Absence of fear di Egle (/viewuser.php?uid=1116)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSION
CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSIONE
“Dolcetto o scherzetto?”
Ginny
fece un balzo indietro, trattenendo un gemito spaventato.
“Ron!”
esclamò Hermione al suo fianco , con quel suo caratteristico
tono di voce , che sottolineava la sua disapprovazione per
l’infantilismo del ragazzo dai capelli rossi davanti a loro.
“che
c’è?” chiese Ron, puntandosi la bacchetta contro la faccia e
mormorando una formula magica per far sparire il naso ricurvo e
il colorito verdastro. “E’ Halloween!”
“Lo so
perfettamente che è Halloween. Quello che non so è perché ti
ostini a comportarti come un bambino di due anni”
“Sì,
Weasley. perché ti ostini a comportarti come un bambino di due
anni? Ora che sei rimasto l’unico Weasley a Hogwarts ti senti in
dovere di mantenere alto il buon nome della stupidità della tua
famiglia?” sogghignò una voce tagliente.
“Gira al
largo, Malfoy”.
Il
ragazzo inclinò la testa di lato, arricciando le labbra in un
ghigno crudele.
“Ma
dimenticavo la piccola fiammiferaia…” continuò come se non
avesse udito quello che Ron gli aveva appena detto “Hai deciso
di contribuire al reddito familiare sfruttando le tue doti?
Che ci troveranno poi in una piccola vipera come te…”.
“Questa
la paghi, Malfoy”sbraitò Ron, impugnando la bacchetta, ma Ginny
l’aveva preceduto mollando un violento schiaffone sulla faccia
del Serpeverde.
“non ti
azzardare a dare giudizi su di me, lurido Mangiamorte”
Le sue
parole gelarono perfino l’aria. Il via vai del corridoio sembrò
arrestarsi improvvisamente e ogni suono essere risucchiato dalla
tensione.
“Veramente molto signorile da parte tua” ringhiò Malfoy. Il
sorriso cattivo non era ancora sparito dalla sua faccia “del
resto, che cosa ci si poteva aspettare da un Weasley”
“Del
resto che cosa ci si poteva aspettare da un Malfoy?”
mormorò Ginny con voce strozzata. I suoi pugni erano serrati
violentemente lungo i fianchi e i suoi occhi lampeggiavano
furenti.
“Vieni,
andiamo via” intervenne Hermione prendendola per un braccio, ma
Ginny oppose resistenza. Non voleva andarsene. Non quel giorno.
Era stanca. Stanca di essere trattata solo come “la sorella dei
Weasley”, stanca di essere derisa…sì aveva avuto più di un
ragazzo e allora? Non aveva fatto nulla di male. Non aveva
fatto nulla di male…si ripeteva quella frase in
continuazione, come una specie di nenia magica, che l’avrebbe
protetta dai pettegolezzi e dalle critiche. Michael Corner
l’anno precedente e Dean Thomas quell’anno. Che poi la loro
presunta storia non si fosse mai trasformata in nulla di
concreto non contava. Li odiava. Odiava quell’anno scolastico. E
Ron con le sue manie protettive nei suoi confronti non faceva
che aggravare la situazione. Aveva litigato con Dean per certe
cose- tutte menzogne- che lui aveva raccontato…era un
adolescente. Era normale che volesse vantarsi delle sue
immaginarie prodezze amorose. Ma il fatto che suo fratello ci
avesse creduto anche solo per un momento…quello l’aveva ferita
oltre ogni misura…
Quel
pomeriggio aveva ascoltato per caso un discorso tra due
ragazzine del secondo anno di Grifondoro…
“Ma
secondo te è vero quello che dicono di quella Weasley?”
“Non
lo so. A me non è mai sembrata quel tipo di ragazza, ma…non si
sa mai”
“E’
una gatta morta. E una puttanella. Certo che con la famiglia che
ritrova non posso biasimarla per andarsi a cercare…attenzioni
altrove. Almeno Ron Weasley è riuscito a conquistarsi un po’ di
popolarità diventando amico di Potter. A lei non restava che
diventare una civetta. E’ il solo modo che aveva per farsi
notare…”
“Zitta. Ho sentito un rumore”
aveva mormorato una delle due, ma ormai Ginny era uscita dal suo
nascondiglio. Non aveva detto nulla. Le aveva semplicemente
guardate disgustata. Non aveva reagito, ma il peso di quelle
parole le gravava dentro come un macigno.
Dato che
non aveva altre qualità doveva darsi da fare con i ragazzi…e
come se non bastasse quel pezzo di idiota di Malfoy aveva
pensato bene di marciarci sopra. Bene, se voleva litigare, lei
non era di certo dell’umore per tirarsi indietro.
“Vieni.
via” scandì lentamente Hermione aumentando la pressione intorno
al suo braccio.
“No,
voglio sentire cos’altro ha da dire il signor Malfoy sul mio
conto” aveva replicato, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo
biondo.
L’arrivo
di Piton, però, pose fine al battibecco. Ginny si lasciò guidare
fino al dormitorio della sua Casa, mentre Ron si lanciava in una
serie di improperi contro i Malfoy e tutti Serpeverde
indistintamente. La Sala Comune era deserta dato che tutti erano
scesi per la cena. Ginny si sedette in una delle grandi poltrone
scarlatte davanti al caminetto acceso. Ron non aveva ancora
smesso di parlare a raffica.
“E’ ora
di cena” le fece presente Hermione in tono conciliante.
“Non ho
fame” rispose meccanicamente Ginny.
“Non dar
retta a quello che dice Malfoy. E’ un idiota”
Ginny
chiuse gli occhi, sospirando. Non era per Malfoy. Non era
neanche per Ron. Era per sé stessa. Era diventata Cacciatrice
nella squadra della sua Casa, aveva buoni voti, soprattutto in
Difesa contro le Arti Oscure e cercava di non dare problemi ai
suoi genitori, anche se avrebbe desiderato avere vestiti più
belli e libri più nuovi, ma non sembrava mai abbastanza. Per
quanto si sforzasse non riusciva a uscire dalle tenebre in cui
era stata rannicchiata per tutta la vita. A casa. A scuola. Lei
era solo la sorella di qualcuno o l’innamorata di qualcun altro…
Michael
era stato il primo a farla sentire speciale. Le diceva che le
voleva bene, che per lui esisteva solo lei…e lei ci credeva.
Questo almeno finché non si era messo con Cho. Forse era stata
colpa sua. Forse se quella sera non si fosse tirata indietro…
“E
dai! Ginny, perché non vuoi baciarmi?”
“Non
lo so, io…”
“Allora è vero?”
“cosa?”
“ti
stai conservando per il tuo amato Potter?”
“Ma
no, non è così…è solo che…”
“va
bene. Lasciamo perdere”
aveva detto e se n’era andato. Non l’aveva seguito.
Probabilmente perché non le piaceva veramente. Ma poi erano
cominciate a circolare strane voci su di lei. Per fortuna Ron e
i gemelli non ne erano venuti a conoscenza prima di
quell’autunno. Ginny era certa che sarebbero finite entro
qualche tempo…ma non con suo fratello che dava in escandescenza
ogni qualvolta sentiva pronunciare il suo nome da qualcuno.
“Sei
sicura di star bene?”
“sì, ho
solo un po’ di mal di testa. Me ne vado a letto con un buon
libro” disse alzandosi.
“Verrò a
trovarti più tardi”
“Preferisco stare da sola…se non ti dispiace.”
Hermione
annuì, spingendo Ron fuori dalla Sala Comune.
“un po’
di pace, finalmente” sospirò Ginny, andando nel suo dormitorio.
Si distese sul letto, sperando che le sue compagne di stanza non
tornassero per molto tempo. Cominciò a leggere, ma presto uno
strano torpore l’assalì , facendola sprofondare nel sonno.
Si
risvegliò quando ormai era già notte. Sentiva il respiro
regolare delle altre ragazze e il canto di un uccello notturno,
ma c’era qualcosa di diverso. Non sapeva che cosa fosse. Non
sapeva neppure come definirlo…era più che altro una sensazione
indistinta all’imboccatura dello stomaco e dietro la nuca. Forse
era quello che i babbani chiamavano sesto senso. Si mise a
sedere, scostando le coperte e calzando le pantofole. Stava per
prendere la bacchetta, quando una mano le artigliò il polso e
un’altra si pose sulla sua bocca.
“Zitta,
piccola fiammiferaia. Un solo fiato e ti schianto”
Ginny
tremò riconoscendo la voce di Malfoy. La sua gola era diventata
improvvisamente arida e secca per la tensione e la sensazione di
prima si fece più allarmante. Qualcosa le diceva che quello non
era uno dei soliti scherzi tra Grifondoro e Serpeverde…
“Ho
gettato un incantesimo sulle tue compagne. Non si sveglieranno
fino a domattina. La stanza è sigillata. Adesso vestiti senza
fare storie”. La mano si tolse dalla sua bocca e la figura
ammantata di nero retrocedette di un passo. Ginny lanciò una
rapida occhiata al comodino dove doveva essere la sua bacchetta.
“Se stai
cercando questa” disse Malfoy, facendo luce con la sua bacchetta
e alzando la sua a mezz’aria “devo comunicarti che per uno
strano incidente si è spezzata. E adesso sbrigati”.
“che
cosa vuoi? Come hai fatto a entrare?”
“Non
tutti i Grifondoro sono dalla parte di Silente, Weasley”
“Che
stai dicendo?”
“Sei la
figlia di Arthur Weasley, impiegato del ministero e membro
dell’Ordine…proprio non ci arrivi?”
Ginny si
portò una mano alla gola, tremando. Non poteva essere vero. Fino
a qualche ora prima il suo problema più grande erano i
pettegolezzi su di lei e ora…Inspirò profondamente, avanzando di
un passo. Malfoy non si mosse. La sua espressione rimase di
pietra.
“Ascolta, noi non…”
“Ti
risparmio la fatica di parlare, Weasley. Sarebbe inutile.
Vestiti in fretta se non vuoi che ti trascini fuori in camicia
da notte”.
“Malfoy…”
“Conterò
fino a tre…”
“non
puoi…”
“Uno…”
“davvero…”
“due…”
“fare
sul…”
“Tre”
disse e dalla sua bacchetta partì un fascio di luce blu che la
colpì, sbalzandola violentemente all’indietro. L’impatto con la
parete fu quanto mai doloroso. Ginny si lasciò scivolare a
terra, improvvisamente a corto di fiato. Le sue compagne ignare
di tutto continuavano a dormire indisturbate nei loro letti. Il
ragazzo l’afferrò per un braccio e la rimise in piedi senza
tanti complimenti.
“Tempo
scaduto, Weasley. Dovrò portarti fuori in camicia da notte. Non
urlare e non crearmi complicazioni e non sarò costretto a farti
male.”
Ginny
non aveva quasi la forza di muoversi, ma Malfoy la trascinava
per i corridoi della scuola con la bacchetta pronta a gettare su
di lei un altro incantesimo. Un braccio le aveva circondato la
vita per sostenerla, sollevandola quasi da terra.
“senti”
mormorò lei , avendo ripreso il controllo della voce, ma lui la
zittì in malo modo, appiattendosi in una nicchia e conficcandole
la punta della bacchetta appena sotto il costato per ammonirla a
tacere.
“lasciami andare” bisbigliò Ginny, mentre raggiungevano una
delle porte che dava sul giardino. L’aria fredda della notte le
sferzò il viso e il corpo, coperto solo dal sottile indumento,
come una scudisciata. Ormai i suoi piedi non facevano che
inciampare e Malfoy la trasportava di peso. Ginny si puntellò
con le mani contro al suo braccio per cercare di guardarlo in
faccia.
Delle
ombre strisciavano sul prato, tra gli alberi…
“Malfoy,
non farlo. Non sei come loro. Lasciami andare” gemette ,
tentando di opporre resistenza, ma lui era troppo forte. Il
ragazzo svoltò a lato del castello, evitando la tenue luce che
proveniva dalla casupola di Hagrid e si fermò per qualche
istante in un angolo immerso nel buio più totale.
“Ascoltami, qui non stiamo parlando di scherzi tra Grifondoro e
Serpeverde. Sai che cosa mi faranno i seguaci di Tu-sai-chi? Non
sei un assassino, Malfoy. Non diventare come loro. Ti prego….non
dirò niente. Lasciami andare”
Ginny si
ritrovò schiacciata contro al muro con il corpo del ragazzo sul
suo, prima che avesse il tempo di emettere anche solo un’altra
sillaba.
“Credi
che non lo sappia?”. La voce di lui era piena di disperazione e
di rabbia e per una volta priva di qualsiasi traccia di
arroganza o strafottenza. “Non puoi chiedermi di scegliere tra
la mia vita e la tua. Sai che cosa faranno a me se non
eseguo gli ordini? Questa è la prova della mia fedeltà verso
l’Oscuro Signore. Se non ti consegno agli altri Mangiamorte,
sono finito”. Ginny si aggrappò alle sue spalle, tremando
violentemente.
“Puoi
ancora scegliere. Silente…”
“Silente! Svegliati bambina! Silente non è onnipotente e
onnipresente. Quelli…hanno spie ovunque…” mormorò guardando da
una parte e dall’altra per vedere se ci fosse qualcuno “Mi
troveranno e mi ammazzeranno”
“Non lo
faranno. Non puoi…” ma le sue parole vennero interrotte da
alcune grida.
“Setacciate il parco. Devono essere qui”
Draco e
Ginny si fissarono per un attimo, illuminati da una luce
improvvisa. Il braccio di lui le cinse nuovamente la vita per
condurla verso la Foresta Proibita, ma Ginny cominciò a
divincolarsi.
“Professor Silente” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Vide il preside e la McGranitt correre verso di lei e la
speranza la invase nuovamente. Lottava con la forza della
disperazione, scalciando e graffiando e quasi non si accorse
delle figure incappucciate che emersero dalla boscaglia.
Draco si
arrestò tra i professori e i Mangiamorte, proprio nell’istante
in cui entrambe le parti lanciavano un incantesimo, che li
investì in pieno.
Per
riflesso il ragazzo strinse a sé Ginny, serrando gli occhi e
preparandosi al dolore che presto sarebbe sopravvenuto. Ma
questo non avvenne. Non c’era dolore, solo un senso di
vertigine. Riaprì gli occhi e si accorse che i suoi piedi non
appoggiavano più sul tappeto erboso di Hogwarts…che il castello,
il cielo notturno, i Mangiamorte…tutto era scomparso, sostituito
da un vortice di luce. Avvertiva il corpo di Ginny tremare
incontrolabilmente tra le sue braccia. La luce si fece più
intensa finché non lo costrinse a chiudere gli occhi. Fletté
leggermente le gambe per attutire l’impatto con il suolo e
riaprì gli occhi. Non conosceva quel luogo , ma era sicuro che
non fosse Hogwarts.
“Dove
siamo?” mormorò Ginny, sollevando il capo e diminuendo la
pressione delle mani sulle spalle di lui.
“Non lo
so” rispose il ragazzo frastornato, mettendola a terra. Ginny
barcollò leggermente, guardandosi intorno spaesata. Casette
bianche con giardini ben curati, macchine parcheggiate ai bordi
della strada, lampioni a corrente elettrica…Sembrava un
quartiere babbano, solo che non era autunno. Faceva caldo e il
cielo era sgombro da nubi.
“Dove
siamo?” ripeté Ginny, per la seconda volta, azzardandosi a fare
qualche passo. “Non ci si può smaterializzare a Hogwarts, quindi
noi…noi dovremmo essere ancora a scuola”
“Questo
posto non mi sembra esattamente la scuola”la contraddisse lui,
distrattamente, intento a osservare i dintorni. Ginny ne
approfittò per rubargli la bacchetta dalla mani.
“Stai
lontano da me” disse, puntandogliela contro. Il pietrisco del
sentiero su cui erano atterrati le feriva i piedi nudi, ma non
se ne curava. “non mi fido di te” continuò, indietreggiando
“Tu...sei uguale a tutti gli altri Malfoy. Voi siete come un
cancro, non potete fare a mano di fare del male alle altre
persone. INDIETRO!” gridò , quando lui tentò di avvicinarsi a
lei. “Sei un maledetto Mangiamorte. Stavi per diventare un
assassino…tu…” mormorò con la voce che si stava a poco a poco
incrinando, inconsapevole di aver raggiunto il centro della
strada.
Due fari
la illuminarono all’improvviso. Lei si girò su stessa vedendo
una macchina, che la stava per investire. Meccanicamente ricorse
alla bacchetta , ma non accadde nulla. Nessuna scintilla, nessun
incantesimo. Rimase lì impietrita come un gattino abbagliato,
incapace di compiere qualsiasi movimento. Non udì Malfoy, che
chiamava il suo nome e non lo vide correre verso di lei. Il
ragazzo si gettò su di lei spingendola di lato, mentre lo
stridio dei freni della macchina squarciava l’aria. Il
conducente li degnò di un’occhiata veloce, prima di rimettere in
moto e sparire nella notte.
“Weasley
stai bene?” le chiese prendendole il viso tra le mani per
poterla guardare negli occhi.
“sì, io
credo di sì” ripose lei, ancor più scombussolata di prima.
“Perché
diavolo non hai fermato quell’affare con un incantesimo?”
continuò lui ,aiutandola a rialzarsi in piedi.
“I-io ci
ho provato. Ma …la tua bacchetta…non funziona”
“Non
dire idiozie” ribatté lui, strappandogliela dalle mani e
provando a lanciare un incantesimo su una cassetta per le
lettere. Non accadde nulla. Riprovò una seconda…una terza….una
quarta volta…niente.
“H-hai
ragione. Ho già provato bacchetta che erano state private dei
loro poteri magici, ma nessuna di loro era
così...insignificante. Non sento nulla. E’ come svuotata. È come
se…non ci fosse più magia.”
Ginny lo
guardò con odio…lo odiava. Non aveva mai odiato nessuno in vita
sua a quel modo. Un grido le sfuggì dalla bocca, mentre si
gettava contro di lui tempestandogli il petto di pugni.
“Che
cosa ci hanno fatto quei maledetti dei tuoi compagni? mi avresti
consegnata ai Mangiamorte! Mi avresti dato in pasto a quel
branco di bastardi! Mi avresti fatta uccidere! E ora ci
ritroviamo in questo maledetto posto senza magia!”
Lui la
circondò con le braccia e la tenne stretta a sé, ignorando le
sue proteste e i suoi tentativi di liberarsi. E infine lei
rimase immobile contro al suo petto a singhiozzare. Sarebbe
scivolata a terra se lui non l’avesse sostenuta. Ginny era
leggera e ammantata di un buon profumo, ma in quel momento non
poteva farsi distrarre dalle grazie della strega. Doveva pensare
e doveva farlo in fretta. Aveva visto che i fasci di luce
gettati dai Mangiamorte erano … un brivido gli corse giù dalla
schiena…li avrebbero uccisi entrambi pur di non farlo cadere
nelle mani dell’Ordine della Fenice. Non poteva sbagliarsi:
quelle che aveva visto erano Maledizioni senza Perdono. Ginny
emise un singhiozzo più forte dei precedenti, circondandogli il
collo con le braccia. Il suo corpo non accennava a voler
smettere di tremare. Doveva essere per la paura provata quella
sera. Altrimenti perché avrebbe dovuto aggrapparsi a lui in quel
modo? Era spaventata e felice di essere ancora viva, allo stesso
tempo. Anche lui aveva provato lo stesso sentimento molti anni
prima…scacciò quel pensiero così com’era venuto e immerse una
mano nei suoi lunghi capelli rossi, accarezzandole piano la
schiena. Doveva concentransi sugli avvenimenti di quella sera e
non analizzare il comportamento di una stupida Grifondoro.
Ripercorse mentalmente la scena avvenuta nel cortile della
scuola. La sua corsa verso la Foresta Proibita…la sua
esitazione…l’esitazione che forse gli sarebbe costata la vita…e
i Mangiamorte che emergevano dalle tenebre…e le voci di Silente
e della McGranitt dietro di lui. Non aveva visto che tipo di
incantesimi avessero lanciato su di loro, ma era quasi certo che
il vecchio preside avesse salvato loro la vita, quindi doveva
sapere anche come recuperarli. Inspirò profondamente. O almeno
spero che sia così, pensò. Nel frattempo i singhiozzi di Ginny
si erano acquietati. Draco si scostò da lei, raccogliendo la
bacchetta che gli era sfuggita di mano. “metti questo” le disse,
porgendole il suo mantello. Ginny lo indossò sopra alla camicia
da notte senza protestare.
“hai
visto che tipo di incantesimi hanno scagliato Silente e la
McGranitt?”le chiese duramente. Era già abbastanza sconvolta di
suo, se le avesse mostrato un po’ di compassione o di gentilezza
non sarebbe stata in grado di reagire. E poi non aveva voglia di
essere gentile con lei. Aveva insudiciato i suoi abiti stando a
contatto con il suo corpo a sufficienza.
Ginny
scosse la testa, tirando su col naso. I suoi occhi erano gonfi e
rossi per il pianto , ma sembrava aver riacquistato appieno il
controllo di sé.
Draco
pensò che non fosse necessario che sapesse che i suoi
compagni avevano cercato di farli fuori, così si limitò a
voltarle le spalle.
“Beh è
inutile rimanere qui” disse, cominciando a camminare lungo la
via. Ginny gli si affiancò senza spiccicare parola. Incrociarono
due uomini che riservarono loro un’occhiata , che era un misto
tra l’incredulo e la disapprovazione. Draco guardò il loro
riflesso in una vetrina e si accorse del motivo dell’occhiata.
Raccolse un sasso e procedette per qualche metro.
“Che
stai facendo?” gli chiese Ginny, correndo per raggiungerlo.
“Non
puoi andare in giro così. Io potrei passare per uno sporco
babbano, con i pantaloni e la camicia, ma tu…a meno che non
voglia passeggiare in camicia da notte e mantello-che mi sembra
ben poco appropriato con questo caldo- lasciami fare.” disse lui
facendo scattare indietro il braccio per tirare il sasso contro
la vetrina di un negozio di abbigliamento.
“Malfoy,
no! È illegale”
“Hai
un’idea migliore?”. Ginny si morse il labbro inferiore
nervosamente. No, non ce l’aveva.
“bene”
mormorò lui, mandando la vetrina in frantumi con una sassata.
Subito un allarme cominciò a suonare e si accesero molte luci.
Draco saltò all’interno della vetrina, afferrò un manichino
sistemandoselo sotto al braccio e si tuffò di nuovo in strada.
“sarà
meglio andarcene. E alla svelta”.
“di qua”
suggerì Ginny, correndo in un vicolo buio e puzzolente e
accucciandosi dietro a un cassone per l’immondizia.
“impari
in fretta, piccola Weasley”
“Mezz’ora a stretto contatto con te e sono già diventata una
ladra. Mi chiedo come mi sarò ridotta prima di riuscire a
tornare a Hogwarts”
“Probabilmente deciderai di passare nella mia Casa”
“Perché
no? Il verde mi dona!” disse , sorridendo, ma il sorriso le si
paralizzò sulla faccia, quando il ragazzo le allungò i vestiti
appena presi.
“Cambiati”
Imbarazzata chinò lo sguardo, avvertendo le sue guance bruciare
per la vergogna.
Lui
sembrò accorgersi della sua reazione, perché le si avvicinò con
un ghignò cattivo sulle labbra.
“Non
dirmi che ti imbarazza?” le chiese “con la tua fama…”
“Non
sempre la fama è ben meritata” sbottò lei, sempre più rossa in
viso.
“Beh la
tua vita sessuale non mi interessa…”
“Quale
vita sessuale , Malfoy! Non ho mai neppure baciato un ragazzo!
Sono tutte fandonie! Fandonie belle e buone che ha messo in giro
Michael per vendicarsi di me!”. Appena finito di pronunciare
quelle parole, Ginny si coprì la bocca con una mano, come per
impedirsi di dire altro.
“Sei più
patetica di quanto pensassi, Weasley” rispose Draco, dopo
qualche secondo di sbigottimento. Si rimise in piedi e si
allontanò di qualche passo dicendole di cambiarsi, assicurandole
che non si sarebbe voltato. Ginny si tolse in fretta il mantello
e la camicia, infilandosi poi i jeans, la maglietta e il
maglioncino leggero. Calzò le scarpe sportive che aveva
raccattato dalla vetrina e si ravvivò i capelli con una mano.
“Bene.
Penso che ora sia il caso di capire dove ci troviamo” disse,
allacciandosi gli ultimi bottoni della maglia. Draco indossava
solo i pantaloni e la camicia con le maniche rimboccate. Stava
per buttare via il mantello e la tunica, ma Ginny lo fermò.
“Potremmo sempre venderli” suggerì. Lui inarcò le sopracciglia.
“io non
ho soldi” gli fece presente, come se fosse la cosa più naturale
del mondo.
“Perché
vorresti dirmi che ci sono persone che comprano abiti usati?”
Ginny
arrossì violentemente e Malfoy gettò la testa all’indietro ,
iniziando a ridere.
“Già!
Dimenticavo…” mormorò, tirandogli i suoi vestiti. “Tieni.
Renditi utile”
Ginny
grugnì qualcosa mentre ripiegava con cura il mantello e lo
seguiva.
“dove
stai andando?”
“Sto
seguendo il tuo suggerimento e sto cercando di capire dove siamo
finiti”
“E come
conti di farlo?”
“per
esempio leggendo quel cartello…c’è scritto…non è possibile”
mormorò il ragazzo, fermandosi di fronte al cartello stradale.
“Hogsmeade” lesse Ginny a voce alta. “Dev’essere un caso di
omo…omo e qualcosa! Questa non può essere Hogsmeade”
“Può
essere Hogsmeade” farfugliò Malfoy con un filo di voce “se la
magia non esiste in questo luogo…o in questo mondo".
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO 2 - KAREN E MEG Ginny
CAPITOLO 2 - KAREN E MEG
Ginny inspirò profondamente , mettendosi una ciocca di capelli dietro
all'orecchio. Doveva essere solo un brutto, bruttissimo sogno. Presto si sarebbe
svegliata nel suo dormitorio, con le sue compagne di stanza e avrebbe rivisto i
suoi amici e i suoi fratelli…una morsa le strinse dolorosamente lo stomaco.
Appoggiò la fronte sulle mani congiunte, ascoltando le imprecazioni lanciate da
Malfoy. Bloccata in un luogo che non conosceva, senza magia e con l'essere più
odioso dell'intero universo come unico conoscente….quello doveva essere
decisamente un incubo!
"va bene. Da quella parte dovrebbe esserci il lago con la stazione, quindi
Hogwarts non dovrebbe essere molto lontana"
"Abbiamo già controllato. La stazione non è…quella che noi conosciamo e la rocca
dove dovrebbe esserci la scuola è … vuota"
"forse c'è un'altra stazione. Forse non era quello il posto…"
"E forse questa è solo un'allucinazione. Vuoi calmarti per favore? Inveire non
ci aiuterà di certo a tornare a casa".
Il ragazzo ammutolì, lasciandosi cadere sulla panchina di fianco a lei. Appoggiò
i gomiti sulle ginocchia e alcune ciocche di capelli biondi gli ricaddero sulla
fronte.
"Abbiamo camminato per quasi tutta la mattina e siamo stanchi. Forse dopo aver
mangiato qualcosa…"
"Con quali soldi? Svegliati, bambolina! Siamo fregati!" l'interruppe lui con
ferocia.
"Ma ci deve pur essere qualcuno che possa aiutarci"
"Chi?" sbottò Draco alzandosi in piedi e aprendo le braccia "l'unico luogo in
cui potevamo chiedere aiuto non esiste! Siamo soli. Mettitelo in testa! Non
sappiamo dove siamo e non sappiamo quando siamo! Non ti è nemmeno venuto in
mente che forse ci siamo spostati anche nel tempo oltre che nello spazio. Non
vedi che è estate, mentre noi eravamo rimasti a…"
"bene! Allora cosa suggerisci di fare, Mr. So tutto io?"
"non lo so, dannazione!" replicò lui, tirando un calcio a una lattina.
"C'è ancora un posto che conosciamo a Hogsmeade".
