Back for you. di MissTostaPayne (/viewuser.php?uid=176229)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. An Happy Meal and a salad, please! ***
Capitolo 2: *** A spy dressed as a bridesmaid ***
Capitolo 3: *** Don't touch my Giovanna! ***
Capitolo 1 *** 1. An Happy Meal and a salad, please! ***
1. An Happy Meal and a salad, please!
Sono seduta,
finalmente!
Dopo un’ardua lotta
sono
riuscita a conquistare 30 cm di sedia libera tra la marea assordante di
persone
in attesa di prendere un treno che le porterà in tanti posti
diversi, lontani o
vicini tra loro.
Sono così
superficiali le conoscenze che fai in luoghi come questi! Puoi
incontrare un completo sconosciuto, raccontargli vita, morte e
miracoli, per
poi salutarlo e non vederlo mai più.
Sto facendo questi
pensieri molto profondi quando avviene l’incontro che cambia
per sempre la mia vita.
Ho esagerato un
pochino? Forse si, dopotutto è per questo che si chiama
“frase
ad effetto”.
Ad ogni modo ho
appoggiato il mio posteriore da appena due minuti che inizia a
brontolarmi la pancia in modo inequivocabile. Attiro lo sguardo
divertito dei
miei vicini e il ragazzo di fronte a me fatica a trattenersi dal ridere.
Porco spino non
è mica colpa mia se la sveglia non ha suonato in tempo e non
ho
fatto colazione per correre qui!
Lancio uno sguardo
d’avvertimento al simpaticone qui davanti, ma non deve
essere molto convincente perché scoppia a ridere come una
matto. Mi trattengo a
fatica dal saltargli addosso e strappargli tutti i bei ricciolini che
ha in
testa solo perché mi fregherebbero il posto. Si, non sono
una con molta
pazienza però anche lui potrebbe avere un minimo di
non-chalance. Stringo i
pugni e assumo un’espressione indifferente.
Lui, con una lentezza
indicibile, si ricompone, asciugandosi gli occhi e
ridacchiando ancora.
Fa un sorrisetto e
dice: “Fame, eh?”
E quando si dice la
goccia che fra traboccare il vaso..
Scatto verso il
ragazzo e faccio per afferrargli la prima ciocca di capelli ma
lui mi blocca senza il minimo sforzo prima ancora che possa sfiorarlo.
“Ma come ti
permetti, razza di..”
Inizio a dimenarmi.
“Fai la
brava, su! Non fare i capricci”
Ma chi si crede di
essere ‘sto qua?
Arrossisco come un
peperone alla griglia. (I peperoni alla griglia
arrossiscono, vero?)
Miro a un punto
indistinto fra le sue gambe e lo colpisco con un calcio
inesorabile.
Vorrei aggiungere un
“HII-AH!” del genere PowerRangers ma la mia
dignità ha dei
limiti grazie al cielo.
Il fatto che mi molla
all’improvviso per proteggersi le sue parti basse, ormai
distrutte, mi fa intuire che la mia mira non ha fallito.
Bene. Sorrido serafica.
Mi volto e mi verrebbe
voglia di tarargli altri due calci: il posto è ormai un
ricordo.
Una signora con il suo
bambino in braccio e una valanga di borse intorno si è
seduta e ovviamente non la farei mai alzare. Chissà che
fatica per lei!
Probabilmente ho
ancora stampata la faccia arrabbiata perché fa per alzarsi,
dicendomi: “Scusa, cara, era tuo il posto?”
Mi risveglio e con un
sorriso, rassicuro la signora, borbottando qualcosa sul
fatto che dovevo andare comunque.
Stringo la maniglia
del mio mini-trolley azzurro, lancio uno sguardo sprezzante
al ricciolo, che nel frattempo sembra essersi ripreso, e mi metto in
cammino.
Mi dirigo verso il McDonald della stazione, sperando di trovare
qualcosa di
lontanamente dietetico, quando da dietro mi salta addosso un qualcosa
munito di
braccia.
“Ehi, dove
scappi? Abbiamo un conto in sospeso noi! Non credere di passarla
liscia così.”
Non. Ho. Parole.
Me lo strappo di dosso
e mi volto, sgomenta.
Ovviamente mi ritrovo
a guardare lo sconosciuto di prima che mi fissa
sorridendo con i suoi occhi verdi.
“Ma che sei?
Un maniaco?”
“No, sono
Harry, piacere!” allunga una mano.
“Il piacere
è tutto tuo”
“Che
cattiveria, mamma mia!” finge di essere offeso.
Lo guardo per un
attimo e faccio dietro-front camminando spedita verso il
fast-food, pregando che si mettesse a correre verso di me con i suoi
hamburger
fritti.
Harry mi segue
saltellando, girato verso di me per parlare.
“Aspetta! Mi
dispiace davvero per averti fatto perdere il posto!”
Sbang! Credo abbia preso in pieno un
cartellone pubblicitario che, dato guardava me, intuisco non abbia
visto.
Risultato: è a terra con le gambe al vento.
Sospiro.
“Non importa, sto andando a mangiare ora.”
“Perfetto!
Vengo anch’io.”
Mi fermo e lo fisso,
eloquente.
“Voglio
farmi perdonare” dice rialzandosi e massaggiandosi la faccia.
Ammazza
che botta deve aver preso!
Mi sta sorridendo, in
modo meraviglioso tra l’altro, ma mi obbligo a non farci
caso.
Sospiro esasperata e
bofonchio qualcosa tipo “fa come ti pare!”
“Woooh!
Fantastico!” esclama “Tu cosa prendi? Hamburger col
bacon o sei più il
tipo da insalata e maionese?”
“Non mi
piace la maionese. In realtà, non sopporto niente di
fritto” rispondo
sinceramente. Bene, ora sembrerò la sfigata di turno.
Infatti Harry
è scioccato e pare essere incapace di pronunciare qualcosa
di
lontanamente simile a una frase di senso compiuto.
