1. An Happy Meal and a salad, please!
Sono seduta,
finalmente!
Dopo un’ardua lotta
sono
riuscita a conquistare 30 cm di sedia libera tra la marea assordante di
persone
in attesa di prendere un treno che le porterà in tanti posti
diversi, lontani o
vicini tra loro.
Sono così
superficiali le conoscenze che fai in luoghi come questi! Puoi
incontrare un completo sconosciuto, raccontargli vita, morte e
miracoli, per
poi salutarlo e non vederlo mai più.
Sto facendo questi
pensieri molto profondi quando avviene l’incontro che cambia
per sempre la mia vita.
Ho esagerato un
pochino? Forse si, dopotutto è per questo che si chiama
“frase
ad effetto”.
Ad ogni modo ho
appoggiato il mio posteriore da appena due minuti che inizia a
brontolarmi la pancia in modo inequivocabile. Attiro lo sguardo
divertito dei
miei vicini e il ragazzo di fronte a me fatica a trattenersi dal ridere.
Porco spino non
è mica colpa mia se la sveglia non ha suonato in tempo e non
ho
fatto colazione per correre qui!
Lancio uno sguardo
d’avvertimento al simpaticone qui davanti, ma non deve
essere molto convincente perché scoppia a ridere come una
matto. Mi trattengo a
fatica dal saltargli addosso e strappargli tutti i bei ricciolini che
ha in
testa solo perché mi fregherebbero il posto. Si, non sono
una con molta
pazienza però anche lui potrebbe avere un minimo di
non-chalance. Stringo i
pugni e assumo un’espressione indifferente.
Lui, con una lentezza
indicibile, si ricompone, asciugandosi gli occhi e
ridacchiando ancora.
Fa un sorrisetto e
dice: “Fame, eh?”
E quando si dice la
goccia che fra traboccare il vaso..
Scatto verso il
ragazzo e faccio per afferrargli la prima ciocca di capelli ma
lui mi blocca senza il minimo sforzo prima ancora che possa sfiorarlo.
“Ma come ti
permetti, razza di..”
Inizio a dimenarmi.
“Fai la
brava, su! Non fare i capricci”
Ma chi si crede di
essere ‘sto qua?
Arrossisco come un
peperone alla griglia. (I peperoni alla griglia
arrossiscono, vero?)
Miro a un punto
indistinto fra le sue gambe e lo colpisco con un calcio
inesorabile.
Vorrei aggiungere un
“HII-AH!” del genere PowerRangers ma la mia
dignità ha dei
limiti grazie al cielo.
Il fatto che mi molla
all’improvviso per proteggersi le sue parti basse, ormai
distrutte, mi fa intuire che la mia mira non ha fallito.
Bene. Sorrido serafica.
Mi volto e mi verrebbe
voglia di tarargli altri due calci: il posto è ormai un
ricordo.
Una signora con il suo
bambino in braccio e una valanga di borse intorno si è
seduta e ovviamente non la farei mai alzare. Chissà che
fatica per lei!
Probabilmente ho
ancora stampata la faccia arrabbiata perché fa per alzarsi,
dicendomi: “Scusa, cara, era tuo il posto?”
Mi risveglio e con un
sorriso, rassicuro la signora, borbottando qualcosa sul
fatto che dovevo andare comunque.
Stringo la maniglia
del mio mini-trolley azzurro, lancio uno sguardo sprezzante
al ricciolo, che nel frattempo sembra essersi ripreso, e mi metto in
cammino.
Mi dirigo verso il McDonald della stazione, sperando di trovare
qualcosa di
lontanamente dietetico, quando da dietro mi salta addosso un qualcosa
munito di
braccia.
“Ehi, dove
scappi? Abbiamo un conto in sospeso noi! Non credere di passarla
liscia così.”
Non. Ho. Parole.
Me lo strappo di dosso
e mi volto, sgomenta.
Ovviamente mi ritrovo
a guardare lo sconosciuto di prima che mi fissa
sorridendo con i suoi occhi verdi.
“Ma che sei?
Un maniaco?”
“No, sono
Harry, piacere!” allunga una mano.
“Il piacere
è tutto tuo”
“Che
cattiveria, mamma mia!” finge di essere offeso.
Lo guardo per un
attimo e faccio dietro-front camminando spedita verso il
fast-food, pregando che si mettesse a correre verso di me con i suoi
hamburger
fritti.
Harry mi segue
saltellando, girato verso di me per parlare.
“Aspetta! Mi
dispiace davvero per averti fatto perdere il posto!”
Sbang! Credo abbia preso in pieno un
cartellone pubblicitario che, dato guardava me, intuisco non abbia
visto.
Risultato: è a terra con le gambe al vento.
Sospiro.
“Non importa, sto andando a mangiare ora.”
“Perfetto!
Vengo anch’io.”
Mi fermo e lo fisso,
eloquente.
