Beautiful Chaos

di BeeMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** In Fiamme ***
Capitolo 3: *** Risate ***
Capitolo 4: *** Colibrì Verde ***
Capitolo 5: *** Confessioni ***
Capitolo 6: *** Rabbia ***
Capitolo 7: *** Pronto a volare? ***
Capitolo 8: *** Frammenti di cenere ***
Capitolo 9: *** Lacrime ***
Capitolo 10: *** Fragili illusioni ***
Capitolo 11: *** Back Again ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine ***


"Il coraggio è il prezzo che la vita esige per assicurare la pace".

Amelia Earhart

 

Una giornata qualunque. Una chiassosa giornata qualunque.

BB lottava con Cyborg per il possesso di quello che Corvina pensava fosse un joystick, mentre Robin cercava in tutti i modi di convincere Stella a tenergli lontana una brodaglia verde melma che l’aliena si ostinava a chiamare cibo.

Un piacevole caos regnava nella T-Tower.

Corvina ascoltava ogni singola parola che i suoi amici dicevano da dietro le pagine di un antico libro di magia, sogghignando di nascosto mentre sentiva le gride di BB mentre Cyborg lo teneva sospeso in aria per una gamba.

-Mettimi giù inutile ammasso di circuiti!

-E tu molla il mio joystick! Non puoi monopolizzare la televisione!

-E’ il mio turno! Ci ho giocato solo per qualche minuto!

-Qualche minuto?! - ora il robot sembrava veramente arrabbiato -Erano sei ore!! 

Il ragazzo verde si grattò la testa, fingendosi sorpreso dalla notizia -Ne sei sicuro? Mi sa che il tuo orologio va un po’ troppo veloce...

I due sarebbero andati avanti ad urlarsi addosso probabilmente per molto altro tempo, ma l’ormai familiare assordante sirena iniziò a suonare.

Balzarono tutti in piedi e Stella appoggiò sul tavolo la sua speciale minestra.

Lo schermo della televisione si accese e comparvero le immagini di due esseri che terrorizzavano il centro città.

Corvina li avrebbe riconosciuti ovunque.

Certe cose non si dimenticano tanto velocemente e, dall’espressione stupefatta dei suoi compagni,  tutti avevano capito con chi avevano a che fare.

-Slador - sussurrò Robin con un’ombra di disprezzo nella voce.

-Credevo che tutte quelle strane cose fiammeggianti si fossero distrutte dopo che Corvina ha spedito suo padre nel mondo dei morti. O mi sbaglio?

BB sembrava realmente confuso e si girò verso la diretta interessata della sua domanda.

-A quanto pare questi due non hanno capito cosa voglia dire venire distrutti - scherzò Cyborg

Corvina non sembrava voler collaborare o fornire loro alcuna spiegazione.

Quando Robin si girò verso di lei nei suoi occhi passò qualcosa, paura?, ma poi tornarono del loro classico viola.

-Titans, andiamo! Restare qui a pensare non aiuterà nessuno!

Il leader si incamminò verso la porta e, uno dopo l’altro, anche il resto della squadra lo seguì.

BB stava per uscire quando un lampo violaceo lo fece tornare sui suoi passi: -Tu non vieni?

Corvina era ancora lì, in piedi in mezzo alla sala.

-Eccomi

Il suo tono era ancora più freddo di quanto il ragazzo si aspettasse, ma poi ci rifletté un po’ meglio, rendendosi conto che l’Azarathiana aveva tutti i motivi di essere di malumore.

Insomma, gli scagnozzi del padre malvagio ritornano in circolazione e la loro ultima visita aveva provocato diverse morti fra i civili e Corvina stessa si era dovuta sacrificare trasformandosi in un portale.

-Pensandoci neanche io sarei esattamente al settimo cielo se ora fossi al suo posto... - pensò BB, correndo per raggiungere gli altri.

Un lieve spostamento d’aria lo avvertì che qualcuno era a fianco a lui.

Il ragazzo non se ne curò più di tanto e continuò a correre, ma poi pensò che magari era Corvina.

Non poteva girarsi dal momento che, se l’avesse fatto, sapeva che si sarebbe scontrato con qualcosa.

Finiva sempre così: BB distoglieva lo sguardo dalla strada e un lampione si materializzava davanti a lui.

Quindi il mutaforma preferì non guardare chi gli stava accanto.

Ora lo sentiva più vicino.

-Che c’è, Corvina? Vuoi delle coccole?

Non capitava spesso, ok non era mai successo, che la ragazza si avvicinasse così tanto a BB e soprattutto che lo facesse di sua spontanea volontà.

Ora faceva stranamente più caldo. Che strano, non c’era nemmeno il sole.

Intravide dietro un angolo dei bagliori verdi che potevano appartenere solo a Stella.

Era quasi arrivato.

Improvvisamente ai bagliori verdi se ne aggiunsero alcuni neri.

Corvina era insieme agli altri Titans.

Allora chi c’era vicino a lui?

Si fermò di colpo e poi girò lentamente la testa.

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Capitolo 2
*** In Fiamme ***


Chi combatte il fuoco col fuoco di solito finisce in cenere.
Abigail Van Buren

 

Gli occhi fiammeggianti di una delle creature di Slador erano ameno di due metri da lui.

T-Rex

Il ragazzo verde strizzò gli occhi, aspettando il consueto cambio d’aspetto.

Che non avvenne.

T-Rex!

Niente.

Topo! Pterodattilo! Leopardo!

Non successe niente.

Ormai l’essere di fuoco aveva capito che quello che in passato era stato un degno avversario ora era poco meno di un insetto da schiacciare.

Un ghigno malvagio si dipinse sul suo volto e la creatura iniziò ad avanzare.

Era lenta, ma BB sembrava essere stato incollato al marciapiede. Non riusciva a muovere un solo muscolo, sentiva la sua voce sprofondare in un abisso.

Ormai c’era solo un metro tra lui e il mostro che stranamente si fermò.

Come se sapesse che il suo nemico non riusciva a muoversi iniziò ad attingere energia dal suo stesso corpo. In pochissimo tempo fra le sue mani si era formata una palla di fuoco che continuava a crescere.

Dietro l’angolo i bagliori stavano diminuendo. Magari qualcuno si sarebbe accorto che mancava.

Magari Corvina se ne sarebbe accorta. BB non l’avrebbe mai ammesso, ma provava qualcosa per quella misteriosa ragazza. Il suo cuore perdeva un battito ogni volta che lei entrava nella sua stessa stanza e un suo sorriso era il dono più grande che chiunque gli potesse fare.

Peccato che probabilmente non ne avrebbe più visto uno.

L’essere di fuoco era quasi pronto a lanciare la sua arma micidiale e il suo colorito rosso sembrava andare accentuarsi. Ora era più tendente ad un arancione sbiadito.

BB non poteva permettere che finisse così. Che una stupida creatura lo incenerisse senza lui riuscisse a muoversi.

E sopratutto senza riuscire nemmeno a parlare.

Cercò nel fondo della sua gola l’ultimo brandello di quella che era la sua voce e lo costrinse a tornare in superficie.

Urlò e, anche se quello che per lui era un grido in realtà era più un gemito strozzato, vide Corvina girare l’angolo.

La vide mentre il suo sguardo passava da determinato a terrorizzato.

Cercò di muoversi mentre la creatura di fuoco sollevava la gigantesca palla di fuoco sopra la testa.

Chiuse gli occhi aspettando la collisione con quell’arma micidiale.

Così facendo non vide un lampo viola mettersi in mezzo e cercare di creare una barriera.

Non vide arrivare il resto della squadra arrivare di corsa e osservare, a differenza sua, l’impatto che il fuoco ebbe su Corvina quando lei non riuscì a creare ciò che li avrebbe protetti.

Quando infine aprì gli occhi il mostro arancione sbiadito sogghignava felice, ma non fece in tempo a fare un passo avanti che un dardo verde lo fece esplodere.

Il ragazzo verde alzò lo sguardo verso i suoi compagni che, però, stavano guardando da un’altra parte.

Seguì il loro sguardo e un urlo di dolore uscì dalla sua bocca.