“Ehi non ti
ho mica detto di essere sposata con un orsetto lavatore o di essere
un’agente dell’FBI o chissà
cos’altro!”
“Quello non
mi avrebbe stupito più di tanto!” afferma
“Ma come possono non
piacerti le patatine fritte?!” l’ho sconvolto,
poverino.
La sua faccia
è a dir poco comica con la bocca a penzoloni e tutto il
resto.
“Tranquillo,
va tutto bene, va tutto bene” dico facendogli pat-pat sulla testolina riccioluta
“Adesso ti prendi un bel Happy
Meal con la sorpresina e tutto tornerà a posto,
vedrai”
Mi sto sforzando seriamente di non
ridergli in faccia.
“Pff..”
sbuffa, scansa la mia mano e si ravviva un po’ i capelli,
sorridendomi
suo malgrado.
“Scusa
allora spiegami, perché stiamo andando in un
McDonald?”
“Ti
pare che sia qualche altro posto
dove mangiare in questa benedettissima stazione?”
“Giusto.”
Pausa di silenzio.
Sbircio con la coda
dell’occhio. Lo trovo che fa finta di asciugarsi una
lacrimuccia di commozione.
“Che
c’è adesso?”
“No pensavo
al tuo coraggio… al tuo spirito di sacrificio..”
mi sta prendendo
in giro o sbaglio? “..degni di una cavaliera!”
“Cavaliera?”
“Cavalleressa!..
Cavallerizza?..beh il concetto è quello!”
Alzo gli occhi al
cielo, facendolo ridacchiare.
Nel frattempo siamo
arrivati alla cassa del McDonald dove il commesso, un
cinesino cicciottello, strilla ogni frase che dice, così
posso assicurarvi che
i clienti prima di noi hanno ordinato
quattro porzioni di patatine, due hamburger con tripla salsa, sei
milk-shake, di cui uno alla fragola e cinque al cioccolato e nocciole.
Ho un brutto
presentimento. Arriva il nostro turno, Harry dice: “Per me un
Happy Meal” e facendomi l’occhiolino aggiunge:
“vi prego ditemi che avete
ancora le macchinine!”
Il cinesino lo guarda
impassibile. Si gira verso la cucina e urla: “Un Eppi
Mill!”
Poi si volta verso di
me, in attesa.
“Mmm…
allora, per me potete fare solo un piatto di insalata?”
“Non liesco a capile, scusa.”
“Una
semplice porzione di insalata”
“Con
maionese?”
Ma perché
la maionese deve essere sempre ovunque?
“No,
insalata. Solo insalata!”
“«Insalata»?
Cos’è «insalata»?”
Sono tentata di
sbattermi la testa sul bancone, ma decido di tentare.
“Ha presente
quelle foglioline verdi che mettete negli hamburger?”
“Hambulgel? Pelfetto! La vostla ordinazione allivelà subito! Se volete
accomodalvi..”
“No,
aspetti! Non voglio un hambulgel!” Maledetto accento
cinese.
“Il plossimo!”
Harry, che ha riso per
tutta la conversazione, mi tira via per un braccio e mi
porta fino a un tavolo lontano dal bancone.
Appena seduto si sfila
la sacca per gli abiti che portava su una spalla. Io
parcheggio il mio trolley in modo che non impedisca a nessuno il
passaggio.
“Non so
ancora con chi ho il piacere di pranzare” fa lui, sorridendo.
“In effetti
tu non lo sai ancora, ma hai l’onore di parlare con la regina
d’Inghilterra” rispondo io con fare teatrale.
“Elisabetta
II?”
“In
persona.”
Fa un fischio.
“Le devo fare l’inchino?”
“Stia pur
comodo”
Sogghigna.
“E, mi dica,
che ci fa così lontana dalla sua patria?”
“Sono a New
York per un viaggio d’affari” improvviso.
“Alla sua
età?”
“Ehi, mi sta
dando della vecchia?”
“Non mi
permetterei mai!”
“Potrei
farla processare!”
“Non siamo
nel suo campo d’azione, ricorda?”
“Acciminchia!”
borbotto.
“Wooh anche
le parolacce adesso? Che trasgressiva!”
Sto per ribattere ma
una cameriera ci porta le nostre ordinazioni. Ovviamente
non comprendono il piatto d’insalata.
Lancio uno sguardo
assassino al bancone, dove il cinesino di sorride e mi fa il
pollice alzato, incoraggiante.
Sospiro rassegnata
fissando il mio hamburger superfarcito da cui cola qualcosa
di denso e marrone. Trattengo a malapena un “bleah”
di disgusto, quando noto
che la cameriera è ancora ferma al nostro tavolo. Alzo lo
sguardo ma vedo che
lei è tutta intenta ad ammirare Harry che invece riserva
tutte le sue
attenzioni al suo hamburger.
“Grazie
mille, può portarci il conto?” chiedo cercando di
attirare l’attenzione
della donna.
Lei mi guarda come se
si fosse appena accorta della mia presenza e mi squadra
dall’alto al basso, scuotendo la testa. Alzo una sopracciglia.
Lei sospira, gira i
tacchi e se ne ritorna in cucina.
Appoggio il mento su
una mano, guardando sconsolata il mio piatto ma cercando
di non avvicinarmi troppo.
Harry alza lo sguardo,
ridacchia e si mette a frugare nella sua borsa. Dopo un
minuto di ricerca estrae una ciotola di plastica blu per il cibo e me
la porge,
sorridendo.
La prendo un
po’ esitante.
“Tranquilla”
fa lui “è il piatto speciale di mia madre,
Ratatouille la chiama
lei, per me è solo un miscuglio indistinto di verdure, ma
credo che ti possa
piacere più del tuo hamburger. Non ti preoccupare, non
avrà un grande aspetto
ma giuro che è fresca di stamattina!”
“Sicuro?”
la roba dentro non sembra molto incoraggiante.
“Parola di
lupetto!”
Ridacchio e apro la
scatola, prendo le posate di plastica che mi porge lui e
azzardo un assaggio.
