Landlocked {traduzione di VesiSchwartz}

di iesnoth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


Titolo: Landlocked.
Nota
: Letteralmente, la traduzione sarebbe “Bloccato/a a terra”. Come vedrete andando avanti nella lettura, andrà bene sia per Jim che per Ariel. Ovviamente, manterrò il titolo in Inglese, dal momento che è definitivamente più evocativo.
Link originale
: qui. Capitolo I
Autore
: iesnoth. Americana, account qui.
Traduttrice
: Vesi. Me, myself and I, account su EFP qui.
Pairing
: Ariel/Jim
Rating
: Giallo
Genere
: Angst, Avventura, Romantico
Avvertimenti
: AU, Crossover, Lime, Movieverse, Traduzione
Disclaimer
: I personaggi di Ariel, Jim, Flounder, Morph, Scuttle e Amelia appartengono alla Walt Disney Pictures; gli altri, così come la storia, sono di proprietà dell’autrice originale. Io sono solo la traduttrice – leggasi: l’ultima ruota del carro XD
Note
: Se siete puristi delle coppie Disney, e fieri shippers Ariel/Eric, non vi consiglio di leggere questa fanfiction u.u

Note della Traduttrice:
Hello, everybody! Io sono Vesi, e sono la traduttrice di questa meravigliosa fan fiction.

Dunque, che dire? Ho letto i cinquanta capitoli della storia tutti d’un fiato, perché davvero, è appassionante, scorre senza problemi, forse complice quello stile di scrittura tipicamente americano e che ho cercato di mantenere.
Personalmente, ho sempre pensato che il principe Eric, per quanto fosse uno dei pochi principi Disney ad avere l’onore di un nome, non fosse abbastanza per Ariel, che ha fatto di tutto e di più per riuscire a stare con lui u.u
Jim. Jim va molto meglio. Ma del resto, stiamo parlando di Jim Hawkins, mica bruscolini *O*

Ho cercato di mantenere le strutture originali, e di attenermi il più possibile alla traduzione letterale: tuttavia, visto che deve essere un piacere da leggere anche per gli Italiani, ogni tanto troverete rese non proprio fedelissime, in un Italiano migliore, che però esprimono lo stesso concetto. Nel caso di parole di difficile traduzione, troverete le note a fine capitolo.
Se aveste suggerimenti, non esitate a farmeli sapere.

L'immagine iniziale è una creazione della bravissima autrice, fatta apposta per Landlocked. La potete trovare su deviantArt.

Note dell’Autrice:
Evvai! Ok, ho aggiunto un sacco di parti più di quanto intendessi, ma penso introduca meglio tutta l’atmosfera della storia. Aggiornerò in capitoli più lunghi, ma non crediate che sia così per sempre.

Chi ha già letto la versione precedente, potrebbe anche voler dare solo una scorsa veloce, tanto per recuperare i pezzo nuovi. Ne sono molto orgogliosa, comunque. :D Buona lettura!

 

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Una mano ben salda sulla sartia, James Hawkins si sporse precariamente in avanti per guardare oltre il parapetto della nave stellare, verso il pianeta dove lui e la sua classe avrebbero compiuto il loro addestramento sul campo.
“Dovete imparare ad usare l’istinto invece che le strumentazioni se aspirate a diventare bravi capitani” aveva spiegato il comandante “Su questo pianeta gli spostamenti si sono ridotti ad un affare piuttosto semplice, ma necessario (*). Per un mese intero vi addestrerete lì in segreto; gli autoctoni non sanno niente dell’universo esterno, se fatta eccezione per la loro galassia. Questo significa niente macchine volanti, niente tecnologia avanzata, niente chiamate interstellari a casa. Siete i più preparati e siete i migliori, quindi ci si aspetta che seguiate queste istruzioni alla lettera. E, credetemi, questa lettera sarà alquanto formale (*). Sono stato chiaro?” l’intera classe aveva espresso ad alta voce una risposta affermativa “Bene. Adesso andate a fare i bagagli. Partiamo alle sei, puntuali”

Jim non era stato particolarmente entusiasta riguardo al viaggio. Seriamente, un pianeta ad anni luce di distanza dai suoi amici e dalla sua famiglia? Un pianeta così primitivo da non avere ancora equipaggiamenti ad energia solare? E, cosa più preoccupante, un pianeta dove sarebbero stati praticamente inchiodati a terra? Ma anche no. (*)
Adesso che però riusciva a vederlo, le nuvole attorno all’atmosfera che lentamente rivelavano le ampie masse blu sottostanti, il ragazzo sentì il cuore gonfiarsi di emozione. C’era una nuova avventura all’orizzonte. La avvertiva.

 

Flounder nuotava nervosamente davanti all’ingresso della grotta, aspettando che Ariel finisse di prepararsi per la loro prossima sortita.
L’inizio di una nuova impresa era la parte che detestava di più. L’unica cosa che rendeva valide le loro cacce al tesoro era l’espressione di Ariel quando trovava un nuovo pezzo per la sua collezione.
Di recente però si erano dovuti spingere sempre più lontano dal palazzo per trovare oggetti che la soddisfassero, mettendosi sempre in maggiore pericolo.

“Dovrei semplicemente andarmene a casa” piagnucolò il pesciolino, girandosi e guardando desideroso in direzione della sua scuola “Dovrei proprio. Ma-“ Ma non era per niente sicuro che Ariel avrebbe rinunciato a partire all’avventura solo perché era da sola. Flounder preferiva di gran lunga che lei fosse in pericolo assieme a lui, piuttosto che senza.
Sospirò. La sirena aveva vinto di nuovo, e non era nemmeno lì a discutere! Il pesce giallo sorrise ironico. Ariel era così: irresistibile.