Corvina giaceva a terra con piccole fiamme che lambivano ancora il suo mantello.

Non era tanto bruciata, aveva solo delle piccole macchioline nere sul viso ancora più pallido del normale.

Era stata colpita, ma era riuscita a proteggersi almeno un poco.

Aveva gli occhi chiusi e non sorrideva.

-Cos’è successo? - domandò BB tremante ai suoi amici.

Nessuno gli rispose e nessuno staccò gli occhi dal corpo della ragazza stesa a terra.

Il ragazzo verde avanzò piano fino ad arrivare vicino a Corvina.

Le sfiorò con le dita il viso freddo e poi ripeté la domanda: -Cos’è successo?

Questa volta il tono era diverso: non era più curioso, ma arrabbiato con le persone che non gli rispondevano.

BB si alzò e si avvicinò a Cyborg: -Cos’è successo?

Era la terza volta che lo chiedeva e stavolta il robot sembrò riprendersi, anche se lievemente.

-Quell’essere... Era diverso dagli altri. Secondo i miei sistemi rifrangeva la magia. Corvina voleva proteggerti, ma non è riuscita a creare la barriera che desiderava...

Era colpa sua. Corvina era in quella situazione per colpa sua.

BB si accasciò a terra. Non riusciva a crederci.

Robin sembrò riscuotersi da quella momentanea trance in cui era caduto e si fiondò a fianco della ragazza.

-Corvina... Mi senti? - le domandò dolcemente, sperando ancora in una risposta.

Poi si girò e un lieve sorriso gli illuminava il volto: -Respira ancora!

Stella volò subito vicino ai due e, dopo aver accertato che il ragazzo-meraviglia avesse detto la verità, esplose in una risata tendente all’isterico.

Cyborg premette qualche tasto e poi annunciò agli amici che i soccorsi stavano arrivando.

In effetti un’ambulanza arrivò in un tempo record e caricò velocemente la ragazza su una barella immacolata.

Un’infermiera in camice bianco squadrò i Titans uno ad uno prima di domandare chi dovesse accompagnare Corvina in ospedale.

-Uno di noi deve accompagnarla?

La donna fece schioccare la lingua, infastidita: -Uno solo di voi deve assisterla durante il viaggio. Poi in ospedale, domani, potete ritrovarvi tutti. Ora, però, mi serve sapere chi viene. E in fretta, possibilmente.

BB stava per offrirsi volontario quando una voce familiare lo batté sul tempo: -Ci vado io!

Il ragazzo verde guardò Robin che saliva a fianco dell’amica svenuta con un misto di rabbia e gelosia, ma poi una nuova consapevolezza lo attanagliò.

Nessuno sa veramente quanto tengo a Corvina.

Lui aveva cercato di dimostrarlo, ma a quanto pareva nessuno se n’era mai accorto.

Magari pensavano che facesse solo il pagliaccio e invece lui voleva solo vedere nascere un piccolo sorriso sulle labbra dell’amica.

Ma lui ce l’avrebbe fatta. Le avrebbe fatto capire quanto l’amava.

Doveva farcela.

BB aveva deciso. Il giorno dopo, appena fossero andati a trovare Raven in ospedale, le avrebbe detto tutto.

Intanto, però, doveva trovare il modo in cui diglielo.

Soprattuto, doveva trovare il modo in cui diglielo e sopravvivere.

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Capitolo 3
*** Risate ***


I don't love you for who you are,

but for who I am when I'm with you...

Roy Croft

 

-Robin?

La ragazza dai capelli viola batté le palpebre, confusa.

Un ragazzo con una maschera era seduto accanto allo scomodo letto sul quale Corvina era sdraiata e sembrava lievemente stanco.

-Corvina! Sono così felice che tu ti sia svegliata!

Lei alzò un sopracciglio -Quanto sonno pensavi che avessi?

Lui rise, poi la guardò meglio -Mi stai dicendo che non ti ricordi cosa ti è successo?

Lei scosse la testa, poi la inclinò di lato, pensando -Mi ricordo un gran caldo e delle fiamme... Poi c’è il buio...

Robin la guardò, indeciso se dirle tutto o no. L’arrivo della stessa infermiera che l’aveva portato fin lì lo esonerò dal dare all’amica maggiori spiegazioni.

-Vedo che si è svegliata. Mi fa piacere.

Dall’espressione della donna, invece, sembrava che avesse appena mangiato un limone particolarmente aspro, ma nessuno commentò.

-Domani verranno fatti dei controlli di routine, ma non sembra che lei abbia niente di particolarmente ferito o danneggiato. A presto.

Detto questo si dileguò, ansiosa di andarsene.

Appena la porta bianca si fu richiusa Robin scoppiò in una risata: -Ma cos’aveva quella? Non siamo messi così male!

Corvina socchiuse gli occhi con un sorriso: -Sembri uno che si è appena svegliato!

Il ragazzo-meraviglia lanciò una veloce occhiata alla sua uniforme spiegazzata e si passò una mano sui capelli in disordine: -Mi dispiace, ma ho appena combattuto contro dei mostri e sono rimasto in ospedale con la mia amica che si è fatta colpire da una palla di fuoco!

L’aveva detto con tono scherzoso, ma Corvina si accorse subito che si era fatto scappare più di quanto realmente intendesse: -Mi sono fatta colpire da una palla di fuoco?

Era chiaramente stupita.

-Ho così pochi riflessi da farmi colpire da una palla di fuoco?!

Robin si rese conto di ciò che aveva detto e si rassegnò al fatto che ormai doveva raccontarle tutto: -Ti sei volontariamente messa in mezzo fra la palla di fuoco e Bibi. Quindi hai ottimi riflessi. - chiarì per poi proseguire -Quel particolare essere di fiamme, secondo Cyborg, impediva ai poteri di chiunque di funzionare, quindi non sei riuscita a proteggerti del tutto. Per un attimo abbiamo pensato tutti che tu...

Il leader dei Teen Titans non riuscì a finire la frase.

-Pensavate che fossi morta.

Lui annuì, senza riuscire a fissare i suoi occhi in quelli viola della ragazza.

-Eri stesa a terra, col mantello bruciato. Eri più pallida del normale, sembravi davvero... - Robin deglutì prima di riuscire a pronunciare quella parola -...Morta.

Sembrava che avesse finito di parlare, ma poi, dopo qualche istante passato in silenzio, aggiunse: -Sono stati gli attimi peggiori della mia vita. Davvero. Io tengo a te e non riuscirei a sopportare l’idea di svegliarmi la mattina senza che ci sia tu seduta da qualche parte con un libro mentre cerchi di ignorare Cyborg e Bibi che discutono.

L’Azarathiana rimase in silenzio, colpita da quello il ragazzo le aveva detto. 

Da quanto tempo la osservava? Insomma, non poteva sapere che cercava di ignorare i suoi due amici ogni mattina, nascondendosi dietro un libro. 

Robin alzò il viso e Corvina si ritrovò a guardare la sua maschera, cercando di capire che espressione avessero i suoi occhi.

Lui se ne accorse e un piccolo sorriso si dipinse sulla sua faccia.

La ragazza dai capelli viola incrociò le gambe, cercando una posizione più comoda, poi ritornò a guardare l’amico: -Sei in vantaggio con quella maschera.

-Che cosa?

Robin sembrava volersi mettere a ridere.

-Non posso vedere i tuoi occhi. Anzi, a dire il vero, non so neppure di che colore siano.

A questo punto il ragazzo-meraviglia arrossì per poi ritornare serio: -Davvero non sai di che colore siano?

La ragazza sbuffò: -Nessuno sa di che colore siano! Hai sempre quella maledetta maschera, probabilmente ce l’hai anche quando dormi...

-E non ti piacerebbe scoprirlo?

-No.

Lui inclinò leggermente la testa di lato, stupito da quest’improvviso cambio di idee.

Corvina vide la sua espressione perplessa e cercò di spiegargli: -Ognuno ha dei segreti. Molti li si racconta ai propri amici, altri restano nel tuo cuore, solo per te. Quei segreti sono solo tuoi e possono distruggere il mondo o semplicemente rendere più curiosa la gente. Questi ultimi non devono essere per forza rivelati. A volte è più bello immaginarsi qualcosa che poi vederlo e scoprire che non ti piace per niente.