Assaporo
bene.
…
…
…
...
“Ma è fantastica!
Assolutamente
goduriosa! Sublime! Perfetta! Brillante!
Magnifica!”
esclamo tutto d’un fiato.
“Ci avrei
scommesso una chiappa che ti piaceva!” ride soddisfatto.
“La tua
chiappa ringrazierà i miei gusti strambi,
suppongo.”
Annuisce.
“Ti è debitrice”
Per qualche minuto
mangiamo in silenzio. Ne approfitto per ragionare. Sto
mangiando il cibo che mi ha dato uno sconosciuto, che tra
l’altro mi ha fatto
fottere il posto, in un McDonald gestito da un cinesino analfabeta che
ha
cercato di rifilarmi un panino avvelenato. Che bel quadro incoraggiante!
“Connie”
mormoro quasi senza accorgermene.
“Che cofa?” chiede lui con
la bocca
piena.
“Mi chiamo
Connie.”
“Carino”
mi mostra di nuovo il suo sorriso. “diminutivo
di..?”
Mi preparo
all’inevitabile risata e bofonchio
“Cornelia”
“Un nome
originale!.. Però preferisco Connie” dice,
facendomi l’occhiolino.
“Anch’io”
rispondo sorridendo.
“Allora,
dimmi Connie, dove sei diretta?”
“A San
Francisco” rispondo prendendo un altro boccone dalla ciotola.
“Non ci
credo.”
“Perché
che ha di male San Francisco?”
“Oh
assolutamente niente! Sono solo sorpreso perché
anch’io devo prendere quel
treno”
“Naaa non ci
credo!”
“Inizia a
farlo allora”
“Quante
possibilità ci sono? Insomma quante persone prenderebbero il
treno
invece dell’aereo per attraversare mezza America?”
“Noi
si”
Lancio
un’occhiata al tabellone degli orari fuori dal vetro.
“Sarà meglio
sbrigarci se non vogliamo perderlo”
Harry lascia qualche
banconota sul tavolo, prendiamo i nostri bagagli e ci
incamminiamo verso l’uscita.
La cameriera ci fissa
insistentemente. Quando Harry non guarda le faccio la
linguaccia. Tiè.
“Ultima
chiamata per il treno 6553 per
San Francisco. Ultima chiamata per il treno 6553 per San
Francisco.”
Gracchia l’altoparlante.
“Acciminchia
è il nostro!” urlo come una deficiente guardando
Harry.
Lui grida
“Corri!”, mi afferra la mano e mi trascina con
sé nella folla della
stazione.
---------------------------------------------------------
Buongiorgio a tuttiii
:3
Allora sono un pochino
agitata perché essendo la mia prima FF ufficiale non so
cosa aspettarmi D:
Spero vi piaccia,
fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando! La mia mancata autostima
ne ha un forte bisogno lol ;)
Un bacio, Chiara
<3
|
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Capitolo 2 *** A spy dressed as a bridesmaid ***
2. A spy dressed as a
bridesmaid
“È
proprio destino che noi dobbiamo conoscerci” fa
Harry divertito.
Abbiamo scoperto di
essere quasi
vicini
di posto.
“Questa
è la peggiore frase per rimorchiare che abbia mai
sentito” rispondo io,
alzando gli occhi al cielo.
Ridacchia, sistemando
il mio trolley e la sua sacca nello scompartimento sopra
le nostre teste. Io ho il posto vicino al finestrino e sono felice come
se
avessi appena ricevuto un barattolo di Nutella, mentre il posto di
Harry è tre
file più avanti.
Lui si siede in quello
vicino al mio che per ora è libero “Appena arriva
il
proprietario tolgo il disturbo, promesso”
Lo dice con un sorriso
così dolce che non posso protestare. Cioè
perché
sembrerei maleducata, ovviamente.
“Allora
dimmi un po’, cosa vai a fare a San Francisco?”
chiedo. Mi ritrovo
interessata alla vita di questa ragazzo di cui non so praticamente
nulla e che
il caso mi ha fatto incontrare. O meglio che la mia pancia brontolante
mi ha
fatto incontrare.
Lui però ha
una reazione che non mi aspettavo: il suo sguardo divertito di poco
prima diventa indecifrabile, è come se avessi spento
improvvisamente la luce.
Borbotta qualcosa che
somiglia vagamente a un “Niente di che” fissando il
vuoto.
Mi accorgo che evita
il mio sguardo. Beeene Connie, direi che si vede che non
socializzi da un po’, eh? A quanto pare ho centrato
l’unico argomento che vuole
evitare. Grande.
Poi si riscuote
all’improvviso, recupera il sorriso come se avesse cancellato
gli ultimi trenta secondi e chiede “E tu che ci vai a fare di
bello?”
Sto per rispondere ma
mi fermo perché da sopra i riccioli di Harry intravedo
che qualcuno si è fermato proprio dietro di lui. Lui si gira
a guardare e
riesco a vedere una signora sulla settantina dall’aria
simpatica che sta
studiando i numerini microscopici dei posti.
Lei abbassa lo sguardo
su Harry, che scatta in piedi, sbattendo la testa
rovinosamente contro lo scompartimento per le valige. Ahia.
Massaggiandosi
distrattamente la testa esclama: “Si deve sedere? Mi scusi,
mi ero solo seduto
finché non arrivava il proprietario, il mio posto
è laggiù!”
“Ma no! Non
ti preoccupare, caro ragazzo. Vi conoscete?” chiede,
allungandosi a
guardarmi. Io sorrido cortesemente.
“In
realtà ci siamo conosciuti da poco in stazione”
risponde Harry. “è una
storia strana in effetti”
“Oh, ma
allora mi dispiace interrompere la conversazione.. Se mi dici dove si
trova il tuo posto, posso accomodarmi là”
Harry glielo mostra e
l’aiuta a mettere a posto il suo cuscinetto
anti-cervicale. Dopo aver provato circa una novantina di posizioni
differenti
sembra aver trovato quella giusta e torna a sedersi vicino a me.