Proprio mentre Flounder stava cominciando a rilassarsi, qualcosa lo afferrò da dietro e se lo strinse al petto
“Sono pronta!” esclamò Ariel, ridacchiando poi del violento tremito che aveva scosso il suo migliore amico “Andiamo, pesce rosso” lo incitò, prendendogli una pinna “Scuttle mi ha raccontato di un relitto che conserva degli abiti da donna, ed è solo ad un paio di kilometri da qui. Dai!” e, complice un’ultima occhiata supplichevole di Ariel, i due partirono.

 

Per tutto il giorno successivo Jim restò a guardare i suoi compagni di classe che venivano scaricati in diversi luoghi remoti. Sentiva un sottile morso allo stomaco ogni volta che ognuno di loro se ne andava via in una scialuppa. Benché la classe fosse molto competitiva, era stata l’unica famiglia su cui Jim aveva potuto contare nei due anni passati.

“Gli abitanti di questo pianeta non sono abituati a persone di aspetto diverso dal loro, quindi i vostri compagni più – diversi devono stabilirsi in zone disabitate, molto fuori mano” aveva detto il Capitano Amelia. Quando aveva saputo del compito di Jim, si era offerta volontaria per accompagnare gli allievi della classe di Spazionautica Avanzata alle loro destinazioni, così da poter salutare il ragazzo.
“Tu, però, hai il vantaggio di assomigliare agli umani, così hai la possibilità di sperimentare tutto in modo molto più diretto”

Jim roteò gli occhi. E’ così primitivo, pensò, mentre Vonsiya, un ragazzo dotato di corna dal pianeta Kynapis, era scaricato su un’isola deserta con il suo istruttore personale. Una ragazza con tentacoli al posto dei capelli e il suo tutor vennero depositati nel bel mezzo di una palude, e il miglior amico di Jim, Hannibal, che aveva un folto pelo blu e piedi artigliati, venne mandato ad allenarsi nella zona artica assieme a suo padre.
“Sei fortunato” disse il ragazzo peloso (*) “Avrai l’occasione di entrare nella società, addirittura divertirti, magari, mentre io passerò il mese a venire arrancando nel ghiaccio con papà” Jim sussultò. Anche se si trattava di Hannibal, non apprezzava particolarmente quando le persone parlavano male dei padri che comunque avevano accanto tutti i giorni.
Hannibal sorrise tiepidamente a Jim, realizzando l’errore commesso.
“Non so come si fa a divertirsi” mormorò il ragazzo prima che Hannibal potesse scusarsi. Morph cinguettò triste, strusciandosi contro al suo collo. Hannibal colpì scherzosamente un braccio di Jim “Impara”
Si sporse in avanti finché le fronti dei due giovani non furono premute l’una sull’altra “Fatti degli amici. Vivi avventure. Comportati bene. Mi aspetto un sacco di storie quando torniamo all’Accademia” Jim riuscì in qualche modo ad esibire un sorriso.
“Va bene, ci proverò” i due si separarono, mentre Morph guizzava tra loro per dare ad Hannibal il suo personale arrivederci.
Jim non guardò l’amico salire sulla barca, ma corse sul ponte, e rimase a fissare la scialuppa finché non fu sparita nel paesaggio.

Infine, arrivò il momento in cui anche Jim dovette lasciare la familiare nave e imbarcarsi in quella nuova avventura. Dal momento che si sarebbe allenato con uno dei capitani del posto, l’unica ad accompagnarlo al punto di sbarco fu il Capitano Amelia.
“Qui, Jim, prendi i comandi” Amelia tese la consolle di controllo della scialuppa allo studente, che con mano esperta condusse l’imbarcazione verso la piccola spianata sottostante “Devi andare a questo indirizzo” disse Amelia, porgendogli un pezzo di carta, un momento prima che lui scendesse dalla barca sospesa a mezz’aria “Ti allenerai lì, con il capitano della flotta”
“Come si aspettano che riesca a trovarlo?” chiese Jim guardando l’indirizzo, cominciando a diventare nervoso. Amelia regalò al suo ex-mozzo il suo famoso sorriso felino.
“E’ un grande castello bianco sulla costa, Jim. Non puoi non vederlo” il ragazzo annuì, voltandosi.
“E, Jim?” lo chiamò Amelia. Jim si voltò di nuovo, ansioso.
“Buona fortuna” il ragazzo sorrise debolmente, poi si diresse, attraverso un rado boschetto, alla spiaggia.

 

Ariel stava nuotando verso il ponte del relitto, la borsa piena dei suoi nuovi tesori, quando la vide. L’ombra di una nave, ne era sicura, ma... Non riusciva a vedere il punto in cui la chiglia infrangeva la superficie dell’acqua.
Era come se – se la nave stesse volando. Senza pensarci due volte, Ariel scattò verso la superficie, portandosi dietro un Flounder piuttosto confuso.

Ariel emerse dall’acqua lentamente, spostando gli occhi per indagare il paesaggio e il cielo soprastante. Niente. Solo poche nuvole sparpagliate e un ragazzo umano sulla costa, cinquanta metri più in là, anche lui con lo sguardo rivolto al cielo.
Ariel decise di registrare l’ombra come una creazione della sua immaginazione iperattiva, e, la borsa strabordante del bottino di stoffe, andò in cerca di Scuttle, il suo fidato informatore su tutti gli oggetti riguardanti gli umani.