-Quindi è questo? Hai paura che i miei occhi non ti piacciano?

Il ragazzo sembrava così terribilmente serio che Corvina non seppe trattenere un sorriso: -Non voglio rovinarmi la sorpresa, diciamo così.

La piccola dimostrazione di felicità da parte della ragazza convinse Robin a lasciarsi andare e il suo volto si distese in un sorriso: -E se io avessi gli occhi più belli del mondo? Più belli di quanto ti immagini?

-Oltre ad avere degli occhi fantastici sei anche modesto, non è vero?

Entrambi risero e l’Azarathiana sembrava a suo agio, come se non fosse la ragazza seria e misteriosa di sempre.

-Allora, se avessi gli occhi più belli del mondo, perché porteresti una maschera? - riprese Corvina dopo qualche minuto.

Robin sembrò in difficoltà solo per qualche secondo, poi rispose: -Semplice, se non portassi la maschera farei innamorare tutte le ragazze che guardo e dunque ogni uomo mi vorrebbe morto.

Questa volta la risata cristallina di Corvina rimbalzò sulle pareti da sola. Il suo compagno la ascoltava, in silenzio.

Lei era troppo allegra per accorgersi che non rideva, che si beava di ogni secondo in cui lei era felice.

Adoro la sua risata.

Un piccolo pensiero si era infilato nella mente del leader dei Teen Titans e Robin si affrettò a scacciarlo.

Lei era territorio off-limits.

Era libera.

Di nessuno.

Era la muta promessa che aleggiava nella torre da tempo, ma ormai sembrava essersi spezzata.

-Allora ragazzo-meraviglia, nel caso tu avessi realmente questi bellissimi occhi che dici di possedere, come faresti innamorare una ragazza? L’aspetto non è tutto...

La sua voce riscosse Robin dai suoi pensieri.

Rimase un secondo a cercare di capire cosa gli avesse chiesto, poi un sorriso più grande dei precedenti nacque sul suo volto.

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Capitolo 4
*** Colibrì Verde ***


One of the hardest things in life

is watching the person you love,

love someone else.

 

 

Un orologio continuava a ticchettare.

Dopo ore passate a cercare di ignorarlo per riuscire a dormire, lo scorrere delle ore iniziava a dare fastidio a BB.

Il ragazzo cambiò nuovamente posizione, facendo cadere sul pavimento il lenzuolo.

Un altro tentativo di addormentarsi non riuscito.

Quella notte era impossibile per lui chiudere gli occhi e lasciarsi andare.

Perché lei non c’era.

BB lo sapeva, ma cercava di non pensarci.

Sapeva che lei era in una camera in ospedale con Robin a tenerle compagnia.

Ci sarebbe dovuto essere lui lì, sia al posto di Corvina che di Robin.

Doveva impedirle di ferirsi per cercare di salvarlo e, una volta che era accaduto, sarebbe dovuto salire con lei sull’ambulanza, tenendole la mano.

E in quel momento magari lui le stava tenendo la mano.

BB allontanò quel pensiero dalla sua testa: era già abbastanza abbattuto di suo, non servivano pensieri infidi su Corvina e Robin.

Il ragazzo verde saltò giù dal letto e si diresse alla finestra. Non sarebbe riuscito ad addormentarsi, ma nessuno poteva impedirgli di andare a trovare la sua amica.

Ci pensò su e decise che, in realtà, in molti potevano impedirgli di andare da Corvina per il semplice fatto che era ricoverata e non era orario di viste.

-Nessuno può impedire ad un colibrì di posarsi su un davanzale -pensò BB mentre si trasformava nel piccolo uccello.

Nel buio BB batteva le ali il più velocemente possibile e rifletteva su cosa dire a Corvina.

Quando ti ho vista lì per terra ho capito che quello che provo per te....

Troppo sdolcinato!

Insomma, lei era Corvina! Non una ragazza qualsiasi!

Il piccolo colibrì verde era arrivato di fronte all’ospedale e girava in tondo, cercando la camera giusta.

Corvina era misteriosa, scontrosa, ma lui sapeva che non era solo così. 

Corvina era dolce, sensibile, romantica.

Ed era sicuro che aveva una risata cristallina.

Esattamente come quella che ora risuonava per l’ospedale.

Il mutaforma si avvicinò all’ala dalla quale sentiva la voce, sbirciando dentro ogni finestra.

 

************************

 

Intanto Robin stava cercando di mostrare ad una Corvina decisamente scettica come avrebbe conquistato una ragazza.

-Per prima cosa la porterei nel posto più romantico della città...

-Che sarebbe...?- lo interruppe subito lei.

Robin scosse la testa, con aria lievemente rassegnata: -Un punto alto, vicino al cielo. Vieni.

Le tese una mano che la ragazza afferrò e poi la portò vicino alla finestra.

Restarono lì per un secondo, poi lui la afferrò per la vita e saltò giù.

Caddero più velocemente di quanto Corvina si aspettasse, ma non raggiunsero mai il suolo.

L’Azarathiana lanciò un piccolo urlo e stava per iniziare a volare, quando il ragazzo-meraviglia aveva lanciato uno dei suoi soliti rampini che li aveva portati fin sul tetto.

-Ma sei totalmente folle?- esclamò Corvina appena mise piede sulla superficie ruvida che caratterizzava i tetti di Jump City.

Lui sorrise, per poi prenderle la mano: -Ti dovevo dimostrare che un posto alto fa meraviglie. Guarda il cielo.

Aveva ragione. L’ospedale non era particolarmente alto, ma ai due sembrava di poter toccare le stelle con un dito.

-Mi dispiace deluderti, ma io so volare, sono sempre in alto...

Corvina non aveva intenzione di dagliela vinta così facilmente.

Se lui venne ferito o fu deluso da quelle parole non lo diede a vedere.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi lei si decise a parlagli: -E cosa faresti una volta arrivati qui?

Era una possibilità di andare avanti, di farsi perdonare per essere stata scortese.

-Le prenderei la mano e poi la porterei vicino al bordo, ad un passo dal vuoto.

Mentre parlava, Robin le prese una mano e la portò sul limitare del tetto.

-Poi la guarderei dritto negli occhi e le direi...

Si interruppe un secondo, lasciando Corvina pendere dalle sue labbra.

-Cosa le diresti?

-Sei la persona più incredibile che io conosca. Continui a stupirmi nonostante io ti conosca da anni. Sei il mio primo pensiero la mattina e il mio ultimo la sera. Non riesco a starti lontano anche se so che probabilmente tu non te ne accorgi nemmeno. Quando ti ho vista dopo che quella creatura ti aveva colpito mi sono sentito come se una parte di me stesse soffrendo insieme a te e, se tu fosse morta, io non sarei riuscito ad andare avanti. Perché... io ti amo. - Robin non stava più parlando ad una persona immaginaria, stava dedicando quelle parole a qualcuno. Se lo sentiva dentro.

 

************************

 

BB vide due persone precipitare da una finestra. 

Le osservò mentre uno dei due lanciava un inconfondibile rampino che li portò sul tetto.

Sapeva chi erano.

Aveva riconosciuto la sua voce.

Iniziò ad accelerare per arrivare vicino a loro e dire finalmente a Corvina ciò che provava.

Le sue piccole ali da colibrì battevano il più velocemente possibile, ma non era abbastanza.

Vide Robin prendere la mano della ragazza e portarla accanto al bordo del tetto.

Non era abbastanza vicino per sentirli, ma mancava poco.

Qualche battito d’ali dopo era a fianco a loro, a portata di voce, ma avrebbe voluto essere lontano chilometri.

Sei la persona più incredibile che io conosca. Continui a stupirmi nonostante io ti conosca da anni. Sei il mio primo pensiero la mattina e il mio ultimo la sera. Non riesco a starti lontano anche se so che probabilmente tu non te ne accorgi nemmeno. Quando ti ho vista dopo che quella creatura ti aveva colpito mi sono sentito come se una parte di me stesse soffrendo insieme a te e, se tu fosse morta, io non sarei riuscito ad andare avanti. Perché... io ti amo.