“Maledetto
chi li ha inventati!” borbotta.
Sorrido innocentemente
“Che gentile vecchina”
Lui mi fulmina con lo
sguardo. “Non provarci neanche”
Ridacchio, girandomi a
guardare del finestrino la gente che si affanna a salire
sui vari treni. C’è un signore anziano tutto
elegante nel suo cappotto blu, una
signora di mezz’età con dei capelli di un colore
bizzarro, un ragazzo che ha
tutta l’aria di uno studente universitario con la sua
valigetta e c’è anche una
giovane coppia. L’uomo tiene sulle spalle una bambina di
quattro anni al
massimo che ride, picchiettando dolcemente sulla sua testa. La mamma la
osserva
attentamente per paura che cada, tenendo per mano il marito.
Per un attimo mi
chiedo se anche la mia famiglia appariva così una decina di
anni fa, quando conoscevo solo la felicità.
Scuoto la testa,
scacciando quel pensiero doloroso. Non è decisamente il
momento di abbandonarsi ai ricordi.
Con la coda
dell’occhio noto lo sguardo interrogativo di Harry su di me.
Pazienza, lui ha i suoi segreti, io ho i miei.
Sembra captare il mio
pensiero, perché fa finta di niente e dice:
“Allora, a
quanto pare sarai costretta a sopportarmi mentre russo e sbavo come un
cavallo
perché passeremo tutto il viaggio vicini vicini!”
esclama entusiasta.
Non posso fare a meno
di sorridere. “Porco spino mi sono dimenticata a casa i
tappi per le orecchie, come farò adesso a superare il
viaggio indenne?”
“Dovrai
farti forza” risponde con fare teatrale, annuendo
solennemente. “Perché
ho tutte le intenzioni di scoprirne di più sul tuo
conto”
Acciminchia, lui e la
sua curiosità. “Non ti assicuro che ti
piacerà. Ho una
vita orribilmente monotona.”
Non si scoraggia
“Lo vedremo” e si mette a fissarmi come se
aspettasse di
vedermi tirar fuori un cilindro da illusionista dalla borsa e faccia
uscire il
classico coniglietto bianco.
Sospiro
“Cosa vuoi sapere?”
“Mmm..”
ci pensa su un secondo “che ne dici di iniziare dal nome? Se
mia madre
sapesse che sto socializzando con una sconosciuta mi
sgriderebbe”
“Mi chiamo
Connie, ti sei già dimenticato?” mi fingo offesa.
“Come
potrei? Su, su continua!” Appoggia il mento alla sua mano e
mi guarda
come un bambino guarda la nonna quando gli racconta la storiella.
Cerco di non scoppiare
a ridere mentre lo guardo “Vivo a New York, frequento il
college..”
Scatta sulla sedia e
mi afferra un braccio “No! Aspetta, non dire niente.
Voglio indovinare io!”
“Ok, ma hai
solo tre tentativi. Se sbagli tutte e tre non potrai mai più
sapere
la mia identità misteriosa” lo avverto.
Assume un espressione
concentrata “D’accordo. Sono pronto a correre il
rischio”
“Forza,
allora.. prima ipotesi?”
“Sei una
spia inviata dal governo che cerca di confondersi tra i newyorkesi
ignari e sei nel pieno di una missione pericolossissima.”
Cerco di rimanere
impassibile “E in cosa consiste la mia missione?”
sussurro.
Rimaniamo a fissarci
in silenzio per un momento e mi accorgo che ci siamo
avvicinati piano piano e che il mio viso è a pochi
centimetri di distanza dal
suo.
Mi allontano di
scatto, fingendo un attacco di tosse, mentre lui si gratta la
testa, guardando altrove.
“Dovrò
pensarci con più attenzione. Appena avrò una
teoria precisa te la farò
sapere” borbotta.
“D’accordo.”
“D’accordo.”
Silenzio imbarazzante.
Mi accorgo solo adesso che siamo partiti. Dovevo essere
molto concentrata nella conversazione.
La mia mente
è alla disperata ricerca di qualcosa da dire. Tutto inutile,
la
mia testa bacata non serve a una ceppa come al solito così
mi ritrovo a pregare
tipregodìqualcosatipregodìqualcosatipregodiqualcosa.
“Il
biglietto per favore.”
Non è
esattamente la voce che mi aspettavo di sentire ma giuro che non ho mai
amato tanto un controllore come in questo momento. Credo che sarei
capace anche
di baciargli la sua dolce testolina pelata. Guardando meglio, ho
cambiato idea.
Gli passiamo i nostri
biglietti, che ci vengono restituiti subito con una
smorfia di disgusto.
Quasi
l’apparizione dell’uomo l’avesse
ispirato, Harry riprende la
conversazione “Lasciamo perdere per un attimo la questione di
prima. La mia
prossima domanda è: perché vai a San
Francisco?”
All’inizio
sono tentata di non rispondere, dato che lui aveva fatto lo stesso,
poi mi rassegno “Sono stata invitata a un
matrimonio”
“Wow, che
bello! Non mi sembri molto entusiasta però.. non dirmi che
lo sposo è
il tuo ex ragazzo che sta con la tua peggior nemica e tu stai andando
là con
l’intenzione di fermarlo?”
“Mi dispiace
deluderti ma non vivo in un telefilm”
“E allora di
chi è?”
“Di mia
sorella.”
“Non ti
piace il futuro marito?”
“No, al
contrario. Jake è un uomo fantastico, il migliore che Allie
potesse
trovare”
“Non capisco
dove sta il problema allora.”
“Non
c’è nessun problema infatti”
“Mmm.. E i
tuoi? Non vanno al matrimonio?”
Eccola. Lo sapevo che
prima o poi sarebbe arrivata.
“Sono
già là” mentii, distogliendo lo sguardo.
“Sai
già che vestito metterai?” continua lui.