Quando raggiunse la roccia solitaria del pennuto, però, ricevette una notizia che le fece dimenticare completamente ciò che aveva appena trovato.
“Una nave? Verso di noi?” esclamò Ariel, incredula.
“Sì, tesoro” fischiò Scuttle, risistemandosi nel suo cestino-poltrona “Tra tre giorni, ho sentito. Il compleanno del principe, così dicono”
La sirena si morse il labbro inferiore, cercando di ricordare se quel giorno era in programma qualcosa di così importante da non potersela svignare per vedere questa meraviglia. Non ricordava niente. In qualunque caso, le navi umane non navigavano spesso nei dintorni di Atlantica – probabilmente suo padre c’entrava qualcosa – quindi se una si sarebbe avvicinata così tanto, Ariel non se la sarebbe persa per nulla al mondo.

“Sei sicuro che verranno in questa direzione, Scuttle? Di solito cercano di stare lontane dalla costa”
“Come ho detto, cara, è solo una festa per il principe. Non è un vero viaggio. Semplicemente, un giro vicino alla costa dopo il tramonto” Ariel si aprì in un ampio sorriso, a quelle parole.

Con la notte, sarebbe stato ancora meglio. Gli umani non sarebbero riusciti a individuarla, nel buio.
“Grazie, Scuttle!” cinguettò, baciando lo spennacchiato gabbiano su una guancia e immergendosi entusiasta, senza la sua borsa dei tesori o le loro definizioni.

 

 

Note della Traduttrice di fine capitolo:

This planet has reduced spacing to a simple, but necessary, science. Ammetto che questa frase mi ha creato non pochi problemi.
Alla fine, credo di aver raggiunto una traduzione accettabile, tuttavia, se qualcuno avesse una versione migliore, sono apertissima a qualsiasi suggerimento.

And believe me, it will be in writing. Idem come sopra. E’ questo in writing che davvero non capisco cosa cappero significhi: dal momento che prima parla di “seguire le istruzione alla lettera”, suppongo che it si riferisca, appunto, a letter. E quindi, la lettera, a cui dovete seguire le istruzioni, sarà scritta, sarà formale. O perlomeno, così lo intendo io.

No way. E’ un termine piuttosto slang, usato dai giovani. Quindi l’ho tradotto con un corrispettivo in Italiano, e cioè ma anche no.

Furry. Ora, so che in Italiano “peloso” non ha proprio un’accezione positiva. Tuttavia, non ci sono molte altre traduzioni per la parola Inglese, significa proprio quello.

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Capitolo 2
*** II ***


Titolo: Landlocked.
Link originale : qui. Capitolo II
Autore
: iesnoth. Americana, account qui.
Traduttrice
: Vesi. Me, myself and I, account su EFP qui.

Pairing
: Ariel/Jim
Rating
: Giallo
Genere
: Angst, Avventura, Romantico
Avvertimenti
: AU, Crossover, Lime, Movieverse, Traduzione
Disclaimer
: I personaggi di Ariel, Jim, Flounder, Morph, Scuttle ed Eric appartengono alla Walt Disney Pictures; gli altri, così come la storia, sono di proprietà dell’autrice originale. Io sono solo la traduttrice – leggasi: l’ultima ruota del carro XD
Note
: Se siete puristi delle coppie Disney, e fieri shippers Ariel/Eric, non vi consiglio di leggere questa fanfiction u.u

Note della Traduttrice:
Benritrovati!
Sono davvero contentissima, e sorpresa assai, dell’accoglienza positiva di questa storia: lo è anche l’autrice, alla quale passerò tutti i commenti non appena ritornerà nella sua casa del Midwest – adesso, per chi fosse interessato, è in Canada.

Per il momento, un miliardo di grazie a tutti coloro che hanno commentato, preferito, seguito, ricordato e letto <3

L'immagine è come sempre opera della nostra autrice :)

Note dell’Autrice:
Stessa cosa del primo capitolo. Ho cambiato un po’, anche se non così tanto. Spero vi piaccia!

 

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Dopo due giorni di allenamento serrato e intenso studio con il Capitano Harris della Flotta Imperiale, Jim venne informato del suo primo effettivo incarico.
“Prima di tutto, vorrei complimentarmi con lei, signor Hawkins, per il suo duro lavoro, e la sua eccellente abilità. Le sue referenze non le rendevano giustizia” Jim abbassò la testa per nascondere un sorriso soddisfatto “In qualunque caso, ha ancora molto da imparare” continuò il capitano, “Quindi il suo primo compito sarà semplice. Sarà il mio primo ufficiale onorario, durante la breve crociera per il compleanno del Principe. Di solito non tengo un primo ufficiale – si rischiano tentativi di ammutinamento – ma per una notte non può succedere niente di grave, e sarà un’esperienza di incredibile valore per lei, giovane Hawkins”
Il capitano annuì tra sé e sé in approvazione, poi tornò bruscamente al suo solito atteggiamento sospettoso, e gli occhi di Jim si spalancarono per la sorpresa. Il Capitano Harris era il più lunatico che avesse mai incontrato, e anche il più paranoico.
“Ma per tutta la durata della festa, deve stare sempre al mio fianco. La sua mansione è solo quella di riferire i miei ordini all’equipaggio, eseguire le commissioni che le assegnerò e osservare le manovre di un’attuale navigazione. Non ci saranno interruzioni del lavoro dei marinai, né tantomeno alcun contatto con gli invitati. Mi sono spiegato?” Jim annuì, di nuovo sull’attenti “La nave salpa stasera alle otto, ma mi aspetto che lei sia qui alle sei del pomeriggio precise per ispezionare la nave con me. Assicurarsi che l’artigiglieria sia intatta, che non ci siano clandestini…” l’attenzione di Jim scemò man mano che il capitano proseguiva con il suo monotono elenco. Il suo primo incarico. Finalmente. Gli ultimi due giorni erano stati tediosi e noiosi a dir poco, sempre a dover ripetere qual’era la funzione di questo e come si chiamava quell’altro.
Jim non era ancora uscito in mare, nemmeno con una lancia, senza contare il suo bisogno del cielo, che era acutizzato dall’impossibilità di soddisfarlo.
Se il capitano fosse stato a conoscenza della reale vastità dell’esperienza del suo apprendista, Jim si sarebbe considerato offeso, vedendosi assegnato un compito così. Ma anche se il lavoro sarebbe probabilmente stato noioso, il ragazzo voleva disperatamente solcare le onde.