La porta girò sui cardini rumorosamente. La Stamberga Strillante aveva lo stesso
aspetto lugubre e decadente di sempre, ma non era mai apparsa ai suoi occhi
tanto accogliente. Ginny entrò titubante, evitando di toccare troppo le pareti,
ricoperte di ragnatele e sostanze appiccicose non meglio specificate.
"Sembra che non ci sia nessuno" dichiarò Draco dopo un esame preliminare della
casa "e capisco anche il perché" aggiunse pulendosi una mano in un fazzoletto.
"Almeno sappiamo dove passare la notte"
"Vuoi dormire QUI?"
"Hai un'idea migliore, genio?"
"sì , tornare a casa"
"Trovalo tu il modo! Intanto io vado a cercare qualcosa da mangiare!" sbottò
Ginny , uscendo dalla casa diroccata e sbattendo la porta, già abbastanza rotta.
Draco imprecò nuovamente, tirando un pugno su un muro.
"Devo stare calmo" si disse, inspirando profondamente e rilasciando il fiato
poco alla volta. Si posizionò al centro della stanza e tracciò un pentagono,
inscritto in una circonferenza.
"Spirito, terra, aria , fuoco, acqua. Chiamo a me i cinque elementi, che mi
guidino anche quando l'ultima delle luci si è spenta. Che il mio cammino non sia
mai oscuro e che ritrovi la via perduta" mormorò a bassa voce, mentre
raggiungeva la concentrazione. Aveva imparato quell'incantesimo molto tempo
prima, quando suo padre lo portava nei boschi per…addestrarlo, come diceva lui.
Anche se Draco aveva sempre preferito l'espressione "torturarlo".
"un servitore degno dell'Oscuro Signore deve essere in grado di fronteggiare
qualsiasi situazione. Questo incantesimo va lanciato in caso di pericolo
immediato. Quando non ti sono rimaste altre via di uscita. Lancialo e le persone
verso cui indirizzerai la tua mente lo sentiranno".
"Spirito, terra, aria , fuoco, acqua. Chiamo a me i cinque elementi, che mi
guidino anche quando l'ultima delle luci si è spenta. Che il mio cammino non sia
mai oscuro e che ritrovi la via perduta" ripeté con più enfasi, concentrandosi
sulla figura di suo padre.
"Papà, aiutami" sussurrò a fior di labbra "papà…papà…"
Vagò per uno spazio informe e privo di colore e di suoni…ricordi affioravano
nella sua mente, subito cancellati dalla volontà di proseguire oltre. Doveva
trovare suo padre. Lui avrebbe potuto dirgli che cos'era successo. Era l'unica
persona a cui poteva rivolgersi. Non aveva nessun altro. Doveva fidarsi di suo
padre…di suo padre che l'aveva mandato a morire, che l'aveva gettato in pasto ai
Mangiamorte, che lo vedeva solo come un altro mezzo per accrescere la potenza
del suo Signore…
"Sono tornata!" .
Una voce allegra interruppe la sua meditazione. Guardò la ragazza dai lunghi
capelli rossi illuminati dalla luce del sole morente entrare nella stanza,
sorridendo. In mano reggeva un sacchetto pieno di provviste, almeno da quanto
poteva intuire.
"ti senti bene?" gli chiese, aggrottando le sopracciglia. Il suo sorriso fu
sostituito da un'espressione seria e preoccupata, notando il suo pallore e il
sudore che gli colava ai lati del viso. Draco s'inumidì le labbra con la punta
della lingua, accorgendosi solo quel momento che dovevano essere trascorse
diverse ore da quando era uscita.
"Dove sei stata?" le domandò. La punta protettiva che udì nella sua stessa voce
lo indispettì enormemente, ma lei non parve accorgersene.
"A procacciare qualcosa da mangiare" rispose, prendendo il mantello nero dei
Serpeverde e facendogli cenno di seguirla. Attraversò la camera e aprì una
porticina che dava sul retro. Un prato si estendeva per qualche centinaio di
metri davanti a loro , per poi morire nel bosco.
"Beh non sarà una reggia, ma è sempre meglio di niente" disse lei, stendendo il
mantello sull'erba e sedendocisi sopra.
"Che stai facendo?"
"Non hai fame?" ribatté lei disponendo alcuni piatti di plastica
sull'improvvisata tovaglia.
"Li hai rubati?"
"No"
"e allora come hai fatto a …"
"Basta domande! Ora siediti e mangia" gli ordinò , mettendogli in mano un
panino.
"Voglio sapere come hai fatto a comprare questa roba".
Che cosa aveva fatto per trovare da mangiare? Un impeto di rabbia verso sé
stesso lo assalì. Perché le aveva permesso di andare in giro da sola, in un
luogo che non conoscevano e senza bacchetta magica? Ancora una volta si stupì
dei sentimenti protettivi nei suoi confronti, ma tentò di convincersi che erano
più che normali, data la situazione.
Ginny roteò gli occhi, sbuffando. Draco le afferrò un polso torcendole
dolorosamente il braccio e strappandole un gemito. Per tutta risposta la ragazza
gli prese il naso tra l'indice e il medio e lo tirò forza. Draco imprecò,
mollando la presa.
"Che diavolo ti è preso?"
"Che diavolo è preso a te! E ti avverto, Malfoy: sono cresciuta in una casa con
sei fratelli più grandi, tra cui Fred e George! Non pensare che io non sappia
difendermi solo perché sono una ragazza!".
La sua espressione era così buffa che per poco il ragazzo non scoppiò a ridere.
Mascherò il suo divertimento dietro a un colpo di tosse e guardò il panino, che
stringeva ancora in mano.
"Dove li hai presi?" le chiese in tono più conciliante.
Il viso di Ginny si adombrò per qualche istante e i suoi occhi furono
attraversati da un lampo di dolore.
"Weasley"
"Ho venduto i miei orecchini. Erano un regalo di mia mamma…non avrei voluto
separarmene, ma …" disse tutto d'un fiato.
Draco si allungò verso di lei e le strinse un avambraccio, facendola voltare
verso di lui.
"Torneremo a casa" le disse in tono rassicurante.
Ginny lo fissò negli occhi per un istante, prima di abbassare lo sguardo.
Nessuno dei due parlò più limitandosi a mangiare in silenzio e a osservare il
tramonto. Quando cominciò a calare la notte, Ginny raccolse tutto ciò che era
rimasto e ritornò nella casa, immersa nella penombra.
"Come ci sistemiamo per la notte?"
"possiamo dormire sul mantello. Non sarà molto comodo, ma almeno è pulito."
"I-intendi dire insieme?" balbettò Ginny osservando il ragazzo che dispiegava il
mantello sul pavimento e lo osservava con occhio clinico. Lui alzò di poco il
viso inarcando un sopracciglio.
"Ti crea qualche problema?"
"Sì…cioè, no…immagino di no" mormorò lei, deglutendo a fatica.
"Se hai paura che ti salti addosso, puoi stare tranquilla! Non provo il benché
minimo impulso sessuale nei tuoi confronti, Weasley" rispose Draco distendendosi
su un lato, volgendole le spalle.
Ginny rimase impietrita per qualche secondo, prima di coricarsi con la schiena
contro alla sua. Tentava di non toccarlo, ma il mantello era troppo piccolo.
Sentiva il calore della pelle del ragazzo attraverso i vestiti leggeri e la
consistenza del suo corpo appoggiato al suo. Si portò un braccio sotto la testa
a mo' di cuscino, ascoltando i sinistri scricchiolii della casa. Non sembrava
esserci pericolo, ma non era tranquilla.
"Draco" bisbigliò a bassa voce, usando per la prima volta il nome di battesimo
del ragazzo.
"Che cosa vuoi?"
"stai dormendo?"
"sì"
"ma se stai dormendo come puoi rispondermi?"
"Che diavolo vuoi , Weasley?"
"ehm…"
"Bene. Buonanotte"
"Pensavi davvero quello che hai detto?" gli chiese , avendo un disperato bisogno
di parlare con qualcuno.
"A cosa ti riferisci?"
"Al fatto che riusciremo a tornare a casa".
Quando lo sentì girarsi verso di lei trattenne il fiato. Avvertiva la
compattezza del suo petto dietro di lei, il suo sguardo fisso sulla sua
nuca…Solo pochi centimetri separavano i loro corpi e le loro gambe si
sfioravano. Era strano pensare che solamente ventiquattro ore prima si stavano
ringhiando insulti a vicenda nei corridoi della scuola, ma quell'improvvisa
intimità le faceva provare emozioni contrastanti. Il suo cervello le continuava
a ripetere che quello era lo stesso Malfoy che le aveva dato della puttanella il
giorno prima, ma il suo cuore non era dello stesso parere. Provava un misto di
agitazione e malessere, ma non era sicura che fossero del tutto sgradevoli,
anzi…
Non udendo la sua risposta, Ginny temette che si fosse addormentato. "Malfoy?"
lo chiamò piano, alzando di poco il viso. "Draco, stai dormendo?" mormorò
voltandosi completamente verso di lui, accorgendosi che i suoi occhi erano
aperti.
"da quando hai gli occhi grigi?" gli chiese, sentendosi subito molto sciocca.
Poteva sentire il suo profumo, il tepore della sua pelle…non si era mai trovata
così vicino a un ragazzo…o almeno nessuno aveva suscitato in lei quelle
sensazioni. Quando la mano di lui le accarezzò piano una guancia, un brivido la
fece fremere. Era così calda. E il suo tocco così gentile, delicato. Molte sue
compagne pensavano che Malfoy fosse molto, molto affascinante. Lei aveva sempre
sostenuto che era solo un viscido, arrogante Purosangue, ma in quel momento non
riusciva a trovare neppure una delle connotazioni negative che glielo avevano
reso odioso. Vide il viso di lui chinarsi verso il suo e per un attimo sperò che
accadesse. Imprevisto. Indesiderato. Assolutamente sbagliato…il suo primo bacio
rubatole da Draco Malfoy, ma il ragazzo scattò in piedi come se il pavimento
fosse improvvisamente diventato rovente. Ginny lo guardò smarrita, mettendosi
seduta.
"Io stavo … stavo…" balbettò passandosi una mano sulla fronte "e' meglio che
vada a dormire fuori" concluse, avviandosi a grandi passi in giardino.
"In piedi, Weasley! sei andata in letargo?"
Ginny sbatté un paio di volte le palpebre, schermandosi gli occhi con una mano.
"che ore sono?" biascicò, stiracchiandosi debolmente. La sua schiena era
letteralmente a pezzi per aver dormito sul pavimento.
"Le nove. Datti una sistemata e vieni con me"
"Dove?"
"In città ho trovato qualcuno che forse potrebbe aiutarci"
"The Magic Garden" lesse ad alta voce. L'insegna del negozio era di un acceso
color verde, ornata da un fiore e un cappello a punta stilizzati.
"Ho visto la pubblicità….si chiama così?"
"Sì"
"Bene. Ho visto la pubblicità di questo posto su uno di quei stupidi giornali
babbani. Vale la pena tentare"
Ginny annuì entrando. Una campanella trillò al di sopra delle loro teste. Il
negozio era immerso in una luce soffusa e un intenso odor d'incenso riempiva il
locale, come una foschia. I tavoli erano ricoperti da tovaglie viola ricamate
d'oro e le finestre erano incorniciate da pesanti tendaggi dello stesso colore.
Gli scaffali erano pieni di libri e di ogni sorta di oggetto magico o
semimagico.
La donna dietro al bancone rivolse loro un largo sorriso chiedendo se avevano
bisogno di aiuto.
"Diamo solo un'occhiata" rispose Ginny, mentre Draco passava in rassegna alcuni
testi. Accarezzava le pagine con disinvoltura, ma al tempo stesso dolcemente,
quasi come se avesse tra le mani qualcosa di estremamente prezioso. Ginny si
ritrovò incantata dal suo modo di fare, dalla sua espressione, dalla piega che
assumevano le sue labbra quando era concentrato.
"Non rimanere lì imbambolata , Weasley! datti da fare!" ringhiò lui dopo un paio
di minuti.
Ginny sbuffò sonoramente, dirigendosi verso la cassa. La donna le sorrise
nuovamente, sbattendo le lunghe ciglia scure.
"Ehm, forse le sembrerà una domanda strana , ma …ci sono scuole di magie da
queste parti?"
Una ragazza dai lunghi capelli scuri, trattenuti sulla fronte da una bandana a
righe colorate, che stava esaminando alcune spezie poco distante, sollevò lo
sguardo incuriosita. Ginny la degnò appena di un'occhiata.
La donna- una Babbana- dall'altra parte del bancone le sorrise ancora,
allungandole un volantino verde.
"Facciamo incontri tre volte alla settimana. Ma non ci definiamo una scuola…più
che altro un circolo magico. Parliamo di incantesimi e cerchiamo di raggiungere
la piena consapevolezza del nostro corpo e la completa fusione con la natura"
disse la donna con voce dolce e modulata.
"E che genere di incantesimi praticate?"
"Di ogni tipo" rispose la donna sventolando una mano dalle dita lunghe e magre.
Il colore del suo smalto richiamava quello dei tendaggi. "spostamento astrale,
purificazione dell'acqua e dell'ambiente, riti propiziatori…"
"Riti propiziatori?"
"Per la buona sorte, la fertilità…forse sei un po' giovane per queste cose"
"Ehm…e saprebbe dirmi se hai mai sentito nominare una scuola che…"
"Grazie per il suo aiuto. Ci faremo un pensierino" s'intromise Draco prendendola
per un braccio e trascinandola fuori dal negozio, con la voce della proprietaria
che diceva loro di tornare quando volevano.
"Stavo cercando di…"
"Quel posto era pieno di cianfrusaglie. Contatto con la natura…piena
consapevolezza del proprio corpo…tutte babbanate!"
"magari potevamo insistere un po'! Stavo per chiederle di Hogwarts!" sbottò lei,
liberandosi della sua stretta. Draco si voltò verso di lei aprendo le braccia.
"Ah davvero un'idea geniale , Weasley! Mi scusi, sa perché la scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts non si trova al suo posto sulle sponde del lago? Sa
perché eravamo inseguiti dai Mangiamorte e il nostro preside ci ha spedito
quaggiù…come dice? Crede che io sia pazza? Ma non sono pazza! Sono solo una
strega…davvero un'ottima tattica!"
"e' colpa tua se ci troviamo in questo casino" ribatté Ginny inviperita. Come
aveva potuto sentirsi attratta da quell'essere disgustoso anche solo per un
attimo? Come poteva paragonare Harry Potter a uno come lui?
"Facile scaricare la colpa su di me, vero? beh non è colpa mia se tu sei
incapace di difenderti!"
"Tu hai cercato di rapirmi! Mi stavi consegnando ai Mangiamorte"
"e tu avresti potuto stare più all'erta! Non è stato molto difficile
sopraffarti" le fece presente, riducendo la voce a un basso sibilo. Ginny odiò
la sua espressione, il suo sorriso cattivo…maledetto Malfoy!
"Quanto mi piacerebbe schiantarti in questo momento" urlò in preda alla rabbia e
quasi non si accorse di aver ripetuto meccanicamente il gesto con il braccio
come se stesse davvero lanciando un incantesimo. Vide il corpo di Draco essere
sbalzato all'indietro e finire contro a un bidone dell'immondizia,
travolgendolo. Guardò dapprima il corpo del ragazzo coricato a terra e poi la
sua mano, incredula. L'aveva fatto! L'aveva schiantato! E senza uso della
bacchetta magica!
"Draco! Ti sei fatto male?" esclamò , inginocchiandosi al suo fianco.
"Accidenti a te, Weasley! come diavolo hai fatto?" ringhiò lui, appoggiandosi a
lei per alzarsi. "Fortuna che tu non avessi in mano una bacchetta! Avresti
potuto farmi rompere l'osso del collo"
"mi dispiace!" mormorò la ragazza, passandogli un braccio intorno alla vita per
sostenerlo.
"Ehi voi" li chiamò una voce. Ginny si accorse che la ragazza che si stava
avvicinando era la stessa che aveva visto nel negozio pochi minuti prima. Era
vestita in modo molto bizzarro, con un variopinto foulard intorno alla vita, al
di sopra dei jeans e la borsa piena di specchietti e perline colorate.
"Oh merda" sibilò Draco, tentando di riacquistare pienamente la posizione
eretta. "Ci conosciamo?" ribatté poi, sulla difensiva.
"No, ma ho sentito che cosa dicevate nel Magic Garden. Siete interessati alla
magia?"
"non precisamente. Mia sorella deve fare una ricerca per la scuola e stavamo
solo raccogliendo delle informazioni"
Ginny si chiese dove avesse potuto imparare a mentire così bene e in modo così
disinvolto.
La ragazza dalla bandana colorata sorrise , tendendo una mano verso di loro.
Ginny stava per stringerla, ma Draco la bloccò.
"Sono Karen Weak" si presentò. E voi siete…"
"In ritardo. Se ora ci vuole scusare" rispose il ragazzo, conducendo Ginny verso
l'altro lato della strada. A Ginny Karen piaceva. Aveva sentito un moto di
simpatia nei suoi confronti fin da subito. Capiva che Draco stava solo cercando
di proteggerli, ma lei si fidava del suo istinto. Era logico che lui si
aspettasse sempre il peggio dalle persone, visto il suo modo di comportarsi, ma
lei non era dello stesso avviso. Aveva scrutato Karen attentamente e non vi
aveva colto il benché minimo segno di minaccia o pericolo per loro due. E poi
dovevano pur fidarsi di qualcuno…
"Ho visto cosa è successo poco fa. " li richiamò la ragazza "Ho già assistito a
cose del genere. Sono pratica della magia…anche mia madre lo era… Siete…".
"una…" cominciò Ginny, ma Draco aumentò la pressione intorno alle sue spalle con
il braccio per farla tacere.
"Dobbiamo andare, sorellina"
"Strano che chiami tua sorella per cognome" sorrise Karen, avanzando di qualche
passo. "lei non è tua sorella, non state facendo nessuna ricerca per la scuola e
non siete nemmeno di queste parti. E direi che avete bisogno di aiuto. Ho
indovinato?"
"sì, stiamo cercando qualcuno che ci aiuti a tornare a casa" rispose Ginny,
ignorando il basso ringhio di Malfoy, che l'ammoniva a stare zitta.
"Anch'io sono una strega" rispose Karen. Il sorriso sul suo viso si fece più
largo.
"Mi chiamo Ginny Weasley. E lui è Draco Malfoy"
Il ragazzo la incenerì con lo sguardo, mentre stringeva la mano della
sconosciuta, ma lei continuò a non farci caso.
"piacere di conoscervi. Da dove venite?"
"in realtà è un po' difficile da spiegare" bofonchiò Ginny.
"perché non venite a casa mia. Non è molto lontano da qui. Forse potrei esservi
utile in qualche modo"
"Molto volentieri"
"Basta così , grazie" .
Prese la tazza di tè con entrambe e se la portò alle labbra. Era delizioso.
"E così siete piombati qui da un'altra dimensione?" chiese Meg, la sorella
maggiore e più sobria nel vestire di Karen. Erano entrambe al di sotto dei
trent'anni con lunghi capelli scuri e gli occhi dal taglio obliquo. La loro
casa, una villetta di due piani con un piccolo giardino sul davanti, non
sembrava esattamente la dimora di due streghe. Non c'erano oggetti strani,
calderoni o scope…era in tutto e per tutto un'abitazione babbana. Ma Ginny era
del parere che le apparenze spesso ingannano ed era più che decisa a concedere
un'opportunità alle due sorelle. Karen aveva detto di averla vista far volare
Draco per qualche metro e aveva affrontato la cosa con estrema naturalezza. Non
c'era traccia di scetticismo o paura nella sua voce, solo un grande interesse.
Aveva raccontato loro tutta la storia, evitando di parlare del tentativo di
rapimento di Draco e dei Mangiamorte. Draco non aveva aperto bocca continuando a
rimanere chiuso nel suo silenzio pieno di disapprovazione. Da quando aveva
deciso di fidarsi di Karen, si era barricato in un mutismo quasi più
insopportabile delle sue battute cattive. Ma Ginny aveva preferito non
punzecchiarlo e non cercare di forzarlo a parlare. Avevano già abbastanza
problemi, senza mettere la diffidenza di Malfoy nella lista.
"Non lo sappiamo" rispose Ginny, sospirando. "Supponiamo che deve essersi aperto
uno squarcio spazio-temporale. Non sappiamo come altro spiegarci il fatto che…la
nostra scuola qui non esista e che la Hogsmeade che noi conosciamo sia molto
diversa da questa. Forse se riuscissimo a metterci in contatto con il nostro
preside…lui è molto potente, uno dei maghi più potenti che sia mai vissuto. E
molto saggio. Saprà sicuramente come farci tornare indietro"
"Ieri pomeriggio abbiamo avvertito una forza spirituale , che non avevamo mai
conosciuto che stava cercando aiuto. Forse era lui che tentava di contattarvi"
"Sì, è possibile! Forse sa dove siamo…" esclamò Ginny piena di speranze. Silente
era l'incarnazione stessa della sicurezza. Si fidava del vecchio preside
ciecamente.
"Forse con il cerchio di energia potremmo provare a raggiungerlo. Probabilmente
la linea di confine tra i due mondi dev'essere più labile di quanto possiamo
pensare se siamo riuscite ad avvertirlo" aggiunse Karen, sorridendo.
"Tracciamo il pentagono e…"
"Mi dispiace deludervi, bamboline, ma non era Silente che stava cercando di
mettersi in comunicazione con noi. Ero io che tentavo di lanciare un messaggio
di aiuto nel nostro mondo" disse Malfoy a bassa voce. Ginny ripiombò
pesantemente sulla poltrona con un gemito.
"ma era magia avanzata. Io non ho mai sentito…"
"Noi pratichiamo incantesimi da tutta la vita, dolcezza. Non ci limitiamo a far
sparire conigli o mazzi di fiori."
"Neanche noi. Da sempre nella nostra famiglia i poteri magici si sono tramandati
da una generazione all'altra" ribatté Meg piccata.
"Babbani" ringhiò Draco disgustato "lanciate una timida occhiata nel nostro
mondo e credete di padroneggiare la magia…"
Meg sollevò una mano con il palmo rivolto verso l'alto e chiuse gli occhi,
mormorando a bassa voce una formula. Sulla sua mano si formò lentamente una
piccola sfera luminosa, attraversata da lampi azzurrognoli. La ragazza abbassò
la mano e la sfera rimase a fluttuare a mezz'aria di fronte a lei per qualche
secondo, prima di dirigersi verso Draco e sparire con un plop.
"Forse nel vostro mondo è come dici tu, ma qui è ben diverso. La tua amica ci ha
detto che la tua bacchetta non funziona, che non avete idea del perché non
riusciate a ricorrere ai vostri tanto decantati poteri magici… quindi siamo noi
quelle esperte…almeno in questo mondo" sottolineò la ragazza.
Draco arricciò le labbra irritato. Le sue dita si chiusero meccanicamente
intorno alla bacchetta, che portava sempre con sé. Quella donna non gli piaceva.
Tutta quella dannata situazione non gli piaceva! Dare lezioni di magia a un
Malfoy. Quelle due e Ginny con loro dovevano essere completamente pazze se
pensavano che lui…
"Beh dato che siete senza soldi e senza un posto dove stare,rimanete qui. Tu
potrai stare nella camere degli ospiti, Ginny, mentre tu potrai usare il lettino
nello studio"
"E' vostra abitudine dare ospitalità a dei perfetti sconosciuti?" chiese lui in
tono tagliente.
"e' nostra abitudine dare ospitalità a chi ha bisogno di aiuto" rispose Karen
tranquilla.
"Non vorremmo disturbare"
"Non preoccupatevi per quello. Ci fa piacere poterci confrontare con altre
streghe…e maghi" aggiunse Meg, sorridendole, ma a Draco non sfuggì l'occhiata
che lanciò verso di lui.
"bene, allora è deciso. Perché non ti fai un bagno caldo. Mi sembra che tu ne
abbia bisogno" disse Karen , prendendo Ginny per mano e conducendola fuori.
Draco la seguì con lo sguardo, avvertendo una specie di inquietudine. Non gli
piaceva separarsi da lei. Lei era l'unico appiglio con il suo mondo che gli
rimaneva…era logico che lui si preoccupasse costantemente per lei.
"Ho come l'impressione che Ginny non ci abbia detto tutto" disse Meg a bassa
voce, disponendo le tazze sul vassoio "Tu non mi piaci. Avverto qualcosa di
malvagio dentro di te"
"Non ti ho chiesto io di aiutarci"
"e' vero. Ma posso immaginare che cosa voglia dire essere sradicati dalla
propria realtà. E posso immaginare che cosa voglia dire abituarsi a stare in un
mondo privo della magia…o almeno privo della magia come la conoscete voi."
"Davvero?"
"Sì"
"beh allora quello che non sai è quello che vorrà dire tornarci" concluse Draco
, uscendo dalla stanza e lasciando la ragazza a riflettere sulla sua ultima
affermazione.
Nota: ringrazio tutti coloro che hanno recensito la mia storia. Mi ha fatto
veramente piacere! Grazie anche a coloro che hanno recensito L'Ultimo dei
Malandrini!
Spero che il proseguimento della storia vi
piaccia!!!
A presto e grazie ancora
Egle
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO 3 - UN MONDO SENZA MAGI
CAPITOLO 3 - UN MONDO SENZA
MAGIA
“Accidenti!” ringhiò, picchiando
un pugno sul ripiano di legno.
“Draco”
la voce assonnata di Ginny lo fece sobbalzare. Era appoggiata allo stipite
della porta della cucina, stringendosi nella vestaglia rosa, da cui spuntavano i
pantaloni del pigiama. “che stai facendo? Non sono nemmeno le 5 di
mattina?”
“Non
riuscivo a dormire” mormorò il ragazzo, tornando a fissare la pentola. Ginny gli
si affiancò arricciando il naso disgustata.
“Che
cos’è questo odore?”
“Corteccia di abete, mischiata a
muschio, sale e cicoria”
“La
pozione del fumo, ma a cosa…”
“è una
pozione elementare…del primo anno…eppure non funziona” sibilò il ragazzo
frustrato.
“Vedrai
che…”
“e’ la
settima volta che provo a farla e non funziona. Dannazione!”
“Hai
passato tutta la notte in cucina? Sei stanco. Con tutto quello che è
successo…”
“Non è
stanchezza, Weasley! Possibile che tu non si in grado di capirlo? Non è
stanchezza…”
“E’ la
magia” mormorò una voce. Entrambi si voltarono a guardare Karen, anche lei in
vestaglia. Anche a quell’ora non aveva perso quella sua aria esotica e inusuale.
“E’
l’approccio che è sbagliato. Dovete dimenticare tutto quello che sapete o che
credete di sapere. Qui , per un qualche motivo non è efficace…”
“E allora
che cosa dovremmo fare? Ridurci a vivere come dei luridi babbani?”
“Dei
cosa?”
“Persone
senza poteri magici” spiegò Ginny, con un’alzata di spalle.
“Beh non
so come funzioni dalle vostre parti, ma in questa casa abbiamo una regola: le
schifezze vanno buttate e tutto va ripulito” disse , indicando il tavolo
ingombro di erbe sminuzzate. “e poi di notte si dorme! Non si tenta
l’impossibile” disse, rivolgendo loro un cenno di saluto con la mano e
ritornando in camera sua.
Draco si
lasciò cadere su una sedia. I suoi occhi erano ombreggiati da profonde occhiaie
e il suo viso era scavato e pallido per la tensione e la stanchezza. Ginny si
sedette di fronte a lui, osservandolo attentamente, accavallando le gambe e
trattenendo uno sbadiglio a fatica.
“Che
cos’hai da guardare, Weasley?”
“Perché
non mi chiami mai per nome? Anch’io ho un nome, sai! Il tuo è Draco. Il mio è
Ginevra, o Ginny se preferisci. Non siamo a scuola…”
“Non ho
voglia di socializzare con te, Weasley”
“beh
dovrai farlo, che ti piaccia o no. Se non uniamo le forze non potremmo mai
tornare a casa”
“Chi ti
dice che io voglia tornare a casa” ribatté lui. I suoi occhi furono attraversati
da un lampo di rabbia.
