Absence of fear

di Egle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSION

CAPITOLO 1 - UNA NUOVA DIMENSIONE

“Dolcetto o scherzetto?”

Ginny fece un balzo indietro, trattenendo un gemito spaventato.

“Ron!” esclamò Hermione al suo fianco , con quel suo caratteristico tono di voce , che sottolineava la sua disapprovazione per l’infantilismo del ragazzo dai capelli rossi davanti a loro.

“che c’è?” chiese Ron, puntandosi la bacchetta contro la faccia e mormorando una formula magica per far sparire il naso ricurvo e il colorito verdastro. “E’ Halloween!”

“Lo so perfettamente che è Halloween. Quello che non so è perché ti ostini a comportarti come un bambino di due anni”

“Sì, Weasley. perché ti ostini a comportarti come un bambino di due anni? Ora che sei rimasto l’unico Weasley a Hogwarts ti senti in dovere di mantenere alto il buon nome della stupidità della tua famiglia?” sogghignò una voce tagliente.

“Gira al largo, Malfoy”.

Il ragazzo inclinò la testa di lato, arricciando le labbra in un ghigno crudele.

“Ma dimenticavo la piccola fiammiferaia…” continuò come se non avesse udito quello che Ron gli aveva appena detto “Hai deciso di contribuire al reddito familiare sfruttando le tue doti? Che ci troveranno poi in una piccola vipera come te…”.

“Questa la paghi, Malfoy”sbraitò Ron, impugnando la bacchetta, ma Ginny l’aveva preceduto mollando un violento schiaffone sulla faccia del Serpeverde.

“non ti azzardare a dare giudizi su di me, lurido Mangiamorte”

Le sue parole gelarono perfino l’aria. Il via vai del corridoio sembrò arrestarsi improvvisamente e ogni suono essere risucchiato dalla tensione.

“Veramente molto signorile da parte tua” ringhiò Malfoy. Il sorriso cattivo non era ancora sparito dalla sua faccia “del resto, che cosa ci si poteva aspettare da un Weasley

“Del resto che cosa ci si poteva aspettare da un Malfoy?” mormorò Ginny con voce strozzata. I suoi pugni erano serrati violentemente lungo i fianchi e i suoi occhi lampeggiavano furenti.

“Vieni, andiamo via” intervenne Hermione prendendola per un braccio, ma Ginny oppose resistenza. Non voleva andarsene. Non quel giorno. Era stanca. Stanca di essere trattata solo come “la sorella dei Weasley”, stanca di essere derisa…sì aveva avuto più di un ragazzo e allora? Non aveva fatto nulla di male. Non aveva fatto nulla di male…si ripeteva quella frase in continuazione, come una specie di nenia magica, che l’avrebbe protetta dai pettegolezzi e dalle critiche. Michael Corner l’anno precedente e Dean Thomas quell’anno. Che poi la loro presunta storia non si fosse mai trasformata in nulla di concreto non contava. Li odiava. Odiava quell’anno scolastico. E Ron con le sue manie protettive nei suoi confronti non faceva che aggravare la situazione. Aveva litigato con Dean per certe cose- tutte menzogne- che lui aveva raccontato…era un adolescente. Era normale che volesse vantarsi delle sue immaginarie prodezze amorose. Ma il fatto che suo fratello ci avesse creduto anche solo per un momento…quello l’aveva ferita oltre ogni misura…

Quel pomeriggio aveva ascoltato per caso un discorso tra due ragazzine del secondo anno di Grifondoro…

“Ma secondo te è vero quello che dicono di quella Weasley?”

“Non lo so. A me non è mai sembrata quel tipo di ragazza, ma…non si sa mai”

“E’ una gatta morta. E una puttanella. Certo che con la famiglia che ritrova non posso biasimarla per andarsi a cercare…attenzioni altrove. Almeno Ron Weasley è riuscito a conquistarsi un po’ di popolarità diventando amico di Potter. A lei non restava che diventare una civetta. E’ il solo modo che aveva per farsi notare…”

“Zitta. Ho sentito un rumore” aveva mormorato una delle due, ma ormai Ginny era uscita dal suo nascondiglio. Non aveva detto nulla. Le aveva semplicemente guardate disgustata. Non aveva reagito, ma il peso di quelle parole le gravava dentro come un macigno.

Dato che non aveva altre qualità doveva darsi da fare con i ragazzi…e come se non bastasse quel pezzo di idiota di Malfoy aveva pensato bene di marciarci sopra. Bene, se voleva litigare, lei non era di certo dell’umore per tirarsi indietro.

“Vieni. via” scandì lentamente Hermione aumentando la pressione intorno al suo braccio.

“No, voglio sentire cos’altro ha da dire il signor Malfoy sul mio conto” aveva replicato, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo biondo.

L’arrivo di Piton, però, pose fine al battibecco. Ginny si lasciò guidare fino al dormitorio della sua Casa, mentre Ron si lanciava in una serie di improperi contro i Malfoy e tutti Serpeverde indistintamente. La Sala Comune era deserta dato che tutti erano scesi per la cena. Ginny si sedette in una delle grandi poltrone scarlatte davanti al caminetto acceso. Ron non aveva ancora smesso di parlare a raffica.

“E’ ora di cena” le fece presente Hermione in tono conciliante.

“Non ho fame” rispose meccanicamente Ginny.

“Non dar retta a quello che dice Malfoy. E’ un idiota”

Ginny chiuse gli occhi, sospirando. Non era per Malfoy. Non era neanche per Ron. Era per sé stessa. Era diventata Cacciatrice nella squadra della sua Casa, aveva buoni voti, soprattutto in Difesa contro le Arti Oscure e cercava di non dare problemi ai suoi genitori, anche se avrebbe desiderato avere vestiti più belli e libri più nuovi, ma non sembrava mai abbastanza. Per quanto si sforzasse non riusciva a uscire dalle tenebre in cui era stata rannicchiata per tutta la vita. A casa. A scuola. Lei era solo la sorella di qualcuno o l’innamorata di qualcun altro…

Michael era stato il primo a farla sentire speciale. Le diceva che le voleva bene, che per lui esisteva solo lei…e lei ci credeva. Questo almeno finché non si era messo con Cho. Forse era stata colpa sua. Forse se quella sera non si fosse tirata indietro…

“E dai! Ginny, perché non vuoi baciarmi?”

“Non lo so, io…”

“Allora è vero?”

“cosa?”

“ti stai conservando per il tuo amato Potter?”

“Ma no, non è così…è solo che…”

“va bene. Lasciamo perdere” aveva detto e se n’era andato. Non l’aveva seguito. Probabilmente perché non le piaceva veramente. Ma poi erano cominciate a circolare strane voci su di lei. Per fortuna Ron e i gemelli non ne erano venuti a conoscenza prima di quell’autunno. Ginny era certa che sarebbero finite entro qualche tempo…ma non con suo fratello che dava in escandescenza ogni qualvolta sentiva pronunciare il suo nome da qualcuno.

“Sei sicura di star bene?”

 “sì, ho solo un po’ di mal di testa. Me ne vado a letto con un buon libro” disse alzandosi.

“Verrò a trovarti più tardi”

“Preferisco stare da sola…se non ti dispiace.”

Hermione annuì, spingendo Ron fuori dalla Sala Comune.

“un po’ di pace, finalmente” sospirò Ginny, andando nel suo dormitorio. Si distese sul letto, sperando che le sue compagne di stanza non tornassero per molto tempo. Cominciò a leggere, ma presto uno strano torpore l’assalì , facendola sprofondare nel sonno.

Si risvegliò quando ormai era già notte. Sentiva il respiro regolare delle altre ragazze e il canto di un uccello notturno, ma c’era qualcosa di diverso. Non sapeva che cosa fosse. Non sapeva neppure come definirlo…era più che altro una sensazione indistinta all’imboccatura dello stomaco e dietro la nuca. Forse era quello che i babbani chiamavano sesto senso. Si mise a sedere, scostando le coperte e calzando le pantofole. Stava per prendere la bacchetta, quando una mano le artigliò il polso e un’altra si pose sulla sua bocca.

“Zitta, piccola fiammiferaia. Un solo fiato e ti schianto”

Ginny tremò riconoscendo la voce di Malfoy. La sua gola era diventata improvvisamente arida e secca per la tensione e la sensazione di prima si fece più allarmante. Qualcosa le diceva che quello non era uno dei soliti scherzi tra Grifondoro e Serpeverde…

“Ho gettato un incantesimo sulle tue compagne. Non si sveglieranno fino a domattina. La stanza è sigillata. Adesso vestiti senza fare storie”. La mano si tolse dalla sua bocca e la figura ammantata di nero retrocedette di un passo. Ginny lanciò una rapida occhiata al comodino dove doveva essere la sua bacchetta.

“Se stai cercando questa” disse Malfoy, facendo luce con la sua bacchetta e alzando la sua a mezz’aria “devo comunicarti che per uno strano incidente si è spezzata. E adesso sbrigati”.

“che cosa vuoi? Come hai fatto a entrare?”

“Non tutti i Grifondoro sono dalla parte di Silente, Weasley”

“Che stai dicendo?”

“Sei la figlia di Arthur Weasley, impiegato del ministero e membro dell’Ordine…proprio non ci arrivi?”

Ginny si portò una mano alla gola, tremando. Non poteva essere vero. Fino a qualche ora prima il suo problema più grande erano i pettegolezzi su di lei e ora…Inspirò profondamente, avanzando di un passo. Malfoy non si mosse. La sua espressione rimase di pietra.

“Ascolta, noi non…”

“Ti risparmio la fatica di parlare, Weasley. Sarebbe inutile. Vestiti in fretta se non vuoi che ti trascini fuori in camicia da notte”.

“Malfoy…”

“Conterò fino a tre…”

“non puoi…”

“Uno…”

“davvero…”

“due…”

“fare sul…”

“Tre” disse e dalla sua bacchetta partì un fascio di luce blu che la colpì, sbalzandola violentemente all’indietro. L’impatto con la parete fu quanto mai doloroso. Ginny si lasciò scivolare a terra, improvvisamente a corto di fiato. Le sue compagne ignare di tutto continuavano a dormire indisturbate nei loro letti. Il ragazzo l’afferrò per un braccio e la rimise in piedi senza tanti complimenti.

“Tempo scaduto, Weasley. Dovrò portarti fuori in camicia da notte. Non urlare e non crearmi complicazioni e non sarò costretto a farti male.”

Ginny non aveva quasi la forza di muoversi, ma Malfoy la trascinava per i corridoi della scuola con la bacchetta pronta a gettare su di lei un altro incantesimo. Un braccio le aveva circondato la vita per sostenerla, sollevandola quasi da terra.

“senti” mormorò lei , avendo ripreso il controllo della voce, ma lui la zittì in malo modo, appiattendosi in una nicchia e conficcandole la punta della bacchetta appena sotto il costato per ammonirla a tacere.

“lasciami andare” bisbigliò Ginny, mentre raggiungevano una delle porte che dava sul giardino. L’aria fredda della notte le sferzò il viso e il corpo, coperto solo dal sottile indumento, come una scudisciata. Ormai i suoi piedi non facevano che inciampare e Malfoy la trasportava di peso. Ginny si puntellò con le mani contro al suo braccio per cercare di guardarlo in faccia.

Delle ombre strisciavano sul prato, tra gli alberi…

“Malfoy, non farlo. Non sei come loro. Lasciami andare” gemette , tentando di opporre resistenza, ma lui era troppo forte. Il ragazzo svoltò a lato del castello, evitando la tenue luce che proveniva dalla casupola di Hagrid e si fermò per qualche istante in un angolo immerso nel buio più totale.

“Ascoltami, qui non stiamo parlando di scherzi tra Grifondoro e Serpeverde. Sai che cosa mi faranno i seguaci di Tu-sai-chi? Non sei un assassino, Malfoy. Non diventare come loro. Ti prego….non dirò niente. Lasciami andare”

Ginny si ritrovò schiacciata contro al muro con il corpo del ragazzo sul suo, prima che avesse il tempo di emettere anche solo un’altra sillaba.

“Credi che non lo sappia?”. La voce di lui era piena di disperazione e di rabbia e per una volta priva di qualsiasi traccia di arroganza o strafottenza. “Non puoi chiedermi di scegliere tra la mia vita e la tua. Sai che cosa faranno a me se non eseguo gli ordini? Questa è la prova della mia fedeltà verso l’Oscuro Signore. Se non ti consegno agli altri Mangiamorte, sono finito”. Ginny si aggrappò alle sue spalle, tremando violentemente.

“Puoi ancora scegliere. Silente…”

“Silente! Svegliati bambina! Silente non è onnipotente e onnipresente. Quelli…hanno spie ovunque…” mormorò guardando da una parte e dall’altra per vedere se ci fosse qualcuno “Mi troveranno e mi ammazzeranno”

“Non lo faranno. Non puoi…” ma le sue parole vennero interrotte da alcune grida.

“Setacciate il parco. Devono essere qui”

Draco e Ginny si fissarono per un attimo, illuminati da una luce improvvisa. Il braccio di lui le cinse nuovamente la vita per condurla verso la Foresta Proibita, ma Ginny cominciò a divincolarsi.

“Professor Silente” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Vide il preside e la McGranitt correre verso di lei e la speranza la invase nuovamente. Lottava con la forza della disperazione, scalciando e graffiando e quasi non si accorse delle figure incappucciate che emersero dalla boscaglia.

Draco si arrestò tra i professori e i Mangiamorte, proprio nell’istante in cui entrambe le parti lanciavano un incantesimo, che li investì in pieno.

Per riflesso il ragazzo strinse a sé Ginny, serrando gli occhi e preparandosi al dolore che presto sarebbe sopravvenuto. Ma questo non avvenne. Non c’era dolore, solo un senso di vertigine. Riaprì gli occhi e si accorse che i suoi piedi non appoggiavano più sul tappeto erboso di Hogwarts…che il castello, il cielo notturno, i Mangiamorte…tutto era scomparso, sostituito da un vortice di luce. Avvertiva il corpo di Ginny tremare incontrolabilmente tra le sue braccia. La luce si fece più intensa finché non lo costrinse a chiudere gli occhi. Fletté leggermente le gambe per attutire l’impatto con il suolo e riaprì gli occhi. Non conosceva quel luogo , ma era sicuro che non fosse Hogwarts.

“Dove siamo?” mormorò Ginny, sollevando il capo e diminuendo la pressione delle mani sulle spalle di lui.

“Non lo so” rispose il ragazzo frastornato, mettendola a terra. Ginny barcollò leggermente, guardandosi intorno spaesata. Casette bianche con giardini ben curati, macchine parcheggiate ai bordi della strada, lampioni a corrente elettrica…Sembrava un quartiere babbano, solo che non era autunno. Faceva caldo e il cielo era sgombro da nubi.

“Dove siamo?” ripeté Ginny, per la seconda volta, azzardandosi a fare qualche passo. “Non ci si può smaterializzare a Hogwarts, quindi noi…noi dovremmo essere ancora a scuola”

“Questo posto non mi sembra esattamente la scuola”la contraddisse lui, distrattamente, intento a osservare i dintorni. Ginny ne approfittò per rubargli la bacchetta dalla mani.

“Stai lontano da me” disse, puntandogliela contro. Il pietrisco del sentiero su cui erano atterrati le feriva i piedi nudi, ma non se ne curava. “non mi fido di te” continuò, indietreggiando “Tu...sei uguale a tutti gli altri Malfoy. Voi siete come un cancro, non potete fare a mano di fare del male alle altre persone. INDIETRO!” gridò , quando lui tentò di avvicinarsi a lei. “Sei un maledetto Mangiamorte. Stavi per diventare un assassino…tu…” mormorò con la voce che si stava a poco a poco incrinando, inconsapevole di aver raggiunto il centro della strada.

Due fari la illuminarono all’improvviso. Lei si girò su stessa vedendo una macchina, che la stava per investire. Meccanicamente ricorse alla bacchetta , ma non accadde nulla. Nessuna scintilla, nessun incantesimo. Rimase lì impietrita come un gattino abbagliato, incapace di compiere qualsiasi movimento. Non udì Malfoy, che chiamava il suo nome e non lo vide correre verso di lei. Il ragazzo si gettò su di lei spingendola di lato, mentre lo stridio dei freni della macchina squarciava l’aria. Il conducente li degnò di un’occhiata veloce, prima di rimettere in moto e sparire nella notte.

“Weasley stai bene?” le chiese prendendole il viso tra le mani per poterla guardare negli occhi.

“sì, io credo di sì” ripose lei, ancor più scombussolata di prima.

“Perché diavolo non hai fermato quell’affare con un incantesimo?” continuò lui ,aiutandola a rialzarsi in piedi.

“I-io ci ho provato. Ma …la tua bacchetta…non funziona”

“Non dire idiozie” ribatté lui, strappandogliela dalle mani e provando a lanciare un incantesimo su una cassetta per le lettere. Non accadde nulla. Riprovò una seconda…una terza….una quarta volta…niente.

“H-hai ragione. Ho già provato bacchetta che erano state private dei loro poteri magici, ma nessuna di loro era così...insignificante. Non sento nulla. E’ come svuotata. È come se…non ci fosse più magia.”

Ginny lo guardò con odio…lo odiava. Non aveva mai odiato nessuno in vita sua a quel modo. Un grido le sfuggì dalla bocca, mentre si gettava contro di lui tempestandogli il petto di pugni.

“Che cosa ci hanno fatto quei maledetti dei tuoi compagni? mi avresti consegnata ai Mangiamorte! Mi avresti dato in pasto a quel branco di bastardi! Mi avresti fatta uccidere! E ora ci ritroviamo in questo maledetto posto senza magia!”

Lui la circondò con le braccia e la tenne stretta a sé, ignorando le sue proteste e i suoi tentativi di liberarsi. E infine lei rimase immobile contro al suo petto a singhiozzare. Sarebbe scivolata a terra se lui non l’avesse sostenuta. Ginny era leggera e ammantata di un buon profumo, ma in quel momento non poteva farsi distrarre dalle grazie della strega. Doveva pensare e doveva farlo in fretta. Aveva visto che i fasci di luce gettati dai Mangiamorte erano … un brivido gli corse giù dalla schiena…li avrebbero uccisi entrambi pur di non farlo cadere nelle mani dell’Ordine della Fenice. Non poteva sbagliarsi: quelle che aveva visto erano Maledizioni senza Perdono. Ginny emise un singhiozzo più forte dei precedenti, circondandogli il collo con le braccia. Il suo corpo non accennava a voler smettere di tremare. Doveva essere per la paura provata quella sera. Altrimenti perché avrebbe dovuto aggrapparsi a lui in quel modo? Era spaventata e felice di essere ancora viva, allo stesso tempo. Anche lui aveva provato lo stesso sentimento molti anni prima…scacciò quel pensiero così com’era venuto e immerse una mano nei suoi lunghi capelli rossi, accarezzandole piano la schiena. Doveva concentransi sugli avvenimenti di quella sera e non analizzare il comportamento di una stupida Grifondoro. Ripercorse mentalmente la scena avvenuta nel cortile della scuola. La sua corsa verso la Foresta Proibita…la sua esitazione…l’esitazione che forse gli sarebbe costata la vita…e i Mangiamorte che emergevano dalle tenebre…e le voci di Silente e della McGranitt dietro di lui. Non aveva visto che tipo di incantesimi avessero lanciato su di loro, ma era quasi certo che il vecchio preside avesse salvato loro la vita, quindi doveva sapere anche come recuperarli. Inspirò profondamente. O almeno spero che sia così, pensò. Nel frattempo i singhiozzi di Ginny si erano acquietati. Draco si scostò da lei, raccogliendo la bacchetta che gli era sfuggita di mano. “metti questo” le disse, porgendole il suo mantello. Ginny lo indossò sopra alla camicia da notte senza protestare.

“hai visto che tipo di incantesimi hanno scagliato Silente e la McGranitt?”le chiese duramente. Era già abbastanza sconvolta di suo, se le avesse mostrato un po’ di compassione o di gentilezza non sarebbe stata in grado di reagire. E poi non aveva voglia di essere gentile con lei. Aveva insudiciato i suoi abiti stando a contatto con il suo corpo a sufficienza.

Ginny scosse la testa, tirando su col naso. I suoi occhi erano gonfi e rossi per il pianto , ma sembrava aver riacquistato appieno il controllo di sé.

Draco pensò che non fosse necessario che sapesse che i suoi compagni avevano cercato di farli fuori, così si limitò a voltarle le spalle.

“Beh è inutile rimanere qui” disse, cominciando a camminare lungo la via. Ginny gli si affiancò senza spiccicare parola. Incrociarono due uomini che riservarono loro un’occhiata , che era un misto tra l’incredulo e la disapprovazione. Draco guardò il loro riflesso in una vetrina e si accorse del motivo dell’occhiata. Raccolse un sasso e procedette per qualche metro.

“Che stai facendo?” gli chiese Ginny, correndo per raggiungerlo.

“Non puoi andare in giro così. Io potrei passare per uno sporco babbano, con i pantaloni e la camicia, ma tu…a meno che non voglia passeggiare in camicia da notte e mantello-che mi sembra ben poco appropriato con questo caldo- lasciami fare.” disse lui facendo scattare indietro il braccio per tirare il sasso contro la vetrina di un negozio di abbigliamento.

“Malfoy, no! È illegale”

“Hai un’idea migliore?”. Ginny si morse il labbro inferiore nervosamente. No, non ce l’aveva.

“bene” mormorò lui, mandando la vetrina in frantumi con una sassata. Subito un allarme cominciò a suonare e si accesero molte luci. Draco saltò all’interno della vetrina, afferrò un manichino sistemandoselo sotto al braccio e si tuffò di nuovo in strada.

“sarà meglio andarcene. E alla svelta”.

“di qua” suggerì Ginny, correndo in un vicolo buio e puzzolente e accucciandosi dietro a un cassone per l’immondizia.

“impari in fretta, piccola Weasley”

“Mezz’ora a stretto contatto con te e sono già diventata una ladra. Mi chiedo come mi sarò ridotta prima di riuscire a tornare a Hogwarts”

“Probabilmente deciderai di passare nella mia Casa”

“Perché no? Il verde mi dona!” disse , sorridendo, ma il sorriso le si paralizzò sulla faccia, quando il ragazzo le allungò i vestiti appena presi.

“Cambiati”

Imbarazzata chinò lo sguardo, avvertendo le sue guance bruciare per la vergogna.

Lui sembrò accorgersi della sua reazione, perché le si avvicinò con un ghignò cattivo sulle labbra.

“Non dirmi che ti imbarazza?” le chiese “con la tua fama…”

“Non sempre la fama è ben meritata” sbottò lei, sempre più rossa in viso.

“Beh la tua vita sessuale non mi interessa…”

“Quale vita sessuale , Malfoy! Non ho mai neppure baciato un ragazzo! Sono tutte fandonie! Fandonie belle e buone che ha messo in giro Michael per vendicarsi di me!”. Appena finito di pronunciare quelle parole, Ginny si coprì la bocca con una mano, come per impedirsi di dire altro.

“Sei più patetica di quanto pensassi, Weasley” rispose Draco, dopo qualche secondo di sbigottimento. Si rimise in piedi e si allontanò di qualche passo dicendole di cambiarsi, assicurandole che non si sarebbe voltato. Ginny si tolse in fretta il mantello e la camicia, infilandosi poi i jeans, la maglietta e il maglioncino leggero. Calzò le scarpe sportive che aveva raccattato dalla vetrina e si ravvivò i capelli con una mano.

“Bene. Penso che ora sia il caso di capire dove ci troviamo” disse, allacciandosi gli ultimi bottoni della maglia. Draco indossava solo i pantaloni e la camicia con le maniche rimboccate. Stava per buttare via il mantello e la tunica, ma Ginny lo fermò.

“Potremmo sempre venderli” suggerì. Lui inarcò le sopracciglia.

“io non ho soldi” gli fece presente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Perché vorresti dirmi che ci sono persone che comprano abiti usati?”

Ginny arrossì violentemente e Malfoy gettò la testa all’indietro , iniziando a ridere.

“Già! Dimenticavo…” mormorò, tirandogli i suoi vestiti. “Tieni. Renditi utile”

Ginny grugnì qualcosa mentre ripiegava con cura il mantello e lo seguiva.

“dove stai andando?”

“Sto seguendo il tuo suggerimento e sto cercando di capire dove siamo finiti”

“E come conti di farlo?”

“per esempio leggendo quel cartello…c’è scritto…non è possibile” mormorò il ragazzo, fermandosi di fronte al cartello stradale.

“Hogsmeade” lesse Ginny a voce alta. “Dev’essere un caso di omo…omo e qualcosa! Questa non può essere Hogsmeade

“Può essere Hogsmeade” farfugliò Malfoy con un filo di voce “se la magia non esiste in questo luogo…o in questo mondo".

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2 - KAREN E MEG  Ginny

CAPITOLO 2 - KAREN E MEG

Ginny inspirò profondamente , mettendosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Doveva essere solo un brutto, bruttissimo sogno. Presto si sarebbe svegliata nel suo dormitorio, con le sue compagne di stanza e avrebbe rivisto i suoi amici e i suoi fratelli…una morsa le strinse dolorosamente lo stomaco. Appoggiò la fronte sulle mani congiunte, ascoltando le imprecazioni lanciate da Malfoy. Bloccata in un luogo che non conosceva, senza magia e con l'essere più odioso dell'intero universo come unico conoscente….quello doveva essere decisamente un incubo!
"va bene. Da quella parte dovrebbe esserci il lago con la stazione, quindi Hogwarts non dovrebbe essere molto lontana"
"Abbiamo già controllato. La stazione non è…quella che noi conosciamo e la rocca dove dovrebbe esserci la scuola è … vuota"
"forse c'è un'altra stazione. Forse non era quello il posto…"
"E forse questa è solo un'allucinazione. Vuoi calmarti per favore? Inveire non ci aiuterà di certo a tornare a casa".
Il ragazzo ammutolì, lasciandosi cadere sulla panchina di fianco a lei. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e alcune ciocche di capelli biondi gli ricaddero sulla fronte.
"Abbiamo camminato per quasi tutta la mattina e siamo stanchi. Forse dopo aver mangiato qualcosa…"
"Con quali soldi? Svegliati, bambolina! Siamo fregati!" l'interruppe lui con ferocia.
"Ma ci deve pur essere qualcuno che possa aiutarci"
"Chi?" sbottò Draco alzandosi in piedi e aprendo le braccia "l'unico luogo in cui potevamo chiedere aiuto non esiste! Siamo soli. Mettitelo in testa! Non sappiamo dove siamo e non sappiamo quando siamo! Non ti è nemmeno venuto in mente che forse ci siamo spostati anche nel tempo oltre che nello spazio. Non vedi che è estate, mentre noi eravamo rimasti a…"
"bene! Allora cosa suggerisci di fare, Mr. So tutto io?"
"non lo so, dannazione!" replicò lui, tirando un calcio a una lattina.
"C'è ancora un posto che conosciamo a Hogsmeade".