“… E faremo qualsiasi rammendo le vele necessitino. Non mi fido di nessuno, quando si parla delle mie vele. Capito, Hawkins?” stava dicendo il capitano.
Jim spostò lo sguardo su di lui, al suono del suo nome. Era stato fermo a fissare il soffitto come se avesse potuto perforarlo con gli occhi, e vedere i cieli.
“Sì, signore, certo, signore” annuì. Il capitano scosse la testa in approvazione, poi lanciò al ragazzo un affilato sguardo obliquo “A che ora deve essere alla nave, Hawkins?”
“Alle sei di pomeriggio, signore” Il capitano indurì ancora di più la sua espressione.
“Alle sei di pomeriggio, cosa?”
“Precise” rispose Jim immediatamente, cercando di non roteare gli occhi. Il capitano annuì di nuovo, questa volta in segno di congedo, e Jim fu più che sollevato di poter lasciare la stanza

La parte migliore della giornata di Jim erano le due ore libere che usava per lavorare al suo surf solare improvvisato. Era riuscito a portarsi dietro i pezzi più importanti nascondendoli tra i suoi vestiti, nelle valigie, ma doveva ancora procurarsi una nuova vela e trovare una tavola che fosse sufficientemente resistente.
Morph, che era riuscito a scroccare un passaggio in una delle sue tasche senza che il ragazzo se ne accorgesse, gli aveva portato un buon numero di candidate, ma Jim era deciso a trovare da solo l'asse perfetta.

Gli mancava volare. La nostalgia dello spazio era così potente che guardare le stelle di notte, e sapere di non poterle raggiungere, era una tortura, ma doveva ammettere che il mare, con i suoi umori mutevoli e le profondità sconosciute, gli risultava intrigante.
In effetti, era solo il parallelo tra mare e spazio che gli impediva di uscire pazzo (*).

Morph tubò comprensivo mentre Jim guardava il cielo fuori dalla finestra per la quindicesima volta da quando aveva cominciato a lavorare sul surf; quindici minuti prima.
"Lo so, lo so" mormorò Jim, spostandosi verso destra per incidere un piccolo graffio sul muro con un cacciavite. Contò i segni sulla parete, anche se sapeva già quanti fossero "Solo tre giorni, dopotutto" ammise, tornando al dispensatore difettoso che aveva sulle ginocchia.

"Solo tre giorni cosa?" chiese una voce dietro di lui. Jim impallidì "Toc toc" aggiunse l'uomo alto e moro dall'ingresso.
"Vostra Maestà" sorrise Jim, nascondendo lentamente il suo lavoro sotto una vela lì vicino e prendendo il suo kit di rammendo.
Il principe superò la soglia e si avvicinò, inclinando la testa da un lato con fare curioso. Lo spazionauta si ricordò della domanda del suo ospite "Oh, sono arrivato qui solo tre giorni fa"
"Nostalgia di casa?" chiese l'altro, chinandosi per sedersi vicino a Jim sul pavimento di legno massiccio. Jim fissò insistentemente la stoffa che aveva tra le mani
"Sì, signore" il principe rise
"Signore è il capitano. Il mio nome è Eric"
"Scusa, Eric" acconsentì Jim, rivolgendo al principe un mezzo sorriso "E' l'abitudine" Cominciò a ricucire la vela, sperando che il principe si stufasse e andasse via.
Eric semplicemente annuì "Su cosa stai lavorando?" Jim sbiancò di nuovo e sperò che l'abbronzato principe non avesse notato nulla.

"Uhm... Un progetto privato" si concesse di dire
"Ah" fece Eric, ma Jim poteva vedere senza problemi che il principe stava contenendo a stento la sua curiosità.
Infine: "Che tipo di progetto?"
Jim alzò le spalle: "Privato", ripeté.
Eric ridacchiò e tirò una pacca amichevole alla spalla di Jim "Va bene" una pausa "A dir la verità, non sono venuto qui a investigare sulle tue attività extracurricolari. Mia cugina dice che ti ha visto in giro per il porto del palazzo, e a quanto pare le ha preso un'improvvisa passione per la navigazione. Vuole incontrarti"

Jim non poté trattenere un singhiozzo. Proprio quello che voleva fare nel suo tempo libero: accompagnare una spocchiosa (*) viziata a spasso per i moli. In effetti, aveva sentito parlare di questa cugina durante le sue esercitazioni. Sable. E, se le dicerie erano vere, non aveva nessuna fretta di incontrarla.
Ma cosa poteva fare? Non conosceva bene i costumi della nazione, quindi non aveva la minima idea di quanto potesse dire di no a questo principe prima che fosse considerato un tradimento.
Quindi invece di dire che aveva cose migliori da fare, come avrebbe disperatamente voluto, ritirò attentamente il suo rammendo e chiese "Andiamo?"

 

Ariel esplorò smaniosa il sito del naufragio. Dal momento che aveva dimenticato il suo ultimo carico di tesori il giorno prima, aveva convinto Flounder ad accompagnarla in una seconda ricerca.

"Ma perché non possiamo semplicemente andare alla roccia di Scuttle a riprendere quello che avevi trovato l'altra volta?" aveva mugugnato Flounder, mentre in lontananza si era delineata la decadente silhouette della nave. Era pericolosamente vicina alla costa; chiunque, dalla scogliera soprastante, poteva vedere chiaramente attraverso l'acqua cristallina.