Non era quello che BB voleva sentire.

Improvvisamente non era più un colibrì, era una piccola farfalla verde che non batteva le ali, che precipitava verso il suolo.

Alla fine, il suo istinto lo obbligò a frenare, ma ormai sentiva che lei non lo amava, che non lo aveva mai amato e che non l’avrebbe mai fatto.

La piccola farfalla verde iniziò a volare verso la sua casa, desiderosa solo di richiudersi nel bozzolo dove viveva fino a poco tempo prima, dove non c’era niente di male, dove non c’era lei.

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Capitolo 5
*** Confessioni ***


Mi piace la notte....

Senza l’oscurità non si potrebbero vedere le stelle

 

Corvina arrossì sotto la luce della luna e lasciò andare la mano che Robin le stringeva.

-Allora?

Il tono di voce del ragazzo era normale, magari leggermente condizionato da ciò che aveva appena detto, ma non particolarmente.

-Cosa ne pensi?

Voleva sapere se la sua recita le piaceva, se ora pensava che sarebbe stato capace di sedurre una ragazza.

-Penso che funzionerebbe... Peccato solo che tu non abbia gli occhi più belli del mondo!

Corvina ridacchiò piano e poi anche la risata di Robin, più profonda, riecheggiò nell’aria e raggiunse una piccola farfalla verde che cercava disperatamente di scappare.

La risata di Corvina cessò di colpo.

-Ehi, cosa c’è?

I suoi occhi viola erano velati, come se stesse cercando di vedere qualcosa di più di quello che vedono tutti i comuni esseri viventi, qualcosa di più lontano.

-Niente, è solo che credevo che ci fosse qualcuno...

-Non c’è nessuno, siamo solo noi due.

La ragazza ritornò in sé e guardò Robin dritto negli occhi.

-Cosa c’è?

Era la seconda volta che ripeteva la domanda, ma adesso aveva un altro significato.

Lei non rispose e abbassò lo sguardo.

-Se non vuoi dirmelo fa niente...

Il ragazzo-meraviglia prese il viso della maga fra le mani e lo rialzò.

-Puoi tenerti i tuoi segreti e io mi terrò i miei. Una volta, una persona saggia mi detto che alcuni segreti è meglio non svelarli e io non ti obbligherò a fare niente.

Un piccolo sorriso sbocciò sul volto di Corvina che poi sospirò sdraiandosi sul tetto dell’ospedale.

-Oggi c’è un cielo magnifico...

Il suo sguardo era rivolto verso la luna, ma si accorse che Robin si era sdraiato al suo fianco dal tonfo che fece quando atterrò.

-Hai proprio ragione, ma anche durante il giorno non era male.

Ci fu un attimo di silenzio che nessuno dei due voleva riempire.

In quel momento erano solo loro, senza nessuna preoccupazione, senza nessun vincolo.

In quel momento sembrava tutto perfetto.

E fu in quel momento che Corvina capì che la dichiarazione d’amore era dedicata a lei.

Si tirò su di botto e rimase a guardare il ragazzo dai capelli neri che ora si era girato su un fianco per osservarla meglio.

-Robin... - iniziò a disagio -Quella dichiarazione... Per chi era?

Lui si passò una mano sulla nuca, imbarazzato.

Non sembrava voler rispondere e la ragazza insistette: -Per chi era?

Corvina detestava dover ripetere qualsiasi cosa, ma odiava di più non avere delle risposte.

-Era per una ragazza molto speciale per me...

Robin la stava prendendo troppo alla ragazza.

Corvina stava per ripetere per la terza volta la domanda, quando lui ricominciò a parlare: -Era per una ragazza che in questi anni mi è sempre stata vicina, una ragazza che mi capisce, una ragazza senza la quale la mia vita sarebbe inutile.

Ora il ragazzo era in piedi di fronte a lei.

-Corvina... Quella dichiarazione... Era per te. Io... ho scoperto di amarti solo quando credevo di averti perso. A volte è così, ci si rende conto delle cose più importanti solo quando non ci sono più...

La ragazza dai capelli viola rimase in silenzio. Nessuno fino a quel momento le aveva mai detto quelle cose, l’aveva mai fatta sentire così importante.

-Corvina...

Il suo nome sembrava così dolce se pronunciato da lui.

-Corvina ti prego dì qualcosa...

-Io...

In quel momento la maga si rese conto di non riuscire a trovare le parole.

Di solito sapeva cosa provava dal momento che ogni sua emozione era prima accuratamente classificata e poi, se ritenuta pericolosa, nascosta in profondità dentro di lei.

In quel momento, però, c’era solo Robin.

Non c’era più la timida e misteriosa Corvina o almeno se c’era Corvina non riusciva a trovarla.

La sua mente era vuota, non sapeva cosa dirgli.

-Io non so cosa dire...

Ecco, aveva appena detto quello che non doveva dire.

Improvvisamente la sua bocca decise che non poteva non aggiungere qualcos’altro e ricominciò a parlare: -Mi sento come se qualcuno mi avesse spento la mente, non so cosa provo per te, Robin. Non riesco a trovare il confine fra amicizia e amore nel nostro rapporto, io...

La maga non riuscì a finire la frase che il ragazzo-meraviglia si chinò su di lei e la baciò.

Corvina non sapeva cosa fare e l’istinto prese il sopravvento: la ragazza si strinse contro Robin e ricambiò il bacio.

Se la sua mente non voleva decidere allora ci avrebbe pensato il suo corpo.

Eppure qualcosa le diceva che era sbagliato, che non avrebbe dovuto farlo.

E mentre premeva le sue labbra contro quelle del leader dei Teen Titans, una vocina le diceva che  in realtà stava approfittando di Robin, che il suo cuore apparteneva a qualcun altro.

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Capitolo 6
*** Rabbia ***


Con il termine ira si indica uno stato psichico alterato,

in genere suscitato da uno o più elementi di provocazione,

 durante il quale l'iracondo è caratterizzato da una profonda avversione verso qualcuno 

o (in alcuni casi) verso se stesso.

(Ira - Wikipedia)

 

 

BB si ritrasformò in un essere umano appena entrò nella sua camera.

Per quel giorno ne aveva abbastanza di sentimenti, di amore, di Robin.

Voleva solo dimenticare.

Non era un desiderio difficile, eppure sapeva che non si sarebbe mai realizzato.

Avrebbe continuato a risentire quelle parole nella sua testa, in ogni istante che avrebbe passato nel cercare di farle sparire.

Robin amava Corvina.

Era il suo chiodo fisso. Non riusciva a pensare ad altro.

Era colpa sua.

Un altro piccolo pensiero si fece strada nella sua mente.

Se lui non avesse ritardato lei non sarebbe mai stata colpita e tutto sarebbe ancora come prima.

Ma non lo era.

Una fiammella si accese dentro il suo cuore.

E non era colpa sua.

Era colpa di Robin.

Corvina avrebbe potuto non amarlo, ma lui le avrebbe detto quelle cose comunque.

Perché lui era il capo e poteva fare quello che voleva.

Non era giusto.

BB si sdraiò sul letto, assaporando quella nuova sensazione.

L’indomani Robin e Corvina sarebbero tornati a casa e avrebbero detto tutto.

E se non l’avessero fatto li avrebbe costretti lui.

Non potevano tenersi per loro tutti quei segreti.

Cos’avrebbe fatto Robin a Corvina se lei l’avesse rifiutato?

La sua rabbia crebbe: quel ragazzo non poteva fare ciò che voleva solo perché era il leader.

Non poteva costringere qualcuno ad amarlo.

BB gliel’avrebbe dimostrato.

Lentamente l’ira lasciò il posto ad un sonno profondo e BB, stanco, si addormentò stringendo forte il cuscino, quasi fosse l’unico suo legame col mondo.

Dagli occhi chiusi del ragazzo verde, una piccola lacrima cadde sul letto.

Corvina amava Robin.

La sua più grande paura stava piano piano diventando realtà. 

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Capitolo 7
*** Pronto a volare? ***


Solo chi ama impara a sognare,

ma solo chi sogna impara a volare.

 

Dopo il bacio, Corvina e Robin erano ritornati dentro la piccola stanzetta dell’ospedale.