“Non stai
dicendo sul serio, vero?” gli domandò la ragazza preoccupata. Il pensiero che
lui potesse desiderare anche solo per un momento di restare lì la faceva fremere
di paura. Si erano aggrappati l’uno all’altra quasi inconsciamente, ma in quella
situazione era…naturale. Non avevano nient’altro a parte l’appoggio
dell’altro. Karen e Meg, per quanto potessero essere simpatiche, non conoscevano
il loro mondo, non ne erano parte e non potevano capire i loro
sentimenti…l’essere privati della magia era come essere tenuti lontani da una
parte di sé stessi. La magia faceva parte delle loro vite, delle loro esistenze,
di loro stessi. Si sentivano snaturati e confusi. Confusi per essere stati
gettati in un luogo che non conoscevano. Confusi perché avevano scoperto di
essere costretti a fidarsi l’uno dell’altra per poter sopravvivere…loro che mai
si sarebbero scambiati più di qualche insulto nei corridoi della
scuola.
“hai idea
di quello che mi aspetti quando saremo di nuovo a Hogwarts? Sarò accusato di
essere un Mangiamorte…”
“Arrotolati la manica della
camicia”
“Cosa?”
“Hai
capito benissimo” rispose Ginny, afferrandogli la mano e slacciandogli il
bottone del polsino.
“Che stai
facendo?” scattò lui, senza liberare la mano. Lei gli sollevò la manica fino
all’altezza del gomito ed esaminò il suo braccio.
“beh io
non vedo il Marchio. Non sei un Mangiamorte”
“Ma…”
“Finchè
non deciderai di diventarlo, non sei un Mangiamorte. Non importa se tutti nella
tua famiglia lo sono, non importa se tuo padre vuole che tu lo diventi…non lo
sei finché tu non decidi di diventarlo e tecnicamente non mi hai
consegnata ai Mangiamorte , quindi…non sei un Mangiamorte. Il ragionamento non
fa una piega”
Draco
sorrise stancamente, scuotendo il capo. “non è così semplice”
“Niente
lo è” disse lei con un filo di voce , stringendo la mano di lui tra le sue “per
questo vivere è così difficile. Niente è semplice. A volte ci vengono poste di
fronte prove più difficili di altre. Bisogna solo affrontarle…”
“Da
quando sei così saggia?”
Ginny
roteò gli occhi, stringendosi nelle spalle. “beh sai…con i fratelli che mi
ritrovo, qualcuno doveva pur aver ereditato la saggezza di una vecchia famiglia
di maghi”
“Maghi
invischiati con i babbani” le fece presente lui, ma il suo tono non era
offensivo o arrogante.
“questo è
vero, ma pur sempre maghi. E poi…se non ci fossi io a dispensare consigli…non
che mi diano retta in realtà…”
Draco
sorrise, stringendo a sua volta la mano di lei. Ginny sentì le sue guance
avvampare, mentre realizzava di avere ancora la mano di lui tra le sue. Abbassò
lo sguardo imbarazzata, ma il ragazzo le sollevò il mento con due dita. “Grazie,
Weasley” mormorò, fissandola negli occhi. Ginny avvertì le guance e le orecchie
bruciare. Cavoli! Ma perché lui la faceva sentire in quel modo? Non aveva mai
provato nulla per lui. Non aveva mai provato nulla di così intenso per nessuno.
Certo, era sempre stato carino, perfino intrigante con il suo modo di fare
strafottente e stranamente affascinante…le sue compagne di stanza sbavavano per
lui, ma lei non era mai stata attratta da quel tipo di ragazzo. Il *bel
tenebroso* non faceva per lei. Preferiva qualcuno più dolce, tenero,
comprensivo…qualcuno come Harry. Eppure Harry Potter non aveva mai suscitato in
lei quello che Draco Malfoy le faceva sentire solo rivolgendole uno sguardo,
solo sfiorandole una mano…
“beh,
seguirò il consiglio della tua nuova, patetica amica babbana e me ne andrò a
letto” disse infine il ragazzo , alzandosi. “metti a posto tu ,
Weasley”
“Ehi!”
protestò lei, scattando in piedi, ma Draco aveva già superato la porta e si
stava dirigendo verso le scale, alzando un braccio come saluto.
“Torneremo a casa nel tardo
pomeriggio. Se hai bisogno qualcosa chiamaci in ufficio. Ti abbiamo lasciato i
numeri di telefono attaccati sul frigorifero” disse Meg , bevendo
frettolosamente la sua tazza di caffè.
“Te-le-fo-no?”
“Ginny,
sai usare il telefono, vero?”
“Ehm…sì.
Devo averlo studiato a Babbanologia” rispose Ginny, cercando di ricordare quella
volta che Ron e suo padre avevano usato un telefono per chiamare
Harry...
“bene. Lì
c’è la TV…troverai anche dei libri. Quelli di incantesimi sono nello studio al
piano superiore. E se hai bisogno di qualunque cosa…”
“Chiamerò. Non preoccupatevi.
Penso di poter badare a me stessa per qualche ora. Adesso andate se non volete
fare tardi”
Karen ,
che , le aveva spiegato, lavorava come assistente sociale- Ginny non sapeva cosa
volesse dire , ma credeva che avesse a che fare con le famiglie svantaggiate o
qualcosa del genere- e Meg, che era avvocato, le avevano assicurato più e
più volte che non era necessario che facesse nulla, ma non le piaceva l’idea di
non contraccambiare la loro ospitalità in qualche modo, così aveva deciso di
fare le pulizie. Aveva aiutato spesso sua madre e credeva di potersela cavare
anche lì. In fondo la polvere era polvere in qualunque universo si trovasse.
Cominciò
rifacendo i letti e riassettando il salotto. Poi pensò che forse poteva pulire i
tappeti con quello strano aggeggio che i Babbani chiamavano aspirapolvere. Aprì
la porta dello stanzino delle scope - quanto le sarebbe piaciuto volare in quel
momento!- e prese l’aspirapolvere…o almeno quello che somigliava di più a quello
che aveva visto. Infilò la spina nella presa della corrente, come aveva letto
nel suo testo di Babbanologia,paragrafo: manufatti e utensili, e spinse il
pulsante. Subito un gran rumore si propagò dall’elettrodomestico che addentò le
frange del tappeto. A Ginny sfuggì un urlo per la sorpresa. Non si era aspettata
di certo una reazione così violenta! Tentò di spegnerlo, ma nella foga aumentò
solo la potenza dell’aspirazione.
“DRACO”
urlò in preda al panico. Poco istanti dopo il ragazzo con addosso solo i
pantaloni arrivò di corsa nel salotto.
“che
diavolo è quel coso?” gridò per farsi sentire.
“Devi
staccare la spina! Vuol mangiarsi il tappeto” gridò Ginny in
risposta.
“la
cosa?”
“la
spina! Quel filo lì verde!”
Il
ragazzo fece quello che gli era stato detto e il rumore cessò. Ginny tolse le
frange del tappeto dalla bocca dell’aspirapolvere e si abbandonò sulla poltrona
con un gemito.
“Che
diavolo stavi facendo?”
“Tentavo
di pulire” piagnucolò lei, guardando con sospetto l’elettrodomestico ormai
mansueto.
“E allora
perché stavi facendo quel casino infernale! Stavo dormendo!” le fece presente il
ragazzo , fulminandola con lo sguardo.
“Scusa”
mormorò lei, mettendo il broncio.
Draco
sbuffò sonoramente, cominciando a salire le scale quando un trillo fece
sobbalzare entrambi.
“E adesso
che cazzo…”
“Siamo
Karen e Meg. Non siamo in casa. lasciate un messaggio”
“Ginny.
Mi senti? Sono Karen. Ho chiamato per assicurarmi che vada tutto bene. Se mi
senti alza la cornetta…sai qual è la cornetta?”
La
ragazza dai capelli rossi si avvicinò all’apparecchio con circospezione, quasi
avendo paura, dopo la brutta avventura con l’aspirapolvere, che potesse
azzannarla. Prese in mano la cornetta e se la portò all’orecchio.
“KAREN?”
“Tesoro,
ti sento. Non è necessario che urli” disse la ragazza con voce dolce.
“Scusami”. Draco le si fece vicino
per poter ascoltare la conversazione. Aveva sentito parlare di quei
tele…televisori? No, non gli sembrava che fosse quella la parola…ma non ne aveva
mai visto uno da vicino. Sapeva solo che permettevano ai Babbani di comunicare
tra loro anche a grandi distanze.
“va tutto
bene?”
“Sì. Sì,
tutto a meraviglia”
“Qualche
problema?”
“No,
nessun problema”
“bene.
Ritelefonerò - telefoni! Ecco come si chiamavano!- più tardi per sapere come
state”
“va bene.
A più tardi” rispose Ginny e riagganciò. Vide la mano di Draco sollevare la
cornetta e portarsela all’orecchio.
“Non si
sente più la voce della tua amica Babbana” disse, con una punta di delusione, ma
Ginny non lo stava ascoltando. Troppo occupata a domare l’aspirapolvere non si
era accorta che Draco fosse mezzo nudo…e che avesse un fisico da mozzare il
fiato. Le spalle larghe, gli addominali ben definiti e la vita stretta…Ginny
distolse in fretta lo sguardo imbarazzata, ma il ragazzo si era già accorto del
suo stato d’animo….Un sorriso gli incurvò le labbra, mentre quasi casualmente si
avvicinava ulteriormente a lei, per posare la cornetta sul ricevitore.
“qualcuno
è arrossito” esclamò divertito, guardando Ginny negli occhi, consapevole di
aumentare in quel modo il suo imbarazzo “Non dirmi che ti piaccio”
Ginny si
sentì avvampare, mentre indietreggiava di qualche passo, scontrandosi con il
divano.
“m-ma che
vai d-dicendo! Tu…tu non potresti mai piacermi” balbettò.
“Davvero?” sogghignò il ragazzo,
fermandosi di fronte a lei. Il respiro le sibilò violentemente tra i denti,
ritrovandosi imprigionata tra il ragazzo e il divano.
Lui si
chinò verso di lei e immerse il viso nei suoi capelli, aspirandone il buon
profumo. Ginny era come ipnotizzata. Non riusciva a reagire. Non riusciva a
parlare.
“già, in
confronto al tuo caro amichetto Potter, chi potrebbe mai desiderare uno come me”
sogghignò lui, sfiorandole piano le braccia con la punta delle dita, conscio
dell’effetto che aveva su di lei. Ginny fremette sotto il tocco, avvertendo
brividi di piacere che le correvano giù dalla schiena. Si chiese ancora una
volta come sarebbe stato baciarlo…
Risollevò
lo sguardo e quello che vide negli occhi di lui la impaurì ancora di più.
Desiderio. Intenso e inequivocabile desiderio. Ma era…sbagliato. Lui era
Malfoy. MALFOY! Quello che dovresti odiare…quello che eri sicura di
odiare fino a qualche minuto fa, finchè non ti comparso davanti con solo i
pantaloni addosso, facendoti andare in fibrillazione tutti gli ormoni. E’
attrazione. Pura e semplice attrazione fisica e se lo bacerai non te lo
perdonerai per il resto della tua vita! Vuoi davvero dare il tuo primo bacio a
questo tizio, che è indubbiamente un bel ragazzo, ma che non rappresenta
nulla per te…non è come se fosse Harry… tentò di farle presente la parte
razionale del suo cervello, ma Ginny era paralizzata da quegli occhi così chiari
e profondi. I suoi occhi…non sembravano una distesa di ghiaccio. Improvvisamente
non si ricordava più di che colore fosse il ghiaccio , ma non era di certo del
colore degli occhi di Draco…lui aveva calore dentro di sé. Un calore così
intenso che lei riusciva quasi a percepirlo, come se potesse toccarlo ,
prenderlo tra le proprie mani…
Ma poi
lui sbatté le palpebre incredulo. Sbigottito da quello che stava per fare. Si
scostò d lei e ritornò di sopra velocemente. Aveva un assoluto bisogno di una
doccia gelata. Sedurre Ginevra Weasley! Doveva essere impazzito. Forse lo
avevano drogato! O avevano usato su di lui la Imperius. Non era possibile!
Ginevra Weasley! Più lo ripeteva più gli sembrava inverosimile. Ginevra
Weasley era il tipo da deridere, da schernire, a cui fare scherzi…il tipo da
chiamare piccola fiammiferaia … non era il tipo da baciare. Non era il tipo da
desiderare…
Si tolse
tutti i vestiti-i pochi che indossava- e si gettò sotto la doccia, appoggiando i
palmi delle mani sulle piastrelle e abbassando il capo, facendosi scorrere
l’acqua calda su tutto il corpo.
Doveva
tornare. Doveva tornare a casa e dimenticare per sempre quella faccenda. Quella
piccola strega lo stava letteralmente facendo diventare pazzo! Un attimo era
assalito dall’impulso di strangolarla…accidenti a lei, alla sua testardaggine e
alla sua goffaggine…e un attimo dopo bruciava dalla voglia di portarsela a
letto. Chiuse il getto dell’acqua con un gesto secco e fece per afferrare la sua
bacchetta per asciugarsi, quando si ricordò che non aveva poteri.
Imprecò a
mezza voce, tamponandosi il corpo con un asciugamano, per poi passarselo sul
capo. I capelli bagnati gli ricadevano scompostamente sul viso. Indossò i
vestiti che Karen gli aveva lasciato sul cassettone della camera degli ospiti:
un paio di jeans scoloriti - il capo di abbigliamento più scomodo che Draco
avesse mai avuto la sfortuna di mettere- e una camicia azzurra a cui arrotolò le
maniche. Scese di sotto con l’intenzione di concedersi una lunga e distensiva
passeggiata…solo per non stare a stretto contatto con la piccola strega…ma
quando raggiunse la cucina pensò che non fosse una buona idea.
Ginny
stava lottando con un qualcosa dentro al lavandino. Draco alzò gli occhi al
cielo , trattenendo a stento un’imprecazione.
“E ora
che diavolo stai combinando?”
“C’è un
mostro lì dentro”
“che tipo
di mostro?”
“Non lo
so.”
“non sono
molto pratico della vita babbana ma credo che si chiami
tritarifiuti”
“ne sei
certo?”
“Sì”
rispose lui, prendendola per un braccio e conducendola via da lì. Ginny si
lasciò guidare docilmente nello studio con gli occhi sbarrati. Quella casa era
piena di pericoli! Si sarebbe trovata più a suo agio nella Foresta Proibita!
“ora”
disse il ragazzo, facendola sedere alla scrivania “cerchiamo di sfruttare al
massimo la giornata. Avevi qualche idea in proposito?”
“Ehm…”
“Molto
bene. Direi di cominciare a cercare tutto quello che possiamo su incantesimi e
affini. E’ chiaro che la nostra concezione di magia si discosta molto da quella
di questo posto, quindi dobbiamo farci un’idea di quello che ci aspetta. Sei
d’accordo?”
“Ehm
veramente...”
“Perfetto. Quindi tu potresti
cominciare dagli incantesimi base, mentre io delle pozioni” concluse il ragazzo
, raggiungendo la libreria.
“Ehi! Chi
ti ha eletto capo?”
"Nessuno.
Non ce n'era bisogno. Io sono più grande di te, più bravo e con il sangue più
puro, quindi era scontato che dessi io gli ordini!"
Ginny
scoppiò a ridere, avvicinandosi a lui e prendendo alcuni libri.
"beh se
ti fa piacere credere di avere il comando, fai pure! non sarò certo io a
toglierti quest'illusione" gli disse in tono amabile tornando alla scrivania e
cominciando a sfogliare un testo intitolato: Incantesimi per giovani
streghe.
Trascorsero la maggior parte della
giornata in silenzio, ognuno immerso nella lettura di qualche libro, con una
pausa pranzo molto rapida.
parecchie
ore dopo Ginny si stiracchiò sulla sedia, arcuando la schiena all'indietro. Il
cielo stava cominciando a oscurarsi e gli occhi a dolerle per aver letto per
troppo tempo consecutivamente. Lanciò un'occhiata a Draco, ma il ragazzo
sembrava immune alla fatica e seguitava a scorrere la pagina con lo
sguardo.
"Vado a
preparare la cena" disse , alzandosi.
"Riuscirai a impedirti di
combinare casini?" le chiese senza sollevare la testa.
Ginny
buttò il labbro inferiore all'infuori mettendo il broncio. Non era
un'incapace!
"Sì"
rispose piccata.
"Stai
attenta al mostro del lavandino" la schernì lui, quando ormai era sulle scale.
Ginny sbuffò, correndo in cucina. Sì, avrebbe potuto farcela.
Setacciò
a fondo il frigorifero e la dispensa , decisa a preparare un banchetto degno di
un re. Lavò, stando attenta al mostro, affettò le verdure , imparò perfino a far
funzionare il fornello a gas, senza far scoppiare la casa. Concentrata in quello
che stava facendo non si accorse che Draco era entrato in cucina.
"Come
studiosa sei un vero disastro, ma come serva..."
Ginny
risollevò lo sguardo dal piatto che stava guarnendo per posarlo sulla faccia del
ragazzo. Come aveva potuto avvicinarsi a lei senza che lo udisse?
"Lo
prendo come un complimento" rispose la ragazza, tornando a controllare il pesce,
che stava cuocendo. "ad ogni modo è tutto merito di mia madre. Vorrebbe che io
diventassi una *mogliettina perfetta*"
"mi
sembra di cogliere una nota di sarcasmo nella tua voce"
"Beh..io
voglio molto bene a mia madre. E l'ammiro molto, ma ... non voglio sfornare
sette figli per poi ritrovarmi da sola...Anche se lei non lo dice, so che soffre
per la nostra lontananza"
"E allora
cosa vuole diventare la piccola Ginevra?"
"Un
Auror" rispose lei con fierezza, voltandosi verso di lui.
"Allora
suppongo che dovremmo essere nemici" disse, lui sorridendo di quel suo sorriso
che non le sembra più così cattivo...forse solo triste e malinconico.
"Sì,
suppongo di sì...se tu volessi diventare un Mangiamorte".
Le sue
parole gravarono su di loro nel pesante silenzio che si era venuto a creare.
Ginny sapeva che non era...prudente, interrogare Draco a quel modo, ma in quel
poco tempo aveva capito che probabilmente era stata troppo superficiale nei suoi
confronti, che aveva preso come un dato di fatto il suo essere perfido e
malvagio. Non che lui non le avesse fornito motivi più che validi, ma lei non
aveva fatto nessuno sforzo per cercare di svelare che cosa si nascondeva dietro
la maschera del ragazzo arrogante e borioso.
"Vuoi
diventare un Mangiamorte, Draco?" mormorò a bassa voce, ma le sue parole
sembrarono rimbombare nella piccola cucina, come il lamento del
tuono.
"Non
voglio morire, Ginevra. Se oso ribellarmi a mio padre, mi ucciderà"
"Ma...come è possibile? E' tuo
padre..."
"Non
tutte le famiglie sono unite, Weasley. Non tutte le famiglie possono vantare
fratelli pronti a soccorrersi al primo accenno di pericolo. Non tutti i padri
amano i figli"
Ginny
aprì e richiuse la bocca diverse volte prima di poter assorbire quello che lui
le aveva appena detto. Per lei era semplicemente..inconcepibile. L'immagine di
suo padre le riempì la mente...la sua dolcezza, la sua bontà, il suo
coraggio...ammirava e voleva bene a suo padre e lui ne voleva a lei. Non
riusciva a immaginare un rapporto padre-figlio senza amore.
"Mio
padre ama solo una persona: sè stesso. Serve l'Oscuro Signore per accrescere il
suo potere personale. Non esiste giusto o sbagliato, Draco, esiste solo il
potere. Il suo Signore lo ripete in continuazione e lui lo ripete a me.
Non esiste l'amore, Draco. Esiste solo lo sfruttare gli altri a nostro
vantaggio e poi liberarsi di loro"
Dimentica
della cena, Ginny gli si avvicinò lentamente. Lei...non capiva. Sentiva la sua
sofferenza come se fosse la propria, ma non capiva. Non comprendeva quello che
lui stava dicendo.
Sollevò
una mano all'altezza del viso di lui e gli sfiorò la guancia. Le sue dita
tremavano leggermente proprio come il corpo di lui. Aveva paura. Ginny non aveva
mai avuto così tanta paura come in quel momento. Avvertiva che i sentimenti di
Draco in quel momento erano come una bolla di sapone, sarebbe bastata una
corrente d'aria troppo intensa per farla scoppiare...doveva maneggiarla con
cura, ma non sapeva come. Non si era mai trovata con nessuno che avesse tanta
oscurità dentro di sè da non riuscire a trovare la luce...
"Non
tutti provano odio, Draco" mormorò con un filo di voce.
Il rumore
della porta d'ingresso che si apriva e la voce allegra di Karen che chiamava i
loro nomi li fece sobbalzare. Ginny abbassò precipitosamente la mano con il
cuore che sembrava volerle balzare fuori dal petto dall'agitazione.
"Dimentica ciò che ho detto"
sibilò il ragazzo, prima di uscire dalla stanza a grandi passi.
Ginny
osservò la sua schiena rivolta verso di lei e capì che lui si stava già pentendo
di quel breve momento di debolezza.
Grazie a tutti coloro che
hanno recensito la mia storia!
Mi raccomando: fatemi
sapere cosa pensate del proseguimento della fic!
Spero che vi piaccia! Un
bacione a tutti!
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO 4 – UNA NUOVA HOGWARTS
CAPITOLO 4 – UNA NUOVA
HOGWARTS
Camminava piano, godendosi la
brezza fresca di settembre. Erano trascorsi cinque giorni da quando erano
arrivati nella Hogsmeade che non conoscevano. Cinque lunghissimi e faticosissimi
giorni, in cui avevano dovuto adeguarsi a vivere senza magia. Era così che Ginny
aveva scoperto che non si poteva semplicemente far sparire la spazzatura , ma si
doveva portarla fuori, come era toccato a lei quella sera. Non aveva compreso
quanto fosse difficile la vita babbana fino a quel momento. Suo padre seguitava
a studiarne ogni aspetto, affascinato dalla tecnologia e dalle scoperte
scientifiche, ma non aveva mai provato a vivere senza magia, ad affrontare anche
il più stupido dei compiti, come cucinare o fare il bucato, senza utilizzare
incantesimi.
Il rumore di una moto che passava
sulla strada di fianco a lei , la fece trasalire. Non era ancora abituata a
tutta quella “babbanità”. La moto, un bel modello da strada, nero e argento,
imboccò il vialetto della casa di Karen e Meg e si fermò davanti al garage.
Subito Karen sbucò dalla porta principale e si gettò tra le braccia del nuovo
arrivato stampandogli un bacio sulla bocca. Ginny si sentì in imbarazzo. Avrebbe
voluto allontanarsi senza essere vista, per non disturbare, ma Karen si scostò
dal ragazzo e le fece cenno di avvicinarsi.
“Steve, lei è Ginny” la presentò.
Il ragazzo le rivolse un largo sorriso e le strinse la mano. Era alto, atletico,
con una folta massa di capelli biondi riccioluti.
“E così questa è la tua nuova
pupilla?” chiese il ragazzo “ah, non dar retta a Karen o prima che tu te ne
accorga ti ritroverai ad abbracciare alberi e a cercare non so quali punti
segreti nel tuo corpo…”
“Si chiamano chakra, asino” lo
riprese lei piccata, dandogli un pugno scherzoso sul braccio. Il ragazzo gettò
la testa all’indietro scoppiando a ridere.
“Non far caso a lui, tesoro. È
solo un rozzo … babbano? Ignorante!” esclamò Karen, prendendo Ginny a braccetto
e conducendola in casa, ignorando volutamente Steve.
“Come se questa casa non fosse già
abbastanza affollata è arrivato anche il tuo maritino” disse Meg, sistemando i
piatti nella lavastoviglie.
“ehi, noi due non siamo
sposati”
“non ancora, mia piccola strega”
rispose Steve prendendo tra le braccia la ragazza e baciandola.
“quei due fanno venire il
voltastomaco” sbuffò Meg, arcuando le sopracciglia.
Ginny non aveva mai visto due
sorelle così diverse: Karen era…strana, forse una delle persone più strane che
avesse mai conosciuto. Per molti aspetti le ricordava la professoressa di
Divinazione: lo stesso modo di vestire inusuale- anche per una strega, quindi
Ginny non osava immaginare come dovesse apparire agli occhi dei Babbani- , la
stessa ossessionante ricerca di risposte nelle stelle e in segni che solo lei
riusciva a cogliere. Ma Karen era anche dolce, comprensiva, in qualche modo
materna, sebbene avessero solo dieci anni di differenza. Mentre Meg aveva tutte
le caratteristiche di quelle che il suo libro di testo di Babbanologia
descriveva come “donne in carriera”: tailleur castigati, razionalità, ogni
singolo minuto della giornata perfettamente programmato e occupato da qualche
improrogabile impegno, ma era anche irosa, combattiva- lei e Draco litigavano
incessantemente, forse perché in qualche modo erano simili. Meg era distante,
irraggiungibile paragonata a Karen. Era cortese e gentile, ma non lasciava mai
aprire uno spiraglio per superare quella cortina di ghiaccio che ergeva tra sé e
il mondo. Non che a Ginny non piacesse, ma si riconosceva di più nel carattere
allegro e solare di Karen.
“E lui dev’essere il nostro nuovo
mago” esclamò Steve, separandosi da Karen e tendendo una mano verso Draco. Il
ragazzo continuò a mantenere le braccia incrociate sul petto. Ginny si morse
nervosamente il labbro inferiore. Possibile che non potesse mostrarsi almeno
educato? Erano ospiti a casa delle due sorelle…non poteva comportarsi ancora
come se fosse un principe nel suo maniero!
“e così sei un duro” disse Steve,
studiandolo attentamente. Draco sostenne il suo sguardo con fermezza, serrando
le mascelle. Ginny si accorse di trattenere il respiro. Perché Draco cercava
sempre di provocare gli altri? Perché non poteva mai comportarsi come un essere
umano civile?
“beh buon per te” disse il ragazzo
dai riccioli biondi scoppiando a ridere e ritirando la mano. Non sembrava
offeso. “allora” continuò voltandosi verso Karen “non c’è niente da mangiare per
me?”
“Sì, sì” rispose Meg mettendogli
davanti un piatto. ”Adesso sì che l’hai combinata grossa,
sorella!”
“Che intendi dire?”
“Ora che ha assaggiato la cucina
di Ginny non riusciremo più a togliercelo dai piedi!”
Ginny sorrise per il complimento,
mentre Steve le assicurava che era tutto veramente ottimo. La ragazza si voltò
verso la porta,ma Draco se n’era andato. Scivolò fuori dalla stanza e salì al
piano superiore silenziosamente. Lo studio era diventato il loro campo base e
una specie di tana per Draco. Avevano passato in rassegna per tre giorni ogni
singolo testo della molto fornita libreria delle due sorelle senza trovare
niente che potesse aiutarli. Si erano cimentati- più che altro lei, dato che
Draco continuava a ripetere che erano solo scemenze- in alcuni riti, ma senza
risultati. Lo vide in piedi con i gomiti appoggiati al davanzale. La luna piena
tracciava il contorno della finestra sul pavimento, facendo risplendere i
capelli biondi del ragazzo. Ginny fece per accendere la luce, ma lui la
bloccò.
“Che cosa vuoi,
Weasley?”
“Sapere che cosa stai
facendo”
“Non lo vedi?”
“Io vedo solo un ragazzo molto,
molto testardo. E scorbutico”
“Nessuno ha chiesto il tuo
parere”
Ginny strizzò gli occhi per la
rabbia. Era stanca di sentire le sue battute pungenti, i suoi insulti…di
sopportare il suo costante malumore. Anche a lei non piaceva stare lì, ma non si
sfogava su di lui!
“ah lo so perfettamente che a te
il mio parere non interessa!” sibilò raggiungendolo. Draco non si mosse. “Vorrei
solo sapere che cosa ti passa per quella testaccia dura! Potevi anche essere un
po’ più cortese con il ragazzo di Karen. Ci stanno sfamando, ci hanno dato un
posto dove stare…”
“E credi per niente? Svegliati,
bambolina!” ribatté lui, voltandosi verso di lei. Ginny non riusciva a decifrare
l’espressione del suo volto nella penombra. “Vogliono imparare quello che
sappiamo. Per questo ci tengono qui. La tipa strampalata ti ha vista…schiantarmi
e ora vuole imparare come si fa. Mi sembra chiaro”
“A me sembra chiaro che tu non ti
fidi di loro. Tu non ti fidi di nessuno” rispose Ginny cautamente. Inspirò
profondamente, mentre Draco si allontanava di nuovo e fissava un punto
indistinto fuori dalla finestra.