"Lo faremo" spiegò Ariel "Dopo questo giro"
Ora, con Flounder che guardava nervosamente fuori dalla grande finestra della cabina, la sirena perlustrò i forzieri alla ricerca di nuovi oggetti. Aveva già trovato un meraviglioso aggeggio di metallo a tre punte, ma aveva la sensazione che ci fosse anche qualcos'altro...

 

I due uomini impiegarono almeno un'ora per trovare la regale cugina. Questo perché Sable si era, in effetti, assunta l'onere di preparare un picnic su una scogliera a circa duecento metri dalle mura del castello... E il picnic era per due.

Jim guardò Eric andarsene con terrore crescente. Non gli piaceva il modo in cui quella tipa lo stava fissando, e non avrebbe fatto finta di essere all'oscuro del motivo. Il ragazzo era stato cresciuto in un ambiente modesto, ma il fatto era che era molto attraente e, molto probabilmente, fin troppo gentile. Quindi sapeva benissimo che quello che Sable stava guardando famelica non era il sandwich.

"Dunque, ehm..." balbettò, raccogliendosi le ginocchia al petto "Un bel banchetto, abbiamo qui. Tu hai cucinato qualcosa?"
Sable sorrise altezzosa e inarcò un sopracciglio "Certo che no. Sei un po' lento, non è vero? C'era da aspettarselo, però... Il migliore della tua classe, speravo valesse qualcosa"
Le spesse sopracciglia di Jim si abbassarono per l'offesa, ma pensò fosse meglio lasciare che lei continuasse ad analizzarlo.
La ragazza avrebbe abbassato la guardia, e magari allora Jim sarebbe riuscito a trovare un modo per svignarsela.

"Bé" cominciò lentamente "Non sono stato istruito nel galateo come voi, Maestà" Sable attorcigliò i suoi boccoli scuri sulle dita e batté le lunghe ciglia.
"Bé" lo imitò "Almeno ti hanno insegnato un po' di buone maniere" mosse una gamba vicino a quella del ragazzo, scoprendo la pelle. Jim non ne era sicuro, ma era piuttosto convinto che quello non fosse un comportamento accettabile. Spostò lontano il piede. Sable sospirò.

"Un bravo ragazzo, eh?" borbottò, ritirando la gamba e spostando lo sguardo sul paesaggio "Questo potrebbe rivelarsi complicato" Jim annuì vigorosamente, inginocchiandosi per alzarsi.
"Moltissimo" concordò "Sono sicuro che troverete altri ragazzi disposti a-"
"Complicato, ma interessante" rettificò Sable, voltandosi di nuovo verso di lui. Indicò la coperta stesa a terra "Siediti" Jim obbedì riluttante.

"Queste cose di solito non prendono tanto tempo, sai" lo informò lei "Ho tutta l'intenzione di aspettare"
Jim decise di smetterla, con la pagliacciata "Bé, come avete detto voi, sono troppo stupido per capire suggerimenti e insinuazioni" infilò una mano nella tasca della giacca e ne tirò fuori una vecchia pipa, chiaramente d'antiquariato.

"Fumi?" chiese Sable, attonita. Jim sorrise, godendo del suo disagio "Se la cosa vi dà fastidio, sì" le disse, prendendo un accendino dall'altra tasca e accendendo il tabacco. Sable fumava di rabbia almeno quanto la pipa.
"Mi dà fastidio" ringhiò lei. Non le piaceva il modo in cui la trattava questo ragazzo. Non le piaceva il fatto che non sembrava intenzionato ad assecondare i suoi desideri. E di certo non le piaceva la sottile sensazione che lui fosse di gran lunga più intelligente di lei.
Le sopracciglia della ragazza si aggrottarono nella collera "Non mi piace proprio per niente! (*)"

E con velocità sorprendente, afferrò la pipa e la lanciò oltre la scogliera, nel mare.
Jim guardò con orrore l'ultimo ricordo di suo padre che si perdeva per sempre.

 

 

Note della Traduttrice di fine capitolo:

Going insane. Ho preferito usare “uscire pazzo”, invece di semplicemente “impazzire”. Questo perché ho pensato che rendesse meglio l’idea.

At all. Anche qui, come sopra, ho preferito “proprio per niente” al posto di “affatto”. Mi suonava più attuale, e molto più diretto.

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Capitolo 3
*** III ***


Titolo: Landlocked.
Link originale
: qui. Capitolo III
Autore
: iesnoth. Americana, account qui.
Traduttrice
: Vesi. Me, myself and I, account su EFP qui.
Pairing
: Ariel/Jim
Rating
: Giallo
Genere
: Angst, Avventura, Romantico
Avvertimenti
: AU, Crossover, Lime, Movieverse, Traduzione
Disclaimer
: I personaggi di Ariel, Jim, Flounder ed Eric appartengono alla Walt Disney Pictures; gli altri, così come la storia, sono di proprietà dell’autrice originale. Io sono solo la traduttrice – leggasi: l’ultima ruota del carro XD
Note
: Se siete puristi delle coppie Disney, e fieri shippers Ariel/Eric, non vi consiglio di leggere questa fanfiction u.u

Note della Traduttrice:
Ma salve!