La porta girò sui cardini rumorosamente. La Stamberga Strillante aveva lo stesso aspetto lugubre e decadente di sempre, ma non era mai apparsa ai suoi occhi tanto accogliente. Ginny entrò titubante, evitando di toccare troppo le pareti, ricoperte di ragnatele e sostanze appiccicose non meglio specificate.
"Sembra che non ci sia nessuno" dichiarò Draco dopo un esame preliminare della casa "e capisco anche il perché" aggiunse pulendosi una mano in un fazzoletto.
"Almeno sappiamo dove passare la notte"
"Vuoi dormire QUI?"
"Hai un'idea migliore, genio?"
"sì , tornare a casa"
"Trovalo tu il modo! Intanto io vado a cercare qualcosa da mangiare!" sbottò Ginny , uscendo dalla casa diroccata e sbattendo la porta, già abbastanza rotta.
Draco imprecò nuovamente, tirando un pugno su un muro.
"Devo stare calmo" si disse, inspirando profondamente e rilasciando il fiato poco alla volta. Si posizionò al centro della stanza e tracciò un pentagono, inscritto in una circonferenza.
"Spirito, terra, aria , fuoco, acqua. Chiamo a me i cinque elementi, che mi guidino anche quando l'ultima delle luci si è spenta. Che il mio cammino non sia mai oscuro e che ritrovi la via perduta" mormorò a bassa voce, mentre raggiungeva la concentrazione. Aveva imparato quell'incantesimo molto tempo prima, quando suo padre lo portava nei boschi per…addestrarlo, come diceva lui. Anche se Draco aveva sempre preferito l'espressione "torturarlo".
"un servitore degno dell'Oscuro Signore deve essere in grado di fronteggiare qualsiasi situazione. Questo incantesimo va lanciato in caso di pericolo immediato. Quando non ti sono rimaste altre via di uscita. Lancialo e le persone verso cui indirizzerai la tua mente lo sentiranno".
"Spirito, terra, aria , fuoco, acqua. Chiamo a me i cinque elementi, che mi guidino anche quando l'ultima delle luci si è spenta. Che il mio cammino non sia mai oscuro e che ritrovi la via perduta" ripeté con più enfasi, concentrandosi sulla figura di suo padre.
"Papà, aiutami" sussurrò a fior di labbra "papà…papà…"
Vagò per uno spazio informe e privo di colore e di suoni…ricordi affioravano nella sua mente, subito cancellati dalla volontà di proseguire oltre. Doveva trovare suo padre. Lui avrebbe potuto dirgli che cos'era successo. Era l'unica persona a cui poteva rivolgersi. Non aveva nessun altro. Doveva fidarsi di suo padre…di suo padre che l'aveva mandato a morire, che l'aveva gettato in pasto ai Mangiamorte, che lo vedeva solo come un altro mezzo per accrescere la potenza del suo Signore…
"Sono tornata!" .
Una voce allegra interruppe la sua meditazione. Guardò la ragazza dai lunghi capelli rossi illuminati dalla luce del sole morente entrare nella stanza, sorridendo. In mano reggeva un sacchetto pieno di provviste, almeno da quanto poteva intuire.
"ti senti bene?" gli chiese, aggrottando le sopracciglia. Il suo sorriso fu sostituito da un'espressione seria e preoccupata, notando il suo pallore e il sudore che gli colava ai lati del viso. Draco s'inumidì le labbra con la punta della lingua, accorgendosi solo quel momento che dovevano essere trascorse diverse ore da quando era uscita.
"Dove sei stata?" le domandò. La punta protettiva che udì nella sua stessa voce lo indispettì enormemente, ma lei non parve accorgersene.
"A procacciare qualcosa da mangiare" rispose, prendendo il mantello nero dei Serpeverde e facendogli cenno di seguirla. Attraversò la camera e aprì una porticina che dava sul retro. Un prato si estendeva per qualche centinaio di metri davanti a loro , per poi morire nel bosco.
"Beh non sarà una reggia, ma è sempre meglio di niente" disse lei, stendendo il mantello sull'erba e sedendocisi sopra.
"Che stai facendo?"
"Non hai fame?" ribatté lei disponendo alcuni piatti di plastica sull'improvvisata tovaglia.
"Li hai rubati?"
"No"
"e allora come hai fatto a …"
"Basta domande! Ora siediti e mangia" gli ordinò , mettendogli in mano un panino.
"Voglio sapere come hai fatto a comprare questa roba".
Che cosa aveva fatto per trovare da mangiare? Un impeto di rabbia verso sé stesso lo assalì. Perché le aveva permesso di andare in giro da sola, in un luogo che non conoscevano e senza bacchetta magica? Ancora una volta si stupì dei sentimenti protettivi nei suoi confronti, ma tentò di convincersi che erano più che normali, data la situazione.
Ginny roteò gli occhi, sbuffando. Draco le afferrò un polso torcendole dolorosamente il braccio e strappandole un gemito. Per tutta risposta la ragazza gli prese il naso tra l'indice e il medio e lo tirò forza. Draco imprecò, mollando la presa.
"Che diavolo ti è preso?"
"Che diavolo è preso a te! E ti avverto, Malfoy: sono cresciuta in una casa con sei fratelli più grandi, tra cui Fred e George! Non pensare che io non sappia difendermi solo perché sono una ragazza!".
La sua espressione era così buffa che per poco il ragazzo non scoppiò a ridere. Mascherò il suo divertimento dietro a un colpo di tosse e guardò il panino, che stringeva ancora in mano.
"Dove li hai presi?" le chiese in tono più conciliante.
Il viso di Ginny si adombrò per qualche istante e i suoi occhi furono attraversati da un lampo di dolore.
"Weasley"
"Ho venduto i miei orecchini. Erano un regalo di mia mamma…non avrei voluto separarmene, ma …" disse tutto d'un fiato.
Draco si allungò verso di lei e le strinse un avambraccio, facendola voltare verso di lui.
"Torneremo a casa" le disse in tono rassicurante.
Ginny lo fissò negli occhi per un istante, prima di abbassare lo sguardo.
Nessuno dei due parlò più limitandosi a mangiare in silenzio e a osservare il tramonto. Quando cominciò a calare la notte, Ginny raccolse tutto ciò che era rimasto e ritornò nella casa, immersa nella penombra.
"Come ci sistemiamo per la notte?"
"possiamo dormire sul mantello. Non sarà molto comodo, ma almeno è pulito."
"I-intendi dire insieme?" balbettò Ginny osservando il ragazzo che dispiegava il mantello sul pavimento e lo osservava con occhio clinico. Lui alzò di poco il viso inarcando un sopracciglio.
"Ti crea qualche problema?"
"Sì…cioè, no…immagino di no" mormorò lei, deglutendo a fatica.
"Se hai paura che ti salti addosso, puoi stare tranquilla! Non provo il benché minimo impulso sessuale nei tuoi confronti, Weasley" rispose Draco distendendosi su un lato, volgendole le spalle.
Ginny rimase impietrita per qualche secondo, prima di coricarsi con la schiena contro alla sua. Tentava di non toccarlo, ma il mantello era troppo piccolo. Sentiva il calore della pelle del ragazzo attraverso i vestiti leggeri e la consistenza del suo corpo appoggiato al suo. Si portò un braccio sotto la testa a mo' di cuscino, ascoltando i sinistri scricchiolii della casa. Non sembrava esserci pericolo, ma non era tranquilla.
"Draco" bisbigliò a bassa voce, usando per la prima volta il nome di battesimo del ragazzo.
"Che cosa vuoi?"
"stai dormendo?"
"sì"
"ma se stai dormendo come puoi rispondermi?"
"Che diavolo vuoi , Weasley?"
"ehm…"
"Bene. Buonanotte"
"Pensavi davvero quello che hai detto?" gli chiese , avendo un disperato bisogno di parlare con qualcuno.
"A cosa ti riferisci?"
"Al fatto che riusciremo a tornare a casa".
Quando lo sentì girarsi verso di lei trattenne il fiato. Avvertiva la compattezza del suo petto dietro di lei, il suo sguardo fisso sulla sua nuca…Solo pochi centimetri separavano i loro corpi e le loro gambe si sfioravano. Era strano pensare che solamente ventiquattro ore prima si stavano ringhiando insulti a vicenda nei corridoi della scuola, ma quell'improvvisa intimità le faceva provare emozioni contrastanti. Il suo cervello le continuava a ripetere che quello era lo stesso Malfoy che le aveva dato della puttanella il giorno prima, ma il suo cuore non era dello stesso parere. Provava un misto di agitazione e malessere, ma non era sicura che fossero del tutto sgradevoli, anzi…
Non udendo la sua risposta, Ginny temette che si fosse addormentato. "Malfoy?" lo chiamò piano, alzando di poco il viso. "Draco, stai dormendo?" mormorò voltandosi completamente verso di lui, accorgendosi che i suoi occhi erano aperti.
"da quando hai gli occhi grigi?" gli chiese, sentendosi subito molto sciocca. Poteva sentire il suo profumo, il tepore della sua pelle…non si era mai trovata così vicino a un ragazzo…o almeno nessuno aveva suscitato in lei quelle sensazioni. Quando la mano di lui le accarezzò piano una guancia, un brivido la fece fremere. Era così calda. E il suo tocco così gentile, delicato. Molte sue compagne pensavano che Malfoy fosse molto, molto affascinante. Lei aveva sempre sostenuto che era solo un viscido, arrogante Purosangue, ma in quel momento non riusciva a trovare neppure una delle connotazioni negative che glielo avevano reso odioso. Vide il viso di lui chinarsi verso il suo e per un attimo sperò che accadesse. Imprevisto. Indesiderato. Assolutamente sbagliato…il suo primo bacio rubatole da Draco Malfoy, ma il ragazzo scattò in piedi come se il pavimento fosse improvvisamente diventato rovente. Ginny lo guardò smarrita, mettendosi seduta.
"Io stavo … stavo…" balbettò passandosi una mano sulla fronte "e' meglio che vada a dormire fuori" concluse, avviandosi a grandi passi in giardino.

"In piedi, Weasley! sei andata in letargo?"
Ginny sbatté un paio di volte le palpebre, schermandosi gli occhi con una mano. "che ore sono?" biascicò, stiracchiandosi debolmente. La sua schiena era letteralmente a pezzi per aver dormito sul pavimento.
"Le nove. Datti una sistemata e vieni con me"
"Dove?"
"In città ho trovato qualcuno che forse potrebbe aiutarci"

"The Magic Garden" lesse ad alta voce. L'insegna del negozio era di un acceso color verde, ornata da un fiore e un cappello a punta stilizzati.
"Ho visto la pubblicità….si chiama così?"
"Sì"
"Bene. Ho visto la pubblicità di questo posto su uno di quei stupidi giornali babbani. Vale la pena tentare"
Ginny annuì entrando. Una campanella trillò al di sopra delle loro teste. Il negozio era immerso in una luce soffusa e un intenso odor d'incenso riempiva il locale, come una foschia. I tavoli erano ricoperti da tovaglie viola ricamate d'oro e le finestre erano incorniciate da pesanti tendaggi dello stesso colore. Gli scaffali erano pieni di libri e di ogni sorta di oggetto magico o semimagico.
La donna dietro al bancone rivolse loro un largo sorriso chiedendo se avevano bisogno di aiuto.
"Diamo solo un'occhiata" rispose Ginny, mentre Draco passava in rassegna alcuni testi. Accarezzava le pagine con disinvoltura, ma al tempo stesso dolcemente, quasi come se avesse tra le mani qualcosa di estremamente prezioso. Ginny si ritrovò incantata dal suo modo di fare, dalla sua espressione, dalla piega che assumevano le sue labbra quando era concentrato.
"Non rimanere lì imbambolata , Weasley! datti da fare!" ringhiò lui dopo un paio di minuti.
Ginny sbuffò sonoramente, dirigendosi verso la cassa. La donna le sorrise nuovamente, sbattendo le lunghe ciglia scure.
"Ehm, forse le sembrerà una domanda strana , ma …ci sono scuole di magie da queste parti?"
Una ragazza dai lunghi capelli scuri, trattenuti sulla fronte da una bandana a righe colorate, che stava esaminando alcune spezie poco distante, sollevò lo sguardo incuriosita. Ginny la degnò appena di un'occhiata.
La donna- una Babbana- dall'altra parte del bancone le sorrise ancora, allungandole un volantino verde.
"Facciamo incontri tre volte alla settimana. Ma non ci definiamo una scuola…più che altro un circolo magico. Parliamo di incantesimi e cerchiamo di raggiungere la piena consapevolezza del nostro corpo e la completa fusione con la natura" disse la donna con voce dolce e modulata.
"E che genere di incantesimi praticate?"
"Di ogni tipo" rispose la donna sventolando una mano dalle dita lunghe e magre. Il colore del suo smalto richiamava quello dei tendaggi. "spostamento astrale, purificazione dell'acqua e dell'ambiente, riti propiziatori…"
"Riti propiziatori?"
"Per la buona sorte, la fertilità…forse sei un po' giovane per queste cose"
"Ehm…e saprebbe dirmi se hai mai sentito nominare una scuola che…"
"Grazie per il suo aiuto. Ci faremo un pensierino" s'intromise Draco prendendola per un braccio e trascinandola fuori dal negozio, con la voce della proprietaria che diceva loro di tornare quando volevano.
"Stavo cercando di…"
"Quel posto era pieno di cianfrusaglie. Contatto con la natura…piena consapevolezza del proprio corpo…tutte babbanate!"
"magari potevamo insistere un po'! Stavo per chiederle di Hogwarts!" sbottò lei, liberandosi della sua stretta. Draco si voltò verso di lei aprendo le braccia.
"Ah davvero un'idea geniale , Weasley! Mi scusi, sa perché la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts non si trova al suo posto sulle sponde del lago? Sa perché eravamo inseguiti dai Mangiamorte e il nostro preside ci ha spedito quaggiù…come dice? Crede che io sia pazza? Ma non sono pazza! Sono solo una strega…davvero un'ottima tattica!"
"e' colpa tua se ci troviamo in questo casino" ribatté Ginny inviperita. Come aveva potuto sentirsi attratta da quell'essere disgustoso anche solo per un attimo? Come poteva paragonare Harry Potter a uno come lui?
"Facile scaricare la colpa su di me, vero? beh non è colpa mia se tu sei incapace di difenderti!"
"Tu hai cercato di rapirmi! Mi stavi consegnando ai Mangiamorte"
"e tu avresti potuto stare più all'erta! Non è stato molto difficile sopraffarti" le fece presente, riducendo la voce a un basso sibilo. Ginny odiò la sua espressione, il suo sorriso cattivo…maledetto Malfoy!
"Quanto mi piacerebbe schiantarti in questo momento" urlò in preda alla rabbia e quasi non si accorse di aver ripetuto meccanicamente il gesto con il braccio come se stesse davvero lanciando un incantesimo. Vide il corpo di Draco essere sbalzato all'indietro e finire contro a un bidone dell'immondizia, travolgendolo. Guardò dapprima il corpo del ragazzo coricato a terra e poi la sua mano, incredula. L'aveva fatto! L'aveva schiantato! E senza uso della bacchetta magica!
"Draco! Ti sei fatto male?" esclamò , inginocchiandosi al suo fianco.
"Accidenti a te, Weasley! come diavolo hai fatto?" ringhiò lui, appoggiandosi a lei per alzarsi. "Fortuna che tu non avessi in mano una bacchetta! Avresti potuto farmi rompere l'osso del collo"
"mi dispiace!" mormorò la ragazza, passandogli un braccio intorno alla vita per sostenerlo.
"Ehi voi" li chiamò una voce. Ginny si accorse che la ragazza che si stava avvicinando era la stessa che aveva visto nel negozio pochi minuti prima. Era vestita in modo molto bizzarro, con un variopinto foulard intorno alla vita, al di sopra dei jeans e la borsa piena di specchietti e perline colorate.
"Oh merda" sibilò Draco, tentando di riacquistare pienamente la posizione eretta. "Ci conosciamo?" ribatté poi, sulla difensiva.
"No, ma ho sentito che cosa dicevate nel Magic Garden. Siete interessati alla magia?"
"non precisamente. Mia sorella deve fare una ricerca per la scuola e stavamo solo raccogliendo delle informazioni"
Ginny si chiese dove avesse potuto imparare a mentire così bene e in modo così disinvolto.
La ragazza dalla bandana colorata sorrise , tendendo una mano verso di loro. Ginny stava per stringerla, ma Draco la bloccò.
"Sono Karen Weak" si presentò. E voi siete…"
"In ritardo. Se ora ci vuole scusare" rispose il ragazzo, conducendo Ginny verso l'altro lato della strada. A Ginny Karen piaceva. Aveva sentito un moto di simpatia nei suoi confronti fin da subito. Capiva che Draco stava solo cercando di proteggerli, ma lei si fidava del suo istinto. Era logico che lui si aspettasse sempre il peggio dalle persone, visto il suo modo di comportarsi, ma lei non era dello stesso avviso. Aveva scrutato Karen attentamente e non vi aveva colto il benché minimo segno di minaccia o pericolo per loro due. E poi dovevano pur fidarsi di qualcuno…
"Ho visto cosa è successo poco fa. " li richiamò la ragazza "Ho già assistito a cose del genere. Sono pratica della magia…anche mia madre lo era… Siete…".
"una…" cominciò Ginny, ma Draco aumentò la pressione intorno alle sue spalle con il braccio per farla tacere.
"Dobbiamo andare, sorellina"
"Strano che chiami tua sorella per cognome" sorrise Karen, avanzando di qualche passo. "lei non è tua sorella, non state facendo nessuna ricerca per la scuola e non siete nemmeno di queste parti. E direi che avete bisogno di aiuto. Ho indovinato?"
"sì, stiamo cercando qualcuno che ci aiuti a tornare a casa" rispose Ginny, ignorando il basso ringhio di Malfoy, che l'ammoniva a stare zitta.
"Anch'io sono una strega" rispose Karen. Il sorriso sul suo viso si fece più largo.
"Mi chiamo Ginny Weasley. E lui è Draco Malfoy"
Il ragazzo la incenerì con lo sguardo, mentre stringeva la mano della sconosciuta, ma lei continuò a non farci caso.
"piacere di conoscervi. Da dove venite?"
"in realtà è un po' difficile da spiegare" bofonchiò Ginny.
"perché non venite a casa mia. Non è molto lontano da qui. Forse potrei esservi utile in qualche modo"
"Molto volentieri"

"Basta così , grazie" .
Prese la tazza di tè con entrambe e se la portò alle labbra. Era delizioso.
"E così siete piombati qui da un'altra dimensione?" chiese Meg, la sorella maggiore e più sobria nel vestire di Karen. Erano entrambe al di sotto dei trent'anni con lunghi capelli scuri e gli occhi dal taglio obliquo. La loro casa, una villetta di due piani con un piccolo giardino sul davanti, non sembrava esattamente la dimora di due streghe. Non c'erano oggetti strani, calderoni o scope…era in tutto e per tutto un'abitazione babbana. Ma Ginny era del parere che le apparenze spesso ingannano ed era più che decisa a concedere un'opportunità alle due sorelle. Karen aveva detto di averla vista far volare Draco per qualche metro e aveva affrontato la cosa con estrema naturalezza. Non c'era traccia di scetticismo o paura nella sua voce, solo un grande interesse. Aveva raccontato loro tutta la storia, evitando di parlare del tentativo di rapimento di Draco e dei Mangiamorte. Draco non aveva aperto bocca continuando a rimanere chiuso nel suo silenzio pieno di disapprovazione. Da quando aveva deciso di fidarsi di Karen, si era barricato in un mutismo quasi più insopportabile delle sue battute cattive. Ma Ginny aveva preferito non punzecchiarlo e non cercare di forzarlo a parlare. Avevano già abbastanza problemi, senza mettere la diffidenza di Malfoy nella lista.
"Non lo sappiamo" rispose Ginny, sospirando. "Supponiamo che deve essersi aperto uno squarcio spazio-temporale. Non sappiamo come altro spiegarci il fatto che…la nostra scuola qui non esista e che la Hogsmeade che noi conosciamo sia molto diversa da questa. Forse se riuscissimo a metterci in contatto con il nostro preside…lui è molto potente, uno dei maghi più potenti che sia mai vissuto. E molto saggio. Saprà sicuramente come farci tornare indietro"
"Ieri pomeriggio abbiamo avvertito una forza spirituale , che non avevamo mai conosciuto che stava cercando aiuto. Forse era lui che tentava di contattarvi"
"Sì, è possibile! Forse sa dove siamo…" esclamò Ginny piena di speranze. Silente era l'incarnazione stessa della sicurezza. Si fidava del vecchio preside ciecamente.
"Forse con il cerchio di energia potremmo provare a raggiungerlo. Probabilmente la linea di confine tra i due mondi dev'essere più labile di quanto possiamo pensare se siamo riuscite ad avvertirlo" aggiunse Karen, sorridendo.
"Tracciamo il pentagono e…"
"Mi dispiace deludervi, bamboline, ma non era Silente che stava cercando di mettersi in comunicazione con noi. Ero io che tentavo di lanciare un messaggio di aiuto nel nostro mondo" disse Malfoy a bassa voce. Ginny ripiombò pesantemente sulla poltrona con un gemito.
"ma era magia avanzata. Io non ho mai sentito…"
"Noi pratichiamo incantesimi da tutta la vita, dolcezza. Non ci limitiamo a far sparire conigli o mazzi di fiori."
"Neanche noi. Da sempre nella nostra famiglia i poteri magici si sono tramandati da una generazione all'altra" ribatté Meg piccata.
"Babbani" ringhiò Draco disgustato "lanciate una timida occhiata nel nostro mondo e credete di padroneggiare la magia…"
Meg sollevò una mano con il palmo rivolto verso l'alto e chiuse gli occhi, mormorando a bassa voce una formula. Sulla sua mano si formò lentamente una piccola sfera luminosa, attraversata da lampi azzurrognoli. La ragazza abbassò la mano e la sfera rimase a fluttuare a mezz'aria di fronte a lei per qualche secondo, prima di dirigersi verso Draco e sparire con un plop.
"Forse nel vostro mondo è come dici tu, ma qui è ben diverso. La tua amica ci ha detto che la tua bacchetta non funziona, che non avete idea del perché non riusciate a ricorrere ai vostri tanto decantati poteri magici… quindi siamo noi quelle esperte…almeno in questo mondo" sottolineò la ragazza.
Draco arricciò le labbra irritato. Le sue dita si chiusero meccanicamente intorno alla bacchetta, che portava sempre con sé. Quella donna non gli piaceva. Tutta quella dannata situazione non gli piaceva! Dare lezioni di magia a un Malfoy. Quelle due e Ginny con loro dovevano essere completamente pazze se pensavano che lui…
"Beh dato che siete senza soldi e senza un posto dove stare,rimanete qui. Tu potrai stare nella camere degli ospiti, Ginny, mentre tu potrai usare il lettino nello studio"
"E' vostra abitudine dare ospitalità a dei perfetti sconosciuti?" chiese lui in tono tagliente.
"e' nostra abitudine dare ospitalità a chi ha bisogno di aiuto" rispose Karen tranquilla.
"Non vorremmo disturbare"
"Non preoccupatevi per quello. Ci fa piacere poterci confrontare con altre streghe…e maghi" aggiunse Meg, sorridendole, ma a Draco non sfuggì l'occhiata che lanciò verso di lui.
"bene, allora è deciso. Perché non ti fai un bagno caldo. Mi sembra che tu ne abbia bisogno" disse Karen , prendendo Ginny per mano e conducendola fuori.
Draco la seguì con lo sguardo, avvertendo una specie di inquietudine. Non gli piaceva separarsi da lei. Lei era l'unico appiglio con il suo mondo che gli rimaneva…era logico che lui si preoccupasse costantemente per lei.
"Ho come l'impressione che Ginny non ci abbia detto tutto" disse Meg a bassa voce, disponendo le tazze sul vassoio "Tu non mi piaci. Avverto qualcosa di malvagio dentro di te"
"Non ti ho chiesto io di aiutarci"
"e' vero. Ma posso immaginare che cosa voglia dire essere sradicati dalla propria realtà. E posso immaginare che cosa voglia dire abituarsi a stare in un mondo privo della magia…o almeno privo della magia come la conoscete voi."
"Davvero?"
"Sì"
"beh allora quello che non sai è quello che vorrà dire tornarci" concluse Draco , uscendo dalla stanza e lasciando la ragazza a riflettere sulla sua ultima affermazione.


Nota: ringrazio tutti coloro che hanno recensito la mia storia. Mi ha fatto veramente piacere! Grazie anche a coloro che hanno recensito L'Ultimo dei Malandrini!

Spero che il proseguimento della storia vi piaccia!!!

A presto e grazie ancora

Egle
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3 - UN MONDO SENZA MAGI

CAPITOLO 3 - UN MONDO SENZA MAGIA        

 

“Accidenti!” ringhiò, picchiando un pugno sul ripiano di legno.

“Draco” la voce assonnata di Ginny lo fece sobbalzare.  Era appoggiata allo stipite della porta della cucina, stringendosi nella vestaglia rosa, da cui spuntavano i pantaloni del pigiama. “che stai facendo? Non sono nemmeno le 5 di mattina?”

“Non riuscivo a dormire” mormorò il ragazzo, tornando a fissare la pentola. Ginny gli si affiancò arricciando il naso disgustata.

“Che cos’è questo odore?”

“Corteccia di abete, mischiata a muschio, sale e cicoria”

“La pozione del fumo, ma a cosa…”

“è una pozione elementare…del primo anno…eppure non funziona” sibilò il ragazzo frustrato.

“Vedrai che…”

“e’ la settima volta che provo a farla e non funziona. Dannazione!”

“Hai passato tutta la notte in cucina? Sei stanco. Con tutto quello che è successo…”

“Non è stanchezza, Weasley! Possibile che tu non si in grado di capirlo? Non è stanchezza…”

“E’ la magia” mormorò una voce. Entrambi si voltarono a guardare Karen, anche lei in vestaglia. Anche a quell’ora non aveva perso quella sua aria esotica e inusuale.

“E’ l’approccio che è sbagliato. Dovete dimenticare tutto quello che sapete o che credete di sapere. Qui , per un qualche motivo non è efficace…”

“E allora che cosa dovremmo fare? Ridurci a vivere come dei luridi babbani?”

“Dei cosa?”

“Persone senza poteri magici” spiegò Ginny, con un’alzata di spalle.

“Beh non so come funzioni dalle vostre parti, ma in questa casa abbiamo una regola: le schifezze vanno buttate e tutto va ripulito” disse , indicando il tavolo ingombro di erbe sminuzzate. “e poi di notte si dorme! Non si tenta l’impossibile” disse, rivolgendo loro un cenno di saluto con la mano e ritornando in camera sua.

Draco si lasciò cadere su una sedia. I suoi occhi erano ombreggiati da profonde occhiaie e il suo viso era scavato e pallido per la tensione e la stanchezza. Ginny si sedette di fronte a lui, osservandolo attentamente, accavallando le gambe e trattenendo uno sbadiglio a fatica.

“Che cos’hai da guardare, Weasley?”

“Perché non mi chiami mai per nome? Anch’io ho un nome, sai! Il tuo è Draco. Il mio è Ginevra, o Ginny se preferisci. Non siamo a scuola…”

“Non ho voglia di socializzare con te, Weasley

“beh dovrai farlo, che ti piaccia o no. Se non uniamo le forze non potremmo mai tornare a casa”

“Chi ti dice che io voglia tornare a casa” ribatté lui. I suoi occhi furono attraversati da un lampo di rabbia.