“Non posso fidarmi di nessuno”
mormorò il ragazzo a voce bassa.
“non vuoi fidarti di
nessuno. E’ diverso”
“Davvero? Non voglio?”
“Potresti fidarti di me, per
esempio”
Draco emise una breve risata
carica di amarezza, distorcendo le labbra in una smorfia.
“di te? Di un
Weasley?”
“io non sono un Weasley
come tu non sei un Malfoy! Io sono Ginevra e tu sei Draco. Ora, appurato
di conoscere i rispettivi nomi di battesimo , ti dispiacerebbe dirmi quale
motivo ti avrei dato per non fidarti di me?”.
Draco non rispose, stringendo i
pugni e mantenendo gli occhi puntati sul cielo stellato.
“Allora sto aspettando!”
puntualizzò Ginny, incrociando le braccia sul petto.
“Solo perché mi sono sfogato con
te in un momento di debolezza, non significa che…”
“non cambiare discorso, Malfoy!
Vorrei sapere che cosa ho fatto per farmi odiare da te!”
Il ragazzo appoggiò una mano sul
vetro freddo, sbattendo le sopracciglia. La sua espressione dura si tramutò
lentamente in un’infinita tristezza.
“Non ti odio , Weasley” mormorò
stancamente, quasi che parlare gli costasse un’enorme fatica.
“Non credo di aver capito bene”
rispose Ginny, assumendo un tono molto simile a quello della madre, quando
smontava le scuse di Fred e George per qualcosa che avevano
combinato.
“Hai capito benissimo”
“Io ho capito solo che tu sei
spaventato” ribatté lei convinta, mentre lui si voltava furente dalla sua parte.
I suoi occhi grigi scintillavano nella semi oscurità pericolosamente, ma Ginny
non si sentiva intimorita. Quando era di quell’umore nemmeno Voldemort in
persona avrebbe potuto farla sentire in soggezione. “E ho capito anche che non
fai avvicinare nessuno a te non perché provi…una specie di innata repulsione per
tutti gli esseri viventi, ma perché hai paura che possano farti del male, che
possano scoprire quanto tu sia impaurito. Hai nascosto così bene le tue
insicurezze dietro la tua arroganza e la tua strafottenza da esserti quasi
convinto che sei invulnerabile. Ma non è così. Tu hai paura di diventare un
Mangiamorte, hai paura di non essere in grado di far del male alle altre persone
come sicuramente sarai costretto a fare, ma allo stesso tempo hai paura a
ribellarti a tuo padre e alla tua famiglia. Tu sei solo…un dannato vigliacco!
Almeno Tom Riddle ha avuto il coraggio di essere malvagio fino in fondo, tu ti
limiti a fare scherzi ai Grifondoro e a tiranneggiare quelli più piccoli con i
tuoi due gorilla alle spalle! Sei solo un piccolo, patetico ragazzino viziato,
troppo terrorizzato per prendere una posizione ben precisa. Diventa Mangiamorte.
Semina terrore e morte. Oppure combatti il male, schierati dalla parte di
Silente, ma fa qualcosa! Non puoi aspettare che gli altri decidano per te. Se
non vuoi diventare un seguace di … Voldemort, non farlo , ma smettila di
atteggiarti da duro e cattivo, quando sei solo … un povero furetto
rimbalzante! Ecco quello che sei! Dici di non avere scelta…Beh qui non ci sono
gorilla che ti proteggano e non c’è nemmeno la tua famiglia! Qui ci siamo solo
io e te…eppure tu non riesci lo stesso a mettere da parte quel … quel cumulo di
odio e paura che hai dentro per cercare un modo di tornare a casa!”. Ginny
tacque, ansimando come se avesse corso per tutto quel tempo.
“Hai finito?” sibilò la voce
strozzata di Draco, facendole chinare lo sguardo. Non voleva dire tutto quello
che aveva appena detto. Era andata da lui solo per convincerlo a essere un
pochino più disponibile, non voleva buttargli in faccia l’idea che si era fatta
di lui, standogli costantemente vicino per cinque giorni.
“Sì, ho finito” sussurrò,
stringendosi le braccia intorno al corpo, come se avesse freddo.
“Bene. Quando vorrò altri pareri
su di me, te li verrò a chiedere” rispose il ragazzo uscendo dalla
stanza.
Ginny chiuse gli occhi inspirando
profondamente. Sentì avvicinarsi dei passi , ma sapeva che non era
lui.
“Io…non volevo ascoltare, ma
gridavate talmente forte che…”tentennò Karen. In mano aveva due piatti con due
fette di torta. Non avevano ancora mangiato il dolce…
Ginny si morsicò il labbro
inferiore nel tentativo di trattenere un singhiozzo. Come aveva potuto essere
così insensibile? Aveva preso le poche confidenze che il ragazzo le aveva fatto
e gliele aveva rigettate in faccia… Non avrebbe dovuto comportarsi così. Non
avrebbe dovuto…tradire la sua fiducia. Anche per lui doveva essere
difficile essere lì e anche lui doveva appoggiarsi a qualcuno. Si era lasciato
andare…si era aperto con lei anche se solo per pochi minuti e lei lo
aveva…
Si coprì la bocca con una mano,
mentre due lacrime le rotolavano giù dalle guance.
“Oh Karen, io…non avrei… non
volevo che lui…”
“va tutto bene, cara” ”No, non
va tutto bene. Non va bene per niente” gemette, correndo fuori dalla stanza.
Doveva scusarsi con lui. La bolla era esplosa. Il delicato equilibrio dei
sentimenti di Draco si era spezzato e la colpa era sua. Interamente sua. Corse
in giardino e lo vide camminare a passo spedito, lungo la strada. Le mani
ficcate nella lunga giacca di pelle, che Karen gli aveva regalato.
“Draco” lo richiamò, ma il ragazzo
si limitò ad aumentare l’andatura, senza voltarsi. Ginny corse giù dai gradini e
lo raggiunse.
“Draco…mi dispiace. Non ho nessun
diritto di dirti che cosa devi o non devi fare. Non ho il diritto di buttar lì
dei giudizi, basati unicamente su…”
Il ragazzo si voltò verso di lei
con rabbia. I suoi occhi grigi avevano assunto la tonalità del cielo invernale
appena prima di una tempesta e la vena sulla sua tempia gli pulsava
dolorosamente. Non lo aveva mai visto così infuriato.
“E’ tutto vero, Weasley. Ogni
parola. Soddisfatta?” sibilò, torreggiandola.
“Che cosa ti ho fatto” mormorò
Ginny sollevando una mano per accarezzargli una guancia, ma lui si scostò da lei
violentemente.
“Fatto? Credi davvero che le tue
parole possano ferirmi?”
“Perdonami” sussurrò, voltandosi e
correndo verso casa. Le lacrime avevano cominciato a scenderle lungo le guance
silenziosamente, senza singhiozzi. Perché c’era così tanto odio in lui? Così
tanto veleno? E perché lei stava così male per lui? perché non poteva
semplicemente infischiarsene? Lui è Malfoy! Tentò di ricordarle ancora
una volta la parte razionale del suo cervello, ma per lei non era più
Malfoy. Era Draco. Si era allontanata solo pochi passi , quando lui la
costrinse a voltarsi. Il ghigno cattivo gli si paralizzò sulla faccia ,
guardando le lacrime di lei. Il ragazzo la fissò per qualche istante , incapace
di reagire a quello. Ginny sembrava così indifesa davanti a lui, con i
grandi occhi scuri sgranati e le guance bagnate di lacrime. Sfiorò con la punta
delle dita la sua pelle, percorrendo la scia di una lacrima, come se non ne
avesse mai viste prima.
“Perché stai piangendo?”
bisbigliò.
“Non lo so” mormorò Ginny con un
filo di voce “forse perché credo ancora che le mie parole non ti abbiano
lasciato del tutto indifferente, altrimenti perché saresti scappato
via…”
“non dovresti piangere per uno
come me” mormorò lui, facendo aderire completamente il palmo contro la guancia
di lei “Non ne vale la pena”
“questo lascialo decidere a me”
sospirò Ginny, coprendo la mano di lui con la sua.
Il rumore della porta di casa che
veniva parte li fece trasalire. Si allontanarono l’uno dall’altra velocemente,
come se fossero appena stati colti in flagrante.
“Ho per caso interrotto qualcosa?”
chiese Meg, spostando il suo sguardo dall’uno all’altra.
Ginny scosse la testa,
affrettandosi ad asciugarsi gli occhi con un avambraccio.
“Ci chiedevamo se gradivate il
dolce” continuò la ragazza.
Draco rientrò in casa, senza
degnarsi di rispondere e si rifugiò nello studio, mentre Ginny si limitò a
scuotere di nuovo la testa in segno di diniego.
******
Scese in cucina, stupendosi di
aver dormito così tanto. Meg stava leggendo un quotidiano, sorseggiando una
tazza di caffè, mentre Karen stava disponendo dei tarocchi sul tavolo.
“Buongiorno, cara” la salutò con
un sorriso.
“Mi dispiace di aver dormito così
tanto” si scusò, dato che di solito preparava la colazione.
“Non ti devi scusare” disse Karen,
porgendole una tazza di tè caldo.
“sapete dov’ è Draco?”
“E’ fuori con Steve. Sta imparando
a guidare una moto”
“sta facendo cosa?” chiese Ginny
inarcando le sopracciglia per la sorpresa.
Meg si strinse nelle spalle,
alzando per la prima volta lo sguardo dalla pagina. “Quando ci siamo alzate
questa mattina erano già in garage a confabulare attaccati a quei
mostri…”
“Mostri?”
“Meg non ama molto le
motociclette. Forse perché il suo ragazzo ai tempi del liceo…”
“KAREN!”
La ragazza con la bandana colorata
le fece la pernacchia, dando un colpetto a Ginny con il gomito. Anche Ginny
sorrise, notando il rossore sulle guance di Meg.
“E’ meglio che vada a vedere cosa
combinano. Dobbiamo metterci al lavoro, se vogliamo imparare qualche
incantesimo”
“Credo che oggi il tuo capo ti
conceda un giorno di vacanza. Dopotutto è sabato…” le disse Karen, mentre stava
per uscire.
“Draco? Un giorno di vacanza? Ma
se è uscito dallo studio solo per andare in bagno da quando siamo
arrivati!”
“beh ci siamo ricordate di una
cosa” rispose Meg, posando il giornale “Ma ieri sera non ci sembrava il momento
più adatto per parlarvene”. Ginny abbassò gli occhi imbarazzata, mettendosi una
ciocca di capelli dietro all’orecchio. “c’è un posto appena fuori città,
arroccato sulla collina, che dà sul lago…”
“Ma è dove…”
“Sì, secondo le vostre
indicazioni, è dove si erge la vostra scuola nel vostro mondo. Ha proprietà
magiche anche qui. Io e Karen siamo state iniziate lassù da nostra madre e là
abbiamo praticato i nostri primi incantesimi. Potreste sempre
provare…”
“Vado a dirlo a Draco
e…”
“veramente lo sa già. E’ per
questo che Steve gli sta insegnando a guidare una sua vecchia moto”. Ginny
deglutì un paio di volte a vuoto prima di capire perfettamente quello che Karen
le aveva appena detto.
“vuoi dire che intende andare là
in moto?”
“il piano sembra questo” rispose
la ragazza, mentre Ginny usciva come una furia dalla cucina. Prima si dichiarava
contro qualsiasi diavoleria babbana e poi meditava di andarsi a uccidere con una
di quelle…motociclette!
Si fermò davanti al garage, nel
preciso momento in cui Draco smontava dalla moto. Incredibilmente aveva l’ombra
di un sorriso sulla faccia!
“Impari in fretta ragazzo” si
complimentò Steve, prendendo il casco che gli porgeva.
“Sono un Purosangue” ribatté Draco
come se fosse la cosa più naturale del mondo. Steve rise di quella sua risata
allegra e contagiosa.
“sei pronta Weasley?”
“Pronta per cosa?” esclamò Ginny
sbarrando gli occhi, nel vedere che lui le stava allungando un casco.
“Non dobbiamo andare sul colle?”
“con … con
quella?”
“sì, Weasley, con quella!” rispose
Draco spazientito. “Non dirmi che hai paura?”
“IO? Paura? Ma come ti viene in
mente?” ribatté Ginny spavaldamente, mentre pensava che avrebbe di gran lunga
preferito avere una scopa su cui volare, piuttosto che quel mostro, come
lo aveva definito Meg.
“vi ho preparato il pranzo e nella
borsa vi ho messo anche dei testi che potrebbero esservi utili” disse
Karen,mettendole una borsa azzurra a tracolla.
“ma, io veramente preferirei…”
balbettò la ragazza dai capelli rossi, quando venne spinta a forza dalla strega
sulla moto. Draco si allacciò il casco sotto il mento e fece partire il
motore.
“divertitevi” li salutò Karen,
stringendosi nello scialle.
“ma non troppo” aggiunse con una
punta di malizia Meg, mentre Draco faceva scivolare lentamente sulla strada la
moto.
“Sei sicuro di sapere guidare
questo coso?” gemette Ginny, ancorandosi a lui per non cadere.
“Vuoi smetterla di preoccuparti ,
Weasley?”
“io non sto preoccupandoooo” gridò
Ginny, quando lui partì inaspettatamente a tutta velocità. L’aria fresca le
sferzava il viso e le scompigliava i capelli, mentre l’asfalto sfuggiva sotto le
ruote, come un fiume nero. Aveva circondato la vita di Draco con le braccia,
aggrappandosi a lui spasmodicamente. Le sembrava di venir sbalzata all’indietro
da un secondo all’altro.
“Vuoi rilassarti? O devo pensare
che ti piaccia starmi appiccicata?”
Ginny aprì gli occhi, sollevando
di poco la testa. Non era poi così terribile andare su quella moto...non era per
niente terribile, anzi era eccitante! Enormemente eccitante. Allentò un po’ la
stretta intorno al torace del ragazzo e chiuse gli occhi, godendosi il vento e i
raggi tiepidi del sole sulla pelle. L’aria era impregnata di un buon profumo e
faceva incredibilmente caldo per essere la fine di settembre.
Dopo poco meno di un quarto d’ora,
Draco parcheggiò la moto nel grande spiazzo sulla collina. Sotto di loro il lago
si estendeva placido, costellato da alcune barche. Era tutto così
diverso…vuoto. Quel posto non aveva nulla di quello che loro ricordavano.
Il campo di Quiddicth, il parco, la Foresta Proibita, il castello, la casupola
di Hagrid…non c’era niente lì che potesse richiamare alla memoria la loro
Hogwarts. Nulla. Per loro quel luogo non significava nulla.
“io non sento niente” mormorò
Ginny con voce affranta.
Draco le voltò le spalle,
raggiungendo il limite del precipizio. Si sedette sull’erba umida e lasciò
penzolare le gambe di sotto. Ginny lo imitò.
“Questa non è Hogwarts”confermò
lui con voce neutra.
“Quindi è tutto inutile. Non
torneremo mai indietro”
“Non ho detto questo”
“E allora…”
“ho detto solo che questa non è
Hogwarts, come Hogsmeade non è Hogsmeade, come Diagon Alley non sarà Diagon
Alley, ma possiamo tentare ugualmente. Dammi la mano”
Ginny obbedì mettendo la mano in
quella di lui.
“ora chiudi gli occhi” mormorò
Draco e la sua voce trasmetteva sicurezza, tranquillità. Era calda e vellutata.
“Libera la mente da ogni pensiero. Ogni pensiero. Tutto viene portato via da una
leggera brezza e la tua mente si svuota a poco a poco…”
Ginny chiuse gli occhi, cullata
dalla voce di lui. Sentiva la consistenza della sua mano sotto la sua e la sua
spalla che sfiorava la sua…
E poi la sua mente venne invasa
dal freddo. Da un freddo pungente e malevolo. Tentò di stringere più forte la
mano di Draco,ma non avvertì nessun contatto.
Si trovava in un grande giardino,
ornato dalle piante più belle che avesse mai visto e da fiori di rara bellezza e
grazia. Era il giardino di sua madre. Lo curava quasi ossessivamente,
impedendogli di giocarci per non rovinare le aiuole. Aveva scorto qualcosa di
circolare ai piedi di un albero e vi si era avvicinata con circospezione. Era un
nido caduto da uno dei rami. Due uccellini ciechi e senza piume pigolavano
debolmente al suo interno.
“Che cosa hai trovato,
Draco?” ”Un nido, padre”
Lucius Malfoy l’aveva raggiunta,
picchiettando sull’erba con il suo bastone dal pomello argentato.
“Che orribili
esseri”
Anche lei li trovava orribili, ma
capiva che avevano quell’aspetto perché erano piccoli, una volta cresciuti
sarebbero stati delle bellissime civette. Ma suo padre aveva puntato la sua
bacchetta contro di loro e li aveva uccisi. I loro corpicini erano diventati
un’informe massa nerastra. Un conato di vomito le aveva ristretto la gola, ma si
era impedita qualsiasi reazione. Era quello che ci si aspettava da
lui.
“guarda Draco. Guarda che cosa si
deve fare agli esseri inutili e disgustosi. E ora andiamo. È l’ora del
tè”
E poi di nuovo lei in giardino, in
piena notte. Indossava solo il pigiama e aveva freddo. E paura. Molta paura. Se
l’avessero scoperta di fuori a quell’ora le avrebbero riservato un soggiorno
particolare nelle stanza al terzo piano, quella che suo padre chiamava la
“stanza della meditazione e del temperamento”. Aveva raccolto quello che restava
del nido e degli uccellini e lo aveva seppellito sotto all’albero. Aveva pianto
per loro.
E poi le ombre del giardino furono
sostituite da una parete scura e umida. Faceva ancora più freddo e aveva paura.
Molta paura.
“Spero che ti sia servita di
lezione, piccolo insolente”
Lucius Malfoy, impeccabile nel suo
completo elegante, era entrato nella stanza spoglia. La luce alle sue spalle gli
faceva brillare i capelli chiari, mentre gli occhi scintillavano incastonati nel
viso dai lineamenti duri, come se fossero scolpiti nella pietra.
“Chiedo perdono
padre”
“t- tu chiedi…chiedi perdono? E
solo perché tu lo chiedi io sarei obbligato a concedertelo?”
“no, padre”
“Esatto. Rimarrai qui fino a
domani sera. Senza mangiare”
La porta veniva sbattuta e lei si
ritrovava di nuovo nell’oscurità, subito sostituita dal verde del
giardino.
“un altro nido,
Draco?”
“Sì , padre”
“Che cosa si deve fare degli
esseri inferiori, Draco?” aveva chiesto Lucius Malfoy e lei aveva puntato la
bacchetta contro al nido e li aveva ammazzati.
“bene, molto bene,
figliolo”
E poi di nuovo il giardino di
notte. Un’altra buca sotto all’albero in cui seppellire quelle povere
creaturine. E le sue lacrime. La fronte appoggiata al tronco dell’albero e le
lacrime che le colavano sul viso…lei non voleva farlo, ma se non l’avesse fatto
suo padre…
“Weasley, svegliati”
Ginny aprì gli occhi, offuscati
dalle lacrime. In qualche modo era scivolata all’indietro e si era ritrovata tra
le braccia di Draco. Tentò di rimettersi in piedi, ma una vertigine la fece
vacillare. Il freddo…il buio…Lucius Malfoy.
“io…io…tuo padre…”
“Hai visto mio padre?”
Ginny annuì lentamente, facendo
saettare gli occhi tutt’intorno, quasi avendo paura che Lucius comparisse
all’improvviso di fianco a loro.
“Lui…lui… mi ha rinchiuso nella
stanza al terzo piano…” balbetto, artigliando inconsciamente le braccia di
Draco.
“Abbiamo lasciato le menti libere
di vagare, rimanendo collegati l’uno all’altra per non…perderci. Ma la nostra
vicinanza deve aver provocato una specie di corto circuito. Che cosa hai visto?”
le chiese Draco con calma, circondandole le spalle con un braccio per
sostenerla.
“Un giardino…i nidi con gli
uccellini”
“già, mi ero quasi dimenticato di
quel ricordo”
“ricordo?” mormorò Ginny,
realizzando che Lucius non aveva chiuso lei nella stanza buia, ma suo
figlio…Draco. Lei aveva visto tutto attraverso i suoi occhi. Aveva provato
quello che aveva provato lui. aveva sentito la sua tristezza come se fosse la
propria, la sua disperazione per un cammino che era stato già ben delineato da
qualcun altro. qualcuno che gli aveva posto intorno alte mura per non lasciargli
scampo.
“Ci siamo trasmessi alcuni
ricordi” le spiegò, aiutandola a rimettersi seduta in posizione eretta.
“alcuni ricordi? Ma allora anche
tu hai visto i miei…”
“Sì, qualcosa” confermò, prendendo
la borsa ed estraendone una barretta di cioccolato.
“c-che cosa hai visto?”
“che Fred e George sono più
imbecilli di quanto credessi… Lo Sputacchione Brevettato Weasley” sospirò
Draco, staccando un quadratino di cioccolato e porgendolo alla
ragazza.
Ginny sorrise masticando il dolce
lentamente. Il cioccolato era il rimedio migliore contro…il freddo, come aveva
insegnato loro il professor Lupin.
“mi ricordo quel pomeriggio. Avevo
convinto Fred e George a insegnarmi a sputare come un vero Weasley, ma mamma ci
sorprese e se la prese con loro…”
“Sì, ho visto anche questo,
Weasley. e poi ho visto che rubavi le loro scope e imparavi a volare da
sola.”
“Fred e George non volevano che io
giocassi con loro. Dicevano che ero troppo delicata…che ero una femmina e quindi
non sarei mai stata al loro livello! Secondo me avevano solo paura di fare
brutta figura. Soltanto Bill volava con me, tenendomi stretta a lui…tutto
all’insaputa di mamma, chiaramente. Ma poi Bill se n’è andato…e ho iniziato a
volare da sola, ma non è bello come con Bill. Hai visto altro?”
“che i tuoi fratelli ti vogliono
bene e che sono tutti iperprotettivi con te”
“Non sai quanto! Soprattutto Ron!
A volte credo che lui mi consideri ancora una bambina! Abbiamo soltanto un anno
di differenza, ma lui si riconosce perfettamente nel ruolo del fratello
maggiore, pronto a salvare la timida sorellina in qualunque situazione. Per
fortuna Ron è…come dire….troppo infantile per accorgersi di certe cose!”
confermò Ginny, addentando un altro pezzo di cioccolato.
“Ti invidio , Weasley” mormorò
Draco con un filo di voce, tornando a guardare il lago.
Prima di sapere che cosa stesse
facendo, Ginny si era sporta verso di lui e lo aveva abbracciato. Sentiva il suo
corpo rigido e i suoi muscoli tesi, ma non lo lasciò andare. appoggiò la fronte
sulle sua spalla, accarezzandogli piano la nuca con una mano. Percepiva l’odore
dei suoi capelli e la solidità del suo corpo tra le sue braccia.
“Che cosa stai
facendo?”
“Ne avevo bisogno” mormorò Ginny
scostandosi da lui per poterlo guardare negli occhi “e anche tu. E ora mangiamo
qualcosa di più sostanzioso. Chissà che cosa ci ha messo Karen nella borsa”
aggiunse cominciando a tirare fuori ogni tipo di piatto.
Pranzarono in silenzio, osservando
la superficie del lago, limpida e luccicante sotto di loro.
“sarà meglio tornare. Credo che
per oggi non riusciremo a fare altro. Io sono un po’ stanca…”
“Non credevo che fossi così
deboluccia, Weasley”
“Perché vorresti dirmi che tu non
sei stanco? Siamo stati in meditazione o comunque la chiami tu per quasi tre ore
senza nemmeno rendercene conto. Credo di aver esaurito la mia
concentrazione…”
“Sali” l’interruppe lui,
mettendosi a cavalcioni della moto.
Ginny sbuffò, ma obbedì. Draco
fece scendere la moto dalla piazzola e imboccò la strada asfaltata a velocità
moderata.
“Hogsmeade è dall’altra parte”
gridò Ginny per farsi sentire.
“lo so”
“e allora dove stai andando?” gli
domandò , ma lui non rispose , aumentando la velocità. La strada costeggiava le
sponde del lago, zigzagando tra le colline che lo circondavano. Ginny si strinse
a lui, godendo del vento tra i capelli e della bellezza del paesaggio. Quella
non era la Hogwarts che loro conoscevano, ma forse poteva essere la loro
Hogwarts, un luogo non meno…magico della scuola di stregoneria. Una nuova
Hogwarts di cui solo loro due avrebbero serbato il ricordo. Presto il sole
cominciò a calare dietro all’orizzonte e le acque del lago assunsero i mille
riflessi del tramonto. Draco fermò la moto sulla riva del lago e aiutò Ginny a
scendere.
“metti questo” le disse,
porgendole il suo giaccone di pelle.
“Ma tu avrai freddo…”
“Weasley, per una volta nella mia
vita che voglio concederti una gentilezza non discutere”
Ginny arrossì, indossando la
giacca. Aveva il suo profumo e il calore del suo corpo...
“un po’ grande” mormorò mentre
sollevava lo sguardo accorgendosi che il viso di Draco era così vicino al
suo…così inaspettatamente vicino…
E di nuovo sperò che accadesse,
che lui la baciasse, lì sulle sponde del lago al tramonto…lui Draco Malfoy.
Voleva essere baciata da lui. Voleva che lui l’abbracciasse come lei aveva fatto
prima. Voleva sentire il suo corpo sul suo, il suo fiato sulla sua pelle e i
suoi occhi invasi da quella luce calda…
Ma Draco si limitò a fissarla,
finchè il suo sguardo non divenne troppo pesante e imbarazzante e la costrinse a
una rapida ritirata. Ginny si voltò verso il lago, spicciando qualche commento
sul fatto che non riuscissero a scorgere Hogsmeade da quel punto, per poi
risalire sulla moto. Circondò la vita di Draco con le braccia e chiuse gli
occhi, appoggiando la guancia sulla sua schiena. Come erano arrivati a quel
punto? Come erano cadute le barriere tra di loro? Forzati dalle circostanze ,
avevano scoperto di poter non essere nemici , ma qualcosa di molto simile ad
alleati. Non erano amici. Ginny non provava nulla di simile per nessuno dei suoi
amici. Nemmeno per Harry. Con Draco tutto era così…confuso e friabile. Muri di
silenzio tra di loro si ergevano e crollavano nel giro di pochi
minuti…inaspettati, imprevedibili. Non sapeva che tipo di rapporto fosse il
loro. Non era nemmeno sicura che Draco le piacesse come persona. Non aveva fatto
nulla di particolarmente diverso, rispetto a quando erano a scuola. Draco non
era perfetto. Draco era arrogante e presuntuoso, eppure lei non riusciva più a
vederlo come prima…a pensare a lui come prima. Non era Malfoy. Era Draco!
Ma per lui , lei rimaneva Weasley… e quel pensiero le chiuse lo stomaco
in una morsa dolorosa, rendendola immensamente triste. Non si era mai curata di
quale potesse essere la sua opinione su di lei, fino a quel momento. Che cosa
era cambiato? Da dove provenivano quei sentimenti, ancora così difficili da
decifrare? Perché la sua considerazione era diventata così
importante?
Concentrata nei suoi pensieri non
si accorse che erano ritornati a casa di Karen e Meg, finchè Draco non si liberò
della sua stretta e non scese dalla moto.
“grazie per la giacca” gli disse,
ma lui si rifugiò in casa , senza darle risposta.
Nota: grazie di nuovo a tutti coloro che hanno commentato la storia! Spero che
anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto!