Innanzitutto, vi chiedo davvero scusa per la mia assenza, ma la scuola mi uccide, davvero.
Per farmi perdonare, però, ho apportato una completa revisione alla storia, quindi andate a rivedere anche i capitoli precedenti :)
Ora, sono davvero estasiata dai sette commenti dell’ultimo capitolo, e così lo è anche l’autrice originale: vorrei quindi ringraziare particolarmente Piccola Letty, Feel Good Inc, fairynight95, Chicca293, Rowena, fede15498 e chimaira, che hanno commentato lo scorso capitolo.
Ringrazio ovviamente anche tutti quelli che seguono, preferiscono, ricordano e leggono <3

Duuunque, che dire d’altro? L’immagine è come sempre opera della nostra meravigliosa autrice, così come lo è questo fumetto, dal quale ci terrei molto che passaste. Gli ingredienti del fumetto, Ocean’s Aria, sono un Jim capitano, sexy e agguerrito, una Ariel mortale e bellissima, e un sacco di angst. Quindi siete caldamente invitate a farci un giro (così come per tutta la galleria Ariel/Jim della nostra autrice)! XD

Ci tengo anche a fare una precisazione: secondo la scansione temporale della Disney, Jim ha diciassette anni quando si ambienta il film “Il Pianeta del Tesoro”. Essendo questa storia collocata dopo, temporalmente, il nostro protagonista ha diciotto anni, più o meno (a proposito, lo sapevate che il suo secondo nome è Pleiadi? ^^). Ariel, invece, ne ha sedici, durante lo svolgimento del film (notate la scena quando litiga con Re Tritone), e quindi ne ha sedici anche in questa storia, che si svolge appunto durante “La Sirenetta”. Niente di che, volevo solo puntualizzare, sono mooolto pignola =P

Bene, vi lascio al capitolo. Dubito riuscirò ad aggiornare prima del 31, quindi ne approfitto per augurare a tutti un meraviglioso Samhain, benedetto dalla Dea (leggasi: Halloween. Vi parla una rappresentante dell’antica religione dei Celti, non vogliatemene :D)

Note dell’Autrice:
Non so esattamente quali siano le cose nuove e quali quelle già pubblicate. Il prossimo aggiornamento, comunque, sarà completamente nuovo. Sopportatemi!

 

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“Che- Che cos’è stato?” gracchiò Flounder mentre Ariel continuava ad esplorare instancabile la cabina. La domanda terrorizzata del suo amico non la scalfiva minimamente. Su un piedistallo di legno vecchio e consumato c’era una pipa antica con le iniziali LH intagliate sul vaso (*). Era meravigliosa. Ariel esitò, poi prese in mano quell’oggetto sconosciuto. Era lì già da prima?
“Mi chiedo cosa sia, questo” borbottò tra sé e sé. Flounder diventava via via sempre più insistente.
“Ariel...”
“Vuoi calmarti?” domandò Ariel, esasperata “Non succederà proprio-“ Pochi secondi dopo, stava nuotando per salvarsi la vita (*).

 

“Ti capita mai di considerare i sentimenti degli altri?” ruggì Jim, calciando selvaggiamente della terra “Di pensare che le vite delle altre persone non solo più difficili della tua, ma anche più tristi? O sei così stupida e viziata come fai vinta di essere, mentre metti in mostra così apertamente il tuo corpo?” Tirò un calcio a una pietra che rotolò lungo la scogliera, giù nell’acqua. Restò a guardare mentre le increspature (*) diventavano sempre più larghe per poi scomparire, attirando la sua attenzione su un relitto chiaramente visibile sotto la superficie, e sullo squalo che attorno ad esso stava inseguendo un guizzo verde, probabilmente un pesce. Osservò la caccia furibonda dello squalo, e mormorò
“Mi sembra davvero che tutte le donne siano uguali. Come lo squalo, sono sempre a caccia... Preferibilmente per qualcuno di inesperto (*) e debole”
Jim smise di maltrattare la terra e si accovacciò vicino a Sable, così vicino che i suoi freddi occhi blu fecero quasi diventare vitrei di paura e rimorso quelli di lei.
“Bé, lascia che ti dica una cosa, Altezza. Non sono debole, e non mi innamorerò mai, se tutto quello che c’è al mondo sono donne come te. Considerati rifiutata”
E poi, senza essere stato congedato, Jim Hawkins prese la strada che discendeva la collina, allontanandosi (*).

 

Ariel sobbalzò quando Flounder sbatté la testa contro l’albero maestro e crollò, semisvenuto, verso il fondo marino. Doveva diventare un pochino più agile, pensò, e poi si lanciò dietro al suo amico. Mentre scendeva, sapeva già che non c’era speranza. Anche se fosse arrivata in tempo per afferrare il pesce, lo squalo li avrebbe semplicemente divorati entrambi.
All’improvviso, una roccia delle dimensioni di un pugno colpì e spezzò la vecchia corda che reggeva l’ancora su un lato della nave. L’ancora scivolò immediatamente verso il percorso dello squalo.
Fu piuttosto semplice per la sirena acchiappare il suo amico attraverso l’anello in cima, attirando attraverso il carnivoro.
La velocità dello squalo si arrestò comicamente, al contatto con il metallo.
Recuperando la sua inseparabile borsa, Ariel indirizzò alla bestia un sorriso luminoso.
“Brutto prepotente!” esclamò Flounder, a pochi centimetri dal muso dello squalo. La sua codardia ebbe la meglio comunque, alla fine, dal momento che scappò terrorizzato al primo tentativo di un morso. Ariel ridacchiò.
“Flounder, sei proprio un pesce rosso” gli disse, ma anche lei stava rabbrividendo. Il suo migliore amico era quasi stato ucciso. Se non fosse stato per quella fortuna... O era destino?... Lo sarebbe stato. Ariel lasciò perdere il pensiero. Non ce n’era motivo, era una semplice roccia, niente di che. No, i tesori che teneva in mano erano di gran lunga più importanti. Con un’altra risatina, vagamente forzata, ai magri tentativi di Flounder di liberarsi della tremarella, virò a Sud, verso lo scoglio di Scuttle.