“Sono la
damigella d’onore. È già stato tutto
scelto da sei mesi circa”
“Vorrei
proprio vederti tutta infricchettata” ridacchia.
Arrossisco, pur
sapendo di non averne motivo. È solo una constatazione, non
significa niente. “Meglio di no, fidati. Se non faccio una
gaffe di qualunque
tipo è un mezzo miracolo. Odio stare al centro
dell’attenzione, mi rende
estremamente nervosa”
Inizia a risalirmi il
terrore che provo da quando Allie mi ha annunciato che
avrei fatto la sua damigella d’onore a costo della vita.
Maledetta me e quando
avevo accettato!
“Sarai
perfetta vedrai” mi sorride dolcemente Harry.
Vorrei rispondergli
che non sa proprio ‘na ciosba, ma è
così gentile che non
posso che mormorare “Grazie”
“Se sei in
difficoltà, chiamami”
“Seee certo!
Blocco tutto e ti chiamo, contaci.”
“Mandami un
messaggio telepatico”
“Ti faccio
un fischio”
“Per chi mi
hai preso? Ti sembro un cane?”
“Eeeeeh,
adesso che mi ci fai pensare..” mi gratto il mento,
studiandolo.
Lui mi da una pacca
leggera sul braccio, facendomi ridacchiare.
“Ora
è il mio turno per le domande..”
“Neanche per
sogno! Non ti ho ancora chiesto se sei appassionata di botanica,
se dormi ancora con il tuo peluche preferito, se hai una fobia per i
ragni, se
capisci qualcosa di matematica, se credi nell’amore a prima
vista, se..”
“Calma un
momento! Facciamo così: una domanda per ognuno,
d’accordo? E ho la
precedenza assoluta.”
“E da quando
scusa?
“Perché
sono una donna, ovvio.”
“Non sono
mai stato un gentiluomo mi dispiace”
“E la
simpatica vecchietta di prima?”
“Eccezione
alla regola solo per le ultraottantenni”
“Povera
signora. Che modi! Io le davo al massimo 57 anni”
“Vuoi
scherzare? Stiamo parlando della stessa vecchietta decrepita,
vero?”
Scoppio a ridere.
“In effetti non è in gran forma”
ammetto. “In tutti i casi
tocca a me perché tu ne hai già fatte
due” incrocio le braccia, sfidandolo a
controbattere.
“Porco
spino” borbotta.
“Ehi, quella
è la mia imprecazione!”
“Mi stai
contagiando, patatina” e mi
schiocca un bacio sulla guancia, per poi tornarsene ad appoggiarsi
beato al
sedile.
No, frena i cavalli.
Patatina? Patatina?!
Qua la situazione mi sta sfuggendo di mano.
“E questo
cos’era?”
“Un
innocente bacetto”
“Vediamo di
trattenerci, né?”
Come risposta ottengo
solo un sorrisetto. Poi sbadiglia.
“Caspita, ma
guarda che belle tonsille! Mi pare di scorgere anche lo
stomaco”
commento.
“Ah-ah-ah”
ride sarcastico.
“Lo so, lo
so” faccio finta di asciugarmi una lacrimuccia.
“Credo che
mi farò un riposino..”dice sottovoce, mettendo le
mani unite sotto
la sua guancia.
“Ma non sono
nemmeno le due del pomeriggio!” protesto.
“Buonanotte”
mormora sorridendo già ad occhi chiusi.
Sospiro.
“Notte”
“Notte
notte”
“Buonanotte”
ripeto.
“Buonan..”
“Ma non
avevi sonno tu?” lo interrompo.
Ridacchia piano,
sempre ad occhi chiusi.
“Le domande
sono solo rimandate” lo avverto.
Penso quasi che stia
per dire qualcos’altro, ma inizia subito a respirare
profondamente.
Il mio sguardo si
perde ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino e mi
ritrovo ad accarezzare il punto in cui ha lasciato
«l’innocente bacetto».
Ma che mi prende?
Saaaalve bella gente :D
Si lo so, sono come un
cactus nel posteriore. Sto tra le palle, in poche
parole. Mi dileguo subito, giusto il tempo per dire che mi sono
inventata il
treno che va da NY a San Francisco,
ma poi ho scoperto che
esiste davvero e che è tipo una crociera per
l’America
(?) Immaginatevi la mia realizzazione :’)
Grazie a tutti quelli che hanno
recensito/messo tra le preferite/seguite/ricordate e anche a chi ha
solo letto
per il semplice fatto di sopportarmi :3
Un bacio, Chiara
<3
|
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Capitolo 3 *** Don't touch my Giovanna! ***
3.
Don’t touch my Giovanna!
Solletico. Io odio il solletico. E lo
sento proprio sotto al naso. Ma chi acciminchia mi fa il solletico
sotto il
naso?
Apro gli occhi e
capisco ho la faccia affondata in una marea di riccioli. Alzo
la testa di scatto, non vorrei mica annegare. Poi mi ricordo di botto
dove mi
trovo. La mia mente sembra quasi una macchina da scrivere. Matrimonio.
Treno.
Harry. Vecchietta decrepita. Bacio. Oh cazzo!
La massa di riccioli
fa un movimento indecifrato e mi accorgo che la testa di
Harry è appoggiata alla mia spalla. Ecco perché
vedevo riccioli ovunque prima!
Aspé. La
testa di Harry è appoggiata alla mia spalla. Mmm. Beh
è del tutto
naturale, no? Il treno può aver fatto una curva troppo secca
e tac! La testa è caduta
casualmente.
Si è
sicuramente successo così.
Fisso torva la sua
testa, in cerca di altre soluzioni possibili. Ho già
considerato gli alieni, gli spiriti e le fatine dei denti (qualunque
cosa
centrino in questo momento), quando lui alza la testa, strizzando gli
occhi per
la luce del tramonto che entra dal finestrino.
“Ehii”
borbotta “che mi sono perso?”