Un
bacione a tutti
Egle
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO 5 – OLTRE LE BARRIERE D
CAPITOLO 5 – OLTRE LE BARRIERE DEL
TEMPO E DELLO SPAZIO
Posò il libro sul tavolo
sfregandosi gli occhi con una mano. Cominciavano a dolergli per aver letto per
troppo tempo alla fioca luce delle candele. Perso nei suoi studi , non si era
neppure accorto che Ginny si fosse addormentata con le braccia incrociate sotto
alla guancia e i lunghi capelli rossi che ricadevano sulle sue spalle e sul
libro. Draco si alzò senza far rumore e si fermò davanti alla finestra. Era
pericoloso…molto pericoloso, ma l’incantesimo che gli aveva insegnato suo padre
era la loro ultima risorsa. Da quando erano precipitati in quel mondo aveva
provato a mettersi in contatto con suo padre tre volte e in una di queste si era
spinto troppo oltre. C’era mancato poco…veramente poco. L’abisso gli si era
aperto davanti e il suo spirito era riuscito ad aggrapparsi alla terra per pura
fortuna. Non poteva rischiare di nuovo, soprattutto perché era stato tutto
inutile.
Doveva parlarne con Ginny. Forse
unendo le forze potevano…
Si voltò verso la ragazza che
continuava a dormire placidamente. La carnagione chiara e lattiginosa, le labbra
umide e dischiuse…era così bella. Non di una bellezza appariscente come quella
di Pansy. Non possedeva le sue … doti ammaliatrici, ma Ginny aveva una
sensualità innata e aggraziata con quei suoi capelli rossi, gli occhi grandi ed
espressivi e il corpo snello e per nulla infantile. Era più che convinto che non
si rendesse nemmeno conto dell’effetto che poteva avere su un uomo…dell’effetto
che aveva su di lui. La sua voce ora dolce e allegra, ora infuriata e tagliente,
il suo mettersi continuamente una ciocca di capelli dietro all’orecchio, il suo
corrugare le sopracciglia quando tentava di capire che cosa le stesse
nascondendo, e il suo sorriso, quel sorriso così aperto e sincero…sapeva che
quando lei gli sorrideva non lo faceva per secondi fini, non lo faceva per
ipocrisia o per accaparrarsi le sue attenzioni… Ginny era genuina, innocente,
così lontana dal mondo in cui era vissuto per tutta la vita. Aveva cercato di
tenerla lontana da sé, di convincersi che lei era e rimaneva una semplice
filo-babbana da disprezzare, una pezzente, ma lei si era insinuata in qualche
modo dentro di lui, nei suoi pensieri, nei suoi sogni…in quei sogni così fragili
ed effimeri che sarebbe bastato un soffio di vento per mandarli in frantumi.
Aveva cercato di combattere il pensiero di lei, di scacciarla dalla sua mente,
ma ogni qual volta gli sembrava di essere riuscito ad acquistare il pieno
controllo sui suoi occhi, sul suo modo di vederla, lei faceva un minimo gesto
che lo faceva impazzire. Un sorriso, una parola…l’addormentarsi con il capo
abbandonato sulla scrivania e le dita ancora strette intorno alla
matita…
“Weasley, svegliati. E’ ora di
andare a letto” la chiamò, senza curarsi di non spaventarla. Doveva convincersi
che lei non rappresentava nulla per lui. Doveva continuare a trattarla come
quello che era in realtà: un essere inferiore.
Ginny sollevò la testa di scatto,
guardandosi intorno smarrita.
“che ore sono?” bofonchiò,
stropicciandosi gli occhi con una mano.
“Mezzanotte” rispose Draco,
bevendo l’ultimo sorso di caffè ormai tiepido.
Ginny s’inumidì le labbra con la
punta della lingua. “E’ ancora presto. Posso andare avanti ancora un
po’”rispose, fissando la pagina del libro con aria assente.
“Vai a dormire. Puoi fare ben
poco.”
“No, ce la faccio”
Draco imprecò mentalmente. Perché
doveva essere così cocciuta? Se lui leggeva fino alle due di notte, lei faceva
altrettanto. Se lui gettava tutti i libri per terra in un impeto di rabbia, lei
li raccoglieva, dopo avergli urlato contro di tutto. Se lui la mandava al
diavolo, lei gli rispondeva a tono. A volte la odiava. La odiava perché riusciva
a tenergli testa e la odiava perché lo faceva sentire stupido e infantile,
quando voleva avere sempre l’ultima parola in una discussione. Scostò la sua
sedia dalla scrivania con la forza, sollevandola praticamente di peso, e
richiuse pesantemente il libro, che stava leggendo.
“Ehi”
“Ho detto che hai bisogno di
riposo”
“e io ho detto che ce la faccio
benissimo! Stavo solo facendo riposare un po’ gli occhi!”
“E va bene!” ringhiò il ragazzo,
afferrandola per la vita e caricandosela su una spalla. Ginny emise un gridolino
spaventata, cominciando a scalciare.
“Draco! Mettimi giù!”
“Stai zitta, se non vuoi svegliare
le tue amichette babbane” l’ammonì, trasportandola verso la sua
camera.
“Ho detto che ce la
faccio!”
“E io ho detto che devi dormire”
ribatté lui, scaricandola sul letto senza tanti complimenti. Ginny rimbalzò sul
materasso morbido, scoccandogli un’occhiataccia da vera Weasley.
“Non puoi dirmi cosa devo o non
devo fare” sbottò rossa in viso per la rabbia.
“Io credo proprio di sì” rispose
Draco, facendo per richiudere la porta alle sue spalle, ma lei lo bloccò con una
mano.
“Ho detto che posso…”
“Non m’interessa che cosa puoi o
non puoi fare. Quello che devi fare è dormire” ribatté lui,
allontanandosi nel corridoio per ritornare nello studio, ma Ginny lo inseguì
battagliera.
“Quello che devo fare è
aiutarti a trovare un modo per tornare a Hogwarts”
“quello che devi fare è non
seccarmi”
“Tu…sei così
irritante!”
“ragazzi, che succede? Perché
state gridando?” chiese Karen, sbucando dalla sua camera da letto in vestaglia,
ma nessuno dei due la degnò di uno sguardo.
“E tu così patetica! Stai per caso
cercando di far colpo su di me, Weasley?” ribatté lui, voltandosi verso di lei
con un ghigno cattivo sulla faccia. Ginny divenne ancora più rossa, stringendo i
pugni.
“E così io sarei patetica solo
perché voglio tornare a casa? sai che ti dico, Malfoy?” ribatté lei
indietreggiando di un passo “che almeno io ce l’ho una casa a cui tornare”
esclamò, mentre retrocedeva ancora, non accorgendosi che dietro di lei si apriva
la rampa di scale. Il suo tallone non trovò il solido sostegno del pavimento e
Ginny scivolò all’indietro.
“Ginny” gridò Draco, protendendosi
verso di lei per impedirle di cadere, ma erano troppo distanti…troppo distanti…
ma invece che volare verso il basso, Ginny si ritrovò improvvisamente
catapultata in avanti. Le braccia di Draco l’accolsero ed entrambi ruzzolarono a
terra con un gemito.
Si guardarono negli occhi per una
manciata di secondi increduli.
“S-stai bene?” le chiese il
ragazzo. Le sue mani tremavano leggermente e il suo viso era pallido e coperto
da una sottile pellicola di sudore.
“S-sì credo di sì” rispose Ginny,
mentre Karen e Meg si inginocchiavano di fianco a loro. Entrambe sembravano
sconvolte.
“Ginny, ti abbiamo vista cadere
all’indietro. Credevamo…oh Signore!”
“Stai bene? Ti sei fatta
male?”
“sto bene. Io…Draco mi ha
salvata!”
Entrambe le streghe guardarono
interrogativamente il ragazzo, ancora frastornato, ma dato che lui non
rispondeva riportarono la loro attenzione su Ginny.
“Ho sentito che pronunciavi una
parola…” cominciò la ragazza cautamente , senza scostarsi dal corpo del ragazzo,
che continuava a tacere. “Accio” mormorò con un filo di voce.
“N-non è possibile”
“eppure io l’ho sentita. Sei
riuscito a fare un incantesimo senza bacchetta. Forse … forse ci stiamo
abituando a questo mondo a poco a poco e così anche i nostri poteri. E forse
siamo in grado di utilizzarli in situazioni particolari come quando ti ho
schiantato perché ero arrabbiata o… adesso…perché volevi salvarmi”.
Draco scosse la testa, come se
fosse infastidito da una mosca.
“Draco, che cosa c’è?” gli chiese
Ginny, ma lui continuava a tacere. “Draco” provò ancora, ma il ragazzo si alzò
in piedi e si diresse nello studio, senza risponderle. Richiuse la porta e vi si
appoggiò con la fronte. Lei stava…stava per…Dio avrebbe potuto farsi male, farsi
davvero male e la colpa sarebbe stata sua, interamente sua. Non sapeva perché
l’aveva volutamente provocata. Forse per punirla per l’effetto che il suo corpo,
stretto al suo, aveva avuto su di lui, per l’effetto che la penombra e il
soffice letto su cui l’aveva adagiata avevano avuto sul suo cervello, facendogli
venire in mente ogni sorta di possibile tentativo di seduzione…
Si sedette alla scrivania e
congiunse le mani davanti alla bocca, come se fosse assorto in una muta
preghiera. Doveva impedirsi di pensare a lei. L’importante era che aveva
maneggiato la magia. La parola accio si era formata nella sua testa
involontariamente e aveva funzionato. Stese un braccio di fronte a sé con il
palmo rivolto verso l’alto. La sua mano fremeva ancora leggermente. Poteva
sempre tentare…poteva…
“Wingardium Leviosa” mormorò e la
tazza di caffè ormai vuota si sollevò lentamente dal piano levigato del tavolo.
La guardò fluttuare a mezz’aria per qualche istante prima di riabbassare la
mano, facendola appoggiare nuovamente sulla scrivania.
“interessante” sussurrò. Voleva
correre fuori, andare da Ginny e dirle che ce l’aveva fatta, che c’era magia
anche in quel mondo, che era dentro di loro, che non serviva nessuna bacchetta ,
nessuna formula magica. La magia faceva parte di loro, come l’olfatto,
l’udito…dovevano solo riabituare il loro corpo a maneggiarla. Ma non lo fece.
Non andò da lei, che, stesa nel suo letto e perfettamente sveglia, cercava di
capire la reazione di lui.
“ho preso tutto quello che mi hai
chiesto” disse Karen , appoggiando una voluminosa borsa sul bancone della
cucina. Draco continuò a controllare scrupolosamente le pentole sui fornelli,
senza guardarla. Karen lanciò un’occhiata a Ginny, che si strinse nelle spalle.
Neanche lei sapeva che cosa stesse facendo. Dopo quasi dieci minuti, durante i
quali la cucina si era impregnata di un odore pungente e nauseabondo, il
ragazzo versò un liquido violetto in un bicchiere.
“Allora” cominciò , fissando Ginny
negli occhi “questa è la nostra sola possibilità di metterci in contatto con
qualcuno che possa aiutarci”. Karen, Meg e Ginny lo osservarono , ognuna con
delle domande da porgli, ma Draco le prevenne continuando il discorso “La
pozione deve raffreddarsi per quasi un’ora, quindi abbiamo tutto il tempo che ci
serve per prepararci. Questo incantesimo era usato dai maghi nei tempi di guerra
ed era una specie di S…ma, sì quella stupida sigla babbana…”
“S.O.S.” gli venne in soccorso
Meg.
“sì, qualcosa del
genere”
“Non è qualcosa del genere!
È S.O.S.
Save our Souls! E non
è una sigla! È un acronimo!” ribadì la ragazza convinta. Karen e Ginny
sbuffarono sonoramente. Quei due non perdevano proprio mai la voglia di
punzecchiarsi a vicenda.
“Comunque” riprese Draco,
ignorando la precisazione di Meg, “Dobbiamo lavorare insieme per spingerci oltre
le barriere del tempo e dello spazio.
“Non siete ancora pratici della
magia qui. Io e Meg potremmo…”
“potrei ricordarvi che i nostri
poteri sono molto più forti dei vostri, ma mi limiterò a farvi presente che non
conoscete nessuno nel nostro mondo, quindi il vostro intervento sarebbe inutile”
ribatté Draco scocciato, riportando la sua attenzione su Ginny “Dovremo formare
una specie di catena. Tu sarai il punto di contatto con questo mondo, mentre io
lascerò staccare completamente la mente dal mio corpo. Dovrai...tenermi…non devi
assolutamente perdere il contatto con me o non riuscirò a tornare indietro.
Chiaro?”
“Ehm…non proprio. Che intendi dire
con lo staccare la mente dal corpo? E come posso…tenerti”
“Basta che una parte di noi sia
sempre collegata” rispose lui sbrigativamente, voltandosi a controllare la
pozione.
“E’ meglio che vada io. Tu sei
molto più…saldo di me. Ho paura di non riuscire a stare tra le due dimensioni”
disse Ginny alzandosi in piedi.
“non se ne parla” ribatté Draco,
allarmato. La punta protettiva nella sua voce lo fece imbestialire con sé
stesso. Perché voleva mettere in pericolo la sua vita piuttosto che quella di
Ginny? Perché preferiva rischiare in prima persona? E perché questo gli accadeva
solo con lei? Non avrebbe avuto il benché minimo problema a usare Pansy, o
Tiger, ma Ginny no. Non voleva che lei si trovasse in quel buio spaventoso,
disorientata…non voleva che lei fosse in pericolo punto e basta.
“E c’è un'altra questione”
continuò Ginny “con chi tentiamo di metterci in contatto?” Draco la
guardò negli occhi un momento prima che lei continuasse “Beh mi sembra chiaro
che dobbiamo contattare Silente. Lui era presente quando siamo spariti e lui…beh
è il più potente mago esistete…senza contare che non ci lascerebbe mai
qui…”
“Va bene, Weasley, ho capito.
Chiameremo il vecchio barbagianni”
“Mai parlare in questo modo di
Albus Silente di fronte a me” borbottò Ginny, abbassando la voce, in una
perfetta imitazione di quella di Hagrid, e impugnando una forchetta
minacciosamente.
“Spiritoso, molto spiritoso,
Weasley” sibilò Draco, prendendo la pozione e facendole cenno di precederlo
nell’altra stanza.
“Possiamo almeno assistere?”
chiese Meg, spazientita, mentre lei e Karen li seguivano in salotto.
“se non fate troppo
chiasso”
Il sole stava tramontando e le
ombre si allungavano nella camera.
Draco pose sul tappeto cinque
candele colorate in modo diverso fino a formare un pentagramma, abbastanza
grande da contenere entrambi.
“Credi di essere in grado di
imparare questo a memoria in due minuti?” ringhiò , porgendo a Ginny un
foglietto.
“Farò del mio meglio, sua
altezza”
“Ti converrà fare molto di più del
tuo meglio, Weasley” ribatté lui, non badando all’occhiataccia che lei gli
rivolgeva. Ginny lesse un paio di volte la formula, finché non fu sicura di
averla ben impressa nella mente.
“e ora?”
“Stenditi supina. La testa verso
il nord”
“Qual è il nord?”
“Quello, Weasley!” rispose lui,
contrariato più con sé stesso che con lei. Era nervoso. Molto nervoso. Silente
era la loro sola speranza e non poteva di certo andare lui a cercarlo. Non aveva
abbastanza…simpatia per il vecchio preside, per riuscire a entrare in contatto
con la sua mente. Osservò Ginny che si era coricata sul tappeto. I lunghi
capelli rossi erano sparpagliati intorno alla sua testa e le sue guance erano
arrossate.
Draco tracciò segni particolari
per chiudere il cerchio e fece scorrere lo sguardo tutt’intorno per capire se
era tutto in ordine.
“Bene” mormorò tra sé e sé “Voi
due” si rivolse verso Karen e Meg “niente colpi di testa. Qualsiasi cosa succeda
non dovete per nessuna ragione – Nes-su-na – entrare nel cerchio. Sono stato
chiaro?”
Entrambe annuirono
silenziosamente.
“Ora. Bevi questo” continuò,
passando la pozione viola a Ginny. La ragazza la bevve tutta d’un fiato,
corrugando le sopracciglia e storcendo la bocca in una smorfia di
disgusto.
“che schifo”
“Non perdere la concentrazione.
Stenditi di nuovo” le ordinò lui, inginocchiandosi di fianco a lei e prendendole
una mano. “questo sarà il nostro tramite. Non devi mai, mai lasciare la mia
mano. Capito?”
“beh non sembra molto
difficile”
“Questo non è un gioco, Virginia.
Se non ti fidi di me o se ti dimentichi di essere legata a me
potresti…perderti. Il tuo spirito continuerebbe a vagare all’infinito,
senza poter ritrovare il tuo corpo. Sono stato abbastanza chiaro?”. Vide i suoi
occhi adombrarsi della paura e la sua mano ghiacciarsi improvvisamente, ma Ginny
annuì risoluta.
“Se…se senti che non ce la fai,
torna indietro”
Ginny annuì nuovamente, chiudendo
gli occhi.
“Libera la mente da ogni pensiero.
Quando sei sicura di averlo fatto recita la formula e concentrati su Silente.
Traccia i contorni del suo viso nella tua mente, ricorda il suono della sua
voce, il suo profumo…ogni cosa che possa esserti utile per focalizzarti su di
lui…e Weasley”
Ginny riaprì gli occhi, fissandolo
intensamente.
“non ti lascerò”
“Mi fido di te” mormorò lei. Draco
cercò tracce di paura nella sua voce e nella sua espressione, ma non ne trovò.
La guardò chiudere gli occhi, rilassando a poco a poco il corpo. Le sue dita
erano mollemente allacciate a quelle di lui, il suo respiro regolare e leggero.
Sembrava che dormisse ,ma non era così. Dopo qualche minuto, Draco vide le sue
labbra muoversi leggermente, mentre pronunciava la formula. Il ragazzo abbassò
le palpebre e inspirò profondamente. Uno spazio nero si apriva di fronte ai suoi
occhi…ma non erano veramente i suoi occhi. Erano quelli che alcuni chiamavano
“gli occhi della mente”. Ginny era in piedi di fronte a lui con addosso la sua
divisa scolastica.
“Perché sono vestita
così?”
“E’ la tua proiezione astrale. Non
mi sembra molto importante cosa indossi ,Weasley. Ora vai. Io sarò qui ad
aspettarti. Tu…non dimenticarti di me, ok? Sei legata a me e a questo mondo,
attraverso questo” disse sollevando un sottile filo dorato, che univa la sua
mano alla schiena di lei “serve a non perdere la via del ritorno. Anche se ti
viene la tentazione, non procedere troppo oltre o si spezzerà e
allora…”
“va bene, va bene. Ho capito!”
rispose lei, voltandogli le spalle e cominciando a camminare. Dopo qualche
decina di passi si voltò indietro e lo scorse in piedi con le mani ficcate nelle
tasche del mantello nero. Ginny si morsicò nervosamente il labbro inferiore e
proseguì. Aveva paura. Non c’erano colori, suoni, direzioni…tutto era informe e
confuso. Non c’era nessun punto di riferimento. Nulla a cui potesse aggrapparsi
per capire da che parte dovesse andare.
Si ricordò che cosa le aveva
raccomandato Draco e si concentrò sulla figura di Silente. Silente che augurava
loro un buon ritorno a scuola, Silente che correva in loro soccorso, Silente al
quartier generale dell’Ordine… E lentamente l’oscurità venne rimpiazzata da un
pavimento di piastrelle, da pareti di pietra così familiari…e una luce tenue,
come la luce di una candela in pieno giorno…Ginny seguì la luce finchè non si
ritrovò nell’ufficio di Silente, ma non era esattamente nell’ufficio. Era
come se lo stesse guardando dal davanzale esterno della finestra, solo che al
posto del vetri c’era un velo grigio. Il preside era seduto alla sua scrivania e
stava scrivendo. Funny , che era solo un timido pulcino, era appollaiata sul suo
trespolo.
“Professor Silente” gridò Ginny,
ma l’uomo continuò a scrivere sul rotolo di pergamena. “Professor Silente” urlò
di nuovo, procedendo di un altro passo, quando si sentì strattonata
all’indietro. “dannazione” sibilò stringendo i pugni. Silente era lì…lì, davanti
a lei. Non poteva arrendersi proprio in quel momento. Avanzò di un altro passo,
sollevando il velo con una mano e chiamando il preside a gran voce...e proprio
quando i loro occhi s’incrociarono Ginny si sentì risucchiata verso il basso. Un
dolore acuto la colpì nella testa, nello stomaco, in ogni singola cellula del
suo corpo…o del suo corpo astrale, mentre un vortice scuro si apriva sotto ai
suoi piedi. Il filo si era spezzato…Stava cominciando a scivolare verso il basso
quando una mano si serrò intorno al suo polso e la trascinava indietro. Un urlo
uscì dalle sue labbra contro la sua volontà, mentre apriva gli occhi e si
ritrovava nel salotto di Karen e Meg. Le due streghe sconvolte erano in piedi al
limite del cerchio magico. E a pochi centimetri dal suo viso quello di Draco.
Stava ansimando.”ti avevo detto di non spingerti troppo oltre. Stavamo per
rimanerci secchi tutti e due” ringhiò. I suoi occhi lampeggiavano, ma Ginny non
sapeva se per rabbia o per qualcos’altro. Si accorse solo in quell’istante che
le loro mani erano ancora unite e che lei stava tremando. Draco…come aveva
potuto afferrarla? Lui doveva rimaner aggrappato al mondo di Karen e Meg...non
poteva essere là…
“N-non hai lasciato la mia mano”
mormorò mentre lacrime di sollievo le riempivano gli occhi. Si mise a sedere di
scatto , circondando il collo del ragazzo con le braccia, mentre le lacrime
cominciavano a scorrerle sulle guance. “Non hai lasciato la mia mano”
Percepì le braccia di Draco
abbracciarla lentamente, quasi avendo paura di farle del male e il suo viso
immergersi nei suoi capelli.
“Quando ho sentito il filo
spezzarsi mi sono slanciato in avanti e ti presa per pura fortuna. Se ti fosse
successo qualcosa…” mormorò così piano che Ginny faticò a sentirlo, benché
fossero stretti l’uno all’altra. E il viso di Draco improvvisamente era così
vicino al suo che poteva percepire il profumo del suo alito, il calore della sua
pelle…e i suoi occhi fissi nei suoi così profondi e pieni di paura…paura per
lei, paura di perderla. Ginny si sporse verso di lui impercettibilmente, quando
il suono del campanello li fece trasalire, ricordando loro che erano presenti
anche Karen e Meg.
“vado io” disse la sorella
maggiore.
Ginny si passò i palmi delle mani
sulle guance, rimettendosi in piedi aiutata da Draco.
“Come ti senti, cara?” le chiese
Karen premurosa “Ti sei messa in contatto con qualcuno?”
“Io credo di sì” bofonchiò
Ginny, rigovernando il tremito del suo corpo, mentre la voce di Meg giungeva
loro dall’ingresso.
“Può ripetermi il suo nome, per
favore?” domandò la ragazza a qualcuno sulla soglia di casa.
“Albus Silente, preside della
scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” rispose una voce nota. Ginny e Draco
si scambiarono un’occhiata incredula prima di precipitarsi
nell’ingresso.
“Professor Silente?” gridò Ginny ,
guardando il vecchio preside in piedi davanti a loro. “E’ riuscito a
trovarci!”
“sono contento di rivedervi,
ragazzi”
“Non sa quanto lo siamo noi”
rispose Ginny, scostandosi di lato per farlo entrare in casa.
“Allora, come…” cominciò
Ginny titubante, ma il mago la bloccò un cenno della mano, accarezzandosi piano
la lunga barba bianca.
“ragazzi, dovete raccontarmi con
esattezza che cosa è successo e soprattutto quando è successo”
“ma se è stato lei a spedirci qui”
ringhiò Draco, incrociando le braccia sul petto.
“E’ stato nella notte di
Halloween” rispose Ginny prontamente, ignorando il commento di Draco. “non se lo
ricorda?” mormorò, avvertendo un’inquietudine serpeggiarle nello stomaco.
“Non posso ricordarmelo perché
deve ancora accadere. Il tempo…è un animale strano e volubile. Quando ti ho
scorta nel mio studio era il 14 ottobre, sicché…”
“Non sa che cosa è successo e
perché ci ha spediti qui” concluse Draco. Il preside annuì lentamente.
“Allora non ci resta che raccontare tutto dal principio. Avevo ricevuto il…”
cominciò Draco, dopo un istante di silenzio. Gli occhi azzurri del mago
attraverso gli occhiali a forma di mezzaluna erano fissi nei suoi, come se
tentasse di leggergli dentro. Draco strinse i pugni, sostenendo il suo sguardo.
Doveva raccontargli ogni cosa. La responsabilità dell’accaduto era sua. Non era
più un bambino. Presto avrebbe compiuto diciassette anni, non poteva ancora
scagliare incantesimi e poi nascondere la bacchetta! Era giunto il momento
di…
“E’ colpa mia, Professor Silente”
lo interruppe Ginny fermamente. Tutti gli occhi puntarono verso di lei. Draco
aprì la bocca incredulo, osservando la ragazza mordicchiarsi nervosamente il
labbro inferiore.
“Io e Draco dovevamo incontraci
fuori dalla scuola, per…per…stare insieme senza che nessuno ci disturbasse”
proseguì, diventando più sicura e più rossa in viso ad ogni parola che diceva.
“Ma siamo
stati attaccati da alcuni Mangiamorte che sono spuntati dalla Foresta Proibita.
In quel momento siete arrivati lei e la professoressa McGranitt. Io ho urlato e
lei ha tentato di salvarci, ma io e Draco siamo stati travolti dal suo
incantesimo e da quello dei seguaci di Voi-sapete-chi…e ci siamo ritrovati in
questa Hogsmeade”.
Ginny tacque abbassando lo sguardo
imbarazzata. Draco non riusciva a non pensare
che era impazzita. Mentire a Silente? E mentire per proteggere lui? Lui che
aveva tentato di rapirla per conto di suo padre e dei suoi compagni…
“Beh se i Mangiamorte vi hanno
scagliato addosso degli Schiantesimi…”
“Non erano Schiantesimi” mormorò
il ragazzo, distogliendo lo sguardo di Ginny e fissando un punto indeterminato
di fronte a lui “Erano Maledizioni senza Perdono”. Udì Ginny gemere spaventata
di fianco a lui, mentre risollevava lo sguardo per guardare Silente negli occhi.
Le labbra del vecchio mago si ridussero a una fessura sottile nel suo viso
rugoso.
“Capisco” mormorò il preside
alzandosi in piedi. Draco e Ginny lo imitarono.
“che giorno è oggi?” chiese
Silente , voltandosi verso Meg e Karen.
“Il 4 ottobre”
Il mago annuì, rivolgendosi di
nuovo verso i suoi due studenti. “Dovete pazientare un po’ , ragazzi. Penso di
sapere come siete arrivati fin qui e…”
“Crede di poterci far tornare nel
nostro mondo?”
“sì, ma non sarà facile. E
soprattutto non sarà adesso”. Ginny e Draco trasalirono
sgranando gli occhi. “La notte di Halloween è uno spazio temporale magico, dove
vengono risvegliati grandi poteri. È per questo che l’incantesimo ha avuto
effetto. Dobbiamo attendere che quelle forze magiche si risveglino di
nuovo”
“Un altro Halloween” mormorò
Ginny. Silente annuì.
“Un mese?” sbottò Draco
“siamo confinati qui per un mese?”
“ma lei come ha fatto ad arrivare
fin qui?”
“Esattamente come avete fatto voi.
Ho sfruttato la magia della notte di Halloween, anche se non sono
completamente qui” rispose Silente, consultando un orologio da taschino.
“Sono in
ritardo! Devo andare”
“Andare? andare dove?”
“a mandare voi due in questo
luogo”
“che diavolo sta farneticando?”
sbraitò Draco, frapponendosi fra il preside e la porta di uscita.
“Sono riuscito a salvarvi solo
perché siete stati voi due a dirmi come fare” spiegò pazientemente Silente.
“come pensate che potessi sapere che due dei miei studenti si stavano
incontrando nel cortile del castello, se non fossero stati i diretti interessati
a dirmelo?Sarò anche nelle figurine delle Cioccorane, ma non sono
onnisciente”
“Vuol dire che…”
“Voglio dire che quello che per
voi è già accaduto per me deve ancora accadere e che accadrà solo perché voi
avete permesso che accada”
“Tutto questo non ha senso, lo
sa?” borbottò Draco, sempre più adombrato in viso.