 

Sconcertata, Sable rimase a guardare la sua preda allontanarsi senza nemmeno un graffio. In qualche modo, quel piccolo cervo (*) aveva intrappolato il suo cuore. Restò seduta per alcuni minuti, cercando di capire come muoversi senza tremare e chiedersi perché stesse tremando anche il suo cuore.
Alla fine, riuscì a prendere il fischietto dalla sua tasca segreta, e soffiarci dentro. Praticamente subito si materializzarono due servitori, per aiutarla ad alzarsi, mentre altri due sbaraccavano il picnic che avevano accuratamente sistemato appena venti minuti prima.
Sable si allontanò dai plebei che si voltarono velocemente, nascondendo dei sorrisini divertiti nelle mani.  Sable pensò alla sua situazione. Non poteva fargliela passare liscia. La sua reputazione di cacciatrice irresistibile sarebbe naufragata. No, non era proprio possibile. Non poteva essere che quel ragazzo la rifiutasse senza colpo ferire. Si ricordò che una buona seduttrice è versatile.
Se non posso renderlo ciò che voglio, dovrò diventare io ciò che vuole lui. Ora devo solo avvicinarmi abbastanza al cucciolotto (*) per capire cos’é.
Sable sorrise, di un sorriso cinico.
Torta.

 

Eric stava aspettando fuori dalla porta del dormitorio quando Jim, fumante per la rabbia, fece il suo ritorno. Il principe sembrava abbastanza ansioso. Jim realizzò che doveva sapere perfettamente cosa stava programmando la cugina, e non aveva fatto niente per avvisarlo. Tutto il rispetto che aveva mostrato nei confronti del principe evaporò all’improvviso.
“Lo sapevi” ringhiò, raggiungendo l’uomo e guardandolo dritto negli occhi “Bas- Argh, sapevi che Sable avrebbe provato qualcosa di squallido, e non me l’hai detto, e adesso-“
Eric non aveva alcuna intenzione di discutere con Jim; stava ancora faticosamente cercando di capire.
“Sei tornato. Sei stato via appena mezz’oretta! La maggior parte rimane con lei per quasi il triplo del tempo... Quindi non hai...” Poi notò la smorfia di puro disgusto sul viso del ragazzo più giovane.
“Jim, cos’è successo?”
“Ho fatto ciò che sentivo giusto” rispose malamente Jim, sorpassando Eric per aprire la porta, chiusa a chiave. “Se senti qualsiasi tipo di pettegolezzo che parla male di me, è falso” E con quello, Jim entrò nella stanza, sbattendo la porta sulla regale faccia del principe.

Più tardi, quella notte, Jim se ne stava disteso sulla sua brandina, guardando con desiderio fuori dalla finestra, verso le stelle “Non so, Morph”, sospirò, accarezzando il suo tubante (*) amico con il dorso della mano, mentre l’altra era piegata sotto la sua testa “Non sono sicuro che valga la pena imparare qui, ormai” Rotolò su sé stesso e soffiò sull’antiquata candela accesa sul suo comodino, spegnendola “Troppe paranoie” (*)

 

 

Note della Traduttrice di fine capitolo:

Swimming for her life. Letteralmente, sarebbe “nuotando per la sua vita”. In Inglese ovviamente è di gran lunga più bello, e immediato. Ho cercato la traduzione che più si avvicinasse.

Ripples. Ho voluto farvelo notare solo perché ricorda tanto Pocahontas, e già che siamo in ambito Disney... :)

Young. Questo aggettivo mi ha causato qualche problema. Dubito si intenda davvero “giovane”, quanto piuttosto immaturo, inesperto, impreparato. Spero di aver reso comunque l’idea.

Strode down the hill and away. Ho deciso di omettere l’away, sostituendolo con un “allontanandosi”: in Italiano sarebbe diventata una frase troppo pesante, e comunque il concetto è implicito.

Deer. E’ proprio cervo. Suppongo significhi che Jim è giovane, agile, e che ricordi un cervo – almeno nella mente contorta di Sable XD

Whelp. Come sopra, vuol dire proprio cucciolo. Sebbene noi lo intendiamo come vezzeggiativo, qui è da leggersi come, se non proprio dispregiativo, di certo non affettuoso.

Cooing. Vuol dire che tuba, nel senso che fa le fusa, che fa dei versi tipici degli animali. Spero di aver reso l’idea.

Too much drama. Niente potrà mai rendere perfettamente le migliaia di idee rinchiuse in quest’espressione slang. All’inizio avevo pensato a “troppe seghe mentali”, ma mi sembrava un po’ volgare. Spero che “paranoie” renda l’idea ugualmente.

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Capitolo 4
*** IV ***


Titolo: Landlocked.
Link originale :qui. Capitolo IV
Autore: iesnoth. Americana, account qui.
Traduttrice: Vesi. Me, myself and I, account su EFP qui.
Pairing: Ariel/Jim
Rating: Giallo
Genere: Angst, Avventura, Romantico
Avvertimenti: AU, Crossover, Lime, Movieverse, Traduzione
Disclaimer: I personaggi di Ariel, Jim, Flounder ed Eric appartengono alla Walt Disney Pictures; gli altri, così come la storia, sono di proprietà dell’autrice originale. Io sono solo la traduttrice – leggasi: l’ultima ruota del carro XD
Note: Se siete puristi delle coppie Disney, e fieri shippers Ariel/Eric, non vi consiglio di leggere questa fanfiction u.u

 

Note della Traduttrice:

Secoli e secoli, me ne rendo conto. Devo chiedervi scusa. Ho lasciato questa traduzione a languire nel mio computer per troppo tempo, e, sebbene non sia proprio un gran momento (c'é la maturità quest'anno, e la scuola mi sta mangiando viva), mi mancava, quindi l'ho ripresa in mano. Ho rivisto i capitoli precedenti e sto procedendo abbastanza spedita nella traduzione. Spero di riuscire ad aggiornare più in fretta, molto più in fretta. Mi pongo come obbiettivo un nuovo capitolo ogni domenica, speriamo in bene!