“Non stai dicendo sul serio, vero?” gli domandò la ragazza preoccupata. Il pensiero che lui potesse desiderare anche solo per un momento di restare lì la faceva fremere di paura. Si erano aggrappati l’uno all’altra quasi inconsciamente, ma in quella situazione era…naturale. Non avevano nient’altro a parte l’appoggio dell’altro. Karen e Meg, per quanto potessero essere simpatiche, non conoscevano il loro mondo, non ne erano parte e non potevano capire i loro sentimenti…l’essere privati della magia era come essere tenuti lontani da una parte di sé stessi. La magia faceva parte delle loro vite, delle loro esistenze, di loro stessi. Si sentivano snaturati e confusi. Confusi per essere stati gettati in un luogo che non conoscevano. Confusi perché avevano scoperto di essere costretti a fidarsi l’uno dell’altra per poter sopravvivere…loro che mai si sarebbero scambiati più di qualche insulto nei corridoi della scuola.

“hai idea di quello che mi aspetti quando saremo di nuovo a Hogwarts? Sarò accusato di essere un Mangiamorte…”

“Arrotolati la manica della camicia”

“Cosa?”

“Hai capito benissimo” rispose Ginny, afferrandogli la mano e slacciandogli il bottone del polsino.

“Che stai facendo?” scattò lui, senza liberare la mano. Lei gli sollevò la manica fino all’altezza del gomito ed esaminò il suo braccio.

“beh io non vedo il Marchio. Non sei un Mangiamorte”

“Ma…”

“Finchè non deciderai di diventarlo, non sei un Mangiamorte. Non importa se tutti nella tua famiglia lo sono, non importa se tuo padre vuole che tu lo diventi…non lo sei finché tu non decidi di diventarlo e tecnicamente non mi hai consegnata ai Mangiamorte , quindi…non sei un Mangiamorte. Il ragionamento non fa una piega”

Draco sorrise stancamente, scuotendo il capo. “non è così semplice”

“Niente lo è” disse lei con un filo di voce , stringendo la mano di lui tra le sue “per questo vivere è così difficile. Niente è semplice. A volte ci vengono poste di fronte prove più difficili di altre. Bisogna solo affrontarle…”

“Da quando sei così saggia?”

Ginny roteò gli occhi, stringendosi nelle spalle. “beh sai…con i fratelli che mi ritrovo, qualcuno doveva pur aver ereditato la saggezza di una vecchia famiglia di maghi”

“Maghi invischiati con i babbani” le fece presente lui, ma il suo tono non era offensivo o arrogante.

“questo è vero, ma pur sempre maghi. E poi…se non ci fossi io a dispensare consigli…non che mi diano retta in realtà…”

Draco sorrise, stringendo a sua volta la mano di lei. Ginny sentì le sue guance avvampare, mentre realizzava di avere ancora la mano di lui tra le sue. Abbassò lo sguardo imbarazzata, ma il ragazzo le sollevò il mento con due dita. “Grazie, Weasley” mormorò, fissandola negli occhi. Ginny avvertì le guance e le orecchie bruciare. Cavoli! Ma perché lui la faceva sentire in quel modo? Non aveva mai provato nulla per lui. Non aveva mai provato nulla di così intenso per nessuno. Certo, era sempre stato carino, perfino intrigante con il suo modo di fare strafottente e stranamente affascinante…le sue compagne di stanza sbavavano per lui, ma lei non era mai stata attratta da quel tipo di ragazzo. Il *bel tenebroso* non faceva per lei. Preferiva qualcuno più dolce, tenero, comprensivo…qualcuno come Harry. Eppure Harry Potter non aveva mai suscitato in lei quello che Draco Malfoy le faceva sentire solo rivolgendole uno sguardo, solo sfiorandole una mano…

“beh, seguirò il consiglio della tua nuova, patetica amica babbana e me ne andrò a letto” disse infine il ragazzo , alzandosi. “metti a posto tu , Weasley”

“Ehi!” protestò lei, scattando in piedi, ma Draco aveva già superato la porta e si stava dirigendo verso le scale, alzando un braccio come saluto.

 

 

“Torneremo a casa nel tardo pomeriggio. Se hai bisogno qualcosa chiamaci in ufficio. Ti abbiamo lasciato i numeri di telefono attaccati sul frigorifero” disse Meg , bevendo frettolosamente la sua tazza di caffè.

“Te-le-fo-no?”

“Ginny, sai usare il telefono, vero?”

“Ehm…sì. Devo averlo studiato a Babbanologia” rispose Ginny, cercando di ricordare quella volta che Ron e suo padre avevano usato un telefono per chiamare Harry...

“bene. Lì c’è la TV…troverai anche dei libri. Quelli di incantesimi sono nello studio al piano superiore. E se hai bisogno di qualunque cosa…”

“Chiamerò. Non preoccupatevi. Penso di poter badare a me stessa per qualche ora. Adesso andate se non volete fare tardi”

Karen , che , le aveva spiegato, lavorava come assistente sociale- Ginny non sapeva cosa volesse dire , ma credeva che avesse a che fare con le famiglie svantaggiate o qualcosa del genere- e Meg, che era avvocato,  le avevano assicurato più e più volte che non era necessario che facesse nulla, ma non le piaceva l’idea di non contraccambiare la loro ospitalità in qualche modo, così aveva deciso di fare le pulizie. Aveva aiutato spesso sua madre e credeva di potersela cavare anche lì. In fondo la polvere era polvere in qualunque universo si trovasse.

Cominciò rifacendo i letti e riassettando il salotto. Poi pensò che forse poteva pulire i tappeti con quello strano aggeggio che i Babbani chiamavano aspirapolvere. Aprì la porta dello stanzino delle scope - quanto le sarebbe piaciuto volare in quel momento!- e prese l’aspirapolvere…o almeno quello che somigliava di più a quello che aveva visto. Infilò la spina nella presa della corrente, come aveva letto nel suo testo di Babbanologia,paragrafo: manufatti e utensili, e spinse il pulsante. Subito un gran rumore si propagò dall’elettrodomestico che addentò le frange del tappeto. A Ginny sfuggì un urlo per la sorpresa. Non si era aspettata di certo una reazione così violenta! Tentò di spegnerlo, ma nella foga aumentò solo la potenza dell’aspirazione.

“DRACO” urlò in preda al panico. Poco istanti dopo il ragazzo con addosso solo i pantaloni arrivò di corsa nel salotto.

“che diavolo è quel coso?” gridò per farsi sentire.

“Devi staccare la spina! Vuol mangiarsi il tappeto” gridò Ginny in risposta.

“la cosa?”

“la spina! Quel filo lì verde!”

Il ragazzo fece quello che gli era stato detto e il rumore cessò. Ginny tolse le frange del tappeto dalla bocca dell’aspirapolvere e si abbandonò sulla poltrona con un gemito.

“Che diavolo stavi facendo?”

“Tentavo di pulire” piagnucolò lei, guardando con sospetto l’elettrodomestico ormai mansueto.

“E allora perché stavi facendo quel casino infernale! Stavo dormendo!” le fece presente il ragazzo , fulminandola con lo sguardo.

“Scusa” mormorò lei, mettendo il broncio.

Draco sbuffò sonoramente, cominciando a salire le scale quando un trillo fece sobbalzare entrambi.

“E adesso che cazzo…”

“Siamo Karen e Meg. Non siamo in casa. lasciate un messaggio”

“Ginny. Mi senti? Sono Karen. Ho chiamato per assicurarmi che vada tutto bene. Se mi senti alza la cornetta…sai qual è la cornetta?”

La ragazza dai capelli rossi si avvicinò all’apparecchio con circospezione, quasi avendo paura, dopo la brutta avventura con l’aspirapolvere, che potesse azzannarla. Prese in mano la cornetta e se la portò all’orecchio.

“KAREN?”

“Tesoro, ti sento. Non è necessario che urli” disse la ragazza con voce dolce.

“Scusami”. Draco le si fece vicino per poter ascoltare la conversazione. Aveva sentito parlare di quei tele…televisori? No, non gli sembrava che fosse quella la parola…ma non ne aveva mai visto uno da vicino. Sapeva solo che permettevano ai Babbani di comunicare tra loro anche a grandi distanze.

“va tutto bene?”

“Sì. Sì, tutto a meraviglia”

“Qualche problema?”

“No, nessun problema”

“bene. Ritelefonerò - telefoni! Ecco come si chiamavano!- più tardi per sapere come state”

“va bene. A più tardi” rispose Ginny e riagganciò. Vide la mano di Draco sollevare la cornetta e portarsela all’orecchio.

“Non si sente più la voce della tua amica Babbana” disse, con una punta di delusione, ma Ginny non lo stava ascoltando. Troppo occupata a domare l’aspirapolvere non si era accorta che Draco fosse mezzo nudo…e che avesse un fisico da mozzare il fiato. Le spalle larghe, gli addominali ben definiti e la vita stretta…Ginny distolse in fretta lo sguardo imbarazzata, ma il ragazzo si era già accorto del suo stato d’animo….Un sorriso gli incurvò le labbra, mentre quasi casualmente si avvicinava ulteriormente a lei, per posare la cornetta sul ricevitore.

“qualcuno è arrossito” esclamò divertito, guardando Ginny negli occhi, consapevole di aumentare in quel modo il suo imbarazzo “Non dirmi che ti piaccio”

Ginny si sentì avvampare, mentre indietreggiava di qualche passo, scontrandosi con il divano.

“m-ma che vai d-dicendo! Tu…tu non potresti mai piacermi” balbettò.

“Davvero?” sogghignò il ragazzo, fermandosi di fronte a lei. Il respiro le sibilò violentemente tra i denti, ritrovandosi imprigionata tra il ragazzo e il divano.

Lui si chinò verso di lei e immerse il viso nei suoi capelli, aspirandone il buon profumo. Ginny era come ipnotizzata. Non riusciva a reagire. Non riusciva a parlare.

“già, in confronto al tuo caro amichetto Potter, chi potrebbe mai desiderare uno come me” sogghignò lui, sfiorandole piano le braccia con la punta delle dita, conscio dell’effetto che aveva su di lei. Ginny fremette sotto il tocco, avvertendo brividi di piacere che le correvano giù dalla schiena. Si chiese ancora una volta come sarebbe stato baciarlo…

Risollevò lo sguardo e quello che vide negli occhi di lui la impaurì ancora di più. Desiderio. Intenso e inequivocabile desiderio. Ma era…sbagliato. Lui era Malfoy. MALFOY! Quello che dovresti odiare…quello che eri sicura di odiare fino a qualche minuto fa, finchè non ti comparso davanti con solo i pantaloni addosso, facendoti andare in fibrillazione tutti gli ormoni. E’ attrazione. Pura e semplice attrazione fisica e se lo bacerai non te lo perdonerai per il resto della tua vita! Vuoi davvero dare il tuo primo bacio a questo tizio, che  è indubbiamente un bel ragazzo, ma che non rappresenta nulla per te…non è come se fosse Harry… tentò di farle presente la parte razionale del suo cervello, ma Ginny era paralizzata da quegli occhi così chiari e profondi. I suoi occhi…non sembravano una distesa di ghiaccio. Improvvisamente non si ricordava più di che colore fosse il ghiaccio , ma non era di certo del colore degli occhi di Draco…lui aveva calore dentro di sé. Un calore così intenso che lei riusciva quasi a percepirlo, come se potesse toccarlo , prenderlo tra le proprie mani…

Ma poi lui sbatté le palpebre incredulo. Sbigottito da quello che stava per fare. Si scostò d lei e ritornò di sopra velocemente. Aveva un assoluto bisogno di una doccia gelata. Sedurre Ginevra Weasley! Doveva essere impazzito. Forse lo avevano drogato! O avevano usato su di lui la Imperius. Non era possibile! Ginevra Weasley! Più lo ripeteva più gli sembrava inverosimile. Ginevra Weasley era il tipo da deridere, da schernire, a cui fare scherzi…il tipo da chiamare piccola fiammiferaia … non era il tipo da baciare. Non era il tipo da desiderare

Si tolse tutti i vestiti-i pochi che indossava- e si gettò sotto la doccia, appoggiando i palmi delle mani sulle piastrelle e abbassando il capo, facendosi scorrere l’acqua calda su tutto il corpo.

Doveva tornare. Doveva tornare a casa e dimenticare per sempre quella faccenda. Quella piccola strega lo stava letteralmente facendo diventare pazzo! Un attimo era assalito dall’impulso di strangolarla…accidenti a lei, alla sua testardaggine e alla sua goffaggine…e un attimo dopo bruciava dalla voglia di portarsela a letto. Chiuse il getto dell’acqua con un gesto secco e fece per afferrare la sua bacchetta per asciugarsi, quando si ricordò che non aveva poteri.

Imprecò a mezza voce, tamponandosi il corpo con un asciugamano, per poi passarselo sul capo. I capelli bagnati gli ricadevano scompostamente sul viso. Indossò i vestiti che Karen gli aveva lasciato sul cassettone della camera degli ospiti: un paio di jeans scoloriti - il capo di abbigliamento più scomodo che Draco avesse mai avuto la sfortuna di mettere- e una camicia azzurra a cui arrotolò le maniche. Scese di sotto con l’intenzione di concedersi una lunga e distensiva passeggiata…solo per non stare a stretto contatto con la piccola strega…ma quando raggiunse la cucina pensò che non fosse una buona idea.

Ginny stava lottando con un qualcosa dentro al lavandino. Draco alzò gli occhi al cielo , trattenendo a stento un’imprecazione.

“E ora che diavolo stai combinando?”

“C’è un mostro lì dentro”

“che tipo di mostro?”

“Non lo so.”

“non sono molto pratico della vita babbana ma credo che si chiami tritarifiuti

“ne sei certo?”

“Sì” rispose lui, prendendola per un braccio e conducendola via da lì. Ginny si lasciò guidare docilmente nello studio con gli occhi sbarrati. Quella casa era piena di pericoli! Si sarebbe trovata più a suo agio nella Foresta Proibita!

“ora” disse il ragazzo, facendola sedere alla scrivania “cerchiamo di sfruttare al massimo la giornata. Avevi qualche idea in proposito?”

“Ehm…”

“Molto bene. Direi di cominciare a cercare tutto quello che possiamo su incantesimi e affini. E’ chiaro che la nostra concezione di magia si discosta molto da quella di questo posto, quindi dobbiamo farci un’idea di quello che ci aspetta. Sei d’accordo?”

“Ehm veramente...”

“Perfetto. Quindi tu potresti cominciare dagli incantesimi base, mentre io delle pozioni” concluse il ragazzo , raggiungendo la libreria.

“Ehi! Chi ti ha eletto capo?”

"Nessuno. Non ce n'era bisogno. Io sono più grande di te, più bravo e con il sangue più puro, quindi era scontato che dessi io gli ordini!"

Ginny scoppiò a ridere, avvicinandosi a lui e prendendo alcuni libri.

"beh se ti fa piacere credere di avere il comando, fai pure! non sarò certo io a toglierti quest'illusione" gli disse in tono amabile tornando alla scrivania e cominciando a sfogliare un testo intitolato: Incantesimi per giovani streghe.

Trascorsero la maggior parte della giornata in silenzio, ognuno immerso nella lettura di qualche libro, con una pausa pranzo molto rapida.

parecchie ore dopo Ginny si stiracchiò sulla sedia, arcuando la schiena all'indietro. Il cielo stava cominciando a oscurarsi e gli occhi a dolerle per aver letto per troppo tempo consecutivamente. Lanciò un'occhiata a Draco, ma il ragazzo sembrava immune alla fatica e seguitava a scorrere la pagina con lo sguardo.

"Vado a preparare la cena" disse , alzandosi.

"Riuscirai a impedirti di combinare casini?" le chiese senza sollevare la testa.

Ginny buttò il labbro inferiore all'infuori mettendo il broncio. Non era un'incapace!

"Sì" rispose piccata.

"Stai attenta al mostro del lavandino" la schernì lui, quando ormai era sulle scale. Ginny sbuffò, correndo in cucina. Sì, avrebbe potuto farcela.

Setacciò a fondo il frigorifero e la dispensa , decisa a preparare un banchetto degno di un re. Lavò, stando attenta al mostro, affettò le verdure , imparò perfino a far funzionare il fornello a gas, senza far scoppiare la casa. Concentrata in quello che stava facendo non si accorse che Draco era entrato in cucina.

"Come studiosa sei un vero disastro, ma come serva..."

Ginny risollevò lo sguardo dal piatto che stava guarnendo per posarlo sulla faccia del ragazzo. Come aveva potuto avvicinarsi a lei senza che lo udisse?

"Lo prendo come un complimento" rispose la ragazza, tornando a controllare il pesce, che stava cuocendo. "ad ogni modo è tutto merito di mia madre. Vorrebbe che io diventassi una *mogliettina perfetta*"

"mi sembra di cogliere una nota di sarcasmo nella tua voce"

"Beh..io voglio molto bene a mia madre. E l'ammiro molto, ma ... non voglio sfornare sette figli per poi ritrovarmi da sola...Anche se lei non lo dice, so che soffre per la nostra lontananza"

"E allora cosa vuole diventare la piccola Ginevra?"

"Un Auror" rispose lei con fierezza, voltandosi verso di lui.

"Allora suppongo che dovremmo essere nemici" disse, lui sorridendo di quel suo sorriso che non le sembra più così cattivo...forse solo triste e malinconico.

"Sì, suppongo di sì...se tu volessi diventare un Mangiamorte".

Le sue parole gravarono su di loro nel pesante silenzio che si era venuto a creare. Ginny sapeva che non era...prudente, interrogare Draco a quel modo, ma in quel poco tempo aveva capito che probabilmente era stata troppo superficiale nei suoi confronti, che aveva preso come un dato di fatto il suo essere perfido e malvagio. Non che lui non le avesse fornito motivi più che validi, ma lei non aveva fatto nessuno sforzo per cercare di svelare che cosa si nascondeva dietro la maschera del ragazzo arrogante e borioso.

"Vuoi diventare un Mangiamorte, Draco?" mormorò a bassa voce, ma le sue parole sembrarono rimbombare nella piccola cucina, come il lamento del tuono.

"Non voglio morire, Ginevra. Se oso ribellarmi a mio padre, mi ucciderà"

"Ma...come è possibile? E' tuo padre..."

"Non tutte le famiglie sono unite, Weasley. Non tutte le famiglie possono vantare fratelli pronti a soccorrersi al primo accenno di pericolo. Non tutti i padri amano i figli"

Ginny aprì e richiuse la bocca diverse volte prima di poter assorbire quello che lui le aveva appena detto. Per lei era semplicemente..inconcepibile. L'immagine di suo padre le riempì la mente...la sua dolcezza, la sua bontà, il suo coraggio...ammirava e voleva bene a suo padre e lui ne voleva a lei. Non riusciva a immaginare un rapporto padre-figlio senza amore.

"Mio padre ama solo una persona: sè stesso. Serve l'Oscuro Signore per accrescere il suo potere personale. Non esiste giusto o sbagliato, Draco, esiste solo il potere. Il suo Signore lo ripete in continuazione e lui lo ripete a me. Non esiste l'amore, Draco. Esiste solo lo sfruttare gli altri a nostro vantaggio e poi liberarsi di loro"

Dimentica della cena, Ginny gli si avvicinò lentamente. Lei...non capiva. Sentiva la sua sofferenza come se fosse la propria, ma non capiva. Non comprendeva quello che lui stava dicendo.

Sollevò una mano all'altezza del viso di lui e gli sfiorò la guancia. Le sue dita tremavano leggermente proprio come il corpo di lui. Aveva paura. Ginny non aveva mai avuto così tanta paura come in quel momento. Avvertiva che i sentimenti di Draco in quel momento erano come una bolla di sapone, sarebbe bastata una corrente d'aria troppo intensa per farla scoppiare...doveva maneggiarla con cura, ma non sapeva come. Non si era mai trovata con nessuno che avesse tanta oscurità dentro di sè da non riuscire a trovare la luce...

"Non tutti provano odio, Draco" mormorò con un filo di voce.

Il rumore della porta d'ingresso che si apriva e la voce allegra di Karen che chiamava i loro nomi li fece sobbalzare. Ginny abbassò precipitosamente la mano con il cuore che sembrava volerle balzare fuori dal petto dall'agitazione.

"Dimentica ciò che ho detto" sibilò il ragazzo, prima di uscire dalla stanza a grandi passi.

Ginny osservò la sua schiena rivolta verso di lei e capì che lui si stava già pentendo di quel breve momento di debolezza.

 

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno recensito la mia storia!

Mi raccomando: fatemi sapere cosa pensate del proseguimento della fic!

Spero che vi piaccia! Un bacione a tutti!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4 – UNA NUOVA HOGWARTS

CAPITOLO 4 – UNA NUOVA HOGWARTS

 

Camminava piano, godendosi la brezza fresca di settembre. Erano trascorsi cinque giorni da quando erano arrivati nella Hogsmeade che non conoscevano. Cinque lunghissimi e faticosissimi giorni, in cui avevano dovuto adeguarsi a vivere senza magia. Era così che Ginny aveva scoperto che non si poteva semplicemente far sparire la spazzatura , ma si doveva portarla fuori, come era toccato a lei quella sera. Non aveva compreso quanto fosse difficile la vita babbana fino a quel momento. Suo padre seguitava a studiarne ogni aspetto, affascinato dalla tecnologia e dalle scoperte scientifiche, ma non aveva mai provato a vivere senza magia, ad affrontare anche il più stupido dei compiti, come cucinare o fare il bucato, senza utilizzare incantesimi.

Il rumore di una moto che passava sulla strada di fianco a lei , la fece trasalire. Non era ancora abituata a tutta quella “babbanità”. La moto, un bel modello da strada, nero e argento, imboccò il vialetto della casa di Karen e Meg e si fermò davanti al garage. Subito Karen sbucò dalla porta principale e si gettò tra le braccia del nuovo arrivato stampandogli un bacio sulla bocca. Ginny si sentì in imbarazzo. Avrebbe voluto allontanarsi senza essere vista, per non disturbare, ma Karen si scostò dal ragazzo e le fece cenno di avvicinarsi.

“Steve, lei è Ginny” la presentò. Il ragazzo le rivolse un largo sorriso e le strinse la mano. Era alto, atletico, con una folta massa di capelli biondi riccioluti.

“E così questa è la tua nuova pupilla?” chiese il ragazzo “ah, non dar retta a Karen o prima che tu te ne accorga ti ritroverai ad abbracciare alberi e a cercare non so quali punti segreti nel tuo corpo…”

“Si chiamano chakra, asino” lo riprese lei piccata, dandogli un pugno scherzoso sul braccio. Il ragazzo gettò la testa all’indietro scoppiando a ridere.

“Non far caso a lui, tesoro. È solo un rozzo … babbano? Ignorante!” esclamò Karen, prendendo Ginny a braccetto e conducendola in casa, ignorando volutamente Steve.

“Come se questa casa non fosse già abbastanza affollata è arrivato anche il tuo maritino” disse Meg, sistemando i piatti nella lavastoviglie.

“ehi, noi due non siamo sposati”

“non ancora, mia piccola strega” rispose Steve prendendo tra le braccia la ragazza e baciandola.

“quei due fanno venire il voltastomaco” sbuffò Meg, arcuando le sopracciglia.

Ginny non aveva mai visto due sorelle così diverse: Karen era…strana, forse una delle persone più strane che avesse mai conosciuto. Per molti aspetti le ricordava la professoressa di Divinazione: lo stesso modo di vestire inusuale- anche per una strega, quindi Ginny non osava immaginare come dovesse apparire agli occhi dei Babbani- , la stessa ossessionante ricerca di risposte nelle stelle e in segni che solo lei riusciva a cogliere. Ma Karen era anche dolce, comprensiva, in qualche modo materna, sebbene avessero solo dieci anni di differenza. Mentre Meg aveva tutte le caratteristiche di quelle che il suo libro di testo di Babbanologia descriveva come “donne in carriera”: tailleur castigati, razionalità, ogni singolo minuto della giornata perfettamente programmato e occupato da qualche improrogabile impegno, ma era anche irosa, combattiva- lei e Draco litigavano incessantemente, forse perché in qualche modo erano simili. Meg era distante, irraggiungibile paragonata a Karen. Era cortese e gentile, ma non lasciava mai aprire uno spiraglio per superare quella cortina di ghiaccio che ergeva tra sé e il mondo. Non che a Ginny non piacesse, ma si riconosceva di più nel carattere allegro e solare di Karen.

“E lui dev’essere il nostro nuovo mago” esclamò Steve, separandosi da Karen e tendendo una mano verso Draco. Il ragazzo continuò a mantenere le braccia incrociate sul petto. Ginny si morse nervosamente il labbro inferiore. Possibile che non potesse mostrarsi almeno educato? Erano ospiti a casa delle due sorelle…non poteva comportarsi ancora come se fosse un principe nel suo maniero!

“e così sei un duro” disse Steve, studiandolo attentamente. Draco sostenne il suo sguardo con fermezza, serrando le mascelle. Ginny si accorse di trattenere il respiro. Perché Draco cercava sempre di provocare gli altri? Perché non poteva mai comportarsi come un essere umano civile?

“beh buon per te” disse il ragazzo dai riccioli biondi scoppiando a ridere e ritirando la mano. Non sembrava offeso. “allora” continuò voltandosi verso Karen “non c’è niente da mangiare per me?”

“Sì, sì” rispose Meg mettendogli davanti un piatto.
”Adesso sì che l’hai combinata grossa, sorella!”

“Che intendi dire?”

“Ora che ha assaggiato la cucina di Ginny non riusciremo più a togliercelo dai piedi!”

Ginny sorrise per il complimento, mentre Steve le assicurava che era tutto veramente ottimo. La ragazza si voltò verso la porta,ma Draco se n’era andato. Scivolò fuori dalla stanza e salì al piano superiore silenziosamente. Lo studio era diventato il loro campo base e una specie di tana per Draco. Avevano passato in rassegna per tre giorni ogni singolo testo della molto fornita libreria delle due sorelle senza trovare niente che potesse aiutarli. Si erano cimentati- più che altro lei, dato che Draco continuava a ripetere che erano solo scemenze- in alcuni riti, ma senza risultati. Lo vide in piedi con i gomiti appoggiati al davanzale. La luna piena tracciava il contorno della finestra sul pavimento, facendo risplendere i capelli biondi del ragazzo. Ginny fece per accendere la luce, ma lui la bloccò.

“Che cosa vuoi, Weasley?”

“Sapere che cosa stai facendo”

“Non lo vedi?”

“Io vedo solo un ragazzo molto, molto testardo. E scorbutico”

“Nessuno ha chiesto il tuo parere”

Ginny strizzò gli occhi per la rabbia. Era stanca di sentire le sue battute pungenti, i suoi insulti…di sopportare il suo costante malumore. Anche a lei non piaceva stare lì, ma non si sfogava su di lui!

“ah lo so perfettamente che a te il mio parere non interessa!” sibilò raggiungendolo. Draco non si mosse. “Vorrei solo sapere che cosa ti passa per quella testaccia dura! Potevi anche essere un po’ più cortese con il ragazzo di Karen. Ci stanno sfamando, ci hanno dato un posto dove stare…”

“E credi per niente? Svegliati, bambolina!” ribatté lui, voltandosi verso di lei. Ginny non riusciva a decifrare l’espressione del suo volto nella penombra. “Vogliono imparare quello che sappiamo. Per questo ci tengono qui. La tipa strampalata ti ha vista…schiantarmi e ora vuole imparare come si fa. Mi sembra chiaro”

“A me sembra chiaro che tu non ti fidi di loro. Tu non ti fidi di nessuno” rispose Ginny cautamente. Inspirò profondamente, mentre Draco si allontanava di nuovo e fissava un punto indistinto fuori dalla finestra.

