccupato che il saiyan potesse
prendersela con lui.
Per
fortuna di Vegeta, in quel momento arrivarono Crilin e Marron, e la
ragazza bionda attirò subito l’attenzione di Bra.
«Ciao!»
esclamò la bambina, eccitata,
correndole incontro. «Mi fai le treccine, per
favoreeee?»
«Bra»
intervenne Bulma, in tono ammonitore, ma
Marron sorrise e disse: «Non fa niente», per poi
accoccolarsi all’altezza della piccola.
Davanti a
quella scena, Trunks diede di gomito a Goten. «Ma
perché con noi Marron non è mai così
gentile?» chiese, in un soffio.
«Perché
con noi tira fuori il suo lato
cidiciottesco» bisbigliò di rimando il figlio di
Goku, «mentre con tua sorella si comporta più alla
Crilin…»
Trunks
annuì. «Giusto…»
Poi si
guardò attorno e si accigliò, colpito da
un pensiero improvviso.
«Che
fine ha fatto Monyk?» chiese, con cautela.
«Oh…»
Goten agitò una mano
come per sminuire la faccenda. «Ci siamo lasciati,
perché lei non voleva che io venissi a cercare
Bra».
«Accidenti»
commentò Trunks, in tono
neutro. Non disse che gli dispiaceva, poiché non era affatto
vero e lui non voleva certo mentire al suo migliore amico.
«Tutto bene, amico?» gli domandò invece.
Goten
scrollò le spalle. «Sì»
rispose, sinceramente, per poi aggiungere, in tono confidenziale:
«Sai, credo che dopotutto non mi piacesse poi così
tanto…»
«Chi
l’avrebbe mai detto»
commentò Trunks, asciutto.
«Ah,
e tua sorella…» Goten
abbassò la voce al punto che l’altro dovette
avvicinarsi ancora di più per sentire cosa stesse dicendo.
«…Tua sorella ha una cotta per me».
Trunks
per poco non alzò gli occhi al cielo. «Chi
l’avrebbe mai detto» ripeté, con lo
stesso tono neutrale.
«Spero
non tuo padre» disse Goten, preoccupato,
«altrimenti sono nei guai».
Trunks
sospirò, scuotendo la testa. «Goten,
perché credi che ti abbia aggredito così, quando
lui e mia madre sono tornati a casa? Lui sa già che Bra ha
una cotta per te».
Il
giovane dai capelli neri si accigliò. Restò
zitto per un po’, poi azzardò un sorriso.
«In tal caso, mi reputo fortunato di essere ancora
vivo».
Trunks si
girò a guardare suo padre. Vegeta stava osservando
Bra, la quale era intenta a tessere le lodi di Son mentre Marron le
faceva delle piccole treccioline.
«Già»
concordò il ragazzo, a
mezza voce. «Sei fortunato».
«Speriamo
che la fortuna duri!» esclamò
Goten.
Ma
parlò a voce abbastanza alta, e Vegeta – che
sino a quel momento non aveva badato a lui – si
girò per fulminarlo con lo sguardo.
Goten si
fece piccolo piccolo, e si girò verso Trunks,
dicendo con forzata allegria: «L’importante
è che la piccola sia sana è salva, no?»
Trunks
non poté fare a meno di mettersi a ridere.
Quella
faccenda della cotta della piccola peste stava avendo dei
risvolti davvero comici…
Spazio dell’Autrice:
Mio Dio, quanto è tardi!
Scusatemi, ma ho avuto un mucchio di cose da fare, in questi giorni, e
ho finito di scrivere questo capitolo solo ora.
È piuttosto corto, ma spero vi sia piaciuto ._.
A lunedì prossimo, il 29, con
l’ultimo
aggiornamento! (Lo so. Sigh.)
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Capitolo 20 *** Niente di importante ***
CAPITOLO 20 – NIENTE DI IMPORTANTE
Bra è felice.
Ha i
capelli legati in due codini, e può sentire il calore
del sole sul retro del collo.
Nella
mano destra, regge un bel gelato – gliel’ha
comprato Trunks, che adesso è in piedi accanto a lei e sta
chiacchierando con Goten.
La
bambina dà una leccata alla crema e alla nocciola,
osservando raggiante i due ragazzi.
Si
imbroncia per un attimo, perché avrebbe voluto trascinare
anche il suo papà in questa uscita, ma poi si rasserena
subito.
In fondo,
Goten e Trunks sono già una bellissima compagnia!
Bra
riserva uno sguardo pensoso al ragazzo moro… Sono
passate alcune settimane dalla sua fuga di casa, ma lei non ha certo
dimenticato la loro chiacchierata.