Per ora, un grazie enorme a tutti.
Vi linko la pagina Facebook da autrice/traduttrice, lì ci saranno sempre aggiornamenti e spoiler per tutti i capitoli sia di questa fanfiction che degli altri miei lavori. A presto e un bacio,
Vì.

 

Note dell’Autrice:

Ho lasciato fuori un grosso pezzo della trama della Sirenetta perché tutti lo conoscono già. In breve, Ariel e Scuttle allo scoglio, il concerto che ha perso, perché cambiare questi fatti non sarebbe stato utile alla fanfiction e rileggere il film sarebbe stato noioso. Se non sapete cosa sta succedendo, procuratevi il film.

 

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Ariel si rigirò nel letto, una paura matta addosso per il mattino successivo. Era riuscita a svicolare nella camera da letto e si era finta addormentata quando le sue sorelle erano rientrate dal concerto fallito. Aveva sentito le loro occhiate pungenti sulla schiena, e alcune frecciatine altrettanto pungenti. Ma, come aveva sperato, nessuna l'aveva svegliata o spedita da suo padre. Aveva tutta la notte per pensare ad una scusa plausibile.
Al mattino, l'unica cosa che era riuscita ad inventarsi era che si era sentita improvvisamente male mentre provava ed era troppo affaticata per dirlo a qualcuno. Diede questa spiegazione alle sue sorelle, che ci credettero solo perché non avevano prova del contrario, anche se le frecciatine dietro la sua schiena continuarono. Ariel non sapeva come avrebbe resistito fino a pranzo. Non che avrebbe potuto mangiare qualcosa, se voleva continuare a mantenere le apparenze e tenere in piedi la sua bugia. Ariel sospirò. Ne valeva davvero la pena? Non ne era sicura.
Fortunatamente, suo padre, secondo Adella, si stava ancora scusando con tutti gli illustri ospiti per il disastro del concerto e non avrebbe finito fino a quel pomeriggio. Aveva fino ad allora per ristabilirsi. Più o meno all'una del pomeriggio arrivò Flounder, il soffia bla bla infilato sotto ad una pinna. Ariel lo guardò confusa.
"Cosa c'é, Flounder?"
"Bé, sono andato alla grotta per incontrarti, prima, ma tu non c'eri, quindi sono andato a teatro ma Sebastian mi ha urlato addosso qualcosa di strano, quindi ho pensato che era meglio non chiedergli di te, poi sono andato al negozio di alghe, ma-"
"Come hai fatto a-"
"Poi mi sono imbattuto in Aquata, sai, tua sorella-"
"Conosco le mie sorelle" disse Ariel impaziente, incrociando le braccia al petto.
"Sì, bé, ha detto, testuale, "E' tipo malata"" spiegò Flounder, facendo le virgolette in aria, per quanto fosse possibile farlo sott'acqua. "Quindi sono venuto qui"
"Sì," annuì Ariel "Ma perché sei venuto qui?" lanciò uno sguardo significativo al soffia bla bla.
"Ah, già" si ricordò Flounder. Glielo lanciò "Penso di averlo aggiustato. C'era qualcosa simile alla gomma nel tubo. E' come se chiunque l'abbia posseduta non volesse che funzionasse"
"Oh" esclamò Ariel, esplorandone il vaso con le dita. Vennero ricoperte da una polvere nera. Portò le dita al naso e annusò. "Sa di casa". Soffiò nello strumento. Niente. Solo un sottile fischio. Flounder inclinò la testa. guardando il soffia bla bla.
"Forse la musica degli umani é più tenue della nostra?"
Ariel alzò le spalle, e sorrise, incantata, all'oggetto ancora tra le sue mani "Non mi importa, a dir la verità". Disse all'amico. "E' comunque bellissimo e ha un significato che non riesco a capire-" Il sorriso divenne determinato "-per adesso."
In quel momento, Adella la chiamò attraverso la porta "Ariel, Papà ti vuole, ADESSO!"
Ariel sobbalzò alla voce improvvisa e nascose il soffia bla bla sotto il suo cuscino. Si alzò dal letto, si raddrizzò e poi sospirò. "Coraggio."

 

"Alzati e risplendi, principessina!" Una voce aspra rimbombò nell'orecchio di Jim. L'apprendista protestò e si tirò il cuscino sopra alla testa. Poi si ricordò cos'era successo il giorno prima e fu completamente sveglio e disteso sul pavimento.
"Non é giorno da campeggio, ragazzo!" urlò il Capitano Harris "Oggi specialmente". Jim soppresse una smorfia mentre guardava interrogativo il suo superiore.
"Non ti ricordi?" ringhiò il Capitano, rimettendo Jim in piedi e spingendolo verso l'armadio. Jim restò in silenzio. "La festa di compleanno del principe, poltrone!" poi, stranamente, il Capitano ridacchiò. "Nottata faticosa, ragazzo?".
Jim si voltò bruscamente e non poté impedirsi di corrugare minacciosamente le sopracciglia per la sorpresa. La voce si era sparsa così velocemente? E quanto brutta l'aveva fatta sembrare la faccenda, Sable? Harris alzò le braccia davanti a lui in segno d'arresa, sorridendo. "Scherzo, ragazzo. Anche un giovane brillante come te si merita una notte in città ogni tanto".
Jim si voltò di nuovo, le spalle che si rilassavano per il sollievo. Si concesse persino una risata sommessa. "Me ne ricorderò".

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