“Non posso fidarmi di nessuno” mormorò il ragazzo a voce bassa.

“non vuoi fidarti di nessuno. E’ diverso”

“Davvero? Non voglio?”

“Potresti fidarti di me, per esempio”

Draco emise una breve risata carica di amarezza, distorcendo le labbra in una smorfia.

“di te? Di un Weasley?”

“io non sono un Weasley come tu non sei un Malfoy! Io sono Ginevra e tu sei Draco. Ora, appurato di conoscere i rispettivi nomi di battesimo , ti dispiacerebbe dirmi quale motivo ti avrei dato per non fidarti di me?”.

Draco non rispose, stringendo i pugni e mantenendo gli occhi puntati sul cielo stellato.

“Allora sto aspettando!” puntualizzò Ginny, incrociando le braccia sul petto.

“Solo perché mi sono sfogato con te in un momento di debolezza, non significa che…”

“non cambiare discorso, Malfoy! Vorrei sapere che cosa ho fatto per farmi odiare da te!”

Il ragazzo appoggiò una mano sul vetro freddo, sbattendo le sopracciglia. La sua espressione dura si tramutò lentamente in un’infinita tristezza.

“Non ti odio , Weasley” mormorò stancamente, quasi che parlare gli costasse un’enorme fatica.

“Non credo di aver capito bene” rispose Ginny, assumendo un tono molto simile a quello della madre, quando smontava le scuse di Fred e George per qualcosa che avevano combinato.

“Hai capito benissimo”

“Io ho capito solo che tu sei spaventato” ribatté lei convinta, mentre lui si voltava furente dalla sua parte. I suoi occhi grigi scintillavano nella semi oscurità pericolosamente, ma Ginny non si sentiva intimorita. Quando era di quell’umore nemmeno Voldemort in persona avrebbe potuto farla sentire in soggezione. “E ho capito anche che non fai avvicinare nessuno a te non perché provi…una specie di innata repulsione per tutti gli esseri viventi, ma perché hai paura che possano farti del male, che possano scoprire quanto tu sia impaurito. Hai nascosto così bene le tue insicurezze dietro la tua arroganza e la tua strafottenza da esserti quasi convinto che sei invulnerabile. Ma non è così. Tu hai paura di diventare un Mangiamorte, hai paura di non essere in grado di far del male alle altre persone come sicuramente sarai costretto a fare, ma allo stesso tempo hai paura a ribellarti a tuo padre e alla tua famiglia. Tu sei solo…un dannato vigliacco! Almeno Tom Riddle ha avuto il coraggio di essere malvagio fino in fondo, tu ti limiti a fare scherzi ai Grifondoro e a tiranneggiare quelli più piccoli con i tuoi due gorilla alle spalle! Sei solo un piccolo, patetico ragazzino viziato, troppo terrorizzato per prendere una posizione ben precisa. Diventa Mangiamorte. Semina terrore e morte. Oppure combatti il male, schierati dalla parte di Silente, ma fa qualcosa! Non puoi aspettare che gli altri decidano per te. Se non vuoi diventare un seguace di … Voldemort, non farlo , ma smettila di atteggiarti da duro e  cattivo, quando sei solo … un povero furetto rimbalzante! Ecco quello che sei! Dici di non avere scelta…Beh qui non ci sono gorilla che ti proteggano e non c’è nemmeno la tua famiglia! Qui ci siamo solo io e te…eppure tu non riesci lo stesso a mettere da parte quel … quel cumulo di odio e  paura che hai dentro per cercare un modo di tornare a casa!”. Ginny tacque, ansimando come se avesse corso per tutto quel tempo.

“Hai finito?” sibilò la voce strozzata di Draco, facendole chinare lo sguardo. Non voleva dire tutto quello che aveva appena detto. Era andata da lui solo per convincerlo a essere un pochino più disponibile, non voleva buttargli in faccia l’idea che si era fatta di lui, standogli costantemente vicino per cinque giorni.

“Sì, ho finito” sussurrò, stringendosi le braccia intorno al corpo, come se avesse freddo.

“Bene. Quando vorrò altri pareri su di me, te li verrò a chiedere” rispose il ragazzo uscendo dalla stanza.

Ginny chiuse gli occhi inspirando profondamente. Sentì avvicinarsi dei passi , ma sapeva che non era lui.

“Io…non volevo ascoltare, ma gridavate talmente forte che…”tentennò Karen. In mano aveva due piatti con due fette di torta. Non avevano ancora mangiato il dolce…

Ginny si morsicò il labbro inferiore nel tentativo di trattenere un singhiozzo. Come aveva potuto essere così insensibile? Aveva preso le poche confidenze che il ragazzo le aveva fatto e gliele aveva rigettate in faccia… Non avrebbe dovuto comportarsi così. Non avrebbe dovuto…tradire la sua fiducia. Anche per lui doveva essere difficile essere lì e anche lui doveva appoggiarsi a qualcuno. Si era lasciato andare…si era aperto con lei anche se solo per pochi minuti e lei lo aveva…

Si coprì la bocca con una mano, mentre due lacrime le rotolavano giù dalle guance.

“Oh Karen, io…non avrei… non volevo che lui…”

“va tutto bene, cara”
”No, non va tutto bene. Non va bene per niente” gemette, correndo fuori dalla stanza. Doveva scusarsi con lui. La bolla era esplosa. Il delicato equilibrio dei sentimenti di Draco si era spezzato e la colpa era sua. Interamente sua. Corse in giardino e lo vide camminare a passo spedito, lungo la strada. Le mani ficcate nella lunga giacca di pelle, che Karen gli aveva regalato.

“Draco” lo richiamò, ma il ragazzo si limitò ad aumentare l’andatura, senza voltarsi. Ginny corse giù dai gradini e lo raggiunse.

“Draco…mi dispiace. Non ho nessun diritto di dirti che cosa devi o non devi fare. Non ho il diritto di buttar lì dei giudizi, basati unicamente su…”

Il ragazzo si voltò verso di lei con rabbia. I suoi occhi grigi avevano assunto la tonalità del cielo invernale appena prima di una tempesta e la vena sulla sua tempia gli pulsava dolorosamente. Non lo aveva mai visto così infuriato.

“E’ tutto vero, Weasley. Ogni parola. Soddisfatta?” sibilò, torreggiandola.

“Che cosa ti ho fatto” mormorò Ginny sollevando una mano per accarezzargli una guancia, ma lui si scostò da lei violentemente.

“Fatto? Credi davvero che le tue parole possano ferirmi?”

“Perdonami” sussurrò, voltandosi e correndo verso casa. Le lacrime avevano cominciato a scenderle lungo le guance silenziosamente, senza singhiozzi. Perché c’era così tanto odio in lui? Così tanto veleno? E perché lei stava così male per lui? perché non poteva semplicemente infischiarsene? Lui è Malfoy! Tentò di ricordarle ancora una volta la parte razionale del suo cervello, ma per lei non era più Malfoy. Era Draco. Si era allontanata solo pochi passi , quando lui la costrinse a voltarsi. Il ghigno cattivo gli si paralizzò sulla faccia , guardando le lacrime di lei. Il ragazzo la fissò per qualche istante , incapace di reagire a quello. Ginny sembrava così indifesa davanti a lui, con i grandi occhi scuri sgranati e le guance bagnate di lacrime. Sfiorò con la punta delle dita la sua pelle, percorrendo la scia di una lacrima, come se non ne avesse mai viste prima.

“Perché stai piangendo?” bisbigliò.

“Non lo so” mormorò Ginny con un filo di voce “forse perché credo ancora che le mie parole non ti abbiano lasciato del tutto indifferente, altrimenti perché saresti scappato via…”

“non dovresti piangere per uno come me” mormorò lui, facendo aderire completamente il palmo contro la guancia di lei “Non ne vale la pena”

“questo lascialo decidere a me” sospirò Ginny, coprendo la mano di lui con la sua.

Il rumore della porta di casa che veniva parte li fece trasalire. Si allontanarono l’uno dall’altra velocemente, come se fossero appena stati colti in flagrante.

“Ho per caso interrotto qualcosa?” chiese Meg, spostando il suo sguardo dall’uno all’altra.

Ginny scosse la testa, affrettandosi ad asciugarsi gli occhi con un avambraccio.

“Ci chiedevamo se gradivate il dolce” continuò la ragazza.

Draco rientrò in casa, senza degnarsi di rispondere e si rifugiò nello studio, mentre Ginny si limitò a scuotere di nuovo la testa in segno di diniego.

 

******

Scese in cucina, stupendosi di aver dormito così tanto. Meg stava leggendo un quotidiano, sorseggiando una tazza di caffè, mentre Karen stava disponendo dei tarocchi sul tavolo.

“Buongiorno, cara” la salutò con un sorriso.

“Mi dispiace di aver dormito così tanto” si scusò, dato che di solito preparava la colazione.

“Non ti devi scusare” disse Karen, porgendole una tazza di tè caldo.

“sapete dov’ è Draco?”

“E’ fuori con Steve. Sta imparando a guidare una moto”

“sta facendo cosa?” chiese Ginny inarcando le sopracciglia per la sorpresa.

Meg si strinse nelle spalle, alzando per la prima volta lo sguardo dalla pagina. “Quando ci siamo alzate questa mattina erano già in garage a confabulare attaccati a quei mostri…”

Mostri?”

“Meg non ama molto le motociclette. Forse perché il suo ragazzo ai tempi del liceo…”

“KAREN!”

La ragazza con la bandana colorata le fece la pernacchia, dando un colpetto a Ginny con il gomito. Anche Ginny sorrise, notando il rossore sulle guance di Meg.

“E’ meglio che vada a vedere cosa combinano. Dobbiamo metterci al lavoro, se vogliamo imparare qualche incantesimo”

“Credo che oggi il tuo capo ti conceda un giorno di vacanza. Dopotutto è sabato…” le disse Karen, mentre stava per uscire.

“Draco? Un giorno di vacanza? Ma se è uscito dallo studio solo per andare in bagno da quando siamo arrivati!”

“beh ci siamo ricordate di una cosa” rispose Meg, posando il giornale “Ma ieri sera non ci sembrava il momento più adatto per parlarvene”. Ginny abbassò gli occhi imbarazzata, mettendosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. “c’è un posto appena fuori città, arroccato sulla collina, che dà sul lago…”

“Ma è dove…”

“Sì, secondo le vostre indicazioni, è dove si erge la vostra scuola nel vostro mondo. Ha proprietà magiche anche qui. Io e Karen siamo state iniziate lassù da nostra madre e là abbiamo praticato i nostri primi incantesimi. Potreste sempre provare…”

“Vado a dirlo a Draco e…”

“veramente lo sa già. E’ per questo che Steve gli sta insegnando a guidare una sua vecchia moto”. Ginny deglutì un paio di volte a vuoto prima di capire perfettamente quello che Karen le aveva appena detto.

“vuoi dire che intende andare là in moto?”

“il piano sembra questo” rispose la ragazza, mentre Ginny usciva come una furia dalla cucina. Prima si dichiarava contro qualsiasi diavoleria babbana e poi meditava di andarsi a uccidere con una di quelle…motociclette!

Si fermò davanti al garage, nel preciso momento in cui Draco smontava dalla moto. Incredibilmente aveva l’ombra di un sorriso sulla faccia!

“Impari in fretta ragazzo” si complimentò Steve, prendendo il casco che gli porgeva.

“Sono un Purosangue” ribatté Draco come se fosse la cosa più naturale del mondo. Steve rise di quella sua risata allegra e contagiosa.

“sei pronta Weasley?”

“Pronta per cosa?” esclamò Ginny sbarrando gli occhi, nel vedere che lui le stava allungando un casco.

“Non dobbiamo andare sul colle?”

“con … con quella?”

“sì, Weasley, con quella!” rispose Draco spazientito. “Non dirmi che hai paura?”

“IO? Paura? Ma come ti viene in mente?” ribatté Ginny spavaldamente, mentre pensava che avrebbe di gran lunga preferito avere una scopa su cui volare, piuttosto che quel mostro, come lo aveva definito Meg.

“vi ho preparato il pranzo e nella borsa vi ho messo anche dei testi che potrebbero esservi utili” disse Karen,mettendole una borsa azzurra a tracolla.

“ma, io veramente preferirei…” balbettò la ragazza dai capelli rossi, quando venne spinta a forza dalla strega sulla moto. Draco si allacciò il casco sotto il mento e fece partire il motore.

“divertitevi” li salutò Karen, stringendosi nello scialle.

“ma non troppo” aggiunse con una punta di malizia Meg, mentre Draco faceva scivolare lentamente sulla strada la moto.

“Sei sicuro di sapere guidare questo coso?” gemette Ginny, ancorandosi a lui per non cadere.

“Vuoi smetterla di preoccuparti , Weasley?”

“io non sto preoccupandoooo” gridò Ginny, quando lui partì inaspettatamente a tutta velocità. L’aria fresca le sferzava il viso e le scompigliava i capelli, mentre l’asfalto sfuggiva sotto le ruote, come un fiume nero. Aveva circondato la vita di Draco con le braccia, aggrappandosi a lui spasmodicamente. Le sembrava di venir sbalzata all’indietro da un secondo all’altro.

“Vuoi rilassarti? O devo pensare che ti piaccia starmi appiccicata?”

Ginny aprì gli occhi, sollevando di poco la testa. Non era poi così terribile andare su quella moto...non era per niente terribile, anzi era eccitante! Enormemente eccitante. Allentò un po’ la stretta intorno al torace del ragazzo e chiuse gli occhi, godendosi il vento e i raggi tiepidi del sole sulla pelle. L’aria era impregnata di un buon profumo e faceva incredibilmente caldo per essere la fine di settembre.

Dopo poco meno di un quarto d’ora, Draco parcheggiò la moto nel grande spiazzo sulla collina. Sotto di loro il lago si estendeva placido, costellato da alcune barche. Era tutto così diverso…vuoto. Quel posto non aveva nulla di quello che loro ricordavano. Il campo di Quiddicth, il parco, la Foresta Proibita, il castello, la casupola di Hagrid…non c’era niente lì che potesse richiamare alla memoria la loro Hogwarts. Nulla. Per loro quel luogo non significava nulla.

“io non sento niente” mormorò Ginny con voce affranta.

Draco le voltò le spalle, raggiungendo il limite del precipizio. Si sedette sull’erba umida e lasciò penzolare le gambe di sotto. Ginny lo imitò.

“Questa non è Hogwarts”confermò lui con voce neutra.

“Quindi è tutto inutile. Non torneremo mai indietro”

“Non ho detto questo”

“E allora…”

“ho detto solo che questa non è Hogwarts, come Hogsmeade non è Hogsmeade, come Diagon Alley non sarà Diagon Alley, ma possiamo tentare ugualmente. Dammi la mano”

Ginny obbedì mettendo la mano in quella di lui.

“ora chiudi gli occhi” mormorò Draco e la sua voce trasmetteva sicurezza, tranquillità. Era calda e vellutata. “Libera la mente da ogni pensiero. Ogni pensiero. Tutto viene portato via da una leggera brezza e la tua mente si svuota a poco a poco…”

Ginny chiuse gli occhi, cullata dalla voce di lui. Sentiva la consistenza della sua mano sotto la sua e la sua spalla che sfiorava la sua…

E poi la sua mente venne invasa dal freddo. Da un freddo pungente e malevolo. Tentò di stringere più forte la mano di Draco,ma non avvertì nessun contatto.

Si trovava in un grande giardino, ornato dalle piante più belle che avesse mai visto e da fiori di rara bellezza e grazia. Era il giardino di sua madre. Lo curava quasi ossessivamente, impedendogli di giocarci per non rovinare le aiuole. Aveva scorto qualcosa di circolare ai piedi di un albero e vi si era avvicinata con circospezione. Era un nido caduto da uno dei rami. Due uccellini ciechi e senza piume pigolavano debolmente al suo interno.

“Che cosa hai trovato, Draco?”
”Un nido, padre”

Lucius Malfoy l’aveva raggiunta, picchiettando sull’erba con il suo bastone dal pomello argentato.

“Che orribili esseri”

Anche lei li trovava orribili, ma capiva che avevano quell’aspetto perché erano piccoli, una volta cresciuti sarebbero stati delle bellissime civette. Ma suo padre aveva puntato la sua bacchetta contro di loro e li aveva uccisi. I loro corpicini erano diventati un’informe massa nerastra. Un conato di vomito le aveva ristretto la gola, ma si era impedita qualsiasi reazione. Era quello che ci si aspettava da lui.

“guarda Draco. Guarda che cosa si deve fare agli esseri inutili e disgustosi. E ora andiamo. È l’ora del tè”

E poi di nuovo lei in giardino, in piena notte. Indossava solo il pigiama e aveva freddo. E paura. Molta paura. Se l’avessero scoperta di fuori a quell’ora le avrebbero riservato un soggiorno particolare nelle stanza al terzo piano, quella che suo padre chiamava la “stanza della meditazione e del temperamento”. Aveva raccolto quello che restava del nido e degli uccellini e lo aveva seppellito sotto all’albero. Aveva pianto per loro.

E poi le ombre del giardino furono sostituite da una parete scura e umida. Faceva ancora più freddo e aveva paura. Molta paura.

“Spero che ti sia servita di lezione, piccolo insolente”

Lucius Malfoy, impeccabile nel suo completo elegante, era entrato nella stanza spoglia. La luce alle sue spalle gli faceva brillare i capelli chiari, mentre gli occhi scintillavano incastonati nel viso dai lineamenti duri, come se fossero scolpiti nella pietra.

“Chiedo perdono padre”

“t- tu chiedi…chiedi perdono? E solo perché tu lo chiedi io sarei obbligato a concedertelo?”

“no, padre”

“Esatto. Rimarrai qui fino a domani sera. Senza mangiare”

La porta veniva sbattuta e lei si ritrovava di nuovo nell’oscurità, subito sostituita dal verde del giardino.

“un altro nido, Draco?”

“Sì , padre”

“Che cosa si deve fare degli esseri inferiori, Draco?” aveva chiesto Lucius Malfoy e lei aveva puntato la bacchetta contro al nido e li aveva ammazzati.

“bene, molto bene, figliolo”

E poi di nuovo il giardino di notte. Un’altra buca sotto all’albero in cui seppellire quelle povere creaturine. E le sue lacrime. La fronte appoggiata al tronco dell’albero e le lacrime che le colavano sul viso…lei non voleva farlo, ma se non l’avesse fatto suo padre…

“Weasley, svegliati”

Ginny aprì gli occhi, offuscati dalle lacrime. In qualche modo era scivolata all’indietro e si era ritrovata tra le braccia di Draco. Tentò di rimettersi in piedi, ma una vertigine la fece vacillare. Il freddo…il buio…Lucius Malfoy.

“io…io…tuo padre…”

“Hai visto mio padre?”

Ginny annuì lentamente, facendo saettare gli occhi tutt’intorno, quasi avendo paura che Lucius comparisse all’improvviso di fianco a loro.

“Lui…lui… mi ha rinchiuso nella stanza al terzo piano…” balbetto, artigliando inconsciamente le braccia di Draco.

“Abbiamo lasciato le menti libere di vagare, rimanendo collegati l’uno all’altra per non…perderci. Ma la nostra vicinanza deve aver provocato una specie di corto circuito. Che cosa hai visto?” le chiese Draco con calma, circondandole le spalle con un braccio per sostenerla.

“Un giardino…i nidi con gli uccellini”

“già, mi ero quasi dimenticato di quel ricordo”

“ricordo?” mormorò Ginny, realizzando che Lucius non aveva chiuso lei nella stanza buia, ma suo figlio…Draco. Lei aveva visto tutto attraverso i suoi occhi. Aveva provato quello che aveva provato lui. aveva sentito la sua tristezza come se fosse la propria, la sua disperazione per un cammino che era stato già ben delineato da qualcun altro. qualcuno che gli aveva posto intorno alte mura per non lasciargli scampo.

“Ci siamo trasmessi alcuni ricordi” le spiegò, aiutandola a rimettersi seduta in posizione eretta.

“alcuni ricordi? Ma allora anche tu hai visto i miei…”

“Sì, qualcosa” confermò, prendendo la borsa ed estraendone una barretta di cioccolato.

“c-che cosa hai visto?”

“che Fred e George sono più imbecilli di quanto credessi… Lo Sputacchione Brevettato Weasley” sospirò Draco, staccando un quadratino di cioccolato e porgendolo alla ragazza.

Ginny sorrise masticando il dolce lentamente. Il cioccolato era il rimedio migliore contro…il freddo, come aveva insegnato loro il professor Lupin.

“mi ricordo quel pomeriggio. Avevo convinto Fred e George a insegnarmi a sputare come un vero Weasley, ma mamma ci sorprese e se la prese con loro…”

“Sì, ho visto anche questo, Weasley. e poi ho visto che rubavi le loro scope e imparavi a volare da sola.”

“Fred e George non volevano che io giocassi con loro. Dicevano che ero troppo delicata…che ero una femmina e quindi non sarei mai stata al loro livello! Secondo me avevano solo paura di fare brutta figura. Soltanto Bill volava con me, tenendomi stretta a lui…tutto all’insaputa di mamma, chiaramente. Ma poi Bill se n’è andato…e ho iniziato a volare da sola, ma non è bello come con Bill. Hai visto altro?”

“che i tuoi fratelli ti vogliono bene e che sono tutti iperprotettivi con te”

“Non sai quanto! Soprattutto Ron! A volte credo che lui mi consideri ancora una bambina! Abbiamo soltanto un anno di differenza, ma lui si riconosce perfettamente nel ruolo del fratello maggiore, pronto a salvare la timida sorellina in qualunque situazione. Per fortuna Ron è…come dire….troppo infantile per accorgersi di certe cose!” confermò Ginny, addentando un altro pezzo di cioccolato.

“Ti invidio , Weasley” mormorò Draco con un filo di voce, tornando a guardare il lago.

Prima di sapere che cosa stesse facendo, Ginny si era sporta verso di lui e lo aveva abbracciato. Sentiva il suo corpo rigido e i suoi muscoli tesi, ma non lo lasciò andare. appoggiò la fronte sulle sua spalla, accarezzandogli piano la nuca con una mano. Percepiva l’odore dei suoi capelli e la solidità del suo corpo tra le sue braccia.

“Che cosa stai facendo?”

“Ne avevo bisogno” mormorò Ginny scostandosi da lui per poterlo guardare negli occhi “e anche tu. E ora mangiamo qualcosa di più sostanzioso. Chissà che cosa ci ha messo Karen nella borsa” aggiunse cominciando a tirare fuori ogni tipo di piatto.

Pranzarono in silenzio, osservando la superficie del lago, limpida e luccicante sotto di loro.

“sarà meglio tornare. Credo che per oggi non riusciremo a fare altro. Io sono un po’ stanca…”

“Non credevo che fossi così deboluccia, Weasley”

“Perché vorresti dirmi che tu non sei stanco? Siamo stati in meditazione o comunque la chiami tu per quasi tre ore senza nemmeno rendercene conto. Credo di aver esaurito la mia concentrazione…”

“Sali” l’interruppe lui, mettendosi a cavalcioni della moto.

Ginny sbuffò, ma obbedì. Draco fece scendere la moto dalla piazzola e imboccò la strada asfaltata a velocità moderata.

“Hogsmeade è dall’altra parte” gridò Ginny per farsi sentire.

“lo so”

“e allora dove stai andando?” gli domandò , ma lui non rispose , aumentando la velocità. La strada costeggiava le sponde del lago, zigzagando tra le colline che lo circondavano. Ginny si strinse a lui, godendo del vento tra i capelli e della bellezza del paesaggio. Quella non era la Hogwarts che loro conoscevano, ma forse poteva essere la loro Hogwarts, un luogo non meno…magico della scuola di stregoneria. Una nuova Hogwarts di cui solo loro due avrebbero serbato il ricordo. Presto il sole cominciò a calare dietro all’orizzonte e le acque del lago assunsero i mille riflessi del tramonto. Draco fermò la moto sulla riva del lago e aiutò Ginny a scendere.

“metti questo” le disse, porgendole il suo giaccone di pelle.

“Ma tu avrai freddo…”

“Weasley, per una volta nella mia vita che voglio concederti una gentilezza non discutere”

Ginny arrossì, indossando la giacca. Aveva il suo profumo e il calore del suo corpo...

“un po’ grande” mormorò mentre sollevava lo sguardo accorgendosi che il viso di Draco era così vicino al suo…così inaspettatamente vicino…

E di nuovo sperò che accadesse, che lui la baciasse, lì sulle sponde del lago al tramonto…lui Draco Malfoy. Voleva essere baciata da lui. Voleva che lui l’abbracciasse come lei aveva fatto prima. Voleva sentire il suo corpo sul suo, il suo fiato sulla sua pelle e i suoi occhi invasi da quella luce calda…

Ma Draco si limitò a fissarla, finchè il suo sguardo non divenne troppo pesante e imbarazzante e la costrinse a una rapida ritirata. Ginny si voltò verso il lago, spicciando qualche commento sul fatto che non riuscissero a scorgere Hogsmeade da quel punto, per poi risalire sulla moto. Circondò la vita di Draco con le braccia e chiuse gli occhi, appoggiando la guancia sulla sua schiena. Come erano arrivati a quel punto? Come erano cadute le barriere tra di loro? Forzati dalle circostanze , avevano scoperto di poter non essere nemici , ma qualcosa di molto simile ad alleati. Non erano amici. Ginny non provava nulla di simile per nessuno dei suoi amici. Nemmeno per Harry. Con Draco tutto era così…confuso e friabile. Muri di silenzio tra di loro si ergevano e crollavano nel giro di pochi minuti…inaspettati, imprevedibili. Non sapeva che tipo di rapporto fosse il loro. Non era nemmeno sicura che Draco le piacesse come persona. Non aveva fatto nulla di particolarmente diverso, rispetto a quando erano a scuola. Draco non era perfetto. Draco era arrogante e presuntuoso, eppure lei non riusciva più a vederlo come prima…a pensare a lui come prima. Non era Malfoy. Era Draco! Ma per lui , lei rimaneva Weasley… e quel pensiero le chiuse lo stomaco in una morsa dolorosa, rendendola immensamente triste. Non si era mai curata di quale potesse essere la sua opinione su di lei, fino a quel momento. Che cosa era cambiato? Da dove provenivano quei sentimenti, ancora così difficili da decifrare? Perché la sua considerazione era diventata così importante?

Concentrata nei suoi pensieri non si accorse che erano ritornati a casa di Karen e Meg, finchè Draco non si liberò della sua stretta e non scese dalla moto.

“grazie per la giacca” gli disse, ma lui si rifugiò in casa , senza darle risposta.

 

 

 

Nota: grazie di nuovo a tutti coloro che hanno commentato la storia! Spero che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto!