Scruto attenta fuori
dal finestrino “Mmm a quanto pare siamo quasi già
arrivati
a Chicago”
“Ah-ah!”
mi punta contro l’indice “Beccata! Anche tu hai
fatto un pisolino, a
quanto pare”
Sorride. È
sicuro di aver già vinto.
Alzo le mani in segno
di resa. “Lo ammetto. Però è solo per
colpa dei tuoi
riccioli, sono vergognosamente morbidi. Mi sembrava quasi di sentirli
fare swisssh come quelli della tipa bionda
della pubblicità! Non lo ritenevo possibile, lo
confesso”
Lui mi fissa confuso
“Hai usato i miei capelli come cuscino?”
Porca paletta. Devo
ricordarmi di fare una preghierina per ricordare a chiunque
ci sia lassù di darmi una forma di intelligenza superiore a
quella di un
bradipo.
“Solo
perché tu ti sei appropriato della mia spalla!”
cerco di ritrovare un
minimo di dignità.
“Oddio!”
salta sul sedile “Sul serio?”
E poi si mette a
osservare attentamente il mio decolleté. Ora, non che io sia
incredibilmente dotata ma essendo donna la cosa non mi lascia
indifferente. Non
in senso positivo, sia chiaro, non sono ancora una zoccola.
“Vuoi una
foto?” chiedo con le sopracciglia alzate.
“A posto
così, grazie” non alza nemmeno lo sguardo, sto
pervertito.
“Auaioh!”
gli tiro una schiaffetto sulla guancia.
Lui si risveglia di
scatto “Che c’è?” fa,
innocente.
“Ma dico, ci
conosciamo da neanche mezza giornata e tu già miri ai piani
alti? Gli
uomini sono tutti uguali.”
Lui mi guarda stupito
per un attimo. Poi grida “Ma no! Che hai capito? Stavo
solo controllando di non averti sbavato la maglietta!”
Se vabbé.
“E io sono Maria Teresa di Calcutta.”
“Giurin
giurello, parola di bidello!”
“Non mi sono
mai fidata dei bidelli”
“Fai bene,
sono dei gran spioni.”
“Ehi, non
insultare la Giovanna!”
“Scusa!”
“Ti perdono,
va là”
“Perché
sono figo?”
“Idiota”
trattengo un sorriso e gli tiro una pacca dietro alla nuca.
“Ahia”
“Ci sto
quasi prendendo gusto” affermo.
“Ma fra
tutte quelle che c’erano proprio la violenta dovevo beccare
io?” si
lamenta.
“Ma fra
tutti quelli che c’erano proprio il maniaco?” lo
imito. Sorride,
scuotendo la testa.
Il treno intanto
è entrato nella stazione e si ferma con un ciocco tremendo.
La
gente intorno a noi inizia a recuperare i bagagli e a infilarsi i
cappotti in
una grande confusione generale.
“Che
succede?” chiedo, voltando la testa a destra e a manca come
un orologio a
cucù impazzito. Mmm pensandoci meglio forse è
meglio il pendolo, dà meglio
l’idea. Però né il cucù
né il pendolo hanno la testa. Ma ditemi perché mi
devo complicare la vita con le metafore, porca
trota!
“C’è
una sosta di due ore in città.” Risponde Harry,
alzandosi a raccogliere la
sua roba. Ancora una volta sembra essere abituato a fare questo
viaggio. Tira
giù anche il mio trolley azzurro che gli cade in testa con
un tonfo.
“Cacchiarola
ma cosa hai messo qua dentro?”
“Cemento e
qualche mattone, non si sa mai cosa mi serve quando sono lontana da
casa” rispondo con fare innocente.
Ridacchia e si
incammina per il corridoio. Per un attimo ho paura che mi lasci
sola. Cioè spero che mi lasci sola. Spero.
Poi dice “Ti
aspetto giù”
“Ok”
mormoro. E mi sento come salvata da quel mare in tempesta che
è poi la mia
vita. L’immagine di Harry come salvagente rosso gigante mi fa
scoppiare a
ridere da sola.
Quanto dovevo
sembrargli disperata? Aveva intuito anche solo minimamente la mia
solitudine?
Mi do una sistemata
veloce e scendo, guardandomi attorno come se fossi
improvvisamente atterrata sulla Luna.
Harry mi osserva
divertito. “Allora primo giudizio di Chicago..?”
“Totalmente
negativo.” affermo convinta “È tutto
così cupo e grigio.. e poi c’è
una puzza!”
Scoppia a ridere
“Bene! Vorrà dire che ti convincerò
io.”
“E come, se
mi è consentito chiederlo?”
“Ti porto
fuori a cena, ovviamente”
“Wow, a lume
di candela? Ricordati che al primo appuntamento deve essere tutto
perfetto” rispondo con un sorriso sarcastico.
“Lo
sarà, Connie” sussurra, sfiorandomi
l’orecchio con le sue labbra.
Rabbrividisco senza volere. Strano come suona bene il mio stupido nome
detto da
lui..
Mi prende la mano
gelata e la scalda con la sua, mentre mi porta verso il
ristorante misterioso.
La
curiosità ha la meglio su di me, lo ammetto. Mi conduce
verso un sacco di
stradine secondarie e il mio senso dell’orientamento non
fatica a perdere il
filo. Adesso per tornare al treno dipendo totalmente da Harry, che,
tanto per
ricordarmelo, ho conosciuto al massimo sei ore fa.
La mia parte razionale
ha quasi avuto la meglio su di me e sto per lasciargli la
mano e correre via, quando lui si volta e con gli occhi che brillano
mormora: “Adesso
devi chiudere gli occhi, sarà una sorpresa”
Brutto segno.
Bruttissimo. Le sorprese nella mia vita non sono mai positive.
Lo guardo, esitante.
“Fidati”
sorride lui.
“Va
bene..” chiudo le palpebre e piombo
nell’oscurità più totale.
“Non
sbirciare”
“E tu non
farmi sbattere contro un palo, và”
Ridacchia piano.