Pochi minuti dopo un’infermiera più dolce di quella che li aveva accompagnati lì entrò nella camera e, afferrato Robin per un braccio, lo trascinò fuori sbattendosi la porta alle spalle.

Corvina era certa di averla sentita borbottare qualcosa che suonava come un insulto verso i ‘giovani d’oggi che non riescono a stare lontano dalle belle ragazze’.

Si stese sul duro letto bianco che occupava metà stanza e si addormentò subito.

A dispetto di quello che cercava di dimostrare agli altri, la palla di fuoco non le aveva fatto un male fisico, ma la sua mente era sfinita dallo sforzo che aveva affrontato per creare quella piccola barriera.

Nella stanza adiacente, Robin appoggiò la testa al muro, cercando di riordinare i suoi pensieri.

Aveva detto a Corvina quel che provava. L’aveva baciata. 

Aveva infranto una promessa.

Robin sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma il suo istinto aveva preso il sopravvento. C’era stato qualcosa di giusto nel dirle tutto, c’era stato qualcosa di speciale.

Corvina non scherzava quasi mai con lui, non rideva alle sue battute e non si sdraiava a guardare le stelle sul tetto di un ospedale.

Eppure quella sera l’aveva fatto.

Il leader dei Teen Titans sospirò e si accasciò su una poltrona abbandonata in una angolo e si lasciò andare al sonno.

Un sottile raggio di sole lo svegliò il mattino dopo.

Robin sbatté le palpebre diverse volte prima di ricordarsi dove fosse. Per un momento non aveva riconosciuto le quattro pareti bianche che lo circondavano.

Si alzò e si diresse alla porta.

Il grande specchio a muro nel corridoio riflesse l’immagine di un ragazzo coi capelli in disordine, le occhiaie e una maschera che stava per cadere.

Robin si fermò ad osservarsi, per poi sistemarsi alla meno peggio.

Quando ritenne che i suoi capelli non sembravano più un campo di battaglia, si decise ad uscire dalla stanza.

Si ritrovò davanti alla porta di Corvina, indeciso sul cosa fare.

Non poteva certo entrare così, oppure sì? In ogni caso non poteva restare lì, sulla soglia.

Bussò piano e, quando nessuno gli rispose, spinse la porta che si rivelò essere aperta.

Il sole filtrava attraverso le tende lasciate socchiuse e illuminava la sagoma di una ragazza addormentata.

Robin non seppe trattenersi e si avvicinò all’amica. Aveva i capelli sparsi sul cuscino e le labbra incurvate in un sorriso appena accennato. Sembrava così dolce, così indifesa.

Per un attimo il ragazzo contemplò la possibilità di restare lì, a pochi passi da lei, senza fare nient’altro che guardarla dormire.

Poi lo sferragliare di un carrello che avrebbe dovuto portare la colazione ruppe il silenzio che si era formato e Corvina emise un basso brontolio.

Non era ancora sveglia, ma ormai non stava più dormendo.

Robin si accucciò al suo fianco e le scosse dolcemente un braccio: -E’ ora di svegliarsi...

Lei sbuffò e si girò dall’altra parte: -Non sei mia madre, Robin.

Lui ridacchiò, poi riprese a parlarle: -No, ma ti devi alzare. Tra poco arriverà la colazione, ma non ho la minima intenzione di mangiare quella cosa che si ostinano a chiamare cibo.

L’Azarathiana si mise seduta e lo guardò alzando un sopracciglio: -E per evitare quella tortura, cosa avresti intenzione di fare?

-Dimostriamo a tutti che sei in grado di tornare a casa prima che passi l’infermiera.

Detta così sembrava davvero semplice e Corvina dubitava realmente della riuscita dell’impresa che, a dispetto di ogni previsione, riuscì.

I ragazzi incontrarono un’infermiera diversa dalle due del giorno precedente che non si fece problemi nel dimettere Corvina senza nemmeno chiedere il permesso ad un superiore.

-Buona giornata! - li salutò agitando la mano.

-Anche a lei!

Appena la porta scorrevole dell’ospedale si chiuse dietro di loro, Robin si girò verso l’amica: -Ce la fai a volare fino all’isola?

-Perché, hai per caso un’idea migliore di come tornare a casa?

-Te lo chiedo perché la mia moto è parcheggiata poco lontano da qui.

Gli occhi ametista dalla ragazza brillarono: -La tua moto?

-Esattamente. Se aspetti qui per qualche minuto vado a prenderla.

Lei annuì e il ragazzo si allontanò verso un vicolo buio che Corvina inizialmente non aveva notato.

La maga si sentiva felice con lui, la rendeva capace di amare senza distruggere niente.

Il rombo di una moto la riportò alla realtà: -Ci hai messo meno di quanto credessi.

-La mia piccola è velocissima. - affermò Robin, accarezzandone la fiancata rossa.

Corvina sbuffò -Sembri Cyborg quando parli così.

Lui le tese una mano: -Dai, andiamo.

L’Azarathiana la guardò per un secondo prima di afferrarla. Le dita affusolate e pallide della ragazza strinsero forte la mano guantata di Robin e lui la issò dietro di lui con un unico fluido movimento.

-Pronta a volare?

Non aspettò la sua risposta e partì sgommando.

Il paesaggio scorreva velocissimo accanto a loro e Corvina non faceva in tempo a mettere a fuoco un particolare che quello spariva dietro di loro.

-Puoi aggrappati a me, se vuoi. Altrimenti rischi di scivolare.

Lei cinse la sua vita e si tenne stretta. Non voleva cadere e perdersi la fine di quel meraviglioso viaggio.

Era meglio che volare.

Era essere liberi.

Arrivarono alla baia davanti alla T Tower in meno tempo del previsto e Robin parcheggiò in una grotta nascosta da dei cespugli.

-Perché ti sei fermato?

Lui la guardò come se stesse chiedendo l’ovvio: -Le moto non galleggiano.

La ragazza avrebbe voluto tirarsi una pacca sulla testa da quanto si riteneva stupida, ma non era quello il momento.

In quel momento le era arrivata un’idea: -Pronto a volare?

Robin la guardò con un sorriso appena accennato sul viso: -Ho già sentito questa domanda...

Lei ricambiò il sorriso e lo afferrò da sotto le braccia. 

Un secondo dopo erano a dieci metri da terra.

-Apri le braccia

-Che cosa? – Robin aveva gli occhi aperti, ma era fermamente aggrappato all’amica.

-Apri le braccia. –ripeté lei con un piccolo sorriso –E’ molto più bello.

Lui girò la testa, cercando i suoi occhi. Li trovò a qualche centimetro dal suo volto.

-Fidati di me.

Robin annuì e poi, lentamente spalancò le braccia.

Il vento gli accarezzò le mani e l’aria che sferzava sul suo viso sembrava più dolce.

-Avevi ragione… E’ fantastico! –urlò il leader dei Teen Titans.

La sua accompagnatrice ridacchiò e accellerò il volo.

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Capitolo 8
*** Frammenti di cenere ***


 

Certe persone ti calpestano i piedi e ti chiedono scusa,

altre ti calpestano il cuore e nemmeno se ne accorgono...

 

La porta della torre era aperta.

Quando Robin e Corvina atterrarono quasi non lo notarono e continuarono a ridere, uno nelle braccia dell’altra, senza accorgersi di quel piccolo, importante, particolare.

I due varcarono la soglia, camminando nel corridoio buio.

Le loro mani si intrecciarono e i ragazzi continuarono ad avanzare verso la Main Ops Room.

Improvvisamente, una luce si accese accanto a loro.

Corvina si voltò per ringraziare chi fosse riuscito nell’impresa e si ritrovò faccia a faccia con uno degli esseri di fuoco che Slado usava come servi.

La maga si paralizzò, senza riuscire a distogliere i suoi occhi viola da quelli del mostro che avanzava inesorabilmente.

Un veloce colpo con il bastone argenteo di Robin e la creatura si dissolse in frammenti di cenere.

-Grazie -mormorò Corvina, ancora scioccata.

-Veloce! - il ragazzo la tirò verso la sala centrale della torre, in pensiero per i suoi amici.