Un bacione a tutti

Egle

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5 – OLTRE LE BARRIERE D

CAPITOLO 5 – OLTRE LE BARRIERE DEL TEMPO E DELLO SPAZIO

 

Posò il libro sul tavolo sfregandosi gli occhi con una mano. Cominciavano a dolergli per aver letto per troppo tempo alla fioca luce delle candele. Perso nei suoi studi , non si era neppure accorto che Ginny si fosse addormentata con le braccia incrociate sotto alla guancia e i lunghi capelli rossi che ricadevano sulle sue spalle e sul libro. Draco si alzò senza far rumore e si fermò davanti alla finestra. Era pericoloso…molto pericoloso, ma l’incantesimo che gli aveva insegnato suo padre era la loro ultima risorsa. Da quando erano precipitati in quel mondo aveva provato a mettersi in contatto con suo padre tre volte e in una di queste si era spinto troppo oltre. C’era mancato poco…veramente poco. L’abisso gli si era aperto davanti e il suo spirito era riuscito ad aggrapparsi alla terra per pura fortuna. Non poteva rischiare di nuovo, soprattutto perché era stato tutto inutile.

Doveva parlarne con Ginny. Forse unendo le forze potevano…

Si voltò verso la ragazza che continuava a dormire placidamente. La carnagione chiara e lattiginosa, le labbra umide e dischiuse…era così bella. Non di una bellezza appariscente come quella di Pansy. Non possedeva le sue … doti ammaliatrici, ma Ginny aveva una sensualità innata e aggraziata con quei suoi capelli rossi, gli occhi grandi ed espressivi e il corpo snello e per nulla infantile. Era più che convinto che non si rendesse nemmeno conto dell’effetto che poteva avere su un uomo…dell’effetto che aveva su di lui. La sua voce ora dolce e allegra, ora infuriata e tagliente, il suo mettersi continuamente una ciocca di capelli dietro all’orecchio, il suo corrugare le sopracciglia quando tentava di capire che cosa le stesse nascondendo, e il suo sorriso, quel sorriso così aperto e sincero…sapeva che quando lei gli sorrideva non lo faceva per secondi fini, non lo faceva per ipocrisia o per accaparrarsi le sue attenzioni… Ginny era genuina, innocente, così lontana dal mondo in cui era vissuto per tutta la vita. Aveva cercato di tenerla lontana da sé, di convincersi che lei era e rimaneva una semplice filo-babbana da disprezzare, una pezzente, ma lei si era insinuata in qualche modo dentro di lui, nei suoi pensieri, nei suoi sogni…in quei sogni così fragili ed effimeri che sarebbe bastato un soffio di vento per mandarli in frantumi. Aveva cercato di combattere il pensiero di lei, di scacciarla dalla sua mente, ma ogni qual volta gli sembrava di essere riuscito ad acquistare il pieno controllo sui suoi occhi, sul suo modo di vederla, lei faceva un minimo gesto che lo faceva impazzire. Un sorriso, una parola…l’addormentarsi con il capo abbandonato sulla scrivania e le dita ancora strette intorno alla matita…

“Weasley, svegliati. E’ ora di andare a letto” la chiamò, senza curarsi di non spaventarla. Doveva convincersi che lei non rappresentava nulla per lui. Doveva continuare a trattarla come quello che era in realtà: un essere inferiore.

Ginny sollevò la testa di scatto, guardandosi intorno smarrita.

“che ore sono?” bofonchiò, stropicciandosi gli occhi con una mano.

“Mezzanotte” rispose Draco, bevendo l’ultimo sorso di caffè ormai tiepido.

Ginny s’inumidì le labbra con la punta della lingua. “E’ ancora presto. Posso andare avanti ancora un po’”rispose, fissando la pagina del libro con aria assente.

“Vai a dormire. Puoi fare ben poco.”

“No, ce la faccio”

Draco imprecò mentalmente. Perché doveva essere così cocciuta? Se lui leggeva fino alle due di notte, lei faceva altrettanto. Se lui gettava tutti i libri per terra in un impeto di rabbia, lei li raccoglieva, dopo avergli urlato contro di tutto. Se lui la mandava al diavolo, lei gli rispondeva a tono. A volte la odiava. La odiava perché riusciva a tenergli testa e la odiava perché lo faceva sentire stupido e infantile, quando voleva avere sempre l’ultima parola in una discussione. Scostò la sua sedia dalla scrivania con la forza, sollevandola praticamente di peso, e richiuse pesantemente il libro, che stava leggendo.

“Ehi”

“Ho detto che hai bisogno di riposo”

“e io ho detto che ce la faccio benissimo! Stavo solo facendo riposare un po’ gli occhi!”

“E va bene!” ringhiò il ragazzo, afferrandola per la vita e caricandosela su una spalla. Ginny emise un gridolino spaventata, cominciando a scalciare.

“Draco! Mettimi giù!”

“Stai zitta, se non vuoi svegliare le tue amichette babbane” l’ammonì, trasportandola verso la sua camera.

“Ho detto che ce la faccio!”

“E io ho detto che devi dormire” ribatté lui, scaricandola sul letto senza tanti complimenti. Ginny rimbalzò sul materasso morbido, scoccandogli un’occhiataccia da vera Weasley.

“Non puoi dirmi cosa devo o non devo fare” sbottò rossa in viso per la rabbia.

“Io credo proprio di sì” rispose Draco, facendo per richiudere la porta alle sue spalle, ma lei lo bloccò con una mano.

“Ho detto che posso…”

“Non m’interessa che cosa puoi o non puoi fare. Quello che devi fare è dormire” ribatté lui, allontanandosi nel corridoio per ritornare nello studio, ma Ginny lo inseguì battagliera.

“Quello che devo fare è aiutarti a trovare un modo per tornare a Hogwarts”

“quello che devi fare è non seccarmi”

“Tu…sei così irritante!”

“ragazzi, che succede? Perché state gridando?” chiese Karen, sbucando dalla sua camera da letto in vestaglia, ma nessuno dei due la degnò di uno sguardo.

“E tu così patetica! Stai per caso cercando di far colpo su di me, Weasley?” ribatté lui, voltandosi verso di lei con un ghigno cattivo sulla faccia. Ginny divenne ancora più rossa, stringendo i pugni.

“E così io sarei patetica solo perché voglio tornare a casa? sai che ti dico, Malfoy?” ribatté lei indietreggiando di un passo “che almeno io ce l’ho una casa a cui tornare” esclamò, mentre retrocedeva ancora, non accorgendosi che dietro di lei si apriva la rampa di scale. Il suo tallone non trovò il solido sostegno del pavimento e Ginny scivolò all’indietro.

“Ginny” gridò Draco, protendendosi verso di lei per impedirle di cadere, ma erano troppo distanti…troppo distanti… ma invece che volare verso il basso, Ginny si ritrovò improvvisamente catapultata in avanti. Le braccia di Draco l’accolsero ed entrambi ruzzolarono a terra con un gemito.

Si guardarono negli occhi per una manciata di secondi increduli.

“S-stai bene?” le chiese il ragazzo. Le sue mani tremavano leggermente e il suo viso era pallido e coperto da una sottile pellicola di sudore.

“S-sì credo di sì” rispose Ginny, mentre Karen e Meg si inginocchiavano di fianco a loro. Entrambe sembravano sconvolte.

“Ginny, ti abbiamo vista cadere all’indietro. Credevamo…oh Signore!”

“Stai bene? Ti sei fatta male?”

“sto bene. Io…Draco mi ha salvata!”

Entrambe le streghe guardarono interrogativamente il ragazzo, ancora frastornato, ma dato che lui non rispondeva riportarono la loro attenzione su Ginny.

“Ho sentito che pronunciavi una parola…” cominciò la ragazza cautamente , senza scostarsi dal corpo del ragazzo, che continuava a tacere. “Accio” mormorò con un filo di voce.

“N-non è possibile”

“eppure io l’ho sentita. Sei riuscito a fare un incantesimo senza bacchetta. Forse … forse ci stiamo abituando a questo mondo a poco a poco e così anche i nostri poteri. E forse siamo in grado di utilizzarli in situazioni particolari come quando ti ho schiantato perché ero arrabbiata o… adesso…perché volevi salvarmi”.

Draco scosse la testa, come se fosse infastidito da una mosca.

“Draco, che cosa c’è?” gli chiese Ginny, ma lui continuava a tacere. “Draco” provò ancora, ma il ragazzo si alzò in piedi e si diresse nello studio, senza risponderle. Richiuse la porta e vi si appoggiò con la fronte. Lei stava…stava per…Dio avrebbe potuto farsi male, farsi davvero male e la colpa sarebbe stata sua, interamente sua. Non sapeva perché l’aveva volutamente provocata. Forse per punirla per l’effetto che il suo corpo, stretto al suo, aveva avuto su di lui, per l’effetto che la penombra e il soffice letto su cui l’aveva adagiata avevano avuto sul suo cervello, facendogli venire in mente ogni sorta di possibile tentativo di seduzione…

Si sedette alla scrivania e congiunse le mani davanti alla bocca, come se fosse assorto in una muta preghiera. Doveva impedirsi di pensare a lei. L’importante era che aveva maneggiato la magia. La parola accio si era formata nella sua testa involontariamente e aveva funzionato. Stese un braccio di fronte a sé con il palmo rivolto verso l’alto. La sua mano fremeva ancora leggermente. Poteva sempre tentare…poteva…

“Wingardium Leviosa” mormorò e la tazza di caffè ormai vuota si sollevò lentamente dal piano levigato del tavolo. La guardò fluttuare a mezz’aria per qualche istante prima di riabbassare la mano, facendola appoggiare nuovamente sulla scrivania.

“interessante” sussurrò. Voleva correre fuori, andare da Ginny e dirle che ce l’aveva fatta, che c’era magia anche in quel mondo, che era dentro di loro, che non serviva nessuna bacchetta , nessuna formula magica. La magia faceva parte di loro, come l’olfatto, l’udito…dovevano solo riabituare il loro corpo a maneggiarla. Ma non lo fece. Non andò da lei, che, stesa nel suo letto e perfettamente sveglia, cercava di capire la reazione di lui.

 

 

“ho preso tutto quello che mi hai chiesto” disse Karen , appoggiando una voluminosa borsa sul bancone della cucina. Draco continuò a controllare scrupolosamente le pentole sui fornelli, senza guardarla. Karen lanciò un’occhiata a Ginny, che si strinse nelle spalle. Neanche lei sapeva che cosa stesse facendo. Dopo quasi dieci minuti, durante i quali la cucina si era impregnata di un odore pungente  e nauseabondo, il ragazzo versò un liquido violetto in un bicchiere.

“Allora” cominciò , fissando Ginny negli occhi “questa è la nostra sola possibilità di metterci in contatto con qualcuno che possa aiutarci”. Karen, Meg e Ginny lo osservarono , ognuna con delle domande da porgli, ma Draco le prevenne continuando il discorso “La pozione deve raffreddarsi per quasi un’ora, quindi abbiamo tutto il tempo che ci serve per prepararci. Questo incantesimo era usato dai maghi nei tempi di guerra ed era una specie di S…ma, sì quella stupida sigla babbana…”

“S.O.S.” gli venne in soccorso Meg.

“sì, qualcosa del genere”

“Non è qualcosa del genere! È S.O.S. Save our Souls! E non è una sigla! È un acronimo!” ribadì la ragazza convinta. Karen e Ginny sbuffarono sonoramente. Quei due non perdevano proprio mai la voglia di punzecchiarsi a vicenda.

“Comunque” riprese Draco, ignorando la precisazione di Meg, “Dobbiamo lavorare insieme per spingerci oltre le barriere del tempo e dello spazio.

“Non siete ancora pratici della magia qui. Io e Meg potremmo…”

“potrei ricordarvi che i nostri poteri sono molto più forti dei vostri, ma mi limiterò a farvi presente che non conoscete nessuno nel nostro mondo, quindi il vostro intervento sarebbe inutile” ribatté Draco scocciato, riportando la sua attenzione su Ginny “Dovremo formare una specie di catena. Tu sarai il punto di contatto con questo mondo, mentre io lascerò staccare completamente la mente dal mio corpo. Dovrai...tenermi…non devi assolutamente perdere il contatto con me o non riuscirò a tornare indietro. Chiaro?”

“Ehm…non proprio. Che intendi dire con lo staccare la mente dal corpo? E come posso…tenerti

“Basta che una parte di noi sia sempre collegata” rispose lui sbrigativamente, voltandosi a controllare la pozione.

“E’ meglio che vada io. Tu sei molto più…saldo di me. Ho paura di non riuscire a stare tra le due dimensioni” disse Ginny alzandosi in piedi.

“non se ne parla” ribatté Draco, allarmato. La punta protettiva nella sua voce lo fece imbestialire con sé stesso. Perché voleva mettere in pericolo la sua vita piuttosto che quella di Ginny? Perché preferiva rischiare in prima persona? E perché questo gli accadeva solo con lei? Non avrebbe avuto il benché minimo problema a usare Pansy, o Tiger, ma Ginny no. Non voleva che lei si trovasse in quel buio spaventoso, disorientata…non voleva che lei fosse in pericolo punto e basta.

“E c’è un'altra questione” continuò Ginny “con chi tentiamo di metterci in contatto?” Draco la guardò negli occhi un momento prima che lei continuasse “Beh mi sembra chiaro che dobbiamo contattare Silente. Lui era presente quando siamo spariti e lui…beh è il più potente mago esistete…senza contare che non ci lascerebbe mai qui…”

“Va bene, Weasley, ho capito. Chiameremo il vecchio barbagianni”

“Mai parlare in questo modo di Albus Silente di fronte a me” borbottò Ginny, abbassando la voce, in una perfetta imitazione di quella di Hagrid, e impugnando una forchetta minacciosamente.

“Spiritoso, molto spiritoso, Weasley” sibilò Draco, prendendo la pozione e facendole cenno di precederlo nell’altra stanza.

“Possiamo almeno assistere?” chiese Meg, spazientita, mentre lei e Karen li seguivano in salotto.

“se non fate troppo chiasso”

Il sole stava tramontando e le ombre si allungavano nella camera.

Draco pose sul tappeto cinque candele colorate in modo diverso fino a formare un pentagramma, abbastanza grande da contenere entrambi.

“Credi di essere in grado di imparare questo a memoria in due minuti?” ringhiò , porgendo a Ginny un foglietto.

“Farò del mio meglio, sua altezza”

“Ti converrà fare molto di più del tuo meglio, Weasley” ribatté lui, non badando all’occhiataccia che lei gli rivolgeva. Ginny lesse un paio di volte la formula, finché non fu sicura di averla ben impressa nella mente.

“e ora?”

“Stenditi supina. La testa verso il nord”

“Qual è il nord?”

“Quello, Weasley!” rispose lui, contrariato più con sé stesso che con lei. Era nervoso. Molto nervoso. Silente era la loro sola speranza e non poteva di certo andare lui a cercarlo. Non aveva abbastanza…simpatia per il vecchio preside, per riuscire a entrare in contatto con la sua mente. Osservò Ginny che si era coricata sul tappeto. I lunghi capelli rossi erano sparpagliati intorno alla sua testa e le sue guance erano arrossate.

Draco tracciò segni particolari per chiudere il cerchio e fece scorrere lo sguardo tutt’intorno per capire se era tutto in ordine.

“Bene” mormorò tra sé e sé “Voi due” si rivolse verso Karen e Meg “niente colpi di testa. Qualsiasi cosa succeda non dovete per nessuna ragione – Nes-su-na – entrare nel cerchio. Sono stato chiaro?”

Entrambe annuirono silenziosamente.

“Ora. Bevi questo” continuò, passando la pozione viola a Ginny. La ragazza la bevve tutta d’un fiato, corrugando le sopracciglia e storcendo la bocca in una smorfia di disgusto.

“che schifo”

“Non perdere la concentrazione. Stenditi di nuovo” le ordinò lui, inginocchiandosi di fianco a lei e prendendole una mano. “questo sarà il nostro tramite. Non devi mai, mai lasciare la mia mano. Capito?”

“beh non sembra molto difficile”

“Questo non è un gioco, Virginia. Se non ti fidi di me o se ti dimentichi di essere legata a me potresti…perderti. Il tuo spirito continuerebbe a vagare all’infinito, senza poter ritrovare il tuo corpo. Sono stato abbastanza chiaro?”. Vide i suoi occhi adombrarsi della paura e la sua mano ghiacciarsi improvvisamente, ma Ginny annuì risoluta.

“Se…se senti che non ce la fai, torna indietro”

Ginny annuì nuovamente, chiudendo gli occhi.

“Libera la mente da ogni pensiero. Quando sei sicura di averlo fatto recita la formula e concentrati su Silente. Traccia i contorni del suo viso nella tua mente, ricorda il suono della sua voce, il suo profumo…ogni cosa che possa esserti utile per focalizzarti su di lui…e Weasley”

Ginny riaprì gli occhi, fissandolo intensamente.

“non ti lascerò”

“Mi fido di te” mormorò lei. Draco cercò tracce di paura nella sua voce e nella sua espressione, ma non ne trovò. La guardò chiudere gli occhi, rilassando a poco a poco il corpo. Le sue dita erano mollemente allacciate a quelle di lui, il suo respiro regolare e leggero. Sembrava che dormisse ,ma non era così. Dopo qualche minuto, Draco vide le sue labbra muoversi leggermente, mentre pronunciava la formula. Il ragazzo abbassò le palpebre e inspirò profondamente. Uno spazio nero si apriva di fronte ai suoi occhi…ma non erano veramente i suoi occhi. Erano quelli che alcuni chiamavano “gli occhi della mente”. Ginny era in piedi di fronte a lui con addosso la sua divisa scolastica.

“Perché sono vestita così?”

“E’ la tua proiezione astrale. Non mi sembra molto importante cosa indossi ,Weasley. Ora vai. Io sarò qui ad aspettarti. Tu…non dimenticarti di me, ok? Sei legata a me e a questo mondo, attraverso questo” disse sollevando un sottile filo dorato, che univa la sua mano alla schiena di lei “serve a non perdere la via del ritorno. Anche se ti viene la tentazione, non procedere troppo oltre o si spezzerà e allora…”

“va bene, va bene. Ho capito!” rispose lei, voltandogli le spalle e cominciando a camminare. Dopo qualche decina di passi si voltò indietro e lo scorse in piedi con le mani ficcate nelle tasche del mantello nero. Ginny si morsicò nervosamente il labbro inferiore e proseguì. Aveva paura. Non c’erano colori, suoni, direzioni…tutto era informe e confuso. Non c’era nessun punto di riferimento. Nulla a cui potesse aggrapparsi per capire da che parte dovesse andare.

Si ricordò che cosa le aveva raccomandato Draco e si concentrò sulla figura di Silente. Silente che augurava loro un buon ritorno a scuola, Silente che correva in loro soccorso, Silente al quartier generale dell’Ordine… E lentamente l’oscurità venne rimpiazzata da un pavimento di piastrelle, da pareti di pietra così familiari…e una luce tenue, come la luce di una candela in pieno giorno…Ginny seguì la luce finchè non si ritrovò nell’ufficio di Silente, ma non era esattamente nell’ufficio. Era come se lo stesse guardando dal davanzale esterno della finestra, solo che al posto del vetri c’era un velo grigio. Il preside era seduto alla sua scrivania e stava scrivendo. Funny , che era solo un timido pulcino, era appollaiata sul suo trespolo.

“Professor Silente” gridò Ginny, ma l’uomo continuò a scrivere sul rotolo di pergamena. “Professor Silente” urlò di nuovo, procedendo di un altro passo, quando si sentì strattonata all’indietro. “dannazione” sibilò stringendo i pugni. Silente era lì…lì, davanti a lei. Non poteva arrendersi proprio in quel momento. Avanzò di un altro passo, sollevando il velo con una mano e chiamando il preside a gran voce...e proprio quando i loro occhi s’incrociarono Ginny si sentì risucchiata verso il basso. Un dolore acuto la colpì nella testa, nello stomaco, in ogni singola cellula del suo corpo…o del suo corpo astrale, mentre un vortice scuro si apriva sotto ai suoi piedi. Il filo si era spezzato…Stava cominciando a scivolare verso il basso quando una mano si serrò intorno al suo polso e la trascinava indietro. Un urlo uscì dalle sue labbra contro la sua volontà, mentre apriva gli occhi e si ritrovava nel salotto di Karen e Meg. Le due streghe sconvolte erano in piedi al limite del cerchio magico. E a pochi centimetri dal suo viso quello di Draco. Stava ansimando.”ti avevo detto di non spingerti troppo oltre. Stavamo per rimanerci secchi tutti e due” ringhiò. I suoi occhi lampeggiavano, ma Ginny non sapeva se per rabbia o per qualcos’altro. Si accorse solo in quell’istante che le loro mani erano ancora unite e che lei stava tremando. Draco…come aveva potuto afferrarla? Lui doveva rimaner aggrappato al mondo di Karen e Meg...non poteva essere là…

“N-non hai lasciato la mia mano” mormorò mentre lacrime di sollievo le riempivano gli occhi. Si mise a sedere di scatto , circondando il collo del ragazzo con le braccia, mentre le lacrime cominciavano a scorrerle sulle guance. “Non hai lasciato la mia mano”

Percepì le braccia di Draco abbracciarla lentamente, quasi avendo paura di farle del male e il suo viso immergersi nei suoi capelli.

“Quando ho sentito il filo spezzarsi mi sono slanciato in avanti e ti presa per pura fortuna. Se ti fosse successo qualcosa…” mormorò così piano che Ginny faticò a sentirlo, benché fossero stretti l’uno all’altra. E il viso di Draco improvvisamente era così vicino al suo che poteva percepire il profumo del suo alito, il calore della sua pelle…e i suoi occhi fissi nei suoi così profondi e pieni di paura…paura per lei, paura di perderla. Ginny si sporse verso di lui impercettibilmente, quando il suono del campanello li fece trasalire, ricordando loro che erano presenti anche Karen e Meg.

“vado io” disse la sorella maggiore.

Ginny si passò i palmi delle mani sulle guance, rimettendosi in piedi aiutata da Draco.

“Come ti senti, cara?” le chiese Karen premurosa “Ti sei messa in contatto con qualcuno?”

“Io credo di sì”  bofonchiò Ginny, rigovernando il tremito del suo corpo, mentre la voce di Meg giungeva loro dall’ingresso.

“Può ripetermi il suo nome, per favore?” domandò la ragazza a qualcuno sulla soglia di casa.

“Albus Silente, preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” rispose una voce nota. Ginny e Draco si scambiarono un’occhiata incredula prima di precipitarsi nell’ingresso.

“Professor Silente?” gridò Ginny , guardando il vecchio preside in piedi davanti a loro. “E’ riuscito a trovarci!”

“sono contento di rivedervi, ragazzi”

“Non sa quanto lo siamo noi” rispose Ginny, scostandosi di lato per farlo entrare in casa.

 

 

 “Allora, come…” cominciò Ginny titubante, ma il mago la bloccò un cenno della mano, accarezzandosi piano la lunga barba bianca.

“ragazzi, dovete raccontarmi con esattezza che cosa è successo e soprattutto quando è successo”

“ma se è stato lei a spedirci qui” ringhiò Draco, incrociando le braccia sul petto.

“E’ stato nella notte di Halloween” rispose Ginny prontamente, ignorando il commento di Draco. “non se lo ricorda?” mormorò, avvertendo un’inquietudine serpeggiarle nello stomaco.

“Non posso ricordarmelo perché deve ancora accadere. Il tempo…è un animale strano e volubile. Quando ti ho scorta nel mio studio era il 14 ottobre, sicché…”

“Non sa che cosa è successo e perché ci ha spediti qui” concluse Draco. Il preside annuì lentamente. “Allora non ci resta che raccontare tutto dal principio. Avevo ricevuto il…” cominciò Draco, dopo un istante di silenzio. Gli occhi azzurri del mago attraverso gli occhiali a forma di mezzaluna erano fissi nei suoi, come se tentasse di leggergli dentro. Draco strinse i pugni, sostenendo il suo sguardo. Doveva raccontargli ogni cosa. La responsabilità dell’accaduto era sua. Non era più un bambino. Presto avrebbe compiuto diciassette anni, non poteva ancora scagliare incantesimi e poi nascondere la bacchetta! Era giunto il momento di…

“E’ colpa mia, Professor Silente” lo interruppe Ginny fermamente. Tutti gli occhi puntarono verso di lei. Draco aprì la bocca incredulo, osservando la ragazza mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore.

“Io e Draco dovevamo incontraci fuori dalla scuola, per…per…stare insieme senza che nessuno ci disturbasse” proseguì, diventando più sicura e più rossa in viso ad ogni parola che diceva. “Ma siamo stati attaccati da alcuni Mangiamorte che sono spuntati dalla Foresta Proibita. In quel momento siete arrivati lei e la professoressa McGranitt. Io ho urlato e lei ha tentato di salvarci, ma io e Draco siamo stati travolti dal suo incantesimo e da quello dei seguaci di Voi-sapete-chi…e ci siamo ritrovati in questa Hogsmeade”.

Ginny tacque abbassando lo sguardo imbarazzata. Draco non riusciva a non pensare che era impazzita. Mentire a Silente? E mentire per proteggere lui? Lui che aveva tentato di rapirla per conto di suo padre e dei suoi compagni…

“Beh se i Mangiamorte vi hanno scagliato addosso degli Schiantesimi…”

“Non erano Schiantesimi” mormorò il ragazzo, distogliendo lo sguardo di Ginny e fissando un punto indeterminato di fronte a lui “Erano Maledizioni senza Perdono”. Udì Ginny gemere spaventata di fianco a lui, mentre risollevava lo sguardo per guardare Silente negli occhi. Le labbra del vecchio mago si ridussero a una fessura sottile nel suo viso rugoso.

“Capisco” mormorò il preside alzandosi in piedi. Draco e Ginny lo imitarono.

“che giorno è oggi?” chiese Silente , voltandosi verso Meg e Karen.

“Il 4 ottobre”

Il mago annuì, rivolgendosi di nuovo verso i suoi due studenti. “Dovete pazientare un po’ , ragazzi. Penso di sapere come siete arrivati fin qui e…”

“Crede di poterci far tornare nel nostro mondo?”

“sì, ma non sarà facile. E soprattutto non sarà adesso”. Ginny e Draco trasalirono sgranando gli occhi. “La notte di Halloween è uno spazio temporale magico, dove vengono risvegliati grandi poteri. È per questo che l’incantesimo ha avuto effetto. Dobbiamo attendere che quelle forze magiche si risveglino di nuovo”

“Un altro Halloween” mormorò Ginny. Silente annuì.

Un mese?” sbottò Draco “siamo confinati qui per un mese?”

“ma lei come ha fatto ad arrivare fin qui?”

“Esattamente come avete fatto voi. Ho sfruttato la magia della notte di Halloween, anche se non sono completamente qui” rispose Silente, consultando un orologio da taschino. “Sono in ritardo! Devo andare”

“Andare? andare dove?”

“a mandare voi due in questo luogo”

“che diavolo sta farneticando?” sbraitò Draco, frapponendosi fra il preside e la porta di uscita.

“Sono riuscito a salvarvi solo perché siete stati voi due a dirmi come fare” spiegò pazientemente Silente. “come pensate che potessi sapere che due dei miei studenti si stavano incontrando nel cortile del castello, se non fossero stati i diretti interessati a dirmelo?Sarò anche nelle figurine delle Cioccorane, ma non sono onnisciente”

“Vuol dire che…”

“Voglio dire che quello che per voi è già accaduto per me deve ancora accadere e che accadrà solo perché voi avete permesso che accada”

“Tutto questo non ha senso, lo sa?” borbottò Draco, sempre più adombrato in viso.