“il tempo, come i sentimenti, è
una cosa che sfugge al nostro controllo” rispose Silente pacato, scoccando
un’occhiata penetrante a entrambi. Un imbarazzante silenzio cadde sulla cucina,
prima che il preside battesse le mani.
“bene” disse “Ora devo
andare”
“Ma perché? Perché non possiamo
tornare con lei?” insistette Ginny, mentre seguivano il vecchio mago nell’altra
stanza.
“Perché ci sarebbe un
paradosso…noi siamo ancora nel tempo a cui sta per tornare”esclamò Draco.
“vedo che cominci a capire”
rispose Silente, sorridendo “Non abbiate paura. Tornerò a prendervi fra un mese.
Nel frattempo cercate di imparare quanto più potete dalle streghe di questo
mondo. Vi tornerà utile anche nel nostro. Ho convinto un insegnante molto ,
molto speciale a darvi qualche lezione. E’ molto saggio, anche se ha un
caratteraccio! Sono sicuro che vi piacerà” disse Silente entrando nel
camino.
“ma che sta facendo?” mormorò Meg,
corrugando le sopracciglia. Vedere un mago dalla tunica verde e dalla lunga
barba bianca accucciarsi nel camino di casa era un’esperienza
scioccante…
“Prendetevi cura dei miei ragazzi”
disse il preside, guardando le due streghe.
“Lo faremo” rispose Karen
,mettendo una mano sulla spalla di Ginny.
Silente estrasse un po’ di polvere
grigia da un sacchettino, la gettò a terra e gridò “Hogwarts”. Il suo corpo
venne avvolto da fiamme verdi e scomparve con un pop. Tutti rimasero con
gli occhi puntati sul caminetto in perfetto silenzio, finché non furono
strappati dalle loro riflessioni dal suono del campanello.
“state aspettando qualcun altro?”
chiese Meg, guardando Ginny e Draco che si strinsero nelle spalle. La ragazza
dai capelli scuri aprì la porta d’ingresso e si ritrovò davanti un fattorino con
uno scatolone tra le mani.
“Sì?”
“Un pacco per la signorina
Virginia Weasley e il signor Draco Malfoy”
“siamo noi” disse il
ragazzo
“se potete farmi una firmetta
qui…” disse il corriere porgendogli un modulo.
“Chi è il mittente?”
“Albus…Albus Silente” rispose,
controllando l’ordinazione e mettendo la scatola in mano a Draco. “Buona
serata”
“Buona serata a lei” rispose Karen
, chiudendo la porta, mentre Draco appoggiava lo scatolone sul tavolo della
cucina.
“Beh apriamolo! Che stiamo
aspettando?” esclamò Karen afferrando un coltello per tagliare lo scotch quando
una voce baritonale li fece trasalire. Proveniva dal pacco!
“io conosco questa voce” ringhiò
Draco , aprendo lo scatolone ed estraendone il Cappello Parlante.
“Alla buon ora , ragazzo! Stavo
per soffocare! Per cosa mi avete preso? Per una teiera?”sbraitò il cappello,
contorcendosi nella sua mano.
“Ah…ehm…è lei il nostro
insegnante?” tentennò Ginny.
“Indovinato…capelli rossi e
lentiggini…Weasley, vero?Casa di appartenenza Grifondoro. Quinto anno”
“Sì, esatto.”
“Un cappello! Silente dev’essere
impazzito”
“espressione arrogante e capelli
biondi…Malfoy, non c’è neppure bisogno di chiederlo. Serpeverde. Sesto
anno”
“Puzza di stantio, stoffa
consumata…uno straccio per la polvere? O il vestito smesso di qualche Elfo
domestico?”
“Ehi ragazzo! Non ti permetto di…”
ribatté il cappello saltellando sul tavolo, ma Draco uscì in cortile sbattendo
la porta alle sue spalle. Ginny lo seguì dopo qualche
secondo. Lo trovò seduto sui gradini del porticato, con i gomiti appoggiati
sulle ginocchia. La ragazza si strinse nel golfino leggero, rabbrividendo per
l’aria fresca della sera. Si sedette di fianco a lui, tentando di capire che
cose stesse pensando dall’espressione del suo viso.
“tutto ok?” gli chiese con un filo
di voce.
“No, Weasley. Non è tutto ok!
Dobbiamo trascorrere in questo dannato posto un altro dannato mese! Non è per
niente ok!”
“se tu la smettessi di vedere
questa situazione solo come una dannata situazione, forse potremmo
anche…”
“imparare qualcosa dalle streghe
di questo mondo? Certo! Come no! Hai visto i loro incantesimi! È roba da
principianti!”
“E’ inutile che te la prenda con
me!” sbottò Ginny, arrabbiata. Draco si voltò il capo verso di lei di pochi
centimetri, fissandola intensamente e mozzandole in respiro in gola.
“lo so che non è colpa
tua”
“A volte sembra che tu te lo
dimentichi! Non sono il tuo parafulmini! Non puoi sfogarti su di me quando ti
gira”
“ho detto che lo so!” ringhiò lui,
fulminandola con lo sguardo, ma Ginny non si fece di certo
intimorire.
“Bene. Allora non te lo
dimenticare”
“bene”.
Rimasero in silenzio per qualche
minuto osservando il giardino illuminato debolmente dai lampioni. Da qualche
parte un cane stava abbaiando.
“Perché hai raccontato quella
storia a Silente?”
“Quale storia?...ah…ehm…” borbottò
Ginny, avvertendo le sue guance avvampare improvvisamente.
“era inverosimile” continuò il
ragazzo con tono di voce neutro.
“Perché? Perché era inverosimile?
Uno come te non potrebbe stare con una come me? Sono troppo
inferiore?”
“Non l’ho detto io” mormorò Draco,
facendola andare su tutte le furie.
“Volevo solo darti la possibilità
di scegliere” rispose lei , scattando in piedi “Se avessi detto a Silente che
cosa stavi combinando saresti stato processato come Mangiamorte, lo sai, sì?
Continui a ripetere che non hai mai avuto la possibilità di scegliere. Ebbene io
te l’ho data” concluse con voce strozzata. Per quanto facesse non era mai
abbastanza per lui. Non si era neppure accorto di quanto le fosse costato
mentire al preside. Ma perché si arrabbiava? Sapeva
com’era fatto. Sapeva che razza di persona era, eppure si era illusa che forse
nascondeva la parte migliore di sé sotto strati e strati di gelo e strafottenza.
Ma si era sbagliata. Ginny Weasley non era brava a giudicare le persone. Non lo
era stata con Tom Riddle e non lo era stata con Draco Malfoy. Si voltò per
tornare in casa, quando lui le prese una mano, impedendole di muoversi.
“che cosa vuoi ora?” sibilò
abbassando lo sguardo e incrociando gli occhi di lui con i propri. E mai, mai
prima di allora le era sembrato così vulnerabile, così indifeso, così esposto al
male, come nessuno che lei conoscesse vi si era mai trovato. Così in bilico tra
luce e ombra, sempre alla ricerca della sua dimensione, di un luogo dove non
fosse troppo sbagliato, dove non dovesse dimostrare niente a nessuno, dove
poteva abbandonare il ruolo del discendente di una nobile casata di maghi ed
essere un semplice ragazzo di sedici anni.
“Non potresti mai stare con uno
come me, Weasley. Non sei tu a essere inferiore” sussurrò talmente piano, che
lei pensò di aver solo immaginato di aver udito le sue parole. Ginny strinse la
sua mano fra le proprie. Non riusciva a immaginare che la sua mano potesse far
del male a qualcuno. Far del male a lei.
“se voi due piccioncini avete
finito, vorrei spiegarvi il mio piano di studi” borbottò una voce. Il Cappello
Parlante si sporse dal davanzale della finestra, storcendo la bocca in una
smorfia.
“Ricordami di dargli fuoco”
ringhiò Draco rimettendosi in piedi.
“lo farò” ridacchiò Ginny,
precedendolo in casa.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO 6 – GRIFONDORO E SERPEV
Grazie a tutti coloro che
hanno commentato la mia storia. Vorrei ringraziarvi uno per uno, ma ho davvero
poco tempo, perciò vi lascio al nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Mi
raccomando recensite! Un bacione
Egle
CAPITOLO 6 – GRIFONDORO E
SERPEVERDE
“Wingardium Leviosa” esclamò,ma
l’arancia rimase ferma al suo posto. S’inumidì le labbra con la punta della
lingua e ritentò. Ancora niente.
“Wingardium Leviosa!” disse con
poca convinzione, quasi pregando il frutto di muoversi.
Ginny si abbandonò sulla sedia
sbuffando.
Era tutto inutile.
Il Cappello Parlante continuava a
ripetere che la magia era dentro di lei, che c’era sempre stata, ma lei era
quasi convinta che avesse traslocato senza informarla. Erano passati dieci
giorni da quando avevano cominciato le lezioni con il nuovo insegnate , ma non
aveva fatto progressi. Dopo la volta in cui aveva schiantato Draco per errore,
non aveva fatto altri incantesimi, neppure i più semplici. Non che non ci
provasse! Trascorreva gran parte della giornata ad esercitarsi con la bacchetta,
senza bacchetta, con le mani, con i piedi, con il pensiero…ma più si sforzava
più la magia le appariva lontana e irraggiungibile. D’altra parte si stava
appassionando agli incantesimi di quel mondo, alle proprietà dei cristalli e
delle erbe. Karen e Meg sapevano preparare molte pozioni ed erano più che felici
di insegnarle anche a lei. Le loro lezioni non erano nemmeno
lontanamente paragonabili a quelle noiose e stressanti del professor Piton.
Iniziava a pensare che la sua avversione verso il preparare pozioni dipendesse
più dall’odiosità dall’insegnante che da una sua inettitudine personale.
“Ancora con quell’arancia?” chiese
una voce.
Ginny sbuffò di nuovo, mentre
Draco faceva fluttuare il frutto davanti ai suoi occhi. No, lui non aveva
i suoi stessi problemi. Lui riusciva a fare tutti gli incantesimi e, com’era
prevedibile, non faceva che vantarsi e deriderla. Lui era un Purosangue –
cos’era? Un cavallo?-
“se vuoi posso darti qualche
ripetizione, ma dubito che tu sia in grado di poter raggiungere il mio livello”
disse appoggiandosi al ripiano della cucina e incrociando le braccia sul
petto.
“In vanità sicuramente” ribatté
lei piccata. Per tutta risposta Draco prese a farle volteggiare intorno la testa
tutte le arance contenute nel cesto, come le api di uno di quei giochi babbani
da appendere sopra ai lettini dei bambini.
“Il Cappello Parlante dove si è
cacciato? È da un po’ che non lo vedo”
“Oh beh. Ha trovato un nuovo
passatempo”
“Draco, che cosa gli hai fatto?”
gli chiese vagamente allarmata. Sapeva che il ragazzo non nutriva un amore
viscerale per il loro nuovo insegnante e non perdeva occasione per prendersi
piccole rivincite sulle sue continue ramanzine.
“Perché pensi che io debba avergli
fatto qualcosa?”
“Perché conosco quello sguardo!
Dov’è?”
“In un luogo sicuro”
“Sicuro per chi? Per lui o per te
che te lo sei tolto dai piedi?”
“Ehi, Weasley, non crederai
davvero che possa fare del male al nostro caro professore?”.
Lei inclinò il capo da un lato ,
buttando il labbro inferiore all’infuori. Draco finse di scandalizzarsi,
atteggiando le labbra in un sorriso cattivo e vagamente divertito.
“Ferisci i miei sentimenti se
pensi che io c’entri qualcosa col fatto che si sia casualmente chiuso fuori
dalla finestra del bagno”
“Tu- tu…vado a
prenderlo!”
“Oh , andiamo Weasley! sta bene
dove sta” rispose lui, stendendo un braccio per impedirle di uscire dalla
stanza.
“potresti almeno smetterla? Mi
stai facendo venire il mal di mare!”sbottò lei, lanciando un’occhiataccia alle
arance che volteggiavano ancora intorno alla sua testa.
“no, l’espressione della tua
faccia è troppo divertente”
“immagino” sibilò Ginny
acchiappando due arance per riporle nel cestino, ma lui gliele strappò di mano
facendo un lieve gesto con due dita. “puoi.smetterla?” scandì lei lentamente
riprendendole , ma lui gliele sottrasse nuovamente nello stesso modo.
“Ti stai comportando come un
bambino, te ne rendi conto?”
“perché non mi fermi?O forse non
ne sei capace”
“Perché non vai al
diavolo?”
Draco si mosse così velocemente
che lei non ebbe il tempo di reagire. Si posizionò alle sue spalle e la fece
voltare verso il tavolo.
“Draco, che stai…”
“Sh. Non parlare” mormorò lui,
appoggiando la guancia su quella di lei. Fece scivolare le mani lungo le sue
braccia fino a coprire il dorso delle sue mani con il palmo delle sue. Ginny
avvertiva il suo respiro sulla sua pelle, il suo corpo stretto al
suo…
“Draco”
“Chiudi gli occhi”le disse lui e
la sua voce era così calda, così rassicurante…
Ginny abbassò le palpebre
sospirando. Il suo cuore sembrava volerle balzare fuori dal petto da un momento
all’altro. Non aveva mai provato una tale scarica di…sensualità. Il corpo del
ragazzo così vicino al suo. Il tocco leggero delle sue mani sulla sua pelle, le
sue labbra che sfioravano la sua guancia e la sua voce, la sua voce priva di
qualsiasi traccia di arroganza…
“La senti? Senti la magia…” disse
lui, portandole una mano sul ventre, appena sotto lo sterno.
“I-Io”
“Non pensare a me” borbottò lui,
aumentando leggermente la pressione della mano sul suo torace e strappandole un
gemito. “Concentrati sulla magia. È qui…da qualche parte dentro di te…è come un
fiume di calore ed energia. E’ qui dentro. Cercala , Ginny. La magia è dentro di
te. La magia fa parte di te.”
“La magia…”
“Dillo, Ginny”
“Wingardium Leviosa” mormorò ,
continuando a tenere gli occhi chiusi. E all’improvviso avvertì qualcosa
risvegliarsi dentro di lei, come una capacità, una forza a lungo sopita, come un
un’emozione già provata , ma riscoperta più grande, avvolgente di prima.
“Wingardium Leviosa” ripeté con più enfasi, mentre lui le faceva alzare un
braccio con un movimento fluido ed elegante.
“Credici, Ginny. La magia è dentro
di te. Dillo ancora”
“Wingardium Leviosa” pronunciò e
quelle parole non erano mai state tanto dense di significato. Non una stupida formula
da ripetere meccanicamente.
Il silenzio si protrasse per
alcuni istanti, intervallato solo dai loro respiri.
“Ora apri gli occhi” sussurrò
lui.
Ginny guardò il frutto sollevato
di una decina di centimetri dal ripiano di legno davanti a lei.
“ce l’ho fatta” mormorò con un
filo di voce, quasi non credendo ai propri occhi. “Ce l’ho fatta!” gridò
girandosi verso il ragazzo sorridendo. Ma il viso di lui era di nuovo troppo
vicino al suo…le sue braccia ancora avvolte attorno al suo corpo e i suoi occhi
magnetici puntati nei suoi.
“ce l’hai fatta, Weasley”
bisbigliò, scostandole una ciocca di capelli dal viso e sfiorandole la guancia
con la punta delle dita. E Ginny desiderò ancora una volta che accadesse, che
lui la baciasse. Non aveva mai baciato Michael. Non
aveva mai baciato nessuno,anche se molte volte aveva fantasticato su come
sarebbe stato baciare Harry. Ma mai prima di allora aveva sentito un’attrazione
così forte verso un ragazzo. Era una specie di alchimia quella si creava tra
loro quando erano troppo vicini. Un’alchimia fatta di sguardi e di lunghi
silenzi. Un’alchimia fatta di sensazioni sottopelle, indecifrabili e
imprevedibili…Ginny si sollevò sulle punte dei piedi…
Voleva essere baciata da
lui…
Le sue braccia serpeggiarono
intorno al suo collo…
Voleva essere baciata da
lui…
E le sue labbra cercarono il
contatto con quelle di lui. Timide, inesperte, guidate dall’istinto e da quello
che il suo cuore le suggeriva.
Voleva essere baciata da
lui…
Avvertì le labbra di Draco
muoversi sotto le sue. Avevano il sapore dell’inverno, del vento, dell’acqua
fresca, ma non erano fredde e insensibili. Qualsiasi sensazione aveva
abbandonato la sua mente per concentrasi esclusivamente sul contatto delle
labbra di lui sulle sue, delle sue mani sulla sua vita, del sapore della sua
pelle e della consistenza delle sue spalle sotto i suoi palmi. Ginny si scostò da lui
lentamente, dimentica perfino di respirare. Gli occhi di Draco erano offuscati
dal piacere e dal desiderio e le pupille scure invadevano quasi completamente le
iridi grigie.
“Devo cominciare a darti
ripetizioni più spesso ,se questo è il ringraziamento, Weasley” disse lui con un
sorriso cattivo.
Ginny indietreggiò di qualche
passo, coprendosi la bocca con una mano. Aveva baciato Malfoy… ed era stato
semplicemente meraviglioso. Il suo primo bacio dato a una persona che non
significava nulla per lei. Che non avrebbe dovuto significare nulla di
più di un insetto repellente.
Draco la guardò correre fuori
dalla stanza, senza spiccicare una sola parola. Si appoggiò al tavolo e chiuse
gli occhi. Sentiva un dolore dentro, come un senso di disagio. Gli sembrava di
averle strappato qualcosa…la sua innocenza, di averla insudiciata con le sue
labbra. Non aveva mai sperimentato nulla
del genere. Non era come con Pansy. Con lei era tutto travolgente, bruciante,
non si curava di quello che potesse provare, nemmeno quando le slacciava la
camicetta e la convinceva ad “approfondire il loro rapporto”. Con Pansy era solo
attrazione fisica. Era un adolescente con gli ormoni in subbuglio e ogni essere
umano femminile almeno presentabile bastava a fargli venire in mente strane
idee, ma non Ginny. Non voleva semplicemente sbatterla su un letto e strapparle
tutti i vestiti. Con Ginny era diverso. Era tutto così nuovo, così intenso. Con
Ginny era tutto così…delicato. Come accarezzare una statua di cristallo, liscia,
levigata, ma fragile immensamente fragile. E lui non voleva farle del male. Non
voleva usarla. Non voleva ferire i suoi sentimenti. Non voleva solo giocare un
po’ con lei. Picchiò un pugno sul tavolo imprecando a mezza voce. Che diavolo
gli stava accadendo? Era colpa di quel dannato posto. Di quell’aria
impregnata di babbanità. Chiuse gli occhi, respirando a fondo, cercando di
scacciare il tepore del corpo di lei sotto le sue mani, il sapore fresco e dolce
delle sue labbra, il suo profumo di buono. Pansy aveva un profumo intenso, una
bellezza provocante con curve generose, labbra piene e occhi maliziosi. Ginny
invece aveva i colori dell’autunno. Il calore dell’ultima giornata di sole prima
dell’inverno, il rosso intenso delle foglie degli alberi, il bianco del
biancospino, l’evanescenza della prima nebbiolina illuminata dalla luce
dell’alba… Draco scosse la testa infastidito. Doveva smetterla. Doveva smetterla
di pensarla. Di desiderarla.
“E’ ora di cominciare la nostra
lezione”
Draco sollevò lo sguardo di pochi
centimetri per vedere il Cappello Parlante che saltellava verso di lui. In quel
mondo, come se non bastasse la sua fastidiosa presenza, aveva pure la facoltà di
muoversi di volontà propria, anche se lentamente e con molta fatica.
“oggi vacanza” rispose, uscendo
dalla stanza a grandi passi.
Salì di corsa le scale e si fermò
davanti alla camera di Ginny. Stava per entrare quando lei comparve all’inizio
del corridoio. Le sue guance si colorarono di un ricco e profondo color
rosso.
“Spero che tu non fraintenda
quello che è successo poco fa in cucina” le disse in tono duro.
“ehm”
“Solo perché ti ho permesso di
baciarmi non significa che io provi qualcosa per te o che tu possa andare in
giro a vantarti di essere diventata la mia ragazza”.
Vide gli occhi di Ginny sgranarsi
e le sue orecchie andare a fuoco, ma non distolse lo sguardo.
“Solo perché ti ho baciato non
significa che io provi qualcosa per te. Riguardo al vantarsi di essere la
ragazza di uno come te…beh puoi star certo di non correre questo rischio”
rispose lei senza scomporsi troppo. Lo superò senza dargli tempo di
rispondere ed entrò nella sua stanza, richiudendo la porta alle sue spalle. Vi
si appoggiò contro, sospirando piano. Che cosa si era aspettata da lui? non
sapeva nemmeno lei che cosa provasse veramente per quella sottospecie di idiota
platinato…forse la sua indole romantica l’aveva spinta a vedere cose
inesistenti, a illudersi che lui avesse provato le stesse intense emozioni che
il bacio, che si erano scambiati, aveva suscitato in lei…
Dall’altra parte della porta Draco
pensava di sé esattamente quello che pensava lei: era un idiota.
*******
Ginny stava asciugando
meticolosamente una tazza con gli occhi puntati fuori dalla finestra.
Negli
ultimi due giorni lei e Draco si erano evitati il più possibile, limitandosi a
lanciarsi occhiatine fugaci. Odiava quella situazione, quella muta tensione tra
loro.
“levati dai piedi” ringhiò il
ragazzo entrando in cucina e Ginny sobbalzò, facendo cadere la tazza, che si
frantumò sul pavimento.
“Stai attenta a non tagliarti” le
disse Karen.
“Sei sicura di star bene? Sei
sempre distratta…” puntualizzò Meg, abbassando il giornale.
“Sì, sto bene. Lascia. Faccio io.
Reparo”rispose Ginny, riaggiustando la tazza con un gesto della
mano.
“Beh di certo sei migliorata
molto” si complimentò Karen, riponendo scopa e paletta. Ginny le rivolse un timido
sorriso, mentre Draco si sedeva al tavolo, versandosi del tè, e il telefono
cominciò a squillare. Meg si alzò per rispondere.
“Pronto? ... Che cosa è
successo?...sì, va bene. Va bene. Allontanati da lì. Veniamo subito”
“C’è qualche problema?” chiese
Karen non appena la sorella maggiore riagganciò.
“Era Melissa. Il poltergeist della
casa che ha appena ereditato è tornato. E sembra arrabbiato” disse
sbrigativamente la ragazza, correndo su dalle scale. Karen cominciò a disporre
barattoli di spezie sul bancone della cucina,mentre la sorella tornava carica di
libri.
“Avete bisogno di una mano?” si
offrì Ginny.
“No, tesoro”
“Che forma ha?”.
Tutte le ragazze guardarono Draco,
di solito non interessato a quello che stavano facendo.
“N-non l’ha detto. Non riesce a
vederlo. Nemmeno noi l’abbiamo mai visto. Sentiamo solo una presenza. Scritte
sui muri che sembrano fatte con sangue. Vetri in frantumi. Credevamo di
averlo scacciato e invece…”
“Come potete essere sicure che si
tratti di un fantasma se non riuscite neanche a vederlo?”
“Senti, bello…”
“Senti, bella…”
“non abbiamo tempo per litigare”
tagliò corto Karen, frapponendosi fra Draco e Meg. “E poi penso che ai ragazzi
faccia bene confrontarsi con i pericoli del nostro mondo. Potremmo farli venire
con noi” aggiunse la strega.
“D’accordo. Ma loro aspettano
fuori dalla casa. Non voglio che si facciano male”
“te lo puoi scordare” ringhiò
Draco, con aria di sfida.
“Decideremo quando saremo arrivati
sul posto” propose Karen, facendo segno a entrambi di uscire.
Draco e Ginny si sedettero sul
sedile posteriore con il Cappello Parlante, mentre Meg si posizionò alla guida.
Il tragitto, immerso nel più totale silenzio, fu breve. La berlina di Meg si
arrestò davanti al portone di una grande casa, ingrigita dal tempo. Il tetto
spiovente era orfano di molte tegole , volate chissà dove, e tutto aveva un
aspetto desolato e decadente. Draco pensò che assomigliasse molto alla casa
della servitù nel suo castello. Quando scese dalla macchina una leggera brezza
gli scompigliò i corti capelli biondi. Il ragazzo chiuse gli occhi per
concentrasi meglio. C’era odore di…vecchio, di rabbia, di odio. Ombre si
muovevano , prendevano forma, strisciavano tutt’intorno a quel posto. Era
davvero un poltergeist, uno di quelli che il suo libro di testo classificava
come : fantasmi morti di morte violenta. Sono caratterizzati da rancore e
odio verso qualsiasi tipo di essere vivente. Diventano più forti con il passare
del tempo. Altamente pericolosi.
“lo sentite?” chiese, risollevando
le palpebre.
“Cosa?” gli rispose Meg, mentre
Ginny e Karen scuotevano la testa. Draco imprecò a mezza voce.
“Allora mi sembra chiaro che non
vi rendete conto di cosa si tratti. Rimanete fuori mentre io e lo straccio per
la polvere diamo un’occhiata” disse, prendendo con malagrazia il Cappello
Parlante dalle mani di Ginny e salendo i primi gradini, che conducevano al
portone d’accesso. Lì l’odore era più forte. Il
freddo più intenso. Sembrava quasi il freddo dei Dissennatori, ma era più
incorporeo, non riusciva a penetrare sotto la pelle, nella testa.
“Non ti faremo di certo entrare da
solo! Sei minorenne e sotto la nostra responsabilità oltre che inesperto”
ribattè Meg.
Draco voltò il capo di pochi
centimetri, guardandole da sopra la spalla.
“Entrate pure…” rispose, compiendo
anche gli ultimi due gradini ed entrando “se ci riuscite” concluse , richiudendo
il portone alle sue spalle. Ginny corse su dalle scale, sbattendo i pugni contro
il legno pitturato di verde. Era bloccato.
“ci ha chiuso fuori…Draco!
Aprici!” gridò , ma dall’interno non giunse nessuna voce. Ginny si avvicinò alla
finestra e sbirciò dentro. Il ragazzo era perfettamente immobile al centro della
stanza. I pugni abbandonati lungo i fianchi. Gli occhi serrati. Il Cappello
Parlante era appoggiato su un tavolino lì vicino. Ginny picchiò sul vetro con la
mano, ma Draco non le rispose. Un vaso impolverato scattò all’improvviso da un
punto della stanza che non riusciva a scorgere, ma il ragazzo lo fece esplodere
con un incantesimo.
“Draco” gridò, mentre all’interno
della casa si scatenava l’inferno. Ginny raggiunse la porta d’ingresso, serrando
forte le mascelle. Quello stupido idiota si sarebbe fatto ammazzare piuttosto
che ammettere che aveva bisogno di aiuto. Perché faceva così? Perché non voleva
che loro intervenissero? Ma se sperava che lei stesse a guardare mentre
affrontava chissà cosa si sbagliava di grosso!
“Cosa vuoi fare?” le chiese Meg,
ma lei non le diede nemmeno risposta. Si posizionò davanti alla porta urlando
“reductor”. Le ante di legno esplosero con un fragore.
“Che forza!” esclamò Karen,
seguendo Ginny all’interno della casa.
Draco era piegato su un ginocchio
con un rivolo di sangue che gli colava dalla tempia fino allo zigomo. Stava
disintegrando con lo stesso incantesimo, che Ginny aveva usato per abbattere la
porta, un quadro.
“Uscite di qui” gridò.
“scordatelo” ribattè Ginny
raggiungendolo velocemente e aiutandolo a rimettersi in piedi.
“Attenta” esclamò , abbassandole
la testa di scatto per evitare che venisse colpita da un altro soprammobile.
“maledetto bastardo” ringhiò, seguendo con lo sguardo qualcosa che si muoveva
per la stanza.
“Puoi vederlo?” chiese la
ragazza.
“e’ naturale che io possa
vederlo”.
“Vedere cosa?” urlò Karen, mentre
lei e Meg si riparavano dietro al divano per evitare un orologio a cucù.