La porta si aprì senza un fruscio, mostrando ai due lo spettacolo che meno si aspettavano fino a pochi minuti prima.

I loro amici cercavano disperatamente di proteggersi da quegli esseri che avevano invaso la loro casa.

Sembrava che si fossero tutti diretti in quella sala e ora una trentina di mostri stava dando filo da torcere ai tre Titans.

-Robin! 

L’urlo di Stella era un grido di speranza, di felicità, e fece capire ai nuovi arrivati che il momento di intervenire era arrivato.

L’Azarathiana si sollevò di qualche centimetro dal suolo e iniziò a far esplodere i mostri coi suoi dardi neri mentre il ragazzo-meraviglia saltò in mezzo alla mischia, colpendo ogni nemico.

BB respingeva ogni creatura che poteva trasformato in un rinoceronte, ma non dava il meglio di sé.

Il pensiero di Corvina e Robin insieme continuava a tormentarlo anche durante una battaglia.

Il raggio azzurro di Cyborg distrusse un nemico particolarmente audace che stava per colpire il mutaforma alle spalle.

Stella si alzò in volo a fianco dell’amica e, insieme, videro la maggior parte degli esseri dissolversi in nuvole grigie.

Ormai ne mancavano pochissimi.

Robin lanciò una sfera rossa a pochi passi da uno dei mostri e, quando questa esplose in una nuvola di ghiaccio, bloccò quasi tutti i suoi nemici in una mortale lastra di ghiaccio.

Un dardo verde fece esplodere l’ultima creatura di fuoco rimasta.

I Teen Titans si fissarono negli occhi, cercando di riprendere fiato dopo lo scontro appena avvenuto e cercando di capire cosa fosse successo.

-Quando ci siamo svegliati erano già qui -cercò di spiegare Stella e tutti annuirono dandole ragione.

-Ci hanno presi di sorpresa- cercò di giustificarsi BB, ma dallo sguardo di Robin capì che non ne aveva bisogno: per il capo squadra era solo colpa di Slado.

Bastava solo che vedesse la sua S arancione e la sua rabbia prendeva il sopravvento.

-Robin... va tutto bene...

Corvina appoggiò una mano sul braccio del ragazzo e cercò i suoi occhi dietro a quella maschera bianca che mascherava le sue emozioni.

Lui sembrò calmarsi realmente e la guardò con un piccolo sorriso: -Va tutto bene, tranquilla.

Robin amava Corvina.

BB lo sentiva in ogni sua parola, lo vedeva in ogni suo minimo gesto.

E un nuovo sentimento si fece strada nel suo cuore. BB era geloso.

I suoi occhi fiammeggiavano più di quelli di uno dei mostri di Slado e la sua rabbia era diretta verso il ragazzo-meraviglia che credeva che Corvina era sua.

Robin sembrò capire che qualcosa non andava, che il suo amico non era felice per qualcosa e chiese gentilmente a tutti se potevano lasciarli soli.

Stella lo guardò curiosa, ma obbedì e fu seguita a ruota da Cyborg.

L’Azarathiana sembrava preoccupata e lanciò un ultimo sguardo verso il ragazzo prima di scomparire oltre la porta.

-C’è qualcosa che devi dirmi, Beast Boy?

Robin sembrava così convinto di non aver fatto niente di sbagliato, così sicuro della sua innocenza.

-Cos’è successo in ospedale?

Il cuore del leader perse un colpo: come faceva a saperlo? Non avevano avuto il tempo di dire niente dal momento che la lotta aveva completamente fatto dimenticare ai due la loro nuova situazione romantica.

-Robin, io detesto ripetere le cose, ma farò un’eccezione: cos’è successo in ospedale? E non mi rispondere niente. Io non sono un’idiota, di certe cose mi accorgo.

Il ragazzo prese un grande respiro: -Ti è mai capitato di vedere una persona con occhi diversi? Di capire all’improvviso che qualcosa vi lega?

Robin non aspettò una risposta da BB e continuò a parlare: -Quando ho visto Corvina a terra io ho capito... ho capito di amarla. E gliel’ho detto.

I peggiori incubi del mutaforma stavano prendendo lentamente forma nella realtà.

BB sentiva una grande crepa farsi strada nel suo cuore, aveva paura che si sarebbe rotto.

Il leader dei Teen Titans non sembrava essersene accorto e riprese: -Abbiamo guardato insieme le stelle e poi l’ho baciata.

La crepa si allargò nel petto di BB.

Robin aveva baciato Corvina.

Questo era molto peggio di un incubo.

-Amico, lo so che non dovevo farlo, ma non potevo fare altrimenti.

L’ira tornò ad incendiare gli occhi verdi di BB: -Non potevi fare altrimenti?

Sputò fuori ogni parola come se fosse qualcosa di velenoso, qualcosa di cattivo.

-Hai infranto una promessa!

-Senti, me ne rendo conto, ma....

Il ragazzo verde non gli lasciò il tempo di andare avanti: -Ma l’hai fatto lo stesso! Ignorando ogni minimo senso di onestà e lealtà che ti restava!

-Amico, non riesco a capire come mai ti interessi tanto di Corvina! Insomma, tu non...

Robin si fermò a metà frase. Aveva capito il motivo della rabbia di BB e improvvisamente si sentì lievemente in colpa.

-Tu la ami.

Non era una domanda.

Robin se n’era reso conto troppo tardi.

BB ringhiò e si avvicinò al ragazzo-meraviglia.

-La ami da tutto questo tempo e non hai mai fatto niente!

Un pugno raggiunse la mascella di Robin facendola scricchiolare sinistramente e zittendo il ragazzo.

-Già, la amo da tutto questo tempo! Ma io rispetto le promesse! Sempre!

Una nuova scarica di pugni accompagnava le parole del mutaforma.

Robin non restò a lungo immobile sotto i colpi dell’avversario e iniziò a rispondere.

Un calcio rotante spedì BB contro la credenza.

-Io non lo sapevo! -urlò il ragazzo-meraviglia avvicinandosi all’altro che si stava alzando in piedi.

-Non mi interessa!

Robin era bravo a parare i pugni, ma i colpi di Beast Boy erano dettati dal dolore e la rabbia.

Non c’era una logica e mettevano in difficoltà l’avversario.

La porta scorrevole del soggiorno si aprì, rivelando una figura avvolta in un mantello viola.

-Ragazzi, avete finito di....

La ragazza si zittì alla vista dei due che combattevano, lasciando che l’ultima parola che stava per pronunciare si perdesse in un sussurro: -Parlare....

BB si girò verso la maga e un pugno di Robin lo colpì sul naso.

Il ragazzo verde ringhiò e le sue forme iniziarono a cambiare.

Il leader dei Teen Titans sapeva che da solo non ce l’avrebbe fatta contro tutti gli animali nei quali Beast Boy poteva trasformarsi.

Nel frattempo anche il resto della squadra era arrivato e osservava il loro amico verde trasformarsi un dinosauro.

Alla vista dei denti aguzzi della bestia, il ragazzo-meraviglia iniziò a perdere la speranza, ma, proprio mentre quello si lanciava alla carica, una barriera nera crebbe fra i due contendenti.

-Corvina...

Il nome uscì nello stesso momento dalle bocche di Robin e BB e in entrambi i casi era detta con un tono sorpreso.

-Mi spiegate cosa sta succedendo qui?

La ragazza sembrava davvero piccata e ora era in mezzo ai due.

Il suo sguardo correva dalla maschera del leader agli occhi verdi dell’amico.

Alla fine fu Robin a risponderle: -Non sta succedendo niente. 

Il ragazzo aveva un’espressione cupa e Corvina se ne accorse.

-Ne siete proprio sicuri?

Questa volta BB prese la parola prima dell’amico: -Ci stavamo solo spiegando l’importanza del mantenere le promesse e del perché non dovrebbero essere infrante.

La rabbia nei suoi occhi non si era ancora spenta e anche in Robin l’ira continuava a comandare i suoi movimenti.

-Esatto.

Detto questo prese il viso dell’Azarathiana fra le mani e la baciò davanti a tutti.

Lei arrossì violentemente, ma poi ricambiò il bacio.