“il tempo, come i sentimenti, è una cosa che sfugge al nostro controllo” rispose Silente pacato, scoccando un’occhiata penetrante a entrambi. Un imbarazzante silenzio cadde sulla cucina, prima che il preside battesse le mani.

“bene” disse “Ora devo andare”

“Ma perché? Perché non possiamo tornare con lei?” insistette Ginny, mentre seguivano il vecchio mago nell’altra stanza.

“Perché ci sarebbe un paradosso…noi siamo ancora nel tempo a cui sta per tornare”esclamò Draco.

“vedo che cominci a capire” rispose Silente, sorridendo “Non abbiate paura. Tornerò a prendervi fra un mese. Nel frattempo cercate di imparare quanto più potete dalle streghe di questo mondo. Vi tornerà utile anche nel nostro. Ho convinto un insegnante molto , molto speciale a darvi qualche lezione. E’ molto saggio, anche se ha un caratteraccio! Sono sicuro che vi piacerà” disse Silente entrando nel camino.

“ma che sta facendo?” mormorò Meg, corrugando le sopracciglia. Vedere un mago dalla tunica verde e dalla lunga barba bianca accucciarsi nel camino di casa era un’esperienza scioccante…

“Prendetevi cura dei miei ragazzi” disse il preside, guardando le due streghe.

“Lo faremo” rispose Karen ,mettendo una mano sulla spalla di Ginny.

Silente estrasse un po’ di polvere grigia da un sacchettino, la gettò a terra e gridò “Hogwarts”. Il suo corpo venne avvolto da fiamme verdi e scomparve con un pop. Tutti rimasero con gli occhi puntati sul caminetto in perfetto silenzio, finché non furono strappati dalle loro riflessioni dal suono del campanello.

“state aspettando qualcun altro?” chiese Meg, guardando Ginny e Draco che si strinsero nelle spalle. La ragazza dai capelli scuri aprì la porta d’ingresso e si ritrovò davanti un fattorino con uno scatolone tra le mani.

“Sì?”

“Un pacco per la signorina Virginia Weasley e il signor Draco Malfoy”

“siamo noi” disse il ragazzo

“se potete farmi una firmetta qui…” disse il corriere porgendogli un modulo.

“Chi è il mittente?”

“Albus…Albus Silente” rispose, controllando l’ordinazione e mettendo la scatola in mano a Draco. “Buona serata”

“Buona serata a lei” rispose Karen , chiudendo la porta, mentre Draco appoggiava lo scatolone sul tavolo della cucina.

“Beh apriamolo! Che stiamo aspettando?” esclamò Karen afferrando un coltello per tagliare lo scotch quando una voce baritonale li fece trasalire. Proveniva dal pacco!

“io conosco questa voce” ringhiò Draco , aprendo lo scatolone ed estraendone il Cappello Parlante.

“Alla buon ora , ragazzo! Stavo per soffocare! Per cosa mi avete preso? Per una teiera?”sbraitò il cappello, contorcendosi nella sua mano.

“Ah…ehm…è lei il nostro insegnante?” tentennò Ginny.

“Indovinato…capelli rossi e lentiggini…Weasley, vero?Casa di appartenenza Grifondoro. Quinto anno”

“Sì, esatto.”

“Un cappello! Silente dev’essere impazzito”

“espressione arrogante e capelli biondi…Malfoy, non c’è neppure bisogno di chiederlo. Serpeverde. Sesto anno”

“Puzza di stantio, stoffa consumata…uno straccio per la polvere? O il vestito smesso di qualche Elfo domestico?”

“Ehi ragazzo! Non ti permetto di…” ribatté il cappello saltellando sul tavolo, ma Draco uscì in cortile sbattendo la porta alle sue spalle. Ginny lo seguì dopo qualche secondo. Lo trovò seduto sui gradini del porticato, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia. La ragazza si strinse nel golfino leggero, rabbrividendo per l’aria fresca della sera. Si sedette di fianco a lui, tentando di capire che cose stesse pensando dall’espressione del suo viso.

“tutto ok?” gli chiese con un filo di voce.

“No, Weasley. Non è tutto ok! Dobbiamo trascorrere in questo dannato posto un altro dannato mese! Non è per niente ok!”

“se tu la smettessi di vedere questa situazione solo come una dannata situazione, forse potremmo anche…”

“imparare qualcosa dalle streghe di questo mondo? Certo! Come no! Hai visto i loro incantesimi! È roba da principianti!”

“E’ inutile che te la prenda con me!” sbottò Ginny, arrabbiata. Draco si voltò il capo verso di lei di pochi centimetri, fissandola intensamente e mozzandole in respiro in gola.

“lo so che non è colpa tua”

“A volte sembra che tu te lo dimentichi! Non sono il tuo parafulmini! Non puoi sfogarti su di me quando ti gira”

“ho detto che lo so!” ringhiò lui, fulminandola con lo sguardo, ma Ginny non si fece di certo intimorire.

“Bene. Allora non te lo dimenticare”

“bene”.

Rimasero in silenzio per qualche minuto osservando il giardino illuminato debolmente dai lampioni. Da qualche parte un cane stava abbaiando.

“Perché hai raccontato quella storia a Silente?”

“Quale storia?...ah…ehm…” borbottò Ginny, avvertendo le sue guance avvampare improvvisamente.

“era inverosimile” continuò il ragazzo con tono di voce neutro.

“Perché? Perché era inverosimile? Uno come te non potrebbe stare con una come me? Sono troppo inferiore?”

“Non l’ho detto io” mormorò Draco, facendola andare su tutte le furie.

“Volevo solo darti la possibilità di scegliere” rispose lei , scattando in piedi “Se avessi detto a Silente che cosa stavi combinando saresti stato processato come Mangiamorte, lo sai, sì? Continui a ripetere che non hai mai avuto la possibilità di scegliere. Ebbene io te l’ho data” concluse con voce strozzata. Per quanto facesse non era mai abbastanza per lui. Non si era neppure accorto di quanto le fosse costato mentire al preside. Ma perché si arrabbiava? Sapeva com’era fatto. Sapeva che razza di persona era, eppure si era illusa che forse nascondeva la parte migliore di sé sotto strati e strati di gelo e strafottenza. Ma si era sbagliata. Ginny Weasley non era brava a giudicare le persone. Non lo era stata con Tom Riddle e non lo era stata con Draco Malfoy. Si voltò per tornare in casa, quando lui le prese una mano, impedendole di muoversi.

“che cosa vuoi ora?” sibilò abbassando lo sguardo e incrociando gli occhi di lui con i propri. E mai, mai prima di allora le era sembrato così vulnerabile, così indifeso, così esposto al male, come nessuno che lei conoscesse vi si era mai trovato. Così in bilico tra luce e ombra, sempre alla ricerca della sua dimensione, di un luogo dove non fosse troppo sbagliato, dove non dovesse dimostrare niente a nessuno, dove poteva abbandonare il ruolo del discendente di una nobile casata di maghi ed essere un semplice ragazzo di sedici anni.

“Non potresti mai stare con uno come me, Weasley. Non sei tu a essere inferiore” sussurrò talmente piano, che lei pensò di aver solo immaginato di aver udito le sue parole. Ginny strinse la sua mano fra le proprie. Non riusciva a immaginare che la sua mano potesse far del male a qualcuno. Far del male a lei.

“se voi due piccioncini avete finito, vorrei spiegarvi il mio piano di studi” borbottò una voce. Il Cappello Parlante si sporse dal davanzale della finestra, storcendo la bocca in una smorfia.

“Ricordami di dargli fuoco” ringhiò Draco rimettendosi in piedi.

“lo farò” ridacchiò Ginny, precedendolo in casa.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6 – GRIFONDORO E SERPEV

Grazie a tutti coloro che hanno commentato la mia storia. Vorrei ringraziarvi uno per uno, ma ho davvero poco tempo, perciò vi lascio al nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Mi raccomando recensite! Un bacione

Egle

 

CAPITOLO 6 – GRIFONDORO E SERPEVERDE

 

“Wingardium Leviosa” esclamò,ma l’arancia rimase ferma al suo posto. S’inumidì le labbra con la punta della lingua e ritentò. Ancora niente.

“Wingardium Leviosa!” disse con poca convinzione, quasi pregando il frutto di muoversi.

Ginny si abbandonò sulla sedia sbuffando.

Era tutto inutile.

Il Cappello Parlante continuava a ripetere che la magia era dentro di lei, che c’era sempre stata, ma lei era quasi convinta che avesse traslocato senza informarla. Erano passati dieci giorni da quando avevano cominciato le lezioni con il nuovo insegnate , ma non aveva fatto progressi. Dopo la volta in cui aveva schiantato Draco per errore, non aveva fatto altri incantesimi, neppure i più semplici. Non che non ci provasse! Trascorreva gran parte della giornata ad esercitarsi con la bacchetta, senza bacchetta, con le mani, con i piedi, con il pensiero…ma più si sforzava più la magia le appariva lontana e irraggiungibile. D’altra parte si stava appassionando agli incantesimi di quel mondo, alle proprietà dei cristalli e delle erbe. Karen e Meg sapevano preparare molte pozioni ed erano più che felici di insegnarle anche a lei. Le loro lezioni non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quelle noiose e stressanti del professor Piton. Iniziava a pensare che la sua avversione verso il preparare pozioni dipendesse più dall’odiosità dall’insegnante che da una sua inettitudine personale.

“Ancora con quell’arancia?” chiese una voce.

Ginny sbuffò di nuovo, mentre Draco faceva fluttuare il frutto davanti ai suoi occhi.  No, lui non aveva i suoi stessi problemi. Lui riusciva a fare tutti gli incantesimi e, com’era prevedibile, non faceva che vantarsi e deriderla. Lui era un Purosangue – cos’era? Un cavallo?-

“se vuoi posso darti qualche ripetizione, ma dubito che tu sia in grado di poter raggiungere il mio livello” disse appoggiandosi al ripiano della cucina e incrociando le braccia sul petto.

“In vanità sicuramente” ribatté lei piccata. Per tutta risposta Draco prese a farle volteggiare intorno la testa tutte le arance contenute nel cesto, come le api di uno di quei giochi babbani da appendere sopra ai lettini dei bambini.

“Il Cappello Parlante dove si è cacciato? È da un po’ che non lo vedo”

“Oh beh. Ha trovato un nuovo passatempo”

“Draco, che cosa gli hai fatto?” gli chiese vagamente allarmata. Sapeva che il ragazzo non nutriva un amore viscerale per il loro nuovo insegnante e non perdeva occasione per prendersi piccole rivincite sulle sue continue ramanzine.

“Perché pensi che io debba avergli fatto qualcosa?”

“Perché conosco quello sguardo! Dov’è?”

“In un luogo sicuro”

“Sicuro per chi? Per lui o per te che te lo sei tolto dai piedi?”

“Ehi, Weasley, non crederai davvero che possa fare del male al nostro caro professore?”.

Lei inclinò il capo da un lato , buttando il labbro inferiore all’infuori. Draco finse di scandalizzarsi, atteggiando le labbra in un sorriso cattivo e vagamente divertito.

“Ferisci i miei sentimenti se pensi che io c’entri qualcosa col fatto che si sia casualmente chiuso fuori dalla finestra del bagno”

“Tu- tu…vado a prenderlo!”

“Oh , andiamo Weasley! sta bene dove sta” rispose lui, stendendo un braccio per impedirle di uscire dalla stanza.

“potresti almeno smetterla? Mi stai facendo venire il mal di mare!”sbottò lei, lanciando un’occhiataccia alle arance che volteggiavano ancora intorno alla sua testa.

“no, l’espressione della tua faccia è troppo divertente”

“immagino” sibilò Ginny acchiappando due arance per riporle nel cestino, ma lui gliele strappò di mano facendo un lieve gesto con due dita. “puoi.smetterla?” scandì lei lentamente riprendendole , ma lui gliele sottrasse nuovamente nello stesso modo.

“Ti stai comportando come un bambino, te ne rendi conto?”

“perché non mi fermi?O forse non ne sei capace”

“Perché non vai al diavolo?”

Draco si mosse così velocemente che lei non ebbe il tempo di reagire. Si posizionò alle sue spalle e la fece voltare verso il tavolo.

“Draco, che stai…”

“Sh. Non parlare” mormorò lui, appoggiando la guancia su quella di lei. Fece scivolare le mani lungo le sue braccia fino a coprire il dorso delle sue mani con il palmo delle sue. Ginny avvertiva il suo respiro sulla sua pelle, il suo corpo stretto al suo…

“Draco”

“Chiudi gli occhi”le disse lui e la sua voce era così calda, così rassicurante…

Ginny abbassò le palpebre sospirando. Il suo cuore sembrava volerle balzare fuori dal petto da un momento all’altro. Non aveva mai provato una tale scarica di…sensualità. Il corpo del ragazzo così vicino al suo. Il tocco leggero delle sue mani sulla sua pelle, le sue labbra che sfioravano la sua guancia e la sua voce, la sua voce priva di qualsiasi traccia di arroganza…

“La senti? Senti la magia…” disse lui, portandole una mano sul ventre, appena sotto lo sterno.

“I-Io”

“Non pensare a me” borbottò lui, aumentando leggermente la pressione della mano sul suo torace e strappandole un gemito. “Concentrati sulla magia. È qui…da qualche parte dentro di te…è come un fiume di calore ed energia. E’ qui dentro. Cercala , Ginny. La magia è dentro di te. La magia fa parte di te.”

“La magia…”

“Dillo, Ginny”

“Wingardium Leviosa” mormorò , continuando a tenere gli occhi chiusi. E all’improvviso avvertì qualcosa risvegliarsi dentro di lei, come una capacità, una forza a lungo sopita, come un un’emozione già provata , ma riscoperta più grande, avvolgente di prima. “Wingardium Leviosa” ripeté con più enfasi, mentre lui le faceva alzare un braccio con un movimento fluido ed elegante.

“Credici, Ginny. La magia è dentro di te. Dillo ancora”

“Wingardium Leviosa” pronunciò e quelle parole non erano mai state tanto dense di significato. Non una stupida formula da ripetere meccanicamente.

Il silenzio si protrasse per alcuni istanti, intervallato solo dai loro respiri.

“Ora apri gli occhi” sussurrò lui.

Ginny guardò il frutto sollevato di una decina di centimetri dal ripiano di legno davanti a lei.

“ce l’ho fatta” mormorò con un filo di voce, quasi non credendo ai propri occhi. “Ce l’ho fatta!” gridò girandosi verso il ragazzo sorridendo. Ma il viso di lui era di nuovo troppo vicino al suo…le sue braccia ancora avvolte attorno al suo corpo e i suoi occhi magnetici puntati nei suoi.

“ce l’hai fatta, Weasley” bisbigliò, scostandole una ciocca di capelli dal viso e sfiorandole la guancia con la punta delle dita. E Ginny desiderò ancora una volta che accadesse, che lui la baciasse. Non aveva mai baciato Michael. Non aveva mai baciato nessuno,anche se molte volte aveva fantasticato su come sarebbe stato baciare Harry. Ma mai prima di allora aveva sentito un’attrazione così forte verso un ragazzo. Era una specie di alchimia quella si creava tra loro quando erano troppo vicini. Un’alchimia fatta di sguardi e di lunghi silenzi. Un’alchimia fatta di sensazioni sottopelle, indecifrabili e imprevedibili…Ginny si sollevò sulle punte dei piedi…

Voleva essere baciata da lui…

Le sue braccia serpeggiarono intorno al suo collo…

Voleva essere baciata da lui…

E le sue labbra cercarono il contatto con quelle di lui. Timide, inesperte, guidate dall’istinto e da quello che il suo cuore le suggeriva.

Voleva essere baciata da lui…

Avvertì le labbra di Draco muoversi sotto le sue. Avevano il sapore dell’inverno, del vento, dell’acqua fresca, ma non erano fredde e insensibili. Qualsiasi sensazione aveva abbandonato la sua mente per concentrasi esclusivamente sul contatto delle labbra di lui sulle sue, delle sue mani sulla sua vita, del sapore della sua pelle e della consistenza delle sue spalle sotto i suoi palmi. Ginny si scostò da lui lentamente, dimentica perfino di respirare. Gli occhi di Draco erano offuscati dal piacere e dal desiderio e le pupille scure invadevano quasi completamente le iridi grigie.

“Devo cominciare a darti ripetizioni più spesso ,se questo è il ringraziamento, Weasley” disse lui con un sorriso cattivo.

Ginny indietreggiò di qualche passo, coprendosi la bocca con una mano. Aveva baciato Malfoy… ed era stato semplicemente meraviglioso. Il suo primo bacio dato a una persona che non significava nulla per lei. Che non avrebbe dovuto significare nulla di più di un insetto repellente.

Draco la guardò correre fuori dalla stanza, senza spiccicare una sola parola. Si appoggiò al tavolo e chiuse gli occhi. Sentiva un dolore dentro, come un senso di disagio. Gli sembrava di averle strappato qualcosa…la sua innocenza, di averla insudiciata con le sue labbra. Non aveva mai sperimentato nulla del genere. Non era come con Pansy. Con lei era tutto travolgente, bruciante, non si curava di quello che potesse provare, nemmeno quando le slacciava la camicetta e la convinceva ad “approfondire il loro rapporto”. Con Pansy era solo attrazione fisica. Era un adolescente con gli ormoni in subbuglio e ogni essere umano femminile almeno presentabile bastava a fargli venire in mente strane idee, ma non Ginny. Non voleva semplicemente sbatterla su un letto e strapparle tutti i vestiti. Con Ginny era diverso. Era tutto così nuovo, così intenso. Con Ginny era tutto così…delicato. Come accarezzare una statua di cristallo, liscia, levigata, ma fragile immensamente fragile. E lui non voleva farle del male. Non voleva usarla. Non voleva ferire i suoi sentimenti. Non voleva solo giocare un po’ con lei. Picchiò un pugno sul tavolo imprecando a mezza voce. Che diavolo gli stava accadendo?  Era colpa di quel dannato posto. Di quell’aria impregnata di babbanità. Chiuse gli occhi, respirando a fondo, cercando di scacciare il tepore del corpo di lei sotto le sue mani, il sapore fresco e dolce delle sue labbra, il suo profumo di buono. Pansy aveva un profumo intenso, una bellezza provocante con curve generose, labbra piene e occhi maliziosi. Ginny invece aveva i colori dell’autunno. Il calore dell’ultima giornata di sole prima dell’inverno, il rosso intenso delle foglie degli alberi, il bianco del biancospino, l’evanescenza della prima nebbiolina illuminata dalla luce dell’alba… Draco scosse la testa infastidito. Doveva smetterla. Doveva smetterla di pensarla. Di desiderarla.

“E’ ora di cominciare la nostra lezione”

Draco sollevò lo sguardo di pochi centimetri per vedere il Cappello Parlante che saltellava verso di lui. In quel mondo, come se non bastasse la sua fastidiosa presenza, aveva pure la facoltà di muoversi di volontà propria, anche se lentamente e con molta fatica.

“oggi vacanza” rispose, uscendo dalla stanza a grandi passi.

Salì di corsa le scale e si fermò davanti alla camera di Ginny. Stava per entrare quando lei comparve all’inizio del corridoio. Le sue guance si colorarono di un ricco e profondo color rosso.

“Spero che tu non fraintenda quello che è successo poco fa in cucina” le disse in tono duro.

“ehm”

“Solo perché ti ho permesso di baciarmi non significa che io provi qualcosa per te o che tu possa andare in giro a vantarti di essere diventata la mia ragazza”.

Vide gli occhi di Ginny sgranarsi e le sue orecchie andare a fuoco, ma non distolse lo sguardo.

“Solo perché ti ho baciato non significa che io provi qualcosa per te. Riguardo al vantarsi di essere la ragazza di uno come te…beh puoi star certo di non correre questo rischio” rispose lei senza scomporsi troppo. Lo superò senza dargli tempo di rispondere ed entrò nella sua stanza, richiudendo la porta alle sue spalle. Vi si appoggiò contro, sospirando piano. Che cosa si era aspettata da lui? non sapeva nemmeno lei che cosa provasse veramente per quella sottospecie di idiota platinato…forse la sua indole romantica l’aveva spinta a vedere cose inesistenti, a illudersi che lui avesse provato le stesse intense emozioni che il bacio, che si erano scambiati, aveva suscitato in lei… 

Dall’altra parte della porta Draco pensava di sé esattamente quello che pensava lei: era un idiota.

 

*******

Ginny stava asciugando meticolosamente una tazza con gli occhi puntati fuori dalla finestra. Negli ultimi due giorni lei e Draco si erano evitati il più possibile, limitandosi a lanciarsi occhiatine fugaci. Odiava quella situazione, quella muta tensione tra loro.

“levati dai piedi” ringhiò il ragazzo entrando in cucina e Ginny sobbalzò, facendo cadere la tazza, che si frantumò sul pavimento.

“Stai attenta a non tagliarti” le disse Karen.

“Sei sicura di star bene? Sei sempre distratta…” puntualizzò Meg, abbassando il giornale.

“Sì, sto bene. Lascia. Faccio io. Reparo”rispose Ginny, riaggiustando la tazza con un gesto della mano.

“Beh di certo sei migliorata molto” si complimentò Karen, riponendo scopa e paletta. Ginny le rivolse un timido sorriso, mentre Draco si sedeva al tavolo, versandosi del tè, e il telefono cominciò a squillare. Meg si alzò per rispondere.

“Pronto? ... Che cosa è successo?...sì, va bene. Va bene. Allontanati da lì. Veniamo subito”

“C’è qualche problema?” chiese Karen non appena la sorella maggiore riagganciò.

“Era Melissa. Il poltergeist della casa che ha appena ereditato è tornato. E sembra arrabbiato” disse sbrigativamente la ragazza, correndo su dalle scale. Karen cominciò a disporre barattoli di spezie sul bancone della cucina,mentre la sorella tornava carica di libri.

“Avete bisogno di una mano?” si offrì Ginny.

“No, tesoro”

“Che forma ha?”.

Tutte le ragazze guardarono Draco, di solito non interessato a quello che stavano facendo.

“N-non l’ha detto. Non riesce a vederlo. Nemmeno noi l’abbiamo mai visto. Sentiamo solo una presenza. Scritte sui muri che sembrano fatte con sangue. Vetri in frantumi. Credevamo di averlo scacciato e invece…”

“Come potete essere sicure che si tratti di un fantasma se non riuscite neanche a vederlo?”

“Senti, bello…”

“Senti, bella…”

“non abbiamo tempo per litigare” tagliò corto Karen, frapponendosi fra Draco e Meg. “E poi penso che ai ragazzi faccia bene confrontarsi con i pericoli del nostro mondo. Potremmo farli venire con noi” aggiunse la strega.

“D’accordo. Ma loro aspettano fuori dalla casa. Non voglio che si facciano male”

“te lo puoi scordare” ringhiò Draco, con aria di sfida.

“Decideremo quando saremo arrivati sul posto” propose Karen, facendo segno a entrambi di uscire.

Draco e Ginny si sedettero sul sedile posteriore con il Cappello Parlante, mentre Meg si posizionò alla guida. Il tragitto, immerso nel più totale silenzio, fu breve. La berlina di Meg si arrestò davanti al portone di una grande casa, ingrigita dal tempo. Il tetto spiovente era orfano di molte tegole , volate chissà dove, e tutto aveva un aspetto desolato e decadente. Draco pensò che assomigliasse molto alla casa della servitù nel suo castello. Quando scese dalla macchina una leggera brezza gli scompigliò i corti capelli biondi. Il ragazzo chiuse gli occhi per concentrasi meglio. C’era odore di…vecchio, di rabbia, di odio. Ombre si muovevano , prendevano forma, strisciavano tutt’intorno a quel posto. Era davvero un poltergeist, uno di quelli che il suo libro di testo classificava come : fantasmi morti di morte violenta. Sono caratterizzati da rancore e odio verso qualsiasi tipo di essere vivente. Diventano più forti con il passare del tempo. Altamente pericolosi.

“lo sentite?” chiese, risollevando le palpebre.

“Cosa?” gli rispose Meg, mentre Ginny e Karen scuotevano la testa. Draco imprecò a mezza voce.

“Allora mi sembra chiaro che non vi rendete conto di cosa si tratti. Rimanete fuori mentre io e lo straccio per la polvere diamo un’occhiata” disse, prendendo con malagrazia il Cappello Parlante dalle mani di Ginny e salendo i primi gradini, che conducevano al portone d’accesso. Lì l’odore era più forte. Il freddo più intenso. Sembrava quasi il freddo dei Dissennatori, ma era più incorporeo, non riusciva a penetrare sotto la pelle, nella testa.

“Non ti faremo di certo entrare da solo! Sei minorenne e sotto la nostra responsabilità oltre che inesperto” ribattè Meg.

Draco voltò il capo di pochi centimetri, guardandole da sopra la spalla.

“Entrate pure…” rispose, compiendo anche gli ultimi due gradini ed entrando “se ci riuscite” concluse , richiudendo il portone alle sue spalle. Ginny corse su dalle scale, sbattendo i pugni contro il legno pitturato di verde. Era bloccato.

“ci ha chiuso fuori…Draco! Aprici!” gridò , ma dall’interno non giunse nessuna voce. Ginny si avvicinò alla finestra e sbirciò dentro. Il ragazzo era perfettamente immobile al centro della stanza. I pugni abbandonati lungo i fianchi. Gli occhi serrati. Il Cappello Parlante era appoggiato su un tavolino lì vicino. Ginny picchiò sul vetro con la mano, ma Draco non le rispose. Un vaso impolverato scattò all’improvviso da un punto della stanza che non riusciva a scorgere, ma il ragazzo lo fece esplodere con un incantesimo.

“Draco” gridò, mentre all’interno della casa si scatenava l’inferno. Ginny raggiunse la porta d’ingresso, serrando forte le mascelle. Quello stupido idiota si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che ammettere che aveva bisogno di aiuto. Perché faceva così? Perché non voleva che loro intervenissero? Ma se sperava che lei stesse a guardare mentre affrontava chissà cosa si sbagliava di grosso!

“Cosa vuoi fare?” le chiese Meg, ma lei non le diede nemmeno risposta. Si posizionò davanti alla porta urlando “reductor”. Le ante di legno esplosero con un fragore.

“Che forza!” esclamò Karen, seguendo Ginny all’interno della casa.

Draco era piegato su un ginocchio con un rivolo di sangue che gli colava dalla tempia fino allo zigomo. Stava disintegrando con lo stesso incantesimo, che Ginny aveva usato per abbattere la porta, un quadro.

“Uscite di qui” gridò.

“scordatelo” ribattè Ginny raggiungendolo velocemente e aiutandolo a rimettersi in piedi.

“Attenta” esclamò , abbassandole la testa di scatto per evitare che venisse colpita da un altro soprammobile. “maledetto bastardo” ringhiò, seguendo con lo sguardo qualcosa che si muoveva per la stanza.

“Puoi vederlo?” chiese la ragazza.

“e’ naturale che io possa vederlo”.

“Vedere cosa?” urlò Karen, mentre lei e Meg si riparavano dietro al divano per evitare un orologio a cucù.

 “Perché diavolo non siete rimaste fuori come vi avevo detto?” imprecò Draco, lanciando dei cristalli, che aveva in tasca, verso le due streghe e facendoli posizionare fino a formare un pentagramma. Una barriera energetica di un pallido color verde si creò intorno alle due ragazze proteggendole dagli attacchi del poltergeist.