“Perché diavolo non siete
rimaste fuori come vi avevo detto?” imprecò Draco, lanciando dei cristalli, che
aveva in tasca, verso le due streghe e facendoli posizionare fino a formare un
pentagramma. Una barriera energetica di un pallido color verde si creò intorno
alle due ragazze proteggendole dagli attacchi del poltergeist.
“Ora che cosa facciamo?” chiese
Ginny, coprendosi la testa con entrambe le braccia.
“Tu esci di qui me la cavo da
solo” ribattè il ragazzo, polverizzando l’ennesimo mobile che cercava di
colpirlo.
“Ti ho detto che io non me ne
vado” disse per tutta risposta Ginny “Reductor”
“Scudo”esclamò Draco,
sollevando una protezione “Non ho bisogno del tuo aiuto!”
“Attenti” gridò Meg, accorgendosi
che una sedia volava verso di loro. Ginny si gettò su Draco, facendo ruzzolare
entrambi a terra. La sedia la colpì a una spalla , strappandole un lamento di
dolore e annebbiandole la vista.
“Rimani al riparo. Mi sei solo
d’intralcio” sibilò lui, rimettendosi in piedi e ricominciando a scagliare
incantesimi.
Forse Draco aveva ragione. Forse
lei gli era solo d’impiccio, ma voleva aiutarlo. Voleva rimanere accanto a lui…E
poi anche lei era una studentessa di Hogwarts e una Grifondoro! Non si sarebbe
tirata indietro, sebbene non fosse in grado di vedere il suo nemico, sebbene non
avesse neppure la bacchetta magica e fosse ancora impacciata nel maneggiare la
magia in quel mondo. Si rimise in piedi stringendo i pugni.
Io sono una Grifondoro e i
Grifondoro sono coraggiosi!
E mentre quel pensiero si formava
nella sua mente, Ginny si accorse che qualcosa luccicava sotto al Cappello
Parlante. Aveva già visto quella
cosa…l’aveva vista quattro anni prima nella Camera dei Segreti, quando
Harry l’aveva usata per sconfiggere il Basilisco. Ma perché era lì?
Perché…
“solo un vero Grifondoro può
estrarre la spada dal Capello” disse la voce di Silente, come
un’eco lontana che stesse parlando proprio nella sua testa.
Ginny attraversò il salone in
quattro falcate e impugnò la spada di Godric Gryfondor. La lama scintillò nella
stanza polverosa, come se si fosse impossessata di tutta la luce presente. E
Ginny avvertì una scossa di energia attraversarla dal palmo fino alla punta dei
piedi. La
sentiva dentro di sé, nel suo sangue, nella sua carne.
Un urlo che nulla aveva di umano
si propagò nel salone, mentre gli attacchi , che fino ad allora erano rivolti a
Draco, si concentrarono interamente su di lei.
“Alle tue spalle” urlò il ragazzo.
Ginny ruotò su sé stessa, reggendo la spada davanti a sé. I suoi occhi non le
erano di nessuno aiuto. Doveva fidarsi del ragazzo. Afferrò più saldamente
l’elsa e rimase immobile. Un altro grido agghiacciante…e poi una corrente d’aria
fredda improvvisa. La spada vibrò violentemente nella sua mano, ma Ginny non la
fece cadere. E alla fine il silenzio.
“se n’è andato?” mormorò Ginny,
facendo saettare lo sguardo tutt’intorno.
“se n’è andato” confermò Draco,
raggiungendola barcollando.
“Sono molto orgoglioso di voi,
ragazzi” esclamò il Cappello Parlante, saltellando verso di loro “Solo un vero
Grifondoro può estrarre e maneggiare la spada di Godric Gyfondor” disse,
guardando Ginny “E solo un vero Serpeverde può vedere un ectoplasma di quel
genere”
“Che intende dire?” chiese Karen,
ignara di cosa volesse significare essere un Grifondoro o un
Serpeverde.
“I Grifondoro sono noti per il
loro coraggio e per la loro forza d’animo. Ginny, pur sapendo di non essere
abbastanza brava per poter fronteggiare un nemico di tale portata non si è data
per vinta e la spada è venuta in suo soccorso. Mentre i Serpeverde…” . Il
Cappello s’interruppe per fissare Draco negli occhi. “Nemmeno un vero Grifondoro
avrebbe potuto tener testa a un ectoplasma tanto forte da solo. E questo perché
non è nella sua natura. Soltanto un Serpeverde può … capire, può
percepire il male. Salazar Serpeverde sosteneva che bisogna studiare i propri
nemici. Soltanto in questo modo si può trovare il modo per sconfiggerli.
Studiare e capire il nemico significa vincerlo. Godric spesso è stato
troppo…categorico. I Serpeverde sono sempre in bilico tra bene e male, per
questo possono comprendere entrambi. Solo un Serpeverde sarebbe stato in grado
di vedere il fantasma e solo un Grifondoro sarebbe stato in grado di
annientarlo. Ma nessuno dei due avrebbe vinto senza la presenza dell’altro”
“quindi…”
“quindi un Serpeverde non è
necessariamente cattivo. O necessariamente buono. Bene e male spesso si
confondono, si amalgamano. La linea di confine non è netta e i
Serpeverde…”
“Sono su questa linea”
“Esatto. Sta a loro decidere da
che parte volgere lo sguardo” ”Un'altra scelta” mormorò Draco, abbassando il
capo.
“noi vi aspettiamo fuori” disse
Karen, spingendo la sorella a forza verso la macchina. Aveva intuito che in quel
momento il delicato equilibrio del futuro dei due ragazzi era stato scosso.
Bastava osservare l’espressione di Draco. Volubile, disperato, stanco…e quella
di Ginny: impotente, triste, preoccupata…
“Non tutte le scelte devono essere
prese ora…” sussurrò Ginny, voltandosi verso di lui e incatenando il suo sguardo
con il proprio.
“Rimandare non significa
cancellare il problema”
“lo so. Rimandare significa
strappare tempo all’inevitabile”
“Non è necessariamente un
male…strappare un po’ di tempo all’inevitabile” mormorò il ragazzo sfiorando una
mano di Ginny con la propria.
“No, non è un
male…”
che ne pensate di questo capitolo? spero che vi sia piaciuto! Fatemi
sapere!
un bacione
Egle
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO 7 – RITORNO A HOGWARTS
CAPITOLO 7 – RITORNO A
HOGWARTS
I giorni dopo gli avvenimenti
della casa infestata dal poltergeist erano trascorsi velocemente tra le lezioni
del Cappello Parlante- lui e Draco avevano raggiunto una specie di tregua,
sopportando l’uno la presenza dell’altro, cosicché Ginny non era costretta a
calarsi continuamente nel ruolo di paciere – e quelle di Karen e Meg. Fra le tre
ragazze si era instaurato un forte legame e a mano a mano che la data della
partenza si avvicinava, Ginny si faceva più malinconica e preoccupata. Spesso
sgusciava fuori di casa e si sedeva sotto al porticato, a guardare la pioggia
cadere silenziosamente.
Hogwarts le mancava. I suoi
fratelli ed Hermione…la sua famiglia…sapeva che dovevano tornare indietro, ma
anche Karen e Meg le sarebbero mancate. Le sarebbero mancate enormemente. Non
aveva mai avuto sorelle maggiori, non aveva mai potuto godere dell’affetto e del
consiglio di due ragazze più grandi che la capivano e che non si limitavano a
dirle quello che non doveva fare o quello che era meglio per lei, come facevano
Ron, i gemelli e Percy.
E Draco? le chiese una vocina nella sua
testa. Ginny appoggiò il mento sulle ginocchia sospirando. Draco era un enigma.
Non lo capiva. Non capiva il suo comportamento. Non capiva il suo mondo, quel
mondo così lontano da quello caldo e pieno di affetto che era il suo.
Continuavano a punzecchiarsi, a litigare, a studiare e a fare incantesimi
insieme, ma erano le parole non pronunciate a pesare tra di loro come un blocco
di marmo. I silenzi, le occhiate, i tentativi di non trovarsi mai troppo vicini,
per rinnegare quell’inspiegabile attrazione che provavano l’uno per l’altro…Non
sapeva perché si comportassero così. Non era nel loro…stile. Un Weasley
non seppellisce i problemi. Un Weasley li affronta, sbagliando probabilmente, ma
non si rinchiude in un silenzio innaturale. Ma Ginny sapeva che non era sempre
vero. Se aveva ereditato il temperamento battagliero che accomunava tutti i suoi
fratelli, aveva anche sviluppato un lato della personalità che non era presente
in nessun altro membro della sua famiglia. L’esperienza di Tom Riddle l’aveva
segnata più di quanto non avesse mai dato a vedere. Con Tom era stata sincera,
si era confidata con lui e si era fidata di lui ciecamente, ma lui l’aveva
tradita. L’aveva usata per arrivare a Harry. Ed è stato allora che aveva
cominciato a non lasciar mai trapelare i suoi veri sentimenti. Era convinta che
se avesse messo un muro tra sé e la gente, non sarebbe stata ferita di nuovo.
Non era un’ipocrita. Semplicemente voleva difendersi. Potevano dire di lei
quello che volevano. Non le importava dato che nessuno conosceva la vera lei.
Per questo…per questo le aveva fatto così male il fatto che Ron avesse dubitato
di lei anche solo per un istante. Come poteva aver creduto che fosse andata a
letto con Michael?
Ginny nascose il viso tra le mani
, respirando a fondo. Avrebbe dovuto affrontare di nuovo tutto quello. Lì, a
casa di Karen e Meg aveva potuto abbassare le difese. Non doveva dimostrare
niente. Non doveva lottare per non essere una dei Weasley, non doveva
cercare di essere all’altezza dei suoi fratelli. Lì poteva essere solo Ginny. Si
sentiva accettata e compresa.
“Ti sei addormentata sullo
scalino?”
Risollevò il viso di scatto. Draco
si era seduto di fianco a lei. La giacca di pelle e i capelli biondi erano
imperlati di gocce di pioggia. “Non dirmi che mi stavi aspettando? Eri in
pensiero per me?”
“No, certo che no” ribatté lei,
velenosamente. “dove sei stato?” aggiunse dopo qualche istante di
silenzio.
“In giro” rispose lui estraendo
qualcosa dalla tasca della giacca e rigirandolo tra le mani.
“Che cos’è?” chiese Ginny,
allungandosi per sbirciare al di sopra della sua spalla. Era una scatolina di
piccole dimensioni, fasciata in una banale carta marrone con un nastrino giallo.
“non ti riguarda”
“Oh avanti, Malfoy! Se non volevi
che ti chiedessi spiegazioni non me l’avresti mostrata”
Draco roteò gli occhi,
sbuffando.
“che cos’è?”
Draco sbuffò di nuovo
teatralmente.
“Su! Non farti pregare! Dimmi che
cos’è!”
“Sai che sei una delle persone più
curiose che io abbia mai avuto la sfortuna di incontrare?”
“Lo prendo come un complimento!
Che cos’è?”
“un regalo per Pansy”
“oh” esclamò Ginny, ritraendosi,
come se fosse schifata.
“Non dirmi che sei
gelosa…”
“gelosa? Gelosa di cosa? Mi sembra
che avessimo archiviato il nostro piccolo e insignificante incidente…”
rispose lei prontamente, prendendosela mentalmente con sé stessa. Era vero: era
gelosa. E delusa, non sapeva nemmeno lei per cosa. In fondo Draco non
significava nulla per lei. Era un bel ragazzo, con un indubbio fascino e lei…beh
si erano ritrovati solo troppo vicini e lei aveva ceduto a un istinto
temporaneo! Giusto?
“Aprilo. Voglio il parere di una
don…dell’essere umano che più si avvicina a una donna. E dato che la scelta è
tra te e lo straccio per la polvere spara sentenze…”
“Sono quasi commossa” ringhiò
Ginny, scartando velocemente il pacchetto. Si ritrovò improvvisamente senza
fiato osservando il contenuto della scatola.
“Ma questi sono …” mormorò senza
voce.
“Sì, guardandoli bene , forse non
sono molto adatti per una come Pansy. Perché non li tieni tu?” disse il ragazzo,
entrando in casa e lasciando Ginny confusa e frastornata a fissare gli orecchini
che le aveva regalato sua madre e che aveva dovuto vendere per comprare da
mangiare appena erano arrivati in quel mondo. Li aveva mostrati a Draco qualche
giorno prima, mentre passavano davanti alla vetrina di un negozio e lui…glieli
aveva ricomprati. Non avrebbe mai chiesto il denaro a Meg e Karen. Lo conosceva
troppo bene per non sapere che non si sarebbe mai abbassato a farlo, ma allora
come aveva potuto riprenderli? Quello era un altro dei misteri Malfoy. Come il
fatto che avesse dovuto dirle che era un regalo per Pansy Parkinson. Perché non
aveva potuto semplicemente darglieli? Perché doveva sempre mascherare le sue
azioni, sempre ergere un muro difensivo tra loro?
*******
Avvertiva i suoi passi leggeri
percorrere il corridoio, fino a fermarsi di fronte alla porta dello studio.
Finse di non essersi accorto della sua presenza, continuando a mantenere gli
occhi puntati sulla pagina del libro di fronte a sé. L’asse di legno appena
prima del tappeto scricchiolò, quando finalmente lei si decise ad
entrare.
“Che cosa vuoi?” le chiese
secco.
Ginny si sedette sul suo letto,
incrociando le caviglie nude l’una sull’altra e circondandosi le ginocchia con
le braccia.
“Non riuscivo a dormire” rispose a
bassa voce, per non svegliare le loro ospiti.
“Troppo agitata per il gran
giorno?”
La ragazza si strinse nelle
spalle, buttando il labbro inferiore all’infuori. I lunghi capelli rossi le
ricadevano sulla schiena, mettendo in risalto il candore della camicia da notte
e della sua pelle.
“Sì” sospirò, appoggiando il mento
sulle ginocchia “che cosa racconterai?” domandò dopo qualche istante di
silenzio.
“Di che stai parlando?”
“A Silente abbiamo detto che
dovevamo andarci a imboscare…ma che scusa racconterai ai compagni di tuo padre?
Vorranno sapere come mai non sarai denunciato come Mangiamorte”
Draco si alzò in piedi,
avvicinandosi alla finestra. La luce delle candele proiettava le loro ombre
tremolanti sulle pareti, immergendo la stanza in un’atmosfera irreale e calda.
Tutto era silenzioso intorno a loro. Nemmeno il rumore di una macchina in
lontananza squarciava la quiete innaturale che si era creata quella notte. La
luce della luna piena penetrava attraverso le tende leggere, confondendosi con
quella delle candele. Draco non apprezzava le lampade a corrente elettrica.
Diceva che erano troppo asettiche e fredde, anche se sicuramente più funzionali.
Aveva impacchettato con cura i due libri che Karen e Meg gli avevano regalato,
come loro ricordo. Il giorno successivo sarebbero tornati a Hogwarts. Alle loro
vite di sempre e quello sarebbe stato tutto ciò che sarebbe rimasto loro di
quell’esperienza: solo ricordi…
“Non lo so. Per quanto mi sia
sforzato non sono riuscito a trovare una soluzione” ammise lui con voce
atona.
“beh io avrei un piano” rispose
Ginny, mentre Draco si voltava verso di lei inarcando le sopracciglia. “Potresti
sempre dire che mi hai fatto un incantesimo per la memoria e poi hai usato su di
me la Imperius convincendomi che dovevamo incontrarci di nascosto e che siamo
stati scoperti. Insomma…la storia che abbiamo propinato anche al
preside”
“e tu…”
“Io ti reggerò il gioco” affermò
Ginny, come se fosse ovvio.
“E perché dovresti farlo?” le
chiese, coprendo la distanza che li separava e chinandosi verso di lei. Ginny
arrossì incredibilmente, ma non compì nessun movimento per allontanarsi da
lui.
“Perché non voglio che tu…che tu
finisca nei guai”
“E perché dovresti volere questo?”
ribatté lui, puntellandosi con le mani sul materasso accanto ai piedi di lei. E
il suo viso era di nuovo troppo vicino al suo…Aveva cercato di controllarsi, di
pensare a Pansy e a come riuscire a portarsela a letto, magari convincendola a
seguirlo nel magazzino delle scope,ma Ginny era sempre lì, sotto ai suoi occhi,
nei suoi pensieri. La sua freschezza, il suo sapore di buono, il suo sorriso…in
qualche modo aveva scardinato le sue difese, le sue barriere, le sue diffidenze,
non facendo nulla di … eclatante, semplicemente rimanendogli accanto,
semplicemente trattandolo come un ragazzo come tutti gli altri. Non il
discendente di una famiglia importante. Non il figlio di un Mangiamorte, ma solo
come uno scontroso ragazzo di sedici anni. Ginny gli aveva dato l’opportunità di
scegliere. Non c’erano costrizioni, non c’erano paure, solo…emozioni.
Intense, inattese emozioni. Sensazioni sottopelle, che non aveva mai provato. Un
piacevole nervosismo quando lei gli stava accanto, uno strano malessere
generale, quando non la vedeva, un formicolio o un bruciore quando si sfioravano
casualmente…Era tutto così nuovo, così inaspettato, ma non era sicuro che gli
piacesse. Non sopportava non avere il controllo della situazione. Non sopportava
sentirsi così…umano, con le debolezze e le insicurezze che questo
comportava.
“Non siamo dei, Draco, ma possiamo
sempre tentare di diventarlo” quelle erano parole di suo
padre. “Non lasciare che nulla possa influenzarti. Non lasciare che nulla si
frapponga tra te e il tuo scopo:diventare potente. Il potere , Draco, quella è
la sola cosa importante”
Si abbassò ancora fino a sfiorare
le labbra di lei con le sue. Fu solo un tocco leggero, appena accennato.
“perché mi hai baciato?” bisbigliò
lei con un filo di voce, fissandolo negli occhi.
“perché una volta tornati a
Hogwarts non potrò più farlo”
Ginny distolse lo sguardo, mentre
le sue guance si imporporavano ulteriormente.
“c-certo” balbettò “tu stai
insieme a Pansy e…”
Draco le imprigionò il viso tra le
mani e la costrinse a guardarlo nuovamente negli occhi. Percorse la linea
gentile dello zigomo con la punta del pollice, stupendosi per la morbidezza
della sua pelle.
“Non è a Pansy che stavo pensando”
rispose, prima baciarla senza darle la possibilità di ritrarsi.
“Draco” mormorò Ginny, portando le
sue mani sui suoi polsi e cercando di recuperare il controllo delle sue azioni.
Non era giusto. Lui non poteva trattarla in quel modo. Non poteva confonderla
continuando a mostrarsi ora gentile, ora freddo e distaccato.
“Non potremmo mai stare insieme,
Weasley. Lo sai, vero?”
“Lo so” rispose Ginny , chinando
lo sguardo e sgusciando giù dal letto.
“E’ meglio riposare. Domani ci
aspetta una lunga giornata” disse, uscendo dalla stanza velocemente, senza
voltarsi indietro.
Draco si lasciò cadere sul letto
con un sospiro. Tra meno di ventiquattro ore sarebbero tornati a Hogwarts, nel
mondo dove erano un Grifondoro e un Serpeverde. Nel mondo in cui avrebbero
dovuto essere nemici, in cui non potevano permettersi di lasciar trapelare nulla
di quello che li legava. I compagni di suo padre l’avrebbero ammazzata, solo per
farlo rinsavire, al minimo sospetto, e i fratelli di lei lo avrebbero come
minimo evirato per aver attentato alla virtù della loro sorellina. No, lei era
dalla parte di Silente e di San Potter, mentre lui…lui avrebbe dovuto far parte
della schiera dei seguaci di Voldemort, di coloro contro cui la famiglia di
Ginny combatteva. Era meglio così. Era meglio che tutto finisse in quel mondo
così lontano dal loro. Avrebbero conservato il ricordo di quei giorni e la
speranza che in quella dimensione, da qualche parte, loro due potessero
amarsi...potessero uscire insieme, come una coppia di ragazzi normali. Draco
chiuse gli occhi, emettendo un lungo sospiro.
“domani sarà tutto finito”
mormorò, non credendo neppure per un istante alle sue parole.
*******
Ginny si asciugò con gli occhi con
i palmi delle mani e tirò su rumorosamente con le narici.
“ci mancherai” mormorò Karen,
mentre Meg, non meno commossa della sorella l’abbracciava. Avevano deciso di
salutarsi prima che Silente arrivasse per ricondurli alla scuola. Avevano
trascorso il pomeriggio passeggiando per le stradine infestate da scheletri di
cartone e zucche intagliate, come voleva la tradizione di Halloween, e avevano
cercato di non pensare all’inevitabile separazione fino a quella sera, quando si
erano ritirate nella camera degli ospiti per gli ultimi addii.
“sei una ragazza coraggiosa, Ginny
Weasley”
“Un vera Grifondoro” disse Karen,
estraendo un braccialetto bianco e azzurro da un cassetto. “Per questo abbiamo
deciso di conferirti il segno distintivo delle streghe della nostra congrega.
Membro onorario delle streghe di Hogsmeade e della nostra famiglia” aggiunse
allacciandole il braccialetto al polso.
“io non…” bofonchiò Ginny,
tentando di non versare altre lacrime.
“Devi accettarlo. Consideralo come
un portafortuna” affermò Meg, accarezzandole i capelli, come se fosse stata una
bambina piccola.
“Vi voglio bene” mormorò Ginny con
un filo di voce, abbracciando entrambe.
“anche noi te ne vogliamo, tesoro.
Teniamoci in contatto…in qualche modo” rispose Karen, quando la grande pendola
del salotto cominciò a battere la mezzanotte. Le tre ragazze si guardarono
ancora per qualche istante negli occhi, prima di raggiungere Draco e il Cappello
Parlante nel salone.
“E’ in ritardo” borbottò il
ragazzo, che quella sera era più indisponente del solito.
“Arriverà. Abbi fede” rispose
Ginny fiduciosa, lasciandosi cadere sul divano. Non appena le parole della
ragazza si spensero, un boato si propagò nella casa, scuotendone le mura e
facendo sobbalzare tutti i presenti. Il preside comparve al centro del salone,
accompagnato da una nuvola di fumo verde e da un inquietante odore di
zolfo.
“Felice di rivedervi, ragazzi” li
salutò,sorridendo “allora siete pronti?”
Ginny si avvicinò alle due sorelle
e le abbracciò brevemente, tentando di trattenere le lacrime che avevano
riempito nuovamente i suoi occhi.
“in bocca al lupo…per
tutto”mormorò Karen, accarezzandole una guancia.
“grazie per tutto quello che avete
fatto per noi”. Le due streghe annuirono, stringendosi l’una all’altra, mentre
Ginny si allontanava da loro ed entrava nel cerchio che Draco aveva disegnato al
centro della stanza in precedenza.
“Andate prima voi due, io e il
Cappello Parlante vi seguiremo subito dopo” disse Silente, porgendogli un po’ di
polvere volante.
“Perché non viaggiamo attraverso
il camino?” chiese Draco
“Perché questa è la notte di
Halloween. E per una serie di altre ragioni che non ho il tempo di spiegarvi”
rispose il vecchio mago, lisciandosi la lunga barba bianca “E ora fate
esattamente come tutte le altre volte: lanciate a terra un po’ di polvere e dite
a voce alta dove volete andare”.
Ginny guardò per l’ultima volta
Karen e Meg, formulando silenziosamente la parola “grazie” con le labbra. Lei e
Draco gettarono a terra simultaneamente la polvere voltante pronunciando ad alta
voce il nome della scuola e furono immersi nel fumo verde che ben conoscevano.
Ma quando questo si dissipò si ritrovarono ancora nel salotto delle due
streghe.
“oh oh” esclamò Silente,
guardandoli da sopra le lenti a mezza luna
“come sarebbe a dire oh oh?
Perché non ci siamo spostati?”
“Forse perché siete troppo deboli
per usare un incantesimo di tale portata” rispose il preside riprendendo a
tormentarsi la barba con due dita. ”beh e non può spedirci lei a Hogwarts
come ha fatto la prima volta?”
“Non è così semplice. Siete finiti
qui per una combinazione di incantesimi”
“sta dicendo che dovremmo farci
scagliare addosso una Maledizione senza Perdono…di nuovo?”sbottò Draco,
arricciando le labbra indispettito.
“Non sto dicendo questo. Dovete …
collaborare per tornare a scuola. Prendetevi per mano e riprovateci…e…mi
raccomando: non lasciatevi per nessun motivo” rispose il preside con la consueta
calma.
Draco roteò gli occhi, afferrando
saldamente la mano di Ginny e borbottando “Ho come l’impressione di avere un
dejia-vu” .
Ginny sentiva la consistenza della
mano di lui stretta intorno alla sua. Si scambiarono un’occhiata fugace prima di
lasciar cadere a terra un po’ di Polvere Volante e di dire “Hogwarts”. Il
pavimento sotto ai loro piedi si dissolse e si sentirono risucchiare verso il
basso. Pareti di luce sfrecciavano intorno a loro, accecandoli. Ginny serrò gli
occhi, aggrappandosi maggiormente alla mano di Draco, finché tutto non divenne
buio.
Quando riaprì gli occhi riconobbe
istantaneamente dove si trovava, dacché vedeva quella stanza da cinque anni a
quella parte per gran parte dell’anno: il suo dormitorio. I letti rifatti con
cura erano illuminati dai caldi raggi del sole e non vi era il minimo segno di
lotta. La sua bacchetta era integra , appoggiata sul comodino. Il calendario
appeso alla parte segnava il 31 ottobre. Si guardò stupidamente la mano destra
orfana di quella di Draco. Che fosse stato tutto un sogno? Karen e Meg, la
Hogsmeade senza magia, il bacio…
Ginny si alzò in piedi e perlustrò
rapidamente la camera. Non c’era niente di anomalo. La sera prima…o almeno
quella che doveva essere la sera prima , Draco l’aveva schiantata ,
facendole travolgere un comodino. Doveva esserci qualche traccia di quello che
era accaduto, un indizio…
“che stupida” mormorò , facendo
per arrendersi quando qualcosa catturò la sua attenzione. Un luccichio. Scostò
di poco il colletto della camicia da notte rivelando un ciondolo con l’emblema
di Serpeverde attaccato a una semplice catenina di oro bianco. Ginny percorse
con la punta di un dito la sagoma del serpente in rilievo leggermente, come se
avesse paura che questo potesse morderla. “Il ciondolo di Draco” sussurrò,
ricordandosi di averlo visto al collo del ragazzo. Era il ciondolo che i membri
della famiglia Malfoy si tramandavano, simbolo della tradizionale appartenenza
alla Casa di Salazar Serpeverde.
“Ammesso che tutto quello che mi
ricordo sia successo realmente perché ce l’ho io?”si chiese Ginny continuando a
fissare la sua immagine allo specchio, ma non poté finire di formulare la frase
nella sua mente che la risposta si presentò davanti ai suoi occhi. Gi orecchini.
Non aveva più gli orecchini di sua madre.
“Draco deve aver venduto il
ciondolo per ricomprarli, ma perché…devo vedere Draco” si disse, vestendosi
velocemente. Doveva capire se tutta quella storia era soltanto un sogno…un bel
sogno fatto durante la notte di Halloween. Non aveva nulla a cui aggrapparsi a
parte la sua memoria e quel ciondolo con i colori di una Casa che avrebbe dovuto
odiare. Il grigio e il verde…no. Non poteva essere stato solo un sogno. Era
troppo reale, troppo vivo e ben delineato nella sua memoria. Il bacio…quello che
c’era stato tra loro…non avrebbe mai più potuto considerare Draco Malfoy come la
sera prima…che però non era la sera prima. A dispetto del calendario, era
trascorso più di un mese da allora. Draco era cambiato. Lei era cambiata. O
forse avevano solo scoperto cosa si nascondeva dietro le loro maschere, dietro
quelle esistenze perfette che propinavano a tutti. Erano sempre gli stessi, ma
in qualche modo diversi l’uno agli occhi dell’altro. Ginny uscì di corsa dal
dormitorio, volando letteralmente giù dalle scale, schivando compagni e
professori finché non lo vide a meno di dieci metri da lei. La cravatta
dell’uniforme di solito perfettamente annodata, spostata da una parte, i capelli
ribelli che gli cadevano sulla fronte e quell’espressione negli occhi. E per
Ginny fu tutto chiaro. Non si era inventata nulla. Non aveva sognato il sogno di
lui, di loro due. Era stato tutto vero, reale, perché quello davanti a lei era
il suo Draco, quello che aveva imparato a conoscere, quello che l’aveva baciata
soltanto poche ore prima…
Compì qualche passo verso di lui,
quando una voce la immobilizzò.