Per un momento sento
solo silenzio poi le mani di Harry mi prendono dolcemente
le spalle da dietro, guidandomi in avanti e poi facendomi girare un
paio di
volte a destra. O era a sinistra?
E
all’improvviso più niente. Non sento
più le sue mani. Silenzio. Vuoto. Buio.
E uno qui potrebbe
considerarmi una cretina perché mi ostino a non aprire gli
occhi quando con tutte le probabilità di questo mondo sono
stata abbandonata in
mezzo a una strada di una città sconosciuta e considerato il
fatto che ho un
terrore tremendo del buio (non esagero. Anche la mia cuginetta di tre
anni mi
considera una fifona).
Beh non so cosa abbia
in testa ma me ne sto immobile con gli occhi chiusi per
un tempo che pare interminabile.
Mi mordo il labbro
inferiore, nervosa, mentre mi scaldo le braccia. Ma cosa mi
è saltato in testa? Andare in giro per Chicago con un
ragazzo. Proprio io che
mi consideravo così razionale e con i piedi per terra!
Stupida. Stupida. Stupida.
“Harry..”
sussurro, e senza rendermene conto mi metto a gridare “Harry,
Harry, HARRY!”
Stringo forte i pugni,
conficcando le unghie nei palmi, e strizzo gli occhi.
“Ehi, sono
qui” mormora all’improvviso la sua voce. Le sue
mani avvolgono i
miei pugni ancora stretti e li sciolgono. Apro gli occhi, quasi
sorpresa di
sentirlo ancora lì, e incrocio il suo sguardo di smeraldo,
leggermente
preoccupato.
Non so veramente cosa
mi prenda ma devo essere molto spaventata perché
gli salto con le braccia al collo,
stritolandolo.
“Ehi”
ripete lui, ricambiando l’abbraccio inaspettato da entrambi.
“Dove
diavolo ti eri cacciato?” esclamo contro la sua felpa.
Mi stacco da lui
all’improvviso, così come mi ci ero lanciata. Lo
guardo
perplessa e, senza lasciarlo rispondere, dico una cosa senza
senso del tipo “perché hai
su solo una felpa a dicembre?” o qualcosa del genere.
Lui scoppia a ridere
“Mi stai facendo preoccupare, Connie”
“Ero nel
panico più totale! Mi hai lasciato qui da sola senza dirmi
niente!”
esclamo mettendomi a gesticolare come un’ossessa. Se sta
pensando di chiamare
un’ambulanza non lo biasimo.
Invece mi afferra le
mani e dice: “Stavo solo preparando la sorpresa! Mi
dispiace”
Non riesco a
rispondere. Forse il freddo mi ha dato alla testa e sto per
collassare al suolo.
Poi mi torna in mente
una cosa e strillo “Scusa!” portandomi una mano
alla
bocca.
“Per
cosa?” Sembra divertito.
“Ho aperto
gli occhi” rispondo semplicemente.
Lui sgrana gli occhi
per un momento. Poi sorride, guardando altrove e massaggiandosi
distrattamente il petto.
“Che
c’è?” chiedo.
“Niente..”
mormora lui, tornando a guardarmi “è strano.. ho
il cuore a mille..è
da un po’ che non succedeva”
Mi appoggio al muro
che ho scoperto avere vicino per non cadere stesa al suolo.
Io che non mi sono mai
innamorata, rimanendo sempre rifugiata nel mio mondo, io
che non sono mai nemmeno uscita con un ragazzo al liceo, ora sto
tremando per
qualche parola detta da questo ragazzo di cui non so praticamente
nulla. Non so
da dove viene, quando è nato, se preferisce il gelato alla
fragola o al
cioccolato, i cani o i gatti, l’inverno o l’estate,
eppure sono qui con il
fiato corto e le guance arrossate, non certo per il freddo pungente.
“Tutto
ok?” mi accorgo che mi sta fissando.
“Ehm si.. ho
un po’ di mal di testa” mento.
“Che
stupido! Vieni il ristorante è questo” fa lui
sorridendo.
Noto solo adesso il
piccolo ristorantino all’angolo. E’ a dir poco
stupendo e
così caratteristico, tutto addobbato con le luci di Natale.
Sorrido entusiasta
“E’ bellissimo!”
Lui ricambia
“Sono contento che ti piaccia. Vieni, entriamo”
Apre la porta di
legno, facendo suonare una campanella. Dentro è ancora
meglio:
tanti tavolini di legno nella luce soffusa delle candele appese ovunque
e al
centro di ogni tavolo.
C’è
anche un grande albero pieno di quelle che sembrano palline colorate me
che, avvicinandomi meglio, sono in realtà foto di persone
ritagliate a cerchio.
“C’è
ogni cliente che sia mai entrato qui” spiega Harry, notando
il mio sguardo
interessato.
“Tutti
tutti?”
“Tutti”
afferma.
“Wow..”
poi mi viene un dubbio “ci sei anche tu?”
Lui sorride e annuisce.
“Dove
dove?” passo in rassegna le fotografie, curiosa.
“Qui”
mi sposta leggermente a destra e me ne indica una leggermente troppo in
alto per il mio metro e sessantacinque scarso.
Mi metto in punta di
piedi e tirandola un pochino, me la ritrovo sotto al naso.
E il mio cuore cade sotto i piedi.
Harry è
più giovane e più felice che mai, con gli occhi
verdi che brillano
mentre tiene stretta a sé una bellissima ragazza con una
treccia bionda e gli
occhi grandi e dolci.
Ho improvvisamente la
gola secca. Mi sforzo di sorridere mentre chiedo: “Chi
è
lei?” anche se non sono sicura di volerlo sapere.
“Lei
è Nat” risponde solo lui.
Alzo lo sguardo,
intenzionata a scoprire di più, ma la domanda mi muore sulle
labbra vedendo la sua espressione mentre fissa la fotografia. La
conosco bene
purtroppo. E’ dolore, puro e incontestabile dolore.
Poi scompare
all’improvviso quando si volta di scatto verso di me e dice:
“Forza,
non perdiamo tempo con queste sciocchezze o perderemo il treno se non
ci sbrighiamo
a mangiare qualcosa.”