“Voglio
farmi perdonare” dice rialzandosi e massaggiandosi la faccia.
Ammazza
che botta deve aver preso!
Mi sta sorridendo, in
modo meraviglioso tra l’altro, ma mi obbligo a non farci
caso.
Sospiro esasperata e
bofonchio qualcosa tipo “fa come ti pare!”
“Woooh!
Fantastico!” esclama “Tu cosa prendi? Hamburger col
bacon o sei più il
tipo da insalata e maionese?”
“Non mi
piace la maionese. In realtà, non sopporto niente di
fritto” rispondo
sinceramente. Bene, ora sembrerò la sfigata di turno.
Infatti Harry
è scioccato e pare essere incapace di pronunciare qualcosa
di
lontanamente simile a una frase di senso compiuto.
“Ehi non ti
ho mica detto di essere sposata con un orsetto lavatore o di essere
un’agente dell’FBI o chissà
cos’altro!”
“Quello non
mi avrebbe stupito più di tanto!” afferma
“Ma come possono non
piacerti le patatine fritte?!” l’ho sconvolto,
poverino.
La sua faccia
è a dir poco comica con la bocca a penzoloni e tutto il
resto.
“Tranquillo,
va tutto bene, va tutto bene” dico facendogli pat-pat sulla testolina riccioluta
“Adesso ti prendi un bel Happy
Meal con la sorpresina e tutto tornerà a posto,
vedrai”
Mi sto sforzando seriamente di non
ridergli in faccia.
“Pff..”
sbuffa, scansa la mia mano e si ravviva un po’ i capelli,
sorridendomi
suo malgrado.
“Scusa
allora spiegami, perché stiamo andando in un
McDonald?”
“Ti
pare che sia qualche altro posto
dove mangiare in questa benedettissima stazione?”
“Giusto.”
Pausa di silenzio.
Sbircio con la coda
dell’occhio. Lo trovo che fa finta di asciugarsi una
lacrimuccia di commozione.
“Che
c’è adesso?”
“No pensavo
al tuo coraggio… al tuo spirito di sacrificio..”
mi sta prendendo
in giro o sbaglio? “..degni di una cavaliera!”
“Cavaliera?”
“Cavalleressa!..
Cavallerizza?..beh il concetto è quello!”
Alzo gli occhi al
cielo, facendolo ridacchiare.
Nel frattempo siamo
arrivati alla cassa del McDonald dove il commesso, un
cinesino cicciottello, strilla ogni frase che dice, così
posso assicurarvi che
i clienti prima di noi hanno ordinato
quattro porzioni di patatine, due hamburger con tripla salsa, sei
milk-shake, di cui uno alla fragola e cinque al cioccolato e nocciole.
Ho un brutto
presentimento. Arriva il nostro turno, Harry dice: “Per me un
Happy Meal” e facendomi l’occhiolino aggiunge:
“vi prego ditemi che avete
ancora le macchinine!”
Il cinesino lo guarda
impassibile. Si gira verso la cucina e urla: “Un Eppi
Mill!”
Poi si volta verso di
me, in attesa.
“Mmm…
allora, per me potete fare solo un piatto di insalata?”
“Non liesco a capile, scusa.”
“Una
semplice porzione di insalata”
“Con
maionese?”
Ma perché
la maionese deve essere sempre ovunque?
“No,
insalata. Solo insalata!”
“«Insalata»?
Cos’è «insalata»?”
Sono tentata di
sbattermi la testa sul bancone, ma decido di tentare.
“Ha presente
quelle foglioline verdi che mettete negli hamburger?”
“Hambulgel? Pelfetto! La vostla ordinazione allivelà subito! Se volete
accomodalvi..”
“No,
aspetti! Non voglio un hambulgel!” Maledetto accento
cinese.
“Il plossimo!”
Harry, che ha riso per
tutta la conversazione, mi tira via per un braccio e mi
porta fino a un tavolo lontano dal bancone.
Appena seduto si sfila
la sacca per gli abiti che portava su una spalla. Io
parcheggio il mio trolley in modo che non impedisca a nessuno il
passaggio.
“Non so
ancora con chi ho il piacere di pranzare” fa lui, sorridendo.
“In effetti
tu non lo sai ancora, ma hai l’onore di parlare con la regina
d’Inghilterra” rispondo io con fare teatrale.
“Elisabetta
II?”
“In
persona.”
Fa un fischio.
“Le devo fare l’inchino?”
“Stia pur
comodo”
Sogghigna.
“E, mi dica,
che ci fa così lontana dalla sua patria?”
“Sono a New
York per un viaggio d’affari” improvviso.
“Alla sua
età?”
“Ehi, mi sta
dando della vecchia?”
“Non mi
permetterei mai!”
“Potrei
farla processare!”
“Non siamo
nel suo campo d’azione, ricorda?”