“Finalmente ti sei svegliata! Dai
vieni a fare colazione!”
“non hai dormito bene stanotte?
Sei pallida, Gin?”
Si voltò lentamente verso suo
fratello Ron, per poi tornare a fissare Draco, ma il ragazzo dai capelli biondi
le aveva voltato le spalle e si stava allontanando a passo deciso verso la sua
Casa.
Seguì suo fratello e i suoi due
amici nella Sala Grande silenziosamente, mantenendo lo sguardo puntato sul
pavimento. Mangiò poco, dicendo che aveva mal di testa e che aveva dormito male.
Lasciò la Sala indisturbata, dato che Ron, Harry e Hermione erano troppo
concentrati sulle ultime novità riportate sulla Gazzetta del Profeta per badare
a lei. Draco sembrava scomparso, non essendosi presentato a colazione. Ginny
entrò nel suo dormitorio, decisa a concedersi un po’ di tempo per riflettere
quando un bigliettino posato sul suo cuscino attrasse la sua
attenzione.
Vediamoci vicino al recinto degli
Ippogrifi all’ora di pranzo.
DM
DM? Draco Malfoy. Se era riuscito
a penetrare nel suo dormitorio per rapirla, immaginava che non avesse difficoltà
a lasciarle un bigliettino. Guardò l’orologio…mancavano molte, moltissime ore
all’ora di pranzo. “sarà meglio che trovi qualcosa da fare se non voglio
impazzire nel frattempo” mormorò, cominciando a leggere un libro di testo. Ma
presto la sua mente si scoprì incapace di concentrarsi su qualcosa che non fosse
Draco e alla fine poté solo rimanere lì immobile a fissare l’orologio e a
incitarlo silenziosamente a proseguire la sua lenta corsa più
velocemente.
Vedeva distintamente il profilo di
Ginny stagliarsi contro agli alberi e i suoi capelli rossi essere scompigliati
dal vento. Si arrestò a una decina di passi da lei. Le mani chiuse a pugno nelle
tasche del suo mantello.
“chiariamo subito che questo non è
un appuntamento romantico” disse con voce dura.
Ginny trasalì, ma non rispose. Le
sue guance erano colorate di un profondo e ricco color rosso.
“Voglio che tu dimentichi quello
che è successo o quello che credi sia successo tra di noi. Quello…poteva
accadere solo in un altro mondo. Non in questo. Non è roba per questo
mondo, mettitelo bene in testa” ringhiò. Non un emozione. Non un sussulto,
nemmeno il più piccolo tremolio nei tratti del suo viso. Suo padre sarebbe stato
orgoglioso di lui in quel momento. Mentire…aveva imparato bene. Mentire a tutti,
anche a sé stesso. Ma soprattutto mentire a lei. Non aveva mai mentito a
lei…o forse lui ci aveva provato, ma lei non gli aveva creduto. Non lo
sapeva più…
“Draco” mormorò Ginny avanzando di
un passo. I suoi occhi scuri erano sgranati e velati di lacrime. Si disse che lo
erano solo per il vento freddo. E che anche se stava soffrendo in quel
momento….beh suo padre diceva sempre che quello che non uccide rende più
forti.
Anche lui sarebbe diventato più
forte. Non l’avrebbe ucciso…l’affetto per quella piccola strega. E il doversi
separare da lei non lo avrebbe dilaniato dentro come gli artigli di un corvo,
non avrebbe scavato dentro di lui un pozzo di tenebre nere, non avrebbe chiuso
ogni più piccolo spiraglio di luce…perchè in realtà la luce non esisteva.
Esisteva solo il potere, giusto?
“e gradirei che mi chiamassi di
nuovo per cognome, Weasley” aggiunse stendendo una mano di fronte a sé per
impedirle di avvicinarsi ancora.
“che cosa dovrei fare? Dimenticare
tutto?”gridò lei, mentre le lacrime cominciavano a bagnarle le guance. Ogni
lacrima, ogni singhiozzo…era per lui. Solo per lui. Nessuno aveva mai pianto per
lui. Lei lo aveva fatto per ben due volte.
Grazie, Ginny. Grazie per volermi
così bene , pensò. Ricorderò per sempre le
tue lacrime. Le tue lacrime sono il regalo più bello e più prezioso che potessi
farmi.
“Vedo che cominci a capire,
Weasley. non abbiamo più niente da dirci” rispose lui, voltandole le spalle e
facendo per tornare verso il castello, quando la voce di lei lo
richiamò
“di questo che cosa ne devo fare?”
chiese, estraendo da sotto il maglione dell’uniforme una collanina con attaccato
il ciondolo con il simbolo dei Serpeverde. “lo avevi scambiato con i miei
orecchini, vero? Non so perché ma qui è ritornato a essere il tuo
ciondolo”
Draco le rivolse nuovamente le
spalle ringhiando “è solo una cianfrusaglia. Puoi tenerla o gettarla via. A me
non importa”
Ginny lo guardò andare via a passi
misurati. Non si mosse. Anche se avrebbe voluto disperatamente rincorrerlo.
Anche se avrebbe voluto obbligarlo ad ascoltarla, a ritirare tutto quello che
aveva appena detto, perché non c’era niente di vero. Perché non poteva…non
doveva esserci niente di vero. Ma non mosse un muscolo. Lo lasciò andare
via. Forse Draco aveva ragione. Forse quello che era accaduto tra di loro o che
ancora sarebbe potuto accadere poteva appartenere solo a un altro mondo. E da
qualche parte, lei ne era certa, loro due erano liberi di stare insieme, liberi
di provare le intense emozioni che il loro cuore suggeriva. Ma non lì. Non a
Hogwarts.
Non dove erano un
Grifondoro e un Serpeverde.
Non dove erano un Weasley e
un Malfoy.
“Addio, Draco” sussurrò, ma le sue
parole vennero disperse dal vento insieme alle sue
lacrime.
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Capitolo 8 *** Epilogo ***
EPILOGO
EPILOGO
29 maggio 20**
Silenzio. C’è solo silenzio in
casa, interrotto dal ticchettio dell’orologio e del debole fruscio dei nostri
respiri. Anche tre anni fa , in questa stessa notte c’era silenzio. Ma era un
silenzio ben diverso, impregnato di paure e ansie. Tutte le persone che amavo
stavano lottando contro le schiere di Voldemort, nell’ultima , decisiva
battaglia. Non per la libertà. Non per il bene…e forse nemmeno per la giustizia.
Forse solo per smettere di avere paura. Rivivo tutto con gli occhi della
memoria, come se fossi di nuovo là…a Grimmauld Place, numero 12, questa stessa
notte…
Mamma è seduta al tavolo di fronte
a me. La sua mano è stretta intorno alla tazza del tè, ormai freddo, ma lei non
sembra essersene accorta. I suoi occhi sono cerchiati da profonde occhiaie
bluastre. C’è un gran silenzio. Nemmeno la signora Black osa lanciare qualche
improperio.
“vuoi che ti prepari qualcosa da
mangiare?” dice mamma, alzando il capo. C’è disperazione nei suoi occhi. E
angoscia per le sorti dei suoi figli. Sono tutti là fuori…là a combattere. Dove
dovrei essere anch’io…
Scuoto il capo, alzandomi in piedi
e cominciando a camminare per la cucina. I minuti passano lenti, lenti…sempre
più lenti e l’orologio, il nostro odiato carceriere, sembra torturarci con la
sua marcia appena percettibile.
“Perché non vai a riposarti un
po’?” mi dice mamma, dopo un po’, cercando di non far trasparire la sua
preoccupazione, ma la sua voce suona stridula e acuta nella stanza
vuota.
“Sto bene”
“Non dovresti
affaticarti”
“Non sono malata. Sto bene”
ribatto, avvicinandomi alla finestra. Mamma mi mette lo scialle azzurro , il mio
preferito, sulle spalle, accarezzandomi piano la testa e lisciandomi i capelli.
Per lei sarò sempre la sua bambina.
“Vedrai che andrà tutto bene.
Torneranno tutti a casa sani e salvi”
Tutti… tutti i miei fratelli
stanno combattendo, quali Membri dell’Ordine della Fenice. E anche papà. E
Harry, Hermione, Lupin, Tonks…sono tutti là. Sbatto le palpebre un paio di volte
per dissipare le lacrime.
“forse…” m’interrompo per impedire
alla mia voce di tremare “forse hai ragione. E’ meglio che io vada a coricarmi
un po’. Chiamami se ci sono delle novità” dico uscendo dalla cucina,
stringendomi nello scialle. Raggiungo la mia camera e mi siedo sul letto
perfettamente rifatto. Apro il mio portagioie e faccio scattare la chiusura
dello scomparto segreto. Il ciondolo è ancora lì. Il ciondolo dei Serpeverde.
Non l’ha voluto indietro.
“…Puoi tenerlo o gettarlo via. A
me non importa” mi aveva detto, ma come potevo
separarmene? Come potevo privarmi anche dell’ultimo appiglio che mi rimaneva per
non convincermi di essermi inventata tutto? Tante cose sono cambiate da allora.
Sono cambiata io, i miei sentimenti…ma non come mi auguravo. L’ho odiato per un
certo periodo. O almeno tentavo di convincermi che dovevo odiarlo, perché era la
cosa più giusta da fare. Perché doveva essere la cosa più giusta da fare
per entrambi.
Lo evitavo deliberatamente,
credendo che non vedendolo, non sentendo la sua voce, i ricordi, i sentimenti si
sarebbero affievoliti, ma tutto ciò che sono riuscita a ottenere è stata
sofferenza. Il mio cervello sapeva perfettamente che dovevo dimenticarlo e si
sforzava di convincermi che forse mi ero innamorata di qualcuno che non
esisteva, dacché Draco Malfoy non poteva essere niente di più di un lurido
Serpeverde. Ma lui non lo era. Non era un Serpeverde, non era un Mangiamorte…per
me era solo Draco, solo il ragazzo con cui volevo stare. Fu allora che cominciai
a osservarlo di nascosto, a lanciargli occhiate fugaci, a percorrere corridoi
che mi portavano vicino ai sotterranei di Serpeverde, solo per poterlo vedere,
anche solo per un momento…e lui se ne accorse.
Mi sorprese in un corridoio del
terzo piano ben dopo il divieto di aggirarsi per la scuola di sera…
“Che cosa stai cercando di fare,
Weasley?”
“i-io non sto cercando di fare
niente” ribattei, mentre lui si avvicinava. Erano trascorsi quasi sei mesi da
quando eravamo tornati dal mondo di Karen e Meg e durante quel periodo non ci
eravamo mai parlati. Non eravamo mai stati soli nella stessa stanza…prima di
quella notte.
Coprì la distanza che ci separava
così velocemente che non ebbi neppure il tempo di muovermi. Mi afferrò per le
braccia e mi scrollò violentemente.
“Non capisci che stai solo facendo
male ad entrambi?”
“Ma io non sto facendo niente”
puntualizzai, liberandomi della sua stretta e indietreggiando di un
passo.
“Mi hai preso per uno stupido?
Credi che non me ne accorga? Perfino durante la partita non mi toglievi gli
occhi di dosso…per questo avete quasi perso.”
“Quasi, Draco, quasi! Chi si è
lasciato sfuggire il boccino? Chi era troppo distratto per accorgersi di avere
il boccino accanto all’orecchio?”
Mi voltò le spalle, preparandosi a
scappare. Sapeva che avevo ragione.
“Non c’è posto per noi in questo
mondo, Weasley”
“Lo so. Ma che cosa devo
fare?”
“Dimenticarmi” ringhiò tornando a
guardarmi con rabbia.
“e tu? E tu ci riesci, Draco? Ci
riesci a dimenticare tutto?”
Distolse lo sguardo, passandosi
una mano tra i capelli.
“Riesci a dimenticare quello che
ci siamo detti…riesci a dimenticare quel pomeriggio al lago?”
“Sì”.
Non gli credetti. Non volevo e non
potevo credergli…se ne andò senza aggiungere altro.
Trascorsero altri mesi. Mesi in
cui il dolore mi schiacciava tanto da non riuscire quasi a respirare e mi
spingeva a mentire ai miei fratelli, a Hermione, a Harry…”sto bene” lo ripetevo
in continuazione. Sono uscita con diversi ragazzi, di cui non mi importava
nulla, mentre Draco si faceva vedere in giro con Pansy Parkinson, come al
solito. Abbiamo giocato a questo gioco a lungo, ingannando le persone che ci
erano vicine e tentando di ingannare noi stessi. Ma i nostri sguardi…quelli sono
sempre sfuggiti al nostro controllo. Non potevamo mentire ai nostri sguardi… e
non potevamo mentire quando ci trovavamo vicini, troppo vicini…come quel
pomeriggio di giugno nell’aula di pozioni.
Avevo dimenticato un libro ed ero
tornata indietro per recuperarlo. Stavo correndo perché ero in ritardo per la
cena e voltando un angolo gli sbattei addosso. Mi afferrò per un polso per non
farmi cadere e io mi ritrovai ancora una volta tra le sue braccia.
Non una parola. Non un
bisbiglio…ma non mi lasciò andare per molto tempo. Rimasi lì, avvolta nel suo
abbraccio, incapace di parlare per paura che lui scappasse, incapace di
formulare un solo pensiero razionale. Se ne andò di nuovo.
L’anno scolastico giunse alla
fine. Lo vidi durante il banchetto finale, ma lui evitò di incrociare i miei
occhi con i suoi. Nessun addio. Le vacanze estive mi strappavano da Hogwarts,
dalla possibilità di vederlo anche per pochi istanti e mai prima di allora vissi
il mio ritorno a casa con così tanta angoscia. Mi rinchiusi nel mio silenzio,
evitando la compagnia dei miei fratelli, dei miei amici, e tentando di carpire
ogni possibile notizia su di lui o sulla sua famiglia.
La lontananza, il non sapere che
cosa stesse facendo, a cosa la sua famiglia e i compagni di suo padre lo
avrebbero costretto…mi sembrava di impazzire. Vivevo ogni giorno nell’angoscia,
sempre in uno stato di allarme, finché non lo vidi in piedi al limitare del
nostro giardino. Il sole stava sparendo oltre la linea dell’orizzonte e il cielo
era infiammato dai colori del tramonto.
Uscii di casa e corsi verso di
lui. Il mio cuore sembrava improvvisamente impazzito. Batteva così forte che
avevo paura che lui potesse udirlo distintamente nel silenzio del giardino. Mi
arrestai a qualche passo da lui, leggermente ansante, limitandomi a
osservarlo.
Era completamente vestito di
nero…l’abito dei Mangiamorte…
“Non posso vivere senza di te”
Furono le sole parole che mi
disse. Nessuna spiegazione su quello che aveva fatto in quei mesi, nessun
giuramento…solo quelle poche, semplici parole, ma a me bastavano. Non potevo
vivere senza di lui. Lui non poteva vivere senza di me.
Cominciammo a vederci di nascosto.
Solo pochi minuti rubati al mondo, all’eternità, all’inevitabile…carezze
scambiate nell’oscurità, parole appena sussurrate nel silenzio della notte, il
profumo e il calore del suo corpo, le nostre mani intrecciate, il suo respiro
nel mio orecchio…sulla mia pelle…
Ci amammo. Ci amammo
totalmente, illudendoci di chiudere il mondo esterno fuori dai pochi
momenti passati insieme…ma il mondo penetrò violentemente nell’angolo che ci
eravamo ritagliati solo per noi…
Ricordo ancora quel pomeriggio di
novembre del mio penultimo anno a Hogwarts…I corridoi della scuola erano
praticamente deserti. Voldemort stava chiamando a sé i suoi seguaci per
preparare la guerra aperta, e coloro che non volevano farsi coinvolgere nel
conflitto erano scappati. Vigliacchi.
La mia famiglia, da sempre
schierata al fianco di Silente, cercava di arginare i danni che la paura
provocava…E io cercavo di rendermi utile , mascherando i miei veri sentimenti,
le mie vere emozioni, chiudendomi nel mio silenzio. Non ricordo dove stessi
andando o che cosa dovessi fare quel pomeriggio, ma ricordo chiaramente
l’espressione del viso di Silente. Ricordo i suoi occhi azzurri puntati su di me
e ricordo che sentii un freddo intenso sommergermi e scavarmi dentro.
“e’ partito”.
Furono le sue sole parole, prima
di allontanarsi.
Aveva scelto.
L’inevitabile era alfine giunto e
Draco non si era sottratto. Non poteva più permettersi di indugiare sulla linea
di confine. Non poteva più sostenere che luce e ombra non esistevano, dacché le
tenebre l’avevano avvolto. E con lui avevano avvolto anche me, trascinandomi in
un dolore e un’angoscia che mai prima di allora avevo provato.
Non c’erano state parole di addio.
Non c’erano state promesse né giuramenti d’amore. Semplicemente se n’era andato.
Di nuovo.
Inside my skin
Sotto la mia pelle
There is this space...
C’è questo luogo
It twists and turns
Che si contorce e si
rivolta
It bleeds and aches
Che sanguina e fa
male
Non l’ho più rivisto. Non ho più
saputo nulla di lui.
La guerra contro Voldemort è
cominciata e con essa anche la mia personalissima guerra.
“chi è Ginny?”
“chi ti ha fatto
questo?”
“non posso dirlo”
“Siamo la tua famiglia! Non puoi
tenerci all’oscuro…”
“Non vi riguarda”
“Non ci riguarda?
Ginny…”
Ho mantenuto il segreto per tutti
questi mesi, lottando contro tutti. Lottando contro le lacrime di mamma, le
sfuriate di Ron, il dolore negli occhi di papà…
L’ho fatto per lui. Per me. Per
noi.
Sono certa che lui lo sappia. Non
so come, ma lui lo sa.
Stringo il ciondolo nella mano,
tentando ancora di impedire alle lacrime di cadere.
Ho bisogno di lui…ho così tanto
bisogno di lui…
Improvvisamente la voce di mamma
proveniente dal piano di sotto mi strappa dal miei pensieri. Capisco solo le
parole “Figli miei” prima di precipitarmi fuori dalla stanza. Molte , molte voci
amate giungono alle mie orecchie…Mi appoggio alla ringhiera guardando
nell’ingresso , piangendo. Il mio cuore sembra schizzarmi fuori dal petto dalla
gioia. Sono qui. Sono vivi…i miei fratelli. Fred ha un occhio bendato e Charlie
zoppica leggermente…Papà mi vede e sale le scale di corsa per abbracciarmi.
Immergo il viso nel suo largo petto e mi lascio cullare come se fossi una
bambina piccola.
“va tutto bene, cara. E’ finita.
Non piangere”
Ma non è finita. Per me non è
finita…
Mi scosto da lui e mi asciugo le
guance con il dorso delle mani.
“state tutti bene?”
chiedo.
Lui accenna un sorriso. “noi sì.
Harry è svenuto, ma si rimetterà presto. Moody…non ce l’ha fatta”. Gemo piano,
chiudendo gli occhi.
“Sono morti in tanti, Gin. È un
miracolo che la nostra famiglia sia uscita illesa dalla battaglia”
La nostra famiglia…la nostra
famiglia…la nostra famiglia non è qui. Non è TUTTA qui. Non per me.
Inside my heart
Nel mio cuore
There's an empty
room.
C’è una stanza
vuota
It's waiting for
lightning;
Che sta aspettando la
luce
It's waiting for
you
Che sta aspettando
te
La mia famiglia…lui fa parte della
mia famiglia. Non l’ha mai voluto. Non ha mai avuto aver niente a che fare con
loro, con me…Si è imposto di starmi lontano. Ha scelto per entrambi. Non mi ha
nemmeno dato la possibilità di ribellarmi alle sue decisioni. Ha agito di
nascosto, partendo di notte, senza essere visto. Senza salutare. Nessun
biglietto. Nessun addio. Solo il ciondolo che mi aveva lasciato quando ero
ancora una ragazzina. Entrambi eravamo solo ragazzini spaventati. Non eravamo
pronti a questo…non alla guerra, alla morte…ma a quello che è nato tra di noi.
All’amore che provo per lui. E all’amore che, sono sicura, lui provi per me.
L’amore…incute paura. Più di
Voldemort. Più del dolore, perché nell’amore il dolore e la felicità sono sempre
in bilico, sono sempre precari…sono come luce e ombra. Io ero quella innocente,
inesperta, ma in fondo ero quella meno spaventata, perchè sapevo cosa vuol dire
amare. Amo la mia famiglia, i miei fratelli, i miei amici…mi sembrava
naturale amare un ragazzo, anche se si trattava di Draco Malfoy. Avevo
paura di quello che poteva accadere se ci avessero scoperto, ma non ero
spaventata da quello che provavo. Forse un po’ intimorita dalla sua intensità,
ma non spaventata. Ma Draco no. Non sapeva cosa significasse amare, non sapeva
cosa volesse dire mettere un'altra persona davanti a sè stesso e tutto questo lo
ha disorientato, lo ha reso confuso, mentre io sapevo solo una cosa : lo amavo e
lo amo tutt’ora.
Papà mi accarezza piano la testa,
stringendomi una spalla con una mano.
“che cosa c’è, bambina
mia?”
I
am wanting, and...
Io ti sto aspettando
e...
Sto per dirglielo. Sto per dirgli
quello che mi sono ostinata a tacere per tutti questi mesi, quando Bill ci
raggiunge e mi abbraccia forte.
“ciao fratellone” dico, mentre le
parole che stavo per pronunciare vengono sopraffatte dalle lacrime. Non posso.
Non posso fare questo alla mia famiglia. Non ora.
“Dove sono Lupin e Tonks?” chiedo,
guardando ancora nell’ingresso,mentre i gemelli mi fanno segno di scendere.
“sono rimasti indietro a fare non
so cosa. Ma…” al rumore della porta d’ingresso che si apre, mio fratello
s’interrompe un attimo “dovrebbero essere loro”
“Presto! Ha bisogno di aiuto”
grida Lupin avanzando nella stanza e ... lì tra le sue braccia, sgocciolante di
pioggia …c’è lui. Lui…
Il tempo e il mio cuore sembrano
arrestarsi mentre guardo Draco piombare sul pavimento con un gemito. Un rivolo
di sangue gli cola dalla tempia fin quasi al mento. Le voci e i suoni intorno a
me sono come amplificati e distorti, frammezzati dal mio respiro rapido e
breve.
“che cosa ci fa lui qui?”. Ron
grida puntandolo con la bacchetta
“calma, Ron. è dalla nostra parte”
risponde Lupin, inginocchiandosi di fianco a Draco e tentando di farlo alzare.
“Un Malfoy non entrerà mai
nel quartier generale dell’Ordine” sbraitano Fred e George e improvvisamente
ritorno in me…
Scendo le scale di corsa, senza
quasi che i miei piedi tocchino il pavimento. Lo scialle cade da qualche parte
alle mie spalle, mentre un solo nome esce dalla mia bocca.
Draco solleva piano la testa
finchè i suoi occhi non si posano su di me. Mi lascio cadere in ginocchio
davanti a lui, frapponendomi tra la bacchetta di mio fratello e il solo ragazzo
che io abbia mai amato.
I
am needing you
Io ho bisogno che
tu
To be here
Sia qui
Inside the absence of
fear
Nella mia assenza di
paura
“Ginny” mormora con un filo di
voce. E questo…questo è il suono più bello che io abbia mai sentito in tutta la
mia vita. Questo è il momento più bello di tutta la mia vita, perché non ho più
paura. Ora che lui è qui non ho più paura. E nemmeno lui ne ha. Non ha paura di
me, di quello che prova…Draco ha scelto e ha scelto di combattere non per
l’amata luce di Harry Potter e nemmeno per le tenebre e il potere di Lord
Voldemort. Draco ha scelto di combattere per noi, per far sì che sia questo il
mondo in cui noi potessimo stare insieme. Draco ha combattuto per non aver più
paura…
Le sue braccia mi stringono forte,
mentre immerge il viso tra l’incavo tra la spalle e il collo, baciandomi. Ora,
ora è finita. Ora che lui è qui, è finita.
“Ginny”
Mi volto verso i miei fratelli. La
bacchetta di Ron è ancora puntata verso di noi.
“E’ lui… è lui il padre del mio
bambino” dico, con la voce rotta dal pianto. Mamma si porta una mano alla bocca,
mentre papà si gratta pensosamente la testa. La mascella di Ron toccherebbe il
pavimento se solo potesse e le sue orecchie sono di un ricco e profondo color
rosso. I suoi occhi si spostano freneticamente dal viso di Draco al mio, per poi
scendere sul mio ventre prominente. Mi guarda come se mi vedesse per la prima
volta in vita sua. E dire che ha avuto quasi nove mesi per abituarsi all’idea
che io stia aspettando un bambino…
“Beh ti sei accorto adesso che
Ginny è incinta?” dice Tonks con il suo tono di voce allegro, mentre lei e Lupin
aiutano me e Draco ad alzarci.
“il tuo nipotino deve pur aver
avuto un padre!”
“Coraggio, Ron! Non rimanere lì
imbambolato! Non vedi che Draco ha bisogno di cure” interviene mamma. “in quanto
a te!” sbraita voltandosi verso di me “faremo i conti!”. E’ il suo modo per
dirmi che mi vuole bene...
Draco si volta verso di me mentre
lo portano quasi di peso nella stanza attrezzata come infermeria e mi
sorride…
No, non c’è più paura…
“Che stai facendo?”
Mi volto verso di lui
sorridendogli.
“Pensavo”
“che brutta abitudine” risponde,
circondandomi la vita con le braccia e appoggiando il mento sulla mia
spalla.
“Si è
addormentata?”
“sì”
“Ha ancora paura del
buio?”
“No…nessuna paura. L’ho convinta
che Harry Potter in persona veglierà su di lei” mi dice, storcendo le labbra in
una smorfia disgustata. Scoppio a ridere rigirandomi nel suo abbraccio e
baciandolo lievemente sulle labbra. “beh l’adorazione per Harry Potter non l’ha
di certo ereditata da te” dico. Draco mi accarezza piano una
guancia.
“vieni a letto”
“anche tu hai paura del
buio?”
“sì…ma non voglio che Harry Potter
mi vegli mentre dormo…mi farebbe…senso”.
“allora credo che dovrai
accontentarti di me”
“Affare fatto,
Weasley”
“E’ Malfoy, ora” rispondo,
muovendo le dita per far brillare l’anello al mio anulare.
“sì, ma ora basta parlare” mi
dice, prendendomi in braccio e portandomi verso la nostra camera, senza
accendere la luce.
No, non c’è più
paura…
FINE
NdEgle: E siamo arrivati di nuovo
alla fine di un’altra fanfiction sulla mia coppia preferita^^;;;
A dir la verità in origine doveva
essere molto , molto più lunga, ma un’amica mi ha suggerito di lasciare qualcosa
all’immaginazione e quindi ho deciso di accorciare la trama!
Una carrellata veloce veloce di
saluti e ringraziamenti, anche se praticamente nn ho più nulla da dire di
nuovo!
Un mega-ultra grazie a Eli, che si
è sorbita la trama in anteprima –in due, tre o quattro versioni diverse-, a
Julie per il supporto morale e….rullo di tamburi… a Lory!
Grazie gente! Grazie per il vostro
supporto e per spingermi a scrivere sempre nuove storie.
Grazie a coloro che mi hanno scritto e che hanno
lasciato commenti sia su questo sito che su altri. Le vostre parole mi hanno
fatto molto, molto piacere, anche se spesso non sono riuscita a rispondere a
tutti come avrei voluto per mancanza di tempo. Grazie! Grazie!
Grazie!
E per finire una piccola sfilza di
ringraziamenti musicali: a ABSENCE OF FEAR dei Jewel, che dà il titolo alla
fanfic e di cui mi sono servita come tema portante per questo capitolo, a IN THE
SHADOWS dei Ramsus e a TIME IS RUNNING OUT dei Muse. Come al solito ce ne
sarebbero molte, molte altre che però nn nomino per mancanza di
spazio-tempo-voglia!
Un bacione
Egle
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