Emette un
piccolo sospiro, al pensiero di quanto dovrà
aspettare ancora, ma è decisa a non farsi scoraggiare da
quel lungo periodo di attesa.
«Trunks»
chiama, afferrando con la manina libera la
manica del fratello, «possiamo andare al cinema?»
Lui
aggrotta la fronte, poi sorride. «Certo,
piccola» assicura. «Sai già cosa vuoi
vedere?»
Lei
sgranocchia il cono del proprio gelato. «Decidiamo quando
arriviamo là» risponde alla fine.
«È
una buona idea» approva Goten, con
uno di quei sorrisi che Bra trova bellissimi.
La
bambina torna a dedicarsi al proprio gelato con aria soddisfatta. In
molti dei film che ha visto, infatti, ricorda che i fidanzati andavano
insieme al cinema.
Chissà,
medita la piccola, magari riuscirà anche
a dividere un pacco di pop-corn con Goten… Le viene da
ridacchiare. Non le è molto chiaro cosa ci sia di
straordinario in una cosa simile, ma per qualche oscura ragione anche
quello è giudicato un gesto da fidanzati.
Così,
finisce di mangiare il proprio gelato, e a quel punto
mette una mano in quella di Goten e una mano in quella di Trunks,
prendendo a camminare con loro lungo il marciapiede largo e un
po’ affollato.
Ad un
certo punto, si fermano e comprano tre brioches.
E mentre
sono fermi davanti al negozio del fornaio, intenti a mangiare
la loro merenda, Bra scorge tra la folla una persona piuttosto
familiare…
Riccioli
scuri, labbra scarlatte per merito di una bella dose di
rossetto… Massì, è Monyk!
Bra la
osserva con una certa curiosità.
La
ragazza è paonazza, e sta trasportando due borse di
plastica stracolme di vestiti.
Ad un
certo punto, i suoi occhi incrociano quelli della
bambina… E la sua espressione si fa prima irritata e poi
incredula… Il suo sguardo guizza sui ragazzi che affiancano
Bra, e Monyk sembra fremere di rabbia.
Forse,
trova ingiusto che la bambina abbia ben due accompagnatori,
mentre lei non ha nessuno che la aiuti a portare in giro i suoi
acquisti.
Bra fa un
sorriso piccolo, svelto.
Per un
istante, contempla l’idea di avvicinarsi a Monyk e di
sferrarle un bel calcio… È sicura che riuscirebbe
a farle male – dopotutto, è una principessa saiyan!
Poi,
però, cambia idea, e con una certa saggezza decide che
non ne varrebbe la pena.
Anche se
Monyk l’ha trattata male più di una
volta, la bimba sa di aver restituito colpo su colpo con gli
interessi… E adesso la ragazza non le sta neanche
più così antipatica, forse la compatisce e basta.
Insomma,
Monyk aveva Goten! È stata davvero sciocca ed
egoista, per farselo scappare così!
«Cosa
stai guardando, Bra?» domanda la voce di
Trunks, distraendola dai propri pensieri.
La
bambina si gira verso il fratello con un sorriso smagliante.
«Niente» risponde, in tono angelico.
Il
ragazzo aggrotta la fronte. Si guarda attorno, ma
c’è davvero tanta gente e non gli riesce di
scorgere Monyk.
«Davvero,
Bra» dice però Goten, con un
sorriso. «Eri tutta assorta a fissare da quella
parte… Che cosa aveva attirato la tua attenzione?»
La
bambina si chiede se rispondere che stava fissando un bel
ragazzo… In quel caso Goten sarebbe geloso?
Lancia
una rapida occhiata verso dov’era Monyk, e scopre che
la ragazza dev’essersene andata, inghiottita tra i passanti,
e a quel punto riporta gli occhi su Goten.
«Niente»
ribadisce. «Non guardavo niente
di importante».
E, in
fondo, è la verità.
Spazio dell’Autrice:
Ed eccoci alla fine.
…
Posso piangere? ç_ç
Okay, contegno.
Mi dispiace di non aver soddisfatto chi si aspettava un bel calcione
negli stinchi di Monyk, ma ho pensato che “non ce ne frega
più niente di lei” fosse più forte,
come concetto.
Non so se mi sono spiegata.
In un certo senso, c’è una maturazione di Bra, che
in questo capitolo finale rinuncia ad una capricciosa rivalsa in favore
di una più saggia indifferenza.
Okay, spero di non avervi deluso!
E grazie a chi ha commentato, preferito, ricordato, seguito e letto
questa storia!
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