Stella fissava i due dall’alto della scala, a bocca aperta, mentre Cyborg cercava di capire cosa stesse succedendo.

BB lo sapevo fin troppo bene e in quel momento capì che la battaglia l’aveva vinta Robin.

Nel suo petto, il suo cuore si spezzò e il mutaforma corse nella propria stanza.

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Capitolo 9
*** Lacrime ***


Non ci può essere profonda delusione dove non c’è un amore profondo.

Martin Luther King Jr.

 

BB aveva paura che il suo cuore non avrebbe mai ripreso a battere normalmente.

Lo sentiva nel suo petto, ma si accorgeva che non era veramente lì da tanto tempo.

BB aveva donato il suo cuore a Corvina molto tempo prima e lei l’aveva distrutto.

Non si era neanche accorta di possedere una cosa così preziosa e l’aveva gettata via, aveva donato il suo amore a qualcun altro.

E il ragazzo verde non era sicuro di poter continuare a vivere con l’ombra della consapevolezza di Robin a fianco.

Se avesse voluto, avrebbe potuto andarsene.

Ma lui non voleva.

Non era ancora pronto, non era abbastanza forte per lasciare l’Azarathiana che l’aveva incantato fin dal primo sorriso che gli aveva dedicato.

Perché BB amava il suo sorriso.

E quando l’aveva visto, aveva capito che non sarebbe riuscito a sopportare di vederlo sparire per sempre.

Corvina doveva essere felice.

Anche se la sua felicità non era con lui.

Due colpi leggeri ruppero il silenzio.

il mutaforma non rispose e continuò a lasciarsi cullare dalla delusione e dal rancore.

-BB ci sei? Posso entrare?

Il ragazzo avrebbe riconosciuto quella voce anche fra mille.

Lei era lì per lui.

Eppure, in quel momento, non aveva più la certezza che vederla gli avrebbe fatto bene.

Probabilmente non avrebbe fatto altro che causargli altro dolore.

La porta traslò di lato con un fruscio rivelando un paio di brillanti occhi viola.

Occhi stranamente tristi che cercavano qualcuno nell’oscurità della stanza.

Occhi che cercavano lui.

-Il buio non ti fa bene -sentenziò mentre con la magia sollevava le tapparelle che tenevano lontano il sole.

Un raggio di luce le illuminò il viso, rivelando un sorriso triste.

Corvina sorrideva di più da quando c’era Robin.

-Come puoi venire qua a dirmi cosa mi fa o non mi fa bene? -scattò BB, lasciando la ragazza senza parole.

-Ti ho ferito.

Lui distolse lo sguardo e lei capì di aver ragione.

-Me ne rendo conto e mi dispiace. Io... io ti voglio bene.

Ti voglio bene.

Erano tre parole che aiutavano il cuore infranto di BB a ritornare insieme.

Erano tre parole che facevano sperare in qualcosa di più.

-Ma ami Robin

BB doveva saperlo.

Doveva averne una conferma, prima di lasciarsi andare del tutto.

-Ma amo Robin.

Un dolore sordo strinse il petto del mutaforma. 

Non poteva essere vero.

Era un sogno.

Un orribile sogno, ma comunque meglio della realtà.

-Tanto lo so che è un sogno e che tra poco mi sveglio.

Corvina sembrò sorpresa da quelle parole e il sorriso che le illuminava il viso da quando aveva pronunciato il nome dell’innamorato vacillò.

-Cosa?

-Tutto questo non è vero. Tu non hai baciato Robin, Slado non è mai tornato e la vita è bella.

L’Azarathiana fece un passo verso l’amico che non la degnò di uno sguardo.

-La vita è bella anche ora.

-No, la vita ora fa schifo.

Ormai i due ragazzi erano fianco a fianco, ma lui continuava a fissare una piastrella, senza guardare l’amica.

Corvina rimase in silenzio.

Non sapeva cosa dire e non sapeva cosa BB volesse dire.

Non voleva capire cosa BB volesse dire.

Il ragazzo alzò gli occhi verdi dal pavimento e li legò a quelli viola di lei.

-E lo sai anche tu.

Corvina non sapeva cosa rispondergli, ma improvvisamente si sentiva male.

-Ti ho spezzato il cuore, vero?

Una lacrima scivolò lungo la guancia pallida della maga.

Il mutaforma fermò la sua avanzata con un dito, senza risponderle.

Un’altra goccia argentea cadde giù dagli occhi della ragazza che non si preoccupava di fermarle.

-Ho ragione?

Lui alzò lo sguardo, capendo che non avrebbe potuto mentirle.

-Sì, hai ragione.

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Capitolo 10
*** Fragili illusioni ***


I don't wish to be everything to everyone,

but I would like to be something to someone

 

A volte i sogni sono meglio della realtà.

Stella lo sapeva bene.

Ormai non aveva più il conto di quante volte Robin le avesse detto che era speciale, che le avesse lasciato capire che magari fra loro sarebbe potuto nascere qualcosa.

E l’aveva illusa.

Tutto fra di loro non era stato niente più di un’illusione, uno stupido sogno da cui la ragazza si era svegliata.

Era entrata nel soggiorno e aveva visto Robin che baciava Corvina.

Dopo tutte le sue promesse, alla fine l’aveva baciata.

Noi staremo insieme per sempre.

A quanto pareva, per sempre era già arrivato.

Robin era volato via da lei senza nemmeno salutarla, ma si era portato via anche tutto il suo amore.

Stella voleva significare qualcosa per lui.

Voleva che lui la considerasse una parte importante della sua stessa vita.

Una parte senza la quale sarebbe potuto morire.

Ma la maga l’aveva soggiogato, l’aveva fatto innamorare senza nemmeno rendersene conto e ora che capiva ciò che Robin provava per lei non se ne vergognava.

Stella avrebbe voluto fargliela pagare.

Avrebbe voluto colpirla forte con una delle sue sfere e vederla cadere giù dalla torre.

Avrebbe voluto vederla soffrire.

Un ghigno malvagio si dipinse sul suo volto.

Lei poteva fare tutto questo.

E l’avrebbe fatto.

La Tamaraniana si diresse verso la camera dell’amica senza smettere di sorridere.

-Corvina, puoi venire fuori? Dobbiamo parlare.

La porta restò immobile per qualche secondo, per poi aprirsi lentamente.

-Cosa c’è Stella? Non ho voglia di parlare.

Sulle guance pallide della ragazza vi erano i solchi profondi lasciati dalle lacrime versate poco prima e gli occhi erano gonfi di pianto.

Corvina stava già soffrendo.

La rossa le tese una mano: -Vieni, fidati di me.

La maga rimase un istante a valutare l’offerta, per poi afferrare saldamente le dita dell’amica.

-Mi fido di te, Stella.

Insieme, arrivarono fino sulla terrazza che i Teen Titans aveva creato sopra al tetto della loro torre.

Il sole stava tramontando, creando riflessi sulle onde del mare che quel giorno erano più alte del solito.

-Che spettacolo.

Stella si girò di scatto.

A Corvina piaceva guardare il tramonto.

E Corvina doveva soffrire non rilassarsi osservando il sole.

-Cosa c’è? A te non piace?

La ragazza sembrava veramente curiosa e Stella scosse piano la testa: -E’ fantastico.

Un lieve sorriso comparve sul viso pallido dell’Azarathiana che si avvicinò al bordo.

-Vieni anche tu! Qui è molto più bello!

Corvina si era già dimenticata di star soffrendo.

Ora anche Stella era in piedi ad un passo dal vuoto.

Il sole stava lanciando i suoi ultimi raggi verso la torre, preparandosi a scomparire oltre l’orizzonte.

Una voce fece sobbalzare le due ragazze.

-Cosa ci fate qui?

Corvina fu la prima a riprendersi dallo spavento: -Stiamo guardando il tramonto. Vieni anche tu, Robin?

Lui sembrava preoccupato, quasi stesse per succedere qualcosa di brutto: -Cyborg sta finendo di aggiornare i sistemi d’allarme della torre. Non è sicuro restare qui.

Quasi a volergli dare ragione, una scossa più forte rispetto a quella di un terremoto normale scosse la casa dei Titans.