“Ora che cosa facciamo?” chiese Ginny, coprendosi la testa con entrambe le braccia.

“Tu esci di qui me la cavo da solo” ribattè il ragazzo, polverizzando l’ennesimo mobile che cercava di colpirlo.

“Ti ho detto che io non me ne vado” disse per tutta risposta Ginny “Reductor

Scudo”esclamò Draco, sollevando una protezione “Non ho bisogno del tuo aiuto!”

“Attenti” gridò Meg, accorgendosi che una sedia volava verso di loro. Ginny si gettò su Draco, facendo ruzzolare entrambi a terra. La sedia la colpì a una spalla , strappandole un lamento di dolore e annebbiandole la vista.

“Rimani al riparo. Mi sei solo d’intralcio” sibilò lui, rimettendosi in piedi e ricominciando a scagliare incantesimi.

Forse Draco aveva ragione. Forse lei gli era solo d’impiccio, ma voleva aiutarlo. Voleva rimanere accanto a lui…E poi anche lei era una studentessa di Hogwarts e una Grifondoro! Non si sarebbe tirata indietro, sebbene non fosse in grado di vedere il suo nemico, sebbene non avesse neppure la bacchetta magica e fosse ancora impacciata nel maneggiare la magia in quel mondo. Si rimise in piedi stringendo i pugni.

Io sono una Grifondoro e i Grifondoro sono coraggiosi!

E mentre quel pensiero si formava nella sua mente, Ginny si accorse che qualcosa luccicava sotto al Cappello Parlante. Aveva già visto quella cosa…l’aveva vista quattro anni prima nella Camera dei Segreti, quando Harry l’aveva usata per sconfiggere il Basilisco. Ma perché era lì? Perché…

“solo un vero Grifondoro può estrarre la spada dal Capello” disse la voce di Silente, come un’eco lontana che stesse parlando proprio nella sua testa.

Ginny attraversò il salone in quattro falcate e impugnò la spada di Godric Gryfondor. La lama scintillò nella stanza polverosa, come se si fosse impossessata di tutta la luce presente. E Ginny avvertì una scossa di energia attraversarla dal palmo fino alla punta dei piedi. La sentiva dentro di sé, nel suo sangue, nella sua carne.

Un urlo che nulla aveva di umano si propagò nel salone, mentre gli attacchi , che fino ad allora erano rivolti a Draco, si concentrarono interamente su di lei.

“Alle tue spalle” urlò il ragazzo. Ginny ruotò su sé stessa, reggendo la spada davanti a sé. I suoi occhi non le erano di nessuno aiuto. Doveva fidarsi del ragazzo. Afferrò più saldamente l’elsa e rimase immobile. Un altro grido agghiacciante…e poi una corrente d’aria fredda improvvisa. La spada vibrò violentemente nella sua mano, ma Ginny non la fece cadere. E alla fine il silenzio.

“se n’è andato?” mormorò Ginny, facendo saettare lo sguardo tutt’intorno.

“se n’è andato” confermò Draco, raggiungendola barcollando.

“Sono molto orgoglioso di voi, ragazzi” esclamò il Cappello Parlante, saltellando verso di loro “Solo un vero Grifondoro può estrarre e maneggiare la spada di Godric Gyfondor” disse, guardando Ginny “E solo un vero Serpeverde può vedere un ectoplasma di quel genere”

“Che intende dire?” chiese Karen, ignara di cosa volesse significare essere un Grifondoro o un Serpeverde.

“I Grifondoro sono noti per il loro coraggio e per la loro forza d’animo. Ginny, pur sapendo di non essere abbastanza brava per poter fronteggiare un nemico di tale portata non si è data per vinta e la spada è venuta in suo soccorso. Mentre i Serpeverde…” . Il Cappello s’interruppe per fissare Draco negli occhi. “Nemmeno un vero Grifondoro avrebbe potuto tener testa a un ectoplasma tanto forte da solo. E questo perché non è nella sua natura. Soltanto un Serpeverde può … capire, può percepire il male. Salazar Serpeverde sosteneva che bisogna studiare i propri nemici. Soltanto in questo modo si può trovare il modo per sconfiggerli. Studiare e capire il nemico significa vincerlo. Godric spesso è stato troppo…categorico. I Serpeverde sono sempre in bilico tra bene e male, per questo possono comprendere entrambi. Solo un Serpeverde sarebbe stato in grado di vedere il fantasma e solo un Grifondoro sarebbe stato in grado di annientarlo. Ma nessuno dei due avrebbe vinto senza la presenza dell’altro”

“quindi…”

“quindi un Serpeverde non è necessariamente cattivo. O necessariamente buono. Bene e male spesso si confondono, si amalgamano. La linea di confine non è netta e i Serpeverde…”

“Sono su questa linea”

“Esatto. Sta a loro decidere da che parte volgere lo sguardo”
”Un'altra scelta” mormorò Draco, abbassando il capo.

“noi vi aspettiamo fuori” disse Karen, spingendo la sorella a forza verso la macchina. Aveva intuito che in quel momento il delicato equilibrio del futuro dei due ragazzi era stato scosso. Bastava osservare l’espressione di Draco. Volubile, disperato, stanco…e quella di Ginny: impotente, triste, preoccupata…

“Non tutte le scelte devono essere prese ora…” sussurrò Ginny, voltandosi verso di lui e incatenando il suo sguardo con il proprio.

“Rimandare non significa cancellare il problema”

“lo so. Rimandare significa strappare tempo all’inevitabile”

“Non è necessariamente un male…strappare un po’ di tempo all’inevitabile” mormorò il ragazzo sfiorando una mano di Ginny con la propria.

“No, non è un male…”

 

che ne pensate di questo capitolo? spero che vi sia piaciuto! Fatemi sapere!

un bacione

Egle

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7 – RITORNO A HOGWARTS

CAPITOLO 7 – RITORNO A HOGWARTS

 

I giorni dopo gli avvenimenti della casa infestata dal poltergeist erano trascorsi velocemente tra le lezioni del Cappello Parlante- lui e Draco avevano raggiunto una specie di tregua, sopportando l’uno la presenza dell’altro, cosicché Ginny non era costretta a calarsi continuamente nel ruolo di paciere – e quelle di Karen e Meg. Fra le tre ragazze si era instaurato un forte legame e a mano a mano che la data della partenza si avvicinava, Ginny si faceva più malinconica e preoccupata. Spesso sgusciava fuori di casa e si sedeva sotto al porticato, a guardare la pioggia cadere silenziosamente.

Hogwarts le mancava. I suoi fratelli ed Hermione…la sua famiglia…sapeva che dovevano tornare indietro, ma anche Karen e Meg le sarebbero mancate. Le sarebbero mancate enormemente. Non aveva mai avuto sorelle maggiori, non aveva mai potuto godere dell’affetto e del consiglio di due ragazze più grandi che la capivano e che non si limitavano a dirle quello che non doveva fare o quello che era meglio per lei, come facevano Ron, i gemelli e Percy.

E Draco? le chiese una vocina nella sua testa. Ginny appoggiò il mento sulle ginocchia sospirando. Draco era un enigma. Non lo capiva. Non capiva il suo comportamento. Non capiva il suo mondo, quel mondo così lontano da quello caldo e pieno di affetto che era il suo. Continuavano a punzecchiarsi, a litigare, a studiare e a fare incantesimi insieme, ma erano le parole non pronunciate a pesare tra di loro come un blocco di marmo. I silenzi, le occhiate, i tentativi di non trovarsi mai troppo vicini, per rinnegare quell’inspiegabile attrazione che provavano l’uno per l’altro…Non sapeva perché si comportassero così. Non era nel loro…stile. Un Weasley non seppellisce i problemi. Un Weasley li affronta, sbagliando probabilmente, ma non si rinchiude in un silenzio innaturale. Ma Ginny sapeva che non era sempre vero. Se aveva ereditato il temperamento battagliero che accomunava tutti i suoi fratelli, aveva anche sviluppato un lato della personalità che non era presente in nessun altro membro della sua famiglia. L’esperienza di Tom Riddle l’aveva segnata più di quanto non avesse mai dato a vedere. Con Tom era stata sincera, si era confidata con lui e si era fidata di lui ciecamente, ma lui l’aveva tradita. L’aveva usata per arrivare a Harry. Ed è stato allora che aveva cominciato a non lasciar mai trapelare i suoi veri sentimenti. Era convinta che se avesse messo un muro tra sé e la gente, non sarebbe stata ferita di nuovo. Non era un’ipocrita. Semplicemente voleva difendersi. Potevano dire di lei quello che volevano. Non le importava dato che nessuno conosceva la vera lei. Per questo…per questo le aveva fatto così male il fatto che Ron avesse dubitato di lei anche solo per un istante. Come poteva aver creduto che fosse andata a letto con Michael?

Ginny nascose il viso tra le mani , respirando a fondo. Avrebbe dovuto affrontare di nuovo tutto quello. Lì, a casa di Karen e Meg aveva potuto abbassare le difese. Non doveva dimostrare niente. Non doveva lottare per non essere una dei Weasley, non doveva cercare di essere all’altezza dei suoi fratelli. Lì poteva essere solo Ginny. Si sentiva accettata e compresa.

“Ti sei addormentata sullo scalino?”

Risollevò il viso di scatto. Draco si era seduto di fianco a lei. La giacca di pelle e i capelli biondi erano imperlati di gocce di pioggia. “Non dirmi che mi stavi aspettando? Eri in pensiero per me?”

“No, certo che no” ribatté lei, velenosamente. “dove sei stato?” aggiunse dopo qualche istante di silenzio.

“In giro” rispose lui estraendo qualcosa dalla tasca della giacca e rigirandolo tra le mani.

“Che cos’è?” chiese Ginny, allungandosi per sbirciare al di sopra della sua spalla. Era una scatolina di piccole dimensioni, fasciata in una banale carta marrone con un nastrino giallo.

“non ti riguarda”

“Oh avanti, Malfoy! Se non volevi che ti chiedessi spiegazioni non me l’avresti mostrata”

Draco roteò gli occhi, sbuffando.

“che cos’è?”

Draco sbuffò di nuovo teatralmente.

“Su! Non farti pregare! Dimmi che cos’è!”

“Sai che sei una delle persone più curiose che io abbia mai avuto la sfortuna di incontrare?”

“Lo prendo come un complimento! Che cos’è?”

“un regalo per Pansy”

“oh” esclamò Ginny, ritraendosi, come se fosse schifata.

“Non dirmi che sei gelosa…”

“gelosa? Gelosa di cosa? Mi sembra che avessimo archiviato il nostro piccolo e insignificante incidente…” rispose lei prontamente, prendendosela mentalmente con sé stessa. Era vero: era gelosa. E delusa, non sapeva nemmeno lei per cosa. In fondo Draco non significava nulla per lei. Era un bel ragazzo, con un indubbio fascino e lei…beh si erano ritrovati solo troppo vicini e lei aveva ceduto a un istinto temporaneo! Giusto?

“Aprilo. Voglio il parere di una don…dell’essere umano che più si avvicina a una donna. E dato che la scelta è tra te e lo straccio per la polvere spara sentenze…”

“Sono quasi commossa” ringhiò Ginny, scartando velocemente il pacchetto. Si ritrovò improvvisamente senza fiato osservando il contenuto della scatola.

“Ma questi sono …” mormorò senza voce.

“Sì, guardandoli bene , forse non sono molto adatti per una come Pansy. Perché non li tieni tu?” disse il ragazzo, entrando in casa e lasciando Ginny confusa e frastornata a fissare gli orecchini che le aveva regalato sua madre e che aveva dovuto vendere per comprare da mangiare appena erano arrivati in quel mondo. Li aveva mostrati a Draco qualche giorno prima, mentre passavano davanti alla vetrina di un negozio e lui…glieli aveva ricomprati. Non avrebbe mai chiesto il denaro a Meg e Karen. Lo conosceva troppo bene per non sapere che non si sarebbe mai abbassato a farlo, ma allora come aveva potuto riprenderli? Quello era un altro dei misteri Malfoy. Come il fatto che avesse dovuto dirle che era un regalo per Pansy Parkinson. Perché non aveva potuto semplicemente darglieli? Perché doveva sempre mascherare le sue azioni, sempre ergere un muro difensivo tra loro?

 

*******

Avvertiva i suoi passi leggeri percorrere il corridoio, fino a fermarsi di fronte alla porta dello studio. Finse di non essersi accorto della sua presenza, continuando a mantenere gli occhi puntati sulla pagina del libro di fronte a sé. L’asse di legno appena prima del tappeto scricchiolò, quando finalmente lei si decise ad entrare.

“Che cosa vuoi?” le chiese secco.

Ginny si sedette sul suo letto, incrociando le caviglie nude l’una sull’altra e circondandosi le ginocchia con le braccia.

“Non riuscivo a dormire” rispose a bassa voce, per non svegliare le loro ospiti.

“Troppo agitata per il gran giorno?”

La ragazza si strinse nelle spalle, buttando il labbro inferiore all’infuori. I lunghi capelli rossi le ricadevano sulla schiena, mettendo in risalto il candore della camicia da notte e della sua pelle.

“Sì” sospirò, appoggiando il mento sulle ginocchia “che cosa racconterai?” domandò dopo qualche istante di silenzio.

“Di che stai parlando?”

“A Silente abbiamo detto che dovevamo andarci a imboscare…ma che scusa racconterai ai compagni di tuo padre? Vorranno sapere come mai non sarai denunciato come Mangiamorte”

Draco si alzò in piedi, avvicinandosi alla finestra. La luce delle candele proiettava le loro ombre tremolanti sulle pareti, immergendo la stanza in un’atmosfera irreale e calda. Tutto era silenzioso intorno a loro. Nemmeno il rumore di una macchina in lontananza squarciava la quiete innaturale che si era creata quella notte. La luce della luna piena penetrava attraverso le tende leggere, confondendosi con quella delle candele. Draco non apprezzava le lampade a corrente elettrica. Diceva che erano troppo asettiche e fredde, anche se sicuramente più funzionali. Aveva impacchettato con cura i due libri che Karen e Meg gli avevano regalato, come loro ricordo. Il giorno successivo sarebbero tornati a Hogwarts. Alle loro vite di sempre e quello sarebbe stato tutto ciò che sarebbe rimasto loro di quell’esperienza: solo ricordi…

“Non lo so. Per quanto mi sia sforzato non sono riuscito a trovare una soluzione” ammise lui con voce atona.

“beh io avrei un piano” rispose Ginny, mentre Draco si voltava verso di lei inarcando le sopracciglia. “Potresti sempre dire che mi hai fatto un incantesimo per la memoria e poi hai usato su di me la Imperius convincendomi che dovevamo incontrarci di nascosto e che siamo stati scoperti. Insomma…la storia che abbiamo propinato anche al preside”

“e tu…”

“Io ti reggerò il gioco” affermò Ginny, come se fosse ovvio.

“E perché dovresti farlo?” le chiese, coprendo la distanza che li separava e chinandosi verso di lei. Ginny arrossì incredibilmente, ma non compì nessun movimento per allontanarsi da lui.

“Perché non voglio che tu…che tu finisca nei guai”

“E perché dovresti volere questo?” ribatté lui, puntellandosi con le mani sul materasso accanto ai piedi di lei. E il suo viso era di nuovo troppo vicino al suo…Aveva cercato di controllarsi, di pensare a Pansy e a come riuscire a portarsela a letto, magari convincendola a seguirlo nel magazzino delle scope,ma Ginny era sempre lì, sotto ai suoi occhi, nei suoi pensieri. La sua freschezza, il suo sapore di buono, il suo sorriso…in qualche modo aveva scardinato le sue difese, le sue barriere, le sue diffidenze, non facendo nulla di … eclatante, semplicemente rimanendogli accanto, semplicemente trattandolo come un ragazzo come tutti gli altri. Non il discendente di una famiglia importante. Non il figlio di un Mangiamorte, ma solo come uno scontroso ragazzo di sedici anni. Ginny gli aveva dato l’opportunità di scegliere. Non c’erano costrizioni, non c’erano paure, solo…emozioni. Intense, inattese emozioni. Sensazioni sottopelle, che non aveva mai provato. Un piacevole nervosismo quando lei gli stava accanto, uno strano malessere generale, quando non la vedeva, un formicolio o un bruciore quando si sfioravano casualmente…Era tutto così nuovo, così inaspettato, ma non era sicuro che gli piacesse. Non sopportava non avere il controllo della situazione. Non sopportava sentirsi così…umano, con le debolezze e le insicurezze che questo comportava.

“Non siamo dei, Draco, ma possiamo sempre tentare di diventarlo” quelle erano parole di suo padre. “Non lasciare che nulla possa influenzarti. Non lasciare che nulla si frapponga tra te e il tuo scopo:diventare potente. Il potere , Draco, quella è la sola cosa importante”

Si abbassò ancora fino a sfiorare le labbra di lei con le sue. Fu solo un tocco leggero, appena accennato.

“perché mi hai baciato?” bisbigliò lei con un filo di voce, fissandolo negli occhi.

“perché una volta tornati a Hogwarts non potrò più farlo”

Ginny distolse lo sguardo, mentre le sue guance si imporporavano ulteriormente.

“c-certo” balbettò “tu stai insieme a Pansy e…”

Draco le imprigionò il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo nuovamente negli occhi. Percorse la linea gentile dello zigomo con la punta del pollice, stupendosi per la morbidezza della sua pelle.

“Non è a Pansy che stavo pensando” rispose, prima baciarla senza darle la possibilità di ritrarsi.

“Draco” mormorò Ginny, portando le sue mani sui suoi polsi e cercando di recuperare il controllo delle sue azioni. Non era giusto. Lui non poteva trattarla in quel modo. Non poteva confonderla continuando a mostrarsi ora gentile, ora freddo e distaccato.

“Non potremmo mai stare insieme, Weasley. Lo sai, vero?”

“Lo so” rispose Ginny , chinando lo sguardo e sgusciando giù dal letto.

“E’ meglio riposare. Domani ci aspetta una lunga giornata” disse, uscendo dalla stanza velocemente, senza voltarsi indietro.

Draco si lasciò cadere sul letto con un sospiro. Tra meno di ventiquattro ore sarebbero tornati a Hogwarts, nel mondo dove erano un Grifondoro e un Serpeverde. Nel mondo in cui avrebbero dovuto essere nemici, in cui non potevano permettersi di lasciar trapelare nulla di quello che li legava. I compagni di suo padre l’avrebbero ammazzata, solo per farlo rinsavire, al minimo sospetto, e i fratelli di lei lo avrebbero come minimo evirato per aver attentato alla virtù della loro sorellina. No, lei era dalla parte di Silente e di San Potter, mentre lui…lui avrebbe dovuto far parte della schiera dei seguaci di Voldemort, di coloro contro cui la famiglia di Ginny combatteva. Era meglio così. Era meglio che tutto finisse in quel mondo così lontano dal loro. Avrebbero conservato il ricordo di quei giorni e la speranza che in quella dimensione, da qualche parte, loro due potessero amarsi...potessero uscire insieme, come una coppia di ragazzi normali. Draco chiuse gli occhi, emettendo un lungo sospiro.

“domani sarà tutto finito” mormorò, non credendo neppure per un istante alle sue parole.

 

*******                                                                          

Ginny si asciugò con gli occhi con i palmi delle mani e tirò su rumorosamente con le narici.

“ci mancherai” mormorò Karen, mentre Meg, non meno commossa della sorella l’abbracciava. Avevano deciso di salutarsi prima che Silente arrivasse per ricondurli alla scuola. Avevano trascorso il pomeriggio passeggiando per le stradine infestate da scheletri di cartone e zucche intagliate, come voleva la tradizione di Halloween, e avevano cercato di non pensare all’inevitabile separazione fino a quella sera, quando si erano ritirate nella camera degli ospiti per gli ultimi addii.

“sei una ragazza coraggiosa, Ginny Weasley”

“Un vera Grifondoro” disse Karen, estraendo un braccialetto bianco e azzurro da un cassetto. “Per questo abbiamo deciso di conferirti il segno distintivo delle streghe della nostra congrega. Membro onorario delle streghe di Hogsmeade e della nostra famiglia” aggiunse allacciandole il braccialetto al polso.

“io non…” bofonchiò Ginny, tentando di non versare altre lacrime.

“Devi accettarlo. Consideralo come un portafortuna” affermò Meg, accarezzandole i capelli, come se fosse stata una bambina piccola.

“Vi voglio bene” mormorò Ginny con un filo di voce, abbracciando entrambe.

“anche noi te ne vogliamo, tesoro. Teniamoci in contatto…in qualche modo” rispose Karen, quando la grande pendola del salotto cominciò a battere la mezzanotte. Le tre ragazze si guardarono ancora per qualche istante negli occhi, prima di raggiungere Draco e il Cappello Parlante nel salone.

“E’ in ritardo” borbottò il ragazzo, che quella sera era più indisponente del solito.

“Arriverà. Abbi fede” rispose Ginny fiduciosa, lasciandosi cadere sul divano. Non appena le parole della ragazza si spensero, un boato si propagò nella casa, scuotendone le mura e facendo sobbalzare tutti i presenti. Il preside comparve al centro del salone, accompagnato da una nuvola di fumo verde e da un inquietante odore di zolfo.

“Felice di rivedervi, ragazzi” li salutò,sorridendo “allora siete pronti?”

Ginny si avvicinò alle due sorelle e le abbracciò brevemente, tentando di trattenere le lacrime che avevano riempito nuovamente i suoi occhi.

“in bocca al lupo…per tutto”mormorò Karen, accarezzandole una guancia.

“grazie per tutto quello che avete fatto per noi”. Le due streghe annuirono, stringendosi l’una all’altra, mentre Ginny si allontanava da loro ed entrava nel cerchio che Draco aveva disegnato al centro della stanza in precedenza.

“Andate prima voi due, io e il Cappello Parlante vi seguiremo subito dopo” disse Silente, porgendogli un po’ di polvere volante.

“Perché non viaggiamo attraverso il camino?” chiese Draco

“Perché questa è la notte di Halloween. E per una serie di altre ragioni che non ho il tempo di spiegarvi” rispose il vecchio mago, lisciandosi la lunga barba bianca “E ora fate esattamente come tutte le altre volte: lanciate a terra un po’ di polvere e dite a voce alta dove volete andare”.

Ginny guardò per l’ultima volta Karen e Meg, formulando silenziosamente la parola “grazie” con le labbra. Lei e Draco gettarono a terra simultaneamente la polvere voltante pronunciando ad alta voce il nome della scuola e furono immersi nel fumo verde che ben conoscevano. Ma quando questo si dissipò si ritrovarono ancora nel salotto delle due streghe.

“oh oh” esclamò Silente, guardandoli da sopra le lenti a mezza luna

“come sarebbe a dire oh oh? Perché non ci siamo spostati?”

“Forse perché siete troppo deboli per usare un incantesimo di tale portata” rispose il preside riprendendo a tormentarsi la barba con due dita.
”beh e non può spedirci lei a Hogwarts come ha fatto la prima volta?”

“Non è così semplice. Siete finiti qui per una combinazione di incantesimi”

“sta dicendo che dovremmo farci scagliare addosso una Maledizione senza Perdono…di nuovo?”sbottò Draco, arricciando le labbra indispettito.

“Non sto dicendo questo. Dovete … collaborare per tornare a scuola. Prendetevi per mano e riprovateci…e…mi raccomando: non lasciatevi per nessun motivo” rispose il preside con la consueta calma.

Draco roteò gli occhi, afferrando saldamente la mano di Ginny e borbottando “Ho come l’impressione di avere un dejia-vu” .

Ginny sentiva la consistenza della mano di lui stretta intorno alla sua. Si scambiarono un’occhiata fugace prima di lasciar cadere a terra un po’ di Polvere Volante e di dire “Hogwarts”. Il pavimento sotto ai loro piedi si dissolse e si sentirono risucchiare verso il basso. Pareti di luce sfrecciavano intorno a loro, accecandoli. Ginny serrò gli occhi, aggrappandosi maggiormente alla mano di Draco, finché tutto non divenne buio.

Quando riaprì gli occhi riconobbe istantaneamente dove si trovava, dacché vedeva quella stanza da cinque anni a quella parte per gran parte dell’anno: il suo dormitorio. I letti rifatti con cura erano illuminati dai caldi raggi del sole e non vi era il minimo segno di lotta. La sua bacchetta era integra , appoggiata sul comodino. Il calendario appeso alla parte segnava il 31 ottobre. Si guardò stupidamente la mano destra orfana di quella di Draco. Che fosse stato tutto un sogno? Karen e Meg, la Hogsmeade senza magia, il bacio…

Ginny si alzò in piedi e perlustrò rapidamente la camera. Non c’era niente di anomalo. La sera prima…o almeno quella che doveva essere la sera prima , Draco l’aveva schiantata , facendole travolgere un comodino. Doveva esserci qualche traccia di quello che era accaduto, un indizio…

“che stupida” mormorò , facendo per arrendersi quando qualcosa catturò la sua attenzione. Un luccichio. Scostò di poco il colletto della camicia da notte rivelando un ciondolo con l’emblema di Serpeverde attaccato a una semplice catenina di oro bianco. Ginny percorse con la punta di un dito la sagoma del serpente in rilievo leggermente, come se avesse paura che questo potesse morderla. “Il ciondolo di Draco” sussurrò, ricordandosi di averlo visto al collo del ragazzo. Era il ciondolo che i membri della famiglia Malfoy si tramandavano, simbolo della tradizionale appartenenza alla Casa di Salazar Serpeverde.

“Ammesso che tutto quello che mi ricordo sia successo realmente perché ce l’ho io?”si chiese Ginny continuando a fissare la sua immagine allo specchio, ma non poté finire di formulare la frase nella sua mente che la risposta si presentò davanti ai suoi occhi. Gi orecchini. Non aveva più gli orecchini di sua madre.

“Draco deve aver venduto il ciondolo per ricomprarli, ma perché…devo vedere Draco” si disse, vestendosi velocemente. Doveva capire se tutta quella storia era soltanto un sogno…un bel sogno fatto durante la notte di Halloween. Non aveva nulla a cui aggrapparsi a parte la sua memoria e quel ciondolo con i colori di una Casa che avrebbe dovuto odiare. Il grigio e il verde…no. Non poteva essere stato solo un sogno. Era troppo reale, troppo vivo e ben delineato nella sua memoria. Il bacio…quello che c’era stato tra loro…non avrebbe mai più potuto considerare Draco Malfoy come la sera prima…che però non era la sera prima. A dispetto del calendario, era trascorso più di un mese da allora. Draco era cambiato. Lei era cambiata. O forse avevano solo scoperto cosa si nascondeva dietro le loro maschere, dietro quelle esistenze perfette che propinavano a tutti. Erano sempre gli stessi, ma in qualche modo diversi l’uno agli occhi dell’altro. Ginny uscì di corsa dal dormitorio, volando letteralmente giù dalle scale, schivando compagni e professori finché non lo vide a meno di dieci metri da lei. La cravatta dell’uniforme di solito perfettamente annodata, spostata da una parte, i capelli ribelli che gli cadevano sulla fronte e quell’espressione negli occhi. E per Ginny fu tutto chiaro. Non si era inventata nulla. Non aveva sognato il sogno di lui, di loro due. Era stato tutto vero, reale, perché quello davanti a lei era il suo Draco, quello che aveva imparato a conoscere, quello che l’aveva baciata soltanto poche ore prima…

Compì qualche passo verso di lui, quando una voce la immobilizzò.