Io sorrido
imbarazzata, cercando di rimuovere il suo sguardo dalla mia mente,
ma so già che rimarrà impresso lì come
scolpito e non riuscirò mai a
dimenticarlo.
Il cameriere spuntato
dal nulla ci accompagna al piano superiore e ci lascia
soli. Dal nostro tavolo c’è una vista spettacolare
sulla città, che dall’alto,
con tutte le sue luci, inizia a piacermi.
Quando mi volto verso
Harry, esattamente di fronte a me, vedo che anche lui ha
lo sguardo perso fuori dall’enorme vetrata. Chissà
forse sta pensando a quando
è venuto con quella ragazza bionda. Con Nat.
Accidenti a me e a
tutti questi pensieri.
La cena è a
dir poco squisita ma non riesco ad assaporarla bene perché
l’umore
di Harry è cambiato a vista d’occhio. Si
è come chiuso a riccio.
All’inizio
pensavo di fargli qualche domanda dato che è il mio turno ma
a
questo punto ho già cambiato idea e piombiamo in un silenzio
che mi mette in
estremo imbarazzo.
Dopo un po’
lui guarda l’orologio e annuncia che è meglio se
ci mettiamo in cammino
per tornare alla stazione, così ci alziamo e scendiamo le
scale per tornare al
piano terra.
Senza volere, lancio
un ultimo sguardo all’albero.
“Haaaaarry!”
Ci voltiamo entrambi
verso la voce e Harry viene buttato a terra da una specie
di giocatore di rugby formato maxi.
“Mark!”
l’urlo di Harry è smorzato dai 150 chili che ha
sopra.
“Non saluti
più i vecchi amici?” il gigante si rialza e aiuta
anche Harry.
“Ho fatto
solo una toccata e fuga” risponde lui senza fiato.
“E’
da un po’ che non ci si vede! In effetti da
quando..”
“Eh
già” taglia corto Harry.
“Beh che
modi sono questi? Non ti ho insegnato proprio niente eh? Non mi
presenti la tua amica?” e detto questo gli assesta una pacca
micidiale sulla
spalla.
“Lei
è Cornelia” risponde, grattandosi distrattamente
la nuca.
Arriccio il naso,
infastidita. “Chiamami Connie” dico porgendo la
mano al baffuto
amico di Harry.
Lui la stringe facendo
un sorrisone a settantaquattro denti. “Piacere, Connie.
Io sono Mark”
“Senti,
amico, noi dobbiamo scappare oppure perderemo il treno per San
Francisco. Mi dispiace ma mi fa piacere di averti rivisto. Prometto che
passerò
più spesso a trovarti.”
“Hai dato la
tua parola, ricordatelo.” fa Mark e poi si abbracciano.
“Arrivederci
signorina” mi apre la porta, galante.
“Arrivederci
Mark, spero di rivederla! E grazie mille per la cena, era tutto
delizioso” gli sorrido ed esco.
“Forza, la
stazione non è così vicina” mi dice
Harry e si incammina girando l’angolo
velocemente. Lancio un ultimo sguardo al ristornate e poi mi getto al
suo
inseguimento, avendo paura di perderlo di vista.
“E’
simpatico il tuo amico” butto lì per intavolare
una conversazione.
“Mmm”
mugugna lui.
“Lo conosci
da tanto?”
“Già”
“Poi mi
dovrai dare l’indirizzo”
“D’accordo”
Ed ecco ancora il
silenzio imbarazzante.
Mi blocco di botto in
mezzo alla strada. Si ferma anche lui, sorpreso.
“Ti sei
pentito vero?” dico con un sorriso amaro.
“Cosa?”
“Ti sei
pentito di avermi incontrata, non è
così?” ripeto.
“No,
perché mai dovrei esserlo scusa?”
“Beh direi
che il tuo comportamento lo conferma alla grande” abbasso la
testa
per nascondere gli occhi lucidi. Perché mai mi venga da
piangere poi, lo so
solo io.
Chissà come
gli sembrerò stupida in questo momento. Come una bambina che
fa i
capricci, proprio come mi aveva definita lui la prima volta che ci
siamo
rivolti la parola.
Anche quella volta
rideva di me.
“Ma cosa
stai dicendo?” esclama lui afferrandomi i polsi e piantandosi
con la
faccia a pochi centimetri dalla mia. Spero che il buio nasconda le mie
guance
bagnate.
“La
verità” borbotto ma mi si spezza la voce.
All’improvviso
mi stringe forte in un abbraccio, bloccando le mie braccia
contro il suo petto.
“Mi
dispiace, scusami” sussurra al mio orecchio.
“è solo colpa mia, tu non
centri niente”
Fa una piccola pausa e
poi pronuncia lentamente queste parole: “Io non mi sono
mai pentito di averti incontrata... e perseguitata in un certo senso,
né mai me
ne pentirò. Non me andrò via, a meno che tu me lo
chieda.”
Tiro su col naso.
“Allora non andartene” mormoro e poi affondo la
testa nell’incavo
del suo collo vergognandomi di ciò ho appena detto.
Lo sento alzare la
testa verso il cielo, poi dice: “Guarda, sta
nevicando”
Lo imito
anch’io puntando il naso all’insù, verso
le stelle.
“Carramba qua se non ci muoviamo
diventiamo due pupazzi di neve!” esclamo.
Lui scoppia a ridere.
“Quante esclamazioni hai ancora in serbo per me?”
“Quante
sarai pronto ad ascoltarne”
SCUSATE SONO
IMPERDONABILEE D:
È da quasi
due settimane che non aggiorno ma in mia discolpa posso dire che il
liceo mi sta uccidendo e che ho colto il primo giorno di pausa per
scrivere il
nuovo capitolo :)
Che è
uscito fuori ‘na mierda (?) AHAH
Vabbé dai
spero che a voi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate :3
Un bacio, Chiara
<3
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