“Acciminchia!”
borbotto.
“Wooh anche
le parolacce adesso? Che trasgressiva!”
Sto per ribattere ma
una cameriera ci porta le nostre ordinazioni. Ovviamente
non comprendono il piatto d’insalata.
Lancio uno sguardo
assassino al bancone, dove il cinesino di sorride e mi fa il
pollice alzato, incoraggiante.
Sospiro rassegnata
fissando il mio hamburger superfarcito da cui cola qualcosa
di denso e marrone. Trattengo a malapena un “bleah”
di disgusto, quando noto
che la cameriera è ancora ferma al nostro tavolo. Alzo lo
sguardo ma vedo che
lei è tutta intenta ad ammirare Harry che invece riserva
tutte le sue
attenzioni al suo hamburger.
“Grazie
mille, può portarci il conto?” chiedo cercando di
attirare l’attenzione
della donna.
Lei mi guarda come se
si fosse appena accorta della mia presenza e mi squadra
dall’alto al basso, scuotendo la testa. Alzo una sopracciglia.
Lei sospira, gira i
tacchi e se ne ritorna in cucina.
Appoggio il mento su
una mano, guardando sconsolata il mio piatto ma cercando
di non avvicinarmi troppo.
Harry alza lo sguardo,
ridacchia e si mette a frugare nella sua borsa. Dopo un
minuto di ricerca estrae una ciotola di plastica blu per il cibo e me
la porge,
sorridendo.
La prendo un
po’ esitante.
“Tranquilla”
fa lui “è il piatto speciale di mia madre,
Ratatouille la chiama
lei, per me è solo un miscuglio indistinto di verdure, ma
credo che ti possa
piacere più del tuo hamburger. Non ti preoccupare, non
avrà un grande aspetto
ma giuro che è fresca di stamattina!”
“Sicuro?”
la roba dentro non sembra molto incoraggiante.
“Parola di
lupetto!”
Ridacchio e apro la
scatola, prendo le posate di plastica che mi porge lui e
azzardo un assaggio.
Assaporo
bene.
…
…
…
...
“Ma è fantastica!
Assolutamente
goduriosa! Sublime! Perfetta! Brillante!
Magnifica!”
esclamo tutto d’un fiato.
“Ci avrei
scommesso una chiappa che ti piaceva!” ride soddisfatto.
“La tua
chiappa ringrazierà i miei gusti strambi,
suppongo.”
Annuisce.
“Ti è debitrice”
Per qualche minuto
mangiamo in silenzio. Ne approfitto per ragionare. Sto
mangiando il cibo che mi ha dato uno sconosciuto, che tra
l’altro mi ha fatto
fottere il posto, in un McDonald gestito da un cinesino analfabeta che
ha
cercato di rifilarmi un panino avvelenato. Che bel quadro incoraggiante!
“Connie”
mormoro quasi senza accorgermene.
“Che cofa?” chiede lui con
la bocca
piena.
“Mi chiamo
Connie.”
“Carino”
mi mostra di nuovo il suo sorriso. “diminutivo
di..?”
Mi preparo
all’inevitabile risata e bofonchio
“Cornelia”
“Un nome
originale!.. Però preferisco Connie” dice,
facendomi l’occhiolino.
“Anch’io”
rispondo sorridendo.
“Allora,
dimmi Connie, dove sei diretta?”
“A San
Francisco” rispondo prendendo un altro boccone dalla ciotola.
“Non ci
credo.”
“Perché
che ha di male San Francisco?”
“Oh
assolutamente niente! Sono solo sorpreso perché
anch’io devo prendere quel
treno”
“Naaa non ci
credo!”
“Inizia a
farlo allora”
“Quante
possibilità ci sono? Insomma quante persone prenderebbero il
treno
invece dell’aereo per attraversare mezza America?”
“Noi
si”
Lancio
un’occhiata al tabellone degli orari fuori dal vetro.
“Sarà meglio
sbrigarci se non vogliamo perderlo”
Harry lascia qualche
banconota sul tavolo, prendiamo i nostri bagagli e ci
incamminiamo verso l’uscita.
La cameriera ci fissa
insistentemente. Quando Harry non guarda le faccio la
linguaccia. Tiè.
“Ultima
chiamata per il treno 6553 per
San Francisco. Ultima chiamata per il treno 6553 per San
Francisco.”
Gracchia l’altoparlante.
“Acciminchia
è il nostro!” urlo come una deficiente guardando
Harry.
Lui grida
“Corri!”, mi afferra la mano e mi trascina con
sé nella folla della
stazione.
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Buongiorgio a tuttiii
:3
Allora sono un pochino
agitata perché essendo la mia prima FF ufficiale non so
cosa aspettarmi D:
Spero vi piaccia,
fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando! La mia mancata autostima
ne ha un forte bisogno lol ;)
Un bacio, Chiara
<3