“Finalmente ti sei svegliata! Dai vieni a fare colazione!”

“non hai dormito bene stanotte? Sei pallida, Gin?”

Si voltò lentamente verso suo fratello Ron, per poi tornare a fissare Draco, ma il ragazzo dai capelli biondi le aveva voltato le spalle e si stava allontanando a passo deciso verso la sua Casa.

Seguì suo fratello e i suoi due amici nella Sala Grande silenziosamente, mantenendo lo sguardo puntato sul pavimento. Mangiò poco, dicendo che aveva mal di testa e che aveva dormito male. Lasciò la Sala indisturbata, dato che Ron, Harry e Hermione erano troppo concentrati sulle ultime novità riportate sulla Gazzetta del Profeta per badare a lei. Draco sembrava scomparso, non essendosi presentato a colazione. Ginny entrò nel suo dormitorio, decisa a concedersi un po’ di tempo per riflettere quando un bigliettino posato sul suo cuscino attrasse la sua attenzione.

 

Vediamoci vicino al recinto degli Ippogrifi all’ora di pranzo.

DM

DM? Draco Malfoy. Se era riuscito a penetrare nel suo dormitorio per rapirla, immaginava che non avesse difficoltà a lasciarle un bigliettino. Guardò l’orologio…mancavano molte, moltissime ore all’ora di pranzo. “sarà meglio che trovi qualcosa da fare se non voglio impazzire nel frattempo” mormorò, cominciando a leggere un libro di testo. Ma presto la sua mente si scoprì incapace di concentrarsi su qualcosa che non fosse Draco e alla fine poté solo rimanere lì immobile a fissare l’orologio e a incitarlo silenziosamente a proseguire la sua lenta corsa più velocemente.

 

 

Vedeva distintamente il profilo di Ginny stagliarsi contro agli alberi e i suoi capelli rossi essere scompigliati dal vento. Si arrestò a una decina di passi da lei. Le mani chiuse a pugno nelle tasche del suo mantello.

“chiariamo subito che questo non è un appuntamento romantico” disse con voce dura.

Ginny trasalì, ma non rispose. Le sue guance erano colorate di un profondo e ricco color rosso.

“Voglio che tu dimentichi quello che è successo o quello che credi sia successo tra di noi. Quello…poteva accadere solo in un altro mondo. Non in questo. Non è roba per questo mondo, mettitelo bene in testa” ringhiò. Non un emozione. Non un sussulto, nemmeno il più piccolo tremolio nei tratti del suo viso. Suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui in quel momento. Mentire…aveva imparato bene. Mentire a tutti, anche a sé stesso. Ma soprattutto mentire a lei. Non aveva mai mentito a lei…o forse lui ci aveva provato, ma lei non gli aveva creduto. Non lo sapeva più…

“Draco” mormorò Ginny avanzando di un passo. I suoi occhi scuri erano sgranati e velati di lacrime. Si disse che lo erano solo per il vento freddo. E che anche se stava soffrendo in quel momento….beh suo padre diceva sempre che quello che non uccide rende più forti.

Anche lui sarebbe diventato più forte. Non l’avrebbe ucciso…l’affetto per quella piccola strega. E il doversi separare da lei non lo avrebbe dilaniato dentro come gli artigli di un corvo, non avrebbe scavato dentro di lui un pozzo di tenebre nere, non avrebbe chiuso ogni più piccolo spiraglio di luce…perchè in realtà la luce non esisteva. Esisteva solo il potere, giusto?

“e gradirei che mi chiamassi di nuovo per cognome, Weasley” aggiunse stendendo una mano di fronte a sé per impedirle di avvicinarsi ancora.

“che cosa dovrei fare? Dimenticare tutto?”gridò lei, mentre le lacrime cominciavano a bagnarle le guance. Ogni lacrima, ogni singhiozzo…era per lui. Solo per lui. Nessuno aveva mai pianto per lui. Lei lo aveva fatto per ben due volte.

Grazie, Ginny. Grazie per volermi così bene , pensò. Ricorderò per sempre le tue lacrime. Le tue lacrime sono il regalo più bello e più prezioso che potessi farmi.

“Vedo che cominci a capire, Weasley. non abbiamo più niente da dirci” rispose lui, voltandole le spalle e facendo per tornare verso il castello, quando la voce di lei lo richiamò

“di questo che cosa ne devo fare?” chiese, estraendo da sotto il maglione dell’uniforme una collanina con attaccato il ciondolo con il simbolo dei Serpeverde. “lo avevi scambiato con i miei orecchini, vero? Non so perché ma qui è ritornato a essere il tuo ciondolo”

Draco le rivolse nuovamente le spalle ringhiando “è solo una cianfrusaglia. Puoi tenerla o gettarla via. A me non importa”

Ginny lo guardò andare via a passi misurati. Non si mosse. Anche se avrebbe voluto disperatamente rincorrerlo. Anche se avrebbe voluto obbligarlo ad ascoltarla, a ritirare tutto quello che aveva appena detto, perché non c’era niente di vero. Perché non poteva…non doveva esserci niente di vero. Ma non mosse un muscolo. Lo lasciò andare via. Forse Draco aveva ragione. Forse quello che era accaduto tra di loro o che ancora sarebbe potuto accadere poteva appartenere solo a un altro mondo. E da qualche parte, lei ne era certa, loro due erano liberi di stare insieme, liberi di provare le intense emozioni che il loro cuore suggeriva. Ma non lì. Non a Hogwarts.

Non dove erano un Grifondoro e un Serpeverde.

Non dove erano un Weasley e un Malfoy.

“Addio, Draco” sussurrò, ma le sue parole vennero disperse dal vento insieme alle sue lacrime.

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


EPILOGO

EPILOGO

 

29 maggio 20**

 

Silenzio. C’è solo silenzio in casa, interrotto dal ticchettio dell’orologio e del debole fruscio dei nostri respiri. Anche tre anni fa , in questa stessa notte c’era silenzio. Ma era un silenzio ben diverso, impregnato di paure e ansie. Tutte le persone che amavo stavano lottando contro le schiere di Voldemort, nell’ultima , decisiva battaglia. Non per la libertà. Non per il bene…e forse nemmeno per la giustizia. Forse solo per smettere di avere paura. Rivivo tutto con gli occhi della memoria, come se fossi di nuovo là…a Grimmauld Place, numero 12, questa stessa notte…

 

Mamma è seduta al tavolo di fronte a me. La sua mano è stretta intorno alla tazza del tè, ormai freddo, ma lei non sembra essersene accorta. I suoi occhi sono cerchiati da profonde occhiaie bluastre. C’è un gran silenzio. Nemmeno la signora Black osa lanciare qualche improperio.

“vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?” dice mamma, alzando il capo. C’è disperazione nei suoi occhi. E angoscia per le sorti dei suoi figli. Sono tutti là fuori…là a combattere. Dove dovrei essere anch’io…

Scuoto il capo, alzandomi in piedi e cominciando a camminare per la cucina. I minuti passano lenti, lenti…sempre più lenti e l’orologio, il nostro odiato carceriere, sembra torturarci con la sua marcia appena percettibile.

“Perché non vai a riposarti un po’?” mi dice mamma, dopo un po’, cercando di non far trasparire la sua preoccupazione, ma la sua voce suona stridula e acuta nella stanza vuota.

“Sto bene”

“Non dovresti affaticarti”

“Non sono malata. Sto bene” ribatto, avvicinandomi alla finestra. Mamma mi mette lo scialle azzurro , il mio preferito, sulle spalle, accarezzandomi piano la testa e lisciandomi i capelli. Per lei sarò sempre la sua bambina.

“Vedrai che andrà tutto bene. Torneranno tutti a casa sani e salvi”

Tutti… tutti i miei fratelli stanno combattendo, quali Membri dell’Ordine della Fenice. E anche papà. E Harry, Hermione, Lupin, Tonks…sono tutti là. Sbatto le palpebre un paio di volte per dissipare le lacrime.

“forse…” m’interrompo per impedire alla mia voce di tremare “forse hai ragione. E’ meglio che io vada a coricarmi un po’. Chiamami se ci sono delle novità” dico uscendo dalla cucina, stringendomi nello scialle. Raggiungo la mia camera e mi siedo sul letto perfettamente rifatto. Apro il mio portagioie e faccio scattare la chiusura dello scomparto segreto. Il ciondolo è ancora lì. Il ciondolo dei Serpeverde. Non l’ha voluto indietro.

“…Puoi tenerlo o gettarlo via. A me non importa” mi aveva detto, ma come potevo separarmene? Come potevo privarmi anche dell’ultimo appiglio che mi rimaneva per non convincermi di essermi inventata tutto? Tante cose sono cambiate da allora. Sono cambiata io, i miei sentimenti…ma non come mi auguravo. L’ho odiato per un certo periodo. O almeno tentavo di convincermi che dovevo odiarlo, perché era la cosa più giusta da fare. Perché doveva essere la cosa più giusta da fare per entrambi.

Lo evitavo deliberatamente, credendo che non vedendolo, non sentendo la sua voce, i ricordi, i sentimenti si sarebbero affievoliti, ma tutto ciò che sono riuscita a ottenere è stata sofferenza. Il mio cervello sapeva perfettamente che dovevo dimenticarlo e si sforzava di convincermi che forse mi ero innamorata di qualcuno che non esisteva, dacché Draco Malfoy non poteva essere niente di più di un lurido Serpeverde. Ma lui non lo era. Non era un Serpeverde, non era un Mangiamorte…per me era solo Draco, solo il ragazzo con cui volevo stare. Fu allora che cominciai a osservarlo di nascosto, a lanciargli occhiate fugaci, a percorrere corridoi che mi portavano vicino ai sotterranei di Serpeverde, solo per poterlo vedere, anche solo per un momento…e lui se ne accorse.

Mi sorprese in un corridoio del terzo piano ben dopo il divieto di aggirarsi per la scuola di sera…

“Che cosa stai cercando di fare, Weasley?”

“i-io non sto cercando di fare niente” ribattei, mentre lui si avvicinava. Erano trascorsi quasi sei mesi da quando eravamo tornati dal mondo di Karen e Meg e durante quel periodo non ci eravamo mai parlati. Non eravamo mai stati soli nella stessa stanza…prima di quella notte.

Coprì la distanza che ci separava così velocemente che non ebbi neppure il tempo di muovermi. Mi afferrò per le braccia e mi scrollò violentemente.

“Non capisci che stai solo facendo male ad entrambi?”

“Ma io non sto facendo niente” puntualizzai, liberandomi della sua stretta e indietreggiando di un passo.

“Mi hai preso per uno stupido? Credi che non me ne accorga? Perfino durante la partita non mi toglievi gli occhi di dosso…per questo avete quasi perso.”

“Quasi, Draco, quasi! Chi si è lasciato sfuggire il boccino? Chi era troppo distratto per accorgersi di avere il boccino accanto all’orecchio?”

Mi voltò le spalle, preparandosi a scappare. Sapeva che avevo ragione.

“Non c’è posto per noi in questo mondo, Weasley”

“Lo so. Ma che cosa devo fare?”

“Dimenticarmi” ringhiò tornando a guardarmi con rabbia.

“e tu? E tu ci riesci, Draco? Ci riesci a dimenticare tutto?”

Distolse lo sguardo, passandosi una mano tra i capelli.

“Riesci a dimenticare quello che ci siamo detti…riesci a dimenticare quel pomeriggio al lago?”

“Sì”.

Non gli credetti. Non volevo e non potevo credergli…se ne andò senza aggiungere altro.

Trascorsero altri mesi. Mesi in cui il dolore mi schiacciava tanto da non riuscire quasi a respirare e mi spingeva a mentire ai miei fratelli, a Hermione, a Harry…”sto bene” lo ripetevo in continuazione. Sono uscita con diversi ragazzi, di cui non mi importava nulla, mentre Draco si faceva vedere in giro con Pansy Parkinson, come al solito. Abbiamo giocato a questo gioco a lungo, ingannando le persone che ci erano vicine e tentando di ingannare noi stessi. Ma i nostri sguardi…quelli sono sempre sfuggiti al nostro controllo. Non potevamo mentire ai nostri sguardi… e non potevamo mentire quando ci trovavamo vicini, troppo vicini…come quel pomeriggio di giugno nell’aula di pozioni.

Avevo dimenticato un libro ed ero tornata indietro per recuperarlo. Stavo correndo perché ero in ritardo per la cena e voltando un angolo gli sbattei addosso. Mi afferrò per un polso per non farmi cadere e io mi ritrovai ancora una volta tra le sue braccia.

Non una parola. Non un bisbiglio…ma non mi lasciò andare per molto tempo. Rimasi lì, avvolta nel suo abbraccio, incapace di parlare per paura che lui scappasse, incapace di formulare un solo pensiero razionale. Se ne andò di nuovo.

L’anno scolastico giunse alla fine. Lo vidi durante il banchetto finale, ma lui evitò di incrociare i miei occhi con i suoi. Nessun addio. Le vacanze estive mi strappavano da Hogwarts, dalla possibilità di vederlo anche per pochi istanti e mai prima di allora vissi il mio ritorno a casa con così tanta angoscia. Mi rinchiusi nel mio silenzio, evitando la compagnia dei miei fratelli, dei miei amici, e tentando di carpire ogni possibile notizia su di lui o sulla sua famiglia.

La lontananza, il non sapere che cosa stesse facendo, a cosa la sua famiglia e i compagni di suo padre lo avrebbero costretto…mi sembrava di impazzire. Vivevo ogni giorno nell’angoscia, sempre in uno stato di allarme, finché non lo vidi in piedi al limitare del nostro giardino. Il sole stava sparendo oltre la linea dell’orizzonte e il cielo era infiammato dai colori del tramonto.

Uscii di casa e corsi verso di lui. Il mio cuore sembrava improvvisamente impazzito. Batteva così forte che avevo paura che lui potesse udirlo distintamente nel silenzio del giardino. Mi arrestai a qualche passo da lui, leggermente ansante, limitandomi a osservarlo.

Era completamente vestito di nero…l’abito dei Mangiamorte…

“Non posso vivere senza di te”

Furono le sole parole che mi disse. Nessuna spiegazione su quello che aveva fatto in quei mesi, nessun giuramento…solo quelle poche, semplici parole, ma a me bastavano. Non potevo vivere senza di lui. Lui non poteva vivere senza di me.

Cominciammo a vederci di nascosto. Solo pochi minuti rubati al mondo, all’eternità, all’inevitabile…carezze scambiate nell’oscurità, parole appena sussurrate nel silenzio della notte, il profumo e il calore del suo corpo, le nostre mani intrecciate, il suo respiro nel mio orecchio…sulla mia pelle…

Ci amammo. Ci amammo totalmente,  illudendoci di chiudere il mondo esterno fuori dai pochi momenti passati insieme…ma il mondo penetrò violentemente nell’angolo che ci eravamo ritagliati solo per noi…

Ricordo ancora quel pomeriggio di novembre del mio penultimo anno a Hogwarts…I corridoi della scuola erano praticamente deserti. Voldemort stava chiamando a sé i suoi seguaci per preparare la guerra aperta, e coloro che non volevano farsi coinvolgere nel conflitto erano scappati. Vigliacchi.

La mia famiglia, da sempre schierata al fianco di Silente, cercava di arginare i danni che la paura provocava…E io cercavo di rendermi utile , mascherando i miei veri sentimenti, le mie vere emozioni, chiudendomi nel mio silenzio. Non ricordo dove stessi andando o che cosa dovessi fare quel pomeriggio, ma ricordo chiaramente l’espressione del viso di Silente. Ricordo i suoi occhi azzurri puntati su di me e ricordo che sentii un freddo intenso sommergermi e scavarmi dentro.

“e’ partito”.

Furono le sue sole parole, prima di allontanarsi.

Aveva scelto.

L’inevitabile era alfine giunto e Draco non si era sottratto. Non poteva più permettersi di indugiare sulla linea di confine. Non poteva più sostenere che luce e ombra non esistevano, dacché le tenebre l’avevano avvolto. E con lui avevano avvolto anche me, trascinandomi in un dolore e un’angoscia che mai prima di allora avevo provato.

Non c’erano state parole di addio. Non c’erano state promesse né giuramenti d’amore. Semplicemente se n’era andato. Di nuovo.

 

 

Inside my skin

Sotto la mia pelle

There is this space...

C’è questo luogo

It twists and turns

Che si contorce e si rivolta

It bleeds and aches

Che sanguina e fa male

 

Non l’ho più rivisto. Non ho più saputo nulla di lui.

La guerra contro Voldemort è cominciata e con essa anche la mia personalissima guerra.

“chi è Ginny?”

“chi ti ha fatto questo?”

“non posso dirlo”

“Siamo la tua famiglia! Non puoi tenerci all’oscuro…”

“Non vi riguarda”

“Non ci riguarda? Ginny…”

Ho mantenuto il segreto per tutti questi mesi, lottando contro tutti. Lottando contro le lacrime di mamma, le sfuriate di Ron, il dolore negli occhi di papà…

L’ho fatto per lui. Per me. Per noi.

Sono certa che lui lo sappia. Non so come, ma lui lo sa.

Stringo il ciondolo nella mano, tentando ancora di impedire alle lacrime di cadere.

Ho bisogno di lui…ho così tanto bisogno di lui…

Improvvisamente la voce di mamma proveniente dal piano di sotto mi strappa dal miei pensieri. Capisco solo le parole “Figli miei” prima di precipitarmi fuori dalla stanza. Molte , molte voci amate giungono alle mie orecchie…Mi appoggio alla ringhiera guardando nell’ingresso , piangendo. Il mio cuore sembra schizzarmi fuori dal petto dalla gioia. Sono qui. Sono vivi…i miei fratelli. Fred ha un occhio bendato e Charlie zoppica leggermente…Papà mi vede e sale le scale di corsa per abbracciarmi. Immergo il viso nel suo largo petto e mi lascio cullare come se fossi una bambina piccola.

“va tutto bene, cara. E’ finita. Non piangere”

Ma non è finita. Per me non è finita…

Mi scosto da lui e mi asciugo le guance con il dorso delle mani.

“state tutti bene?” chiedo.

Lui accenna un sorriso. “noi sì. Harry è svenuto, ma si rimetterà presto. Moody…non ce l’ha fatta”. Gemo piano, chiudendo gli occhi.

“Sono morti in tanti, Gin. È un miracolo che la nostra famiglia sia uscita illesa dalla battaglia”

La nostra famiglia…la nostra famiglia…la nostra famiglia non è qui. Non è TUTTA qui. Non per me.

 

Inside my heart

Nel mio cuore

There's an empty room.

C’è una stanza vuota

It's waiting for lightning;

Che sta aspettando la luce

It's waiting for you

Che sta aspettando te

 

La mia famiglia…lui fa parte della mia famiglia. Non l’ha mai voluto. Non ha mai avuto aver niente a che fare con loro, con me…Si è imposto di starmi lontano. Ha scelto per entrambi. Non mi ha nemmeno dato la possibilità di ribellarmi alle sue decisioni. Ha agito di nascosto, partendo di notte, senza essere visto. Senza salutare. Nessun biglietto. Nessun addio. Solo il ciondolo che mi aveva lasciato quando ero ancora una ragazzina. Entrambi eravamo solo ragazzini spaventati. Non eravamo pronti a questo…non alla guerra, alla morte…ma a quello che è nato tra di noi. All’amore che provo per lui. E all’amore che, sono sicura, lui provi per me.

L’amore…incute paura. Più di Voldemort. Più del dolore, perché nell’amore il dolore e la felicità sono sempre in bilico, sono sempre precari…sono come luce e ombra. Io ero quella innocente, inesperta, ma in fondo ero quella meno spaventata, perchè sapevo cosa vuol dire amare. Amo la mia famiglia, i miei fratelli, i miei amici…mi sembrava naturale amare un ragazzo, anche se si trattava di Draco Malfoy. Avevo paura di quello che poteva accadere se ci avessero scoperto, ma non ero spaventata da quello che provavo. Forse un po’ intimorita dalla sua intensità, ma non spaventata. Ma Draco no. Non sapeva cosa significasse amare, non sapeva cosa volesse dire mettere un'altra persona davanti a sè stesso e tutto questo lo ha disorientato, lo ha reso confuso, mentre io sapevo solo una cosa : lo amavo e lo amo tutt’ora.

Papà mi accarezza piano la testa, stringendomi una spalla con una mano.

“che cosa c’è, bambina mia?”

 

I am wanting, and...

Io ti sto aspettando e...

 

Sto per dirglielo. Sto per dirgli quello che mi sono ostinata a tacere per tutti questi mesi, quando Bill ci raggiunge e mi abbraccia forte.

“ciao fratellone” dico, mentre le parole che stavo per pronunciare vengono sopraffatte dalle lacrime. Non posso. Non posso fare questo alla mia famiglia. Non ora.

“Dove sono Lupin e Tonks?” chiedo, guardando ancora nell’ingresso,mentre i gemelli mi fanno segno di scendere.

“sono rimasti indietro a fare non so cosa. Ma…” al rumore della porta d’ingresso che si apre, mio fratello s’interrompe un attimo “dovrebbero essere loro”

“Presto! Ha bisogno di aiuto” grida Lupin avanzando nella stanza e ... lì tra le sue braccia, sgocciolante di pioggia …c’è lui. Lui

Il tempo e il mio cuore sembrano arrestarsi mentre guardo Draco piombare sul pavimento con un gemito. Un rivolo di sangue gli cola dalla tempia fin quasi al mento. Le voci e i suoni intorno a me sono come amplificati  e distorti, frammezzati dal mio respiro rapido e breve.

“che cosa ci fa lui qui?”. Ron grida puntandolo con la bacchetta

“calma, Ron. è dalla nostra parte” risponde Lupin, inginocchiandosi di fianco a Draco e tentando di farlo alzare.

“Un Malfoy  non entrerà mai nel quartier generale dell’Ordine” sbraitano Fred e George e improvvisamente ritorno in me…

Scendo le scale di corsa, senza quasi che i miei piedi tocchino il pavimento. Lo scialle cade da qualche parte alle mie spalle, mentre un solo nome esce dalla mia bocca.

Draco solleva piano la testa finchè i suoi occhi non si posano su di me. Mi lascio cadere in ginocchio davanti a lui, frapponendomi tra la bacchetta di mio fratello e il solo ragazzo che io abbia mai amato.

 

I am needing you

Io ho bisogno che tu

To be here

Sia qui

Inside the absence of fear

Nella mia assenza di paura

 

“Ginny” mormora con un filo di voce. E questo…questo è il suono più bello che io abbia mai sentito in tutta la mia vita. Questo è il momento più bello di tutta la mia vita, perché non ho più paura. Ora che lui è qui non ho più paura. E nemmeno lui ne ha. Non ha paura di me, di quello che prova…Draco ha scelto e ha scelto di combattere non per l’amata luce di Harry Potter e nemmeno per le tenebre e il potere di Lord Voldemort. Draco ha scelto di combattere per noi, per far sì che sia questo il mondo in cui noi potessimo stare insieme. Draco ha combattuto per non aver più paura…

Le sue braccia mi stringono forte, mentre immerge il viso tra l’incavo tra la spalle e il collo, baciandomi. Ora, ora è finita. Ora che lui è qui, è finita.

“Ginny”

Mi volto verso i miei fratelli. La bacchetta di Ron è ancora puntata verso di noi.

“E’ lui… è lui il padre del mio bambino” dico, con la voce rotta dal pianto. Mamma si porta una mano alla bocca, mentre papà si gratta pensosamente la testa. La mascella di Ron toccherebbe il pavimento se solo potesse e le sue orecchie sono di un ricco e profondo color rosso. I suoi occhi si spostano freneticamente dal viso di Draco al mio, per poi scendere sul mio ventre prominente. Mi guarda come se mi vedesse per la prima volta in vita sua. E dire che ha avuto quasi nove mesi per abituarsi all’idea che io stia aspettando un bambino…

“Beh ti sei accorto adesso che Ginny è incinta?” dice Tonks con il suo tono di voce allegro, mentre lei e Lupin aiutano me e Draco ad alzarci.

“il tuo nipotino deve pur aver avuto un padre!”

“Coraggio, Ron! Non rimanere lì imbambolato! Non vedi che Draco ha bisogno di cure” interviene mamma. “in quanto a te!” sbraita voltandosi verso di me “faremo i conti!”. E’ il suo modo per dirmi che mi vuole bene...

Draco si volta verso di me mentre lo portano quasi di peso nella stanza attrezzata come infermeria e mi sorride…

No, non c’è più paura…

 

“Che stai facendo?”

Mi volto verso di lui sorridendogli.

“Pensavo”

“che brutta abitudine” risponde, circondandomi la vita con le braccia e appoggiando il mento sulla mia spalla.

“Si è addormentata?”

“sì”

“Ha ancora paura del buio?”

“No…nessuna paura. L’ho convinta che Harry Potter in persona veglierà su di lei” mi dice, storcendo le labbra in una smorfia disgustata. Scoppio a ridere rigirandomi nel suo abbraccio e baciandolo lievemente sulle labbra. “beh l’adorazione per Harry Potter non l’ha di certo ereditata da te” dico. Draco mi accarezza piano una guancia.

“vieni a letto”

“anche tu hai paura del buio?”

“sì…ma non voglio che Harry Potter mi vegli mentre dormo…mi farebbe…senso”.

“allora credo che dovrai accontentarti di me”

“Affare fatto, Weasley”

“E’ Malfoy, ora” rispondo, muovendo le dita per far brillare l’anello al mio anulare.

“sì, ma ora basta parlare” mi dice, prendendomi in braccio e portandomi verso la nostra camera, senza accendere la luce.

No, non c’è più paura…

 

FINE

 

 

NdEgle: E siamo arrivati di nuovo alla fine di un’altra fanfiction sulla mia coppia preferita^^;;;

A dir la verità in origine doveva essere molto , molto più lunga, ma un’amica mi ha suggerito di lasciare qualcosa all’immaginazione e quindi ho deciso di accorciare la trama!

Una carrellata veloce veloce di saluti e ringraziamenti, anche se praticamente nn ho più nulla da dire di nuovo!

Un mega-ultra grazie a Eli, che si è sorbita la trama in anteprima –in due, tre o quattro versioni diverse-, a Julie per il supporto morale e….rullo di tamburi… a Lory!

Grazie gente! Grazie per il vostro supporto e per spingermi a scrivere sempre nuove storie.

Grazie a coloro che mi hanno scritto e che hanno lasciato commenti sia su questo sito che su altri. Le vostre parole mi hanno fatto molto, molto piacere, anche se spesso non sono riuscita a rispondere a tutti come avrei voluto per mancanza di tempo. Grazie! Grazie! Grazie!

E per finire una piccola sfilza di ringraziamenti musicali: a ABSENCE OF FEAR dei Jewel, che dà il titolo alla fanfic e di cui mi sono servita come tema portante per questo capitolo, a IN THE SHADOWS dei Ramsus e a TIME IS RUNNING OUT dei Muse. Come al solito ce ne sarebbero molte, molte altre che però nn nomino per mancanza di spazio-tempo-voglia!

Un bacione

Egle

 

 

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