Robin cadde a terra, seguito da Stella.

Corvina era troppo vicina al bordo e i suoi stivali viola non riuscirono a tenerla salda sulle sue gambe.

Con un urlo, la ragazza cadde giù dalla torre.

Corvina non deve soffrire. 

Corvina è mia amica.

Stella allungò la mano e afferrò saldamente il braccio dell’Azarathiana.

I suoi capelli viola erano mossi da una pigra corrente d’aria estiva e i suoi occhi erano pieni di paura.

-Non riesco a volare.

Una frase che fece capire a Robin la gravità della situazione.

Il ragazzo balzò in piedi, pronto a soccorrere la fidanzata, quando una nuova scossa lo fece cadere nuovamente.

Stella riuscì a restare ancorata al tetto, ma sbatté violentemente la testa.

Le sue dita iniziarono a mollare la presa su quelle dell’amica.

-Mi stai scivolando.

-Non voglio cadere.

La voce di Corvina era rotta dell’emozione e i vetri della T Tower iniziarono ad incrinarsi.

-E io non voglio farti cadere!

Lacrime di disperazione scossero Stella mentre la ragazza cercava inutilmente di far affidamento sulla sua forza.

Non era felice, non lo era per niente, e i suoi poteri non collaboravano.

Robin si rialzò e scattò il più velocemente possibile accanto alle due ragazze.

Gli occhi viola di Corvina cercarono i suoi sotto la maschera, ma non li trovarono.

-Ti ho mai detto che quella maschera complica molto le cose?

Sorrise e poi sentì che stava scivolando, che non sarebbe riuscita a tenersi ancora per molto.

Lui non se ne accorse e sorrise di rimando, allungando una mano per afferrare l’amica.

Corvina vide il guanto verde e stava quasi per gioire di quella vista, quando le sue dita persero la presa.

La ragazza precipitò giù dalla T Torre.

I vetri di tutte le finestre si ruppero al suo passaggio e BB osservava con gli occhi sgranati la ragazza della sua vita cadere attraverso l’unica finestra rimasta intatta.

Quasi l’avesse fatto per lui.

Come se si fosse controllata.

Le onde del mare non smisero di abbattersi sulla baia quando il corpo avvolto da un mantello viola venne assorbito dal mare.

Corvina affondò senza nemmeno rendersene conto.

Stella vide l’amica cadere.

Corvina soffriva.

E lei non voleva che soffrisse. Non più.

Corvina era la sua migliore amica, che avesse baciato Robin o meno.

La Tamaraniana sentì uno scalpiccio veloce alle sue spalle e quando si girò il leader dei Teen Titans non c’era più.

Era sulla spiaggia a urlare a squarciagola il nome dell’amata.

Che non gli rispose.

Ignorando il freddo e il fatto che il mare fosse pronto ad accogliere una tempesta, si tuffò in acqua.

Arrivò nel punto esatto dove Corvina era atterrata.

Un pezzo di stoffa viola galleggiava pigramente sul pelo dell’acqua, sorretto da un galleggiante arancione.

Il ragazzo lo afferrò e vide la scritta nera sul retro.

Poi un grido di rabbia e disperazione squarciò il cielo.

BB comparve al suo fianco sotto forma di gabbiano, per poi ritrasformarsi in un essere umano.

-Cosa c’è scritto?

-Slado ci ringrazia di tutto.

 

Angolo dell’autrice

Fan di Stella, non mi uccidete!

Non penso che lei sarebbe mai riuscita a far fuori Corvina se i sistemi di allarme non si fossero attivati.

Lei non è cattiva, era solo arrabbiata.

;)

Dopodomani parto per ben ben 2 settimane e due giorni, quindi non avrete mie notizie per molto tempo.

Mi dispiace, farò del mio meglio per scrivere in vacanza nel caso (un caso molto fortunato) ci sarà un computer.

Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita finora.

Baci

Bee

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Capitolo 11
*** Back Again ***


 

BB bussò piano sulla porta argentata che lo separava dal leader della squadra.

Non ricevette nessuna risposta, ma non se ne curò.

Robin non aveva chiuso a chiave e una sua semplice spinta la aprì.

La stanza era completamente buia tranne che per la sottile lama di luce che proveniva dal corridoio.

Il ragazzo meraviglia era seduto su una poltrona nell’angolo e continuava a fissare il messaggio di Slado, incurante del fatto che non lo vedeva realmente.

Quando BB entrò nella camera, non alzò neanche lo sguardo.

Si riscosse solo quando il mutaforma spalancò le finestre e il sole di mezzogiorno rischiarò tutto.

Robin alzò subito il braccio, proteggendosi dalla luce fino a quando i suoi occhi non vi ci si abituarono.

-Perché sei qui? -sibilò avanzando di un passo.

Robin era cambiato da quando Corvina era scomparsa.

In una settimana il ragazzo di sempre era stato sostituito da una versione rabbiosa, fredda ed aggressiva di sé.

Una versione spaventosa.

-Volevo aiutarti.

Un ringhio uscì dalla gola del leader che continuò a camminare verso BB.

-Io non ho bisogno di aiuto.

La sua voce vacillò per un secondo mentre pronunciava quelle parole, ma Robin non sembrava disposto ad ammettere a se stesso che da solo non ce l’avrebbe potuta fare.

Non voleva dire a nessuno che Slado stava vincendo, che questo suo rompicapo sembrava non avere una soluzione.

-Ma noi abbiamo bisogno di te. - replicò il mutaforma senza scomporsi e senza indietreggiare.

Anche lui era cambiato, ma in una maniera più sottile.

Era più deciso, più determinato.

Voleva ritrovare Corvina e una vocina dentro di lui gli diceva che ce l’avrebbe fatta.

Non gli interessava niente del fatto che sorvolare la città ogni giorno non lo portava da nessuna parte.

Doveva dare tutto, altrimenti temeva di non trovare niente.

Per lui, arrendersi era fuori questione.

Eppure Robin sembrava pronto a gettare la spugna.

La stessa persona che avrebbe dovuto incitarli a continuare le ricerche era chiuso in una stanza buia da giorni, senza dare alcun segno di vita.

-Corvina ha bisogno di te.

Dire quelle parole era stato doloroso per BB.

Eppure sapeva che era la verità.

Perché Corvina amava Robin, non lui, e in quel momento avrebbe preferito tuffarsi fra le braccia del suo ragazzo piuttosto che tra le sue.

-Lei non c’è più -sussurrò Robin, fermandosi.

Sembrava essere tornato se stesso, aver dimenticato la rabbia e il rancore per qualche istante.

-Dobbiamo trovarla, Robin. E sono sicuro che ce la faremo. Non devi arrenderti.

Il ragazzo meraviglia scosse la testa: -Non facciamo passi avanti, 

Un piccolo sorriso incurvò le labbra del suo interlocutore.

-Ma noi stiamo facendo passi avanti.

-Che cosa?!

Con quest’ultima affermazione BB era sicuro di avere in pugno Robin, di essere riuscito a farlo tornare quello di un tempo.

-Il suo segnalatore si è acceso per un istante e Cyborg è riuscito a localizzarlo, anche se approssimativamente.

-Quindi sappiamo dov’è?

Il tono di Robin era indagatore: aveva bisogno di un’ultima certezza prima di lanciarsi a salvare la sua amata.

-Sappiamo dov’è

BB sorrise e si scostò lievemente di lato mentre Robin correva giù per le scale, chiedendo indicazioni a Cyborg.

L’avrebbe trovata, fosse anche l’ultima cosa che avrebbe fatto.


Angolo Autrice
Eccomi qui, di ritorno dopo un periodo di assenza più che colossale.
Probabilmente nessuno arriverà fino a qui a leggere perché ormai nessuno sa più chi sono.
Sono scomparsa, avete ragione.
Non ho nemmeno avvisato e mi dispiace davvero.
Pubblico questo capitolo e vado avanti a scrivere il prossimo per i temerari che sono disposti a seguirmi ancora.
Non mollerò stavolta, sono piena di idee e sono decise a metterle tutte nero su bianco.
Ringrazio tanto Saphira2000 per avermi convinta a tornare.
Baci baci
Bee

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